Rose of glass

di ShairaKrane
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incon- Scontri importanti! ***
Capitolo 2: *** Corse pazze e perizie che hanno dell'incredibile. ***
Capitolo 3: *** Due gemelli, una viverna e un pesce bisognoso di aiuto. ***
Capitolo 4: *** Il passato dimenticato. ***
Capitolo 5: *** La calma è la virtù dei forti, forse. ***
Capitolo 6: *** Padri e sentimenti. ***
Capitolo 7: *** Fauci affamate. ***



Capitolo 1
*** Incon- Scontri importanti! ***


Premessa:
La storia che scrivo qui di seguito, l'avevo già pubblicata – in parte – qualche anno fa, ma per motivi personali avevo voluto toglierla dall'altro account da me creato.
Non mi soffermerò a dire il perchè, ma in parte una delle cause fu il mio “dimenticare ogni forma e tipo di shounen-ai/Yaoi”. Tuttavia ultimamente ho avuto un riavvicinamento a questo genere e ahimè ho scoperto che mi piace ancora come anche molte coppie di Saint Seiya.
Per tal motivo, ho deciso di rimettermi in gioco e, avendo cancellato ogni file di questa Fic *sigh * mi accingo a riscrivere, in un altro modo, tutta la storia che avevo basato sui personaggi appartenenti a Masami Kurumada.

I protagonisti sono i personaggi di “Lost Canvas” ma sono ovviamente presenti, chi più e chi meno, anche gli altri della serie classica -specialmente i miei preferiti.
Non specificherò i luoghi dove si svolge la storia, a meno che non siano Londra, Parigi o altri paesi.
Detto questo, vi auguro buona lettura!
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Dovevano essere le cinque del pomeriggio, stavo scrivendo qualcosa sulla mia scrivania, dove anni prima, ero solito studiare e svolgere i compiti scolastici.
La penna scorreva leggera sui fogli del quaderno, anche se era il quarto di una serie di raccolte che già in passato avevo scritto.
La mia scrittura era elegante e molto ordinata, con lo scorrere del tempo e degli anni, era stata proprio completamente modificata dal mio cambio di psicologia. Tale fatto lasciava incredulo anche me stesso qualche volta.
“My god...quando sono diventato così ordinato?”
Mi chiesi, soffocando una risatina.
Ripresi successivamente a muovere la mano, concentrandomi su ciò che stavo descrivendo nei minimi dettagli. La mia concentrazione faceva paura, mai in nessun altro caso, se non quando scrivevo, la mostravo...c'era infatti qualcuno che avrebbe protestato per un comportamento del genere da parte mia, ma ora non doveva nemmeno azzardarsi ad entrare dalla porta.
Nel pensarci, sospirai esasperato.
Passò un'ora e mezza, ma infine mi alzai con la penna rivolta al cielo -neanche fossi Teru Mikami di Death Note- ed esultai.
“Ho finalmente finito! Bene.”
Non urlai, ma si mi sentii finalmente sollevato e ricaddi seduto sulla sedia. Appoggiando i gomiti sul legno della scrivania, feci sparire la testa tra le braccia, come se fossi uno studente annoiato dalla lezione e desideroso di dormire. Si, come se fossi tornato indietro negli anni...
Lo sto tenendo davvero tanto sulle spine -Pensai ad un certo punto, ridacchiando riferito a qualcuno a me molto caro.- Ma se lo merita per quello che voleva farmi l'altro giorno!
Quel pervertito...uff.
Però...è divertente trattarlo male.
Sorrisi malignamente e pian piano chiusi gli occhi, quasi dimenticandomi di un piccolo dettaglio. La mia camera dopotutto era governata da una pace surreale, mi sentivo cullato come un bambino piccolo. Il dio del sonno stava già per accogliermi...


Tuttavia...il pericolo era dietro l'angolo, o meglio...dietro la porta...
SBAM! E questa si aprì, andando a cozzare contro il comodino posto di fianco ad essa.
La mia povera persona assonnata, sobbalzò e guardai terrorizzato verso la soglia della camera, impallidendo.
Odiavo i rumori improvvisi come quelli!
“Griffiths! -Sentii urlato il mio cognome.- Sorgi e splendi!
Sono le ore 18:30 ed hai un appuntamento con me! Sono venuto a ricorda-...perchè quella faccia? -Fissai perplesso il nuovo arrivato, che si apprestava a controllare che la porta non avesse alcuna ammaccatura.- ops...temo di esserci andato troppo pesante questa volta, tuo padre potrebbe uccidermi...o castrarmi.”
Commentò con un leggero senso di timore nella voce.
Voltò lentamente,come il protagonista di un film horror, la testa verso di me. Ero diventato quasi un serial killer dallo sguardo di ghiaccio. Se non lo uccidevo in quel momento, era miracolo.
Lo sguardo ceruleo e assassino, era visibile attraverso i miei capelli celesti che componevano la frangia, ricadutami sugli occhi.
“Sempre che non lo faccia prima io...”
Ringhiai, incrociando nervosamente le braccia al petto.
L'altro, ghignò allegramente e in modo piuttosto sfrontato. Si portò una mano sul fianco e una volta vicino me, si piegò in avanti per guardarmi negli occhi.
Pericolo, il mio senso di pesce ode pericolo.
“Oh avanti, in passato te ne ho combinate di peggiori. -Mi fece l'occhiolino a cui io risposi ovviamente con una smorfia indignata. Voltandomi, chiusi il quaderno appena finito, prima che lui potesse leggerne qualche riga.- Uh? Cosa stavi scrivendo, pesciolino mio?”
Chiese il barbaro appena entrato a reclamare le sue terre. Egli posò il mento sulla mia spalla, mentre mi apprestavo a mettere via l'oggetto della sua curiosità.
Ahimè...adoravo quando si comportava in quel modo o era insistente, ma non era una scusa per rispondergli.
“Niente. Non ti interessa e non chiamarmi pesciolino, lo sai che mi dà sui nervi da quando-Fermo!”
Mi colse di sorpresa mentre stavo parlando, e afferrò dalla mano il quaderno e iniziò a leggerlo con attenzione, con i suoi occhi color ametista chiaro, misto allo zaffiro.
“Un momento...come non mi interessa? Ci sono anche io in questo testo!
Mi nomini parecchie volte...-Il suo sguardo si posò su di me: l'autore dello scritto, con sguardo luminoso e da cucciolo eccitato. Sapevo benissimo cosa voleva comunicare. - Hm, un'autobiografia...interessante.”
“You bastard! ridammelo immediatamente!!”
Tentai di riprendere il mio tesssssoro -poichè lo consideravo tale, neanche facessi Gollum di secondo nome.- ma a lui bastò un braccio per incastrarmi in una morsa letale e trascinarmi a sedere con lui sul letto.
Lesse con attenzione ancora qualche riga del mio manufatto e mi sorrise, gonfiai a quel punto offeso le guance.
“Perchè questi nomignoli non me li affibbi quotidianamente?”
Squittì quasi contrariato, quando in realtà dovevo esserlo io. Certe volte per quella sua insistenza, gli avrei strappato i capelli cobalto, uno per uno.
“Lo faccio già, ma tu te ne freghi altamente! Ora riusciresti ad ammorbidire la morsa della tua chela sinistra? -Chiesi con un sopracciglio nervosamente inarcato e un cipiglio incalzante.- Mi stai praticamente dividendo in due, se tra poco senti crack è perchè mi hai spaccato qualche osso.”
Accidenti, no! Che cosa ho appena det-
Realizzai in ritardo...
“Oh...-Mi osservò con attenzione.-ti dividerei volentieri in due, ma in un altro modo...”
Mormorò malizioso il “barbaro” greco-italico, leccandosi le labbra con bramosia e lussuria.
Ecco lo sapevo.
Lo guardai con astio interno crescente, ma dopo averlo fulminato, fui costretto a sospirare.
Dovevo essere drastico e ricorrere al mio asso nella manica. Così infatti feci.
“Siamo in pausa di riflessione, ricordatelo.”
Puntualizzai, creando un'espressione di panico sul viso dell'uomo di fronte a me, il quale allentò nell'immediato la presa della sua chela.
Pausa e riflessione, erano due parole che messe insieme bastavano per mandarlo seriamente nel panico.
“Si beh...mi-mi ricordo...però tu...tu non dici davvero, no? Insomma...-Deglutì.- non hai intenzione di lasciarmi, vero?”
La sua voce era frammentata, mentre io avevo deciso di impegnarmi a non fare una piega. L'espressione stoica e impassibile, sul mio delineato viso: permaneva.
Amavo quel suo tono colto dal panico, proprio perchè era raro da udire.
Oh si, continua a fare così. E' divertente caro il mio costraceo.
Pensai sadicamente, ghignando nella mente. Per un istante pensai che i miei cugini mi avessero infine fatto ereditare il gene diabolico...
“Anche se fosse? Tsk, ora stai zitto...stasera volevo uscire con te solo perchè c'erano anche Saga e Kanon, così avrei potuto parlare con loro di una cosa...” “Tipo?”
Fu immediato e curioso come sempre.
“Non sono tanto scemo da venirtelo a dire.”
Dissi glaciale, riprendendomi il quaderno, per andare a riporlo nella libreria con le altre parti della mia autobiografia, altrimenti nota come: diario; seppur con varie...molte...tantissime, modifiche.
Il “barbaro” mi fissò tristemente e mentre ero intento a contemplare i libri, mi si avvicinò da dietro, prendendomi di sorpresa e avvolgendomi la vita con le braccia.
Ci aveva sempre tenuto a me, lo sapevo bene e nonostante la pausa dichiarata, non sarei mai stato in grado di rimanergli lontano troppo a lungo.
Resistergli già in quel momento, era difficoltoso. Era un rischio stare a contatto con lui.
“Sono stato invadente...ma non trattarmi così. Sai che amo da morire infastidirti. -L'orecchio mi fu riscaldato dal suo sussurro, fu tentato anche a mordermelo. Ciò nonostante, non lo fece, si limitò ad appoggiare la testa alla mia spalla e a fissare anche lui la mia raccolta di libri.- Uh? -All'improvviso, notò che su uno di quei quaderni, simile a quello che avevo appena messo via, era riportata una data interessante.- 8 giugno di cinque anni fa...mi ricorda qualcosa.”
Mormorò, con uno strano sorriso malinconico che gli si disegnava sulle labbra. Lo notai con la coda dell'occhio, riuscii a scorgere perfettamente anche il suo stato d'animo e posai le mani sulle sue braccia, prima di girarmi verso di lui.
Eh va bene, non fare il pesce freddo. Dagli una possibilità ancora e vediamo come reagisce ai vostri ricordi.
La vocina nella mia mente mi incoraggiava a non essere gelido come in realtà non ero mai stato, decisi infatti di darle ascolto.
Fu una scelta più che giusta, non mi sarei mai perdonato se gli avessi provocato altra tristezza.
“Vuoi...leggerlo con me?”
Chiesi, ovviamente riferito al quaderno che egli aveva etichettato come oggetto della sua curiosità. Infatti non ci impiegò molto ad annuire e darmi quindi risposta affermativa. Presi così l'oggetto di cancelleria e mi sedetti comodamente sul mio letto ricoperto da coperte rosse, con la schiena appoggiata al muro.
“Avanti, vieni...abbiamo ancora qualche ora prima di andare all'appuntamento.”
Non accennavo ancora ad alcun cambio di espressione e ciò, notai che rattristava il barbaro che si stava sedendo di fianco a me.
Sono davvero un idiota.
Sospirai.
Lo osservai muoversi e, all'ultimo, sentendomi in colpa, mi misi comodamente tra le sue gambe, in modo che lui potesse mettere il mento sulla mia testa, o spalla, e leggere comodamente il quaderno del sottoscritto.
“Stupido crostaceo...se solo non ne avessimo passate così tante insieme...e tu non mi fossi spuntato davanti quel maledetto 8 giugno.”
Sospirai di nuovo. Con un sorriso mi circondò il petto con le braccia, tenendomi ben stretto. Quei suoi forti e muscolosi arti...erano davvero migliorati rispetto a cinque anni prima.
“Se tutte quelle cose non fossero successe, tu saresti finito in braccia come le mie?”
Vi fu un silenzio profondo e freddo, seguito da finalmente un sorriso da parte mia. Gli accarezzai con delicatezza un avambraccio.
“Molto probabilmente...sarei in quelle de “Le Griffon” a quest'ora. -Feci una pausa, in cui aprii il quaderno nella mia mano sinistra.- Ma sinceramente...preferisco le chele di questo crostaceo.”
Lo sentii ridacchiare fieramente, mentre io gonfiavo soddisfatto il petto.
“Quindi fine pausa di rifles-” “No. Zitto e leggiamo insieme.”
Non gli diedi nemmeno tempo di finire la frase. Il gioco doveva continuare ancora un po'! Anche se sicuramente, al termine di esso, l'avrei pagata cara...
Il crostaceo, fu costretto a sospirare e quindi a stringermi di più, per farmi capire quanto ci tenesse davvero a me.
Sotto sotto, nel mio cuore, ero in realtà tutto gongolante. Si, sono diventato sadico quanto i miei cugini...
“Mi fai soffrire così, Albafica...-Mormorò malinconicamente.-comunque inizia a leggere, amo sentire la tua voce.
Dai l'intonazione giusta ogni volta che mi narri qualcosa...in particolar modo ora, che hai quell'adorabile accento inglese.”
Il suo tono soave e peccaminoso, mi fece avere un brivido lungo la schiena. Avevo passato anni a sentire quella voce e quel tipo di timbro vocale cambiare.
Lentamente e spietatamente, fino a giungere a quello di adesso. Di uomo ancora più virile.
Idiota, non dirmi certe cose. Sai bene quanto mi piacciano.
Il complimento, mi fece infatti sorridere in modo dolce e lo guardai innocentemente con la coda dell'occhio.
“Non prendermi per Rhadamantys che è inglese per sangue, mi raccomando...o potrei vendicarmi.”
Dissi scherzando, prima di incominciare la mia lettura con tono calmo e deciso.
 
† † †


Salve a tutti, o in tal caso un saluto a chi si è azzardato a leggere il mio stesso diario, sono Albafica Samuel Griffiths un ragazzo, studente di diciannove anni e prima di ora non ho mai scritto niente su me stesso, o sulla mia vita. Quindi chiedo venia se sono poco chiaro o altro...
Sto finendo l'ultimo anno di liceo linguistico e tra non molto avrò anche gli esami -God save the fish: Albafica, da morte atroce, mi verrebbe da dire.- che di sicuro mi faranno imbestialire.
Non sono una cima a scuola, ma posso dire di cavarmela con voti al di sopra della sufficienza in ogni materia. Vengo solamente disturbato da un certo grifone,in ogni test o verifica che faccio, per tal motivo a volte i miei risultati sono mediocri.
Ciò a cui però amo di più dedicarmi e per le quali ho una vera dedizione: sono le lingue. Mi piace in particolar modo l'inglese e il tedesco, ammetto quindi che in futuro non mi dispiacerebbe andare o in Germania o in Inghilterra a studiarle...nella prima avrei anche due cugini, ma a questo ci arrivo con calma.
Sono figlio di uno psicologo piuttosto rinomato dalle mie parti: Lugonis Richard Paul -ci sarebbero ancora altri nomi.-Griffiths. Svedese, affascinante uomo dal carattere perfetto e ottimo consigliere, oltre che persona dal sangue freddo, in grado di affrontare qualsiasi situazione in modo stoico e fiero. Sto esagerando? Beh no, io mio padre lo vedo così.
Mia madre dopotutto, non ho mai avuto il piacere di conoscerla – o dovrei dire il dispiacere? Mah. Sinceramente di lei non mi importa e mai mi è importato niente. Papà mi disse che mi abbandonò appena nato: voleva una femmina e in più si aspettava che mio padre avesse più soldi o fosse ricco sfondato.
Per cui un bel giorno, quello delle nozze tra lei e lo svedese, abbandonò il buon Lugonis Griffiths all'altare. Chi successivamente riuscì a capire ed ad accontentare quella donna, fu un santo.
Non ho mai sentito la mancanza di una figura materna, per cui sono andato avanti a vivere con Lugonis e mio cugino Cardia...oh si, Cardia “La cuspide velenosa di famiglia” Griffiths.
Ragazzo adorabile di ventidue anni, studente di una delle più rinomate università di Parigi, ottimo attore e...individuo perennemente ossessionato-innamorato, da qualche anno a questa parte, del suo coinquilino: Dègel Vincent Lacroix.
Ebbene si, ho un cugino omosessuale in casa, quando ovviamente non è in Francia, e non ho niente in contrario! A dispetto di tanti che al giorno d'oggi, lo vorrebbero al rogo.
Un esempio, ne è infatti il padre di Cardia, il caro zio Luco, a cui voglio davvero molto bene -prego, chi legga inserisca dell'ironia qui.
Un uomo dalla mentalità più chiusa di una cassaforte, di cui è stata persa la combinazione una volta chiusa, e fratello di mio padre.
Una persona con la quale neanche Lugonis riesce ad avere un dialogo e che tempo fa, scoprendo l'omosessualità di uno dei suoi quattro figli: lo cacciò di casa.
Questo è appunto la motivazione per cui Cardia vive con me e Lugonis.
I miei cugini però, nonostante il divieto del padre di parlare con il caro scorpione (Da qui l'appellativo sopra citato de “La cuspide velenosa di famiglia”) gli hanno sempre voluto bene. Due di loro infatti ogni qual volta tornano dalla Germania, dove studiano, passano sempre a salutarlo o stanno con noi più giorni. Sono entrambi persone per bene, nonostante uno dei due sembri sempre pronto a mangiarmi.
Aspros e Defteros sono gemelli e anche i fratelli maggiori di Cardia che, anche se a volte non si sopportano, formano un'accoppiata micidiale -nel vero senso della parola- uno più malvagio dell'altro.
Seriamente: a volte mi fanno paura e non scherzo.
Penso siano nati per comandare il mondo...però magari è una caratteristica dei gemelli, ho anche il mio migliore amico che è di tal segno zodiacale e ha un fratello dello stesso tipo.
Sono messo bene, eh?
Il quarto e ultimo fratello, è il minore: Milo Griffiths, pestifero e adorabile tredicenne, che ricorda tutto suo fratello Cardia, sarebbe persino uguale a lui, se non fosse per il colore dei capelli, dato che il primo è biondo e l'altro ha la zazzera di un colore violaceo...mi ricordo solo ora di dover chiedere a Cardia se per caso, per qualche arcano motivo, si tinge.
Hm. Però anche Aspros e Defteros hanno i capelli quasi dello stesso colore...bah, meglio non pormi altre domande.
Milo è molto affezionato a Cardia e ogni qual volta ne ha la possibilità e lo vede, gli salta addosso. Diventano inseparabili e ammetto che sono adorabili,...ma non quando tramano alle mie spalle per farmi il solletico! In quei casi vorrei non si incontrassero mai!
Non amo particolarmente quel tipo di tortura o sottomissione, fa venir fuori la mia personalità...idiota? Allegra? Che tengo nascosta.
Sono infatti un tipo abbastanza asociale e preferisco sempre avere poche persone attorno, poichè la mia timidezza spesso mi impedisce di legare con gli altri.
Solo quando sono con la mia famiglia, o mi arrabbio, tiro fuori la tigre...o meglio: lo squalo che è in me.
Purtroppo però è nel mio carattere anche essere troppo buono con le persone e soprattutto, è mio grande difetto essere troppo altruista.
Non riesco infatti a resistere quando vedo una persona, a me cara, triste o bisognosa di aiuto.
Che cosa ho fatto di tanto male per meritarmi un carattere del genere?
Soprattutto ora che...tutto il mondo sembra si sia accorto della mia presenza così, all'improvviso?
Non so molto bene da dove cominciare a raccontare, ma vedrò di andare con ordine. Ho deciso di scrivere questo diario, o autobiografia, per trovare un metodo di sfogo da questa tacita confusione che mi affolla la testa. Ahi ahi, prevedo già molti dolori.
Partiamo dal principio...dove tutto ebbe inizio, due maledettissime settimane fa! Da quel giorno...quel maledettissimo...8 giugno.
 
† † †


“Porca miseria, iniziavi proprio bene ai tempi... 'quel maledettissimo 8 giugno', chissà quale tragedia ti è mai capitata.”
Commentò il crostaceo, stringendomi con forza, ridacchiando al mio orecchio.
Mentre leggevo inoltre, aveva già attentato due volte, con i suoi denti da belva, al mio lobo sinistro. Con abilità però, lo avevo tenuto alla larga.
So essere deciso ormai, quando non voglio qualcosa...anche se ammetto che da lui...vorrei mi fosse fatto di tutto.
Non cadere in tentazione!
Tirai un lungo respiro. Feci ricorso alla sacra arte dell'autocontrollo.
“Oh beh, lasciami andare avanti e lo scoprirai, no?”
Gli dissi a tono, gonfiando le guancia.
“Hai capito che ero ironico, vero?”
Mi disse a quel punto lui, fissando le righe del quaderno.
“E tu hai capito che lo ero anche io?”
Un altro silenzio di tomba calò nella stanza, durante il quale il mio “barbaro” storse il naso più volte. Rimase però in silenzio, facendomi cenno di continuare.
Ripresi da dove mi ero fermato.
 
† † †


Quel giorno mi svegliai decisamente di buon umore, felicissimo che fosse l'ultimo giorno di scuola. Anche se una settimana dopo avrei dovuto fare gli esami, ero abbastanza pronto, sia psicologicamente, che materialmente con ogni materia.
Ero felice, perchè l'anno successivo forse avrei finalmente potuto coronare il mio sogno e andarmene all'estero per studiare le lingue e i paesi che a me piacciono tanto.
Balzando giù dal letto, mi lavai, asciugai e sistemai ogni cosa. Dato che avevo scuola solo le prime tre ore, decisi di prendere la mia fedelissima tracolla marrone e correre in sala da pranzo, per fare colazione con tutta calma.
Non mi accorsi però di aver lasciato dietro di me una stanza a soqquadro, come ogni mattina. La sera mi sarebbe spettata la solita ramanzina paterna.
Sono una causa persa.


Arrivato in cucina, mi stiracchiai e sorrisi.
“Guten morgen!”
Salutai mio padre già in piedi, che sorseggiava un tazza di caffè appoggiato con il fondo schiena al ripiano del lavandino.
Era già in tenuta da lavoro: i lunghi capelli marroncino-rossicci, erano racchiusi in una coda bassa e il suo abito classico nero, camicia e cravatta, era impeccabile come sempre. I suoi occhi profondi si posarono su di me e mi salutò con un gesto della mano.
Si avvicinò al tavolo e posando la tazza con il caffè su di esso, mi accarezzò dolcemente la testa mentre mi sedevo. Sorrise solare come sempre.


Voglio, davvero molto bene a mio padre, che nonostante l'assenza di una controparte femminile, è riuscito a crescermi bene e a sopportare anche il fratello, inveente contro Cardia, al quale da sempre aveva augurato ogni male per colpa della sua omosessualità.
Si, Lugonis aveva avuto anche la forza di appropriarsi del nipote, come se fosse suo figlio e di lottare- cioè fare litigate clamorose sotto gli occhi attoniti di me e mio cugino.- pur di concedere al buon pargolo Cardia, un futuro.
L'ho sempre ammirato e il sentimento di ammirazione è da me condiviso anche con lo scorpione, quasi mio fratellastro.


“Buongiorno a te, Albafica. Dormito bene?”
Mi chiese soave e dolce, la voce di un Lugonis calmo e rilassato nonostante la giornata lavorativa innanzi a lui.
Annuii e presi il latte che era già stato messo sul tavolo, per vuotarmelo nella tazza. Ero affamato, d'altro canto, per studiare, il giorno prima non avevo cenato.
Fare quindi una colazione abbondante, era il minimo.
“Si, benissimo grazie. -Mi bloccai all'improvviso.- però...- Sentii un rumoraccio, provenire dal secondo piano della casa e successivamente, con il passo delicato di uno zombie di Resident Evil, vidi mio cugino scendere le scale.
La sua folta chioma liscia ma con alcuni riccioli violacei, lo faceva assomigliare a una qualsiasi bambina inquietante di un film horror.
Ringraziavo solamente che non avesse i capelli unti, in tal caso si che sarei balzato dalla sedia, alle braccia di mio padre.- penso che qualcun altro non abbia passato una buona nottata.”
Conclusi, osservando mio cugino spostare il peso da una gamba all'altra, con fatica.
Arrivata a tavola, Samara si sedette alla mia destra e fece cadere con violenza la fronte sul tavolo.
Lo SBAM che si udì, fu veramente sonoro e ebbi paura che mio cugino si fosse fatto notevolmente male.
“Ahi...”
Ecco, appunto.
“Cardia? Cosa ti è successo?”
Intervenne nell'immediato mio padre, decisamente preoccupato per la brutta cera del nipote.
Il ragazzo, a fatica, tirò su la testa dal tavolo e si mandò la propria zazzera con alcuni riccioli color ametista all'indietro, rivelando così un volto trasandato, scosso, con tanto di occhiaie violacee profonde e incavate fino agli occhi.
Poteva esserci solo un motivo per cui era ridotto così...un uomo.
“Dègel...- Sospirò lui, traendo un sospiro e un sorso della spremuta d'arancia che mio padre gli aveva messo davanti.- Ha passato l'intera notte a parlarmi via Skype di Unity. 'Sai ha fatto quello, fatto questo, mi ha portato di là, tu cosa ne pensi, cosa non ne pensi' tutte queste cavolate. -Brontolò, finendo la spremuta tutta d'un fiato. Quando faceva così, voleva dire solo una cosa. Io e mio padre ci guardammo intimoriti.
Tre...due...uno..- Ma io dico!
Per quale motivo deve parlare di lui quando ha me, vicino, quasi sempre, che lo guardo con uno sguardo da 'ora ti salto addosso, non voltarmi le spalle o ti acchiappo'?
Sono sempre io a consolarlo o a farlo sfogare! Non quell'essere dall'acconciatura degna di una Drag Queen!
Insomma potrebbe accorgersi che sono innamorato di lui! -Sbottò infine, tamburellando le lunghe dita sul legno del tavolo.- Invece no, deve parlarmi di Unity e di quanto quel rettile sia figo!!”
Sbottò, battendo il bicchiere sul tavolo. In passato, ne aveva rotti tre facendo allo stesso modo.
Sospirai all'unisono con mio padre. Cardia era una causa persa quando si trattava di Dègel, ora in particolar modo.
Erano passati solo due giorni da quando erano iniziate le vacanze per lui, aveva anche terminato da poco gli esami universitari con il massimo dei voti, poteva pensare a stare in pace e a prendersi una pausa con noi, ma invece no!
Doveva per forza pensare al suo uomo dei ghiacci, al suo amore indiscusso e lontano! Così lontano da creare una tragedia, degna di Shakespear ogni qual volta lo si nominasse.
Io mi ero un po' stancato a essere sincero e anche Lugonis sembrava della mia stessa idea.
“Cardia...senti, oggi dormi. Non pensare a Dègel per questa volta.
Sei a casa con me e Albafica, per cui non potresti rilassarti?”
Il ragazzo guardò lo zio, ma abbassò subito la testa annuendo. Capì subito di aver esagerato.
Non era la prima volta che si sfogava in tal modo, ma ora iniziava a comprendere di essere al limite.
“Scusami...mi sono lasciato prendere dalle emozioni.”
Sospirò, passandosi le mani tra i capelli nervosamente. Così facendo, se li scompigliò solamente di più.
Trattenni infatti qualche risata, nell'osservare l'enorme criniera che ora portava sulla testa.
Si diede qualche schiaffetto sulle guance per riprendersi e tempo qualche minuto, prese a sorridere come suo solito.
La lunaticità di mio cugino era molto famosa in famiglia e tra suoi amici, dopotutto.
A proposito di questi, nonostante la sua omosessualità, il caro cugino era molto popolare tra le persone e ne conosceva di ogni tipo.
Tentava infatti spesso di presentarmi qualche ragazza della sua compagnia, ma io, con il mio carattere schivo e chiuso, non riuscivo proprio a creare un approccio e lui, ha avuto sempre la fissa di farmi cambiare.
“Toh guarda, è ritornato lo scorpione di sempre.”
Risi io, mentre mi rimettevo in piedi stirandomi. Nel frattempo infatti che lo scorpione si lamentava, mi ero fatto una tranquilla e abbondante colazione, che mi avrebbe dato energia fino all'ora di pranzo. A stomaco pieno, stavo decisamente meglio.
Cardia mi lanciò un occhiata curiosa, mentre prendeva il giornale per leggere l'oroscopo.
“Si, sono tornato, giustamente.
Però...tu oggi non devi fare una qualcosa, cuginetto...?”
Mi chiese, con aria vaga, senza guardarmi minimamente.
Non sapevo minimamente a cosa si stesse riferendo e sbattei le palpebre da bravo ebete, quale talvolta sono.
“Maledizione, il mio oroscopo di oggi è proprio una merda!” “Cardia!” “Scusa zio!”
Lugonis non era mai stato uno da accettare le volgarità, per lui danneggiavano l'eleganza sua, di suoi figlio e del nipote.
“Ti sciacquerò la bocca con l'acido un giorno o l'altro!”
“Eeeh? No! Ti prego no! Se come faccio con Dègel??”
“Non mi interessa come farai con Dègel! Sempre ammesso che tu riesca a baciarlo un giorno!”
Ed ecco il colpo finale, involontario, che ogni tanto mio padre lanciava. Complimenti papy, sai essere spietato quando vuoi.
La frase fece infatti cadere all'improvviso in depressione lo scorpione, che sbattè nuovamente la fronte sul tavolo.
Un giorno o l'altro, si sarebbe rotto quella testaccia dura.
“Sono un essere troppo sfigato...”
Commentò singhiozzante.
Lugonis sorrise sforzatamente, si era sempre ripromesso di non dire niente del genere su Dègel ma....purtroppo gli era scappato questa volta.
“A-Avanti Cardia, non ti abbattere! Sai che scherzavo?? E-eheh.”
Ridacchiò nervosamente, ma l'altro non accennava a tirarsi su di morale.
“L'oroscopo aveva ragione...oggi nessuno sarà dalla mia parte! SNIFF”
Perfetto attore, come sempre.


Io invece, da bravo pesciolino ingenuo e smemorato, ero ancora intento a pensare a cosa si riferisse mio cugino, tanto che dovetti prendere pure il cellulare per controllare l'agenda e vedere che tipo di impegni io avessi per la giornata.
“Hm...andare a prendere la corriera con Asmita ed El Cid come al solito...evitare Minos e Aiacos, il primo in particolar modo...provare a beccare Kanon al bar o a casa sua...no, non ho nient'altro da fare.”
Fissai il vuoto, quasi certo di essermi veramente dimenticato qualcosa...e qualcosa di importante tra l'altro.
“Sicuro?”
Inquisì mio cugino riprendendosi all'improvviso dalla sua depressione. Oh là! Un altro dei suoi clamorosi cambi improvvisi di umore!
Prese un foglio dal mobile dietro di lui e me lo mise proprio di fronte. Lo lessi e subito mi ricordai il colloquio di lavoro che dovevo andare fare.
Mi diedi uno schiaffo sulla fronte, dandomi ovviamente dell'idiota smemorato.
“Merda!” “Albafica! Non anche tu!” “Scusa papà!”
Risposi allarmato a Lugonis. Non volevo di certo una lavata di capo anche io!
Fissai il foglio dopo essermi scusato e lessi l'ora del colloquio e dove dovevo andare. Piegai poi il pezzo di carta e me lo misi nella borsa.
“Grazie per avermelo ricordato, cugino.”
Gli dissi e lui scosse la testa.
“Se non ci fossi io ad aiutarti...”
Alzò poi una mano per fermarmi dall'uscire. Guardando il giornale, lesse qualcosa ad alta voce.
“'Pesci.
Oggi giornata piuttosto movimentata, ma serena. Nuovi incontri e nuove opportunità di rapporti, amicizie e amori.
Attenti a dove andate a sbattere la testa.'
Oh là là, si nomina l'amore qui. Albafica, ci nascondi qualche nuova fiamma per caso?”
Sorrise sornione lui, con un ridacchiante Lugonis di sottofondo. Lo sapevo! Sapevo che avrebbe trovato anche questa volta una scusa per lanciarmi una delle sue frecciatine!
Ciò che più mi inquietava era mio padre intento a ridacchiare.
Non so per quale motivo ma volevano con troppa insistenza, che ci provassi con qualche ragazza! ...o ragazzo, nel caso di mio cugino.
Perchè si, ogni tanto faceva commenti sul mio orientamento sessuale, soprattutto se fossi veramente etero...ma, my god! Non volere ora una ragazza, non significa essere necessariamente Gay!
Gonfiai le guance e lo guardai male.
“Dopo le avances di Agasha e di quella Violate, posso dire di essere a posto e di non voler alcuna fiamma!
Poi ho gli esami a cui pensare e successivamente il lavoro, in base a ciò che mi diranno oggi al colloquio.
Quindi, niente donne né amore per il sottoscritto!”
Affermai, gonfiando le guance e il petto, come a sembrare più figo. Le ultime parole famose, avrebbe detto qualcuno.
Cardia mi guardava massaggiandosi una tempia e sbadigliando. Oh, stavo annoiando il signorino? Quanto avrei voluto strozzarlo in quel preciso istante.
Avevo questioni primarie da svolgere prima di cercarmi una ragazza, e poi non avevo ancora conosciuto nessuna che mi attirasse così tanto, ecco tutto.
“Alb, Alb, Alb...si può sapere quando ti deciderai a perdere la verginità?”
Stavo per andarmene e aprire la porta di casa, quando a quella domanda avvampai fino alla punta delle orecchie.
Guardai irato mio cugino.
“C-c-cosa vuoi tu dalla mia vita privata? La perderò quando voglio, sia chiaro! -Quasi urlai, con vocina strozzata. Fu imbarazzante...- Perchè non vorrai farmi credere che tu l'abbia persa con dignità!”
Calò il gelo tra di noi e lui mi fissò intensamente, alzandosi e avvicinandosi al sottoscritto con aria minacciosa.
Essendo lui più alto di me, mi guardò con un cipiglio severo e...all'improvviso sorrise angelicamente. Assicuro che fa impressione quel sorriso. E' inquietante. Maledettamente inquietante.
“Io? La mia dignità l'ho avuta, caro Alb. Ero cotto di quel ragazzo e fui persino molto intraprendente a letto. -Disse con fierezza, gonfiando il petto.- e nonostante per lui non fosse la prima volta, lo sbalordii.
D'altro canto ho un carattere forte anche in camera, non mi faccio sottomettere da nessuno.
Non sono un ukè come qualcun altro di mia conoscenza.”
Fece il velenoso e la cuspide dello scorpione riuscì a centrare il suo bersaglio, ovvero il mio ego di eterosessuale!
Sapevo cos'era un Ukè, per cui non mi interessava, ma non mi sarei mai fatto dare di quello che lo prende!
“Che ca- Vidi l'occhiataccia omicida lanciatami da mio padre.- cavolo stai dicendo! Io non sono Ukè e tanto meno non sono dei tuoi stessi gusti!
A me piacciono le donne, quelle con le tette, hai presente?”
Gonfiai le guance arrossendo e aprii di scatto la porta. Sospirai e guardai male mio cugino.
“Vedi dormire o il tuo cervello diventerà più piccolo di una nocciolina. Ci vediamo stasera!”
Scocciato, uscii e sbattei violentemente la porta alle mie spalle.
Riuscii ad udire un ghignante Cardia, alle mie spalle. Cosa diavolo stesse tramando, non lo seppi mai.
Ero però adirato con lui e tutto all'improvviso lo sentii gridare.
“Dimostramelo! Albafica Griffiths!”
Successivamente tutto tacque...compreso uno scioccato e paralizzato pesce, quale io ero. Deglutii.
Quello scorpione era sin troppo velenoso e oscuro quando ci si metteva, ora capivo perchè anche Aspros e Defteros mi inquietassero così tanto.
Doveva essere nel loro gene di famiglia.


Avvolto nei miei pensieri e inquietudini, non mi accorsi di essere arrivato alla fermata della corriera che mi avrebbe portato a scuola.
Non me ne accorsi, finchè un bastone davanti ai piedi non mi fece inciampare e cadere rovinosamente di facciata a terra.
-Niente di paragonabile comunque a dolori che avrei provato successivamente.-
Riconobbi all'istante lo stile di attacco e mi rialzai dolorante, girandomi a scatti.
Sulla panchina di fronte alla fermata della corriera, stava il colpevole e mio attentatore.
Gli occhi cerulei socchiusi, la pelle pallidissima e i lunghi capelli biondi che sfioravano il marmo su cui stava seduto, nascondevano la mente criminale che aveva appena messo in pericolo la mia vita.
“Asmita! Come ti è saltato in mente di giocarmi questo brutto scherzo?! Potevi anche far cadere un'altra perso-” “Il tuo passo è inconfondibile ormai al mio orecchio, non sottovalutare mai un cieco. Poi tanto per puntualizzare, sei in ritardo.”
Sentenziò l'indiano, con la sua solita aria saccente, bastone per ciechi bianco in mano e gambe che elegantemente si accavallavano.
Ebbene signori, costui non era altri che uno dei miei migliori amici: Asmita Ganesh, ragazzo ligio al dovere, serio e...puntiglioso sugli orari.
Non sapevo come li capisse, essendo cieco. Molto probabilmente utilizzava i rintocchi dell'orologio o qualche altra cosa, mah.
Il perfettino mi faceva venire un bernoccolo ogni qual volta tardassi o a scuola, o ad un appuntamento con lui da qualche parte.
Però mai era arrivato a farmi schiantare a terra.
Sentii infatti qualcosa di denso e dal sapore metallico, colarmi nella bocca. Portandomi una mano al naso, notai che stavo sanguinando.
“Accidenti...con la tua bravata hai rischiato di rompermi il setto nasale, il sangue che perdo ne è la prova.
Comunque non sono io quello in ritardo...ma El.”
Presi un fazzoletto e iniziai a tenere la testa piegata all'indietro, per fermare la fuoriuscita del sangue.
Asmita alzò la testa e la direzionò verso di me. La sua espressione era mortificata, di sicuro non voleva farmi così male.
“Ecco...scusami Alb, non pensavo saresti caduto come un sacco di patate...” Era molto fine nel descrivere le mie reazioni. Anzi, la sua finezza nei miei confronti era paragonabile a quella di un elefante.
“Come cosa scus-” “Non ti preoccupare Asmita, il nostro amico ha la testaccia più dura del diamante a momenti. Un po' di sangue sul suo visino, non gli farà di certo male.
E' la volta buona che lo rende maschio in ogni senso.”
Disse possentemente, una voce a noi assai familiare. Il possessore della voce mi arrivò alle spalle, cingendomi il collo con un suo braccio robusto.
“Dico bene, amico?”
Abbassai il capo e vidi di fianco a me un ragazzo dai capelli neri e gli occhi altrettanto scuri. La sua presa? Simile a quella di un cavaliere che brandisce una spada, serrata sul mio collo, che purtroppo rischiava di spezzarsi.
“E-El! Si dici bene, ma mi soffochi se continui a stringere!!”
Ero infatti diventato paonazzo in volto, ma per fortuna il mio amico: lo spagnolo El Cid Cortes, lasciò la sua presa nell'immediato. Dovetti però tossire un po'.
“Scusami, mi dimentico sempre della mia forza.”
Infatti quel ragazzo era incredibilmente serio,forte e abile.
Quando io ed Asmita ci cacciavamo nei guai a scuola, o ci finivamo per colpa de “Le Griffon”, era sempre lui a salvarci.
Io sono bravo a pugni, ma ammetto di dover ancora migliorare -e spero di farlo un giorno- El invece...lui è perfetto in tutto!
Tranne che nelle lingue, motivo per il quale gli ho sempre dato ripetizioni sin dalla prima al liceo.
Da lì in poi è nata una forte amicizia tra me, lui e il biondo che ora ci aveva appena trascinato a sederci con lui.
Anche i bonzi dopotutto, potevano sentirsi esclusi dai discorsi, no?
“Parlando di altro, ciao El! Grazie per avermi salutato!”
Asmita: permaloso come non pochi.
“O-oh, scusatemi signor Buddha, non volevo di certo mancarvi di rispetto. -Scherzò amichevolmente l'altro, con la sua solita espressione ligia e seria.- Ciao Asmita.”
Concluse infine con un saluto e una pacca sulla spalla al biondo. Il quale con un cenno del capo approvò.
Perchè: mai toccarlo senza suo permesso o approvazione, potrebbe strapparti un dito a morsi...
Eravamo quindi un bel trio, nessuno poteva dire il contrario.
Si, un bel trio di persone estremamente serie! Dato che El ed Asmita, ridevano una volta ogni mille anni...e io non sono mai stato da meno, ovviamente.
La nostra amicizia però, era solida proprio grazie alla nostra serietà e riflessività. Ho sempre infatti adorato quei due, perchè si facevano tanti problemi quando me ne facevo io!
Beh...El Cid forse un po' di meno...
“Ehi El...comunque come va con Agasha?”
Chiesi tutto d'un tratto, di punto in bianco.
Domanda sbagliata. Pessimo tempismo. Un classico degno di Albafica Samuel Griffiths.
D'un tratto, l'espressione del mio amico cambiò e da una calma surreale, sul suo viso comparve uno sguardo omicida, seguito da una smorfia.
Mi preparai subito alla tempesta. Mi salì anche il desiderio di andare a piedi fino a scuola.
“L'ho mollata. -Fu la sua risposta sentenziosa, glaciale e tagliente come una spada che ricevetti. Se c'era una cosa in cui El peccava, era proprio la finezza.Come Asmita infatti, era schietto e diretto.- Era appiccicosa. Una sanguisuga in cerca di baci o altro. Voleva te. Ti nominava in ogni momento, l'hai ossessionata dopo il tuo rifiuto, lo sai?”
Mi chiese e io sbattei le palpebre con sorpresa, guardando poi altrove.
Non mi sentivo in colpa nell'aver respinto i corteggiamenti e la confessione di quella ragazza, dopotutto non mi piaceva. Però...quando lui, uno dei miei migliori amici, mi disse tali parole, il senso di colpa forse iniziò a nascere.
“Ma alla fine non hai ragioni di crucciarti. -Sorrise El, destandomi dal mio incipit di depressione, e si alzò stiracchiandosi.- Alb, siamo amici e ho voluto semplicemente vedere se quella ragazza sarebbe potuta essere adatta davvero a te.
Provandola quindi sulla mia pelle ho...-Si beccò un'occhiata di sbieco da parte degli occhi cerulei di Asmita, le quali orecchie avevano tradotto quell'affermazione in tutt'altro modo.- ovvero: stando con lei, non andandoci a letto dopo neanche una settimana! -Puntualizzò, conoscendo l'amico. Quest'ultimo si sentì sollevato nell'udire la traduzione.- Ho avuto modo di verificare che tu e lei non sareste mai potuti stare insieme.”
Lo guardai perplesso, con occhi languidi da cucciolo ingenuo.
“Perchè dici così?”
“Perchè tu sei un pezzo di pesce surgelato, mentre lei appunto è espansiva e avrebbe ricercato in te l'affetto che non avresti saputo darle.
Allo stesso modo, io non ci sono riuscito ma c'è da dire che non sono un pesce.”
Spiegò infine lentamente e in modo dettagliato.
“Ah capisco...-Lo fissai per qualche istante, prima di realizzare come mi aveva definito e alzarmi di scatto.-Non sono un pezzo di pesce surgelato! Ohi!”
Sbottai, guadagnandomi le occhiatacce di altri studenti, fermi alla fermata. Arrossii e mi calmai.
Feci una lunga pausa, realizzando ciò che lo spagnolo aveva fatto per me. Si era alla fine messo con quella ragazza appiccicosa, solo per sviarla dal sottoscritto, che sapeva lei avrebbe perseguitato altrimenti.
L'apprezzavo moltissimo.
“Grazie El, sei davvero un amico...”
Lui rimase serio e mi mise una mano sulla testa, per poi scompigliarmi i capelli e farmeli diventare mossi.
“Non così!! Mi fai sembrare Aphrodite della boutique “Rose” altrimenti!”
“Oh beh, la somiglianza ci potrebbe stare...tranne che quello è un culatin e tu invece no. -Mi disse El, con aggiunta di forma dialettale nella frase, accennando un sorriso divertito.- A meno che i geni di tuo cugino non si siano risvegliati nel sistema circolatorio.”
Feci un balzo di qualche metro indietro.
“Come scusa? Quali geni?” Lo spagnolo mi guardò inarcando un sopracciglio. “Quelli che tu sai!”
“Uh? Quelli diabolici intendi?”
Furono i primi che mi vennero in mente, ma El esasperato si portò una mano in faccia e mi fece dei gesti con le mani per farmi ben intendere.
Ne mise esattamente due a cerchio e mi mostrò l'indice che entrava e usciva. L'espressione che aveva in viso era irritata ed imbarazzata.
“Questi geni, pesce tonto!”
Solo dopo aver osservato quei movimenti per un po': realizzai. Mi si accese proprio una lampadina sulla testa, che però si spense nell'immediato.
“COSA?! Ma ovvio che non ho nessun gene di quel tipo in circolo!”
Urlai e l'altro davanti a me, dovette coprirsi le orecchie per non essere stordito. Mi lanciò una maledizione nella sua lingua madre.
Asmita, dall'udito sopraffino, mi guardò, si fa per dire, e mi diede un colpo con il bastone per farmi calmare.
Era infastidito e arrabbiato per il mio comportamento.
“Ma dico! Hai le tue cose oggi? Smettila di urlare.”
Sgranai gli occhi e udii una risatina dalle persone attorno a noi. Mi stavo in effetti rendendo ridicolo davanti a così tante persone...io! Che in genere sono un asociale che non brontola mai!
Cosa diavolo avevo bevuto insieme al latte a colazione?
Guardai la corriera arrivare alla fermata e deglutii.
“Scu-sate...è che ho discusso con mio cugino su quell'argomento stamattina e...e...” “Non ha importanza, Alb. Io volevo solo scherzare.
Certo non volevo insultare Cardia.”
Si scusò El, mentre saliva sulla corriera, seguito da Asmita. Dopo aver sospirato e essermi calmato, salii anche io e mi sedetti sull'automezzo, in un posto vicino al finestrino. Dietro di me ovviamente stavano Asmita e El.
“Comunque sia, sta ancora insistendo per portarti sulla sua strada?”
Mi chiese il biondo alle mie spalle. Guardando fuori dal finestrino, dovetti annuire e rispondere affermativamente con un cenno della voce.
“In questi due giorni sta anche esagerando, non so proprio cosa gli passi per la testa.”
Ed effettivamente, ripensai all'inquietudine che quello scorpione mi aveva messo addosso mentre uscivo.
Deglutii come già avevo fatto e presi a guardare il telefono senza motivo. Mi ricordai poi dell'appuntamento per il colloquio, per cui me lo segnai per le undici e mezza della mattinata.
El lo notò e si incuriosì.
“Colloquio di lavoro dove?”
Chiese, affacciandosi dal sedile come aveva fatto Asmita poco prima. Mi fissò con seria curiosità.
“Certo che sei un ficcanaso, eh? -Volli osservare io.- Comunque...ce l'ho al “Sanctuary” in centro.”
“Il “Sanctuary”? Il bar-ristorante più rinomato e caro del centro??”
Chiese anche Asmita, cozzando con la testa contro quella di El, pur di seguire la conversazione. Non avevo due amici, no. Avevo due impiccioni!
“Si, esattamente quello.
Cardia è amico di Shion, il proprietario. Ha messo buona parola per me e quindi mi hanno mandato una mail con l'ora del colloquio.
Se faccio buona impressione, probabile che mi prendano come cameriere.”
I due fecero una faccia sorpresa, seguita da un “ooooh!” corale, di interessamento. Li guardai inarcando un sopracciglio, sapevo benissimo che uno dei due aveva qualche altra informazione riguardo quel locale.
Infatti ci azzeccai in pieno.
“Dicono che Shion Doukas, sia una persona ben temibile. E' forte e decisa, inoltre al suo fianco vi è sempre Dohko Shan, un cinese straordinariamente carismatico e forte.
Insieme sono una grande coppia e dirigono perfettamente il locale. Dovrai proprio essere convincente se vuoi davvero che ti assumano per il periodo dopo gli esami.”
Osservò Asmita, con il suo solito ragionamento da persona calcolatrice. Qualche volta addirittura mi sbalordiva.
Non feci in tempo ad aprir bocca, che il suo compare gli continuò la frase.
“Ah ma lì c'è anche il granchio! Quindi penso che Albafica abbia possibilità piuttosto alte di passare il colloquio.”
Rise El Cid, dandomi una pacca sulla spalla. Un attimo...El Cid che ride così di punto in bianco? Cos'aveva fatto scoppiare la sua ilarità?
“Il granchio? Intendi che non lo cucinano bene?”
“Nah! -Intervenne Asmita.- Il granchio è cugino di Shion, non lo caccerebbero per alcun motivo.”
Fui deliberatamente ignorato dai miei stessi amici...
“Cosa c'entra il granchio? Shion mette in pentola suo cugino?”
“Beh ma comunque c'è la possibilità che quell'uomo preferisca avere una persona seria co,e il nostro amico, che un granchio rompi-piatti, no?”
Mi sentivo un ameba insignificante, visibile solo al microscopio. Anzi, forse ero ancora più piccolo...
“Cosa c'entra il granchio?!”
Urlai infine, per farmi notare da entrambi.
Balzai persino sul sedile della corriera in corsa, neanche fossi un gatto. I capelli arruffati, me ne davano l'aria e le unghie incavate nel poggiatesta del sedile, contribuivano.
“Allora??”
Asmita ed El Cid ebbero un momento di silenzio, prima di scoppiare all'unisono a ridere per la mia reazione. Si fecero una grassa e grossa risata, a mio discapito.
Ad uno dei due vennero anche le lacrime agli occhi.
“Oh santo cielo, Albafica in modalità leone mi mancava. Guarda che non sei mica Regulus! Cerca di non imitarlo ahah”
El Cid mi prese in giro e sviò l'argomento dal granchio che stavano nominando. Gonfiai le guance e mi sedetti nuovamente.
Preso in giro anche dai miei amici, questa era bella.
Sospirai e guardai fuori dal finestrino. L'oroscopo diceva che la giornata non sarebbe andata così male, ci stava proprio azzeccando, eh.
Intento a osservare al di là del finestrino, notai un Audi di modello piuttosto recente, ferma con noi al semaforo prima della scuola.
“Uh? Ma quello è...”
Solo una persona nella mia città aveva una macchina del genere, dato che amava le moto e le macchine moderne o sportive.
Guardai infatti il sedile del guidatore e sorrisi, prendendo il cellulare.
I lunghi capelli sul blu, raccolti in una coda, la camicia allacciata male alla “sono figo e quindi le ragazze mi devono guardare” e quei profondi occhi verdi, potevano essere solo di un ventiduenne di mia conoscenza: Kanon “diavolo tentatore” Turunen.
Mio grande amico e anche grande testa calda, in perenne scontro e contrasto con il gemello Saga “Il sacerdote” Turunen, al momento intento a studiare e vivere in Inghilterra, alla faccia mia e del fratello.
Presi il cellulare e inviai un messaggio al caro Kanon nella sua Audi. Eravamo fermi a quel semaforo infernale, quindi il messaggio avrebbe dovuto riceverlo.
Ehi, donnaiolo! Stai andando a fare conquiste? Riusciresti almeno a degnarmi di un saluto?”
Inviai il messaggio e capii subito di aver azzeccato gemello.
Non sapevo se Saga fosse tornato dall'Inghilterra, per cui scrivere a uno, piuttosto che all'altro, sarebbe stato facile data la loro somiglianza. Lo vidi tirare fuori il telefono e fare un'espressione stralunata.
Scrisse qualcosa in mia risposta e dopo poco il cellulare mi vibrò.
Albafica! Ciao e non chiamarmi donnaiolo, sai come la penso. Hmpf.
Comunque ti saluterei volentieri, ma dove sei?”
Sorrisi e scossi la testa. Non dovevo chiamarlo donnaiolo? Ah no vero, erano le donne che facevano la fila per lui e per ottenere almeno un'attenzione...solamente che il buon diavolo era troppo altolocato per degnarle di nota. Cercava sempre qualcosa di più.
Nobile Kanon, torni con la testa tra i comuni mortali e guardi alla sua sinistra, affacciato al finestrino della corriera.”
Fortunatamente il semaforo era davvero lungo a far scattare il verde e il ragazzo girò la testa verso di me.
Mi vide quasi subito e sorrise allegramente, salutandomi con un cenno della mano.
Una ragazza in corriera con me, balzò in piedi e strattonò la camicia dell'amica.
“Ehi! Guarda! Quel figo mi sta salutando!”
Trattenni una risata. Kanon e Saga facevano sempre lo stesso effetto alle donne, era una cosa che aveva dell'incredibile.
Ma il gemello maggiore era fedele, mai e poi mai avrebbe cornificato la sua dolce metà. A meno che non l'avesse fatto mentre era in Inghilterra.
Guardai comunque verso Kanon, ricambiando il saluto. Mi fece poi cenno che più tardi mi avrebbe chiamato e io rimasi perplesso.
Infine scatto il verde e con la sua macchina sfrecciò via velocemente.
Di cosa dovesse parlarmi non ne avevo idea, ma avrei atteso comunque la sua chiamata.

† † †


“Momento, momento! Cos'è questa storia che dovevi sentire Kanon per telefono? Non mi dirai che voi due prima avevate-” “Ma tu sei proprio cretino!”
Sobbalzai con il quaderno in mano e girai la testa di scatto verso il barbaro alle mie spalle.
Ma tu guarda questo! Geloso pure dei fatti accaduti in passato!
Però...adorabilmente geloso...no! Albafica, contegno! Hai dichiarato pausa e pausa sarà!
Non riuscii però a nascondere il momento di esitazione e lui se ne accorse. Mi artigliò il mento e mi guardò dritto negli occhi, cercando di scorgere qualcosa.
“A che gioco stai giocando...dolcezza? -Avvertii il suo respiro caldo sulle labbra, le quali si avvicinavano alle sue, trascinate dalla sua stretta.- Cosa vuoi realmente da me?”
Mormorò, prima di attentare alle mie rosee e marcate linee poste sulla bocca. All'ultimo però riuscii a liberarmi dalla sua chela e a tornare girato.
Nascosi così il rossore del viso.
“Non chiamarmi...dolcezza. Siamo in pausa di riflessione!”
Esitai ancora e riaprii il quaderno. Feci per ricominciare a leggere, ma lui mi posò una mano sulla mia, che ora sorreggeva il diario.
“Hm, certo che sei diventato ancora più testardo con il passare degli anni...eppure dolcezza ti è sempre piaciuto come appellativo.”
Ridacchiò, leccandosi le labbra sinuosamente. Lo ignorai e senza farmi prendere dal panico, come invece avrei fatto anni prima, ripresi la lettura.
 
† † †


Una volta arrivati a scuola, scorsi nell'immediato i guai con la G maiuscola, all'entrata.
“Oh no...”
Strinsi la cinghia della tracolla vigorosamente e aspettai Asmita con El Cid, per andare avanti.
In fronte alla scuola, stava infatti il mio peggior nemico.
Caratterizzato da lunghi capelli argentei come fili letali, quanto i suoi insulti e commenti, stava: Minos Meier e dato che a tutti do un soprannome, per ricordarmeli, costui è altrimenti noto come “Le Griffon”.
Insopportabile e spocchioso bullo, che sin dalla prima del liceo, insieme a suo fratello, ce l'ha sempre avuta con me e Asmita.
Si è sempre divertito a importunarci per le nostre fattezze simili a...donne? Esattamente, quello era il motivo.
Per cui non lo sopportavo, ma più che per le angherie rivolte a me, mi sono sempre arrabbiato per ciò che faceva al mio amico indiano.
Ne approfittava perchè era cieco e mi faceva imbestialire ogni volta! Mi sono infatti fatto picchiare spesso dall'albino, per proteggere Asmita.
L'avrei sempre fatto, mi sarei sempre messo a fargli da scudo! Soprattutto l'avrei sempre fatto per un amico come lui.
El Cid mi posò una mano sulla spalla e iniziò a camminare. Io e il biondo, lo seguimmo.
Tuttavia, anche se era l'ultimo giorno, Minos non poteva ignorarci. Eh no, sarebbe stato troppo bello.
Infatti quando gli passammo davanti, fece lo sgambetto ad Asmita, che cadde rovinosamente a terra, come me minuti prima.
“Asmita! -Allarmato lo soccorsi subito e lo aiutai a rialzarsi.- Tutto a posto?”
Lui annuì, ma non accennò parola. Non diceva mai niente quando subiva qualcosa, era un santo! Però per questo suo lato caratteriale, spesso litigava con me o con El Cid.
La sua scusante era la stessa ogni dannata volta: “sono cieco! Secondo te come potrei mai reagire??” e con tali parole, zittiva sempre entrambi.
“Oh Albafica, come sei cavalleresco. Sei dunque tu l'uomo oggi? O sei solo la principessa con il carattere più da maschiaccio tra i due?”
Rise maleficamente “Le Griffon” scostandosi di poco la frangia da un occhio.
Lo fulminai con un'occhiata omicida, ma sostenni il mio amico ancora scosso.
“Taci, grifone spennato. Sono stanco di quello che ci fai, non ti sei ancora annoiato?? Trovati altri giocattoli.”
Gli dissi gelido, allontanandomi con i miei due amici. Non me ne accorsi, ma dietro di me Minos si era messo a ghignare.
“Oh...ma tu sei il mio giocattolo.”
Sentii i suoi occhi maledetti addosso fino al suono della campanella di entrata a scuola. Li odiai come odiavo lui e quando vidi arrivare anche suo fratello Aiacos, l'irritazione mi salì alle stelle.
“Dovresti calmarti.”
“Come posso farlo, El?? E' sempre Asmita a rimetterci! Non voglio che si faccia male.”
Risposi nell'immediato allo spagnolo, mentre andavamo in classe. Mi massaggiai una tempia nervosamente.
“Alb, per favore. -Il biondo si tenne alla manica della mia camicia e mi sorrise.- non c'è davvero niente di cui ti debba preoccupare. Dopo oggi e dopo gli esami, tutto sarà finito e ognuno andrà per la propria strada.”
Rimasi come sempre sorpreso, la sua bontà era disarmante ogni dannata volta. Non riuscivo più ad aprir bocca quando parlava in quel modo, ma internamente...soffrivo per lui e per tutti quegli anni di soprusi che avevamo subito.
“Va bene...starò tranquillo allora, ma oggi esci velocemente da scuola. Mi raccomando.”
“Sembri mia madre, lo sai?”
Io risi e mi guardai attentamente.
“Mi mancano un po' di cose per esserlo.”
El Cid mi tirò un pugnetto in testa, esasperato. Gli feci la linguaccia come un bambino e Asmita si mise a ridere.
Ho sempre adorato quei due e il trio che formavamo.


Alla fine delle tre ore, esultai lanciando il blocco appunti per aria. La scuola era ufficialmente finita! Ora mi aspettavano gli esami e poi finalmente potevo guardare al futuro.
Il cellulare mi vibrò, fui preso da un piccolo spavento ma mi ricordai dell'impegno e del colloquio alle 11:30 al “Sanctuary”.
Guardai dunque l'orario. Erano le 11:15...rischiavo di non riuscire ad arrivare in tempo.
“Accidenti devo assolutamente correre!”
Il centro città era piuttosto distante infatti dalla mia scuola. Mi rivolsi verso Asmita ed El Cid.
“Io devo andare, ci sentiamo via telefono, ok? Bye!”
Detto quello, corsi via come un razzo.
“Ma...da quando Albafica è diventato Speedy Gonzales?” Si chiese il biondo, inarcando un sopracciglio perplesso.
“Ah non ne ho idea-Rispose a tono, l'altro.-...so solo che ha alzato più polvere lui che una Ferrari in partenza.”
I due scoppiarono a ridere, ma io non riuscii a sentirli, perchè ero già fuori dall'edificio.
Nel cortile, incontrai di nuovo “Le Griffon” insieme al suo braccio destro Aiacos, un ragazzo dai capelli neri che teneva allo stesso modo del fratello.
Dio mio, ma un minimo di fantasia quei due ce l'avevano? A momenti vestivano anche uguali, Cip e Ciop.
Sospirai internamente, ma non accennai a rallentare la corsa. Non volli badarli.
I due allungarono le gambe per provare stavolta a fare al sottoscritto uno sgambetto, ma con un salto degno di un atleta olimpico, riuscii ad evitar il misfatto.
“Sarà per la prossima volta, ragazzi!”
Risi e li lasciai indietro a mangiare polvere. Potevo giurare di aver visto in ringhio contrariato, sulle labbra di Minos.
La cosa, non mi sarebbe dispiaciuta per niente.
“Ben gli sta! Così imparano a importunare me e Asmita!”
Ghignai maleficamente e controllai l'orario sull'orologio. Erano già le 11:25.
Maledii la distanza della scuola dal centro!
“Aaaah, se Cardia viene a sapere che non ho fatto il colloquio per un ritardo mi ucci-” Girando l'angolo, non ebbi proprio il tempo di finire la frase.
Mi ero dimenticato, nella mia fretta, che non ero l'unico essere umano ad utilizzare i marciapiedi e molto spesso, agli angoli di questi, potevano spuntare altre persone all'improvviso.
Risultato? Ovviamente finii con lo scontrarmi con l'individuo proveniente dalla parte opposta, facendo un bellissimo e pirotecnico frontale con lui.
Pirotecnico, perchè vidi le stelle come tanti fuochi d'artificio.
Avevo cozzato proprio contro la testa di quel tizio, dura non poco, ed eravamo finiti entrambi a terra.
Lui in ginocchio, mentre io avendo battuto il sedere con violenza a terra ero ora seduto sul marciapiedi.
Mi massaggiavo la testa per il dolore.
“Ohiohiohi...vedo la costellazione dei pesci...” “Allora aspetta che ti faccia vedere quella del cancro, dolcezza!-Una voce maschile, piuttosto sfrontata e impulsiva, mi derise.- Ti sembra questo il modo di spuntare da dietro un angolo?”
Mi ci volle qualche secondo per realizzare, poi alzando la testa vidi un ragazzo piuttosto alto, davanti a me.
Doveva avere all'incirca la mia stessa età, ma sembrava più robusto di me e i muscoli del suo corpo erano ben allenati. Probabilmente faceva palestra.
La sua espressione non appariva arrabbiata, bensì solo leggermente contrariata. I suoi occhi blu tendenti al viola, mi fissavano imperterriti.
Si stava anche lui massaggiando la fronte, che aveva battuto contro la mia, e così facendo i suoi folti ma corti capelli color cobalto mossi, venivano spettinati ancora di più.
“Allora? Il gatto ti ha mangiato la lingua, dolcezza?”
Mi chiese con tono incalzante. Io balzai subito in piedi, nonostante la gran cozzata che avevo preso.
Per un istante vidi tutto intorno a me girare, poi per fortuna ogni cosa si fermò.
“Dolcezza? Mi hai forse preso per una donna??”
Chiesi leggermente-tanto- adirato. Odiavo quando mi si scambiava per una femmina! Santo Dio, ero e sono un uomo!
Brontolai mentalmente e vidi il ragazzo davanti a me sbattere le palpebre rapidamente, incredulo.
“Sei un ragazzo?- Perplesso, mi osservò bene.- Beh...in effetti ora che noto....pfff-AHAHAHAH -Scoppiò sfrontatamente a ridere, il che mi diede sui nervi.- scusa, non mi capita tutti i giorni di vedere un uomo con dei capelli così ben tenuti e un bel visino come il tuo”
Si asciugò le lacrime agli occhi per il ridere. Non seppi se prendere le sue parole come un insulto, o come complimento.
Nel dubbio, tacqui e guardai l'orologio.
“MERDA!-Urlai, riprendendo la tracolla finita a terra.- Beh, qualunque cosa tu pensi di me non mi interessa! Non mi chiamare più dolcezza e-addio!”
Ripresi così a correre all'impazzata, lasciando distante quel tizio che nel frattempo era rimasto molto confuso.
Lo scorsi con la coda dell'occhio grattarsi il capo con espressione perplessa, ma poco mi importò.
Chi diavolo si credeva di essere per rivolgermi la parola in quel modo? Avesse avuto un approccio diverso, gli avrei anche chiesto scusa.
Però in quel caso le scuse non erano meritate! Mi aveva proprio dato sui nervi.
“Che gran maleducato a dare nomignoli a prima vista!”
Non che io non lo facessi, ma almeno li ho sempre tenuti solo nella mia testa.
Aumentai la velocità di corsa, fino a giungere finalmente in prossimità del bar-ristorante “Sanctuary” e quando finalmente vi misi piede dentro, tirai un lunghissimo respiro di sollievo.
Guardai l'ora: 11:30 precise, esultai con un braccio mezzo in aria, con la schiena appoggiata a un muro.
“Ce...anf...l'ho fatta.”
Ansimai, sistemandomi la camicia e la tracolla. Ora mi aspettava solamente il colloquio, sperai con tutto me stesso di non apparire trasandato a causa della corsa.
Avevo ancora il fiato corto quando un cameriere piuttosto preoccupato e perplesso, mi si avvicinò.
“Ehm...è tutto a posto signore?”
Mi chiese un ragazzo...o un uomo, non riuscivo a dargli un'età, che ipotizzai dovesse essere sulla trentina. I suoi occhi ambrati mi fissavano con curiosità, mentre si grattava la folta chioma color del legno.
“Ecco s-...si tutto a posto e...mi chiamo Albafica Griffiths, sono...il cugino di Cardia.”
Ci fu una lunga pausa, poi l'uomo davanti a me sembrò quasi avere un'illuminazione e sorrise a trentadue denti.
“Cavolo sei arrivato puntualissimo! Non me l'aspettavo ahaha.”
Rise, porgendomi la mano.
“L-lei è il signor Shion?”
Gli chiesi educatamente, stringendogli la mano. Non volevo assolutamente fare cattiva impressione, per cui lo trattai con rispetto.
Lui scosse la testa, ma non smise di sorridere. I suoi candidi denti erano perfetti sul suo viso dai tratti orientali.
“No, sono Dohko Shan: il braccio destro di Shion e dirigo con lui il locale. -Fui sollevato nel vederlo come una persona così cordiale.- Se ti fa poi piacere o sei più comodo, dammi pure del tu.
Ora seguimi, ti porto nell'ufficio di Shion.”
Mi lasciò la mano, ora distrutta per via della sua stretta vigorosa, e iniziò a farmi strada. Lo osservai con attenzione da dietro.
La sua tenuta da cameriere gli donava e lasciava trasparire un fisico atletico. In particolar modo, il gilet nero, delineava il suo busto ampio e muscoloso.
Lo seguii a testa bassa, con un fare timido.
Il locale era pieno di ornamenti bianchi e dorati. Come tasselli portanti delle pareti, aveva colonne doriche e corinzie, con capitelli ben elaborati e scolpiti.
Ne rimasi affascinato, ciò era evidente dalla mia espressione. Amavo tali forme d'arte o rappresentazione.
I tavoli erano perfettamente in ordine. Sia quelli della zona ristorante, che quelli della zona bar.
Inoltre, i quadri appesi alle pareti raffiguravano le storie mitologiche dell'antica Grecia.
Ogni cosa di quel locale la ricordava...anzi, sembrava appartenere a un tempio greco-romano.
Mi piaceva, mi sentivo a mio agio nonostante lo sfarzo. Sorrisi, fin quando non arrivammo davanti a una porta con scritto “Non disturbare” in due lingue.
Una delle quali la riconobbi come greco.
Dohko bussò leggermente e una voce diede il permesso di entrare. Lui aprì e fece avanzare me per primo.
“Ehi Shion, è arrivato il cugino di Cardia!”
Annunciò con allegria e voce pomposa il cinese, il quale mi diede una poderosa pacca sulla spalla, che mi fece barcollare data la sua forza.
Sentendomi leggermente in imbarazzo, arrossii lievemente. Buttai un'occhiata in avanti e vidi un altro uomo sulla trentina, seduto dietro a una scrivania.
Le sue lunghe dita affusolate, stringevano dei fogli che stava attentamente esaminando con i suoi profondi occhi violacei, nascosti da un paio di occhiali da vista.
I capelli biondo-olivastri gli ricadevano sulle spalle e anche davanti a esse, con un ciuffo che gli rimaneva per aria sul lato destro della testa.
Teneva l'altra mano sulla fronte, sospirando.
Sembrava infatti essere abbattuto, deluso e altro ancora. Tuttavia, appena sentì il nome di Cardia, lo vidi alzare la testa.
“Il cugino di Cardia? -Posò lo sguardo su di me, togliendosi gli occhiali per pulirli. Sorrise e si appoggiò allo schienale della sedia.- Albafica, giusto? Prego, accomodati pure.”
Titubante, fu Dohko a spingermi ad avanzare. Mi sedetti infatti sulla sedia posta davanti alla scrivania dell'altro, con la tensione nel mio corpo a mille.
Ricordai all'improvviso cosa avevano detto di Shion, Asmita e El Cid per cui mi preoccupai maggiormente.
Il direttore del locale, mi guardò infatti con aria perplessa.
“Hm...guarda che puoi rilassarti, non ho alcuna intenzione di divorarti.-Mi disse, con un sorriso gentile e tono educato.- L'unico che potrei mangiare per la disperazione che mi crea, è fuori al momento.
Per cui respira e calmati.”
Ero infatti impallidito per la seconda volta in una sola giornata. Deglutii e riuscii finalmente a distendere le spalle, tese, come corde di violino.
“Chiedo scusa, non sono solito fare colloqui e...sono più calmo nelle interrogazioni scolastiche.”
Ridacchiai passandomi una mano tra i capelli, con fare innocente. Shion e Dohko risero lievemente, in modo composto e si guardarono.
“Beh, cosa ne pensi te?” Chiese il biondo, rivolgendosi al cinese. “Io? Hm...penso che sia già a prima vista tutto l'opposto di Cardia.”
Disse sorridendo, posandomi una mano sulla spalla. L'altro concordò con lui.
“In effetti è più timido di quell'esuberante di uno scorpione. Dimmi Albafica -Si rimise gli occhiali, appoggiando i gomiti alla scrivania.- credi che questo lavoro potrebbe fare al caso tuo?
Tuo cugino non deve averti detto molto su quello che farai qui, ma se sarai più che utile, potresti persino affiancare Dohko e me nella gestione.”
Avevo riso anche io alle parole su mio cugino, ma alla domanda di Shion, mi feci serio. Ci pensai con attenzione.
Le sue parole tuttavia mi stupirono e lo guardai sorpreso.
“Affiancare voi due?”
L'altro annuì e accavallò anche le gambe, mostrando la sua serietà e professionalità come direttore del bar-ristorante.
“Si. Questo locale, in precedenza era di Hakurei, mio padre. Recentemente, ha voluto affidarmelo, per vedere come lo avrei gestito. -Lanciò nel frattempo un'occhiata al cinese di fianco a me.- e Dohko, si è offerto cortesemente di aiutarmi, fin qua tutto liscio.
Solamente, negli ultimi tempi vari rivali del “Sanctuary” hanno iniziato a inarci critici e persone del genere. Purtroppo, non tutti hanno scritto cose positive sul mio e sul nostro conto.
Per cui sto cercando qualcun altro di serio, che possa aiutarmi e darmi consigli su come gestire il tutto.”
La flemma che aveva utilizzato nel parlare e la sua professionalità mi lasciarono esterrefatto. Dei critici avevano scritto negativamente di una persona del genere? Ma com'era stato possibile?
Sbattei le palpebre un paio di volte, prima di farmi pensieroso.
“Ecco...io di certo, non sono una persona in grado di dirigere qualcosa ma...iniziare come cameriere.- Alzai lo sguardo su Shion.- penso di sì, insomma. Come inizio mi andrebbe benissimo e ammetto che il locale, quando sono entrato, mi ha subito affascinato.
Probabilmente lavorare qui potrebbe aiutarmi a migliorare il mio carattere poco aperto.”
Osservai sottovoce, ma Dohko mi sentì alla perfezione e sorrise. Mi diede una poderosa pacca sulla schiena, che mi fece sbilanciare in avanti.
“Migliorare il tuo carattere poco aperto, eh? Oh tranquillo, anche Shion non era così come adesso, qualche mese fa.” “Dohko!” Fu l'esclamazione quasi scandalizzata del direttore. Ma il collega non lo ascoltò, bensì gli rivolse un sorriso innocente.
“Ti assicuro che se vieni assunto, quello sarà il minore dei tuoi problemi. Dopo qualche tempo ci fai l'abitudine e la chiaccherata con il cliente viene da sé.”
Disse allegro, andando poi a mettersi in piedi di fianco a Shion. Quest'ultimo lo guardò di sbieco, con la coda dell'occhio.
L'aveva 'denudato' di un suo segreto davanti a una 'recluta' e questo non poteva perdonarglielo.
“A casa mia, stasera facciamo i conti io e te.”
Fu la minaccia del quasi biondo. Dohko sorrise, ma questa volta forzatamente.
Io per un istante mi sentii di troppo nella stanza e deglutii prima di parlare. Utilizzai però, più sicurezza questa volta.
“Sapere queste cose mi consola. -Dissi con un sorriso.- comunque sia, se verrò assunto darò il mio meglio.
Non so se come cameriere sarò bravo, ma vorrei ugualmente provarci...spero solo di non rompere alcun piatto nel caso contrario.”
Ridacchiai nervosamente. Vidi subito dopo i due scambiarsi uno sguardo d'intesa, prima di rivolgersi al sottoscritto.
“Tranquillo, c'è già chi pensa a spaccare le cose. Sia del locale, che mie”
Disse un esasperato Shion, massaggiandosi gli occhi. Non capii a chi si riferisse, ma il cinese alla sua sinistra, aveva la sua stessa espressione.
Fece infatti per aggiungere qualcosa, quando qualcuno fece irruzione nell'ufficio.
“SHIIION!”
Sbottò con voce possente e nervosa. Sobbalzai per il tono usato, neanche fosse il ruggito di qualche leone proveniente dall'Africa.
“Oddio no, eccolo...”
Sentii Dohko mormorare, ma non mi girai verso il nuovo arrivato, per rispetto. Fu invece questo ad avvicinarsi alla scrivania e a battere le mani con violenza su di essa.
“Cosa significa il messaggio che mi hai inviato, eh?!”
“Quello che ho scritto.”
Fu la risposta immediata data a sangue freddo da Shion, il quale mi fece paura.
Anche il suo sguardo, ora assottigliato, minacciava morte.
“Cioè che sono licenziato?” “Esattamente, Manigoldo. Rompi ogni piatto che ti do in mano, per cui ho dovuto prendere provvedimenti!
Non sono cianfrusaglie e ogni cosa che spacchi, a mia volta io la devo ripagare. Per non parlare dei clienti, che vengono a lamentarsi dal sottoscritto o da Dohko!” “Ecco Shion, potresti non tirarmi in bal-” “Muto tu!”
Concluse infine il biondo, zittendo anche il collega alla sua sinistra. Quest'ultimo lo guardò sbattendo le palpebre più e più volte.
“Io non...dammi un'altra possibilità, ti prego Shion...”
Supplicò, la voce dell'individuo che ancora non mi azzardavo a guardare per rispetto. Mi portai le mani sulle ginocchia e girai la testa dalla parte opposta, per non seguire il litigio.
“Te ne ho già concesse troppe, se permetti, ora sto assumendo Albafica, che penso combinerà meno casini di te.
Vero?”
Udii il mio nome pronunciato con fierezza e ciò mi spiazzo, rendendomi anche il fulcro ora del discorso.
Venni posto al centro dell'attenzione così all'improvviso, che svelai un'espressione da pesce lesso ingenuo. Il versetto strozzato che mi fuoriuscì dalla gola, ne fu la conferma.
“Keh?”
Fu un momento di vero imbarazzo, poiché vidi Shion fissarmi intensamente, con un fuoco acceso negli occhi. Che cosa si aspettava da me?
“Io- io-” “Albafica?”
L'individuo che aveva fatto irruzione poco prima nella stanza, mi guardò e a mia volta, io posai lo sguardo su di lui, essendo che aveva pronunciato il mio nome.
Ci vollero due minuti buoni per far realizzare il fatto ad entrambi, finchè...io non feci un balzo dalla sedia, scattando in piedi e additandolo.
“Tu!” “Tu!”
Fu una corale e allo stesso tempo, l'altro, quel tale Manigoldo, aveva avuto la mia stessa reazione, con tanto di dito puntato contro me medesimo.
Gli occhi tendenti al viola, stralunati di lui, mi fissarono con sorpresa. A mio modo, lo fissavo anche io, ma con un ringhio roco e costante, in gola.
“Perchè stai ringhiando, dolcezza? Non sei contento di rivedermi?”
Mi derise nuovamente e tal comportamento mi fece salire una scarica d'ira nella schiena. Gli sarei saltato addosso a momenti, si, per ucciderlo!
“Vai a chiamare qualcun altro dolcezza! Io sono un uomo!”
Sbottai, fissandolo con astio, come un gatto che soffia contro un nemico per il territorio. Se i miei capelli non si erano rizzati, era miracolo.
Shion e Dohko ci fissarono.
“Vi conoscete?”
Fu la loro corale e ricordandomi della presenza dei due direttori, mi diedi un contegno. Incrociai le braccia al petto e gonfiate le guance, risposi.
“Ci siamo incontrati poco fa...” “Ti correggo, ci siamo SCONtrati, poco fa.”
Puntualizzò quel Manigoldo, facendomi l'occhiolino e tenendo un dito alzato, passando per il saputello.
“E quindi? Scontrati, incontrati...per me non fa differenza.”
Risposi acidamente, sotto gli occhi di un incredulo Shion. Quest'ultimo non riconosceva infatti più, in me, il diciannovenne timido di qualche minuto prima.
“Oh si che fa differenza invece, ne ho un bernoccolo a prova. Vuoi vederlo, dolcezza?”
Puntualizzò nuovamente con un sorriso sfrontato e io gli ringhiai contro, finchè...
“Silenzio!
Albafica: seduto! Immediatamente. Manigoldo: zitto!”
La voce di Shion si udì sonoramente, Dohko si era infatti tappato le orecchie. Il direttore del “Sanctuary” in quel preciso istante, sembrava un generale dei Marines, pertanto seguii alla lettera l'ordine e mi sedetti in modo composto.
Manigoldo incrociò le braccia e con una smorfia, serrò la bocca.
Calò un silenzio irreale nella stanza, interrotto solo dal sospiro del biondo-olivastro.
“Ma bene...dunque dato che vi conoscete, possiamo fare una cosa. -Il sorrisetto malefico, che si disegnò sulle labbra di Shion, non mi piacque per niente e sembrò non piacere nemmeno a Manigoldo alla mia sinistra. I dolori stavano per iniziare.- Manigoldo, caro cuginetto. -Quella voce smielata, fu ancora più inquietante.- Dato che non vuoi essere licenziato, non lo farò. -Il diretto interessato, tirò un sospiro di sollievo.- Ma...lavorerai come mentore di Albafica, che sarà tenuto a rimproverarti se farai qualcosa di sbagliato o se agirai impulsivamente.
Magari così non mi romperai neanche un piatto e ti avverto: è la tua ultima possibilità.”
Il silenzio ripiombò, mi ero raggelato sul posto. Io...dovevo collaborare con quel tizio? Shion stava-
“Scherzi, vero Shion? -Ecco, appunto. Qualcun altro aveva intercettato il pensiero prima che uscisse dalla mia bocca.- Dovrei insegnare a un novellino come fare il suo lavoro e allo stesso tempo, questo avrebbe l'autorizzazione di rimproverarmi?
Ah no! Trova un'altra soluzione, non accetto ramanzine da questa dolcezza!”
Io assottigliai gli occhi e mi alzai, stavolta però, volli mantenere un comportamento decente e professionale. Mi rivolsi infine a Manigoldo e lo guardai in modo serio.
“Shion ti sta dando un'ultima possibilità, no? Ti pare che voglia scendere a trattative? -Chiesi, ovviamente in modo retorico, tenendo un tono calmo e rispettoso.- Ora, abbiamo iniziato con il piede sbagliato entrambi e per lo scontro di prima, sono disposto a chiederti anche scusa.
Dopotutto è stata colpa mia, perchè avevo paura di arrivare in ritardo a questo colloquio.
Per il resto, io sono qui per imparare, tu invece devi migliorare...per cui qual'è il problema?-
Lo guardai negli occhi mentre feci il discorso e lui non mi interruppe minimamente. Mi sembrò addirittura molto strano.- Oppure ce l'hai con me perchè di aspetto ti ricordo una donna?”
Tutto d'un tratto, lo vidi increspare le labbra in un sorriso divertito e mi porse la mano, rispettosamente. Scosse la testa, per risposta alla mia domanda.
Fui in parte sollevato di tale risposta...almeno non era come Minos e Aiacos.
Notai con la coda dell'occhio le espressioni sorprese di Shion e Dohko, ma non dissi niente. Bensì aspettavo che fosse il ragazzo di fronte a me a parlare.
“Non ho nulla contro di te, assolutamente. Quindi direi di partire con le presentazioni fatte per bene, non credi?
Manigoldo Luca Doukas, -Mi avvicinai a lui e gli strinsi la mano che mi stava porgendo. Trovai davvero strano il suo cambio di comportamento nei miei confronti, ma non mi dispiacque.
All'improvviso però venni strattonato da lui e mi fece appoggiare la spalla destra alla sua, arrivando così al mio orecchio.- piacere di conoscerti, Albafica...?”
Lasciò in sospeso la frase, pretendendo che io finissi la presentazione.
Ancora sbalordito dal modo in cui mi aveva avvicinato a sé, tentai di mollargli la mano, ma lui l'aveva serrata in una presa saldissima.
Era un saluto che già avevo visto fare tra amici, ma quale persona si sbilanciava tanto, da sussurrare all'orecchio di un'altra?
“Gr...Griffiths...Samuel Griffiths.”
Gli risposi infine, con voce tremante. Deglutii e lui mi permise di allontanarmi, la sua mano tuttavia, ci impiegò qualche minuto prima di mollare la mia.
Shion e Dohko, avevano osservato la scena, ma avevano scelto di ignorarla deliberatamente. Notai però che il biondo, lanciò una fugace occhiata al cugino, il quale si stava ora massaggiando il collo come se nulla fosse.
Che avesse percepito qualche intento particolare da parte sua?
“Albafica, Cardia mi ha lasciato il tuo numero di telefono. Per cui più tardi ti manderò un messaggio con scritto i tuoi turni...che svolgerai dopo gli esami ovviamente. -Mi rivolse un sorriso, facendomi capire che lo scorpione già gli aveva detto tutto. Annuii.- Saranno concomitanti con quelli di Manigoldo, spero dunque che possiate andare d'accordo.”
Quest'ultimo, sembrò aguzzare le orecchie alle parole “numero di telefono”. Non notai infatti, che prima che Shion finisse di parlare, aveva rivelato un ghigno divertito e misterioso.
Tale reazione, non era sfuggita a Dohko, che stava intuendo qualcosa. Io ero invece impegnato a parlare con il direttore del locale.
Infine Manigoldo rispose al cugino.
“Per me va bene, la dolcezza qui presente è un tipo per bene. Penso che andremo d'accordo.-Mi diede una pacca sulla schiena e per poco non caddi in avanti. -Oh, sei così fragile?”
Mi chiese ridendo e io gonfiai le guance, riprendendo la tracolla. Decisi di ignorarlo e fare come se non avessi mai sentito quella frase.
“Devo firmare qualcosa?”
Chiesi a Shion e Dohko mi porse un piccolo fascicoletto dove mettere i miei dati.
“Compila questo e sei a posto.”
Accennai un sorriso e rubai una penna dalla scrivania, per iniziare a compilare.
Essendo piegato in avanti, appoggiato con le braccia alla scrivania, stavo dando le spalle a Manigoldo, il quale era intento a osservarmi attentamente. Fin troppo attentamente...
Per un istante, un brivido glaciale mi attraversò la schiena. Non avevo mai provato una sensazione di disagio così forte.
Deglutii e consegnai il fascicolo a Dohko.
“Non morde...ma attento alle chele.”
Mormorò a monito, mentre mi sfilava la piccola pila di fogli, dalle mani. A cosa diavolo si riferiva? Mi girai e guardai il cugino di Shion, appoggiato al muro, intento a fissare il soffitto.
Quando abbassò lo sguardo e lo incrociò con il mio, sorrise felicemente. Un sorriso strano, che mi fece avvertire nuovamente la sensazione di poco prima.
“Bene, direi che qui abbiamo finito. -Shion si alzò dalla sedia, interrompendo il mio momento di disagio, e mi porse la mano.- Benvenuto tra i nostri, Albafica.”
Senza esitazione gliela con vigore, infine la lasciai e tirai un lungo sospiro di sollievo. Tutti e tre lo notarono.
“Eri abbastanza teso, vero?”
Mi chiese Manigoldo alle mie spalle, con uno strano tono amichevole. Shion e Dohko sorrisero.
“Più di una corda di violino. -Risposi cordialmente, avvicinandomi alla porta dell'ufficio.- Comunque grazie a tutti e tre, specialmente a te Shion, è stato un piacere.”
Presi in mano il pomello della porta, ma uno dei tre mi fermò prima che potessi mettere un solo piede fuori dall'ufficio con una proposta.
“Ti va un caffè? -Mi girai verso chi mi aveva posto la domanda, ovvero il cugino del proprietario. Lo guardai perplesso, con un'espressione confusa, tipicamente mia.- Dato che lavorerai qui, non ti sembra il caso di provarlo?”
Rimasi sorpreso. Com'era che il suo comportamento era cambiato così all'improvviso? Che fosse quello il vero Manigoldo?
Ci pensai un attimo e guardai l'orologio. Ero lì da più di un'ora.
“A essere sincero...avrei una certa fame. -Dissi un po' vergognandomene.- Non ho avuto modo di pranzare.”
Intervenne a quel punto Shion in mio soccorso. Lo ringraziai, perchè il mio stomaco stava ululando e borbottando ormai da qualche minuto.
“Manigoldo, portalo pure a mangiare quello che vuole e non farlo pagare.”
Sottolineò quel 'pagare', come convinto che il cugino mi avrebbe fatto sganciare i soldi con la forza. Il diretto interessato aprì la porta, sopra il quale pomello avevo ancora la mano, di conseguenza me la afferrò, ed uscì facendo un gesto con la mano.
Cos- perchè non mi aveva chiesto di spostarmi? Avrei potuto benissimo lasciarlo passare...non lo capivo.
“Ho capito, ho capito. Guarda che non sono ancora così spietato, mi scambi per caso per il mio fratellastro?”
Chiese e vidi Shion scuotere la testa. Salutai sia lui che Dohko, per poi seguire Manigoldo.
Non ero certo, di cosa mi aspettasse da lì in poi, eppure ero incuriosito dal ragazzo che dovevo seguire.
Le sensazioni che avevo avvertito poco prima, aveva contribuito ad alimentare quella curiosità e...quel mio timore-disagio.
Ciò nonostante, qualcosa mi spingeva ad andare avanti. Ancora, ero ignaro di cosa mi avrebbero riservato i giorni e le settimane successive.

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Angolo dell'autrice:
Uhm...ri-salve a tutti, sono XamuPrimeOakenshield.
Come da già scritto in premessa, questo è un incipit di una mia storia vecchia ri-visitata. Mi è dispiaciuto dover cancellare l'altra anni fa e con la riscoperta recentemente, dei miei amati Saint <3 ho avuto voglia di ricominciare a dedicarmi a Fan Fic di questo tipo.
Non sono quindi più abituata a descrivere momenti di vita intima tra personaggi dello stesso sesso, ma spero ugualmente di rendere bene ogni mia idea e immagine che ho nella mente.
Detto questo, spero che abbiate avuto una buona lettura!
Un abbraccio,
XamuPrimeOakenshield.

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Capitolo 2
*** Corse pazze e perizie che hanno dell'incredibile. ***


Sdraiato sul letto, con in mano il mio quaderno-diario, stavo aspettando, da ormai dieci minuti buoni, quel barbaro di uomo che mi ero ritrovato per dolce metà.
Quanto ci impiega a prendere qualcosa da bere? Sta fabbricando della birra per caso?
Sbuffai stirandomi, quando ecco che la porta si aprì e lo vidi entrare con un vassoio. Prese la sedia della mia scrivania e la posizionò davanti al letto, in modo da posarci l'oggetto con sopra i bicchieri.
“Pensavo fossi andato direttamente al supermercato a prendere qualcosa.”
Mi lamentai, gonfiando le guance e fissandolo. Lui mi si sedette di fianco, lasciandomi sdraiato.
“A essere sincero, tuo padre mi ha fermato a parlare. Tu sai che quando inizia non finisce tanto facilmente.”
Dovetti grattarmi una tempia e annuire. Aveva ragione purtroppo, papà era anche quel tipo di persona.
Sollevai il busto, per mettermi seduto e afferrare uno dei due bicchieri con dentro il liquido da bere. Ne trassi una sorsata e per poco non mi venne una vampata infuocata fuori dalla gola. Tossii, dovetti portarmi una mano alla gola, in vano, per provare a calmare la sensazione che mi pervadeva.
“Cos...questo è il Whisky che mi ha regalato Kanon l'altro giorno! Maledetto granchio, mi hai giocato apposta un brutto scherzo!”
Fissai la mia 'dolce' e maligna metà, sorseggiare l'alcolico come se niente fosse. Intravidi sulle sue labbra, appoggiate al bicchiere, un ghigno sinistro.
Quanto lo odiavo quando mi giocava quei brutti scherzi...ma forse, era anche uno dei motivi per cui, sin dal principio, mi piaceva stare con lui.
Ovviamente non l'ho mai ammesso e mai lo farò. Sono un pesciolino testardo, si sa.
“Tu avevi chiesto di portarti da bere, non hai specificato che cosa. -Sorrise sornione lui e ci mancasse anche che mi rivolgesse una linguaccia birbantesca.- Poi personalmente, da quando Rhada me lo ha fatto provare, quel tipo di Whisky è diventato uno dei miei preferiti.
Se proprio non riesci a mandarlo giù, lo finisco io.”
Gli lanciai un'occhiataccia e come al solito, volendo fare il pesce testardo, deglutii tutto d'un fiato il liquido. Provocandomi così le lacrime agli occhi per la gola ustionata.
Idiota di un Griffiths.
Mi maledii e posai la testa al muro, per nascondere l'espressione contrariata. Cosa avevo fatto di male per essere così testardo?
Sentii il crostaceo esprimere la sua ilarità a gran voce e con la coda dell'occhio lo vidi tenersi l'addome, il quale gli doleva per il ridere.
“Oh Dio, salvami dalla cocciutaggine dei pesci! Ahah! -Si piegò in due, prima di afferrarmi per il polso e farmi sdraiare sul letto. Mi bloccò in una morsa letale, contro il materasso e il cuscino.
Fissò poi i miei occhi, con sguardo famelico.- Così impari a dichiarare all'improvviso le pause di riflessione, dolcezza.”
Questa volta non riuscì a resistere e mi mordicchiò il labbro inferiore, senza però osare oltre o attentare a qualche altro punto del mio corpo. Fu delicato e lieve, per dimostrarmi che ci tenesse comunque a rispettare la mia volontà.
Lasciò i miei polsi e prese lui il quaderno.
“Dunque, detto questo...dove eravamo rimasti? Ah si, al punto in cui mi fissavi da dietro il sedere.” “Non ti ho mai fissato il sedere! -Feci per dire altro, ma quella frase mutò il mio pensiero all'improvviso e risposi impulsivamente.- Tanto meno lo feci la prima volta che parlammo seriamente!”
Ero rosso più di un pomodoro, sulle guance. Come poteva solo alludere che io l'avessi guardato in quel momento! Fino a prova contraria, mi auto-convincevo di essere ancora etero a quei tempi...più o meno.
D'un tratto, la mia freddezza di poco prima aveva lasciato spazio al mio lato più impulsivo.
Accorgendomene, incrociai le gambe e guardai altrove.
“Hmpf, avanti continua a leggere e non rompere le scatole!”
Fui guardato da lui con divertimento e lo vidi posare la testa sulle mie gambe, tenendo in mano il diario.
“Dunque eravamo qui. Non distrarti, ora che leggo io Albafica. Grazie a quel che hai scritto, comincio a ricordarmi molti fatti divertenti di quel giorno. -Ridacchiò felicemente.- Ma non pensavo che te li fossi annotati, tanto meticolosamente.”
Il sorriso che mi rivolse, mi spiazzò, ma non lo mostrai.
Sta solo cercando di farti cedere...non cadere nel suo tranello.
Udii come al solito la mia vocina interna, mettermi in guardia. Distesi però le gambe, alzandogli il capo, per posarvi sotto il cuscino e farlo stare più comodo.
Eravamo in pausa si, ma ciò non voleva dire che lui era obbligato a stare scomodo o che io dovessi trattarlo come uno schiavo.
“Ogni cosa che mi accade è importante...pertanto a quel diario tengo come se fosse una fragile Rosa di vetro.”
Senza accorgermene, le mie gote si colorarono di un timido rossore che agli occhi del barbaro non sfuggì.
“Allora trattiamo con cura questa Rosa, come anche il suo creatore.”
Calò il silenzio, poiché mi incantai a fissarlo negli occhi, mentre pronunciava quelle parole. Il suo sguardo da cucciolo, felice e spensierato, stava sempre di più attentando al mio autocontrollo.
Le sue parole, erano per di più bellissime...come la sua voce.
“Manigoldo...” Parvi incantato. “Si?”
Ci fu qualche minuto di silenzio, interrotto poi solo dalla mia voce.
“Leggi.”
Fu la mia risposta imperativa, ad un incredulo e deluso granchio, che forse si aspettava dicessi qualcosa di diverso.
Internamente però, ero contento
Stupido crostaceo...
 
† † †


Ci stavamo dirigendo verso la parte dedicata al ristorante, del locale. Continuavo a guardarmi attorno ed ad ammirare com'era costruito.
Senza accorgermene sorridevo.
“Ti piace?”
Mi chiese Manigoldo, fermandosi ad un tavolo per due persone, facendomi cenno con una mano di sedermi.
“Cosa?” “Il “Sanctuary.”
Rispose nell'immediato, sedendosi poi di fronte a me, con le mani in tasca. Annuii e mi tolsi la tracolla, per prendere il telefono.
Dovevo controllare se avevo messaggi e vedere su più tardi qualcuno avrebbe potuto passare a prendermi per tornare a casa.
“Si, è molto bello e...non essendoci mai entrato mi ha sorpre- Cardia ti uccido.”
Conclusi battendo un pugno sul tavolo. Mi dispiacque non dare una bella risposta a Manigoldo, ma il messaggio che aveva appena letto, mi aveva fatto perdere ogni voglia di credere o dare speranza al genere umano. O forse più agli scorpioni...
Sono esagerato, ma quando mio cugino fa le cose senza pensare nemmeno a me, quasi suo fratello, vorrei seriamente distruggere tutto...ma non ne ho la forza, ahimè.
Fui io questa volta, ad imitare quel disgraziato di Cardia, andando a sbattere con la testa sul legno del tavolo, ricoperto dalla tovaglia, con violenza.
“Ahi...sniff...perchè devo avere un cugino...tanto idiota?”
Singhiozzai, ma non recitai. Ero veramente disperato, condividevo un tetto con quell'idiota!
“O-ohi!-Manigoldo si allarmò subito e mi toccò una spalla.- Dolcezza, tutto bene?”
Una volta calmatomi, alzai la testa e lo guardai con un'espressione esasperata. Ero perfino docile, pur avendo sentito il suo 'Dolcezza' detto così bene.
“No...non va tutto bene.
Quel buon diavolo di Cardia mi ha lasciato a piedi, o meglio...si è preso lui l'unica macchina che abbiamo e non mi potrà venire a prendere fino a stasera sul tardi.
Dove debba andare, solo gli dei lo sanno...”
Sospirai e appoggiai il gomito al tavolo, mettendo la guancia a contatto con il pugno. Non mi accorsi di sembrare ingenuo, indifeso e...adorabile, agli occhi della persona che avevo davanti.
Egli infatti sorrise, ma accorgendosene, riprese nell'immediato la sua aria sfrontata.
“Ah? Quindi devi stare in giro fino a tardi? -Gracchiò quasi protestando. Io annuii, tanto non valeva la pena di rispondere a quel suo tono.- Mi dispiace... -Tutto d'un tratto sembrò addolcirsi.- Non ho un' auto a disposizione, altrimenti ti accompagnerei io.”
Lo guardai con sorpresa e notai che stava anche sorridendo in modo amichevole. Rimasi davvero sbalordito, non lo pensavo capace di un simile cambiamento da un momento all'altro.
Nel frattempo, uno dei camerieri con cui nelle settimane successive avrei dovuto collaborare, si presentò al tavolo per chiedere cosa volevamo da mangiare.
“Ah no, io sono a posto. Prendi pure il suo di ordine...”
Manigoldo liquidò il collega con poche parole e indicò me. Sbattei le palpebre qualche volta, guardai il menù, ma alla fine optai per una bistecca ai ferri e un'insalata. Mi sarebbero bastati.
L'idea di quell'egoista di Cardia, via tutto il giorno poi, mi faceva imbestialire e chiudere lo stomaco anche se ero affamato...
“Che nervi.” Sentii il ragazzo davanti a me sospirare. “Dovresti rilassarti, sai? Sei teso anche adesso che non sei davanti a mio cugino.”
Osservò lui, appoggiando un gomito al tavolo e sbadigliando.
Inarcai un sopracciglio per studiarlo con attenzione. All'apparenza sembrava un ragazzo normalissimo,come tutti gli altri...ma avevo la sensazione che in sé...racchiudesse il male. Era la stessa sensazione che avevo con i miei due cugini Aspros e Defteros, i quali, ogni volta che venivano a trovare me e Cardia, mi guardavano con uno sguardo famelico che mai mi convinceva...in particolar modo Defteros.
Non mi si chieda come faccio a distinguerli, forse sento l'aura malefiche che emanano, uno più diabolico dell'altro.
“Perchè mi fissi?”-Interruppe i miei pensieri, un Manigoldo piuttosto incuriosito e interessato.-Ho fatto colpo su di te, dolcezza?”
Come non detto, mai fissare una persona mentre si è persi nei propri pensieri...potrebbe sempre fraintenderti.
Tsè, le avevo sentite tutte...ma quella l'aveva proprio sparata grossa.
“Non mi interessano gli uomini. Mi stavo solo chiedendo quanti anni tu avessi.”
Risposi seccato “Quanto una donna con il ciclo.” Come avrebbe commentato Asmita con tanto di suo tocco molto fine.
“O-oh, qui qualcuno ha le sue cose. -Dio ti prego, non anche lui...non anche Manigoldo a dirmelo! -Comunque sono più che lieto di risponderti: ho vent'anni. Anche se a fine mese ne faccio ventuno.”
Rispose stiracchiandosi e facendo scrocchiare qualche osso delle braccia e della schiena.
Dopo che lo ebbe fatto, vidi apparire Dohko dalla porta della cucina, con i mano dei piatti. Sorridendo, li portò in tavola da me e io rimasi sorpreso.
La carne e persino l'insalata, avevano un aspetto favoloso e appetitoso. All'improvviso si udì anche il ruggito del mio stomaco reclamante cibo.
Arrossii per la vergogna.
“Sembra proprio che tu sia affamato, Albafica. Avanti, mangia. Così posso dire al cuoco se è di tuo gradimento.”
Il cinese si accomodò in piedi dietro Manigoldo, posando le mani sulle spalle di quest'ultimo. Stranamente, mentre feci per tagliare un pezzo di carne vidi il ragazzo impallidire.
“D-Dohko?” “Cosa sei andato a dire ad Hakurei su me e Shion?”
Le mani del bruno si strinsero a morsa, sulle spalle del ventenne posto davanti a lui e questo sentì un dolore lancinante, provocatogli dalla forza dell'uomo.
“I-io? Non gli ho detto niente! Sai che io parlo solo con Sage-AHIO! Non stringere cos-” “Allora suo fratello come è venuto a sapere di me e lui, l'altra sera?
Solo tu eri a conoscenza di ciò che stavamo facendo e soprattutto che c'ero io in camera con Shion...”
Lo chiese mormorato al cugino del proprietario, ma io che ero intento a mangiare, riuscii a sentire benissimo ogni parola.
Ammisi che la curiosità per un istante mi assalì, ma badai di non farlo trasparire dalla mia espressione.
Continuai a ignorare i due, per non sembrare invadente e impiccione. La carne con l'insalata, erano poi un ottimo modo per distrarsi...se non fosse stato per lo sguardo di Manigoldo, fisso su di me.
Mi metteva a disagio.
Nonostante la presenza di Dohko, come faceva a rimanere così concentrato? Gli stava facendo pure male, da quel che potevo vedere...
“Ahi! Io non so niente! Che cosa me ne importa poi di ciò che tu e mio cugino fate a letto?!”
Stavo ingogliando un pezzo di carne, ma nel momento esatto che feci per deglutire, quest'ultimo mi andò di traverso e mi feci pallidissimo in viso.
Il miei pensieri, andarono subito alla mia prossima fine per soffocamento. Iniziai a tossire.
“Dolcezza!” “Albafica!”
In coro, ma con appellativi differenti, Dohko e Manigoldo si mossero in mio soccorso. Il primo mi tenne dritto con la schiena, mentre l'altro mi diede delle pacche piuttosto forti, per farmi ingoiare bene il boccone.
“Ohi non soffocare! Altrimenti mi costringi a farti la respirazione bocca a bocca!”
A quel punto sembrai improvvisamente riprendermi. Balzai in piedi, girandomi di scatto e puntando l'indice della mano destra, proprio contro il naso del greco-italiano.
“Non ci pensare minimamente, Manigoldo! O un pugno non esito a scagliartelo in faccia!”
Sbottai, nervoso come mai prima e rosso più di un peperone, in viso. Mi sedetti poi, per finir di mangiare in fretta.
“Oh beh, almeno vedo che non stai più soffocando.”
Sorrise sornione quel granchio. Gli inviai un'occhiataccia minacciosa, con intenti omicidi ben palpabili e strinsi la forchetta tra i denti, per trattenere il nervosismo.
Dovetti però constatare che tutto ciò che era stato preparato per me, era davvero buono. L'avevo gustato e mi faceva venire una certa voglia di chiederne ancora, nonostante fossi pieno.
La bistecca era stata cucinata divinamente, la salsa e il resto, si sposavano alla perfezione anche con l'insalata che- Mi tornò all'improvviso alla mente la frase di Manigoldo su Dohko e Shion, non potè quindi non balenarmi per la testa un sospetto.
Tale pensiero, sovrastò ogni mio altro che poteva essersi venuto a creare nella mia mente.
Guarda quindi il cinese con la coda dell'occhio. Notai che era intento a lanciare sguardi di pura ira e odio, al greco-italico che ora era tornato seduto davanti a me.
Che giornata movimentata mi stava capitando...ma come sempre, le sfortune non vengono mai da sole, c'è sempre qualcuno pronto a rompere le scatole.
Compreso un determinato gemello...
 
All alone he turns to stone
while holding his breath half to death
Terrified of whats inside
to save his life he crawls
like a worm from a bird
crawls like a worm from a bird”


Riconobbi nell'immediato la suoneria, non proprio con musica calma, del mio telefono, che interruppe Manigoldo dall'aprir bocca. Notai però, che per qualche strano motivo, ora mi stava fissando con sorpresa.
Guardai subito l'apparecchio telefonico e lessi il nome di chi mi stava chiamando. Il diabolico gemello Turunen, era stato di parola.
Dunque risposi.
“Qui Albafica, dimmi Kanon.”
Dissi seccamente, senza accorgermene. A volte il mio carattere è così, sono di umore tranquillo, ma in realtà all'esterno vengo frainteso per il mio comportamento.
Al mio amico greco, infatti salì subito il nervosismo.
“Sei proprio solare oggi, mi dicono. -Sospirò. Udii il suo tamburellare di dita, su qualcosa di ferro.- Comunque scusatemi se l'ho disturbata, regina Albafica...ma temo di aver bisogno del suo aiuto qui, a casa mia.
Possibilmente entro le tre del pomeriggio.”
Disse sfrontatamente, con aria da superiore. Volevo così bene al mio migliore amico, che una mazzata sui denti non mi sarei tirato indietro dal tirargliela.
Se non fosse stato poi per il fratello...il caro Saga, che di sicuro me l'avrebbe fatta pagare.
Solo lui è autorizzato a uccidere il gemello minore.
Guardai l'orario e l'orologio segnava quasi le due e mezza.
“Hm, devo arrivare lì alla velocità della luce allora...perchè sono al “Sanctuary” in centr-” “Passo a prenderti, è questione di vita o di morte.”
Non mi fece nemmeno finire la frase. Mi guardai attorno nel panico e velocemente balzai in piedi, per rimettere la tracolla.
Dohko e Manigoldo mi fissarono.
“Di vita o di morte? Kanon cosa succede, Saga è incinto e te l'ha comunicato ora dall'Inghilterra?”
Chiesi, facendo strabuzzare gli occhi ai due che mi stavano guardando. Il ragazzo più giovane, persino con interesse.
Il cinese invece sembrava impietrito e interdetto.
“No, peggio...-La sua voce si fece grave e io deglutii.- Atterrerà tra meno di un'ora all'aeroporto e io non ho ancora preparato la stanza per lui e il suo amico che viene a passare le vacanze con noi!”
Lo udii ringhiare e mi congelai sul posto. Saga che portava a casa un suo amico inglese? Mi chiesi se la sua dolce metà lo sapesse...
“Aspetta...e io in tutto questo, cosa dovrei fare?” “Ma è ovvio. Ho l'impalcatura di due letti, con rispettivi materassi, da portare in camera e mi serve una seconda persona per trasportarli, ecco tutto!”
Mi girai verso Manigoldo e Dohko, che si guardarono a vicenda. Il secondo spinse il primo di fianco a me, per poi andarsene salutandomi con un gesto della mano.
Fissai il bruno allontanarsi, mentre cercavo di indietreggiare per non far sentire al greco-italico la mia telefonata.
La privacy è privacy.
“Maledetto, se ne approfitta solo perchè è più forte...per ora.”
Sentii il ragazzo, che vagamente mi ricordava un granchio, mormorare.
“Guarda che non facciamo in tempo allora. Poi i letti vanno anche sistemati, mi hai preso per caso per una massaia?
Hai chiesto anche a Shura? Può fare una sorpresa a Saguccio e venirci ad aiutare, no?”
Riuscii ad avvertire il gelo antartico, provenire dall'altra parte della cornetta, seguito da un colpo di clacson e un inveire contro qualcuno, da parte di Kanon.
Il gemello stava guidando sicuramente. Non è mai calmo quando lo fa.
“Quella testa a corna di Shura sta lavorando! Altrimenti ovvio che gli avrei chiesto qualcosa, ma ho paura salti addosso a Saga e lo sbrani se vede Rhadamanthys.”
“Rhada-che?” Balbettai io, non riuscendo a pronunciare il nome. “Rhadamanthys! L'amico del mio doppio.”
“Aaahn!”
Realizzai.
Mi avviai verso l'uscita del locale, ma mi sentii seguito. Avvertii per la terza volta in poche ore, una sensazione di disagio lungo il corpo. Come se qualcuno mi fissasse in modo intenso...mooolto intenso.
“Co-comunque...sarebbe meglio avere un paio di mani in più...provo a chiamare El Ci-” “Se serve aiuto, ho due braccia libere.”
Manigoldo, una volta che fui uscito dal “Sanctuary”, mi comparve alle spalle. Cosa voleva ora da me? Perchè stava origliando la mia conversazione con Kanon?Ma soprattutto...perchè quest'ultimo lo sentì fin troppo bene?
“Uh? Hai un tuo amico lì? Fermalo subito e anche tu, resta dove sei! Digli che è ufficialmente reclutato per la missione: “Sistema casa Turunen prima che arrivi Mr. “Ordine Ovunque” con l'amico del Thè delle cinque in punto.”
Kanon parlò così in fretta, che non riuscii quasi a seguirlo, finchè...
 
Tuu...Tuu...Tuu


“Non ci credo...-Manigoldo mi guardò con un sopracciglio inarcato e espressione perplessa.- Ha agganciato quando ancora eravamo in linea.”
Ero scioccato, non avevo mai visto il gemello minore così di fretta e in agitazione. Saga tornava regolarmente a casa quando non aveva esami o era periodo di vacanze, ma Kanon non dava mai di matto.
Ora perchè lo faceva? Forse il motivo era l'ospite e quindi voleva mostrare il suo appartamento con un minimo di decoro?
Qualunque fosse il motivo, ora dovevo subirmi pure lui! Non solo Manigoldo.
“Perchè hai origliato la mia chiamata?”
Gli chiesi nell'immediato, voltandomi verso di lui con un diavolo per capello. Se solo fosse legale uccidere...se solo lo fosse!
Lo maledii più e più volte mentalmente.
Lui tenne un sopracciglio inarcato e si portò una mano al fianco, dopo essersi sistemato la camicia blu, tenuta da un lato fuori dai jeans.
“Origliato? Penso che tu sia sordo, perchè tieni il volume delle chiamate piuttosto alto. Anche Dohko sentiva bene.”
La risposta mi troncò le parole di protesta sul nascere. In effetti facevo quello che aveva detto, ma nessuno ci aveva mai fatto caso.
O se lo faceva non mi badava...
Sbuffai e riposi il telefono in tasca.
“Va bene, va bene...hai vinto la battaglia. Comunque ci sarà da lavorare...conoscendo poi il mio amico: lavori pesanti ci attendono.”
Provai a spaventarlo, ma sul suo viso si disegnò invece un sorriso entusiasta e battè un pugno contro il palmo dell'altra mano. Fece poi scrocchiare un po' il primo.
“Giusto quello che mi ci vuole. Domani devo riprendere ad andare in palestra, quindi un buon riscaldamento è ciò che mi serve.”
Fu troppo positivo e rimasi senza parole nuovamente. Cosa c'era che non andava con quel tizio? Cosa?? Perchè era così tenace?
Singhiozzai internamente e i capelli mi caddero in avanti. Che giornataccia...
“Uh? -Manigoldo mi si avvicinò e non vedendomi più il viso, scostò i miei capelli. Li trovò morbidi al tatto, notai infatti che li toccò ancora, dopo che li ebbe spostati.- Non nasconderti così. Mi dispiace starti antipatico...sto solo cercando di fare del mio meglio per conoscerci, dato che nelle prossime settimane saremo partner.”
Tirai su la testa e mi portai i capelli indietro con una mano, compresa la frangia. Rimasi in quella posizione per qualche minuto.
Quando riflettevo su qualcosa, lo facevo sempre. Senza accorgermene però, feci incantare Manigoldo con lo sguardo su di me.
Fu la quarta volta che sentii la strana sensazione di disagio. Deglutii e sospirai, lasciandomi i capelli.
“Scusa...non sono abituato a parlare con persone espansive come te, tutto qua. Però non mi stai del tutto antipatico...”
Confessai mormorando. Tali frasi, risollevarono l'umore del crostaceo al mio fianco.
Prima che egli potesse però dire altro, udii un rombo di motore familiare e davanti al “Sanctuary” si accostò una macchina che riconobbi subito.
Abbassò velocemente il finestrino e dentro vi vidi Kanon, con occhiali da sole, che mi faceva il cenno freddo di salire.
Dietro le lenti poste sui suoi occhi, intravidi uno sguardo infuocato e di nervosismo.
Deglutii e mi affrettai a girare intorno all'auto, per andare ad aprire la portiera del sedile accanto a quello del guidatore.
“Manigoldo, mettiti pure dietro.”
Lui annuì, anche se per un istante mi parve di veder balenare una strana luce nei suoi occhi. Questa durò però solo pochi secondi.
Quando ci fummo entrambi allacciati le cinture di sicurezza, Kanon ripartì velocemente, facendo un'inversione di marcia degna di un pilota esperto.
Notai, tramite lo specchietto retrovisore, Manigoldo tenersi alla maniglia della portiera pur di non volare dall'altra parte del sedile, nonostante la cintura.
“Caspita che guida sportiva.”
Osservò, ma non con tono di offesa. Kanon guardò il suo riflesso e accennò un sorriso soddisfatto.
“Sto andando di fretta, altrimenti farei anche di meglio.” “O di peggio...”
Volli commentare io, aggrappato con tutte e due le mani alla cintura. Mi guadagnai così un'occhiataccia da parte del mio amico, che premette di più il piede sull'acceleratore apposta.
“Dicevi?” “Scusa! Scusa! Guidi benissimo!”
Dovetti rispondere lusingandolo, con le unghie ben artigliate al sedile. Parevo nuovamente un felino desideroso di rimanere sul suo beato giaciglio.
Quella dannata auto aveva un motore fin troppo potente.
Il granchio dietro di me, si mise a ridere come mai prima. Lo avevo divertito così tanto? Tsè!
“Se fai così con lui, non oso immaginare se un giorno dovessi salire in macchina con me, dolcezza.”
Ghignò maleficamente alle mie spalle, leccandosi le labbra con un fare piuttosto famelico che non vidi. Un sopracciglio mi tremò nervosamente e sbuffai a lato.
“Io non salirò mai, in macchina con te.”
Risposi seccamente, appoggiando il gomito alla portiera e il pugno alla guancia. Gli occhi di Kanon, mentre si fermava a un semaforo, si posarono su di me.
“Non siete amici? -Chiese, massaggiandosi per un istante il collo. Poi si rivolse al ragazzo seduto nei posti dietro. Alzò una mano. -Comunque piacere di conoscerti, sono Kanon Turunen.”
Il “crostaceo” perchè ormai ero sicuro che fosse di quella tipologia animale, sorrise e salutò con un gesto amichevole.
“Manigoldo Luca Doukas, il piacere è tutto mio. Gli amici di questa dolcezza, sono anche miei” “Aspetta cos-”
Feci per protestare, ma Kanon non me ne diede la possibilità. Parlò lui e mi fece morire le parole in bocca sul nascere.
“Doukas? Avevo un professore di Storia che faceva così di cognome quando ero al liceo.”
Disse, mentre ci avvicinavamo a casa sua. Potevo vederla in lontananza e speravo con tutto me stesso che non ci saremmo ammazzati portando al secondo piano i letti per Saga e quel Rhadamantys.
“Hm? Sage Doukas, per caso?”
Chiese Manigoldo, con aria sorpresa. Kanon schioccò le dita.
“Bingo! Proprio lui...sei suo parente?”
Non avevo mai visto il mio amico tanto curioso, infatti lo guardavo con un'espressione piuttosto buffa. Quando parcheggiò davanti alla sua dimora, l'italo-greco dietro di me si mise a ridere.
Altroché, se sono suo parente! -Sorrise, slacciandosi la cintura e sporgendosi in avanti, verso il sedile del guidatore.- Sono suo figlio.”
Disse entusiasta, guardando Kanon. Quest'ultimo sorrise a sua volta e scoppiò in una fragorosa risata.
“Certo che il mondo è piccolo! Allora aveva un figlio quell'uomo.
Ogni volta che glielo chiedevo non rispondeva, nemmeno quando tentavo di farmi passare per Saga, il suo favorito in classe.”
Lo guardai storto e sospirai.
“Certo che sei proprio diabolico, Kanon. Scambiarti con tuo fratello solo per sapere se il tuo prof avesse un- SAGE?!”
Sobbalzai all'improvviso, fissando Manigoldo dopo essermi tolto la cintura. Non era possibile...
“U-Un attimo...un tizio dai capelli lunghi, bianchi?”
Il granchio annuì.
“Quasì sulla cinquantina?”
Annuì di nuovo.
“Sopracciglia come quelle di Shion e occhi verde chiaro?”
Medesimo movimento del capo da parte sua.
Mi raggelai sul sedile, con i due al mio fianco che mi fissavano intensamente.
“Albafica?”
Kanon interruppe il silenzio per farmi riprendere, mi portai una mano sulla faccia e mi massaggiai una volta gli occhi, poi le tempie.
“E' il professore che mi valuterà in lettere e storia all'esame...”
Mormorai, ma nell'esibirmi in quella scenata degna di una tragedia, non notai che sulle labbra di Manigoldo si era formato un sorrisetto compiaciuto. Nascondeva qualcosa, ma il sottoscritto ancora era ignaro di tutto.
“Ah davvero? Guarda che coincidenza! -Rise, dandomi una pacca sulla spalla.- Il vecchio è proprio ovunque accidenti.”
Scese infine dalla macchina, senza smettere di ridacchiare.
“Hm, io pensavo che Sage avesse terminato di insegnare con l'uscita mia e di Saga dai banchi di scuola.”
Kanon si tolse gli occhiali e li sistemò nel cruscotto. Anche lui sembrava essere di buon umore e grazie a Manigoldo per giunta!
“Il tuo amico è simpatico.” “Non è mio amico.”
Risposi glaciale.
“Cos'è allora, il tuo fidanzato?”
Inarcò un sopracciglio, guardandomi male. Era ironico, ma io mi colorai di rosso sulle guance. Era la giornata in cui ero solo io a dovermi beccare dell'omosessuale?
“E' un mio collega! Non mi piacciono gli uomini per la miseria! Lo sai anche t-” “Ormai non mi meraviglierei più se persone a me vicine lo fossero.”
M'interruppe freddamente, incrociando le braccia al petto. Per un istante, la mia mente e il mio cuore si erano illusi che Kanon potesse essere di buon umore.
Invece...


Per essere chiari il mio amico è un playboy.
Le donne sono costantemente attratte da lui -e anche dal fratello di conseguenza.- ne hanno entrambi avute molte infatti, Kanon forse più di Saga.
Solamente, un giorno, quest'ultimo, ha scelto di passare al “lato oscuro dell'orientamento sessuale”, come ha sempre definito il cambiamento del fratello maggiore, il gemello.
Per tal motivo, Kanon ha avuto molti scontri verbali in passato con il suo doppio -e anche fisici, ovviamente.- ma alla fine hanno risolto entrambi i propri disguidi.
In realtà, Saga non si è svegliato un giorno, decidendo di dichiararsi Gay. Assolutamente no.
Sin da bambino, ha sempre avuto un amico che nel bene e nel male, gli è stato vicino in ogni momento ed esattamente quattro anni fa, quando i due gemelli terminarono il mio stesso liceo, si accorse di provare per quel suo amico, un sentimento che andava oltre il volergli solo bene.
Non ne parlò mai con Kanon prima di allora e non gli chiese neanche consiglio per dichiararsi al suo bello, quello fu infatti un altro motivo per cui in quegli anni litigarono.
Tuttavia, un giorno Saga Turunen, prese in disparte il suo migliore amico e parlò chiaramente. Era convinto che avrebbe ricevuto solo un rifiuto, ma l'altro lo lasciò piacevolmente sorpreso, accettando la sua confessione e ammettendo di provare la stessa cosa per lui.
Da allora, Kanon ha sempre avuto un po' di problemi a guardare alle persone che vogliono diventare sue amiche.
Negli ultimi tempi, risultava addirittura svogliato anche quando usciva con la sua Hilda, altrimenti nota come regina di ghiaccio. Poiché lui stesso non la vedeva mai essere aperta o dolce nei suoi confronti, tutto il contrario.
Pensava che si fosse messa con lui solo per fare bella figura con le amiche e vantarsi di avere un bell'uomo per ragazzo.
Il povero gemello minore quindi, ha sempre vissuto e ancora vive nell'ombra del fratello e talvolta lo invidia non poco.


Sentii Kanon sospirare e gli posai una mano sulla spalla.
“Pensavo ci avessi fatto l'abitudine alla vita amorosa di Saga. Non mi hai più nominato niente riguardante lui...invece ora, fai queste allusioni indirette...”
Dissi, guardandolo con dispiacere. Lui accennò un sorriso amaro e annuì.
Il suo sguardo, perso nel vuoto, era triste. Molto triste.
“Si, l'abitudine ce l'ho fatta a dir la verità. Però...-Tirò fuori dalla tasca il cellulare e me lo mostrò.- un po' invidio mio fratello, sotto quel lato...è davvero felice. E' stato fortunato ad aver avuto un amico come il nostro 'cavaliere senza macchia e senza paura' al suo fianco sin da bambino.
Leggi comunque anche gli altri messaggi, avrai chiare un po' di cose anche riguardanti il mio umore altalenante.”
Terminò la frase e scese dalla macchina, la stessa cosa feci io, ma tenendo in mano il suo telefono. Andai nella casella dei messaggi, come lui desiderava.
Intanto, Manigoldo mi continuava a guardare e si aspettava quasi che io alzassi lo sguardo dal telefono, per ricambiare il suo. Tuttavia, sul mio viso vi era un'espressione triste per ciò che stavo leggendo e dunque il mio pensiero era rivolto a Kanon, non a lui.
Il primo arrivò alle spalle del granchio e gli posò una mano sulla spalla.
“Non voglio sapere, per quale motivo fissi Albafica così intensamente. -Manigoldo lo guardò con sorpresa e sbattè le palpebre più volte, con un'adorabile espressione ingenua in viso. Si sentì scoperto per un istante.- Però...qualsiasi cosa tu abbia in mente, non azzardarti a fargli qualcosa contro la sua volontà. -Il gemello minore, si fece estremamente cupo in viso.- Mi è stato vicino tutti questi anni, è un fratello acquisito per me e anche per il mio doppio...osa mettergli una sola mano addosso, senza che lui voglia...e ti assicuro, che non te la faccio passare liscia.”
Gli occhi color smeraldo del ventitreenne brillarono alla luce del sole. Lasciavano però trapelare tutte le emozioni che stava provando in quel momento, soprattutto il suo senso di protezione nei miei confronti.
Guardò poi in mia direzione.
Manigoldo non si scandalizzò per le sue parole, né si spaventò. Ovviamente ne rimase sorpreso, ma per qualche motivo cercò di non darlo a vedere.
Fece anzi del suo meglio per nascondere il tutto.
Girandosi verso di lui, lo guardò solamente negli occhi e sorrise sfrontatamente, con il suo solito fare da birbante.
“Non penso tu sappia che tipo di persona sono, Kanon e poi...fargli qualcosa? Quella dolcezza è adorabile, rovinarlo sarebbe un peccato, ancor più mettergli le mani addosso. -Ridacchiò amichevolmente e si portò le mani in tasca.- Non potrei davvero mai fargli del male...”
Lo mormorò, fissandomi con sguardo perso.
Kanon assottigliò lo sguardo e il suo umore altalenò per l'ennesima volta. Fece una smorfia, dirigendosi verso il garage, davanti al quale aveva già posizionato i letti da portare in casa.
Io finii di leggere i messaggi e dovetti sospirare mentre mi avvicinavo a Manigoldo, tenendo in mano il cellulare del mio amico.
L'italo-greco, notò subito che qualcosa nel mio umore non andava.
“Che succede?”
Scossi la testa e lo guardai negli occhi.
“Ti ha detto qualcosa di protettivo nei miei confronti, vero? -Gli chiesi, sorprendendolo. Lui con un cenno della testa mi diede la conferma che ciò che avevo detto era giusto.
Sorrisi amaramente.- Non riesce a trovare una persona che lo ami.”
Conclusi, guardando verso Kanon, intento a prendere anche i materassi e avvicinarli alla porta di entrata della casa.
“Come? Dovrebbe fare strage di cuori.”
Osservò lui, in modo serio, portandosi le mani in tasca. Gli mostrai il telefono di Kanon, su un messaggio particolare.
“Questa ragazza si chiama Hilda, guarda cosa gli ha scritto. Sia chiaro, non lo faccio perchè sono uno che spiffera ai quattro venti gli affari dei miei amici...ma è per farti capire per quale motivo sei stato appena minacciato da lui.”
Manigoldo mi tenne ferma la mano per leggere il messaggio e lo vidi assottigliare gli occhi, per poi sospirare. Avvertii le sue dita premere sulla pelle della mia mano, quasi innervosito e poi me la lasciò.
“Capisco...-Mi posò una mano sulla testa e mi scompigliò i capelli.- Prima di rattristarci però, andiamo ad aiutarlo.
Tra un'ora suo fratello atterrerà, giusto? Meglio far trovare tutto in ordine.”
Mi strizzò l'occhio e corse ad aiutare Kanon. Rimasi sorpreso dal suo comportamento, ma allo stesso tempo mi fece piacere.
Quando i suoi occhi si erano posati nei miei, sembrava che avesse già capito. Compresi allora che non era solo una persona che desiderava mostrarsi sfrontata e idiota, anzi...lo faceva apposta.
“Kanon...Manigoldo...-Misi il cellulare del primo in tasca, gliel'avrei ridato dopo aver sistemato i letti.- Ehi aspettatemi!”
Corsi infine anche io dai due, per aiutarli.
 
† † †


Stavo ascoltando la sua voce che leggeva con attenzione, quando lo sentii fermarsi. Osservai il suo viso con fare curioso.
“Perchè ti sei fermato?”
Gli chiesi, dato che lo vidi anche mettersi seduto, con il quaderno in mano. Sembrava incantato a fissare il vuoto, però non era quello che stava osservando.
“Le parole di Kanon...-Girò la testa verso di me e mi guardò intensamente.- quando te le ho dette, sei stato capace di annotarle così bene.
Hai una bella memoria, dolcezza. -Sorrise di nuovo e mi posò la mano sulla testa, come il giorno di cui stava leggendo. Anche in questo caso, i miei capelli vennero ridotti a una massa scarmigliata, a causa sua.- Il nostro caro amico, quel giorno mi prese per un poco di buono.”
Ridacchiò, grattandosi la testa.
“Beh...neanche adesso, se non ti conoscessi, ti darei della brava persona.”
Lo vidi irrigidirsi e guardarmi con un'espressione stupita. Gli feci la linguaccia, accennando un sorriso.
Fui io stavolta a posargli una mano sulla testa. Gli scompigliai i capelli color del mare profondo, ma essendo essi corti, non si notò nemmeno quel disordine.
“Occhio per occhio...” “Dente per dente...ma aspetta di vedere il mio metodo per far rispettare la legge del taglione.”
Mi fece l'occhiolino, con un ghigno malefico sulle labbra. Alzai gli occhi al cielo.
Ormai sono abituato ad aspettarmi di tutto da te, non pensare di potermi ingannare.
Posai il mento alla sua spalla, guardando il quaderno.
“Prosegui, tra poco arriva il bello per il nostro Kanon.”
Ridacchiai.
Manigoldo mi rivolse uno sguardo con la coda dell'occhio.
“Avrai scritto qualcosa anche su di noi, vero?”
Finsi di non ascoltarlo e fischiettai.
Non ti dico niente, granchiaccio. Così impari.
Il divertimento era appena iniziato e la mia dolce metà sembrò apprezzarlo.
Alla fine mi punirai, ma non ha importanza...volevo passare una giornata del genere con te da tempo.
Continuai le mie riflessioni, mentre lui si accingeva a riprendere da dove era rimasto.
 
† † †


Portammo i letti e i rispettivi materassi, al secondo piano. Fu un vero e proprio calvario, capii cosa provavano in passato gli schiavi con i propri padroni.
Più di una volta avevo rischiato che qualcosa mi sfuggisse di mano. Fortunatamente però, Manigoldo era sempre alle mie spalle pronto a sorreggere il tutto.
Ciò nonostante, non perdeva mai tempo per esprimere i suo commenti poco raffinati, a cui spesso si era aggiunto anche Kanon.
Altro che giornataccia, era una pessima giornata! E ancora non si accingeva a finire...
Una volta sistemati letto e resto nella camera spaziosa di Kanon, la quale ora era adibita ad ospitare ben tre persone, tirai un lungo respiro di sollievo.
“Bene abbiamo fini-Guah!”
Il gemello dall'umore più nero della maglia che indossava, mi tirò addosso delle lenzuola e delle coperte, ne lanciò poi anche a Manigoldo, che ebbe però riflessi più pronti dei miei.
“Queste sono le ultime cose da sistemare, aiutatemi con i letti e poi vi lascio liberi.”
Disse freddamente e a quel punto mi stancai, lanciai per la rabbia le coperte sul letto che dovevo fare.
“Ma insomma! -Sbottai innervosito, guadagnandomi lo sguardo furente del mio migliore amico, addosso.- So bene quanto tu sia lunatico, Kanon.
Però il fatto che l'umore ti sia cambiato tanto all'improvviso solo pensando a Hilda mi lascia perplesso.
Ti ha fatto le corna, ti ha detto che vali meno della suola dei suoi tacchi a spillo, che ti ha usato e fatto altre cose. -Infierii appositamente, lo vidi infatti serrare i pugni e incarnarsi quasi le unghie nella pelle.- E vuoi continuare a stare male per una donna del genere?
Dovresti essere contento dei messaggi burberi che le hai scritto in risposta!
Anzi, già il fatto che lei abbia usato il telefono invece di chiederti di uscire e parlare, dimostra quando in realtà non abbia avuto il fegato di affrontarti!
Quindi perchè...-Feci una pausa e osservai il suo viso, ora ricoperto dai capelli di quel color cobalto intenso.-perchè devi stare male per lei?”
Kanon sembrò non voler rispondere e mi diede le spalle, sedendosi sul letto che avevamo appena portato in casa.
Appoggiò gli avambracci alle ginocchia, chinando anche la testa in avanti. I lunghi capelli, gli ricaddero lungo il viso, oscurandoglielo.
Lo sentii sospirare.
“Albafica...non è solo questo.”
Mormorò e digrignò i denti, quasi non volesse parlare o dirmi qualcosa. Prima che potessi commentare, avvertii anche una mano posarmisi sulla spalla.
Girando la testa vidi Manigoldo serio in viso. Scosse la testa come per dirmi di non insistere.
“Kanon avrà le sue buone ragioni per essere di umore nero. Può darsi anche che il motivo non sia quello che tu pensi.”
Tenne un tono di voce basso, per non farsi sentire, ma il gemello seduto lo sentì e sorrise amaramente, tirandosi all'indietro i capelli.
“Manigoldo ha ragione, Alb. -Si mise in piedi, iniziando a sistemare le lenzuola e le coperte del primo letto.- Di Hilda non me ne importa proprio niente è solo che...beh, quei messaggi me li ha inviati oggi; e oggi...
Sai che anniversario è?”
La sua domanda mi fece rimanere perplesso e ancora una volta maledii la mia memoria. Sul mio viso si era disegnata un'espressione adorabilmente ebete e confusa.
Notai che con quel fare riuscii a strappargli un sorriso esasperato ma sollevato. Si avvicinò, passandosi una mano tra i capelli ora spettinati.
Mi guardò con i suoi profondi occhi smeraldini. Essendo lui di molto più alto di me, dovetti inclinare la testa per poter ricambiare i l suo sguardo.
“Con oggi, sono passati dieci anni dalla morte dei miei genitori adottivi. Sai bene che io mi sono ricongiunto a Saga quando avevo quattordici anni e quello ne fu il motivo.
Ora...oggi non avevo voglia di pensarci, ma i messaggi di Hilda mi hanno portato a farlo.”
Rimasi all'improvviso in silenzio e senza parole. Tuttavia, il suo viso si era addolcito, come se si fosse tolto un grande peso dal cuore.
“E' stata solo la goccia che ha fatto traboccare il viso. Ogni anno, l'8 giugno mi capita qualcosa di sgradevole, ci ho fatto ormai l'abitudine...solamente, quest'anno ero partito positivo e pensavo che così facendo tutto sarebbe andato per il verso giusto. -Sospirò.- Quella strega è stata crudele. Alla fine mai una volta le ho fatto mancare qualcosa, sia nella nostra storia sentimentale che per quanto riguardava l'essere disponibile per lei.
Ero sempre pronto ad aiutarla, ascoltarla...e così ho finito per reprimere il vero me stesso...-Guardò a lato, con un ringhio sulle labbra.- Comincio a essere convinto, che non esista una persona con cui io veramente riesca ad essere Kanon Turunen, a parte te e Saga.”
Incrociò le braccia al petto, ma dopo qualche minuto riuscì a calmarsi.
“Preparare la casa e andare a prendere mio fratello in aeroporto, era un modo con un altro per concedermi una distrazione. -Si stirò, guardando Manigoldo sistemare il secondo letto. Un sorriso velato, gli segnò le labbra.- Per giunta, sapere di avere una terza persona in casa, mi innervosisce...non so che tipo sia quel Rhadamanthys.
Saga me lo ha sempre descritto come un tipo pacato, educato e...inglese al cento per cento, in ogni suo comportamento. -Percepii un cambio di tonalità nella sua voce e trattenni una risata. Kanon non era una persona che amava le novità o i cambi di abitudini.
Avere un inglese in casa invece, poteva benissimo comportare quel cambio e ciò non lo emozionava tantissimo. -Spero non abbia fatto diventare mio fratello un fanatico del Thè.”
Fece una smorfia buffa, quando ecco che sentii il suo telefono vibrarmi in tasca. Lo tirai fuori e lessi il nome sullo schermo.
“Kanon!” Lo riportai alla realtà e lui prese nell'immediato in mano l'apparecchio telefonico. Rispose.
“Pronto Sag-” “Ma si può sapere dove sei?”
La voce innervosita del gemello maggiore, era ben riconoscibile. Scossi leggermente la testa, sistemando l'ultimo letto ancora da fare.
Guardai poi in direzione di Manigoldo, il quale mi si avvicinò.
“Mi dispiace per Kanon...so cosa vuol dire perdere qualcuno di caro.”
La sua espressione era una maschera impassibile e anche i suoi occhi erano tali. Non mi degnò di uno sguardo, o meglio, lo fece solo dopo che fu tornato alla realtà con i pensieri.
Mi rivolse un sorriso.
“Manigoldo...tu hai-” “Come dove sono? Tra poco parto per venirvi a prendere. Stavo sistemando casa.”
La conversazione di Kanon mi fece distrarre e inarcai un sopracciglio, guardando poi l'ora. Ridacchiai e gli feci cenno di guardare l'orologio.
“Uh? -Fissò l'oggetto ed impallidì.- Accidenti! -Erano le 16:30, Saga era atterrato da più di mezz'ora.- Scusami Saguccio caro! -Kanon svelò la sua diabolica vocina smielata, che però non aveva mai effetto sul gemello maggiore.
“Arrivo a prendervi all'istante! Albafica, Manigoldo, scusate ma vi devo...cacciare.”
“Certo che tuo fratello è proprio sveglio, eh Saga?”
Dall'altra parte della cornetta, Kanon udì una voce mai sentita e un sopracciglio gli si mosse su e giù, innervosito.
“...dimmi che quella voce non è del tuo amico.”
Conoscevo il mio migliore amico e quando aveva quel tono di voce, era meglio andarsene.
“K-Kanon...io e Manigoldo ce ne andiamo! Mandami un messaggio quando arrivi con Saga, va bene? Ciao!”
Afferrai il mio collega per il polso e corsi fuori dalla dimora, il più velocemente possibile. Il granchio addirittura rimase sorpreso e sgranò gli occhi. Svicolammo via alla Lupo de Lupis, in men che non si dica.
Quando ci fummo fermati, sentii Manigoldo ridacchiare mentre riprendevamo fiato.
“Anf...meno male, siamo riusciti a fuggire prima che ci fosse l'esplosione galattica di Kanon.”
Mi passai una mano sulla fronte sudata, mentre tiravo un profondo sospiro.
“Hm, penso di si...ma non ti facevo così possessivo nei miei confronti, dolcezza.” “Eh?”
Feci una faccia poco convinta, quando ecco che mi fece notare dove avevo la mano destra con stretta ben serrata.
Quando la notai sul suo polso, arrossii e lo mollai di colpo, incrociando le braccia al petto.
Gonfiai le guance, guardando di lato e mettendomi a camminare verso il centro città, senza badarlo.
Inutile dire, che lui mi seguì divertito.
Portai le mani in tasca e cercai di ignorare i suoi sghignazzi. Cosa gli costava lasciarmi in pace? Ma specialmente...che diavolo voleva ancora da me?
“Abbiamo aiutato Kanon, puoi tornartene benissimo al “Sanctuary”.” Gli intimai, con voce ferma e seriamente infastidita.
Non sembrò però intenzionato a desistere dal seguirmi.
“Perchè? Tornare da Shion sarebbe noioso, conoscere un mio futuro collega invece è molto più interessante.”
Gli lanciai un'occhiata. Sorrideva allegramente, come se stare con me fosse per lui la cosa più normale di questo mondo.
Mi parve persino entusiasta del fatto. Sospirai e passando di fianco alla boutique “Rose” del centro, ne osservai la vetrina.
Quel negozio aveva spesso molti vestiti che mi piacevano. Dalle camicie alle magliette, ai jeans fino ai completi classici eleganti. Tutto era piuttosto bello e conveniente, avrei fatto spesso spese lì dentro...se non fosse stato per il commesso.
Non essendo grande come posto, ne aveva solo uno e...bastava per inquietarmi. Ero entrato in quella boutique un paio di volte, insieme a Cardia, in passato.
Fin lì tutto a posto, fare compere e svestirmi con mio cugino di fronte, non era mai stato un problema...quest'ultimo si veniva a creare quando c'era di mezzo quel tale: Aphrodite, appunto, il commesso del “Rose”.
Il suo sguardo addosso, non faceva rabbrividire solo me quando mi cambiavo, ma anche lo stesso Cardia, che di sicuro era da sempre stato abituato alle occhiate degli uomini del suo stesso orientamento.
Purtroppo alla fine, i flirt vari di quell' Aphrodite, ci costrinsero ad evitare il negozio e a non metterci più piede dentro.
Addirittura sembra strano, ma quando lo nomino a mio cugino, rischia di prendermi per un indemoniato e farmi un esorcismo.
Aaaah, le doti scenografico e attoriali di Cardia...
“Puah, questo negozio...”
Sentii Manigoldo mormorare e mi destò dal mio pensiero e ricordo. Lo guardai sbattendo le palpebre, fermandomi.
“Qualcosa non va?”
Ci fu un istante di silenzio in cui lui si portò le mani in tasca. Pareva strano vedere la sua espressione agitata e ciò mi insospettì molto.
“Hm, niente...solo...andiamocene via di qua prima che-” “Manigolduuuuccio! Che piacere rivederti!”
Tutto d'un tratto, il mio collega impallidì.
Una voce stridula, ma rauca lo chiamò e vidi il granchio raggelarsi improvvisamente sul marciapiede.
“N-No...non dirmelo...- Io guardai alle sue spalle e vidi uscire dal “Rose” una...donna? Dai lunghi capelli biondi e mossi, un rossetto viola-nero sulle labbra e un vestito intonato ad esse. I suoi occhi brillarono non appena si posarono su Manigoldo. -Non lui...non Veronica.”
Lo vidi girarsi con la testa a scatti, in direzione di quella ragazza. La sua espressione era di puro terrore e dovette anche deglutire, neanche avesse visto il suo peggiore incub-un momento! Non Lui?
Ma quella era una donna! Ne aveva perfettamente ogni tratto e attributo!...oppure no? Si chiamava Veronica dopotutto...
Sbattei le palpebre un paio di volte e guardai il granchiaccio.
“Manigoldo? E' una tua amica?”
Mentre l'altra si avvicinava, non ricevetti risposta. Bensì quando quella donna fece per slanciarsi sul ragazzo dagli occhi color ametista, mi venne afferrato il polso.
“Scusami dolcezza, è questione di vita o di morte...per entrambi!”
Venni così trascinato in una folle e pazza corsa, per le vie del centro città. Faticai tremendamente a stare al passo con Manigoldo, la sua velocità era sempre la stessa, ma non essendoci io abituato, rimanevo ansimante dietro di lui.
Se non avesse avuto il mio polso, serrato nella sua presa -in tal caso, nella sua chela- di sicuro sarei rimasto io, da solo, con quella Veronica.
Quest'ultima arrancava a fatica dietro di noi.
“oooh! Uffa- Manigolduccio non scappare sempre!”
Urlò ansimante, come convinta che il ragazzo avesse voglia di ascoltarla.
Per seminarla definitivamente infine, il mio collega fece una curva improvvisa, costringendomi a nascondermi e a schiacciarmi contro la parete di una fenditura tra due case, con lui.
Il vicoletto era davvero stretto e prima che potessi realizzarlo, ero appoggiato con la schiena al muro opposto a dov'era Manigoldo.
La sua chela ancora non accennava a lasciarmi e la sua stretta cominciava a farmi dolere il polso, tenevo infatti un occhio mezzo chiuso. Mi stava facendo male.
Ero così tanto con la testa altrove, che non notai neanche la mia vicinanza al suo corpo. I nostri petti quasi si sfioravano e io avevo addirittura un ginocchio tra le sue gamba.
Fortunatamente, essendo io più basso di lui, non lo toccavo minimamente con l'arto.
Stavo ansimando per la corsa, quando ecco che udii nuovamente la voce stridula di quella donna urlare il nome del mio collega.
Feci per rivolgermi a quest'ultimo.
“Manigoldo ma che diavolo succe-HM!”
Lasciò il mio polso, ma in compenso mi posò la mano sulla bocca per farmi star zitto. Così facendo, il peso del suo corpo si spostò in avanti e spinse il suo petto contro il mio.
“Scusami...ma è meglio tacere per il momento.”
La sua voce sussurrata, fu calda e sensuale. Dovetti deglutire.
Avvampai tutto d'un tratto, diventando forse più rosso di un peperone o qualsiasi altra cosa. Avvertii li guance bollenti.
Quella vicinanza...mi consentiva di osservare al meglio ogni lineamento del granchio innanzi a me. Il suo sguardo color ametista, era rivolto verso la strada, dove ora stava passando di corsa Veronica, speranzosa di trovarci.
Le labbra di Manigoldo, erano incrinate in una smorfia di disgusto come anche di nervosismo. Alcuni ciuffi di capelli scompigliati, gli stavano appiccicati, per colpa del sudore, al viso.
Per la prima volta lo vedevo con un'espressione che non fosse di scherno o di ilarità.
Quella visione, dovetti ammettere che per un attimo fu...sublime. Se fossi stata una ragazza, penso non ci avrei impiegato molto a saltargli addosso.
Ci furono diversi minuti di silenzio, finchè il mio compare, non constatò che Veronica se ne fosse andata via.
Tirò un sospiro profondo di sollievo, togliendo successivamente la mano dalla mia bocca. Si fermò ad osservare il mio rossore in viso e distolsi lo sguardo dal suo nell'immediato.
Non volevo farmi vedere imbarazzato da lui.
“Mi dispiace averti trascinato in questa corsa...ma se non l'avessi fatto, probabilmente Veronica ti avrebbe scelto come suo prossimo obiettivo.”
Sbattei le palpebre perplesso. Non era una bella donna, è vero...ma non capivo perchè sarei stato in 'pericolo'.
“Non capisco, cosa vuoi dire?” Il granchio alzò gli occhi al cielo. “Sei proprio un pesciolino ingenuo, eh?
Sveglia! -Mi picchiò un paio di volte le nocche della mano sulla testa. Si sentì però un tonfo sordo, simbolo che non mi stava passando nulla di logico per la mente.- Quella non era una donna, era un dannato travestito che ci prova con tutti gli uomini che gli capitano a tiro.
Nei miei confronti ha poi una vera e propria fissa, quindi puoi ben immaginare.”
Tutto d'un tratto, mi feci rosso nuovamente per l'imbarazzo.
Silenzio.
 
Uno...
Due...
Tre...


“QUELLO ERA UN UOMO?!”
Sbottai e il mio collega dovette coprirsi le orecchie per non essere stordito. Mi lanciò uno sguardo omicida, per poi chiudermi nuovamente la bocca con il palmo della mano.
“Dio mio! Ti strappo le corde vocali la prossima volta che urli! -Venni prontamente rimproverato per la mia impulsività, ma tentai di nascondere il viso nel buio del vicolo. Lui sospirò.- Comunque si...era un uomo e piuttosto brutto, non lo hai pensato subito quando gli ho dato del lui?”
Mi chiese, con tanto di sopracciglio inarcato e tono incalzante. Io deglutii e la voce mi tremò nel rispondergli, mi vergognavo.
Se non fosse stato per lui, avrei sicuramente scambiato quella Veronica per una donna; finendo poi nel suo tranello.
Finendo...il solo immaginarlo mi fece rabbrividire e tremare.
“Io...i-io-” “Sei così ingenuo, dolcezza. -Usò il suo solito tono di scherno. Lo guardai male, ma lui mi stava in realtà sorridendo.- Adorabilmente ingenuo.”
Posò la mano sulla mia testa e mi accarezzò i capelli.
Per quale motivo continuava a trattarmi in quel modo? Insomma ero stanco...prima mi considerava una donna, poi un bambino e ora...un pesciolino ingenuo!
Non potevo più tollerarlo! Se voleva un rapporto tra colleghi, allora mi doveva portare rispetto.
“Manigoldo, stammi a sentire! -Parlai finalmente.- Per quale motivo continui a essere così petulante nei miei confronti?”
Un'espressione sorpresa, gli comparve sul viso imperlato dal sudore della corsa.
“Cos-” “Sono stufo! Non siamo amici, eppure ti prendi tutte queste confidenze! -Gonfiai il petto e così facendo lo spinsi solo di più contro il suo.- Non ti devi poi azzardare a darmi della donna! In questi anni ho già odiato abbastanza quel bastardo di Minos per averlo fatto!
Non tollero dunque che qualcun altro si rivolga a me in quel modo. Io non sono la tua dolcezza, quella te la puoi andare a trovare ai lati della strada o in qualche altro posto che frequenti.
Sono un uomo e anche se non sono il massimo della virilità, lo rimango.”
Parlai chiaro e senza accorgermene, avevo anche afferrato i lembi della sua camicia, in tono con i capelli.
Quando lo mollai, il suo viso cominciò a farsi cupo e lo rivolse verso la parte più scura del vicolo. Le sue mani erano serrate a pugno.
Non capii bene come si sentisse e in quel momento neanche me ne importava. Era nervoso? Affranto? Adirato? Mi stava odiando? Bene: se lo meritava.
Non permetto a nessuno di trattarmi come aveva fatto lui, solo a causa del mio bel visino. Era una maledizione per me, ma come una rosa ha le spine per proteggersi, io ho il mio caratteraccio.
Ahimè lo so usare anche sin troppo bene come arma da difesa.
“E adesso usciamo da qui...ho solo voglia di stare tranquillo.”
Gli dissi freddamente, senza badare a come si sentisse. Sperai che il sentimento che stesse provando fosse senso di colpa.
Con una smorfia sul viso, feci per allontanarmi da lui.
Manigoldo però, si mosse precedendomi più rapidamente...tuttavia non controllammo un dettaglio singolare e senza che potesse dire niente, si ritrovò a cadermi addosso ed ad intrappolarmi contro il muro.
Il suo viso, affondò nei capelli cerulei che mi si erano raggruppati sulla spalla destra. Rimasi come paralizzato, a occhi sbarrati.
I miei arti, si trasformarono in pezzi di ghiaccio talmente pesanti, da non poterli minimamente alzare.
Perchè dovevano accadere tutte a me quel giorno? Deglutii e cercai di spingerlo via, posando le mani sul suo petto.
“M-Mani-” “La cinghia della tua tracolla...e la mia cintura...”
Mormorò qualcosa che io non lo compresi subito, tanto che tentai di guardarlo con la coda dell'occhio. Il suo tono era così distaccato, che mi fece sentire a disagio.
“Cosa?” “...sono incastrate tra loro, non riesco a liberarle da questa posizione.”
Percepii il suo fiato caldo sopra l'orecchio e un brivido mi percorse la spina dorsale. Non ne capii il motivo, ma lo trovai estremamente piacevole.
“Po-Posso fare qualcosa io, allora.”
Sussurrai impercettibilmente, mentre deglutivo. Cercai di sembrare sicuro, ma in realtà il mio corpo tremava.
Provai anche a portare le mani sulla cinghia della tracolla, all'altezza della cintura di Manigoldo, ma queste non volevano smettere di muoversi.
Dovevo calmarmi! Dovevo assolutamente calmarmi!
Ero nel panico, ma Manigoldo riuscì ad afferrarmi entrambi gli arti con i suoi e a farmeli posare sugli oggetti incriminati, che ci tenevano bloccati.
Le sue mani erano fredde, ma a contatto con le mie, si scaldarono immediatamente.
“Mi verrebbe di nuovo una battuta...ma tanto a te non importerebbe, come neanche ti importerebbe di me.”
Udii le sue parole mormorate e stranamente mi diedero più fastidio dei suoi nomignoli o comportamenti.
“Dilla allora! Fai la tua diavolo di battuta, Manigoldo! Ma non fare la vittima...altrimenti...-Deglutii.- altrimenti diventi un'altra persona...e sinceramente...il Manigoldo di prima andava bene e non era nemmeno male... -Feci una pausa, sospirando.- Poco fa...ho parlato con cattiveria, mi dispiace.”
Dissi infine. Non sono mai stato il tipo da portar rancore e...sentire quel ragazzo cambiare comportamento così all'improvviso, fece sentire me in colpa.
Udii la sua risata profonda al mio orecchio. Scorgendo anche un sorriso sulle sue labbra, mi sentii sollevato.
“Stupido pesciolino, come se ti avessi trattato in quel modo per offenderti.”
Cercò di sollevarsi, dimenticandosi però dell'incastro cintura-cinghia, mi ricadde addosso sbuffando.
“Ho la memoria corta...come diavolo ci siamo finiti avvinghiati in questo modo?”
Mi chiese tutto d'un tratto, dopo aver fatto il danno. Avevo infatti appena tirato una zuccata al muro dietro di me ed ero un po' intontito.
Lui invece, era stranamente calmo e neanche faceva qualcosa per non starmi appiccicato con il corpo.
“Ahi ahi...ora come ora, non me lo ricordo nemmeno io...ho battuto la testa. -Sospirai dolorante.- che ne dici se ci pensiamo dopo e ora vediamo di slacciare la tua cintura e la mia tracolla?”
Proposi, vedendo e ammirando le stelle che vedevo, per colpa del mio approccio diretto con il muro. La costellazione dei pesci era così bella...
Sentii il mio collega ridacchiare divertito, cercando di ovattare il più possibile la voce. Bene, adesso quale immagine gli era passata per la testa?
“Certo che vai subito al sodo, dolcezza.” “Come scusa?” “Slacciarmi la cintura...ti dice niente?”
Avvampai immediatamente e mi sbrigai a tornare con le mani sui due oggetti, per poterli sistemare.
“I-Idiota! -Balbettai, guadagnandomi un'occhiata furba da parte sua.- Sono etero, non farmi passare per altro!”
Odiavo quel granchio, altrochè se lo odiavo! Non avrei mai dovuto scusarmi poco prima. Doveva essere la tipica persona a cui dai un dito e si prende un braccio.
Tentai di rimanere calmo, nonostante una sua mano, che mi si posò sul fianco. Non capii se l'avesse fatto apposta o cosa, però...mi stava come accarezzando per calmarmi.
Purtroppo non realizzai subito, ma ritrovai ad apprezzare quel tocco...senza protestare minimamente.
Trasse un respiro profondo, con la testa ancora intrappolata nei miei capelli.
“Hm...che buon profumo.”
Cambiò discorso, mormorando, mentre io avevo quasi sbloccato la situazione. Lo guardai perplesso, con la coda dell'occhio.
“Profumo?” Chiesi. “Si, i tuoi capelli...hanno un buon odore.”
Trasalii nervosamente, guardando altrove. Le mie gote si dovevano essere colorate di nuovo di un timido rossore.
Perchè doveva fare certe uscite? Perchè con me poi?
“D-Deve essere il mio shampoo allora...”
Risposi con un filo di voce. Manigoldo mosse la testa, sprofondando ancora di più tra i filamenti cerulei che avevo per capelli.
Trasse un altro respiro.
“Alle rose -Dedusse-...mi piace. Hai buon gusto, pesciolino.”
Sussurrò al mio orecchio e potei avvertire le sue labbra calde, sfiorarmene la pelle.
Come poco prima, un brivido piacevole mi percorse ma allo stesso tempo sbloccai le due cinghie incastrate.
Appena lo feci, Manigoldo scattò e uscì dal vicolo per stirarsi. Pareva molto indolenzito e con quei movimenti ampi delle braccia e delle gambe, metteva in risalto il suo fisico atletico e ben formato.
Uscendo anche io dal vicolo, notai come le sue spalle fossero larghe e possenti viste da dietro. La camicia blu, stava aderente sulle sue braccia quando le piegava, segno che confermava la mia teoria sul fatto che lui facesse palestra. Anche se l'aveva detto esplicitamente ore prima...
Scesi infine con lo sguardo e non so quale motivo mi spinse ad osservargli le gambe, così slanciate, fino a salire al...
“Dolcezza? Ehi, ti sei incantato? Ti ho fatto una domanda.”
Trasalii e feci ritorno dal mondo dei sogni, alla cruda realtà. Sbattei le palpebre rapidamente.
“Ehm...cosa mi hai chiesto?”
Domandai innocentemente, realizzando di non aver badato alle sue parole, per osservare invece il suo corpo.
Quanto potevo essere idiota?
La mia espressione era pari a quella di un cucciolo ingenuo, ai suoi primi contatti con la vita. Con occhi cerulei, lo fissavo con sguardo adorabilmente confuso.
Lo vidi irrigidirsi per un istante e distogliere gli occhi da me, come per non mostrare qualcosa che stava provando...
“Semplicemente volevo sapere se ti dovevo accompagnare da qualche altra parte.”
Sorrise, portandosi una mano sul fianco. Mi guardò infine bene e dopo qualche istante scoppiò a ridere.
“Però ora la tua priorità dovrebbe essere sistemare i capelli.”
“Come?”
Me li toccai e notai di avere un ammasso scarmigliato di fili celesti in testa.
“Accidenti! E' tutta colpa tua! Mi hai usato come cuscino, ora sembro il terzo fratello Turunen, solo in azzurro!”
Infatti, con quella capigliatura, assomigliavo tutto a loro...solamente il fisico più magro e non muscoloso quanto il loro, mi distingueva.
Sospirai.
“A proposito... - Guardai rapidamente il cellulare che avevo in tasca e notai il messaggio del mio migliore amico.- torniamo indietro, Kanon ha recuperato suo fratello vorrei dunque vederlo.
Spero non sia un problema per te...”
Così mi avviai sulla strada. Tuttavia, Manigoldo era fermo in piedi, con lo sguardo rivolto verso il sottoscritto. Non aveva dato alcuna risposta, né aveva fatto cenno di apprensione.
“Qualcosa non va, granchiaccio?”
Sembrai destarlo dal suo sogno.
“Granchiaccio? Ora sei tu a darmi nomignoli? -Ridacchiò e mi superò camminando più velocemente.- Va tutto bene, stavo solo pensando a te, dolcezza.
Vedo che cominci ad apprezzarmi e a considerarmi di più, parli anche al plurale adesso.”
Mi fece l'occhiolino e tutto d'un tratto, la rabbia mi crebbe dentro. Avvampai e gli corsi dietro minacciandolo con la tracolla.
“Tu brutto-Non ti considero minimamente! Sei un crostaceo e basta!”
“Allora perchè te la prendi tanto? Il ciclo ti sta facendo proprio male.”
Mi prese in giro e subito il codardo, si mise a scappare.
“Se ti acchiappo ti riduco a una zuppa di granchio!” “Prima devi prendermi, dolcezza!”
Rise e così l'inseguimento, fino a casa dei gemelli Turunen, ebbe inizio.




Arrivammo davanti alla dimora di Kanon, entrambi con il fiato corto. Ero piegato sulle ginocchia, ma riuscii ad afferrare un lembo della camicia di Manigoldo.
“Pre...so.”
Esordii senza voce, in carenza d'aria.
L'italo-greco, ridotto allo stesso modo, ridacchiò e mi posò una mano sulla testa. Me la accarezzò gentilmente.
Una delicatezza che comunque non mi sarei mai aspettato da lui.
“Hai vinto anche tu una battaglia, allora. Siamo pari con quello che ti ho detto oggi.”
Un'espressione serena gli rimase in viso e mi sorprese. Lo fissai per qualche istante, prima di lasciarlo per asciugarmi il sudore dalla fronte.
Il sole cominciava a tramontare, nonostante ormai le giornate si fossero fatte molto più lunghe. Però molto probabilmente, senza che ce ne accorgessimo, si erano fatte le sei di sera.
Manigoldo, nel notarlo si grattò la testa e sbuffò.
“Mi sa che non posso salire con te da Kanon. Shion in genere vuole che sia di ritorno al “Sanctuary” per le sette e a piedi è un bel pezzo da qui.”
Affermò con aria scocciata. Lo guardai dispiaciuto, non ne capii il motivo...però mi sentivo davvero triste al pensiero che se ne dovesse andare.
“Sicuro di non voler provare a chiedere un passaggio al mio amico?”
Lui scosse la testa, con il suo solito sorriso sulle labbra.
“Stai diventando premuroso nei miei confronti? -Scherzò, ma non con un tono sfrontato, bensì gentile.- Ti ringrazio comunque, ma è meglio che non lo disturbi. Penso che oggi ne avrà già passate tante.”
Si stiracchiò, per poi salutarmi con un gesto della mano.
“Allora ci si becca a lavoro, dolcezza. Ah e un consiglio... -Mi si avvicinò all'orecchio.- Sage è pretenzioso con chi ha davanti, per cui agli esami orali stai attento alle sue espressioni. Se sorride, ti sta giocando un brutto tiro...se invece è serio, ha capito che tipo di persona sei e ti chiederà qualcosa di semplice.”
Mormorò il tutto, per poi avviarsi per la strada. Portò una mano in tasca e alzò l'altro braccio per salutarmi.
“Grazie Manigoldo!”
Urlai, mi sembrava dopotutto il minimo che potessi fare per aver ricevuto quella soffiata da parte sua.
Di spalle, il ragazzo sorrise.
“Di niente, Albafica.”
Sussurrò, con felicità interna che non diede a vedere.
Io non lo sentii, però stranamente mi ritrovai a sorridere come un ebete. Accorgendomene, scossi la testa e mi ripresi.
“Che diavolo sto facendo?”
Osservai la sua figura sparire nella luce calante della serata, più la guardavo e più mi sentivo stranamente allegro. Dovevo essermi rincretinito.
Gonfiai le guance e non volli minimamente pensare a lui oltre. Voltandomi salii i gradini per andare alla porta della casa di Kanon, ignaro di ciò che mi aspettava all'interno.


Suonai il campanello e in risposta udii dei rumori terribili di mobilia spostata o rotta.
“Che cosa-”
La porta mi venne aperta con calma e un ragazzo, con flemma, occhi verdi ridotti a fessure e un ciuffo di capelli blu ricadente dalla parte opposta del gemello, mi rivolse la sua attenzione.
“Si?” Sembrava stravolto. I suoi capelli erano scompigliati, nemmeno avesse fatto una lotta con qualcuno. Deglutii, ma lo riconobbi nell'immediato grazie alla piccola, quasi invisibile, cicatrice obliqua sulla sua tempia.
Un dettaglio che comunque a un buon osservatore non poteva sfuggire.
“Saga!”
Rimasi sorpreso. Come poteva, il fratello del mio migliore amico, sempre così calmo e ligio, essere ridotto in quel modo?
Venni guardato da lui prima con uno sguardo spento, poi tutto d'un tratto, il suo viso si illuminò.
“Albafica! Accidenti quanto tempo!”
Sorrise e mi abbracciò rapidamente.
Purtroppo si scordò di essere più forte del sottoscritto, per cui mi trovai quasi a soffocare. Diedi lui però dei segnali, per farglielo capire...tra cui versi strozzati che imploravano pietà.
“Uh? -Se ne accorse.- Ops, scusa!”
Mi lasciò e finalmente riuscii a riprendere fiato.
“Accidenti...mi ero dimenticato il tuo modo di salutarmi.”
Osservai, sorridendogli. Lui fece altrettanto e tentò di darsi una sistemata ai capelli.
“Mi dispiace, è solo che mi fa piacere vederti dopo tanto tempo.” Ridacchiò. “Tanto tempo? Sei ripartito per l'Inghilterra solo a Natale.”
Lo vidi alzare le spalle, ma continuare a sorridere. Si portò le mani in tasca.
“Beh, la nostalgia di casa fa tanto, cosa credi?”
Mi disse, dandomi una pacca sulla spalla. Ancora una volta ero il più debole tra i miei amici, dovevo far qualcosa per rimediare...
All'improvviso però, vidi un vaso volare alle spalle del gemello maggiore, seguito dal rumore dello schianto di quest'ultimo. Sbattei le palpebre velocemente e scorsi due figure inseguirsi.
“U-un attimo...ch-che sta succedendo qui?”
Sobbalzai e Saga mi fece rapidamente entrare, per chiudere la porta e schivare prontamente un libro, che doveva racchiudere Inferno,Purgatorio e Paradiso di Dante, da quanto era alto, lanciato da qualcuno.
“Che succede, eh? Ah giusto...si sta svolgendo una battaglia per la supremazia tra un drago coglione e una viverna in calore adirata.”
“Saga per questa ti uccido! Non sono in calore!”
Protestò una voce maschile profonda, di un individuo che non avevo mai sentito. O meglio...ora che ricordavo, l'avevo udito al telefono di Kanon ore prima.
“Quando vuole, ha le orecchie ovunque...”
Commentò il gemello maggiore, con un ghigno soddisfatto sulle labbra. Esso però scomparve subito.
Perchè avevo l'impressione che stesse in realtà tramando qualcosa? Dal falso Pontefice, ci si poteva aspettare di tutto...
Innanzi a noi, intento a combattere contro un furente gemello minore di Saga, armato di pinzette, era infine giunto un ragazzo molto alto, dai biondi capelli ora scompigliati, vestito di nero e viola.
Il suo viso, era una smorfia di odio nei confronti di Kanon, il quale altrettanto furioso, stava attentando al...monosopracciglio del biondo.
“Stai fermo, porca troia! Ti devo togliere quel coso! Urta il mio senso dell'ordine!”
Il gemello minore imprecò, sboccato come mai lo avevo sentito prima. Deglutii infatti nel vederlo tanto adirato.
La sua forza comunque, sembrava pari a quella del ragazzo di fronte a lui. Quest'ultimo gli stava bloccando il braccio della mano che teneva la pinzetta, con maestria e presa ben salda.
Non capivo il problema di Kanon con il sopracciglio del biondo, alla fine non era normale ma...ognuno è libero di fare quello che vuole del suo aspetto, no?
“You bastard...take your hands off me!”
Il diretto interessato intimò all'altro di lasciarlo andare, imprecandogli contro.
Saga alle mie spalle era paonazzo ed esasperato, i due forse continuavano in quel modo da ore. Si stava massaggiando la tempia con la cicatrice, quando non ce la fece più.
“Allora voi due! Non ho intenzione di passare due mesi con una coppia di dementi in casa! -Sbottò, facendo tremare le pareti con la sua voce grave.
Io mi allontanai un po', fino a rimanere con la schiena appoggiata al muro. Saga faceva paura quando urlava, e non volevo rischiare di prendermi qualche manata da parte sua.
Kanon e il biondo, si bloccarono all'improvviso nelle posizioni in cui erano.
Il primo, in parte, era con una gamba sul tavolo, pronto a saltare al collo dell'altro.- Kanon, non penso tu sia a conoscenza della figuraccia che stai facendo con il mio amico. Posso capire che siate entrambi due bei ragazzi e che quindi il vostro flirt reciproco sia di dovere” “CHE?!” Commentarono i due in coro, prima che Saga continuasse. “Ma siete un po' troppo espliciti anche davanti agli occhi di Albafica. Datevi un contegno, insomma! -Il gemello minore mi lanciò un'occhiata, notandomi finalmente. Mosse la testa in segno di saluto, ma non si mosse.- In più, il sopracciglio di Rhadamanthys fratellino, lo lasci così com'è! Tempo fa urtò anche il mio di ordine, ma non per questo gli saltai al collo per toglierglielo!”
“Oh beh, su questo avrei qualche parentesi da aprir-” “Tu muto. Parla il pontefice, quindi non rompere.
Casa mia, regole mie.”
L'inglese venne ammutolito sotto i miei occhi increduli, ma anche quelli del soggetto in questione non sembravano aspettarsi un comportamento del genere dall'amico.
“Per cui, il mio doppio metta immediatamente a posto quelle infernali pinzette e si sieda buono e calmo! L'altro invece, si faccia il suo diavolo di thè e stia zitto!
In meno di due ore che siamo qui, mi avete già fatto tirar fuori il demone che è in me! Il primo che apre bocca, lo spedisco a calci da qualche parte.
Chiaro?”
Imperativamente, Saga riuscì a calmarli.
“Non sento una risposta?”
I due si lasciarono e si misero sull'attenti, con tanto di Kanon che ripose la pinzetta.
“Ecco...non è esagerato che tu faccia il generale, Sag-” “Hai qualcosa in contrario drago dei miei stivali?”
L'espressione di pura follia omicida che il fratello maggiore rivolse al minore, mi fece rabbrividire. Rhadamanthys al suo fianco, si mosse con circospezione, allontanandosi da Kanon onde evitare un'occhiata simile da parte dell'amico.
“Sono capitato in un brutto momento?”
Interruppi a quel punto io la tensione che si era venuta a formare e mi guadagnai gli occhi di tutti e tre addosso.
Saga mi fece paura, perchè tutto d'un tratto mi stava rivolgendo un sorriso mieloso e dolce.
Odiavo quei suoi cambi d'umore improvviso! A volte non preannunciavano nulla di buono...
“Ma no, cosa dici? Dovevo solo sistemare questi due imbecilli. Se vuoi rimanere, Rhada stava andando a fare il thè...vero?”
E rivolse al biondo un altro dei suoi sguardi omicidi, questo rimase interdetto e sbuffò esasperato.
“Va bene, vado a prepararne un po' per me e...? Scusa, non ho avuto ancora modo di chiederti il nome.”
Rhadamantys fu burbero, ma socievole nel rivolgersi a me, per cui gli risposi senza impulsività.
“Albafica Griffiths, molto piacere.” “Rhadamanthys Mitchell, il piacere è tutto mio.”
Si presentò mentre si avviava verso la cucina, lasciandomi solo, con i due gemelli belligeranti. Gli sguardi che si stavano scambiando l'un l'altro, rendevano l'aria della salotto pensante, mooolto pesante.
“Cosa ti è passato per la mente, Kanon? Va bene, Rhada non ti sia stato simpatico sin da quando lo hai visto all'aeroporto, ma saltargli addosso in quel modo e ingaggiare battaglia...per quale motivo l'hai fatto?”
Chiese a quel punto, un Saga piuttosto nervoso, con un cipiglio incalzante rivolto solo al fratello. Egli non rispose all'istante, fece invece una smorfia, appoggiandosi al tavolo dietro di sé con il sedere.
“Non lo so...”
Sospirò, addolcendosi in viso. La sua espressione era la stessa del pomeriggio, per cui mi misi in mezzo e posai una mano sulla spalla di Kanon.
Questo alzò la testa ed incrociò lo sguardo con il mio.
“Albafica...”
Scossi la testa e gli rivolsi un sorriso, prima di girarmi verso Saga, il quale era confuso più di ogni altro al momento.
“Tuo fratello oggi ha avuto una brutta giornata, non è riuscito a dirtelo perchè eri in procinto di atterrare all'aeroporto.”
In quel momento, Rhadamantys fece capolino da dietro l'angolo e si mise a braccia incrociate contro il muro, ascoltando ed aspettano che l'acqua per Thè bollisse.
Kanon non lo badò, non volendo creare altri disagi al fratello. Tuttavia, l'amico dell'altro, sembrò interessarsi alla discussione.
“Allora perchè non me l'hai detto subito? Mi hai riferito di Hilda, ma la brutta giornata non sarà per colpa sua, vero?
Non sei mai stato il tipo da far scenate se una donna ti lasciava o ti faceva le corna.”
Con nonchalance, il caro Pontefice, influì sull'argomento fin troppo. Vive la finesse.
Il gemello minore rimase sorpreso e lo vidi mettersi in piedi di scatto, lo trattenni però per un braccio, dall'afferrare Saga per il colletto della maglia verde.
Aiuta i fratelli Turunen, dicevano. Ne uscirai integro, dicevano...certo, come no. Era miracolo se non mi beccavo un pugno dal mio amico furente.
“Non dirmi che ti sei dimenticato!”
Sbottò, confondendo ancora di più le idee del fratello, il minore. A quest'ultimo salirono per un istante le lacrime agli occhi, ma le trattenne al meglio.
“Saga...dieci anni fa...cosa successe? -Gli chiese Kanon, con aria triste, facendomi cenno di lasciarlo.- Non penso tu ci abbia pensato mentre prenotavi il volo...dopotutto il fatto non ti riguardò direttamente.”
Sospirò. Il suo doppio tuttavia, gli si avvicinò posandogli una mano sulla spalla.
“Ti pare che io sia così infame da dimenticarmi qualcosa del genere? -Disse schiettamente, serio come non mai in volto.- Dieci anni fa ci siamo riuniti ufficialmente come fratelli, per una disgrazia...per colpa dell'incidente sul lavoro dei tuoi genitori adottivi.”
Kanon lo fissò da prima inespressivo, ma successivamente si slanciò in un abbraccio affettuoso nei confronti del fratello maggiore. Il quale ricambiò.
Sentì il minore singhiozzare, ma non volle dire niente. Sapeva che non avrebbe mai voluto piangere davanti ad altri, perchè lui era forte...ma talvolta aveva bisogno di una spalla su cui farlo.
Saga gli era mancato per quello, ma sapeva benissimo che lui non poteva esserci per sempre a causa dello studio e di altri dettagli.
Vedendo quella scena, capivo come il mio migliore amico necessitasse davvero di qualcuno che lo comprendesse, vicino. Di qualcuno che lo amasse...e di sicuro, non una persona come Hilda.
In quei momenti, Kanon si pentiva. Si, si pentiva di ogni suo litigio con il fratello che aveva come tematica il suo orientamento o la sua relazione amorosa.
Si pentiva di tutte le cose che faceva contro di lui, o di come si comportava nei confronti dei suoi amici.
Tutto gli veniva come perdonato, quando lo abbracciava. L'affetto provato per il fratello era l'unica cosa che potesse aiutarlo in quei momenti.
Capiva di comportarsi male a volte, solo per non perderlo o non farselo portare via.
“Kanon...avanti riprenditi.-Tentò di svegliarlo Saga.- Dov'è il nostro “diavolo incarnato”?”
Scherzò a quel punto il gemello maggiore, strappando un sorriso a me e al diretto interessato tra le sue braccio.
Questo lo lasciò e si asciugò come poteva le guance bagnate dalle lacrime.
“E' qui ovviamene. Nel fior delle sue forze.”
Sorrise e vederlo con tale espressione mi fece fare un sospiro di sollievo. Meno male, il drago si era calmato per il momento.
Guardai in direzione di Rhadamanthys, il quale aveva seguito con attenzione tutta la scena e ora si era avvicinato ai due gemelli.
“Dunque non ce l'hai con me, Kanon?”
Chiese seriamente, volenteroso di ricevere una risposta ben strutturata ed esaustiva, insieme alle dovute scuse per averlo aggredito.
Il minore dei gemelli, lo guardò dritto negli occhi, facendosi altrettanto serio.
Dai loro sguardi, vi fu un scontro tra ambra e smeraldo, quasi per compararne il valore o la bellezza.
Kanon infine cedette alla tensione e accennò un sorriso, portandosi una mano sul fianco.
“No. Ahimè, è un riflesso naturale che ho da sempre nei confronti degli amici di mio fratello. Mi comporto male, ma non lo faccio con cattiveria.” “Con Shura, da bambini, era anche peggio, credimi Rhada”
Intervenne anche Saga nella conversazione, provocando una risatina da parte del suo doppio, che continuò il discorso.
“Per cui scusami, Rhadamanthys. Non era mia intenzione...o meglio, lo era, ma solo nei confronti del tuo monosopracciglio -E lo indicò con il dito.- Potrebbe essere infatti ancora vittima di attentati da parte delle mie pinzette.”
Ghignò maligno, fissandolo con fare omicida. Non per niente Kanon aveva il nomignolo di “Diavolo tentatore”, seppur in questo caso più diavolo, che tentatore.
Il biondo dall'accento inglese, indietreggiò di diversi metri. L'aura oscura che il minore dei Turunen emanava, lo inquietava non poco.
E ce ne vuole per inquietare una viverna.
Mi avvicinai a lui e dovetti mormorargli all'orecchio.
“Fossi in te non ingaggerei più battaglia, Kanon quando dice una cosa, ahimè la fa...”
Dissi, deglutendo io stesso. Rhadamanthys mi fissò, per poi buttare un'occhiata al gemello minore che ora parlava con espressione angelica con il fratello.
“...Temo che arriverò ad odiarlo. -Sospirò, dirigendosi verso la cucina.- Se lo vuoi, il Thè è pronto Albafica.”
Mi chiamò e pur di non ritrovarmi in mezzo ancora ai due gemelli figli del diavolo, lo seguii.
Sperai con tutto me stesso che quella giornata fosse ormai arrivata alla fine...
Ahimè...la mia speranza, era mal riposta.
 
† † †


“Che bello, leggendo il tuo diario vengo anche a conoscenza delle cose che facevi quando io non ero nei paraggi.”
Affermò con entusiasmo la mia dolce metà, che si alzava per andare a prendersi dell'altro Whisky. Leggere gli faceva venire sete.
Oh certo, è bello perchè così non ti devi mostrare geloso...granchio dei miei stivali.
Da seduto, mi stiracchiai e ripresi il quaderno, prima che se lo portasse in cucina. Non volevo rischiare lo potesse leggere mio padre, erano cose personali!
“Hm, non te l'ho chiesto...questa volta ti prendo dell'acqua?”
Chiese con un sorriso sornione sulle labbra e una lingua biforcuta che vi faceva dentro e fuori, velenoso.
Non avevo intenzione di bere dell'altro Whisky, pertanto lo guardai con aria sfrontata.
“No, chiedi a mio padre se mi prepara un Thè invece. Dovrebbe esserci ancora quello che mi ha portato un mese fa Rhada.”
Gli risposi malefico, con ancora più veleno di lui in quelle parole. Ormai ero diventato un maestro nell'essere bastardo nei suoi confronti e ne andavo anche maledettamente fiero.
E ora come reagisci?
Mi chiesi, mentre lo guardavo. Per un istante, osservai un barlume di rabbia e gelosia passargli per gli occhi.
Stupido granchio, sai bene che Rhada è impegnato...eppure saresti geloso anche di lui. Sei proprio senza speranze.”
Gli dissi tutto d'un tratto, ridacchiando innocentemente.
Lui però fu rapido e mi si mise sopra a quattro zampe, fissandomi negli occhi a un soffio dal naso.
“Divertente, Albafica...sei davvero divertente. -Disse ironico, ma senza rivelare il suo bel sorriso questa volta. Sembrò arrabbiato e io dovetti sgranare gli occhi per la sorpresa.- Anche se fossi geloso...sarebbe un modo per dimostrarti quanto tengo a te, stupido pesce.”
Ricambiò la mia offesa di poco prima, con la stessa moneta. Il mio viso venne solcato da un'aria molto dispiaciuta e dovetti portargli una mano sulla sua guancia.
Non riuscii in quel momento a mantenere un'aria fredda.
Tu sai sin troppo bene che tipo di persona io sia...maledetto Manigoldo, non puoi farmi mandare all'aria tutto il piano che ho architettato per te.
Queste parole...mi mettono fuori gioco, maledizione!
“Scusami...”
Mormorai, mentre le sue labbra sfioravano le mie. Era vicino, troppo vicino...pericoloso, tentatore e assassino dei miei istinti inibitori.
Dannato...dannato...
Lo maledicevo mentalmente, mentre si appoggiava con il petto al mio, come quel giorno...in quel vicolo.
Artigliai le sue braccia muscolose con le unghie e sentii il tessuto della sua camicia sotto di esse. Cercai di mandarlo via.
“Cosa stai facendo?”
Ridacchiò, divertito dal mio comportamento. Io girai la testa, per non essere baciato da lui.
Non cederò.
“Semplicemente non voglio esser baciato da te al momento. Stavamo leggendo, quindi sono più concentrato su quel che ho scritto anni fa.”
Risposi, gonfiando le guance. Lo vidi sollevarsi e riprendere possesso del quaderno nell'immediato.
Gonfiò il petto fieramente e mi guardò con la coda dell'occhio.
“Quante storie che fai! Se me l'avessi chiesto con “per favore” sarei andato più che volentieri.”
Bugiardo.
Si leccò sensualmente le labbra, con l'intento di provocarmi.
Non risposi, per suo gran dispiacere, alla provocazione e rimasi muto. Lui fece una piccola smorfia triste, ma decise che non si sarebbe arreso.
Riprese quindi a leggere da dove era rimasto.
La tua voce...è una goduria per le mie orecchie. Spero tu non smetta tanto presto di leggere...Manigoldo.
 
† † †


L'aroma del Thè era buonissimo, nonostante fossimo quasi in estate, lo bevevo più che volentieri. Sorridevo mentre ne annusavo il profumo.
Era un Thè alle rose, il mio preferito. Rhadamanthys aveva azzeccato involontariamente i miei gusti, anche se mi disse di aver portato varie tipologie di quella bevanda, dall'Inghilterra.
“Ho preso tutto nel mio negozio di fiducia e...diciamo che era per non presentarmi qui a casa del fratello del mio amico, senza niente.
Sarei stato scortese e i miei principi mi vietano di esserlo...ma a quanto pare a Kanon non iteressa la cortesia.”
Il biondo, con la sua classe, bevve lentamente il suo tè, gustandoselo. Altrettanto feci io, osservandolo con curiosità.
Dall'altra parte della casa, si sentiva il vociare dei due gemelli, che si raccontavano le rispettive esperienze.
“Comunque mi sorprende...al caro gemelli minore di solito piace sperimentare le tipologie di Thè, come me. Anzi, è venuto spesso a casa mia appunto per provare quelle che ho. -Sorrisi, facendomi anche pensieroso.- forse è per via della giornata che non siete riusciti ad andare d'accordo. Poi c'è da dire che lui non è una persona aperta alle novità, quindi deve aver pensato che il tuo arrivo ne comportasse qualcuna.”
Osservai, rubando uno dei biscotti che l'inglese aveva messo a disposizione da mangiare con il Thè.
“Hm-sono buonissimi!”
Gli occhi mi brillarono e ne acciuffai subito un altro, per gustarmelo meglio. Sembravo un bambino piccolo talvolta.
Rhadamanthys mi seguì con lo sguardo e si grattò una tempia, sospirando.
“Sono felice che ti piacciano. -Accennò un sorriso calmo, prima di farsi di nuovo serio. La serietà doveva essere una sua caratteristica.- Non so. Quel ragazzo mi dà l'impressione di essere una di quelle persone con cui non riesco ad andare d'accordo...come con i miei fratellastri: Aiacos e Minos.”
Trasse una lunga sorsata di Thè, finendolo e riponendo la rispettiva tazza nel lavandino.
Stavo annuendo, mangiandomi con fare ghiottone i dolcetti. Tuttavia, all'udire il nome dei suoi fratellastri, il biscotto che stavo per iniziare a masticare mi andò di traverso.
Iniziò così il mio soffocamento involontario. Ben presto, il mondo avrebbe avuto un Griffiths in meno.
Povero me.
Cominciai a tossire senza sosta, tanto che vidi arrivare allarmati anche Kanon e Saga. I due mi trovarono piegato a terra, con Rhadamanthys intento a darmi delle pacche sulla schiena.
“Albafica! Ehi! Non ho portato quei dolcetti per uccidere qualcuno!”
La finezza...un altro che ne aveva una tutta sua.
“Fallo alzare! -Ordinò rapido il gemello minore all'inglese, mentre prendeva un bicchiere d'acqua per il sottoscritto.
Il biondo mi aiutò a mettermi dritto e Kanon mi porse invece il bicchiere d'acqua fresca, che bevvi tutto d'un fiato.- Sei sempre il solito, se non ti metti in pericolo di vita non sei contento!”
Eravamo a due combo per la finezza, qualcuno voleva dare il colpo di grazia?
Dopo aver bevuto, smisi di tossire ma continuai a respirare velocemente.
Le lacrime mi avevano bagnato le guance e ora ero intento ad asciugarmele con il dorso delle mani. Avevo visto la vita, presente e futura, passarmi davanti.
Udii Saga sospirare e lo vidi posare una mano sulla spalla di Rhadamanthys.
“Di cosa stavate parlando? Alb in genere finisce così quando si è appena detto qualcosa di non positivo per lui.”
Spiegò, guardando gli occhi dorati del ragazzo di fronte a lui. Quest'utlimo fece mente locale, cercando di ricordare cosa avesse detto.
“Abbiamo solo discusso pacificamente su tuo fratello -Kanon che mi stava sorreggendo, lo guardò curioso. Il biondo ricambiò la sua occhiata.- poi...ho nominato Aiacos e Minos, quindi-” “Aiacos e Minos??”
Fu il gemello minore a quel punto, a ripetere i due nomi con un'espressione strana in volto.
“Quei bulli! Cosa gli hanno fatto stavolta??”
Si era già messo a mia difesa, con gli occhi fiammeggianti di rabbia e astio nei confronti di quei due.
Posai una mano sulla spalla del mio amico e accennai un sorriso amichevole. Apprezzavo che fosse sempre disposto a difendermi, ma dovetti rassicurarlo, poiché quello non era il caso.
“Kanon, tranquillo...loro non mi hanno fatto niente. Rhadamanthys mi stava solo spiegando che quei due sono i suoi fratellastri.”
La sua espressione si fece più che sorpresa, mentre io rimanevo in piedi senza un sostegno. Lui guardò l'inglese e sbattè le palpebre un paio di volte.
Aveva ora un'aria ingenua in viso, che sorprese l'altro. Il biondo pensò per un attimo di non aver più davanti quel drago 'killer si monosopraccigli' che aveva incontrato ore prima.
“Non pensavo che quei due avessero origini inglesi.”
Osservò. Rhadamanthys scosse la testa nell'immediato, per poter spiegare.
“No, loro non sono nati in Inghilterra. Abbiamo la stessa madre e basta, ma nint'altro in comune. -Spiegò con una strana calma, che i suoi occhi tuttavia non condividevano. Anzi, nascondevano una velata rabbia che non sfuggì a me e neanche al “Diavolo tentatore” lì presente.- Meno li vedo comunque, meglio è...”
Concluse infine, con un tono secco, voltando la testa dalla parte opposta. L'argomento sembrava averlo irritato, ma lasciò sorpresi sia me che Kanon.
Saga di fianco a lui invece, sembrava sapere tutto, per cui gli tenne la mano sulla spalla.
“Scusami, Rhadamanthys. -Il fratello minore, sorprese tutti, rompendo il silenzio. Anche il diretto interessato lo fissò in modo strano. - Mi trovo per la seconda volta a dovermi scusare, sono stato invadente. Non era mia intenzione riportarti alla mente brutti ricordi.” “Come hai capito che erano brutti?”
Chiese nell'immediato il biondo. Sembrò sin troppo curioso di sapere, ma Kanon non si fece attendere e la sua risposta fu piuttosto cordiale, a differenza delle precedenti date.
“Perchè hai la mia stessa espressione...quando parli di parentele, soprattutto quando nomini tua madre.”
Concluse infine, accennando un sorriso amaro, che Saga riconobbe nell'immediato. Il maggiore dei due infatti, rilasciò un sospiro.
Anche io avevo capito a cosa si stava riferendo Kanon, per cui gli toccai il braccio.
Un silenzio imbarazzante, calò tra tutti e quattro.
Rhadamanthys fissava il gemello minore, tale comportamento lo metteva a disagio, ma tentava di non darlo a vedere lo stesso faceva Saga. Non mi piaceva quella strana pace improvvisa, che preannunciava la tempesta.
Per cui agii.
“Ecco...Saga, Rhada, se mi è concesso chiamarti così -I due mi guardarono.- Dato che siete qui e soprattutto, dato che il doppio del mio amico, è finalmente tornato a casa...che ne dite di andare fuori a festeggiare?”
Chiesi, con fare allegro. Kanon non sembrò affatto essere contrario e mi passò un braccio amichevolmente attorno al collo.
“Ma queste idee geniali? Un momento...e tuo cugino?” “Tornerà tardi, mi ha lasciato senza macchina.” “Ahn- Guardammo gli altri due presenti nella stanza.- Dunque voi cosa dite?”
Saga e l'amico inglese si scambiarono un'occhiata intenditrice, ma alla fine sorrisero entrambi. Oddio, il secondo si fa per dire, le sue labbra si inarcarono solo di mezzo millimetro.
Che fosse quello lo charm inglese?
“Per me va bene.” “Potremmo allora andare al “Sanctuary”, è un pezzo che non vado a mangiare lì.”
Propose il gemello maggiore, il quale mi vide strabuzzare gli occhi. Smontai così il suo entusiasmo.
No, qualcuno mi doveva dire che era uno scherzo...ancora quel locale! Due volte in una sola giornata!
Cos'altro poteva ancora capitarmi di peggio? Supplicai tutte le divinità esistenti, affinchè non succedesse altro.
“Hm? Alb, tutto a posto?”
A scatti annuii, prima di chiudermi in un silenzio di tomba e andare nell'altra stanza a mo di zombie. La giornata era iniziata male, sin troppo male e ora andava forse a finire ancora peggio.
Dio, ti prego, cosa avevo fatto di male per meritare quella tortura? Avrei rischiato di vedere nuovamente il granchio. Anzi, forse quello sarebbe stato il minore dei ma- ma che cosa andavo a pensare?
Dove c'era Manigoldo: c'erano guai e basta!
Non era giusto...ogni sfortuna l'avevo io.
Il bello poi era che...ancora non sapevo niente di ciò che mi sarebbe aspettato, come neanche i due gemelli, l'inglese e tutti gli altri.
I dolori e le scelte, sarebbero arrivate...per ognuno di noi. Ma ancora, non eravamo a conoscenza di niente.

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L'angolo dell'autrice.
Ebbene, rieccomi con un altro capitolo di questa fic, a breve distanza dalla pubblicazione del primo. Per alcune delucidazioni: tra personaggi, non ho seguito necessariamente il fatto che si siano incontrati o meno nella storia originale, o che anche vi fossero interessi tra loro, li ho semplicemente messi per far rigare bene la mia idea di storia "ampliata" tra le varie saghe della serie.
Sono ugualmente davvero felice che in molti lo abbiano apprezzato e spero che continueranno a farlo (Anche Albafica ne sarà felice, anche se non lo ammetterà mai...*l'autrice verrà uccisa da delle rose tra 3, 2, 1...)
Cooomunque! Con l'inserimento dei miei gemelli preferiti e del mio amato giudice infernale -Ho una crush per Rhada se non si fosse notato...- spero che la lettura si faccia ancora più intrigante!
Intanto, il Saint con cui ho accoppiato Saga, è un omaggio/tributo/regalo per una mia grande amica che spero leggerà questa fic.
Detto questo, auguro come sempre una buona e scorrevole lettura ad ogni lettore!
Un abbraccio,
XamuPrimeOakenshield.

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Capitolo 3
*** Due gemelli, una viverna e un pesce bisognoso di aiuto. ***


Premessa: il capitolo contiene alcuni termini piuttosto scurrili.
Buona lettura!
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Ero sceso in cucina a prepararmi il Thè che scherzando, avevo detto a Manigoldo di voler bere. Mi aveva seguito ridendo, mentre facevamo una pausa dalla nostra lettura.
“Se andiamo avanti così, dovremo rimandare l'appuntamento di stasera con Kanon e Saga.”
Sorrise il greco-italico, guardandomi mentre aspettavo che l'acqua bollisse. Accennai un vago sorriso, ma scossi la testa.
“Non se ne parla, devo vederli per forza.”
Feci una smorfia, allungando la mano nell'armadio per prendere il Thè. In quell'istante passò per la cucina anche mio padre, che mi vide.
“Hm, se ne fai una tazza anche per me ti ringrazio!”
Sorrise, per poi arrivare alle spalle di Manigoldo, dandogli una pacca sulla schiena. Ho sempre ringraziato che mio padre avesse i miei stessi gusti in fattore di cibo e bevande.
La mia dolce metà non si scalfì neanche un po' per il colpo di Lugonis e gli rivolse uno sguardo divertito.
“Ehilà Lug! -Eccolo che parte a ingraziarsi il suocero...- Continuo a passare per la cucina, spero non sia un disturbo.”
Ridacchiò innocentemente, mostrando i suoi candidi e immacolati denti. Lo fissai con un sorrisetto strambo sulle labbra, che mio padre prontamente notò e scosse la testa ridacchiando.
“Oh beh, finchè non mi svuoti il frigorifero puoi passarci tutto il tempo che vuoi. -Passò un braccio amichevolmente attorno al collo del granchio.- Poi sei di compagnia anche quando Albafica è in Inghilterra.”
Allegramente, prese dei biscotti dalla credenza e si mise seduto a tavola. A volte non capivo se passassi io per il vecchio o lui per il giovane.
Manigoldo- cosa?
Sbattei le palpebre perplesso e guardai il suddetto granchio, con sguardo piuttosto perplesso. Lui tenne un sorriso da bimbo felice sulle labbra.
“Quindi tu-” “Si, quando non ci sei, passo a far visita a tuo padre. -Mi si avvicinò, porgendomi una bustina del Thè presa dalla credenza. Notai che era di aroma differente da quella che volevo io, così l'accettai.- Quando poi torna Cardia, in genere lo lascio in pace o resto solamente per cena.”
Rimasi davvero sorpreso per qualche istante, dato che non mi aspettavo nulla del genere da quei due.
Osservandomi, si misero entrambi a ridere.
Uffa...perchè devo sempre sapere per ultimo le cose?
“Non te la prendere Albafica, dopotutto ho diritto anche io a un po' di compagnia. -Sorrise Lugonis, mangiucchiando golosamente un biscotto.- Soprattutto quando passano Aspros e Defeteros, altrimenti parlano, o litigano solo loro.
Il secondo poi inizia a farmi interrogatori su di te.
Un giorno o l'altro preparati, è possibile lo ritrovi nel tuo appartamento in Inghilterra senza che tu te ne renda conto.”
Mentre vuotavo il Thè, trasalii per le parole di mio padre. Deglutii e lo guardai con la coda dell'occhio.
Tutto, ma non Defteros in Inghilterra! Il mio coinquilino ne aveva già abbastanza con gli appartenenti al segno dei gemelli...
“N-non dirai sul serio, vero?”
Provai a ridacchiare, ma lo sguardo del mio vecchio fu piuttosto serio e convinto. Manigoldo di fianco a me, non ci impiegò molto ad afferrarmi per i fianchi e a cingermi la vita con le braccia, in modo possessivo.
Le sue chele si serrarono fin troppo bene sul mio corpo.
“Deve prima passare sul mio cadavere se vuole vedere Albafica. lo sa bene.”
Dalla sua gola, un ringhio roco si potè udire benissimo. Alzai gli occhi al cielo e posai le mani sulle sue braccia, sorrisi tuttavia divertito.
Quanto mi piaci quando sei possessivo.
“Oh avanti, è sempre occupato con lo studio e a tener a bada il suo doppio. Per cui ne passerà di tempo prima che decida di venire oltre Manica.”
Lo rassicurai e mi feci lasciare, per portare una tazza di thè a mio padre. Quest'ultimo sorrise allegramente.
“Giusto, ora però meglio che ti goda le vacanze qui con noi. In serata dovrebbe tornare a casa anche Cardia, quindi magari questo fatto potrebbe urtare un po' il delicato equilibrio di casa nostra, raggiunto in questi giorni.”
Scherzò il mio vecchio, bevendosi con calma la sua bevanda. Sapevo bene che in realtà era felice che la monotonia di casa, venisse spezzata ogni tanto.
Non rimasi sorpreso, anzi ne fui addirittura contento. Presi la mia tazza di thè e mi avvia verso la mia camera.
“Bene, ne sono più che felice. Ho infatti alcune cose da chiedere anche a lui.
Sono sicuro che non si tirerà indietro dal darmi consigli diabolici...”
Sorrisi con fare misterioso, attirando l'attenzione di Manigoldo. Mi guardò con un sopracciglio inarcato e gli feci la linguaccia.
Quanto può essere curioso un granchio?
Risi tra me e me, facendogli cenno di seguirmi. Avevamo ancora un diario da finir di leggere e non lo avremmo fatto tanto presto.




Seduto alla mia scrivania, sorseggiavo gelosamente il mio thè, gustandone a pieno il sapore. Manigoldo si era messo disteso sul letto, con in mano il mio diario e ne stava leggendo qualche pagina da solo, in silenzio.
Parlava solo quando doveva fare le sue osservazioni.
“Continuo a dire che non ti sfugge proprio niente, hai annotato tutto quello che ti è successo da quel giorno a...oggi?”
Mi chiese e io indicai i quaderni dietro di me, annuendo.
“Si. Scrivere mi permette di annotare tutti gli errori. -Dissi malignamente.- Che ho commesso in passato.
Per evitare di farli in futuro.”
Sorrisi, finendo la tazza di thè. Notai come il granchiaccio mi stesse fissando intensamente, infastidito forse da quelle parole maligne.
Oh là là, una volta non te la prendevi per così poco.
Per riparare al danno, andai a sedermi all'improvviso su di lui, proprio sui suoi addominali.
“Ohi! -Ovviamente ebbe da ridire.- Almeno avverti che stai per saltarmi addosso.”
“Non ci penso nemmeno. -Gli bloccai le parole, prima che potesse dire altro.- se ti dico quel che voglio fare, dandoti anticipo sulle mie mosse, non è divertente.
Stu-pi-do.”
Cantilenai, rubandogli di mano il mio manoscritto. Accavallai le gambe, assumendo un aria sofisticata mentre ero seduto su di lui.
Schiena ritta, appoggiata al muro dietro di me, petto in fuori: postura perfetta.
A noi due granchio, prima mi tentavi tu...ora tocca a me.
Non lo badai infatti, ma i suoi occhi mi osservarono con non tanta velata brama. Essi erano di in colore misto tra ciclamini e le viole, ma in quell'istante brillavano come gemme preziose nell'osservarmi.
Il suo, era lo sguardo di un predatore che scruta la sua preda. Internamente: ero soddisfatto. Molto soddisfatto.
“Dunque...eravamo arrivati alla sera della cena, giusto?”
Sfogliai il quaderno, dopo essermi portato una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Manigoldo si mise le braccia dietro la testa e sorrise.
“Si -Rispose mormorato, socchiudendo gli occhi.- Ah e immagino tu sappia di attentare in modo esplicito al mio autocontrollo, vero?”
Lo guardai con finto disprezzo, con la coda dell'occhio e feci spallucce.
“Una parola: pausa.” “Tre parole: tu, letto e io. Stasera.”
Accadde tutto in una decina di secondi.
Venni spiazzato dalla sua risposta immediata e cercando di non far cadere la mia maschera da uomo fatale -dato che di solito si parla di fèmme fatale- feci una smorfia.
“Idiota. Sono quattro parole, non tre.”
Diavolo! Potrei mandare all'aria l'appuntamento con Kanon e Saga per quelle tre- quattro parole! Maledetto Manigoldo.
Imprecai mentalmente, prima di iniziare a leggere una nuova parte del mio passato.
Il granchio mi ascoltava attento, con un sorriso piuttosto furbo e birbantesco sulle labbra. Queste ultime le vidi muoversi: probabilmente aveva mormorato qualcosa.
Non mi coglierai in fallo...oh no. Ti darò del filo da torcere.
 
† † †


Stavamo aspettando che i due gemelli finissero di prepararsi. Rhadamanthys alla mia destra, appoggiato con il corpo alla macchina, a braccia conserte, si stava spazientendo.
“Sono peggio di due donne, quanto ci mettono per cambiarsi dei pantaloni e una maglia?”
Brontolò, con il monosopracciglio inarcato paurosamente. Lo guardavo con un sorriso e tentavo di temporeggiare per calmarlo.
Meno male che sapevo essere diplomatico.
“Mah, di solito quando sono insieme vanno in competizione su chi veste meglio o attira più lo sguardo.”
Ridacchiai, sistemandomi meglio la cinghia della tracolla. Osservandola, la notai leggermente ammaccata a causa dell' “avventura” vissuta nel pomeriggio con Manigoldo.
Oh...si, Manigoldo.
Il pensiero, vagando, andò a posarsi su quel ragazzo. Non ne capii per niente il perchè, ma mi venne da riflettere su come, un'ora prima, lo stessi osservando con attenzione.
Deglutii, cercando di riportare la mia testa alla realtà. Perchè stavo pensando a lui? Avevo una serata libera da passare con degli amici, per cui non dovevo preoccuparmi di uno stupido granchio!
Fortuna Rhadamanthys contribuì ad aiutarmi e mi riportò con i piedi per terra.
“Come “ad attirare sguardi”? Saga ha la ragazza, spero non la voglia cornificare. -Osservò l'inglese, guardandomi perplesso.- Da quel che ho avuto modo di capire, è anche molto gelosa.”
Sbattei le palpebre con aria innocente e confusa. A cosa si stava riferendo il biondo?
“Ragazza?”
Chiesi timidamente e la risposta arrivò nell'immediato.
“Si. Quella...Shura, giusto?” “Ah -Dissi in un primo momento calmo, poi però sobbalzai.- Eh?!”
Rhadamanthys mi guardò male, non capendo se fossi pazzo o altro.
Compresi però tutto in una volta, cosa gli era stato riferito. Saga molto probabilmente non aveva detto nulla all'amico riguardo la sua omosessualità, per cui non dovevo sorprendermi del fatto che avesse fatto passare Shura per una donna.
Però...se quest'ultimo ne fosse venuto a conoscenza...forse era meglio non pensarci, o avrei potuto benissimo dire addio a uno dei due gemelli. Di sicuro non al minore...
Proprio mentre ci stavo pensando, li vidi uscire dalla casa.
“Alla buon ora! Vi stavate rifacendo il trucco?”
Commentò con aria superiore e altezzosa, un Rhadamanthys piuttosto spazientito. Il suo petto era gonfiato in modo fiero, per mostrare la grande e possente viverna giunta in volo dall'Inghilterra.
Vidi la bocca di Saga, incresparsi in una velata smorfia di nervosismo, che venne placata da Kanon dietro di lui.
Posò la mano sulla spalla del fratello, ma l'altro passò avanti non degnandolo di uno sguardo.
Rimasi perplesso per un istante, ma decisi di non commentare.
“Allora, andiamo? Ho una fame da lupi e non ho intenzione di litigare con te, Rhadamanthys.”
Il gemello maggiore spiazzò l'amico con quel commento e andò ad aprire la macchina, per mettersi alla destra del sedile del conducente.
Saga che rispondeva male all'inglese? Un momento...da quando erano arrivati, non li avevo visti una sola volta tentare di sbranarsi o rivolgersi frecciatine acide.
Cos'era successo?
Kanon nel frattempo si era portato una mano in viso come esasperato.
“Se non lo uccido è miracolo...”
Era strano, quel tipo di comportamento non si addiceva nemmeno a lui. Conoscevo dopotutto meglio delle mie tasche il mio migliore amico.
Il mio lato da Sherlock Holmes, iniziava a farsi sentire...
“Ehi! Qualcosa non va? Tu e Saga avete litigato ancora?”
Il gemello minore gesticolò e nell'immediato scosse la testa. Punto uno: Kanon non gesticola mai.
“No assolutamente, è solo...ha troppa fame per essere di buon umore. Sai com'è, si ragiona meglio a stomaco pieno, piuttosto che che vuo-” “Kanon, muto e vieni a guidare!”
Saga lo rimproverò da dentro l'autovettura, intimando al fratello di muoversi. Quest'ultimo sorrise sforzatamente e lo notai fin troppo bene.
Entrò infine in macchina, mettendosi al sedile del conducente. Il gemello maggiore gli mandò un'occhiataccia senza precedenti. Punto due: Saga odia andare in auto, ne soffre quando non è lui a guidare. Non ha mai dunque entusiasmo di salirci.
Punto tre: da quando emanava un'aria così omicida? Va bene, a volte faceva paura...-non che l'altro non creasse una certa soggezione con la sua aura nera.- però aveva un senso del contegno più ampio rispetto a Kanon ed era più razionale.
Fui riportato alla realtà, ancora una volta, da Rhadamanthys.
“Non mettere mano tra fratelli, Albafica. -Disse glaciale.- E' come se lo facessi con un marito e una moglie, per cui lascia perdere...loro poi sono un caso ben più particolare, dato che sono anche gemelli.”
Fu esaustivo e cercò di liquidare in fretta il discorso e l'argomento.
Da quel che avevo avuto modo di capire, l'inglese amico di Saga, non aveva mai avuto buoni rapporti con i suoi fratellastri Aiacos e Minos -Il solo pensiero dell'ultimo mi faceva imbestialire come non mai!-.
Inoltre, mentre stavamo aspettando i due gemelli, il biondo aveva accennato ad alcuni problemi causati da sua madre nella sua vita.
“Sono stato uno sbaglio per lei. Nato dall'infido piacere di una notte di baldoria con uno dei bei uomini delle discoteche che lei era solita frequentare.”
Ecco cos'aveva detto per descrivere quella donna. Era stato freddo e diretto nel riferirmelo, poiché anche io gli avevo raccontato la storia di mio padre e me.
Sul suo viso durante il discorso, non si era disegnata una sola espressione. Erano bensì i suoi occhi a saettare su di me, con sguardo scrutatore, come se fossero pronti a giudicarmi ad ogni mia più piccola parola.
Rhadamanthys stesso, dal picco del suo metro e novanta di altezza, sembrava un giudice, posto lì da qualcuno, a punire chiunque si opponesse al suo volere.
Non mi sentii però mai a disagio a parlare con lui, mi parve anzi una persona molto educata e rispettosa. Inoltre...quel suo fare distaccato, nascondeva qualcosa in lui.
Qualcosa di importante, che non voleva mostrare nessuno. Oppure era in cerca di un qualcuno per potersi spogliare della sua pelle e togliersi quel peso dal cuore.
Non erano affari miei, ma mi aveva più volte in pochi minuti...fatto percepire un senso di vuoto e tristezza.
Anche ora che parlava con quella freddezza, avvertivo qualcosa di strano.
Ora invece, scorgevo una vena sospettosa nello sguardo dorato del biondo, rivolta ai due gemelli in macchina.
Non mi badò e salì sull'autovettura senza dire altro. Dovetti seguirlo e mettermi comodo sul sedile.
“Non hai intenzione di guidare in modo sportivo, vero Kanon? Oggi ci è mancato poco che finissi dall'altra parte dell'auto.” “Già sarà meglio, tuo fratello mi è pure arrivato in braccio questo pomeriggio...”
Influì Rhadamanthys, con tono sgarbato, incrociando le braccia al petto. Gli posai una mano sulla spalla per sdrammatizzare e mi rivolse lo sguardo.
“Guida in quel modo solo quando deve sfogarsi, quindi puoi stare tranquillo. Giusto?”
Mi rivolsi con un sorriso al gemello alla guida e questo annuì allegramente. Addirittura rise.
“Si, per oggi davvero mi dispiace.”
Rimasi sbalordito. Sul mio viso, doveva essersi disegnata persino un'espressione ebete e pallida. Kanon non poteva essere così calmo e allegro dopo una giornata dove gliene erano capitate di tutti i colori!
Lo osservai con attenzione mettere in moto l'auto e notai in quel momento anche i suoi vestiti, come i capelli, piuttosto in ordine.
Era così impeccabili, solamente quando andava ad un appuntamento...quando invece uscivamo alla sera era solito tenere la camicia più slacciata e i pantaloni con vita più bassa.
Il fratello in compenso era calmo di fianco a lui e...dallo specchietto retrovisore vidi che stava ad occhi chiusi, quasi ignorandoci.
Al contrario di Kanon, erano i suoi di vestiti a non essere particolarmente in ordine.
Essendo nel sedile dietro di lui, per sbaglio gli puntai le ginocchia nella schiena e a quel punto lo vidi rivolgermi uno sguardo omicida.
“Si, spero che il mio fratellino, vada con calma a guidare. Sa bene quanto io soffra di mal d'auto.”
Disse distrattamente, sotto l'occhio vigile di un Rhadamanthys all'erta. Se io ero Sherlock Holmes, il biondo stava diventando Watson.
“Saga, sei per caso stanco? Prima mi avevi detto di essere nel pieno delle forze. Hai qualcosa che non va?”
Mi sorprese la sua domanda. Il suo tono era seriamente preoccupato per il gemello maggiore, che dopo poco sentii ridacchiare.
La sua solita risata vaga, ma pur sempre rassicurante.
“No assolutamente! Tranquillo Rhada, è stato solo un momento no. Adesso sto meglio, non ti preoccupare.”
Sorrise innocentemente.
Io e il biondo ci scambiammo un'occhiata nello stesso momento, mentre Kanon accelerò all'improvviso.
Venni schiacciato con la schiena contro al sedile e allacciai in fretta la cintura.
Più osservavo i fratelli Turunen, più un sospetto si faceva largo nella mia mente...




Qualche minuto dopo, Kanon parcheggiò davanti al Sanctuary e tutti scendemmo dall'auto. Il mio stomaco ahimè, si fece sentire assai bene.
L'inglese e i due gemelli mi guardarono, per poi scoppiare a ridere.
“Direi che qui qualcuno è decisamente affamato. Sarà meglio entrare prima che possa sbranare noi.”
Saga sorrise, posandomi una mano sulla testa per scompigliarmi i capelli.
Lo maledii in silenzio. Era da inizio giornata che tutti si divertivano a farmi diventare il capo simile a una criniera di leone.
Sbuffai a lato, prendendo poi a spingere il gemello maggiore verso la porta del ristorante-bar.
“Allora muoviti! O il primo che mangio sei tu, Saga!”
Il diretto interessato rimase interdetto e successivamente divertito dal mio comportamento, che gli strappò di nuovo una risata.
Dietro di noi, Rhadamanthys e Kanon ci seguirono.
“Albafica tiene testa a tutti e due, o sbaglio?”
Chiese il biondo, con la solita aria superiore, rivolto al gemello minore che fece spallucce. Si portò le mani in tasca.
“Lo conosciamo da un po' di anni ormai, ma si, penso che tu abbia ragione. -Sorrise.- Forse è stato anche il primo tra i nostri amici a riuscire a sopportare entrambi.
Noi fratelli Turunen non abbiamo sempre avuto buona fama.”
Si grattò la testa e Rhadamanthys fu sorpreso nel vederlo così cordiale e aperto alla conversazione. Solo un'ora prima si volevano quasi sbranare.
La mente di Watson si era di nuovo messa in moto...
Una volta nel locale, andammo a cercarci un posto a sedere un po' isolato dalla gente abituale, in modo tale da poter parlare senza essere ascoltati o infastiditi. Non lo trovammo e quindi ci accontentammo di un posto qualunque, in mezzo alla sala.
Una volta a tavola, sentii di nuovo il mio stomaco reclamare cibo. Non fu tuttavia il solo, perchè alla corale si unì anche il brontolare di Rhadamanthys.
“...E' da stamani che non metto qualcosa di sostanzioso sotto i denti- Mormorò vergognandosene per un istante. Sedendosi al tavolo, guardò i due gemelli.- Se non dovessi mangiare qualcosa che possa essere definito cibo entro un'ora, potrei divorare carne fresca.
Quindi sedetevi, o mi farete voi due da cena.”
Brontolò, non badando me che ero ormai già seduto composto. Il caro pontefice con il diavolo tentatore a suo fianco, non si fece pregare e si mise comodo, onde non disturbare oltre la pazienza e l'appetito dell'inglese.
Sorrisero entrambi angelicamente, anche se quello del gemello maggiore fu un sorriso sforzato.
Era seduto di fianco a Rhadamenthys, il suo migliore amico ormai, però era strano...le sue spalle come anche ogni muscolo del suo volto, sembravano in tensione.
Non comprendevo il motivo di cotanta agitazione, che fosse per la frase dell'inglese? Non ci sarebbe stato nulla di cui preoccuparsi, se il diretto interessato avesse mangiato.
Prima che potessi formulare qualche altra ipotesi, il gemello minore mi distrasse.
“Dov'è un cameriere? E' un sacco di tempo che non- ahi!”
Saga aveva pestato il piede a Kanon, intento a dire qualcosa che non capii bene poiché non terminò la frase.
“Sono io quello che non mangia qui da secoli, per cui stai buono e aspettiamo.”
Lo rimproverò il fratello maggiore, il quale era tenuto d'occhio dalla viverna seduta alla sua sinistra. Il predatore lo scrutava con sguardo rapace e attento, come se Saga fosse di sua proprietà o la prossima preda.
Chissà per quale motivo si comportava così...
“Prego signori, cosa posso fare per voi?”
Una voce familiare, mi riportò alla realtà facendomi alzare lo sguardo dal tavolo. Sgranai gli occhi appena capii a chi quel tono appartenesse e balzai in piedi.
La sedia si ribaltò all'indietro e andai a sbattere anche la zona del linguine contro il tavolo, facendomi davvero male.
Avevo avuto un vuoto al cuore per un istante e non ne compresi il perchè, come nemmeno capii per quale motivo avessi avuto una reazione così impulsiva e stupida!
Mi era andato di volta per caso il cervello? Non mi ero mai comportato in quel modo.
Arrossii visibilmente quando mi ritrovai cinque paia di occhi predatori, puntati addosso. Eh si, predatori perchè nessuno dei cinque ragazzi presenti era un individuo dal carattere dolce o debole...
Rivolsi poi l'attenzione a colui che fu la causa del mio scatto e dopo aver deglutito, provai a rivolgergli la parola.
Lui mi precedette e con un sorriso solare, volle salutarmi amichevolmente...anche fin troppo, amichevolmente.
“Il mondo è davvero piccolo, dolcezza. Hai voluto farmi una sorpresa e venirmi a trovare anche per cena?”
Manigoldo era allegro e spensierato, non si curava nemmeno del fatto che avessi reagito in quel modo vedendolo.
Anzi, ne sembrava addirittura compiaciuto. Gonfiai le guance senza rispondergli e raccolsi la sedia da terra, per potermi mettere nuovamente comodo.
Guardai di lato, posando il gomito sul tavolo e il pugno sulla guancia.
“Non mi chiamo dolcezza e ti pare che pensassi davvero di volerti fare una sorpresa dopo oggi? Tsè, povero illuso. -Borbottai, rivolgendogli un'occhiataccia malevola.- Piuttosto...tu non eri stato licenziato da Shion? O meglio...avresti dovuto riprendere a lavorare, quando avessi iniziato io.”
Come già si era capito, ero sorpreso di aver incontrato quel granchio. Tuttavia...più mostravo di essere contrariato dalla sua presenza, più mi rendevo conto che in realtà ero felice di vederlo.
Se avessi dato ascolto alle mie sensazioni, invece che alla mia testaccia di pesce, addirittura gli avrei rivolto un sorriso, non una smorfia.
Cercavo inoltre di non darlo a vedere, ma lo stavo squadrando da capo a piedi. Era molto affascinante e virile, nonostante la tenuta estiva da cameriere.
I pantaloni classici neri, gli cadevano perfetti sia sui fianchi che sul retro. Aderivano alle cosce, per poi scendere perfetti sino alle scarpe.
La camicia estiva era mezza slacciata sul colletto e lasciava intravedere la parte iniziale del petto del mio collega. L'indumento era poi allacciato sui suoi avambracci, tuttavia sembrava che dovesse da un momento all'altro rompersi a causa dei suoi muscoli ben formati e allenati.
Manigoldo non era di sicuro un ragazzo magro, né grasso, ma in forma e slanciato. Ammisi a me stesso di invidiarlo un po' per la sua mascolinità, contraria alla mia bellezza.
Forse la mia era proprio una maledizione, avere un bel visino dopotutto mi aveva portato solo problemi...era ironico.
Sopra la camicia, maledettamente aderente sul petto del granchio, stava un gilet nero in tono con il cravattino mezzo slacciato che portava al collo.
I capelli cobalto erano impeccabili e nel complesso sembrava un individuo di tutto rispetto, di classe e virile...no un momento, questo aggettivo l'ho già usato.
Manigoldo notò quell'accenno di sorpresa nei miei occhi e avvicinandosi, mi posò una mano sulla testa.
Sistemò qualche ciocca cerulea fuori posto e mi posò l'arto sulla mia spalla sorridendo.
“Veramente il mio licenziamento inizia da domani, per cui stasera mi tocca lavorare. Mi sarebbe piaciuto però sedermi qui a tavola con te.”
Alzò la testa, guardò verso Kanon e lo salutò con un gesto della mano. Il greco tuttavia non ebbe reazioni, se non un'espressione perplessa in volto.
Prestai molta attenzione e mi sembrò davvero strano che non lo riconoscesse, persino Manigoldo non capiva.
“Vi conoscete?”
Chiese a quel punto Saga, distogliendomi dal pensiero del suo gemello minore. Rhadamanthys era invece immobile, ma all'erta come una faina.
Era concentrato a riflettere, i suoi occhi dorati erano però impenetrabili quindi non lasciavano trapelare informazione alcuna.
“E' un mio collega. Dopo gli esami verrò qui a lavorare, per di più oggi ha aiutato me e Kanon con alcuni lavori, quindi si: ci conosciamo.”
Risposi io, con un sorriso sincero sulle labbra. Non ero felice, ma nel vedere quel maledetto granchiaccio, mi sentivo sollevato.
“Mi chiamo Manigoldo, è un piacere conoscerti. Devi essere il gemello di Kanon...?” “Saga, il piacere è mio. Questo alla mia destra invece è Rhadamanthys, il mio migliore amico.”
Il suo tono fu però molto distaccato e anche la cara viverna lo notò, iniziai quindi a intravedere una nuvoletta nera di nervosismo sulla sua testa.
Saga osservandolo, sembrò sospirare internamente e sorrise mettendogli una mano sulla spalla.
“Scusa Rhada, so che non ti piace che siano gli altri a presentarti.”
Rise.
“Appunto. Sbagli sempre...however, nice to meet you, Manigoldo.”
Salutò con cortesia e fare di un lord, sorprendendo l'italo-greco che piegò la testa in segno di rispetto.
“Ora che abbiamo fatto le presentazioni, cosa posso portarvi?”
Guardò prima il sottoscritto, prendendo in mano un taccuino su cui annotare le richieste dei suoi clienti.
“A me andrebbe bene lo stesso di oggi.”
Gli dissi e lo vidi inarcare un sopracciglio. Cos'avevo fatto adesso?
“Ancora?
Ti consiglierei di variare la tua alimentazione, dolcezza. Prendilo come il consiglio di un amico, o potresti crollare a terra se mangi così poco.”
Sorrise e mi porse il menù, obbligandomi a cambiare idea per la cena. Lo guardai male, apposta. Ma in realtà ero felice che si preoccupasse in quel modo.
Kanon e Saga si scambiarono uno sguardo, come di intesa, e ordinarono dei piatti per entrambi.
Rhadamanthys fu quello che ci mise di più a scegliere, ma alla fine ordinò anche lui chiedendo anche che gli venisse portata una bottiglia di whisky da dividere con l'amico alla sua destra.
Scorsi sul viso di Saga un lampo di panico, che riuscì molto bene a mascherare. Il gemello minore lo capì e deglutì.
Quei due avevano qualcosa che non andava.
“Molto bene, porterò anche il whisky e- tu Albafica, hai scelto?”
Lo guardai e con un sorriso amichevole in viso, che mai prima gli avevo rivolto, annuii.
“Vorrei la specialità della serata e magari più tardi un dolce.”
Manigoldo si ritrovò spiazzato dal mio comportamento, come anche dal tono calmo e pacato che utilizzai. La sorpresa si palesò nei suoi occhi e dovette scuotere la testa per riprendersi dal suo sogno.
“A-al dolce ci pensiamo più tardi. -Mormorò, con un velo di mistero nella voce e di dolcezza.- Tra qualche minuto vi porterò i piatti, buona permanenza intanto.”
Sorrise e rapidamente si allontanò per andare a portare l'ordine in cucina. Lo fissai andarsene con quel suo passo spedito e non riuscii a far a meno di sorridere.
“Che scemo...”
Commentai ridacchiando. Nell'immediato, accorgendomene, portai una mano sulla bocca.
Quando riportai i piedi a terra, i miei tre compari erano intenti a fissarmi. Kanon mi passò un braccio attorno al collo.
“Dunque...penso che qui urga qualche spiegazione, Albafica caro.”
“Ghè?”
Un verso ebete e stridulo, mi fuoriuscì dai meandri più remoti della gola. Saga incrociò le braccia al petto.
Con un sorriso furbo sulle labbra, si apprestò a farmi la domanda.
“Hai fatto colpo su qualcuno, o sbaglio?”
Chiese incalzante, con un fare che ben conoscevo.
Cosa volevano però i due fratelli Turunen da me? Kanon aveva persino quasi minacciato di morte Manigoldo nel pomeriggio! Per cui non avrebbe avuto motivo di comportarsi così...o sì?
“Fatto colpo? Su chi? Ahahah, ci fosse qualche bella ragazza qui dentro su cui io abbia veramente fatto colpo.”
Dissi ironicamente, ma mi ritrovai fulminato dallo sguardo di Rhadamanthys.
“E' ovvio che nessuno dei due gemelli qui presenti, si stia riferendo a una ragazza. Bensì al cameriere. -Fece quasi una smorfia, mentre giocava con il bicchiere. Portò un braccio dietro lo schienale della sedia.- Un altro gay che ci prova con un etero...tsè.”
Rimasi sorpreso dalla frase dell'inglese e a quel punto fu posto lui sotto l'attenzione di noialtri.
“Perchè lo dici con un tale disgusto, Rhada...manthys.”
Kanon fece la domanda come se nulla fosse, ricordandosi di usare il nome del biondo per intero. Tuttavia anche questo era sospetto, come la sua calma...opposta alla tensione di Saga di fronte a lui.
Quest'ultimo, guardava Rhadamanthys con titubanza, deglutendo in modo impercettibile.
“Perchè non sopporto i gay che ci provano con gli etero, ecco tutto! -Fece un'altra smorfia indignata, mentre Manigoldo arrivò rapido a portare le bevande e il whisky richiesto dal biondo. Mi passo poi dietro, tornando verso la cucina.
L'inglese lo fissò andarsene.- Possono arrivare a rovinare la vita di una persona...lo so bene.”
Guardò verso Saga, che apprese un'espressione rattristata nonostante la sua tensione. Che fosse dovuta dunque, a quell'argomento?
“Tu lo sai bene...mi sono sempre sfogato con te.”
Gli disse il biondo, portandosi una mano sul volto. Kanon si morse il labbro inferiore, come se si stesse trattenendo dal dire o fare qualcosa.
L'inglese, vuotò infine del whisky nel proprio bicchiere e in quello dell'amico, alzando poi l'oggetto di vetro, in segno di brindisi.
“Dato che questa è un'uscita tra amici: salute!”
Lo charme inglese che mostrò, fu affascinante e io ne rimasi sorpreso. In qualche modo, doveva avere in sé davvero il sangue di un lord, altrimenti non avrebbe avuto un tal carattere.
Lessi però della titubanza nello sguardo di Saga, che impercettibilmente, lanciò un'occhiata al gemello. Quest'ultimo non lo badò e lui fu costretto a sospirare senza farsi notare.
Prese il bicchiere con dentro il liquore e lo alzò per brindare con l'amico. Gli rivolse un sorriso.
La tensione era perfettamente visibile sulle sue labbra e toccato il bicchiere di Rhadamanthys, bevve una sorsata abbondante.
Egli fece la stessa cosa, ma non distolse lo sguardo per un secondo da Saga, che però non fece una piega al gusto forte del whisky inglese. O meglio...non lo diede a vedere, ma il suo sorriso nascondeva qualcosa. Il suo pugno era serrato, segno che si stava trattenendo.
Alla mia sinistra, Kanon lo osservava mordendosi il labbro inferiore. Gli rivolgeva allo stesso tempo uno sguardo omicida.
“Non è proprio il tuo whisky.”
Commentò Saga, rivolto all'amico al quale strappò un sorriso divertito.
“Ciò nonostante, ti fa effetto come sempre. Sei proprio impossibile, pur di farmi piacere...fingi di essere forte e di tenermi testa.”
Il gemello maggiore si grattò il capo e ridacchiò imbarazzato. Kanon sgranò gli occhi, fece per dire qualcosa, ma si limitò a portarsi una mano sul viso.
Fregato.
Ecco la parola che lessi sulle sue labbra, tutto d'un tratto.
Nel frattempo, di fianco al nostro tavolo passò una bella ragazza formosa, dai lunghi capelli biondi e Saga si sporse dalla sedia per guardarla.
Se non voleva farsi notare, quello era proprio il modo sbagliato e- un attimo...Saga che guardava una ragazza? Che diavolo-
“Però...gran bel bocconcino.”
Commentò gustandosi la vista del fondo schiena del soggetto in questione, prima che quest'ultimo venisse offuscato dalla testa dell'inglese al suo fianco, che era posto nella stessa direzione.
Rhadamanthys tuttavia non guardava la ragazza, ma l'amico. Il suo sguardo era di rimprovero.
“Sei fidanzato, non dovresti guardare altre donne al di fuori della tua.”
Ecco appunto, venne ripreso.
“Ah? Oh suvvia, le beltà di qualcuna le posso ancora vede- ahio!” Voltò rapido la testa in direzione del fratello, che sorseggiando dell'acqua, gli aveva tirato un calcio e ora lo stava fissando con uno sguardo di fuoco da 'Riprova a fare o dire una cosa del genere, e ti ammazzo!'
“Cosa vuoi, Kanon? Non sono mica uno che ama gli uomini, la bellezza femminile va ammirata. Al momento poi, Shura non è presente.”
Vidi come un'aura oscura formarsi attorno alla figura del diavolo tentatore, sembrò pronto a scagliare il fratello in un'altra dimensione alla prima parola di troppo.
“S-a-g-a. -Scandì bene il nome. I capelli dalla rabbia e dall'aria demoniaca che stava prendendo, avrebbero potuto tingerglisi di grigio, come i suoi occhi invece di rosso.- Sei il pontefice di casa, non ti azzardare.”
A tali parole, l'altro rispose con un sorriso sornione e sfrontato. Pareva che in quel momento adorasse stuzzicare il fratello, persino Rhadamanthys alla sua sinistra era sorpreso.
Il biondo guardò il gemello minore e deglutì. Ringraziò di non aver avuto davanti quella belva incazzata, qualche ora prima.
“Dai. Sai benissimo che proprio per la mia bramosia, degli ultimi anni, sono diventato in realtà un falso Pontefice. -Si leccò sinuosamente le labbra, con fare anche affamato.- Le donne son donne. Belle e appetibili, perfette per saziare noi uomini.”
Kanon sembrò sull'orlo di una crisi in cui avrebbe potuto uccidere il gemello, scattò in piedi con il coltello nella mano destra, ma io feci altrettanto, disarmato, bloccandolo da dietro.
“Io ti uccido! Ti ho detto di fare l'etero! Non di-HMMDNDINM!”
Saga si era messo quasi a novanta sul tavolo alla velocità della luce, chiudendo con le mani la bocca del fratello, che tentò più volte di morderlo.
“Ti metto la museruola se osi solamente farlo! Così vedi come baci qualcuno! -Fece cadere una bella intonazione su quella parola, per poi fare una smorfia e gonfiare il petto.- Comunque...nessuna donna potrebbe sostituire Shura.
Lei si che sa tenere testa alla perfezione a uno come me. Non vorrei nessun altra, proprio perchè siamo entrambi sulla stessa lunghezza d'onda e ci compensiamo a vicenda.”
Concluse, levando le mani dalla bocca del fratello e sedendosi. Questo rimase sorpreso e l'aura attorno a lui tornò normale all'improvviso.
Abbassò la testa, facendo cadere il coltello sul tavolo. Deglutì imbarazzato.
“I-io...scusa, Saguccio...Alb, puoi pure lasciarmi.”
Così io feci e tornammo entrambi seduti composti. Vidi il gemello maggiore sospirare e scuotere la testa esasperato.
“Cosa devo fare con te...tu che dici, Rhada?” “Che sei un coglione -Risposta che arrivò immediata.- Potevi benissimo tranquillizzarlo sin da subito, piuttosto che farlo arrabbiare in quel modo.”
Rhadamanthys si schierò a difesa di Kanon, cosa molto strana, e tirò un leggero pugno in testa all'amico.
“Non ti facevo tanto depravato comunque.”
“Depravato? -Saga apprese un'espressione innocente e gonfiò le guance offeso. Scosse la testa.- Stavo solo facendo apposta! Razza di- Rhada! Non dirmi che non riconosci quando scherzo. Hmpf. E ti definisci il mio migliore amico?”
L'inglese sgranò gli occhi, mostrando un lato che noi ancora non avevamo visto di lui. Si grattò la testa, con un accennato rossore che ora gli colorava le guance.
“Scu-..sa, ma non ti avevo mai visto fare così.”
Assunse di nuovo la sua aria seria, all'arrivo di Manigoldo e delle portate. Saga però sembrò sorpreso del visibile imbarazzo mostrato da Rhadamanthys, lo fissò per qualche istante, sorseggiando il whisky.
Il cameriere sistemò con maestria i piatti di ognuno al proprio posto e si affrettò a sorridere.
“Ecco qua, spero siano di vostro gradimento. - Si rivolse poi a me, con una certa circospezione.- Cosa stava succedendo qui prima? Percepivo un'intensa aria negativa sin dalla cucina.”
Mi guardò perplesso e io arrossii appena. Per pormi quella domanda, si era avvicinato al mio orecchio e vi aveva mormorato con un tono decisamente caldo.
“N-nulla, non ti preoccupare. Abbiamo avuto un piccolo disguido tra fratelli, nulla di che. Torna pure alle tue faccende e...fai un salto qui più tardi, ti ricordo che voglio il dolce!”
Affermai, con uno strano entusiasmo da bambino. I miei occhi brillarono, avevo sentito dire che i dolci del “Sanctuary” erano tra i migliori della città, ergo li volevo provare tutti!
...naturalmente non in una volta sola, o sarei diventato un barile.
Il mio comportamento fece fare un fragorosa risata al granchio, che si dovette asciugare anche qualche lacrima.
“Ahah...allora esaudirò il tuo desiderio, dolcezza. Più tardi mi farò vivo, ma ora mangia e gustati il tuo piatto.”
Detto quello, si allontanò di nuovo con una certa fretta e io non potei smettere di sorridere.




Durante il corso della cena, non vi furono discussioni né altri litigi tra i due fratelli. Era piuttosto Rhadamanthys, che sembrava imbarazzarsi, a volte, mentre parlava con Saga.
I due rispetto a minuti prima, discutevano in modo più scorrevole e Kanon sembrava esserne non poco felice.
Cominciò dunque a balenarmi un sospetto su Rhada, nei confronti del gemello maggiore, per cui a fine cena, intercettai il minore al bagno.
“Ehi!”
Sembrò sorpreso di trovarmi lì con lui nello stesso momento. Dovevo però chiarire i miei sospetti, era tempo di svelare l'arcano.
“Fermo dove sei! -Esordii infine io mentre lui tentò di passarmi accanto, mi guadagnai così un'occhiata perplessa da parte del mio migliore amico.- Ho bisogno di parlare con te qualche minuto, l'argomento è uno: Rhadamanthys.”
Kanon alzò gli occhi al cielo e posò il sedere al marmo dei lavandini del bagno.
“Ebbene dimmi. Cosa c'è, Rhada sta attentando anche alla tua pace interiore con il suo monociglio?”
Chiese ironico e scocciato, come se non volesse parlare in realtà. Io capii grazie a quella frase qualcosa...
“Da quando lo chiami Rhada? -Lo vidi sussultare e ciò mi diede la conferma di alcune mie teorie.- Non è comunque il suo sopracciglio che mi urta, anzi a dir la verità non è niente a farlo, ma ciò che voglio sapere è...-Feci una pausa, in cui afferrai Kanon per il colletto della camicia.- Rhadamanthys ha una cotta per te, vero S-a-g-a?”
Scandii io questa volta il nome, in modo che lui mi capisse bene. Sembrò in un primo momento sorpreso, ma poi sforzò una risata.
Finse che mi stessi sbagliando.
“Alb, non sai più distinguermi da mio fratello?” “Au contraire mon ami, lo so fare benissimo!- Gli alzai la ciocca di capelli che teneva appiccicata alla tempia e vidi la sua cicatrice quasi invisibile. -Ho davanti a me Saga Turunen, il maggiore dei due gemelli diabolici!”
Calò un silenzio gelido e a quel punto Saga non potè più dire o fare niente a sua discolpa, tirò un lungo e profondo sospiro e abbasso la testa, rilassandosi.
“Scusa Albafica, non volevo ingannarti...anzi non volevamo. -Disse, ovviamente riferito a Kanon, ora nei suoi panni.- comunque sei un ottimo Sherlock Holmes, hai capito in fretta che non ero mio fratello.”
Cercò di sorridermi, ma vide bene la mia espressione contrariata.
Li conoscevo da anni, scambiarli sarebbe stato un affronto all'affetto che da sempre provavo nei loro confronti.
“Non sono io ad essere bravo ad investigare, voi due siete pessimi a recitare l'uno neii panni dell'altro. -Commentai, lasciandogli la camicia e portandomi una mano sul fianco.- Ora, giù le maschere e sputa il rospo. Perchè avete elaborato questa messa in scena? Ma soprattutto...gradirei una risposta alla domanda che ti ho posto qualche minuto fa.”
Incrocia le braccia al petto, utilizzando un serio tono incalzante nella voce. Non potevo giocare a poliziotto buono e cattivo da solo, per cui era meglio fare la parte che mi veniva meglio: il cattivo.
“Allora?”
Saga ci impiegò un po' ad elaborare una risposta, ma dai suoi occhi non sembrò intenzionato a mentirmi. Per tal motivo, parlò e fece cadere la sua maschera teatrale e i segreti celati dietro di essa.
“In realtà...si, negli ultimi due anni, Rhada ha sviluppato una sorta di attrazione nei miei confronti. Lui è convinto che io non lo capisca, ma essendoci passato per primo beh...mi è facile notarlo. -Mi spiegò, massaggiandosi una tempia.- Io non ho mai voluto fargli un torto, per cui ho mentito sul mio orientamento e sul fatto che Shura fosse una ragazza.”
Mi sembrò molto triste nel parlare ed ero sicuro di non averlo mai visto in quello stato, se non le rare volte che litigava con la sua dolce metà.
“Allora...perchè lui ha detto quelle cose sugli omosessuali prima?” “Non ci arrivi, Alb? E' la sua situazione attuale per colpa mia.
Ce l'ha a morte con sé stesso, dato che si continua ad illudere di avere una qualche possibilità nei miei confronti.
Se avesse scoperto stasera che non ero etero, sarebbe stata la fine. E' un ottimo amico e non voglio perderlo, per di più...ha avuto anche varie relazioni che non sono andate bene, maledice il fatto che ora gli piacciano gli uomini e non più le donne.”
Mi spiegò con calma.
Non volle entrare nei dettagli, ma sentii un senso di tristezza pervadermi. Ecco cos'era quella sensazione che avevo avvertito qualche ora prima, rimanendo solo con Rhadamanthys.
Ora che sapevo un po' più di cose sul suo conto, mi ritrovavo a dispiacermi per lui.
“Io non...quindi hai proposto a Kanon di sostituirti stasera, solo perchè lui è etero oltre ogni limite?”
Saga annuì timidamente.
“Mi sento in colpa, gli ho chiesto di fare una cosa anche più grande di lui. Non abbiamo lo stesso carattere e l'ho costretto a cambiare all'improvviso. -Sospirò.- Ho poi un brutto presentimento...ma scambiarsi nuovamente ora è troppo tardi, spero solo che la serata non abbia altri problemi.
Prometto che non gli chiederò mai più un favore del genere.”
Promise, si. Ma conoscevo i fratelli Turunen, quando davano una parola che riguardasse loro stessi, non la mantenevano mai.
Non per niente erano diabolici.
“Direi allora di tornare da loro, prima che Kanon possa dire qualcosa di strano a Rhada, che faccia intendere il vostro scambio.”
Saga annuì e fu il primo ad uscire dal bagno, seguito poi da me.
Sperai con tutto me stesso che quella giornata potesse finire il prima possibile, ne avevo abbastanza...volevo un cuscino su cui dormire e riposare, senza dover pensare a niente, se non a sognare.
Bramavo le mie coperte...il mio materasso...un granchio- WHAT? Che cosa stavo pensando? Cosa c'entrava ora quel tizio conosciuto in giornata?
Prontooo, terra chiamava Albafica Richards: dovevo ritornare con la testa sul mio pianeta natale.
La stanchezza mi stava giocando proprio un brutto scherzo.
Ahimè però...la serata ancora non era finita...




La scena che ci si palesò davanti, lasciò impietriti entrambi. Saga di fianco a me, cominciò a contornarsi di un'aria oscura, più oscura ancora di quella di svariati minuti prima.
Io avevo le braccia e le gambe ridotti a blocchi di ghiaccio, nessun muscolo voleva muoversi, né accennava a farlo.
Rhadamanthys era seduto con un'espressione calma, ma i suoi occhi dorati erano contornati da una fiamma di pura passione e...gelosia, o invidia.
La mandibola dai canini sporgenti, era serrata a mo di ringhio. Nella mano destra serrava con stretta salda, il bicchiere con dentro il whisky che fino a poco prima doveva aver solo sorseggiato con calma e pacatezza.
Io non potevo credere a ciò che stavo osservando, alla scena che stava accadendo! Quella giornata era maledetta, una strega ci aveva fatto un incantesimo. Era l'unica soluzione logica da dare in quel momento.
Davanti ai nostri occhi, si presentava un Kanon, spacciato per Saga, intento a dimenarsi dalla presa delle braccia e labbra, di uno spadaccino moro e spagnolo, a noi molto conosciuto.
Costui era furioso, ed aveva afferrato il proprio amante, pensando che fosse quello vero e non il fratello, in modo possessivo.
Kanon doveva essersi dimenato per protesta, nel vano tentativo di spiegare la verità all'altro. Questo tuttavia non aveva voluto sentir scuse e innanzi agli occhi- e al cuore ferito.- di una viverna spietata, lo aveva baciato con foga e passione.
Il gemello minore si sentiva morire, lo potevo capire dalla sua espressione e dalle calde lacrime che gli affioravano agli occhi al sol pensiero di aver fatto un torto al fratello.
Però Saga avrebbe capito, non lo avrebbe ucciso per uno sbaglio così superficiale...no?
Quando voltai la testa, non fui più di quella convinzione.
Gli occhi del gemello minore si erano arrossati moltissimo, la bocca era serrata in sorta di smorfia e i capelli...vagamente imbiancati, erano messi in modo scomposto e demoniaco.
“Shu-ra.”
Disse, sillabando il nome del proprio amante. Egli lasciò Kanon, che cadde a terra in ginocchio e si girò verso di lui.
“Hm? Kanon...che cosa vuoi?”
Chiese acidamente, visibilmente arrabbiato. Incrociò le braccia al petto, prima di guardare incredulo colui che pensava il suo amante, ora a terra con la mano sulla bocca e dei conati di vomito continui.
Non ci fu per lui neanche il tempo di fiatare, che corse fuori, nel giardino del ristorante, alla massima velocità consentita dal suo corpo umano.
A seguirlo, preoccupato, vi fu anche Rhadamanthys. Dalla sua gola, udimmo un netto ruggito ergersi in modo dirompente.
La viverna era stata svegliata, ora erano guai.
Shura fece per seguirli a sua volta, ma Saga gli afferrò il polso e lo trascinò a sé per dargli lui, un vero bacio.
Il bacio dell'unico e solo Saga Turunen, l'originale. Non il fratello minore etero e privo di ogni interesse verso uomini.
Il gemello maggiore, geloso e possessivo nei confronti dell'amico d'infanzia, ora suo amante e uomo.
Mi sentii di troppo nel vedere quella scena, ringraziai infatti una mano forte e delicata allo stesso tempo, che mi fece girare il viso.
“Forse non è il caso che tu faccia il terzo incomodo, dico bene?”
La voce ironica e seria, poteva appartenere ad un solo individuo...l'unico che fosse tanto sfrontato da toccarmi e tenermi vicino a lui, mentre due uomini si scambiavano effusioni d'affetto.
“Ti terrò compagnia finchè non finiscono, dolcezza. Non ti preoccupare.”
Manigoldo sorrise e mi tenne con il viso vicino alla sua spalla, poco sopra il suo petto. Riuscii così ad annusare il suo profumo, che mi ricordava vagamente il pino montano.
Mi distrasse dal bacio di Shura e Saga, facendomi sentire anche meglio.
“Ma-Mani...-” “Shh...”
Posò la mano tra i miei capelli e li accarezzò con cura e delicatezza, scostandone le leggere ciocche cerulee con eleganza, che in lui mai avrei detto ci fosse.
Solo una volta mi capitò di lanciare un'occhiata ai due amanti, giusto nel momento in cui finirono di dimostrarsi l'affetto reciproco.
“S-Saga?-Shura sembrò riconoscere subito la possessività dell'altro e fu costretto a guardare di lato, per la vergogna di ciò che aveva fatto pochi istanti prima, preda della gelosia, nei confronti del fidanzato.- Io...quello era Kanon, vero?”
Saga lo guardò con un cipiglio nervoso e di rimprovero, ma con calma annuì e sospirò. I capelli e gli occhi, tornarono alla loro normalità, lasciando di nuovo libera la parte buona del caro falso Pontefice.
“Si...era lui e me l'hai traumatizzato a vita. -Commentò tristemente.- Più tardi ti spiego perchè ci siamo scambiati...ora mi preoccupa che ci sia anche Rhada con lui.”
“Questo Rhada...”
Shura si fece cupo, ma Saga gli alzò il mento con due dita, per farsi guardare negli occhi con serietà.
“E' un mio amico e compagno di studi, nulla di più e nulla di meno. Capito?”
Il moro fece una leggera smorfia, ma alla fine si ritrovò ad annuire ed incrociare le braccia al petto. Sospirò.


Ancora appoggiato a Manigoldo, facevo respiri profondi per lasciar scivolare via quegli avvenimenti improvvisi.
“Non ne posso più di questa giornata...sono stanco.”
Mormorai rivolgendomi verso di lui. Non so perchè lo feci, né perchè percepii di potermi fidare di quel ragazzo che ancora conoscevo poco.
Ero a contatto con un uomo di due anni più grande di me, ma pur sempre del mio stesso sesso...eppure non mi sentivo così a disagio.
Forse era la stanchezza, o il mal di testa a farmi stare in quel modo...però poco mi importava in quel momento.
Mi sentii osservato, per cui ad un certo punto tirai su la testa e mi allontanai da Manigoldo. Tenni però una mano posata sulla sua spalla, in segno di gratitudine.
Lui mi guardò e con un sorriso mi sistemò i capelli.
“Che tipo di dolce vuoi? Offre la casa.”
Mi chiese, assumendo un'aria fiera, quasi da cavaliere. Era davvero buffo e mi strappò un sorriso infantile, ma dolce.
Si era persino ricordato della mia richiesta.
“Uno qualsiasi che abbia tanto cioccolato, sia bianco che fondente...e delle fragole.”
Gli risposi da bravo goloso quale ero, lo vidi annuire e andare a preparare il tutto.
Rimasi nuovamente solo, ma questa volta, Saga si avvicinò con calma e sospirò.
“Scusa, devo averti messo a disagio. Mi dispiace tanto...avresti voluto passare una serata più tranquilla, vero?”
Io mi ritrovai ad annuire e sforzai una risata. Mi misi seduto al tavolo, osservando lui e Shura.
“Beh siete una bella coppia e comunque non vi preoccupate, un giorno mi rifarò anche io quando avrò una dolce metà.”
Sorrisi felicemente, dato che Manigoldo era stato davvero di grande aiuto.
Saga mi si sedette di fianco e Shura fece altrettanto per unirsi a noi.
Appoggiai i gomiti al tavolo, posando poi anche la testa su di essi. Ero stanco e il sonno cominciava oramai a farsi sentire.
Gli occhi erano pesanti e avrei assaltato il letto se ce l'avessi avuto davanti in quel momento. Aspettavo però il dolce, oh si...il dolce.
Avevo il desiderio di vedere Manigoldo mentre me lo portava, qualcosa inoltre mi spingeva a chiedergli magari di sedersi con noi...con me. Specialmente con me.
Mi aveva dato una spalla e la sua compagnia per distrarmi, per non farmi sentire male...era stato davvero gentile, nonostante l'inizio burbero che avevamo avuto il pomeriggio.
Non lo avrei mai ammesso davanti a qualcuno, ma ero felice di ciò che avevamo passato e della sua compagnia.
In cuor mio, pregai che la nostra potesse diventare una bella amicizia...non solo tra colleghi, ovviamente.
Oh si...un'amicizia.


I pensieri non potevano però durare in eterno, udii dei passi pesanti e delle gocce d'acqua cadere sul pavimento, per cui...la realtà mi richiamò a sé, come una madre con il suo bimbo al parco.
Alzai gli occhi e la testa.
Vedendo un Kanon ridotto peggio di un gatto bagnato, assunsi un'espressione estremamente perplessa e sgomenta.
I suoi folti capelli cobalto, erano ridotti a una zazzera lunga, scarmigliata e fradicia. Ancora gocciolante, lo osservai sedersi al tavolo, con la frangia che gli ricadeva sugli occhi.
Nessuno di noi osò aprire bocca, poiché non fu l'unico ad arrivare in quello stato. Di fianco a lui, si sedette anche un inglese che sembrava più simile a un riccio, che a una viverna.
I suoi capelli biondi erano pieni di punte a causa dell'essere bagnati. Le gocce d'acqua gli imperlavano il viso, rendendolo piuttosto virile agli occhi di chiunque l'avesse visto. Kanon non era da meno, ma avendo i capelli lunghi, era più difficile osservarne il viso.
Passarono alcuni minuti, prima che potessimo domandare loro qualcosa.
Saga fu il più allarmato tra tutti.
“Cosa...vi è successo?”
Il gemello e l'amico, alzarono la testa e gli rivolsero uno sguardo puramente omicida. Rhada fece trasparire anche un ringhio cagnesco, dalle sue labbra. Le sue candide zanne, erano in piena vista, pronte a sbranare chiunque.
Kanon però, riuscì in qualche modo a calmarlo, posandogli una mano sulla spalla. L'espressione dell'inglese, subito si distese, rilassando ogni muscolo contratto sul suo viso.
Il gemello minore, a quel punto sorrise soddisfatto e prendendo un elastico per capelli dalla tasca dei jeans, si fece una coda per non bagnarsi ulteriormente.
Guardò poi il fratello.
“Il giardino aveva una vasca dei pesci e...beh, ci siamo scivolati dentro. Tutto qua.”
Rispose, senza voler approfondire nulla al riguardo. Sentii tuttavia Rhadamanthys ghignare e Kanon gli rivolse uno sguardo malevolo.
“Mu-to.” “Oh Kanon, sei in mio potere ormai. Te lo ricordo.”
Ghignò ancora la viverna, umettandosi con appetito le labbra. L'aria che si respirava non era di tensione normale, no...era strana e io non mi sentivo a mio agio, né con di fronte il mio migliore amico né con il fratello di fianco, che ora si scambiava sguardi con il proprio amante, andando anche a prendergli la mano più volte.
Maledii con tutto me stesso di essere finito tra l'incudine e il martello.
Alzai gli occhi al cielo e quando li riabbassai, mi sorpresi di trovare innanzi a me una bellissima coppa, con della crema all'interno al cioccolato bianco e fondente.
Delle fragole erano tagliate e messe sul fondo, in superficie e intinte all'interno della glassa. Quadretti di fine cioccolato ornati d'oro, erano messi tutt'intorno alla coppa e facevano ad essa da cornice.
Era meravigliosa.
Guardai a lato e vidi Manigoldo, intento a tenere in mano un vassoio.
“A lei signore, il dolce richiesto.”
Sentii le guance diventare calde, alla vista del suo solito sorriso. Un misto tra lo sfrontato e l'amichevole, un sorriso perfetto per il suo viso.
Deglutii e guardai la coppa.
“I-io...non penso di riuscire a finirla da solo...insomma è davvero ta-”
Alzando nuovamente la testa, notai che Manigoldo si era sporcato un po' ovunque di cioccolato. Doveva aver preparato lui quel dolce e nel farlo si era ridotto a quel modo.
Mi strappò una risatina, che non riuscii a soffocare.
“Come sei buffo...”
Storse la bocca in una smorfia finta offesa all'improvviso e mi guardò con la coda dell'occhio.
“Buffo? Hmpf, e non riesci a finirlo?? Mi offendo, sai? Con tutto l'impegno che ho messo nel prepararti quel dolce.
In genere è compito di Dohko combinare il tutto, ma quello ho desiderato io di persona fartelo.”
Ammise, o meglio, confessò di aver lavorato a quell'opera d'arte solo per me. La sorpresa si disegnò sul mio viso, insieme a un po' di rossore più accennato.
Tuttavia, scorsi un colorito accentuato anche sul suo di viso e...sentii come una sorta di calore interno, pervadermi.
“A-allora...perchè non lo mangiamo insieme?”
Proposi, gonfiando le guance per poi guardare a lato. Avvertii dei movimenti di fianco a me e in men che non si dica, Manigoldo si era seduto alla mia destra con la spalla appiccicata alla mia.
“Accetto la proposta, dolcezza...ma non ho voglia di andare a prendere un altro cucchiaio.”
Inquisì furbo, con un'espressione birbante sul viso. Era una volpe quando voleva.
Feci una smorfia e mi portai alla bocca una cucchiaiata di quel dolce.
Cercai di non darlo a vedere, ma mi piacque davvero molto...tanto che ne presi subito dell'altro, arrossendo.
Gli occhi color ametista del mio collega, mi fissavano intensamente e con brama. Non lo notavo però, dato che ero troppo impegnato con il dolce.
“E'...buonissimo!”
Esultai, con occhi brillanti e mano che avidamente si prendeva un altro po' di quel 'nettare' chiamato crema al cioccolato mista a fragole, che faceva impazzire le mie papille gustative.
Manigoldo rise e prima che potessi portare un'altra volta il cucchiaio alla bocca, fece cambiare la traiettoria alla mia mano e mi rubò il boccone.
“Ehi!”
Lo vidi ridere a bocca chiusa, mentre si gustava il MIO dessert.
“Dobbiamo mangiarlo insieme, no?” “NO! Ho cambiato idea! E' MIO!”
Tentai di spingerlo via, ma era troppo forte rispetto a me. Presi allora la coppa e gli diedi le spalle, per mangiare senza essere ingannato.
“Oh avanti, tanto non ce la fai.”
Si posò con il mento alla mia spalla e io gonfiai le guance. Dovetti dargli però ragione, era una porzione decisamente abbondante per solamente una sola persona.
Intinsi allora il cucchiaio nel dolce e lo avvicinai alla sua bocca. Non mi accorsi minimamente del gesto, lo stavo imboccando!
“E' anti-igenico mangiare dalla stessa posata di un'altra persona...” “Non mi pare però che a te faccia tanto schifo, dolcezza.”
Arrossii e mangiò con un fare molto provocante, che deliberatamente ignorai gonfiando le guance.
 
“Bacio...coff coff...indiretto.”
Sentii Saga e Shura mormorare qualcosa, ma quando rivolsi loro lo sguardo, erano tornati a scambiarsi un'effusione passionale con tanto di lingua l'uno tra le fauci dell'altro.
Feci una smorfia e tornai al mio dolce, voltandomi verso Manigoldo per non guardarli.
“E io sono amico di certa gente...mah.”
Il mio compare rise nel sentirmi e mi rubò nuovamente il cucchiaio, stavolta non con la bocca ma con la mano.
“Avanti, dii ahm!”
Voleva che aprissi le fauci, per accettare di essere imboccato a mia volta, da lui. Storsi il naso, gonfiando il petto.
“No.”


“Dai.”


“No.”


“Non farti pregare, dolcezza...”


“No, sai di Gay e io sono etero.”


“Fino ad adesso non ti è dispiaciuto che mangiassi dal tuo stesso cucchiaio, ergo essere imboccato non dovrebbe far differenza.
L'hai appena fatto tu con me.”


“Invece la fa, prima non era una cosa tanto esplicita. Sei tu che hai preso in bocca il cucchiaio, io l'avevo solo spostato.”


La tensione nei nostri sguardi, si scontrò l'una con quella dell'altro. Vi furono saette e scintille.
“Apri la bocca.”


“No.”


“Se proprio volete, finisco io la coppa per voi.”
Kanon si intromise e fu allora che entrambi lo fulminammo. Non doveva intromettersi in un litigio del genere, lo avremmo altrimenti mangiato vivo.
“Fatti gli affari tuoi tu!”
Il povero gemello minore, si rintanò con la testa quasi sotto il tavolo, appoggiandosi alla gamba dell'inglese al suo fianco.
Questo scoppiò a ridere fragorosamente, mentre teneva in mano il suo whisky.
“Vedere come vieni trattato male è troppo divertente.”
Rhadamanthys posò una mano sul capò dell'altro, che riaffiorò lentamente da sotto il tavolo.
“Oh no, torna pure sotto.”
Fece maliziosa la viverna, con un modo di fare piuttosto strano nei confronti di Kanon. Quest'ultimo si rimise seduto e rubò la bottiglia del whisky per vuotarsene un po' per sé.
Ne bevve un intero bicchiere tutto d'un fiato, non accusandone le conseguenze. Anzi, come in precedenza, fece finta che andasse tutto bene.
In realtà la gola gli bruciava.
“Tsk, non ci torno neanche morto. Specialmente per qualche tuo capriccio.”
Gli rispose malissimo e l'altro ne sembrò quasi compiaciuto. Ghignò e parve maledettamente inquietante.
Il suo cambio di carattere nei confronti del mio amico inoltre, mi suonava parecchio strano.
“Credo che sarà divertente giocare insieme, Kanon Turunen.”
Si umettò nuovamente le labbra con la lingua.
“Figlio di puttana.”


“I know. It's true.”


“Muori.”


“Voglio prima divertirmi.”


“Quando mai ti ho dato la mano, ti stai prendendo il braccio.”


“Mi prenderò anche altro se ne ho voglia.”


“Crepa.”


“Se lo faccio io, tu mi accompagni nell'Ade.”


“Ti faccio deflagrare tra le stelle, bastardo. Almeno così te ne vai da solo all'Ade!”


“Hm, penso che sia un'esperienza da fare in compagnia. Però è allettante come idea...”


Mi strinsi vicino a Manigoldo, inquietato dalle occhiate che la viverna lanciava al, a volte diabolico, Kanon.
I suoi spergiuri erano la cattiveria fatta a persona, percepivo il suo odio nei confronti dell'altro. Esso era quasi tangibile e tagliabile con un coltello.
“Mamma mia non vorrei mai essere nei suoi panni..”
Mormorai, rivolto al mio compare che sorrideva sornione.
“Allora è meglio che tu ti distragga, quindi fai aahm”
L'aria angelica che aveva assunto non mi rassicurava, ancora una volta non volli fidarmi né dargli confidenza. Guardai dalla parte opposta.
“Non mi faccio imbocca-! Dove diavolo tocchi- hm!”
Per farmi aprire la bocca, quel maledetto granchio posò una mano sul mio interno coscia. Così facendo, mi aveva reso vulnerabile al suo attacco.
Arrossii terribilmente, forse anche fino alla punta delle orecchie...però il gusto dolce della crema al cioccolato mi tranquillizzò.
“Non ti soppoVto.”
Mormorai, con il cucchiaio in bocca. Manigoldo mi poso un dito sulla guancia e tolse una goccia di cioccolato che vi era finita.
“Non si dicono le bugie, Albafica.”
Sussurrò nuovamente al mio orecchio, prima di riprendersi il cucchiaio per poter mangiare anche lui.
“Mi vuoi imboccare tu stavolta? Puoi anche toccarmi se ti va.”
Strizzò l'occhio e a quel punto lo spinsi via per poi alzarmi. Fu la goccia che fece traboccare il vaso! Di nuovo troppe confidenze.
Manigoldo- un nome, una garanzia! Lo avrei strozzato.
“Non tocco niente! -Avvampai, con un'espressione quasi isterica.- Comunque sono a posto così, ora vado in bagno.”
Voltandomi per andare dove avevo detto, finii contro qualcuno e perdendo l'equilibrio, caddi all'indietro.
Ancora una volta, il mio fondo schiena fece un second impact con quella meravigliosa cosa che è il terreno.
Digrignai i denti.
“Ngh...maledizione...è la giornata...” “O-oooh. Ma tu guarda un po' chi c'è. -Una voce che conoscevo ormai fin troppo bene da anni, mi fece dimenticare il dolore. Sbiancai e lentamente alzai la testa, quando lo riconobbi, il sangue mi ribollì nelle vene.- Lunghi capelli cerulei e occhi incantevoli come essi, lineamenti di un'inaudita bellezza...siamo davvero carine stasera, Albafica.
Sapevo inoltre, che un giorno saresti caduta ai miei piedi, principessina.”
Serrai i pugni, incarnandomi le unghie nella pelle. Con tutte le persone con cui potevo scontrarmi...lui, quel VERO figlio di puttana.
Quel bastardo...quel...
“Minos...”
Mi misi in piedi, sbattendo via la polvere che mi era finita sui vestiti. Lo guardai in cagnesco, digrignando i denti.
Ancora una volta mi stava paragonando ad una donna! Non potevo tollerarlo, avrei potuto ucciderlo!
“Smettila, non sono una delle tue puttanelle. Levati di mezzo.”
Feci per passargli di fianco, ma lui mi afferrò per il polso destro e poi per l'altro, in modo tale da bloccarmi di fronte a se.
Mi fece male, tanto che dovetti chiudere un po' un occhio.
“Non lo sei? Sono sei anni che tento di trasformartici...perchè non vuoi? Potresti anche fare coppia fissa con me e diventare una perfetta servetta.”
Ghignò malevolo e sadico, avvicinandosi pericolosamente al mio viso.
“Muori Minos! Muori!”
Prima che potessi dire altro, un poderoso pugno giunse in mio soccorso e il grifone fu spedito qualche metro più in là, colpito in pieno sulla guancia sinistra.
Io feci per cadere nuovamente a terra, sbilanciato dall'azione improvvisa. Due braccia forti però, mi afferrarono prima che potessi farlo.
Quando aprii gli occhi, vidi il possessore di tali arti.
“Manigoldo...”
Mormorai, tentando di divincolarmi dalla sua presa. Lui però la tenne salda, come per tranquillizzarmi.
Lo feci e mi aiutò ad alzarmi.
“Non dovresti essere così diffidente anche con chi ti aiuta.”
Mi posò una mano sulla testa e me la accarezzò. Dovetti dargli ragione ma...Minos! Quel bastardo, ora dove-
Girando la testa, lo vidi avanzare furioso verso di noi.
“Tu! Manigoldo! -Tuonò fuori di sé, con denti digrignati e la solita frangia che gli ricadeva sugli occhi.- Come osi intrometterti! Lascia quella puttanella e non ne pagherai le conseguenze...o meglio, tuo cugino non le pagherà.”
Il ghigno del grifone, fu poco raccomandabile. Aveva qualcosa in mente, qualcosa di estremamente malvagio e- un attimo...aveva chiamato Manigoldo per nome e...conosceva Shion?
Il granchio mi fece cenno di mettersi dietro di me e gonfiò il petto.
“Non pagherò proprio niente e Albafica non è una puttanella! E' un uomo! Pertanto trattalo come tale.
Non capisco perchè te la debba prendere con lui, se sei in astinenza da sesso vatti a trovare qualche vera squaldrina che te la dia!
Lui non lo tocchi finchè respiro!”
Ringhiò furioso, un Manigoldo che ora appariva sicuro e maturo ai miei occhi. Arrossii sentendone le parole e guardandone le spalle.
Minos rimase sorpreso, ma scoppiò subito dopo a ridere sadicamente.
“Questi non sono affari tuoi, crostaceo. Lasciamelo e Lune non verrà qui a far chiudere questa topaia.” “Può solo far recensioni, non far chiudere.” “Oh, ma lui ha potere anche in altri ambiti...”
“Compreso il culo di Valentine! Ma non ha così tanto fegato da far chiudere un intero locale!
He is a dickhead.”
Una voce, che nella discussione non c'entrava minimamente, tuonò e fece tremare un po' tutti nella sala.
Rhadamanthys, avanzò in tutto il suo metro e novanta di altezza, petto in fuori e spalle ritte. Una viverna fiera, pronta a dare il suo giudizio o a difendere qualcosa di suo.
In questo caso, a giudicare chi gli aveva reso la vita un inferno.
“Oh oh, che sorpresa! Il fratellone è venuto a farci visita da oltre manica. Qual buon vento ti porta qui, Rhada?
Stanco di prendere il solito pene inglese, per cui hai deciso di passare a quello di queste parti?”
Il diretto interessato, non fece una piega e questo a Minos non andò giù, digrignò i denti. Anche Kanon giunse alle spalle del biondo e questo gli lanciò una fugace occhiata.
“Ma bene, arriva anche l'altro bodyguard...Turunen, non crepi mai, vero?” “Per il tuo piacere, ho una salute d'acciaio.
Cosa che molto probabilmente non potrai dire tu, se stasera oserai metterti contro tutti noi.”
Le griffon, ghignò portandosi una mano al fianco.
“Sto tremando tutto. -Rise, per poi guardare nuovamente il fratellastro.- E' questa la tua nuova conquista? Hai dei gusti che fanno pena.
Valentine valeva decisamente di più di questo sgorbio dai capelli color puffo.”
Fu velenoso e Rhada questa volta incrinò il sopracciglio, con una smorfia in viso. Stavolta Minos aveva toccato un punto delicato della sua vita sentimentale.
“Smettila di nominarlo. Quel confetto non vale minimamente la suola delle mie scarpe, come neanche tu e Lune, caro fratellino.
Ciò che faccio è poi affar mio, pertanto...se ti azzardi ad avvicinarti ancora ad Albafica, puoi dire addio alla tua progenie.
Perchè non ti darò possibilità di averne.”
Fece un cenno con la mano, che spiegò tutto e ghignò ora lui in modo maligno. Minos fece una smorfia, per poi voltarci le spalle.
“Avete allora vinto una battaglia...ma la guerra inizia ora. -Mormorò, guardandomi infine con la coda dell'occhio.- Manigoldo e i tuoi amici non ci saranno in eterno, Albafica.
Ti sottometterai a me un giorno, m'implorerai! Di farti qualcosa...è una promessa...come anche sono di parola, quando dico che questa topaia chiuderà presto i battenti.”
Rise e a quel punto non ce la feci più.
Poteva offendere me, ME e non avrei detto niente. Avrei dato me stesso per chi mi stava accanto, ma sentire quel grifone...minacciare, schernire, insultare e umiliare i miei amici, era qualcosa che non potevo perdonargli.
Non poteva nemmeno far chiudere il “Sanctuary”, non l'avrei assolutamente permesso!
Con uno slancio, superai Manigoldo e gli altri due miei compari, per tirare un poderoso pugno in volto a quel gran bastardo!
“Albafica!”
Fu un colpo liberatorio, in cui riversai tutta la mia forza e rabbia. Anni di soprusi rivolti a me a ad Asmita, si scagliarono da soli dalle nocche delle mie dita.
Gli feci sanguinare il naso e mi sentii decisamente meglio, nonostante la mano ora mi dolesse non poco.
“Ngh...-socchiusi un occhio per il dolore.- Non provare a toccare i miei amici! Non ti implorerò mai, né mai mi farò mettere le mani addosso da te!
Assomiglierò a una ragazza, ma ti assicuro...nella mia anima, c'è la forza di un guerriero. Di un cavaliere.”
Tornai infine vicino a Manigoldo e gli altri due, mentre Minos...beh, lui correva via per non dover mettersi a piangere davanti a noi.
Tirai un sospiro di sollievo quando lo vidi andarsene. Kanon mi passo un braccio sopra le spalle e mi prese sotto di esso, per mettersi a torturarmi la testa con un pugno.
“Ka- nonono! Fermo fai male!” “Ed è giusto così! Sei sempre il solito testone accidenti! Ahahah”
Rideva divertito e sadico, vidi anche Rhadamanthys sorridere.
Manigoldo di fianco a noi ridacchiava e sembrava felice di avermi visto reagire. Il suo sguardo era intenso, ma celava qualcosa dietro di esso...qualcosa che stava provando dentro di sé.
Quando Kanon mi lasciò, Rhadamanthys mi tese un braccio con la sua mano ben a perta. Un gesto amichevole.
Voleva che gliela stringessi.
“Se si dovesse di nuovo infastidire, non esitare a dirmelo. Gli amici di Saga sono amici miei e i nemici di Minos...-Fece un sorriso strambo, malefico e fiero allo stesso tempo.- Sono miei alleati.”
Rimasi perplesso e gli strinsi la mano con forza, che lui ricambiò allo stesso modo.
“Comunque...io sarei stanco, forse adesso è meglio andare a casa.
Bramo un letto e...-Vidi Kanon impallidire.- una buona doccia rigenerante, dopo questa giornata caotica.”
Il biondo si massaggiò la testa e rivolse uno sguardo al gemello minore, intento a tirare un sospiro di sollievo.
Non capivo quei suoi comportamenti...avrei un po' pagato per sapere cosa si fossero detti nei minuti in cui erano finiti nella vasca del giardino.
Saga e Shura ci raggiunsero, avevano osservato tutta la scena.
“Io penso di stare in giro ancora un po', semmai mi faccio portare a casa da Shu-” “AAAAH NO! -Il fratello minore, placcò il maggiore come se fosse a una partita di Rugby. Caddero entrambi a terra.- Tu, a casa da solo stanotte non mi lasci!”
Disse imperativo, stringendo la morsa del suo placcaggio. La scena strappò una risata sommessa a Shura e all'inglese.
“Ma non sei solo! C'è Rhada con te-”


“E' APPUNTO QUESTO IL PROBLEMA. In camera con una viverna affamata non ci sto!
Sono un drago, ma dal culo ancora vergine!”


“Dèi se sei scemo Kanon, non ti porta a letto! Per cui levati!”


“Mamamama- Saga! Sono il tuo fratellino preferito!”


“Se è per questo, è perchè sei il solo fratello che ho! Ora scostati.”


“Ma-”


“Muto.”


“Ma-”


“KANON!”


Sbottò infine e il fratello minore fu costretto ad allentare ogni sua minima presa sull'altro e a lasciarlo andare.
Dopo averci salutato infine, se ne andò insieme a Shura, mano nella mano. Per un istante, mi sembrarono vagamente sospetti entrambi...si, anche il moro.
“Ah giusto, Saga ha pagato per tutti voi.”
Disse ad un certo punto Manigoldo, mostrandoci lo scontrino del ristorante.
“Hm? Ma quando...” “L'ha fatto apposta, ne sono sicuro.”
Kanon iniziò a sospettare di qualcosa, ma non riuscii a capire. Tuttavia, guardando lo scontrino, notai che la mia parte non c'era, rimasi infatti perplesso.
Posai una mano sulla spalla di Manigoldo, il quale mi guardò nell'immediato.
“Scusa, manca però la mia parte...quanto ti devo?” “Nulla.”
Calò il silenzio.
“Come nulla? Ho mangiato e non ho pagato, solo il dolce era offerto.”
“Infatti era così, significa che qualcun altro ha pagato la tua parte.”
Sorrise felicemente il granchio.
Lo guardai sospettoso e lo tirai per la cravatta, per farlo piegare fino alla mia altezza. Fissandolo intensamente, lo tenni ben vicino.
“Guardami bene negli occhi. Non avrai mica pagato tu, vero?”
Gli chiesi, a mo di rimprovero, serrando meglio le mani sul suo cravattino. Lui sorrise innocentemente e si avvicinò di più al mio viso.
Era pericolosamente vicino.
“Ti ho detto che non devi nulla a nessuno e che sei a posto. Per cui vai a riposare, dolcezza.”
Notando una traccia di cioccolato sulla mia mandibola, si slanciò come un predatore sulla preda e lentamente me la ripulì con la lingua.
Fu lento e spietato, desideroso di farmi provare quella sensazione il più a lungo possibile. Kanon e Rhada ci fissarono, ma rimasero in silenzio seppur con un velato riso sulle labbra.
In quel preciso istante, ebbi un cortocircuito mentale e non capii più niente. Avvampai, partendo di corsa e a razzo, in direzione della porta d'entrata. Uscii.
Alle mie spalle, ancora dentro, sentii Manigoldo ridere a gran voce, divertito e felice della mia reazione.
“Questa me la paga! Oh se me la paga! Con tutti gli interessi!”
Brontolai e dovetti aspettare Kanon.
Cos'era passato per l'anticamera del cervello di quel maledetto? Dèi! Perchè a me? Cos'avevo fatto di male alle divinità?
Avevo offeso la dea della bellezza perchè ero nato con un viso grazioso? Avevo fatto qualcosa di grave in una vita precedente?
Che peccato avevo commesso per meritarmi tutto ciò?
Non potevo andare a casa a piedi, Cardia nemmeno si era fatto sentire. Lo maledii, lo maledii perchè era tutta colpa sua e dell'avermi trovato un dannato lavoro nel locale alle mie spalle!
Sospirai e dopo qualche minuto, vidi finalmente arrivare il mio amico in compagnia di Rhadamanthys.
“Scusa l'attesa, Manigoldo è decisamente simpatico quando ci si mette.- Commento il gemello minore ridacchiando, aprendo la sua amata Audi.- Finalmente guido io, non posso neanche pensare che Saga ti abbia messo le mani addosso.”
Quanto lo odiavo quando parlava con l'auto. Il biondo al mio fianco sospirò.
“Come io non posso pensare che tu sia davvero suo fratello gemello.”
Trattenni una risata.
“Tu devi stare solo zit-” “E basta! Non è per dire, ma vorrei tornarmene solamente a casa in questo momento! Per cui litigate quando sarete da soli!”
Dopo quell'ultimo momento di ira controllata, mi rintanai nella macchina di Kanon, sui sedili posteriori, quasi sdraiandomi.
Avevo sonno, mal di testa ed ero stanco di sentire qualsiasi voce.
Avvampavo ogni qual volta i pensieri tornassero a Manigoldo e lo maledivo. Non avrei mai dovuto incontrar- scontrarmi con lui!
Non lo volevo più vedere, ma ahimè sapevo che mi sarebbe toccato conviverci a lavoro!
Mi misi seduto, portandomi la testa tra le mani.
“Cos'ho fatto di male?”
Sospirai, mentre Kanon e Rhada salivano in macchina. L'ultimo mi lanciò un'occhiata mediante lo specchietto retrovisore.
“Non ti ha baciato, dovresti piuttosto essere contento di aver per collega una persona come lui. Ti ha difeso da Minos, pur sapendo di poterci rimettere qualcosa.”
Alzai la testa per guardarlo con espressione ebete.
“Come?” “Lune, il tizio che ha nominato, è cugino mio e di quel grifone psicopatico, ma anche un noto recensore di locali e altro.
E' un bastardo, detto in parole povere, e talvolta si diverte ad usufruire del suo potere per soddisfare i capricci del cugino. -Lo vidi serrare una mano a pugno.- Pende praticamente dalle sue labbra.
Per cui Manigoldo ha avuto fegato e un gran coraggio ad opporglisi.”
Concluse, guardandomi nuovamente. Rimasi senza parole.
“Quando sei corso fuori poco fa. -Continuò Kanon.- Ci ha spiegato quanto lui tenga al “Sanctuary” e in particolar modo alla sua famiglia che lo gestisce...difenderti è stata una grande prova per lui.
L'hai già conquistato, Albafica...e mi sembra strano. Sei sicuro di non averlo mai conosciuto prima?”
Feci un'espressione perplessa e sbattei le palpebre, scuotendo subito dopo la testa.
“No, assolutamente e...a essere sincero, non so nulla sul suo conto. Penso sia Cardia piuttosto a conoscerlo.”
Kanon si fece pensieroso. Portò una mano sotto il mento, riflettendo al meglio.
“Allora è il caso che nei prossimi giorni tu faccia un bell'interrogatorio a tuo cugino.”
“Eh?! Ma non ci penso neanche. Non voglio sapere nulla riguardo quel granchiaccio e non sono interessato agli uomini.”
Sentii una risata gutturale provenire dall'inglese seduto di fianco a Kanon.
“Una volta dicevo anche io così...non dare mai le cose per sconta-” “Rhada per favore! Ho già troppi omosessuali attorno, lasciami etero almeno il migliore amico!”
Il gemello minore ebbe un piccolo scatto d'ira e Rhadamanthys lo afferrò per il colletto della camicia, per avvicinarlo al proprio viso.
“Sai che dovresti stare zitto tu, vero? Ricordo che ho io il coltello dalla parte del manico...”
Ghignò malefico, mostrando i suoi candidi canini da predatore. Kanon assottiglio lo sguardo e fece una smorfia.
“Crepa.”
Mise in moto all'improvviso l'auto, partendo spedito. Il biondo si affrettò ad allacciarsi la cintura.
“Vai piano.”
Disse inquisitore, rivolto all'altro. Egli annuì dopo aver sbuffato. Odiava sentirsi dare delle raccomandazioni, cercava di non darlo a vedere, ma in realtà era così.
“Non sono nervoso e non sto premendo sull'acceleratore.” “Allora mi spieghi perchè Albafica è finito da una parte all'altra dell'auto?”
Il diavolo tentatore guardò lo specchietto e mi vide quasi ribaltato, frenò e girò la testa per guardarmi.
“La cintura non è di bellezza.”
Lo fulminai con lo sguardo.
“Forse dovrei guidare io.”
Suggerì Rhadamanthys di fianco al greco, questo abbracciò il volante guardandolo male. Io tuttavia quasi concordai con il biondo.
“Non ci pensare, tu guidi a sinistra. Mi ammacchi l'auto.” “Certo che sei scemo...devo partire con il ricatto per caso?”
Kanon sembrò raggelarsi sul sedile e quindi accostò a lato della strada.
“Scambio di posto, ora. Ma fai qualche graffio alla macchina e ti uccido.”
Rhadamanthys non se lo fece ripetere e con in ghigno scese dall'auto, per prendere il posto di Kanon.
Ero un po' rassicurato. Appena infatti mise in moto, notai che la sua guida non era per niente sportiva bensì calma e tranquillizzante.
Tirai un sospiro di sollievo.
“Con un'andatura del genere, la tua auto è in buone mani, non credi?”
Il greco sbuffò, appoggiando il gomito alla portiera. Dovette tuttavia annuire.
“Si, lo ammetto...comunque gira a destra alla prossima curva, casa di Alb è per di là.”
Rhada si trovò spiazzato, aveva pensato infatti alla guida, ma non a dove dovesse andare. Io sospirai.
Che amici che mi ritrovavo.
Prima però che potessi pensare altro, gli occhi cominciarono a diventarmi pesanti. Mi appoggiai al finestrino della portiera e, lentamente, li chiusi.
Morfeo fu gentile e con dolcezza mi accolse tra le sue braccia. Finalmente la giornata stava finendo e io potevo riposare.
Sapevo che la macchina non era il luogo più adatto per farlo, ma la stanchezza iniziava a essere troppa.
I pensieri mi volarono via dalla mente e vi fu il nulla, vidi solo vaghe figure. Tra cui più volte Manigoldo...ma non vi diedi peso.
Mentre mi addormentavo, grazie anche alla guida per niente rozza dell'inglese, un sorriso innocente mi si disegnò sulle labbra e lentamente, mi abbandonai al riposo più sereno.
Di quella serata non ricordai più poi, come fossi arrivato al letto. Percepii solamente il materasso morbido sotto la schiena e le coperte estive, solleticarmi il corpo.
Finalmente potevo riposare, senza pensare alle altre...chiamiamole “avventure” che avrei vissuto ancora da lì in poi.
Non le avrei affrontate da solo, ma ero ancora ignaro di ogni cosa...ignaro delle emozioni e sentimenti, che avrei sviluppato da lì in avanti.

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Angolo dell'autrice:
Buonsalve a tutti! Rieccomi con un nuovo capito di questa fic!
Parto nell'immediato dicendo che sono davvero molto felice che sia stata apprezzata così tanto! Sinceramente, pensavo che sarei stata lapidata sia per le coppie che vi ho inserito, e vi inserirò in futuro. Come detto in precedenza, ho inserito anche una coppia insolita, ma a me purtroppo la SagaXAiolos non piace XD
A tutti quindi coloro che leggono, rivolgo un sentito grazie ^W^/
Anche questa volta non mi voglio dilungare troppo, ma vorrei dire questo: nel caso di dubbi o altro, riguardante qualcosa nella storia, sappiate che con il proseguire di quest'ultima, vi saranno molte risposte.
Infine, auguro come sempre una buona e scorrevole lettura a tutti.
Un abbraccio.
XamuPrimeOakenshield.

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Capitolo 4
*** Il passato dimenticato. ***


La notte passò in fretta, o almeno, così parve a me che ormai dormivo da ore e ore. Un letto e delle coperte confortevoli, erano tutto ciò di cui avevo avuto bisogno sin dal giorno precedente.
Percepivo dell'aria solleticarmi la pelle del viso e arricciai il naso nell'avvertirla. C'era qualche finestra aperta?
Sentivo un calore intenso vicino, a contatto con il mio corpo. Era un calore confortevole...come le carezze che avvertivo sulla testa.
Dita poco sottili, si intrecciavano con i miei setosi capelli cerulei, trovando a loro volta qualche nodo.
Dormivo bene e appoggiai la guancia a qualcosa di caldo, mentre Morfeo continuava a darmi sogni divini e celestiali.
Quel calore mi ricordava quello di una persona...
“...hm...papà...”
Mormorai, udendo in mia risposta una risata sommessa seguita da una carezza che si perse tra i miei capelli.
“Sono sorpreso di ricordarti così tanto Lugonis, cuginetto.”
Qualcuno mi soffiò quella frase sulle labbra.
Era da un po' di tempo che non udivo quella voce...per cui pensai di star ancora sognando. D'altronde capita a volte di fare sogni troppo reali, no?
Arricciai il naso, per tentare di nascondere il viso aggredito da un fastidioso raggio di sole filtrante dalla finestra.
Un momento...finestra?
Assopito da com'ero, non capii subito. Portai una mano sull'occhio per strofinarmelo, ma nel farlo urtai qualcosa con le nocche e tirai un pugno a qualcuno...esattamente al suo mento. Fortuna non fui troppo forte.
“E' incredibile come ogni volta che cerco di approcciarti, tu riesca a rispondere in qualche modo...anche da addormentato.”
La voce di poco prima brontolò. Lentamente, ormai destato dal mio sonno, aprii gli occhi, sbadigliando.
Alzando lo sguardo, mi ritrovai un paio di occhi smeraldini e brillanti, puntati nei miei. La carnagione scura li faceva risaltare alla perfezione. Sembravano pronti a scrutarmi nell'anima, ma ahimè, sapevo benissimo che non erano in grado di fare solo quello...
Lentamente, li vidi ingrandirsi, simbolo che quell'individuo stava avvicinando il suo viso al mio. Le labbra erano distese in un sorriso furbo, con due candidi canini ben sviluppati che si potevano intravedere da sotto le rosee, ma scure, linee sottili quali erano le sue labbra.
Ci misi qualche secondo a realizzare il tutto...


Sgranai all'improvviso gli occhi. Con più di un diavolo per capello, lo spinsi via e balzai in piedi sul letto, gridando il nome del mio aggressore ai quattro venti.
“DEFTEROS!”
Ringraziai che gli dèi non mi avessero lanciato una saetta in quel preciso istante, anche i vicini dovevano avermi sentito.
Guardai il ragazzo dalla folta zazzerra blu ridere, ancora disteso su un fianco. Rigorosamente privo di maglia, si teneva le mani sullo stomaco che ora gli doleva per lo scoppiò di ilarità.
Signori e signore, se ancora non si fosse capito, vi presento uno dei due gemelli che affollano la mia famiglia: Defteros Griffiths, anche noto come “Il demone attentatore del sottoscritto Albafica.”
Lo so lo so, affibbio tanti soprannomi alle persone, alcuni simili tra loro, ma mi si deve credere quando dico che se li meritano!
Defteros più di altri...
“Ma ben svegliato cugino-bocconcino, dormito bene? Sarai stato al calduccio tutta la notte.”
Rise, portandosi entrambe le braccia dietro la testa. Lo vidi fissarmi con uno sguardo furbo e allo stesso tempo malefico.
Con la lingua si stuzzicava intanto, sensualmente, un canino.
Provvedetti a fulminarlo sul momento.
“FUORI DALLA MIA STANZA. ORA.”


“Veramente adesso la condividiamo.”


“COSA?!”


Non mi accorsi di urlare e a quel punto fece capolino dalla porta, il gemello di Defteros, con lo spazzolino ancora in bocca.
Entrò con un alone nero attorno a sé e uno sguardo furente. Vagamente, mi ricordò un certo Saga...
“PViantatela di faVe caFino, la gente Fuole un pVo' di qViete la maFFina!” (Traduzione: Piantatela di fare casino, la gente vuole un po' di quiete la mattina!)
I suoi capelli erano messi tutti in disordine e mancasse poco che si tingessero di nero quanto il suo umore mattutino.
Era noto a tutti i famigliari il suo temperamento altalenante, con viso spesso imbronciato, prima di mezzogiorno.
“Aspros? Anche tu...QUI?!”
Caddi seduto, ed impietrito, sul letto. Con tutte le cose che potevano capitarmi...anche gli altri gemelli!
Due tentacoli, composti dalle braccia del gemello minore, mi si avvinghiarono in vita.
Tentai di dimenarmi, per trovarmi subito dopo il suo mento appoggiato alla spalla. Il mio pugno era pronto a volare...
“Ehmbè? Volevamo farti una sorpresa, così ieri Cardia è venuto a prenderci in aeroporto. Non sei felice? -Chiese allegramente.- Ah comunque non far caso ad Aspros, ha un diavolo per capello di suo oggi...ha un appuntamento, con non si sa chi, ed è agitato.”
L'altro mentre ancora si stava passando lo spazzolino in bocca, lanciò una ciabatta dritta in faccia al fratello.
La mira fu eccellente, lo prese di netto evitando perfettamente il mio viso. Tirai un sospiro di sollievo.
“Stai zitto!”
Andò infine in bagno a finire di sistemarsi. Defteros al mio fianco, si stava massaggiando la faccia dolorante, in particolar modo il naso.
Scorsi anche una goccia di sangue scendere da esso, ma se la pulì in fretta come se niente fosse. Non era un tipo da prendersela per una così piccola botta, era uscito integro da risse ben peggiori con il fratello e...più di una volta, c'ero andato di mezzo anche io, pur di separarli.
“Ahiahi...cos'ha, i cingoli nelle ciabatte?”
Esordì.
Io ne approfittai per mettermi in piedi e stiracchiarmi. Svegliarmi di soprassalto, mi aveva fatto rimanere parecchio intontito, per cui mi massaggiai la testa.
Non mi bastavano le avventure del giorno precedente, adesso mi toccava sopportare anche quei due scapestrati di Aspros e Defteros! Che avevo fatto di male?
Brontolai mentalmente e mi venne di conseguenza da pensare anche agli esami della settimana successiva. Sperai con tutto me stesso che nessuno mi disturbasse prima di essi.
Andando davanti allo specchio, notai che indossavo ancora gli abiti del giorno prima. Fissai infatti il mio riflesso con sguardo perplesso.
“Ma come-”
Grattandomi il capo, guardai verso Defeteros, ancora intento a trastullarsi sul letto. Il solito pigrone, quanto lo conoscevo bene...prima di mezzogiorno non avrebbe mai schiodato il fondo schiena dal materasso.
Essendo lui l'unico presente nella stanza però, dovetti fargli l'interrogatorio.
“Def, mi devi delle spiegazioni.” “Ah? Non ti ho messo mica incinta...”
Rispose sornione, con tanto di sorrisetto beffardo e compiaciuto.
Arrossii di rabbia fino alle orecchie, ma mantenni il mio solito contegno, per poi sedermi sul letto.
“Quando siete arrivati esattamente? Ma soprattutto...sai perchè io sono ancora vestito così?”
Il demone mi scrutò, passandosi una mano tra i capelli scompigliati. Sbadigliò sonoramente, stiracchiando anche le braccia muscolose e ben scolpite dagli anni di sport e arti marziali, alle spalle.
Defteros non si poteva di certo definire un ragazzo che se ne stava con le mani in mano, talvolta si sottoponeva persino ad allenamenti inconcepibili dalla mente dei propri familiari.
Più volte mi sono ritrovato a medicarlo e più volte ancora a farlo ragionare in vano. Non sapevo cosa lo spingesse a svolgere tali attività, talvolta anche estreme...ma lui mi rispondeva sempre che era un modo per sentirsi al di sopra degli altri e libero dall'ombra del gemello.
“Dunque, in parte te l'ho già detto, siamo arrivati ieri pomeriggio all'aeroporto: io, Aspros e Milo” “Anche lui?” “Yes, era da noi in soggiorno in Germania, per cui ne ha approfittato e si è aggregato. Non ti dico le storie che ha fatto però sull'aereo, l'avrei buttato fuori a cal-”
“E' tuo fratello, trattalo bene!”
La voce di sua “santità” Aspros, giunse come monito dall'altra parte dalla stanza, che per l'appunto confinava con il bagno.
Da che pulpito veniva la predica...
“Ma che razza di orecchie hai tu?! Torna a farti il bagno nel profumo e non scocciare! -Rispose a tono il gemello minore, prima di continuare la sua storia.- Dunque, dicevo...siamo arrivati, Cardia è venuto a prenderci e abbiamo passato il pomeriggio e la serata insieme, da bravi fratelli.
Qui a casa alla fine siamo giunti alle nove di ieri sera, tanto non avevamo fretta e...verso le undici invece, sei arrivato tu.
O meglio...”
“Un tizio biondo con un monosopracciglio perfettamente abbinato ai capelli, ti ha portato in spalla fino in camera, con il tuo amico Kanon a fargli strada.
Dovevi essere molto stanco, non hai fatto la minima piega mentre il tuo amico ti metteva nel letto.”
Concluse la frase del gemello minore, un Aspros vestito in modo particolarmente elegante. Arricciai subito il naso nel sentire il suo pungente profumo maschile.
La sua camicia bianca a maniche corte era impeccabile quanto i suoi capelli messi in modo più ordinato di minuti prima, i jeans neri inoltre lo slanciavano.
“Cavolo se ti sei messo in tiro, chi è la fortunata pulzella?”
Cambiai immediatamente discorso, comprendendo l'accaduto della sera precedente. Lo guardai e a causa della mia domanda, lo vidi distogliere lo sguardo quasi per raggirarla. Scorsi forse del rossore tingergli intensamente le guance.
“Nulla di importante, è solo una prova che faccio con una tizia...vedo come va.” “Prova? Cavolo passavi tutte le serate in camera a parlarci via Skype!
Va bene che quella persona ascolta perchè è cieca, però accidenti datti un contegno prossimamente.”
Aspros fulminò il fratello.
“Parla quello che va dietro ad Albafica.”


“Non vado dietro ad Albafica.”


“A no? Come mi spieghi allora, il fatto che prima tu abbia attentato deliberatamente alla castità delle labbra del nostro cuginetto?”


“Qualcuno prima o poi dovrà dargli il primo bacio.”


“E non pensi che per lui, se quel qualcuno fosse suo cugino, sarebbe un po' traumatico? Pensa poi se lo venisse a sapere papà.”


“Piantala con il condizionale e il congiuntivo!
Papà è chiuso di mentalità! Non capirebbe mai. Poi Albafica mi fece una promessa anni fa.”


Mi destai all'improvviso dai miei pensieri, che non stavano assolutamente seguendo il discorso dei due gemelli demoniaci (Yes, i Turunen sono diabolici, gli altri due invece demoniaci.). Anzi, stavo ancora riflettendo su ciò che era successo il giorno precedente con Kanon, Saga, Rhadamanthys e...Manigoldo.
Nel pensare a lui, le guance mi si colorarono di rosso. Toccai con un dito il punto del mio viso che il giorno prima si era sporcato di cioccolato e lui aveva pulito...leccandolo. Mi sentii strano per un istante, come pervaso da un piccolo fuoco la quale fiamma era appena divampata da una minuscola scintilla.
Non capii la mia reazione. Involontariamente, ricordandolo sorrisi.
“Manigoldo...”
Mossi solo le labbra e fortunatamente i due gemelli, troppo presi dal loro discorso, non mi notarono. Ripresi conoscenza solamente quando Defteros nominò una promessa.
“Come? Che prome-” “Quella che fecimo tempo fa, in cui dissi che ci saremmo fidanzati.”
Rispose nell'immediato, fissandomi intensamente. Mi spiazzò la sua serietà e tutto d'un tratto ricordai anche l'episodio a cui stava facendo riferimento.




Una vigilia di Natale di anni prima.
Due bambini, ecco cos'erano, solo due bambini. Uno dei due però, aveva già le idee chiare in testa, soprattutto nei confronti dell'altro.
Albafica, seduto davanti alla finestra, osservava incantato la neve cadere. Tutto quel bianco, gli faceva venir voglia di lasciare tutti i parenti in casa e gettarsi in quella candida e soffice visione.
I suoi occhi cerulei brillavano e più di una volta fu tentato di svicolare via dalla destra del padre, purtroppo però sapeva che non ci sarebbe riuscito pertanto sospirava tristemente.
Era stato un bel Natale, con tanto di molti giocattoli belli e interessanti...ma a tavola con i parenti non li poteva utilizzare, ed era costretto a subirsi anche qualche litigio tra lo zio Luco e Lugonis, nonostante fosse una giornata importante per la famiglia.
A quei tempi, Milo era un bimbo di appena un mese e mezzo, messo nella culla a dormire e Cardia era un pestifero ragazzino di dieci anni, affiancato dai fratelli di undici.
La famigliola quindi era tutta intenta a fare baccano, tra i litigi del padre di Albafica e suo zio e tra gli schiamazzi dei bambini lì presenti.
Il caro pesciolino invece, era da sempre stato un tipo calmo, per cui vedeva di mangiare tranquillamente e stare zitto. Tuttavia...
Papà...ehi, papà?”
Il bimbo di sei anni, tirò la manica del padre con un fare delicato e lo guardò con i suoi grandi occhioni azzurri.
Dimmi Albafica.” “Posso andare in bagno?”
Chiese. Il bambino dai corti capelli cerulei era silenzioso, ma talvolta qualche bugia per uscire da certe situazioni, la diceva.
Lugonis gli posò una mano sulla testa. Il suo sorriso rassicurava sempre il figlio, che di conseguenza lo ammirava e lo rendeva baluardo di ogni suo principio e dovere.
Suo padre era tutto ai suoi innocenti occhi.
Sei a casa di tuo zio, penso che tu abbia già il permesso di andarci, no? Oppure...-Guardò il fratello.- Luco, mio figlio può usare il bagno?”
L'uomo lo guardò e successivamente rivolse un sorriso ad Albafica, annuì.
Non vedo perchè lo debba chiedere sempre, anche quando viene a giocare con Cardia.”
Ridacchiò.
A quei tempi si, Lugonis litigava con il fratello, ma in realtà andavano piuttosto d'accordo e Luco era sempre cordiale con il nipote e soprattutto...con Cardia, che trattava quasi meglio dei due figli maggiori.
A quel punto, Albafica balzò giù dalla sedia e si diresse verso il bagno, ignaro di essere seguito con lo sguardo da uno dei presenti.
Papà.” “Dimmi Defteros.” “In bagno manca la carta igienica, vado a portargliela.”
Luco rimase sorpreso, ma prima che potesse dire qualcosa, il figlio era corso verso il bagno. Guardò il fratello, che alzò tuttavia le spalle.
Bambini, sono imprevedibili.” “Già e non poco, specie i gemelli.”
Risero entrambi, mentre Cardia e Aspros litigavano per le patatine fritte.
Ne hai già prese troppe!”
Non è vero!”
E così zio e padre dei due, dovettero aiutarli a risolvere la disputa.


Intanto, Albafica aveva trovato il modo di non farsi vedere e, preso il cappotto con i guanti e il cappellino, stava ora aprendo la finestra del bagno per svicolare fuori.
Arrivava a malapena ad afferrare la maniglia per aprirla, per cui la maledì con tutto sé stesso.
Uffa! Perchè sono ancora così basso?”
Da dietro però, qualcuno corse in suo aiuto prendendolo in bracciò. Riuscì così a spalancare la sua via di fuga. Gli occhi gli brillarono e si girò verso il suo “salvatore” con occhi ricolmi di scintille di ammirazione.
Rimase però sorpreso nel riconoscere il cugino, tanto che sbattè le palpebre diverse volte.
De-Defteros! -Sobbalzò, sperando con tutto sé stesso che non ci fosse anche lo zio con lui.- I- Io- scusami, ora torno di là. Ti prego non dire a papà che stavo per andare fuori!”
Si allarmò subito ed iniziò a supplicare l'altro. Tuttavia questo per calmarlo subito gli posò una mano sulla spalla, e gli fece cenno di osservarlo.
Il bimbo dalla carnagione più scura indossava la sua giacca da neve ed una sciarpona rossa enorme di calda lana.
Non dirò niente, anche perchè vengo con te. Mi annoio a stare dentro, sono stanco di sentire gli altri parlare e non fare niente.”
Gli fece l'occhiolino il gemello minore. Detto quello, si arrampicò sul calorifero e si portò fuori dalla finestra, tendendo la mano al cuginetto di sei anni.
Vieni?”
Albafica tutto sorridente, non se lo fece minimamente ripetere ed afferrò la sua mano.
Era veramente felice che qualcuno lo capisse così bene e anche l'altro doveva esserlo, dato che i suoi canini erano ben evidenziati grazie al suo sorriso.


Una volta fuori di casa, i due fecero un balzo di felicità. Si sentivano entrambi liberi finalmente e Albafica si mise pure a correre sotto la neve, facendo dei disegni a terra con le sue orme.
Defteros non lo fece, ma piuttosto si armò di candide palline gelate e con una colpì in piena testa il cugino, fingendo subito dopo di non aver fatto niente.
Adorava fargli qualche scherzetto di tanto in tanto.
Ehi! Non si attacca alle spalle!”
Gonfiò le guance il pesciolino arrabbiato. La sua espressione e le sue gote arrossate dal freddo, lo rendevano adorabile agli occhi dell'altro.
Fischiettando, quest'ultimo scosse la testa e gli tirò un'altra palla di neve, che Albafica questa volta riuscì prontamente a schivare.
A-ah! Non me la fai questa volta Deft-”
Un'altra sfera lo colpì in pieno viso. Era stato lento, non si era preparato alcuna munizione, mentre l'altro invece si.
Defteros scoppiò a ridere e salì su una montagnetta più alta di neve, per fare il superiore. Si portò le mani sui fianchi.
Sono il demone delle palle di neve, non dimenticartelo Alb!”
E rise imitando un fare diabolico, che gli anni successivi avrebbe sviluppato ulteriormente.
Albafica gonfiò le guance e salì sulla sua stessa montagnetta, per poterlo spingere giù. Non aspettandoselo, l'altro perse l'equilibrio e mentre stava per cadere, afferrò la mano del cuginetto.
Entrambi caddero insieme e finirono nella neve fino alla testa, dato che ormai erano caduti diversi centimetri.
Dopo qualche primo istante di esitazione, entrambe le zazzere dei due bambini, sbucarono da sotto il manto bianco che ricopriva tutto.
Quella chiara di Albafica, era fradicia fino alla punta dei corti filamenti cerulei, ma anche Defteros non era da meno. Nella caduta, erano inoltre finiti l'uno sopra l'altro, innocentemente.
Il pesciolino conciato meglio del cugino, rise nel vederlo con i capelli del tutto bagnati per la neve, tuttavia dopo poco rabbrividì perchè gliene andò un po' nella schiena.
C-Che freddo!”


Sei tu che hai voluto spodestarmi dal mio trono, cattivo pesce!”


Io sono un cavaliere!”
Protestò il piccolo Albafica, gonfiando le guance e facendogli la linguaccia.
Sono un cavaliere che deve difendere il suo regno dal Demone delle palle di neve!”
Si mise a cavalcioni sul cugino sotto di lui ed incrociò le braccia al petto, assumendo un'espressione fiera e di classe, che fece brillare gli occhi di Defteros.
Le sue guanciotte morbide da bimbo, si tinsero di un roseo color accentuato, che non era però dato dal freddo di quel momento.
Ammirò il viso di suo cugino e si ritrovò a sorridere inconsapevolmente.
Allora direi che l'hai sconfitto!”
Rise, complimentandosi con lui. Albafica tuttavia si avvicinò al suo viso, assottigliando lo sguardo. Lo fisso in modo truce.
Non è vero...in realtà mi stai ingannando, appena ti volterò le spalle tenterai di attaccare il mio regno!”


No invece!”


Si, tutti i cattivi e i Demoni fanno così!”


Non è vero! Io sono un Demone con un cuore, sono innamorato del paladino!”
Calò il silenzio.
Il diretto interessato sbattè le palpebre perplesso, ma storse subito il naso. Si alzò e andò a sedersi sulla panchina del giardino, mantenendo un'aria fiera in viso.
Defteros si incantò ad osservarlo e lentamente si avvicinò a lui, cercando di capire a cosa stesse pensando.
Albafica?”
Cavaliere delle rose!- Gonfiò le guance l'altro, in segno di protesta.- Devi chiamarmi così.”
Il gemello minore sorrise e si sedette di fianco a lui. Prendendogli la mano, gliene bacio teneramente il dorso scherzando.
Scusate, cavaliere delle rose.- Disse cercando di essere il più veritiero possibile.- C'è qualcosa che vi turba?”
Albafica lo degnò finalmente di uno sguardo, poiché si sorprese per quel bacio sulla mano. Arrossì.
No...nulla però...un cattivo non può essere innamorato di un paladino.”
Commentò mostrando un'espressione di tristezza. Defteros notò quanto il cugino assomigliasse a un cucciolo triste, che abbassa le orecchie...lo trovò adorabile e gli prese la mano per stringerla con entrambe le sue.
Lo guardò con serietà e il suo sguardo smeraldino, si scontrò con lo zaffiro negli occhi dell'altro.
Invece può. -Sorrise, lasciando perplesso il cugino che non riusciva a capirlo.- Quindi...il paladino potrebbe accettare l'amore del demone, secondo te?”
Albafica si ritrovò spiazzato e interdetto, si guardò attorno e fissò per qualche istante la neve.
Ecco...nelle storie di solito non succede mai. -Defeteros sembrò rattristarsi. Nei suoi occhi comparve la pallida luce della delusione.- Però...forse in questo caso, chi lo sa, potrebbe anche essere diverso.
Il Demone ha detto di avere un cuore dopotutto.”
Rise allegro l'altro, mettendosi in piedi. Si ritrovò a tremare, poiché la neve cadeva anche in modo ora più fitto.
Il cugino dedusse che fosse il momento di rientrare in casa, ma gli tenne la mano.
Allora Albafica...ti va di farmi una promessa?”
Il bimbo di sei anni guardò quello di undici con sguardo da cucciolo perplesso. Piegò leggermente la testa di lato.
Seppur confuso da quella richiesta, appariva anche molto curioso di sapere cosa l'altro volesse proporgli.
Va bene.”
Rispose timidamente, ignaro di quello che stava per fare. Defteros portò anche l'altro mano sulla sua e gli si avvicinò lentamente con il viso.
Posò un casto e dolce bacio sulla guancia del cugino, per poi guardarlo sorridendo.
Da grandi, io e te ci fidanzeremo! Ti va?”
La sorpresa si disegnò all'istante sul volto del più piccolo, che con una mano si mise a gesticolare velocemente.
Era scioccato, il fidanzamento era una cosa da grandi, no? Perchè il cugino ci stava già pensando?
De-Def! Siamo...cugini. -Disse tristemente, controllando che nessuno li stesse ascoltando.- Purtroppo non penso che papà e lo zio ce lo permetterebbero.”
Tu promettimelo lo stesso! Sei il cavaliere delle rose, no? Non ti fai mettere i piedi in testa da nessuno.”
Rise l'altro, mostrando nel suo sorriso i candidi canini più sviluppati di altri bambini. Albafica fu titubante, ma gli concesse una risposta ben più convincente.
Essendo il cugino un po' più alto di lui, dovette alzarsi sulle punte, ma infine raggiunse il suo obbiettivo e gli posò un bacio sulla guancia.
Allora te lo prometto...quando tu avrai ventiquattro anni e io diciannove, lo faremo.”
Così tardi?”
Chiese tristemente il gemello minore e il cugino sorrise.
Beh, penso che sia meglio...almeno potremmo capirci alla perfezione. Papà dice spesso che l'amore è una cosa che si comprende una volta cresciuti, non da bambini.”
Osservò arguto lui, iniziando a trascinare con sé l'altro, tenendogli stretta la mano. Egli era tuttavia molto pensieroso riguardo le parole del più piccolo.
Ora però è meglio rientrare! Tra poco a tavola arriva il dolce!”
Rise allegramente il piccolo Albafica, mentre Defteros lo guardava con sorpresa. A differenza di altri bambini, il piccolo dai folti capelli color dell'oceano, era molto più avanti d'idee.
Non avrebbe infatti mai dimenticato la promessa fatta dal cuginetto, né avrebbe smesso tanto presto di provare quel sentimento nei suoi confronti.
Amava vederlo ridere o imbronciarsi, come anche veder disegnata la sorpresa sul suo viso, a causa dei propri gesti.
Sarebbe andato avanti ad adorarlo e amarlo ossessivamente, ma in silenzio.
Albafica sarebbe diventato una persona unica per lui. Anzi, in futuro, sarebbe dovuto diventare solo e soltanto suo.
 
†††


Udii un ringhio roco, provenire dalla gola di un certo granchio sdraiato sotto di me. I suoi occhi brillavano di gelosia e se ci fosse stato un determinato soggetto sotto il suo sguardo, l'avrebbe già sbranato.
Fissai Manigoldo e non riuscii a trattenere un sospiro esasperato. Gli posai una mano sul petto e lo accarezzai.
Freddo si, insensibile nei suoi confronti:no.
“Quante volte devo dirti di non essere geloso di mio cugino?”
Gli chiesi, guardandolo con una velata tristezza nello sguardo. Lo vidi fare una smorfia e afferrarmi all'improvviso la mano, per portarsela sulla guancia.
Si strofinò dolcemente contro il dorso di essa.
“Nonostante quello che già abbiamo trascorso io, te e lui...non riesco a non esserlo. Non mi piace l'idea di- Si interruppe per sospirare.- Tu sei mio Albafica, sai bene che non posso sopportare di doverti cedere.”
Apprezzai molto le sue parole, pertanto gli accarezzai il viso lentamente.
“Infatti abbiamo trovato apposta dei compromessi e lo sai bene.”
“Vadano al diavolo quei compromessi! -Esordì lui all'improvviso, spiazzandomi.-Quando c'è Defteros, sai che il sottoscritto finisce male...”
Guardò di lato, digrignando i denti. Adoravo vedere quella sua espressione, era un misto tra l'imbarazzato e l'arrabbiato.
E' sempre stata la tua giusta punizione, mio caro Manigoldo...ma ammetto di essere molto geloso anche io, ogni volta che ci capita di essere in tre.
“Oh avanti, non è la fine del mondo. Pensa che con me fai sempre cose del genere e sono io a subire.”
Feci una smorfia e accavallai meglio le gambe, prima di passare la mano lentamente dalle sue labbra, fino agli addominali.
Delineai con le dita i suoi muscoli da sopra la camicia, ma alla fine ritrassi l'arto.
Manigoldo mi fissò famelico. Conoscevo bene quel suo sguardo, ma ancora una volta non lo avrei badato.
Mi stiracchiai, prima di riprendere in mano il diario.
“Dunque ero qui-” “E comunque è più divertente quando sei sempre tu a subire la forza di entrambi in quel, caso.”
Ghignò quel granchiaccio. Dovetti fulminarlo con lo sguardo e tirargli un colpo con il quaderno che tenevo in mano, lui si riparò con le braccia.
“Bastardo! -Esordii d'un tratto, perdendo la mia compostezza. Arrossii, fregandomi con le mie stesse mani. - Tsk, voi due allora? -Ghignai d'un tratto.- Quando mi fate assistere a certi spettacolini, ammetto che è divertente...”
Mi leccai le labbra, cercando di imitare la mia dolce metà quando lo faceva. Sapevo che in quel modo lo istigavo ancora di più, ma in un certo senso era bello giocare con il fuoco.
Scorsi una scintilla nel suo sguardo, ma badò bene di non farmela notare troppo.
Non oso immaginare cosa ti stia passando per la testa, ahimè penso che ben presto ne verrò a conoscenza.
La serietà infine, prese nuovamente il controllo della mia persona, pertanto ripresi la mia lettura. Lanciai allo stesso tempo uno sguardo glaciale a Manigoldo, per la sua mano che ora mi accarezzava lussuriosamente l'interno coscia.
Pervertito...

†††




“E-eravamo dei bambini, Defteros...”
Mormorai, mantenendo un rossore acceso sulle guance. Lui si alzò e mi guardò dritto negli occhi come quel giorno.
Essendo lui di molto più alto di me, dovetti alzare la testa per poterlo osservare meglio. Sembrava avere un'aria minacciosa e mi portò due dita sotto il mento, avvicinandosi al mio viso.
“Non mi interessa...per me quella promessa è importante e ora siamo entrambi finalmente dell'età che tu avevi detto.
Quindi perchè non tentare?”
Chiese, mormorando a filo delle mie labbra. Me le sfiorò e rimasi impietrito, fortunatamente fu Aspros ad intervenire e a fermare il fratello.
“Def! Se nostro padre lo viene a sapere sei finito!”
Il ragazzo guardò il gemello, allontanandosi dal mio volto. Digrignò i denti in un ringhio, che mostrò entrambi i suoi canini.
Non mi piaceva vederlo comportarsi in quel modo, non era bello e non gli si addiceva. Sapevo quanto poteva diventare maligno, spietato e selvaggio, ma in casa con i suoi stessi parenti non doveva esserlo!
“E allora? L'ho già detto, ha una mentalità chiusa e me ne frego di ciò che pensa! Anche quando ha cacciato Cardia mi sono opposto a lui.
Non è giusto che si arrabbi solo perchè io e lui, non rientriamo nelle sue convinzioni!”


“ Poi sono io quello che perde il senno facilmente...-Sospirò Aspros, gettandomi un'occhiata.- Fratellino vedi di ragionare! Papà lo fa solamente per il nostro be-”


“Ma quale bene e bene!
Se lo volesse veramente, ci lascerebbe fare! Se non ci piacciono le donne, non ci piacciono. Punto. -Serrò le mani a pugno e la frangia gli ricadde sugli occhi.- Sono stanco di vivere fingendo...e tu dovresti essere il primo a stare zitto, Aspros. -Acidamente sorprese l'altro, che lo fissò a occhi sbarrati.- Dopo la tua storia finita male con Sisyphus, non ci credo che ora tu sia tornato nuovamente etero...questa nuova fiamma, non penso sia una bella biondina, vero?”


Il gemello minore, influì velenoso sul maggiore che quasi partì all'attacco per tirargli un pugno. Rapidamente riuscii a mettermi in mezzo e posai una mano sul petto di entrambi.
Odiavo quando litigavano, quando volevano sembrare l'uno più forte dell'altro! Odiavo persino Cardia quando perdeva le staffe e talvolta anche Milo se si arrabbiava.
A quel punto dovevo far sempre la mia entrata in scena, dovevo fare da paciere per migliorare le cose.
Non avrei mai permesso che la mia famiglia si autodistruggesse...questo lato caratteristico del mio carattere, dovevo averlo ereditato da mio padre.
“Ora basta! Seduti! Tutti e due!”
Urlai, lasciando stupiti entrambi.
Defteros tenne uno sguardo di sfida nei confronti del fratello, ma quando puntai le unghie contro la pelle scura dei suoi pettorali ancora nudi, si calmò e si sedette nuovamente sul letto.
I suoi occhi mi osservarono con brama ed intensità, predatori e allo stesso tempo possessivi.
Aspros invece prese la sedia della scrivania e s'immobilizzò lì. Lo sguardo rivolto altrove.
Incrociai le braccia al petto, per poi utilizzare un'aria solenne e imperativa, nei confronti di entrambi.
Ero stanco di quei loro comportamenti! Era tempo di chiarire.
“Si può sapere che vi prende tutto d'un tratto? Non siete soliti litigare per delle stupidate, oddio a volte vi picchiate è vero, ma in realtà vi volete bene!
Per cui bando alle ciance, cosa vi rende tanto nervosi? Defteros, tu in primis non hai mai tentato di baciarmi prima di adesso, ti eri addirittura dimenticato della tua cotta nei miei confronti, ne sono sicuro...quindi perchè questo cambiamento?
E tu, Aspros...chi è questo Sisyphus?”
I due gemelli rimasero ancora più sorpresi del mio modo di impormi, non avevano mai avuto l'opportunità di osservarlo così da vicino, si scambiarono quindi l'un l'altro uno sguardo d'intesa, per poi sospirare.
“Io non ho mai scordato quella promessa, Albafica. Te l'ho già detto. -Iniziò Defteros a parlare e fu serio, terribilmente serio. -Stavo solo aspettando che entrambi compissimo gli anni...le ragazze con cui sono stato dopotutto...non mi hanno fatto nascere nulla dentro.
Nessuna di loro mi...ha fatto sentire come quel Natale di tredici anni fa.”
Confessò, nascondendo il viso tra i capelli. Non seppi che dire, dato che mi ritrovai letteralmente spiazzato dalle sue parole. O meglio, dalla...sua confessione.
Avevo traviato un cugino sin da bambino? Ero un mostro? No, ero uno scemo a pensarlo! Non era colpa mia...o si?
Mi grattai nervosamente la testa.
“I-io...Def, sono etero e...soprattutto sai che siamo cugini...ma sarà meglio parlarne più tardi.”
Volli sviare rapidamente il discorso, per lasciar parlare anche Aspros. Scorsi tuttavia sul viso di Defteros una velata delusione, ma nei suoi occhi vi era ancora determinazione.
Non si sarebbe arreso tanto facilmente. Ne ero convinto, ma sul momento non ci pensai. Mio grandissimo errore.
Guardai il gemello maggiore, che serrava la mano sull'angolo della scrivania con nervosismo.
“Sisyphus...non è nessuno! -Sbottò d'un tratto, cedendo ai suoi famosi scatti d'ira. Tuttavia riuscì a contenersi più del solito.- E' stato solo uno stronzo, pensavo di essermi innamorato di lui...in realtà era un puro interesse sessuale, ha preferito infine una certa Sasha a me e basta.
Eravamo entrambi giocattoli l'uno dell'altro, tutto qua. Nulla di più nulla di meno, spero che muoia atrocemente.
Si deve beccare l'AIDS.
Lui e il suo modo di parlare tanto cordiale e puro, quanto meschino. Tsk. Ha pure usato la nostra relazione per sabotarmi gli studi e superarmi in graduatoria all'università.
Per colpa sua non ho passato diversi esami...”
Mormorò, continuando a serrare la mano fino a farsi sbiancare le nocche delle dita. Mi avvicinai a lui, posandogli una mano sulla spalla per tranquillizzarlo.
Gli credevo, non era giusto venir trattati in quel modo. Non aveva senso dopotutto mentirmi, soprattutto con Defteros di fianco che avrebbe smentito ogni minima bugia del fratello.
“E ora? Chi è invece il fortunato che vuoi provare a frequentare?”
Chiesi curioso, cercando di mostrarmi il più amichevole possibile. Non mi importava dello zio Luco e di cosa avrebbe detto sui suoi figli, tre su quattro erano omosessuali, allora?
Il 'casato' dei Griffiths non avrebbe avuto modo di avere prole da parte loro? Pazienza.
Aspros mi guardò con aria decisamente sorpresa e dovette accennare un sorrisetto gentile, sicuramente non adatto o contrario alla sua personalità.
“L'ho conosciuto qui...ci siamo tenuti in contatto e pochi giorni fa, su Skype, in una chiamata, mi ha chiesto di iniziare a frequentarci per bene, quando io fossi tornato a casa.”
Sorrisi per quelle parole e mi trovai ad essere molto felice per lui.
“Come si chiama?” “Ehm...ecco...” “Allora? Dai sono curioso!”
Ero fin troppo entusiasta per lui.
“E' meglio che ancora nessuno lo sappia, Alb. Scusami...preferisco mantenere il segreto per un po' di tempo.”
Rimasi decisamente sorpreso da quelle sue parole. Era imbarazzato e allo stesso tempo deciso, cercava in tutti i modi di mantenere la sua solita aria da duro.
Nonostante tra i due fratelli fosse quello più aggressivo, quando voleva, sapeva essere davvero sensibile.
Più il tempo passava, più mi accorgevo di quante persone con caratteri e passati complessi avevo vicino.
Coicidenze? No, di sicuro non sono mai state quelle a farci trovare tutti. Ognuno ha bisogno di qualcuno per superare i propri problemi.
Noi siamo venuti l'uno in soccorso dell'altro. Anche io, dovevo ringraziare solo i miei cugini e gli amici, se non ero mai rimasto solo.




Dopo diversi minuti passati a parlare con i due gemelli, evitando baci da parte di Defteros, riuscii finalmente ad impadronirmi del bagno e a farmi una ben meritata doccia.
Quei due quando iniziavano a parlare, ahimè non la finivano più.
Riuscii così a rilassarmi grazie allo scorrere dell'acqua. La mia mente si era sgombrata da ogni pensiero, per pochi minuti si, ma almeno potei star tranquillo.
Una volta fuori dalla doccia, mi rivestii rapidamente. Evitai di asciugare i capelli dato che faceva caldo e mi limitai a raccoglierli in una coda alta, prima di scendere al piano di sotto.
Era ormai mezzogiorno, per cui mio padre era intento a cucinare con l'aiuto di Defteros stranamente in piedi.
Entrato in cucina infatti ne rimasi sorpreso e lui mi fece la linguaccia.
“Se qualcuno non si fosse svegliato urlandomi contro, sarei rimasto a letto...”
Lo fulminai con lo sguardo, aveva fatto tutto lui dopotutto. Hmpf.
Volendo ignorarlo, andai a salutare mio padre che mi passò nell'immediato una mano sulla testa sorridendo.
“Hai fatto piuttosto tardi ieri sera, o sbaglio?”
Ridacchiò mentre rigirava le bistecche nella padella. Lo guardai e prendendo un bicchiere d'acqua annuii.
“Essendo che Cardia aveva la macchina, sono rimasto in giro con Kanon e Saga.”
Gli risposi bevendo e lui con la coda dell'occhio mi lanciò un'occhiata.
“Saga? E' tornato dall'Inghilterra?”
“Si e ha anche portato con sé un suo amico inglese.”
Vi fu un istante di silenzio, prima ce Lugonis realizzasse.
“Il biondo dal monosopracciglio imponente?”
Dovetti trattenermi dal sputare l'acqua, perchè stavo per ridere. Risposi comunque affermativamente con un cenno della testa.
“Beh non mi è sembrata una cattiva persona, ha persino accettato una tazza di thè con il sottoscritto.”
Guardai sorpreso mio padre, mentre Defeteros mi passava di fianco per prendere le posate da mettere in tavola. Mi punzecchiò un fianco apposta, facendomi sobbalzare.
“Ehi!” “Che bello sapere che soffri ancora il solletico.”
Berciò con ghigno malefico. Gli mancò solamente di sibilare con la lingua biforcuta tra i denti.
Per poco non gli tirai un pugno, anzi, lo feci...ma lui lo schivò prontamente.
Lo maledii.
“Comunque...davvero Rhada si è fermato qui?”
Chiesi perplesso rivolto al big boss di casa e mentre mio padre metteva la carne con le uova appena preparate, nei piatti, annuì.
“Sia lui, che Kanon.
Ecco, è stato lui più che altro a sorprendermi...sembrava turbato nello stare seduto di fianco al biondo. -Disse, sorprendendomi.- Per caso si sono appena messi insieme quei due?”
Ecco, la seconda sorsata d'acqua, questa volta mi andò proprio di traverso e finii per ingozzarmi. Era una maledizione, perchè tutti mi dovevano dire o chiedere certe cose mentre mangiavo o bevevo?
Defteros fu rapido a soccorrermi con delle pacche sulla schiena.
“Certo che è proprio un vizio il tuo.” “Coff- muto..coff coff.”
Lugonis inarcò un sopracciglio. Non capiva la mia reazione, ma fortunatamente la sua attenzione fu catturata poco dopo dall'entrata di Aspros in cucina.
Munito di occhiali, il gemello minore stava leggendo il giornale del giorno senza badare, come al solito, dove andasse.
Non sapevo come facesse, ma anche quando aveva un libro in mano evitava tutti gli ostacoli mentre era assorto nella lettura.
“Un giorno o l'altro mi devi insegnare la tua tecnica.”
Il nipote alzò lo sguardo verso lo zio, gli rivolse un sorriso. Una volta sedutosi al suo posto, continuò ugualmente la sua lettura.
Io finalmente mi ripresi e tirai un sospiro di sollievo, usando Defteros come punto di appoggio.
“Ci lascerò le penne prima o poi...”
Mio cugino rise.
“Non credo, ci sarà sempre qualcuno disposto a farti la respirazione bocca a bocca.”
Commentò malefico e malizioso, lo spintonai via e andai in sala, dato che mio padre stava tornando ai fornelli.
Prima che potessi far capolino nell'altra stanza però, gli risposi sbucando solo con la testa dall'angolo.
“Comunque Kanon non è il ragazzo di Rhada, Pa'. I due se potessero si sbranerebbero.”


“A me non hanno dato quest'impressione.-Commentò nell'immediato, lanciandomi un'occhiata con la coda dell'occhio.
Lo fissai inebetito, ma lui scosse la testa e mi fece un gesto vago con la mano.- Più tardi te ne parlo, ora chiama Cardia e Milo.
Il pranzo è pronto.”
Dovetti annuire e raggiungerli in sala.
Mi venne però da pensare alle sue parole. Cosa voleva dire riferito all'inglese e al greco? Ricordavo benissimo un Kanon inveente ogni minuto contro Rhadamanthys, non accondiscendente alle sue battute o altro, la sera precedente.
Hm...che mi fosse sfuggito qualcosa? Poteva essere così, dato che io non avevo la vista da psicologo di Lugonis.
Accantonai comunque il pensiero, perchè delle urla mi destarono da esso.


“Eh?! Non barare Milo! Ti avevo detto di non fare quella mossa!”


“Ho scritto scemo in fronte per caso, fratellone? Non sono più un bambino di sei anni, per cui non mi puoi ingannare.”


Rimasi sorpreso dalla scena che si palesò di fronte ai miei occhi. Cardia era intento a giocare ai videogiochi con Milo e...stava perdendo?
Quale sorpresa.
Mi avvicinai al divano, per appoggiarmi con gli avambracci allo schienale di esso ed osservare il televisore.
I due stavano giocando a un picchiaduro che non conoscevo molto bene, probabilmente Milo lo aveva portato da casa appositamente, e i protagonisti combattevano armati solamente di armature e di un energia chiamata 'Cosmo'.
Sembrava interessante...
Il piccolo scorpione stava avendo la meglio sul fratello maggiore, utilizzando un personaggio che dedussi essere del segno dell'acquario data la forma della sua armatura.
Ad un certo punto fece persino la sua mossa finale e rimasi stupito. Fischiai in segno di approvazione.
“Bel colpo Milo, fai fuori Cardia!”
Dissi incitandolo e in quel preciso istante il mio, quasi fratello, fu mandato K.O. Mi guadagnai così un'occhiataccia di sbieco, cupa e diabolica, da parte sua.
“Farti gli affari tuoi tu, no? EH?-Mi lanciò il joypad della Play Station e prontamente lo afferrai, fissai mio cugino tuttavia perplesso. - Avanti pesce dei miei stivali, mostrami che sai fare meglio di me! Hmpf!”
Il tredicenne biondo, seduto alla sua destra, sbattè i suoi grandi occhioni azzurri e lo fissò intensamente per qualche minuto.
“Cardia...non sai mai perdere.”
Commentò ridendo, prima di guardare il sottoscritto. Balzò in piedi sul divano e mi si gettò al collo abbracciandomi.
“Ciao bella addormentata! Ti sei svegliata? Il principe azzurro ti ha dato il bacio? O devo dartelo io? Eh? Eh? Eh?”
Rimasi allibito e non potei assolutamente liberarmi dalla morsa delle braccia di Milo. Quella peste quando afferrava qualcosa, ahimè non la mollava neanche sotto tortura.
Tentai comunque, in vano, di liberarmi...soprattutto perchè mi stava strozzando.
Notandolo, lo scorpione più grande afferrò il fratellino per la vita e lo tirò indietro, bloccandolo seduto sul divano.
Gli fece cenno di star zitto.
“Shh, Milo sai bene che succede se ti sente qualcuno!” “Defty? Ma non può farmi niente, mica voglio portargli via Alb.”
Ridacchiò il biondo, prima di guardarmi e salutarmi in modo più pacato di prima.
“Non era mia intenzione, Albafica. Scusa se ho scherzato così tanto e...comunque grazie dell'incoraggiamento, ma sapevo bene di poter battere Cardia utilizzando il cavaliere dell'acquario.”
Fu poco modesto e gonfiò fieramente il petto, influendo ulteriormente sulla cattiva performance del fratello maggiore.
Quest'ultimo assottigliò lo sguardo e scompigliò i filamenti dorati del tredicenne.
“Dammi un'altra possibilità e ti disintegro!” “Ti congelo di nuovo con lo stesso personaggio, vuoi vedere?”
Gli sguardi dei due fecero scintille appena si scontrarono.
“Non riesco a sconfiggerti solo perchè il tizio dell'acquario assomiglia al fratello di Dègel, ecco tutto!”
Milo sbattè le palpebre e spostò lo sguardo dal cugino, all'immagine del personaggio sullo schermo della tv.
Lo osservò attentamente e io riconobbi quell'espressione.
“Ehi, non è per dire, ma è pronto da mangiare. Se non venite subito Aspros e Defteros si spazzolano via tut-”
Tentai di intromettermi prima che il biondo potesse dire qualcosa che avrebbe suscitato l'interesse anche di Cardia, ma purtroppo non sapevo per niente impormi nelle questioni di famiglia.
“Me lo presenti?”
Fu l'iniziò della fine, il fratello minore fece disegnare un'espressione stupita sul volto del maggiore. Negli occhi di quest'ultimo però, balenò una strana scintilla.


“Chi?”


“Il fratello.”


“Di Dègel?”


Milo annuì convinto e guardò l'altro in modo, apparentemente, inespressivo. Gli occhi tuttavia, gli brillavano di interesse.
Fui inquietato dalla situazione, perchè d'un tratto entrambi sorrisero come se tramassero qualcosa.
“Mimì caro, non sarà che tu-” “Non chiamarmi Mimì e vedi bene di non farmi la predica!”
Berciò, gonfiando le guance all'improvviso il biondo. Il suo sguardo era tuttavia poco raccomandabile, come quello del fratello maggiore d'altronde...
Quando dicevo che si assomigliavano, non scherzavo assolutamente. Anzi, erano identici e diabolici più di due gemelli. -Ogni riferimento ad altri fratelli è puramente casuale.-
“Farti la predica?”
Esordì d'un tratto Cardia, il quale non riuscì a reprimere l'entusiasmo e abbracciò con affetto il fratellino minore.
Posò la guancia contro la sua ed iniziò a strofinarla contro di essa.
“Oh mon cher, non oserei mai! -Milo si mise a quel punto a ridere, ricambiando la stretta dell'altro.- Come sono contento che tu sia finalmente deciso! Ahah!
Presentarti Camus? Certo che si! E anche con piacere! Ma ti avverto che...è una sottospecie di Pingu difficile da approcciare.”
Disse d'un tratto, guardandolo negli occhi chiari. Il fratello non sembrò affatto intimorito dalla sua frase, la scintilla della sfida si accese nelle sue iridi.
Mentre nella mia di testa, iniziarono a martellare i sensori di pericolo. Alzai gli occhi al cielo, iniziando ad indietreggiare dal divano con circospezione.
Nel farlo, ad un certo punto sentii un corpo solido alle mie spalle e ruotando la testa, riconobbi Defteros.
Fissava i due sul divano, con un sopracciglio inarcato.
“Non dirmi che è successo quel che penso.”
Posò le mani sulle mie braccia, conducendomi ad indietreggiare verso la cucina. Lo seguii senza esitare e deglutii.
“Purtroppo...è successo proprio quello.”
E d'un tratto, Milo balzò in piedi sul divano. Un sorriso e un'espressione spavalda gli ornavano il viso, seguiti da un'aria determinata e seria.
Gonfiò un'altra volta il petto e serrò una mano a pugno.
“Più difficile sarà la conquista, più mi godrò il mio premio una volta ottenuto! Sei con me, fratellone?”
Cardia imitò il tredicenne e gli afferrò la mano, stringendola con forza che l'altro ricambiò. Si guardarono con determinazione negli occhi.
“Ci puoi scommettere, Mimì. Tu con Camus...” “e tu con Dègel, è un piano perfetto.”
Un'aura maligna si disegnò così attorno ai due.
Rimasi inquietato quanto Defteros alle mie spalle. Impietriti, camminammo come robot, varcando poco dopo la soglia della cucina.
Io e mio cugino, rivolgemmo il medesimo sguardo di panico l'uno all'altro.
“Prevedo dolori...” Commentai. “Anche io.” Rispose di rimando lui e all'unisono sospirammo sotto gli occhi perplessi di Aspros e Lugonis.
“Siete paonazzi, a cosa avete appena assistito?”
Il gemello maggiore si rivolse al minore, il quale tentò di sfoderare il più falso dei suoi sorrisi sforzati ed inquietanti.
“Fraaatellone! -S'incupì poi tutto d'un tratto, con tanto di frangia ad oscurargli il viso. Lo guardò tramite le fessure che gli lasciavano i capelli tra un occhio e l'altro.- Tu. Non lo vuoi sapere.”
Aspros rimase sorpreso e sbatte le palpebre più volte, io ne approfittai per mettermi rapidamente seduto.
Perchè a me? Perchè anche Milo ora si era convertito (citando Kanon) al “lato oscuro dell'orientamento sessuale”? Per quale dannato motivo avevo una famiglia del genere?
Mai come in quel momento, avrei voluto nascondermi dietro le solide gambe di mio padre.
Parlando di lui, mi posò nell'immediato una mano sulla spalla, con fare allarmato.
“Alb?”
Scossi la testa e mi misi con la fronte appoggiata al tavolo.
Zio Luco presto o tardi, si sarebbe messo nuovamente sul piede di guerra e casa Griffiths avrebbe dovuto ergere le sue mira difensive.
“Ho come l'impressione che ci dovremo trasferire tutti qui prossimamente...”
Commentò Defteros imbarazzato, mentre si massaggiava la zazzera color del mare. Lugonis, come anche Aspros, non capì.
Si limitò a scambiarsi un'occhiata con il nipote maggiore.
Desideravo sprofondare nell'abisso più profondo...magari l'idea di finire nell'Ade non sarebbe stata neanche così male...volevo fuggire, dovevo assolutamente farlo.


Qualcosa, o meglio qualcuno, fortunatamente ascoltò la mia preghiera. Mi ero infatti dimenticato del cellulare in tasca e fu la suoneria di esso ad interrompere l'aria di tensione che si era formata in cucina.
In quel preciso istante, entrarono nella stanza anche Cardia e Milo, l'ultimo in spalla al fratello maggiore.
Si ritrovarono quattro paia di occhi addosso e ne rimasero sorpresi.
“Qualcosa non va, famiglia?”
Chiesero in coro, mentre io pur di non sentirli, risposi alla svelta al telefono. La mia voce era da funerale e pregai che nessuno, o meglio, chi aveva chiamato, se ne accorgesse.
Non avevo guardato il numero, tanta era la mia voglia di sentire una voce diversa da quella dei miei familiari.
“Pronto?”
“Ciao Albafica, scusami...ti disturbo?”
Rimasi sorpreso nel riconoscere l'individuo dalla parte opposta della cornetta. Mi sedetti in maniera composta.
“Shion! Disturbo? No no, tranquillo. Dimmi pure. E' successo qualcosa?”
Chiesi allarmato, dato che nemmeno la voce del proprietario del “Sanctuary” sembrava troppo calma.
“Beh no, non è successo niente...ma avrei un favore da chiederti. Sei libero dalle diciassette alla mezzanotte di oggi?”
Sbattei le palpebre con fare perplesso e notai in quel momento tutti fissarmi, fu imbarazzante.
“Teoricamente si, sono libero.”


“In pratica invece? -Chiese frettolosamente un ariete pronto ad incornare il primo malcapitato.- Hai altri appuntamenti?”


“No, assolutamente.”
Deglutii, d'altronde dal suo tono sembrava non desiderare una risposta negativa.


“Allora ho bisogno che tu venga a lavorare oggi. Sono a corto di personale perchè un sacco di camerieri si sono presi la giornata libera a mia insaputa.”


All'improvviso sembrò addirittura allarmato. Udii persino Dohko borbottare in sottofondo. Molto probabilmente erano in ufficio insieme.
“Tutto per colpa di quel-” “Shh, Dohko ne parliamo dopo...comunque, se ti mandassi qualcuno a prenderti, verresti qui anche prima delle cinque?”
Mi chiese, come se fosse la sua ultima possibilità di trovare personale per il suo locale. Mi incespicai per un istante con le parole e guardai l'orario, erano appena le dodici e mezza.
Presi ugualmente la mia decisione...
“Va bene, non è un problema. Solo mi manca la divisa.”


“Andrai a prenderla con Manigoldo appena arriverà da te, ti devo davvero ringraziare Albafica! Ah e non ti preoccupare, a fine serata ti pagherò.
Conto già questa come prima giornata lavorativa.”


Sembrò entusiasta della mia risposta. Tuttavia realizzai dopo qualche secondo un piccolissimo dettaglio...
“Scusa Shion! Hai detto...Manigoldo? Viene lui a prend-” “Si, dovete lavorare insieme, dimentichi? E' il tuo mentore, pertanto penso che sia suo dovere aiutarti oggi.”
Mi portai una mano sul volto e dovetti massaggiarmi, esasperato, gli occhi. Maledii ogni dio che fosse contro di me e mi morsi il labbro inferiore.
“No non mi ero dimenticato era per sapere. Allora lo aspetterò.
Grazie per avermi chiamato, Shion e non ti preoccupare, non ti deluderò! Ci vediamo più tardi.”
Detto quello, agganciai il telefono e tirai un sospiro.
L'intera famiglia mi guardò come se pendesse dalle mie labbra.
“La cara capretta che ti chiama per andar a lavorare, eh? Cavolo devi averlo proprio convinto bene ieri!”
Cardia sembrò felicissimo del fatto e lo guardai sorpreso.
“Capretta? -Feci un'espressione sgomenta, ma prima che mio cugino potesse spiegare gesticolai.- Non voglio sapere perchè lo chiami così!”
Sbottai e sospirando proseguii il discorso.
“Comunque si, ho fatto bella impressione. E' stato molto cordiale con me...e-” Non riuscii a continuare la spiegazione.
“Noto anche con piacere, che hai conosciuto anche Manigoldo, suo cugino!- Fece una pausa pensando.- No che diavolo dico, se hai incontrato quel granchio sarà stata una bella rimpatriata!”
Rise lo scorpione, sedendosi di fianco a me. Posò una sua zampaccia sulla mia testa e mi scompigliò i capelli bagnati.
Lo guardai perplesso.
“Rimpatriata? Io non ricordo di aver mai visto prima di ieri quel tipo e non me lo nominare! Tsk...non ho voglia di lavorarci insieme.”
Fui piuttosto bisbetico nel rispondergli.
Gonfiai le guance, prendendo a mangiare la carne ormai fredda. Avvertii così anche lo sguardo velatamente geloso di Defteros addosso, ma lo ignorai.
“Come? Non ti ricordi? Quando eravate in Irlanda però stavi benissimo con lui.” “Eh?”
Sbattei le palpebre e deglutii il pezzo di carne.
“Ma là ero in una casa famiglia con un certo Luca e suo fratello Angelo, non con Mani-” “Quale pensi che sia il secondo nome del ragazzo con cui andavi più d'accordo fra i due, genio?”
Cardia sorseggiò un goccio d'acqua, guardandomi con la coda dell'occhio. Impallidii d'un tratto, passando così anche per l'ebete di turno.
“L-Luca...”
“Ecco, appunto. Angelo è il suo fratellastro minore, ma tralasciando che è un pazzoide, non è quello con cui hai trascorso tutto il tempo.
Manigoldo era il diciottente con cui a momenti avresti condiviso anche il letto. Mi hai anche sempre detto che ti eri trovato piuttosto bene con lui.
Sei stato poi tu lo stupido che non ha tenuto i contatti! Pensa che in aeroporto al ritorno era venuto persino a cercarti!
Ma tu ovviamente eri già svicolato da papino senza neanche salutarlo! Che testa di pesce sei...”
Sospirò.
Lo scorpione mi tirò una pacca dietro la testa e mi fece anche abbastanza male, gli lanciai quindi un'occhiataccia con tanto di ringhio roco proveniente dalla gola.
“Cosa ne sapevo io, eh? Insomma avevo sedici anni e lui diciotto, non eravamo neanche a scuola insieme per cui la prima cosa a cui ho pensato allo sbarco era trovare te e Papà.”


“Potevi comunque aspettare.”


“C'era troppa folla ed ero stanco! Volevo solo tornare a casa!”


“Non è una scusa per trattare male un amico!”
Feci una smorfia, finendo di mangiare.
“Non vedo come tutto questo possa essere rilevante e tanto per puntualizzare la nostra amicizia stava solo nascendo, col senno di poi sono felice non sia andata avanti.”
Fu la goccia che fece traboccare il vaso ripieno di pazienza, appartenente a mio cugino.
Egli mi fulminò con la coda dell'occhio e mi tirò un altro colpo in testa, prima di afferrarmi per la collottola della camicia grigia.
Sgranai gli occhi, impanicato.
“Ehi che ti pre-”
Il suo sguardo mi fece paura, quando era così serio e arrabbiato allo stesso tempo, voleva dire solamente che ci teneva a qualcosa.
Rimasi sgomento.
“Io ti consiglierei invece di provare nuovamente a coltivare qualcosa con lui. Quando ha scoperto che ero tuo cugino, dato che frequento il “Sanctuary”, è venuto deliberatamente a chiedermi come tu stessi, a distanza di tre anni.
Tre anni! Non sono caramelle, tonto di un pesce schivo e asociale”
Mi lasciò e si rimise a mangiare, con una smorfia indignata in viso. Non capii perchè fosse così arrabbiato.
“Cardia, non capisco...per quale motivo te la prenda tan-” “Chi ha il pane non ha i denti, chi ha i denti, non ha il pane.
Ti dico solo questo Albafica e sei fortunato.”
Ancora una volta non fui in grado di capire a cosa si riferisse e mi toccò sospirare. Tutto mi ruotava contro in quel periodo, ed essere vaghi come stava facendo lui, non mi aiutava per niente.
Scocciato, mi alzai da tavola, per dirigermi in camera mia.
Cosa voleva in realtà da me? Anzi...cosa volevano tutti? Non mi pareva di essere una persona tanto orribile!


“Penso tu sia stato troppo duro con Albafica. A cosa ti stavi riferendo poco fa?”
Lugonis mi difese, una volta che me ne fui andato via. Ma Cardia fece comunque una smorfia, rimanendo alterato.
“Troppo duro, eh? Non direi. Non si rende conto di tutte le fortune che gli capitano e delle persone per bene che ha vicino, disposte ad aiutarlo a sentirsi bene. -Disse con una smorfia a inarcargli il labbro.- Solamente che con il suo stupido carattere e la sua “perenne barriera autodifensiva” attivata, non permette ad altre persone di avvicinarglisi.
Non voglio che rimanga solo, zio. Lo tratto male per fargli capire che non tutti sono qui per fargli del male.”
Concluse, finendo la sua carne.
I due gemelli dall'altra parte del tavolo però si ritrovarono a concordare con il fratello.
“Alb ha un lato tenerissimo che dovrebbe mostrare alle persone a cui tiene.” “Già, concordo con Defteros.
E' un'ottima persona con cui parlare dei propri problemi, come te Lugonis. Tuttavia, non riesce a trovare in noi, in te, o nei suoi amici...qualcuno con cui sfogare i suoi nervosismi.”
“Si tiene tutto dentro.”
Esordì anche Milo, sorprendendo i presenti. Il ragazzino sbattè perplesso i suoi begli occhioni azzurri.
“Che c'è? Ho tredici anni, ma tengo molto ad Albafica.”
Lugonis sorrise e si alzò per avvicinarsi al biondo ed accarezzargli la testa.
“Sono uno psicologo...eppure mi concentro sugli altri, piuttosto che sul mio stesso figlio...che stupido sono.”
A Cardia dispiacque vedere un'aria tanto triste disegnata sul viso dello zio e sospirò. Quell'uomo era tale e quale al figlio, sapeva assorbire i problemi degli altri, ma faticava a rigettarli...a volte li faceva suoi e alla sera spesso lo aveva visto piangere nella sua solitudine per sfogarsi.
Lo scorpione in quei momenti di tristezza si sentiva in colpa, suo zio era un secondo padre per lui. Non avrebbe mai fatto niente per ferirlo. Era il suo baluardo e punto di riferimento.
“Devo rivelarti una cosa, Lugonis...”
L'uomo dai lunghi capelli color del legno, lo guardò pronto ad ascoltarlo attentamente.
“Anche voi che siete i miei fratelli, per cortesia...non diteglielo ma...ho contattato apposta Shion per far in modo che Albafica potesse lavorare al “Sanctuary”.
Anzi, prima ancora ho parlato con Hakurei, suo padre.”
La confessione del ventitreenne lasciò sorpresi tutti i presenti.
“Per quale motivo?”
Chiese Lugonis, esterrefatto dal comportamento del nipote. Quest'ultimo abbassò velocemente lo sguardo, ma lo rialzò all'improvviso.
“Perchè è un ottimo posto dove imparare a relazionarsi agli altri! Con un lavoro di ufficio non ci sarebbe mai riuscito, invece ora, dopo gli esami, potrà finalmente parlare anche con altre persone.
Inoltre il Manigoldo che stava nominando, è un ragazzo che vuole essergli amico sin da quando lo aveva incontrato in Irlanda a una gita che avevano fatto. -Spiegò in modo esemplare e coinciso.- E' una brava persona, lo so perchè sono uscito con lui e gli ho parlato varie volte, siamo diventati amici, ma poi io dovevo sempre tornare in Francia per lo studio, per cui le volte che ci sentivamo, man mano che il tempo passava, si fecero sempre più rare.
Quando invece ho sentito che Shion prendeva il posto di Hakurei come direttore del “Sancutary” a tempo indeterminato, mi sono chiesto perchè non far provare qualcosa di nuovo ad Alb, e per questo l'ho contattato.”
Con quel discorso, Cardia guadagnò sguardi increduli da parte dei fratelli su di sé. Non accennò tuttavia a giustificarsi, l'aveva fatto solamente per il bene del cugino.
“In effetti...pensarla in questo modo, anche secondo me è giusto.- Commentò Defteros, sorridendo.- Il nostro pesciolino ha bisogno di aprirsi, così potrà sentirsi meglio anche in casa.”
Aspros ridacchiò.
“Qualche volta, parlando con me, mi accennava di essere circondato sempre da gente pericolosa, sia per quanto riguardasse amici, che famiglia.
Non lo avevo mai preso sul serio...ma forse è questo il motivo.”
Defteros si grattò con aria innocente una tempia.
“Beh, non è che voi due gemelli ispirate tanta fiducia, o sbaglio zio?”
Milo chiese conferma a Lugonis. La sua deduzione gli strappò una risata.
“Mi tocca concordare. Albafica è circondato da persone con personalità forti, che forse non gli danno modo di mostrare il suo vero carattere.
Anche Saga e Kanon, non glielo consentono. Sono due testoni, esattamente come i miei nipoti qui presenti.”
“Se si tratta di aiutarlo, io comunque sono disponib-ahio!”
Aspros pestò il piede al gemello, lo guardò male.
“Qui serve una persona normale, non psicopatica come me e te!”


“Io non sono psicopatico! Sono coccoloso!”


“Allora io sono il Papa.
Avanti piantala di fare l'innocentino che se potessi salteresti addosso ad Alb in ogni momento.”


“Oh...davvero hai ottenuto un ruolo in vaticano? Sua santità allora mi deve scusare!
Però aspetta...la tua biondina cosa ne pensa di tutto ciò? Non te la potrai più portare a letto!”


“Tu, brutto pezzo di-”


Ed ecco che i due gemelli ricominciavano i loro battibecchi, Lugonis alzò gli occhi al cielo, come anche Milo e Cardia.
Quest'ultimo aveva preso il suo di telefono e ora stava scrivendo a qualcuno a mia insaputa. Che altri dolori avrebbe potuto causarmi?




Ignaro dei discorsi dei fratelli Giffiths e di mio padre, stavo sistemando la camera, in particolar modo il letto a una piazza e mezza.
Ora che sapevo di doverlo condividere con Defteros, non ero molto tranquillo. Avrei fatto di tutto per non farmi sfiorare dalle sue fauci, per cui divisi la sua parte, vicino al muro, dalla mia con dei cuscini.
Non sarebbe servito a niente, ma almeno avrei delimitato la sua zona dalla mia.
Una volta asciugatomi i capelli, mi sdraiai sul letto, perdendomi tra i miei vari pensieri.
D'un tratto mi tornò alla mente una cosa e presi il pc portatile che non utilizzavo da molto tempo.
Ormai Cardia era a casa, quindi Skype non serviva né a me né a mio padre. Collegai il disco rigido esterno ed andai a vedere delle vecchie foto.
Trovai subito la cartella della gita in Irlanda di tre anni prima e volli aprirla. Esattamente non so cosa mi spinse a farlo...
Sorrisi nel vedere tante foto di gruppo con El Cid ed Asmita, quest'ultimo era venuto con noi anche se non aveva potuto veder nulla...lo guardavo sempre con un vivido dispiacere in viso. Disse comunque che la gita gli era piaciuta perchè aveva avuto modo di ascoltare la musica folcloristica di un altro paese e ne era stato decisamente felice.
Aprii infatti vari video di concerti ed era bello ascoltare i suoi apprezzamenti sulle note o l'armonia della sonata.
Meno piacevoli, erano invece i commenti di scherno di Minos e Aiacos.
“Che merda.” “Puah, questo Pub ricorda quel coglione di Rhada!”
Ed ecco che sentivo nominare il fratellastro dei due e finalmente capivo anche il motivo del loro inveire nei suoi confronti.
“Povero Rhada...”
Sospirai. Il biondo non meritava tanti insulti o frasi cattive...
Scorsi foto e video, fino ad arrivare ad alcune che raffiguravano me, in una casa, in compagnia di un altro ragazzo e della famiglia irlandese che ci ospitava.
Soffermai la mia attenzione su quel diciottenne e lo studiai attentamente. Aveva i capelli più corti quella volta e nonostante il suo sorriso fosse ben riconoscibile, era difficile credere che fosse proprio Manigoldo.
Il suo fisico era minuto e privo di ogni altro muscolo più sviluppato. Potevo dire che avesse la mia stessa stazza infatti.
Solo che forse io ero leggermente più scheletrico... Era impressionante il cambiamento che aveva fatto.
Vi erano anche delle foto davvero stupide, scattate a sorpresa da lui. Specialmente di prima mattina, quando ero mezzo intontito.
Una di queste mi strappò un sorriso. Ritraeva un nostro autoscatto dove io stavo mangiando un gelato e mi ero appena sporcato il viso, mentre lui mi teneva un braccio attorno al collo, ridendo.
Come al solito,ero intento a guardarlo male.
“Non è cambiato di una virgola sotto quel lato, in questo lasso di tempo.”
Commentai, passando alla foto successiva. Questa mi lasciò più che sorpreso.
Raffigurava me e Manigoldo nello stesso letto, con lui che mi faceva il solletico e io che ridevo di gusto, divertendomi insieme a lui.
Sentii un calore improvviso sulle guance, ma non notai di essere arrossito. Il candido sorriso era più delineato e notavo quanto si stesse divertendo con me in quella foto.
Era bello...ahimè, lo era davvero.
Deglutii e saltai velocemente quella foto per vederne delle altre, quando ecco notai un video.
“E questo?”
Feci click e automaticamente partì il lettore multimediale.


“Hm...molto probabilmente quando vedrai il video vorrai uccidermi, lo so...però pazienza, è divertente farti arrabbiare Alb.”
Manigoldo era davanti alla fotocamera con me di fianco intento a dormire nel letto. Era seduto, ad osservarmi.
Lo vidi d'un tratto posare una mano sui miei corti capelli cerulei, quell'anno li portavo a caschetto scalato, ed accarezzarmeli.
Quando si era messo a registrare?
“Sai...non so se vorrai mantenere i contatti quando torneremo a casa, ma ugualmente vorrei che tu sappia una cosa.
E' un mese che parliamo, cioè da quando ci siamo ritrovati in questa casa famiglia insieme e...mi dispiace per i brutti tiri che a volte Angelo ti ha giocato. -Lo vidi sospirare e fare un'espressione dispiaciuta.- Sono più grande di lui, ma più cerco di insegnargli a non far del male alle persone, più mi ignora deliberatamente.
Sembra quasi che ci tenga poi a far stare le male le persone a cui tengo, a volte lo fa pure con Sage, nostro padre.”
Sentendo un movimento dietro di sé, si girò e guardò come mi ero posizionato nel letto. Non riuscì a trattenere una risata, poiché mi ero messo in posizione fetale.
“Non mi stancherò mai di dire che dormi in posizioni assurde. -Sorrise, per poi rivolgersi di nuovo alla fotocamera.- So che non c'è abbastanza memoria in questo aggeggio, perciò cercherò di essere rapido.
Oggi è l'ultima notte insieme prima della partenza e ci tengo a dirti delle cose. Per me non è facile farlo e...diciamo che forse potrebbe anche non essere naturale per te sentirtele dire.”
Nervosamente si massaggiò il collo, come nella giornata precedente lo avevo visto fare.
Lo trovavo adorabile, era così agitato...un momento...che diavolo stavo pensando?!
Il video intanto continuava, dovetti dunque fare attenzione.
“Normalmente sono il tipo che va dietro alle ragazze carine...infatti in questi giorni mi hai fermato un po' di volte dall'importunare alcune tipe della tua classe. -Ridacchiò.- ti ringrazio per averlo fatto, almeno ho evitato di fare le mie solite figuracce.”
Le sue guance si erano colorate di un timido rossore.
“Comunque dicevo...normalmente lo faccio però...ecco non voglio tu mi prenda per un poco di buono, ma io...ecco io...- Faticava a dirlo, poiché si sentiva molto agitato e lo vedevo anche dai suoi occhi lucidi.
Essi lasciavano trapelare la sua sincerità e fragilità, che in quel momento non avrei detto appartenesse a quel granchio. -Non è perchè tu mi ricordi una ragazza, sia ben chiaro! -Sbottò d'un tratto, facendomi sobbalzare anche se avevo già il cuore in gola che batteva a mille.- Per cui se ti dico questo, non è assolutamente perchè, come dice Minos “saresti una bella puttanella, trombabile.”
Dio se lo odio quando ti definisce così! -Sembrò velare la tristezza.- Deve smetterla, tu sei un ragazzo dotato di una bellezza ineguagliabile, ecco tutto! Ma non per questo deve paragonarti a una donna.”
Sospirò, per poi accarezzare di nuovo la testa al pesciolino addormentato quale io ero, dietro di lui.
“Se solo fossi più forte e meno minuto...ti difenderei a spada tratta.”
Confessò, facendomi arrossire solamente di più.
“Forse ora...starai ridendo di me, o avrai chiuso, se non cancellato, il video. Ma nel caso tu non lo avessi fatto...vorrei tu sappia questo: non ho mai provato interesse verso gli altri ragazzi, mai. -Sottolineò, a tono leggermente più alto.- Però...tu l'hai suscitato in me, Albafica. -Arrossì visibilmente e serrò nervosamente i pugni sulle ginocchia.- Non sei una ragazza, eppure mi piaci! -D'un tratto chiuse gli occhi, impaurito dalla confessione appena fatta.-...spe-spero di mantenere i contatti con te...perchè credo...che sarebbe bello potersi conoscere meglio e...avvicinarsi l'uno all'altro.
Detto questo, non proverò assolutamente mai a baciarti contro la tua volontà né ora che ti osservo né in futuro.
Ho grande rispetto della tua persona e non farò mai qualcosa che vada contro la tua volontà. Se non vorrai niente di più che un'amicizia da parte mia, ebbene sarà solo quella e io non oserò oltre. -Sorrise felicemente, come se si fosse tolto un grandissimo peso dal cuore.- Sono contento di avertelo potuto dire e...voglio essere positivo.
Ora dunque ti saluto, dolcezza. -Fece l'occhiolino alla telecamera.- Ci becchiamo alla prossima!”
Fece un gesto di saluto con la mano e spense la fotocamera.




Spensi alla svelta il pc dopo aver visto quel video per una seconda volta. Ero agitato e non potevo nasconderlo.
Deglutii più e più volte, prima di tornarmene sdraiato sul letto. Non riuscivo a fermare il battito del cuore e mi maledicevo.
Tutto quello era successo tre dannatissimi anni prima! Per cui Manigoldo poteva essersi anche dimenticato la cotta nei miei confronti...non dovevo sentirmi agitato.
Eppure...perchè continuavo a esserlo?
Non sembrava inoltre contrariato nello starmi appiccicato il giorno prima, quindi...
“Al diavolo!”
Sbottai d'un tratto, chiudendo gli occhi per non pensarci. Non ero omosessuale! Quindi non mi interessavano i sentimenti di quel granchiaccio.
Era stato carino e rispettoso nel parlare, ma non era il mio tipo! Non sarei mai stato fidanzato con un uomo, mai!
Tuttavia...mi capitò di risentire la frase su Minos nella mia testa e arrossii.
“Ieri sera...sei stato di parola: mi hai difeso.”
Mormorai, prima di estraniarmi completamente dai pensieri rivolti a lui. Senza accorgermene, mi addormentai.
Dovevo ancora recuperare del sonno perso.




Udii un rombo di un motore, seguito da una sgommata, ma tal baccano non bastò a svegliarmi. Stavo dormendo fin troppo bene, abbracciato al cuscino.
Niente sarebbe riuscito a destarmi...
“Alb?”


Nessuna risposta.


“Ehi, Albafica!”


Medesimo silenzio, seguito da un sospiro.


“Dolcezza?”


Qualcuno mi tastò delicatamente la testa, accarezzandomela.


“Non ho voglia di andare a scuola...”
Commentai, rigirando il viso nel guanciale. Quella mano delicata, si mosse ancora e udii una piccola risata assopita.
Dovevo avere proprio un'aria buffa.
“Nessuno ti sta dicendo di andarci. Ma vorrei solo informarti che sono le tre del pomeriggio, alle cinque hai un impegno da Shion, ricordi?”
Arricciai infastidito il naso e mi misi con tutto il corpo sul fianco.
“E' inutile, ha il sonno pesante. In più lo stai coccolando, peggiori solamente la cosa così.”
Una voce a me familiare, commentò ironicamente. Sembrava però avere un tono anche un po' esasperato.
“Si, so bene che neanche uno sparo di cannone potrebbe svegliarlo. -Mi sentii nuovamente coccolato, pertanto sorrisi.- Però davvero, dolcezza dovresti svegliarti...dobbiamo ancora prenderti la divisa per il lavoro.”
Mossi lentamente le palpebre.
“Hn...ma... Luca deve ancora arrivare...”
La persona che mi stava coccolando, s'immobilizzò e rimase sorpresa. Inconsciamente volevo davvero che fosse Manigoldo a venirmi a svegliare.
“Ehi ehi, se volete gli balzo addosso! In quel caso state freschi che si sveglia.”
Riconobbi la voce di Milo, che mi fece fare una smorfia. Mi voltai sul fianco opposto, facendo finire la mano di chi mi stava accarezzando, sotto la guancia.
“Milo, stai buono!”
Ecco anche la voce di Cardia...
“Luca...è già qui, Albafica.”
Mormorato, sentii il nome della persona che mi interessava, pertanto iniziai ad aprire gli occhi. Udii una risata sommessa, fin quando non focalizzai le figure che mi erano attorno.
Mi ci volle qualche istante per riconoscere la persona che avevo davanti.
I capelli color cobalto erano inconfondibili, così come i suoi occhi e il suo candido sorriso gentile e sornione allo stesso tempo.
“Lu...ca?”
Mormorai e lui inclinò leggermente la testa.
“Preferirei Manigoldo, sai? Mi chiamavi con quel nome tempo fa, perchè non ti avevo detto quello vero per paura che mi prendessi per una cattiva persona.”
Ridacchiò e mi accarezzò la guancia con il pollice.
Realizzai dopo un po' la situazione...
“Io...-Sgranai gli occhi e avvampando balzai in piedi.- Che diavolo ci fai in camera mi...aa.”
La testa mi girò all'improvviso e ricaddi all'indietro. Rischiai di battere la testa contro una mensola, ma Manigoldo fu di riflessi rapidi e mi prese tra le braccia prima che potessi farmi male.
“Tu e i tuoi scatti! Dovresti stare più calmo!”
Venni, con mia grande sorpresa, rimproverato da un granchio arrabbiato ed esasperato. Tirò un sospiro di sollievo però, dopo poco, nel vedermi illeso.
Rimasi sorpreso dalla sua reazione ed abbassai lo sguardo. Le sue braccia forti mi stringevano in modo possessivo, come una madre per che tiene vicino a sé il suo cucciolo.
La sua tempia sfiorava la mia e potevo inalare perfettamente il suo dolcissimo, ma pungente profumo al pino.
“Mi dispiace...- Solamente un filo di voce riuscì a fuggire dalle mie labbra.-grazie per avermi afferrato.”
Timidamente mi feci lasciare, per mettermi in piedi. Avevo i capelli ridotti in una maniera disastrosa e la camicia piena di pieghe.
Mi grattai una tempia, mentre con l'altra mano mi strofinavo l'occhio.
“Per quanto ho dormito?”
“Tre ore buone.”
Rispose nell'immediato Cardia, appoggiato allo stipite della porta. Lo guardai assottigliando lo sguardo.
Incrociai le braccia al petto e voltai il viso verso Manigoldo, per non guardarlo.
“Con te non ci parlo.”
Gli dissi, andando poi a frufare nell'armadio per trovare una camicia stirata e non spiegazzata.
“Come?” “Mi hai fatto arrabbiare prima, ergo non ti parlo fino a stasera, cugino.”
Feci per slacciarmi i bottoni dell'indumento pieno di pieghe, ma dal riflesso nello specchio notai lo sguardo fin troppo attento ai miei movimenti, di Manigoldo.
Lo fissai.
“Voltati.”
Non arrossii, mantenni solamente un'aria stoica e di classe. Fui imperativo e lo vidi sbattere le palpebre perplesso.
Mi diede le spalle come da ordinato e lo sentii ridacchiare divertito.
“Sei peggio di una donna.”
Scossi la testa fingendomi esasperato, quando in realtà stavo sorridendo felicemente.
Tolsi la camicia, ma non notai che comunque mi stava osservando con la coda dell'occhio.
Mi cambiai e guardai successivamente il mio cuginetto più piccolo, che si trastullava sulla sedia girevole della mia scrivania.
“C'è troppa calma...Aspros e Defteros?”
Ignorai deliberatamente Manigoldo, che ancora mi fissava. Era quasi divertito dal mio comportamento, finchè non lo vidi mettersi in piedi e stirarsi.
“Il maggiore è al suo appuntamento con la biondina, Defty è invece da papà. Voleva salutarlo, o almeno avvertirlo che eravamo qua.”
Ridacchiò il biondo.
Annuii e d'un tratto mi sentii braccato da dietro. Manigoldo mi aveva portato un braccio attorno alle spalle.
“Invece noi ora andiamo a prenderti la divisa, dolcezza?”
Mormorò al mio orecchio in tono amichevole e io tentai di dimenarmi. Fingevo tuttavia di non aver forza, perchè...si va bene, lo ammetto...non volevo mi lasciasse.
“Va bene va bene! Non mi toccare però! Ti ho già detto ieri sera di non farlo!”
Che pesce contraddittorio ero...
Feci una smorfia e lui obbedì. Notai che forse era un po' troppo servizievole. Mi avviai dunque al piano di sotto, passando di fianco a Cardia.
“Ricordati di valutar bene quello che hai, cuginetto.”
Udii le sue parole, ma non feci una piega. Cercai di non dar loro peso, ero tuttavia in grado di comprenderle benissimo stavolta e dovevo ammettere di essere non poco teso nel sentirle pronunciate di nuovo da Cardia.
Uscii anche di casa, per aspettare Manigoldo fuori.
Il pensiero di andare in giro con lui dopo aver visto quel video, mi turbava. Non facevo altro che pensarci, pensarci e ripensarci, finendo con il diventare sempre più rosso in viso.
“Cosa dovrei fare? Come mi dovrei comportare?”
Mormorai, appoggiato al muro di fianco alla porta di casa. Un altro sospirò mi sfuggì dalle labbra e la confusione prese il sopravvento nella mia testa.
“Comportarti con chi? Con Minos? Beh quello puoi continuare benissimo a mandarlo a quel paese.
Oppure puoi chiamare me, poi vedi come lo sistemo.”
Sobbalzai nel sentire la voce del granchio, ma soprattutto nel vederlo uscire dall'abitazione sorridendo, con in mano due caschi da moto.
Me ne porse uno.
“Non mi riferivo a Minos...” “Allora a chi?”
Scossi la testa e guardai di lato.
“Nessuno. Comunque...che ci devo fare con questo?”
Indicai il casco. A quel punto lui inarcò un sopracciglio, sia per la mia risposta che per la domanda.
Poso la mano destra sulla mia fronte e mi tirò indietro la frangia. Riuscì così a guardarmi meglio negli occhi.
“Mi prendi in giro?”
Chiese con un sorrisetto beffardo, avviandosi verso una moto color blu scuro, parcheggiata poco più in là di casa mia. Era una Honda dal design accattavante. Pensai nell'immediato che fosse perfettamente adatta a lui.
Lo seguii senza brontolare, cosa che invece avrei fatto il giorno prima.
“Uh? Non ti facevo un motociclista.”
Dissi sorpreso, mentre lui si metteva il casco. Mi guardò alzando la visiera e lo sentii ridacchiare fieramente.
“Sono riuscito a comprarmela grazie a un po' di risparmi messi da parte nel corso degli anni. Comunque non farti pregare, monta.”
Fece l'occhiolino salendo sulla motovettura. Fortunatamente avevo messo il casco, per cui non aveva potuto notare il mio rossore in viso.
Ripensai di nuovo al video, mentre mi mettevo seduto nello spazio posteriore della moto.
“Non corri troppo quando guidi...vero? Non vorrei che ti-...ci facessimo male.”
Che diavolo stavo dicendo? Mi...stavo preoccupando fin troppo per lui!
Il granchio scosse la testa e mi fece passare le braccia attorno al suo petto.
“Se per te vado troppo veloce, basta che stringi e vedrò di rallentare. Non ho alcuna intenzione di farti spaventare o altro.”
Il suo tono di voce fu rassicurante e non protestai nemmeno in quel momento. Annuii.
Era come nel video di tre anni prima, premuroso e dolce nei miei confronti...che lo stesse facendo apposta?
Perchè se non fosse stato...beh, era difficile da ammettere, ma pensai per qualche istante di voler cedere al suo corteggiamento.
“Va bene allora, mi fido.”
Sorrisi.
Non ricevetti risposta, né lo vidi muoversi. Capii di averlo spiazzato rispondendogli in quel modo e il fatto mi fece piacere.
Appoggiai il petto alla sua schiena, sorprendendolo ancora di più. Quel comportamento non era da me...perchè lo stavo facendo? Stavo davvero cedendo?
“Manigoldo...”
Mormorai.
“Dimmi. C'è qualcosa che non va?” Scossi nell'immediato la testa. Ero imbarazzato come mai prima. “N-No niente. Nulla di importante.”
“Sicuro?”
Annuii e girai la testa dopo aver abbassato la visiera. Dovevo averlo confuso, perchè ci mise qualche istante prima di mettere in moto.
Lo strinsi saldamente e avvertii la sua schiena irrigidirsi.
“Albafica...”
Mi chiamò per nome e dovetti deglutire per la tensione che mi si era formata in ogni dannatissimo muscolo. Alzai la testa e lo vidi tirarsi su il casco, per mostrarmi il suo viso.
Aveva un bellissimo e dolce sorriso disegnato su di esso, come se fosse soddisfatto di qualcosa. Non riuscii a trattenere i battiti del cuore per quella visione e mi sentii sciogliere.
L'essere poi chiamato in quel modo e non con il nomignolo che era solito darmi, mi faceva sentire strano.
I suoi occhi brillavano di una strana luce che mi ricordava quella che avevo visto nel video in Irlanda, di poche ore prima.
Gli anni erano passati, ma quel bagliore era rimasto uguale.
“Di-Dimmi Manigoldo...ho fatto qualcosa che non andava bene? Nel caso scusami.”
Dissi frettolosamente, preso dall'agitazione e dalla paura di essermi comportato in modo sbagliato.
Lui scosse la testa e mi alzò la visiera delicatamente, per vedere i miei occhi ora lucidi per l'emozione.
“Volevo solo dirti che...è bello sapere che ti ricordi di me, finalmente.”
Sorrise e mi sentii mancare un battito nel petto, abbassai rapidamente la visiera e nascosi il viso, già coperto dal casco, contro la sua schiena.
“Ri-ricordarsi di te?? Ma chi sei! Avanti parti!
Dobbiamo andare ad aiutare Shion tra meno di due ore e tu che fai? Ti perdi in chiacchere e ricordi del passato! -Parlai come se fossi un treno in partenza, agitato come non mai.- Su su! Via, avanti! Let's go! In quante lingue te lo devo dire??”
Lo sentii ridere finalmente di gusto per quella reazione e rimasi incantato dal timbro della sua voce. Strinsi forte il suo petto, mentre fece risuonare il motore della moto.
“Come desideri dolcezza, ma sappi che sei adorabile da imbarazzato. -Ridacchiò ancora. Maledii tutto e tutti mentalmente.- Non sei cambiato per niente, anche quando ti facevo i complimenti tre anni fa, reagivi in questo modo.”
Non potei che irrigidirmi. Lui ricordava tutto, fino a quel momento...aveva solo recitato fingendo di non riconoscermi.
E io, come un idiota, mi ero invece completamente dimenticato di lui...quanto ero potuto essere insensibile nei suoi confronti?
Non ero omossessuale! No, assolutamente no! Eppure...perchè mi continuavo a stare così male? Perchè il mio cuore non accennava a frenare il suo battito? Perchè ero così agitato, maledizione?!
“Manigoldo...”


“Si?”


“Sono felice anche io, ora che sei di nuovo qui con me.”
Confessai, senza che il cervello mi si potesse connettere alla bocca. Fu una semplice frase veloce e coincisa, pronunciata direttamente dal cuore e non dalla mente che si stava ormai ingarbugliando su sé stessa.
Lui rimase sorpreso, ma avendo già messo in moto non poteva spegnere e girarsi verso di me.
Aveva poi una tabella di marcia da seguire, pertato dovette partire. Percepii tuttavia la sua felicità, dalla tensione che teneva nella schiena, soprattutto quando mi appoggiai ad essa con la testa.
Lui partì alla massima velocità, badando però di non spaventarmi. Non lo fece infatti, perchè io volli fidarmi di lui.
Serrai le braccia attorno al suo petto, senza farmi problemi.
Non avevo ancora superato il mio imbarazzo, tuttavia per il momento ero tranquillo e mi sentivo bene con lui vicino.
Sperai che la giornata potesse andare solo e soltanto bene. Per la prima volta in quel periodo...ero positivo e sereno.

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L'angolo dell'autrice:
Hello hello a tutti <3
Rieccomi di nuovo con un altro capitolo di questa Fic a cui mi sto affezionando sempre di più <3 (*Spupazza Albafica caro, ma Manigoldo glielo ruba.*)
Comunque, bando alle ciance: buon San Valentino in ritardo! Avevo pensato di pubblicare proprio il 14, ma purtroppo ho avuto dei contrattempi e quindi ho dovuto ritardare di qualche giorno, spero comunque che nessuno mi abbia a male Detto questo, spero che il nuovo capitolo possa piacere a tutti uvu
Ringrazio vivamente chi recensisce (a cui a volte non rispondo, però scusatemi çwç devo ancora riprendere bene la mano con EFP dopo anni che non lo utilizzo. Cerco comunque di ringraziare sempre, alla fine di ogni capitolo <3) e un sentito grazie a chi semplicemente legge e segue la storia >w<
Vi auturo come sempre una buona e scorrevole lettura!
Un abbraccio, 
XamuPrimeOakenshield.

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Capitolo 5
*** La calma è la virtù dei forti, forse. ***


“La smetti di guardarmi i messaggi e le chiamate del cellulare? Non ti sto tradendo.”
Commentò la mia dolce metà, mentre spulciavo la rubrica e le note del suo apparecchio telefonico. Lo guardai con la coda dell'occhio, assottigliando lo sguardo.
“Infatti non sto controllando niente.”


“Dici?”


“Assolutamente no.”
No un paio di balle! Perchè diavolo Yuzuriha ti scrive così tanto in questo periodo, eh?! Ah bada bene cancro dei miei stivali, se scopro che mi stai a fare le corna sei finito!
Gonfiai le guance, prima di mettergli di nuovo il telefono in tasca.
“Cosa vuole Yuzu?”
Chiesi d'un tratto, scendendo dalle sue gambe per piegarmi verso il suo viso e fissarlo negli occhi. Avevo interrotto la mia lettura solo per colpa di un suo dannatissimo messaggio! Per cui esigevo una risposta esaustiva.
Non sono geloso, assolutamente!
“Allora? Eh?”
Manigoldo fece un'espressione stralunata, prima di alzare gli occhi al cielo, come se fosse esasperato. Tirò un lungo sospiro, afferrandomi per il polso. Mi strinse a lui.
“Consigli d'amore.”


“Che?”


“Mi sta chiedendo dei consigli d'amore! Tonto di un pesce, non hai letto tu stesso i suoi messaggi? O la gelosia ti ha annebbiato il cervello?”


“Ma quale gelosia! Era solo curiosità. -Mentii spudoratamente.- comunque non si capiva che era di quello che stavate parlando!”


Gonfiai le guance, cercando di scivolar via dalla sua stretta...in vano.
“Che brontolone che sei, ma rimani adorabile come sempre.”
Mi posò un leggerissimo bacio tra i capelli, prima di allentare la presa per permettermi di prendere il quaderno che dovevo continuare a leggere.
Ritornai però in quella posizione, seduto tra le sue gambe incrociate, con le forti braccia allenate a cingermi la vita.
Sospirai.
“Sono adorabile solo ai tuoi occhi però...vero?”
Gli chiesi imbarazzato. I capelli mi ricaddero sugli occhi, non volevo fargli vedere la mia espressione.
Lo lasciai sorpreso con quella domanda e il soave suono di una risata sommessa, giunse al mio orecchio.
“Se tu lo fossi per qualcun altro, stai pur certo che la pagherebbe.”
Sentii i muscoli delle sue braccia contrarsi, sviluppando una certa forza nella stretta.
“Ora leggi dolcezza, prima che riesca ad illudere ogni mio freno inibitorio...”
Rabbrividii. Le mie mani si mossero da sole e aprirono il diario senza fare troppe storie.
“Come vuoi...ma mantieni la calma.”


“...Farò del mio meglio.”
Mormorò, nascondendo la bocca contro la mia spalla.
“Anche quella volta mi dissi così...”
Ripresi la lettura.
 
†††


Eravamo appena giunti al negozio dove dovevo comprare la divisa. Il viaggio in moto mi aveva sballottato e Manigoldo aveva spesso premuto troppo sull'acceleratore.
Quando toccai terra con i piedi, le ginocchia mi tremarono. Dovetti appoggiarmi alla motovettura per rimanere in piedi.
Il proprietario di essa, mi guardava divertito mentre toglieva il casco e lo sistemava nello scomparto sotto il sedile.
“Tutto bene?”
Chiese appoggiandosi con i gomiti al veicolo. Annuii, levando il copricapo.
Quest'ultimo mi lasciò una massa scarmigliata di sottili fili azzurri, in testa. Sbuffai tentando di sistemarli.
“Forse è il caso di tagliarli.”
Mormorai, punzecchiando con le dita le punte della frangia cerulea. Fissai il mio riflesso nello specchietto della moto e cercai di sistemarmi al meglio.
Intravvidi nell'immagine, l'espressione di Manigoldo. Aveva la bocca piegata in una smorfia stramba e buffa, come di qualcuno che non avesse approvato una determinata frase.
Lo guardai con la coda dell'occhio.
“Parer tuo?”


“Cosa?”


“Dovrei tornare ad avere il caschetto secondo te?”
Chiesi, andando a posare il sedere al sedile della motovettura. Incrociai le braccia al petto, guardandolo seriamente.
Lui sembrò rimanere piuttosto sorpreso dal tipo di domanda e si portò due dita sotto il mento. Dovetti trattenere un sorriso, perchè quell'aria pensierosa sul suo viso...era davvero affascinante.
...Ancora? Ma cosa diavolo prendeva alla mia testa? Non dovevo constatare tali cose. Tsè.
“Penso tu vada bene così. Solo...magari qualche volta potresti provare a raccogliere i capelli, così. Tanto per cambiare.”
Sorrise amichevolmente, posandomi la mano sul capo. Me lo accarezzò dolcemente.
“Tagliarli sarebbe uno spreco, sono così belli.”
Mormorò frettolosamente, avviandosi verso l'entrata del negozio.
“Ci penserai comunque più tardi, ora dobbiamo muoverci. Shion potrebbe seriamente farci le scarpe se tardassimo.
Questo purtroppo non è un appuntamento tra me e te.”
Rise e non potei che seguirlo, intimorito dal pensiero di suo cugino arrabbiato.


Il negozio d'abiti dentro cui entrammo era posto poco lontano dalla Boutique Rose davanti alla quale eravamo passati il giorno prima, tuttavia ero decisamente più a mio agio lì.
Osservai gli abiti intorno e strabuzzai gli occhi per i prezzi.
“Ma-Manigoldo...per il pagare io non-” “Non ti preoccupare, provvedo io per te.”
Sorrise guardandomi. Sbattei le palpebre e scossi nell'immediato la testa.
“Assolutamente no! Sarei altrimenti in debito con-”
Il granchio si girò di colpo, così facendo gli finii contro e rimasi spiazzato. Appena alzai lo sguardo, notai che sul suo viso era comparsa un'espressione seria.
“Nessun debito da saldare. Ho promesso a Shion di non farti spendere una lira per la divisa e anche se non me l' avesse detto, lo avrei fatto ugualmente.”


“Hai i crostacei al posto della materia grigia! Perchè diavolo dovresti pagare tu? Eh?”


Protestai, incrociando le braccia al petto. Era ovvio che mi sarei sentito ugualmente in debito con lui e non volevo esserlo!
Chissà quali richieste avrebbe potuto accamparmi altrimenti.
Gonfiai le guance e lo sentii sospirare.
“Va bene, allora... -Sembrò cedere.- vedremo chi arriverà per primo alla cassa.”
Rise sfrontatamente, avviandosi verso il reparto di abiti eleganti. Rimasi spiazzato, con la rabbia in corpo che mi faceva ribollire il sangue nelle vene.
Le orecchie mi fumavano a causa dell'ira, ma lo seguii. Camminai come un automa, tanto era il mio nervosismo...tale comportamento però, continuava a divertire il mio carissimo collega.


“No così no! Sembro un pinguino grasso!”
Sbottai d'un tratto, osservando il mio riflesso allo specchio. Non mi piaceva quel gilet largo. Come neanche quella camicia e i pantaloni poco aderenti!
No, assolutamente no! Non ero a mio agio. Ogni completo che provavo, non era adatto a me.
Guardai Manigoldo pensieroso, alle mie spalle.
“In effetti...Yuzuriha, non hai qualche altro modello?”
Si rivolse alla commessa, in piedi di fianco a lui. I suoi lunghi capelli biondi raccolti nella coda alta, ondeggiarono nel girare la testa verso il cliente abituale.
“Ecco...questo è quello che Shion aveva ordinato, per cui non credo di averne altri...potrei mandare Tenma a dare un'occhiata.”
“Io non mi smuovo!”
Gonfiò le guance un ragazzo dai corti capelli castani, messo davanti all'altro camerino con in braccio dei vestiti.
“Sto già servendo un cliente con gusti a dir poco difficili...quindi sono abbastanza impegnato come vedi.
Chiedi a Yato, non dovrebbe aver problemi a farti un favore.”
Sbuffò il ragazzo, poco più giovane di me, due o tre anni in meno doveva avere, come anche la ragazza.
“Sei proprio una spina nel fianco quando ti ci metti e Yato ha la giornata libera. Non posso mica chiamarlo...”
“Sono certo però che per te potrebbe arrivare anche subito.”
Ridacchiò il ragazzo, facendo arrossire la commessa dai tratti orientali. Questa andò a conciarlo per le feste.
“I- I clienti!”
“Non m'importa! Ora ti uccido, Tenma!”
Io rimasi sgomento dalla situazione e soprattutto dalla presa di sottomissione della ragazza nei confronti di quel ragazzo. Era impressionante, tanto di cappello alle sue abilità.
Al contrario mio, il collega alla mia sinistra, osservava la scena scuotendo la testa con aria serena.
“Dunque...tralasciando questo piccolo imprevisto...-Si portò di nuovo due dita sotto il mento, girandomi attorno come se mi stesse studiando.- Ho il sospetto che Shion abbia richiesto per sbaglio le misure mie e di Dohko.
Eppure si vede lontano un miglio che tu sei più piccolo di stazza.”
Lo sentii sospirare esasperato.
“Non abbiamo neanche tempo per cercare altro.”
Concluse infine, tastandomi il gilet, per vedere quanto fosse largo. Nel farlo mi toccò anche l'addome e il petto, di quest'ultimo avvertì molto bene ogni singola costola al tatto. Dovetti dunque deglutire...odiavo quando qualcuno tastava la mia magrezza.
Assottigliò lo sguardo.
“Albafica...”
Un'aura oscura lo circondò, mentre alzava gli occhi.
“S-si?” “Mangi a dovere, vero?”
Mi chiese, a mo di rimprovero, con tono incalzante. Sbattei le palpebre velocemente, gesticolando dopo pochissimi secondi.
“Ce-certo che mangio! Sono un finto magro io, quindi non ti preoccupare ahah.”
Sforzai una risata, arrossandomi sulle guance per l'imbarazzo. Dovetti mentirgli spudoratamente, perchè per colpa dello stress, spesso mi capitava di non mangiare più di tanto.
Mi si chiudeva lo stomaco e le poche cose che ingerivo ahimè, ero costretto a rigettarle. Lo ammetto, sono finito più volte dal dottore per questo...e papà mi rimprovera ogni volta che mi rifiuto di mangiare, così come anche i miei cugini.
Persino Milo si arrabbia, è qualcosa di incredibile.
“Sei un pessimo bugiardo.”
Disse schiettamente il granchio, fissandomi con le sue fosche pupille color ametista. Era uno sguardo intenso, di qualcuno a cui sta a cuore qualcosa.
“Risolviamo il problema dei tuoi abiti e poi...al “Sanctuary” io e te dobbiamo parlare.”
Parlare?! Neanche fossimo una coppia e lui lo diceva così. Parlare poi di cosa? Se mangiavo o meno erano solo affari miei, non suoi.
“Che? Manigoldo davvero, sono così di costituzio-” “Anche tre anni fa eri magro, ma non così tanto! Quando ti toccavo non sentivo subito le costole sotto le dita.”
Concluse, voltandomi le spalle.
Rimasi sorpreso. Osservavo la sua schiena ampia e notavo le sue scapole vicinissime l'una all'altra. Era teso, ora lo capivo perfettamente.
Feci per dire qualcosa, ma la sua frase modificò all'istante le parole che fuoriuscirono dalla mia bocca.
“Quando mi toccavi?
Un momento...in Irlanda ci limitavamo a gesti amichevoli! Non sarai stato un pe...pervertito quell'anno!
Che facevi mentre dormivo?!”
Avvampai all'improvviso, sparando sentenze preso dal panico. Non seppi per quale motivo tali parole e domande mi uscirono dalla bocca, non feci nemmeno in tempo a vedere la reazione del mio collega, che subito ero fuggito dietro le tende del camerino.
Imbarazzato fino alla punta delle orecchie, me ne stavo rintanato in un angolo di esso, seduto su uno sgabellino di legno.
Mi sentivo agitato e terribilmente in colpa per quelle frasi.
“Ma-Man...dimentica quel che ho detto! Non volevo!”
Non ricevetti alcuna risposta. Né una risata o un ringhio a me rivolto. Nulla di nulla.
Aprii la tenda del camerino ed innanzi ad esso, non trovai più Manigoldo. Avvertii una fitta al petto ed un senso improvviso di vuoto.
Lo avevo fatto arrabbiare...chiunque si sarebbe arrabbiato o offeso per le mie parole!
“Dio, che stupido sono...stupido ed insensibile...”
Dovetti sospirare e appoggiarmi allo stipite del camerino.
“Oh, su quello non ci piove di certo.” “Eh?”
Sbattei rapido le palpebre, inebetito dalla risposta che ricevetti. Fu una voce decisamente familiare a darmela.
Quel tono cinico e talvolta bastardo, poteva appartenere solamente a una persona...a un santo, no a un Buddha cieco in cerca di rogne!
Girai la testa e vidi spuntare dalle tende azzurre del camerino di fianco al mio, una lunga chioma di capelli biondi lisci, perfettamente in ordine.
Il resto del suo corpo era nascosto, ma il suo viso era rivolto in mia direzione.
“Asmita!” “Ehilà.”
Salutò a sua volta lui.
“Non imparerai mai a trattare bene le persone che ti vogliono aiutare, vero Alb?”
Fece il saggio, cercando di mantenere la calma, nonostante sembrasse nervoso per qualcosa. Lo notai infatti piegare la testa verso destra, come per scorgere il minimo rumore in lontananza.
“Senti chi parla, sei tu il primo che non si fida mai degli altri...comunque, che ci fai qui?”
“Quello che fa una qualunque persona in un negozio di vestiti. Ne cerco di nuovi.”
Rispose schietto, quasi volto a sviare la domanda e la mia curiosità. Così facendo però, l'alimentò solamente.
“Tu piuttosto, ho sentito che ti hanno preso al “Sancutary”. In più...il tizio che era qua con te prima era Manigoldo, vero?
E' cambiato rispetto a tre anni fa. In gita era meno serio e molto più ingenuo, oltre che impulsivo. Mi ha sorpreso il suo cambio di voce. E' diventato più imponente.”
Osservò, massaggiandosi una tempia.
“Vuoi dirmi che tu ti ricordi di lui?!”
Chiesi scioccato, mentre la mascella quasi mi cadeva ai piedi, da quanto ero rimasto sorpreso. Il biondo aprì gli occhi, rivolgendomi il suo sguardo apparentemente celeste ma vitreo.
“Certo che si. Perchè dovrei scordarmene? Stavate sempre appiccicati mentre eravamo in Irlanda, a momenti sembravate due fidanzatini tanto vi scambiavate effusioni amichevoli.”
Sospirò esasperato, appoggiandosi con la fronte allo stipite del camerino opposto al mio.
“Dico io, ma per quale motivo ci mette tanto? Gli ho chiesto solo di cercarmi una camicia di un colore decente, non di portarmi la lu-” “Sempre propenso a lamentarti, vero? -Ecco un'altra voce familiare, che mi scosse dai miei pensieri su Manigoldo.
Il detentore di tale voce, porse una camicia sul giallo canarino, ad Asmita.- Spero ti vada bene, secondo me si intona con i tuoi capelli.”


“Non sarà gialla...vero?”


Rumore di fischiettii innocenti.


“Io ti mollo a prescindere, altro che frequentarci...rispondimi: dimmi che non è gialla!”


Una piccola risata isterica trattenuta tra i denti, si udì nell'aria.


“Aspros...”


Ecco svelato il nome del ragazzo che mi aveva appena scioccato. Ero impallidito alla vista di mio cugino...lì! Intento ad accontentare quell'asceta di un biondo!
Non ci potevo credere, assolutamente non ci riuscivo!
Quei suoi comportamenti inoltre...da quando Aspros non era malvagio, almeno un po'? Sembrava un agnellino ora che si trovava di fronte all'indiano.
“Oh avanti, quel colore è perfetto per te!”
Asmita non gli diede tempo di dire altro e si richiuse nel camerino, a provarsi quel maledettissimo indumento.
Lo sentii inveire contro il gemello lì presente.
Questo solamente dopo qualche secondo mi notò e si pietrificò sul posto.
“A-Alb?” “Aspros...”
Minuto di silenzio...infine il tuono.
“CHE DIAVOLO STAI COMBINANDO CON ASMITAAMMMM!”
Mi tappò la bocca con il palmo della mano, prima che potessi tirare giù ogni scaffale di quel negozio con le mie urla.
Aspros si ritrovò a un soffio dal mio viso, gli occhi puntati dritti nei miei pronti a rimproverarmi o peggio...a sbranarmi.
Erano occhi rapaci, pronti a ferirmi al primo tentativo di attacco. Rimasi sbalordito da tal comportamento da parte sua, ma poi mi lasciò la bocca.
“Non ti venga in mente di parlarne a nessuno...nemmeno a Defteros. Anzi, io e te, non ci siamo mai visti qui.
Chiaro?”
Gli occhi di puro smeraldo, scintillarono sotto le luci del negozio. Annuii frettolosamente, impaurito e titubante sul da farsi.
“No-non dirò niente ma...puoi spiegarmi? La biondina di cui parlavi era-” “Esattamente...non volevo dirlo a nessuno, soprattutto a te...Asmita è da sempre tuo amico quindi...ho pensato che sarei passato come un poco di buono ai tuoi occhi.”
Ai miei occhi? Certo che sembrava un poco di buono! Lui era un demone uguale a suo fratello, altrochè se lo era!
Tenni il pensiero per me, deglutendo. Ancora non mi capacitavo...Aspros era...il futuro fidanzato di uno dei miei migliori amici?
Sentimmo le tende del camerino di fianco a noi frusciare e da esso fuoriuscì Asmita, con addosso la sua camicia gialla.
Non era troppo acceso quel colore, per cui il mio cugino demoniaco aveva avuto ragione: all'eremita indiano, donava.
“Vedi? Avevo ragione, ti sta molto bene.”
Un timido rossore comparve sul volto del biondo. Storse la bocca, per girare la testa altrove e non badare il gemello.
“Stai zitto...comunque la prendo.”
Mormorò, prima di tornarsene nel camerino. Aspros non si trattenne dal ridere e si portò soddisfatto una mano sul fianco.
Lanciò poi un'occhiata al sottoscritto.
“E' adorabile, no?”
Inarcai un sopracciglio e feci spallucce, come se tutto d'un tratto fossi svogliato. In realtà il mio pensiero era ricaduto di nuovo su qualcun altro...su un certo granchio.
Sospirai, pensando per l'ennesima volta a quelle maledette sentenze sputate minuti prima.
“Che ti prende? Ti ho spaventato così tanto poco fa?”
Il gemello maggiore cercò persino di aiutarmi, ma ogni sua domanda non mi distraeva.
“Manigoldo...l'ho trattato male...troppo male.”
Mormorai, fissando le striature del pavimento in marmo. Serrai i pugni per il nervosismo e mi sentii esplodere dentro.
Volevo urlare, perchè non capivo cosa mi stesse succedendo.
Aspros continuò a fissarmi con aria perplessa, ma alla fine sembrò intuire qualcosa e mi posò una mano sulla testa.
“Ogni cosa si sistema, se tiene a te non se la prenderà per così poco.”
Alzai la testa di scatto, sorpreso dalle sue parole. Gli occhi sgranati, mi facevano sembrare un cucciolo innocente.
Se Defteros fosse stato al posto del gemello, a quel punto avrei potuto dire addio alla mia verginità se non alla vita stessa. Avrebbe perso il poco autocontrollo che aveva nei miei confronti.
“A-Aspros io-”


“Porca troia!-Mai accento italiano fu più riconoscibile.-Un giorno o l'altro uccido il mio stesso fratellastro, non ne frega se poi divento figlio unico.
Tsè!”


Udii la voce di Manigoldo brontolare e girando la testa, lo vidi arrivare a passo spedito. Tra le braccia aveva dei sacchetti con dentro vari abiti.
Sgranai gli occhi. Stava tornando! Era arrabbiato si...ma non con me!
“Manigoldo!”
Esultai correndogli in contro. Presi alcuni dei suoi sacchetti e lo aiutai a portarli, lo vidi mostrare un'espressione sorpresa e perplessa.
“Albafica cosa- che ti prende?”
Inarcai un sopracciglio e alzai le spalle, dirigendomi verso il camerino. Sorrisi tra me e me. Ero contento.
Alle mie spalle, Manigoldo continuava a non capire.
“Poco fa mi hai dato del pervertito...perchè sei tanto felice ora?”
Il suo tono si fece serio e mi sentii una sua mano posata sulla spalla. Mi spinse poi dentro il camerino, fece cadere ciò che entrambi avevamo in mano e mi bloccò con la schiena contro lo specchio.
Sgranai gli occhi, mentre nei suoi si stagnavano piccole scintille di un sentimento a me ancora sconosciuto. Erano le stesse luci che aveva mostrato nel video in Irlanda.
“Manigol-” “Rispondimi.”
Posò una mano al lato del mio viso, con il suo pericolosamente vicino alla mia fronte. Lo faceva apposta per osservarmi.
Voleva percepire qualcosa dalle mie reazioni...forse un segnale.
“Io...cosa vuoi che ti dica? Ho parlato a sproposito...pre...preso dall'agitazione.”
Tentai di voltare la testa per l'imbarazzo, ma a causa della sua fermezza, non potevo farlo.
“Agitazione?”
Chiese a quel punto, senza accennare un cambio di espressione. Avevo la schiena con tutti i muscoli tesi più di una corda di violino, a malapena riuscivo a spiccicare parola.
“Si, agitazione...” “Per cosa?”
A quel punto non ce la feci più e tentai di spingerlo via, essendo diventato rosso quanto i petali di una rosa, in viso.
“Niente! Ora vai fuori! Devo provare i vestiti che mi hai portato, no? Avanti vatt-”
Il mio gesto fu vano, non riuscii minimamente a farlo spostare. Ero troppo debole e mi maledii per l'ennesima volta.
Per l'esasperazione posai la fronte al suo petto e sospirai.
“Sono agitato perchè sono debole...-mormorai, avvertendo le sue mani posarmisi sulle spalle. Strinsi il tessuto della sua maglia, già tirata e aderente a causa dei muscoli.
Lo invidiavo.- Sono debole...non riesco nemmeno a mantenere la calma dopo aver visto un video fatto per me da un amico.”
Non lo guardai in faccia.
“O meglio...da una persona che ha voluto essermi amica sin da quando eravamo in Irlanda.-Manigoldo s'irrigidì all'improvviso. Sentii anche il suo respiro fermarsi per pochi istanti e il suo cuore accelerare di battito.
Non che il mio fosse da meno però...essendo appoggiato a lui, potevo udirlo chiaramente.- Mi vanto tanto del mio autocontrollo...ma per la prima volta in vita mia, non riesco ad usufruirne.
Tu mi spiazzi di continuo, Manigoldo. Che sia in un video...o nella realtà, ogni cosa che faccio per non lasciarti avvicinare...mi si rivolta contro.”
Le gambe mi tremavano, mentre lui era immobile e non accennava segno di protesta o altro.
“Sono un debole...perchè non ho nemmeno mai aperto prima d'ora quella registrazione. Forse se l'avessi fatto prima-” “Mi avresti evitato.”
Non mi fece finire la frase, alzai la testa con sguardo sorpreso in viso e lo vidi sorridere tristemente. I suoi occhi erano lucidi e un timido rossore gli arrossava le gote.
“Non volevo perdere la tua amicizia e pensavo che ora...ritrovandoti, avremmo potuto continuarla. Ti ho considerato sin da subito un'ottima persona con cui parlare, ed eri l'unico che concordasse con me su molte cose. -Lasciò la presa sulle mie spalle, ma mi accarezzò la testa.- Non è stato per niente difficile affezionarmi a te.
Eri serio, come ora...e mi divertivo a farti arrabbiare mentre scherzavo. Tu non protestavi però, anzi ti piaceva e...-Una strana luce balenò nei suoi occhi per un istante. Mi sollevò il mento con due dita, dato che avevo preso a guardare il nostro riflesso, e mi fece puntare lo sguardo nel suo.- nemmeno ora ti dispiace. -Concluse, maledettamente vicino al mio viso. Sentivo il suo respiro caldo sulle labbra e ciò mi fece rabbrividire.
Ero confuso, una parte di me diceva di rimanere lì...l'altra di scappare immediatamente, prima che fosse troppo tardi.- Fai di tutto, come hai detto tu stesso, per tenermi lontano...ma non sono i fatti che ti si ritorcono contro, bensì il tuo desiderio di vedermi.”
Disse serio, per poi accennare un sorriso. Rimasi sgomento e avvampai.
“Che-Che diavolo dici! Tu sei sempre tra i piedi e-guardati! Ogni momento è buono per mettermi le mani addosso!”
Brontolai imbarazzato, stringendogli il petto tra le braccia. Lo sentii ridere e...constatai che era davvero una bella risata.
“Ah, io? Sono io quello che tocca?
Guardati dolcezza, osserva bene a cosa sei artigliato e dove tieni il viso. Io ti piaccio, non è vero?”
Sgranai gli occhi contro il suo petto e mi mancò un battito al petto. Le gambe, al pari di gelatine, mi tremarono.
Lo lasciai all'improvviso e lo spinsi fuori dal camerino con tutta la forza che avevo.
“No! Non mi piaci! A me piacciono le donne!”
Sbraitai, chiudendomi dietro la tenda per potermi cambiare. Ero contraddittorio, si. Ma non avrei mai! Ammesso qualcosa del genere.
Piacermi gli uomini? Per carità! Non ero come...come...TUTTO il resto della mia famiglia.
Non lo sentii dire altro, ma avvertii la sua presenza dietro di me ad aspettarmi.
“Prova i vestiti. -Disse finalmente.- del resto ne riparliamo più tardi.”


“Per me il discorso è chiuso qui!”


“Per me no.”


Rispose nell'immediato, ridacchiando. Feci una smorfia, mentre toglievo il gilet e la camicia, per provarne degli altri.
Perchè a me? Perchè non ad altri?
Era impossibile che mi piacesse un uomo...non dovevo trovare nessuno in quel periodo. Avevo gli esami, quindi lo studio e il lavoro di mezzo!
Il lavoro...si, il lavoro...
Sospirai e quando mi fui cambiato, scostai le tende per mostrarmi al mio collega.
“Sei uno zuccone.”
Incrociando le braccia al petto, gonfiai le guance. Lui mi osservò con un sorriso soddisfatto sulle labbra e avvicinandosi, mi fece portare lungo i fianchi gli arti, tenendomi delicatamente i polsi.
“Beh, ho imparato dal migliore. -Fece l'occhiolino scrutandomi con cipiglio critico.- Direi che questo completo è perfetto per te.
Ne avevo presi degli altri da provare ma sembra che abbia fatto centro al primo colpo.”
Sorrise soddisfatto e io mi girai verso lo specchio, per osservarmi.
Il gilet nero calzava perfettamente, non arrivava sotto il sedere come l'altro. Mi slanciava e la camicia bianca sotto, non mi faceva risultare più grasso.
I pantaloni classici erano aderenti, non più larghi, per cui sembravo anche più alto. Dovetti annuire e concordare con il granchio alle mie spalle.
“Non c'è male...mi piace.”
Sorrisi tra me e me. Notai tuttavia qualcosa mancare e guardai il colletto della camicia.
“Manca una cosa, mi sono dimenticato di metterla.”
Manigoldo mi porse da dietro una scatolina con dentro una cravatta azzurra come i miei capelli, ma dalle sfumature blu.
“A te, provala.”
Rimasi sorpreso e girai la testa per guardarlo male, assottigliando lo sguardo.
Presi la scatola e l'aprii nell'immediato, per tirarne fuori l'ornamento e indossarlo. Feci un nodo perfetto e sistemai la cravatta sotto il gilet.
Nonostante fosse differente di colore dal resto del completo, s'intonava piuttosto bene. Ne rimasi sorpreso e sorrisi.
Notai tuttavia la faccia stralunata del granchio e rimasi perplesso.
“Qualcosa non va?”


“Si. Ti invidio.”


“Perchè?”


“Ecco...sai fare un nodo alla cravatta.”
Calò il silenzio. Mi voltai verso di lui e mi dovetti portare una mano sul viso, esasperato.
“Cioè...fammi capire. Tu, lavori nel bar di tuo cugino, con tanto divisa e...non sai allacciare una cravatta?”
Chiesi inarcando un sopracciglio e la risposta che ricevetti di punto in bianco, fu un sorriso innocente.
Dèi che state nell'olimpo, per l'ennesima volta...perchè a me?
“Chi te la sistema allora?” “Coff...Dohko...o la lascio così com'è spesso. Infatti non so se hai notato, ma spesso le camicie le tengo aperte.”
Eccome se l'avevo nota- che diavolo andavo a pensare!
“A-ah, ho capito. -Sospirai, grattandomi la testa.- Va bene, appena arriviamo al “Sanctuary” ti insegno io...bada bene che lo faccio solo perchè siamo amici! Non di più!”
Brontolai. Lo vidi ridere e ciò mi fece sentire felice.
Lo maledii di nuovo, per l'ennesima volta. Doveva smetterla si suscitare strane sensazioni in me...mi confondeva soltanto.
“Allora vado a cambiarmi, così andiamo vi-” “Aspros diavolo! Stai fermo!”
Riconobbi la voce di Asmita nel camerino e sbattei le palpebre. Era ancora lì? Da dentro vidi poi uscire mio cugino, che si teneva una guancia.
Doveva aver ricevuto un poderoso schiaffo, aveva infatti il segno arrossato di cinque dita, sulla pelle.
“Bah, cercavo solo di essere dolce...” “Se quello è il tuo modo di esserlo, allora non farlo più! Tsk, nemmeno siamo ancora fidanzati.”
Il santo aveva un diavolo per capello. Poi ero io quello che si arrabbiava per niente con Manigoldo.
Questi guardava perplesso la scena.
“Asmita?”
Chiamai il mio amico, che nonostante la cecità mi rivolse uno sguardo furioso.
“Sei ancora qui Alb?” “Si, ho avuto un paio di problemi con la divisa per il “Sanctuary”. Tu piuttosto, quanto sei stato in quel camerino?”
Il biondo arrossì e sul volto di Aspros alle sue spalle, si disegnò un ghigno strambo e demoniaco. Ahimè, se conoscevo il pollo...ne aveva combinata una delle sue.
Mi portai una mano sul viso, sospirando per l'ennesima volta. Dovevo essere l'unico normale in quella gabbia di matti che era casa Griffiths. Anzi no, anche mio padre si salvava.
Feci per commentare, ma Aspros afferrò Asmita per la vita e lo strinse a sè con forza. L'indiano tentò all'istante di dimenarsi, ma in confronto alla forza del demone maggiore, era una formica.
“Diamine lasciami! Non fare queste cose davanti ad Alb-Hm!”
Venne baciato sotto i miei stessi occhi e rimasi impietrito. Era la seconda volta in due giorni vedevo le labbra di due persone, a me care, appiccicate le une a quelle dell'altro.
Fumavo come una pentola a pressione dalla rabbia. Mi girai dalla parte opposta e vidi Manigoldo sospirare.
Gli passai di fianco nervoso, ma lui mi afferrò il polso.
“Che diavolo fa-” “Ricorri al tuo autocontrollo invece che alla rabbia.”
Mi disse con un sorriso in viso, che mi sorprese. Già in precedenza mi aveva aiutato in una situazione del genere, ma ora mi lasciava davvero allibito.
Abbassai la testa e mi rilassai, lanciando un'occhiata ancora ai due piccioncini lì presenti. Aspros fu famelico nei confronti del povero Asmita, all'inizio contrariato, ma ora compiaciuto del bacio.
Teneva tuttavia le braccia sul petto dell'altro, volto a spingerlo via.
Fortunatamente dopo un po' rimasero a corto di fiato.
“Ti odio...”
Mormorò il biondo, portandosi il dorso della mano sulle labbra. Il bastone gli era caduto a terra, ma Aspros fu più rapido di lui a raccoglierglielo.
“Non mi sembra ti sia dispiaciuto così tanto, caro il mio piccolo santarellino.”
Ghignò il gemello maggiore, posandogli tra le mani l'oggetto che consentiva all'altro di orientarsi.
“Silenzio e non mi chiamare così!”
Sospirò.
“Alb.- Si rivolse poi a me, notando che ero ancora lì.- Mi dispiace tu abbia assistito a que-” “Scherzi vero?”
Non gli diedi tempo di finire la frase e risi. Toccai la mano di Manigoldo, per farmi lasciare il polso.
Andai a posare la mia sulla spalla del mio amico.
“Non mi è dispiaciuto -Notai successivamente che poteva suonare male.- Cioè no! Mi ha messo a disagio, va beh è un dettaglio...-Farfugliai, notando un granchio ghignante alle mie spalle.- però sono felice per te Asmita, almeno hai trovato qualcuno che...spero ti tratti bene. -Fulminai con lo sguardo mio cugino, sorrise felicemente.- Ma dato che si tratta di Aspros, sono tranquillo.
Certo però avresti potuto anche dirmelo, eh. Sono il cugino del tuo moroso e uno dei tuo i migliori amici.”
Mi finsi offeso e dal tono sembrai pronto a dirlo anche ad un certo capricorno. Ero un ottimo attore anche io quando mi ci mettevo.
Doveva essere un altro gene di casa Griffiths.
Evitai agilmente un fendente partito dal bastone dell'indiano. Fu facile interpretarlo come un monito da “Dillo a El e ti uccido.”
Risi e saltellai all'indietro, tornandomene vicino a Manigoldo.
“Aspros, andiamocene! Ciao Alb.”
Mi salutò seccamente, facendo il solito bastardo di sempre. S'incamminò a passo spedito, con mio cugino che se la rideva.
“Accidenti ho scelto proprio un bel tipo. -Si lecco famelico le labbra. Mi ricordò vagamente una persona, ma non riuscii a ricordare sul momento chi...hm. Guardò poi in mia direzione ed inarcò un sopracciglio.- Comunque non sono l'unico a nascondere qualcosa...o sbaglio?”
Chiese, ovviamente riferito a Manigoldo di fianco a me. Io e il diretto interessato ci scambiammo un'occhiata stramba e imbarazzata.
Gesticolai all'istante.
“No! Io e Manigoldo siamo amici solo que-”


“Vorremmo però entrambi diventare di più l'uno per l'altro.”


“Che cazzo dici?! Non è assolutamente vero!”


“Ma non hai detto tu stesso prima, che ti piaccio?”


Il granchio giocò sporco, berciando velenoso quelle parole. Stava giocando, ma gli avrei tenuto perfettamente testa!
Parola di pesce.


“Mai! Non ho mai ammesso nulla del genere e mai lo farò!”


Sbraitai. imbarazzato fino alla punta delle orecchie fumanti di rabbia. Quel maledetto granchiaccio ghignò compiaciuto e anche Aspros si ritrovò a ridacchiare divertito.
“Però prima eri così convinto...mi stavi anche stringe-” “MANIGOLDO!”
Sbottai afferrandolo per il colletto della maglia, lo guardai dritto negli occhi con furia e agitazione. Pensavo così di poter risultare minaccioso nei suoi confronti, ma in realtà facevo solamente il suo gioco.
Sul suo viso infatti non vi era cenno di timore, solo di gentilezza e soddisfazione. Sgranai gli occhi sorpreso e mi sentii al pari di un cucciolo difeso, disarmato com'ero da quel suo sguardo.
Lo lasciai e spinsi via.
“Vado a cambiarmi! Tsk. Ciao Aspros.”
Ritornai così nel camerino, lasciando i due da soli.


“Lasciami indovinare...stai per dirmi qualcosa su tuo cugino.”
Manigoldo aveva già capito dall'espressione furba del ventiquattrenne di fronte a lui. Non aveva i canini come il gemello, ma quando ghignava non era mai per qualcosa di buono.
“Vedo che sei perspicace.”
Commentò, avvicinandosi a passi sicuri al granchio. Si guardarono per un interminabile minuto negli occhi.
“Non voglio minacciarti di morte, probabilmente già altri l'hanno fatto capendo la tua infatuazione per Alb. -Accennò un sorriso nello scorgere la sorpresa disegnata sul viso dell'altro.- Tuttavia...-E si fece serio.- Non sei l'unico che lo desidera per sé.
Il mio doppio è determinato più che mai a far in modo che nostro cugino stia con lui, non con altri. Conoscendolo potrebbe fare di tutto per raggiungere il suo scopo.”
Manigoldo non fece una piega, portò solamente una mano al fianco. Dopo una breve riflessione, scoppiò a ridere.
“Io non sono da meno. -Disse d'un tratto, con un sorriso beffardo ad ornargli le labbra.- Albafica è la persona che ho sempre cercato, non ho alcuna intenzione di cederlo a nessuno.
Lo proteggerò, non importa se dovrò affrontare il tuo gemello. Sono diventato quello di ora, solamente per lui.”
Ad Aspros brillo una scintilla di ammirazione nello sguardo e non potè far a meno di esserne soddisfatto. Avrebbe assistito a spettacoli interessanti.
Vedere il fratello intento a contrastare qualcosa, era da sempre un bel passatempo, come anche scontrarsi con lui e le sue idee. Si preannunciavano quindi tempi non proprio calmi e ciò lo eccitava.
“Molto bene. -Esordì infine, con un'aria piuttosto sicura.- Non vedo l'ora di vedere chi tra voi due la spunterà, Manigoldo. -Pronunciò il suo nome scandendone le sillabe.- Per il momento però arrivederci, spero di incontrarti di nuovo ma ora ho un biondo a cui dare il mio affetto. -Sorrise come un bambino, avviandosi verso l'uscita del negozio.- ah giusto, ricorda: Albafica è etero.”
Si scambiò uno sguardo d'intesa con il granchio, prima di scoppiare in una fragorosa risata che udii sin dentro al camerino.
Quando ne uscii infatti, parvi inquietato.
“Era la risata di Aspros quella?”
Ero impallidito in viso e Manigoldo si avvicinò proprio perchè lo aveva notato. Scosse la testa e ridacchiò.
“Si, ma non so per quale motivo stesse ridendo in quel modo.”
Alzò le spalle, mentendo spudoratamente. Ciò nonostante scorgevo dei barlumi di eccitazione nei suoi occhi, l'idea di dover competere con qualcuno, probabilmente, gli faceva ribollire il sangue.
Deglutii, prendendo i vestiti da pagare.
“Vado a pagare questi allora...così dato che sono solo le quattro, magari facciamo un salto da Kanon.”
Lui mi guardò perplesso.
“Come mai?” “Mi ha inviato un messaggio in cui mi chiedeva aiuto, penso quindi di dover andare a casa sua per qualche minuto.”
A quel punto annuì e senza dire altro mi tolse di mano i vestiti provati.
“Allora questi vanno bene, giusto?”
Sbattei le palpebre.
“Si, sono perfetti, perchè me lo chiedi di nuo-” “Yo, Yuzuriha!”
Il granchio si rivolse alla commessa che ci stava passando accanto, questa sorrise amichevolmente.
“Dimmi Manigoldo, cosa posso fare ancora per te?” “Addebita questi sul conto del vecchio, li prendiamo.”
Sorrise felicemente, lasciando sgomenta la bionda.
“A-Aspetta...sicuro che Sage non se la prenderà poi con noi?”
Il granchio scosse la testa e ridacchiò.
“Semmai se la prende con me. In realtà i soldi per pagare ce li ho, ma vorrei che si prendesse un bel colpo dopo una ramanzina che mi ha fatto ieri.”
Rise. Yuzuriha sospirò e prese lei i vestiti.
“Va bene va bene, però dai, non trattare così male il tuo patrigno.”
Patrigno? Guardai il diretto interessato perplessamente. Cosa non sapevo ancora sul suo conto?
Sage non era il suo vero padre? In effetti...non si assomigliavano, però...
Manigoldo alzò le spalle e si stirò.
“Gli lascerò i soldi sul tavolo stasera, non ti preoccupare. Comunque...Tenma che fine ha fatto?”
Chiese guardandosi attorno, dato che poco prima da quelle parti girava quel ragazzino.
“Ecco...-Yuzuriha fu titubante a spiegare, ma alla fine tirò un sospiro.- Quel tizio di prima, che sembrava volerlo mangiare...l'ha spaventato così tanto che è andato in pausa e non è più tornato.”
“Come?”
La ragazza alzò le mani, come a voler dire che non gliene importava più di tanto. Aveva fatto tutto da solo dopotutto.
Intervenni a quel punto io.
“Scusami, il tizio inquietante che hai descritto -Mi sorse il dubbio, dovetti dunque cercare di verificare se fosse fondato o meno.- aveva lunghi capelli blu e occhi verdi?”
Le chiesi, pensando nell'immediato a una persona.
“E due canini bianchissimi piuttosto in vista. C'era un altro cliente che gli assomigliava, solo che aveva la carnagione più chiara della sua.”
Mi portai nell'immediato una mano sul viso. Altro che andare da Luco! Defteros aveva di sicuro pedinato il fratello e traumatizzato il povero commesso del negozio.
“Adesso, per caso l'hai visto uscire?”
La ragazza scosse la testa.
“No, dovrebbe essere ancora nei para-” “Albafica!”
Ed eccolo entrare in scena. Voltai la testa in direzione del gemello minore, che ora sbucava dagli scaffali del negozio.
Aveva diversi abiti tra le braccia, come per voler giustificare la sua presenza. Quando i gemelli Griffiths tornavano a casa, ahimè tutti ne venivano a conoscenza.
“Che coincidenza vederti qui.”
Sorrise sornione, mentendo in modo pessimo. Lo guardai male, assottigliando lo sguardo.
Quello sguardo demoniaco poteva ingannare chiunque, tranne che il sottoscritto! Gli si poteva leggere un chiarissimo “Sono un perfetto Stalker, non si vede?”
“Non prendermi per stupido, Def.
So bene che non sei qui per caso. Hai pedinato Aspros, vero?”
Fischiettò, come per evitare di rispondermi.
Tirai un lungo sospiro, alzando gli occhi al cielo, mentre Manigoldo andava a pagare. Se la svignò quasi in punta di piedi...mi domandai il perchè.
Che l'altro cugino gli avesse detto qualcosa? Hm.
Tirai giocosamente(forse neanche più di tanto, dato che la strattonai fortemente.) una ciocca di capelli a Defteros
“Ahi!” “Perchè sei sempre così curioso nei suoi confronti? Sfido che poi voi due litighiate!”
Fui guardato da lui in malo modo, mentre si massaggiava la testa scompigliandosi i capelli. Sospirò, sbuffando subito dopo a lato.
Talvolta sembrava un bambino quando ci si metteva.
“Volevo solo vedere chi fosse la sua tanto acclamata biondina. Insomma...mi ha rotto letteralmente i co-” “Parole!” “Dèi, sei proprio figlio di tuo padre!
Dicevo, mi ha rotto così tanto le scatole -Corresse per il meglio la frase volgare e ne fui soddisfatto.- che la curiosità aveva ormai preso il sopravvento, tutto qui.
Sono quindi rimasto sorpreso nel vedere il tuo amico Asmita. Anzi, all'inizio non ci credevo...”
Sbattè le palpebre, soffocando uno sbadiglio con il dorso della mano destra. Non era tipo da sentirsi così stanco a quell'ora del pomeriggio, deducevo che se glielo avessi fatto notare, mi avrebbe dato la colpa per non averlo fatto dormire la mattina.
Sospirai.
“Si anche io non sono rimasto esattamente calmo...ma finchè lo tratta bene, per me è tutto a posto.”
Alzai le spalle e il pensiero volò nuovamente al bacio focoso di quei due. Rabbrividii.
“Comunque io devo andare, vedi di fare un salto davvero dallo zio più tardi.”
Gonfiai le guancr, passandogli accanto.
Non volevo continuare a parlare con lui, dato che sapevo sarebbe andato a finire ancora sul discorso della mattina...e con Manigoldo nei paraggi, non mi sembrava il caso di discuterne.
...un attimo...pensavo di nuovo a quel granchiaccio!
Sbuffai, ma ad un tratto mi sentii afferrato per il polso e stretto da un braccio attorno alla vita. Sgranai gli occhi, fino a che non mi trovai davanti, dopo una perfetta piroetta su me stesso, quelli famelici del gemello minore.
I suoi canini da predatore erano ben in risalto a causa del ghigno poco raccomandabile che teneva in viso.
“Vuoi lasciare il tuo cuginetto qui da solo senza neanche averlo salutato per bene? Sei scortese, Alb.”
Sorrise angelicamente tutto d'un tratto, inquietandomi. Dovetti infatti deglutire a causa del groppo che, per il timore, mi si era formato in gola.
Scossi la testa.
“Def non fare idiozie! Siamo cugini e- davvero, io devo andare! Manigoldo mi sta aspetta-”
Notai la sua espressione cambiare all'improvviso, diventando terribilmente seria e interessata all'argomento.
“Il tizio di cui discutevi con Cardia?”
Deglutii nuovamente e fui costretto ad annuire a scatti. Odiavo mentire ai miei stessi familiari, purtroppo.
“E' qui?” “Si, ma cosa ti importa! E' un mio collega, quindi ti prego ora lascia-”


“Dolcezza?”
No, non doveva arrivare in quel momento. Il mio corpo si raggelò tra quelle che erano le braccia di mio cugino e divenni più rigido di un blocco di marmo.
Piegai la testa a scatti, tentando di voltare il viso in direzione della voce che era ricorsa al solito appellativo da me odiato.
Vidi il mio collega e dovetti trattenere un mezzo urlo sgomento.
La sua espressione era strana. Un misto di confusione, irritazione e serietà era disegnato su di essa, insieme a un accennato istinto omicida nei suoi occhi.
Complessivamente perfetto, avrei detto. Proprio. (Notare l'ironia.)
“Ma-Mani-” “Dunque sei tu Manigoldo. -Defteros interruppe il silenzio che si era formato, precedendomi.
Allentò la presa sul mio bacino e ne approfittai per guizzare lontano da lui, da bravo pesce. Mi lanciò uno sguardo.- Potevi anche rimanere, sai che non mi dai fastidio.”
Berciò maligno, ghignando malefico e malizioso.
Dovetti arrossire per la rabbia che mi aveva risvegliato dentro.
“Def quante volte te lo devo dire? Lasciami sta-” “Temo di essere in svantaggio. -Disse d'un tratto Manigoldo, interrompendomi. Nessuno mi voleva far finire le frasi, eh?
Guardò il gemello minore innanzi a lui, ed inarcò un sopracciglio.- Penso di aver incontrato il tuo gemello prima, ma credo che non mi abbia detto il tuo nome, mentre tu sai il mio.
Cos'è questa storia?”
Ora era diventato serio e...la sua espressione era così...così attraente. Dovetti nascondere il rossore che mi si era formato sulle gote solamente nell'osservarlo.
“Manigoldo non ti preoccupare. E' mio cugino, ogni tanto mi abbraccia, tutto qua.
Ora andiamo dai, dobbiamo fare un salto da Kanon.”
Lo presi delicatamente per il polso della mano che teneva un sacchetto con dentro la mia divisa. Mi rivolse uno sguardo con la coda dell'occhio e sorrise.
“Come vuoi, semmai mi spiegherai più tardi.”
Rimasi perplesso. Spiegare? Non c'era niente da spiegare! Se non che Defteros era ossessionato da me, ecco!
Feci per dirglielo, ma scorsi mio cugino con un barlume di luce piuttosto cupa e diabolica negli occhi.
Non ghignava, ma un alone demoniaco contornava la sua figura.
“Sono Defteros. -Disse d'un tratto, rivolgendosi a Manigoldo.- Penso che non dimenticherai il mio nome tanto facilmente.”
Ghignò, quasi eccitato. Al contrario mio, che ero inquietato, il granchio rispose con un sorriso sereno e tono baldanzoso.
“Certo che non dimenticherò il nome del cugino, di questa dolcezza.”
Ridacchiò, prima di trascinarmi fuori dal negozio. Notai che la parola “cugino” era stata da lui sottolineata con un tono di scherno, da superiore più esattamente, volto a far percepire un determinato messaggio a Defteros.
Non vidi l'espressione di quest'ultimo, ma giurai di aver sentito un ringhio provenire da lui mentre mi allontanavo.




Con Manigoldo, ci avviammo subito, in moto verso casa Turunen. Non fiatai con il mio collega e non sentirlo fare commenti o altro, mi metteva a disagio.
Strinsi a quel punto le braccia attorno al suo petto e lo vidi piegare leggermente la testa di lato. Ad un semaforo, fu costretto a fermarsi e...posò una mano su una delle mie braccia.
Quel semplice contatto mi provocò un brivido lungo la schiena ed un calore intenso sulle guance.
Dovetti sospirare dentro il casco che mi copriva il capo.
Continuavo ad essere confuso...quel ventenne mi confondeva. Infine Defteros...cosa avevo per attrarlo così tanto? Che tipo di ferormone emanavo?
Era mio cugino, diamine!
Nervosamente, finii con lo stringere ancora di più Manigoldo.
Forse non avrei retto quel tipo di situazione ancora per molto...
Quando scattò il verde, ripartimmo alla volta della nostra destinazione.


Giunti davanti alla casa di Kanon, smontai rapidamente dalla moto e sistemai il casco. Aspettai il mio collega prima di salire gli scalini davanti alla porta della villetta a due piani.
“Dolcezza...” “Albafica...mi chiamo Albafica. -Sospirai, voltandomi con un'espressione serena in viso. Dal mio sguardo tuttavia, si capiva quanto io fossi in realtà confuso da molte cose.- Dimmi Manigoldo.”
Accennai un sorriso, ma lui scosse nell'immediato la testa.
“No, niente...sbrighiamoci solamente a parlare con Kanon.”
Terminò, abbassando lo sguardo per guardare altrove. Rimasi sorpreso da quel suo comportamento e mi chiesi perchè non avesse voluto dirmi ciò che voleva.
Avevo l'impressione che qualcosa lo turbasse. Percepii una stretta al petto e sospirai.
Pensieroso, non mi accorsi nemmeno di aver suonato il campanello della dimora innanzi a me.
Il proprietario, non tardò ad aprire...anzi, quando realizzai che l'individuo che aveva spalancato la porta esasperato, non era Kanon, strabuzzai gli occhi.
“Rhada?”
Il suo nome mi uscì con voce strozzata dalle labbra.
Guardai l'inglese sulla soglia. Questo sembrava avere un diavolo per capello, nonostante la sua acconciature e gli abiti fossero impeccabili come il giorno prima.
Teneva addirittura in mano un bicchiere di vetro con ghiaccio e whisky portato sin lì, dall'Inghilterra, da lui stesso.
Quando mi riconobbe, la sua espressione non accennò cambiamenti.
“Meno male che sei arrivato, Albafica. Ancora pochi minuti e lo legavo al divano per vio- Accortosi del termine che stava pensando, modificò le parole.- niente, sono contento tu sia qui.”
Rimasi sorpreso e sperai che la frase da lui non terminata, fosse esattamente l'opposto di ciò che avevo pensato.
Ahimè potevo aspettarmi di tutto anche da lui...
“Yo, ciao Rhadamanthys!”
Dietro di me, Manigoldo si slanciò in un saluto amichevole rivolto al biondo. Questo stranamente sorrise ed afferrò la mano che il mio collega gli stava porgendo.
“Buon pomeriggio, Manigol-” “Rhada! Cazzo fai sulla porta? Vieni ad aiutarmi, subito! Non so davvero che scegliere!”
La voce di Kanon sbraitò da dentro casa e ci mancò poco che facesse rompere qualche vetro, tanto si era ridotta ad un grido stridulo.
L'inglese alzò gli occhi al cielo per cercare la grazia divina e rientrò in casa, facendoci cenno di seguirlo.
Quando varcammo la soglia della dimora dei Turunen, io e il mio collega, condividemmo la medesima reazione.
“Che dia-” “E' passato un uragano qui dentro?”
Rimasi sbalordito, in sala sembrava che fosse appena esploso un guardaroba.
Camice e pantaloni sul divano, calze e cravatte sul tavolino in vetro...di tutto e di più, mancava solo la biancheria intima sulla mobilia e saremmo stati freschi.
Il gemello minore non metteva mai niente in disordine, era una massaia fin troppo ordinata e perfettina per lasciare qualcosa al caso.
Specialmente quando si trattava di casa sua.
“No peggio, è passato un drago coglione selvaggio.” “Guarda che ti sento, non sono mica sordo!”
Dalle scale che portavano al piano di sopra, fece capolino in tutta fretta Kanon. Era intento a tenere tra le braccia due completi eleganti e ci mancò un soffio quasi perchè cadesse scivolando sull'ultimo gradino.
“Diavolo! Anche gli scalini ci si mettono ora! -Successivamente notò me e Manigoldo.- Alb! -Il sorriso che elargì, andò da angolo ad angolo della bocca. Mi saltò praticamente addosso e finii quasi per soffocare sotto i due completi che aveva in mano.
Inoltre il suo abbraccio era tale e quale a quello del fratello, ovvero: una perfetta mossa di sottomissione da wrestling.- Meno male hai ricevuto il mio messaggio, sei il mio unico salvatore! Il mio angelo! Non so cos'avrei fatto se non fossi arriva-”


“Ehi!”


“Si, anche tu Rhada sei un salvatore...più o meno, perchè hai due corna da diavolo sotto l'aureola. -Sibilò maligno nei confronti dell'altro, volto a prendersi una piccola vendetta.- Comunque ho bisogno ancora di quel maledetto consiglio!”


Fu Manigoldo a liberarmi da sotto gli abiti, prima che soffocassi. Mi trascinò via dalla morsa di Kanon piuttosto rapidamente.
Respirai a quel punto a pieni polmoni.
“Mamma mia! Odio avere a che fare con dei gemelli, ci rimetto a momenti la vita ogni volta che mi acchiappano!
Grazie Manigoldo.”
Conclusi dandogli una piccola pacca sulla spalla che a lui non dispiacque.
“Bando alle ciance, siamo di fretta Kanon, cosa ti serve?”
Il mio amico fu svelto e mi mostrò meglio i tre completi eleganti che aveva in mano.
“Quale metto? Nero, beige o bianco?”


“Il bianco ti ho già detto che non va bene per queste occasioni, fa troppo damerino ricco e spendaccione.”


Intervenne Rhadamanthys, mentre sorseggiava il suo whisky. Kanon inarcò un sopracciglio mordendosi il labbro inferiore.
“Mi stavo quasi dimenticando quel che avevi detto. -Gettò il completo del suddetto colore sul divano. L'inglese alzò nuovamente gli occhi al cielo, esasperato.- Allora...Alb, nero o beige?”
Lo guardai perplesso e non seppi che rispondergli così su due piedi.
“Per quale occasione?”
Chiesi d'un tratto, curioso di sapere dove dovesse andare così elegante il mio amico.
“Julian Solo, il presidente della compagnia per cui lavoro, si è fidanzato...alle cinque devo andare al la sua festa, dunque mi serve qualcosa di appropriato da mettermi.
Il problema è che sono una frana negli abbinamenti per le cerimonie! Quindi ho chiesto a Rhada, che è decisamente più esperto del sottoscritto, dato che è quasi un Lord.”


“Togli il quasi.”


“Ok, Lord Rhadamantys, va bene? -Rispose in modo scocciato a una viverna ghignante.- Dicevo: e dunque ho chiesto anche a te.
Ti vesti quasi sempre in modo impeccabile, per cui ho pensato fosse meglio contattarti.”
Annuii vagamente, ancora sorpreso da ciò che aveva appena spiegato frettolosamente.
“Julian Solo? Quello che gestisce la compagnia “Poseidon”? Lavori davvero per lui?”
Manigoldo rimase piuttosto sorpreso. Kanon gli rispose con un gesto della testa e sospirò.
“Ahimè, conosco lui e il suo braccio destro, Sorrento, sin dai tempi delle elementari. Eravamo amici una volta, poi ha cominciato a essere altezzoso e addio.
Quando ho fatto domanda per lavorare nella compagnia di suo padre, che successivamente ha ereditato, ha voluto però riallacciare i contatti.”
Alzò le spalle, come se il fatto non gli importasse veramente.
“Non si sa mai che andando alla sua festa possa ottenere una promozione, sono stanco di fare il segretario dei suoi sottoposti...non che io guadagni poco, però una posizione migliore non mi dispiacerebbe.”
Sbuffò a lato, lanciando uno sguardo a Rhadamanthys, che fissava terra pensieroso, con tanto di mano sotto il mento.
Appena notò di essere guardato, alzò la testa.
“...Vero che non mi stai fissando perchè hai appena detto la parola 'altezzosi'? Perchè nel caso ti inchiodo al letto e son dolori, ti avverto.”
Al gemello salirono tanti piccoli brividi lungo la schiena e scosse la testa nell'immediato.
“La smetti di ricattarmi per qualche secondo?!”


“No, è divertente.”


“Allora ci vado da solo alla festa e mi pappo tutto il buffet alla faccia tua.”


“Non ci riusciresti e temo saresti solo come un cane senza la mia compagnia. Tu stesso hai detto che non c'è gente interessante con cui parlare.
Oltre che verresti preso in giro da quel flautista molto gaio che mi hai descritto impeccabilmente.”


Kanon fece una smorfia mentre veniva disarmato dalle parole dell'inglese. Sospirò.
“Beh, secondo me il nero ti donerebbe molto.”
Dissi tutto d'un tratto, per interrompere la conversazione. Rhadamanthys mi guardò, prima di portare nuovamente lo sguardo sul gemello di fronte a noi.
Lo studiò con attenzione, dimenticandosi delle suo parole appena pronunciate.
“Concordo, ti accompagno già io vestito di beige.”
Commentò tranquillamente, posando il bicchiere con il whisky sul tavolino della sala. Prese di mano a Kanon il completo nero e glielo appoggio sul petto, per vederne l'effetto.
L'espressione del gemello era dubbiosa.
“Ti sta bene. Non credi?”
Lo rassicurò la viverna.
“Io non-” “E va bene, chiediamo consiglio a una terza persona. Manigoldo, tu che dici?”
Nonostante fosse estate, il freddo calò nella stanza. O almeno per i due di fronte a me...perchè io mi trovavo con il corpo accaldato più che mai.
Il diretto interessato stava attentando al mio collo con le labbra, per infastidirmi. Mi si era praticamente avvinghiato tutto d'un tratto, cogliendomi impreparato.
Le sue chele attorno ai fianchi erano impossibili da smuovere. Cercai infatti più volte di sguazzare via come avevo fatto con Defteros, ma con Manigoldo stranamente non ci riuscivo.
“Molla la presa granchiaccio!”


“Non ci penso nemmeno, mi hai mostrato le spalle troppo a lungo. Ora ti ho in pugno.”


“Il pugno ti arriva in faccia se solo provi a posare la bocca sulla mia pelle! Sono capace si piantarti una rosa nel cuore senza farne spezzare il gambo!”


“Ma che paura, mi vuoi far del male con un fiore...sembra tuttavia romantico, quasi quasi ti lascio fare.”


M'irrigidii di colpo e tentai di pestargli il piede. Già ero confuso! Se poi mi faceva agitare in quel modo, il mio cervello dava forfait!
Deglutii più volte, avvampando nel sentire il suo respiro caldo sul collo.
“Ma-Manigoldo basta! Per...favore.”
Sibilai flebilmente, accaldato in viso e nel corpo. Supplicai che qualcuno mi salvasse e per una volta, quel qualcuno sembrò ascoltarmi.
“Ehi! -Kanon si portò una mano al fianco e ci guardò male.- Io sono nel bel mezzo di una scelta importante e voi due cosa fate? Amoreggiate sotto i miei occhi.
Ho già un fratello e un compagno di casa omosessuali al momento...ma almeno nessuno di loro fa robe in casa mia, quando ci sono io!
Quindi voi due: lontani e seduti!”
Fu imperativo e alle sue spalle, un Rhadamanthys dal monociglio pericolosamente inarcato rendeva ancora meglio l'idea.
I suoi occhi da giudice erano inquisitori.
“Compagno di casa...non è che suoni poi così mal-” “Muto tu! Non provare a dire niente! Vado a cambiarmi e ti conviene farti trovare pronto quando torno qui.”
Detto ciò, il gemello minore sparì al piano di sopra con il completo da indossare.


Calò così il silenzio nella stanza. L'inglese tratteneva però a stento un ghigno, si leccò le labbra onde evitare di mostrarcelo.
Manigoldo infatti non mi aveva ancora lasciato, anzi, si era seduto tenendomi sulle gambe e aveva posato il mento sulla mia spalla.
Lo guardai male.
Rhadamanthys cambiò invece stanza per potersi sistemare d'abito.
“Si può sapere che ti prende? Davanti a Kanon a fare queste...cose.
...dovresti smetterla.”


“Tanto non ti dispiace, ormai ne sono convinto.”


Mi morsi il labbro inferiore, come se dovessi graffiarmi con i canini.


“Smettila...ti sbagli.”


“No.”


“Ti supplico, sono già abbastanza confuso di mio. Non peggiorare le cose...”


A quel punto lo sentii allentare la presa, ma il suo mento rimase sulla mia spalla. Mi guardò con aria dispiaciuta.
“Mi dispiace...”
Mormorò, nascondendo la bocca contro il tessuto della camicia. Lo guardai e mi misi in piedi.
“Ne riparleremo con più calma dopo i miei esami, Manigoldo. Davvero, farlo ora non mi aiuterebbe per niente. -Sospirai.- Ora sarà meglio andare.”
“Non salutate nemmeno Kanon?”
Rhadamanthys fece la sua comparsa nella stanza e rimasi sorpreso nel vedere la sua eleganza. Il suo completo beige era perfetto ed si intonava perfettamente con i suoi capelli biondi. Questi erano elegantemente pettinati e lo facevano apparire un vero Lord inglese.
Mentre si avvicinava a noi, si stava facendo il nodo alla cravatta nera. Sorrise nel vedere le nostre espressioni.
“No, aspettiamo lui e poi ce ne andiamo. -Commentai amichevolmente.- Comunque...posso farti una domanda, Rhada?”
Incuriosito, riprese il suo whisky e annuì. Non era per niente stupido e molto probabilmente aveva già inteso ciò che volevo chiedergli.
“Ecco...esattamente, perchè accompagni Kanon a questa festa? Ma soprattutto...-Mi feci serio e sospettoso.- Per quale motivo da ieri sera, in vostra compagnia, si parla spesso di ricatti?
Non sono stupido e gradirei che qualcuno mi spiegasse ciò che è successo tra voi nei minuti in cui non eravate con me e Saga.”
Rhada stava girato di spalle intento a contemplare la finestra socchiusa che dava sul giardinetto della casa. Alle domande a lui rivolte però, si paralizzò.
Girò appena la testa e sulle sue labbra si disegnò un sorrisetto misterioso e...spietato? Malefico? Diabolico?
Non seppi identificarlo bene.
“Lo vuoi proprio sapere, Albafica?”
Chiese facendo il vago, ma accennando un tono di voce cupo.
Si girò con sicurezza, tenendosi una mano sul fianco. Lanciò un'occhiata alle scale, per vedere se il suo compare fosse intenzionato ad arrivare, o si stesse facendo troppo bello.
Ghignò.
Dovetti deglutire, perchè quella sua aria da giudice sicuro ed inquisitore, non mi faceva certamente rimanere calmo.
“Si, voglio sapere.”
Dissi sicuro, con Manigoldo ad osservarmi.
A Rhadamanthys la mia risposta non dispiacque nemmeno un po'.
 


Sabato 8 giugno: ristorante “Sanctuary” ore 20:00


Nel locale si era appena svolta una scena piuttosto singolare che, fortunatamente, non aveva attirato l'attenzione di tutti i presenti.
Un bacio tra due uomini, aveva interrotto un'atmosfera apparentemente serena, tra amici.
Due gemelli si erano scambiati i ruoli, nel vano tentativo di coprire l'uno i comportamenti dell'altro. Tutto sembrava proseguire alla perfezione, ma un capricorno geloso e incavolato nero, aveva fatto la sua comparsa a rovinare tutto!


Kanon, nei panni del gemello, stava seduto tranquillamente al tavolo in compagnia di Rhadamanthys Mitchell, migliore amico di Saga, stracotto di quest'ultimo.
Ma Albafica e mio fratello dove sono finiti?”
Pensò ad alta voce il greco, grattandosi perplessamente il capo. L'inglese non aveva voglia di bere dell'altro whisky per il momento, per cui se ne stava tranquillamente a guardare il telefono.
Su di esso vi erano le chiamate e i messaggi allarmati del padre, ma per quella sera non voleva darci peso...aveva cose più interessanti a cui pensare, come il gemello al suo fianco.
Lasciali fare, staranno parlando di qualche bella ragazza. Da come mi hai descritto tuo fratello è un Don Giovanni, no?”
Kanon sbattè le palpebre e per un istante, ebbe gli occhi di un bimbo ingenuo.
Eh?”
Il biondo inarco il sopracciglio nel guardarlo.
Non dirmi che non te lo ricordi. Sei stato tu stesso a dirmelo.”


Aaaah! Si si, ora ricordo perfettamente. Scusa, ho la memoria di un criceto.”


Di cos-” “Niente niente! E' una cosa che ogni tanto dico con S-Kanon!”


Il gemello minore nei panni del maggiore, si stava agitando. Cominciava a non capire bene i discorsi che Saga e Rhadamanthys facevano...
L'altro non sapeva cosa prendesse all'amico e un vago sospetto, che già aveva, cominciò nuovamente a farsi largo nella sua mente.


S-Kanon? Cos'è il suo soprannome?”


Più o meno, dopotutto lui mi chiama Saguccio ahah -Risata sforzatissima.- devo pur vendicarmi, no?”


Calò il gelo, poiché Kanon capì nell'immediato di non poterla dare a bere ancora per molto all'inglese.
Dalle sue espressioni e i suoi occhi, aveva capito sin troppo bene quanto fosse in realtà arguto e...astuto.
Egli infatti posò una mano sulla sua spalla, avvicinandosi pericolosamente al suo viso. Scostò con l'arto libero una ciocca dei suoi capelli color cobalto e all'istante, l'altro provvedette ad afferrargli il polso e a tenerglielo fermo, prima che potesse scorgere l'assenza della cicatrice di Saga.


Rhada...”


Il soggetto in questione lo osservò attentamente, con occhi predatori...gli occhi di una viverna.
Saga, tu mi devi dire una cosa...-Dovette prendere un lungo respiro, prima di avvicinarglisi di più al viso, fino ad arrivare a sfiorargli la punta del naso con il suo.
Kanon iniziò ad imporporarsi sulle gote.- Riguardo ciò che tu sai...sono convinto che non mi darai mai in futuro una possibilità.
Solamente...te lo chiedo con il cuore in mano...adesso che siamo solo io e te -Prese un profondo respiro.- Concedimi un bacio. Uno solo...e non ti darò più fastidio.”
Gli occhi del gemello minore, diventarono del colore dell'abisso, tanto si svuotarono e sgranarono. Rimase paralizzato, ma riuscì a portare le mani sulle spalle dell'altro, che non accennava ad allontanarsi.
Il drago stava faticando a essere suo fratello, ben presto...avrebbe dovuto gettare la sua maschera.
R-Rhada”
Balbettò, cercando di piegare di lato, velatamente disgustato, il viso.
Saga...”
L'inglese lo chiamò con la sua voce profonda e artigliò il suo mento con le dita, in modo tale da costringerlo a farsi guardare negli occhi.
Fu vicino, sempre più vicino, alle labbra di un inerme Kanon Turunen. Finchè...


SAGA!”


Una sola voce. Un solo nome. Un solo accento: quello spagnolo. Un solo uomo: Shura Cortez.


Il caro capricorno aveva avuto proprio un tempismo sbagliato ad entrare nel locale e la scena che gli si palesò dunque sotto gli occhi, lo lasciò di sasso.
Ma la furia crebbe in fretta in lui, come il panico sul viso di Kanon quando riconobbe la voce. Scattò infatti in piedi, rivolto verso lo spagnolo che ora arrivava a passo di carica verso di lui.
Malediva con tutto sé stesso Saga che aveva voluto fare quello scambio! Gli avrebbe fatto pagare tutto. Tutto!
Shu-Shura!”
D'un tratto, quel semplice nome lo tradì. Tradì dunque sé stesso e il fratello, di fronte agli occhi di una viverna ancora assorta nelle sue fantasie amorose.
Quando questa infatti vide arrivare lo spagnolo e ne sentì il nome, balzò in piedi. Avvertì all'improvviso qualcosa spezzarglisi nel petto, dato che riconobbe Shura come un uomo...non come la donna che sempre gli era stata descritta da Saga.
Cosa...vuol dire que-”
Non gli si diede tempo di fiatare.
TU! Vile di un Turunen- Il capricorno afferrò Kanon, nel panico, per il colletto della camicia e si fece guardare negli occhi. Essi esprimevano tutta la rabbia che ora gli ribolliva nel sangue.- Così mi cornifichi, eh? Nemmeno ti sei azzardato a dirmi che eri tornato a casa! -Le mani gli tremavano dalla rabbia.- Non una chiamata, né un messaggio! Niente!
Che diavolo significa? Ma soprattutto...chi cazzo è questo tizio dal monosopracciglio inquietante?
Mi stai tradendo uno del genere? Dèi sei proprio un figlio di put-”
Modera i termini Shura! -Sbottò d'un tratto il gemello minore, iniziando a tirare fuori gli artigli. A costo di perdere la maschera e tradirsi, sarebbe ritornato Kanon dicendo la verità.
Non avrebbe permesso che si dicessero tali nefandezze nei confronti del fratello! Aveva fatto di tutto per non far star male un amico e per amor suo, lo avrebbe difeso a spada tratta.- Non sparare queste cavolate tutte in una volta!
Non ti stavo tradendo assolutamente e Rhada...niente, con lui non c'è assolutamente niente! E' una brava persona, per cui non giudicare tutto così dalle appare-HMMM!”
Successe tutto in una frazione di secondo. Un gemello agitato, un capricorno infervorato per la visione del suo amato e al contempo incazzato- nel vero senso della parola- a causa della presenza dell'inglese.
Kanon si trovò a sgranare gli occhi ed ad impallidire. Shura si era ora avvinghiato a lui come solitamente faceva con il fratello e...lo stava baciando.
Per di più non era un bacio casto, ma uno ricco di passione, che negli ultimi tempi il gemello minore non aveva né donato, né ricevuto.
Hilda dopotutto lo evitava e le sole effusioni che si scambiavano l'un l'altra erano abbracci smilzi e privi di ogni sentimento. Glaciali.
Tuttavia...in quell'istante Kanon si sentì morire dentro, tanto che le lacrime gli affiorarono agli occhi.
Un uomo lo stava baciando e ne poteva avvertire la lingua violargli in modo poco educato le labbra, per cercare una compagna di giochi che non sarebbe stata felice di incontrarla.
E...non era un individuo qualunque quello! Era il fidanzato di suo fratello! Cosa avrebbe fatto se-
Si raggelò sul posto.
Saga comparve dietro Shura, accompagnato da Albafica, proprio in quel momento. Entrambi sul volto avevano espressioni indescrivibili e...il fratello maggiore sembrava pronto a sbranarlo.
Capì dal ringhio roco alle sue spalle inoltre, che Rhadamanthys non era di umore migliore.
Shu-ra!”
Fortunatamente, Saga sillabò il nome del suo amato e non quello del fratello. Quest'ultimo non stava però bene e quando il capricorno si allontanò dalle sue labbra, si lasciò scivolare a terra per la disperazione e la vergogna.
Trattenne le lacrime e i conati di vomito che ora iniziavano a farsi sentire. Portò una mano alla bocca.
Non ragionò più e appena vide l'attenzione dei presenti su di sé, corse via senza dire niente. Fuggì in direzione del giardino, senza fiatare.
Doveva stare da solo. Quel bacio era stato traumatico per lui, mai! Avrebbe pensato che un uomo gliene avrebbe dato uno.
Si sentiva ora in colpa con il fratello e anche con Shura!
Le lacrime infine, presero a scendergli sul viso per il nervosismo.
Merda! -Sbottò, arrivando al giardino del locale. Giunto vicino al laghetto di esso, si inginocchiò a terra. Osservò il suo riflesso nella pozza d'acqua interrata e si morse il labbro inferiore.- Perchè a me? Perchè?”
Tirò un pugno per la rabbia al terreno e grazie a quello sfogo, le lacrime non gli scesero più. Ora era solo arrabbiato.
Si asciugò il volto e rimase accovacciato. Lì, a maledire tutto e tutti con il suo cuore frammentato.
Odio questa giornata! La odio e l'odierò sempre!”
Gridò, per poi mettersi a guardare il cielo. Era impossibile per lui, che ogni anno, quel maledetto 8 giugno, si trasformasse in 24 ore di pure maledizioni a lui rivolte.
Continuò a tirare dei piccoli pugni a terra, con lo sguardo fisso nella splendente costellazione di Gemini alta in cielo.
Perchè?”
Ti lamenti tu, Saga? -Una voce alle sue spalle, destò Kanon da ogni pensiero riguardante il suo odio.
Girò la testa a scatti, ritrovandosi di fronte un Rhadamanthys furioso. La poca luce che illuminava il giardino era abbastanza per far notare al gemello minore il viso, bagnato dalle lacrime, del biondo.- Stai provando odio? E io cosa dovrei dire?!
Mi hai mentito tutto questo tempo. Shura non è una ragazza e tu non sei etero!
Hai giocato con dei sentimenti che non ti sono mai appartenuti, renditene conto!”
Sbottò, afferrando il povero Kanon per la collottola della camicia. Un altro che lo trattava così...
Posò nell'immediato le mani sui suoi polsi e digrignò i denti.
Stupido! -Esordì con furia, tenendo testa alla forza dell'altro.- Non hai capito proprio un cazzo allora di Saga!”
Si tradì con le proprie parole e Rhadamanthys strinse solamente di più la presa su di lui. Si avvicinò al suo collo, quasi per afferrarlo.
Kanon. -Ringhiò a denti stretti, guardandolo con furia negli occhi.- Sei un bastardo, ma comunque sapevo che eri tu! Sin da quando hai accettato il whisky!
Saga non lo beve, a meno che non sia quello che gli porto sempre io. -Fece una smorfia.- Sei un figlio di-” “Bene! Dato che avevi capito tutto sin dall'inizio, perchè sei andato avanti eh? Il figlio di una donna di strada sei tu, non io!
Hai provato a baciarmi nonostante io non fossi Saga, cosa puoi dire a tua discolpa?”
Che stavo giocando.- Berciò un malefico e ghignante Rhadamanthys, senza dargli il tempo quasi di terminare la frase.
Kanon rimase sorpreso all'istante da quel cambio improvviso di umore, sgranò infatti anche gli occhi. - Se non posso avere Saga, potrei anche puntare ad altro.
Non tollero che le ferite che ho dentro rimangano aperte, soprattutto ora che a causa tua sono tornate a sanguinare!”
Causa mia? Giocare?
Figlio di puttana! -Esordì infine l'altro, definendolo come fino a poco prima aveva evitato di fare. Si era trattenuto dall'insultarlo.- Come osi- Saga ti avrà detto che sono etero, eppure ci stavi provando ugualmente! Inoltre devi vendicarti su di me per cose che non ho fatto?
Quanto puoi essere bastardo?”
Digrignò i denti.
Oh, non sai quanto.
Comunque sei tu quello che fino a poco fa mi stava illudendo parlandomi amichevolmente! -Tutto tacque all'istante.- Abbiamo discusso senza litigare per due ore buone e hai continuato a mantenere la calma nonostante mi odiassi!
Il tuo modo di parlare non era quello di tuo fratello, già all'inizio l' avevo capito...eppure...eppure mi stavi ascoltando e ridevi alle mie parole! -Digrignò i denti.- Ho iniziato a giocare e tu hai fatto lo stesso con me.
Mi hai illuso, perchè hai riacceso la scintilla dell'interesse assopita in me, verso un dannato gemello Turunen!
Voi due...tu, ma soprattutto Saga...siete i veri bastardi, non io. Sareste in grado di ingannare persino una divinità, se ne aveste la possibilità.”
Ringhiò con odio nello sguardo.
Kanon venne spiazzato da tali parole e sgrano gli occhi. Lui non aveva giocato con l'inglese, anzi...doveva ammettere che si era trovato piuttosto bene a parlare con lui di certi argomenti, o a scherzare...eppure...ora lo faceva solamente imbestialire!
Cercò di tirargli un pugno per liberarsi dalla sua presa, ma Rhadamanthys fu rapido a bloccarglielo.
Non osare dire niente su Saga!
Sono io quello che ha la colpa! Io sono bravo a convincere le persone, io lo faccio sempre arrabbiare e- io gli ho detto che non poteva tenere il piede in due scarpe!”
Rhadamanthys si paralizzò a quelle parole.
Spiegati.”


Fui il primo con cui parlò della tua cotta nei suoi confronti...-Mormorò l'altro, nel vano sforzo di liberarsi. Dovette però sospirare.- Saga aveva paura di ferirti dicendoti di no, ma alla fine ha dovuto farlo.
Ha sempre tenuto a te, sin da quando vi siete conosciuti...ma come amico, non come uomo per lui. -Serrò le mani sui polsi del biondo.- Mi ha parlato vagamente delle tue relazioni finite male e ammetto...di aver compreso molto come tu ti sentissi. -Quella frase sorprese l'altro, che però non fiatò.- Perciò non osare dir niente contro il mio doppio! O non te lo potrei perdonare, mi renderesti tuo nemico e...non ti conviene.
Farei qualsiasi cosa per mio fratello! In passato ho sbagliato nei suoi confronti, ma ora sarei pronto a tutto pur di difenderlo!”
Ringhiò al pari di un drago inferocito e ciò risvegliò, oltre che la sorpresa, l'interesse remoto negli occhi dorati della viverna.
Questi scintillarono e studiarono attentamente lo sguardo di sfida lanciato loro da Kanon.
Così...tu sai tutto da quel che ho capito. -Inarcò la bocca in un sorrisetto strambo.- Allora...saprai anche che non sono come ho continuato a mostrarmi di fronte a te ed Albafica.
Piuttosto...sono una persona particolare, ma pur sempre dal temperamento inglese. -Il gemello minore venne inquietato dall'alone oscuro che circondò l'inglese.- Ti vedo molto protettivo nei confronti di Saga...forse è questo che prima mi spingeva a volerti baciare. -Si avvicinò al suo orecchio, senza dargli il tempo di fiatare.- Sembri volerti redimere grazie a lui e ciò ti rende molto attraente.
Hai detto che faresti qualsiasi cosa per tuo fratello...allora...perchè non approfittarne?”
Il gemello minore sbiancò per colpa di quelle parole, fece per controbattere ma sotto i piedi sentì la terra mancare.
Era scivolato e ora stava cadendo all'indietro, con Rhadamanthys davanti a spingerlo per sbaglio. In un battito di ciglia, finirono dentro il laghetto alle loro spalle.
Kanon ringraziò che l'estate fosse ormai alle porte, perchè quando uscì con la testa dall'acqua, si sentì gelare.
Ci mancava solo questa! Tutto per colpa di una viverna in calore!”
Inquisì, cercando il biondo di fianco a lui. Lo trovò con tutti i capelli a ricoprirgli gli occhi, mentre era intento a guardarlo con la coda di questi.
Non sono in calore, drago coglione!”
I loro sguardi fecero scintille, finchè Rhadamanthys non si mise a ridere. Kanon era una samara dalla tinta cobalto e dunque suscitava l'ilarità dell'anglosassone.
Tuttavia questo non perse tempo e afferrò il ragazzo di fianco a sé per i polsi, mettendosi a gattoni sopra a lui nell'immediato.
Come un predatore, si leccò famelico le labbra e i denti muniti di canini ben sviluppati.
Che diavolo fa-” “Continuo semplicemente il discorso di prima...se davvero sei disposto a tutto per Saga, farai ciò che dico.”


Eh?”
Pigolò l'altro.
Un'espressione ebete si disegnò sul viso del gemello minore. Ciò non fece altro che compiacere il biondo posto sopra di lui.
A causa tua siamo fradici...tsk, non sei proprio paragonabile a tuo fratello.
Al contrario suo sei proprio un disastro. -Sospirò.- Va beh, vedrò di accontentarmi.”
Ghignò con fare sommesso.
Comunque...a meno che tu non voglia che io vada dal tuo caro Saguccio e faccia casino, dovrai stringere un patto con me.
Ah si, anche se io non dovessi andare da tuo fratello a rovinargli la serata, potrei tranquillamente rendere la tua vita un inferno.
Hai baciato un uomo e ricattarti con tale argomento davanti a,chi lo sa, una nuova ragazza? Sarebbe divertente, immagina la sua faccia nel visualizzare determinate scene tra te e un individuo del tuo stesso sesso. -Sorrise innocentemente.- Sono stanco di persone propense ad ingannarmi, per cui sarò chiaro Kanon: questo patto è obbligatorio e se non accetterai...farò esattamente ciò che ho appena detto.”
Il gemello minore si sentì il sangue raggelare nelle vene. Ciò non era dovuto al freddo dell'acqua del laghetto, bensì proprio alla situazione che stava venendosi a creare.
Digrignò i denti e cercò di dimenarsi.
Un patto? Puah!
Hai letto un po' troppo 'Cinquanta sfumature di grigio' per i miei gusti! Se pensi di poter fare di me la tua schiavetta, ti sbagli di grosso.”
Bleah. -Rhadamanthys fece all'istante una smorfia che sorprese Kanon.- Ti pare che prenda spunto da un libro dove due etero scopano come se fossero animali?
Dèi non farmi vomitare la cena! E comunque non saresti una serva...mi divertirei solamente a ricattarti se ti comportassi male nei miei confronti, ecco tutto.
Non ho alcuna intenzione di stuprarti.”
Concluse con fare serio il suo discorso. Tuttavia lo sguardo della viverna nei confronti di Kanon, confermava tutto l'opposto delle sue intenzioni.
Quest'ultimo cominciava a pensare che Rhada vedesse lui il suo sogno proibito, ovvero: Saga Turunen e ciò non lo metteva per niente a suo agio.
Tuttavia...aveva una reputazione a cui provvedere, pertanto non poteva permettere che lui andasse in giro a definirlo Gay o a rovinargli l'esistenza.
Fece una smorfia.
Il patto quindi non comporta di venire a letto con te, giusto?”


Non necessariamente.”


Cosa significa?”


Quel che ho detto, non necessariamente. Ciò però non toglie che potrei avere qualche voglia ogni tanto...”


Figlio di putta-” “MA. Non sono un mostro, né un ninfomane...sono omosessuale si, ma non ancora rincoglionito o troppo sadico.
Pertanto Kanon, se tu non vorrai, non ti toccherò nemmeno con un dito. Per il resto delle cose però dovrai accontentarmi...
Però se dovessi avere qualche voglia anche tu...”


Ma anche no! Maledetto schiavista, sono etero!”


Oh avanti, per quel che mi riguarda potrebbe anche piacerti.”


Non ho questi feticismi!”


Kanon fece una smorfia e finalmente riuscì a dar l'altro un colpo di reni per potersi liberare. Fece scivolare via i polsi dalla stretta dell'altro e si mise in piedi.
Scosse i capelli per togliersi la maggior parte delle gocce d'acqua.
Comunque va bene! Basta che la mia vita rimanga alla normalità e che Saga stia al di fuori tutto!”
Ringhiò, avviandosi verso la porta finestra del Sanctuary. Doveva tornare dal fratello e gli altri, anche se il suo nervosismo era piuttosto evidente.
Rhadamanthys al contrario, ghignava, ma non maleficamente. Era invece soddisfatto di come la situazione si era capovolta a suo favore.
Sarebbe stato divertente per lui avere a che fare con Kanon Turunen, ne era sicuro e qualcosa gli diceva che non si sarebbe pentito del suo piano malefico.
 


Mi portai una mano sul viso, appena l'inglese finì di spiegare. Ora capivo molte cose...tra cui il comportamento strambo del mio migliore amico.
“In poche parole, ora ci sta provando con Kanon?”
Chiese a quel punto Manigoldo, guadagnandosi un'occhiataccia e il monospracciglio del biondo pericolosamente inarcati.
“Assolutamente no. Sto solamente giocando con lui.
Per quanto mi riguarda non è il mio tipo. E' un completo disastro, lo si vede da come è messa questa stanza.
Ha poi attentato alla mia vita con delle pinzette, quindi no. Direi proprio che con lui non ci può essere niente di più che un'amicizia o un gioco.”
Finì il suo whisky.
Stranamente ebbi la sensazione, dal suo tono di voce e dallo sguardo, che stesse mentendo. Avevo ormai fiuto per queste cose e forse quel singolo presentimento, si sarebbe trasformato ben presto in certezza.
Feci per commentare, ma vidi Kanon balzare gli ultimi tre gradini con agilità e raggiungerci al centro della stanza.
Era intento ad allacciarsi la cravatta...con non poche difficoltà.
“Hn...maledizione come diavolo ti devo sistemare?!”
Rimasi sbalordito.
“Kanon, non mi dirai che-” “Neanche tu sai farti il nodo?”
Chiese Manigoldo alla svelta, battendomi sul tempo. Il gemello alzò lo sguardo, lo fissò e dopo poco annuì.
Saltarono l'uno al collo dell'altro in un abbraccio fraterno di...due disperati.
Sospirai all'unisono con Rhada e ci scambiammo uno sguardo d'intesa.
“Sei messo bene anche tu con l'uomo.”


“Non è il mio uomo.”


“Hm, ne sei sicuro?”


“Si.”


“Ma proprio sicuro sicuro? Forse dovresti essere un po' più sincero con te stesso.”
Avvampai di colpo e mi misi a menar le mani per aria. Non mi accorsi di aver fatto anche un balzo da terra di qualche centimetro.
“Ti pare che io possa andare con uno che neanche sa farsi un nodo alla cravatta?! Ce ne vuole di fantasia!
Se proprio dovessi innamorarmi di un uomo, almeno dovrebbe essere ordinato ed intelligente!”
Manigoldo aguzzò nell'immediato i sensori che aveva al posto delle orecchie e rapidamente mi fu di fianco con Kanon.
“Ehi, io sono ordinato e intelligente!”
Protestò, gonfiando fiero il petto. Io storsi il naso, facendo una smorfia di dissenso.
“Allora io sono la regina Elisabetta!”
“Siete ringiovanita vostra altezza.”
Commentò l'inglese, suscitando una risata da parte di Kanon, ancora con la cravatta slacciata. Rhadamanthys rimase sorpreso della sua reazione, tanto che sbattè le palpebre più volte.
Si avvicinò poi al gemello, posandogli le mani sul colletto della camicia. Questi lo guardò intimorito in un primo momento.
“Stai tranquillo...non voglio mangiarti.”
Lessi come un 'Non ancora' negli occhi del biondo, ma mi astenni dal pronunciarmi.
Le sue pallide mani scivolarono lungo la cravatta ciana del gemello minore e abilmente ne intrecciò le parti, facendo un nodo ordinato e perfetto.
Fece poi passare l'indumento sotto la sua giacca, che abbottonò di conseguenza.
“Abbi un po' di malizia e tieniti la parte frontale senza pieghe. E' brutto vedere un gessato in disordine.”
Accennò un sorriso amichevole, portando le mani in tasca.
La sorpresa si fece largo sul volto di Kanon, che dovette deglutire e ringraziare, non in modo esplicito, ma con un gesto della testa, il biondo davanti a lui.
“Vedrò di farlo.
Comunque...Alb, Manigoldo, vi ringrazio per essere arrivati in mio soccorso. Ora però penso abbiate da fare.”
Sorrisi, ma venni afferrato nell'immediato per il polso.
“In effetti si! Dobbiamo un po' correre per cui- Ciao Rhada, ciao Kanon e- Dolcezza andiamo o Shion farà lo scalpo ad entrambi!”
Mi trascinò verso la porta, intimorito dall'immagine nella sua testa del cugino armato di rasoio.
Lo vidi rabbrividire. Salutai anche io l'inglese e il greco, che successivamente udii ridere una volta varcata la porta.
“Che ore abbiamo fatto?”
“Non voglio guardare l'orologio! Muoviamoci e basta, dobbiamo essere rapidi.”
Manigoldo balzò in sella alla moto e mi lanciò il casco, mentre si metteva il suo.
“Scusami, ma non voglio tu veda mio cugino con un diavolo per capello...anche se di sicuro avrai l'occasione di osservarlo in tutto il suo splendore tra poco.”
Sospirò e montai dietro di lui. Che detto così suona maledettamente male...
“Allora parti, non sono di certo qui per farti rallentare.”
Sorrisi, stringendolo da dietro.
“Bada però bene di non attentare di nuovo a qualche parte del mio corpo o quello che si ritrova senza capelli prima di mezzanotte, sei tu!”
Lo minacciai, guardandolo da sopra la spalla. Rise e diede un'accelerata improvvisa alla moto, facendone rombare il motore.
Farò del mio meglio.”
Ghignò e prima che potessi protestare, partì alla, quasi, massima velocità consentita.


Mentre guidava, mi misi a riflettere sul suo comportamento nei miei confronti. Era un po' inutile pensare, dato che farlo era controproducente per la mia testolina di pesce.
Sospirai e decisi dunque di prendere la giornata come veniva. Di sicuro anche quella sarebbe stata movimentata, ma avere quel granchio al mio fianco, un po' mi tranquillizzava.
Nonostante il suo carattere e i suoi...attentati, alla mia persona, non mi faceva per niente annoiare, anzi...era interessante vedere come si comportava.
“Manigoldo!”
Urlai, per far in modo che mi sentisse anche con il rombo del motore. In lontananza vidi il “Sanctuary”.
“Dimmi.” “Non rompere alcun piatto, mi raccomando! E dopo il lavoro pretendo la coppa al cioccolato di ieri!
Vedi di prepararmela bene e stavolta...con la panna!”
Dissi tutto con innocenza. Il mio lato da bambino spesso tornava a galla quando mi sentivo felice, urgeva quindi la presenza del cioccolato per placare quell'istinto infantile.
Naturalmente, Manigoldo scoppiò a ridere divertito, ma soddisfatto. Non notai tuttavia che il suo cervelletto da granchio, perverso come non pochi (Io ancora non lo sapevo.) alla parola 'Panna' aveva iniziato a ragionare in svariati modi.
“Tanta o poca?”
Mi chiese. Ovviamente, da ingenuo pesciolino quale ero, risposi con innocenza e purezza assoluta.
“Tanta!”
Inconsapevolmente, provocai un ghigno nel mio compare...che non vidi a causa del casco.
Ero felice, ma ingenuo.
Mi cacciavo nei guai da solo e mi apprestavo a caderci con tutte le scarpe. Che bella serata mi si stava parando di fronte.
In compagnia di me medesimo e di un pericolo ambulante per i miei sentimenti, il mio autocontrollo e...la mia completa persona: Manigoldo Doukas.

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Angolo dell'autrice:
Salut madame et monsieur, tutto bene? Vi sono mancata? *Si odono vocine dagli inferi:" Potevi stare dove stavi"*
Ordunque, voci a parte, rieccomi con un altro capitolo!
Non penso che nelle prossime settimane potrò essere frequente con le pubblicazioni, lo studio mi sta uccidendo e spero seriamente di uscire viva da questo mese e il prossimo Vedrò comunque di abbozzare il prossimo capitolo e scriverlo per bene uwu
Bando alle ciance e diciamo un paio di cose su questo:
Primo: non pensavo l'avrei pubblicato il giorno del mio compleanno (Il pesciolino che è in me è tutto felice <3 Albafica invece mi vuole uccidere, ma ehi, è lui il protagonista della Fan Fic.)
Secondo: Perdonatemi se ho citato Cinquanta sfumature di roba, ma in questo periodo mi hanno letteralmente lacerato e rotto le tube di falloppio con quel libro e film, per cui dovevo essere cattiva ç.ç
Terzo: mi sto divulgando troppo, di solito non scrivo mai tanto nel mio angolino XD
Comunque come al solito ringrazio tutti coloro che leggono e seguono le mie Fic e naturalmente, chi recensisce (Sappiate che le vostre analisi del mio testo mi fanno veramente piacere e spero di non deludere nessuno con lo scorrere della trama!)
Detto questo, vi auguro come al solito una buona, piacevole e scorrevole lettura del capitolo!
Alla prossima, Tchüss
Un abbraccio,
XamuPrimeOakenshield.
 


 

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Capitolo 6
*** Padri e sentimenti. ***


“Voi due!”


Avevamo appena fatto in tempo a posare il piede nel locale, che subito la voce di Shion sembrò tuonare.
Manigoldo aveva parcheggiato la moto proprio fuori dal “Sanctuary” e con cautela avevamo deciso di varcarne la soglia. Ciò nonostante, l'udito del direttore era stato più che sopraffino...o forse il mio collega, ai suoi occhi, non poteva di certo sfuggire.
Vidi arrivare a passo di carica quella buona -mica tanto- faina che era il biondo. La capigliatura arruffata, gli occhi lucidi per una notte probabilmente passata insonne e un Dohko allarmato che lo inseguiva, mi facevano presagire che non eravamo stati convocati solamente per carenza di personale.
“Shion stai calm-”


“Zitto tu! Non ho voglia di sentirti fino a stasera.
Devi solo lavorare dopo quello che mi hai combinato ieri!”


“Combinato ieri? Ma se stavo solamente parlando con Kagaho-”


“Non nominarlo! Il suo solo nome mi fa rizzare i capelli!”
Sbottò l'ariete, inveendo contro un esterrefatto e inerme cinese dietro di lui. Dohko era davvero confuso e non capiva perchè l'altro si fosse arrabbiato tanto .
Kagaho era un suo collega cameriere e, nonostante la sua testardaggine, erano diventati buoni amici da due mesi a quella parte. Gli capitava spesso infatti di uscire a farsi una bevuta insieme a lui ed a Hasgard, il cuoco del “Sanctuary”.
“Ohi sembri una donna mestruata! Non puoi darmi spiegazio-” “Quale parola della frase “Devi solo lavorare” non ti è chiara?”
Volendo cambiare argomento, Shion ci raggiunse e guardò Manigoldo assottigliando lo sguardo.
Il suo nervosismo era ben più che palpabile, anzi, quasi soffocante.
“Fila subito a cambiarti tu! -Guardò poi in mia direzione e il suo viso cambiò nell'immediato espressione, sorridendo dolcemente. Era inquietante. -Albafica sono contento che tu sia qui, ma ciò che ho detto a mio cugino gradirei che lo facessi anche tu. Gli spogliatoi per i camerieri sono vicino ai bagni degli uomini, per cortesia muovetevi.”
Manigoldo inarcò l'angolo della bocca in un sorrisetto ironico e scosse la testa.
“Va bene, ora ci cambiamo. Vieni dolcezza.”
Si scambiò uno sguardo d'intesa con Shion, il quale non accennava sorrisi né cambi di espressione, per poi dirigersi verso gli spogliatoi per i camerieri. Teneva in mano la borsa con dentro i miei abiti.
Notavo che era calmo in maniera surreale, non riconoscevo in lui il granchio rompiscatole di pochi minuti prima.
Mentre camminavamo, mi capitava spesso di soffermarmi a fissare le sue ampie spalle e lo spazio tra una scapola e l'altra. La sua schiena era tenuta dritta in modo fiero, una postura interessante e per niente sforzata...
Non comprendevo perchè quella semplice linea posta sul suo dorso mi attirasse così tanto. La vedevo scendere e automaticamente lo sguardo mi si posava sul suo-
“Dolcezza?”
Manigoldo si bloccò di colpo ed io, perso nei miei pensieri, andai a scontrarmi con la fronte contro la sua schiena. Dovetti sbattere le palpebre un paio di volte per poter tornare alla realtà.
Alzai lo sguardo. La mia espressione? Inebetita ovviamente.
“Si?”
“Sei piuttosto silenzioso, non hai parlato nemmeno con Shion. C'è qualcosa che non va?”
Chiese allarmato, aprendo la porta innanzi a lui. All'interno della stanza, altri ragazzi si stavano cambiando, ma erano decisamente pochi.
“No assolutamente, ero perso solamente nei miei pensieri. Non farci caso.”
Gli sorrisi, varcando la soglia davanti a noi.
Non avrei ammesso per niente al mondo di essermi incantato ad osservare quel granchiaccio, altrimenti lo avrei solamente reso contento e tale non era la mia intenzione.


Nel cambiarmi ebbi qualche problema ad allacciare una cinghia, che non avevo notato, dietro al gilet. Abilmente però, il mio collega era corso in mio aiuto nell'immediato.
“Grazie, Manigoldo.”
Gli dissi, voltandomi per rivolgergli uno sguardo di sincero ringraziamento. Tuttavia mi pentii nell'immediato di averlo fatto.
Mi si arrossarono all'improvviso le guance,anzi, le avvertii andarmi a fuoco senza che potessi nascondere niente.
Sotto i miei occhi, l'italiano si stava cambiando senza degnarmi di attenzione o altro. Senza alcuna inibizione era intento ad infilarsi i pantaloni, rimanendo con la parte superiore del corpo completamente nuda.
Il fiato mi si mozzò in gola e dovetti deglutire per eliminare un groppo che lì mi si era formato. Per la seconda volta mi trovavo a fissarlo inerme, con seria ammirazione nello sguardo.
Avevo la conferma di quanto non fosse più il ragazzetto smilzo di anni prima, assolutamente. L'allenamento in palestra, o ovunque l'avesse fatto, l'aveva reso molto più uomo di quanto potesse essere.
Era virile e non potevo negarlo. I pettorali cadevano perfettamente delineati e scolpiti, tali erano anche gli addominali che si potevano notare meglio quando si piegava per prendere qualche indumento dal suo armadietto.
Abbassai lo sguardo, ma anche facendo in quel modo, finivo con il rialzarlo ogni volta che lui faceva un movimento.
Mi misi a quel punto a fissare le sue braccia e dovetti trattenermi dal fare qualsiasi cosa.
Volevo...toccarlo, forse. Desideravo capire se fosse vero o meno.
Non ne capivo il motivo e ancora una volta rimasi confuso.
Manigoldo nell'istante in cui io tentai di distogliere lo sguardo, mi notò. Inarcò un sopracciglio e si posizionò con il viso davanti al mio per osservarmi.
“Ehi, tutto bene?”
La sua voce mi fece sobbalzare e tirai una gomitata contro l'armadietto in ferro che avevo di fianco. Mi sfuggì un urletto strozzato di dolore e massaggiai rapidamente l'arto, allo stesso tempo notai l'italiano di fronte a me ridacchiare divertito.
“Sei in un mondo tutto tuo, o sbaglio? Ti conviene tornare tra i comuni mortali dolcezza, o questa volta non sarò io a rompere qualche piatto.”
Strizzò l'occhio in mia direzione e dovetti gonfiare le guance, per poi spintonarlo via. Non lo feci smuovere di un millimetro...
Era imbarazzante realizzare quanta poca forza avessi io in confronto a lui.
“Non sono in mondo tutto mio! E comunque sto bene, non ti preoccupare...piuttosto piantala di fare l'esibizionista.”
Inquisii sul fatto che fosse ancora a petto nudo e lui notandolo rise fragorosamente.
“Per questo sarei esibizionista? -Si indicò con il pollice.- Allora se mi vedessi nelle giornate di caldo afoso, quando sono a casa, cosa faresti, mi daresti del maniaco?”
Posò una mano sulla mia testa e l'accarezzò dolcemente, con un sorriso cordiale e amichevole in viso.
Lo fissai male.
“Perchè, giri per casa direttamente nudo?” “Nah! Quello lo fa il mio fratellastro, io semplicemente sto senza maglia anche quando mangio.”
Rimasi allibito. Chissà, forse andare a casa sua in estate sarebbe stato interes-...Dèi no, cosa farneticava il mio cervello tutto d'un tratto?
Dovetti deglutire.
“Ho-ho capito...beh al momento non sei a tavola o altro, sei al lavoro e tanto per puntualizzare con me!
Si dà il caso che non sia una ragazza da impressionare con il tuo fisico, pertanto sei pregato di metterti immediatamente la camicia!”
Così fece, ma nel mentre rise decisamente divertito dalla mia reazione. Indossò anche il gilet nero e la cravatta che, come c'era da aspettarsi, non riuscì ad annodare.
“Allora...-Iniziai la frase sorridendo ironico.- E' arrivato il momento di insegnarti qualcosa, granchiaccio?”
Chiesi, avvicinandomi a lui. Riuscii in quel modo a sviare anche il discorso dalle sue nudità a ciò che quel ragazzo non sapeva fare.
Ancora mi chiedevo com'era possibile. Fare un nodo del genere era una cosa elementare.
Seppur titubante, presi le due parti della cravatta tra le mani e lui alzò il colletto in modo da farmi lavorare meglio.
“Esplichi maestro, la seguirò con attenzione.”
Rispose con un bellissimo sorriso allegro, sulle labbra. Feci allora intrecciare le due parti dell'indumento accarezzandone il tessuto del medesimo colore degli occhi di Manigoldo.
Ogni cameriere l'aveva di tinta diversa, ma solo la mia e quella del collega di fronte a me, si abbinavano a qualche lato fisico di noi.
Non lo notai, ma nel frattempo che sfioravo con finezza il tessuto della cravatta per fare il nodo, lo sguardo di Manigoldo mi seguiva con anche fin troppa attenzione.
“Ecco fatto, così è come devi sistemarla. Ora la stringi un po' qui in alto ed il gioco è fatto.”
Sorrisi e nel terminare il nodo, lui non mi diede tempo di finire la frase. Posò le mani sulle mie e ne accarezzò delicatamente la pelle.
“Sei bravissimo...oggi Kanon ha fatto bene a chiederti consigli sull'abito da indossare. Sembri infatti molto esperto.”
Sbattei le palpebre assumendo un'espressione disorientata. Scossi la testa.
“N-non è vero...mi piace solo vestire elegante, per questo ho saputo aiutarlo. Per il resto...non è che me ne importi poi così tanto.
Vedere qualcuno vestito bene e in ordine, mi fa solo piacere.”
Accennai un sorriso, guardando di lato. Lasciai tuttavia che Manigoldo mi tenesse le mani e le accarezzasse.
“Allora in futuro magari potrai dare qualche consiglio anche a me, sempre che non ti stia troppo antipatco.”
Mormorò e quando alzai gli occhi venni spiazzato dai suoi. Nelle sue pupille era velata una certa eccitazione, dovuta più all'entusiasmo che ad altro.
Erano belli, erano gli occhi da cucciolo che già una volta, in Irlanda, avevo visto. Accennai un sorriso esasperato ma allo stesso tempo adorabile.
“Non sei cambiato...”


“Uh?”


“Sei cresciuto d'aspetto, fisicamente ti sei fatto più virile, ma...rimani il solito piccolo Manigoldo che amava tanto difendermi.”
Calò il silenzio tutto d'un tratto. Vidi l'italiano davanti a me sgranare gli occhi e impietrirsi sul posto.
Le sue mani strinsero con vigore le mie, prima di lasciarle all'improvviso.
Accadde tutto in un attimo.
Manigoldo avvolse con le braccia il mio petto. con forza che solo lui poteva possedere e in quel frangente di secondo mi strinse a sé.
Avvertii il suo corpro premere contro il mio, nel tentativo di starmi ancora più vicino. Sgranai gli occhi e fui travolto da un'ondata di sensazioni tra loro contrastanti e confuse.
“Ma-Ma-” “Zitto.”
Fu la sua risposta imperativa e le sue braccia s'insidiarono anche sotto i miei capelli.
Erano ormai chiuse in una morsa da cui era impossibile scappare, quella di Acubens: le chele del Cancro.
Tuttavia non era qualcosa di spiacevole, anzi...il contrario. Ne rimasi si sorpreso, eppure...quei tocchi mi facevano sentire davvero bene nonostante non lo volessi ammettere.
Posai le mani tremanti sulla sua schiena, dovetti deglutire e, probabilmente, lui lo avvertì perfettamente.
Ero agitato, ogni parte di me era tesa per quel semplice...abbraccio?
Sentii il cuore galopparmi nel petto.
“Anche tu non sei cambiato...rimani quel pesciolino scorbutico, asociale e testardo che conobbi anni fa.
Quell'adorabile ragazzo dai corti capelli cerulei, occhi vasti come il cielo e...bellezza degna solo di una divinità. -Mormorò con le labbra vicine al mio orecchio. Le sue parole furono soffi leggeri, che mi fecero salire un brivido lungo la schiena.- Affascinante come una rosa e pericoloso come le sue spine, sei cambiato solo sotto questo lato.
In parte però ne sono felice. Quando diventi combattivo, riveli un lato di te che è semplicemente fantastico.”
Sollevò appena il petto dal mio e lasciò la presa con un braccio per posarmi la mano destra sulla guancia.
Avevo gli occhi lucidi e il viso visibilmente arrossato per l'imbarazzo e l'agitazione. Strinsi tra i pugni piccoli lembi di tessuto del suo gilet e deglutii.
“Ma-Manigoldo...combattivo? Da solo non riesco tenere testa nemmeno a te, figuriamoci se lo posso essere con altri.”
Ammisi imbarazzato, tentando di guardare a lato. La sua mano me lo impedì e accarezzò delicatamente la guancia che sin da prima stava bramando.
Mi sorprese.
“Ti senti quando parli?
Sei riuscito benissimo nel tuo intento proprio ieri, quando ci siamo scontrati. Un altro si sarebbe sentito mortificato per il danno recatomi, tu invece hai continuato a combattere la mia testardaggine e e sei riuscito anche a risolvere diplomaticamente la nostra disputa.
Hai concesso così ad entrambi di ricominciare presentandosi con calma. -Sorrise e si avvicinò pericolosamente al mio viso...io non lo fermai, né protestai. Non volevo farlo.- Quindi smettila di sminuirti, non ti fa bene.
Se poi ti può essere d'aiuto...io sono diventato quello di ora per te.”
Confessò, infliggendomi il colpo di grazia. Avvertii infatti il cuore mancare di un battito e le gambe cedermi.
Con quale calma lo aveva detto? Eh? Come faceva? Lo odiavo, oooh se lo odiavo!
Lui prontamente mi sostenne sorridendo.
“Ora però non mi svenire, eh!”
Rise sonoramente, stringendomi di nuovo tra le le sue braccia. Mi lasciai sostenere e storsi la bocca in una smorfia offesa.
“Per chi mi prendi? Non svengo per così po...- Il mio mento venne afferrato da una delle sue chele ed alzato. Mi trovai così con le labbra vicine alle sue.-...co. Manigoldo...cosa...stai facendo?”
Mormorai cercando di trattenere il fiato. Mi sfiorava invece con il suo e avvertivo i pensieri turbinare vorticosamente.
Alcuni cozzavano con altri, mi suggerivano di scappare, altri di rimanere lì. Certi dicevano che era giusto ciò che stava succedendo, altri che invece non lo fosse per niente.
Era a così poca distanza da me...e...purtroppo mi piaceva come situazione, ma non volevo ammetterlo.
Lo vidi sorridere.
“Voglio che tu sia sincero con te stesso, Albafica. -Il soffio caldo delle sue parole si posò sulle mie labbra umide e il suo semplice pronunciare il mio nome, non fece altro che farmi rabbrividire.- Continui a scappare e negare...ora dimmi: lo fai apposta perchè vuoi essere catturato da me? O non ti rendi conto di ciò che provi?”
Rimasi sorpreso da quelle semplici domande e non seppi cosa rispondere. Il panico s'impossessò di me e cercai in tutti i modi di fuggire lontano da lui, scossi rapidamente la testa.
“Che domande sono? Avanti Manigoldo, dobbiamo andare ad aiutare Shion!” “Rispondimi!”
Disse d'un tratto, spingendomi con la schiena contro l'armadietto alle mie spalle. Una sua gamba andò a insinuarsi tra le mie e mi bloccò.
La posizione era simile a quella in cui ci eravamo trovati il giorno prima, scappando da Veronica in quel vicolo.
Vi furono diversi secondi di silenzio, poi un sospiro profondo. Il mio.
Cercai di dire ciò che mi sentivo dentro in quel momento, in modo tale da non deluderlo, ma nemmeno offenderlo.
“Io...sono così confuso.”
Confessai mormorando e lui scorse la sincerità nei miei occhi lucidi. Gli dissi solo e soltanto la verità.
“Ho bisogno di tempo, come già ti ho detto quando eravamo da Kanon e...è tutto così strano, così diverso, io non-”
Delicatamente mi posò l'indice sulle labbra, le delineò con delicatezza e sorrise dolcemente.
“Allora non forzerò il tempo. Ogni cosa verrà da sé.”
Per l'ennesima volta mi spiazzò, ma fui io stavolta a stringerlo comprendendo quanto lui potesse essere gentile e apprensivo nei miei confronti.
Sentivo di odiarlo per quello! Era troppo disponibile nei miei confronti! Quella disponibilità non mi faceva più sentire me stesso, risvegliava un qualcosa di assopito nel mio cuore.
Sapeva essere sfrontato, quasi aggressivo o pericoloso, in un momento e l'attimo dopo diventare un bravo ragazzo, premuroso e comprensivo.
Delicatamente le sue braccia liberarono il mio corpo e fece un passo indietro. Il suo sguardo tornò quello del Manigoldo dal caratteraccio di sempre e sorrise allegramente.
Mi sembrava assurdo quel cambiamento improvviso, eppure in cuor mio sapevo benissimo che lui era fatto così. Tale fatto mi faceva sentire davvero bene, solo a guardarlo la sua allegria pareva contagiarmi.
Adoravo quel sorriso.
“Ora si che Shion ci fa lo scalpo. -Rise.- Ah! E a proposito...dovresti legarti i capelli, ecco tieni.”
Tirò fuori dall'armadietto un elastico per capelli e una rosa nera, me li porse.
Fissai il secondo oggetto perplessamente, prendendolo in mano.
“Una...rosa? -Alzai lo sguardo su di lui e lo vidi annuire.- Non ne capisco l'utilità, non è un accessorio per capelli...per di più è nera.”
“E allora? Il nero si addice molto a come sei vestito in questo momento e- avanti girati, sono più bravo a mostrare quello che penso che a descriverlo.”
Inarcai un sopracciglio e gli diedi le spalle, sbuffai. Che aveva in mente? Le rose andavano bene per le donne, non per uomini come me.
Le sue mani iniziarono delicatamente a scorrermi tra i capelli e li intrappolarono in una coda alta che mi faceva risaltare molto il viso e il collo.
Prese l'elastico che tenevo in mano e legò quei leggeri filamenti cerulei. Sorrise infine e sistemò all'ultimo anche la rosa tra le spire azzurre che formavano la coda annodata.
La bloccò bene e subito dopo aprì l'armadietto per farmi vedere allo specchio.
Rimasi sbalordito. I capelli raccolti in quel modo non mi davano per niente un'aria femminile e...anche la rosa era incastrata bene, per di più nera si intonava perfettamente a come ero vestito.
Guardai Manigoldo che sorrideva soddisfatto, sospirai.
“L'hai vinta tu granchiaccio, mi dona davvero molto quest'acconciatura. Lo ammetto, a volte sono troppo diffidente nei tuoi confronti.”
Detto quello allungai le mani e gli sistemai il colletto della camicia.
“Sapevo di aver ragione e dovresti iniziare ad essere un po' più flessibile, dolcezza.”
Ridacchiò lui volendo fare lo sbruffone, gonfiò anche il petto fieramente, tenendosi le mani sui fianchi.
“Ma per favore...sei solo un pallone gonfiato.”
Conclusi.
Esitai tuttavia per un secondo e dovetti mordermi il labbro inferiore. Volevo fare una cosa...ma mi sembrava maledettamente stupida ed equivoca...anzi...forse neanche più di tanto.
Sospirai e approfittando del fatto che lui stesse ancora ridacchiando soddisfatto, agii. Accumulai tutto il coraggio di cui disponevo.
Gli posai un fugace e leggero bacio sulla guancia destra, per poi scattare rapidamente verso la porta del camerino.
Shion attendeva che iniziassimo il nostro turno, per cui non c'era tempo da perdere! Notai tuttavia, con sommo piacere, che Manigoldo era rimasto paralizzato, senza parole, nella stanza.
Accennai un sorriso soddisfatto anche se sulle guance ero davvero rosso.
Uscendo incrociai Dohko il quale mi salutò, molto probabilmente era venuto a chiamarci.
“Manigoldo?”
“E' ancora dentro, lo noti subito appena varchi la soglia. E' la statua posta proprio di fronte agli armadietti.
Prova a smuoverlo tu, io ci rinuncio.”
Dissi con un cenno vago della mano, passandogli di fianco. Mi sentivo felice per la reazione del granchiaccio.


“Si può sapere che ci fai lì impalato?”
Il cinese entrando nel camerino si ritrovò innanzi un italiano intento a tenersi una mano sulla guancia, con lo sguardo perso nel suo mondo.
Dohko rimase seriamente sorpreso.
“Ohi.”
L'altro sembrò riaversi finalmente dalla fantasia. Guardò disorientato l'amico e successivamente sorrise solarmente.
“Ho scelto proprio bene, Dohko. -Ridacchiò sfrontatamente con l'altro che lo guardava perplesso.- Albafica è perfetto per me.”
Detto quello lasciò completamente da solo il cinese che scosse la testa esasperato.
“Oggi non penso sia la giornata giusta per il sottoscritto...”


Nel frattempo io mi ero già messo all'opera e pur essendo un cameriere alle prime armi, fui piuttosto bravo a servire ai tavoli.
Senza accorgermene stavo anche conquistando molti dei clienti che servivo, specialmente se questi erano del gentil sesso.
Le donne talvolta mi fissavano per lunghi e intensi secondi che consideravo a dir poco imbarazzanti.
Mi fermavano ai loro tavoli per chiaccherare e spesso mi veniva chiesto se avessi la ragazza. In qualche modo riuscivo sempre a tirarmi fuori da discorsi che sarebbero sfociati in allusioni alla mia vita sessuale o in proposte indecenti.
Manigoldo non si fece vivo per due ore buone, ma lo intravidi servire altri tavoli mentre io svolgevo il mio lavoro. Meno male che doveva farmi da mentore...
Sospirai, d'altro canto il locale si fece più pieno verso l'ora di cena, per cui non potevo biasimarlo se era troppo impegnato per badarmi.
Un attimo...badarmi? Io non volevo alcuna attenzione da lui...anche il bacio di poco prima, non era stato niente se non un dispetto voluto dal mio lato bastardo.
Gonfiai le guance e continuai a lavorare, finchè, ad un certo punto, mi arrivò una poderosa pacca sul sedere passando di fianco a un tavolo.
Girai la testa nell'immediato e vidi un gruppo di cinque donne ridacchiare innocentemente e borbottare tra loro.
“Allora ce l'ha proprio sodo.”
Disse una.
“Ed è anche carino, quanto gli dai di età?”
Eccone un'altra.
“Mah! Avrà si e no diciotto anni, cavolo mi sentirei vecchia e estremamente perversa a provarci con lui.”
Continuarono a sghignazzare come oche tra loro, finchè la quinta, la più coraggiosa e sfrontata, mi appoggiò una mano sul braccio, rivolgendomi un sorriso.
Dovevano essere proprio un bel gruppo di zitelle...trattenni infatti una smorfia.
“Ehi ragazzo, come ti chiami? Non ti ho mai visto qui al “Sanctuary”, sei nuovo?”
Chiese sfoderando la sua malizia da donna esperta e consapevole di ciò che faceva. Fece scivolare la mano lungo il mio braccio, passandomela sul fianco.
Assottigliai nell'immediato lo sguardo.
“Non ho l'obbligo di dire il mio nome, signora. Né dare altra informazioni.”
Risposi distaccatamente girando la testa.
“Bisbetico, avanti dolcezza! Apriti un po' con mamma Angie, non voglio mica mangiarti.”
Disse afferrandomi il polso e strattonandomi, venni costretto a sedermi sulla sedia vuota di fianco a lei.
Stavo solo perdendo tempo e di sicuro non avevo voglia di parlare con delle oche.
Per di più...non mi era piaciuto per niente il tono che aveva usato nel dire “dolcezza”, solo una persona mi poteva chiamare così...cioè! Neanche lui era autorizzato a utilizzare nomignoli sul sottoscritto, però...da parte sua lo apprezzavo già di più.
“Signora, sono in servizio. Non può farmi stare qui-” “Oh avanti, il tuo principale non ti dirà niente vedrai. Vuoi del vino?”
Mi porse un bicchiere con del delicato nettare rosso all'interno, scossi nell'immediato la testa. Non accettavo mai niente da chi non conoscevo, né tanto meno da una che pareva tutto tranne che una brava donna.
“No e con permesso, io me ne va-”
Dovetti sgranare gli occhi, quella tizia doveva essere ubriaca o infoiata. Mi si gettò al collo e premette il seno prosperoso contro il mio petto, proprio per distrarmi.
Non arrossii. Mi arrabbiai soltanto, ma essendo che avevo di fronte una cliente, non potevo reagire in malo modo.
“Signora mi lasci! Non siamo in un Host Club per donne, la prego si contenga.”
Ma lei non sembrava intenzionata a farlo.
“Dai dolcezza, almeno un bacetto lasciatelo dare.”
Sorrise allegramente, ma nel tentativo di fare ciò che voleva, venne fermata. Un'aura oscura e infuriata, si delineò alle mie spalle.
Due forti mani mi si posarono sulle scapole e nell'immediato ne riconobbi la stretta. Sgranai gli occhi e girai la testa.
“Gradirei che non si importunassero i miei stessi colleghi. -Manigoldo si fece avanti tenendo una smorfia e un sorriso sfrontato in volto.- In particolar modo se questo sono miei amici.”
Approfittando della distrazione della donna, me la scrollai di dosso per mettermi in piedi di fianco all'italiano. Feci una smorfia per il disgusto provato.
“Ah? Tu sei quello scimmione che gira sempre qui attorno...si sei carino, ma privo di ogni finezza.
Non saresti adatto nemmeno a una sola notte di divertimento con la sottoscritta. -Commentò come se Manigoldo fosse un oggetto, pertanto mi innervosii.- e poi che cosa vuoi? Stavo solo parlando con il tuo amico, non lo importunavo.”
Mi fece l'occhiolino e a quel punto precedetti l'italiano nel parlare, sorprendendolo.
“Signora: vada al diavolo. -Lei sgranò gli occhi.- Con tutta l'educazione di cui dispongo, le chiedo di non rivolgersi più con tal tono né a me, né al mio collega.
Non siamo oggetti di vostro uso e consumo, siamo persone. Pertanto, vi auguro buona serata e permanenza.
Manigoldo, andiamo.”
Lo afferrai per il polso prima che potesse fiatare e lo trascinai lontano da quel gruppo di oche. Lo condussi fin dentro la cucina dove prendevamo i piatti e lì dovetti mordermi il labbro inferiore dal nervoso.
“Quanto non sopporto le donne così! Donne come mia madre!”
Sbottai inconsapevolmente. Solamente quando realizzai che anche il mio collega aveva sentito tentai di darmi un contegno.
Gli rivolsi lo sguardo e i suoi occhi mi fissavano con aria preoccupata.
Posò una mano sulla mia spalla e sorrise.
“Non ti facevo così maschio, dolcezza. -Disse con un sorriso sornione sule labbra.- Te la sei cavata alla grande e...era gelosia quella che ho percepito poco fa?”


“Eh?”


“Quando quella megera ha parlato di me trattandomi come un giocattolo, il tuo sguardo velava tutt'altro che calma.”


“Cosa? Si beh, ma non si può considerare gelosia! E' rispetto Manigoldo, semplice e puro rispetto.”
Incrociai le braccia al petto.
“Avanti, torniamo a lavorare. Quelle cinque mi hanno solo fatto perdere tempo.”
Sospirai, ma in quell'istante il granchiaccio mi afferrò per il polso, trascinandomi per l'ennesima volta a contatto con lui.
“Grazie, Albafica.”
Mi strinse e dovetti sgranare gli occhi per la sorpresa. Perchè doveva ringraziarmi? Non avevo fatto niente di che...ero stato...solamente impulsivo.
Non vi fu tempo per rispondergli poiché mi posò le labbra sulla guancia, con l'obiettivo di ricambiare il bacio che precedentemente gli avevo dato.
Avvampai e portai d'istinto una mano su quel punto.
“Ma-Mani-”
Lasciò la presa e mi rivolse un sorriso giocoso, seguito da una linguaccia birbantesca.
“Ho restituito il colpo, mancano tuttavia gli interessi...oh beh, quelli magari più tardi.”
Ghignò e mi ritrovai spiazzato da tal comportamento. Perchè doveva sempre lasciarmi interdetto? Dèi, lo odiavo!
“Interessi? Ah no! Non li voglio!”
Lo spintonai e corsi nuovamente a svolgere il mio dovere. Lui mi seguì, ma riprese anche lui a lavorare come se niente fosse accaduto.
Ogni tanto però, quando ci incrociavamo strada facendo, verso la cucina, mi lanciava strane occhiate che mi facevano sentire a disagio.
Talvolta ammiccava in mia direzione e mentre se ne andava ghignava.
Iniziavo a non poterne più.
So di essere lunatico, prima una cosa mi piace e poi no, però ora era troppo palese che Manigoldo ci stesse provando spudoratamente con me!


All'alba delle nove, Shion mi concesse una pausa e quindi potei finalmente sgranocchiare qualcosa in santa pace.
La clientela andava scemando e ormai la parte del ristorante si avviava verso la chiusura. Per essere domenica sera però, era strano.
Mi stiracchiai passando per il corridoio che portava dalla cucina alle sale da pranzo e, appena voltai l'angolo, mi imbattei in Dohko.
Una velata preoccupazione era disegnata sul suo viso.
“Ehi.”
Esordii flebilmente, notandolo tuttavia di fretta, mi feci da parte.
“Oh! Ciao Alb, scusa se non ti bado, ma devo correre a dire una cosa a Shion, ci vediamo dopo.”
Non capii il motivo di tanto panico, pertanto sbattei le palpebre con fare più che perplesso. A seguito del cinese, vidi poi Manigoldo che in mano teneva una lettera aperta.
Le sue labbra erano piegate in una smorfia ironica. Strinse la carta calligrafata tra le mani, increspandone i lati e il resto del foglio.
“Quel bastardo di Lune...tch, se me lo trovo davanti di notte lo pesto a sangue.”
Sembrava seriamente arrabbiato e quando alzò lo sguardo dovetti trattenere un sobbalzo. Non lo avevo mai visto tanto furioso e le sue iridi scintillavano come ardenti fuochi fatui.
Tuttavia notandomi sgomento, si addolcì.
“Dolcezza! -Piegò la testa di lato, dispiaciuto di essersi fatto vedere con quell'espressione. Si massaggiò il collo con una mano sospirando.- Scusa, probabilmente hai avuto il tempismo esatto per vedermi furioso.”
Sforzò una risata sardonica e fece per passarmi di fianco. Gli afferrai spontaneamente il braccio e lo fermai.
Forse era la curiosità a spingermi a far qualcosa, o forse semplicemente un nome da lui pronunciato mi aveva fatto aguzzare i sensori di pesce.
“Uh? Che fai?” “Sia tu che Dohko sembrate aver fretta, che succede? Ieri sera Rhadamanthys mi ha parlato di questo Lune...cos'è successo?”
Fui freddo nel pronunciarmi e strinsi la presa sul suo braccio.
Vidi la sorpresa palesarglisi in viso e si guardò attorno circospetto. Sospirò.
“Vieni. Meglio che ci sia anche Shion a parlare. -Posò una mano sulla mia, per poi stringermela e trascinarmi delicatamente con sé verso l'ufficio del cugino.- E' una questione delicata, per cui preferisco discuterne tutti insieme.”
Rimasi in silenzio, mantenendo la mia fermezza. Senza accorgermene, la mia mano liscia e vellutata, stava stringendo quella callosa e piena di graffi di Manigoldo.
Mi sorprese infatti avvertire quelle incrinature sulla sua pelle, che allenarsi l'avesse ridotto anche a farsi male più di una volta?
Tacqui.




Arrivammo sulla soglia dell'ufficio di Shion e già dall'esterno udimmo due voci borbottare tra loro.
“Merda! Se Lune mi gioca pure questo scherzo come lo spiego a papà? Le malelingue che girerebbero poi...”


“Shion! Calmati. Se anche lo venisse a sapere Hakurei, non credo sarebbe tutta questa tragedia. Nemmeno Mu e Kiki avrebbero da ridire a mio parere.
E poi...si capisce lontano un miglio com'è la nostra situazione.”


“Ho capito, ma tu sai bene che semplici voci di questo tipo potrebbero rivoltarcisi contro! -L'ariete sospirò.- Sono spaventato anche se non voglio darlo a vedere...”


“So che lo sei. Ti conosco da fin troppo tempo, ma ora devi stare calmo. Parlerò io con Hakurei e faremo rimangiare ogni tipo di minaccia a Lune!”


“Dohko...”


Manigoldo aprì in quel momento la porta e la scena che si palesò innanzi ai miei occhi, mi fece sgranare gli occhi.
Venni trascinato dentro la stanza e il granchio fu rapido a chiudere la porta dietro di sé, come a volere che nessun altro assistesse a quella scena.
Shion era seduto sulla scrivania, la testa piegata all'indietro e i lunghi capelli olivastri stretti dalla mano di un cinese intento a baciarlo amorevolmente.
Le mani dell'ariete erano affondate nella folta chioma di Dohko, artigliate a essa come se il loro possessore avesse paura di essere abbandonato.
Rimasi sorpreso. Non che fossi così ingenuo da non sospettare nulla tra loro, però...vedere Shion sotto quella luce era molto strano.
Aveva dimostrato di essere una persona forte e...ora era invece tra le braccia di Dohko a cercare riparo.
Manigoldo strinse di più la mia mano e si schiarì la voce per farsi notare dai due che,vedendoci, sciolsero nell'immediato la presa l'uno sull'altro e il loro bacio.
Un colore intenso imporporò le guancia del proprietario del “Sanctuary”, mentre il cinese si massaggiava la testa con lo sguardo perso nel vuoto. Accennai un sorriso e precedetti Shion nel parlare.
“Non servono spiegazioni, perciò va bene così.”
Non ero omofobo e si sapeva. Né avrei discriminato il mio principale perchè era anche lui omosessuale...soprattutto ora che iniziavo a dubitare addirittura di me stesso.
Nel pensarci, l'attenzione mi ricadde sulla mia mano, ancora intrappolata dalla stretta del cancro alla mia sinistra.
“L'unica cosa che vorrei sapere è...cosa vuole Lune da voi? Mi sembrate sin troppo allarmati.”
Osservai e ciò che ricevetti come prima risposta, fu un respiro profondo da parte di Shion.
“Vedi Albafica...quell'uomo ha tante argomentazioni contro di me. Non gli è mai andato giù che io...come dire...avessi rifiutato i suoi sentimenti per andare con un altro uomo per cui sapevo di provare davvero sentimenti forti.”


“E qui entro in scena io. -Dohko interruppe l'altro e gli sorrise.- Ho avuto modo di vedere che sei amico di suo cugino Rhadamanthys, per cui immagino ti abbia già accennato qualcosa.- Annuii per dargli conferma.- Lune quindi, oltre ad essere un tipo vendicativo, è anche succube dell'altro cugino che si ritrova: Minos.
Quest'ultimo è un sadico e gli piace utilizzare il potere degli altri a suo vantaggio, in questo caso...vorrebbe che noi del “Sanctuary” chiudessimo per un torto che, secondo lui, in passato Manigoldo gli ha recato.”
Perplesso voltai la testa verso l'italiano intento a reprimere una risata. Si portò anche una mano alla bocca per farlo.
“Torto? E' così che lo definisce? Dio mio...vuole proprio finire arrosto quel pollo, lascia che abbia l'opportunità di mettergli le mani addosso e-” “Manigoldo!”
Intervenne Shion fulminandolo con lo sguardo.
“Dice chiaramente che tu gli hai rubato qualcosa, potresti quindi farci il piacere di dirci che oggetto gli hai preso?”


“Oggetto? OGGETTO? -Serrò la presa sulla mia mano, adirandosi non poco.- Non ho rubato niente di suo!
Ho solo difeso una persona dalla sua cleptomania e lui da quel momento ce l'ha sempre avuta a morte con me. Punto.”
Si limitò a rispondere riprendendo la sua solita aria sfrontata e beffarda.
“Un momento...-Riflettei.- Non è per quello che è successo ieri, vero?”


“Eh?”


“Mi hai aiutato ieri sera, ricordi?”


Manigoldo scosse nell'immediato la testa.


“Nah. Quello era niente, tempo fa ci ho discusso molto più animatamente, l'ho preso pure a calci e pugni.”


“E sei tonato a casa con un occhio pesto e in totale dieci punti tra testa e labbro inferiore rotto.”
Borbottò una voce molto profonda, di qualcuno che entrava in quel momento nell'ufficio. Spontaneamente lasciai la mano di Manigoldo, che ridacchiò tra sé e sé avendo riconosciuto alla perfezione il tono.
Girandomi mi trovai davanti un uomo che doveva avere all'incirca la stessa età di mio padre. I suoi occhi erano chiari smeraldi gentili e i capelli candidi quanto la neve.
Sembrava si sull'andante della vecchiaia, ma il suo viso in qualche modo gli dava un aspetto molto giovanile.
Notai che aveva le stesse sopracciglia di Shion, quindi poteva essere suo padre.
“Zio! Quale sorpresa!”
Ecco, sbagliato in pieno.
“Yo vecchio, qual buon vento ti porta qui?”
Manigoldo lo salutò semplicemente alzando la mano con uno dei suoi sorriso sardonici sulle labbra. Il nuovo arrivato incrociò le braccia al petto e il suo sguardo, apparentemente gentile, si trasformò in puro fuoco d'ira.
“Qual buon vento, eh? Dii un po' Manigoldo...-Prese il soggetto in questione per l'orecchio.- Chi ti ha dato il permesso di addebitarmi sul conto le tue spese extra, eh?
Prima Angelo che compra cose per soddisfare la vanità di Aphrodite e adesso anche tu mi giochi questo scherzo?
Hai vent'anni e ancora ti comporti come un dodicenne!” “Ahi- Ne ho quasi ventuno per l'esattez-” “Peggio ancora! Un giorno o l'altro farai qualcosa per non farmi disperare? Mi basta già quello scervellato del tuo fratellastro.”
Lasciò l'orecchio del povero granchio. Infine quell'uomo posò lo sguardo su di me e fu in quel momento che capii chi fosse.
“Lei è...Sage Doukas!”
Esordii, ma sentendomi inopportuno con quell'affermazione mi portai una mano sulla bocca. L'uomo però mi sorrise.
“Si esatto sono io e...tu sei?” “Albafica Samuel Griffiths, sono uno degli studenti del linguistico dove dovrà andare a fare da esaminatore.”
Sembrò rimanere sorpreso dalla mia presentazione e si piegò su di me ad osservarmi il viso. I suoi sembravano volenterosi di scrutarmi nell'anima e ammetto che mi mettevano non poca soggezione.
Dovetti dunque deglutire.
“Hai detto Griffiths?”


“Si quello è il mio cognome.”


“In effetti...noto una certa somiglianza...”


“Eh?”
Pigolai sorpreso e in modo adorabile, notai infatti strane scintille illuminare gli occhi di Manigoldo che mi osservavano con attenzione.
Molto probabilmente stava ricorrendo a qualche tipo di freno per non saltarmi addosso...che avevo fatto di male?
“Sai...conosco tuo padre, Albafica. -Sorrise Sage ridacchiando tra sé e sé.- e anche molto bene. Come sta?”
Rimasi letteralmente a bocca aperta. Lugonis era una maledizione, conosceva praticamente tutta la città a momenti, se non ancora più gente.
“E-ecco...sta bene, è stato un po' indaffarato ultimamente con il lavoro e delle questioni di famiglia, ma per il resto è in ottima forma.”


“Ah già, ricordo infatti che aveva praticamente adottato suo nipote a causa di alcuni disguidi nati con suo fratello Luco.”
Rise e rimasi ancora più sorpreso della sua rivelazione. Sapeva tutto.
Manigoldo si mosse a mo di crostaceo e, a braccia incrociate al petto, si mise dietro di me.
“Mi stai dicendo che tu hai sempre saputo della sua famiglia?”
Il patrigno rispose affermativamente al figlio, annuendo.
“Perchè non me l'hai mai detto?! Avrei potuto avere il numero di telefono di Albafica salvato nella memoria già da anni!
Dannato vecchio!”
Sbottò impulsivamente e io mi ritrovai ad avvampare. Che diavolo di uscite faceva quel granchio? La frase detta era fin troppo ambigua, accidenti.
“Ma-Manigoldo!!”
Balbettai mentre gli occhi di Sage, visibilmente sorpresi, si posavano sulla mia persona. Dovetti deglutire tanta era la tensione accumulata nella mia schiena.
“Come? Vuoi dirmi che voi due-” “ASSOLUTAMENTE NO!”
Urlai, ormai diventato rosso più di un peperone, era miracolo se le orecchie non mi stessero fumando.
Deglutii.
“O-Oh guarda, si sta facendo tardi tra un po' devo andare a casa!”
Sforzai una risata passando con passo felpato di fianco a Sage. Manigoldo mi braccò prima che potessi però varcare la soglia.
Allora Kanon non era l'unico con un futuro nel Rugby...
“Fermo lì pesce dei miei stivali! Qui abbiamo ancora delle cose da dirti e poi...mi spieghi dove vai da solo, a piedi, a quest'ora della sera?”
Il suo discorso non faceva una piega. Sospirai e mi lasciai trascinare nuovamente dentro.
Sage stava ridacchiando tra sé e sé, mentre si sedeva sulla sedia di Shion.
“Dunque, tralasciando per qualche istante questo discorso su Albafica e Manigoldo, qui cosa sta succedendo? -Inarcò un sopracciglio.- Hakurei mi ha detto che state venendo messi con le spalle al muro da un critico.
Per quale motivo? Quali sono le sue armi?”
Incrociò le braccia al petto ed accavallò anche le gambe, apprendendo così una postura piuttosto sicura e fiera.
Mi meravigliava il fatto che Manigoldo, pur essendo suo figlio adottivo, non avesse ereditato nulla a livello caratteriale, da lui.
Udimmo Shion e Dohko sospirare.
“Le sue armi siamo noi.”
Mormorò l'ariete, serrando i pugni con forza. Mi tenni vicino a Manigoldo che nel frattempo si era appoggiato al muro con la schiena, incrociando le braccia al petto. Una velata smorfia era disegnata sulle sue labbra.
“Spiegatevi.”
Sage fu imperativo e Dohko gli rispose nell'immediato.
“Vuole ricattarci sulla base della mia relazione con Shion. Si sa che le malelingue sull'orientamento sessuale ormai, sono all'ordine del giorno.
Quindi vuole puntare su quello.”


“Come se Lune non fosse di tal partito! Tsè!”


Commentò il granchio alla mia destra, lo guardai con sorpresa e sospirai. Intuivo che stesse pensando anche a sé stesso mentre ascoltava le vicende del cugino.
Anche la sua espressione era dubbiosa.
Non seppi perchè, ma gli posai una mano sulla spalla per far scemare il suo nervosismo. Mi rivolse lo sguardo, accennando un vago sorriso.
“Quindi solo per quello?”
I due annuirono e a quel punto Sage scoppiò a ridere, alzandosi anche dalla sedia.
“Non è un problema poi così grave, Shion. -Gli occhi violacei del biondo-olivastro si sgranarono.- Hakurei non si sarebbe fatto alcun pensiero, ignorate quel tipo.
Penso che vi pesi la questione solo per un fattore personale, per cui ragazzi: andate avanti come sempre.
Non c'è bisogno di innervosirsi. Malelingue ci sono state anche anni fa sul “Sanctuary” eppure è ancora in piedi.
Prendetela come una sfida e spronatevi a dare il vostro meglio.
Ho fiducia in voi e mandate al diavolo i pregiudizi.”
Sorrise e si avviò verso la porta, per andarsene.
Sage era un tipo piuttosto strano e...davvero positivo. Non stava prendendo gli eventi alla leggera, eppure aveva un'aria disinibita e ma sicura.
Ne doveva aver passate tante e il sorriso sornione di Manigoldo, forse me ne dava conferma.
“Ah sei il solito noioso, vecchio!
Vedi sempre il bicchiere mezzo pieno. Mai una volta che si riesca a farti vacillare.”


“Gli anni che ho alle spalle mi sono serviti, Manigoldo.
Ed è tempo che anche tu lo capisca, altrimenti non avrei nemmeno adottato te e Angelo. Lo sai.”
Gli occhi dell'uomo si fecero dolci e pieni di istinto paterno nei confronti del granchio. Quest'ultimo in parte imbarazzato, non lo degnò di uno sguardo, anzi, guardò altrove.
“Finiscila, è sempre la solita storia.
In più mi pare che solo io ti stia dando soddisfazioni, Mask non fa altro che divertirsi con Aphrodite o altrove a spacciarsi per boss mafioso. -Fece una smorfia.- Oggi è venuto anche ad importunarmi mentre cercavo degli abiti per Albafica.”
Mi sentii tirato in causa, pertanto lo guardai sorpreso. Era dunque contro il fratellastro che nel pomeriggio stava sbraitando.
“Fosse per lui godrebbe nel vedermi alla stregua di un cane.”


“E' solo invidia. Purtroppo già da bambino non aveva un carattere da angioletto, porta dunque pazienza Manigoldo.
Si scotterà anche lui.”
Sage si avvicinò al figliastro e gli posò una mano sulla testa. Scompigliò affettuosamente i suoi capelli, per poi rivolgere lo sguardo al sottoscritto.
“Dunque, settimana prossima ti dovrò esaminare, eh? Vedi di essere convincente, Albafica. Pretendo molto dai miei allievi...-Si avvicinò al mio orecchio.- In particolare, da chi ruba il cuore a mio figlio e si presenta innanzi a lui solo dopo tre anni.”
Sgranai all'improvviso gli occhi e mi persi con lo sguardo nel vuoto. Il suo tono non era stato di minaccia, però mi aveva ugualmente scioccato.
Dovetti deglutire sonoramente e fissare quell'uomo negli occhi per lunghi istanti, prima di riuscire a trovare il coraggio di rispondergli.
Non ero uno che sottostava o amava essere classificato come bastardo-si in quell'istante velatamente quell'uomo mi stava considerando tale nei confronti del figlio-.
Per un istante, il pensiero che Sage si fosse fatto una cattiva idea di me infatti, mi balenò per la mente.
“Signore.-Intervenni con voce ferma, guadagnandomi un'aria sorpresa da parte sua.- Non mi sono mai reso conto di aver rubato niente a suo figlio.
Solo...-E qui gli occhi di tutti i presenti mi si fermarono addosso.- sono stato stupido a lasciarlo indietro, senza dargli modo di contattarmi.
Manigoldo, nonostante mi esasperi, è un ottimo compare e collega. -Mi astenni dal dire qualsiasi altra cosa.- Pertanto non ho alcuna intenzione di presentarmi al mio esame, innanzi a lei, nel panico solo per la sua frase.
Sosterrò ogni domanda e darò il mio meglio.”
Detto quello, fui io ad avviarmi verso la porta. Ero teso e allo stesso tempo dovevo ammettere di essere anche agitato.
Ormai quel granchio mi faceva provare forti emozioni contrastanti e avere davanti suo padre...a dirmi così, mi faceva solamente vacillare.
Non sapevo esattamente come affrontarlo, ma lo avrei fatto al meglio.


“Non hai però accennato a ciò che ho detto, Albafica. -Commentò Sage, mentre la mia mano si posava sul pomello della porta. Gli davo le spalle.- Tu...lo vuoi?”
Fece riferimento al cuore del figlio precedentemente nominato e io mi paralizzai. La frangia mi ricadde sugli occhi e m'incupii.
I denti andarono a mordermi con nervosismo il labbro inferiore e la mano si serrò con stretta ferrea sull'oggetto che tenevo a contatto con il palmo.
L'altra si chiuse a pugno, fino a far sbiancare le nocche.
Riflettei e finalmente risposi. Non c'era motivo ormai per mentire. Voltai la testa e con la coda dell'occhio, guardai quell'uomo.
Né un sorriso, né altra espressione gli solcavano il volto segnato dagli anni e dalle esperienze di vita.
Tirai un lungo respiro.
“Si. L'ho rubato e lo terrò. Ma darò tempo al tempo.”
Detto quello, aprii la porta e uscii da quell'ufficio.
Non me ne ero accorto, ma i miei occhi avevano emanato delle strane scintille di determinazione, le stesse che avevo dimostrato di possedere il giorno prima, dopo il pugno con Minos.
Manigoldo aveva dunque ragione. Quando diventavo combattivo, la bella rosa che mostravo in viso, sfoderava le sue spine aggressive e taglienti.
 
† † †


“Sage ti volle proprio mettere alla prova quel giorno.”
Il suo commento arrivò opportuno. Accennai un sorriso vago e dovetti annuire. Le sue braccia avvolsero le mie, trascinandomi in una stretta amorevole e protettiva.
“Quando questo successe con Aphrodite...scappò via. Fu davvero cattivo con lui. -Ridacchiò, posandomi il mento sulla spalla.- Mask non riuscì a capire, ma l'espressione soddisfatta sul viso del vecchio in quegli istanti era fantastica.”
Lo guardai sorpreso.
Cattivo con Aphrodite? Vuoi dire che con me non lo era stato?
Decisi di chiederglielo in quell'istante.
“Come- intendi che con il sottoscritto ci è andato leggero?”
Sbattei le palpebre e la mia dolce metà annuì. Nascose le labbra contro la mia spalla e una risata prima sommessa, poi gutturale, gli risalì la gola.
“Sapeva già che ero cotto di te e, specialmente, aveva visto subito dalla tua faccia che tu ricambiavi.”
Rimasi sgomento ed arrossii. Rapido mi voltai tenendo il libro sulle ginocchia e lo guardai intensamente.
“Cosa?
Non era così palese, dai!”
Affatto, io non davo per niente a vedere che Manigoldo mi piaceva a quei tempi! No! Avevo troppe emozioni contrastanti per farlo!
“Invece si. -Esordì quel dannato granchio, con un sorriso sornione sulle labbra. Incrociò le gambe e avvolgendomi la vita con le braccia, mi fece mettere a cavalcioni su di lui.- Eri adorabilmente confuso, ma ogni tua azione e sguardo lo facevano capire.
Il vecchio poi non è mai stato stupido, per cui deve averlo capito appena varcata la soglia dell'ufficio di Shion.
Sapeva inoltre che eri sempre stato tu l'oggetto dei miei desideri. -Lo disse fin troppo sensualmente, soffiandomi sulle labbra.
Mi fece rabbrividire.- Per cui scoprire se anche l'uomo che volevo provava lo stesso, deve essere stata una passeggiata per lui.”
Rimasi estremamente sorpreso di quelle sue parole e dovetti mordermi il labbro inferiore per l'imbarazzo.
“Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Dovresti piantarla di torturarti le labbra!” “Senti chi parla, tu ti ammazzi di allenamenti e ti fai male quando sei nervoso!
Almeno io mi ferisco solo una porzione di corpo, tu torni sempre da me con qualche taglio o addirittura dei punti di cucitura su qualche punto del corpo.”
Calò all'improvviso un silenzio gelido tra noi.
Avanti, provaci a controbattere!
“Touchè, pesciolino. Non posso contrattaccare.”
Sorrisi soddisfatto e gonfiai il petto fiero. Guardai il mio granchiaccio negli occhi, avvicinandomi ancora di più al suo viso.
“Sai...dato che mi hai dato ragione, forse posso concederti un premio.”
Mormorai a filo delle sue labbra.
Sto vacillando troppo, ma almeno questo glielo posso concedere...
“Perchè non togli quel forse e mi doni un bel bacio?”


Forse potrei...”
Inveii ghignando e lo vidi diventare sospettoso, inarcò un sopracciglio. Gli scostai alcuni capelli dalla fronte e fu lì che posai il primo bacio, dopo averlo illuso di posargliene uno sulle labbra.
Scesi poi lungo la sua guancia e li vi lasciai l'ultimo.
“Qui niente?”
Si passò l'indice sulla bocca e io scossi la testa.
“Esagerato, quello ancora non te lo meriti. Ti ho dato la mano, ora non prenderti il braccio.”
Imbronciandosi, Manigoldo mi fece scendere da sé e si sdraiò su un lato e sul letto. Si finse offeso e naturalmente quel suo comportamento mi strappò un sorriso.
Gli accarezzai i capelli color cobalto e ridacchiai.
“Sei un bastardo.”


“Lo so, me lo dici spesso.”


“Ora più che mai.”


Più teneva il broncio, più trovavo fosse adorabile. Ed era strano, dato che tutto si poteva dire di lui, tranne che apparisse tenero.
Eppure...per me lo era.
Aprii di nuovo il quaderno e ripresi a leggere. Lui non lo diede a vedere, ma riprese ad ascoltare.
 
† † †


“Cos'hai detto ad Albafica, vecchio?”
Nella stanza, dopo la mia uscita, era calato il silenzio più assoluto. Tutti avevano capito che tra me e Sage era successo qualcosa, Manigoldo più di chiunque altro.
Si era fatto estremamente serio e ora guardava il padre dritto negli occhi. Quest'ultimo piegò le labbra in un sorriso soddisfatto.
Ed era la prima volta che il caro granchio, lo vedeva. Anzi...solamente quando era stato adottato aveva avuto modo di osservarlo.
“Papà?” “Sarà interessante esaminarlo settimana prossima. Ha fegato da vendere quel ragazzo.”
Commentò e Manigoldo non potè che sorridere sfrontatamente.
“Secondo te mi vado a scegliere una fighetta che non sa farsi valere?”


“Hm, beh su quello posso dire che in fatto di gusti sei meglio di tuo fratello.”


“Fratellastro.”


“Sai che per me non cambia niente.”
Sospirò l'uomo e una risata gli salì dalla gola. Poteva considerarsi soddisfatto della risposta ricevuta dal sottoscritto e lo dimostrava pienamente.
“Allora lo approvi?”
Chiese d'un tratto Manigoldo, mentre Dohko e Shion tornarono a parlare di come far andare meglio gli affari del locale.
Sage cadde in un silenzio che durò qualche minuto, prima di rispondere al figliastro.
“Dipende. E' la prima volta che ti vedo così convinto...-Sospese la frase e finì con l'annuire.- Conosco il padre di Albafica e se il figlio gli assomiglia, beh...lo approverei più che volentieri.
Avanti, vai da lui adesso.”
Il figlio si ritrovò spiazzato dalle parole del padre e soprattutto dalla sua fiducia. Una bellissima espressione felice gli si disegnò in viso e, dopo aver annuito, corse fuori dall'ufficio.


“Quel sorriso...”
Sulla spalla di Sage, venne posata una mano e girandosi vide il nipote che lo guardava con occhi brillanti.
“Non ho mai visto Manigoldo così entusiasta.”
L'uomo annuì.
“Già, hai proprio ragione Shion...ma io ho già avuto modo di vederlo una volta con quell'espressione. -Sorrise.- Fu quando decisi di adottarlo. Ricordo ancora il suo balzo da terra, sotto gli occhi inebetiti degli altri bambini dell'orfanotrofio.”


“Io tuttavia non ho mai capito, perchè proprio lui e Angelo? Il secondo era sempre stato una peste e beh, Manigoldo era un ladruncolo.
Per cui perchè due così problematici? Non ho mai avuto modo di chiedertelo in passato.”
Sage fu più che lieto di rispondergli e sorrise anche. Parlare dei figli non gli pesava, forse si, raccontare di Angelo gli dava fastidio, ma del primo figliastro di certo no.
Era testardo, cocciuto e sfrontato, ma gli aveva sempre portato rispetto nonostante i brutti scherzi che ogni tanto gli giocava.
“Perchè mi chiedi? Beh...non lo so nemmeno io ad essere sincero. So solo che quando sono giunto all'orfanotrofio, un bambino nel tentativo di borseggiarmi, mi è caduto accanto. -Ridacchiò finemente.- Indovina un po' chi era?
Quando si è rialzato, ho capito subito che dovevo portarlo con me.
Poteva apparire come un maleducato, ma nei suoi occhi, vidi qualcosa di interessante. Desiderava una famiglia, glielo leggevo in volto.
Sentii quindi dentro al cuore di doverlo tenere con me e lo stesso feci con quell'ingrato di Angelo.”
Nel nominare l'ultimo tirò un lungo e profondo sospiro che Shion capì alla perfezione.
“Hai fatto del tuo meglio anche con lui, Sage. Un giorno ti ringrazierà, vedrai.”
L'uomo accennò un sorriso e annuì in direzione del nipote.
“Hai ragione...comunque ora è meglio che vada, devo ancora finire un paio di giri e beh...devo fare una telefonata a un amico di vecchia data.”
Ridacchiò voltandosi verso la porta. Dohko e Shion si scambiarono occhiate perplesse, prima di guardarlo.
Lui le notò, ma non volle soddisfare la loro curiosità. Se ne andò lasciandoli soli.




Nel mentre che tutto questo accadeva, io ero finito prima negli spogliatoi a cambiarmi, poi nella zona bar a bere un caffè in beata solitudine.
Ero abbastanza stanco per la giornata e quel masnadiero di Defteros la mattina mi aveva svegliato fin troppo presto. Avevo dunque sonno.
Inoltre le parole di Sage mi rimbombavano nella testa ed in particolar modo riflettevo sulla risposta che gli avevo dato.
Nonostante la calma dimostrata sapevo di averla composta di impeto e pertanto il mio cervello non aveva connesso con la bocca. Avevo si riflettuto, ma tutto era accaduto troppo in fretta.
Sospirai.
“Dovevo stare zitto e andarmene...ora penserà che io voglia davvero stare con...”
Bevvi d'un fiato l'ultimo sorso di caffè per farmi tacere e posai la fronte al bancone innanzi a me.
In che guaio mi ero andato a cacciare con quella semplice risposta impulsiva? Avevo definitivamente palesato un mio sentimento al padre di Manigoldo! Era forse anche peggio che averlo riferito al diretto interessato.
Bene. Albafica Samuel Griffiths, se non ti metti nei guai non sei proprio mai contento.
Sospirai per l'ennesima volta e posai stavolta il mento sul bancone. Rimasi piegato.
Sul mio viso era disegnata un'espressione esasperata e allo stesso tempo rassegnata, oltre che in parte offesa.
Fissai il vuoto per lunghi minuti, finchè una coppa per dolci non mi fu posata a un millimetro dal naso. Nel fissarla gli occhi mi si fecero appena strabici per un istante, ma mi sollevai subito per guardare di fronte.
Dall'altra parte del bancone stava un allegro e solare Manigoldo, intento a riporre la tazzina del caffè, che avevo appena bevuto, nella lavastoviglie.
“Per oggi avevo finito le fragole, ma spero comunque che il dolce sia di tuo gradimento. L'ho preparato di fretta rispetto a ieri sera, infatti è un po' sbilenco...scusa.”
Ridacchiò voltandosi mentre si puliva le mani con un canovaccio.
Rimasi sorpreso e fissai il dolce.
Feci un tenero sorriso dato che gli strati di cioccolato e panna, nella coppa, sembravano formare la torre di Pisa tanto erano storti.
“L'importante è che sia buono.”
Presi quindi il cucchiaio e iniziai a gustarmelo. Come mio solito sembravo un bambino da quanto mangiavo golosamente.
Non me ne accorgevo a essere sincero, ma c'era chi me lo faceva notare ovviamente.
“Ti va di dividerlo con me anche questa volta?”


“Ovviamente...-Accennai un sorriso illudendolo.- No.”
Risposi, per poi impossessarmi avidamente della coppa con una mano. Manigoldo fece un'espressione dispiaciuta e girò attorno al tavolo per posizionarmisi dietro.
Posò il mento alla mia spalla come già precedentemente aveva fatto.
“Oh avanti, gli avidi non combinano mai nulla...”


“Non sono avido, solo molto goloso. Per cui fila via, la coppa è mia.”
Protestai mangiando ancora. Lui però riuscì a farmi tentennare quando passò le braccia attorno al mio bacino.
Ringraziai di cuore che non ci fosse nessuno nelle vicinanze.
“Ma-Manigoldo lasciami! Se ci vedesse qualcuno potrebbe fraintendere...”


“Cosa?”


“Eh?”


“Cosa potrebbe fraintendere? Si vede lontano un miglio che mi piaci, per cui dovrei nasconderlo secondo te?”
Guardandolo con la coda dell'occhio, notai la sua serietà e dovetti deglutire. Quel suo viso diventava maledettamente attraente quando faceva così.
Abbassai lo sguardo e presi una cucchiaiata del dolce da lui preparato, per poi portarglielo alla bocca.
“Zitto e...mangia, stupido granchio.”
Mormorai con un vivido rossore sulle guance. Lo sentii scuotere la testa esasperato prima di agguantare il cucchiaio con la bocca.
Non sapevo come comportarmi a dir la verità, per cui era ovvio che cercassi di sviare i discorsi di quel genere.
Lentamente iniziavo a capire ciò che provavo, ma non avrei ammesso niente. Era nel mio carattere non farlo.
“Finito il dolce mi daresti uno strappo fino a casa?”


“Ad una condizione.”


Alzai gli occhi al cielo.


“Quale?”


“Che tu mi dia un altro bacio come oggi.”
Sbattei rapidamente le palpebre e preso dall'agitazione ruotai sullo sgabello su cui ero seduto, per voltarmi a guardarlo.
“Quello non era nien-”
La mano fredda di Manigoldo sulla guancia, mi interruppe la frase. Guardai nell'immediato a lato mentre le mie gote rimanevano arrossate.
Piegai la bocca in una smorfia ingenua. Quanto ancora avrei dovuto maledire quel ragazzo?
“E-E va bene! Ma prima mi porti a casa!”
Quella semplice risposta soddisfò a pieno il mio collega, che si sedette sullo sgabello alla mia sinistra.
“Perfetto! Ora che ne dici di finire di mangiare?”
Portai dispettosamente una cucchiaiata abbondante alla bocca e lo fulminai con la coda dell'occhio.
“Si, infatti io finisco. Tu osservi.”
S'imbronciò.
Alla fine però cedetti e misi la coppa in mezzo, porgendogli il cucchiaio.
“Ringrazia che non sia egoista.”
Si avvicinò e prese l'oggetto sfiorandomi la mano. Sorrise.
“So bene che non lo sei, è anche per questo che mi piace stare con te, Albafica.”
Sbattei le palpebre e lo guardai con sorpresa. Mangiò un po' del dolce e mi portò poi il cucchiaio alle labbra.
“E' l'ultimo boccone.”
Sorrise sfrontatamente come suo solito e dovetti sospirare. Quel granchio era proprio un caso disperato.
Gli presi il polso con una mano ed infine mangiai. Gustai a pieno quell'ultimo boccone dato che ci sapeva davvero fare nella preparazione di dolci.
Con un fazzoletto mi pulii la bocca.
“Direi che possiamo andare finalmente.”
Lui sembrò concordare ed entrambi ci alzammo.
Ero stanco, pertanto mi massaggiai una tempia. Manigoldo posò una mano sulla mia testa e l'accarezzò dolcemente.
Agitato tentai di fargli spostare l'arto, ma finii solamente con l'andarglielo a stringere. Deglutii quando sentii le sue dita intrecciarsi con le mie e fissai il pavimento.
“Manigoldo...”


“Si?”
Scossi la testa rapidamente, non dovevo dirgli niente. Assolutamente.
“N-No, niente. Andiamo.”
Intravidi un sorriso soddisfatto disegnarglisi sulle labbra e dovetti ammettere che mi fece estremamente piacere.
Ormai diventava sempre più palese il mio sentimento nei suoi confronti e...beh, se non fosse stato per la mia testardaggine, mi sarei anche gettato più che volentieri tra le sue braccia.


Mi accompagnò a casa senza problemi, ormai mi stavo abituando alla velocità della sua moto. Inoltre viaggiare in quel modo era per me una scusante per stringerlo senza dimostrare ciò che davvero provavo.
Era divertente sotto un certo lato e mi faceva sentire bene.
Arrivati a casa, quasi mi dispiacque dover scendere dal motoveicolo e lasciare quel granchiaccio. Alla fine la giornata non era andata poi così male.
Tolsi il casco e guardai Manigoldo fare lo stesso.
“Dunque per oggi ti devo salutare. Quasi mi dispiace lasciarti così.”
Ridacchiò scendendo dalla moto. Prese il casco che avevo in mano e lo posizionò nello scomparto sotto il sedile.
Osservai i suoi movimenti con attenzione e un timido sorriso mi si disegnò sulle labbra. Posai involontariamente una mano sulla sua schiena e la fronte tra le sue scapole.
Avvertii il suo corpo irrigidirsi.
“D...Dolcezza?”


“Albafica. Mi chiamo Albafica...quante volte te lo dovrò dire?”
Chiesi fingendomi esasperato.
Lo sentii voltarsi, ma non mi smossi. Rimasi semplicemente nella stessa posizione, per cui la fronte mi finì nell'incavo della sua spalla.
“Penso che dovrai ripeterlo ancora tante volte, a me piace chiamarti dolcezza.”
Sorrise e mi strinse in un abbraccio che non rifiutai. Ridacchiai tra me e me, portandogli le mani sulla schiena.
“Stupido granchio.”
Commentai e sollevando appena la testa, mi trovai con il viso di fronte al suo per l'ennesima volta. I nostri sguardi si persero l'uno in quello dell'altro e entrambi fummo indecisi sul da farsi.
“Manigoldo...tu vuoi baciarmi, vero?”
Chiesi d'un tratto, provocando un velato imbarazzo sul suo viso. Venne però da lui ben celato grazie a un sorriso sfrontato.
Fu sincero.
“Se dicessi di no sarebbe mentire. Per cui non lo farò. -Vidi le scintille del suo sentimento brillargli negli occhi e non potei non sorridere.- Tu...non immagini quanto fui felice, tempo fa, quando Cardia capitò al “Sanctuary” e mi parlò di te.
Realizzai di avere ancora qualche possibilità di rivederti...ed era solo quello che volevo.
Ora puoi prendermi anche per uno stupido...ma non ti ho mai dimenticato dopo quel mese passato insieme in Irlanda.”
Le sue parole furono intense e mi travolsero fin troppo all'improvviso. Quella era...davvero una bellissima confessione, se lo era...non ne avevo mai ricevute di così elaborate dopotutto.
Boccheggiai e mi mancarono le parole, oltre che battiti al cuore. Dovetti deglutire e stringermi di più a lui per l'imbarazzo.
“Ca-Cardia? Vuoi dirmi che c'è anche quel dannato di mezzo??”
Udii Manigoldo ridacchiare.
“Perchè? Non lo avevi già intuito? Se non fosse stato per lui non saresti arrivato a lavorare nel locale di mio cugino.”
M'irrigidii. Non seppi mai quante bestemmie lanciai rivolte a mio cugino in quel preciso istante.
“Se non lo ammazzo è un miracolo...”
Posai la guancia al suo petto e sospirai. Portò una mano sulla mia testa ed iniziò ad accarezzarmi delicatamente i capelli ancora legati nella coda alta.
“Non lo fare, abbi pietà di lui, dolcezza.”
Sospirai.
“Va bene, non gli farò niente...ma sarà meglio che quello scorpione non provi a tramare ancora alle mie spalle!”
Alzai la testa e feci per allontanarmi da Manigoldo. Tuttavia mi bloccai e lo guardai con la coda dell'occhio.
Esitai per un istante, ma poi decisi di fargli una proposta.
“Ti va di...rimanere ancora un po' con me stasera? Vorrei offrirti qualcosa da bere.”
Lo sorpresi.
“Sei sicuro di non voler riposare?”
Alzai le spalle.
“Tanto da domani devo mettermi sotto con lo studio, per cui meglio che mi goda la serata.”
Sorrisi e afferrandolo per la mano, lo trascinai fin dentro casa.
Sapevo bene che a lui non dispiaceva stare in mia compagnia, però allo stesso tempo lo sorpresi non poco.




Casa mia era silenziosa. Fin troppo silenziosa, pertanto qualcosa non mi convinceva per niente.
“Sono tornato!”
Dissi ad alta voce e dopo qualche passo notai le luci della cucina accese. Un gran vociare proveniva da quella stanza.
Lasciai la mano di Manigoldo e gli feci cenno di seguirmi. Appena varcai la soglia il chiacchiericcio terminò e diversi paia di occhi furono puntati su me e il mio collega.
Sgranai gli occhi quando riconobbi alcuni dei presenti.
In piedi, appoggiato a fornelli della cucina, stava mio zio: Luco Griffiths. I lunghi capelli pettinati alla stessa maniera di mio padre, solo più scuri, gli ricadevano scompigliati sulle spalle.
La sua espressione era dura e fredda più del marmo, visibilmente arrabbiata. Ma quando mai lui non lo era?
Sua moglie era seduta a tavola e non fiatava, Eleonor dopotutto non lo faceva mai quando il marito teneva quell'espressione in viso.
Insieme a lei, i quattro figli erano posti in modo disordinato attorno al tavolo.
Milo faceva ciondolare la testa da una parte all'altra del collo, annoiato.
Aspros e Defteros alzavano di continuo gli occhi al cielo, esasperati dagli argomenti che molto probabilmente il padre stava trattando con il fratello.
Cardia...lui tra i quattro era decisamente il più nervoso, lo notavo dalla sua espressione apparentemente svogliata ma dallo sguardo psicopatico.
Era probabile che volesse Luco fuori dai piedi e se non ci fossero stati anche i fratelli di mezzo, probabilmente avrebbe provveduto lui stesso a calciarlo oltre la soglia di casa.
“Che sta succedendo qui?”
Chiesi d'un tratto.
Non vedevo Lugonis e ciò mi preoccupava. Dove poteva essere?
Feci appena qualche passo e fortunatamente lo vidi fare capolino dall'angolo della cucina che conduceva a uno sgabuzzino.
In mano teneva un faldone con dentro documenti vari. Mi vide.
“Albafica! Non pensavo saresti tornato tanto prest-uh? Lui chi è?”
Chiese notando il granchio alle mie spalle. Quest'ultimo in parte imbarazzato gesticolò e dovette anche deglutire.
“Chiedo scusa per l'intrusione. Sono Manigoldo, un amico di Albafica. Non era mia intenzione disturbare.”


“Tranquillo, non lo fai. Gli amici di mio figlio sono sempre ben accetti.” “Tranne stavolta, fratello.”
Intervenne Luco, guardando malissimo Lugonis. Entrambi si scambiarono sguardi che fecero scintille.
“Questa è casa mia, pertanto può restare.”
Concluse infine il maggiore dei due. Io guardai l'italiano e sospirai. Mi posò una mano sulla spalla rivolgendomi un sorriso.
Sembrava volermi dire di non preoccuparmi.
“Alb, per favore siediti. Ho bisogno che sia presente anche tu e-Manigoldo, prego fai come se fossi a casa tua.”
Non protestammo e ci sedemmo tra i due gemelli e Cardia. Quest'ultimo era alla mia destra.
“Che sta succedendo qui?”
Mormorai per non farmi sentire e lui si incarnò le unghie nelle braccia, tanto era nervoso.
“Luco ha scoperto Aspros con Asmita questo pomeriggio.”
Disse d'un tratto, rivolgendo l'occhiata al gemello maggiore. Questo non sembrava farsi troppi problemi, ma era seriamente esasperato e Manigoldo di fianco a lui lo avvertiva.
“Qui la tensione si taglia con un coltello...”
Sussurrò vicino al mio orecchio e, ahimè, dovetti dargli ragione. Sfiorai la sua mano, che aveva posato sul mio ginocchio, con le dita.
“Purtroppo...penso che non assisterai a un bello spettacolo.”
Posai definitivamente la mano sulla sua ed abbassai lo sguardo. Lui sembrò decisamente preoccupato e mi accarezzò la pelle con il pollice.
Apprezzavo che volesse tirarmi su di morale e lo trovavo davvero gentile da parte sua. Ora capivo bene quanto ci tenesse a me.
“Molto bene, direi che possiamo iniziare, mio caro Luco.
E' la seconda volta che ci riuniamo tutti insieme in questo modo e sinceramente, speravo non sarebbe più successo...tuttavia conoscendo la tua cocciutaggine, dovevo immaginare che prima o poi ci saremmo rivisti in questo modo.”
Disse Lugonis, posando il faldone con tutti i documenti, sul tavolo.
“Qui c'è tutto quello che serve. Vuoi liberarti anche di Aspros? Bene, se lo fai lui viene a stare qui con me come ha fatto Cardia.”
Sul viso di Luco si disegnò una smorfia di vero disgusto e il suo sguardo si scontrò con quello del fratello.
“Devi sempre ergerti a difesa dei miei figli, vero? Mai una sola volta hai concordato con me. L'avevo detto che quella di Cardia sarebbe stata una malattia che avrebbe contagiato tut-” “MALATTIA?”
Lo scorpione di fianco a me balzò in piedi. I capelli a momenti gli stavano ritti in testa e le unghie ancora un po' penetravano il legno del tavolo che stava stringendo tra le mani.
“Io non sono malato! Seguo solo i miei sentimenti e se questi mi portano solo ad amare gli uomini, non è colpa mia!”


“Invece lo è! Avresti potuto ricorrere già anni fa a un trattamento psicologico, invece l'hai sempre rifiutato!”


“Trattamento psicolo- dio mio! Quello che ha bisogno dello psicologo tra noi due sei tu, papà! La mia omosessualità prima e ora quella di Aspros, non sono malattie né questioni psicologiche!”


Udii il gemello maggiore sospirare e a quel punto intervenne alzandosi dalla sedia. Corse in aiuto del fratello e fu decisamente più diplomatico di lui.
“Cardia, nonostante la sua impulsività, ha ragione. Noi due non siamo malati, abbiamo semplicemente lasciato aperto il nostro cuore e questo ci ha condotto verso quella strada che per certe persone è inconcepibile da seguire.”
Fu piuttosto calmo e disponibile al dialogo, nonostante tra i due gemelli fosse quello più aggressivo. Defteros di fianco a lui teneva una mano sul suo braccio con l'intento di dargli man forte.
Aspros ovviamente ne era lieto.
“Voi due...tsk, non so come possiate essere nati con i miei stessi geni in corpo. Non volete dare un futuro alla nostra famiglia, vero?”
Di nuovo Luco utilizzava la scusa della discendenza per difendersi dai colpi inflitti dai figli. Non lo sopportavo quando faceva così e lo si capiva dalla mia espressione fredda e nervosa.
Manigoldo per aiutarmi mi strinse la mano e mi dispiacque il fatto che quasi gli incarnai le unghie nella pelle.
Scorsi il suo volto incrinarsi lievemente in una smorfia di dolore. Tuttavia portò pazienza, mi sarei scusato con lui dopo quella dannata riunione di famiglia.
“Luco! Ora basta!
Non devi trattare così i tuoi stessi figli, te l'ho già detto!”


“Smettila di atteggiarti a superiore! Dovresti scendere da quel dannato piedistallo una volta ogni tanto, tch. -Fece una pausa, poi si avvicinò al tavolo.- Se Aspros rimarrà qui con te, allora Milo e Defteros non potranno più vedere né lui, né Cardia.
Questa è la mia condizione.”


“COSA?”


Fu un'esclamazione generale che lasciò esterrefatto Manigoldo al mio fianco. Balzai anche in piedi e dovetti trattenermi dal dire qualsiasi cosa.
Il mio collega continuava a guardarmi stupito, era infatti strano vedermi tanto alterato. Digrignai i denti.


“Non puoi negar loro di vedersi, Luco. Sono pur sempre fratelli e non hanno mai fatto nulla di ma-” “Tu parli così solo perchè hai Albafica, cosa faresti se un giorno anche lui arrivasse a casa e ti dicesse 'Papà, sono dell'altra sponda!'
Avanti Lugonis, dimmelo.”


Dovetti sgranare gli occhi e provai ad intervenire questa volta. Non notavo però che non ero l'unico ad essersi alterato per quella frase, lo stesso Manigoldo si sentiva preso in causa.
Quest'ultimo, per non farmi parlare, mi afferrò con vigore il polso e con la sua forza, decisamente superiore alla mia, mi fece tornare seduto.
“Man-” “Non agire ora. So che non sono il più adatto a dirlo, dato che sono impulsivo...ma questi argomenti li conosco bene anche io.
Mantieni la calma.”
Mormorò guardandomi intensamente. Afferrò nuovamente la mia mano e intrecciò le dita alle mie, senza farsi notare da nessuno.
Una velata malinconia era celata oltre i suoi occhi, quei discorsi non dovevano metterlo a suo agio. Mi sentivo in colpa e quindi tenni stretta la sua mano.
“Se Albafica fosse omosessuale dici? Beh, di sicuro non lo caccerei né sbranerei. Sarebbe una sua scelta e di certo io non pretendo mi dia dei nipoti.
Voglio solo la felicità di mio figlio e che si costruisca un futuro in armonia con sé stesso.”
Alzai lo sguardo in quel momento e Lugonis mi rivolse uno dei suoi sguardi ricolmi di gentilezza. Ogni volta che lo vedevo con quella luce negli occhi, tutto in me vacillava. Amo e ho sempre amato mio padre per la sua apprensione.
Qualunque fosse il mio problema, la mia necessità, lui era sempre lì. Se mi sentivo solo mi offriva il suo abbraccio, se dovevo piangere esponeva la sua spalla senza esitazione.
Era il mio punto di forza, il mio sostegno...la mia famiglia in tutto per tutto.
Mentre lo pensavo, gli occhi mi si fecero lucidi e dovetti portarmi una mano alla bocca per nascondere il tremolio delle labbra.
Volevo piangere perchè ero commosso e allo stesso tempo perchè sapevo di dovergli dire, prima o poi, ciò che stava succedendo con Manigoldo. In particolar modo ciò che stavo provando.
Lugonis notò che mi stavo trattenendo, pertanto interruppe il discorso con il fratello.
“Alb, puoi andare in camera tua. Qui non c'è bisogno che tu rimanga e Manigoldo, per favore, stagli vicino nel frattempo, se sei suo amico.”
Guardò il mio collega con lo stesso sguardo e si ritrovò ad annuire.
“Con permesso allora.”
Alzatosi, mi posò una mano sulla spalla e quando mi sollevai dalla sedia ci avviammo verso la mia camera.
Luco sembrava piuttosto infastidito dal comportamento del fratello, mentre il resto dei presenti aveva capito le intenzioni di Lugonis.
“Lo zio è sempre troppo buono.”
Commentò ironicamente Defteros, mentre Aspros annuiva. Cardia si trovava a concordare, ma allo stesso tempo...era felice per me e Manigoldo.


Giunti in camera, chiusi rapidamente la porta e ci scivolai contro. Le ginocchia mi stavano ormai cedendo e quando giunsi a terra, scoppiai in un pianto di sfogo sotto gli occhi increduli di Manigoldo.
“E-ehi! Albafica!”
Mi soccorse nell'immediato posandomi le sue forti mani sulle spalle. Girandomi verso di lui, avverrai la sua camicia e la strinsi forte tra le mani per poi appoggiarmi con la fronte al suo petto.
Singhiozzai. Non sapevo se sentirmi triste o felice.
Forse dovevo definirmi entrambi. Non volevo che Aspros finisse trattato male come Cardia, ma specialmente...Luco non doveva mettere loro alcun limite.
Le parole di Lugonis nei miei confronti poi...quelle erano state il colpo di grazia per il mio povero cuore. Singhiozzai contro il petto dell'italiano.
“S-scusa...Manigoldo...”
Cercai di darmi una calmata, ma tutto era inutile. Lui mi aiutò ad alzarmi e mi portò sul letto in modo tale da stare più comodi entrambi.
“Non ti scusare e sfogati. Devi avere tanto dentro da dover esternare.”
Mi strinse e riuscii a sentirmi meglio già dopo qualche minuto. Piansi molto, ma l'aiuto dell'italiano fu decisivo.
Da solo molto probabilmente sarei rimasto a piangere fino a notte fonda, invece...grazie a lui ora avevo finito le lacrime.
Alzai lo sguardo e allontanai leggermente il viso dal suo petto, dovevo asciugarmi la faccia e gli occhi arrossati.
“Ti ho bagnato la camicia...mi dispiace.”
Lui mi porse un fazzoletto in stoffa che teneva in tasca.
“Usa questo e non provare a chiedere scusa di nuovo.”
Lo guardai e vidi il suo solito sorriso sfrontato. Era incorreggibile quel ragazzo, sicuramente se mi fossi messo con lui...beh, mi avrebbe tirato matto.
Ridacchiai tra me e me.
“Scu- Venni guardato male.- e-ecco, grazie per il fazzoletto! Così va bene?”
Lui annuì e mi trascinò in un altro abbraccio che fece cadere entrambi sdraiati sul letto. Rimasi sorpreso, ma udendo la sua risata, non potei fare a meno di aggregarmi.
“Sei pazzesco, Manigoldo. Cocciuto come pochi.”


“Senti senti da che pulpito. Parla il santarellino.”


Mi posò un bacio sulla guancia e non smisi di sorridere. Era incredibile come fino a solo qualche minuto prima io stessi piangendo mentre ora...ero intento a ridere e scherzare con lui.
“Ehi, io ho più stile di te ad essere testone.”


“Ma fammi il piacere!”
Un'altra fragorosa risata fuoriuscì dalle nostre bocche e finimmo di nuovo avvinghiati l'uno nelle braccia dell'altro.
Una qualsiasi persona esterna agli eventi ci avrebbe dato degli ubriachi. Eppure non me ne sarebbe importato nulla.
Stavo bene messo in quel modo con Manigoldo e stavolta...se me l'avessero chiesto non lo avrei negato.
“Grazie granchiaccio, hai fatto molto per me stasera.”
Ammisi d'un tratto, mentre posavo la testa sul cuscino. Lui appoggiò il capo sul proprio braccio e prese ad osservarmi con attenzione.
“Ti sbagli. Sono solo rimasto me stesso, dolcezza. Al resto hai provveduto tu...vedi... -Si avvicinò con il viso al mio, sorprendendomi.- Ti sei fidato di me.”
Rimasi senza parole, poiché non trovai niente da rispondergli. Forse trovare una scusa era diventato ormai un obbligo per, ma questa volta non ce la feci.
Abbassai lo sguardo e in compenso mi avvicinai di più a lui. Accennai un sorriso.
Ero sorpreso anche di me stesso perchè non mi sentivo per niente agitato. Ero a un soffio dal suo viso e il mio unico desiderio era rimanere lì, o avvicinarmi di più a lui.
Portai lentamente, con fare timido, una mano sulla sua guancia e gliela accarezzai delicatamente con solo la punta delle dita.
“Qui finisce male...vero?”
Chiesi ironicamente, sapendo di sembrare così anche molto stupido. Mi morsi nervosamente il labbro inferiore.
“Dipende da te. Lo considereresti un male se succedesse?”
La sua domanda mi spiazzò non poco e dovetti arrossire visibilmente. Cercai di non guardarlo negli occhi, ma quelle pietre preziose incatenarono il mio sguardo al suo.
“Non lo so...forse sarebbe solamente strano perchè...insomma...ho sempre...dichiarato di essere tutto il contrario sia davanti a te, che davanti ai miei amici...”


“Sentiti libero di fare quello che vuoi, Albafica.”
Sempre quegli occhi...quell'intensità e sincerità nelle sue iridi...
Vacillai terribilmente.
In due giorni erano successe molte cose e...un semplice ragazzo, che pensavo di non conoscere, aveva risvegliato in me emozioni assopite.
Un mese avevamo passato insieme, ma era stato intenso. Forse ero riuscito a conoscerlo meglio di qualsiasi altra persona in lunghi anni.
Lui doveva pensare lo stesso da come mi guardava.
Non era fine, era rude, testardo, sfrontato e guerrafondaio quando voleva, ma teneva sempre il sorriso sulle labbra qualsiasi cosa accadesse.
Quel suo lato mi piaceva più di ogni altro e faceva in modo che mi sentissi ancora più attratto da lui.
Deglutii ed avvertii il cuore battermi forte in petto.
“Non so quasi niente di te...”
Commentai e in risposta ricevetti una semplice carezza.
“Se è per questo nemmeno io. Per quanto mi riguarda sono entrato nella tua vita come un carro armato, o sbaglio?”


“Già, vorrei infatti specificare tutte le caratteristiche che ti fanno assomigliare a un Panzer o a un Centurion.”
Risi stringendomi a lui.
“Ciò nonostante...per te sarebbe un problema conoscersi pian piano?”
Lo guardai con curiosità e scossi appena la testa.
“Non credo.” “Allora non vedo il bisogno di farsi problemi.”
Si avvicinò ancora di più e così facendo le nostre labbra si sfiorarono, le une a pochi millimetri di distanza dalle altre.
“Sappi che ti prendi una responsabilità così facendo...”


“La sosterrò.”


“Mi faccio carico delle problematiche degli altri come mio padre...sei disposto a sentirmi sbottare come poco fa?”


“Di certo non è colpa mia se hai questo difetto, ma è un lato che ti rende comunque interessante per cui...sarò qui per aiutarti e ti lascerò fare.
Anche quando vorrai parlare, ci sarò.”


Lo guardai negli occhi con attenzione e non notai alcun accenno di menzogna. Mai avrei voluto sentirmi dire tali frasi solo per essere accontentato.
Volevo quindi essere sicuro.
“Manigoldo io...io...”


“Si?”


“Non posso ancora...”
Lo vidi sgranare d'un tratto gli occhi e la delusione si palesò sul suo viso. Lo nascose nel cuscino e lo udii sospirare.
“Perchè non ancora? Quanto tempo ti serve per capire che ti piaccio, me lo spieghi?”


“Io non-”


“Hai la possibilità di stare insieme a una persona che è cambiata solo per te! E questa persona vuole solo una cosa: vederti felice e tenerti tra le sue braccia.
Non capisco per quale motivo non riesca ad entrarti in zucca!”


Si mise seduto di scatto. Mi sentivo in colpa, ora si che lo vedevo nervoso. Sapevo che la risposta non gli sarebbe piaciuta...eppure...
Sospirai e capii di aver sbagliato. Non volevo assolutamente infrangere le sue speranze, soprattutto ora che sapevo da quanto tempo aveva desiderato stare con me.
“Prima di partire per l'Irlanda ho avuto delle ragazze. Sono sempre stato il tipo da preferire le more alle bionde e ammetto di essere stato parecchio selettivo certe volte. -Confessò.- Tuttavia...quando siamo partiti e mi sono trovato in casa con te...ho cominciato a nutrire un profondo interesse nei tuoi confronti, ma questo ormai già lo sai. -Sospirò e portò un ginocchio contro il petto, per appoggiarci sopra il braccio.- Non pensavo avrei mai iniziato a provare sentimenti piuttosto forti nei confronti di un uomo...tu sembravi essere l'unico a potermi dare ciò che volevo.
Sei sempre stato una sfida e...ed era ciò che cercavo. Non mi sono mai piaciute le cose troppo facili da ottenere, ma tu eri...irraggiungibile.”
Sorrise come suo solito. Anche quando era giù di morale quella sua insolita allegria non lo lasciava.
Mi stupiva e non potevo nasconderlo.
Tirai un lungo respiro e non ce la feci più.
“Smettila!”


“Uh?”


“Non parlare così, come se ogni speranza fosse persa!”
Lo afferrai per la collottola della camicia e lo costrinsi a girarsi in mia direzione. Fui rapido e mi trovai in pochi istanti ad un soffio dalle sue labbra.
“Tu-tu-dannato non riesco mai a ragionare per colpa tua! Ti odio!”
Ma ciò che feci fu l'esatta dimostrazione di quanto fossi contraddittorio. Tremai, l'intero corpo vacillò a causa della tensione dell'agitazione.
Sorpresi persino Manigoldo ,che non si aspettava un tale gesto da parte mia, dopo ciò che avevo detto.
Strinsi al meglio i lembi della sua camicia, quasi li artigliai. Non volevo mi sfuggisse, non doveva assolutamente allontanarsi da me!
L'avrei obbligato a tornare il granchiaccio sfrontato di pochi minuti prima e non quel ragazzetto deluso.
Il tutto sembrò infine piacergli, le sue mani posate sui miei fianchi, me ne diedero conferma.
Le nostre labbra si erano finalmente sovrapposte, le une alle altre, dopo tanto esitare.
Era una sensazione strana, perchè i pochi baci che avevo dato erano sempre stati sulle guance di mio padre.
Sentirmi a contatto con un'altra persona...in particolare di un individuo che ormai suscitava in me forti emozioni, era diverso.
Manigoldo si voltò, favorendo così il nostro contatto. Non lo approfondì, ma lasciò che questo durasse svariati secondi, che divennero due minuti buoni.
Ero imbarazzatissimo e avevo paura di cosa avrebbe potuto dire una volta terminato quel bacio. Avrei voluto aspettare. Avrei voluto sentirmi più pronto, ma lui mi aveva costretto a prendere l'iniziativa...o meglio, il mio cuore mi aveva obbligato!
Lo maledicevo e allo stesso tempo ero felice di aver agito.
Ero certo che non me ne sarei per niente pentito, per cui lasciai i lembi della camicia di Manigoldo, per passare le braccia attorno al suo petto allenato.
Infine interrompemmo quel contatto di labbra solo lievemente umido. Ci guardammo negli occhi per lunghi istanti che mi misero in imbarazzo.
Un dolce sorriso birbantesco increspò le labbra di quel maledetto granchio.
“Ci voleva così tanto per baciarmi?”
Arrossii fino alla punta delle orecchie e tentai di spingerlo via. Provai anche a nascondere il viso ma niente, nulla di fatto. Ero stato intrappolato fin troppo bene da lui.
“S-stai zi-zitto...io non lo volevo in realtà...”


“Ah no?”
Scossi la testa per negare e cercai nuovamente di spintonarlo via. Sbuffai.
“Allora, mi molli? Ti avevo in vitato per bere, non per farti dichiarare il mio ragazzo!”


“Vuoi dire che non lo sono?”
E mi strinse meglio a sé mentre rideva a suo modo. Talvolta forse la sua risata era più simile a un ghigno che ad altro...
“No! Un semplice bacio non fa di te qualcuno di così importante.”


“Sei proprio un pesce testardo e contraddittorio! Oh va beh, vorrà dire che un modo per farti cambiare idea lo troverò.”
Berciò con aria vagamente malefica, prima di spingermi sdraiato sul letto. Si posizionò sopra e mi baciò avidamente la guancia.
“E-ehi! Guarda che pesi!”


“Sono tutto muscoli, dovresti essere contento di riuscire a toccare così tanto ben di Dio.”


“COSA?! Ma-Manigoldo ora stai proprio esagerando!”


Nel tentativo di scrollarmelo di dosso, gli toccai gli addominali. Deglutii poiché erano ben tirati a causa della posizione. Vacillavo...la mia mente vacillava...
Cercai di dimenarmi ugualmente.
“Se non ti scosti giuro che urlo!”


“Si, così arriva anche tuo zio e ti etichetta come un poco di buono.”


Mi pietrificai.
“Il ragionamento non fa una piega...ciò nonostante non significa che puoi fare quello che vuoi! Avanti togli-HM!”
Tappò la bocca del sottoscritto all'istante, rubandomi un altro bacio solo superficiale. Lo maledii. Quando mai avevo deciso di invitarlo dentro casa mia!
Ma quello sarebbe stato solo l'inizio della tortura per il sottoscritto. Non sapevo ancora che tipo di miccia avevo acceso, ma soprattutto...che lato di Manigoldo avevo ormai risvegliato.
Non era più il ragazzetto di tre anni prima e non sarebbe mai tornato ad esserlo. Ormai era un uomo imponente e...assai forte.
Con quel semplice bacio avevo quindi firmato la mia condanna. Ciò che da lì in poi sarebbe successo, lo avevo provocato solo e soltanto io.
Ma ero certo che i miei problemi non erano i soli a doversi presentare, ne mancavano degli altri ed erano rappresentati proprio da persone con cui passavo il tempo ogni giorno...
Quale peccato avevo commesso, in vite precedenti, per meritare quelle torture?

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L'angolo dell'autrice:
Buonsalve!
E dopo settimane di studio, simulazioni di esami e lavoro incessante per un Cosplay- e di conseguenza relativa fiera- sono tornata a scrivere a pubblicare un nuovo capitolo!
Sono un po' sfinita ultimamente, ma aver scritto del mio amato pesciolino mi ha ridato la carica <3
Due parole sul capitolo:
Finalmente Albafica vacilla ed inizia a cedere, se non cede direttamente, il caro Manigoldo è troppo irresistibile dopotutto (Verrò uccisa dalle Piranha Rose di Albafica, nel caso sappiate che vi ho voluto bene Ho tentato di far spiccare le figure di Sage e Lugonis proprio perchè ci tengo al legame che hanno con i rispettivi figli e nipoti. Sono due personaggi che adoro e farò del mio meglio per renderli al meglio.
Come al solito mi sto divulgando troppo, per cui termino qui augurandovi una buona e scorrevole lettura!
Un abbraccio.
XamuPrimeOakenshield.
Piccola anticipazione:
Il prossimo capitolo sarà particolare poichè non verrà incentrato solo sulla relazione di Albafica e Manigoldo, ma vi sarà lo sviluppo di un'altra coppia e annuncio già che non sarà l'unico capitolo di questo genere.

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Capitolo 7
*** Fauci affamate. ***


Premessa:
Se con l'andare avanti dei capitoli il rating dovesse andare sul rosso: verrà modificato. Auguro a tuti buona lettura!
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All alone he turns to stone
while holding his breath half to death
Terrified of whats inside
to save his life he crawls
like a worm from a bird
crawls like a worm from a bird”



“Albafica...” “Si...lo so, non me lo dire.”
Una suoneria, interruppe la lettura di quella che fino ad ora era stata la prima parte del mio diario. L'attenzione della mia dolce metà si rivolse subito al sottoscritto ed in particolare...all'apparecchio che vibrava e suonava.
Il mio telefono stava infatti squillando ormai da qualche minuto e non avevo la minima voglia di rispondere.
Manigoldo era di fianco a me, con uno sguardo omicida rivolto all'oggetto sul quale schermo vi era la scritta 'Numero privato'.
Ti prego granchio, mantieni la calma...quante volte ti ho detto di farlo quando vedi quella scritta? Non chiedermi niente...
“E' il pennuto...vero?
La mia supplica mentale, non era stata accolta e nemmeno calcolata. Piegai la testa e la girai per guardare altrove, ma le sue dita mi si serrarono sulla mandibola.
Non mi fece male, ma mi costrinse a voltarmi e a guardarlo negli occhi.
Quelle due gemme violacee, mi fissavano intensamente. Le avvertivo scrutarmi attentamente, cercando di penetrarmi anche l'anima.
Il loro obiettivo era uno solo: sapere la verità.
“Non posso sopportare che la mia canzone preferita, si senta anche quando chiama quel...quel...-” “Manigoldo! Ti prego non adirarti!”
Intervenni subito, posandogli le mani sul petto per poi premere un tasto del telefono per agganciare totalmente la chiamata senza neanche aver risposto.
Lo sguardo di lui continuava a essere scintillante e questa volta avvolto dalle fiamme dell'ira.
“Non adirarmi? No Albafica!”
Quando mi chiami per nome in questi casi non è positivo...
“Sono furioso! Minos non ti lascia ancora in pace, si è addirittura trasferito in Inghilterra per seguirti e perseguitarti!
Tu sai benissimo che lì non posso raggiungerti spesso! Eppure ti ostini a non voler fare niente! Nemmeno mi chiedi di restare da te, oppure di trovare un lavoro a Londra, in modo da starti vicino!”
Vedevo sul suo viso la preoccupazione e ciò mi faceva solo sentire male, per niente calmo e corretto nei suoi confronti.
Mi si disegnò in voltò un'espressione triste e dispiaciuta. Posai la fronte al suo petto. Il suo respiro e battito erano accelerati.
Devi calmarti Manigoldo, maledizione!
Sospirai e lo guardai negli occhi, dopo aver alzato la testa.
“Rhada mi dà una mano quando può...sai che vivo da lui al momento, appena troverò un appartamento più consono, ti chiederò di stare con me e- ...un attimo...- Tutto d'un tratto mi venne in mente una cosa e lo spintonai via, per rimettermi a braccia incrociate e fissarlo indignato, ovviamente per finta.- Perchè dovrei chiedertelo? Siamo in pausa di riflessione, granchio dei miei stivali.
Per cui non ti devo rendere conto di nulla.”
Vidi Manigoldo sgranare gli occhi e portarsi una mano sul viso, esasperato.
“Basta almeno che durante questa “Pausa” tu non stia andando a letto con il pennuto! O meglio, spero che lui non ti abbia neanche toccato con un solo dito. Altrimenti...”
Fece un gesto con le dita, di qualcosa che veniva, come dire...tagliato via.
Dovetti dunque deglutire.
Ahi...non è stato il momento migliore per cambiare argomento.
Manigoldo era minaccioso, tremendamente minaccioso. Si alzò per sbollire la rabbia che sentiva dentro e si mise a camminare avanti e indietro.
Sperai non finisse come Paperon Paperoni ovvero: a formare un solco nel parquet.
“Ancora non riesco a capire perchè quello si ostini, da cinque anni a questa parte, a venirti dietro! Ti perseguita e talvolta ti molesta...
Anche se non è sessualmente, è comunque un reato. E non provare a dirmi che è una coincidenza che si sia trasferito anche lui in Inghilterra!”
Incrociò le braccia al petto e mi fissò intensamente.
Non è facile, stupido. E' solo in questo periodo...credimi, solo perchè deve parlare a volte con il padre di Rhada per colpa di sua madre!
Feci per aprire bocca, ma in quel momento qualcuno, con tono baldanzoso e allegro, varcò la soglia della camera.
“Ehilà!”
Riconobbi nell'immediato la voce, ma guardai con sorpresa in sua direzione. Manigoldo, ancora adirato invece, gli rivolse uno sguardo omicida e furente.
Fortunatamente il nuovo arrivato sapeva ben tener testa a quelle espressioni.
“Kanon!”
Esordii io, balzando in piedi dal letto. Ero sorpreso non poco di vederlo lì. Avevamo un appuntamento alla sera in un ristorante, non a casa mia.
“Che ci fai qui?”
Chiese Manigoldo, cambiando il tono di voce. Aveva compreso di aver sbagliato a guardar male l'amico.
“Ecco...passavo di qua e dunque ho preferito fare un salto di persona per dirti che l'appuntamento di stasera è rimandato.”

“Come?”

“Saga ha avuto un contrattempo con Shura, molto probabilmente centra di nuovo quell'Aiolos che conosci anche tu. -Lo vidi sospirare.- Sembra sia tornato all'attacco di mio fratello.”

Il granchio che era in piedi in mezzo alla stanza sbuffò a lato.
“Deve essere la serata dei tizi che ritornano.”
Lo sentii ringhiare e esasperato mi alzai per andarlo ad abbracciare. Capii di averlo sorpreso perchè il suo corpo si era irrigidito tutto d'un tratto.
Sospirai.
“Stai calmo, granchiaccio...ora non pensarci e davvero, anche se siamo in pausa, non ti sto tradendo né andrei mai a letto con Minos.
Tch, quello mi romperebbe tutte le ossa, sai che è sadico.”
Feci una smorfia, per poi riportare la mia attenzione su Kanon che al momento stava sedendosi sul mio letto. Era visivamente stanco in volto.
“Hm, qui c'è qualcun altro che ha un problema...o sbaglio?”

“Eh? -Il greco inarcò un sopracciglio e scosse la testa.- No, io sinceramente non ho niente è solo che...Hypnos ultimamente mi ha riempito di scartoffie da oltremanica e continuo ad avere colloqui manageriali.
Non ho mai tempo per sentire la mia metà, né per chiamarla e sfogarmi...anzi, a volte riusciamo ma condividiamo entrambi lo stesso nervosismo a causa del lavoro.”
Sospirò e stiracchiò un po' le gambe guardandoci. Notò tuttavia il mio diario sul letto e sbattè le palpebre rapidamente.
Un'espressione perplessa gli si disegnò in volto.
“Uh? Cosa stavate leggendo di bello?”
Maledizione!
“Nie-nient-” “E' il suo diario, sai? Si è annotato un sacco di roba da quando siamo insieme.”
Manigoldo mi interruppe e lo fulminai con lo sguardo, lui ovviamente lo sostenne alla perfezione con un sorrisetto furbo sulle labbra.
“Ehi! Chi è che hai definito 'il diavolo tentatore'?”
Kanon assottigliò lo sguardo e mi fissò prima di scoppiare a ridere. Aveva letto qualche riga delle prime pagine e si era divertito.
“Aspetta...diario? Quindi è qui che ti sei segnato anche quando io e-”

“Si, ho segnato anche quello. Desideri fare un tuffo nel passato?”

“E farmi quattro risate? Beh non sarebbe per niente male, almeno mi distraggo un po'. Sono venuto qui per passare un po' di tempo con te anche.”
Il granchio a quelle parole si mise in mezzo e gonfiò il petto. Ahi ahi ahi, la gelosia del cancro...
“Annuncio che sono presente anche io in questa stanza, per cui signori starete in mia compagnia.”
Lo guardai inarcando un sopracciglio.
Non ci credo...è di nuovo geloso...che ho fatto di male?
Alzai gli occhi al cielo ed andai a sedermi di fianco a Kanon, Manigoldo a sua volta si mise seduto alla mia sinistra, ma non volendo lasciarmi in pace mi afferrò per i fianchi e mi portò a stare sulle sue gambe.
“Ehi! Siamo ancora in pausa noi due.”

“Non me ne frega niente, fino a prova contraria stiamo ancora insieme. Ergo non ti mollo.”

“Pause di riflessione...non durano mai in questi casi.”
Ridacchiò Kanon, guadagnandosi così un sguardo omicida da parte nostra. La sua espressione si fece angelica e ci guardò con aria saccente da illuminato.
“Ci sono passato anche io, cari miei ed è terminato tutto con una notte ,di passione e fuoco, sotto alle coperte di un letto a baldacchino.
Per cui Alb, non sperare troppo di continuare ancora per tanto questa farsa.”
Rise e avvampando gli rubai di mano il mio manoscritto. Borbottai qualcosa di incomprensibile tra me e me.
Ma startene zitto tu?!
Ti odio Kanon, così mi rovini tutto il piano che mi ero fatto per mettere alle strette Manigoldo...
Inconsapevolmente ringhiai roco.
Avvertii dietro di me un certo granchiaccio ghignare e ciò mi innervosì ancora di più.
“Tch, allora? Vado avanti a leggere o hai intenzione di continuare a prenderti gioco di me ancora per tanto?”
Chiesi ovviamente girato verso di lui. Mantenne il sorriso, ma annuì lentamente, posandosi per l'ennesima volta, con il mento sulla mia spalla.
“Legga, legga pesciolino...che io intanto mi preparo bene per il letto di stasera, anche se non sarà a baldacchino farò in modo che sia bello.”
Avvampai e vidi Kanon sghignazzare soddisfatto. Gli tirai un calcio prendendogli in pieno il ginocchio.
“Ahia! Albafica!”

“Zitto e subisci, diavolo tentatore! Che tanto ora andiamo a parlare un po' di te...”

“Cos- vuoi già partire da lì?”

Annuii.
“Ho smesso di annotare gli avvenimenti noiosi sul mio diario durante la settimana di esami, così ho ripreso direttamente quando ho ricominciato a lavorare al “Sanctuary”.
Ergo si, mio caro Kanon. Ora la vittima predestinata sarai tu.”
Lo dissi con un accenno maligno nella voce e lui lo captò nell'immediato. I nostri sguardi fecero scintille che il cancro sotto di me osservò con interesse.
“Tu...stare in Inghilterra con quei tre di mia conoscenza ti fa male, mooolto male.”
Sorrisi innocentemente ed aprii il diario, rispondendo con un altrettanto smielato tono di voce.
“Si, forse. Ma neanche più di tanto dai.”

“Manigoldo!”
Tuonò il greco.
Al richiamo, il granchiaccio alzò la testa verso il gemello diabolico che lo guardava intensamente.
“Si?”

“A letto fallo gridare.”

“Con piacere, amico.”
Sgranai gli occhi e avvampai di colpo. Digrignai i denti.
Perchè? PERCHE'?
Cercai di sfuggire alla stretta del granchio, ma da anni sapevo che scappare ad Akubens era praticamente impossibile.
Sospirai e provai piuttosto ad ignorare quei due che facevano combutta. Ripresi quindi la mia lettura, pregando che la notte non accadesse davvero il peggio al sottoscritto.


†††


Era oramai passata una settimana da quando avevo visto l'ultima volta Manigoldo e da quando...beh si, ci eravamo baciati.
Quella sera esatta, non aveva osato oltre e avevamo passato il tempo a parlare del più e del meno, soprattutto lui mi aveva raccontato della relazione tra Dohko e Shion.
Come era iniziata, come era continuata e come Cardia avesse ficcato il naso anche lì! Mio cugino doveva avere le mani in pasto dappertutto se no non era contento.
Parlando di cugini invece, alla fine con Aspros si era concluso tutto per il meglio...ovvero: per lui la storia era finita come con il fratello minore, adesso mi trovavo anche lui in casa. Fortunatamente delle camere a avanzavano sempre, cui si era appropriato di una di quelle.
Defteros tuttavia non l'aveva presa bene e si era proposto di stare con il gemello, Luco ovviamente si era opposto ma aveva concesso lui di rimanere semmai qualche volta a dormire da me per stargli vicino.
Idem per quanto riguardava il piccolo Milo che in tutta la storia non c'entrava, ma si era di sicuro spaventato molto per certi litigi dei fratelli maggiori.
Per quanto riguardava il sottoscritto, quella sera avevo dovuto anche cacciare ad un certo punto Manigoldo, prima che il gemello minore gli saltasse addosso e facesse di lui una polpa di granchio...
Avevo passato l'intera settimana a prepararmi per gli esami, per cui avevo pregato tutti di non contattarmi o infastidirmi.
Il granchio mi aveva dato retta? Ovviamente no: ogni sera infatti mi chiamava e stavamo al telefono due ore buone. Più gli dicevo che dovevo studiare, più lui si divertiva ad importunarmi.
Era impressionante.
Tuttavia non tutti i mali vengono per nuocere, infatti l'italiano talvolta mi dava dritte e mi aiutava a ripetere gli argomenti.
Talvolta mi suggeriva anche come parlare con suo padre all'esame. Era divertente ascoltare i suoi commenti su Sage e più di una volta mi ero ritrovato a piangere dal ridere, cosa che generalmente non mi accadeva quasi mai.
Grazie infatti al suo aiuto, le giornate di esami filarono lisce come l'olio. Tenni persino testa ai soliti scherzi di Minos e cosa che più mi sorprese: Aiacos il giorno degli orali mi si presentò davanti e si scusò con me per la cattiva condotta degli anni precedenti.
Si ritrovò persino a ringraziarmi per avergli fatto conoscere Violate, una ragazza che per un brevissimo periodo era stata infatuata del sottoscritto e ora invece si era tranquillamente fidanzata con quell'uccellaccio fratello di Minos.
Ero però in parte soddisfatto dell'accaduto. Almeno si era dimostrato un tipo maturo.
Infine era giunto l'esame orale e...ricorderò per sempre l'espressione truce di Sage nei miei confronti.
Mai in un solo istante del nostro colloquio aveva accennato a sorridermi.
Persino gli altri professori si erano inquietati, tutti tranne il mio insegnate di geografia: Ilias Leon, che in quanto a serietà, se la contendeva con il collega.
Non scorderò mai la mia gioia una volta finito quel calvario ed era stato strano correre da Asmita ed El Cid con un sorriso sulle labbra che mi andava da uno zigomo all'altro.
Mi ero tolto un enorme peso, ma anche i miei due amici condividevano la medesima reazione.
Quel giorno eravamo anche andati insieme a mangiare fuori, ovviamente non senza che qualcuno si intrufolasse nel pranzo. Eh si, infatti il mio caro cugino maggiore aveva fatto di tutto per cogliere alla sprovvista il suo eremita biondo, sotto gli occhi di un ignaro e soprattutto, traumatizzato a vita, El Cid. La sua espressione fu infatti degna di Oscar.
E quindi ora che la settimana di impegni era finita, potevo finalmente ritornare a frequentare il “Sanctuary”...o meglio: a lavorarci dovrei dire.
Infatti Shion pur di essere sicuro che arrivassi puntuale, mi aveva chiamato proprio la mattina del giorno stesso in cui avrei dovuto riprendere a lavorare. Come se suo cugino non me l'avesse ricordato in ogni minuto via messaggio...


Grazie quindi all'ariete e a quel masnadiero di granchio che mi ritrovavo come possibile ragazzo (e sottolineo il possibile!), mi svegliai di buonora e riuscii anche a scroccare un passaggio a Cardia, arrivando a buttarlo giù dal letto. Se lo meritava dopotutto.
Non feci colazione, dato che mi era stato detto che potevo farla tranquillamente al “Sanctuary”, per cui ci avviammo subito per strada.
“Alb, sai che ti odio? Sono tornato a casa tardi stanotte e tu mi svegli ribaltandomi quasi il materasso...”

“Te lo meriti, così impari a fare piani per farmi ritrovare con Manigoldo.”

“Eh? Non dirmi che-” “Si, mi ha detto che è stata in parte opera tua se ci siamo rincontrati.”
Lo scorpione sforzò una risata sommessa ed a un semaforo si massaggiò una tempia.
“Oh senti, meglio lui che l'incesto con Defty, non credi?”
Gli rivolsi un'occhiataccia delle mie e si mise a sghignazzare, feci una smorfia.
“Non sarei stato con Defteros, lo sai...”


“Ah no? Secondo me per te sarebbe stato un ottimo partito. Tuttavia si, preferisco Manigoldo come tuo ragazzo.”

“Ma sentiti, parli già a cose fatte. Fissati bene le mie parole: quel granchiaccio non sarà mai la mia dolce metà.”

Sentii Cardia sospirare e alzò lo sguardo al cielo, molto probabilmente potevo intuire cosa stesse pensando, ma rimasi zitto.
Sapevo bene quanto a lui dispiacessero le mie continue negazioni e nell'ultima settimana mi aveva ripetuto un sacco di volte la sua frase “chi ha il pane non ha i denti, chi ha i denti non ha il pane.” chiaro riferimento ai suoi sentimenti non ricambiati nei confronti di Dègel.
“Cardia...davvero mi dispiace rattristarti sempre...”
Mormorai e lui scosse la testa.
“Tuttavia stavo scherzando.”
Appena rimise in moto l'auto mi guardò con la coda dell'occhio, badando ovviamente anche alla strada. Era palesemente confuso.
“In che senso? Su cosa scherzavi?”

“Sul fatto che Manigoldo non sarà mai la mia dolce metà. Perchè ecco...forse...potrebbe diventarl-WA!”
La macchina sbandò per un instante mentre mio cugino parcheggiava come un folle l'auto davanti al “Sanctuary”. Lo guardai irritato.
“Che accidenti di curve fai, razza di-” “Queste sono cose che rendono felice tuo cugino!”
Tempo un battito di ciglia, Cardia slacciò la cintura e mi saltò praticamente al collo abbracciandomi.
Lo sentii ridere a crepapelle e di cuore, mentre le tenaglie che aveva per braccia quasi non mi soffocarono.
Implorai le divinità di salvarmi.
“No-Non respi- ro!!”
Feci sapere e nell'immediato lui mi lasciò, in compenso mi tenne le mani. I suoi occhi luccicavano di ammirazione e un po' ammisi che mi inquietarono.
“Ca-Ca-” “Ero sicuro che in realtà non eri etero! Sin da quando ho saputo che quel granchiaccio ti veniva dietro!”

“EH? Che c'entra il mio orientamento con Manigoldo? Era lui semmai quello divenuto Gay solo guardandomi!”

“Ma va! Avevi il mio gene e l'hai attratto, fine della storia.”
Il discorso non filava, ma decisi di non mettere il dito nuovamente nella piaga. Cardia quando iniziava con quei discorsi non la finiva più, per lui anche tutto il mondo poteva essere dell'altra sponda a momenti.
Sospirai e mi feci lasciare per scendere dalla macchina.
Lui sorrideva ancora allegro.
“Bene, se ce l'hai fatta tu, vuol dire che anche io ho ancora qualche possibilità con il mio pinguino.”
Alzai esasperato gli occhi al cielo e lo salutai con un gesto fluido della mano. Quanto conoscevo il pollo.


Fu strano entrare dentro il “Sancturary” dopo una settimana e il fattore di vederlo vuoto mi preoccupò non poco. Sobbalzai infatti e corsi a cercare qualcuno.
Arrivai all'ufficio di Shion e bussai, ma nessuno mi rispose. Inarcai allora un sopracciglio.
“Dove sono finiti tutti?”

“Forse sei arrivato troppo presto, dolcezza?”
Due braccia ben allenate e forti mi avvolsero la vita, come sin dall'inizio si erano prese la libertà di fare. Non sobbalzai, né rimasi sgomento, ormai le conoscevo piuttosto bene.
Voltai il corpo che era chiuso tra esse e mi ritrovai di fronte un viso molto familiare.
I suoi profondi occhi color ametista mi fissavano, si scontravano ora con lo zaffiro presente nel mio sguardo e lo fissavano con divertimento, oltre che con un accenno di furbizia.
Sospirai fingendomi esasperato e per niente entusiasta di vederlo.
“Ho svegliato Cardia per niente, potevo lasciarlo dormire un po' di più...va beh, tanto ci ha rimesso lui il sonno.”
Risi tra me e me. Manigoldo strinse la sua presa attorno alla mia vita e mi fece adagiare con il bacino al suo.
“Già sadico di buon ora? Questo si che si chiama iniziare bene la giornata.”
Berciò malefico e sfrontato come il suo solito, lo guardai divertito e annuii.
“Direi proprio di si e la inizio ancora meglio se mi lasci.”
Gli intimai posando le mani sulle sue braccia.
Non pensasse che solo perchè ci eravamo scambiati qualche bacio, ora potesse prendersi tutte le libertà che voleva nei miei confronti.
Perchè la risposta era un chiaro: no!
“Oh avanti, è una settimana che non mi vedi.”

“Ma neanche dodici ore che non ti sento, per cui ritira le tue chele, cancro dei miei stivali.”

“E se non lo facessi?”

“Ti ritroveresti castrato.”
Lo minacciai assottigliando lo sguardo e lui a sua volta mi guardò male. Non era la prima volta in quella settimana in cui mi sottraevo a un discorso amoroso, o che gli dicevo che non avrebbe dovuto prendersi l'intero braccio al posto della mano.
Ma voi pensate che il granchio ci abbia riflettuto?
“Perchè? Insomma con quel bacio tu hai palesato che ti piaccio e quando ero con te quella sera me ne hai dati anche altri.
Cosa ti serve, un documento scritto e controfirmato per stare con me?”
La risposta mi spiazzò e tentai di biascicare, invano, qualche parola ma non ne ebbi neppure il tempo di fiatare che si udì la suoneria del mio telefono.
Manigoldo sembrò scocciato e sospirò.
“Sarà per un'altra volta, ho già capito...”
Sbuffò e allentò la sua presa per farmi rispondere al cellulare. Mi dispiaceva però vederlo con quell'espressione.
Vidi poi il numero sullo schermo dell'apparecchio telefonico e sbattei le palpebre un paio di volte prima di rispondere, poi lo feci.
“Kanon!
Qual buon vento ti porta a chiamarmi? Non ti sei fatto vivo tutta la settiman-”

“Bando alle ciance, sei libero verso mezzogiorno?”

“Come cos-”

“Dimmi se sei libero o meno!”

“Si, dovrei esserlo. E' successo qualcosa?”

“Oh si, sono successe mooolte cose. Ho bisogno di sfogarmi con qualcuno, allora ci vediamo a mezzogiorno lì al “Sanctuary.”

“Come fai a sapere che sono già qui?”

“Cardia, ho chiesto a lui. L'ho incontrato per strada mentre uscivo di casa...mi ha quasi investito.”

“Quel pirata della strada...”
Borbottai e Kanon sembrò concordare. Lo sentii inoltre sospirare e ciò mi faceva presagire che le cose che gli erano successe non fossero positive.
“Ehi, va tutto bene?”
Alla mia domanda dall'altra parte del telefono calò un cupo silenzio rotto solamente dal respiro del mio amico.
Sembrava che stesse pensando seriamente a una risposta.
“Io...non lo so, Alb. Dire che sono confuso è poco...più tardi ti spiego, ora ti lascio ai tuoi affari. Ciao.”
Il suo saluto fu freddo più del ghiaccio, mai l'avevo visto così distaccato e nell'agganciare la chiamata fissai tristemente il telefono.
“Albafica?”
La voce preoccupata di Manigoldo mi riportò alla realtà, posò la mano sotto il mio mento e me la alzò per potermi guardare negli occhi.
“Che succede?”
Scossi appena la testa e la sua mano scivolò sulla mia guancia, lasciai che mi accarezzasse.
“Kanon era così strano, non vorrei che gli fosse accaduto qualcosa di spiacevole...”
Il granchio si portò una mano sotto il mento, pensando. Poi però alzò le spalle e sorrise.
Non era per niente il tipo da rattristarsi, per cui cercò di incoraggiarmi dandomi una pacca, poco delicata data la sua forza, sulla spalla.
“Se ti ha chiamato vuol dire che fisicamente sta bene, porta pazienza e quando arriva ti dirà tutto. Detto questo...- Iniziò a spingermi in direzione degli spogliatoi.- sei arrivato presto e ora ne paghi le conseguenze, mi aiuterai a sistemare tutti i tavoli del ristorante e accenderai la macchina del caffè del bar.”
Rimasi sorpreso. Da quando era così ligio al dovere? Sbattei le palpebre rapidamente e puntai i piedi.
“Aspetta, non ho nemmeno fatto colazione! Ti svengo di fronte!” “Non ho problemi a soccorrerti con una respirazione bocca a bocca.”
Ghignò maligno e arrossii visibilmente, svicolai all'istante via verso gli spogliatoi masticando insulti contro il granchio.
Lui restò con la sua solita aria allegra in viso, finchè il suo apparecchio telefonico in tasca non vibrò. Vi lanciò un'occhiata e una smorfia gli si disegnò sulle labbra.
“...Fottiti, Minos.”
Cancellò un messaggio che gli era arrivato e mi raggiunse.
Entrò proprio mentre ero intento ad indossare la camicia, mi fissò per qualche istante come se la sua testa fosse altrove. I suoi occhi infatti mi sembrarono persi.
M'incuriosì quella sua aria, così mi avvicinai a lui e gli posai l'indice della mano destra, sulla punta del naso.
“Hello? C'è qualcuno in casa?”
Chiesi e lo vidi riprendersi. Scosse rapidamente la testa e se la grattò ridacchiando.
“Scusa, ora si ci sono. Stavo pensando ad altro.”


“Non lo avevo notato.”
Sospirai, andando a mettermi la cravatta e poi il gilet nero. Mentre abbottonavo quest'ultimo, sentivo lo sguardo intenso e forse un po' pensante, di Manigoldo addosso.
Quando alzai gli occhi notai che non stava sorridendo come suo solito.
“Tu non me la racconti giusta, che succede? Non è da te tenere il broncio.”
Lo vidi rimanere sorpreso, ma poi scosse la testa. Sorrise alla sua solita maniera, ma sospettai fosse solamente per rassicurarmi.
“Forse più tardi te ne parlo, al momento non è poi così importante.”
Sospirai, immaginavo che mi avrebbe dato una risposta del genere, ma preferivo dargli fiducia.
Una volta quindi che mi fui vestito, mi legai anche i capelli con la rosa finta nera che lui mi aveva regalato una settimana e mezza prima.
Sembrò come colpito nel vedere che la utilizzavo.
“Ti aspetto di là, inizio a sistemare i tavoli.”
Gli passai di fianco, ma prima che io arrivassi alla porta, mi afferrò il polso.
“Albafica.”
Sembrava così strano sentirmi chiamare per nome da lui, forse era proprio perchè ero abituato ai suoi nomignoli ormai.
Voltai la testa quanto bastava per guardarlo.
“Cosa c'è?” “Mi sei mancato nell'ultima settimana.”
Rimasi sgomento e m'imbarazzai non poco. Non era un tipo romantico, anche perchè non ce lo vedevo a fare il damerino...però quella frase mi piacque, anche se alla fine ci eravamo sentiti quasi ogni sera.
“Esagerato, passavamo ore al telefono.”
Sorrisi in sua direzione e lui ridacchiò, avvicinandosi. Mi voltai per mettermi con il petto a sfiorare il suo.
Le sue labbra furono subito vicino alle mie, ammalianti e tentatrici.
“Un conto è sentire la tua voce, un altro è averti davanti...almeno così posso vedere le tue belle espressioni di quando ti infastidisci ai miei commenti.
Adoro farti arrabbiare.
Non ti ricordi, dolcezza? Al telefono non le posso vedere.”
Ed eccolo che rovinava il momento, gli posai la mano sulle labbra e lo spinsi indietro.
“E io che stavo ancora per baciarti, vai al diavolo Manigoldo.”
Mi girai e proseguii verso la sala principale, sbattendo la porta degli spogliatoi dietro di me.
Era il solito, altro che romanticismo! Quel ragazzo non avrebbe mai avuto tatto o finezza, sarebbe sempre stato delicato quanto un elefante in cristalleria.
Sospirai e mi ritrovai a maledire il mio stesso cuore che sentiva di provar qualcosa per lui.
“Sei sempre in tempo a bloccare tutto Albafica, stai calmo, valuta la situazione da qui in poi e tutto andrà per il meglio.”
Si proprio, non ne ero convinto nemmeno io. Ormai le cose non andavano mai come le pianificavo.




Le ore passarono anche in fretta. Manigoldo aveva il turno di apertura con il sottoscritto, per quel motivo lo avevo trovato così presto al “Sanctuary.”
Molto probabilmente me ne ero dimenticato da bravo pesce tonto. Comunque...dopo qualche ora arrivarono anche Dohko e Shion, problemi quindi non ne ebbi.
La mattinata era incentrata principalmente sulle colazioni, quindi clienti insistenti o lamentosi non ve ne erano stati.
Dohko mi aveva dato qualche dritta su come utilizzare vari attrezzi della cucina per servire dei dolci e Manigoldo aveva invece mostrato la sua bravura nel preparare la coppa al cioccolato che tanto mi piaceva. -Ovviamente finii con il mangiarmela per colazione, dato che il granchio me la doveva.-
Finalmente arrivò quindi l'ora di pranzo in cui andai in pausa. Non avevo fame, però mi feci preparare comunque qualcosa da Hasgard, il cuoco, che accettò più che volentieri.
Ovviamente non mangiai da solo dato che avevo come un dannatissimo maniaco della nutrizione, per probabile moroso.
Infatti una volta sedutomi a mangiare, Manigoldo iniziò a farmi una ramanzina e a chiedermi che cosa ingurgitassi nel corso della giornata, con risultato che a fine discussione, mi ritrovai con un gran mal di testa e il granchio a stilarmi una tabella giornaliera di alimentazione da seguire.
Mi fingevo contrariato, ma in realtà ero felice che la prendesse tanto a cuore. Significava allora che ci teneva non poco a vedermi in forma.


“E questo è quello che dovresti mangiare durante la settimana. Pensi di farcela?”

“Hm beh...e se non ho fame?”

“Devi tentare comunque. Cinque pasti sono necessari e non mangiare spesso non è sintomo di stare bene.”
Lo guardai giocando con la penna che avevo in mano e annuii. La 'dieta' che mi aveva prescritto non era poi così male, conteneva anche dolci e non potevo chiedere di meglio.
“Ah e se vuoi puoi aggiungerci della palestra, tanto per far funzionare meglio il tuo metabolismo e mettere su qualche muscolo.”
Parlò da vero esperto, presentando in viso sempre la sua sfrontatezza. Lo guardai male, con tanto di sopracciglio pericolosamente inarcato.
“Non ho le finanze per andare in palestra e poi non ci vado in mezzo a gente che mi fisserebbe!”
Il solito complesso dell'essere guardato. Anche quando facevo educazione fisica a scuola me ne vergognavo.
Lui alzò gli occhi al cielo.
“Le finanze le puoi mettere da parte ora con il lavoro, semmai ti faccio fare lo sconto in quella dove vado io.
Però davvero: ti farebbe bene, scaricheresti molto stress e nervosismo che accumuli.”

“Guarda che io non sono nervoso! Mi sfogo benissi-”
Ecco la prova contraria, stavo rispondendo irritato alle sue parole. La sua espressione me lo fece capire chiaramente.
Stava infatti con il mento appoggiato sul pugno della mano, a sua volta con il gomito del braccio sopra il tavolo. Il sorrisetto delle sue labbra faceva intendere un chiaro “Ah davvero?”
Sbuffai a lato, incrociando le braccia al petto.
“E va bene, ma farò solo la prova di una settimana! Se non ottengo risultati non verrò più.”
Sentenziai infine, ma quella semplice risposta basto a renderlo un bimbo felice. Infatti posò la schiena contro il retro della sedia e vi si stravaccò sopra, accavallando anche le gambe.
“Perfetto, allora direi che da settimana prossima possiamo iniziare.”

“Abbiamo il turno serale.”
Gli risposi mentre bevevo.
“Allora? Possiamo andarci la mattina o il pomeriggio.”

“La mattina dormo.”

“Vengo a svegliarti.”

“Provaci e ti eviro, sono irritabile se vengo svegliato contro la mia volontà. Non sai quante volte mi è volata la sveglia contro la parete.”

“Oh beh in Irlanda ti è volata contro la testa del sottoscritto, tanto per dirne una. Quindi so come sei la mattina.”
Un sorriso sornione gli si disegnò sulle labbra e io mi ritrovai ad arrossire. Quanto lo odiavo quando aveva la risposta pronta.
Feci per dire qualcosa, ma la comparsa di una figura a me molto familiare, alla nostra destra, fermò il discorso.
“Buongiorno, sto disturbando un litigio tra colleghi per caso?”
Chiese un Kanon apparentemente assonnato. Rimasi infatti sorpreso nel notare due borse scure sotto i suoi occhi.
Non l'avevo mai visto in quello stato.
“Posso sedermi?”
Annuii e gli procurai nell'immediato una sedia. Quando vi si posò sopra lo sentii masticare insulti e bestemmie contro ignoti.
Qualcosa doveva dolergli.
“Cavolo Kanon, non sei ridotto bene...cosa ti è successo? Fatto ore piccole?”
Manigoldo volle essere simpatico come suo solito e si guadagnò un'occhiataccia omicida, senza precedenti, da parte del greco.
L'italiano rimase visibilmente sgomento.
“Si può dire di sì, in parte...ho dormito in totale solamente tre ore.”
Portò una mano alla testa a massaggiarsela.
“Lo si vede, ma di cosa dovevi parlare? Prima mi hai fatto preoccupare. Qualcuno ti ha picchiato o roba simile?”

“Picchiato no, perchè sai che so dare delle belle mazzate anche io...principalmente ho bisogno di parlare per la confusione totale che ho in testa a causa di una persona...”
Mormorò, guardandosi attorno circospetto. Posò persino uno sguardo incisivo su Manigoldo.
“Tranquillo, di lui ti puoi fidare. Comunque chi è questa persona? Non Saga, vero?”
Scosse la testa, nascose uno sbadiglio con la mano e nel mentre che lo effettuava disse il nome dell'individuo.
“-thys.”

“Come scusa?”
Non lo capii.
“Ho detto: Rhadamanthys.”
Lo guardammo sorpresi e lui distolse lo sguardo come se fosse imbarazzato, le sue guance si erano persino fatte lievemente rosse.
Non mi era mai capitato di vederlo così.
“Che-” “Prima che iniziate a farmi domande a raffica, inizierò dal principio. Da quello che mi è successo la sera che siamo venuti qui con lui e Saga.”

“Lo sappiamo già.”
Intervenne a sproposito Manigoldo, che iniziò a spostare la sedia verso di me. In breve me lo ritrovai di fianco a tentare di rintanarsi innocentemente dietro la mia spalla.
La scena mi strappò un sorriso.
“Come, “lo sapete già”??”
Chiese allibito un Kanon-panda a causa delle occhiaie.
Annuii.
“Ce l'ha detto lo stesso Rhadamanthys mentre eri intento a cambiarti per andare alla tua festa di lavoro.”

“E...vi ha accennato altro su di me? Pareri o pensieri?”
Mi scambiai uno sguardo con il granchio e entrambi convenimmo per una negazione. Lui ne parve quasi stupito.
A quel punto la curiosità prese il sopravvento.
“Avanti sputa il rospo, cos'è successo?
Dettagli, informazioni e storia dal principio. Voglio sapere tutto.”
Kanon rimase basito da quel mio slancio e Manigoldo non fu da meno al mio fianco. Appoggiò il mento alla mia spalla e mi guardò male.
“Mai che con me tu sia altrettanto intraprendente...”

“Zitto.”
Gli risposi a denti stretti, non volevo che Kanon capisse niente...tuttavia non era stupido.
“Voi due-” “Prima parla tu, poi parleremo noi.”
Lo spiazzai e lo vidi fare una smorfia. Poi sospirò e rilassandosi annuì.
Appariva impacciato e molto imbarazzato, ancora non sapevo cosa dovesse raccontare. La sua tensione era tuttavia ben palpabile e mi preoccupai per qualche istante.
Iniziò poi a raccontare e delucidò ogni nostro più recondito dubbio. Cominciò a spiegarci tutto sin dall'ultimo giorno che l'avevamo visto, ovvero prima che andasse alla festa di fidanzamento del suo datore di lavoro.




La guida del greco non era distesa e tranquilla. Affrontava le curve come se fossero angoli retti e la sua mente era ovviamente altrove.
A Rhadamanthys ciò non sfuggiva, infatti il suo sguardo dorato era fisso sul ragazzo che stava accompagnando.
Kanon, dovresti rilassarti o di questo passo causerai un incidente.”
Quell'osservazione provocò solo una smorfia sul viso dell'altro, che gli lanciò un'occhiata glaciale. Il biondo non ne fu sorpreso e sostenne quello sguardo.
Non dirmi di stare calmo...ho i miei motivi per non esserlo, soprattutto in quest'occasione.”
Digrignò i denti e l'inglese ringraziò che fossero ormai giunti a destinazione, di lasciarci le penne non ne aveva la benchè minima voglia.
Quando Kanon infatti parcheggiò tirò un sospiro di sollievo, ma prima ancora che potesse mettere piede fuori dall'auto lo afferrò per il polso, obbligandolo a rimanere nella vettura.
Che diavolo fa-” “Calmati!”
Insorse finalmente il biondo, con il sopracciglio pericolosamente inarcato. Era stufo, sapeva che i gemelli potevano essere lunatici a volte, ma il greco stava superando ogni limite.
Egli fece l'ennesima smorfia, cercando però di dargli ascolto per una volta. Posò gli avambracci sul volante di fronte a lui e guardò l'inglese con la coda dell'occhio.
Contento?”
Era visivamente scocciato.
Guarda che non lo fai per me, ma per te stesso. Se davvero sei così teso, come pensi di comportarti davanti alle persone a cui stai rivolgendo in modo chiaro il tuo nervosismo?”
Rhadamanthys parlò con freddezza, ma i suoi occhi dorati scintillarono mentre fissavano quelli smeraldini dell'altro.
Quest'ultimo guardò altrove e annuì impercettibilmente.
Detesto ammetterlo...ma penso che tu abbia ragione.”

Ovvio che ce l'ho.”
Non gli diede neanche il tempo di fargli il complimento e Kanon lo guardò male per tal motivo, si fece tuttavia scivolare il nervoso di dosso e scese dalla macchina. Il biondo ovviamente lo seguì.




Nessuno dei due proferì parola finchè non misero piede nella lussuosa residenza in cui si sarebbe svolta la festa di fidanzamento di Julian Solo.
Varcata la soglia, il greco avvertì una forte sensazione di disagio e si bloccò all'improvviso. Non era la prima volta che era invitato a qualche festino del suo datore di lavoro, eppure quando accadeva e si presentava sotto invito: non c'erano mai buone notizie per lui.
Una volta era stato degradato da amministratore a segretario, un'altra si era ritrovato rimproverato per un errore da lui non commesso. Era come un circolo vizioso da cui gli era impossibile fuggire.
Quei pensieri lo fecero naufragare nel mare di negatività che ora lo avvolgeva, ma furono interrotti da una candida mano che gli si posò sulla spalla. Levò la testa e lo smeraldo nei suoi occhi cozzò nuovamente con l'oro di Rhadamanthys.
Non hai una bella cera, ma non ti chiederò cos'hai. Spero solo che tu non abbia intenzione di tenermi il broncio tutta la sera. -Disse affilando lo sguardo ed avvicinandosi al suo orecchio fece schioccare le fauci affamate.- Ti sto ricattando, ma nulla mi vieta di punirti nel caso tu mi ferissi...dal momento in cui mi hai fatto diventare serio, non considero più tutto questo un semplice gioco.”
Il soffio caldo di quelle parole minacciose, arrivò a posarsi perfettamente sulla pelle del collo candido di Kanon, il quale deglutì.
Si sentì agitato, ma forse preferiva le fauci della viverna, piuttosto che l'ennesima derisione da parte dei suoi superiori.
Vide il biondo fare un passo, ma lo afferrò per il lembo del completo beige. Lo guardò con serietà.
Non ti ferirò, ma bada di non allontanarti da me...-Fece una piccola smorfia.- Sei purtroppo l'unico su cui, in questa diavolo di villa, un minimo di affidamento possa farlo.”
Tali parole sorpresero Rhadamanthys anche se non lo diede a vedere. Annuì e fece lui cenno di fargli strada.
Arrivarono così in un'enorme sala ricca di tavoli con e senza buffet, camerieri e persone dell'alta società o almeno così sembravano dati i sontuosi abiti eleganti di tutti.
Le donne erano agghindate con gli accessori più in voga, ma anche gli uomini non sembravano essere da meno.
Kanon si appartò con Rhadamanthys in un angolo a bere dello champagne precedentemente offerto loro dai camerieri.
Quali sono le tue intenzioni?”
Chiese il biondo, prendendo una sedia per potersi mettere comodo. Sorseggiò il liquido nel calice con una mezza smorfia, era ovvio che non fosse per niente di suo gradimento.
Il greco lo guardò e tirò un lieve sospiro.
Voglio dare nell'occhio il meno possibile, prima ci sarà il discorso di Julian, prima ce ne potremo andare.”
L'altro annuì, non volendolo interrogare oltre. Se avesse desiderato spiegare qualcosa, l'avrebbe fatto da sé.
Mi dispiace averti trascinato qui in questo modo...- Confessò d'un tratto Kanon, rompendo il silenzio imbarazzante che si era tra loro formato. Rhada questa volta era più che sorpreso.- e quando ho detto che eri l'unica persona agibile su cui potessi contare, non scherzavo.
Nonostante il ricatto da te mosso, la tua compagnia non mi dispiace.”

Davvero? Da come mi rispondi non si direbbe.”

Ha parlato mr. Cordialità.”
Entrambi non riuscirono a trattenere una risata e infine anche il greco prese una sedia per potersi mettere vicino al biondo.
Oh beh, almeno io non ho crisi di nervi...”

Bada tu, non prenderti il braccio ora che ti ho dato la mano.”
Lo guardò male, ma continuò a sorridere. Scorse poi purtroppo in lontananza la persona che proprio quella sera non avrebbe avuto voglia di vedere e alzò gli occhi al cielo.
Era diretta proprio verso di loro.
Ciao Kanon, non ci si vede da tanto.”

Ma se sono in vacanza solo da due giorni?”
Fece un'espressione poco entusiasta e alzò un sopracciglio per guardare diffidente il ragazzo in piedi di fronte a lui.
I suoi occhi rosati lo fissavano con un irreale interesse, che dava a Kanon tutto da temere.
Scorbutico come tuo solito.”
Sospirò il nuovo arrivato, appoggiando il flauto traverso che teneva un mano, sulla spalla.
Solo in queste occasioni, comunque che cosa vuoi Sorrento? Non vieni mai a cercarmi senza una motivazione.”
Il ragazzo dai capelli sul viola chiaro accennò un sorriso.
Infatti anche stavolta è così e sarà meglio che tu ascolti per bene. -Si schiarì la voce.- La notizia del fidanzamento di Julian era solo un espediente per attirare qui alcuni benestanti e rappresentanti di altre aziende.”
Kanon sbattè le palpebre confuso e lo fissò per qualche istante, anche Rhadamanthys alla sua sinistra ebbe la medesima reazione.
E...quindi?”

Un attimo, ci arrivo con calma.
Praticamente tra questi rappresentanti vi sarà anche una certa Saori Kido -” “Il capo della “Partenos” qui?”
Sorrento annuì e lanciò un'occhiata al biondo seduto di fianco al collega.
Scusami Kanon, ma lui chi è?”

Un mio amico e accompagnatore, ma bando alle presentazioni, continua.”
L'altro fece una smorfia da superiore e continuò la sua storiella che entrambi, greco ed inglese, seguivano svogliatamente. Ovvio che ai due non interessasse neanche un po', in particolar modo a Rhadamanthys che odiava sentire le vicende amorose di chiunque.
E' la donna a cui Julian vorrebbe chiedere la mano.”
Concluse infine, visivamente contrariato dalla decisione del proprio datore di lavoro. Non era sconosciuta infatti a nessuno la cotta del flautista per il suo capo, menchè meno a Kanon.
Inoltre. -Continuò.- stasera saranno fatti anche degli annunci importanti su promozioni e non, per cui ti consiglierei di rimanere fino alla fine e non filartela come tuo solito a metà serata.”
Svogliatamente il greco mosse la mano come per dargli conferma. In realtà alla prima occasione avrebbe preso di peso Rhadamanthys e se ne sarebbero andati.
Nessuno poteva costringerlo a fare niente, nemmeno Saga negli anni c'era riuscito se non quella volta che l'aveva tenuto segregato nella sua camera per qualche giorno. Ai tempi il gemello maggiore amava punirlo in quel modo per le sue marachelle.
Molto bene, ora con permesso, vi lascio ai vostri amoreggiamenti, signori.”
Fu velenoso Sorrento e si guadagnò un'occhiata di sbieco da parte di Kanon, che si alzò anche di scatto afferrandolo per il collo del gessato.
Come scusa?”

Come siamo impetuosi...stavo scherzando, caro il mio segretario. Ti colpisce tanto che definisca questo biondino il tuo fidanzato?”

'Questo biondino' ha un nome e appunto perchè è mio amico, non tollero tu lo prenda in giro. Non hai infatti dato fastidio a me, bensì a lui. Quindi se non vuoi un cazzotto in pieno viso a rovinarti il trucco, ti conviene andartene.”

Lasciò la presa sul collega, che a quanto pareva sembrava essere un suo superiore, e lo allontanò con un gesto secco di spinta del braccio.
Tornò a sedersi senza notare la smorfia contrariata sulle labbra di Sorrento, ora intento ad allontanarsi.
A quel punto l'attenzione di Kanon tornò all'inglese, che lo guardava con vivida sorpresa nello sguardo. Dovette inclinare la testa in tutt'altra direzione per evitarlo.
Ti sei prodigato per me inutilmente, lo sai?”
Sentenziò infine e al gemello lì presente sfuggì un sospiro.
Ringraziare no? So bene che sei omosessuale, Rhada. Ma non mi piace quando succedono questo tipo di cose...insomma...non è giusto nemmeno mentire.”

Tu e il tuo orgoglio di etero...ammettilo che piuttosto l'hai fatto per te stesso, non vuoi essere definito gay.”
A quella frase Kanon digrignò i denti e voltò di scatto la testa verso l'inglese.
Se così fosse stato non gli avrei risposto in quel mod-”
Si bloccò nel vedere il sorriso che si era stampato sulle labbra dell'amico. L'aveva preso in giro, volutamente fatto arrabbiare e lui ci era cascato in pieno.
Un timido rossore imporporò a quel punto le sue guance e Rhadamanthys godette a pieno di quella visione.
Vai al diavolo...”
Borbottò sedendosi e fingendosi offeso, non gli rivolse uno sguardo.
Dal canto suo, l'inglese proclamava la propria vittoria su quella piccola battaglia intrapresa con il greco. Tuttavia la guerra era appena cominciata e ne avrebbe subito ben presto i colpi.




Julian Solo era adirato, Kanon l'aveva visto rientrare dal balcone con un diavolo per capello. Dietro di lui, Saori Kido camminava lentamente e con tranquillità, il completo opposto dell'altro.
Non ci voleva un genio per capire che il capo della compagnia “Poseidon” era appena stato rifiutato da una donna.
A quanto pare non sono rose.”
Commentò divertito Rhadamanthys con un ghigno e sorprese Kanon che gli gettò un'occhiata.
Non rubarmi le parole di bocca.”
Ridacchiò anche lui, tenendosi le labbra ben coperte da una mano.
Per il greco era un po' una vendetta vedere il capo tanto adirato, ammise quindi che quella visione non gli dispiaceva proprio per nulla.
Tuttavia la risata sommessa di entrambi venne interrotta da qualcuno.
Mi aspettavo di incontrare chiunque qui, ma questa è proprio una bella sorpresa...ed è raro vederti ridere, Rhadamanthys.”
Il biondo si girò lentamente e rimase sorpreso nel trovarsi di fronte un ragazzo vestito completamente di nero, dai capelli argentei e occhi scuri, quasi vacui.
Oneiros! -L'inglese sembrò riconoscerlo nell'immediato.- Cosa ci fa qui il braccio destro di mio padre?”
Kanon inarcò un sopracciglio nel vedere che una persona lì presente, tra le centinaia di damerini nella villa, avesse riconosciuto Rhadamanthys.
Guardò i due con aria estremamente perplessa, che il biondo notò.
Potrei farti la stessa domanda, Hypnos mi aveva detto che eri a casa di Saga, ma non pensavo che frequentasse questi posti.”
Lo sguardo spento del ragazzo si posò su quello che aveva scambiato per il gemello maggiore.
Ne è passato di tempo, come stai?”

Ecco, io non so chi tu sia...”
Mormorò il greco, non capendo che cosa stesse succedendo. Fortunatamente in suo aiuto giunse l'inglese che gli posò una mano sulla spalla.
Lui non è Saga, è il suo gemello: Kanon; per cui perdonalo Oneiros, ma non ti conosce.”
L'inespressività rimase per un istante sul volto dell'altro, ma provvedette presto a scusarsi chinando appena il corpo.
Chiedo scusa per l'enorme sbaglio. Sono Oneiros Williams, amministratore delegato della compagnia 'Elysium' nonché braccio destro di Hypnos Mitchell, co-vice direttore dell'azienda.”
Kanon rimase sorpreso da quella presentazione tanto solenne e lanciò un'occhiata a Rhadamanthys. Questo sorrideva divertito nel vedere la sua buffa espressione e ciò lo mandava in bestia.
Non ti dovevi scusare, tranquillo. Sono in tanti a scambiarmi per mio fratello, uno in più o uno in meno, non fa differenza.
Sono però lieto di fare la tua conoscenza e- Rhada piantala di ghignare alle mie spalle!”
Guardò inviperito il biondo che si copriva la bocca con una mano. Se non fossero stati a quella festa, gli sarebbe di sicuro saltato addosso per sbranarlo vivo.
Perchè? E' divertente vedere come tu ti senta in soggezione negli ambienti di alta classe.”
Berciò velenoso con un altro ghigno sulle labbra.
Il greco si trovò ad arrossire e a borbottare qualcosa di incomprensibile. Il povero Oneiros lì presente sembrava non poco confuso, ma cercava di ignorare la situazione e concentrarsi sul suo lavoro lì, andando anche a svolgerlo.




Passarono due ore buone in cui i due parlarono. Rhadamanthys spiegò a Kanon come fosse strutturata la sua famiglia, o più nello specifico: l'azienda di famiglia.
Il biondo infatti non mentiva quando diceva di essere un Lord inglese; era nato per sbaglio, ma sua madre non era andata a letto con un uomo qualunque e successivamente se ne era anche pentita perchè grazie al suo comportamento era infine stata rifiutata da Hypnos Mitchell, nobile di titolo e co-vice direttore della compagnia 'Elysium' gestita da lui, il fratello Thanatos e il grande capo: Hades Marshall, un uomo che da sempre aveva saputo il fatto suo.
Per cui il caro biondo era un uomo molto ambito dalle donne dell'alta società, ma non si era mai sposato proprio per non condividere beni e titoli con qualche consorte ingrata.
Da una notte di debolezza era infine nato il carissimo Rhadamanthys, ragazzo ligio, dai sani principi e incubo da un certo maledetto 8 giugno, di Kanon Turunen.

Momento, momento...tu mi stai dicendo che sei davvero così fortunato?”
Il greco era incredulo.
Beh si, mio padre mi ha tenuto con sé e quindi ho ereditato i suoi titoli e resto, se è questo che intendi.”


No io dico...che diavolo ci vai a fare allora, alla stessa scuola di legislatura di mio fratello? In futuro prenderai sicuramente il posto di Hypnos, o no?”


Ecco io...-Fece una pausa in cui abbassò lo sguardo.- Preferirei diventare giudice piuttosto che continuare l'attività di famiglia.
Non penso sia la mia vocazione.”
Kanon lo guardò con sguardo incredulo e si massaggiò una tempia. Forse quel ragazzo era ben più complicato di quanto pensasse...
Preferisco crearmi da solo la vita, piuttosto che pesare sulle spalle di mio padre. Al contrario dei miei fratellastri: io non vivo a scrocco di qualcuno.”
Sentenziò infine, incrociando le braccia muscolose al petto. Distolse la sua attenzione appositamente dal greco, che non la prese molto bene.
Vedeva infatti in lui un'aria superiore che lasciava intendere quanto lo stesse guardando dall'alto verso il basso in quel momento.
Kanon serrò i pugni e lo afferrò per il colletto.
Sentì un po', Rhadamanthys! Non osare ancora usare quel tono. -Gli occhi del biondo si sgranarono e l'altro scorse la perplessità in essi.- Sembri trattarmi come uno che non può capire, quando invece ho lavorato sodo sin da quando mio padre mi divise da mio fratello!”
Si morse la lingua in quel preciso istante. Non aveva mai accennato a nessuno, se non ad Albafica, il suo passato.
Lasciò quindi di colpo la giacca del biondo e fece una smorfia. Quest'ultimo gli si avvicinò tenendo un'aria seria in viso.
Non stavo affatto pensando a qualcosa del genere...ma se non hai ancora capito che di carattere sono così, non è colpa mia.”
Portò le mani in tasca e Kanon lo guardò sorpreso per un istante, prima di fare l'ennesima smorfia d'offesa.
Che fosse nervoso era palese. Ma adesso stava proprio esagerando e anche l'inglese l'aveva notato.




Finalmente giunse il momento del discorso di Julian, ma entrambi lo seguirono svogliatamente e terminato esso, Kanon si lanciò in uno sbadiglio poco contenuto. Questo contagiò nell'immediato Rhadamanthys al suo fianco.
Diamine, devi fare proprio così? Fai venire sonno anche a me...”


Oh pardon caro Lord, non è colpa mia se comunque stanotte qualcuno non mi ha fatto dormire.”


Mah! Non ti ho fatto dormire? abbiamo solo condiviso un letto.”


Eh?
Hai invaso i miei spazi! Va bene il ricatto, ma questo non comprendeva che tu potessi, all'alba delle tre del mattino, infiltrarti tra le MIE coperte!
I letti poi sono tre, dovevi startene nel tuo!”


Da te ero più comodo e poi ero curioso di vedere la tua reazione.”
Il greco stava fumando più di una pentola a pressione, per la rabbia. Ancora non capiva che l'altro traeva piacere nell'osservare quelle sue buffe, e per lui esilaranti, espressioni.
Infatti tratteneva ogni volta un sorrisetto soddisfatto.
Tuttavia...il momento di ilarità durò poco, poiché entrambi videro tornare da loro un certo flautista che a Kanon non stava proprio simpatico.
Che ci fai di nuovo qui, Sorrento?”
Chiese infatti scocciato, mentre faceva roteare nel bicchiere, lo champagne che da qualche minuto stava tentando di sorseggiare.
Il collega non aveva un'espressione così felice.
Mi dispiace, Kanon...anche se non mi sono comportato bene nei tuoi confronti durante questi anni, devo darti questa a malincuore.”
Il ragazzo porse al greco una busta di color ciano e questo la guardò con espressione perplessa. La prese tra le dita e continuò a fissarla.
Cosa-” “Ti conviene leggerla subito, Turunen. Perchè non sprecherò altro tempo nel darti spiegazioni, hai dieci minuti.”
Al fianco di Sorrento, giunse un ragazzo dai lunghi capelli dello stesso colore della busta. Era vestito elegantemente di bianco e si atteggiava al classico damerino viziato.
Rhadamanthys lo squadrò da testa a piedi e desiderò sin da subito tirargli un pugno, non ne capì però il motivo.
Julian...”
Esordii il greco, con aria sempre più sorpresa. Gli sembrava strano che il datore di lavoro gli si presentasse di fronte in quel modo, con tanto di lettera da spiegare.
Guardò infatti la busta e l'aprì. Quando lesse il contenuto, il suo voltò sbiancò paurosamente.
U-un attimo...-Avvertì una forte rabbia salirgli lungo ogni centro nervoso.- Perchè? Eri stato tu a voler che venissi a lavorare con te!”


Si, è vero...ma vedi Kanon: penso tu non sia per niente adatto alla mia azienda. Ti ho anche degradato tempo fa e quindi...diciamo che anche come segretario non mi fai buona pubblicità, come nemmeno sei molto presente a questi festini.
I tuoi colleghi invece si, o sbaglio Sorrento?”
Il flautista piegò la testa a lato, volendo evitare di essere coinvolto. Julian storse a quel punto il naso e tornò con la sua attenzione sul greco.
Non è una motivazione valida! Ti conviene trovare un'altra scusa per licenziarmi.”


Sono io il capo della “Poseidon”, non mi servono altre argomentazioni per farlo. Sei fuori, Kanon e non rientrerai in campo.”


Vai al diavolo...”
Strappò di impeto la lettera e lo guardò con rancore. Dopo anni passati ad assecondare quell'idiota, era quello il ringraziamento!
Lui l'aveva aiutato a stare in piedi, con anche l'aiuto di Sorrento, ed ora invece tutto finiva con uno stupido pezzo di carta.
Sfido che quella ragazzina ti abbia rifiutato, sei proprio un coglione.”
Sentenziò infine il greco, colpendo nel segno il nervosismo del suo, ormai ex, principale.
Non osare nominare Saori, brutto-” “Prima che tu lo prenda a pugni, consentimi di dire che il qui presente Kanon ha ragione.
Difficile a crederci, ma è così.”
Il greco alzò lo sguardo e rimase sorpreso nel vedere Rhadamanthys posto davanti a lui per difenderlo. Scorse una scintilla nei suoi occhi e li vide brillare come pepite d'oro.
Tu chi diavolo sei? La sua guardia del corpo? Scostati, voglio parlare con lui.”
Il biondo fece una smorfia a quelle sue parole e incrociò le braccia al petto.
Sono il suo accompagnatore: Rhadamanthys Mitchell e se non vuoi avere guai, ti conviene moderare i termini.”


Ma che paura, tremo proprio. Una nullità mi sta minacciando.”


Faresti bene invece ad averne, Julian Solo. -I presenti voltarono la testa di lato e a passo spedito giunse tra loro Oneiros, che precedentemente si era allontanato.- Per quanto la tua compagnia sia vasta, non eguaglia quella del signor Hypnos.
Dubito fortemente che avrai il suo sostegno minacciandone il figlio.”
Anche se le parole dell'altro avevano rivelato la sua identità, Rhada rimaneva stoico e impassibile di fronte allo sguardo, ora incredulo, del capo della “Poseidon.”
Il figlio di Hypnos? Da quando ne ha uno?”


Mio padre non parla mai di me con i propri colleghi e fa bene, almeno così posso vedere le loro espressioni sconcertate quando lo scoprono.”
Ghignò bastardo e si guadagnò un ringhio da parte del damerino di fronte a lui.
Tch, non mi importa niente se sei figlio di quell'uomo, il mio discorso riguarda solo Kanon, per cui scostati.”


Non lo farò.”
Fu di poche parole il biondo mentre il greco dietro di lui era più confuso che mai. Cercò infatti di intervenire posando una mano sulla spalla di lui.
Rhada stai tranquillo, sistemo io qu-” “Cosa sistemi tu? Sei appena stato licenziato e non ho intenzione di vederti umiliato da un damerino in bianco. -Rivolse a quel punto il suo sguardo prima a Julian, poi ad Oneiros.- Comunica a mio padre che da questo preciso istante avrà un nuovo sottoposto.”


Come scusa?”
Kanon fu incredulo come ogni altro presente in quell'istante.
Rhadamanthys cosa stai-” “Sei sicuro?”
Oneiros precedette il greco e ottenne in risposta dall'inglese un cenno di assenso. Solo lui poteva rendere la vita un inferno a Kanon, sia in senso buono che cattivo, pertanto quel Julian gli stava dando solo sui nervi.
Cosa pensi di fare così? Turunen è un nullafacente, manderà in rovina la società di tuo padre!”
Il ragazzo schernì di nuovo l'ex dipendente, al quale non piacque per niente quella frase. Si slanciò infatti impulsivamente e gli tirò un pugno in pieno viso che lo fece cadere a terra.
Venne soccorso nell'immediato da Sorrento, il quale però venne bruscamente mandato via.
Kanon figlio di-” “Figlio di ci stai tu! Brutto coglione! Per tutti questi anni ti ho sopportato, ma stavolta ringrazio davvero che tu mi abbia licenziato!”
Sbottò infine il gemello minore, con l'ira ben divampante dal suo sguardo. Persino Rhada e Oneiros rimasero sorpresi dal suo gesto.
Non ti permetto di dire nulla sul mio operare! Sono sempre sottostato ai tuoi voleri, sono stato anche declassato perchè lo volevi tu, non perchè avessi commesso un qualche errore.
Ergo: puoi andartene benissimo al diavolo, Julian Solo e spero che quella mocciosa della Kido non te la dia mai! Tch. -Detto quello gli voltò le spalle e lanciò uno sguardo al biondo che l'aveva difeso.- Io e te dobbiamo parlare, fai venire anche lui.
Vi aspetto nel parcheggio.”
Detto quello, Kanon non badò più alle occhiate malevole di un Julian dal labbro sanguinante e lo sguardo dispiaciuto di Sorrento, prese solo a camminare spedito.
Voleva andarsene alla svelta da quel luogo e sperò con tutto sé stesso che anche Rhada si affrettasse a seguirlo...aveva tuttavia apprezzato il suo intervento e...la sua proposta di lavoro.




Che diavolo ti è saltato in testa, eh Rhada? Quello ce l'aveva con me e- cosa pensi dirà ora tuo padre?”

Kanon calmati, Hypnos non dirà assolutamente nulla. Anzi penso sarà felice di avere in squadra un greco, dice sempre che sono persone curiose ai suoi occhi.”
Il biondo prese ovviamente il tutto alla leggera conoscendo il suo boss, era tuttavia Oneiros a essere sorpreso.
Non ti facevo però così protettivo nei confronti dei tuoi amici, Rhadamanthys. -Fece una pausa, in cui sembrò palesare un vago sospetto. Prima che potesse però solo fiatare, l'inglese lo fulminò seduta stante.-P-parlando di affari...tornerò in Inghilterra dal signor Hypnos e gli riferirò l'accaduto, nei prossimi giorni Kanon saprai se sarai nella nostra compagnia.”

Un attimo io non ho detto che avrei accetta-” “Non mordere la mano che ti nutre e accetta. Ti si può offrire anche di più di quello che guadagnavi con Julian.”
Intervenne Rhada, obbligando il greco ad accettare. Quest'ultimo rimase infatti più che sorpreso e prima che potesse protestare, Oneiros se ne era già andato.
Dal nervoso si passò rapidamente le mani tra i capelli, ritrovandosi così una zazzera scarmigliata e un po' afro, per acconciatura.
Se non uccido qualcuno è miracolo!”
Andò ad appoggiare la schiena alla sua Audi e dovette tirare un lungo respiro, in cui fece ricadere i capelli sugli occhi.
Sei la mia rovina. Lo sai, vero?”

E io che pensavo di essere invece la tua salvezza.”
Rhadamanthys posò una mano sulla testa del docile Kanon e gliela accarezzò. Lo guardò di sottecchi sbuffando a lato.
Ma stai un po' zitto...dovevi per forza fare quell'uscita se no non eri contento. -Sospirò e raddrizzò la schiena in modo da portarsi anche all'indietro i capelli.- Però...credo di doverti ugualmente ringraziare, nonostante tutto...-Trova difficile ammetterlo, per cui deve trovare bene le parole.- Mi ha fatto piacere essere difeso, per una volta.”
La sua confessione lasciò sorpreso Rhada al suo fianco e lui lo notò con piacere, dunque accennò un sorriso tirandogli una gomitata.
Sali in macchina, per festeggiare il mio pugno a Julian andiamo a berci qualcosa.”
Disse andando a mettersi sul sedile del conducente, appariva così visibilmente più rilassato. Rhada lo guardò inarcando tuttavia parte del sopracciglio.
Penso tu abbia capito che io non bevo alcolici di bassa qualità.”

E io che ti volevo portare in un Pub dove vendono vero Whisky inglese...va beh, se non vuoi andiamo a casa a sopportare gli sbaciucchiamenti di Saga con Shu-”
Non fece in tempo a finire la frase che sentì la portiera di fianco sbattere e Rhada entrare di fretta. Ghignò velatamente soddisfatto.
Avanti muoviti, due bicchieri comodi di Whisky non me li toglie nessuno...”


Agli ordini, viverna gelosa.”

A chi hai dato del geloso?!”
Afferrò il greco nell'immediato per il colletto e i loro visi si trovarono immediatamente l'uno a un soffio dell'altro.
Kanon lo notò, ma si limitò a deglutire.
Stavo scherzando, Rhada...non volevo assolutamente offenderti rivangando la faccenda.”
Il biondo lasciò la presa e accennò un sorriso di scherno.
Che carino diventi quando ti scusi, anche più di tuo fratello.”

Con questo cosa vorresti dire?!”
Chiese a quel punto, arrossendo vivamente. L'altro continuò a ghignare in modo malefico.
Che intendo? Oh niente, solo che ho fatto apposta a mostrarmi contrariato...ancora una volta volevo vedere la tua inappagabile reazione.
Forse ti devo istigare più spesso...”
Innervosito, Kanon mise in moto nell'immediato l'auto e fece una manovra degna di una qualsiasi pilota di autovetture.
Tch! Vai al diavolo, Rhada! E io che cerco anche di essere amichevole...”


Oh scusa, non volevo farti adirare. -Il greco non se lo aspettò, ma il biondo agguantò la sua mandibola con una mano, facendo di nuovo avvicinare i loro visi. Rhadamanthys ci stava prendendo gusto nel farlo arrossire.- comunque dicevo sul serio prima, sei più carino di tuo fratello quando hai quell'espressione e...sei decisamente più interessante di lui.”
Kanon fu a dir poco sconvolto di apprendere quella notizia. Non gli bastava di essere ricattato, adesso l'altro ci stava provando senza farsi troppi problemi!
Quando lo vide avvicinarsi ancora di più, dovette ricorrere al suo autocontrollo e alla sua freddezza per potersi far lasciare dagli artigli che gli tenevano ferma la mandibola.
Ti ricordo che non sono dello stesso partito di Saga!”
Sbottò e accelerò di colpo per dirigersi verso il locale che aveva nominato pochi minuti prima.
Ovviamente era ignaro di fare il gioco a cui la viverna stava partecipando tanto volentieri...


“...e fin qui tutto a posto, siamo andati al Pub, abbiamo bevuto qualcosa e a notte tarda siamo tornati a casa.
Il giorno dopo mi era già arrivata l'e-mail di assunzione da parte del padre di Rhada, per cui non potei che essere felice.”
Lo guardai con espressione perplessa, dato che dalla sua non trapelava poi tutta questa allegria.
“C'è dell'altro, vero?”
Lui annuì e a quel punto scostai per un attimo Manigoldo dalla spalla, che a causa sia mi si era formicolata come il resto del braccio. Sospirai e lo guardai con la coda dell'occhio.
“Non ti viene il torcicollo a furia di tenerlo piegato su di me?”
In tutta risposta ricevetti un cenno di negazione con la testa e la sua espressione sorniona non lo abbandonò. S'insinuò con la seda sotto il tavolo e la sua mano serpeggiò fino alla mia coscia che accarezzo lentamente.
Lo andai a fermare e lui ne approfittò per intrecciare le sue dita con lei mie. Lo maledii mentalmente, perchè doveva comportarsi così sotto gli occhi di Kanon? Non volevo ancora sbandierare ai quattro venti la mia, probabile, relazione con lui.
Il greco tuttavia sembrò non notare niente, assorto come era dal fissare il suo telefono appoggiato sul tavolo.
Il suo sguardo era vuoto, ma allo stesso tempo concentrato nei suoi pensieri.
“Da quella sera...- Proseguì finalmente e gli volli prestare tutta la mia attenzione. Non avrei abbandonato un amico solo per le distrazioni causate da un granchio pestifero!- io e Rhada abbiamo iniziato ad uscire insieme quasi tutte le sere fino ad adesso, lasciavamo la casa a Saga e Shura. Solo quando non c'era quest'ultimo stavamo in tre e...diciamo che andando per locali a bere con il caro inglese...mi è capitato di vedere quanto siamo simili sotto certi aspetti.”


Quindi prima Pandora e poi Valentine, giusto?”
Il ghiaccio tintinnò nel bicchiere del greco e schioccò una volta che lui lo posò sul tavolo. Il biondo al suo fianco annuiva mentre sorseggiava il suo Whisky fresco, in quell'afosa serata pre-estiva.
Il locale era in parte vuoto, ma dopotutto era la mezzanotte passata e Kanon aveva scelto quasi appositamente quel Pub più isolato di altri. Alla fine stava prendendoci gusto a parlare con l'altro.
Si, ed entrambi con il desiderio comune di cornificare la gente. -Fece una smorfia e sbattè il bicchiere vuoto sul legno del tavolo.- Non è stata però tanto Pandora a ferirmi, quanto Valentine.
Mi è sempre stato vicino sin da bambini e diciamo che...quando cinque anni fa decidemmo di metterci insieme, non fu poi una gran novità.
Sapevo già da tempo della sua cotta nei miei confronti...tuttavia non avevo calcolato lo zampino di quel figlio di puttana di mio cugino e ovviamente di Minos.”
Portò una mano sotto il mento e fissò il vuoto davanti a sé.
Ha fatto incontrare Lune con Valentine e...in qualche modo l'ha sedotto, costringendolo quindi a farmi un bel paio di corna sulla testa.
Tch, il solo pensiero mi fa vomitare e lo maledico ogni volta, dato che ormai non riesco più a farmi piacere le donne.”
Guardò infine Kanon con la coda dell'occhio.
Da quel che ho capito però...è stato un po' lo stesso per te, anche se a tu apprezzi ancora il fascino femminile.”


Non la metterei su quel piano...diciamo che non sono rimasto poi tanto sorpreso dal comportamento di Hilda, per lei ero solo un mero trofeo da mostrare.
Sapevo che non sarebbe durata così tanto. -Accennò un sorriso.- Sono tre anni buoni in cui mi concentro in altro, piuttosto che in donne e non ti nego che fare sesso con quella ragazza, e lo abbiamo fatto bene solo il primo anno di coppia, era paragonabile ad avere un pezzo di ghiaccio nel letto.”
Quella frase fece scaturire una risata dalla gola di entrambi e Kanon ne fu più che felice.
Penso però che apparisse così anche perchè voleva essere lei a dominarmi...mah! I suoi gusti non li ho mai capiti e mai mi interesserà farlo.”
Finì di bere il suo alcolico e si stiracchiò trattenendo uno sbadiglio.
Invece ora tu cosa stai cercando, Rhada? Nel senso...cosa ci vedevi in mio fratello?”
L'altro scosse la testa e si volto in sua direzione.
Non ti so dire nulla di concreto, so solo che è stata una delle poche persone a starmi vicino dopo che Valentine ha fatto quel che ha fatto, per cui penso che la cotta nei suoi confronti sia venuta da sé. -Accennò poi un sorriso misterioso.- ma se devo parlare di adesso...penso di aver sviluppato un nuovo interesse e se le cose vanno in porto come voglio, dovrei riuscire a raggiungere il mio obiettivo.”
Quasi mormorò quella frase sotto gli occhi di un greco piuttosto perplesso.
Beh dai, te lo auguro. A questo mondo penso che un po' tutti meritino un accenno di felicità...”
Sbadigliò portandosi una mano davanti alla bocca. Involontariamente però stupì Rhada che lo guardò per l'ennesima volta con sguardo di un dorato piuttosto luminoso.
Tu dici? Spero che con il mio arrivo e ciò che voglio fare, anche la persona che ho adocchiato possa sentirsi felice...”
Kanon mezzo assonnato e lievemente sopraffatto dall'alcol, era infatti al quarto bicchiere, annuì vagamente ritrovandosi a ciondolare da una parte all'altra con la testa.
Vedrai che è così, non perdere la speranza. Sei o non sei una viverna? Fatti valere.”
Terminò infine, alzandosi per andare a pagare per entrambi. Non si accorse però di essere scrutato con attenzione dallo sguardo famelico di Rhadamanthys.
Oh si...mi farò valere, mio caro Kanon.”


Notai il mio amico fare una pausa che mi incuriosì non poco e lo vidi iniziare a massaggiarsi la tempia nervosamente, mentre le sue guance si imporporavano lentamente.
Lanciai uno sguardo a Manigoldo, il quale ricambiò la mia espressione perplessa e, approfittandone ovviamente del momento, mi passò un braccio attorno alla vita...quel dannato granchio.
“Finchè ieri notte, tornati a casa...”
Kanon finalmente si decise a continuare e lo seguimmo con attenzione, o almeno io che non ero intento a toccare il corpo di nessuno...come invece stava facendo un certo italiano.



Facendo dei movimenti costanti e circolari sulla tempia, Rhadamanthys varcò la soglia della dimora del greco, con quest'ultimo a suo seguito.
Dovevamo proprio trovarci degli ubriaconi in quel locale? Dio mio...erano secoli che non facevo una rissa del genere.”


Mi tocca concordare con te, non sono più abituato a tirare pugni. Quello che si è beccato Julian l'altro giorno è stata un'eccezione.”


Oh beh, c'è da dire che glielo hai dato piuttosto poderoso...di sicuro il livido gliel'hai lasciato.”
Il gemello minore al pensiero, ma soprattutto al complimento dell'altro, ghignò vittorioso. Aveva sempre sognato di picchiare Julian dopotutto.
Ti ringrazio, Rhada. Detto da te lo prendo per un complimento.”
L'inglese ridacchiò e portò amichevolmente una mano sulla testa di quello che ora era diventato un amico per lui.
Infatti lo è.”
Kanon rimase sorpreso, ma per niente gli dispiacque.
Accese le luci della sala. Essendo ormai notte fonda, pensava che non ci fosse nessuno sveglio, ma invece...


A-ah!...Sa-Saga!”


Entrambi si paralizzarono sul posto e sbiancarono in volto. Si scambiarono all'istante uno sguardo di puro sgomento.
Pensarono alla stessa cosa e si capirono alla perfezione.
Dimmi che è solo frutto della mia immaginazione...”


Temo di averlo sentito anche io, Rhada.”


Borbottò, portandosi una mano sul volto in modo esasperato. Sembrò implorare che fosse tutto uno scherzo...ma...
 
D-di più!”


Ma non è possibile!”
Sbottò d'un tratto Rhada, avviandosi come una saetta verso le scale per il piano di sopra. Kanon fu però rapido a placcarlo, ma allo stesso tempo si dovette pentire di averlo fatto.
Il biondo infatti scivolò sul gradino e gli cadde rovinosamente addosso.
Non voleva di certo rovinare la serata al fratello alle prese con il suo ragazzo, per cui fermare la viverna partita all'attacco era il minimo che potesse fare.
Quella che il greco però tirò al pavimento, fu una clamorosa zuccata decisamente poco fine. Senti la testa rimbombare infatti.
Kanon! Ma che cazzo fa- Kanon?”
Rhadamanthys si accorse che l'amico sotto di lui non si stava riprendendo e si preoccupò all'istante. Sarebbe morto lui se l'altro non avesse aperto gli occhi.
Posò una mano dietro la sua testa e cerco di aiutarlo a mettersi seduto: fortunatamente era rimasto cosciente.
Ahi ahi...questa...l'ho sentita sin troppo bene.”
Appoggiò una spalla al petto dell'inglese, mentre tutt'intorno i mobili gli sembravano girare. L'altro gli massaggio delicatamente la parte corporea offesa, intrecciando anche le dita con quei morbidi capelli color del mare.
Il lato positivo della tua testaccia dura è che non si rompe tanto facilmente.”
Kanon volle fulminare l'altro, ma rimase spiazzato quando lo sentì tirare un sospiro di sollievo e tornare serio in viso.
Non lo aveva mai visto con una tale preoccupazione in volto e lo lasciò spiazzato.
Non dovevi fermarmi...”
Lo rimproverò l'inglese.
Li avresti interrotti.”


E allora? Sono le tre di notte e anche noi dovremmo dormire.”
Il greco si trovò a concordare con lui, tuttavia braccare l'altro era stato per lui un riflesso spontaneo per rispetto nei confronti del fratello.
Tentò di alzarsi con ancora la testa che gli girava. Barcollò per un istante ma fortunatamente Rhadamanthys gli fece rapidamente da sostegno...di nuovo.
Inutile dire che la sorpresa si palesò sul suo volto e guardò l'altro con occhi sgranati.
Posso camminare da solo...”
Provò a dire acidamente, per poter essere lasciato, ma l'altro in risposta lo trascinò con sé sul divano e lo fece sedere.
Non provare a rialzarti, non ho voglia di vederti una seconda volta a terra.”
Sospirò rimettendosi in piedi e fissandolo con cipiglio truce.
Il suo sguardo inquisitore scrutava il greco con attenzione, mentre tentava di ignorare i versi di piacere appartenenti ai due amanti al piano di sopra.
Dal canto suo, anche Kanon ci riusciva ben poco...e Rhadamathys lo capiva dalla sua espressione per niente composta, bensì imbarazzata.
E' stato un caso...di solito i miei placcaggi non implicano una mia caduta tanto rovinosa.”
Ridacchiò per sdrammatizzare il momento.
Ahah...che ridere.”
Fece inespressivo Rhada, con lo sguardo sempre più concentrato sul greco. Portò una mano al fianco, mantenendo così un'aria di classe e superiorità.
Kanon si ritrovò a fissarlo a lungo e non sapeva se essere intimorito o affascinato da lui. Gli faceva piacere che si stesse preoccupando così tanto per la sua salute e per come aveva battuto la testa, ma era un uomo fatto e formato, ora stava bene.
Avanti Rhada, non essere così serio. -Si rimise in piedi con un balzo e un bel sorriso sulle labbra.- vedi? Sono in ottima forma.”


Ti avevo avvertito...”


Come?”
La confusione si disegnò sul volto del greco, prima che Rhadamanthys gli posasse entrambe le mani sulle spalle.
Non dovevi ferirmi...o ti avrei punito.”
Mormorò appena, prima di serrare gli arti sul ragazzo di fronte a lui. Kanon non riuscì a realizzare in un primo istante, ma lo fece quando si ritrovò le labbra del biondo, sovrapposte alle sue.
Sentì il cuore fermarglisi nel petto, gli occhi sbarrati, mostravano all'altro quanta fosse ora la sua sorpresa.
Quest'ultima si palesò ancora di più in lui, quando l'inglese di fronte a sé lo spinse a sdraiarsi con il corpo sul divano e la testa semi-appoggiata al braccio morbido di esso.
Lo fece senza staccarsi un istante dalle sue labbra, che impiegò ben poco a violare per trascinare il greco in una spietata e temibile danza umida.
Kanon, confuso ma per niente stupido, riuscì a trovare la forza e stavolta afferrò lui le spalle dell'altro per spingerlo via dalla sua bocca.
Ansimante lo guardò con sguardo di pura ira.
Che diavolo fai?! -Digrignò i denti, mentre sentiva il sangue ribollire.- Non ti ho ferito! Sono stato io a farmi male, cazzo! Questo non ti permette di baciarmi, bastardo di un-HMM!”
La bocca del greco venne nuovamente chiusa dalle labbra della viverna e si ritrovò nuovamente a dover lottare con lui.
Fece scivolare rapidamente le mani lungo il suo corpo e vide il viso di Kanon colorarsi di un rosso intenso, mentre gli faceva resistenza.
Decise quindi di rispondere alle sue parole e dargli una piccola pausa.
Tu mi ferisci in ogni momento, Kanon. E' questo il tuo problema.-Sentenziò, rimanendo su di lui per bloccargli i movimenti.- Abbiamo parlato così tanto in questo periodo...e ogni tua parola era un taglio netto in me. -Digrignò i denti e dovette trovare la forza di parlare.- Mostri sempre quel sorriso felice e spensierato...come diavolo fai? -I suoi occhi rimasero fissi in quelli dell'altro.- Riesci a essere così positivo e...tsk.
Sono stanco della tua comprensività...di vederti così...disponibile, come mai nessuno è stato, nei miei confronti.”
Il greco sgranò gli occhi. Non riusciva a capire la logica del suo discorso, non aveva senso! L'aveva solo ascoltato e mai gli aveva detto nulla di scortese, anzi...lo aveva solamente incitato a non arrendersi.
...realizzò in quel momento che forse doveva essere quello il punto.
Era...a me che puntavi sin dall'inizio allora. Quando hai detto di aver trovato un obiettivo per cui..”
Boccheggiò e le parole gli morirono in bocca nel vedere lo sguardo serio dell'altro. Quest'ultimo brillava quanto l'oro e lo teneva prigioniero, intrappolato in quelle iridi rapaci.
Mi sto facendo valere...per mostrare la viverna che sono.”
Quello fu il colpo di grazia per Kanon che riconobbe alla perfezione le sue stesse parole utilizzate per incoraggiarlo.
Tu...sei un bastardo, Rhada...non puoi fare di me la tua put-” “Non osare dirlo!”
Ringhiò, tornando con le labbra vicino alle sue. Una mano scivolò dal suo fianco, fino al ventre, e scostò la camicia da sopra esso.
Non lo sei...se ti voglio è solamente perchè ho visto qualcosa in te che mi interessa.”


Si! Soddisfare la tua lussuria ti interessa!
Non sono Gay, lasciami immediatamente! Non ho alcuna intenzione di fare qualcosa con te!”


La vuoi finire? Te l'ho già detto tempo fa, per quanto ne so potrebbe piacerti.”


Cosa non comprendi della mia lingua? Non farò sesso con un uomo! E non mi interessa se potrebbe piacermi o meno, per cui levat-AH!”
Kanon sgranò gli occhi arrossendo e dovette portarsi una mano alla bocca poiché quel dannato biondo aveva appositamente sfiorato un suo punto intimo molto sensibile in quel momento.
Sm-smettila...”


Arrabbiati con Shura e tuo fratello per la tua eccitazione, Kanon, non con me.
Ma sappi che io non voglio solo il tuo corpo. -Tornò di nuovo a un soffio dalle sue labbra.- Io bramo ogni parte di te e me la prenderò, dovessi protrarre all'infinito il mio assedio nei tuoi confronti.”


Te l'ho già..de-detto...smettila...per...favore.”
Kanon si sforzò di bloccarlo, ma fu tutto inutile. Opporsi a quell'uomo era impossibile, sembrava addirittura non avere alcuna forza per contrastarlo.
Purtroppo per lui, quello fu il via di una serie di lunghi baci passionali e profondi che lo lasciarono sempre più sorpreso, ed adirato, in balia degli artigli e delle fauci della viverna.
Masticò insulti e maledizioni nei suoi confronti, tentando in ogni modo di scivolar via dalle sue grinfie.
Tuttavia finì con il fare il gioco voluto dall'altro e venne ben presto trascinato in una spirale di sensazioni piacevoli, che non lo delusero.
I loro vestiti volarono via ben presto e contribuì lui stesso a marchiare la pelle candida dell'inglese, il quale non disprezzò per niente la sua violenza nei morsi. Non si fece tuttavia sopraffare e mantenne lui il controllo della situazione.
Iniziarono così a mescolarsi sospiri e ansimi, abbandonando i loro stessi corpi al piacere più travolgente che entrambi avessero mai provato.
Vennero infine i gemiti di entrambi, per niente contenuti.
Mai Kanon si sarebbe aspettato di finire in quel modo, specialmente con un uomo...ma ciò che più lo sorprese, fu proprio Rhadamanthys. Così violento, ma allo stesso tempo premuroso, a modo suo, nei suoi confronti.
Lo stava maledicendo, implorando mentalmente di lasciarlo in pace e smettere di trattarlo in quel modo...ma tutto fu inutile. Finì lui stesso per chiedergli di più.
Ad ogni tocco, ad ogni contatto, i suoi nervi gli facevano vorticare la testa ed infine vide tutto bianco, a causa del piacere che con l'altro stava provando.








Io te lo avevo detto.”
Un vittorioso Rhadamanthys, stava ora passando le dita tra quelli che erano dei filamenti color del mare, appartenenti ad un certo greco, posato con la testa sul suo petto. Imitò persino il suo tono di voce nel prenderlo in giro.
Che cosa?”
Kanon aveva un tono decisamente scocciato e cercò di tenere il viso il più nascosto possibile. Fece anche una smorfia nell'avvertire l'altra mano del biondo toccargli un fianco.
Che ti sarebbe piaciuto.”


Ma fammi il piacere...è accaduto solo perchè ero eccitato di mio e non facevo niente da molto tempo.”


Devi sempre campare qualche scusa...ora comprendo tutto: voi passivi lo fate apposta.”
Lo punzecchiò con noncuranza tale da far risvegliare il lato ribelle e diabolico del greco. Questo infatti si puntellò subito sui gomiti e lo guardo negli occhi.
Ripetilo se ne hai il coraggio.”
Rhadamanthys inarcò pericolosamente il sopracciglio e un ghigno gli si disegno sulle labbra. Non si aspettava che avrebbe reagito così bene all'istigazione, ma ciò non fece altro che compiacerlo solamente di più.
Che sei passivo? Non vedo nulla di male, potresti anche ammetterlo e non mi darebbe fastidio.”
Calò all'improvviso il silenzio e a Kanon ricaddero i capelli davanti agli occhi. Si portò con il petto sopra quello del biondo, che lo guardò con aria curiosa e allo stesso tempo perplessa.
Kanon?”


Lo sai...-Fece scivolare lentamente una mano sul suo fianco e a lato del divano su cui erano sdraiati. L'altra invece percorse un suo braccio, che lentamente gli fece portare sopra la testa.- Come mi ha soprannominato Albafica?”
Gli chiese, mentre anche l'altro braccio del biondo veniva lui portato sopra la testa. Quei gesti fluidi e sensuali, lo avevano distratto per bene.
No, che nomignolo ti ha dato?”
Kanon piegò un po' la testa e i capelli gli lasciarono così scoperto un occhio, mentre con le labbra si avvicinava stavolta di sua volontà a quelle dell'inglese.
Diavolo tentatore...”


E quindi? Mi stai tentando? Guarda che ti ritrovi di nuovo sotto di me.”
Ghignò la viverna, prima di accorgersi di un dettaglio particolare...non poteva muovere più i polsi. Sgrano infatti gli occhi e realizzò che l'altro glieli aveva legati con la sua cravatta al braccio del divano.
Non credo che sarò io a stare sotto adesso.”
E dal caro Rhdamanthys, il ghigno malefico e perverso passò sulle labbra del gemello minore che non ci mise troppo ad assaltare quelle dell'altro, in preda di nuovo a un'eccitazione datagli dal senso di dominazione che ora poteva avere su quell'uomo.
Finalmente gliela fece pagare e l'inglese, inizialmente contrariato ma successivamente soddisfatto, subì il trattamento, a lui solo riservato, del greco.
Venne torturato nuovamente dai suoi morsi e dalla sua bocca, anche in punti differenti da quelli del collo...in uno più sensibile, che lo fece gemere a gran voce.
Ma Kanon fu spietato. Per diversi minuti, non lasciò che lui potesse provare piacere così velocemente.
Oh no, doveva continuare e possederlo in modo rude, ma delicato, come lui stesso aveva fatto. La notte, seppur fonda, era ancora lunga e avrebbe goduto a pieno della voce calda e sensuale di un Rhadamanthys in preda all'estasi.






La mattina dopo, Kanon fu il primo a svegliarsi. Sentiva la testa dolergli pesantemente, essendo che erano andati avanti a far 'baldoria' fino a tre ore prima.
Nel portare una mano al capo, urtò qualcosa di morbido e si ritrovò a giocarci. Quando riuscì a sostenere la luce filtrante nella stanza, ebbe modo di riconoscere cosa fosse quella sofficità.
Accennò un sorriso di vittoria nell'osservare l'inglese dormiente, disteso con metà busto su di lui e con la testa appoggiata all'incavo della sua spalla.
Oh bene...adesso non riuscirò nemmeno ad andare a far la doccia...”
Mormorò tra sé e sé, portandosi una mano a massaggiarsi la tempia. Il corpo era dolorante, in particolar modo il fondo schiena gli creava alcune fitte poco piacevoli, così come di sicuro sarebbe stato per il biondo al suo risveglio.
In qualche modo, il greco riuscì a scivolar via da sotto Rhada, per potersi mettere in piedi. Nell'osservarlo tuttavia, fu colto da un'agitazione non da poco...ricordò le parole di lui infatti, quelle che gli dicevano di non essere interessato solamente al suo corpo...si ritrovò di colpo ad arrossire quindi e girò la testa a lato, per non guardare il bel viso del compagno.
Ti sei cacciato nei guai, Kanon...”
Si disse, avviandosi verso il bagno dopo aver recuperato gli abiti.
La doccia tuttavia, non lo aiutò a schiarire le idee. Man mano che si toglieva l'odore di Rhadamanthys di dosso, avvertiva i dubbi e le perplessità annidarsi sempre di più nella sua mente.
Sentiva di odiarlo per come l'aveva trattato, ma allo stesso tempo pensava anche di adorarlo per i suoi modi di fare così nobili e altezzosi.
Diversi dai suoi, sotto ogni lato. Infatti si poteva dire benissimo che fossero l'uno l'opposto dell'altro.
Accidenti...”
Appoggiò esasperato la testa al muro della doccia, lasciando così che l'acqua gli scorresse lungo tutto il corpo.
Durante quella notte infuocata, aveva perso completamente il controllo nei confronti dell'altro. Il piacere l'aveva inebriato, per cui non aveva pensato alle conseguenze che quegli atti avrebbero riportato sulla sua mente.
Lui non poteva accettare tutto così facilmente come invece faceva Rhada...o forse si?
Non ebbe il tempo di sospirare, che due braccia candide, nonché possenti quanto ali di un drago, gli avvolsero la vita e lo strinsero.
A occhi sgranati, Kanon girò la testa prima di sentire due labbra morbide posarglisi sul collo.
Mi pare che tu ti stia facendo troppi problemi dentro quella testolina...o sbaglio?”
Sul viso del greco si disegnò una smorfia disgustata e si girò verso di lui per farsi lasciare. Il solo vederlo lo confondeva solamente di più.
Buongiorno, eh? Esci subito dalla doccia, voglio la mia privacy.”


E io voglio te. Potresti quindi avere la tua prvacy stando con il sottoscritto.- Gli sollevò il mento con due dita, per guardarlo negli occhi e ammirarli.- Scherzi a parte, Kanon...cosa ti turba?”
Chiese, suscitando la sorpresa nell'altro. Quest'ultimò non fiatò in un primo istante, ma poi sospirò.
Non sono turbato...diciamo più confuso. Ma fa niente, mi farò passare da solo questa cosa.
Ora per cortesia esci, devo finire di lavarmi.”


Cosa non ti è chiaro di ciò che voglio realmente fare con te?”


Nulla. Tanto da quel che ho capito mi vuoi solamente perchè assomiglio a mio fratello, per cui non me la dovrei prendere nemmeno troppo.-Sentenziò, finendo di sciacquarsi per poi uscire dalla doccia.
In sé sperò che l'altro smentisse quelle parole...ma non voleva rimanere ad ascoltarlo.- Ti lascio, così puoi lavarti senza distrazioni.
Se becchi Saga, digli che sono uscito a fare quattro passi e colazione.”
Nel frattempo che lo diceva si era già rivestito e asciugato grossolanamente i capelli. I suoi movimenti erano tuttavia ancora un po' barcollanti per il dolore al fondo schiena.
Tch. Merda, sembro un deficiente.”


Kanon aspetta. -Prima che uscisse dal bagno, Rhadamanthys, ancora nudo e bagnato, lo afferrò per il polso e se lo portò vicino.- Non ti permetto di andartene senza aver chiarito, quindi aspetta.”
Portò le labbra vicino a quelle del greco, ma quando furono in procinto di scambiarsi il bacio, Kanon si allontanò bruscamente per poi uscire dalla porta.
A più tardi, Rhadamanthys.”




“...così sono andate le cose.”
Percepivo una certa tristezza nel suo sguardo perso e ciò non faceva piacere né a me, né a Manigoldo al mio fianco. Ci scambiammo infatti uno sguardo per capirci e cogliendolo alla sprovvista, gli presi la mano.
Sgranò gli occhi, ma ricambiò la mia stretta senza esitare troppo.
“Quindi ora...tu non sai cosa fare, giusto Kanon?”
Lui annuì e portò entrambe le mani ai lati della testa. Notavo lontano un miglio quanto fosse dispiaciuto di aver lasciato Rhadamanthys con quella freddezza.
Se lo conoscevo bene, ora si stava facendo mille problemi a causa del suo stesso comportamento, alla fine non era mai stato un ragazzo scortese, né tanto maleducato.
“Allora forse bisogna fare luce sulla faccenda...-Lui alzò gli occhi e mi guardò. Gli sorrisi gentilmente.- Stare con lui, fare l'amore e baciarlo...come ti ha fatto sentire?”


“In che senso?”


“Quello che hai capito. Cos'hai provato? Sensazioni negative o positive?”


“Beh ecco...principalmente positive, dopo l'imbarazzo iniziale. Anche fare se-...l'amore, è stato...particolare.-Mormorò, arrossendo visibilmente sulle guance.- Non so come descriverlo, è stato davvero strano sentirmi stretto da...un uomo.”


“Ma dimmi, Kanon, ti è piaciuto? Perchè se hai provato tutte queste emozioni positive non vedrei alcun problema se tu stessi con Rhada.”
Sorrisi e vidi il mio amico alzare gli occhi ora sbarrati. Le sue iridi smeraldine sembravano smosse da strane scintille, come se avessero svelato qualcosa o ricevuto una risposta.
“Io...io...-Balbettò prima di digrignare i denti.-devo assolutamente chiamare quel bastardo!”
Disse balzandosi in piedi, fece quasi decapottare la sedia, ma venne afferrata da qualcuno prima che potesse toccar terra.
“Non credo che ne avrai bisogno, sai?”
Ridacchiai e dopo aver sistemato la sedia, una mano andò a posarsi sulla spalla di Kanon e gliela strinse amichevolmente.
Quando il greco girò la testa, si ritrovò innanzi gli occhi dorati e penetranti di un certo inglese, sulle quali labbra era disegnato un sogghigno strambo, ma non minaccioso.
“Mi dai sempre del bastardo, dovresti cambiare appellativo.”
Kanon decisamente sorpreso riuscì a sorridere, non si sarebbe mai aspettato di trovarselo di fronte tanto presto...soprattutto dopo che lo aveva trattato decisamente male.
Ridacchiò.
“Perchè dovrei? E' quello che sei.
Comunque...-si fece serio.- io e te dobbiamo parlare, in privato.”
Si girò verso Manigoldo e lo fissò per qualche istante, prima di assottigliare lo sguardo come se dovesse mangiarsi il granchio che non fece una piega.


“Manigoldo.”


Lo sguardo di Rhadamanthys nel frattempo era molto concentrato sul greco.




“Dica.”


“Posso sfruttare un attimo il vostro magazzino?”
Il mio collega si massaggio un istante la testa pensando, ma infine annuì con un bel sorriso sfrontato sulle labbra.
“E' in fondo al corridoio sulla destra, non puoi sbaglia-” “Bene, grazie. Rhada: con me.”
Lo vidi afferrare il biondo, piuttosto sorpreso, per il polso e trascinarlo via. Allo stesso tempo dovetti soffocare una risatina divertita.
Non seppi perchè, ma mi sentivo decisamente felice per il mio amico. Mi alzai tenendo per mano Manigoldo e lo guardai.
“Che intenzioni hai, dolcezza?”


“Secondo te? Andiamo a sentire come finisce la faccenda!”


“E' la prima volta che ti vedo così curioso. -Si alzò e portò una mano in tasca.- Ma ci sto, voglio sapere anche io.”
Sapevo avrebbe accettato senza troppi problemi. Conoscevo il caro granchio.
Quindi neanche qualche minuto dopo, eravamo appiccicati alla porta del magazzino ad origliare. Sembravamo due scemi, dato che entrambi eravamo con un orecchio appoggiato alla porta...l'unica cosa su cui avevo da ridire, era Manigoldo alle mie spalle...con il petto perfettamente aderente alla mia schiena.
Deglutii e cercai piuttosto di concentrarmi sui due nella stanza. Riuscii a sentire perfettamente la voce di Kanon che parlava.






“Penso tu sappia già di cosa voglio parlare, vero?”
Rhadamanthys, in piedi davanti al greco, incrociò le braccia al petto e annuì. La sua solita aria nobile e fiera lo contornava, dandogli quel fascino che agli occhi di Kanon non passava ormai più inosservato.
“Molto bene...allora comincio. -Tirò un lungo respiro e dopo essersi portato una mano sul fianco iniziò a parlare. Era visibilmente agitato e non sapeva di risultare ancora più attraente, in quel modo, agli occhi dell'altro.- Per quanto possa essere arrabbiato con te, Rhada...non posso fare a meno di pensare all'importanza di ciò che abbiamo fatto.
Non mi piace pensare che...sia stato solo sesso. -Confessò, alzando lo sguardo dal terreno ai suoi occhi, che ancora brillavano vivaci.- Quindi voglio sapere una cosa...l'hai fatto davvero, perchè io assomiglio a mio fratello...o per altro?”
Il silenziò calò in quel momento e il vuoto che si formò sembrò incolmabile finchè Rhadamanthys non fece un passo in avanti.
Si avvicinò a Kanon fino ad arrivare con il volto davanti al suo. Le loro fronti si sfiorarono e, l'uno con il consenso dell'altro, si toccarono.
“L'ho fatto perchè eri tu e basta. -La sua serietà fece rabbrividire il greco.-Perchè sei Kanon, non Saga e perchè...nonostante tu fossi contrario, alla fine mi hai trattato bene anche quando hai voluto vendicarti.
Voglio provare ancora quelle sensazioni con te, se me lo permetterai...”


“Dovrei pensarci...-Kanon vide lo sguardo di Rhada palesare la delusione, ma subito sorrise.- Ma non in questo momento.”
Afferrò per la cravatta il biondo e non gli diede tempo di far niente. Lo baciò con sentimento e sincerità, dimostrando finalmente a qualcuno, dopo tanto tempo, quel suo lato di sé.
Di risposta, l'inglese gli circondò la vita con un braccio e lo strinse, continuando quello che per entrambi era un contatto sublime.
Le loro labbra infine si allontanarono e persero qualche istante nel contemplare l'uno il viso dell'altro.
“Finalmente qualcuno che sa come baciare, ero stanco di fare sempre tutto io.”


“Che pigrone di un greco, allora meglio che sia arrivato io. Ma che ne dici se...prima di continuare il nostro discorso...non mandiamo via i due che stanno origliando?”


“Cara la mia viverna: concordo con te.”








“Non facevo Kanon un tipo tanto...beh si, dolce.”
Manigoldo alle mie spalle, continuava a spingermisi contro e mi trovai ad arrossire quando sentii il suo bacino contro il mio fondo schiena.
“Co-Con te così...non riesco nemmeno a seguire i loro discorsi, figurati!”


“Come? Intendi che ti distraggo facendo...questo? -Ghignò e portò una mano a circondarmi la vita, mettendosi così ancora più a contatto con me. Mi sentivo intrappolato sia contro alla porta, che a lui.
Avvampai per l'imbarazzo.- Sentir parlare il nostro amico di quegli argomenti...non posso dire che mi abbia lasciato indifferente.”


“Ma- Mani- Siamo al 'Sanctuary'...co-contieniti per favore.”
Lo implorai accaldato come mai prima. Cercavo di concentrarmi su Rhada e Kanon, pur sentendo il maledetto grachiaccio premermi contro.
Era imbarazzante, ma lo capivo. Nessuno sarebbe rimasto calmo dopo i racconti dettagliati del greco, era sceso nello specifico quasi appositamente...avrei dovuto troncare l'argomento sul nascere.
“Cercherò di contenermi il più a lungo possibile, Albafica...anche se...- Mi prese il mento e fece in modo che la testa si girasse in sua direzione.
Sfiorò le mie labbra con le sue e vi respirò sopra.- Ho una voglia matta di baciarti in modo serio. Concedimelo, ti prego.”
La sua supplica arrivò con un tono sin troppo provocante al mio orecchio e mi fece ritrovare in una situazione in cui mai prima d'ora ero finito.
Nemmeno deglutire mi aiutò, perchè ormai la mia mente stava cedendo.
Posai una mano sulla porta e tesi il collo all'indietro, desideroso anche io di ricevere un bacio del genere a cui lui stava pensando.
Arrivai tuttavia a toccare solo in modo accennato le sue labbra.
La porta innanzi a noi si aprì di colpo e come c'era da aspettarsi, a causa del nostro peso spostato in avanti, cademmo a terra rovinosamente come due sacchi di patate.
Dovetti subirmi pure il peso del granchio sulla schiena e lui fece un ringhio quando battè il mento sulla mia testa.
“A-ahi...”


“Hai la testa...troppo dura, dolcezza.”
Tentò comunque di ironizzare, ma quando entrambi alzammo lo sguardo, ci ritrovammo davanti gli occhi inquisitori di un drago e di una viverna.
“Guarda, guarda chi c'è.”


“Vi auguro di non fare mai le spie, siete pessimi a celare la vostra presenza. Comunque...i vostri paparini non vi hanno insegnato che è maleducazione origliare?”
Inquisì maligno, con un ghigno inquietante sulle labbra, un Kanon sin troppo felice e appagato. Nemmeno sul volto di Rhadamanthys l'espressione era tanto diversa, ma nel suo caso era già più contenuta.
“Non stavamo origliando!”
Protestai mettendomi in ginocchio, dato che Manigoldo era scattato poco prima in piedi.
“Ah no? -Rhadamanthys inarcò il sopracciglio in modo pauroso.- Allora devo dedurre che stavate copulando proprio fuori dalla porta.”


“Noi cos-” “Beh l'idea ci poteva stare-AHI!”
Mi alzai di scatto etirai un calcio nello stinco a Manigoldo, lo afferrai per il colletto guardandolo adirato.
“Stai zitto! Non farei mai nulla del genere in un luogo pubblico! Ci serve privacy!”


“Ah quindi non neghi però che lo faresti...”
Sgranai gli occhi e lo vidi ghignare, come anche udii ridere i due alle nostre spalle. Divenni rosso fino alla punta delle orecchie e maledii con tutto me stesso Manigoldo.
“Ti odio dannazione! Ti odio!”
Dovetti infine sbottare e lo allontanai di colpo, fu però inutile essendo che le sue chele mi riagguantarono nell'immediato per potermi stringere.
“O-Oh, ci avevo visto giusto. Qui è nata un'altra coppia nel frattempo che noi due eravamo impegnati...”
Kanon ghignò mentre sfiorava con una mano quella dell'inglese al suo fianco.
“Non che fosse un mistero, si vedeva lontano un miglio che questi due sarebbero finiti insieme.”
Influì anche Rhadamathys contribuendo a farmi sentire ancora più in imbarazzo. Abbassai quindi lo sguardo.
“No-Non si può parlare ancora di...stare insieme.”
Dissi timidamente, lasciando che Manigoldo mi stringesse da dietro.
“Per quale motivo? Sembrate affiatati, tu piuttosto, sembri ostinarti a non volerlo vicino.”
Ridacchiò il greco che fulminai con lo sguardo.
“Penso che il motivo sia più l'insicurezza di Albafica, Kanon. Ma io non voglio di certo fargli pressioni inutili.
Mi limito solamente a stuzzicarlo.”
Sentii Manigoldo ridacchiare, ma le sue parole mi sorpresero decisamente troppo. Voltai la testa per guardarlo e il sorriso che mi rivolse mi sciolse.
Fu sfrontato come sempre, desiderai tirargli un pugno e...baciarlo allo stesso tempo. Fu però lui a precedermi facendomi girare verso di sè.
Mi si fiondò sulle labbra stringendomi, ma questa volta non feci alcuna resistenza né a lui, né al suo bacio. Lo lasciai fare e ricambiai quell'effusione che...ora era diventata umida, nonché più intensa.
Realizzai quanto fossi inesperto e lo capii perfettamente quando lo sentii condurre in modo sicuro la nostra danza.
Strinsi le mani sulla sua schiena, così facendo artigliai anche il suo gilet, senza alcuna esitazione. Rimanevo imporporato sulle guance, ma poco mi importava.
Volevo solamente rimanere in quella posizione ancora per un po'...per molto, a godermi il suo affetto che in quel modo mi stava donando.
Rhada e Kanon si scambiarono un'occhiata di intesa e accennarono entrambi un sorriso vago, ma soddisfatto, prima di prendersi per mano.
Sapevo che i miei amici erano felici e...per la prima volta, anche io mi sentivo come loro.
Fissai a lungo Manigoldo quando le nostre labbra si staccarono e lui fece lo stesso. Sorridemmo entrambi e non ci lasciammo.
“Hm...direi che...potrei iniziare a considerarti un po' di più il mio ragazzo, granchiaccio.”

“Solo un po'? Sei davvero cattivo nei miei confronti.”
Ridacchiò lui, lanciando un'occhiata all'altra coppia lì presente.
L'inglese e il greco erano infatti di nuovo intenti a baciarsi senza contegno e...diciamo che il tasso erotico nell'aria era ben palpabile, dato che Kanon era persino finito con le mani sotto la camicia di Rhadamanthys.
Guardai quindi in faccia Manigoldo e cercai di mandargli alcuni segnali muovendo il capo. Strano ma vero: li recepì alla perfezione e mi trascinò fuori dal magazzino, chiudendo la porta dietro di sé.
“Non sporchino troppo, o chi sente Shion?”

“Un po' di finezza non ti farebbe male, lo sai?”
Risi tenendogli la mano. Feci per lasciarla ma lui mi strattonò di nuovo a sé.
“So di piacerti proprio perchè ne ho poca, tu mi compensi, pesciolino. -Mi fece l'occhiolino prima di baciarmi senza esitazioni.- e comunque, dato che ora sono quasi, il tuo ragazzo...stasera vuoi uscire con me?”
Sbattei le palpebre rapidamente e dovetti pensare con altrettanta velocità. Mi sembrava così ecco...ricevere la richiesta di un appuntamento ufficiale con lui.
“Ecco...non sarebbe male. -Riuscii a rispondere con un velato imbarazzo.- Ma dove vuoi portarmi?”

“Oh beh, avevo in mente un ristorante poco fuori città...meno caro del 'Sanctuary' -Ridacchiò quasi imbarazzato, massaggiandosi la testa.- Ci potrebbero essere un paio di persone antipatiche, ma ti assicuro che a loro ci penso io.
Non ti daranno fastidio.”
Rimasi sorpreso e insospettito. Di che razza di ristorante si trattava?
Sbattei le palpebre, ma non mi andò di protestare o rispondergli male. Per una volta volevo assecondarlo ed essere accondiscendente nei suoi confronti.
“Va bene, per me non ci sono problemi. Devo solo avvertire a casa che non ci sarò per cena e...badiamo bene di non ritrovarci Defteros come Stalker. -Sospirai.- se viene sapere che sono fuori con te, sarebbe capace di venirci a cercare.”
Sul viso del granchio comparve uno sguardo infuocato, che per un istante mi lasciò estremamente perplesso. Lo vidi poi svanire e tornai tranquillo.
Cosa gli stesse prendendo, non lo seppi.
“Non è un problema, dove andiamo non ci troverà a meno che non sia uno scassinatore.”


“Eh?”


“Capirai stasera.”
Mi fece l'occhiolino prima di darmi le spalle. Non me la raccontava giusta. Che cosa andava farneticando?
“Manigoldo aspetta! Cosa vuoi di-” “Torniamo al lavoro, dolcezza! O Shion ci diminuirà lo stipendio!”
Ridendo corse via.
Quanto poteva essere strambo quel ragazzo? Più il tempo passava, più realizzavo quanto fosse imprevedibile...e questo era ciò che forse me lo faceva piacere ancora di più.
Esasperato sospirai, ma mettendomi il cuore in pace lo seguii per tornare al mio lavoro.
Il turno sarebbe dopotutto passato in fretta e ben presto avrei capito che cosa la serata, in compagnia del granchio, prevedesse per il sottoscritto.


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Angolo dell'autrice:
E dopo secoli eccomi di ritorno con un nuovo capitolo tra le mani! *non è mancata a nessuno ovviamente* Cooomunque...chiedo venia per il ritardo clamoroso, ma oltre ad aver scritto un capitolo più lungo dei soliti, mi sono ritrovata anche a dover sbrigare alcune faccende personali xD Sono stata sommersa dallo studio, per questo motivo scusatemi ancora!
EFP inoltre mi ha dato qualche problema mentre pubblicavo, per cui anche questo ha contribuito a ritardare tutto -.- ma fa niente.
Detto questo, due parole sul capitolo:

Come già anticipato, l'ho incentrato principalmente su una sola coppia, ma ho mantenuto sempre costante la presenza dei nostri adorati Manigoldo e Albafica <3
Personalmente amo la coppia Rhada/Kanon, per cui ho sentito la necessità di metterla.

Spero dunque che come capitolo possa piacere e ahimè non posso promettere che la prossima pubblicazione arriverà tanto presto causa esami. Per cui chiedo scusa in anticipo per il ritardo che ci sarà ><
Detto questo vi auguro come al solito una buona e scorrevole lettura!
 
Un abbraccio.
XamuPrimeOakenshield.
 
PS: la qui presente Xamu vola intanto a rivedersi gli ep finora usciti di Soul of Gold per l'ennesima volta.


 

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