Cuore di ghiaccio

di AlessiaOUAT96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La strega bianca ***
Capitolo 2: *** statua di ghiaccio ***
Capitolo 3: *** Guai ***
Capitolo 4: *** Jadis, regina di Arendelle ***
Capitolo 5: *** evadere ***
Capitolo 6: *** speranze ***



Capitolo 1
*** La strega bianca ***


Jadis se ne stava seduta sul suo trono di ghiaccio. È vero era morta, ma nell’aldilà era riuscita a crearsi un regno e cercava vendetta. Il regno era pressochè desolato a parte lei, la strega delle nevi ed alcuni serivitore e seguaci, morti anch’essi nella sua stessa battaglia, e che le avevano giurato fedeltà.

Il suo castello era grande ma allo stesso tempo vuoto, nella sala del trono c’era solo lei la cui poltrona si innalzava sopra di lei con delle punte in alto sullo schienale che sembravano innalzare la corona di ghiaccio.
Indossava un abito bianco ed argento, non sentiva freddo e quindi non aveva pellicce addosso. Le labbra rosee evidenziavano la pelle diafana. Era morta, lo sapeva, ma non si dava per vinta; la vendetta era il suo unico pensiero, vendetta contro il leone Aslan che la uccise e contro i figli di Adamo e di Eva. Se li avesse uccisi subito, lei sarebbe ancora viva, a Narnia.

-Credete davvero che io sia morta? Vi sbagliate… Jadis, regina degli inverni, tornerà in vita!-
Si alzò e con passo deciso si diresse verso la terrazza la quale però, non mostrava di certo il paesaggio di Narnia. Era vuota e desolata, qualche anima vagava qua e là ma nulla di più. C’era solo una specie di velo di fronte a lei, velo che era sempre con lei.
-Ci sarà mai qualcuno come me? Capace di far durare un inverno, secoli?-
Rimase a fissare il nulla per un po’ finchè i suoi occhi verdi si spostarono in un regno, vide una ragazza dai capelli albini raccolti in una treccia e con indosso un abito lungo ed azzurro, parlare con una ragazza dai capelli biondo fragola e che indossava un abito ampio verde.
Sembrava che fossero molto intime, quasi come sorelle; ne ebbe la conferma quando la ragazza albina venne abbracciata dall’altra che la chiamò sorella.

Le venne in mente un’idea, quasi uno scherzo da farle, solo per divertirsi un po’. Prima però doveva trovare un modo per evadere dalla morte. Non poteva attuare il suo piano in quella forma, non aveva più sangue dentro di sé.
Però si chiedeva perché le avesse mostrato proprio quella figlia di Eva. Doveva scoprirlo.
-Una vita per una vita- aveva trovato un modo per tornare ad essere quella che era, qualcuno in quel regno doveva morire da poco e lei avrebbe potuto riavere il suo corpo ed i suoi poteri.
Attraversò la barriera che le permise di andare in quel regno; Ad Arendelle.

Agli occhi dei cittadini era invisibile, ovvio era morta, non aveva più un corpo. vide un corteo di gente che trasportava un vaso funebre finemente decorato. Era la sua occasione per riscattarsi, per vivere.
“Chiunque tu sia.. grazie per essere morto..” seguì il corteo fino ad un cimitero. Vide molte persone vestite di nero, piangere per il defunto, o meglio, il vaso con le ceneri del defunto, sotterrato per terra. Notò che c’era anche quella ragazza, triste anche lei.
-Mi dispiace per quello che è successo. Ero affezionata a quell’uomo, sebbene lo avessi visto solo una volta- parlò la ragazza.
-Non dovete preoccuparvi, regina Elsa, prima o poi sarebbe successo. Speriamo solo che venga accolto nel paradiso-
-Di sicuro lo sarà, era un brav’uomo. Vorrei lasciare un omaggio, se non vi dispiace-

Con un delicato gesto circolare della mano, Elsa creò una rosa di ghiaccio con delle sfumature colorate che brillavano alla luce del sole. La posò sulla tomba e se ne andò insieme al corteo.

Jadis colse l’occasione. Si avvicinò alla tomba e, dato che non era altro che energia, mise le mani sottoterra. Per fortuna non era un oggetto magico o pericoloso per gli altri e quindi le permise di alzare il vaso. Aslan l’aveva maledetta, non avrebbe più potuto toccare un oggetto magico o un’arma o un oggetto che potesse diventare un’arma.

Giurò che gliel’avrebbe fatta pagare, senza cerimonie, si sarebbe accontentata di ucciderlo magari davanti ai sovrani di Narnia.
Si gettò letteralmente le ceneri addosso. Sentiva che lentamente il suo corpo stava prendendo forma, corposità, materia. Si guardò le mani e vide la pelle ricoprire le sue ossa, si toccò i capelli e vide che il suo corpo si stava riformando.

Era felice di poter di nuovo respirare con i suoi polmoni, sentire il suo sangue scorrerle nelle vene. Sotterrò di nuovo il vaso e fece attenzione a non lasciare traccie.
-A noi due.. Elsa..-
 



n.d.a. questa è la mia prima crossover.. spero non venga troppo noiosa… in questo primo capitolo ho voluto presentare Jadis, la strega bianca, nell’aldilà, non ho tenuto conto del principe Caspian per quello che riguarda lei. Spero anche di non stravolgere troppo questo personaggio perché non ho letto i libri e mi sono basata solamente sul film.
Mi piacerebbe sentire la vostra opinione, accetto anche critiche non preoccupatevi.. ;)

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Capitolo 2
*** statua di ghiaccio ***


Elsa camminava per i corridoi del castello di Arendelle, l’avevano chiamata nella sala del trono per un’emergenza ma non avevano specificato il motivo preciso. Avevano detto solamente che era urgente. Si sentivano i suoi passi echeggiare nei corridoi, accompagnati dal fruscio del suo mantello. Non incontrò nessuno di particolare a parte qualche servitore.

Aprì le grandi porte ed entrò con passo deciso. La stanza era molto grande e ben illuminata, il trono era alla fine della stanza ed un tappeto rosso segnava la strada per raggiungerlo. Ai lati c’erano dei tavoli con candelabri e carte varie. I muri erano tappezzati di quadri e le finestre erano decorate con delle tende che svolazzavano a causa del leggero venticello primaverile.

I presenti chinarono il capo in segno di rispetto, sua sorella Anna fece lo stesso.
-Non inchinatevi, non servono tante cerimonie.. Anna, tu in particolare-
Gli occhi di Anna incontrarono quelli di Elsa, si sorrisero per un istante, poi tutti si fecero seri.
-Vostra altezza, è successo un fatto strano- parlò uno dei presenti.
-Cosa di preciso?-
-Qualcuno è stato attaccato, più precisamente congelato in mezzo alla piazza, di notte..-
-Cosa? E chi sarebbe stato?-
- È questo il punto, nel regno di Arendelle, voi siete l’unica con questo potere; alcuni sospettano di voi, come atto per ottenere maggior rispetto-
-Ma è un’assurdità!- Elsa rimase senza parole, era sconvolta.
-Molti sanno che voi uscite di notte, vi hanno vista..-

Elsa si morse il labbro, sperava che nessuno l’avesse notata, voleva che quella faccenda rimanesse un segreto e invece l’avevano vista e con quella storia potevano benissimo sospettare di lei.
-Ma io andavo dai Troll per…-
-Per…?- stavolta fu Anna a parlare, di solito era lei quella che andava da quelle creature di pietra. Ma era anche stupita della decisione della sorella di non dirle nulla.
-Per cercare informazione sull’origine dei miei poteri, ma non ho mai fatto del male a nessuno!- perse un po’ il controllo di se stessa, generando un piccola scarica di neve e di ghiaccio che ricoprirono il pavimento.
-M. ..Mi dispiace è solo che..-
-Noi ti crediamo, Elsa. Ma non possiamo escludere nulla, dobbiamo controllare ma per ora è meglio che tu non esca più la notte-
-Va bene, ho capito Anna-
***
Jadis era soddisfatta del suo operato, si era finta una semplice donna della città; aveva avvicinato un uomo qualunque fingendo mi mendicare. Poi a sorpresa lo congelò con i suoi poteri. Per fortuna a quell’ora nessuno era in piazza.

Senza il suo bastone incantato, non poteva pietrificare nessuno, si maledisse il giorno in cui non uccise Edmund nelle prigioni, era chiamata la strega delle nevi per qualche ragione, dopotutto il ghiaccio, il gelo erano parte del suo potere.

Quello nei confronti dell’uomo era solo uno scherzo in confronto a quello che avrebbe potuto fare con i suoi poteri al completo. Era solo una prova per vedere come Elsa avrebbe reagito e quanto potente fosse il suo potere.
Si nascose dietro un’abitazione e vide la regina e sua sorella arrivare.
***
Appena vide la statua congelata del cittadino, le venne un colpo. Le ricordava tantissimo il momento in cui vide Anna congelata a causa sua.
Si avvicinò con cautela alla statua e la toccò. Era fredda, ovviamente, e molto liscia, segnale che la magia utilizzata era molto potente.
-Portate la statua a palazzo e qualcuno corra a chiamare il Grande Papà-

Mentre osservava il trasporto del malcapitato, non faceva altro che pensare a quella potente magia. Chi poteva essere stato? Di sicuro non lei, non credeva di avere così tanto potere. Non si sorprese che la gente pensasse male di lei.
 Per tutto il tragitto rifletteva a testa bassa, scansando più gente possibile. Senza nemmeno accorgersene urtò Jadis che si era confusa tra la folla, quest’ultima non disse nulla, Elsa si limitò a chiedere scusa e continuò il suo cammino.

Arrivò al suo castello e raggiunse al più presto la sala del trono, quando varcò le soglie, vide che il re dei Troll era già arrivato. Era visibilmente agitata e confermò il fatto a se stessa quando si osservò le mani: erano ricoperte di piccole scaglie di ghiaccio.
-Cosa può dirmi?-
-Il maleficio è molto potente non c’è dubbio. Solo l’artefice o qualcuno di altrettanta o maggiore  potenza può scioglierlo. Ma.. date le circostanze, il vero colpevole può già essersi dileguato-
-E il vero amore? Ha funzionato con Anna l’ultima volta..-
-Ci piacerebbe ma.. purtroppo l’uomo viveva da solo e raramente incontrava qualcuno..- vedendo la faccia preoccupata della regina, aggiunse:-Io credo in voi, altezza-

Questo non la rassicurò del tutto. Era gratificante sapere che le persone a lei care le stavano vicino, ma il popolo non era del tutto della stessa opinione e questo la preoccupava. Senza volerlo congelò una parte del muro a cui era appoggiata.
-Elsa.. non preoccuparti.. risolveremo la questione insieme, te lo prometto..- cercò di abbracciarla.
-Anna.. io..- disse scansandosi dal gesto d’affetto della sorella, quest’ultima la guardò dispiaciuta ma conosceva Elsa, e sapeva che era meglio lasciarla da sola per un po’.

Si allontanò alla svelta dal castello, era spaventata come la prima volta che scoprirono il suo potere durante la sua festa di incoronazione.

Senza accorgersene fu travolta da una scia arcobaleno che la trasportò in un altro regno, a lei sconosciuto.
 


n.d.a. prima di tutto vorrei ringraziare Shi no hana per la sua recensione :) ed anche le persone che hanno letto il primo capitolo di questa crossover. Spero che questa seconda parte sia stata di vostro gradimento..

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Capitolo 3
*** Guai ***


Loki, era sdraiato sul suo letto della prigione dove era rinchiuso. Guardava il soffitto annoiato, finchè qualcuno non catturò la sua attenzione. Una donna dai capelli biondo scuro ed il vestito argenteo, era di fronte a lui.
-Madre..- si alzò dal letto e la guardò.
-Loki, come va?-
-Come credete che vada? Sono in una cella mica nelle mie stanze..-
-Lo sai che è colpa tua se ti trovi qui-

Il dio dell’inganno camminò avanti e indietro per la cella da cui poteva vedere le altre similari alla sua attraverso la parete trasparente di fronte. L’unica differenza era che la sua era più ammobiliata, sua madre aveva insistito per qualche mobile e libro, lui ne era riconoscente, le voleva molto bene nonostante non fosse la sua vera madre. Durante la sua infanzia era stata l’unica che non lo paragonava a suo “fratello” Thor.
-Ho sentito da delle guardie che oggi ci sarà un ricevimento speciale.. di che si tratta?-
-Credo che lo scoprirai anche tu. Ho ragione di credere che Odino la voglia mandare nelle segrete per ciò si presume abbia fatto ovvero congelare un suo cittadino che, a dire il vero era un asgardiano..-
“Congelare?” pensò Loki.
***
Elsa riusciva a vedere una miriade di stelle attraverso la sottile scia arcobaleno che la stava trasportando, non sapeva cosa pensare, sperava di non essere troppo lontana da Arendelle.
In pochi istanti, una luce la costrinse a chiudere gli occhi.

Quando li riaprì si trovò quasi in ginocchio, era stordita dall’inusuale viaggio, guardò il pavimento dorato di fronte a sé e poi spostò lo sguardo sulle pareti dorate con incastrati degli ingranaggi giganteschi di quel edificio a forma di cupola. Si alzò e vide un uomo con la pelle scura, gli occhi ambrati e con indosso un’armatura dorata, osservarla. Aveva in mano una grande spada ed era sopra una specie di piedistallo, dove piantò la grande arma.

Elsa era spaesata e confusa, stava per parlare ma l’uomo la precedette:-Spero che il vostro viaggio per Asgard, non l’abbia indebolita troppo, regina Elsa di Arendelle-
-Cosa? Asgard? E dove sarebbe? È lontano da Arendelle?- furono le prime domande che le vennero in mente, era talmente confusa che si dimenticò di chiedere all’uomo come conoscesse il suo nome.
-Anni luce. Tra poco arriveranno i Tre Guerrieri, la scorteranno a palazzo, dove la famiglia reale intende conferire con voi-
Elsa non riusciva a capire se fosse tutto un sogno o se fosse la realtà. Sperava fosse la prima così che quando si sarebbe svegliata avrebbe trovato Anna a darle il buongiorno, inoltre il fatto dell’uomo congelato in mezzo alla piazza sarebbe stato solo uno scherzo della sua mente mentre dormiva.

Purtroppo le sue speranze si spezzarono quando arrivarono i guerrieri di cui parlava l’uomo. Uno disse di chiamarsi Fandral, le baciò la mano e si inchinò, chiamandola con l’appellativo regina. Aveva i capelli biondi, lo stesso valeva per la sua barba, i suoi occhi invece, erano di un azzurro cielo.
-Io invece sono Volstagg, altezza- si inchinò un uomo con la barba arancione, abbastanza lunga e folta.
-Mi presento io sono Hogun- anche quest’ultimo si inchinò ad Elsa, aveva gli occhi a mandorla, i capelli neri come la sua barba. Tutti avevano indosso delle armature.
-P..Piacere, io sono Elsa. Regina di Arendelle-
-Siete pregata di seguirci, altezza. La condurremo a palazzo, credo che Heimdall, il nostro guardiano, l’abbia già informata del colloquio con Odino, il padre degli dei- disse Fandrall, poi vedendo l’espressione stranita di Elsa, aggiunse: -Immagino che per voi sia strano, ma ci farete l’abitudine, ora se volete seguirci..-

La regina non sapeva come comportarsi, ma non voleva crearsi dei nemici subito, voleva tastare la situazione, anche se non si aspettava nulla di buono. Seguì i tre guerrieri che la condussero dove avevano lasciato i cavalli. Il guerriero con la barba bionda la fece salire in groppa con quello dalla barba arancione, Elsa cercò di tenersi in tutti i modi.

Durante la cavalcata, notò che il ponte su cui stava proseguendo era arcobaleno e, ad ogni loro passo si illuminava; l’altra cosa che la lasciò senza parole fu il cielo ricoperto di stelle e da cui poteva vedere qualche pianeta. Il suo mantello azzurro sventolava a causa del vento provocato dalla corsa e i suoi capelli si scompigliarono un po’.
La città era molto grande e c’era un tripudio di gente che camminava, ma la cosa che la stupì di più fu l’enorme palazzo dorato verso cui si stavano dirigendo.
Fermarono i cavalli e fecero scendere Elsa, ancora stupita da quel che aveva visto.
-Seguiteci-
-Va bene-
Le fecero attraversare dei lunghi corridoi dove la luce del sole li illuminava ancor di più grazie ai decori dorati e le enormi colonne dello stesso materiale.
“Ma qua è tutto in oro?” pensò.

Arrivarono di fronte a delle porti gigantesche dove uno di loro disse ad una guardia, di avvertire il sovrano che la regina di Arendelle era arrivata. La guardia obbedì e dopo pochi istanti le grandi porte si aprirono.
Il suo castello di ghiaccio le sembrava minuscolo di fronte alla magnificenza di quella sala del trono, il cui quest’ultimo enorme su una scalinata. In quella sala ci potevano stare tantissime persone. Si fermò davanti alla scalinata, dove alla fine di essa c’era un uomo anziano, con i capelli e la barba bianca. Aveva un occhio bendato, indossava anche lui un armatura e teneva in mano una lancia.

A un lato della scalinata si posizionarono i guerrieri che l’avevano scortata, affiancati da una donna guerriera dai capelli scuri; mentre dall’altro c’era un uomo alto, muscoloso con i capelli lunghi fino alle spalle biondi, aveva anche lui un’ armatura, un mantello rosso dietro la schiena ed un martello in mano, dall’aria molto pesante.

Pochi istanti dopo arrivò un’ altra donna, che Elsa identificò come la moglie del sovrano dato che si posizionò accanto a lui. Aveva i capelli biondo scuro ed indosso un abito argenteo. Tutti la guardavano e questo fece sì che si mettesse in soggezione tanto da farle brinare le mani, che nascose dietro la schiena. Non si sentiva così osservata da quando fu incoronata regina davanti a tutti.

Accennò un inchino in segno di rispetto, se era davvero il padre degli dei, doveva mostrare un po’ di deferenza.

-Io sono Odino, padre degli dei. Lei è mia moglie Frigga e lui è mio figlio Thor- disse indicandoli –Loro sono invece Lady Sif e i Tre Guerrieri-
-Penso lo sappiate già ma.. io sono Elsa, sovrana del regno di Arendelle-
Odino si sedette –Bene regina Elsa, sappiamo dei tuoi poteri, non c’è bisogno che nasconda le mani.. detto ciò vorrei porre la mia attenzione riguardo il cittadino asgardiano congelato nella piazza del vostro regno..-
-Asgardiano? –
-Sì, esatto-
“Come facevo a sapere che un abitante di questo regno era ad Arendelle? Oh no..” cominciò a pensare che la situazione era molto seria.
-Lo giuro sulla vita di mia sorella che io non c’entro…!-
-So quanto vogliate bene a vostra sorella e questo vi dà maggior credibilità ma ciò non toglie che siete l’unica ad Arendelle ad avere i poteri-

Elsa si spaventò e cominciò a congelare il pavimento sotto di sé. Cominciò a respirare affannosamente ma cercò di controllarsi, era una regina dopotutto.
-Lo so che sono l’unica ma dovete credermi! Perché mai avrei dovuto congelare un mio cittadino dopo aver ottenuto il riconoscimento come regina e non come strega o come mostro dal mio popolo?-
Non si aspettavano una domanda del genere. –So cosa avete passato ma so anche che in quest’ultimo periodo, uscivate di notte..-
-è vero, ma lo facevo solo per scoprire da dove venissero i miei poteri! Non ho mai fatto del male a nessuno!- con un gesto involontario delle mani, lanciò una scarica ghiacciata che colpì le colonne ai suoi lati e per poco non colpì una guardia. Si guardò le mani, pensava di essere riuscita a controllare il suo potere ma evidentemente le sue emozioni la tradirono.

Prese un respiro profondo e trattenendosi dal piangere per ciò di cui la stavano accusando, prese coraggio e disse: -Prima che mi rinchiudiate da qualche parte, e so che lo farete; vorrei parlare con mia sorella Anna, è il mio unico desiderio-
-Portate qui la ragazza in questione, dite a Heimdall di trasportarla con il Bifrost!-

Le guardie obbedirono e dopo qualche minuto, riusciva a sentire la voce di sua sorella a distanza. La portarono dentro la sala e quando si videro, corsero ad abbracciarsi.
-Elsa, per fortuna stai bene..-
-Anna..- la strinse ancora più forte –Non ho molto tempo, quindi ascoltami bene. Quando tornerai ad Arendelle, prendi il mio posto con Kristoff al tuo fianco, ti lascio il regno fino al mio ritorno-
Anna si staccò dall’abbraccio e la guardò negli occhi, colmi di preoccupazione. –Cosa? No Elsa, noi andremo via insieme!-
-No Anna..-
-Ma perché? Tu sei mia sorella..-
-è per quella storia del cittadino congelato..- spostò lo sguardo per terra –Mi raccomando, abbi cura del regno..-
Anna si rivolse ai sovrani di Asgard:- Credete che mia sorella abbia congelato qualcuno? Ma siete pazzi?!-
-Anna calmati..- le disse Elsa.
-Ve lo giuro sulla mia vita! Non è lei la colpevole! Lei mi ha salvato la vita!- si impuntò.
-Dopo averti quasi uccisa a causa del suo potere- disse Odino.
-Ma guardate solo il lato negativo delle cose?! Anche se stavo per morire, quello che è successo è stata per colpa mia.. lei però mi ha salvata!-
-Anna..- la abbracciò di nuovo –Non dare spiegazioni, non serve. La questione si risolverà, ma tu devi promettermi che sarai forte e che governerai Arendelle con saggezza. Promettimelo..- le disse con una voce quasi supplicante, prendendola per le mani e guardandola negli occhi.
-Te lo prometto Elsa.. non voglio lasciarti.. come farò ogni mattina senza di te? Senza i tuoi poteri che mi rallegravano la giornata, come farò a comportarmi come fai tu? Io ti voglio bene.. sei mia sorella..- le scese una lacrima che Elsa asciugò.
-Ce  la farai.. sei una ragazza forte. Poi ricordati che c’è Kristoff con te e Sven e Olaf! Sei circondata da persone fantastiche, non dimenticarlo..- si abbracciarono un’ultima volta prima che Odino diede l’ordine di riportarla nel suo regno. Prima che attraversò la porta verso l’uscita, Anna sorrise ad Elsa. Quest’ultima si stava trattenendo dal piangere.

-Portatela nelle segrete!-
Elsa fu scortata nelle segrete da alcune guardie, non oppose resistenza.

Le stanze si facevano più buie così come la scalinata che portava alle segrete, le guardie aprirono una delle celle che Elsa trovò molto strane: erano quadrate o rettangolari ed erano illuminate da una strana luce. Entrò e guardò le guardie richiudere il pannello di fronte a lei ed andarsene.
“Per fortuna c’è un letto, e non sono in catene come l’ultima volta” pensò prima di sdraiarsi sul letto e lasciare che le lacrime le rigassero il viso.
 


n.d.a: allora..!! eccomi di nuovo qua con questo capitolo! Spero come al solito che vi sia piaciuto e ringrazio tutti quelli che leggono la mia storia. Shi no hana, grazie per averla aggiunta tra le preferite!
Buona serata..
Alessia

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Capitolo 4
*** Jadis, regina di Arendelle ***


Anna riapparse esattamente nel punto in cui fu risucchiata. Si guardò le mani ed il corpo per assicurarsi di essere tutta intera. Fece un passo in avanti ma un capogiro la fece cadere.
Qualcuno le si avvicinò preoccupato: -Principessa Anna, state bene?- la aiutò a rialzarsi.
Anna si mise una mano sopra la fronte e si prese di coraggio per andare ad avvertire Kristoff –Sì.. sì sto bene.. ora scusatemi ma devo correre!- corse via.
La testa le girava ancora ma la sua testardaggine le impediva di fermarsi, era solo grazie al vento primaverile che le accarezzava il viso, che lei riusciva a rimanere lucida, più o meno.

Le persone la vedevano correre, non sempre dritta, e andare a sbattere ogni tanto contro qualcuno, per poi scusarsi e continuare la sua corsa.
Arrivò al castello col fiatone e, immaginando dove fosse Kristoff, raggiunse le stalle il più veloce possibile. Lo trovò con Sven.
Quando il ragazzo la vede, spalancò gli occhi. I capelli di Anna erano scompigliati e si vedeva chiaramente che aveva corso; respirava affannosamente ed era appoggiata al muro.

-Kristoff… anf.. devi.. anf.. ascoltarmi..- provò a dire stremata.
-Anna, respira.. e calmati.. va tutto bene.. il sole brilla in cielo e Hans non si è più fatto rivedere..-
-No.. tu.. devi ascoltarmi.. riguarda Elsa..- disse tutto d’un fiato camminando a stento verso Kristoff. Inciampò e lui le afferrò le braccia per non farla cadere. Per un lungo istante si guardarono negli occhi, poi Anna si riprese da quel momento di dolcezza e disse tutto a Kristoff.
-So che ti sembrerà stano ed assurdo, perché credimi lo penso anch’io.. ma Elsa si trova in un regno lontano anni luce da qui e raggiungibile solamente con un arcobaleno verticale- vedendo che il ragazzo la guardava male aggiunse – Lo so.. è assurdo, ma lasciami finire.. stavo dicendo? Ah sì, è stata accusata di aver congelato quell’uomo che alla fine era un cittadino di quel regno, e… credo l’abbiano imprigionata..- abbassò lo sguardo –Ha lasciato il comando di Arendelle a noi fino al suo ritorno..-
-Anna… hai sbattuto la testa da qualche parte?-
-Non ho voglia di arrabbiarmi con te quindi.. o mi credi e ci sbrighiamo ad avvertire il regno.. o non mi credi e mi abbandoni a me stessa, tornandotene alla tua vita..- fece il broncio.
Kristoff non seppe resistere e si convinse a seguire Anna in tutte le sue pazzie, questa di governare il regno, compresa. In fondo però sapeva che non stava mentendo, Anna non mentirebbe mai per ciò che riguarda Elsa.
-Andiamo Anna, abbiamo un regno da governare!-
Non trovarono nessuna guardia in giro per il castello, decisero di andare nella sala del trono.

Quando entrarono videro una donna dai capelli biondi, seduta sul trono di Elsa. La donna li guardò con solennità e chiese loro :- Chi siete?-
-Come chi siamo? Io sono Anna, principessa di Arendelle e lui è.. Kristoff. Siamo venuti per annunciare che la regina Elsa ci ha nominati sovrani..-
-Come prego? La regina prima di essere arrestata, ha lasciato una specie di testamento dove scriveva che io, Jadis, avrei preso il suo posto.. Quindi come potete pretendere voi di salire al trono?-
-Cooosa? Ma è impossibile, me lo ha detto Elsa in persona che dovevo sostituirla!-
-Hai delle prove?-
-Ecco.. io.. no.. la mia parola di principessa!-
-Non basta la tua sciocca parola.. servono fatti concreti.. ti farò vedere la lettera così te ne convincerai anche tu.. Mostrategli la lettera!- ordinò.
I servitori dopo qualche minuto, portarono la lettera in questione. Anna e Kristoff la osservarono bene ed entrambi appurarono che la calligrafia era quella di Elsa, ma non potevano credere alle parole scritte: “Io Elsa, regina di Arendelle, lascio il regno in custodia a Jadis, fino al mio ritorno. Nessuno dovrà mettere in discussione la sua volontà e chiunque cercherà di toglierle la sovranità sarà rinchiuso nei sotterranei, fino al ritorno della sottoscritta”.

Entrambi rimasero scioccati da quelle parole. Non poteva davvero averle scritte Elsa, che senso avrebbe avuto allora chiamarla ad Asgard?
Anna sospettò di Jadis e la accusò di inganno :- Sei un’impostora! Elsa non avrebbe mai scritto quelle cose! Rivoglio il mio regno! Ridammelo, strega!-
Kristoff la trattenne per un braccio, altrimenti l’avrebbe in qualche modo attaccata.
-Guardie! Rinchiudeteli entrami nei sotterranei! Che serva d’esempio per tutti coloro che mi accuseranno!-
-Lasciatemi! Giuro che me la pagherai!- urlava mentre la portavano via assieme a Kristoff che cercava di liberarsi dalla stretta delle guardie.
***
Elsa era rannicchiata sul lettino della sua cella. Aveva finito di piangere e con molta fatica si era addormentata.
Si svegliò di colpo a causa di un incubo riguardante sua sorella, sembrava quasi un presentimento di qualcosa di brutto che stava per accadere. Si alzò di scatto, tremante. Ansimava per l’agitazione e senza accorgersene delle lacrime le rigarono il viso.

Si asciugò le guance e notò che un uomo, o meglio un ragazzo dai capelli neri lunghi fino alle spalle la stava osservando incuriosito.
-Chi sei?- domandò Elsa.
-Io sono Loki, principe di Asgard.. tu chi sei?-
-Se sei un principe, deduco che sei il fratello di quello biondo.. ma perché sei qui?-
-Rispondi alla mia domanda donna dai poteri glaciali..-
-Come mi hai chiamata?-
-Donna dai poteri glaciali.. sei sorda per caso? Ti hanno accusata e di conseguenza rinchiusa per aver congelato un cittadino asgardiano in piazza.. complimenti per l’astuzia..- concluse sarcastico.
-Io non ho congelato nessuno! Non farei del male ad una mosca!- la rabbia le fece brinare pesantemente le pareti attorno a sé. Si spaventò e si sedette sul lettino, cercando di calmarsi per far sparire la brina.
-Si certo.. sei proprio innocua.. non ti si può dire nulla che congeli le cose attorno a te.. in uno stato di rabbia immagina cosa potresti fare..-
-Taci!- la presenza di Loki la innervosiva, la agitava e non capiva il perché. Non aveva un buon presentimento su di lui, ma il fatto che si trovasse nelle sue stesse condizioni, a parte la cella molto più ammobiliata della sua, la tranquillizzava, in qualche modo era inoffensivo da dietro quel pannello. Tuttavia lo scatto di rabbia che Loki le provocò, fece sì che una scarica di ghiaccio si infrangesse contro la parete, facendo scattare una specie di allarme.
Delle guardie entrarono nella sua cella e con la forza le misero degli strano bracciali dorati ai polsi.
-Ora non userai più i tuoi poteri!- le dissero prima di andarsene.

Effettivamente quando provò a usare la sua magia, non ci riuscì, anzi le provocò un leggero bruciore ai polsi che aumentava sempre di più a seconda della potenza della scarica. Il dolore divenne acutissimo tant’è che emise un urlo.
Si massaggiò i polsi, o meglio i bracciali, e si sedette.

 Elsa notò che anche Loki li indossava e questo la preoccupò. “Se li indossa anche lui.. vuol dire che sa usare la magia!”

Lui la guardava con un misto tra il divertito dall’azione avventata della ragazza, e il pensieroso. Loki si chiedeva da dove quei poteri derivassero, lei era potente dato che i bracciali anti magia che le avevano messo, le avevano causato acuti dolori.
Rimase a fissarla, per un po’ finchè non seppe come, la donna dai poteri glaciali si addormentò.
“Non mi ha detto il suo nome.. pazienza, una cosa alla volta..”
 


n.d.a. buona sera a tutti voi! Ecco il capitolo! Lo so che non è tanto lungo ma ci tenevo ad aggiornare al più presto per lasciarvi un messaggio che scrivo in tutte le mie storie..:
AVVISO A TUTTI I LETTORI: dato che mi rimangono le ultime interrogazioni prima della maturità, non ho idea di quanto tempo passerà prima del prossimo capitolo.. mi scuso in anticipo se l’aggiornamento arriverà in ritardo o perlomeno dopo settimane..
Vi ho avvertiti in modo che sappiate che se non aggiorno subito, le cause sono sopra indicate..
Spero che sia stato di vostro gradimento. Ringrazio ancora Shi no hana (tranquilla.. smetterò di ringraziarti ufficialmente dal prossimo capitolo.. giuro..) per le recensioni e tutte le persone che continuano a leggere questa mia prima cross over.. grazie davvero!
Alessia

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Capitolo 5
*** evadere ***


Erano già passati mesi da quando erano stati rinchiusi nei sotterranei. I primi tempi Anna era molto triste, piangeva spesso e Kristoff tentava di consolarla. Le mancava sua sorella ma anche la libertà, aveva provato a parlare con le guardie ma quest’ultime non le davano ascolto, dopotutto avevano giurato fedeltà a Jadis.
All’ennesima crisi di Anna, Kristoff alzò la voce destandola dai suoi tristi pensieri –Anna! Basta piangere, non risolvi nulla! Vedrai, troveremo una soluzione- si mise in ginocchio di fronte ad Anna, seduta con le gambe strette al petto sul lettino della prigione.

La ragazza sollevò lo sguardo su di lui, i suoi occhi erano dolci e pieni di comprensione.
-Kris, io non riesco a sopportare l’idea che Elsa sia nella mia stessa condizione o peggio, e che io non sia riuscita a mettere in atto il suo volere… sai se Elsa fosse qui mi direbbe di mangiare del cioccolato, io adoro il cioccolato.. ne voglio un po’!-

Si alzò di scatto e chiamò una guardia –Potete gentilmente darmi della cioccolata?-
La guardia la guardò male e si mise a ridere –Ha ha, al massimo un pezzo di pane!- si allontanò e la sua voce riecheggiò nei corridoi –Della cioccolata! Ma per favore!-
Anna tornò triste ma allo stesso tempo si arrabbiò –Ecco.. nemmeno la cioccolata..- tornò a sedersi e a guardare il suo compagno –Cosa possiamo fare?-
-Ve lo dico io.. evadere da questa brutta cella!-
-O…Olaf?-

Il pupazzo di neve parlante si teneva alle sbarre della piccola finestra, per fortuna la nuvola che Elsa aveva creato funzionava ancora, altrimenti i raggi di sole lo avrebbero sciolto, contando poi che le sbarre erano di metallo e che quest’ultimo era conduttore di calore..
-Sì, sono io in neve e.. e legno e carota e bottoni! Volete uscire di qua o trovate questo posto piacevole?-
-Stai scherzando? Ma come pensi di farci uscire?- chiese Anna che aveva recuperato un po’ di speranza.
-Uscite dalla finestra! È facile!-
-Forse per te.. ma noi siamo più.. grandi..-
-Ci sono i Troll con me.. toglieranno loro le sbarre ma poi correte!-

I due prigionieri riuscirono a vedere le mani dei Troll aggrapparsi alle sbarre e tirare, stavano facilmente riuscendo a rimuoverle.
-Ancora un piccolo sforzo amici miei!- urlò Olaf.
-Potresti almeno darci una mano..!- disse uno dei Troll.
-Quale delle due?-
-Quella che ti pare!-
-Va bene, tenete- staccò uno dei suoi rami e lo porse al Troll, questo lo guardò male ma ormai il lavoro era finito. Le sbarre erano rimosse e Anna e Kristoff stavano fuggendo –Grazie Olaf e grazie anche a voi!-
-Ci vediamo in giro!- salutò con Olaf dopo essersi attaccato il braccio.

Erano liberi, respirare aria pulita li fece sentire meglio ma ora dovevano fuggire il più lontano possibile. Ormai l’autunno era alle porte, le foglie cadevano e ricoprivano il suolo con un manto arancione, giallo e marrone; l’aria era più fresca e le giornate si accorciavano.
-Anna, dove andiamo?-
-Al castello di ghiaccio, è lontano da qui e quasi impossibile da raggiungere. Se qualcuno dovesse scoprirci ci sarà Marshmallow a proteggerci-
-Sven! Sven vieni! Deve essere da queste parti..!-
La renna comparve subito, si fermarono e salirono in groppa a Sven. –In questo modo andremo più velocemente- disse Kristoff. Anna lo abbracciò, non solo per non cadere ma era anche un gesto d’affetto e di stima.

***

“Finalmente un posto sicuro.. un regno da governare!”
Jadis era tranquillamente seduta sul trono impugnando uno scettro che le avevano dato e aveva fatto cucire degli abiti simili ai suoi, in modo da sembrare una vera regina.

Quei mesi di regnare erano bastati a calmarla, aveva attuato leggi severe dove ogni singolo cittadino doveva pagare tre quarti di quello che riceveva e con il resto badare alla propria famiglia, chi non riusciva a pagare il dazio, veniva rinchiuso fino a quando un parente non avrebbe provveduto al pagamento. Nessuno poteva allontanarsi da Arendelle, pochi commercianti avevano il permesso, nessuno riusciva a nascondersi nelle navi per fuggire, i controlli erano accuratissimi. I bambini o i ragazzi che venivano scoperti, diventavano automaticamente servitori della regina, se non obbedivano, la punizione era l’incarceramento o la tortura.

Jadis dopo quello che era successo a Narnia, odiava sempre più i ragazzini che osavano disubbidirla o contraddirla.
-Voglio qui riuniti i membri del Consiglio-
Come ordinato i membri si presentarono, tutti con il capo chino.
-Vi ho convocati qui perché voglio che troviate informazioni su questi quattro ragazzi: Peter Pevensie, Edmund Pevensie, Susan Pevensie e Lucy Pevensie. Andate adesso-

I membri cominciarono ad andare ma Jadis cambiò idea all’improvviso –No fermi…- si fermarono –Voglio che mandiate quella ragazzina di nome Anna a cercarli e a darmi informazioni sul loro conto. Mandatemi la prigioniera!-
Uno di loro si diresse verso le prigioni. Le strade erano sempre più strette e buie e quando arrivò sentì un vociare di persone.
-Cosa è successo?- chiese.
-I prigionieri.. la principessa Anna e l’altro ragazzo biondo.. sono fuggiti!- riferì una guardia.
Il consigliere sbiancò. Dare una spiacevole notizia a Jadis, voleva dire scatenare la sua ira. Nonostante ciò doveva riferire tutto alla regina.

Quando spalancò le porte il suo cuore cominciò a battere velocemente, aveva paura. Si avvicinò al trono e si inchinò tenendo la testa bassa –Mia signora.. i prigionieri… sono.. fuggiti..-
Ci furono attimi di silenzio poi Jadis chiese –Puoi ripetere?- il suo tono sembrava calmo.
-I  prigionieri.. sono evasi..-
-Come è potuto succedere?! Non siete nemmeno capaci di sorvegliare una ragazzina e il suo compagno!- urlò.
-Io.. Io non c’entro..-
-Silenzio! Non voglio scuse! Ordino che immediatamente partano pattuglie per trovarli. Li voglio vivi al mio cospetto- sibilò.
“Poi verrà il turno dei Pevensie e non so per quanto tempo rimarranno vivi..”

***

Aslan non era tranquillo, non sapeva per quale ragione ma aveva un brutto presentimento, qualche suo fantasma del passato si sarebbe fatto rivedere e lui temeva chiunque potesse essere.
“Il passato non esiste più, ma allora perché continua a mostrarsi sotto forma di futuro?”

Era preoccupato, vagava per i regni senza una meta precisa ma non sarebbe tornato ancora a Narnia, era troppo presto. I Pevensie ormai erano tornati alla loro vita, Caspian era di nuovo re, e Jadis era morta per mano sua. Ma allora perché preoccuparsi?
-Aslan, qualcosa non va?- chiese Ripici.
-Brutti pensieri vagano per la mia mente eppure non capisco il perché-

***

“Non è un gigante di ghiaccio, eppure è capace di usare quel potere.. chi o cosa sarà mai quella ragazza?”
Loki la guardava e pensava ma ancora non aveva idea riguardo la sua identità. L’unico modo per scoprirlo sarebbe stato andare nella biblioteca e leggere qualcosa al riguardo, ma trovandosi in cella, gli era impossibile. Sua madre non era ancora venuta a trovarlo, avrebbe potuto chiedere a lei.

“Sapessi almeno come si chiama.. riuscirei a capire da dove viene e magari la fonte dei suoi poteri..”
La ragazza si svegliò improvvisamente, stava sudando, probabilmente aveva avuto un incubo, durante il sonno si muoveva e continuava a ripetere un nome.

***

Correva, non sapeva dove ma continuava a proseguire. Era buio, nemmeno una lanterna, lei correva e basta, si sentiva braccata da qualcuno.
Improvvisamente si fermò ansimando. Vide Anna di spalle, cercava di raggiungerla ma più si avvicinava, più Anna si allontanava da lei.
-Anna! Anna fermati!- gridò. Anna si fermò e si avvicinò a lei.

Sua sorella si girò, i suoi occhi erano rossi e gonfi, aveva pianto. Elsa si avvicinò senza e che lei si allontanasse la sfiorò con una mano, il suo solo tocco congelò Anna i quali occhi divennero  bianchi e la sua pelle sempre più violacea.
-Sei stata tu a farmi questo.. sei un mostro Elsa! Non meriti il trono! Vattene!-
-Non puoi dirmi così! Io ti voglio bene..!-
-Io no..-
Ad Elsa parve di cadere nel vuoto e quando si schiantò contro qualcosa che le sembrava un muro, aprì gli occhi.

Si svegliò dopo un altro incubo. Era già il secondo, diverso dal primo ma ugualmente spaventoso. Si accorse che il ragazzo che aveva di fronte la stava fissando e questo la mise in imbarazzo e l’agitò.
-Perché mi guardi?-
-Perché non ho la minima idea di chi tu sia e di come tu possieda quelle doti magiche. Devi ancora rispondermi.. qual è il tuo nome?-
-Elsa- non le cambiava molto rispondere o meno.
-Da dove vieni? E chi è la persona che nominavi durante il tuo sogno?-
-Arendelle e il nome che sentivi è quello di Anna, mia sorella-
-Arendelle.. è da tanto che non sentivo quel nome..
 


n.d.a. Rieccomi!! Scritti finiti e poi manca l’interrogazione per la prossima settimana!! E poi ho finito e potrò aggiornare più spesso!! (spero)
Come vi è sembrato? Non sto dando molta importanza al momento a Loki ed Elsa ma pazientate ancora un po’, mi sembrava importante dare spazio a Jadis..
Ringrazio FrostyDark per le sue recensioni ai primi capitoli!
Buona serata
Alessia

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Capitolo 6
*** speranze ***


Era da tanto che non sentiva pronunciare il nome del regno di Arendelle.
Erano passati anni, o forse secoli, non se lo ricordava.
-Arendelle..- sussurrò camminando avanti e indietro per la cella, perdendosi nei suoi pensieri, guardando di tanto in tanto Elsa.
Quel regno era, o meglio è parallelo a Midgard, uno dei tanti di cui i midgardiani non conoscono l’esistenza o ne prendono atto sotto forma di storie per bambini.

“Ingenui umani! Quante cose la loro mente rifiuta o nega! Vogliono la magia, eppure stentano a crederci! Quante cose sono proprio sotto il loro naso, davanti ai loro occhi e solo la loro infanzia permette di dare una minuscola sbirciatina prima di venire quasi totalmente ignorate!”. Pensò
Arendelle è uno di questi, un tempo gli Ǣsir vivevano in quel regno ma dopo un periodo di assenza da parte dei sovrani, molti lasciarono il regno per tornare ad Asgard.
Ma persino Arendelle, era diventata cieca di fronte alle meraviglie degli altri regni. Certo, il commercio di ghiaccio forniva loro un’economia fiorente con altri imperi e città confinanti, ma nemmeno loro adesso prendevano in considerazione, forse per dimenticanza, gli altri regni dell’Yggdrasil.
Grazie all’antica pace tra Asgard e Jotunheim, Arendelle aveva specializzato il suo commercio, diventando l’unico regno in grado di commerciare ghiaccio, cosa che durò e dura ancora.

Quindi era solo grazie a Jotunheim se Arendelle fioriva commercialmente. Purtroppo però, secondo Loki, avendo radici midgardiane, Arendelle col tempo dimenticò chi li aveva aiutati.
“Ma quella ragazza possiede dei poteri.. sarà mica la prescelta?”
Si rifiutava di crederlo ma dopo aver visto cosa era stata capace di fare si ricredette. Era lei la predestinata secondo le antiche credenze.
“La leggenda è vera” sorrise malevolmente “Però lei non ne è a conoscenza. Non mi sorprende..”
-Cos’hai da ridere?- chiese Elsa destandolo momentaneamente dai suoi pensieri. Entrambi si stavano guardando, lei però abbassò lo sguardo probabilmente intimorita da lui.

Il dio si sdraiò sul letto e tornò a pensare.
“Il fatto che lei non sappia nulla potrebbe tornarmi utile.. chissà se è anche regina..”

***

Il prigioniere di fronte a lei si era sdraiato dopo aver occupato parte del suo tempo a guardarla ed a pensare, camminando per la cella.
Quel tipo non le ispirava, qualcosa in lei però lo riconobbe come familiare ma non ne capiva il motivo. Elsa si guardò i palmi delle mani e pensò ai suoi poteri ed agli strani avvenimenti che l’avevano portata lì, in quella cella.

Richiuse i palmi come spaventata e si sedette abbracciandosi le ginocchia.
-Non servirà a nulla guardarti le mani..- le disse Loki.
Elsa si infastidì e lui ridacchiò.
-Per essere una regina, sei piuttosto suscettibile..-
-C…Come fai a saperlo?- era sorpresa, come faceva lui a saperlo? Non ricordava di averglielo accennato, eppure l’aveva chiamata regina. Quel Loki la insospettiva sempre di più anche se qualcosa le diceva che erano simili.

Aveva appurato che possedeva doti magiche dati i bracciali, e sapeva il suo nome e poi? Certo era il fratello del principe biondo ma non sapeva nulla su di lui.
-Me lo hai detto tu in questo istante- si sedette e sorrise malevolmente –Io non lo sapevo ma tu me lo hai detto- disse. Poi vedendo lo sguardo di Elsa aggiunse –Non puoi negarmi nulla e non puoi nemmeno mentirmi, dopotutto io sono il dio degli inganni..-
“Dio?!! Cosa ci fa un dio rinchiuso in una cella?”

Elsa cercava di ignorarlo, ma ormai sapeva che lei era la regina e questo la preoccupava. Poteva tentare al suo trono in qualche modo e questo la preoccupava soprattutto perché lui conosceva la magia, probabilmente più potente della sua.
Smise di farsi tante paranoie su quel tipo, poteva essere anche un grande mago o stregone ma rimaneva comunque in prigione.

I giorni passavano lentamente e nella noia. A volte aveva anche degli incubi ma ci stava facendo l’abitudine, il cibo non la faceva impazzire e giorno dopo giorno si sentiva più debole. Lei non era una dea, era un essere umano.
Le mancava tutto di Arendelle e si chiedeva come stavano andando le cose.
“Ci sarà Anna al mio posto, di sicuro va tutto bene”.
Ripensò al compleanno della sorella e si pentì di non essersi sforzata di più per passarlo al meglio, le venne in mente Olaf che mangiava la torta di nascosto ed ai mille mini-pupazzi di neve che apparivano ad ogni suo starnuto.

Sorrise dopo tanto tempo. Le mancava terribilmente la sua famiglia e pensare a loro era come una rosa dall’ odore piacevole ma allo stesso tempo pungente date le spine.

***

Jadis era inquieta, non riposava. Il fatto che i prigionieri le erano fuggiti da sotto il naso la innervosiva, a peggiorare il tutto era il fatto che i Pevensie sembravano svaniti nel nulla.

Si alzò di scatto dal letto. Era buio e dalle tende traspariva solo un piccolo spiraglio di luce lunare; scese dal letto matrimoniale a baldacchino e si diresse verso il lavandino. Doveva svegliarsi, si lavò la faccia e si guardò allo specchio. Grazie alla luce della luna ed alle torce appese alle mura esterne, riusciva a vedersi chiaramente: aveva le occhiaie e le rughe cominciavano a marcarsi sempre più.

Diede un pugno allo specchio, frantumandolo. Si era leggermente tagliata ma non le importava. Durante quelle notti, rivedeva il momento in cui Aslan l’aveva uccisa e gli attimi successivi che l’avevano condotta nell’aldilà.
Ricordava bene le forme di quegli individui incappucciati, una dalla voce stridula e acuta, l’altro dalla voce profonda e zampe animali.

-Ormai non tornerai più indietro Jadis, benvenuta nel regno dei morti, puoi decorarlo a tuo piacere, tanto nessuno ti farà mai visita!- gracchiò la voce femminile.
-I tuoi poteri qui non hanno più effetto, neanche la tua Parola Deplorevole- continuò l’altro.
E così La Strega Bianca fu “accolta” nel regno dei morti.

Quei ricordi le fecero venire i brividi e subentrò la rabbia nei confronti di quei ragazzini che non aveva eliminato sin dal primo incontro, se avesse ucciso Edmund quel giorno, forse le cose sarebbero andate diversamente e lei si malediva per questo.
Gli incubi la tenevano sveglia. Riguardavano la sua morte, Aslan e i Pevensie.

-Dannazione!-
Nessuno si preoccupò di venirla a controllare, ormai tutti sapevano che infrangere una sua legge, comportava guai.
-Figli di Adamo e di Eva, me la pagherete! E tu Aslan farai la loro stessa fine..!- la rabbia ribolliva sempre più, il cuore le batteva all’impazzata e respirava velocemente. Vendetta, non aspettava altro che vendetta.

-Non sfrutterai più nessuno..!- disse una voce maschile che rimbombò nella stanza.
Poi Jadis sparì.

***

Ormai Anna e Kristoff non facevano più il conto dei giorni che erano passati, quando erano arrivati al castello di ghiaccio ad aspettarli c’erano Marshmallow e i mini pupazzi di neve creati da Elsa quando aveva il raffreddore.
Ogni tanto passava a far loro visita Olaf con Sven e alcuni Troll.

Ora erano diventati ricercati ed avevano manifesti con le loro facce, pochi erano arrivati ma stranamente nessuno aveva mai cercato di catturarli. Tutti temevano Jadis e speravano nel ritorno di Elsa o di un suo parente.
Le visite da parte dei cittadini erano sporadiche ma quelle poche volte, Anna e Kristoff ricevevano regali di ogni genere, tutto senza dare nell’occhio.
Quella mattina era particolarmente soleggiata ed il castello brillava più che mai. Anna si affacciò alla terrazza e vide in lontananza qualcuno che correva velocemente, si affrettò a chiamare il compagno che la raggiunse davanti la porta, tutto sotto il controllo di Marshmallow.

-Anna, non dovremmo nasconderci?-
-Non mi è sembrato qualcuno di offensivo..-
-Nemmeno Hans ti aveva insospettito se è per questo..-
-Cosa vorresti insinuare?- chiese offesa.

Ad interrompere la conversazione ci pensò Olaf che prima di parlare cercò di riprendere fiato.
-Principessa Anna..- si inchinò –Dovete venire subito in città: la regina o meglio tiranna Jadis.. è sparita!-
-Olaf, noi non abbiamo fatto nulla!-
-Lo so amici, infatti ho detto tiranna dato che i cittadini mi hanno detto di dirvi che era una tiranna. È sparita nel nulla! E per fortuna, credo che noi non le piacessimo.. hanno anche dette di venire subito e che Anna può prendere il trono magari prima che torni..- continuò con un fiume di parole.
-A…Aspetta te lo hanno detto i cittadini?- chiese Kristoff. Vedendo che Olaf non prestava attenzione e che sembrava parlare da solo disse –Olaf! I punti principali… ripetili lentamente-
-Jadis è sparita e tutti vogliono che Anna ritorni… e ovviamente anche tu-
-Kristoff! Andiamo!- urlò Anna trascinandolo per la manica della maglia.

Marshmallow li osservava andare via, ma vendendo che erano lenti con una mano prese Olaf e con l’altra gli altri due, permettendo loro di arrivare più in fretta.
In effetti sopra quel gigante arrivarono velocemente, il tragitto fu un po’ movimentato dato che Marshmallow correva evitando di calpestare alberi ed animeli.

Quando li videro scendere dal gigante di ghiaccio, tutti si inchinarono in segno di rispetto.
-Dobbiamo raggiungere al più presto il castello, prima che Jadis ritorni!-
-Agli ordini principessa- uno di loro le diede un cavallo –Contiamo su di voi..-
Anna montò a cavallo con Olaf –Dai Kris muoviti!-
Il ragazzo si grattò la nuca –Ehm io preferisco Sven- che intanto si era avvicinato. Kristoff lo aveva lasciato ad un suo amico che gentilmente si era offerto di tenerlo al sicuro.
-Non avrai mica paura..?-
-Cosa?! No certo che no!-
-Allora sali!-
Sven contribuì facendo salire Kristoff sopra un altro cavallo. Successivamente partirono alla volta del castello.
Il vento gli scompigliava i capelli ma a loro non importava, ormai erano vicini e nessuno poteva più fermarli, erano stanchi ma l’obiettivo prefissato dava loro le energie: avevano una speranza di riportare Elsa a casa.

Quando arrivarono c’era un gran caos ad aspettarli: gente che correva, altra che rideva dalla felicità ed altri ancora che camminavano su e giù preoccupati.
Non si accorsero subito della loro presenza ma quando qualcuno si girò e li vide, Anna e Kristoff, urlò il nome della principessa e tutti i presenti esultarono dalla gioia.
-Principessa Anna! Siamo così contenti di rivederla!-
-Principessa! Principessa!-

E altre voci di acclamazione contribuivano a creare ancora più confusione.
Anna perse la pazienza e disse ad alta voce –Ehi! Rimandiamo i festeggiamenti a dopo! C’è una cosa più importante da fare adesso..-
-E cosa? Siete voi la sovrana adesso!-
-No.. la vera regina è Elsa.. e devo riportarla qui. Ad Arendelle-
-E come pensate di fare?-

Anna non lo sapeva, non aveva un’idea precisa, voleva solo trovare sua sorella. Non le importava come, le bastava riaverla accanto a lei tutte le mattine. Vedere il suo sorriso, la sua timidezza, la sua sicurezza nel prendere decisioni.. le mancava tutto di lei.

Poi le venne un’idea solamente guardando Kristoff. I Troll. Il Gran Papà, lui che conosceva la magia.
Si riprese dal momento di trance e rispose –Lo chiederò ai Troll-
Salì in groppa al suo cavallo e si diresse verso la loro casa, lo stesso fece Kristoff, in groppa a Sven.

Non percepì nemmeno la durata del tempo, era talmente presa che non si accorse nemmeno di essere davanti alla “persona” che cercava.
Il re dei Troll la guardava, sapeva per cosa era venuta ma non era certo che sarebbe riuscito ad aiutarla.
-Principessa Anna.. so perché siete qui ma..-
Anna si riprese –Almeno provateci! Elsa mi ha salvato la vita, ora io devo riportarla a casa- si inginocchiò con le lacrime agli occhi. Non doveva piangere ma doveva pur sfogarsi in qualche modo –Per favore..-

Kristoff le si avvicinò e le mise una mano sulla spalla. Si guardarono negli occhi per poco tempo, ma bastò a rassicurarla.
-Io non posso portarti da lei ma qualcun altro può. Non mi ricordo il suo nome, però il suo potere è elevato.. posso solo farti arrivare da lui..- disse il Troll.
-Va bene. Fallo.. – poi si girò verso il compagno- Kris, lascio il comando a te-
-Cosa?! No Anna, io vengo con te..- le prese le mani –Non posso lasciarti andare da sola..-
-E a chi lascio Arendelle? Kris, fallo per me-
-Non se ne parla, vado io al tuo posto!-
-Ma sei matto!? Elsa è mia sorella!-
-Ed è anche mia amica..- le rispose dolcemente.

Anna prese un respiro profondo –Va bene, vieni.. al regno ci penserà il Gran Papà- si rivolse verso quest’ultimo –Per te va bene?-
-Sì, non preoccupatevi- prese due sacchetti con della polvere e li porse ai due che erano molto vicini l’un l’altro.

-Baciatevi!- urlò uno dei troll. Questo fece sì che i due si staccassero l’uno dall’altra.

-Prendete un pugno di queste polveri ciascuno, tenetevi per mano e svuotate la mente da qualsiasi pensiero- cominciò a recitare delle formule antiche –Ora buttatele sui vostri piedi e fate ciò che vi ho detto-
Una nuvola di fumo blu li avvolse, facendoli sparire.
Non si accorsero di nulla, quando si resero conto di essere atterrati, aprirono gli occhi.

-Siamo in una foresta!- disse Anna.
-Si ma chissà dove..- continuò Kristoff.
 

n.d.a.

…. *si schiarisce la voce* Ahem.. mi scuso per il ritardo, ma il blocco dello scrittore più la mancanza di wi-fi o di Internet durante le mie “vacanze”, mi hanno impedito di aggiornare..

Questo capitolo è stato un parto e se non fosse stato per il suggerimento (non faccio nomi, per rispetto della persona che ringrazio moltissimo…<3 ) datomi, probabilmente avrei aggiornato ancora più in ritardo..

Come al solito ringrazio le persone che continuano a leggere questa ff e a recensirla e mi auguro che il capitolo vi sia piaciuto..


Alessia
 

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