What's the use in tryin', all you get is pain

di eltanininfire
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Chapter 1 ***
Capitolo 3: *** Chapter 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

What’s the use in tryin’, all you get is pain

 

Prologo

 

 

-A tutti gli Avengers, nemico alle mie ore dodici, ripeto, nemico alle mie ore dodici-

-Ricevuto Cap, mi sposto per essergli dietro-

-Capitano, sono sul tetto e ho l’obiettivo sotto tiro-

-Qui Vedova Nera, il fianco sinistro è sguarnito, lo sto puntando-

-Hulk non vede l’ora di scendere in campo, sto con te Capitano-

-Thor dov’è?-

-Fury ha detto che dovrebbe tornare tra poco con Loki, il giudizio è avvenuto-

-Bene per il primo, male per il secondo. Che gli è venuto in mente ad Odino di spararci qui anche il pazzo psicopatico?-

-Ragazzi, concentriamoci sull’obiettivo, per favore-

Attaccarono in contemporanea, ma nessuna delle armi sembrava essere efficace. Solo Hulk riusciva a fermarlo e solamente per qualche secondo.

Il nemico era potente. Un uomo con la testa di un toro alto tre piani e armato di ascia bipenne si aggirava tra la Quinta e la Broadway, nei pressi del Madison Square Park, intimorendo tutti gli Avengers, i quali si chiedevano se provenisse dalla mitologia norrena, come Thor e Loki.

Un lampo arcobaleno e i due dei erano in tenuta da battaglia nel bel mezzo della strada, pietrificati alla vista di una creatura che non conoscevano.

-Per le Norne, che strano essere è quello?-

-Vuoi dire che non l’hai mai visto? E noi che pensavamo che ne sapeste di più di noi!- commentò il Capitano.

-Ho combattuto in ogni angolo dei Nove Mondi, e Loki con me. Mai incontrata una creatura del genere- replicò il Tonante.

-Voi, forse, ma noi le vediamo quasi tutti i giorni!- esclamò una voce femminile. Dietro di loro stavano due ragazze e un maschio, tutti e tre armati e in sella a dei cavalli. Sebbene vestiti come dei normali adolescenti, indossavano anche bracciali, schinieri e pettorale metallici.

-E voi sareste?-

-A dopo le chiacchiere, non vorrei che il vecchio Testa di Manzo si divertisse troppo in nostra assenza- tagliò corto una delle ragazze, che probabilmente era il capo.

Spronarono le cavalcature, superando il piccolo gruppo, e si portarono davanti all’uomo-toro, il quale, alla loro vista, emise un suono che era un po’ un urlo, un po’ un muggito e un po’ un rutto fortissimo. Mulinò l’ascia bipenne, tentando di affettarli tutti e tre in un colpo solo, ma il gruppetto si divise: il ragazzo scartò a destra, la giovane con l’armatura rossa si gettò a sinistra, mentre l’ultima lanciò il cavallo al galoppo tra le gambe del gigante peloso.

-Ehi, vitellino! Non ti avevano già fatto fuori? Sai, conosco chi ti ha ucciso le ultime due volte, Percy Jackson, giusto? È un amico e sarebbe molto dispiaciuto se io morissi, forse verrebbe addirittura vendicarmi, così tu potresti ammazzarlo una volta per tutte e vivresti potenzialmente per sempre! Devi solo provare a farmi a fettine con quella bellissima ascia e… santo cielo, fai palestra?- snocciolò il loro capo, attirando completamente l’attenzione della creatura, la quale diede le spalle ai suoi compagni e agli Avengers, questi ultimi che avevano seguito il monologo con un’espressione confusa in viso.

L’uomo-toro emise un altro suono molto maleducato e calò la sua arma nell’intento di dividere a metà la ragazza che l’aveva sfidato, ma un gruppetto di sei frecce si conficcò nella sua nuca, seguito da una palla di fuoco esattamente tra le scapole.

La creatura si irrigidì e iniziò a dissolversi in polvere, venendo poi dispersa dal vento.

Uno dei corni, però, rimase intatto e volò verso la ragazza che aveva distratto il mostro, la quale lo afferrò e se lo rigirò tra le dita, sorridendo soddisfatta.

-Uffa, l’abbiamo ucciso io e Karen, perché le spoglie di guerra vanno a te?- si lamentò il ragazzo, sotto gli occhi increduli degli Avengers e quelli indifferenti di Loki.

-Perché senza la mia strategia non sareste riusciti a rimandarlo nel Tartaro- spiegò l’interpellata, infilando il corno in una sacca appesa alla sella.

-Logico- commentò la rossa, Karen, quella col bastone lungo due metri tra le mani.

-Ok, il pericolo è scampato. Ora ci dite chi siete?- li interruppe Iron Man.

I tre gli lanciarono un’occhiata e poi si scambiarono sguardi eloquenti. Si stavano chiedendo se fosse il caso di rivelare la loro natura a gente che probabilmente ne sarebbe uscita con una crisi di nervi.

Alla fine il capo scrollò le spalle. –Fatti loro, al limite me la prendo io la strigliata da Chirone-

 

 

Spazietto dell’autrice:

la mia testolina bacata ha scientemente deciso di creare un altro cross-over, come se quelli che ho in piedi/sto scrivendo non fossero abbastanza.

Sorvolando, questo è solo il prologo.

Come spero abbiate capito, i tre OC che ho introdotto qui sono ispirati ai semidei e ai maghi di Rick Riordan.

Devo dire diverse cose:

1.    nessuno dei miei OC ha, né avrà, interessi amorosi verso un altro OC, sono tre giovani adulti di tre pantheon diversi (greco, romano ed egizio) che sono stati affiancati alla stessa squadra per esigenze di vita o di morte. Infatti i mostri attaccano indiscriminatamente i semidei e i maghi, così vengono mandati dei trii in continuo spostamento per respingerli.

2.    i personaggi descritti da Rick Riordan non compariranno mai, verranno solo nominati. Suo figlio Haley (che nome è?) ha scritto un breve racconto riguardante un figlio di Ecate (ma non voglio rovinarvi la sorpresa) e ho preso spunto da lì per i poteri di Selina. Ed è anche probabile che compaia, essendo il fratello esiliato di uno dei miei OC.

3.    si spostano a cavallo. Questo perché Arion, nel tempo, ha avuto dei figli esattamente come ha fatto Pegaso.

a)    Bucephalus: baio, destriero di Selina. Il suo nome è quello latino del famoso cavallo di Alessandro Magno, un figlio di Zeus dell’antichità.

b)    Antares: sauro rosso, destriero di Karen. Il suo nome deriva dalla stella più luminosa della costellazione dello Scorpione (una supergigante rossa) e significa “Anti-Ares”, dato che il suo colore che rivaleggia con Marte, il pianeta rosso per eccellenza.

c)     Regulus: grigio bianco, destriero di Xander. Il suo nome deriva dalla stella più luminosa della costellazione del Leone. Il nome significa Piccolo Re ed è posto in corrispondenza del cuore dell’animale, infatti veniva chiamata dai greci Kardia Leontos e dai romani Cor Leonis.

4.    Loki qui ha preso il posto di Odino sul trono di Asgard, ma è stato scoperto (forse scriverò una fanfic su questo prequel) ed è stato incarcerato – un’altra volta. Ha patteggiato una semilibertà con la promessa infrangibile di non arrecare danno ai Nove Mondi ed ora “serve” Asgard andando ovunque ce ne sia bisogno sotto sorveglianza di Thor.

 

Ora scappo. Se avete bisogno di chiedermi qualcosa io sono sempre qui.

Baci.

Fire

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Capitolo 2
*** Chapter 1 ***


Chapter 1

Voglio dedicare questo capitolo a Lord Glendale, che adora Loki e mi ha decisamente invogliata a continuare questo progetto. Grazie per il sostegno e per l’entusiasmo dimostratomi dopo la lettura del prologo. Il primo capitolo è per te, my Lord.

 

Chapter 1

POV SELINA

Non era una cosa che facevo di solito, andare in giro a spiegare a degli esaltati chi ero e cosa facevo per vivere. Tuttavia era sorta un’incombenza, dato che tutti quanti i mortali presenti erano riusciti a vedere il Minotauro per quello che era invece della solita malia generata dalla Foschia.

Essendo figlia della dea della magia e di un sacco di altre cose, tra cui anche del velo che doveva nascondere il nostro mondo a coloro che erano completamente umani, volevo indagare. Ed il modo migliore per farlo era entrare, sebbene per qualche tempo, nella cerchia di questi strani personaggi.

Il tizio con quella stramba armatura rossa e gialla sembrava particolarmente stizzito, ma al momento non m’interessava. La mia attenzione era stata catturata dai due uomini vestiti come gli antichi popoli nordici dei nostri racconti.

Innanzitutto erano oggettivamente belli, anche se abbigliati come dei fanatici di mitologia norrena, e sembravano pronti a combattere in ogni momento della giornata. Poi erano smisuratamente alti – per me che ero bassina erano dei giganti – ed eterei, come se non fossero propriamente umani, ed io sapevo qualcosina al riguardo.

Il gruppetto che stava loro intorno era eterogeneo, c’era persino una donna. Il tipo con l’armatura rosso-oro si parò davanti a noi con le mani sui fianchi e sbraitando che ora dovevamo loro una spiegazione.

Sbuffai e mi guardai intorno, in cerca di un posticino dove spiattellare tutto senza farmi sentire troppo da mostri, dei e quant’altro.

-Venite con me- dissi, spronando Bucephalus verso un piccolo caffè a lato della strada. Xander e Karen mi seguirono e non dovetti girarmi per sentire anche il gruppetto di mortali fare lo stesso.

Smontai e legai il cavallo ad un palo con le redini, sentendomi molto nel vecchio Far West. Sorrisi al pensiero di una mia copia che andava all’avventura lungo la frontiera.

-Non vorrai farlo davvero- sussurrò Xander, senza farsi sentire dagli umani.

-Tu vedi altro modo per scrollarceli di dosso?- ribattei con lo stesso tono. Come previsto non replicò, sbuffando solamente.

-Volete dirci chi siete?- s’intromise un altro tipo, totalmente vestito di azzurro e armato solo di uno scudo rotondo. Ma come si erano conciati questi qui?

Sospirai. –Si parla meglio con lo stomaco pieno- glissai io, aprendo la porta del bar.

 

Poco più tardi avevo davanti a me il mio bicchiere di the freddo al limone e la mia brioche preferita, mentre il resto degli avventori del tavolo mi fissava, chi stizzito, chi disgustato.

-Che devo dirvi, combattere mi fa venire fame- mi giustificai, senza che nessuno me lo chiedesse.

Xander emise uno sbuffo divertito e scosse la testa, Karen alzò gli occhi al cielo.

-Fate poco gli indifferenti voi due, anche voi avete preso qualcosa- li rintuzzai e loro ammutolirono.

-Ok, ora forse puoi illuminarci su chi diamine siete? Perché ho poca pazienza e voi la state esaurendo tutta- ci riprese l’Uomo di Metallo, che mi aveva detto il suo nome ma io l’avevo già dimenticato.

Mi pulii le mani con un fazzolettino e appoggiai la schiena alla sedia, piegando la testa di lato.

-Ok- risposi semplicemente. Mossi la mano e tutti gli oggetti sul tavolo volarono sulla più vicina superficie orizzontale, in questo caso il piano di metallo dietro di me. Si irrigidirono tutti, sgranando gli occhi e alcuni anche spalancando la bocca.

-Pensavo che la magia su Midgard non esistesse…- sussurrò il cosplayer moro.

-Tu che ne sai di magia?- chiesi. Non l’avevo mai visto, né al Campo greco, né a quello romano, e un’occhiata di Karen mi disse che non era nemmeno della Per Ankh.

-Sono il più grande mago di Nove Regni, sciocca ragazza. Dovresti saperlo dato che pratichi la magia-

Metal Man borbottò qualcosa a proposito ad una diva e alle manie di protagonismo, ma non compresi molto, quindi lasciai perdere.

-Senti, tizio, non ho idea di chi tu sia, non so come cavolo hai fatto a vedere il Minotauro e non credo tu sia di queste parti. Quindi, parla chiaro, cosicché io ti possa capire- sbottai. Mi stava irritando non poco.

Lui sembrò sorpreso dalla mia reazione, ma durò solo un secondo perché ritornò subito alla sua espressione neutra e un po’ beffarda, assolutamente da schiaffi.

-Io sono Loki, da Asgard…-

-Ti prego, non dire “…e sono ricolmo di gloriosi propositi”! L’ultima volta che l’hai detto abbiamo avuto un’invasione aliena!- lo interruppe l’arciere mancino.

-Invasione aliena?- Ok, ci stavo capendo ancora meno.

-Un anno fa il Piccolo Cervo qui presente- spiegò l’Uomo di Metallo, indicandolo col pollice. -È arrivato a New York con un esercito di alieni tramite un Cubo che crea passaggi tra i mondi e ha dichiarato guerra alla Terra. Noi sei ci siamo riuniti e l’abbiamo sconfitto-

-Sembra una cosa tipo “Star Trek”- commentai. Karen scoppiò a ridere, beccandosi le occhiate stupite di metà degli avventori del tavolo.

-Ma ritorniamo all’argomento principale: voi chi siete?- chiese il biondone.

-È difficile da spiegare, nonché lungo ed estremamente noioso. Siete sicuri di volerlo sapere?-

Tutti annuirono, io sospirai affranta.

-Ok, cosa dicevano le vecchie storie? Gli dei che abitavano sull’Olimpo, facevano i festini a base di nettare ed ambrosia, che ogni tanto s’impicciavano degli affari di chi stava sulla terra e che, se ci scappava l’occhio…-

-Rimorchiavano i mortali. I loro figli erano metà umani, metà dei- m’interruppe Xander, che stava armeggiando con qualcosa che non volli scoprire. L’ultima volta rischiai di farmi saltare per aria un dito.

-Esatto. I semidei, o mezzosangue, erano il frutto dell’unione tra divinità e umani, e possedevano abilità straordinarie che variavano in base all’importanza e alla potenza del genitore divino. Tuttavia, proprio in virtù del sangue divino che scorreva nelle loro vene, veniva data loro la caccia. I predatori erano i mostri. Il Minotauro, che avete appena visto, era figlio di Pasifae, figlia di Ecate, e un toro. La storia è molto triste, perché il marito aveva pregato il dio del mare, Poseidone, di inviargli un tono da sacrificargli in vista di non so che guerra, ma l’animale era talmente bello che Minosse ne uccise un altro in onore del dio. Quello, adirato, fece impazzire d’amore la moglie del re, Pasifae, per il toro, tanto che si fece costruire un simulacro a forma di giumenta. Il frutto dell’unione tra i due fu il Minotauro, un uomo dalla testa di toro che venne rinchiuso in un labirinto ideato da Dedalo e al quale venivano inviati ogni anno sette ragazzi e sette fanciulle da sacrificare. Teseo, figlio di Poseidone, partì per ucciderlo e ci riuscì grazie alla figlia di Minosse, Arianna, che gli donò il suo filo, in modo da non perdersi nel labirinto. Poi, come giusta ricompensa, Teseo l’abbandonò su un’isoletta sperduta dopo averla fatta innamorare di sé e averla sfruttata per i suoi scopi- snocciolai, calcando molto sul giusta. Il mio pubblico era diviso tra chi si faceva i fatti suoi – Xander e Karen – e chi mi fissava a bocca aperta – tutti gli altri.

-Che stronzo- commentò l’Uomo di Metallo.

Io annuii. –Non c’è da stupirsi che l’attuale marito di Arianna, il dio Dioniso, odi tutti i semidei-

-Attuale marito? Ma se hai detto che queste storie sono antiche!- protestò la rossa assassina.

-Le storie sono vere, mia cara, tutte le storie. Arianna è la moglie immortale di Dioniso, anche se deve sopportare le sue scappatelle- Il tono di Xander era infastidito. Lo ero anche io, odiavo spiegare tutta la storia ai novellini.

Feci una smorfia. –Per colpa di una ninfa per cui si è preso una sbandata un secolo fa, ce lo dobbiamo sorbire ancora per cinquant’anni-

-Cioè, voi ci state dicendo che gli dei esistono?- chiese il dottore. Io annuii, sorridendo all’aria spaesata dei miei interlocutori.

-Ma voi tra colleghi non vi parlate?- domandò invece il miliardario. Ok, se questa era una battuta, non l’avevo capita.

Aggrottai le sopracciglia, piegando la testa di lato. –In che senso?-

Lui indicò il biondone col martello e il moro silenzioso. –Quei due sono dei di Asgard, voi appartenete al pantheon greco. Com’è possibile che non vi siete mai visti, incontrati, mescolati o altro?-

-Io non… non ne ho la più pallida idea. Cioè, mai visti in vita mia e, diciamocelo, non sono nemmeno questa gran cosa- balbettai.

-Prego?- allibì il “più grande mago dei Nove Regni”.

-Ho visto dei più… più di voi due messi assieme. E, sinceramente, non sembrate nemmeno degli dei- dissi, tutto d’un fiato. Quando parlavo non mettevo nessun filtro e cacciavo fuori tutto ciò che mi veniva in mente, anche a costo di ferire qualcuno.

-Ma come ti permetti?- tuonò il biondo, saltando in piedi e sganciando il martello dalla cintura. –Io sono Thor, figlio di Odino, principe di Asgard, Dio del Tuono e possessore del Mjöllnir-

-Mew Mew?- chiese Karen, confusa. Ovviamente nessuno capì il riferimento, tranne me e Xander, tanto che ci dovemmo sforzare per non ridere in faccia al biondone palestrato, il quale si alterò ancora di più, diventando rosso come un peperone.

-E meno male che eri cambiato- borbottò il moro, seduto accanto a lui. A quelle parole “Thor” sembrò calmarsi, ma fuori si era rannuvolato e minacciava un bel temporale.

-Allora, ci spiegate chi siete invece di raccontarci favole della buonanotte?- sbottò il loro arciere, guadagnandosi le occhiate stranite dei suoi compagni. Evidentemente era più un tipo taciturno, ma con poca pazienza.

Sospirai. –Queste non sono delle fiabe, sono cose successe veramente. Ad ogni modo, io sono figlia di…-

Non potei finire la frase – e di conseguenza presentarmi – perché le finestre implosero e il locale venne invaso dai mostri che odiavo di più: le servitrici di mia madre.

 

 

POV XANDER

Era tipico di noi semidei che, arrivati da un certo punto della nostra vita, i mostri ci attaccassero anche a distanza di pochi minuti dal raid precedente, non lasciandoci nemmeno il tempo di riprenderci.

Le empuse, viste da fuori e soprattutto dalla mia prospettiva di appartenente al genere maschile, erano delle splendide fanciulle dai riccioli ribelli, gli occhi magnetici e il profumo irresistibile. Selina mi aveva spiegato che in realtà avevano le iridi rosso fuoco, i canini appuntiti, i capelli in fiamme e il corpo un po’ da animali, un po’ da automi di Vulcano e un po’ da spettri, il tutto tenuto insieme dalla magia della loro creatrice, Ecate, nonché madre della qui presente semidea greca. Il che le rendeva una sorta di sorellastre brutte, assatanate ed estremamente vendicative.

Erano una decina, con a capo la più bella di tutte: Kelli, l’empusa anziana che si diceva avesse già attentato a Percy Jackson per ben due volte, obbedendo a Saturno la prima e a Gea la seconda.

Ora ci guardava con un sorriso leggermente inquietante stampato in viso e le mani sui fianchi, come una demoniaca Wonder Woman.

-Bene, bene, bene. Guarda chi c’è!- trillò e vidi Selina reprimere una smorfia disgustata.

-Oh, su, non fare così, mia cara. Devo solo rimettere al loro posto questi due qui- proseguì Kelli, indicando me e Karen. –E poi ce ne andremo. La nostra signora non vorrebbe mai che la sua preziosa figliola venisse danneggiata proprio da noi, non credi?-

Mentre l’espressione della semidea si faceva dura, e anche un po’ minacciosa, io cercavo in tutti i modi di pensare a come uscire da questa situazione. Però la magia delle empuse non aiutava, rallentandomi solamente il cervello.

“Non che tu ne abbia mai avuto molto” sentii nella mia mente. La voce assomigliava vagamente a quella della figlia di Ecate, il che era piuttosto inquietante, ma servì a risvegliarmi dall’incantesimo dei mostri.

-Se vuoi ucciderci, allora ti conviene sbrigarti, una squadra di supporto sta già arrivando e suppongo che tu non voglia rivivere una terza volta l’esperienza di trovarti davanti un certo Percy- bluffai. Non c’era nessuno di rinforzo, lo sapevo benissimo, ma Kelli no. Infatti fece una strana faccia, come se stesse decidendo se schiacciarci o spedirci contro una parete. E, grazie alla mia discendenza, ci cascò in pieno.

Ululò qualcosa in greco all’indirizzo mio e di Selina, e attaccò Karen, la quale, colta completamente alla sprovvista, prese il suo bastone e glielo tirò in testa, facendo un bel bernoccolo all’empusa.

D’altro canto, le sue compari scelsero di suicidarsi contro me e la figlia della loro signora. Sfoderai il mio arco e la faretra di frecce infinite, mentre la semidea sguainava i pugnali e si lanciò contro una bellissima bionda.

La maga della Per Ankh se la stava cavando niente male contro Kelli, lanciandole contro shabti di argilla a forma di pipistrelli e parole di potere che rallentavano il mostro.

Io coprivo le spalle a Selina, la quale si destreggiava come una furia tra le restanti fanciulle demoniache, affettandole come se fossero state di burro.

In pochissimo tempo rimase solo l’empusa anziana, circondata da due semidei e una maga parecchio incavolati.

Kelli scelse – anche questa volta – di evaporare in fiamme che divorarono il bancone del bar, lasciando noi tre completamente illesi.

-Codarda- bofonchiò la semidea, ed io ridacchiai. Poi mi ricordai di una cosa.

-Ehi, ascolta un attimo. Prima di combattere ho sentito…-

Selina fece una faccia strana, come se stesse cercando di dirmi qualcosa senza farsi sentire dai presenti.

-Oh, sai cosa? Lascia perdere, te lo chiedo più tardi- Certo, tra qualche ora aspettati che ti domandi se puoi fare un incantesimo non verbale per parlare nella testa della gente. Però non prendermi per pazzo, mi raccomando!

Lei fece spallucce e si girò verso Karen, domandandole se stesse bene. Ricevuta una risposta affermativa, si diresse al tavolo, dove raccolse la sacca da viaggio approntata da Chris Rodriguez di Ermes e si mise a frugarci dentro.

I mortali, più i due presunti dei, non avevano mosso un dito per aiutarci e ci stavano fissando a bocca aperta uno accanto all’altro. Thor aveva persino mollato a terra il martello e non si era ancora chinato a raccoglierlo.

-Ma voi chi diavolo siete?- mi sentii chiedere per l’ennesima volta quel pomeriggio.

Sorrisi come un pazzo, pieno di adrenalina per il pericolo scampato.

-Ecco, questo è quello che facciamo di solito: uccidiamo belle vampire per salvare gli dei!- esclamai, gli occhi azzurri che luccicavano.

 

 

POV KAREN

Xander era andato fuori di testa. Avevo combattuto – si fa per dire, io deviavo i colpi e cercavo di ricordarmi qualcosa del mio addestramento alla Brooklyn House mentre una demone attentava alla mia vita – contro l’empusa anziana denominata Kelli, e lui aiutava Selina contro lo squadrone di ibridi magici che la tipa si era portata dietro. Puntualizziamo: Selina non ha mai avuto bisogno di supporto, e contro i vampiri dell’Antica Grecia ancora di meno.

Ad ogni modo, il figlio di Cupido aveva deliberatamente scelto di guardare le spalle ad una semidea molto più esperta di me contro mostri della sua mitologia, mentre io me la dovevo vedere da sola contro Miss Gambe di Capra. O di Asino. Mulinando il mio bastone non avevo avuto modo – né il tempo, a dire la verità – di chiederglielo.

Sbuffai, infastidita dai miei stessi pensieri, e raccattai la bacchetta d’avorio ricurva, rimettendola nella sacca da viaggio che mi aveva dato mio padre prima di partire per Brooklyn.

-È meglio se al Campo sappiano che Kelli si è riformata. È pericolosa e devono stare in guardia- spiegò Selina, notando lo sguardo perplesso di Xander alla vista di un libro. Era una semplice rilegatura in pelle nera, senza nessuna scritta magica o altro, ma sembrava irradiare potere.

La ragazza lo aprì e scrisse qualcosa in greco antico su una pagina a caso, richiudendolo subito dopo e rimettendolo nella sacca da viaggio.

-Fatto. Ora è meglio se ci sbrighiamo, non abbiamo tempo di stare qui a chiacchierare, Nico ha scritto che c’è uno squadrone di dracene sul Queensboro Bridge. Lui e gli altri non possono andarci, poco fa erano alle prese con Euriale e Steno a Tribeca- snocciolò.

Annuii, erano troppo lontani per raggiungere le donne-serpente in tempo utile a limitarne i danni, noi eravamo oggettivamente più vicini.

-No, no, no. Voi non andate da nessuna parte, vogliamo le nostre spiegazioni- s’impuntò il miliardario Tony Stark, ancora in armatura.

Lo guardai male. –Stiamo andando a salvare degli innocenti e tu vuoi che ritardiamo per i tuoi comodi? E tu saresti Iron Man?-

Lui aprì la bocca, ma non trovando scusanti, la richiuse, sconfitto.

Selina sorrise. –Bene, ora che non abbiamo più motivo di rimanere qui, ce ne andiamo. Adieu- aggiunse in un sussurro a mala pena udibile.

 

 

Spazietto dell’autrice:

questo capitolo, nella mia scala di valutazione, raggiunge a mala pena il 7. È stato scritto in più giorni, con l’ispirazione del momento, e in modo frettoloso. Soprattutto il POV KAREN non mi convince.

Anyway, io adoro quella pazza squinternata di Kelli, l’empusa anziana che ha attaccato Percy e Rachel all’inizio de “La Battaglia del Labirinto”, così ce l’ho infilata dentro.

Nel prossimo capitolo vedremo ancora Selina, Karen e Xander alle prese sia coi mostri (non dimenticate le dracene della Scizia!) sia con gli Avengers che, non contenti di come si sono svolte le cose in questo capitolo, andranno dietro al nostro Trio delle Meraviglie per scoprirne di più.

Ogni luogo di cui scrivo è reale, io non ci sono mai stata ma li ho trovati tramite Google Maps. E veramente Tribeca è più lontano del Madison Square Park rispetto al Queensboro Bridge.

Ah, una cosuccia: il soprannome di Selina è deliberatamente preso dalla saga de “La Bussola d’Oro”. Non sorprendetevi troppo se la figlia di Ecate verrà chiamata Linguargentina, è tutto voluto!

Ora scappo. Se avete domande non esitate a scrivere una recensione o un messaggio privato, io sono sempre qui a rispondervi.

Baci.

Fire

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Capitolo 3
*** Chapter 2 ***


Capitolo 2

Capitolo 2

 

POV SELINA

Odiavo molte cose nella mia vita, di solito quando qualcuno mi mentiva, mi tradiva o mi diceva di non arrabbiarmi. Poi c’erano le cose che mi lasciavano indifferente o solo un poco indispettita, come la folla della metro di New York, i viaggi in auto in mezzo al nulla o la pioggia in autunno. Infine c’erano le cose che mi facevano sentire viva, come il sole estivo, una battaglia o gli allenamenti sfiancanti che facevo al Campo.

Se c’era una cosa che mi rendeva particolarmente indispettita, era l’essere seguita in modo neppure molto furtivo, soprattutto mentre con Bucephalus tentavo di difendermi dallo spirito dell’East River, che era a forma di foca gigante.

-Che cavolo…?- esalò Tony Stark, fissando me, Karen e Xander alle prese con il potamus e le dracene.

-Ti trascinerò nel fiume! Ti affogherò per questa tua arroganza, semidea!- prometteva East, mentre gli pungolavo il muso di foca con il pugnale.

-Certo, magari un’altra volta. Ora ho fretta!- esclamai, lanciandomi sul dio con il mio cavallo, che lo centrò in pieno petto con gli zoccoli e lo rispedì nel fiume.

Nello stesso istante un’esplosione fece tremare l’asfalto, e numerose dracene si gettarono in acqua in preda al panico.

-Evvai!- gridò Xander in direzione di Karen, la quale stava ritta in mezzo alla strada con l’indice puntato nella direzione da cui provenivano i mostri. La rossa aveva un’espressione un po’ scioccata, come se quella fosse la prima volta che usava un certo incantesimo, ma sorrideva lievemente.

Il semidio scoccò una freccia verso l’ultima donna-serpente rimasta, centrandola proprio in mezzo agli occhi. Quella si dissolse nel vento.

Ancora una volta il gruppetto di persone rimase dietro di noi, stavolta per vedere lo scempio che la maga aveva compiuto nei confronti del Queensboro Bridge, che ora cadeva a pezzi come una vecchia baracca.

-Era la prima volta che usavo l’incantesimo ha-di- spiegò un’imbarazzatissima Karen. Nessuno oltre a me e Xander capì che cosa fosse, ma io annuii.

-Devi fare ancora un po’ di pratica, per indirizzare meglio l’energia dell’esplosione, ma per il resto sei andata benissimo- la lodai.

-Benissimo? Il ponte è mezzo distrutto!- protestò Capitan America.

-Meglio il ponte che tutta New York, non credi?- replicò Xander, lanciandogli un’occhiataccia. Quello chiuse la bocca e mise il broncio.

-In effetti…- sussurrò la Vedova Nera, appoggiata subito da Occhio di Falco.

-Vi siete bevuti il cervello assieme alla merenda? Ma non vedete che sono pericolosi?- sbraitò Iron Man.

-Pericolosi? Vi abbiamo salvato il culo dalle dracene e poi siamo noi quelli pericolosi?- sibilò Karen.

-Vi ringraziamo per il vostro aiuto, ma se potessimo saperne di più, ecco, potremmo risolvere il problema di questi mostri- si offrì Thor.

-Senti, bell’imbusto, grazie per l’offerta, ma i mostri sono in circolazione da tanto quanto gli dei, quindi circa tremila anni. È un problema che non si risolverà mai, a meno che gli dei non smettano di figliare. Ma poi chi dice a Zeus che deve tenerselo nei pantaloni?- chiesi, retorica, con un ghigno stampato in faccia. Il semidio romano accanto a me nascose il viso tra le mani, come se così potesse non essere fulminato sul posto dal re degli dei. Oppure per evitare di far capire che stava ridacchiando, non si poteva mai sapere con lui.

In compenso mi beccai una gomitata da Karen, che elargì con gentilezza anche un’occhiataccia al mio indirizzo. Il mio ghigno si allargò.

Un tuono scosse il cielo, evidentemente il padre degli dei non aveva gradito la battuta, ma non m’importava poi così tanto. Era dalla guerra contro Gea che andavo incontro ad ogni tipo di pericolo. Un fulmine lanciato da Zeus era poca cosa in confronto all’Antica Grecia.

-Quindi- ripresi. –Davvero, è un’offerta generosa che potrebbe giovarci molto, ma saresti disposto a passare l’eternità a combattere mostri che nemmeno fanno parte del tuo pantheon?- chiesi, con un tono più dolce. Stavo utilizzando ogni arma a mia disposizione. A quanto avevo capito, solo il tizio moro vestito tutto di nero, verde e oro era un mago, quindi solamente lui avrebbe potuto comprendere che stavo usando un incantesimo ammaliatore per mandare via tutta questa gente.

Grazie agli dei, era troppo annoiato per mettere l’altro norreno al corrente della mia magia, così, improvvisamente, Thor si trovò parecchio d’accordo con me.

-Ok, allora qui avete tutto sotto controllo. Noi andiamo da qualche altra parte- ripetè, lo sguardo vitreo e la voce assente.

Sorrisi, intimamente felice che il mio piccolo piano fosse andato a buon fine. Purtroppo dovevo saperlo, non dovevo mai essere troppo contenta di ciò che pianificavo, perché puntualmente andava a rotoli.

Il cosplayer moro, Loki, decise proprio in quel momento che la mia influenza su Thor doveva finire. Sentii la sua energia interiore – un misto tra il verde bosco, il nero e il dorato, con una punta di azzurro – insinuarsi tra la mia striata di verde chiaro e nero, e spezzare il filo che congiungeva me con il biondone, rompendo così l’incantesimo.

Rimasi con il fiato sospeso nel vedere il “Possessore di Mjöllnir” sbattere confusamente le palpebre e assumere un’espressione sbigottita. Deglutii e feci un passo indietro, finendo addosso a Xander.

Poi sollevò il martello ed io mi preparai a venire fulminata sul posto. Nel giro di qualche secondo sarei diventata un mucchietto di cenere su un ponte che collega Manhattan con il Queens. Quale onore.

-Thor, dato che mi hai trascinato qui senza un minimo di riguardo verso colui che chiami ancora fratello anche se è palese che non lo sia, vorrei che evitassi di sballottarmi di qua e di là ogni volta che devi salvare qualcuno- esclamò Loki, riuscendo così ad avere tutta l’attenzione del dio, che lo guardò confuso.

Pericolo scampato, almeno per ora. Anche se, sinceramente, ero confusa pure io.

-Oh, alla diva non piace viaggiare!- ridacchiò Stark, guadagnandosi una bella occhiata di fuoco da parte del corvino.

-La diva ti spezza tutte le ossa che hai in corpo, una ad una- ringhiò lui in risposta. Iron Man si limitò a ghignare, per nulla intimorito.

-Che hai, il jet lag?- esclamai, non riuscendo a frenare la mia lingua.

-Il Bifrost lag, vorrai dire!- scherzò di nuovo Stark. Aggrottai le sopracciglia. L’avevo già sentita questa parola prima, ma dove?

-Cosa c’è?- domandò Karen nella mia direzione, ed io mi limitai a scuotere la testa sotto gli sguardi straniti dei presenti. Ero entrata in modalità “Ricerca pazza di quella cosa che mi serve” che faceva spaventare sempre tutti.

-Bifrost, Bifrost, Bifrost. Dove l’ho già sentita? Sono piuttosto sicura che l’abbia detta Annabeth, ma in che contesto?- borbottai tra me e me. Xander spinse in fuori il labbro inferiore, anche lui concentrato.

-Credo che sia stato durante una lezione che Annabeth e Reyna hanno tenuto una volta da voi, quella sugli dei nordici- azzardò lui, attirando la mia attenzione.

-Ma sì! Hanno detto che si spostavano tra e nei mondi tramite l’arcobaleno. Sul momento mi è sembrata una cavolata pazzesca, ma ora…- e gettai un’occhiata a “Thor” e a “Loki”.

-Se sono davvero loro…- mormorò il figlio di Cupido.

-Siamo in mezzo e probabilmente la causa di un incidente intermitologico e, da quello che ho capito, interplanetario- finì la maga della Casa della Vita.

-Come a dire che siamo nella merda- riassunsi io. Grandioso.

 

 

POV XANDER

-…Si! Annabeth, perché dovrei mentirti? Sai che ora sono a posto… certo, li ho qui davanti a me! Ehm, ok. Va bene, ho capito: bocca chiusa. Ma per chi mi hai preso? So tenere un segreto! Ok, ciao-

Fu più o meno questa la mezza conversazione che Selina ebbe con Annabeth Chase, di Atena. Di norma, nessun semidio dovrebbe avere un cellulare, ma la Capocabina della Sei avrebbe mandato tutti i mostri a nascondersi sotto la gonna di Echidna, e la figlia di Ecate aveva incantato il suo telefono per renderlo completamente irrintracciabile, persino agli strumenti dei mortali. Comodo, se si doveva scappare dalle autorità. Non avrei escluso che l’avesse fatto almeno una volta, conoscendola.

Vidi la semidea stringere convulsamente l’apparecchio, per poi rilassarsi e riporlo in una delle sacche appese alla sella di Bucephalus. Non avevo mai capito perché una greca avesse dato al suo cavallo un nome latino, ma, d’altronde, un suo fratello aveva una spada d’oro imperiale, per cui non ho mai fatto domande a tal proposito.

-Annabeth ha detto che ne parlerà con Chirone e gli altri capi, poi mi farà sapere- mormorò.

-Più o meno è la stessa cosa che ha detto Carter, solo che ne deve discutere con suo zio Amos e con il Ventunesimo- sospirò Karen.

-Se ci mettiamo a discutere noi, non finiamo più. Ho informato i pretori e mi hanno dato carta bianca-

-Nel frattempo che si fa?- domandò la rossa della Per Ankh.

-Che ne dite di finire quel discorsetto sulle presentazioni?- propose Capitan America.

-Ed io che pensavo supportasse i bisogni degli americani- sbuffò la figlia di Ecate.

-Tu sei canadese- le ricordai con un sorriso. Lei mi rifilò un pugno sul braccio, ma ricambiò lo sguardo divertito.

-E tu sei un idiota- replicò, nascondendosi poi dietro Karen, la quale alzò gli occhi al cielo, esasperata.

-Muoviamoci, non bisogna mai stare troppo nello stesso posto- ci esortò la maga, spingendoci verso Bucephalus e Regulus.

-Ma…- protestò Selina.

-Nessun ma, carina. Ci siamo messi nei pasticci, ora vediamo di rimediare-

La semidea mise definitivamente il broncio. Ed ora chi ci avrebbe salvato dal non morire lanciati nel Flegetonte?

 

La semidea rimase in quelle condizioni emotive per tutto il pomeriggio, anche dopo le mie stentate spiegazioni. Karen, di riflesso, era muta come le necropoli etrusche e spiccicava qualche parola solo per spiegare chi fossero i maghi della Casa della Vita.

Gli Avengers – così avevano detto di chiamarsi i sei idioti stretti in quelle tutine ridicole – avevano iniziato a parlare tutti insieme, mentre Loki – che avevamo appurato essere il vero dio degli inganni – se ne stava seduto in un angolino della nuova caffetteria che avevamo trovato, sbuffando annoiato. C’era poca gente in giro e rimasi sorpreso nel vedere che nessuno sembrava calcolarci minimamente.

Insomma, un tizio in armatura rossa e gialla, un altro in tuta aderente azzurra e uno scudo circolare, un’assassina, un arciere, uno scienziato con problemi nel gestire la propria rabbia, il dio del tuono norreno, il dio nordico del caos, due semidei e uno scriba in armatura, e nessuno si degnava di gettare uno sguardo. Che cose incredibili che faceva la Foschia, e il fatto che Selina fosse in grado di manipolarla per fare i suoi incantesimi, la rendeva una delle mezzosangue più potenti della nostra epoca.

Invero, ogni figlio o figlia di Ecate era straordinariamente capace, tutto stava nella creatività del mezzosangue e nella portata della sua energia.

-Si, ora smettetela, mi fate venire il mal di testa- sbottò l’interessata, che si stava massaggiando le tempie con aria sofferente.

-Già abbiamo il rockettaro e Tuonoman che vengono dalla mitologia, ora voi ci dite che loro non sono i soli? Scusateci, ma non sembra molto credibile- obiettò Stark. Io alzai gli occhi al cielo.

-Non m’interessa se voi ci credete o meno, a me interessa capire come sia possibile che dei mortali come voi – senza offesa per Thor e Loki – siano riusciti a vedere una cosa che normalmente sarebbe stata oscurata dalla Foschia-

-Foschia? È una cosa magica?- indagò il dio moro, risvegliatosi improvvisamente da una specie di trance durante la quale aveva fissato insistentemente il bordo del tavolo come ipnotizzato.

Selina annuì, probabilmente contenta di poter parlare con un mago che non fosse un suo parente. –È un velo invisibile che distorce la vista dei mortali in modo tale che vedano qualcosa che loro riescano a capire invece dei mostri come il Minotauro, che loro non possono concepire perché non hanno sangue di dio nelle loro vene-

-Allora noi come ci siamo riusciti?- domandò la Romanoff.

-Ci sono due ipotesi, entrambe molto improbabili. Una, siete tutti nati con la capacità di Vedere, ma sarebbe una stranissima coincidenza il fatto che siete riusciti a riunirvi. La seconda sarebbe che mia madre ha deciso di elargirvi questo dono, anche se non capisco perché. Ci siamo già noi, che senso ha fare una cosa simile considerando anche che non potete fare nulla per fermare i mostri?- considerò. In effetti non aveva tutti i torti.

Poi Selina borbottò che doveva parlare con sua madre appena fosse stato possibile.

-Contattarla attraverso un sogno?- azzardai, guadagnandomi un’occhiata di fuoco.

-Non sogno mai la mamma se non lo vuole anche lei, quindi si può tentare ma non è sicuro che riesca a contattarla in questo modo. Un messaggio iride è escluso, non si riesce quasi mai a parlare con il proprio genitore divino in questo modo. Posso provare a chiamare Clovis, della Capanna Quindici, e vedere se ha un messaggio per me-

-La Quindici?- allibì Stark.

-Ipno, dio del sonno- risposi. Ormai ci avevo fatto il callo a questi numeri.

Prese il cellulare e digitò un messaggio per Annabeth, dicendole di chiedere a quel Clovis.

-Ok, ora sapete che esistiamo. Che volete fare?- domandò Karen.

-Non so, dovremmo chiedere a Fury. Il nostro direttore- aggiunse la Romanoff vedendo l’espressione interrogativa di Selina.

-Ok, avete un posto dove possiamo stare? Non possiamo tornare ai rispettivi Campi almeno fino alla fine del mese- spiegai.

I sei si guardarono, poi gettarono un’occhiata a Loki, che ricambiò annoiato. Infine guardarono ancora noi.

-Beh, ci sarebbe la Tower…- azzardò Rogers. Cioè, Capitan America, l’idolo di mia madre!

Stark sospirò, sconfitto – ma quei due stavano insieme o cosa?

-Ok, venite con noi-

 

 

POV KAREN

La Tower, mi raccontava Stark, era stata riparata dopo l’attacco dei Chitauri di Loki un anno prima ed ora era ancora più bella. La scritta “Stark” era completamente distrutta, tranne per la “A”, che era stata rimaneggiata e ora campeggiava solitaria e argentata a centocinquanta metri d’altezza.

-Ora è la Avengers Tower, ci riuniamo tutti qui quando abbiamo del tempo libero. Ognuno di noi ha il suo piano, ovviamente io ho l’attico- spiegava Tony.

“Ovviamente” pensai.

Antares si muoveva a passo d’uomo, stando bene attento a non pestare Cap, che si trovava davanti a me ed affiancava Xander su Rigel, il quale dall’altra parte aveva Banner. Selina, invece, era scortata da Thor e Loki mentre seguiva i movimenti lenti di Bucephalus. Barton e la Romanoff chiudevano il corteo, uno accanto all’altra.

Ci mettemmo più di un’ora ad arrivare alla Tower, ed ormai era sera. Il mio stomaco brontolò indecentemente e Stark mi rifilò un sorrisetto divertito.

-Ok, i cavalli dove li mettiamo?- chiese Selina, con tono annoiato.

-Non ho una stalla, non puoi creare qualcosa tu con la tua magia?- ribattè Tony.

-Saresti disposto a cedermi una parte del parcheggio sotterraneo?-

Lui scrollò le spalle e lei smontò a terra, seguita da me e Xander. Ci fece segno di avvicinarci e scrisse qualcosa in Greco Antico sul pavimento con un gessetto colorato. Ovviamente non ci capivo un’acca, ma ben presto comparvero tre box per cavalli completi di tutto. Antares, Rigel e Bucephalus li trovarono subito molto accoglienti, tanto che i tre stalloni si accucciarono a terra e si addormentarono ancora bardati di tutto punto.

-Devo vedere se ho dei piani ancora liberi, altrimenti dovrete condividere- borbottò Stark, facendoci salire fino all’ultimo piano.

-Tutto ok?- chiesi. Entrambi i semidei annuirono, in modo abbastanza convincente.

-Tony!- esclamò una donna dai capelli biondi.

-Ehi, Pepper- sussurrò lui, scoccandole un bacio a stampo sulle labbra. Mi si formò un sorrisetto compiaciuto, adoravo le coppie innamorate come la loro. Selina, invece, non le poteva vedere, infatti alzò gli occhi al cielo.

-Ragazzi! Ce ne avete messo di tempo!- disse poi la bionda, avvicinandosi al gruppo.

-Beh, vedi Pepper, abbiamo incontrato loro…- si schermì Cap, indicandoci. Solo allora la suddetta si accorse che eravamo in tre di più.

-Oh, ciao, io sono Virginia Potts, ma tutti mi conoscono con il nome di Pepper, quindi potete benissimo chiamarmi così. Sono la segretaria e la ragazza di Tony. Voi siete?-

Dato che se avessi aspettato i due mezzosangue avrei fatto notte, mi presentai per prima. –Io sono Karen, e loro sono Xander e Selina. Non scandalizzarti, ma io sono una maga egizia e loro sono semidei, figli di dei greci e romani-

La donna rimase di stucco, la mano tesa ancora a mezz’aria. –Semidei? Altri?- I due annuirono.

-Ok, posso sopportarlo, basta che non mi distruggete casa. Sapete, è mia per il 12%-

-Ok, abbiamo liberi i piani 63, 64 e 65, decidete voi-

Stark aveva un pessimo tempismo. Quei testoni di Xander e Selina iniziarono a litigare, così, seguendo il detto “Tra i due litiganti, il terzo gode”, mi appropriai del 65°. I due misero il broncio e discussero anche per il 64°.

“Antico Egitto, ma questo è un incubo”

 

 

Spazietto dell’autrice:

ed ecco qui il capitolo 2, evvai!

Pepper è bionda perché mi riferisco a The Avengers, che dovrebbe essere almeno dopo Iron Man 2 (non sono brava con le linee temporali).

Per chi non sapesse nulla riguardo a Percy Jackson e/o The Kane Chronicles, per favore, mi contatti, posso rispondere a qualsiasi domanda anche di mattina.

Non so quanti piani ci sono nella Tower, ma ho presunto sulla settantina. Se sapete il numero esatto, vi prego di farmelo sapere, grazie.

Recensite, solo per dirmi se devo continuare o se posso sotterrarmi assieme agli struzzi di Chris Hemsworth (vi prego, ditemi che l’avete capita).

Baci.

Fire

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