Green Desires di M_Wonnie (/viewuser.php?uid=182170)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1: A(b)normal Girl ***
Capitolo 2: *** 2: Hat and Paranoia ***
Capitolo 3: *** 3: Stupid Girl ***
Capitolo 4: *** 4: Feel Like a Bomb ***
Capitolo 5: *** 5: Stabbed in the Back ***
Capitolo 1 *** 1: A(b)normal Girl ***
- Green
Desires
- 1:
A(b)normal Girl
- Non
era assolutamente abituata ad alzarsi a quell'ora.
- Nonostante
le lezioni alla New York University mai e poi mai le era capitato di
doversi alzare alle quattro di mattina perché la sua
coinquilina,
che la ospitava, era in fibrillazione per l'appuntamento con il
ragazzo per il quale aveva una cotta da tre anni.
- Quella
matta di Anna stava mettendo a soqquadro la stanza in cerca di un
vestito adatto a quel giorno speciale.
- La
camera era ancora nella penombra ma per Armida, si lo so... Non
è un
nome comune ma che ci volete fare? Stavo dicendo...? O si, giusto!
Per Armida quella poca luce che penetrava dalla finestra era troppa e
assolutamente insopportabile, come lo erano i lamenti della sua
coinquilina.
- -Armi...-
si lamentò accucciandosi nel letto della suddetta -Dammi una
mano
per favore-
- Cantilenò.
- Da
sotto le coperte si sentirono dei rumori strani e poco femminili ma
dopo qualche secondo la testa della ragazza fece capolino insieme
alla massa di capelli color cioccolato che la sera prima si era
dimenticata di legare in una coda alta come faceva di solito.
- -Che
palle...-
- Sibilò
in italiano a denti stretti
mentre si toglieva le coperte di dosso.
- -Non mi
insultare in italiano, non ti
capisco bene ancora...-
- Si
lamentò Anna incrociando le braccia
appena al di sotto del petto prosperoso.
- Armida
si limitò ad alzare gli occhi al
cielo, al momento era l'unica cosa che il suo cervello, annebbiato
ancora dal sonno, era in grado di fare e si diresse verso l'armadio
della coinquilina cominciando una rapida ed efficace selezione dei
vestiti.
- Trenta
secondi dopo aveva in mano una
gonna a balze, una maglietta che avrebbe di sicuro messo in evidenza
il seno di Anna e degli stivali con tacco.
- La
ragazza guardò tutti quei vestiti che
aveva trovato e che adesso teneva in braccio come se fossero stati
dei temibili serpenti a sonagli, così dopo avergli fissati
ancora
per qualche secondo li dette ad Anna, che la guardò con
tanto
d'occhi, mentre tornava a dormire del suo letto caldo senza aver
proferito una parola a parte il mezzo insulto in italiano.
- -Grazie
Armi..-
- Le
sussurrò all'orecchio prima che
questa sprofondasse nel mondo dei sogni.
- Era
successo di nuovo.
- Aveva
sognato ancora una volta il suo
appartamento a Firenze, il che era strano perché non sentiva
tutta
quella nostalgia.
- Ricordava
poco o niente della sua
infanzia, almeno fino ai cinque sei anni, e i suoi genitori erano
morti quando lei ne aveva una decina, le loro facce erano scolpite
nella sua mente e se le portava dentro come se fossero un'ancora che
la manteneva con i piedi per terra.
- Di lei
si era occupata una lontana
parente, che preferiva non parlare della mamma di Armida e di suo
marito, quindi la ragazza era cresciuta guardando le foto dei
genitori e inventando storie fantastiche sulla loro vita e sulla loro
prematura morte.
- Una
volta raggiunta la maggiore età e
ricevuti i soldi dell'eredità preferì staccarsi
dalla zia e vivere
per conto proprio, le era sempre piaciuto quel senso di
libertà.
- Ed un
giorno, mentre passava davanti alla
bacheca dell'università, vide quel volantino che le fece
prendere la
decisione più azzardata della sua vita.
- Conobbe
Anna dopo aver scelto il suo nome
a caso tra le persone rimaste nella lista, iniziarono a scambiarsi
email poi a parlare con Skype e infine Armida si era trasferita da
lei.
- Anna
l'aveva accolta a braccia aperte e
non ci volle molto che le due diventassero grandi amiche.
- Ma ogni
tanto Armida tornava a sognare il
suo intimo appartamento e le serate con le sue amiche a mangiare
schifezze e guardare film con protagonista il bel ragazzo di turno,
non che con Anna non facesse queste cose ma si sa... Casa rimane pur
sempre casa anche se si tratta di quattro stanze messe in croce.
- -Armi!-
- La sua
coinquilina richiamò la sua
attenzione dalla cucina facendola tornare alla realtà.
- -Farai
tardi a lavoro!-
- -Mi
sbrigo, ok!-
- Le
rispose di rimando.
- La
ragazza aveva trovato lavoro in un bar
vicino all'università, frequentato principalmente da
studenti, per
guadagnare qualche soldo e non dare fondo a tutti i risparmi che le
avevano lasciato i suoi e poi, doveva pur pagare qualcosa ad Anna.
- Si fece
una doccia veloce e si infilò i
primi jeans chiari e canottiera che trovò nell'armadio.
- Quando
arrivò nel cucinotto Anna stava
ancora bevendo il suo caffè annacquato... Ecco l'altra cosa
che le
mancava dell'Italia, il buon cibo e il caffè forte la
mattina con
una bella brioche.
- -In
bocca al lupo per il tuo
appuntamento- a quelle parole la vide intirizzirsi come un blocco di
ghiaccio -Verrete al Lucky's?-
- -Grazie...
Ma non ne ho idea-
- Cominciò
a ridere istericamente ma Armi
poteva capirla infondo, il ragazzo del tuo amore creduto impossibile
ti chiede finalmente di uscire e tu non puoi fare altro che sclerare
di brutto.
- -Anna-
la richiamò -Andrà alla grande,
sei una ragazza fantastica e sei bellissima, il che non guasta, e
ancora non ti sei accorta che metà campus ti sbava dietro-
- Lei
roteò gli occhi al cielo salutandola
con una mano e Armida non poté fare a meno di ridere di
gusto mentre
si chiudeva la porta alle spalle.
- Appena
uscita i suoni di New York la
schiaffeggiarono brutalmente.
- Andava
fiera del suo spirito di
adattamento ma tutti quei rumori la infastidivano un po' troppo la
mattina appena sveglia.
- Il loro
appartamento, come il Lucky's,
era appena fuori del campus dell'università e fortunatamente
non era
stato danneggiato, almeno non troppo, dagli ultimi recenti e
catastrofici eventi che avevano colpito la città.
- Camminò
a passo svelto fino al bar e
salutò il proprietario che ricambiò il saluto con
un sorriso a
cinquantasei denti.
- Jack
era un ragazzone moro, bello da far
paura e... Gay, già...
- Armida
e Anna avevano trovato un grande
alleato per le loro serate a base di cioccolata e film e poi
conoscendo praticamente tutti riusciva a farti imbucare in qualsiasi
festa.
- -Oggi
è il gran giorno eh...-
- Ridacchiò
riferendosi ad Anna e al suo
appuntamento.
- -Ti
giuro che non ce la facevo più a
sopportarla- gli urlò lei dal camerino dove si stava
cambiando
mettendosi la divisa che Jack le obbligava ad infilarsi -Ci credi che
stamani mi ha svegliata alle quattro per decidere cosa mettersi?!-
- Il
ragazzo ridacchiò di cuore mentre
Armida tornava nel locale principale legandosi il grembiule dietro la
schiena.
- -Tu
non puoi capire Jack...-
- -Se
parli in italiano non ti capisco,
tesoro-
- Ridacchiò
ancora ottenendo l'effetto di
farle alzare gli occhi al cielo.
- Quella
mattina alzavano tutti gli occhi
al cielo... Forse speravano di vederci qualcosa.
- Il
lavoro procedeva alla grande quella
mattina finché non arrivò un gruppo di cinque
ragazzi, verso l'ora
di pranzo, che ad Armida non piacevano per niente.
- La
ragazza si appoggiò al bancone dato
che c'era un attimo di quiete e dette un ultima occhiata al gruppo.
- -Si
vede dalla tua faccia che sei
schifata-
- La voce
di Jack la fece voltare verso il
ragazzone che stava asciugando alcuni bicchieri.
- -Non
posso farci niente se il mio viso
riflette troppo quello che penso-
- Ridacchiò
lei che ormai era abituata a
quel tipo di commenti da parte sia di Anna che di Jack, una volta le
dissero addirittura che avrebbe anche potuto non parlare tanto erano
eloquenti le sue espressioni.
- Poi
qualcosa alla televisione la distolse
di nuovo dai suoi pensieri e Jack si trovò a seguire quello
sguardo
smeraldino.
- -...
Queste sono solo alcune delle immagini dell'attacco a New York e dei
paladini che l'hanno protetta...-
- La
cronista continuava a parlare sopra le
immagini di video amatoriali e non che erano stati fatti durante
quella mezza invasione.
- -...Il
gruppo di eroi si fa chiamare Avengers e...-
- E a
quel punto Armida smise di ascoltare
e guardò solo le immagini di quel gruppo eccezionale che li
aveva
salvati, c'era però chi aveva il coraggio di dare la colpa a
loro.
- Certo,
i danni provocati non erano da
poco, ma se non ci fossero stati loro che cosa sarebbe successo
all'intera città e ai suoi abitanti?
- -Quel
Thor è un gran bel pezzo di manzo-
- Jack
faceva sempre quel commento tutte le
volte che un' immagine del biondo dio del fulmine appariva da qualche
parte, e non si poteva certo dargli torto.
- Diamine...!
Sembrava che quel gruppo di
super eroi fosse stato scelto in base al loro aspetto fisico invece
che alla loro abilità a far roteare martelli magici o a
diventare di
un bel verde brillante e grosso come tir.
- Quello
che però incuriosiva di più
Armida era Tony Stark, aveva letto articoli e guardato anche
l'intervista di qualche anno prima dove aveva rivelato, tra il caos
generale, che era Iron Man e il carattere di quell'uomo che sembrava
avere tutto bè... Stuzzicava il suo interesse.
- Fu di
nuovo portata alla realtà
all'improvviso però stavolta furono le urla quasi isteriche
della
sua migliore amica e quelle di Jack che cercava di attirare la sua
attenzione e trattenere Anna che sembrava pervasa da una furia
omicida.
- -Anna
calmati!! Che diavolo è
successo?!-
- Armida
le si avvicinò immediatamente e
vide i sorrisi sadici e gongolanti del gruppo di ragazzi di prima
insieme a Eric, a giudicare dalla situazione ormai vecchia fiamma di
Anna.
- I
capelli biondi e lunghi di Anna
sembravano formare un'aura intorno alla sua testa quando si
voltò
con gli occhi fiammeggianti verso di lei.
- -Questo
coglione aveva fatto una
scommessa con i suoi amici- la bionda vide la sorpresa negli occhi di
Armi -Doveva portarmi a letto entro due giorni e poi lasciarmi a
bollire nel mio brodo-
- Gli
altri studenti che erano nel bar, per
fortuna non troppi in quel momento, guardavano la scena curiosi di
quello che stava succedendo.
- -Ok
An... Adesso ti porto di la e poi
andiamo a casa-
- Ancora
un po' riluttante la bionda la
seguì.
- -Andiamo
italiana...!-
le urlò dietro
Eric -Era solo uno scherzo innocente, ma se vuoi...- prese un polso
di Armida facendola voltare verso di lui -Possiamo divertirci in tre-
- E
sghignazzò insieme al suo branco di
amici idioti.
- Arm
sentì la rabbia che le ribolliva
dentro e poche volte si era ritrovata a lottare contro se stessa per
non uccidere qualcuno, ma quell'idiota non accennava a lasciarle il
polso, così con l'altra mano, che prima stringeva le spalle
della
sua amica, prese il vassoio che aveva posato poco prima sul bancone e
con un movimento fulmineo glielo diede in testa.
- L'intero
bar si zittì all'istante e
l'unico rumore erano i respiri pesanti della mora e il ridacchiare
sommesso della bionda.
- Sul
vassoio era rimasta stampata la
faccia di quel coglione mentre i suoi amici si affrettarono ad uscire
prima di ricevere lo stesso trattamento.
- -*-
- Fury
tamburellava con le dita sul tavolo
di vetro che aveva davanti.
- Quella
mattina era successo di nuovo, e
ancora non voleva credere alle immagini che aveva visto registrate da
una telecamera di sicurezza di un bar, i sensori per l'energia che
avevano installato in punti strategici sul tutto il continente
avevano rilevato qualcosa, nella zona dell'università di New
York.
- La
volta precedente era accaduta la
stessa cosa poco lontano dalla lettura di quella mattina ma avevano
esitato ad intervenire in massa poiché l'energia era poca e
poteva
essere un falso allarme anche se poi aveva mandato un solo agente per
controllare.
- Passò
in rassegna la parte degli
Avengers che era arrivata dopo che li aveva chiamati, come al solito
Tony Stark doveva fare la sua entrata ad effetto così decise
di
iniziare quella riunione.
- -Allora
signori- cominciò -Vi ho
convocati perché dalla fine dell'attacco dei Chitauri ad
oggi
abbiamo rilevato una quantità di energia, che sembra
provenire da
Asgard, ormai non più trascurabile e sembra aumentare-
- Guardò
per qualche secondo i presenti
per assicurarsi delle loro reazioni.
- -Vuole
dire che in città sono rimasti
dei Chitauri?! Ci sono in giro quei cosi?-
- Chiese
allarmato Capitan America.
- -No-
intervenne l'agente Romanoff -Non
sappiamo spiegarlo ma quando questa energia diventava rilevabile
dagli strumenti si manifestava in luoghi frequentati alle volte da
molte persone ma non è mai successo niente di grave in quei
momenti,
niente interventi della polizia, niente morti, niente...-
- -Aspettate!-
la interruppe il dottor
Banner -Volete dire che pensate che questa forma di energia provenga
da un umano?-
- -Nella
mattina di oggi abbiamo appurato
che sì, è un essere umano a produrre
quell'energia anche se non
abbiamo capito come-
- Rispose
Fury e fece partire il filmato.
- Quando
la ragazza mora prese il vassoio
per poi calarlo violentemente sulla testa del malcapitato nella sala
si diffusero delle risate poco velate.
- -Che
cosa mi sono perso?!-
- La
porta della sala dove erano riuniti si
aprì, lasciando entrare Tony Stark con i suoi immancabili
occhiali
da sole.
- -Stark-
lo richiamò Fury -Quando
qualcuno ti dice un orario dovresti rispettarlo-
- -Non
è nel mio stile- guardò i presenti
-Legolas, Vedova Nera, Capitan Ghiacciolo, omino verde...-
- Salutò
tutti con un cenno.
- -Mi ha
appena dato dell' “omino”?-
- Chiese
a bassa voce Banner all'agente
Romanoff che si limitò ad una bella scrollata di spalle.
- Fury
passò in rassegna ancora una volta
quegli uomini straordinari che era riuscito a riunire e che poi gli
facevano perdere il sonno, specialmente il signor Stark, ne sapeva
una più del diavolo ma non riuscivi mai a capire cosa gli
passasse
in quella sua testa da genio.
- -Dobbiamo
entrare in contatto con la
ragazza-
- Nessuno
fece caso alle parole del capo
dello S.H.I.E.L.D., continuarono invece la loro discussione sui
nomignoli che Tony aveva appena affibbiato alla squadra, il
più
indignato era Rogers... Essere chiamato “ghiacciolo”
non
faceva parte dei suoi programmi della giornata.
- Nick
Fury alzò l'occhio buono al cielo e
ricominciò a tamburellare con le dita sul tavolo,
iniziò a pensare
che la sua autorità non fosse così rilevante in
quel momento,
nessuno lo stava a sentire, dannazione!
- Si
guardò per qualche secondo attorno
sperando che quella accozzaglia di persone diventasse conscia della
situazione, ma la cosa non avvenne, così con tutta la
compostezza
del mondo prese la sua pistola e sparò un colpo verso
l'alto, anche
se sapeva che sparare proiettili a caso in una stanza chiusa non
fosse una cosa saggia da fare.
- Ma a
mali estremi, estremi rimedi.
- -Signori!-
iniziò -Se avete finito con
le vostre ciance, e non volete anche del té con i biscotti,
gradirei
la vostra attenzione-
- I
presenti, come se fossero stati
addestrati a farlo, si misero a sedere tutti insieme e nello stesso
tempo.
- Fury
annuì finalmente soddisfatto e fece
partire di nuovo il filmato della telecamera di sicurezza a beneficio
di Tony Stark che prima non era presente, impegnato forse a costruire
qualche nuova diavoleria.
- Una
volta finito di vedere il filmato
anche Iron Man ebbe la stessa reazione degli altri, iniziò a
sghignazzare di fronte alla forza che aveva usato quella ragazzina.
- -Agente
Hill-
- Il capo
dello S.H.I.E.L.D. la invitò ad
entrare.
- -I
fascicoli sulla ragazza che mi ha
chiesto-
- Lasciò
sul tavolo sei copie, una anche
per Thor, e uscì di nuovo dalla stanza tornando al suo
lavoro.
- I
presenti sfogliarono il contenuto e
Tony rimase stupito dai risultati che la ragazza stava ottenendo alla
New York University.
- -Lo
trovo ironico- Stark lasciò
volutamente la frase in sospeso aspettando che qualcuno gli chiedesse
di continuare, ma ormai lo conoscevano bene e chiedere avrebbe solo
contribuito a fare aumentare il suo già immenso ego -Questa
ragazza
studia mitologia norrena... Vale a dire i nostri amici di Asgard,
secondo voi ci potrebbe essere di qualche aiuto?-
- -Non la
stiamo cercando per farla unire
al gruppo- intervenne Steve -Ci serve per capire se l'energia
proviene da lei, come vuole che ci muoviamo signore?-
- Chiese
rivolto a Fury.
- -Agente
Romanff, agente Barton inizierete
a tenere d'occhio la ragazza già da stasera-
- I due
annuirono in sincrono scambiandosi
anche un veloce sguardo.
- -Non
credo sia una buona idea mandare in campo i vostri agenti, signor
Fury... La fareste scappare o nel peggiore dei casi uccidere, senza
neanche spiegarle il motivo. Ci vuole qualcuno con del fascino..-
- -Tipo
lei signor Stark?-
- Chiese
Fury alzando il sopracciglio dell'occhio buono.
- -Non
mi tiro mai indietro in queste occasioni ma mi duole ammettere che ci
vuole qualcuno un po' più giovane-
- Passò
in rassegna con lo sguardo i presenti nella sala.
- Banner
sarebbe stato più un pericolo pubblico che un aiuto,
Legolas...
Meglio lasciar perdere.
- -Potremmo
mandare Capitan ghiacciolo!-
- Sentendosi
chiamato in causa il capitano alzò lo sguardo sui presenti.
- Tony
si pentì subito della proposta, conoscendo le ragazze d'oggi
quella
in questione lo avrebbe masticato e poi sputato senza troppi
complimenti, lasciando Capitan findus disorientato.
- -Raperonzolo
non c'è mai quando serve?-
- -Il
dio del tuono ha altro a cui pensare in questo momento-
- -Fare
da baby sitter al fratello squilibrato?-
- -*-
- Jack
e Armida avevano chiuso il Lucky's e adesso stavano preparando
qualcosa da mangiare.
- Ogni
tanto si radunavano alla tavola calda di Jack e passavo le ore a
raccontarsi la giornata e a ridere con un buon bicchiere di vino in
mano che la maggior parte delle volte diventavano anche di
più.
- -Dovresti
incorniciare quel vassoio, dico davvero Jack-
- Rise
An assaporando il vino di quella sera. Avevano deciso di aprire la
scorta che aveva portato Armida dopo essere tornata in Toscana per
qualche giorno, del buon Chianti faceva bene sia al palato che
all'anima.
- -Io
l'appenderei ad una parete- disse lui -Come trofeo di caccia della
nostra Armi! Avete visto come se n'è andato con la coda tra
le
gambe?!-
- E
tutti risero.
- Armida
non aveva fatto altro che seguire il suo istinto, che di solito la
faceva finire nei guai, ma Eric si sarebbe vergognato troppo a
raccontare di essere stato preso a vassoiate in faccia da una ragazza
che era la metà di lui.
- Sorseggiò
anche lei un po' di vino assaporandone il gusto deciso che le
ricordava le colline toscane.
- -Però
Arm, me lo devi dire adesso- Anna
la riscosse dai suoi pensieri -Come fai ad essere così
lucida nelle
situazioni di crisi? Io stavo per mettermi ad urlare dall'isterismo e
non sarei stata di aiuto, suppongo-
- Rise un
po' sguaiatamente, evidentemente
il vino cominciava a circolare nelle vene e ad avere effetto.
- -Hem...
Adrenalina...?-
- Provò
a rispondere Armida, tanto sapeva
che qualunque cosa avesse detto sarebbe stata usata contro di lei,
quindi era meglio non sbilanciarsi troppo.
- -Non
dire bischerate- Jack
aveva appena usato una delle prime parole toscane che Arm gli aveva
insegnato -Secondo me sei uno di quegli alieni che ci hanno invaso
pochi mesi fa!-
- La
ragazza lo guardò veramente sorpresa
per quella affermazione e si ripromise di non far bere più
di tre
bicchieri di vino ai quei due pazzi, cominciavano a vaneggiare e poi
era lei quella che ci doveva fare i conti... Anche con i tassisti che
gli riportavano a casa.
- Armida
rise di gusto.
- -Mi
consideri così poco attraente
Jack?!-
- Chiese
risentita. Essere paragonata ai Chitauri, non le faceva molto
piacere, specialmente se quei cosi somigliavano
a delle lucertole non molto in salute.
- Armida
rabbrividì, una cosa era studiare
sui libri un'altra era scoprire che quelle divinità
esistevano
davvero e avevano i controcazzi, se mi passate il francesismo.
Avrebbe tanto voluto sapere che cosa c'era di vero nei libri che
studiava e invece cosa aveva bisogno di essere riscritto.
- -A dire
il vero ti considero una delle
ragazze più belle che abbia visto-
- Rispose
il ragazzone cercando di rimanere
serio, cosa che non riuscì prontamente a fare.
- Armida
roteò gli occhi al cielo ma dopo
pochi secondi si unì alle risate dei suoi amici; ormai erano
le una
di notte passate e anche se il giovedì era il giorno di
chiusura del
Lucky's, Jack aveva bisogno di riposare per recuperare le fatiche di
una settimana intera.
- La mora
iniziò a mettere un po' a posto
mentre gli altri due finivano la bottiglia di Chianti brindando alla
sua salute, erano pazzi, su quello nessuno poteva obiettare, ma erano
le prime e le migliori persone che potesse trovare in un luogo
sconosciuto come la Grande Mela.
- Giovedì.
- Alla
fin dei salmi erano tornate a casa
alle quattro di mattina e quando Armida riuscì finalmente ad
aprire
gli occhi era già mezzogiorno passato, guardò per
qualche secondo
il soffitto cercando di capire come mai lo trovasse così
interessante in quel momento.
- La mora
riuscì a voltare la testa di
lato e cercare la sagoma di Anna ancora addormentata in quelle sue
pose strane a cui aveva fatto tante foto e di cui la sua amica non
conosceva l'esistenza, ma le coperte in disordine rivelavano che
l'amica bionda si era già alzata e molto probabilmente stava
mandando a fuoco la cucina.
- Si
alzò e fece una doccia veloce,
indossò i pantaloni di una tuta e una canottiera. La
primavera stava
lasciando lentamente il passo all'estate e la calura iniziava davvero
a farsi sentire.
- Fortunatamente
quel giorno aveva solo un
incontro nel tardo pomeriggio con il suo professore di mitologia
così
poteva prendersela con calma e recuperare la mezza sbronza della sera
precedente.
- Come
aveva pensato, Anna era in cucina e
stava litigando con le pentole che in quel momento stavano avendo la
meglio sulla povera ragazza.
- -Non so
come tu ci riesca- iniziò Armida
-Ma fai sembrare l'arte di cucinare una battaglia... Prima che
arrivassi io come facevi a mangiare?-
- -Andavo
da Jack-
- Rispose
candidamente.
- La mora
alzò gli occhi al cielo e si
mise al lavoro. In pochi minuti due bei piatti di pasta erano serviti
in tavola.
- -Sono
ingrassata di tre chili da quando
sei arrivata, te ne rendi conto?-
- -Qualche
giorno fa mi hai detto che ne
eri contenta perché ti erano finiti tutti nelle tette, An-
- Armida
rise mentre la bionda le faceva il
verso ottenendo solo il risultato di farla ridere di più.
- Nessuna
delle due sembrava avere voglia
di fare qualcosa di utile quella sera ma entrambe avevano degli
impegni, quindi dovevano farsi forza e vincere la pigrizia che le
abbracciava come una dolce coperta.
- La
prima ad uscire di casa fu Anna che
doveva seguire delle lezioni fino alle sette di sera, la mora invece
aveva l'appuntamento con il professore alle cinque, poteva
prendersela con più calma.
- -*-
- -Dobbiamo
chiamare il biondino-
- Disse
Stark con cipiglio sicuro e per chi non l'avesse capito, il
“biondino” in questione è Thor.
- Erano
di nuovo tutti riuniti nella sede newyorkese dello S.H.I.E.L.D. e
stavano cercando di organizzarsi per avvicinare la ragazza senza
procurarle un trauma psicologico o cranico, con gli elementi che
facevano parte del gruppo non si poteva mai sapere.
- -Questa
energia proviene dal suo mondo...- fece una pausa ad effetto
-È del
tutto normale far intervenire lui-
- -Ma
la ragazza è umana-
- Intervenne
Steve Rogers.
- -Per
quanto mi duole ammetterlo devo dare ragione a Stark questa volta...-
- Aggiunse
Bruce.
- Quando
facevano quelle riunioni diventava ancora più teso; l'altro
si agitava come se sentisse che da un momento all'altro dovesse
succedere qualcosa di brutto... Dopo l'ultima esperienza con Loki e
il suo esercito era pronto ad affrontare Lucifero in persona.
- Qualche
secondo dopo un tonfo sordo rimbombò per l'edificio e le
luci
tremolarono.
- -C'è
Thor con suo fratello, signore-
- La
voce dell'agente Hill all'interfono ruppe il silenzio che era calato
nella stanza.
- -Lasciali
passare-
- -Anche
Loki, signore...?-
- -Anche
Loki-
- Maria
Hill non credeva che quella fosse una mossa molto saggia ma il capo
era lui così lasciò passare i due fratelli di
Asgard.
- -*-
- Loki
non aveva molta voglia di tornare sulla terra ma il dio del tuono e
il padre degli dei non gli avevano lasciato molta scelta al riguardo:
o seguiva Thor su Midgard o la sua punizione si sarebbe allungata.
- Quando
entrarono nella stanza la tensione era così palpabile che il
dio
dell'inganno credette di poterla toccare e nutrirsi di quella
sensazione così forte, gli era sempre piaciuto riuscire a
disorientare le persone che gli stavano attorno, non importava che
sentimento riuscisse a provocare nei suoi interlocutori, l'importante
era che l'attenzione fosse tutta su di lui.
- -Perchè
hai portato tuo fratello, Thor?-
- A
parlare era stato Occhio di Falco, aveva già un freccia
incoccata
nel suo arco e puntata direttamente al cuore del dio che non fece
alcuna piega suscitando rabbia nell'animo dell'agente Barton.
- -Heimdall
ha visto che mi stavate cercando e mi ha riferito anche la
situazione, così ho portato Loki-
- Il
dio dell'inganno sorrise, quel sorriso che poteva significare tutto o
niente. Era il sorriso di chi porge un mazzo di fiori e nell'altra
mano, dietro la schiena, ha un pugnale.
- Loki
si divertiva sempre tanto con i midgardiani.
- -Ma
era proprio necessario portare il fratello psicopatico?-
- Il
dio si voltò verso l'unico possibile proprietario di quelle
parole
così sarcastiche, Tony Stark lo stava fissando senza
vederlo, negli
occhi del miliardario sembrava esserci il ricordo dell'attacco alieno
e del suo volo dalla torre Stark.
- Le
labbra del dio dell'inganno si distesero ancora di più; era
bello
essere ricordato dai propri nemici.
- -Loki
conosce meglio di chiunque altro su Asgard questo tipo di energia e
ha le conoscenze necessarie, amici miei-
- Nessuno
era stato convinto dalle parole di Thor, ma agli occhi di quei
patetici umani il suo caro e
adorato fratello era un dio giusto e
indistruttibile e per più
di una ragione era meglio non farlo arrabbiare.
- Loki
non capiva l'attaccamento che provava il suo stupido fratello per
quel mondo così insignificante; gli umani non facevano altro
che
affaccendarsi tutta la vita per delle cose inutili ed effimere...
Effimere come lo erano le loro esistenze.
- -Ha
passato due anni nelle prigioni di Asgard!!- la voce tonante di Thor
lo riportò alla realtà, evidentemente si era
perso alcune parti del
discorso -Costretto ogni minuto a subire...!!-
- -Basta
così- disse calmo, al dio dell'inganno non interessava far
sapere ai
suoi nemici le suo pene -Ai tuoi amici non
interessa, e mi hai
portato in questo mondo per un'altra faccenda, non per litigare con
dei bambini midgardiani-
- Nessuno
apprezzò quel commento, lo vide dai loro occhi e dalle
mascelle
serrate ma nessuno osò muovere un muscolo contro di lui.
- -Aspettate-
il silenzio venne interrotto dal dottore che aveva un altro essere
dentro di se, se non ricordava male si chiamava Banner -Qui sono
passati appena sei mesi dall'attacco alieno-
- Loki
pensò che non tutti i midgardiani erano degli stupidi,
qualcuno
usava anche il cervello che gli era stato donato.
- -La
punizione che ho dovuto subire ha alterato la percezione che avevo
del tempo- e indicò la propria testa con un dito -Era questo
che
voleva dire mio fratello, per
la mia mente sono passati quasi due anni ma in realtà solo
pochi
mesi a quanto pare-
- Il
dio dell'inganno era stato breve e conciso e, cosa di cui si sorprese
anche lui, la frase non conteneva nessun insulto verso il gruppo
degli Avengers.
- -Bene
signori... Risolverete le vostre questioni in un altro momento,
adesso voglio la ragazza-
- Loki
si voltò verso il direttore dello S.H.I.E.L.D., che fino a
quel
momento non aveva proferito parola, ma nella sua voce aveva percepito
qualcosa di strano, e non solo lui evidentemente, perché
anche il
gruppo lo guardò . Il suo unico occhio buono sembrava
nascondere...
Che cos'era? Ooooh certo, sorrise tra sé, l'aveva
riconosciuta.
- Paura.
- Paura
di rivivere quegli attimi di sei
mesi prima.
- Grazie
al padre degli dei aveva passato
gli ultimi due anni a convivere con quel sentimento, la mente
squarciata dal dolore, dalle immagini che Odino gli faceva vedere
e poi, quando tutto sembrava finito, l'incubo
ricominciava.
- -Quindi
chi si butta nella mischia?-
Stark lo riportò di nuovo alla realtà -Eviterei
Banner e il
capitano, io sono troppo famoso e riconoscibile... Rimangono i due
assassini pazzi e la coppia di fratelli shakesperiani-
- Il dio
dell'inganno e Thor si guardarono
alzando un sopracciglio.
- Salve!
^^
- grazie
mille a tutti quelli che si sono presi la briga di leggere questo
primo capitolo
- -si
inchina-
- spero
che vi sia piaciuto e che la storia vi incuriosisca almeno un po'
- alla
prossima
- ciauuu
- M_Wonnie
|
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Capitolo 2 *** 2: Hat and Paranoia ***
- Green Desires
- 2: Hat and Paranoia
- “I'm
waking up
- I
feel it in my bones
- Enough
to make my system blow
- […]
I'm radioactive
- Radioactive”
- Imagine
Dragons - Radioactive
- Quella
sensazione non se ne voleva andare.
- Armida
sapeva che la paranoia era una brutta bestia con cui fare i conti ma
fino a quel momento non l'aveva sperimentata su se stessa.
- Aveva
iniziato a sentirsi in quel modo sgradevole non appena aveva messo i
piedi fuori dalla porta dell'appartamento, per incontrarsi
con il professore di mitologia norrena, e adesso che stava tornando a
casa a piedi era ricominciata.
- La mora
odiava sentirsi indifesa e scoperta.
- Più
di una volta si era fermata, facendo finta di guardare una vetrina,
per vedere se davvero c'era qualcuno di sospetto che la stava
seguendo ma nessuno sembrava corrispondere al tipo
“stalker”.
- Stava
quasi
per convincersi di essere solo stressata per il compito che le aveva
assegnato il professore quando, quasi per caso, vide due paia di
occhi che la stavano osservando.
- Una
donna
ed un uomo vestiti completamente di nero si trovavano poco distanti
da lei.
- Mentalmente
si chiese come diavolo avesse fatto a non accorgersene prima, non
passavano certo inosservati, specialmente la donna.
- I suoi
capelli rossi risaltavano contro il grigio dei palazzi di New York e
il suo viso era uno dei più belli che Armida avesse visto.
- La
ragazza
temporeggiò ancora per qualche secondo davanti alla vetrine
cercando di pensare a qualcosa e capire che cosa e se veramente quei
due volevano qualcosa da lei.
- Iniziò
di nuovo a camminare cercando di respirare regolarmente e non andare
nel panico; si diresse in una strada sulla destra e con la coda
dell'occhio cercò la coppia, la seguirono ancora e per una
frazione di secondo i loro occhi si incontrarono.
- In
quell'esatto momento Armida ebbe la certezza che fossero li per lei
anche se ne ignorava il motivo e l'istinto, che tante volte l'aveva
messa nei guai, come qualche giorno prima, in quel momento le diede
la forza di correre come se avesse avuto il lupo Fenrir alle
calcagna.
- Dietro
di
se sentì un'imprecazione poco velata e i due partirono al
suo
inseguimento gridando qualcosa nelle loro ricetrasmittenti.
- -Merda
merda merda merda...!-
- La mora
cercò in tutti i modi di farsi venire in mente un'idea e
anche in
fretta; conosceva bene quella parte di New York, Anna ce l'aveva
trascinata talmente tante volte a fare shopping che conosceva ogni
vicolo e sapeva come tornare a casa senza perdere l'orientamento,
sperava solo che i suoi inseguitori non fossero altrettanto
conoscitori della zona.
- -Pensa
Armida, pensa...! Che cosa farebbe il dio dell'inganno?-
- Si
pentì
subito di quel pensiero perché molto probabilmente il dio in
questione li avrebbe uccisi senza troppi complimenti.
- La
fatica
cominciava a farsi sentire e si maledisse mentalmente per non essere
più in forma come una volta, dannati i dolci che Jack le
preparava ogni tre per due!
- Si
guardò
ancora una volta alle spalle e i due erano sempre li, alle sue
calcagna, che spostavano le persone in malo modo.
- Si mise
le
mani sulla testa, per evitare che il cappello leggero che si era
messa quella mattina non le volasse via e...
- Il
cappello, ma certo!!
- Sperava
solo che i due inseguitori ci cascassero...
- -*-
- Natasha
era arrabbiata e Clint se ne rendeva conto, i pugni della donna erano
serrati mentre rincorrevano quella ragazzina.
- Ancora
non riusciva a credere che fosse riuscita a vederli e che non fossero
riusciti a prenderla. Loro erano i migliori, assassini addestrati ad
ogni evenienza ma quella ragazza mora aveva più fiato di
loro
e stava lentamente prendendo terreno.
- Per
un attimo persero di vista la giovane e l'agente Barton
sentì
ringhiare a denti stretti Nat. Se la caccia fosse durata ancora a
lungo sarebbe stato lui a dover subire la rabbia della donna.
- -A
sinistra-
- Disse
lei e anche Occhio di falco vide di nuovo la testa della ragazza che
aveva rallentato drasticamente la corsa, anzi, stava proprio
camminando.
- I
due agenti le arrivarono alle spalle silenziosi, Natasha la
afferrò
per un braccio tappandole la bocca e la portarono in un vicolo un po'
in ombra.
- -Che
volete da me?!?-
- L'agente
Romanoff ringhiò di frustrazione e Clint imprecò
a
mezza voce.
- -Stupida
ragazzina!!-
- -Ci
ha ingannati con un trucco del genere!-
- La
donna non poteva credere ai propri occhi, quella che aveva davanti
non era la ragazza che stavano cercando. Era un po' più in
carne e forse un po' più alta ma quello stupido cappello
verde
li aveva tratti in inganno.
- -E
dire che ti chiamano occhio di falco...-
- Borbottò
Nat sibilando tra i denti.
- Intanto
la ragazza continuava lanciare sguardi impauriti dall'uno all'altra
non capendo la situazione e tremando come una foglia.
- Barton
non fece volutamente caso a quello che aveva detto l'assassina.
- -Chi
ti ha dato quel cappello?-
- Non
avrebbe voluto usare un tono tanto autorevole e duro ma anche lui
iniziava a sentire una certa irritazione salirgli nel petto e poi
già
si immaginava le risate di scherno e le battute di Stark e come se
l'avesse sentito, la voce del milionario fece capolino dalle
ricetrasmittenti.
- -Qualche
problema assassini pazzi?-
- Nello
stesso momento Natasha stava lasciando andare quella povera ragazza,
ormai traumatizzata, tenendosi però il cappello. Clint non
voleva sapere che cosa avrebbe fatto la donna una volta raggiunto il
loro vero obiettivo.
- -Ci
è scappata-
- Dovette
ammettere l'agente a malincuore. Da un momento all'altro si aspettava
la reazione di Tony Stark e anche del dio dell'inganno ma nessuno dei
due proferì parola se non un:
- -È
furba...-
- Dal
comandante Fury. Barton se lo immaginava misurare a grandi passi la
stanza dove erano ancora riuniti i restanti Avengers, l'occhio buono
corrucciato e la mente in moto per cercare di trovare una soluzione,
intanto Nat lo scrutava con le braccia incrociate al petto.
- Era
inutile che lo guardasse in quel modo! Non era certo colpa sua se il
loro bersaglio li aveva presi in giro e poi se l'era data a gambe!
- -Trovatevi
con Stark all'appartamento della ragazza, questa volta niente sbagli-
- La
voce perentoria di Fury lo riportò alla realtà e
gli
fece digrignare i denti dalla stizza. Non voleva nessuno tra i piedi
ma questo non poteva certo dirlo al capo, non dopo che avevano
fallito miseramente una missione così facile.
- -*-
- Armida
non si era più voltata da quando era riuscita a mettere il
cappello ad una ragazza a caso dicendole che era un regalo. Solo in
quel momento le venne in mente che la persona in questione avrebbe
anche potuto buttarlo via da qualche parte senza pensarci una seconda
volta, ma in quel caso avrebbe raggiunto comunque il suo obiettivo:
guadagnare un po' di tempo su quei due che la inseguivano.
- Continuò
a correre e a scansare le persone che la guardavano straniti fino a
quando non vide la porta color vinaccia del loro appartamento.
- Cercò
a tentoni le chiavi nella borsa e dopo diverse imprecazioni e
occhiate furtive alle spalle riuscì a trovarle e ad
inserirle
nella serratura; fece le poche scale che la separavano dalla vera
entrata e finalmente entrò in casa, chiudendosi la porta
alle
spalle rumorosamente.
- Per
qualche secondo vi rimase appoggiata con la fronte per riprendere
fiato e rimettere in ordine gli eventi degli ultimi minuti.
- -Arm...
Tutto ok?-
- Chiese
preoccupata Anna alle sue spalle, in mano teneva una tazza di
caffè
annacquato ancora bello fumante.
- La
mora si voltò verso l'amica con gli occhi verdi che
fiammeggiavano.
- -Se
suonano alla porta non ti affacciare dalla finestra e non fare
entrare nessuno! Solo Jack, nel caso arrivasse, ma nessun altro, per
l'amor del cielo...!-
- Dopo
aver praticamente urlato queste parole ad Anna, che ci aveva capito
ben poco e il cui caffè si stava raffreddando, si diresse a
lunghe falcate prima in camera e poi in bagno.
- L'acqua
calda le scorreva dolcemente su tutto il corpo e finalmente
riuscì
a rilassarsi, per quanto gli eventi di poco prima glielo
permettessero. Ripensò a tutto quello che aveva fatto da
quando era arrivata a New York, quasi otto mesi prima, a quel momento
ma non trovò niente che fosse degno di nota e perseguibile
dalla legge americana; però i due inseguitori di prima non
la
pensavano allo stesso modo a quanto pare...
- Si
asciugò velocemente i capelli con il phone
e si vestì
con dei pantacollant e un
maglioncino leggero che le arrivava a coprire il sedere, l'estate
sarebbe arrivata di li a poco ma la sera faceva ancora un po' fresco.
- Finalmente
pulita e un po' più rilassata tornò da Anna nel
piccolo
soggiorno.
- -Spero
tu ab.. Bia... Anna!!- le urlò mentre l'amica si guardava
attorno colpevole -Ti avevo detto di non aprire a nessuno, cazzo!!
Nessuno!
Quale
parte di questa semplice parola non avevi capito?!-
- -Ma
è Tony Stark...!-
- Disse
la bionda con occhi adoranti mentre si torturava le mani.
- Effettivamente
il milionario in questione era davvero nel loro piccolo ingresso ma
non era lui quello che preoccupava la mora, i due che l'avevano
seguita poco prima invece si.
- -Ci
poteva essere Odino in persona a quella fottuta
porta ma ti
avevo chiesto di non aprire!-
- Armida
non sapeva più in che lingua ripeterlo.
- -In
questo momento abbiamo a disposizione solo i suoi due figli
shakespiriani... Vanno bene lo stesso, tesoro?-
- La
mora sbatté un paio di volte le palpebre sugli occhi verdi
alle parole di Stark.
- -Prima
cosa, non mi chiami tesoro, seconda cosa... Thor e Loki?-
- No,
ma sul serio? Due semi dei nel suo appartamento? Va bene che aveva
scoperto da poco che praticamente tutta la mitologia norrena era viva
e anche piuttosto vegeta, ma ritrovarseli in casa sarebbe stato
decisamente troppo strano e un colpo deciso ai suoi nervi
già
messi a dura prova in quella giornata.
- -Avanti
fratelli di Asgard, entrate e fatevi ammirare-
- Alle
parole di Tony le due persone in questione entrarono, Thor rimase
quasi incastrato negli stipiti della porta ma alla fine riuscirono
nell'intento.
- Armida
non poteva credere ai suoi occhi e a giudicare dall'espressione di
Anna, anche lei era rimasta piuttosto sconvolta. E nessuno si era
ancora degnato di dire alla giovane Armi che cosa stava succedendo.
- La
prima a riacquistare la parola fu la bionda.
- -T...
Tu studi loro...- ridacchiò isterica -Il biondone muscoloso
e
il tenebroso dagli occhi verdi... Adesso capisco perchè
passi
tutto quel tempo sui libri...-
- I
due fratelli si scambiarono un breve occhiata non capendo molto bene
il riferimento.
- -Quando
ho iniziato non sapevo neanche che esistessero!-
- Esclamò,
forse a voce un po' troppo alta, Armida. La mora si
massaggiò
le tempie cercando di mettere insieme tutti i pensieri.
- Era
stata inseguita da due psicopatici vestiti di nero, Tony Stark adesso
stava armeggiando in cucina come se quella fosse casa sua, e per
ultimo, ma decisamente non meno importante, due semidei norreni la
stavano scrutando da capo a piedi con attenzione.
- -Lady
Armida...- la voce del dio del tuono le fece alzare gli occhi su di
lui -Devi venire con noi-
- -No-
- Disse
decisa lei incrociando le braccia al petto e facendo ridere sia Stark
che Loki.
- Almeno
ci sono due persone che si divertono, pensò la
mora che
continuava a non fidarsi.
- Armida
si schiarì la voce.
- -Fatemi
riprovare...- iniziò -Non vengo da nessuna parte se ci sono
anche quei due-
- E
indicò la coppia di assassini che spalancarono un po' gli
occhi.
- Armida
non si fidava per niente di loro due, ormai questo era chiaro anche
agli altri presenti e si comportava come un animale messo alle
strette, denti e artigli in mostra per cercare si spaventare i suoi
assalitori; peccato che questi ultimi siamo semidei e gli uomini
più
straordinari sulla faccia della terra.
- -Almeno
la ragazzina midgardiana ha un po' di sale in zucca-
- La
mora inclinò la testa di lato verso il dio dell'inganno,
come
se stesse ascoltando qualcosa che solo lei poteva sentire e sorrise.
- -Detto
da Loki in persona lo prendo come un complimento ma lo ripeto ancora
una volta: io non veng...!-
- L'ultima
cosa che vide Armida fu la faccia spaventata della sua amica Anna che
si portava le mani alla bocca e la rabbia negli occhi del dio del
fulmine.
- Poi
tutto divenne nero.
- -*-
- Loki
guardava distratto suo fratello che discuteva, o
meglio,
urlava in faccia a Fury la sua indignazione per come era stata
trattata la midgardiana chiamata Armida.
- Il
dio dell'inganno stata svogliatamente appoggiato al vetro che
divideva tutto il gruppo dalla stanza dove era stata messa la ragazza
ancora priva di sensi, la donna dai capelli rossi doveva averla
colpita più forte del previsto.
- Una
volta che era stata portata li dentro, Loki aveva visto i due
assassini armeggiare per un po' accanto al braccio destro della
giovane, poi l'avevano lasciata da sola sul lettino, e adesso stavano
aspettando che si risvegliasse.
- I
più preoccupati sembravano Stark e il suo caro
fratello
Thor mentre il dottor Banner continuava a scrutare i
parametri
della ragazza su un monitor.
- Il
dio dell'inganno voleva fare solo ciò per cui era stato
portato di nuovo sul quel pianeta insulso; anche se si trovava a
qualche metro di distanza dalla midgardiana riusciva comunque a
sentire il pulsare ovattato dell'energia che le scorreva in quel
corpo minuto.
- Le
chiacchiere insulse degli Avengers non gli interessavano, aveva
passato l'ultima mezz'ora a scrutare da lontano il volto dell'umana
aspettando un qualche segno che gli facesse capire che si stava
svegliando. E proprio mentre stava per distogliere lo sguardo, ormai
stanco di aspettare, vide le palpebre di Armida tremolare e
digrignare i denti.
- -Si
sta svegliando-
- Disse
il dio dell'inganno in tono neutro, sperando che i midgardiani lo
ascoltassero ma nessuno di loro dette segni di averlo sentito.
- Intanto
vide che Armida aveva aperto gli occhi e Loki ci scorse prima
confusione, poi paura e infine rabbia. Nessuno di quegli idioti degli
Avengers si era ancora accorto di nulla, neanche quel dottor Banner
che prima fissava i monitor con tanta insistenza.
- La
giovane intanto si era messa a sedere e guardava attraverso il vetro
dove si trovavano tutti, compreso lui, si tolse i due aghi che aveva
uno nel braccio destro e uno nel sinistro e si mise definitivamente
in piedi.
- Mosse
i primi passi in direzione della vetrata e gli occhi smeraldini della
ragazza sembravano vibrare di piccole fiammelle, Loki sentiva
l'energia che adesso pulsava con più forza dentro quel
corpicino e come se Armida avesse avvertito i suoi pensieri
posò
il suo sguardo in quello del dio dell'inganno per qualche secondo,
facendolo sentire privo di difese.
- La
midgardiana arrivò infine a poche decine di centimetri dal
vetro, Loki la vide sorridere, quasi con sarcasmo, e la
osservò
alzare la piccola mano sinistra che poi fece calare con violenza sul
vetro che la rinchiudeva in quella stanza.
- Tutti
i presenti si voltarono verso Armida con sguardi confusi e stupiti,
mentre la ragazza umana continuava a sorridere sprezzante della sua
posizione decisamente in svantaggio.
- Loki
non poté fare a meno di ridere di gusto.
- Forse
il suo soggiorno forzano su Midgard sarebbe stato più
divertente del previsto.
- -Cosa?!?!-
- Il
dio dell'inganno dovette allontanarsi di qualche passo, evidentemente
un esserino piccolo ed insignificante come quella midgardiana poteva
produrre un suono tanto acuto da rompere i cristalli ed i suoi
timpani.
- Continuò
ad osservarla in viso, le guance rosse dalla rabbia e gli occhi che
continuavano a fiammeggiare mentre non smetteva di rispondere a tono
a chiunque cercasse di spiegarle la situazione.
- La
vide prendere un profondo respiro, forse stava cercando di riordinare
le idee in quella sua testolina.
- -Quindi,
mi state dicendo che dentro di me c'è una specie di energia
asgardiana e non sapete come faccio ad averla... Ho riassunto in
maniera esaustiva e concisa la situazione che si è venuta a
creare?-
- Il
dio dell'inganno alzò un sopracciglio. Le reazioni della
giovane midgardiana non erano quelle che lui si aspettava e anche il
gruppo degli Avengers doveva essere d'accordo con il dio dell'inganno
a giudicare dalle loro espressioni.
- Mentre
la ragazza chiamata Armida continuava a sputare veleno sui presenti,
e come darle torto, Loki ne approfittò per concentrarsi e
ricavare informazioni su quella strana quantità di energia.
- Chiuse
gli occhi per isolarsi dal mondo esterno e con quelli della mente
riuscì in pochi secondi a visualizzare la piccola fiammella
che si diffondeva nelle vene della midgardiana.
- Il
dio dell'inganno escluse subito a priori che provenisse da un oggetto
esterno come un talismano, altrimenti avrebbe immediatamente
individuato la fonte di potere esterna alla ragazza.
- Quell'energia
era sua dalla nascita e le apparteneva, come? Questo era ancora
presto per dirlo, avrebbe dovuto interrogarla e approfondire le
ricerche sul suo passato ma non lo avrebbe fatto, aveva la netta
sensazione che quelle informazioni avrebbero aiutato lo S.H.I.E.L.D.
in qualche loro losca ed eroica impresa e al dio dell'inganno non
andava proprio di aiutare un branco di midgardiani psicopatici.
- Tornò
a concentrasi sulla scia di potere e la vide pulsare dentro la
giovane, i sentimenti forti e la paura la facevano scorrere
più
velocemente e ne ampliavano per un po' la quantità ma
rimaneva
comunque in misura decisamente inferiore a quella che scorreva in un
comune asgardiano.
- Quella
scintilla di Asgard doveva essersi risvegliata
nella giovane
quando alcuni mesi prima era avvenuto l'attacco a New York e lui ne
era il diretto responsabile, Armida si trovava già in
città
da alcuni mesi e anche se non aveva partecipato attivamente a quella
breve guerra il suo esile corpo aveva comunque reagito all'enorme
massa di energia aliena che si era accumulata sopra quella
città
midgardiana.
- Il
fascicolo che quell'uomo di nome Fury aveva dato a suo fratello con
le informazioni sulla giovane aveva fornito al dio dell'inganno
quelle poche ma rivelanti informazioni e tutto sembrava coincidere
con il suo ragionamento.
- Sicuramente
in tutto l'universo esistevano mezzi per estrarre l'energia dal corpo
di Armida, alcuni più dolorosi di altri, ma quella scintilla
che aveva dentro di se le apparteneva dalla nascita, portargliela via
avrebbe significato porre fine anche alla sua miserabile vita. Era il
ceppo portante a cui la sua anima si aggrappava e manteneva
la sua
esistenza intatta, l'essenza di un asgardiano era legata allo stesso
principio. Sotto questo aspetto, la giovane Armida, aveva molto da
condividere con la razza di Asgard.
- Una
volta spenta la fiammella non c'era magia che avrebbe potuto salvare
quella determinata persona.
- Non
che gli interessasse particolarmente il futuro di quella midgardiana
ma i suoi cari nemici Avengers e suo fratello la
pensavano sicuramente in altro modo.
- -'Sto
cazzo!-
- La
voce isterica di Armida lo costrinse a riaprire gli occhi, nessuno
dei presenti sembrava essersi accorto del suo momentaneo
estraniamento dal mondo.
- -Sei
sempre così fine?-
- L'uomo
di metallo aveva usato come al solito quel tono sarcastico che
avrebbe mandato in bestia anche uno dei più devoti e calmi
sacerdoti di Asgard.
- La
giovane incrociò le braccia al petto e sorrise.
- -Solo
il sabato e quando vengo attaccata alle spalle da un gruppo di
psicopatici vestiti di nero!-
- Il
dio dell'inganno non poté fare a meno che ghignare a sua
volta, era decisamente divertente ed
istruttivo vedere quel
gruppo di eroi che cercava di mantenere la calma di fronte alla
ragazza.
- Notò
che anche Thor sembrava divertirsi di fronte al l'indisponenza della
midgardiana.
- -Mi
ricorda decisamente qualcuno...-
- Loki
si accorse che il biondo dio del tuono disse quella frase con
noncuranza mentre con il pollice e l'indice si sfiorava la barba e
lanciava un'occhiata divertita al suo caro fratellino.
- Il
dio dell'inganno fece finta di non sentire evitando di ricordare a
Thor che era lui quello che, quando erano più giovani, aveva
passato l'età ribelle dove rispondeva sempre a tono al padre
degli dei.
- -E
ti succede spesso...? Intendo essere inseguita da tipi loschi-
- Tony
Stark intanto stava continuando a provocare la giovane che sembrava
stesse per esplodere da un momento all'altro.
- Nessuno
degli altri eroi sembrava
voler entrare in quella conversazione.
- Loki
osservava i capelli di Armida che sembravano formare un'aura intorno
a quella testolina arrabbiata e forse anche un po' spaventata, ma la
ragazza continuava comunque ad attaccare.
- -Negli
ultimi tempi? Fammici pensare un attimo...- si picchiettò il
mento con un dito -Direi anche troppo!-
- Armida
aveva i pugni serrati e il respiro affannoso, il dio dell'inganno non
credeva che avrebbe potuto mantenere sotto controllo tutta quella
pressione ancora per molto.
- -Signorina-
intervenne Fury perentorio -Siamo qui per aiutarla-
- Loki
non credette un attimo a quelle parole e nemmeno la midgardiana si
fece ingannare, il suo sguardo si incupì e fece un passo
indietro come a mettere più distanza possibile tra lei e la
spia.
- -Grazie
per l'offerta, ma mi trovo costretta a rifiutare-
- -Non
si fida di noi?-
- -Non
mi fido di lei Fury, mi ha fatta pedinare e poi sono stata colpita
alle spalle, non mi sembra un buon modo per iniziare una
collaborazione-
- Il
dio dell'inganno dovette ammettere che Armida aveva i nervi saldi, di
sicuro molto più saldi del caro dottor Banner che in quel
momento sembrava volesse essere in ogni altro luogo tranne che dentro
quella stanza.
- Loki
sorrise.
- Scatenare
la bestia che il dottore si portava dentro sarebbe stato divertente.
- Forse
un'altra volta, ghignò. Quello che aveva davanti per il
momento era molto più piacevole.
- -Sono
stati i miei agenti a farlo...-
- Stava
rispondendo calmo il direttore.
- -Ma
la mano che li muove è comunque la sua...-
- Loki
vide la giovane piegare un po' la testa di lato senza staccare gli
occhi verdi da quello del direttore dello S.H.I.E.L.D.
- -Lei
ha paura signor Fury-
- Non
era una domanda e il sorriso del dio dell'inganno si allargò.
- Gli
Avengers continuavano a spostare lo sguardo tra i due.
- -La
paura ci tiene in vita, signorina-
- Loki
la vide esitare un attimo prima di rispondere di nuovo.
- -Ma
non quando diventa paranoia, in tal caso uccide...-
- Il
dio dell'inganno resistette all'impulso di scoppiare a ridere.
- Sì,
ormai ne era sicuro.
- Quel
soggiorno forzato su Midgard si prospettava davvero divertente.
- spero
che questo secondo capitolo vi sia piaciuto ^^
- ringrazio
chi ha messo la storia tra le seguite, le preferite e anche le ricordate
- -inchino-
- grazie
mille per aver letto
- alla
prossima
- ciauuuuuu
- M_Wonnie
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Capitolo 3 *** 3: Stupid Girl ***
Green
Desires
3:
Stupid Girl
Armida
teneva il suo cellulare, che era riuscita a riavere dopo una lunga
trattativa, ad una discreta distanza dal suo orecchio. Aveva chiamato
Anna per rassicurarla e per dirle che quella notte non sarebbe
tornata a casa ma l'amica bionda aveva cominciato a sclerare e urlare
talmente tanto che Arm decise di lasciare il cellulare sul lettino
accanto a dove era seduta lei.
- La
ragazza
si mise ad osservare il gruppo di persone che adesso si trovava di
nuovo al di la del vetro, con lei erano rimasti solo i due semi-dei;
Loki sembrava quasi affascinato da quello che succedeva nel gruppo
degli Avengers mentre Thor non le aveva staccato gli occhi di dosso.
- Mentre
Anna
continuava ad urlare al telefono la mora si fece coraggio e decise di
chiedere spiegazioni un po' più dettagliate a quei due.
- -Perché
pensano che possa diventare una minaccia?-
- Chiese
diretta.
- Anche
il
dio dell'inganno spostò la sua attenzione su di lei. Thor si
limitò
a cambiare posizione.
- Armida
aspettò ancora qualche secondo di ricevere una risposta ma
nessuno
dei due sembrava intenzionato a parlare, intanto decise di concludere
la telefonata con Anna rassicurandola per l'ennesima volta.
- Armida
sospirò cercando di formulare un nuovo discorso.
- -Principi
di Asgard- entrambi sembrarono sorpresi da quel inizio -Ho il diritto
di sapere quello che mi sta accadendo e perché vengo
trattata come
una criminale-
- Vide
per la
prima volta i due che si scambiarono uno sguardo quasi di intesa.
- -Gli
umani
sono esseri che tendono a distruggere tutto quello che è
diverso da
loro-
- Rispose
il
dio dell'inganno.
- -Loki...-
lo ammonì il fratello -Sono ancora tutti scossi dagli
avvenimenti di
pochi mesi fa-
- Disse
poi
il dio del fulmine rivolto a lei.
- Armida
si
accorse che Thor sembrava voler giustificare il comportamento di
quegli agenti psicopatici, ma ancora non le avevano risposto.
- -Hanno
paura che tu possa diventare una bomba pronta ad esplodere-
- La
precedette Loki.
- -E lo
sono?-
- Gli
occhioni verdi di Armida si spostavano dall'uno all'altro quasi
freneticamente, non che avesse paura però possibilmente
voleva
evitare di finire in mille pezzi per una cosa che non capiva.
- -Forse
è
un po' troppo presto per dirlo, ma direi di no- continuò il
dio
dell'inganno -Questa energia che si è risvegliata ti
appartiene, non
ti farà del male perché è parte del
tuo organismo dalla nascita...
Ma non la sai controllare e forse sarà questo il vero
problema alla
fine-
- Per la
prima volta in quella giornata la ragazza era senza parole.
- Poteva
accettare tutto: dei e super miliardari nel suo appartamento,
assassini pronti ad ucciderla, strani individui, Avengers... Ma che
lei fosse in possesso di una strana energia aliena non aveva proprio
senso e espresse questo ultimo dubbio ad alta voce.
- -Forse
hai
un antenato Asgardiano-
- Thor
alzò
le larghe spalle spostando poi lo sguardo sul fratello che invece
sembrava di nuovo immerso nei suoi pensieri. Armida gli si
avvicinò
quasi di soppiatto e solo quando fu a pochi centimetri da Loki lui si
accorse della sua presenza.
- L'unica
reazione visibile del dio fu un sopracciglio alzato.
- -La tua
vicinanza mi urta, midgardiana...-
- La
compostezza con cui il dio dell'inganno disse quelle parole fece
ridacchiare Armida che si allontanò solo di qualche
centimetro
rimanendo comunque molto vicina.
- Non che
lo
facesse apposta ma aveva a disposizione due degli dei che studiava da
cinque anni e lei era sempre stata molto curiosa di natura quindi non
poteva decisamente farne a meno.
- Dopo
quella
ultima battuta del dio dell'inganno i minuti di silenzio si sommarono
ai precedenti in una sequenza che alla giovane sembrò
infinita.
- Non
avendo
molto da fare decise di spostare la sua attenzione su quello che
stava succedendo al di la di quella sua prigione di vetro; il resto
degli Avengers stava parlando animatamente con il signor Fury che non
sembrava affatto contento di come si erano svolti i fatti.
- Armida
notò
che Stark sembrava quello più scoglionato... Non si poteva
usare un
altro termine per descriverlo, ovviamente lui e il dio dagli occhi
verdi che le faceva compagnia in
quella simil cella.
- Arm
cominciò ad odiare quel silenzio che si era creato e anche
se i due
dei norreni non avevano voglia di parlare lei invece aveva ancora
domande che esigevano una risposta, magari anche decente.
- -Perché
non vi credono? Avete già appurato che non sono una
minaccia, perché
mi tengono ancora sotto chiave?-
- Il
dio del tuono si staccò dalla parete a cui si era poggiato
fino a
quel momento e cominciò a misurare la stanza a lunghi passi.
- -Non
si fidano di quello che asserisce mio fratello Loki-
- Rispose
dopo qualche secondo e il sorriso del dio in questione
accompagnò
quella risposta.
- -È
il dio dell'inganno
posso anche
capirli...- disse Arm dopo aver riflettuto un attimo -Ma tu ti fidi
di tuo fratello e loro dovrebbero fidarsi di te, no?-
- Questa
volta Loki rise apertamente facendo voltare il fratello e Armida
verso di lui.
- -I
vostri amici Avengers hanno paura di me!-
- -Hey
hey...!- l'interruppe la ragazza -Vacci piano... Non sono miei
amici...-
- La
giovane incrociò le braccia al petto gonfiando un po' le
guance in
segno di stizza.
- Quel
gruppo di psicopatici poteva anche aver salvato New York e il mondo
intero ma l'avevano inseguita, attaccata alle spalle e poi rinchiusa
in quella specie di laboratorio; va bene che non erano tutti
coinvolti direttamente ma quel tizio Fury non le piaceva sul serio e
a quanto pareva era lui quello che dirigeva tutta la baracca.
- Armida
ormai sapeva per certo che la situazione le avrebbe portato solo guai
quindi voleva mettere tutte le carte in tavola.
- -Ok...
Sentite...- iniziò massaggiandosi le tempie -Ve lo chiedo
per favore
e gentilmente: potete dirmi quello che sta succedendo alla mia, una
volta normale, vita?-
- Il
tono della giovane si era alzato di qualche tono ad ogni parola e
nonostante non avesse corso aveva il fiatone.
- Armida
fissò i suoi occhi fiammeggianti in quelli di Thor non
lasciandoli
alcuna via di uscita, avrebbe dovuto rispondere alle sue domande
altrimenti... Bè, altrimenti... Che diavolo poteva fare
contro un
dio norreno?!
- Per
Odino e tutti i suoi corvi...
- -Lady
Armida- iniziò il dio del tuono e lei incrociò le
braccia sotto al
seno -A quanto pare dopo l'attacco a questa città
midgardiana sono
diventati tutti un po' più...-
- Il
dio lasciò la frase in sospeso come se cercasse le parole e
Arm si
trovò ad alzare un sopracciglio curato e guardare l'altro
fratello
che fece finta di niente.
- Quel
tizio iniziava a darle sui nervi ma dovette riportare la sua
attenzione sul dio del tuono perché sembrava in seria
difficoltà
nel trovare quella parola mancante.
- -Come
dite
voi umani...?-
- -Isterici?-
- Lo
aiutò
lei e vide il viso di Thor illuminarsi come quello di un bambino che
trova delle caramelle. Armida si trovò a ridacchiare
divertita di
quelle espressioni, in quel momento si rese conto di non poter
restare molto arrabbiata con il dio norreno dei fulmini.
- Come
poteva
resistere a quegli occhi così dolci?
- -Avanti
fratello, arriva
al punto-
- Non
poteva invece dire lo stesso riguardo al fratello. Loki sembrava
innervosire tutti per quello che era riuscita a capire nelle poche
ore che gli era stata accanto. Ma adesso voleva veramente sapere
quello le stava succedendo e il fatto che anche il dio dell'inganno
premesse per avere delle risposte non era affatto male per lei.
- -La
vogliono usare-
- Disse
diretto il dio norreno dagli occhi verdi.
- -Loki!-
- Lo
rimproverò subito Thor lanciando un'occhiata anche alla
ragazza.
- Armida
intanto cercava di assimilare quello che aveva appena sentito, prima
era una potenziale minaccia e adesso erano passati a volerla
sfruttare, stava decisamente cadendo dalla padella alla brace.
- -Non
negare, Thor. Ci hai pensato anche tu...- sembrava quasi un
rimprovero da parte di Loki -Vogliono usare la sua energia, vogliono
quello che ha dentro di se perché non possono controllarlo-
- Mentre
diceva quelle cose il dio dell'inganno si era alzano e si era
avvicinato di sua spontanea volontà alla ragazza che dovette
alzare
lo sguardo per poterlo guardare direttamente in quegli occhi verdi.
- -Ma
poco fa hai detto che questa scintilla fa parte di me...-
guardò
anche Thor che distolse lo sguardo in fretta non riuscendo a
sopportare quegli occhioni verdi come quelli del fratello -Come
possono portarmela via se...!-
- -Pensaci
midgardiana-
- La
interruppe il dio dell'inganno prendendole il mento tra le dita e
obbligandola a guardarlo negli occhi, la schiena di Armida venne
percorsa da qualcosa di molto simile ad una scarica elettrica, e in
quello stesso momento la verità la colpì come un
pugno nello
stomaco.
- -Uccidermi...-
- Lo
disse in un sussurro cercando conforto anche nello sguardo di Thor.
- -Non
lasceremo che accada, Lady Armida e poi è solo un'ipotesi-
- Il
dio del tuono aveva un tono rassicurante ma la ragazza non era molto
convinta, aveva visto lo sguardo di Fury e dei suoi scagnozzi e non
le era piaciuto... Come aveva già detto erano paranoici e la
gente
tendeva a vedere fantasmi anche dove non c'erano quando si trovavano
in quello stato.
- Prima
che Arm potesse replicare o urlare di indignazione e anche paura il
resto degli Avengers fece di nuovo il suo ingresso nella stanza.
- Come
se fosse stato scottato Loki le lasciò il mento e per una
frazione
di secondo Armida si sentì spaesata.
- -*-
- -Buone
notizie, tesoro!-
- Quell'esibizionista
di Stark fece di nuovo il suo ingresso e già Loki non lo
sopportava
più.
- -Verrai
a stare insieme a noi in un dei miei appartamenti qui a New York!-
- Senza
neanche pensarci e quasi contro la sua volontà il dio
dell'inganno
scambiò uno sguardo con il fratello, entrambi aspettavano la
reazione della giovane midgardiana.
- Il
dio norreno dell'inganno riuscì a percepire
l'immobilità della
giovane anche se adesso non le stava più così
vicino, i muscoli
della midgardiana si erano tesi sotto il sottile strato di vestiti e
le sue mani si strinsero ancora in pungni. Gli occhi verdi di Armida
sembravano tradire un po' di paura e apprensione ma nelle poche ore
che l'aveva osservata aveva capito una cosa su di lei e che forse
quegli stupidi Avengers non avrebbero capito neanche se glie lo
avesse scritto in caratteri cubitali: avrebbe lottato.
- Quella
ragazza avrebbe lottato per rimanere in vita e per non perdere la sua
libertà.
- Se
avesse vinto o meno quello non era una cosa che interessava Loki ma
quello che, a malincuore, lo affascina era la freddezza con la quale
quella piccola midgardiana affrontava la situazione.
- In
quel l'istante sentì due occhi puntati su di lui.
- Non
fece altro che abbassare di poco lo sguardo per incontrare quello di
Armida, vide le domande che vorticavano in quella sua testolina e poi
vide...
- Loki
ebbe appena il tempo di scorgere un sorrisetto beffardo sulle labbra
carnose della giovane che questa si lanciò in avanti
sorprendendo
tutti e, imboccando la porta, in pochissimi secondi, attraverso i
vetri della stanza dove si trovavano, la videro sfrecciare lungo il
corridoio.
- Stupidità.
- Stupidità
e coraggio.
- Ecco
che cosa aveva visto in quel l'attimo il dio dell'inganno negli occhi
della ragazza.
- Era
quello che leggeva tutte le volte negli occhi del suo adorato
fratello,
quindi anche quella
giovane assomigliava allo stupido gruppo di Avengers più di
quanto
lei stessa si fosse accorta o volesse ammettere.
- Stark
iniziò a sghignazzare mentre Banner si massaggiava le tempie
e
sembrava fare esercizi di respirazione. Loki notò che gli
unici a
non essere preoccupati per la situazioni tragicomica che si era
creata erano lui, Thor e Stark. O stavano sottovalutando l'intera
faccenda oppure non c'era davvero niente di cui preoccuparsi.
- Fury
invece lanciava fulmini da quel l'unico suo occhio buono più
di Thor
nei suoi momenti migliori.
- -Capitano!-
si rivolse a Rogers -Riporti subito qui la ragazza-
- Loki
percepì la rabbia trattenuta a stento dall'uomo. Essere
presi in
giro non piaceva a nessuno ma il dio dell'inganno si divertiva nel
vedere come Armida si prendeva gioco di tutti quegli idioti che
credevano di poter tenere tutto sotto controllo.
- Appena
trenta secondi dopo sentirono prima gli insulti poco velati della
ragazza e poi la videro portata in braccio dal capitano Rogers come
un sacco di patate.
- -'Fanculo!!-
- La
sentì ringhiare non appena il capitano la posò a
terra.
- -Signorina!!-
la voce di Fury tuonò all'interno della piccola stanza
facendo
zittire tutti -Lei non ha ancora capito la situazione!-
- Il
dio dell'inganno la vide alzare un sopraccglio e incrociare le
braccia al petto.
- -E
invece credo di averla capita questa situazione- si schiarì
la voce
come se fosse una professoressa di fronte ad un'aula di bambini non
troppo svegli e senza neanche guardarli Loki sentì la rabbia
di
tutte e tre le spie e la risata di Stark.
- A
quanto pare al miliardario la giovane piaceva...
- -Avete
paura di perdere il controllo su tutta questa storia aliena, avete
paura che io perda
il
controllo e volete sapere se potete usare questa mia energia per
qualche stupido scopo-
- Guardò
tutti negli occhi senza tralasciare nessuno.
- Il
dio norreno vedeva così tanta ostinazione in quel piccolo
corpo che
si trovò a ghignare senza neanche rendersene conto. Non era
un
sorriso, non si ricordava neanche quando era stata l'ultima volta che
aveva sorriso davvero ma forse quello ci andava vicino.
- -Ragazzina
tu non sai un bel niente!- le urlò addosso la donna rossa.
- Loki
vide che suo fratello stava per intervenire ma con un piccolo cenno
lo esortò a rimanere dov'era. Era curioso di sapere fin dove
si
sarebbe spinta quella giovane midgardiana.
- -Mentre
noi eravamo fuori ti ho vista parlare con quell'assassino- e
indicò
il dio dell'inganno -Che bugie ti ha raccontato, eh?! Sai quante
persone ha ucciso quando è venuto sulla terra?!-
- Loki
sentì gli occhi di Armida che scrutavano di nuovo la sua
figura ma
non perse tempo a ricambiare il suo sguardo.
- -Interessante...-
la sentì dire dopo qualche secondo -Tu e il tuo amico invece
quanti
ne avete fatti fuori nella vostra, immagino fruttuosa,
carriera fino a questo momento?-
- Ci
fu un attimo di silenzio durante il quale nessuno osò dire
niente.
Neanche il capo dello S.H.I.E.L.D. si arrischiò a
pronunciare una
qualsiasi parola.
- Ma
nel momento in cui Loki vide la donna dai capelli rossi scattare in
avanti il suo benamato fratello si
frappose tra lei e il suo bersaglio.
- Armida
non sembrava neanche turbata, quella donna avrebbe potuto ucciderla e
lei se ne stava apparentemente tranquilla sorridendo sorniona.
- In
quel momento di alta tensione Stark batté le mani insieme
attirando
l'attenzione di tutti.
- -Si,
bè... Mi dispiace interrompere questo bel teatrino da
tragedia greca
ma credo che siamo tutti stanchi a questo punto-
- -Mi
trovo a dare ragione a Tony ancora una volta-
- -Grazie
Banner-
- -È
meglio parlarne domani a mente fresca, non credete?-
- Loki
notò che la giovane stava sbadigliando, il miliardario e il
dottore
quando volevano riuscivano a convincere i propri interlocutori.
- Nick
Fury scambiò un veloce sguardo con le sue spie e poi
annuì.
- -La
ragazza verrà a stare da te Stark, e tutti voi-
passò in rassegna
tutti gli Avengers compreso il dio dell'inganno -Ne siete
responsabili, dato che non vuoi in casa l'agente Romanoff e Clint-
- In
quell'istante Loki vide gli occhi Armida illuminarsi per un attimo.
- -Si,
ho notato che la nostra giovane amica diventa isterica quando ce li
ha vicino... Quindi ho pensato: hey! Perché rischiare?
L'unica cosa
di cui mi meraviglio è che lei abbia accettato
così in fretta...-
- Il
miliardario lasciò volutamente la frase in sospeso. Quel
dannato
uomo d'acciaio amava la teatralità e sembrava crogiolarsi in
essa.
- Il
dio norreno storse la bocca.
- Stare
in mezzo a tutti quei midgardiani gli avrebbe fatto venire di sicuro
un'emicrania...
- -*-
- -E
questa è la tua stanza- Tony le aveva fatto fare un veloce
giro
della casa -Le tue cose sono all'interno degli scatoloni-
- Armida
evitò di chiedere quando e come fossero andati
nell'appartamento di
Anna a requisire le sue cose e soprattutto come avessero fatto ha
superare le difese dell'amica bionda. Quando ci si metteva era peggio
di un cane da guardia.
- -Grazie
signor Stark...- si guardò intorno un po' imbarazzata
-Quindi mmh...
Bè, buonanotte-
- -Buonanotte,
tesoro-
- Arm
non ebbe neanche la forza di ribattere a quel tesoro che
odiava tanto. Dette un breve saluto a tutto il resto della
combriccola e si buttò sul letto che fortunatamente era
stato già
fatto. Non avrebbe mai avuto la forza di mettere lenzuola e tutto il
resto in quella situazione.
- All'interno
della stanza non arrivava nessun suono.
- La
giovane non avrebbe saputo dire se gli Avengers fossero già
andati a
dormire o se stessero confabulando tra di loro. Ma la sua attenzione
adesso era concentrata sul dio dell'inganno.
- Loki.
- A
quanto pare l'attacco a New York era stata opera sua e aveva ucciso
molte persone... E allora perché non riusciva a togliersi
dalla
testa i suoi occhi verdi?
- Dietro
la barriera che Arm aveva intravisto in quello sguardo, il dio
norreno dell'inganno si era sicuramente serrato dietro di essa e
oltre c'era sicuramente qualcosa che Loki non voleva far conoscere al
mondo.
- Con
le mani sulla faccia si ritrovò a ridacchiare quasi
istericamente.
- Tutta
quella situazione era fottutamente assurda.
- Armida
si addormentò circondata da quei pensieri e da due solitarie
lacrime
che le scivolarono sulle guance lisce.
- Tornare
alla realtà dopo il sonno profondo nel quale era stata
avvolta
quella notte fu difficile. Fu come cercare di tornare a galla dopo
essere discesi metri e metri sotto la superficie del mare e tornare
finalmente a respirare.
- La
luce del sole inondava la stanza e Armida si sentì come
obbligata ad
alzarsi, ormai era sveglia e non sarebbe riuscita a riprendere sonno
neanche se si fosse messa d'impegno.
- Si
tirò su a sedere e si stiracchiò, allungando le
braccia per cercare
di mettere in funzione qualche muscolo e mettere a fuoco la
situazione.
- Tutta
quella luce le feriva quasi gli occhi ma una volta abituatasi, la
vista che le si presentò davanti la lasciò senza
fiato.
Quell'appartamento era più in alto di quanto aveva creduto
la sera
prima e New York si stagliava in tutta la sua grandezza fino
all'orizzonte.
- Non
si poteva certo dire che Tony Stark facesse le cose a metà,
la sua
stanza era grande quanto l'appartamento di Anna, e che diamine!
- Da
quell'altezza lasciò vagare lo sguardo per qualche secondo
ritrovandosi a sospirare...
- Dov'era
finita la sua vita?
- In
poche ore era stato stravolto tutto: dalle sue origini a quello che
credeva di essere, una ragazza all'ultimo anno di università
con i
problemi che avevano tutte le sue coetanee.
- Poggiò
la fronte al vetro cercando la forza di affrontare tutte le persone
che sicuramente la stavano aspettando al di la della porta e
vestirsi.
- Trovò
la porta del bagno e si fece una doccia veloce anche se la maggior
parte del tempo stette a litigare per cercare di far venire l'acqua
calda e non ustionarsi ma tutto sommato riuscì a domare
quell'attrezzo infernale.
- Riuscì
a trovare lo scatolone dei vestiti solo dopo averne aperti prima
altri cinque e aver imprecato per una decina di minuti. Dopo essersi
infilata un paio di jeans e una maglia a maniche corte decise che era
arrivato il momento di affrontare il plotone di esecuzione che
l'attendeva al di la della porta.
- Ok....
Non se li era immaginati in quel modo.
- Sembravano
tutti rilassati e intenti a fare qualcosa di costruttivo fino a
quando, quello che doveva essere il dottor Banner, le venne incontro
sorridendo quasi imbarazzato con una tazza di quello che sembrava
caffè fumante in mano.
- La
giovane arricciò il naso cercando di capire se quello poteva
essere
del vero caffè e Banner
seguì il suo sguardo cercando poi di
non ridere.
- -Vuoi
del caffè, Armida?-
- La
ragazza spostò la sua attenzione sul viso dell'uomo
sorridendo per
la gentilezza inattesa del dottore. Aveva creduto che una volta
sveglia tutti le sarebbero stati addosso e non riuscendo a credere a
quello che si trovava davanti esternò quel dubbio ad alta
voce.
- -Thor
ci ha spiegato la situazione mentre tu dormivi, sembra che non ci sia
niente di cui preoccuparsi per adesso-
- Disse
il capitano Rogers mentre sfogliava un giornale.
- Armida
spostò lo sguardo su tutti gli altri cercando di capire
quello che
stavano pensando, sembravano tutti molto tranquilli, eccetto Loki,
lui sembrava più schifato che altro.
- -Lady
Armida- il dio del fulmine attirò la sua attenzione; senza
neanche
accorgersene era rimasta di nuovo imprigionata negli occhi verdi del
dio dell'inganno -Io e mio fratello abbiamo intenzione di tornare su
Asgard per parlare con nostro padre e chiedere consiglio-
- La
giovane sbatté un paio di volte le palpebre sui suoi
occhioni. Il
suo cervello si era fermato non appena aveva sentito la parola
Asgard.
- Negli
scritti che aveva studiato ne aveva letto così tanto che la
curiosità avrebbe potuto ucciderla in quel momento.
- -Non
ti sta ascoltando più, fratello...-
- La
voce quasi divertita di Loki la fece tornare sulla terra e smettere
di fantasticare su quella mitica città.
- -Lady
Armida?- piccola pausa -Avete sentito quello che ho detto?-
- La
ragazza vide che anche Thor sembrava trattenere a stento un sorriso,
in quel momento doveva avere una faccia davvero divertente.
- -Hem...-
si guardò attorno imbarazzata -Scusa, dicevi?-
- -Vogliamo
tornare ad Asgard per chiedere consiglio a nostro padre, devi avere
per forza un antenato asgardiano per possedere questa energia, quindi
se tu potessi darci un ritratto o qualsiasi altra cosa dei tuoi
antenati sarebbe d'aiuto-
- -Ritratto?-
- Chiese
scettica. Il massimo che poteva fare era dargli le poche foto che si
era portata dietro e arrivavano solo ai suoi nonni, non aveva altre
cose che andassero più indietro negli anni.
- -Ho
delle foto-
- La
giovane notò la faccia confusa del dio del fulmine. Che non
avesse
mai sentito parlare delle foto?
- -Il
nostro point break vive all'epoca di Shakespeare-
- Alzò
gli occhi al cielo Stark facendo ridere per la prima volta Armida.
- -Vado
a prenderle, se riesco a trovarle all'interno di tutti gli scatoloni-
- Continuò
a ridacchiare la giovane mentre tornava nella sua stanza.
- Fortunatamente
bastò trovare l'album delle foto di famiglia da cui non si
staccava
mai, tornò così dagli altri con quello stretto
tra le braccia.
- Lo
posò sul tavolo della cucina dove si erano radunati tutti e
cominciò
a sfogliarlo per scegliere le foto più adatte.
- Suo
nonno e sua nonna sorridenti mentre si tenevano per mano, i suoi
genitori che si guardavano innamorati... Era molto che non lo
sfogliava così attentamente e ebbe paura di scoppiare a
piangere
davanti a tutti i presenti; cercò di ricomporsi e
ricacciò le
lacrime e i ricordi in fondo al cuore sperando che nessuno si fosse
accorto di quel breve cedimento.
- -Non
sono molte...- sospirò il dio del tuono ma non appena si
accorse
della faccia imbronciata che aveva fatto la giovane si
affrettò a
rimediare -Ma se saremo fortunati il padre degli dei
riconoscerà in
uno dei tuoi parenti un asgardiano-
- Armida
sospirò attirando l'attenzione di tutti.
- -Tesoro,
tutto bene?-
- Le
chiese Stark.
- -Hai
dolore da qualche parte?-
- Lo
seguì il dottore.
- -Signorina
Armida, vuoi che ti prepari qualcosa?-
- Il
capitano si era già alzato per trafficare in quella bella
cucina.
- -Lady
Armida vuoi riposare ancora un po'?-
- Thor
le si era avvicinato con sguardo da cucciolo.
- E
poi sentì un suono di stizza.
- -Ma
che brave mammine tutti quanti- iniziò Loki -Ma vi siete,
non so,
accorti che la midgardiana in questione non ha cinque anni?-
- Arm
trovò difficile capire cosa pensasse davvero in quel momento
il dio
dell'inganno, i suoi occhi non lasciavano trasparire nulla, sembrava
semplicemente annoiato della situazione. Era stato perfettamente
immobile, poggiato con la schiena contro il muro, e zitto fino a quel
momento, era stata addirittura sul punto di dimenticarsi della sua
presenza, tra l'alto cosa molto difficile a farsi per il semplice
fatto che aveva sentito lo sguardo del dio sempre addosso.
- Ora
non le restava che capire se la cosa le faceva piacere o le dava
fastidio.
- Alla
fine un po' per tutte quelle domande e un po' per l'uscita del dio
norreno, la giovane si trovò di nuovo a ridere.
- -Ragazzi
sto bene- si mise a sedere -Devo solo abituarmi alla situazione- ed
era davvero quello che pensava -Però mangio volentieri
qualcosa-
- Il
capitano Rogers si illuminò in volto e si mise subito ai
fornelli.
- Pochi
minuti dopo stava già con la testa dentro al piatto
incurante degli
sguardi divertiti che si scambiavano gli Avengers.
- -Allora,
tesoro, dov'è finita tutta la tua grinta da guerriera che
hai tirato
fuori ieri sera?-
- Le
chiese Stark mentre sembrava versarsi un super alcolico. Vista l'ora
del pomeriggio non sembrava un'ottima mossa.
- -Che
avrei dovuto fare?- rispose ancora intenta a mangiare -Se vengo
attaccata rispondo, ma adesso mi sento piuttosto...- cercò
la parola
adatta da usare ma quella venne a galla nella sua mente mentre
passò
lo sguardo sui presenti -Sì, direi che mi sento al sicuro
qui con
voi... Fury e le sue spie non mi piacciono-
- Banner
accennò un sorriso capendo la reazione della giovane.
- -Tutto
questo è molto interessante- tutti si girarono verso il dio
dell'inganno, anche Armida che aveva il boccone in bocca -Ma non
credi fratello che dovremmo andare?-
- Si
erano radunati sul tetto dell'edificio per salutare i due dei diretti
su Asgard anche se la ragazza avrebbe prima voluto finire di
mangiare.
- -Lady
Armida, torneremo il prima possibile e spero con le risposte alle
domande che cerchi-
- I
modi antiquati di Thor la mettevano un po' in soggezione.
- -E
noi cercheremo di tenerla lontana dai guai-
- Sospirò
Stark facendo sorridere sia il dottore che il capitano.
- -Hey!-
protestò lei un po' indignata.
- I
due dei si spostarono un po' più al centro di quella
terrazza e
Armida seguì ogni loro movimento. Thor sembrava sprizzare
arcobaleni
e unicorni da ogni poro anche se attorno alla sua figura si percepiva
l'aura di potere che permeava tutto il suo corpo. Il dio del tuono
era un ragazzone dall'animo buono e non ci voleva molto a capirlo.
- Al
contrario Loki era una vera e propria incognita, di lui sapeva quello
che aveva studiato e alcune cose era riuscita ad appurare che non
erano vere. Non c'era modo di capire quello che pensava
perché se si
accorgeva che lo scrutavi con un po' più di attenzione
chiudeva le
porte al mondo che stava fuori.
- Ma
Armida, senza neanche rendersene del tutto conto, aveva iniziato a
desiderare di attraversare le porte dell'anima del dio norreno
dell'inganno e vedere quello che cercava di nascondere con tanta
ostinazione.
- -Tutte
queste seghe mentali e lo conosco solo da qualche ora... Andiamo
bene...-
- Sussurrò
a se stessa in italiano sperando che nessuno l'avesse sentita, quando
alzò di nuovo gli occhi si accorse che tutti stavano
guardando verso
il cielo.
- -Heimdall!-
urlò Thor versò l'alto -Apri il portale!-
- Pochi
secondi dopo una scia di luce dai colori dell'arcobaleno
arrivò
sulla terrazza alzando una nuvola di polvere.
- -Loki!
Thor!- la giovane attirò la loro attenzione prima che
sparissero
-Grazie!-
- -A
presto piccola midgardiana-
- In
un attimo erano già spariti e Armida rimase per un po' a
contemplare
il cielo con quella voce che le rimbalzava nella testa.
- Poteva
giurare di aver visto ghignare soddisfatto Loki poco prima che
venisse risucchiato da quel vortice di luce.
- -*-
- Si
divertiva.
- Ormai
lo aveva ammesso anche a se stesso. Quella midgardiana lo incuriosiva
a tal punto da dimenticare che odiava la sua razza.
- Mentre
lui e Thor percorrevano i lunghi corridoi del palazzo alcuni
inservienti e guardie si voltavano a guardarlo; gli occhi pieni di
odio e anche paura, diffidavano di lui, ma quella era la sua natura e
non poteva fare altrimenti.
- Senza
preavviso i ricordi tornarono a qualche giorno prima quando avevano
trovato la giovane. Lei aveva spostato lo sguardo da lui a Thor con
meraviglia e poi aveva aperto bocca.
- Testarda
e cocciuta come suo fratello.
- Ma
almeno sembrava avere qualcosa in quella sua testolina.
- -Figli
miei!-
- La
voce di Frigga lo riportò alla realtà. La loro
madre veniva loro
incontro a braccia aperte e abbracciò entrambi.
- Loki
si limitò ad assaporare il profumo di sua madre, era un
odore che
ricordava casa, famiglia... Affetti che lui non aveva più.
- -Padre
è nella sala del trono?-
- -Vi
sta già aspettando, Thor, Loki è andato tutto
bene su Midgard?-
- Il
dio dell'inganno lesse preoccupazione negli occhi della donna.
- -Abbiamo
trovato una giovane con una scintilla di Asgard dentro di se-
- Loki
vide sorpresa negli occhi della madre.
- -Sarà
meglio sbrigarci allora...-
- Disse
lei incamminandosi con passo svelto verso la sala del trono. Loki
vedeva che era preoccupata, dietro a quel sorriso di circostanza
c'era sicuramente qualcosa che turbava l'animo della dea.
- Il
padre degli dei stava parlando con dei funzionari quando loro
entrarono nella sala del trono, non appena si accorse della loro
presenza congedò gli uomini che aveva accanto.
- -Figli
miei!-
- Divertente.
- Loki
trovava davvero divertente come
Odino avesse cominciato di nuovo a considerarlo come parte della
famiglia dopo che gli aveva inflitto quella infinita prigionia nelle
celle di Asgard, straziato nell'anima e nel corpo dagli incubi
gentilmente offerti dal padre degli dei in persona che era andato a
scavare nelle paure più profonde del proprio figlio.
- Il dio
dell'inganno temeva che quel
vecchio fosse riuscito a scorgere qualcosa in fondo alla sua anima
per comportarsi di nuovo come un padre affettuoso.
- -Che
notizie giungono da Midgard?-
- -Abbiamo
trovato una giovane con una
scintilla di Asgard dentro di se... Lady Armida ha acconsentito a
darci alcune foto per permettervi di...-
- Il
padre degli dei alzò una mano per
farlo tacere.
- Adesso
Loki era veramente curioso di
sapere quale strano aneddoto avrebbe tirato fuori il vecchio barbuto.
- -Un mio
vecchio compagno d'armi mi chiese
di indebolire la sua scintilla e diventare così un umano e
lasciarlo
vivere su Midgard-
- Thor e
il dio dell'inganno si scambiarono
una breve occhiata. Sembrava che la loro vecchia complicità
stesse
tornando a galla nonostante tutti gli sforzi di Loki
affinché non
succedesse.
- -E per
quale ragione avrebbe fatto una
scelta così sciocca?-
- Il dio
norreno dell'inganno non riuscì a
fermare quel commento tagliente.
- -Perché
si era innamorato- rispose sua
madre posandogli una mano sul braccio destro -Spero che un giorno
troverai qualcuno che ti amerà così tanto da
farti dimenticare
anche te stesso-
- Loki
dovette distogliere lo sguardo da
quello della dea e chiuse di nuovo tutte le porte che davano sul
mondo esterno.
- -Questa
giovane- disse Odino prendendo
una foto di Armida con i genitori -È sicuramente una
discente del
dio della guerra (nome), gli somiglia molto... Specialmente gli
occhi- restituì la foto a Thor e guardò entrambi.
- -Nelle
tre generazioni che li separano la
scintilla asgardiana si è piano piano indebolita ancora di
più ma
il vostro arrivo su Midgard l'ha riaccesa di nuova vita. E se il
potere di questa giovane è anche solo la metà di
quello del suo
antenato dovete insegnarle ad usarlo-
- Quindi
non solo quella stupida
midgardiana era cocciuta come suo fratello, adesso
doveva
farle anche da balia...
- -Potrebbe
diventare pericolosa?-
- Chiese
Thor. Quella domanda non era del tutto fuori luogo, pensò
Loki, se
si considerava il fatto che le spie la ritenevano davvero una
minaccia per Midgard e i suoi inetti abitanti.
- -Non
consapevolmente- rispose stavolta Frigga -Anche voi da bambini avete
avuto lo stesso problema a controllarvi-
- Sorrise
a quel ricordo. Evidentemente avevano combinato qualche disastro di
cui il dio dell'inganno non si ricordava.
- -Miei
signori!-
- Una
delle guardie veniva loro incontro con passo svelto, lanciò
una
breve occhiata a Loki che si limitò a sorridere sornione
costringendo quella guardia a distogliere lo sguardo.
- -Heimdall
mi ha mandato ad avvertire il principe Thor e il principe Loki-
- Il
dio norreno dell'inganno odiava quando quelle stupide guardie si
dilungavano sui saluti e non andavano al punto.
- -Che
succede?-
- Fu
costretto a chiedere infatti il dio del tuono.
- -Heimdall
ha detto che ci sono dei problemi con la giovane ma non so altro
e....!-
- I
due dei non gli permisero di finire la frase dato che salutati
brevemente i due genitori si diressero al ponte arcobaleno per poi
tornare su Midgard.
- -Stupida
ragazzina...-
- Farfugliò
a denti stretti il dio dell'inganno stupendosi al tempo stesso di
come si fosse mosso in fretta per seguire il fratello e andare da
Armida.
grazie mille a tutti
quelli che si degnano di leggere la storia ^^
spero che continui a piacervi e, perché no, anche ad
incuriosirvi
-si inchina-
ringrazio chi ha inserito la sotira nei seguiti, nelle preferite e
nelle ricordate
-vi amo-
alla prossima
ciauuuuuuuu
M_Wonnie
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Capitolo 4 *** 4: Feel Like a Bomb ***
- Green Desires
4: Feel Like a Bomb
"I
want to hide the truth
I want to shelter you
But with the beast inside
There's nowhere we can hide"
Imagine Dragons - Demons
- -Cap!-
Armida attirò l'attenzione di Steve che sembrava totalmente
rapito da quella scatola magica che era la televisione, anche se
più
che scatola era dello spessore di un foglio...
- Stark e
le
sue invenzioni futuristiche mettevano in crisi anche i nati nel XXI
secolo.
- La
coppia
di fratelli era partita da qualche ora e Tony era andato in ufficio
perché era stato chiamato da Pepper.
- Nell'appartamento
erano rimasti solo Armida, il capitano e il dottor Banner.
- -Potresti
accompagnarmi all'università?- continuò la
ragazza -Ho
bisogno di alcuni libri-
- Gli
Avengers le avevano proibito si uscire da sola ma questo non le
impediva di farsi accompagnare da qualcuno.
- Comunque
l'università era una scusa come un'altra per prendere un po'
d'aria.
- Stark
le
aveva procurato un Jarvis da polso, come lo chiamava lui; era un
sottile braccialetto di non si sa bene quale lega che la manteneva
costantemente in contatto con tutti gli Avengers in caso di
necessità.
- Armida
era
rimasta totalmente affascinata dall'intelligenza artificiale qual era
Jarvis, lo aveva addirittura sentito fare delle battute sarcastiche a
Tony, cosa che l'aveva fatta ridere come non mai.
- -Nessun
problema-
- Il
capitano
Rogers si alzò dal divano portando le braccia sopra la testa
per sciogliere un po' i muscoli che si tesero sotto la sottile
maglietta a maniche corte che portava quel giorno.
- Prima
di
uscire i due salutarono il dottor Banner che, seduto al tavolo della
cucina con un bicchiere d'acqua in mano, stava sfogliando alcuni
fascicoli e ricordò loro di tornare in tempo per poi andare
alla sede dello S.H.I.E.L.D. e continuare quella bella chiacchierata
lasciata in sospeso la notte prima.
- Armida
avrebbe preferito farsi stritolare dalle spire del serpente
Jormungand che rivedere Fury e i suoi due animaletti addestrati.
- Come
sempre
il caos di New York la schiaffeggiò in pieno viso non appena
misero piede fuori dalla porta di vetro automatica. Sembrava che
anche il capitano non fosse ancora del tutto abituato a tutti quei
suoni e quei colori.
- -Non
prendiamo la macchina di Stark?-
- Chiese
il
ragazzone portandola di nuovo alla realtà.
- -Preferisco
camminare- gli sorrise, e guadagnare più tempo
possibile
fuori da quell'appartamento, aggiunse
mentalmente.
- Non
che odiasse stare insieme a quella banda di sciroccati ma aveva
bisogno di aria e anche di vedere i suoi migliori amici; in quelle
poche ore non aveva fatto altro che inviare a entrambi dei messaggi
non molto sensati anche dal suo stesso punto di vista ma non era
riuscita a fare niente di meglio quindi voleva vederli di persona e
parlarci a quattr'occhi.
- Tutto
sommato Steve era decisamente un ottimo compagno di passeggiate.
- Armida
si accorse che il ragazzo cercava di creare una conversazione
piacevole e sembrava essere totalmente a suo agio, ma non appena lei
lo guardava negli occhi il capitano distoglieva lo sguardo.
- La
giovane si chiese se il realtà quel membro degli Avengers
non
fosse un timidone con le donne.
- Il
problema, se si poteva ritenere come tale, era che, Steve Rogers, non
passava certo inosservato, ogni donna nel raggio di dieci metri si
voltava a squadralo da capo a piedi emettendo dei gridolini acuti,
alcune si erano addirittura avvicinate per chiedergli un autografo e
lanciare un'occhiataccia ad Armida che prontamente sospirava e alzava
le spalle come segno di noncuranza.
- Raggiunsero
con calma l'università mentre Steve si guardava attorno
quasi
affascinato.
- La
giovane ridacchiò.
- -Se
vuoi puoi aspettarmi nel bar alla fine di questo corridoio, non ci
metterò molto-
- Il
capitano continuava a guardarsi attorno come se fosse braccato.
- -Cap,
che succede? Devo solo prendere alcuni libri dalla biblioteca-
- Anche
Amida si trovò a guardarsi alle spalle aspettandosi di
vedere
dei cecchini con i fucili puntati sul suo petto.
- -Preferisco
non perderti di vista-
- Alla
giovane sembrò che volesse aggiungere altro a quella frase,
infatti Steve non tardò a cadere sotto il suo sguardo verde
e
penetrante.
- -È
solo che ho visto come ha reagito Thor dopo che l'agente Romanoff ti
aveva colpita per portarti alla base, era totalmente fuori di se e tu
eri solo svenuta- sembrò rabbrividire -Non voglio pensare a
cosa potrebbe fare se si arrabbiasse sul serio sapendo che ti
è
successo qualcosa-
- Sentendo
quel commento il petto di Armida sembrò scaldarsi di un
piacevole tepore, era bello sapere che qualcuno si preoccupava di te,
ancora meglio se quel qualcuno era una
divinità
norrena. Però il problema era un altro: perché le
era
venuto in mente Loki?
- Per
scacciare quei pensieri strani e molesti allungo il passo per
raggiungere l'enorme biblioteca dell'università, per tutti
coloro che amavano leggere o approfondire particolari argomenti quel
luogo era veramente la Terra Promessa.
- La
prima
volta che ci aveva messo piede non credette ai suoi occhi per la
vastità che aveva e la quantità di libri che
c'erano
dentro.
- Una
volta
varcata la soglia della biblioteca si diresse sicura verso il reparto
di mitologia e prese i primi due libri che le servivano, il terzo era
troppo in alto per la sua poca altezza.
- -Vuoi
una
mano?-
- Chiese
titubante Steve dopo l'ennesima imprecazione a denti stretti della
giovane.
- -Si...
Grazie-
- Armida
si
spostò per fare posto al capitano ed indicargli il volume
che
le interessava, senza neanche il minimo sforzo prese il tomo e lo
porse alla giovane.
- -Ti
servono
veramente tutti?-
- Arm
notò
lo sguardo quasi spaventato di Rogers nel notare il numero di pagine
che contenevano quei tre libri e gli sfuggì anche un gemito
di
sofferenza.
- -Il mio
professore vuole che aiuti una matricola con un compito sui nostri
amici di Asgard, potrei chiedere direttamente a Thor e Loki ma credo
che al prof interessi molto di più quello che c'è
scritto sui manuali rispetto alla verità che mi possono
raccontare i due dei norreni-
- Ridacchiò.
- -Non mi
sembra un ragionamento molto sensato...-
- Disse
alla
fine Steve mentre Armida dava la tessera della biblioteca all'addetta
per fare registrare il prestito.
- La
giovane
alzò le spalle.
- -Lo so,
ma
di recente ho appurato che la stragrande maggioranza dei docenti
rimane attaccata a quello che dicono i manuali-
- Uno
sguardo
veloce al volto di Rogers le fece capire non condivideva quel
pensiero, e anche lei che era così curiosa non poteva certo
dargli torto.
- Una
volta
salutata e ringraziata la bibliotecaria di turno i due giovani
passarono dal silenzio ovattato della biblioteca al chiassoso vivere
delle strade di New York.
- Armida
riuscì a convincere Steve e fermarsi a mangiare qualcosa per
strada, il fatto che fossero già in ritardo per
l'appuntamento
galante con lo S.H.I.E.L.D. non la turbava neanche un po'.
- -Devo
chiedertelo Armida- lei alzò gli occhi dal suo
caffè
-Come mai hai preso le difese di Loki l'altra sera?-
- La
giovane
alzò un sopracciglio confusa.
- -Non
ricordo di aver fatto niente del genere...-
- Seriamente,
non ricordava di aver detto o fatto qualcosa come prendere le parti
del dio norreno dell'inganno.
- -Quando
hai
chiesto ai due agenti quante persone avevano ucciso fino a quel
momento...-
- -Ooooh
quello...-
- Armida
evitò accuratamente di guardare il capitano negli occhi, si
concentrò invece sulle persone che passavano a poco
più
di mezzo metro dal loro tavolo e sulle macchine che sfrecciavano
sulla strada poco lontana ma molto trafficata di New York.
- -Non
era
mia intenzione difenderlo...- iniziò lei questa volta
piantando i suoi occhi verdi in quelli di Rogers -Ma ero arrabbiata,
avevo paura e mi è sembrato ironico che
un gruppo di spie addestrate a uccidere e non fare domande facesse
dei discorsi del genere... Tutto qui, non volevo difendere nessuno,
soltanto me stessa-
- Il
capitano sembrò accettare quella confessione e
tornò a
concentrarsi sul panino che aveva davanti.
- Armida
aveva capito in poco tempo che Loki non era benvoluto sulla terra, e
dopo tutto quello che aveva combinato a New York non poteva che
essere d'accordo con la banda degli Avengers ma non riusciva ad
odiare quel dio dell'inganno che ostentava sicurezza e spavalderia
all'esterno, mentre dentro di se sembrava diviso da una continua
lotta interiore che ogni tanto sfuggiva al controllo del dio norreno
e traspariva dai suoi occhi verdi.
- La
ragazza
si sorprese a pensare se davvero riuscisse a capire così
bene
quello strano dio dai seri problemi...
- Sospirando
portò l'ultimo sorso di caffè alle labbra e in
quell'esatto momento il mondo sembrò precipitare insieme al
grido di Steve.
- -*-
- Tony
Stark era appena rientrato nell'appartamento di New York sperando di
trovarlo chiassoso come l'aveva lasciato, invece ad attenderlo c'era
solo il dottor Banner.
- -Dov'è
Armida?-
- Chiese
guardandosi attorno, aspettandosi da un momento all'altro di vederla
aprire la porta della sua camera.
- -È
uscita con Rogers... Doveva prendere alcuni libri dalla biblioteca-
- -Quindi
niente appuntamento con le nostre spie assassine preferite?-
- Chiese
sarcastico Tony versandosi un super alcolico.
- -A Fury
non
piacerà...-
- Nonostante
l'affermazione del dottore nessuno dei due sembrava preoccuparsi
dell'ira che si sarebbe scatenata su di loro e sulla ragazza se
avessero, e ormai era certo, saltato l'incontro con lo S.H.I.E.L.D.
- -Signore...-
- -Cosa
c'è Jarvis-
- -Ci
sono
dei problemi con la signorina Armida-
- Nell'esatto
momento in cui l'intelligenza artificiale di Jarvis aveva dato
quell'informazione i due uomini sentirono l'ormai familiare suono
dell'atterraggio sul tetto dei due dei norreni.
- Mentre
Stark indossava l'armatura e Banner individuava il punto esatto in
cui si trovavano Armida e Steve il dio del tuono e suo fratello
entrarono senza tanti complimenti.
- -C'è
un...-
- Iniziò
Thor ma Stark non lo fece neanche finire.
- -Un problema,
si, lo sappiamo riccioli d'oro... Grazie per
l'informazione-
- Loki
non poté trattenere un ghigno all'appellativo che l'uomo di
metallo aveva dato a suo fratello.
- Quello
che si trovarono davanti, una volta arrivati sul posto, sorprese
anche il dio dell'inganno.
- La
situazione aveva già preso una piega che Loki sperava
arrivasse solo dopo qualche settimana che avessero iniziato a
istruire la midgardiana su come controllare la sua energia.
- Qualcosa
doveva averla spaventata nel profondo per reagire in un modo
così... Esplosivo.
- -Jarvis!
Individua Armida e il nostro capitan ghiacciolo!-
- -Subito
signore-
- Quando
Stark si mosse, evidentemente dopo aver individuato i due, i fratelli
di Asgard lo seguirono evitando le macchine capovolte e i detriti.
- -È
possibile che la giovane amica possa aver fatto tutto questo?-
- Chiese
ancora sbigottito Thor lanciando una breve occhiata la fratello.
- -Evidentemente,
fratello-
- Quando
i tre intravidero la figura di Steve Rogers affrettarono ancora di
più il passo. Persone impaurite venivano loro incontro dalla
parte opposta.
- Armida
era rannicchiata su se stessa e si teneva la testa tra le mani,
singhiozzava sommessamente e tutto il suo corpo tremava come una
foglia.
- Gli
occhi sbarrati dal terrore e puntati verso il vuoto davanti a se, non
si accorse neanche delle persone che le si erano avvicinate. Le voci
erano ronzii confusi nelle sue orecchie.
- Che
cosa aveva combinato?
- Che
cosa aveva dentro di se?
- Gli
occhi le le si riempirono di lacrime e cercò di alzarsi
dalla
sua posizione fetale ma le gambe cedettero e si trovò di
nuovo
a terra, il respiro affannoso. Voleva scappare.
- Nascondersi
al mondo e non fare del male a nessuno; com'era possibile che si
fosse ritrovata in una situazione del genere quando solo quarantotto
ore prima credeva di essere una comune ragazza?
- -Armida!
Guardaci!-
- Stark
la prese per le spalle e la scosse brevemente attirando quegli occhi
verdi su di lui.
- -Tesoro
va tutto bene- il suo sorriso sembrò rassicurare per un po'
la
giovane -Adesso andiamo a casa e il dottor Banner ti
preparerà
qualcosa di buono-
- La
ragazza prese la mano che Steve le porgeva, questa volta
riuscì
ad alzarsi in piedi nonostante la gambe fossero ancora un po'
traballanti.
- -Qualcosa
al cioccolato?-
- Chiese
lei speranzosa.
- -Tutto
quello che vuoi, tesoro-
- Rise
Tony, sollevato nel sentire la voce della giovane già un po'
più sicura.
- Loki
guardava la scena un po' in disparte con Thor. Per il dio
dell'inganno gli umani erano troppo sentimentali, e anche in quel
momento il suo giudizio non cambiò.
- Sentiva
il potere che era stato liberato che strisciava ancora sulla strada e
sulle carcasse delle macchine. Dovevano insegnarle al più
presto a controllare e incanalare quell'energia che tutto ad un
tratto quella midgardiana si era ritrovata nel suo corpicino.
- Il
gruppo
cominciò a muoversi per tornare a casa, la polizia era stata
avvertita dal dottor Banner e messa al corrente di una versione dei
fatti non proprio veritiera ma atta a soddisfare le esigenze dei
media e di qualche curioso.
- -Adesso
ti
portiamo a casa, Arm...-
- Loki
vide
il braccio del capitano stringersi intorno a quelle spalle minute e
ancora un po' tremanti ma la midgardiana non stava guardando Steve, i
suoi occhi verdi incontrarono quelli del dio dell'inganno.
- Passato
il
momento di crisi la giovane aveva già riacquistato il
controllo su se stessa e sulle sue emozioni, certo, prima aveva
distrutto una strada di New York ma in lei riaffiorava di nuovo la
forza e la testardaggine che Loki aveva visto fin dal primo giorno
che l'avevano incontrata.
- -Sei
silenzioso...-
- Disse
infatti Armida mentre il capitano la aiutava un po' a camminare. Il
dio dell'inganno non si prese neanche il disturbo di guardarla negli
occhi.
- -Sto
solo
valutando la situazione, midgardiana-
- La
ragazza
non rispose ne ribatté in nessun modo, fatto che sorprese e
rilassò Loki al tempo stesso, se la diretta interessata non
faceva domande lui poteva tranquillamente rimandare le spiegazioni e
prendersi più tempo per pensare e trovare un metodo di
allenamento che fosse adatto ad una stupida e piccola midgardiana.
- -Vi
aspetto
a casa ragazzi- disse Stark preparandosi per alzarsi in volo -Stasera
shawarma per tutti-
- In
quell'istante quattro macchine nere bloccarono il passaggio al gruppo
e fecero ringhiare di stizza Tony che si stava già
pregustando
il suo meritato, secondo lui, shawarma.
- Una
decida
di agenti S.H.I.E.L.D. scese dalle auto e circondò i cinque,
i
due dei norreni erano già pronti ad attaccare.
- -Signori-
Fury si era appena avvicinato e già iniziava con la sua
ramanzina -Avete mancato il nostro appuntamento, e cosa non meno
importante la nostra amica qui presente ha combinato un bel disastro-
- Rogers
cercò di intervenire e spiegare come erano andate le cose ma
Nick Fury non lo lasciò neanche iniziare.
- -Deve
venire con noi signorina-
- L'unico
suo
occhio buono intercettò quelli verdi di lei che cercarono in
tutti i modi di sostenere quello sguardo ma per il secondo giorno
consecutivo le emozioni erano state troppe e troppo forti, a quel
punto era veramente stanca di lottare.
- Loki
avrebbe tanto voluto fare del male a quel midgardiano di nome Fury,
non per la ragazza ovviamente, semplicemente perché
quell'uomo
gli dava sui nervi.
- Mentre
si
avvicinava a due agenti Thor si fece avanti bloccandole la visuale.
- -Voglio
essere presente a quello che avete intenzione di farle- l'aria si
caricò di energia statica -E se non mi piacerà la
porterò via immediatamente dai vostri laboratori-
- Senza
prestare attenzione all'ennesimo atto di eroismo di Thor, il dio
dell'inganno si inginocchiò velocemente per raccogliere uno
strano oggetto di forma regolare, simile ad un ottaedro e dal colore
azzurrognolo.
- -*-
- Armida
era di nuovo in quella camera di vetro dove si era svegliata la prima
volta, solo che in quel momento ci era entrata di sua spontanea
volontà.
- Si
era sottoposta ad ogni esame possibile mentre il gruppo degli
Avengers la guardava con aria preoccupata, una volta che Thor si era
fatto avanti per non lasciarla sola anche Rogers e Stark si erano
uniti al gruppo, Bruce li aveva raggiunti direttamente al laboratorio
mentre Loki, che in quel momento la osservava con distacco assorbendo
ogni informazione che poteva essere utile, si era aggiunto al gruppo
solo perché non poteva fare altrimenti.
- Il
dottor Banner aveva partecipato in prima persona agli esami e aveva
cercato di rassicurarla in ogni modo e Armida gli sorrideva con un
sorriso un po' tirato.
- -Adesso
aspetta qui tranquilla, tra poco ti faremo uscire e sapremo qualcosa
in più su quello che ti sta succedendo-
- Bruce
le posò una mano sulla spalla e poi uscì
circondato
immediatamente da tutti gli altri.
- -Allora
come sta la nostra ragazza?-
- Chiese
subito Stark.
- -I
suoi valori sono normali e stabili, non c'è niente che non
vada in lei, tranne qualche graffio superficiale e...-
- -E
il fatto che può distruggere un intero isolato se solo lo
volesse-
- Intervenne
il capitano.
- Non
aveva paura, però aveva visto quello che poteva fare e ne
era
rimasto sconvolto.
- -Per
rimanere in tema, capitano, che cos'è successo di preciso?-
- Tutti
gli occhi si puntarono su Steve Rogers, compreso quelli di Armida,
che dall'altra parte del vetro, sembrava aver sentito la
conversazione ma un attimo dopo tornò a concentrarsi sugli
aghi che aveva di nuovo infilati nel braccio sinistro.
- -Eravamo
seduti in un bar- iniziò, a quel punto si era avvicinato
anche
Fury con le due spie -Ad un tavolino all'esterno, lungo il
marciapiede, quando ad un tratto un auto ha sbandato ed ha distrutto
una vetrina proprio vicino a noi- fece una pausa -Fortunatamente sono
riuscito ad afferrare Armida e spostarla in tempo ma...-
- Loki
ascoltava attento come tutti gli altri, doveva scoprire l'origine di
quella perdita di controllo altrimenti non avrebbe saputo come
contrastare le successive crisi, se mai si fossero verificate.
- -Ma
l'uomo alla guida era riverso senza vita fuori dal finestrino...
Quando Armida l'ha visto si è paralizzata per un attimo e
poi
ha cominciato ad urlare, da li la situazione è veramente
precipitata- si grattò la nuca come per scusarsi -La sua
energia, o almeno credo, ha iniziato ad uscire da lei a diverse
ondate e ogni volta distruttive come la prima-
- -L'incidente
dei suoi genitori-
- Disse
sicuro Tony.
- Agli
sguardi curiosi e sorpresi di tutti gli altri, tranne del signor Fury
e delle due spie, Stark rispose con un'eloquente alzata di
sopracciglia.
- -Nessuno
di voi ha letto i fascicoli?- era decisamente sconvolto -E con letto
intendo
letti sul serio-
- Thor
e il capitano si guardarono con sguardo colpevole.
- Stark
alzò gli occhi al cielo e iniziò con voce
monotona come
se stesse spiegando la stessa cosa per la milionesima volta ad un
gruppo di idioti.
- -I
suoi genitori sono morti in un incidente stradale quando lei aveva
dieci anni, Armida era in macchina con loro ed è riuscita a
sopravvivere grazie ai corpi di sua madre e suo padre che l'hanno
protetta...- prese un profondo respiro -I soccorritori li hanno
trovati abbracciati alla giovane Armida-
- Un
silenzio imbarazzato si diffuse tra i presenti finché non
sentirono bussare al vetro.
- -Dottor
Banner?- la voce della giovane giungeva ovattata al di la del vetro
-Posso uscire da questo acquario se avete finito di sezionarmi come
una rana?-
- Stark
ridacchiò e il dottore incrociò brevemente lo
sguardo
con Fury per avere la sua approvazione.
- -Va
bene, falla uscire-
- Cedette
infine.
- La
ragazza andò loro incontro stiracchiandosi come una gatta e
sorridendo per la prima volta imbarazzata davanti a quegli uomini
straordinari.
- -Mi
dispiace per quello che è successo...- guardò
Steve
-Non ti ho fatto male vero capitano?-
- -Sono
solo sorpreso-
- Sorrise
di rimando lui.
- Qualcuno
alle loro spalle sbuffò spazientito e tutti si voltarono per
guardare Loki poggiato elegantemente ad un muro.
- -E
anche fortunato- il dio dell'inganno lanciò al fratello il
piccolo oggetto che aveva trovato poche ore prima -Osservalo bene-
- Loki
vide l'incredulità di Thor e poi lo sguardo del dio del
tuono
che si spostava sulla giovane midgardiana, lei non sapeva chi
guardare.
- -È
ghiaccio?- il dio norreno del fulmine sembrava
molto scettico
-E tu, fratello, credi che sia stata la giovane amica a crearlo?-
- -Potreste
evitare di parlare come se io non fossi presente?-
- Intervenne
lei.
- -Ne
sono più che sicuro- rispose Loki non facendo caso alle
lamentele della giovane -Ed è per questo che dobbiamo
tornare
su Asgard al più presto... Devo avere più
informazioni
e tu, fratello, devi farti venire in mente qualcosa per gestire
questa sua nuova forza-
- Adesso,
entrambi gli dei norreni, stavano guardando Armida negli occhi.
- -Mi
lasciate sola?-
- Per
la prima volta, nella voce della midgardiana, Loki sentì una
nota di panico; possibile che avesse paura di rimanere sola con i
suoi simili?
- Il
dio dell'inganno si scrollò quella domanda di dosso e
tornò
a guardare Thor che a quel punto stava parlando con il resto degli
Avengers e il direttore Fury.
- -Domani
torneremo su Asgard per continuare la conversazione che abbiamo
interrotto con nostro Padre, tu, giovane amica, dovrai pazientare
ancora un po' per...-
- Armida
non stava di nuovo ascoltando quello che le veniva detto e
trotterellava per la stanza come se fosse stata in un supermercato ,
armeggiando curiosa con quello che trovava e poi rimettendolo nel
posto dove l'aveva preso.
- Loki
si fermò un attimo ad osservarla: se qualcosa non le tornava
o
non riusciva a capire a cosa serviva, arricciava brevemente il labbro
superiore, se invece riusciva a capire la funzione di quel
determinato oggetto i suoi occhi brillavano per un attimo.
- Era
decisamente un'umana strana... Quasi quanto quella petulante
midgardiana che andava dietro a suo fratello.
- La
giovane sembrava non accorgersi del silenzio che si era creato
attorno a lei mentre tutti la guardavano, chi divertito ed entusiasta
di tutta quella vivacità mentale e chi infastidito da quella
mancanza di rispetto.
- -*-
- Armida
era entusiasta.
- Finalmente
riusciva a mettere le mani su tutti quegli oggetti S.H.I.E.L.D. che
aveva solo potuto ammirare da lontano la prima volta... E mandare sui
nervi le spie le avrebbe risolto sicuramente la giornata dopo il
recente evento.
- Ci
mancavano solo il ghiaccio a completare la scia di stranezze che
aveva cominciato a seguirla da qualche giorno.
- Si
lasciò scappare un sospiro, non voleva mostrarsi debole,
almeno non davanti agli agenti S.H.I.E.L.D. che sembravano temerla
come la peste durante il medioevo.
- Le
spie sembravano preferirla morta, oppure rinchiusa in qualche bunker
non si sa dove, piuttosto che averla libera per le strade di New York
ma lei voleva continuare la sua vita, dannazione!
- Mentre
rimuginava, borbottando qualche parola a mezza voce, si accorse
finalmente del silenzio che era calato nella stanza, tutti gli
Avengers la stavano fissando e Stark ridacchiava.
- -Signorina-
intervenne perentorio Fury -Lei sta mettendo a dura prova la nostra
pazienza-
- -Mmh...
Credo che l'unica messa a dura prova sia la sua, gli altri mi
sembrano piuttosto rilassati-
- E
lanciò una breve occhiata al resto dei presenti che
effettivamente sembravano piuttosto rilassati, gli unici con i nervi
a fior di pelle erano le spie e Armida dovette ammettere che gran
parte del merito era suo.
- Prima
che gli agenti S.H.I.E.L.D. iniziassero di nuovo una discussione con
la giovane, Thor intervenne.
- -Giovane
Armida- lei si voltò -Una volta a casa ti aggiorneremo su
quello che siamo riusciti a scoprire in quel poco tempo che siamo
rimasti ad Asgard-
- Lei
annuì e si sbrigò a raccogliere le poche cose che
si
era portata dietro per uscire, compresi i libri della biblioteca.
- Gli
Avengers erano pronti a tornare a casa ma prima la ragazza decise che
era meglio mettere in chiaro le cose con quelle tre spie
psicopatiche.
- -Signor
Fury?-
- Lui
la osservò con il suo unico occhio buono.
- -Senta...-
prese un bel respiro -Lo so che l'attacco avvenuto pochi mesi fa ha
lasciato un segno profondo...-
- L'uomo
tentò di intervenire ma la giovane lo fermò
alzando una
mano, probabilmente era l'unica a riuscire in un'impresa del genere.
- -Ma
se questi poteri ormai fanno parte di me le posso dire con estrema
sicurezza che non metterei mai in pericolo le persone a cui voglio
bene ne nessun altro-
- I
suoi occhi verdi brillavano di decisione e fermezza.
- -Se
ha paura che perda di nuovo il controllo mi impegnerò fin da
subito nell'esercitarmi a controllarlo e...!-
- La
mano di Tony Stark si stringe gentilmente sulla sua spalla.
- -E
adesso è l'ora di andare a casa, hai avuto due giornate
davvero pesanti- anche lui adesso guardava il capo delle spie
-Ovviamente se lei è d'accordo, Fury-
- L'interessato
si trovò a fronteggiare lo sguardo di tutti quegli uomini
straordinari ai quali adesso sembrava essersi aggiunta una nuova
recluta.
- -Andatevene!-
rischiò di mettersi a ridere nonostante la situazione,
incredibile come in due giorni gli Avengers avessero deciso di
mettere quella ragazza sotto la loro ala protettrice -Ma ti avverto
Stark, voglio che la signorina Armida sia puntuale ai nostri prossimi
appuntamenti di verifica-
- -Si
si- rispose sbrigativo il miliardario -Porterò qualche
bottiglia di vino per il nostro colloquio galante-
- Quando
tutti furono usciti e gli unici rimasti furono le tre spie, la Vedova
nera si decise finalmente a parlare.
- -Si
fida così tanto di loro, signore?-
- -Devo
fidarmi-
- Fury
fece per andarsene ma fu di nuovo fermato da °Occhio di Falco.
- -Ma
non ha raccontato loro tutta la storia-
- Il
capo dello S.H.I.E.L.D. si voltò a guardarli.
- -E
per adesso non hanno bisogno di saperlo, vediamo come si evolve la
situazione della ragazza, se necessario li metteremo al corrente di
tutto...-
- Un
attimo di silenzio.
- -Avevate
una missione da svolgere se non sbaglio-
- Senza
batter ciglio Natasha e Clint uscirono dalla stanza lasciando Fury
immerso nei suoi pensieri.
- -*-
- Come
aveva promesso, Stark ordinò shawarma per tutti e Armida
riuscì finalmente ad incontrare una delle donne che
più
ammirava al mondo: Pepper Potts.
- Bella,
intelligente, capace di sopportare Tony Stark e dotata di
così
tanta eleganza che alla giovane facevano male gli occhi ad osservarla
per troppo tempo. All'inizio si era sentita un po' in soggezione ma
dopo aver visto Pepper insultare il miliardario per non averla
informata su Armida, le fece capire che erano un normale coppia di
fidanzati... Per quanto normale possano essere.
- Mentre
i due continuavano a battibeccarsi la giovane sentì di nuovo
quegli occhi che la osservavano. Quando si voltò Loki non
batté ciglio e continuò a scrutarla
così lei
decise di avvicinarsi.
- -Hai
scoperto qualcosa su di me dio dell'inganno?-
- Loki
aspettò qualche secondo prima di rispondere e non appena
aprì
la bocca per farlo intervenne il suo caro e biondo fratello.
- -Tuo
nonno, giovane Armida, era uno dei guerrieri di nostro padre, Odino,
e...-
- -So
chi è vostro padre- disse quasi risentita -Ricordi? Io vi
studio... In un certo senso-
- Aggiunse
sventolando una mano con fare noncurante mentre nell'altra teneva un
succo di frutta, dato che Tony non aveva voluto che si avvicinasse a
nessun tipo di alcolico.
- Il
dio dell'inganno si lasciò sfuggire un piccolo sorriso.
- -Quindi...
Tuo nonno scese su Midgard per una missione ma quando conobbe quella
che sarà tua nonna chiese a nostro padre di poter rimanere
sulla terra e dalla loro unione è nato tuo padre, giusto?-
- -Si,
esatto-
- La
risposta di Armida era stata più un riflesso incondizionato
che qualcosa di ragionato, c'era un punto che non le tornava.
- Iniziò
a fare qualche passo avanti e indietro di fronte ai due dei norreni
che la osservavano.
- Il
resto del gruppo degli Avengers e Pepper intanto continuavano a
parlare tranquillamente sorseggiando i loro drink ad alto contenuto
alcolico che, in quel momento, Armida invidiava tanto. Anche solo un
bicchiere di vino le sarebbe stato di aiuto in quel momento.
- -Qualcosa
ti turba, midgardiana?-
- Armida
riconobbe che Loki era decisamente un ottimo osservatore e la sua
sembrava più un'affermazione che una domanda.
- -Come
ha fatto mio nonno ha superare l'ostacolo dell'età? Voi non
invecchiate allo stesso modo, e comunque ho un nome-
- Aggiunse
per il dio dell'inganno a cui Thor ghignò divertito.
- -È
una delle cose che ho intenzione di chiedere al nostro caro padre
quando torneremo su Asgard... Quello che mi affascina di più
è
come ha fatto a mantenere intatta la Scintilla-
- -Altrimenti
non sarebbe arrivata a te giovane Armida per poi risvegliarsi con
l'attacco alla vostra città di New York-
- -Bravo
fratello, vedo che hai fatto i compiti a casa-
- Fu
la volta della giovane di ridere.
- La
giovane non riusciva a capire che tipo di rapporto ci fosse tra quei
due semidei asgardiani, sui suoi libri non veniva accennato quasi
niente e quel poco doveva essere decisamente rivisto, come del resto
molti altri dettagli.
- La
loro ascesa sulla terra mischiava tutte le carte in tavola.
- Il
mondo stava cambiando e Armida, che lo volesse o meno, insieme ad
esso.
- -Che
ne dite se la lasciamo riposare?-
- La
mano si Stark che si posava sulla sua spalla interruppe il flusso dei
pensieri.
- -Ma
non son...-
- Armida
non riuscì a terminare la frase dato che uno sbadiglio la
interruppe facendo sorridere gli Avengers insieme a Pepper e ghignare
il dio dell'inganno.
- -Ok...
Forse hai ragione-
- Ammise
passandosi una mano tra i capelli e continuando a sbadigliare. Tutto
ad un tratto la fatica e la tensione dei due giorni precedenti le si
rovesciarono addosso come una doccia fredda facendola quasi
vacillare. Salutò quella che sembrava essere il suo nuovo
gruppo di amici e si diresse verso la stanza. Una volta chiusasi la
porta alle spalle un lungo sospiro le uscì dalle labbra; non
seppe se di sollievo o semplicemente per un riflesso incondizionato.
- Dal
giorno seguente avrebbe dovuto fare tante cose: iniziare
l'allenamento, di cui ancora non sapeva niente ma di sicuro l'avrebbe
stremata se ci avesse messo le mani quel dio dell'inganno...
- E
poi doveva assolutamente chiamare Anna e Jack, non aveva avuto il
coraggio di guardare il cellulare. Erano sicuramente furiosi e
incazzosi come bisce.
- Ma
ci avrebbe pensato domani...
- Si
addormentò cullata dal lieve mormorio che proveniva
dall'altra
stanza e la sensazione che qualcuno vegliasse su di lei.
- -*-
- Loki
non aveva chiuso occhio per l'ennesima notte di seguito.
- Un
sonno tranquillo.
- Era
diventato il suo desiderio ricorrente, per i corvi di Odino!! Ma le
luci dell'alba furono impietose e riempirono la stanza, aveva passato
ore a pensare a cosa fare con quella midgardiana e il suo potere.
Thor sembrava essersi già affezionato alla giovane e forse
riusciva anche a capirne il perché: orgogliosa, testarda e
piena di quello stupido coraggio midgardiano che
contraddistingueva quella razza da tutte le altre dei Nove Regni.
- Con
la mente vagò per qualche minuto oltre le enormi finestre di
quella stanza che si aprivano sul panorama di New York ma un piccolo
mugolio sotto le coperte lo fece tornare alla realtà.
- La
midgardiana si stava svegliando e non era saggio farsi trovare nella
sua stanza.
- Prima
che lei aprisse gli occhi il dio dell'inganno se ne era andato con un
leggero fruscio senza lasciare traccia del suo passaggio.
- Loki
scrutava suo fratello mentre parlava con tutto il gruppo degli
Avengers, sicuramente stava dando qualche consiglio a quel gruppo
eterogeneo di eroi per contenere il potere della
giovane
midgardiana.
- Quella
Armida guardava il biondo Thor come se fosse stato oro colato e la
più prelibata delle leccornie, riuscì a stento
reprimere un conato di vomito per tutta quella adorazione.
- -Bene-
disse il dio del tuono -Prima partiremo e prima saremo in grado di
tornare con delle risposte-
- Loki
vide lo sguardo del fratello spostarsi verso Armida.
- -Giovane
amica, sono convinto che durante la nostra assenza andrà
tutto
bene-
- Il
dio dell'inganno la vide arcuare un sopracciglio e il suo sguardo
farsi scettico.
- -Si
ok... Ma io non devo fare niente?-
- Loki
decise a quel punto di intervenire nella conversazione e si
avvicinò
al gruppo.
- -Devi
aumentare la tua resistenza fisica, il tuo potere aumenterà,
su questo sono certo, quindi devi essere in grado di contenerlo...-
fece una breve pausa sfoggiando uno di quei sorrisi che potevano dire
tutto o niente -E come sei adesso...-
- Lasciò
volutamente la frase in sospeso divertendosi nel vedere il volto
della midgardiana diventare rosso mentre si accorgeva del significato
di quelle parole.
- Il
dio dell'inganno la vide serrare i pugni e poi spostare malamente
Thor che le impediva parzialmente il passaggio per raggiungerlo.
- Loki
vide fuoco verde brillare in quegli occhi.
- -Ascoltami
bene dio dell'inganno di 'sto...!-
- Il
dio in questione le impedì di proseguire oltre
perché
le posò una mano sulla bocca avvicinando paurosamente i loro
visi.
- Poteva
specchiarsi in quegli occhi così simili ai suoi.
- -La
giovane Armida
si è
inorgoglita-
- La
schernì Loki, ma non dette segni di lasciare la presa sulla
bocca di lei.
- -Il
ghiaccio-
- Il
dio vide un punto interrogativo formarsi sulla faccia della giovane.
- -Voglio
che impari a materializzarlo, la prima volta è stata una
reazione alla tua paura, ora devi capire come
riuscire a farlo
a comando- lasciò la presa -È
tutto quello che devi fare mentre noi saremo via- abbracciò
il
resto del gruppo con uno sguardo -Ovviamente i tuoi amici dovranno
darti una mano-
- Lo
sbuffare di Stark fece da contorno a quella bella scenetta.
-
- alloooooooora
:D
- sono giunta
finalmente alla fine di questo capitolo uff!!
- è
stato quasi un parto xD
- spero come
sempre che vi sia piaciuto e ringrazio chi ha inserito la storia tra le
preferite, ricordate e seguite ^^
- *si inchina*
- alla
prossima
- ciauuuuuuu
- M_Wonnie
|
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Capitolo 5 *** 5: Stabbed in the Back ***
- Green
Desires
- 5:
Stabbed in
the Back
- “[...]
Every little thing that I've known is every
- thing
I need to let go... [...]”
- Ashes
Remain – On My Own
- Niente.
- Loki
non aveva trovato assolutamente niente riguardo a
dei
midgardiani con una scintilla di Asgard ancora attiva dentro il loro
debole corpo.
- Erano
ormai due giorni che vagava e leggeva nell'immensa biblioteca di
Asgard e non aveva trovato niente.
- Stava
sfogliando l'ennesimo libro polveroso quando sua madre entrò
silenziosa.
- -Dovresti
riposare...-
- Il
dio dell'inganno cercò di ignorarla.
- -Heimdall
dice che la giovane sta bene- nessuna risposta -Sembra una ragazza
forte, suo nonno era...-
- -Uno
stolto?-
- La
interruppe Loki.
- -L'amore
per una donna midgardiana gli ha fatto prendere quella difficile
decisione, vivere accanto a lei aveva un prezzo e lo ha accettato-
- Frigga
gli sorrise enigmatica.
- Ma
il dio dell'inganno continuava a non capire come un dio della guerra
si fosse abbassato a vivere la sua vita come mero umano; gli dei
della guerra su Asgard erano tra i più stimati e godevano di
enormi privilegi*, che uno di loro potesse rinunciarvi...
- No.
- Loki
non lo capiva.
- Perso
nei suoi pensieri non si accorse neanche che Frigga, silenziosa come
era arrivata, lo aveva lasciato di nuovo al suo lavoro.
- Un
lavoro che per il momento non stata dando i suoi frutti; in quel
momento avrebbe preferito essere su Midgard, e questo la dice lunga
sulla sua disperazione, per vedere come se la stava cavando la
giovane Armida con il suo allenamento.
- A
dire il vero avrebbe voluto vedere come se la cavano il gruppo degli
Avengers con quel potere che a vista d'occhio stava riempiendo il
corpicino della giovane.
- Gli
sfuggì un ghigno.
- Aveva
sempre gioito nel vedere quel gruppo male assortito che perdeva il
controllo sulle situazioni più disparate. Non che perdesse
troppo tempo nello stare ad osservarli ma il caos
faceva
parte della sua natura e quella Armida, volente o nolente, lo aveva
portato tra gli Avengers.
- Dopo
quel breve intermezzo cercò di riportare la sua attenzione
sulla sua “missione”.
- Si
alzò dalla sedia andando a cercare nuovi tomi da potere
sfogliare e finalmente trovare qualche informazione utile.
- Aveva
sfogliato ogni volume, anche quelli in lingue ormai morte da tempo ma
il risultato era sempre lo stesso: niente.
- La
luce che proveniva dalle finestre fece capire a Loki che il giorno
stava per finire senza nessun risultato.
- Alzò
gli occhi al cielo verso quelle vetrate così chiare e
trasparenti che sembravano non esserci... E in quel momento un'idea
gli balenò in testa.
- Come
poteva trovare qualcosa che non c'era?
- Forse
non aveva scoperto niente su umani con una scintilla di Asgard
perché... Perché cosa?
- Il
groviglio di idee che aveva avuto gli stava scivolando tra le dita.
- Il
dio dell'inganno imprecò a denti stretti.
- C'era
un'unica persona su Asgard che potesse rispondere alle sue domande e
ai nuovi dubbi: l'Anziana saggia.
- Aveva
sperato di evitare l'incontro con quella vecchietta ma evidentemente
il Fato aveva deciso in altro modo.
- L'Anziana
lo aveva sempre deriso, pur bonariamente, ma Loki non lo sopportava;
di solito finivano per urlarsi contro con l'unico risultato di essere
preso in giro ancora di più dalla Saggia.
- Loki
sospirò.
- Tutto
questo solo per un'unica midgardiana.
- -*-
- La
sala del trono di Asgard era illuminata dalla calda luce del
pomeriggio; solo due figure si ergevano nell'enorme salone.
- Il
Padre di Tutto era rilassato come non lo era stato da molto tempo,
nonostante il, chiamiamolo contrattempo, con il risveglio della
giovane Armida, intorno ad Odino regnava la tranquillità: i
Nove Regni erano in pace, i suoi due figli sembravano non volersi
uccidere, per il momento... Insomma, tutto sembrava andare per il
verso giusto.
- -Dovrai
occuparti dell'addestramento della giovane-
- Il
Padre degli Dei interruppe il suo flusso di pensieri e quello del
figlio.
- -Loki
le ha già dato suggerimenti per controllare la sua magia
mentre lui continua le sue ricerche...- il dio del tuono fece una
breve pausa -Credete che Armida avrà bisogno anche di un
addestramento più... Fisico?-
- -Sicuramente-
- Odino
non sembrava aggiungere altro, così dopo alcuni secondi di
silenzio Thor riprese la parola.
- -Avete
qualche suggerimento sulla natura dell'addestramento da farle
seguire?-
- In
quel momento le porte della sala del trono si aprirono lasciando
entrare la figura elegante e fiera della guerriera Sif.
- -Mio
signore, mi avete fatta chiamare-
- Non
era neanche una domanda.
- -Lady
Sif riaccompagnerà tu e Loki su Midgard quando
sarà il
momento e vi aiuterà con la giovane Armida-
- Disse
Odino continuando ad avere il sorriso sulla lebbra.
- -Se
mi posso permettere...- iniziò la guerriera e il Padre di
Tutto, con un lieve cenno del capo, le diede il permesso di parlare
-Perché vi prodigate così tanto per una semplice
midgardiana?-
- A
Thor non sfuggì il tono stizzito nella voce di Sif.
- Odino
si alzò dallo scranno sul quale era rimasto seduto fino a
quel
momento, con il suo unico occhio buono sembrò scrutare
lontano, in un altro tempo e in un altro luogo.
- Un
lieve sospiro uscì dalla sue labbra.
- -Lo
devo a suo nonno... Non solo per le volte che ha salvato la mia vita
in battaglia ma anche per come mi sono comportato nei suoi riguardi
quando decise di vivere su Midgard come un umano-
- Negli
occhi del figlio primogenito Odino lesse una domanda silenziosa.
- -Lo
insultai, con tutta la forza e la stoltezza della mia giovane
età,
augurandogli di non trovare pace né serenità su
Midgard... Il compagno d'armi di una vita stava scegliendo di essere
un mortale... I secoli che adesso mi pesano sulle
spalle
portano sempre con se il rimpianto delle parole di quel giorno. Ecco
perché quella giovane è così
importante; come re
è il minimo che possa fare-
- Thor
non avrebbe mai creduto che suo Padre fosse così legato al
nonno di Armida e anche Lady Siff sembrava molto sorpresa.
- -Quando
partiremo per Midgard, mio Signore?-
- La
guerriera sembrava non vedere l'ora di uscire da quella sala e il dio
del tuono non poté fare a meno di notare ancora una
volta quanto sembrasse infastidita dalla richiesta del Padre di
Tutto.
- -Tornare
su Midgard ti provoca così
tanto dolore Lady Sif?-
- Thor e
la guerriera avevano lasciato il
Padre di Tutto agli affari di stato con i Consiglieri ed erano usciti
dalla Sala del Trono.
- La
donna si fermò costringendo il
dio del tuono a fare lo stesso.
- -Mi
è stata affidata una missione
ed è mio compito portarla a termine-
- -Bene!-
la voce del dio dell'inganno
interruppe la lotta di sguardi -Sono commosso dalla
vostra
devozione a quel patetico pianeta pieno di m...-
- -Loki!!-
- La voce
di Thor fece quasi tremare il
vetro delle enormi finestre del corridoio.
- -Meraviglie...
Quel pianeta così
ricco di meraviglie, fratello- sorrise di quel
sorriso sghembo
che poteva nascondere qualsiasi cosa -Comunque... Devi accompagnarmi
dalla vecchia Saggia, detesto doverlo ammettere a voce alta ma
abbiamo bisogno del suo aiuto...-
- -La tua
ricerca...?-
- -Esatto
fratello, non ho trovato
niente...-
- Senza
aspettare una risposta da parte dei
due il dio dell'inganno voltò loro le spalle e si diresse
fuori dall'immenso palazzo d'oro.
- Siff
fece lo stesso ma dalla parte
opposta a quella in cui si era allontanato Loki lasciando Thor
nell'immensità di quel corridoio vuoto.
- -*-
- Armida
si trovava nell'appartamento,
l'unica compagnia che aveva in quel momento era Bruce che leggeva un
giornale comodamente seduto sul divano.
- Erano
ormai tre giorni dalla partenza dei
due dei asgardiani che la giovane cercava di ripetere quello che
aveva fatto, per caso, nel mezzo di una strada affollata di New York
solo qualche giorno prima. Le aveva provate tutte: con lo yoga,
facendosi spaventare dall'incredibile Hulk (da non riprovare per
nessuna ragione al mondo) e facendo fare ricerche a J.A.R.V.I.S. che
non l'avevano portata da nessuna parte...
- Un
ringhio di frustrazione le uscì
dalla bocca facendo voltare il dottore che prima di alzarsi
lasciò
il giornale dove prima era seduto.
- -Forse
dovresti uscire un po'- disse
quando le fu vicino -Sono quasi tre giorni che te ne stai chiusa in
questo appartamento con delle persone non molto equilibrate-
- Alla
giovane sfuggì una risata.
- -Da
quanto non senti i tuoi amici?-
vedendo lo sguardo desolato della giovane aggiunse -Non puoi tenerli
all'oscuro da quello che ti sta succedendo-
- Armida
annuì senza molta
convinzione ma prese il cellulare e chiamò Anna che per i
primi cinque minuti non fece altro che urlare.
- Riuscì
a convincerla che andata
tutto bene, più o meno, che era in ottima forma,
più o
meno, e che Stark non la stava usando per degli esperimenti...
- -Al
Lucky's... Tra mezz'ora-
- E
riattaccò.
- Armida
si trovò davanti al locale
dell'amico senza neanche ricordarsi che strada avesse percorso o cosa
avesse visto.
- Quando
alzò il braccio per aprire
la porta notò che la mano le tremava.
- Fece un
respiro profondo.
- -Sono
tuoi amici, capiranno quello
che è successo, ti insulteranno per averli tenuti all'oscuro
di tutto e poi berrete insieme qualcosa ridendo e scherzando.
- Si
ripetette quella frase come se fosse
una formula magica e aprì finalmente la porta del Lucky's
che
per quel pomeriggio era rimasto eccezionalmente chiuso.
- I suoi
due amici erano seduti come due
giudici, uno di fianco all'altra.
- -Mi
dispiace non avervi chiamato prima ma
sono stati dei giorni frenetici e ne sono successe talmente tante
che...-
- Armida
lasciò in sospeso la frase
guardando negli occhi quei due che non avevano neanche mosso un
muscolo, sembravano addirittura che non respirassero.
- -Preferirei
che vi metteste ad urlare in
questo momento perché il vostro silenzio mi mette davvero
paura-
- Ridacchiò
la giovane cercando di
allentare la tensione che, a quanto pare, si poteva tagliare con il
coltello; le tende abbassate del locale poi non miglioravano certo
l'atmosfera...
- -Cosa
sei...?-
- Quello
che era uscito dalla bocca di Anna
sembrava un ringhio.
- -C...
Come prego?-
- Armida
era così stordita
dall'impatto e dalla rabbia contenuta in quella domanda che quasi
barcollò all'indietro.
- Anna al
telefono era arrabbiata, e Armida
la capiva fin troppo bene, ma la cattiveria dentro a quelle due
uniche parole no, il suo cervello non riusciva a registrarla.
- -Sono
Armida- riuscì a dire dopo un momento -La ragazza con cui
hai
diviso l'appartamento fino a pochi giorni fa... Anche se con un
antenato asgardiano... Sono sempre io...-
- L'ultima
parola fu quasi un sussurro
prima di trattenere di nuovo il fiato di fronte allo sguardo di Anna
e Jack. Il ragazzo non aveva ancora aperto bocca ma poco importava.
Quelle due paia di occhi che la scrutavano erano già
abbastanza.
- -Non
sei Armida...-
- Se
fosse stata trafitta da una lancia in
pieno petto molto probabilmente avrebbe fatto meno male.
- -Ti
abbiamo vista in televisione e in alcuni video l'altro giorno- disse
Jack, entrando finalmente nella conversazione -Hai ferito
delle persone-
- Armida
sgranò gli occhi non
sapendo come replicare; era vero che alcuni dei presenti avevano
subito delle lesioni, tra l'altro non gravi, ma la giovane non lo
aveva fatto di proposito e non capiva come le due persone che le
erano state più vicine negli ultimi mesi potessero anche
solo
pensare una cosa del genere.
- -Sono
sempre la solita Armida...-
- Continuò
a ripetere in un sussurro
cercando di ricacciare indietro le lacrime che cercavano con
prepotenza di uscire; incrociò di nuovo lo sguardo con i
suoi
migliori amici ma non ci trovò niente che si potesse
avvicinare almeno alla comprensione.
- -Hem..
Ok, capisco- non capiva affatto
invece -Quindi direi che non ci vedremo ne sentiremo
più-
il sorriso che si era stampato in faccia cominciava a vacillare.
- -Grazie
per essermi stati vicini in
questi mesi-
- Fece
per voltare loro le spalle ma la
voce di Jack la fermò anche se non lo guardò
negli
occhi.
- -Non
vogliamo avere problemi, non
vogliamo rischiare la vita perché ti siamo anche solo
lontanamente vicini-
- Armida
si limitò ad annuire a a
fuggire da quel luogo che racchiudeva molti ricordi felici.
- Aveva
pensato che la sua vita
avesse finito di vorticarle attorno come se fosse all'interno di un
uragano ma evidentemente non era ancora finita e il terreno
continuava a sgretolarsi sotto ai suoi piedi.
- -*-
- -Signor
Stark-
- -Si
J.A.R.V.I.S...?-
- Chiese
l'interessato quasi annoiato.
- Tony
era tornato all'appartamento dove
adesso tutti gli Avengers, tranne i due principi di Asgard, si erano
riuniti. Il dottor Banner sorseggiava una camomilla, il capitano
cercava di rimettersi in pari con gli anni persi e gli altri
cercavano semplicemente di rilassarsi.
- -I
livelli della signorina Armida sono
instabili-
- A
quelle parole tutto il gruppo si
preparò a entrare in azione.
- -Il suo
potere sta per manifestarsi
ancora?- chiese la Vedova Nera.
- -Merda...!-
- Imprecò
Steve.
- -Attenzione
al vocabolario capitano!- lo
riprese Tony -J.A.R.V.I.S. dove si trova Armida adesso?-
- -Sta
per entrare nell'appartamento
signore-
- Tutti i
presenti si bloccarono all'erta
aspettando di vedere la porta ridursi in briciole.
- La
giovane entrò con calma
evitando di guardare chiunque negli occhi e dirigendosi verso la sua
camera si chiuse immediatamente la porta alle spalle prima che
qualcuno le potesse fare qualsiasi domanda.
- -L'incontro
con i suoi amici non deve
essere finito benissimo...-
- Disse
Banner.
- -*-
- Il dio
degli inganni odiava tutto di
quel posto.
- C'era troppo
profumo, troppo
buio, troppi oggetti strani
attaccati alle pareti e
troppo... Troppo.
- Loki
sperò con tutto se stesso di
risolvere la questione nel più breve tempo possibile.
- -Benvenuti
principi di Asgard...- i due
sussultarono ritrovandosi la vecchia saggia alle spalle -Iniziavo a
preoccuparmi e a chiedermi quando sareste arrivati-
-
- avete
tutto il diritto di picchiarmi con
spranghe incandescenti ma chiedo umilmente pietà e perdono
ç.ç
- -si
inchina e si flagella-
- spero
che il capitolo vi sia piaciuto
anche se più breve dei precedenti (almeno mi sembra che sia
più breve... chi lo sa :3)
- grazie
a chi recensisce, a chi ha
inserito la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate :D
- alla
prossima
- ciauuuu
- M_Wonnie
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