Green Desires

di M_Wonnie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1: A(b)normal Girl ***
Capitolo 2: *** 2: Hat and Paranoia ***
Capitolo 3: *** 3: Stupid Girl ***
Capitolo 4: *** 4: Feel Like a Bomb ***
Capitolo 5: *** 5: Stabbed in the Back ***



Capitolo 1
*** 1: A(b)normal Girl ***


Green Desires

1: A(b)normal Girl







Non era assolutamente abituata ad alzarsi a quell'ora.
Nonostante le lezioni alla New York University mai e poi mai le era capitato di doversi alzare alle quattro di mattina perché la sua coinquilina, che la ospitava, era in fibrillazione per l'appuntamento con il ragazzo per il quale aveva una cotta da tre anni.
Quella matta di Anna stava mettendo a soqquadro la stanza in cerca di un vestito adatto a quel giorno speciale.
La camera era ancora nella penombra ma per Armida, si lo so... Non è un nome comune ma che ci volete fare? Stavo dicendo...? O si, giusto! Per Armida quella poca luce che penetrava dalla finestra era troppa e assolutamente insopportabile, come lo erano i lamenti della sua coinquilina.
-Armi...- si lamentò accucciandosi nel letto della suddetta -Dammi una mano per favore-
Cantilenò.
Da sotto le coperte si sentirono dei rumori strani e poco femminili ma dopo qualche secondo la testa della ragazza fece capolino insieme alla massa di capelli color cioccolato che la sera prima si era dimenticata di legare in una coda alta come faceva di solito.
-Che palle...-
Sibilò in italiano a denti stretti mentre si toglieva le coperte di dosso.
-Non mi insultare in italiano, non ti capisco bene ancora...-
Si lamentò Anna incrociando le braccia appena al di sotto del petto prosperoso.
Armida si limitò ad alzare gli occhi al cielo, al momento era l'unica cosa che il suo cervello, annebbiato ancora dal sonno, era in grado di fare e si diresse verso l'armadio della coinquilina cominciando una rapida ed efficace selezione dei vestiti.
Trenta secondi dopo aveva in mano una gonna a balze, una maglietta che avrebbe di sicuro messo in evidenza il seno di Anna e degli stivali con tacco.
La ragazza guardò tutti quei vestiti che aveva trovato e che adesso teneva in braccio come se fossero stati dei temibili serpenti a sonagli, così dopo avergli fissati ancora per qualche secondo li dette ad Anna, che la guardò con tanto d'occhi, mentre tornava a dormire del suo letto caldo senza aver proferito una parola a parte il mezzo insulto in italiano.
-Grazie Armi..-
Le sussurrò all'orecchio prima che questa sprofondasse nel mondo dei sogni.

Era successo di nuovo.
Aveva sognato ancora una volta il suo appartamento a Firenze, il che era strano perché non sentiva tutta quella nostalgia.
Ricordava poco o niente della sua infanzia, almeno fino ai cinque sei anni, e i suoi genitori erano morti quando lei ne aveva una decina, le loro facce erano scolpite nella sua mente e se le portava dentro come se fossero un'ancora che la manteneva con i piedi per terra.
Di lei si era occupata una lontana parente, che preferiva non parlare della mamma di Armida e di suo marito, quindi la ragazza era cresciuta guardando le foto dei genitori e inventando storie fantastiche sulla loro vita e sulla loro prematura morte.
Una volta raggiunta la maggiore età e ricevuti i soldi dell'eredità preferì staccarsi dalla zia e vivere per conto proprio, le era sempre piaciuto quel senso di libertà.
Ed un giorno, mentre passava davanti alla bacheca dell'università, vide quel volantino che le fece prendere la decisione più azzardata della sua vita.
Conobbe Anna dopo aver scelto il suo nome a caso tra le persone rimaste nella lista, iniziarono a scambiarsi email poi a parlare con Skype e infine Armida si era trasferita da lei.
Anna l'aveva accolta a braccia aperte e non ci volle molto che le due diventassero grandi amiche.
Ma ogni tanto Armida tornava a sognare il suo intimo appartamento e le serate con le sue amiche a mangiare schifezze e guardare film con protagonista il bel ragazzo di turno, non che con Anna non facesse queste cose ma si sa... Casa rimane pur sempre casa anche se si tratta di quattro stanze messe in croce.
-Armi!-
La sua coinquilina richiamò la sua attenzione dalla cucina facendola tornare alla realtà.
-Farai tardi a lavoro!-
-Mi sbrigo, ok!-
Le rispose di rimando.
La ragazza aveva trovato lavoro in un bar vicino all'università, frequentato principalmente da studenti, per guadagnare qualche soldo e non dare fondo a tutti i risparmi che le avevano lasciato i suoi e poi, doveva pur pagare qualcosa ad Anna.
Si fece una doccia veloce e si infilò i primi jeans chiari e canottiera che trovò nell'armadio.
Quando arrivò nel cucinotto Anna stava ancora bevendo il suo caffè annacquato... Ecco l'altra cosa che le mancava dell'Italia, il buon cibo e il caffè forte la mattina con una bella brioche.
-In bocca al lupo per il tuo appuntamento- a quelle parole la vide intirizzirsi come un blocco di ghiaccio -Verrete al Lucky's?-
-Grazie... Ma non ne ho idea-
Cominciò a ridere istericamente ma Armi poteva capirla infondo, il ragazzo del tuo amore creduto impossibile ti chiede finalmente di uscire e tu non puoi fare altro che sclerare di brutto.
-Anna- la richiamò -Andrà alla grande, sei una ragazza fantastica e sei bellissima, il che non guasta, e ancora non ti sei accorta che metà campus ti sbava dietro-
Lei roteò gli occhi al cielo salutandola con una mano e Armida non poté fare a meno di ridere di gusto mentre si chiudeva la porta alle spalle.

Appena uscita i suoni di New York la schiaffeggiarono brutalmente.
Andava fiera del suo spirito di adattamento ma tutti quei rumori la infastidivano un po' troppo la mattina appena sveglia.
Il loro appartamento, come il Lucky's, era appena fuori del campus dell'università e fortunatamente non era stato danneggiato, almeno non troppo, dagli ultimi recenti e catastrofici eventi che avevano colpito la città.
Camminò a passo svelto fino al bar e salutò il proprietario che ricambiò il saluto con un sorriso a cinquantasei denti.
Jack era un ragazzone moro, bello da far paura e... Gay, già...
Armida e Anna avevano trovato un grande alleato per le loro serate a base di cioccolata e film e poi conoscendo praticamente tutti riusciva a farti imbucare in qualsiasi festa.
-Oggi è il gran giorno eh...-
Ridacchiò riferendosi ad Anna e al suo appuntamento.
-Ti giuro che non ce la facevo più a sopportarla- gli urlò lei dal camerino dove si stava cambiando mettendosi la divisa che Jack le obbligava ad infilarsi -Ci credi che stamani mi ha svegliata alle quattro per decidere cosa mettersi?!-
Il ragazzo ridacchiò di cuore mentre Armida tornava nel locale principale legandosi il grembiule dietro la schiena.
-Tu non puoi capire Jack...-
-Se parli in italiano non ti capisco, tesoro-
Ridacchiò ancora ottenendo l'effetto di farle alzare gli occhi al cielo.
Quella mattina alzavano tutti gli occhi al cielo... Forse speravano di vederci qualcosa.

Il lavoro procedeva alla grande quella mattina finché non arrivò un gruppo di cinque ragazzi, verso l'ora di pranzo, che ad Armida non piacevano per niente.
La ragazza si appoggiò al bancone dato che c'era un attimo di quiete e dette un ultima occhiata al gruppo.
-Si vede dalla tua faccia che sei schifata-
La voce di Jack la fece voltare verso il ragazzone che stava asciugando alcuni bicchieri.
-Non posso farci niente se il mio viso riflette troppo quello che penso-
Ridacchiò lei che ormai era abituata a quel tipo di commenti da parte sia di Anna che di Jack, una volta le dissero addirittura che avrebbe anche potuto non parlare tanto erano eloquenti le sue espressioni.
Poi qualcosa alla televisione la distolse di nuovo dai suoi pensieri e Jack si trovò a seguire quello sguardo smeraldino.
-... Queste sono solo alcune delle immagini dell'attacco a New York e dei paladini che l'hanno protetta...-
La cronista continuava a parlare sopra le immagini di video amatoriali e non che erano stati fatti durante quella mezza invasione.
-...Il gruppo di eroi si fa chiamare Avengers e...-
E a quel punto Armida smise di ascoltare e guardò solo le immagini di quel gruppo eccezionale che li aveva salvati, c'era però chi aveva il coraggio di dare la colpa a loro.
Certo, i danni provocati non erano da poco, ma se non ci fossero stati loro che cosa sarebbe successo all'intera città e ai suoi abitanti?
-Quel Thor è un gran bel pezzo di manzo-
Jack faceva sempre quel commento tutte le volte che un' immagine del biondo dio del fulmine appariva da qualche parte, e non si poteva certo dargli torto.
Diamine...! Sembrava che quel gruppo di super eroi fosse stato scelto in base al loro aspetto fisico invece che alla loro abilità a far roteare martelli magici o a diventare di un bel verde brillante e grosso come tir.
Quello che però incuriosiva di più Armida era Tony Stark, aveva letto articoli e guardato anche l'intervista di qualche anno prima dove aveva rivelato, tra il caos generale, che era Iron Man e il carattere di quell'uomo che sembrava avere tutto bè... Stuzzicava il suo interesse.
Fu di nuovo portata alla realtà all'improvviso però stavolta furono le urla quasi isteriche della sua migliore amica e quelle di Jack che cercava di attirare la sua attenzione e trattenere Anna che sembrava pervasa da una furia omicida.
-Anna calmati!! Che diavolo è successo?!-
Armida le si avvicinò immediatamente e vide i sorrisi sadici e gongolanti del gruppo di ragazzi di prima insieme a Eric, a giudicare dalla situazione ormai vecchia fiamma di Anna.
I capelli biondi e lunghi di Anna sembravano formare un'aura intorno alla sua testa quando si voltò con gli occhi fiammeggianti verso di lei.
-Questo coglione aveva fatto una scommessa con i suoi amici- la bionda vide la sorpresa negli occhi di Armi -Doveva portarmi a letto entro due giorni e poi lasciarmi a bollire nel mio brodo-
Gli altri studenti che erano nel bar, per fortuna non troppi in quel momento, guardavano la scena curiosi di quello che stava succedendo.
-Ok An... Adesso ti porto di la e poi andiamo a casa-
Ancora un po' riluttante la bionda la seguì.
-Andiamo italiana...!- le urlò dietro Eric -Era solo uno scherzo innocente, ma se vuoi...- prese un polso di Armida facendola voltare verso di lui -Possiamo divertirci in tre-
E sghignazzò insieme al suo branco di amici idioti.
Arm sentì la rabbia che le ribolliva dentro e poche volte si era ritrovata a lottare contro se stessa per non uccidere qualcuno, ma quell'idiota non accennava a lasciarle il polso, così con l'altra mano, che prima stringeva le spalle della sua amica, prese il vassoio che aveva posato poco prima sul bancone e con un movimento fulmineo glielo diede in testa.
L'intero bar si zittì all'istante e l'unico rumore erano i respiri pesanti della mora e il ridacchiare sommesso della bionda.
Sul vassoio era rimasta stampata la faccia di quel coglione mentre i suoi amici si affrettarono ad uscire prima di ricevere lo stesso trattamento.


-*-


Fury tamburellava con le dita sul tavolo di vetro che aveva davanti.
Quella mattina era successo di nuovo, e ancora non voleva credere alle immagini che aveva visto registrate da una telecamera di sicurezza di un bar, i sensori per l'energia che avevano installato in punti strategici sul tutto il continente avevano rilevato qualcosa, nella zona dell'università di New York.
La volta precedente era accaduta la stessa cosa poco lontano dalla lettura di quella mattina ma avevano esitato ad intervenire in massa poiché l'energia era poca e poteva essere un falso allarme anche se poi aveva mandato un solo agente per controllare.
Passò in rassegna la parte degli Avengers che era arrivata dopo che li aveva chiamati, come al solito Tony Stark doveva fare la sua entrata ad effetto così decise di iniziare quella riunione.
-Allora signori- cominciò -Vi ho convocati perché dalla fine dell'attacco dei Chitauri ad oggi abbiamo rilevato una quantità di energia, che sembra provenire da Asgard, ormai non più trascurabile e sembra aumentare-
Guardò per qualche secondo i presenti per assicurarsi delle loro reazioni.
-Vuole dire che in città sono rimasti dei Chitauri?! Ci sono in giro quei cosi?-
Chiese allarmato Capitan America.
-No- intervenne l'agente Romanoff -Non sappiamo spiegarlo ma quando questa energia diventava rilevabile dagli strumenti si manifestava in luoghi frequentati alle volte da molte persone ma non è mai successo niente di grave in quei momenti, niente interventi della polizia, niente morti, niente...-
-Aspettate!- la interruppe il dottor Banner -Volete dire che pensate che questa forma di energia provenga da un umano?-
-Nella mattina di oggi abbiamo appurato che sì, è un essere umano a produrre quell'energia anche se non abbiamo capito come-
Rispose Fury e fece partire il filmato.
Quando la ragazza mora prese il vassoio per poi calarlo violentemente sulla testa del malcapitato nella sala si diffusero delle risate poco velate.
-Che cosa mi sono perso?!-
La porta della sala dove erano riuniti si aprì, lasciando entrare Tony Stark con i suoi immancabili occhiali da sole.
-Stark- lo richiamò Fury -Quando qualcuno ti dice un orario dovresti rispettarlo-
-Non è nel mio stile- guardò i presenti -Legolas, Vedova Nera, Capitan Ghiacciolo, omino verde...-
Salutò tutti con un cenno.
-Mi ha appena dato dell' “omino”?-
Chiese a bassa voce Banner all'agente Romanoff che si limitò ad una bella scrollata di spalle.
Fury passò in rassegna ancora una volta quegli uomini straordinari che era riuscito a riunire e che poi gli facevano perdere il sonno, specialmente il signor Stark, ne sapeva una più del diavolo ma non riuscivi mai a capire cosa gli passasse in quella sua testa da genio.
-Dobbiamo entrare in contatto con la ragazza-
Nessuno fece caso alle parole del capo dello S.H.I.E.L.D., continuarono invece la loro discussione sui nomignoli che Tony aveva appena affibbiato alla squadra, il più indignato era Rogers... Essere chiamato “ghiacciolo” non faceva parte dei suoi programmi della giornata.
Nick Fury alzò l'occhio buono al cielo e ricominciò a tamburellare con le dita sul tavolo, iniziò a pensare che la sua autorità non fosse così rilevante in quel momento, nessuno lo stava a sentire, dannazione!
Si guardò per qualche secondo attorno sperando che quella accozzaglia di persone diventasse conscia della situazione, ma la cosa non avvenne, così con tutta la compostezza del mondo prese la sua pistola e sparò un colpo verso l'alto, anche se sapeva che sparare proiettili a caso in una stanza chiusa non fosse una cosa saggia da fare.
Ma a mali estremi, estremi rimedi.
-Signori!- iniziò -Se avete finito con le vostre ciance, e non volete anche del té con i biscotti, gradirei la vostra attenzione-
I presenti, come se fossero stati addestrati a farlo, si misero a sedere tutti insieme e nello stesso tempo.
Fury annuì finalmente soddisfatto e fece partire di nuovo il filmato della telecamera di sicurezza a beneficio di Tony Stark che prima non era presente, impegnato forse a costruire qualche nuova diavoleria.
Una volta finito di vedere il filmato anche Iron Man ebbe la stessa reazione degli altri, iniziò a sghignazzare di fronte alla forza che aveva usato quella ragazzina.
-Agente Hill-
Il capo dello S.H.I.E.L.D. la invitò ad entrare.
-I fascicoli sulla ragazza che mi ha chiesto-
Lasciò sul tavolo sei copie, una anche per Thor, e uscì di nuovo dalla stanza tornando al suo lavoro.
I presenti sfogliarono il contenuto e Tony rimase stupito dai risultati che la ragazza stava ottenendo alla New York University.
-Lo trovo ironico- Stark lasciò volutamente la frase in sospeso aspettando che qualcuno gli chiedesse di continuare, ma ormai lo conoscevano bene e chiedere avrebbe solo contribuito a fare aumentare il suo già immenso ego -Questa ragazza studia mitologia norrena... Vale a dire i nostri amici di Asgard, secondo voi ci potrebbe essere di qualche aiuto?-
-Non la stiamo cercando per farla unire al gruppo- intervenne Steve -Ci serve per capire se l'energia proviene da lei, come vuole che ci muoviamo signore?-
Chiese rivolto a Fury.
-Agente Romanff, agente Barton inizierete a tenere d'occhio la ragazza già da stasera-
I due annuirono in sincrono scambiandosi anche un veloce sguardo.
-Non credo sia una buona idea mandare in campo i vostri agenti, signor Fury... La fareste scappare o nel peggiore dei casi uccidere, senza neanche spiegarle il motivo. Ci vuole qualcuno con del fascino..-
-Tipo lei signor Stark?-
Chiese Fury alzando il sopracciglio dell'occhio buono.
-Non mi tiro mai indietro in queste occasioni ma mi duole ammettere che ci vuole qualcuno un po' più giovane-
Passò in rassegna con lo sguardo i presenti nella sala.
Banner sarebbe stato più un pericolo pubblico che un aiuto, Legolas... Meglio lasciar perdere.
-Potremmo mandare Capitan ghiacciolo!-
Sentendosi chiamato in causa il capitano alzò lo sguardo sui presenti.
Tony si pentì subito della proposta, conoscendo le ragazze d'oggi quella in questione lo avrebbe masticato e poi sputato senza troppi complimenti, lasciando Capitan findus disorientato.
-Raperonzolo non c'è mai quando serve?-
-Il dio del tuono ha altro a cui pensare in questo momento-
-Fare da baby sitter al fratello squilibrato?-


-*-


Jack e Armida avevano chiuso il Lucky's e adesso stavano preparando qualcosa da mangiare.
Ogni tanto si radunavano alla tavola calda di Jack e passavo le ore a raccontarsi la giornata e a ridere con un buon bicchiere di vino in mano che la maggior parte delle volte diventavano anche di più.
-Dovresti incorniciare quel vassoio, dico davvero Jack-
Rise An assaporando il vino di quella sera. Avevano deciso di aprire la scorta che aveva portato Armida dopo essere tornata in Toscana per qualche giorno, del buon Chianti faceva bene sia al palato che all'anima.
-Io l'appenderei ad una parete- disse lui -Come trofeo di caccia della nostra Armi! Avete visto come se n'è andato con la coda tra le gambe?!-
E tutti risero.
Armida non aveva fatto altro che seguire il suo istinto, che di solito la faceva finire nei guai, ma Eric si sarebbe vergognato troppo a raccontare di essere stato preso a vassoiate in faccia da una ragazza che era la metà di lui.
Sorseggiò anche lei un po' di vino assaporandone il gusto deciso che le ricordava le colline toscane.
-Però Arm, me lo devi dire adesso- Anna la riscosse dai suoi pensieri -Come fai ad essere così lucida nelle situazioni di crisi? Io stavo per mettermi ad urlare dall'isterismo e non sarei stata di aiuto, suppongo-
Rise un po' sguaiatamente, evidentemente il vino cominciava a circolare nelle vene e ad avere effetto.
-Hem... Adrenalina...?-
Provò a rispondere Armida, tanto sapeva che qualunque cosa avesse detto sarebbe stata usata contro di lei, quindi era meglio non sbilanciarsi troppo.
-Non dire bischerate- Jack aveva appena usato una delle prime parole toscane che Arm gli aveva insegnato -Secondo me sei uno di quegli alieni che ci hanno invaso pochi mesi fa!-
La ragazza lo guardò veramente sorpresa per quella affermazione e si ripromise di non far bere più di tre bicchieri di vino ai quei due pazzi, cominciavano a vaneggiare e poi era lei quella che ci doveva fare i conti... Anche con i tassisti che gli riportavano a casa.
Armida rise di gusto.
-Mi consideri così poco attraente Jack?!-
Chiese risentita. Essere paragonata ai Chitauri, non le faceva molto piacere, specialmente se quei cosi somigliavano a delle lucertole non molto in salute.
Armida rabbrividì, una cosa era studiare sui libri un'altra era scoprire che quelle divinità esistevano davvero e avevano i controcazzi, se mi passate il francesismo. Avrebbe tanto voluto sapere che cosa c'era di vero nei libri che studiava e invece cosa aveva bisogno di essere riscritto.
-A dire il vero ti considero una delle ragazze più belle che abbia visto-
Rispose il ragazzone cercando di rimanere serio, cosa che non riuscì prontamente a fare.
Armida roteò gli occhi al cielo ma dopo pochi secondi si unì alle risate dei suoi amici; ormai erano le una di notte passate e anche se il giovedì era il giorno di chiusura del Lucky's, Jack aveva bisogno di riposare per recuperare le fatiche di una settimana intera.
La mora iniziò a mettere un po' a posto mentre gli altri due finivano la bottiglia di Chianti brindando alla sua salute, erano pazzi, su quello nessuno poteva obiettare, ma erano le prime e le migliori persone che potesse trovare in un luogo sconosciuto come la Grande Mela.

Giovedì.
Alla fin dei salmi erano tornate a casa alle quattro di mattina e quando Armida riuscì finalmente ad aprire gli occhi era già mezzogiorno passato, guardò per qualche secondo il soffitto cercando di capire come mai lo trovasse così interessante in quel momento.
La mora riuscì a voltare la testa di lato e cercare la sagoma di Anna ancora addormentata in quelle sue pose strane a cui aveva fatto tante foto e di cui la sua amica non conosceva l'esistenza, ma le coperte in disordine rivelavano che l'amica bionda si era già alzata e molto probabilmente stava mandando a fuoco la cucina.
Si alzò e fece una doccia veloce, indossò i pantaloni di una tuta e una canottiera. La primavera stava lasciando lentamente il passo all'estate e la calura iniziava davvero a farsi sentire.
Fortunatamente quel giorno aveva solo un incontro nel tardo pomeriggio con il suo professore di mitologia così poteva prendersela con calma e recuperare la mezza sbronza della sera precedente.
Come aveva pensato, Anna era in cucina e stava litigando con le pentole che in quel momento stavano avendo la meglio sulla povera ragazza.
-Non so come tu ci riesca- iniziò Armida -Ma fai sembrare l'arte di cucinare una battaglia... Prima che arrivassi io come facevi a mangiare?-
-Andavo da Jack-
Rispose candidamente.
La mora alzò gli occhi al cielo e si mise al lavoro. In pochi minuti due bei piatti di pasta erano serviti in tavola.
-Sono ingrassata di tre chili da quando sei arrivata, te ne rendi conto?-
-Qualche giorno fa mi hai detto che ne eri contenta perché ti erano finiti tutti nelle tette, An-
Armida rise mentre la bionda le faceva il verso ottenendo solo il risultato di farla ridere di più.
Nessuna delle due sembrava avere voglia di fare qualcosa di utile quella sera ma entrambe avevano degli impegni, quindi dovevano farsi forza e vincere la pigrizia che le abbracciava come una dolce coperta.
La prima ad uscire di casa fu Anna che doveva seguire delle lezioni fino alle sette di sera, la mora invece aveva l'appuntamento con il professore alle cinque, poteva prendersela con più calma.


-*-


-Dobbiamo chiamare il biondino-
Disse Stark con cipiglio sicuro e per chi non l'avesse capito, il “biondino” in questione è Thor.
Erano di nuovo tutti riuniti nella sede newyorkese dello S.H.I.E.L.D. e stavano cercando di organizzarsi per avvicinare la ragazza senza procurarle un trauma psicologico o cranico, con gli elementi che facevano parte del gruppo non si poteva mai sapere.
-Questa energia proviene dal suo mondo...- fece una pausa ad effetto -È del tutto normale far intervenire lui-
-Ma la ragazza è umana-
Intervenne Steve Rogers.
-Per quanto mi duole ammetterlo devo dare ragione a Stark questa volta...-
Aggiunse Bruce.
Quando facevano quelle riunioni diventava ancora più teso; l'altro si agitava come se sentisse che da un momento all'altro dovesse succedere qualcosa di brutto... Dopo l'ultima esperienza con Loki e il suo esercito era pronto ad affrontare Lucifero in persona.
Qualche secondo dopo un tonfo sordo rimbombò per l'edificio e le luci tremolarono.
-C'è Thor con suo fratello, signore-
La voce dell'agente Hill all'interfono ruppe il silenzio che era calato nella stanza.
-Lasciali passare-
-Anche Loki, signore...?-
-Anche Loki-
Maria Hill non credeva che quella fosse una mossa molto saggia ma il capo era lui così lasciò passare i due fratelli di Asgard.


-*-


Loki non aveva molta voglia di tornare sulla terra ma il dio del tuono e il padre degli dei non gli avevano lasciato molta scelta al riguardo: o seguiva Thor su Midgard o la sua punizione si sarebbe allungata.
Quando entrarono nella stanza la tensione era così palpabile che il dio dell'inganno credette di poterla toccare e nutrirsi di quella sensazione così forte, gli era sempre piaciuto riuscire a disorientare le persone che gli stavano attorno, non importava che sentimento riuscisse a provocare nei suoi interlocutori, l'importante era che l'attenzione fosse tutta su di lui.
-Perchè hai portato tuo fratello, Thor?-
A parlare era stato Occhio di Falco, aveva già un freccia incoccata nel suo arco e puntata direttamente al cuore del dio che non fece alcuna piega suscitando rabbia nell'animo dell'agente Barton.
-Heimdall ha visto che mi stavate cercando e mi ha riferito anche la situazione, così ho portato Loki-
Il dio dell'inganno sorrise, quel sorriso che poteva significare tutto o niente. Era il sorriso di chi porge un mazzo di fiori e nell'altra mano, dietro la schiena, ha un pugnale.
Loki si divertiva sempre tanto con i midgardiani.
-Ma era proprio necessario portare il fratello psicopatico?-
Il dio si voltò verso l'unico possibile proprietario di quelle parole così sarcastiche, Tony Stark lo stava fissando senza vederlo, negli occhi del miliardario sembrava esserci il ricordo dell'attacco alieno e del suo volo dalla torre Stark.
Le labbra del dio dell'inganno si distesero ancora di più; era bello essere ricordato dai propri nemici.
-Loki conosce meglio di chiunque altro su Asgard questo tipo di energia e ha le conoscenze necessarie, amici miei-
Nessuno era stato convinto dalle parole di Thor, ma agli occhi di quei patetici umani il suo caro e adorato fratello era un dio giusto e indistruttibile e per più di una ragione era meglio non farlo arrabbiare.
Loki non capiva l'attaccamento che provava il suo stupido fratello per quel mondo così insignificante; gli umani non facevano altro che affaccendarsi tutta la vita per delle cose inutili ed effimere... Effimere come lo erano le loro esistenze.
-Ha passato due anni nelle prigioni di Asgard!!- la voce tonante di Thor lo riportò alla realtà, evidentemente si era perso alcune parti del discorso -Costretto ogni minuto a subire...!!-
-Basta così- disse calmo, al dio dell'inganno non interessava far sapere ai suoi nemici le suo pene -Ai tuoi amici non interessa, e mi hai portato in questo mondo per un'altra faccenda, non per litigare con dei bambini midgardiani-
Nessuno apprezzò quel commento, lo vide dai loro occhi e dalle mascelle serrate ma nessuno osò muovere un muscolo contro di lui.
-Aspettate- il silenzio venne interrotto dal dottore che aveva un altro essere dentro di se, se non ricordava male si chiamava Banner -Qui sono passati appena sei mesi dall'attacco alieno-
Loki pensò che non tutti i midgardiani erano degli stupidi, qualcuno usava anche il cervello che gli era stato donato.
-La punizione che ho dovuto subire ha alterato la percezione che avevo del tempo- e indicò la propria testa con un dito -Era questo che voleva dire mio fratello, per la mia mente sono passati quasi due anni ma in realtà solo pochi mesi a quanto pare-
Il dio dell'inganno era stato breve e conciso e, cosa di cui si sorprese anche lui, la frase non conteneva nessun insulto verso il gruppo degli Avengers.
-Bene signori... Risolverete le vostre questioni in un altro momento, adesso voglio la ragazza-
Loki si voltò verso il direttore dello S.H.I.E.L.D., che fino a quel momento non aveva proferito parola, ma nella sua voce aveva percepito qualcosa di strano, e non solo lui evidentemente, perché anche il gruppo lo guardò . Il suo unico occhio buono sembrava nascondere... Che cos'era? Ooooh certo, sorrise tra sé, l'aveva riconosciuta.
Paura.
Paura di rivivere quegli attimi di sei mesi prima.
Grazie al padre degli dei aveva passato gli ultimi due anni a convivere con quel sentimento, la mente squarciata dal dolore, dalle immagini che Odino gli faceva vedere e poi, quando tutto sembrava finito, l'incubo ricominciava.
-Quindi chi si butta nella mischia?- Stark lo riportò di nuovo alla realtà -Eviterei Banner e il capitano, io sono troppo famoso e riconoscibile... Rimangono i due assassini pazzi e la coppia di fratelli shakesperiani-
Il dio dell'inganno e Thor si guardarono alzando un sopracciglio.





Salve! ^^
grazie mille a tutti quelli che si sono presi la briga di leggere questo primo capitolo
-si inchina-
spero che vi sia piaciuto e che la storia vi incuriosisca almeno un po'
alla prossima
ciauuu

M_Wonnie










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Capitolo 2
*** 2: Hat and Paranoia ***


Green Desires
2:  Hat and  Paranoia
I'm waking up
I feel it in my bones
Enough to make my system blow
[…] I'm radioactive
Radioactive”

Imagine Dragons - Radioactive



Quella sensazione non se ne voleva andare.
Armida sapeva che la paranoia era una brutta bestia con cui fare i conti ma fino a quel momento non l'aveva sperimentata su se stessa.
Aveva iniziato a sentirsi in quel modo sgradevole non appena aveva messo i piedi fuori dalla porta dell'appartamento, per incontrarsi con il professore di mitologia norrena, e adesso che stava tornando a casa a piedi era ricominciata.
La mora odiava sentirsi indifesa e scoperta.
Più di una volta si era fermata, facendo finta di guardare una vetrina, per vedere se davvero c'era qualcuno di sospetto che la stava seguendo ma nessuno sembrava corrispondere al tipo “stalker”.
Stava quasi per convincersi di essere solo stressata per il compito che le aveva assegnato il professore quando, quasi per caso, vide due paia di occhi che la stavano osservando.
Una donna ed un uomo vestiti completamente di nero si trovavano poco distanti da lei.
Mentalmente si chiese come diavolo avesse fatto a non accorgersene prima, non passavano certo inosservati, specialmente la donna.
I suoi capelli rossi risaltavano contro il grigio dei palazzi di New York e il suo viso era uno dei più belli che Armida avesse visto.
La ragazza temporeggiò ancora per qualche secondo davanti alla vetrine cercando di pensare a qualcosa e capire che cosa e se veramente quei due volevano qualcosa da lei.
Iniziò di nuovo a camminare cercando di respirare regolarmente e non andare nel panico; si diresse in una strada sulla destra e con la coda dell'occhio cercò la coppia, la seguirono ancora e per una frazione di secondo i loro occhi si incontrarono.
In quell'esatto momento Armida ebbe la certezza che fossero li per lei anche se ne ignorava il motivo e l'istinto, che tante volte l'aveva messa nei guai, come qualche giorno prima, in quel momento le diede la forza di correre come se avesse avuto il lupo Fenrir alle calcagna.
Dietro di se sentì un'imprecazione poco velata e i due partirono al suo inseguimento gridando qualcosa nelle loro ricetrasmittenti.
-Merda merda merda merda...!-
La mora cercò in tutti i modi di farsi venire in mente un'idea e anche in fretta; conosceva bene quella parte di New York, Anna ce l'aveva trascinata talmente tante volte a fare shopping che conosceva ogni vicolo e sapeva come tornare a casa senza perdere l'orientamento, sperava solo che i suoi inseguitori non fossero altrettanto conoscitori della zona.
-Pensa Armida, pensa...! Che cosa farebbe il dio dell'inganno?-
Si pentì subito di quel pensiero perché molto probabilmente il dio in questione li avrebbe uccisi senza troppi complimenti.
La fatica cominciava a farsi sentire e si maledisse mentalmente per non essere più in forma come una volta, dannati i dolci che Jack le preparava ogni tre per due!
Si guardò ancora una volta alle spalle e i due erano sempre li, alle sue calcagna, che spostavano le persone in malo modo.
Si mise le mani sulla testa, per evitare che il cappello leggero che si era messa quella mattina non le volasse via e...
Il cappello, ma certo!!
Sperava solo che i due inseguitori ci cascassero...


-*-


Natasha era arrabbiata e Clint se ne rendeva conto, i pugni della donna erano serrati mentre rincorrevano quella ragazzina.
Ancora non riusciva a credere che fosse riuscita a vederli e che non fossero riusciti a prenderla. Loro erano i migliori, assassini addestrati ad ogni evenienza ma quella ragazza mora aveva più fiato di loro e stava lentamente prendendo terreno.
Per un attimo persero di vista la giovane e l'agente Barton sentì ringhiare a denti stretti Nat. Se la caccia fosse durata ancora a lungo sarebbe stato lui a dover subire la rabbia della donna.
-A sinistra-
Disse lei e anche Occhio di falco vide di nuovo la testa della ragazza che aveva rallentato drasticamente la corsa, anzi, stava proprio camminando.
I due agenti le arrivarono alle spalle silenziosi, Natasha la afferrò per un braccio tappandole la bocca e la portarono in un vicolo un po' in ombra.
-Che volete da me?!?-
L'agente Romanoff ringhiò di frustrazione e Clint imprecò a mezza voce.
-Stupida ragazzina!!-
-Ci ha ingannati con un trucco del genere!-
La donna non poteva credere ai propri occhi, quella che aveva davanti non era la ragazza che stavano cercando. Era un po' più in carne e forse un po' più alta ma quello stupido cappello verde li aveva tratti in inganno.
-E dire che ti chiamano occhio di falco...-
Borbottò Nat sibilando tra i denti.
Intanto la ragazza continuava lanciare sguardi impauriti dall'uno all'altra non capendo la situazione e tremando come una foglia.
Barton non fece volutamente caso a quello che aveva detto l'assassina.
-Chi ti ha dato quel cappello?-
Non avrebbe voluto usare un tono tanto autorevole e duro ma anche lui iniziava a sentire una certa irritazione salirgli nel petto e poi già si immaginava le risate di scherno e le battute di Stark e come se l'avesse sentito, la voce del milionario fece capolino dalle ricetrasmittenti.
-Qualche problema assassini pazzi?-
Nello stesso momento Natasha stava lasciando andare quella povera ragazza, ormai traumatizzata, tenendosi però il cappello. Clint non voleva sapere che cosa avrebbe fatto la donna una volta raggiunto il loro vero obiettivo.
-Ci è scappata-
Dovette ammettere l'agente a malincuore. Da un momento all'altro si aspettava la reazione di Tony Stark e anche del dio dell'inganno ma nessuno dei due proferì parola se non un:
-È furba...-
Dal comandante Fury. Barton se lo immaginava misurare a grandi passi la stanza dove erano ancora riuniti i restanti Avengers, l'occhio buono corrucciato e la mente in moto per cercare di trovare una soluzione, intanto Nat lo scrutava con le braccia incrociate al petto.
Era inutile che lo guardasse in quel modo! Non era certo colpa sua se il loro bersaglio li aveva presi in giro e poi se l'era data a gambe!
-Trovatevi con Stark all'appartamento della ragazza, questa volta niente sbagli-
La voce perentoria di Fury lo riportò alla realtà e gli fece digrignare i denti dalla stizza. Non voleva nessuno tra i piedi ma questo non poteva certo dirlo al capo, non dopo che avevano fallito miseramente una missione così facile.


-*-


Armida non si era più voltata da quando era riuscita a mettere il cappello ad una ragazza a caso dicendole che era un regalo. Solo in quel momento le venne in mente che la persona in questione avrebbe anche potuto buttarlo via da qualche parte senza pensarci una seconda volta, ma in quel caso avrebbe raggiunto comunque il suo obiettivo: guadagnare un po' di tempo su quei due che la inseguivano.
Continuò a correre e a scansare le persone che la guardavano straniti fino a quando non vide la porta color vinaccia del loro appartamento.
Cercò a tentoni le chiavi nella borsa e dopo diverse imprecazioni e occhiate furtive alle spalle riuscì a trovarle e ad inserirle nella serratura; fece le poche scale che la separavano dalla vera entrata e finalmente entrò in casa, chiudendosi la porta alle spalle rumorosamente.
Per qualche secondo vi rimase appoggiata con la fronte per riprendere fiato e rimettere in ordine gli eventi degli ultimi minuti.
-Arm... Tutto ok?-
Chiese preoccupata Anna alle sue spalle, in mano teneva una tazza di caffè annacquato ancora bello fumante.
La mora si voltò verso l'amica con gli occhi verdi che fiammeggiavano.
-Se suonano alla porta non ti affacciare dalla finestra e non fare entrare nessuno! Solo Jack, nel caso arrivasse, ma nessun altro, per l'amor del cielo...!-
Dopo aver praticamente urlato queste parole ad Anna, che ci aveva capito ben poco e il cui caffè si stava raffreddando, si diresse a lunghe falcate prima in camera e poi in bagno.

L'acqua calda le scorreva dolcemente su tutto il corpo e finalmente riuscì a rilassarsi, per quanto gli eventi di poco prima glielo permettessero. Ripensò a tutto quello che aveva fatto da quando era arrivata a New York, quasi otto mesi prima, a quel momento ma non trovò niente che fosse degno di nota e perseguibile dalla legge americana; però i due inseguitori di prima non la pensavano allo stesso modo a quanto pare...
Si asciugò velocemente i capelli con il phone e si vestì con dei pantacollant e un maglioncino leggero che le arrivava a coprire il sedere, l'estate sarebbe arrivata di li a poco ma la sera faceva ancora un po' fresco.
Finalmente pulita e un po' più rilassata tornò da Anna nel piccolo soggiorno.
-Spero tu ab.. Bia... Anna!!- le urlò mentre l'amica si guardava attorno colpevole -Ti avevo detto di non aprire a nessuno, cazzo!! Nessuno! Quale parte di questa semplice parola non avevi capito?!-
-Ma è Tony Stark...!-
Disse la bionda con occhi adoranti mentre si torturava le mani.
Effettivamente il milionario in questione era davvero nel loro piccolo ingresso ma non era lui quello che preoccupava la mora, i due che l'avevano seguita poco prima invece si.
-Ci poteva essere Odino in persona a quella fottuta porta ma ti avevo chiesto di non aprire!-
Armida non sapeva più in che lingua ripeterlo.
-In questo momento abbiamo a disposizione solo i suoi due figli shakespiriani... Vanno bene lo stesso, tesoro?-
La mora sbatté un paio di volte le palpebre sugli occhi verdi alle parole di Stark.
-Prima cosa, non mi chiami tesoro, seconda cosa... Thor e Loki?-
No, ma sul serio? Due semi dei nel suo appartamento? Va bene che aveva scoperto da poco che praticamente tutta la mitologia norrena era viva e anche piuttosto vegeta, ma ritrovarseli in casa sarebbe stato decisamente troppo strano e un colpo deciso ai suoi nervi già messi a dura prova in quella giornata.
-Avanti fratelli di Asgard, entrate e fatevi ammirare-
Alle parole di Tony le due persone in questione entrarono, Thor rimase quasi incastrato negli stipiti della porta ma alla fine riuscirono nell'intento.
Armida non poteva credere ai suoi occhi e a giudicare dall'espressione di Anna, anche lei era rimasta piuttosto sconvolta. E nessuno si era ancora degnato di dire alla giovane Armi che cosa stava succedendo.
La prima a riacquistare la parola fu la bionda.
-T... Tu studi loro...- ridacchiò isterica -Il biondone muscoloso e il tenebroso dagli occhi verdi... Adesso capisco perchè passi tutto quel tempo sui libri...-
I due fratelli si scambiarono un breve occhiata non capendo molto bene il riferimento.
-Quando ho iniziato non sapevo neanche che esistessero!-
Esclamò, forse a voce un po' troppo alta, Armida. La mora si massaggiò le tempie cercando di mettere insieme tutti i pensieri.
Era stata inseguita da due psicopatici vestiti di nero, Tony Stark adesso stava armeggiando in cucina come se quella fosse casa sua, e per ultimo, ma decisamente non meno importante, due semidei norreni la stavano scrutando da capo a piedi con attenzione.
-Lady Armida...- la voce del dio del tuono le fece alzare gli occhi su di lui -Devi venire con noi-
-No-
Disse decisa lei incrociando le braccia al petto e facendo ridere sia Stark che Loki.
Almeno ci sono due persone che si divertono, pensò la mora che continuava a non fidarsi.
Armida si schiarì la voce.
-Fatemi riprovare...- iniziò -Non vengo da nessuna parte se ci sono anche quei due-
E indicò la coppia di assassini che spalancarono un po' gli occhi.
Armida non si fidava per niente di loro due, ormai questo era chiaro anche agli altri presenti e si comportava come un animale messo alle strette, denti e artigli in mostra per cercare si spaventare i suoi assalitori; peccato che questi ultimi siamo semidei e gli uomini più straordinari sulla faccia della terra.
-Almeno la ragazzina midgardiana ha un po' di sale in zucca-
La mora inclinò la testa di lato verso il dio dell'inganno, come se stesse ascoltando qualcosa che solo lei poteva sentire e sorrise.
-Detto da Loki in persona lo prendo come un complimento ma lo ripeto ancora una volta: io non veng...!-
L'ultima cosa che vide Armida fu la faccia spaventata della sua amica Anna che si portava le mani alla bocca e la rabbia negli occhi del dio del fulmine.
Poi tutto divenne nero.


-*-


Loki guardava distratto suo fratello che discuteva, o meglio, urlava in faccia a Fury la sua indignazione per come era stata trattata la midgardiana chiamata Armida.
Il dio dell'inganno stata svogliatamente appoggiato al vetro che divideva tutto il gruppo dalla stanza dove era stata messa la ragazza ancora priva di sensi, la donna dai capelli rossi doveva averla colpita più forte del previsto.
Una volta che era stata portata li dentro, Loki aveva visto i due assassini armeggiare per un po' accanto al braccio destro della giovane, poi l'avevano lasciata da sola sul lettino, e adesso stavano aspettando che si risvegliasse.
I più preoccupati sembravano Stark e il suo caro fratello Thor mentre il dottor Banner continuava a scrutare i parametri della ragazza su un monitor.
Il dio dell'inganno voleva fare solo ciò per cui era stato portato di nuovo sul quel pianeta insulso; anche se si trovava a qualche metro di distanza dalla midgardiana riusciva comunque a sentire il pulsare ovattato dell'energia che le scorreva in quel corpo minuto.
Le chiacchiere insulse degli Avengers non gli interessavano, aveva passato l'ultima mezz'ora a scrutare da lontano il volto dell'umana aspettando un qualche segno che gli facesse capire che si stava svegliando. E proprio mentre stava per distogliere lo sguardo, ormai stanco di aspettare, vide le palpebre di Armida tremolare e digrignare i denti.
-Si sta svegliando-
Disse il dio dell'inganno in tono neutro, sperando che i midgardiani lo ascoltassero ma nessuno di loro dette segni di averlo sentito.
Intanto vide che Armida aveva aperto gli occhi e Loki ci scorse prima confusione, poi paura e infine rabbia. Nessuno di quegli idioti degli Avengers si era ancora accorto di nulla, neanche quel dottor Banner che prima fissava i monitor con tanta insistenza.
La giovane intanto si era messa a sedere e guardava attraverso il vetro dove si trovavano tutti, compreso lui, si tolse i due aghi che aveva uno nel braccio destro e uno nel sinistro e si mise definitivamente in piedi.
Mosse i primi passi in direzione della vetrata e gli occhi smeraldini della ragazza sembravano vibrare di piccole fiammelle, Loki sentiva l'energia che adesso pulsava con più forza dentro quel corpicino e come se Armida avesse avvertito i suoi pensieri posò il suo sguardo in quello del dio dell'inganno per qualche secondo, facendolo sentire privo di difese.
La midgardiana arrivò infine a poche decine di centimetri dal vetro, Loki la vide sorridere, quasi con sarcasmo, e la osservò alzare la piccola mano sinistra che poi fece calare con violenza sul vetro che la rinchiudeva in quella stanza.
Tutti i presenti si voltarono verso Armida con sguardi confusi e stupiti, mentre la ragazza umana continuava a sorridere sprezzante della sua posizione decisamente in svantaggio.
Loki non poté fare a meno di ridere di gusto.
Forse il suo soggiorno forzano su Midgard sarebbe stato più divertente del previsto.


-Cosa?!?!-
Il dio dell'inganno dovette allontanarsi di qualche passo, evidentemente un esserino piccolo ed insignificante come quella midgardiana poteva produrre un suono tanto acuto da rompere i cristalli ed i suoi timpani.
Continuò ad osservarla in viso, le guance rosse dalla rabbia e gli occhi che continuavano a fiammeggiare mentre non smetteva di rispondere a tono a chiunque cercasse di spiegarle la situazione.
La vide prendere un profondo respiro, forse stava cercando di riordinare le idee in quella sua testolina.
-Quindi, mi state dicendo che dentro di me c'è una specie di energia asgardiana e non sapete come faccio ad averla... Ho riassunto in maniera esaustiva e concisa la situazione che si è venuta a creare?-
Il dio dell'inganno alzò un sopracciglio. Le reazioni della giovane midgardiana non erano quelle che lui si aspettava e anche il gruppo degli Avengers doveva essere d'accordo con il dio dell'inganno a giudicare dalle loro espressioni.
Mentre la ragazza chiamata Armida continuava a sputare veleno sui presenti, e come darle torto, Loki ne approfittò per concentrarsi e ricavare informazioni su quella strana quantità di energia.
Chiuse gli occhi per isolarsi dal mondo esterno e con quelli della mente riuscì in pochi secondi a visualizzare la piccola fiammella che si diffondeva nelle vene della midgardiana.
Il dio dell'inganno escluse subito a priori che provenisse da un oggetto esterno come un talismano, altrimenti avrebbe immediatamente individuato la fonte di potere esterna alla ragazza.
Quell'energia era sua dalla nascita e le apparteneva, come? Questo era ancora presto per dirlo, avrebbe dovuto interrogarla e approfondire le ricerche sul suo passato ma non lo avrebbe fatto, aveva la netta sensazione che quelle informazioni avrebbero aiutato lo S.H.I.E.L.D. in qualche loro losca ed eroica impresa e al dio dell'inganno non andava proprio di aiutare un branco di midgardiani psicopatici.
Tornò a concentrasi sulla scia di potere e la vide pulsare dentro la giovane, i sentimenti forti e la paura la facevano scorrere più velocemente e ne ampliavano per un po' la quantità ma rimaneva comunque in misura decisamente inferiore a quella che scorreva in un comune asgardiano.
Quella scintilla di Asgard doveva essersi risvegliata nella giovane quando alcuni mesi prima era avvenuto l'attacco a New York e lui ne era il diretto responsabile, Armida si trovava già in città da alcuni mesi e anche se non aveva partecipato attivamente a quella breve guerra il suo esile corpo aveva comunque reagito all'enorme massa di energia aliena che si era accumulata sopra quella città midgardiana.
Il fascicolo che quell'uomo di nome Fury aveva dato a suo fratello con le informazioni sulla giovane aveva fornito al dio dell'inganno quelle poche ma rivelanti informazioni e tutto sembrava coincidere con il suo ragionamento.
Sicuramente in tutto l'universo esistevano mezzi per estrarre l'energia dal corpo di Armida, alcuni più dolorosi di altri, ma quella scintilla che aveva dentro di se le apparteneva dalla nascita, portargliela via avrebbe significato porre fine anche alla sua miserabile vita. Era il ceppo portante a cui la sua anima si aggrappava e  manteneva la sua esistenza intatta, l'essenza di un asgardiano era legata allo stesso principio. Sotto questo aspetto, la giovane Armida, aveva molto da condividere con la razza di Asgard.
Una volta spenta la fiammella non c'era magia che avrebbe potuto salvare quella determinata persona.
Non che gli interessasse particolarmente il futuro di quella midgardiana ma i suoi cari nemici Avengers e suo fratello la pensavano sicuramente in altro modo.
-'Sto cazzo!-
La voce isterica di Armida lo costrinse a riaprire gli occhi, nessuno dei presenti sembrava essersi accorto del suo momentaneo estraniamento dal mondo.
-Sei sempre così fine?-
L'uomo di metallo aveva usato come al solito quel tono sarcastico che avrebbe mandato in bestia anche uno dei più devoti e calmi sacerdoti di Asgard.
La giovane incrociò le braccia al petto e sorrise.
-Solo il sabato e quando vengo attaccata alle spalle da un gruppo di psicopatici vestiti di nero!-
Il dio dell'inganno non poté fare a meno che ghignare a sua volta, era decisamente divertente ed istruttivo vedere quel gruppo di eroi che cercava di mantenere la calma di fronte alla ragazza.
Notò che anche Thor sembrava divertirsi di fronte al l'indisponenza della midgardiana.
-Mi ricorda decisamente qualcuno...-
Loki si accorse che il biondo dio del tuono disse quella frase con noncuranza mentre con il pollice e l'indice si sfiorava la barba e lanciava un'occhiata divertita al suo caro fratellino.
Il dio dell'inganno fece finta di non sentire evitando di ricordare a Thor che era lui quello che, quando erano più giovani, aveva passato l'età ribelle dove rispondeva sempre a tono al padre degli dei.
-E ti succede spesso...? Intendo essere inseguita da tipi loschi-
Tony Stark intanto stava continuando a provocare la giovane che sembrava stesse per esplodere da un momento all'altro.
Nessuno degli altri eroi sembrava voler entrare in quella conversazione.
Loki osservava i capelli di Armida che sembravano formare un'aura intorno a quella testolina arrabbiata e forse anche un po' spaventata, ma la ragazza continuava comunque ad attaccare.
-Negli ultimi tempi? Fammici pensare un attimo...- si picchiettò il mento con un dito -Direi anche troppo!-
Armida aveva i pugni serrati e il respiro affannoso, il dio dell'inganno non credeva che avrebbe potuto mantenere sotto controllo tutta quella pressione ancora per molto.
-Signorina- intervenne Fury perentorio -Siamo qui per aiutarla-
Loki non credette un attimo a quelle parole e nemmeno la midgardiana si fece ingannare, il suo sguardo si incupì e fece un passo indietro come a mettere più distanza possibile tra lei e la spia.
-Grazie per l'offerta, ma mi trovo costretta a rifiutare-
-Non si fida di noi?-
-Non mi fido di lei Fury, mi ha fatta pedinare e poi sono stata colpita alle spalle, non mi sembra un buon modo per iniziare una collaborazione-
Il dio dell'inganno dovette ammettere che Armida aveva i nervi saldi, di sicuro molto più saldi del caro dottor Banner che in quel momento sembrava volesse essere in ogni altro luogo tranne che dentro quella stanza.
Loki sorrise.
Scatenare la bestia che il dottore si portava dentro sarebbe stato divertente.
Forse un'altra volta, ghignò. Quello che aveva davanti per il momento era molto più piacevole.
-Sono stati i miei agenti a farlo...-
Stava rispondendo calmo il direttore.
-Ma la mano che li muove è comunque la sua...-
Loki vide la giovane piegare un po' la testa di lato senza staccare gli occhi verdi da quello del direttore dello S.H.I.E.L.D.
-Lei ha paura signor Fury-
Non era una domanda e il sorriso del dio dell'inganno si allargò.
Gli Avengers continuavano a spostare lo sguardo tra i due.
-La paura ci tiene in vita, signorina-
Loki la vide esitare un attimo prima di rispondere di nuovo.
-Ma non quando diventa paranoia, in tal caso uccide...-
Il dio dell'inganno resistette all'impulso di scoppiare a ridere.
Sì, ormai ne era sicuro.
Quel soggiorno forzato su Midgard si prospettava davvero divertente.




spero che questo secondo capitolo vi sia piaciuto ^^
ringrazio chi ha messo la storia tra le seguite, le preferite e anche le ricordate
-inchino-
grazie mille per aver letto 
alla prossima
ciauuuuuu
M_Wonnie




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Capitolo 3
*** 3: Stupid Girl ***


Green Desires

3: Stupid Girl






Armida teneva il suo cellulare, che era riuscita a riavere dopo una lunga trattativa, ad una discreta distanza dal suo orecchio. Aveva chiamato Anna per rassicurarla e per dirle che quella notte non sarebbe tornata a casa ma l'amica bionda aveva cominciato a sclerare e urlare talmente tanto che Arm decise di lasciare il cellulare sul lettino accanto a dove era seduta lei.
La ragazza si mise ad osservare il gruppo di persone che adesso si trovava di nuovo al di la del vetro, con lei erano rimasti solo i due semi-dei; Loki sembrava quasi affascinato da quello che succedeva nel gruppo degli Avengers mentre Thor non le aveva staccato gli occhi di dosso.
Mentre Anna continuava ad urlare al telefono la mora si fece coraggio e decise di chiedere spiegazioni un po' più dettagliate a quei due.
-Perché pensano che possa diventare una minaccia?-
Chiese diretta.
Anche il dio dell'inganno spostò la sua attenzione su di lei. Thor si limitò a cambiare posizione.
Armida aspettò ancora qualche secondo di ricevere una risposta ma nessuno dei due sembrava intenzionato a parlare, intanto decise di concludere la telefonata con Anna rassicurandola per l'ennesima volta.
Armida sospirò cercando di formulare un nuovo discorso.
-Principi di Asgard- entrambi sembrarono sorpresi da quel inizio -Ho il diritto di sapere quello che mi sta accadendo e perché vengo trattata come una criminale-
Vide per la prima volta i due che si scambiarono uno sguardo quasi di intesa.
-Gli umani sono esseri che tendono a distruggere tutto quello che è diverso da loro-
Rispose il dio dell'inganno.
-Loki...- lo ammonì il fratello -Sono ancora tutti scossi dagli avvenimenti di pochi mesi fa-
Disse poi il dio del fulmine rivolto a lei.
Armida si accorse che Thor sembrava voler giustificare il comportamento di quegli agenti psicopatici, ma ancora non le avevano risposto.
-Hanno paura che tu possa diventare una bomba pronta ad esplodere-
La precedette Loki.
-E lo sono?-
Gli occhioni verdi di Armida si spostavano dall'uno all'altro quasi freneticamente, non che avesse paura però possibilmente voleva evitare di finire in mille pezzi per una cosa che non capiva.
-Forse è un po' troppo presto per dirlo, ma direi di no- continuò il dio dell'inganno -Questa energia che si è risvegliata ti appartiene, non ti farà del male perché è parte del tuo organismo dalla nascita... Ma non la sai controllare e forse sarà questo il vero problema alla fine-
Per la prima volta in quella giornata la ragazza era senza parole.
Poteva accettare tutto: dei e super miliardari nel suo appartamento, assassini pronti ad ucciderla, strani individui, Avengers... Ma che lei fosse in possesso di una strana energia aliena non aveva proprio senso e espresse questo ultimo dubbio ad alta voce.
-Forse hai un antenato Asgardiano-
Thor alzò le larghe spalle spostando poi lo sguardo sul fratello che invece sembrava di nuovo immerso nei suoi pensieri. Armida gli si avvicinò quasi di soppiatto e solo quando fu a pochi centimetri da Loki lui si accorse della sua presenza.
L'unica reazione visibile del dio fu un sopracciglio alzato.
-La tua vicinanza mi urta, midgardiana...-
La compostezza con cui il dio dell'inganno disse quelle parole fece ridacchiare Armida che si allontanò solo di qualche centimetro rimanendo comunque molto vicina.
Non che lo facesse apposta ma aveva a disposizione due degli dei che studiava da cinque anni e lei era sempre stata molto curiosa di natura quindi non poteva decisamente farne a meno.
Dopo quella ultima battuta del dio dell'inganno i minuti di silenzio si sommarono ai precedenti in una sequenza che alla giovane sembrò infinita.
Non avendo molto da fare decise di spostare la sua attenzione su quello che stava succedendo al di la di quella sua prigione di vetro; il resto degli Avengers stava parlando animatamente con il signor Fury che non sembrava affatto contento di come si erano svolti i fatti.
Armida notò che Stark sembrava quello più scoglionato... Non si poteva usare un altro termine per descriverlo, ovviamente lui e il dio dagli occhi verdi che le faceva compagnia in quella simil cella.
Arm cominciò ad odiare quel silenzio che si era creato e anche se i due dei norreni non avevano voglia di parlare lei invece aveva ancora domande che esigevano una risposta, magari anche decente.
-Perché non vi credono? Avete già appurato che non sono una minaccia, perché mi tengono ancora sotto chiave?-
Il dio del tuono si staccò dalla parete a cui si era poggiato fino a quel momento e cominciò a misurare la stanza a lunghi passi.
-Non si fidano di quello che asserisce mio fratello Loki-
Rispose dopo qualche secondo e il sorriso del dio in questione accompagnò quella risposta.
il dio dell'inganno posso anche capirli...- disse Arm dopo aver riflettuto un attimo -Ma tu ti fidi di tuo fratello e loro dovrebbero fidarsi di te, no?-
Questa volta Loki rise apertamente facendo voltare il fratello e Armida verso di lui.
-I vostri amici Avengers hanno paura di me!-
-Hey hey...!- l'interruppe la ragazza -Vacci piano... Non sono miei amici...-
La giovane incrociò le braccia al petto gonfiando un po' le guance in segno di stizza.
Quel gruppo di psicopatici poteva anche aver salvato New York e il mondo intero ma l'avevano inseguita, attaccata alle spalle e poi rinchiusa in quella specie di laboratorio; va bene che non erano tutti coinvolti direttamente ma quel tizio Fury non le piaceva sul serio e a quanto pareva era lui quello che dirigeva tutta la baracca.
Armida ormai sapeva per certo che la situazione le avrebbe portato solo guai quindi voleva mettere tutte le carte in tavola.
-Ok... Sentite...- iniziò massaggiandosi le tempie -Ve lo chiedo per favore e gentilmente: potete dirmi quello che sta succedendo alla mia, una volta normale, vita?-
Il tono della giovane si era alzato di qualche tono ad ogni parola e nonostante non avesse corso aveva il fiatone.
Armida fissò i suoi occhi fiammeggianti in quelli di Thor non lasciandoli alcuna via di uscita, avrebbe dovuto rispondere alle sue domande altrimenti... Bè, altrimenti... Che diavolo poteva fare contro un dio norreno?!
Per Odino e tutti i suoi corvi...
-Lady Armida- iniziò il dio del tuono e lei incrociò le braccia sotto al seno -A quanto pare dopo l'attacco a questa città midgardiana sono diventati tutti un po' più...-
Il dio lasciò la frase in sospeso come se cercasse le parole e Arm si trovò ad alzare un sopracciglio curato e guardare l'altro fratello che fece finta di niente.
Quel tizio iniziava a darle sui nervi ma dovette riportare la sua attenzione sul dio del tuono perché sembrava in seria difficoltà nel trovare quella parola mancante.
-Come dite voi umani...?-
-Isterici?-
Lo aiutò lei e vide il viso di Thor illuminarsi come quello di un bambino che trova delle caramelle. Armida si trovò a ridacchiare divertita di quelle espressioni, in quel momento si rese conto di non poter restare molto arrabbiata con il dio norreno dei fulmini.
Come poteva resistere a quegli occhi così dolci?
-Avanti fratello, arriva al punto-
Non poteva invece dire lo stesso riguardo al fratello. Loki sembrava innervosire tutti per quello che era riuscita a capire nelle poche ore che gli era stata accanto. Ma adesso voleva veramente sapere quello le stava succedendo e il fatto che anche il dio dell'inganno premesse per avere delle risposte non era affatto male per lei.
-La vogliono usare-
Disse diretto il dio norreno dagli occhi verdi.
-Loki!-
Lo rimproverò subito Thor lanciando un'occhiata anche alla ragazza.
Armida intanto cercava di assimilare quello che aveva appena sentito, prima era una potenziale minaccia e adesso erano passati a volerla sfruttare, stava decisamente cadendo dalla padella alla brace.
-Non negare, Thor. Ci hai pensato anche tu...- sembrava quasi un rimprovero da parte di Loki -Vogliono usare la sua energia, vogliono quello che ha dentro di se perché non possono controllarlo-
Mentre diceva quelle cose il dio dell'inganno si era alzano e si era avvicinato di sua spontanea volontà alla ragazza che dovette alzare lo sguardo per poterlo guardare direttamente in quegli occhi verdi.
-Ma poco fa hai detto che questa scintilla fa parte di me...- guardò anche Thor che distolse lo sguardo in fretta non riuscendo a sopportare quegli occhioni verdi come quelli del fratello -Come possono portarmela via se...!-
-Pensaci midgardiana-
La interruppe il dio dell'inganno prendendole il mento tra le dita e obbligandola a guardarlo negli occhi, la schiena di Armida venne percorsa da qualcosa di molto simile ad una scarica elettrica, e in quello stesso momento la verità la colpì come un pugno nello stomaco.
-Uccidermi...-
Lo disse in un sussurro cercando conforto anche nello sguardo di Thor.
-Non lasceremo che accada, Lady Armida e poi è solo un'ipotesi-
Il dio del tuono aveva un tono rassicurante ma la ragazza non era molto convinta, aveva visto lo sguardo di Fury e dei suoi scagnozzi e non le era piaciuto... Come aveva già detto erano paranoici e la gente tendeva a vedere fantasmi anche dove non c'erano quando si trovavano in quello stato.
Prima che Arm potesse replicare o urlare di indignazione e anche paura il resto degli Avengers fece di nuovo il suo ingresso nella stanza.
Come se fosse stato scottato Loki le lasciò il mento e per una frazione di secondo Armida si sentì spaesata.


-*-


-Buone notizie, tesoro!-
Quell'esibizionista di Stark fece di nuovo il suo ingresso e già Loki non lo sopportava più.
-Verrai a stare insieme a noi in un dei miei appartamenti qui a New York!-
Senza neanche pensarci e quasi contro la sua volontà il dio dell'inganno scambiò uno sguardo con il fratello, entrambi aspettavano la reazione della giovane midgardiana.
Il dio norreno dell'inganno riuscì a percepire l'immobilità della giovane anche se adesso non le stava più così vicino, i muscoli della midgardiana si erano tesi sotto il sottile strato di vestiti e le sue mani si strinsero ancora in pungni. Gli occhi verdi di Armida sembravano tradire un po' di paura e apprensione ma nelle poche ore che l'aveva osservata aveva capito una cosa su di lei e che forse quegli stupidi Avengers non avrebbero capito neanche se glie lo avesse scritto in caratteri cubitali: avrebbe lottato.
Quella ragazza avrebbe lottato per rimanere in vita e per non perdere la sua libertà.
Se avesse vinto o meno quello non era una cosa che interessava Loki ma quello che, a malincuore, lo affascina era la freddezza con la quale quella piccola midgardiana affrontava la situazione.
In quel l'istante sentì due occhi puntati su di lui.
Non fece altro che abbassare di poco lo sguardo per incontrare quello di Armida, vide le domande che vorticavano in quella sua testolina e poi vide...
Loki ebbe appena il tempo di scorgere un sorrisetto beffardo sulle labbra carnose della giovane che questa si lanciò in avanti sorprendendo tutti e, imboccando la porta, in pochissimi secondi, attraverso i vetri della stanza dove si trovavano, la videro sfrecciare lungo il corridoio.


Stupidità.
Stupidità e coraggio.
Ecco che cosa aveva visto in quel l'attimo il dio dell'inganno negli occhi della ragazza.
Era quello che leggeva tutte le volte negli occhi del suo adorato fratello, quindi anche quella giovane assomigliava allo stupido gruppo di Avengers più di quanto lei stessa si fosse accorta o volesse ammettere.
Stark iniziò a sghignazzare mentre Banner si massaggiava le tempie e sembrava fare esercizi di respirazione. Loki notò che gli unici a non essere preoccupati per la situazioni tragicomica che si era creata erano lui, Thor e Stark. O stavano sottovalutando l'intera faccenda oppure non c'era davvero niente di cui preoccuparsi.
Fury invece lanciava fulmini da quel l'unico suo occhio buono più di Thor nei suoi momenti migliori.
-Capitano!- si rivolse a Rogers -Riporti subito qui la ragazza-
Loki percepì la rabbia trattenuta a stento dall'uomo. Essere presi in giro non piaceva a nessuno ma il dio dell'inganno si divertiva nel vedere come Armida si prendeva gioco di tutti quegli idioti che credevano di poter tenere tutto sotto controllo.
Appena trenta secondi dopo sentirono prima gli insulti poco velati della ragazza e poi la videro portata in braccio dal capitano Rogers come un sacco di patate.
-'Fanculo!!-
La sentì ringhiare non appena il capitano la posò a terra.
-Signorina!!- la voce di Fury tuonò all'interno della piccola stanza facendo zittire tutti -Lei non ha ancora capito la situazione!-
Il dio dell'inganno la vide alzare un sopraccglio e incrociare le braccia al petto.
-E invece credo di averla capita questa situazione- si schiarì la voce come se fosse una professoressa di fronte ad un'aula di bambini non troppo svegli e senza neanche guardarli Loki sentì la rabbia di tutte e tre le spie e la risata di Stark.
A quanto pare al miliardario la giovane piaceva...
-Avete paura di perdere il controllo su tutta questa storia aliena, avete paura che io perda il controllo e volete sapere se potete usare questa mia energia per qualche stupido scopo-
Guardò tutti negli occhi senza tralasciare nessuno.
Il dio norreno vedeva così tanta ostinazione in quel piccolo corpo che si trovò a ghignare senza neanche rendersene conto. Non era un sorriso, non si ricordava neanche quando era stata l'ultima volta che aveva sorriso davvero ma forse quello ci andava vicino.
-Ragazzina tu non sai un bel niente!- le urlò addosso la donna rossa.
Loki vide che suo fratello stava per intervenire ma con un piccolo cenno lo esortò a rimanere dov'era. Era curioso di sapere fin dove si sarebbe spinta quella giovane midgardiana.
-Mentre noi eravamo fuori ti ho vista parlare con quell'assassino- e indicò il dio dell'inganno -Che bugie ti ha raccontato, eh?! Sai quante persone ha ucciso quando è venuto sulla terra?!-
Loki sentì gli occhi di Armida che scrutavano di nuovo la sua figura ma non perse tempo a ricambiare il suo sguardo.
-Interessante...- la sentì dire dopo qualche secondo -Tu e il tuo amico invece quanti ne avete fatti fuori nella vostra, immagino fruttuosa, carriera fino a questo momento?-
Ci fu un attimo di silenzio durante il quale nessuno osò dire niente. Neanche il capo dello S.H.I.E.L.D. si arrischiò a pronunciare una qualsiasi parola.
Ma nel momento in cui Loki vide la donna dai capelli rossi scattare in avanti il suo benamato fratello si frappose tra lei e il suo bersaglio.
Armida non sembrava neanche turbata, quella donna avrebbe potuto ucciderla e lei se ne stava apparentemente tranquilla sorridendo sorniona.
In quel momento di alta tensione Stark batté le mani insieme attirando l'attenzione di tutti.
-Si, bè... Mi dispiace interrompere questo bel teatrino da tragedia greca ma credo che siamo tutti stanchi a questo punto-
-Mi trovo a dare ragione a Tony ancora una volta-
-Grazie Banner-
-È meglio parlarne domani a mente fresca, non credete?-
Loki notò che la giovane stava sbadigliando, il miliardario e il dottore quando volevano riuscivano a convincere i propri interlocutori.
Nick Fury scambiò un veloce sguardo con le sue spie e poi annuì.
-La ragazza verrà a stare da te Stark, e tutti voi- passò in rassegna tutti gli Avengers compreso il dio dell'inganno -Ne siete responsabili, dato che non vuoi in casa l'agente Romanoff e Clint-
In quell'istante Loki vide gli occhi Armida illuminarsi per un attimo.
-Si, ho notato che la nostra giovane amica diventa isterica quando ce li ha vicino... Quindi ho pensato: hey! Perché rischiare? L'unica cosa di cui mi meraviglio è che lei abbia accettato così in fretta...-
Il miliardario lasciò volutamente la frase in sospeso. Quel dannato uomo d'acciaio amava la teatralità e sembrava crogiolarsi in essa.
Il dio norreno storse la bocca.
Stare in mezzo a tutti quei midgardiani gli avrebbe fatto venire di sicuro un'emicrania...


-*-


-E questa è la tua stanza- Tony le aveva fatto fare un veloce giro della casa -Le tue cose sono all'interno degli scatoloni-
Armida evitò di chiedere quando e come fossero andati nell'appartamento di Anna a requisire le sue cose e soprattutto come avessero fatto ha superare le difese dell'amica bionda. Quando ci si metteva era peggio di un cane da guardia.
-Grazie signor Stark...- si guardò intorno un po' imbarazzata -Quindi mmh... Bè, buonanotte-
-Buonanotte, tesoro-
Arm non ebbe neanche la forza di ribattere a quel tesoro che odiava tanto. Dette un breve saluto a tutto il resto della combriccola e si buttò sul letto che fortunatamente era stato già fatto. Non avrebbe mai avuto la forza di mettere lenzuola e tutto il resto in quella situazione.
All'interno della stanza non arrivava nessun suono.
La giovane non avrebbe saputo dire se gli Avengers fossero già andati a dormire o se stessero confabulando tra di loro. Ma la sua attenzione adesso era concentrata sul dio dell'inganno.
Loki.
A quanto pare l'attacco a New York era stata opera sua e aveva ucciso molte persone... E allora perché non riusciva a togliersi dalla testa i suoi occhi verdi?
Dietro la barriera che Arm aveva intravisto in quello sguardo, il dio norreno dell'inganno si era sicuramente serrato dietro di essa e oltre c'era sicuramente qualcosa che Loki non voleva far conoscere al mondo.
Con le mani sulla faccia si ritrovò a ridacchiare quasi istericamente.
Tutta quella situazione era fottutamente assurda.
Armida si addormentò circondata da quei pensieri e da due solitarie lacrime che le scivolarono sulle guance lisce.

Tornare alla realtà dopo il sonno profondo nel quale era stata avvolta quella notte fu difficile. Fu come cercare di tornare a galla dopo essere discesi metri e metri sotto la superficie del mare e tornare finalmente a respirare.
La luce del sole inondava la stanza e Armida si sentì come obbligata ad alzarsi, ormai era sveglia e non sarebbe riuscita a riprendere sonno neanche se si fosse messa d'impegno.
Si tirò su a sedere e si stiracchiò, allungando le braccia per cercare di mettere in funzione qualche muscolo e mettere a fuoco la situazione.
Tutta quella luce le feriva quasi gli occhi ma una volta abituatasi, la vista che le si presentò davanti la lasciò senza fiato. Quell'appartamento era più in alto di quanto aveva creduto la sera prima e New York si stagliava in tutta la sua grandezza fino all'orizzonte.
Non si poteva certo dire che Tony Stark facesse le cose a metà, la sua stanza era grande quanto l'appartamento di Anna, e che diamine!
Da quell'altezza lasciò vagare lo sguardo per qualche secondo ritrovandosi a sospirare...
Dov'era finita la sua vita?
In poche ore era stato stravolto tutto: dalle sue origini a quello che credeva di essere, una ragazza all'ultimo anno di università con i problemi che avevano tutte le sue coetanee.
Poggiò la fronte al vetro cercando la forza di affrontare tutte le persone che sicuramente la stavano aspettando al di la della porta e vestirsi.
Trovò la porta del bagno e si fece una doccia veloce anche se la maggior parte del tempo stette a litigare per cercare di far venire l'acqua calda e non ustionarsi ma tutto sommato riuscì a domare quell'attrezzo infernale.
Riuscì a trovare lo scatolone dei vestiti solo dopo averne aperti prima altri cinque e aver imprecato per una decina di minuti. Dopo essersi infilata un paio di jeans e una maglia a maniche corte decise che era arrivato il momento di affrontare il plotone di esecuzione che l'attendeva al di la della porta.

Ok.... Non se li era immaginati in quel modo.
Sembravano tutti rilassati e intenti a fare qualcosa di costruttivo fino a quando, quello che doveva essere il dottor Banner, le venne incontro sorridendo quasi imbarazzato con una tazza di quello che sembrava caffè fumante in mano.
La giovane arricciò il naso cercando di capire se quello poteva essere del vero caffè e Banner seguì il suo sguardo cercando poi di non ridere.
-Vuoi del caffè, Armida?-
La ragazza spostò la sua attenzione sul viso dell'uomo sorridendo per la gentilezza inattesa del dottore. Aveva creduto che una volta sveglia tutti le sarebbero stati addosso e non riuscendo a credere a quello che si trovava davanti esternò quel dubbio ad alta voce.
-Thor ci ha spiegato la situazione mentre tu dormivi, sembra che non ci sia niente di cui preoccuparsi per adesso-
Disse il capitano Rogers mentre sfogliava un giornale.
Armida spostò lo sguardo su tutti gli altri cercando di capire quello che stavano pensando, sembravano tutti molto tranquilli, eccetto Loki, lui sembrava più schifato che altro.
-Lady Armida- il dio del fulmine attirò la sua attenzione; senza neanche accorgersene era rimasta di nuovo imprigionata negli occhi verdi del dio dell'inganno -Io e mio fratello abbiamo intenzione di tornare su Asgard per parlare con nostro padre e chiedere consiglio-
La giovane sbatté un paio di volte le palpebre sui suoi occhioni. Il suo cervello si era fermato non appena aveva sentito la parola Asgard.
Negli scritti che aveva studiato ne aveva letto così tanto che la curiosità avrebbe potuto ucciderla in quel momento.
-Non ti sta ascoltando più, fratello...-
La voce quasi divertita di Loki la fece tornare sulla terra e smettere di fantasticare su quella mitica città.
-Lady Armida?- piccola pausa -Avete sentito quello che ho detto?-
La ragazza vide che anche Thor sembrava trattenere a stento un sorriso, in quel momento doveva avere una faccia davvero divertente.
-Hem...- si guardò attorno imbarazzata -Scusa, dicevi?-
-Vogliamo tornare ad Asgard per chiedere consiglio a nostro padre, devi avere per forza un antenato asgardiano per possedere questa energia, quindi se tu potessi darci un ritratto o qualsiasi altra cosa dei tuoi antenati sarebbe d'aiuto-
-Ritratto?-
Chiese scettica. Il massimo che poteva fare era dargli le poche foto che si era portata dietro e arrivavano solo ai suoi nonni, non aveva altre cose che andassero più indietro negli anni.
-Ho delle foto-
La giovane notò la faccia confusa del dio del fulmine. Che non avesse mai sentito parlare delle foto?
-Il nostro point break vive all'epoca di Shakespeare-
Alzò gli occhi al cielo Stark facendo ridere per la prima volta Armida.
-Vado a prenderle, se riesco a trovarle all'interno di tutti gli scatoloni-
Continuò a ridacchiare la giovane mentre tornava nella sua stanza.
Fortunatamente bastò trovare l'album delle foto di famiglia da cui non si staccava mai, tornò così dagli altri con quello stretto tra le braccia.
Lo posò sul tavolo della cucina dove si erano radunati tutti e cominciò a sfogliarlo per scegliere le foto più adatte.
Suo nonno e sua nonna sorridenti mentre si tenevano per mano, i suoi genitori che si guardavano innamorati... Era molto che non lo sfogliava così attentamente e ebbe paura di scoppiare a piangere davanti a tutti i presenti; cercò di ricomporsi e ricacciò le lacrime e i ricordi in fondo al cuore sperando che nessuno si fosse accorto di quel breve cedimento.
-Non sono molte...- sospirò il dio del tuono ma non appena si accorse della faccia imbronciata che aveva fatto la giovane si affrettò a rimediare -Ma se saremo fortunati il padre degli dei riconoscerà in uno dei tuoi parenti un asgardiano-
Armida sospirò attirando l'attenzione di tutti.
-Tesoro, tutto bene?-
Le chiese Stark.
-Hai dolore da qualche parte?-
Lo seguì il dottore.
-Signorina Armida, vuoi che ti prepari qualcosa?-
Il capitano si era già alzato per trafficare in quella bella cucina.
-Lady Armida vuoi riposare ancora un po'?-
Thor le si era avvicinato con sguardo da cucciolo.
E poi sentì un suono di stizza.
-Ma che brave mammine tutti quanti- iniziò Loki -Ma vi siete, non so, accorti che la midgardiana in questione non ha cinque anni?-
Arm trovò difficile capire cosa pensasse davvero in quel momento il dio dell'inganno, i suoi occhi non lasciavano trasparire nulla, sembrava semplicemente annoiato della situazione. Era stato perfettamente immobile, poggiato con la schiena contro il muro, e zitto fino a quel momento, era stata addirittura sul punto di dimenticarsi della sua presenza, tra l'alto cosa molto difficile a farsi per il semplice fatto che aveva sentito lo sguardo del dio sempre addosso.
Ora non le restava che capire se la cosa le faceva piacere o le dava fastidio.
Alla fine un po' per tutte quelle domande e un po' per l'uscita del dio norreno, la giovane si trovò di nuovo a ridere.
-Ragazzi sto bene- si mise a sedere -Devo solo abituarmi alla situazione- ed era davvero quello che pensava -Però mangio volentieri qualcosa-
Il capitano Rogers si illuminò in volto e si mise subito ai fornelli.
Pochi minuti dopo stava già con la testa dentro al piatto incurante degli sguardi divertiti che si scambiavano gli Avengers.
-Allora, tesoro, dov'è finita tutta la tua grinta da guerriera che hai tirato fuori ieri sera?-
Le chiese Stark mentre sembrava versarsi un super alcolico. Vista l'ora del pomeriggio non sembrava un'ottima mossa.
-Che avrei dovuto fare?- rispose ancora intenta a mangiare -Se vengo attaccata rispondo, ma adesso mi sento piuttosto...- cercò la parola adatta da usare ma quella venne a galla nella sua mente mentre passò lo sguardo sui presenti -Sì, direi che mi sento al sicuro qui con voi... Fury e le sue spie non mi piacciono-
Banner accennò un sorriso capendo la reazione della giovane.
-Tutto questo è molto interessante- tutti si girarono verso il dio dell'inganno, anche Armida che aveva il boccone in bocca -Ma non credi fratello che dovremmo andare?-


Si erano radunati sul tetto dell'edificio per salutare i due dei diretti su Asgard anche se la ragazza avrebbe prima voluto finire di mangiare.
-Lady Armida, torneremo il prima possibile e spero con le risposte alle domande che cerchi-
I modi antiquati di Thor la mettevano un po' in soggezione.
-E noi cercheremo di tenerla lontana dai guai-
Sospirò Stark facendo sorridere sia il dottore che il capitano.
-Hey!- protestò lei un po' indignata.
I due dei si spostarono un po' più al centro di quella terrazza e Armida seguì ogni loro movimento. Thor sembrava sprizzare arcobaleni e unicorni da ogni poro anche se attorno alla sua figura si percepiva l'aura di potere che permeava tutto il suo corpo. Il dio del tuono era un ragazzone dall'animo buono e non ci voleva molto a capirlo.
Al contrario Loki era una vera e propria incognita, di lui sapeva quello che aveva studiato e alcune cose era riuscita ad appurare che non erano vere. Non c'era modo di capire quello che pensava perché se si accorgeva che lo scrutavi con un po' più di attenzione chiudeva le porte al mondo che stava fuori.
Ma Armida, senza neanche rendersene del tutto conto, aveva iniziato a desiderare di attraversare le porte dell'anima del dio norreno dell'inganno e vedere quello che cercava di nascondere con tanta ostinazione.
-Tutte queste seghe mentali e lo conosco solo da qualche ora... Andiamo bene...-
Sussurrò a se stessa in italiano sperando che nessuno l'avesse sentita, quando alzò di nuovo gli occhi si accorse che tutti stavano guardando verso il cielo.
-Heimdall!- urlò Thor versò l'alto -Apri il portale!-
Pochi secondi dopo una scia di luce dai colori dell'arcobaleno arrivò sulla terrazza alzando una nuvola di polvere.
-Loki! Thor!- la giovane attirò la loro attenzione prima che sparissero -Grazie!-
-A presto piccola midgardiana-
In un attimo erano già spariti e Armida rimase per un po' a contemplare il cielo con quella voce che le rimbalzava nella testa.
Poteva giurare di aver visto ghignare soddisfatto Loki poco prima che venisse risucchiato da quel vortice di luce.


-*-


Si divertiva.
Ormai lo aveva ammesso anche a se stesso. Quella midgardiana lo incuriosiva a tal punto da dimenticare che odiava la sua razza.
Mentre lui e Thor percorrevano i lunghi corridoi del palazzo alcuni inservienti e guardie si voltavano a guardarlo; gli occhi pieni di odio e anche paura, diffidavano di lui, ma quella era la sua natura e non poteva fare altrimenti.
Senza preavviso i ricordi tornarono a qualche giorno prima quando avevano trovato la giovane. Lei aveva spostato lo sguardo da lui a Thor con meraviglia e poi aveva aperto bocca.
Testarda e cocciuta come suo fratello.
Ma almeno sembrava avere qualcosa in quella sua testolina.
-Figli miei!-
La voce di Frigga lo riportò alla realtà. La loro madre veniva loro incontro a braccia aperte e abbracciò entrambi.
Loki si limitò ad assaporare il profumo di sua madre, era un odore che ricordava casa, famiglia... Affetti che lui non aveva più.
-Padre è nella sala del trono?-
-Vi sta già aspettando, Thor, Loki è andato tutto bene su Midgard?-
Il dio dell'inganno lesse preoccupazione negli occhi della donna.
-Abbiamo trovato una giovane con una scintilla di Asgard dentro di se-
Loki vide sorpresa negli occhi della madre.
-Sarà meglio sbrigarci allora...-
Disse lei incamminandosi con passo svelto verso la sala del trono. Loki vedeva che era preoccupata, dietro a quel sorriso di circostanza c'era sicuramente qualcosa che turbava l'animo della dea.

Il padre degli dei stava parlando con dei funzionari quando loro entrarono nella sala del trono, non appena si accorse della loro presenza congedò gli uomini che aveva accanto.
-Figli miei!-
Divertente.
Loki trovava davvero divertente come Odino avesse cominciato di nuovo a considerarlo come parte della famiglia dopo che gli aveva inflitto quella infinita prigionia nelle celle di Asgard, straziato nell'anima e nel corpo dagli incubi gentilmente offerti dal padre degli dei in persona che era andato a scavare nelle paure più profonde del proprio figlio.
Il dio dell'inganno temeva che quel vecchio fosse riuscito a scorgere qualcosa in fondo alla sua anima per comportarsi di nuovo come un padre affettuoso.
-Che notizie giungono da Midgard?-
-Abbiamo trovato una giovane con una scintilla di Asgard dentro di se... Lady Armida ha acconsentito a darci alcune foto per permettervi di...-
Il padre degli dei alzò una mano per farlo tacere.
Adesso Loki era veramente curioso di sapere quale strano aneddoto avrebbe tirato fuori il vecchio barbuto.
-Un mio vecchio compagno d'armi mi chiese di indebolire la sua scintilla e diventare così un umano e lasciarlo vivere su Midgard-
Thor e il dio dell'inganno si scambiarono una breve occhiata. Sembrava che la loro vecchia complicità stesse tornando a galla nonostante tutti gli sforzi di Loki affinché non succedesse.
-E per quale ragione avrebbe fatto una scelta così sciocca?-
Il dio norreno dell'inganno non riuscì a fermare quel commento tagliente.
-Perché si era innamorato- rispose sua madre posandogli una mano sul braccio destro -Spero che un giorno troverai qualcuno che ti amerà così tanto da farti dimenticare anche te stesso-
Loki dovette distogliere lo sguardo da quello della dea e chiuse di nuovo tutte le porte che davano sul mondo esterno.
-Questa giovane- disse Odino prendendo una foto di Armida con i genitori -È sicuramente una discente del dio della guerra (nome), gli somiglia molto... Specialmente gli occhi- restituì la foto a Thor e guardò entrambi.
-Nelle tre generazioni che li separano la scintilla asgardiana si è piano piano indebolita ancora di più ma il vostro arrivo su Midgard l'ha riaccesa di nuova vita. E se il potere di questa giovane è anche solo la metà di quello del suo antenato dovete insegnarle ad usarlo-
Quindi non solo quella stupida midgardiana era cocciuta come suo fratello, adesso doveva farle anche da balia...
-Potrebbe diventare pericolosa?-
Chiese Thor. Quella domanda non era del tutto fuori luogo, pensò Loki, se si considerava il fatto che le spie la ritenevano davvero una minaccia per Midgard e i suoi inetti abitanti.
-Non consapevolmente- rispose stavolta Frigga -Anche voi da bambini avete avuto lo stesso problema a controllarvi-
Sorrise a quel ricordo. Evidentemente avevano combinato qualche disastro di cui il dio dell'inganno non si ricordava.
-Miei signori!-
Una delle guardie veniva loro incontro con passo svelto, lanciò una breve occhiata a Loki che si limitò a sorridere sornione costringendo quella guardia a distogliere lo sguardo.
-Heimdall mi ha mandato ad avvertire il principe Thor e il principe Loki-
Il dio norreno dell'inganno odiava quando quelle stupide guardie si dilungavano sui saluti e non andavano al punto.
-Che succede?-
Fu costretto a chiedere infatti il dio del tuono.
-Heimdall ha detto che ci sono dei problemi con la giovane ma non so altro e....!-
I due dei non gli permisero di finire la frase dato che salutati brevemente i due genitori si diressero al ponte arcobaleno per poi tornare su Midgard.
-Stupida ragazzina...-
Farfugliò a denti stretti il dio dell'inganno stupendosi al tempo stesso di come si fosse mosso in fretta per seguire il fratello e andare da Armida.




grazie mille a tutti quelli che si degnano di leggere la storia ^^
spero che continui a piacervi e, perché no, anche ad incuriosirvi
-si inchina-
ringrazio chi ha inserito la sotira nei seguiti, nelle preferite e nelle ricordate
-vi amo-
alla prossima
ciauuuuuuuu

M_Wonnie




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Capitolo 4
*** 4: Feel Like a Bomb ***


Green Desires

4:  Feel Like a Bomb
"I want to hide the truth
I want to shelter you
But with the beast inside
There's nowhere we can hide"
Imagine Dragons - Demons
-Cap!- Armida attirò l'attenzione di Steve che sembrava totalmente rapito da quella scatola magica che era la televisione, anche se più che scatola era dello spessore di un foglio...
Stark e le sue invenzioni futuristiche mettevano in crisi anche i nati nel XXI secolo.
La coppia di fratelli era partita da qualche ora e Tony era andato in ufficio perché era stato chiamato da Pepper.
Nell'appartamento erano rimasti solo Armida, il capitano e il dottor Banner.
-Potresti accompagnarmi all'università?- continuò la ragazza -Ho bisogno di alcuni libri-
Gli Avengers le avevano proibito si uscire da sola ma questo non le impediva di farsi accompagnare da qualcuno.
Comunque l'università era una scusa come un'altra per prendere un po' d'aria.
Stark le aveva procurato un Jarvis da polso, come lo chiamava lui; era un sottile braccialetto di non si sa bene quale lega che la manteneva costantemente in contatto con tutti gli Avengers in caso di necessità.
Armida era rimasta totalmente affascinata dall'intelligenza artificiale qual era Jarvis, lo aveva addirittura sentito fare delle battute sarcastiche a Tony, cosa che l'aveva fatta ridere come non mai.
-Nessun problema-
Il capitano Rogers si alzò dal divano portando le braccia sopra la testa per sciogliere un po' i muscoli che si tesero sotto la sottile maglietta a maniche corte che portava quel giorno.
Prima di uscire i due salutarono il dottor Banner che, seduto al tavolo della cucina con un bicchiere d'acqua in mano, stava sfogliando alcuni fascicoli e ricordò loro di tornare in tempo per poi andare alla sede dello S.H.I.E.L.D. e continuare quella bella chiacchierata lasciata in sospeso la notte prima.
Armida avrebbe preferito farsi stritolare dalle spire del serpente Jormungand che rivedere Fury e i suoi due animaletti addestrati.

Come sempre il caos di New York la schiaffeggiò in pieno viso non appena misero piede fuori dalla porta di vetro automatica. Sembrava che anche il capitano non fosse ancora del tutto abituato a tutti quei suoni e quei colori.
-Non prendiamo la macchina di Stark?-
Chiese il ragazzone portandola di nuovo alla realtà.
-Preferisco camminare- gli sorrise, e guadagnare più tempo possibile fuori da quell'appartamento, aggiunse mentalmente.
Non che odiasse stare insieme a quella banda di sciroccati ma aveva bisogno di aria e anche di vedere i suoi migliori amici; in quelle poche ore non aveva fatto altro che inviare a entrambi dei messaggi non molto sensati anche dal suo stesso punto di vista ma non era riuscita a fare niente di meglio quindi voleva vederli di persona e parlarci a quattr'occhi.
Tutto sommato Steve era decisamente un ottimo compagno di passeggiate.
Armida si accorse che il ragazzo cercava di creare una conversazione piacevole e sembrava essere totalmente a suo agio, ma non appena lei lo guardava negli occhi il capitano distoglieva lo sguardo.
La giovane si chiese se il realtà quel membro degli Avengers non fosse un timidone con le donne.
Il problema, se si poteva ritenere come tale, era che, Steve Rogers, non passava certo inosservato, ogni donna nel raggio di dieci metri si voltava a squadralo da capo a piedi emettendo dei gridolini acuti, alcune si erano addirittura avvicinate per chiedergli un autografo e lanciare un'occhiataccia ad Armida che prontamente sospirava e alzava le spalle come segno di noncuranza.
Raggiunsero con calma l'università mentre Steve si guardava attorno quasi affascinato.
La giovane ridacchiò.
-Se vuoi puoi aspettarmi nel bar alla fine di questo corridoio, non ci metterò molto-
Il capitano continuava a guardarsi attorno come se fosse braccato.
-Cap, che succede? Devo solo prendere alcuni libri dalla biblioteca-
Anche Amida si trovò a guardarsi alle spalle aspettandosi di vedere dei cecchini con i fucili puntati sul suo petto.
-Preferisco non perderti di vista-
Alla giovane sembrò che volesse aggiungere altro a quella frase, infatti Steve non tardò a cadere sotto il suo sguardo verde e penetrante.
-È solo che ho visto come ha reagito Thor dopo che l'agente Romanoff ti aveva colpita per portarti alla base, era totalmente fuori di se e tu eri solo svenuta- sembrò rabbrividire -Non voglio pensare a cosa potrebbe fare se si arrabbiasse sul serio sapendo che ti è successo qualcosa-
Sentendo quel commento il petto di Armida sembrò scaldarsi di un piacevole tepore, era bello sapere che qualcuno si preoccupava di te, ancora meglio se quel qualcuno era una divinità norrena. Però il problema era un altro: perché le era venuto in mente Loki?
Per scacciare quei pensieri strani e molesti allungo il passo per raggiungere l'enorme biblioteca dell'università, per tutti coloro che amavano leggere o approfondire particolari argomenti quel luogo era veramente la Terra Promessa.
La prima volta che ci aveva messo piede non credette ai suoi occhi per la vastità che aveva e la quantità di libri che c'erano dentro.
Una volta varcata la soglia della biblioteca si diresse sicura verso il reparto di mitologia e prese i primi due libri che le servivano, il terzo era troppo in alto per la sua poca altezza.
-Vuoi una mano?-
Chiese titubante Steve dopo l'ennesima imprecazione a denti stretti della giovane.
-Si... Grazie-
Armida si spostò per fare posto al capitano ed indicargli il volume che le interessava, senza neanche il minimo sforzo prese il tomo e lo porse alla giovane.
-Ti servono veramente tutti?-
Arm notò lo sguardo quasi spaventato di Rogers nel notare il numero di pagine che contenevano quei tre libri e gli sfuggì anche un gemito di sofferenza.
-Il mio professore vuole che aiuti una matricola con un compito sui nostri amici di Asgard, potrei chiedere direttamente a Thor e Loki ma credo che al prof interessi molto di più quello che c'è scritto sui manuali rispetto alla verità che mi possono raccontare i due dei norreni-
Ridacchiò.
-Non mi sembra un ragionamento molto sensato...-
Disse alla fine Steve mentre Armida dava la tessera della biblioteca all'addetta per fare registrare il prestito.
La giovane alzò le spalle.
-Lo so, ma di recente ho appurato che la stragrande maggioranza dei docenti rimane attaccata a quello che dicono i manuali-
Uno sguardo veloce al volto di Rogers le fece capire non condivideva quel pensiero, e anche lei che era così curiosa non poteva certo dargli torto.
Una volta salutata e ringraziata la bibliotecaria di turno i due giovani passarono dal silenzio ovattato della biblioteca al chiassoso vivere delle strade di New York.

Armida riuscì a convincere Steve e fermarsi a mangiare qualcosa per strada, il fatto che fossero già in ritardo per l'appuntamento galante con lo S.H.I.E.L.D. non la turbava neanche un po'.
-Devo chiedertelo Armida- lei alzò gli occhi dal suo caffè -Come mai hai preso le difese di Loki l'altra sera?-
La giovane alzò un sopracciglio confusa.
-Non ricordo di aver fatto niente del genere...-
Seriamente, non ricordava di aver detto o fatto qualcosa come prendere le parti del dio norreno dell'inganno.
-Quando hai chiesto ai due agenti quante persone avevano ucciso fino a quel momento...-
-Ooooh quello...-
Armida evitò accuratamente di guardare il capitano negli occhi, si concentrò invece sulle persone che passavano a poco più di mezzo metro dal loro tavolo e sulle macchine che sfrecciavano sulla strada poco lontana ma molto trafficata di New York.
-Non era mia intenzione difenderlo...- iniziò lei questa volta piantando i suoi occhi verdi in quelli di Rogers -Ma ero arrabbiata, avevo paura e mi è sembrato ironico che un gruppo di spie addestrate a uccidere e non fare domande facesse dei discorsi del genere... Tutto qui, non volevo difendere nessuno, soltanto me stessa-
Il capitano sembrò accettare quella confessione e tornò a concentrarsi sul panino che aveva davanti.
Armida aveva capito in poco tempo che Loki non era benvoluto sulla terra, e dopo tutto quello che aveva combinato a New York non poteva che essere d'accordo con la banda degli Avengers ma non riusciva ad odiare quel dio dell'inganno che ostentava sicurezza e spavalderia all'esterno, mentre dentro di se sembrava diviso da una continua lotta interiore che ogni tanto sfuggiva al controllo del dio norreno e traspariva dai suoi occhi verdi.
La ragazza si sorprese a pensare se davvero riuscisse a capire così bene quello strano dio dai seri problemi...
Sospirando portò l'ultimo sorso di caffè alle labbra e in quell'esatto momento il mondo sembrò precipitare insieme al grido di Steve.


-*-


Tony Stark era appena rientrato nell'appartamento di New York sperando di trovarlo chiassoso come l'aveva lasciato, invece ad attenderlo c'era solo il dottor Banner.
-Dov'è Armida?-
Chiese guardandosi attorno, aspettandosi da un momento all'altro di vederla aprire la porta della sua camera.
-È uscita con Rogers... Doveva prendere alcuni libri dalla biblioteca-
-Quindi niente appuntamento con le nostre spie assassine preferite?-
Chiese sarcastico Tony versandosi un super alcolico.
-A Fury non piacerà...-
Nonostante l'affermazione del dottore nessuno dei due sembrava preoccuparsi dell'ira che si sarebbe scatenata su di loro e sulla ragazza se avessero, e ormai era certo, saltato l'incontro con lo S.H.I.E.L.D.
-Signore...-
-Cosa c'è Jarvis-
-Ci sono dei problemi con la signorina Armida-
Nell'esatto momento in cui l'intelligenza artificiale di Jarvis aveva dato quell'informazione i due uomini sentirono l'ormai familiare suono dell'atterraggio sul tetto dei due dei norreni.
Mentre Stark indossava l'armatura e Banner individuava il punto esatto in cui si trovavano Armida e Steve il dio del tuono e suo fratello entrarono senza tanti complimenti.
-C'è un...-
Iniziò Thor ma Stark non lo fece neanche finire.
-Un problema, si, lo sappiamo riccioli d'oro... Grazie per l'informazione-
Loki non poté trattenere un ghigno all'appellativo che l'uomo di metallo aveva dato a suo fratello.

Quello che si trovarono davanti, una volta arrivati sul posto, sorprese anche il dio dell'inganno.
La situazione aveva già preso una piega che Loki sperava arrivasse solo dopo qualche settimana che avessero iniziato a istruire la midgardiana su come controllare la sua energia.
Qualcosa doveva averla spaventata nel profondo per reagire in un modo così... Esplosivo.
-Jarvis! Individua Armida e il nostro capitan ghiacciolo!-
-Subito signore-
Quando Stark si mosse, evidentemente dopo aver individuato i due, i fratelli di Asgard lo seguirono evitando le macchine capovolte e i detriti.
-È possibile che la giovane amica possa aver fatto tutto questo?-
Chiese ancora sbigottito Thor lanciando una breve occhiata la fratello.
-Evidentemente, fratello-
Quando i tre intravidero la figura di Steve Rogers affrettarono ancora di più il passo. Persone impaurite venivano loro incontro dalla parte opposta.
Armida era rannicchiata su se stessa e si teneva la testa tra le mani, singhiozzava sommessamente e tutto il suo corpo tremava come una foglia.
Gli occhi sbarrati dal terrore e puntati verso il vuoto davanti a se, non si accorse neanche delle persone che le si erano avvicinate. Le voci erano ronzii confusi nelle sue orecchie.
Che cosa aveva combinato?
Che cosa aveva dentro di se?
Gli occhi le le si riempirono di lacrime e cercò di alzarsi dalla sua posizione fetale ma le gambe cedettero e si trovò di nuovo a terra, il respiro affannoso. Voleva scappare.
Nascondersi al mondo e non fare del male a nessuno; com'era possibile che si fosse ritrovata in una situazione del genere quando solo quarantotto ore prima credeva di essere una comune ragazza?
-Armida! Guardaci!-
Stark la prese per le spalle e la scosse brevemente attirando quegli occhi verdi su di lui.
-Tesoro va tutto bene- il suo sorriso sembrò rassicurare per un po' la giovane -Adesso andiamo a casa e il dottor Banner ti preparerà qualcosa di buono-
La ragazza prese la mano che Steve le porgeva, questa volta riuscì ad alzarsi in piedi nonostante la gambe fossero ancora un po' traballanti.
-Qualcosa al cioccolato?-
Chiese lei speranzosa.
-Tutto quello che vuoi, tesoro-
Rise Tony, sollevato nel sentire la voce della giovane già un po' più sicura.

Loki guardava la scena un po' in disparte con Thor. Per il dio dell'inganno gli umani erano troppo sentimentali, e anche in quel momento il suo giudizio non cambiò.
Sentiva il potere che era stato liberato che strisciava ancora sulla strada e sulle carcasse delle macchine. Dovevano insegnarle al più presto a controllare e incanalare quell'energia che tutto ad un tratto quella midgardiana si era ritrovata nel suo corpicino.
Il gruppo cominciò a muoversi per tornare a casa, la polizia era stata avvertita dal dottor Banner e messa al corrente di una versione dei fatti non proprio veritiera ma atta a soddisfare le esigenze dei media e di qualche curioso.
-Adesso ti portiamo a casa, Arm...-
Loki vide il braccio del capitano stringersi intorno a quelle spalle minute e ancora un po' tremanti ma la midgardiana non stava guardando Steve, i suoi occhi verdi incontrarono quelli del dio dell'inganno.
Passato il momento di crisi la giovane aveva già riacquistato il controllo su se stessa e sulle sue emozioni, certo, prima aveva distrutto una strada di New York ma in lei riaffiorava di nuovo la forza e la testardaggine che Loki aveva visto fin dal primo giorno che l'avevano incontrata.
-Sei silenzioso...-
Disse infatti Armida mentre il capitano la aiutava un po' a camminare. Il dio dell'inganno non si prese neanche il disturbo di guardarla negli occhi.
-Sto solo valutando la situazione, midgardiana-
La ragazza non rispose ne ribatté in nessun modo, fatto che sorprese e rilassò Loki al tempo stesso, se la diretta interessata non faceva domande lui poteva tranquillamente rimandare le spiegazioni e prendersi più tempo per pensare e trovare un metodo di allenamento che fosse adatto ad una stupida e piccola midgardiana.
-Vi aspetto a casa ragazzi- disse Stark preparandosi per alzarsi in volo -Stasera shawarma per tutti-
In quell'istante quattro macchine nere bloccarono il passaggio al gruppo e fecero ringhiare di stizza Tony che si stava già pregustando il suo meritato, secondo lui, shawarma.
Una decida di agenti S.H.I.E.L.D. scese dalle auto e circondò i cinque, i due dei norreni erano già pronti ad attaccare.
-Signori- Fury si era appena avvicinato e già iniziava con la sua ramanzina -Avete mancato il nostro appuntamento, e cosa non meno importante la nostra amica qui presente ha combinato un bel disastro-
Rogers cercò di intervenire e spiegare come erano andate le cose ma Nick Fury non lo lasciò neanche iniziare.
-Deve venire con noi signorina-
L'unico suo occhio buono intercettò quelli verdi di lei che cercarono in tutti i modi di sostenere quello sguardo ma per il secondo giorno consecutivo le emozioni erano state troppe e troppo forti, a quel punto era veramente stanca di lottare.
Loki avrebbe tanto voluto fare del male a quel midgardiano di nome Fury, non per la ragazza ovviamente, semplicemente perché quell'uomo gli dava sui nervi.
Mentre si avvicinava a due agenti Thor si fece avanti bloccandole la visuale.
-Voglio essere presente a quello che avete intenzione di farle- l'aria si caricò di energia statica -E se non mi piacerà la porterò via immediatamente dai vostri laboratori-
Senza prestare attenzione all'ennesimo atto di eroismo di Thor, il dio dell'inganno si inginocchiò velocemente per raccogliere uno strano oggetto di forma regolare, simile ad un ottaedro e dal colore azzurrognolo.


-*-


Armida era di nuovo in quella camera di vetro dove si era svegliata la prima volta, solo che in quel momento ci era entrata di sua spontanea volontà.
Si era sottoposta ad ogni esame possibile mentre il gruppo degli Avengers la guardava con aria preoccupata, una volta che Thor si era fatto avanti per non lasciarla sola anche Rogers e Stark si erano uniti al gruppo, Bruce li aveva raggiunti direttamente al laboratorio mentre Loki, che in quel momento la osservava con distacco assorbendo ogni informazione che poteva essere utile, si era aggiunto al gruppo solo perché non poteva fare altrimenti.
Il dottor Banner aveva partecipato in prima persona agli esami e aveva cercato di rassicurarla in ogni modo e Armida gli sorrideva con un sorriso un po' tirato.
-Adesso aspetta qui tranquilla, tra poco ti faremo uscire e sapremo qualcosa in più su quello che ti sta succedendo-
Bruce le posò una mano sulla spalla e poi uscì circondato immediatamente da tutti gli altri.

-Allora come sta la nostra ragazza?-
Chiese subito Stark.
-I suoi valori sono normali e stabili, non c'è niente che non vada in lei, tranne qualche graffio superficiale e...-
-E il fatto che può distruggere un intero isolato se solo lo volesse-
Intervenne il capitano.
Non aveva paura, però aveva visto quello che poteva fare e ne era rimasto sconvolto.
-Per rimanere in tema, capitano, che cos'è successo di preciso?-
Tutti gli occhi si puntarono su Steve Rogers, compreso quelli di Armida, che dall'altra parte del vetro, sembrava aver sentito la conversazione ma un attimo dopo tornò a concentrarsi sugli aghi che aveva di nuovo infilati nel braccio sinistro.
-Eravamo seduti in un bar- iniziò, a quel punto si era avvicinato anche Fury con le due spie -Ad un tavolino all'esterno, lungo il marciapiede, quando ad un tratto un auto ha sbandato ed ha distrutto una vetrina proprio vicino a noi- fece una pausa -Fortunatamente sono riuscito ad afferrare Armida e spostarla in tempo ma...-
Loki ascoltava attento come tutti gli altri, doveva scoprire l'origine di quella perdita di controllo altrimenti non avrebbe saputo come contrastare le successive crisi, se mai si fossero verificate.
-Ma l'uomo alla guida era riverso senza vita fuori dal finestrino... Quando Armida l'ha visto si è paralizzata per un attimo e poi ha cominciato ad urlare, da li la situazione è veramente precipitata- si grattò la nuca come per scusarsi -La sua energia, o almeno credo, ha iniziato ad uscire da lei a diverse ondate e ogni volta distruttive come la prima-
-L'incidente dei suoi genitori-
Disse sicuro Tony.
Agli sguardi curiosi e sorpresi di tutti gli altri, tranne del signor Fury e delle due spie, Stark rispose con un'eloquente alzata di sopracciglia.
-Nessuno di voi ha letto i fascicoli?- era decisamente sconvolto -E con letto intendo letti sul serio-
Thor e il capitano si guardarono con sguardo colpevole.
Stark alzò gli occhi al cielo e iniziò con voce monotona come se stesse spiegando la stessa cosa per la milionesima volta ad un gruppo di idioti.
-I suoi genitori sono morti in un incidente stradale quando lei aveva dieci anni, Armida era in macchina con loro ed è riuscita a sopravvivere grazie ai corpi di sua madre e suo padre che l'hanno protetta...- prese un profondo respiro -I soccorritori li hanno trovati abbracciati alla giovane Armida-
Un silenzio imbarazzato si diffuse tra i presenti finché non sentirono bussare al vetro.
-Dottor Banner?- la voce della giovane giungeva ovattata al di la del vetro -Posso uscire da questo acquario se avete finito di sezionarmi come una rana?-
Stark ridacchiò e il dottore incrociò brevemente lo sguardo con Fury per avere la sua approvazione.
-Va bene, falla uscire-
Cedette infine.
La ragazza andò loro incontro stiracchiandosi come una gatta e sorridendo per la prima volta imbarazzata davanti a quegli uomini straordinari.
-Mi dispiace per quello che è successo...- guardò Steve -Non ti ho fatto male vero capitano?-
-Sono solo sorpreso-
Sorrise di rimando lui.
Qualcuno alle loro spalle sbuffò spazientito e tutti si voltarono per guardare Loki poggiato elegantemente ad un muro.
-E anche fortunato- il dio dell'inganno lanciò al fratello il piccolo oggetto che aveva trovato poche ore prima -Osservalo bene-
Loki vide l'incredulità di Thor e poi lo sguardo del dio del tuono che si spostava sulla giovane midgardiana, lei non sapeva chi guardare.
ghiaccio?- il dio norreno del fulmine sembrava molto scettico -E tu, fratello, credi che sia stata la giovane amica a crearlo?-
-Potreste evitare di parlare come se io non fossi presente?-
Intervenne lei.
-Ne sono più che sicuro- rispose Loki non facendo caso alle lamentele della giovane -Ed è per questo che dobbiamo tornare su Asgard al più presto... Devo avere più informazioni e tu, fratello, devi farti venire in mente qualcosa per gestire questa sua nuova forza-
Adesso, entrambi gli dei norreni, stavano guardando Armida negli occhi.
-Mi lasciate sola?-
Per la prima volta, nella voce della midgardiana, Loki sentì una nota di panico; possibile che avesse paura di rimanere sola con i suoi simili?
Il dio dell'inganno si scrollò quella domanda di dosso e tornò a guardare Thor che a quel punto stava parlando con il resto degli Avengers e il direttore Fury.
-Domani torneremo su Asgard per continuare la conversazione che abbiamo interrotto con nostro Padre, tu, giovane amica, dovrai pazientare ancora un po' per...-
Armida non stava di nuovo ascoltando quello che le veniva detto e trotterellava per la stanza come se fosse stata in un supermercato , armeggiando curiosa con quello che trovava e poi rimettendolo nel posto dove l'aveva preso.
Loki si fermò un attimo ad osservarla: se qualcosa non le tornava o non riusciva a capire a cosa serviva, arricciava brevemente il labbro superiore, se invece riusciva a capire la funzione di quel determinato oggetto i suoi occhi brillavano per un attimo.
Era decisamente un'umana strana... Quasi quanto quella petulante midgardiana che andava dietro a suo fratello.
La giovane sembrava non accorgersi del silenzio che si era creato attorno a lei mentre tutti la guardavano, chi divertito ed entusiasta di tutta quella vivacità mentale e chi infastidito da quella mancanza di rispetto.


-*-


Armida era entusiasta.
Finalmente riusciva a mettere le mani su tutti quegli oggetti S.H.I.E.L.D. che aveva solo potuto ammirare da lontano la prima volta... E mandare sui nervi le spie le avrebbe risolto sicuramente la giornata dopo il recente evento.
Ci mancavano solo il ghiaccio a completare la scia di stranezze che aveva cominciato a seguirla da qualche giorno.
Si lasciò scappare un sospiro, non voleva mostrarsi debole, almeno non davanti agli agenti S.H.I.E.L.D. che sembravano temerla come la peste durante il medioevo.
Le spie sembravano preferirla morta, oppure rinchiusa in qualche bunker non si sa dove, piuttosto che averla libera per le strade di New York ma lei voleva continuare la sua vita, dannazione!
Mentre rimuginava, borbottando qualche parola a mezza voce, si accorse finalmente del silenzio che era calato nella stanza, tutti gli Avengers la stavano fissando e Stark ridacchiava.
-Signorina- intervenne perentorio Fury -Lei sta mettendo a dura prova la nostra pazienza-
-Mmh... Credo che l'unica messa a dura prova sia la sua, gli altri mi sembrano piuttosto rilassati-
E lanciò una breve occhiata al resto dei presenti che effettivamente sembravano piuttosto rilassati, gli unici con i nervi a fior di pelle erano le spie e Armida dovette ammettere che gran parte del merito era suo.
Prima che gli agenti S.H.I.E.L.D. iniziassero di nuovo una discussione con la giovane, Thor intervenne.
-Giovane Armida- lei si voltò -Una volta a casa ti aggiorneremo su quello che siamo riusciti a scoprire in quel poco tempo che siamo rimasti ad Asgard-
Lei annuì e si sbrigò a raccogliere le poche cose che si era portata dietro per uscire, compresi i libri della biblioteca.

Gli Avengers erano pronti a tornare a casa ma prima la ragazza decise che era meglio mettere in chiaro le cose con quelle tre spie psicopatiche.
-Signor Fury?-
Lui la osservò con il suo unico occhio buono.
-Senta...- prese un bel respiro -Lo so che l'attacco avvenuto pochi mesi fa ha lasciato un segno profondo...-
L'uomo tentò di intervenire ma la giovane lo fermò alzando una mano, probabilmente era l'unica a riuscire in un'impresa del genere.
-Ma se questi poteri ormai fanno parte di me le posso dire con estrema sicurezza che non metterei mai in pericolo le persone a cui voglio bene ne nessun altro-
I suoi occhi verdi brillavano di decisione e fermezza.
-Se ha paura che perda di nuovo il controllo mi impegnerò fin da subito nell'esercitarmi a controllarlo e...!-
La mano di Tony Stark si stringe gentilmente sulla sua spalla.
-E adesso è l'ora di andare a casa, hai avuto due giornate davvero pesanti- anche lui adesso guardava il capo delle spie -Ovviamente se lei è d'accordo, Fury-
L'interessato si trovò a fronteggiare lo sguardo di tutti quegli uomini straordinari ai quali adesso sembrava essersi aggiunta una nuova recluta.
-Andatevene!- rischiò di mettersi a ridere nonostante la situazione, incredibile come in due giorni gli Avengers avessero deciso di mettere quella ragazza sotto la loro ala protettrice -Ma ti avverto Stark, voglio che la signorina Armida sia puntuale ai nostri prossimi appuntamenti di verifica-
-Si si- rispose sbrigativo il miliardario -Porterò qualche bottiglia di vino per il nostro colloquio galante-
Quando tutti furono usciti e gli unici rimasti furono le tre spie, la Vedova nera si decise finalmente a parlare.
-Si fida così tanto di loro, signore?-
-Devo fidarmi-
Fury fece per andarsene ma fu di nuovo fermato da °Occhio di Falco.
-Ma non ha raccontato loro tutta la storia-
Il capo dello S.H.I.E.L.D. si voltò a guardarli.
-E per adesso non hanno bisogno di saperlo, vediamo come si evolve la situazione della ragazza, se necessario li metteremo al corrente di tutto...-
Un attimo di silenzio.
-Avevate una missione da svolgere se non sbaglio-
Senza batter ciglio Natasha e Clint uscirono dalla stanza lasciando Fury immerso nei suoi pensieri.


-*-


Come aveva promesso, Stark ordinò shawarma per tutti e Armida riuscì finalmente ad incontrare una delle donne che più ammirava al mondo: Pepper Potts.
Bella, intelligente, capace di sopportare Tony Stark e dotata di così tanta eleganza che alla giovane facevano male gli occhi ad osservarla per troppo tempo. All'inizio si era sentita un po' in soggezione ma dopo aver visto Pepper insultare il miliardario per non averla informata su Armida, le fece capire che erano un normale coppia di fidanzati... Per quanto normale possano essere.
Mentre i due continuavano a battibeccarsi la giovane sentì di nuovo quegli occhi che la osservavano. Quando si voltò Loki non batté ciglio e continuò a scrutarla così lei decise di avvicinarsi.
-Hai scoperto qualcosa su di me dio dell'inganno?-
Loki aspettò qualche secondo prima di rispondere e non appena aprì la bocca per farlo intervenne il suo caro e biondo fratello.
-Tuo nonno, giovane Armida, era uno dei guerrieri di nostro padre, Odino, e...-
-So chi è vostro padre- disse quasi risentita -Ricordi? Io vi studio... In un certo senso-
Aggiunse sventolando una mano con fare noncurante mentre nell'altra teneva un succo di frutta, dato che Tony non aveva voluto che si avvicinasse a nessun tipo di alcolico.
Il dio dell'inganno si lasciò sfuggire un piccolo sorriso.
-Quindi... Tuo nonno scese su Midgard per una missione ma quando conobbe quella che sarà tua nonna chiese a nostro padre di poter rimanere sulla terra e dalla loro unione è nato tuo padre, giusto?-
-Si, esatto-
La risposta di Armida era stata più un riflesso incondizionato che qualcosa di ragionato, c'era un punto che non le tornava.
Iniziò a fare qualche passo avanti e indietro di fronte ai due dei norreni che la osservavano.
Il resto del gruppo degli Avengers e Pepper intanto continuavano a parlare tranquillamente sorseggiando i loro drink ad alto contenuto alcolico che, in quel momento, Armida invidiava tanto. Anche solo un bicchiere di vino le sarebbe stato di aiuto in quel momento.
-Qualcosa ti turba, midgardiana?-
Armida riconobbe che Loki era decisamente un ottimo osservatore e la sua sembrava più un'affermazione che una domanda.
-Come ha fatto mio nonno ha superare l'ostacolo dell'età? Voi non invecchiate allo stesso modo, e comunque ho un nome-
Aggiunse per il dio dell'inganno a cui Thor ghignò divertito.
-È una delle cose che ho intenzione di chiedere al nostro caro padre quando torneremo su Asgard... Quello che mi affascina di più è come ha fatto a mantenere intatta la Scintilla-
-Altrimenti non sarebbe arrivata a te giovane Armida per poi risvegliarsi con l'attacco alla vostra città di New York-
-Bravo fratello, vedo che hai fatto i compiti a casa-
Fu la volta della giovane di ridere.
La giovane non riusciva a capire che tipo di rapporto ci fosse tra quei due semidei asgardiani, sui suoi libri non veniva accennato quasi niente e quel poco doveva essere decisamente rivisto, come del resto molti altri dettagli.
La loro ascesa sulla terra mischiava tutte le carte in tavola.
Il mondo stava cambiando e Armida, che lo volesse o meno, insieme ad esso.
-Che ne dite se la lasciamo riposare?-
La mano si Stark che si posava sulla sua spalla interruppe il flusso dei pensieri.
-Ma non son...-
Armida non riuscì a terminare la frase dato che uno sbadiglio la interruppe facendo sorridere gli Avengers insieme a Pepper e ghignare il dio dell'inganno.
-Ok... Forse hai ragione-
Ammise passandosi una mano tra i capelli e continuando a sbadigliare. Tutto ad un tratto la fatica e la tensione dei due giorni precedenti le si rovesciarono addosso come una doccia fredda facendola quasi vacillare. Salutò quella che sembrava essere il suo nuovo gruppo di amici e si diresse verso la stanza. Una volta chiusasi la porta alle spalle un lungo sospiro le uscì dalle labbra; non seppe se di sollievo o semplicemente per un riflesso incondizionato.
Dal giorno seguente avrebbe dovuto fare tante cose: iniziare l'allenamento, di cui ancora non sapeva niente ma di sicuro l'avrebbe stremata se ci avesse messo le mani quel dio dell'inganno...
E poi doveva assolutamente chiamare Anna e Jack, non aveva avuto il coraggio di guardare il cellulare. Erano sicuramente furiosi e incazzosi come bisce.
Ma ci avrebbe pensato domani...
Si addormentò cullata dal lieve mormorio che proveniva dall'altra stanza e la sensazione che qualcuno vegliasse su di lei.



-*-


Loki non aveva chiuso occhio per l'ennesima notte di seguito.
Un sonno tranquillo.
Era diventato il suo desiderio ricorrente, per i corvi di Odino!! Ma le luci dell'alba furono impietose e riempirono la stanza, aveva passato ore a pensare a cosa fare con quella midgardiana e il suo potere. Thor sembrava essersi già affezionato alla giovane e forse riusciva anche a capirne il perché: orgogliosa, testarda e piena di quello stupido coraggio midgardiano che contraddistingueva quella razza da tutte le altre dei Nove Regni.
Con la mente vagò per qualche minuto oltre le enormi finestre di quella stanza che si aprivano sul panorama di New York ma un piccolo mugolio sotto le coperte lo fece tornare alla realtà.
La midgardiana si stava svegliando e non era saggio farsi trovare nella sua stanza.
Prima che lei aprisse gli occhi il dio dell'inganno se ne era andato con un leggero fruscio senza lasciare traccia del suo passaggio.


Loki scrutava suo fratello mentre parlava con tutto il gruppo degli Avengers, sicuramente stava dando qualche consiglio a quel gruppo eterogeneo di eroi per contenere il potere della giovane midgardiana.
Quella Armida guardava il biondo Thor come se fosse stato oro colato e la più prelibata delle leccornie, riuscì a stento reprimere un conato di vomito per tutta quella adorazione.
-Bene- disse il dio del tuono -Prima partiremo e prima saremo in grado di tornare con delle risposte-
Loki vide lo sguardo del fratello spostarsi verso Armida.
-Giovane amica, sono convinto che durante la nostra assenza andrà tutto bene-
Il dio dell'inganno la vide arcuare un sopracciglio e il suo sguardo farsi scettico.
-Si ok... Ma io non devo fare niente?-
Loki decise a quel punto di intervenire nella conversazione e si avvicinò al gruppo.
-Devi aumentare la tua resistenza fisica, il tuo potere aumenterà, su questo sono certo, quindi devi essere in grado di contenerlo...- fece una breve pausa sfoggiando uno di quei sorrisi che potevano dire tutto o niente -E come sei adesso...-
Lasciò volutamente la frase in sospeso divertendosi nel vedere il volto della midgardiana diventare rosso mentre si accorgeva del significato di quelle parole.
Il dio dell'inganno la vide serrare i pugni e poi spostare malamente Thor che le impediva parzialmente il passaggio per raggiungerlo.
Loki vide fuoco verde brillare in quegli occhi.
-Ascoltami bene dio dell'inganno di 'sto...!-
Il dio in questione le impedì di proseguire oltre perché le posò una mano sulla bocca avvicinando paurosamente i loro visi.
Poteva specchiarsi in quegli occhi così simili ai suoi.
-La giovane Armida si è inorgoglita-
La schernì Loki, ma non dette segni di lasciare la presa sulla bocca di lei.
-Il ghiaccio-
Il dio vide un punto interrogativo formarsi sulla faccia della giovane.
-Voglio che impari a materializzarlo, la prima volta è stata una reazione alla tua paura, ora devi capire come riuscire a farlo a comando- lasciò la presa -È tutto quello che devi fare mentre noi saremo via- abbracciò il resto del gruppo con uno sguardo -Ovviamente i tuoi amici dovranno darti una mano-
Lo sbuffare di Stark fece da contorno a quella bella scenetta.




alloooooooora :D
sono giunta finalmente alla fine di questo capitolo uff!!
è stato quasi un parto xD
spero come sempre che vi sia piaciuto e ringrazio chi ha inserito la storia tra le preferite, ricordate e seguite ^^
*si inchina*
alla prossima
ciauuuuuuu
M_Wonnie





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Capitolo 5
*** 5: Stabbed in the Back ***


Green Desires
5: Stabbed in the Back




[...] Every little thing that I've known is every
thing I need to let go... [...]
Ashes Remain – On My Own







Niente.
Loki non aveva trovato assolutamente niente riguardo a dei midgardiani con una scintilla di Asgard ancora attiva dentro il loro debole corpo.
Erano ormai due giorni che vagava e leggeva nell'immensa biblioteca di Asgard e non aveva trovato niente.
Stava sfogliando l'ennesimo libro polveroso quando sua madre entrò silenziosa.
-Dovresti riposare...-
Il dio dell'inganno cercò di ignorarla.
-Heimdall dice che la giovane sta bene- nessuna risposta -Sembra una ragazza forte, suo nonno era...-
-Uno stolto?-
La interruppe Loki.
-L'amore per una donna midgardiana gli ha fatto prendere quella difficile decisione, vivere accanto a lei aveva un prezzo e lo ha accettato-
Frigga gli sorrise enigmatica.
Ma il dio dell'inganno continuava a non capire come un dio della guerra si fosse abbassato a vivere la sua vita come mero umano; gli dei della guerra su Asgard erano tra i più stimati e godevano di enormi privilegi*, che uno di loro potesse rinunciarvi...
No.
Loki non lo capiva.
Perso nei suoi pensieri non si accorse neanche che Frigga, silenziosa come era arrivata, lo aveva lasciato di nuovo al suo lavoro.
Un lavoro che per il momento non stata dando i suoi frutti; in quel momento avrebbe preferito essere su Midgard, e questo la dice lunga sulla sua disperazione, per vedere come se la stava cavando la giovane Armida con il suo allenamento.
A dire il vero avrebbe voluto vedere come se la cavano il gruppo degli Avengers con quel potere che a vista d'occhio stava riempiendo il corpicino della giovane.
Gli sfuggì un ghigno.
Aveva sempre gioito nel vedere quel gruppo male assortito che perdeva il controllo sulle situazioni più disparate. Non che perdesse troppo tempo nello stare ad osservarli ma il caos faceva parte della sua natura e quella Armida, volente o nolente, lo aveva portato tra gli Avengers.
Dopo quel breve intermezzo cercò di riportare la sua attenzione sulla sua “missione”.
Si alzò dalla sedia andando a cercare nuovi tomi da potere sfogliare e finalmente trovare qualche informazione utile.

Aveva sfogliato ogni volume, anche quelli in lingue ormai morte da tempo ma il risultato era sempre lo stesso: niente.
La luce che proveniva dalle finestre fece capire a Loki che il giorno stava per finire senza nessun risultato.
Alzò gli occhi al cielo verso quelle vetrate così chiare e trasparenti che sembravano non esserci... E in quel momento un'idea gli balenò in testa.
Come poteva trovare qualcosa che non c'era?
Forse non aveva scoperto niente su umani con una scintilla di Asgard perché... Perché cosa?
Il groviglio di idee che aveva avuto gli stava scivolando tra le dita.
Il dio dell'inganno imprecò a denti stretti.
C'era un'unica persona su Asgard che potesse rispondere alle sue domande e ai nuovi dubbi: l'Anziana saggia.
Aveva sperato di evitare l'incontro con quella vecchietta ma evidentemente il Fato aveva deciso in altro modo.
L'Anziana lo aveva sempre deriso, pur bonariamente, ma Loki non lo sopportava; di solito finivano per urlarsi contro con l'unico risultato di essere preso in giro ancora di più dalla Saggia.
Loki sospirò.
Tutto questo solo per un'unica midgardiana.


-*-


La sala del trono di Asgard era illuminata dalla calda luce del pomeriggio; solo due figure si ergevano nell'enorme salone.
Il Padre di Tutto era rilassato come non lo era stato da molto tempo, nonostante il, chiamiamolo contrattempo, con il risveglio della giovane Armida, intorno ad Odino regnava la tranquillità: i Nove Regni erano in pace, i suoi due figli sembravano non volersi uccidere, per il momento... Insomma, tutto sembrava andare per il verso giusto.
-Dovrai occuparti dell'addestramento della giovane-
Il Padre degli Dei interruppe il suo flusso di pensieri e quello del figlio.
-Loki le ha già dato suggerimenti per controllare la sua magia mentre lui continua le sue ricerche...- il dio del tuono fece una breve pausa -Credete che Armida avrà bisogno anche di un addestramento più... Fisico?-
-Sicuramente-
Odino non sembrava aggiungere altro, così dopo alcuni secondi di silenzio Thor riprese la parola.
-Avete qualche suggerimento sulla natura dell'addestramento da farle seguire?-
In quel momento le porte della sala del trono si aprirono lasciando entrare la figura elegante e fiera della guerriera Sif.
-Mio signore, mi avete fatta chiamare-
Non era neanche una domanda.
-Lady Sif riaccompagnerà tu e Loki su Midgard quando sarà il momento e vi aiuterà con la giovane Armida-
Disse Odino continuando ad avere il sorriso sulla lebbra.
-Se mi posso permettere...- iniziò la guerriera e il Padre di Tutto, con un lieve cenno del capo, le diede il permesso di parlare -Perché vi prodigate così tanto per una semplice midgardiana?-
A Thor non sfuggì il tono stizzito nella voce di Sif.
Odino si alzò dallo scranno sul quale era rimasto seduto fino a quel momento, con il suo unico occhio buono sembrò scrutare lontano, in un altro tempo e in un altro luogo.
Un lieve sospiro uscì dalla sue labbra.
-Lo devo a suo nonno... Non solo per le volte che ha salvato la mia vita in battaglia ma anche per come mi sono comportato nei suoi riguardi quando decise di vivere su Midgard come un umano-
Negli occhi del figlio primogenito Odino lesse una domanda silenziosa.
-Lo insultai, con tutta la forza e la stoltezza della mia giovane età, augurandogli di non trovare pace né serenità su Midgard... Il compagno d'armi di una vita stava scegliendo di essere un mortale... I secoli che adesso mi pesano sulle spalle portano sempre con se il rimpianto delle parole di quel giorno. Ecco perché quella giovane è così importante; come re è il minimo che possa fare-
Thor non avrebbe mai creduto che suo Padre fosse così legato al nonno di Armida e anche Lady Siff sembrava molto sorpresa.
-Quando partiremo per Midgard, mio Signore?-
La guerriera sembrava non vedere l'ora di uscire da quella sala e il dio del tuono non poté fare a meno di notare ancora una volta quanto sembrasse infastidita dalla richiesta del Padre di Tutto.


-Tornare su Midgard ti provoca così tanto dolore Lady Sif?-
Thor e la guerriera avevano lasciato il Padre di Tutto agli affari di stato con i Consiglieri ed erano usciti dalla Sala del Trono.
La donna si fermò costringendo il dio del tuono a fare lo stesso.
-Mi è stata affidata una missione ed è mio compito portarla a termine-
-Bene!- la voce del dio dell'inganno interruppe la lotta di sguardi -Sono commosso dalla vostra devozione a quel patetico pianeta pieno di m...-
-Loki!!-
La voce di Thor fece quasi tremare il vetro delle enormi finestre del corridoio.
-Meraviglie... Quel pianeta così ricco di meraviglie, fratello- sorrise di quel sorriso sghembo che poteva nascondere qualsiasi cosa -Comunque... Devi accompagnarmi dalla vecchia Saggia, detesto doverlo ammettere a voce alta ma abbiamo bisogno del suo aiuto...-
-La tua ricerca...?-
-Esatto fratello, non ho trovato niente...-
Senza aspettare una risposta da parte dei due il dio dell'inganno voltò loro le spalle e si diresse fuori dall'immenso palazzo d'oro.
Siff fece lo stesso ma dalla parte opposta a quella in cui si era allontanato Loki lasciando Thor nell'immensità di quel corridoio vuoto.


-*-


Armida si trovava nell'appartamento, l'unica compagnia che aveva in quel momento era Bruce che leggeva un giornale comodamente seduto sul divano.
Erano ormai tre giorni dalla partenza dei due dei asgardiani che la giovane cercava di ripetere quello che aveva fatto, per caso, nel mezzo di una strada affollata di New York solo qualche giorno prima. Le aveva provate tutte: con lo yoga, facendosi spaventare dall'incredibile Hulk (da non riprovare per nessuna ragione al mondo) e facendo fare ricerche a J.A.R.V.I.S. che non l'avevano portata da nessuna parte...
Un ringhio di frustrazione le uscì dalla bocca facendo voltare il dottore che prima di alzarsi lasciò il giornale dove prima era seduto.
-Forse dovresti uscire un po'- disse quando le fu vicino -Sono quasi tre giorni che te ne stai chiusa in questo appartamento con delle persone non molto equilibrate-
Alla giovane sfuggì una risata.
-Da quanto non senti i tuoi amici?- vedendo lo sguardo desolato della giovane aggiunse -Non puoi tenerli all'oscuro da quello che ti sta succedendo-
Armida annuì senza molta convinzione ma prese il cellulare e chiamò Anna che per i primi cinque minuti non fece altro che urlare.
Riuscì a convincerla che andata tutto bene, più o meno, che era in ottima forma, più o meno, e che Stark non la stava usando per degli esperimenti...
-Al Lucky's... Tra mezz'ora-
E riattaccò.


Armida si trovò davanti al locale dell'amico senza neanche ricordarsi che strada avesse percorso o cosa avesse visto.
Quando alzò il braccio per aprire la porta notò che la mano le tremava.
Fece un respiro profondo.
-Sono tuoi amici, capiranno quello che è successo, ti insulteranno per averli tenuti all'oscuro di tutto e poi berrete insieme qualcosa ridendo e scherzando.
Si ripetette quella frase come se fosse una formula magica e aprì finalmente la porta del Lucky's che per quel pomeriggio era rimasto eccezionalmente chiuso.
I suoi due amici erano seduti come due giudici, uno di fianco all'altra.
-Mi dispiace non avervi chiamato prima ma sono stati dei giorni frenetici e ne sono successe talmente tante che...-
Armida lasciò in sospeso la frase guardando negli occhi quei due che non avevano neanche mosso un muscolo, sembravano addirittura che non respirassero.
-Preferirei che vi metteste ad urlare in questo momento perché il vostro silenzio mi mette davvero paura-
Ridacchiò la giovane cercando di allentare la tensione che, a quanto pare, si poteva tagliare con il coltello; le tende abbassate del locale poi non miglioravano certo l'atmosfera...
-Cosa sei...?-
Quello che era uscito dalla bocca di Anna sembrava un ringhio.
-C... Come prego?-
Armida era così stordita dall'impatto e dalla rabbia contenuta in quella domanda che quasi barcollò all'indietro.
Anna al telefono era arrabbiata, e Armida la capiva fin troppo bene, ma la cattiveria dentro a quelle due uniche parole no, il suo cervello non riusciva a registrarla.
-Sono Armida- riuscì a dire dopo un momento -La ragazza con cui hai diviso l'appartamento fino a pochi giorni fa... Anche se con un antenato asgardiano... Sono sempre io...-
L'ultima parola fu quasi un sussurro prima di trattenere di nuovo il fiato di fronte allo sguardo di Anna e Jack. Il ragazzo non aveva ancora aperto bocca ma poco importava. Quelle due paia di occhi che la scrutavano erano già abbastanza.
-Non sei Armida...-
Se fosse stata trafitta da una lancia in pieno petto molto probabilmente avrebbe fatto meno male.
-Ti abbiamo vista in televisione e in alcuni video l'altro giorno- disse Jack, entrando finalmente nella conversazione -Hai ferito delle persone-
Armida sgranò gli occhi non sapendo come replicare; era vero che alcuni dei presenti avevano subito delle lesioni, tra l'altro non gravi, ma la giovane non lo aveva fatto di proposito e non capiva come le due persone che le erano state più vicine negli ultimi mesi potessero anche solo pensare una cosa del genere.
-Sono sempre la solita Armida...-
Continuò a ripetere in un sussurro cercando di ricacciare indietro le lacrime che cercavano con prepotenza di uscire; incrociò di nuovo lo sguardo con i suoi migliori amici ma non ci trovò niente che si potesse avvicinare almeno alla comprensione.
-Hem.. Ok, capisco- non capiva affatto invece -Quindi direi che non ci vedremo ne sentiremo più- il sorriso che si era stampato in faccia cominciava a vacillare.
-Grazie per essermi stati vicini in questi mesi-
Fece per voltare loro le spalle ma la voce di Jack la fermò anche se non lo guardò negli occhi.
-Non vogliamo avere problemi, non vogliamo rischiare la vita perché ti siamo anche solo lontanamente vicini-
Armida si limitò ad annuire a a fuggire da quel luogo che racchiudeva molti ricordi felici.
Aveva pensato che la sua vita avesse finito di vorticarle attorno come se fosse all'interno di un uragano ma evidentemente non era ancora finita e il terreno continuava a sgretolarsi sotto ai suoi piedi.


-*-


-Signor Stark-
-Si J.A.R.V.I.S...?-
Chiese l'interessato quasi annoiato.
Tony era tornato all'appartamento dove adesso tutti gli Avengers, tranne i due principi di Asgard, si erano riuniti. Il dottor Banner sorseggiava una camomilla, il capitano cercava di rimettersi in pari con gli anni persi e gli altri cercavano semplicemente di rilassarsi.
-I livelli della signorina Armida sono instabili-
A quelle parole tutto il gruppo si preparò a entrare in azione.
-Il suo potere sta per manifestarsi ancora?- chiese la Vedova Nera.
-Merda...!-
Imprecò Steve.
-Attenzione al vocabolario capitano!- lo riprese Tony -J.A.R.V.I.S. dove si trova Armida adesso?-
-Sta per entrare nell'appartamento signore-
Tutti i presenti si bloccarono all'erta aspettando di vedere la porta ridursi in briciole.
La giovane entrò con calma evitando di guardare chiunque negli occhi e dirigendosi verso la sua camera si chiuse immediatamente la porta alle spalle prima che qualcuno le potesse fare qualsiasi domanda.
-L'incontro con i suoi amici non deve essere finito benissimo...-
Disse Banner.



-*-



Il dio degli inganni odiava tutto di quel posto.
C'era troppo profumo, troppo buio, troppi oggetti strani attaccati alle pareti e troppo... Troppo.
Loki sperò con tutto se stesso di risolvere la questione nel più breve tempo possibile.
-Benvenuti principi di Asgard...- i due sussultarono ritrovandosi la vecchia saggia alle spalle -Iniziavo a preoccuparmi e a chiedermi quando sareste arrivati-





avete tutto il diritto di picchiarmi con spranghe incandescenti ma chiedo umilmente pietà e perdono ç.ç
-si inchina e si flagella-
spero che il capitolo vi sia piaciuto anche se più breve dei precedenti (almeno mi sembra che sia più breve... chi lo sa :3)
grazie a chi recensisce, a chi ha inserito la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate :D
alla prossima
ciauuuu

M_Wonnie










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