Catching ice

di Slvre99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quella mattina gelata ***
Capitolo 2: *** Niente buona sorte per me ***
Capitolo 3: *** I 22 volti della morte ***
Capitolo 4: *** I ragazzi di ghiaccio ***
Capitolo 5: *** Guerra di profumi ***
Capitolo 6: *** Addestramento ***
Capitolo 7: *** Centri, Sessioni e Considerazioni ***
Capitolo 8: *** Battaglia di pasticcini? ***
Capitolo 9: *** Sorprendimi ancora ***
Capitolo 10: *** Inizio dei giochi ***
Capitolo 11: *** Bagno di sangue ***
Capitolo 12: *** Io non sono un assassino: parte 1 ***
Capitolo 13: *** Io non sono un assassino: parte 2 ***
Capitolo 14: *** La calma prima della tempesta ***
Capitolo 15: *** Uniti ***
Capitolo 16: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 17: *** Ibridi e sacrifici ***
Capitolo 18: *** Il gran finale ***



Capitolo 1
*** Quella mattina gelata ***


Catching Ice

Quella mattina gelata

 

Erano mesi che non nevicava come quella mattina. Una grande nuvola grigia copriva tutto il distretto 5 lasciando un’aria fredda e malinconica. Ma la neve era qualcosa che poteva rendere felice il ragazzone dai capelli bianchi e la sua piccola sorellina. 

< Jack! Jack! > sorrise una piccola bambina dai capelli marroni, che gli scendevano morbidi fino alle spalle. L’albino fece apparire un magico sorriso appena incrociò lo sguardo sorridente della bambina. Vedendola correre verso di lui con un fiocco di neve in mano Jack si fermò. 

< Guarda Jack, un fiocco di neve nel distretto 5. > disse con un voce angelica. 

L’albino le sorrise e la prese sulle spalle come faceva sempre. Loro vivevano in una piccola casetta mal conciata non lontana dalla piazza del distretto. Non era molto accogliente, ma era fatta in legna. Un piccolo tavolo occupava tutta la cucina e sopra di esso venivano posati tanti utensili che di solito usava la loro mamma per cucinare qualcosina.  

< Emma, tesoro! > esclamò la mamma appena vide i due tornare dalla caccia. L’albino cercava d’insegnare come tirare con l’arco e preparare qualche trappola, ma la sorella non sembrava molto portata. Al contrario si era rivelata molto brava nell’aiutare la mamma nei lavori di casa. 

< Vi siete divertiti? > chiese preoccupata la donna con i capelli scuri come quelli di Emma. 

< Abbiamo giocato sulla neve! > raccontò la ragazzina. Jack non riuscì a trattenere quel sorissetto divertito che conservava ogni volta che sentiva parlare la sua sorellina. 

< Insomma non avete cacciato? > domandò accarezzandole i capelli. 

< Emma faceva abbastanza chiasso... > sospirò l’albino alzando un sopracciglio. 

< Siete abbastanza carichi per la mietitura? > proferì la mamma assumendo un espressione titubante. Jack tramutò il suo sorriso e indugiò. Per la piccola Emma era la prima mietitura agli Hunger Games ed era troppo impaurita. Le tremavano le gambe e spalancava gli occhi solo a sentirne parlare. Per fortuna l’albino riuscì a far mettere solo un biglietto con il nome della piccolina e ben quarantasette del suo. Odiava il fatto che potesse perdere l’unica persona a cui teneva. A tutti costi l’avrebbe sempre protetta. 

< Non preoccuparti, andrà tutto bene. > disse sfiorandole la guancia. La mamma gli fissava ammirata dal bene che si volevano.  

< Vi ho preso un vestito nuovo. > raccontò la mamma cercando di continuare a sorridere, poi afferrò una busta grigia e tirò fuori un’elegante vestito rosa della taglia di Emma. 

< Anche a me l’hai preso di quel colore? > chiese Jack ridendo. 

< Ti piacerebbe. > rispose la mamma divertita. 

L’albino sbirciò fuori dalla finestra e vide l’ombra di un pacificatore. Erano le dieci e mezza di mattina, l’ora esatta per far brulicare le strade da pacificatori. 

Jack s’irrigidì all’istante e andò in camera sua poggiando il bastone che portava sempre con se sul pavimento. Poi strinse i pugni e prese a picchiare con violenza la parete bianca.  

La sua camera era stretta e mal arredata, c’erano quadri di suo padre sul comodino e qualche oggetto ridotto a pezzi sparso sul grande mobile. Un lamento tra i denti lo fece tornare a concentrarsi sulle cose che doveva fare. Si guardò le nocche e notò del sangue che gli scivolò sulla mano. Il dolore non era una sua preoccupazione adesso. Prese il vecchio abito elegante accuratamente piegato e lo lanciò sul letto. 

Quando indossava quell’abito gli tornavano in mente tutte le volte che andava in piazza pensando che quello fosse l’ultimo giorno nel distretto 5. Ma per ben cinque anni era tornato. Quello doveva essere il suo ultimo anno, ma il primo di una lunga serie per Emma. Cosa avrebbe fatto se la ragazzina fosse stata estratta? Non poteva nemmeno pensare una cosa del genere. Dovevano essere positivi in quei tempi. 

Erano appena scoccate le undici meno un quarto del mattino, doveva lavarsi e vestirsi in tempo per raggiungere la piazza in tempo. Guardò fuori dalla finestra e notò spiccare tra tutto il grigio delle case alcuni pacificatori armati di pistole. Non era un buon segno. 

Stavano sicuramente controllando che nessuno scappasse nei boschi. Ma scappare per andare dove? Anche gli altri dodici distretti erano sottomessi da Capitol City. Un’intera nazione sottomessa alla sua volontà. 

Velocemente e controvoglia l’albino indossò l’abito e si pettinò i capelli sotto ordine di sua madre. Anche la sorellina sembrava voler portare i capelli sciolti come sempre, ma la mamma ci teneva e farli sembrare eleganti quel giorno. 

< Sei bellissima. > esclamò Jack vedendo Emma con il vestito rosa corallo. La piccola si limitò a sorridergli socchiudendo i suoi occhioni scuri. C’era molta tensione nell’aria. Jack lo sentiva, nel sangue. 

< Forse è meglio che andate... > bisbigliò la madre cercando di far notare al ragazzone dai capelli bianchi un pacificatore che li stava osservando dalla strada. L’albino prese per mano la mora e uscirono di casa frettolosamente. 

Si notava molto bene che la piccolina non gli arrivava nemmeno alle spalle del fratellone e sembrava parecchio spaventata dalla mietitura. Sentiva spesso il fratello ripetere quanto fossero crudeli quei giochi e che per nessun oro al mondo lui desiderasse partecipare. 

< Jack... No- non voglio and-andare. > balbettò tirandosi indietro. 

< Non avere paura! Ci sono io a proteggerti, piccola. > le disse piegandosi davanti a lei. 

< Nessuno ti farà del male fin quando ci sarò io con te. > le sussurrò avvolgendola tra le sue braccia. Quell’abbraccio fu spezzato dal suono degli autoparlanti. 

Il distretto cinque non era famoso per essere elegante e lussuoso, tantomeno felice. Era il distretto dell’energia o al parere di Jack un semplice distretto troppo rumoroso.

Una volta sciolto l’abbraccio, i fratelli Frost camminarono osservati fino ad arrivare alla piazza, la quale era molto vicina alla centrale nucleare ove lavorava il loro padre. L’albino ogni volta che si avvicinava riusciva a sentire l’odore del dolore e il suono della disperazione che si propagò il giorno dell’esplosione. Tante persone furono coinvolte in quell’incidente, tra cui anche il padre di Emma e Jack. 

Però ora l’albino doveva scacciare quell’orrendo pensiero e tornare a concentrarsi solo su quel momento. 

< Va a sederti vicino agli altri bambini e sii coraggiosa. > ordinò il ragazzo con un tono piatto e distante. Emma rispose con un movimento del capo e sparì tra la folla. C’era gente davvero strana vestita molto bene, quelli dovevano essere i precedenti vincitori, e il resto delle persone vestite da abiti eleganti e vecchi con un aria a dir poco deprimente. Anche il sindaco era presente seduto sul palco con la sua famiglia. 

< BENVENUTI, benvenuti, è il momento di scegliere due coraggiosi ragazzi che avranno l’onore di rappresentare il distretto 5 alla 74 edizione annuale degli Huger Games. > esclamò una voce squillante sul palco. Era una strana signora dai capelli blu elettrico, con un vestito fin troppo orrendo per essere considerato tale. Aveva lustrini e farfalle bianche ovunque. Persino le scarpe avevano una forma orrenda. 

Dopo essersi registrato si sistemò senza protestare insieme ad altri ragazzi che tremavano per la paura.

< Come sempre... Prima le signore! > disse felicemente camminando frettolosamente verso la grande boccia in vetro. 

L’albino notò alcune ragazzine prendersi per mano e stringersi forte fino a farsi sbiancare le dita. Osservava altre ragazze poggiare le dita alle labbra e sussurrare qualche parola, mentre c’erano alcune che saltellavano sul posto per scaricare la tensione. Sua sorella invece era la più bassa e la intravedeva chiudere gli occhi e incrociare le dita. Troppo piccola per quelle crudeltà, troppo fragile per sopportare i giochi... Lei era semplicemente...

< EMMA FROST! > enunciò la stravagante signora sorridendo apertamente. Il ragazzo dai capelli bianchi si morse il labbro fino a farlo sanguinare. Avevano chiamato il nome della sorella. Era finita. Lentamente si fece spazio tra la gente e riuscì a guardare la piccola mora venire scortata verso il palco. Aveva un espressione scioccata e non riusciva più a pensare a niente. Nella sua mente vacillava solo un pensiero: morte. Non provava quelle emozioni dalla notizia della morte del loro padre. 

< MI OFFRO VOLONTARIO! > urlò Jack. Il respiro si faceva veloce e faticoso, il cuore gli era salito in gola e aveva la pelle d’oca. Tutti si girarono a guardarlo increduli che quel ragazzone avrebbe dato la vita per salvare la bambina. 

< MI OFFRO VOLONTARIO COME TRIBUTO! > gridò ancora una volta correndo da Emma.

< NO! NO! > esclamava la sorellina Frost impaurita, però nulla poté trattenere la volontà buona di Jack.  

< Come ti chiami, ragazzo? > chiese la donna puntando il microfono verso l’albino. Il ragazzo si fermò un secondo per rivolgere lo sguardo verso sua madre che aveva lasciato scivolare una lacrima sulla sua candida pelle. Ora tutti sarebbero stati orgogliosi di lui oppure lo avrebbero semplicemente ricordato come il ragazzo dai capelli strani che giace al cimitero del distretto? 

< Jack Frost. > mormorò con voce tremante e labbra secche.

< Fate un bel applauso ai tributi del distretto 5 dei 74 Hunger Games. > finì la signora piena di trucco accostando a se i due fratellini. Solo il rumore di un piccolo fiocco di neve che scendeva lento si poteva udire in quel momento. Tutti erano rimasti immobili e impassibili di fronte la tragica scena che si era verificata nel distretto 5 quella mattina gelata.  

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Capitolo 2
*** Niente buona sorte per me ***


Catching Ice

Niente buona sorte per me
 

 

Non era riuscito a salvarle la vita completamente, ma quella era l’unica cosa che gli permettesse di farle avere ancora una possibilità. La sua mente vacillava irrequieta guardando il paesaggio del distretto 5 completamente ghiacciato. Si mordeva freneticamente l’interno guancia cercando di smettere di pensare a quell’evento. Afferrò la prima cosa che gli capitò tra le mani e la distrusse lanciandola verso la parete azzurra. Aveva avuto la stessa reazione di quando scoprì la notizia della morte di suo padre. Ma ora non doveva assolutamente pensare a ciò. 

< Niente buona sorte per me... > sospirò nervoso sedendosi sul divanetto blu che arredava la stanza. Dopo appena due minuti una voce femminile rimbombò per tutto il salotto. Era la voce di sua madre, che era venuta a chiederle come stesse. Come poteva stare? Era un condannato a morte. I suoi occhi non avrebbero più visto quel distretto di condannati.

< Jack... > mormorò la mamma correndolo ad abbracciare. I pacificatori permettevano che genitori, perenti e amici potessero dire addio un’ultima volta prima di arrivare a Capitol City. Lui si limitò a chiudere gli occhi e trattenere il respiro. Sentiva l’odore del dolore. Il dolore nel perdere entrambi i figli.

< Sei stato davvero coraggioso... > singhiozzò la mamma chiudendo gli occhi. 

< Mamma, ti prometto che farò tornare a casa Emma. > bisbigliò trattenendo le lacrime anche lui. Sentiva il fiato mancargli e il sangue scorrergli più lento, come se quel pensiero gli facesse provare in lui un senso d’angoscia. 

< Solo un vincitore potrà esserci, Jack! Solo un ragazzo potrà sopravvivere. > enunciò con voce roca dalle lacrime. Jack trattenne un secondo il respiro e abbasso lo sguardo. Lui sarebbe morto per Emma. Era questo il suo destino scritto con il suo stesso sangue.

< Non piangere. Devi essere forte. > mormorò l’albino con voce ferma. La donna lo fissò incapace d’immaginare la vita con l’assenza di suo figlio. Jack la osservava, senza di dire altro.  

< Promettimi che non ucciderai davanti a lei. > esclamò la mamma allontanandosi dal divanetto. Aveva una voce era roca e spezzata dai singhiozzi. 

< Come posso non uccidere? Gli altri tributi aspettano solo questo! > enunciò alzandosi di scatto. 

< Non voglio che ti ricorderà come un assassino... > bisbigliò mordendosi la lingua. 

< Credi che io sia un assassino? Credi che mi piaccia l’idea di spezzare una vita? Non piace a nessuno. Non posso prometterti che non ucciderò, ma ti giuro che farò di tutto per riportare Emma a casa. > disse alzando la voce. 

< Ti voglio bene. > sorrise baciandolo sulla fronte. Solo una lacrima scivolò via dagli occhi azzurri cadendo sul pavimento freddo come il ghiaccio. 

< Tempo. > ghignò un pacificatore strappando la donna dal cuore. La trascinava lontano da quella stanza e sicuramente non l’avrebbe mai più rivista. Ormai era solo. Non completamente abbandonato, gli restavano i suoi folli pensieri a fargli compagnia. Nessun altro avrebbe varcato quella porta per dirgli addio. 

Non aveva molti amici nel distretto 5. Era un tipo che preferiva stare da solo più che circondato da gente. Sopra tutti voleva stare a divertirsi con la sua sorellina. Ogni volta che si giocavano scherzi a vicenda dimenticava di vivere in quel posto crudele. 

Lanciò un ultimo sguardo verso la finestra, quasi tentato di scappare verso il nulla nella foresta. Semplicemente fuggire dalla sua mente e abbandonare la realtà. Un piccolo atto di libertà che conduceva sempre di più a una forma di ribellione. 

< Siamo pronti per partire, caro! > disse con cortesia la donna che aveva estratto i nomi alla mietitura. Pareva chiamarsi Lucy Wilde ed era alquanto gioiosa di essere l’accompagnatrice dei tributi del loro distretto. Ogni anno si presentava sempre elegante con i tacchi 12 e una strana frangetta che arancione che spezzava l’armonia con colore blu del resto dei suoi capelli. Jack sigillò gli occhi un secondo per catturare l’odore di paura e terrore che si era esercitato in quella stanza, poi varcò la soglia della porta con i polmoni colmi di tristezza. 

In lontananza vide la porta laccata bianca della stanza che ospitava momentaneamente la piccola Emma. Ci passò velocemente davanti e indugiò un istante pensando quando sua sorella l’avrebbe visto uccidere qualcuno. Troppo giovane per avere dei fantasmi. Troppo debole per poter superare l’esperienza. Con due battiti di ciglia l’albino cacciò via gli amari pensieri e tornò a concentrarsi sulla stanza. 

< Non è emozionante? Essere scelti come tributi intendo. > chiese la scintillante signora anche in presenza della mora. 

< Io non direi... > rispose l’albino con aria minacciosa. 

< Dovrai essere più disponibile per piacere alla gente. > enunciò Lucy assumendo una voce severa e disgustata dal carattere di Jack. 

L’albino non la stava ascoltando. Si era appena accorto che una macchina lussuosa li stava per portare alla stazione. Loro non erano abituati a viaggiare in auto, il distretto 5 era fin troppo povero per permettere che gli abitanti prendessero un’automobile. Solo il sindaco ne aveva una tutta blu, ma non la usava quasi mai. Emma era meravigliata da tanto lusso che gli attendeva. Si sarebbe aspettata qualcosa di meno ricco per portargli all’albergo dei tributi a Capitol City. Ma, infondo, Capitol era straricca. Una volta saliti in macchina, furono scortati sino al treno che gli attendeva per Capitol. 

< Come si chiama il nostro mentore? > domandò Jack rompendo il silenzio imbarazzante che si era creato tra di loro. 

< Oh, è una sorpresa! > proferì la signora facendogli spazio tra i fotografi assordanti una volta arrivati alla stazione. Macchine fotografiche dappertutto per prendere un pezzo della loro viaggio. Una cosa che l’avrebbe ricordato dopo morto. 

Una volta nel treno Jack non si volle sporgersi dal finestrino per semplice paura d’incrociare gli sguardi colmi di sofferenza di sua madre, mentre la piccolina salutava ogni singola persona che vedeva. 

< Ora godetevi il viaggio, cari. > esclamò la signora Wilde e sparì in un altro scomparto.

< Coraggio. > espose una voce maschile e con l’accento russo appena entrata nella stanza. I due fratelli si fermarono a fissare la figura incuriositi. Un uomo grande e con una folta barba bianca era di fronte a loro. 

< Un gesto così coraggioso non deve certo passare inosservato. > disse con voce ferma. 

< Sono Nord, ma voi conoscere me come il vostro mentore. > Jack alzò il capo come forma di saluto e si versò nel bicchiere dell’acqua fredda. 

< Emma e Jack Frost. > sorrise la bambina. L’uomo ricambiò il sorriso e afferrò un pasticcino. 

L’albino sapeva tutto su Nord. Si ricordava che aveva vinto la 51 edizione degli Hunger Games a non appena sedici anni. Era molto apprezzato da Capitol per aver fondato la più grande impresa di giocattoli. Suo padre, a differenza dei lavoratori alla centrale nucleare, aveva una piccola bottega di falegnameria. 

< Come ha fatto a... >  cominciò Jack in modo insicuro. Voleva dire il verbo vincere, ma nessuno vinceva gli Hunger Games punto. C’erano sopravvissuti non vincitori. 

< ...uscirne vivo? > finì con un tono leggermente sarcastico. Nord si strofinò la barba fissando l’albino sgranando gli occhi. 

< Metodo uno non c’è, Jack. Lo fai e basta. Forse solo con sponsor. > disse sentendo arrivare dall’altra stanza Lucy. Gli sponsor, infatti, puntato sui giocatori più apprezzati dal pubblico e possono fornire prodotti durante i giochi che possono salvare la vita dei concorrenti. 

< Vedo che vi siete già presentati. > sorrise la donna. L’uomo dalla folta barba annuì e si andò a sedere sul tavolo in mogano che arredava la cabina del treno. 

Un’ombra ben vestita occupava il muro vicino alla porta che conduceva alle altre cabine. Il ragazzone dai capelli bianchi era quasi sicuro che quella figura fosse una senza-voce. Li chiamavano tutti così. Erano delle persone che tentavano di scappare e per punizione venivano tagliate la lingua e rese schiave da Capitol City. Ecco come sarebbe finito se uno di quei giorni nel distretto fosse scappato: un senza-voce dai capelli color bianco neve.  

< Jack, mi stai ascoltando? > domandò nuovamente acida la donna. La ragazza muta era riuscito a distrarlo dalla voce insistente della signora Wilde scintillante. 

< Dicevo che è ora che vi riposiate un po’ nelle vostre camere prima della cena. Dovete essere molto stanchi. > ghignò. Emma non era stanca, lei voleva restare a divertirsi con il suo fratellone piuttosto che rimanere in camera da sola. 

< Va bene... > rispose l’albino sapendo che la donna avrebbe insistito fin quando non si fossero andati a riposare. 

Prima di chiudersi in stanza lui fissò un secondo la sorellina che gli stringeva la mano tremando come una foglia. Le sentiva la paura ghiacciarle le vene e infreddolirle la pelle fino a farla diventare bianca come un morto. Le sue guance non erano mai state più sbiadite di quel momento. Forse lo diventeranno... quando vedrà suo fratello uccidere qualcuno. 

< Ci divertiremo un mondo. > sorrise e le lasciò.

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Capitolo 3
*** I 22 volti della morte ***


Catching Ice

I 22 volti della morte



Quel giorno passò in fretta. L’albino restò tutto il pomeriggio rintanato nella sua stanza. I suoi pensieri continuavano ad agitarsi e a contorcersi superando il suono di ciò che gli circonda. Sapeva che omai la morte aveva 22 volti, che erano la causa del vacillamento della sua mente, che varcava prati sconfinanti vedendo immagini contorte di lui stesso che impugna un’ascia dalla lama argentata. Era davvero quello il suo futuro?  O tutto ciò era solo un incubo alimentato dalla paura di perdere sua sorella o sé stesso? 

Quel luogo sembrava insolito agli occhi dei fratelli Frost. Il cibo non mancava e c’erano moltissime varietà. Gli veniva servito su piatti di argento e accuratamente decorato da verdure e legumi provenienti da ogni distretto. In tutta la loro vita non avevano mai mangiato qualcosa di così buono e sostanzioso. 

Dopo la squisita cena tutti si sedettero per vedere in tv chi fossero i nuovi tributi degli altri distretti. Jack e la sorellina non avevano voglia di vedere i volti dei nuovi assassini. Sicuramente prima dell’inizio dei giochi avrebbero dimenticato sia dei loro nomi che le lore facce. Solo che Nord insisteva nel dare un’occhiata a ognuno di loro. Cominciarono col mandare in onda la mietitura del distretto 1.

Un giovane ragazzo dai capelli color legno alzò la mano per offrirsi volontario. Pareva che si chiamava Flynn Rider. Era alto e molto atletico. Un perfetto vincitore. Lo acclamavano e lo salutavano urlando il suo nome. Era sicuro della vittoria, pur di uccidere 23 ragazzini innocenti. La ragazza non si era offerta volontaria, ma era ugualmente sorridente. I capelli erano raccolti raffinatamente e indossava un abito turchese con un mantello viola. Due occhi azzurri come quelli di Jack, solo che quelli della ragazza erano molto più accesi. 

< Tipico dei distretti favoriti, offrirsi volontari! > brontolò Nord.   

< Sono quasi sempre loro a vincere. > indugiò la signora Wilde. 

Senza lasciar spazio agli applausi che si tenevano nel distretto 1, il mentore preferì passare a vedere la mietitura del distretto 2. Anche li ci furono volontari, ma stavolta entrambi i ragazzi. Lei aveva i capelli biondi, legati in una treccia, e la pelle candida. La cosa che colpì di più erano i denti modificati come quelli dei felini. I suoi movimenti le ricordavano molto quelli di un predatore, sempre in agguato. Se Flynn credeva di poter vincere così facilmente non aveva ancora fatto i conti con questa furia bionda. Il tributo maschio aveva i capelli neri corvini e un casco da vichingo ben stretto in testa. Anche lui con occhi azzurri e una strana pelliccia nera che gli dava un’aria minacciosa. Però non si muoveva come se fosse sempre attento alla preda, anzi sembrava molto distratto e fin troppo sicuro di se. Capì che si chiamasse Moccicoso e non amasse la sconfitta dal suo breve discorso che tenette sul palco.

Qualche secondo dopo Nord passò al distretto 3 ove ad accoglierli ci fu la faccia spaventata di un ragazzo dai capelli come Emma. La stravagante signora che estraeva i nomi nel suo distretto l’aveva chiamato con un nome molto lungo che pareva un singhiozzo. Delle lentiggini erano sparse sul quel viso e gli facevano risaltare gli occhioni verdi. Camminava verso il palco in modo tormentato e agitato. Si poteva notare che sentiva una gran paura salirgli fino alla gola bloccandogli le parole. Pareva non avesse altri fratelli o sorelle, quindi nessuno si sarebbe mai offerto volontario per salvargli la vita. Con un delicato movimento delle dita fece roteare la matita che teneva ben salda in mano.  

I fratelli non fecero in tempo a vedere anche la ragazza di quel distretto che il mentore frettolosamente cambiò canale per vedere un altro distretto favorito. Anche li la ragazza si offrì volontaria. Aveva un sorriso malizioso che le mostrava i suoi denti bianchi come la neve. I capelli intrecciati in due trecce che le cadevano fino alla vita. Camminava vantandosi e facendo boccacce al fratello gemello che la fissava con aria di sfida. Poco dopo anche il ragazzo dai capelli lunghi e biondi che le somigliava tanto si offrì volontario correndo sul palco al suo fianco. Si facevano dispetti a vicenda, ridevano e scherzavano. Il distretto 4 gioiva nel veder quei due a rappresentarlo. Si chiamavano: Testabruta e Testa di tufo e Jack già non li sopportava. Erano quel tipo di ragazzi tutti muscoli e niente cervello, o così sembravano a prima vista. 

Nord saltò il loro distretto per potersi concentrare sui tributi del distretto 6. Non sembravano minacciosi e per questo che Jack non gli dedicò molta attenzione. Un dolce ragazzone biondo con un capello scuro si stava avvicinando al palco e non sembrava molto spaventato. 

< Volete un po’ di cioccolata calda? > chiese Lucy avvicinando ai loro nasi una tazza di cioccolata fumante. 

< Si. > annuì l’albino portando quel dolce infuso alle labbra. 

< Grazie. > sorrise Emma. 

< Mi sono sempre chiesta che sapore avesse la cioccolata... > pensò ad alta voce Jack finendo la tazza il più velocemente possibile. 

< Sembra sapere molto di nocciole! > pensò la mora inzuppandoci dei biscotti. 

< Non avete mai assaggiato la cioccolata? > chiese stupita la stravagante signora. 

< Solo i più ricchi possono prendere la cioccolata nel nostro distretto. > rispose Emma abbassando lo sguardo. 

< Capitol City vuole solo il meglio per i nostri tributi. > proferì felice la signora. 

Quando arrivarono al distretto 9 l’interesse dell’albino si concentrò tutta sull’urlo della ragazzina di quel distretto. Ma non era stata la voce della ragazzina ad aver emesso quell’urlo disperato, erano stati i suoi occhi verdi. Occhi colmi di paura che fissavano il palco in modo impassibile. Quella ragazzina sembrava avesse 16 anni, però si comportava come una dodicenne. Portava i capelli biondissimi legati in una treccia cosparsa da fiori che gli scendeva fino a terra. Un grazioso vestitino rosa, più o meno identico a quello della piccola sorellina Frost, che le donava luce al volto. Sul braccio si era dipinta un sole arancione che richiama i diversi ricami del sole che erano presenti sull’intero vestito. Come se il sole potesse portarle in qualche modo fortuna. Gli occhi blu del fratellone Frost si erano dimenticati di sbattere le ciglia. Non si aspettava mai e poi mai un tributo così puro, così speciale, un po’ come sua sorella. 

< Jack, ti senti bene? > chiese con dolcezza Emma vedendolo fissare lo schermo con insistenza. L’albino riprese a sbattere le ciglia più volte liberandosi di quell’atmosfera irreale che si era creata attorno a lui e annuì rivolto verso la mora. 

Mentre Jack non riusciva a smettere di guardare la biondina impaurita anche un giovane ragazzo biondo venne scelto con lei. Pareva farsi chiamare Gambedipesce. 

Sfortunatamente non fece in tempo a sentire il nome della biondina che il mentore cambiò velocemente distretto andando a concentrarsi sui tributi del 10. Qualcosa tremava dentro il petto dell’albino, come se si sentisse in dovere di proteggere anche la ragazza dai lunghi capelli biondo platino. Scosse la testa impercettibilmente e cercò di non pensare più alla ragazza del 9. 

Il distretto 12, il più povero di tutti, non aveva mai avuto una vincitrice femmina a differenza degli altri distretti. Quell’anno una ragazza dai capelli rossi e ricci venne estratta, nessun applauso era riuscita a farsi avere. Rimase spiazzata da sentire il suo nome, eppure succede tutto così, quando meno te l’aspetti. La gente che assisteva alla mietitura avevano alzato la mano sinistra e incrociarono il pollice al mignolo lasciando tre dita alzate. Cosa potesse significare quel simbolo non lo sapeva, ma i presenti non lo rifecero quando un ragazzo dal naso più brutto del solito venne chiamato per salire sul palco. Aveva una folta chioma di capelli neri e dei dipinti blu su tutto il corpo. Molte ragazze a vederlo salire sul palco iniziarono ad arrossire e sorridergli apertamente. Giovane Macintosh si chiamava, mentre alla sua sinistra c’era Merida DunBroch. 

Nord spense velocemente la tv per parlare esclusivamente dei tributi favori, i loro nemici più pericolosi, però secondo Jack anche la rossa del 12 era una minaccia. Non la conosceva, ma in quei pochi secondi gli era sembrata molto ostinata a tornare a casa. 

Finito tutto il largo e pesante discorso del mentore che ci raccontava molte tattiche che avremmo usato nell’arena, tutti andarono a dormire nelle proprie stanze. 

Quella notte l’albino non riusciva a chiudere occhio. Pensava a sua sorella. Pensava alla biondina del nove. Pensava a cos’avrebbe fatto il giorno dopo. Pensava semplicemente alla sua morte. Perchè dietro tutto questo c’era solo un sopravvissuto e 23 tombe che ti riconducevano a casa.

Di solito la madre gli cantava una canzone per fargli passare gli incubi quand’erano bambini. Ma c’è una differenza tra incubo e realtà: i brutti sogni finiscono appena ti svegli, dalla realtà non ti svegli mai. Si potrebbe cambiare quell’affermazione in: la realtà è solo un brutto sogno infinito, dal quale nemmeno la cioccolata poteva addolcire. Quel pensiero gli tremava nella mente facendogli incredibilmente male la testa. Si girava, si rigirava irrequieto. Morte, dolore e sofferenza ormai gli appartenevano. Non potrà mettere un freno alla...

< COLAZIONE! > esclamò la donna svegliando Jack. Lui stropicciò con le nocche gli occhi. Quanto aveva dormito? Troppo poco. Aveva le occhiaie accentuate e si sentiva tutto il peso del mondo sulle spalle. Indossò velocemente un indumento che giaceva accuratamente ai piedi del letto. Era una camicia blu con i pantaloni bianchi. Vestito in quel modo sembrava perfettamente ordinario, come un normale e spensierato ragazzo del distretto 5. Si spettinò i capelli più di com’erano in disordine e raggiunse il resto del gruppo nella sala da pranzo, dove gli attendeva dolci e bevande di ogni genere. 

L’albino afferrò un biscotto e lo inzuppò nel tè caldo. 

< Dormito bene, piccoli cari? > chiese la signora con un nuovo vestito stravagante. 

Jack portò alla bocca quel biscotto e sorrise amaramente. 

< Si certo... > rispose Emma prendendo del latte. 

< Altro tè, Jack? > domandò la donna stravagante offrendogli una brocca. Lui rifiutò e si alzò dal tavolo per sedersi sulle poltroncine blu. Non aveva affatto fame. Era riuscito a farsi chiudere lo stomaco a causa degli incubi che gli ronzavano ancora in testa.

In lontananza sentiva delle voci confuse, come moltissime persone che fossero venute solo per lui. Forse era solo un’allucinazione creata dalla sua mente, o no?

< Ci siamo... > enunciò la signora guardando il finestrino. Infatti quelle voci non erano l’immaginazione di Jack, ma persone che gli attendevano alla stazione di Capitol City. 

Emma si alzò dal tavolo e sbirciò dalla grande finestra. Migliaia di persone vestite in modo tento assurdo come la signora Wilde salutavano e gridavano cercando di vedere i nuovi tributi del distretto 5. 

< Sono tantissimi. > esclamò verso l’albino. Jack non voleva nemmeno guardare cosa gli aspettasse una volta usciti dal treno. Si limitava a pensare che tutta l’emozione quella gente la riservava anche quando sarebbero morti. 

< Capitol, dolce Capitol! > proferì la donna scortandoli tra le persone urlanti. 

Una volta scesi si vedeva molto bene il grande palazzo che doveva accogliere i 24 tributi. Si notava un grande atrio e su una porta in fondo l’ascensore. La donna senza fermarsi un minuto accompagnò i fratelli Frost nell’ascensore di cristallo e premette il tasto con il numero 5. 

< Credi che vedremo i tributi prima della sfilata? > chiese Emma in tono amorevole. 

< No, probabilmente. > rispose allegramente la signora. 

Le porte si aprirono e rimasero quasi accecati da tanto lusso ed eleganza che gli accolse. La stanza aveva le pareti argentate e dei lampadari molto belli. L’albino rimase a fissare il grande tavolo su cui c’erano posati altri pasticcini dalla stessa senza-voce che ora fissava il vuoto in fondo alla stanza. 

< Ragazzi, un minuto di attenzione. > proferì la donna poggiando una mano sul tavolo. 

< Questa sera ci sarà la grande sfilata, in cui i tributi si vedranno per la prima volta agli abitanti di Capitol. Quindi nel pomeriggio verrete chiamati dalla squadra di estetisti e portati a prepararvi. Ora avete qualche oretta di libertà. Godetevi il soggiorno a Capitol, cari. > disse sparendo in una stanza. Jack ed Emma si fissarono a vicenda e si lanciarono sui pasticcini. 

La piccola sorellina non sembrava ansiosa, mentre l’albino non smetteva di pensare a ciò. Tutto questo solo per piacere agli sponsor. Chi potrebbe mai puntare su di loro? Nessuno, ecco la risposta, nessuno. 

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Capitolo 4
*** I ragazzi di ghiaccio ***


 

Catching Ice

 

I ragazzi di ghiaccio



Strinse i denti e lasciò che Maudie, una donna abbastanza in carne con un copricapo sulla testa, togliesse i peli superflui dalle sue sopracciglia. Appena seppe cosa doveva affrontare l’albino nel Centro Immagine si ribellò un momento all’idea di farsi lucidare, lavare e modificargli le sue sopracciglia accentuate. Maudie era ostinata a far risaltare i suoi occhioni blu. Era una vera propria tortura restare li.

< Mi fai male! > protestò l’albino scalciando. 

< Vedrai come sarai presentabile dopo... > sorrise la donna piegandosi per avvicinarsi di più a Jack. Era ammaliata dai capelli bianchi del ragazzo che s’univano al blu degli occhi. Una combinazione perfetta. Un ragazzo molto bello. Il vincitore ideale per Capitol. 

< Un’ultima cosa e poi sarai pronto per farti vedere dalla tua stilista. > dice con voce sottile ungendogli il corpo di uno strano olio profumato. Sentiva la pelle morbida e pulita, ma era anche ovvio dopo essersi fatto levigare il corpo dalla squadra di estetisti. Non provava disagio a farsi vedere nudo davanti a loro, ma quelli erano così poco simili a esseri umani che la loro presenza non lo intimidisce più di quanto farebbe un terzetto di uccelli dai colori bizzarri che becchettasse intorno ai piedi. 

< Sembri quasi un ragazzo di Capitol. > espose Maudie facendo un passo indietro per ammirarlo interamente. 

< Grazie. > ghigno Jack cercando di considerare la sua esclamazione come un complimento. 

< Andiamo a chiamare la tua stilista, tesoro. > disse sparendo dalla stanza. Lui rimase immobile un istante poi si coprì con un accappatoio che aveva trovato appoggiato al lettino. Si guardò allo specchio per notare cosa gli fosse modificato. I suoi occhi erano rimasti invariati, il suo naso leggermente più perfetto e le sopracciglia leggermente visibili. 

Aspettava frettolosamente la stilista camminando su e giù per la stanza. Jack non era mai stato molto bravo a riuscire a piacere alla gente, nemmeno quando se fosse così pulito e splendente. In qualche modo sperava di aver avuto una stilista abbastanza in gamba da farlo apparire minaccioso in modo da attirare sponsor. I tributi del distretto 5 venivano spesso vestiti con stupidi abiti che riguardavano l’energia, anche se c’era da dire che nella 70, 71, 72, 73 edizione i tributi del distretto 5 venivano mandati nudi alla sfilata. 

Quei pensieri lo distrassero talmente tanto da non fargli notare una ragazza con la pelle coperta da piume verde acqua osservarlo attentamente. 

< Ciao Jack, mi hanno parlato tanto di te... E dei tuoi denti! > sorrise apertamente la donna che cercava di vedere i denti del ragazzo. L’albino rimase per un istante spaventato nel vedere quella signora scrutare i suoi denti splendenti. 

< Aaa... I miei cosa? > chiese perplesso. 

< Fammi vedere, sono davvero così bianchi come dicono?! Oh, brillano veramente come neve appena caduta! > esclamò mostrando un grande sorriso. 

Jack indietreggiava incuriosito da quella strana figura, ma allo stesso tempo anche spaventato. 

< Mi chiamo Dentolina, e sono la tua stilista. > disse infine porgendogli la mano. 

< Jack Frost. > rispose stringendogliela saldamente. 

< Ma ora parliamo del tuo costume da cerimonia! > tagliò corto invitandolo a sedere su un divanetto color miele. Un piccolo banchetto era predisposto davanti a loro. 

< Come già sai, i tributi andranno vestiti con un indumento che rispecchi il proprio distretto di appartenenza. > racconta continuando a sorridere e fissare i denti. 

< Noi verremo vestiti di argento... > sospirò l’albino preparandosi all’ennesimo vestito ad con onde argentate e blu. L’energia. Il potere. Il distretto 5 non rappresentava altro.

< Non esattamente... > bisbiglia. 

< Io non voglio farti indossare un vestito che ricordi l’energia. Avevo intenzione di farvi mettere un vestito che rispecchi il potere in se per se, insomma qualcosa che sorprenda! > dice. 

Andrà nudo cosparso di polvere brillante argentata, era sicuro.

< Cosa potrebbe sorprende tutti se non un vestito di ghiaccio? > Jack rimase sorpreso da quella folle idea. Ghiaccio? Quell’elemento l’aveva sempre affascinato e spaventato allo stesso tempo. Amava il ghiaccio, spesso andava a pattinare su un lago nel suo distretto con la piccola Emma. L’idea di essere vestito così lo attirava molto, anche se continuava a non capire cosa stesse dicendo fin quando Dentolina non gli mostrò un vestito stranamente ordinario. Nessun lustrino, nessun colore accentato, niente di troppo vistoso. Un semplice vestito bianco con alcuni richiami all’argento. Era molto bello a parer di Jack e gli avrebbe fatto risaltare molto i denti... Aspetta cosa? 

< Che aspetti? INDOSSALO. > enunciò Dentolina aiutandolo a vestirsi. 

Peccato che con quel vestito normale non avrebbe attirato l’attenzione di nessuno. 

< Una volta che sarai sul carro sarà bellissimo! > esclamò. 

< Non ti piacerebbe essere ricordato come il ragazzo della brina? > chiese assumendo un sorriso divertito.

***

Sua sorella lo aspettava impaurita vicino al loro carro trainato da cavalli neri. Anche Emma indossava un abito incredibilmente bello e bianco, mentre i capelli raccolti dolcemente dietro le orecchie. Era truccata poco sugli occhi con dell’ombretto blu. Le lentiggini si potevano notare molto bene ora che non aveva i capelli davanti al viso. 

L’albino rivolse lo sguardo anche agli altri tributi che lo fissavano incuriositi dal vestito ordinario. Lo sguardo si fermò sulla ragazza del 9. Indossava un morbido vestito fatto interamente da spighe di grano e fiori colorati. Era agitata e tremava appoggiandosi al braccio massiccio di Gambedipesce. 

Jack la fissava con insistenza e dopo pochi secondi i loro sguardi s’incrociarono, fermando il mondo un istante. Lei lo guardava osservandogli lo strano abito, mentre lui cercava di sorriderle. 

Prima che la biondina distogliesse lo sguardo dai suoi occhi riuscì a provare un’insolita sensazione di piacere. Come se tutte le preoccupazioni fossero sparite nel nulla. 

Infine, anche lui cambiò direzione allo sguardo notando un’altra ragazza del distretto 1 con i capelli bianchi e occhi blu. Supponeva che si chiamasse Elsa, ma non aveva prestato attenzioni alle parole del mentore. Aveva un vestito blu accentuato con in testa un copricapo piumoso. L’albina non prestava attenzione agli sguardi di Jack. Non era nemmeno preoccupata, o meglio non lo dava a vedere. Lei era fredda come il ghiaccio, forse più fredda anche di Jack Frost. 

< Jack, non appena sarete sul carro premi questo pulsante quando sei pronto. > proferì Dentolina aiutando la piccola sorellina a salire. L’albino annuì con un balzo saltò sul grande carro nero. Afferrò saldamente la mano alla sorellina e guardò in fondo al tunnel con determinazione. C’erano quasi e l’adrenalina.

< Un’ultima cosa! > esclamò Dentolina porgendo verso l’albino un bastone con la punta ricurva. 

< Che il ghiaccio sia dalla vostra parte. > enunciò infine. 

In meno di un minuto sarebbe uscito a farsi vedere per la prima volta dagli sponsor. In meno di un minuto tutta quell’agitazione sarebbe finita. In meno di un minuto sarebbe riuscito a farsi notare o essere dimenticato. 

15 secondi 

Gli altri tributi si sistemano sui carri aspettando che la musica d’apertura gli accolga per arrivare nell’anfiteatro cittadino. 

10 secondi

Manca poco e con tutta quella tensione l’albino non smette di fissare un punto nel vuoto. 

5 secondi

Emma stringe la mano di Jack e la musica parte. 

“Che il ghiaccio sia dalla nostra parte”

Si sentì ripetere in mente. Il carro del distretto 1 era il primo ad aprire la sfilata e con esso il pubblico in delirio esplode in applausi. I tributi sorridono, salutano e ringraziano di quell’attenzione. Poco dopo anche il distretto 2 parte. Stessa cosa: applausi, saluti e ringraziamenti. Pian piano anche il distretto 4 partì così rimasero un ultimo istante fermi prima di uscire anche 5. Non appena i cavalli del distretto 5 partirono, Jack schiacciò il pulsante che gli aveva dato Dentolina e lentamente si videro il vestito sgretolarsi in mille frammenti argentati. Emma strinse sempre di più la mano dell’albino. A momenti dall’uscire  per farsi vedere e il vestito continuava a sgretolarsi senza successo. Loro si sarebbero aspettati qualcosa di molto bello e sensazionale, non un semplice sgretolamento. Il cuore era salito in gola. Nessuno gli avrebbe applauditi.

Erano fuori. 

Il pubblico rimase stupefatto. Lo sgretolarsi dell’abito aveva creato della neve fredda che volteggiava dai loro mantelli. Nessuno poteva crederci. Nemmeno Jack stesso si capacitava all’idea che erano riusciti a farsi riconoscere da tutti. I loro vestiti bianchi erano ricoperti da uno strato di neve e ghiaccio che faceva risplendere gli occhi e i denti di Jack. 

Tutti stavano esplodendo di gioia. Gridavano i loro nomi più forte che potevano. Erano riusciti a distogliere l’attenzione dai tributi degli altri distretti. Quegli applausi, quei fiori, quei baci solo per loro. 

Il sangue del ragazzo ribolliva di eccitazione, non smetteva di sorridere a testa alta. La piccola Emma non sembrava così sicura di lei. Si era aggrappata a Jack per non scivolare e non si era mossa minimamente. 

L’albino le sorrise un secondo. Quel sorriso le aveva ridato il coraggio per salutare il pubblico mandando baci. Sicuramente almeno uno sponsor gli aveva notati e potrebbe essere anche pronto a scommettere su di loro. Sponsor equivale aiuto extra, arma perfetta, cibo, sopravvivenza. Forse l’albino doveva smetterla di darsi per spacciato. Era riuscito a conquistare tutti, un passò più vicino alla vittoria per sua sorella. 

Jack strinse la sua mano e le alzò in aria, facendo impazzire il pubblico più di quanto non lo fosse. Loro avevano superato tutti. Nessuno si scorderà dei loro nomi. Jack e Emma Frost. I ragazzi di ghiaccio. 

 


Salve a tutti! Per prima cosa volevo ringraziare chi è arrivato fin qui a leggere un altro capitolo di questa cosuccia. Ringrazio coloro che hanno recensito, chi l’ha messa tra le preferite, chi tra le seguite e chi legge solamente. Grazie a tutti! *^*
Ho anticipato la pubblicazione di questo capitolo perchè domani non avrò tempo. Anche se spero che ugualmente sono riuscita nell’impresa di partorire una buona cosuccia. 
Potrei parlarvi per ore e ore dei problemi che ho avuto per trovare qualche idea per gli abiti dei nostri amati fratellini Frost. Alla fine come avete potuto vedere ho optato per un vestito abbastanza semplice e misterioso. V’invito a dire la vostra sugli abiti che potranno indossare all’intervista con Re Candito... Ehmm... Volevo dire Caesar. XD

Insomma, spero che vi sia piaciuto e che continuerete a seguire i ragazzi di ghiaccio!

Alla prossima ^^. 

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Capitolo 5
*** Guerra di profumi ***


Catching Ice

Guerra di profumi



< A quanto pare non sei male come penso. > ridacchiò un ragazzo che salì in ascensore con loro. Basso, puzzolente, ma muscoloso. Era il minaccioso ragazzo del distretto 2. I suoi capelli scuri brillavano sotto la luce dell’ascensore di cristallo. Emma si faceva piccola piccola dietro la gamba di Jack. 

< Moccicoso. > enunciò sorridendo malignamente verso Jack, che faceva finta di niente. Il ragazzo del distretto 2 lo fissava aspettando una cordiale conversazione in segno di una loro futura alleanza nell’arena. Il problema che l’albino non s’interessava affatto a instaurare un’accordanza con Moccicoso.

< Sei un ragazzo di poche parole, Frost? > domandò il bruno facendo entrare anche Astrid, la ragazza del 2. Quella ragazza aveva appena finito di parlare con i ragazzi del 4 e date le loro espressioni era sicuro che parlasse di Jack e la sua entrata glaciale. 

< Complimenti Jack, sarai il primo che ucciderò nell’arena... > disse ridendo. L’ascensore si faceva pian piano sempre più affollato. Prima che Jack potesse premere il pulsante dell’ascensore, la ragazza del 12 entrò frettolosamente insieme all’altro ragazzo del 12, Giovane Macintosh. 

< In ogni caso, se hai voglia di allearti con noi potremmo fare uno strappo alla regola. > ridacchiò Astrid offrendogli la mano, senza considerare i tributi del 12. 

Quella non sembrava un’ottima offerta agli occhi dell’albino. Lui non voleva alleati, soprattutto se erano dei pazzi killer del distretto 2. Sapeva perché quei due lo volevano tra loro: adesso molti sponsor puntavano su di lui. 

L’ascensore si fermò al secondo piano e le porte si aprirono velocemente. I ragazzi del distretto 2 uscirono e rimasero a fissare l’albino in attesa di una risposta. 

< Ci penserò. > bisbigliò e premette il pulsante con il 5. Mentre salivano sempre più in alto, il fratellone notò i capitolini farsi sempre più piccoli alla vista dall’ascensore in cristallo. Si riuscivano a sentire ancora gli schiamazzi della gente sui tributi di ghiaccio e di quanto fossero pronti a scommettere su di loro. 

< Complimenti per l’esibizione. > ghignò il bruno con i segni blu. La ragazza gli diede una gomitata sullo stomaco. Jack intuiva perché lo fece: non voleva nemici e forse nemmeno amici. 

< Anche la vostra. > rispose l’albino con un sussurro impercettibile, osservando la ragazza dai folti capelli rossi. Aveva un’espressione sconfitta e riusciva a percepire in lei una sorta di sfida. Sul polso scorgeva un bracciale con il ciondolo di un orso. Sembrava molto e vecchio e rovinato, ma immaginava che proveniva dal suo distretto. L’aveva indossato anche alla mietitura. Era il suo simbolo. Avrebbe tanto voluto chiederle perché portava quel bracciale, ma si sarebbe sentito un tale sciocco, così lasciò perdere. 

Il ragazzo moro con i segni blu era rimasto in silenzio con un aria da superiore osservando la sorellina Frost minaccioso. Lui non indossava nessun ciondolo di bronzo con qualche orso. Probabilmente la ragazza l’aveva ricevuto come regalo dalla sua famiglia. 

Nell’ascensore si era creata un silenzio spaventoso che strozzava le parole. Appena le porte si aprirono al quinto pianto Emma corse via. 

< Ci vediamo. > proferì sempre il moro. L’albino non gli rispose e gli passò davanti impassibile. 

< Miei cari! > gli accolse la donna stravagante una volta in stanza. Abbracciò prima la piccola Emma e infine anche il fratellone. Si sentiva molto orgogliosa dei suoi ragazzi. Nessun tributo era mai stato in grado di far emozionare i cittadini di Capitol City a tal punto. 

< Ho cercato di farvi pubblicità dappertutto e credo che anche Nord sia molto orgoglioso di voi. > dice indicando l’omone che assomigliava tanto a Babbo Natale. 

< Ecco i tributi di ghiaccio! > esclama correndo verso Jack. L’albino si sentì soddisfatto di tutto ciò, anche se lui non aveva fatto niente. Era stata Dentolina a fargli indossare il vestito di brina. Era stata Dentolina a farli apparire glaciali. Solo di Dentolina era il merito del loro primo successo. I suoi occhioni blu non avrebbero attirato nemmeno una mosca. 

< Erano tutti... WOW! Possiamo vincere! Insieme! > esclamò la dolce Emma saltellando sulla punta dei piedi. Per quanto piacesse quest’idea a Jack sapeva che non era possibile. Si era ripetuto mille volte quella domanda in quei terribili giorni. Non c’erano risposte. Solo un temibile presupposto della sua fine. 

< Ho parlato con sponsor... Molti hanno intenzione di puntare su di voi! > disse con voce fiera Nord. Nessun tributo del distretto 5 era riuscito a farsi degli sponsor già dal primo giorno. Tutti finivano per apparire come dei poveri ragazzi con polvere bianca sparsa per il corpo. Infatti gli altri ragazzi quel giorno si erano limitati a indossare abiti orribili e scontati. Dentolina non aveva fatto questo. Gli aveva fatto apparire desiderabili e unici. Anche se in qualche modo, loro erano davvero così unici. 

< Avete qualche minuto prima che inizi la cena. Vi siete meritati una bella doccia. > esclamò Lucy spingendoli ognuno nelle proprie camere da letto. Emma aveva la stanza di fronte a quella dell’albino, ma con quelle pareti solide nessun suono che proveniva dalla sua stanza poteva passare. 

Frettolosamente Jack si sfilò l’abito e si chiuse nella doccia. C’erano innumerevoli pulsanti e non aveva la minima idea su quale premere. Forse quell’azzurro era per l’acqua fredda e quello rosso per la calda, ma il tasto verde? Decise di premere il pulsante giallo. Il giallo del sole, dei fiori, delle spighe di grano e dei capelli della biondina. Quella scelta portò diversi getti d’acqua gelati. Come spegnere quella tortura? Jack non ci pensò due volte che diede un pugno al panello dei pulsanti e tutto si bloccò. Perfetto. Ora si era rotto. 

Cosa li stava succedendo in quei giorni? Perché la ragazza del nove gli faceva quell’effetto? Nessuna ragazza lo poteva incantare così, se non sua sorella. Anche se la rivedeva nella biondina. Magari era per l’aria angelica o semplicemente per il modo grazioso di comportarsi. 

Senza accorgersene l’acqua aveva ripreso a scendere tiepida e profumata. Odorava di fiori di campo in una giornata di sole. Odorava di libertà. Forse anche la biondina sentiva quest’olezzo, oppure aveva scelto un pulsante che mandasse un’altra fragranza alle sue narici, tipo l'odore della neve che gli ricordasse di lui. Dentro di se c'era una vera e propria guerra di profumi. 

Adesso cosa gli poteva importava di essere pensato dalla ragazza? Niente! Tanto sarebbero entrambi morti nel giro di due settimane. Non bisognava lasciarsi trasportare dalle emozioni. Lui e il ghiaccio avevano molte cose in comune: essere freddi per esempio. 

A cena non toccò cibo, anche se sapeva che doveva mangiare molto per non patire la fame negli Hunger Games. Solo che in quel momento non ne voleva nemmeno un po’. I presenti lo osservano mentre giocava con la forchetta pensieroso. Non potevano nemmeno immaginare che pensasse a qualcuno in particolare. Ormai quel pensiero vagava nella sua testa da troppo tempo. Doveva scacciarlo a tutti i costi.  

< Quando cominceremo gli allenamenti? > chiese Jack lasciando scivolare la forchetta accanto al piatto fumante. 

< Domani mattina ci sarà sessione d’addestramento. > rispose Nord con il suo solito accento russo e la bocca pieno di tacchino. L’albino aveva appena smesso di pensare alla ragazza del 9 che la sua testa si riempì del problema più grande: sua sorella. 

Emma non sapeva tirare con l’arco, ne cacciare, ne combattere con nessun’arma. Non l’aveva mai fatto e mai lo farà. Le sarebbe bastata la protezione dell’albino per garantirsi una vittoria. Ma alle sessioni doveva dimostrare di essere imbattibile in modo che gli sponsor puntano anche su di lei. 

< Avete qualche talento particolare nel maneggiare un’arma? > domandò il mentore restando sempre sull’argomento. Jack si morse il labbro. Sentiva di nuovo il sangue scorrergli in gola lentamente. Perché penarsi tanto? La sua sorellina avrebbe imparato ad usare qualsiasi arma. Non c’era nulla di cui preoccuparsi. 

< No. > disse abbassando lo sguardo. 

< Jack sa cacciare. Lui è molto bravo con l’ascia. > proferì Emma fiera del suo fratellone. 

Promettimi che non ucciderai davanti a lei. Si sentì ripetere Jack nella mente. L’aveva promesso. Niente ascia nell’arena. 

< Io... me la cavo... > balbettò provando a dissuaderlo dall’idea di fargli maneggiare un’ascia contro altri tributi. 

< Scherzi? Sei bravissimo! > sorrise la mora. 

< Potresti usarlo come punto di forza. > suggerì Lucy Wilde che era estranea a questa conversazione. La testa gli stava per scoppiare. Voleva mettere mano su quell’arma da sempre se si fosse trovato nell’arena. Infondo, poteva usarla anche per proteggere Emma. Che male c’era nel mostrare la sua bravura? 

< Credo di essere abbastanza bravo. > mormorò con un nodo alla gola. 

< Tu, Emma? > chiese Nord con un tono amichevole. La mora ci pensò più volte e scrollò le spalle. Tutte le volte che avrebbe voluto imparare a cacciare o tirare con l’arco non riusciva mai. 

< Potresti finalmente imparare a usare l’arco di papà! > esclamò il fratellone spalancando gli occhi.

< Non saprei... > farfugliò spaventata già all’idea di maneggiare un’arma. 

< Puoi farcela! Io sono sicuro che puoi. > sorrise Jack. Emma era veramente terrorizzata. Lei non voleva cacciare, ne uccidere. Non gli sarebbe mai servita un’arma. Nelle sessioni poteva ben imparare qualche trappola o riconoscere piante velenose. Bastava Jack e la sua ascia dal colpo infallibile. 

< Potresti imparare. > sussurrò titubante il mentore. Rabbrividì solo al pensiero. 

< Se giocherete bene le sessioni state certi che punteranno tutti su di voi! > proferì il mentore portandosi alla bocca un cosciotto di pollo. 

Era quello il punto: giocare bene. Jack l’avrebbe fatto ne era più che certo. Avrebbe impugnato la sua ascia e ucciso davanti a Emma. Non aveva paura di farlo. L’importante era proteggerla, giusto? 

 

 



Rieccoci!
Ad un altro capitolo di questa cosuccia. Allora, per prima cosa, volevo dedicare questo capitolo a Spiritromba, colei che mi ha dato molte idee su come continuare, non smetterò mai di ringraziarla. :D 
Ovviamente ringrazio tutti quelli che leggono, recensiscono, seguono o mettono tra i preferiti. Sono davvero soddisfatta che la mia cosuccia piaccia a qualcuno. Devo ammettere che prima di pubblicare ero terrorizzata all’idea di scrivere qualcosa di mio. Se poi sbocco nel OOC? Se non piace a nessuno? Se non sono abbastanza brava? Mille preoccupazioni. Grazie a quella santa di Lullaby99 e il patatoso, puccioso, amorevole, stranissimo Diomagoprescelto99 sono riuscita a fare qualcosina. Ora smetto di annoiarvi come mio solito. *mostra la laurea nel annoiare le persone* 
Tornando alla storia avete potuto notare un cambiamento di Jack, (da Sonomorto a Possofarcela XD). *parte la colonna sonora di Hercules*
Ho inserito anche molti momenti Jackunzeliani, anche se la mia OTP è la Jelsa non posso negare che la Jackunzel è adorabile. <3 In questo periodo mi sento tutta Fluff quindi non potrei non inserire dei momentini dolci. *^*

Finisco di fretta invogliandovi a dire il vostro parere su questo capitolo, buono e negativo che sia! Grazie in anticipo a tutti!!!
Alla prossima settimana! =)

 

Slvre99

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Capitolo 6
*** Addestramento ***


 

Catching Ice

Addestramento


 

Le sale degli addestramenti sono nei sotterranei. Lucy stessa gli aveva accompagnato per l’ascensore fino a quell’enorme palestra colma di armi e qualsiasi attività che volessero fare. Fuggire, sfortunatamente, non era compreso. 

Il resto dei tributi era già in cerchio. Uno affianco all’altro solo per ascoltare le parole dell’istruttore, un tipo atletico con dei boomerang dietro la schiena. 

Hanno tutti il numero di stoffa del proprio distretto e mentre attaccano anche i loro, l’albino notò che solo lui ed Emma si tenevano per mano in quel momento. 

Raggiungono il cerchio alla svelta, osservando con attenzione i ragazzi degli altri distretti. Sono tutti più grandi della sorellina Frost, ma alcuni anche mal nutriti. Mentre, grazie al cibo che portava a casa l’albino, la mora era più in forze di loro. Eccezione fatta per i tributi favoriti: quelli del distretto 1, 2 e 4 che si allenano da sempre per questi giochi. 

Affianco a Jack si trovava il ragazzo con il nome da singhiozzo. Era abbastanza spaventato. Lo si leggeva in faccia. Aveva un viso pallido e cosparso da curiose lentiggini. Non sarebbe durato molto a lungo, secondo Jack. Tremava e dondolava freneticamente. 

Alla sinistra della piccola Emma c’era l’albina del distretto 1. Dire che non era affascinante e misteriosa era mentire. Con quelle labbra carnose e gli occhi blu oltremare sarebbe stato impossibile non resisterle. Eppure su Jack non faceva nessun effetto. Forse perché sapeva che avrebbe dovuto ucciderlo o che lui avrebbe ucciso lei, con la sua ascia.

Continuando a esaminare gli altri tributi si soffermò nuovamente sulla ragazza del 9. Con quella tuta normale le sembrava ancora più bella di com’era il giorno prima. Anche lei avrebbe assaggiato l’ascia di Jack o l’avrebbe risparmiata? Distolse immediatamente lo sguardo. Più la fissava, più si sentiva affezionato a lei. Doveva smetterla di lasciar spazio ai sentimenti. Era riuscito a sotterrarli per diciott’anni, poteva farlo per altre due settimane. 

< Niente scontri tra i tributi, prima degli Hunger Games. > disse Calmoniglio, l’istruttore tutto muscoli. Non appena l’istruttore finì di mostrare le varie postazioni, il ragazzone glaciale andò subito in un angolo dov’erano adagiate tante armi dall’aspetto letale. Non lontano da un coltello dalla lama sottile, c’era l’ascia più pericolosa e ben levigata che avesse mai visto. La strinse alla mano ben salda e un brivido gli percorse la schiena. Per un istante si ritrovò nell’arena, sporco di sangue. Ma non era il suo. Quel flashback gli fece mollare la presa e lasciar scivolare, sul pavimento grigio, l’ascia ben levigata. Cosa gli era preso in quell’istante? 

< Che spettacolare entrata... > gli ghignò Flynn alle spalle. Il ragazzo del 1 aveva raccolto l’arma da terra e l’aveva riposta al suo posto. 

< Credo di aver attirato abbastanza attenzione su di me. > proseguì Jack ghiacciando l’atmosfera che si era creata tra loro. 

< Cosa sai fare? > chiese diretto il ragazzo dai capelli scuri andando dritto al punto. 

Nord non gli aveva detto niente se nascondere il loro talento o mostrarlo a tutti. Effettivamente nascondere la sua abilità con l’ascia sarebbe buono, ma tutti si aspettavano che il ragazzo di ghiaccio fosse un vero pericolo.

< Sorprendere... > rispose in tono misterioso.

< Potrai sorprendere quanto vuoi, ma... >

 < Jack! > esclamò Emma prima che Flynn potesse finire la frase. 

< Andiamo a preparare qualche trappola. > sorrise innocentemente la mora. 

< Va bene. > sussurrò accarezzandole i capelli e sparì dalla vista del ragazzone. 

Stavano imparando a riconoscere le bacche velenose quando la biondina del 9 inciampò sui suoi piedi. Jack si girò attorno per controllare che nessuno gli avesse visti e notò la rossa del 12 provare qualche trappola, mentre Astrid del 2 maneggiava un’ascia. Entrambe erano molto pericolose, ma una di loro nascondeva i suoi punti migliore per le sessioni private. La ragazza del 12 era forte. Non come le altre ragazze del suo distretto degli anni precedenti. Nelle sue vene scorreva fuoco. La sua anima era bruciata intensamente dalle fiamme. Ma, come un orso, preferiva nascondere il suo talento e rimanere isolata dal resto dei tributi.

< Oh, scusami! Io- io non l’ho fa- fatto apposta. > farfugliò rialzandosi velocemente. 

< Non preoccuparti. > mormorò freddamente Jack. Il suo intento era di non apparire dolce o debole ai suoi occhi. Sapeva che si sarebbe solo pentito di mettere altro ghiaccio tra lui e lei, ma non poteva affezionarsi minimamente a nessuno. 

< Ti chiami Jack, giusto? > chiese dolcemente arrossando le guance. 

< Si. > sussurrò allontanandosi da lei per evitare che il suo buonissimo profumo di primavera gli invada la mente. 

< Io sono Rapunzel! > disse porgendogli la mano. Se l’avrebbe accettata sarebbero diventati qualcosa in più rispetto a semplici sconosciuti. Non accettare, gli ordinava il cervello. Allontanati, gli gridava l’istinto. Stringile la mano, gli suggeriva il cuore. 

< Stai più attenta, Punzie. > proferì curvando le labbra in un sorrisetto spontaneo. Ora era sicuro che non l’avrebbe più dimenticata. Poco più tardi l’albino si accorse che gli altri tributi favoriti guardavano la scena come un branco di iene in attesa che la preda dimostrasse un po’ d’affetto. Forse era quello che volevano: trovare dei punti deboli. Adesso che sapeva come avrebbe voluto apparire. Congedò la Punzie e s’incamminò a passo veloce verso l’ascia che aveva lasciato al suo posto. L’afferrò saldamente con entrambe le mani e la lanciò, con tutta la forza che aveva, verso un manichino a una distanza notevole. Il sangue gli ribolliva. Non doveva sbagliare. Non poteva sbagliare. 

Centro. 

Tutti i tributi lo fissarono increduli di quello che avevano appena visto. Il ragazzo di ghiaccio aveva spiazzato tutti con la sua prestazione. Si era dimostrato tutt’altro che un debole. Un avversario temibile quasi quanto Astrid e Flynn. Un pezzo forte. 

Affianco a lui il ragazzo lentigginoso architettava una trappola niente male solo con un po’ di spago. L’albino lo osservava nei movimenti frettolosi e scrutava attentamente il suo lavoro. 

< Cerchi qualcosa? > lo richiamò il moro voltandosi. 

< Sei bravo. > disse il fratellone Frost con leggerezza. 

< Grazie. > indugiò provando ad accendere una fiamma con alcuni bastoncini di legno. 

< Un uccello? > domandò curioso spiandoli uno scarabocchio al bordo del foglio che aveva usato per realizzare la trappola. 

< Un drago. > lo corresse il ragazzo del tre, che fissava Jack come un intruso.

< Nel distretto 3 ci sono i draghi? > chiese ironico l’albino distraendo il ragazzo dal accendere il fuoco. 

< Potresti andare a disturbare qualcun altro? > rispose quasi con un ghigno. L’albino scrollò le spalle e si diresse verso il tiro con l’arco.

C’erano due archi in quella postazione ed entrambi occupati dai ragazzi del 8. Così il fratellone, stufo di aspettare, si diresse alla postazione della mimetizzazione. 

Dei pennelli erano sparsi sul grande tavolo. Jane, la ragazza del 7, gli usava tutti quanti nel tentativo di colorarsi il braccio del colore delle querce. Anche la biondina, Rapunzel, maneggiava con cura un pennello. Mescolava intere tonalità di verde e bianco per cercare di richiamare l’erba verde di un prati in una giornata di sole. Era molto brava e ci riusciva alla grande. Sarebbe stata in grado di nascondersi affinché gli altri tributi si uccidessero a vicenda. Anche altri precedenti vincitori usarono questo modo per vincere. 

Qual era il piano dei fratelli Frost per risalire alla vittoria? Jack aveva pensato solo al modo di proteggere la sorella, ma come farla vincere non lo sapeva. Sarebbero dovuti essere gli ultimi tributi in vita e poi l’albino avrebbe dovuto fare quello che aveva fatto fin a quel momento: sacrificarsi. 

Sparsi per tutto il centro d’Addestramento c’erano gli Strateghi, che gli scrutavano curiosi e talvolta annotavano qualcosa su un foglio. Raramente l’albino gli beccava guardare Emma o Punzie. Per di più fissavano lui, Astrid, Flynn e TestaBruta. Lo guardavano maneggiare con violenza l’ascia, abbassavano la testa e annotavano. 

Però era anche facile trovarli a banchettare vicino a un tavolino imbandito. Incuranti delle loro prestazioni. Come avrebbe voluto buttare all’aria il loro banchetto cercando di richiamare l’attenzione. Poteva farlo anche in quel momento, se solo avrebbe voluto essere ucciso volutamente prima di entrare nell’arena. 
 

 


Ben ritrovati!

Avevo intenzione di dedicare questa cosuccia al mio migliore amico. Non scrivo nessun nome, se si sente ancora tale allora capirà che sto parlando di lui. 
Ma ora basta assillarvi con i miei problemi da comune mortale. 

Jack, my Jack! Sei la dolcezza fatta persona. Mi diverto troppo a descrivere accuratamente i suoi pensieri. Ci sposeremo un giorno il caso è chiuso. 
Non so se avete notato, ma ho inserito anche un momentino Hijack <3 Io me li vedo perfettamente comportarsi così loro due. Quindi spero di averli resi IC. ^^
Ho scritto anche di una scena Jackunzeliana! Patatosi! 
Avete visto anche il mio amato Calmoniglio nei panni dell’istruttore. All’inizio avevo intenzione di farlo litigare con Frost... ma poi non potevo fargli fare più di tanto perchè è pur sempre l’istruttore. Sorry. 
Ho anche aggiunto Jane, del film di Tarzan. Nel distretto 7 la vedo perfettamente. 
Chi ha detto Mer? Odino! Non vedo l’ora di far liberare il fuoco che arde in lei nell’arena! Ora è troppo chiusa e non posso soffermarmi sulla sua epicità! Poi con Seven Nation Army come colonna musicale non riesco proprio a non scrivere sulla sua bravura con l’arco. 

Concludo con i ringraziamenti a chiunque sia arrivato a leggere fin qui! Ma ringrazio con tutto il cuore quelli che recensiscono\ seguono\ preferiscono\ ecc... 
*si stacca il cuore dal petto e ve lo regala* <3 
Grazie in anticipo a quelli che recensiranno questo capitolo! Che il ghiaccio sia sempre a vostro favore! 

 

Slvre99

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Capitolo 7
*** Centri, Sessioni e Considerazioni ***


Catching Ice

Centri, Sessioni e Considerazioni




L’addestramento continuava per altri tre giorni. Calmoniglio si era dimostrato molto bravo nell’insegnare loro tutte le tecniche di sopravvivenza e combattimento. Forse aveva preso sul naso Jack, ma solo perché l’albino s’infischiava delle regole da lui imposte. I fratelli Frost impararono a riconoscere diversi tipi di piante velenose, tirare con l’arco e la lotta libera. 

Ogni giorno che passava si sentivano sempre più pronti ed era arrivato il momento delle sessioni private. 

< Quanto hai preso alle sessioni private? > chiese gentilmente Emma rivolta verso il mentore. Nord ci pensò un attimo. Si ricordava bene quanto aveva preso quando era nell’arena, ne era pienamente orgoglioso, ma gli tornavano in mente troppi ricordi orrendi.

< 11. > rispose facendo tremare la sua voce. 

< Cosa hai fatto? > domandò l’albino alzando un sopracciglio. 

< Ho sorpreso tutti con mio centro... > disse mostrando una piccola matrioska raffigurate lui stesso. 

< Il centro? > ripeté Jack sorpreso. 

< Il mio centro. > precisò aprendo il giocattolo che reggeva nella mano. Era una matrioska con le sue sembianze. L’albino la prese dalle mani del mentore e notò che aveva un’aria accattivante. 

< Così è che mi vedi, vero? > chiese a Jack alzando un sopracciglio

< Grande e grosso, che incuto timore. Ma se tu mi conoscessi poco meglio...  > disse continuando a fissare l’albino. 

< Forza aprila! > lo incitò. Il ragazzone incuriosito aprì quel giocattolo. Dentro c’era un felice Nord con le guance rubizze e l’aria festiva. 

< In realtà, sei tutto festoso? > esclamò Jack non riuscendo a capire dove volesse arrivare.

< Non soltanto festoso! > enunciò il mentore incitandolo ad aprire ancora una volta la bambola. Era un’altra versione di Nord diversa da quella precedente. 

< Sono anche misterioso > disse indicando la bambola. 

< Coraggioso > aggiunse aprendo quest’ultima ancora una volta. 

< E premuroso... E in mio centro... > l’ultima bambola che Jack reggeva in mano era molto piccola e si potevano notare molto bene due grandi occhi. 

< C’è un minuscolo bambino in legno. > scherzò l’albino mostrando un sottile sorriso. 

< Guarda meglio. Cosa vedi? >  

< Hai grandi occhi. > proferì tirando ad indovinare Jack. 

< Sì! Esatto! Occhi grandi. Molto grandi, perché sono pieni... di meraviglia. Quello è il mio centro. Così è che sono nato. Con occhi che hanno sempre percepito la meraviglia in ogni cosa! > raccontò Nord allegramente. 

< Occhi che vedono le luci negli alberi e magia nell’aria. La meraviglia è ciò che porto nel mondo e proteggo nei bambini. Quello è mio centro. > enunciò tutto d’un fiato. L’albino rimase incantato vedere che gli Hunger Games hanno fortificato quell’uomo. Se solo anche lui fosse come Nord. Il mentore si voltò verso Jack sorridendogli apertamente. 

< Qual è il tuo? > 

< Non lo so. > mormorò abbassando lo sguardo verso la matrioska che teneva in mano. Nord gli strinse la mano attorno alla bambola e fece cenno di tenersela. 

< Troverai il tuo centro, Jack, prima o poi. > lo incoraggiò.

 

***

 

< Se sbaglio? > balbettò Emma tremando come una foglia. Le sessioni private si trattavano di rimanere da soli con un gruppo di strateghi che ti fissavano continuamente. A meno che, un banchetto arricchito con del buon cibo ti possa rubare l’attenzione. 

< Se sbagli non succederà niente. L’importante che li sorprenda! > sorrise Jack baciandole la fronte. 

< Jack, voglio tornare a casa! > singhiozzò attaccandosi alla vita dell’albino. 

< Ti voglio bene, e se anche dovessi prendere 1 non smetterò mai di proteggerti. > le sussurrò all’orecchio senza farsi sentire dagli altri tributi che gli stavano intorno. 

< Flynn Rider! > esclamò una voce metallizzata da un autoparlante. Il moro si alzò con un aria minacciosa, ma anche sicura di sé, e corse nella sala delle sessioni. 

Gli occhi di Jack giravano per tutta osservando i tributi. Lo sguardo si fermò il tremare della biondina del 9. I suoi occhi verdi urlavano nuovamente dalla paura. Nessuno la consolava e Jack avrebbe tanto voluto farlo, ma no, non poteva. 

< Quanto ci mette? > sussurrò tra se e se la ragazza del 1. Indossava una strana spilla con un fiocco di neve argentato. Poteva essere illegale? Quel simbolo doveva essere lo stemma dei tributi di ghiaccio, ma lei lo indossa incurante di ciò. 

Non appena l’autoparlante parlò di nuovo, chiamò Elsa. Andavano in ordine, esattamente come avevano fatto sui carri alla sfilata iniziale. 

Pian piano la stanza iniziava a svuotarsi. Kidagakash fu la ragazza che ci mise più tempo. Era il tributo femmina per il distretto 3. Sveglia, intelligente e molto forte. L’aveva osservata mentre nell’addestramento combatteva corpo a corpo con Elsa. Indossava quasi sempre un ciondolo a forma di cristallo blu. I suoi capelli erano dello stesso colore di quelli dell’albino, forse anche più chiari dei suoi. 

Dopo i due ragazzi del quattro veniva il turno di Jack. Le sue mani iniziarono a sudare e a diventare fredde più della brina. Riprese a mordersi l’internoguancia, il sapore di sangue gli scese in gola lasciandola più secca di com’era prima. Perché agitarsi tanto? Avrebbe usato l’ascia e sarebbe finita li? Oppure doveva fare qualcosa di più particolare, di più speciale?

< Jack Frost. > enunciò la voce robotica. 

L’albino trattenne il respiro e si alzò lentamente in piedi. Baciò di nuovo con delicatezza la testa di Emma e le bisbigliò che sarebbe finita prima del previsto. Almeno lo sperava. 

Cercando di non tremare più di quanto lo stava facendo, camminò verso la stanza dov’erano riuniti tutti gli strateghi vestiti in viola. C’erano diverse armi una più pericolosa dell’altra. Jack avrebbe voluto provarle tutte pur di sembrare più bravo degli altri, però preferì lanciarsi solo sull’ascia ben levigata. L’ascia era li, adagiata, pronta per essere usata da lui. 

Trova il tuo centro. Sentiva ripetersi nella testa le parole di Nord. Trovalo. Si agitava ancora di più e l’ansia che era presente in quella stanza lo pressava coma una molla. Alcuni degli strateghi gli lanciararono uno sguardo e poi tornavano velocemente a rimettere i loro occhi sul delizioso banchetto. 

Devi essere ricordato. Trova il tuo centro. Come un martello quelle frasi gli battevano in testa più di sempre. La vista cominciava ad annebbiarsi, era nel panico. 

Afferrò saldamente l’ascia e con tutta la forza che poteva la scagliò contro il primo manichino. Era passato tutto. I suoi occhi tornarono come prima e quel senso di pressione sparì, almeno fin quando non si accorse che aveva mancato il bersaglio. 

Qualcosa peggiore di centomila lame gli trafisse lo sterno, passando da una parte all’altra della sua gabbia toracica. Era finita. Aveva sbagliato. Non avrebbe più salvato nessuno. Gli strateghi avevano distolto l’attenzione da lui. Quel banchetto che gli veniva servito accuratamente in un angolo aveva catturato tutto il loro interesse, lasciando Jack solo con la sua ascia scaraventata lontano. 

Trova il tuo centro. Non si arrese e prese nuovamente l’arma da terra e la scaraventò contro un manichino lasciandolo senza testa. Poi, senza fermarsi, prese due coltelli e li lanciò verso altri manichini colpendoli al cuore. Fece una capriola in aria verso una spada, l’afferrò al volo stupendo se stesso dalla sincronia dei movimenti. Roteò l’arma tra le dita e girandosi in avanti lanciò con la lanciò decapitando un altro manichino.

Si girò di scatto verso gli strateghi con la fronte sudata e un’espressione sbalordita di se stesso. Solo uno gli dedicò un misero sguardo di approvazione e tornò a dedicarsi solamente al buffet. Non aveva colpito a fondo. Quello non era il suo centro. Ora non doveva pensare al centro, il suo tempo era scaduto e nessuno aveva visto la magnifica sessione che aveva fatto. 

Arrabbiato prese la prima arma che gli capitò tra le mani. Si morse la lingua con forza, procurandosi un taglio. Voleva tirarle l’ascia, che stringeva saldamente tra le mani, verso gli strateghi. Doveva lanciarla contro di loro. Tanto sarebbe morto comunque. Ma se decidessero di vendicarsi contro sua sorella o sua madre? 

Si voltò lentamente, sussurrandosi di calmarsi, ma posseduto dalla rabbia e senza il minimo di buon senso, la scagliò con forza verso il loro banchetto. Tutti lo fissarono sbalorditi. Il capo stratega lo osservò incuriosito, l’ascia era stata lanciata proprio sulla torta di mele, che lui amava tanto. 

< Grazie, per la vostra considerazione. > enunciò l’albino, facendo un grande inchino. Poi alzò le spalle e se ne andò congelando i loro sguardi. Molta neve era caduta tra lui e la possibilità di vittoria. 

 
Benritrovati! 
Perdonate il ritardo di sei ore, ma sono appena tornata a casa dopo 123 minuti del Canto della Rivolta. Oh quanto amo Jen <3. DATELE UN OSCAR! Quel film è fantastico, lei è fantastica, la Collins è fantastica. Ma ignorate i miei scleri. XD 
Tornando al capirolo della mia cosuccia, come vi suggerisce il titolo avete notatao, o almeno presumo, che il capitolo parli delle sessioni private del mio amato Jack. L'ho amato quando ha detto alla sorellina quelle parole. Diabete time. 
L'idea di quella scena dolce mi è venuta pensando cquello che avrebbe fatto Katniss se anche sua sorella sarebbe andata con lei agli Hunger Games. Signori, signore e tributi ecco la dolcezza.
Sto divagando AHAHAHAHHA, ma dopo aver visto quel meraviglioso film come si fa a non divagare? Non preoccupatevi per chi non è ancora andato a vederlo... Io sono buona e non faccio spoiler. ^–^ 
Scusatemi per queste folli note dell'autore. 
Jack che lancia l'ascia verso gli strateghi non mi convinceva... Doveva sorprendere, ma come? Ho completato questo capitolo solo adesso e le mie idee erano state azzerate come i capelli di VoldyLolly. No va be, oggi sono sclerata. 
Prima che dica altre schocchiantate v'invito a recensire e continuare a seguire la mia cosuccia. 
Grazie sempre a tutti quelli che recensiscono\seguono\preferiscono, ma soprattutto a chi legge solamente e lo incoraggio ancora di più a recensire. Amorini miei, dedico questo capitolo a chiunque è arrivato fin qui a leggere. <3
Torno a sclerare per una still... Alla prossima! 

Slvre99

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Capitolo 8
*** Battaglia di pasticcini? ***


Catching Ice

Battaglia di pasticcini?



< Un’ascia verso la loro testa?!? > gridò incredula Lucy Wilde, non appena Jack finì di farsi una doccia rinfrescante. Si era pentito del suo gesto irrispettoso e aveva paura. Paura che avesse rovinato ogni cosa. 

Sarebbe dovuto tornare indietro e scusarsi. Cercare di riderci sopra convincendo gli strateghi che quello fosse solo uno scherzo. Dopo tutto, lui era il re degli scherzi. 

Stavolta aveva messo tutti nei guai: sua sorella e sua madre. Capitol le avrebbe uccise entrambe. Potevano farlo. Cosa importava a loro? Serviva, in ogni caso, un tributo femmina per il distretto 5. Poteva essere un problema sostituirla adesso che i giochi stavano per cominciare e nessuno avrebbe voluto far sapere ai distretti che un ragazzino scostumato aveva sfidato Capitol con tanta leggerezza. 

Gli avrebbero uccisi in pubblico, negli Hunger Games. Facendo sembrare la loro morte un incidente. Tutto questo solo perché non era riuscito a mostrare un po’ d’indulgenza prima di andarsene. 

Stupido. Si rimproverò.

Mentre fu nella doccia pensò a lungo se era secondo le regole punirli prima di entrare nell’arena. Non badava più ai profumi che si disperdevano attorno a lui e alla sua pelle candita sfiorata dalle luci soffuse che vi erano.

Dopo ciò s’infilò una camicia bianca, sistemata con delicatezza sulla poltrona blu e guardò il sole tramontare dietro i grattacieli di Capitol City. Prime che potesse entrare nella doccia aveva preso a pugni il muro della sua stanza. Quelle pareti erano forti come non mai e dopo tutte le volte che Jack li colpiva, essi rimanevano indenni, senza alcun graffio. 

< Verso il loro stupido banchetto. > corresse Jack fasciandosi le nocche.

< Maleducazione! > sospirò Lucy portando le mani alla fronte. 

< Potevano provare a prestare un po’ d’attenzione. > disse l’albino sdraiandosi sul divano che decorava la stanza. 

< Che succede? > chiese la piccolina Frost, sentendo la signora Wilde urlare dalla camera accanto. 

< Niente, Emma. > le sussurrò l’albino ammirando il candito vestito argento che portava. Le donava un’aria pura e leggera. I capelli scuri erano legati in due piccole treccine e si potevano ammirare i suoi occhi grandi. 

< Il tuo fratellone irresponsabile vi farà pagare il gesto irresponsabile che ha fatto. > proferì Lucy incrociando le braccia. 

< Che hanno detto? > chiese la mora spaventata. 

< Niente, forse. Non lo so, me ne sono andato prima che aprissero bocca. > rispose Jack. 

< Senza che ti congedassero? > boccheggiò la stravagante signora.

< Mi sono congedato da solo. > disse incrociando le braccia. 

Nel fra tempo Nord entrò nella stanza con un grande sorriso.

< Grazie, per la vostra considerazione. > ripeté il mentore sorridendo allegramente. I presenti rimasero spiazzati nel vederlo allegro e spensierato. Come se nulla fosse successo. 

< Bravo, Frost! > enunciò alzando il pollice. L’albino fece scappare una piccola risatina. 

< Ottimo lavoro? Siete tutti impazziti? > esclamò Lucy esausta. 

< Vogliono spettacolo... Non serve loro altro. > rispose dando una pacca sulla schiena dell’albino.

< A te Emma com’è andata? > chiese gentilmente la signora Wilde ignorando le parole di Nord. La mora abbassò la testa e sospirò. 

< Ho cercato di fare del mio meglio... Spero che apprezzeranno. > proferì abbattuta.

Jack sapeva che la piccola mora aveva preparato qualche trappola e tirato una freccia dall’arco in metallo. Era riuscita a centrare il bersaglio al primo colpo. 

< Daranno a voi il punteggio massimo! > li rassicurò Nord incrociando le braccia. Si potevano notare molto bene i tatuaggi che aveva. Buoni da un braccio, cattivi dall’altro. Ora, era ancora più facile accostarlo a Santa Claus. La barba lunga riusciva a coprire parzialmente i tatuaggi che percorrevano la pelle.

< Ho paura. > bisbigliò la mora abbracciando l’albino. Le si poteva sentire il cuore battere velocemente. Tremava da cima a fondo e l’unico modo per liberarla era divertirsi con lui.

< Battaglia di pasticcini? > le sussurrò all’orecchio.

Emma annuì divertita e si avviarono vicino all’enorme tavolo imbandito da gustosi muffin tutti gusti. 

< Arrenditi! > sorrise la sorellina lanciandoli sul naso un pasticcino azzurro. 

< Mai! > esclamò assumendo un sorriso malizioso. I suoi occhi blu si strinsero ai lati. Il naso s’arricciò e le guance arrossarono. L’unico modo che poteva rapirlo da quella tragica realtà era il divertimento. Soprattutto se fatto con la sua piccola sorellina. 

Poteva essere quello il suo centro? Si chiese tra se e se.

Il tempo passava e tra non molto sarebbero dati i punteggi delle sessioni private alla TV. Jack si aspettava un bel 1 scritto a caratteri cubitali, però allo stesso tempo sperava che Emma prendesse un ottimo 6. Quel punteggio significava che gli altri tributi l’avrebbero attaccato per primo. Ma i punteggi non garantivano la vittoria. Qualche anno fa aveva vinto un ragazzo che aveva ricevuto solo un tre. 

Ma chi dice che quello che aveva fatto non fosse piaciuto agli strateghi? In effetti volevano spettacolo e l’albino aveva reso tutto così particolare. Qualcosa mai vista prima. 

< Jack! > esclamò non appena entrò in stanza la stilista. La sua pelle piumosa la rendeva più affascinante di qualsiasi altra donna di Capitol City. 

< Grazie, per avermi fatto apparire al meglio. Ma credo di aver rovinato tutto con quel gesto. > disse abbassando il muffin. 

< Sei stato... FAVOLOSO! > esclamò Dentolina abbracciandolo molto forte. 

Poco più tardi i presenti si sedettero al grande tavolo per mangiare qualcosina. Come sempre Jack non sfiorò cibo. Doveva mangiare, aveva perso già quattro chili da quand’era li. Quel giorno gli venne servito un grande piatto di minestra fumante. 

< Quanto posso mettere come minimo? > chiese ansioso l’albino facendo scendere a forza quella roba bollente giù per la sua gola. 

< 1 > mormorò Linsy. 

< Non ti metteranno 1, Jack! > esclamò Nord alzando gli occhi dalla portata. 

< Non possono farlo! Essere stato il migliore! > sbottò appoggiando entrambe le mani, con violenza, al tavolo. 

< Il migliore ad aver rovinato ogni possibilità. > rispose imbronciato. 

< Chi potrebbe mai non lasciarsi incantare dai tuoi denti? > sorrise Dentolina, alleggerendo la situazione. 

Forse aveva ragione, non poteva pensarci troppo. E se anche gli avessero messo un giudizio basso lui avrebbe lottato con tutte le sue forze per la vittoria di Emma.

La cena finì con una torta al cioccolato e fragole e velocemente arrivò l’ora di vedere i propri voti dei giudizi finali. 

Il mentore accese la TV e si accomodò sul divano. L’allegra faccia di Re Candito venne proiettata sul grande schermo. Lui era il presentatore degli Huger Games. Era abbastanza basso e parzialmente pelato, solo dei ciuffetti grigi si vedevano sopra le orecchie. Un grande naso a patata e due occhi rossicci spiccavano a prima vista. Quella sera indossava uno stravagante abito viola e giallo con un papion rosso fuoco. 

Affianco a lui era seduto un altro presentatore dalla pelle verdognola. Il suo nome era Aspro Bill. 

I presentatori aprirono i punteggi con il brillante dieci di Flynn e il nove di Elsa. C’era d’aspettarselo. In seguito appaiono i tributi del 2 e del 4 che riescono a strappare altri 10. I ragazzi del 3 non prendono più di otto. Hiccup riesce a prendere sette, mentre Kida un ottimo otto. 

Finalmente fu il turno dei ragazzi del distretto 5. Apparse velocemente la foto di Jack sullo schermo. L’albino trattenne il fiato, socchiuse gli occhi e incrociò le dita. Sentì il cuore battere all’impazzata e il sangue congelarsi lentamente. Appoggiò un dito sul labbro e sentì il mondo cadere all’indietro. Il numero dodici comparve sullo schermo. 

Jack si stropicciò più volte gli occhi. Era il dodici! 

Dentolina si fece scappare un gridolino di gioia, mentre tutti si congratularono con lui. Aveva fatto colpo. La speranza e la buona sorte erano a suo favore quella sera. 

Dopo anche il viso di Emma appare e riesce a prendere un ottimo sette. Aveva sorpreso veramente i giudici la mora, per riuscire ad ottenere quel giudizio. 

Anche Kristoff e Vanellope, i tributi del 6, riescono a strappare un voto abbastanza alto.  La piccola ragazzina dai capelli neri prende un sei, mentre il ragazzo biondo recupera un meraviglioso dieci. Kristoff usava molto l’ascia al trasporto del ghiaccio nel suo distretto. Ecco quale arma avrebbe usato nell’arena, anche lui una splendida ascia.

I tributi del 9 non sono stati bravi come gli altri. Sia Gambe di Pesce che Rapunzel prendono sei. La foto della biondina riesce a spegnere l’entusiasmo dell’albino. Con i suoi occhi verdi e la pelle chiara incantava qualsiasi persona. I suoi capelli sembravano raggi di sole che brillava splendente tra le nuvole. Era speciale, la biondina del nove era assolutamente speciale. 

A sorprendere ancora fu la rossa del 12 che riesce ad avere come giudizio un meraviglioso dieci. I suoi capelli rosso fuoco divampano per tutto lo schermo prima che il programma finisce. L’ultima cosa che appare agli occhi di Jack sono il blu intenso delle pupille di Merida, azzurre e profonde come l’oceano. Ti perdevi nei suoi occhi e con te si perdeva la tua razionalità. Gli avrebbe visti ancora così quando verrà il tempo di ucciderla? 

< A quanto pare, li hai sorpresi. > sorrise Emma. Jack si limitò ad annuire accarezzandole la guancia svegliandosi dalle immagini che si stavano creando nella sua testa.

< E continuerai a farlo > iniziò il mentore spegnendo la TV. 

< Fra due giorni, all’intervista tu riuscirai a conquistare tutti. > conclude fiero dei suoi ragazzi di ghiaccio. 

 


Benritrovati! 
Dopo una settimana rieccomi qua a postare un altro capitolo. Prima di tutto voglio dedicare il capitolo a tre persone: Lullaby99, che è sempre disponibile ogni qual voglia. Se sta leggendo proprio adesso credo che la sua faccia ha appena assunto un colore simile a quello dei pomodori. Oh troppo cucciola lei. Tassorossina <3. 
Spiritromba, che ha recensito quasi tutti i capitoli di questa cosuccia. Anche lei tanto dolce. 
E infine, non per importanza, DioMagoPrescelto99 che non smetterà mai di sorprendermi. ^^
Ed ora, dopo aver usato tante parole solo per dedicare il capitolo, torniamo alla storia.
Momenti Jackunzel everywhere. Viva il Fluff. Vi starete chiedendo il perchè di tutto questo Fluff. Beh io sono del parere che durante l'arena non potrò inserire questi pensieri sdolcinosi di Jack, giacchè sarà impegnato a proteggere sua sorella.
Della serie: lasciatemi sfogare ora XD.
Il nostro cuccioloso Jack in questo capitolo ha ottenuto un punteggio altissimo, un meravoglioso 12. :D
Ma anche la nostra Emma è stata molto brava. (da notare la somiglianza caratteriale a Rue) 
Si si, Emma è la nuova Rue, ora che ci penso potrei farle fare la stessa tragica fine... Il tempo deciderà.
Insomma carissimo popolo di EFP grazie per aver dedicato tempo per leggere un altro capitolo di questa cosuccia. Grazie a chi recensisce\legge\segue\ricorda\preferisce, ma soprattutto a chi recensirà questo capitolo. 
Anche per oggi vi ho annoiato abbastanza con le mie strane note dell'autore, che metto sempre alla fine per non rompervi all'inizio del capitolo. 
Alla prossima settimana, tributi!

Slvre99
 

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Capitolo 9
*** Sorprendimi ancora ***


Catching Ice

Sorprendimi ancora



< Iniziamo a prepararvi alla camminata. > disse Lucy camminando su e giù per la stanza. 

< Jack? Vuoi provare tu? > chiese dolcemente sedendosi educatamente sul divano. 

Non era nemmeno passata un’ora che non ce la faceva più. Dovevano passare quattro ore con Lucy e quattro con Nord. Preferiva passare dieci ore con il mentore che con la strana signora perfettina di Capitol. 

< Cosa ci servirà camminare educatamente e correttamente? > domandò seccato. 

< A farti apparire educato. Cosa che non sembri affatto. > scattò severa. 

L’albino, a quel punto, si alzò cominciando a imitare i passi della signora Wilde. 

< Schiena dritta > lo rimproverò. 

< Petto in fuori > ripeté. 

< Sorridi! > enunciò. 

La parte peggiore di quella tortura erano le scarpe scomode sulla punta e la cravatta troppo stretta. Si sentiva come un povero uccello spelacchiato e obbligato ad indossare piume non sue. Era orribile. Camminare non era semplice come credeva. Lucy gli continuava a ripetere che tendeva a velocizzare troppo il passo. 

< Emma, prova tu. > enunciò Lucy obbligando la piccola Frost a indossare dei tacchi molto alti. 

< Non dovrà certo portare quelli alla sfilata? > chiese l’albino disgustato. 

< Non siamo noi a decidere. Dentolina è la vostra stilista. > sorrise riprendendo a correggere i passi della sorellina Frost. 

Per fortuna la mattinata scorse velocemente così da fare una piccola pausa prima di andare dal mentore per prepararci al contenuto dell’intervista. Jack era un abile oratore, non sarebbe risultato difficile questo compito. Non era timido, forse troppo diretto, ma ugualmente in gamba. Con la sua ironia sdrammatizzava ogni situazione pesante. 

< Io iniziare a farvi delle domande, tipo quelle che stare nell’intervista. > esclamò Nord sedendosi affianco all’albino. Jack si rilassò, sembrava tutto normale. 

< Com’è Capitol, Jack? > chiese con tono naturale. 

< Profumata. > rispose senza pensarci due volte. 

< Profumata? > ripetè Nord arricciando il naso. 

< Voce del verbo profumare, terza persona singolare... > 

< Io sapere l’analisi grammaticale! Io intendevo che la parola non avere senso. Capitol non essere profumata! > 

< Profumata di persone. Profumata di odori diversi. Profumata di gloria. Profumata di sangue misto a rose. > si corresse fantasticando con la fantasia. La sua mente si era appena ricordata di tutti quei profumi che sentì nella doccia. Poi l’immagine di Rapunzel svolazzò nella sua mente. Di nuovo aveva ceduto alla tentazione d’mmaginarla in un campo di margherite avvolta nella veste più pura che aveva. Come avrebbe voluto vederla lì, invece che in un’arena imbrattata di sangue e sofferente. 

< Cambiamo genere di domande... Parlami della tua famiglia. > sorrise accarezzandosi la barba.

< Mia madre... > 

< No, no! Capitol non volere sapere di tua madre. Capitol volere sentire dei tuoi amori e litigi. > lo fermò subito il mentore. 

Ed ecco un altro tasto dolente. Amore? Jack non si era innamorato prima di qualcuno del suo distretto. Forse qualche ragazza si era presa una gran cotta negli anni passati, ma a lui non teneva testa a nessuna. 

< Nonvoglioparlarediquesto. > mormorò velocemente senza far capire una parola e riprendendo a mordersi l’interno guancia.

< Cosa tu dire? > esclamò Nord dubbioso. 

< Non-voglio-parlare-di-questo-argomento. > ripeté con più chiarezza alzandosi dal divano e dirigendosi verso il grande ascensore. 

< Mi prendo una pausa. > sospirò sbattendo la porta della sua camera. Se Re Candito avrebbe presentato quella domanda bastava solo dire che non amava nessuno e nessuno piaceva a lui. Senza accorgerne sentiva il sangue scendergli il sangue dritto in gola denso e soffocante. 

Con forza attivò il sensore che fece uscire l’acqua dal rubinetto metallizzato del lavandino. Sputò incurante un po’ di sangue e si fisso al grande specchio. I suoi capelli bianchi erano accuratamente sistemati di lato. Con la mano se li spettinò nervoso. 

Quante storie per una domanda. Pensò tra se e se. 

Quel giorno passò in quella maniera, pensare e pensare. Come un topo in trappola cercando una via d’uscita. Il problema che non c’erano vie d’uscita. 

Il giorno dopo l’avrebbe passato solo con Dentolina e il suo gruppo di stilisti. Maudie lavorò il suo corpo fino a tardo pomeriggio. Lo lucidò, tolse i peli superflui e lavò i capelli. Dopo questi passaggi gli applicarono una polvere argentata per tutto il corpo in modo da farlo brillare. Coprirono le imperfezioni sulle unghie con uno smalto argentato. A parer di Jack tutti quei preparativi non potevano farlo apparire che ridicolo. I capelli bianchi vennero asciugati con attenzione e spuntati sul davanti. Li cosparsero con un po’ di gel per dargli il verso giusto e con delicatezza li spostarono tutti da un lato. Con del mascara bianco gli allungarono le sopracciglia in modo da far risaltare le sue iridi. 

Finalmente arrivò la stilista con il suo abito coperto da un telone nero. Con l’aiuto di Maudie scoprirono il vestito e gli occhi dell’albino s’illuminarono ancora. Era un abito completamente azzurro con delle rigature bianche che si potevano confondere con la brina. Per finire la stilista gli sistemò una cravatta bianca attorno al collo ben stretta. Ora era perfetto. 

< Sorprendimi ancora, ragazzo di ghiaccio. > sorrise Dentolina rimanendo stupefatta dal risultato. 

< Lo farò. > rispose sicuro di se. 

Il resto dei tributi li stava aspettando nell’anfiteatro cittadino. Erano tutti quanti preparati e carichi per l’intervista. Emma aspettava seduta su un piccolo sedile fino all’arrivo del fratellone. I suoi occhi scuri brillavano ogni volta che sbatteva le palpebre grazie al trucco scuro che le fu applicato. Sulle labbra era sistemato un rossetto scuro che faceva sottolineare i suoi lineamenti perfetti. I capelli non erano raccolti, ma cadevano in morbidi boccoli scuri sulle spalle coperte da una seta finissima blu. Occhi scuri, labbra carnose e un lungo vestito azzurro, non fu mai così bella. Un sorriso sottile apparse sul suo viso non appena comparse Jack. 

< Come sei bella. > esclamò l’albino ammirandola. 

Gli sfrecciò davanti Merida che osservava la scena da un po’. I suoi ribelli capelli erano stati raccolti e intrecciati da fili blu. Il suo abito era celeste con il bordo giallo oro. Sulla gonna si poteva notare delle onde ricamate tono su tono. Al polso portava il ciondolo con l’orso e un nuovo bracciale verde. 

Re Candito era già sul palco facendo divertenti battute e presentandosi come ogni anno. Ad ascoltarlo c’era un pubblico affamato e noi eravamo i succulenti piatti che potevano sfamarlo. 

La prima a essere chiamata fu la bellissima ragazza del distretto uno. Il suo abito brillava ed era ricoperto da brillanti bianchi. Così lungo che le faceva da strascico. I suoi capelli erano composti in una bellissima treccia e incastonati ci sono dei piccoli fiori composti di gemme azzurre. 

Re Candito le presentò qualche domanda e si dimostrò amichevole. Rideva alle battute e riusciva a rendere divertente anche la frase più banale. Parlare con lui non sarebbe stato difficile per Jack. 

I ragazzi del distretto 2 si dimostrarono delle spietate macchine da guerra. Astrid aveva una treccia che le scendeva sull’abito blu, mentre Moccicoso era vestito di verde. Scherzavano e rispondevano con eleganza a tutte le domande. 

Il segnale acustico segnò l’inizio dell’intervista di Emma. Con dolcezza si alzò dalla piccola sedia cammina frettolosamente verso il palco.

< Signore e signori, ecco Emma Frost! > esclamò Re Candito afferrando la mano della sorellina dell’albino. La mora sorrideva e tremava allo stesso tempo. Era completamente terrorizzata a morte.

< Allora Emma, parlaci di te. > iniziò il presentatore. < Come ti trovi a Capitol City? > chiese. 

< Tutto è diverso qui. > risponse senza pensarci due volte. Su un grande schermo si proiettarono delle immagini del loro distretto. Foto che rappresentano la centrale nucleare molti anni fa, prima dell’incidente.

Un brivido freddo percorse la bambina, Jack e sua madre cercavano di non parlare di quell’argomento in presenza della mora. Evitavano le domande sulla morte del padre e di passare davanti alla centrale, se non per andare alla mietitura. 

< Cosa ti manca del distretto 5? > gli chiese Re Candito stringendole delicatamente la mano.

< La neve. > esclamò sognando a occhi aperti. 

< Deve nevicare molto nel tuo distretto. > continuò Re Candito fissando il grande sorriso della ragazzina. 

< Mio fratello dice che uno spirito della neve viene a farci compagnia ogni volta che nevica. > rise ricordandosi delle numerose storie che le raccontava prima di addormentarsi. Lei aveva sempre paura che il freddo la prendesse per sempre, ma Jack aveva inventato un’emozionante storia di uno spirito della brina che le faceva compagnia. 

< Abbiamo visto tanta neve anche alla cerimonia iniziale, sul tuo vestito. > disse il presentatore ammirando il nuovo vestito azzurro della bambina. 

< Indosso la neve anche adesso. Volete vedere? > domandò la mora con un tono di sfida. Re Candito aiutò Emma a scendere dalla poltroncina e l’accompagnò al centro del palco. La piccola Frost iniziò a fare piroette una dietro l’altra e il suo vestito cambiava sempre di più. Quel celeste finissimo si era trasformato nel bianco più puro. La gonna del vestito diventò più stretta e le cadeva dolcemente fino alle ginocchia. Il pubblico enunciava emozionato degli ohh e ahh. Jack rimase sorpreso, quasi emozionato dalla bellezza della piccola Emma. Avrebbe voluto vederla sempre così e non a soffrire la fame e il freddo nel suo distretto. 

Se sarebbe tornata a casa vincitrice si sarebbero trasferiti, lei e la madre, al quartiere dei vincitori. I precedenti vincitori erano inondati da ricchezza e gloria. Un mese delle loro vincite poteva sfamare un intero distretto. Morire o vincere. Questi erano i giochi. 

< Sei bellissima! > proferì Re Candito afferrando la mano della sorellina Frost. 

< Mi gira la testa. > sorrise la mora. 

< Ti mantengo io, non preoccuparti. > sorrise il presentatore. 

Il segnale acustico concluse anche quest’intervista e con un grandissimo applauso il pubblico salutò la bambina. 

< Jack! > esclamò Emma stringendosi ai suoi fianchi. L’albino ignorava il suo nome che veniva chiamato ripetutamente a salire sul palco. In quel momento voleva solo abbracciare la sua fantastica sorellina. 

< Mi hai sorpreso piccola mia! > 

< Ecco Jack Frost, il ragazzo di ghiaccio. > gridò Re Candito presentandolo.

< Allora dicci, Jack, siamo rimasti tutti sorpresi dal tuo do-di-ci. > proseguì il presentatore facendolo accomodare. 

< Che dire... Ho fatto del mio meglio. > sorrise Jack. 

< So che non è permesso parlarne, ma ti voglio fare le mie più sincere congratulazioni. > enunciò stringendogli la mano. Poi si rimise a sedere e continuò con le domande. 

< Hai qualche ragazza speciale nel tuo distretto? > 

< Mia madre vale? > rise l’albino. Quella risata contagiò tutto l’anfiteatro.

< Un ragazzo bello come te ha conquistato il cuore di qualcuna per forza... > continua Re Candito.

< Non credo. > sorrise nervosamente.

< Va bene, va bene. Parliamo invece di quando ti sei offerto volontario per proteggere tua sorella... > iniziò Re Candito con un tono di voce basso ma non distante. Una clip di immagini segue quelle del distretto 5 sul grande schermo. Questa volta riguardavano la loro mietitura. Improvvisamente si sentì soffocare. Quelle scene attivavano un senso di pericolo dentro di lui. Rivedere sua sorella mentre tremava di paura non facilitava affatto le cose. 

< Cos’hai pensato mentre ti offrivi volontario? > chiese svegliandolo dai suoi incubi. 

< Io la proteggerò, a ogni costo e in ogni dove. Non importa se mi costerà la morte, una vita senza di lei è già una condanna. > proferì alzandosi in piedi. Re Candito fece finta di asciugarsi le lacrime e si alzò con lui. 

< Facciamo un grande applauso a Jack Frost, signori! > esclamò applaudendo.
 


Vengo a rompervi un giorno in anticipo stavolta. XD
Però ho una buona giustificazione: Domani avrò tutta la giornata impegnata e non potrò purtroppo postare nulla. Insomma rieccovi ad un nuovo capitolo. Il numero 9 (come avrete notato XD).  
L'intervista è stata molto corta, ne sono al corrente, e mi dispiace un sacco. Non ho descritto tutti i tributi e nemmeno la nostra amata Punzie. T.T 
In compenso ho scritto del vestito di Emma, tipo quello di Katniss. Viva la neve. XD 
Per i vestiti ho preso spunto a quelli che indossavano nei rispettivi film, sono sempre molto originale io LOL.
Grazie, come sempre, a tutti quelli che recensensiscono\seguono\preferiscono\ricordano\ecc.. E ho un messaggio per i timidoni che leggono solamente: cucciolini miei lasciate anche voi una recensione <3 
Dopo queste tattiche persuasive ( che non funzionano mai u.u ) vi ringrazio di nuovo e ci si vede nell'ultimo capitolo della prima parte della mia cosuccia. Prima che vada voglio sottolinearvi che nel capitolo 11 inizia la seconda parte, cioè quella nell'arena. 
Alla prossima! 

Slvre99

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Capitolo 10
*** Inizio dei giochi ***


Catching Ice

Inizio dei giochi



Gli altri tributi non sembrano altrettanto sicuri come lo era il ragazzo di ghiaccio. Kristoff si dimostrò un tenerone che amava per le renne. Heidi, la bambina del distretto 10, aveva detto solo che era una ragazzina che viveva da suo nonno. L’intervista che si direbbe più interessante fu quella di Merida. Non rilevò molto di lei, ma cercò di apparire il più sfuggente possibile. Il suo giudizio aveva lasciato tutti su di giri. 

< I migliori. Siete stati i migliori. > ci disse Lucy una volta tornati nel quinto piano. 

< Tutto merito della neve... > sussurrò Emma con un gran sorriso. 

< Essere fiero di voi. > esclamò Nord. 

Il tempo passò velocemente e prima di dirigerci ognuno nelle proprie camere salutammo un’ultima volta Nord e Lucy. Il giorno seguente i tributi si sarebbero dovuti svegliare di buon ora e viaggiare fino all’arena, solo gli stilisti sarebbero andati con loro, tutti gli altri rimanevano a Capitol City. 

< Mi mancherete ragazzi di ghiaccio. > sorrise Lucy. < Anche il più maleducato di voi due. > finì lanciando un’occhiataccia all’albino. 

< Siete stati i migliori tributi che avessi mai visto. > ci disse e sparì in un’altra stanza baciandoci sulla fronte. 

< Addio Lucy. > salutò Emma con un filo di voce.

< Domani cercare voi di stare alla larga degli altri tributi, appena suona il gong scappate lontano e trovare una fonte d’acqua. > ci consiglia il mentore, mentre abbraccia la piccola bambina. 

< C’è altro? > chiese l’albino tremando. 

< Non separatevi, restare uniti e non andare incontro al bagno di sangue iniziale. Cercate di nascondervi tra gli alberi, il fuoco essere un buono modo per farvi trovare in fretta. > ci raccontò Nord. 

< Non è un addio. > proferì Jack con voce soffocata. 

< Per uno di voi lo essere... > 

< 23 muoiono, 1 sopravvive. > esclamò Jack serio sapendo con certezza che quello sarà l’ultimo saluto a Nord.

< Proteggila, Jack, ragazzo di ghiaccio. > bisbigliò mentre stringeva tra le braccia il ragazzone dai capelli bianchi. 

< Lo farò, è una promessa. > rispose con un sussurro. L’abbraccio si scioglie e anche il mentore scompare. 

< Andiamo a dormire. > finì Jack stanco. Non appena entrò nella sua camera la mano della mora lo fermò all’istante. 

< Mi racconti la fiaba dello spirito della neve? > chiese Emma trattenendo una lacrima scendere dalla guancia. L’albino l’invitò a sedersi sul letto affianco a lui. Le morbide ciocche dei suoi capelli puliti si posarono sulla faccia del fratellone. Lui con una mano le spostò di lato e la strinse al suo petto. Poteva sentire il suo cuore batterle all’impazzata e la candita pelle fredda al contatto con il pigiama di lana spessa.

< C’era una volta... > iniziò Jack con una voce sottile e rassicurante. 

< Un ragazzo dai capelli scuri che viveva in un villaggio insieme alla sua sorellina. Loro passavano tanto tempo insieme... Si divertivano, giocavano e scherzavano. Erano inseparabili. > 

< Jack, vai troppo veloce! Devi raccontarla meglio. > lo corresse la mora. 

< Emma, devi dormire! Non posso stare tutta la notte a raccontarti la storia dello spirito della brina. > la rimproverò appoggiandole le coperte sui piedini gelati. 

< Uff... > borbottò. Quel momento fece tornare tanti ricordi in mente all’albino. Soprattutto quando s’infilavano tutti e due nel lettone della mamma se c’era un temporale. Quanto avrebbe voluto tornare a quel momento, restando al sicuro sotto le coperte trasandate della sua vecchia casa nel distretto 5.

< Un giorno il ragazzo decise di andare a pattinare sul lago ghiacciato in pieno inverno. La lastra di ghiaccio non era molto spesso e era facile finirci dentro. > continuò il racconto l’albino, ma venne subito interrotto. 

< No, no. Il ragazzo decise di andare a fare una passeggiata nei boschi con sua sorellina e incontrarono un lago ghiacciato, così che al ragazzo gli venne la folle idea di pattinarci sopra. > 

< Alla prossima interruzione non te la racconto più. > la bloccò Jack severo. 

< Scusa. > sorrise accostandosi sempre di più a lui. 

< Un passo dopo l’altro e i due ragazzi erano sulla lastra di ghiaccio, ma la sorellina aveva paura, che la bloccava completamente, mentre il ghiaccio sotto i suoi piedi si sgretolava velocemente. > continuò l’albino. Nella stanza vacillava solo la voce narrante di Jack. Nessun suono, nessun’immagine, nessun odore. Solo lui e la sua sorellina. 

< Al suo tre la bambina doveva saltare, se no sarebbe caduta nel lago ghiacciato. Prima che ci finisse dentro, il ragazzo con il suo lungo bastone la spinse verso la rima salvandola, ma perse l’equilibrio e ci finì lui dentro. L’ultima cosa che vide fu sua sorella sana e salva, mentre lui precipitava sempre più giù. Una grande luna c’era quella sera che lo salutava un’ultima volta. > Emma sussultò e con un respiro profondo appoggiò il mento sul petto dell’albino. Jack con dolcezza le accarezzo i capelli e li sistemò dietro le orecchie. La fisso negli occhi color nocciola chiaro e s’immaginò se lui fosse stato al posto dello spirito della neve. Avrebbe salvato sua sorella e lasciarsi uccidere? Ovvio che si, era quello che stava facendo proprio in quell’istante. Uccidersi per garantire la vittoria di sua sorella. 

< Continua... > bisbigliò la mora socchiudendo gli occhi. 

< I capelli del moro cambiarono colore, dal marrone scuro al bianco della neve più candida. Pian piano si alzava fluttuando verso la luna sempre più luminosa. Uscì dal lago ghiacciato fluttuando a pochi centimetri dalla terra. Non appena aprì gli occhi essi non erano più dello stesso colore dei suoi capelli, ma di un blu intenso, un blu come il cielo. > finì con un tono di voce basso. 

< Ora addormentati, Emma. > sussurrò stringendola tra le sue braccia. 

< Domani i giochi potranno avere inizio? > chiese la mora conoscendo perfettamente la risposta. 

< Non avere paura, andrà tutto bene. Fidati di me. > rispose Jack e sigillò gli occhi. 

Quella notte immagini cupe tormentarono i suoi sogni. Immaginò tutte le arene degli anni precedenti: dal deserto al Polo Nord. Ogni arena diversa dalle altre con nuovi pericoli ogni anno. Non c’erano solo i tributi a essere un timore: la fame, gli ibridi, il freddo, la sete, anche quelli erano dei possibili minacce per i ragazzi di ghiaccio. 

Si girava e rigirava pregando di addormentarsi subito. La stanchezza potrebbe farsi sentire l’indomani, nell’arena. Sua sorella dormiva stringendo con delicatezza il suo braccio come un pupazzo. Perchè proprio a lei? Si chiese in mente. La sua piccola sorellina costretta a guardare tante persone morire, tra cui suo fratello. Sperava vivamente che sarebbe rimasta forte e non si sarebbe data alla follia, come molti precedenti vincitori. 

La mattina non vide Emma affianco a lui. Possibile che erano venuti a svegliarla prima per prepararla. Non ci badò molta attenzione e aspettò che Dentolina gli portava una semplice tuta che si abbottonava sul retro. Una volta vestito lo guidò fino al tetto dove sbucò un hovercraft dal nulla. L’arena non aveva un posto fisso, cambiava sempre per impedire di localizzarla. Quindi nessuno sapeva per quanto dovevano viaggiare. 

< Il localizzatore, Jack. > disse una signora vestita con un camice bianco. L’albino restò immobile sentendo la siringa trapassare la sua pelle e inserire un affarino metallico. Un dolore lacerante passò per tutto il braccio. 

< Resta fermo. > lo sgridò la signora. Questo non gli impedì di continuare a sentire altro male. Una volta posizionato, l’albino posò la mano sul braccio e aspettò che passasse quella strana sensazione. 

Una senza-voce li guidò, lui e Dentolina, in una sala per fare colazione. Jack afferrò una tazza di tè e iniziò a berla velocemente. Poi si buttò sui biscotti e ne prese abbastanza. Cercò di riempirsi lo stomaco, perchè quando saranno nell’arena potrebbe anche non mangiare per giorni. 

L’unica cosa che riuscì a distrarlo fu il bellissimo panorama dal finestrino. Vedeva Capitol City, delle persone con abiti sgargianti, delle nuvole che sembrano ovatta e uno stormo di uccelli. Cose che non avrebbe mai più rivisto. 

Il viaggio si concluse in meno di un’ora. I finestrini si oscurarono e li obbligarono ad allacciare le cinture. 

Dentolina seguì le istruzioni e lo conduce fino alla Camera di Lancio. Sentiva la pressione schiacciarli le tempie mentre s’infilava un’altra tuta abbastanza aderente. I pantaloni erano neri come la notte, mentre la giacca aveva una tonalità grigiastra. Per tutti i tributi era uguale. 

Dolcemente l’albino afferrò la mano tremante della stilista senza dire una parola. 

< E ora aspettiamo che ti chiamano. > sussurrò con un filo di malinconia. 

Il nervosismo impediva di pensare e Jack iniziò a mangiarsi le unghie fino a farsi uscire il sangue. 

< Jack Frost. > enunciò una voce metallizzata femminile facendo preparare il cilindro che conduceva nell’arena. 

< Jack, non mi dimenticherò mai del tuo sacrificio. > sussurrò abbracciandolo.

< Grazie di tutto. > disse salendo sul cilindro. Per un attimo il cilindro rimase immobile, poi iniziò a salire sprofondando nel buio. 

L’ultima volta che vide Dentolina fu dolorosa. Nessuno potrebbe mai immaginarsi quanto. Lei lo guardò per l’ultima volta negli occhi e abbassa il capo. Lui la osserva cercando di memorizzarla per sempre com’era quel giorno. Entrambi in piedi aspettando che quel momento di angoscia non finisse mai. E poi tutto si fece buio. 

Restò immobile sentendo il suo cuore spingersi sempre più forte oltre la gabbia toracica. Erano all’inizio, all’inizio dei giochi. Dopo dieci secondi i cilindri vengono spinti fuori all’aria aperta. 

Il sole abbagliò per poco gli occhi chiari dell’albino impedendoli di vedere qualcosa. Un fischio rimbombò nelle sue orecchie e una volta riacquistata la vista si girò attorno spaventato.

Degli alberi molto alti circondavano la Cornucopia, il clima era freddo e l’odore di pino intasava le sue vie nasali. L’erba che c’era sul terreno era ricoperta da un piccolo strato nevoso. Quell’arena si pensava fatta apposta per i ragazzi di ghiaccio. 

< Signore signori, che i settantaquattresimi Hunger Games abbiamo inizio! > 
 


Rieccomi! 
All'ultimo capitolo della prima parte di questa cosuccia. Inizio nel scusarmi per alcuni errori che potreste trovare in questo capitolo, ma l'ho scritto veramente in tre ore. Non ho potuto scriverlo prima a causa della scuola -.- 
Vacanze di natale arrivate vi prego! 
Ma tralasciando i miei problemi mentali che vi annoiano a morte, vorrei ringraziare tutti quelli che hanno letto fin quì e in particolare chi ha recensito e continuerà a recensire.
In questo capitolo possiamo vedere Jack ed Emma in modo più unito... Ho sempre voluto scrivere questo capitolo soprattutto per tutti gli addii che riceve il nostro Jack. Ma chi lo dice che lui non tornerà più? 
Rapunzel Hiccup e Merida non ci sono quasi per niente, ma dal prossimo saranno i personaggi principali. Lo giuro! 
Che altro dire? Beh spero che recensirete in tanti e continuate a seguire gli Hunger Games. 
Alla prossima settimana! 

Slvre99

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Capitolo 11
*** Bagno di sangue ***


 

Catching Ice


Bagno di sangue




Avevano solo sessanta secondi prima che il gong segnasse l’inizio dei giochi. I tributi erano disposti ad anello intorno alla Cornucopia, un gigantesco corno dorato che raccoglieva diversi zaini. Ogni zaino conteneva qualcosa che era d’aiuto nell’arena: acqua, armi, fiammiferi, farmaci, indumenti, cibo. Più ci si allontanava dalla Cornucopia più il valore degli oggetti diminuiva. Proprio a due metri dal cerchio metallizzato dell’albino c’era un piccolo sacco a pelo leggero, mentre nella bocca del corno dorato si poteva vedere una tenda canadese. Affianco a esso, Jack, vide un’arma dalla lama affilata e dall’aspetto elegante. Era l’ascia, la sua ascia. 

Era molto veloce nella corsa, avrebbe superato tutti nello sprint iniziale e preso la sua arma. Però una volta presa sarebbe dovuto scappare in tempo per non essere vittima di un combattimento corpo a corpo con qualche tributo. Jack era, inoltre, un ottimo lottatore libero, potrebbe anche restare li e aggiudicarsi tutto il bottino che voleva, se solo non avesse dovuto proteggere sua sorella. 

Ecco un altro problema. Dov’era sua sorella? La cercò con gli occhi sperando di trovarla più in fretta possibile. A soli dieci cerchi di distanza c’era la bambina che lo fissava impaurita. Mosse la testa verso il bosco, suggerendogli di fuggire da quella parte. Lontano nella foresta innevata, senza lasciarsi tentare di prendere niente dalla Cornucopia. 

Il gong suonò e tutti partirono di corsa per ogni direzione. L’albino rimase stordito, indeciso su cosa fare. Velocemente si buttò sul primo zaino che vide e lo afferrò al volo. Il tributo del distretto 10 strinse lo stesso zaino che aveva appena preso Jack, il quale veniva strattonato verso di lui. Nella confusione il ragazzone dai capelli bianchi gli tirò un calcio alla pancia, ma non fu quello che lo lasciò prendere lo zaino. La ragazza del distretto due trapassò il cranio del tributo dai capelli scuri con un’ascia. 

Jack restò faccia a faccia con Astrid. Lei aveva un coltello e lo stringeva saldamente tra le mani. Lui aveva paura, che lo trapassava da cima a fondo indifeso. Per fortuna la ragazza inciampò e l’albino corse via verso il bosco con lo zaino sulle spalle. 

Erano salvi. Lui e...

In quell’istante si accorse di aver perso sua sorella. Come un razzo tornò al bagno di sangue della Cornucopia esaminando frettolosamente tutti i tributi morti sul suolo nevoso. Il loro sangue ricopriva la neve come un velo rosso acceso. 

< Jack! > sentì la voce di Emma urlare. L’albino si precipitò immediatamente e trovò la mora dimenarsi, sfuggendo al coltello del ragazzo del distretto 4. 

Senza pensarci due volte si lanciò su Testa di Tufo e lasciò ad Emma tutto il tempo per liberarsi dalla presa e fuggire nel bosco. Il tributo del 4, prima che potesse scappare anche Jack nella foresta, gli lanciò un coltello al braccio. 

< Colpito. > sussurrò a denti stretti aspettando che cadesse a terra. Gli faceva male, troppo male. Ma resisteva e non avrebbe mai smesso di correre raggiungendo sua sorella nel bosco. 

Quando la vide in lontananza fu il momento più soave della sua vita. Capelli spettinati, senza trucco, sporca di terra, con del sangue che le cadeva sul viso e viva. Era bellissima, era viva. 

Con uno scatto la raggiunse, si sfilò il coltello infilzato nel braccio e con tutte le sua forze la prese sulla schiena e corse avventurandosi nel bosco. Non controllò la sua ferita fin quando non ebbe seminato di gran lunga tutti i tributi. 

Sulla neve le tracce erano più facili da seguire ed ogni loro indizio poteva portarli alla morte. Così all’albino venne l’idea di camminare sui sassi umidi e i rami caduti per non lasciare altre impronte. Dopo tre quarti d’ora di camminata i due si fermarono un secondo a riposare. 

< Come stai? > chiese Emma vedendo il taglio profondo che gli aveva inflitto quella lama. 

< Bene. > mentì stringendo i denti. Gli faceva parecchio male, ma non era un problema principale quello. Sul viso la bambina aveva un taglio, non molto grande, proprio sotto l’occhio. 

< Vediamo se nello zaino c’è qualche farmaco. > disse Emma aprendo lo zaino arancione. 

Trovò una borraccia vuota, un pacco da solo tre fiammiferi, una piccola porzione di carne secca e una garza bianca. Velocemente la mora bagnò la garza con la neve sciolta e la posò sul braccio dell’albino. Jack trattenne un gridolio soffocato, serrando le labbra e socchiudendo gli occhi. 

< Fa male? > domandò la bambina fermandosi all’istante. 

< Non è niente, continua. > proferì con un sussurro soffocato. 

< Guarda il lato positivo... Abbiamo rimediato un coltello. > ironizzò Jack. 

Mentre la bambina avvolgeva il suo braccio con la garza, sulla spalla dell’albino si posò un grazioso colibrì, che ricordava Dentolina. Le stesse tonalità vivaci sul verde acqua, gli stessi movimenti aggraziati, le stesse piume sottili. Jack fischiò e l’uccello scappò lontano. Liberandosi leggiadro in alto nel cielo. 

< Credi che ci stiano guardando? > chiese piano, Emma, girandosi attorno. Non si riferiva ai tributi, ma alle telecamere sistemate per tutta l’arena. Magari proprio in quell’istante il suo viso era sullo schermo. Però due tributi che parlano non erano abbastanza emozionanti come i favoriti che si spartivano il bottino della Cornucopia. 

< Ne dubito. > rispose, pensando a tutte quelle morti che stavano trasmettendo proprio in quell’istante. Si ricordava che aveva visto a terra la simpatica ragazza del 11. Di lei si ricordava le sue labbra rosse come il sangue e la pelle chiara come la neve. Non aveva assistito alla sua morte ma da quello che aveva potuto notare dal cadavere, la ragazza fu colpita alla testa da un coltello. 

< Mettiamoci in cammino prima che i favoriti ci trovino. > proferì alzandosi dalla neve fresca. La mora legò la garza sul braccio di Jack e si caricò lo zaino sulle sue spalle. 

Dopo circa due ore di camminata i due fratelli sentirono il cannone sparare e segnare i morti di quel giorno. Ogni colpo corrispondeva ad un deceduto. 

1.

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Otto morti in meno di ventiquattr’ore. La faccia di Emma non fu mai stata così spaventata. L’albino le fece una carezza sulla guancia e si fermò sedendosi su un ramo caduto. 

< Otto tributi... Questo significa che ne rimangono altri 16. > suggerì la piccola abbracciandolo. 

< In meno di due settimane ne resterà solo uno. > mormorò a denti stretti Jack. 

< Chi può essere morto? > domandò spostandosi la piccola coda di lato. 

< La ragazza del 11 e il ragazzo del 10... che io ricordi. > precisò il fratellone. 

Un rumore provenne da dietro i cespugli. Poteva essere un animale che gli avrebbe fatto da cena. Jack estrasse il coltello dalla tasca e lo puntò verso il cespuglio. Lentamente si avvicinò, pronto a centrare il loro bersaglio. 

< Fermo, Jack! > esclamò sua sorella bloccandogli il braccio. 

< Che succede? > chiese impaurito. 

< Senti queste voci? Sono della bionda del distretto 2... Andiamo via! > bisbigliò correndo dove la neve sembrava farsi meno e la temperatura aumentava. L’albino sollevò la mora da terra e se la caricò sulle spalle. Correndo lontano dal quel vociare sempre più forte e vicino. 

Girarono per altre ore fino al calar del sole. Nel punto dove si trovavano la neve era scomparsa e la foresta si faceva più fitta e tenebrosa. Grandi tronchi si contorcevano su se stessi assumendo una posa misteriosa e inquietante. Nessuno parlava e quel silenzio non faceva che spaventare di più la bambina. Era il silenzio a terrorizzarla, era quel silenzio che dava spazio alle urla dei suoi pensieri a incutere paura.

< Fermiamoci qui. > concluse l’albino alla vista di un albero dai rami solidi per passare la notte. 

< Dormiremo in cima? > domandò Emma sedendosi sulla terra bagnata. 

< No. Tu dormirai in cima, io resterò sveglio per esaminare la situazione. > esclamò Jack con tono sicuro. 

< Io- Io- non te lo permetto. Comincia a dormire, faccio io il primo turno di guardia! A mezzanotte ti svegli e facciamo cambio. Io adesso non ho sonno. > rispose la mora arrampicandosi sull’albero con molta facilità. 

< Va bene, ma svegliami se senti qualsiasi cosa. > le disse seguendola sul ramo più alto di  quell’albero senza neve. Effettivamente la neve non c’era più da quelle parti e si sentiva un clima più afoso. 

< Sopravvissuti al primo giorno. > gioì Jack stringendo la sorellina. 

Erano appena passate le undici di sera che Emma si era appisolata dimenticandosi di rimanere sveglia. Avrebbe potuto svegliare Jack e fare il cambio turno, ma gli dispiaceva chiamare il suo fratellone lasciandogli perdere ore di sonno. 

< Secondo me il ragazzo ghiacciolo si è nascosto su qualche albero... > ghignò Moccicoso. 

< E se troviamo lui facciamo fuori anche la sorella. Se ripenso a com’era scema quando girava sul palco, vomito. > ridacchiò TestaBruta. 

< Non vedo l’ora di sentirci supplicare da Frost di risparmiare sua sorella e uccidere solo lui. > disse Astrid con una risata finale.

< Vi prego lasciatela in vita, lei è ciò che voglio più bene! > imitò, Testa di Tufo, la voce di Jack. 

Quel vociare fecero svegliare l’albino di soprassalto. Spaventato e angosciato si guardò intorno sperando che il gruppo dei favoriti non gli avesse ancora visti dormire profondamente come due bambini. 

< Quando li troveremo uccideremo prima la ragazzina in modo da vedere il terrore riempire gli occhi di quel Frost. > sogghignò Moccicoso. 

Perfetto, non li aveva visti. 

Quanto avrebbe voluto avere in quel momento la sua ascia e finire in un sol colpo tutti loro. Se solo avesse corso più velocemente all’inizio adesso li avrebbe lasciati tutti morti. Aveva un piccolo coltellino nello zaino, ma se avrebbe usato esso come arma non sarebbe bastato per uccidere gli altri. Si ritroverebbe tre favoriti contro un tributo disarmato. Troppo rischioso. 

< Iniziamo a setacciare questi alberi e vediamo di trovarli. > ordinò Astrid arrampicandosi su uno non molto distante da quello di Jack. 

Erano in guai seri, adesso li avrebbe trovati e uccisi. Doveva agire in quell’istante l’albino. Doveva scappare. Doveva salvare Emma.

Una freccia colpì dritto su quell’albero dove s’era arrampicata la bionda. Qualcun altro era nascosto tra i rami e tentava di sbarazzarsi dei tributi dei distretti favoriti. 

< Ragazzi! Qui c’è qualcuno! > urlò TestaBruta dall’albero affianco a quello di Jack e sua sorella. Dei capelli rossi scorsero tra la chioma rigogliosa di quella quercia. 

< Prendiamola! > gridò Moccicoso rincorrendo la ragazza dai capelli rossi lontano da dov’era. Lei era finita. L’avrebbero presa e uccisa in un batter d’occhio. Tutto il gruppo di favoriti era sparito dietro quella ragazza e in quella zona rimaneva solo lui ed Emma. 

< Lei sapeva che siamo nascosti qui. Perchè non ci ha ucciso subito? > si chiese tra se e se. L’albino si morse il labbro fino a farlo sanguinare. La ragazza dai capelli rossi, l’orso, gli aveva risparmiati e ora Jack era in debito con lei. 

Il cannone sparò. 

Pagare quel debito non sarebbe stato più necessario. 


Happy Xmas <3,
Porta sfortuna dirlo in anticipo? Spero di non avervi rovinato il Natale dicendovi Buon Natele... Insomma porto sfiga, ma non fino a questo punto. SLV no cattiva, SLV volere voi bene. XD
Riformulo, che è meglio... 
Happy 5 day before Xmas <3, 
Ora mi sento con la coscienza a posto. Ed eccoci qua, il primo capitolo della seconda parte di questa lunga cosuccia. Vi è piaciuto? Dopo il disastro che ho fatto l’ultima volta sono riuscita a scrivere questo capitolo in tempo per oggi. Anche se, come sempre, sono in ritardo per aggiornare. 
Indovinello dei 5 day before Xmas... Chi è la ragazza del distretto 11? *rullo di tamburi* Se amate la Disney tanto tanto lo dovreste intuire, (se riuscite a capirlo in quella breve descrizione, sarebbe già un miracolo). Chi indovina una caramella... Ma no! Siamo a Natale... Siamo più buoni. 
DUE caramelle! 
Ok ok, esagero ogni volta. Allora senza che vi rubi altro tempo prezioso ripeto i ringraziamenti: Grazie a... 

Chi legge.

Chi recensisce.

Chi ha messo tra i preferiti. 

Chi invece tra i seguiti. 

Chi tra le ricordate. 

Chi tra le candidate agli Oscar.

Chi per i premi nazionali. 

Chi per le medaglie di Obama. 

Le ultime tre credo di averle inventate XD. Insomma davvero grazie a tutti! 
Alla prossima, amorini <3. Happy 5 day before Xmas a tutti! 

Slvre99

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Capitolo 12
*** Io non sono un assassino: parte 1 ***


Catching Ice

Io non sono un assassino

Parte 1

 

< Ecco a voi il vincitore dei 74 Hunger Games! Il nostro bellissimo e affascinante Jack Frost! > disse Re Candito sorridente e allegro come ogni anno, mentre presentava un nuovo vincitore. 

< Salve popolo di Panem, è un onore essere qui a presentare il distretto 5. Voglio confessare che vincere non è stato facile. Soprattutto dover uccidere mia sorella per farlo è stato molto doloroso da vedere. Eppure eccomi qui a festeggiare con voi. > proferì l’albino a gran voce. Il pubblico enunciò il suo nome, solo il suo nome. Lui sorrideva consapevole di quello che aveva fatto, era un assassino. 

Jack si svegliò di soprassalto. Con il fiato pesante e delle gocce di sudore dalla fronte. Si guardo attorno spaventato, con un aria confusa e disorientata. Lentamente si calmò mettendo a fuoco le immagini nella sua testa.

< Mi chiamo Jack Frost. Sono nei 74 Hunger Games. Non ho ucciso nessuno. Non sono un assassino. > ricapitolò ad alta voce. 

< Mia sorella è viva. Io sono vivo. Non sono un assassino.

< Jack, parli nel sonno? > chiese Emma svegliandosi. 

< Io- io so- sono solo preoccupato che ci abbiano trovati. > mentì tremando. 

< Non c’è nessuno qui. Sei sicuro di sentirti bene? > domandò la bambina stropicciandosi gli occhi.

< Sto bene. > rispose.

< Io ho fame, tu? > disse gentilmente Emma cambiando discorso. 

< Molta. > sorrise. 

Entrambi i fratellini scartarono della carne secca e la indugiarono frettolosamente. Gli mancava il cibo di Capitol City, quello era gustoso, caldo e veramente prelibato. Veniva servito quasi sempre con un contorno e qualche buona verdura lessata o tostata. Di tutti i piatti che aveva mangiato, il preferito era stato il minestrone ricco verdure. 

Anche la loro mamma cucinava spesso quel piatto, questo fece venire in mente il piccolo orto che coltivava Emma nel distretto 5. Non era un grande orto colmo di verdure rigogliose, ma un piccolo pezzo di terra battuta che ospitava periodicamente dei semini, che venivano coltivati e innaffiati con cura e amore. Curare il minuscolo orto non gli era mai piaciuto a Jack, ecco perchè Jack cacciava, Emma coltivava e la madre cucinava. Spesso preparavano alcune pietanze in delle grandi pentole e venivano serviti al mercato nero in cambio di selvaggina o denaro. Questo era il vivere di tutti i giorni. Quelli erano Jack ed Emma prima della mietitura. 

< Che facciamo adesso? > mormorò la sorellina guardandosi attorno. 

Si accorse che erano circondati dal deserto sabbioso. I pini, le querce, gli abeti, i cipressi, tutti spariti nel vuoto. L’arena era cambiata radicalmente in poche ore. 

< Ma cos’è successo? > imprecò Jack ripiegando il cibo secco avanzato e sistemandolo nello zaino. 

< La neve? Dov’è tutta la neve? > proferì la mora scendendo con un balzo dall’albero.  L’albino scese a sua volta e rimase stupito, quasi sconcertato, da come potevano aver fatto in una sola notte a mettere tutta quella sabbia senza che qualcuno si accorgesse di tutto. 

< Non vedo nessuna distesa d’acqua. > disse preoccupata.

< Ci dev’essere. Ti prego dimmi che ci sarà almeno un lago nell’arena. > proferì Jack. La mora scosse la testa ed entrambi s’incamminarono dove la strada sembrasse più riparata da qualche albero sparso nel vuoto. 

< Siamo passati dal gelo invernale al deserto caldo in così poco tempo... Non credi che gli strateghi cambieranno ogni giorno il clima? > chiese la bambina caricandosi lo zaino sulle spalle. 

< Probabile. > rispose. Odiava il caldo. Odiava quel clima afoso che soffocava i pensieri. Odiava l’arena in quel modo. Odiava l’arena. Odiava gli Hunger Games. Odiava se stesso. 

Qualcosa svegliò Jack dai suoi pensieri. Era la biondina, sopra un albero, che dormiva dolcemente. I suoi capelli, troppo lunghi, l’avvolgevano come un passerotto nel suo nido. Con se aveva un piccolo zaino rosso, di quelli che non erano molto distanti dalla piattaforma all’inizio dei giochi. Un braccio le cadeva morbido a penzoloni dal ramo dell’albero, l’altro era nascosto dai capelli. 

< Puzie... > mormorò lentamente. Gli cancellava i pensieri lei, solo il suo viso lo rendeva in qualche modo più strano. Era il momento giusto. Avrebbe dovuto ucciderla nel sonno. Jack sfilò dalla tasca il coltellino e lo girò tra le mani. Per un attimo non sia accorse dello sguardo terrorizzato che aveva in quel momento sua sorella. Lo guardava impaurita e tremante. Quello non era suo fratello, Jack non avrebbe mai ucciso quella ragazza. 

< Non uccidere davanti a lei. > risuonò la voce di sua madre.

< Io non sono un assassino. > bisbigliò tra i denti. 

< Io non sono un assassino! > ripeté più forte lasciandogli cadere il coltello nella sabbia. 

< Jack... > sussurrò Rapunzel svegliandosi. Lui la fissò impaurito. Lei aveva un’arma? Lei gli avrebbe uccisi? 

I suoi occhi erano spaventati quanto i loro. Nessuno avrebbe ucciso nessuno, in quel momento.

< Trova un altro posto per dormire. Quello non ti copre bene. > proferì freddamente afferrando sua sorella per mano e allontanandosi da lei. 

< Grazie. > bisbigliò la biondina scendendo dall’albero con un salto e incamminandosi dalla parte opposta. 

< Addio. > salutò Jack riprendendo a camminare per la sua strada mano a mano a sua sorella. 

< Non l’hai uccisa? > rifletté Emma. 

< Io non sono un assassino. > sorrise. La piccolina mostrò un grande sorriso a sua volta. 

< ECCOLA! La ragazza del 9! > urlò a gran voce Flynn intravedendo la chioma bionda della ragazza da dietro un albero. Un grido attirò l’attenzione di Jack, ma stavolta, quel suono lacerante, era reale. Il cuore gli batteva forte, sembrava che gli uscisse dal petto. Doveva agire. Doveva salvarla. 

In fretta accompagnò sua sorella verso l’albero più vicino, le strinse le mani e la guardò attentamente negli occhi. 

< Rimani qui, non allontanarti da quest’albero qualsiasi cosa succeda. > sussurrò serio. 

< Torna presto ti prego. > mormorò la piccolina lasciandogli le mani. 

< Non avere paura. > disse e iniziò a correre verso la biondina. La fronte gli sudava il caldo era afoso ed era molto stancante correre disidratato. 

< AIUTO! > urlò Rapunzel con le spalle appoggiate a un albero e le mani che le paravano il viso. 

Jack la vedeva chiaramente, era nascosto dietro un piccolo cespuglio secco e osservava la scena inorridito. Come poteva ucciderla quel ragazzo? Cosa avrebbero detto i suoi genitori? L’albino era pronto ad attaccare, aspettava solo il momento giusto. Le mani tremavano, le labbra erano secche e screpolate, i suoi occhi erano diventati neri. 

In silenzio partì all’attacco, si avventò sul moro lanciandogli il piccolo coltello. Flynn lo schivò e con un calcio stese Jack sulla sabbia calda. Velocemente lasciò la biondina come obiettivo e si concentrò solo sull’albino. 

Jack faceva fatica a rialzarsi con il piede che schiacciava con forza il suo ginocchio. Non capiva cosa gli faceva più male: se la ferita al braccio o il resto del corpo. 

< Jack Frost... Dov’è la tua sorellina? > ghignò puntandoli la spada alla gola. L’albino gemette sentendo le risate sonore di Astrid. 

< Sarà morta prima che cali il sole. > sospirò allegro. 

< Non la troverete mai! > enunciò Jack con occhi lucidi e rossi di rabbia. 

< Scommetto che si è nascosta su un albero qui vicino... Che bello se assistesse alla tua morte. > sorrise beffardo traforandogli il braccio. 

Il ragazzo di ghiaccio guardò la ragazza del 9, con gli occhi gli stava chiedendo di salvare sua sorella, ma lei non c’era più. Magari aveva recuperato il coltello di Jack ed era pronta a colpire o forse era scappata. Ora non aveva importanza, in meno di un secondo la sua testa sarebbe volata via. Così abbandonò la speranza e imprecò in silenzio. Troppo debole per reagire, troppo stanco per chiamare aiuto. L’ultima cosa che ricordò fu l’odore del sangue che bagnava il terreno arido di quell’arena. Era tutto finito.

Vedeva sfocato e il suono era ovattato, come ultima cosa vide Flynn correre via abbandonando la spada vicino a Jack. Perchè era scappato? Non ci fu risposta, l’albino perse i sensi, addormentandosi sul terreno bagnato di sangue, troppo presto per capire cosa fosse successo. 

 
Eccomi dopo Natale. 
Come avete passato le vacanze? Spero abbastanza bene! 
Ma bando alle ciance. Mi dispiace di aver fatto finire il capitolo precedente in quel modo. *voce da Zio Rick* 
Rincuoratevi con questo di finale, no? Il nostro Jack che perde i sensi non capendo più niente. Se prima non mi avete ucciso spero che adesso non veniate con i forconi sotto casa mia. XD 
Vi prego, sono troppo giovane per morire. 
Oltre a questo piccolo dettaglio, ho inserito momenti di Jackunzel. Pucciosi loro. 
Puccioso anche Jack che parla da psicopatico <3 Che amore. 
Ho optato per dividere in due questo capitolo se no veniva troppo lungo, spero che in questa brevicità abbiate gradito ugualmente. 
Grazie per aver seguito fino a questo punto i nostri fratelli ghiacciolo e per aver recensito tutti i capitoli. Vorrei sbacciucchiarvi uno per uno! Grazie a tutti cucciolotti. 
Quasi dimenticavo... Buon Natale! 
Alla prossima! Tao Tao. 

Slvre99
 

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Capitolo 13
*** Io non sono un assassino: parte 2 ***


 

Catching Ice

Io non sono un assassino
parte 2

 




Rapunzel era ancora viva. Aveva anche salvato quel ragazzo con i capelli strani, ma era ancora viva. Lui dormiva ancora. A volte sentiva che parlava nel sonno, diceva il nome di sua sorella e qualche frase confusa. 

Lei lo fissava curiosa e spaventata allo stesso tempo. Doveva chiamare aiuto? Oh no, certo che no. Forse avrebbe dovuto cercare sua sorella e tranquillizzarla. Invece non fece nulla, si limitò a coprirlo con alcune foglie secche. 


Sua sorella, invece, era rimasta vigile tutto il tempo. Non aveva armi per difendersi, ma era riuscita a costruire una trappola per eventuali attacchi. Tremava all’idea che fosse successo qualcosa a Jack. 

< L’hai fatta tu questa? > chiese un ragazzo bruno osservando la piccola trappola della bambina. Era arrivato all’improvviso, Emma non si accorse di niente. Si era distratta un momento e quel tributo la colse di sorpresa, spaventandola. 

< Si. > rispose tremando. 

< Un ottimo lavoro, anche se dovresti stringere meglio i nodi. Osserva anche tu: se questo nodo si scioglie la trappola cade e non hai preso nulla. Dovresti solo stringerli un po’ di più. > disse. Emma lo riconobbe subito, lui era il tributo del distretto 3, Hiccup. Che strana conversazione quella. Il moro non era intenzionato a ucciderla? Hiccup non portava con sé armi, nemmeno volontà di strangolarla a morte, no, lui sapeva bene cosa voleva dire perdere qualcuno a cui si tiene, così decise insolitamente di aiutarla. Aveva assistito alla morte della sua compagna di distretto, i tributi favoriti l’avevano sorpresa a nuotare nell’unico lago presente nell’arena, non ci fu alcuna pietà e vedere i suoi occhi spegnersi per sempre fu molto doloroso. 

< Non sono abbastanza forte da stringerli di più. > bisbigliò la mora risvegliandolo dal rivivere quell’incubo. 

< Non ci vuole forza, ci vuole ingegno! T’insegno a costruire qualche trappola semplice ma efficace? > sorrise il ragazzo prendendo dal suo zaino del filo metallico e una corda abbastanza spessa. 

< Tu sei molto bravo in questo? > chiese Emma. 

< L’unica cosa in cui sono veramente bravo... >  

< Scommetto che sei bravo in un milione di altre cose! Io invece non sono stata capace nemmeno di aiutare mio fratello. Sono un vero disastro e lui non si è ancora fatto vedere. > raccontò delusa. 

< Jack è bravo, tornerà tra poco, lui è l’unico che potrebbe vincere quest’edizione. L’unico che non pensa a vincere... > la tranquillizzò. 

< Tu non pensi a vincere? > domandò la bambina avanzando verso di lui. 

< Non ho possibilità, non ne ho mai avute. > mormorò. Emma gli sorrise, ma non nel modo che sorrideva alle telecamere, gli sorrise con il grande sorrisino che riservava solo all’albino. 

***

< Cos’è successo? > bisbigliò Jack mantenendosi la testa con una mano. Le nuvole avevano coperto il sole e si prevedeva pioggia, forse un temporale coi fiocchi. L’albino aveva le labbra screpolata e gli mancava l’acqua, nel aspettarsi tanta acqua scendere dal cielo era entusiasta. Nel distretto 5 pioveva frequentemente. Poteva piovere per interi giorni o, magari, lunghe settimane. Gli mancava l’aria di casa, gli mancava casa, gli mancava la sua vecchia vita. Quella non fu l’ultima volta che pensò a quanto avrebbe voluto stare a casa, con sua sorella e sua madre. 

Una figura bionda uscì da dietro un albero con in mano un’arma e aveva tutte le intenzioni di usarla. L’albino cercò con gli occhi il suo coltello tra la sabbia bollente, ma invano. L’ombra si avvicinava sempre più con aria minacciosa. Era Astrid ed era venuta a vendicare Flynn, sempre se non era ancora vivo. 

< Grazie. > sospirò insolitamente la ragazza che aveva di fronte. Non era Astrid, non era TestaBruta, non era Elsa, non era nessuno che avrebbe voluto ucciderlo. Rapunzel l’aveva appena ringraziato.

< Di nulla. > mormorò il tributo di ghiaccio arrossendo. < Hai visto mia sorella? > chiese. 

< No... Anche se il cannone ha sparato due volte mentre dormivi. > raccontò con un tono di voce triste e preoccupata.

< Devo trovarla! > enunciò spaventato alzandosi mentre barcollava. Il suo corpo era esausto, non riusciva a reggere il peso del suo corpo.

< Dovresti riposare... > osservò la biondina aiutandolo a stare in piedi.

< Io non riposerò un istante senza che veda mia sorella sana e salva. > enunciò serio e con occhi lucidi. Con forza si stacco dalle braccia della ragazza e cadde a terra. Le sue gambe non reggevano più.

< Non credo che riesci a muovere un passo. Rimani fermo, ti cucino qualcosa. > si offrì la ragazza del 9. 

< Promettimi che la troveremo. Promettilo! > esclamò dolorosamente. 

< Ti prometto che farò il possibile per aiutarti, Jack. > rispose la ragazza coricandosi sul corpo del ragazzo. 

< Grazie. > sorrise. 

< Di nulla. >  

***

Arrivò la notte, calda e afosa come il giorno, ma buia più che mai. Nessun fuoco illuminava il viso del ragazzo di ghiaccio, ma si poteva udire il suono del grande temporale che si stava per scatenare. Jack non riusciva rimanere fermo e spensierato. Si agitava aspettando che si sentisse meglio per cercare Emma. 

Rsapunzel gli aveva preparato un piccolo coniglietto che era riuscita a catturare. Il fuoco lo spense subito, prima che i tributi favoriti potessero localizzarli. La biondina sapeva cucinare molto bene, nel distretto 9 aiutava spesso sua madre a cucinare. Le mancava Madre Gothel, anche se felice di essere finalmente lontano dalle mura di casa sua. Sua madre non la lasciava uscire, solo quando andava alla mietitura. Erano la famiglia più ricca del distretto, anche più ricca del sindaco. 

< Che hai disegnato sul polso? > chiese l’albino osservando Punzie che toglieva le tracce del fuoco. 

< Il sole. > rispose allegramente. Amava disegnare, era particolarmente brava. Dipingere l’aiutava a pensare e svuotare la mente. Era il suo modo di rilassarsi. 

< L’hai disegnato tu? > domandò Jack avvicinandosi a lei. 

< Si... > 

< Sei brava. > proferì guardando il giallo intenso mescolato alle sfumature di arancione. 

< Disegnami qualcosa. > enunciò il ragazzo. Rapunzel rimase sbigottita dalla tale richiesta. Si sentiva leggermente a disagio e forse anche un tantino impaurita di sbagliare. Non aveva i pennelli ne colori, ma procurarseli era abbastanza facile. 

< Cosa vuoi che ti disegni? > chiese levandosi i capelli da davanti gli occhi. 

< Fammi pensare... > Jack cercò a lungo nella sua mente il simbolo giusto per lui. Un’ascia? Troppo scontato. Un fiore che gli ricordasse Emma? Troppo sdolcinato. Una buona zuppa di Capitol City? Troppo assurdo. Un granello di sabbia? Troppo semplice. Una centrale nucleare del distretto 5? Troppo difficile. Un treno? Un cane? Un gatto? Un tavolo? No, no, no e no. 

Un fiocco di neve? Improvvisamente si accese una lampadina nella sua mente. Un fiocco di neve era il suo simbolo, il loro simbolo. Simbolo della forza, simbolo dell’inverno, simbolo dei ragazzi di ghiaccio. 

< Un fiocco di neve. > disse. < Sulla mia schiena. > mentre Jack si toglieva la maglietta mal ridotta della tuta, la biondina aveva preparato una miscela di colori e iniziò a disegnare, con i polpastrelli morbidi delle sue dita, delle linee guida sulla schiena dell’albino.

< Non mi hai detto perché mi hai aiutata sta mattina. > iniziò a parlare la ragazza spezzando quell’atmosfera romantica che si era creata attorno a loro. 

< Per lo stesso motivo che tu stai aiutando me. > bisbigliò girando il collo per guardarla con i suoi grandi occhi blu oltremare. 

< Tua sorella è fortunata ad avere te come fratello... Io non ho nessuno. > sospirò posando il dito lungo la spina dorsale. 

< Hai i tuoi amici! Hai i tuoi genitori! Hai una bella casa e tante persone che ti fanno compagnia. Non basta? > 

< Non conosco nessuno, mio padre non so chi sia e mia madre mi tiene segregata in casa. L’unico amico è il mio camaleonte Pascal. Ho sempre sognato di scappare di casa, ma con gli Hunger Games e questo sistema repressivo basta solo respirare più velocemente che puoi essere ucciso. > raccontò Rapunzel tristemente. 

< Mio padre è morto nella centrale nucleare e non ho amici. Ho solo mia madre e mia sorella. > l’albino pensò che quella conversazione poteva essere censurata. Dicevano troppe frasi scorrette che potevano dar inizio a una ribellione. Sicuramente gli Strateghi gli avranno obbligati a smettere di parlare facendo avvicinare qualche ibrido oppure...

Un rumore metallico attirò la loro attenzione. Rapunzel gli copriva le spalle con la sua strana padella, mentre Jack si fece forza e andò a vedere cosa fosse successo. 

< Può essere un ibrido... > balbettò la biondina. 

< Ma anche qualcosa che ci mandano gli sponsor. > proferì con una voce speranzosa, ma pur sempre con sguardo vigile. Spostò le foglie e vide un piccolo paracadute di metallo. L’albino si chinò su di esso e lo aprì delicatamente. 

< Cerca Emma. Nord. > lesse ad alta voce il bigliettino, ma non era quel foglio il vero regalo da parte degli sponsor, all’interno c’era un barattolo di crema curativa.

< Che meraviglia! > esclamò Punzie sorridendo. La biondina afferrò la crema e la spalmò delicatamente sulle ferite di Jack. Non aspettò neanche un secondo che le profonde aperture si richiusero lasciando la pelle com’era sempre stata. Ne lasciarono metà barattolo per eventuali ferite future e sistemarono il tutto nello zaino della ragazza. 

< Come ti senti? > chiese Rapunzel sorridendo. 

< Pronto per cercare mia sorella. > enunciò alzandosi da terra con facilità. 

< Il disegno è finito... Riesci a vederlo? > domandò allegramente. 

< In parte, scommetto che è bellissimo, grazie. > rispose rivestendosi frettolosamente.

Passò solo qualche secondo prima che iniziassero le ricerche. L’albino era troppo terrorizzato per parlare con la biondina, al massimo si lanciavano sguardi o segni per proseguire. 

Se era morta? Se lui non era riuscito a proteggerla? Erano questi i pensieri che tormentavano il ragazzo di ghiaccio durante tutta la camminata. Senza accorgerne riprese a sanguinare il labbro e quel sapore amarognolo lo sentiva scendere in gola velocemente. 

< Ho sentito qualcosa! > esclamò la ragazza del distretto 9. 

< Sono voci di due tributi! > sentì l’albino aguzzando le orecchie. 

< Andiamo via... > riprese Rapunzel tremando. 

< Oppure andiamo a vedere! Può essere Emma! > disse lasciando che l’euforia lo sorprendesse. Non volle aspettare nemmeno un secondo che si mise a correre interrottamente verso le voci. 

< Può essere una trappola! > bisbigliò Rapunzel che lo seguiva lentamente. 

< Emma! > iniziò a urlare Jack fuori di se. < Emma sono io! > 

Con forza spostò un grande ramo secco che gli copriva la visuale e trovò la sua sorellina bellissima come sempre seduta vicino al moro del distretto 3. Jack pensò che le volesse fare del male e si avventò sul povero Hiccup disarmato. 

< Che le hai fatto?!? > urlò l’albino puntandogli il coltello alla gola. 

< Nulla! Lo  giuro. > strepitò Hiccup tremando. 

< Lascialo andare! Jack, lascialo andare! > gridava Emma strattonando l’albino.

Una freccia, lanciata da un arciere sconosciuto, colpì il terreno. I quattro presenti si girarono di scatto e ammirarono sconcertati la freccia. Era una freccia fatta interamente in legno, non una che si poteva trovare nella cornucopia. Sulla punta c’era un orso intagliato. Jack lo riconobbe subito, smesse di colpire Hiccup e sfilò la freccia dal terreno, guardò verso l’alto ed esitò. 

< Merida è qui. > seguì la voce dell’albino solo il rumore di un tuono che rimbombò per l’arena.
 


Rieccomi! 
Spero che questa volta siate felici del finale, o almeno in parte felici. Merida è viva, certo in parte vuole ucciderli tutti, ma viva! Jack ritrova sua sorella far amicizia con Hiccup, che dolcini. 
Li shippo insieme, Hiccup ed Emma, sono davvero cuccioli. Ho ricreduto anche nella Jackunzel. Di fatti quella scena sdolcinata, che potrebbe far seccare i fan della Jarida, io lo amata particolarmente. 
Anche se so per certo che amare negli Hunger Games non porta a nulla di buono. Quindi non aspettatevi altro dalle coppiette. Forse solo qualche scambio di effusioni... Ehmm il tempo deciderà. 
Spero che questo capitolo sia abbastanza lungo come gli altri, mi è dispiaciuto che il precedente fosse più breve, ma come vi ho spiegato erano un unico capitolo. 
Grazie a tutti quelli che hanno recensito il capitolo precedente e approposito dei ringraziamenti, vorrei dedicare questo capitolo a Saretta_Dreamer che mi sostiene nel continuare ogni sabato questa long. Ovviamente ringrazio anche tutti gli altri, vi abbraccierei virtualmente uno ad uno. 
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che continuerete a seguire i nostri amati ragazzi di ghiaccio.
Alla prossima settimana! 

Slvre99

 

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Capitolo 14
*** La calma prima della tempesta ***


Catching Ice


La calma prima della tempesta



La freccia mancò Jack per pochi centimetri. Meirda non sbagliava un colpo, forse non aveva voluto colpirlo. Come un fulmine, Jack riafferrò la freccia e la lanciò, solo con la forza delle sue braccia, contro la rossa che saltellava da un albero all’altro. 

< Rapunzel, porta Emma lontano da qui! > gridò Jack verso la biondina che impaurita stringeva la mano della sorellina dell’albino. Prima che Punzie potesse rispondere, la rossa aveva mirato la terza freccia sulla testa della mora. Era pronta a colpire. Era pronta a infierire. L’ultima volta, aveva salvato i ragazzi di ghiaccio uccidendo Testa di Tufo con facilità. TestaBruta aveva giurato che si sarebbe vendicata, ma lei l’avrebbe uccisa che potesse farlo. Ora toccava a quei ragazzini essere condannati dalla sua terza freccia. Trattenne il respiro, sentì sulle labbra la tensione che cercava di far sparire, indugiò. Il vento le sventolava i capelli come fossero una bandiera. Un secondo prima che potesse tirare incrociò gli occhi scuri di Emma. Uccidere un’anima? A che prezzo? Lasciò scivolare il dardo lungo l’arco puntato verso il terreno, sbagliando bersaglio. 

< Scusate > iniziò Merida saltando giù dall’albero. < Credevo di aver visto un ibrido. > 

< Io ho visto solo una pazza assassina volerci infilzare come spiedini con le sue frecce. > commentò Jack spezzandole una freccia davanti ai suoi occhi blu.

< Anch’io ti ho visto ronfare mentre dei tributi favoriti cercavano la tua amata sorellina. > continuò la rossa con un viso serio. 

< Mi chiamo Merida. > disse allungando la mano. 

< Conosci il mio nome. > brontolò Jack incrociando le braccia al petto. 

< Io sono Rapunzel, del distretto 9. > proferì la biondina stringendole allegramente la mano. 

< Tu devi essere Hiccup? > chiese Merida osservando il moro guardarla amichevolmente. 

< Si, del distretto 3. > precisò il ragazzo. 

< Finalmente riesco a conoscere di persona questa meravigliosa bambina, Emma Frost. > sorrise piegandosi su di lei. 

< Ci- ciao. > balbettò la sorellina. 

< Stai lontana da lei. > protestò l’albino tirando la bambina per un braccio affianco a se. 

< Non voglio farle del male. > 

< Fino a prova contraria sei stata tu a tirarle una freccia contro! > 

< Mi ero sbagliata! > mentì nuovamente. 

< Non m’interessa! Vattene subito. > 

< Ascoltami bene, ghiacciolo! I favoriti si sono alleati, ne sono cinque. Mi spieghi come farai a combatterli da solo e con la paura che possano far del male a Emma? Dobbiamo alleaci e noto che voi siete già amici tra di voi, perchè non aggiungere un arciere? > spiegò velocemente Merida.

< I favoriti sono sei. > obbietò Jack. 

< Ho ucciso Testa di Tufo. > 

< Perchè dovrei crederti? > domandò l’albino ghignando. 

< Sapevo che avresti detto questo! Infatti ti ho portato un regalino per convincerti. > esclamò prendendo dal suo grande zaino un’ascia nera elegantemente pulita e affilata. 

< L’ho rubata ai favoriti. > raccontò porgendogliela. Jack l’ammirò per qualche secondo e la strinse tra le mani. 

< Potremmo provare questa storia degli alleati. > proferì voltandosi. Merida assunse un sorriso soddisfatto. 

***

< Un sistema repressivo? > ghignò Malefica, il presidente di Panem. < Credevo averti messo in guardia sulle eventuali scintille di ribellione... > 

< Quella non sembrava una scintilla, ma una semplice conversazione, e adesso Jack piacerà a tutti. Si metteranno in fila per baciarlo o stringerli la mano. > disse il capo stratega sicuro di se. Scar era un uomo molto bello, alto e con dei ricci neri che gli arrivavano leggermente più su delle spalle. Non si lasciava facilmente ingannare e aveva intrapreso la carriera da stratega solo da un anno. 

< Scar, tu mi piaci, ma sai cosa mi piace di più? > iniziò Malefica accarezzando il corvo che si era fermato sul suo bastone nero. 

< Cosa, presidente? > 

< La stabilità, ma è assai fragile farla rimanere. > riprese. 

< Cosa volete che faccia? > chiese perplesso il capo stratega stringendo le mani lungo l’abito nero. 

< Trattienili o farai la fine del vecchio Stratega. > sorrise malignamente. 

< Perfetto. > rispose con un sussurro. 

< Puoi andare. > lo congedò il presidente alzando l’indice per indicare la porta. 

Scar se ne andò con la mente solo quell’orribile pensiero. Non era qualcosa di facile fare il capo Stratega, però era la miglior cosa per salire al potere. 

< Signore, sono arrivati al confine. > enunciò uno Stratega appena Scar entrò nella sala. 

< Mandate la pioggia. Quel posto senza alberi è perfetto per farli bagnare. > 

***

< La calma prima della tempesta. > disse Merida osservando le nuvole farsi sempre più grandi sopra le loro teste. 

< Il clima sta cambiando. > rispose Jack colto da una folata di vento improvvisa. 

< Dobbiamo trovare un riparo per la pioggia... > concluse Hiccup guardandosi attorno. 

< Siamo nel deserto! Spiegami dove trovi un riparo per la pioggia? > sbraitò l’albino. Una goccia scese leggera dalle nubi. Non era una goccia semplice e pura come la pioggia, ma una goccia assassina, modificata a tal punto di bruciare sulla pelle. 

< Perfetto! Ora sta anche piovendo! > brontolò la rossa. 

< Ahi! > mormorò Rapunzel sentendosi scivolare una goccia bollente sulla testa. 

< È solo acqua... > sussurrò Jack. Sta volta fu lui a provare dolore, osservando sulla mano disidratata il rossore improvviso che si era creato al contatto con la pioggia, quella pioggia. 

< Cosa sta succedendo? Questa non mi sembra acqua. > esclamò Hiccup. 

< Emma, vieni qui! > gridò l’albino prendendo sulla schiena la sua sorellina. 

< Andiamo via! Subito! > enunciò rivolto verso il resto del gruppo. La tempesta era iniziata. 

Le gocce d’acqua scendevano velocemente e tentare di correre non serviva a nulla. Non volevano attirare l’attenzione dei favoriti, così gridavano con voci soffocate. I ragazzi si sentirono come bruciare ogni secondo di più e se non trovavano un riparo subito sarebbero anche morti. 

Rapunzel cadde a terra non riuscendo più a camminare. L’albino era molto distante dalla biondina, però sentirla chiedere aiuto senza fare niente non era nella sua natura. Per la prima volta lasciò sua sorella sulle salde spalle di Hiccup e corse ad aiutare Punzie. 

< Sono io! Jack! Alzati! > bisbigliò sentendosi soffocare come se qualcuno gli stringesse la gola. La ragazza non rispondeva più. Era morta? No. No. No. 

< Rapunzel, alzati! > gridò più forte l’albino. Lei non sembrava dare segni di vita. Jack strepitando la prese per la vita e la caricò sulle spalle. Da quel momento corse con tutta la forza che aveva nel corpo, sperando che sua sorella fosse in salvo e che la ragazza del distretto 9 fosse viva. 

Inciampò su un sasso e ruzzolò sul terreno, lasciando che l’acqua lo uccidesse del tutto. Non aveva ala forza per urlare, non aveva forza per andare avanti. Era morta, era morto, erano morti. 

< Riprendi a camminare. > sussurrò la voce di Emma. 

< Jack, riprendi a camminare. > ripeté. 

Lui si alzò un istante cercando sua sorella con lo sguardo, ma non la vide. Poteva essere solo un’allucinazione? 

< Emma... > mormorò.

< Avevi promesso che non ti saresti lasciato uccidere i primi giorni! Che potevo contare su di te. Non lasciarmi... > riprese la voce di Emma che volteggiava leggere nella sua mente.

Jack riprese forza dalla voce, come se potesse impadronirsi di potere da essa, si alzò, caricò la biondina sulla schiena e corse veloce. Niente l’avrebbe fermato. Nemmeno la morte. 

< Jack! Siamo qui! > enunciò Merida da dentro una caverna. L’albino non ci pensò due volte per buttarsi a capofitto in quella che sembrava una grotta senza fine. 

< L’hai salvata di nuovo... > esclamò Hiccup vedendo il volto fragile della biondina. 

< Se hai fatto del male a Emma giuro che ti uccido! > ghignò lui incrociando lo sguardo di Emma. 

< Jack! > lo sgridò la sua sorellina con occhi severi. 

< Grazie Hiccup. > sorrise l’albino infine. 

< Tutto molto commuovente, ora se non vi dispiace vorrei rimanere in vita almeno per questa notte. > disse Merida poggiandosi con la testa sul suo sacco a pelo. 

< Non vorrai già dormire? > chiese il moro. 

< Tu vedi un momento migliore per farlo? I favoriti stanno scappando dalla tempesta bollente, noi siamo tutti salvi e non devo fare io il primo turno di guardia. > spiegò seccata la rossa. 

< Dormi anche tu, piccola. > proferì il ragazzo di ghiaccio baciando sua sorella sulla fronte. 

< Ma Rapunzel non si è ancora svegliata! Non posso addormentarmi senza sapere se è viva. > protestò Emma incrociando le braccia. 

< Nessun cannone ha sparato, questo significa che è ancora in vita. Ora dormi e non farmi arrabbiare. > sua sorella senza replicare si sistemò accucciata alla rossa che dormiva già profondamente. Nessun suono, tranne quello della pioggia, si udiva nella caverna. 

< Siamo rimasti in due... > mormorò Jack voltandosi verso il moro e sedendosi affianco a lui. 

< Vuoi dormire anche tu? > chiese Hiccu. 

< Non riesco a prendere sonno senza che Rapunzel si svegli. > disse con voce sincera. 

< Ti va di parlare? > l’albino annuì in segno di risposta. 

< Devo dirti la verità, all’inizio mi stavi antipatico... Ma, infondo, hai salvato mia sorella e dovrei esserti più che debitore. > iniziò Jack sfoderando l’ascia dal suo zaino.

< Non preoccuparti. Nessuno a puntato su di me, non sarò io il vincitore, Jack. > mormorò abbassando lo sguardo. 

< Perché pensi come se avessi già perso? Sei forte, sei veloce e scommetto che sei molto intelligente. > 

< Non è per questo... Io non sono un assassino e non ucciderei mai, anche se dovessi arrivare tra gli ultimi non farei mai del male a te o a Emma. > 

< Ho paura che per me valga lo stesso. Sappiamo entrambi che alla fine ci uccideremo tra di noi come pazzi assassini. > esclamò l’albino fissando un punto nel vuoto. 

< Spero di no. > 

< Lo spero anch’io. > 

< Si, anch’io, ma cosa? > rispose una terza voce. 

< Rapunzel! > enunciarono i due ragazzi non appena videro la biondina abbracciarli. 

< State tutti bene? > chiese sorridendo. I due annuirono senza smettere di sorridere. Poi Rapunzel si avvicinò all’orecchio di Jack. 

< Grazie, di nuovo. > sussurò senza farsi sentire e gli diede un bacio sulla guancia. Jack arrossì a tal punto di diventare dello stesso colore dei capelli di Merida. Hiccup si trattenne dal ridere nel vedere l’amico paonazzo. 

< Io vado a dormire, non fate troppo rumore... > disse Hiccup con tono malizioso. Jack gli rispose soltanto ridacchiando divertito dal commento. 

< Buonanotte, Hiccup. > bisbigliò Rapunzel allegramente. 

Lei prese il posto del moro, sedendosi vicino all’albino. Non si dissero nulla fin quando il cannone sparò e una musica incalzante suonò per tutta l’arena. Era il momento di proiettare le foto dei tributi deceduti in quelle ventiquattro ore. 

La prima foto fu l’immagine di Testa di Tufo, a seguire con Kristoff del distretto 6, Jane del distretto 7 e la bambina del 10. 

< Dormo anch’io, se non ti dispiace. > le sorrise sistemandosi nel sacco a pelo vicino Emma che dormiva profondamente, ma prima si avvicinò alle labbra perfette di Punzie e le  sfiorò con le sue. Per un momento la fissò nei suoi grandi occhi verdi e sorrise. Era cosciente di quello che aveva fatto. Un bacio sulle labbra poteva anche non significare nulla, ma per l’albino questa era peggio di una condanna a morte. 

< Buonanotte, Jack. > mormorò lei sospirando. 

< Buonanotte, Punzie. >

< Certo, Buongiorno Merida! > brontolò la rossa svegliandosi. 
 


Fucilatemi. I fan della Jarida li vedo già con i mitra puntati su di me. Scusatemi ma io shippo la Jelsa e Jackunzel. Quindi... posate le armi XD. 
Allora... tornando a noi.... 
Salve a tutti! Come è andata la prima settimana di scuola? Io ho già fatto una verifica... Poor Slv. Ma non siete di certo arrivati a leggere le mie piccole note dell’autore solo per sapere la sfiga che mi porto dietro, insomma strano. ^^
Per i fan della Jarida credo che sarete più felici dal prossimo capitolo, visto che i nostri big four saranno divisi nuovamente e indovinate chi rimane con Jack? La nostra Merida assassina. No spoiler! 
Ma aspettate un secondo, da notare la scena con Hiccup. Sapete, sono stanca di scrivere sempre i pensieri di Jack sull’amore o odio che prova, difatti per due minuti ho voluto che si affezionasse a qualcuno come amico. Un po’ come farà con Merida nei prossimi capitoli. 
Ho anche aggiunto, grazie all’illuminazione della mia migliore amica Lullaby, un personaggio Scar, del re leone, umanizzato. Solo a lei poteva venire questa genialata. 
Ora la smetto di annoiarvi. 
Grazie sempre a tutti quelli che recensiscono, mettono tra le seguite, preferite, ricordate e anche a chi legge solamente. 
Un bacione virtuale e alla prossima settimana.
Tao! <3

Slvre99

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Capitolo 15
*** Uniti ***


Catching Ice
 

 

Uniti



< Da quando tempo lasci baciare i tributi nell’arena? > domandò Malefica con un tono di voce forte, lasciando spezzare il suo biscotto nella tazza di latte. Il capo stratega si morse il labbro e pensò ad una scusa plausibile. 

< Sembra che il popolo di Panem apprezza questo genere di cose, e poi, si sa che Jack non potrà salvare sia la ragazza del 9, sia sua sorella. > rispose Scar. 

< Chi pensi che dovrebbe vincere? > chiese amichevolmente il presidente, portando la tazza alle labbra. 

< Senza alcun dubbio sono sicuro che vincerà Jack. > disse senza pensarci due volte.  Malefica lo guardò sorridendo falsamente, alzò un sopracciglio e assunse un volto compiaciuto.

< E se si sacrificasse per quelle ragazze? Avremmo ancora un vincitore? > 

< Sicuramente, presidente. > esclamò nervosamente Scar. 

< Lo spero, per la tua vita. > 

***

< Svegliatevi! Oggi ci aspetta una lunga camminata, dobbiamo trovare una fonte d’acqua, le scorte stanno finendo. > ordinò Merida mentre beveva da una borraccia rossa e bianca. 

< Emma, sei sveglia? > disse l’albino accarezzando la guancia di sua sorella. La bambina annuì e si stropicciò più volte gli occhi. I suoi occhi lo incantavano, erano scuri come la notte, ma ugualmente intensi. 

< Avevo sognato che vincevi. Tornavi a casa dalla mamma e vi trasferivate al villaggio dei vincitori. > raccontò sorridendo la piccola mora. Jack dissentì con un cenno del capo.

< Io non vincerò senza di te. > la baciò sulla fronte e l’aiutò ad ripiegare il grande sacco a pelo. Emma non riusciva a capire da dove tirasse fuori tutto quel coraggio di morire per lei.

< Venite a vedere! > esclamò la rossa non appena mise il piede fuori la porta, facendo scacciare quei pensieri dalle loro teste. Jack lasciò cadere a terra il sacco a pelo, prese la sua ascia e si precipitò vicino a Merida, seguito da Hiccup, Rapunzel ed Emma. 

< Dove ci troviamo? > chiese la biondina cercando la mano di Jack con la sua. Davanti a loro s’innalzava una immensa foresta. Il clima non era esageratamente caldo, tantomeno freddo, era ottimo per una passeggiata nel bosco. 

< L’arena ideale, finalmente. > sorrise Merida afferrando l’arco da terra e incamminandosi all’interno della foresta. 

< Ci divideremo in questo modo: quelli che sanno cacciare con me, gli altri hanno il compito di cercare qualche bacche da mangiare. > proferì la rossa con voce ferma e sguardo attento. 

< Io rimango con Emma. > enunciò Jack incrociando le braccia e lasciando a terra la sua arma. 

< Emma sarà al sicuro con Hiccup e Rapunzel. Tu verrai con me, per caso non ti fidi di loro? > disse Meirda alzando un sopracciglio. 

< Prendi Hiccup e io resto qui con Emma e Rapunzel. > protestò nuovamente il ragazzo di ghiaccio. I due si guardarono con intensità, per la prima volta la rossa aveva trovato qualcuno con cui non andare d’accordo. 

< Non farmi ripetere due volte il programma. Io vado a caccia e l’unico che sembra il più adatto a seguirmi sei tu. > spiegò avvicinandosi a lui con aria minacciosa. 

< Non cambio idea. >

< Non preoccuparti, Jack. > lo tranquillizzò sua sorella zittendolo, lui la fisso un secondo e infine approvò controvoglia l’idea di Merida.

< Se sei in pericolo non ritardare a chiamarmi. > mormorò abbracciando la sua sorellina. 

< Ci vediamo qui tra un’ora. > esclamò Merida trascinando il ragazzo nella fitta foresta. 

< Ciao... > salutò tristemente Rapunzel. 

Camminare non gli aiutava a colmare la sete e fame che avevano i due tributi del 5 e 12. Eppure si erano allontanati molto, ognuno con la sua arma, verso la Cornucopia. 

< Guarda li! > bisbigliò Jack vedendo una figura scura brucare l’erba. La rossa tese l’arco sulla creatura, una cerbiatta. Fece attenzione a non fare alcun rumore e trattenne il respiro. Sentiva la pressione pesare su di lei e le mani avevano iniziato a tremare. 

Come con Testa di Tufo. Si ripeteva nella mente.

Scoccò la freccia. Centro. 

I due si avvicinarono alla preda e la sistemarono nello zaino. Da quando erano a caccia si limitavano ad osservare gli animali, ma se andava bene avrebbero incontrato anche qualche tributo. 

< Sei più brava del previsto… > le disse. 

< Cacciavo sempre, nel mio distretto. > 

***

< Li divida. Voglio osservare la reazione del Frost. Divida Jack e Merida dal resto del gruppo. > ordinò Scar a uno Stratega. Lui obbedì alla svelta schiacciando qualche pulsante dalla forma rotonda. 

< Ottimo lavoro, ora fate apparire le ghiandaie imitatrici... > disse indicando una riproduzione tridimensionale dell’arena circolare che si vedeva davanti a loro. C’erano anche tutti i tributi in movimento, ma una cosa che si creò al momento fu una linea che divise l’arena in due emisferi. Non una linea qualunque, ma un campo di forza invisibile. Da un lato c’erano Jack e Merida e dall’altro Hiccup, Rapunzel ed Emma.

***

< Credo che sia ora di tornare. > disse Jack rivolto verso Merida, sentendo l’arena farsi sempre più fredda. 

< Lo credo anch’io. > acconsentì la rossa. 

< Jack! Jack! Aiuto! > gridò una voce, non una voce qualunque, la voce di Emma. Jack sentendo quel soave suono iniziò a correre più veloce possibile. 

< Emma! > urlava il ragazzo di ghiaccio. La voce proveniva da una distesa d’erba, ma del suo viso non c’era traccia. Alzò di fretta lo sguardo e notò un uccello gridare con la stessa voce di sua sorella. Merida si precipitò caricò una freccia e uccise immediatamente l’uccello. 

< Merida! Merida! > gridò un altro con voce strozzata. Non conosceva quella voce Jack, ma nel vedere gli occhi della ragazza farsi sempre più impauriti capì a chi apparteneva la voce. 

< MAMMA! > urlò la rossa cadendo in ginocchio. 

< Jack! Salvami! Ho paura! > strepitava nel frattempo un ennesimo uccello con la voce di Emma. Jack provò a prendere di mira l’animale con la sua ascia ma sapeva che avrebbe perso in partenza. Uno stormo si stava avventando sui due tributi. I due ragazzi, colti dal panico, si accasciarono a terra graffiandosi le orecchie fino a volerle staccare. 

< Jack! Ti prego! > 

< Merida! Aiuto! > 

< JACK! > 

< MERIDA! > 

Quello strazio non durò più di cinque minuti. Quando finì nessuno dei due aveva il coraggio di parlare. Tremavano. Erano sconvolti. A mala pena si guardavano negli occhi. Si sedettero sulla terra, mettendo la testa tra le ginocchia. Non gli importava cosa potessero pensare gli spettatori vedendoli. Non volevano apparire forti in quel momento.

< Come stai? > chiese Jack dopo una decina di minuti. 

< Bene. > rispose la rossa fissando un punto nel vuoto. 

< Mia sorella sta bene? > chiese Jack ad alta voce a se stesso. 

< Jack, stanno sicuramente bene. Tutti quanti. Tu come ti senti? > domandò Merida avvicinandosi a lui. 

< Bene. > 

La ragazza del 12 non ci credette un istante. Si accosto a lui e appoggiò la testa sulla sua spalla. Non erano mai stati tanto uniti come adesso. Lei, una ragazza del distretto 12, era distrutta quanto lui, un ragazzo del distretto 5. 

Uniti dal dolore. Uniti dalla sofferenza. Uniti. 

< Andiamo da Emma. > sorrise la ragazza staccandosi dalla sua spalla. Jack annuì. 

Si alzarono tristemente e camminarono barcollando. Solo una cosa impediva il loro cammino: un lungo campo di forza. 

***

< È passata da molto tempo un’ora… > sussurrò Emma stringendo la mano a Rapunzel, mentre raccoglievano una manciata di frutti rossi da terra. 

< Staranno per tornare ne sono sicuro. > le esclamò Hiccup, annodando la trappola, appena realizzata, su un albero. 

< E se hanno trovato un imprevisto? Non dovremmo andarli a salvare? > chiese preoccupata e con un tono di voce agitato. Rapunzel scosse la testa, sicura che se si sarebbero allontanati si sarebbero persi e avvicinati ai tributi favori. 

< Emma, sai dipingere? > le domandò lei distraendola. 

< Non sono molto brava… > rispose. 

< Scommetto che sei bravissima. Ti va di farlo adesso? Abbiamo tante bacche di colori diversi e ogni tipo di fiore per creare i colori. > Emma annuì. Era da tanto tempo che non si divertiva come faceva adesso. La biondina si mise a mescolare i colori e con le dita dipingere sulla corteccia di un albero il volto di Hiccup. Lui divertito dipinse un drago affianco al suo volto. Tutto questo mentre Emma pensava a dipingersi sul polso un fiocco di neve, proprio come quelli che si era fatto dipingere Jack sulla schiena. 

Rapunzel la osservava come dipingeva tristemente la bambina, così prese una ciotola con il colore rosso e la butto addosso ad Emma. Hiccup fece lo stesso su Rapunzel, mentre la piccola Frost si preparava per lanciare tutto il colore blu in testa al moro. 

Uniti dal dolore. Uniti dalla sofferenza. Uniti.

< Che scena commuovente. > ghignò forte TestaBruta. 

< Chi sono loro? > chiese Moccicoso.

< La ragazza del 9, quello del 3 e la sorella di Jack. > rispose Flynn sorridendo malignamente quando riconobbe Emma. 

< Uccideteli tutti > iniziò Astrid. < Tutti tranne Frost, lei ci porterà da Jack. > 

< Non fategli del male. > esclamò Rapunzel avanzando con coraggio. 

< State lontano da Emma. > continuò Hiccup stringendo il suo coltello. 

< Questo è da vedere. >
 


Staterete pensando che mi diverta a far finire i capitoli in questo modo.... In effetti si. :') 
Comunque Salve a tutti!
Grazie per essere arrivati fin qui a leggere anche questa settimana la mia cosuccia. Forse oggi credo che sia venuto un vero orrore questo capitolo, se fosse per me lo cestinerei alla svelta, ma devo avevere un minimo di fiducia in me, no? 
Oggi non voglio dilungarmi troppo quindi; grazie a quelle meravigliose persone che hanno recensito e quelle che hanno messo questa cosuccia nei preferiti! Un grazie immenso anche a quelli che l'hanno messa tra le seguite e chi legge solamente. 
Vorrei sapere cosa ne pensate di questo capitolo e se ci sono recensioni negative ben vengano. 
GRAZIE  a tutti! 
Alla prossima!

Slvre99


 

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Capitolo 16
*** L'inizio della fine ***


Catching Ice

L'inizio della fine

 



Merida era terra, aveva perso i sensi e non si muoveva. Sembrava come morta, ma il suo cuore batteva piano, però batteva. 

Jack gli era piombato addosso dal primo secondo che la ragazza sbatté contro il muro elettrico invisibile. Aveva sospettato che ci fosse un campo di forza a partire dal suo ronzio: strano, particolare, si riconosceva tra mille. L’albino viveva nel distretto 5, aveva sentito il rumore di un campo di forza ogni volta che passava vicino la centrale, che era circondata dal filo ad alta tensione. Era lo stesso rumore, lo stesso infernale ronzio. 

< Merida, ti prego! Respira! > disse portandosi le mani al viso e cercando di tranquillizzarsi. Come poteva calmarsi? 

< Ti prego… > mormorò tra i singhiozzi. Il cuore della ragazza si fermò. Jack per poco non svenne. Era fermo. Era morta. 

Con tutta la sua forza tappò il naso della ragazza e cercò di soffiarle nella bocca. Le soffio velocemente e con regolarità. Poi forzò le mani sul suo torace e riprese a soffiare. 

1…

2…

3…

< COSA FAI?! > gridò Merida tossendo rumorosamente. 

< Ti salvo la vita! > rispose l’albino staccandosi da lei immediatamente. 

< Piangevi? > sorrise con un tono di sfida la ragazza alzando un sopracciglio. 

< Io. Non. Piango. > 

< Oh si, stavi piangendo. > ridacchiò la rossa asciugandogli le lacrime che gli rigavano il volto. 

< Scusa se ero preoccupato per te. >  ghignò alzandosi in piedi e osservandosi intorno. Il campo di forza era molto grande e il suo ronzio era incredibilmente forte soprattutto in quel secondo, tanto da far tappare le orecchie a Jack. 

< Cos’hai? > chiese Merida pensando che l’albino la prendesse in giro tappandosi le orecchie. 

< Non lo senti? > 

< Sentire cosa? > 

< Il campo di forza. > la rossa tese le orecchie in ascolto, ma l’unica cosa che riusciva a sentire era solo il cinguettio di un uccello. 

< Se pensavo che fossi leggermente pazzo, mi sbagliavo. Ora sei completamente andato! > gli disse guardandolo seccata. 

< Prova ad avvicinare l’orecchio a me. > Merida lo fece, si bloccò non appena sentì quel lieve ronzio. 

< Si sente appena. > mormorò alzando gli occhi al cielo. 

< Non è vero! Sono riuscito a sentirlo da prima. > borbottò l’albino offeso. 

< E poi il mio può essere un dono per evitare di morire scontrandomi con esso, tu ci sei andata a sbattere in pieno! > continuò Jack incrociando le braccia al petto. 

< Comunque non possiamo superarlo! Quindi vediamo dove finisce e torniamo dal resto del nostro gruppo. > 

< Adesso siamo anche un gruppo? Sicura che non hai subito dei gravi danni celebrali e puoi morire da un momento all’altro. > sorrise il ragazzo punzecchiandola. 

< Chiudi il becco! > sbraitò la rossa, in qualche strano modo divertita dalle sue parole. 

< Quanto può essere grande questa cosa? > chiese la rossa dopo qualche secondo indicando il muro elettrico. Jack raccolse un sasso da terra e lo lanciò in direzione del campo di forza. La pietra rimbalzò e mostrò delle onde che viaggiavano per tutto il muro fino alla fine. 

Di una cosa erano sicuri i ragazzi in quel istante: il muro non si poteva scavalcare, tantomeno evitare, perché avevano capito che tagliava l’arena per metà. 

< E ora che facciamo?!? > domandò Jack entrando nel panico. 

< Non lo so. Aspettiamo che sparisca. > proferì Merida preoccupata. 

< ASPETTIAMO!?! Mia sorella può essere in pericolo e noi dobbiamo aspettare prima di poterla vedere? Non so tu, ma io non aspetto neanche un secondo intrappolato in questo schifo di metà. > esclamò facendo diventare gli occhi sempre più grandi e rossi. 

< Vuoi morire folgorato? Vuoi ucciderti solo perché non sei convinto che i nostri amici la sappiano proteggere? Se vuoi questo puoi anche andare, ma io non ti seguirò. > 

Jack schiumava di rabbia, erano stati gli strateghi a separarli volontariamente. Non si sarebbe mai vendicato abbastanza per tutto ciò che gli avevano fatto e si sarebbe vendicato, ne era certo. Li odiava sempre di più. 

< Calmati, Jack. Emma sta bene e noi siamo salvi per ora. > sussurrò Merida stringendoli la mano. 

< Io la devo salvare! > gridò correndo verso il muro elettrico. Si sarebbe schiantato. Sarebbe morto. Era logico. 

***

 

< La tua vita noi uccidiamo… Ma di certo non ci fermiamo . > canticchiò a voce alta la ragazza del distretto 4. Quelle parole fecero venire alla piccola Emma i brividi. Era legata mani e piedi e la stavano trascinando fino alla Cornucopia in un sacco. I suoi amici non erano in un bello stato. Rapunzel aveva perso i sensi ed era crollata in una pozza di sangue, Hiccup era riuscito a proteggerli fin quando una spada non passò per la sua gamba. 

Il cannone non aveva sparato, ma i favoriti volevano farli morire in modo doloroso, così li lasciarono nella foresta con le speranze di vita sotto lo zero. 

< Ti diverti dentro il sacco, principessa? > ghignò Moccicoso strattonandola. La bambina fece un urlo lacerante, sperando che Jack potesse sentirla e venirla a salvare, come avrebbe fatto con i suoi amici. Emma sapeva che suo fratello sarebbe venuto, lo sentiva dentro. 

< Lasciatemi andare! > gridò quando furono arrivati alla Cornucopia. 

< Ti lasceremo andare solo dopo aver trovato il tuo amato fratellino… > Astrid non riuscì a finire la frase. Emma aveva appena morso il dito di Flynn tanto forte da farlo sanguinare. Moccicoso si avvicinò e con forza le diede uno schiaffo in pieno viso. 

< Ragazzina, se vuoi sopravvivere devi cooperare. > sorrise malignamente. 

< Non starò dalla vostra parte nemmeno tra un milione di anni! Vi pentirete di quello che state per fare, Jack arriverà e mi salverà! > disse con tutto il coraggio che era riuscita a tirar fuori. 

< Quando arriverà Jack noi lo uccideremo e dopo di lui uccideremo anche te! >

***

< Ti avevo detto che serviva solo un po’ di buona volontà. > sorrise furbamente Jack alla rossa. 

< No, serviva che gli Strateghi togliessero il muro nel momento giusto, se no tu saresti morto folgorato. > disse Merida. Si stavano avvicinando alla grotta e Jack stava uscendo dalla pelle dalla voglia di vedere Emma sana e salva. 

< Dove sono? Non sento le loro voci! > esclamò agitandosi. 

< Vedrai che stanno tutti bene! > 

< E se è successo qualcosa? >

< Non può essere successo nulla! > 

< E se… > 

< NO. > 

Quando i due ragazzi arrivarono davanti alla grotta non ci fu spiegazione più logica che un gruppo di favoriti era andati a farli visita nella loro assenza. Per poco l’albino non svenne, sua sorella era scomparsa. 

Disperato si chinò a terra lanciando un urlo. La rossa rimase immobilizzata nel vedere Rapunzel ed Hiccup in una pozza di sangue. Velocemente di lanciò sui ragazzi e vi spalmò un po’ di crema curativa che aveva conservato sulle ferite più gravi. Il loro cuore batteva ancora ed erano arrivati giusto in tempo. 

< Jack, passami delle garze! > enunciò Merida con le lacrime agli occhi. L’albino non si mosse, i suoi occhi erano assenti e la voce della ragazza gli era passata di sfuggita nella sua testa senza capirne un senso preciso. Nella sua mente riecheggiava solo un nome: Emma. 

< Jack! > gridò più forte che mai la ragazza del distretto 12. 

< Lei è morta. > riuscì solo a dire senza guardare Merida negli occhi. 

< No… Hiccup mi ha detto che è stata portata via… >

< LEI È MORTA! > gridò a tal punto di far volare via gli uccelli dagli alberi. Nella sua voce c’era solo del terrore. 

< Ascoltami bene, Emma è alla Cornucopia! Facciamo ancora in tempo a salvarla. > disse abbracciandolo. 

< Jack, non avere paura. La salveremo. Sono sicura che non azzarderanno ad ucciderla senza che tu ti faccia vedere, è quello il loro scopo, vogliono ucciderti. > 

Il ragazzo sigillò gli occhi e si fece forza. Con le gambe tremolanti si alzò e strinse la sua ascia tra le mani. Camminò velocemente e arrabbiato in direzione della Cornucopia. Se avrebbe visto che le avevano fatto del male non ci avrebbe messo niente a ucciderli tutti. 

< Aspetta che Hiccup e Rapunzel guariscano! > suggerì Merida appoggiandogli la mano sulla spalla. 

< Ho aspettato abbastanza. > rispose lui tra i denti. 

***

< Fatela gridare! Bisogna attirare la concentrazione del ragazzo. > ordinò Astrid osservando la foresta fitta attorno a lei. Aspetta un attacco dell’albino, sapeva che gli stava osservando e non vedeva l’ora che quel ragazzo si sarebbe fatto vedere. 

< Lasciatemi stare! > mormorò la bambina tirando calci e pugni in tutte le direzioni. 

< Non fare la difficile, avanti… > sorrise malignamente Moccicoso. 

< Jack! > gridò Emma spaventata 

< Più forte! > disse la ragazza del 4 ferendole una guancia con il suo coltello. 

< Vi pentirete di avermi fatto questo! Quando Jack verrà vi ucciderà tutti! > 

< Quando il tuo fratellino verrà noi lo uccideremo, stupida! >

< Non chiamare mia sorella in quel modo! > esclamò Jack facendo capolino da dietro la Cornucopia e con un colpo della sua lancia tagliò le corde che tenevano legate la bambina. 

< Sei vivo! > sorrise sua sorella stringendogli la mano. 

< Anche tu! > rise il fratellone cercando di correre via da li, ma qualcosa li fermò. Era una ragazza con i capelli chiari spuntata dal nulla e aveva un grande arco con una freccia puntata verso la testa di Jack. 

< Un passo e sei morto. > enunciò seria. L’albino si voltò, era Elsa. 

< Fallo. > disse stringendo Emma dietro di se. 

< Avanti colpiscimi! > i tributi favorivi erano rimasti scioccati da tale scena. Nessuno diceva niente. Il sole era scomparso, lasciando spazio alla luna che con i suoi raggi illuminava la scena. 

Jack chiuse gli occhi e sentì la freccia scoccare. Era l’inizio della fine.

***

< Hai salvato Jack una volta. Non puoi farlo di nuovo. > ghignò Malefica. 

< Farò in modo che il vincitore non sia una bambina… > mormorò Scar con voce ansiosa. 

< Fai in modo che il vincitore ci sia. Scar, la lista dei vincitori si sta restringendo e Jack fa parte di quella lista come fa parte Emma. Non m’interessa chi vincerà, ma come vincerà. > 

< Consideratelo fatto, presidente. > 

< Spero che il gran finale sia come lo immagino… >

< Ci stiamo impegnando tutti per fornire gli ibridi nel tempo richiesto. > 

< Bene. > 

 



Salve a tutti! 
Il quadrimestre sta finendo e non ho avuto tempo per scrivere nulla in questa settimana, quindi tutto quella roba che leggete è stata scritta mezz'ora fa. In poche parole è venuto uno schifo. XD Spero che neanche sta volta siate venuti con i forconi sotto casa oppure con qualche Dolente solo per me. 
Oggi non ho molto da dire, quindi andiamo subito hai ringraziamenti...
Grazie a chi ha messo questa cosuccia nelle preferite! Anche a chi recensisce, segue & Co. 
Vorrei sapere cosa ne pensate e chi secondo voi dovrebbe vincere gli Hunger Games. 
Beh, Alla prossima! 

Slvre99 

 

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Capitolo 17
*** Ibridi e sacrifici ***


Catching Ice


Ibridi e sacrifici




< Jack… Dov’è Jack? > sussurrò Rapunzel appena riprese i sensi.
< È andato a salvare Emma. > le risponse Merida mentre mangiava una barretta ai cereali.
< Quando torna? > chiese la biondina cercando di alzarsi da terra, le sue braccia erano fasciate e tutte le ferite magicamente curate.
< Non lo so. È andato via 2 ore fa e ho paura per lui… Stavo giusto pensando a cercalo non appena vi sareste svegliati entrambi. > disse la rossa caricandosi l’arco sulle spalle.
< Sarò con te. > esclamò Rapunzel incrociando le braccia davanti al petto e alzando la testa.
< Che nessuno vada da nessuna parte senza di me! > intervenne Hiccup deciso.
< Voi non potete seguirmi, sarebbe solo un suicidio. Dovete riposare… >
< Se devo morire in quest’arena voglio farlo salvando Jack. > enunciò forte la biondina. Merida si arrese e lasciò che i due ragazzi la seguissero stanchi e affamati.
< Prima, mangiate qualcosa. > disse la rossa porgendo un tocco di pane nelle mani dei ragazzi. Nessuno disse niente. Si udiva solo il dolce suono del vento che faceva compagnia alla luna quella notte. Rapunzel tremava per il freddo, rannicchiata a terra con un po’ di pane nelle mani, mentre cercava di farsi forza e lottare per la sopravvivenza. A rendere la scena più cupa del previsto fu l’ululato di un lupo, o quello che sembrava un lupo.
 
***

Elsa non osava distogliere lo sguardo da Jack. La corda del suo arco vibrava in modo impercettibile e il dardo era ben affilato. Un colpo e sarebbe morto. Un colpo e si sarebbe scatenato il putiferio. Un colpo e sarebbe sparita.
Guardò attentamente il ragazzo scrutandolo da cima in fondo ogni suo dettaglio: dal taglio appena sotto l’occhio alla cicatrice che aveva sulla gamba. I suoi occhi brillavano di una luce propria ed era come se potessero parlare, ma in quel momento non stavano parlando, gridavano aiuto. Ci fu un secondo per riflettere sul da farsi e l’albina del distretto 1, senza pensarci più, si voltò e scoccò la freccia dritta al cuore. Non il cuore di Jack.
< Scappate! > gridò verso Jack, osservando Moccicoso cadere a terra con un dardo nel petto. Il cannone spara e cala il silenzio.
Era tutto così confuso che l’albino pensò solo a tirare sua sorella nel bosco, alle sue spalle la bionda del distretto 2 si era avventata su Elsa.
< Ci ha salvato! > mormorò Emma salendo sulle spalle dell’albino.
< Non rimane altro tempo da perdere! Corri! > enunciò il ragazzo.
Alle loro spalle si sentì delle grida soffocate ed infine il triste suono del cannone. Elsa era morta. Jack si fermò un attimo per riprendere fiato, si portò le mani alla testa e iniziò a piangere. Era una delle prime volte che lo faceva davanti alla sua sorellina.
< Jack… > sussurrò lei abbracciandolo.
< È morta per me. Sono tutti morti per salvarci. Non ci meritiamo tutto questo… > singhiozzò mentre stringeva le maniche della sua giacca.
< È stata una sua scelta, tu non c’entri niente. Ora sbrighiamoci ad andare da Rapunzel ed Hiccup! L’ultima volta li ho visti quasi morti a terra. > riprese la bambina asciugando le lacrime al fratello.
< Scusa, per tutto quello che stai vedendo. > mormorò l’albino.
< Scusa? Se non fosse per te, nemmeno sarei viva. >
Si abbracciarono nuovamente. Il desiderio più grande che avevano entrambi era sopravvivere insieme. Tornare a casa in due oppure nessuno.

***
 
< Sono li! > bisbigliò Merida puntando una freccia verso la testa di Astrid.
< Salviamo Jack e sua sorella e andiamo via. > continuò Rapunzel scrutando ogni individuo intorno alla Cornucopia.
< Ci serve un piano, da qui non possiamo salvare nessuno! Vado io e cerco di distrarli voi prendete i fratelli Frost. > sussurrò Hiccup tirando fuori tutto il coraggio che aveva.
< Troppo rischioso… > disse la rossa stringendoli la mano.
< Funzionerà. Non c’è più tempo da perdere! > Hiccup iniziò a correre verso il gruppo di favoriti. Notò velocemente che erano rimasti in vita solo tre di loro: Flynn, Astrid e TestaBruta. Loro erano i più forti e anche i più crudeli. L’unico problema che lo agitava maggiormente era non vedere nemmeno l’ombra dei ragazzi del distretto 5.
< Guardate chi è arrivato! > sorrise Flynn sfoderando la spada.
< Il ragazzo del distretto è ancora vivo? Pensavo di averlo finito. > ghignò TestaBruta intimorendolo maggiormente.
< Lo farò io adesso! > disse Astrid seria asciugandosi una lacrima che era scesa dai suoi occhi. Il moro rimase sorpreso nel vedere la bionda in quello stato. Per un attimo non la riconobbe più, poi si svegliò vedendola avanzare con un’ascia stretta nelle sue mani.
< Credo che sia arrivato il momento di andarsene… > sorrise nervoso il moro indietreggiando.
< Ma come? Sei appena arrivato… >
< Resta con noi. >
Ormai i favoriti erano a meno di dieci centimetri da lui e minacciosi gli puntarono le loro armi alla gola.
< E pensare che eri così intelligente. > mormorò tra i denti la bionda caricando il colpo che lo avrebbe ucciso. Lui sigillò gli occhi e iniziò a sudare freddo, le sue gambe tremavano e il corpo non ubbidiva ai comandi.
Un pensiero gli passo nella mente silenzioso. Era il ricordo di Merida. Lei era la ragazza più bella che conosceva, ma anche la più coraggiosa e simpatica. Solo che adesso lei non c’era per salvargli la pelle.
< Chi pensi che vincerà questa edizione? > gli chiese Astrid con un ghigno.
< Merida. >
Una freccia fu lanciata nella sua direzione, ma lui la schivò con facilità. La stessa cosa fece la bionda che lo strattonava.
< Lascia andare Hiccup o questo dardo sarà conficcato nella tua testa! > gridò minacciosa Merida.
 
***
 
< Sta nevicando di nuovo, Jack! > sorrise la bambina sporca di terra sulla faccia.
< La neve è l’unica cosa che riesce a renderti felice in questo posto, vero? >
< No… > rise la mora.
< Un’altra cosa sono i nuovi amici che ho trovato: Hiccup, Rapunzel e Merida. Loro sono stati molto di più che semplici alleati, forse mi sono legata troppo a loro ma non vorrei che morissero per lasciarmi vincere. > una fitta al cuore colpì l’albino. I loro amici erano spariti. Non c’era traccia di nessuno dei tre, la caverna era vuota e nei dintorni non si vedeva nessuno. Erano morti? Impossibile, il cannone non aveva sparato.
< Jack! > la voce di Rapunzel rieccheggiò per l’arena. La sua mente si sbiancò immediatamente e l’immagine della biondina che potesse essere in pericolo attraversò la testa.
< È una trappola! Fermati Emma! > urlò Jack bloccandosi.
< E se fosse davvero lei? >
< Non è lei. Merida la sta proteggendo e c’è pure Hiccup con loro. Non possono controllorami stavolta. > tappandosi le orecchie rimase immobile scrutando la scena attorno a lui. Emma era sbigottita e preoccupata. Rapunzel non smetteva di gridare il nome di Jack.
< Jack! Ti prego fai qualcosa! > disse con occhi lucidi la bambina.
< Andiamo via da qui. > enunciò prendendo in braccio Emma e correndo dalla parte opposta alle grida. Non fecero in tempo a fare due metri che s’imbatterono in una creatura mostruosa. Alto più di due metri, con del pelo su tutto il corpo e occhi neri come la pece. Un orso con la voce di Rapunzel gli era piombato davanti.
L’istinto di Jack fu immediatamente buttarsi  dietro un albero, sperando che il buio l’avrebbe nascosto agli occhi di quel orso di due metri.
Entrambi trattennero il respiro sentendo i grugniti e lo spezzarsi dei rami mentre l’ibrido gli passava davanti. Improvvisamente l’orso si fermò. Il sudore iniziava a scendere dalla fronte di Jack che con coraggio stringeva la mano a sua sorella.
< Non ci ha visti? > sussurrò la piccola mora.
L’ibrido iniziò a bramire con forza, spaventando i ragazzi di ghiaccio. Li aveva visti e ora stava correndo verso di loro seguito da molti altri.
Jack prese nuovamente sua sorella sulla schiena e corse come mai in vita sua verso la Cornucopia.

***
 
< Non sono stata abbastanza chiara? > ripetè Merida fredda e distaccata.
Astrid lasciò cadere Hiccup ai suoi piedi e con uno slanciò lanciò un’ascia verso la rossa. Merida si scansò con una capriola e tirò la freccia verso la bionda. Nel frattempo anche Flynn era partito all’attacco e aveva preso di mira la bellissima Rapunzel.
< Non sei troppo piccola per duellare con me. > ghignò vedendola carica con una padella tra le mani.
< NO! > mormorò tirandogli la sua arma in testa. Ci era riuscita, l’aveva colpito in pieno. Il coraggio le scorreva velocemente nelle vene, ma un grugnito pieno di rabbia aveva attirato l’attenzione dei sei ragazzi. Tutti smisero di lottare con le loro forze quando videro Jack ed Emma sfrecciarli davanti.
< Scappate! > gridò Jack. L’albino era seguito da un branco di orsi arrabbiati. I ragazzi non se lo fecero ripetere due volte e iniziarono a seguire i Frost più velocemente possibile.
Una corsa contro il tempo, chi rallentava moriva.
< Non ce la faremo mai! > gemette Hiccup. La sua gamba non era più la stessa da quando di era ferito gravemente. Stava rallentando e la morte incombeva. Merida si accostò a lui e lo prese sulle spalle.
< Lasciami qui! Morirai anche tu… > bisbigliò il moro.
< Preferisco morire con te che vincere sapendo di non rivederti mai più. > disse.
Purtroppo le forze della ragazza del 12 finirono in fretta, facendoli cadere più volte.
< Corri da Jack, io provo a fermarli. > enunciò coraggiosa Merida.
< È un suicidio! >
< Fai come ti dico, Hiccup. > disse con forza, quasi urlando.
< Non ti lascerò morire. Io resterò con te. > la rossa gli afferrò il viso tra le mani e premette contro le sue labbra.
< Vattene da qui. > esclamò infine.
< Adesso e sicuro che non me ne vado! > continuò il moro.
< Fallo per me. > Hiccup sentiva il cuore battere forte, ma non si sarebbe arreso. Era al suo fianco e resterà sempre vicino a lei.
< Avanti, Hiccup, seguimi! > enunciò Jack tirandolo via dalla rossa.
< LASCIAMI! > si dimenava il moro cercando di fissare gli occhi azzurri di Merida.
< Ci vediamo dopo. > sussurrò la ragazza del 12 vedendoli sparire lontano.
< Ci vediamo dopo. > rispose Hiccup con un sussurro. I loro sguardi d’incrociarono un’ultima volta e infine il cannone sparò deciso. 
 
N.A. Rieccomi dopo due settimane di riflessioni. 
I compiti mi hanno ucciso ogni secondo di tempo libero che avevo, ma sono tornata mostrandovi uno degli ultimi capitoli di questa long. Premetto di averlo scritto in poco tempo e non aver avuto nemmeno la decenza di rileggerlo tante volte... 
*Si nasconde* i giochi per Merida sono finiti. Ammiro il suo coraggio con tutta me stessa per questo la sua morte è (forse) la più bella di quelle che verranno. *si sfreca le mani malignamente* 
Mericcup è la mia OTP preferita quindi i fan della Jarida e Hiccunzel non uccidetemi pleaseee. 
Sono  nona nelle storie più popolari! GRAZIE a tutti per aver permesso questo. Se non l'avete già fatto aggiungete questa cosuccia nelle preferite, grazie. 

Il prossimo capitolo sarà molto triste quindi preparate i fazzoletti e ci vediamo la settimana prossima, puntuale. :)
Tao tao. 

Slvre99

 

 
 

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Capitolo 18
*** Il gran finale ***


Catching Ice
 

Il Gran Finale
 

 
Quella doveva essere la loro ultima notte. Quella era la loro ultima notte.
Hiccup zoppicava, stanco e dolorante, premendo le sue mani contro il viso. Merida, la sua rossa, era sparita. Era morta.
< Gli abbiamo seminati! > enunciò Astrid notando che era rimasta solo lei e Flynn tra i favoriti. TestaBruta aveva perso la vita con Merida.
Jack cadde a terra, sfinito. Le sue gambe non reggevano più nemmeno il peso del suo corpo.
Chiuse gli occhi concentrandosi solo sul suo battito cardiaco irregolare. Improvvisamente si ritrovò in un altro posto, completamente diverso.
Era a casa, nel distretto 5, in camera sua.
Non sembrava riportare più tutte quelle ferite che si era procurato nell’arena. Era semplicemente lui, come prima di quella orribile avventura.
Era seduto sul bordo del letto, con solo una canotta e un paio di pantaloni sporchi da lavoro.
Vestito così sembrava proprio suo padre. Non lo vedeva da molto tempo e il suo ricordo era svanito quasi del tutto.
Ad attirare la sua attenzione fu la figura di una ragazza gli apparve davanti gli occhi. Non era molto alta, e aveva una meravigliosa chioma bionda. Rapunzel.
< Jack… > sussurrò la biondina avvicinandosi alle sue labbra. Tese la mano verso il suo petto e osservò i muscoli dell’albino guizzare sull’attenti.
< Rapunzel > enunciò Jack respirando lentamente. La ragazza era tanto vicina che si potevano sfiorare con la punta del naso. Lui appoggiò le sue mani sulla vita di Punzie e la baciò lentamente, ma sempre in modo passionale.
< Sei solo un’allucinazione, vero? > chiese l’albino con un mormorio. La ragazza non rispose, continuava a baciarlo e accarezzarli i capelli. Lui la scanzò con un movimento delle braccia, liberandosi dalla sua stretta.
< Jack, va tutto bene. > sorrise.
Non era Rapunzel. Il volto della figura adesso era cambiato e assunse la forma di quello di Astrid che stringeva un coltello.
Con uno scatto la ragazza si avventò a lui e gli ferì il braccio. Jack si spostò e la stese con un calcio, lasciandola a terra e buttandosi con tutto il suo corpo sopra.
Le afferrò la gola e strinse più forte che poteva. Cos’era diventato? Un cane da combattimento. Era questo che tutti volevano.
< Jack, ti prego… > bisbigliò Astrid con gli occhi fuori dalle orbite. Lui non lasciava la presa, anzi stringeva sempre di più, fino a non vedere quel luccichio dei suoi occhi spegnersi. In quel momento il volto della ragazza cambiò e diventò il dolce viso di Emma. Aveva ucciso sua sorella.
La stanza si trasformò in un palco e tutta la folla lo indicava chiamandolo assassino.
< No, aspettate! Io non sono una assassino! > iniziò a gridare l’albino alzandosi in piedi.
Nessuno riusciva a sentirlo, le grida della gente superavano la sua voce.
< Io non sono un assassino! > la gola gli bruciava. Non poteva essere reale. Era un sogno. Doveva essere solo un sogno!
Jack si svegliò più stanco di prima, era l’alba e il sole si era alzato sulle loro teste. Stropicciò gli occhi e si alzò dall’erba fresca su cui riposava.
Emma e Rapunzel dormivano accanto a lui, mentre non c’era traccia di Astrid e di Flynn. Forse sono scappati nel bosco subito dopo che l’albino si era addormentato. Non gli importava più di tanto.
Il ragazzo si avvicinò al volto di Rapunzel e la baciò delicatamente. Le voleva molto bene. Le voleva troppo bene. Perderla sarebbe l’errore peggiore della sua vita. Lui l’amava.
Un rumore sospetto fece girare l’albino di scatto. Hiccup era in piedi, davanti a lui, e lo fissava con occhi spenti.
< Hiccup? Come stai? > chiese l’albino preoccupato. Il moro si accasciò a terra piangendo come non aveva mai fatto.
< Puoi farmi un favore? > domandò Hiccup con tono basso.
< Certo, tutto quello che vuoi! > enunciò Jack aiutandolo ad alzarsi.
< Uccidimi. Fai fermare questo dolore e uccidimi! > sussurrò singhiozzando.
L’albino rimase spiazzato da tale proposta. Non l’avrebbe mai ucciso.
< Avanti non puoi dire sul serio… > continuò cercando di fargli cambiare idea.
< Jack Frost, uccidimi! Se sei davvero mio amico, uccidimi! > questa volta la voce di Hiccup stava svegliando le due ragazze che riposavano dolcemente.
< No. > enunciò con forza l’albino.
< Fallo tu o andrò dai favoriti! > il moro aveva gli occhi rossi e sembrava uscito di senno.
< Vai dai favoriti! Sei mio amico e non ti ucciderò mai! > rispose Jack a tono. Per un attimo riuscì a vedere nel suo amico un miglioramento, ma senza dire niente Hiccup gli saltò addosso portando le mani alla gola.
< Uccidimi, Jack! > ordinò con le labbra serrate. L’albino non riusciva a respirare e stava iniziando a vedere sempre più sfocato.
< Fermati, Hiccup! > mormorò sfilando l’ascia dalla sua cintura.
< Hiccup, ho detto di fermarti all’istante! > gli occhi del moro ormai erano sigillati e stringeva più forte. La gola era secca e dolorante. Voleva gridare, ma gli mancava il respiro e gli pulsavano le tempie.
Jack diede un calcio alla gamba di Hiccup che scivolò così da far fermare il moro. L’albino riprese fiato, ma non fece in tempo a rialzarsi che gli piombò nuovamente addosso.
< Uccidimi, Jack. > sussurrò.
L’albino serrò gli occhi ed enunciò in modo impercettibile: < non sono un assassino. >
Con forza scaraventò la sua ascia verso il petto di Hiccup.
Sentì a presa delle mani del moro allentarsi e scivolare via dal suo collo.
Spalancò gli occhi e vide il suo amico, il suo unico amico, a terra ricoperto di sangue e con l’ascia nel petto.
Si tappo la bocca con le mani per non urlare. I suoi occhi diventarono lucidi e una lacrima fredda gli scivolò sulla guancia.
< Hiccup… > singhiozzò sfiorando i capelli del moro con delicatezza.
< Scusa. > finì prima di raggomitolarsi e piangere soffocando il dolore.
Il cannone sparò.
 
***
 
< Così Hiccup ti ha chiesto di ucciderlo? > chiese Emma con occhi lucidi.
L’albino annuì. I suoi vestiti erano ridotti a brandelli e i lineamenti del viso bagnati dalle lacrime.
< Non è colpa tua, Jack… > continuò Rapunzel abbracciandolo.
< Sono stato io. Sono stato io ad ucciderlo. > singhiozzò Frost sulla spalla della biondina.
< Jack presto sarà tutto fino… Troviamo i favoriti e finiamo questi giochi. > disse Punzie all’orecchio di Jack baciandoli la guancia.
Il ragazzo annuì senza pensare, raccolse il suo zaino da terra e strinse l’ascia tra le mani.
< Sono andati alla Cornucopia, ci stanno aspettando. > proferì Emma.
< Sarà meglio avviarci. > enunciò Jack avviandosi attraverso il bosco. Le due ragazze lo seguirono con energia.
 
***
 
< Un lago ghiacciato? > esclamò stupita Rapunzel bloccandosi.
< Il ghiaccio non dev’essere molto spesso, non possiamo passarci sopra. > continuò Emma con un filo di voce.
< Nemmeno raggirarlo. > disse Jack facendo lentamente un passo dopo l’altro verso la lastra di ghiaccio. Il vento aveva iniziato a soffiare dolcemente e cullava i passi dell’albino.
< Non è difficile, seguite i miei passi! > enunciò prendendo per mano sua sorella.
< Jack, io ho paura. > sussurrò Emma vedendo sgretolare sotto i suoi piedi il ghiaccio.
< Lo so, lo so, ma andrà tutto bene. Non cadrai lì dentro. > disse con voce rassicurante. Rapunzel con dei passi veloci era arrivata alla fine del lago e osservava con attenzione la scena.
< Ci divertiremo un mondo, invece! > sorrise l’albino verso Emma.
< Non è vero! >
< Ti direi mai una bugia? > chiese ironico il ragazzo.
< Si! Tu dici sempre le bugie. >
< Beh, si. Ma non questa volta. > Jack fisso gli occhi castani della bambina per un secondo e riuscì a trovare quel barlume di speranza che cercava. Sua sorella, l’unico motivo per cui era in quell’arena, era ancora viva. Rivedeva in lei tutta la bontà a questo mondo. Era per questo motivo valeva ancora la pena lottare.
< Te lo prometto. Andrà tutto bene. Devi credere in me. > sussurrò riuscendo a tranquillizzare la mora.
< Facciamo un gioco insieme. Giochiamo a campana, come facciamo ogni giorno! È facilissimo. > detto questo mise con delicatezza il piede su un punto preciso del ghiaccio.
< Uno. > disse lentamente.
Spostò nuovamente il piede sempre più vicino alla terra. Si sentiva il ghiaccio sgretolarsi sotto i piedi e farsi sempre più sottile.
< Due. >
Con un balzo l’albino arrivò di fianco a Rapunzel e tese le mani verso Emma.
< Tre! Ora tocca a te. >
Il cuore del ragazzo gli arrivò in gola e sentì le tempie fargli più male di prima.
< Uno. > Emma faceva fatica a fare passetti leggeri e la lastra di ghiaccio era arrivata veramente agli estremi.
< Due. >
Non potevano più aspettare, un altro secondo e la mora sarebbe caduta.
< Tre! >
La lastra sotto i piedi cedette. Jack allungò le braccia verso la sua sorellina, tanto da sfiorarle le dita, ma non abbastanza da prenderla al volo.
< JACK! > gridò la bambina precipitando in fondo al lago.
< EMMA! > il cuore del ragazzo si fermò un istante. Era successo tutto troppo in fretta.
Il cannone sparò.
< EMMA, NO! > urlò straziato. Il lago l’aveva inghiottita, di lei non si vedeva nemmeno l’ombra.
Rapunzel lo trattenne nel buttarsi anche lui, abbracciandolo forte. Era tutto finito. Era tutto inutile.
< Rapunzel, lei è morta! È MORTA! > esclamò con il volto annebbiato dalle lacrime. Anche la biondina era scoppiata a piangere.
< È MORTA. È morta… > continuava a ripetersi Jack accasciandosi a terra.
< Jack, mi dispiace tanto. > sussurrò Rapunzel stringendo il suo viso sul petto dell’albino.
< È stato tutto inutile. Tutto questo per niente. > il dolore si era mischiato alla rabbia. Ora voleva solo fargliela pagare. A tutti.
< Io l’ho uccisa! >
Rapunzel si alzò in piedi e raccolse alcuni fiori bianchi da terra, spargendoli sulla superfice del lago. Quella lastra di ghiaccio sembrava un prato, ricoperto di fiori e profumato. Ricordava molto il bosco, dove Emma e Jack andavano a giocare nel distretto.
Non giocheranno più insieme.
Non canteranno più.
Non si divertiranno più con la neve.
Non staranno più insieme.
Dei loro giochi ci sarà solo un triste ricordo.
Da quel momento la fiaba dello spirito della neve cambiò, perché lui era riuscito a salvare sua sorella, Jack no.
< Sei stato un ottimo fratello per lei. > sussurrò Punzie piegandosi sull’albino.
< Non ti dimenticherò mai. Promesso. > sussurrò l’albino e voltò le spalle al lago.
< Addio Emma. >
 
***
 
In meno di un ora i due ragazzi arrivarono alla Cornucopia. Astrid e Flynn, come aveva detto Emma, li stavano aspettando con armi pronte.
< Frost, dov’è tua sorella? > chiese con un ghigno Flynn.
< È morta. > sogghignò Astrid con un sorriso.
< Non parlare così di Emma. > enunciò Jack arrabbiato. I suoi occhi erano rossi e gli pulsavano le vene del collo.
< Perché se no? Ti metti a piangere? > ridacchiò nuovamente Flynn.
L’albino con rabbia si avventò sul moro e lo buttò a terra, con le sue mani avvolte sul collo. Astrid invece si lasciò contro Rapunzel che si difendeva solo con una padella.
Flynn era più in forze di Jack e riuscì a liberarsi facilmente dalla presa. L’albino ricevette un pugno sul naso che lo fece sanguinare e sentire l’odore di ruggine, ma questo non gli impedì di continuare a lottare con tutte le sue forze.
Il moro prese la sua spada e riuscì a graffiarli la mano. Jack, invece, aveva preso l’ascia.
< Forse avevo ragione: tua sorella duella meglio di te! > rise Flynn.
Jack, infuriato, con un calcio lo stese a terra e gli trafisse senza pensarci due volte l’ascia nel petto.
< Forse avevi ragione: mia sorella lotta meglio di entrambi. >
Il cannone sparò.
L’albino si voltò vedendo Rapuznel in difficoltà e si affretto per aiutarla. Neanche questa volta riuscì ad arrivare in tempo perché l’ascia di Astrid trapassò la pancia di Rapunzel.
Jack non riuscì più a ragionare e vederci chiaramente, a tal punto di lanciare alla cieca la sua arma contro la testa della ragazza del distretto 2.
Il cannone sparò.
< RAPUNZEL! Non abbandonarmi anche tu! > gridò Jack afferrando la ragazza con entrambe le mani.
< Jack… > sussurrò con voce angelica la biondina.
< Ti curerò vedrai, resisti ti prego! Fallo per me! Resisti. > disse l’albino riprendendo a disperarsi.
< Devi vincere. > mormorò tossendo Rapunzel.
< Non ti lascerò morire. Ti prego non lasciarmi! >
< Jack, salvati. > esclamò.
< Non dire così! Non morirai. Respira e andrà tutto bene. Non puoi andartene Rapunzel, io ti amo. >
Le loro labbra si sfiorarono lentamente e le lacrime di Jack bagnarono il viso alla ragazza.
< Eri il mio nuovo sogno. > disse e chiuse gli occhi definitivamente.
< E tu eri il mio. >
Il cannone sparò.
< Signori e signore, il vincitore della 74 edizione è Jack Frost! > enunciò la voce metallizzata.
Jack lanciò un urlo straziante. Non aveva vinto. Aveva perso tutto quello che aveva. Sua sorella, tanti amici, la sua ragazza.
Era un assassino e sarebbe stato premiato per questo.
< No, non sono un vincitore! > prese una manciata di bacche della morte da terra e le indugiò senza pensarci.
< Non avrete un vincitore. > Jack cadde a terra, freddo come il ghiaccio, affianco alla sua amata Rapunzel.
Il cannone sparò.


 
N. A. Benritrovati! 
So che adesso mi starete odiando tutti, ma devo ammettere che mi dispiace finire la long così. (E invece no XD) 
La prossima settimana posterò l'epilogo e finalmente la mia cosuccia sarà conclusa. 

Se avete letto fin quì devo ringraziarvi. Sul serio GRAZIE a tutti per avermi seguito e sostenuto sempre in questa cosuccia. Vi abbraccerei uno ad uno se potessi! Grazie grazie grazie. 
Come sempre vorrei sapere cosa ne pensate di questo capitolo e v'invito a recenserire, anche recensioni negetavive se ci sono. 

Che altro dire? Ci vediamo la settimana prossima! 
Un bacio.  <3

Slvre99



 

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