The Relationship Algorithm

di youseewhatyouwant
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** Section 1: Late Night Work ***
Capitolo 3: *** Section 2: Dinner ***



Capitolo 1
*** Prologue ***


Prologue


Sheldon era ancora seduto alla scrivania,come se rimanere lì avesse significato che quella videochiamata non fosse mai esistita. Non era mancato nemmeno ad uno di quei loro rituali incontri via Skype,eppure quella volta tutto ciò che desiderava era -per quanto fosse un pensiero inusuale- aver fatto un eccezione ed infranto quella regola. Avrebbe potuto fingere di essere stato troppo impegnato a far saltare da un tubo all'altro l'idraulico in cappello e maglietta rossa coi baffoni noto come Mario in un simulatore per pc e di non aver fatto caso alla richiesta di videochat.

I polpastrelli carezzarono con più intensità la scatola racchiusa preumurosamente nella mano tesa in direzione di Gollum,l'unico a conoscenza di quella domanda muta che il fisico aveva riformulato talmente tante volte in testa da averne quasi perso il conto. 
73 a voler essere esatti. 
Quando quella vocina nella sua mente in quegli ultimi mesi gli aveva suggerito nuovi possibili modi per proporsi,sistematicamente era stata cacciata via. E non solo perchè lo distraevano dal progetto di compiere una celebre scoperta nel campo dello studio della materia oscura ed ottenere il suo agognato premio Nobel. 
No,la vera ragione era che tutti loro sembravano troppo scontati e banali per lei. Meritava di più del classico anello immerso in un bicchiere riempito del miglior champagne in circolazione e del seguente Ma come ci è finito lì dentro?
Cielo,è ovvio il motivo. Gli anelli non si generano mica dalla fermentazione di succo d'uva. Se così fosse stato avrebbe attraversato il pianerottolo,bussato ritmicamente nove volte,e fatto il suo ingresso nell'appartamento di Penny,dove avrebbe trovato una gioielleria ben fornita,piuttosto che andare in cerca di quello perfetto. 
E poi,neanche beveva alcol. Si sarebbe accorta subito che c'era qualcosa di sospetto nella sua spontanea scelta di offrirle una bevanda che non fosse latte,Yoo-Hoo,succo di frutta o Nesquick alla fragola. In fin dei conti era pur sempre la persona più intelligente che conoscesse -dopo di lui,ovviamente.
O forse no?
Se non era stato nemmeno capace di prendersi di coraggio e pronunciare quelle semplici parole,come poteva affermare di essere dotato di un intelletto superiore al suo?
Le sue labbra ora disegnavano una linea sottile inespressiva.

Non era sicuro dei sentimenti che lo animavano in quel momento,ma di certo non erano piacevoli. 
I suoi occhi vagarono per il soggiorno; il bancone dove cenavano saltuariamente in occasione del loro appuntamento mensile e dove erano soliti condividere i loro pensieri e i loro proggetti accompagnati da due fumanti tazze di tè; lo schermo delle televisione che aveva trasmesso i suoi film e le sue serie tv preferite a cui la neurobiologa aveva accettato di assistere pur di veder nascere quel sorriso che il fisico riservava solo per lei; il pavimento su cui avevano costruito il loro fortino,il rifugio in cui avevano deciso di trascorrere la loro prima notte insieme -una scelta che Sheldon per quanto cercasse inutilmente di negare non avrebbe mai rimpianto; il divano su cui fino a qualche ora innanzi la sua mano -la stessa che ora stringeva quello scrigno di velluto- aveva incontrato la barriera di tessuto che rivestiva la sua coscia,la sua bocca il sapore dolce ed inconfondibile di quelle labbra morbide da cui era stato separato senza una spiegazione per lui razionale,il suo respiro quello caldo e rassicurante di lei -aveva realizzato di amare le volte in cui si univano in un unico indiscindibile soffio vitale. 
La stretta attorno all'involucro che custodiva gelosamente quella promessa che non aveva trovato ancora voce si fece più ferrea. 
Nulla di tutto questo sarebbe più accaduto. Perlomeno,non quel giorno stesso,né quello seguente,né la settimana successiva. In realtà c'era anche da prendere in considerazione la possibilità che sarebbe stato costretto ad attendere per un arco di tempo ben superiore che aveva come istante finale l'eternità. Era semplice matematica e lo scienziato ne era consapevole. La percentuale circa la probabilità di risolvere quell'equazione la cui incognita pareva non avere soluzioni era critica se non pari a zero.
L'attimo in cui avvertì un pizzicore pungergli l'estremità delle orbite oculari,le sue dita chiusero di scatto il coperchio riportando il fisico alla realtà.
Ripose con riluttanza il suo tesoro nel fondo del cassetto,allontanando il carbone ardente che non smetteva di bruciare la sua pelle. 
Era un dolore che si era ramificato silenzioso per tutto il suo corpo,espandendosi fino ad attanagliare il suo stomaco e i polmoni che ardevano ad ogni boccata di ossigeno. Faceva maledettamente male e la sensazione peggiore era la voragine che invadeva l'angolo sinistro del suo petto,lì dove doveva esserci il suo cuore. Era assurdo,sapeva che era un vuoto causato da un condizionamento gratuitamente fornito da quella parte del cervello che coordina le emozioni umane,ma non riusciva a riempirlo,a tornare a sentire il battito regolare del muscolo cardiaco lì pronto a consolarlo e a rassicurarlo con l'equilibrio e l'ordine costanti che per la crudeltà del caos e delle regole che ordinano l'universo ora non appartenavano al suo animo,era solo un' allucinazione,allora perchè,perchè non era capace di porvi fine?
Si rizzò in piedi aumentando più che poteva la distanza fra lui e l'ordigno elettronico da cui tutto aveva avuto orgine e oltrepassò il corridoio che portava nella zona notte,giungendo di fronte alla porta della sua camera da letto.


 

Sheldon,c'è qualcos'altro di cui vorrei parlarti


 

Attraversò spedito la soglia e si rinchiuse dentro,sfruttando ogni molecola del suo corpo per cercare di dimenticare un ricordo che la sua memoria eidetica avrebbe sempre conservato meticolosamente.


 

So che non sei pronto,e non voglio che tu ricambi solo perchè le convenzioni sociali lo impongono-


 

Il suo corpo si rannicchiò d'istinto su se stesso e le sue palpebre calarono impercettibilmente,attendendo che l'oscurità prendesse il sopravvento. 
Una proclamazione ingenua; così semplice da pronunciare e così insulsa da far insinuare il bisogno di prendere una pausa per rivalutare una relazione che,come un castello di sabbia fragile e imponente,aveva costruito delle basi più frangibili del previsto; un sussurro non abbastanza caotico da esprimere il profondo cambiamento che aveva affrontato dal primo istante in cui,cinque anni prima,aveva incontrato quella ragazza dal cardigan a righe nere e viola,per essere una persona migliore per lei ma non riuscendo nell'intento,deludendola ancora una volta; un mormorio leggero come la brezza notturna pronto a spazzare via fino all'ultimo granello rimanente della sua razionalità; lo accompagnò fra le braccia paterne di Morfeo -o altrimenti definita fase REM- che lo resse nell'attimo in cui si abbandonò inerme alla volontà di quelle gemme ardenti che iniziarono a scorrere silenziose sulle sue guance.


 

Ti amo anch'io

 


 


 

Spazio autrice


Intanto un buon salve a tutti (?)

A più di una settimana dall'uscita di quell'episodio che mi sta facendo letteramente impazzire da giovedì -agonia che si prolungherà con alta probabilità fino a settembre-,ecco a voi questo sfogo elaborato quasi di getto la sera dopo averlo visto.

Questa è la prima volta che scrivo nel fandom e spero davvero di rendere giustizia alla serie e soprattutto ai personaggi. Non so esattamente se giudicare Sheldon OOC. La situazione è particolare e in tutta onestà ho cercato di trattarlo con i guanti.

So che è il capitolo è piuttosto corto,ma alla fin fine è un prologo. I prossimi saranno decisamente più lunghi.

Non so che altro dire,so,spero solo che la lettura sia di vostro gradimento.

Adios

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Capitolo 2
*** Section 1: Late Night Work ***


Section 1: Late Night Work


 

Da quel giovedì la sua casella postale era piena solo di messaggi di Penny e Bernadette e di loro chiamate perse. E occasionalmente di promozioni su prodotti per la cura delle scimmie. Ricky avrebbe apprezzato il nuovo omogenizzato al potassio con solo lo 0,3% di glutine. 
Anche quella sera il cellulare in laboratorio non aveva smesso un secondo di vibrare,ossessionato com'era dalle notifiche di Whatsapp. 
Un sospiro fu rilasciato dalle labbra della neurobiologa intenta ad analizzare un campione al microscopio. Era inutile persino provarci. La sua mente era altrove,decisamente molto più lontana da quell'ambiente che odorava di sterilizzante e plastica.
Sarebbe stata l'ennesima volta che tirava in ballo la scusa del lavoro per non partecipare all'usuale cena del suo gruppo di amici a casa dei fisici.
Le due bionde sarebbero state capaci di andare a prenderla e caricarsela in spalla pur di non sentire un'ulteriore diniego al loro invito.
Se avesse rifiutato avrebbero intuito che il suo era un tentativo di isolamento e avrebbero immediatamente individuato in Sheldon il capro espiatorio. 
L'ultima cosa che voleva era coinvolgerle in quella storia. Riguardava solo loro due,nessun'altro doveva venirne a conoscenza.
Ma sarebbe stata in grado di guardarlo nuovamente negli occhi dopo quello che era successo? Dopo quello che gli aveva fatto?
Poggiò il coltellino sul ripiano in vetro e si lasciò sprofondare sulla sedia. 
Ancora non era certa di aver fatto la scelta giusta. Continuava a ripetersi che non avrebbe fatto alcun male alla loro relazione prendere un periodo di prova e vedere cosa succedeva. 
Eppure più quel pensiero risuonava nella sua testa,più era convinta del contrario. Se questa sorta di sospensione temporanea del loro rapporto era un bene,per quale assurda ragione provava tutto all'infuori del sollievo?
Per l'intera durata della video-chiamata Sheldon non aveva più proferito parola dal momento in cui gli aveva fatto espressamente quella richiesta. Era una cosa…assolutamente non da Sheldon. 
Nessun commento,obiezione,richiamo a seguire il Contratto fra Fidanzati. Solo uno stentato,insopportabile okay.
Le era sembrato così fragile e sinceramente confuso. 
Non poteva biasimarlo. D'altronde nella sua mente non c'era poi più chiarezza di quella all'interno della testa del fisico.
Non era stato affatto semplice dirgli quelle cose. Aveva sfruttato tutta la sua forza di volontà per controllare la sua voce che tuttavia risultò incrinata e vederlo in quello stato non l'aveva aiutata a mantenere il controllo di sé.
L'istinto le aveva gridato e tutt'ora le gridava di correre al suo appartamento,perdersi fra le sue braccia e far tornare tutto come prima.
E se la sua fosse stata una scelta troppo affrettata?
Sfilò i guanti che adagiò distrattamente poco distante da sé e si posizionò a braccia conserte,inarcando la schiena e coricando il viso su di una guancia.
Per anni aveva avuto il posto in prima fila ed osservato le relazioni dei suoi amici compiere passi colossali. Bastava pensare al fidanzamento di Leonard e Penny (recentemente ad un passo dall'altare) e alla loro semi-convivenza,al matrimonio ormai biennale di Howard e Bernadette. Mancava solo Rajesh all'appello,ma aveva il sospetto che presto avrebbe noleggiato una schiera di paracadutisti che volteggiando nel cielo avrebbero formato la scritta “Emily,vuoi sposarmi?” prima di schiantarsi al suolo verso una morte quasi certa -una trovata artistica che a giudicare dai racconti dell'indiano la rossa avrebbe persino apprezzato.
Quel giovedì era stato il loro quinto anniversario. Erano passati cinque anni da quell'incontro impacciato in quel bar,da quella timida offerta di acqua tiepida. 
Eppure tutto ciò che Sheldon le aveva saputo offrire era stato uno scambio di effusioni -doveva ammettere- decisamente più intime rispetto a quelle a cui era abituata. Certo,non le era dispiaciuto,ma si aspettava di più. 
Lo sapeva,sapeva benissimo che con lui doveva essere cauta,che ogni volta aveva bisogno di più tempo per adeguarsi e fare la conoscenza di quelle emozioni che non aveva mai creduto di poter provare. Era consapevole che la colpa non era la sua e che lui l'amava. 
Lo aveva sempre accettato perché il sentimento era dannatamente reciproco,ma questo non lasciava svanire nel nulla i suoi desideri. Se lei era disposta a rallentare il passo per raggiungerlo,perché lui non provava di tanto in tanto ad accelerare il suo e ad incontrarsi a metà strada?
Non voleva che cambiasse,non era nelle sue intenzioni. Lo amava per quello che era,stranezze e tutto il resto. Solo che a volte era difficile sorridere e sopprimere quella voglia di dimostrare quello che provava per lui,senza esitazioni.
Una fitta alla bocca dell'anima la costrinse a nascondere il viso fra le mani e le dita fra i capelli.
Il cellulare fu scosso dall'ennesimo squillo che fece tremare il bancone.
Non poteva andare avanti in quel modo. Aveva bisogno di vederlo,accertarsi che stesse bene.
Non era obbligata a stare lì per tutta la serata. Magari avrebbe fatto un salto e già che c'era tranquillizzato i suoi amici facendogli credere che tutto andasse bene. Le bastava guardare per una frazione di secondo quegli occhi azzurri che brillavano quando era di buon umore,i capelli che gli incorniciavano elegantemente il volto,quelle labbra morbide e sottili piegate in uno dei suoi irresistibili sorrisi sbilenchi. 
Amy si voltò giusto per spiare con la coda dell'occhio lo schermo acceso del telefono. 
Mezz'ora,il tempo necessario per cenare. Poi se ne sarebbe andata chiedendo perdono e aggiungendo che aveva ancora delle faccende in sospeso in laboratorio. 
Nessuno avrebbe sospettato nulla.
Cosa sarebbe potuto andare storto?
-Ehi,amichetta- salutò la neurobiologa preparando un tono allegro e ricevendo in cambio un grido di rabbia paragonabile all'urlo della protagonista,interpretata da Penny in persona, a cui era dedicato il titolo del film "Scimmia seriale 2: Scimmia vede,scimmia uccide"

 

 
****************************************************

 

 

Erano precisamente le 19:55. L'orologio caricato al secondo di Sheldon faceva invidia ad uno svizzero. 
Il gruppo sedeva come da programma attorno al tavolo basso in soggiorno. Eppure Leonard non era ancora arrivato con il cibo d'asporto. 
Come era possibile che fosse sempre in ritardo? 
Non era poi così difficile recarsi al ristorante cinese,richiedere l'ordinazione già effettuata in precedenza al telefono,controllare che fosse esatta,lamentarsi che non lo fosse,ricevere quella corretta,pagare e tornare a casa.
Se solo avesse potuto ci sarebbe andato lui,ma c'era quel piccolo problema con l'auto di Leonard. E con tutte le vetture in generale.
È vero che aveva finalmente imparato a guidare -a quanto pare era così evoluto da apprenderlo nonostante fosse troppo evoluto per farlo-,tuttavia non lo aveva mai fatto se non in presenza di lei. E in secondo luogo non voleva infrangere la tradizione.
Si mosse impaziente sul posto e controllò nuovamente l'orario.
19:57
Se non fosse arrivato entro un minuto avrebbe seriamente dato di matto.
-Secondo te inizierà dal tic all'occhio o da quello alla bocca?- disse ilare Raj all'orecchio di Howard con un tono di voce non proprio basso.
-Lo sai che i blackout di C-3PO iniziano sempre dagli occhi- rispose con ovvietà l'amico non nascondendo un'aria divertita e seria al contempo.
Sheldon quasi non sentì nemmeno il commento dei due,immerso com'era nei suoi pensieri.
Tutto ciò che desiderava in quel momento era che quella riunione terminasse al più presto.
Era già tanto che avesse accettato di parteciparvi. 
Lo schedario riguardante l'organizzazione delle sue giornate non poteva essere infranto. La regolarità e l'ordine erano le uniche cose che gli permettevano di sperare che nessun cambiamento fosse effettivamente avvenuto.
La realtà era che erano passati già ben sei giorni,ventidue ore e diciotto minuti e nonostante cercasse di non pensarci nemmeno la maratona dei film di Superman gli aveva risollevato il morale o dato la possibilità di reclamare gli strafalcioni continui come la sopravvivenza di Lois Lane alla presa delle braccia ferree di Clark Kent che avrebbero dovuto spezzarla a metà. Si era presto reso conto di non aver seguito neanche un istante della prima pellicola. Vedere la coppia felice non faceva altro che ricordargli della sua attuale situazione. 
Perché il kriptoniano continuava imperterrito a salvare la povera damigella? Per conquistare la sua mano?
Notizia flash,Clark. La reporter si stancherà di avere per marito un uomo che vola per aria come un palloncino e che passa più tempo a salvare gattini sull'albero che a stare con sua moglie.
Era diverso da tutti,a nessuno piace ciò che è fuori dal comune. La diversità è incomprensibile persino a chi ne fa esperienza in prima persona. 

È asfissiante,irritante,inusuale. Perché mai per loro due doveva essere differente?
Il fisico esalò un profondo sospiro.
Ma chi voleva prendere in giro? Clark era un alieno. Era un po' come essere il ragazzo più popolare del pianeta. Lo Spock dell'Enterprise. Il Frodo degli Hobbit. Il Johnny Depp degli attori a giudicare dalla rivista People -non era neanche ancora a sicuro di chi fossero queste  persone.

Knock knock knock

Scosso da quel bussare che gli ricordò della sua presenza nell'appartamento,il giovane si eresse quasi automaticamente. 
Oh,gliene avrebbe dette quattro a Leonard. 
-Qualcuno ha premuto il tasto di riavvio?- domandò la controfigura di Ringo Starr scatenando una breve risata collettiva che fece da sottofondo alla camminata del fisico in direzione dell'ingresso che raggiunse con pochi passi.
-Howard,per quanto sia onorato del paragone,la mia mente non sarà inserita in quella di un droide prima di ottant'anni- terminò con un filo di voce nell'istante in cui una figura decisamente troppo familiare si stagliò sulla soglia. 
La squadrò da cima a fondo,come se non credesse che l'elaborazione degli stimoli forniti dall'apparato visivo al sistema nervoso gli stessero mostrando un'immagine reale.
Questa tuttavia non era un'altra di quelle assurde allucinazioni.
Era lì. Non poteva esserci. Aveva detto che non sarebbe venuta. Aveva detto che aveva da ricontrollare i risultati del suo ultimo esperimento. Semplicemente non doveva esserci. Perché invece era lì?
Amy,che aveva sollevato appena il volto per incrociare l'espressione apparentemente spenta del fisico,serrò le dita attorno alla borsa a tracollo,incerta sul rimanere a dondolarsi sulla punta dei piedi o correre giù per le scale.
Sheldon,deglutendo silenziosamente,si accostò allo stipite della porta,rimanendo aggrappato con la mano alla maniglia,quasi per reggersi.
-Chi ha voglia di pizza?- proruppe Leonard sbucando dal nulla e agitando gli scatoloni tenuti fra le braccia.

Già,cosa poteva andare storto?

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice

Bonsoooir!
Chiedo umilmente perdono per il ritardo con cui aggiorno. In realtà metà del capitolo era pronto più o meno una settimana dopo la stesura del prologo,ma non ho idea del perché non lo abbia pubblicato prima.
Sorvolando sul mio più grave vizio alias l'estrema lentezza,desideravo ringraziare tutti coloro i quali hanno scelto di darmi una chance e assecondare questo mio delirio su carta- anche se digitale-,ed in particolare i lettori che hanno speso parte del loro tempo a rendermi noto il loro pensiero circa le loro impressioni sul prologo.
I commenti sono la forza che mi danno la motivazione a continuare ciò che ho iniziato,
Spero che il primo capitolo non abbia deluso le aspettative. Gli errori che possono rovinare un'intera storia e il carattere dei personaggi sono sempre dietro l'angolo in fin dei conti.
Okay,ora filo via prima di produrre orrori di ortografia dovuti al sonno.
Adios

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Capitolo 3
*** Section 2: Dinner ***


Section 1: Late Night Work


 

Sheldon osservò con disprezzo il trancio di pizza che manteneva avvolto in un tovagliolo di carta oramai imbevuto d'olio. Erano rimasti tutti d'accordo che in quel Giovedì del Tutto Può Accadere avrebbero cenato con pietanze asiatiche e ora il suo stomaco si sarebbe dovuto accontentare di pasta di farina sormontata da sugo di pomodoro, origano e mozzarella.
Stando a Leonard, il loro fidato ristorante cinese da cui solevano servirsi era rimasto chiuso in occasione del compleanno della figlia del proprietario.
Come se questa fosse stata una scusa ragionevole per discolparlo del subbuglio che avrebbe affrontato il delicato apparato digerente del fisico teorico.
Avrebbe compiuto gli anni anche l'anno seguente, per quale assurdo motivo doveva festeggiare proprio in quel giorno?
La serata non si prospettava piacevole sotto nessun punto di vista e di certo la colpa non era solo della cibaria italiana di cui era stato costretto dal suo amico a cibarsi per non frastornare eccessivamente il suo organismo. Era quasi del tutto sicuro che la sua principale fonte di malessere in quel momento fosse la stretta vicinanza con Amy. Avvertiva una scossa ogni qual volta il suo braccio sfiorava involontariamente quello della ragazza seduta esattamente al suo fianco e presto si accorse che quel gesto all'apparenza così innocuo gli mozzava sistematicamente il fiato.
Sheldon cercò di cacciare via quel pensiero assurdo. Magari aveva sviluppato un'intolleranza al grano o al lattosio come Leonard.
-Avete visto il nuovo costume che Ben Affleck sfoggerà come Batman?- domandò Rajesh inaugurando quello che si supponeva essere il primo tema della serata.
Tutti i ragazzi annuirono entusiasti, tutti tranne quello che indossava fieramente una maglietta nera ritraente il cubo di Rubik disciogliersi il quale ribatté a quei giudizi a favore con una risata di scherno che si interruppe quando percepì lo sguardo di Amy puntato su di lui.
Riecco quella tremenda sensazione che non gli permetteva di riempire i polmoni di ossigeno. Dannata allergia.
-Bruce Wayne trasse ispirazione dai chirotteri che infestano la caverna posta al di sotto delle fondamenta della Manor nell'ideare la bat-tuta al fine di incutere timore nei criminali, scelta indotta senza alcun dubbio dalla sua nota chiroptofobia- esclamò il fisico che, per evitare di voltarsi e lasciarsi scrutare dalle iridi di Amy, si rivolse d'un tratto a Penny, posta comodamente a gambe accavallate sulla poltrona al lato sinistro del divano, ignara della materia del corrente sproloquio, -Chiroptofobia è un termine dall'etimologia greca, composto dalle parole chéir e pterón, vale a dire mano e ala, con evidente riferimento agli arti superiori dei pipistrelli, e phóbos, panico, che indica un'avversione nonché una paura irrazionale verso i mammiferi placentati divenuti erroneamente noti per la loro dieta a base di sangue, in realtà comune solo alla famiglia degli ematofagi- 
In risposta ottene uno sguardo confuso -particolarmente prevedibile- che constatò appartenere anche al resto della comitiva.
Quei visi così persi, pulcini che assistono al volo della loro maestosa madre senza capire come faccia a librarsi nell'aria con tanta facilità.

Ah, beata ignoranza

-Qual è il punto, Sheldon?- lo spronò la rappresentante farmaceutica mordendosi la punta della lingua per non inveire contro l'amico.  
Si era affezionata a lui, per certi versi si sentiva responsabile nei suoi confronti. Col passare degli anni aveva persino iniziato a ritenerlo un fratellino a cui mostrare il mondo e le ombre che lo avvolgono.
Ma certe volte rompeva proprio le palle.
-Già, Sheldon, qual è il punto?- si accodò Leonard posando la propria cena su di un piatto, proprio accanto al calice di vino già vuoto della compagna.
Il diretto interessato sbuffò afflitto.
Era sempre indispensabile un'ulteriore nonché superflua delucidazione per dare chiarezza ai suoi pensieri e illuminare le menti inferiori.
-Le orecchie dei pipistrelli tendono ad essere generalmente di grandi proporzioni se considerate in rapporto alla restante massa corporea, ergo, quelle della nuova bat-tuta non rispecchiano la logica adoperata da Bruce Wayne nella realizzazione del suo costume- spiegò con ovvietà.
-Molti artisti hanno disegnato Batman allo stesso modo- intervenne Howard, in parte per schierarsi con l'opinione della maggioranza, in parte per cogliere l'occasione di stuzzicare il fisico.
-Beh, molti artisti sbagliano- tagliò corto riservando al ragazzo un'occhiata di insofferenza.
-Sheldon-
Bastò quel richiamo pronunciato a bassa voce per soffocare ogni possibile tentativo di intavolare una sfida fumettistica il cui vincitore era praticamente già annunciato ancor prima che la gara avesse inizio.
Era la prima volta che apriva bocca da quando aveva fatto il suo ingresso nell'appartamento.
E lo aveva fatto per pronunciare il suo nome.
La sua parte irrazionale lo spinse a compiere un gesto di cui si pentì amaramente.
Si voltò a guardarla.
Le ciocche brune, per quanto avessero subito la fatica di un intero pomeriggio di lavoro trascorso in laboratorio, ricadevano con un'inspiegabile grazia sulle sue spalle, celando un lato del viso rivolto al pasto retto dalle ginocchia.
Questo, aggiunto alla montatura dei suoi occhiali, non gli permetteva di incontrare i suoi occhi. 
Gli mancavano così tanto.
Lei gli mancava così tanto.
Si obbligò a provare un improvviso interesse per la nuova tematica di conversazione che, a quanto sembrava, riguardava Rajesh.
Doveva smetterla immediatamente di comportarsi in quel modo. Non poteva lasciare che una sola parola lo influenzasse al punto di restare pietrificato come un idiota.
-Le hai detto "ti amo"?!-
Penny per poco non sputò il boccone di pizza che stava masticando prima di sentire la notizia.
Tutti ebbero una reazione approssimativamente simile alla sua. Eccetto per il fisico teorico che rimase semplicemente confuso.
-Perché lo hai fatto?- squittì Bernadette contrariata.
-Perché non potevo dirle che ero nervoso all'idea di farlo in un cimitero- sbottò l'indiano gesticolando con le mani in quella che appariva una risposta a lui ovvia. Notando l'indignazione pubblicamente dimostrata da tutti i presenti -in particolare dalle donne-, si affrettò a concludere la propria frase -E perché la amo davvero-
La amo davvero
Non si conoscevano nemmeno da due  anni e già si era dichiarato.
A lui c'era voluto almeno lo stesso lasso di tempo per concepire la possibilità che quella strana e sorprendentemente piacevole sensazione di vertigine, che avvertiva nelle vicinanze di Amy e nelle giornate in cui la sua immagine si stagliava senza sosta nella sua mente, fosse amore.
-Quindi...è una cosa seria quella fra voi due?- chiese Leonard aggrottando le sopracciglia.
-È l'unica ragazza che sia rimasta al mio fianco per tutto questo tempo, perciò...credo di sì- concluse l'altro.
-E lei cosa ha fatto dopo che le hai rivelato i tuoi sentimenti?-
Stavolta ad intervenire fu di nuovo la microbiologa.
Ed Amy...rimase taciturna.
Penny se ne era già accorta da un po', tuttavia pensava fosse solo stanca. In verità lo sperava.
Okay, poteva non aver avuto nulla da condividere su Ben Affleck, ma di certo aveva anche lei la curiosità di sapere cosa fosse accaduto ad un suo amico, specialmente se si trattava di un avvenimento così importante e raro.
Non le piaceva vederla in quello stato di alienazione. Era lì con loro solo fisicamente.
Cosa le stava succedendo?
-Mi ha detto “Rajesh, non ho mai provato per nessun uomo sulla faccia della Terra un sentimento così forte e sensuale come quello che provo adesso per te”-
-E dopo che hai pensato questo, lei che ha detto?- lo smascherò Howard ghignando sotto i baffi che non aveva mai avuto.
Raj lo fulminò con lo sguardo prima di arrendersi e sbuffare.
-Ha ricambiato e ci siamo baciati sotto il cielo stellato, adagiati su una tovaglia da picnic stesa su di un prato verde. Cosa può esserci di più romantico?-
-Qualunque luogo che non sia un cimitero?-
Il commento beffeggiatore di Leonard fece ridere di cuore la sua amata. Quel suono lo faceva sempre sorridere.
Fino a una settimana prima anche la risata di Amy era stata spesso l'origine dei sorrisi di Sheldon. Non quelli derisori nati dopo aver dimostrato la sua supremazia intellettuale, o quelli trionfanti sorti da uno dei suoi scherzi andati a buon fine. No, nulla valeva quanto la soddisfazione di aver reso felice l'unica persona al mondo alla quale avesse mai confessato il suo amore.
-Siete solo invidiosi- si difese l'indiano schernendo la coppietta che si era presa gioco di lui.
-Di te? Il ti amo mio e di Penny è stato molto romantico-
Il fisico sperimentale cercò invano la conferma della sua compagna che non sembrava essere del suo stesso parere.
-Tesoro, lo avevamo appena fatto, avevo da poco citato Yoda e dopo avermi detto che mi amavi ti ho ringraziato- dissentì la bionda lasciando aderire il palmo della mano sul dorso della sua, come per rincuorarlo.
-Però quando tu ti sei dichiarata lo è stato- balbettò allora il giovane fremente di cancellare il sorrisetto soddisfatto di Rajesh. -Eravamo sul pianerottolo. Stavamo per litigare e senza che tu realizzassi cosa stesse succedendo hai confessato di amarmi- proseguì fissando con sincera intensità la donna alla sua sinistra.
-Il tutto grazie al Cupido di New Delhi- si indicò l'astronomo sentendo negato il suo merito in quella storia.
-Come preferisci essere rimandato in India?- lo minacciò la ragazza incurvando le labbra all'insù, raggiungendo l'obiettivo di zittirlo.
Era definitivamente successo qualcosa alla sua amica. A differenza di tutti gli altri non vi era l'ombra di un riso sulla sua bocca. Be', di tutti fuorché Sheldon.
E finalmente capì che qualsiasi fosse stato il problema che affliggeva Amy, riguardava anche il suo ragazzo. Anzi, era probabile che la colpa fosse proprio di quest'ultimo.
Ora che ci pensava, ricordava che in effetti qualcosa era accaduto fra i due il giorno del loro quinto anniversario. Sheldon aveva stupidamente chiesto il suo parere su una di quelle serie tv che la cerchia di nerd seguiva, quella del tizio in tuta rossa e gialla il cui logo a forma di fulmine compariva in molte magliette dell'amico, Flash, nel bel mezzo di una pomiciata sul divano che il fisico aveva paragonato a quelle intrattenute da due adolescenti nel cortile della scuola.
Amy, naturalmente, si infuriò e non chiamò Sheldon per tutto il giorno, alimentando la preoccupazione del giovane che si confidò con il coinquilino e la loro vicina.
Nessuno però seppe se si fossero riappacificati o meno.
Certo, il dubbio che ancora non avessero risolto quella piccola divergenza aveva sfiorato la mente di Penny, soprattutto considerato l'isolamento autoimposto della ragazza. Tuttavia, fino a quel momento non aveva compreso la gravità della situazione.
-In ogni caso, credo che nulla batterà mai il primo ti amo di Sheldon ed Amy- proruppe d'improvviso Bernadette per smorzare il silenzio creato dall'intimidazione della rappresentante farmaceutica, facendo irrigidire entrambi i citati in questione.
-Perché, Amy lo ha detto per entrambi?- scherzò su l'ingegnere a conoscenza che, sì, dopo poco meno cinque anni avevano deciso di rivelare i loro veri sentimenti, ma non su come tutto ciò fosse avvenuto.
Non sapeva proprio un bel niente, non immaginava nemmeno quanto coraggio fosse costato ad entrambi proclamare il loro amorecompiere una volta per tutte quel fatidico passo e amare apertamente il proprio compagno; superare il timore di non sentirsi ricambiare quelle due parole capaci di riempire il cuore di una gioia incontenibile, specialmente se dette per la prima volta nella loro vita; accettare di essere umani e abbracciare non solo la capacità di formulare pensieri razionali ma anche quelli irrazionali che spingono a cambiare se stessi per il bene dell'altro, senza alcuna spiegazione logica.
-Il tuo senso dell'umorismo rimarrà sempre privo di un qualsiasi elemento di ilarità per me, Wollowitz- affermò Sheldon con un'acidità inusuale e sconosciuta persino a se stesso, allontanandosi a capo chino dal soggiorno, sotto gli occhi allarmati di Amy che, non avvertendolo più al suo fianco, aveva sollevato il mento per osservare la schiena del ragazzo sparire dietro il corridoio.
-Sheldon- esclamò la neurobiologa seguendo a passo svelto il fisico.
La presa ferrea al polso che Penny esercitò quando oltrepassò la poltrona su cui era seduta però la fermò impedendole di avanzare.
-Che sta succedendo?- le domandò con il viso a poca distanza dal suo per non essere sentita dagli altri.
Amy morse il tratto di pelle appena sotto la bocca. Non era capace di mentire, proprio come il suo ragazzo, ma doveva evitare di essere scoperta.
-Nulla. È solo uno dei suoi momenti strani, lo conosci. Chi può dire cosa gli passa per la testa?- tentò di rassicurarla Amy mentre un sorriso che non aveva nulla di convincente si dipingeva sulla sua bocca.
Nonostante la sua bugia non avesse fatto altro che accrescere il brutto presentimento che stava lentamente facendo breccia nella mente e nel cuore della bionda, quest'ultima scelse di non insistere. Non allora, perlomeno. Non davanti a tutti e non con uno Sheldon che aveva bisogno del suo aiuto.
Lasciò scivolare le dita dalla sua mano, liberandola e permettendole di percorrere la strada battuta dal fisico.
Raggiunto l'angolo che li separava, Amy inspirò una generosa quantità di ossigeno e si preparò psicologicamente a qualsiasi scena le si fosse presentata.
Svoltò a destra e, dopo un po', le si parò innanzi la porta chiusa della stanza di Sheldon.
Poteva farcela.
Sapeva che prima o poi avrebbero dovuto affrontare quell'argomento, spiegare perché avesse preso quella decisione. Bisognava strappare il cerotto. Avrebbe fatto male all'inizio, ma presto il dolore sarebbe svanito.
Sollevò un pugno, pronta a batterlo sulla superficie lignea che si spalancò inaspettatamente.
La figura di Sheldon era lì, in piedi. Non era stesa raggomitolata sul letto come credeva.
Non vi era alcuna ruga di rabbia, tristezza o sdegno sul suo viso.
-Perché sei qui?-
-Sheldon, non posso smettere di frequentare i ragazzi. Sono miei amici, non sarebbe corretto da parte mia- iniziò interrompendo tuttavia il suo discorso sul nascere per colpa della mano che le intimò di tacere.
-Intendo dire, perché sei qui di fronte alla mia camera? Non ti ho già ragguagliato con una frequenza che sfiora il ridicolo della regola che vieta l'ingresso alle ragazze?- specificò Sheldon lasciando di spiazzo la neurobiologa, la quale, esitando a rispondere, lo costrinse ad inarcare un sopracciglio con un'aria interrogativa.
-I-io...volevo solo assicurarmi che tu stessi bene- mormorò lei incapace di comprendere appieno la scena che le si presentava davanti.
Era tranquillo. E, be', infastidito per il suo tentativo di infrangere quella legge a lui sacra.
Tutto da copione. Le sue lamentale riguardo il cambio imprevisto del programma della cena, il suo monologo e il suo tono derisorio.
Magari quel silenzio dimostrato fino a pochi attimi prima era dovuto al tedio provocato da quello spettegolare come comari sulle relazioni private, tema che aveva ammutolito il suo lato logorroico.
-Dato che nel corso dell'ultima settimana non hai mostrato interesse nell'intrattenere alcuna sorta di conversazione, nemmeno per iscritto, per aggiornarti ad esempio sul mio stato fisico attuale, trovo questo tuo improvviso interesse sconclusionato e inatteso- riferì il ragazzo incrociando le braccia al petto, disarmando mano a mano la neurobiologa che non aveva idea di come replicare al suo velato rimprovero, stordita ancora da quello che gli occhi e le orecchie riferivano al suo cervello.
Scorgendo una scia di disorientamento farsi strada nello sguardo di Amy, Sheldon distese le spalle e schiarì la gola prima di riaprire bocca.
-Per tua informazione, il mio sistema immunitario è impeccabile. L'unica ragione per cui mi sono recato in camera mia è stata la consueta predisposizione al mio riposo notturno-
Quasi per un riflesso involontario, nel sentir menzionare l'ultima parola, la giovane si eresse appena sulla punta dei piedi, badando a non far apparire troppo il cambiamento della sua statura, per scoccare un'occhiata rapida all'interno della stanza da letto.
L'ultima volta che l'aveva vista risaliva alla sera del ballo ed entrambi sapevano come era andata a finire quella notte.
Sì, era stata cacciata via anche allora, ma si era anche sentita dire di essere amata per ben due volte in un intervallo di tempo davvero breve. E lo aveva sentito dire da lui.
Accorgendosi delle intenzioni della ragazza, Sheldon le si parò davanti per impedirle di scoprire il letto ancora ordinato e per nulla disfatto. Persino il pigiama del giovedì era ancora riposto con cura nel cassetto.
-Immagino sia opportuno tornare dagli altri ed interrompere il giro di pettegolezzi che con alta probabilità sta avendo atto in questo istante- borbottò il fisico vagando con gli occhi per il corridoio.
Neanche lui quindi voleva rendere pubblica la loro pausa.
E, all'apparenza, ne era più capace di lei.
Pensava che stesse ancora rimuginando sull'accaduto e che la odiasse. Invece mostrava una calma e una maturità invidiabile.
Perché questo non la rassicurava affatto?
Amy premette il labbro superiore contro quello inferiore, imponendosi di rilassare i muscoli ed eguagliare l'atteggiamento del ragazzo.
Forse la sua era semplice indifferenza.
-Concordo- mormorò infine con un gesto di consenso del capo.
Furono le ultime parole che si rivolsero per il resto della serata.


 



Spazio autrice

Hola!

Mi dispiace, mi dispiace davvero del tremendo ritardo, ma sono proprio incapace di aggiornare in breve tempo.

Spero solo che sia valsa la pena attendere.

Prima di fuggire via, vorrei ringraziare di cuore coloro che hanno inserito la storia fra le preferite/seguite, che hanno commentato e a tutti quelli che continuano a darmi la possibilità di proseguire questo mio piccolo sfogo -che stavolta è stato più derpimente del solito.

Le canzoni che ho ascoltato per scrivere il capitolo non mi hanno facilitato il compito di smorzare di tanto in tanto l'atmosfera, così come non l'ha fatto la trovata di Molaro.

Incrocio le dita e prego che il suo sia solo uno stupido scherzo e che nessuno degli scrittori gli dia retta o non risponderò seriamente delle mie azioni.

Me voy.

Adios

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