Battle Blade Online

di SylviettaMyss
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ... mi ricordo di te ... ***
Capitolo 2: *** Uno strano gioco ( parte 1) ***
Capitolo 3: *** Uno strano gioco ( parte 2) ***
Capitolo 4: *** Dark Nightmare City ***
Capitolo 5: *** The Phoneix Knight ***
Capitolo 6: *** Lo spirito nel ghiaccio ***
Capitolo 7: *** Christmas Dance ***
Capitolo 8: *** Nella realtà ***
Capitolo 9: *** Fantasmi dal passato ***
Capitolo 10: *** Marito e moglie ***
Capitolo 11: *** Gelosia e rivelazioni ***
Capitolo 12: *** Il lupo dalle ali bianche ( Parte I) ***
Capitolo 13: *** Il lupo dalle ali bianche ( Parte II) ***



Capitolo 1
*** ... mi ricordo di te ... ***


Battle Blade Online
 
Prologo - … mi ricordo di te …

I'll find you somewhere 
I'll keep on trying 
Until my dying day 
I just need to know 
Whatever has happened 
The truth will free my soul
WITHIN TEMPTATION - SOMEWHERE 


 
- Immagino che ci avranno ricoverati da qualche parte … -
- Si, è possibile! –
- Quanto ci risveglieremo, dovrai venire a cercarmi… -
- Naturale che vengo a cercarti –
L’abbracciò.
- Non voglio credere che sia stato tutto un sogno! –
- Nemmeno io! –
- Ti troverò e inizieremo la nostra vita, nella realtà … insieme -



… aprire gli occhi gli sembrò la cosa più stana a cui potesse pensare in quel momento. Ma lo fece. Per essere sicuro di essere tornato indietro, allungò la mano per poterla vedere. Era vero. Si sedette sul letto, adagio, era debole. Si toccò il viso, voleva essere davvero sicuro. Gli era cresciuta la barba e i capelli erano più lunghi. Tutto normale, pensò, ora aveva vent’anni …

… aprì  gli occhi e questa volta lo faceva nella realtà. Sua madre era sul bordo del letto che dormiva e suo padre in piedi davanti a lei. Aveva le lacrime agli occhi. - … sei … sei tornata … - disse. Poi le si avvicinò e le levò il casco, poi la strinse. – Mi dispiace, mi dispiace tanto! – le ripeteva. – Ti voglio bene, papà! – disse lei. – Guarda, ti sono cresciuti i capelli! Sono tornati scuri! – Disse lui, accarezzandole la testa. – Papà… Kai dov’è? – …

… doveva aspettarsi che nessuno l’avrebbe accolto al suo ritorno. Era stato un tipo così solitario, con una vita non molto semplice. Era davvero successo tutto? continuava a chiedersi. Gli sembrava di aver solo sognato. No, non poteva crederlo. Si sedette al bordo del letto, e provò ad alzarsi in piedi. Cadde ma si rialzò. Si era ritrovato in condizioni peggiori di quella in cui si trovava ora …

… - Devo trovarlo, papà! – Gridò lei. L’uomo si intristì, non voleva darle false speranze. Ma lei era determinata, più di quanto s’immaginasse. – Devo sapere dove si trova! – Gridò ancora. Poi alzò la coperta e si strappò i fili, svegliando sua madre. Lui rimase immobile e la lasciò fare, mentre sua madre cercava di fermarla. Si alzò in piedi, sorreggendosi al muro e uscì dalla stanza. …

… uscì dalla stanza. Si era appoggiato ad un carellino che aveva trovato nel corridoio. Sperava solo che lei si trovasse nello stesso ospedale …
… Suo padre la guardò andare via. Sorrise perché a lui era accaduta la stessa cosa. Lei iniziò a camminare per il corridoio dell’ospedale. Chissà lui dov’era? …

- … Ayame … dove sei? -

- … Kai … -


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Salve a tutti! Finalmente l'ispirazione è tornata e mentre scrivo l'altra FF, mi viene in mente l'idea per questa!
Quando ho visto SAO per la prima volta, me ne sono innamorata! Bellissimo, dovevo assolutamente scriverci una FF... un cross-over, naturalmente ...
( pensato sotto la doccia )
La FF si riferisce alla prima serie di SAO e all'ultima di Bey Blade ( Bey Blade G-Revolution). 
Spero che il prologo vi piaccia perchè ho già pronto il primo capitolo!!!
A presto!
SylviettaMyss



 

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Capitolo 2
*** Uno strano gioco ( parte 1) ***


Capitolo 1 – Uno strano gioco ( parte 1)
 
What's wrong, what's wrong now? 
too many, too many problems
don't know where she belongs, where she belongs
she wants to go home, but nobody's home
it's where she lies, broken inside

with no place to go, no place to go to dry her eyes
broken inside
AVRIL LAVIGNE - NOBODY'S HOME


Era l’ultimo giorno di scuola. La sveglia aveva suonato tintinnando una cantilena insopportabile. Di tutta risposta, lei l’aveva gettata a terra. Poi si era messa seduta, con i capelli arruffati e si era grattata la testa. Sbadigliando ancora per il sonno, si sedette al bordo del letto mettendosi le pantofole. Si avvicinò allo specchio e al lavandino. Lavandosi i denti, notò come la tinta le era riuscita bene, nonostante non fosse molto abile nel farla. Aveva deciso di tingersi i capelli per far dispetto a suo padre, poi odiava quel tremendo color corvino. Almeno gli occhi le piacevano, avevano un bellissimo colore: azzurro ghiaccio. Sputò l’acqua, poi si pettinò. Infine, si mise un po’ d’ombretto color glicine e una linea di eyeliner nero. Poi la divisa, finalmente quello era l’ultimo giorno che doveva metterla. La odiava, non le importava se era della stessa scuola frequentata dai suoi, anni prima. Scese al piano di sotto, dove, come al solito, la stanza era vuota. Un biglietto e la colazione. Suo padre era un programmatore e stava via quasi tutto il giorno mentre sua madre, una pediatra, aveva i turni in ospedale. Li vedeva di rado e odiava il lavoro di suo padre. Per tutta la vita lo aveva visto ricurvo sui computer a premere tasti sulla tastiera.  

Una volta, quando era piccola, era scappata da letto mentre tutti dormivano. Voleva capire perché suo padre passasse tutte quelle ore davanti al computer. Sapeva che stava progettando un nuovo gioco, o era quello che aveva capito. Così, era andata nel suo studio e si era arrampicata sulla sedia. Accese il monitor e vide una bambina sullo schermo. Cosa ci faceva una bambina nel gioco che stava progettando suo padre? Decise di indagare. La bambina sullo schermo si girò. – Sei tu, papà? – Chiese. Si allontanò dallo schermo. Non sapeva di avere una sorella. – Chi sei? – Le chiese. – Sono Yui! – Rispose quella bambina. – Sei mia sorella? - Chiese ancora. La bambina non rispose, si limitò a sorriderle. Lei continuava a non capire. Continuava a fissarla, non le somigliava nemmeno. Improvvisamente, la porta si aprì. – Ayame, cosa stai facendo qui?! – Le chiese suo padre, serio. Poi si avvicinò allo schermo e lo spense. Lei scoppiò a piangere. – Dovevate dirmelo che avevo una sorellina! – Sbraitò, tra le lacrime. – Ecco perché non mi vuoi bene, papà! – concluse, scappando via.

Da quando si ricorda, i rapporti con suo padre erano sempre stati superficiali. Non sapeva nemmeno se gli voleva b
ene o no. A volte si domandava perfino se fosse figlia sua, se non fosse nata da qualche relazione che aveva avuto sua madre o se fosse stata addirittura adottata. Nel dubbio, una volta aveva fatto fare il test del DNA, facendo infuriare l’uomo. – Pensavi di non essere nostra figlia? – Le aveva poi gridato contro. – Visto la considerazione che mi dai? Si! L’ho pensato! – Aveva poi risposto lei. Poi se ne era andata, sbattendo la porta e sentendo sua madre che la difendeva dicendo che era un adolescente e che le sarebbe passata. Ma non le passò mai. Non l’amava, non l’odiava, la sua presenza le era del tutto indifferente.

Non era un adolescente, non si sentiva tale. Si sentiva piuttosto una piccola donna, visto che doveva sempre cavarsela da sola. Anche quel giorno.

Trovò un bigliettino, e dei soldi. Almeno sua madre si era ricordata di farle gli auguri. Quel giorno compiva sedici anni.

S’incamminò per strada per andare a scuola. Mentre camminava, notò che nei negozi era uscito il gioco progettato da suo padre ma ne era stata bloccata la vendita. Aveva sentito che un pazzo era riuscito ad entrare nei dati del gioco e lo aveva modificato. Chi entrava nel gioco non poteva più uscirne a meno che qualcuno non lo finisse. Se tentavi di toglierti il nervegear, nome di quello strano caschetto con cui giocavi, o qualcuno te lo toglieva, morivi. Se morivi nel gioco morivi nella realtà. Era accaduto un’altra volta, molti anni prima. Nessuno poteva immaginare che la stessa identica cosa si sarebbe ripetuta. Solo un ragazzo, un eroe, che portava il nickname di Kirito riuscì nell’impresa e salvò tante vite. Ci sarebbe bisogno di lui, ora… pensò. 

La mattina passò veloce, tra cerimonie di chiusura e premiazioni varie. Ayame era una ragazza nella media, non eccelleva in nessuna materia in particolare. Aveva solo un ottimo intuito, che le serviva a ben poco in quella scuola. Era solo un’ombra di passaggio nella vita di qualcuno. E tale intendeva rimanere, visto il cognome che portava.

Decise di passare dall’ospedale. I pochi amici che aveva erano morti o rischiavano. Avevano giocato a quel gioco o ci stavano giocando. Li vedeva stesi sul letto, immobili con il caschetto sulla testa, collegati ai cavi. I genitori in lacrime che la guardavano male. Era colpa di suo padre. Lei, Ayame Kirigaya, malediceva il suo cognome. Prese il gioco dalla scrivania di un altro ragazzo morto. Avrebbe voluto distruggerlo, bruciarlo o fare altro.

Verso sera, ritornò a casa. I suoi l’aspettavano seduti al tavolo. – Hai fatto tardi, Ayame! Ti rendi conto di che ore sono? – Il solito rimprovero del padre. – Dai, Kazuto! Non è poi così tardi! Siediti, cara! La cena è pronta! – Disse sua madre. – Non ho fame, grazie! – Rispose Ayame. Lo spettacolo del pomeriggio le aveva chiuso lo stomaco. – Dove sei stata, cara? – Chiese sua madre. – A trovare Miyuki e gli altri. – Rispose. – Ci sono novità? – Chiese ancora sua madre. – No, nessun cambiamento! – Rispose secca Ayame. Suo padre si alzò da tavola. – Vado, devo lavorare… - disse. Ayame s’infuriò. – Non li riporterai indietro! – Gridò. Lui batté il pugno sulla tavola. – Posso ancora salvare gli altri… - rispose. – No! E’ colpa tua! – Gridò ancora, lanciando la cartelletta a terra.

Durante la notte, Ayame si alzò da letto. Non poteva più vivere in quella casa finché la situazione non fosse cambiata. Prese un borsone e ci mise dentro alcune cose. Sarebbe andata nella casa dove vivevano anni prima, dove ora viveva sua zia. Il gioco era appoggiato sulla scrivania, non seppe il perché, ma se lo portò dietro. Prese la metro, e guardò il proprio riflesso nel vetro. Aveva davvero l’aspetto di una che scappava di casa.

Arrivata da sua zia, lei l’accolse. Sugu non disse nulla, la lasciò passare e la fece accomodare nella vecchia stanza di suo padre. La zia la usava come studio, più che altro. Infatti, c’era un computer e un sacco di scartoffie. Ayame appoggiò la borsa a terra e si lasciò cadere sul letto. Di fianco al letto, su un mobiletto c’era una vecchia foto dei suoi genitori. Aveva una tale rabbia dentro che prese la foto e la scaraventò contro l’armadio. Questo si aprì, facendo rotolare qualcosa. Ayame incuriosita, si avvicinò. Aprì l’anta e un caschetto scivolò fuori. Lei lo prese in mano, sembrava funzionante nonostante le ammaccature. Era un vecchio modello di nervegear , uno dei primi. Chissà da dove arrivava... Lo collegò alla spina del computer e se lo mise, controllandolo.

Appena si accese non credette a ciò che vide. Sul mini schermino che si era formato c’erano dei dati di salvataggio vecchi. Il nick name dei dati era ben evidente: KIRITO. Lo aveva sentito e risentito ancora quel nome. KIRITO. Colui che aveva salvato tante persone intrappolate in quel gioco: Sword Art Online. Com’era possibile che il nervegear di Kirito fosse in casa di sua zia. Poi un illuminazione. No, non era possibile! Pensò.
 
– Kirito… è mio padre …
… aveva salvato tante vite innocenti …
… poi ha creato un gioco uguale …
… e ne ha uccise il doppio! –
 
Aveva una tale rabbia nel cuore che non seppe nemmeno perché l’aveva fatto. Ma se ne sarebbe pentita presto.

Prese il gioco dal borsone e inserì il codice sul computer. Pensò solo che si sarebbe dato una mossa a trovare una soluzione, ora avrebbe avuto un motivo più importante. Si sdraiò e chiuse gli occhi…
 – LINK START –

 
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Salve a tutti! Primo capitolo! In realtà l'ho avevo scritto insieme al prologo, ma ho deciso di pubblicarlo dopo e vedere come andava.
All'inizio avevo pensato di chiamare la figlia di Kirito e Asuna Yui, come la bimba dentro a SAO, ma poi ho pensato che loro l'avrebbero comunque incontrata, visto che avevano i suoi dati.
Il rapporto tra Ayame e Kirito è complicato e si scopriranno le ragioni più avanti...
Ovviamente nella seconda parte si parlerà di Kai... 
Comunque, si accettano critiche e commenti! ( non dimenticate di farne)
Alla prossima!!
SylviettaMyss

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Capitolo 3
*** Uno strano gioco ( parte 2) ***


Capitolo 2 – Uno strano gioco ( parte 2)

I’ve become so numb I can’t feel you there
become so tired so much more aware
I’m becoming this all I want to do
is be more like me and be less like you
NUMB - LINKIN PARK


Se ne poteva andare al diavolo, per quanto gli riguardava. Questo pensò mentre fissava il corteo funebre. Lui se ne stava su una collinetta ad osservare la scena. Mani in tasca, nell’enorme giaccone nero, e sigaretta in bocca.

Non gli importava del legame di parentela che avevano, non sarebbe ritornato sui suoi passi.

- Signor Hiwatari, dopo la cerimonia dovrebbe seguirmi per sistemare alcune carte … - disse l’avvocato. – Pensateci voi, io non voglio averci nulla a che fare!- Rispose secco lui.
Voleva stare solo. Solo! Solo nella solitudine riusciva a ritrovare la calma e la serenità. Ormai aveva diciotto anni, era a tutti gli effetti un adulto per la legge, quindi in grado di cavarsela da solo.

Fin da quando era piccolo aveva avuto un sogno: essere il migliore. Così aveva scoperto il bey blade. Si era impegnato. Allenamenti e scontri l’avevano reso più forte. Era uno dei migliori blader al mondo. Era… quel mondo gli sembrava così lontano, anche se erano passati solo due anni. Ormai quel mondo non gli apparteneva più. Non voleva più averci a che fare, non voleva più avere a che fare con qualcosa o con qualcuno.

Forse erano solo riflessioni di quel giorno. Era rabbia e frustrazione per l’accaduto visto che non aveva potuto fare nulla.

Lui era lontano, in America a studiare. Aveva deciso di intraprendere la carriera ingegneristica per rimanere il più possibile vicino al bey blade. L’università non era difficile per lui, d’altra parte era sempre stato un ottimo studente. Poi quella telefonata. Un incidente, dicevano. Ma lui sapeva che non era vero. Suo nonno, Hito, era un uomo potente e si era fatto un sacco di nemici. Pensò subito che qualche pazzo l’avesse fatto fuori.

Riflessioni su riflessioni. Mente inspirava il fumo.

Si sentiva gli occhi adosso. Ora toccava a lui mandare avanti la baracca, ma, come aveva già pensato e detto, non voleva averci nulla a che fare e se ne potevano tutti andare al diavolo. 
 
I suoi ex compagni di squadra erano venuti al funerale. Avrebbe dovuto apprezzare il gesto o no… ma quel giorno gli rappresentavano solo una seccatura.- Ci dispiace molto, amico! Condoglianze! – Disse Max. Kai non rispose, si limitò ad annuire. – Per qualsiasi cosa, ricorda che potrai contare sul nostro aiuto! – sopraggiunse Rei. Ma lui non batteva ciglio, diede a tutti l’impressione di non soffrirci nemmeno un po’ - Insomma, Kai! Era tuo nonno! – Esordì Takao. – Esatto! E se non vuoi fare la sua stessa fine, ti consiglio di chiudere la bocca – Concluse, gettando la sigaretta a terra e andandosene. Takao saltò su tutte le furie ma Rei lo tranquillizzò. – Ci vuole un po’ di tatto, Takao… ogni persona vive il lutto a modo suo… - disse poi. – Si, ma lui lo vive strano… - concluse il giapponese.

Salì sulla macchina e questa partì. Sul sedile posteriore, poté finalmente sciogliersi i nodo della cravatta che lo stava soffocando. Guardava fuori dal finestrino oscurato. Vedeva ragazzini correre, giocare o andare in biciletta. Dovette ammettere che gli mancavano quei tempi. Era libero. Poteva far ciò che voleva e non aveva responsabilità. Ma quei tempi erano finiti. Quel giorno diventava un uomo.

Entrò in casa ed andò subito in camera sua. Rifiutò la cena. Non aveva fame, voleva solo stendersi e fumare. Bel vizio che aveva preso! pensò.

Sulla scrivania, tutte le foto dei suoi anni come blader. Già gli mancavano quegli anni. Fissò una foto e notò che si dipingeva le guance. Poi si guardò allo specchio, toccandosi il volto. Faceva uno strano effetto confrontare quel volto con quello di adesso. Appoggiò la sigaretta al posacenere e aprì un cassetto della scrivania. Tra mille scartoffie, penne ed altro, trovò una scatolina. L’aprì e si sedette sulla poltroncina.

L’aveva conservato, nonostante rimanesse poco di lui. Dranzer . La sua aquila rossa. Ridotta in frantumi da quel mentecatto di Brocklyn . Per fortuna, dopo lo scontro con Takao l’avevano rinchiuso in un centro per malati di mente. Il posto adatto a lui! pensò.

Si cambiò. Si levò tutti i vestiti eleganti e li gettò sul letto. Poi aprì l’armadio e si mise una banalissima camicia e un paio di jeans. E continuò a fumare, fissando il vuoto.
Qualcuno bussò alla porta. Era il suo maggiordomo. – Signore, è arrivato il pacco che aveva ordinato. Ve lo lascio sulla scrivania assieme alla cena – Disse l’uomo andandosene. – Grazie, Albert! – Rispose lui.

Si avvicinò alla scrivania. Prese un cutter e aprì il pacco. Estrasse uno strano caschetto che somigliava ad una visiera. – Nervegear?! Mah! – Lesse su quello strano oggetto. Poi prese il gioco. Ormai funzionava tutto con i codici! Pensò. Accese il pc e lesse un po’ il librettino del gioco. Battle Blade Online… funziona con l’apposito nervegear … bla bla bla… creato da Kazuto Kirigaya… Informazioni inutili. Ancora non capiva perché l’avesse comprato…

Inserì il codice del gioco. Poi si infilò il caschetto. Forse mentre giocava avrebbe potuto distrarsi dal mondo reale… almeno per qualche ora…

Si ritrovò all’identikit del suo avatar. Uno stanzone bianco con uno schermo, una tastiera e un mouse.Prima di tutto doveva scegliere il nickname. Ma quale nickname! Scrisse Kai H. con la mano sulla tastierina. Sesso. Ovvio, maschio. Scelta dell’avatar. C’erano diverse classi. Ovviamente, in base alla scelta avrebbe deciso se il suo personaggio fosse stato buono o cattivo. Non voleva scegliere ne un buono ne un cattivo. Così scelse il cacciatore di demoni. L’aspetto. Il caschetto aveva fatto uno scanner facciale e aveva capito perfettamente anche la sua corporatura. Non lo modificò più di tanto. Gli abiti erano standard per tutti i giocatori alle prime armi. L’avrebbe modificato a seconda dei soldi che racimolava durante le missioni.

Decise di inziare.

 
- LINK START! –
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Salve a tutti! 
Si, vero, ci ho messo un sacco a scrivere il secondo capitolo... chiedo umilmente perdono...
La verità è che dovevo decidere a quale gioco ispirarmi prima di creare il vero BBO ( che non è un panino del McDonald's , ma l'abbreviazione del gioco)...
così ho deciso a cosa ispirarmi. 
Veniamo a Kai... l'idea del bel blader tenebroso + sigaretta in bocca... volevo dargli un aria da "dannato e bello"... 
Comunque! Ora vedo come fare il terzo, intanto ho già deciso il titolo! Si chiamerà "Non si può uscire" o qualcosa del genere...
Non dimenticate di commentare! 
Alla prossima!
SylviettaMyss

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Capitolo 4
*** Dark Nightmare City ***


Capitolo 3 – Dark Nightmare City

What a day
I can barely keep my eyes wide open
I don’t wanna see straight
What a day
Feels like my breath is heavy again
And I’m totally faded
Come to me
Come to me
I am waiting for you
Come to me
I can’t wait
Follow me, follow me
As I trip the darkness
One more time
Follow me, follow me
I awake from madness
Just in time
LACUNA COIL - TRIP THE DARKNESS


Ansimava. Aprì e richiuse gli occhi, guardandosi le mani. Era tutto così reale. Il pavimento della piazza, i palazzi, lo stesso cielo cupo. Lo sapeva, il gioco era ambientato in una città lugubre. Quel mondo era assurdo ma incredibilmente reale.

Si fissò un secondo al vetro di una casa e si coprì di scatto con le mani. L’abbigliamento iniziale gli sembrava un po’ troppo osé per i suoi gusti: una fascia a coprire il seno, con una corda al centro legato attorno al collo ( tipo quelle dei costumi da bagno)  e una semplice gonnellina, se gonnellina poteva definirsi, legata al fianco sinistro. Era scalza, aveva due bracciali e una strana collana, con un pendente a forma di goccia blu.

Sicuramente, a seconda delle missioni, avrebbe guadagnato denaro e si sarebbe comprata qualcosa di più coprente. Aprì il menù, nella speranza di trovare un mantello o qualcosa del genere, ma niente, solo un libro… pensò che suo padre era un pervertito per vestire così le ragazze. Prese il libro e lo aprì, era un libro di incantesimi. Era un mago, dunque. Con un livello spaventosamente basso: 1 … Sospirò, avrebbe dovuto leggere un qualche libretto, documentarsi, invece di buttarsi così allo sbaraglio lì dentro.

Doveva trovare il modo di guadagnare denaro e lo poteva fare o affrontando nemici o compiendo delle missioni. Non le sembrava il caso di iniziare con le missioni, si sarebbe limitata ad affrontare qualche nemico qua e la. L’occasione le si presentò subito. Infatti, dietro di lei, fece capolino un enorme bestione. Aveva la testa piccola, che ricordava quella di un maiale. Il corpo ricoperto da un armatura e un enorme pancia.

Lui grugniva e rideva. Ayame saltò indietro, pensando a cosa doveva fare. Non aveva tempo di leggere il libro. Non aveva tempo di pensare, chissà cosa le avrebbe fatto quel bestione. Lui era di livello 20, era troppo per lei. Agì d’istinto, allungò le mani in avanti e pronunciò le prime parole che le passarono per la testa. Improvvisamente, comparirono delle stalattiti che imprigionarono il mostro. Lui si dimenò, cercando di scappare. Ma lei insistette e pian piano il ghiaccio lo ricoprì tutto.

A quel punto, non sapeva che fare. Sarebbe voluta scappare, ma doveva sconfiggerlo per guadagnare soldi. Continuò ad agire d’istinto e il ghiaccio espose, assieme al bestione.

Finito lo scontro, si sedette a terra. Usare la magia l’aveva sfinita. Aprì il menù e vide di essere cresciuta di livello: 2 … “Continuando così, chissà quando otterrò un livello decente…” si disse, sconsolata. Ma aveva guadagnato 1.000 scudi. Che moneta banale, pensò. Però con quella cifra avrebbe potuto comprare qualcosa. C’era anche un piccolo negozio, non lontano da dove si trovava lei. Ci si fiondò subito.

Per sua fortuna, non incontrò nessuno. Era notte fonda e sperò di trovare aperto. Era una piccola bottega, con una finestra e una porta. Un classica casa con quattro mura e un tetto, dai colori tetri. Nulla di nuovo, vista la moda del posto! Pensò. Provò ad aprire la porta e questa si aprì. Dentro non c’era anima viva. Era pieno di oggetti vari, dalle armi alle ciotole per mangiare. Era anche un secolo che qualcuno non puliva la dentro, vista la polvere e le ragnatele.

Scuriosando qua e là, trovò un mantello. Ci diede una botta sopra per togliere un po’ di polvere. Era di pelo bianco, bellissimo. Chissà quanto costava… Non c’era traccia di un commesso, o qualcosa del genere. Decise che avrebbe preso quello che le serviva e avrebbe lasciato i soldi sul bancone. Girando trovò anche un paio di stivaletti, che le calzavano alla perfezione. Le sembrò un po’ troppo lasciare tutti i 1.000 scudi per quelle due cose, così ne lasciò la metà.

Una volta uscita si mise il mantello e ripartì. Chissà in che posto si trovava. Sapeva solo che la città si chiamava Dark Nightmare City. Adatto al luogo! pensò. Non sapeva bene dove andare, non si capiva se era giorno o notte. Era tutto troppo strano e lugubre, come in un film dell’orrore. Di quelli con quelle eterne lotte tra il bene ed il male. Aveva un solo obbiettivo, crescere il livello e sperare di rimanere viva il più possibile. Sperava che suo padre riuscisse a sistemare il gioco più in fretta possibile. Avrebbe anche voluto dormire un po’, ma le sembrava che i nemici potessero saltare fuori da un momento all’altro. Sospirò ancora.

Passarono due mesi, anche se a lei sembrò che fossero passati anni. Il livello era cresciuto molto velocemente. Ora era a 34. Doveva crescere ancora, ma era fiera di quel livello. Era degna di suo padre, pensò. Aveva anche cambiato abbigliamento. Con un vestito un po’ più coprente. Ma aveva conservato il mantello, quello le piaceva troppo per darlo via. Ed era utile, visto che spesso nevicava.  

Entrò nel bar della città e bevve un the caldo. Sentiva il parlottio delle persone accanto a se. Dicevano che presto si sarebbero formate delle gilde nuove. Ne esistevano già diverse quando lei era entrata nel gioco, ma non aveva mai pensato ad unirsi ad una di quelle. Lo riteneva inutile, anche se un po’ di protezione, tipo da un guerriero, non le avrebbe fatto schifo. Spesso il suo livello di vita si abbassava quasi al limite quando combatteva. Ma aveva imparato diversi incantesimi di guarigione e si salvava.

Stava leggendo un libro di pozioni, quando lo vide entrare. La gente intorno a lui smise di parlare e lo fissava come se avesse visto chissà chi. Un lungo giaccone nero con le cuciture e i bottoni rossi. Aveva anche un disegno sulla fondo a forma di fenice, rosso. Si levò quell’enorme spadone che si portava sulla schiena e la sbatté sul bancone. Ordinò qualcosa da bere e l’oste lo servì subito.

Ayame ne aveva sentito parlare. Lo chiamavano Phoenix Knight. Da quando era entrato, si era dimostrato un grande guerriero e nel giro di pochi giorni aveva portato il suo livello a 100. Come si chiamasse veramente, non ne aveva idea. Agiva da solo e aveva rifiutato qualsiasi invito dalle gilde. Aveva i capelli argentati, che coprivano tutto sommato un volto giovane. Ma da quella posizione non vedeva bene.

Non sapeva perché ma si sentiva attratta da tutta quella segretezza. Pagò ed uscì, riposizionando la spada sulla schiena. Anche Ayame pagò, si mise il mantello e lo seguì. Cercò di fare il più piano possibile per non farsi scoprire, continuandosi a chiedersi perché lo stesse seguendo.

Poi lui si fermò, sotto la neve che cadeva. “Vuoi smetterla di seguirmi!” Esclamò. Ayame si morse un labbro, l’aveva scoperta. Si avvicinò a lui e lui si girò. Aveva due occhi magnetici color porpora e degli strani segni sul volto. “Insomma cosa vuoi? Sei l’ennesima rompiscatole che vuole che entri nella sua gilda?” Chiese. “Eh? No, assolutamente no!” Rispose lei. “E allora cosa vuoi?” Chiese ancora. Non sapeva cosa rispondere, così disse la prima cosa che le venne in mente. “Ho bisogno di un guerriero …”. “Sono un cacciatore di demoni!” Rispose secco lui. “Non importa, mi sta bene! Sono un mago e mi occorre protezione!” disse ancora lei.

Lui aprì il menù e guardò i suoi dati. “Mh… sei un mago scarso… “ Disse poi. “ Non sono qui da molto…” Si affrettò a rispondere. “Come tutti, del resto…” concluse lui. “Io sono qui da meno tempo di tutti voi!” Esclamò. Non che la cosa gli interessasse più di tanto, lui controllò. Due mesi… se solo quattro mesi prima avevano vietato la vendita del gioco… non capiva… ma non si scomodò. Certo, per essere lì solo da due mesi, era forte. Sospirò, non voleva nessuno tra i piedi. “Tu non servi a me ed io non servo a te! Addio!” concluse, andandosene.
- Stupido! Devi avere un mago in squadra con te! – Gridò Ayame. Il ragazzo si fermò ma non si voltò. – Non ne ho bisogno … - le rispose secco. – Bene! Ne riparleremo quando sarai in fin di vita… - concluse infine lei. 

 
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Bentornati! Scusate il ritardo... manca tempo ed ispirazione... ammetto che non prevedevo che la storia prendesse questa piega, ma mi piace!
Mi sono ispirata a due film per la città: Underworld e Shadowshunter.
Per il resto spero di averlo descritto al meglio. 
Come sempre, commentate e fatemi sapere! 
A presto ... spero...
SylviettaMyss

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Capitolo 5
*** The Phoneix Knight ***


Capitolo 4 – The Phoneix Knight

Hey Youngblood doesn’t it feel like our time is running out
I’m going to change you like a remix
Then I’ll raise you like a phoenix
Wearing all vintage misery
No I think it looked a little better on me
I’m going to change you like a remix
Then I’ll raise you like a phoenix
THE PHOENIX - FALL OUT BOY



Essere il più forte di tutti. Solo questo gli importava, il resto non doveva esserci. Anche se si trovava in un gioco e nulla più, la sua vera natura era, infine, saltata fuori
.
Nella sua vita sveva avuto mille duelli, contro i più tenaci e agguerriti bladers. Come quella contro Takao, contro Max, contro Rei… per arrivare all’ultima: quella contro Brocklyn. Lottare e combattere per essere il migliore. Ma poi, infondo, cosa aveva ottenuto?

Anche ora, ogni giorno, doveva combattere contro i più svariati nemici. Non era più una faccenda di essere il migliore, era diventata una questione di vita o di morte. Il suo nemico era la morte.

Gli avevano appioppato quello strano soprannome, ma infondo gli piaceva. Infondo, da quando era entrato dentro a quel gioco aveva capito di essere dominato dalle fiamme. Dal primo incontro, dove, intento a scagliare un affondo, aveva, in qualche modo, la sua spada era diventata fiammeggiante. Era uno strano potere che non aveva ne conquistato ne comprato, ma faceva parte del suo personaggio. D’altra parte era abituato ad avere a che fare col fuoco, dai tempi in cui combatteva col suo Dranzer. Già, Dranzer! Ci era così tanto affezionato da aver chiamato così la sua spada. E ricordava anche come l’aveva ottenuta….

Aveva sentito dire che qualcuno avesse sconfitto un potente drago, avrebbe potuto prendere un suo artiglio per costruire una potente spada. Nessuno riuscì nell’impresa, morirono tutti. Tranne lui.

Si era recato alle pendici di una montagna, durante una burrasca di neve. Era solo, non avrebbe mai diviso il bottino con altri. Si avvicinò alla sommità, dopo quasi una settimana di cammino e allo stremo delle forze. La c’era una grotta dove il drago era solito riposare.

Si avvicinò di soppiatto per sorprenderlo nel sonno. Ma non si accorse della coda dell’animale che si stava iniziando a muoversi. Sentiva il respiro dell’animale, lento e profondo. Sentiva anche il battito del suo cuore, stava accelerando. Non aveva mai avuto paura durante gli scontri di bey blade, nonostante anche lì aveva rischiato la vita molte volte.

Improvvisamente, gli occhi dell’animale si aprirono e la bestia si alzò in piedi. Lui non sapeva bene cosa fare ma brandì la spada. La bestia, sentendosi minacciata, iniziò ad attaccarlo, sputando ghiaccio dalla bocca. “Ma i draghi non sputavano fuoco!” esclamò. Poi scappò fuori, inseguito dall’animale. Infine si voltò, trovandoselo di fronte. Era come un flash, un ricordo, qualcosa di così potente.

Iniziò a respirare piano. Doveva restare calmo e ritrovare la concentrazione. A quel punto saltò e si lanciò sull’animale, in groppa sulla sua testa. Il drago iniziò a dar delle testate per terra nel tentativo di scrollarselo di dosso. Ma Kai girò la spada innalzandola sopra la testa e gliela conficcò nel cranio.

L’animale si fermò e il sangue iniziò a schizzargli fuori da quella ferita. Kai saltò giù e cercò di togliergli uno degli artigli, ma la zampa era finita proprio sotto la testa e in poco si ritrovò completamente coperto del sangue dell’animale. In una qualche maniera, aveva recuperato l’artiglio e poche settimane dopo aveva ottenuto la sua spada.

Sorrise, forse era quello il segreto della sua invincibilità. Una volta aveva letto in una leggenda che un guerriero aveva sconfitto un drago e, immergendosi nel sangue di quella bestia era diventato immortale.

Era da lui soffermarsi a riflettere e a pensare nei luoghi più strambi. Ecco come mai la presenza di strane persone e creature. Infatti, davanti a lui stava avvenendo un duello.

Erano in tre contro quello che sembrava uno pterodattilo. La bestia aveva in quella specie di becco i resti di qualche povero sfortunato che ancora sanguinava. Due di loro lo attaccavano, mentre uno rimaneva in disparte. Un mago, sicuramente… pensò.

Solo dopo averlo osservato bene, notò il mantello bianco. Era quella ragazza, era riuscita a formare una gilda dopotutto. Era concentrata su incantesimi di guarigione per i compagni e uno per immobilizzare l’animale. Tanto da non accorgersi di uno strano tizio che si stava avvicinando a lei.

Ancora non se lo seppie spiegare, ma nel momento in cui quel tipo alzò il pugnale per ucciderla, lui si lanciò verso di lui e lo tagliò di netto in due.

La ragazza si girò di colpo, perdendo la concentrazione. Lo fissò spaventata e Kai non fece a meno di notare i suoi occhi color del ghiaccio. Rimase impietrito per qualche secondo, come se anche su di lui fosse stato fatto un incantesimo. Ma lei si voltò, vedendo i compagni in difficoltà. “Atarie! Zhou!” gridò.

Kai capì. Saltò verso l’animale, sguainando la spada che portava sulla schiena. Gridò, mentre la lama s’infuocava e infilzava l’animale che cadde a terra.

Pulì la spada dal sangue dell’animale in uno straccetto che si portava dietro, sentendosi gli occhi addosso di quei tre.

“Quindi sei tu, il leggendario Phoneix Knight!” Disse uno dei tre. “Si, è così che mi chiamano…” Rispose. “E’ da un po’ che ti cerchiamo…” Continuò quel tipo. Era biondo e alto, con i capelli lunghi avvolti in una strana acconciatura ed era armato di due strane lame e di un arco. In quel gioco c’erano proprio cani e porci! Pensò. L’altro, invece non parlava. Era avvolto in una tunica e non aveva capelli, era paffutello. Gli parve una specie di monaco. “Ti chiedo scusa, caro! Non ci siamo presentati: io sono Atarie, il simpatico monaco e Zhou e l’affascinante mago è la nostra Ayame!” Disse ancora.

“Dicevi che mi cercavate…” Esordì Kai, non aveva tempo da perdere. “Si, abbiamo bisogno di un nuovo membro… Siamo una piccola gilda, ma siamo abbastanza potenti… chi chiedevamo se ti andava di unirti a noi…” Disse Atarie. Era sicuramente il leader. La ragazza si parò davanti a lui. “Lascia perdere! Ci sono molti altri giocatori in grado di dominare il fuoco! Perché proprio lui? E poi tanto non accetterà!” Esclamò lei.

E’ vero erano forti, controllò col dispositivo apposito. Spinto più dalla curiosità di quei tizi che dal buon senso, decise di accettare. “Sono dei vostri!” Esclamò. La ragazza rimase di ghiaccio.

“Benvenuto Phoneix Knight! Ma dicci, qual è il tuo nome?” Chiese Zhou, incurvando la testa a destra. “Mi chiamo Kai… mi sta bene che lo sappiate, visto che facciamo parte della stessa gilda!” gli rispose. “Bene, ci stavamo dirigendo verso la nostra sede, credo sia il caso che ci segui!” disse infine Atarie.

S’incamminarono. Kai rimase indietro e osservò la ragazza. Anche lei lo stava fissando mentre si metteva il cappuccio sulla testa. Era nettamente migliorata, lo aveva capito dal cambio d’abito. Gli sembrò persino cresciuta. Così gli venne un pensiero:  ma quanto tempo era passato? Così controllò la prima data dell’accesso.

Era passato un anno ormai e lui non se n’era nemmeno accorto. Non poteva vivere in quel gioco per sempre, forse con quegli strani elementi avrebbe potuto vincere e uscire da quello strano gioco.

 
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Salve a tutti! 
Chiedo scusa per l'immenso ritardo ma cause estreme tra cui il blocco dello scrittore mi hanno impedito di controllare questa FF.
Mi sembrava giusto dedicare un capitolo al nostro blader preferito e ai suoi pensieri ( ... malati ...). 
Ma se non fosse così, noi non l'ameremmo, giusto?
Ho fatto due conti e la FF dovrebbe esser lunga circa dieci capitoli. 
Comunque è carino l'idea che la gilda sia composta da persone con i 4 elementi: Acqua, aria, terra e fuoco. 
Come avrete già capito, Kai domina il fuoco e Ayame il ghiaccio ( acqua) ... Tanto per rifarmi alla mia precende FF, Ayame in giapponese significa Iris, quindi...
Ad ogni modo, lasciate pure commenti e critiche, sono ben accetti!!
Alla prossima ( speriamo presto...)!
SylviettaMyss

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Capitolo 6
*** Lo spirito nel ghiaccio ***


Episodio 6 : Lo spirito nel ghiaccio

Era il solito insolente, superficiale e insensibile. Questo pensava la povera Ayame mentre cercava di spiegare quanto fosse pericoloso introdursi in quel dangeon. Ma come al solito lui non era stato ad ascoltarla e nemmeno il resto del gruppo.

Kai era uno spaccone, un ragazzo alla quale non importava nulla se non di se stesso. Ancora si chiedeva come mai avesse deciso di entrare nella loro gilda. Ayame sospirò mentre camminava. Non lo sopportava proprio. Anche Atarie se n’era accorto e le aveva detto di portare pazienza e che necessitavano di quell’elemento. Eppure c’erano un sacco di guerrieri in gamba che dominavano il fuoco e avrebbero potuto scegliere uno di loro.

Intanto i quattro camminavano per quella valle, alla cui fine vi era un’immensa montagna. Era una giornata fredda e il paesaggio era ricoperto dalla neve, ma almeno c’era un bel sole. Era la prima volta da quando era entrata nel gioco che vedeva il sole, visto che era spesso notte e nevicava o pioveva. La ragazza si fermò un secondo a fissarlo, sembrava così vero. La luce era quasi accecante e le sembrò quasi di sentire il calore che emanava.

“Muoviti Ayame! Non abbiamo tempo da perdere!” Gridò Kai. Ancora lui! Ayame strinse i pugni. Un giorno di questi lo avrebbe congelato, se lo promise. “Non capisco come mai hai tanta fretta!” Esclamò. “ Quell’essere dorme di giorno! E’ il momento più giusto per attaccarlo e per prendere il cristallo!” rispose il ragazzo. Ayame sbuffò, mai che si facesse qualcosa che volesse lei.  Anche lei avrebbe voluto un arma o qualcosa del genere. Era un mago, vero, ma la magia la sfiancava e avrebbe voluto difendersi con qualcos’altro.

A metà giornata arrivarono ai piedi della montagna. “ Sarà meglio fare una pausa e mangiare qualcosa…” suggerì Atarie. Zhou annuì con la testa e aprì il menù in cerca di qualche prelibatezza da mettere sotto i  denti, alla fine prese una ciotola di riso al curry. Kai li guardò male e si sistemò la spada sulla schiena. “Se volete fermarvi fate pure! Continuo anche da solo” Disse. Il solito insolente! Pensò Ayame. Poi s’incamminò dietro di lui. “ Cosa pensi di fare?” Chiese lui. “Stupido! Senza il mio aiuto morirai!” Rispose la ragazza. “Fai come ti pare…” Concluse infine lui.

La montagna non era ripida ma la neve impediva bene loro il passaggio. Tuttavia Kai continuò e Ayame cercò di stargli dietro come meglio riusciva. A circa metà montagna i due trovarono un’immensa grotta. Kai pensò si trattasse della tana dell’animale e si avventurò furtivo all’interno seguito da Ayame.

Dentro trovarono un focolare spento e qualche pelle di animale. Ma della creatura nessuna traccia, così come del cristallo.

Improvvisamente, i ragazzi sentirono un boato e si precipitarono fuori. Non capirono bene come ma dalla cima della montagna si stava creando una valanga.

Iniziarono a correre giù per la montagna, nel tentativo di salvarsi. Ma la valanga scendeva veloce e non sarebbero mai arrivati a valle in tempo. Allora Ayame decise di provare una cosa.

Si fermò verso la valanga, nonostante le imprecazioni di Kai e piantò bene i piedi a terra. Poi mise le braccia davanti a se con le mani ben aperte. Strinse gli occhi e esclamò la formula e tutto intorno a loro si ghiacciò. Ayame e Kai si ritrovarono in  una caverna sotto tutta la neve ghiacciata. “Ma che diavolo…” Stava esclamando il ragazzo quando Ayame perse i sensi cadendo a terra.

“Ayame!” gridò. Era svenuta, tutta quella magia l’aveva stremata. il ragazzo si avvicinò a lei, scuotendola leggermente. Era riuscita a ghiacciare tutta la neve della valanga in un qualche modo

La ragazza aprì gli occhi, avvolgendosi nel mantello. Kai si alzò in piedi e sguainò la sua spada. “Se uso il fuoco posso riuscire a sciogliere tutto!” Esclamò. “No! Fermo! Sei impazzito?! Se sciogli tutto moriremo affogati!" Rispose lei. “ Cosa proponi di fare, allora? Sei tu che hai ghiacciato tutto!” Gridò. Ma la ragazza non rispose, iniziò a tremare, sdraiandosi a terra. Kai si chinò su di lei, appoggiando la spada a terra. Tutta quella magia l’aveva indebolita.

“ Vedrai che non ci lasceranno qui, Atarie e Zhou saranno sicuramente sulle nostre tracce… “ La rincuorò.

Passarono delle ore ma dei loro compagni nemmeno l’ombra. Kai si era seduto a terra e stava iniziando ad avere freddo anche lui ma, stranamente, non gli importava. Voleva solo che Ayame stesse bene, dopotutto gli doveva la vita. Lei era ancora distesa a terra, non tremava più. “Ayame” sussurrò, ma la ragazza non gli rispose.
Il ragazzo le si avvicinò, era fredda, troppo fredda. Controllò il livello dell’energia e stava calando velocemente. Doveva scaldarsi, ma se usava il fuoco si sarebbe sciolto tutto e sarebbero morti. Così sollevò la ragazza da terra e se la appoggiò sul petto, cercando di scaldarla, sfregando le mani sulla sua schiena. Lei respirava piano, troppo.

Iniziò a temere che non ne sarebbero usciti vivi. “Ayame… perdonami… sono stato un incosciente…” iniziò a sussurrare. Ma gli mancava il fiato in gola, presto gli sarebbe calata l’energia, non gli rimaneva molto. “… non volevo farti del male … non te ne farei mai … non potrei … perché …” continuò con un filo di voce, ma le palpebre si chiusero.

Improvvisamente il ciondolo di Ayame iniziò ad emanare un immensa luce e scomparve. Poi apparve, quello che sembrava essere uno spirito di luce. Kai riuscì appena ad intravvederla, gli sembrò che avesse la forma di una bambina. “Sorellina!” Una voce poi buio.

Ayame riaprì gli occhi, era in un comodo letto. Kai era in piedi, davanti alla finestra che fissava il vuoto, con una tazza in mano. Appena si accorse che la ragazza si era svegliata posò la tazza su un tavolino e le si avvicinò. “ Ehi! “ le disse piano “ Come ti senti? “. “ Un po’ meglio, grazie … “ rispose lei. “Siamo vivi…” disse ancora. “Si, a quanto pare sei una tipa molto fortunata…” concluse lui.

Poi la porta si aprì ed entro una bambina. Ayame la ricordava bene, l’aveva vista anni prima, non poteva credere che fosse lei. “… Yui …” disse con un filo di voce. La bimba le saltò al collo. “Sorellina! Sapevo che eri tu!” Esclamò. Era strano ma vero, quella bimba era vera. La poteva toccare e sentire…

Poi vide Kai che si stava allontanando, voleva lasciarle da sole. Chissà di quante cose dovevano parlare…” Kai, perché ti sei preso cura di me? “ chiese lei. lui si fermò. Fece un sospiro prima di parlare. “ Perché non potevo permettermi che tu morissi… non l’avrei sopportato” rispose, infine, poi si allontanò e chiuse la porta. 

Era strano, più del solito. Ayame pensò che avesse preso una botta in testa perché mai si era dimostrato gentile con lei.

 
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Salve a tutti!
Chiedo scusa per il ritardo... ma sono stata al Lucca Comics... poi malata...
Infatti, il capitolo lo avevo cominciato prima di partire ma l'ho finito oggi ( quando il raffreddore e il mal di gola mi hanno dato tregua)
Allora, la storia sta proseguendo e stavo pensando di scrivere 9-10 capitoli. 
Non credo realizzerò un trailer, lo vedo un po' difficile...
Spero di riuscire a scrivere il più velocemente possibile, vi chiedo di aver pazienza.
Grazie per i due precedenti commenti, li ho apprezzati!! :)
Continuate a seguirmi e a commentare!
A presto ( speriamo)!
SylviettaMyss

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Capitolo 7
*** Christmas Dance ***


Episodio 7: Christmas Dance

'Cause I'm your pain
And you are my hurt.
Just take me as I am
Believe I am yours.

'Cause I'm your pain
And you are my hurt.
Just take me as I am
Believe I am yours.

LOVEX - YOURS

Ci mancava pure questa! Pensò Kai, passandosi una mano sulla fronte. Mancavano pochi giorni a Natale, e Ayame aveva avuto la brillante idea di decorare tutta la sede della loro gilda. Idea che aveva coinvolto anche la nuova entrata Yui che svolazzava avanti ed indietro ad attaccare ghirlande alle finestre. Ma come si poteva dire ad una bimba che lui non apprezzava il Natale. Una bimba, un piccolo spiritello dagli occhioni blu, felicissima di quella novità. Nessuno si era opposto all’idea di Ayame, avevano anche accettato l’idea di farsi dei regali a vicenda.

Il problema arrivò il giorno dopo…. quando alla sede della gilda era arrivato un invito. Atarie aveva aperto la busta con un pugnale che aveva estratto dallo stivale. Poi lesse il contenuto e con la faccia un po’ delusa la lanciò a Kai e se ne andò in un’altra stanza. Nessuno di loro capì quel comportamento fino a quando Kai si alzò in piedi imprecando. Yui prese la busta dalle mani del ragazzo e la diede ad Ayame. Era un invito, un invito ad un ballo indetto dalle altre gilde per festeggiare il Natale. Avevano invitato un elemento femminile ed un elemento maschile di ogni gilda. Come elemento femminile c’era solo lei, Yui era uno spiritello, non era considerata un “giocatore”. Ma come elemento maschile era stato scelto Kai…

“Non intendo farlo!” Esclamò il ragazzo. “E’ una cavolata! Non ha senso!” Continuò. “Non hai altra scelta… questo è un modo per farci conoscere alle altre gilde, per far vedere la nostra potenza…” Esordì Atarie. “Che mi affrontino allora!” Gridò Kai. “Sei impazzito?! Da solo non puoi vincere!” Gridò ancora più forte l’elfo. Kai prese la propria spada e se la mise sulla schiena. “Non lo farò…” Concluse. “Non vorrai lasciare Ayame da sola a quella festa…” Lo avvertì. Kai uscì sbattendo la porta. Cosa diavolo voleva quel tipo? Non lo sopportava proprio, con quell’aria saccente da “so tutto io”. Che diamine! Che ci vada lui se ci tiene tanto! Pensò.

Ayame era già andata nel panico. Non sapeva ballare, non aveva un vestito adatto … era un disastro! Si sedette sul letto sconsolata, sospirando. Improvvisamente la porta si aprì ed entrò Atarie con un pacco. “Tieni, questo è il mio regalo per te!” Disse. Ayame si avvicinò a lui e prese il pacco. “Aprilo!” Suggerì il ragazzo. Ayame tolse il nastro e la carta attorno, poi aprì la scatola rimase a bocca aperta: era un bellissimo vestito lungo e bianco. “Speravo di poter danzare con te vedendoti con quel magnifico abito…” Disse ancora con un filo di malinconia. “Mi dispiace, Atarie!” Sussurrò lei. “Ma no, non è stata colpa tua…” Continuò lui. “Spero che ti divertirai alla festa…” Concluse infine. “Con quello là? Sarà difficile!” Esclamò Ayame.

Cosa diamine me lo fa fare?! Continuava a pensare Kai, mentre camminava. Poi si fermò e diede un pugno contro un muro di una casa. La verità? Era confuso… non voleva lasciarla sola, ma non si sarebbe mai abbassato a tanto.

Ayame si mise l’abito e lo coprì con il mantello bianco. Yui le aveva acconciato i capelli, si divertiva molto a farlo. Uscì dalla sede e si incamminò verso il luogo della festa. Aveva deciso di andare a piedi visto che non era lontano dalla sede della sua gilda.

Il palazzo era molto semplice e con una scalinata. S’incamminò su quella tenendo il vestito con le mani. Poi, arrivata davanti alla porta, deglutì e decise di entrare.

Arrivata nel salone, le sembrava di essere in un qualche film. Era tutto arredato in stile natalizio, con ghirlande argentate e cristalli che riflettevano la luce. Continuava a guardarsi attorno e decise di levarsi il mantello. L’abito era davvero splendido: il corpetto sembrava ricoperto da cristalli di ghiaccio e la gonna scendeva leggera, con un lieve strascico, aveva anche le maniche lunghe ed era interamente bianco. I capelli corvini erano acconciati in una lunga treccia che le scendeva su una spalla. Era uno splendore, le ricordava un abito che aveva visto su una regina in un film.

Iniziarono le danze e lei si ritrovò sola al centro della sala guardandosi attorno …

 
… Doveva immaginarselo, lui non sarebbe venuto …
 
Stava per andarsene quando vide la folla allontanarsi. Kai le si avvicinò, anche lui si era vestito per l’occasione, anche se somigliava più ad un “pirata in frak”. Lui le mise la mano sul fianco, prendendo la sua e appoggiandosela sulla propria spalla. Poi prese l’altra mano nella sua e condusse il ballo. Ayame non aveva mai ballato ma le veniva stranamente naturale.

Poi la musica si fermò e lui le prese la mano, conducendola fuori dalla stanza, su una piccola balconata. Quella sera, stranamente, non nevicava. Era sereno e tutto aveva un aspetto meno tetro e più magico. Purtroppo, faceva molto freddo e Ayame stava rabbrividendo. “Hai freddo?” Le chiese Kai. “… un po’ …” Rispose lei. “Se vuoi torniamo dentro…” Disse Kai. “No, qui è così bello …” Concluse lei. Kai la guardava, mentre lei fissava il cielo stellato. Avrebbe voluto dirle che era lei la cosa più bella lì, in quel momento. Ma non parlò, si limitò a fissarla.

Poi alzò la testa e vide che sopra loro c’era un piccolo vischio.. “Non ti ho ancora chiesto cosa desideri per Natale… “ Sussurrò. “… no … ma sono felice così…” Rispose Ayame. “… invece io lo so già da un pezzo …” Nemmeno il tempo di finire la frase che prese Ayame per le spalle e la fissò intensamente.

Il cuore di lei batteva all’impazzata, anche se non capiva perché. Una mano di lui le si posò sul viso. Lo vide chiudere gli occhi e avvicinarsi… per un attimo, decise di fare lo stesso e lasciarsi andare. Ma le vennero dei dubbi. Cosa provava lei per lui? Era giusto quello che stava accadendo? Così prese una decisione affrettata, anche se non sapeva se avesse fatto bene o no. Si liberò di quel gesto e corse via.

Kai rimase impietrito, mente la vide correre via. Poi si voltò, diede un pugno alla ringhiera della balconata e si maledette per esser stato troppo affrettato…

Ancora non capiva come mai fosse corsa via in quel modo. Non aveva fatto nulla di male, anzi! Era stato gentile, dolce, qualcosa che di lui non aveva mai visto. Ed era stato durante quella serata che aveva capito. Per quello era corsa via, non sapeva ancora come controllare tutto quello che provava. Era talmente bello e talmente sofferente che il cuore le scoppiava nel petto.

Arrivò alla sede e corse nella sua stanza dove cadde sul letto, ancora in lacrime.

“Perché piangi, sorellina?” Chiese Yui. Ayame si era seduta e  voltata verso Yui, con le lacrime ancora sulle guance. “Ci sono cose che sono difficili da spiegare…” Rispose lei. Lo spiritello si avvicinò a lei, si sedette sul letto e le prese le mani tra le sue, sorridendo. “Ho visto succedere la stessa cosa tra la mamma ed il papà…” Continuò. “Dove li hai incontrati, Yui? Ho sempre pensato che tu fossi una creazione di mio padre…” Chiese la ragazza. “No, li ho incontrati in SAO! Io vengo da lì! Il papà mi ha portato con se!” Esclamò Yui. “A proposito della mamma e del papà… volevo chiederti una cosa…” Disse la ragazza. “Dimmi, sorellina!” Esclamò ancora lo spiritello. “Vorrei sapere di più di loro… di quando erano in SAO… potrebbe aiutarmi a capirli meglio…” Disse ancora. “Ci penso io… sarà il mio regalo per Natale!” Concluse Yui. Mise le mani sul volto della ragazza ed entrambe chiusero gli occhi.

Una serie di immagini le inondarono la mente. Erano i ricordi di Yui, un po’ confusi ed offuscati ma riconosceva bene i propri genitori. Ma le immagini continuavano a girarle nella testa talmente veloci e forti che la ragazza cadde sul letto e svenne.

 
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Salve a tutti!
Ci ho messo tantissimo a scrivere questo capitolo e vi chiedo immensamente scusa... 
L'ho tipo scritto 4-5 volte e ricontrollato anche il doppio!
E' un capitolo dedicato un po' più alle ragazze... e poi comunque rimango ancora legata a Frozen... visto il vestito di Ayame...
Spero di scrivere al più presto il prossimo capitolo... 
Continuate a commentare e a seguirmi... e vi ringrazio della pazienza ... davvero ...
A presto!
SylviettaMyss

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Capitolo 8
*** Nella realtà ***


Episodio 9: Nella realtà

You could be my someone 
you could be my sea 
you know that I'll protect you 
from all of the obscene 
I wonder what your doing 
imagine where you are 
there's oceans in between us 
but that's not very far 

BLURRY - PUDDLE OF MUDD

Nulla avrebbe potuto scostarlo da lì. Da quando Ayame aveva indossato il suo vecchio Nervegear ed era entrata nel gioco non l’aveva più lasciata. Si era fatto portare i propri strumenti nella stanza dov’era ricoverata la ragazza. Non si sarebbe mai perdonato di perderla in quel modo.

Così Kazuto Kirigaya, Kirito come ancora lo chiamava qualche volta Asuna, aveva passato quegli ultimi due anni: attaccato ad un computer, cercando di modificare il gioco. Ma era inutile, i codici che quell’organizzazione aveva usato erano incomprensibili. Ancora si chiedeva come fosse stato possibile addentrarsi in un gioco on-line e cambiare tutte le impostazioni e il linguaggio cifrato che solo il creatore poteva conoscere.

Lavorava giorno e notte, si distraeva solo per controllare che la figlia stesse bene. Lei era immobile, distesa nel letto dell’ospedale, proprio come quando l’avevano trovata nella sua vecchia stanza. Sugu era in lacrime e tentava in tutti i modi di scusarsi, mentre Asuna si era gettata sulla figlia, in un pianto disperato. Lui, invece, era rimasto immobile, sulla soglia della camera e non riusciva a capacitarsi di quello che era successo.

In quel momento il mondo gli cadde addosso e temette per la prima volta di perdere tutto quello che di più caro aveva al mondo. Perciò aveva deciso che avrebbe lavorato giorno e notte per liberarla. Sembrava tutto inutile e temeva che l’unico modo per uscire dal gioco sarebbe stato finirlo.

Si girò con la poltroncina e fissò la figlia. Poi si alzò in piedi e le si avvicinò, controllando che gli strumenti funzionassero e che le flebo fossero cambiate. Tutto a posto, almeno dal punto di vista medico. Era come in uno stato di coma, in vita, ma chissà la mente dov’era. Chissà quali avventure stava vivendo… Chissà se si fosse trovata in difficolta, se avesse avuto qualcuno su cui contare…

In quel momento entrò Asuna. “Dovresti fare una pausa…” Disse, sapendo che avrebbe avuto una risposta negativa. Infatti, Kirito si limitò a muovere la testa a destra e a sinistra. “Vatti a prendere qualcosa, sto io qui con Ayame…” Continuò la donna. “… lei è la dentro per colpa mia … “ Sussurrò poi. “… non è stata colpa …” Venne interrotta bruscamente. “Invece si! Sono tutti rinchiusi la dentro a rischiare la pelle per un mio sogno egoistico!” Gridò lui.

Asuna non insistette, lo conosceva molto bene e sapeva quanto stesse soffrendo. Si sentiva responsabile dell’accaduto, anche se il gioco era stato violato. La sua idea iniziale era quella di creare un mondo dove ogni emozione e ogni sensazione fosse reale, proprio come vivere, ma in una realtà virtuale. Per lei, invece, era stato diverso. Aveva deciso che avrebbe aiutato il prossimo, così era diventata prima medico, poi pediatra. Infondo, aveva sempre amato i bambini, l’aveva scoperto con Yui.

Si sentiva una donna a metà e le mancavano quelle emozioni che aveva provato con quella bambina. Così aveva deciso che ne avrebbe avuta una tutta sua, nella realtà. Dopo mille difficoltà e alcuni aborti, era arrivata Ayame. Era una bella giornata di primavera, quando la sua piccolina era nata. Inizialmente voleva chiamarla proprio Yui, ma a Kirito non parve giusto. Sarebbe stato come dimenticare la bimba conosciuta in Sao, sostituita da una reale. Era stato lui a decidere di chiamarla Ayame, “Iris” come i fiori sbocciati la mattina della sua nascita, nel parco accanto all’ospedale.

Ricordava ogni singolo attimo, passato con la figlia… quando le acconciava i capelli corvini, le preparava la colazione, la consolava per una caduta e le medicava i graffi, le fiabe prima di andare a dormire… persino momenti intimi, come quando era diventata donna… i suoi dubbi, le prime cotte…
Asuna iniziò ad intristirsi, e le lacrime non tardarono ad arrivare. A quella vista, Kirito stette ancora più male. Non riusciva a sopportare tutto quel dolore.
… Ma Ayame non era morta… e non sarebbe morta!
 
Si sedette nuovamente e, deciso più che mai, si rimetté subito al lavoro. Era sicuro che avrebbe trovato un modo per aiutarla.

Gli sembrò un sogno quando trovò quell’errore. “Asuna!” Esclamò. La donna gli si avvicinò, guardando il computer. “Ho trovato!” Esclamò ancora. Lei lo guardò dubbiosa, ma speranzosa. “C’è un errore… ricordi la nostra baita in Sao? Si trova ancora là, è un mucchio di macerie, ma posso modificare alcune specifiche e creare una stanza dove comunicare! Cercherò di fare in modo che Ayame arrivi là!” Continuò. “Puoi attirarla con una scusa… puoi dire che ci sono dei cristalli in grado di teletrasportare le persone, come avevamo in Sao…” Suggerì Asuna. “Ottima idea! Spero solo che il messaggio arrivi a lei e a nessun altro… “ Disse infine.

All’inizio si trovò solo davanti alla webcam. Non sapeva dove iniziare, voleva dirle così tante cose… ma il tempo stringeva e cercò di limitarsi alle cose più importanti…

 
Spero vivamente che tu sia riuscita ad arrivare qui! Sono riuscito a entrare in uno dei server del gioco e a lasciarti questo breve messaggio! … non so come, ma un’organizzazione segreta è entrata nei server del gioco e ha modificato il sistema… ogni giorno cercavo di cambiarli e di riportare tutti indietro… ma non ci riuscivo e non ci riesco tutt’ora ….temo che l’unico modo sia finire il gioco … sconfiggere l’ultimo boss … per fortuna sono riuscito a caricare le armi che usavamo io e tua madre… spero che ti siano utili in qualche modo …
 
Ma poi l’emozione fece capolino e si fece sfuggire qualcos’altro in più…
 
… mi dispiace di non esseri stato accanto in questi anni come avrei dovuto! Sai, io avevo un sogno, volevo che tutte le persone potessero vivere in un mondo sicuro, dove non muori mai per davvero, un luogo dove potessi sentire tutte le sensazioni che provi come nella realtà… ho iniziato a lavorare a questo progetto … ma poi se arrivata tu e il mio mondo era cambiato… ero poco più che un ragazzo e non sapevo cosa fare …
 
… avevo iniziato ad avere paura … volevo proteggerti … ma non avrei potuto farlo per molto … ad ogni compleanno ti allontanavi sempre più da me … come potevo scusarmi della realtà del mondo ... avrei voluto cambiarla per te ma non potevo farlo … ma sapevo che passo dopo passo saresti riuscita a cavartela anche senza di me …

… non posso più seguirti … sei abbastanza grande da sapere quello che vuoi … vorrei soltanto rivederti sorridere e vivere … ti voglio bene, bambina mia …

 
Chiuse il messaggio, ansimando. Lo mandò in quella stanza che aveva creato, insieme alle spade che aveva avuto l’accortezza di conservare. Click, poi crollò. Batté i pugni sulla scrivania e iniziò a piangere, maledendo prima se stesso per aver avuto quell’idea, poi l’organizzazione responsabile di tutto.

Un’organizzazione segreta e malvagia, che anni prima usava i ragazzini, con la scusa di un gioco, per accaparrarsi potentissimi mostri per poter conquistare il mondo…

...  una certa Borg … 
 
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Salve a tutti!
Per fortuna, sono riuscita a scrivere il capitolo abbastanza in fretta e vi avverto subito che anche quello che segue e in fase di scrittura...
... verrà tanta neve ...
Che dire di questo... TADADAN! MISTERO SVELATO!
Mi piace l'idea che arrivati alla fine alcuni di voi avranno esclamato "No! Lo sapevo!"... 
Piano piano, vi sto svelando tutto ... ma calma, cìè tempo prima della fine... 
... e dovranno ancora accaderne delle belle ...
Continuate a seguirmi e a commentare!
A presto!
SylviettaMyss
 

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Capitolo 9
*** Fantasmi dal passato ***


Episodio 8: Fantasmi dal passato

Don't tell me it's not worth fightin' for 
I can't help it - there's nothin' I want more 
Ya know it's true 
Everything I do - I do it for you 

There's no love - like your love 
And no other - could give more love 
There's nowhere - unless you're there 
All the time - all the way 

EVERYTHING I DO, I DO IT FOR YOU - BRYAN ADAMS

Da quella sera non si erano più parlati. Ayame era spesso seria e, stranamente, muta. Aveva la testa fra le nuvole, come se le avessero fatto il lavaggio del cervello.

Kai pensava si trattasse di quello che era successo tra di loro, ma si era ben riservato da raccontare tutto ai compagni della gilda. Si era limitato un “tutto bene … normale” alla domanda “come è andata?”.

Qualche giorno più tardi, Atarie entrò nella sala in comune con delle novità e aveva voluto convocare tutti. Ayame ci andò controvoglia, Kai invece se ne stava in un angolo, con le braccia incrociate, il volto rivolto verso il basso e gli occhi chiusi.

Lo ignorò cercando di capire quello che Atarie stava dicendo a tutti. Aveva sentito che se si riusciva a finire un particolare dungeon si poteva ottenere un cristallo in grado di teletrasportarti ovunque. Ad Ayame vennero subito in mente le immagini di quello che usavano i propri genitori anni prima. Forse anche loro lo avevano ottenuto battendo chissà quale boss, ma non era in grado di capirlo. Chiuse gli occhi, concentrandosi meglio sulle immagini. Sperava di riuscire a scoprire di più… ma di nuovo le immagini si sovrapposero e alla ragazza parve fin di sentire la voce del padre che la chiamava. Aprì gli occhi di colpo, ansimando e cercò di non farsi vedere.

Qualche giorno dopo, partirono per il dungeon. Era in un luogo estremamente freddo, ma senza neve. C’era una scarsa vegetazione, composta perlopiù da piccoli arbusti e i pochi torrenti che si vedevano erano ghiacciati. Era una distesa senza fine e dovevano sbrigarsi perché durante la notte la temperatura scendeva drasticamente e non sarebbero sopravvissuti ad un tale freddo.  

Continuarono a camminare a lungo ma non trovarono nulla. Non c’era traccia del boss o di qualche nemico. Atarie si fermò e si inginocchio, appoggiando l’arco a terra. “Temo che il vero nemico qui sia il clima rigido…” sussurrò il ragazzo. Improvvisamente si alzò una folata di vento rigido, e la piccola Yui si nascose sotto il soffice mantello di Ayame, stringendosi a lei. Kai si fermò anche lui. “Dobbiamo tornare indietro!” Esclamò. “No! Abbiamo bisogno di quei cristalli!” Rispose Atarie. “E’ una follia! In questo luogo rischiamo di lasciarci le penne” Esclamò ancora Kai.

Ayame si sedette a terra. Si sistemò meglio il mantello, in modo da coprire meglio Yui. Quella creatura le era cara, molto di più da quando aveva scoperto cosa aveva rappresentato per i genitori.

Dopo qualche ora era scesa la notte, si erano accampati come meglio erano riusciti. Ayame non riusciva a prendere sonno, un po’ per il freddo e un po’ perché controllava che Yui stesse bene. Si mise seduta e continuò a guardarsi attorno. Le sembrava che quel luogo avesse qualcosa di strano, che non dovesse esser così. Nella sua mente continuavano a scorrere immagini di un luogo bellissimo, di pace: una foresta di abeti, un lago e una bellissima baita. Possibile che fosse lo stesso luogo? Decise di avventurarsi e di cercarlo.

Lasciò il mantello a Yui e decise di partire. Camminò a lungo per quella distesa e stava per perdere ogni speranza quando da lontano vide il lago. Era completamente ghiacciato e della foresta non v’era più traccia. Continuava a sentire la voce di suo padre che la chiamava.

Sentì dei fruscii dietro di se, pensò di essere inseguita da chissà quale nemico. Si voltò di scatto pronta ad attaccare. Invece era Kai… “Perché mi hai seguita?” Domandò. “Non mi sembrava il caso di avventurarsi da soli in una landa desolata … “ Precisò lui. “Torna dagli altri, posso cavarmela da sola!” Esclamò lei. “Non credo… “ Continuò Kai. Stava per ribattere ma Ayame si sentì debole e fece per perdere i sensi ma Kai fermò la caduta. “Ultimamente sei strana, che ti sta succedendo?!” Chiese lui. Ma Ayame non rispose, sapeva che era a causa delle immagini e dei ricordi di Yui che le giravano in testa.

Kai decise di trovare un riparo, dove farla riposare. Vide il rudere di una vecchia casa di montagna e decise di andare là, era meglio di nulla. Una volta arrivati, quella voce nella testa di Ayame si fece sempre più forte. “Resisti, Ayame!” La supplicò lui. Cercò di distenderla sotto alcune travi ma lei si dileguò dalle sue mani e iniziò a cercare da dove provenisse quella voce. Era sempre più forte man mano che girava, gattonando per quel luogo. Kai non poté far altro che seguirla.  

Fu così che la ragazza trovò un buco. Proprio un buco, qualcosa che non c’entrava nulla ne col paesaggio ne col gioco. Allungò una mano per vedere se era sicuro. Kai la precedette, aveva capito che doveva avere a che fare con quello che le stava accadendo. “Seguimi!” Disse buttandosi dentro. Ayame lo seguì.

Era uno spazio piccolo, tutto bianco. Dove non c’era ne freddo ne caldo. Vi erano solo una teca fatta di una luce azzurrina, con all’interno due spade, e uno schermo che volteggiava. Ayame riuscì in un qualche modo a prenderlo, era da lì che proveniva quella voce. 
  
… Ayame… Ayame…
 
Il video era disturbato da chissà quale frequenza. La ragazza diede due o tre botte a quello strano schermo. Finalmente riuscirono a vederlo bene…
Spero vivamente che tu sia riuscita ad arrivare qui! Sono riuscito a entrare in uno dei server del gioco e a lasciarti questo breve messaggio! … non so come, ma un’organizzazione segreta è entrata nei server del gioco e ha modificato il sistema… ogni giorno cercavo di cambiarli e di riportare tutti indietro… ma non ci riuscivo e non ci riesco tutt’ora ….temo che l’unico modo sia finire il gioco … sconfiggere l’ultimo boss … … per fortuna sono riuscito a caricare le armi che usavamo io e tua madre… spero che ti siano utili in qualche modo …
 
Ecco che cos’erano quelle due spade nella teca di luce.
 … mi dispiace di non esseri stato accanto in questi anni come avrei dovuto! Sai, io avevo un sogno, volevo che tutte le persone potessero vivere in un mondo sicuro, dove non muori mai per davvero, un luogo dove potessi sentire tutte le sensazioni che provi come nella realtà… ho iniziato a lavorare a questo progetto … ma poi se arrivata tu e il mio mondo era cambiato… ero poco più che un ragazzo e non sapevo cosa fare …
… avevo iniziato ad avere paura … volevo proteggerti … ma non avrei potuto farlo per molto … ad ogni compleanno ti allontanavi sempre più da me … come potevo scusarmi della realtà del mondo ... avrei voluto cambiarla per te ma non potevo farlo … ma sapevo che passo dopo passo saresti riuscita a cavartela anche senza di me …

 
“… papà …” sussurrò Ayame tra le lacrime.
… non posso più seguirti … sei abbastanza grande da sapere quello che vuoi … vorrei soltanto rivederti sorridere e vivere … ti voglio bene, bambina mia …
 
“Anche io ti voglio bene, papà! Ti voglio un bene dell’anima” Esclamò la ragazza, mentre iniziavano a scenderli delle lacrime sulle guance. Il video s’interruppe bruscamente. “… papà… no” Ayame piangeva mentre con la mano continuava a toccare il volto del padre sullo schermo. Kai le si avvicinò e lei lo abbracciò forte. L’aiutò a mettersi seduta e gli asciugò le lacrime col polso della giacca. Capiva che questo per lei non era stato solamente un gioco, c’era molto di più in ballo. “ A questo punto credo che tu mi debba dire qualcosa…” le sussurrò. Ayame annuì e si fece coraggio.

“Il mio nome è Ayame Kirigaya…” Sussurrò lei tra le lacrime. “Kirigaya…” Continuò lui. “Si, Kazuto Kirigaya, il creatore del gioco … Kirito… mio padre e Asuna è mia madre… non volevo credere che mio padre avesse creato un gioco identico a Sao, non dopo quello che avevano passato…  speravo che entrando nel gioco, lui trovasse un modo per salvarci tutti… insomma, con un incentivo… la mia vita…” Sussurrò ancora. Kai non parlò più, finalmente si era aperta. “Continuavo a dire che non volevo essere come lui … invece, sono come lui e quello che di buono mi porto dentro me l’ha dato lui … mi dispiace, Kai, avrei  dovuto dirti tutti da molto tempo…” Concluse, infine.

“Beh, visto che siamo in vena di confidenze, anche io ho qualcosa da dire…” Iniziò a parlare lui. “Mi chiamo Kai Hiwatari, è il mio nome già dice tutto… sono quel Kai Hiwatari, quello che combatteva con i bey blade… uno dei quattro campioni mondiali…”. Ayame ne rimase sorpresa, ma non troppo. Non sapeva come ma lo aveva sospettato fin dall’inizio. Il nome, il modo di comportarsi e il suo aspetto fisico… lo aveva visto alla televisione qualche anno fa. “ … invidio il rapporto che hai con i tuoi… si, è conflittuale ma almeno tu hai i genitori… i miei non so chi siano, non li ho mai conosciuti… … io sono orfano, avevo un nonno per la quale provavo poco più che indifferenza visto che mi usava per i suoi scopi malvagi… per questo mi sono dedicato anima e corpo sui bey blade, lì potevo sfogare tutta la mia rabbia… ed essere il più forte del mondo… quella convinzione riempiva il mio vuoto…”

Improvvisamente lui le prese la mano. Ayame si sentì saltare il cuore in gola.

“Tu hai riempito il mio vuoto…”

Ayame si voltò verso di lui e spostò la propria mano sul suo viso. Poi si avvicinò al suo voltò e lo baciò. Una cosa lieve e fugace, quasi una conferma alle sue ultime parole. Così, lui si fece coraggio e riprovò a baciarla. Sapeva che lei non sarebbe scappata perché ora aveva la conferma che cercava.

Si baciarono più intensamente. Un bacio dolce e romantico, tanto bello da far male. Ayame pensò che fosse impossibile provare una miriade di sentimenti così intensi.
Poi Kai si staccò continuando a fissarla. “Ti prometto che finiremo questo gioco e che tu potrai tornare dalla tua famiglia” Disse. Ayame annuì, non riusciva a dire altro. Voleva solo stare con lui. Si fece coraggio e glielo disse. “Voglio stare con te!” Esclamò.

“Vuoi sposarmi, Ayame?”

Ayame lo guardò sorpresa. Si limitò nuovamente ad annuire e lo abbracciò stretta. Sembrava incredibile che la stessa sorte che era capitata ai suoi genitori ora stesse accadendo a lei. 

 
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Salve a tutti!
Finalmente sono riuscita a finire anche questo capitolo! E' venuto anche più lungo degli altri...
Per scriverlo mi sono ispirata alla canzone "A modo tuo" di Elisa, anche perchè è stato molto difficile scrivere il messaggio di Kirito per Ayame...
Mi sono sentita coinvolta anche io ...
Comunque mi metto subito al lavoro col prossimo capitolo, spero solo che i miei vari impegni mi lascino tempo per scriverlo prima...
... grazie per la pazienza ...
Continuate a seguirmi e a commentare!
A presto!
SylviettaMyss

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Capitolo 10
*** Marito e moglie ***


Episodio 10: Marito e moglie

Purtroppo sposarsi in BBO non era come nella realtà. Nessuna cerimonia, nessuna festa, bastava il consenso di due persone e un “click”. Ayame lo trovò un po’ superficiale ma d’altra parte non poteva essere diversamente. Come avrebbero potuto invitare i suoi genitori, i parenti e tutti gli amici. Poi Kai non aveva nessuno da invitare, sarebbe stata una festa solo per lei e non lo trovava giusto.

Si incontrarono il giorno seguente, attorno alle due del pomeriggio, in uno dei pochi luoghi di serenità che si potevano trovare nella città. Bastava aprire il menù, e cliccare “Sposare con …” e poi la voce della persona. A quel punto compariva una scritta, Kai cliccò subito sull’ok, mentre Ayame lesse ad alta voce. “Vuoi sposare Kai H.?”. Due opzioni: “Ok” e “No”. C’era poco di solenne in quello, ma cliccò ok. Subito dopo, comparvero due fedi argentate negli anulari della mano sinistra di entrambi.

Avevano fatto tutto in due, infondo non doveva esserci nessun’altro. Il problema ora era comunicarlo al resto della gilda. Aveva di nuovo agito d’impulso, senza star tanto a pensare alle conseguenze. Sarà che di quella fantomatica gilda non gli importava un granché e poteva tranquillamente ammettere di esserci entrato solo per l’interesse nei confronti di quella ragazza che quel giorno era diventata sua moglie. Kai ti sei sposato… continuava a ripetersi nella mente.

Comunicarlo alla gilda non era stato poi così difficile… Si tenevano per mano e Kai era apparso sicuro e deciso. Strane erano state le reazioni dei compagni… Yui aveva saltellato per tutta la stanza per poi chiedersi cosa significasse, poi  Zhou le aveva spiegato meglio, dopo essersi complimentando con i due con un “Lo avevo capito… da un bel pezzo che c’era qualcosa tra voi due …”. Atarie invece era rimasto serio, aveva incrociato le braccia e se n’era andato fuori, sbattendo la porta.

Più tardi, Ayame fissava ancora la fede nella sua mano sinistra, come se fosse qualcosa di sacro e dannato allo stesso momento, mentre Zhou e Kai avevano sistemato i letti in modo da creare un “matrimoniale”. Zhou aveva detto che ora che erano sposati dovevano condividere tutto, incluso il letto.  Dai, Ayame! Intendeva per dormire! Maledizione! Cosa vado a pensare…  disse tra se.

 “come si ci sposa nella realtà?” I suoi pensieri vennero interrotti dalla piccola Yui, che si sedette sul letto. “Beh, tutti si ritrovano in un giorno di festa, si va in chiesa o in un luogo sacro, a seconda della religione e si viene benedetti… tutti sono elegantissimi, specialmente gli sposi: lui di solito in nero e lei con un bellissimo abito bianco…” Le spiegò. “Anche la mamma aveva un vestito bianco?” Chiese la bimba. “Certo, il più bello che avessi mai visto…”Concluse. “Mi dispiace che non dormiremo più nella stessa stanza, sorellina…” Disse la bimba, incrociando le braccia. Improvvisamente la porta che si apriva interruppe le due. Yui sorrise, saltando sul letto e dando un bacio sulla guancia della ragazza. “Buona notte, sorellina!” Poi aprì la porta a modo, diede un bacio sulla guancia anche al povero Kai, che stava entrando. “Buona notte, fratellone!” Disse, andandosene. “Fratellone?!” Farfugliò lui. Ayame scoppiò in una risata, Kai aveva fatto una faccia tremenda.

Ma il sorriso della ragazza s’interruppe subito, dando il via ad una serie di dubbi riguardanti la fatidica “ prima notte”. Perché quella era davvero una prima notte di nozze, senza dubbio. Kai si levò la giacca, appoggiandola all’attaccapanni. Non l’aveva mai visto senza quella giacca, e presto l’avrebbe visto senza anche il resto… il pensiero la fece arrossire… talmente che cercò di coprirsi il volto con un  cuscino. Poi lui si sedette sul letto e si levò le scarpe, si fermò come se stesse riflettendo, con la schiena ricurva e i gomiti appoggiati sulle gambe.
“Non sono uno che esprime facilmente i propri sentimenti…” Disse tutto d’un fiato. “Lo so, me ne sono accorta…” Rispose lei appoggiando il cuscino. Kai accennò un sorriso, era così nervoso e non capiva perché.

Si ritrovarono  così seduti ai bordi del letto senza parlare. Ayame deglutì, sapeva cosa sarebbe successo, tanto valeva cominciare.  Con l’aiuto della mano, abbassò la spallina della camicetta. Un lieve rumore che rimbombò nella stanza, e nel suo cuore. Improvvisamente, quella mano venne bloccata. La mano di Kai era sulla sua. “ … posso solo provare ad immaginare quello che stai pensando…” Disse. Ayame non rispose, era ancora immobile. “ … non ti obbliga nessuno … non devi far nulla che tu non voglia … “ Continuò. “ Non so nemmeno se in questo gioco sia possibile una cosa del genere… “ Concluse. “Mio padre ha creato il gioco nella maniera più realistica possibile… no, non so se sia possibile… “ Iniziò a parlare lei.

“ … ma ho paura che se non accada nulla non proverò mai più quello che sto provando in questo momento…”

Kai le si avvicinò, le scansò i lunghi capelli corvini e iniziò baciarle il collo. Ayame allontanò tutte le sue paure con quel bacio e si lasciò andare. Non sapeva se era la cosa giusta da fare o no, ma voleva farla. Poi si voltò, prese il suo volto tra le mani e lo baciò. Era diverso dal primo bacio, era profondo e bello da far male. Lui l’adagiò sul letto, poi si tolse la canotta. Lei poté notare tutte quelle cicatrici che si trovavano sul suo petto e sull’addome. “Ah, queste … ricordi di un brutto passato… “ Sussurrò. Lei accennò un breve sorriso prima di abbandonarsi nuovamente in un bacio. Sentiva le sue mani su di lei, passare dai fianchi alle cosce. Allora lei si mise seduta e si levò la camicetta, rimanendo completamente nuda. Istintivamente si sarebbe coperta, invece lasciò che il ragazzo l’osservasse. Poco dopo anche lui si levò il resto. Ayame si distese e Kai su di lei. Il cuore le batteva forte tanto era l’emozione. Si strinse forte a lui mentre entrava, stranamente non sentì molto dolore, pensava che le avrebbe fatto molto più male. Il ragazzo iniziò a muoversi lentamente ma deciso. Continuarono a baciarsi per tutto il tempo, abbandonati l’uno all’altra.  

Quando fu tutto finito, Kai si rilassò sdraiandosi a pancia in su. Ayame andò ad appoggiare la testa sul suo petto, mentre lui le accarezzava i capelli. “Non credevo  che mi sarebbe successa la stessa cosa anche a me…” Disse. Kai la guardò dubbioso. “Dico trovare qualcuno, come è successo ai miei… Alla fine del gioco si sono ritrovati in un ospedale poi sono rimasti insieme” Concluse.“ Se è accaduta la stessa cosa ai tuoi, immagino che ci avranno ricoverati da qualche parte … “ Ricominciò a parlare lui. Ayame si alzò dal suo petto e lo guardò. “Si, è possibile! “ Disse poi. Lui accennò un sorriso, sicuramente era così. “Promettimi una cosa, quando ci risveglieremo, dovrai venire a cercarmi…” Continuò. “ Naturale che vengo a cercarti!” Esclamò lui. Poi la strinse forte e lei si fece avvolgere da quell’abbraccio. “Non voglio credere che sia stato solo un sogno…” Concluse Ayame, chiudendo gli occhi e addormentandosi. “Nemmeno io!” Sussurrò lui, chiudendo gli occhi a sua volta.

Kai aprì gli occhi piano, disturbati dalle prime luci del sole. Lei gli stava ancora dormendo sul dorso, aveva un respiro molto profondo e lento, quello di chi era perduto completamente in un bel sogno. Forse lo era davvero, sperava lo fosse. Ora che aveva una vera ragione per combattere, qualcuno da proteggere non si sarebbe arreso. Ayame avrebbe ritrovato la sua famiglia e lui avrebbe potuto starle accanto, nella realtà. Richiuse gli occhi, odorando a pieno il suo profumo, poi si riaddormentò sperando che quel sogno diventasse realtà. Ti troverò e inizieremo la nostra vita, nella realtà… insieme! Pensò prima di sprofondare nel sonno.

 
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Salve a tutti!
Mi scuso come sempre per il mostruoso ritardo... 
Putroppo mentre stavo scrivendo il capitolo, la meravigliosa storia d'amore e "atto" d'amore... la mia vita sentimentale è andata a farsi benedire e quindi non è stato molto facile per me scrivere... ma l'importante è che ci sono riuscita e sto cominciando ad accettare la cosa...
Comunque, fatti personali a parte, spero che il capitolo sia venuto bene... 
Una piccola news: dovrebbero mancare circa 5 capitoli alla fine, se ho fatto bene i conti! Aspettatevi un finale col botto!
In questo capitolo non ho messo la canzone all'inizio... vi dico solo che ho ascoltato una delle canzoni della colonna sonora di Inu Yasha ( Altro anime su cui mi piacrebbe scrivere una FF, ma vado con calma... prima finiamo questo)
potete trovarla a questo indirizzo:
https://www.youtube.com/watch?v=r4o1OhB9CwE
Bene, direi di aver detto tutto!
Vi ringrazio per i commenti e per seguirmi in così in tanti!
Anche qua, se volete lasciatemi pure critiche e commenti, sono ben accetti!
A presto!
SylviettaMyss

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Capitolo 11
*** Gelosia e rivelazioni ***


 Capitolo 11: Gelosia e rivelazioni

It's not like you killed someone 
It's not like you drove a hateful spear into his side 
Praise the one who left you 
Broken down and paralyzed 
He did it all for you 
He did it all for you 

JUDITH - A PERFET CIRCLE ( UNDERWORLD - LA RIBELLIONE DEI LYCAN)

Quella sera, stranamente, pioveva più del solito. L’acqua scendeva giù a “goccioloni”, tra il frastuono del tuoni e la luce dei lampi. La gilda stava correndo sotto quella tempesta, dietro all’ennesimo nemico: un energumeno con la testa di un calabrone con il corpo gigantesco, coperto da pelli. Una volta raggiunto, Kai si lanciò su di lui con la spada sguainata mentre Ayame lanciò un incantesimo e quell’essere si trovò imprigionato nel ghiaccio. Non fece nemmeno in tempo a divincolarsi da quella specie di prigione che Kai gli tagliò di netto la testa. Il ragazzo scese a terra, raggiunto da Ayame che gli balzò in braccio non appena la testa del mostro rotolò e si fermò sulle sue gambe. Iniziarono tutti a ridere, mentre Ayame sbuffò girandosi e facendo l’offesa. Non le piaceva essere presa in giro.

Improvvisamente, la testa dell’essere iniziò a parlare. “… Attento … Attento a chi ti sta vicino … Hiwatari …” Sussurrò. Non fece in tempo a finire la frase che Atarie gli piantò una freccia di netto in mezzo agli occhi. “Sei impazzito?!” Gli gridò. Atarie ripose l’arco e si voltò. “Andiamo, muoviamoci!” Si limitò a rispondere.

Da quando Kai ed Ayame si erano sposati, Atarie era diventato insopportabile. Era scontroso e scorbutico, non gli andava mai bene qualcosa di quello che succedeva. La verità? Non li accettava e non intendeva accettarli ancora. Si chiedeva come fosse stato possibile che Ayame avesse scelto Kai … già, Kai e non lui …  Non sopportava che quel tipo gliela avesse portata via e quando li vedeva scambiarsi tenerezze, tipiche di una coppia di innamorati, si prendeva su e cambiava stanza, oppure se ne andava proprio dalla gilda.

Fu in una di queste uscite che sentì parlare del vecchio saggio. Stava sorseggiando il suo idromele e, facendo finta di nulla, origliò un’interessante discussione tra l’oste e un cacciatore di demoni. Al livello 31 si trovava un tempio greco, che ricordava l’oracolo di Delfi. Il vecchio, ceco, se ne stava lì, seduto, e ti presentava una sfida. Se la superavi ti dava delle importanti informazioni sul boss finale. Ma nessuno era riuscito in quest’impresa ed erano finiti tutti divorati dalla sua chimera.  

Ritornò alla gilda, chiedendosi se dovesse riferire quello che aveva sentito alla gilda o tenerselo per se. Quasi quasi se lo sarebbe tenuto per se e avrebbe affrontato quella prova da solo… non aveva più nulla da perdere, né in questa vita né tantomeno nell’altra. Inoltre, non voleva che Kai lo sapesse. Lo odiava… lo aveva sempre odiato… non capiva perché avevano scelto proprio lui tra tutti quelli che avevano l’elemento del fuoco. Ma ormai non poteva fare altro, andò alla gilda e riferì tutto. Forse, lui sarebbe morto nel tentativo …

“Non so in che consiste questa prova…” Concluse Atarie. Il resto della gilda si guardò domandandosi se ne valesse la pena. Kai si alzò in piedi. “Se si trattasse di una prova di forza posso pensarci io!” Esclamò. “Possiamo combattere insieme…” Aggiunse Zhou. “Si, lo abbiamo sempre fatto!” Affermò Ayame. Atarie chiuse gli occhi un momento e sospirò. “Non credo si tratti di sconfiggere qualcuno, altrimenti non sarebbero morti in tanti…” Disse poi. “Si tratterà di una prova diversa…”.

Ritornarono tutti in silenzio. Rischiare la vita senza sapere cosa si sarebbero trovati davanti? Ne valeva la pena? Nessuno parlò. Era una decisione da prendere unanime, ma Atarie non voleva obbligare nessuno. Anzi, sperava che accettassero tutti, specialmente il bel ragazzotto dai capelli argentati. Decisero di lasciare passare la notte, dopotutto “la notte porta consiglio”…

La mattina seguente tutti erano d’accordo sul tentare la sfida, dovevano assolutamente avere quelle informazioni preziose. Andarono a piedi al livello 31 e ci volle qualche giorno, visto che non avevano altri mezzi. Durante il tragitto nessuno parlò e si percepiva un’atmosfera di tensione, specialmente tra Kai ed Atarie che non perdeva occasione per rispondergli male e trattarlo con superficialità. Ayame non riusciva a capirlo e trovava il suo comportamento quasi infantile. Inoltre non capiva come mai l’amico avesse iniziato a comportarsi in quella maniera.

Una volta arrivati, dopo una fitta boscaglia, il panorama si aprì in tutto il loro splendore. Un promontorio su un vasto oceano, dove si udivano solo il frastuono delle onde infrangersi contro la scogliera e il verso dei gabbiani che volavano nel cielo. Possibile che un simile luogo fosse stato lasciato intatto?

Il tempietto si trovava alla fine di una stradina inghiaiata ed era decisamente piccolo: solo quattro colonne con un frontone decisamente spartano e privo di decorazioni. Strano visto la straordinaria capacità di quel popolo di decorare e creare meraviglie. Sul basamento sedeva il vecchio, vestito solo di una lunga tunica. La sua bestia dormiva a fianco al tempio, vedendola così assopita sembrava quasi innocua.

Sentendo i passi dei ragazzi avvicinarsi il vecchio alzò la testa, ovviamente gli occhi erano chiusi, segno della sua cecità. Accennò un breve sorriso e li invitò a sedersi. “Prego, chi di voi tenterà la fortuna?” Domandò poi. “In consa consiste la prova?” Domandò a sua volta Ayame. “Nulla di che, mia cara! Un semplice indovinello…” Rispose lui. Se l’indovinello fosse stato davvero semplice nessuno sarebbe morto, pensò Kai.

Non era una prova di abilità o di forza, ma di logica e ragionamento. Zhou si offrì per provare, era un tipo riflessivo e molto colto, credeva di farcela ma Ayame lo fermò. “Non ero una cima a scuola, ma ho sempre avuto una strana passione per il ragionamento… provo io!” Esclamò la ragazza. “Ho la strana sensazione di riuscire ad indovinare la risposta” Disse infine. Poi si sedette davanti al vecchio.

“Bene, ho piacere di offrire la prova ad una ragazza… di solito siete più riflessive e meno impulsive… potrebbe anche darsi che tu ce la possa fare…” Concluse il vecchio. Ayame deglutì, sperava solo di riuscire a saltarci fuori.

“Ci sono tre fratelli. A volte sono brutti, mentre altre volte sono belli. Il primo non c’è perché sta uscendo, il secondo non c’è perché sta venendo, c’è solo il terzo che è il più piccolo dei tre, ma quando manca lui nessuno degli altri due c’è. Chi sono? “
 
Il resto della gilda rimase impassibile mentre Ayame rifletteva. “Hai tutto il tempo che desideri…” Disse il vecchio. Le sembrò una presa in giro più che altro. Poi una soluzione le balzò in testa, le sembrava logica come risposta visto che aveva un senso: passato, futuro e presente. Troppo semplice, pensò la ragazza. Com’era possibile che centinaia di persone avessero avuto lo stesso indovinello e che nessuno lo avesse risolto. Da quella risposta dipendeva la sua vita e quella della gilda, decise di rischiare.

“Passato, presente e futuro!” Rispose decisa. Il vecchio accennò un sorriso e iniziò a muoversi avanti ed indietro. “Esatto! Esatto!” Esclamò. La gilda esultò, ma ad Ayame erano rimasti molti dubbi. “Non temere per coloro che non c’è l’hanno fatta… non sono morti…” Riprese il discorso il vecchio. “E allora dove sono?” Chiese lei. Il vecchio gli indicò un punto preciso sopra di loro. Lassù si potevano scorgere i corpi degli altri giocatori. “Vedi, non sono morti… sono in uno stato di ibernazione… li ho ibernati io, in attesa di coloro o colui che finirà il gioco…” Continuò lui. “E’ un incantesimo che può imparare facilmente anche una come te, Ayame!” Disse infine. “Come fai a conoscere il mio nome?” Chiese. Lui si limitò a sorridere e aprì lievemente gli occhi. “… papà…”

“Adesso le informazioni, vecchio!” Li interruppe, Atarie. “D’accordo! Quel che giusto è giusto…”Disse lui. Gli raccontò del livello del boss, una fortezza da cui nessuno poteva tornare indietro. Il boss era un essere immenso e molto potente ed era stato modificato da coloro che si erano impossessati del gioco per uccidere tutti quelli che avessero provavato a batterlo. Non si sa per quale motivo ma s’impossessava dell’energia dei giocatori.

Atarie s’incamminò all’uscita. “Ti ringrazio, vecchio!” Esclamò. “Forse dovresti ringraziare la tua amica…” Sussurrò il vecchio. “Non dirmi quello che devo fare! Io sono il leader! Loro fanno quello che voglio io!” Gridò l’elfo. Kai gli si avvicinò, prendendo Dranzer dalla sua schiena. “Chi diavolo sei tu? Che ne hai fatto del nostro amico?” Domandò. L’elfo prese a ridacchiare come un pazzo. “Ti credi migliore di me? Io ho fondato questa gilda!” Gridò. Diceva cose senza senso e aveva tirato fuori il lato peggiore di se. “Piuttosto che seguire te, me ne vado! Addio, Hiwatari! In questa vita e nell’altra!” Concluse indirizzandosi all’uscita.

Kai rimase un po’ sbigottito dalla minaccia di quello che considerava un amico dopo tanto tempo. Cosa poteva mai avergli fatto per farsi odiare cosi? La risposta era ovvia: Ayame! Si sedette accanto alla sua sposa sospirando. Il vecchio riprese a parlare. “Fate attenzione! L’associazione che ha rubato i dati, ecco, temo voglia impadronirsi del mondo attraverso BBO…”. “Com’è possibile? Questo è solo un gioco, creato per il divertimento delle persone! Questa è una passione!” Esclamò Ayame.

Kai aveva già sentito pronunciare parole simili anni prima. Gli parve fosse stato Takao, quando erano all’interno del monastero della Borg. Aspetta… si disse. Possibile che fosse la Borg? Quell’associazione di malati di mente che assoggettava ragazzini innocenti per i suoi sporchi scopi?!. “Vecchio, quell’organizzazione è la Borg?” Chiese. Il vecchio si limitò ad annuire.

C’era Vorcof dietro a tutto quello! Ora che suo nonno era morto e lui era rimasto imprigionato nel gioco era passato tutto in mano sua. Maledetto! Pensò. Era tipico di lui! Pensò ancora. “Dobbiamo andarcene da questo gioco!” Esclamò poi. Prese la mano di Ayame e l’aiutò ad alzarsi. Fece un cenno per ringraziare il vecchio e lui gli rispose con un cenno di approvazione, poi se ne andarono. Ayame lo guardò più volte mentre si allontanavano. Era tutto merito suo, di suo padre. Sapeva di questa sua passione aveva creato quel luogo per aiutarla, non l’avrebbe mai ringraziato abbastanza.

L’entrata del livello si chiuse subito dopo che loro ne uscirono…

Nella realtà, Kirito si tolse il nuovo nervegear, sicuro che sua figlia e quel ragazzo ce l’avrebbero fatta.
 
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Salve a tutti!
Si, lo so! Ci ho di nuovo messo un mese per scrivere... chiedo umilmente perdono! -_-
Purtroppo per voi apassionati, vi annuncio che mancano esattamente 3 capitoli alla fine... 
Si perchè, nella più bella delle tradizioni di Sao, anche Bbo avrà 14 capitoli... 
In teoria il prossimo è l'ultimo, diviso in due parti e quello dopo un capitolo così, per chiudere in bellezza...
( Ci sto già lavorando)
Bene, questo è tutto! 
Non dimenticate di commentare e/o lasciarmi critiche e consigli, sono ben accetti!
A presto 
SylviettaMyss

 

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Capitolo 12
*** Il lupo dalle ali bianche ( Parte I) ***


Capitolo 12: Il lupo dalle ali bianche ( Parte I)

L’ultimo livello si trovava nel cratere di un vulcano spento all’ultimo livello, il numero 200. Ci volevano tre settimane di cammino per arrivarci. Dovevano prepararsi, sia fisicamente che mentalmente, visto che da quel livello o si vinceva o si moriva. Durante il tragitto nessuno parlò, un po’ per la tensione di quello che li aspettava, un po’ per l’abbandono di Atarie. A Kai, che aveva preso il suo ruolo, sembrò una ragione troppo stupida per abbandonare la loro gilda. Sicuramente sotto c’era di più, ma ormai non li riguardava.

Dopo quelle fatidiche tre settimane arrivarono dinnanzi all’ultimo livello. Le porte si aprirono su uno scenario apocalittico: la stanza ricordava un’immensa navata di una cattedrale gotica. Vi erano molte colonne  ma nessuna panca, e, stranamente, non c’era freddo. Era ricoperta di specchi alle pareti e creava un bellissimo ma strano gioco di riflessi. Da una qualche parte proveniva una luce spettrale, quasi a preannunciare un funerale più che ad una vittoria. Ma così doveva essere: quello era il boss finale.

“Ma dov’è?” Chiese Ayame, ansimando. “Vieni fuori!” Gridò Kai. La piccola Yui si nascose subito dietro ad Ayame, aveva percepito qualcosa. Infatti, si sentì un lieve ridacchiare per poi diventare enorme e potente, tanto da far tremare la sala. Dal fondo  una figura immensa si fece strada per arrivare da loro. Era assurdo che una creatura tanto bella fosse proprio il boss finale: Un enorme lupo bianco con delle ali sulla schiena col manto lucido e splendente ed aveva gli occhi color del ghiaccio. Ancora più freddi e glaciali rispetto al luogo in cui si trovavano.

Rideva, rideva e rideva ancora. “Smettila e fatti sotto!” Gridò ancora Kai. Ma in quel momento il ragazzo si bloccò. “Che succede, Kai?” Chiese Ayame, ma non ottenne risposta. Era rimasto bloccato ed era sbiancato come se avesse visto un fantasma. “Non è possibile…” Sussurrò.

“Davvero, dici?” L’animale parlò. “Non farti domande assurde, Hiwatari! Si Sono io!”. “Wolborg?” Domandò. Ayame e gli altri non ci stavano capendo nulla, cosa stava succedendo? “Non proprio, mio caro! Ma ora, finalmente che ti ho qui, potrò finirti e sbarazzarmi di te!” Gridò il lupo.  Kai prese la spada dalla sua schiena e si preparò ad attaccarlo, non voleva sentire altro. Corse verso di lui. “Kai!” Gridò Ayame.

Sguainò la spada ed iniziò ad attaccarlo mentre la bestia tentava di prenderlo con le zampe e con le fauci. Ayame lo seguì. “Ayame!” Gridò Zhou. “Sorellina!” Urlò Yui. Non sapeva perché ma aveva un brutto presentimento, doveva proteggerlo. Così si fermò davanti a loro e appoggiò le mani a terra. Il ghiaccio avvolse il lupo ma lui si distaccò subito. “Stupida!” Disse, prima di lanciarle contro il medesimo attacco. “Il mio elemento è il ghiaccio come il tuo, sono immune!” Le sbraitò.

“Il tuo avversario sono io… lei non c’entra nulla!” Disse Kai, fermandosi davanti alla sua sposa. “Sei il solito, Hiwatari! Pronto a sacrificarti in nome di qualcosa!” Concluse il lupo. “Dove diavolo è Yuri se tu sei qui?!” Gridò il ragazzo. “Sei proprio lento a capire … è proprio qui..”
“… io sono Yuri Ivanov… io sono il virus di questo gioco insensato…”

“Maledetto! Che diavolo vuoi da tutti noi?!” Continuò Kai. Temporeggiava, doveva aiutare Ayame a liberarsi dal ghiaccio. Aveva capito già da un po’ che doveva esserci lui dietro a tutto questo. “Da voi, nulla, ma da te… voglio la tua vita! Sei l’ultimo ostacolo che mi resta prima di portare a termine il mio piano…” “La conquista del mondo, immagino! Conosco fin troppo bene la Borg!” Lo interruppe Kai.

Ayame si liberò e gli lanciò contro un altro incantesimo. “Cominci ad infastidirmi, ragazzina!” Esclamò il lupo. “Stavo quasi pensando di risparmiarti, visto che sei la figlia di Kirito! Potevi farmi comodo!” Concluse. “Non avrai mai nulla da lei!” Gridò Kai prima di lanciarsi su di lui. Dranzer prese a fiammeggiare e a perdere piume ovunque. Sembrava proprio il suo attacco, quello che gli aveva permesso di vincere contro tutti gli avversari. Aveva battuto rivali ben peggiori e più potenti e non si sarebbe fatto battere da uno come lui.

Ma il lupo lo lanciò via con un colpo di coda. “Ma che ti ho fatto mai…” Sussurrò, una volta caduto a terra. “Tu avevi tutto! Soldi, potere, un’organizzazione temuta in tutto il mondo… hai abbandonato tutto in nome dell’amicizia e dell’onore! Sei uno stupido! Dopo che te n’eri andato mi aspettavo qualcosa da tuo nonno, visto che ero diventato il suo pupillo… invece, nulla! Alla lettura del testamento, aveva comunque lasciato tutto a te! Eliminare Vorcov è stato uno scherzo, come prendere il controllo su questo gioco… con quello stupido di Atarie sono riuscito a farti cadere nella mia trappola…” Parlò e parlò, mentre Kai ritornava da Ayame, zoppicando e tenendo Dranzen ben salda nella mano e si posizionò dietro di lei.

“… ma anche lui era troppo debole e ho dovuto eliminarlo…” Concluse. “E’ morto…” Disse con un filo di voce Ayame. La ragazza lo attaccò, ancora e ancora. Mille e più incantesimi ma non andavano a fondo. Perché non andavano a fine?! “Basta, ne ho abbastanza di te!” Disse la bestia con un brutto ghigno. “Ayame!” Gridò Kai.

 
… un enorme polverone poi silenzio…
 
Ayame rimase immobile e si vide passare davanti la vita. Chiuse gli occhi mentre cercava una ferita o qualcosa di simile sul fianco, ma non la trovò. Eppure era sicura che quel colpo l’avesse presa, tanto le era passato vicino. Sentì un lamento che le rimbombò nella testa e si girò di scatto. Kai era ricurvo e si teneva stretto l’addome, dove sgorgava il sangue.

Kai sorrise amaramente, prima di cadere sulle ginocchia. Ayame gli corse in contro e iniziò a cercargli la ferita, voleva capire se avesse potuto far qualcosa per salvarlo. “… Ayame …” Sussurrò lui. Ma lei non l’ascoltava, voleva guarirlo, l’avrebbe fatto ad ogni costo. “… Ayame … non puoi fare nulla …” Sussurrò ancora. La barra della vita stava scendendo velocemente e la ragazza iniziò a piangere. Kai si sdraiò a terra, chi poteva immaginare che sarebbe finita così, ucciso da un suo stesso compagno, un amico, un fratello …

Ayame piangeva, non poteva perderlo così, in quel modo. “Non voglio perderti …” Riuscì a dire. “Preferisco andarmene così…” Disse lui. Il fiato lo stava abbandonando così come le forze, sentiva che non aveva molto tempo e decise di impiegarlo al meglio. “Tutto sommato sono felice… Non avrei mai immaginato di vivere così intensamente, anche se era solo un gioco… poi ho conosciuto te e ho provato cose nuove… Non esistevo più solo io, c’eri anche tu… Ayame, non ti incontrerò nella realtà ma devo dirti una cosa …”

“… ti amo …”

Glielo sussurrò all’orecchio, come se fosse una cosa intima e preziosa. Poi il fiato venne meno, mentre la barra era quasi alla fine del rosso. Ayame gridò, così forte che tuonò nella navata. Non poteva perderlo così! 
 
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Salve a tutti!
Vi chiedo immensamente scusa per il ritardo ( che ritardo!) ... ci ho messo davvero tanto a scrivere questi due capitoli! Si perchè ho quasi finito anche la parte II... non mi andavano mai bene... Perdono!
Colpo di scena! Volevo creare una reazione del tipo "Ma no!" "Non può morire così!" o cose del genere... spero di esserci riuscita!
Non dimenticate di commentare o lasciare critiche!
Come sempre, vi ringrazio tutti per seguirmi in così tanti! 
A presto!
SylviettaMyss

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Capitolo 13
*** Il lupo dalle ali bianche ( Parte II) ***


Capitolo 13: Il lupo dalle ali bianche ( Parte II)

Ayame piangeva, non poteva perderlo così, in quel modo. “Non voglio perderti …” Riuscì a dire. “Preferisco andarmene così…” Disse lui. Il fiato lo stava abbandonando così come le forze, sentiva che non aveva molto tempo e decise di impiegarlo al meglio. “Tutto sommato sono felice… Non avrei mai immaginato di vivere così intensamente, anche se era solo un gioco… poi ho conosciuto te e ho provato cose nuove… Non esistevo più solo io, c’eri anche tu… Ayame, non ti incontrerò nella realtà ma devo dirti una cosa …”
“… ti amo …”

Glielo sussurrò all’orecchio, come se fosse una cosa intima e preziosa. Poi il fiato venne meno, mentre la barra era quasi alla fine del rosso. Ayame gridò, così forte che tuonò nella navata. Non poteva perderlo così!

Così allungò le mani su di lui. Era un incantesimo che non aveva mai fatto ma che aveva studiato bene. Non le importava quanta energia le avrebbe tolto, ma valeva la pena di farlo. Lo aveva visto fare soltanto da suo padre, quando lo avevano incontrato sotto forma di vecchio saggio. Poche parole e dalle sue mani uscì un vapore che congelò piano piano tutto il ragazzo. La barra della vita iniziò a scendere e le calò fino a metà giallo, ma quella di Kai si bloccò quasi alla fine del rosso.

Sospirò sollevata, cadendo sulle ginocchia. Almeno chi avesse finito il gioco l’avrebbe salvato. Ma il nemico era ancora là, lo sentiva ringhiare per la rabbia.

Ora toccava a lei tentare di sconfiggere quell’essere. Non le importava se nella realtà fosse stato un ragazzo problematico, troppe vittime erano cadute sotto le sue mani. Inoltre, aveva rubato il sogno del padre e quasi ucciso il ragazzo che amava.

“Yuri o chi diavolo tu sia! Ti batterò e salverò tutti! Anche se dovrò dare la mia vita!” Gridò. “Sorellina!” Urlò Yui. “State indietro voi! Questa sfida e tra me e quel mostro!” Concluse.

Il lupo scoppiò in una risata malefica. “Voglio proprio vedere come farai a battermi, povera illusa!” Gli rispose. Poi, prese la rincorsa e saltò su di lei. Ayame fuggì rotolando a terra. Non sapeva bene che fare perché ogni suo attacco non gli faceva nulla. Entrambi dominavano il potere del ghiaccio, era uno svantaggio ma era anche un vantaggio, non le avrebbe fatto male con facilità.

Ad ogni modo doveva sconfiggerlo, non solo per la vita di Kai ma anche per quella di tutte le persone imprigionate nel gioco. Questa responsabilità spettava a lei, nessun’altro aveva il diritto di batterlo. Quel mostro era impassibile e pronto ad agire.

Era spaventata, ma doveva trovare dentro di se il coraggio di agire. Così notò Dranzer ancora a terra e le venne un’idea. Corse verso la spada, coprendosi il volto durante l’ennesimo attacco del mostro. Si lanciò sulla spada, prendendola con la destra, concludendo il tutto con una capriola finendo in piedi.  “Cosa speri di fare con quella?! Sei solo un’ottusa!” Sbraitò il lupo.

Era dannatamente vero, pensò lei, ma ci avrebbe provato comunque. Sentì, infatti, qualcosa arderle dentro. Rabbia, disperazione, una serie indefinita di sentimenti che avrebbe riversato su quell’arma. Provò, a scaricarli, attraverso la mano, nella spada. Non seppe come ma la spada s’illuminò. Così Ayame si lanciò contro il mostro, gridando a pieni polmoni.

Alzò la spada e l’abbassò, lanciando come una lama incandescente contro il mostro. Contro il fuoco quell’essere non poté far nulla se non subire l’attacco. Ayame sperò di averlo fatto fuori. Purtroppo il fendente l’aveva solo ferito. Il taglio gli andava da una parte all’altra del muso, e sanguinava.

“Come hai osato! La pagherai per questo!” Gridò ancora.

Improvvisamente, un enorme bufera avvolse la navata. Un attimo dopo, Ayame si trovò imprigionata in uno strato di ghiaccio con il mostro. Ayame corse verso il ghiaccio, cercando di romperlo. Da fuori, Yui e Zhou facevano lo stesso a calci, pugni, con gli incantesimi. Niente, non si rompeva.

Yui scoppiò in lacrime, appoggiando le mani sulla parete. Ayame, dall’altra parte, fece lo stesso. “Ti voglio bene, Yui! Abbi cura di Kai” Disse, sperando che la sorella capisse. “E’ inutile, ragazzina …” Lo sentì sussurrare. “Qui sei sola… non avrai l’appoggio dei tuoi compagni… tanto meno quello di quell’insulso di tuo marito… “.
“Non ho paura della solitudine… tanto meno di te…”Esclamò lei, con ancora in mano Dranzer. “Arrenditi e forse ti risparmierò una morte dolorosa…” Sussurrò il lupo.

Ayame chiuse gli occhi, cercando di calmarsi. Le venivano in mente le immagini di suo padre, quando si stava battendo col boss finale in SAO. Era mosso dalla disperazione, dal coraggio, proprio come lei. Così li aprì, era pronta ad agire.

“Qui non puoi fuggire da me… Come ti ho già detto, sei sola!” Sussurrò. “Io sono Ayame Kirigaya, figlia di Kazuto Kirigaya, Kirito, e di Asuna Yuuki, Asuna! Sorella della piccola Yui, amica e compagna di Zhou e Atarie… Sposa di Kai… Porto con me la speranza di migliaia di ragazzi intrappolati in questo assurdo gioco! Non sono sola… e non lo sarò mai!” Gridò lei. Poi gettò a terra Dranzer.

Improvvisamente nella mano destra comparve una spada nera e nella mano sinistra una bianca. Sulle braccia, apparvero due guanti bianchi, lunghi fin a metà braccio, sulle gambe due stivali alti bianchi fino a metà coscia e  sulle spalle  una giacca lunga nera, che svolazzava. A Yui sembrò di vedere l’ombra di Kirito e di Asuna…
… papà, devo batterlo! Devo fare quello che hai fatto tu! Almeno provarci…

Era come se lui fosse con lei, come se la guidasse in ogni singolo passo che faceva. Le dava coraggio e sua madre la stringeva forte, come quando era piccola e aveva paura. Aprì le braccia, cercando di ricordare ogni singola mossa del padre. L’avrebbe attaccato con la medesima mossa.

Così, si lanciò verso di lui, prendendolo di sorpresa. Continuava ad attaccare e ad avanzare mentre il lupo indietreggiava. Finché raggiunsero l’estremità di quell’enorme prigione di ghiaccio ed il mostro ci sbattè contro violentemente.

Finalmente gli attacchi della ragazza andarono a buon fine e la barra del lupo iniziò a calare. Forse aveva trovato un modo per sconfiggerlo.

Il mostro non reagiva e continuava a prendere colpo su colpo. Ormai, sotto di lui, si era formata una pozza di sangue che continuava via via a ingrandirsi sempre di più. Allo stremo delle forze, il lupo si accasciò al suolo, mentre la barra continuava a scendere velocemente.

“Non … puoi avermi battuto… ragazzina …” Disse ansimando. “Il mio piano era … perfetto… “. Ayame si avvicinò a lui, ancora con le spade in mano, ansimando anche lei. “Si, io … io morirò… ma non sarò il solo…” Esclamò. Questa volta il colpo era proprio indirizzato a lei. Si vide trafiggere l’addome da una lastra di ghiaccio. La ragazza crollò sulle ginocchia e lasciò cadere a terra le spade dei genitori, non poteva credere che sarebbe finita così. Iniziò a piangere, mentre il sangue colava a terra ed inclinò la testa all’indietro.
“Mi dispiace papà! Non mi rivedrai più …” Sussurrò. Poi tutto divenne bianco…

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Salve a tutti!
Eccoci arrivati al penultimo capitolo! Per poterlo scrivere mi sono dovuta riguardare sia il finale di SAO che quello di Bey Blade 2001...
Spero che sia benuto bene! 
Come avevo detto, era quasi concluso... ho solo duvuto rivedere alcune cose... 
Per l'ultimo spero di fare un bel lavoro come sempre!
Continuate a commentare e a seguirmi!!
A presto!
SylviettaMyss

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