Un piccolo ragnetto di kamy (/viewuser.php?uid=60751)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 Uno strano bambino ***
Capitolo 2: *** Cap.2 Tony e Peter ***
Capitolo 3: *** Cap.3 Gli zii ***
Capitolo 4: *** Cap.4 Torneremo ***
Capitolo 1 *** Cap.1 Uno strano bambino ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.1
Uno strano bambino
"Stark, senti anche tu questo verso?" domandò Steve.
Socchiuse gli occhi e si guardò intorno, vedendo le pareti
di mattoni intorno a loro.
Tony assottigliò lo sguardo. Poggiò il capo sulla
spalla di Steve, aguzzò l'udito.
“A cosa dovrebbe somigliare?”.
Steve scattò in avanti seguendo il rumore e
assottigliò gli occhi. "Sembra il pianto di un neonato"
sussurrò, correndo.
Tony ticchettò sull'auricolare, si sedette.
“Mnh. Contatto i servizi sociali?” chiese.
Aprì degli schermi olografici osservando l'immagine del
capitano che correva.
Steve rispose con un ringhio e accelerò. Sgranò
gli occhi fermandosi davanti a una decina di cadaveri. Otto di loro
erano vestiti di nero, il nono era un uomo con un computer portatile
riverso al suo fianco e l'ultimo era una donna. Quest'ultima teneva tra
le braccia teneva un bambino di un anno intento a piangere.
"Stark, non è un neonato" sussurrò
nell'auricolare. Il piccolo era sporco di sangue e strillava, scosso da
una serie di singulti.
Tony sgranò gli occhi osservando i cadaveri.
Inspirò, espirò e premette un paio di pulsanti.
“Sto mandando le armature in ricognizione nella zona. Prendi
il bambino e portalo nell'ospedale più vicino. Due isolati,
terza curva a sinistra” disse.
Steve si avvicinò al bambino, s'inginocchiò
accanto a lui e lo prese in braccio. Il piccolo strillò
più forte tirandogli una serie di pugni e Steve lo
cullò. Si avvicinò al portatile e lo
aprì.
"Stark, è un messaggio per il Presidente. Il bambino
è ricercato dall'Hydra. All'ospedale lo intercetterebbero"
spiegò.
Tony ingigantì lo schermo inarcò un sopracciglio.
“Ok. Io scannerizzo i il testo del messaggio, tu torna qui e
porta il bambino direttamente da Bruce; al settimo piano”
ordinò.
Chiuse la comunicazione, sbuffò e guardò il
soffitto.
< Ora Cap pretenderà di fare la balia asciutta
("Balia asciutta" è un modo di dire di Game Of Thrones. Si
riferisce a quando un cavaliere fa da baby sitter ad una nobile in
fasce nella speranza di sposarla da grande e prendersi il titolo
importante) fino alla fine dei suoi giorni. Che seccatura >
pensò.
Steve si diresse all'Avenger Tower correndo con il bambino in braccio,
decelerò lungo le scale e andò al settimo piano.
'' Bruce! '' chiamò a squarciagola, sovrastando il pianto
del piccolo.
Bruce lasciò cadere il vetrino che teneva in mano, si
voltò e spalancò gli occhi. Si alzò,
indicò a Steve il lettino.
“Che gli è successo?” chiese.
"È ricercato dall'Hydra" spiegò Steve. Mise il
bambino sul lettino e quello gattono fino al bordo e si
lanciò. Rogers lo riprese, lo rimise sul lettino e lo
bloccò sdraiato con una mano sull'addome.
Bruce prese un asciugamano e lo passò piano sul corpo del
piccolo, pulendolo. Si tirò su gli occhiali, strinse le
labbra.
“Non sembra avere ferite, solo fame”
sussurrò.
"A me sembra terrorizzato" ribatte Steve. Il bambino chiuse un pugno
sollevando indice e mignolo. Una ragnatela partì dal suo
braccio e colpì il volto di Banner, aderendogli alla pelle.
Bruce chiuse gli occhi, si staccò la ragnatela dal volto e
sputacchiò. Indietreggiò, scosse il capo.
“È un mutante, a quanto pare. Bisognerà
fare delle analisi del DNA per vedere a che livello di mutazione, ma
non sembra pericolosa”.
Steve riprese il bambino in braccio e lo cullò.
Banner sospirò.
“Va bene, lo faremo dopo. Puoi tenerlo in camera con te, non
ha niente” disse.
Si sistemò gli occhiali.
“Ma devi chiedere a Tony di ordinare cose per
neonati”.
Steve sorrise al bambino e alzò lo sguardo, guardando
Banner. "Speriamo che Stark gli permetta di rimanere qui a lungo. Non
s'incontrano bimbi così speciali tutti i giorni"
sussurrò.
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Capitolo 2 *** Cap.2 Tony e Peter ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.2 Tony e Peter
Steve
guardò Tony tenere la fronte corrugata, un pugno chiuso e la
schiena curva.
"Non
essere così teso. L'Hydra sta cercando il bambino, ma non
immaginano sia qui" gli disse.
Tony
roteò gli occhi e si rizzò incrociando le braccia.
"Cosa
vuoi me ne importi?" chiese.
Ondeggiò
sul posto agitando la testa ritmicamente, storse il labbro.
"L'HYDRA
può avere il mio indirizzo, se mi dà quello di
qualche parente del neonato così posso recapitarlo da chi lo
ha perso".
Steve
strinse le labbra un paio di volte, gli diede le spalle e raggiunse una
pila di pannolini.
"Hai
già troppa gente in casa tua?" chiese.
Tony
si morse il labbro, sospirò sonoramente e abbassò
il capo. Chiuse gli occhi, si gettò seduto in terra e si
guardò fisso la punta dei piedi.
"Qual
è la cosa che temi di più, Cap?".
Scrollò
le spalle, continuando a fissare il pavimento.
"Io
non sono in grado di occuparmi di un bambino. Più gli sto
lontano, meno gli farò male".
Steve
prese un pacco e se lo mise sotto il braccio, scrollando le spalle.
"Te
lo terrò lontano, promesso".
Si
fermò e strofinò il piede sul pavimento.
"Però
non credo che il laboratorio di Banner sia un posto adeguato a un
neonato.
O
pensi che i suoi poteri siano peggio di quelli di Hulk
perché è un neonato? ".
Tony
scrollò le spalle, si alzò e sospirò
afferrando sfilando il pacco da sotto il braccio di Steve.
"Lo
terremo in un posto adeguato. Avrò anche il terrore di
romperlo, farlo diventare uno psicolabile o distruggere la culla per
sbaglio, ma non posso certo lasciarlo in un posto pieno di armi
appuntite".
Steve
guardò il pacco e inarcò un sopracciglio.
"Vuoi
cambiargli il pannolino?" domandò.
Tony
scosse il capo, camminò nella stanza a passi lunghi e
grugnì.
"Tu
tieni il marmocchio, io sollevo i pesi. Così siamo pari e
facciamo tutti e due qualcosa".
Steve
arrossí e indicò la porta con la testa.
"Vieni
in laboratorio con me?" chiese.
Tony
annuì, sorrise e indicò con un gesto plateale la
porta.
"Avanti,
cerchiamo di far finta d'essere adulti finché c'è
un neonato".
Steve
uscì dalla porta e proseguì lungo il corridoio,
ridacchiando.
"Questo
è lo spirito, Tony" disse, addolcendo il tono.
Tony
rise forte camminando alle sue spalle, scrollò il capo
ondeggiando a destra e sinistra.
"Ho
sempre avuto il terrore di fare del male ad un eventuale neonato. Sai
come si dice, no?", chiese, "Beh, forse no. Però se lo
prendi tu, non è un problema".
Steve
sporse il labbro inferiore e sbatté le palpebre, voltandosi
verso di lui.
Tony
scosse il capo e alzò le spalle.
"Quando
hai un pessimo padre, l'80% delle volte lo sarai a tua volta, ecco come
si dice".
Steve
gli mise una mano sulla spalla e strinse, le sue iridi azzurre
divennero liquide.
"Tuo
padre era stato reso una brutta persona, ma in fondo al cuore era lo
stesso meraviglioso uomo che avevo conosciuto.
E
tu sei più forte di lui, sono convinto che saresti un buon
padre, solo in futuro, magari".
Le
sue labbra divennero rosse, tolse la mano mentre le sue gote si
coloravano e si allontanò.
Raggiunse
la porta del laboratorio di Banner e la aprì, sporgendo il
capo all'interno. Scoppiò a ridere vedendo un tavolo
ribaltato, il bambino seduto su uno degli spigoli e Bruce che scuoteva
il capo sospirando.
"Non
ha apprezzato le tue analisi?" chiese a Banner.
Tony
lasciò cadere il pacco, corse in avanti e afferrò
il bambino in braccio, lo sollevò e lo guardò
corrucciando la fronte.
"Lo
sai che è appuntito, quello?" chiese.
Indicò
lo spigolo, scosse il dito davanti al bambino.
Bruce
aprì la bocca, la richiuse, la aprì di nuovo e si
sbatté la mano in faccia.
Steve
sorrise fino a mostrare i denti candidi, si strinse l'addome con le
braccia e si piegò in avanti ridacchiando.
Ansimò, si raddrizzò e diede un paio di pacche
sulle spalle a Bruce, camminando fino al pacco e riprendendolo da terra.
Tony
si voltò stringendo il bambino al petto, sporse le labbra e
inarcò un sopracciglio.
Bruce
si passò la mano tra i capelli.
"Pensavo
tu odiassi i bambini".
Tony
guardò il bambino, grugnì, raddrizzò
il tavolo e vi ci appoggiò il bambino al centro
Steve
lo raggiunse e gli diede un bacio sulla guancia, sentendola bollente e
appoggiò il pacco sul tavolo.
"Non
si è rotto, visto?" gli chiese. Fece stendere il piccolo che
dimenò i piedi e allungò le mani verso Tony,
gorgogliando.
"Ti
piace Tony?" gli domandò il Capitano. Peter tirò
su con il naso e fece una serie di bolle di saliva.
"Banner,
come hai consigliato, Tony ha comprato la roba per il bambino.
Vedi
se è arrivata l'armatura che deve recapitarle?"
domandò.
Bruce
storse il labbro guardando i due, annuì e uscì
dalla stanza. Tony si mise seduto su una sedia, incrociò le
braccia allargando le gambe.
"E'
stato stupido, ammettilo" disse.
Steve
si abbassò e aprì uno stipetto, tirandone fuori
del borotalco.
Si
rialzò in piedi, aprendolo e tolse il vecchio pannolino al
piccolo che scalciò, gli mise il borotalco e il piccolo
starnutì.
"Vorrei
facessi sempre stupidate come questa, piuttosto che lasciarti cadere
dai buchi spazio dimensionali" rispose a Tony. Mosse l'indice davanti
al naso del piccolo che lo seguì con lo sguardo.
"Come
pensi che possiamo trovare la sua famiglia?" domandò.
Tony
dondolò sulla sedia mugolando, alzò lo sguardo al
soffitto.
"Non
posso scegliere cosa serve a salvare il mondo. E non mi pareva ti fossi
offerto volontario per farlo tu".
Sbuffò
passandosi la mano tra i capelli e chiuse gli occhi.
"Li
cercherò io, non ci vorrà più di
mezz'ora con i miei sistemi".
Steve
socchiuse gli occhi, strinse le labbra ed annuì, chiudendo
il pannolino nuovo al piccolo.
"Ora
torni a casa, piccolo" disse con voce rauca. Il neonato
guardò Tony e sporse le mani verso di lui, aprendo e
chiudendo le manine. Lanciò una ragnatela che si
incollò al braccio di Stark e la strattonò verso
di sé.
Tony
cadde in avanti, sbatté contro il tavolo grugnendo, prese il
bambino in braccio e lo ondeggiò su e giù.
"Tornerai
a casa", disse, "ma potrei sempre venirti a trovare".
Steve
aiutò Tony a rimettersi ben ritto, togliendogli la ragnatela
dal braccio e corrugò la fronte.
"Forzuto
questo bimbo. Lo sapevo che era speciale, anche se ha pessimi gusti in
fatto di amici" brontolò. Il piccolo gorgogliò,
sbadigliò e appoggiò la testa sul petto di Tony,
sotto la conca all'altezza dei pettorali.
"Dallo
a me, così vai a cercare i suoi".
Tony
strinse il bambino al petto e guardò Steve con gli occhi
dilatati, sporse il labbro inferiore.
Steve
appoggiò la testa sulla spalla di Tony, tenendolo
abbracciato da dietro.
"O
puoi farlo a distanza con J".
Tony
deglutì, chiuse gli occhi cullando il bambino e sorrise.
"Agli
ordini, mamma" sussurrò.
Steve
sbuffò, arrossendo.
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Capitolo 3 *** Cap.3 Gli zii ***
Cap.3 Gli zii
Steve guardò i resti dell'aereo precipitato. Tony stava usando il getto del reattore arc per spegnere i focolai dell'incendio.
"Hanno ucciso anche i suoi genitori. Cosa vogliono da quel bambino?" chiese.
"Spero tu non abbia intenzione di prendere a carico tutti quelli lasciati orfani dagli aerei che precipitano, o possiamo aprire un orfanotrofio" ribatté Tony.
Atterrò, sbuffò sonoramente togliendosi il casco dell'armatura e si voltò.
"Dobbiamo localizzare il resto della famiglia e metterla sotto protezione".
Steve si massaggiò la spalla. "Non trovo bambini a ogni angolo della strada".
Tony sorrise passandosi la mano tra i capelli, lo raggiunse e alzò lo sguardo.
"Ascolta, ha una famiglia. Dobbiamo metterla al sicuro, e lasciare stia con loro. Non possiamo rubarlo".
Indicò l'aereo con un ampio gesto del braccio, scosse il capo.
"Il nostro lavoro è tenere il moccioso al sicuro e trovare chi è così deciso ad avere marmocchi con poteri da far precipitare aerei".
"Non sarebbe né furto né rapimento" borbottò Steve a bassa voce. Strinse le bretelle dello scudo.
"Chi è il prossimo della lista?" domandò.
Tony ridacchiò, gli diede qualche pacca sulla spalla e socchiuse gli occhi sogghignando.
"Andiamo, Cap, se vuoi un bambino da crescere con me possiamo trovarne uno che non abbia degli zii". scherzò.
Gli fece l'occhiolino, si scostò e infilò nuovamente l'elmo facendo scorrere lo sguardo sullo schermo.
"Intendi gli zii? Credo siano i parenti più prossimi del nostro marmocchio".
"Sei tu che hai i dati" gli rispose Rogers, affiancandoglisi.
Tony gli diede un'altra pacca con un sorriso.
"Vedila così. Gli zii lo crescono nel periodo più duro, poi appena smette di svegliare tutti alle tre di notte possiamo riprenderlo e addestrarlo".
Avanzò dirigendosi verso il jet parcheggiato lì vicino, voltò il capo sogghignando.
"Andiamo mammina, assicuriamoci che il nostro futuro pargolo abbia una famigliola carina".
Steve lo seguì fino al jet e vi salí.
Tony si mise ai comandi, chiuse il portellone e attivò il pilota, piegò il capo e sorrise.
"Speriamo non siano razzisti".
Tony roteò gli occhi, fece partire il jet e impostò le coordinate.
"In quel caso, possiamo sempre tenerlo noi".
"Stark, senti...". Iniziò Rogers, guardando lo scenario mutare fuori dal finestrino.
Tony voltò lo sguardo, tenendo stretti i comandi tra le dita tese.
"Hai mai voluto una famiglia?" domandò Steve, corrugando la fronte.
"Non particolarmente", disse Tony, "intendo, tutti i bambini ne vogliono una; ma non ho mai pensato di farne una mia prima di avere Pepper".
Sospirò guardando davanti a sé con gli occhi socchiusi, strinse la cloche deglutendo e sogghignò.
"Ma non è autoevidentemente destino, e lei non ne vuole una. Non con me di certo, comunque".
Steve si strinse le ginocchia.
"Pensavo che Pepper ti meritasse di più" ammise.
"Non è colpa sua" la difese Tony.
Fece scorrere lo sguardo sulla cartina olografica e virò leggermente sospirando.
"Sono così concentrato sulla missione, sul proteggere tutti, sul salvare il mondo, che dimentico la vita che potremmo avere. Lei non riesce a sopportarlo. Non più".
"Beh, per gli Avengers tu sei una famiglia e ti stimano per quello che fai per il mondo" rispose Rogers. Chiuse gli occhi ed appoggiò la testa al sedile.
"Io ho sempre desiderato una famiglia, per sentirmi a casa e non fuori posto".
Tony rise in modo sarcastico scuotendo il capo, oscillò una mano in aria digitando velocemente qualcosa su uno schermo con l'altra.
"Gli Avengers mi considerano un bancomat che gli salva il culo, non essere troppo romantico" disse.
Voltò il capo e inarcò un sopracciglio aggrottando la fronte.
Steve riaprí gli occhi e vide i palazzi della città farsi più vicini.
"Ormai non é più tempo per me di sognare casette in campana, con rose alle finestre e bambini intorno al fuoco di un camino".
Tony scrollò le spalle, rese il jet invisibile solcando la città velocemente.
"C'è sempre tempo per sognare, abbiamo diritto ad una vita", disse, "specie perché nessuno ci paga per non averla" scherzò.
"Ho avuto quello che conta" ribatté Steve. Osservò il jet iniziare a scendere.
Tony lo guardò, strinse le labbra, scrollò le spalle e tornò a concentrarsi sulla manovra d'atterraggio.
"E forse avrai anche di meglio".
Steve arrossì. Tony finì di parchieggiare il jet sopra un terrazzo di un caseggiato popolare.
"Gli zii sono del Queens, noto".
Tony aprì il portellone, si alzò e infilò l'elmo di Iron Man sotto il braccio.
"Ti sentirai quasi a casa, allora" disse.
Steve gli diede una gomitata e ridacchiò.
"Brooklyn è peggio" ribatté. Si diresse verso la scala che portava agli appartamenti e aprì la porta di metallo massiccio.
Tony lo raggiunse, sogghignò e gli diede una pacca sul braccio.
"Immagino che lo scopriremo".
Steve annuì e scese lungo le scalinate, tenendo china la testa.
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Capitolo 4 *** Cap.4 Torneremo ***
Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.4 Torneremo
Steve
strinse le labbra e si ondeggiò avanti e indietro, facendo
scricchiolare la plastica che copriva il divano. Osservò
Tony addentare rumorosamente i biscottini di uvetta e miele afferrati
dal piattino sul tavolinetto.
"Mio
fratello questa volta si era cacciato in guai troppo grandi, quindi"
sussurrò Ben Parker, camminando avanti e indietro davanti la
finestra, oltre la televisione.
May
osservava Tony mangiare i propri biscotti sorridendo.
"Le
piacciono proprio i dolci" bisbigliò.
Tony
alzò lo sguardo sorridendo ammiccante, lanciò
un'occhiata all'uomo e scrollò le spalle.
"Se
il bambino qui è al sicuro, ve lo affidiamo. Con la nostra
supervisione sempre a disposizione".
May
Parker sorrise e congiunse le mani in grembo.
"Saremmo
felici di poterci occupare di nostro nipote" disse gentilmente.
Tony
si mosse in tondo, fece il giro del divano, raggiunse Steve e lo
guardò, alzò nuovamente lo sguardo e raggiunse i
due porgendogli un bigliettino.
"Questi
sono tutti i nostri numeri. Credo ce ne siano un paio che non sarei
autorizzato a diffondere, ma non importa".
Ben
gli si avvicinò e lo prese in mano, annuendo.
"Vi
ringraziamo. Vogliamo poterlo tenere al sicuro" disse.
Steve
si alzò in piedi e si affiancò a Tony.
Tony
prese un respiro profondo, chiuse gli occhi.
"I
bambini devono stare con le proprie famiglie" mormorò.
Li
riaprì, sfiorò le dita di Steve e
sogghignò.
Steve
mise una mano sulla spalla di Tony.
"Per
me sono troppo giovani anche loro, ma almeno non hanno la bocca piena
di biscottini" gli sussurrò all'orecchio.
Tony
si leccò le labbra raccogliendo alcune briciole,
ridacchiò e roteò gli occhi.
"Passeremo
a trovare Pety, signori Parker" disse.
Afferrò
il braccio di Steve, trascinandolo verso l'esterno. Si piegò
verso di lui, sogghignò socchiudendo gli occhi.
"E
tu non fare la nonna" bisbigliò.
Steve
gli diede un bacio sulla testa.
Tony
accennò un sorriso, gli strinse la mano e annuì.
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