Il Primo Mangiamorte

di marl_vt
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Decisione ***
Capitolo 2: *** 16 anni dopo ***
Capitolo 3: *** Hogwarts ***
Capitolo 4: *** Temporale in Biblioteca ***
Capitolo 5: *** Scoprirsi Umano ***
Capitolo 6: *** Il Cervo e la Lontra ***
Capitolo 7: *** Volare, con te ***
Capitolo 8: *** Dimentica ***
Capitolo 9: *** Missione Fallita ***
Capitolo 10: *** La Profezia ***
Capitolo 11: *** Cambiamenti ***
Capitolo 12: *** La Tana ***
Capitolo 13: *** La Verità ***
Capitolo 14: *** La Battaglia Di Hogwarts ***
Capitolo 15: *** Le Persone Sbagliate Al Momento Sbagliato ***
Capitolo 16: *** 7 Anni Dopo ***
Capitolo 17: *** Troppo Tardi ***
Capitolo 18: *** Te Lo Prometto ***
Capitolo 19: *** La Proposta ***
Capitolo 20: *** Scelgo Te Per Tutta La Vita ***
Capitolo 21: *** Semplicemente, Vita ***
Capitolo 22: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** La Decisione ***


1. LA DECISIONE

 

 

 

 

Non era possibile. Non c'erano altre spiegazione; solo questa parola gli veniva in mente camminando, impossibile. Eppure quella profezia, quelle parole sconnesse e biascicate si potevano rivelare più vere di qualsiasi altra cosa successa fino a quel momento. Doveva agire, e subito. Ma questa volta l'avrebbe fatto con astuzia, questa volta avrebbe usato a suo favore quell'essere che si poteva rivelare il suo più grande ostacolo. Eh si, questa volta il Signore Oscuro non avrebbe sbagliato di certo.

 

Camminava lentamente Lord Voldemort, quasi vittima dell'incertezza e della titubanza, quasi vittima della paura. Quasi però. Accelerò, svoltando in un vicolo scarsamente illuminato del piccolo villaggio Godric's Hollow; era solo, questa era il genere di missione che aveva sempre preferito fare in solitario.

 

Mescolandosi perfettamente con i costumi che la notte di Halloween richiedeva, arrivò a destinazione. Superò il cancello di quella villetta, perfettamente identica alle altre tutte intorno ma con all'interno un piccolo e insignificante pericolo. Spalancò la porta. Troppo semplice, quasi noioso.

 

“Lily, è lui! Scappa, prendi Harry e..”

 

Lampo di luce verde, e James Potter cadde insignificante come la situazione stessa sul pavimento, inerme, inespressivo. Lord Voldermort lo scavalcò, non preoccupandosi di schiacciarlo. Buttò giù la porta della stanzetta dove il suo più grande pericolo aveva dormito fino a quel momento, da un anno.

 

“Ti prego, Harry no.. Prendi me.. Harry no, ti prego!!”

 

Lily Potter copriva con il suo corpo la piccola creatura che non piangeva, ma guardava la scena interessato. Preoccupato solo di perdere tempo, Voldermort uccise all'stante anche quella Mezzosangue senza neanche pronunciare l'Anatema che Uccide ad alta voce. Sarebbe stato uno spreco.

 

Il Signore Oscuro si avvicinò, guardò il piccolo bambino che lo fissò a sua volta. Spaventato, triste, solo. Occhi rossi dentro occhi verdi. Voldemort mise via la bacchetta, prese il piccolo in braccio, con spaventosa indifferenza.

 

“Tu mi sarai più utile e più fedele di tutti quanti..”

 

Prima di andarsene, Voldemort Appellò i due Babbani che aveva Confuso prima di arrivare nel villaggio e fece apparire sui corpi dei coniugi Potter ferite da arma da fuoco.

 

“Non dimenticate, siete ladri e avete ucciso voi i padroni di questa casa perchè hanno tentato di ribellarsi.”

 

Pronunciò queste frasi con la sua inconfondibile freddezza, uscì dalla casa e si Smaterializzò comparendo di fronte ai cancelli di Villa Malfoy, dove viveva adesso che aveva cominciato la sua ascesa al potere. Entrò nella grande casa, regnava la penombra e il freddo aumentava con i colori grigi di ogni superficie, tutti i Mangiamorte presenti sussultarono e si inchinarono spaventati e devoti, ma anche incuriositi dalla creatura che il loro padrone portava in braccio. Erano convinti di vederlo tornare con un cadavere come trofeo, non con un bambino vivo e in salute.

 

“Voglio che manomettiate la mente di tutte le persone che sono a conoscenza dell'esistenza di Harry Potter, nessuno deve sapere che sia mai nato.. Nessuno.”

 

Senza attendere risposta, e senza dare peso alle facce sconvolte dei suoi più fedeli Mangiamorte, Voldemort si avvicinò ad una sconcertata e spaventata Narcissa Malfoy e gli mise in braccio senza la minima importanza la piccola creatura.

 

“Crescilo, come fosse tuo. Tu e Lucius sarete i suoi tutori, ma io sarò sempre presente alla sua crescita e mai prenderete decisioni senza la mia approvazione. Diventerà ciò che io voglio, sarà come io dico. Crescetelo, e quando avrete un figlio vostro teneteli insieme come fratelli.”

 

Detto questo, si congedò; il piccolo Harry, rimasto come un'impassibile vittima, cominciò finalmente a piangere, capendo forse che non sarebbe più tornato nella sua vera casa. Narcissa lo scrollò, guardandolo con uno sguardo che non avrebbe mai trapelato amore, ma solo rispetto per gli ordini dati dal padrone.

 

Dopo quella notte, ci volle più tempo del previsto a manomettere i ricordi di tutte le persone che erano a conoscenza di Harry, anche se fortunatamente per loro non erano tante: il bambino era stato tenuto quasi sempre nascosto fin dalla sua nascita, a causa della profezia di cui solo i genitori ormai morti e alcuni membri dell'Ordine della Fenice, patetica rappresentazione della resistenza contro l'immenso potere sempre in crescita del Signore Oscuro, ne sapevano il contenuto. Forse, se avessero ancora la capacità di pensare, i coniugi Potter sarebbero decisamente pentiti di non aver voluto informare Albus Silente della profezia nel vano e stupido tentativo di proteggerlo.

 

Volevano che Harry potesse avere una vita normale, come tutti. Ma avevano riposto la fiducia nella persona sbagliata, perchè un noto membro dell'Ordine era uno dei più fedeli Mangiamorte di Lord Voldemort. Peter Minus aveva sentito la profezia, la quale diceva che sarebbe nato alla fine di luglio di quell'anno l'unico vero e temibile nemico del Signore Oscuro, in grado di sconfiggerlo. Voldemort aveva aspettato un anno prima di prendere quella decisione: non uccidere il bambino, ma allevarlo e crescerlo come se fosse suo per poi poterlo utilizzare nella sua ascesa lenta al potere.

 

Il vero Harry Potter adesso non esisteva più, Harry Potter adesso cominciava la sua nuova ed unica vita, pronto a crescere a immagine e somiglianza del suo padrone.

 

Harry Potter sarebbe diventato il Primo Mangiamorte di Lord Voldemort.

 

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Capitolo 2
*** 16 anni dopo ***


2. 16 anni dopo

 

 

 

 

“Tu sai di essere un emerito imbecille, vero?!” Esclamò arrabbiato Draco Malfoy cercando di rialzarsi.

 

“Ma dai! Sei o non sei maggiorenne?! Potevi benissimo difenderti.. Volevo vedere se avevi i riflessi pronti!” Lo schernì Harry Potter, fingendo di volerlo aiutare ad alzarsi.

 

“Non è che se tu sei appena diventato maggiorenne e sei il rampollo del Signore Oscuro allora devi per forza fare il..” Sapeva che quella cosa lo faceva arrabbiare, lui non era il rampollo di nessuno. Draco fece appena in tempo a difendersi, se no sarebbe stato di nuovo Schiantato bruscamente dal moro.

 

“Bravo, già migliori vedi..” Harry sorrise, quel sorriso senza allegria che ricordava tanto il loro Signore, e diede un pugno sulla spalla a Draco. In qualche modo doveva pur fargliela pagare la frase appena detta. Stavano per ricominciare a discutere per il puro gusto di darsi fastidio, quando Narcissa entrò nella stanza.

 

“Vorrei ricordarvi che siete adulti, e che i vostri giochi da bambini sono stati abbandonati tempo fa.” Esclamò piatta e severa guardando suo figlio e il suo, se così si può definire, figliastro.

 

“Il Signore Oscuro vi vuole vedere entrambi, adesso.”

 

Senza indugiare, i due ragazzi si diressero in silenzio verso la stanza più grande di tutte. Bussarono.

 

“Avanti.” Una voce fredda come l'ambiente e più simile ad un sibilo diede il permesso ai giovani. Entrarono, e Lord Voldemort, che era girato di schiena e osservava il camino con calma e indifferenza, non si voltò. Draco teneva lo sguardo basso, in attesa. Harry, con le braccia tese lungo i fianchi, non aveva abbassato la testa.

 

“Sei sempre stato istruito in casa, Harry, e da devoto e riconoscente quale sei non mi hai mai chiesto ne il perchè ne la possibilità di frequentare la scuola, dove va Draco..” Cominciò Lord Voldermort, e Malfoy quasi tremò a sentire il suo nome. Harry tacque, come per acconsentire, e lasciò che il suo padrone continuasse.

 

“Nessuno può vantare di aver avuto come insegnante Lord Voldemort, nessuno.. Tu, grazie a me, sei un mago estremamente capace e un servo fedele..” Harry sentì quasi pizzicare il marchio presente nel suo braccio sinistro da poche settimane, mentre il Signore Oscuro continuò “.. E quindi adesso avrai un compito, un compito estremamente importante e onorevole..” Finalmente Voldemort si girò, rivelando i suoi occhi rossi e il suo sguardo che poteva infondere un solo sentimento, paura.

 

“Andrai ad Hogwarts, Harry, a frequentare l'ultimo anno insieme a Draco. Sarai il mio infiltrato, il mio informatore e sarai colui che darà inizio alla guerra finale per completare la mia ascesa al potere. Mentre ci impadroniremo del Ministero, tu dovrai cominciare la conquista di Hogwarts e dovrai uccidere Albus Silente.” Lord Voldemort finì di parlare, e disse tutto con una tale calma e freddezza che sembrava avesse chiesto a Harry di chiudere la porta dietro di lui.

 

Harry fremette, un'inspiegabile adrenalina si impossessò di tutto il suo corpo, sentimenti che sapevano di vendetta, rabbia repressa, sete di sangue e fame di potere viaggiavano nella sua mente, in un mix difficile da tenere a bada.

 

“Mi onorate, mio Signore.. Non vi deluderò.” Harry, per la prima volta da quando era entrato nella stanza, s'inchinò sinceramente riconoscente ed entusiasta.

 

“E tu, Draco..” Sembrava che solo in quell'istante Voldemort si fosse accorto che c'era un'altra persona nella stanza. “Tu lo aiuterai, in tutti i modi possibili e in tutte le sue richieste..” Malfoy sussultò per la seconda volta, ma questa volta in maniera più vistosa, e s'inchinò profondamente accettando anch'egli con onore quella richiesta.

 

“Lucius e Narcissa sono consapevoli della mia scelta, così come tutti gli altri. Questa sarà la tua copertura: sei un cugino dei Malfoy e sei stato cresciuto da loro per la morte prematura dei tuoi genitori. Il tuo cognome sarà Potter.. No, non è il vero cognome dei tuoi genitori uccisi da quei due Babbani.” Aggiunge Voldemort, vedendo le sopracciglia di Harry inarcarsi curiose. Non aveva mai saputo niente dei suoi genitori, neanche il cognome. Sapeva solo che erano stati uccisi brutalmente durante una rapina da due Babbani quando aveva solo un anno e che Voldemort, misericordioso, lo salvò da morte certa. Ritornò a dare le spalle ai due ragazzi, e riprese “Draco ti darà tutte le informazioni necessarie utili su Hogwarts e ti accompagnerà, a tempo debito, a Diagon Alley per acquistare la roba necessaria. Ora andate.”

 

I ragazzi uscirono dalla stanza, e appena furono sufficientemente lontani Draco prese un respiro profondo, quasi come avesse trattenuto il fiato tutto il tempo. Percorse i vasti corridoi della villa ripensando alle parole del loro Signore, sentendo le mani tremare in modo impercettibile. Quando entrarono nella loro stanza Draco si sedette, ma Harry rimane in piedi. Cominciò a marciare per tutta la stanza con le mani in tasca e lo sguardo duro come la pietra.

 

“Immagino che sarai contento, no? Hai sempre detto di essere nato per qualcosa di grande.. Sarai uno dei protagonisti della guerra magica! Conquisteremo Hogwarts.. Quella patetica imitazione di scuola, ucciderai Silente.. Vecchio strampalato..” Draco continuava a parlare, ma Harry vagava con la mente.

 

Finalmente. Finalmente avrebbe potuto vendicarsi su chiunque gli si parasse davanti. Finalmente avrebbe dimostrato al mondo di cos'era capace. Tutto il duro addestramente fatto fin da bambino adesso avrebbe dato i suoi frutti; tutte le ore a duellare, ad alzare la soglia di sopportazione del dolore con la Maledizione Cruciatus di cui aveva ancora tutti i segni sul corpo, l'aumento della massa muscolare per compiacere l'idea di perfezione del suo Signore, l'aver imparato a vedere senza occhiali aiutato da pozioni maledette.. Finalmente avrebbe aiutato Lord Voldemort, colui che deve regnare sul Mondo Magico e sottomettere il Mondo Babbano. Finalmente avrebbe messo da parte i sudici Mezzosangue, piaga del loro mondo. Così gli era stato insegnato, e così era giusto.

 

“.. Ma comunque anche se andiamo qualche giorno prima dell'inizio delle lezioni a Diagon Alley riusciremo a prendere tutto. Tu ci sei già stato a 11 anni, quando ti hanno accompagnato a prendere la bacchetta, quindi dovresti ricordare..” Draco stava continuando il suo soliloquio, e Harry fece solo un gesto con la testa sperando che bastasse.

 

Le settimane successive furono tutte incentrate ad apprendere ogni singolo segreto di Hogwarts, passando dalle banalità a informazioni che sarebbero state utili ad attualizzare i loro futuri piani.

 

“Quindi mi stai dicendo che la password d'ingresso dell'ufficio del Preside cambia frequentemente, giusto? Non è un problema, non possiamo di certo ucciderlo mentre è dietro la sua scrivania.” Draco scrollò le spalle e continuò a mostrargli la Mappa del Malandrino, rubata a uno zoticone traditore del proprio sangue dal nome Ronald Weasley. Era utilissima, con quella erano già un passo avanti a tutti.

 

Quando andarono a Diagon Alley pioveva, nonostante fossero gli ultimi giorni di agosto, ma questo era per loro favorevole, avrebbero evitato di essere fermati spesso. Non volevano già da subito dover rispondere a troppe domande o destare sospetti. Harry seguiva Draco in ogni negozio, imitando l'amico nell'acquisto di ingredienti, oggettistica, libri e quant'altro.

 

“Bene, abbiamo praticamente finito. Dobbiamo solo andare la infondo..” Harry seguì con lo sguardo il punto in cui Draco stava indicando con l'indice “da Madame McClain per farti fare la divisa. Sarai sicuramente in Serpeverde, ma devi aspettare che il Cappello Parlante ti smisti ufficialmente.. Quindi per adesso non avrai i colori della nostra casa sulla divisa..” Ma ad Harry non importava di avere la divisa colorata, sapeva benissimo di appartenere a Serpeverde.

 

Entrarono nel negozio cercando di scrollarsi l'acqua di dosso, e nel momento in cui si toglievano i mantelli bagnati, una risata cristallina, limpida e piena di gioia si insinuò nelle orecchie e nella mente di Harry. Sentì Draco fischiare ironicamente e dire “Ma allora è proprio vero che qui dentro entrano proprio ma proprio tutti..” C'erano due ragazze che stavano pagando i loro acquisti, una con i capelli rossi come il fuoco e l'altra con i capelli sinuosamente mossi e castani, lunghi ben oltre le spalle. La rossa fulminò Draco con lo sguardo “Ti stai riferendo a te per caso, Malfoy?” disse acida. L'altra ragazza guardò prima Draco inorridita, e poi spostò lo sguardo su Harry.

 

Una scossa.

 

Una scossa, semplicissima, invase completamente Harry. Chiuse per un attimo come per mandarla via, e ci riuscì.

 

“Andiamo Ginny.. non ne vale la pena con certa gentaglia.. Grazie, Madame McClain, a presto!” Sorrise dolcemente alla signora, prese sotto braccio l'amica rossa ancora furente e uscirono nella pioggia senza più degnarli di uno sguardo. Draco soffiò imitanto un gatto che attacca, divertito. Ma Harry era confuso. “Si può sapere chi diavolo sono?” Chiese. “Credimi, se non fossero una sporca mezzosangue e una traditrice del suo sangue me le farei entrambe..” Cominciò con un sorriso malizioso Draco. “La rossa si chiama Ginny Weasley, ed è.. Si esatto, la sorella dello zoticone Ronald.. L'altra è la loro migliore amica, Hermione Granger.. Direi che avrai il piacere di conoscerli tutti a scuola..”

 

Harry sogghignò senza particolare entusiasmo, e si diresse verso la proprietaria del negozio che aspettava impaziente. Gli fece la divisa su misura, ed Harry si sentì un perfetto idiota. “Ma veramente dobbiamo girare con quest'affare? Spero non sempre..” Esclamò irritato. Draco rideva e lo prendeva in giro, era un momento di pura gioia per lui.

 

Quando tornarono a casa Harry ripensò a quella strana scossa, che ancora gli suonava fastidiosamente nelle orecchie come un fischio. Un fastidioso fischio da Mezzosangue.

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Capitolo 3
*** Hogwarts ***


3. HOGWARTS

 

 

 

 

“Il trucco è molto semplice, molto efficace. Ma bisogna stare molto attenti a non dimenticarsi mai di controllare quando smette di funzionare, perchè è possibile. Se l'incantesimo di Disillusione non viene fatto alla perfezione, il Marchio Nero potrebbe intravedersi o venire fuori all'improvviso. Quindi, dovete farlo ogni mattina e controllarlo costantemente.”

 

Mentre Lucius Malfoy spiegava il modo più semplice per nascondere il Marchio sul braccio, Harry e Draco provavano e riprovavano finchè il loro incanto non risultava perfetto. Avevano deciso, di comune accordo con il Signore Oscuro, di tenere sempre nascosto il simbolo per evitare qualsiasi tipo di problema. Se qualcuno l'avesse visto, sarebbe stata la fine della loro missione.

 

Harry ci riuscì per primo, ma Draco lo seguì subito dopo. Si addestrarono ogni giorno fino al primo Settembre, così da essere già abituati.

 

Il giorno prima della partenza per Hogwarts, Voldemort convocò Harry da solo. “Sei pronto?” sibilò guardandolo dritto negli occhi. “Sono pronto, mio Signore. Sono nato per questo compito e non vi deluderò.” S'inchinò rispettoso. “Molto bene, Harry. Mi metterò in contatto con te ogni volta che sarà necessario” indicò con lo sgaurdo il braccio sinistro di Harry, e questi capì senza bisogno di altro. Voldemort si voltò, e Harry intese di essere stato congedato.

 

Il primo settembre la stazione di King's Cross era la cosa più bizzarra che Harry avesse mai visto: c'erano così tanti maghi con i loro carrelli che non si capiva più se erano ancora nel mondo Babbano oppure no. Si avviarono in fretta al punto in cui si incontravano i binari 9 e 10, vennero salutati con un cenno freddo dai Malfoy e si buttarono a capofitto nel muro che li fece sbucare nel binario 9 e tre quarti, dove l'espresso per Hogwarts sbuffava fumo a più non posso.

 

“11 meno 10.. saliamo dai, almeno troviamo i posti migliori!” Disse Draco tra la folla. Entrarono nel treno, e Harry si rese conto che decine e decine di occhi lo stavano fissando. Dopo tutto, era uno sconosciuto. “Se mi guardano ancora un po' li..” Ma Harry non fece in tempo a finire la frase che qualcosa, o meglio, qualcuno, gli rovinò addosso.

 

“Miseriaccia! Mi dispiace, scusa.. Io non..” Disse una testa rosso intenta a raccogliere le sue cose.

 

“Spostati, idiota. Vai a giocare da qualche altra parte.” Lo fulminò Draco.

 

Ronald Weasley appena si rese conto di essere finito addosso a un amico di Malfoy divenne rosso fin sulla punta delle orecchie, non si sa dire se per la rabbia o per la vergogna. Gli occhi saettarono da Harry a Draco, da Draco a Harry. Voleva dire qualcosa, ma tutto ciò che uscì fu un buffo balbettio sconnesso. Harry rise, senza felicità, solo con scherno e pena. “Ho già capito che Hogwarts è un posto di sfigati.. Portami a conoscere qualcuno per cui vale la pena parlare per lo meno.” Disse il moro con freddezza.

 

Lo sorpassarono senza negargli una bella spallata, ignorando il suo debole insulto “imbecilli” per pura pietà. Si diressero verso quella che Harry immaginò fosse la carrozza con solo Serpeverde. Draco lo presentò come suo cugino, e furono tutti contenti di conoscerlo. Harry non sapeva perchè, ma a quanto pare a quei ragazzi piacque da subito. Si ricordò qualche nome a fatica. Blaise Zabini, Tiger, Goyle e una bella mora che lo guardava languidamente, Pansy Parkinson. Harry, come Draco, era abituato a non dover fare troppa fatica con le ragazze ogni volta che uscivano insieme per divertirsi dopo le estenuanti ore di allenamento, e a quanto pare a Hogwarts le cose non sarebbero state tanto diverse. Draco sembrò leggergli nel pensiero, perchè gli sorrise ammicante facendogli l'cchiolino.

 

Il viaggio fu lungo, Harry non era un tipo molto loquace e questa cose sembrò affascinare ancora di più i futuri compagni Serpeverde, soprattutto l'area femminile della carrozza. Indossarono la divisa poco prima dell'arrivo, solo Harry aveva semplicemente lo stemma della scuola sopra.

 

Aveva visto tante foto, l'aveva visto rappresentato tante volte, ma niente e nessuno poteva eguagliare la bellezza del castello di Hogwarts dal vivo: Harry ne rimase profondamente affascinato da subito. Furono portati all'ingresso della scuola con delle carrozze guidati da quelli che Harry riconobbe come Thestral.

 

Arrivati in Sala Grande, furono tutti curiosi di sapere chi fosse quella figura alta e decisamente slanciata in mezzo a tutti quei piccoletti delprimo anno. Harry si sentiva osservato, e la cosa non gli piaceva affatto. Non gli era mai piaciuto essere al centro dell'attenzione. Sentiva soprattutto uno sguardo su di se, uno sguardo che gli pareva gli leggesse l'anima. Si girò intorno, e alla fine lo vide e fu scosso da un tremito: Albus Silente lo fissava oltre i suoi occhiali a mezzaluna con un'intensità che il ragazzo fu costretto a levare lo sguardo.

 

La professoressa McGranitt si alzò brandendo una grossa pergamena arrotolata, e appena arrivata vicino allo sgabello con un grosso cappello sopra, parlò “Buonasera a tutti. Come sicuramente avrete notato, abbiamo un nuovo studente che si è unito a noi quest'anno e che frequenterà il settimo anno. Bene, direi da cominciare proprio da lui. Harry Potter.”

 

Harry avanzò, impassibile. Fece un gesto di cortesia alla professoressa e si sedette sullo sgabello. Aveva di fronte l'intera Sala Grande che lo fissava, in religioso silenzio. La McGranitt gli posò subito il Cappello Parlante sulla testa, che non esitò a cominciare lo Smistamento.

 

“Oh, molto bene! Uno studente nuovo già maggiorenne.. E già perfettamente preparato direi, sicuramente sei stato istruito in casa da maghi esperti.. Cervello da vendere, coraggio, forza di volontà.. Sei difficile mio caro ragazzo.. La tua mente fredda trasuda quasi indifferenza, voglia di esprimersi e di arrivare.. Non ti fermeresti davanti a niente, eh? Ma non esserne così sicuro, non sempre la mente vince. Ricordalo, ragazzo.. Serpeverde!”

 

Harry trasalì. Per un attimo aveva pensato di essere mandato nella Casa sbagliato, ma solo per un attimo. Sorrise tranquillizzandosi, mentre un boato di festa partì dal tavolo di Serpeverde che lo invocavano a gran nome. Si alzò e si diresse a grandi passi al suo nuovo tavolo, con i suoi nuovi compagni. La sua divisa si dipinse all'istante dei toni verdi e argento che dintinguevano la sua Casa.

 

“Dovete ammetterlo però.. E' proprio bello!” sghignazzò Calì Patil alle sue compagne Grifondoro.

 

“E' viscido, come tutti i suoi compagni e il suo amichetto..” concluse Hermione dando uno sguardo veloce al tavolo delle serpi. Le sue compagne la ignorarono e continuarono a spettegolare sul nuovo arrivato e Hermiona sapeva che sarebbe stato l'argomento di tutta la cena. Strano, nessuna aveva nominato gli occhi verdi. Aveva gli occhi verdi, quel ragazzo. Nessuna se n'era accorta? Venne distratta dai suoi pensieri da Ron.

 

“Meno male che tu sei diversa..” Le disse sorridendo.

 

“Grazie eh!” Si offese Ginny.

 

“Ma tu sei mia sorella, è ovvio che sei diversa!”

 

Sorrisero tutti e tre, e per quella sera nessuno di loro parlò più di Harry Potter. Infondo, non era un argomento così importante.

 

I primi giorni servirono a Harry per ambintarsi. Si perse più volte, ma grazie alla Mappa del Malandrino ritrovò sempre la strada senza troppi problemi. I sotterranei dove alloggiavano i Serpeverde erano perfetti, gli sembrava ancora di essere a casa Malfoy e questo era un bene. Harry dava poca confidenza, non aveva alcun bisogno di farsi degli amici e, sinceramente, nemmeno gli importava di farsene. “Lui è così..” Rispondeva Draco quando qualcuno gli chiedeva se Potter avesse qualcosa.

 

Le lezioni di Difesa contro le Arti Oscure gli sembravano così banali che la maggior parte delle volte si annoiava. Certe cose lui le aveva imparate quando ancora quei ridicoli studenti piangevano perchè gli mancava mamma.

 

Ogni lezione la condividevano con altre Case: in Pozioni erano insieme ai Grifondoro. Harry capì che c'era un profondo odio tra le due Case, e lui lo capiva appieno.

 

“Bene..” cominciò il professor Piton, che Harry da sempre chiamava semplicemente Severus. “Visto la vostra scarsa attitudine verso l'arte delle Pozioni, vi farò svolgere un compito che dovrete presentarmi fra massimo una settimana. Dovrete preparare un Distillato di Morte Vivente perfetto.” Si levarono dall'aula mugolii di dissenso, quella pozione era decisamente difficile. “Silenzio!” Abbaiò Piton. “Non è tutto: sarete divisi in coppie. Non importa se verrete mischiati di Case.. Si hai sentito bene Goyle, ho detto mischiati con i Grifondoro! Dovrete, in coppia, preparare questo Distillato e consegnarmelo tra una settimana.”

 

Decise che i nomi dovevano essere estratti a sorte. Proprio al povero Goyle andò male: finì in coppia con Ron Weasley. Harry e Draco risero rumorosamente, quei due insieme non avrebbero combinato un bel niente e sarebbero finiti a pugni sicuro. Draco ebbe la solita fortuna, fu messo in coppia con Pansy. “Così dopo che me la sbatto io posso dirti che è valida..” Diede un pugno complice sulla spalla ad Harry, che sorrise scuotendo la testa.

 

“Harry Potter sarà in coppia con Hermione Granger!”

 

Per un attimo credette di non aver capito bene, sicuramente Piton lo stava prendendo in giro. Ma quando vide Draco tenersi la pancia per le risate, capì che era proprio vero. Si girò verso Hermione, che lo guardò disgustata quasi quanto era disgustato lui.

 

“Non è possibile” disse Draco uscendo dall'aula ancora ridendo “Sei in coppia con la principessa delle mezzosangue!” E rise ancora di più. “Ok, ora ti picchio.” sibilò Harry. Alzò il pugno ma venne interrotto da una voce da insopportabile So-Tutto-Io.

 

“Ascolta, io non sono mai andata male in Pozioni. Non sarai di certo tu a rovinarmi la media e a non permettermi di prendere il massimo nei MAGO.. Quindi, ti aspetto domani in biblioteca subito dopo pranzo, così facciamo il punto della situazione.” Hermione, mentre parlava, aveva una mano sul fianco e nell'altra reggeva libri che avevano l'aria di pesare più di lei. Harry fischiò guardandola dalla testa ai piedi, Draco sorrise.

 

“Subito così? Almeno prima conosciamoci no..” La schernì, e lei arrossì dalla rabbia.

 

“Se non vieni, posso benissimo farlo da sola e poi sarai tu a vedertela con Piton!” Aveva lo sguardo arrabbiato e lo fronteggiava, adesso aveva i pugni serrati lungo i fianchi. Lo guardava dritto negli occhi.

 

Una scossa. Di nuovo.

 

Harry esitò, ma solo per un secondo. Si avvicinò più a lei e le sussurrò “Che paura..” e si allontanò con Draco senza aggiungere altro. Lasciando un Hermione ancora furente che girò sui tacchi e si diresse verso la sua prossima lezione. Aveva già capito, quel Potter non si sarebbe mai presentato in biblioteca ma non le importava. Poteva benissimo farcela da sola, come sempre.

 

Ma il giorno dopo decise che sarebbe andata lo stesso in biblioteca all'ora che aveva stabilito lei stessa. Il perchè, non se lo seppe spiegare neanche lei.

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Capitolo 4
*** Temporale in Biblioteca ***


4. Temporale in Biblioteca

 

 

 

Hermione si svegliò presto quella mattina, per un motivo molto semplice. Si era scatenato un temporale con i fiocchi, e lei ne aveva una terribile paura. Era una cosa stupida, lo sapeva bene. Ma era più forte di lei, a ogni tuono si irrigidiva. L'autunno era iniziato definitivamente, così come il mese di Ottobre.

 

Scese per fare colazione e la Sala Grande era semivuota. Lanciò un'occhiata furtiva al soffitto, che ruggiva e tuonava arrabbiato. Ma perchè tutti non ci facevano neanche caso? Perchè erano tutti così tranquilli? Che cosa fastidiosa, pensò la Grifondoro.

 

“Siamo mattutine, eh Herm!” Esclamò Ginny, sedendosi affianco all'amica.

 

Hermione grugnì una risposta incomprensibile, che scatenò una risata incontrollabile nella rossa. “Adoro questa tua paura per il temporale, mi mette di buon'umore! Dovresti vedere la tua faccia..”

 

“Grazie Ginny, sei proprio la mia migliore amica..” La fulminò Hermione.

 

“Dopo pranzo mi devi aiutare eh, non ci sono scuse.. Lo sai che di Trasfigurazione non ci capisco niente e..” S'intromise Ron riferito ad Hermione, sedendosi e dimenticandosi anche di salutare tanto aveva fame.

 

“No Ron, oggi non posso..” Lo interruppe subito l'amica. “Te l'ho detto ieri, devo fare quella pozione per Piton con..”

 

“Con Potter!” Concluse con aria sognante Calì Patil. “Che fortuna che hai.. beata te! Io sono finita con Tiger.. Quel viscido!” Finse di vomitare e tutti sorrisero.

 

Già, che fortuna, pensò Hermione. Proprio una fortuna sfacciata! Avrebbe volentieri fatto a cambio con Tiger, almeno lui sarebbe stato zitto o avrebbe dormito tutto il tempo. Scosse la testa e si diresse con i suoi amici alla lezione di Incantesimi, con i libri in mano.

 

“Vorrei proprio capire il perchè continuiamo a seguire queste lezioni intuili..” Disse Harry sbadigliando mentre lui e Draco uscivano dai sottorranei, diretti alla lezione di Difesa contro le Arti Oscure. “Perchè, in teoria, non dovresti dare nell'occhio tu.. Genio!” Gli rifilò una gomitata nelle costole. Harry era troppo assonnato per rispondere, e proseguirono.

 

“Potter, proprio te cercavo..” Li fermò una voce calma e fredda, che conoscevano molto bene. Harry si girò, guardando il suo interlocutore con noncuranza. “Si, Severus?”

 

“Professor Piton! Qui dentro per voi io sono il professor Piton!” Abbaiò in risposta l'insegnante. Harry alzò gli occhi al cielo e attese, con le braccia conserte. “Volevo solo assicurarmi che tu e la signorina Granger lavoraste davvero insieme.. Non vorrai dare troppo nell'occhio, vero?” L'ultima frase la disse in un sussurro. Harry alzò le sopracciglia, sorpreso. “Mi scusi?! Le importa se faccio o no una pozioncina con una mezzosangue?” Disse, con sufficienza.

 

“Tu qui sei uno studente, che tu lo voglia o no! E fai quello che i professori ti dicono.. Erano questi gli ordini del Signore Oscuro, come ben ricordi. Non fare lo stupido, Harry!” Piton conluse la frase e senza attendere risposta, si congedò.

 

“Si preoccupa se faccio i compiti con la Granger, quel leccaculo parassita!” Sbottò Harry continuando a camminare verso la lezione, alla quale ormai sarebbero arrivati sicuramente in ritardo.

 

“Però se ci pensa non ha tutti i torti, fratello.. Meno dai nell'occhio, meglio è!” Disse Draco. Harry non rispose, per la sua la questione era finita li. Non gli era mai piaciuto prendere ordini, solo il Signore Oscure poteva ovviamente farlo. Entrarono nell'aula di Difesa, e gli vennero tolti 10 punti a entrambi per il ritardo. Come se a loro importasse.

 

Appena finito il pranzo, Hermione prese i suoi libri e salutando gli amici si diresse in biblioteca. Sarebbe venuto? No, sicuramente no. Anche se la pozione era nettamente difficile, ce l'avrebbe fatta da sola. Si mise a sedere in un tavolo isolato, quasi nascosto, così da poter lavorare indisturbata fino alla fine.

 

Harry diede un'occhiata all'ora, la biblioteca chiudeva dopo mezzora. L'avrebbe trovata ancora li dentro a lavorare da sola? Sperava di no, ma decise comunque di provare. Almeno poteva dire di averci provato a non dare troppo nell'occhio. Lasciò la finestra da dove stava guardando il temporale che infuriava per dirigersi alla biblioteca. Se c'era una cosa che davvero adorava erano i temporali, stava ore a guardarli fin da quando era piccolo.

 

Con le mani in tasca, percorse i corridoi con lentezza, dicendosi che ogni minuti in più che passava era una probabilità in meno di incontrare la Granger.

 

Entrò in biblioteca e Madame Pince subito lo bloccò “Spiacente, ragazzo, ma ormai siamo quasi in chiusura.” Harry sorrise cercando di apparire per lo meno gentile. “Non si preoccupi, devo solo prendere una cosa e esco immediatamente.. Non si accorgerà neanche che sono entrato!” La superò, sentendola borbottare.

 

Cominciò ad attraversare a grandi passi tutta la zona, non vedendo l'ora di uscire, e ogni piccolo corridoio che passava esultava non vedendola. Ma proprio nell'ultimo remoto angolo di quella stramaledetta biblioteca la vide, tutta indaffarata a scrivere e a leggere, praticamente contemporaneamente. Aveva le maniche della camicetta tirate su, si era levata il maglioncino della divisa e si era raccolta i morbidi capelli lunghi in uno chignon disordinato. Harry sbuffò troppo rumorosamente, perchè Hermione alzò gli occhi su di lui. Lo guardò con sguardo arrabbiato, e Harry non potè non accorgersi che la rendeva maledettamente sexy. Scosse la testa cacciando quell'assurdo pensiero.

 

“Sei venuto per accertarti che faccio il lavoro anche per te, Potter?” Hermione si rimise a scrivere mentre parlava. Harry sorrise canzonatorio e si sedette di fronte a lei. “Sapevi che non sarei venuto, ma ti sei messa qui in biblioteca lo stesso.. perchè?” Incrociò le braccia sul petto e inclinò la testa, studiandola. Lei alzò di nuovo lo sguardo e sollevò le sopracciglia, guardandolo dritto negli occhi. “Dove pensavi che avrei trovato il materiale per cominciare le basi della pozione, se non qui? E poi..” Stavolta sorrise lei in modo provocatorio “Mi pare che sei venuto alla fine..” Abbassò lo sguardo e riprese ad ignorarlo.

 

Harry sorrise compiaciuto della sua risposta, per lo meno la mezzosangue aveva la battuta pronta. E, per altro, sembrava l'unica ragazza con la quale Harry avesse parlato che non avesse cominciato a imbarazzarsi da morire. Si passò una mano tra i ribelli capelli corvini e stiracchiò le braccia sopra la testa. “Be, posso esserti d'aiuto o sei così saputella da finirla davvero da sola?” Hermione stava per rispondere quando un tuono decisamente forte squarciò l'aria. Sussultò vistosamente e arrossì, notando che Harry se n'era accorto.

 

Il moro rise divertito “Non avere paura, piccola, ti proteggo io dai tuoni cattivi cattivi..” La prese in giro, ma Hermione parve ignorarlo perchè invece rispose: “Visto che te la tiri da morire, magari puoi aiutarmi a trovare questo..” E indicò un ingrediente che Harry non aveva mai visto ne sentito. “Non lo trovo da nessuna parte, ho cercato ovunque e..”

 

“Non hai cercato li però, vero?” Disse Harry indicando una porta proprio di fronte a loro. Hermione si volse, e tornò subito a guardare il ragazzo assumendo di nuovo quell'irresistibile aria da So-Tutto-Io. “Certo che no, quella è la zona proibita agli studenti!”

 

“Wow, sei proprio una studentessa modello..” Harry prese il libro dove Hermione gli aveva indicato quello strano ingrediente e si alzò dirigendosi verso la porta proibita. “Alohomora” Sussurrò, e la serratura scattò all'istante. “Allora, vieni o ti devo mandare un invito ufficiale?” Si spazientì Harry.

 

“Io veramente.. non..” Balbettò Hermione in difficoltà.

 

“Va be, come vuoi..” Harry entrò e in quello stesso istante un altro tuono rombò potente. Hermione si alzò di scatto e lo seguì “Va bene va bene vengo!” Squittì spaventata. Si chiusero la porta alla spalle e cominciarono a cercare.

 

Madame Pince, dall'altra parte della biblioteca, cominciò a mandare via tutti gli studenti. Dopo un rapido controllo che tutti fossero davvero usciti, sigillò la porta uscendo. Strano, pensò, qual ragazzo aveva ragione.. Non si era minimamente accorta che se n'era andato subito.

 

“Oh, accidenti.. Harry, Harry vieni a vedere!” Sussurrò Hermione. Harry si voltò, non sapendo se la sensazione che sentiva era per averla sentita dire per la prima volta il suo nome o per la curiosità di ciò che le avrebbe mostrato. Arrivò da lei. “Guarda!” Disse sorridendo. Harry prese quel libro in mano e lesse ad alta voce. “Come preparare un Distillato di Morte Vivente passo per passo” Concludendo tornò a guardare Hermione, che era raggiante. “Con questo non potremo sbagliare niente!” Glielo riprese dalle mani, e uscirono in silenzio dall'area proibita.

 

Mentre Hermione radunava la sua roba, continuava a parlare, più a se stessa che con Harry. “Se solo lo avessi trovato prima! Accidenti, non ho concluso niente.. Tutto il pomeriggio sprecato..” Si avviarono insieme verso l'uscita, Harry sempre in silenzio. “Se ti va, ci possiamo vedere dopodomani, che intanto è sabato, e sicuramente in un paio d'ore massimo riusciremo a farla..” Harry aggrottò le sopracciglia. “Ti metti a fare una pozione di sabato? Niente di più divertente Granger..”

 

“Lo dicevo perchè almeno siamo liberi entrambi, Potter.” I tempi dell'Harry erano già belli che finiti. Il moro sorrise scuotendo la testa. “Facciamo che ci riaggiorniamo e vediamo..” Concluse.

 

Hermione si fermò di botto, e sbiancò. Harry la guardò con uno sguardo mezzo divertito e mezzo preoccupato. “Che diavolo ti prende adesso?” Era sicuro che non c'era stato nessun tuono.

 

Hermione guardò subito l'orologio, e urlò “Siamo rimasti chiusi dentro!! Come ho potuto essere così stupida!! Ero così presa dalla ricerca che non ho controllato l'ora! Mio dio, e adesso?? Non oso immaginare come la prenderà la McGranitt, che punizione mi darà..” Harry si avvicinò alla porta, e si rese conto che Hermione aveva ragione. Erano rimasti chiusi dentro. No va be dai, quello era veramente il colmo. Non poteva essere successo a lui! Chiuso in una biblioteca con una mezzosangue in preda al panico e con la paura del temporale. Pensò per un momento a come Draco lo avrebbe preso in giro, ma poi cominciò subito a tentare ogni cosa per aprire la porta.

 

“Sprechi tempo, è incantato! Solo i professori possono aprire le porte, o Gaza!” Squittì Hermione, ancora più agitata.

 

Harry Potter, l'allievo prediletto di Lord Voldemort battuto da una stupida porta di una stramaledetta biblioteca dentro un'inutile scuola. Perfetto. Era li da un mese, non osava immaginare cosa sarebbe successo a Natale!

 

Hermione continuava imperterrita a farsi forza da sola. “Ma qualcuno ovviamente noterà la mia assenza, e manderanno qualcuno a cercarmi.. Si, per forza! Dev'essere così..”

 

“Non contare su di me invece, non credo che nessuno si chiederà della mia assenza.. Io non sto quasi mai in mezzo alla gente, quindi credo che ormai tutti lo diano per scontato che non ci sono.” Disse con noncuranza Harry mentre si guardava intorno nella disperata ricerca di una via d'uscita.

 

“Che bellezza, con tutte le persone con cui potevo rimanere chiusa mi è capitato un sociopatico! Alla grande.” Disse Hermione allargando le braccia e buttandosi su una sedia.

 

“Se invece che continuare il tuo interessantissimo soliloquio mi aiutassi a cercare un modo per uscire..” Disse Harry, cominciando a spazientirsi.

 

“Non mi hai sentito prima?! Non c'è modo di uscire da soli! Io adesso mi metto qui, bella tranquilla, e aspetto che i miei amici mandino qualcuno a cercarmi. Così potrai uscire anche tu.” Accavallò le gambe e incrociò le braccia, sollevando il mento soddisfatta del suo piano.

 

“Come sei magnanima, grazie!” Harry si inchinò prendendola in giro. Ma lui non si sedette, continuò a guardarsi intorno deciso e sicuro che avrebbe trovato un modo. Dopo una buona mezzora dove aveva girato a vuoto, si arrese. Si sedette per terra, con una gamba piegata e l'altra stesa. Si levò il maglioncino e si sbottonò leggermente la camicia. Appoggiò la testa al muro e provò a rilassarsi, o per lo meno a non pensare alla situazione assurda in cui era immerso.

 

Passò un'altra mezzora in cui non si rivolsero neanche una parola. Ad ogni tuono Hermione sussultava, si torturava le mani, chiudeva gli occhi. Cominciò anche ad avere freddo, perchè Harry notò che si sfregava spesso le braccia.

 

Dopo altro tempo, riempito solo dal rumore della pioggia che batteva incessante sui vetri, Hermione appoggiando la testa sul tavolo disse “Avranno finito di mangiare adesso, sicuramente arriveranno a breve..”

 

“Lo sai cosa penso io?” Chiese Harry alzandosi, non era più comodo nel duro pavimento. “Che penseranno che sei rimasta a studiare nella tua Sala Comune, e non vedendoti dopo penseranno che dormi già..” Continuò, massaggiandosi le parti doloranti e addormentate delle gambe e del sedere. “Credi davvero che penseranno che sei rimasta chiusa in biblioteca? Non credo che pensino che sei così idiota..” Rise da solo, rendendosi conto che in realtà erano due perfetti idioti sul serio.

 

Hermione sorrise, ma solo per un attimo. Odiava dirlo, ma probabilmente Potter aveva ragione. I suoi amici non avrebbero mai pensato male, avrebbero semplicemente pensato che dormisse già. Sbuffò sonoramente rimettendo le braccia incrociate sul petto. Un altro tuono, un altro sussulto.

 

“Oh insomma, basta adesso!! Sono solo tuoni per la miseria.. Come possono spaventarti a sto modo?? Tu puoi urlare molto più forte di loro! Guarda” Aspettò un altro tuono sotto lo sguardo sbalordito di Hermione, che non tardò ad arrivare. Appena esplose nell'aria Harry urlò contro il cielo con tutta la forza che aveva. Era una sensazione bellissima, e lui lo sapeva bene. Lo aveva sempre fatto, tutte le volte che aveva avuto bisogno di sfogarsi. Non aveva mai pianto, mai. Il suo unico sfogo lo aveva con i temporali, perchè poteva urlare insieme a loro. Per questo li adorava tanto.

 

Hermione lo guardava come se fosse pazzo, con la bocca mezza aperta. “Tu non stai molto bene comunque..” disse piano inclinando la testa.

 

“Avanti, vieni qui in piedi! Giuro che se non ti fa sentire meglio ti lascio li seduta come una scema a sussultare ad ogni tuono..” Le offrì la mano, mettendo su un sorriso sghembo e alzando un sopracciglio, creando nell'insieme uno sguardo furbo e un po' ribelle. Hermione lo guardò, scacciando subito dalla mente quel pensiero che gli urlava nelle orecchie quando davvero fosse bello Harry Potter, e gli prese la mano alzandosi.

 

Una scossa.

 

Una scossa molto più forte di tutti i tuoni e di tutti i temporali messi insieme attraversò sia Harry che Hermione nello stesso istante in cui le loro mani si incontrarono, per la prima volta.

 

Se la lasciarono immediatamente, facendo finta di niente.

 

“Ok.. Allora.. Sei pronta? Devi liberarti eh, urla a più non posso! Ecco, sta per arrivare..” Una luce forte avvisò l'arrivo di un bel tuono potente. Squarciò completamente l'aria, e Hermione sussultando per l'ennesima volta emise un flebile ed imbarazzante urlo.

 

“Ma che cos'era?! Andiamo, fai pena!!” Harry rise scuotendo la testa. Hermione mise su un broncio infastidito. “Non sono capace a urlare in quel modo, è da barbari e poi è..”

 

“Andiamo!” Incalzò Harry “Lasciati andare! Qui dentro non ci può sentire nessuno! Insieme, dai..” Un altro lampo, ed ecco il ruggito potente del tuono di nuovo. Harry si mise dietro ad Hermione, sfiorandola appena con il suo corpo. La sovrastava sia di altezza che di fisico. E urlarono. Urlarono insieme, sempre più forte. Sempre di più.

 

Hermione alla fine del suo grido rise a crepapelle girandosi verso Harry. “Hai ragione! Hai ragione, funziona davvero!” E rise anche Harry, ma questa volta sinceramente divertito. E continuarono ancora per un po', finchè le loro corde vocali implorarono pietà. Ancora sorridendo, si allontanarono l'uno dall'altra, quasi come colpevoli.

 

Harry si rimise appoggiato al muro, tornando nel suo silenzio e nella sua seria freddezza. Se Draco avesse visto che stava bellamente ridendo con una dei loro nemici naturali, che avrebbe pensato? E il Signore Oscuro?

 

Questa parte l'avrebbe tenuta per se.

 

Hermione aveva lo sguardo rivolto altrove, e cercava di portare i pensieri altrettanto altrove. Ma era difficile non pensare al tocco della sua mano, a quegli occhi verdi e così glaciali che le avevano penetrato l'anima per un attimo.

 

Pochi secondi dopo, sentirono la porta spalancarsi e le voci della professoressa McGranitt e di Ron Weasley li raggiungero subito. Si alzarono e si diressero verso l'uscita.

 

“Si, professoressa, le dico che sono sicuro che Hermione è qui..” Disse Ron. E un attimo dopo Hermione gli corse incontro gettandogli le braccia al collo. “Sapevo saresti venuto, lo sapevo!” Ron sorrise e le accarezzò la schiena premuroso. Ma il sorrise gli si spense subito guardando chi altro era spuntato. “Tu..??” Cominciò, ma Hermione lo interruppe.

 

“E' stata colpa mia, professoressa. Stavamo facendo una ricerca per la pozione che ci ha assegnato il professor Piton e ci è scappata l'ora.” Abbassò lo sguardo mortificata, e la McGranitt parlò. “Molto bene, 30 punti in meno ad entrambi.. Che non succeda mai più! Tornate immediatamente ai dormitori adesso.”

Harry, prima ancora che finisse, era già uscito dalla biblioteca senza degnare nessuno di uno sguardo. Nemmeno a lei. Lei. La mezzosangue. Svoltò verso i sotterranei, deciso a dimenticare in fretta quell'assurda serata.

 

Ron e Hermione stavano tornando alla loro Sala Comune, mentre la ragazza spiegava l'accaduto. Aveva omesso tutti i particolari. “Non ci siamo neanche rivolti la parola, è stata una noia incredibile.. Che fortuna che sei venuto a cercarmi, grazie!” Ron le sorrise e insieme superarono il ritratto della Signora Grassa.

 

Hermione si mise di corsa a letto, doveva dormire. Doveva togliersi dalla mente quei maledetti smeraldi. Chiuse gli occhi.

 

Un tuono. Ma questa volta Hermione non sussultò.

 

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Capitolo 5
*** Scoprirsi Umano ***


5. SCOPRIRSI UMANO.

 

 

Il mese di ottobre passò senza troppi intoppi e senza troppe distrazioni, Harry era concentrato sul suo obiettivo. Diede una rapida occhiata al braccio sinistro, dove il Marchio era coperto alla perfezione grazie all'incantesimo di Disillusione. Finì di vestirsi e si diresse da solo alla lezione di Pozioni.

 

Non si era mai presentato agli appuntamenti che gli aveva dato la Granger, neanche una volta. Era riuscita a fare la pozione da sola e aveva firmato sia per lei che per Harry, ma questi andò subito dopo da Piton a dire che non aveva contribuito affatto a quello stupido compito. Il professore fu costretto non solo a levare punti a Serpeverde, ma a metterlo in punizione. Non si ricordava neanche più quale fosse stata la punizione, tanto non gli importava.

 

Non poteva dare a vedere che aveva ceduto alle richieste di Piton di spalleggiare la Granger per il compito. Non poteva fare assolutamente niente con una mezzosangue, proprio niente. Era sicuro che l'Oscuro Signore sarebbe stato fiero di lui, una volta saputo.

 

Si sedette nell'unico posto libero, affianco a Pansy. Quella ragazza era così facile che probabilmente tutti i Serpeverde se l'erano fatta. Harry si ricordò di come, infatti, gli fece quasi schifo portarsela a letto la settima prima. Non rispose al suo saluto, e quando entrò Draco gli fece un cenno con la testa.

 

“Dopo ti devo parlare!” Disse ad Harry con il solo labiale. Questi annuì, e non appena Piton cominciò a blaterale spense completamente il cervello.

 

Hermione Granger stava la davanti, vicina al suo amichetto imbecille Weasley. Probabilmente solo un emerito idiota non si sarebbe accorto di quanto le sbavasse dietro. Però il povero Weasley doveva mettersi in fila, la Granger la volevano in parecchi.

 

Harry si ricordò dei discorsi che fecero alcuni compagni Serpeverde proprio poche sere prima: “Perchè scusate, avete visto la Granger? Ok che è mezzosangue, però sfido chiunque non se la vuole portare a letto!” Harry aveva aguzzato le orecchie non appena aveva sentito quel nome. “In effetti si..” Aveva continuato un altro ragazzo. “Ha quell'aria da brava ragazza e studentessa modello che ti viene voglia proprio di sbatterla al muro!” Aveva scatenato l'ilarità generale e una massa di consensi.

 

Ma che cazzo c'avevano tutti da ridere, aveva pensato Harry, non lo aveva proprio capito.

 

Tornò con la mente a quella noiosissima lezione di Pozioni, e si rese conto che stava fissando Hermione, nonostante fosse di spalle. Tolse subito lo sguardo e si costrinse a seguire le parole di Piton. Che poi dicono che stia uscendo con quel pallone gonfiato di Cormac McLaggen, il tipico che piace a tutte e che sa di piacere a tutte. E che ovviamente si butta sulla più difficile di tutte. Ma forse non era vero che uscivano insieme, erano stupidi pettegolezzi da dormitori. Che poi..

 

Per Dio Harry!! Si rimproverò nella testa. La vogliamo smettere o si va avanti ancora per molto?!

 

Decise di non pensarci più, stavolta sul serio.

 

Appena finita la lezione fu il primo ad uscire insieme a Draco. “Allora?” Chiese all'amico biondo. “Che mi devi dire?”

 

“Che oggi verrai a fare le selezioni per la squadra di Quidditch! Questo sabato c'è la prima partita della stagione e non abbiamo ancora trovato un degno Cercatore.. Siamo disperati, io soprattutto che sono il Capitano! Abbiamo deciso di fare questo ultimo tentativo di selezioni, ci sarà un po' di gente.. Ma io voglio vedere come te la cavi te! Sei un asso sulla scopa Harry e..”

 

“Frena un momento!” Lo interruppe Harry. Quando Draco attaccava a parlava non la finiva più. In effetti sarebbe stato perfetto per Hermione sotto questo punto di vista. Eccola di nuovo, ma che c'entrava adesso?! “Ho giocato a Quidditch solo a livello amatoriale, per divertimento! E tu lo sai benissimo” Svoltarono in un corridoio per raggiungere la lezione di Trasfigurazione.

 

“Vero” continuò Draco, più deciso che mai “Ma è anche vero che non ho mai visto nessuno volare come te! Sei un pazzo, e so che saresti il migliore Cercatore..”

 

Harry, pur di farlo tacere, accettò.

 

Quello stesso pomeriggio si presento al campo di Quidditch con la sua Firebolt, regalo per la sua maggiore età fatto da Lord Voldemort in persona. Si misero tutti la divisa della squadra. Ci saranno state una ventina di persone, e Harry fulminò con lo sguardo Draco. Era solo una gran perdita di tempo.

 

Si alzarono tutti in volo, Harry lo fece con una semplicità e arroganza che subito piacque ai membri ufficiali della squadra. Lasciarono andare un solo boccino d'oro, e tutti partirono sfrecciando all'inseguimento. Ma Harry no. Rimase fermo immobile, poi cominciò a muoversi piano piano. “Ma che diavolo fa?!” Chiese Blaise, che era Cacciatore. “Shh, dagli tempo..” disse semplicemente Draco.

 

Era inutile partire in massa all'inseguimento, si sarebbero tutti scontrati e nessuno avrebbe più capito niente. Harry vedeva un ammasso di persone tutte insieme, che come pecore vagavano a caso. Poi lo vide. Un minuscolo puntino d'oro che sfrecciava proprio sopra quella massa, quasi a schernirli.

 

Partì, veloce come un fulmine. Dopo un breve inseguimento lo afferrò. Scese a terra con estrema eleganza, prese la scopa per mano e si diresse verso la squadra che era a bocca aperta, tranne Draco che sorrideva. Harry gli passò il boccino, e senza dire niente se ne andò esattamente com'era arrivato.

 

La prima partita cadeva proprio nel giorno di Halloween. Harry odiava quel giorno, ma non si era mai chiesto il perchè. Era solo una delle tante cose che odiava, infondo.

 

“Stasera a quelli del settimo anno è stato permesso di andare ad Hogsmeade, sarà pieno di gente e ci divertiremo.. E smettila di fare quella faccia, tu ci vieni punto!” Disse Draco ad Harry mentre finivano la loro colazione. Avevano già la divisa da Quidditch, la partita sarebbe iniziata poco dopo.

 

Si diressero al campo, e trovarono la squadra di Grifondoro già pronta a decollare.

 

Non appena furono tutti in posizione, Madama Bumb si mise al centro del campo e cominciò a dettare le regole del gioco, intimando i giocatori a mantenere una partita corretta e pulita. Ma Harry aveva perso alcuni pezzi. Hermione si era appena seduta in tribuna con tutte le sue amiche, e cominciarono a salutare in direzione della squadra di Grifondoro. Harry si voltò, e vide davanti a se Weasley salutare di rimando.

 

Strinse le gambe sulla scopa, era decisamente pronto a giocare.

 

La partita cominciò, e Harry si spinse più in alto di tutti: aveva bisogno di una buona visuale del campo. Notò Weasley fra gli anelli, era il portiere. Mentre la partita andava avanti più o meno alla pari, sia lui che il cercatore della squadra avversaria pattugliavano il cielo senza notare la famosa pallina dorata.

 

Serpeverde perdeva per 40 punti, e sentire esultare i Grifondoro gli infondeva un fastidio non indifferente. Draco si buttò a capofitto tra gli anelli e segnò un centro spettacolare da dieci punti, e mentre esultava Weasley gli diede una spallata. Però Draco era distratto, e cadde rovinosamente a terra da una discreta altezza. Harry trattenne il fiato, il suo amico si era fatto male di sicuro perchè si muoveva a fatica. Aveva completamente perso di vista il gioco, ma non gli importava. Si precipitò in picchiata verso Draco e fece una frenata da vero professionista, scendendo saltando dalla scopa.

 

“Amico, tutto bene??” Gli chiese, mentre Madama Bumb accorreva. In quel preciso istante il Cercatore di Grifondoro afferrò il boccino. Serpeverde aveva perso la sua prima partita. “Harry, mannaggia.. dovevi restare su..” Disse Draco, si era rotto un braccio.

 

Si sentiva arrabbiato. E quando Harry si sentiva arrabbiato non andava affatto bene, non era un buon segno. Non sapeva controllare la sua rabbia, non c'era mai uscito. Vide Weasley scendere dalla scopa e dirigersi verso di loro dicendo “Mi dispiace, non volevo.. Sta bene?”

 

Harry si alzò, consapevole purtroppo (o per fortuna) di non avere con se la sua bacchetta. Puntò dritto contro Ron con una rabbia che lo fece indietreggiare solo con lo sguardo. Cominciò a spingerlo indietro solo con la testa “Lo sai che sei morto, vero? Feccia!” Ron non era in grado neanche di rispondere. “Signor Potter! Signor Potter!!” Sentì Madama Bum urlare.

 

Stava per sferrare un pugno, ma si sentì completamente bloccato. Qualcuno l'aveva bloccato. Si girò e vide Piton con la bacchetta puntata verso di lui. “Nel mio ufficio Potter, subito!!” Non potè ribattere perchè una forza non sua lo spingeva verso il castello con affianco il professore di Pozioni. Aveva il fiato corto, quel Weasley l'avrebbe pagata per aver fatto del male a suo fratello.

 

“Ma dico, l'avete visto?? Quello è matto.. Matto, ve lo dico io!” I Grifondoro erano tornati nella loro Sala Comune, e oltre a festeggiare discutevano dell'accaduto. Hermione scosse la testa, incredula. Harry Potter era un violento, l'aveva visto con quello sguardo.. Cattivo, e Dio sa cos'altro. “Devi stargli alla larga, Ron..” Disse debolmente.

 

“Ma come ti puoi alterare a quella maniera per così poco?! Quello è matto, matto..” Ripeté incessante Ron, ancora scosso dall'accaduto.

 

Dopo una bella litigata con Piton, Harry si diresse in infermeria. Entrò senza chiedere il permesso, scatenando la furia di Madama Chips “Qui i suoi modi da ribelle non sono accettati, Potter!”

 

“Voglio solo vedere come sta Draco e me ne vado immediatamente!!” Si avvicinò al suo letto, dove intorno erano raggruppati altri Serpeverde. Fecero passare Harry, dandogli pacche sulle spalle complimentandosi per ciò che aveva fatto. Harry e Draco si diedero un cinque, come per dire che era tutto a posto. “Più calmo però, Harry.. Non dimenticare perchè sei qui..” Gli sussurrò ad un orecchio. Harry annuì. Il biondo aveva perfettamente ragione.

 

Uscendo dall'infermeria si rese conto che aveva ancora la divisa da Quidditch. Fece dietro front per dirigersi al suo dormitorio, ma venne fermato. “Signor Potter.. Il professor Silente vuole vederla, adesso.” Appena la McGranitt smise di parlare, Harry s'irrigidì. Senza il minimo preavviso e senza la minima preparazione, stava per incontrare il suo obiettivo principale. Colui che rappresentava l'ostacolo primario all'ascesa del Signore Oscuro.

 

Seguendo la McGranitt, Harry tentò di darsi una calmata. E ci riuscì perfettamente.

 

“Gelato al pistacchio” esclamò decisa la Mcgranitt, e Harry la guardò come se fosse pazza. Invece il Gargoyle si mosse, rivelando una scala a chiocciola che avrebbe portato nello studio del preside. “Lui ti sta aspettando.” Disse la professoressa, congedandosi.

 

Prese un bel respiro, e cominciò a salire le scale. Quando arrivò ad una porta, bussò.

 

“Avanti.” Rispose una voce calda e cristallina. Harry entrò, e la porta si chiuse alle spalle.

 

Quell'ufficio l'aveva visto fin troppe volte in foto o nei disegni per la preparazione alla missione, ed esserci dentro gli dava una scossa di adrenalina. Silente era seduto alla sua scrivania, e lo osservava sopra gli occhiali a mezzaluna. Proprio come il primo giorno che arrivò.

 

“Prego.” Silente indicò una sedia ad Harry, che la occupò senza troppi complimenti. Si sentiva studiato, troppo osservato. Così decise di parlare lui stesso.

 

“Mi hanno detto che mi ha mandato a chiamare.” Chiese Harry con freddezza.

 

“E' vero.” Rispose semplicemente il preside.

 

“Posso sapere perchè?”

 

“Be, Harry, credo che tu lo sappia..” Harry quasi sussultò. Perchè lo chiamava per nome? Si era appena conosciuti. Decise di tacere e lasciare che continuasse il preside.

 

“A Hogwarts la violenza non è tollerata, confido che tu lo sappia..” Harry decise di annuire, era stupido controbattere. Silente sorrise, tranquillo.

 

“Sai, Harry, a volte noi vediamo il male nello stesso punto in cui il nostro vero Io vede il bene..” Harry, che non aveva capito niente, alzò un sopracciglio. Non sapeva cosa rispondere. “Bene, Harry. Puoi andare. Ma sono sicuro che ci rivedremo presto..” Consluse Silente, con uno sguardo che gli entrò dentro l'anima.

 

Harry si alzò, felice di potersene andare così presto. Biascicò un saluto e uscì.

 

Dovettero portarla fuori praticamente a forza, perchè Hermione quella sera non aveva alcuna voglia di uscire. Quelle uscite che poi finivano per diventare un covo di ubriachi urlanti non la attiravano mai. Ma le sue compagne di stanza si erano così impuntate che dovette cedere. Maledisse i genitori di Ginny per non averla partorita un anno prima, così almeno ci sarebbero andate insieme.

 

C'era parecchio freddo a Hogsmeade quella sera, sembrava che l'inverno avesse parecchia fretta di arrivare. Con suo disappunto, vide che anche la maggior parte dei Serpeverde avevano deciso di venire. E figurati se si perdono un' occasione tale di mettersi un po' in mostra! Harry era li, con un bicchiere di Whisky Incendiario nella mano e quell'aria di disinteresse e superiorità che, ormai l'aveva capito, lo contraddistingueva.

 

Si diresse quasi di corsa vero Ron, che era da tutt'altra parte di dove stavano i Serpeverde. “Herm, allora sei venuta!” Le sorrise felice. “Aspetta però, stavamo andando a prendere da bere.. Aspetta qui, te ne porto anche a te.” Si allontanò con Neville Paciock e Seamus Finnigan, e la lasciò da sola. Aspettando, si appoggiò a un muro li affianco. Cominciò a sfregarsi le mani per riscaldarle.

 

“Vedo che anche tu ti diverti da morire..” Harry l'aveva vista li da sola, e non aveva potuto resistere. Voleva solo parlarle un po', sentirla arrabbiata e vedere quello sguardo accigliato. Non sapeva perchè, ma ne aveva voglia e basta. Fu subito accontentato, ma solo dello sguardo accigliato. Perchè Hermione non aprì bocca per rispondere ma diresse di nuovo lo sguardo verso il bar dove Ron e i suoi amici erano appena entrati.

 

“Accidenti.. Draco sbaglia chiamarti principessa delle mezzosangue,sarebbe meglio regina di ghiaccio..Che ne dici?” Harry parlò di nuovo a vuoto,perchè Hermione lo ignorò completamente. Si sentì frustrato. In quel momento si riavvicinarono i suoi amici, ed Harry trovò la faccia mezza impaurita di Ron molto divertente. Rise di gusto.

 

“Non aver paura, cucciolo.. Vieni qui!” Lo prese sottobraccio e lo accompagnò da Hermione, che ora si era alzata e lo guardava furente. Almeno aveva ottenuto la sua attenzione. “Mi stavo giusto godendo la simpatia della vostra amichetta..” Continuò Harry “O dovrei dire forse fidanzatina?” Guardò

 

da Ron a Hermione, per poi tornare su Ron. “Naaaa! E' troppo per un sempliciotto come te..” Harry cominciò a spettinargli i capelli, finendo poi per spingerlo non troppo forte. Lo aveva umiliato.

 

Incrociò le braccia soddisfatto e guardò con sfida Hermione, che sostenne lo sguardo.

 

“Lui è tutto ciò che tu non potrai mai essere. Lo sai, non mi sorprende che sei sempre solo. Chi potrebbe mai volere accanto uno come te?” Hermione disse la frase con un tale disprezzo e una tale freddezza, che Harry si immobilizzò.

 

Per la prima volta nella sua vita, non seppe cosa rispondere. Per la prima volta nella sua vita, si sentì ferito dalle parole di qualcuno. Mentre i Grifondoro si allontanavano, lui rimase li. Semplicemente li, godendosi il sapore del famoso rimanerci a schifo.

 

Be, aveva un sapore di merda.

 

Si mise le mani nelle tasche e cominciò a camminare lentamente verso il castello, con la testa bassa e mille pensieri che gli ronzavano in testa. A metà strada, successe qualcosa.

 

Il Marchio nel suo braccio sinistro cominciò a bruciare, a pulsare. L'incantesimo di Disillusione scomparve all'istante, e Harry guardò il tatuaggio muoversi e farsi più scuro. Capì che Lui lo stava chiamando.

 

Tornò ad Hogsmeade, senza farsi vedere da nessuno si infilò in una stradina buia e deserta e, dando un ultima controllata intorno a se, si Smaterializzò. Destinazione: Villa Malfoy.

 

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Capitolo 6
*** Il Cervo e la Lontra ***


6. IL CERVO E LA LONTRA

 

 

 

Albus Silente camminava nel suo studio, a capo chino. Pensava. Quegli occhi, così simili a quelli di qualcuno che però non riusciva a ricordare.. Era un tormento, da quando l'aveva visto due mesi prima, allo smistamento. Non sapeva assolutamente perchè, ma sapeva che era qualcosa di vitale. Il suo istinto glielo diceva, e il suo istinto non sbagliava mai. Avrebbe scoperto quale segreto si celava dietro a quel misterioso ragazzo. Dietro ad Harry Potter.

 

Harry superò il cancello di Villa Malfoy senza alcun problema, come se le sbarre di ferro fossero fumo. Entrò, e all'ingresso trovò un'indifferente Narcissa di spalle che disse “Ti sta aspettando.” Strano, quel giorno era già la seconda volta che si sentiva dire quella frase. Certo, la sensazione che provava però era nettamente diversa.

 

Percorse i corridoi che sapeva a memoria, salì le scale che aveva contato tante volte ed arrivò di fronte alla Sua sala. Bussò, e la porta si aprì subito. “Entra, Harry.” Quel sibilo fece impercettibilmente rabbrividire Harry.

 

La porta si chiuse alle sue spalle. “Mio Signore.” Harry s'inchinò. Voldemort lo fissò da lontano, con uno sguardo impenetrabile. Piano piano cominciò ad avvicinarsi. “Mi giunge voce che perdi il tuo tempo, Harry..” Cominciò, tranquillo.

 

“Signore, chi..” Ma Harry fu interrotto bruscamente.

 

“Crucio!” Il ragazzo non se l'aspettava, così rovinò rumorosamente a terra contorcendosi dal dolore insopportabile. Non urlò. Strinse forte gli occhi e non urlò.

 

“Sai bene che non mi piace essere interrotto, Harry.” Terminò Lord Voldemort voltandosi e allontanandosi di nuovo.

 

Harry si rialzò subito, cercando di ridarsi un contegno. Gli usciva sangue dal naso, ma non si pulì. “Ti rendi conto, Harry, dell'immensa responsabilità che ti ho messo sulle spalle? Ti rendi conto di ciò che devi fare? Rispondi.” L'immensa calma di Voldemort cozzava in pieno su ciò che stava dicendo.

 

“Si, mio Signore.” Harry era impassibile, dritto e guardava davanti a se. Il suo padrone si avvicinò di nuovo, tanto da essere proprio di fronte al ragazzo. “E allora perchè” la sua voce era un sussurro “perdi tempo e ti fai mettere in punizione per aver picchiato un inutile ragazzino?” Harry fece per rispondere, ma Voldemort gli diede un colpo così forte in faccia che il sangue dal naso uscì più velocemente e gli procurò un brutto segno sotto l'occhio.

 

Harry tornò subito al suo posto, tornando subito impassibile e ossequioso. “Se sento ancora certe cose sul tuo conto, non te la caverai con qualche taglietto sull'occhio. Ricordati chi sei e ricorda il motivo per cui sei li. Ora vattene.” Harry s'inchinò dicendo. “Mio Signore.”

 

Uscì dalla porta e si pulì il sangue alla bene e meglio sulla manica della giacca, l'avrebbe pulita dopo. Tornò all'ingresso e s'imbattè in Lucius e Bellatrix Lestrange, che lo guardavano con disprezzo. “Prova a deluderlo ancora, e te la vedrai con me!!” Urlò Bellatrix. “Torna da dove sei venuto, o noteranno la tua assenza.” Lo congedò Lucius.

 

Harry se ne andò senza aggiungere altro. Appena uscito dal cancello della Villa si smaterializzò, nello stesso identico punto in cui era scomparso poco prima a Hogsmeade. Uscì dalla stradina e si diresse velocemente al castello. Tutte le persone che lo incrociarono notarono il suo volto ferito, ma nessuno osò chiedergli cosa fosse successo.

 

Nei giorni seguenti Harry cercò di evitare le domande di Draco riguardo la sua faccia, ma alla fine cedette e raccontò del suo incontro con il Signore Oscuro.

 

“Ha ragione, hanno ragione tutti loro.. Ho fatto lo stupido, quando invece devo concentrarmi su ben altro.. Ma riusciremo a portare a compimento la missione, ne sono più che sicuro! A tempo debito, riusciremo a far entrare i mangiamorte nella scuola e uccideremo Silente..”

 

Concluse Harry, mentre camminavano lungo il Lago Nero. Era sabato pomeriggio, ed era finalmente un giorno in cui non pioveva.

 

“So che riuscirai.. Insomma, tu sei nato per questo no?!” Lo rassicurò Draco.

 

Già, lui era nato per questo. Non facevano che ripeterglielo tutti, quindi sicuramente era così. “Ah, comunque..” aggiunse Draco “Silente è in viaggio, questa è una novità.. Non si allontana mai da Hogwarts.” Harry rifletté su questa notizia, e decise che ne avrebbe sicuramente indagato.

 

Dopo cena, i suoi compagni Serpeverde rimasero in Sala Comune a chiacchierare, ma lui decise di andare a fare una passeggiata nel castello. Voleva stare solo. Non seppe dire da quanto stava camminando quando vide una cosa decisamente strana: una ragazza dall'aria stralunata e dai lunghi capelli biondi era appena entrata dentro ad una porta che era subito sparita.

 

Si avvicinò nel punto esatto in cui, giurava, era appena scomparsa quella ragazza. Stava pensando intensamente che voleva sapere dov'era andata a finire, quando la porta riapparve. Esitando solo per un secondo, la aprì ed entrò.

 

Appena la porta si chiuse alle sue spalle, si trovò di fronte a una trentina di persone che lo guardavano sbalorditi e confusi. Il suo sguardo cominciò a correre veloce su tutti i volti, e notò a malincuore che c'era anche l'ultima persona che avrebbe voluto vedere: Hermione Granger.

 

“Ciao!” Esclamò allegra la ragazza bionda che Harry aveva seguito fin li. Si avvicinò e tese la mano. “Io sono Luna Lovegood, e tu sei quello nuovo.. Harry giusto? Dicono tutte che sei molto bello ma anche molto pericoloso!” Harry non sapeva se ridere per l'imbarazzo o ridere e basta. Nel dubbio, rise e basta. Quella ragazza non era del tutto normale. Le strinse la mano.

 

“Ma come avrà fatto ad entrare..” Disse Seamus.

 

“E' semplice, ha seguito Luna.. E' entrato subito sopo di lei.” Concluse Hermione incrociando le braccia.

 

Harry alzò le mani “Colpevole, è vero. Chiedo scusa, sembra che ho interrotto una riunione intima.. Quindi è meglio se vado.” Girò sui tacchi e fece per andarsene.

 

“No, aspetta!” Squittì Luna “Sarebbe il primo Serpeverde qui.. Non lo trovate straordinario?”

 

“Il primo Serpeverde in cosa scusa?” Chiese Harry confuso.

 

“Nell'Esercito di Silente, è ovvio!” Allargò le braccia la bionda, come se avesse appena detto che la Terra è tonda. Harry continuava a non capire, e aggrottò la fronte. Allora Luna continuò.

 

“Ci addestriamo, impariamo nuovi incantesimi.. Sai, con i tempi che corrono..” Harry ghignò. Si, ne aveva una vaga idea. Spostò lo sguardo su tutti i presenti, avevano tutti una bacchetta in mano. Credevano davvero quel branco di pappa molli di avere qualche minima chance?

 

“Ma pensa.. e cosa imparate di preciso?” Chiese curioso Harry avvicinandosi. Se quel Esercito di Silente poteva comportare un pericolo, doveva saperne di più.

 

“Lascia perdere Luna, ti sta solo prendendo in giro.. Non gli interessa perchè si sente superiore a noi.” Disse acida Hermione. Ma Luna, a quanto pare la ignorò.

 

“Ci stiamo esercitando con l'Incanto Patronum, ma con scarsi risultati.. Sai, è magia molto avanzata!” Harry scosse la testa ghignando, lui produceva un perfetto Patronus da almeno 4 anni.

 

“Non è così difficile, vedrete che con un po' di impegno ci riuscirete..” Harry si girò di nuovo per andarsene, convinto che quel gruppo di persone non voleva dire pericolo.

 

“Tu lo sai fare?? Ma è meraviglioso! Cosa vi dicevo? Harry ci insegnerà!” Luna era radiosa ed euforica. Prese un contrario Harry e lo portò al centro della sala, dove si erano avvicinate un po' di persone. Ma la maggior parte stava bel lontana da quello straniero.

 

“Non credo che io.. non..” Provò a divincolarsi da quella situazione imbarazzante.

 

“E dai, almeno facci vedere! Non abbiamo mai visto un vero Patronus, nessuno è mai riuscito a evocarlo..” Lo incalzò Cho Chang, con uno sguardo decisamente malizioso, osservò Harry.

 

Infondo faceva qualcosa di male? No, certamente no. Stava solo facendo magia in una scuola di magia, tutto quadrava. Tirò fuori la bacchetta. Focalizzò il suo unico, raro pensiero felice.

 

“Expecto Patronum!” Disse ad alta voce convinto, ed un meraviglioso e fiero cervo argento uscì dalla sua bacchetta trottando felice per tutta la sala. Si levarono tanti versi piacevolmente sorpresi, e anche un debole applauso partito da tre o quattro mani massimo. Harry richiamò il suo Patronus e mise via la bacchetta. Per prima cosa, guardò Hermione di soppiatto. Lo stava guardando sorpresa.

 

“Sicuramente riuscirete anche voi.. Attaccatevi a un pensiero felice, il più felice che avete.. Dev'essere molto potente..” E così dicendo, sotto lo sguardo ancora sorpreso di tutti, se ne andò da quella misteriosa stanza.

 

Arrivò fino alla Torre di Astronomia, era la prima volta che ci saliva. C'era una vista mozzafiato, quello era il classico posto dove poter stare tranquilli e in pace, a pensare semplicemente.

 

“Con la fortuna che abbiamo insieme, rimaniamo chiusi pure qui dentro.” O forse no.

Hermione fissava Harry con le braccia incrociate. Il ragazzo sorrise. “Ti ho rubato un posto personale?” Chiese avvicinandosi a lei. “Be, in un certo senso..” Rispose Hermione, abbassando lo sguardo.

 

Harry annuì, e senza aggiungere altro fece per allontanarsi. Ma la voce di Hermione lo fermò. “Come fai?” Lui si girò non capendo. “A fare cosa?”

 

“Lo sai.. Il Patronus.” Si mise seduta su un muretto.

 

“Ah.. Te l'ho detto, devi concentrarti sul tuo pensiero felice.. Devi farti avvolgere completamente da esso, come se ne dipendesse la tua intera esistenza..”

 

“Io sono piena di ricordi felici, ma non ne riesco a scegliere uno che potrebbe rispondere alla tua descrizione.. Ci credi? Dimmi il tuo, per favore.. Così magari capisco cosa vuoi dire.”

 

Harry si sedette vicino a lei. Essere li, insieme, era quasi irreale. Soprattutto dopo la discussione dell'ultima volta. Lei lo odiava, lui lo sapeva. Erano nemici, nemici naturali. Erano come il leone e la gazzella. Eppure parlavano, come se niente fosse.. Come se fosse assolutamente normale essere li.

 

“Non saprei spiegartelo..” Sussurrò Harry. La sua voce gli sembrava quasi diversa. I battiti del suo cuore non potevano essere i suoi. Non aveva mai parlato con nessuno di questa cosa, con nessuno.

 

“Provaci..” Lo incoraggiò Hermione voltandosi a guardarlo negli occhi.

 

E Harry parlò, come se fosse la cosa più semplice del mondo. “Il mio ricordo felice è una risata.. La risata della mia mamma..” Lo disse così piano che credette che Hermione non l'avesse neanche sentito. “E non so neanche se è vero.. Credo che non si possano ricordare persone che non hai nemmeno conosciuto.. Insomma, io avevo solo 1 anno quando.. Ma è il ricordo più bello e prezioso che ho.” Guardò fuori, oltre il Lago Nero, oltre le colline, cercando forse di disegnare nelle stelle un volto che non aveva mai visto.

 

Hermione tacque, ma non smise di guardarlo. Aveva capito che aveva perso i genitori, e trovò incredibili sofferenze dentro quelle iridi così verdi. “Ma comunque” Riprese Harry passandosi una mano nei suoi indomabili capelli “Sono sicuro che ci puoi riuscire..” Si alzò, e le tese la mano. Esattamente come quella sera in biblioteca. “Forza, fammi vedere.”

 

Questa volta Hermione non esitò, prese la mano di Harry e si alzò. Si mise davanti a lui e chiuse gli occhi. “Hai il tuo pensiero felice?” Le sussurrò lui nell'orecchio. Lei annuì, tremando impercettibilmente. Lui si allontanò, lasciando che facesse da sola.

 

“Expecto Patronum!” Disse forte e chiaro. Dalla sua bacchetta uscì subito un'elegante lontra, che sembrava felice di essere finalmente libera. Hermione sorrise felice, e Harry si sentì bene. Semplicemente bene. Fece uscire il suo Patronus pronunciando l'Incanto in modo non verbale, era diventato pratico anche di quello. Il cervo si unì alla lontra, giocando e correndo insieme.

 

Harry e Hermione rimasero li, con le bacchette alzate verso le loro creature che danzavano elegantemente insieme, senza dire niente. Consapevoli dell'irrealtà che li avvolgeva. Consapevoli che tutte le scosse, tutte le sensazioni, e tutto quello star bene non lo avrebbero nascosto tanto a lungo.

 

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Capitolo 7
*** Volare, con te ***


7. Volare, con te.

 

 

 

“Quindi, fammi capire bene.. State insieme o no?!” Erano gli ultimissimi giorni di novembre, e il freddo diventava sempre più intenso. Scendere in quell'aula buia e ghiacciata di Pozioni era diventato quasi insopportabile ormai, ma erano obbligati. Harry e Hermione, dopo quella sera nella Torre di Astronomia, avevano cominciato piano piano ad avvicinarsi sempre di più, mettendo via poco alla volta il disprezzo che avevano sempre mostrato l'uno per l'altra e tirando fuori la curiosità e la voglia di conoscersi. Di sapere di più. Harry parlava poco, Hermione apprezzava e cominciava a capire i suoi silenzi. Si inseguivano, ma mantenevano sempre una certa distanza. Dopo tutto, erano pur sempre un leone e una gazzella.

 

Piton aveva mantenuto la divisione in coppie per ogni esercizio che gli dava da fare, anche durante la lezione stessa. Come se per Harry fosse una punizione, ma si sbagliava di grosso.

 

 

Hermione si girò esasperata verso Harry, era l'ennesima volta che gli faceva quella domanda. Ma perchè poi era così interessato alle sue uscite con Cormac? “Te l'ho già detto almeno venti volte Harry! No, usciamo e basta.. Ci stiamo conoscendo, diciamo.” Mise un ingrediente nel calderone che ribolliva di un liquido verdastro e cominciò a mescolare lentamente. Harry grugnì, e pensò che bastava come risposta.

 

“Se non avessi capito niente di te, direi che sei quasi geloso..” Azzardò Hermione, senza guardarlo e sorridendo in modo impercettibile.

 

“Invece hai capito abbastanza di me, e sai bene che non è così..” Sussurrò in risposta Harry guardandola con un sopracciglio alzato. Si sentiva osservato, così si girò verso colui che sicuramente li stava fissando, come al solito.

 

Ron li guardava, con il viso rosso e la punta delle orecchie fumanti. Non concepiva il fatto che Hermione desse confidenza proprio a quel Potter, che tutto sembrava fuorché una brava persona. Ma la ragazza rispondeva sempre in modo evasivo dicendo frasi del tipo “Siamo solo compagni a Pozioni” o “Non è poi così male preso a piccole dosi” per poi cambiare subito discorso. Ron non sapeva il perchè, ma Hermione non voleva mai parlare del suo “rapporto” con Potter. E questo non gli piaceva, per niente. Avrebbe fatto di tutto per evitare che quel pallone gonfiato gli facesse del male.

 

Harry tornò a guardare nel calderone, che aveva preso un colore violaceo. “Mi fa schifo Pozioni..” Borbottò aiutando Hermione a mescolare più velocemente.

 

“Se seguissi ogni tanto non sarebbe così male..”

 

“Preferisco volare, credo che sia anche più utile.. A cosa mai ci servirà saper preparare questa robaccia?” Continuò Harry.

 

Hermione scosse vistosamente la testa. “Manco morta, io odio volare. Non ho mai capito come fate voi su quelle scope.. Io morire.”

 

“Che cosa? Mi stai dicendo che non hai mai volato?!” Harry si rese conto di aver parlato troppo forte, perchè Piton lo fulminò con lo sguardo.

 

“E non lo farò mai!” Disse Hermione usando solo il labiale.

 

Harry non andò oltre, ma era sconcertato. Non poteva pensare che non aveva mai provato l'incredibile senso di libertà e adrenalina che si prova sulla scopa.

 

Uscendo dall'aula, Hermione si avviò alla lezione successiva unendosi ai suoi amici. A Harry venne subito un'idea alla quale non poteva resistere. Si mise dietro di lei mentre camminavano e le sussurrò a un orecchio, provocandole non pochi brividi. “Stasera dopo il coprifuoco devi stare tu di guardia in giro per i corridoi essendo prefetto, giusto?”

 

“Si.. Ma perchè?” Ma Harry si era già allontanato, sfiorandole la mano. Come per salutarla.

 

“Dai, Herm. Andiamo che facciamo tardi.” La trascinò Ron visibilmente innervosito da quella indesiderata apparizione di Potter.

 

Hermione non lo vide più per tutta la mattinata. Si rese conto parecchie volte che lo cercava con lo sguardo. E altrettante volte sentì la delusione quando non lo trovava. Lo intravide durante il pranzo, cercò i suoi occhi per potergli far capire che lei era lì. Che gli andava di salutarlo. Che aveva bisogno di salutarlo.

 

Ma niente, Harry non si voltò nella direzione del tavolo dei Grifondoro neanche una volta.

 

Per tutta la giornata il moro pensò se stava facendo una cosa giusta, se qualcuno l'avrebbe visto, se andava contro i suoi più profondi principi. Decise di mandare tutto al diavolo, lo voleva fare e basta.

 

Quando sentì tutti i suoi compagni dormire profondamente, si tolse le coperte. Era già vestito, pronto per andare a cercarla. Si mise le scarpe e la giacca e uscì di soppiatto dal dormitorio.

 

Una volta arrivato nei corridoi tirò fuori la Mappa del Malandrino e cercò un puntino di nome Hermione Granger. Eccola, trovata. Cacciò nella tasca la Mappa e si diresse al quinto piano.

 

Hermione vagava annoiata per i corridoi della scuola, guardava spesso l'orologio contando i minuti che la separavano dal suo letto caldo. Pattugliare i corridoi era la cosa più noiosa del mondo,e quando era il suo turno la scuola sembrava più silenziosa e calma del solito.

 

Ma forse quella sera no.

 

Si sentì tappare la bocca da dietro e un braccio forte le cinse la vita. “Sono io.” Sussurrò la sua voce, ma Hermione aveva già riconosciuto il profumo. Le lasciò la bocca, adesso era sicuro che non avrebbe urlato.

 

“Harry! Ma che diavola ci fai qui, mi hai fatto prendere un..”

 

“Shhh” La interruppe il ragazzo mettendole un dito sulla bocca e penetrandola con i suoi occhi verde smeraldo. Lei tacque all'istante.

 

“Ti fidi di me?” Sussurrò Harry togliendo il dito dalla sua bocca.

 

“Come posso fidarmi di te?” Harry sorrise, Hermione aveva ragione. Ma questo non lo fermò. Le prese la mano e la guidò fino all'ingresso. Lei protestò, ma così debolmente che Harry non le rispose neanche una volta. Uscirono attenti a non farsi vedere dal castello, e la fredda notte li avvolse. Harry si tolse la giacca e la mise ad Hermione, che accettò senza parlare. Il suo profumo la invase completamente e per un attimo chiuse gli occhi lasciandosi inebriare.

 

Camminarono fino al campo di Quidditch, dove Harry aveva lasciato la porta degli spogliatoi di Serpeverde aperti. “Aspetta qui.” Le disse entrando. Tornò dopo pochi secondi con la sua fiammante Firebolt in mano.

 

Hermione sgranò gli occhi, incredula. “Spero di aver interpretato male..” Cominciò, quasi ridendo. Harry sorrise divertito e si mise a cavalcioni della scopa. Le tese la mano.

 

“Harry, non scherzare! Assolutamente no.. Ti ho già detto che ho paura di volare, senza contare che stiamo infrangendo un'infinità di regole io sono un Prefetto! Dovrei essere a controllare in corridoi in questo momento e poi..” Hermione cominciò ad agitarsi parlando a raffica, Harry la trovò irresistibilmente adorabile. Si sentiva strano, ma ormai aveva fatto quasi l'abitudine a questa nuova incontrollabile sensazione che albergava in lui da un po'.

 

“Voglio che almeno ci provi, ti giuro che se avrai paura ti porterò subito a terra.. Ma almeno provaci! E se non ti piacerà mi punirai, essendo Prefetto..” Ma non l'aveva ancora convinta. “Mi piacerebbe se..” Cominciò titubante e insicuro. “ Se facessi una cosa per la prima volta, con me..”

 

Era così sincero che gli si strinse lo stomaco pronunciando quelle parole. Quella sensazione che giaceva in lui stava aumentando a vista d'occhio.

 

Hermione lo guardò per secondi che sembrarono eterni. Poi, sotto lo sguardo sorpreso di Harry, gli afferò la mano e si avvicinò.

 

Senza aggiungere altro, Harry la fece sedere davanti a se lasciando che tenesse entrambe la gambe di lato, sarebbe stata più comoda. Con un braccio afferrò il manico della scopa e con l'altro cinse la vita di Hermione per tenerla al sicuro. Lei si sentì protetta, e mise la sua mano sul braccio di Harry.

 

“Ti porto a volare..” Sussurrò Harry al suo orecchio, e si diede una piccola spinta con le gambe. Cominciarono a salire piano, e sentì Hermione trattenere il fiato e chiudere gli occhi. Appena presero una discreta quota, cominciò ad avanzare. Sempre lentamente.

 

“Apri gli occhi..” Hermione obbedì, titubante e ancora trattenendo il fiato. Hogwarts era laggiù, con la sua immensità e tutte le luci che la delineavano sembrava ancora più bella. Volarono sopra il Lago Nero, sopra la Foresta Proibita. Videro il Platano Picchiatore dormire tranquillo. Hermione stringeva forte il braccio di Harry, ma guardava rapita quella vista mozzafiato che sembrava essere li solo per lei. Solo per loro.

 

“E' bellissimo..” disse guardando Harry.

 

“Ti piace? Davvero?” Sentì di nuovo quella sensazione galoppargli dentro prepotentemente.

 

Continuarono a volare nei paraggi, arrivando fino a Hogsmeade. Quando Harry cominciò a prendere un po' di velocità Hermione chiuse di nuovo gli occhi. “No no, ti prego! Vai piano!!” Harry rise ma fece quello che lei gli chiese.

 

Non parlarono più, ma continuarono a vagare leggiadri sopra il tutto il resto del mondo. Hermione spostò la sua mano e la mise sopra quella di Harry. La sensazione ormai correva a perdifiato dentro di lui.

 

Tornarono giù dopo un po', e appena misero i piedi sul morbido terreno del campo di Quidditch fu come essere tornati bruscamente alla realtà. Harry riportò la scopa nello spogliatoio, e quando tornò Hermione lo guardava con uno sguardo che il ragazzo non riuscì a decifrare.

 

“Chi sei tu?” Gli chiese, con il cuore che martellava.

 

Harry non rispose, ma continuò a guardarla impassibile.

 

“Voglio sapere chi sei.. Voglio che mi dici chi sei” Ritentò lei, senza muoversi.

 

Harry ancora non rispose. Tolse lo sguardo, come per farle capire che avrebbe dovuto cambiare domanda.

 

Hermione cominciò ad avviarsi verso il castello, camminando a grandi passi e con una discreta velocità. Aveva lo stomaco sottosopra, stava combattendo con decine e decine di sentimenti contrastanti.

 

Harry la seguì, le stava dietro e manteneva il suo passo. Sapeva che lei non lo stava congedando. Lo sapeva e basta.

 

“Se tu sapessi chi sono mi staresti lontana.” Disse Harry, tornando improvvisamente freddo.

 

“Io sono tutto ciò da cui tu dovresti scappare.” Continuò, guardando la sua schiena e i suoi bei capelli avanzare decisi.

 

Hermione chiuse gli occhi per un attimo, e sentì le lacrime spingere dentro ai suoi occhi. Le ricacciò subito dentro. Superò l'ingresso e il calore della scuola l'avvolse, ma parve non sentirlo.

 

Harry la seguiva, imperterrito. Non l'avrebbe lasciata andare, fosse l'ultima cosa che avrebbe fatto.

 

Quando Hermione svoltò nel corridoio che l'avrebbe portata alla Sala Comune dei Grifondoro, Harry la bloccò deciso. La mise contro il muro e si mise di fronte a lei, così vicino che i loro respiri si incontravano, Hermione sentì il cuore di lei che batteva forte, tanto quanto il suo.

 

“Tu non mi fai paura..” Sussurò lei guardandolo negli occhi.

 

“Se tu fossi furba, adesso te ne andresti.”

 

“Tu non mi fai paura!” Disse Hermione più decisa, sbattendo i pugni sul suo petto muscoloso.

 

Harry non si controllò più. Spense il cervello e lasciò che la sensazione prendesse il sopravvento.

 

Le mise una mano sul collo, premette il suo corpo contro il suo. E la baciò.

 

Hermione rimase con gli occhi spalancati, non credendo che proprio lei aveva ceduto così. Ma non le importava, non voleva pensare in quel momento. Chiuse gli occhi e affondò le mani nei capelli neri e ribelli di Harry, che approfondì il bacio. Le loro lingue cominciarono una lotta infinita, dove non ci sarebbero stati vincitori. Le mani di uno scorrevano sul corpo dell'altra e viceversa, desiderosi di saperne di più.

 

Harry l'aveva accesa come un fuoco, come nessun altro era mai riuscito a fare.

 

Hermione gli stava insegnando come un bacio può scatenare emozioni mai provate prima.

 

Dopo un tempo che sembrò interminabile, si staccarono. Ma rimasero fronte contro fronte, occhi verdi dentro occhi nocciola. Senza dire parole, si urlarono tutto ciò che avevano provato in quel momento. Si urlarono il rancore, la voglia di farlo di nuovo e poi ancora, la consapevolezza dell'errore madornale appena commesso.

 

Erano andati troppo oltre, aveva passato un muro proibito. Quelle meravigliose sensazioni non appartenevano ad Harry, e quella immensa sicurezza che Hermione provava la sentiva con la persona sbagliata.

 

Harry si spostò, appoggiando un pugno chiuso sul muro, proprio di fianco ad Hermione. Lei rimase li, chiudendo gli occhi e non riuscendo più a dominare le lacrime.

 

Aspettando un gesto che non sarebbe mai arrivato, Hermione si staccò dal muro e senza dire parole e senza neanche uno sguardo si diresse verso la sua Sala Comune, con il volto rigato dalle lacrime.

 

Harry, questa volta, non la seguì. Quando la seguì lontana diede un pugno al muro così forte che le nocche cominciarono a sanguinare copiosamente.

 

Nessuno doveva saperlo, nessuno. Neanche per il puro divertimento il Signore Oscuro gli avrebbe concesso di avvicinarsi ad una mezzosangue in quella maniera. I mezzosangue andavano uccisi tutti, e quelli dentro la scuola li avrebbe finiti lui.

 

Aprì gli occhi di scatto, si sentiva frastornato. Si sentiva malissimo. La sensazione adesso camminava sconfitta e a testa bassa, consapevole che non sarebbe più potuta venire fuori come pochi minuti prima.

 

Hermione si buttò nel letto senza farsi sentire dalle compagne del dormitorio, e pianse contro il cuscino tutto il suo risentimento. Che cosa aveva fatto? Non sapeva niente di lui, niente.

 

Io sono tutto ciò da cui dovresti scappare.” Sentì la voce di Harry nella sua testa, e strinse più forte gli occhi. Pensò al peggio, ma poi scosse la testa. Quegli occhi, quel bacio.. Il suo stomaco si riempì di farfalle al solo pensiero. Volare non era niente a confronto di quello che era successo tra lei e Harry poco prima.

 

Non riuscì a chiudere occhio. Non ne avrebbe parlato con nessuno, si era decisa. Non sarebbe più successo, mai più. Dal giorno dopo avrebbe fatto di tutto per non avvicinarsi ulteriormente a Harry Potter.

 

Che stupida, pensò. Si era già avvicinata troppo per poter tornare indietro.

 

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Capitolo 8
*** Dimentica ***


8. DIMENTICA.

 

 

 

“Io non credo che questa tua teoria possa essere esatta, Albus. Non ci possiamo focalizzare sul fatto che..”

 

“Perdonami, Remus, ma non sono d'accordo.” Albus Silente e Remus Lupin parlavano alla luce di un caldo caminetto acceso, nello studio del preside. “Non solo per il fatto degli occhi, che ti concedo può essere una prova eccessivamente scarsa. Ma il cognome allora?”

 

Lupin si alzò, allargando le braccia esasperato. “Andiamo Albus! Potter è un cognome diffuso in Gran Bretagna.. E' come se domani mi imbattessi in un tizio che di cognome fa Riddle e lo facessi rinchiudere ad Azkaban!” Si passò una mano sul volto stanco, e continuò. “Sai benissimo l'amicizia che legava me con James e Lily.. Come puoi pensare che non mi avrebbero informato dell'esistenza di un figlio?”

 

“Non lo penso affatto, infatti.” Anche Silento si alzò, e parlò calmo. “Credo che Harry sia l'anello mancante, Remus.. Quante domande abbiamo senza risposta? Quanti passi facciamo verso Lord Voldemort senza mai arrivare al traguardo? Da quando ho visto Harry, non riesco a non pensare che c'entri qualcosa con James e Lily.. E non posso non pensare che non siano affatto stati uccisi da due Babbani.. Ma, infondo, questo non l'ha mai pensato nessuno.”

 

Lupin fissò il preside, e poi si voltò. Chiuse gli occhi, e le immagini di James e Lily morti gli apparvero immediatamente. “Facevano parte dell'Ordine, e Voldemort lo sapeva.. Questo bastava per ucciderli. Così come è morto Sirius e tanti altri.. Così come può succedere a me, o perfino a te.” Tornò a guardarlo, convinto di ciò che aveva appena detto.

 

“Già, forse.. Forse hai ragione tu.” Ma Silente non era del tutto convinto. E sapeva benissimo dove andare per cercare altre prove. Per dimostrare che quello era davvero il figlio di James e Lily, e che se nessuno lo sapeva c'era un motivo importante. Troppo importante.

 

Dicembre era arrivato e aveva portato con se tanta di quella neve che se si guardava fuori dalla finestra non si vedeva altro che bianco, ovunque. I Serpeverde avevano appena finito la partita contro Tassorosso, vincendo finalmente.

 

“Forse riusciamo ancora a prendere i Grifondoro, dobbiamo vincere sempre d'ora in poi..” Commentava Draco mentre lui e Harry tornavano nei dormitori per cambiarsi e andare a pranzo. “Posso farti una domanda?” Azzardò il biondo. Harry annuì semplicemente, dandogli via libera.

 

“Non ti ho più visto con la Granger..”

 

Harry sussultò, nascondendo bene il battito accelerato. Erano passati giorni da quella sera, e non si erano più degnati di uno sguardo. Perchè era giusto così, punto.

 

“Perchè dovrei perdere tempo con un mezzosangue?” Disse, glaciale.

 

“In effetti hai ragione” sghignazzò Draco. “Però sai, pensavo te la volessi portare a letto.. Tanto per fare! Per altro avresti tutta la mia approvazione e stima, anche se è so che è feccia.. Che peccato!” Concluse Draco dandogli una gomitata sul braccio. Avevano cominciato a concentrarsi seriamente sulla missione, e avevano giurato di non farsi distrarre più da niente e da nessuno. Dovevano essere in grado di far entrare i mangiamorte nella scuola a tempo debito, e superare le barriere di protezione erette da Silente stesso non era affatto semplice. Quindi, per prima cosa, bisognava uccidere il preside.

 

Draco distolse Harry dai suoi pensieri. “Si parla del diavolo..” Harry guardò nella direzione dove stava guardando Draco, e sentì una rabbia senza precedenti invadergli l'anima.

 

Hermione era seduta su un muretto insieme a Ron, e rideva. Rideva per qualcosa che lui le aveva detto. Com'era possibile? Solo Harry poteva farla ridere, solo Harry. Senza dire niente, affrettò il passo e girò l'angolo per lasciarsi indietro quell'immagine insopportabile.

 

“Te lo giuro, e poi il calderone è esploso.. non ti dico la faccia di Piton! Dovevi esserci!” Rise Ron mentre imitava la faccia del professore a Hermione.

 

“Non ci posso credere, siete pazzi voi..” Continuò a ridere lei. Non che le importasse molto ciò che stava dicendo l'amico, ma per lo meno riusciva a distrarla. Visto che neanche nei sogni Harry Potter la lasciava in pace, le provava tutte.

 

“Cambiando discorso.. Immagino che hai saputo del ballo di Natale, che faranno tra due settimane.. Proprio il giorno prima della fine delle lezioni..” Cominciò Ron imbarazzato, mentre le sue orecchie si tingevano di un rosso fuoco.

 

“Certo che si..” Hermione aveva temuto quel momento. Il momento in cui il suo migliore amico si sarebbe fatto avanti.

 

“Ecco, infatti.. E mi chiedevo se, ehm.. Se non hai altri impegni, si intendi.. Magari ci vai già con McLaggen..” Si torturava le mani.” Però, magari.. Ti andava di venirci con me..” Sembrava aver fatto uno sforzo enorme.

 

Hermione aveva già detto di no a Cormac, facendogli capire che non era affatto interessata a continuare a vedersi con lui. Ma come poteva dire di no a Ron? Hermione sapeva dei suoi sentimenti probabilmente da sempre, e adesso era li che le confessava goffamente i suoi sentimenti, con la scusa di invitarla al ballo. Lo guardò. Dove avrebbe mai trovato uno così? Da nessuna parte, si convinse.

 

“Certo Ron.. Non sai quanto sono contenta che tu me l'abbia chiesto! Ci vengo volentieri..” Lo aveva reso felice. E anche lei lo era, certo. Sicuramente.

 

 

“Però lasciatelo dire, sei un rompi coglioni immenso quando ti ci metti.. Ma che ti costa!” Mancavano pochi giorni a quel benedetto ballo, e Harry non ne poteva più di sentirne parlare. Tanto lui ovviamente non sarebbe andato. Draco, però, non sembrava d'accordo. “Lo sai quante ragazze stanno dicendo di no a tutti perchè aspettano che sia tu ad invitarle? Me lo ha detto Pansy..” Harry scrollò le spalle, sinceramente indifferente alla cosa.

 

“Io sto andando ad Hogsmeade per comprare il vestito.. Lo compro anche a te, e non fare quella faccia! Se non verrai ti sentirai almeno in colpa di avermi fatto spendere soldi inutilmente.. Ingrato!” E tirandogli una scarpa, Draco uscì dal dormitorio. Harry rise, Draco faceva ridere quando si arrabbiava.

 

A pranzo si trovò ad essere uno dei pochi rimasto nella scuola, quasi tutti erano ad Hogsmeade per fare gli ultimi acquisti per Natale. Ormai, dopo pochi giorni, sarebbero tornati quasi tutti a casa dalle loro famiglie. Ma Harry no, ovviamente. Non aveva mi festeggiato il Natale. La famiglia di Draco andava sempre da certi parenti in Norvegia e non lo avevano mai portato con loro. Rimaneva da solo, e come regalo aveva la possibilità di allenarsi di più nella Arti Oscure.

 

Vide un gufo planare proprio verso di lui. Gli fece cadere una lettere tra le mani. Riconobbe immediatamente la scrittura storta di Lucius Malfoy, e aprì.

 

Carissimo Harry,

nelle vacanze natalizie dovrai accompagnare i nostri amici più stretti a trovare alcune persone. Non posso dirti di più, perchè se no rovinerei la sorpresa a te e, soprattutto, a chi riceverà la visita. Ne sarai entusiasta, ne siamo tutti più che sicuri. Finalmente, potrai guidare tu.

 

Con amore, Lucius.

 

Harry rilesse più volte la lettera, scuotendo la testa per lo scarso tentativo di Lucius nel sembrare uno zio amorevole. Era tutto poco chiaro e vago, ma ovviamente non potevano dirgli di più. Rilesse un'ultima volta, e alla fine capì. Il Signore Oscuro aveva scelto lui per comandare una missione, che si sarebbe svolta nelle vacanze natalizie.

 

Rimase li fermo, non ci credeva. Non vedeva l'ora di scoprire a quale missione si riferiva, era un onore davvero immenso quello che gli stava dando l'Oscuro Signore. Non avrebbe ancora detto niente a Draco, era meglio non parlarne troppo. Gliel'avrebbe detto a tempo debito, anche perchè lo voleva al suo fianco. Bruciò la lettera attento che nessuno lo vedesse, e uscì dal castello per fare una passeggiata. Aveva bisogno di pensare.

 

Hermione si stava provando mille vestiti, e sembrava che nessuno fosse quello giusto. “Quello di prima ti stava d'incanto!” Disse Luna, pagando il suo. Ginny continuò a cercare per l'amica. “Non sai quanto è contento mio fratello, l'ha già detto a tutti. E per altro nessuno ci crede!” Rise la rossa. Hermione sorrise continuando a cercare. Ecco questo starebbe benissimo con gli occhi di Harry.. Scosse la testa dandosi della stupida e si arrese.

 

“Qui non c'è niente per me, meglio andare..”

 

“Guarda questo! Mio dio.. ti starebbe benissimo!!” Hermione guardò il vestito che le stava mostrando Ginny, e rimase a bocca aperta. “Non so, forse.. è troppo per me..”

 

Ma Luna l'aveva già spinta nel camerino a provarselo. “Con questo lo mandi al tappeto il povero Ron!”

 

 

 

Il giorno dell'attesissimo ballo erano tutti su di giri, soprattutto le ragazze. Avevano tutte intenzione di andarsi a preparare subito dopo pranzo, sotto lo sguardo sbalordito dei ragazzi.

 

“Ho detto a mamma che verrai da noi alla Tana per Natale, era eccitatissima.. Ah, quasi dimenticavo.. Sarai la più bella stasera..” Sussurrò Ron ad Hermione, che gli sorrise. Perchè non sentiva il brivido che le dava Harry quando le sussurrava qualcosa?

 

“Credo che tu sia l'unico stasera che non verrai accompagnato..” Disse Draco con la bocca piana di cibo.

 

“Credo che me ne farò una ragione.. E poi scoperò lo stesso più di te.” Disse Harry dandogli un colpo sulla schiena che quasi lo fece soffocare. Si alzò ridendo e si diresse verso l'uscita della Sala Grande. Svoltando, scontrò Ron Weasley che se la rideva beato con Hermione. Una fitta allo stomaco tanto violenta che Harry pensò che stesse per vomitare.

 

“Almeno impara a levarti dai piedi..” Disse freddamente Harry. A quando pare il rosso voleva farsi bello davanti ad Hermione, perchè questa volta rispose. “Dovresti imparlarlo tu se mai!”

 

Harry si voltò e gli andò davanti, vide con la coda dell'occhio lo sguardo terrorizzato di Hermione. Si preoccupava per il suo piccolo Ron, ma che dolce. “Cos'è, Weasley, hai bisogno di fare il duro per portartela a letto?”

 

“Non osare parlare così di Hermione!” Ron diventò rosso.

 

Harry guardò Hermione. La delusione che vide nei suoi occhi fu come un pungo in faccia. Se ne andrò senza il bisogno di aggiungere altro. Piano piano avrebbe ucciso una volta per tutte quella fastidiosa sensazione che ancora viveva in lui, alla quale non sapeva neanche dare un nome.

 

“Hermione, ma dove..” Harry sentì Ron dire questa frase prima di svoltare nel corridoio, e prima di sentirsi strattonare il braccio.

 

“Sei un vile, un viscido! Puoi prendertela con me quanto vuoi, ma lascia stare Ron.. Hai capito bene?” Hermione gli stava davanti e gli sbarrava la strada.

 

Harry voleva abbracciarla e portarla con se in un posto lontano. Invece fece tutt'altro.

 

“Se il tuo fidanzato non sa difendersi da solo allora cerca di fargli capire contro chi può mettersi.. Non vogliamo che si faccia del male, no?” Harry era freddo, ma Hermione non di scompose.

 

“Lo sai, avevi ragione..” Disse. “Tu rappresenti tutto ciò da cui io VOGLIO stare lontana.” Girò sui tacchi e se ne andò. “E allora stammi lontano, è meglio..” Sussurò Harry a se stesso.

 

 

Harry e Draco scesero insieme quella sera, vestiti di tutto punto con il loro smoking nuovo di zecca. Arrivati davanti alla Sala Grande, Draco raggiunse la ragazza che aveva invitato (Harry non ne ricordava il nome). Rimase da solo, con le mani in tasca e appoggiato a una colonna. Si maledisse per aver ceduto, non sarebbe dovuto andare. Si sentiva osservato, un gruppo di ragazze lo guardava e parlottava. Non gli diede importanza, poi ci avrebbe pensato a fine serata quale scegliere.

 

“Accidenti..” Sentì mugugnare da Seamus Finnigan, e si voltò verso le scale. Si raddrizzò immediatamente e strinse forte la mascella. Hermione stava scendendo le scale con due sue amiche, ma erano invisibili confronto a lei alla vista di Harry.

 

Indossava un abito verde scuro, che le lasciava scoperte le spalle e metteva in risalto le sue forme perfette. Era un abito lungo, e aveva un importante spacco sulla schiena. Per tutta la violenza che Harry cominciò a fare su se stesso, non riuscì a distogliere lo sguardo.

 

Hermione. Pensava solo al suo nome, che gli sembrava suonare come musica. Com'era bella, com'era bella..

 

Hermione finì la scalinata e venne accolta da un alquanto imbarazzato e sorpreso Ron. “Mio Dio..” le disse “Sei bellissima..” Gli sorrise sinceramente grata. Si avvicinarono ai loro amici, pronti per entrare nella Sala. Si voltò, non sapendo bene il motivo per cui lo fece, e lo vide.

 

Era la, appoggiato alla colonna da solo. E la stava guardando. La guardava con quell'intensità uguale alla sera del loro bacio. Era così bello che toglieva il fiato. Si guardarono per un tempo che sembrò infinito, poi lei a malincuore distolse lo sguardo e si avviò prendendo Ron a braccetto nella Sala Grande.

 

Tutti i tavoli erano stati tolti e la Sala sembrava più grande del solito. Piano piano cominciò a riempirsi.

 

La musica era ormai cominciata, ma Harry non si era ancora deciso ad entrare. Camminava li fuori, nervoso e pensieroso. Era solo, salvo alcuni studenti ritardatari.

 

“Non entri, Harry?” Silente si mise al suo fianco, guardandolo gentilmente. Harry sussultò.

 

“Oh, io.. ehm.. diciamo che non sono fatto per certe cose..” Disse con lo sguardo basso.

 

“Capisco.. Be, se ti può rincuorare, nemmeno io! Ma alla fine a certi balli succede sempre qualcosa sai, qualcosa che ci fa cambiare idea..” Il preside si allontanò. Ma perchè era così enigmatico? E perchè diavolo lo chiamava per nome?

 

Ron e Hermione ballavano, o per lo meno ci provavano. “Oh scusami.. io non..” Si scusò Ron per aver pestato per l'ennesima volta il piede ad Hermione.

 

“Non ti preoccupare..” Gli rispose dolcemente. Ma perchè non entrava? La stava facendo letteralmente impazzire. Stava la fuori, tutto solo. Ogni tanto lo vedeva spuntare dalla porta e il suo cuore sussultava, ma poi spariva di nuovo.

 

Dopo un po', prese una decisione avventata. “Vado un secondo al bagno, arrivo subito..” Disse a Ron, e uscì dalla Sala Grande. Prese il vestito tra le mani per camminare più velocemente, voleva solo vedere cosa faceva, con chi era, se era con un'altra.. L'idea la fece sentire ancora peggio. Poi alla fine lo vide, appoggiato al muro e con lo sguardo perso in chissà quali pensieri. Ora era tranquilla per lo meno, si voltò per andarsene.

 

“Hermione..” Sentirlo dire il suo nome fu come una pugnalata nel cuore. Si girò a guardarlo, stava venendo verso di lei. “Che ci fai qui?”

 

Harry sentì la sua voce dolce, e si maledisse per questo. “Io..” cominciò lei “Stavo andando al bagno..” Non era capace a mentire. Ma lui annuì. La musica si sentiva in lontananza, era cominciata una canzone lenta e romantica.

 

Come tutte le volte che era con lei, Harry agì senza pensare. Le prese la mano. “Balla con me..” Le sussurrò. Lei, tremando, di fece trasportare.

 

Si strinsero, come se fossero l'unico appiglio l'uno per l'altra. Come se la loro vita dipendesse da quel ballo lento e unico. Hermione appoggiò la sua testa sul petto di Harry, che prese ad accarezzarle la schiena dolcemente. Voleva morire così, con lei tra le sue braccia. La sua sensazione spuntò fuori, felice come non mai.

 

“Hermione.. Herm!” La voce di Ron li svegliò bruscamente da quell'assurdo sogno e si staccarono immediatamente. Che scusa avrebbero usato ora? Ron spuntò in quel momento.

 

“Herm, ti stavo.. che ti ha fatto??” sbottò arrabbiato. Hermione aveva il volto rigato dalle lacrime, Harry non se n'era accorto.

 

“Niente Ron, sono caduta.. lui è arrivato proprio ora e..”

 

“Non continuare a difenderlo!!” Ron era furente, tirò fuori la bacchetta. Ma Harry fu più veloce: lo disarmò senza che il rosso avesse il tempo di reagire. La bacchetta di Ron volò lontano. E Harry abbassò la sua rimettendola a posta.

 

“No!! Smettila, lascialo stare!!” Gridò Hermione a Harry.

 

Harry non disse niente, aveva il cuore che gli batteva troppo forte. Troppe emozioni contrastanti, sarebbe esploso a breve. Ron non si arrese: fece per scaraventarsi su Harry, ma Hermione lo bloccò.

 

“Ti prego, Ron.. Non roviniamoci la serata! Torniamo dentro.. Ti prego..” Harry era immobile, lo stava solo aspettando.

 

“Lascialo andare, vediamo se ha le palle.” Disse Harry con freddezza.

 

“Ti prego, no.. vattene via e lascialo in pace, ti prego..” Hermione aveva di nuovo il viso rigato dalle lacrime e implorava Harry. Ron si liberò dalla presa e si buttò contro il moro.

 

Harry non si fece prendere alla sprovvista: lo schivò e gli diede un pugno in faccia così forte che lo buttò a terra, sanguinante.

 

Sentì Hermione urlargli contro, maledirlo. Ma lui ormai era già lontano, in un altro corridoio, in un altro posto che gli poteva dare solitudine.

 

Hermione raccontava agli amici l'accaduto mentre teneva il ghiaccio sull'occhio di Ron. “Che cos'è un ballo senza una bella scazzottata infondo?!” Disse Seamus ridendo, e contagiando subito anche l'amico ferito.

 

“Hai fatto bene a batterti con quel Potter, schifosa serpe che non è altro.. è un mangiamorte quello, ve lo dico io!” Neville alzò il dito in aria mentre parlava, come per rendere la sua sentenza più vera.

 

Hermione non poteva sentire una parola di più. “Ci vediamo in Sala Comune..” disse, e se ne andò senza rispondere alle domande degli amici. Aveva bisogno di stare sola, lontana da tutti, o sarebbe esplosa.

 

Harry seguì il puntino di Hermione Granger e vide che sparì nel nulla proprio al settimo piano. Capì subito che era entrata nella Stanza delle Necessità.. Ma perchè?

 

Harry arrivò davanti al muro e si mise a pensare intensamente ad Hermione, non gli era particolarmente difficile in quel momento. Con sua estrema sorpresa, funzionò. Gli apparve una porta davanti a lui. Senza esitare, l'aprì ed entrò.

 

Hermione lo guardò esterrefatta, era riuscito a trovarla pure li. Si alzò da terra, inciampando quasi nel vestito. Andò dritta contro Harry e lo schiaffeggiò violentemente sulla faccia. Era stato così forte, che Harry aveva ancora la faccia girata dall'altra parte. Se l'aspettava, infondo.

 

“Io non voglio avere niente a che fare con te.. Io non c'entro proprio niente con te.. Vattene, vattene subito!” Prese a picchiarlo sul petto ricominciando a piangere. Harry cercò di fermarla, ma inutilemente. Così la lasciò sfogare. Urlava, gli diceva di tutto. Tanto li dentro mai nessuno li avrebbe trovati, e mai nessuno li avrebbe sentiti.

 

Esausta, si lasciò andare tra le sue braccia. “Ti odio.. vorrei non averti mai incontrato..” Disse sussurrando. Harry la prese in braccio, pensò che avrebbe voluta farla stare più comoda e magicamente apparve un divano in mezzo alla Stanza. Harry ci si avvicinò e la posò delicatamente sopra e si mise in ginocchio davanti a lei. Hermione non lo guardava. Fece per spostarle un ciuffo ribella dal viso, ma lei scostò la testa.

 

“Se non mi guardi, impazzirò.” Era convinto di averlo pensato, e invece l'aveva detto ad alta voce.

 

Hermione lo guardò. “Perchè mi fai questo..” gli chiese, mentre un'altra lacrima gli solcava il viso. Era così bella e fragile che Harry si sentì di nuovo male.

 

“Chiedimi di andarmene, e lo farò. Chiedimi di sparire, e sparirò per sempre.” Piantò i suoi occhi verdi nei suoi nocciola, sentendo che finalmente erano al loro posto.

 

Harry non fece in tempo a ragionare, il suo corpo e il suo cuore lo guidavano. Proprio a lui, che non aveva mai creduto di averlo un cuore. La baciò. Hermione gli prese il viso tra le mani, e si lasciò baciare con tutta la dolcezza che Harry le stava donando.

 

“Resta..” Sussurrò lei a fior di labbra. “Resta.”

 

Harry si alzò e delicatamente si mise sopra di lei, senza smettere neanche per un secondo di baciarla. Lei allargò le gambe, per farlo stare più comodo. Continuarono a baciarsi, e Harry non riusciva a mantenere il controllo. Lei gli afferrò i capelli, mentre lui cominciò un'irresistibile tortura al suo collo.

 

I pensieri di Harry dovevano essere decisamente espliciti, perchè il divano si trasformò in un grande letto matrimoniale. I due non si fecero distrarre, e Harry fece alzare in piedi Hermione. La fece voltare, e lentamente le sfilò il vestito. Lei chiuse gli occhi al suo tocco, credendo di impazzire. Non si era mai sentita così prima d'ora. Si voltò verso di lui, che si stava togliendo la giacca del vestito. Lo aiutò a slacciarsi la camicia.

 

Hermione era rimasta in biancheria, e l'eccitazione di Harry aumentò a dismisura. Non aveva mai visto una donna bella quanto lei, e mai l'avrebbe vista. Si tolse la camicia, e lasciò che le mani di lei gli accarezzassero il petto e gli addominali.

 

Aveva cicatrici, tante cicatrici che spuntavano sul sul corpo. Hermione le baciò tutte, senza fare domande. Probabilmente, in quel momento, non voleva sapere. Harry si slacciò i pantaloni, e quando se li calò la sua eccitazione era visibile attraverso le mutante.

 

Sollevò Hermione e l'adagiò sul letto. Si mise sopra di lei e spinse dolcemente il bacino sul suo. Gemette, facendo eccitare ancora di più Harry.

 

“Aspetta..” Riuscì a sussurrare Hermione, ormai drogata di eccitazione.

 

“Harry.. aspetta..” Riuscì a fermarlo a fatica.

 

Lui la guardò, quasi implorante e così eccitato che aveva il fiato corto. “Che succede?” Le chiese con la voce roca.

 

“Non posso Harry.. io.. non posso..” Si vergognava da morire. “Sono vergine..” Non sapeva niente di lui, niente. Poteva essere chiunque, poteva essere la persona più pericolosa in circolazione e lei gli si stava concedendo. Com'era arrivata fino a quel punto? Proprio lei, così ferma e famosa per il suo autocontrollo.. Ma Harry l'accendeva e la faceva sentire in un modo a lei sconosciuto.

 

“Oh..” Harry non se l'aspettava. “Scusa.. io non.. lo sapevo.. Se non vuoi, lo capisco.” Ma non riuscì a spostarsi. E Hermione lo strinse ancora più a se. Ripresero a baciarsi, incapaci di fermarsi.

 

“Farò piano, te lo prometto.. Farò piano..” Le sussurrò dolcemente mentre le slacciava il reggiseno e le sfilava le mutande. Toccò il suo piacere, facendola gemere. Harry strizzò gli occhi, sarebbe scoppiato da un momento all'altro. Si tolse le mutande e la guardò. Lei annuì, e lui capì che poteva entrare.

 

Aiutandosi con la mano entrò piano in lei, cercando di mantenere la calma. Sospirava man mano che la penetrava sempre più a fondo. Le afferrò la mano stringendola. “Senti male?” Le chiese, con una voce che non sembrava sua.

 

“No.. Non mi faresti mai male..” Lo guardò negli occhi e cominciò ad ansimare insieme a lui. Dopo qualche spinta un po' più decisa, Hermione gemette più forte e fece una smorfia di dolore. Harry la baciò ovunque. “Ti prego, dimmi che ti piace..”

 

“Mi piace.. mi piace da morire.. Oh Harry, Harry..” Sentirla dire il suo nome lo fece uscire di testa. Nascondendo il viso nel suo collo, Harry ansimò più forte.

 

Vennero insieme, sussurrando i loro nomi.

 

Rimase dentro di lei, mentre la guardava con uno sguardo che avrebbe conservato solo ed unicamente per lei. Hermione lo accarezzava, senza distogliere lo sguardo. Non aveva niente da dirsi, si erano appena detti tutto ciò che era necessario.

 

Avevano fatto, entrambi, l'amore per la prima volta. E lo rifecero ancora e ancora, senza mai stancarsi.

 

“Promettimi che domani ti trovo qui..” Sussurrò Hermione poco prima di addormentarsi, sul petto di Harry.

 

“Te lo prometto..” Disse baciandole i capelli.

 

 

Era quasi l'alba, e Harry si stava vestendo velocemente. Il Marchio aveva preso a pulsare da pochi minuti, e una paura profonda si era impossessata di lui. Guardava Hermione costantemente, quando dormiva era (se possibile) ancora più bella. Doveva correre a fare i bagagli, Villa Malfoy lo attendeva. Scrisse qualcosa su un bigliettino, lo lasciò sul suo cuscino vuoto.

 

Uscì da quella maledetta Stanza, senza voltarsi.

 

 

Hermione si stiracchiò, era già mattina inoltrata. Si girò, e non vide nessuno. Per un attimo credette di aver immaginato tutto. Ma non era possibile, era nuda in un letto matrimoniale e dentro la Stanza delle Necessità. “Harry?” Provò. “Harry..” disse più a se stessa. Se lo sarebbe dovuto immaginare infondo.

 

Un senso di vuoto si impadronì di lei. L'aveva forse usata? Scosse la testa, sentendo fastidiose lacrime fare capolino nei suoi occhi. Era stato così bello, era stato così dolce.. No, non poteva averla usata e basta. Il suo sguardo cadde su un biglietto, scritto di fretta. Lo lesse, almeno cinque volte. Lo bagnò con le lacrime. Lo lasciò cadere, proprio a fianco di una piccola macchiolina rossa di sangue, che stava li quasi a farla sentire peggio. Si rimise di fretta il suo bel vestito, e sperando di non incrociare nessuno tornò dirtutta al suo dormitorio. Doveva fare le valige, doveva andare alla Tana con Ron.

 

Avrebbe fatto ciò che c'era scritto nel biglietto che Harry le aveva lasciato, perchè ciò che era successo nella Stanza sarebbe rimasto custodito li per sempre. Chiuse gli occhi e rivide il contenuto del biglietto, così freddo e senza sentimento:

 

Dimentica.

 

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Capitolo 9
*** Missione Fallita ***


9. MISSIONE FALLITA

 

 

 

 

“Agiremo la notte di capodanno, quando le loro difese saranno minori a causa del clima festivo del matrimonio.” Voldemort sputò per terra, schifando solo quel nome che traboccava di amore e felicità.

 

Tutti i mangiamorte risero, tranne uno. Harry, seduto alla destra di Voldemort, ripensava al piano che il Signore Oscuro aveva appena spiegato. “Qualcosa non va, Harry?” Il suo padrone parve accorgersi dei suoi pensieri.

 

“No, mio Signore. Stavo solo pensando a quando onore mi state recando.” Harry si inchinò, ossequioso. Era il giorno di Natale, ma nessuno in quella stanza probabilmente lo sapeva.

 

Harry aveva scelto, con il consenso di Lord Voldemort, i 10 uomini che sarebbero andati con lui a compiere quella missione: si sarebbero infiltrati a un matrimonio di due personaggi di spicco dell'Ordine della Fenice (un certo Remus Lupin e una certa Ninfadora Tonks) e avrebbero ucciso più presenti possibile. Dovevano dimostrare che erano pronti allo scontro, e che l'ascesa del loro Signore era ormai all'apice.

 

“Se sarà presente Albus Silente..” Sibilò Voldemort rivolto ad Harry “Sarai tu ad ucciderlo.” Il ragazzo s'inchinò una seconda volta, accettando quell'incarico. In una parte remota della sua anima, sperò che Silente non fosse presente. La maggior parte dei mangiamorte avevano accolto con poco entusiasmo l'idea di Voldemort di mettere Harry al comando della missione, ma non avevano potuto dissentire.

 

Harry voleva dimostrare chi era e quanto valeva, sapeva per certo che quello era il suo posto che avrebbe fatto qualcosa di grande accanto al suo Signore. Niente più intoppi, niente più stupidaggini. Non l'avrebbe fermato più nessuno.

 

 

In un altro posto molto, più caldo e più accogliente, Hermione finiva di apparecchiare per la cena. Stare alla Tana gli dava sempre un'immensa felicità, si sentiva bene. Però questa volta mancava qualcosa, quel Natale gli sembrava più vuoto del solito.

 

“Vieni un po' di la con noi, la tavola va benissimo così..” Ron l'aveva abbracciata da dietro. Le prese la mano e l'aveva accompagnata in salotto, dove tutti stavano chiacchierando. La sera prima si erano baciati, ma era stato così privo di sentimento per lei che cercava in ogni modo di non doverlo ripetere.

 

Pensava a Harry, costantemente. Dov'era in quel momento? Con chi stava passando il Natale? Dimentica. Se lo ripeteva ogni due secondi, ma non funzionava mai.

 

“Non ci saranno tantissimi invitati, sai.. con i tempi che corrono! Ma non potevamo non far venire voi.. Guerra o non guerra, non ci saremmo mai sposati senza di voi!” Tonks era raggiante, non ci credeva che finalmente avevano fissato una data per il loro matrimonio.

 

“Non riesco a capire come cavolo avete potuto decidere di sposarvi proprio la sera di capodanno!” Disse Ron sedendosi e mettendosi Hermione sulle gambe. “Insomma.. E' capodanno!”

 

“Grazie Ron, meno male che ci sei tu che ci ricordi sempre tutto..” Lo schernì Lupin, facendo ridere i presenti.

 

“Adesso basta parlare!” Urlò la Signora Weasley che era appena spuntata dalla cucina. “Venite tutti a tavola! La cena di Natale è servita!” Si alzarono tutti di corsa tra le risate per prendere i posti migliori. Si abbuffarono e stettero tutti insieme fino a tarda notte.

 

 

“Devi volerlo, Harry.” Sibilò Voldemort nell'orecchio del ragazzo. Gli stava camminando intorno, guardandolo. Harry aveva la bacchetta testa davanti a se, e la puntava contro un gatto che camminava indisturbato nella sala.

 

“Devi volerlo. Altrimenti non potrai riuscirci.” Harry prese un bel respiro dopo aver udito queste parole, chiuse gli occhi e poi subito li riaprì. Aveva capito. Doveva volerlo davvero.

 

“Avada Kedavra!” Un lampo di luce verde uscì dalla bacchetta di Harry, e un attimo dopo il gatto giaceva a terra, morto.

 

“Bene.” Concluse soddisfatto Voldemort, che lasciò la stanza. Era notte fonda, ormai il Natale era finito. E proprio in quel giorno Harry aveva imparato il segreto per uccidere. Sarebbe stato uguale con davanti degli esseri umani? Sicuramente si.

 

 

Hermione si preparò controvoglia il 31 dicembre, non perchè non ci tenesse al matrimonio di Remus e Tonks, ma perchè l'ultima volta che aveva perso tempo a farsi bella era finita decisamente male. O meglio, era finita schifosamente e irrimediabilmente bene. Avevano allestito tutto in una collina li vicino, e tutto intorno erano stati incantesimi di protezione molto potenti. Ci sarebbero stati auror tutto intorno a controllare in ogni istante. Hermione si chiese se tutta quella procedura non fosse anche troppo. Infondo, chi poteva irrompere a un matrimonio la sera di capodanno?

 

“Sei pronta? Siamo tutti giù..” Chiese Ginny spuntando dalla porta della loro stanza.

 

“Prontissima!” Rispose Hermione avviandosi insieme all'amica all'ingresso. Si Smaterializzarono nel punto preciso in cui gli incantesimi di protezione erano presenti. Quella bolla di plastica che li proteggeva offriva anche una temperatura decisamente calda. Si misero sotto al grande gazebo che restava sospeso per magia, presero tutti posto. E dopo poco, la cerimonia cominciò.

 

 

“Si può sapere come diavolo hai intenzione di abbattere tutti quegli incantesimi di protezione?!” Chiese Greyback ad Harry, mentre si preparavano alla partenza con le scope.

 

“Semplice. Dolohov è un nostro infiltrato. Solo Draco sapeva del piano, perchè solo di lui mi fido.” Rispose Harry con sufficienza.

 

“Infiltrato? Che vuoi dire?” Chiese curioso Tiger, padre del suo compagno Serpeverde.

 

“Che in questo momento si è trasformato con la Pozione Polisucco in uno degli auror che sta pattugliando il gazebo.” Harry tirò su il cappuccio della sua veste da mangiamorte e si mise la maschera. “Allora, siamo pronti. Andiamo.” La sua voce risultò meccanica dietro la maschera. Tutti gli altri lo imitarono, Draco si mise al suo fianco.

 

“Sapete la disposizione, sapete come comportarvi. Non si resta indietro per nessuno, ognuno vale per se stesso. Uccidete più membri dell'Ordine possibile.” Harry, dopo aver dato gli ultimi ordini, si alzò in volo seguito da tutti gli altri dieci mangiamorte. Erano pochi, e al matrimonio avrebbero sicuramente incontrato parecchi auror. Ma a Voldemort non importava di chi moriva dei suoi, gli importava fare paura per adesso.

 

Arrivarono in una collina non distante dal posto in cui si stava celebrando il matrimonio. Sentivano la musica, il che voleva dire che la cerimonia era finita e si erano aperti i festeggiamenti. Quando tutti furono in posizione, Harry premette la sua bacchetta contro il suo Marchio, per dare un segnale a Dolohov.

 

“Avanti” sussurrò Harry, e tutti partirono. Erano tutti coperti da un Incantesimo di Disillusione, che però sarebbe durato poco. Dolohov colpì un auror con la Maledizione Imperius, che subito fece sparire tutti gli incantesimi di protezione. Harry sapeva che avevano solo pochi secondi prima che la protezione venisse ristabilita.

 

“Ma che diavolo stai..” Cominciò un auror parlando con il collega stregato.

 

“Avada Kedavra!” Dolohov aveva cominciato, e Harry diede l'ordine di attaccare. Tutti i mangiamorte uscirono allo scoperto, non più invisibili, e si buttarono tra la gente. L'effetto sorpresa aveva funzionato alla grande. Raggiunse subito gli altri e cominciò a combattere con chiunque gli venisse a tiro. La battaglia impazzava, i suoi stavano decisamente avendo la meglio riuscendo anche ad uccidere a più non posso. La maggior parte dei presenti comincio a smaterializzarsi, ed Harry capì che i rimasti dovevano essere quelli dell'Ordine.

 

Stava duellando con due auror, quando la vide. Gli si fermò il cuore. Hermione che cercava disperatamente di avere la meglio contro un mangiamorte aiutata dalla sua amica Ginny. La sua distrazione permise a uno dei due auror di Schiantarlo: Harry finì sbattuto lontano. Si rialzò immediatamente, con la paura nel cuore. Torno in mezzo alla battaglia e pronunciando un incantesimo non verbale disarmò il mangiamorte contro cui stava combattendo Hermione, che lo Schiantò.

 

Un altro mangiamorte la Schiantò. Fu uno Stupeficium così potente che sbatte contro una trave e cadde a terra. Il mangiamorte le punto la bacchetta contro. “Avada..” Harry lo schiantò, sperando che nessuno l'avesse visto. La battaglia era così cruenta che nessuno lo vide avvicinarsi ad Hermione, che guardò terrorizzata quell'uomo con la maschera che si chinava su di lei, sicura che l'avrebbe uccisa.

 

Harry le mise una mano sul braccio e si Smaterializzò con lei. Finirono in una collina non lontano e cominciò a pronunciare non verbalmente incantesimi di difesa intorno a lei. Hermione era frastornata, non capiva cosa stava succedendo. Aveva la bacchetta in mano, ma tremava.

 

“Che cosa stai facendo?? Cosa vuoi farmi? Ti prego, lasciami andare..” Era bloccata, come in una campana di vetro che l'avrebbe protetta.

 

“Non ti muovere di qui.” Disse Harry, e si Smaterializzò. Hermione s'irrigidì.

 

No. Non poteva essere.

 

Quella voce, anche se metallizzata a causa della maschera, l'avrebbe riconosciuta ovunque. Le mancava il respiro, le veniva da vomitare. Non poteva essere, no. Non lui.

 

Quando Harry riapparve si rese conto che avevano notato la sua assenza, ma ci avrebbe pensato dopo. Vide il corpo senza vita del falso auror che piano piano riprendeva le sembianze di Dolohov, e vide Tiger morto poco più in la. Malocchio Moody stava attaccando Draco, quando lo disarmò intervenne Harry. Si misero a duellare, finchè Harry non urlò con tutta la volontà che sentiva di avere: “Avada Kedavra!” Con un lampo di luce verde, mise fine alla vita di un uomo. Per la prima volta. Pensò subito ad Hermione, e si sentì morire anche lui.

 

“Nooooo bastardo!!” Ron si scagliò su Harry, che però lo Schiantò mandandolo contro il muro, svenuto. Vide Ginny cercare di risvegliare l'ormai morto Sirius Black. Avevano ucciso altri presenti, ma dell'Ordine soltanto loro due. Harry vide arrivare i rinforzi, così decise di andarsene. “Via!” Urlò ai suoi, e si smaterializzò. Nello stesso istante in cui lo fece, la barriera protettiva di Hermione svanì. Si Smaterializzò subito nel punto in cui era appena finita la battaglia, e ciò che vide la fece gelare. Erano tutti feriti, chi più chi meno, e Moody e Sirius erano morti.

 

Erano andati via in 11, tornarono in 9. La missione era stata organizzata bene, ma alla fine era servita ben a poco. Appena entrarono a Villa Malfoy si tolsero tutti la maschera e il cappuccio e si avventarono su Harry.

 

“Dove cazzo eri finito!! Noi morivamo e tu dove cazzo sei andato!!” Urlava Goyle che voleva prenderlo alla gola.

 

“Parla, ragazzino! Dove sei andato??” Abbaiò Greyback. Harry tirò fuori la bacchetta, e tutti lo imitarono puntandogliela contro. “Fatevi avanti, forza! Chi vuole sfidarmi??” Gridò Harry più acceso che mai.

 

“Silenziò!” Voldemort era appena entrato nella stanza, e tutti tacquero all'istante. “E' questo che fate? Litigate tra di voi come vecchie coppie di sposi? Incompetenti.” Avevano tutti lo sguardo basso, Harry il respiro corto.

 

“Che è successo?” Chiese Voldemort al ragazzo.

 

“Greyback ha ucciso Sirius Black e io ho ucciso Alastor Moody, mio Signore.” Rispose Harry.

 

“E..” Attese Voldemort.

 

“Altri morti, Signore, ma nessuno dell'Ordine.” Harry si rese conto solo in quel momento che la sua prima missione è stata un fiasco.

 

“Io ti do dieci dei migliori uomini, Harry, e tu riesci a uccidere solo due uomini dell'Ordine? Ne erano presenti come minimo più di quindici, tra cui gli sposi stessi.”

 

“Potter è scappato, mio Signore” Intervenne Greyback, furente. “è scomparso per diversi minuti e nessuno sa dov'è andato.” Harry si chiese come mai lo aveva chiamato per cognome, per quel cognome falso che portava. Voldemort aveva informato anche loro del cognome che gli aveva affidato?

 

“L'ho visto prendere la mezzosangue Granger e Smaterializzarsi, al suo ritorno era solo.” le parole di Yaxley lo gelarono. Era convinto che nessuno l'avesse visto. Voldemort spostò lo sguardo su Harry, che vide una rabbia incontrollabile crescere in quegli occhi rossi. Probabilmente, sarebbe morto.

 

“Harry.. è vero ciò che dicono?” Sapeva di avere davanti il più abile lettore di menti che il mondo avesse mai visto, ma ci provò lo stesso.

 

“Mio Signore, la mezzosangue aveva chiamato i rinforzi e ho creduto che portarla via potesse rallentarne l'arrivo.” Debole come difesa, ma comunque poteva reggere. Voldemort lo fissò, Harry cercò di chiudere la mente più che poteva. Sapeva che il suo padrone stava cercando di entrarci.

 

“Prendi in giro il tuo Signore, Harry? Te la fai con i mezzosangue? Crucio!” Harry sentì i mangiamorte sghignazzare. Se l'aspettava, quindi riuscì a restare in ginocchio e a non urlare dal dolore. Andò avanti per molto.

 

“No, mio Signore.” Rispose con voce flebile.

 

“Ti sei innamorato di una con il sangue sporco, Harry? Crucio!” Altro dolore lancinante.

 

“No, mio Signore.” Ripetè Harry, perdendo sangue dal naso.

 

“Mi disgusti, Harry. Mi fai pentire di averti affidato Hogwarts. Ti ho accolto, ti ho dato la possibilità di essere cresciuto tra i più grandi, ti ho addestrato io stesso. Come puoi recarmi disonore a tal punto? Crucio!” Harry chiuse gli occhi, e si lasciò sfuggire un lamento.

 

“Non dimentico la causa, mio Signore. La mezzosangue non conta niente.” Cercò di non svenire dal dolore.

 

“Certo che non conta niente. Dovrai ucciderla tu, al più presto.” Nessuna Maledizione Cruciatus avrebbe fatto male come quelle parole.

 

“Si, mio Signore.” Rispose in un sussurro rauco.

 

“Portatelo nelle segrete, in questi giorni insegneremo al ragazzo cose che evidentemente non ha ancora imparato.” I mangiamorte presenti andarono a prendere Harry, che era diventato visibilmente debole, e lo portarono nelle celle.

 

Nei giorni che seguirono, Harry fu torturato più volte e gli fu impedito di uscire fino al momento in cui sarebbe dovuto tornare ad Hogwarts.

 

 

Fecero i funerali in completa segretezza, cremando i corpi e spargendo le ceneri al vento. Avevano pianto tutti così tanto che non avevano più lacrime a disposizione. Erano tutti tornati nelle proprie case, non era sicuro stare tutti insieme. Hermione stava lavando i piatti, alla Babbana, così aveva la possibilità di stare un po' sola.

 

Quella voce la tormentava. Era davvero Harry? Allora avevano ragione i suoi amici, era un mangiamorte. E se fosse stato lui ad uccidere Sirius? O Malocchio? No, non era possibile. Non l'Harry con cui aveva fatto l'amore qualche sera prima. Quell'Harry non sarebbe mai stato capace di uccidere. Non poteva essere lui.

 

Il giorno che tornarono a Hogwarts occuparono uno scompartimento vuoto, così avrebbero potuto parlare liberamente. Hermione guardava fuori dal finestrino, Ron le prese la mano. Lei si liberò dopo poco delicatamente, non le andava di essere toccata in quel momento. Ron pensò che fosse scossa per la morta dei loro due amici, e andava bene così.

 

Harry e Draco non presero il treno, arrivarono a Hogwarts tramite Passaporta. Erano arrivati molto prima rispetto a tutti gli altri studenti, e quando entrarono Gaza li perquisì.

 

“Per la barba di Merlino, ragazzo, che hai fatto alla faccia?” Harry alzò lo sguardo, era così conciato male che da un occhio quasi non vedeva. Non rispose, si sarebbe aspettato certe domande. Ma prima o poi le ferite andavano via e la gente smetteva di chiedere, c'era abituato ormai.

 

Si tirò su il cappuccio della felpa che aveva sotto la divisa per nascondersi ed entrarono. Dopo non molto la Sala Grande si riempì. Silente fece il suo discorso per la seconda volta quell'anno, e Harry provava così tanto odio che se avesse potuto l'avrebbe ucciso li all'istante.

 

Perchè si teneva il cappuccio? Perchè teneva sempre lo sguardo basso? Hermione cercava di guardare Harry senza farsi notare, ma non riusciva a vederlo bene. Quando tutti si diressero verso le rispettive Sale Comuni, Hermione con una scusa andò verso l'entrata dei sotterranei dove si trovava l'ingresso dei Serpeverde. Sapeva che sarebbe arrivato da solo, e così fu.

 

Appena lo vide, gli prese un braccio e lo trascinò in un corridoio più riparato. “Per una volta sono io che ti sorprendo, eh!” Provò a sdrammatizzare lei. Ma senza successo, visto che lui non alzava lo sguardo e rimaneva nell'ombra.

 

“Non ti voglio dare fastidio, volevo solo sapere come stai..”

 

“Vorrei sapere che t'importa.. Devo andare, con permesso.” Fece per andarsene ma lei lo trattenne. Ad Harry voltandosi cadde il cappuccio.

 

Hermione si mise le mani sulla bocca guardandolo. “Oddio.. Harry.. Ma che ti hanno fatto.. Chi è stato?” Fece per accarezzarlo ma lui spostò il volto. “Harry.. che cos'è successo? Che cosa significa?” Sentì le lacrime di nuovo scendere sul viso. Credeva di averle finite.

 

“Non sono cose che ti riguardano.. Vai via, devi andare via..” Ti prego, Hermione, stammi lontano. Pensò Harry.

 

“Non me ne vado finchè non mi hai detto che cosa ti è successo!” S'impuntò lei.

 

Harry sapeva che l'unico modo per farla stare lontana e per farla stare al sicuro era ferirla. Doveva assolutamente ferirla.

 

“Credi di avere diritti su di me per una scopata? Si esatto, Granger.. Una scopata! Ho scommesso con i miei compagni che ti avrei scopata, e ovviamente ci sono riuscito alla grande. Niente male devo dire, per essere una timida verginella. Eri insaziabile.. Quante volte l'abbiamo fatte, 3? 4?” Hermione credette di sentirsi male, e si appoggiò al muro. Harry voleva uccidersi all'istante. Perchè ancora non se ne va? Perchè.. Ti prego Hermione, vai.

 

“Harry.. io non ci credo..” Disse in un sussurro Hermione.

 

Harry rise forte, probabilmente per non piangere. “Ma dai! Davvero credevi che tra me e te poteva nascere qualcosa? Davvero credevi che uno come me poteva farsela con una sporca mezzosangue?” Disse le ultime parole con tutto il disprezzo che riuscì a tirare fuori.

 

Hermione era sconvolta e non dominava più le lacrime. Gli diede uno schiaffo, dove ci mise tutto il rancore e l'odio che in quel momento provava per lui. Andò via a testa alta, anche se tremava.

 

Harry la guardò andare via, e si sentì sprofondare.

 

Ti prego, perdonami.

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Capitolo 10
*** La Profezia ***


10. LA PROFEZIA

 

 

 

Albus Silente camminava lentamente. L'idea di andare nell'Ufficio Misteri del Ministero della Magia gli era venuta svegliandosi di colpo la notte prima, e le aveva dato retta. Infondo, non aveva nulla da perdere.

 

Camminava tra tutte quelle migliaia e migliaia di profezie, senza neanche sapere cosa stesse cercando veramente. Però, forse, dentro una di quelle profezie si nascondeva il segreto che non lo faceva dormire la notte? Si celava l'anello mancante che da anni e anni gli impediva di arrivare a una conclusione?

 

Forse era solo pazzo. Forse esagerava, come gli aveva ripetuto tante volte Remus. Eppure, quell'Harry Potter non la raccontava giusta, Silente era più che sicuro che nascondesse un segreto. Un segreto che, probabilmente, neanche Harry stesso sapeva.

 

Mentre i suoi pensieri trottavano rumorosi, si bloccò alla vista di un piccolo bigliettino scolorito. Si avvicinò, fece più luce con la sua bacchetta. Il cuore sussultò. Non poteva essere, non poteva averla trovata sul serio. Su una profezia che sembrava più piccola di tutte le altre pendeva un bigliettino ingiallito dal tempo e impolverato con su scritto Harry Potter.

 

Mentre l'ascoltava, mille flash gli illuminarono la mente. Era tutto confuso, tutto incerto. Non capiva. Aveva bisogno di tempo, aveva bisogno di ragionare da solo.

 

 

Harry Potter era convinto di averle provate tutte, ma si sbagliava di grosso. Il peggiore dei pericoli, il peggiore dei mali e quella cosa che una volta che ce l'hai non te ne liberi più si era impadronita completamente di lui.

 

La gelosia.

 

Stava pranzando e non riusciva a prestare attenzione su ciò che Draco gli stava dicendo, perchè i suoi occhi continuavano a capitare per puro caso sulle mani di Ronald Weasley che finivano, sempre sicuramente per puro caso, sulle cosce di Hermione Granger.

 

Harry piegò la forchetta, per puro caso.

 

Draco guardò verso Hermione, e capì. Diede una pacca sulle spalle di Harry, che fece finta di niente. Malfoy sapeva, ne era certo. E con lui non avrebbe potuto negare.

 

“Harry..” Si avvicinò Blaise. “Mi hanno dato questa per te.” Harry prese incuriosito il rotolo di pergamena che gli porse Zabini, lo srotolò e lesse.

 

Harry,

ti aspetto nel mio ufficio subito dopo pranzo. Parola d'ordine: Gelato alla Vaniglia.

 

Albus Silente.

 

Harry aggrottò la fronte, lo fece leggere a Draco senza farsi vedere. “Che significa?” Gli chiese il biondo. “Non ne ho idea.. Ma vado subito a scoprirlo.” Harry si alzò e si diresse verso l'ufficio del preside. Questa volta non aveva combinato niente, ne era certo. E allora cosa voleva Silente da lui?

 

Arrivato al grande gargoyle di pietra disse, sentendosi un perfetto idiota. “Gelato alla Vaniglia.” Le scale a chiocciola apparvero all'istante. Harry cominciò a salire, impaziente.

 

Bussò. “Vieni.” Rispose la voce calda di Silente, sapeva già che era lui.

 

Harry entrò, e con immensa sorpresa vide Remus Lupin seduto di fronte al preside. Pensare che qualche settimana prima aveva cercato di ucciderlo gli fece salire un brivido lungo la schiena. Lupin lo guardò, praticamente a bocca aperta. Che ha da guardare così?

 

“Prego, Harry. Accomodati.” Si sedette al fianco di Lupin, senza indugiare.

 

“Dobbiamo farti alcune domande, Harry, e ti chiediamo gentilmente la completa onestà.”

 

Harry rabbrividì, questa volta di paura. Avevano scoperto chi era realmente? Lo stavano per rinchiudere ad Azkaban? Si decise che non poteva fare altro che acconsentire alla richiesta del preside. Annuì, e Silente cominciò.

 

“Molto bene.. Possiamo sapere il giorno del tuo compleanno?” Harry era incredulo. Volevano sapere quando compiva gli anno? Si sentiva lo sguardo di Lupin fastidiosamente addosso.

 

“Il 31 luglio..” Rispose sinceramente. I Malfoy gli avevano sempre detto che era la sua data di nascita, e lui non vedeva perchè avrebbero dovuto mentire. Silente sembrava soddisfatto della domanda.

 

“Bene.. Sappiamo che i tuoi genitori sono morti, è terribile. Sai come sono morti?” Harry lo sapeva benissimo, ma doveva mentire.

 

“Sono morti in un incidente stradale. I miei genitori avevano usanze Babbane, sa. Sono stato cresciuto dai Malfoy, che sono miei lontani cugini.” Questa volta Silente non sembrava avergli creduto, perchè lo fissava con quegli occhi azzurro cielo. Si sentiva violato.

 

“Sei sicuro, Harry? Noi abbiamo informazioni diverse su James e Lily Potter..”

 

Su chi?

 

“I miei genitori non si chiamavano così..” Harry si rese conto solo in quel momento, dopo più di 17 anni di vita, che non aveva la minima idea di come si chiamassero i suoi genitori per nome, tantomeno per cognome. Silente sembrò non prestargli attenzione.

 

“Noi sappiamo che James e Lily Potter sono stati assassinati, la notte del 31 ottobre di 16 anni fa, da due Babbani.”

 

Harry trasalì. Non era possibile. Come faceva quell'uomo a sapere così tanto? Voldemort gli aveva sempre detto che nessuno sapeva della morte dei suoi genitori. Nessuno, tranne lui che lo aveva tratto in salvo e aveva fatto sparire ogni prova per evitare che lo cercassero per l'uccisione di quei due Babbani. Proprio mentre Harry ragionava sulle informazioni che lo avevano accompagnato per tutta la vita, si rese conto di quanto erano deboli e poco convincenti. Non riuscì a parlare. Lupin non smetteva di fissarlo.

 

“Tuttavia..” Continuò il preside. “Noi non abbiamo mai creduto alla colpevolezza di quei due Babbani..” Harry cominciò ad avere il fiato corto. Voleva andare via, non voleva sentire altro.

 

“Abbiamo sempre creduto che si celava qualcun altro dietro a quel terribile omicidio dei due poveri coniugi Potter.. Ma perchè ucciderli? Perchè..” Silente si era alzato, anche Harry si alzò. Finalmente Lupin prese la parola.

 

“Già, perchè ucciderli? Una coppia di sposini, senza figli..” Remus mise in mano ad Harry una foto di James e Lily. Harry la guardò, rendendosi conto di quanto aveva cominciato a sudare. Un uomo uguale identico a lui teneva sotto braccio una donna bellissima, con gli occhi verde smeraldo. Rimise la foto sulla scrivania. “Io,, devo andare..” Disse, con la voce roca.

 

“Erano membri dell'Ordine della Fenice, sai? Proprio come me.. Ho sempre pensato che Voldemort li avesse uccisi per questo motivo.” Lupin guardò Harry dritto negli occhi, che udendo il nome del suo padrone si agitò. “Lei osa pronunciare il suo nome..” Sibilò Harry, disgustato.

 

“Si, noi osiamo dire il suo nome.. Forse è per questo che ci teme così tanto.” Intervenne Silente. Harry si voltò e se andò via correndo. Senza fermarsi uscì dal castello, si buttò nel campo da Quidditch. Montò sulla sua scopa e volò via, lontano, dove avrebbe potuto urlare e respirare.

 

Tutto quello che aveva sentito non poteva essere vero. Avevano scoperto che era un mangiamorte, avevano scoperto il piano del Signore Oscuro e stavano solo cercando di manomettergli la mente. Si, era così. Ma quella foto.. James e Lily. Era una foto falsa? Creata a immagine e somiglianza di Harry stesso?

 

Mille pensieri gli galoppavano in mente, e nessuno gli sembrava portarlo alla soluzione. Lui sapeva chi era, il suo Signore non gli avrebbe mai mentito. E, soprattutto, non avrebbe mai ucciso i suoi genitori. Che senso aveva poi crescerlo e addestrarlo? No, non aveva alcun senso.

 

 

“E' un mangiamorte, Remus. E uno bello vicino a Voldemort, se proprio vuoi saperlo.” Disse Silente sedendosi alla sua scrivania.

 

“Che cosa? No, non è possibile. E' solo un ragazzo.”

 

“Ma dalle grandi capacità! Ora ne sono più che certo, Remus. Il ragazzo che è appena uscito da quella porta era il figlio di James e Lily ed è l'unico in grado di uccidere Lord Voldemort in persona. Per questo l'ha preso con se, per questo ha deciso di non ucciderlo.. ora Harry è devoto al suo Signore, e presumo che sia in questa scuola per uccidere me e per prenderne possesso.” Quando Silente concluse, Lupin era sconcertato.

 

“Ci hanno manomesso la mente.. Vero? Per farci dimenticare di Harry.” Sussurrò schifato Remus.

 

“Temo proprio di si.”

 

 

Hermione stava pattugliando il corridoio del settimo piano, aveva deciso di stare li così sarebbe stata sicura di non trovare nessuno dei suoi compagni Prefetti. Si sedette per terra appoggiandosi al muro, cominciò a giocare con la sua bacchetta. Non aveva alcuna intenzione di stare in giro a controllare cose che non sarebbero mai successe, così aveva deciso di aspettare li la fine del suo turno.

 

“Però la vita è ingiusta.. Un bocconcino del genere doveva proprio nascere mezzosangue?!” Tiger e Goyle spuntarono da un corridoio li affianco, e sorpresero Hermione li seduta. La sua oasi di pace era durate fin troppo tempo. Si alzò, sistemandosi i jeans.

 

“Tornate nei vostri dormitori, o sarò costretta a togliere punti alla vostra Casa..”

 

“Però sai cosa pensavo, Goyle? Che secondo me se ne approfittiamo adesso nessuno lo saprà..” Tiger sorrise malizioso ed entrambi cominciarono ad avvicinarsi ad Hermione. Alzò la bacchetta tremando. “Lasciatemi stare, schifosi!”

 

“Expelliarmus!” Goyle la disarmò e lanciò la sua bacchetta lontano. “Ora stai zitta, se ti fai sentire ti faremo tanto male che dovrai implorarci.” mentre Tiger le teneva le braccia e le tappava la bocca, Goyle cominciò a sbottonarle la camicetta. “Shhh, ferma.. vedrai che ti piacerà..” Non fece in tempo a finire la frase che si sentì tirare da dietro con una tale violenza che venne scaraventato contro il muro.

 

“Potter, ma che caz..” Tiger era sbalordito, e la sua espressione venne subito distorta da un pungo secco sulla faccia. Harry si mise davanti ad Hermione con una rabbia che lo faceva tremare. “Andate via, o giuro su Dio che vi uccido adesso.” Gli puntava la bacchetta contro. Se la diedero a gambe levate senza aggiungere altro.

 

“Stai bene? Che ti hanno fatto?” Harry aveva un aspetto orribile, sembrava non dormisse da giorni. Quando si avvicinò a lei, Hermione si scostò. “Sto bene, sto bene..” Si risistemò, ancora scossa dai brividi per lo spavento che si era presa. Ma non si sarebbe messa a piangere davanti a lui, no.

 

“Vorrei sapere cosa ci fai da sola a quest'ora, non capisci cosa ti avrebbero fatto se..”

 

“Si da il caso che io sia un Prefetto! E voi Serpeverde non dovreste girovagare per il castello a quest'ora.” Le tremavano le mani, Harry se ne accorse. Non era il caso di farla stare peggio.

 

“Tranquilla, è tutto finito..” Cercò di tranquillizzarla.

 

“Lasciami in pace, non ho alcun bisogno di te. Per quello che ne so, stavano cercando di vincere una scommessa pure loro.” Sentiva le lacrime premere, ma le ricacciò immediatamente indietro. Harry annuì, si passò una mano tra i capelli che erano più disordinati del solito. Tutto il giorno sulla scopa a disperarsi non gli aveva fatto poi granchè bene.

 

“Che hai fatto al collo?” Harry non si era neanche reso conto di avere un taglio sul collo, fatto chissà come. Si toccò e sentì la ferita, gli bruciava. “Non lo so, forse.. Non lo so.”

 

Hermione prese un fazzoletto e tamponò il sangue. “Dovresti andare da Madama Chips, così almeno..”

 

“E' solo uno stupido taglio..” Sussurrò lui, che al tocco delle sue mani sentì sparire ogni paura e frustrazione. Avvicinò la sua fronte alla sua, e appoggiandola chiuse gli occhi.

 

“Non era vero.. la scommessa..” Disse in modo impercettibile.

 

“Lo so..” Rispose lei, chiudendo gli occhi.

 

“Siamo due mondi diversi. Devo tenerti lontana da me.. Ron Weasley, lui è giusto per te.”

 

“Ciò che è giusto non sempre è ciò che vogliamo.” Lo guardò, obbligandolo a guardarla a sua volta. “Non mi importa chi sei.. Tu sei Harry, solo Harry per me.”

 

Fecero l'amore in silenzio, nascosti nel buio della Torre di Astronomia, nascosti da una consapevolezza più grande di loro. Nascosti, perchè alla luce del sole era proibito stare per due come loro. Fecero l'amore, maledicendo il destino e il fatto di essere le persone sbagliate al momento sbagliato. Fecero l'amore, chiamandosi per nome e aggrappandosi alla mano dell'altro. Fecero l'amore, come se fosse l'ultima volta.

 

Harry l'amò così profondamente e così forte, che cominciò a tremare. Adesso sapeva come si chiamava la sensazione che albergava prepotentemente in lui da mesi ormai, lo sapeva. Probabilmente, lo aveva sempre saputo.

 

“Shhh.. Sono qui, sono qui..” Sussurrò Hermione al suo orecchio per cercare di calmarlo.

 

“Perdonami, se puoi.. Perdonami Hermione.. Sono innamorato di te.”

 

 

 

 

Ciao a tutti :) Utilizzo questo spazio per avvisarvi che per una settimana non potrò aggiornare! Spero possiate perdonarmi e continuare a seguirmi. Ringrazio chi recensisce (siete essenziali per me) e chi semplicemente legge in silenzio. A presto! :) marl_vt

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Capitolo 11
*** Cambiamenti ***


11. CAMBIAMENTI

 

 

 

Hermione aveva raccontato tutto a Ginny. Sapeva che se c'era una persona della quale si poteva fidare e che avrebbe capito, era la sua migliore amica. Le raccontò tutta la verità, facendole capire anche il motivo per cui aveva rinunciato a Ron.

 

 

“So che cosa stai pensando. Non sappiamo niente di lui, potrebbe essere chiunque.. Ma non posso farci niente, Gin..” Camminavano fianco a fianco sulle rive del Lago Nero, godendosi quella rara giornata di sole di inizio febbraio.

 

“Herm, potrebbe essere un mangiamorte..” Hermione rabbrividì ripensando all'episodio al matrimonio di Remus e Tonks.

 

“Io so che non lo è.. Lo so e basta. Credo che sia solo cresciuto nel posto sbagliato.” Ma Ginny non sembrava d'accordo, era terribilmente preoccupata per l'amica.

 

“Lo sai solo tu..” Continuò Hermione, interpretando il silenzio di Ginny come un'esortazione a parlare. “Sinceramente vogliamo mantenere la cosa riservata, la gente non capirebbe. E poi, nemmeno io so cosa stiamo vivendo.”

 

Non passò molto tempo prima che i loro amici lo scoprissero. Ma la notizia rimase solo li, perchè Harry in quanto a riservatezza era un vero campione. Era decisamente frustrante per Hermione non sapere mai se quel giorno si sarebbero incontrati, se si sarebbero parlati, se avrebbero avuto la possibilità di passare del tempo insieme. Non sapeva neanche lei come definire tutta quella situazione. Sapeva solo che si svegliava al mattino e andava a letto la sera con un unico pensiero: Harry.

 

“Sei cambiata, e neanche te ne rendi conto.. Dovresti starci lontana, non è una brava persona.” Era diventato il tormentone di Ron, Ginny e tutti gli altri. Non capivano, nessuno capiva. Harry era solo diverso, tutto qui.

 

 

“Sei assente, amico..” Harry cercava di evitare come meglio poteva Silente, quella rivelazione che gli era stata fatta tre settimane prima l'aveva scosso abbastanza. Ci aveva ragionato sopra per così tanto tempo che ormai si era auto convinto: il preside mentiva. Aveva scoperto che era un mangiamorte, e cercava di imbrogliarlo per evitare che attuasse il suo piano. Harry doveva stare molto attento adesso, ogni mossa falsa l'avrebbe tradito.

 

Si girò verso Draco mentre scendevano al campo di Quidditch, quel giorno avevano la partita contro Grifondoro. Finalmente avrebbero potuto rifarsi delle precedenti sconfitte.

 

“Sono solo concentrato per la partita.. Dobbiamo asfaltarli!” Lo convinse, sorrisero e arrivarono al campo.

 

Una volta in volo, Harry la cercò con gli occhi. Cercò nelle tribune dei Grifondoro, e poco dopo la vide. Bella, come ogni giorno. Sorrise, sicuro che solo lei l'avrebbe visto. La partita cominciò, e il freddo si fece più intenso acquistando velocità sulla scopa.

 

Stavano perdendo di 20 punti, e finalmente Harry vide il boccino sfrecciare poco distante da lui. Si lanciò all'inseguimento cercando di non perderlo di vista, seguito subito dal suo avversario. Erano spalla contro spalla che si buttavano in picchiata: il Grifondoro frenò molto prima di Harry, che a pochi centimetri da terra virò. Tutto il pubblico aveva trattenuto il fiato. Seguì per altri secondi il boccino raso prato, e finalmente riuscì ad acchiapparlo.

 

“Harry Potter ha preso il boccino d'oro! Serpeverde vinceeeeee!!”

 

Si ritrovarono tutti a festeggiare sul prato: avevano ancora una possibilità di vittoria finale. Presero Harry in braccio e lo lanciarono in aria. Inizialmente rise divertito, ma poi dovette implorare di smettere per evitare di vomitare. Appena lo misero giù si voltò verso le tribune dei grifoni, e non la vide più. Stavano già tutti tornando al castello, delusi. Perchè non l'aveva aspettato?

 

Aspettando che tutta la scuola fosse rientrata nel castello, senza farsi vedere si diresse verso la torre dove i Grifondoro avevano la loro Sala Comune. Sentiva attraverso il ritratto un gran vociare di persone, evidentemente erano rimasti li quasi tutti per confortarsi della sconfitta.

 

“Temo tu abbia sbagliato Sala Comune, ragazzo.” Disse la Signora Grassa guardandolo con un sopracciglio alzato. Harry si rese conto di avere ancora la divisa di Quidditch verde e argento.

 

“No, è che..”

 

“E' che sta cercando qualcuno..” Finì la frase per lui Ron, che si stava avvicinando con un cesto di burrobirre in mano. Harry lo guardò, infondo sapeva bene che loro sapevano.

 

Ron gli si avvicinò e, con grande stupore di Harry, gli tese la mano. “Bella partita, complimenti.” Il moro rimare a guardarlo incredulo, ma poi gli strinse la mano senza dirgli niente. “Le ho chiesto io di venire con noi, ma ora le dico di uscire..” Harry borbottò un grazie, e Ron con un mezzo e faticoso sorriso entrò nella Sala Comune.

 

Passarono pochissimi minuti quando il ritratto della Signora Grassa si riaprì. Un' Hermione sorridente, bellissima si avvicinò ad Harry.

 

“Ei! Sei stato bravissimo, ho avuto paura però.. Ma sapevo che ce l'avresti fatta..” Si fermò davanti a lui, incapace di smettere di sorridere. Harry le appoggiò la fronte sulla sula, con delicatezza. “Ciao..” le sussurrò semplicemente. Alcuni Grifondoro ritardatari gli passarono a fianco guardandoli increduli, e Harry si staccò.

 

“Il tuo amico Weasley si è comportato in modo strano..”

 

“Sta cercando di comportarsi bene con te, perchè dice che i miei amici sono anche i suoi.. Che c'è di male?” Hermione piegò leggermente la testa, Harry adorava quando lo faceva.

 

“Niente..” Sorrise lui. “Proprio niente.. Ora vai da loro, ci vediamo stasera. Ti aspetto al solito posto..” Le baciò le mani, le guance, la bocca. Si allontanò e si diresse alla sua fredda e buia Sala Comune.

 

 

“No, certo che no! I dentisti curano i denti delle persone nel mondo Babbano, non è affatto un mestiere pericoloso..” Erano appena usciti dalla Stanza delle Necessità e Harry, contro una riluttante Hermione, aveva deciso di uscire di nascosto dal castello per passeggiare nella sera. Si erano seduti ai piedi di un grosso albero, li avrebbe nascosti a sufficienza. Hermione era appoggiata ad Harry e lui giocava con i suoi capelli. Le faceva domande, voleva sapere sempre di più di lei.

 

“E quando..” Stava per chiederle un'altra cosa, ma lei lo interruppe.

 

“Adesso basta parlare di me però..” Hermione si girò verso di lui sorridendo. “Dimmi di te..”

 

Harry s'irrigidì. “Io.. Io non ho molto da dire.. Anzi, proprio niente.”

 

 

Da una finestra del castello, quattro occhi li guardavano in silenzio.

 

“Albus, non credi che dovresti tenere al sicuro la signorina Granger? So per certo che il Signore Oscuro ha ordinato al giovane Potter di ucciderla.”

 

“Nient'affatto, Severus! Nient'affatto. Hermione è essenziale, è vitale. Sta facendo scoprire a Harry l'amore, un sentimento che non aveva mai provato prima.. Hermione è la chiave di tutto.” Rispose Silente, guardando sempre Harry e Hermione che adesso ridevano.

 

“Dimmi, Severus, hai mai visto ridere Harry in quel modo in tutti questi anni?” Piton scosse lievemente la testa. “Precisamente. Mi hai sempre parlato di questo ragazzo cresciuto dai Malfoy e dal Signore Oscuro, dicendomi che sarebbe stato la causa della presa di Hogwarts e dell'ascesa di Voldemort stesso. Ma, ovviamente, non sapevi niente di ciò che ti ho appena riferito riguardo la profezia.” Silente si diresse alla sua scrivania, e invitò Piton a sedersi di fronte a lui. Continuò.

 

“Remus non vuole fidarsi fino infondo, vuole catturare Harry e rinchiuderlo, così da averlo sotto controllo. Solo tu, Severus, puoi aiutarmi fino infondo.”

 

“Che cosa posso fare?”

 

“Voldemort ha piena fiducia in te, Severus. Trapelagli la falsa notizia che la Tana, la dimora dei Weasley, è il Quartier Generale dell'Ordine. Ordinerà a Harry di andarci, e quale migliore occasione se non tra due settimane? Bill Weasley si sposerà, e tutti i famigliari saranno chiamati a casa per qualche giorno. Così anche Hermione, che vorrà Harry al suo fianco. E Ron lo inviterà. Solo allora Harry sentirà il calore della famiglia, solo allora Harry sentirà la profezia più vera e reale che mai.”

 

“Sei così sicuro di tutto ciò che hai detto che sembra quasi tu sia un Veggente, Albus.” Piton era titubante.

 

“Sono solo molto logico, in realtà.” Sorrise Silente.

 

“E se qualcosa andasse storto? Ci saranno diversi membri dell'Ordine, Harry è uno dei mangiamorte più vicini al Signore Oscuro. Non dimenticare che era al comando della missione al matrimonio di Lupin e Tonks.” Piton vedeva troppe falle nel piano.

 

“Ho molta fiducia in Harry, Severus.” Rispose calmo il preside.

 

“Tu hai molta fiducia nella profezia, Albus.” Piton si alzò e, salutando, si congedò.

 

 

Hermione mangiava distrattamente. Harry non si era presentato a pranzo e non sapeva perchè. Quante cose che non sapeva, in effetti. Sbuffò sonoramente.

 

“Ti interesserà sapere..” Le disse Ginny spingendola a mangiare. “Che la vostra storia superipermega segreta ormai si sta diffondendo. Infondo, era decisamente difficile tenere nascosto un simile scoop!”

 

“Innanzitutto..” Cominciò Hermione spostando il piatto lontano. “Non so come tu possa parlare di storia.” Fece le virgolette con le dita. “E poi, pazienza! Lascia che parlino.. Magari così spiegano pure a me!” Le fece la linguaccia e Ginny rise.

 

 

“Me la devi spiegare questa cosa della Granger, Harry.. Perchè sinceramente non capisco a che gioco stai giocando.” Erano rimasti in Sala Comune a finire un compito di Incantesimi che avrebbero dovuto consegnare quel pomeriggio e Draco insisteva su Hermione.

 

“Draco, te l'ho già detto! Non è affar tuo. E poi non c'è proprio niente da dire. Sai benissimo che la gente parla a caso.. Non sono proprio il tipo da fidanzarmi, ti pare? Continuo ad avere tutte le donne che mi pare.” Parlando Harry si rese conto di quanto era bugiardo, ma Draco parve soddisfatto della risposta finalmente.

 

“Fai bene a divertirti con lei, ti invidio in realtà!” Sorrise il biondo alzandosi, avevano finito.

 

 

“Mi dispiace solo che dobbiamo festeggiare il tuo compleanno durante il matrimonio di Bill, Ron..” Hermione stava scrivendo sulla sua pergamena appoggiata per terra in Sala Comune e parlava con i suoi amici. “Però almeno faremo una festa enorme!” Gli sorrise.

 

“Si è vero.. Tra solo 10 giorni dobbiamo andare, i miei hanno già informato Silente.. Anche per te.” Ron si mise seduto per terra a fianco a lei. “E poi.. Insomma, stavo pensando di chiederlo anche a Potter.. Se ti faceva piacere..” Hermione lo guardò subito, si rese conto della fatica che aveva fatto Ron a dire quella cosa. Gli sorrise, sinceramente grata.

 

“Sei molto carino, ma non ti chiederei mai una cosa del genere..So benissimo che non lo sopporti! E poi, sono sicura che non accetterebbe..” L'ultima frase la disse con un leggere risentimento nella voce. Ma Ron ormai si era deciso, e ci avrebbe provato comunque.

 

 

“Ho un messaggio per te, dal Signore Oscuro..” Piton sussurrava, e Harry lo ascoltava nell'ombra dei sotterranei. “Ti ascolto.” Gli rispose guardandolo.

 

“Il giovane Weasley ti inviterà a casa sua per il matrimonio di suo fratello che sarà tra 10 giorni perchè crede che tu e la mezzosangue abbiate una storia. Cosa che, noi sappiamo bene, non è vera..” Piton lo guardò intensamente, e continuò. “Tu accetterai. Casa weasley, o come la chiamano loro: La Tana, è il Quartier Generale dell'Ordine della Fenice. Entraci, e avrai la facoltà di poterci rientrare sempre. Non sbagliare, questa volta. Lui non ti perdonerà ancora..” Piton si allontanò senza attendere risposta, lasciando Harry li fermo e visibilmente interdetto.

 

Come poteva sapere che Ron Weasley l'avrebbe invitato? Hermione non gli aveva detto niente, anche se erano due giorni praticamente che non passavano del tempo insieme. Con la testa bassa e immerso nei pensieri, si avviò verso l'aula di Incantesimi con la pergamena in mano. Venne bloccato dall'ultima persona che si sarebbe aspettato di trovarsi davanti così in fretta.

 

“Potter.. posso parlarti?” Ron Weasley lo guardava con le braccia incrociate. Harry non poteva crederci.

 

“Certo..” Disse fermandosi davanti a lui.

 

“Vorrei precisare che lo faccio per Hermione, perchè so che a lei fa piacere. Tra dieci giorni mio fratello maggiore si sposa, si farà una grande festa a casa mia. Staremo tre giorni, se a te va fammelo sapere così potrò avvisare Silente..” Harry non rispose, e Ron si congedò con le orecchie rosse per lo sforzo.

 

Piton gli avrebbe dato le dovute spiegazioni, ne era certo.

 

 

“Non ci posso credere che Ron te l'abbia chiesto davvero..” Hermione si passò una mano tra la folta capigliatura, con un mezzo sorriso. Harry la cinse con le sue braccia e la sistemò meglio sopra di se. Cominciò a baciarle il seno nudo distrattamente.

 

“Quindi tu lo sapevi?” Le chiese, riportando gli occhi su di lei.

 

“Be, si..” Hermione cominciò ad accarezzargli i capelli. “Mi aveva detto che voleva chiedertelo, ma non credevo che.. E poi so benissimo che tu non verrai.” Tolse lo sguardo.

 

“Tu vuoi che io venga?” Harry girò dolcemente il suo viso per poterla guardare ancora negli occhi.

 

“Si.. Mi piacerebbe.” Sussurrò lei, incapace di mentire.

 

Lui la baciò, stringendola a se. “Allora devi dire a Ron di avvisare Silente che verrò pure io..”

 

il sorriso che lei gli donò gli fece dimenticare ogni cosa, anche il vero motivo per cui sarebbe andato alla Tana dieci giorni dopo.

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Capitolo 12
*** La Tana ***


12. LA TANA

 

 

 

 

Harry fissava il suo bagaglio, senza sapere bene cosa metterci. Cosa ci si mette di solito nel covo dei propri nemici? Non ci poteva credere che il giorno dopo sarebbe andato nel posto dove metà delle persone dell'Ordine avrebbero festeggiato allegramente. Doveva stare molto più che attento, se no sarebbe stata la fine di tutto. Inevitabilmente pensò ad Hermione, a tutte le bugie che le stava raccontando.

 

Mise tutto il necessario, compreso l'abito da cerimonia che si era comprato a posta per il matrimonio insieme ad Hermione il giorno prima ad Hogsmeade. Ripensò al suo sentirsi inadeguato insieme a lei: non aveva saputo come comportarsi. Non sapeva se prenderle la mano, quando e come parlarle, se doveva abbracciarla. Ma lei aveva capito, come sempre. E lo aveva messo a suo agio immediatamente.

 

Uscì dai sotterranei con il suo bagaglio e si diresse verso l'ufficio del preside. Si sarebbero incontrati li lui, Hermione, Ginny e Ron affinchè il loro bagaglio venisse spedito direttamente alla Tana. La mattina dopo avrebbero preso una Passaporta.

 

Quando arrivò davanti al gargoyle vide che tutti lo stavano aspettando. Hermione gli si avvicinò. “Io non vengo.. Salite voi, io aspetto qui.” Le disse Harry. Non voleva assolutamente incontrare gli occhi di Silente.

 

“Non dire sciocchezze! Certo che sali..” Gli prese la mano e cominciarono a salire le scale. Ma che cosa ci faceva in mezzo a tanti Grifondoro così diversi da lui? Entrarono nell'ufficio, e un sorridente preside li accolse. “Venite, venite..”

 

Indugiò parecchio su Harry. “Strano vedere un Serpeverde in mezzo a tre Grifondoro..” Gli aveva letto forse nel pensiero. Harry non rispose, anche perchè non avrebbe saputo neanche cosa dire.

 

“Riponete li i bagagli. Molto bene, vi aspettiamo lunedì mattina. La passaporta partirà dalla Tana alle 8 in punto.” Li congedò, sorridendo particolarmente a Harry. Ma che cos'ha da sorridere.

 

“Be, ci vediamo domani mattina allora..” Ron e Ginny salutarono Harry. Hermione gli accarezzò una guancia.

 

“Sei tranquillo?” Gli chiese.

 

“Certo, perchè non dovrei?” Le rispose, bugiardo.

 

“Andrà benissimo..” Lei lo capì. Si alzò in punta di piedi e lo baciò. Lo abbracciò e gli sussurrò nell'orecchio: “Buonanotte, amore..” E se ne andò.

 

Harry rimase imbambolato. Amore? Nessuno mai lo aveva chiamato così, nessuno. Sentì una sensazione di calore impossessarsi di lui, e sorrise.

 

Buonanotte, amore. Pensò.

 

 

La mattina dopo, marzo li salutò con il sole. Il freddo pungente sembrava essere un lontano ricordo sotto a quei raggi che scaldavano. La professoressa McGranitt li stava accompagnando alla Passaporta, sulle rive del Lago Nero. Hermione e Ginny stavano avanti, parlando e ridendo su discorsi che ne Harry ne Ron riuscivano a comprendere.

 

“Hermione mi ha detto che oggi fai 18 anni.. Be, buon compleanno.” Disse il più cordiale possibile Harry al rosso.

 

Ron chiaramente non se l'aspettava, perchè quasi sussultò. “Oh, be grazie! Carino da parte tua..” Gli diede una pacca sulla spalla. Sicuramente non sarebbero mai stati amici, pensò Harry, ma si sarebbero portati rispetto.

 

Una volta arriva alla Passaporta, la McGranitt se ne andò salutandoli con la sua solita altezzosità che la contraddistingueva. “Be, siete pronti?” Disse Ginny guardando l'orologio. Tutti e quattro afferrarono una vecchia lattina di Soda. “3, 2, 1..” Una stretta all'ombelico li soffocò per pochi istanti. Harry fu l'unico che rimase in piedi, era abituato a spostarsi tramite Passaporta. Sperò di non dare troppo nell'occhio. Si avvicinò ad Hermione e la sollevò dolcemente. “Non ti credevo così goffa..”

 

“Oltre al Patronus, dovrai anche insegnarmi questo allora..” Gli disse sorridendo.

 

Davanti a loro si ergeva una strana dimora, completamente diversa da Villa Malfoy. Era alta e storta, così storta che Harry si chiese com'era possibile che stesse così in piedi. Uscì subito una donna corpulenta, con un grembiule in dosso e un viso così dolce da far venire in mente solo una parola: mamma. Si buttò subito su Ron e Ginny, abbracciandoli forte felice di vederli. Allora era così che una madre accoglieva i figli dopo tanto che non li vedeva?

 

Hermione lesse il disagio nello sguardo di Harry e gli prese la mano dolcemente, aiutandolo ad avanzare. La signora Weasley prese Hermione e la strinse a se baciandole le guance. “Diventi sempre più bella, sempre più bella! Come sono felice di averti qui di nuovo.. Sei di famiglia ormai lo sai! E tu..” Diresse il suo bellissimo sorriso sincero verso Harry. “Tu devi essere Harry! Io sono Molly, è un vero piacere..” Harry fece per rispondere e le tese la mano, ma fu subito baciato su entrambe le guance.

 

“Fai come se fossi a casa tua, ok?”

 

“La ringrazio molto Signora Weasley, è molto gentile.” Rispose ossequioso Harry. Hermione sorrise e gli accarezzò un braccio. Entrarono in casa e il moro ne rimase affascinato. Tutto, ogni angolo, ogni sedia, ogni tavolo, ogni ripiano sapeva di casa, di protezione. Di famiglia.

 

“Ron, tu andrai nella vecchia stanza di Charlie e dividerete la stanza, Ginny andrai nella stanza di Ron.. Non si discute, signorino! Lei potrà stare sola.. E Harry e Hermione potete stare nella stanza di Ginny, che è la più grande.” Quando Molly ebbe finito, Harry alzò le sopracciglia. Lo avrebbero fatto stare da solo con Hermione?

 

“Ma Molly, non c'è bisogno di..” Cominciò Hermione, che come al solito gli aveva letto nel pensiero.

 

“Nessuna discussione! Non ho mica mille anni.. E ora andate a sistemarvi, su su!”

 

Harry aveva capito che con Molly Weasley era decisamente impossibile avere una discussione, avrebbe vinto sempre e solo lei. Entrarono nella stanza di Ginny, piena di poster e di foto con amici. Harry si avvicinò e vide tante foto con Hermione, che ora rideva felice, ora faceva la linguaccia, ora si abbracciavano. Era bellissima, sempre.

 

“Non guardare quella roba, sono foto vecchie!” Hermione le coprì con la mano imbarazzata.

 

Harry sorrise. “Sei bella come sempre..”

 

Sistemarono le loro cose con calma. Harry si sentiva felice, una felicità fastidiosamente meravigliosa.

 

“Adesso conoscerai tutti gli altri fratelli e il padre, vedrai che ti piaceranno!” sentirono un gran vociare di sotto. “E domani mattina al matrimonio arriveranno anche tutti gli altri amici, ci saranno tanti membri dell'Ordine della Fenice.. Immagino tu sappia cosa sia.”

 

“Si, ne ho sentito parlare..” Disse Harry, che fortunatamente fu interrotto dall'urlo della Signora Weasley.

 

“SCENDETE RAGAZZI, IL PRANZO!!”

 

Quando scesero la sala da pranzo era decisamente più affollata: cinque teste rosse si girarono verso Harry ed Hermione. Si alzò un fischio, e due ragazzi praticamente identici si fecero avanti.

 

“E' pazzesco! Il mio povero fratello Ron sono anni che spero di farci uscire qualcosa con te Granger, e tu invece cedi al fascino ribelle di un Serpeverde!” Cominciò Fred Weasley prendendo Hermione sotto al braccio, facendo finta di non vedere Harry.

 

“In effetti non è giusto.. Per lo meno, prima potevi cedere alle mie di lusinghe!” George Weasley le baciò la mano facendola sorridere. Harry sentì una contrazione di gelosia allo stomaco, mise una mano in tasca.

 

“Che coglioni..” Scosse la testa Ron, che si guadagnò uno scappellotto da sua madre.

 

“Siete i soliti maleducati! Ciao, io sono Bill Weasley.” Un uomo alto e corpulento tese la mano educatamente ad Harry, che la strinse. Quello era lo sposo. “Harry Potter.” Rispose semplicemente.

 

“Charlie, piacere.” Si avvicinò un altro Weasley stringendo la mano di Harry, che gli sorrise cordiale.

 

“E io sono Arthur, il padre di tutti questi scalmanati..” Sorrise dando una pacca sulla spalla a Harry. “E' un piacere signore, la ringrazio per l'ospitalità.” Rispose il moro.

 

“Mascella da duro, voce profonda, occhi verdi, fisico alquanto notevole, quel tanto di mistero che piace tanto a voi ragazze.. Niente, non potevamo competere! George.” Gli tese la mano facendo l'occhiolino, e Harry rispose con un sorriso. Era in chiaro imbarazzo.

Si presentò anche Fred e Hermione arrivò in suo aiuto. “Ok adesso basta voi due, vi siete divertiti abbastanza direi..” Li allontanò e sorrise a Harry, come per tranquillizzarlo.

 

Il pranzo e il resto della giornata andarono avanti tranquilli, stettero nel giardino a parlare e a scherzare tutti insieme. Era strano, pensò Harry, avere una famiglia. Era come avere sempre un punto di riferimento, come sentirsi sempre al sicuro nonostante tutto. Guardò Hermione che rideva a una battuta di Fred, quella risata cristallina lo fece sentire bene. Stava bene, e basta.

 

Si girò verso la casa e vide la signora Weasley da sola che sistemava, decise di alzarsi e raggiungerla. “Posso aiutarla, signora?”

 

“Oh no, Harry caro. Con la bacchetta si fa in un attimo, ma a volte ciò che pensi è sempre meglio realizzarlo da soli..” Gli sorrise, e Harry l'aiutò lo stesso.

 

“Lo vedo come la guardi, sai.. Hermione.” Molly continuò ad agitare la bacchetta verso i mobili. Harry sollevò lo sguardo su di lei, aspettando che continuasse.

 

“Quello sguardo che hai solo per lei. E come lei ti guarda.. Oh, cielo, con quale amore ti guarda..” Gli sorrise e gli accarezzò il volto. “Non fartela scappare..”

 

Harry non seppe cosa rispondere, ma sembrò che a Molly non servisse una risposta.

 

 

“Sappiate che domani mattina la sveglia per gli uomini è alle 6.30!! Niente lamentele, signori.. Dovete montare tutto per la cerimonia! Bill caro, tu ovviamente dovrai andare a prendere i Signori Delacour e Fleur..”

 

“Ma mamma, siamo o non siamo maghi?! Non serve svegliarsi all'alba se..” Provò Ron.

 

“La magia non basta in certi casi! Ora correte a letto, su!” Erano tutti spaparanzati sui divani o per terra, e sembrava che nessuno avesse voglia di schiodarsi da li. Bastò uno sguardo della signora Weasley per farli alzare tutti.

 

Harry stava ancora parlando di Quidditch con Fred, George e Ron fuori dalle stanze quando Hermione spuntò dalla porta. “State dicendo le stesse cose da ore, ma vi rendete almeno conto?!”

 

“Herm, non giudicare discorsi su cui non capisci niente!” La rimproverò Fred. Hermione era già in pigiama, con i capelli sciolti tenuti da una parte, le mani sui fianchi e lo sguardo accigliato. Harry non poteva resistere.

 

“Avremo tempo per finire mentre mettiamo a posto domani mattina direi, buonanotte..” Senza ascoltare i dissensi dei fratelli Weasley per aver ceduto a una ragazza in pigiama, Harry si chiuse la parta alle spalle.

 

“Non lo fare mai più.. Solo io ti posso vedere così, hai capito bene?” Cominciò a baciarla sul collo e a spingerla verso il letto. Lei si aggrappò alle sue spalle chiudendo gli occhi.

 

“Tu dici? Allora potrei presentarmi davanti agli altri soltanto così..” Si tolse la maglietta e Harry notò con estremo piacere che era senza reggiseno.

 

“Mai. Tu sei solo mia.” La spinse sul letto e si mise sopra di lei. Si cominciarono a baciare con estrema passione e voglia. Harry non sapeva come, ma con Hermione non riusciva a capirci più niente di niente. Andava letteralmente in tilt. Lei cominciò a spogliarlo, velocemente.

 

“Toccami Harry, ti prego.”

 

Harry strinse gli occhi per il brivido forte che gli attraversò il corpo e cominciò a toccarla, ovunque. Piano, poi forte, poi di nuovo piano. I gemiti di lei diventarono quasi incontrollabile, che Harry non riuscì più a trattenersi: entrò in lei deciso, cominciando ad amarla forte.

 

“Non mi lasciare mai..” Lo implorò lei stringendolo e ansimando.

 

 

Quando finirono Harry rimase a guardarla in silenzio, accarezzando ogni lineamento del suo corpo. Era così bella che gli faceva male guardarla.

 

“A cosa pensi?” Gli chiese lei guardandolo, e appoggiando una mano sulla sua per seguire i suoi movimenti sul suo corpo.

 

“A tante cose.” Sussurrò lui.

 

“Dimmene una, solo una..”

 

“Ti amo.” Harry lo disse semplicemente, senza pensarci. Gli uscirono quelle due parole a lui sconosciute dalla bocca senza rendersene neanche conto. Cosa l'aveva spinto a dirle? Non lo sapeva. Sapeva solo che erano la cosa più sincera che avesse mai detto.

 

Hermione si era immobilizzata, e una lacrima le scendeva sulla guancia. Harry non aveva smesso di guardarla neanche per un secondo. Le si avvicinò e l'abbracciò stretta, mettendo le coperte sopra i loro corpi ancora nudi e caldi. La cullò, per farla addormentare serenamente.

 

“Ti amo, Harry.” Quelle parole che aveva detto lui poco prima, dette da lei avevano un suono ancora più forte. Harry si sentì felice come mai nella sua vita.

 

 

Era in ritardo, ma a sentire dal trambusto che veniva da fuori non doveva essere l'unico. Si fece una doccia in fretta e furia e con i capelli ancora bagnati si infilò i vestiti, sapeva che la signora Weasley li stava aspettando giù pronta per una bella sfuriata a prima mattina.

 

“mmm.. vieni qui..” Mugugnò Hermione rigirandosi nel letto e cercando Harry con la mano.

 

“Se non vuoi che la signora Weasley mi uccida, è meglio che vado!” Si infilò le scarpe senza allacciarle e prima di uscire di corsa posò un bacio sulle labbra di Hermione. “Vieni giù presto, ok? Ti ho già aspettata per tutta la vita..” E si buttò di corsa sulle scale. Aveva avuto tanto l'ansia di arrivare tardi, che si era completamente dimenticato di fare l'incantesimo di Disillusione sul suo Marchio Nero, ma non se ne accorse. Si scontrò con Ron e, guardandosi, risero per l'aspetto che avevano. La loro risata venne subito bloccata dall'urlo di Molly. “FATE COLAZIONE E POI AL LAVORO!!”

 

Essere un mago era una scusa che con Molly Weasley non funzionava. Voleva a tutti i costi la perfezione ed era convinta che con il lavoro manuale l'avrebbero avuta.

 

“Non ha alcun senso.. Ci fa spostare tutta questa roba e poi la metteremo in ordine con la magia, vedrai.” Disse Ron a Harry mentre spostavano due panche decisamente pensanti per portarle sotto al gazebo che gli altri stavano posizionando con la magia. Erano sudati e stanchi, ma in effetti il risultato era notevole.

 

Un paio d'ore dopo scesero a fare colazione belle riposate Hermione e Ginny, che li salutarono schernendoli dalla cucina. Harry le guardò e sorrise scuotendo la testa.

 

“Bene, molto bene!” Molly era raggiante, i ragazzi erano esausti. “Ora andate a prepararvi per la cerimonia, comincerà alle 10 in punto!”

 

Harry dovette andare a prepararsi nella stanza insieme a Ron, perchè le ragazze avevano bisogno di più spazio. Chissà mai perchè, poi. Si fece una doccia lunga e rilassante e si vestì in bagno, senza rendersi minimamente conto del grande tatuaggio che occupava il suo braccio sinistro. Maledetta abitudine.

 

Scesero alle 9.30, pronti. Si presentarono ai signori Delacour che cominciarono a parlare di cose che non sono non interessavano affatto ne a Harry ne a Ron, ma erano di una noia mortale. “Chiedo scusa, la signora Weasley mi chiama. Ci vediamo più tardi.” Harry se ne andò lasciando Ron da solo, che gli lanciò un'occhiata mortale che fece ridere il moro.

 

Uscì dalla casa e si diresse verso il gazebo, dove riconobbe la maggior parte delle persone. Remus Lupin, Ninphadora Tonks, Kingsley, il signor Weasley che parlava con loro e altri che erano certamente membri dell'Ordine ma che Harry non conosceva.

 

Si rese conto solo in quel momento che a pochi metri da lui c'erano i suoi nemici più temuti. Harry si rese conto che avevano adottato misure di protezione più forti rispetto al matrimonio di Lupin, anche se non ce ne sarebbe stato bisogno questa volta.

 

Remus si girò verso di lui e lo fissò, con uno sguardo indecifrabile, ma che decisamente non era amichevole.

 

“Perchè è qui, Arthur? Ti avevo espresso i miei dubbi su quel ragazzo..” Chiese Lupin al signor Weasley, senza farsi sentire.

 

“E' un bravo ragazzo, Remus! Goditi il matrimonio, dai..”

 

“Per un momento ho pensato che te ne fossi andato!” Harry si girò cercando la fonte di quella voce, che avrebbe riconosciuto tra mille ormai. Rimase a bocca aperta: aveva i capelli elegantemente raccolti, il trucco la rendeva se possibile ancora più bella, e quel vestito era da far girare la testa. Hermione si avvicinò, divertita dallo sguardo imbambolato di Harry.

 

“Se non ricordo male, avevi una faccia simile al ballo a Natale..” Lo baciò, e lui sorrise.

 

“Vorrei dirti che sei bellissima non usando queste parole, perchè sarebbe riduttive. Ma non mi viene in mente niente.” Le disse a fior di labbra.

 

“Prendiamo posto, signori, per cortesia!” La voce di Molly li interruppe. Si andarono a sedere vicino agli altri Weasley, e quando tutti ebbero preso posto cadde il silenzio. La marcia nuziale partì poco dopo, e una ragazza bellissima apparve vestita di bianco sulla passerella che divideva a metà il gazebo magicamente arredato.

 

Quando la cerimonia iniziò, Hermione prese la mano di Harry. Lui gliela strinse, e non la lasciò più.

 

Fu un giorno di festa senza la minima interruzione. Il cibo era alternato al ballo che era alternato al cibo, tutti bevevano ed erano allegri più che mai.

 

“Sono morto, morto!” Harry prese Hermione e la fece sedere sulle sue gambe sulla sedia. Ormai stava scendendo la sera, e avevano appena finito di festeggiare Ron per il suo compleanno. La torta l'avrebbero mangiata dopo cena.

 

“Cena?! Ma quale cena! Stiamo mangiando da tutto il giorno.. Credo che scoppierò a breve!” Appoggiò la testa sulla spalla di Hermione che rideva divertita.

 

“Ti ci devi abituare!” Gli disse. “Con i Weasley sarà sempre così!”

 

Quando finalmente giunse la sera, gli invitati cominciarono ad andare via piano piano, ringraziando e ridendo anche mentre avevano superato il cancello d'ingresso. Era rimasta poca gente, che adesso chiacchierava tranquillamente.

 

Quando anche gli ultimi ritardatari furono andati via, tutti i Weasley con Harry, Hermione, Lupin, Tonks e Kingsley si buttarono sulle sedie, esausti.

 

“Dopo una giornata così, ho bisogno di una vacanza..” Disse con gli occhi chiusi Tonks.

 

Harry alzò il braccio sinistro per passarlo sulle spalle di Hermione e si rese subito conto di come Lupin s'irrigidì. Che diavolo..

 

Harry fece in tempo a spingere via Hermione, perchè Remus gli aveva scagliato un incantesimo addosso. Lo prese in pieno petto ma si rialzò subito con la bacchetta alla mano, sentiva il fiato mancargli per la potenza di quello Schiantesimo ma cominciò a rispondere all'attacco. Che cosa l'aveva tradito? Perchè Lupin lo stava attaccando?

 

Ma poi Harry capì. Quella mattina non aveva coperto il Marchio Nero, che adesso spuntava per metà dalla sua manica poco tirata su della camicia. Arthur e Kingsley si misero subito in mezzo fermando Lupin, che però non aveva alcuna intenzione di lasciare stare Harry.

 

Il ragazzo sentiva gli urli di Hermione e Tonks contro Remus, e cercò nella sua mente una via d'uscita. Ma non riuscì a trovarla da nessuna parte, nessuna idea geniale.

 

Teneva la bacchetta puntata su Lupin, e si rese conto che la sua mano tremava.

 

Ti prego, Herm, vai via. Ti prego.

 

“Scopriti il braccio sinistro, AVANTI!!” Tutti si gelarono e si girarono verso Harry. Cercò gli occhi di Hermione, che lo guardavano disperati. Avrebbe voluto sprofondare in quell'istante, invece non si mosse affatto.

 

“Stupeficium!” Tonks Schiantò Harry, che cadde rovinosamente a terra di nuovo senza respiro.

 

“No!! Basta! Lasciatelo stare, vi prego.. Lasciatelo stare!” Hermione fece per andare da Harry ma Ron la fermò.

 

Kingsley e Arthur andarono a prendere Harry che aveva ripreso conoscenza, lo misero in piedi. Mentre lo tenevano fermo, gli scoprirono il braccio sinistro strappandogli la camicia.

 

Il Marchio Nero spuntava chiaro e grande nel suo avanbraccio.

 

Tutti trattennero rumorosamente il respiro, e Lupin si avvicinò animalesco. “Mangiamorte, bastardo! Lo sapevo..” Gli diede un pugno nello stomaco, facendogli perdere il respiro per la terza volta. Harry voleva guardare Hermione, voleva parlare con lei. Non gli importava di nient'altro in quel momento. Doveva spiegarle. Non riusciva a vederla, aveva tutti addosso.

 

“Hermione..” Provò a dire. Ma un pugno nel naso gli fece morire la voce in gola.

 

“Molly, presto, il Veritaserum! Presto!!” Urlò Kingsley.

 

La signora Weasley tornò pochi istanti dopo con una boccetta piena di pozione trasparente. Harry si vedeva sempre più dentro a un baratro. “Hermione..” sussurrò. Lupin gli infilò in gola tutta la pozione.

 

“Sei Harry Potter? E' questo il tuo vero nome?” Chiese in fretta Remus.

 

“Mi chiamo Harry, il mio vero cognome non lo so.” Harry rispose contro la sua volontà.

 

“Sei qui per ordine di Voldemort?”

 

“Si. Sono qui perchè il Signore Oscuro mi ha ordinato di entrare nel Quartier Generale dell'Ordine della Fenice.”

 

Sentì Hermione piangere e urlare, e strinse gli occhi. “Fatemi parlare con Hermione..” Uno schiaffo forte. Lupin sapeva che l'effetto del Veritaserum non era lungo, doveva chiederli più che poteva.

 

“C'entri qualcosa con l'attacco dei mangiamorte al mio matrimonio?”

 

“Si, io ero al comando della missione. Io ho ucciso Alastor Moody.” Harry chiuse gli occhi, certo che ormai era tutto finito. Sentì l'effetto della pozione abbandonarlo completamente. Gli legarono le mani con la magia e lo fecero alzare tenendolo per le braccia. “Mandate un messaggio urgente a Silente, ditegli di raggiungerci ad Azkaban.”

 

Finalmente la vide, tra le braccia di Ron pietrificata e disperata. Si divincolò tanto forte che riuscì a liberarsi per un attimo e si buttò da lei.

 

“Tu lo sai chi sono, tu lo sai Hermione! Era tutto vero, ogni singolo momento..” Provò ad avvicinarsi di più ma lei si allontanò, con il fiato corto e il terrore negli occhi. Quello sguardo Harry non l'avrebbe mai dimenticato.

 

“Ti prego, non dimenticarti di noi.. Ricordami, fino alla fine.” Continuò Harry disperato.

 

“Sta lontano da lei, schifoso mangiamorte!!” Gli urlò Ron. Lupin e Kingsley lo Schiantarono insieme, facendolo svenire. Lo sollevarono con la magia e si diressero al cancello, per poter uscire dalla zona protetta e potersi poi Smaterializzare. Destinazione: Azkaban.

 

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Capitolo 13
*** La Verità ***


13. LA VERITA'

 

 

 

 

“E' stato preso mio Signore.. Harry è stato portato ad Azkaban.” Lucius Malfoy aveva la voce che tremava, sicuro che avrebbe subìto lui l'ira di Voldemort. Severus Piton guardava la scena, il piano di Silente non aveva funzionato.

 

 

“Non è del tutto vero, Severus.” Disse Silente marciando nel suo ufficio avanti e indietro, ragionando. “Non è del tutto vero che non ha funzionato! Harry adesso si sente vulnerabile, e Voldemort ancora più di lui.. Come ti è sembrato quando Lucius gliel'ha detto?”

 

Piton riflettè. “Spaventato. Ma non per il ragazzo..”

 

“Per se stesso.” Concluse Silente. “Perchè sa che adesso Harry è facilmente raggiungibile dall'Ordine. E soprattutto da me.” Si fermò e si sedette, tranquillizzandosi. “Domani ci sarà l'udienza per Harry. Devo cercare di parlarci, appena possibile. Dobbiamo convincerlo a stare con noi, da adesso. E porterò la signorina Granger con me.”

 

 

“Non credo proprio che la signorina Granger accetterà, dopo quello che ha scoperto.” Ribatté Piton.

 

“Deve accettare, deve. Ne va della salvezza del mondo magico.”

 

 

Ginny saliva le scale con un vassoio in mano pieno di cibo. Hermione si rifiutava di uscire dalla sua stanza da tre giorni e mangiava raramente. L'unica a cui permetteva di entrare era la sua migliore amica. Bussò, non sentendo risposta entrò lo stesso.

 

“Ti ho portato la cena, anche se so che non mangerai..” Ginny posò il vassoio vicino al letto, e si sedette affianco alla finestra, dove Hermione guardava fuori con le ginocchia contro il petto. Probabilmente aveva finito le lacrime.

 

“Grazie..” Sussurrò.

 

“Sta arrivando Silente, Herm. Sai che domani ci sarà l'udienza e.. Credo che venga qui per sentire la nostra versione, sai. Non è ancora andato ad Azkaban da lui, ci andrà domani per la prima volta..” Hermione non rispose, così Ginny continuò. “Vuole che siamo tutti presenti, anche tu Herm..”

 

Hermione sapeva bene che chiudersi in se stessa in quel modo non avrebbe risolto un bel niente. Voleva solo dimenticare, e in fretta. Prima si sarebbe liberata di tutto, prima avrebbe dimenticato. O almeno così sperava.

 

“Dammi il tempo di fare una doccia e scendo..” Rispose infine Hermione. Ginny le diede un bacio sulla fronte e uscì dalla stanza.

 

Facendo la doccia, Hermione pianse di nuovo. Si promise che sarebbe stata l'ultima volta.

 

Quando scese, erano tutti seduti nel salotto, compreso Silente. Si girarono tutti a guardarla, con quello sguardo comprensivo che Hermione odiò all'istante. Ron si alzò lasciandole il posto, e lei lo ringraziò con un debole sorriso.

 

“Bene, direi che sono inutili i preamboli. Sappiamo tutti perchè siamo qui.” Cominciò Silente. “Vorrei sapere chi verrà domani all'udienza, sono richiesti dei testimoni.” Lupin, Arthur e Ron alzarono la mano. Il preside li guardò, sorridendo grato.

 

“Vi chiederanno cos'è successo, niente di più. Harry sarà presente ma potrà parlare solo se interpellato.” Hermione sussultò a sentire il nome, e Silente lo notò. “L'udienza sarà alle 9 in punto al Ministero, ho già predisposto la Passaporta che vi porterà li davanti.” E indicò una vecchia spazzola per capelli appoggiata sul tavolino.

 

Silente si alzò. “Bene, con permesso vorrei scambiare due parole con Hermione, se permetti.” il preside la guardò intensamente, e lei non fu affatto contenta di quella richiesta. Non voleva parlare di Harry, non le andava. “Certo..” Disse alzandosi e seguendo il preside in giardino. Si fermarono al centro, illuminati dalla luna e dalle stelle.

 

Silente la guardò insistentemente, senza parlare. Come se si aspettasse che fosse lei a farlo. E infatti così fu.

 

“Mi dispiace, professor Silente, ma non mi va di parlare di.. lui.” Hermione tolse lo sguardo.

 

“Lo so, Hermione, e lo capisco. Capisco anche che tu non voglia venire domani. Ma lascia che ti dica che secondo me sbagli.”

 

“Come può dirmi che sbaglio, professore? Era un mangiamorte, ha ucciso Malocchio e chissà quanti altri, non ha fatto altro che mentire.” Sentì le lacrime salirgli agli occhi. Maledette lacrime incontrollabili.

 

“Era un mangiamorte, quindi?” Le chiese Silente. Hermione lo guardò, senza capire. “Certo, lo abbiamo visto e poi..”

 

“No, non mi hai capito. Mi sono espresso male.” La interruppe Silente sorridendo. “Volevo sapere se Harry era un mangiamorte per te.”

 

Hermione chiuse gli occhi e inevitabilmente gli apparve davanti Harry. Harry che le prende la mano, Harry che la porta su una scopa, Harry che le sorride, Harry che la protegge, Harry che la ama. “No..” Rispose con la voce rotta dalle lacrime. “Non lo è.”

 

“Sai, Hermione, ci sono pochissime persone che riescono a conoscerci davvero. A volte solo una. La maggior parte delle volte, siamo noi a decidere chi dovrà essere quella persona in grado di leggerci dentro. Be, credo che Harry abbia scelto te.”

 

Tornarono dentro, senza bisogno di dirsi altro.

 

“Domani dopo l'udienza tornerete a Hogwarts, e questa brutta faccenda sarà solo un ricordo..” Silente si congedò, dando appuntamento con chi sarebbe andato al Ministero e salutando chi invece avrebbe rivisto più avanti.

 

La mattina dopo Ron, Lupin e Arthur erano pronti vicino alla Passaporta già dieci minuti prima della partenza.

 

“Ron, la tua roba è già ad Hogwarts.. Mi raccomando, fai il bravo e..” Si girarono sentendo qualcuno scendere le scale. Hermione stava portando giù il suo bagaglio. “Deve spedire anche questo a Hogwarts, signora Weasley, per favore.” Lo lasciò in mezzo alla sala e si posizionò a fianco alla Passaporta.

 

“Herm, ma che stai facendo?” Le chiese Ron incredulo.

 

“Voglio venire anche io all'udienza.” Rispose lei, decisa. Tutti spalancarono gli occhi.

 

“Non credo sia una buona idea..” Provò a farla ragionare Remus.

 

“E' una mia decisione, sarò io a pagarne se mai le conseguenze. Per dimenticare, bisogna prima affrontare.” Ron le si mise a fianco e le prese la mano, protettivo. Lei gli fu grata per quel gesto, perchè voleva dire che l'aveva capita.

 

La Passaporta li portò di fronte all'ingresso del Ministero. Entrarono con il signor Weasley che faceva strada. Lavorando li, conosceva quei corridoi meglio di chiunque altro. Presero l'ascensore e scesero di parecchi piani.

 

“Ufficio Misteri.” Annunciò la voce metallica dell'ascensore.

 

Uscirono e si diressero verso un aula grande e circolare, non completamente piena ma con parecchia gente, soprattutto giornalisti. Al centro dell'aula spiccava una gabbia, dove per adesso non c'era ancora nessuno. Presero posto dalla parte dei testimoni dell'accusa, ed Hermione cominciò ad agitarsi e a tremare. Ron le strinse la mano. Dalla parte opposta alla loro, la giuria era già al completo. Appena scoccarono le 9, un uomo parlò.

 

“Diamo inizio all'udienza per la carcerazione di Harry Potter (cognome non certo). I testimoni dell'accusa sono presenti, testimoni della difesa assenti.” Hermione si girò e vide, con una stretta al cuore, che nessuno si era presentato per difendere Harry. Sarebbe stato solo contro tutti.

 

“Facciamo entrare l'accusato, prego.”

 

Nella gabbia centrale si aprì una botola, dalla quale risalì una piattaforme. Sopra a quest'ultima una figura accovacciata si alzò lentamente. Harry era in pessime condizioni, aveva mani e piedi legati da pesanti catene. Hermione ebbe un tuffo al cuore.

 

“Harry Potter, figlio di genitori ignoti, con cognome ignoto, dimora ignota, sei qui per essere giudicato da una giuria di tuoi pari. Ne è consapevole?”

 

Harry non era nessuno. Era senza identità, era senza nessuno. Fece il possibile per tenere gli occhi bene aperti. “Si, signore.” Sentì la sua voce roca e debole.

 

“E' stato accusato di essere un mangiamorte, assassino e in diretto contatto con Lei-Sai-Chi, non che possibile infiltrato nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Non avendo testimoni per la sua difesa, lascio la parola al portavoce dei testimoni dell'accusa. Remus J. Lupin.”

 

Lupin si alzò e cominciò a raccontare ciò che era successo al matrimonio di Bill, delle cose che Harry aveva ammesso tramite Veritaserum.

 

Harry cercava di prestare attenzione, ma la sua debolezza si faceva sentire sempre di più. Si voltò verso Lupin per vedere se ancora stava parlando e la vide. Aprì gli occhi e tornò pienamente in quell'aula.

 

No.. Perchè era venuta? Perchè..

 

“Lei conferma tutto ciò che il signor Lupin ha detto, Potter?” Ma Harry non lo ascoltava, stava guardando altrove. Si mosse all'interno della gabbia usando tutta la forza che aveva per potersi avvicinare per quei pochi centimetri alle grate. Sarebbe stato più vicino a lei.

 

“Potter, presti attenzione!”

 

Hermione, che fino a quel momento aveva guardato tremando davanti a se, si voltò. I loro sguardi si incontrarono. Lui appoggiò la fronte alle grate, dicendo con il labiale il suo nome. Le guardie presero le catene e lo tirarono violentemente di nuovo al centro della gabbia. I segni sui suoi polsi gli facevano un male cane.

 

“Potter, per l'ultima volta, lei conferma tutto ciò che il signor Lupin ha detto?”

 

“Confermo, signore.” Disse Harry. Sembrarono tutti sorpresi, mai nessun mangiamorte si era arreso così velocemente all'evidenza.

 

“Dichiaro il mangiamorte Harry Potter colpevole dell'assassinio di Alastor Moody e associazione con Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. Verrà rinchiuso ad Azkaban per il resto dei suoi giorni.” Battè il martelletto sulla scrivania, concludendo l'udienza. Le guardie aprirono la gabbia e tirarono Harry, come fosse un animale.

 

La cercava, ma la folla che stava uscendo copriva ogni cosa. Tirava più che poteva, per poter stare ancora qualche secondo in più in quella stanza, per poterla vedere ancora una volta. Tirava contro la forza di tre uomini, tirava quelle catene disperato. Cominciarono a picchiarlo sulle gambe per farlo cedere, ma non ce l'avrebbero fatta.

 

E infine, eccola li. Sulla porta, piangeva. Lo guardava delusa, impaurita, incredula. Ma Harry quello bastò. Si lasciò trascinare via, si fece riportare in quella prigione dannata dove la disperazione che infondevano i Dissennatori lo avrebbero ucciso prima del tempo.

 

 

Silente l'aveva spinta ad andare a quell'udienza, e adesso si sentiva solo che peggio. Perchè l'aveva fatto? Che cosa aveva voluto dirle? Hermione camminava nei corridoi di Hogwarts, che sembravano così vuoti e senza importanza in quel momento.

 

Decise che era meglio concentrarsi sullo studio, doveva conseguire tutti i MAGO possibili per poter intraprendere la carriera di Medimago e lavorare in un futuro al San Mungo.

 

Ogni giorno che passava, non riusciva a levarselo dalla testa. Più cercava di darsi pace, più mille domande gli piombavano in testa. Più cercava di dimenticarlo, più sentiva di amarlo. Ron cercava ogni modo per tirarla su di morale, ma con scarso successo. Era come se Hermione se ne fosse andata, ed era stata sempre questa la sua paura più grande.

 

 

Un mese dopo quella sera maledetta, Hermione si diresse all'ufficio del professor Silente. Non sapeva neanche la password, ma non le importava. Doveva parlarci e basta. Arrivata davanti al gargoyle si fermò, senza pensarci disse: “Devo parlare urgentemente con il professor Silente.” Il gargoyle si mosse all'istante. Stupita ma soddisfatta, Hermione salì le scale. La porta era aperta, e chiedendo permesso entrò.

 

“Oltre alla parola d'ordine, se il visitatore dice sinceramente di aver bisogno di parlare con me senza cattive intenzioni, il gargoyle si muove. Vieni, Hermione.” Silente rispose alla tacita domanda della ragazza e la fece entrare.

 

“Come posso esserti d'aiuto?”

 

“Io devo vederlo, professore.” disse Hermione senza indugiare.

 

Silente aspettava quel momento da parecchi giorni ormai. Annuì, sorridendo. “Molto bene. Andiamo?” Hermione era scossa.

 

“Come.. Come scusi? Adesso?” Si alzò, e prese il mantello che il professore le aveva indicato.

 

“Sono impulsivo, non mi piace attendere. E poi, anche io devo vederlo in effetti. Quando sei pronta, attaccati al mio braccio Hermione. Non guardarmi così, so che dentro Hogwarts non ci si può smaterializzare. Ma essere presidi ha i suoi vantaggi.”

 

Hermione afferrò il braccio del preside e si smaterializzarono. Finirono proprio sulla scogliera ventosa e fredda dove l'imponente prigione si ergeva nella sua spettrale e cupa maestosità. I Dissennatori giravano pacati tutto intorno, e loro si mossero riparati dal Patronus di Silente.

 

Il preside bussò. Pochi istanti dopo un uomo incappucciato di cui non si vedeva il volto aprì la porta, puntando la bacchetta.

 

“Identificatevi.” Disse con voce glaciale.

 

“Albus Silente con una giovane accompagnatrice, Hermione Granger. Siamo qui per fare visita a un detenuto, Harry Potter.”

 

Hermione sapeva che pochi maghi o streghe avevano la facoltà di entrare nella prigione di Azkaban, e Silente era uno di quelli. L'uomo fece alcune domande a Silente per verificare che fosse davvero lui, e quando entrarono li perquisirono e gli ritirarono le bacchette.

 

“Le riavrete all'uscita.” Li rassicurò quell'uomo, da cui Hermione stava lontana.

 

“Stanno portando il detenuto nella cella riparata dai Dissennatori, entrerete uno alla volta e per 10 minuti solamente.”

 

“Molto bene.” Esordì Silente. “Credo sia il caso che vada prima tu, Hermione.”

 

La ragazza non se l'aspettava, ma anche lei voleva andare per prima infondo. Annuì e si mise il cappuccio. Con un ultimo sguardo a Silente, Hermione si avviò in un corridoio buio e freddo seguendo quell'uomo che le metteva i brividi.

 

 

Harry venne legato alle catene, così che non potesse attaccare il visitatore con mano o piedi. Non ne avrebbe avuto neanche la forza. Sentiva il vento fischiare fuori, era in arrivo un temporale. Ma adesso i temporali non gli piacevano più. Lo lasciarono solo, e Harry si mise in ginocchio non riuscendo a stare più di tanto in piedi. Gli erano cresciuti i capelli e aveva un chiaro bisogno di radersi. Quasi sorrise a quel pensiero, come se radersi fosse davvero un problema primario.

 

Sentì la porta aprirsi e poi subito chiudersi. Alzò lo sguardo,sicuro di vedere Draco. Ma invece vide una figura esile e incappucciata. Era nell'angolo buio, non riusciva a distinguerne i lineamenti.

 

“Se non fossi ridotto così, ti avrei già preso a schiaffi.”

 

Harry si alzò immediatamente al suono di quella voce. Non poteva essere. Fece per avvicinarsi ma dopo pochi passi le catene si tesero, bloccandolo. Il respiro gli si fece corto, il cuore ricominciò a battere dopo un mese di letargo.

 

“Hermione..” Sussurrò.

 

Lei avanzò di poco, fino a mettersi sotto quella fonte di luce debole. Harry provò ancora ad avvicinarsi, sicuro che con la forza di ciò che stava provando in quel momento avrebbe potuto spaccare mille e mille catene. Ma infondo era solo una sensazione, e le catene vinsero ancora.

 

“Voglio che tu rispondi alla mia domanda, adesso. Alla domanda a cui tu non hai risposto mai. Chi sei tu?” lo guardò negli occhi, e sentì le gambe cedere.

 

“I genitori di Draco mi hanno cresciuto. Sono stato addestrato fin da quando ero piccolo dal Signore Oscuro, ha sempre detto che ero destinato a qualcosa di grande. I miei genitori sono stati uccisi quando ero piccolo da due Babbani, o almeno così mi hanno sempre detto.” Dovette fermarsi a riprendere fiato, non parlava così tanto da un mese. “Non so niente del mio passato, non so da dove vengo e non so se il cognome che porto è davvero il mio. A 16 anni sono stato fatto mangiamorte e sapevo già fare le peggiori e le più difficili magie oscure che un ragazzo di quell'età si sogna.”

 

Tossì, poi riprese. “Il Signore Oscuro mi ha mandato a Hogwarts come infiltrato, avrei dovuto uccidere Silente e conquistare la scuola per Tu-Sai-Chi. Era tutto pronto, tutto scritto. Avrei avuto la gloria eterna, sarei diventato finalmente il Primo Mangiamorte al fianco del Signore Oscuro. Ma poi..” S'interruppe di nuovo, e la guardò.

 

“Poi ho incontrato te. E tutto il mondo che credevo mi appartenesse, è crollato.”

 

Il viso di Hermione si cominciò a rigare di lacrime. “Hai ucciso Malocchio.. Hai ucciso un uomo..” Sussurrò lei, in modo impercettibile.

 

“Non mi aspetto il tuo perdono Hermione, so di non meritarlo. Silente mi aveva offerto una possibilità di uscita, tempo fa, ma io l'ho rifiutata. Non gli ho creduto, e adesso invece le sue teorie mi sembrano più vere che mai.”

 

Hermione lo guardò perplessa, ma Harry non aveva tempo di spiegare. Il tempo era quasi scaduto. “Vederti stasera è stata la cosa più bella che potesse capitarmi..” Fece per muovere una mano, dimenticandosi che era legata. Abbassò la testa.

 

“Avrei voluto darti di più, avrei voluto farti felice come meritavi. Sei l'unica cosa vera che mi sia mai capitata nella vita.” Sentirono dei passi avvicinarsi, ed entrambi si resero conto che quelli erano gli ultimi istanti che avevano a disposizione.

 

“Mi hai fatto felice, Herm. Tanto felice. Sei una donna meravigliosa.” Harry si rese conto che lei non riusciva a parlare da quanto piangeva. “Sii felice e vivi sempre la tua vita. Non tornare mai più qua. Me lo prometti?” Entrò la guardia che cominciò a spingere Harry lontano da Hermione. Non aveva potuto toccarla neanche l'ultima volta.

 

“Promettimelo!!” Disse ad alta voce.

 

“Te lo prometto.” Disse lei guardandolo prima che richiudessero la porta della cella e sparisse dalla sua vista. Tornarono all'ingresso, e Silente li stava aspettando paziente. Vedendo Hermione così, le offrì un fazzoletto. “Aspettami qui, arrivo subito.” Si diresse verso la cella che Hermione aveva appena lasciato. Entrò, e la guardia li lasciò soli.

 

Harry era accovacciato a terra e guardò Silente. Sorrise scuotendo la testa. “Portare qui lei è stato un colpo basso..” Disse mentre si rialzava a fatica.

 

“Avevo bisogno di farti capire.” Disse Silente tranquillo.

 

“Capire cosa?” Chiese Harry guardandolo.

 

“Per cosa noi combattiamo Harry, e per cosa eri destinato a combattere anche tu. L'amore. Le persone a noi care.” Si avvicinò e lo guardò serio. “17 anni fa ti è stato rubato il diritto di avere una famiglia, di avere una vita normale, di avere la possibilità di crescere in un ambiente caldo. Nonostante tutto, grazie alla ragazza, o meglio, donna che è appena uscita da questa stanza il vero Harry è uscito. Ed è qui, davanti a me. Non lasciare che ciò che è successo ai tuoi genitori sia stato inutile.”

 

Harry cominciò a riflettere velocemente. “Erano davvero loro i miei genitori? James e Lily? Quindi io mi chiamo davvero Potter?”

 

“Proprio così.” Affermò Silente. “E l'intelligenza limitata di Voldemort lo ha spinto a darti il tuo vero cognome, sicuro che così avrebbe confuso noi tutti.” Fece una pausa, assicurandosi di avere l'assoluta attenzione di Harry. “Lord Voldemort quella notte di quasi 17 anni uccise i tuoi genitori brutalmente e prese te con se, convinto che ti avrebbe cresciuto a sua immagine. Ma la tua vera natura sarebbe venuta fuori, prima o poi. Ti prese con se perchè eri il suo più temibile avversario, perchè tu sei l'unico che può sconfiggere il più grande mago oscuro di tutti i tempi.” Silente si rese conto che stava correndo con le informazioni, ma il tempo scarseggiava.

 

“Che cosa devo fare?” Chiese Harry, convinto.

 

“Sto per chiederti molto Harry. Sto per chiederti qualcosa che probabilmente ti porterà alla morte. Verrai liberato dai tuoi compagni mangiamorte a breve e tornerai a stare con loro, al fianco del Signore Oscuro. Porterai a termine la tua missione, Harry, entrando con l'esercito di Voldemort a Hogwarts. Ma noi saremo pronti, perchè tu dovrai informarci costantemente, e sapremo quando e come arriverete. Non chiedermi come so che verrai liberato dai tuoi, spero, ex-compagni. Chiediti piuttosto se credi di poter fare ciò che ti ho chiesto.”

 

Harry respirava a fatica. Sarebbe stato uno contro tutti i mangiamorte, creature oscure e Voldemort stesso. Silente aveva ragione, sarebbe morto senza dubbio. Ma non prima di aver compiuto la missione, quella missione che Silente gli stava affidando. Quella per cui davvero era nato. “Lo farò.”

 

Il tempo stava per scadere. “Fidati di Severus Piton, solo e solamente di lui Harry.”

 

Sentirono di nuovo i passi della guardia che si stava avvicinando. “Professore. Le chiedo una cosa in cambio, una cosa che per me sarà vitale. Protegga Hermione, protegga i suoi amici. Io le darò tutto me stesso.” Entrò la guardia.

 

“Lo farò.” Disse Silente, esattamente come aveva detto Harry poco prima. Si voltò e se ne andò.

 

Harry fu riportato nella sua piccola cella, guardò fuori. Il temporale impazzava. Si era sbagliato, ancora una volta il temporale aveva giocato a suo favore. Adesso aveva un'altra missione, doveva fare l'esatto contrario di ciò che aveva sempre creduto. E in quel momento, nel buio della prigione e con alcune gocce di pioggia che gli cadevano sul viso attraverso i buchi del muro, Harry sentì finalmente di avere la sua vera ragione.

 

 

Rientrati nello studio del preside, si scrollarono i mantelli dall'acqua presa. “Non siamo andati solo per me stanotte, vero professore?”

 

“No, Hermione. In effetti no. Posso solo dirti di fidarti dell'uomo che hai conosciuto e amato, e che ti ha amata a sua volta.”

 

Ma ad Hermione quello non bastava. Se ne andò dall'ufficio salutando e ringraziando. Forse vederlo gli aveva fatto male, o forse no. Una cosa era certa: Harry era stato sincero fino alla fine quella notte.

 

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Capitolo 14
*** La Battaglia Di Hogwarts ***


14. LA BATTAGLIA DI HOGWARTS

 

 

 

 

Erano passati giorni dalla visita di Silente, e Harry si sentiva solo e deluso. Non aveva visto arrivare nessuno a liberarlo. Forse, ancora una volta, si era fidato della persona sbagliata.

 

Ma proprio mentre stava per addormentarsi nel freddo della notte, vide entrare nella sua cella la guardia che sorvegliava quell'ala della prigione.

 

“Muoviti, Potter, non abbiamo tutta la notte!”

 

Harry si alzò e lo guardò dubbioso. Ma cosa gli prendeva? Lo aveva trattato a schifo fino a poche ore prima, e adesso sembrava quasi volesse liberarlo.

 

“Sono il professor Piton, immagino che adesso ti sembrerà tutto più chiaro.”

 

Harry, non seppe perchè, ma quasi gli venne da abbracciarlo. Senza neanche fiatare, lo seguì lungo il corridoio. Vide per terra diversi corpi delle guardie Schiantate. Il Patronus di Piton li guidò fino ad una finestra che dava sul mare, come ogni dannata uscita di quella maledetta prigione. Harry sapeva che non avrebbero potuto smaterializzarsi, e vide due scope che venivano verso di loro richiamate dalla bacchetta di Piton.

 

“Muoviti, presto!” Piton lo spinse sulla scopa e gli diede la sua bacchetta, Harry la tenne stretta e quasi non gli sembrò vero di poterla riavere dopo tante settimane. Il Patronus di Piton si infranse e partirono subito a grande velocità verso l'oscurità. Sentivano solo il rumore del mare, e una grande disperazione che si impossessava di loro.

“Appena ti do il via, Smaterializzati e vai a Villa Malfoy!” urlò Severus, che stava piano piano riprendendo le sue sembianze.

 

Volarono veloci per altri interminabili secondi, fino a che il professore gridò: “ORA!!” Harry si smaterializzò all'istante, comparendo qualche istante dopo davanti al cancello di Villa Malfoy. Era così debole che crollò per terra, riuscì a sentire la voce di Narcissa un attimo prima di svenire. “E' lui, è arrivato! Presto, portiamolo dentro.. Presto!” Poi il buio.

 

 

“E' fatta, è libero.” Piton era appena entrato nell'ufficio di Silente, che lo attendeva.

 

“Molto bene, Severus.” Poi guardò fuori dalla finestra, oltre gli alberi, come a cercare qualcosa che non avrebbe mai potuto vedere a occhio nudo.

 

“E adesso, non ci resta che sperare.”

 

 

Quando Harry riaprì gli occhi vide tutto sfocato, e sentì parlare una voce che conosceva bene. “Sta meglio, mio Signore, ma ha bisogno di riposo. E' molto debole e disidratato. Ecco, si sta risvegliando finalmente.” Lucius si spostò, lasciando la vista libera a Lord Voldemort.

 

“Harry, credevamo di averti perso questa volta. Ma io non perdo mai, e tu mi servi ancora.” Disse con estrema freddezza il Signore Oscuro, avvicinando il suo viso a quello di Harry. Senza avere la forza di rispondere, richiuse gli occhi e si riaddormentò.

 

“Aveva un aspetto orribile, immagino. Ora l'avete rimesso a nuovo vedo..” Draco guardava Harry stando seduto vicino al letto, parlando con sua madre. “Deve solamente tagliarsi i capelli e radersi, e poi..”

 

“Tanto sono lo stesso più bello di te..” Disse Harry debolmente e aprendo gli occhi. Draco rise, sinceramente felice di rivedere l'amico vivo.

 

“Bastardo, mi hai fatto prendere un colpo! Quando ho saputo che ti avevano preso.. Volevo fare un macello, un macello!” Si diedero la mano e Harry si tirò più su sul letto, gli girava ancora un po' la testa.

 

“Quanto ho dormito?” Chiese rivolto a Narcissa.

 

“Quasi tre giorni. Ora vieni, ti diamo una sistemata e poi il Signore Oscuro vuole vederti subito. Ha detto di avvisarlo appena ti svegliavi. Draco, tesoro, vai tu per favore.” Draco si alzò ubbidendo e si avviò verso la stanza più grande di tutta la Villa.

 

Harry si alzò a fatica, ma si abituò subito allo stare in piedi. Si avvicinò a Narcissa che lo fece sedere davanti a lei. Gli tagliò i capelli corti e gli lasciò il necessario per radersi. Quando uscì, si chiuse la porta alle spalle.

 

Harry mentre si faceva la barba si guardava allo specchio. Si sentiva ancora debole, ma stava decisamente meglio. Ora doveva chiudere la mente, come la persona con cui stava per andare a parlare gli aveva insegnato bene. Doveva chiuderla completamente, o sarebbe morto da li a pochi secondi. Gli sembrava ancora tutto assurdo, ma si rese conto che non aveva assolutamente via d'uscita.

 

Aveva fatto una scelta: combattere contro chi lo aveva cresciuto. Se lo faceva per Hermione o per il mondo magico non lo sapeva, ma comunque aveva preso la sua decisione. Sarebbe finito ad Azkaban in un modo o nell'altro, ma voleva finirci da uomo libero e da uomo con un passato reale.

 

Si mise gli indumenti da mangiamorte che ormai non gli appartenevano più, e uscì dalla stanza. Quando arrivò davanti alla porta che doveva attraversare, prese un respiro profondo e chiuse la sua mente. Bussò ed entrò.

 

“Mio Signore.” Harry si inchinò lievemente.

 

“Ti sei fatto scoprire, e adesso non puoi più andare ad Hogwarts. Come potrà solo il giovane Malfoy adempiere alle mie richieste? E' qui adesso, per le vacanze di Pasqua, e io ne percepisco la paura.” Voldemort camminò lentamente in direzione di Harry, parlando a bassa voce.

 

“Mi hai deluso, Harry. Vuoi continuare a farlo?” Ora Voldemort era pericolosamente vicino.

 

“No, mio Signore. Finirò il mio compito.” Rispose piatto Harry.

 

“Non sei passato dalla parte sbagliata, vero Harry? Non hai tradito il tuo Signore per una insulsa mezzosangue?”

 

“No, mio Signore. Vi ho già detto che lei non conta niente. Mi sono servito di lei per poter andare alla casa dei Weasley, come voi mi avete ordinato.” Harry aveva la mente sigillata, e stava facendo uno sforzo immenso.

 

Voldemort grugnì malignamente e lo fissò negli occhi. Stava provando a entrare nella sua mente, Harry lo percepì. Ma aveva tirato su un muro molto alto e invalicabile. Dopo pochi istanti, il Signore Oscuro si voltò di scatto tornando al caminetto spento.

 

“Continuerai la tua missione a distanza, allora. Saremo divisi in tre grandi gruppi. Tu comanderai quello che entrerà a Hogwarts attraverso l'Armadio Svanitore nella Stanza delle Necessità.” Harry sapeva cos'era, perchè Draco l'aveva riparato l'anno prima da solo. “I dettagli verranno discussi in separata sede, con chi dirò io. Tieniti pronto, l'attacco sarà a breve. Ora vai.” Appena Voldemort concluse, Harry uscì senza farselo ripetere.

 

Si rese conto che gli aveva detto ben poco, e questo voleva dire che non si fidava più di lui. Ma Harry questo se lo aspettava, e si sarebbe riconquistato la sua fiducia con tutte le sue forze. Ma intanto aveva scoperto due cose essenziali: l'attacco sarebbe stato diviso in tre punti e in tre plotoni di chissà quanti mangiamorte e creature dannate e sarebbe stato entro poche settimane. Silente doveva essere informato al più presto: Hogwarts dove prepararsi a combattere.

 

 

Hermione camminava per i corridoi velocemente, era in ritardo per la lezione di Pozioni. Era tornata il giorno prima dalla vacanze di Pasqua e non si era ancora abituata a doversi svegliare di nuovo presto. Era stata con i suoi genitori, lontana da tutto e da tutti, e si era riposata e basta. Ne aveva avuto davvero bisogno. Entrando nell'aula incontrò Malfoy, lo guardò per un secondo. Quanto avrebbe voluto chiedergli se sapeva qualcosa di lui.. Scosse la testa e prese posto vicino a Ron.

 

Harry era in prigione e ci sarebbe rimasto probabilmente per sempre, doveva levarselo dalla testa. Non gli importava di sapere più niente, non voleva soffrire più. Ron le sorrise e le fece l'occhiolino. “Sei arrivata giusto in tempo..” Le disse, e infatti proprio in quel momento Piton cominciò la lezione.

 

 

Silente, nel suo ufficio, cercava di decifrare il messaggio che gli era arrivato da un gufo malconcio quella mattina. Era chiaramente di Harry, lo capiva: James Retpot. Era il nome del padre con l'anagramma del suo cognome. Decifrare tutto il messaggio era decisamente più difficile. Nella lettera si parlava del passato, delle gite trascorse al mare, degli anni a scuola. Harry si era finto un vecchio amico di Silente, e sicuramente in mezzo a quelle parole vuote ci doveva essere qualcosa di necessario.

 

Pochi minuti dopo, il preside si bloccò. Avvicinò la sua bacchetta illuminata più vicino alla pergamena e notò dei puntini quasi invisibili sotto a qualche parole. Prese una piuma e cominciò a scrivere in ordine le parole che avevano quel piccolo segno. Appena concluse, Silente lesse il messaggio reale.

 

Attacco imminente. Tre grandi gruppi divisi. Il mio entrerà dalla Stanza delle Necessità. Preparatevi.

 

Dietro a quei racconti di un passato felice mai esistito, c'era un messaggio di guerra chiaro e tondo. Piegò la pergamena con il messaggio e la mise in tasca, bruciò la pergamena scritta da Harry. Era arrivato il momento.

 

 

Erano tutti seduti al tavolo nella grande sala centrale di Villa Malfoy. Voldemort era a capotavola e accarezzava distrattamente l'enorme serpente Nagini, che sibilava. Harry e Bellatrix erano seduti proprio affianco a lui. Loro due avrebbero guidato i due gruppi più piccoli che sarebbero sbucati di sorpresa. Voldemort, invece, avrebbe guidato il plotone decisamente più numeroso attaccando il castello allo scoperto.

 

“Mio Signore..” Cominciò Yaxley, titubante. Voldemort lo guardò, attendendo la sua richiesta.

 

“Lui ci ha già guidati in battaglia, Signore, con scarso successo. Lasciate a me il comando, non vi deluderò!” Mentre parlava indicava ferocemente Harry. Dal tavolo si levarono dei grugniti di assenso.

 

“Osi contraddire le mie decisioni, Yaxley? Non sei tu ad esserti fatto scappare più volte Albus Silente? E non sei tu ad aver perso innumerevoli duelli anche con il più pessimo degli auror?” Qualcuno rise, mentre Yaxley abbassò lo sguardo imbarazzato.

 

“Qui nessuno vale quanto me. E sono costretto a scegliere fra il marcio e la muffa.” Disse con disprezzo Voldemort, Nagini sibilò più rumorosamente.

 

“Non voglio permettergli di finire l'anno scolastico. Agiremo il primo giorno di maggio. Tutti verranno chiamati a tempo debito, e tutti sapranno che dovranno venire.”

 

Chissà se Silente aveva ricevuto il suo messaggio, chissà se lo aveva capito e decifrato. E soprattutto, chissà se sarebbero stati in grado di difendersi con così poco preavviso. I pensieri di Harry finirono anche sulla sua Hermione, ma li cacciò subito via. Non poteva permettere alla sua mente di vagare altrove, doveva restare li sempre.

 

 

“Tutti i professori sono stati avvisati, Albus. Tutte le misure di sicurezza sono state attivate. L'Ordine della Fenice e tutti gli auror del Ministero sono nascosti ad Hogsmeade, in attesa di ordini.” Piton concluse la frase e si alzò.

 

“Bene, Severus. Credo che a questo punto Voldemort ti chiamerà. Cerca di stare nel gruppo che non sarà guidato da Harry, così avrai la possibilità di rallentarli e di informarci da dove attaccano.” Silente rimase seduto.

 

“Sai bene, Albus, che se anche il ragazzo dovesse riuscire nell'impresa e rimanere vivo verrà rinchiuso ad Azkaban. Non potrai aiutarlo.” Disse piatto Piton.

 

“Certo, lo so. E credo lo sappia anche lui, ma non gli importa. So che nel profondo lui ha capito da che parte stare, a prescindere da come finirà. E' il suo destino. E il nostro è nelle sue mani. Possiamo aiutarlo più che possiamo, ma sarà lui il solo in grado a distruggere Voldemort.”

 

Piton, una volta che Silente ebbe concluso, si girò e senza aggiungere altro uscì dalla stanza. Quella stessa notte, il suo Marchio bruciò.

 

 

“Hogwarts verrà attaccata, era solo questione di tempo infondo.. E' tempo che tutto ciò che abbiamo imparato qui venga messo in atto!” Ron parlava a gran voce nella Stanza delle Necessità davanti a tanti suoi compagni, non solo Grifondoro.

 

“Come puoi esserne così sicuro?” Spuntò Colin Canon.

 

“Non vi siete accorti di come hanno aumentato la sicurezza intorno al castello? E poi ho ricevuto un gufo da mio fratello Fred che mi parlava di Mielandia. Era per farmi capire che sono ad Hogsmeade, loro e chissà quanti altri. Pronti a combattere.” Neville si affiancò a Ron, e Seamus e Dean lo imitarono.

 

“Se solo Hermione potesse dirci di più su Potter..” Disse Cho Chang cercando Hermione con lo sguardo.

 

Sentendo il suo nome, alzò la testa. Cominciò a camminare e si mise vicino a Ron e agli altri suoi amici. “Non sono qui per parlare di lui. Sono qui per combattere.” Tirò fuori la bacchetta. La maggior parte dei presenti si alzò e si andò a mettere vicino ai loro compagni, ma altri non sembravano convinti. “Dite un mucchio di fesserie, Hogwarts non potrebbe mai essere attaccata con Silente..” Qualcuno andò via.

 

“Per chi è con noi” Cominciò Neville ad alta voce. “Useremo le solite monete per comunicare. E quando sarà, saremo pronti!”

 

 

Harry si guardò allo specchio, con la sua divisa da mangiamorte. Gli sembrava così sporca che avrebbe voluto levarsela all'istante. Si girò tra le mani la maschera, che quel giorno non gli sarebbe servita. Voldemort aveva ordinato di attaccare il castello a volto scoperto. Dovevano guardare in faccia la vittoria. Draco entrò nella stanza, già vestito anche lui. Era visibilmente terrorizzato.

 

“Si va eh, ci siamo.. Chi l'avrebbe mai detto che questo momento sarebbe arrivato così presto..” Disse con la voce quasi tremante.

 

“Draco, appena vedrai il mio segnale prendi i tuoi genitori e scappa. Scappa lontano, sono stato chiaro?” Harry lo guardò deciso e serio.

 

“Harry, ma che cav..” Draco era sbalordito.

 

“Non chiedermi niente! Sei sotto al mio comando da adesso, e io te lo sto ordinando. Al mio segnale, scappa via.” Si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla. Lo sguardo di Draco era sempre più incredulo. “Sei mio fratello..” Sussurrò Harry, e uscì dalla stanza dirigendosi all'ingresso.

 

Il suo gruppo lo avrebbe aspettato a Diagon Alley, davanti a Magie Sinister. Li dentro sarebbero entrati poco alla volta nell'Armadio Svanitori e sarebbero comparsi dentro la Stanza delle Necessità grazie all'aiuto di Tiger e Goyle che erano nel castello.

 

“Conosci il piano, Harry.” Sibilò Voldemort girandogli intorno. “Conosci tutti i punti, conosci le tempistiche. Se mi deluderai, ti ucciderò insieme alla peggio feccia. Vai.”

 

Harry non rispose, sapeva bene che il Signore Oscuro stava dicendo la verità. Lui, Draco e Yaxley uscirono dal cancello e si smaterializzarono all'istante.

 

Il negozio di Diagon Alley era occupato da più di cinquanta mangiamorte assetati di sangue.

 

“Voglio entrare io per primo! Voglio uccidere Silente, farlo a pezzi.” Erano eccitati. Si erano preparati per anni per arrivare a quel momento, e non gli importava neanche di vivere o di morire. Voleva riempire di gloria il Signore Oscuro. Harry vide anche alcuni dipendenti del Ministero, segno che ormai Voldemort era più vicino che mai alla sua ascesa totale al potere. Si rese conto che la sua era una missione suicida, niente di più.

 

“Entreremo dieci per volta, e non ci muoveremo prima che tutti non siano arrivati. Chi parte senza aspettare i miei ordini, verrà ucciso.” Harry parlò freddamente. Entrò lui per primo nell'Armadio, seguito da altri nove mangiamorte. Chiusero la porta. Harry pronunciò l'incantesimo, e quando riaprirono la porta vennero accolti da due esaltati e imbecilli Tiger e Goyle. Harry lo scostò malamente e richiuse la porte dell'Armadio. Aspettò qualche istante e pronunciò di nuovo la formula. Aprì la porta e uscirono altri dieci di loro.

 

Fece la stessa cosa per altre cinque volte, e la Stanza delle Necessità si era riempita di magia oscura. “Puntate a Silente e all'Ordine della Fenice. Uccidete chiunque vi bloccherà il passaggio.” Harry deglutì, non sapeva come ancora riusciva a reggere la tensione della sua messa in scena. “Conquistiamo la scuola, conquistiamo il potere!” i mangiamorte urlano entusiasti in risposta.

 

Passarono i minuti, dovevano aspettare il segnale. Ci stavano mettendo più tempo del previsto. Avevano trovato intoppi.

 

Un'esplosione squarciò l'aria, e cominciarono a sentire urla e grida provenire da fuori la Stanza. Non potevano più aspettare. “ANDATE!!” Urlò Harry, e i mangiamorte si diressero di corsa fuori dalla Stanza.

 

Come Harry aveva sperato, ad aspettarli trovarono un folto numero di auror. Cominciarono la battaglia in modo cruento, lampi verdi e rossi illuminavano il corridoio del settimo piano. Harry riuscì a strappare Draco dalla battaglia Schiantando un auror e gli gridò: “Vattene!! Cerca i tuoi genitori e vattene!!” Lo spinse via con forza e lo vide correre più che poteva giu per le scale.

 

Harry si mise a correre dalla parte opposta, doveva trovare assolutamente Silente. Si fermò ad una finestra e vide che la battaglia stava impazzando anche fuori, la maggior parte dei mangiamorte erano già riusciti ad entrare.

 

Altre esplosioni fecero cadere un mucchio di macerie. Harry si tirò su il cappuccio, non voleva essere visto. Si riparò da tutti gli incantesimi che gli venivano scagliati contro ma non rispose mai. “Combatti, codardo!!” Riconobbe la voce di Neville, e con un tuffo al cuore pensò che Hermione poteva essere li nei paraggi. Ma non poteva farsi vedere. Continuò a correre percorrendo il castello. Passò in mezzo a mille duelli, scavalcò corpi che non volle neanche guardare.

 

Vide fuori da un enorme buco che si era formato nel muro che un gruppo di Giganti guidato da innumerevoli mangiamorte si avvicinava velocemente dal ponte. Bellatrix urlava incitandoli. Voldemort dov'era? Si stava tenendo fuori dal combattimento, sarebbe intervenuto solo se necessario. Non si sarebbe sporcato troppo le mani.

 

Vide Ginny Weasley combattere con Greyback: non avrebbe avuto speranze. Si nascose dietro un'armatura e lo Schiantò violentemente, buttandolo a diversi metri da lei. Ginny si girò in cerca del suo salvatore, ma non vide nessuno. Così si ributtò a capofitto nella battaglia.

 

Harry proseguì e prima di svoltare al corridoio che l'avrebbe portato all'ingresso dell'ufficio di Silente, si fermò sentendo delle voci urlare. Yaxley e Dolohov stavano combattendo contro Silente in persona. “Sei mio, vecchio preside!!” Harry uscì allo scoperto e colpì alle spalle Yaxley, lasciando Dolohov nelle mani di Silente.

 

“Tu.. piccolo traditore.. Lo sapevo che..” Cominciò rialzandosi Yaxley.

 

Cominciarono a duellare ferocemente, e alla fine Harry ebbe la meglio. “Harry, presto, chiudiamoli qui dentro o quando si risveglieranno faranno saltare la tua copertura.” Tirarono su i corpi, li legarono magicamente e li rinchiusero dentro uno sgabuzzino.

 

“Signore, non riusciremo mai a fermarli. Sono troppi e io non ho niente per uccidere Voldemort.” Era la prima volta che diceva il suo nome, e gli risultò estremamente semplice.

 

“Hai il coraggio Harry! Devi attirarlo nel castello, qui dentro sarà al massimo della vulnerabilità. Noi continueremo a combattere. Vai adesso, vai!”

 

Harry riprese a correre a perdifiato, senza sapere bene cosa fare. Si decise ad uscire dal castello, continuando a proteggersi da tutti gli incantesimi che gli auror e gli studenti di Hogwarts gli lanciavano addosso. Corse verso la Foresta Proibita, sicuro che l'avrebbe trovato li. Una volta al sicuro dalla battaglia, smise di correre e cominciò a camminare.

 

Sperò con tutto il suo cuore che il suo istinto avesse ragione. E dopo pochi minuti di ricerca, vide la conferma: Voldemort parlava con Piton a pochi metri da lui. Lo sentirono e si girarono di scatto verso di lui con la bacchetta alla mano. L'abbassarono appena videro Harry.

 

“Lasciaci soli un momento, Severus.” Piton s'inchinò e si allontanò.

 

“Mio Signore, credo ci sia bisogno di voi al castello.. Le perdite sono parecchie, credo che sei interveniste..” Cominciò a Harry, con un po' di fiatone.

 

“Mi sei stato molto utile, Harry. Più di quanto pensi.” Voldemort lo guardava freddamente e accarezzava la sua bacchetta viscidamente. Harry lo guardò confuso.

 

“Oggetti curiosi, gli Armadi Svanitori.” Continuò piatto il Signore Oscuro. “Funzionano solo se la persona che pronuncia l'Incanto ha buone intenzioni. Quindi, solo chi aveva intenzione di salvare Hogwarts avrebbe potuto far funzionare quell'Armadio.” Harry sentì il sangue gelare, il cuore gli martellava nel petto. Sentì la sua mente che piano piano si stava aprendo. La sua bacchetta era dentro la sua veste, non avrebbe mai fatto in tempo a prenderla.

 

“Silente penserà che ho fatto un errore a mandarti ad Hogwarts. Penserà che ti ho portato alla mente il ricordo dell'amore, e così facendo ho inevitabilmente riportato a galla la profezia. Ma Silente è un povero vecchio sciocco.” Voldemort continuava a lisciare la sua bacchetta, senza togliere gli occhi da quelli del ragazzo. Harry fu incapace di rispondere, e lo sentì entrare nella sua mente.

 

“Non ha capito che era proprio ciò che volevo. Così che tu, come i tuoi poveri stupidi genitori, avresti fatto di tutto per salvare le persone a te care. Così è perfino troppo facile..” Gli puntò la bacchetta contro sorridendo senza allegria.

 

“Tu, il mio unico possibile nemico. L'unico possibile salvatore del mondo magico. Quante storie sarebbero nate se non avessi eliminato ogni traccia di quella profezia. Tu, Harry Potter. Venuto a morire.”

 

Harry provò a infilare la mano nella sua veste per estrarre la bacchetta, ma non ebbe tempo. Lui, il tempo per vivere, non ce l'aveva mai avuto.

 

Vide il viso di Hermione. Sorrideva. Si promise che non l'avrebbe mai dimenticato.

 

“Avada Kedavra!!” Un lampo di luce verde lo prese in pieno petto, ed Harry volò lontano. Inerme.

 

 

Ron, Hermione, Neville e Luna combattevano fianco a fianco, difendendosi a vicenda e facendo del loro meglio. Erano nella Sala Grande, ormai distrutta. Un lampo squarciò l'aria, e tutti i vetri si ruppero distraendo tutti i combattenti. Poi, la voce di Lord Voldemort parlò forte e chiara nelle orecchie di tutti.

 

“Ordino a tutte le mie forze di ritirarsi. La guerra è finita, io ho vinto. D'ora in poi riporrete la vostra fiducia e la vostra lealtà in me. Uscite tutti fuori, vi dimostrerò il perchè.”

 

Tutti i mangiamorte uscirono velocemente, devoti al loro Signore. Lo videro laggiù, con a fianco un Gigante che teneva in braccio qualcuno. Qualcuno che sembrava essere morto. I seguaci di Voldemort lo raggiunsero e gli si misero tutti affianco o dietro, lui neanche li guardò. Tutti si voltarono a guardare quella sagoma in braccio al Gigante, e riconobbero subito Harry Potter. Spogliato dalle vesti di mangiamorte e rimasto con solo una maglia e un pantalone. “E' morto! E' morto!!” Gridò eccitata Bellatrix saltellando.

 

 

Ma che costa sta succedendo? Ero convinto che da morto non avrei più sentito niente. E' tutto buio intorno a me, non so dove sono. Sento il braccio sinistro bruciare e un liquido caldo mi scorre fino alla mano. Sangue. Sono sospeso in aria, le braccia penzoloni. Qualcuno o qualcosa mi sta sorreggendo. Sento, io sento tutto. Sono morto?

 

Harry mosse appena gli occhi e riuscì a socchiuderli per un secondo, giusto per rendersi conto di dov'era e cosa stava succedendo. L'Anatema che Uccide di Voldemort non aveva funzionato su di lui, era vivo. Sentiva solo un forte dolore al braccio sinistro all'altezza del Marchio Nero. Com'era possibile? Prima che potesse farsi altre domande, Voldemort parlò a pochi metri da lui rivolto al grande pubblico che gli si apriva davanti. Tutta Hogwarts e tutti gli auror erano proprio li davanti.

 

“Molti anni fa nacque un ragazzo. Sentii una profezia a suo riguardo: diceva che era il prescelto, era colui che avrebbe sconfitto il mago oscuro più potente di sempre. Lord Voldemort.” Fece una pausa e cominciò a camminare. Harry lo sentì avvicinarsi a lui.

 

“Come potevo io, Lord Voldemort, avere un possibile nemico? Andai a casa sua, uccisi i suoi genitori e presi il piccolo nato da appena un anno con me. Non aveva senso ucciderlo, mi sarebbe servito in futuro.” Alzò la bacchetta e la puntò contro Harry, lo sollevò e lo fece schiantare rovinosamente a terra, ai suoi piedi. Il ragazzo dovette fare violenza su se stesso per non fare smorfie di dolore.

 

“Lo crebbi con ,e lo addestrai. Feci di lui il mangiamorte migliore di tutti. Gli ordinai di farmi entrare nella vostra scuola per poterla conquistare. Fino ad arrivare a questo.” Voldemort girò con un calcio il corpo di Harry verso il suo attento pubblico.

 

“Harry Potter è morto.” Concluse freddamente il Signore Oscuro.

 

Hermione urlò, Harry ebbe un tuffo al cuore.”Tu devi essere lei..” Disse viscidamente Voldemort scavalcando il corpo di Harry e dirigendosi verso Hermione.

 

“Sei stata la soluzione di tutto, mezzosangue..” Fece per accarezzarle i capelli ma lei si scostò schifata e impaurita. Harry socchiuse gli occhi per vedere, si rese conto solo in quel momento che Silente era imprigionato in mezzo a quattro mangiamorte che lo tenevano legato.

 

Voldemort si allontanò da Hermione e le puntò la bacchetta contro. “Vediamo come muore una bella mezzosangue come te.”

 

Harry estrasse in un attimo la bacchetta dai pantaloni e si alzò di corsa, sotto lo sgaurdo stupefatto di tutto. “Stupeficium!” Voldemort fu Schiantato contro il muro vicino.

 

“La tua stupidità e il tuo egocentrismo ti hanno fatto perdere alcuni punti essenziali, mio Signore.” Vide tutti i mangiamorte puntargli le bacchette contro, e tutti gli hogwartiani fare lo stesso nella loro direzione. Erano tutti così stupiti di quello che era appena successo, che non sapevano dove guardare.

 

“Di ai tuoi uomini di abbassare le bacchette, siamo solo io e te. Come doveva essere dal principio. Nessuno morirà più questa notte!” Harry gli puntava la bacchetta contro e aspettò che si alzasse. Voldemort fece segno ai suoi si abbassare le bacchette. Alzò la sua contro Harry.

 

“Tu appartieni a me. Io ti ho allevato.” gli sibilò.

 

“Non più, adesso.” Harry si scoprì il braccio sinistro rivelando una ferita dove prima c'era il Marchio Nero. “Come mi hai tolto la libertà anni fa, pochi minuti fa nella Foresta Proibita me l'hai ridata.” Voldemort non capiva, e Harry colse l'occasione per continuare. Improvvisamente, tutte le domande di una vita avevano una risposta.

 

“Mia madre mi ha protetto quando mi hai ucciso, vero? Con quella protezione tu non potevi toccarmi, non potevi uccidermi. La protezione di mia madre è durata fino ad oggi, non è mai andata via. La tua Maledizione contro di me non ha avuto alcun effetto.” Tutti ascoltavano rapiti la voce di Harry, e nessuno osava muovere un muscolo.

 

“E' vero, io ti ho fatto entrare nel castello questa notte. Ma anche se fosse l'ultima cosa che faccio, non ne uscirai più vivo. Questa notte verranno vendicati i miei genitori e tutte le persone innocenti che hai ucciso. Questa notte tu finirai, e tutti i tuoi seguaci finiranno ad Azkaban per il resto della loro vita.”

 

Voldemort rise, spiazzando Harry. “Credi che tu riuscirai a uccidere me? E se anche riuscissi a farlo, finiresti ad Azkaban anche tu. Non dimenticare, Harry, sei un assassino tanto quanto loro.” Cominciarono a duellare, senza che nessuno intervenisse.

 

Lo scontro era alla pari, era come vedere maestro e allievo scontrarsi per la resa dei conti. Cominciarono anche ad usare le mani, per poi tornare a scontrarsi con le bacchette. Harry riuscì abilmente a disarmare Voldemort, che corse verso i suoi seguaci per chiederne una a loro.

 

Successe tutto in un attimo. Harry vide con la coda dell'occhio Bellatrix fare qualche passo in avanti e prendere la mira. Si mise a correre disperato verso Hermione. Bellatrix lanciò il coltello verso di lei.

 

Harry si mise davanti a lei, e il coltello gli si infilzò nel basso ventre. Si sentì mancare, sentì Hermione urlare il suo nome e sorreggerlo. Vide Voldemort ridere con in mano una bacchetta non sua e lo vide avvicinarsi. Doveva stare lucido, doveva stare lucido.

 

“Harry.. No.. Ti prego..” Hermione aveva le mani piene del sangue di Harry. Lui si tolse il coltello dalla carne, la spinse nella folla, Ron la presa al volo proteggendola. Si girò e con tutta la forza che aveva attaccò Voldemort.

 

Fece sparire il sorriso dal suo sguardo serpentesco. Gli puntò due bacchette contro, la sua e quella del suo avversario. Con tutta la forza che gli era rimasta gridò: “AVADA KEDAVRA!!”

 

Il lampo di luce verde colpì in pieno in viso di Voldemort, che volò parecchi metri indietro.

 

Era morto, era morto davvero.

 

I mangiamorte cominciarono a smaterializzarsi, gli auror gli furono subito addosso e ne bloccarono la maggior parte. Era tutto così confuso, così irreale.

 

Harry cadde con un tonfo all'indietro lasciando andare le due bacchette che teneva in mano.

 

Hermione si lanciò su di lui, piangendo e tremando. “Aiutatelo! Chiamate aiuto, vi prego! Qualcuno lo aiuti!!”

 

“Mi dispiace.. Mi dispiace Hermione..” Sussurrò Harry con le forze rimaste.

 

“Non dire niente, shhh. Ti prego amore, resta con me. Ti prego.. Non lasciarmi.” Hermione gli teneva la mano aspettando che arrivassero i medimaghi per soccorrerlo.

 

“Sei così bella..” Harry le accarezzò il viso. Poi la sua mano cadde a terra, e i suoi occhi si chiusero.

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Capitolo 15
*** Le Persone Sbagliate Al Momento Sbagliato ***


15. LE PERSONE SBAGLIATE AL MOMENTO SBAGLIATO

 

 

 

 

Beep..

 

“E' fuori pericolo. Ha perso molto sangue, e il suo fisico era già decisamente provato per tutto ciò che aveva subito. Credo sia un miracolo se sia ancora vivo.”

 

Beep.. Beep..

 

“E' in coma da sei giorni, ma credo che a breve si risveglierà. Va tenuto ancora sotto osservazione per qualche giorno, ma il peggio ormai è passato.”

 

Beep.. Beep.. Beep..

 

“D'accordo, dottore, la ringrazio molto. Anche della possibilità di avermi fatto entrare.”

 

Il medimago uscì, lasciando Silente da solo nella stanza del San Mungo con Harry. Si avvicinò al suo letto e lo guardò. Era ancora addormentato, ma aveva decisamente ripreso il suo colorito quasi naturale. Aveva le mani e i piedi legati al letto, era la prassi ospedaliera. Era pur sempre un ex e, forse, un futuro detenuto. I beep del cuore di Harry si andavano sempre più regolarizzando ormai.

 

Silente gli guardò il braccio sinistro, adesso coperto da una pesante benda. Il Marchio Nero era stato distrutto da Voldemort stesso, a Harry gli sarebbe rimasta solo una cicatrice.

 

“Hermione..” Disse quasi in modo impercettibile Harry. Silente sorrise, finalmente si stava svegliando. Sospirò contente e sollevato.

 

“La signorina Granger sta molto bene, Harry. Non preoccuparti. Tu hai bisogno di riposare.” Disse il preside appoggiandogli una mano sulla fronte. Harry si riaddormentò all'istante.

 

Quando si risvegliò, erano passate sicuramente diverse ore perchè vide la luce del mattino entrare prepotentemente dalla finestra. Si sentiva stordito, ma era vivo. Ne era certo. Provò a muoversi, ma si rese conto di essere legato al letto.

 

“E' solo per precauzione, hanno dovuto farlo per forza.” Silente si alzò dalla sedia chiudendo il libro che stava leggendo e si avvicinò al letto di Harry. “Sei stato molto coraggioso, Harry. Molto coraggioso.”

 

“Che cos'è successo dopo? Non ricordo niente. Ricordo solo..” Harry chiuse gli occhi focalizzando i suoi pensieri. “Ho ucciso Voldemort.”

 

“Proprio così. E finalmente la verità è venuta fuori, come la mia teoria aveva correttamente previsto. Sai, Harry, da questo momento in poi non esisterà mago o strega che non conoscerà il tuo nome. Sei il salvatore del mondo magico, infondo.” Silente avvicinò la sedia e si sedette, continuando a guardare Harry.

 

“Oltre all'amore di tua madre, Harry, l'amore di Hermione ti ha protetto fino alla fine. E' magia molto antica, sai. Nemmeno un grande mago come Voldemort avrebbe potuto distruggerla.”

 

Harry rimase in silenzio e guardò il soffitto, i suoi pensieri vagano veloci. Era tutto finito, non ci poteva credere. Finalmente aveva la verità, finalmente aveva un passato. Tuttavia, non era tanto sicuro che avrebbe avuto anche un futuro. Non si poteva avere tutto, infondo.

 

“Tornerò ad Azkaban, non è vero?” Chiese Harry, già sicuro della risposta.

 

“Tra due giorni ci sarà un'udienza. Non solo per te, ma per tanti altri mangiamorte. Ne stanno facendo davvero parecchie di udienze: sono tutti divisi in gruppi. Tu sarai nell'ultimo gruppo. Tanti mangiamorte sono scappati, e gli auror sono già in movimento per cercarli.”

 

“Non mi assolveranno mai. Voldemort aveva ragione infondo, sono un assassino esattamente come loro.” Disse Harry convinto. Silente non rispose subito, sapendo bene che il ragazzo non aveva torto.

 

“Questa volta, avrai una difesa però.” E indicò se stesso sorridendo. “Faremo di tutto, è una promessa.” Ma Harry non sembrava affatto positivo.

 

“Vorrei vedere Hermione, se lei vuole vedermi.”

 

“E' venuta ogni giorno qui in ospedale, ha dato del filo da torcere a tutti i medimaghi del San Mungo, puoi credermi. Ma non è possibile poter vedere un ex mangiamorte in attesa di giudizio. Confido che tu lo possa comprendere.” Harry si aspettava anche quello, e annuì. Silente finendo di parlare si alzò. “Io ora devo andare, tu riposati. Servi in piene forze all'udienza, dopodomani.”

 

“Signore..” Chiese ancora Harry. “Se dovessi finire di nuovo ad Azkaban, gli altri mangiamorte mi uccideranno. Non ne uscirò vivo.”

 

“Te l'ho detto, Harry. Faremo di tutto affinchè tu non ci finisca.” Detto questo, il preside si congedò.

 

Nel pomeriggio e nel giorno seguente i medimaghi fecero alzare Harry e lo fecero camminare. Si sentiva molto meglio, e piano piano riprendeva le forze. Stare a riposo gli era servito per recuperare, anche se la ferita all'addome gli dava ancora parecchi dolori. Silente, la sera prima dell'udienza, gli spedì un abito adatto con una pergamena insieme.

 

Verranno a prenderti alle 8.15, l'udienza comincerà alle 9. Io sarò la, pronto per mantenere la mia promessa. Ricorda, comunque vada, sei l'uomo più coraggioso che conosco.

Albus Silente.

 

Harry mise quel pezzo di carta nella tasca della giacca che avrebbe messo la mattina dopo, come se fosse la sua unica possibilità di slavezza.

 

Passò la notte in bianco, era troppo agitato per dormire. E poi aveva dormito per praticamente sette giorni di fila, era abbastanza riposato per tutto. Si cominciò a preparare alle prime luci dell'alba, sentendo l'agitazione tartassargli lo stomaco. Quando vennero a chiamarlo per andare, era già pronto da un bel po'.

 

Ringraziando i medimaghi che lo avevano curato, se ne andò con i due auror che erano venuti a prenderlo. Prima di salire nell'auto del Ministero, gli ammanettarono le mani. Sembravano quasi mortificati nel farlo, e Harry non oppose resistenza.

 

Arrivarono al Ministero e lo scortarono fino all'Ufficio Misteri, nella stessa aula dove Harry era già stato quasi due mesi prima. C'era una differenza però: la gabbia al centro della stanza era decisamente più grande, e al suo interno c'erano altri sei mangiamorte. Appena videro Harry avvicinarsi cominciarono a urlare, a sputargli addosso, a minacciarlo di morte.

 

Harry entrò a testa alta e venne legato esattamente come tutti gli altri. “Sei morto Potter. Non durerai neanche due giorni ad Azkaban. SEI MORTO!!” Urlarono insieme Greyback e Dolohov. “SILENZIO!! Qui dentro non si fiata!!” Gridò un auror sbattendo qualcosa sulla gabbia, facendo parecchio rumore.

 

“Goditi questi attimi, Potter. Saranno gli ultimi della tua inutile vita.” Sussurrò Bellatrix, così da farsi sentire solo da Harry. Ma lui non rispose a nessuno di loro, non ce n'era alcun bisogno. Anche perchè sapeva che stavano dicendo la verità.

 

Piano piano l'aula cominciò a riempirsi. Entrò prima la stampa, che non si fecero problemi a riempire Harry di foto.

 

Mancavano 15 minuti all'inizio e l'aula era già stracolma, e la gente continuava ad entrare. Chiaramente quell'udienza era la più interessante e la più attesa di tutte. Harry guardava in direzione dell'entrata aspettando. Finalmente lo vide entrare: Silente, seguito da Lupin, Arthur Weasley e, con estrema sorpresa di Harry, da Hermione. Si alzò dal suo posto, facendo rumore con le catene. Tutti i giornalisti cominciarono a fotografare Hermione, e si rivolsero subito verso Harry vedendolo alzarsi.

 

Si guardarono, e si dissero tutto quello che volevano dirsi. Harry vide gli occhi di Hermione riempirsi di lacrime, e si odiò di nuovo per come la faceva soffrire. Desiderò di non averla mai incontrata. Andarono a sedersi nei primi posti, riservati a loro, e Silente si avvicinò a Harry. “Vai a sederti, potrai vederla dopo.” Harry obbedì, non sentendo tutti gli insulti provenienti dagli altri mangiamorte affianco a lui. Fortunatamente, si disse, erano ben legati.

 

“Dichiaro aperta l'udienza per l'incarcerazione dei mangiamorte Bellatrix Lestrange, Walden Macnair, Fenrir Greyback, Bart Yaxley, Thorfinn Rowle, Antonin Dolohov e Harry Potter.” Battè il martelletto sulla scrivania, e i sette appena nominato furono spinti ad alzarsi in piedi. L'uomo che parlava ero lo stesso che aveva incarcerato Harry quasi due mesi prima, il che non era affatto positivo.

 

Cominciò ad elencare i crimini commessi di tutti loro: Harry impallidiva al confronto dei reati e degli omicidi dei suoi ex compagni. “Harry Potter, associazione con Lord Voldemort.” Harry si sconvolse di sentirlo pronunciare il suo nome, la paura era chiaramente scomparsa ormai. “Colpevole di omicidio dell'auror Alastor Moody, già precedentemente incarcerato e fuggito da Azkaban.” L'uomo fece una pausa, e poi decretò la sua proposta di sentenza.

 

“Incarcerazione di tutti i mangiamorte fino alla fine dei loro giorni.” Si levò un boato di assenso, con insulti verso i mangiamorte chiusi nella gabbia che non dissero niente. Il tempo di spadroneggiare era finito qualche giorno prima. “Prima della votazione da parte della giuria, concedo ad Albus Silente di intervenire a favore del detenuto Harry Potter.”

 

Yaxley sputò ai piedi di Harry, giurandogli con il labiale che era un uomo morto che camminava. Tutta l'aula si zittì non appena Silente si alzò, si sentivano solo i rumori delle piume prendi-appunti sulle pergamene dei giornalisti.

 

“Ringrazio la corte per questa preziosa occasione.” Cominciò Silente dirigendosi davanti alla gabbia e camminando lentamente avanti e indietro. “Non posso negare che il signor Potter abbia commesso tutti i reati prima citati, ma vorrei porre una questione: dove saremmo tutti noi adesso se non fosse mai scappato da Azkaban? Saremmo a seppellire il triplo dei morti e Lord Voldemort sarebbe probabilmente il Ministro della Magia.” Si fermò e guardò uno per uno i giurati. “Chiedo a tutti voi di sentir ragione. Ormai la storia la sapete tutti, è inutile ripeterla. L'unico reato di Harry è stato quello di essere stato molto sfortunato e di aver ceduto alle lusinghe di chi, per lui, era come un padre e un maestro. Ma alla fine, come tutti ben sappiamo, ha voltato le spalle sprezzante della paura e del rischio e ha salvato l'intero mondo magico. Credo che basti questo a farvi riflettere l'ultima volta.” Silente tornò a sedere, e Harry lo guardò con tutta la gratitudine che poteva mostrargli da dentro quella gabbia. Comunque fosse andata, sapeva che non alla fine non lo avevano lasciato solo. Che qualcuno si era presentato per lui.

 

“La giuria si ritira per deliberare.” Si alzarono e andarono in un aula più piccola affianco a quella, per discutere in separata sede del destino di Harry Potter. Gli auror si avvicinarono alla gabbia, per evitare qualsiasi disordine.

 

Harry si girò verso Hermione, che lo stava guardando. Cercò di alzare la mano per salutarla, ma riuscì a tirarla su di poco. Così le sorrise, per tranquillizzarla. Sorrise anche lei, con una lacrime che le rigava il volto. Probabilmente anche lei già sapeva.

 

Dopo alcuni minuti la giuria rientrò. Il cuore di Harry prese a martellare forte, segno che una piccola speranza ancora albergava in lui.

 

“La giuria ha deciso.” Cominciò l'uomo, indifferente. “Con la maggioranza di un solo voto, la giuria ha dichiarato Harry Potter colpevole.”

 

Hermione chiuse gli occhi, e si sentì sprofondare in un baratro senza fondo. Avrebbe preferito essere morta, avrebbe preferito che Harry lasciasse che quel coltello colpisse lei. Non avrebbe dovuto soffrire così tanto. Non vedeva più via d'uscita, era finita. Completamente finita.

 

Si alzarono fischi di dissenso dalla platea. “E' il nostro salvatore!!” “Liberatelo! Liberate Potter!” Sentì urlare Harry. Ma gli urli non servivano a molto. Uno per volta i mangiamorte furono trascinati fuori per essere subito trasportati ad Azkaban, con il ghigno sul volto per la piccola conquista ottenuta. Sapevano che avrebbero avuto Harry tutto per loro a breve, non ci sarebbero stati sempre gli auror presenti a proteggerli.

 

Fecero uscire Harry per ultimo, senza trascinarlo fuori ma lasciandolo libero di uscire. “Per favore, levatemi le catene solo per un momento.. Per favore..” Harry implorò le guardie. “Noi.. Noi non possiamo, ci dispiace..” Risposero sinceramente mortificati. Harry si allontanò, ma non lo fermarono. Infondo, non c'erano molti posti dove sarebbe andato. Andò nell'unico posto dove si era mai sentito bene e felice. Nell'unico posto dove avrebbe voluto stare tutta la vita.

 

Affianco ad Hermione.

 

Nessuno osava parlare, nessuno osava fermarlo. Sollevò entrambe le braccia, ancora legate dalle catene, e passandogliele sopra la testa, l'abbracciò.

 

“Non piangere piccola.. non piangere..” Le baciò le lacrime, appoggiò la fronte sulla sua. “Non m'importa se loro non mi hanno perdonato, mi importerà solo quando riuscirai a perdonarmi tu.”

 

“Io ti ho già perdonato..” Sussurrò lei chiudendo gli occhi. Le faceva male il cuore, non sentiva più niente se non un buco enorme dentro di se. “Ti aspetterò. So che ti faranno uscire prima o poi, riusciremo a riscattarti e..”

 

Harry la zittì scuotendo la testa. “Ricordi la promessa che mi hai fatto quando sei venuta a trovarmi in prigione? Mi hai promesso che non saresti venuta più, che avresti vissuto la tua vita. Me l'hai promesso, Herm.”

 

“Harry..” La sua voce era rotta dal pianto che non riusciva più a trattenere.

 

“Grazie per avermi amato e per esserti lasciata amare. Mi hai insegnato a vivere, non lo dimenticherò mai. Tienimi con te, se ti va, e io non andrò mai via.” La baciò strizzando forte gli occhi, cercando di dirle tutto ciò che non era in grado di dire a parole. Lei gli stringeva forte la maglia, per non farlo andare via.

 

Lui si staccò e la liberò dalle sua braccia, senza guardarla più si voltò. Guardò Silente, ringraziandolo con gli occhi. Gli auror lo presero per le braccia e lo portarono fuori, dirigendosi direttamente alla prigione di Azkaban che Harry, purtroppo, conosceva già.

 

 

Due mesi dopo.

 

Hogwarts piano piano stava risorgendo dalle sue ceneri, con l'aiuto di tutti era già quasi completamente intatta. A causa dei numerosi giorni persi, gli studenti del quinto e del settimo anno erano dovuti rimanere più a lungo per poter concludere gli esami.

 

Hermione era riuscita ad ottenere tutti i MAGO necessari per intraprendere la carriera da medimago: dall'autunno successivo avrebbe comunciato i tre anni di studio e praticantato direttamente al San Mungo. Ron poteva puntare a diventare un auror, Neville e Dean coltivavano il sogno di diventare futuri insegnanti nella loro amata scuola, mentre Seamus e Luna erano ancora indecisi. Ginny aveva ancora un anno di tempo per decidersi.

 

“Ma come farò senza di voi l'anno prossimo?! Hogwarts non sarà la stessa..” Camminavano per i corridoi tutti insieme per l'ultima volta. Quello era il loro ultimo giorno, e Ginny sembrava depressa. “In effetti sarà una noia!” La schernì il fratello. Hermione sorrise, ed era un evento quando succedeva.

 

Nessuno aveva più nominato Harry Potter, ci pensavano già i giornali a palarne ogni giorno. Forse per questo Hermione non era più interessata alla Gazzetta del Profeta. Silente aveva chiesto di vederla quella sera, e lei non ne aveva alcuna voglia. Significava di nuovo sentire il suo nome, di nuovo piangere, di nuovo stare male.

 

Ma quella sera andò lo stesso, infondo probabilmente non avrebbe rivisto il preside per molto tempo, o magari non l'avrebbe rivisto mai più. Pronunciò la bizzarra parola d'ordine che le fece quasi venire voglia di dolce, e salì l'ormai familiare scala a chiocciola fino ad entrare nell'ufficio del preside.

 

“Siediti pure, Hermione.” La invitò Silente. “So che ti sto togliendo del tempo prezioso con i tuoi amici, visto che questa è la tua ultima sera nel castello. Vorremo congratularmi per i tuoi ottimi risultati agli esami, ma non avevo dubbi su una della studentesse migliori che Hogwarts abbia mai avuto.”

 

“La ringrazio molto, signore.” Hermione arrossì, sinceramente contenta di quel complimento.

 

“La tua carriera da medimago sarà fantastica, vedrai.” Il preside sorrise. Aprì un cassetto della sua scrivania, e tirò fuori una busta chiusa, troppo grande per essere semplicemente una lettera. “Oltre a complimentarmi, ho una cosa per te. Colin Canon me l'ha consegnata prima di andare via, qualche giorno fa. Diceva che avrebbe potuto darla ai giornalisti, ma ha preferito darla a me. Chissà mai perchè..” Silente sorrise e la porse a Hermione. “Forse perchè sapeva che alla fine l'avrei data a te, perchè credo proprio debba averla tu.”

 

Hermione esitò, ma poi afferrò la busta. Con mano tremante la aprì e tirò fuori il contenuto. Era una foto che ritraeva lei e Harry, lui la teneva tra le braccia dicendole qualcosa e lei rideva. Rideva di cuore, rideva davvero. Hermione si ricordò subito: erano ad Hogsmeade, quel giorno che andarono lei e lui a comprare l'abito per il matrimonio di Bill per Harry.

 

Sorrise, mentre le scivolava una lacrima. Era stata l'unica volta che erano usciti insieme. La guardò per un tempo che sembrò sempre troppo breve, poi la rimise nella busta e la strinse al cuore. “Grazie.” Disse semplicemente rivolta a Silente. “Grazie davvero.”

 

“Sono io che devo ringraziare te. O meglio, tutto il mondo magico ringrazia te.” Le sorrise e, stringendole la mano, la lasciò andare via.

 

Mentre Hermione tornava nel suo dormitorio si promise che avrebbe conservato quella foto per sempre, nel ricordo dell'unico uomo che avrebbe mai amato per tutta la vita. Nel ricordo di loro due, le persone sbagliate al momento sbagliato.

 

 

Harry guardava fuori mentre era seduto a terra appoggiato al muro. Restava nella sua cella più che poteva, evitando anche di andare a mangiare a volte. Faceva di tutto per non incontrare gli altri mangiamorte, perchè se no erano sempre guai. E le punizioni con i Dissennatori non le sopportava più. Il sole brillava alto nel cielo, ma Harry si chiese come mai in quel posto sperduto in mezzo al mare e dimenticato da Dio il caldo dell'estate non si sentiva ancora. Probabilmente, non si sarebbe sentito mai.

 

Pensò a lei, inevitabilmente. C'era abituato ormai, era così tutti i giorni. Probabilmente era così dal giorno in cui l'aveva incontrata. Ma le faceva compagnia, era come averla li con lui anche per pochi minuti.

 

Chiuse gli occhi sospirando forte, poi li riaprì e guardo la cicatrice sul suo braccio sinistro. Non bruciava più, adesso. Almeno quello andava bene.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti :) Vi scrivo qui per dirvi che la storia non è ancora finita, e perchè per questa volta voglio darvi un piccolo assaggio del prossimo capitolo. Il titolo sarà: Sette Anni Dopo. Ops! Ho forse già detto troppo?! A presto ;)

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Capitolo 16
*** 7 Anni Dopo ***


16. 7 ANNI DOPO

 

 

 

 

Aveva imparato che fare le flessioni lo aiutava a passare il tempo, anche solo per mezzora. Ogni minuto passato in prigione diventava importante, perchè ti portava sempre più vicino alla fine di tutto. Aveva imparato che la solitudine ti uccide più della morte stessa, e che parlare raramente non aiuta a non pensare. Aveva imparato tante cose, evidentemente sette lunghissimi anni dentro ad Azkaban erano serviti a fargli capire di quanto il tempo sia prezioso.

 

105, 106, 107..

 

Quella quattro mura vecchie e fredde erano state le sue uniche compagne per tutti quegli interminabili giorni, ed erano impregnate di risate, nomi e pianti ormai impolverati dal tempo. Non aveva mai voluto vedere nessuno di quelli che erano andati a trovarlo, perchè non gli serviva parlare cinque minuti con persone che poi sarebbero tornate alla loro vita felice mentre lui doveva tornare li, sempre li. Aumentò la velocità.

 

126, 127, 128, 129, 130..

 

Lui era segregato li, fuori dal mondo ma conosciuto ovunque. Leggeva i giornali, nei primi periodi, e il suo nome spuntava tra le righe quasi sempre. Ma con il passare degli anni anche la stampa aveva smesso di sperare nella sua scarcerazione, smettendo anche di scrivere di lui. Ormai regnava la pace nel Mondo Magico, ed era giusto che tutti se la godessero dimenticando il passato.

 

Aveva imparato anche un'altra cosa, adesso che gli veniva in mente. Hermione Granger mantiene sempre le promesse.

 

Si fermò di colpo mettendosi seduto con il fiatone, completamente sudato e affaticato. Quel nome apparso prepotentemente nella sua mente lo aveva scosso, ma lo scacciò con non troppa difficoltà. Si, aveva imparato anche quello.

 

“Harry Potter.” Una guardia lo chiamò dallo spioncino presente sulla porta della sua piccola cella. Harry non rispose, sapeva che se lo chiamavano era perchè qualcuno era venuto a trovarlo. Non succedeva da quasi due anni ormai.

 

“C'è una visita.”

 

“Non mi interessa.” Rispose piatto Harry asciugandosi il sudore dalla fronte. Doveva essere giugno, secondo i suoi calcoli.

 

“Questa volta non hai scelta.” La porta si aprì, Harry guardò accigliato le due guardie che lo presero e gli legarono le mani. Non capiva, non potevano obbligarlo e vedere qualcuno.

 

Lo portarono in una stanza poco distante, così illuminata che a Harry bruciarono gli occhi per un istante. Un uomo decisamente basso e con una notevole pancia lo guardava seduto ad un tavolo sporco e rotto. Le guardie misero Harry a sedere di fronte a questo sconosciuto, e si misero ferme dalla porta per controllare la situazione.

 

“La sua fama la precede, signor Potter. E' un onore conoscerla, davvero.” L'uomo parlò con voce calda e piena. Voci del genere Harry non le sentiva da tanti anni.

 

“Immagino che lei invece non sappia chi sono io, ovviamente. Mi chiamo Albert Mornwood, sono il Ministro della Magia in carica da alcuni mesi.” Chiaramente il Ministro si aspettò una qualche reazione da Harry, che invece non arrivò.

 

“Accidenti, se lo sapevo mi sarei messo la camicia. Cosa posso fare per lei, Ministro?” Chiese senza alcuna enfasi Harry indicando il suo abbigliamento squallido da carcerato.

 

“Oh, be.. In realtà le cose di cui discutere non sono poche.” Il Ministro cominciò a tirare alcune pergamene dalla sua valigetta. “Albus Silente, che lei conosce molto bene, non si è mai arreso all'evidenza, signor Potter. E le farà piacere sapere che ha sempre combattuto per la sua scarcerazione.”

 

Harry annuì piano. “Il professor Silente è stato il primo e forse l'unica che ha sempre creduto in me. Gli devo molto.” Disse sinceramente.

 

“Già, e a quanto pare anche lui. Mi dispiace molto dirglielo, ma il professor Silente è deceduto poche settimane fa.” Il Ministro guardò Harry, dispiaciuto.

 

Un pugno allo stomaco. Harry si odiò per non aver mai accettato di vedere il preside tutte le volte che era venuto a trovarlo anni prima. Adesso non avrebbe più avuto la possibilità di dirgli grazie, per ogni cosa.

 

Vedendo che Harry non parlava, Mornwood continuò. “Ma le ha lasciato un dono, signor Potter. Un dono davvero prezioso.” Srotolò con la bacchetta una lunga pergamena, che fluttuò subito a mezz'aria. Harry si girò curioso a guardare.

 

“Tutta questa documentazione” Disse il Ministro scorrendo velocemente la pergamena. “Attesta la sua innocenza, signor Potter. Partendo dalla famosa profezia, alle preziose testimonianze del signor Draco Malfoy che adesso lavora per il Ministero dopo essere stato estremamente utile alla cattura di una miriade di mangiamorte..” Mornwood continuò ad elencare tutto ciò che Silente era riuscito a fare per lui, fino ad arrivare a consegnargli il documento di scarcerazione firmato dalla stessa commissione che lo aveva condannato sette anni prima.

 

Harry era confuso, non capiva. Non poteva essere vero. “Lei mi sta dicendo che..”

 

“Che il professor Silente è riuscito a liberarla, signor Potter. E' riuscito a manifestare la sua innocenza e la sua estraneità ai fatti e, ovviamente, il suo merito di aver salvato l'intero Mondo Magico da Lord Voldemort. Il suo reato, ovvero l'uccisione dell'ex auror Alastor Moody, l'ha scontato in questi sette anni” Il Ministro fece arrotolare di nuovo la pergamena.

 

“Quella che ha in mano lei è una copia, naturalmente. Il documento ufficiale è stato consegnato proprio pochi istanti fa a chi di dovere per provvedere alla sua immediata scarcerazione.” Mornwood sorrise, vedendo il chiaro stupore nello sguardo di Harry. La sua speranza era morta anni prima, e adesso in cinque minuti gli avevano consegnato le chiavi della libertà.

 

“Ma io.. Io non ho dove andare.” Disse Harry pensieroso.

 

“Oh, ma certo che ha dove andare!” Il Ministro riaprì la sua piccola borsa e tirò fuori una chiave e un'altra pergamena, più piccola. “Silente si è anche mosso per farle riavere la sua legittima casa, a Godric's Hollow. E' stata rimessa completamente a nuovo.” Gli consegnò la chiave e la pergamena dove c'era scritto tutto. “La casa dei suoi genitori, ovviamente. Li dentro potrà trovare già tutti i suoi effetti personali.” Tirò fuori un'altra chiave dalla valigetta, questa volta più piccola. “E questa è la chiave della sua camera blindata alla Gringott, dove i suoi genitori le avevano lasciato l'eredità. Come può notare, il professor Silente si è dato decisamente da fare.”

 

Il Ministro sorrise di nuovo e consegnò tutto ad Harry, che non sapeva dove mettere le cose. Era a bocca aperta, avrebbe voluto dire tante cose ma non gli usciva niente. “Molto bene.” Mornwood si alzò. “A meno che lei non voglia restare qui, l'aspetto all'uscita con la sua bacchetta tra cinque minuti.” Si congedò uscendo dalla stanza. Le guardie accompagnarono Harry alla sua cella, ma senza più tenerlo per le braccia e liberandogli le mani. Da quel momento, non era più un detenuto.

 

Prese le poche cose che aveva sempre tenuto con se, si guardò intorno. Non provò il minimo dispiacere a lasciarsi quel buco alle spalle. Mentre percorreva i corridoi che l'avrebbero portato all'ingresso, vide Bellatrix avvicinarsi felinamente alla porta della sua cella. “Dove vai, Potter?? Ti hanno liberato? Non sarai mai libero, mai! Ti uccideranno i nostri compagni rimasti fuori. Ti uccideranno!!” Urlava come un'ossessa, ma Harry proseguì.

 

Arrivato dal Ministro, si rese conto di com'era ridotto dandosi un'occhiata da solo. “Non si preoccupi, signor Potter. Ci smaterializzeremo direttamente davanti al portone della sua nuova casa, o meglio, vecchia casa. E da quel momento lei sarà di nuovo un uomo libero.” Harry annuì in direzione di Mornwood, incapace ancora di parlare. Prese la sua adorata bacchetta in mano, e fu percorso da una scossa che lo fece sentire di nuovo completo. Sorrise felice e la ficcò in tasca, al sicuro.

 

Uscirono, e il rumore del mare soffocò i rumorisi battiti del cuore di Harry. Prese il braccio del Ministro, e senza voltarsi indietro neanche una volta, si lasciò trasportare da lui via da quel posto maledetto.

 

Pochi istanti dopo erano di fronte a una villetta, molto simile a quelle intorno e con un bel giardino fiorente sul davanti. Harry provò una strana sensazione dentro di se, quasi come se quella casa la conoscesse bene e ci fosse ritornato dopo molto tempo.

 

“E adesso le nostre strade si dividono, ma ci vedremo molto presto signor Potter.” Il Ministro allungò la mano verso Harry.

 

“La ringrazio davvero.” Harry gliela strinse, sinceramente grato. Con un sorriso, Mornwood si smaterializzò.

 

Harry prese un respiro profondo e superò il cancelletto, attraversando il giardino. Infilò la chiave nella toppa ed entrò in quella casa che ormai apparteneva completamente a lui. Profumava di buono, di un profumo che aveva sempre avuto dentro di lui probabilmente. Niente gli sembrava nuovo, tutto gli dava una felicità inspiegabile. Cominciò a percorrere tutti gli angoli della casa: salotto ben arredato, cucina, piano di sopra con due stanze e un bagno grande.

 

Li erano morti i suoi genitori. Li era cominciato tutto. E proprio li, in quel momento, avrebbe ricominciato a vivere. Chiuse gli occhi, pensando che quella mattina si era svegliato carcerato e senza speranze, e quella notte si sarebbe addormentato da uomo libero e tornato alle sue vere origini. Non sapeva assolutamente cosa avrebbe fatto, da dove sarebbe partito. Per prima cosa, si disse, si sarebbe fatto un bagno di almeno mezza giornata.

 

 

Hermione si lasciò cadere senza ritegno su una sedia, facendo quasi cadere il caffè che teneva in mano. Sbuffò sonoramente, attirando l'attenzione di due sue colleghe li affianco.

 

“Giornata lunga, eh?” Chiese la più vicina, una bella donna con i capelli neri.

 

“Lascia perdere, Kate, sono diciotto ore ormai che non stacco. Avevo un estremo bisogno di caffè.” Rispose Hermione sorseggiando la sua bevanda calda.

 

“Io sto andando a casa proprio adesso, dovresti andare anche tu Herm! Sono sicura che Greg te lo permetterà, sai bene che stravede per te..” Rise l'altra collega mentre cercava di sistemare i suoi ribelli capelli biondi.

 

“Molto spiritosa Jane..” Le fece la linguaccia Hermione. “Ho ancora un paziente che è arrivato poco fa a cui devo far ricrescere le ossa, e poi sono libera anche io di andare.” Buttò via il bicchiere di carta alzandosi.

 

“Va be, comunque l'invito per domani sera è confermato eh.. Tutti a casa mia per il compleanno di Tom!” Jane sorrise nominando il suo futuro marito. Hermione e Kate annuirono felici

 

“Assolutamente si, immagino già quanta gente ci sarà! Ci vediamo domani allora..” Hermione le salutò agitando la mano e uscì velocemente, ributtandosi nei corridoi adesso meno affollati del San Mungo. Si sistemò il camice e rilesse il numero della camera sul foglio che le avevano dato poco prima.

 

“Buona sera, signor Barney. Sono la dottoressa Granger.” Disse Hermione entrando e sorridendo con cortesia.

 

“Buona sera a lei. Scusi se la guardo così, ma credo che questa sia la prima volta che mi capita una dottoressa tanto bella.” Rispose l'anziano signore sorridendo.

 

“Lei è molto gentile..” Si avvicinò e lo visitò. Non ci mise molto a preparargli la dovuta pozione. “Bene, domani vedrà che starà già meglio. Si riposi, ci vediamo domani signor Barney.” Lui la salutò un po' troppo calorosamente, e Hermione chiudendosi la porta alle spalle non potè fare a meno di ridere scuotendo la testa.

 

“Chi è che ti diverte tanto, Herm?” Gregory Alcoot, il suo caporeparto, si affiancò a lei camminando.

 

“Niente, semplicemente un signore di 80 anni stava per chiedermi di uscire poco fa!” Sorrise continuando a camminare.

 

“Lo vedi, lo dico sempre che fai colpo su tutti.. Peccato che sei già occupata però, eh?” Gregory era insistente come sempre.

 

“Eh già. Io allora vado, ho finito tutto. Ci vediamo domani!” Hermione si allontanò velocemente, per evitare di rimanere immischiata in qualche situazione imbarazzante. Si tolse il camice e lo lasciò nel suo armadietto personale, dove sulla parte interna dell'anta spiccava una grande e bella foto di lei con il suo fidanzato. Sorrise alla foto, e chiuse l'armadietto.

 

Salì in macchina e si diresse velocemente a casa, aveva bisogno di una doccia e di una bella dormita. Guidava nell'oscurità di Londra, lasciandosi trasportare dalle canzoni che trasmetteva la radio. Le piaceva vivere alla Babbana, proprio per questo aveva deciso di prendersi un bell'appartamento nel centro cittadino. Non era distante da un ingresso di Diagon Alley, così poteva andarci quando voleva. Viveva sola, anche se sapeva che sarebbe stato così ancora per poco probabilmente.

 

Entrò in casa, appoggiò la borsa e si diresse in camera sua. Prese il cellulare e schiacciò sul nome della persona che doveva chiamare, chissà se stava cominciando a capire sempre di più come si utilizzava un tale oggetto Babbano.

 

“Miseriaccia.. Ma che caz.. Amore? Mi senti? Non so se ho fatto giusto con sto coso..”

 

Hermione rise di gusto, non c'era verso che Ron capisse come usare un cellulare. Era senza speranza. “Si che ti sento! Te l'ho già spiegato mille volte.. Non capirai mai!”

 

“Lo sai che non sono portato per questa cose! Come stai? Hai finito tardi..” Chiese Ron, felice di sentirla.

 

“Già, è stata una giornata impegnativa.” Hermione si lasciò cadere nel suo letto. “E tu? Tutto bene in ufficio?” Ron lavorava sotto a suo padre al Ministero.

 

“Si si, solite cose sai..” Parlarono un po', poi Hermione gli ricordò della festa della sera dopo. “Non è distante da casa tua, comunque verrò prima da te e poi andiamo insieme.”

 

“Va bene. Ora amore vai a riposare, e ci sentiamo domani. Mi manchi, sai? Vorrei poterti avere con me tutti i giorni.” Le disse dolcemente Ron.

 

“Mi manchi anche tu.. A domani allora, buonanotte amore.” Chiusero la comunicazione ed Hermione buttò il telefono sul letto. Cominciò a spogliarsi già in camera, e poi finalmente si immerse nell'acqua calda e piacevole della doccia. Chiuse gli occhi rilassandosi, e cominciò a vagare con i pensieri.

 

Erano tre anni che stava con Ron ormai, giorno più giorno meno. Subito dopo Hogwarts si era buttata nello studio e nel praticantato in ospedale, senza avere la minima voglia di fare nient'altro. Voleva stare sola, non le sembrava neanche di aver più voglia di vivere. Ron le era stato così vicino, era stato così presente, che inevitabilmente aveva ceduto al suo amore.

 

L'amava da tutta la vita, e lei questo lo aveva sempre saputo. L'amava così tanto e così profondamente che era impossibile non essere felici con lui. Ma lei l'amore l'aveva provato una sola volta, e non riusciva a provarlo più. Sapeva in cuor suo, però, che l'amore di Ron sarebbe bastato per tutti e due.

 

 

Harry guardava fuori dalla finestra, le prime luci del mattina gli illuminavano il volto. Dormire in un letto comodo e grande non era stato molto semplice, infatti aveva dormito più che altro per terra. Doveva ancora abituarsi, ci voleva tempo. Anche per spegnere tutti gli incubi che lo svegliavano continuamente. Bevve un sorso di the, non si ricordava più il gusto di quella bevanda calda che tanto adorava.

 

Si era tagliato i capelli con l'aiuto della magia, erano tornati ad essere corti e ribelli come sempre. Si era curato la barba, decidendo di lasciarne un po' perchè ormai ci aveva fatto l'abitudine. Era già pronto per uscire e andare a Diagon Alley, la chiave della sua camera blindata della Gringott era già nella sua tasca.

 

Uscì nella freschezza e nel silenzio di quella meravigliosa mattinata londinese, fece qualche passo in quel villaggio che ancora conosceva così poco e, prima di smaterializzarsi, si promise che quel pomeriggio ci avrebbe fatto un bel giro.

 

Comparse davanti al Paiolo Magico, entrò e attraversò il locale senza fermarsi. La gente lo guardò allibita e parlava fittamente. “No, non può essere lui.. Ti stai sicuramente sbagliando!” Riuscì a sentire Harry. Fece finta di niente e continuò a camminare, fino ad arrivare al grande muro di mattoni. Battè con la sua bacchetta nei punti che anni prima gli aveva mostrato Draco e il muro si aprì, lasciandolo passare.

 

Diagon Alley era ancora mezza addormentata, poche persone erano in giro a quell'ora. Però era decisamente diversa da come la ricordava Harry: era più colorata e più viva. Proseguì per la strada, la Gringott si trovava proprio infondo.

 

“Non ci posso credere! E' Harry Potter.. E' Potter!”

 

“No, non può essere lui!!”

 

Harry abbassò lo sguardo. Si era dimenticato che al di fuori di Azkaban era diventato così famoso che tutto il Mondo Magico lo conosceva. La cosa lo metteva estremamente a disagio e sperò che tutti pensassero che non poteva essere lui. Entrò velocemente alla Gringott, e il silenzio di tomba della banca lo invase rassicurandolo. Non era mai entrato li, e aveva sempre visto i Folletti da lontano o in foto.

 

Proseguì lungo il corridoio, guardando di sottecchi i Folletti che scrivevano ai lati su alte scrivanie senza mai alzare lo sguardo. Arrivò alla srivania più alta di tutte, dove un Folletto lo stava fissando senza il minimo pudore. Come si parlava a un Folletto? Gli avevano sempre insegnato che erano essere inferiori, come tutti i non maghi o i non Purosangue daltronde. Quindi non ne sapeva molta.

 

“Buongiorno. Vorrei accedere alla mia camera blindata.” Harry consegnò la chiave al Folletto che la esaminò subito.

 

“Credevamo che nessuno avrebbe più aperto quella camera. La camera di Harry James Potter.” Appena il Folletto ebbe detto il nome, tutti i piccoli occhi di tutta l'immensa sala erano puntati su Harry sbalorditi. Ecco, perfetto.

 

“Mi segua, prego.” Harry obbedì, contento di levarsi da quella soggezione per la seconda volta. Lo accompagnò giù per i sotterranei e gli aprì la camera blindata. Appena Harry entrò, rimase a bocca aperta. I suoi genitori gli avevano lasciato un'eredità immensa. Prelevò il necessario, e se andò subito.

 

Era sconcertato, adesso che finalmente aveva tempo doveva sapere di più sui suoi genitori e sul suo passato. Voleva anche sapere dove si trovava il corpo di Silente, voleva ringraziarlo di persona per tutto ciò che aveva fatto per lui. Non aveva mai avuto un padre per sfortuna, ma il preside ci era assomigliato molto.

 

Appena arrivò a casa, trovò una lettera sotto la porta. L'aprì, e quella subito parlò da sola con la voce del Ministro della Magia.

 

Signor Potter, mi dispiace disturbarla già nel suo primo giorno di meritata libertà. Ma stamattina è stato visto a Diagon Alley da diversi maghi, e si sta già formando un'incredibile fuga di notizie. Come lei ben sa, è diventato una persona estremamente famosa e appena l'hanno vista hanno subito avvisato il Ministero. Per evitare che la gente creda ad una sua fuga da Azkaban, pubblicheremo la notizia della sua scarcerazione immediatamente. Tra pochi secondi apparirà proprio davanti a lei un fotografo e giornalista del Ministero, la prego di collaborare. A presto, Albert Mornwood.”

 

La Strilettera si stracciò all'istante, Harry non ebbe neanche il tempo di ragionare che apparve il fotografo sull'uscio di casa sua.

 

“Signor Potter, è un onore conoscerla.” Fece un profondo inchino, e subito si mosse. “Presto, presto! Non abbiamo molto tempo. La Gazzetta del Profeta verrà pubblicata tra meno di mezzora e i migliori giornalisti stanno già concludendo l'articolo su di lei.”

 

Harry non aveva neanche parlato, ma rimase impressionate di come le notizie potessero essere veloci. Il fotografo lo sistemò davanti a un muro bianco, gli disse di stare a suo agio. Ma non lo era affatto. Si mise una mano in tasca e semplicemente guardò in macchina. Un flash accecante invase il salotto.

 

“Molto bene, signor Potter. Lei è molto fotogenico per fortuna! Spero di rivederla, arrivederci.. arrivederci!” Scomparve all'istante. Harry non aveva avuto neanche il tempo di dire buongiorno, che era già tutto fatto e finito. Sorrise scuotendo la testa, quella situazione infondo era stata quasi comica.

 

 

Hermione si stava preparando per la festa, era uscita di nuovo tardi da lavoro e adesso faceva le corse per non arrivare in ritardo da Ron. Le squillò il cellulare, era proprio il suo fidanzato. Rispose mentre si truccava.

 

“Lo so lo so sono in ritardo, ma massimo 15 minuti e sono li!” disse velocemente.

 

“No, si.. Non ti preoccupare.. Senti ma, non hai letto il giornale oggi?” Chiese Ron con voce strana.

 

“Certo che no, non ho avuto neanche il tempo di mangiare quasi! Perchè? E' successo qualcosa?” Hermione cominciò a preoccuparsi.

 

“No, niente.. Era così per sapere..” Rispose Ron, che era a casa sua con la cravatta ancora da legare e la Gazzetta del Profeta in mano, dove in prima pagina un Harry Potter venticinquenne, con una barba incolta che lo rendeva ancora più maledettamente bello lo guardava con sguardo serio e profondo.

 

“Dai ok, allora a tra poco!” Hermione buttò giù subito, e Ron rimase con il cellulare all'orecchio. Rilesse, per ventesima volta, il titolo gigante del giornale: LA SCARCERAZIONE DEL SALVATORE DEL MONDO MAGICO.

 

 

“Sei strano..” Disse Hermione mentre aspettavano che gli aprissero la porta per entrare alla festa.

 

“Non è vero..” La baciò lui sulla bocca. Una festosa Jane aprì la porta, abbracciando e baciando Ron e Hermione. Si scusarono per il ritardo, e poi entrarono. Era già pieno di gente, chi rideva, chi mangiava, chi parlava. Salutarono tutti i loro amici e colleghi e presero anche loro da mangiare.

 

“Io per cominciare ho bisogno di un bel bicchiere di Prosecco!” Disse Hermione prendendo un bicchiere dal tavolo più vicino.

 

“Questa storia ha del pazzesco, non credi? Ti giuro che vorrei conoscerlo per parlarci! Un uomo solo non può avere subito tutte queste cose..” Disse il fidanzato di Jane a un suo collega.

 

“Ancora parlate di lui?! E' tutto il giorno che praticamente non parla d'altro..” Jane si rivolse a Hermione, che non capiva. Ron tolse lo sguardo.

 

“Non sai niente, Herm?” Le chiese dubbiosa Jane. “Hanno scarcerato Harry Potter!”

 

Ad Hermione cadde il bicchiere per terra, andando in frantumi. Non sentiva quel nome, quel dannato nome da anni ormai. Aveva rinunciato a leggere i giornali dove sapeva avrebbero parlato di lui e aveva proibito a tutti quelli che sapevano di parlargliene. Jane con un colpo di bacchetta pulì, mentre il suo fidanzato le mise il giornale in mano.

 

Hermione si sentì mancare mentre guardava la foto. Erano almeno tre anni che non piangeva più, e adesso sentiva di nuovo quella sensazione dietro agli occhi. Harry la guardava, con quegli occhi verdi, quella mano in tasca, quei capelli neri e ribelli. Si sentì male.

 

“Io.. scusate.. devo.. devo..” Ridiede il giornale al fidanzato di Jane e si girò subito correndo fuori verso la macchina. Ron si scusò con tutti e la seguì, si mise alla guida e partì.

 

Nessuno dei due parlava, era come se un fantasma scomparso da anni si fosse ripresentato prepotentemente nella loro vita. Appena arrivarono a casa di Hermione, salì anche Ron.

 

“Lo avevo appena saputo anche io..” Disse Ron, quasi a scusarsi. Hermione sorrise e gli accarezzò il viso.

 

“Sono sola rimasta scossa, tutto qui..” Disse lei, con la voce che la tradiva.

 

“E' normale..” La prese tra le braccia per abbracciarla, e lei inevitabilmente pensò alle braccia di Harry. Si staccò subito. “Aspettami qui, arrivo..”

 

Andò verso il bagno e ci si chiuse dentro. Si bagnò i polsi, le guance. Si guardò allo specchio, truccata e vestita bene per la festa a cui non era rimasta più di 5 minuti. Vide una lacrime nera scendere sulla guancia. Che strano, piangere di nuovo.

 

Doveva vederlo.

 

Voleva vederlo.

 

Corse verso il water e vomitò. Si accasciò per terra e pianse in silenzio, odiandosi a morte e odiando tutto e tutti. Ma soprattutto odiando lui.

 

Lo avrebbe visto, solo una volta. Poi mai più.

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Capitolo 17
*** Troppo Tardi ***


17. TROPPO TARDI

 

 

 

 

Harry aveva la casa così piena di cibo che non avrebbe dovuto fare la spesa per più di una settimana. Stava ancora cercando di mettere in ordine, anche se il frigo era ormai pieno. Erano tutti doni che continuavano ad arrivare dai suoi vicini, e non solo: ormai, grazie a quell'articolo sulla Gazzetta del Profeta di qualche giorno prima, tutti sapeva che era stato scarcerato. Scosse la testa mettendo sopra ad una credenza un pacco decisamente enorme di Caramelle Tutti i Gusti +1, chiedendosi se volevano ucciderlo di diabete.

 

Aveva passato quei giorni a rifarsi completamente l'armadio e a comprare tutto ciò che gli serviva, aveva anche cominciato a dormire sul letto per almeno metà della notte. Il che era una grande conquista.

 

Aveva fatto conoscenza con la maggior parte del Villaggio, erano quasi tutti estremamente cortesi, a parte qualcuno che ancora lo guardava con titubanza. Ma Harry era riservato, e sperava che questo suo lato del carattere potesse essere apprezzato e non preso come scortesia. Parlava poco, lo aveva sempre fatto.

 

Rilesse la lettere che gli aveva mandato il Ministro quella mattina, per essere sicuro di non dimenticarsi il giorno e l'ora. Avevano organizzato una festa in suo onore al Ministero la sera dopo, e piuttosto che andarci sarebbe tornato a fare un vacanza ad Azkaban. Odiava essere al centro dell'attenzione e odiava sentirsi in soggezione, ma non poteva di certo non andare. Anche perchè il Ministro aveva espresso il desiderio di potergli parlare nuovamente in privato. Insomma, non aveva via d'uscita: era obbligato.

 

 

“Alla festa di domani sera in onore per Potter, non sei obbligata a venire.. Insomma, se non ti va di..”

 

“Te l'ho già detto, Ron, vengo perchè tu sei stato invitato e anche io, in qualità di tua fidanzata.” Rispose Hermione sistemandogli la giacca e dandogli un bacio. “Ora vai, sei in ritardo.”

 

“Goditi la tua giornata libera, amore.” Ron la baciò di nuovo e uscì, lasciandola sola.

 

Hermione chiuse la porta e ci si appoggiò sopra, chiudendo gli occhi. Si era presa un giorno libero. Il giorno prima avevano ricevuto l'invito per quella festa, ma lei non lo voleva vedere dove lo avrebbero visto tutti. Voleva vederlo da sola, con calma.

 

Aveva visto dove abitava nell'articolo uscito qualche giorno prima, la vecchia casa dei suoi genitori. Quanto aveva pensato alla loro vita se quella profezia non fosse mai esistita, quanto ci aveva pensato neanche lei lo sapeva più ormai.

 

Subito dopo pranzo, si preparò. Si cambiò mille volte, e poi altre mille. Improvvisamente non le stava bene niente e il suo armadio sembrava tremendamente vuoto. Quando finalmente si decise, cominciò a cambiarsi il modo di tenere i capelli per innumerevoli volte, optando poi per tenerli disordinatamente tirati su. Si sentì una stupida diciassettenne. Si truccò leggermente, e uscì di casa.

 

Le tremavano le mani, e si continuava a chiedere se fosse stato meglio avvisarlo piuttosto che presentarsi così di prepotenza in casa sua. Stanca di pensare, prese un bel respiro e si smaterializzò concentrando i suoi pensieri sul villaggio di Godric's Hollow.

 

 

“Sono davvero contento che lei sia venuto qui, comunque.” Harry aveva appena finito un lungo pranzo pieno di conversazione con Remus Lupin, che aveva accettato calorosamente l'invito del figlio dei suoi più grandi amici. Gli aveva parlato di James e Lily, dei loro anni a scuola, del loro grande amore, della loro tragica morte, di tutte le bugie raccontate su di loro. Gli mostrò foto e ricordi. Harry si sentì meglio.

 

“E' stato un piacere, Harry. E ti prego, dammi del tu. I tuoi genitori sono sepolti al cimitero qui al villaggio, dove si trova anche la tomba di Silente. Sai, anche lui ha vissuto qui.” Continuò Lupin andando verso la porta di casa, accompagnato da Harry.

 

“Non esitare a chiamarmi per qualsiasi cosa, e ci vediamo domani sera.” Remus gli prese la mano sorridendo, e uscì dalla porta salutato da Harry con la mano.

 

 

Hermione vagava per il villaggio, controllando i nomi di tutte le vie. Era la prima volta che metteva piede a Godric's Hollow, e lo trovava bellissimo. A un certo punto vide Remus spuntare da una via poco più avanti di lei, e si nascose dietro a un albero. Non voleva farsi vedere, non voleva che Ron sapesse che era andata li.

 

Appena Lupin scomparve, Hermione entrò nella via da dove era appena uscito e vide con gioia e timore che era proprio la strada che stava cercando. Controllò per l'ennesima volta il numero civico, e ci si trovò davanti subito. La villetta era molto graziosa e accogliente anche da fuori, se ne innamorò subito. Scosse la testa e prese altro coraggio, se ne aveva ancora, e superò il cancelletto d'entrata.

 

Arrivata quasi alla porta, si voltò per tornare indietro. Chiuse gli occhi e respirò profondamente. Di nuovo. Si voltò ancora e arrivò alla porta d'ingresso di casa Potter. Non seppe precisamente quanto passò prima di farlo, ma alla fine bussò decisa.

 

 

Harry alzò lo sguardo, dubbioso. Chi poteva essere ancora? Poi sorrise. Sicuramente Remus aveva dimenticato qualcosa. Si alzò dal divano e si diresse verso la porta. Senza chiedere chi fosse, sicuro di chi si sarebbe trovato davanti, la aprì.

 

Il cuore di entrambi si fermò all'istante, per poi riprendere a battere troppo forte e forse anche troppo rumorosamente.

 

Hermione Granger era sulla soglia della sua porta.

 

Harry Potter era davanti a lei con la porta spalancata.

 

“Ciao..” Hermione fu la più coraggiosa dei due, e azzardò a parlare.

 

“Ciao..” Rispose lui con un filo di voce. Si rese conto che la stava facendo aspettare fuori dalla porta, maleducatamente. “Io, scusami.. Vieni, entra.” Si spostò e lei sorridendo entrò. Gli passò affianco, e il profumo di lei lo invase completamente. Dopo sette anni, non era cambiato di una virgola quell'odore meraviglioso.

 

Andiamo, Harry! Datti un contegno. Chiuse la porta e le fece strada verso il salotto. Non riusciva a parlare, il suo cervello non connetteva più. Aveva dimenticato quanto fosse bella o semplicemente lo era diventata di più?

 

“Prego, siediti..dove vuoi tu.” Harry le indicò i divani e Hermione si sedette in quello più grande, sistemandosi con le mani la sua gonnellina. Harry prese una sedia e si sedette poco distante da lei, di fronte. Non voleva mettersi vicino per due motivi: voleva guardarla bene e non voleva rischiare di toccarla e prendere la scossa.

 

Hermione sentiva i suoi occhi addosso, così decise di cedere e lo guardò a sua volta. Aveva pregato non sa quante notti di poter rivedere quegli occhi verde smeraldo, e ora ce li aveva li a poco più di un metro di distanza.

 

“Come stai?” Gli chiese, cercando di non farsi tradire dalla sua voce.

 

“Sto bene, adesso. Non è stato semplice, ma ora sto bene.” Sorrise. “E tu?”

 

“Anche io sto bene adesso..” Evitò di dire altro. “Stai bene con un po' di barba.” Continuò, sorridendo anche lei. Lui se la toccò per istinto.

 

“E tu stai bene come sempre, sei solo più bella.” Gli era uscito spontaneo, non aveva potuto impedirlo. Lei arrossì e abbassò lo sguardo. Sette anni di assenza, sette anni di lacrime e pianti, sette anni di amore soffocato e ora non sapevano assolutamente cosa dirsi. La tensione poteva tagliarsi con il coltello.

 

“Vuoi qualcosa da bere?” Ruppe il silenzio Harry.

 

“No, ti ringrazio. Questa era la casa dei tuoi genitori? E' molto bella.”

 

“Vieni, te la mostro meglio.” Si alzò e cominciò a farle vedere tutta la villetta, portandola anche al piano di sopra. “Ecco qui è dove dormo io, era la stanza dei miei genitori. E questa..” Aprì una porta e una stanza più piccola e vuota apparve. “Era la mia stanza di quando era bambino. Cioe, insomma.. Del mio primo anno di nascita e basta.”

 

Hermione avrebbe tanto voluto abbracciarlo. “E davvero bella, tutta la casa. Magari questa stanza la userai quando avrai un figlio.” Sorrise, con un ombra negli occhi. Tornarono al piano di sotto in silenzio.

 

“Io non ho molto da dire, purtroppo. Dimmi di te.” Si risedettero, e Harry si mise ad ascoltarla.

 

“Sono diventata un medico, due anni fa. Sono molto felice, è il lavoro che ho sempre sognato e ce l'ho fatta.”

 

“Non avevo dubbi che ce l'avresti fatta! Complimenti..” Harry le sorrise, sinceramente contento.

 

“Adesso vivo in un bell'appartamento nella Londra Babbana, mi piace restare ancora unita un po' alle mie origini.” Continuò a raccontargli alcune cose, che però confronto a tutto ciò che avevano passato entrambi sembravano vuote.

 

Ma Harry l'ascoltava rapito. Come se dipendesse da quel racconto, come se stesse dicendo le cose più importanti del mondo. “Ho capito, immagino che non sia affatto semplice lavorare al San Mungo, ma a te è sempre piaciuto così tanto. E.. Ti sei sposata?” Era inutile fingere che quello non gli interessasse.

 

“No, non sono sposata.” Lo stomaco di Harry sussultò piacevolmente e inconsciamente. “Però ho un ragazzo, da tre anni.” E precipitò rovinosamente giù.

 

“Ah bene, bene! Si, insomma, è fantastico.. Bene!” Harry cominciò a ripetere cose a caso. “Insomma.. Sono contento se sei felice, ecco. Volevo dire questo.” Si passò una mano tra i capelli, e Hermione fece finta di non notarlo.

 

“Grazie, mi fa piacere. Che farai adesso?” Chiese lei, desiderosa di cambiare discorso.

 

“Difficile a dirsi.. Troverò un lavoro e andrò avanti nella mia nuova vita da uomo libero. Più di questo, non so dirti.” Si andò a prendere una Burrobirra e tornò subito, sorseggiandola.

 

“Ci sarò anche io alla tua festa, domani sera. Sai, il mio ragazzo lavora al Ministero e quindi..”

 

“Ah, sul serio? E allora perchè sei venuta qui oggi? Potevi evitarti il disturbo..” Ma infondo Harry lo sapeva il perchè. Hermione scosse la testa, come per dirgli che non si era disturbata affatto.

 

“E' bello rivederti, Harry.” Non diceva quel nome probabilmente da sette lunghi anni. E ridirlo la fece sentire quasi completa di nuovo.

 

“Anche per me, Hermione.” La musica che suonava nella mente di Harry come il nome di lei non l'avrebbe ascoltata mai con nessun'altra. Lei chiuse gli occhi per un attimo, riempendosi della sua voce che diceva il suo nome in un modo unico e raro.

 

“Ora, devo andare.. Ma ci rivediamo domani sera.” Si alzò, e Harry a malincuore l'accompagnò alla porta. “Grazie per essere venuta, mi ha fatto molto piacere.” Hermione annuì, senza guardarlo. “Allora, ciao e a domani.” Gli disse lei. Lui aprì la porta per farla uscire, ma appena lei mosse un passo la richiuse di colpo.

 

“Se solo potessi dirti quanto mi dispiace, ti giuro su Dio che lo farei. Ma non sono capace.. E' stato così difficile, Herm, così difficile. Non ho potuto fare niente e..” Harry ricominciò a dire cose a caso.

 

“Harry, non devi dirlo neanche! Io lo so che tu eri la e.. Ti ho aspettato tanto sai, credo che..” Si fermò, non disse che lo aveva aspettato fino a quel momento. Adesso si guardavano negli occhi. “Ma adesso l'importante è che sei uscito, che stai bene. Che potrai rifarti una vita come..”

 

“Come tu ti sei rifatta la tua. Io e te non abbiamo mai avuto il tempo, se ci pensi.. Non siamo stati insieme mai come si deve.. Come tu meritavi..”

 

Hermione cominciò a piangere silenziosamente, chiudendo gli occhi per non vedere più quegli smeraldi. “Sono convinto che lui ti fa solo ridere, e mai piangere.” Detto questo, finalmente, dopo tutto quel tempo. L'abbracciò. E lei lo lasciò fare, si lasciò andare in un pianto liberatorio che teneva nascosto da troppo. Si nascose tra le sue braccia forti, e si sentì di nuovo protetta come tanti anni prima.

 

Stettero così, senza dire niente. Il silenzio rotto solo dai singhiozzi di Hermione. Con il cuore sempre più a pezzi, la lasciò andare. Le accarezzò una guancia e lei mise la sua mano sopra quella di lui.

 

Si guardarono ancora una volta, urlandosi tutto senza dire una parola. Poi lei uscì, chiudendosi la porta alle spalle. Harry si appoggiò alla porta e si lasciò scivolare, fino ad arrivare a sedersi per terra. Si mise il viso tra le mani, chiudendo gli occhi. Doveva riprendere a respirare, piano piano.

 

Hermione appoggiò la schiena e la testa alla porta, sperando che si riaprisse da un momento all'altro. Chiuse gli occhi e con la mano accarezzo il freddo materiale che la divideva da Harry, quasi come se quella carezza potesse arrivare a lui. Dopo pochi secondi si allontanò, uscì dal cancelletto e si smaterializzò.

 

 

Hermione era a casa di Ron, quella sera. Stavano cucinando insieme, parlando del più e del meno. Appena ci fu un po' di silenzio, lei non riuscì più a tenerlo nascosto.

 

“Sono andata da Harry, oggi..” Ron fece cadere il mestolo e la guardò subito. Non sapeva se era più scioccato dal sentire quel nome detto da lei o dal fatto che l'aveva visto. Optò per la seconda cosa.

 

“Oggi? E perchè non me l'hai detto?” Le chiese incrociando le braccia.

 

“Non lo so, pensavo ti potesse dare fastidio.” Continuò a mescolare, evitando il suo sguardo.

 

“Perchè ci sei andata? Lo avremmo visto domani.” Incalzò lui.

 

“Perchè volevo vederlo prima, da sola.” Hermione finalmente lo guardò, rispondendo sinceramente. Questa volta fu Ron a togliere lo sguardo, scuotendo la testa. Mollò tutto ciò che stava facendo e andò in salotto a sedersi sul divano. Hermione abbassò il fuoco sotto la pentola e lo raggiunse. Si mise seduta affianco a lui. Non disse niente, aspettò e basta.

 

“Cos'hai provato quando l'hai visto?” Le chiese ancora senza guardarla.

 

“Niente.” Mentì lei. “Solo tanta felicità per la sua libertà. Certo, ero contenta di vederlo. Ma niente di più. Stessa cosa vale per lui.” Sperò che non insistesse.

 

“Mmm..” Grugnì lui di rimando. “Che ha detto?”

 

“Che si sta abituando alla libertà, che cercherà un lavoro e si rifarà una vita da capo. E io..” Gli prese la mano. “Gli ho detto che sono felicemente fidanzata da tre anni con un uomo meraviglioso” Ron la guardò e le sorrise, davvero felice per ciò che aveva detto. La prese tra le braccia, baciandola.

 

“Scusa amore, è solo che sono geloso.. So benissimo cos'è stato lui per te e..”

 

“Ron, ascolta.” Lo interruppe lei. “So che non ne abbiamo mai parlato veramente, ma con Harry è stato tutto sbagliato fin dall'inizio. Avevamo diciassette anni e abbiamo passato così poco tempo insieme davvero che non è proprio paragonabile la mia storia con lui con quella con te.. Anzi, non la posso chiamare nemmeno storia! Tu sai che ti amo adesso, e il passato non conta più.” Hermione fece uno sforzo enorme a dire tutto, e sperò che non servissero altre parole. Se no sarebbe scoppiata.

 

“Ti amo anche io, da morire.” Ron le baciò la mano, sinceramente felice e fiducioso in lei.

 

 

Harry stava camminando velocemente per le vie del centro di Londra, era pomeriggio inoltrato e se non si sbrigava a tornare a casa sarebbe arrivato in ritardo alla festa. Stava giusto guardando l'orologio, quando scontrò per sbaglio una donna. La colpì così violentemente che dovette prenderla al volo per evitare che cadesse. “Mio Dio, mi spiace davvero! Non stavo proprio guardando.. Si è fatta male?” Chiese Harry ancora sorreggendola.

 

“Ma che diavolo! Ma dove ha la testa? Poteva far..” La ragazza con i capelli neri si fermò a guardarlo quasi a bocca aperta. Harry aggrottò la fronte, confuso. La lasciò andare. Lei scoppiò a ridere, con una risata calda e cristallina che quasi contagiò Harry.

 

“Che cosa c'è di tanto buffo?!” Chiese lui in una via di mezzo tra lo stupido e il divertito.

 

“C'è che ho pensato che se mi facevi cadere e per sbaglio mi uccidevi, saresti tornato ad Azkaban dopo solo una settimana di libertà!” Continuò a ridere, e Harry alzò un sopracciglio. Era sicuramente una strega, perchè lo aveva riconosciuto. Così tese la mano sorridendo. “Harry Potter.”

 

“Kate Anderson, sono una strega anche io da come avrà capito.” Si strinsero la mano.

 

“Bè, signorina Anderson, è stato un vero piacere ma io sono maledettamente in ritardo per andare in un luogo in cui non vorrei assolutamente andare. Quindi, se non le dispiace..” Fece un inchino ossequioso, scherzando. Lei sorrise.

 

“E io sono in ritardo per il mio turno notturno al San Mungo, ma essendo una dottoressa non posso scegliere se andare o no.” Harry la guardò, anche lei dottoressa. Ma facevano tutte le dottoresse? Scacciò quel pensiero. “Magari ci vediamo un'altra volta, così posso proporle di darci del tu.” Le baciò la mano in modo galante senza distogliere lo sguardo e, senza aspettare risposta, se ne andò. Infondo, anche dopo sette anni di vita reclusa, ci sapeva ancora fare con le donne.

 

Appena riuscì a trovare un posto nascosto, si smaterializzò direttamente davanti a casa. Entrò e si preparò senza perdere neanche un attimo di tempo.

 

 

Hermione si guardò allo specchio, indossava un vestito bellissimo e per fare quell'acconciatura c'erano volute due ore e l'aiuto della sua migliore amica. “Stanno benissimo Herm, smettila di toccarteli.” Disse Ginny finendo di ritoccarsi il trucco. “Ma lui com'è? Cioè.. Anche fisicamente!” Le chiese girandosi verso Hermione, che la guardò sbalordita.

 

“Fisicamente?!”

 

“Eh, si! Ha passato sette anni ad Azkaban.. Fa schifo? Oddio, schifo è difficile perchè comunque aveva una discreta base in effetti..”

 

“Ti rendi conto che ti stai dando botta e risposta da sola? Comunque no, fisicamente sta molto bene.. Anzi, sembra pure messo meglio di prima.” Era bello da farla stare male, altrochè.

 

“Vi muovete??” Urlò Dean dal piano di sotto.

 

“Vedo che il tuo futuro marito è sempre molto cortese..” Disse Hermione guardandosi un'ultima volta. Scesero insieme, e Ron e Dean fischiarono facendo gli scemi.

 

“Ma quanto sono fortunato?” Chiese Ron all'orecchio di Hermione. Lei gli sorrise semplicemente, e finalmente uscirono dirigendosi al Ministero con la macchina di Ron.

 

 

Harry si mise l'abito più bello che aveva comprato, e ci mise almeno mezzora ad aggiustarsi bene la cravatta. Neanche con la bacchetta inizialmente ci riuscì, ma poi vinse lui. Cercò di sistemare al meglio i capelli e si accorciò la barba. Più di così, non aveva tempo di fare.

 

Avrebbe visto Hermione con il fidanzato, una punta di gelosia che piano piano cresceva gli spuntò nello stomaco. Uscì di casa e vide già presente la macchina che il Ministro gli aveva detto che avrebbe trovato. Salì e si mise alla guida, sapendo già dove andare.

 

Quando arrivò, un parcheggiatore lo stava aspettando. “Sono in ritardo, vero?” Chiese Harry speranzoso.

 

“Mi dispiace signore, ma sono già tutti dentro.” Rispose cordialmente quel ragazzo prendendogli le chiavi della macchina.

 

Perfetto. Non solo doveva sorbirsi tutta la serata, ma avrebbe anche fatto l'ingresso con tutti presenti e pronti a guardarlo. Prese un bel respiro, ed entrò nella grande sala centrale che era stata tutta allestita a posta. Appena entrò, partì un applauso che gli fece venire voglia di sprofondare in un profondo baratro. In men che non si dica, fu travolta da decine e decine di persone. Non conosceva nessuno.

 

“Harry..” Si voltò, smettendo all'istante di parlare con quella signora grassa e decisamente troppo spinta verso di lui. Rimase quasi a bocca aperta nel vedersi arrivare in contro Draco Malfoy. Si abbracciarono subito, senza bisogno di tante cerimonie.

 

“Fratello.. Se solo avessi potuto fare di più. Ti devo la vita, se oggi io sono qui è solo grazie a te.” Disse Draco staccandosi.

 

“Non dirlo neanche, so cos'hai fatto per me mentre ero li dentro. Come fossimo fratelli, giusto?” Si strinsero forte la mano, sinceramente felici di vedersi. “Ma sto pizzetto?!” Lo schernì Harry.

 

“Parla l'altro! Mi copi sempre.. Non lo capisci che intanto sono più bello io! Ora hai da fare, ma domani vieni assolutamente a cena da me, devo presentarti mia moglie. Stasera non c'è, sai è alla fine dell'ottavo mese..” Harry gli diede una pacca sulle spalle.

 

“Congratulazioni! Alla faccia, diventerò zio allora. Vengo volentieri, poi mi dici dove e quando.” Prima ancora che finisse la frase fu travolto da altre persone. Lo riempivano tutti di domande, e lui rispondeva quasi mai. Quando finalmente tutti si stancarono di stargli attorno e animarono la festa tra di loro, Harry si avvicinò al tavolo del buffet e prese un bicchiere di Champagne. Sospirò forte, come se avesse fatto una maratona lunga 100 km.

 

“Non sei mai stato bravo in queste cose, tu..” Hermione si avvicinava con lo sguardo divertito. “Ti si legge in faccia che non vedi l'ora di andartene.”

 

Era così bella che a Harry mancò il fiato per qualche secondo. “Si nota tanto, eh?” Le sorrise. “E il tuo fidanzato? Devi presentarmelo ovviamente.” Bevve un sorso dal bicchiere.

 

“In realtà non ce n'è bisogno, perchè lo conosci già..” Proprio in quel momento, Ron Weasley spuntò alle spalle di Hermione.

 

“Eccomi, ci ho messo un po' scusa.” Le cinse le spalle con un braccio, e Harry sprofondò nella gelosia più scura. Dovette controllarsi per non far esplodere il bicchiere. “Harry, ci tenevo tanto a salutarti e a darti il bentornato.” Ron tese la mano cordialmente, e Harry l'afferrò sorridendo e biascicando un grazie. Arrivarono anche sua sorella Ginny accompagnata da Dean Thomas. Anche loro, cordialmente, salutarono Harry.

 

“Immagino che sarai già stato tartassato di domande abbastanza per tutta la vita, eh!” Disse Dean sorridendo.

 

“Già, proprio così..” Harry cercò di sembrare il più gentile possibile. Ma vedere Hermione insieme ad un altro era decisamente peggio di quanto si era immaginato.

 

“Accompagnami in bagno, Herm.” Ginny la prese e si allontanarono. Dean fu subito preso da quello che sembrava essere il suo capo e cominciarono una fitta conversazione lavorativa. Benissimo, e ora?

 

“Siamo tutti contenti che ti abbiano scarcerato, era giusto così.” Cominciò titubante Ron. Harry sorrise, come per concludere li quella conversazione che non aveva assolutamente senso.

 

“So che è venuta da te ieri, me l'ha detto. So che ti aveva detto di me, quindi non è niente di nuovo. Però voglio che tu sappia che Hermione finalmente è felice, adesso. Ed è quello che merita.” Harry si trattenne dal dargli un pugno.

 

“E' inutile fingere, anche perchè a me non piace avere scheletri nell'armadio e non mi piace che Hermione li abbia. Vorrei solo che tu le lasciassi vivere la vita che merita.” Continuò Ron, quasi arrabbiato.

 

“Ascolta, Weasley. Io non mi voglio intromettere in cose non mie. Era così che doveva andare fin dal principio, io sono stato una piccola parentesi nella sua vita. Quasi inesistente, perchè abbiamo passato così poco tempo insieme che non è stata neanche una storia forse. L'unica cosa che voglio ora è che lei sia felice, e lo sarà solo con te. Tu rappresenti il futuro che la farà ridere e stare bene, io il passato che l'ha fatta piangere e sentire molto sola.” Finì in un sorso lo Champagne, e senza aggiungere altro si allontanò.

 

Vagando per la sala, incontrò il Ministro, al quale promise che sarebbe andato il pomeriggio seguente a parlare con lui. In quel momento, non gli interessava assolutamente parlare con nessuno. Cercò di non farsi vedere da nessuno, e se andò via.

 

Non prese la macchina, uscì a piedi con le mani in tasca e si immerse nella tranquillità di quella serata uggiosa londinese. Luglio era già cominciato, ma il caldo in quella città era difficile sentirlo. Il cielo era grigio, proprio come il suo umore. Camminò a lungo, senza avere una meta precisa. Camminò, cercando di placare il dolore che sentiva dentro. Era un'agonia, era tutto sempre un'agonia.

 

L'aveva persa, ne era sicuro. Ma in cuor suo sapeva che almeno così sarebbe stata davvero felice. Mentre ancora camminava, una macchina si fermò poco distante da lui. Si fermò, non credendo alla sua incredibile sfortuna. Hermione scese dalla macchina insieme a Ron. Ridevano. La sua risata lo trafisse mentre si nascondeva in un angolo buio. Cominciò a piovere.

 

Li vide entrare dentro un portone, era arrivato per puro caso sotto casa di lei. Scosse la testa, bestemmiando il destino infame. La pioggia cominciò a inzupparlo piano piano, ma lui sembrava non rendersene conto. Guardò il palazzo dov'erano appena entrati e dopo pochi istanti vide accendersi una luce, poi un'altra. Quello era l'appartamento di Hermione. Si spostò per vedere meglio, era praticamente in mezzo alla strada.

 

L'acqua cominciò a venire forte, e teneva gli occhi aperti a fatica per guardare verso l'appartamento. Aveva il respiro corto, la gelosia lo stava uccidendo. Voleva entrare, spaccare tutto, picchiarlo e riprendersi lei. La sua Hermione.

 

Invece restò li, come uno stupido sotto al diluvio a guardare verso una finestra illuminata. Ma poi, passati altri secondi interminabili, spuntò lei. Stava per chiudere le tende, e lo vide. Harry smise di respirare, e la guardò.

 

Hermione lo guardò, completamente zuppo e fermo in mezzo alla strada. Si fissarono, anche da così distanti.

 

Ma era troppo tardi ormai.

 

Hermione chiuse le tende e tornò da Ron.

 

Harry chiuse gli occhi e si smaterializzò.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti :) Vi avviso che la storia non è affatto conclusa! Quindi continuate a seguirmi.. Le sorprese non finiscono qui! Un abbraccio e a presto con il prossimo capitolo ;) marl_vt

 

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Capitolo 18
*** Te Lo Prometto ***


18. TE LO PROMETTO.

 

 

 

 

Il Ministro della Magia aveva offerto ad Harry un corso accelerato per diventare auror. “Un'esperienza come la sua nelle Arti Oscure, signor Potter, è estremamente rara e utile nel nostro dipartimento. Non appena finito il corso, sarà dei nostri come auror a tutti gli effetti.”

 

Harry si prese qualche giorno per pensarci, perchè intraprendere quel tipo di vita voleva dire buttarsi a capofitto nella lotta contro i maghi oscuri, nella ricerca dei mangiamorte ancora dispersi e chissà quante altre cose. Era un lavoro impegnativo, affascinante. Harry si chiese tante volte se non era proprio quello il suo vero destino, quello che gli si sarebbe presentato se Voldemort avesse fatto vivere i suoi genitori.

 

Accettò. Cominciò l'addestramento quasi subito, rendendosi conto sempre di più giorno dopo giorno che quello era il lavoro della sua vita. Non solo era incredibilmente portato, ma non vedeva l'ora di cominciare.

 

L'ultima mattinata del corso era incentrata su tutte le dovute visite mediche. Se non fosse risultato positivo a tutti i test che avrebbe fatto, non avrebbe potuto diventare auror. Si recò al San Mungo insieme ad altri cinque ragazzi, di qualche anno più giovani di lui, pronti alla lunga mattinata di visite.

 

 

“Non ci posso credere!” Esclamò Kate leggendo la lista degli aspiranti auror che si sarebbero recati quella mattina per i controlli. “C'è anche Harry Potter!”

 

Hermione alzò subito lo sguardo, ma finse di non essere particolarmente interessata a quella notizia. Cosa che invece infiammò tutte le altre sue colleghe. Cos'avevano da strillare tanto? “Io non ve l'ho detto..” Riprese Kate. “Ma qualche settimana fa l'ho conosciuto. Ci siamo scontrati per sbaglio, in centro. Voi non potete neanche immaginare quanto è bello. Ha degli occhi.. E poi ha un..”

 

“Fammi vedere la lista, Kate. Così ce li dividiamo e ci sbrighiamo.” La interruppe rapidamente Hermione strappandole la lista di mano.

 

“Ma no tesoro ci mancherebbe! Sono solo sei, possiamo farli io e Martha senza alcun problema.” Le sorrise Kate, e allungò la mano per riprendersi la lista.

 

“Ma no, davvero. Nessun disturbo, posso sbrigare le altre cose dopo. Così ce ne prendiamo due a testa e finiamo in un batter d'occhio!” Squittì Hermione, mantenendo la presa salda sulla lista.

 

“Va bene dai, così in effetti finiamo prima. Ma come ce li dividiamo?” Chiese Martha alzandosi per andare all'accoglienza a prenderli.

 

“Ma, bo.. A caso facciamo dai!” Hermione finse di chiudere gli occhi e puntò il dito su un nome. “Oh, mi è capitato Harry Potter! Tocca a voi adesso.” Sorrise a trentadue denti e passò la lista a Kate.

 

“Ti prego Herm lascialo a me! Sono sicura che si ricorderà di me.. Ti preeeego!” Kate la implorò congiungendo le mani e chiudendo gli occhi, speranzosa.

 

“Oh, ehm..” Infondo che diritto aveva lei nel scegliere con chi doveva uscire Harry? “Ma si certo, assolutamente!” Le sorrise e le consegnò la lista. Scelsero i nomi a caso, e uscirono.

 

 

Stavano aspettando all'accoglienza, li avevano già messo in mano diverse fiale e provette e una sorta di tunica con la chiusura dietro a cui Harry non seppe dare un nome. Videro spuntare tre dottoresse da un corridoio e dirigersi verso di loro. Vide subito Hermione, e si mise dritto. Erano tre settimane che non la vedeva, e vederla con la divisa da medico gli fece uno strano effetto. Quant'era bella.

 

“Bene, buongiorno a tutti.” Fu proprio lei a parlare, senza degnare Harry di uno sguardo. “Io sono la dottoressa Granger, loro la dottoressa Ranbold e la dottoressa Anderson.” Quel nome l'aveva già sentito. Si girà e si trovò davanti quella bella donna che aveva scontrato a Londra tempo prima. Tirò fuori il suo sorriso migliore e glielo donò. Lei ricambiò subito.

 

Hermione si schiarì rumorosamente la voce. “Verrete divisi in tre coppie e ogni coppia sarà con una di noi.” Volle cominciare subito da Kate, così si levava Harry da davanti. “Con la dottoressa Anderson il signor Harry Potter e il signor Mark Linkus. Andate pure.” Immerse il viso nel suo foglio, così che quando Harry le passò affianco non dovette vederlo. Ma sentì il suo sguardo che bruciava su di lei.

 

Harry si mise a seguire la dottoressa a cui era stato assegnato, sentendo in lontananza Hermione che finiva di dividere. Si mise affianco a Kate. “So che tra noi c'è un precedente, ma questo non vuol dire che voglio favoritismi. Come sta, dottoressa?” Scherzò.

 

“Nessun favoritismo, signor Potter.” Lo guardò ammiccante. “Dovrà subire analisi abbastanza doloroso stamattina, quindi non faccia il furbo con me.”

 

“Ero convinto che al nostro secondo incontro potevamo cominciare a darci del tu.” Harry si finse offeso. Il ragazzo che era con loro seguiva smarrito la loro bizzarra conversazione.

 

“Vedremo come finirà l'appuntamento, allora.” Li fece entrare in un piccola sala. “Bene, uno per volta devo chiedervi di spogliarvi e mettervi poi quella tunica e venire nella stanza subito qui affianco.” Disse indicando con la mano.

 

“Bene, comincio io allora.” Harry si tolse la maglietta, senza aspettare di proposito che lei uscisse. Si slacciò i pantaloni.

 

“Bene, io l'aspetto di la.” Kate uscì e si appoggiò alla porta con la bocca aperta. In quel momento passarono Martha con Hermione che andavano nella saletta dove era diretta proprio lei.

 

“Che è quella faccia?!” Chiese divertita Martha, aprendo la porta e lasciando passare prima le due colleghe.

 

“Si è tolto la maglia davanti a me, e non saprei neanche spiegarvi il fisico che ha.” Disse Kate gesticolando. Hermione scontrò il tavolino facendosi male e borbottando contro l'oggetto che l'aveva ferita. O forse contro qualcos'altro. Presero posto e poco dopo entrarono i primi tre.

 

Harry, lasciando uno sguardo di sfuggita a Hermione, si sedette di fronte a Kate. Gli fece tendere il braccio e gli infilò dolcemente l'ago nel braccio, per prelevargli il sangue.

 

“Dobbiamo prenderne un po', quindi si rilassi se no potrebbe avere un mancamento.” Disse Kate tenendo la mano sul braccio di Harry.

 

“Al limite può soccorrermi lei.” Rispose lui.

 

Hermione alzò la voce per parlare con il suo paziente, che quasi si spaventò. Tutti la guardarono sbigottiti, ma lei fece finta di non essersi accorta di niente. Finito il prelievo, Kate lo fece prima riprendere e poi lo fece sdraiare su un lettino qui di fianco.

 

“Le devo iniettare una pozione che funge da vaccino contro tutte le possibili infiammazioni da piante magiche. Quindi, ehm.. si deve girare e calare le mutande.” Arrossì visibilmente.

 

Harry ubbidì senza dire niente, sorridendo divertito. Prima di bucare con l'ago, lanciò uno sguardo decisamente eloquente alle sue due colleghe. Una delle quali non approvò.

 

In poco più di un'ora Harry finì tutte le visite, e Kate lo approvò. “Congratulazioni, adesso è un auror a tutti gli effetti.” Gli strinse la mano lei, sorridendo. Lui le mise un pezzo di pergamena in mano, con su scritto il suo indirizzo di casa.

 

“L'aspetto stasera sera a cena, non si accettano rifiuti.” Le baciò la mano ed uscì dalla stanza con tutta la sua roba. Dirigendosi verso l'ingresso, s'imbattè in Hermione che veniva dalla parte opposta.

 

“Salutare non fa più per te?” Le chiese Harry senza fermarsi. Quando lei gli passò accanto, gli rispose acida. “Invece fare il piaccione continua a fare per te.” Svoltò nel corridoio, a testa alta.

 

Harry scosse la testa. Piaccione. Sarebbe andato a cercare il significato una volta a casa.

 

Quello stesso pomeriggio i nuovi auror a servizio del Ministero prestarono giuramento, e da quel momento Harry era in piena attività. Avere un lavoro lo rendeva felice, finalmente aveva trovato un vero scopo nella sua vita.

 

Appena arrivato a casa cominciò a sistemare per bene e a preparare qualcosa. Non era mai stato un asso ai fornelli, ma riuscì a combinare piatti abbastanza decenti nonostante tutto. Quando Kate arrivò, Harry non poté non notare la sua bellezza. Era alta, quasi quanto lui, i lunghi e lisci capelli neri incorniciavano un viso giovane e abbronzato.

 

La cena non era ancora finita, che si stavano già rotolando sul divano spogliandosi avidamente. La scarsa loquacità di Harry lo portava ad agire subito, senza troppi discorsi o convenevoli. Non la portò in camera sua, non l'aveva mai fatto nel suo letto personale neanche a Villa Malfoy, con nessuna ragazza. Era una cosa troppo privata, troppo intima.

 

Si mise in piedi e la sollevò di peso con un braccio, mentre con l'altra mano la spogliava senza il minimo timore. E a lei tutta questa irruenza sembrava piacere parecchio.

 

 

“Non potete neanche capire cos'è stato.. Credo di aver trovato il Dio del sesso amiche mie.” Disse Kate sognante mentre erano in pausa caffè. Hermione era voltata e fingeva di essere impegnata a scrivere qualcosa, il suo stomaco le faceva malissimo. Avrebbe vomitato se avesse sentito qualcos'altro.

 

“Mi ha sbattuta ovunque, ovunque! Era instancabile, mai avuto un rapporto del genere in vita mia giuro.” Continuava, e Jane e Martha la riempivano di domande, estremamente curiose.

 

“Non ha voluto farmi dormire li, però.. Non ho capito il perchè. E poi parla pochissimo, è un tipo molto fisico diciamo. Infatti ti spiazza, non riesco a capirlo. Non so neanche se vuole rivedermi perchè non mi ha detto niente.” Finì di bere il suo caffè e buttò via il bicchiere di plastica. Martha stava per rispondere, ma Hermione la precedette.

 

“Harry è così, e non lo devi pressare. Non gli piace sentirsi soffocare, e non gli piace sentirsi fare troppe domande. Se non ti ha fatta dormire a casa sua, è perchè a lui piace stare solo.” Si era voltata, non aveva resistito più. Buttò via anche lei il suo bicchiere, con un sorriso malinconico. Le sue tre colleghe la stavano guardando a bocca aperta.

 

“Herm.. Ma come, cioè.. Tu e lui..” Chiese confusamente Kate.

 

“E' stata una vita fa, non ti preoccupare. Non ve l'ho detto proprio perchè appartiene al passato, e li resta per me.” Sorrise all'amica, cercando di sembrare il più sincera possibile. Nessuna rispose, e lei uscì dalla stanza ritornando al suo lavoro.

 

Hermione era venuta senza macchina quella mattina, le era venuta voglia di camminare. Ma quando arrivò la sera cominciò a piovere, e si maledì. Non poteva smaterializzarsi davanti a casa sua, rischiava che qualche Babbano la vedesse.

 

“Sei senza macchina, Herm? Ho finito anche io, ti do un passaggio a casa!” Kate tirò fuori le chiavi della macchina guardandola. Hermione avrebbe voluto dire di no, perchè sapere che nel viaggio le avrebbe parlato di Harry. Ma non aveva scelta. “Si, grazie mille Kate.”

 

Salirono in macchina e si buttarono nella pioggia estiva di Londra. Rimasero in silenzio per un po', ma poi Kate cominciò come Hermione aveva sospettato.

 

“Mi dispiace davvero, Herm. Se solo avessi saputo ti giuro che io..”

 

“Ma Kate, non dirlo neanche per scherzo! Te l'ho già detto, stiamo parlando di un'altra vita.” Sperò che quella risposta bastasse a concludere l'argomento. Kate annuì.

 

“Mi piace per davvero, sai?” Niente, non lo capiva proprio che non ne voleva parlare. Cercò di non essere scortese nella risposta.

 

“Bhè, bene no? Ti auguro davvero che possa funzionare.” Mentì Hermione, e finalmente Kate capì che era un invito a chiudere la conversazione.

 

Appena arrivò a casa, senza neanche levarsi l'impermeabile, le venne un'improvvisa voglia che non le veniva da almeno tre anni. Andò alla scrivania di camera sua, e guardò quel cassetto chiuso molto tempo prima con la magia. Tirò fuori la bacchetta. “Alohomora.” Sussurò, e la serratura scattò immediatamente.

 

Indugiò per un po', ma poi l'aprì. Tirò fuori il contenuto, e andò a sedersi sul letto.

 

Harry e Hermione di sette anni prima erano abbracciati, e lei rideva a crepapelle buttando la testa all'indietro e poi tornando a guardare lui. Avevano quello sguardo che non avrebbe mai più trovato con nessun altro e che non avrebbe mai più donato a nessuno. Lui la teneva stretta a se, come se in quell'abbraccio avesse potuto dirle che non l'avrebbe lasciata mai.

 

Una lacrima cadde sul volto di lui, ed Hermione subito la tolse. Non voleva sciupare l'unico e bellissimo ricordo che poteva vedere e toccare con mano di loro due. Le aveva sempre dato la sicurezza che tutto ciò che avevano vissuto era stato reale. E magnifico.

 

Hermione girò la foto, e passò le sue dita su quelle parole scritte da lei qualche anno prima. Il giorno in cui decise di mettersi con Ron.

 

Ti amerò per tutta la vita, lo prometto.

 

 

La pioggia lo faceva inesorabilmente pensare a lei. Gli ricordava quel giorno alla biblioteca di Hogwarts, alla paura di lei dei tuoni, a quanto era bella e fragile. Harry sorrise al ricordo, e poi si decise a mettersi a letto perchè il giorno dopo a lavoro lo aspettavano presto.

 

Un attimo prima di addormentarsi, in quel momento in cui sei in bilico tra la piena coscienza e il sonno profondo, la voce di Hermione sussurrò nella sua testa. “Te lo prometto.” Harry spalancò subito gli occhi. Era già successo che la sognava ovviamente, ma quella volta era stata come averla li affianco nel letto. Richiuse gli occhi e mise una mano sul cuscino vicino a lui, come se potesse sfiorarla davvero. E si addormentò.

 

 

Nei giorni successivi Harry non cercò mai Kate. Ma non lo fece per cattiveria, ma proprio perchè non gli veniva in mente di farlo. Mentre camminava per Diagon Alley, ancora nelle vesti da auror anche se aveva finito il turno, pensò che magari l'avrebbe cercata per vedersi nel week end.

 

“Sono convinta che sei così zuccone che ti sei anche dimenticato che oggi è il tuo compleanno.” Hermione gli si mise affianco guardandolo sorridendo. Lui si fermò e le sorrise di rimando.

 

“Hai una stima troppo bassa di me. Immagino che ti stupirai, ma invece l'ho scoperto niente meno che all'ora di pranzo. Devi ammettere che miglioro.” Incrociò le braccia, facendo scuotere la testa ad Hermione.

 

“Buon compleanno, Harry.” Si alzò sulla punta dei piedi e gli diede un bacio sulla guancia appoggiando la mano sull'altra. Harry chiuse un attimo gli occhi a quel tocco, sentendo bruciare dove le labbra di Hermione si erano appena posate.

 

“Ti ringrazio.” Le rispose, sinceramente contento. “Credo che dovremmo smetterla di incontrarci per caso, potremmo anche darci un appuntamento ogni tanto. Dai, offrimi una Burrobirra.” Le indicò il bar li di fronte con la testa, e sperò nel suo assenso.

 

“Volentieri.” Gli sorrise e si infilarono nel bar.

 

“Non ti ho fatto neanche le congratulazioni per il tuo nuovo lavoro.” Hermione gli indicò la divisa che portava lui, mentre si sedevano a un tavolo e ordinavano due Burrobirre. “Congratulazioni! Hai trovato proprio il lavoro che fa per te.”

 

“Già, strano però no? Sono passato dall'essere il mangiamorte più vicino a Lord Voldemort a un auror a tutti gli effetti. Se fosse ancora vivo, ne morirebbe.” Hermione rise. Fecero cozzare i bicchieri, brindando al compleanno di Harry. Parlarono tranquillamente, quasi come due vecchi amici. Con una grossa particolarità però: non erano mai stati amici.

 

“So che alla fine sei uscito con Kate. E' una brava ragazza, non fare lo stronzo.” Piegò leggermente la testa di lato guardandolo accigliata. Harry amava quello sguardo.

 

“Sappi che mi sono dovuto documentare sulla parola piaccione” Harry fece le virgolette con le mani. “E devo informarti, cara So-Tutto-Io, che è una parola inesistente.”

 

“Non cambiare discorso, non attacca con me. E poi..” Ma il suo cerca persone dell'ospedale vibrò, segno che c'era un'emergenza. Lo guardò e lo fece scattare. La voce di Greg uscì forte e chiara. “Herm, lo so che ti disturbo ma devi venire subito. La moglie di Draco Malfoy vuole solo te per partorire, e ci siamo.” Harry e Hermione si alzarono subito.

 

“Oddio, sta nascendo il figlio di Draco!” Harry si sentiva euforico.

 

“Vieni con me, dai corriamo!” Hermione lasciò i soldi sul tavolo e lo prese per mano. Appena usciti dal bar si smaterializzarono insieme davanti alla porta del San Mungo.

 

“Vai nella stanza 112 al quarto piano, io arrivo subito li.” Harry ubbidì e corse di sopra. Vide Draco li davanti che camminava nervosamente avanti e indietro. Quando lo vide rimase scioccato.

 

“E' una lunga storia.. Come sta Alice?” Si diedero la mano. Draco era contento di averlo li.

 

“Voleva a tutti i costi Hermione, l'ha sempre visitata lei e si fida solo di lei. Ah, eccola.” Draco andò incontro a Hermione e la riempì di domande.

 

“Adesso fammi entrare a visitarla, e poi farò entrare anche te ovviamente. Jane ti darà tutta la roba che devi metterti.” Entrò subito nella stanza dove Alice si stava lamentando dal dolore. Draco era così agitato che Jane dovette aiutarlo ad indossare tutte le cose che doveva mettersi sopra i vestiti. Dopo una mezzora, Hermione uscì.

 

“Ci siamo. Vieni dentro, ha bisogno di te.” Draco entrò, dopo che Harry gli diede una pacca sulla spalla. Appena la porta fu chiusa, Harry si sedette e cominciò ad aspettare.

 

Passò un'infinità di tempo, e poi finalmente quella porta si aprì. Harry balzò subito in piedi e Hermione gli andò incontro sorridendo. “E' un maschio, sta benissimo. Anche Alice, ha bisogno di riposare però. Ha faticato parecchio.” Si tolse i guanti e la cuffietta. Harry, senza sapere bene perchè, l'abbracciò. Si sentiva incredibilmente orgoglioso di lei. “Sei eccezionale.” Le sussurrò all'orecchio.

 

Lei rispose dolcemente all'abbraccio. “L'abbiamo già pulito e controllato, vieni dentro. Draco vuole presentartelo subito.” Harry, visibilmente agitato, entrò seguendo Hermione.

 

Draco era in piedi e cullava quel piccolo e bellissimo bambino, con l'amore che solo un padre può comprendere. Harry diede un bacio sulla mano di Alice. “Sei stata bravissima.”

 

“Vedi, piccolo Scorpius, questo è tuo zio Harry.” Draco fece per metterglielo in braccio, ma Harry si ritirò. “No io non.. Non sono capace.” Disse imbarazzato.

 

Hermione sorrise. “Aspetta, ti aiuto..” Prese Scorpius con il consenso di Draco e si avvicinò a Harry. “Lo teniamo insieme..” Gli sussurrò. Harry mise le braccia sotto quelle di Hermione e guardò quella piccola meraviglia della natura che dormiva beatamente. Era così piccolo che Harry ebbe paura di romperlo.

 

“E' così bello.. Ciao Scorpius..” Gli sussurrò piano, per non svegliarlo. Era un'emozione davvero incredibile, anche perchè Draco gli aveva già detto che sarebbe stato il suo padrino.

 

In quel momento Harry desiderò tanto averne uno suo. Inconsciamente guardò subito Hermione che ancora era li davanti a lui, che lo guardò a sua volta con gli occhi lucidi. Si, avevano avuto lo stesso identico pensiero. Piano piano, lo lasciò nelle braccia di Harry. Si allontanò, continuando a guardarlo con immensa tenerezza.

 

Draco e Alice non interruppero per nessuna ragione al mondo quel momento così magico. Poi Hermione tolse di scatto lo sguardo. “Io.. Vi lascio soli.” Uscì dalla stanza senza aggiungere altro, seguita con lo sguardo da Harry che però non fece niente per fermarla.

 

“E' nato lo stesso tuo giorno, quindi non potrai mai dimenticarti del suo compleanno.” Disse Draco, riprendendosi suo figlio e sorridendo.

 

Harry decise di lasciare la nuova famiglia appena composta in pace, e uscì dalla stanza. Cercò Hermione con lo sguardo, per i corridoi, dentro qualche stanza rimasta aperta. Ma niente, nell'ospedale regnava il silenzio visto la tarda ora.

 

Uscì fuori, e una fresca arietta lo accolse. Chiuse gli occhi e si smaterializzò davanti a casa sua. Prima di entrare si voltò e guardò verso il cielo, così sereno e stellato quella sera che sembrava più immenso di quanto già fosse. Quel cielo era lo stesso che in quel momento vegliava su Hermione, così disse rivolto a lui e sperando che in qualche modo lei potesse sentirlo.

 

“Anche io te lo prometto.” Poi si voltò ed entrò in casa.

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Capitolo 19
*** La Proposta ***


19. LA PROPOSTA.

 

 

 

 

“Ok, allora facciamo che la prossima volta andiamo fuori a cena.” Harry si stava tirando su i jeans mentre parlava con Kate, ancora nuda nel letto. Erano a casa di lei.

 

“Ma non c'entra niente.” Kate rise coprendosi il volto con una mano. “Se ti chiedo di restare a dormire, non significa mica che stiamo insieme. Non capisco di cosa ti preoccupi tanto.” Era già la terza volta che affrontavano quel discorso, e Harry cominciava a spazientirsi.

 

“Non c'entra niente quello! E' solo che non mi va, te l'ho già detto tante volte.” Si rimise la maglietta. Era agosto inoltrato, e qualche giornata di caldo reale si faceva sentire anche a Londra. Kate decise di rinunciarci, di nuovo. Per altro sapeva benissimo che Harry frequentava anche altre donne, ma lei si sentiva quasi speciale: era l'unica con cui lui tornava.

 

Harry le fece l'occhiolino per salutarla, e se ne andò. Aveva voglia di camminare, così evitò di smaterializzarsi subito. La notte era fonda, e sulle strade di quel borgo londinese non si vedeva un'anima. Mise le mani in tasca e camminò, lasciandosi alle spalle tutti i pensieri che lo avevano tartassato per tutti quei giorni. Quando si cominciarono a vedere le primissime luci dell'alba, Harry si smaterializzò.

 

 

“Non so, è strano.. So che è capitato che vedesse altre donne, anche se lui fa finta di niente.. Mi sta facendo diventare pazza credimi.” Hermione entrò nella stanza proprio mentre Kate stava parlando di Harry con Jane, e vide nel suo volto una certa tristezza. Quello sguardo le era tremendamente familiare.

 

“E' tutto a posto, Kate?” Le chiese, preparandosi un caffè.

“In realtà non molto, sai con Harry..” Disse Kate, e Hermione sorrise senza farsi vedere.

 

“Ah, ho capito..” Lo disse come per concludere il discorso, ma Kate invece non ne voleva sapere.

 

“Herm, ti prego, aiutami. Cosa devo fare? Non riesco a capirlo..”

 

“Ehm, io.. Veramente dovrei..” Non avrebbe mai dato consigli su Harry a una sua amica, era una cosa contro natura per quanto le riguardava. “Devi solo lasciargli tempo, e i suoi spazi.. Sarà sempre lui a venire da te. Quando sarà pronto ad aprirsi completamente, lo capirai e basta.” Prese il suo caffè e lasciò la stanza, non voleva stare li un minuto di più.

 

 

Quella sera, quando Hermione tornò a casa sua, rimasta a bocca aperta. C'era il pavimento pieno di petali di rosa con un pezzo di pergamena affianco che diceva: SEGUICI.

 

Non capiva, ma appoggiando la porta li per terra ubbidì. Arrivò fino alla sua stanza da letto, dove sopra il letto c'era un abito bellissimo da sera e una collana che la lasciò senza fiato. Vide una busta con su scritto il suo nome, e l'aprì.

 

Preparati, ti aspetterò sotto casa. Non provare a chiamarmi e a chiedermi niente, è una sorpresa. Con amore, Ron.

 

Hermione provò nel subconscio un moto di delusione a leggere quel nome, ma appoggiò la lettera e andò subito a farsi la doccia e a prepararsi. Una volta vestita, truccata e con i capelli perfettamente in ordine, scese le scale. Si sentiva quasi pronta per andare al ballo della scuola, ma con la persona sbagliata.

 

Uscì dal portone e vide Ron, vestito di tutto punto e impeccabile, fuori da una macchina nuova fiammante. Lei lo guardò sorridendo e si avvicinò.

 

“Ma che hai..” Cominciò Hermione, ma lui la zittì baciandola.

 

“Sei bella da morire.” Le disse, dolcemente. “Ora sali però, senza provare a farmi domande!” La guardò accigliato e salirono insieme. Ron cominciò a guidare, aveva preso la patente Babbana due anni prima perchè sapeva quanto a Hermione piacesse. Faceva sempre tutto per lei.

 

Arrivarono davanti a un ristorante così bello e intimo, che Hermione lo guardò estasiata mentre scendevano dalla macchina. “Ma è bellissimo..” Un uomo vestito elegantissimo li venne a prendere e li scortò dentro. Si trovarono immersi in una grande sala, con solo un tavolo per due al centro. Era tutto così bello e magico, che Hermione ancora era senza fiato.

 

Li portarono a sedersi, e lei si rese conto che sopra le loro teste, in alto, fluttuavano magicamente tutte le loro foto insieme.

 

“Oggi sono tre anni che stiamo insieme, e volevo festeggiare come si deve. Come non abbiamo mai fatto.” Ron, seduto davanti a lei, le prese la mano guardandola innamorato più che mai.

 

Hermione crollò dal pero. Se l'era completamente dimenticato, ma finse molto bene. Gli sorrise e si passò la sua mano sul volto. Aveva organizzato tutto quello per lei, Ron era davvero unico e insostituibile.

 

Un violino incantato cominciò a suonare lievemente poco distante, mentre le portate cominciavano ad arrivare.

 

“Ho fatti preparare tutto ciò che più ti piace.” Le disse Ron, cominciando a mangiare.

 

“Sei fantastico, amore. Grazie davvero, mi hai fatta felice.”

 

Prima del dolce, Ron le chiese di ballare. Non l'aveva mai fatto, odiava ballare e non era capace. Hermione apprezzò non poco il suo gesto, sapeva quanto gli stava costando. Gli prese la mano e si alzò. Si cominciarono a muovere lentamente, e lei posò la testa sul petto di lui. Chiuse gli occhi, e l'immagine di Harry gli si piantò in testa.

 

Li riaprì immediatamente, restando concentrata sulla situazione.

 

Quando tornarono a sedersi, c'era un piccolo vassoio sul loro tavolo. Hermione fece per aprirlo, ma Ron con le sue parole la fermò.

 

“Hermione, se dovessi dirti quando mi sono innamorato di te probabilmente neanche me lo ricorderei. Ma sono sicuro che è dal primissimo giorno in cui ti ho vista. Mi sono innamorato della tua immancabile intelligenza, delle tue sicurezze, dei tuoi sbagli, del tuo unico sorriso, della cura che hai nelle persone, della tua bontà, della tua bellezza, dolcezza e semplicità.” Ron fece una pausa, e Hermione non disse niente. Ancora non capiva dove volesse arrivare.

 

“Oggi sono tre anni che stiamo insieme, sembra tantissimo ma in realtà è una punta di spillo in confronto a quanto tempo vorrei passare insieme a te.” Aprì il coperchio del piccolo vassoio, e una piccolo astuccio blu vellutato apparve sotto gli occhi di Hermione.

 

Spalancò gli occhi, e finalmente capì tutto.

 

Oddio ti prego, no. Non dirmelo. Non farlo. Io non sono pronta, non chiedermelo. Ti prego.

 

I pensieri di Hermione vagavano veloci, ma non evitarono la richiesta di Ron. Aprì il piccolo astuccio, da dove uscì un bellissimo anello con diamante.

 

“Hermione, vuoi sposarmi?”

 

Le cadde completamente il mondo addosso. Si sentì quasi mancare, era sbiancata. La terra sotto ai suoi piedi non c'era più, e la bellissima sala che Ron aveva preso per lei e solo per lei cominciò a girare da sola. Lacrime calde cominciarono a scederle sul viso, inesorabilmente. Ron sembrò allarmarsi, così decise di parlare.

 

“Ron, io..” Prese un bel respiro, ma le parole le uscirono da sole. “Devi darmi tempo, per pensarci. Te lo chiedo con il cuore in mano.” Si rese conto che mandò in frantumi tutta la serata, tutta la preparazione che lui aveva dovuto fare, tutto l'amore sincero che le aveva appena dichiarato.

 

Si alzò, lasciando Ron ancora più sbigottito. “Ti prego, scusami. Ti chiamo appena posso.” Si voltò, e senza guardarsi più indietro uscì da quel magnifico e maledetto ristorante e si mise a correre. I tacchi non l'aiutavano affatto, e la piccola borsa che aveva in mano le dava solo fastidio. Cominciò a piangere forte, non sapeva neanche dove stava andando.

 

Decise di chiudere gli occhi e smaterializzarsi, nell'unico posto dove voleva andare in quel momento.

 

Godric's Hollow stava quasi dormendo a quell'ora, ma le poche persone che la videro passare in quello stato si voltarono a fissarla. Arrivò davanti a casa di Harry respirando a fatica, e gonfia di lacrime. Bussò, senza minimamente pensarci. Ma che cosa stava facendo? Non le importava, lei voleva stare li in quel momento. Con lui.

 

Harry aprì la porta e rimase a bocca aperta a vederla così. “Hermione..” La prese subito tra le braccia portandola dentro, chiuse la porta. E a lei sembrò subito di poter di nuovo respirare.

 

“Shh.. Shh..” Le sussurrò lui nell'orecchio, accarezzandole la schiena e tenendola stretta. Lei si era appesa con entrambe le mani alla sua maglietta, e piangeva forte contro il suo petto. Quei segni di trucco che stava lasciando probabilmente non sarebbero andati più via.

 

Harry le mise un braccio dietro la schiena e uno dietro alle gambe e la sollevò con facilità, e con estrema dolcezza. Era così fragile che poteva rompersi. Lei gli strinse il collo, e piano piano cominciò a calmarsi. Andò dal divano e si mise seduto, tenendo lei in braccio. Non l'avrebbe lasciata per nessuna ragione al mondo. Non sapeva il motivo per cui piangeva in quel modo, ma se avesse scoperto chi l'aveva ridotta così l'avrebbe ucciso all'istante.

 

Hermione aveva la testa appoggiata sulla sua spalla, i loro profumi si mischiarono, creando l'odore più buono del mondo. “Scusami..” Sussurrò lei, smettendo definitivamente di singhiozzare. Harry le baciò la testa, continuando a coccolarla dolcemente. Non le avrebbe chiesto niente, sapeva che se voleva avrebbe parlato lei.

 

Restarono così per un po', poi Harry decise di rompere il silenzio. “Vado a prepararti un the..” Hermione gli teneva ancora la maglietta e lo lasciò andare mal volentieri, mettendosi seduta sul divano. “Però torna subito..” Lo implorò.

 

Come promesso, Harry tornò dopo cinque minuti con una tazza fumante di the, e gliela porse. La teneva stretta nelle mani, e soffiava per farlo un po' raffreddare. Harry la guardò con tanta tenerezza che quasi sentì male al cuore. Non le disse niente, ma le rimase affianco mettendole un braccio sulle spalle aspettando che si calmasse del tutto.

 

“Con un bel the si risolve tutto, vero?” Disse Hermione sorridendo appena e appoggiando la tazza sul tavolino di fronte al divano. Harry annuì sorridendo.

 

“Mi dispiace di essere piombata qui così, magari aveva anche da fare.” Provò una fitta di gelosia nel pensare che magari doveva vedersi con Kate.

 

“Non avevo assolutamente niente da fare. E anche se ce l'avessi avuto, me ne sarei fregato.” Le disse semplicemente.

 

Hermione si tolse i tacchi e cominciò a massaggiarsi i piedi. Harry si accorse che era vestita decisamente elegante e che per mettersi i capelli così raccolti ci aveva impiegato sicuramente del tempo. Ora ciuffi ribelli le ricadevano sul viso, rendendola ancora più bella pensò lui.

 

“Vieni, sono sicuro che vuoi sistemarti e cambiarti.” La riprese in braccio, dirigendosi al piano di sopra. Non voleva assolutamente che si affaticasse e sentiva la necessità di proteggerla, tenendola sempre stretta a se. Hermione non oppose resistenza, ma anzi gliene fu immensamente grata. Le diede dei sui pantaloncini e una sua maglietta e la lasciò in bagno.

 

Tornò di sotto e si mise sul divano ad aspettarla. Non passò troppo tempo quando Hermione scese, vestita con la roba di Harry, completamente struccata e con i capelli lunghi e sciolti lungo le spalle e la schiena. Bellissima.

 

“Io ti preferisco così..” Le disse Harry facendola sedere affianco a se. Lei sorrise, tirando su le gambe e rannicchiandosi li vicino a lui. Harry l'accolse tra le sue braccia e immerse il suo viso nei suoi capelli. Chiuse gli occhi, non riuscendo più a connettere il cervello per il profumo che emanavano.

 

“Puoi dormire qui stanotte, se ti va.” Le disse piano. Lei mise una mano sopra quella di lui e annuì.

 

“Si, voglio restare qui.” Hermione chiuse gli occhi e si rilassò. Era come se tutte le parti di lei, in quel momento, fossero al loro posto.

 

Stettero così per un bel po', senza il bisogno di dirsi niente. Lei si fece coccolare e proteggere, lui la tenne stretta pronto a uccidere chiunque osasse portargliela via. “Ti porto a letto.” Le disse a un certo punto. Lei annuì, e stavolta si alzò da sola. Andarono entrambi verso la stanza di Harry, e quando lei entrò lui indugiò sulla porta.

 

“Hai tutto quello che ti serve qui, le lenzuola le ho appena cambiate. Il bagno hai visto dov'è, e per qualsiasi così io sarò giù, dormo sul divano.” Appena Harry finì la frase, Hermione lo guardò piegando la testa. Sorrise e si avvicinò a lui, gli prese la mano e lo portò dentro la stanza chiudendo la porta.

 

“Non fare lo stupido..” Gli disse scuotendo la testa. Harry non replicò, sapeva che con lei avrebbe sempre perso. Si misero a letto, e lui si mise a una certa distanza. Non voleva rischiare che lei pensasse male, voleva che sapesse quanto la rispettava.

 

“Allora, buonanotte..” Le disse, nel buio della stanza.

 

“Buonanotte..” Rispose lei.

 

Il silenzio regnava, e nessuno dei due osava muoversi. Harry aveva gli occhi aperti, e provava a sentire il respiro di Hermione. Voleva sentire quando diventava profondo e regolare, così voleva dire che si era addormentata.

 

“Harry..” Disse improvvisamente lei, con la voce quasi rotta.

 

“Piccola, dimmi.” Le rispose girando la testa verso di lei.

 

“Abbracciami.”

 

Harry non se lo fece ripetere due volte e la prese tra le braccia. Ora si sentiva decisamente meglio. Cominciò ad accarezzarla dolcemente, dandole piccoli baci sulla testa, sulla fronte, sulle guance. La tenne così, come se potesse essere l'ultima volta in cui l'avrebbe abbracciata a quella maniera. Si addormentarono insieme, intrecciando le loro mani e i loro i cuori.

 

 

Harry si svegliò di colpo. Erano sette anni che non dormiva così bene, e ora si sentiva quasi rimbambito dal sonno. La luce entrava prepotentemente dagli spiragli della finestra, segno che era già mattino inoltrato. Si girò e non vide nessuno. Mise la mano sul cuscino. “Hermione..” Sussurrò. Si alzò e uscì dalla stanza, sentì dei rumori provenire dalla cucina e sorrise tranquillo. Era ancora li, non era stato un sogno. Si buttò sotto la doccia velocemente, aveva voglia di vederla.

 

Scese le scale ed entrò in cucina. La vide con il vestito della sera prima, i capelli raccolti disordinatamente e i piedi scalzi. Lo sentì e lo guardò. Gli sorrise, ma senza la minima allegria. Solo tristezza. Harry si avvicinò con calma.

 

“Va tutto bene?” Le chiese.

 

“Si, ti ho preparato la colazione.” Gli indicò il tavolo con tutto il cibo che aveva preparato. “Io devo andare via.” Senza aspettare una sua risposta, gli passò accanto e si diresse verso la porta prendendo in mano la borsetta.

 

“Come sarebbe?” Harry la seguì, più confuso che mai. “Ti presenti qui, disperata. Non ti chiedo niente, e tu adesso te ne vai? Che cosa dovrei pensare io?”

 

“Niente, Harry. Non devi pensare niente. Probabilmente ho sbagliato a venire qui, ma ti ringrazio dell'ospitalità.” Si voltò e fece per aprire la porta, ma Harry mise le braccia ai lati di lei e bloccò la porta. Erano così vicini, che Harry si appoggiò alla schiena di lei.

 

“Adesso sei tu a fare la stupida.” Le disse.

 

Hermione chiuse gli occhi. Avrebbe voluto dirgli mille cose, ma non le usciva niente. Trovando tutta la forza che aveva, si voltò e si appropriò dei suoi occhi verdi. Avevano i volti così vicini che si sentivano i respiri a vicenda. Entrambi i loro cuori cominciarono a martellare.

 

Cominciarono ad avvicinarsi ancora e ancora, millimetro per millimetro, senza mai distogliere lo sguardo. “Sono qui, adesso. Resta con me.” Disse Harry, prima di annullare completamente la distanza tra di loro. Esplose tutto.

 

Si baciarono con tenerezza, con passione, con tutto l'amore che bruciava dentro ad entrambi. Hermione gli mise una mano sul collo, e poi nei capelli. In quei capelli che tanto amava. Harry la strinse tra le braccia, assaporando appieno quel bacio che stava aspettando da sette anni. Quando si staccarono, Hermione stava lacrimando di nuovo. Sempre in silenzio, come tutto ciò che succedeva tra di loro. Gli accarezzò il viso e lui a quel tocco chiuse gli occhi.

 

“Non posso.” Sussurrò lei. Staccò la mano e, senza che Harry potesse dire o fare niente, si smaterializzò.

 

 

Hermione aveva preso la decisione giusta, ne era consapevole e più che certa. L'aveva fatto soprattutto per se stessa, perchè solo così avrebbe potuto avere una vita normale e serena. Ogni giorno di più se ne rendeva conto, e non aveva alcuna intenzione di tornare nei suoi passi. Quello che era stato era stato, e lo avrebbe conservato con lei per sempre.

 

 

Harry guardava quel pezzo di carta con tale delusione che se avesse potuto l'avrebbe incenerito con lo sguardo. Non si era più fatta vedere da cinque giorni, l'aveva cercata, era andato sotto casa sua, in ospedale. Niente. Non si era mai fatta trovare o aveva finto di non esserci.

 

Sarebbe diventato pazzo dalla confusione, ma quella mattina era arrivata quella busta. Tutto si sarebbe aspettato, meno che quello.

 

Ronald Bilius Weasley e Hermione Jean Granger sono lieti di annunciare il loro matrimonio, che si terrà il 15 settembre presso...

 

Harry smise di rileggere quell'invito, lo accartocciò buttandolo via. Ron aveva chiesto a Hermione di sposarlo, e lei era scappata presentandosi a casa di Harry. Non gli ci era voluto molto per capire com'era andata la serata. Forse era venuta per capire.

 

E aveva capito che era sinceramente innamorata di Ron.

 

Harry smise di pensare, gli faceva troppo male. Uscì di casa e si diresse subito al Ministero, anche se quello era il suo giorno libero. Chiese di poter parlare con il Ministro, che lo accolse dopo pochi minuti.

 

“Harry, come posso aiutarla?” Gli chiese facendolo accomodare nel suo ufficio.

 

“Signore, mi dispiace disturbarla ma era urgente. Sono qui perchè voglio chiedere il trasferimento nel Ministero in America, con effetto immediato.”

 

 

 

“Ho deciso di invitare anche Harry Potter al matrimonio, gli ho mandato l'invito proprio stamattina.” Disse Ron sedendosi sul divano accanto ad Hermione, che leggeva.

 

Sollevò lo sguardo dal libro. Pensò a come Harry aveva reagito, pensò al loro ultimo bacio, pensò a tutte le volte che lui in quei giorni l'aveva disperatamente cercata e lei non si era mai fatta trovare.

 

“Hai fatto bene.” Gli sorrise, e tornò al suo libro. Ron si alzò di nuovo dirigendosi verso il bagno.

 

“Però non credo verrà..” Continuò lui alzando la voce così che lei lo sentisse.

 

“Come fai a dirlo?” Hermione non alzò lo sguardo.

 

“Perchè oggi ha chiesto il trasferimento in America, e il Ministro gliel'ha accettato.” Ron entrò nel bagno sbadigliando e chiuse la porta.

 

Hermione si sentì sprofondare. Chiuse gli occhi, cercando di rimanere lucida e non piangere. Lo perdeva un'altra volta. Ma infondo lei se lo aspettava, e forse lo sperava. Almeno non si sarebbero rivisti più e sarebbe stato tutto più semplice.

 

In quel momento lei aveva un solo obiettivo: essere di nuovo felice. E lo avrebbe raggiunto comportandosi così, accanto all'uomo che l'aveva amata per tutta la vita e che non le avrebbe mai fatto del male e lontana dall'uomo con cui aveva condiviso pochissimo e con il quale aveva solo sofferto. Si, il ragionamento era perfetto e giusto.

 

Ma allora perchè aveva una voragine nel petto?

 

 

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Capitolo 20
*** Scelgo Te Per Tutta La Vita ***


20. SCELGO TE PER TUTTA LA VITA.

 

 

 

 

“Comunque, lasciatelo dire, sei proprio un coglione.” Harry alzò la testa sbigottito dal commento che gli aveva appena fatto Draco. Era a casa sua, e teneva il piccolo Scorpius in braccio. Si era innamorato follemente di quel bambino, e ogni volta che aveva un po' di tempo andava a trovarli.

 

“Come scusa?” Gli chiese sconcertato.

 

“Ma si, dai! Te ne vai in America solo perchè Hermione si sposa con Weasley.. Credi che io non lo sappia? Credi che non mi rendevo conto delle cazzate che mi raccontavi a Hogwarts? Siamo cresciuti insieme, Harry.” Continuò Draco.

 

“Draco!! Se non la smetti di dire parolacce davanti a nostro figlio vengo li e ti picchio!” Urlò Alice dalla cucina. Draco fece una faccia colpevole ma non rispose. Abbassò la voce.

 

“E quando dovresti partire?”

 

“A fine settembre purtroppo.. Speravo prima.” Harry tornò a guardare il bambino, che si stava svegliando. Gli sorrise e si fece stringere il dito.

 

“Stai sbagliando, amico. E se te la fai scappare questa volta, non puoi riprendertela più. Pensaci bene.” Si alzò e raggiunge la moglie in cucina, lasciando Harry a riflettere.

 

“E tu che mi dici? Anche tu pensi che sto sbagliando?” Chiese Harry a Scorpius, che lo guardò con occhi azzurrissimi. Gli venne da pensare a Silente, da cui era andato proprio il giorno prima. Non era la prima volta che andava a trovare lui e i suoi genitori, e in quel momento avrebbe voluto averli tutti e tre per potergli dire cosa stava provando in quel momento. Era sicuro che loro l'avrebbero capito.

 

Immerso nei suoi pensieri, Harry sobbalzò piano sentendo il sensore delle emergenze fischiare nella sua tasca. “Draco, vieni veloce!” Arrivò subito e Harry gli mise il bambino in braccio. Tirò fuori il sensore, da cui uscì subito la voce del suo capo. “Emergenza, presentarsi subito al Ministero.”

 

Harry, lanciando solo un'occhiata a Draco che capì immediatamente, si smaterializzò subito. Appena arrivato al Ministero si diresse al sua Dipartimento, dove un piccolo gruppo era già presente.

 

“Andate subito a vestirvi e dopo vi spiego, veloci.” Andarono nei loro spogliatoi e misero la divisa per le missioni, Harry teneva già la bacchetta fuori dalla fondina, saldamente in mano e pronta.

 

“Cinque mangiamorte stanno seminando il panico in un piccolo villaggio Babbano a Nord della Scozia, non sappiamo perchè si stanno facendo vedere. Ma bisogna fermarli.” Disse il loro capo guardandoli. Harry contò rapidamente il piccolo gruppo: erano solo in sette. Lui conosceva bene le mosse dei mangiamorte, e questa aveva tutta l'aria di essere una trappola.

 

“Signore, credo che sarebbe meglio se venisse qualcun altro con noi.” Disse Harry, senza indugiare.

 

“Sono solo in cinque, voi siete due in più. Non discuta, Potter! Così è deciso. Ho scelto i migliori di voi, Brett sarà al comando.” Marlon Brett si fece avanti, Harry lo odiava. Non aveva la minima capacità a comandare e a gestire le situazioni. Il loro capo consegnò una Passaporta a Brett, che se la mise subito in tasca.

 

“Questa è in caso di feriti, si attiverà automaticamente ogni mezzora ed arriverete direttamente al San Mungo. Tutte le direttive sono già state date a Brett, ora andate.”

 

Harry trovava tutto ciò senza il minimo senso e organizzazione. Mentre si avviavano al punto dove si sarebbe smaterializzati, si avvicinò a Marlon. “Brett, ascoltami. Non saranno solo cinque ma molti di più. Dobbiamo..”

 

“Senti, Potter, per ciò che mi riguarda devo controllare anche te visto il tuo passato. Ho mostrato il mio dubbio sul farti venire con noi, ma il Capo ha insistito tanto. Però farai quello che dico io.” Rispose arrogantemente l'auror.

 

Harry avrebbe voluto picchiarlo, molto forte. Ma in quel momento aveva ben altro a cui pensare. Si attaccarono tutti al braccio di Brett, che era l'unico a sapere la destinazione prima, e si smaterializzarono congiuntamente. Riapparvero pochi istanti dopo alle porte di un villaggio che sembrava stesse andando a fuoco. Harry aggrottò la fronte, quello era sicuramente un diversivo.

 

Con la bacchetta alla mano, seguì i compagni all'interno. Si divisero, e Harry preferì rimanere l'unico da solo. Si sarebbe trovato a breve faccia a faccia con persone che anni prima considerava compagni. Teneva la bacchetta tesa davanti a se e si muoveva lentamente. Il villaggio sembrava deserto, con la maggior parte delle case in fiamme.

 

In un lampo d'istinto, Harry si voltò appena in tempo per proteggersi da una Maledizione lanciata da un mangiamorte incappucciato e, quindi, irriconoscibile. “Potter? Sei proprio tu? La vendetta sarà dolce..” Harry non riconobbe la voce, ma nemmeno gliene importò. Cominciarono a duellare e subito ne spuntò un altro. Arrivò un collega di Harry a dargli man forte, per fortuna.

 

“Non ci posso credere..” Quella voce, Harry, l'avrebbe riconosciuta ovunque.

 

Lucius Malfoy si tolse la maschera, tenendo la bacchetta puntata su Harry. “Abbassa quella bacchetta, piccolo bastardo. Ti ho permesso di vivere a casa mia e ti ho cresciuto.” Ma Harry non lo ascoltò.

 

“Ti ho dato una possibilità per salvarti, e tu ci hai sputato sopra. Hai voltato le spalle a tua moglie e a tuo figlio.” Harry urlò, era come una rivincita per lui.

 

“Io non ho moglie e non ho figlio.” Disse freddamente Malfoy, e lo attaccò. Ma i suoi riflessi erano diventati più lenti, perchè Harry lo disarmò in pochi attimi e lo legò stretto.

 

“Chiamateli, ORA!!” Urlò Malfoy agli altri quattro mangiamorte che ancora combattevano con gli auror. Harry ebbe un brivido e una pessima sensazione. Chi dovevano chiamare? Ma la risposta arrivò quasi subito. Videro in lontananza avvicinarsi velocemente almeno trenta persone. “Ma.. ma sono Babbani.” Disse Brett, non capendo. Brandivano pistole, fucili e quant'altro.

 

“Sono sotto la Maledizione Imperius.” Disse Harry, sicuro di ciò che stava dicendo. Marlon fu preso dal panico e si nascose dentro una casa, buttando giù una finestra per entrarci.

 

“Disarmate tutti i mangiamorte, se non hanno la bacchetta non possono controllarli!” Urlò Harry, e tutti subito gli ubbidirono. Si lanciarono all'inseguimento e al combattimento dei quattro mangiamorte rimasti liberi. Mentre combattevano, i Babbani cominciarono a sparare all'impazzata mirando tutti gli auror.

 

Mentre cercavano di difendersi dai colpi di arma da fuoco, venivano colpiti dai mangiamorte. “Io e Jack vi copriamo le spalle, voi prendeteli!” Harry e il suo collega più giovane evocarono il Protego sui loro compagni. I Babbani, confusi e stregati, cominciarono a sparare su chiunque gli capitasse a tiro. Colpirono in piena testa un mangiamorte, uccidendolo sul colpo. Gli altri cominciarono ad agitarsi, rendendosi conto che non gestivano più la situazione. Era il momento di agire.

 

“Jack, andiamo!” I loro Protego scomparvero all'istante e si buttarono a capofitto sui mangiamorte rimasti, disarmandoli e legandoli. Harry teneva le ginocchia sopra a uno di loro per tenerlo fermo, e successe. Era stato uno stupido, aveva abbassato la guardia.

 

L'ultimo proiettile sparato prima che i Babbani si rendessero conto che non sapevano ciò che stavano facendo colpì Harry in pieno. Cadde violentemente all'indietro, sentendo un dolore lancinante a tutta la parte sinistra del suo corpo.

 

“Harry!! Cazzo.. Brett, brutto idiota muoviti!! Lo hanno colpito!!”

 

Harry vide Jack arrivare sopra di lui, cominciò a respirare affannosamente. “Sono stato.. Proprio un coglione.” Disse, sentendo il sapore del sangue in bocca. Si guardò, e vide la ferita da dove usciva parecchio sangue proprio sopra al cuore. Chissà se l'aveva colpito, chissà se stava morendo. Ormai quella sensazione la conosceva bene, e si disse che non poteva essere fortunato tre volte.

 

Cominciò a vedere tutto confuso, ma restò cosciente. Non svenne, anche se avrebbe tanto voluto per far smettere quel dolore. Mise la mano destra sopra la ferita, cercando di bloccare il sangue. Sentì arrivare Brett, tutti lo insultarono. “Lo porto al San Mungo, mandate un avviso al Capo e fate venire qui i rinforzi per portare via i mangiamorte e modificare le menti dei Babbani.” Appena Jack finì di parlare, mise un vecchio medaglione tra le dita di Harry.

 

“Ci siamo, la Passaporta sta per partire. Ci siamo Harry, resta con noi. Forza.”

 

 

Hermione si stava dirigendo verso il suo armadietto, aveva fatto solo mezza giornata perchè quel pomeriggio sarebbero andati alla Tana per poi fermarsi a cena. Le faceva piacere, era da tanto che non ci andavano. Si stava togliendo il camice, quando Jane entrò di corsa.

 

“Finalmente ti ho trovata! Herm, devi venire subito.” Aveva il fiatone e non riusciva a parlare.

 

“Jane calmati, che succede? Non capisco se parli così!” Le disse Hermione avvicinandosi all'amica.

 

“Herm devi correre giù, si tratta di Harry..” Disse finalmente Jane, e Hermione sbiancò all'istante.

 

“Come sarebbe a dire Harry? Dov'è?” Senza neanche rendersene conto si mise a correre, seguita da Jane che ormai ci aveva preso l'abitudine.

 

“E' appena arrivato tramite Passaporta con un collega, erano in missione segreta. E' stato ferito da un arma da fuoco Babbana Herm, sai benissimo com'è difficile. Non vogliono dirci altro.” Hermione si stava sentendo mancare, non ci poteva credere che stava succedendo di nuovo. Le tremavano le mani e le gambe, ma doveva restare lucida.

 

Entrò nella stanza che gli indicò Jane, e vide che c'erano già due dottori e Kate li da lui. Non si fece minimamente scrupoli e gli andò vicino. Era sveglio e cosciente, ma tremava.

 

“Harry.. Va tutto bene, tutto bene.” Gli guardò la ferita, la maglia zuppa di sangue che gli avevano tagliato per esaminare la ferita.

 

“Herm, dobbiamo subito levargli il proiettile che si trova ancora dentro.” Fecero uscire subito Kate, che piangeva. Hermione continuava a guardare Harry e la sua ferita, non ce la faceva. Si sentiva mancare.

 

“Hermione!” Greg le afferrò il braccio e la scosse. “Abbiamo bisogno di te!” Nel frattempo con una pozione l'altro dottore fece addormentare Harry, che era diventato così bianco che si confondeva con il lenzuolo. Con la magia sarebbe stato più semplice, ma era anche vero che loro non trattavano ferite Babbane. Rischiavano di far perdere ad Harry più sangue di quanto già avesse perso.

 

Riuscirono ad estrarre il proiettile, che non aveva preso il cuore per un centimetro. Hermione si mise subito a spargere piano l'Essenza di Dittamo sulla sua ferita, sapeva che doveva stare attenta alle dosi se no rischiava di bruciargli la pelle. Le tremava la mano.

 

“Adesso è fuori pericolo, fortunatamente avevano quella Passaporta.. Se no..” Greg le mise una mano sulla spalla una volta finito. Lei annuì, era ancora troppo spaventata per parlare. Aiutandosi con la bacchetta cominciò a fasciargli la ferita che si stava già velocemente rimarginando con estrema dolcezza.

 

“Her..mione..” Disse Harry, ancora immerso nel sonno indotto dalla pozione. Lei gli posò un bacio sulla fronte.

 

“Non me ne vado, mi senti? Brutto incosciente che non sei altro.”

 

Hermione uscì, doveva pulirsi dal sangue. Kate le andò subito incontro, strillando come una ragazzina. “Mi hanno detto che sta bene, è vero??”

 

“Si, ma ora ha bisogno di riposo. Lo controllerò io. Bisogna darsi un contegno, visto il lavoro che facciamo.” Hermione la gelò sia con lo sguardo che con le parole. Aveva sfogato la sua preoccupazione e la sua frustrazione su di lei, e subito se ne pentì. Però Kate si allontanò, offesa e senza replicare.

 

Harry non si svegliò per tutto il giorno, e a tarda sera Hermione vide Ron entrare all'ospedale. Solo in quel momento le venne in mente della cena alla Tana. Si battè una mano sulla fronte, ancora prima che lui parlasse.

 

“Che è successo? Perchè sei ancora qui? Ti abbiamo aspettata, ma..” Cominciò Ron non capendo.

 

“Sono stata bloccata qui, scusami. E poi.. Hanno ferito Harry.” Gli raccontò brevemente l'accaduto, e lo vide diventare rosso.

 

“Ci saranno altre decine di medici che possono fargli da balia! Non vedo perchè devi stare qui se intanto è in mezzo coma.” Ron era decisamente accigliato.

 

“Ma che cosa stai dicendo, Ron? L'hai capito o no che ha rischiato di morire?”

 

“E' la terza volta che succede, eppure non muore mai purtroppo.” Hermione si trattenne dal dargli uno schiaffo forte.

 

“Non mi interessa ciò che pensi, io sto lavorando e stanotte resto qui.” Si voltò, decisa a chiudere li la discussione.

 

“Che cosa? Resti qui con lui?”

 

Hermione si voltò di nuovo, secca. “Resto qui con tutti i pazienti!”

 

“Non ho parole, Hermione. Mi fai venire voglia di chiedermi se è giusto che ci sposiamo tra poco più di due settimane o no.” Hermione rimase di sasso a quell'affermazione di Ron. Cominciò a sentirsi in difficoltà.

 

“Che cosa vuoi dire?” Chiese con un filo di voce al rosso.

 

“Che è tutto così ovvio che non riesco a capire come faccio ancora a raccontarmi cazzate da solo..” La guardò, deluso e ferito. Si voltò e uscì dall'ospedale. Hermione chiuse gli occhi guardandolo andare via, incapace di muoversi. Avrebbe dovuto seguirlo, era il suo fidanzato, il suo futuro marito che le aveva appena chiesto la conferma della sua scelta. Ma invece si voltò, e si diresse di nuovo nella stanza di Harry.

 

Per i due giorni successivi, Hermione non lasciò mai l'ospedale, ad eccezione di rare mezzore in cui andava a farsi una doccia e a cambiarsi a casa. Non sapeva perchè non si svegliava, e continuava a chiederlo a Greg che ormai non le rispondeva più. Perchè nemmeno lui lo sapeva. Finito il suo turno di lavoro, si metteva nella stanza con lui.

 

Finalmente la sera del terzo giorno Harry cominciò ad aprire gli occhi piano e a mugugnare. Hermione si alzò dalla sedia e si avvicinò, sorridendo. Lui la guardò con la fronte aggrottata. “Herm.. Dove siamo?”

 

Harry era convinto di essere in paradiso, e l'avrebbe condiviso con lei. Finalmente sarebbe stato felice, allora.

 

“Sei in ospedale, sei stato ferito tre giorni fa ma ora stai meglio. Sei proprio uno stupido, tu e la tua mania di fare l'eroe.” Hermione si finse arrabbiata e gli accarezzò il viso. “Vado a chiamare il mio superiore, così ti visitiamo e domani mattina ti possiamo dimettere.” Fece per allontanarsi, ma lui le afferrò la mano.

 

“Ti sposi davvero?” Glielo chiese, come se fosse l'ultima occasione di poterle parlare da soli.

 

“Harry, questo non mi pare.. Si, mi sposo.” Disse lei, per evitare che lui cominciasse ad agitarsi per la mancata risposta.

 

“Lo ami?” Hermione lo guardò sgranando gli occhi.

 

“Non sono domande da fare queste! Certo che sei proprio uno..” Harry si mise seduto, facendo una fatica immensa e vedendo tutta la stanza girare. Hermione gli si avvicinò subito sorreggendolo. “Ma sei pazzo? Vuoi provare a morire l'ennesima volta?!”

 

Harry alzò lo sguardo e la fissò. “Mi stai già uccidendo tu.” Hermione non credeva a ciò che gli stava dicendo. “Dimmi che lo ami, dimmi che sei felice e ti giuro che ti lascio stare. Però me lo devi giurare, Herm.” Mise le mani sul letto e si spinse per alzarsi.

 

“Harry, smettila.. Sei troppo debole, ti sei appena svegliato..” Hermione aveva un filo di voce.

 

“Voglio che me lo dici guardandomi negli occhi, non sopra ad uno stupido letto di ospedale.” Harry si era alzato in tutta la sua statura, e ora sovrastava Hermione. Le gambe gli sarebbero cedute dopo non molto, si disse Harry. “Voglio che mi dici se senti le cose che sentivi con me, se lo ami come amavi me, se quando fate l'amore senti quella cosa dentro che sentivamo io e te.” Aveva il fiato corto, e si rese conto che Hermione stava cominciando a piangere.

 

“Lo so che hai maledetto tante volte il giorno in cui mi hai incontrato, perchè l'ho fatto anche io. Ma io sono qui adesso, libero di scegliere te. Te, che sei l'unica donna della mia vita. Io ti sto scegliendo adesso, Hermione, come sette anni fa. E continuerò a scegliere te fino alla fine dei miei giorni,” Prese un ultimo respiro. “Dimmi che sei felice con lui, e la tua felicità mi basterà quasi come se avessi scelto me.”

 

Non aveva mai parlato così tanto in tutta la sua vita, era decisamente la prima volta che faceva un discorso così lungo. Si era appena svegliato dopo tre giorni di quasi totale incoscienza, era bianco, con le occhiaie, i capelli schiacciati e con addosso solo i pantaloncini ospedalieri. Per il discorso più importante della sua vita aveva scelto chiaramente il momento peggiore di tutti.

 

Hermione si staccò e si diresse verso la porta, lasciando Harry sbigottito. “Vado a chiamare il medico..” Disse lei quasi arrivata all'uscita.

 

“Hermione!!” Harry aveva praticamente urlato.

 

“Non usare urlare con me, Harry Potter!!” Hermione tornò indietro, urlando anche lei e puntandogli il dito contro. In quel momento non sembrava più importarle se Harry qualche giorno prima avesse rischiato la vita. “Mi hai tenuto dentro ad una menzogna per tutto l'anno in cui ti ho amato, ti ho dato tutto!! Tutta me stessa, tutto il mio corpo e la mia anima. E tu non facevi altro che mentirmi, e tu avevi ucciso Malocchio.” Cominciò a piangere forte, sfogando tutto ciò che non aveva mai tirato fuori per sette anni. “E tu eri un mangiamorte. Non ti ho mai chiesto niente in cambio, perchè il tuo amore valeva più del mondo per me. Non mi hai dato neanche il tempo di starti accanto, i momenti con te erano fugaci e troppo brevi.” Hermione fece una pausa per calmare i singhiozzi.

 

“Credi che io non sappia ciò che mi stai dicendo? Se solo potessi tornare indietro, se solo potessi..” Harry non sapeva dire altro.

 

“Spunti dopo sette anni, quando avevo imparato a vivere con la tua assenza, avevo imparato a colmare quell'immenso vuoto che sentivo. Perchè è questo che ho sempre provato con te, Harry! Vuoto, tristezza e dolore.” Harry chiuse gli occhi, consapevole che le parole che gli stava dicendo lei erano la pura verità.

 

“Vuoi una risposta alla tua domanda di prima, Harry? Si, sono felice adesso. Finalmente sono felice.” Finì la frase smettendo di piangere, e a testa alta si voltò uscendo definitivamente dalla stanza. Harry non aveva avuto il tempo di rispondere, anche se in realtà la discussione era finita.

 

L'aveva persa, e questa volta per sempre. Si lasciò cadere sul letto, facendo una smorfia per la ferita che tirava.

 

“Oh vedo che si è già sollevato, molto bene!” Il superiore di Hermione era appena entrato, e si avvicinò per visitarlo. Harry non disse niente e gli fece fare ciò che voleva. Sinceramente, non gli importava un granchè.

 

 

Hermione tornò subito a casa, senza fermarsi a parlare con nessuno e ignorando gli sguardi nel vederla con quella faccia. Era palese il fatto che aveva appena pianto. Infilò le chiavi nella toppa, e con suo sgomento si accorse che era già aperta. Entrò piano, con un misto di paura e ansia in lei.

 

Poi lo vide.

 

Ron era seduto sul suo divano, con in mano la foto di Harry e Hermione scattata setti anni prima. Alzò lo sguardo su di lei, che lo guardava quasi mortificata. Altre lacrime cominciarono a scenderle sul viso. Lui le sorrise e le fece segno di sedersi li di fronte a lui. Hermione ubbidì, senza proferire parola.

 

“Sai quando ho scoperto questa?” Sventolò la foto ad Hermione. “Quasi tre anni fa. Avevi dimenticato di chiudere il cassetto, e io e te c'eravamo appena messi insieme.” Sorrise malinconico, continuando a guardare Harry e Hermione ridere innamorati.

 

“Avrei dovuto capirlo già da li. Ma invece ho pensato che prima o poi avresti potuto amare anche me, proprio come amavi lui. Invece mi sbagliavo.” Appoggiò la foto sul divano, e posò i suoi occhi in quelli di lei. Hermione era immobile, con lacrime calde che le cadeva in silenzio.

 

“Ho sempre pensato che l'amore vero era quello con te, ma poi ho capito che per essere vero dev'essere ricambiato.” Si avvicinò di più a lei, continuando a parlarle dolcemente e senza la minima rabbia.

 

“Sei ancora innamorata di lui, vero?” Hermione sapeva che in quel momento, come mai prima, Ron le stava chiedendo sincerità.

 

“Non ho mai smesso di amarlo.” Confessò finalmente lei a se stessa, più che a Ron. Lui annuì, abbassando lo sguardo ferito. Infondo, era solo la verità che aveva sempre saputo.

 

Hermione si tolse l'anello di fidanzamento, e lo lasciò cadere nelle mani di Ron. “Senza di te sarei morta, lo giuro. Spero che tu un giorno possa perdonarmi per ciò che ti ho fatto.”

 

Ron si alzò, e le accarezzò il volto. “Sono il tuo migliore amico, ti ho già perdonata. Va da lui, non è troppo tardi.” Sorrise triste, lasciò le chiavi dell'appartamento di lei sul tavolino e se ne andò.

 

Hermione andò verso il bagno e si sciacquò forte la faccia, ridandosi un contegno. Aveva le mani che tremavano, e non stava capendo niente. Era successo tutto così in fretta che non sapeva neanche dove si trovava in quel momento. Passarono pochi secondi, poi tornò velocemente in salotto e si smaterializzò.

 

Spuntò davanti alla porta dell'ospedale, con il cuore che le martellava in petto. Entrò praticamente di corsa, evitando tutte le persone che la guardarono ancora più storditi rivendendola apparire con uno sguardo adesso euforico. Entrò nella stanza dove c'era Harry, ma trovò solo Greg scrivere su un foglio.

 

“Dov'è.. Dov'è Harry?” Si rese conto di avere il fiatone.

 

“Se n'è andato, ha firmato per uscire e..” Ma Hermione stava già correndo verso l'uscita. Prima di smaterializzarsi si chiese se non era carino presentarsi direttamente nel salotto di casa sua, ma si disse che non era il momento per buone maniere.

 

Prese male i calcoli però, perchè atterrò sul bordo del divano e cadde a terra con un tonfo. La sua entrata trionfale era andata a farsi fottere, insomma.

 

“Ma che.. Chi è??” Harry brandì subito la bacchetta scendendo piano le scale verso il salotto.

 

“Abbassala immediatamente, Harry Potter, se no ti faccio rimpiangere i tempi di Voldemort.” Hermione si alzò massaggiandosi il sedere dolorante. Harry abbassò subito la bacchetta e la guardò stupito.

 

“Sei uscito dall'ospedale! Certo che sei proprio stupido.. Hai appena rischiato la vita e hai bisogno di cure! E poi..” Hermione lo riprese parlando velocissima e arrabbiata.

 

“Ti rendi conto che ti sei appena smaterializzata nel mio salotto e mi stai insultando?” Harry aveva le braccia alzate, sinceramente confuso dalla situazione.

 

“Be, si..” Hermione abbassò lo sguardo sorridendo, e cominciò ad avvicinarsi a lui. “E' che mi stavo chiedendo se tutto quel bel discorso che hai fatto prima te l'eri preparato o è uscito spontaneo.” Harry la guardò avvicinarsi e lanciò un'occhiata alla sua mano sinistra. L'anello di fidanzamento di Ron era sparito.

 

“Sai che potrei chiederti la stessa cosa? Anche il tuo non era affatto male.” Le disse lui incrociando le braccia. Aveva ancora i capelli bagnati perchè era appena uscito dalla doccia.

 

“E' vero, però io ho omesso una cosa molto importante. Che non potrei mai amare nessuno, al di fuori di te.” Aveva concluso la frase in un sussurro, si alzò sulla punta dei piedi e lo baciò. Stanca di aspettare, stanca di non poterlo avere, stanca di tutto. Da quel giorno comandava solo e soltanto il suo cuore.

 

Harry strinse gli occhi, chiedendosi se stava sognando o se era tornato cosciente del tutto. Quando si staccò, appoggiò la fronte su quella di lei.

 

“Ti sceglierò fino alla fine dei miei giorni, Harry. E' sempre stato così.”

 

“Non ti lascerò mai più, te lo prometto.. Ti amo Hermione, più del primo giorno.” La baciò di nuovo, ma quella volta consapevole che avrebbe potuto farlo tutte le volte che voleva, da quel momento. Salirono nella sua stanza, e cominciarono a spogliarsi piano a vincenda.

 

“Ti ricordi di me?” Le chiese lui, baciandole il seno nudo.

 

“Ricordo solo te.” Gli rispose mettendogli le mani nei capelli e ansimando.

 

La fece sdraiare sul letto, mettendosi sopra di lei. “Fai piano.. Sei ancora ferito..” Disse lei, baciandolo sopra la benda che ancora aveva. Lui sorrise.

 

“Sei ancora più bella quando ti preoccupi per me.” Entrò dentro di lei, sentendo immediatamente la sensazione di essere al posto giusto. Erano di nuovo completi, erano di nuovo Harry e Hermione insieme.

 

“Ti darò tutto il mio tempo, non ti farò mai mancare niente..” Harry ansimava e la guardava. “Abbiamo tutta la vita, adesso.” Lei gli strinse la mano e si lasciò amare, amando a sua volta. Si sentiva felice come non mai, finalmente piena di lui e piena d'amore.

 

Nessuno dei due avrebbe avuto paura ad addormentarsi, quella notte. Perchè sapevano per certo che si sarebbero ritrovati la mattina dopo, uno affianco all'altra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti :) Sono sicura che state pensando che la storia finisce qui.. E invece no! Perchè una storia deve per forza finire dopo l'attesa unione? No, io voglio raccontarvi anche cosa succederà dopo.. Un lieto fine, per essere lieto, merita di essere raccontato! Al prossimo capitolo.. Un abbraccio a tutti, marl_vt

 

 

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Capitolo 21
*** Semplicemente, Vita ***


21. SEMPLICEMENTE, VITA.

 

 

 

 

 

Harry si stava facendo la barba, nel silenzio cullante della mattina. Fuori nevicava, andava avanti da parecchi giorni ormai. Era il più freddo gennaio che Harry ricordasse, quello. Ma anche il più bello.

 

Hermione entrò nel bagno, ancora mezza assonnata. Harry la guardò dallo specchio, e sorrise notando che faticava ad aprire gli occhi. Lo cinse da dietro e appoggiò la testa sulla sua schiena forte. “Non mi piace quando ti svegli prima di me..” Biascicò lei. “Perchè non mi abbracci.”

 

Harry rise. “Veramente io ti abbraccio lo stesso, ma tu quando dormi non sentiresti neanche una cannonata.” Lei gli diede un piccolo colpo sul braccio, fingendosi offeso. “Rovini sempre tutto, bravo!” Si mise a fare la pipì, con gli occhi ancora mezzi chiusi. Harry la guardò ancora, innamorandosi di più.

 

Si era trasferita da lui e fine ottobre, condividere la casa con lei era la cosa più bella del mondo. Poterla vedere la mattina, potersi ritrovare la sera dopo il lavoro. Dicono che esista solo una persona giusta per ogni altra. Bè, Harry aveva certamente trovato la sua.

 

Hermione, piano piano, stava riprendendo il rapporto con i Weasley, anche se non avevano ancora accettato Harry completamente. A parte Ginny, che aveva appoggiato la sua migliore amica fin dall'inizio. “Prima o poi, verrai anche tu..” Diceva Hermione a Harry, quando andava a cena alla Tana senza di lui.

 

Ron aveva appena cominciato a frequentarsi con una sua collega, e Hermione appena lo seppe ne fu sinceramente contenta. Infondo erano ormai passati quasi sei mesi da quella sera in cui lei lo lasciò, e lui si era ripreso lentamente ma molto bene. Avere il rapporto di prima era impossibile, e questo lo sapevano entrambi, ma erano rimasti comunque ottimi amici.

 

Harry passò il pennello con la schiuma da barba sul naso di Hermione. “Ti sei addormentata sul cesso, ma come si fa!” Lei sobbalzò e si pulì subito il naso, guardandolo male e dicendogli “Questa me la paghi” con il labiale.

 

Harry scese e si mise a preparare la colazione, guardò fuori e desiderò di poter stare in casa con lei piuttosto che andare a lavorare con quel freddo. Ma si rincuorò pensando che il giorno dopo era libero per entrambi. Hermione scese dopo un po', pronta per uscire e bella più di prima, e gli saltò sulle spalle. Harry, per reggerla, fece quasi cadere i pancakes.

 

“Ti prego, restiamo a casa oggi! Ho troppo freddo..” Gli disse stringendogli le spalle. Lui sorrise, e continuò a finire di cucinare con lei appesa come un koala. C'era abituato, lo faceva spesso. Quello era il momento dei capricci da bambina.

 

“Domani staremo in casa, amore. E sarai obbligata a riempirmi di coccole e servirmi, così rimpiangerai di non essere al lavoro.” Le rispose Harry, avviandosi sempre con lei sulle spalle al tavolo. Appena arrivarono, lei scese e si mise davanti a lui con una faccia maliziosa. Eccola che si trasforma: da bambina a donna che lo mandava fuori di testa.

 

“Solo coccole? Peccato..”

 

“No no, cioè.. Intendevo.. E dai, non fare così.. Siamo in ritardo..” Hermione aveva cominciato a torturargli il collo con la lingua. “Forse.. forse non è così tardi dopotutto..” Si dimenticarono di mangiare, non era la prima volta che succedeva. E non era neanche la prima volta che Harry si sarebbe preso un richiamo per il ritardo.

 

La sollevò di peso e la mise sul bancone della cucina. Cominciarono a sbottonarsi di fretta i pantaloni a vicenda. “Com'è possibile che ho sempre voglia di te?” Chiese lei, facendolo entrare dentro di se.

 

“Me lo chiedo sempre anche io.”

 

 

Hermione corse velocissima in ospedale e si diresse subito al suo armadietto. C'era il gelo fuori, ma lei aveva ancora parecchio caldo. Si tolse la giacca e si mise il suo camice, prendendo un respiro profondo. Sorrise, pensando a quanto era bello quando gli prendeva così.

 

“Oltre ad essere in ritardo, ci stai anche ridendo su.” Hermione si voltò subito, riconoscendo dalla voce il suo interlocutore.

 

“Scusa Greg, ho avuto un contrattempo e non succederà più.” Lui se andò senza dire altro. Da quando stava con Harry Greg aveva perso tutto il suo interesse, a quanto pareva. Chissà perchè, poi. Probabilmente perchè aveva capito che le sue speranze erano arrivate sotto lo zero. Uscì dalla stanza e si buttò a capofitto nel lavoro, conservando quel buonumore che ormai l'accompagnava da sei mesi.

 

 

“Sono così innamorato, Draco, che sento che potrei buttarmi nel fuoco per lei.. Non so come spiegare.” Harry e Draco stavano prendendo un caffè nel bar del Ministero, si incontravano spesso li.

 

“Ti sei già spiegato bene tante volte.. E allora cosa aspetti? E' sicuramente la decisione più giusta.” Draco gli diede una pacca sulle spalle.

 

“Tu dici? Non so.. Questa cosa mi fa paura.” Harry guardò l'oggetto che teneva in mano.

 

“Smettila di pensare! Hai già aspettato tanto, e lei pure.. E' il momento giusto.”

 

 

Quella sera, appena Harry entrò in casa, si reso conto che Hermione era già arrivata. La sentì ridere per qualche battuta sentiva alla televisione, quello strano oggetto che Harry aveva imparato a conoscere e ad usare grazie a lei. I Babbani sanno proprio come passare il tempo, in effetti. Rimase li sulla soglia, ascoltandola. A ogni sua piccola risata, il cuore di Harry si riempiva di serenità e felicità.

 

Chiuse la porta e andò in salotto da lei, appoggiandosi sullo stipite e guardandola. “Amore, finalmente..” Hermione fece per alzarsi, ma Harry la fermò.

 

“No, aspetta. Resta li..” Si tolse il cappotto e andò a sedersi sul tavolino di fronte a lei. Indossava una sua maglia che le stava grandissima, aveva i piedi scalzi e rannicchiati sul divano, i capelli le cadevano disordinati e lunghi sulle spalle, si era struccata, aveva sulla guancia il segno del cuscino sulla quale era stata appoggiata fino a quel momento.

 

Sembrava dipinta da quanto era bella.

 

“Ho pensato a mille modi per farlo, mille posti, mille occasioni. Poi ho scelto il mio momento preferito. Quello in cui tu sei semplicemente dentro casa nostra, mentre mi aspetti sul nostro divano, dove ci sono i nostri odori mischiati. Quello dove indossi una mia maglia troppo grande per te, dove sei così bella che fa male guardarti. Perchè ogni volta che chiudo gli occhi io ti vedo qui, così. Tutta mia, tutta per me.” Harry mise la mano in tasca per tirare fuori quell'oggetto che portava dietro da settimane ormai. Hermione lo guardava immobile, provando così tante emozioni che non riusciva nemmeno a parlare. La televisione parlava da sola, ignorata.

 

Harry tirò fuori un piccolo astuccio nero, chiuso da un fiocco. Lo guardò, poi tornò a guardare la sua Hermione. “Quando mi sono innamorato di te ho avuto paura, tanta. Non ero in grado di amare neanche me stesso, figurati un essere speciale come te. Credevo che non avrei mai potuto farti felice come meritavi. Invece adesso, qui, so che posso. Ti chiedo di scegliermi davvero, adesso, per tutta la vita. Dimmi di si, amore, e sarà per sempre. Hermione Jean Granger, vuoi sposarmi?” Le consegnò in mano l'astuccio, aprendolo e scoprendo un bellissimo anello con un diamante al centro.

 

Ad Hermione cominciarono a scendere lacrime di gioia pure. Si sentiva con la capacità di toccare il cielo con un dito. Si sentiva come se da quel momento in poi sarebbe andato tutto bene. “Si amore mio, si.. Mille volte si..” Harry la prese subito tra le braccia chiudendo gli occhi.

 

“E' un si? Hai detto si?” Le chiese, ancora confuso. Lei annuì baciandolo, con altre lacrime che le rigavano il volto.

 

Fecero l'amore, poi parlarono. Fecero l'amore, poi ridettero a crepapelle. Fecero l'amore, e mangiarono in piena notte. Fecero l'amore, e si giurarono amore eterno nel silenzio delle loro lenzuola.

 

“Non voglio aspettare..” Stavano pranzando ancora in pigiama, si erano appena svegliati. Hermione aveva praticamente già iniziato i preparativi.

 

“Ho sempre desiderato sposarmi d'inverno, sai? Tutti si sposano o in primavera o in estate, io invece adoro la neve e spero proprio che nevichi quel giorno.. Intanto con la magia potremo avere tutto coperto e caldo, e poi chiederò sicuramente a Ginny e a Luna di farmi da damigelle. Vengono qui a cena con Dean e Neville, tra l'altro! Glielo dirò subito, e...” Harry la lasciò continuare, divertito e un po' rintontito. Parlava a raffica e guardava a intervalli regolari l'anello che portava al dito.

 

Si alzò, e senza smettere di parlare si mise in braccio a Harry. Lui la cinse con un suo braccio, finendo di mangiare con l'altra mano. “Ok si, direi che ce la faremo sicuramente per il 20 febbraio. Che ne dici? E' tra un mese tondo e dovremmo riuscire a organizzare tutto.” Harry annuì, quasi stupito che anche lui poteva dire la sua.

 

“Va benissimo, anche a me piace l'inverno.” Lei rise buttando all'indietro la testa e lo baciò.

 

“Scusami lo so, sto parlando come una macchinetta. Ma sono così contenta che non puoi neanche capire!” Disse lei abbracciandolo.

 

“Non devi chiedermi scusa, mi fai impazzire quando fai così.”

 

 

Quella sera a cena Ginny, Dean e Luna e Neville presero la notizia con estrema felicità. “Congratulazioni!!” Si strinsero tutti la mano e si abbracciarono. Harry teneva la mano ad Hermione, e lasciò parlare lei per spiegare tutto. Ginny li avrebbe aiutare a mandare le partecipazioni e quant'altro, si divertiva a fare quelle cose.

 

“Il mio matrimonio sarà tra due settimane e il tuo tra un mese, sono così felice.” Ginny abbracciò l'amica mentre l'aiutava a sparecchiare. Anche Luna le raggiunse, lasciando gli uomini sul divano a chiacchierare con una Burrobirra in mano. Si fecero entrambe mostrare l'anello.

 

“Accidenti, è davvero bello. Ti guarda in un modo.. Mai visto nessuno che ti guardasse così, nemmeno mio fratello.” Hermione le sorrise e voltò lo sguardo verso Harry, che parlava con gli altri animatamente.

 

“Sono così felice..”

 

“E noi lo siamo per te!” Disse Luna abbraciandola. Si misero a parlare dei vestiti, del fatto che l'avrebbero accompagnata loro a scegliere e a comprare il suo e cose del genere.

 

“Chissà come la prenderanno i tuoi..” Disse Hermione rivolta a Ginny, appoggiandosi al bancone. “La prenderanno bene, ovviamente! La tua felicità viene prima di tutto.. E si renderanno conto anche loro che è Harry l'unico a farti felice.”

 

 

Pochi giorni prima del matrimonio di Ginny e Dean, Hermione cominciò a stare male. Succedeva o di notte o più probabilmente la mattina: doveva correre al bagno a vomitare all'improvviso. Harry si alzava sempre con lei e la seguiva.

 

“Tranquilla amore, sarà solo un virus. Adesso passerà.” Le massaggiava la pancia dolcemente e le teneva i capelli. Era rimasta a casa dal lavoro anche quel giorno, anche se finalmente si sentiva decisamente meglio. Harry era a lavoro, e Ginny venne a pranzo per farle compagnia.

 

“Comunque mi stupisco di te, sei un medico e non hai pensato a questo.” Le disse l'amica, tirando fuori dalla borsa un test di gravidanza. Hermione spalancò gli occhi e scosse la testa.

 

“No, non può essere. Insomma, almeno non credo..” Hermione si perse nei pensieri e cercò di fare mente locale. Erano quasi sempre stati attenti, non perchè non volessero un figlio, ma più che altro perchè non ne avevano mai parlato. Ma le volte in cui non ci avevano minimamente pensato c'erano eccome. Si diede della stupida, come aveva fatto a non pensarci prima?

 

“Hai indubbiamente ragione.” Disse Hermione prendendo di mano il test all'amica. Si alzarono e andarono in bagno insieme, seguendo bene le istruzioni per evitare di sbagliare. Essere un medico e fare certe cose su altri è un conto, ma quando devi farle per te stessa è un'altra cosa.

 

 

“Hermione non sta molto bene, quindi cerco di sbrigarmi presto e andare a casa.” Harry parlava con il suo collega Jack, erano al Ministero e avevano appena finito il servizio in giro per le periferie di Londra.

 

“Ma non è niente di grave, spero..” Jack lo guardò preoccupato.

 

“Oh no no, assolutamente. E' solo un virus, sicuramente. Oggi stava già meglio.” Appena riuscì a finire tutto, prese velocemente le sue cose e tornò a casa. Il freddo era pungente e entrava nelle ossa, e mentre camminava per Godric's Hollow con un mazzo di rose per la sua fidanzata cominciò di nuovo a nevicare. Entrò in casa.

 

“Amore? Dove sei?” Chiese, togliendosi la giacca.

 

“Vieni, sono qui.” Rispose Hermione dal salotto. Era seduta sul divano ad aspettarlo. Appena lo vide spuntare con le rose gli sorrise raggiante. “Sono bellissime, amore, grazie.” Si alzò e le mise in un vaso, respirando profondamente quel profumo che tanto amava.

 

“Come stai? Meglio?” Le chiese accarezzandole i capelli. Lei gli prese la mano, senza rispondere, e se l'appoggiò sul ventre.

 

“Ho capito il perchè di tutta questa nausea e malessere.. E non è un virus?” Mise la sua mano sopra quella di Harry, sorridendo.

 

“E cos'è? Ti ha fatto di nuovo male il pesce come a Natale?” Harry non capiva, e cominciò ad accarezzarle piano la pancia. Lei seguì i suoi movimenti con la mano, e scosse vistosamente la testa. Le tremava la voce dall'emozione. Alzò lo sguardo su di lui, con gli occhi colmi di lacrime di gioia. Harry aggrottò la fronte, preoccupandosi.

 

“Harry, sono incinta. Aspettiamo un bambino.”

 

Il cuore di Harry fece un tuffo e risalì subito, fino alla gola. Spalancò gli occhi, non poteva credere a quello che gli aveva appena detto. “Che cosa? Cosa.. Un bambino.. Oh mio Dio, aspettiamo un bambino..” Lo ripeté mille volte, facendo ridere e piangere nello stesso tempo Hermione. La prese tra le braccia, emozionato più che mai.

 

“Ero con Ginny quando l'ho scoperto, volevo chiamarti subito ma poi ho preferito aspettarti qui..” Si lasciò baciare su tutto il viso e si lasciò sollevare da terra. La portò sul divano, tenendosela in braccio. Posò la sua mano sulla sua pancia, ancora incredulo di essere così fortunato.

 

“Avremo un bambino.. Mi hai fatto l'uomo più felice del mondo.” Intrecciarono le loro dita sopra al ventre di Hermione.

 

 

Erano già pronti per andare al matrimonio. Harry era già al piano di sotto in salotto, che lo percorreva a grandi passi. Era nervoso: non solo perchè avrebbe rivisto tutti i Weasley al completo, ma anche perchè avrebbero annunciato la grande notizia. Avrebbero pensato che stavano mettendo al mondo il figlio di un mangiamorte assassino? Harry provò a non pensarci, ed Hermione scendendo le scale lo distrasse. Andò ad aiutarla a scendere gli ultimi scalini, guardandola estasiato.

 

“Sei davvero bellissima.. Sei sicura che vuoi andare, allora? Me lo hai detto tu che nei primi due mesi della gravidanza bisogna stare attenti..” Provò a ridirle Harry.

 

“Harry, te l'ho già detto. È il matrimonio della mia migliore amica e sono la damigella d'onore, e poi starò attenta. Non mi dimentico che ho te a proteggermi.” Lo baciò sulla bocca, e lo addolcì subito. “Andrà tutto bene, non ti preoccupare.” Aggiunse lei, perchè aveva capito benissimo il motivo del suo nervosismo. Lui annuì, e uscirono.

 

Presero la macchina, perchè Harry non voleva che si smaterializzasse ancora. Raggiunsero la Tana, dove per tradizione tutti i Weasley si sarebbero sposati. Videro il grande gazebo decorato, proprio come al matrimonio di Bill e Fleur di quasi otto anni prima. Era immerso in un'invisibile e grande bolla incantata che manteneva l'ambiente caldo e accogliente, mentre la neve si fermava appena fuori. Era un quadro magico, in tutto e per tutto.

 

Hermione prese la mano ad Harry e si avviarono verso quella casa che a lui aveva fatto stare tanto bene anni prima. Lupin e Tonks gli andarono subito incontro, felici di vederli.

 

“Volevamo farvi le congratulazioni di persona per il matrimonio, a cui ovviamente verremo.” Remus strinse la mano ad Harry. “Tuo padre e tua madre sarebbero così felici.” Harry annuì, vedere Lupin lo faceva sentire sempre più vicino ai suoi genitori.

 

Entrarono dentro al gazebo, dove già quasi tutti gli invitati erano presenti. Luna si avvicinò, aveva lo stesso identico vestito di Hermione essendo entrambe le damigelle. “Finalmente sei arrivata! Dobbiamo andare subito da Ginny.. Ha bisogno di una mano, e sua madre non sembra bastare.” Le disse, dopo averli salutati. Hermione si voltò verso Harry.

 

“Arrivo subito, d'accordo?” Lui annuì, mettendole istintivamente una mano sul ventre. Gesto che non sfuggì a Lupin e Tonks.

 

“Ti aspetto qui, tranquilla.” La guardò come per dirle di stare attenta, e tornò a parlare con loro due.

 

“Hermione è raggiante! Ricorda me quando aspettavo Teddy.. Buffo, no?” Fece l'occhiolino ad Harry e spostò lo sguardo su suo figlio, che giocava con la bellissima figlia di Bill e Fleur, Dominique. Fred e George si avvicinarono a salutare Harry, sinceramente felici di rivederlo. Erano entrambi sposati, stavano bene. Il loro negozio andava alla grande come sempre, ogni volta che Harry ci passava davanti gli veniva sempre da sorridere.

 

“La prossima volta che passi vieni, no? Ovviamente per te ci sarà lo sconto, soprattutto perchè sei riuscito a soffiare la donna al nostro povero fratello tre settimane prima del matrimonio, e ora te la sposi tu. Quando me l'hanno raccontato non ci credevo” Disse George, e subito Fred intervenne.

 

“Esatto! Un mito, insomma. Per ogni Natale avremo una storia da raccontare.” Harry si passò una mano tra i capelli, indeciso se ridere o fare finta di niente. I gemelli avevano sempre quel modo di mettere in imbarazzo le persone dicendo semplicemente la verità. Prima di poter rispondere, Ron spuntò alle loro spalle a braccetto con una bella ragazza, sicuramente più piccola di lui.

 

Non lo vedeva da mesi e mesi, e trovarsi li faceva un certo effetto. Si strinsero la mano cordialmente, e Ron presentò la sua nuova ragazza. “Lei è Sophia, sicuramente Hermione te ne avrà parlato. A proposito, dov'è?”

 

“Con Ginny e Luna, finiscono i preparativi.” Rispose Harry, dopo aver stretto gentilmente la mano a Sophia.

 

“Già, donne! Io sono il testimone, quindi vado a mettermi già affianco a Dean. Ci vediamo dopo.” Disse Ron, congedandosi. Harry lo salutò con un cenno. Probabilmente il peggio era passato, o forse no.

 

Salutò Bill e Fleur, Charlie e altri ragazzi che erano a Hogwarts con loro. I vecchi membri dell'Ordine della Fenice lo salutarono con cenni della testa, non era facile inserirsi di nuovo. Solo Lupin, a quanto pare, gli dava davvero confidenza. Harry si cominciò a sentire un pesce fuor d'acqua. Vide spuntare Hermione insieme a Luna e mettersi al loro posto, affianco a dove tra un momento sarebbe arrivata Ginny.

 

Hermione cercò Harry con lo sguardo, ma non lo vide. C'era troppa gente, e lui si era sicuramente messo infondo e da solo. Scosse la testa, e vide Ron andare verso di lei. Gli sorrise, sinceramente felice di vederlo. Lo abbracciò e lo baciò su entrambe le guance, sinceramente non le importava di ciò che avrebbe pensato la gente.

 

“Come stai?” Gli chiese.

 

“Io bene, e tu? Ho visto Harry, dava l'idea di sentirsi fuori posto.” Disse Ron, mettendo una mano in tasca.

 

“Eh si, lo so.. Non è facile per lui sentirsi accettato, ma piano piano le cose si sistemeranno.” Gli sorrise lei.

 

“Congratulazioni per il matrimonio, verrò sicuramente.”

 

“Grazie Ron, davvero. Per me è molto importante.” Lui le sorrise e tornò al suo posto, la marcia nuziale era cominciata. Tutti si voltarono a guardare Ginny che arrivava sotto braccio ad Arthur Weasley. Molly, invece, aveva appena preso posto in prima fila, con un grosso fazzoletto a portata di mano. Dean prese Ginny accanto a se, guardandola incantato.

 

Tutti si sedettero, e la cerimonia cominciò. Hermione fu obbligata a stare tutto il tempo in piedi, e a Harry questa cosa preoccupò non poco. Si stava sicuramente affaticando. Appena la cerimonia finì, tutte le panche scomparvero magicamente per lasciare spazio al banchetto e a un ampia pista da ballo.

 

Harry si diresse subito da Hermione, e la cinse da dietro. “Sei stanca? Andiamo a sederci un po'?” Lei mise le braccia sopra le sue, e scosse la testa.

 

“Stai tranquillo, sto benissimo.”

 

Durante tutto il ricevimento Harry fu fermato da parecchie persone che ancora non lo avevano conosciuto. Ancora una volta, la sua fama l'aveva preceduto. Occupato a intrattenere conversazioni con mezza sala, non si rese neanche conto che George aveva preso Hermione per ballare.

 

Non che gli desse fastidio, assolutamente. Ma non capiva perchè doveva farla saltare a quel modo. Si liberò da quegli sconosciuti e si avvicinò al tavolo dove si poteva prendere da bere, da li l'avrebbe vista meglio. Rideva felice, chissà quale battuta aveva fatto il gemello.

 

“E' bella, vero? E' anche una delle persone migliori che io abbia mai conosciuto..” Molly Weasley si era messa affianco a lui. Harry la guardò, senza dirle niente.

 

“Non sai quante volte mi ha chiesto scusa, non capendo mai che per me vederla felice era la cosa più importante. Anche se non sarebbe stato affianco a mio figlio. Anche i genitori sono eccezionali, sai. Sicuramente li conoscerai.”

 

“Si, li ho già conosciuti. E' un piacere rivederla, signora Weasley.” Rispose Harry.

 

“Anche per me, Harry. Vi auguro una vita felice, perchè ve la meritate. Entrambi.” Gli diede una carezza gentile sul volto, e si allontanò andando da suo marito, che salutò gentilmente Harry da lontano. Ma gli bastò, lo fece stare bene lo stesso.

 

“No George, aspetta. Non ce la faccio davvero più.” Hermione si rifugiò tra le braccia di Harry, ancora ridendo e con un po' di fiatone. Lui la prese, protettivo, baciandole la testa. George sorrise e le passò un bicchiere di Champagne.

 

“No, ti ringrazio. Non posso bere.” Rispose cordialmente lei.

 

“Non puoi scatenarti, non puoi bere.. Non è che sei incinta?!” Disse George ridendo. Ma Harry e Hermione lo guardarono fisso, senza mostrare divertimento.

 

“No, non ci credo! Ma congratulazioni allora!! Qui ci vuole un bel brindisi..” George si mise in piedi su una sedia e chiamò l'attenzione di tutti i presenti. Non erano come Harry e Hermione se l'erano immaginato, ma poteva andare bene. Hermione si staccò e prese la mano di Harry, sorridendo.

 

“Ascoltate tutti! Questi due qui” Indicò Harry e Hermione proprio sotto di lui, e tutti li guardarono. “oltre a sposarsi tra poco più di due settimane hanno appena scoperto una notizia meravigliosa..” Praticamente George ci stava facendo una storia sopra.

 

“Aspettando un bambino!!” Furono subito assaliti da un grandissimo applauso e da abbracci. A Harry che non piaceva essere al centro dell'attenzione, quello era proprio un toccasana. Ringraziarono tutti, Molly Weasley non voleva lasciare Hermione. “Sarà un po' mio nipote..” Le sussurò dolcemente, e Hermione le sorrise felice per quella frase.

 

A quel punto, la festa per il matrimonio fu accompagnata da altri festeggiamenti per la notizia della gravidanza di Hermione. La fecero subito sedere e fu circondata da praticamente tutte le donne che la riempirono di domande e affermazioni.

 

“Con due genitori così, verrà bellissimo! Congratulazioni! Come lo chiamate?”

 

“Veramente noi ancora non lo sappiamo..”

 

Harry riuscì a portarla via e riuscirono ad appartarsi, ridendo come due ragazzini. “George ha avuto un'idea geniale, direi.”

 

“Voleva solo essere gentile, si sarà dimenticato che tu sei Harry Potter. Mio Dio, domani saremo su tutti i giornali.” Hermione si battè una mano sulla fronte, ancora sorridendo.

 

“Andiamo a casa amore, voglio stare solo con te.” Le disse Harry.

 

“Con noi, volevi dire.” Gli mise una mano sul suo ventre. Come le piaceva il suo tocco proprio li. “Mi hai letto nel pensiero. Fammi solo avvisare Ginny, tanto ormai se ne staranno andando tutti.” Hermione raggiunge la sua amica e le disse che lei e Harry andavano a casa perchè si sentiva stanca. Ginny la capì immediatamente e la salutò. “Domani sera venite a cena alla Tana, lo ha detto mia madre. Tutti e due.” Hermione sorrise raggiante e senza dare nell'occhio tornò da Harry.

 

Andarono alla macchina insieme. “Non ho salutato nessuno.” Disse lui, guidando.

 

“Non ti preoccupare. Domani sera ci sarà una grande cena alla Tana con tutti i più intimi, e questo vuol dire anche tu.” Gli prese la mano, e lui sorrise. Non sapeva perchè, ma quella cosa lo rese ancora più felice.

 

Era completo, si sentiva bene. Si, andava tutto bene.

 

 

 

 

 

 

 

Buonasera :) Come avrete sicuramente capito, siamo ormai agli sgoccioli della storia. Domani pubblicherò l'ultimo capitolo, con annessi i dovuti ringraziamenti a chi mi ha dedicato tempo, fiducia e voglia di andare avanti. A domani, un abbraccio a tutti :) marl_vt

 

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Capitolo 22
*** Epilogo ***


22. EPILOGO.

 

 

 

 

Harry era coricato sul divano e aveva la testa appoggiata alla grande pancia di Hermione. Lei gli accarezzava la testa, mentre riordinava una volta per tutto le foto del loro matrimonio. Erano passati mesi, ma le piaceva sempre guardarle. Era come leggere una storia, la loro bellissima storia.

 

“Ecco, amore! Ha scalciato di nuovo!” Harry faceva così tutte le sere ormai, lo rendeva felice come una pasqua. Hermione gli sorrise e gli continuò ad accarezzare i capelli.

 

“Ormai sono entrata nel nono mese, si sta agitando parecchio. La notte non mi fa dormire, te ne accorgi pure tu. Mi sa che hai preso da tuo padre, James.” Disse mettendo le mani sulla pancia. Si alzò, aiutata da Harry. “Andiamo a letto?”

 

Harry, annuendo, la prese in braccio portandola al piano di sopra. “Questa cosa dovrai farla anche dopo che partorisco, ormai mi hai viziata troppo.” Lo baciò sul collo, lui sorrise.

 

“Sicuramente peserai anche di meno.” Fece finta di essere affaticato dopo averla messa a letto e la fece ridere. Che bello, quando rideva per lui. Le si mise affianco e la prese tra le braccia.

 

“Harry?”

 

“Dimmi, amore.”

 

“Mi fai felice, ogni giorno.”

 

Harry strinse gli occhi e si avvicinò più a lei, circondandola la pancia con le sua braccia. “Anche tu.. Non te l'ho mai detto forse, ma sei andata contro a tutto e a tutti per me. Fin dall'inizio.” Lei sorrise, baciandogli un braccio.

 

“Sei la mia persona..” Si addormentò, protetta tra le braccia di quell'uomo che anni prima era stato il primo mangiamorte, ma che era stato semplicemente e sempre solo Harry per lei.

 

Hermione restò in casa da sola il giorno dopo, come faceva ormai da un po'. Non poteva più lavorare e si annoiava parecchio. Harry tornava sempre ogni volta che poteva, ma comunque doveva lavorare. Stava pulendo la cucina, quando cominciò a sentire dei crampi. Si appoggiò al bancone, ormai c'era abituata. Sapeva che sarebbero passati dopo poco.

 

Cominciò a respirare profondamente, sapeva bene cosa bisognava fare in quei casi. Però quella volta non finirono, aumentarono sempre di più. Erano vere e proprio doglie, e cominciò a farsi prendere dal panico.

 

“James.. James..” Disse rivolta al suo pancione, e pochi attimi dopo le si ruppero completamente le acque. L'unica cosa che aveva a portata di mano era il cellulare, e chiamò Ginny. Sapeva che era l'unica che aveva imparato ad usarlo bene.

 

“Herm, ciao. Tutto bene?” Fortunatamente rispose subito.

 

“Ginny, presto devi venire. Mi si sono rotte le acque.” Strizzò gli occhi, sentendo i dolori aumentare. Ginny buttò subito giù, passarono neanche due minuti e la vide materializzarsi nel salotto insieme a Dean. La presero subito. “Presto, andiamo. Ti portiamo al San Mungo.”

 

 

Harry si trovava nell'ufficio del Ministro con altri suoi colleghi. Essendo stato promosso a un grado superiore, dovevano fare queste riunioni una volta alla settimana per discutere delle novità e di ciò che succedeva.

 

“E' molto importante che..” Qualcuno bussò alla porta mentre il Ministro parlava, e prima che lui rispondesse Draco fece bruscamente irruzione. Si inciampò quasi sul tappeto e tutti lo guardarono stralunati.

 

“Signor Malfoy, questa riunione è riservata a..” Cominciò il Ministro alzandosi. Harry guardò Draco, e subito pensò a Hermione. Si alzò.

 

“Mi scusi signor Ministro, sono desolato. Ma è un'emergenza! Vede, la moglie del signor Potter sta per partorire e minaccia di non farlo se Harry non la raggiunge immediatamente.” Harry non aveva aspettato neanche che Draco concludesse, si era già precipitato fuori correndo. Il suo amico gli fu subito dietro dopo poco. Decisero di usare la metropolvere, e gridando “San Mungo” si ritrovarono subito dopo nell'atrio dell'ospedale.

 

Harry non dovette dire neanche niente, perchè Jane lo prese subito e lo accompagnò nella stanza dove c'era Hermione. Li fuori trovò la Ginny, Dean, Alice con Scorpius i signori Granger e i signori Weasley. Non capiva niente, tremava.

 

“Ma lei sta bene? Cosa devo fare?” Chiese a Jane mentre gli metteva le cose per poter entrare in sala operatoria.

 

“Niente, Harry. Devi starle vicina.” Lui annuì, sperando di poterne essere in grado. Mentre Jane ancora gli stava allacciando il camice, lui stava già entrando impaziente. Appena Hermione lo vide sorrise, più tranquilla.

 

“Non far impazzire Jane, fai quello che ti dice.” Gli disse mentre gli stringeva la mano. La baciò tante volte, vedendola sofferente ma sempre forte.

 

“Ok, signor Potter, lei deve stare qui.” Il dottore che avrebbe fatto partorire suo figlio lo fece mettere a fianco a Hermione, quasi dietro di lei in realtà.

 

“Andrà tutto bene, amore mio. Sono qui.” Lui in realtà era più agitato di lei.

 

“Ok, Herm. Puoi cominciare a spingere piano piano. C'è una buona dilatazione.” Hermione fece quello che il dottore le chiese, respirando forte e stritolando la mano di Harry. Sentiva un dolore che non avrebbe augurato neanche al suo peggior nemico.

 

“Ok, forza adesso più forte! Dai Herm, spingi. Forza!” Hermione cominciò a lamentarsi, per poi urlare. Probabilmente la mano di Harry si sarebbe spezzata a momenti, ma lui cominciò a urlare con lei per trasmetterle forza. Era come se sentisse anche lui il dolore e la fatica, e sudava esattamente come lei.

 

“Sei bravissima, Herm. Ci siamo, ecco la testa. Ancora un ultimo sforzo, dai!!” Adesso anche Jane la spronava.

 

Ci sei amore, ci sei. Continuava a pensare Harry.

 

Poi lo sentì. Il pianto di suo figlio. La musica più bella che avesse mai sentito. Harry smise subito di respirare, e non si rese neanche conto che gli tagliarono il cordone ombelicale.

 

“E' bellissimo, Hermione. Sei stata bravissima.” Lei cominciò a piangere, baciandolo la mano di Harry. Poi rise tra le lacrime, così emozionata che non capiva più niente. Lavarono e controllarono il piccolo James, che stava benissimo. Piangeva ancora, però.

 

Jane lo portò ad Hermione, che con un'emozione che mai avrebbe potuto dire a parole prese in braccio suo figlio. “Ciao, amore mio.. James. Sei così bello..” Harry l'avvolse da dietro con le braccia, mettendole sotto a quelle di lei.

 

Per la prima volta, probabilmente nella sua intera vita, Harry pianse. Teneva la guancia sopra quella di Hermione e guardava la meraviglia che aveva appena messo al mondo.

 

“Lui è mio figlio.. James.. Sono il tuo papà..” gli accarezzò dolcemente la manina, la guancia, il piedino. Era perfetto, era magnifico. James smise di piangere, rannicchiando le bracciotte.

 

Hermione appoggiò la fronte sulla guancia di Harry, esausta. Felice come non mai.

 

“Ti amo, ti amo da morire.” Le disse lui baciandola. Harry prese in braccio James e lasciò che i medici si dedicassero a Hermione. Cominciò a camminare, arrivando alla finestra. Continuava a guardarlo, non credendo che al mondo potesse esistere una cosa tanto bella.

 

Quando Hermione si fu ricomposta, Harry si sedette sul letto con lei. Lei appoggiò la testa sulla sua spalla, avvicinò la mano a quella di James che subito le strinse il dito. Entrarono poco alla volta le persone fuori. I primi furono i signori Granger, e Harry decise di lasciarli un po' soli. Uscì dalla porta, con il cuore che scoppiava di felicità.

 

“Stanno bene tutti e due, e James è bellissimo. E stanno benissimo tutti e due.” Sorrideva come un ebete aveva entrambe le mani sulla testa. Si erano aggiunti anche Ron, Lupin e Tonks. Tutti lo abbracciarono felici congratulandosi, non vedevano l'ora di conoscere il nuovo piccolo Potter.

 

Entrarono pochi alla volta, e Harry rimase appoggiato allo stipite della porta guardando sempre Hermione e suo figlio. La sua famiglia. Si sentì la persona più fortunata del mondo in quel momento, il tuo terribile passato era ormai un lontano e offuscato ricordo.

 

Quando rimasero solo loro tre, si misero insieme nel letto. Harry teneva James mentre Hermione lo abbracciava da dietro. “Ti somiglia molto..” Sussurrò lei, e lui sorrise. Era vero, si vedeva già. “Spero solo che il carattere e l'intelligenza l'abbia presa da me, però.” Aggiunse lei dandogli un piccolo morso sull'orecchio.

 

“James Albus Potter.. Suona proprio bene, non trovi?” Le chiese lui, mentre lei prendeva James per fare la sua prima poppata. “Si, amore. Suona proprio bene.” James si attaccò subito al capezzolo di Hermione, mettendo la sua piccola manino sul suo seno.

 

In quel momento, guardando quella scena così semplice e meravigliosa, Harry si sentì di avere tutto. Era veramente completo, e lo doveva solo a quella donna che poche ore prima gli aveva donato la vita per la seconda volta.

 

 

 

Quattro anni dopo.

 

“Mamma, mamma! Papà mi ha rubato una scarpa..” Un Harry in miniatura con gli occhi nocciola correva per la casa, ridendo come un pazzo e inciampandosi ogni metro. Hermione spuntò dalla cucina, già pronta per andare. Si mise le mani sui fianchi.

 

“James, non correre! Ti farai male.. Dov'è tuo padre? Ora mi sente.” Uscì dalla cucina, erano già in ritardo. Harry spuntò da dietro una porta con la piccola scarpetta di James infilata nel naso. Il piccolo cominciò a ridere come un matto.

 

“Io non so dove sia la sua scarpa! Non lo so proprio.. Dovremmo cercarla.” Disse rivolto ad Hermione alzando le braccia al cielo. Lei non riuscì a trattenersi e sorrise scuotendo la testa. “Io ho due bambini in casa, non uno!” Gli tolse la scarpa dal naso e si accucciò per metterla a James, che si era seduto per terra ubbidiente.

 

“Tra poco tre, allora.” Disse Harry baciandole la pancia ancora perfettamente piatta. Avevano scoperto che era di nuovo incinta solo pochi giorni prima, e dire che erano euforici era dire poco. “ E tu? La vuoi una sorellina, teppista?” Harry tirò su di peso James facendolo girare su se stesso, il bambino rise ancora.

 

“Piano, Harry. Puoi fargli male. E poi che ne sai che sarà una femmina.” Disse lei, prendendo le ultime cose.

 

“Me lo sento, e sarà bella come te.” La baciò in bocca, facendo fare una faccia disgustata a James. “La mamma bacia anche te, amore.” Hermione si prese il piccolo in braccio, che ormai cominciava a pesare un po' e cominciò a sbaciucchiarlo ovunque.

 

Harry prese le chiavi di casa e si mise la bacchetta in tasca. “Dai nano, andiamo.” Disse a James che adesso era in piedi affianco a lui. Gli prese la mano e uscirono tutti e tre di casa.

 

Appena arrivarono alla Tana, erano già tutti presenti. Era una bella giornata estiva e Molly aveva deciso di fare un tavolo grande fuori, che era già stato apparecchiato alla perfezione. James si staccò da Harry e corse incontro a Draco, che lo sollevò in aria salutandolo felice. “Come sta il nipote più bello dello zio?” Gli disse baciandolo sulle guance. Lo mise giù e lasciò che raggiungesse Scorpius, Teddy e Dominique.

 

“E invece come sta la futura mamma due volte?” Draco baciò Hermione e strinse la mano ad Harry. Ron li salutò felice da lontano, era seduto vicino a Sophia che aveva un pancione enorme e faceva fatica ad alzarsi.

 

“Oh bene, bene. Arthur vieni, ci siamo tutti!!” Molly urlò chiamando il marito, che uscì subito di casa. Tonks e Remus si sedettero a tavola, seguiti da Bill e Fleur. Ginny arrivò subito dopo con la piccola Maggie in braccio, di appena qualche mese: Dean le si sedette a fianco. Scorpius si mise seduto tra Draco e Alice, così come fece James tra Harry e Hermione. Appena Arthur si sedette a capotavola, cominciò a parlare servendo con la magia i calici di tutti i presenti.

 

“Se mi avessero detto che un giorno mi sarei trovato qui con tutti voi, non ci avrei creduto. Anche se manca qualche mio figlio per problemi di lavoro, qui seduti a questo tavolo c'è una famiglia grandissima e unita dal destino. Un destino cominciato male, un destino malvagio e senza perdono che però ci ha fatto trovare tutti. Ci ha tolto tanto, ma ci ha donato ancora di più.” Guardò in direzione di tutti i piccoli bambini che lo ascoltavano in silenzio. “Posso dire, sicuramente a nome di tutti, che il passato non conta più. Che conta l'amore che ci unisce oggi, e la diversità che ci contraddistingue ci rende unici. Quindi vorrei brindare alla famiglia Weasley, alla famiglia Potter e alla famiglia Malfoy. Uniti, ora e sempre, sotto lo stesso grande tetto.” Arthur alzò il calice, e tutti lo imitarono. La commozione era grande, e soprattutto Molly non riuscì a trattenere le lacrime. Brindarono, e bevvero tutti insieme.

 

Harry e Hermione misero le loro braccia sulla sedia di James insieme, stringendosele a vicenda. “Lo zio Arthur ha detto delle cose molto belle, amore. Le hai sentite?” Gli chiese Hermione. James annuì, bevendo dal suo bicchiere d'acqua e guardando con occhi grandi la sua mamma. Lei gli passò una mano tra i capelli, indomabili esattamente come quelli del padre.

 

“Papà me lo ha spiegato.” Disse poi James, dando il bicchiere ad Hermione perchè non arrivava a metterlo sul tavolo.

 

“Ah si? E che cosa ti ha detto?” Chiese lei, intrecciando le sua dita a quelle di Harry. James guardò il padre, come per chiedere il permesso, e lui gli sorrise incoraggiandolo.

 

“Non so bene però cosa vuol dire però..” James si stropicciò gli occhi, quando faceva così stava cercando le parole giuste. “Papà era il Primo Mangiamorte, ma tu mamma lo hai salvato. Perchè per te mamma lui era solo papà.” Hermione alzò lo sguardo su Harry, che le sorrise.

 

“Un giorno capirai meglio che cosa significa questa cosa, ora però mangia.” Gli disse Harry avvicinandolo al tavolo e mettendogli nel piatto la roba da mangiare. Si appoggiò sullo schienale e guardò la sua Hermione, che gli accarezzò il viso.

 

“Per sempre, non è così?” Gli chiese lei.

 

“Per sempre, è una promessa.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed eccoci qua, giunti alla conclusione. Essendo l'epilogo è un capitolo più corto degli altri, ma spero vi possa piacere ugualmente. Vorrei utilizzare questo spazio per fare i dovuti ringraziamenti, perchè senza le persone che sto per elencare non sarei arrivata fino a questo punto. Grazie a:

Wicca97

Lunastorta_2000

Ambra5

fenice cremesi

18Ginny18

harmonygaslet

Ale_Gua

HeartRain

Martina87

Gisele DiCaprio

holly715

Xavier777

Lalak

Auror_san

serpeverdepersempre

Azmaar

picciclotta94

Mi avete regalato del vostro tempo recensendo, complimentandovi e seguendomi fino a qui. Quindi, di nuovo, GRAZIE! Ringrazio anche chi mi hanno seguita silenziosamente e chi ha messo la mia storia tra le preferite. Sto lavorando ad un'altra long-fic (sempre una Harry/Hermione), ma purtroppo non so quando potrò pubblicarla e finirla visti vari impegni estivi. Ma quando leggerete il mio nome, tornate a farmi visita! Vi aspetterò a braccia aperte.. Un bacio e un abbraccio a tutti, a prestissimo spero!

 

marl_vt

 

 

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