Una superstar per casa.

di Ehybastaldo_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13. ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14. ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15. ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16. ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17. ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18. ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19. ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20. ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21. ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22. ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23. ***
Capitolo 25: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***






PROLOGO.
 


#SCARLETT
 
 
"Scar!"
Mi girai di scatto, riconoscendo la voce che mi aveva richiamato alle mie spalle.
Quando mi voltai, la biondina dagli occhi azzurri sfoderò un sorriso, mentre a passo veloce mi venne in contro più felice che mai. E anche io lo ero! Da quanto tempo non la vedevo? Tre anni? Forse anche di più.
Madison Sparks, per gli amici Maddy, ma per me semplicemente Mad: studentessa modello, compagna di banco e di stanza al college Red Velvet di Londra.
Era cambiata un bel po': il viso era più magro, gli occhi stanchi, contornati da un colore violaceo, segno di tanta stanchezza,  confermato dalle borse coperte di fondotinta. Tanto coperti perfino da spegnere il verde cristallino dei suoi smeraldi che aveva al posto degli occhi.
E cosa la rendeva così?
Di sicuro la preparazione del suo matrimonio non era stata una passeggiata, tutta rose e fiori. E io non ero riuscita nemmeno ad aiutarla con gli inviti.
Perchè sì; nonostante la lontananza che ci divideva, non ci eravamo mai separate, cercandoci ogni qualvolta fosse possibile.
"Mad!" urlai a mia volta, affondando il viso nell'incavo del suo collo quando arrivò da me. Le sue braccia mi chiusero in un abbraccio saldamente, segno che anche a lei ero mancata tantissimo. I miei capelli castani si intrecciarono nei suoi biondissimi, quasi confondendosi.
Ogni volta fosse stato possibile sentirci finivamo sempre col parlare di altro, tranne che dei preparativi del suo matrimonio tanto atteso.
Già... Dopo quasi un anno e mezzo di fidanzamento, la mia migliore amica aveva avuto la fatidica proposta dal fidanzato in cima alla Tour Eiffel. Altro che film e filmini! Liam Payne era la persona più dolce di questo pianeta e sapeva perfettamente come rendere felice Mad e placare i suoi vizi infiniti.
Era sempre stata la tipica ragazza viziata dai genitori, abbastanza ricchi da accontentarla in tutto, finendo col mandare la figlia in un comune liceo del paese per errore. Ma almeno ci eravamo conosciute, avevamo fatto amicizia e un giorno avevamo capito che non riuscivamo a stare una lontana dall'altra.
Fin quando all'età di diciassette anni non rimase incinta della sua prima cotta, John, rimanendo fregata proprio alla sua prima volta.
Poi, io trovai il lavoro della mia vita, modella, dopo il diploma, abbandonando la mia amata Holmes Chapel per girare tutto il mondo con l'agenzia che mi aveva messo gli occhi addosso, oltre i soldi nelle carte di credito, allontanandomi completamente dalla mia amica, oltre che dalla mia famiglia.
Quasi mi stritolò in quell'abbraccio che bravavamo da tempo, odorandola e socchiudendo appena gli occhi per godermi il momento.
I suoi capelli sempre profumati alla pesca, il suo frutto preferito, la pelle morbida e chiara nascosta dal vestitino verde che indossava per l'occasione e i tacchi che aveva sempre portato fin da giovane per mascherare la sua altezza; o in questo caso, bassezza. L'avevo osservata attentamente per quei tre secondi che ne ebbi l'occasione, prima di essere trasportata dal suo abbraccio e dalla sua risata. Dio, quanto mi era mancata!
La mia puffetta, tanto che le mie braccia le circondavano il collo, nemmeno fossi io quella strana tra le due.
Una voce maschile ci obbligò a staccarci, mentre notai con un sorriso stampato sulle labbra il futuro marito della mia migliore amica passarle un braccio sulle spalle. Mica gliel'avrei portata via!
Le fotografie non gli rendevano giustizia, comunque! Era perfetto anche lui: capelli chiari, quasi sul biondo, tagliati corti alla base della testa e più sopra aveva uno strano ciuffo che si allungava man mano si avvicinava alla fronte; la barba ben curata, tagliata perfettamente fino al mento. E i muscoli... Era sempre stato il sogno di Mad esser potretta da due belle braccia muscolose.
Il suo principe azzurro, insomma.
"Scarlett, lui è Liam. Ma penso tu sappia chi sia già." mi sorrise amorevolmente Mad, mentre io annuii, sconsolata.
Liam James Payne. Chi non lo conosceva?
Uno dei cinque membri della più famosa boyband nata qualche anno prima: i One Direction.
Si erano conosciuti per caso in un bar di Londra, durante un viaggio, quando Mad sbraitò contro il povero cameriere che non le aveva portato l'ordinazione precisa come gli aveva richiesto lei.
 
I suoi occhi si incrociarono in mezzo a tutti quei presenti nel locale e il fato ha voluto che non si fossero più staccati.
 
Erano state le parole di Mad, che mi ripeteva ogni santa sera quando doveva staccare per andare a dormire tra le braccia del suo amato. La sua sera, la mia mattina.
Nemmeno il fuso orario ci aveva divise.
Amavo Liam sopratutto per la sua bontà, per non averle girato nelle spalle una volta conosciuta la situazione di Mad, Maya e Nick, i suoi figli gemelli.
Che poi, più sfortunata di così, non si può! Prima volta, rimane incinta e anche di due gemelli! Cioè...
Ma la cosa che mi faceva incuriosire di più, era la strana sensazione che non ci fossero in giro i suoi quattro odiosi amichetti.
Per fortuna, non avevo mai avuto a che fare con loro. Li conoscevo solo per fama e per tutte le foto che la mia amica mi inviava solo per farmi salire i nervi. Era sempre un trauma aprire una foto che mi inviava. Non volevo avere una crisi di nervi, tanto da farmi strappare i capelli.
Sono sempre stata una tipa strana. Non ho mai detto il contrario.
Ma uno di loro no. Quello lo conoscevo bene.
Harry Edward Styles, riccio montato, occhi verdi smerarlo, tanto da far concorrenza a quelli della mia migliore amica.
Cresciuti insieme sulle vie di Holmes Chapel, una volta diventato famoso si dimenticò di me e di chi erano i suoi veri amici, quelli che l'avevano sopportato cantare fino a tarda notte nel garage di casa sua, nei locali più squallidi che non l'avevano mai approvato, a scuola quando scriveva dei testi durante le lezioni per poi farceli leggere e chiedere un parere.
Fino al giorno in cui si presentò ai provini di X-Factor a mia insaputa, passando e cambiando completamente personalità.
Non per questo l'avevo soprannominato appunto 'il vampiro'; colui che di giorno sembrava una persona qualunque e poi, la notte, si trasformava in un mostro che nessuno conosceva.
"Come va a lavoro?" la voce di Mad mi riportò alla realtà, facendomi smettere di sorridere.
"Aaah, finalmente un pò di vacanza. Giuro, va bene due, tre servizi al mese... Ma cavolo, lasciatemi respirare!" sbraitai, sentendo la risata cristallina della mia amica, seguita da quella di Liam che subito dopo fermò gentilmente un cameriere e prese dal vassoio tre bicchieri di champagne.
Ce li porse e tutte e tre insieme brindammo.
I loro sguardi si incrociarono e per un momento mi sentii il terzo incomodo. Cioè, lo ero di sicuro.
Sembrava di stare in uno di quei stupidi telefilm americani che trasmettono alla tv: lui guarda lei con gli occhi sognanti, lei che quasi si scioglie e sorride come un'ebete. Il terzo incomodo -che sarei io- che li guarda e non sa con quale stupida scusa liquidarli.
Un pò li invidiavo, però.
Per non pensare ad altro, scolai in un sorso tutto il bicchiere, posandolo poi sul primo vassoio vuoto che veniva trasportato da un cameriere davvero niente male.
"Strano... Non ho ancora visto i tuoi amici." guardai Liam che fece una smorfia alla mia affermazione, staccando finalmente gli occhi da Mad.
Magari non erano potuti venire. Magari avevano formato una band tra loro, lasciando fuori Liam che aveva deciso di sposarsi e magari smettere di cantare.
Eppure mi sembrava strano: Mad era una grande sognatrice, lottava con mani e denti pur di arrivare al suo scopo. Non credevo che non aiutasse Liam a tenere stretto il suo sogno. Forse in tre anni qualcosa era davvero cambiata e io ero rimasta alla vecchia Mad.
"Parli del diavolo..." Liam fece un cenno con la mano occupata dal bicchiere accompagnato da un sorriso che andava da un orecchio all'altro.
Mi voltai di scatto, notando quattro ragazzi camminare l'uno di fianco all'altro nella nostra direzione. C'era gente che fingeva di svenire, chi gli sorrideva, chi chiacchierava con la persona di fianco per fargli notare i quattro paladini dei miei stivali.
Ma chi si sentivano?
In poche falcate mi ritrovai i quattro beniamini tutti sorridenti a complimentarsi con i quasi neo-sposini.
 
 
#HARRY
 
 
Abbracciai il mio amico Liam. Era da un pò che non stavamo insieme, e vedere quel sorriso che gli andava da un orecchio all'altro, non faceva altro che rendermi felice per lui.
Non gli vedevo quel sorriso da un bel pò. Maddy era fatta per lui, questo l'avevo capito in quel momento in cui ci aveva confessato che le avrebbe chiesto la mano, durante il nostro ultimo tour.
Salutai velocemente anche la sua futura sposa, sussurrandogli all'orecchio un vecchio scherzo fatto a Liam. Lui mi guardò in modo assassino, mentre Maddy si lasciò andare ad una risata che lui tanto amava e che ci aveva riempito la testa durante le nostre giornate insieme su quanto fosse bella. E in fondo, aveva anche ragione.
Risi anche io, fissando poi la ragazza al loro fianco che mi guardava da capo a piedi. Voleva un autografo? Le avrei dato anche una foto, se voleva. E se ci teneva, anche la radiografia completa.
"Ciao." le dissi, sfoggiando il miglior sorriso che potessi fare.
Tante persone ne rimanevano affascinate, tante facevano anche finta di svenire quando le provocavo così, per attirare l'attenzione.
Ma la ragazza non si mosse per niente, anzi alzò semplicemente un sopracciglio.
"Non sei cambiato per niente, Styles."
Amavo quando la gente mi chiamava per cognome; poi se era una ragazza, meglio ancora.
La ragazza girò i tacchi, e dopo aver chiesto scusa ai due quasi sposini, se ne andò senza nemmeno salutarci o presentarsi.
Quando ormai era lontana da noi di qualche passo, notai che anche da dietro non era per niente male.
"Harry ha appena avuto il bidone!" mi prese in giro Niall, ricevendo una brutta occhiataccia da parte mia.
"Non si può chiamare bidone, questo, Niall. Nemmeno la conoscevo." risposi con ovvietà.
"Invece ti sbagli, Harry."
Guardai confuso Maddy, aggrottando la fronte e aspettando che continuasse a parlare.
Impossibile! Se conoscevo una tipa così carina, con tanto di carattere peperino e sostenuto, me la sarei ricordata! Non potevo non ricordare una che si faceva notare tra la folla.
Tranne se non era una di quelle venute con me a letto qualche sera che avevo alzato un pò troppo il gomito.
"Lei è Scarlett Evans, la tua quasi vicina di casa di Holmes Chapel."
Scarlett Evans? La piccola paffutella che mi veniva dietro alle elementari? La stessa ragazza che mi aveva accompagnato al locale dove mi ero esibito per la prima volta, impaurito di non piacere a nessuno, sorprendendo anche me stesso per il pubblico che si era formato sotto il piccolo palchetto a fine esibizione?
Davvero?
"Davvero?" i miei pensieri presero il sopravvento, impossensandosi delle mie labbra.
La bionda annuì, stringendosi poi tra le braccia di Liam.
"Allora, vado a richiamarla così le faccio vedere la casa dove alloggerà stanotte. Non voglio mandarla a quell'albergo già da questa sera; voglio averla vicina fino a dopo al matrimonio."
Ovviamente Liam non negò la possibilità a Maddy di fare quello che voleva, lasciandola andare in seguito ad un bacio casto sulle labbra.
Mi trattenni dal vomitare. Cose così dolci non erano apprezzati dai miei organi.
Quando la ragazza si allontanò, la voce di Zayn mi riportò alla realtà.
"Allora Harry... Dicci qualcosa su questa ragazza." rise insieme agli altri.
Lo fulminai con lo sguardo.
Scarlett no, non era il tipo che si sarebbe buttata tra le braccia del primo che passava. Tantomeno di Zayn, fidanzato da ben due anni ormai con la famosa cantante Perrie delle Little Mix.
Mi affrettai, così, a ricordarglielo, sorridendo soddisfatto quando smise immediatamente di fare lo spavaldo.
Scarlett...
 
*  *  *
 
"E questa è la tua camera per questa notte, Scar!"
Che strazio!
Vedere quella casa -grande quanta tutta Holmes Chapel, per l'esattezza- mi aveva messo addosso una noia mortale. Per non parlare della fame. Quando avremmo cenato?
"Grazie."
Scarlett si buttò tra le braccia di Maddy, saltellando sul posto come una bambina.
L'immagine di lei cresciuta tutta d'un colpo, mi fece sorridere. Non saprei dire il perchè.
Mi ricordavo di lei seduta su quel muretto del parco, a gambe incrociate, mentre infilava la mano nel sacchetto delle sue caramelle. Faceva finta di mescolarle, ma casualmente, le uscivano sempre quelle alla coca-cola, le sue preferite.
Io la prendevo in giro, ricordandole che tutto quello zucchero non le faceva bene, nè per la linea, nè per i suoi denti, già decorati da un filo metallico attaccato sopra; ma lei, astuta, mi rispondeva prontamente che sarebbe stato meglio se ne avessi mangiato io una buona quantità, giusto per rendermi meno acido.
Ma lo ero davvero così tanto già allora?
Nemmeno ricordavo il motivo per cui non l'avevo avvisata del mio provino ad X-factor, tanto da farci allontanare velocemente, fino a non parlarci più. Forse, avevo paura di essere deriso perfino da quello che definivo la mia migliore amica. Nonostante avesse solo un anno meno di me, tutti i pomeriggi, quasi, li passavo sempre con lei. Come due migliori amici.
"E tu Harry, dormirai proprio nella camera accanto."
Sussultai al tocco di Liam, che mi girò per le spalle verso la porta in cui si nascondeva la mia camera da letto.
Almeno avrei dormito in quella casa solo per qualche notte, niente di più.
"Per forza qui deve dormire?"
Mi girai di scatto verso Scarlett, guardandola curioso.
I suoi capelli erano diventati più lunghi; prima amava tenerli corti fino al viso rotondetto che aveva allora. Voleva dire che con gli anni aveva capito che così, lunghi, sarebbe diventata più sexy.
Le sue maniglie dell'amore erano completamente sparite, le sue unghie erano decisamente cresciute e le mani ben curate. Come il resto del corpo, notai con grande entusiasmo.
Mi sarei divertito una sera con lei con molto piacere.
"Non mi infilerò nel tuo letto, tranquilla." le ammiccai, sorridente.
Lei sbuffò.
"Non c'è il pericolo, tranquillo." mi canzonò usando il mio stesso tono.
Dopo che Liam e Maddy avevano osservato la scena in silenzio, ci liquidarono con la scusa degli altri ospiti che li attendevano nella sala principale.
Aprii la porta di camera mia qualche secondo dopo aver guardato attentamente Scarlett fare la stessa cosa, richiudendola alle mie spalle e guardandomi in giro.
Niente di speciale: una semplice camera da letto composta da un letto, un armadietto e una grande finestra che notai immediatamente, data l'immensa luce che vi entrava nella stanza.
Chiusi le tende, dopo aver dato una sbirciata alla piscina vuota del retro della casa, e mi gettai sul letto pesantemente. Almeno era morbido.
Come ci era stato detto dai sposini, le mie valige erano già in camera. Ma non era il momento di disfarle, anche perchè sarei rimasto in quella casa solo per quarantotto ore massimo.
Preferii gettarmi sotto la doccia per una bella rinfrescata dopo il lungo viaggio che mi era toccato fare, e mi vestii con una semplice maglia bianca con lo scollo a 'V' e un pantalone nero, seguito dalle mie amate scarpe stringate di pelle scura.
Indossai una giacca elegante ed uscii dalla stanza, bello, profumato e pronto per conoscere gente nuova.
Amavo le feste di questo genere solo per questo motivo: capitavano, certe volte, quelle scapatelle in cui il giorno dopo non ricordavi più nulla, se non che la sera prima ti fossi divertito come un normale adolescente, quale io ero.
Nel momento esatto in cui richiusi la porta, quella al mio fianco si aprì e Scarlett, vestita di un mini abito bianco, mi passò davanti senza nemmeno degnarmi di un saluto, uno sguardo.
Mi affrettai a seguirla, sfoggiando un sorriso quando mi ritrovai al suo fianco.
"Ti ricordi quando, all'inizio, pensavo ti chiamassi Sky?"
Scarlett continuò per la sua strada, senza degnarmi di uno sguardo, sostenendomi; ma notai la smorfia che assunse la sua faccia. Così mi precipitai ad aggiungere "Ti giuro! Ero serio!" ridacchiando, ma da solo.
Evidentemente era cambiato anche il suo sarcasmo.
Quando ormai eravamo al principio delle scale che ci avrebbero portati al piano inferiore, finalmente si girò verso me, parlandomi.
"Ti ricordi quando ti ho detto di andare a fanculo?"
Aggrottai la fronte, appoggiando la mano sullo scorrimano della scala, arrestandomi immediatamente.
Prima le donne; in questo ero ben conosciuto.
"Ti giuro! Ero seria!"
Dopo aver sfoderato un sorriso falsissimo, scese le scale tenendosi saldamente alla barra di legno per non cadere.
Non ci potevo credere! Mi aveva appena detto di starle alla larga con un giro di parole?
Sarebbe stato un pò difficile come cosa.
Sorrisi appena, scendendo finalmente le scale dietro di lei, in silenzio.


 
  

 

EHIO!
Salve, salve, salve!
Sono sempre qui, pronta ad intasare questo fandom
con la mia solita mente malata -e tutto quello che volete-,
quindi, bo, preparatevi al ritorno di Sofia :)

Non so che dire, siamo solo all'inizio
e vorrei avvisarvi di non soffermarvi al prologo. La vera
storia inizierà verso il terzo capitolo.
Quindi... STAY TUNED :3

Ah, prima che vada: se volete, ho concluso qualche
giorno fa la mia prima fantasy, e pare che sia 
piaciuta. Se siete nuovi, passate? c:

If we could only turn back time. (cliccateci su).

Sofia.


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Capitolo 2
*** Capitolo 1. ***





CAPITOLO 1.
 
 
#SCARLETT
 
 
Odioso Styles!
Non era cambiato per niente. Anzi... Era anche più bello adesso, dovevo ammetterlo.
Ma restava sempre quel cascamorto che ci provava con qualsiasi cosa respirava. Non mi erano bastati tutti quei pomeriggi a sentire le sue avventure amorose? Non gli era bastato rinfacciarmi miriadi di volte che se non mi fossi sistemata un pochino non avrei trovato nessuno che mi tenesse per mano?
Eravamo stati amici, allora. Ma quel maledetto provino ci aveva diviso per sempre.
Perchè non mi aveva detto nulla del programma? Perchè non mi aveva più cercata dopo? Cosa ci era successo?
Tutto quello che avvenne in seguito, mi aveva fatto crescere di sicuro; avevo capito che in questa schifosissima società non sei ben accetto se hai qualche chiletto in più sulle ossa.
Certo, mamma ha sempre sostenuto il contrario. Ma solo io posso sapere l'inferno che ho passato quando la cheerleader sbarra bulletta mi diede del filo da torcere per tutto il quarto anno.
Ed ero sola: Harry non c'era, Mad doveva nascondere la sua scandalosissima gravidanza da ragazza madre. Eppure trovai Keyra, che mi tenne compagnia per gli ultimi due anni, aiutandomi a lottare contro la fastidiosissima Adele. Dio, che ricordi!
Cacciando via quei stupidi pensieri, afferrai un bicchiere dal tavolo del buffet.
Come avevo immaginato, la sala era perfettamente in ordine, e immaginai la povera Mad impazzire dietro la preparazione di tutto questo, da sola. Conoscendo il suo stile, non mi fu difficile, infatti, riconoscere le rose rosse posate al centro della tavola, i tovaglioli rossi e bianchi che allestivano la sala -che per altro era enorme, come la descriveva sempre, da bambina; la sala dei suoi sogni.
Gli invitati erano già seduti, mentre alcuni chiacchieravano e sorridevano tranquilli tra di loro quasi al centro di quella che doveva essere la pista da ballo. Purtroppo dei quasi sposini non c'era nessuna traccia e mi sentii abbastanza sola quando notai di non conoscere proprio nessuno.
"Ciao."
Mi girai di scatto, rischiando perfino di rovesciarmi addosso al vestito lo spumante che avevo tra le mani. Quando sei sola, da bere è una buona compagnia, sempre!
Il ragazzo biondino -che identificai come Niall Horan- stava di fronte a me, sfoggiando un tenerissimo sorriso.
Mad mi aveva parlato molto di lui: ragazzo dallo stomaco chiamato pozzo senza fondo, sensibile e iper-protettivo. Gli occhi erano il suo segno identificatore: azzurro. Ma non azzurro chiaro, cristallino; un azzurro acceso, senza nessuna sfumatura. Pelle chiarissima, un colore quasi cadaverico, nei punterellati su gran parte del corpo. Piccole rughette ai bordi delle labbra e degli occhi, naso arruffato e leggermente all'insù.
Come riconoscerlo tra la folla? Sorriso smagliante.
"Ciao."
Agganciai la sua mano ancora tesa a mezz'aria, scambiando un mezzo sorriso forzato.
"Non sei di queste parti, vero?"
Parlava con una tale naturalezza che pensai conoscesse già tutta la mia vita.
In effetti poteva ben saperla; dopo la brutta figura che avevo fatto fare ad Harry, quel pomeriggio, chissà quante storielle gli aveva raccontato su di me. O magari, bugie.
"No, Holmes Chapel." risposi subito dopo "Tu?"
Alla mia domanda, sembrò sobbalzare. Cosa si aspettava? Che essendo una compaesana di quello sgorbio, avrei saputo morte, vita e miracoli dei suoi beniamini?
Scoppiò a ridere.
Già... Mad mi aveva avvertita di stare attenta alla sua risata cristallina e contaggiosa. Mi ritrovai, infatti, a sorridere involontariamente.
"Sei simpatica, mi piaci."
Prese il bicchiere dalle mie mani, facendomi protrestare animatamente.
"Comunque, sono di Mullingar, Irlanda." Disse subito dopo, zittendomi, camminando poi a piccoli passetti e incitandomi con la testa a seguirlo verso il giardino sul retro della casa. 
L'aria fuori era più fresca; qualcuno riempiva le panchine dell'immenso giardino, altri cominciavano ad entrare nella sala, aspettando l'arrivo dei sposini, ancora non sposati, ovviamente.
Il matrimonio sarebbe stato l'indomani, precisamente di pomeriggio. Mad e Liam, però, avevano voluto iniziare la festa già dal giorno prima. Non si poteva festeggiare solo il giorno del loro matrimonio? No, anche quello prima!
Per questo tutti gli invitati erano lì, compresa me, a fare questo strano addio al celibato e nubilato tutti insieme. Mad e le sue idee pazze.
Seguii Niall in silenzio fino ad arrivare al piccolo parco giochi dotato di altalene e scivolo, non molto lontano dalla sala in cui avremmo cenato.
Con fare da bambina, mi eccitai all'idea di salire sul seggiolino dell'altalena, notando che anche Niall mirava alla giostra.
Allungai il passo, ridacchiando un pò quando notai quello che voleva fare il ragazzo. In poche falcate, raggiunsi la giostra, sedendomi sopra e dondolandomi un poco, uscendo alla fine la lingua a Niall, ora seduto al seggiolino di fianco, intento a riprendersi dalla corsetta non prevista.
Quel seggiolino rosso di cui mi ero presa possesso era quello meglio sistemato, per questo era avvenuta quella piccola gara a chi prendeva il posto migliore.
"Sei anche una tipa atletica! Mi dovrei appuntare tutte queste cose." scherzò, ricambiando la linguaccia.
Sorrisi; con i piedi puntellati sul prato del giardino, cominciai a dondolarmi proprio come una bambina.
I miei capelli si mossero leggermente per il movimento improvviso, mentre abbassai lo sguardo sulle mie scarpe col tacco. Ormai, ultimamente, utilizzavo solo quelle.
Se fino a qualche anno prima amavo vestirmi di felpe, leggings e ballerine, negli ultimi tempi avevo dovuto cambiare il mio stile di vita: non potevo strafare con le cene tra amiche, non potevo indossare una maglia che fosse di sottomarca, non potevo fare la scema durante le interviste.
La mia vita non era tutta rose e fiori, come me l'ero immaginata. Fare la modella non significava solo fare sfilate e belle foto. Significava anche partecipare a feste pallose, fare interviste a cui partecipavano solo vecchi, allontanarsi dalla mia famiglia.
Sentivo i miei genitori ogni sera, come Mad, per telefono e qualche volta ci eravamo videochiamati con Skype. Ma nulla di più. I miei viaggi di lavoro mi tenevano lontani da tutti; solo durante le feste potevo ritornare a casa. Ma nemmeno quelli duravano tanti giorni, giusto qualche settimana. Poi si tornava di nuovo a lavorare come se non ci fosse un domani.
L'unica cosa positiva era il fatto che tutto quello era il mio sogno di una vita, ed ero davvero felice di averlo coronato, nonostante tutti gli sforzi che stavo affrontando. Ma se non ci sono ostacoli, non è la strada giusta, no?
"A cosa pensi?"
Alzai lo sguardo dalle mie scarpe, ricordando solo in quel momento la presenza del ragazzo al mio fianco.
Girai di poco la testa, dondolandomi ancora sull'altalena. Le mie dita chiudevano perfettamente le catene vecchie e fredde di quella giostra, tenendomi dritta con la schiena. Tutto quello stress, ultimamente, mi stava facendo calare. Ma non l'avrei confessato a nessuno.
"Alla mia vita." sussurrai.
Avevo letto, una volta, che molte persone riescono ad aprirsi molto di più con sconosciuti, con chiunque non sia in grado di giudicarti o provare compassione verso te. Ed era vero.
Cominciai raccontare a Niall della mia vita, dal giorno in cui feci i primi passi al momento in cui un uomo, Marshall, mi aveva fermato per strada, chiedendomi l'età e se mi andava di fare un provino per una rivista di modelle. Il provino che mi avrebbe cambiato -e sconvolto- la vita.
Mi ascoltò per tutto il racconto con attenzione, ridacchiando ogni volta ricordassi qualche brutta figura. La mia vita era qualcosa di strano, qualcosa da farci un film.
Tante volte avevo pensato che, se un giorno fossi diventata più famosa, ci avrebbero potuto fare un film, sul serio.
Ma anche lui non fu da meno; mi raccontò della sua vita, com'era cambiata dal giorno in cui era entrato ad X-factor, come aveva stretto velocemente amicizia con i suoi compagni di band, compreso Harry, il più riservato di tutti.
Mi confessò che non aveva mai parlato di me, a loro, non prima di quel pomeriggio, quando con nonchalance gli avevo girato le spalle, mandandolo a quel paese con tutto il cuore.
Ci ero rimasta male, all'inizio; ma poi avevo capito che in realtà, lui non mi voleva nella sua vita. Dovevano passare quei due giorni e stop, ognuno poi per la propria casa. Anche se io, avendo ancora qualche giorno libero, avevo convinto il mio manager, appunto Marshall, a lasciarmi qualche giorno in più sulle belle spiagge di Miami. Per fortuna aveva accettato senza problemi, ricordandomi comunque di non cacciarmi nei guai.
Sapendo che partecipavo al matrimonio di uno dei componenti della boy-band più famosa del momento, mi aveva raccomandato di stare attenta ai paparazzi che si sarebbero aggirati nei dintorni. E aveva ragione! Dal mio arrivo in quella casa, avevo notato l'enorme casino di fotografi postati proprio davanti ai cancelli di casa Payne; per non parlare di tutte quelle guardie che giravano per il giardino, parlando di tanto in tanto in quei stupidi apparecchietti che portavano all'orecchio.
Come faceva Mad a sopportare tutta quella pressione?
Già era stato abbastanza scandaloso per alcuni la scoperta del fatidico matrimonio tra Liam Payne e la ragazza incinta. Già... L'avevano chiamata così, come se la cosa non le fosse pesata molto negli anni prima.
"Che ne dici se rientriamo? Tra poco dovremmo iniziare a mangiare."
Annuii alla richiesta di Niall, alzandomi dall'altalena e seguendolo sul brecciolino che formava la stradella, fino ad arrivare alla porta della sala in cui avremmo cenato. Come un gentiluomo, me l'aprì, facendomi passare per prima e richiudendola alle sua spalle. Insieme notammo Liam e Mad parlare con gli altri, e dopo che alzai gli occhi al cielo per la presenza di Harry, seguii Niall verso quello che doveva essere il tavolo degli ospiti.
"Oh, Scarlett. Che fine avevi fatto?" mi chiese impaziente Mad, chiusa nel suo tubino bianco.
Era bellissima: poco trucco sul viso, tacchi alti e sorriso bianchissimo. Le donava davvero e per anni mi era mancato. Da quando Liam era entrato a far parte della sua vita, avevo notato, era apparso molto più spesso.
Lo dovevo ringraziare, quell'uomo.
Scrollai le spalle solamente, sorridendo. Si ricompose dalla preoccupazione e afferrò la mano del suo futuro marito.
"Ecco... Comunque, questo è il vostro tavolo." Squittì, felice.
Ovviamente, oltre me, quel messaggio era rivolto a Niall, proprio al mio fianco. Ma non era così: Niall era magicamente sparito dal mio fianco!
Girai lo sguardo e un sorriso, seguito da due buchi alle guance, attirò la mia attenzione.
No.
 
 
 
#HARRY
 
 
"Perchè dovrei sedermi con lui?"
Il dito smaltato perfettamente di rosso di Scarlett, ovviamente indicava me. Non potei che sfoderare un sorriso con tanto di fossette. Quelle le adoravano tutte, non poteva essere un'eccezione.
Ma invece il mio tentativo di addolcire la situazione, non funzionò.
Maddy sfiorò il braccio di Scarlett, compatendola.
"Siete i nostri testimoni, è normale che vi abbiamo fatto mettere allo stesso tavolo." spiegò subito dopo.
"Lui?" mi indicò, ridendo.
Liam mi guardò strano, come a chiedermi cosa avessi fatto per avermi fatto odiare così tanto, e io avrei voluto tanto rispondergli che in realtà non lo sapevo. Non sapevo del perchè un giorno non ci eravamo più parlati, cercati, non eravamo più usciti insieme.
Sapevo solo che dopo la mia audizione ad X-factor, ci eravamo allontanati definitivamente. Caso voleva, però, che fossimo diventati i testimoni degli stessi sposi.
"Non potevi sceglierti una persona più... Carina?"
Guardò Liam, e poi posò lo sguardo su me. Quando notò che stavo per rispondere, mi interruppe bruscamente, parando una mano a mezz'aria davanti la mia bocca. Rimasi muto come un pesce, le guance gonfie.
"Ok, diciamo... Una persona simpatica." si corresse subito dopo.
Io ridacchiai sotto i baffi, notando farsi paonazza in viso, forse notando in ritardo che mi aveva dato del Carino.
Liam alzò semplicemente le spalle, giustificandosi come meglio poteva, ovviamente, difendendomi.
"Ma Harry è una persona simpatica."
Lo avrei amato a vita, visto che di simpatico in me c'erano solo i miei quattro capezzoli. Ma questo lei non lo sapeva e non doveva saperlo.
"Sì, come un palo in culo." mormorò lei, ma non tanto sottovoce perchè perfino io, già seduto al nostro tavolo, l'avevo sentita.
"Invece tu sei davvero fine." la presi in giro.
Mi fulminò con lo sguardo, alzandolo di poco e cambiando completamente espressione alla vista di qualcosa che c'era alle mie spalle.
Allarmato, confuso e curioso allo stesso tempo, mi rigirai sulla sedia per capire a cosa -o a chi- stesse sorridendo.
Quando i miei tre amici mi furono vicini, sentii Niall salutarla come se la conoscesse da una vita. E lei ricambiò!
"Ok. -Sbuffò- Non voglio rovinarti il matrimonio, Mad. Scusatemi, prometto che non causerò altri problemi, d'ora in poi."
Sul viso di Maddy, si aprì un sorrisone enorme. Lo stesso su quello di Liam che, con una mano sul petto, sospirò rilassato e felice.
Non eravamo nessuno per rovinare le nozze ai nostri amici. Peggio ancora, visto che noi eravamo i loro testimoni.
Niall corse nella direzione di Scarlett, tirandole la sedia da sotto il sedere, facendola accomodare come un gentiluomo. Portai le mani davanti al mio viso, congiungendole a pugno. Guardai la scena patetica che stava avvenendo davanti ai miei occhi, venendo interrotto alla fine dalla voce di Louis. Squillante, sottolinerei.
"El! Siamo qui!" Urlò, muovendo le braccia in aria, facendo cenno alla sua fidanzata di raggiungerci.
Eleanor, nonchè fidanzata del mio migliore amico, si avvicinò a grandi falcate insieme a Perrie, fidanzata ufficiale di Zayn.
Le due ragazze baciarono i corrispettivi fidanzati e poi si voltarono verso l'intrusa del tavolo. Alle volte odiavo quel loro modo di fare; ogni persona nuova -soprattutto di sesso femminile- doveva passare il loro test.
Ovviamente la povera vittima non ne sapeva nulla; ma involontariamente partecipava ai loro giochetti.
"Ciao! Io sono Perrie e lei è Eleanor. E tu sei...?"
Scarlett smise di parlare con Niall, girandosi appena per guardare le due. Nemmeno si era accorta del loro arrivo? Non aveva nemmeno sentito Louis urlare, tanto da perforarmi quasi un timpano? Ma cosa avevano di tanto divertente e privato da dirsi quei due?
Che poi, come si conoscevano?
"Sono Scarlett. Ma chiamatemi Scar, per favore."
Sorrisi al nomignolo con cui aveva detto di chiamarla.
Scar.
Lei si accorse del mio sorriso, mi guardò intensamente, quasi mi stesse studiando, stava cercando di capire il mio gesto involontario; poi ritornò a fissare le due, che ora avevano appoggiato i gomiti sul tavolo, curiose.
"Uhm... Sei un'invitata speciale della sposa, per caso?"
L'inviperita Perrie parlò, sapendo che lei era sempre la più fredda e distaccata in queste cose. Zayn non le era mai andato contro, sapendo comunque che avrebbe perso in partenza.
Io mi chiedevo come gli piaceva stare con una persona arrogante, fuori testa come lei. Per fortuna la vedevo pochissime volte, e quando succedeva, erano pochissimi istanti visto che poi qualcuno trovava una scusa per andare via dall'altro, e molte volte ero io quello a girare le spalle con una scusa banale pur di non vederli accoppiarsi davanti a tutti senza ritegno.
Se Zayn era una persona timida, introversa, quando c'era Perrie era l'esatto opposto. Che fosse cambiato, era certo. Ma speravo che sarebbe ritornato il mio uomo di una volta.
"Al dire il vero, no. Mi sono imbucata."
Sia io che i ragazzi per poco non scoppiammo a ridere dalla risposta di Scarlett che, con tanta ironia, aveva deciso di giocare con loro. Ragazza molto sveglia, insomma.
Eleanor si schiarì la voce, dopo svariati minuti passati con uno sguardo sconvolto e confuso che non aiutava a farci smettere di ridere. Forse fu proprio questo nostro errore che la fece sbloccare e prendere il comando della situazione.
"Sei divertente." commentò sarcastica.
"Lo so." Rispose Scarlett, versandosi poi dell'acqua nel bicchiere e sorseggiandone un pò.
"Lei è la testimone di Maddy; è di Holmes Chapel anche lei, solo che viaggia per il suo lavoro." si intromise nel frattempo Niall, che aveva parlato con tanta naturalezza quasi la conoscesse più di tutti noi.
In realtà ero stato io a crescere con lei, e anche se negli ultimi anni ci eravamo persi e allontanati, questo non voleva dire che io sapevo meno di lui.
"Ah sì? E che lavoro sarebbe?" Perrie ritornò all'attacco, afferrando la mano di Zayn, zittendolo dalle sue continue risate.
Fissai le due ragazze scambiarsi occhiatacce e da una parte fui felice che Scarlett non era una di quelle ragazze impaurite che non sapevano come difendersi e che sparivano il giorno dopo, pur di non aver nulla a che fare con loro due.
"Modella."
Alla risposta di Scarlett, spalancai gli occhi.
Una modella?
Non che il fisico giusto le mancasse, per carità. Al confronto di quando andavamo a scuola, alle medie, era dimagrita molto, il viso era molto più sfilato e aveva finalmente imparato a truccarsi e soprattutto a tenere i capelli sciolti.
Nonostante l'avessi ritrovata quel pomeriggio, avevo notato che non portava al polso un laccetto per legare i capelli. Una cosa che la rendeva molto più femminile.
"Modella?" fece eco Louis, anche più sconvolto di me.
Lui era l'unico -fino a poco prima- che sapeva qualcosa su Scarlett. I giorni a seguire in cui ero entrato nella casa di X-factor, avevo ritrovato in lui un vero amico; essendo solo con lui, un giorno, ci raccontammo entrambi le vite l'uno dell'altro. Di lui scoprii allora che era l'unico maschio su cinque figli, che sua madre aveva divorziato e che aveva fatto una piccola parte in un film, da piccolo. Di me gli avevo detto di Gemma, della separazione dei miei e del mio lavoro in un panificio; e infine gli avevo parlato di Scarlett, allora il mio cagnolino. Gli avevo spiegato che non era un dispreggiativo, anzi! Mi faceva piacere la sua compagnia, e visto che quasi tutti i pomeriggi li passavamo insieme, quando uscii dal programma -posizionatomi terzo in finale- Louis mi chiese se gli presentavo questa famosa ragazza.
Purtroppo lei non mi rispondeva più alle chiamate, mi aveva cancellato tra gli amici di facebook e l'unica cosa che mi rimaneva, era quello di andare a casa sua. Peccato, però, che quello che mi mancava era il coraggio.
Poi il successo crebbe, mi portò altrove e quasi mi dimenticai di Scarlett.
Quasi, finchè quel pomeriggio non la rividi.
"Harry? Yuhu, hai capito cos'ha chiesto Liam?"
Mi voltai spaventato verso Niall, intento a picchiettarmi su una spalla con il dito. Mi guardai in giro confuso, notando che il nostro tavolo era ormai vuoto.
Ma dov'erano finiti tutti?
"Cosa?"
Niall sorrise dal mio momento di smarrimento, aiutandomi a mettermi in piedi e obbligandomi a seguirlo verso la pista.
"Liam vuole che prendiamo una persona, una ragazza, che sia grande o piccola, e che apriamo le danze." Spiegò velocemente.
La pista da ballo era vuota, ma proprio vicino ci stavano i miei amici, mano nella mano della propria ragazza, intenti ad aspettare qualcosa.
"Aspetta. -bloccai Niall.- Cosa dobbiamo fare?"
Niall sbuffò spazientito, puntando perfino gli occhi al cielo.
"C'è stato un piccolo problemino con i figli di Maddy. Per perdere tempo, dobbiamo aprire le danze. Quindi, ora prendi una ragazza, vecchia o giovane scegli tu, e balla come noi."
I miei occhi si chiusero e  si riaprirono un paio di volte prima di assorbire completamente le parole di Niall. Non ero il numero uno nei balli, e poi di solito erano le ragazze che lo chiedevano a me.
Quando Niall si allontanò con la scusa di aver trovato la sua ragazza della coppia, lo notai avvicinarsi a Scarlett, troppo intenta a graffiarsi le mani, nervosa.
Passarono pochi secondi prima di arrivare a capire di chi stesse parlando.
Grazie alle mie lunghe gambe, riuscii a superare Niall che spense il suo sorriso al mio passaggio, raggiungendo in poche falcate Scarlett.
"Balli con me?"
La sua faccia assunse un'espressione mista tra il confuso e il sorpreso.
I suoi occhi guizzarono oltre la mia spalle e mi immaginai guardare Niall. Perchè non poteva semplicemente accettare un invito a ballare? Non le stavo chiedendo mica la mano!

 
 
  



EHIO
Buongiorno bella gente!
E finalmente ci siamo, la storia prende vita e...
Mi sono accorta di essere una deficiente a tutti gli
effetti: non vi ho avvisato che ho intenzione di aggiornare
una volta alla settimana, così da preparare il capitolo
-spero- alla perfezione c:


Ho notato che già è molto seguita e non so come
ringraziarvi :3

Quindi... alla prossima, che però forse metterò
questo venerdì per il semplice fatto che voglio
far partire a tutti gli effetti la storia :)

Sofia.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2. ***





CAPITOLO 2.
 
#SCARLETT
 
Guardavo la mano di Harry, confusa. Perchè lo stava chiedendo proprio a me?
Qualcuno cominciò a battere su un microfono, attirando l'attenzione di tutti i presenti.
"Sa, sa. Prova, uno, due, tre. Mi sentite?"
Qualcuno rispose alla ragazza che aveva preso in mano il microfono, posto sul palchetto in cui si sarebbe esibito il trio che Mad aveva chiamato per l'occasione, per mantenere un pò di vitalità in mezzo a queste persone annoiate.
"Intanto buonasera a tutti."
Mentre la donna sconosciuta sorrise ai presenti, qualcuno ricambiò, compresa me che posai il peso su entrambi i piedi e l'ascoltai attentamente.
"I quasi sposini sono... Bloccati." rise "I bambini  non vogliono collaborare." continuò a ridere, mandando in tilt il mio sistema nervoso. Ma chi era quella? E perchè si era prestata come portavoce di qualcosa che nessuno le aveva chiesto?
"Ma comunque, i loro amici più cari, adesso ci offriranno un bello spettacolo." e indicò noi.
Spettacolo? Che razza di fandonie stava dicendo?
Liam ci aveva gentilmente chiesto di intrattenere il pubblico, durante il tempo che ci fosse voluto per vestire i piccoli, ballando qualcosa e invitando il resto degli ospiti a fare lo stesso. Se non partiva qualcuno, però, nessuno avrebbe lasciato la sua comoda sedia per ballare. Per questo avevamo accettato. Volevamo aiutarli.
"Harry, perchè l'hai fatto?"
Mi voltai di scatto, spaventata dal tono di voce sconosciuta cui si era appena rivolta al riccio ancora al mio fianco, intento ad attendere una mia risposta.
"Fatto cosa?" chiese lui, confuso.
Il biondino guardò prima me, poi ritornò al riccio e sussurrò un "Lo sai." indicandomi con lo sguardo.
Perchè avevo la netta sensazione che in tutto questo io ci ero finita in mezzo?
Harry scoppiò a ridere, finalmente capendo. Anche se ero più che sicura che avesse capito sin dall'inizio.
"Cosa? Ma sei pazzo? Non conoscendo nessuno, sono andato direttamente da Scarlett."
"Ma se mi hai sorpassato proprio alla fine!" si lamentò Niall.
Din din din. Come immaginavo: di sicuro Harry aveva visto venire nella mia direzione Niall, e l'aveva sorpassato -grazie a quelle gambe lunghe chilometri- per prendere il suo posto, prima di lui.
"Forza! Formiamo queste coppie e divertiamoci!"
Girai la testa verso la donna che, finalmente, dopo aver rotto le ovaie a tutti, se ne stava andando, inciampando però prima di scendere tra i fili del microfono. Perchè non era caduta? Quello sì che sarebbe stato un bello spettacolo!
"Io? Tu sei pazzo." insistette Harry.
Pazzo o no, restava il fatto che io con lui non avevo niente a che fare!
"Il bue che dice all'asino cornuto."
Fissai i due litigare, forse in modo leggero, ma pur sempre un litigio, decidendo di troncare la discussione.
"Se ci tenete tanto, ballate voi due insieme."
Con quelle parole li liquidai, lasciando la pista da ballo. Volevo davvero provare ad aiutare Mad; ma per colpa di quei due scemi, non potevo fare nulla. Avrebbero dato di sicuro uno spettacolo migliore del mio, insieme.
Camminai a grandi passi verso il tavolo degli sposi, dove già i genitori dei due parlavano tra di loro animatamente.
"Buonasera." li salutai cordiale.
Avevo conosciuto i genitori di Liam quel pomeriggio, durante il tour della casa. Erano due persone fantastiche, e per quello che avevo avuto il tempo di conoscerle, erano anche simpatiche. Molto più dei genitori di Mad; questo mi toccava ammetterlo.
"Dove sono Liam e Mad?" chiesi una volta ricambiata.
Le due consuocere si scambiarono qualche parola, poi parlò la mamma di Mad, Susan.
"Dovrebbero essere in camera loro. I bambini non volevano essere vestiti da noi ma dai loro genitori direttamente." ridacchiò, forse per il nomignolo che aveva appena usato.
In realtà Liam non era il loro vero padre, e in un certo senso il fatto che lui si fosse preso cura di Mad e i suoi gemelli, per Susan, era stato un grande sollievo.
E poi, si parlava di Liam Payne, cantante di fama mondiale. Nonostante Mad fosse una buona persona di modesto carattere, i suoi genitori erano l'esatto opposto, pensando prima alla figura che facevano nella società che alla loro salute stessa.
Mad, piangendo, una volta, mi aveva confessato che nel momento in cui i suoi genitori si fossero separati -magari dopo un brusco litigio-, era sicura che fossero rimasti insieme sotto lo stesso tetto pur di non essere sulla bocca di tutti.
Mi ero chiesta spesso se la mia migliore amica fosse stata adottata e non lo volevano fare sapere in giro.
Con ancora quel dubbio per la testa, li ringraziai, allontanandomi subito dopo dal loro tavolo e lasciandoli nella loro privacy.
Camminai per il lungo corridoio, ricordando mentalmente cosa ci fosse dietro ogni porta di quelle che stavo sopparsando.
Potevo scorgere la mano di Mad anche nell'arredamento, classico ma moderno allo stesso tempo: i muri chiari, il pavimento scuro, gli infiniti quadri di gente storica, di cui magari non conosceva nemmeno il nome.
 
"Bagno, camera Niall, sala, camera Zayn e Perrie, terrazzina chiusa, camera Louis ed Eleanor..." ripassavo a voce bassa, nemmeno fosse stato per un'importante interrogazione a scuola.
Quando mi accorsi che solo io ed Harry avevamo le stanze vicine, e le più lontane dagli altri, una domanda mi assalì: ma l'avevano fatta apposta a metterci vicini, e lontani da tutti, o era stato il fato?
La porta al mio fianco si aprì, fancendomi sobbalzare sul posto.
"Scar?"
Una confusa Mad uscì dalla porta di camera sua e Liam.
Annuii, salutandola con un cenno della mano. Mi guardò ancora confusa, poi abbassò lo sguardo.
Seguii il suo gesto e solo allora notai la piccola figura di Maya, sua figlia, tirarle il vestito.
"Mamma, mamma. Liam sta rincorrendo Nick."
Sorrisi per la vocina piccola e innocente della bimba. L'avevo vista solo attraverso delle foto, chiuse in un pc. Di persona era anche più bella, e poi la sua voce era soave e vagamente mi ricordava Mad da adolescente, quando mi chiedeva favori, e sbattendo gli occhi come una bambina, mi chiedeva con una vocina timida 'Per favore' in modo prolungato.
Mad sbuffò.
"Scusami."
"No, prego. Anzi, se vuoi una mano, io sono qui fuori." l'avvisai, mentre lei richiuse la porta e mi lasciò lì, impalata, a fissare il legno color crema che avevo davanti agli occhi.
Grazie, eh!
La porta si riaprì qualche secondo dopo. Non vidi nessuno; fin quando non abbassai lo sguardo e notai Maya guardarmi sorridente.
Mi piegai sulle ginocchia e le sfiorai le lunghe trecce che aveva.
"Ma come sei bella, piccolina."
Lei sorrise timida, rispondendo con un flebile "E tu sei bellissima."
 
 
 
#HARRY
 
 
Guardai la scena da lontano. La tenerezza che aveva assunto Scarlett con quella bambina, mi ricordava terribilmente quando, da piccola, l'avevo trovata a piangere al parco.
La madre la cercava, era disperata, e alla fine era perfino venuta a casa mia, chiedendomi notizie di sua figlia. Pioveva; un attimo dopo che sua madre aveva lasciato casa mia, avendo perso tutte le speranze, avevo avvisato mia madre di non preoccuparsi, che dovevo trovarla a tutti i costi.
Avevo setacciato Holmes Chapel, ma di Scarlett nessuna traccia; non era al bar cui era solita comprarsi il cornetto alla marmellata, non era al panificio dove passava a trovarmi durante i miei turni di lavoro, non era nella palestra della scuola, lasciata aperta per le squadre di pallavolisti che si allenavano quando volevano per le partite importanti. Mi rimaneva un posto: il parco.
La trovai lì, a piangere sotto quell'albero che non la copriva per niente dalla pioggia. Spostai con una mano il ricciolo bagnato finito sulla fronte, correndo, spaventato, nella sua direzione. Il cuore galoppava sempre di più man mano mi avvicinavo a lei.
Le ero arrivato vicino in pochi secondi, l'avevo abbracciata e solo quando si era ripresa un poco, le avevo chiesto cosa le fosse successo.
Aveva confessato la sua prima cotta al ragazzo in questione, Terence, che però non ricambiava e l'aveva anche offesa davanti a mezza scuola.
 
Se perdessi qualche chiletto...
 
Quelle parole sembravano rimbombarmi nella testa nelle seguenti sere come una pugnalata. Quell'idiota aveva bisogno di una lezione!
Lo capitai per caso, un giorno, mentre ritornavo a casa, a piedi, avendo perso il bus dopo essermi fermato per parlare di più con un mio ex compagno.
L'avevo preso per la giacca a vento e l'avevo sbattuto ad un albero, facendolo anche ridere. Mi aveva insultato quando gli avevo spiegato il motivo per il mio cambio umore. In fin dei conti, andavamo nella stessa classe di Scienze.
Aveva davvero riso per una cosa del genere? Aveva fatto piangere una ragazza, illudendola. Cosa c'era da ridere in una situazione così?
Scarlett non seppe mai nulla di quella storia; restò una cosa fra me e Terence, che mi aveva promesso di non proferire parola se l'avessi lasciato in pace. Il mio obiettivo era stato portato al termine.
"Harry!"
A quel richiamo, mi risvegliai dal mio stato di trance. Scarlett girò la testa verso il dito puntato della bimba, prima di vederla scappare nella mia direzione.
Mi abbassai in tempo per prenderla tra le mani e farla volare letteralmente. Ridacchiò divertita e lo stesso feci io.
Quella bimba, al contrario di Nick, il fratellino, era un vero uragano; l'avevo conosciuta qualche mese prima, quando Liam ci aveva presentato la sua fiamma, futura moglie.
In un primo momento non l'avevo nemmeno riconosciuta, Maddy: era una mamma, ed erano cambiate tante cose. Me la ricordavo un tipo peperino, sempre vestita firmata e con un nuovo cellulare in mano.
Adesso era più tranquilla, si vestiva in modo casual e passava più tempo a cambiare pannolini che telefonini.
Riappoggiai Maya a terra, accarezzandole la testa.
"Hai già conosciuto zia Scar?" le chiesi.
Notai con la coda dell'occhio la ragazza avvicinarsi, mentre la bimba annuiva con convinzione.
Alzai lo sguardo, osservando Scarlett dal basso, aspettando che mi rimproverasse, che mi dicesse qualcosa.
"Che ci fai qui?"
Appunto. Ormai l'avevo inquadrata bene, nonostante fosse cambiata parecchio. Prima non mi avrebbe trattato così: prima mi avrebbe abbracciato e avremmo fatto giocare la bambina insieme.
Era cambiata. Dovevo farmene una ragione.
Non era più la bambina che mi camminava al fianco, che mi suggeriva come rimorchiare una ragazza senza farmi apparire cascamorto. Non era più la persona che riempiva i miei pomeriggi.
"Ero venuto a vedere come andavano le cose a Liam e Maddy." risposi semplicemente.
Mi misi dritto con la schiena, chiudendo la mia mano in quella di Maya, che la tendeva a mezz'aria.
Scarlett osservò quella scena, forse un pò incupita dalla situazione. Di certo lei non aveva ancora conosciuto i figli della sua migliore amica, al contrario di me che l'avevo fatto da un bel po'.
"E tu?" la anticipai, vedendola persa per un attimo.
Osservò la bimba, piegandosi sulle gambe e non degnandomi più di uno sguardo.
"Anche." confessò.
In quell'esatto momento la porta della camera di Liam si aprì, mostrandomi gli altri tre componenti della famiglia Payne uscire dalla stanza.
"Maya, ti avevo detto di aspettare dentro." la rimproverò la madre, indicandola minacciosa.
La bimba mi strinse la mano più forte, mentre Scarlett si rimise in piedi, sobbalzando quando la bimba le afferrò la mano libera.
Liam ridacchiò, posando una mano sulle spalle di sua moglie. I nervi pre-matrimonio si cominciavano a sentire.
"Non vedi che ha trovato una nuova famiglia?"
Sentii tossicchiare Scarlett, mentre io mascherai un sorriso con una mano posta davanti le labbra. Maya cominciò a saltellare sul posto, proprio come una bimba -qual era- urlando cose senza senso contro la madre. Ovviamente la prendeva in giro, e il fatto che continuasse a dire 'Ho una nuova mamma e un papà' ironicamente, era una cosa decisamente imbarazzante.
Seguendo Liam e Maddy, ritornammo alla sala principale, dove calò un silenzio improvviso.
"Ed ecco a voi i quasi sposi!" urlò qualcuno al microfono "Oh... Seguiti dai testimoni." finì dopo, notandoci qualche passo dietro loro.
I presenti si alzarono dalle sedie, chi stava ballando si fermò per un momento e, tutti insieme, applaudirono.
"Ecco la coppia dell'anno, la famiglia che tutti vorrebbero avere."
Ma non poteva inghiottirsi il microfono?
Nonostante fossi abituato ad esibirmi davanti a milioni di persone, tutta quell'attenzione -che nemmeno era rivolta a me, alla fine- mi stava snervando.
La mano di Maya era ancora incastrata alla mia e dall'altra parte c'era Scarlett, anche lei tenuta stretta dalla mano della bimba, che sorrideva nervosa; forse non abituata a tutte quelle attenzioni.
Eppure faceva la modella. Nessuno andava alle sue sfilate?
"Prego, andate ai vostri posti."
Sotto le proteste della piccola Maya, Liam ci liberò entrambi dalla forte presa di sua figlia. Sì, amava essere chiamato padre dei figli di Maddy. Anche se loro lo chiamavano ancora per nome; bo.
Feci passare per prima Scarlett, sperando mi ringraziasse. Ma nulla.
Dovevo rassegnarmi, avrebbe tenuto quel comportamento così freddo per il resto delle ore che ci tenevano costretti a stare insieme.
Ma una testimone più simpatica no, eh?
 
 
 
La cena era stata infinita: tre primi, due secondi, la frutta e adesso ci mancava la torta.
Ma se avevano organizzato il pre-matrimonio così, come sarebbe stata la cena dell'indomani?
Solo al pensiero mi veniva la nausea; non avevo più posto nello stomaco, non sapevo come fare a rifiutare la torta che stavamo aspettando.
Eleanor e Perrie sembravano essersi calmate un pochino durante la cena, senza infastidire più di tanto Scarlett. Quest'ultima, inoltre, aveva passato gran parte del tempo a ridere e chiacchierare sottovoce con Niall. Poche volte i due avevano condiviso col resto del tavolo i loro aneddoti.
"Ehy amico, perchè non la inviti a ballare?" mi chiese ad un certo punto Louis, indicandomi con la testa la ragazza di fronte a me.
Lo guardai con un'espressione di chi la sapeva lunga e scossi con la testa.
"Non accetterebbe mai. E poi, ora come ora, rischierei di rotolare per la sala da ballo." molleggiai la mia pancia con le dita, facendo ridacchiare Louis.
Niall si alzò d'improvviso, lasciando il tavolo con la scusa di dover andare in bagno. Scarlett afferrò il bicchiere d'acqua e ne sorseggiò un poco. Amavo gurdare ogni piccolo dettaglio di quello che succedeva attorno a me.
"Direi che sia il momento adatto." insistette Louis.
Lo guardai scettico, poi riportai l'attenzione su Scarlett, ora intenta ad osservare il trio canticchiare una canzone che ovviamente conosceva. Adele e le sue paranoie da single.
Per carità, ho sempre amato il suo stile, ma non mi sembrava una musica da matrimonio. Tutto qui.
Lanciai uno sguardo al fondo della pista: i due quasi sposini, attornati da amici e familiari, ballavano tranquilli, sorridendosi e scambiandosi parole alle orecchie. Mi venne un magone allo stomaco, ripensando quando, una volta, per curiosità avevo aperto una loro conversazione tra i messaggi di Liam -al momento impegnato sotto la doccia- facendomi venire il diabete per la mia tenera età.
"Noi andiamo a ballare."
Zayn si alzò dal tavolo con la sua ragazza, seguito immediatamente da Eleanor e Louis, che ammiccò nella direzione di Scarlett, intenta ancora a canticchiare sottovoce. Notavo che conosceva bene le parole della canzone grazie al suo labbiale.  
Preso un pò di coraggio, mi alzai dalla sedia e mi accomodai su quella di Niall, oscurandole la vista. I suoi occhi azzurrissimi si incastrarono nei miei verdi, quasi magnetici in quel secondo. Volevo un po' della sua attenzione, e dopo vari tentativi, finalmente ci stavo riuscendo.
"Beh?" mi chiese lei, confusa.
Le sorrisi, sentendo le mie fossette emergere sulla pelle.
Allungai una mano nella sua direzione, confondendola di più. Abbassò lo sguardo, fissando prima il mio gesto, e poi ritornò a fissare i miei occhi.
"Pace?" dissi io.
"Pace?" ripetè lei, confusa.
"Non roviniamo il matrimonio dei nostri amici." girai lo sguardo verso la pista, vedendo i due innamorati ora prendere in braccio i loro figli e ballare tutti e quattro insieme.
"Tregua, allora." mi rigirai verso Scarlett "Fino a domani, precisiamo; dopo il matrimonio, ognuno torna da dove è venuto e fa finta che non sia mai stato qui." disse lei, attirando la mia attenzione.
"Peccato che starò un altro pò in questo paese. Ma per me, va benissimo." risposi subito dopo.
Sgranò gli occhi e mi sentii in colpa per aver detto qualcosa di sbagliato. Che avevo detto, però, di sbagliato?
"Allora... Balli con me?" chiesi dopo un attimo di silenzio, interrotto dalla nuova canzone che cantavano il trio.
Guardò attentamente la mia mano tesa proprio sotto il suo sguardo. Quanto tempo ci voleva per mandarmi a quel paese?
 
 
*  *  *
 
 
Un raggio di sole filtrava dalla finestra, e con tutto lo spazio in cui poteva posarsi, proprio sui miei occhi doveva andare a sbattere?
Mi rigirai nel letto, sbattendo però su qualcosa. Aprii un occhio, stropicciandolo subito con una mano.
Quando fui abbastanza sveglio per riuscire ad aprirli entrambi, mi accorsi che non ero da solo nel mio letto a due piazze. Una massa di coperte nascondevano la figura che giaceva al mio fianco, ma il suo sollevarsi e abbassarsi in modo regolare del petto, mi fece capire che sotto c'era qualcuno che respirava in modo cauto, tranquillo.
Allungai di poco il collo, giusto per vedere chi fosse quella povera ragazza -pregai mentalmente che non fosse un maschio- che avrebbe dovuto sopportare la mia presenza di indifferenza il giorno del matrimonio; quando notai che al mio fianco dormiva beatamente Scarlett, la saliva mi andò di traverso, facendomi tossire convulsamente.
Uscii i piedi dalle lenzuola calde, passandomi le mani tra i ricci disordinati, cercando di raccattare quante più informazioni possibili sulla sera precedente. Ma con scarsi risultati.
Ricordavo solamente che dopo averle proposto di ballare, e di una tregua momentanea, si era lasciata convincere e si era lanciata col sottoscritto dentro la pista, dove già una calca di gente ballava come non non mai. Nemmeno fosse Capodanno!
L'avevo invitata a prendere qualcosa da bere, al bar nella stanza di fianco, e dopo il primo bicchiere, aveva richiesto il secondo, il terzo... Poi avevo perso il conto.
Ci eravamo divertiti, di questo ne ero sicuro. Ballavamo come due idioti anche in mezzo al giardino, fin quando Scar non era inciampata nei suoi piedi, completamente ubriaca, e mi era quasi caduta addosso. L'avevo afferrata in tempo, spostandole una ciocca di capelli che le copriva quelle iridi azzurre, che ormai erano rimaste impresse nella mia testa dal nostro rincontro.
Anche da piccolo mi ero innamorato di quel colore così cristallino; non erano dello stesso di colore di quelli di Louis, il mio migliore amico; e non erano nemmeno uguali a quelli di Niall, particolari anche quelli.
Erano più chiari, più trasparenti, più belli.
Ricordavo anche che lei mi chiese un flebile 'Grazie', seguito da un bacio che mi colse di sorpresa. Dopo una manciata di secondi, Scarlett aveva deciso di approfondire la cosa, e affondando le dita tra i miei ricci -cosa che mi mandava completamente in estasi- la presi per una mano e l'accompagnai di nuovo dentro la villa.
Prestando attenzione che nessuno ci notasse, la guidai dritta in camera mia. Non avevo avuto nemmeno il tempo di chiudere la porta a chiave, che le labbra di Scarlett furono di nuovo sulle mie.
Poi mi aveva detto qualcosa, facendo cadere la mia camicia sbottonata malamente sul pavimento; ma il mal di testa post-sbronza non stava aiutando più di tanto. Già era un grande passo che avessi ricordato qualcosa.
Quando il suono dell'arrivo di un messaggio attirò la mia attenzione, mi alzai dai piedi del letto su cui mi ero seduto e afferrai il mio cellulare sul comodino, vicino la testa di Scarlett.
La guardai per un attimo, perdendomi a sorridere quando notai il suo trucco colato su tutta la faccia, rendendola adorabile lo stesso. Al contrario del suo carattere, freddo e deciso.
Sbloccai lo schermo, curioso di leggere il nome di Louis stampato sul display.
 
Vi siete divertiti stanotte, eh? ;)
 
 
Che cosa...?
Alzai di scatto lo sguardo, puntandolo sul letto che ora si muoveva. Sembrava quasi che Scarlett si stesse risvegliando, e immaginando le sue urla nel vedermi nella stanza insieme a lei, decisi di vestirmi della prima roba che trovai nella mia valigia aperta sul pavimento, uscendo definitivamente dalla mia camera, lasciando Scarlett svegliarsi con molta calma.
Camminai lungo il corridoio, passandomi le mani sulle tempie e pregando che il mal di testa fosse passato dopo aver ingurgitato una buona tazza di thè.
Ma una domanda mi stava divorando letteralmente: cosa avevamo fatto in camera mia quella notte?

 
 
  

 



EHIO
Bonjour! 
Mi fa strano aggiornare a quest'ora, sopratutto di mattina,
ma visto che oggi è festa non ci sarò per il resto della giornata.
Ma l'importante è che ho aggiornato, no? :)

Come vedete, da qui finalmente parte la storia a tutti gli effetti e bo,
vorrei sapere cosa ve ne sembra prima di continuare :3

Ps. grazie a tutti, siete dskhfkds(?)
Adios <3

Pps. ho scritto una os su Harreeeh, vi va
di passare? Diciamo che ci ho messo tutta me stessa,
quindi se lasciate un pensierino mi farete più che felice! c:

STORY OF MY LIFE.

Sofia.
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3. ***





 
CAPITOLO 3.
 

#SCARLETT
 
 
Allungai braccia e gambe con l'intenzione di sgranchirle dopo la bellissima dormita; ma il mal di testa mi fece imprecare sottovoce, mentre mi radrizzai con la schiena, sedendomi sul letto.
"Mamma mia... Ma quanto ho bevuto ieri sera?" mi lamentai massaggiandomi le tempie.
Quando la luce del sole andò a sbattere proprio nei miei occhi, accecandomi, tesi una mano a mezz'aria sperando di coprirmi dal sole. Non ci riuscii, così decisi di togliermi le coperte di dosso e darmi una bella lavata per rinfrescarmi.
Quando mi misi dritta all'in piedi quello che notai immediatamente fu il fatto che non mi trovavo in camera mia. Sì che ci ero stata pochissime ore, ma ero sicurissima di non sbagliarmi e di certo quella non era la stanza che Liam e Mad mi avevano dato per passarci la notte fino al matrimonio.
"Ma dove sono finita? E come ci sono arrivata, soprattutto?" chiesi a voce alta, come se qualcuno da un momento all'altro poteva rispondermi e illuminarmi.
Camminai per la stanza abbassando lo sguardo alla fine sulla valigia posta ai piedi del letto, inginocchiandomi davanti ad essa e sospirando pesantemente. Cominciai a frugare tra i vestiti sistemati ordinatamente, prendendone una maglia che mi colpì immediatamente per la strana stampa a fiori impressa sopra.
Me la rigirai tra le mani, chiudendo alla fine gli occhi e odorandola. Un leggero profumo maschile entrò nelle mie narici, confondendomi di più.
Eppure non era la prima volta che sentivo quel profumo; mi piaceva, ma non riuscivo a collocarlo proprio a nessuno.
Mi alzai, affranta di non aver trovato un aiuto, notando solo allora il vestitino, che avevo indossato la sera prima alla festa, gettato vicino la porta del bagno. Che cosa?
Mi squadrai da capo a piedi notando di indossare una semplice maglia -maschile- e mi stampai una manata in faccia. No, non poteva essere successo, per di più senza che io ricordassi nulla.
Sentii delle risate provenire dall'esterno della stanza, e per non farmi scoprire, aprii appena la porta della camera, osservando in silenzio Eleanor e Perrie percorrere il corridoio mentre avevano un'animata discussione, seguita da risatine. Le beffeggiai per qualche secondo, prendendole in giro. Poi, quando sparirono giù per le scale, raccattai i miei vestiti e uscii furtivamente da quella camera.
Per fortuna non ero capitata con uno di quelli fidanzati, visto che la condividevano già con le loro corrispettive ragazze.
Sbarrai gli occhi quando mi ritrovai proprio accanto alla porta della mia stanza e per poco non caddi a terra.
No, tutti ma non lui!
Come mi aveva convinto a seguirlo in camera sua?
Ricordavo solo l'invito al ballo, io che alla fine avevo ceduto e gliel'avevo concesso; ero andata al bar per bere qualcosa e lui che mi aveva assecondato. Poi, il buio totale. Ma quanto cavolo avevo bevuto per ridurmi a tanto?
Riconobbi la suoneria del mio cellulare provenire dall'interno della stanza. Mi fiondai ad aprire la porta e rispondere subito alla chiamata, senza nemmeno leggere il mittente.
"Pronto?" mi schiarii la voce, provando a non sembrare un procione con il raffreddore.
Dall'altro capo del telefono si sentì una risatina, seguito da un "Buongiorno dormigliona. Perchè non ti unisci a noi per la colazione? Siamo in giardino."
Riconobbi solo dopo qualche secondo la voce divertita di Mad con sottofondo altre risatine, che ovviamente non mi erano nuove.
Mi gettai di peso sul letto, passandomi una mano sulla faccia, stanca.
"Il tempo di una doccia e arrivo." l'avvisai cordiale.
Non potevo rovinarle il giorno del suo matrimonio e soprattutto avevo fatto un patto col signorino Styles, e io mantenevo sempre le promesse.
Adesso c'era anche un nuovo problema, ovvero dimenticarci completamente quello che era succeso la scorsa notte; anche se, in realtà, io non ricordavo davvero nulla.
La telefonata terminò e in poche falcate raggiunsi la doccia, rinfrescandomi e svegliandomi un pò.
Indossai una semplice canotta, seguita da un paio di shorts e delle converse bianche basse. Asciugai i capelli con il phon e raggiunsi gli altri già seduti attorno alla tavola nel giardino ben addobbata di cibo e bevande.
"Buongiorno." salutai tutti, fissando per un secondo Harry che, vedendomi, abbassò lo sguardò sulla sua fetta di pancake.
"Buongiorno bella addormentata! Che fine hai fatto ieri sera? Sei scomparsa."
Per poco non mi cadde la brocca dell'acqua all'affermazione di Niall, sorridente e tranquillo, incoscente di quello che aveva appena detto.
"Ehm... Ho bevuto qualcosa di forte e ho preferito andare a letto prima." risposi dopo una manciata di secondi, sorseggiando il mio bicchiere di acqua, mentre continuavo ad osservare Harry insistentemente. Forse anche un pò troppo. Al suo fianco, infatti, notai Louis scherzare col ricciolino rifilandogli gomitate giocose.
Perfetto! Aveva già raccontato la nostra nottata di sesso ai suoi amici.
"Oh, capisco... Ma hai fatto benissimo, oggi dobbiamo essere in forma per il grande giorno!" disse sorridendo ancora di più, se si può, guardando i due quasi sposini di fronte a noi.
Nick, al loro fianco, tirò giocosamente i capelli a Maya e sorrisi ricordando che avevano fatto così per tutta la serata del giorno prima, beccandosi rimproveri ogni volta che succedeva qualcosa del genere. Proprio come stava avvenendo in quel secondo.
Mad era cresciuta moltissimo; non in altezza, ma in maturità. Si vedeva che allevare due figli da sola l'aveva portata a diventare un'adulta tutto d'un botto. Non si trattava più di giocare con le bambole; c'erano in gioco due bimbi veri.
"Dopo la colazione, Maddy ci porta a vedere i nostri vestiti e il suo, soprattutto." voltai lo sguardo verso Perrie, intenta  a sognare ad occhi aperti. Sorrisi appena.
"Già. Non vedo l'ora di mostrarvelo e sapere cosa ne pensiate." disse imbarazzata Mad, sorridendo appena al suo futuro marito quando, quest'ultimo, la incoraggiò con una stretta alla mano.
Mangiai la mia fetta biscottata ricoperta di nutella in silenzio, lasciandoli chiacchierare tranquillamente per i fatti loro per il resto della colazione, quasi come se io non ci fossi nemmeno al loro fianco. Di tanto in tanto notavo lo sguardo di Harry fisso su me, ma decisi di non dargli a vedere che mi stava mettendo in soggezione.
Pur essendo una modella, i suoi occhi avevano uno strano effetto su me. E non era una cosa positiva.
"Scusate. -mi alzai da tavola, scusandomi- Vado a prendere il cellulare che ho lasciato in camera. Dove ci vediamo?" guardai per un momento Harry, sperando cogliesse il messaggio tra le righe, fissando per ultimo Mad, che controllò l'orario sul suo orologio ricoperto di diamantini.
"Uhm... Tra un quarto d'ora nella sala principale?" mi chiese; annuii convinta e girai i tacchi.
Entrai nell'enorme villa della mia migliore amica, richiudendo la porta e appoggiandomi alla parete di fianco. Contai mentalmente, sperando che quel riccio ritardato avesse capito.
La porta si aprì qualche secondo dopo e avanzai di un passo, ritrovandomi la faccia di Louis, però.
"Che fai?" mi chiese scettico.
Lui sapeva. Per forza. Non c'era motivo di sorridere sempre, a meno che non gli venivano in mente constantemente delle barzellette idiote, proprio come lui.
"Niente; ho dimenticato la piantina di casa e faccio un pò mente locale per ritornare in camera mia." dissi, ovviamente impacciata.
La mia abilità di dire bugie era pari a quella di fare salti mortali. E io non sapevo fare i salti mortali.
Lui scoppiò a ridere, tenendosi la pancia con una mano.
Mi limitai ad alzare gli occhi al cielo, pensando un modo per sfuggire da quella situazione. Poi parve riprendersi, asciugandosi perfino teatralmente una lacrima agli angoli degli occhi.
"Harry sta arrivando. Non voleva farlo capire, così mi ha chiesto di entrare per primo in casa per avvisarti." ammiccò.
"Harry? -risi nervosa- Che c'entra lui col mio cellulare?" chiesi con finta ovvietà.
Lui storse le labbra in un mezzo sorriso, spostando la testa di lato a presa in giro.
Ok, ok. Adesso quella stupida ero io.
Sospirai, sentendo la chiave della porta girare nella toppa. Per un momento mi sentii sollevata nel vedere che Harry finalmente si era deciso ad entrare in casa.
Aveva da dirmi tante cose; doveva darmi tante spiegazioni per incominciare.
"Vi lascio soli." ci liquidò Louis, salendo le scale che portavano al piano superiore.
Lo seguii con lo sguardo, venendo interrotta poi da un Harry quasi scocciato.
"Beh?"
Beh? Cosa, beh?
Lo trucidai con lo sguardo, sentendo poi delle risatine che man mano sembravano avvicinarsi sempre di più verso noi. Avevano già finito tutti di fare colazione e stavano rientrando? Dovevo agire velocemente.
Senza pensarci, afferrai la mano di Harry e camminai senza una meta precisa, fermandomi infine in quella che doveva essere una cucina.
Va bene che Liam era famoso e ricco; va bene anche che non si era risparmiato sulla casetta, come la definiva Mad ogni volta che provava a descrivermela per telefono; ma avere perfino una cucina come quella dei ristoranti non lo potevo accettare.
Il caos che c'era in quella stanza era indescrivibile: gente che correva con piatti pieni di chissà quale pietanza, camerieri che spiegavano ad altri quale parte del giardino dovessero servire in quel pomeriggio e chi doveva rimanere al buffet. Solo al pensiero di dover mangiare come la sera prima, mi veniva la nausea. E poi, era tutto grigio metallizato. Mi stavano mandando letteralmente in tilt il sistema nervoso.
"Qui nessuno può sentirci." azzardai; Harry si guardò in giro, constatando che in realtà non eravamo poi così tanto soli. "Beh, nessuno che ci conosca." provai a correggermi.
Il ragazzo sorrise appena, accennando anche le sue fossette. Quelle maledette fossette!
Sin da piccola adoravo infilarvici le dita dentro e lui lo sapeva. Lo stava facendo apposta. O no?
"Mi conoscono tutti; sono famoso." si vantò riportandomi alla realtà e facendomi sbuffare.
"Sì, sì. Già... Sei una superstar." gli diedi man forte, appoggiandomi poi alla base della cucina per essere chiara e diretta, ma soprattutto per fare veloce. Non volevo passare un altro minuto di più in quel luogo così pieno di profumi che mi stavano facendo pure svenire. Se prima pensavo di rimettere solo al pensiero del cibo, adesso mi ci sarei fiondata sopra come una bimba la sera di Natale quando i genitori le lasciano scartare i regali.
"Superstar?" fece eco lui, ridendo.
Lasciai perdere il suo commento, sputando direttamente il motivo per cui l'avevo tirato lì dentro.
"Cosa è successo ieri sera?" gli puntai un dito al petto, sicura delle mie parole.
Ma la mia sicurezza si andò a fare un giro per fanculandia quando la mano di Harry lo spostò piano, guardandomi con occhi confusi. Sembrarono minuti interminabili quella in cui le nostre mani si sfiorarono; cioè, la sua aveva scansato il mio dito pungente puntato al suo petto.
Eppure non avevo avuto la stessa strana sensazione un po' prima quando, alla sprovvista, l'avevo afferrato e tirato là dentro, in cucina.
"Beh... Allora, ieri sera c'è stata la cena pre-matrimonio e..."
"Idiota! Dico dopo!" lo rincalzai, facendo sobbalzare anche il povero ragazzo -con tanto di cappello da chef- che ci stava passando di fianco proprio in quel momento.
Harry sorrise appena, seguendo il mio sguardo. Odiavo essere rigida; non era nel mio carattere. Ma se quello voleva dire riuscire a fargli sputare il rospo, avrei fatto la stronza per il tempo che bastava.
"Uhm, dopo? Quindi... Ti ho invitata a ballare, stranamente hai anche accettato! -sembrò pure più sbalordito di me- Sei voluta andare al bar e lì hai cominciato a bere, e bere, e bere..."
"Oddio, dimmi che non abbiamo fatto nulla!" lo interruppi bruscamente, adesso, seriamente preoccupata.
Non era la mia prima volta, ovviamente; ma solo il pensiero di essermi infilata nel letto di Harry, già mi faceva rimettere. Altro che cibo!
"Non abbiamo fatto nulla." rispose lui un pò titubante.
Lo guardai di soppiatto, riprendendolo con un "Non sembri così tanto sicuro."
Lui si passò le mani tra i capelli, prendendo a camminare avanti e dietro per quel piccolo pezzetto che ci era permesso di coprire. Sì, un secondo prima il capo-cuoco ci aveva fulminati con lo sguardo ed eravamo riusciti a capire che non avevamo abbastanza spazio per fare una delle nostre scenette da film. La cucina era sua, noi passavamo ai suoi occhi come dei topi. E i topi in cucina...
"Non lo so, ok? Ho bevuto talmente tanto da non ricordare cosa è successo dopo il bacio." quasi sbraitò.
"Bacio?"
"Sì, mi sei letteralmente saltata al collo e..."
"E tu non sapevi come rifiutare; certo, certo, hai ragione."
Di sicuro gli avevo anche puntato una pistola alle tempie che non era riuscito a rifiutare. Ovvio, no?
Chiusi gli occhi, massaggiandoli con le mani. Non ci potevo credere: non solo io non ricordavo nulla, ma ora avevo scoperto che anche per lui rimaneva un mistero.
Ma il fatto di essermi risvegliata con i suoi vestiti me la diceva abbastanza lunga. Non riuscivo ad immaginarmi un Harry passarmi la sua maglia solo perchè non voleva farmi dormire nel suo letto con un tubino. Mi avrebbe fatto dormire nuda, piuttosto.
Rise, facendomi schiudere gli occhi curiosa per guardarlo in faccia.
"Che hai da ridere?" lo ripresi.
Lui continuò a ridacchiare, passando le mani dietro la schiena e appoggiandosi alla base della cucina al mio fianco, puntando gli occhi davanti a lui su un punto indefinito del pavimento.
"Così non sapremo mai se ci siamo davvero divertiti." disse.
La voce di Liam che ci richiamò dal fondo della cucina fu l'unico motivo per cui non gli stampai una padella in faccia. Ed era pure vicinissima; sarebbe bastato allungare appena il braccio e si sarebbe ritrovato un livido quanto la sua faccia.
Santo Liam!
 
 
#HARRY
 
 
"Allora? Eh? Che ne pensi?"
Alzai lo sguardo svogliatamente dal mio Iphone, osservando Louis girare su se stesso, felice.
"Carino." sbiascicai appena. In realtà non vedevo l'ora di provare il mio abito e andarmi a buttare di nuovo nel mio morbido letto che mi aspettava da solo in camera, prima di affrontare un'altra serata d'inferno, molto peggio di quella precedente.
"Carino? Sono fa-vo-lo-so." disse poi serio, scatenando le mie risate.
Infilai il cellulare in tasca, alzandomi e andando in contro al mio amico. Gli sistemai il colletto della camicia leggermente storto e lo guardai dritto negli occhi.
"Quand'è che ti sposi pure tu e ti levi dalle palle?" lo presi in giro, facendogli perfino spalancare le sue bellissime iridi celesti. Era stata la prima cosa che avevo notato in Louis quando ci eravamo per caso scontrati in un bagno durante i provini di X-factor. Amavo guardarli; mi davano sempre un senso di pace e tranquillità.
"Bell'amico, davvero." si finse offeso, dandomi le spalle per guardarsi bene allo specchio davanti a lui. Ridacchai sotto i baffi, aggrottando la fronte quando continuò a stuzzicarmi.
"Quando, invece, hai intenzione di dirmi cos'è successo ieri sera?" si voltò appena per constatare quale espressione avesse assunto il mio viso, ritornando a fissarsi allo specchio subito dopo.
"Niente Louis, te l'ho già detto milioni di volte." alzai gli occhi al cielo, piegandomi leggermente di lato per vedere a che punto erano gli altri con la loro prova abito.
"Strano; di solito una ragazza poi ti cerca per chiarire le cose. Tipo: ci vediamo ancora o era una botta e via?" disse scettico, come se lui mi conoscesse anche meglio di me stesso.
E la verità era che aveva fottutamente ragione: lui mi conosceva meglio di chiunque altro, perfino di me stesso.
"Non è stata una botta e via, Lou." lo ripresi, notando la tenda di Niall aprirsi di botta e un sorridente biondino venire nella nostra direzione con una camminata da sfilata.
Sorrisi appena per la sua innocenza. Anche se, tante volte, sotto tutta quella dolcezza, si celava un vero irlandese.
"Ah-ah!" Louis si voltò di scatto, facendomi sobbalzare spaventato e ritrovandomi puntato un dito contro il petto "Allora lo ammetti che ci sei andato a letto!" sorrise, sapendo di avermi messo con le spalle al muro.
Prima che potessi dire o fare qualsiasi cosa, Niall si intromise.
"Chi è andato a letto con chi?" chiese tranquillamente, mentre si specchiò e provo a sistemarsi la cravatta come meglio poteva.

"Harry con Scarlett." 
"Nessuno." d
issi all'unisono con Louis, che subito venne fulminato dal mio sguardo. Ma che bell'amico, davvero!
Niall sembrò strozzarsi con la cravatta e si affrettò ad allentare il nodo.
"Scar... Scarlett è venuta a letto con te?"
Adesso non sapevo davvero come riprendere la situazione.
Mi gettai di nuovo sul divano, sbuffando.
"Non lo so. Stamattina mi sono svegliato con lei al mio fianco, ma nessuno dei due ricorda cosa sia successo questa notte." dissi esasperato.
Mi sentivo abbastanza umiliato; c'era bisogno di gettare più benzina sul fuoco?
Louis scoppiò a ridere, mentre spostando lo sguardo, notai Niall guardarmi completamente in silenzio.
"Spostatevi plebei! L'ottava meraviglia del mondo sta per entrare."
La voce di Zayn interruppe quegli sguardi silenziosi, entrando per ultimo nella stanza e sfoggiando tutta la sua bellezza in uno smoking nero, proprio come quello di Niall e Louis.
"Ragazzi, dovete mettere anche questa!" urlò Liam dalla parte opposta, sventolando tre piccole rose bianche che andavano messe nel taschino. 
Quando mi voltai di nuovo verso i tre, Niall finalmente staccò gli occhi dai miei, abbassandolo sulla rosa che Liam gli stava porgendo.
Oh, no: aveva preso una bella sbandata?
 
*  *  *
 
 
"Nick, vieni qui!" guardai Liam alle prese con suo figlio che non aveva intenzione di stare fermo per un attimo, tantomeno di portare il cuscino con gli anelli all'altare al momento adatto.
Sbuffai di nuovo controllando l'orario sul mio orologio da polso, spostando appena il mio smoking, leggermente più lucido di quello degli altri miei amici.
Liam invece era vestito di bianco, con la rosa bianca nel taschino, proprio come noi altri.
"Tanto non mi prendi." rispose il piccolo entrando e uscendo da una fila all'altra delle sedie poste davanti all'altare. Era una vera peste, dovevo ammetterlo; ma vedere Liam in quell'impresa e constatare che fosse ancora impacciato, mi fece sorridere.
"Ehy." mi voltai riconoscendo la voce di Zayn che si era appena seduto al mio fianco.
Un odore di tabacco entrò nelle mie narici, segno che il mio amico aveva appena fumato per sciogliere un po' di nervi.
"Dovrei iniziare pure io." dissi d'un tratto, cogliendo di sorpresa Zayn che si sporse leggermente in avanti per capire meglio.
"Dovresti iniziate pure tu, cosa?" chiese infatti.
Sorrisi appena, giocando con il foglietto delle canzoni che il prete aveva lasciato su ogni sedia.
"A fumare." risposi solamente.
I nervi mi stavano divorando letteralmente; sapere di essere il testimone dello sposo non mi aveva turbato fino a quando non mi ero reso conto di esser arrivato al grande giorno. Nemmeno dovessi sposarmi io.
Ma quello era un caso impossibile. Io non mi sarei sposato; non così giovane, soprattutto.
"Già; l'amore fa più male di una sigaretta." sorrise lui, stavolta confondendo anche me.
"Cosa?" caddi dalle nuvole. Ma cosa aveva capito?
Il moro alzò lo sguardo, sorridendomi e dandomi delle pacche sulla schiena.
"Lo so amico, non sei ancora pronto. Ma nessuno lo è; l'amore quando arriva non bussa e ti chiede il permesso, entra e fa come se fosse a casa propria."
Ma che si era fumato? L'erba del prato?
"Che stai dicendo, Zayn? Io dicevo solamente di essere nervoso e dovrei davvero trovare un modo per scaricare tutta questa tensione, e pensavo che la sigaretta sarebbe stato l'ideale. Ma sai, amico? Mi hai fatto capire che quella cosa fa davvero male!"
Lo sentii ridere, mentre si passò una mano sul collo. C'era di sicuro qualcosa che lo turbava.
Nonostante era sempre stato un tipo chiuso, negli ultimi tempi con noi si era aperto molto di più. Per questo non mi sbalordivo se stava per dirmi che gli mancava sua madre, o le sorelle.
"Cosa c'è che non va?" gli chiesi, appoggiando una mano sulla sua gamba infondendogli un po' di coraggio. Lui sorrise ancora, ma senza alzare lo sguardo.
"Perrie. Le ho chiesto di sposarmi qualche giorno fa e ha detto sì." rispose.
"E allora qual è il tuo problema?" davvero non lo capivo. Doveva esserne felice, no?
Non capivo nè lui, nè Niall, che avevo notato guardarmi insistentemente da lontano, senza provare ad avvicinarsi. Ma mi ero ripromesso di chiarire la cosa l'indomani, quando avremmo lasciato la villa di Liam. Un po' mi dispiaceva rinchiudermi in un hotel, cosa che facevo sempre durante i tour; ma visto che lui sarebbe stato dalla parte opposta del mondo con sua moglie per il viaggio di nozze, e i suoi figli dai genitori di lei, non c'era motivo di rimanere qualche altro giorno là dentro.
"Niente, sono solo sorpreso che mi abbia detto di sì." disse poco dopo, riportandomi alla realtà.
Sorrisi anche io, abbracciandolo e lasciandogli delle pacche sulla schiena. Poi mi separai da lui e gli alzai il mento con un dito.
I suoi occhi cioccolato mi fissarono intensamente.
"Guai a te se ti permetti a chiedermi di essere il tuo testimone. Non posso sopportare altro stress."
Almeno sorrise, interrotto solo dall'arpa che annunciò l'ingresso della sposa nel giardino addobbato per la cerimonia: Liam era tornato al suo posto, vicino al prete e sotto il porticciolo che avevano installato per l'occasione, mentre tutti i presenti si alzarono in piedi, compreso me, attendendo l'ingresso della neo-sposina.
La prima a percorrere il tappeto rosso fu la piccola Maya che gettava dei petali bianchi di rose, afferrandole da un cestino completamente rosso e bianco. Dietro lei, strette in un vestito rosso pieno di toulle, Eleanor e Perrie fecero il loro ingresso, sorridendo a tutti e ammiccando nella direzione dei loro fidanzati.
Infine, ma non meno importante visto che saltò agli occhi di tutti, Scarlett: la sua mano teneva alzato il vestito rosso che le arrivava ai piedi; i capelli erano tenuti su da fermagli, mentre dei boccoli le ricadevano sulle spalle; un sorriso timido, un bracciale bianco con tanto di rose, altrettanto bianche, attaccate sopra. Percorse il tappeto prestando attenzione a non inciamparvici e, arrivata vicino Liam, dalla parte opposta alla mia, sorrise nella direzione di Niall, che ovviamente ricambiò imbarazzato.
Presi qualche profondo respiro, sentendo infine la marcia nunziale suonata al pianoforte e Maddy, stretta al braccio del padre, fece il suo ingresso.
Non avevo mai visto occhi innamorati come quelli di Liam e Maddy. Non potevo che essere più che felice di fargli da testimone in quel giorno così importante per lui.


 
     
 
 
 
EHIO
Ebbene sì, il grande momento è arrivato anche
per Liam e Mad, o Maddy, come la chiama Harry.
Anyway... Vedo che ci sono molte seguite e preferite
ma poche recensioni; non vi piace la storia, vero?
Mi sono dimenticata di dire che questa non sarà
la solita mini-long, ma una long a tutti gli effetti ashdkas
Ho troppe idee per la testa e bo, spero di non annoiarvi mai :3

Ps. grazie lo stesso per il supporto, non scriverei se non 
ci fossero persone come voi sahkd
Pps. c'era qualcoda che dovevo dirvi, ma per il momento
non lo ricordo lol


Adios, Sofia.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4. ***





CAPITOLO 4.

 
#SCARLETT
 
 
Quando la vasca fu piena fino l'orlo, mi legai i capelli in una crocchia abbastanza alta per non farli bagnare e subito entrai nell'acqua calda che avevo riempito di bagnoschiuma.
Chiusi gli occhi appena appoggiai il collo al bordo della vasca, beandomi di tutta quella pace e tranquillità che tanto mi era mancata.
Miami era una delle più belle città che avevo visitato; era caotica, sì, ma pur sempre una meraviglia senza eguali: i negozi di vestiti erano immensi, le persone erano cordiali e il cibo era squisito! Per non parlare del mare: una cosa mai vista! Non mi sarebbe dispiaciuto passarci altri giorni lì, con tanto di ferie pagate.
La radio passò una nuova canzone, precisamente di Justin Timbarlake. Mi girai su me stessa, assumendo una nuova posizione rilassante.
Forse avevo leggermente esagerato con il flaconcino di bagnoschiuma. Ma, pazienza; non sarebbe stata un'eccessiva elevata presenza di bollicine a cambiarmi l'umore.
Sorridendo, ripensai a quegli ultimi giorni che me l'ero spassata da un locale ad un altro, da un negozio ad un altro, divertendomi come non mai, proprio come non facevo da tempo remoto.
Certo, se ci fosse stata Mad al mio fianco, sarebbe stato anche meglio!
Avevo legato molto con Niall, però. In quella settimana, dopo il matrimonio della mia migliore amica, eravamo usciti già ben due volte insieme, da soli: la prima, mi aveva portato a mangiare in un ristorante cinese -il mio cibo preferito-; la seconda volta, invece, ci eravamo chiusi in un cinema a vedere un film d'amore.
In realtà, la seconda uscita era stata più una forzatura. A causa della sua fama, i paparazzi ci stavano seguendo e quindi eravamo entrati nel primo posto che ci fosse capitato a tiro, sperando di non essere stati seguiti anche lì dentro.
E per fortuna dentro la sala ci stavano solo qualche ragazzo sparso qua e là, e qualche coppietta, che alla fine mi fece sentire anche a disagio. Insomma, stare in un posto al buio, a guardare un film d'amore con una persona che ti mostra di volerci provare con te, non poteva farmi sentire diversamente.
Ad interrompere la mia ora di pace e tranquillità, fu la suoneria del mio cellulare. Non mi affrettai per nulla al mondo di abbandonare la mia vasca ad idromassaggio che l'hotel mi aveva offerto e rispondere magari a qualcuno che continuava a complimentarsi con me per il bel discorso che avevo fatto al matrimonio. Non di certo sarebbe stato il primo a farlo; ne avevo ricevuto già abbastanza di quel genere di telefonate.
 
Durante il viaggio di nozze, Mad mi aveva mandato l'indirizzo di un hotel a quattro stelle, ma che aveva di tutto e di più. Dire che non lo volevo lasciare per mai più, era poco!
In camera avevo il solito letto, una scrivania e un armadio. Ma la cosa che mi aveva spiazzata il primo giorno che ci avevo messo piede dentro, era la bellissima vista che dava la mia finestra sul mare.
E po era un hotel con tanto di piscina privata; cosa si può volere di più?
Niall, invece, sotto direzione di Liam, insieme ai suoi amici e corrispettive fidanzate, era stato mandato in un hotel metri lontano dalla sottoscritta. Sapevo che sotto sotto lo zampino di Mad non era mancato, dopo le mie suppliche e preghiere di non farmi alloggiare nello stesso hotel dei ragazzi, dopo la scoperta della loro permanenza chissà per quanti altri giorni in paese. Di Harry, soprattutto.
Dapprima mi aveva guardato confusa, chiedendomi per quale assurdo motivo non volessi; eravamo cresciute da quando era successo quello che era successo, potevo perdonarlo Harry... Aveva detto lei.
Ma anche se in realtà, in parte, lo volevo anche io, la parte orgogliosa del mio cervello non me l'aveva permesso: se ci eravamo allontanati così d'un colpo, un motivo c'era. Perchè sfidare il destino?
Il cellulare prese a suonare di nuovo; sbuffando, sfilai il mio corpo dall'acqua, mi coprii con una delle morbidissime tovaglie che cambiavano giornalmente ed entrai in camera. 
Solo dopo essermi seduta sul letto mi affrettai a prendere l'aggeggio tra le mani e vedere chi era lo scassaballe. Ma non potevo spegnerlo prima?
"Pronto?" portai l'apparecchio all'orecchio, confusa nel leggere il nome di Mad sul display.
Va bene che il fuso orario non ci aiutava molto, visto che per il suo viaggio di nozze si era spostata in Giappone, la sua meta preferita dall'età di... Da sempre, in realtà! Ma se stava chiamando mentre poteva starsene tra le braccia di suo marito sicura che i suoi bambini in mano della nonna erano apposto, un motivo c'era di sicuro. E quella situazione mi stava preoccupando.
"Scar, come stai?"
La sua voce era più alta di un acuto e la cosa mi preoccupò ancora di più, se si può.
Oddio! Il loro aereo si era schiantato? Erano caduti in mare? Si erano persi in Giappone?
Lasciando perdere la grande fantasia, visto che ci erano ormai da giorni in Giappone, mi preoccupai che mi chiedesse qualcosa su come spostarsi per la città.
Ero stata in Giappone qualche mese prima per un servizio fotografico; ma camminare con una macchina guidata da altri, di certo non mi aveva aiutata più di tanto. Che poi, per dirla tutta, quando mi spostavo con un'auto, in realtà io dormivo, mi riposavo un po'.
Sapevo cosa voleva dire il fuso orario e non era una cosa bellissima!
"Tutto bene, tu?" mi sistemai meglio sul letto, cominciando ad asciugare la pelle delle mie gambe. Sia ringraziata mamma e la sua altezza! Avevo due gambe mozziafiato e di questo ero consapevolissima, oltre che felice di averle.
"Benissimo! Avevi assolutamente ragione, il Giappone è magnifico! Dovremmo ritornarci insieme." disse poi, più felice che mai.
La sentii sorridere e non riuscii a trattenermi, sorridendo di rimando. Poi riconobbi la voce di Liam.
"No, amico, dove devo andale pel il Moulin Louge?"
Scoppiai a ridere per la pronuncia assolutamente sbagliata di Liam: ma davvero pensava che in Giappone si parlasse in quel modo?
"Dio mio; per quant'è bello questo viaggio, avrei preferito un posto dove tutti capissero l'inglese. I manager di Liam ci hanno prenotato un hotel in culo alla balena e adesso non riusciamo a ritrovare la strada per tornarci." si lamentò ad un tratto.
Non riuscii più a trattenermi e caddi perfino sul letto per le risate che mi stavo facendo.
Pensavo che Liam fosse un tipo più responsabile, uno di quelli che quando parte per un viaggio, si portava una cartina dietro o che magari usasse il suo cellulare ultima marca per orientarsi.
Idea!
"Mad, hai provato con google maps? Mi è servito parecchio durante i miei viaggi." l'avvisai, sperando mi sentisse visto tutto il baccano che c'era dall'altro lato del telefono.
Ma dov'erano finiti?
"Oh, aiuto! Sono entrata in un mercato e tutti qui spingono senza chiedere scusa!" si lamentò ancora la mia amica. Altre risate.
"Senti Scar, ti devo chiedere un favore piccolino, però." poi diventò seria, facendomi preoccupare nuovamente.
Non sentii più nessun chiasso. Forse si era spostata o forse aveva deciso di uccidere tutti per parlare tranquillamente con la sua migliore amica.
"Dimmi pure." la incitai a parlare, mentre incrociavo le gambe sul letto, mettendomi comoda.
"E' una cosa quasi difficile quanto impossibile da chiedere, ma tu sei mia amica, spero non mi volti le spalle in questo momento."
Cosa poteva essere di così tanto impossibile che una migliore amica non potesse fare? Quante volte, mentre ero in giro per il mondo, le avevo comprato e poi spedito della roba che a lei piaceva ma che non poteva comprare vista la mancanza di tempo per girare negozio per negozio in paese?
Forse aveva dimenticato qualche suo abito preferito a casa e ci teneva davvero ad averlo in Giappone. Forse voleva solo che glielo inviassi, tutto qui.
"Mad, dimmi pure, farò il possibile." la rassicurai, sperando si spicciasse a proferire parola.
Volevo anche vestirmi e scendere a pranzare, cosicchè il pomeriggio l'avrei passato di nuovo sulle spiagge di Miami.
"Praticamente, mamma ha la febbre e papà non riesce a tenere a bada Maya e Nick. Non è che potresti tenerli tu per questi giorni? I genitori di Liam sono già tornati in Inghilterra e davvero non so a chi lasciarli. Ho parlato anche con Eleanor e Perrie, e mi hanno promesso di darti una mano, se ti va; ma preferisco lasciarli in mano tua che di quelle due vipere." disse tutto d'un fiato, sussurrando sulla parte finale per non farsi sentire, di sicuro, da suo marito.
Per un momento me la immaginai con le guance rosse, il respiro irregolare e le mani che le tremavano.
E io? Io stavo collassando alla notizia.
"Ma io non so come tenere due bambini." l'avvisai tranquillamente.
Se dovevo passare il resto delle mie vacanze dietro due bambini, per me poteva anche finire lì e tornare in Inghilterra. Avrei continuato le vacanze un'altra volta.
"Nemmeno io sapevo fare la mamma, ma con un po' di forza, alla fine, ce l'ho fatta. Verrà a controllare spesso mio padre, il mio maggiordomo sarà a tua disposizione e, come ti ho già detto, Perrie ed Eleanor potranno darti una mano ogni volta che tu vorrai." disse nuovamente, pregando di sicuro mentalmente di riuscirmi a convincere.
Davvero si fidava così tanto di me?
Ma una domanda mi stava assalendo.
"Il tuo maggiordomo?" davvero non capivo cosa volesse dire.
"Sì; se mi aiuterai, e te lo sto chiedendo in ginocchio, giuro, potrai stare nella mia villa, e ti lascio aperte anche tutte le mie carte." provò a convincermi.
Sorrisi; anzi, ricominciai a ridere, scuotendo la testa divertita.
"Va bene, va bene. Ma mi basta un regalo da Tiffany." la presi in giro.
La sentii sospirare e quando le stavo per chiedere quando dovessi andare a casa sua, la voce di Liam la richiamò.
Si schiambiarono due parole, del quale io non ne capii nemmeno una, poi sbuffando Mad ritornò al telefono.
"Quindi accetti?" sentivo il suo tono supplichevole e nervoso allo stesso tempo. Nemmeno nel suo viaggio di nozze poteva stare tranquilla e spensierata.
"Sì, Mad." le risposi subito dopo.
"Però c'è un piccolissimo problema." continuò con voce notevolmente più bassa.
"Quale?" chiesi confusa, mentre cominciai ad afferrare il mio intimo dalla valigia.
 
 
 
#HARRY
 
 
Passai le dita tra i miei ricci, cercando di riavviarli un po', entrando poi nella stanza in cui Liam mi aveva indirizzato.
L'avevo avvertito che me l'avrebbe pagata: svegliarmi a quell'ora del mattino solo per dirmi di andargli a prendere delle cose dal suo notaio per poi posarle a casa sua, non era stato divertente.
Ok, magari le undici del mattino non era ritenuto proprio presto come orario. Ma visto che la sera prima mi avevano trattenuto ad un party in spiaggia, per me erano solo cinque ore di sonno.
Sbadigliando, entrai pigramente nella stanza. Sussultai quando qualcuno alle mie spalle mi richiamò.
"Signorino Styles?"
Mi voltai di scatto. Va bene che ero famoso, ma chiamarmi perfino per cognome!
Se erano delle ragazze mi andava benissimo; ma visto che la voce che era arrivata ovattata alle mie orecchie era bassa, rauca e inconfondibilmente maschile, mi preoccupai.
"Sì?" risposi notando un signore in giacca e cravatta sul ciglio della porta da cui ero appena entrato. Aveva anche dei buffi baffetti sotto il naso.
"Mi segua; la stanza che diceva il signor Payne, non è quella." mi avvertì riportandomi alla realtà.
Per una manciata di secondi pensai di essere stupido. Poi, quando lo vidi allontanarsi e quasi sparire dietro l'angolo, mi affrettai a seguirlo e starmene in silenzio.
"E' lei che deve darmi dei fogli per Liam?" chiesi d'un tratto, quando il silenzio che regnava stava cominciando ad infastidirmi.
Il signore si girò appena, facendomi segno di seguirlo, ma comunque senza rispondere alla mia domanda.
L'uomo aprì un'altra porta, completamente dalla parte opposta dal posto in cui mi aveva dato indicazioni Liam, chiedendomi di accomodarmi alla scrivania e avvertendomi che lui sarebbe tornato subito.
Quando voltai lo sguardo per vedere dove fosse la sedia che mi aveva indicato, notai di non essere solo nella stanza: una lunga chioma castana ondeggiava ad ogni movimento della ragazza che ne era padrona.
Mi sistemai meglio nella mia t-shirt, facendo il mio ingresso stile sfilata.
"Ciao dolcezza." sfoggiai un sorriso enorme, e quando la ragazza si voltò confusa, lo spensi. "Scar? Che ci fai tu qui?" quasi urlai.
Lei mi guardò dal basso, sbuffando.
"Liam non ti ha detto nulla?" chiese lei, forse, retorica.
Ovvio che me l'aveva detto! Ma non pensavo che per prendere delle carte ci volessero addirittura due persone.
"Sì, certo." mi accomodai sulla sedia libera, appoggiando i gomiti sulle ginocchia. "Quindi, tu che ci fai qui?" continuai, ricevendo una brutta occhiataccia da parte di Scarlett.
I suoi occhi mi scrutarono a fondo senza trapelare un'emozione che non fosse confusione.
"Come che ci faccio qui? Devo firmare, proprio come te, idiota!" sbottò infastidita.
La guardai sistemarsi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, mentre cacciò il telefono dalla tasca per passarsi il tempo, o forse per evitarmi, proprio.
Un momento!
"Devo firmare?" nell'esatto momento in cui Scarlett si era girata per mandarmi a quel paese solo con lo sguardo, l'uomo che mi aveva accompagnato a quella stanza, era rientrato con tanto di cartellina e fogli svolazzanti.
"Allora ragazzi, so che Liam e Mad vi hanno spiegato questa spiacevole situazione."
Di cosa stava parlando? Anzi, di cosa stavano parlando tutti e due?
Mi girai sulla sedia, sedendomi dritto davanti l'uomo, ora, intento a sfogliare qualcosa in un block-note.
"Mi spiegate di cosa state parlando? Mi sono perso a quando dovevo firmare qualcosa."
Guardai con la coda dell'occhio Scarlett, notandola sbuffare silenziosamente e alzare gli occhi al cielo. Ma possibile che non ricordassi qualcosa? Magari Liam mi aveva spiegato di più per telefono, ma io, preso dal sonno, non ci avevo capito una ceppa.
"Lo lasci perdere, stanotte sarà andato a qualche festa adolescenziale." parlò per me la ragazza al mio fianco, facendo ridacchiare il baffuto uomo di fronte a noi.
Mi prendevano in giro? Beh, non ero dell'umore adatto per essere preso per il fondoschiena.
"No, sono serio. Non so davvero di cosa voi due state confabulando. E per la cronaca, non era una festicciola adolescienziale, ma una festa sotto le stelle, in spiaggia. Ma tu cosa ne puoi capire, sei troppo presa dal tuo lavoro, che non hai nemmeno il tempo di divertirti." incrociai le braccia al petto, dopo aver inchiodato i miei occhi in quelli cristallini di Scarlett, minacciandola quasi, seccato e allo stesso tempo con una punta di malizia sulla lingua.
Se pensava di avermi messo con le spalle al muro con una semplice frasetta, non ricordava bene con chi avesse a che fare. Nessuno passava sul mio corpo così facilmente.
E intanto, o si davano una mossa a spiegarmi tutto, o Liam sarebbe dovuto ritornare dal suo viaggetto in Giappone per riprendersi quei fogli da solo, con le sue manine... A farsi prendere per il fondoschiena da quei due!
"Senti Harry. -Scar si voltò nella mia direzione, forse più nera in volto di me- Nemmeno a me piace questa situazione di tenere i figli di Mad e Liam per qualche giorno; ma vedi di collaborare o ti farò vedere io le stelle, ma nel mio metodo personale." mi intimò puntandomi un dito dritto al petto.
Rimasi per qualche secondo senza fiato e senza parole, al dire il vero. Dovevamo tenere chi?
Con ancora gli occhi fissi sull'unghia smaltata di rosso di Scarlett, lo notai ritornare sulle cosce della ragazza, intenta a finire al più presto quell'appuntamento, che evidentemente le era stato imposto, proprio come per il sottoscritto.
"Vada avanti, il più velocemente possibile, per favore. Vorrei farmi un ultimo bagno nella mia vasca con idromassaggio dell'hotel prima di passare chissà quanti giorni al fianco di... Lui." mi indicò, disgustata, senza scomporsi più di tanto.
Mi grattai il collo, confuso: aveva una vasca con idromassaggio nel suo hotel? Perchè non avevamo alloggiato allo stesso?
Grazie a Niall avevo scoperto che era rimasta in città, e per di più i due si vedevano di nascosto. Va beh, non tanto nascosto visto che i paparazzi li avevano sbattuti in prima pagina riferendosi a Scarlett con 'Misteriosa ragazza'.
Si, misteriosissima!
"Allora ragazzi, se mettete una firma qui, dichiarate che per il momento siete i tutori a tutti gli effetti dei figli di Madyson e Liam. So che potrebbe sembrare una cosa stupida; ma stiamo parlando dei figli di una celebrità, chiarito tutto?"
Mi ritrovai sotto il mento un foglio con tanto di penna, pieno di scritte minuscole al quale non volevo dedicare un secondo della mia vita.
"Quindi, responsabilità?" chiese Scarlett prendendo la penna tra le mani.
L'uomo annuì, mentre notai la ragazza piegarsi sulla scrivania e firmare su una linea retta al fondo del foglio.
Mi sentii terribilmente agitato: che stavamo facendo?
"Saremo genitori per qualche giorno?" chiesi confuso io.
L'uomo di fronte a me con le mani congiunte sotto il mento, annuì, sorridendo. Certo, mica era lui quello che stava diventando genitore senza avere nemmeno una fidanzata.
"Firmi, Styles." mi convinse poi, porgendomi la penna in mano.
Firmo non firmo, questo è il problema. Anzi no, il problema sarà ritrovare la testa di Liam quando ritornerà e io mi dedicherò a giocare a schiaffi usando la sua faccia.
L'ho già detto che me l'avrebbe pagata?
"Oh, grazie signori. Queste sono vostre."
Ancora non aveva finito?
Prima che potessimo andarcene, l'uomo passò delle carte di credito a Scarlett che le prese ad una super-velocità allucinante e un mazzo di chiavi che adagiò sul tavolo.
"E queste?" chiesi confuso fissando le chiavi metalliche appoggiate nel posto dove fino a poco prima stava il foglio che dichiarava la mia libertà appena finita chissà per quanti giorni. Avrei dovuto fare da baby sitter a due bambini, per niente figli miei, per di più chissà per quanto tempo.
"Sono le chiavi di casa del signor Payne."
Ah.
 
 
*  *  *
 
 
Pargheggiai la moto nel vialetto di casa Payne, sfilando il casco dalla testa e provando a riavviare i ricci con le dita. Notai una montagna di valigie posate sul portico di casa e qualcosa nella mia testa mi suggerì che erano proprio quelle di Scar.
Viaggiava leggera, insomma.
Qualche secondo dopo un'auto entrò nel vialetto, parcheggiando al mio fianco.
"Rob." salutai l'autista, che era appena sceso dall'auto, sorridendogli. Il signore si apprestò ad afferrare tutte le valigie che gli avevo caricato nel cofano e le appoggiò accanto a quelle di Scarlett sul portico.
Proprio quando l'autista mi salutò, ripagato a dovuto per il buon lavoro, una voce attirò la mia attenzione.
"Hai finito di fare la superstar? Comincia a portare la roba dentro."
Alzai lo sguardo, incontrando gli occhi di Scarlett proprio sopra la mia testa: era appoggiata al marmo della finestra e, quando ormai aveva attirato la mia attenzione a tutti gli effetti, la richiuse e sparì dalla mia vista.
Sospirai lentamente, avvicinandomi poco a poco all'ingresso. Ma se io mi ero fatto portare le valigie dal mio autista, si aspettava che adesso prendevo anche le sue e le salivo alle corrispettive stanze? Se lo poteva benissimo scordare!
Per fortuna, quando afferrai un bagaglio tra le mani, la porta si aprì scoprendo il maggiordomo di Liam e Maddy.
Lo ringraziai con lo sguardo, mentre si affrettò a prendere il resto delle valigie che avevo lasciato fuori la porta. Non mi era mancata per niente quella casa e, nonostante ci avessi passato poco più di quarantotto ore, la conoscevo ormai a memoria. Forse...
"Di qui." mi richiamò il maggiordomo, guidandomi verso la scalinata che portava al piano superiore.
Lo guardai di spalle, mentre goffamente provò a salire tutto insieme il carico di Scarlett che si era portata dietro, finendo col posarle tutte insieme davanti ad una porta. Ero sicuro che quella non era la stanza che avevo usato durante il matrimonio.
"Dormirò qui?" chiesi retorico.
Era ovvio che avrei dovuto dormire lì; Scarlett era al fondo della stanza, appoggiata allo stipite di una porta inchiodando lo sguardo su me. Non glielo diedi a vedere, ma notai che non smetteva di fissarmi.
"Già, Mad aveva avuto l'intelligentissima idea di metterci in un'unica stanza, con i suoi figli, ed è quella. Ma ho specificamente spiegato ad Oliver che io, personalmente, userò questa per tutta la durata di questo incubo." squittì da lontano la ragazza, attirando ovviamente la mia attenzione. Era quello che voleva, sforzandosi di fare l'altezzosa, ruolo che non le era mai venuto bene, nemmeno quando aveva litigato con la sua migliore amica al liceo, provando a tenerle testa. Poi finì che ritornò sui suoi passi e l'abbracciò.
Non era un tipo duro, Scarlett.
"Chi è Oliver?" chiesi confuso.
La testa di Scarlett indicò l'uomo davanti a me, sorridente e felice. Poi mi doveva spiegare cosa c'era da essere così felici.
"Piacere signorino Styles, io sono Oliver." si presentò.
Lo salutai con un cenno della mano e quando finalmente si fu allontanato del tutto, tornai a fissare Scarlett.
"Bene, visto che hai deciso di farci stare separati in casa, vieniti a prendere le tue valigie."
Appena finii di dire quella frase, lottai con tutte le forze per entrare in camera. Alla fine riuscii solo a rifilarmi un bernocccolo in testa in seguito alla caduta contro la porta, incastrando un piede in uno dei tanti trolley, e la risatina divertita di sottofondo di Scarlett.
"Non è così divertente." mi lamentai quando finalmente riuscii ad aprire la porta di camera mia.
"Oh, da qui sì." rispose la ragazza, prendendomi in giro. Quel giorno si stava divertendo molto a farlo. Dio vede e provvede, no?
"E comunque, ti volevo dire che ho preparato la cena."
Entrai nella stanza, notando che non c'era proprio nulla di diverso da quella che avevo usato qualche giorno prima, con l'unica eccezione che era tre volte più grande e che aveva anche due lettini, o meglio culle aperte, sicuramente dei bambini.
A proposito, dov'erano?
"Anche per me?" chiesi speranzoso.
Le mie doti culinarie erano come la mia fidanzata. E sappiamo tutti che non avevo una fidanzata.
"Ma anche no. Staremo insieme solo per Maya e Nick, per il resto, ognuno fa da sè."
"Che fa per tre." ironizzai io, cominciando a ridacchiare.
"Esatto... Quindi, buona cena congelata, superstar."
Sentii la sua risata fin quando non sparì per le scale.
Davvero avrei dovuto convivere con una persona così? Era cambiata totalmente; non era più la piccola e dolce Scarlett di un tempo.
Mi faceva alterare il sistema nervoso, ma allo stesso tempo mi intrigava questa nuova persona.
Sorridendo, mi chiusi in camera a sistemare la mia roba nell'armadio.


 
  


EHIO
Salve salvino bella gente!
Intanto ci tengo a scusarmi per lo scorso spazio
autore, il mio non era un cenno per dire 'o recensite
o non scriverò più', non lo farei mai!
E' stato solo un momento di confusione, davvero 
non riuscivo a capire se la storia piacesse o meno!
Ma visto che la recensione non è l'unico modo
per dirmelo, sempre se ne avete voglia, vi lascio
i miei contatti :)

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E poi, che ve ne pare della sorpresa?
Come ve li immaginate alle prese con due
bambini? ahaha



Alla prossima, Sofia.
 
 
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5. ***





CAPITOLO 5.
 
#SCARLETT
 
 
Allungai una gamba, mentre cercavo di non cadere dalla sedia. Agilmente, col piede, riuscii a premere play dallo stereo che mi ero fatta gentilmente portare fino la cucina da Oliver.
La canzone di Miley Cyrus partì immediatamente, mentre io preferii stendere le braccia e alzare il volume ruotando solamente la manovella verso destra.
Quando il volume segnò il numero cinquantadue, ovvero il massimo, sorrisi sotto i baffi, mentre mi affrettai a recuperare le due fette di pane che avevo precedentemente ricoperto di uno strato di nutella e portarle alle labbra.
Le morsi, attendendo quello che credevo, e speravo, succedesse da lì a qualche minuto.
Sentii uno strano rumore provenire dalle scale e mi complimentai con me stessa per il modo originale che avevo trovato per svegliare la superstar del piano superiore. Se davvero pensava che avessimo passato quei giorni a dormire e stare tranquilli, non aveva capito proprio nulla della situazione tragica in cui ci avevano catapultati.
Notai i ricci scompigliati mattutini di Harry sbucare dalla porta principale, mentre cominciò a sbraitarmi qualcosa, scocciato.
Ma il volume della musica era talmente alto che nemmeno quando fu ad un palmo del mio viso riuscii a decifrare quello che aveva da dirmi. 
Di sicuro mi stava mandando a quel paese data la sua espressione irritata stampata sul viso, la fronte corrucciata e le labbra crespate, secche.
"Che cosa?" urlai per farmi sentire, mentre notai le sue narici dilatarsi e me lo immaginai sbuffare, come aveva sempre fatto.
Era un vizio che aveva da piccolo, quello: quando sbuffava, le sue narici si allargavano leggermente, facendo uscire una quantità elevata di aria. Nemmeno fosse un drago che sputava fuoco.
Lo vidi voltarsi di scatto e allontanarsi dalla mia postazione, mentre con un gancio destro spegneva lo stereo e puntava uno sguardo assassino nella mia direzione.
Oh-oh.
"Ma ti sembra il momento e l'ora di mettere la musica così alta?" mi sbraitò subito dopo, le mani al cielo e lo sguardo al tetto.
Alzai le spalle con nonchalance, mentre addentai nuovamente la mia fetta di pane e nutella. Non mi sentivo per nulla a disagio vestita del mio cortissimo pigiama rosa con tanto di ippopotamo stampato sopra.
Notando il mio silenzio, il ragazzo si passò una mano nervosamente tra i capelli, sbuffando. Di nuovo.
Solo allora, sorridendo sotto i baffi, abbassai accidentalmente lo sguardo sul suo fisico, constatando che portava un normale e semplicissimo boxer scuro.
Per poco non mi strozzai con una mollica andata di traverso. Presi il mio bicchiere di succo all'ananas e la sorseggiai senza dare nell'occhio più di tanto.
Era cresciuto davvero bene! Me lo ricordavo con la tartaruga, al contrario però.
Forse il suo capo l'aveva costretto a frequentare una palestra e gonfiare i muscoli, ma soprattutto a far rigirare la tartaruga dalla parte giusta. E stava tremendamente bene, mi costava ammetterlo. Viva la pubertà!
Per non parlare di tutto l'inchiostro sparso per le braccia e perfino sullo stomaco: l'enorme farfalla stampata al centro del busto, non di certo passava inosservata. Anzi. 
Chissà cosa stava a significare...
"Che motivo c'era di svegliarmi così?" la voce roca mattutina di Harry mi riportò alla realtà. Mi era mancata, davvero.
Succedeva delle volte che, soprattutto le Domeniche, passavo prima dal mio bar preferito, compravo un cornetto per me e uno per Harry e poi andavo a casa sua, svegliandolo con un bacio sulla guancia e la colazione a letto. Io e lui, sul suo letto. 
Ma adesso era tutto diverso. Non mi andava più di trattarlo come facevo allora; volevo fargliela pagare usando la sua stessa moneta. Avevo subito anni di indiferrenza, e anche se eravamo costretti a vivere per un po' sotto lo stesso tetto, questo non mi portava a cambiare di nuovo per lui.
Alzai lo sguardo dalla fetta di pane ormai quasi finita, mentre provai a sorridere innocente.
"Volevo ascoltare un po' di musica, veramente." lo avvisai, sperando non capisse la mia presa per il culo.
Alzò entrambe le sopracciglia e, appoggiandosi di sedere al piano della cucina, incrociò le braccia sotto il petto.
"Ascoltare musica?" chiese retorico.
Ok, volevo svegliarlo nel peggior modo possibile; ma non gliel'avrei mai confessato per dargliela vinta.
Alzai le spalle.
"Non ti piace la Cyrus?" cambiai discorso, finendo di mangiare anche la seconda fetta di pane.
Mi alzai velocemente e mi posizionai al suo fianco davanti al lavello, aprendo il getto dell'acqua e pulendomi le mani.
"Sai che non c'entra nulla lei." mi rimproverò "Anzi, io l'approvo in tutto..." continuò, perdendo di vista il vero motivo del nostro discorso.
Ma poi si ridestò, scrollando un po' le spalle e mi guardò di nuovo con aria di rimprovero. Ops, forse aveva scoperto la mia presa in giro.
Mi asciugai le mani con una tovaglietta e mi appoggiai col sedere al lavello, proprio come lui, al suo fianco. Eravamo talmente tanto vicini che quando appoggiai le mani dietro la schiena, sulla lastra di marmo che abbelliva l'intera cucina, sfiorai la sua, stretta sotto il petto, con il gomito.
"Dobbiamo andare a prendere i bambini a casa della madre di Mad." spiegai velocemente, mentre Harry alzava gli occhi al cielo.
I miei occhi osservarono il profilo perfetto del ragazzo; davvero era cambiato così tanto negli anni? Dovevo ammettere che dalle foto viste sugli annunci, sui cartelloni appesi per l'Inghilterra e altri tanti luogi, compreso in quelle che Mad mi mandava per Skype, non mettevano in risalto la sua vera bellezza. Ed era tanta.
Mi costava tantissimo ammetterlo, ma Harry era tutto tranne che un brutto ragazzo. Ci credevo che i rumors su lui e la sua passione di collezionare donne ogni sera erano infiniti. Anche io, se la situazione fosse stata diversa, gli sarei saltata addosso.
Anche se, forse, era successo...
"Cosa aspettavi a chiamare un taxi?" 
I suoi occhi vennero puntati nei miei, e per un momento mi costrinsi a spostare lo sguardo altrove e sperare di non essere stata scoperta in flagante nella mia osservazione sul cambiamento del suo corpo.
Taxi?
"Speravo di andarci con la tua auto." spiegai, mentre preferii allontanarmi dalla base del lavello e accomodarmi su una delle sedie della cucina.
Insomma, una superstar ha quante macchine vuole, no?
"Io non ho la mia auto qui. Sai, sull'aereo ancora non le fanno salire." mi prese in giro, copiandomi e sedendosi sulla sedia di fianco alla mia.
O aveva scoperto che la sua vicinanza cominciava a far destabilizzare il mio corpo intero, o mi si avvicinava involotariamente facendomi sudare, così, perchè c'erano quasi quaranta gradi all'ombra. Strisciai la sedia leggermente lontana dalla sua, fingendomi sorpresa.
"E come ti sei spostato fin ora per il paese?" chiesi.
Un po' di sorpresa l'avevo davvero, ma in parte immaginavo la sua risposta.
"Con l'auto che ci hanno affittato i manager; quella che stamattina mi ha scaricato le valigie." mi spiegò.
E avevo pensato bene: lui aveva il suo autista personale e di certo non voleva condividere quella bellezza con me.
Ci pensai meglio, ma prima che potessi aggiungere altro, mi interruppe nuovamente.
"Oppure c'è la moto. Ma non penso che quattro persone riescano a salirci." rise.
Peccato che non c'era proprio nulla di divertente in tutto quello che stavamo dicendo. Dovevamo stare in una casa non nostra, con dei bambini non nostri, e come ciliegina sulla torta, non avevamo un mezzo per spostarci se dovevamo portarli al mare, ad un bar o semplicemente dalla nonna.
"Chiamiamo il tuo autista personale e ci facciamo accompagnare dove vogliamo." sparai allora la mia idea geniale. 
Volente o nolente, dovevamo condividere la sua auto.
"Impossibile, la usano già gli altri ragazzi. Non possiamo approfittarne e lasciarli a piedi." rispose semplicemente lui, spostando lo sguardo sulla veranda.
Guardai anche io un punto indefinito davanti a noi, chiedendomi mentalmente del motivo per cui non potevano affittargli anche una seconda macchina, visto che erano quattro, di cui due erano pure fidanzati. Mah...
"Potremmo chiamare un taxi, allora."
L'unica soluzione che trovai fu quella di usare l'unico mezzo che ci potevamo permettere, a questo punto.
"A meno che..." a meno che, cosa?
La sua affermazione troncata a metà mi istigò più curiosità. Avvicinai nuovamente la mia sedia alla sua e lo guardai dal basso; sì, anche da seduta ero una nana in confronto ad Harry.
"A meno che...?" feci eco della sua proposta.
Lui sorrise a trentadue denti, come un furbetto, come di uno che la sapeva lunga.
Non dovevo fidarmi, lo dovevo immaginare.
 
 
#HARRY
 
 
"Non ho la lebbra. Puoi anche tenerti a me." avvisai Scarlett, mentre le porgevo uno dei due caschi completamente neri, con tanto di visiera oscurata.
"Non ci tengo, tranquillo." mi rispose in tono acido.
Di sicuro la mia idea di affittare un'auto per qualche giorno dalla prima concessionaria era stata brillante per entrambi, visto che anche lei aveva la patente e poteva benissimo muoversi senza di me, se ce ne fosse stato bisogno.
Ma quando le spiegai che l'auto l'avevano presa Louis ed Eleanor per far dello shopping in città, per poco non mi urlò contro. La moto non le piaceva e lo si vedeva da lontano un miglio.
"Tieniti, lo dico per il tuo bene." girai la chiave con uno scatto, facendo rombare il motore.
"Ho detto di no, non fare il cocciuto."
Da che pulpito!
Scossi la testa divertito, accellerando di poco e facendo quasi cadere Scarlett, che prontamente si tenne salda al mio stomaco, stringendomi.
Scoppiai a ridere, mentre abbassai la visiera e "Che ti avevo detto?" la presi in giro.
Si rimise di nuovo ordinatamente sul sellino e passò anche l'altra mano attorno al mio busto, stringendomi forte e appoggiando il suo petto alla mia schiena, tenendo stretta a noi la borsa che si era portata dietro.
"Stronzo." sussurrò appena.
Ma purtroppo la riuscii a sentire, data la presenza del microfono comunicante tra i due caschi. Non aspettai molto per farglielo notare. La sentii irrigidire alla mia confessione, mentre io scoppiai nuovamente a ridere. Per tutta risposta, e per vendetta, mi strizzò un capezzolo facendomi lamentare di dolore.
"Ahio! Faceva male!" mi massaggiai la parte dolente, sentendola di nuovo stringersi al mio addome.
"Andiamo." mi ordinò.
Non aspettai un altro minuto, sfilai completamente il cavalletto che ancora ci teneva saldi alla strada e accellerai. Quando arrivammo davanti al cancello della villa, una guardia ce lo aprì e aspettò che lo varcassimo prima di richiuderlo alle nostre spalle.
 
Mi ero fatto consigliare una concessionaria dal maggiordomo di Liam, di cui non avrei mai ricordato il nome, e, seguendo le sue indicazioni, cominciai a percorrere le strade di Miami.
Personalmente, avevo già visto quella parte di città in un pomeriggio di noia, e anche io mi ero meravigliato di vedere certi posti che sembravano il paradiso.
Le parole di sorpresa che Scarlett sussurrava non ricordando che io potevo sentirla, mi fece capire che ne era sorpresa oltre che estasiata, ma soprattutto che lei non aveva ancora visto nulla di quella città. Almeno, non la parte più bella, a mio parere.
Magari, sapendo che anche noi ancora eravamo in giro per il paese, era rimasta rinchiusa nel suo albergo a fare chissà cosa.
Ricordavo che un pomeriggio scovai Niall uscire di soppiatto; lo bloccai un attimo primo che potesse uscire dal nostro hotel e gli chiesi scherzosamente con chi si dovesse vedere. Tutto quel mistero ovviamente non era passato inosservato a nessuno di noi, soprattutto alle fidanzate dei miei amici, che avevano provato comunque ad indagare, ma con scarsi risultati. Non mi aveva risposto subito; aveva sputato il rospo solamente quando anche Louis con Eleanor si erano messi in mezzo, torturandolo come solo loro due insieme sapevano fare.
Ero davvero rimasto stupito per il fatto che si vedesse di nascosto con Scarlett. Di solito ci confessavamo tutto; che gli fosse sfuggito?
"Harry! Rallenta!" 
La voce squillante di Scarlett mi risvegliò di colpo, mentre la sentii stretta a me più forte di prima. Solo allora mi accorsi che avevo aumentato la velocità involontariamente. Senza rendermene conto, avevo stretto di più il manubrio della moto e avevo accellerato fino l'eccessivo.
Provai a scusarmi, ma ovviamente fu tutto inutile con lei. Pensava solamente che io volevo farmi vedere; ma non poteva capire che tutto questo mistero con Niall mi aveva fatto stranamente ribollire il sangue nelle vene.
Nonostante ci eravamo persi di vista molto tempo prima, le volevo ancora bene come allora. Ma questo lei non lo capiva, pensava infatti che l'avessi abbandondata senza motivo, così all'improvviso. Ma non era vero.
Gliel'avrei spiegato, forse, un giorno, se me ne avrebbe dato modo di farlo, ovviamente.
Poco dopo parcheggiai nel vialetto della concessionaria e lasciai scendere Scarlett dalla moto. Sfilai il casco e misi il cavalletto. Scesi anche io e la seguii dentro la struttura qualche passo dietro di lei, in silenzio.
Pensai a riavviarmi i capelli con un gesto della mano, poi mi ricomposi e gettai le chiavi  nel casco che tenevo legato al polso.
Entrammo nella struttura fatta interamente di vetrate: era grande e luminosa, ma il caldo si sentiva il doppio dell'esterno; sembrava di stare dentro ad una serra.
Una donna seduta dietro ad una scrivania ordinata, si accorse del nostro ingresso e in poche falcate ci arrivò davanti.
"Buongiorno signori, come posso esservi utile?" ci chiese gentilmente, mentre come da copione sfoggiava un sorriso a trentadue denti.
Scarlett mi guardò negli occhi, così capii che dovevo essere io quello a parlare. In effetti mi aveva dato modo di capire che di auto non capisse un accidenti.
"Vorremmo affittare un'auto." dissi.
La donna ci sorrise e ci disse di seguirla nella stanza accanto, ovvero quella in cui stavamo esposte solo le auto in affitto.
"Avete un budjet?" ci chiese. Di nuovo Scarlett guardò me, ma stavolta avvicinandosi.
"Facciamo metà di qualunque mezzo tu scelga. Io non ne capisco una ceppa di auto, quindi, mi fido della tua scelta." sussurrò in modo che solo io potessi sentirla.
Il suo profumo svanì nell'esatto momento in cui si allontanò per andare ad accarezzare la vernice scura di una Range Rover nera.
"Prendiamo questa." dissi subito dopo, notando lo sguardo confuso sia della signorina che di Scarlett.
"Ehm... Non è un'auto in convenienza. Se volete..."
"Prendiamo questa." dissi nuovamente sicuro, vedendo sorridere Scarlett.
Ricordavo bene che quando eravamo più piccoli mi confessava sempre di essere innamorata delle auto grandi. Si fidava molto di più di un mezzo grande perchè riusciva a mettere paura a quelli che provavano a tagliarle la strada, prendersi una precedenza che non avevano... A meno che non volesse un camion, la Range Rover era perfetta.
"Va bene. Prendo le carte da firmare e torno subito. Intanto, posso avere i vostri documenti?" gli consegnammo il dovuto e la donna sparì dietro una porta oscurata.
Scarlett girò attorno all'auto, studiandone i dettagli e infine guardandomi.
"Lo ricordavi?" 
Non ci fu il bisogno di chiedere di cosa stesse parlando, aveva colpito in pieno. Così, annuii.
"Ricordo ogni singolo pomeriggio passato insieme, risate o pianti, scleri o urla. Ricordo tutto di noi, Scar." l'avvisai, mentre lei con fare esperto aprì lo sportello dell'auto e salì al posto passeggero.
Preso dalla curiosità, posai il casco per terra e la seguii a ruota, prendendo posto però al lato guida.
Giocherellai con lo sterzo, ricordando che non era la prima volta che portavo quel tipo di auto e che era davvero comoda come mezzo di trasporto.
"Sai che dovrai insegnarmi a guidarla?" mi voltai confuso nella direzione di Scarlett, intenta a guardarmi con un sorriso sulle labbra. Si affrettò a spiegarmi cosa intendeva "Non guido mai durante le mie sfilate, mi hanno sempre affibiato un autista personale e non porto un'auto da secoli." mi spiegò, e solo allora capii.
Per la prima volta, dopo il nostro incontro al matrimonio, io e Scarlett stavamo parlando senza battibeccare come due bambini.
"Sarà un vero piacere." le risposi sincero. 
Non avrei rovinato quel momento, anche perchè avremmo passato ventiquattro ore su ventiquattro insieme, da quella sera.
Qualcuno si schiarì la voce e all'unisono con Scarlett ci voltammo verso la donna che ci aveva lasciato soli poco prima.
"State familiarizzando con l'auto, vedo." ci sorrise, mentre Scarlett scivolò dall'auto velocemente e chiese cosa avremmo dovuto fare.
Firmammo dei documenti dove attestavamo che entrambi l'avremmo guidata e infine la donna ci consegnò le chiavi dell'auto dicendo di aspettare all'entrata del locale che molto presto avremmo avuto la nostra auto.
 
Mentre camminavamo verso l'uscita, suonò il telefono di Scarlett. Frugò nell'immensa borsa marrone che teneva sottobraccio e ne uscì il cellulare, portandoselo all'orecchio.
"Pronto? Sì, sono io. Cosa? Adesso?" per un momento mi guardò, trovandomi a fissarla in modo confuso, poi spostò lo sguardò sui ciottoli che formavano la stradella della concessionaria.
Ci fermammo a pochi passi dalla moto, mentre io appoggiavo il casco sulla sella e osservavo la ragazza giocare nervosamente con la punta delle scarpe sulla stradina.
"Va bene. Il tempo di prendere la macchina e veniamo." disse infine, salutando qualcuno ed attaccando.
Gettò il cellulare nella borsa e mi si avvicinò.
"Dobbiamo prendere i bambini." disse.
"Adesso?" 
Se non ci fosse stata la moto davanti me, mi sarei ritrovato steso per terra. Non ero ancora del tutto pronto, no, no.
Lei annuì, mettendosi al mio fianco. Sospirò pesantemente e fissando davanti a lei, parlò di nuovo.
"Ti ricordi il patto che avevamo fatto la sera prima del matrimonio?"
La guardai confuso, aspettando che continuasse. Si girò verso di me, guardandomi dal basso.
Era incredibile che io in pochi anni ero riuscito a superarla così tanto. Non che prima fossi più basso di lei, ma eravamo alla stessa altezza; mentre adesso se l'abbracciavo, la sua testa arrivava precisa al mio petto, al livello del cuore, più o meno.
Sorrisi involontariamente al pensiero che avevo appena fatto.
"Quello dove ci promettevamo di non distruggere il matrimonio dei nostri amici?" la voce bassa di Scarlett mi riportò alla realtà, costringendomi ad annuire.
"Certo che lo ricordo." le diedi man forte.
"Bene, perchè dovremmo mantenere questo patto di tregua fino al ritorno dei sposini." mi spiegò e non potevo che darle ragione.
"Va bene, io ci sto." allungai una mano nella sua direzione, aspettando che lo promettesse anche lei.
La agganciò e qualche secondo dopo una voce ci richiamò.
"Ragazzi, ecco le chiavi e tutti i documenti." ci avvertì la donna che poco prima ci aveva servito, mentre con la mano ci indicava l'auto parcheggiata proprio sul cancello principale della struttura.
"C'è solo un piccolo problema." parlai io, facendo incuriosire entrambe le ragazze.
"Prego."
"Abbiamo un appuntamento fra pochissimi minuti; posso lasciare la mia moto qui e riprenderla questa sera?" chiesi incrociando le dita mentalmente.
Sapevo che la casa dei genitori di Maddy non era vicina; sarebbe stato massacrante per entrambi andare a casa, posare la moto e andare a prendere i bambini quando già si stava facendo buio.
E poi, Scarlett mi aveva specificamente detto di non ricordare come si portava un'auto.
"Ma non si preoccupi signor Styles! Può lasciarla qui per quanto tempo lei vuole! Anzi, posso avere in cambio un suo autografo?" mi sentii terribilmente in imbarazzo; quella richiesta era del tutto inaspettata, tanto che perfino Scarlett sbuffò, incrociando le braccia sotto il petto.
"Muoviamoci, però." mormorò scocciata.
Risi, prendendo tra le mani la penna e il foglietto che la donna mi porgeva in quel momento.
Non era felice di avere una superstar per casa?
 
 
*  *  *
 
Quando anche l'ultima valigia dei bambini fu messa nel bagagliaio dell'auto, Scarlett salutò il padre di Maddy, che ci aveva gentilmente accompagnato fuori. Io mi limitai ad un'alzata di mano in un cenno di saluto.
I bimbi avevano cenato e stavano già dormendo sui sedili posteriori dell'auto, mentre lasciavamo definitivamente la casa dei genitori di Maddy.
"Ne vuoi?" Scarlett scartò il pacchetto che Susan, la mamma di Maddy, ci aveva gentilmente regalato come segno di ringraziamento per quell'improvviso imprevisto.
Guardai le fette di focaccia che sporgevano da un lato e annuii.
"Però devi imboccarmi tu o rischiamo di incappare in qualche incidente." sorrisi sotto i baffi, sapendo che comunque la guida sulla destra non mi faceva nè caldo nè freddo, anche se ero più abituato a camminare sulla corsia di sinistra.
"Non ti ci abituare." mi rimproverò staccando la prima fetta e mettendomela completamente in bocca.
Mi lamentai come un bambino, ricevendo in cambio un pugno sul braccio destro.
Mi lametai ancora, stavolta fulminandola con lo sguardo. E meno male che non dovevamo litigare.
"Tu non svegliare i bambini." si voltò verso i sedili posteriori, guardando i due angioletti che giacevano tranquilli. Poi ritornò a me togliendomi l'enorme fetta dalla bocca e finalmente mi lasciò respirare.
"Grazie, eh." dissi retorico.
"Almeno conosci le buone maniere." mi prese in giro, facendomi sbuffare.
Il ritorno non durò molto e quando parcheggiai nel vialetto di casa, ognuno scese dal suo lato, passando ai sedili posteriori per recuperare i bambini.
"Maya dormirà da me." mi avvisò mentre camminava verso l'ingresso.
"E Nick?" chiesi confuso.
"Con te, mi pare ovvio." disse, mentre con un piede provò a battere alla porta principale della villa.
Il maggiordomo non tardò ad arrivare e, mentre noi salivamo al piano superiore, lui recuperò tutte le valigie dal cofano dell'auto.
Posai il bimbo sul mio letto ben ordinato e mi misi alla ricerca di un lenzuolo per coprirlo.
Qualche secondo dopo Scarlett bussò alla mia porta già aperta. La guardai confuso, chiedendogli allo stesso tempo aiuto con solo lo sguardo.
Entrò nella stanza e con fare esperto prese in braccio Nick, scostò le coperte e lo mise di sotto, fino a coprirlo del tutto.
"Ecco, così va meglio." disse sottovoce, poi camminò verso la fine della stanza, dove prima di chiudersi la porta alle spalle sussurrò un "Buonanotte, superstar." facendomi sorridere.

 
  
 
EHIO
Mi merito un colpo in testa con la cosa
più pesante e dolora che possa esistere.
Davvero.
Perchè non ho aggiornato ieri? T.T
Che emerita idiota. I capitoli (fino ad un tot)
sono già pronti, hanno bisogno della revisione
finale e di essere aggiornati. Ma ieri presa
per il nuovo album dei ragazzi, che si sono
fatti fregare -dov'è la novità?- e altro,
mi è passato di mente cc
Giuro che non succederà più.
 
Comunque, e adesso? Che succederà? ;)
A presto col nuovo capitolo c:
 
Sofia.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6. ***





CAPITOLO 6.
 

#SCARLETT


Quella mattina mi risvegliai a causa di una botta, seguita da un urlo.
"Cosa?" mi misi seduta sul letto, notando la piccola Maya dormire tranquilla alla mia sinistra. Scivolai le gambe fuori dalle lenzuola quando un altro rumore sordo arrivò alle mie orecchie.
Sistemai per bene la bambina nel letto, coprendola completamente con il lenzuolo, che aveva gettato accidentalmente a terra, e uscii velocemente dalla stanza.
Un'altra botta.
Ma che stava succedendo in quella casa?
Camminai per il corridoio col cuore in gola: e se fosse un ladro? Non avevo con me nemmeno una mazza, una ciabatta, per affrontarlo.
"Nick! Fermati!"
Quando ormai ero sul ciglio delle scale in procinto per scendere, riconobbi la voce di Harry leggermente più alta del solito e le risate del piccolino provenire dalla cucina, insieme a svariati rumori. Sorrisi sotto i baffi per qualche secondo.
Entrai nella cucina, dove per poco non mi ritrovai stesa a terra, svenuta, davanti alla scena che mi si presentò: sedie sottosopra, tavolo caduto a terra, divano completamente girato. Per non parlare del frigo aperto con tutta la roba che strabordava di fuori.
"Cos'è successo qui dentro?" urlai con tutta la forza che avevo nel corpo, nonostante avessi ancora la voce impastata dal sonno, facendo così arrestare la corsa del piccolo Nick, inseguito da Harry, che solo in quel momento riuscì a prenderlo per il colletto della maglia.
"Zia Scar!" il bambino provò a scappare dalle grinfie di Harry, ma quest'ultimo non glielo permise.
"Stà fermo, marmocchio!" lo rimproverò il riccio, ricevendo una brutta occhiataccia da parte mia.
"Harry!" lo richiamai con voce alta e ferma. Come si permetteva di comportarsi così? Non erano i suoi figli e poi, non credevo che fosse opera di quell'angioletto tutto quel casino.
"Ma..."
"Niente ma!" lo rimproverai, andandogli in contro e liberando il piccolo Nick, che prontamente volle essere preso in braccio dalla sottoscritta.
Nemmeno ci misi più di tanta forza. Si arrampicò come meglio poteva tra le mie braccia, per poi fare una pernacchia al riccio, prima di stritolarmi in un braccio, in segno di gratitudine.
"Non penserai mica che tutto questo casino l'abbia fatto io?"
Come a leggermi nel pensiero, Harry sbarrò gli occhi.
"Beh..."
Un bambino così piccolo non poteva fare tutto quel baccano, insomma.
"Scarlett!" mi urlò contro lui, mentre Nick si affrettò a stringermi di più il collo, quasi soffocandomi.
"Non alzare la voce, che lo spaventi." accarezzai i capelli di Nick, girando le spalle al riccio.
"Comincia  a sistemare, io sveglio Maya e facciamo colazione tutti insieme." lo avvisai poi, prima di sparire per le scale.
"Prima devono fare il bagno, ricordalo!" mi sbraitò dietro il riccio, ricordandomi le parole di Susan, che era stata indisposta a lavare i due, ma che poi ci aveva avvisato prima di varcare la soglia della porta di casa sua.
Alzando gli occhi al cielo, raggiunsi velocemente la stanza dove avevo dormito quella notte.
Dopo aver appoggiato il piccolo sul letto vicino la sorella, sbadigliai e finalmente riuscii a sgranchirmi un po' le braccia. Quella notte, Maya, si era presa quasi tutto il materasso, facendomi quasi quasi cadere dal letto. Non avevo chiuso gli occhi per un bel po', e la stanchezza già si faceva sentire.
Il punto era che ci trovavamo solo al primo giorno. Benissimo.
"No, Nick!" riconobbi la voce impastata dal sonno di Maya, mentre voltandomi verso i due, notai Nick saltare sopra la pancia della sorella.
Oh mio Dio!
Mi affrettai a separare i due, mentre cominciai ad urlare come una pazza nella speranza che Harry mi sentisse.
Pochi secondi dopo, in camera mia fece il suo ingresso il riccio con un sorriso che andava da un orecchio all'altro, osservandomi alle prese con quei due pazzi che ora si davano alle mani.
"Aiutami invece di ridere!" lo richiamai, sperando venisse in mio soccorso.
"Chi ha fatto quel casino in cucina?" mi chiese lui di rimando, restando sul ciglio della porta con le mani poggiate sui fianchi.
Sbuffai: non poteva aiutarmi e poi ne avremmo parlato con calma?
"Nick! Ma ora aiutami, ti prego."
Quella frase mi uscii dalla bocca involontariamente, mentre finalmente le braccia forti di Harry si allungarono verso i due bimbi che litigavano, allontanando la piccola -ma abbastanza forzuta- Maya, dalla parte opposta del letto.
"Così va meglio." dissi più che altro a me stessa, tenendo ben saldo tra le braccia il piccoletto.
Chi si aspettava che in due bimbi così bellini si nascondesse qualcosa di così pauroso?
"Adesso capisco il perchè ci abbiano affidato un maggiordomo." disse convinto Harry.
"Adesso capisco perchè Susan si è finta malata!" riposi prontamente io, ricordando le parole di Maya che aveva farfugliato quella notte.
Quando, giocando, mi aveva detto che sua nonna non aveva, in realtà, niente di grave e che l'indomani avesse avuto delle amiche a cena, a stento ci avevo creduto. Ma dopo questo spiacevole inconveniente mattutino, mi ero ricreduta. Magari i due bambini la facevano impazzire e, ricordandola come una persona loquace, chiusa nel suo bozzolo di quiete, poteva essere anche vero che si era sbarazzata di loro, dandoli a noi con una scusa, e ritornare alla sua normale, e monotona, vita di sempre.
Gli occhi verdi di Harry erano ancora puntati nei miei, con confusione, quando la piccola Maya riuscì a sfilar via, dato il suo minuto corpicino, dalle braccia forti del riccio.
"Dove scappi?" urlò il ragazzo, prima di sparire fuori la stanza per inseguire Maya.
Abbassai lo sguardo su Nick ancora stretto tra le mie braccia e questo ricambiò con un sorriso, seguito da una linguaccia.
Gli feci la stessa cosa prima di rialzare lo sguardo verso Harry, rientrato nella stanza in quel secondo, senza esser riuscito ad acciuffare la bambina e intento a riprendere un po' di fiato, mentre con un dito provava ad indicarmi.
"Non penserai mica..."
Non lo lasciai finire di parlare e "Sì, Harry. Ieri Maya mi ha detto mezza parola."
Non credevo nemmeno io alle mie parole, ma perchè una bambina doveva inventare una cosa del genere?
Si sapeva che i bambini e gli ubriachi dicevano sempre la verità. La cosa peggiore era che anche la mia migliore amica e Liam ci avevano preso in giro. Perchè? 
"Maya? Prendila e ne parliamo meglio davanti ad una tazza di caffè." gli suggerii un attimo dopo, quando ero ritornata alla realtà e un urlò divertito della bimba aveva attirato la nostra attenzione.
Non si lasciò ripete quell'ordine un'altra volta e scappò nuovamente verso il corridoio.
Strinsi forte tra le mie braccia Nick, sollevandolo dal pavimento.
"A te ci penso io." e feci il verso di un leone, facendolo ridere e guidandolo verso il bagno della stanza.



#HARRY


Non saprei come mi era venuta un'idea del genere, e nemmeno ci tenevo a saperlo, ma finalmente ero riuscito a prendere quella piccola peste di Maya.
Mi ero dovuto nascondere dietro il divano della cucina, che precedentemente avevo sistemato da solo dal disordine che aveva fatto Nick. Era incredibile come due piccoli corpicini erano in grado di mettere a soqquadro una casa intera. Mi stavano costando due polmoni e un cuore nuovo quei due marmocchi.
E io che nemmeno volevo accettare all'inizio. Avevo fatto la scelta più saggia, prima.
Mi ero nascosto da poco dietro il divano rosso della sala principale; quando avevo capito che inseguire quella birbantella di Maya era inutile, avevo avuto il lampo di genio.
"Zio Harry?" mi aveva chiamato. Avevo trattenuto il respiro e aspettavo che la bimba mi passasse proprio davanti, e, quando lo fece, saltai fuori all'improvviso, facendola spaventare e urlare, per poi sentirla ridere tra le mie braccia.
Salii le scale ed entrai nella stanza, dove poco prima ci avevo lasciato Scarlett e Nick.
"Sono qui." mi rispose dopo che la richiamai.
Entrai nel bagno della camera, con Maya tra le braccia che non smetteva più di ridere. Trovai Nick legato ad una sedia con delle sciarpe, mentre Scarlett era piegata sulle ginocchia, sul pavimento, intenta ad aspettare che la vasca si riempisse d'acqua.
Scoppiai a ridere, attirando anche l'attenzione della ragazza.
"Che c'è?" mi chiese lei dal basso, fissando per un momento Maya tra le mie braccia e scoppiando a ridere di conseguenza.
Ora ero io quello confuso e glielo feci notare.
"Non hai mai tenuto una bimba tra le mani, vero?" mi chiese.
Forse alludeva al fatto che tenevo la piccola Maya a testa in giù; ma visto che ero riuscito a prenderla in quel modo, non avevo nessuna intenzione di girarla e farla accidentalmente scappare dalle mie grinfie.
"Veramente sì, non è la prima volta. Ma lei è una piccola scimmietta e mi andava di tenerla così." le spiegai, provando ad invertarmela come meglio potevo.
Finalmente chiuse il getto dell'acqua e "Dammela." mi ordinò, mentre tendeva le braccia e aspettava che gli passassi la piccola.
Così feci, mentre la guardai attentamente spogliare Maya dei suoi vestiti. Poi alzò lo sguardo.
"Beh? Non spogli Nick?"
Ecco, lo sapevo. Il lavoro più pesante, spettava a me. Nick, tra i due, era di sicuro quello meno inspiegabilmente calmo.
Mi girai a guardare il bimbo che, vedendomi, rise. Mi abbassai al livello della sedia e lo slegai.
"Se mi prometti di fare il bravo, ti regalo una caramella." lo intimai non appena si mosse molto più del dovuto.
Sentii lamentare Maya alle mie spalle, e le promisi prontamente la stessa cosa. L'importante era che stessero fermi almeno per il bagnetto, poi non m'importava nulla di carie e dei loro dentini.
Afferrai Nick completamente nudo e lo feci sedere nella vasca piena di schiuma.
I due bimbi, seduti l'uno di fronte all'altro, cominciarono a giocare con le bolle, soffiandosele addosso. Io guardai Scarlett che intanto si legò i capelli in una disordinata coda alta.
"Era da tanto che non ti vedevo così." fiatai appena, attirando la sua attenzione. Sfilò il suo braccialetto nero dal polso e sospirò.
"Non ti ci abituare." mi rispose subito dopo.
Si vedeva che le mancava tanto quella vita, quella in cui se le dicevi che se aveva i capelli malconci o il trucco sbavato non le sarebbe importato più di tanto. Me ne ero accorto solo in quei pochi giorni che ci eravamo visti fin ora, quando aveva sempre del trucco in ordine, i capelli perfettamente sistemati, lasciati sciolti sulle spalle e i vestiti sempre perfettamente profumati alla vaniglia.
Così, per spezzare un po' da quella monotonia che ormai di sicuro era abituata a convivere, ne approfittai per spruzzarle dell'acqua in faccia.
Sapevo quanto difficile potesse essere il suo lavoro; e anche se non avessi mai fatto un modello o qualcosa di simile, sapevo cosa voleva dire stare ai comandi di un manager, di essere constantemente sotto le direzioni di un superiore e mai a poter fare qualcosa che non fosse sotto contratto. Come me, insomma.
Un secondo dopo mi guardò come se mi volesse incenerire con lo sguardo, mentre io e due bimbi ce la ridevamo come non mai.
"Ah, la mettete così?" e mi spruzzò di rimando, bagnando i miei ricci che si afflosciarono subito, gocciolanti.
I piccoli non la smettevano più di ridere, proprio come me e Scarlett che continuammo a schizzarci dell'acqua fino alla fine del bagno dei due, quando l'altro non se l'aspettava.
Presi una tovaglietta dall'armadietto del bagno, asciugandomi alla bell'e meglio i capelli e poi recuperando velocemente due enormi asciugamani per i bambini, passandone uno a Scarlett, che aspettò Maya uscire dalla vasca e nasconderla fra le sue braccia, con un sorriso stampato sul volto e i capelli leggermente più bagnati dei miei. Ma a quelli ci avrebbe pensato dopo, come con me, sussurrò una volta uscita dalla stanza.
Con Nick fu diverso: mi ero dovuto abbassare io per uscirlo dall'acqua e poi l'avevo potuto richiudere nella morbida tovaglia che avevo trovato per lui.
"Nella stanza, vicino l'armadio, ci sono le valigie dei due bambini; puoi vestirlo qui." mi avvisò Scar, giocherellando con il nasino di Maya dalla stanza.
Mi avvicinai al letto e, come lei, appoggiai Nick sul materasso morbido.
Mentre Scarlett si avvicinò alle valigie dei bambini alla ricerca del vestiario per entrambi, io li tenni d'occhio, facendoli ridacchiare di tanto in tanto con qualche smorfia. 
Mi passò delle mutandine bianche, un paio di pantaloncini, seguiti da una t-shirt e un paio di scarpe aperte. Mi faceva strano tenere quegli indumenti così piccoli tra le mani, ma era anche abbastanza divertente vedere Scarlett, al mio fianco, impacciata nel non riuscire a vestire Maya.
"Vuoi una mano?" le chiesi gentile.
Lei mi guardò di sbiego e tornò a fare quello che stava facendo prima.
"Ricordati che prima di fare la modella, ho fatto la baby-sitter alla figlia di Jasy, la nostra vicina di casa." mi rimbeccò.
Già, la piccola Leona. Era una bimba di quattro anni quando sua madre chiese il favore a Scarlett di tenergliela durante i pomeriggi, quando era a lavoro. Le avrebbe pagato il debito non appena avrebbe preso la sua paga settimanale. Ancora Scarlett non era brava a giostrare la situazione con una bambina, così un pomeriggio mi aveva chiamato, in lacrime, perchè non riusciva a far scendere dai mobili la piccolina, che di stare ferma non ne aveva intenzione. Alla fine l'avevo incastrata promettendole di farle fare un giro e che poi, con Scarlett, avevo portato al bar lì vicino, comprandole un gelato e una brioche con lo zucchero sopra.
"Già, me lo ricordo." scoppiai a ridere, facendole capire a cosa stavo in realtà pensando e, in un certo modo, ricordandole che alla fine io ero sempre quello che aveva più esperienza con i bambini.
Sbuffò sonoramente, sfilando il cuscino da sotto il lenzuolo e lanciandomelo contro. Quel giorno era ricco di battaglie, allora.
Non risposi, mi limitai a sorridere e scuotere la testa. Poi tornai al piccolo Nick, ancora chiuso nella sua tovaglia ormai zuppa d'acqua.
Nell'esatto momento decisi di aprire la tovaglia, qualcosa di liquido e caldo si impregnò sui miei vestiti. Bastarono cinque secondi per capire che Nick si era liberato la vescica sui miei pantaloni.
Indietreggiai con un balzo, guardando come ero ormai conciato tra l'acqua della vasca e la pipì del piccolo appena sfornata.
Scar scoppiò a ridere, seguito dai due bimbi che preferii uccidere solo con lo sguardo.
Così, sfuriai.
"Non ci posso credere! Mi ha pisciato addosso! Io non ce la faccio più!" e teatralmente, uscii dalla stanza.
Ritornai sui miei passi, affacciandomi dalla soglia della porta, guardando i tre rimasti fermi al loro posto, Scarlett a braccia consente, però, e un mezzo sorriso.
"Ehm... Dovevi venirmi dietro e dirmi che andava tutto bene, che sono solo dei bambini e che per compensa mi avresti consolato con un bacio sulla guancia, magari." azzardai.
Lei rise e mi spinse fuori dalla camera, sussurrando un "Vatti a lavare, puzzone. A loro ci penso io." chiudendomi poi la porta in faccia.
Che bel tipetto. 
La porta si riaprì di nuovo e per un attimo rimasi immobile a fissare a Scarlett ferma davanti a me, intenta a tenere ben salda la porta tra le mani e guardarmi con una strana luce negli occhi.
"Un bacio? Davvero?" e scoppiò a ridere, richiudendo di nuovo la porta velocemente, lasciandomi lì come uno stupido a fissare il legno scuro presente davanti ai miei occhi.
Risi tra me e me e decisi di andare a rinchiudermi nella mia stanza a ripulirmi prima della colazione.

*  *  *

Lasciai Maya e Nick nelle mani del maggiordomo -di cui non avrei mai ricordato il nome- camminando a piedi scalzi e costume leggermente bagnato lungo il vialetto, fino a raggiungere la villa ed entrarci in silenzio.
La voce di Scarlett era chiara, come se stesse parlando con qualcuno. Così, incuriosito, mi avvicinai in silenzio alla cucina, dove imprecava contro il suo cellulare sottovoce. E chissà perchè.
"Ok, potrei chiamarla e dirle 'Stronza di una migliore amica! Così mi tratti?' No, no. Troppo diretta. Mi conviene fare un giro di parole..."
"Scarlett?" la interruppi, aggrottando la fronte. Che stava confabulando?
Gli occhi azzurrissimi della ragazza vennero puntati nei miei, mentre un filo di confusione e imbarazzo colorò le sue guance di un rosso acceso. Si affrettò a nascondere tale evidenza, abbassando il volto e fissando intensamente il suo cellulare stretto tra le mani.
"Che c'è?" chiese di colpo, rialzando poi il viso e guardandosi in giro "I bimbi?" mi chiese ancora, cominciandosi a preoccupare. Ma erano i suoi?
Sistemai i capelli bagnati con un colpo secco della mano, lasciando cadere delle goccioline di acqua per terra, mentre avanzai verso la ragazza che ancora mi guardava confusa.
"Con coso... Non ricordo mai il nome." le dissi, indicando il retro della casa dove avevo appena lasciato i bambini a giocare in piscina, sotto l'occhio custode di...
"Oliver?" ecco, lui. Avrei dovuto scrivermi il nome di quell'uomo sulla cinquantina che in qualche modo provava ad aiutarci in casa, tra faccende domestiche e bambini.
Annuii e mi avvicinai ancora di più, guardando il cellulare che aveva tra le mani e notare il nome di Maddy scritto sopra il display.
"Tu che stai facendo, invece?"
Mi ero preso la briga di far giocare i bimbi in piscina mentre lei avrebbe dovuto cominciare a disfare le valigie dei due; quindi, la curiosità di capire perchè volesse chiamare Maddy mi stava divorando. Ce la stavamo cavando -anche se erano appena passate solo cinque ore-, perchè chiamarla di già?
"Voglio avvertire Mad del suo omicidio; di tenersi pronta, insomma." disse con una naturalezza che mi fece perfino scoppiare a ridere.
Voleva uccidere la sua migliore amica perchè le aveva affibbiato due bambini, coprendo la madre e le sue festine con le amiche pettegole? Avrebbe avuto il mio totale appoggio, solo se avrebbe ucciso anche Liam per avermi ingannato ancora peggio, mandandomi in un ufficio con la scusa di prendere delle carte che poi nemmeno esistevano, magari.
"Facciamo così: adesso tu le mandi solo un messaggio e l'avvisi che stasera abbiamo intenzione di fare una video-chiamata con Skype. Poi, pensiamo al pranzo. Maya si stava già lamentando." l'avvisai, mentre poggiai la mia mano sulle sue e le tolsi il cellulare dalle grinfie. 
Lei guardò il mio gesto e "Ehy!" si lamentò, provando a riprendersi ciò che era suo.
Sorridendo, alzai il braccio al cielo, tanto da non farle riuscire a prendere il suo cellulare.
"Dammelo, Harry!" mi intimò, provando comunque ad arrampicarsi sulle mie spalle per riuscirlo a recuperare molto prima che potessi bagnarla per colpa del mio costume bagnato.
"Cosa?" scherzai in tono malizioso.
La ragazza si bloccò di colpò, fulminandomi prima con lo sguardo e poi sbiascicando un "Porco." prima di fare un saltello più alto e riuscire a fregarmi di mano il cellulare.
Risi, seguendo con lo sguardo i suoi movimenti mentre scriveva un messaggio, prendendo alla lettera il mio consiglio.
Mi mostrò il messaggio che aveva appena inviato e mi fece la linguaccia non appena alzai lo sguardo sbalordito per le ultime due righe.
"Ah, quindi io per ora starei poltrendo sul divano mentre tu ti fai in quattro per i suoi figli?" dissi la frase che avevo appena letto, scritto con cura in quel messaggio.
Scar rise e si allontanò.
"Adesso datti una pulita e aiutami a cucinare." mi ordinò, aprendo il frigo e frugandoci dentro.
"Certo capo!" la presi in giro.
La notai sorridere, mentre un urlo ci fece spaventare entrambi. I suoi occhi si spalancarono, proprio come i miei, poi la sentii sussurrare "I bambini in piscina!"
Prese a correre verso l'esterno, ed io, qualche passo più dietro di lei, la seguii affannosamente.
Era scattante e correva come se le stessero portando via qualcosa di prezioso; tanto da allontanarsi ancora di più da me in poche falcate.
Quando arrivammo sul giardino del retro della casa, a bordo piscina i due bambini stavano ridendo felici. Di fianco, il maggiordomo zuppo d'acqua e una pistola giocattolo tra le mani.
"Cos'è successo?" si affrettò a chiedere Scarlett, mentre si piegava sulle ginocchia e cominciava a tastare entrambi i bambini per vedere se tutto fosse apposto. Li raggiunsi qualche secondo dopo, guardando da capo a piedi Oliver; sì, quello doveva essere il suo nome.
"Oliver mi ha spruzzato dell'acqua in faccia." spiegò Maya, mentre Scarlett continuava a toccarla da tutte le parti.
Sorrisi leggermente notandola così indaffarata a trattarli come se fossero i suoi figli. Stava facendo davvero la migliore amica. Nemmeno io, conosciuto per la mia bontà, non sarei mai e poi mai riuscito a comportarmi così con quei bambini, trattandoli quasi come se fossero miei.
Era come se avrebbe dato la sua vita per quei bambini, proprio come se fossero Maddy.
Tirò un sospiro di sollievo, si mise dritta con la schiena e provò a fulminare con lo sguardo il maggiordomo. 
Spostò lo sguardo su me e provò a camminare per rientrare in casa. Ma qualcosa nel suo piano andò storto: mise un piede su una paletta da spiaggia dei bambini, scivolando all'indietro dritta dritta dentro la piscina. Inutile fu il mio tentativo di prenderla al volo; me n'ero accorto troppo tardi.
Mi piegai sulle ginocchia, vedendola riemergere dalla piscina zuppa d'acqua. Sputò fuori tutto quello che aveva ingurgidato, pulendosi gli occhi con le mani, sentendo le risa dei bimbi e anche quelle del maggiordomo. Il mascara le era colato e adesso sembrava che avesse pianto, un panda. Un tenero panda.
Io provai a trattenermi, ma fu del tutto inutile: in pochi secondi, mi ritrovai a ridere sguaiatamente della situazione.
"Smettila!" mi rimproverò "Anzi, dammi una mano che la scaletta è dalla parte opposta." mi fece notare.
Provai a trattenere le risa per una manciata di secondi e tesi una mano nella sua direzione; appoggiò l'altra al bordo della piscina e, quando ero pronto per tirarla su, lei mi attirò a sè con tutta la forza fino a farmi tuffare al suo fianco.
Quando provai a risalire, sentii ancora le continue risate dei bambini. Mi pulii il viso come meglio potevo e mi voltai verso Scarlett, intenta a tenersi a galla aggrappandosi al bordo della vasca e sorridermi beffarda.
"Così siamo pari." mi prese in giro. Poi mi diede le spalle e "Li porti dentro, così cominciano ad asciugarsi." ordinò al maggiordomo che subito gettò la pistola ad acqua su una delle sdraio e prese due tovaglie, avvolgendo in seguito i bimbi.
Quando ormai si erano allontanati, Scarlett sospirò pesantemente.
La raggiunsi al bordo vasca e fissai dritto, proprio come lei, in un punto non definito davanti a noi.
"L'abbiamo fatto." sussurrai appena.
La sentii tossire convulsamente, mentre si voltò nella mia direzione e "Cosa? Cosa abbiamo fatto?" mi chiese allarmata, forse pensando che almeno uno di noi due avesse ricordato qualcosa di quella sera.
Mi voltai nella sua direzione con un mezzo sorriso.
"Stiamo mantenendo il patto." le spiegai. Anzi, avrei voluto aggiungere, che stavamo facendo e ci stavamo comportando come quando eravamo amici, anni prima, come se non fosse mai successo nulla e non ci fossimo mai allontanati, tanto da farla comportare in modo indifferente nei miei confronti, proprio come aveva fatto giorni prima, al matrimonio e prima dell'arrivo dei bambini.
Sospirò -di nuovo- e la vidi posarsi una mano sul cuore. 
"Ah, capito. Vado ad asciugarmi, così preparo qualcosa velocemente per pranzo." mi avvisò poi, mentre si faceva forza sulle braccia e usciva dall'enorme vasca con i suoi vestiti che gocciolavano da tutte le parti.
"Anche per me?" chiesi speranzoso, mentre la notai bloccarsi dopo aver fatto qualche passo e "Anche per te." sussurrò.
Sorrisi ancora una volta, e quando Scarlett rientrò in casa, uscii definitivamente dalla piscina scrollandomi i capelli come un cane e passandomi in vita una delle tante tovaglie appoggiate sulle sdraio.
Quando entrai in casa notai la striscia di piedate lasciate da Scarlett durante il suo passaggio per salire al piano di sopra. Mi toccava pulire anche quello.

 
    
 
EHIO
Eeeeeeeeeeeee finalmente stanno con i
bambini! Cosa succederà da adesso? ZAZAZAAAAAAAAAN(?)
Scusatemi, sono ancora rincoglionita per l'altra sera,
dove hanno fatto la live di 7 ore e dove mi hanno
confermato ciò che già pensavo di loro...
SONO DEI COGLIONI AHAHAHA
Sto ancora crepando e morendo lol

Comunque, che ve ne pare del capitolo?
Scar e Harry pare che abbiamo deciso di 
seguire questo patto di pace limitata.
Ma sarà tutto rose e fiori? u.u
Non ve lo dico ahah

Anyway, grazie a tutte le seguite, preferite,
ricordate, ma soprattutto grazie a chi recensisce
sempre :3

Sofia.

 

 
 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7. ***





Capitolo 7.

 

#SCARLETT


"Maya e Nick?"
Aprii appena un occhio, protestando sottovoce contro la luce del sole che mi aveva letteralmente accecata, nonostante indossassi un paio di occhiali oscurati.
L'aria era decisamente calda, quel pomeriggio; perfetta. Il cielo era azzurrissimo, il sole era caldo, tutto intorno era calmo e loquace. Il paradiso, insomma.
"Dormono." sbiasciacai solamente, ricordando che Harry, seduto sulla sdraio al bordo della piscina vicino noi, aspettava ancora una mia risposta.
"Hai usato una mazza o cosa?" chiese lui in tono divertito.
Risi anche io, spostando gli occhiali dal naso e guardandolo attentamente: era seduto sulla sdraio al mio fianco, con i gomiti poggiati sulle ginocchia e le mani congiunte. E il sorriso. Quello non mancava mai, negli ultimi giorni.
E da una parte ero felice anche io di questo: non litigavamo e seguivamo il patto come meglio potevamo.
Facevamo le promesse e le mantenevamo, anche. Peccato che una volta era diverso...
"Nulla di simile. Ho promesso loro solo di farli uscire, uno di questi giorni." risposi finalmente, rimettendomi sdraiata comoda a prendere il sole, quello che mi ero ripromessa di fare per quel pomeriggio, per riposarmi un po'.
Abbassai nuovamente gli occhiali sul naso e chiusi gli occhi.
"Ah, sì? E dove, per esempio." chiese lui, ancora nella sua posizione, impassibile.
Mi alzai sui gomiti, guardandolo negli occhi attraverso le lenti da sole.
"Per esempio, dalla nonna. Sai, non si vedono da un po'." scherzai io, facendolo ridere nuovamente, ma stavolta più forte, tanto che buttò la testa all'indietro e si mise a battere le mani, anche.
Sorrisi anche io, perchè in fondo sapevo che quella non era proprio una battuta buttata là, per scherzo: avevo, appunto, pensato di portare i bambini dalla nonna, uno di questi giorni, tanto per farle capire che in fin dei conti non eravamo così tanto stupidi. Maya o Nick me l'avrebbero detto, farfugliavano cose in continuazione, ripetendo constantemente le nostre parole.
"Ci sto." disse lui dopo una manciata di secondi, prendendo posto sulla sdraio e restando in silenzio per il restante pomeriggio.
Un po' di relax non guastava mai.
"Alla fine, ho messo Oliver davanti la porta di camera mia per sorvegliare la situazione. Se dovesse succedere qualcosa, lui dovrebbe agire." continuai io, avvisandolo del povero maggiordomo che avevo costretto a sedersi sul pavimento, leggere un giornale o quello che voleva, pur di stare attento a quelle due pesti.
"A qualcosa serve, almeno." e scoppiammo entrambi a ridere.

*  *  *

"Adesso vediamo mamma?" guardai la piccola Maya mangiucchiare la sua lecca lecca, comprata da Harry, e annuii.
"Sì, e probabilmente la ucciderò solo a via di parolacce. Quella stro..."
"Ah!" alzai lo sguardo, incrociando gli occhi di Harry, mentre si sedeva al mio fianco, passandomi la ciotola dei pop-corn. Ma stavamo per guardare un film?
"Non ti permettere di parlare in quel modo davanti ai bambini." mi rimproverò il riccio, prendendo un pugno di pop-corn e ingurgidandoli.
Maya fece lo stesso, ma ovviamente una quantità minore di quella di Harry. Non ricordavo avesse quella manona, me ne ero accorta accidentalmente quando aveva evitato di farmi frantumare un piatto in testa, appena lavato dalla sottoscritta, per l'appunto.
Quando era più piccolo, sì, erano grandi; ma adesso erano esageratamente grandi, almeno in confronto alle mie, troppo minute, forse.
Guardai il riccio di sottecchi, cercando di decifrare quello che mi aveva appena detto. Sapevo che i piccoli avevano il vizio di ripetere tutto quello che sentivano, ma non osavo immaginarmi chissà quanto tempo tutta dolce senza dover dire nessuna parolaccia.
Per me erano come una valvola di sfogo: ero arrabbiata, ne dicevo qualcuna e sbollivo un po'; ero triste, lasciavo che qualche parolaccia uscisse dalla mia bocca; ero felice, beh, si sa... La felicità ti fa sclerare e parlare senza pensarci. E quindi, la parolaccia era d'obbligo.
"Mi verrà più difficile del previsto." lo avvisai, afferrando anche io qualche pop-corn e fissando l'orario stampato sul pc: le nove di sera e ancora quella svalvolata della mia migliore amica non aveva intenzione di connettersi. Dato il fuso orario di dieci ore, avevamo deciso di collegarci per l'ora di cena dalla nostra parte, quasi l'ora di pranzo dalla loro, in Giappone.
Ma era appena passato un minuto dall'orario prestabilito e dei due sposini, nemmeno una traccia. 
La voglia di sparlare era troppa, ma dovevo ricordare di avere al mio fianco la piccola Maya e dovevo zittirmi.
"Facciamo così..." spostai lo sguardo su Harry, ora a gambe incrociate, ma pur sempre al mio fianco.
Era da tanto tempo che non passavamo una giornata intera insieme. Certo, le circonstanze erano diverse, ma avevo notato che Harry, in fin dei conti, non era poi così cambiato tanto. Aveva sempre quella mania di scrollarsi i capelli e sistemarli in un lato, di pizzicarsi le dita quando era nervoso o quando non sapeva come comportarsi, di passarsi la lingua tra le labbra un attimo prima di esporre una sua idea. Ed era proprio quello che stava facendo in quel secondo: la lingua era appena sguizzata fuori dalla bocca, bagnando appena le labbra secche, forse, dall'elevata temperatura. Miami era una città abbastanza soleggiata, diversa dalla fredda e asciutta Inghilterra.
Lo guardai curiosa e con lo sguardo lo incitai a continuare.
"Tu vieti a me di fare qualcosa e viceversa, permettendo all'altro di fare quella cosa dopo un determinato segnale."
Che aveva detto?
Lo guardai interrogativa, chiedendomi mentalmente se non avesse sniffato qualcosa mentre ero impegnata a dar indicazioni ad Oliver sulla cena prevista per quella sera. 
"Non ho capito." mi sistemai meglio, guardando ancora il riccio imboccarsi di pop-corn. Glieli avrei strappati di mano se non si spicciava.
"Allora, io ti vieto di dire parolacce in questa casa, con o senza i bambini intorno, finchè vivremo sotto lo stesso tetto."
"Che cosa?" sobbalzai, scandalizzata. Non potevo dire parolacce? Che stava farfugliando?
Va bene non dirle davanti ai bambini, ma quando ero da sola...
"Sì, hai capito. Ci sono i bambini e poi, personalmente, odio quando una ragazza parla come uno scaricatore di porto."
A parte che io non dovevo piacere proprio a nessuno, ma...
"Al massimo le potrai dire solo quando io ti darò il consenso." finì un attimo dopo Harry, aprendo la bottiglietta di coca cola e bevendone un sorso.
Scioccata, ecco cos'ero! Cosa aveva in mente?
"Ah, certo. Tu potrai bearmi delle tue ragazze nuove ogni giorno e io non posso dire una parolaccia se non dopo il tuo consenso." che minchia!
Pensare le potevo pensare, però, eh.
"Ecco, è qui che ti sbagli. Ti da fastidio questo di me? Che poi, tu che ne sai che io mi sarei portato qualcuna a casa?" mi chiese interrogativo, mentre io ricambiai con uno sguardo ovvio, schioccando infine la lingua al palato.
"Perchè questa cosa?" chiesi dopo una manciata di secondi, non capendo davvero del perchè di tutta quella storia. Ovvio che non ne avrei dette davanti ai bambini, ma aspettare il suo consenso per farlo era troppo esagerato!
Il riccio alzò semplicemente le spalle, sussurrando un "Volevo rendere questa situazione un po' divertente." mi spiegò infine.
Ma che cosa...?
"Mi permetti di mandarti poco elegantemente a quel paese?" chiesi d'improvviso con un sorriso a presa per il culo stampato sulle labbra, fin quando il suono che proveniva dal pc non ci fece staccare lo sguardo l'uno dagli occhi dell'altro.
Oh, finalmente sua maestà Mad si connetteva.
Schiacciai il pulsante per rispondere alla video-chiamata e aspettai che lo schermo si ingradisse e mi facesse vedere i due neo-sposini seduti su un letto pieno di roba da mangiare.
"Ma buonasera." li salutai cordiale, sfoggiando il mio miglior sorriso falso.
"Veramente, da noi è giorno." puntualizzò Liam, avvicinandomi poi allo schermo e parlare alla figlia con una strana vocina.
Chiamammo Nick, alle prese per far impazzire il povero Oliver, in cucina, e cominciammo a parlare del più e del meno.
Ci fecero vedere delle foto, la vista dell'hotel, i vestiti che Mad si era comprata e il pc che Liam aveva vinto ad uno strano gioco che non riuscivo a capire, il tatuaggio che avrebbero fatto quel giorno stesso disegnato malamente su un pezzo di carta e lo strano cappello di lana che Liam aveva comprato al suo testimone come segno di gratidudine per tutto quello che stava facendo.
Mad ovviamente non mi mostrò il mio, di regalo. Continuava a ripetere 'E' una sopresa'.
L'avrei uccisa, ecco la sorpresa!

La videochiamata sembrava non finire più, fin quando Maya non scappò dalle mie gambe e si mise ad inseguire il fratello. Guardando Harry, decidemmo, leggendoci negli occhi, che fosse arrivato il momento di sputare il rospo.
"E dimmi Mad, come sta tua madre?"
A quella domanda tanto inaspettata, la mia migliore amica impallidì.
Ah-ah! L'avevo colta in flagante!
"Perchè non me l'hai detto? Avrei accettato comunque." dissi esasperata, interroppendo quel silenzio appena creatosi.
"No, non è vero... Non avresti accettato e Maya e Nick stavano letteralmente facendo impazzire i miei genitori, mentre quelli di Liam sono già rientrati in Inghilterra." si giustificò lei.
Beh, in parte aveva ragione: se avessi saputo la verità, invece di perdermi la mia tanto amata vacanza per tenere dei bambini -molto peggio, con Harry-, avrei preferito ritornare a lavoro molto prima.
"Mad..."
"Mi dispiace..." 
La mia migliore amica. Sapeva come farmi sentire sempre a disagio. Non poteva fare così, sapeva che avrei abbassato la testa e dato ragione.
E infatti fu quello che feci.


#HARRY

Ormai si era capito che Scar non avesse più voglia di controbattere contro la sua migliore amica: era stato inutile il discorso che si era preparata per tutto il pomeriggio, quando, sdraiati al sole, mi aveva detto per filo e per segno quello che le avrebbe voluto dire. Voleva urlarle contro che non si era comportata da amica, facendo così, che poteva benissimo dirle in faccia del problema e che si sarebbe occupata lei a risolverlo. Non facendo la baby-sitter, aveva sottolineato, ma magari pagandone una per tenerli a bada.
E se poi sapeva che erano così terremotati, quei bambini, non ci avrebbe pensato due volte a dire un secco 'No' alla sua proposta.
Non eravamo genitori, non sapevamo nemmeno se quello che stavamo facendo era giusto. Ma almeno ci stavamo riuscendo, in qualche modo.
"Ciao mamma." la piccola Maya salutò Liam e Maddy, mentre quest'ultima chiuse il contatto solo dopo aver salutato anche me e Scarlett.
"Su, filate a lavarvi i denti." disse la ragazza al mio fianco, mentre i due bambini, rincorrendosi, salirono al piano di sopra.
"Maya voleva dormire da me, stanotte." avvisai Scarlett, mentre questa era intenta a spegnere il pc e dare una sistemata al casino che c'era sul pavimento.
L'aiutai a raccattare i vari giocattoli sparsi per la stanza e gettare i pop-corn rimasti nella pattumiera. Poi mi sciacquai le mani e la sentii rispondere con un flebile "Oh, finalmente si dorme."
Sorrisi appena, avvertendola di seguirla subito al piano superiore, per aiutarla a far cambiare i bambini per dormire, ma prima dovevo fare una cosa.
Quando sparii per le scale, afferrai il mio cellulare e lessi quei pochi messaggi che i miei amici mi mandavano per confortarmi.
Il primo fu quello di Zayn, che capii fosse stato scritto da Perrie per la frase fin troppo sdolcinata.

'Se hai bisogno, conosci il mio numero.'

Non che Zayn non fosse un buon amico, anzi. Ma sapevo che in campo di bambini era una vera frana, come ripeteva spesso lui quando gli davano da tenere la piccola Lux, figlia della nostra hairstylist.
Così passai al secondo e terzo messaggio, ovvero quelli di Louis.

'Ma possiamo usare casa di Liam per una festa? Ne vorrei fare una a sua insaputa solo per fargliela pagare ;)'
'Scherzavo prima. El mi ha dato uno scappellotto per quello che ho scritto. Dimenticalo.'


E forse non era una cattiva idea, in fin dei conti. Perchè Liam poteva approfittarsi di me e della mia inesperienza con  i bambini e io non potevo approfittare della sua casa per una festa che sarebbe stata stratosferica?
Alla fine ci aveva festeggiato un matrimonio con centinaia di gente; le persone sarebbero entrate in quella casa senza nessun problema, in effetti.
"Ho lasciato i bambini con Oliver." mi girai di scatto, trovando un'assonnata Scarlett rientrare in sala.
Posai il telefono sul marmo della cucina senza rispondere ai messaggi, andandole poi contro e "Vuoi del thè?"
Mi guardò per un momento confusa, poi sospirò e cambiò direzione, buttandosi di peso sul divano.
"No, grazie. Mi va solo un po' di tv e poi spaccare il letto, che finalmente non dovrò condividere con una bambina che farfuglia nel sonno e che tira calci a non finire."
A quella confessione, mi venne da ridere.
Poi, con fare automatico, mi avvicinai alla ragazza, sedendomi dalla parte opposta del divano. Feci zapping per i diversi canali della tv e alla fine mi fermai su un film stupido, ma anche leggermente interessante: amici di letto.
Era da tanto che non lo vedevo e, un po' per la noia, un po' perchè non avevo voglia di andare già a letto, rimasi a guardare quelle scene che ormai conoscevo a memoria.
"Vuoi una birra?" mi voltai verso Scarlett, annuendo alla sua richiesta.
Si alzò e ne prese due dal frigo, stappandole entrambe prima di consegnarmene una. Ne sorseggiai un sorso e continuai a guardare il film, ricordando vagamente la stessa scena che sarebbe successa a momenti nel film.
Diventai un po' nervoso poco dopo, quando i due cominciarono a darsi da fare. Guardai con la coda dell'occhio Scar, intenta a fissare il film in modo impassibile.
Mi voltai direttamente verso lei e "Ma se..."
Mi interruppe bruscamente, voltandosi nella mia direzione con una faccia incazzata.
"Scordatelo, Harry." mi rimproverò.
Ma cosa aveva capito?
Mi sistemai meglio sul divano e continuai "Ma almeno fammi spiegare quello che stavo per dirti." la rimproverai, facendola sbuffare sonoramente.
Alzò gli occhi al cielo, posando poi nuovamente lo sguardo su me.
"Non verrò a letto con te, Harry. Poi magari finisce male e i bambini si ritrovano di nuovo dalla nonna."
Cosa?
"Cosa?" feci eco dei miei pensieri, davvero confuso su quello che aveva appena detto.
Davvero pensava che quel film mi avesse dato una simile idea? Non sarebbe stata male, ovvio, ma non era per niente quello che avevo appena pensato.
"Hai capito. Pensi davvero che alla fine fare sesso per gioco sia una bella cosa?"
Le misi una mano davanti la bocca, zittendola. Ma che andava farfugliando?
A parte che fare sesso aveva anche i suoi vantaggi, in certe occasioni, come per esempio scaricare tensione e stress, come nel nostro caso. Ma questa parte preferii tenerla per me; ormai si notava la stanchezza in Scarlett e il suo continuo parlottare cose senza senso, lo confermava.
"Woah, calmati ragazza. Non avevo intenzione proprio di fare nulla." anche se non mi sarebbe dispiaciuto vedere come se la cavava a letto. Ma "Volevo dirti, se organizziamo una festa, in questa casa, uno di questi giorni?"
Visto che la bocca era ancora nascosta dalla mia mano, Scarlett spalancò gli occhi. Scansò velocemente la mia mano con la sua e mi guardò confusa.
"Ma sei scemo? Hai due bambini per casa e tu pensi solamente ad organizzare una festa per chissà quante persone depravate come te?" sputò tutto d'un fiato.
Lasciai perdere il nome con cui mi aveva assoggettato e "Grazie, eh." dissi solamente "La mia era una domanda. Non vuoi divertirti pure tu, facendo la stessa cosa che ti ha fatto la tua migliore amica? Lei non saprà nulla e per i bambini, l'hai detto tu stessa che è da un po' che non vedono la nonna." le feci un occhiolino e tornai a fissare il film, sorseggiando ancora una volta la birra a poco a poco.
La sentii muovere sul divano, in silenzio. Che ci stesse pensando?
"Vedremo." disse infine, finendo di guardare il film con me tra sbadigli e qualche risatina.
Quando spensi la tv, salii le scale trascinando i piedi pesantemente a qualche metro di distanza da Scarlett, davanti a me. Sorrisi appena e "Una bottarella gliela darei, però." mormorai tra me e me, facendo caso alla bella forma del sedere della ragazza.
Ah, Scarlett!

*  *  *

Avevo gli occhi spalancati, di nuovo. Girai lo sguardo verso il comodino e sbloccai lo schermo: non era possibile. Ancora erano le tre di notte?
Perchè non riuscivo tranquillamente a prendere sonno?
La prima volta mi ero svegliato perchè Maya parlava nel sonno. La seconda avevo sentito le campane della chiesetta vicino casa. E adesso, perchè?
Non c'era un motivo valido, se non per la gola secca. 
Mi alzai dal letto con cautela, senza indossare le ciabatte per evitare di fare qualsiasi rumore e svegliare qualcuno. Mi stropicciai gli occhi con il dorso della mano e scesi di fretta le scale, aggrottando la fronte quando notai la luce della cucina accesa.
Entrai in punta di piedi, quasi come un ladro, appoggiandomi con le spalle al muro freddo della porta per entrare nella sala: seduta a capo tavola c'era Scarlett, una tazza di qualcosa fumante tra le mani e lo sguardo fisso in un punto indefinito.
Mi diedi una sistemata ai capelli con la mano, entrando nella stanza senza troppa eccitazione.
"Come mai sveglia?" alle mie parole, la ragazza sobbalzò sul posto. Aprii l'anta del frigo e ci ficcai la testa dentro.
C'era un caldo infernale, quella notte. Forse era proprio quello che ci teneva svegli entrambi. Ma perchè lei aveva una tazza di thè o camomilla? Dal colore chiaro  non riuscivo a capire di quale bevanda si trattasse.
"Potrei farti la stessa domanda." rispose lei quando richiusi il frigo. Alzai il cartone del succo e mi affrettai a recuperare un bicchiere di vetro dalla dispensa.
"Ma non senti caldo bevendo un thè con questa afa?"
In effetti in casa c'erano in continuazione accesi i condotti di aria fresca. Ma per qualche assurdo motivo, la sera si staccavano automaticamente, facendomi soffocare dal caldo.
Scrollò semplicemente le spalle, abbassando il viso sulla tazza fumante quando presi posto al suo fianco.
"Stavo cercando un modo per passare questi altri dieci giorni con i bambini. Tipo una scaletta, va. E il thè è l'unico rimedio che mi aiuta a pensare." disse tutto d'un fiato, sorseggiando poi la sua bevanda.
Annuii senza troppa cura, bevendo anche io un sorso del succo che mi ero appena versato. Poi appoggiai il bicchiere sul tavolo, stroncando quel silenzio che era calato nella stanza.
"E in questa scaletta è presente anche una festa?" chiesi speranzoso.
Aveva questo brutto vizio, Scarlett; programmava ogni volta le sue giornate: a che ora alzarsi la mattina, lavarsi, pettinarsi, uscire di casa e fare le altre cose. Adesso sarebbe stato diverso, ma la sua mania di rispettare gli orari non era cambiata per nulla, avevo notato.
Lei sorrise appena e "Non credo proprio. Voglio tenere ben salde le mura di questa casa." sussurrò appena, facendomi sorride di rimando.
Mi avvicinai lentamente a lei, stuzzicandola col gomito.
"Io lo so perchè non ne vuoi organizzare una." dissi scettico.
Lei mi guardò confusa e allora decisi di continuare "Hai un brutto ricordo della festa di Miriam."
A quelle parole, Scar scoppiò a ridere in modo rumoroso, tappandosi subito dopo la bocca con entrambe le mani e fulminandomi con lo sguardo.
E certo che le veniva da ridere: era stata la sua prima vera festa da liceale. Sua madre l'aveva mandata solo perchè sapeva che ci sarei stato pure io. Ma allora i miei pensieri erano altri; lei era ancora troppo piccola come testa e non pensava di certo ad apparire un po' più figa, come il sottoscritto che quella sera aveva in programma di spassarsela come meglio poteva.
Ecco, a forza di stare con lei, alla fine, anche io avevo cominciato a programmare le cose.
Solo che, però, la festa non era andata a buon fine. Scarlett voleva copiarmi, in qualche modo, cominciando a ballare e accettando i drink di qualsiasi ragazzo che ci provasse con lei, con la peggiore scusa per attaccare bottone, aggiungerei. Dopo due ore dal nostro arrivo, l'avevo dovuto portare a casa mia, al momento vuota grazie all'invito che mamma e papà aveva accettato per una cena tra amici, e sopportai i coniati di vomito che Scar avvertì per tutta la notte, avvisando sua madre qualche minuto dopo il nostro rientro in casa che si sarebbe fermata da me, visto che non era la prima volta che accadeva. 
Di solito, però, si fermava a dormire in camera di Gemma, mia sorella. Ma per quella notte preferii farla dormire con me, nel mio letto, promettendole che mi sarei preso cura di lei. E così avevo fatto.
"No, ti prego non mi ricordare quell'inferno di notte." disse lei, sventolando una mano a mezz'aria.
Ma mi era abbastanza difficile da dimenticare. Talmente era ubriaca che quella notte cominciò a raccontarmi quello che teneva per sè o che preferiva rivelare solo a Maddy. Ed ero rimasto scioccato su alcune storie di cui non avevo nemmeno idea che lei avesse provato; come quella volta che era stata cacciata dalla classe perchè aveva scritto una lettera d'amore ad un nostro compagno, che non riuscii a capire il nome, invece di ascoltare la lezione.
Ma c'era di peggio, solo che al momento mi ero bloccato a guardarla sorridere, scuotere la testa e giocare nervosamente con le dita delle mani. Era un vizio quello, lo faceva sempre quando era nervosa e imbarazzata. Mi piaceva; mi piaceva che per una volta non ci stavamo punzecchiando come due bambini che litigano per lo stesso giocattolo. Ero felice perchè finalmente sfoggiava i suoi soliti sorrisi quale ero solito ricordarmi quando pensavo a lei, durante i miei viaggi. Ed erano molte le volte che succedeva.
"Va beh, io direi che sia arrivata l'ora di andare a letto."
Alle parole di Scar, alzai lo sguardo, puntandolo sull'orologio attaccato alla parete. Com'era possibile che fosse passata già quasi un'ora?
"E' stato bello parlare con te, ma ora buonanotte." si alzò dalla sedia, posando la tazza ancora piena nel lavandino e camminando nella mia direzione.
La guardai dal basso, mentre lei si fermò al mio fianco, fissandomi intensamente. I suoi occhi erano anche più belli di quanto li ricordassi e adesso solo capivo il perchè Niall volesse tener segrete le uscite che faceva di nascosto con lei. Era bellissima; anche io sarei stato abbastanza introverso se mai avessi avuto l'occasione di portare fuori una ragazza di questa portata.
Scarlett lo sapeva, sapeva che quegli occhi erano la perfezione.
"Buonanotte superstar." mi prese in giro, appoggiando poi le sue morbide labbra sulla mia guancia, inumidendola con un bacio.
Quando si staccò, corse a piedi scalzi verso la rampa di scale. Senza nemmeno rendermene conto, lì dove era stato appena toccato da Scarlett, presi a massaggiarlo con due dita.
Perchè mi aveva dato la buonanotte con un bacio?

 
  
 
EHIO
Ma saaaaaalve!
Com'è iniziato il vostro lunedì? Il mio al solito,
con un quintale in più da studiare per l'università,
proprio per questo mi scuso se sto aggiornando solo
adesso :c

Comunque... uhm, una festa? Voi siete pro o contro? :)
E per quanto riguarda sti due pazzi? ahah

Fatemi sapere, intanto aspetto le vostre proposte uu

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Capitolo 9
*** Capitolo 8. ***






CAPITOLO 8.


#SCARLETT

"Che stai facendo?"
Oh, perfetto. Harry arrivava nel momento giusto.
Misi il tappo al pennarello indelebile nero e lo appoggiai sul tavolo, sistemando poi il tabellone proprio davanti al riccio, che intanto aveva preso posto sul divano, stropicciandosi un occhio con il dorso della mano.
Aveva i ricci ancora arruffati dalla dormita, gli occhi lucidi e le labbra secche, segno che ancora non aveva fatto colazione. Constatando che l'orologio segnava solo le otto del mattino, dovevo immaginare che Nick non aveva fatto dormire di nuovo il povero Harry.
Già, povero lui: Nick, a differenza della sorella, la notte preferiva stare sveglio. Voleva raccontate le favole, voleva giocare, colorare. Insomma, voleva fare tutto, tranne che dormire. Ed Harry era costretto a tenerlo sott'occhio vigile, perchè erano molte le volte che si cacciava in qualche pasticcio, rischiando di far crollare la casa letteralmente.
Avevamo pensato anche di scambiarceli per almeno una notte, ma dopo che il piccolo Nick aveva cominciato a palparmi da tutte le parti, ognuno era ritornato dal tutore scelto all'inizio. 
Non che Maya fosse più tranquilla, eh: di solito, nella notte mentre dormiva, parlava, si addormentava molto tardi e la mattina, per mia fortuna, era sempre l'ultima ad alzarsi.
In quanto il mangiare, nessuno dei due era viziato: mangiavano tutto, sia cibi buoni, che quelli bruciati. Harry la sera prima aveva perso contro la sottoscritta ad un'eccitante partita a briscola, dove i due bambini ci incitavano l'un l'altro. E aveva perso.
Ovviamente volevo riposarmi un po' da tutti i pranzi e tutte le cene che fin ora avevo preparato. Se sapevo prima di rischiare un intossicazione, non avrei mai dato ad Harry un simile impegno. La cucina non faceva per lui, per niente!
Ma almeno aiutava molto a tenere ordinata la casa: lo ricordavo diversamente. Camera sua era sempre una fogna, e non intendevo solo per la puzza che si sentiva quando varcavi la porta. Una volta mi ero portata i compiti da fare a casa sua, come ero solita fare, e mi era cascata una matita sotto il letto. Alla fine avevo dovuto lottare contro un piatto di maccheroni al formaggio per riaverla indietro. O era una lasagna andata a male?
Beh, comunque, adesso Harry era più ordinato: lavava i piatti che usavamo e li asciugava pure; portava puntualmente i vestiti nella cesta dei panni sporchi e il suo bagno era sempre ordinato. Il giorno prima ero entrata per lavare Nick, dopo una bella rotolata nella sabbia del loro piccolo parchetto installato vicino la piscina, di lato all'altalena e allo scivolo, e mi ero ricreduta sull'essermi trovata in casa con una scimmia come me.
E profumava anche tanto, per intenderci. 
"Scar? Un gatto ti ha mangiato la lingua? C'è un gatto in giro per casa? Io adoro i gatti..."
Risi appena alle parole di Harry, riprendendomi dopo aver rivisto i miei ultimi tre giorni in una specie di flashback mentale.
Sfogliai il grande cartellone che mi ero gentilmente fatta procurare da Oliver e con professionalità cominciai a spiegare i numeri e i segni che avevo colorato sopra.
"Questo è il calendario delle manzioni." dissi in tono eccittato, battendo una mano sul cartello e facendolo di conseguenza cascare a terra.
Con sottofondo le risate di Harry, impiacciata com'ero, sollevai il cartellone e, a modo mio, provai a sistemarlo come meglio potevo.
"Harry, non ridere." lo richiamai come una maestrina.
Lui si mise dritto con la schiena sul divano, e sbadigliando ancora una volta, mi prestò completamente attenzione.
"Facendola breve, qui ci sono i giorni in cui tu devi lavare Nick o Maya, quando devi passare l'aspirapolvere, quando devi portare fuori l'immondizia..."
"Non esiste il maggiordomo per questo?" mi interruppe d'improvviso lui, piegando i gomiti sulle ginocchia e guardandomi con la fronte aggrottata.
"Gli ho dato qualche giorno libero." dissi tranquillamente, seguendo i quadretti che avevo disegnato con un righello e beandomi del mio buon lavoro.
"Cosa?" sbraitò Harry, attirando la mia attenzione.
Cosa, cosa?
"Perchè mai l'avresti fatto? Quell'uomo era indispensabile per noi!" continuò poi, facendomi alzare lo sguardo al cielo e sbuffare.
"Oh, andiamo, non ti ricordi nemmeno il suo nome e lo chiami come prima ti viene in mente." lo rimproverai, restando sulle mie.
"Owen, Orwal, Oliver... Fa lo stesso! Resta il fatto che adesso non abbiamo più un maggiordomo per colpa tua." si alzò, indicandomi minaccioso.
Eravamo vicinissimi, riuscivo perfino a sentire il suo dopobarba dall'odore forte a quella distanza. Che poi, dopobarba? Sul serio? L'uomo che non ha nessun pelo, usa un dopobarba? Perchè mai dovrebbe farlo? E come se una bambina senza le tette usasse un reggiseno. Sarebbe inutile!
"Mica aiutava tanto." insistetti a modo mio, ritrovandomi a deglutire quando lui aguzzò ancor di più la vista.
"Ah no, a me chi lavava i vestiti?" chiese retorico.
Alzai le spalle "La lavatrice?" provai.
Il suo labbro si curvò in un mezzo sorriso; ma alla fine non me la diede vinta. 
Notai le sue narici diladarsi un pochino e alla fine chiuse gli occhi. Lo guardai attentamente: forse qualche peletto sul mento l'aveva davvero.
"Sei sempre la solita." 
La voce roca del ragazzo mi riportò alla realtà, costringendomi a fare un passo all'indietro, urtando contro la mia opera d'arte e facendomi cadere rovinosamente su di essa.
Rise di nuovo.
"Dammi una mano invece di prendermi in giro." lo ammonii, allungando una mano e aspettando che mi aiutasse. Mi misi in piedi e lo guardai confusa.
"Allora... Che si fa?"
Il danno ormai era fatto, Oliver era tornato dalla sua famiglia in Florida e...
"Lavatrice a gettoni!" urlò fiducioso, voltandomi poi le spalle e sparendo dalla mia vista.
Ma lo sapeva che comunque gli abiti doveva infarli lui nella lavatrice? 

*  *  *

Il cellulare vibrò sul tavolo della cucina. Ed era lontano. Tanto. Troppo.
"Maya, mi prenderesti il cellulare sul tavolo?" chiesi alla bimba che giocava seduta sul tappeto.
Che calma, troppa quiete in effetti. Nick dormiva in camera di Harry, il riccio... Bo, speravo fosse ancora vivo e vegeto dopo l'ultimo colpo al cuore che aveva preso dopo aver visto la camera disordinata, opera ben fatta dalle due piccole pesti, e Maya seduta sul tappeto troppo presa a giocare con una barbie.
Mi guardò per un attimo, mi sorrise e si alzò. Oh, potevo sfruttarla un po' a mio piacimento, allora.
Prese il cellulare e me lo passò.
"Grazie." le diedi un bacio in fronte e "Per questa buona azione, domani ti compro un cioccolatino." le promisi e la vidi sorridere.
Aveva capito le mie regole, almeno lei. Provava a stare tranquilla, almeno con la sottoscritta e per questo riceveva in cambio tante cose belle. Era stato proprio Harry ad insegnarmi questo trucchetto: che me ne fregava dei denti dei bambini, tanto ancora erano quelli da latte!
Aprii la busta del messaggio che continuava a lampeggiare sul display, rimanendo sorpresa nel leggere il nome di Niall.

'Hai da fare questa sera? Volevo portarti a cena fuori :)'

Chi? Io? Pff, niente di niente. Solo tenere due bambini a bada, un riccio psicopatico che non sa stare dietro a due piccole pesti... Nulla, proprio.
"Che hai?" sussultai appena, facendo cadere anche a terra il cuscino che avevo stranamente stretto per tutto il tempo.
Allungai una mano e col telecomando, spensi la tv che fino a poco prima guardavo attentamente. Poi spostai lo sguardo e notai Harry sbirciare di tanto in tanto alle sue spalle, nella mia direzione, provando a capire cosa stavo pensando e perchè non mi davo una mossa a spicciare due semplici parole.
A proposito...
"Nulla." allungai le gambe davanti a me e mi misi a fissare il telefono. E poi Harry.
Indossava una semplice maglia bianca, un pantalone stretto nero e delle scarpe... Gialle? Ma dove aveva fatto shopping l'ultima volta? Va beh che quegli stupidi stivaletti non li voleva nemmeno il barbone dell'angolo della strada, ma arrivare ad indossare simile roba! Dov'era la loro stylist quando serviva?
"Guarda che mica ti mangio, con me puoi parlare." insistette lui, venendomi in contro, mentre cominciava a sorseggiare il bicchiere di succo alla pera che si era appena versato. Con attenzione evitò la piccola Maya sul tappeto e prese posto al lato opposto del mio sul divano.
Beh, ormai non c'era nulla che potessi perdere, quindi...
"E' venuta un'amica qui, a Miami, e mi ha chiesto di uscire. Ma già sappiamo entrambi che non si può." abbassai il viso, leggermente sconfortata.
Ok, non era tutta la verità, ma solo una parte. Non mi andava di raccontare proprio a lui che il suo amico mi aveva chiesto un'uscita.
"Oh, ma esci dai! Tu non hai nessuno qui, per una volta che ti vengono a trovare!" mi sorrise, rendendosi il secondo dopo che mi aveva dato della solitaria con quella frase.
"Intendevo dire, io qui ho i miei amici, mentre per te è più difficile..." provò a sistemare le cose.
Spostai la testa di lato, aggrottando la fronte. Harry si alzò dal divano, lanciò le mani al cielo e esasperato, sospirò.
"Esci, è venerdì e per questa sera faccio venire i ragazzi e le loro fidanzate, così finalmente smetteranno davvero di prendermi in giro e capiranno la gravità della situazione." disse infine.
Avevo sentito bene? Harry mi stava dando l'ok per uscire? Mi stava dando una sera di pura libertà?
Senza nemmeno pensarci, inconsciamente, mi alzai, corsi in contro al ragazzo e gli saltai letteralmente in braccio, stringendolo come se fossi un koala e lui il mio albero.
Mi prese in tempo, prima di farci cascare entrambi per terra, mentre le risate di Maya mi riportavano alla realtà. Ma che avevo appena fatto?
Mi staccai instintivamente, guardando negli occhi Harry e non trovando un modo per scusarmi immediatamente.
"Ehm..." sussurrò lui, guardando le mia gambe legate ancora al suo bacino.
"Oh, sì sì, scusami." scesi dalla sua forte presa e rossa in viso recuperai il cellulare sul divano. Guardai un'ultima volta Harry prima di inoltrarmi verso il piano superiore.
"Sei proprio sicuro?" chiesi nuovamente in conferma.
Harry allora annuì, sorridendomi e voltandosi poi di spalle per prendere un altro bicchiere di succo dal frigo.
Provai a trattenermi e sbloccai lo schermo del mio cellulare, salendo intanto le scale che mi avrebbero portato al piano superiore.

'Certo, a che ora passi?'

Adesso rimaneva il problema principale: cosa avrei dovuto indossare?



#HARRY


Il campanello di casa suonò in quel minuto. Ecco, uno nemmeno poteva sedersi a leggere quello che succedeva su Twitter, che subito veniva interrotto.
"Vado io." urlai per farmi sentire da Scar.
Ma come si era permessa di mandare via il maggiordomo senza avermene parlato prima? Avevo passato l'intera giornata a rispondere al telefono di casa, subendomi tutte le congratulazioni di persone a me sconosciute verso i neo sposini che per il momento se la stavano spassando molto più di me sicuro, avevo sistemato camera mia già ben tre volte a causa di quei due pestiferi che trovavano divertente farmi impazzire, avevo dovuto lavare e asciugare i piatti visto che Scar preparava pranzi e cene per evitare un'altra intossicazione.
Che poi, io avevo seguito i passaggi della ricetta. Di sicuro avevo usato qualche ingrediente andato a male per farla sentire così.
Aprii la porta principale, sorridendo a Louis ed Eleanor appostati sulla veranda con tanti pacchetti tra le mani.
"Cinese?" sventolò un sacchetto Louis, mostrandomi la scritta in cinese del negozio non molto lontano da casa di Liam.
Mi misi da parte e feci accomodare gli ospiti. L'ospite che faceva entrare gli ospiti; suonava malissimo.
Richiusi la porta e feci accomodare entrambi, guidandoli verso la cucina.
"Scarlett dov'è?" mi chiese d'improvviso la fidanzata del mio migliore amico.
Aggrottai la fronte: voleva ucciderla?
"Di sopra." risposi semplicemente, lanciando un'occhiata poi ai due bambini seduti davanti la tv. Santo chi ha inventato i cartoni animati anche per la sera.
Louis intanto prese posto ad uno dei seggiolini della penisola, vedendo scomparire la sua ragazza su per le scale. E saltellava pure!
Aprii il frigo e "Birra?" chiesi gentile.
"Sì, una bella birra ghiacciata ci vuole proprio." rispose Louis un secondo dopo.
Le aprii per entrambi e mi accomodai sulla sedia di fronte al mio amico.
"Gli altri?" chiesi dopo aver sorseggiato la bevanda completamente fredda. Quasi mi si congelò la gola.
Louis scrollò le spalle, leggendo distrattamente l'etichetta della sua bottiglia di birra.
"Stavano prendendo due happy-meal per i bambini." mi spiegò semplicemente, guardandomi nuovamente.
Ah, già. I bimbi non erano per nulla viziati, e meno male. Ma di certo il cinese non era un loro solito pasto, abituati ai pranzi biologici di Maddy e la severità delle non schifezze di Liam. Chissà come avrebbero preso la storia dei miei ricatti in caramelle e cioccolatini in cambio di un buon comportamento.
"Ti aiuto ad apparecchiare?" mi chiese un secondo dopo Louis, ridestandomi dal mio stato di trance.
Lo ringraziai con lo sguardo e insieme cominciammo ad apparecchiare per cinque. No, c'era qualcosa che non andava.
"Louis, se conti bene, siamo sei." lo presi in giro, aggiungendo una forchetta al posto vuoto che avevo davanti.
"Veramente..." le parole di Louis furono bloccate da un urlo disumano proveniente dalla scala.
Mi voltai di scatto, vedendo sbucare da dietro il muro una saltellante Eleanor seguita da Scar, stretta in un cortissimo tubino nero.
"Wow." dissi all'unisono con Louis. Lo guardai male e posai le forchette sul tavolo.
"Come siamo eleganti." dissi subito dopo, facendo così alzare lo sguardo di Scarlett che mi scrutò attentamente.
"Non sono poi così tanto elegante." dissi intimorita lei.
Non era così tanto elegante? Sembrava che fosse pronta per una festa di fine anno.
"Stà zitto Harry, è perfetta!" sventolò una mano El, mettendosi davanti a Scarlett e sistemandole i capelli dietro le orecchie. "Così va meglio." continuò dopo.
Sì, per sembrare una scimmia.
"Così somiglierò ad una scimmia." sussurrò Scar, riportando i capelli sopra le orecchie, fino a coprirle. Sorrisi appena; era una cosa che detestava da sempre, quando indossava cerchietti o aveva i capelli bagnati, le uscivano le orecchie e assomigliava terribilmente ad una scimmia. Un'adorabile scimmietta.
La prendevo sempre in giro, e quando eravamo piccoli, avevo una foto di lei in quello stato che usavo per minacciarla quando non voleva dire o fare qualcosa a mio favore. Quella foto mi era costato un appuntamento delizioso con Megan. Ricordi...
"Oddio, sono anche in ritardo!" urlò poi, riportandomi alla realtà.
Indossò velocemente un coprispalle leggero e infilò il cellulare nella piccola borsetta che teneva tra le mani.
"Buona serata." ci augurò poi, scomparendo dalla mia vista.
Non l'avevo mai vista così tirata a lucido, se non parliamo del matrimonio della sua migliore amica di qualche giorno prima; ma soprattutto non l'avevo mai vista camminare su tacchi così alti. Nemmeno pensavo fosse capace di portarli. Ed invece era aggraziata, ma soprattutto tranquilla di quello che faceva.
"Ha delle gambe..." prima che Louis potesse finire la frase, gli rifilai una gomitata nelle costole. Si lamentò, ma subito si tirò indietro.
Sentimmo poi delle risate, tante voci sovrapposte e capii che anche gli altri erano arrivati. A proposito, la tavola!
Quando la porta fu sbattuta, Eleanor rientrò in cucina seguita da Zayn e Perrie che tenevano tra le mani due cartoni del McDonald.
"Si mangia!" squittì la prima, mentre mi sorpassava e finiva il mio lavoro al posto del sottoscritto, finendo così in poco tempo ad apparecchiare.
"Come va con i bambini?" mi chiese d'improvviso Zayn.
I bambini! Ma che avevo oggi? Sembravo dormire all'in piedi.
"Bambini, dritti a lavare le mani che si mangia." guardai i due lasciare la tv accesa e scomparire verso il bagno, rincorrendosi. Poi spostai lo sguardo sui miei amici, trovandoli a fissarmi con la bocca aperta.
"Ti ascoltano." constatò Perrie.
Sorrisi, annuendo. E già, in qualche modo io e Scarlett avevamo fatto capire ai due bambini chi comandava in quella casa. Mi faceva strano da dire, ma per la prima volta ero riuscito a farmi ascoltare da qualcuno.
Poi sentii delle urla. Appunto, come non detto.
Corsi verso il bagno, ritrovandomi i due bambini schizzarsi l'acqua. Ma possibile mai?
"Basta!" li rimproverai, dividendoli. Dov'era Scarlett quando serviva?
Ovvio, a cena fuori con una sua amica, con chissà quanti ragazzi a farle la corte solo perchè aveva le gambe un po' più scoperte del solito.
Divisi i bambini e feci lavare ad ognuno le loro mani, asciugandole e poi guidandoli in cucina, dove la cena era ben servita in ogni piatto.
Presi posto sull'unica sedia libera e mi guardai in giro.
"Ma Niall?" chiesi confuso. Di solito l'irlandese era il primo ad organizzare certe serate, e di certo non era il tipo da perdersele. A meno che non avesse avuto qualche malore... O forse era ancora arrabbiato con me per la storia con Scarlett? 
Ma non era possibile! L'avevo preso da parte, il giorno dopo, e gli avevo spiegato che anche se fosse successo qualcosa o no, nè a me, nè a Scarlett era cambiato nulla, ma che comunque non volevo avere problemi con lui. E mi sembrava anche che lui era stato d'accordissimo.
Mi aveva perfino mandato un messaggio il giorno prima, chiedendomi com'era la mia vita da papà. Papà? Pff.
"E' uscito con Scarlett." mi riportò alla realtà Eleanor, facendomi successivamente strozzare con la mia saliva.
Chi era uscito con chi?
"Harry, tutto bene?" Louis provò a darmi qualche colpetto sulle spalle; ma mi ripresi solo una volta bevuto un sorso di acqua.
Non ci stavo capendo nulla: ma Scarlett non era uscita con la sua amica che era venuta a trovarla?
"Non te l'ha detto? Pensavamo di sì..." continuò Zayn, passando un braccio sulla spalla della sua fidanzata.
Ma perchè mi aveva mentito? Le sembrava che gliel'avrei negato se solo mi avesse detto la verità? Forse mi avrebbe dato un po' fastidio, ma solo perchè preferiva uscire con uno dei miei amici e non accudire i bambini, come doveva essere.
Non mi importava se era Niall, poteva anche essere Louis o Zayn. Mi dava fastidio che mi avesse mentito così, senza problemi. E solo adesso collegavo il perchè fosse così felice quando le avevo dato gentilmente il via libera. Che stronza.
"Bo, forse sì, non lo ricordo." mentii, spostando subito lo sguardo sul piatto e afferrando una forchetta.
"Ma ora mangiamo, o si fa tutto freddo." provai a cambiare discorso, sorridendo e addentando la prima cosa che mi andava a tiro, pur di non guardare ancora le facce allibite dei miei amici e delle loro fidanzate.
Fanculo.

Dopo aver cenato e sistemato tutta la cucina, parlavamo attorno al tavolo del più e del meno, mentre i bimbi erano seduti sul tappeto davanti al televisore intenti a costruire un puzzle di qualche cartone animato.
In quel poco tempo, Louis mi aveva detto come si erano divertiti a varie feste a cui avevano partecipato negli ultimi giorni, quanti negozi avevano svuotato e perfino il ristorante che li aveva fatti cenare completamente gratis, in cambio di una loro foto con il proprietario del locale.
Non ero geloso, mi dava fastidio solo il fatto che non avessero fatto mai nulla di divertente quando ancora io stavo con loro.
Poi, Perrie mi aveva confessato che loro già sapevano dal giorno prima di me che Liam aveva intenzione di affibiarmi i bambini, ma non sapeva proprio come convincermi. E allora Eleanor gli aveva suggerito di chiederlo sia a me che a Scarlett, in modo che entrambi ci fossimo avvicinati un po', come una volta, come in tutte quelle storie che Mad, a mia insaputa, aveva raccontato loro.
I nostri pomeriggi, le nostre uscite, il nostro duetto che nessuno avrebbe mai dovuto dividere. Ma poi invece, eravamo stati proprio noi stessi a dividerci.
"Tanto, non succederà mai." risposi alla provocazione di El, che continuava a rifilarmi gomitate giocose alle costole, facendomi anche male.
Massaggiai la parte lesa e la guardai male, mentre quest'ultima alzò lo sguardo al soffito.
"Oh, e andiamo Harry. Abbiamo visto tutti come la fissi, come ti ha dato fastidio quando hai scoperto che sarebbe uscita con Niall, perchè lei, evidentemente non te l'aveva detto."
La odiavo quella ragazza; a camminar con lo zoppo, s'impara a zoppicare. Ed era quello che stava facendo Eleanor che, camminando con Louis, cominciava a capirmi anche lei, meglio di me.
"Tu non la conosci." risposi solamente.
E poi, Scarlett era cambiata. Se diceva no, era no; e non era più importante se si trattasse di me. Prima avrebbe fatto salti mortali o avrebbe messo in mezzo se stessa per difendermi. Adesso, non più.
"Ma conosco te, ormai." alzò lo sguardo alla parete e scattò dalla sedia. "Caspita, sono già le undici. Io direi di tornare a casa." squittì dopo, fingendo uno sbadiglio.
Anche gli altri tre si alzarono e io dovetti seguirli fino l'uscita. Li salutai dal ciglio della porta con la mano e rientrai in casa, guardando i due bambini addormentati sul tappeto. Chissà da quanto dormivano quei due.
Presi in braccio per prima Maya e fissai di nuovo l'orologio. Le undici e di Scarlett nessuna traccia. Si stava dando alla pazza gioia con biondino, eh?
Provai a farmi forza e presi anche Nick tra le braccia, salendo al piano di sopra e aprendo con fatica la porta di camera mia. Non potevo far dormire Maya da sola, ovviamente.
Posai Nick nel suo lettino e Maya in quello di fianco; li sistemai sotto le coperte e sospirai. Io dovevo aspettarla sveglio.
Chiusi la porta di camera mia e scesi al piano di sotto; accesi la tv del salotto e mi accomodai sul divano di fronte, guardando uno stupido programma alla tv di cui non mi interessò più di tanto.
Doveva rientrare prima o poi, no?

 
  


EHIO
Salve gente :)
Io sempre più tardi eh? Ma sempre di lunedì uu
Comunque, comunque, comunque. Che ne dite?
Perchè Harry sembra così arrabbiato? E cosa 
succederà al rientro di Scar? Eh eh eh ;)

Anyway, tra tre giorni saranno di nuovo in Italia, 
contente? Se non avete sky, lo faranno anche 
su cielo uu

Quindi, per adesso, adios <3

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Capitolo 10
*** Capitolo 9. ***




Capitolo 9.



#SCARLETT


Niall era davvero una persona divertente e con una donna ci sapeva fare. Questa volta aveva preferito usare una delle sue guardie del corpo e una macchina affittata per l'appuntamento.
Nonostante lui si ostinasse a dire che quello non era un appuntamento, io continuavo ad insistere sul contrario: quello lo era, eccome se lo era!
Stavamo in un ristorante elegantissimo, con luce soffusa e un uomo di colore al piano che ci deliziava con una meravigliosa voce da quando eravamo entrati nel locale. Un cameriere gentile mi aveva aiutato a sfilare il coprispalle e poi ci avveva accompagnato in un tavolo più appartato al confronto con gli altri, dove occhi indiscreti non potevano scocciare ed infastidire la popstar del momento.
E davvero ci sapeva fare: mi aveva spostato la sedia gentilmente e aveva aspettato che mi accomodassi prima di lasciarla e sedersi a quella di fronte la mia. Mi aveva tolto il menù di mano e aveva sussurrato un "Ho già fatto tutto io."
Un cameriere ci aveva versato due bicchieri di vino bianco ed era sparito, ritornando poco dopo con un vassoio di diversi tipi di panini o grissini.
Ne avevo preso uno e lo avevo proprio in quel momento tra i denti.
"Non ti sei risparmiato." mi guardai in giro come una bambina, apprezzando ogni minimo particolare di quel ristorante: dai candelabri al centro delle tavole alle piante poste vicino le finestre, ben nascoste da enormi tendoni tendenti al rosso, quasi bordeau.
"Per te, questo ed altro." mi sorrise, riportando la mia attenzione su lui.
Sorrisi appena anche io, gustandomi la croccantezza del grissino in attesa di mangiare qualcosa di più sostanzioso e che avrebbe saziato il mio stomaco, stronzo qual era.
"Ma..." Niall scoppiò a ridere, tappandosi la bocca prontamente con entrambe le mani e provando a nascondersi dietro il tovagliolo, ben sistemato a formare un cigno. Che posto!
Il mio stomaco aveva emesso uno strano rumore ed ero sicura di essere più rossa di un pomodoro, in quel momento.
"Imbarazzante." commentai sottovoce, guardando con la coda dell'occhio la sala e se qualcuno si fosse accorto di qualcosa. Ma per fortuna eravamo più in disparte e quasi nessuno riusciva a vedere chi si nascondeva nel tavolo dei vip. Ci avevano perfino fatto entrare da una porta secondaria; tutto per non far impazzire i paparazzi dall'ultimo scoop.
Sarebbe stato ancora più imbarazzante, l'indomani, alzarsi e leggere un articolo in prima pagina, come quello di qualche giorno prima, dove un giornalista mi definiva 'La ragazza misteriosa'.
Bah...
"E' normale. Sai quante volte, durante interviste o dirette, il mio stomaco mi mette in cattiva luce? E non è una cosa bella venir sfottuti dai propri amici davanti a milioni di persone, in diretta mondiale." mi confessò apertamente, forse per alleggerire un po' la tensione che si era creata.
Un cameriere si avvicinò al tavolo, scusandomi e versando un po' d'acqua sia nel mio che nel bicchiere di Niall. Lo ringraziammo e il ragazzo, chiuso in uno smoking elegante, sparì immediatamente.
Sorrisi appena a Niall e portai il bicchiere alle mie labbra, diventate misteriosamente asciutte.
"Allora..." provò ad avere una conversazione il biondino "Harry come l'ha presa per questa uscita?"
L'acqua che era appena arrivata nella mia gola, uscì di nuovo, facendomi sputacchiare da tutte le parti. Notai Niall scostarsi per un momento, guardandomi con occhi spalancati e un'aria terrorizzata.
Mi affrettai a recuperare il tovagliolo e pulirmi le labbra, mentre provai a scusarmi in tutti i modi col povero mal capitato.
"In verità, ad Harry ho detto altro." spiegai velocemente, sperando di sorvolare sulla bugia che mi ero vista costretta a dire ad Harry. Se solo avessi detto di star per uscire con un suo amico, di sicuro mi avrebbe rinfacciato il nostro motivo per cui ci eravamo ritrovati insieme gli ultimi giorni.
"Ah, e cosa? Se posso sapere..." disse un secondo dopo Niall, scartando il pacchetto dei suoi grissini e portandosene uno in bocca.
Povrai a guardarmi in torno, con la speranza di trovare un argomento all'istante che fosse più interessante di quello che stavamo parlando; studia perfino dettagliatamente il vestito elegante di Niall: non che mi fosse nuovo, indossava infatti lo smoking che aveva usato al matrimonio di Mad. E stava bene.
"Niente, solo che sarei uscita." mentii spudoratamente, sorridendo al ragazzo. Bevvi tutto d'un sorso l'acqua, ormai per metà, nel mio bicchiere, sperando di non risputarla in faccia al povero Niall, di fronte a me.
"Uhm... Quindi siete una coppia aperta?" insistette lui.
Meno male che avevo appena deglutito tutta l'acqua, o gli facevo davvero un altro bagneto.
Scossi energicamente la testa e "No, chi ha mai detto che io stia con Harry?"
Stavo andando su tutte le furie: di sicuro Harry si vantava con i suoi amici, magari, di cose che nemmeno succedevano in quella casa!
Niall abbassò lo sguardo sul piatto di un risotto ai frutti mare che ci stava servendo un cameriere abbastanza carino, ringranziandolo subito dopo quando tentò di allontanarsi da noi. Evidentemente i camerieri avevano avuto l'ordine dal capo del ristorante di servire e sparire, senza rivolgerci la parola.
Poi gli occhi azzurri di Niall fissarono i miei.
"Nessuno, è solo che, stavo pensando, se davvero tu ed Harry non vi sopportate, come ci avete fatto capire al matrimonio, perchè Liam e Maddy hanno scelto proprio voi per tenergli i bambini?"
Bella domanda Niall, lo volevo sapere anche io.
Alzai appena le spalle e scossi la testa leggermente, come a fargli capire che nemmeno io sapevo del motivo.
"Per questo pensavo che voi due stavate insieme." finì allora.
Scoppiai a ridere leggermente, prendendo una forchetta e "Mangiamo adesso? E magari smettiamola di parlare di Harry, è la nostra serata." gli feci un occhiolino e assaggiai immediatamente una forchettata di quel piatto che tanto bravamo da quando era stato messo sotto il mio naso.

*  *  *

Quando l'auto accostò vicino al cancello della casa di Mad, Niall spense il motore. Ci fu un minuto di silenzio imbarazzante. Aveva scaricato la guardia davanti all'hotel in cui alloggiava e di questo ne fui davvero grata. 
"Beh, io..." strinsi appena la borsa che avevo sulle cosce, intenta a tenerle ben nascoste.
"Sì, buonanotte." sussurrò Niall, al mio fianco.
Avevo passato una bellissima serata con lui, davvero. Era dolcissimo, simpatico e la sua risata riusciva a trasportarti facilmente.
Presi un profondo respiro e appoggiai la mano sulla maniglia, pronta ad aprire lo sportello e rientrare in casa, togliere quei dannati tacchi e buttarmi nel letto per dormire per quelle ore che mi rimanevano prima del risveglio forzato.
Ma perchè avevo cacciato Oliver? Adesso mi toccava dormire massimo otto ore prima del risveglio dei bambini. Già avevo abbandonato Harry per tenerli quella sera, non potevo aspettarmi di farlo svegliare prima di me e preparare la colazione per tutti.
E poi, non volevo intossicarmi di nuovo per colpa sua.
"E' stata una bella serata." commentò allora Niall, bloccandomi in tempo.
"Già." confermai io, perchè lo era stata per davvero, tra risate e buffi racconti, dovevo ammettere, era anche volata velocemente.
"Da rifare." finì lui, sorridendomi mentre era intento a slacciare la cintura.
"Quando vuoi!" dissi entusiasta; ma immediatamente ricordai il problema e "Magari dopo il rientro di Mad." risi, e lui con me.
"Quindi, notte." disse nuovamente il biondino.
"Notte." sussurrai anch'io, finalmente aprendo lo sportello.
"No, aspetta..." mi bloccai ancora una volta, girandomi verso Niall, ma uscendo comunque un piede.
"Hai dimenticato qualcosa al ristorante?" chiesi preoccupata.
Anche a me una volta era successo di dimenticare il cellulare sul tavolo. Per fortuna ero ritornata in tempo al locale e i camerieri l'avevano messo nella cesta degli oggetti smarriti.
"No, al ristorante no." disse lui sicuro. E allora?
Lo vidi lentamente avvicinarsi a me, tendere una mano nella mia direzione, fino a toccare il mio mento e alzarlo leggermente. Il mio respiro cambiò impercettibilmente ritmo e divenni confusa.
Sembrava una scena da film, a rallentatore per l'appunto. Niall si stava man mano avvicinando a me e io ormai avevo capito il motivo. Tutti lo avrebbero capito!
Prontamente girai di poco il volto, facendo in modo che le sue labbra sfiorassero la mia guancia sinistra.
Lo sentii subito allontanare, mentre io ritornai a guardarlo negli occhi.
"Scusami, non sono pronta per queste cose."
Oh, sì, certo. Però per baciare Harry, la sera prima del matrimonio, lo ero stata, eccome!
Notai il viso di Niall incupirsi, ma poi subito cambiò atteggiamento e sorrise, sforzato, a trentadue denti.
"Magari dopo il ritorno di Maddy, sì?" provò lui.
Sorrisi un po' anche io e "Magari..." lo lasciai con un minimo di speranza.
Per quanto fosse una bella persona, Niall, non era il ragazzo che seguiva i miei standard. 
Salutai velocemente Niall e scesi dall'auto, salutando con un cenno della mano uno dei bodyguard dei ragazzi appostati sul cancello ed entrando nella villa. 
Mi facevano quasi paura quegli omoni. Se ne stavano lì, tutto il tempo zitti e immobili. Quasi mi ricordavano le guardie inglesi. Avrei dovuto fargli qualche smorfia, prima di andarmene da quella casa.
Infilai la chiave nella toppa della casa, facendo attenzione a non far casino e svegliare qualcuno.
Sfilai i tacchi e li tenni in aria con una mano. Leggermente assetata, mi inoltrai nella cucina principale, rimanendo di sasso quando notai la luce accesa e delle voci dialogare tra loro.
Mi sporsi leggermente oltre il muro e notai che la cucina era completamente vuota, mentre la tv era accesa e dava un programma di cui non mi interessai per nulla.
Puntai dritta verso il televisore, con l'unico scopo di spegnerlo, bere e andare finalmente a letto. Ma quando ormai ero a pochi centimetri da quell'affare, notai una capigliatura riccia sul bracciolo del divano, posto di fronte la tv.
Sorrisi leggermente, sfilando il telecomando dalle mani di un Harry dormiente e spensi la tv con un sorriso sulle labbra.
Era davvero carino quando dormiva: aveva la guance rosse e le labbra leggermente gonfie, mentre il petto si alzava e abbassava in modo regolare. Mi dovetti trattenermi dallo stampargli un bacio sulla morbida pelle.
Cacciai quei pensieri dalla mia testa, presi una bottiglietta di acqua e, in punta di piedi, salii al piano superiore.
Avrei spaccato il letto di sicuro.


#HARRY

Quando mi ero svegliato quella mattina, la mia schiena chiedeva letteralmente pietà. Per quanto potesse essere grande quel divano, non era per nulla comodo. Anzi, l'opposto!
Appoggiai la testa sullo sterzo dell'auto, sobbalzando sul posto quando il clacson suonò.
"Oh mio Dio. Ma a che ora è rientrata Scarlett?" mi chiesi da solo.
Come mi ero potuto addormentare così profondamente da nemmeno sentirla rientrare? Ero stanco, sì, ma non pensavo così tanto da non sentirla per niente.
Avevo capito che era stata in cucina solo per il semplice motivo che il telecomando non era più nelle mie grinfie, la tv era spenta e poi c'era una confezione di bottigliette d'acqua sul pavimento, aperta.
Mi stropicciai l'occhio con il dorso della mano, maledicendomi da solo per aver rifiutato il caffè che Scar mi aveva preparato. Che stupido!
"Scusami, Maya non collaborava." in quel momento, lo sportello posteriore dell'auto fu aperto da Scarlett, intenta a far salire entrambi i bambini e bloccarli con la cintura di sicurezza.
"Ciao zio Harry." mi salutò Nick, facendomi poi una linguaccia.
Scarlett si era presa la briga di svegliarsi prima di tutti, preparare la colazione e far vestire i bambini. Si sentiva un po' il colpa per la bugia che mi aveva detto?
Si accomodò al lato passeggero e "Andiamo?" chiese con un sorriso a trentadue denti.
Misi in moto l'auto e uscii dalla villa di Liam. Usai un navigatore per muovervi per il paese, dopo aver chiesto ad una delle guardie se conoscessero un buon ipermercato. Già, dovevamo fare la spesa.
Visto che la signorina al mio fianco aveva cacciato Oliver senza nemmeno chiedermelo, adesso ci trovavamo con la dispensa leggermente vuota e il frigo altrettanto. Così, avevamo deciso di fare una grossa spesa con una delle carte di credito di Mad.
"Di quante ne ha, potrebbe farsi un album. Tipo quelle delle figurine." scherzò Scar, pensando di farmi ridere.
Mi voltai appena dal suo lato, senza fare nessuna musione. Poi allungai una mano e accesi lo stereo, pentendomene un secondo dopo.
"Uh, la tua amichetta!" mi prese ancora in giro, ricordandomi il risveglio non tanto bello di qualche giorno prima.
Senza risponderle di nuovo, aumentai il volume, sentendo i bambini, dai sedili posteriori, cantare a loro piacimento e battere le mani.
"E dai, abbassa il volume." mi rimproverò Scarlett, provando a fare quello che mi aveva appena detto.
"No." la bloccai in tempo con una mano, senza perdere di vista la strada e il semaforo che si era appena colorato di rosso.
"Ma si può sapere perchè sei sempre così incazzato?" sbuffò lei, poggiando il gomito sullo sportello e perdendosi a fissare fuori.
Abbassai prontamente il volume e "Potevi dirmelo che uscivi con Niall, ieri, eh." l'avvisai.
Si girò velocemente dalla mia parte, con gli occhi spalancati.
"Tu..."
"Ti ho detto che avrei fatto venire i miei amici a cena. E tra quegli amici, doveva esserci pure Niall. Doveva almeno passarti per la testa, no?"
Evidentemente non ci aveva pensato, perchè subito abbassò lo sguardo e "Se te l'avessi detto, mi avresti detto di no."
"Infatti." le diedi man forte io, rimettendo la prima e partendo quando il verde scattò.
Sospirò pesantemente, restando in silenzio per il restante viaggio fino l'ipermercato.
Parcheggiai non molto lontano dall'entrata del locale e presi per una mano Nick, mentre per Maya se ne occupò Scar.
"Ho fatto la lista di quello che manca." sussurrò appena Scar, uscendo dal borsellino una monetina e infilandola in uno dei carrelli. Posammo dentro i due bambini ed entrammo nel supermercato come una famigliola. Oh Dio, che paragoni facevo?.
Cominciammo a prendere di tutto e di più, solo alla fine decidemmo di dividerci e finire la lista da separati.
Maya scomparì con Scar, mentre io cominciai a prendere qualcosa che non rientrava nella lista, come cioccolatini e barattoli di gelato. C'era sempre più caldo in quella città.

Mentre afferravo la carta igienica su un ripiano alto, sentii una voce.
"Comunque, stamattina ho parlato con Mad." era di fronte a me, la corsia dopo la mia. Ci guardammo per non so quanto in quel modo, in silenzio.
"Le ho spiegato di Oliver e lei mi ha promesso di mandare una ditta per le pulizie questo giovedì." continuò un attimo dopo.
Aveva un braccio pieno di roba fresca, mentre con l'altra mano teneva ben salda Maya.
"Ok." dissi solamente, pronto a gettare la roba nel carrello.
"Quindi..." mi bloccai un istante, cercando di capire cosa volesse ancora dirmi.
"Quindi, mercoledì potremmo fare quella festa di cui parlavi ieri."
A quelle parole, i miei occhi si dilatarono e il mio sorriso mi fregò all'istante.
"Davvero?" chiesi in conferma. Lei semplicemente annuì, provando inutilmente a tener saldo un pacco di tonno che però le cascò.
"Aspetta, sto arrivando." l'avvisai. Misi lo scatolo di carta igienica nel carrello e lo spinsi fino la corsia di Scarlett, aiutandola subito dopo a gettare la roba dentro.
Mi misi in fila alla cassa, mentre Scar cominciò a cercare una delle tante carte di Maddy. Quando fu il nostro turno, l'aiutai a sistemare la roba sul nastro e poi mi misi alla fine, pronto ad imbustare il tutto.
I bambini mi erano vicini quando anche l'ultimo articolo fu messo nella busta. Scar pagò e mi raggiunse, sorridente.
Adesso sì che sembravamo una famigliola.

Posai tutta la roba del portabagagli dell'auto e riposai il carrello al suo posto, avvertendo Scarlett di sistemare i bambini al loro posto in mia assenza.
Quando salii sull'auto, i tre avevano già la cintura. Frugai nella tasca dei jeans e "Tieni, questo è tuo." avvertii la ragazza, mostrandole la moneta che aveva usato per il carrello.
Mi sfiorò appena la mano per riprendersela e poi fissò l'orario sul suo telefonino.
"Abbiamo un'ora di tempo per cucinare." constatò.
"Anche di meno, se ti aiuto." le sorrisi.

*  *  *

Ovviamente non avevo potuto aiutare Scar alle prese con i fornelli. Continuava a dirmi di non voler un'altra intossicazione a causa mia. Quindi mi ero seduto sul divano e stavo guardando gli ultimi video musicali che mandavano su MTV Music. Maya e Nick erano in cucina con lei, intenti ad osservarla cucinare.
"Zio Harry, zio Harry."
Alzai appena lo sguardo al richiamo di Maya. Era davanti a me e in mano stringeva qualcosa di giallo, strano.
"Dimmi." le dissi, abbassando il volume della televisione e avvicinandomi alla bambina.
"Ho mangiato tutto il cioccolato, me lo apri?" mi chiese gentile, alludendo a quello che stringeva tra le mani. Quando ne schiuse una, mi venne da ridere. Era semplicemente il giocattolino che si trova all'interno di ogni ovetto kinder.
Lo aprii e mostrai il pupazzetto a forma di puffo alla bimba; immediatamente lei sorrise e scappò verso la cucina, urlando il nome di Scarlett.
Scossi la testa divertito e uscii lo strano foglietto che c'era di fianco al giocattolino. Di solito erano ricchi di scritture e immagini degli altri giocattolini, mentre questo era tutto l'opposto.
Lo aprii, incuriosito, e aggrottai la fronte quando mi accorsi che era un messaggio: Mi perdoni?
Mi perdoni? Ma a chi?
Pensai per un momento che potesse essere stato un errore di fabbrica, poi però ricordai Scarlett in cucina. Balzai dal divano ed entrai nella sala di fianco, aggrottando la fronte, divertito, nel vedere la ragazza giocare a fare una torta insieme ai bambini.
"Ehy, perchè non mi avete chiamato?" mi finsi offeso, mentre varcai la cucina e arrivai di fronte a Scarlett.
"Ho visto che hai aperto il giochino a Maya." sussurrò appena, mescolando più lentamente l'impasto giallastro che c'era dentro una ciotola non tanto grande.
Annuii, prendendo posto sullo sgabello della cucina.
"Sì." risposi, per poi farle un occhiolino.
La ragazza sorrise appena e cominciò a cantare una canzone con i bambini, la stessa che stava passando alla tv della cucina in quel momento. Volevo avere una fotocamera tra le mani, solo per immortalare quel momento così comico.
Finii con l'aiutarla ad infornare la torta e poi mangiammo tutti velocemente. Obbligai i bambini a lavarsi i denti e si infilarono senza troppe storie nei loro letti, quelli nella mia stanza.
Ormai stava diventando una cosa normale, per me.

Chiusi la porta della mia stanza e scesi al piano di sotto, trovandoci Scar alle prese con la pulizia.
"Ti aiuto?" le chiesi gentile, raccogliendo i pochi giocattoli sparsi sul pavimento.
"Se puoi." rispose solamente, continuando a lavare gli ultimi piatti a mano. Esisteva la lavastoviglie, ma mi aveva confessato che non ne aveva mai usata una e non voleva fare casino. In fondo, senza Oliver, non era tanto male.
Mi appoggiai alla cucina di sedere, prendendo da un cassetto una tovaglietta per asciugare alcuni piatti.
Scar mi sorrise appena, notandomi attento a non farne scivolare uno a terra e romperlo.
"Originale l'idea dell'ovetto." ammisi, fissando il piatto che avevo tra le mani.
"Molto più della pallina del distributore?" mi chiese scherzando, ricordandomi vagamente quando mi aveva fatto trovare un ciondolo a forma di aeroplanino in una di quelle palline trasparenti che uscivano da dei distributori.
"Oh sì." le sorrisi appena, ricordando di avere quel ciondolo ancora al collo. D'istinto, infatti, abbassai lo sguardo e l'osservai per una manciata di secondi. Poi tornai al piatto.
Aveva le mani immerse nella schiuma del lavello quando allungai un braccio sopra la sua testa e l'avvisai di non muoversi, o si sarebbe fatta male. Aprii lo sportello della cucina e ci infilai dentro il primo piatto asciutto.
Quando abbassai leggermente la mano, la trovai a fissarmi dal basso. Era alta, ma non tanto perchè il mio mento le arrivava giusto alla fronte. Ma non era nemmeno tanto bassa, non come tutte quelle ragazze con cui ero stato. E da quella posizione riuscivo a sentirne il suo buon profumo di pesca e vaniglia. Mi venne d'istinto leccarmi le labbra mentre fissavo le sue.
Forse per colpa dell'orario, o forse per colpa della stanchezza. Ma la mia testa, in quel momento, stava facendo strani pensieri su Scarlett. Su me e Scarlett insieme.
Senza pensare ad altro, mi abbassai di poco sfiorandole appena le labbra. Sapeva di fragola e prepotentemente mi accorsi di entrare con la lingua nella sua bocca. Volevo anche infilare le mani trai suoi capelli, ma mi costrinsi ad aspettare un suo segnale, che mai arrivò. Rimase immobile, poi sospirò e si allontanò. Eravamo rimasti in quella posizione per interminabili, ma bellissimi, minuti.
"Scusami." dissi velocemente, afferrando un nuovo piatto e asciugandolo, guardando altrove.
"No figurati. Stavo pensando di fare la stessa cosa." mi confessò.
Dopo quello, nessuno dei due riuscì a fiatare, se non per quel 'Buonanotte' sussurrato prima di dividerci per andare a dormire ognuno nella propria camera. 
Che giornata...

 
  
 

EHIO
Allora, in pratica io sono una scema
e voi dovete dirmelo: sei una scema!
Su su!
Se non fosse per Carol (che ringrazierò
fino alla fine dei miei giorni(?)), oggi non avrei
aggiornato, perchè per me oggi non è Lunedì!
ahahahaha che rido? lol

Comunque... uhm, qualcosa si smuove tra i due, eh? :)
E la festa si faraaaaaaaaaaaaaà! Quante ne sono felici?

Su su, fatevi sentire e stavolta aggiornerò di sicuro prima ;)

Sofia.





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Capitolo 11
*** Capitolo 10. ***





CAPITOLO 10.
 
 
#SCARLETT
 
Erano passati altri due giorni. I bambini continuavano ad ascoltarci ed in cambio, ovviamente, ricevevano qualcosa, come cioccolatini o caramelle. Io ed Harry li stavamo proprio viziando, Liam e Mad ci avrebbero ucciso.
A proposito di me ed Harry: anche tra noi filava liscio, se non di più: avevamo trovato un buon modo per mantenere la casa ordinata, la cucina pulita e senza che nessuno di noi si sentisse male a causa di cibi andati a male. Facevamo ridere i bambini facendo gli stupidi, aumentando il volume dello stereo la mattina presto, sparando dell'acqua con delle pistole sulle guardie, poste sul cancello per controllare la situazione fuori.
Avevamo fatto diversi bagni in piscina e la sera prima i bambini si erano divertiti a truccarmi come un panda. Harry invece li aveva lasciati giocare a nascondino per la casa, facendo lui la parte di chi doveva cercarli. Ovviamente, poltrone qual era, si era stravaccato sul divano e aveva aspettato qualche oretta prima di cercarli realmente.
Sembravamo allegri e spensierati, anche in quel momento, alle prese con la pulitura dell'auto. Perchè non l'avevamo portata ad un lavaggio professionale?
In realtà non c'era una vera motivazione. Il giorno prima, tornando dal bar dopo aver fatto colazione fuori -con la presenza del doppio dei paparazzi di quando stavo con Niall-, avevo solo buttato la battuta che l'auto sembrava sporca. Così quella mattina avevamo deciso di indossare tutti il costume e, prima di buttarci in piscina, di nuovo, di lavare l'auto.
"Spugna volante!" urlò Harry, attirando la mia attenzione, momentaneamente persa nel mio mondo a ripensare quegli ultimi giorni passati insieme.
Non mi diede tempo di alzare lo sguardo, perchè la spugna zuppa di sapone mi investì in pieno visto.
Sentii delle risate, sia di Harry che dei bambini, mentre mi abbassai e la recuperai. Guardai Harry con uno sguardo assassino e gliela lanciai di nuovo contro. Ma prima che potesse colpirlo, si abbassò, coprendosi dietro l'auto.
Era strano fare quello che stavamo facendo, ma ultimamente trovavamo la qualsiasi un modo per divertirci. Come quella mattina, quando eravamo andati di nuovo al market, ma stavolta per comprare una miriade di cose per la festa che stavamo organizzando. 
Harry mi aveva detto di lasciare invitare lui le persone. In effetti i suoi amici erano di fama mondiale, di sicuro prendere un aereo per loro, era come prendere un taxi per me. Quindi, lasciai il compito arduo di riempire la casa di gente a lui. Gli avevo lasciato carta libera, insomma.
Per quanto riguardava, invece, il catering e l'allestimento, mi ero presa la briga di organizzare tutto io. Ero stata a feste abbastanza pallose; ma dalle situazioni si impara sempre, no? Bene, io stavo già pensando a tutto l'opposto di quello che avevo dovuto subirmi quando mi mandavano alla ricerca di potenziali clienti per la mia agenzia di modelle.
Senza rendermene conto, Harry afferrò il tubo dell'acqua e me lo puntò contro, inzuppandomi dalla testa ai piedi. Sentii appena la pelle rabbrividire a quel contatto freddo, a contrasto col mio corpo bollente.
Agosto era così afoso a Miami. Non volevo tornare nella fredda Londra così presto. 
Liam e Mad avevano altri sette giorni di vacanza, poi pure per loro sarebbe finita la pacchia una volte per tutte.
Se Marshall mi avesse dato il via libera, ormai, mi sarei presa i restanti giorni di Agosto prima di riniziare a sfilare e posare.  Ma anche quello sarebbe finito troppo presto.
Harry mise un dito in mezzo all'acqua che fuoriusciva dal tubo, puntandola al cielo e fingendo che fosse pioggia.
I bambini si divertivano a pestare l'erba bagnata sotto i loro piedi, mentre io, indietreggiando, inciampai sul secchiello dell'acqua insaponata, inzuppandomi il costume anche di questo una volta col sedere per terra, vicino il disastro.
Harry rise più forte e quella giornata sembrava essere fatta proprio per quello: risate. Tante sane risate!
Sentimmo la suoneria del telefono di Harry e il riccio lasciò cadere a terra il tubo per andare a rispondere.
Lo guardai avvicinarsi alla sdraio su cui l'aveva poggiato poco prima di iniziare a lavare l'auto, poi mi voltai e notai i bambini giocare nella sabbia, vicino l'altalena, non molto lontano da me. Poi ritornai a fissare il riccio: le sue dita snodarono un po' i ricci, sistemandoli in uno strano ciuffo sulla fronte. Poi rise.
Non gli avrei confessato che dalla sera di due giorni prima non facevo altro che pensare a quel bacio, così veloce che per un attimo mi aveva fatto perdere i sensi, tanto da avergli confessato che anche io stavo pensando di saltargli addosso, prima che lo facesse lui.
Non ne avevamo riparlato più, e in qualche modo ne ero felice. Non sapevo come affrontare quella cosa. Un minuto prima volevo buttarlo nel bidone dell'immondizia per le stronzate che diceva o faceva, quello dopo gli sarei completamente saltata addosso. Non avevo mai pensato ad Harry come un qualcosa di più di un amico, specie dopo la nostra inspiegabile separazione improvvisa.
"Zia Scar, buttiamo Harry in acqua?" 
La vocina da bambina di Maya mi risvegliò dal mio stato di trance, permettendomi di distogliere lo sguardo da Harry. Buttarlo in acqua?
"Ma certo!" squittii, felice della sua idea. Le suggerii sottovoce quello che avrebbe dovuto fare, mentre io prestai attenzione a non scivolare di nuovo per terra.
 
#HARRY
 
"Ovvio che sì, Zayn. Le colleghe di Perrie possono venire. Basta che non fai come all'ultima festa, dove continuavi a gridare di comprare l'ultimo cd della tua ragazza." lo presi in giro, sapendo che in parte dicevo la verità.
Era stato abbastanza umiliato dalla ragazza che mi aveva dato buca per colpa di Zayn, passato dalla tizia prima di me, prima facendole il lavaggio del cervello su quanto bella fosse la sua festa, in quanto festeggiata, poi tartassandola con richieste di comprare l'ultimo cd della sua fidanzata e del suo gruppo. Almeno facesse un po' di pubblicità per noi!
Dopo che risi all'ennesimo rimprovero del moro, gli promisi di fargli avere al più presto l'invito e staccai la telefonata. Anche se volevo fare una festa con innumerevole gente, parlando con Scarlett e per prevenire casini con i manager -oltre Liam-, avevamo ben pensato di fare l'ingresso con gli inviti. Per evitare anche paparazzi e impiccioni.
L'idea assolutamente geniale di Scar, era stata anche quella di far posare cellulari o fotocamere all'ingresso col proprio nome, pur di non far uscire niente di niente della festa che si sarebbe tenuta il giorno dopo.
"Zio Harry, me lo riempi d'acqua?" abbassai lo sguardo, notando la piccola Maya tirarmi appena il costume, richiamandomi.
Posai il cellulare sulla sdraio e afferrai il secchiello, mi inginocchiai al bordo della piscina e glielo riempii fino al bordo. Poi mi rialzai e lo passai alla bimba che mi sorrise.
"Ehy Harry, ho appena parlato con Susan, la madre di Mad." 
Mi voltai appena, ritrovandomi di fronte Scarlett completamente nuda. Cioè, non completamente. Mi ero dovuto sforzare per tutto il giorno per evitare di rimanere fisso a guardargli le curve, e ora stava mandando tutto all'aria, mostrandosi davanti a me, gocciolante, con quel costume a fantasia leggermente striminzito.
Ricordavo che avesse un certo interesse verso il suo corpo, una volta lo definiva brutto, anche se non era così. Ma forse, lavorando con l'agenzia delle modelle, finalmente aveva imparato ad apprezzarlo e sfoggiarlo a proprio piacimento.
"Terra chiama Harry!" mi sventolò una mano d'avanti gli occhi, risvegliandomi dal mio stato di trance.
"Uhm... Sì? Ha accettato?"
Ovviamente non volevamo tra i piedi i bambini per la festa, così alla fine avevamo pensato di lasciarli, almeno per una sera, dai loro nonni.
Lei annuì, sfoggiando poi un sorriso raggiante che fece sorridere anche me.
"E sai cosa mi ha detto di fare, anche?" continuò poi, incuriosendomi.
Aggrottai la fronte, e le feci un segno di continuare a parlare.
"Questo." disse convinta. Allungò le braccia verso il mio petto, colpendomi con un colpo secco e spingendomi verso dietro. Inciampai in quello che era il secchiello che avevo appena riempito alla piccola Maya e, non saprei dire come, prima di cadere dentro l'acqua, riuscii ad aggrapparmi al polso di Scar, portandomela dentro la piscina con me.
Riemersi qualche secondo dopo, sputando dell'acqua e sentendo le risate della piccola Maya, che si era messa a correre verso il fratello, intento a giocare con la sabbia.
Anche Scarlett uscì subito dopo dall'acqua, fulminandomi con lo sguardo appena fu di fronte a me.
"Sei scemo?" mi chiese e io scoppiai a ridere.
Era tutto un piano per buttarmi in acqua? Era fallito alla grande!
"Smettila di ridere." mi schizzò dell'acqua in faccia.
Smisi immediatamente, non perchè fossi offeso o cosa, anzi! Negli ultimi giorni ci stavamo comportando come dei bambini: ci divertivavamo con niente. E ridevamo in continuazione, soprattutto sorvolando sul bacio che le avevo dato d'istinto.
Nessuno dei due era ritornato sull'argomento, evitando come meglio potevamo di ritrovarci in quella situazione.
"No, davvero. Susan ha accettato?" nuotai fino al bordo della piscina, tenendomi saldo come Scar, al mio fianco.
Annuii convinta e "Non sapeva come chiedermi scusa per la bugia che ci ha detto e quindi non si è tirata per nulla indietro alla mia richiesta." disse, ridendo un po'.
Continuai a tenermi in equilibrio al bordo della vasca, provando ad osservarla com'era cambiata così tanto in pochi anni. Mi dispiaceva non essere cresciuto con lei, di averla abbandonata così, da un momento all'altro, senza farmi sentire più. Ma c'era una buona motivazione che le avrei detto solo un giorno, se me ne avrebbe dato modo. Ma non era adesso il momento giusto.
"E cosa le hai detto? Le hai parlato della festa?" chiesi, ricordando che ci eravamo ripromessi di non dire nulla a Maddy e Liam, che l'avrebbero scoperto da altri, come avevamo fatto noi.
"Ovviamente no, non sono stupida. Le ho detto solo che volevamo fare un'uscita romantica, solo io e te." e puntò l'azzurro dei suoi occhi cristallini nei miei.
Per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva, sentendo un nodo alla gola che non mi permise più di proferire parola. Non avevo mai immaginato Scarlett come un qualcosa di più di una semplice amicizia. Ma adesso, da adulti, con meno problemi alle spalle, qualcosa sembrava essere cambiato.
"Io esco, così preparo i bambini per la cena." mi avvisò, sforzandosi sulle braccia e uscendo dalla piscina, gocciolante, più di prima.
La richiamai un attimo, facendola girare confusa.
"Sai che domani dovremmo portarli al parco giochi?" le chiesi.
Lei abbassò il capo e "Scusami, non sapevo come far stare fermo Nick."
Scoppiai a ridere. Mica le avevo detto che non mi andava! Anzi, l'esatto opposto. Stare sempre rinchiusi in quella casa, per quanto immensa e spettacolare potesse essere, mi faceva sentire come in prigione.
"Ma figurati, sarà un vero divertimento." l'avvisai, facendole l'occhiolino prima di immergermi completamente sotto l'acqua.
 
*  *  *
Sobbalzai nel mio letto, guardandomi a destra e a sinistra, passandomi poi una mano sulla fronte, piena di sudore. Sentivo i ricci appiccicarsi sopra e quando mi accorsi che tutto quello che era successo fosse solo frutto di un sogno, sorrisi divertito.
Come ero arrivato a sognare di baciare Scarlett? Eravamo ad una festa, lei indossava un vestitino semplice bianco e delle scarpe non tanto alte. Aveva leggermente i capelli imboccolati e, quando mi era passata di fianco, avevo sentito il suo buon odore di vaniglia. 
Aveva tra le mani un bicchiere rosso, intenta a mordicchiare il bordo di plastica invece di ingurgidare il suo drink. C'era la musica fortissima e lei si muoveva lentamente al suo ritmo.
La casa era strapiena di gente, ma non era la stessa villa di Liam. Era un posto che mai avevo visto.
E lei stava al centro della pista, con quel bicchiere tra i denti, a sorreggerlo con una mano. Poi si voltò, mi guardava dritta negli occhi e aveva ammiccato. Alzò il suo indice nella mia direzione, seduto comodamente su un divano rosso con in braccio una strana biondina che intanto mi baciava il collo. Mi aveva puntato col suo dito, per poi girarlo verso l'alto e piegarlo qualche colpo verso di lei, come a richiamarmi.
Senza aspettare altro, avevo spostato dalle mie gambe la biondina, sentendo le sue imprecazioni contro me, andandole in contro. Ma la persi di vista.
Mi guardai da tutte le parti e la notai con la coda dell'occhio salire le scale a due a due. Sorrisi un po' e la seguii, facendomi spazio tra la gente con gomitate e senza nemmeno chiedere scusa.
Al piano superiore c'era anche più gente del piano inferiore. Mi guardai di nuovo in giro, sentendo alla fine qualcuno richiamarmi.
"Da questa parte." aveva detto, spingendo una porta e lasciandola aperta fino a quando non misi piede dentro quella stanza in cui si era nascosta. Era buia, sia per la tarda ora, sia perchè appena avevo provato a tastare il muro alla ricerca di un pulsante, Scarlett mi era spuntata alle spalle, sussurrandomi un "No, mi piace al buio."
Inutile dire quale fu la mia reazione. Ogni ragazzo avrebbe reagito in quel modo.
Le sue mani lasciarono scivolare la mia giacca lungo le braccia, spingendomi poi verso il centro della stanza. Da fuori filtrava una luce fioca, grazie a quei quattro lampioni intenti ad illuminare la strada principale. 
Sentii lo schiocco di una chiave che serrava la porta e mi voltai, non sapendo dove guardare per colpa del buio.
Sentii una mano appoggiata allo stomaco e, sempre la stessa, si infilò sotto la maglia, facendomi mugolare appena e strizzare gli occhi. 
La sua mano era fredda al confronto con la mia pelle bollente.
"Era da tanto tempo che lo volevo..." sussurrò ancora, poggiando la sua testa al mio petto. Presi un po' di coraggio e la strinsi a me, forte, fortissimo.
Volevo sentire il suo calore, il suo profumo così leggero, volevo sentire lei.
La sentii muovere sotto il mio tocco e, come a leggermi nel pensiero, le sue labbra sfiorarono le mie. Ci misi qualche secondo prima di rendermi conto di quello che stava succedendo. Poi, l'assecondai con piacere.
Le nostre mani sfiorarono il corpo dell'altro, mentre le nostre lingue si rincorrevano e si cercavano in continuazione. 
Era una bella sensazione, se non fosse stato che una botta all'improvviso non mi avesse fatto sobbalzare nel letto.
"Aiuto!" sentii urlare, e riconobbi la voce di Scarlett. 
Guardandomi intorno notai i due bambini dormire, coperti da un fascio di luce del sole che filtrava dalla finestra aperta. Poi un altro urlo.
Spostai velocemente le lenzuola dal mio corpo e, senza vestirmi, corsi nel corridoio.
Sentii dei colpi battere su una porta e quando capii che si trattava della stanza di Scarlett, corsi velocemente in quella direzione. Il cuore batteva forte e io non sapevo del motivo per cui si stava sgolando.
"Scar?" la richiamai, allarmato.
"Harry, sei tu? Aiutami, sono rimasta dentro." m'informò.
Sospirai sollevato, poggiando la mano sulla maniglia e aprendo senza troppi problemi la porta. Ma cosa...?
Appena la porta fu spalancata, notai Scarlett con gli occhi lucidi, pronta a scoppiare in un pianto isterico, mentre con una mano teneva quella che sembrava la maniglia della porta.
"Ehy, sono qui." senza nemmeno pensarci, l'afferrai per la vita e la portai tra le mie braccia, appoggiando il mento sulla sua testa e accarezzandogli la schiena con una mano.
La sentii singhiozzare in silenzio, fin quando non decise di allontanarsi e sforzare un sorriso.
"Scusami, soffro di claustrofobia." mi avvertì, nonostante la stanza fosse enorme e c'era perfino una grande finestra.
Ma io sapevo la verità.
Una volta mi aveva costretto a fargli compagnia fino l'ufficio della madre. Aveva avuto la febbre e aveva dimenticato le sue aspirine a casa. Così l'avevo accompagnata fino la struttura posta sulla strada principale.
Una donna dei servizi ci aveva avvisato che le scale erano bagnate, di prendere l'ascensore se non volevamo aspettare. E non ci avevamo pensato un minuto di più di chiuderci nel piccolo ascensore della struttura.
Arrivai al terzo piano, uno strattone ci fece sussultare; poi si bloccò di colpo, oscurando tutto.
Scarlett aveva urlato, piangendo, e io l'avevo semplicemente abbracciata, confortandola.
"Io non capisco, un momento fa la porta non si apriva e ho dovuto tirare più forte, finendo col rompere la maniglia." 
Mi risvegliai dal mio stato di trance e seguii Scarlett con lo sguardo.
Presi la maniglia a forma di palla tra le mani e la infilai precisa al suo posto. Provando qualche colpetto, la serratura scattò. Quindi funzionava.
"Com'è successo?" chiesi, andandole in contro. Oltrepassai il ciglio della porta e Scarlett rientrò nella stanza, qualche passo lontano da me.
"Ero qui, intenta ad indossare il jeans quando una folata di vento ha chiuso la porta, così." e sbattè la porta davanti ai miei occhi. Aggrottai la fronte quando notai che non l'apriva più.
"Scarlett?" la richiamai.
"E no, non si apre di nuovo!" si lamentò.
Notai la maniglia della porta muoversi, ma quella non si apriva. 
"Aspetta, provo io da fuori." l'avvertii, facendo subito dopo quello che avevo appena detto. E la porta si aprì.
Io e Scar ci guardammo in faccia, poi lei prese un respiro "Dovremmo aggiustare la serratura." mi avvertì. E aveva ragione.
"Va bene, ma domani. Oggi dobbiamo portare i bambini al parco giochi e poi dovremmo prepararci per la festa, ricordi?" le feci un occhiolino, facendola sorridere.
"Oh, sì!" cinguettò lei, per poi buttare un occhio nella stanza alle sue spalle. "Finisco di sistemare il casino e corro a cucinare la colazione." mi avvertì, davandomi le spalle.
"Ti aiuto io, così magari facciamo veloce." l'avvisai, aiutandola a raccogliere qualche libro gettato a terra. Non ricordavo ne leggesse così tanti, di sicuro era un modo che l'aiutava a distrarsi. Ma quando lo faceva?
Tra i bambini, la casa da pulire e tenere tutto in ordine, mi chiedevo quando trovasse anche il tempo di leggere. Che fosse un vampiro e la notte non dormiva?
Sorrisi al pensiero e mi sentii richiamare.
"Cosa ci trovi di divertente?" mi chiese, gettando un paio di jeans sul letto, vicino me. Scossi la testa e gli mostrai il libro.
"Mi stavo chiedendo quando trovi tempo per leggere." esposi il mio problema.
Lei mi si avvicinò e mi strappò il libro di mano, osservò per un po' la copertina e poi sospirò, gettandolo al lato del jeans.
"Non lo so, credo quando non prendo sonno. Cerco un modo per rilassarmi quando la casa è in silenzio. Ultimamente accade pochissimo, tra bambini e mantenere questa casa, non ho più tempo per me stessa." mi confessò, abbassando la testa.
D'impulso, passai una mano sotto il suo mento e la costrinsi a guardarmi negli occhi.
"Ehy, io lo so che faccio lo stretto e necessario per la casa e per i bambini, se hai bisogno chiedimelo, provvederò, pure a costo di dover pagare una baby sitter per farti rilassare." la consolai, sfoggiando poi un sorriso che emanava calore e sicurezza.
Anche lei sorrise appena e restammo non saprei quanti secondi in quella posizione. Non mi ricordavo che gli occhi di Scarlett erano così particolari. Che fossero belli, lo sapevo. Ma non ricordavo che avessero diverse tonalità. Il bordo era più scuro, quasi blu, e poi, man mano diventava sempre più chiaro, sempre più cristallino e più bello.
La sentii sollevarsi appena sulle punte, mentre i nostri visi si fecero sempre più vicini. Il suo respiro era calmo e regolare, e un odore forte di vaniglia entrò prepotente dalle mie narici, mandandomi in tilt. Chiusi gli occhi involontariamente e contai mentalmente il tempo che rimaneva. 
Le morbide labbra della ragazza erano sulle mie, mentre le mie mani l'afferrarono per la testa e fecero in modo che non si staccasse così presto. La sua lingua si fece spazio nella mia bocca, incontrando ed intrecciandosi con la mia. I nostri sapori si mischiarono, mentre le mani di Scarlett sfiorarono le mie, sulle sue guance. Sentivo il respiro corto, ma stavolta no, non mi sarei staccato, pure al costo di morire per mancanza di aria.
Non avevo mai pensato di baciare Scarlett e adesso, me ne stavo pentendo di non averlo fatto nulla prima.
"Zia Scar."
Sobbalzai sul posto, allontanandomi da Scarlett, notando poi sul ciglio della porta Maya avvolta nel lenzuolo, intenta a strofinarsi un occhio.
La ragazza al mio fianco deglutì, mi lanciò un'occhiata piena di scuse e poi si avvicinò alla piccola, sussurrandole un "Fatti vestire da zio Harry, io ti cucino qualcosa." e le baciò la fronte, sorpassandola.
Mi grattai il collo, osservando la bambina. Non poteva richiamarla qualche minuto più tardi?
 
 
  

 
 
HELLO!
SBAM! finalmente anche lei si è decisa. O no?
Magari alla vista di Maya si è pentita. O no?
Oggi sono tremendamente felice e tra poco
devo uscire a fare gli ultimi acquisti per Natale sjhdkas
 
Cosa farete voi? Andrete in vacanza?
Io credo sulla neve, ma tutto dipende da cosa mi dirà
domani la prof che mi segue per la laurea D:
Stronza, non rovinarmi le vacanze!!!
 
Anyway, mettiamo da parte il mio sclero inutile, e
scleriamo insieme per questi due idioti akshdka
Sarà il giorno della festa e posso dirvi che
il prossimo capitolo (che arriverà non so quando lol)
sarà BOOOOOM!
Ma non vi voglio anticipare nulla :3
 
Ps. vi adoro, siete aumentate di botto un casino e qualcuno
si è finalmente fatto avanti con le recensioni akhd
Non sapete come mi fate felice così :)
 
Vi lascio che ho già rotto le ovaie lol


AAAAH! una cosa sola: potete passare da questa mia os?
Sto partecipando ad un contest e sarei felicissimissima se
qualcuno la recensisce e mi dice cosa ne pensa :3
'Let me love you' (cliccate sul nome).
Sofia.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11. ***





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CAPITOLO 11.


#SCARLETT

Era successo di nuovo. Non ci potevo credere.
Ma la cosa che più mi aveva sorpreso, era che, stavolta, ero stata proprio io quella ad avvicinarmi ad Harry.
Sarà stato che qualche giorno prima, quando mi aveva baciato lui, il suo sapore mi aveva attratto. Sarà stato la confusione del momento, la stanchezza e lo stress che piano piano ci stava consumando entrambi. Sarà stato qualcosa, ma l'avevo visto chiudere gli occhi, in attesa del bacio, quindi questo mi faceva sentire in ansia per metà. Anche lui ci sperava? Mi avrebbe respinto, invece di collaborare col bacio, no?
"Su su, in macchina." mi risveglai dal mio stato di trance e osservai attraverso lo specchietto retrovisore Harry che allacciava le cinture ai bambini, seduti sui sedili posteriori.
Sistemai bene gli occhiali da sole sul naso e mi voltai verso i bambini, facendogli una linguaccia, ricambiata.
Harry prese posto al lato guidatore, mettendo subito in moto e guidando verso l'esterno della villa.
Mi ero messa un semplice short, una t-shirt azzurrina e delle vans dello stesso colore. Avevo portato anche una borsa, ma in realtà mi scocciavo portarmi le cose dietro al parco.
"Posso lasciare a te i miei soldi? Sai, così evito di portarmi dietro la borsa." chiesi ad Harry che, seppur non lasciando la vista della strada, annuì. Un peso in meno. Non sarei riuscita mai a divertirmi e far divertire i bambini se avessi avuto una borsa da tenermi stretta al braccio.
"Che c'è? Ho qualcosa fuori posto?" mi chiese Harry, riportandomi alla realtà. Nemmeno mi ero accorta che ero rimasta a fissarlo, studiando l'abbigliamento semplice che aveva deciso di indossare: un pantalone stretto nero, con dei strappi sulle ginocchia, e una maglietta bianca con lo scollo a 'V'. Tanto era chiara, che si riuscivano a vedere quasi tutti i suoi tatuaggi. E li amavo, in parte. 
Lo vedevo molto spesso senza maglia per via della piscina o semplicemente quando scendeva la mattina a fare colazione, senza indossare nulla se non un semplice boxer. Gli avrei voluto chiedere cosa significassero ognuno di essi, ma mi ero solamente limitata a studiarli in silenzio. Mi piacevano soprattutto la stellina sotto il braccio e quelli che aveva al polso. Non era male nemmeno la gabbia aperta, ma davvero non ne capivo il significato.
Magari, prima di dividerci, gliel'avrei chiesto.
"Niente. Solo che le foto nelle riviste non ti fanno giustizia." confessai, lanciando un'occhiata ai sedili posteriori per vedere quello che combinavano i bambini.
"Cioè?"
D'improvviso si era tanto interessato alla discussione che aveva addirittura abbassato il volume della radio. Mi guardò attraverso i suoi ray-ban e poi tornò a fissare la strada. Svoltò immediatamente sulla destra, seguendo le direttive del navigatore.
"Cioè, sei molto più bello di presenza, ecco." avevo sputato il rospo.
Era vero, l'avevo detto sin dal primo momento in cui ci eravamo visti, e anche se ancora ero arrabbiata con lui, non riuscivo a trattenermi più un segreto così. Che poi, non era nemmeno un segreto così tanto segreto.
Sorrise leggermente, guardandomi appena.
"Nemmeno tu. Cioè, se devo essere sincero, non ho mai visto una rivista con le tue foto..."
"Potrei offendermi." scherzai, incrociando le braccia al petto. Per evitare di cadere nell'imbarazzo, era meglio giocare sullo scherzo.
Rise.
"No, aspetta, hai capito male. Io non leggo mai riviste; l'ultima volta che l'ho fatto, me ne sono pentito." mi confessò, il tono della voce più basso.
Mi piegai leggermente in avanti, guardandolo.
"Perchè?" la curiosità era tanta. Mi morsi il labbro inferiore attendendo la sua risposta, che non tardò ad arrivare.
"Beh, mi avevano criticato... Negativamente." disse un po' deluso.
Non capivo: perchè si sarebbe dovuto offendere per una cosa così normale? Insomma, personaggi famosi ogni giorno erano costretti a sentire cose sul loro conto false e pesanti, eppure erano ancora là, con la testa alta e un sorriso stampato sulle labbra.
"Dalle critiche s'impara." risposi dopo una manciata di secondi, girandomi poi verso il finestrino e appoggiando un braccio ad esso.
"Pure a me è capitato all'inizio. 'La ragazza grassa che sfila', 'La ragazza mangiona che fa le foto per una rivista importante'. Sai quante ne ho sentite sul mio conto? Figurati che io sono stata fidanzata con uno e non lo sapevo, nè io, nè lui." lo sentii ridacchiare. 
Mi voltai verso di lui e appoggiai una mano sulla sua coscia, attirando la sua attenzione.
"No, dico davvero, Harry. So che i nostri sono due mestieri diversi, ma forse non tanto. Come te, a livelli minimi, anche io ho avuto critiche abbastanza pesanti. Ma sai? Si supera anche questo. Anzi, devi proprio mostrarti più forte di quello che dicono o, sapendo che tu proprio non sopporti certe cose, proveranno sempre a buttarti giù, e ci riusciranno." sussurrai.
Harry parcheggiò poco dopo, spegnendo il motore e guardandomi per qualche secondo in silenzio. Un silenzio interrotto ogni tanto dalle lamentele dei due bambini sui sedili posteriori.
"Sai che hai ragione? Cioè, io so quello che faccio e come lo faccio. So che faccio impazzire milioni di ragazzine e non saranno loro a buttarmi giù scrivendo semplicemente due frottole che anche un bambino di prima elementare potrebbe scrivere." sorrisi alla sua convinzione.
"Non esagerare." lo presi in giro, aprendo lo sportello e provando a scendere dall'auto.
"Per cosa? Per il bambino di prima elementare?" mi chiese lui, copiandomi e aprendo di seguito lo sportello della parte posteriore.
Slacciammo insieme le cinture dei bambini e lo guardai in faccia.
"Milioni di ragazzine." lo presi in giro, facendogli una linguaccia.
Rise anche lui, scuotendo la testa e richiudendo la macchina alle nostre spalle.
Una giornata al parco di divertimenti ci aspettava.

La giornata stava andando avanti a meraviglia: avevamo già fatto il giro sulle tazze rotanti; avevamo fatto il giro sul bruco, un gioco simile alle montagne russe, ma per bambini; eravamo entrati nel castello delle favole e adesso stavamo facendo la fila per salire sulle macchinine da scontro.
"Io mi prendo Maya." sventolò in aria i biglietti, Harry.
Ah, la metteva così?
Afferrai la mano di Nick, strappai di mano ad Harry il nostro biglietto e presi l'automobilina di colore verde. Quando la macchinina si mosse, sentii Nick al mio fianco ridere come non mai.
Era una sensazione strana stare a contatto con quei bambini; era come se fossi ritornata all'adolescenza e non trovavo un momento per essere arrabbiata o triste. Anche se l'adolescenza l'avevo passata tra pianti e nervi, questa era quella che avrei voluto avere: tanto divertimento e una patente.
Il giro finì dopo poco, con tante risate e voglia di farne altri. Ma optammo per il resto del parco, tra zucchero filato e nuovi divertenti giochi.
Quando stava arrivando l'ora di pranzo, Harry mi richiamò. Ero appoggiata ad una panchina, intenta a riprendere fiato dopo le ultime risate dovute ad uno di quei pupazzi giganti che avevano fatto spaventare il riccio, che non l'aveva visto. Si era avventato sopra il pupazzo e l'aveva cominciato ad assalire, rendendosi conto solo dopo qualche secondo quello che stava facendo. Si era scusato e gli aveva fatto perfino un autografo, una volta che fu riconosciuto dalla massa. Chissà se il giorno dopo sarebbe uscita qualche articolo del famoso cantante della boyband One Direction, intento a picchiare senza un motivo valido un pupazzo del parco di divertimenti. Già quella mattina ne era uscito uno di noi due intenti a fare la spesa e un'altra foto insieme ai bambini ad un bar, quando avevamo deciso di fare colazione fuori.
Ci definivano la nuova coppia, ma invece non sapevano che c'era altro sotto.
"Dai, sono quasi le dodici e dobbiamo ancora portare i bambini dai loro nonni." provò a tirarmi per una mano, alzandomi dalla panchina. Aveva ragione, eravamo anche in ritardo.
"Zia Scar, facciamo quell'ultima giostra?" la piccola Maya mi tirava per il pantaloncino, indicandomi col suo piccolo indice una cabina, che però non era un gioco.
Mi abbassai sulle ginocchia e tenni stretta tra le braccia Maya.
"Tesoro, quello non è un gioco. E' una cabina per fare delle foto." le sussurrai, spiegandole la verità. La bambina mi guardò con la tristezza negli occhi, tanto che mi sembrò vederli perfino più lucidi. Mi venne il panico. Nessuno dei due aveva mai pianto in quei giorni, e se adesso lei stava per farlo? Come dovevo comportarmi? Dovevo comprarle di nuovo uno zucchero filato?
Notai l'ombra di Harry farsi vicina, mentre il riccio si piegò al mio fianco.
"Vuoi fare una foto?" le chiese, guardandomi poi con la coda dell'occhio. La piccola annuì, buttando indietro le lacrime e trattenendosi.
L'afferrammo entrambi per una mano, Harry strinse l'altra in quella di Nick e ci avviammo alla piccola cabina delle foto.
Il primo ad entrare fu proprio Harry, sedendosi sull'unico sgabello della cabina. Lo guardai titubante, seguendo poi il suo cenno di sedermi sulle sue gambe. Mi tirai dietro Maya e Nick e tutti e tre ci accomodammo su Harry, che si lamentò di dolore.
"Non siete tanto leggeri." ci prese in giro, facendo una smorfia che però ci fece ridere di gusto.
Inserii una maneta nell'apposito contenitore e cominciammo a fare delle foto, dalla più seria a quella più strana, e fu una cosa che ci fece divertire davvero.
Appena usciti, aspettammo lo sviluppo delle sei foto, guardandoli felici quando uscirono. Una bella e strana giornata, davvero.


#HARRY


Salii in auto dopo aver lasciato i bambini dalla nonna e sorrisi a Scar, intenta a guardasi ancora le sei foto che ci eravamo fatti: ce n'era una in cui sorridevamo, un'altra in cui facevamo le facce buffe e il resto non erano poi così tanto diverse. Erano belle tutte e avevamo passato una bella giornata.
Notai la mano di Scarlett scorrere fino la terza foto, poi strapparle.
"Che fai?" spalancai gli occhi e la bocca.
Lei sorrise nella mia direzione e "Tieni. Tre a me e tre a te." mi spiegò, passandomi delle foto.
Cosa? Il suo era stato un gesto bellissimo.
Sfilai il portafogli dalla tasca e nascosi le foto in una delle tasche. Poi lo posai sul cruscotto dell'auto.
"Ti va di guidare?" le chiesi un attimo dopo.
Sembrò risvegliarsi da uno stato di trance, guardandomi con occhi lucidi e pieni. Erano ancora più azzurri di quanto ricordassi, e anche più belli se dovevo ammetterlo. Forse era la luce del sole a renderli così perfetti.
Sentii uno strano rumore e Scarlett abbassò lo sguardo sul suo stomaco, massaggiandolo e ridendo.
"Mangiamo qualcosa prima e poi posso guidare tranquillamente." mi disse.
Misi in moto l'auto e mi fermai al primo McDonald's che trovai sulla strada.
Ordinammo due menù differenti, io con la coca-cola e lei con dell'acqua. Era strano vederla, ma per la prima volta da quando stavamo sotto lo stesso tetto, stava mangiando.
"Perchè a casa mangi poco?" le chiesi tra un boccone e l'altro.
Sorrise appena e bevve un sorso della sua acqua. Si guardò in giro con fare furtivo e si avvicinò di più verso me.
"Sono una modella." sussurrò, come se fosse un segreto da tenere nascosto. 
Più la guardavo, più non capivo.
"Come per voi cantanti c'è un segreto su come tenere una nota alta, la voce perfetta, per noi modelle c'è un segreto per tenerci in forma." ammiccò, finendo di mangiare il suo panino.
Ero anche più confuso di prima. Ok, anche io avevo dei segreti per...
"Ho capito!" mi illuminai, capendo finalmente quello che intendeva dire.
"Ma aspetta, adesso che hai mangiato, cosa succede? Cioè, ho notato che tu mangi anche a casa, ma stranamente il piatto resta sempre pieno. Non so se hai capito." le esposi il mio dubbio. Lei sorrise di nuovo e poi versò delle patatine direttamente sul vassoio.
"Adesso ti faccio vedere, ma non dirlo a nessuno." mi fece di nuovo un occhiolino e prestai attenzione.
"Vedi, tu cominci a parlare di tante cose." e cominciò a spostarsi le patatine nel piatto, facendo finta che le sue dita fossero coltello e forchetta. "Le persone pensano che tu stia cercando la patatina più buona." continuò, portandosene una alla bocca e mangiandola.
"Ah, ma quindi stasera cosa indosserai?" continuò a masticare, mentre spostò altre patatine.
"Io credo qualcosa di casual; è pur sempre una festa, mica mi va di indossare uno smoking." le risposi. E ci furono altre domande sulla festa per il resto del pranzo.
Quando ci alzammo, il mio sguardo cadde sul piatto.
"Un momento." la bloccai per una mano, mentre era intenta a sistemarsi la borsa su una spalla. "Come fa ad essere pieno il piatto, se ti ho visto mangiare per tutto il pranzo?" dissi, confuso.
No, davvero. Ero sicuro di averla vista mangiare.
Lei sorrise ancora e "Visto? Tu credevi che io stessi mangiando ma, portandoti a pensare ad altro, beh... Non l'ho fatto, se non per quel panino gustosissimo che stavo divorando solo con lo sguardo."
Era sbalorditivo: era questo il segreto delle modelle? E non faceva male? Non si sentivano stanche durante sfilate o servizi fotografici?
Io sarei morto se fra un concerto e l'altro non mangiavo almeno tre volte!
Da ragazzo per bene, litigai fino all'ultimo per pagare per entrambi e poi cominciammo ad andare verso l'auto, dove le ricordai che sarebbe stata lei a riportarci a casa. Speravo, interi.
Allacciammo le cinture e abbassai il volume della radio.
"Come vedi, non è difficile. Basta ricordare di guidare sulla destra." la presi in giro, sperando di non metterla sotto pressione.
Mise la freccia e partì, camminando alla stessa andatura per i primi chilometri. Poi accellerò di poco, facendomi capire di essere più sicura finalmente. Al confronto con le strade delle province di Londra, quelle americane erano più larghe e vaste. Di certo non avrebbe avuto problemi con questo.
Guardai nella direzione di Scarlett e la vidi attenta alla strada, senza staccare gli occhi dalla carreggiata.
"Posso chiederti una cosa?" sussurrai poco dopo, interrompendo quel silenzio che c'era.
Lei annuì e "Stiamo facendo il gioco delle dieci domande? No, perchè ultimamente facciamo questo." scoppiò a ridere, portandomi a fare lo stesso.
"Beh, non sarebbe una cattiva idea, in fondo." la presi in giro.
Lei mi guardò per qualche secondo e "Dai, facciamolo." disse sicura.
La guardai sorpreso e "C'è un altro metodo per essere magre?"
Ero curioso. Sapevo che c'erano altri modi, ma speravo che lei non fosse mai arrivata a quel punto critico.
Mi guardò per qualche secondo, sospirò pesantemente e poi tornò a fissare la strada.
"C'è, ma non è il metodo che io consiglio." disse poco dopo.
"L'hai... L'hai provato?"
Non riuscivo a vedere Scarlett piegata in due davanti alla tazza del bagno a rimettere tutto quello che aveva mangiato, pur di rimanere in forma.
Annuì di nuovo e io mi sentii mancare la terra sotto i piedi. No, non era vero. Non era potuta arrivare a tanto!
"E, lo fai ancora?" chiesi un po' titubante.
Volevo davvero sapere la verità, ma allo stesso tempo non lo volevo.
Scosse la testa, guardandomi subito dopo "No. A quest'ora non sarei qui, con te." mi sorrise.
Sospirai rallegrato dalla notizia, in parte, bella. Poi le passai una mano sulla gamba, involontariamente, sussurrandole un "Non mi fare preoccupare."
Perchè l'avevo detto? Perchè adesso sentivo il bisogno di ritornare indietro nel tempo e correggere i miei errori? Perchè all'improvviso volevo non aver mai fatto quel provino che ci aveva allontanato del tutto?
"Harry?" mi richiamò, ridestandomi dal mio stato di trance.
La guardai curioso, incitandola a continuare.
"Perchè non mi hai detto che avresti fatto quel provino?" 
Un colpo al cuore.


*   *   *

Il dj aveva appena aumentato il volume nel salotto, facendo tremare le finestre della mia stanza. Era tutto perfetto, avevo appena finito un giro di perlustrazione della casa: appostati davanti al cancello e sparsi per tutto il giardino, c'erano guardie con diversi auricolari alle orecchie; la piscina era piena di palloncini e strani gommoncini che ci galleggiavano sopra; accanto, c'era un enorme tavolo con sopra quante più bibite e cibo possibile, dietro un barman per l'occasione in smoking nero; dentro casa, stava il dj al fondo del salotto, ripulito e senza nessun mobile, tranne per qualche divano sparso qua e là e nascosto da delle tendine bianche semi-trasparenti; le porte del piano superiore erano chiuse quasi tutte a chiave. Quasi tutte perchè io ero ancora nella mia e Scar era nella sua, intenta a finire di prepararsi. 
Già me la immaginavo su quei tacchi altissimi, un bicchiere di chissà quale alcolico tra le mani e diversi ragazzi ballarle di fianco e fare i cascamorti.
Ma la cosa più interessante ,e cosa che non avevo mai pensato di fare alle vecchie feste organizzate da me stesso, era l'addetto ai cellulari: dovevamo nascondere ogni prova di quella festa. Non solo per Liam, che prima o poi l'avrebbe venuto comunque a sapere, ma per gli scandali soprattutto. Una festa dove finalmente mi potevo divertire come volevo, insomma.
All'ingresso, inoltre, poteva entrare solamente chi aveva ricevuto il mio invito. Ed erano circa centocinquanta, se non di più. La casa era abbastanza grande per questo numero di persone.
Finii di indossare le scarpe e mi guardai allo specchio: camicia rossa a quadri, jeans nero e scarponcini ai piedi. Un ciuffo prepotentemente alzando e i ricci scompigliati. Perfetto e pronto.
Uscii dalla stanza e la chiusi a chiave. Solo Scarlett sapeva dov'erano il resto delle chiavi, così andai verso la sua stanza con l'intento di farmi spifferare dove fossero nascoste.
Poteva servire a me, come anche ai miei amici stretti e a loro non potevo di certo negargliela, almeno la stanza degli ospiti. Che poi, erano almeno dieci le stanze degli ospiti.
Bussai tre colpi alla porta, entrando solo dopo aver ricevuto il permesso.
Scarlett era seduta sul pavimento con le gambe incrociate, intenta a truccarsi davanti lo specchio attaccatto all'armadio.
"Dimmi." mi chiese quando notò che non spicciavo parola. Indossava un semplice jeans a sigaretta chiaro lungo fino le caviglie piccole, una maglietta bianca e delle converse basse dello stesso colore. Era anche più perfetta di quanto mi ero immaginato di lei in quel tubino nero di qualche giorno prima.
Le andai in contro e mi accasciai al suo fianco, sul pavimento, mostrandole la chiave.
"Questa è quella di camera mia, dove sono le altre?" chiesi, incrociando le dita mentalmente.
Mi guardò per qualche secondo, poi sussurrò un "Non te lo dico finchè tu non sputi il rospo."
Lo sapevo che mi avrebbe ricattato. Quel pomeriggio, prima di rientrare in casa, mi aveva fatto la domanda fatale: "Perchè non mi hai detto che avresti fatto quel provino?" 
Perchè non l'avevo fatto? C'erano molti motivi, ma soprattutto non volevo perdere lei, la sua amicizia.
Scossi la testa, rassegnato.
"Se te lo dico domani?" provai. Lei scosse velocemente la testa e "Ora." disse sicura.
Dovevo dirglielo. Forse era davvero arrivato il momento.
Presi un profondo respiro e "Non volevo perderti." dissi.
Aggrottò la fronte "Beh, non dicendomelo, non hai cambiato le cose, però." mi fece pensare.
"Sì, lo so. Ma tu eri così importante per me, una delle mie migliori amiche che, se la stampa avesse scoperto, si sarebbe appostata sotto casa tua, proprio come hanno fatto con Amy, l'amica di Niall, o con Hannah, l'ex di Louis." spiegai velocemente.
Volevo proteggerla, davvero.
"Era solo un provino, Harry. Non era nemmeno sicuro che fossi entrato nel programma, tantomeno che saresti diventato così famoso." alzai lo sguardo, abbassato in quel momento per imbarazzo.
"Ehy! Grazie per la fiducia." la presi in giro. Ridacchiò semplicemente, ritornando a fissare il suo riflesso allo specchio.
"Comunque, no, davvero. Allora ho fatto bene a non dire nulla di te, se non semplicemente a Louis." continuai.
E in parte era vero. Louis era l'unico che sapeva tutto della mia vita da sempre.
"Avrebbero rovinato la mia carriera." sussurrò qualche secondo dopo.
"Ecco, forse nemmeno ti avrebbero fatto fare quello che volevi tu, cioè la modella." spiegai, dandole man forte. O forse avrebbe fatto l'effetto contrario?
"Ma io volevo stare con te!" sbraitò, buttando la borsetta dei trucchi sul pavimento.
Mi irrigidii sul posto e "Scusa?" chiesi, pensando di aver capito male io.
Prese un profondo respiro e chiuse per un attimo gli occhi. Le mani le tremavano.
"Sai quante ne ho dovuto sopportare? Prima con la scuola, poi con i ragazzi. Ma è stata colpa tua se non mi sono fidata più di nessuno. Sì, dopo che sei uscito dalla mia vita, ho provato lo stesso ad andare avanti, a fare nuove amicizie. Ma sai cosa succedeva? Non erano te, Harry, non eri tu..."
Non sapevo da dove venisse quel coraggio, ma mi ero sbilanciato verso di lei e l'avevo zittita con un bacio. Ma non un semplice bacio a stampo dove poi i due rimangono ancora più confusi di quanto già non lo fossero. No.
Provai a entrare la mia lingua nella sua bocca e, dopo un attimo di esitazione mischiata alla sorpresa, Scar mi diede il permesso di farlo. Le nostre lingue si rincorrevano, i nostri gusti si mischiavano e sentivo perfino le gambe tremarmi. Per fortuna eravamo ancora seduti sul pavimento, le mie mani sotto il suo mento, le labbra incollate alle sue, gli occhi chiusi.
Non mi sarei mai staccato da lei, se non fosse che l'aria cominciò a mancare dopo un paio di secondi. Due baci in un giorno solo, perfetto.
Aprii gli occhi, leggendo l'enorme punto di domanda stampato nel viso confuso di Scarlett che, senza rendersene conto, si portò due dita sulle labbra adesso leggermente più gonfie e rosse a causa del bacio.
"E... E... E questo?" mormorò, incredula.
Pensavo mi avrebbe stampato uno schiaffo o chissà cosa; invece aveva un'espressione alquanto rilassata, forse simile alla mia.
Prima ancora che fosse possibile risponderle, sentii la chiara voce di Niall dal piano inferiore.
"Sono arrivati." l'avvisai, scattando in piedi. L'aiutai a fare lo stesso, sentendo un'aria troppo piena di imbarazzo.
"Scusami, comunque. Volevo farti smettere di dire scemenze." l'avvisai, provando a giustificarmi dal bacio.
Quando alzai lo sguardo, curioso di tutto quel silenzio, la trovai a fissarmi intensamente.
"E quello di questa mattina?" mi chiese. Adesso sì che l'aria era abbastanza tesa. Perchè l'avevo baciata?
Passarono pochi secondi di silenzio, prima che Scarlett riparlasse.
"Dietro in quadro delle casette in corridoio, c'è una specie di cassa forte aperta. Sono lì le chiavi." mi avvisò, poi sorpassandomi per risistemarsi i capelli leggermente scompigliati.
La festa era appena iniziata? Alla grande, aggiungerei.

 
 
 
  
EHIO.
So che qualcuno mi ucciderà adesso,
ma nemmeno io capisco perchè mi sia confusa
con i capitoli lol
Sarà che alcuni sono già pronti, sarà
che sono mezza rincoglionita negli ultimi giorni...
Ma spero che non ci siate rimaste male perchè
non si trattava del capitolo della festa :c

Maaaaaaaa, lo sarà il prossimo e questo non è
stato tanto di passaggio, serviva per forza per alcuni
dettagli uu

Spero vi sia piaciuto, inoltre ho anche aggiornato presto 
e vi prometto di mettere l'altro entro la
fine della settimana, giusto per farmi perdonare dell'equivoco :)

Sofia.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12. ***





CAPITOLO 12.

#SCARLETT


La casa in poche ore era diventata un casino. Per fortuna il salotto era vuoto di mobili, come la cucina, e le stanze del piano superiore erano tutte chiuse a chiave, al sicuro. Meno una, che Harry aveva affidato a Zayn. Se ci fosse stato qualche imprevisto in quella stanza, avrei ucciso il riccio e poi il suo amico, seguito dalla fidanzata che mi aveva guardata male non appena aveva messo piede in casa di Liam, alla festa. 
Eleanor, al contrario, si era gettata tra le mie braccia e mi aveva fatto i complimenti per la scelta di abiti sicuramente comodi, in confronto ai suoi tacchi dodici. Non che io non sapessi portarli, anzi! Ci camminavo ogni giorno e sapevo che mi sarei rovinata la festa se ne avessi indossato un paio. 
Nemmeno potevano esserci possibili paparazzi ad immortalare la modella senza tacchi ad una festa!
Harry aveva letteralmente esagerato con le presenze; ma mi ero ripromessa di ringraziarlo il giorno dopo per avermi fatto conoscere di persona Ed Sheeran, il mio cantante preferito. Era grazie a lui se ero riuscita ad andare avanti negli anni, ascoltando le belle parole che scriveva e che, non sapevo mai perchè, sembravano essere state scritte apposta per me, per la mia situazione del momento.
La piscina era completamente piena di gente in costume, cosa che avevamo ben sottolineato nell'invito della festa, dove si dividevano in quelle persone intente a giocare ad una semplice partita di palla a volo in acqua ed altra gente troppo intenta ad esplorare la bocca di qualcun altro, magari sconosciuto.
Quella scena mi aveva fatto venire in mente qualche ora prima, me ed Harry in camera mia intenti a scambiarci un bacio, poco casto aggiungerei. O quella mattina stessa, il bacio che era stato interrotto solo dalla voce di Maya, se no chissà fin dove ci saremmo spinti. Non che avessi obiettato su quella cosa, ma davvero non riuscivo ad immaginarmi l'indomani da sola in una grande casa con lui, visto che i bambini dovevano essere presi solo il pomeriggio. Cosa dovevamo fare? Sorvolare sull'incidente? Questa volta non mi sembrava fosse stato un incidente, anzi era stato ben voluto da entrambi.
Questa situazione di tenere due figli non nostri, ci stava portando completamente fuori strada dal nostro piano iniziale per le vacanze a Miami. Doveva essere semplicemente un matrimonio, seguito da bellissime giornate sdraiati al sole e immersi nelle acque del mare. E invece cosa facevamo? Giocavamo a fare gli adolescenti alle prese con la prima cotta. Un tira e molla?
Varcai la porta del retro per constatare che la situazione nel salotto era anche peggiore: i divanetti erano completamente pieni di gente che si spalmava su altra gente, sotto il palchetto del dj, che continuava a martellare musica da quando aveva portato la sua attrezzatura in casa, una mandria di gente sudata e ubriaca era intenta a muoversi in ritmi scoordinati, invece di ballare normalmente. 
Avevo già dovuto cacciare due ragazzi dalla mia vista, andati di testa per via del troppo alcool presente nel loro corpo. Mi ero perfino ripromessa di non bere per nessuna ragione al mondo, pur di non dover combattere l'indomani col mio cervello su cosa fosse successo la sera prima. Quindi, dovevo stare attenta a tutto quello che facevo.
Spostai lo sguardo alla mia sinistra e dei divani erano stati messi a cerchio dagli amici di Harry; ma di lui, nessuna traccia.
L'avevo perso di vista poco dopo che le persone erano arrivate. Forse aveva trovato qualche ragazza che andava per lui, così da non dover sottostare alla mia regola nessuna ragazza in questa casa. 
Camminai fino i ragazzi e "Ehy." li salutai.
Niall, Louis, Zayn ed Eleanor mi salutarono calorosamente, mentre Perrie aggrottò solamente la fronte. Cosa le avevo fatto di così male? Avevo conosciuto perfino le sue colleghe di band, e non mi sembravano così lunatiche come lei.
"Che state facendo?" Niall mi fece uno spazietto sul divano, facendomi sedere comoda.
Zayn sventolò una bottiglia per aria e "Vuoi unirti?"
Il gioco della bottiglia? Sul serio? 
Da una parte ero felice che non fossero poi così tanto cambiati, mantenendo una parte da bambini che non era mai cresciuta. Dall'altra non credevo che ad una festa così, loro preferivano appartarsi e giocare ad un gioco così stupido.
"Oppure se vuoi, possiamo fare uno strip poker." ammiccò Louis dalla mia parte, ricevendo subito dopo una gomitata nelle costole da parte della fidanzata, per niente turbata dal comportamento del suo ragazzo nei miei confronti.
"Se vuoi, cambiamo. Che ne dici di succhia e soffia?" mi chiese dopo, e gli altri risero.
"No, no." li avvertii tranquilla. Per quella giornata ne avevo avuto già abbastanza di baci. Sorrisi a Niall e il giocò iniziò.
La bottiglia puntò nella direzione di Zayn che scelse un obbligo. Nulla d'importante: farsi offrire un drink da una ragazza.
Tutti lì dentro conoscevano i One Direction; perfino le mura sapevano chi erano quei cinque. Il moro si gettò nella mischia di persone intenta a ballare sotto l'assordante musica house. Una ragazza recuperò un bicchiere per Zayn e poi lui le baciò una guancia. Dai divanetti partì un urletto e qualche fischio da parte dei suoi amici, mentre la sua ragazza adesso era più irritata che mai, tanto che accavallò le gambe e incrociò le braccia sotto il seno. Anche io sarei stata irritata se il mio ragazzo ci avesse provato con un'altra solo per un gioco. Ma appunto, era solo un gioco, nulla di serio.
E il gioco andò avanti.
Dissi qualche verità che non avrei mai detto a nessuno, mentre con gli obblighi, nei miei confronti ci erano andati abbastanza leggeri; tipo filtrare con uno sconosciuto nella pista da ballo e dare un bacio a stampo a Niall. Nulla di grave, era solo un gioco, continuavo a ripetere disinvolta e lo pensavo davvero.
"Vado a prenderti qualcosa da bere." mi avvertì il biondo, alzandosi e lasciandomi più posto sul divano. Lo ringraziai con lo sguardo e risi di Zayn che doveva bere due mojito di fila, tutto d'un sorso. 
Poverino, era già rosso in faccia per la vodka che aveva dovuto ingerire poco prima. Ma era così duro di stomaco? Io sarei crollata al terzo bicchiere. Ecco perchè avevo detto a Niall di prendermi della semplice acqua.
"Ehy, vi state divertendo?" alzai lo sguardo, incontrando quello felice di Harry, aggrappato alle spalle di una ragazza dai capelli rossi. Poteva almeno indossare qualcosa, o faceva prima a venire completamente nuda e il gioco era fatto. Ci avrebbe impiegato meno tempo quando ritornava a casa per dormire. Sempre se ci tornava a casa. O se avesse dormito quella notte.
Il collo del riccio era anche tappezzato da piccole chiazze rosse, ma sorvolai sul dettaglio ritornando a guardare gli altri. Harry e la tizia si accomodarono su uno dei divanetti e si unirono al gioco.
Per mia fortuna, Niall arrivò con due grossi bicchieri e ne approfittai immediatamente, alzandomi.
"Balli con me?" chiesi titubante. Niall abbandonò i bicchieri sul tavolo e ci allontanammo sotto le urla di delusione da parte degli altri. E se mi fosse capitato un obbligo che non mi sarebbe piaciuto? Meglio evitare.

Con Niall ballai un bel po', sentendo le gambe andarmi a fuoco dopo una buona mezz'ora di no stop. Ma almeno con lui ridevo: con una donna ci sapeva davvero fare e penso che l'avrei ripetuto fino alla fine dei miei giorni. Mi aveva fatto divertire come non mai, nonostante fossi una checca nel ballo; ma lui sapeva come non farmi imbarazzare, facendo lo scemo il doppio di me in mezzo alla pista solo per farmi ridere.
Chiacchierammo anche, dicendoci cosa negli ultimi giorni ci fosse successo. Ovviamente non gli avevo rivelato dei strani baci con Harry; non importavano nemmeno a me.
"Amico, posso fregartela per un ballo?"
Una voce roca arrivò alle mie orecchie  e quando mi girai, confusa e curiosa allo stesso tempo, un ragazzo dai capelli cortissimi stava sorridendo nella parte di Niall.
"Se lei vuole..." Niall mi guardò, strizzando un occhio. Ok, era un suo amico e potevo ballarci tranquillamente. Niall non mi avrebbe lasciato mai nelle mani di un maniaco o un ubriaco. Nonostante fosse una persona così buona e perfetta, non mi ci riuscivo a vedere al suo fianco. Forse, era troppo dolce per i miei soliti standard. Due opposti, insomma.
"Scarlett, giusto?" mi risvegliò dal mio stato di trance, l'uomo.
"Io sono Tom, uno dei fotografi che segue spesso i ragazzi." mi spiegò. Adesso tutto mi era più chiaro: quel Tom, così mi pare che avesse appena detto, li seguiva spesso per fargli delle foto durante interviste, concerti e quant'altro.
Era una persona solare e simpatica, vestito elegantemente con una giacca e sotto una maglia bianca con lo scollo a 'V'. Come gli altri ragazzi, meno Niall, era pieno di tatuaggi, uno in particolare a forma di serpente sbucava da dietro il suo collo.
In pochi minuti mi confessò che mi aveva guardata per tutta la serata, facendomi arrossire, ma solo perchè già sapeva qualche storiella su me per quando ad Harry veniva detto di pensare a qualcosa di bello per sorridere di più nelle foto.
"Ma non è vero! Eravamo solo vicini di casa e semplici amici." dissi ridendo, seguendolo verso il bancone delle bibite in giardino. Rise anche lui, ordinando due drink per noi al barman posto dietro il bancone.
"Oh, sì. Louis è molto chiacchierone e sono sicuro che tu... Beh, dai..." mi squadrò da capo a piedi. "Posso capire perchè Harry ti pensa molto." disse dopo un momento di esitazione.
Perchè mai, dopo anni, Harry doveva pensare me per sorridere? Forse voleva dire per ridere. Sì, ridere di me, non per me.
I drink arrivarono velocemente, mentre il ragazzo prese il suo bicchiere e io restai a fissare il mio, sul bancone.
"Non bevi?" mi chiese con un sorriso tirato sulle labbra.
Volevo farlo, ma se dopo il primo arrivava il secondo, il terzo e così via? Non volevo davvero ridurmi uno straccio, anche perchè l'indomani avrei dovuto prendere di nuovo i bambini e non volevo stare in uno stato pietoso davanti a loro, o la nonna prima di tutto.
"No, grazie. Preferisco l'acqua per questa sera." confessai.
Provò a convincermi in tutti i modi, ma alla fine ne sorseggiai solo un po', nulla di più. Mi stavo complimentando da sola con me stessa.
"Comunque, io ho anche uno studio tutto mio." e parlò di nuovo di lui. Che noia. O no?


#HARRY

Avevo appena dato delle chiavi ai miei amici di band, avvertendoli di rimanere a casa di Liam per quella notte e nessuno contestò. Girai per la casa e avvisai Paul di cominciare a dire che la festa fosse finita da lì a qualche ora. Sembrava che la gente non volesse più andarsene.
Ok, era una festa bellissima, si stavano divertendo tutti, ma io l'indomani, con Scarlett, dovevo ritornare alla vita che negli ultimi giorni mi era stata sconvolta nel vero senso della parola.
Non avrei mai pensato di sentirmi genitore così presto, e pure se non erano i miei figli, ultimamente mi stavo affezionando a quei due bambini come se lo fossero, quasi. Si sentiva la loro assenza, comunque.
Guardai la gente ammassata sotto il dj, senza la minima idea di quando se ne fossero andati; il giardino era un completo caos di gente gettata sul prato o in piscina, di bicchieri sparsi ovunque, vuoti. Con lo sguardo notai Tom, da cui Scarlett si stava allontanando con un sorriso stampato sulle labbra.
Lo stronzo, insieme a Louis, avevano scoperto che molte volte pensavo alla mia infanzia quando mi veniva detto di sorridere o essere per lo meno felice durante un servizio. Non che fossi scontento del mio lavoro, ma stare ai loro ordini ventiquattro ore su ventiquattro, diventata sempre più pesante. Anche per questo avevo deciso di fermarmi qualche giorno di più a Miami, in seguito al matrimonio di Liam.
Ovviamente, nei giorni a venire, i miei piani erano cambiati... Ma forse non era male come cosa, vista la piega che stavamo prendendo.
Mi incamminai verso Tom, un sorriso sulle labbra, un bicchiere in mano. Finalmente ero riuscito a scollarmi da Ashley, una ragazza che ci aveva intervistato tempo prima in America e adesso non vedevo l'ora di starmene un po' per conto mio con i miei amici e godermi gli ultimi momenti della festa insieme a loro.
Per fortuna l'indomani sarebbe venuta la ditta che Maddy aveva richiesto per la pulizia della casa, allora potevo cominciare a sistemare tutto il casino sin da ora.
"Tom!" lo chiamai, felice. ll ragazzo si voltò dalla mia parte e sorrise, appoggiando una mano sulla mia spalla.
"Lo sai che avevi ragione? Quella ragazza è una bomba! Ci credo che sorridi sempre durante i servizi." mi strizzò un occhio, indicando un secondo dopo con la testa la figura esile di Scarlett chiusa nel suo classico jeans chiaro. Che cosa?
Mi voltai di nuovo verso Tom, camminando verso il giardino, ancora una volta, per capire meglio di cosa stesse parlando.
"Cioè?" portai la birra alla bocca, sorseggiandola.
"Scarlett! E' una bella ragazza, solare e simpatica. Si è offerta di fare un servizio per me, domani."
Sputai tutto quello che avevo in bocca, asciugandomi col torso della mano le labbra ora impregnate di birra sputacchiata e lo sentii ridere.
"Ehy, amico. Stà tranquillo, mica te la rubo." ammiccò di nuovo, sorridente.
No, lui non aveva capito niente. Lei non avrebbe mai fatto quel servizio, non con lui.
"Ha anche accettato di posare nuda. Scandaloso, l'avrò chiesto a centinaia..." lo interruppi.
"Lo tieni un attimo?" e gli passai il bicchiere, senza nemmeno aspettare una risposta alla mia domanda.
Che cosa aveva nella testa? Cosa voleva dimostrare facendo una cosa così? Non era già modella e faceva foto per la casa che l'aveva lanciata? Io proprio non la capivo, stava provando a urtarmi il sistema nervoso? Era arrabbiata ancora con me per non averle detto quella fottutissima risposta?
Con le mille domande che mi tartassavano la testa, entrai in casa alla ricerca di Scarlett. Dovevamo parlare: io le avrei detto tutto e dopo poteva fare tutto quello che voleva.
Grazie alla mia altezza, la notai ridere sul divano vicino ai ragazzi. Era così tranquilla e rilassata.
Feci dei passi molto più veloci di quanto avessi intenzione e in poche falcate arrivai ai divanetti in questione.
Presi posto al fianco di Eleanor e guardai attentamente la bottiglia che girava al centro, finendo col puntare me. Qualcuno scoppiò a ridere, qualcun altro trattenne il sospiro.
"Che è successo?" interruppi io, non capendo il motivo di tutta quell'agitazione.
"Sette minuti in paradiso con Scar!" urlò Eleanor, perforandomi un timpano. No, cosa?
Scarlett sbiancò. Io sbiancai. Niall, al fianco di Scarlett, sbiancò.
"No, ragazzi. Io non giocavo, sono appena arrivato!" alzai le mani in segno di protesta.
Zayn mi tirò per una mano, costringendomi ad alzarmi. "Oh, andiamo. E' solo un gioco."
No, non era un gioco. Era un modo per... Idea! Avevo sette minuti precisi per dire tutto a Scarlett! Perfetto.
Sorrisi un po' e allungai una mano verso Scarlett, che la agganciò con la sua, tremante. Era un gioco, no? 
Louis e Zayn ci scortarono fino al piano superiore, spingendoci dentro la stanza che avrebbe dovuto utilizzare il moro quella notte. La porta venne chiusa e la musica sembrò abbassarsi notevolmente.
Scar, che ancora mi dava le spalle, finalmente si voltò nella mia direzione e alzò semplicemente le spalle.
"Possiamo anche non fare nulla..." sussurrò, per non farsi sentire da Louis e Zayn di sicuro appostati fuori dalla porta.
Quel gioco era la cosa più scema a cui avevo mai giocato. Consisteva nel rinchiudersi in un armadio, stanza o quello che era, per sette minuti di fila e in quell'arco di tempo, si poteva fare quello che si voleva.
Io non volevo approfittare di nuovo di Scar, e da quanto avevo capito, nemmeno lei. Così camminai per la stanza e mi accomodai sul letto, buttandomi di schiena e fissando il soffitto. Forse l'idea di una festa così, non era stata una genialata. Dovevo ascoltarla di più.
Sentii il letto molleggiare e mi voltai appena per vedere Scarlett seduta sulla punta del materasso, dalla parte opposta alla mia.
"Non ti mangio mica." l'avvisai, sperando di trovare un modo per sputare il rospo. L'aria stava diventando sempre più tesa man mano che i minuti passavano.
Mi guardò con la fronte aggrottata e "Ti sei divertito con capelli rossi? Sai, prima che tu arrivassi, ci stava eloggiando con il bacio poco casto che le hai dato per accoglierla in casa."
Cosa? Che stava farfugliando?
Mi misi dritto con la schiena, sentendo le vene pulsarmi nel corpo.
"Ma non è vero! Io..." la mano di Scarlett mi bloccò.
"Non mi interessa, Harry. E' la tua vita." disse, spostando lo sguardo da un'altra parte della stanza. Eravamo al buio, ma le file di lampadine attaccate fra gli alberi del giardino di casa di Liam, permetteva comunque di veder qualcosa. Non avevamo nemmeno acceso la luce della stanza.
"No, cioè sì, è la mia vita. Ma mi sono rotto di questa situazione di tira e molla che stiamo avendo in questi giorni." sbottai, costringendola a guardarmi in faccia.
"Ma non siamo nemmeno fidanzati!" alzò il tono di un'ottava anche lei.
"E sai perchè? Perchè non ho mai avuto il coraggio di confessarti quello che provavo!" 
Mi alzai dal letto e camminai avanti e indietro per la stanza.
"Tu... Tu, cosa?"
Scarlett aveva la voce che le tremava, il volto confuso e la voglia di capire che cavolo avevo appena detto.
L'avevo finalmente confessato, sia a lei che a me. Volevo proteggerla, non volevo dirle del provino per tenerla alla larga dai casini, non volevo nemmeno ammettere a me stesso che mi stavo innamorando di Scarlett, allora. Ma non era finita lì; non ero riuscito nemmeno a dimenticarla durante i tour, concerti, interviste. Mi chiedevano spesso se ci fosse una persona a cui io tenessi e prontamente, ogni volta, rispondevo che fosse mia madre, o mia sorella.
Non avevo mai fatto il nome di Scarlett, nonostante sapessi che tra di noi era finita ancora prima di iniziare.
"Harry?" mi richiamò con urgenza Scar, ancora seduta sul letto.
Eppure l'avevo baciata, ero stato al suo bacio e non l'aveva capito comunque. Adesso sì che avevo rovinato tutto.
"No, Harry un cazzo. Ti ho dato tantissimi segnali, ti ho cercata di dimenticare e poi quei due stronzi mandano all'aria il mio piano."
Vorrei urlare più forte, spaccare un muro... Vorrei essere da qualunque parte, tranne che qui, in stanza da solo con Scarlett.
Sentii le molle del letto e alzai lo sguardo; Scar mi veniva in contro e il mio cuore proprio adesso decideva di aumentare il ritmo?
Me la ritrovai di fronte, un mezzo sorriso sulle labbra e gli occhi lucidi.
"Davvero? Cioè, non ho ancora capito perchè tu non mi abbia detto del provino... Ma davvero provavi qualcosa per me?" mi chiese con tono basso. Adesso faceva anche più caldo di poco prima.
Annuii, cambiando la sua versione.
"Credo... Credo che non sia mai passata, in realtà." confessai.
Il suo sorriso si allargò, mentre le sue mani si avvitarono perfettamente al mio stomaco. Rimasi di sasso per qualche minuto, sentendomi in dovere di ricambiare l'abbraccio qualche secondo dopo.
Il suo viso era incastrato nel mio petto, i suoi capelli lisci mi solleticavano il naso. Poi si mosse, guardandomi negli occhi.
"Perchè non me l'hai detto prima? Perchè non hai capito che la cosa era ricambiata?"
Ricambiata?
La guardai stupito, rimanendo immobile. Ma pure quel momento doveva essere interrotto.
"Sette minuti!" urlarono in coro Zayn e Louis, entrando nella stanza. Rimanemmo in quella posizione, avvertendoli di cominciare a scendere che li avremmo presto raggiunti.
Zayn chiuse la porta dopo avermi fatto un occhiolino e io ritornai a fissare Scarlett, passandole una mano sulla guancia.
"Davvero?" chiesi felice.
Lei annuì e "Pensavo che tu avessi interessi diversi e quando lo confessai a Mad..."
"Maddy..." la interruppi, ridacchiando.
"Cosa?" mi chiese confusa. Le spiegai allora che in realtà io e lei eravamo stati scelti come tutori dei suoi figli per seguire un piano. E l'aveva fatto solo perchè sapeva la verità.
"Ma io le ho detto che ti odiavo." e sapevo che era vero, in fondo. Un giorno l'avevo abbandonata e non l'avevo più richiamata, venendo strappato da lei definitivamente da un giorno all'altro.
"Sì, ma lei è sempre la tua migliore amica. Ti conosce bene e sapeva se stavi bene o male perfino quando lei era qui e tu in giro per il mondo."
Ricordai quando una volta aveva chiuso la telefonata con Scar davanti a noi e aveva sospirato, dicendo un "Le manca la sua vecchia vita, ma non me lo vuole dire." Anche se Scarlett non le diceva tante cose, Maddy la conosceva bene e la capiva al volo.
Perso nel mio stato di trance, fui risvegliato dalle labbra di Scarlett appoggiate sulle mie. La presi di forza di sedere e la sentii ridere.
La buttai letteralmente sul letto e mi accomodai su di lei, mordicchiandole il collo. Se ci fossimo confessati prima certe cose, a quest'ora non avevamo perso così tanto tempo a cercare qualcuno che ci somigliasse.
"No, Harry. Gli altri ci aspettano di sotto." gridò tra le risa.
Sbuffai sonoramente, alzandomi da lei e porgendole una mano "Posso dormire con te stanotte?" le chiesi.
Sembrò per un momento sorpresa, poi sorrise e annuì.
"L'altra notte mi sono dovuta trattenere per non venire ad infilarmi nel tuo letto, nonostante avessi di fianco i bambini." mi confessò.
Sembrava che il mio cuore sarebbe scoppiato da lì a qualche momento.


 
  

 

EHIO!
Ok, avete tutto il diritto di amarmi/uccidermi/friggermi(?)
Lasciate stare il mio stato di sclero, dovuto sicuramente al
troppo zucchero che in questi giorni ho mangiato lol

Comunque, FINALMENTE 'sti due si sono svegliati. Eh! Ci sono
voluti 11 capitoli, due baci e non so quante
altre coincidenze per farli avvicinare come si deve?
Complimenti a me(?)

Comunque al quadrato, ho cambiato il genere della storia 
(l'avete visto?), adesso è rosso a causa di un'idea 
abbastanza folle che ha sconvolto la storia, ma prometto
che non è nulla di pesante, anzi! Ma evitiamo di sgarrare il
regolamente u.u

Eeeeeeeee, bo, non so che altro dire...
Ah sì! AUGURIIIIII, come avete passato il Natale?
Io sono diventata una palla a forza di mangiare così
tanto lol

Sofia.















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Capitolo 14
*** Capitolo 13. ***



 
Scusate il ritardo, troverete il motivo
nell'angolo autore.
Eeee... 14 RECENSIONI ALL'ULTIMO CAPITOLO?
Bo, vi amo ashdkahs

 
CAPITOLO 13.



#SCARLETT


Io ed Harry eravamo ritornati da poco di nuovo alla festa e al momento eravamo di nuovo seduti sui divanetti a finire lo stupido gioco che ci aveva fatto rinchiudere nella stanza. Ma forse, alla fine, non era stata una cattiva idea.
Avevo preso posto tra Niall e Jade, una delle amiche di Perrie, mentre Harry si era accomodato tra Eleanor e Louis, di fronte a me. Mi sorrideva e io non potevo che spostare lo sguardo altrove per non lasciar trapelare nulla dal mio sguardo agli altri, che ovviamente non sapevano nulla e che sarebbe meglio se fosse rimasto un nostro piccolo segreto per il momento. Ma comunque, non riuscivo a staccare più lo sguardo da quello di Harry, divertito, che continuava  a torturarmi apposta.
Niall aveva appena appoggiato la mano sulla mia coscia, facendomi voltare appena dalla sua parte e perdere il contatto visivo con Harry.
"Tutto apposto?" mi chiese, un sorriso forzato sulle labbra e il sopracciglio leggermente alzato, mentre si voltava a fissare Harry e poi di nuovo me.
Annuii convinta, anche se non capivo il motivo di tanta preoccupazione.
"Zayn... Ha detto che eravate vicinissimi..." sussurrò ancora, portandomi a fulminare con lo sguardo il moro, intento nel frattempo a ficcare la lingua nella bocca della sua ragazza. Mi girai di nuovo verso Niall.
"Ma no... Avevo perso una lente a contatto." che?
Sorrisi e spostai lo sguardo sulla bottiglia posta al centro intenta a girare, giusto per non far capire la mia presa in giro, anche se in campo di bugie facevo schifo. La bottiglia della birra vuota finì col puntare Niall e una ragazza che non avevo ancora notato seduta con noi.
Anche loro furono scortati fino ad una delle stanze del piano superiore e, ero sicura, prima di sparire per le scale, Niall mi aveva fissato con uno sguardo deluso.
Cacciai via la parte razionale del mio cervello e "Vado a prendermi qualcosa da bere." avvertii il resto, alzandomi dal divano e facendomi spazio a via di gomitate per uscire da quella casa.
C'era un caldo infernale dentro; tra Agosto e tutta quella gente, era ovvio che stavo morendo di caldo. Poi, i miei jeans lunghi non aiutavano più di tanto.
"Ma non potevo indossare un vestitino corto ed evitare di sciogliermi nel bel mezzo della festa?" mi chiesi a voce alta, retorica. Ovviamente non l'avevo fatto per i tacchi, e adesso me ne stavo pentendo amaramente: avevo con me le ballerine. Che idiota!
"Perchè poi avrei dovuto spaccare la faccia a tutti." trasalii spaventata, voltandomi appena e notando Harry ad un passo da me. Mi aveva sentita?
Sorrisi appena e mi fermai, dando il vantaggio al riccio di avvicinarsi.
"Sì, ma avrei evitato di morire di caldo." dissi con un filo di voce quando mi si avvicinò pericolosamente.
Anche lui sorrise, sovrastandomi con la sua altezza.
"Resta il problema che mi avrebbero potuto cacciare dalla mia stessa festa." ripetè, guardando per un attimo oltre le mie spalle. "Vuoi da bere?" aggiunse, indietreggiando di un passo per non essere visto, di sicuro, da qualcuno che si sarebbe insospettito da tale vicinanza.
Mi guardai a destra e a sinistra, annuendo.
"Aspetta qui, ti evito così la fila che si è formata." lo guardai avvicinarsi al bancone delle bibite, sorpassando la fila e sussurrando qualcosa all'orecchio del barman.
Spostai il peso su un piede e scossi la testa: funzionava così? Lui, la celebrità non veniva assalito se sorpassava la fila da rispettare? Succedeva così anche in negozi, supermercati o altro?
Eppure era la prima volta che faceva una cosa del genere e qualcosa di strano, di molto strano, si mosse nel mio stomaco: forse voleva stare un po' con me durante l'assenza di Niall troppo preso dal gioco?
Cosa avrei dovuto dirgli, una volta che avremmo deciso di dire la verità a tutti? Qual era, però, la verità?
C'era stato lo scambio di baci, lui che mi confessava svariate cose e io che facevo altrimenti. E ora? Cosa succedeva? Rimanevano nell'ombra a fare i fidanzati clandestini o saremmo usciti alla luce del sole, senza preoccuparci di nulla?
Avevo promesso a Marshall di non ficcarmi nei casini. Ma molte volte, erano proprio loro, i casini, a venirmi a cercare.
"Io non mi fiderei molto di lui."
Sobbalzai sul posto, fissando la ragazza dai capelli rossi -qualche ora prima avvinghiata tra le braccia di Harry- al mio fianco.
"Scusa?" chiesi a bassa voce, lasciando cadere le braccia lungo i miei fianchi.
La ragazza portò gli occhi color oro al cielo e sbuffò.
"Mi hai capita benissimo, invece. Harry fa così: ti mira, ti fa girare la testa e poi puff! Sparisce." disse sicura.
Aggrottai la fronte e una miriade di domande si fecero spazio nel mio cervello.
A parte che io, di sicuro, conoscevo Harry da molto più tempo di quella... Ma poi, chi le aveva chiesto qualcosa?
"Non ci conosci, nè a me, nè a lui." provai a difendere il riccio che nel frattempo notai con la coda dell'occhio afferrare due bicchieri e venire nella nostra direzione.
La rossa spostò lo sguardo appena, poi tornò a fissarmi.
"Hai ragione, non conosco te. Ma conosco abbastanza bene Harry per confermare quello che ho detto." e girò i tacchi, lasciandomi confusa. Ma che andava blaterando?
"Che voleva?" la voce di Harry mi riportò alla realtà. Mi voltai verso lui e alzai le spalle.
"Blaterava cose senza senso." guardai le sue mani occupate. "Posso?" chiesi, indicandone uno.
Lui me lo passò con molta voglia e mi fece un sorriso, prima di nasconderlo dietro il bicchiere di carta. 
Perchè ogni cosa che mi veniva detta mi vagava per la testa fino a quando non trovavo una soluzione? Era stata così anche con la situazione di Harry, quando mi aveva abbandonata di punto in bianco. Mi ero scervellata, ma senza trovare una soluzione. Almeno, non fin ora.
"Che ne dici se balliamo e li molliamo con quello stupido gioco?" mi chiese, ancora il sorriso tirato sulle labbra.
Non riuscii a rifiutare quell'offerta che mi sembrava abbastanza evidente per non dar conto alle parole di quella completa sconosciuta. Oddio, sconosciuta no. In poche ore avevo capito quale fosse la sua abilità: saltava da un paio di gambe ad altre in meno di un battito di ciglia. Ed era bravissima. Magari aveva vinto un premio per questo.
Spostai lo sguardo da Harry per un momento e la notai appoggiata al muro della casa, davanti a lei un ragazzo alto e moro che giocherellava con la bratella della sua canotta.
"Cominci ad entrare? Arrivo subito. Devo... Dire una cosa ad Alex." gli indicai col dito la guardia posta sul cancello, pregando mentalmente che si convincesse e che non scoprisse la verità; ma soprattutto, pregavo che non facesse altre domande.
Per il mio bene, annuì, sparendo poi verso casa. Rilasciai un sospiro di sollievo e spostai i piedi verso la rossa ancora appoggiata al muro.
Mi schiarii la voce una volta vicino i due. Il ragazzo mi squadrò da capo a piedi, leccandosi il labbro inferiore, facendomi perfino rabbrividire. Che schifo!
"Ehm, potrei parlarti?" chiesi alla rossa, lasciando perdere il ragazzo ubriaco che, sapevo, stava già pensando di divertirsi con una cosa a tre. 
Mi erano mancate certe situazioni: le feste a cui mi mandavano, da due anni a questa parte, erano pieni di vecchietti e di gente che ti studiava solo per vedere se andavi bene per qualche rivista. Nessun ragazzo carino, nessuna musica sparata al massimo, nessun cascamorto che ci provava in continuazione e senza problemi.
"Perchè? Non ti è bastato l'avviso che ti ho dato?" rispose quella, facendomi alzare gli occhi al cielo. Era anche più irritante del previsto.
"Ecco, è proprio di quello che voglio parlare. Perchè?" insistetti.
"Cosa, perchè?" mi guardò male, spingendo da parte il ragazzo e portando gli occhi a due fessure.
"Perchè... Perchè hai deciso di dirmi... Quello...?" la mia voce sembrava non collaborare, infatti era uscita anche più piccola di quello che mi aspettavo. Non mi piaceva litigare o cose così, soprattutto con sconosciuti. Ma la mia stupida testa mi aveva guidato da quella ragazza per capire dove voleva andare a parare con la sparata di poco prima. Che ne sapeva di noi, quella?
La ragazza scoppiò a ridere, buttando perfino la testa all'indietro e battendo le mani davanti al suo viso. Poi tornò seria d'improvviso e "Perchè fa sempre così; gioca con la sua preda, si stufa e torna da me, a divertirsi come si deve." mi fece l'occhiolino.
Rimasi immobile per qualche secondo, cercando di sorbirmi le parole della tizia. Ma, non saprei come e nemmeno quando, mi ritrovai a cavalcioni sul corpo della rossa, adesso stesa a terra.
"Lui non è così!" urlai, vedendo un gruppo di ragazzi accerchiarci.
Che mi stava succedendo? Perchè mi sentivo in dovere di prendere le difese di Harry, quando questo nemmeno era nei paraggi perchè l'avevo stupidamente cacciato? Perchè adesso stavo strappando letteralmente dei capelli ad una sconosciuta quando questa, forse, sapeva davvero più cose di me sul conto del riccio?
Non ci eravamo visti e nemmeno sentiti per troppo tempo; magari davvero il successo l'aveva portato a fare certe cose.
Mi sentii mancare la terra sotto i piedi e quando voltai lo sguardo, notai che Harry mi stringeva il busto con le sue braccia mentre mi portava via dalla ragazza ancora stesa sul giardino.
Urlò a Paul di buttare tutti fuori, senza opposizioni, e mi portò al piano superiore. Evidentemente i miei calci e i miei urli di lasciarmi andare non avevano funzionato. Avevo anche intravisto i ragazzi sul divano guardare Harry portarmi in braccio al piano superiore con sguardi preoccupati. Poi li avevo visti correre da Paul per capirci qualcosa, visto che era proprio lì che avevo urlato più forte perfino della musica per farmi mettere giù. Ma nulla era servito con Harry.
Harry chiuse la porta dietro di noi e finalmente mi poggiò a terra.
"Sei pazza? Vuoi rovinarti la carriera? Almeno sai chi era quella che stavi picchiando?" mi urlò contro, gli occhi pieni di rabbia.
Provai a rielaborare in testa la miriade di domande che mi aveva appena posto, ma proprio l'ultima mi aveva fatto ribollire il sangue e congelare sul posto.
"La rossa? Sai, si vantava delle tue prestazioni a letto." urlai a mia volta, gonfiando anche le guance per la rabbia.
"Ah. Ha anche aggiunto i dettagli di quando tu scarti il tuo giocattolino sessuale del momento e passi tra le sue grinfie."
Respiravo a fatica, il cuore batteva forte e le gambe tremavano.
"Quindi adesso tu credi a tutto quello che dicono su di me? Vedi, questo è esattamente quello che ti dicevo l'altra volta in auto, gli articoli negativi e tutto sul mio conto." rispose lui, un po' più calmo adesso.
Ma che stavamo facendo?
Mi lasciai cadere stancamente sul letto. La vera domanda era: che avevo appena fatto?
Sentii il letto molleggiare e riaprii gli occhi per fissare Harry, seduto al mio fianco con uno strano sorriso sulle labbra.
"Che c'è da ridere?" lo minacciai, fulminandolo con lo sguardo.
Scosse la testa.
"Hai dei capelli rossi tra le mani, ancora." mi fece notare.
Abbassai lo sguardo e con disgusto li lasciai cadere sul pavimento della mia stanza.
"Sai che ti dico?" Harry si alzò dal letto, guardandomi dall'alto.
"Che adesso mi chiamerai pazza che strappa i capelli?" chiesi sarcastica. Sapevo che voleva dire altro, ma era meglio scherzare su quello che avevo appena causato al piano di sotto.
Notai che la musica era cessata da qualche secondo e mi immaginai le povere guardie a buttare letteralmente fuori gli invitati per colpa mia.
"Quello anche. Ma no; io direi di fare un bagno rilassante e andare a letto." espose la sua idea.
Guardai l'orario alla sveglietta e "Io dormirei direttamente, per il bagno se ne parla domani mattina." 
Sapevo che quello era un invito a condividere un bagno, ma non mi sembrava l'occasione visto che non saremmo stati da soli in quella casa.
Harry sospirò pesantemente e si accomodò di nuovo al mio fianco.
"Ricordi cosa mi hai detto poco fa, sul dormire insieme?" mi rinfrescò la memoria. Ovviamente annuii, venendo investita dal profumo forte di Harry che emanava quando mi si avvicinò pericolosamente e mi stampo un veloce bacio.
"Sarà meglio chiudere la porta a chiave per probabili imprevisti." si alzò velocemente, facendo proprio quello che aveva appena detto.
Per 'probabili imprevisti' intendeva l'intrusione di qualche suo amico in camera mia?
Non opposi e mi rinchiusi in bagno con la maglia e il pantaloncino che ero solita indossare come pigiama. Lo infilai velocemente e quando rientrai in camera Harry era già sotto le coperte, al buio.
Deglutii a vuoto, mentre camminai verso il letto. 
Quante notti avevo immaginato me ed Harry nello stesso letto? Prima ci capitava spesso e adesso mi era mancato un sacco appoggiare la testa sul suo petto e addormentarmi nel caldo delle sue braccia.
Alzai il lenzuolo e mi ci infilai sotto velocemente, scontrando le gambe nude e calde di Harry.
"Scusa." sussurrai, venendo investita da una strana sensazione di imbarazzo. O bene, avrei passato la notte in bianco, sicuro.
Il riccio sistemò meglio i cuscini del letto, piegando il gomito e appoggiando la testa al palmo aperto.
Lo guardai con la coda dell'occhio e "Non hai sonno?" dissi sottovoce.
"Sì, ma io sono abituato a ricevere il bacio della buonanotte." mi prese in giro.
Voltai lo sguardo e lo trovai a sorridere. Ma non era arrabbiato per la scenata che avevo appena fatto?
"Ultimamente è Maya quella che me lo da." si finse offeso, facendomi scoppiare a ridere.
Mi bloccò con un braccio sul letto e si avvicinò a me, facendomi zittire all'istante.
"Quindi..." sussurrò guardando intensamente le mie labbra.
Spezzai la piccola distanza che ci divideva e lo attirai a me. 
Forse fu la notte più bella della mia vita.


*  *  *


"Scar?" 
Trasalii al suono di una voce rauca, facendo rovesciare la tazzina di caffè sul pavimento. Mi abbassai a recuperare i cocci di porcellana sparsi a terra, dando il buongiorno ad Eleanor che era appena entrata in cucina.
"Ti sei fatta male?" mi chiese preoccupata, piegandosi al mio fianco ed aiutandomi.
Scossi la testa, rialzandomi e gettando il disastro nel lavello.
Era impossibile dormire con il rumore di dieci aspirapolvere per la casa degli addetti alla pulizia che Mad si era presa la briga a chiamare per conto nostro. Ovviamente quando avevano messo piede in casa erano rimasti allibiti; non avevo detto nulla a Mad della festa e gli inservienti erano partiti impreparati per il casino che c'era.
"Va tutto bene? Sembravi pensierosa..." interruppe nuovamente i miei pensieri, Eleanor.
Mi appoggiai di sedere alla cucina, vedendola sedere sulla parte opposta.
"No, cioè... Non saprei. Ieri ho strappato i capelli ad una, ho dormito con Harry e tanto per chiuderla in bella, stamattina ho promesso di fare un servizio con il fotografo dei ragazzi, Tom." dissi velocemente, studiando lo smalto che avevo ai piedi pur di non spostare lo sguardo su Eleanor che, rimanendo in silenzio, mi fece capire di continuare. Ma nemmeno la notizia di Harry l'aveva sconvolta?
"Un servizio nuda." aggiunsi qualche secondo dopo.
La sentii tossicchiare, sorpresa.
"Cosa? Perchè? Va bene che Tom ha un suo studio e cerca sempre novità, ma tu non lavori già per un'agenzia?" mi chiese con tono preoccupato. Era così tanto grave la situazione?
Scossi la testa, mostrandole il cellulare con delle finestre di internet aperte. C'erano articoli della festa clandestina organizzata da Harry, dove una pazza strappava i capelli senza una motivazione alla presentatrice di un programma molto seguito in America. La donna chiedeva risarcimenti e quant'altro; ma non era quello il mio problema.
Eleanor mi sorrise, come di una che la sapeva lunga.
"Beh? Qual è il problema? Sai che questa cosa ti aiuterà solo ad avere più successo? Immagina la lotta che faranno tutte le agenzie per avere una modella che non si fa mettere i piedi in testa!" esultò.
"O magari, che mi evitano perchè la mia agenzia di lancio mi ha appena buttato fuori?" le suggerii, aprendole gli occhi.
"Cosa?" balzò dalla cucina e mi si parò davanti. "Credo di non seguirti." aggiunse.
"Mashall, il mio capo, ha detto che dobbiamo parlare al mio rientro in Inghilterra." dissi con un filo di voce.
Eleanor mi abbracciò e d'istinto feci lo stesso, chiudendo gli occhi e pregando di non piangere sulla spalla di una sconosciuta. Ed erano due le sconosciute, adesso.


#HARRY


Sentii il sole bruciarmi la pelle del viso. Mi spostai di lato e cominciai a tastare il morbido materasso al mio fianco, che poi si rivelò vuoto.
"Scar?" aprii gli occhi, mettendomi a sedere e guardandomi in giro. La stanza era vuota, i vestiti erano gettati sulla sedia e, sulla scrivania, riconobbi quello che aveva indossato la notte passata per pigiama, Scar.
Scattai dal letto, sperando vivamente che non fosse andata a quell'appuntamento. Me l'aveva promesso, la sera prima, mentre la coccolavo e le facevo battute sulla scenata che aveva fatto.
Scesi velocemente le scale a due a due, entrando in cucina e guardando se in mezzo ai miei amici ci fosse anche Scarlett. Ma non c'era.
"Dov'è?" chiesi, sperando qualcuno mi dicesse che stava andando a prendere i bambini un po' prima, o che ne so, che si fosse messa ad aiutare il servizio di pulizia perchè si sentiva ancora in colpa per quello che aveva fatto la sera prima ad Ashley.
Louis mi guardò e poi alzò le spalle, come tutti gli altri, compreso Niall. Per un momento avevo perfino pensato che mi aveva lasciato per andare dal biondo e spiegargli la situazione, visto che mi aveva confessato quello che aveva detto a Niall durante la loro ultima uscita. Niente relazioni per il momento. Come no!
"Io lo so." guardai stupito Eleanor, facendole capire di darsi una mossa. "Da Tom." disse l'attimo dopo stupendo tutti, meno me che sapevo il reale motivo.
Sparii per le scale, sentendo i miei amici richiamarmi preoccupati. Ma che cavolo faceva? Aveva anche un lavoro, voleva farsi portare via anche quello per uno stupido servizio del cavolo? Ci aveva provato miliardi di volte, Tom, ma nessuna era mai caduta nella sua trappola e avevano prontamento rifiutato. E lei che faceva?
Presi le chiavi della Range Rover, visto che Scar aveva preferito andare con un semplice taxi al luogo prestabilito con Tom, e avvertii i ragazzi di comportarsi come se fossero a casa loro. Come se quella fosse anche mia.
Niall mi tirò appena per la maglia, facendomi bloccare per un istante sulla soglia della porta.
"Dov'è?" mi chiese con poca sicurezza. Volevo urlargli che non avevo tempo da perdere, che sarebbe stato troppo tardi se non mi avesse mollato all'istante. Ma sapevo anche che, se non gli avrei detto tutto, non mi avrebbe lasciato andare.
"A fare un servizio di fotografie." dissi.
"E allora? Almeno si fa conoscere anche da altre case e poi è con Tom, da quello che ho capito. Cosa c'è di male?" disse felice, sfoggiando un sorriso.
"Nuda." allora aggiunsi, facendolo sobbalzare per la sorpresa.
"Cosa?" mi strappò le chiavi di mano. "Devo andarla a prendere."
A parte che nemmeno sapeva dove si trovasse, riuscii a fermarlo in tempo al suo stesso modo e mi ripresi le chiavi.
"Stanne fuori, Niall. Scar non ha tempo per te." gli ringhiai contro, sorpassandolo e salendo in auto.
Ordinai alle guardie di aprire i cancelli e aspettai che il navigatore satellitare trovasse la giusta via del centro fotografico del mio amico.
Amico. Che parolona!

Mezz'ora dopo parcheggiai davanti ad un'alta struttura in mattoni rossi, leggendo l'insegna che stupidamente Tom stesso aveva disegnato. Aveva diversi studi sparsi per l'America e l'Inghilterra. Ancora non ne avevo capito il motivo, ma adesso mi sembrava più che chiaro.
Chiusi l'auto alle mie spalle, spingendo la porta a vetri e venendo investito da una delle mie canzoni. Che palle!
"Salve signore, com..." la ragazza seduta dietro il bancone non riuscì a proferire altre parole, troppo intenta a sbavare sulla scrivania.
"Sono Har.."
"Sì, so chi sei!" urlò quella, alzandosi e venendomi in contro. Che palle al quadrato!
Quella mi si gettò tra le braccia e per poco non mi ritrovai col sedere per terra. Per fortuna avevo avuto l'intelligenza di aggrapparmi alla scrivania davanti a noi.
"Non ci credo. Sto abbracciando Harry Styles!" urlava, facendomi innervosire di più.
Alzai gli occhi al cielo e provai a scollarmela di dosso.
"Avevo un appuntamento." provai a dire. "Con Tom." aggiunsi, facendola scansare, finalmente.
La ragazza mi guardò con occhi sognanti, poi mi sminuì.
"Mi dispiace, il signorino Tom per ora è nel bel mezzo di un servizio privato." sussurrò quella, riprendendo posto alla sua scrivania. 
Cosa?
Sentii la rabbia impossessarsi di me, notai con la coda dell'occhio la porta con su scritto 'Vietato l'ingresso' e mi ci fiondai velocemente, senza nemmeno pensarci un secondo di più. La ragazza urlò alle mie spalle di fermarmi, ma non ne avevo intenzione.
Appoggiai la mano sulla maniglia e aprii di colpo la porta: sentii la risata cristallina di Scar espandersi per l'enorme stanza bianca tappezzata completamente da grandi tendoni neri scuri, c'era anche qualche ombrello che nascondeva i faretti dei flash e tant'altra roba di cui non mi preoccupai di studiare.
"Fermati." mi urlò la tizia della reception, aggrappandosi anche al mio braccio. La scrollai violentemente e mi avviai verso le voci che man mano si facevano più forti passo passo che avanzavo.
Il cuore batteva forte, le gambe sembravano cedermi e per qualche secondo trattenni il respiro.

 
  



EHIO
Salve salvino!
Giuro che non è colpa mia per questo immenso
ritardo, giuro che avrei aggiornato molto prima,
se non fosse venuto a mancare misteriosamente
internet. Non so nemmeno come ho fatto a resistere lol

Comunque, za za zaaaaaaaaaaaaan. Ma che combina
Scar?
Come avete visto, ho riportato la storia al genere arancione,
ci sono ragazze minorenni e mi hanno chiesto di ricambiarlo
perchè allora non potevano leggerlo (regole di efp uu)
E poi, bo... Come avete passato le feste?
Io 38,5 di febbre lol Ma non sono rimasta a letto uu

Anyway, il prossimo aggiornamento arriva presto, promesso
(internet permettendo, perchè va lento :c )

Sofia.
 

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Capitolo 15
*** Capitolo 14. ***





CAPITOLO 14.


#SCARLETT

Continuavo a ridere alle insulse battute che Tom faceva di proposito per farmi delle belle foto, come diceva lui. Almeno ci riusciva, facendomi sfoggiare il miglior sorriso che potessi fare.
Aveva usato la stessa tattica che usava con Harry, ovvero mi aveva suggerito di pensare a qualcosa, o qualcuno, che mi rendeva felice. Ma puntualmente quando lo facevo, pensavo la notte prima passata insieme ad Harry, tra abbracci e coccole, e i miei occhi si colmavano di tristezza. Gli avevo promesso di non andare all'appuntamento, di non fare l'idiota e di non rovinarmi la carriera per una stupidaggine. 
Ma dopo il messaggio pieno di rabbia di Marshall, la mia parte razionale del cervello aveva cancellato completamente quelle parole dette la sera prima, guidandomi a chiamare un taxi per farmi portare all'indirizzo che Tom mi aveva consegnato quando ne avevamo parlato, alla festa la sera prima.
Ero entrata nel locale che mi era stato indicato da un passante come lo studio fotografico del quartiere e avevo chiesto alla giovane ragazza seduta dietro la reception di Tom, che subito dopo era uscito da una porta di legno bianca. Ci eravamo salutati con due baci sulle guance e aveva ordinato severamente alla sua commessa di non far entrare nessuno nello studio, almeno fin quando non fosse uscito lui stesso, passandomi una mano dietro le mie spalle e guidandomi oltre la porta. 
Mi aveva fatto visitare l'enorme stanza ricoperta di tendoni neri e vari flash sparsi per la stanza e poi mi aveva mostrato la miriade di foto che aveva fatto fin dall'età di sedici anni. Era bravo, dovevo ammetterlo, ma soprattutto metteva il suo tocco personale in ogni fotografia. Ce n'erano di diversi tipi: dai vecchietti nei parchi, ai bambini appena nati, dalle donne nude, alle case abbandonate. Aveva una ricca collezione ed ero felice di aver accettato il suo invito.
Mi aveva mandato dietro uno dei tendoni neri, istigandomi a spogliarmi per il servizio. Ma una volta sfilata la canotta mi ero fissata allo specchio attaccato su un muro e avevo sospirato: avevo il viso stanco data la tarda ora che si era fatta prima che mandassi a monte la festa, e poi non potevo farlo, non dopo quello che avevo combinato la sera prima, tirando i capelli a quella conduttrice televisiva, che solo dopo avevo scoperto che fosse così tanto famosa in America.
Tom mi aveva chiesto se tutto era apposto e io mi ero rinfilata la canotta, uscendo alla luce del sole. Gli avevo confessato timidamente tutto e lui non si era fatto problemi a sorridermi e chiedermi comunque un servizio, con i miei vestiti giornalieri, giusto per abbondare la sua collezione.
Così adesso eravamo lì, io sdraiata sul lettino a trattenermi dalle risate per l'ultima scemenza che aveva appena detto con l'intento, appunto, di farmi ridere, riuscendoci appieno.
Smisi, però, quando sentii uno strano rumore, mentre una delle tende veniva spostata pesantemente e la figura di Harry compariva dietro. Ma cosa...?
Tom, che ancora teneva la macchina fotografica professionale tra le mani, si voltò verso il riccio, confuso. Poi alzò un sopracciglio e si rilassò.
"Harry, amico..."
"Amico un cazzo!" gli urlò contro lui, facendomi sobbalzare sul posto.
Lo vidi avvicinarsi a me e "Non ti sei spogliata per lui, vero?" mi chiese, il tono preoccupato.
Deglutii per qualche secondo e dovetti combattere con il mio istinto per non ridere dalla scenata che aveva appena fatto. Da una parte non mi dispiaceva, però.
"Mi dispiace Tom, è più forte di me." sentii lamentare la ragazza della reception verso Tom che, però, scosse tranquillamente la testa.
"E... Se fosse?" provai a chiedere, giusto per stuzzicarlo un po'.
Mi mancava l'Harry geloso; ma adesso non era semplice gelosia tra amici, sembrava qualcosa di più. E mi piaceva.
Il riccio sbarrò gli occhi, mi prese per un braccio e mi fece scendere dal lettino bianco con prepotenza, poi parve piegarsi di poco e mi prese sulla sua spalla come un sacco di patate.
"Harry, mettimi giù!" urlai, battendo poi dei pugni sulle spalle possenti di Harry, ma comunque senza risultato.
Alzai appena la testa prima di uscire dalla stanza e notai Tom qualche passo dietro di noi con la sua commessa, entrambi con un sorriso compiaciuto sulle labbra. Poi alzò una mano e mi salutò appena.
Volevo ucciderli, sia Tom che Harry! Potevo camminare con i miei piedi!
Usciti dal locale, il riccio si decise a mettermi giù, passandosi dopo le dita tra i ricci leggermente spettinati. Si era appena alzato?
"Dimmi che non hai posato nuda per lui." disse con poca voce, senza aver il coraggio di guardarmi in faccia. Sapevo che quella non era una domanda, ma una vera e propria affermazione disperata.
Dondolai sui piedi per qualche momento e poi appoggiai una mano sul fianco.
"No, Harry. Non ne ho avuto il coraggio." confessai, facendolo scattare sul posto.
"Perchè?"
Come? Prima aveva fatto una scenata di quel genere e ora mi stava chiedendo perchè non l'avessi fatto?
"Perchè... Non sono pronta per questo tipo di cose." spiegai abbassando lo sguardo sulle punte delle mie scarpe.
"No, voglio dire... Perchè sei venuta qui, quando ieri sera mi hai promesso il contrario? Un lavoro di modella ce l'hai, o mi sbaglio?" disse retorico, beffeggiandomi.
"Ti sbagli." alzai lo sguardo e "Marshall mi ha mandato un messaggio proprio questa mattina. Credo che la notizia della modella che strappa i capelli ad una presentatrice americana, sia già arrivata anche in Inghilterra." aggiunsi subito dopo.
Gli occhi di Harry erano spalancati, proprio come la sua bocca che per poco non toccava terra. Volevo sdrammatizzare un po' dicendogli che le mosche erano in agguato, che fosse stato meglio chiuderla. Ma preferii tenere la parte comica per me.
Il riccio si passò nuovamente le mani tra i capelli, sospirando.
"E ora?"
Bella domanda: e ora?
Alzai le spalle, sentendo poi il rumore dello stomaco di Harry brontolare.
"Non hai mangiato?" chiesi in conferma.
Lui scosse la testa e "Non ne ho avuto il tempo, tra te che non ti trovavo nel letto, i mille pensieri su dove potessi essere, tra cui il letto di Niall..."
"Che?" sobbalzai alle sue parole.
"Scusami, non ragiono bene di prima mattina!" rise trasportandomi immediatamente. Sembrava che non fosse successo nulla, nè la festa del giorno prima, nè il servizio con Tom appena saltato. Era bello stare con lui anche per questo.
Poi d'improvviso appoggiò le mani sulle mie spalle e mi attirò a lui; affondai la testa nel suo petto e riuscii a sentire il suo cuore battere fortissimo. Era preoccupato!
"Anche se dovrei chiedergli scusa, adesso..." continuò poco dopo, respirando lentamente.
"A chi?".
"A Niall." disse.
Mi staccai leggermente e lo guardai negli occhi. "E perchè?"
L'aveva picchiato ancor prima di immaginare dove potevo essermi cacciata?
"Quando gli ho detto le tue intenzioni, voleva venire lui a prenderti, ma io gli ho esplicitamente detto di lasciarti in pace e soprattutto di non ronzarti attorno."
Ah.
Sbattei le palpebre per qualche secondo, poi sospirai e mi alzai sulle punte, sfiorando appena le labbra di Harry che prontamente rispose al bacio, approfondendolo. Sentii le sue mani passarmi dietro il collo, mentre premeva più forte le sue labbra sulle mie e vagava con la sua lingua nella mia bocca. Dal canto mio, appoggiai le mani sul suo petto e pregai mentalmente di non cedere, date le gambe tremanti.
Da quanto aspettavo un momento così? Ovviamente non avevo mai confessato a nessuno che c'era stato un periodo -quello dove gli ormoni ragionano per conto loro- che gli sbavavo dietro. Ma mi ero detta tante volte che era una stupida infatuazione, nulla di più. Noi eravamo amici, amici speciali.
Sentimmo dei strani rumori e solo quando ci staccammo, mi accorsi di un uomo vestito di nero con tanto di fotocamera tra le mani puntata nella nostra direzione.
Guardai Harry con lo sguardo sorpreso, mentre lui si limitò ad alzare le spalle.
"Secondo te, quanto tempo ci metteranno a minacciarti su twitter?" mi prese in giro.
O era serio?


*  *  *

Avevo appena lasciato Harry all'hotel dove alloggiavano i ragazzi, raccomandandogli di chiarire con Niall e spiegare tutta la situazione.
Mi sarebbe piaciuto sbattere la testa al volante dell'auto; ma oltre un trauma cranico, non volevo causare un incidente. Almeno, non ora che stavo guidando da sola. 
Stavo andando a riprendere i bambini e Harry mi aveva impostato gentilmente il navigatore fino la casa della mamma di Mad; poi bastava toccare una freccetta per la corsa al contrario. Erano così complicati quegli aggeggi inutili!
Sentii emettere uno strano rumore e, prestando attenzione alla strada enorme e vuota davanti a me, frugai nella borsa al posto del passeggero, provando a cercare il telefono.
Lo uscii qualche secondo dopo e alzai gli occhi al cielo quando mi accorsi che la batteria segnava il cinque per cento. La sera prima, troppo presa da altro di sicuro molto più interessante del mio telefono, avevo dimenticato di ricaricarlo e adesso mi trovavo con un cellulare che non mi sarebbe servito a nulla. Davvero.

Mancavano pochi chilometri dalla casa della mamma di Mad; almeno era quello che diceva il navigatore. Ma l'auto si fermò, così, senza un motivo valido.
"Ma cosa!" urlai, guardando la spia della benzina. No, quella c'era!
Misi le quattro frecce e accostai da un lato fino a quando l'auto non si fermò completamente. Che cavolo!
Afferrai il mio cellulare e provai a non imprecare. Scarico e pure spento! E io come facevo ad avvertire qualcuno? Ero sola e persa in mezzo ad una strada che sembrava non finire mai! E poi, il cielo era quasi scuro.
Sentii un brivido percorrermi lungo la schiena. Non avevo avuto mai così tanta paura di una situazione. L'ultima volta che  avevo avuto un brutto episodio che mi aveva fatto tremare di paura, era stato un Halloween. Eravamo alla festa di Natasha, una mia vicina di casa di Holmes Chapel. C'era anche Harry invitato, fortunatamente. 
Stavamo guardando tranquillamente uno dei soliti film horror che si guardano la sera di Halloween; come me, altre ragazze erano aggrappate agli unici quattro maschi presenti nella stanza. Io mi sforzavo a non stritolare la mano ad Harry, ma con scarsi risultati. Ad un certo punto la tv si era spenta, Natasha aveva provato ad accendere la luce di corsa, ma tutto rimaneva al buio. Fuori pioveva a dirotto, c'era anche fortissimo vento che faceva sbattere dei rami di un albero in una delle finestre del salotto. Altro che film horror!
Fu in quel momento che un brivido aveva percorso la mia schiena, come un campanello di allarme che mi avvisava che il peggio non era passato. Ed esattamente cinque secondi dopo, la porta d'ingresso si era spalancata e un mostro -almeno, noi credevamo che lo fosse- era entrato in casa, facendoci urlare terrorizzati. La cosa che poi ci fece imprecare, fu la scoperta della verità: il ragazzo di Natasha, invitato ad un'altra festa, noiosa a detta sua, aveva ben pensato di travestirsi con i suoi amici e venirci a fare una visita. Non era stato un bello scherzo!
Una macchina sfrecciò al mio fianco e per un attimo mi sentii molto meglio. Alzai di scatto la testa dal volante, dove mi ci ero appena appoggiata, affranta, e provai a suonare il clacson; ma ovviamente quello era già molto lontano per sentirmi.
Scesi dall'auto e, provando a fare la professionale, aprii il cofano dell'auto alla ricerca del guasto. Wow. Ma c'erano davvero tutti quei tubi e cosi senza senso che facevano camminare un'auto?
Sentii il rumore di un'altra vettura venire nella mia direzione. Chiusi di colpo il cofano e mi gettai letteralmente in mezzo alla strada, alzando un pollice al cielo e chiedendo, con sguardo triste, aiuto. Ma lo stronzo, un vecchietto di sessant'anni più o meno, non si fermò.
"Che tu possa prendere il primo palo di faccia!" urlai, incazzata.
Mi grattai la testa e mi accomodai sul cofano della macchina, intenta a pregare mentalmente qualcun altro che potesse aiutarmi davvero.

Il sole ormai stava calando, non potevo sapere nemmeno che ore fossero e la situazione non mi piaceva più. Non che prima mi fosse piaciuta; ma adesso davvero cominciavo ad avere paura.
Chissà se Susan non si era incazzata con me; di sicuro aveva letto il giornale e quando aveva visto che non ero spuntata a casa sua, di sicuro aveva ringraziato tutti i dei dell'Olimpo che non le avessi riportato via i suoi nipotini.
Chissà se Harry aveva già chiarito con Niall, o che l'avesse mandato in ospedale con il naso rotto. 
Chissà se qualcuno si era accorto che avevo il telefono spento e che la cosa puzzava parecchio.
Sentii in lontananza il rumore di un'auto farsi sempre più vicina. Balzai dallo scomodo cofano dell'auto e presi un profondo respiro. 
Abbassai le mie mani agli angoli della maglia e con un gesto secco la portai su, fino a coprirmi il volto. Poi sentii lo stridìo delle ruote di una tipica frenata brusca.
A mali estremi, estremi rimedi.


#HARRY

Ma dove cavolo si era cacciata Scar?
Mi aveva lasciato qualche ora prima all'hotel dove i ragazzi stavano continuando a soggiornare. Avevo dovuto subirmi un Niall ammutolito per il mio comportamento e le mie scuse erano state anche inutili dal momento che il biondino non si era ostinato a dirmi qualcosa. Così avevo deciso di andarmene, ma prima che potessi uscire completamente dall'hotel, Zayn mi aveva richiamato dalla rampa delle scale. L'avevo seguito fino alla sua stanza, dove ci trovai tutti, compreso Niall. A sorprendermi fu la presenza di Marco, uno dei nostri manager. 
Non avevo mai capito cosa c'entrasse lui col resto del gruppo, ma era sempre quello che veniva mandato a dirci cosa dovevamo fare, quello che dovevamo firmare, a cosa dovevamo partecipare e quando. Era anche grazie a lui se noi adesso avevamo una piccola vacanza a Miami, nell'attesa del ritorno di Liam e sua moglie.
Avevo preso posto sul letto, notando che Eleanor e Perrie non fossero con noi. Era anche più grave del previsto, allora.
Marco aveva iniziato il discorso sospirando un paio di volte, avvertendoci subito dopo che alla prossima cazzata fatta, saremmo ritornati a Londra. Non importava se era una festa privata e priva di fotografie, quello che aveva detto Ashley  in alcune interviste, era anche più pesante di una fotografia scandalistica. Così aveva detto.
Come ciliegina sulla torta, poi, mi aveva fatto tante, anzi troppe, domande su Scarlett. Erano già uscite diverse foto di me e lei con i bambini o anche da soli, l'ultima raffigurava il bacio che le avevo dato davanti lo studio di Tom. Provai a spiegare l'equivoco, ma ovviamente le fan avevano già tirato le loro conclusioni. Ecco perchè non avevo mai parlato di Scarlett alle telecamere.
Appena ero entrato nel taxi per tornare a casa e magari ritrovarmi i due marmocchi alle prese con la cucina insieme a Scarlett, mi era arrivata una strana telefonata: la madre di Maddy mi chiedeva che fine avessimo fatto.
Come che fine avessimo fatto? Scarlett si era persa?
Avevo fermato immediatamente il taxi ed ero corso in camera di Louis, chiedendogli gentilmente le chiavi dell'auto che i manager gli aveva affittato. Non mi aveva fatto domande, per fortuna. Quel giorno era un inferno.
Stavo seguendo le coordinate del navigatore quando notai che era quasi buio. 
Speravo solo che Scarlett non avesse letto quelle cose su internet che giravano su lei. Sapevo che non era la poco di buono che già le avevano affibbiato. Io la conoscevo meglio di chiunque altro.
Dopo qualche chilometro percorso alla ricerca di Scarlett, notai un'auto parcheggiata sul ciglio della strada; assottigliai gli occhi e man mano che mi avvicinavo sempre di più alla vettura, capii che era la Range Rover che avevo affittato qualche giorno prima. Un sorriso curvò le mie labbra.
Vidi balzare giù dal cofano dell'auto una figura esile chiusa dentro un jeans corto e una maglia bianca; poi, per poco non mi strozzai con la saliva: aveva appena mostrato il suo reggiseno?
Frenai di colpo, fermandomi preciso al fianco di Scarlett, intenta a rimettere la maglia al posto e sfoggiare un sorriso nella mia direzione.
"Harry?" urlò tra il sorpreso misto al rilassato.
"Che fai nuda?" urlai a mia volta. 
Scar alzò gli occhi al cielo e aprì lo sportello della Range Rover. Recuperò la sua borsa e chiuse l'auto a chiave, poi prese posto sulla vettura che stavo guidando.
"Uno stronzo non si è fermato e..."
"A mali estremi, estremi rimedi." finii la frase per lei, facendola ridacchiare.
"Già." disse poi, sciogliendosi le scarpe e massaggiandosi i piedi. Si sistemò meglio sul sedile e, dopo aver allacciato anche la cintura, si voltò nella mia direzione.
"Come hai capito che avevo un guasto all'auto?" mi chiese curiosa.
Alzai le spalle, svoltando poi nella direzione opposta dove stavo andando.
"Harry, i bambini!" quasi strillò, ancora più confusa.
"Rilassati Scar. Non sapevo che l'auto avesse un guasto, solo che quando ha telefonato Susan per chiedermi a che ora avessimo preso i bambini..."
"Ha telefonato Susan?" mi interruppe.
Mi voltai un attimo per guardarla: aveva la fronte aggrottata e continuava a massaggiarsi la punta dei piedi. Poi annuii.
Continuai a spiegargli quello che era successo nel pomeriggio, sia di Marco che di Niall e nel frattempo imboccai una strada secondaria.
"Harry, non sono esperta di queste strade... Ma non credi che tu abbia preso quella sbagliata?" mi suggerì con una punta di vergogna nel tono.
Era incredibile come il nostro rapporto non fosse cambiato nonostante gli anni di lontananza. Almeno di questo ne ero felice.
"Volevo passare a prendere la moto alla concessionaria. Tanto, ormai tu sai portare anche le auto in America, no?" la presi in giro. 
Alzò lo sguardo e trattenne un sorriso. Poi afferrò la sua borsa e ci frugò per un po', fino ad uscire il cellulare e sbuffare sonoramente.
"Mi presti il tuo cellulare? Vorrei provare a telefonare una ditta della zona che sposti il mezzo dalla strada." mi avvertì.
Infilai la mano nella tasca e gli passai il mio I-phone.
"Il codice è due, due, zero, due." l'avvertii. Per un attimo mi sentii osservato, così aggrottai la fronte e la guardai confuso.
"Che c'è?" dissi.
Finalmente trovai la struttura che ci avevano suggerito per prendere in affitto un'auto, così mi rilassai e scalai la marcia.
"Niente... E' che mi hai appena detto il tuo codice da sblocco." rispose solamente, ritornando a fare quello che aveva iniziato con uno strano sorriso stampato sulle labbra.
Bo, chissà cosa passava per la testa delle ragazze.


*  *  *


Accostai sul retro dell'hotel  dove alloggiavano i miei amici. Sfilai il casco dalla testa e cercai il cellulare in tasca.
"Cerchi qualcosa?" sentii la voce cristallina di Scarlett e mi voltai appena, vedendola sventolare il mio cellulare davanti il mio viso.
"Grazie." dissi.
"Prego, figurati." mi passò anche il mazzo di chiavi dell'auto.
Digitai velocemente il numero di Louis, che conoscevo anche fin troppo a memoria per tutte le volte che mi aveva tirato fuori dai casini, e aspettai che rispondesse, impaziente. Scarlett intanto si era appoggiata di sedere al cofano dell'auto dei ragazzi, guardandosi a destra e a sinistra senza una meta precisa. Sapevo che intanto stava pensando qualcosa e, se ancora ragionava come allora, ero sicuro stesse cercando un'idea per la cena di quella sera.
Io non ero per niente un cuoco. Anzi, se riuscivo a fare un uovo senza bruciarlo, era un miracolo. E poi, già ci avevo provato una volta a cucinare e non era andata bene.
"Harry? Sei vivo?" 
La voce di Louis mi risvegliò dal mio stato di trance, costringendomi a spostare lo sguardo dalle gambe lunghe di Scar. C'era un motivo se l'avevano presa come modella.
Louis non tardò a scendere e riprendersi le chiavi, poi aspettò che Scar salisse dietro di me sulla moto e lo salutai con un sorriso stampato sulle labbra.
"Aggrappati forte." le suggerii.
Sentii una strana fitta allo stomaco quando Scar sorrise sommessamente e mi strense di più, avvicinando pericolosamente il suo petto alle mie spalle.
Sentivo il fiato farsi pesante, mentre dovetti combattere contro l'istinto per perdermi a pensare quelle mani da altre parti. In pochi minuti arrivammo a casa.
"Signorino Styles." mi salutò una delle guardie.
Feci rombare di proposito la moto, sentendo lamentare Scar alle mie spalle.
"Non sono uno spavaldo! E ricordati del microfono." le suggerii attraverso il microfono del casco. Mi rispose con un pugno sulle spalle e infine entrammo nella villa di Liam.
Parcheggiai vicino l'ingresso e sfilammo entrambi i caschi, posandoli ai piedi della moto. Seguii Scarlett sul porticciolo e prima che potesse infilare la chiave nella toppa, la tirai per una maglia e la costrinsi a rigirarsi sui suoi stessi piedi.
Appoggiai le mie labbra sulle sue e "Stasera siamo completamente soli." sussurrai appena ci staccammo.
Sorrise imbarazzata e mi spinse via in modo giocoso. Aprii la porta e per poco non finii a terra, scioccato quanto Scarlett.
"Come hanno fatto a ripulire tutto quel casino?" chiese a voce bassa, notando che la casa era più pulita di quanto l'avessero lasciata Liam e Maddy qualche giorno prima.
"Oh beh, guarda il lato positivo: non dobbiamo pulire per un'altra settimana, l'ultima purtroppo." dissi sorpassandola, infilandomi nella cucina, seguito dalle sue risate e rimproveri allo stesso tempo.
La casa doveva rimanere pulita, i bambini sarebbero ritornati l'indomani, di sera, e i vestiti andavano lavati comunque.
No, nulla era cambiato, se non per quel piccolo dettaglio che avremmo scoperto solamente una volta rientrati a Londra. Cioè, che Scarlett avrebbe scoperto una volta rientrata a Londra, dove era incentrata la sua sede di modelle.
"Ma se domani mattina siamo liberi, senza bambini che scorazzano a destra e a sinistra, che si fa?" mi chiese ad un certo punto lei, intenta a prendere una delle tante padelle.
Mi gettai di peso sulla sedia del tavolo della cucina, osservandola attentamente alle prese con la cena. Stava prendendo proprio in quel secondo qualche pomodoro dalla dispensa, tagliandolo a spicchi. E un lampo di genio mi passò per la testa.
"Ricordi il lago che hai visto la prima volta che sei uscita da questa casa?" le chiesi, facendola girare curiosa.
"Spiega meglio." sussurrò, lasciando perdere per un momento i pomodori e fissandomi intensamente.
Le mie labbra formarono un sorriso e "Mh, magari con un bacio mi convinci a dirtelo." dissi, ammiccando.
Lei alzò lo sguardo al cielo e si pulì le mani in una tovaglietta rossa. Poi mi venne in contro e io le lasciai lo spazio per sedersi sulle mie gambe.
Le sue labbra toccarono appena le mie in un bacio veloce e fugace.
"Allora?" chiese lei, impaziente.
"Vediamo se con un secondo bacio mi convinci del tutto a dirtelo." la tenni stretta per la vita, mentre lei scoppiò a ridere e urlarmi in tono giocoso che ero ingiusto.
No, la sua risata era inguista. Nemmeno sapeva quello che stava facendo al mio povero stomaco; e per una volta, ero sicuro che non era colpa della fame.
  



EHIO!
Omg, MA LO SAPETE CHE VI AMO?
beh, ora lo sapete u.u
No, serio... Siete aumentati così tanto che bo, penso
che in questa settimana ci saranno addirittura TRE aggiornamenti.
Ma ancora nulla di sicuro!
E poi, siete troppo dolci con me! :3

Quindi, a mali estremi estremi rimedi, no? Ha fatto bene Scarlett ahaha
E poi Harry che prova a chiarire col testone di Niall ewe

Ma bo, non so che altro dire se non che il prossimo capitolo è il
mio preferito, credo :3
Avete notato che la storia sta prendendo una piega diversa? Spero
comunque che piaccia :)

Aloha!

Sofia.

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Capitolo 16
*** Capitolo 15. ***


CAPITOLO 15.

#SCARLETT


Furono i ricci di Harry a svegliarmi quella mattina. Erano morbidi e profumatissimi, mentre continuavano a solleticare la pelle della mia guancia.
Aprii forzatamente gli occhi, imbattendomi nella luce mattutina del sole. Erano appena le nove quando allungai un braccio e feci illuminare il display del cellulare mostrandomi, così, l'orario. Notai a malincuore anche i dodici messaggi, tutti di diversi destinatari, tra cui la maggiorparte inviati da Harry; di sicuro il giorno prima, quando si era scaricato, mi aveva provato a chiamare, automaticamente attaccava la segreteria, e non si era limitato a provarci una sola volta.
Sospirai un attimo prima di spingere leggermente Harry per le spalle, mentre provavo a liberarmi dalle sue gambe aggrovigliate tra le mie, proprio come dei rovi intrecciati tra loro. Quasi sorrisi dalla scena buffa.
Si lamentò nel sonno e, fortunatamente, riuscii a scansarlo, mentre lui si metteva in una posa diversa: a pancia in su, con gli occhi ancora chiusi.
Respirava in modo regolare e rilassato, la sua pelle macchiata dall'inchiostro nero era anche più bella sotto i raggi caldi del sole della mattina che filtravano attraverso la tapparella della stanza chiusa male. Non potevo crederci che fosse la seconda notte di fila che dormivo con lui, in modo diverso da quando eravamo più piccoli. Sentivo che finalmente tra noi ci fosse qualcosa di nuovo e non la solita amicizia che ci aveva accomunato fino a qualche tempo prima. In effetti ci eravamo detti anche delle cose forti, ma in realtà non avevamo ancora chiarito quella situazione. Cos'eravamo, adesso? Era cambiato qualcosa? Cosa avrebbe detto a Niall o ai suoi amici o, peggio ancora, ai media di noi?
Preferii cacciare via certi pensieri mattutini che mi riempivano la testa, abbassando poi lo sguardo sullo stomaco tonico di Harry e prendendo a ripassare il contorno della farfalla tatuata proprio al centro con la punta dell'indice. Non ci trovavo un vero significato in quel disegno; ma ero sicura che lui ne avesse uno ben preciso e, come per quello, anche per gli altri chissà quanti tatuaggi che aveva disegnato sulla sua pelle chiara.
Amavo sfiorare la sua pelle: al mio passaggio rabbrividiva un po' e Harry si smuoveva nel letto, e poi o si lamentava con gesti secchi, come a cacciare un moscerino, o farfugliava qualcosa sottovoce. Sorrisi allo stato di innocenza con cui in quel secondo il riccio appariva.
Decisi di smetterla di torturarlo ed alzarmi per fare una doccia, ricordando le nostre labbra unite per tutta la notte precedente.
Sembravo un'idiota con la prima cotta; ma in fondo lo era: era la mia prima vera cotta, una cotta che però non avevo capito di aver preso fin quando non lo vidi attraverso il piccolo schermo della tv nel salotto di mamma, quando si era presentato ai provini e non mi aveva detto nulla. Ricordavo perfettamente quella sera come se non fossero passati anni: mamma era alle prese con il pollo ripieno, papà era in giardino a potare gli ultimi fiori e io mi ero appena messa sul divano per passarmi un po' del tempo. Non sentivo Harry da qualche giorno, aveva detto che doveva andare a trovare la zia in un paesino sperduto e non si era più fatto vivo. Così, mi annoiamo a morte.
Avevo sbadatamente cambiato canale, sbarrando gli occhi quando riconobbi la figura di Harry camminare lungo il palco. Che ci faceva lì?
Cominciò a cantare e senza sorpresa era piaciuto a tutti i giudici. Mamma, al mio fianco, quasi piangeva e mi ripeteva quanto era bello anche attraverso un televisore.
Passarono i giorni e Harry non si era ancora fatto sentire. Alle mie telefonate non rispondeva, e lo stesso era per i messaggi. Quello voleva dire solo una cosa: la nostra amicizia per qualche malsana motivazione era finita.
Presi un paio di pantaloncini bianchi e una canotta e mi richiusi nel bagno della camera con due asciugamani tra le mani.
Mi gettai letteralmente sotto il getto dell'acqua fredda e chiusi la tendina alle mie spalle; aspettai qualche secondo prima che la mia pelle si abituasse alla temperatura dell'acqua. 
Mi insaponai il corpo, immaginando stranamente che a farlo fosse proprio Harry e, mentre ero persa a fare la stupida, sentii la porta aprirsi.
"Buongiorno."
La sua voce roca mattutina mi aveva sempre fatto uno strano effetto. Adoravo quella voce così bassa e lenta sin da quando eravamo piccoli. Ma adesso, crescendo, potevo benissimo mettere la mano sul fuoco, giurando di amare quel tono da uomo. Perchè ormai lo era diventato a tutti gli effetti, un uomo.
Aveva dovuto cambiare le sue abitudini giornaliere da un momento all'altro, aveva dovuto condividere camere, case o cos'altro insieme a quattro sconosciuti che, col tempo, erano divenuti la sua seconda famiglia. Era stato sbattuto a destra e a manca per fare sempre più concerti, rendendolo la persona che oggi era. E da una parte non mi dispiaceva che il successo ci avesse diviso se doveva andare così.
Spostai appena la tendina, sentendo l'acqua scorrermi lungo la schiena.
"A te." risposi solamente, abbassando lo sguardo e squadrandolo perfettamente. Avevo proprio ragione: Harry era diventato un bellissimo ragazzo e di certo non biasimavo tutte quelle che si erano vantate col tempo di aver passato anche solo una notte con lui. Chissà come, però.
"Posso fare una doccia con te? Sai, per salvaguardare l'ambiente..." disse in tono ironico.
Ridacchiai leggermente e poi chiusi l'acqua.
"No, guarda un po'? Ho appena finito." lo avvisai. "Mi passi un asciugamano?" aggiunsi poi in tono gentile.
Uscii una mano da dietro la tendina e sentii la morbidezza dell'asciugamano appena passato da Harry. La legai stretta sotto il seno e uscii dalla doccia, lasciando libero il passaggio ad Harry.
Sorrisi sotto i baffi mentre mi avviai alla porta per rientrare in camera, sentendo lo sguardo pesante di Harry sulle mie spalle ancora bagnate e su i miei capelli gocciolanti che si attaccavano alla pelle. Quando chiusi la porta alle mie spalle con un ghigno stampato sulle labbra, sentii il getto dell'acqua venir aperto, seguito da un urletto acuto di sicuro dovuto alla temperatura gelida dell'acqua. Amavo far un certo effetto proprio ad Harry.
Mi vestii velocemente in camera, sperando che il riccio non fosse uscito fino a quando non mi sarebbe servito il phon. E così fu: qualche minuto dopo, Harry uscì dal bagno con un asciugamano legato in vita e io potei entrare al suo posto per prendere il phon e aciugarmi velocemente i capelli; anche perchè mi serviva una buona scusa per non mettermi a fissarlo come una maniaca.
Visto che la sera prima, dopo torture a base di baci, mi aveva detto alla fine qual era il piano di quella mattina, non mi truccai per niente, scendendo subito in cucina per preparare qualcosa per la colazione per entrambi e qualche tramezzino da portare con noi al lago.
"Ehy." le mani di Harry si posarono sui miei fianchi qualche secondo dopo aver messo il tostapane a riscaldare, infuocando la parte appena toccata con le sue dita leggermente affusolate ancora incollate sulla mia pelle. Le sue labbra sfiorarono appena la mia guancia, stringendo la mia schiena al suo petto, che si alzava e abbassava in modo regolare. Il suo profumo al muschio bianco in poco tempo si confuse col mio, alla vaniglia, facendomi sospirare ad occhi chiusi.
"Cosa siamo noi, adesso?" chiesi d'un tratto, interrompendo bruscamente quelle attenzioni e coccole che ci stavamo scambiando silenziosamente. Cioè, che lui stava donando a me.
Perchè quando mi sfiorava, ultimamente, non riuscivo a formare una frase di senso compiuto? Mi era costato davvero tanto riuscirne a dire una appena adesso.
Lo sentii allontanare da me, facendomi gemere in disapprovazione. Non gli avevo mica detto di smettere di baciarmi l'incavo del collo. Lo faceva in un modo che mai nessuno mi aveva fatto provare prima.
Mi rigirai tra le sue braccia e lo guardai dal basso. Non avevo ancora indossato le scarpe e quella poca differenza d'altezza mi fece sorridere un po'.
"Cosa siamo, per te?" chiese di rimando, spostando una delle ciocche dei miei capelli dietro un orecchio.
Alzai le spalle e "Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda." lo accusai.
Ridacchiò anche lui e poi appoggiò le sue labbra sulle mie.
"Ti va bene come risposta?" chiese l'attimo dopo che ci staccammo.
Lo guardai impaziente e dovetti combattere contro il mio istinto di riallacciare le nostre labbra in un bacio poco casto. Ma ce la feci, continuando ad interrogarlo curiosa.
"Lo dirai anche ai ragazzi?" dissi. Ma cosa, in effetti?
"Era quella la mia intenzione, ma Niall ieri si è ammutolito e non sono riuscito a dirlo nemmeno a lui." mi spiegò.
Si allontanò lentamente, afferrando due toast appena sfornati e li mangiò voracemente.
"Ah. E i tuoi superiori dovrebbero saperlo?"
Eleanor mi aveva raccontato quanto era stato difficile per lei il primo periodo, quando era uscita allo scoperto con Louis, dopo che ovviamente ne aveva parlato con il loro capo, subendosi però i peggio insulti via twitter da parte di alcune fan che non avevano approvato la nuova coppia. Ma io, forse, ero in parte già abituata a sentire cose negative sul mio conto. Da quando avevo iniziato a fare la modella, ogni mia mossa veniva criticata: mangiavo un po' più del dovuto? Non era un bel esempio da dare. Indossavo delle felpe enormi e pantaloni strappati? Ma dove avevano trovato una modella così mondana?
Tutto quello che facevo, non era mai visto bene e all'inizio mi aveva stufato tutto quello. Poi Marshall mi aveva convinto ad essere più forte ed ero andata avanti, fino ad oggi.
Solo a pensare Marshall, un magone si era formato all'altezza del mio stomaco.
"Tutto bene? Ti prometto che tutti sapranno di noi molto presto." si avvicinò a me, abbracciandomi.
Strinsi forte il suo braccio muscoloso, appoggiando la testa sul suo petto e poi mi lasciai andare ad un sospiro lungo e lento. Non dovevo essere così negativa; magari con la bravata che avevo fatto alla festa, Marshall aveva delle ottime notizie per me, e non viceversa.
Provai a credere alle mie stesse parole.
"Andiamo, dai." mi ordinò poi, riportandomi alla realtà.


#HARRY


La sera prima mi ero messo d'accordo con Susan di prendere i bambini nel tardo pomeriggio; così, avevo deciso di dedicare le ultime ore libere che avevo a disposizione per passarle con Scarlett, da solo.
Qualche giorno prima, quando avevamo affittato l'auto, l'avevo sentita sussurrare parole bellissime e sorprese sul lago che io avevo visto nei giorni a venire del matrimonio, da solo, quando mi ero ripromesso di ispezionare la meraviglia che Miami poteva offrire. E il lago era il posto più bello che avessi mai visto, anche se un po' affollato in alcuni giorni.
Non era molto lontano dalla casa di Liam e quindi in poco tempo avevo parcheggiato la moto sulla stradella fatta apposta per arrivarci a piedi. Eravamo immersi nel verde e l'aria sembrava anche più pulita.
Scarlett mi aveva detto che era andata poche volte nelle spiagge di Miami, ma che comunque non erano nulla di speciale. C'era solo un po' di più confusione di quelle in cui era stata in passato.
Grazie al suo lavoro di modella aveva viaggiato molto; mi aveva raccontato in quelle due notti passate insieme di tutte le sue avventure, di cui il Giappone. Era bello parlare con lei perchè la vedevi lì, attenta ad ascoltare ogni minimo dettaglio del tuo racconto, e oltretutto potevamo confrontare le diverse vicende che ci erano successe, come per esempio quando io e i miei amici di band avevamo girato il video per beneficienza, sempre in Giappone.
Adesso mi dispiaceva molto vederla triste a prevedere sul suo futuro solo per quel messaggio che il suo capo le aveva mandato. Ci teneva tanto e non aveva nemmeno il coraggio di chiamarlo e farsi dire per telefono quello che le aspettava, bella o brutta notizia che fosse stata. E io non potevo fare solo che assecondarla e provarla a distrarla, almeno per quegli ultimi giorni che ci restavano prima che lei potesse tornare a Londra e io che rimanevo lì, a Miami, prima di rientrare e finire le mie faccende.
Presi la mano di Scar e la guidai oltre gli enormi arbusti che ci coprivano dal sole, fino a fermarci alla fine davanti ad un'enorme cascata con altrettanti enormi pietre di fianco. La parte migliore del lago, era la cascata nascosta e che non si riusciva a scorgere dalla strada.
"Wow." disse solamente, esterefatta dall'ambiente che ci circondava.
Mi ero ritrovato lì qualche pomeriggio prima, mi ero steso al sole e forse mi ero addormentato anche per qualche momento. Era un posto tranquillo e ci si poteva rilassare davvero.
Sistemai la tovaglia che avevo portato con noi per terra e mi sfilai la maglietta, sfidandola a fare lo stesso.
Lei mi guardò per un momento stranulata e poi disse: "Ma io non ho il costume." lamentandosi. Non si era parlato di fare un bagno, ma solo di pranzare insieme e se ci fosse stato del tempo, di fare una passeggiata tranquilla lungo il lago. Ovviamente non le avevo svelato la sorpresa che le stavo preparando.
Le sorrisi appena e "Nemmeno io." confessai, sfilando poi anche il pantalone nero. 
C'era caldissimo e non vedevo l'ora di tuffarmi in quell'acqua così invitante davanti a noi.
"No, io non mi tufferò mai." continuò lei, sciogliendo semplicemente le scarpe e calciandole un po' distanti da lei.
Sorrisi un po', alzai le spalle e presi un profondo respiro prima di lasciarmi andare dentro l'acqua. Quando riemersi, trovai Scarlett, piegata sulle ginocchia alla base della grande pietra, intenta a fissarmi.
"Sei pazzo?" disse confusa.
Sorrisi e mi mossi dentro l'acqua. I capelli mi gocciolavano sulla fronte, ma non mi avrebbero fermato.
"Non sai che ti perdi." dissi sicuro, guardandola togliere i calzini corti.
"Non voglio una polmonite. Sarà congelata." rispose lei, sospirando.
"No, è giusta di temperatura. Dai, vieni a provarla anche tu." insistetti io, nuotando nuovamente dalla sua parte.
Sapevo che stava paragonando la temperatura dell'acqua con quella del mare, ovviamente molto più calda di quella in cui stavo sguazzando come un bambino. Ma, davvero, non era così tanto gelata come credeva lei. Poi, nemmeno si poteva lamentare, la stessa persona che quella mattina si era lavata con dell'acqua congelata, facendomi svegliare di colpo quando ero entrato al posto suo.
Dal canto suo, intanto, si accomodò sulla roccia e infilò i piedi nell'acqua.
"Ma è gelata, Haz." sbottò.
Rimasi sorpreso per un attimo, ricordando che mi aveva chiamato in quel modo solo due volte nella vita: una volta al suo tredicesimo compleanno, quando le avevo regalato la maglia con la strana stampa di New York che tanto sognava da alcune notti; l'altra invece era stata quando Marc, uno più grande di noi, l'aveva mirata e la sua ragazza, Melanie, l'aveva minacciata diverse volte di gettarla da una scalinata se non la smetteva di provarci col suo fidanzato. Ovviamente era il contrario, ma Melanie difendeva il fidanzato con mani e piedi. Un giorno eravamo al suo armadietto, Marc le aveva fatto un occhiolino e Scar aveva sorriso, stringendo i libri al suo petto, imbarazzata. Io avevo visto tutta la scena, anche quando la piccola Melanie si era avventata su lei, tirandole i capelli. Anche se era femmina, mi ero aggiunto alla mischia e avevo spinto via la stronza, allontanandola dalla mia migliore amica. Almeno, era quello che pensavo che fosse.
"Che hai? Ti si è congelato qualcosa, là sotto?" mi prese in giro, riportandomi alla realtà.
Scoppiai a ridere e andai sott'acqua per bearmi ancora di quella temperatura così bassa. Quando uscii nuovamente la testa dall'acqua, sentii i suoi sbuffi.
Mi avvicinai cautamente a lei, mentre era intenta a chiudere gli occhi e lasciarsi riscaldare dai raggi del sole, e l'afferrai per le caviglie, gettandola al mio fianco.
Riemerse subito, tossicchiando l'acqua che le avevo fatto bere.
"Harry!" urlò furiosa.
Scoppiai a ridere e la guardai.
"Vedi che non è tanto fredda?" le feci notare, mentre tenni l'equilibrio per entrambi appoggiato ad una pietra.
Lei si guardò intorno e alla fine mi diede ragione.
"Sì, però adesso ho tutti i vestiti bagnati." si lamentò cocciuta.
"Potremmo sempre stenderli al sole. Sai che fa caldo e che si asciugano in pochissimo tempo." le suggerii.
Lei annuì e prese a nuotare, lontano da me. Ma prima che potesse andarsene davvero, l'afferrai nuovamente per una caviglia e la riportai tra le mie braccia.
"Non ho detto adesso." dissi ad un palmo dalle sue labbra.
La vidi deglutire, mentre portò le sue iridi azzurre a puntare forzatamente le mie, verdi. Mi sentivo terribilmente bene in quel momento; avrei voluto avere con me una macchina del tempo e fermarlo, per sempre.
Perso nei miei pensieri, mi avvicinai alla roccia e poggiai i piedi per terra, stringendo anche più forte Scarlett al mio bacino e sentendola incrociare la sue gambe ad esso.
Mi sporsi verso di lei e la baciai. Infilai immediatamente la lingua nella sua bocca, beandomi del tocco delle sue mani quando iniziarono a vagare tra i miei capelli bagnati, tirandoli appena. Abbassai le mie, alzandole la maglia e sfilandogliela.
La lanciai con poca cura sulla roccia alle mie spalle, prima beccandomi una brutta occhiataccia dalla proprietaria e poi riallacciando le nostre labbra.
Sentii la sua pelle rabbrividire sotto le mie dita mentre le accarezzavo le spalle; provai con poco successo a sganciarle il reggiseno e, quando si accorse del mio tentativo, poggiò la sua mano sulla mia e si tirò indietro.
"No, Harry. Non qui." disse e si guardò intorno impaurita.
Per tutta risposta, la avvicinai nuovamente a me e le baciai il collo. La sentii irrigidirsi, ma subito dopo rilassarsi.
Passamo chissà quanto tempo in quella posizione, tra baci, coccole e quant'altro.

Uscii dall'acqua tutto gocciolante, aiutando a Scarlett a fare lo stesso. Sfilò dalle gambe i pantaloncini che indossava e li stese per bene su una roccia insieme alla maglia.
Nel frattempo io avevo aperto il piccolo cestino che avevamo portato e ne uscii qualche tramezzino. 
Mi accomodai al suo fianco, sulla roccia più alta e forse anche più calda, mangiando in silenzio.
"Ma sai qualcosa dell'auto?" mi chiese d'improvviso tra un morso e l'altro.
Ovviamente avevo avvisato del piccolo intoppo alla concessionaria e la signorina si era apprestata a porgermi le sue scuse e promettermi di darmi una nuova auto, se serviva ancora.
"Louis ce la farà trovare a casa di Liam." la avvertii, tranquillamente. 
Potevo fidarmi di Louis, lui c'era sempre nel momento del bisogno e così era anche viceversa.
Passamo la restante mattinata tra risate e baci, mentre il sole asciugava i vestiti di Scarlett e quest'ultima indossava la mia maglia, inzuppandola, con la scusa del freddo, che ovviamente non c'era. 
Adoravo il fatto che avesse voluto un mio indumento addosso. Di sicuro, una volta tolta, sarebbe rimasto impregnato il suo profumo e io avrei deciso di non lavarla più. E poi le stava terribilmente bene: il suo fisico era minuto, ci navigava nella mia maglia. Ma era così sexy vestita in quel modo che varie volte mi aveva dovuto richiamare mentre ero perso a fissarla in silenzio e pensare chissà cosa su di noi.
Non riuscivo a crederci che dopo anni, allontanamenti e strani riavvicinamenti, io e Scarlett finalmente eravamo qualcosa. In realtà, non ci avevo mai pensato: ero sicuro che col tempo Scarlett stava diventando più di una semplice migliore amica. Passavo più tempo con lei, che con i miei ex compagni di band!
Poi, lei non mi aveva mai dato dei validi segnali e io avevo pensato che guardasse altrove. Non facevo per lei...
"Torniamo a casa? Così pranziamo, ci riposiamo e andiamo a prendere quei due pestiferi!" si alzò dalla roccia, porgendomi poi una mano.
Mi lamentai in disapprovazione, evitando la sua mano e provando a convincerla di stare un altro po' là, al caldo cocente.
"Dai, che mancano anche a te quei bambini." mi prese in giro, sedendosi sul mio sedere quando mi rotolai a pancia in giù. E aveva ragione: pure se non li vedevo da ventiquattro ore, quei due bambini mi mancavano terribilmente. Dovevo ringraziare loro se stava succedendo tutto quello?
Mi convinsi ad alzarmi, prendendo in braccio in modo giocoso Scarlett e ridendo di gusto quando questa mi urlò contro di non ributtarla in acqua, cosa che stavo per fare davvero.


*  *  *

Quando arrivai davanti al cancello della casa di Liam, una folla di gente era appostata in strada. Oh no! 
Riconobbi i vari cartelloni alzati al cielo man mano che mi avvicinavo e capii che quelle altro non erano che delle fan venute a rompermi la testa durante le vacanze.
Sentii le mani di Scarlett stringermi forte il busto, mentre le suggerii attraverso il microfono del casco di stare tranquillissima, che oltrepassato il cancello tutto quello sarebbe finito.
Ma in realtà sapevo che non sarebbe finita lì: se già la notizia aveva fatto il giro del paese e avevano scoperto la casa di Liam a causa della festa, ero fottuto. Il mio amico non sarebbe stato più in santa pace nemmeno in casa sua.
Ma non era solo quello a proccuparmi; date le varie foto sempre più numerose di me e Scarlett insieme, ero più che sicuro che qualcuno che mi seguiva non avrebbe gradito la notizia, ormai, affermata. Eppure non volevo costringerla a rinchiudersi in casa solo perchè c'era il rischio che si ritrovasse calpestata da ragazzine urlanti.
Feci il segno alla guardia di aprire il cancello, mentre qualcuno cominciò a chiedermi foto o altro. Ma ovviamente non avevo il tempo di farlo. Non con Scar alle mie spalle.
Scarlett continuò a stringermi forte e sperai vivamente che dopo quella situazione, non cambiasse idea su di noi. Qualche giorno prima ci era successo al parco più o meno la stessa situazione: il famoso Harry Styles che incontra i suoi fans ad un parco di divertimenti!; ma almeno lì erano stati più tranquilli e meno inopportuni.
Parcheggiai in procinto della scalinata della casa; Scarlett, alle mie spalle, scese dalla moto e si sfilò il casco, appoggiando a terra solo dopo aver richiuso il laccetto. Feci lo stesso e la seguii sulla porta d'ingresso a passo strascicato, sbattendo rumorosamente i miei stivaletti sul brecciolino che formava la stradella principale.
Mentre era intenta ad aprirla, mi voltai appena e notai una nuova Range Rover nera parcheggiata proprio sotto la tettoia delle auto.
"Grande Louis." sussurrai, ringraziando col pensiero il mio amico.
"Cosa?" Scarlett si voltò, seguendo il mio sguardo e notando infine la nuova auto parcheggiata a pochi metri di distanza da noi.
"Oh, meno male. Sai che non sai portare una moto?" scherzò, facendomi poi una linguaccia.
"Ah sì?" le dissi in tono divertito, facendole anche il solletico ai fianchi e non permetterle di aprire quella porta al primo colpo.
"Dai, Harry, smettila." provò a dirmi, ma io continuai lo stesso.
Infilò con tanta forza la chiave nella toppa della porta che per poco pensai che venisse giù per sbaglio, riuscendo alla fine a vincere sul solletico. Provai a bloccarla tra le mie braccia, ma si fece tanto piccola che riuscì anche a sfuggirmi. Aprì la porta con un gesto secco, tra le risate, e quando questa fu del tutto spalacanta, dovetti fermarmi e stare attento che la mia mascella non toccasse terra. Scar si voltò di scatto nella direzione in cui fissavo incredulo e la vidi irrigidirsi davanti a me.
"Ma buongiorno, piccioncini."
Oh, cazzo.
  


EHIO!
Dovevo aggiornare prima, i know,
ma sto studiando per un esame e...
AIUTO, ME LA STO FACENDO SOTTO cc

Ma comunque, avevo anche parlato di fare 3 aggiornamenti,
ma rimango a due, visto che appunto, ho un esame e quindi
non ho modo di continuare al momento. Quindi, il prossimo 
sarà lunedì! :)

E questo? Vi è piaciuto almeno un pochino?
Sto provando a fare una scaletta e sicuramente non mancano 
moltissimi capitoli; credo un'altra decina, non di più. Bo lol

Comunque, fatemi sapere, su su. Chi era in casa?! ahaha

Sofia.










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Capitolo 17
*** Capitolo 16. ***



 
CAPITOLO 16.

#SCARLETT

"Mad? Che fai qui?" chiesi dopo una manciata di secondi passati in silenzio. Cosa facevano Mad e Liam in casa loro? Sembrava una domanda alquanto idiota, ma non avevano altri tre giorni di vacanza prima del loro rientro a casa?
Mad avanzò verso di me, porgendomi una rivista di gossip su cui in prima pagina c'era una mia foto con tante scritte di fianco.
"Le notizie volano, Scar." disse lei, sospirando.
Non avevo aperto twitter, nè guardato su internet se qualche notizia sul mio conto avesse infangato il mio nome. Soprattutto, non dopo il messaggio di Marshall.
Sapevo che la notizia avrebbe fatto il giro del mondo in pochissime ore, ma non capivo come certi gossip si basavano su dati non certi, visto che in fin dei conti la ragazza dai capelli rossi non aveva prove di quello che era successo alla festa, e nemmeno della festa in sè. Non c'erano foto o altro per incatenarmi con le mani al muro.
"Posso spiegarti." s'intromise Harry, avanzando e superandomi, mentre io ero ancora troppo intenta  a leggere le varie fandonie che erano state scritte sul mio conto. La modella con due figli? Questo già la diceva lunga su quanto si fossero informati sul mio conto.
"Sì, Harry. Abbiamo tante cose di cui parlare." rispose stavolta Liam, facendomi alzare lo sguardo.
Non sembravano arrabbiati con noi; più che altro, erano delusi. Conoscevo lo sguardo perso di Mad, gli occhi bassi sul pavimento e le labbra leggermente aperte di chi non sapeva come prendere in mano la situazione. Per fortuna c'era Liam che parlava per entrambi.
"Magari davanti ad un piatto di pasta, no?" suggerì sua moglie, facendosi guardare per un momento male da Liam. Ma poi annuì anche lui.
Harry mi aveva raccontato di come Liam era cambiato da quando aveva conosciuto Mad. Dapprima, nemmeno lui sapeva che si trattava di Mad, la sua vecchia compagna di scuola. L'aveva trovata carina e non aveva collegato il suo passato. Ma poi lei gli aveva detto tutto e si era dato dell'idiota per non averla riconosciuta subito.
Era cambiata molto, ma soprattutto stava influenzando Liam su una nuova direzione: non che non gli permettesse di fare determinate cose; ma stare a contatto con una ragazza, madre di due figli, aveva portato Liam a diventare molto più maturo di quanto già non fosse. E poi, avevo scoperto, non amava contraddire la sua ragazza, ormai moglie.
Li seguimmo in cucina in silenzio, mentre Harry avvolse la sua mano nella mia in segno di conforto. Notammo con rammarico che Mad aveva già richiamato Oliver, adesso intento a mettere una padella sopra il fornello.
Ma da quanto tempo erano ritornati?
Ci accomodammo tutti e quattro sulle sedie della cucina e per qualche minuto ci guardammo in faccia in silenzio.
"Come vi è venuto in mente di fare una festa? Pensavate davvero che non saremmo venuti mai a saperlo?" disse tutto d'un fiato, Liam.
"Sì, ma non così presto." si lamentò a bassa voce Harry, come se non volesse farsi sentire, infine voltandosi nella mia direzione e ammutolirsi quando notò il mio sguardo di rimprovero. Ovvio che si era sentito.
Poi aspettai un suo cenno per prendere parola; uno dei due lo doveva pur fare e io ero prontissima a prendermi le mie responsabilità.
"E' stata colpa mia." dissi.
"No, non è vero! E' stata colpa mia!" s'intromise il riccio, beccandosi un calcio nello stinco da parte mia. Lo notai piegarmi sotto il tavolo, imprecando sottovoce.
"Volevo un modo per farmi pubblicità, facendomi vedere ad una festa organizzata da Harry Styles, componente dei One Direction." inventai, vedendo poi gli occhi di Mad spalancarsi e la fronte aggrottarle. Liam rimase impassibile.
Forse sapeva che Harry era una persona facilmente influenzabile, gli capitava spesso anche quando eravamo piccoli: se finiva nei guai, infatti, non era mai colpa sua, c'era sempre qualcuno dietro di lui che combinava le marachelle e che lui si prendeva tutta la colpa.
"E' sempre la solita storia, Harry." lo rimpoverò il suo amico, torvo.
"Perchè, tu le stai credendo?" si difese Harry, fulminandomi con lo sguardo.
"Perchè non dovrei farlo? Vi odiate!" alzò le braccia al cielo, arrendendosi all'evidente realtà. Io ed Harry ci odiavamo, l'avevamo fatto dal primo momento in cui ci eravamo rivisti al matrimonio. E poi, come avevano scritto di me come la madre di due figli, non potevo biasimare a Liam se avesse pensato al resto delle foto come una montatura che avevo messo su per la stampa. Alla fine, io non ero nulla in confronto al loro successo.
"E' passata, Liam. Ne abbiamo parlato e abbiamo chiarito."
Adesso il tono di Harry era più alto di un'ottava, quasi mi fece paura quando sputò quelle parole tra i denti stretti.
"Puoi venire con me?" mi risvegliò dai miei pensieri, Mad.
Era seduta sulla sedia proprio di fronte alla mia, gli occhi erano privi di emozione e le ciglia continuavano a sbattere man mano che il tempo passava in attesa di una mia risposta. Sentivo lo sguardo curioso di Liam addosso, e anche quello di Harry che, però, era impaurito. Cosa avrei fatto? Avrei continuato la mia bugia e avrei troncato una relazione che forse non era nemmeno iniziata?
Harry non mi avrebbe mai più perdonato.
Annuii senza troppe pretese e la seguii fino la camera che avevo occupato in quei giorni, lasciando completamente da soli quei due, al piano inferiore.
Chiuse la porta alle nostre spalle, mentre io mi lasciai cadere sul letto prima che Mad prendesse posto al mio fianco e sentirla sospirare un paio di volte.
"Ho parlato con Eleanor." disse con poca voce.
Alzai lo sguardo, incrociando gli occhi spenti e preoccupati della mia migliore amica. 
"Davvero hai usato Harry per avere un po' più di pubblicità? Sai... Dopo quello che hai dovuto passare a causa sua e..."
"Ma sei scema, vero?" sbottai, interrompendola. Io usare una persona per scopi personali? Ma non era la migliore amica che capiva le cose al volo?
Ero partita con l'idea di starmene zitta, di continuare ad annuire a tutto ciò che mi sarebbe stato chiesto... Ma davvero non aveva capito il mio messaggio tra le righe?
Eppure ero sicura di urlare nel mio silenzio.
Il viaggio in Giappone non le aveva fatto per nulla bene.
La vidi sospirare, mentre si avvicinò a me e mi accarezzò una mano. Era triste, si vedeva molto, ed ero sicura che fosse tutta colpa mia che l'avevo fatta rientrare prima dal suo viaggio di nozze, rovinandoglielo, magari.
"Mi ha detto che ultimamente tu ed Harry stavate bene insieme, che litigavate sempre meno e, per qualche assurdo motivo, i bambini vi hanno amato." sussurrò allora.
Strinsi la mano a pugno, sperando di restare calma.
"E allora perchè ti sei bevuta la storia che l'abbia usato per la fama?" chiesi confusa. 
Se aveva capito la verità, confermata anche da Eleanor, perchè adesso mi stava trattando in quel modo? Possibile che solo io dovevo essere felice per gli altri e mai una volta gli altri dovevano esserlo per me?
"Perchè conosco te, conosco anche Harry e so quello che hai passato a causa sua, soffrendo." finì allora, ridestandomi dai miei pensieri.
"Ma è cambiato!" lo difesi, scattando dal letto e camminando avanti e indietro per la stanza.
"Non puoi saperlo."
"Invece sì! Mi avete costretto voi a tenere quei due bambini per questi fottuti dieci giorni al fianco di Harry, mi avete costretto sempre voi a trasferirmi in una casa non mia e condividerla con lui, e, sempre voi due, mi avete fatto conoscere il vero Harry, il contrario di tutto quello che avevo pensato in questi ultimi anni, lontano da lui. Perchè non puoi semplicemente fidarti di me per una buona volta?" sbottai, alzando gli occhi al cielo alla fine del mio discorso.
Mad sospirò ancora. Che andasse al diavolo!
"Non voglio che ti faccia di nuovo male! Tutti avevano notato la tua grande cotta per Harry, pure io! Ma tu comunque ti ostinavi a dire il contrario, rimanendoci male quando andò a quello stupido programma e abbandonandoti!" urlò a sua volta, alzandosi e fronteggiandomi.
"Da che pulpito! Ti sei fatta mettere incinta al primo colpo e poi, guarda un po'... Sei sparita anche tu dalla mia vita!"
Ormai le parole uscivano da sole e sfortunatamente mi accorsi troppo tardi di quello che avevo appena detto. Lo sguardo di Mad divenne più cupo mentre le pupille si dilatavano e si inumidivano.
"No, aspetta, non era quello che volevo dire..."
"E invece sì! Tu volevi dire che io ti ho abbandonata nel momento del bisogno. Ma io, che facevo nel frattempo? Oh, sì. Avevo da crescere due bambini da sola." si allontanò da me con l'intento di ritornare al piano inferiore, ma, fortunatamente la bloccai in tempo per un polso, facendola rigirare sui suoi piedi.
"No, Mad. Sai che non volevo dire quello. So che è stata tua mamma, ma..." lasciai andare la sua mano e mi accasciai al pavimento, esasperata.
"E' la prima volta, dopo tanto tempo, che rido anche senza un motivo. E' la prima volta che confesso ad Harry i miei sentimenti verso lui e lui stesso mi rigira la frittata ammettendo a voce alta che, in realtà, nemmeno a lui è mai passata quella cotta adolescenziale. Perchè ne aveva anche lui una... Sai? E sai anche che c'è? Non te l'ho mai detto, nè a te, nè agli altri, solo per il semplice fatto che non volevo ammetterlo nemmeno a me stessa. Ma mi ero innamorata di Harry, proprio come lo sono adesso, in questo momento." mi tirai leggermente i capelli, disperata.
"Sono innamorata di una fottutissima superstar!"
Sentii Mad piegarsi sulle ginocchia, poi mi sfiorò e le sue mani si aggrapparono al mio busto.
"Ne sei sicura?" mi chiese con un filo di voce.
Non alzai lo sguardo e nemmeno parlai, annuii solamente in segno di risposta.
"E allora io sarò al tuo fianco, nel bene o nel male." sussurrò poi, lasciandomi un buffetto sui capelli.
"Ma se sbaglia di nuovo, giuro che lo castro." disse infine a denti stretti, mentre io sorrisi appena.
"No..." la interruppi, però. Alzai lo sguardo appena e la trovai a fissarmi confusa e curiosa.
"Che cosa?" era scandalizzata.
"Mi daresti l'onore di castrarlo io stessa?" risposi, sorridendo dalla sua faccia buffa.
"Affare fatto!" urlò.


#HARRY


Liam si alzò dalla sedia, puntando lo sguardo sull'orologio.
"A che ora si devono prendere i bambini?" mi chiese senza nemmeno guardarmi.
Alzai le spalle. "Susan ha detto nel tardo pomeriggio." sussurrai appena, fissando nuovamente le scale che avevano appena preso le ragazze per parlare da sole.
Chissà quale enorme balla si stava inventando pur di non dire che finalmente stavamo insieme, che eravamo... Qualcosa!
Liam sospirò di nuovo, facendomi leggermente salire i nervi che già erano a fior di pelle. Avrei voluto urlargli contro 'La smetti di sbuffare? E' stata solo una festa a cui è andato storto un piccolo particolare!', ma che comunque poteva stare ben tranquillo, perchè Ashley, dicendo quelle cose a intervistatori e giornalisti, non aveva prove per dire che noi avevamo organizzato una festa in casa di Liam.
"Io mi chiedo come può, mia suocera, darvi in mano dei bambini dopo lo scandalo che avete fatto in America." sputò ancora, camminando nella parte opposta della stanza.
Alzai gli occhi al tetto e assunsi una smorfia che lo fece arrabbiare di più.
"Perchè quella faccia? Non ho ragione io? Cosa avessi fatto tu, al posto mio, se avessi dato in mano i tuoi bambini a due stupidi festaioli?" mi venne in contro, puntandomi un dito in modo minaccioso.
"Non ho figli." lo avvertii. "E anche se fosse, quei festaioli hanno ben pensato di portare i bambini al sicuro prima, per prevenire." continuai sicuro.
Cosa aveva che non andava? Il matrimonio gli aveva fatto più che male: Liam si divertiva anche con i bambini per casa, non a caso due mesi prima aveva fatto lui una festa, con loro in casa, anche se con meno persone di quante ne avevo invitato io.
"Hai sbagliato comunque." insistette, sedendosi alla fine sulla sedia di fronte la mia e poggiando la testa tra le mani, sul tavolo.
Mi sporsi leggermente verso di lui e sussurrai un "Davvero Liam, perchè stai facendo tutta questa scenata per niente?"
Non aveva senso continuare a fare il sostenuto; non avevo fatto nulla di male ed ero sicuro che i manager, scoperta una cosa così, avrebbero preso provvedimenti a nascondere le possibili, ma inesistenti, prove. Come avevano sempre fatto con i passati casini.
Liam afferrò la rivista di gossip che Maddy aveva dato poco prima a Scarlett. Sfogliò in silenzio qualche pagina e poi lo piegò da un lato, lo girò e lo puntò sotto il mio sguardo.
"Cos'è questo?" mi chiese poi, puntanto con l'indice un'immagine di me e Scarlett davanti lo studio di Tom. Alzai lo sguardo confuso.
"Mi sembra facile: un bacio!" risposi ovvio. C'ero io incollato alle labbra di Scar, le mie mani sui suoi fianchi e le sue tra i miei capelli. Solo al ricordo, un sorriso curvò le mie labbra.
"No, è una presa in giro!" urlò lui, riportandomi alla realtà. Lo vidi allontanare di nuovo e io gli continuai a fissare le spalle, incredulo. Poi mi alzai anche io, strisciando rumorosamente la sedia e facendo perfino sussultare il povero Oliver alle prese con la cucina.
"Cosa? Prima mi rinchiudi in questa casa con i tuoi figli e con lei, e poi ti senti in obbligo di dirmi cosa fanno le persone con me?" sbraitai anche io.
Lui si girò con gli occhi infuocati.
"Perchè tu sei così, Harry. Le persone ti vedono debole, buono e così ne approfittano." che?
"Stai delirando." lo avvisai.
"Sei tu che vai in giro a baciare gente sconosciuta." mi minacciò lui.
"Sono cresciuto con lei, Liam!" gli ricordai.
"E l'hai abbandonata da un giorno all'altro, Harry." mi rincalzò lui, sapendo di ferirmi di più.
Stavo malissimo i primi tempi, perchè ricordarmelo?
"Avevo le mie ragioni, e poi sei tu quello che ha sposato una sconosciuta!" provai a stuzzicarlo, ricevendo in cambio solo un'occhiataccia minacciosa.
"Smettila e cresci." mi rimproverò subito dopo.
"Smettila tu e fammi vivere la mia cazzo di vita come mi pare." e detto ciò, mi avviai alle scale.
Le voci delle ragazze arrivarono alle mie orecchie; Mad stava urlando quasi le stesse cose di Liam, ma a Scarlett. Lei continuava a difendermi ed ero sicuro che l'avrebbe fatto fino alla fine, non come stavo facendo io, scappando.
Mi rigirai sui piedi, notando Liam assaggiare qualcosa dalla padella che aveva tra le mani Oliver e avanzai verso lui.
"Sai una cosa, Liam?" lui si voltò e poi sbuffò quando notò che gli stavo andando in contro.
"Mi hai detto che con Maddy è stato amore a prima vista, ricordi?" ovviamente annuì. Quante volte ci eravamo lamentati delle continue storielle che Liam ci raccontava quando rientrava da qualche appuntamento strambo che aveva avuto con Maddy? Quante? Troppe! Ma nessuno gli aveva detto mai di lasciarla stare, sorpattutto perchè era già madre di due figli e che questo avrebbe creato solo scandalo. Peggio ancora, nessuno lo aveva fermato quando ci aveva avvisato che la voleva sposare e che, però, avrebbe continuato normalmente, per quello che poteva, la sua carriera come band.
"Ecco; con Scarlett è la stessa cosa, solo che ci sono arrivato con qualche anno di distanza. Non l'avevo mai ammesso a nessuno, nemmeno a me stesso. Ma sono sicuro che Scarlett è la persona giusta e che valga la pena di avere al mio fianco." e detto quello, mi allontanai di nuovo.
Qualcuno suonò il campanello di casa e quando ero ormai al terzo scalino, sentii la chiara voce di Liam borbottare ironicamente.
"Oh, ecco che i casini vengono a bussare alla porta." 
Quello che intendeva dire, mi fu rivelato quando Oliver andò ad aprire la porta e Zayn, Niall e Louis entrarono in casa del mio amico con delle valigie. E ora che era successo?


*  *  *

Sentii bussare dei colpi alla porta di camera mia. Sfilai le cuffie dalle orecchie e balzai dal letto con poca voglia.  Non sapevo nemmeno io perchè le avevo ancora infilate, visto che l'ultima canzone era stata riprodotta qualche mezz'ora prima. Alla fine mi ero perso a fissare il tetto bianco, provando a trovare una possibile soluzione che riportasse pace in quella situazione.
Camminai fino alla porta e scattai la serratura, aprendola.
"Ehy." sussurrò Scarlett con voce bassa.
"Ehy." ricambiai il saluto io, mettendomi poi da parte sul ciglio della porta e facendola accomodare in camera mia.
Richiusi a chiave la porta alle nostre spalle e mi accomodai sul letto, al suo fianco.
"Abbiamo fatto un bel casino, eh?" mi chiese retorica, fissando intensamente le punte delle sue scarpe.
Annuii sconsolato, dandole ragione.
"Questo è quello che succede ad avere una superstar per casa." la presi in giro, ricordandole il nomignolo che mi aveva dato qualche giorno prima. Sorrise e io con lei a ruota.
"Beh, adesso ne ho cinque e non sono nemmeno a casa mia." rispose sicura.
"In parte è come se lo fosse, a parere mio. Insomma, abbiamo passato l'ultima settimana qua dentro a seguire due bambini che non sono nemmeno nostri. Io mi sono sentito anche abbastanza a casa." continuai io incrociando le gambe.
La vidi copiarmi e il modo in cui si sfilò le converse, quasi mi intenerii. Si abbassò lentamente, lasciando trasparire dalla sua canotta bianca le ossa della schiena. Era così magra che quasi non la riconoscevo.
Non che prima fosse più grossa; ma una volta era giusta, ecco. Adesso, forse perchè sapevo la realtà delle cose, o forse perchè eravamo cresciuti separati, ma la vedevo molto più magra di quello che mi ero aspettato..
Sapevo che il campo delle modelle non era un buon campo e quando Scarlett mi aveva svelato certi segreti del mestiere, avrei voluto tapparmi prontamente le orecchie e urlarle di stare zitta. Come può, una normale persona, saltare anche interi pasti e non sentirsi male? 
Magari non faceva una vita turbolenta come la mia, ma ero sicuro che di certo non aveva il tempo di poltrire, balzata da un servizio ad un altro, da una sfilata ad un'altra.
"A proposito di bambini! Hai visto la faccia di Liam quando Susan li ha portati e loro, invece di salutare i loro genitori, sono venuti da noi? Volevo morire." scoppiò a ridere in una rumorosa risata, mentre salì anche i piedi sul letto e mi copiò nella posizione.
Mi lascio cadere con la schiena sui cuscini del letto, ridendo come non mai della scena che poco prima mi si era presentata davanti: erano appena entrati i ragazzi; visto che avevo fatto anche abbastanza scandalo in America e nel resto del mondo in pochissime ore, i manager avevano chiesto a Liam il gentile favore di ospitare i restanti giorni di vacanza, anche gli altri componenti della band. Perrie ed Eleanor erano rimaste in hotel, mentre adesso, oltre me e Liam, per la casa, c'erano anche gli altri tre.
Inutile dire l'espressione di Niall quando mi vide; era ancora incazzato e io non volevo discutere dopo il casino in cui già ci avevo ficcato con quella stupida festa.
Poco dopo, avevano risuonato al campanello. Eravamo tutti nel salotto a cercare di capire come i manager si sarebbero comportati nei confronti delle fan, quale scusa avrebbero trovato per i media e come mi avrebbero parato il culo. Onestamente, a me non faceva nè caldo nè freddo sapere che giravano le voci su una festa finita con le mani. Alla fine non era la prima volta che succedeva. Ma, essendoci Scarlett in mezzo, avevo preferito stare zitto e aspettare la prossima mossa da fare.
Diedi qualche colpo sul materasso, al mio fianco, indicando a Scar di venirsi a mettere lì, dove avevo appena battuto dei colpi. Lei non esitò più di un secondo e si fiondò al mio fianco, posando la testa sul mio petto.
"E' stata una giornata stressante." sussurrò appena.
Le accarezzai la testa e annuii, sapendo che aveva pienamente ragione in quello che aveva appena detto. Cosa ci sarebbe successo il giorno dopo?
Alzò appena la testa, facendomi di conseguenza spostare la mia, che poco prima era appoggiata alla sua. La sua mano ancora era sul mio petto e per qualche assurdo motivo mi ritrovai a trattenere il fiato.
"E se ci dividono di nuovo?" chiese.
Sapevo di chi stava parlando. Ma non gliel'avrei permesso; era già capitato una volta e non volevo che succedesse di nuovo.
Scossi la testa energicamente e "No, ti giuro che non glielo permetterò di nuovo, non dopo tutto quello che stiamo passando."
Per una volta, sembrava che nemmeno i nostri amici ci fossero al fianco. Eravamo... Soli?
Provò ad annuire convinta, ma con scarso risultato, capendolo dalla sua smorfia stampata sulle labbra. Aveva ragione: come poteva fidarsi di nuovo, se pochi anni prima le avevo promesso che non l'avrei mai lasciata andare?
Riprese posto sul mio petto, infilando una mano sotto la mia maglia e giocherellando con la mia pelle che, al contatto con il le sue dita fredde, rabbrividì.
"E comunque, sbagliavi prima."
Le accarezzai la spina dorsale che risaltava sotto la maglia fina, aggrottando la fronte quando disse quelle parole.
"La mia vera casa, è tra le tue braccia." continuò dopo, sentendosi in dovere di interrompere tutto quel silenzio creatosi.
Sulle mie labbra si stese un sorriso. La guidai ad alzarsi ed entrambi ci guardammo negli occhi. Come se già sapevamo quello che doveva succedere, le nostre labbra si toccarono e non esitammo ad approfondire immediatamente il bacio.
Le presi il viso tra le mani, seguendo i suoi movimenti mentre prendeva posto sul mio bacino. Sentii una morsa al basso ventre, mentre sperai di non rovinare nulla quando infilai una mano sotto la sua maglia e con un gesto secco, gliela sfilai. Rimasi paralizzato davanti al reggiseno di pizzo che gli copriva perfettamente il seno non troppo prosperoso.
"Non dirmi che non ne hai mai visto uno, perchè non ci credo." mi risvegliò dal mio stato di trance, ridendo.
Scossi la testa.
"No, cioè sì. Ma mai come questo." la presi in giro, avvicinandola di nuovo al mio viso e baciandola con più foga. Se quella mattina avevo pensato per qualche minuto che si stava pentendo di stare insieme a me, adesso stavo pensando completamente l'opposto.
Le nostre labbra continuarono a scambiarsi baci, da quelli più teneri a quelli più esasperati e focosi. Sentii le gambe cedermi quando fece un movimento rotatorio col bacino, strofinandolo accidentalmente sul mio.
"Scar..." dissi con bassa voce, molto più roca del mio normale.
"Lo so, lo so." rispose lei, succhiando poi la pelle del mio collo.
Stavo cercando di non emettere l'ennesimo gemito strozzato, quando qualcuno bussò alla porta.
"Harry? Possiamo parlare?"
Mai un attimo di tranquillità!

 
  
 


EHIO.
Uhm, intanto scusate se posto a quest'ora,
ma davvero.. questo esame mi sta incasinando
gli ultimi giorni :(

E poi, bo. Che dire? Qualcuno già si 
aspettava che fossero i sposini in casa, altri (per mia
fortuna) no. Sono così prevedibile? ahaha

Comunque, cosa vorrà lo sconosciuto che ha appena
bussato? Tatataaaaaaaan, li avrà colti di sorpresa?

Alla prossima, Sofia. (trovate tutti i miei contatti sul 
mio profilo :3 )

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 17. ***


CAPITOLO 17.

#SCARLETT


Chiusi appena in tempo l'anta dell'armadio prima che Niall entrasse in camera, ma non del tutto perchè ne lasciai appena uno spazietto per vedere quello che succedeva in quella stanza. Notai i due sedersi sul letto, Harry di fronte a Niall, che teneva la testa bassa e le mani erano intrecciate tra di loro. Il riccio lanciò un'occhiata nella mia direzione, facendomi capire di chiudermi dentro l'armadio e restare in silenzio.
"Allora..." disse infine, interrompendo il silenzio e tornando a fissare intensamente Niall. Dal canto suo, il biondino si sistemò meglio sul letto e guardò dritto negli occhi Harry. Ovviamente non avevo chiuso; ero troppo curiosa di vedere cosa si dovevano dire i due!
"Mi dispiace per come mi sono comportato ieri." disse facendomi trattenere per non saprei quanto tempo il respiro.
Perchè era voluto entrare in camera di Harry proprio adesso? Che avesse sentito le nostre voci e avesse voluto interrompere tutto con un'entrata a sorpresa? Per fortuna Harry aveva chiuso la porta a chiave e non era potuto entrare finchè non mi ero infilata nell'armadio e lui avesse aperto la porta.
"Davvero? Cioè... Cioè..." Harry cominciò a balbettare come un totale allocco, mentre provava a formare una frase di senso compiuto, senza risultato. Ero sbalordita quanto lui, che continuava a cercare un modo per parlare normalmente con Niall, non ci riuscisse senza apparire come un allocco. Perchè, poi, era così nervoso? Non me l'aspettavo per niente che fosse stato proprio Niall a chiedere scusa per primo, quando eravamo proprio noi quelli in torto.
"Compri una vocale?" ironizzò Niall sorridendo, interrompendo il discorso che Harry non riusciva ad intraprendere. 
Anche il riccio rise e dovetti trattenermi dal farlo anche io e così farmi scoprire.
"No, davvero. Forse sono stato un tantino stronzo per non averti fatto parlare." continuò il biondo, finalmente muovendosi sul letto con più sicurezza e fissando Harry negli occhi.
"Solo un tantino, eh?" rise ancora, finalmente riuscendo a parlare come una normale persona.
"E comunque, lo stronzo sono stato anche io, un po'. Non dovevo dirti in quel modo, è solo che..."
"Avevi paura che Scar avesse fatto quel servizio, lo so... Anche io mi sarei infuriato se la mia ragazza l'avesse fatto." rise più forte Niall, facendo spalancare gli occhi ad Harry e quasi facendomi affogare con la saliva.
La sua ragazza? Niall mi aveva appena chiamato la ragazza di Harry?
Avevamo accennato qualcosa quella mattina, che lui ci teneva a me e viceversa. Gli avevo anche chiesto cosa eravamo noi, ma in realtà lui mi aveva risposto con un bacio. Che voleva dire?
Come a leggermi nel pensiero, Harry lanciò uno sguardo nella mia direzione, rimproverandomi senza il bisogno di parlare per non aver ascoltato il suo consiglio ed essermi rinchiusa del tutto.
Niall si voltò curioso e feci appena in tempo a tirarmi indietro e nascondermi dalla sua vista.
"Che stai guardando?" chiese curioso.
Trattenni il respiro, immaginandomi il biondo alla ricerca di quel qualcosa che aveva attirato l'attenzione di Harry, molto più dell'aggettivo 'ragazza' che gli aveva appena detto per definirmi.
"Oh, niente. Mi sembrava che piovesse."
Almeno era più bravo di me, con le bugie. O no, visto che fuori c'era solo caldo.
Tornarono a parlare.
"Comunque, non è la mia ragazza... Credo." un colpo al cuore. Anzi, due... Tre... Quattro...
E allora che eravamo?
Sentii gli occhi pizzicarmi agli angoli, le mani tremarmi e il respiro farsi affannato. Non potevo farmi scoprire, non in quello stato. Mi morsi il labbro inferiore a sangue e per poco non urlai dal dolore.
Ma c'era un dolore peggiore che al momento sembrava giocare a calcio col mio cuore. Perchè l'aveva detto? Eppure sapeva che ero lì, a qualche metro da lui, ad origliare. Un'anta d'armadio non copriva i suoni.
"Non prendermi in giro, Harry! Vedo come vi guardate, come lei ti guarda e come lo fai anche tu! Sono idiota, sì, ma non stupido da non capire che state insieme e che vi frequentate." rise Niall.
Avrei voluto urlargli di stare zitto e di andarsene, così che potessi uscire e ringraziare il suo amico di tutte le belle prese in giro che mi avevano riempito gli ultimi giorni.
"Davvero? Come?" chiese Harry.
L'avrei strangolato, una volta che Niall se ne fosse andato, sarei uscita dall'armadio e l'avrei attaccato al muro con le mie mani. Stronzo!
"Stai scherzando? Quando l'ho portata a cena fuori se n'è uscita con la solita frase 'Per ora nessuna relazione', però con te non si è fatta problemi a baciare. Con me, si è girata." sussurrò Niall, però ridacchiando.
"Io non le piacerò, ma vedo che non ti scolla gli occhi di dosso dal giorno in cui vi siete visti al matrimonio. Per non parlare del giorno della festa! Hai visto come voleva uccidere Ashley? Secondo me era tutto programmato." scoppiò a ridere sonoramente, trasportando anche l'amico che in quel momento avrei voluto solo uccidere con le mie mani, affettarlo e gettarlo nell'oceano.
"Ma non saprei... Non ho una relazione seria da... Un po'!" disse infine, grattandosi il collo con la mano destra e girandosi a guardarmi per un secondo. Se lo sguardo poteva uccidere, a quest'ora era nell'oltretomba.
"Con lei sembra che tu l'abbia da sempre, in realtà. Da quello che ho capito, siete cresciuti insieme, no?"
Vai a vedere che sarà proprio Niall quello a farlo ragionare, la stessa persona a cui ho mentito su quello che avrei voluto fare, la stessa persona che ho evitato per giorni pur di non ricordargli l'imbarazzante momento che gli avevo regalato.
"Una relazione?" chiese Harry, rincretinito. Sì, in pochi minuti si era rincretinito. In realtà si era comportato così da quando Niall aveva messo piede in camera sua. 
Il biondo annuì.
"Sì, Harry. Ma cos'hai oggi? Ti spaventi come se avessi paura di dire la cosa sbagliata! Guarda che non me la prendo se mi dici come stanno le cose, anzi... Mi sentirei meno stupido, ecco."
Sembrava che Niall volesse tirare fuori dalla bocca di Harry quelle parole con una pinzetta; ma perchè lo stava facendo?
Spiai ancora i due in silenzio, sperando in un miracolo che, però, non arrivò.
"Beh, forse la cosa sbagliata l'ho già detta... Io ci tengo davvero a Scarlett, solo che non so come si vede lei al mio fianco... Con il mio successo, intendo." sussurrò Harry.
Non capivo se cercava di scaricare la colpa su me, ora.
Niall sospirò a lungo, alzandosi alla fine dal letto e guardando Harry, ancora seduto, di fronte a lui.
"Se fossi al posto tuo, mi vanterei di avere una fidanzata come lei, popolarità o no di mezzo. Non fartela sfuggire, o mi vedrò costretto a fregartela." gli fece un occhiolino, sempre ridendo, e alzò lo sguardo.
Cazzo, no!
I suoi occhi sembrarono scontrarsi con i miei per qualche millesimo di secondo; indietreggiai come una stupida, e colpii violentemente il legno dell'armadio con una testata.
Accidenti!
"Beh... Fai gli auguri anche alla tua ragazza, quando la vedi, visto che ultimamente mi evita come se avessi la peste." fu l'ultima cosa che disse -quasi urlò, oserei dire- Niall, prima di richiudersi la porta alle spalle.
Mi aveva vista? Quanto potevo essere idiota? Dovevo dare più ascolto ad Harry.
Le ante dell'armadio furono spalancate e per poco non cacciai un urlo.
"Esci." disse solamente, facendomi spazio e lasciandomi camminare fino al letto, dove mi piegai e finalmente riucii a prendere le mie scarpe da sotto il letto per indossarle. Non avendo avuto tempo prima dell'arrivo di Niall, le avevo calciate, nascondendole. Già era stata un'impresa recuperare la mia maglia da terra e infilarla in tempo.
Poi mi accomodai sul materasso e ne infilai una, in silenzio. Sentii le molle del letto muoversi, immaginandomi Harry aver preso posto alle mie spalle.
"Sei la mia fidanzata?" mi chiese in un fiato.
Mi bagnai le labbra con la lingua, mentre recuperai la seconda scarpa e la legai velocemente.
"Prima di cinque minuti fa, avevo capito di sì..." lo ammonii, facendogli capire come mi ero sentita nel percepire quelle parole. Anche lui sentiva le mura costruite attorno a lui venir giù in un nano secondo?
"Non ero pronto ad una domanda del genere!" il letto molleggiò e in poche falcate Harry era di fronte a me. Si piegò sulle ginocchia e mi si parò davanti.
La situazione, vista così, ora era comica: lui in ginocchio era leggermente più basso di me, che me ne stavo ancora seduta.
Le sue mani si posarono sulle mie ginocchia, quasi come una richiesta urgente per una risposta immediata e, possibilmente, positiva.
"Nemmeno io, ma so che vorrei esserlo." risposi poco dopo.
Cosa pensava intendessi quella mattina? Era proprio quello che gli avevo chiesto e lui, ovviamente, non aveva capito. I maschi! Se non gli spieghi le cose per filo e per segno, non ti capiscono!
Notai la fossetta scavargli la guancia destra, mentre con uno slancio si buttò addosso a me, facendo aderire la mia schiena al materasso.
"Dai, Harry!" lo rimproverai, provando a resistere al solletico che le sue labbra mi facevano ad ogni schiocco dei suoi baci sul mio collo.

*  *  *

"Bomba!" urlò Liam, tuffandosi dopo in modo buffo nella piscina e facendo alzare una grande quantità d'acqua, tanto che riuscì a strabordare dalla piscina.
Guardai Mad al mio fianco prendersi in silenzio il sole, mentre mi sistemai gli occhiali sul naso e mi voltai dalla parte opposta: i ragazzi ridevano come dei bambini mentre sperimentavano nuovi tuffi; Maya e Nick erano immersi nella sabbia a giocare a fare dei castelli, che prontamente cadevano quando alzavano i secchielli. 
Le cose sembravano apparentemente tranquille e da una parte ne ero anche preoccupata.
"Che stai pensando?" la voce della mia migliore amica mi ridestò dai miei pensieri.
Finsi un sorriso e "Mi stavo chiedendo che fine avessero fatto Eleanor e Perrie."
Mad si alzò sui gomiti, finalmente scoprendo i suoi occhi dalle lenti nere che li nascondevano, fissandomi.
"Davvero?" chiese incredula. 
Oh, perchè mi scopriva sempre? Ovviamente quando non si trattava di Harry...
Scossi la testa.
"No, ovviamente. Anche se avevo l'intenzione di chiedere a Perrie quale fosse il suo problema nei miei confronti." allungai le gambe sulla sdraio, lanciando una veloce occhiata alla piscina: Niall era sul bordo e all'improvviso Zayn l'aveva spinto, affondandolo e scatenando le risate dei suoi amici.
"Perchè?" insistette Mad, spostandosi poi su un fianco per sentire meglio la situazione. Intanto Oliver si era offerto di preparare dei succhi alla frutta per rinfrescarci e proprio in quel momento stava appoggiando un vassoio pieno di bicchieri e dei salatini.
"Grazie." dissi insieme alla mia migliore amica, rivolta al maggiordomo che ci sorrise e rientrò in casa. E pensare che qualche giorno prima avevo cacciato un simile aiuto per la casa!
"Allora... Perchè dovrebbe odiarti? Sembra simpatica!" la difese.
In realtà io non avevo proprio nulla contro la fidanzata di Zayn; ma per qualche insulso motivo mi teneva il broncio.
Alzai le spalle e le spiegai tutto, sottolineando per sbaglio che alla festa mi aveva fulminata con lo sguardo per tutta la sera, nemmeno stessi provando a rimorchiare il suo ragazzo.
Mad scoppiò a ridere, attirando per un momento l'attenzione del suo ragazzo che le chiese cosa avesse da ridere così forte. Lei gli uscì una linguaccia e lui ricambiò, mandandole subito dopo un bacio volante, seguito da un occhiolino.
Per qualche secondo mi sentii leggermente gelosa di quello che avevo appena visto; Harry avrebbe fatto lo stesso con me, se per il momento non stava aleggiando un'aria così tanto tesa? 
Non sapevamo come potevamo muoverci, così avevamo deciso di rinchiuderci in casa, almeno fino a prossime notizie da parte dei loro manager.
"Dimmi la verità: mentre tiravi i capelli di Ashley, pensavi a Perrie?" mi prese in giro lei, cercando di sforzarsi ad andare avanti con quella storia.
Mi odiavo, e tanto anche. Mi odiavo perchè era colpa mia se avevano dovuto interrompere la loro luna di miele per sistemare i casini che solo io potevo creare.
"No!" risi forte, scuotendo la testa e ondeggiando la coda di cavallo che mi ero costretta a fare quella mattina.
"In quel momento volevo davvero strappare i capelli a quella!" spiegai senza smettere più di ridere.
"Ma perchè mai? Alla fine lei stava limonando con un altro... O altri. Così mi ha detto Louis!" alzò prontamente le mani in segno di arresa, facendomi sorridere ancora di più, se si poteva, per il modo buffo con cui si era difesa. E Louis era il solito impiccione!
"Beh... Ha parlato male di Harry." confessai, la voce leggermente più bassa e il calore che mi scaldava le guance. 
Era incredibile come il ricordo di quella sera mi aveva acceso una strana sensazione nello stomaco. Se solo avessi rivisto quella stronza, le avrei strappato la rimanenza dei capelli che le avevo lasciato.
"Anche tu l'hai fatto, tante volte."
"Beh, io potevo!" risposi stizzita, facendola ridere.
Si mise a sedere e allargò i palmi davanti al viso.
"Woah, scherzavo, scema." poi si alzò e si accomodò sulla mia sedia sdraio. La guardai per un momento e poi mi abbracciò.
"Mi sei mancata un casino." la sentii sussurrare al mio orecchio.
"A chi lo dici." ricambiai.

#HARRY

Il pranzo era letteralmente volato. Liam si era offerto di prepararci una bella insalata di pasta fredda e Maddy, al suo fianco, intanto aveva fatto un ottimo tiramisù alle fragole.
Anche quel giorno si moriva di caldo, ma forse anche di più del mese passato. Miami era la città più calda in cui fossi stato fin ora.
Liam, Niall e Zayn si erano presi le sdraio a bordo piscina con la scusa della stanchezza, Scarlett era andata a fare una doccia, Oliver si era preso la briga di far riposare i due bambini, mentre io e Maddy eravamo rimasti in cucina a pulire il casino che avevamo fatto. Maddy lavava i piatti mentre io finivo di sparecchiare.
"Ecco qui." infilai l'ultimo piatto sporco del lavello pieno di acqua e schiuma, stando attento a non schizzare sulla ragazza. Se fosse stata Scarlett al suo posto, l'avrei fatto di proposito, finendo ad allagare la cucina per un'improvvisa guerra di acqua e sapone sporco, di sicuro.
Ma non era lei.
"Cosa le ha detto Marshall di questa bravata?"
La voce di Maddy mi arrivò ovattata alle orecchie, mentre provavo a piegare la tovaglia blu che avevamo usato per coprire il tavolo quel giorno.
"In realtà, nulla. Le ha scritto solo uno stupido messaggio, dicendole che avrebbero parlato al suo ritorno. Non sapevi nulla?" chiesi confuso. Eppure pensavo che fra migliori amici ci si diceva tutto. Forse mi sbagliavo, come sempre.
Scosse la testa, senza lasciar perdere quello che stava facendo. Prese la spugna piena di sapone e passò al piatto seguente. 
"Qualcosa... Ha perso il lavoro, quindi?" insistette lei, curiosa.
Mi avvicinai alla ragazza, prendendo un profondo respiro.
"Spero di no, davvero. Non sarebbe una bella cosa da sentirsi dire dalla casa che l'ha lanciata." l'osservai in silenzio.
"Perchè non l'ha chiamato, invece?" stavolta mi guardò, gli occhi leggermente più lucidi. Era davvero preoccupata, possibile che riuscisse a nascondersi così bene?
Alzai le spalle. "Ha paura." la difesi.
"Dovrebbe andare a parlarci, adesso." posò un piatto e prese uno dei bicchieri.
Mi ridestai per un momento e riformulai le sue parole nella mia testa.
"Cosa?"
"Hai sentito, Harry. Sarebbe meglio se tornasse a Londra e ne parlasse col suo capo." disse nuovamente, finendo poi col svuotare il lavandino e risciacquarlo.
"Dev'essere lei a deciderlo." dissi con nonchalance.
"Sai che se non glielo dici tu, lei non si muove da qui."
Alzai lo sguardo e fissai un punto non definito: davvero?
"Dici?"
"Dico." chiuse l'acqua e si andò ad asciugare le mani in un panno bianco a strisce verdi.
Volevo aggiungere altro, ma davvero non sapevo cosa dire di più.
"Ehy." la voce di Scarlett mi risvegliò dal mio stato di trance. Si avvicinò con dei piccoli passetti, muovendo i piedi nudi sul parquet della cucina, diede un buffetto alla sua migliore amica appostata vicino al frigo e infine mi arrivò davanti, si alzò sulle punte e mi baciò sulle labbra. 
"Tutto bene, fidanzatino?"
Sorrisi come un ebete, smettendo improvvisamente quando Maddy, alle spalle di Scar, mi guardò seria. Che palle.

*  *  *

Mi rigirai per l'ennesima volta nel mio letto, finendo col fissare la luna attraverso la finestra aperta di camera mia. Scostai le lenzuola dal mio corpo e mi misi a sedere; solo dopo una breve pausa di riflessione, decisi di alzarmi e affacciarmi fuori: la luna quella notte era bellissima, era grande e luminosa, tanto che la mia stanza era completamente bianca e illuminata; il cielo era cosparso da numerose stelle e lo rendevano perfetto. L'aria era leggermente più fresca quella notte, eppure sapevo che i brividi sulle braccia non erano dovuti a quello.
Lo scricchiolio della porta della stanza in cui dormivo attirò la mia attenzione. Quando mi voltai, trovai Scarlett, con addosso un semplice pantaloncino da ginnastica e una canotta, sul ciglio della porta, intenta a fissarmi.
"Scar?"
"Non riuscivo a dormire." chiuse la porta alle sue spalle e mi venne in contro. "Ma a quanto pare, nemmeno tu." constatò.
"Già." mi andai a sedere sul letto e la invitai a fare lo stesso. In poche falcate lo raggiunse e ci si accomodò sopra, pochi centimetri a distanza da me.
"Dici che aveva pianificato tutto?" mi chiese d'improvviso, sapendo che avrei capito di cosa stesse parlando.
Annuii.
"Allora perchè aveva già un biglietto pronto per te?" le feci notare.
"Già." disse solamente.
Maddy sapeva tutto e ci aveva soggiocato a suo piacimento. Dopo che  ne aveva parlato con me, mi aveva tenuto d'occhio per il restante pomeriggio finchè, steso sulla sdraio al bordo della piscina, non mi aveva suggerito di convincere Scarlett a tornare a Londra al più presto possibile e parlare col suo capo. Mi ero preso di coraggio ed ero andato a parlarle: in quel momento era con Niall e i bambini. Non mi importava se stava giocando con loro come quando lo faceva con me; sapevo che di lei mi potevo fidare e altrettanto di Niall, venuto a scusarsi ancora prima che lo facessi io. Che codardo. Non era lui che si doveva scusare e questo favore gliel'avrei ricambiato non appena mi fosse stato possibile.
Avevo catturato la sua attenzione e l'avevo guidata dentro casa; sapendo che gli altri erano troppo presi dalle loro ragazze o dai bambini, io e Scar eravamo completamente soli in cucina. Soprattutto dopo aver lanciato un'occhiata ad Oliver e quasi costretto a fare quello che stava facendo da un'altra parte. 
Mi aveva accarezzato una mano preoccupata, chiedendomi cos'avessi, del perchè ero così triste in quel momento: tutti ormai sapevano che noi eravamo in una specie di relazione, e nessuno si era opposto. All'inizio Liam aveva fatto il sostenuto, ma poi sua moglie l'aveva convinto e aveva lasciato perdere: era la nostra vita, ci aveva infatti detto. 
Le avevo spiegato che ero preoccupato per lei, per il suo lavoro e per il suo futuro. Non volevo che per colpa mia, una volta ritornata a Londra, avrebbe avuto cattive notizie e che forse era meglio parlarne con Marshall, subito. Lei, ovviamente, si era opposta; ma io avevo insistito. Ma nulla era possibile con la testa di coccio di Scar.
Poi era entrata Maddy, di sicuro appostata dietro uno dei muri della cucina ad origliare e mi aveva dato man forte. Scarlett ci aveva osservato entrambi e ci aveva chiesto cosa avrebbe dovuto fare.
"Torna a Londra e parlane con Marshall." mi ero sforzato a dire, passando una mano sulla sua coscia e confortandola. Maddy, accanto a me, aveva annuito, appoggiando la mia idea. La sua idea; era lei quella che mi ci aveva costretto. Ma in fondo forse non aveva torto: se non fosse stato per me, Scarlett non avrebbe accettato di andare a Londra il giorno dopo.
"Mi dispiace Harry, stavamo passando dei bellissimi giorni insieme e io..." la interruppi bruscamente con un bacio.
Non mi interessavano le sue scuse, volevo solo che fosse felice e che chiarisse col suo capo. Non volevo davvero essere il responsabile della sua perdita del lavoro.
Dal canto suo, Scarlett si unì al bacio, approfondendolo. Le nostre lingue si intrecciarono e i nostri sapori si mischiarono.
La sentii spingermi leggermente verso il letto fino a farmi toccare il materasso con la schiena, mentre lei prese posto a cavalcioni sul mio bacino. Le sue mani scivolarono lungo il mio busto e con poca fatica sfilarono la mia maglia.
Le nostre labbra si unirono ancora una volta, mentre prendevo in mano la situazione e la capovolgevo. Adesso era lei quella stesa sul mio letto con gli occhi pieni di vita e un sorriso stampato sulle labbra. 
Infilai una mano sotto la sua canotta da notte, afferrando il suo bacino e giocando con la sua pelle scoperta. Proprio come lei, le sfilai la maglia, lasciandola in reggiseno. I suoi seni uscivano leggermente dalle coppe e questo bastò per farmi perdere il filo della ragione.
Quello che venne dopo fu una notte indimenticabile sia per me che per lei, che alla fine era crollata dal sonno al mio fianco, con addosso solo l'intimo e il sudore della nostra nottata insieme.
Al contrario, io non riuscii a prendere sonno, ricordando la sua voce spezzata dal piacere mentre provava a dire il mio nome e, allo stesso tempo, mentre graffiava la pelle delle mie spalle rendendo tutto ancora più magico.
Fissando il tetto e con la mano tra i capelli di Scarlett, stavo provando ad immaginarmi come fosse stata al momento la nostra vita se io non avessi fatto il provino e se non ci fossimo mai separati. Magari lei trovava qualcuno molto più serio di me e mi avrebbe scartato, sapendo che le sarei stata al fianco in qualsiasi momento. Come adesso, dopo anni che non ci parlavamo... Nello stesso letto.
Mi voltai appena, lasciando un bacio a fior di labbra a Scarlett. Si mosse appena e sorrisi per l'espressione buffa che aveva appena fatto. Come avevo potuto lasciare da sola una creatura così?

 
  



EHIO!
Salve salvino!
Intanto vi ringrazio tutte per gli 'in bocca al lupo' e
tutte le preghiere per il mio esame... PASSATO!!!
Sto ancora festeggiando lol

Comunque, ehm... ehm... Che combina Haz?
Ma soprattutto, Mad?!? :)
Dal prossimo ci saranno novità, ma visto che
pare che la storia cominci ad annoiare, dovrò 
trovare un modo per farla finire prima... e credo 
di averlo ;)

GRAZIE A TUTTE, davvero :3
Alla prossima, 
Sofia.
 

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Capitolo 19
*** Capitolo 18. ***





Capitolo 18.


#SCARLETT

Non ero ancora pronta per lasciare la casa, Mad, i ragazzi, i bambini. Ma soprattutto non ero pronta a lasciare Harry.
Se pensavo a quello che avevamo fatto insieme ultimamente, iniziando dal matrimonio, un sorriso curvava sempre le mie labbra: il matrimonio, la sbronza, il risveglio nel letto di Harry e quello che poteva essere successo ma che avevamo dimenticato. La separazione, la strana chiamata del notaio di Liam, lui che guidava la moto, l'affitto dell'auto, i bambini per casa, io che avevo mandato via Oliver facendo infuriare Harry, lui che però si era rimboccato le maniche e insieme che provavamo a non far venire giù la casa. I pomeriggi passati in piscina, il giorno in cui lavammo l'auto, i primi baci, l'organizzazione della festa, l'uscita con Niall, il servizio con Tom, la gelosia di Harry...
I ricordi di quei pochi giorni continuavano a susseguirsi nella mia mente come uno strano flashback. C'era da dire che era la prima volta che riuscivo a godermi appieno un'estate, senza l'obbligo di svegliarmi presto la mattina per posare o partecipare  a qualche noiosissima conferenza sul prossimo possibile servizio a cui mi avrebbero potuto ingaggiare. Insomma, non era un'estate per me.
Non mi divertivo così da un casino di tempo; avevo passato l'ultimo periodo a ridere senza sosta, a cercare un modo per fermare il tempo e sperare che i giorni in cui Mad e Liam erano in viaggio di nozze non passassero mai.
E poi era arrivata la festa. La mia rovina: i giochi idioti che avevamo fatto per tutta la sera, le occhiatacce di Perrie e la presentazione delle sue colleghe di band, il modo in cui Niall provava a convincermi di stargli al fianco e poi la rossa, Ashley. Se solo non mi avesse fatto infuriare...
"Tutto bene?"
Spostai lo sguardo, incontrando gli occhi assonnati di Harry mentre provava a svegliarsi, mentre se li strofinava col dorso della mano. 
Mi girai su un fianco e sorrisi appena. "Certo che sì."
Avrei voluto dire il contrario, ma non volevo farlo stare più male di quanto già stava dopo la notizia dei suoi manager: essendo ancora in vacanza, Harry aveva ben pensato di accompagnarmi a Londra e affrontare al mio fianco ogni decisione di Marshall.
In realtà, da sola non avrei retto. Era bastata questa frase per convincerlo a seguirmi.
Ma poi si erano messi in mezzo i suoi superiori, che gli avevano suggerito di aspettare un altro giorno in America, di aspettare che le acque si fossero calmate, visto che già stavano facendo il possibile per sviare il discorso e soprattutto di salvaguardare sia loro che me, in qualche modo. Ashley continuava con la sua ossessionata battaglia, ma ovviamente non tutti le credevano in quanto non c'erano prove e nessuno sembrava andarle in contro. Nemmeno quelli che alla festa si erano divertiti ad esplorare la sua bocca.
Ero felice di questo, ero anche contenta di leggere alcuni commenti su twitter vicino alle foto mie e quelle di Harry dove alcune persone ci definivano carini e perfetti insieme. 
Ovviamente, alcuni non erano positivi ed erano poco carini nei miei confronti; soprattutto quelli che mi definivano approfittatrice e brutta oca che usava solo Harry per fama.
Ma la stragrande maggioranza dava della stupida bugiarda ad Ashley. Forse era stato anche uno dei commenti di Ed, amico di Harry, ad aver sviato completamente la storia della festa, buttandosi sulla classica battuta dell'invidia.
Lo dovevo ringraziare a dovere, quel ragazzo.
"Sicura? Ti vedo pensierosa." a strapparmi ancora una volta dai miei pensieri mattutini fu la voce roca di Harry.
Amavo quel tono basso terribilmente; era un qualcosa di intrigante e sexy allo stesso tempo. Ma questo non gliel'avrei mai detto.
"Sì, sicura. E' solo che..." mi mossi a disagio sul materasso, mentre appoggiai una mano sul petto di Harry che si alzava e abbassava in modo regolare. La sua pelle era calda e quasi persi il filo del discorso.
"E' solo che...?" 
Harry prese la mia mano con la sua, prima giocherellando prima con le dita e poi baciandomi il palmo, facendomi appena il solletico. Sorrisi per il gesto che mi aveva sorpreso e mi avvicinai a lui.
I miei capelli si sparpagliarono sul cuscino e lo sentii trattenere il respiro quando le mie gambe nude si scontrarono con le sue. Quasi avevo dimenticato quel particolare: la sera prima, forse la migliore della mia vita. E solo al pensiero di essermi concessa a lui, sentivo le mie guance andare a fuoco; io tra le sue gambe, lui che mi sussurrava cose dolci alle orecchie, il suo respiro caldo sulla mia pelle, i corpi che si univano e le mie unghie conficcate nelle sue spalle a graffiare la sua pelle. Un ricordo che non avrei saputo cancellare velocemente. O in ogni caso che mi sarebbe risultato abbastanza difficile da dimenticare.
Le sue dita affusolate sfiorarono la mia guancia, facendomi così alzare lo sguardo e incontrare ancora una volta i suoi occhi, stavolta più accesi.
"Cosa c'è?" sussurrò ancora.
Sarei voluta rimanere in quella posizione per sempre; ma si sa che ogni cosa è destinata a finire.
"E' solo che... Mi mancherai." finalmente ero riuscita a sputare il rospo. "Come farò a stare su quell'aereo per nove ore senza nemmeno sentirti? Già so che sarà abbastanza duro affrontare Marshall da sola..." aggiunsi.
"Non dire così, mi fai sentire in colpa." allungò le braccia e mi tirò verso di lui. Affondai la testa nel suo petto e poi alzai lo sguardo. Come era potuto succedere tutto quello in pochi giorni? Forse era perchè ci conoscevamo da sempre.
Qualcuno bussò alla porta della stanza di Harry e prontamente mi scollai da lui, spalancando gli occhi. Era di nuovo Niall? Cosa voleva, adesso?
"Harry, la colazione è pronta. Scendi a mangiare così possiamo portare Scarlett all'aeroporto."
Sospirai tranquillamente, riconoscendo subito la voce acuta di Louis.
"Che per la cronaca non è in camera sua." 
Me lo immaginai abozzare un sorriso mentre aggiungeva quel dettaglio che ovviamente non vedeva l'ora di sottolineare, mentre io preferii nascondermi sotto le lenzuola e far ridacchiare Harry al mio fianco.
"Adesso arriviamo." rispose il riccio dopo pochi minuti.
Sentii i piedi di Louis sbattere sul pavimento fino le scale, fino a non essere più udibili dalla camera di Harry. Mi voltai verso di lui e spostai leggermente il lenzuolo dal viso.
"Beh, io andrei a fare una doccia."
Balzai dal letto e mi coprii il corpo col lenzuolo, scoprendo però quello di Harry. Ma prima che potessi allontanarmi del tutto, mi sentii bloccare.
"Vengo pure io." 
Sapevo che quella non era una domanda, ma proprio un'affermazione e non c'era modo -e nemmeno motivo- per ribattere. Dopo quella notte, potevamo fare tutto insieme.
Entrai nel bagno seguita dal riccio, che richiuse la porta alle nostre spalle prima di aiutarmi a togliere il reggiseno e rimanere ancora una volta nuda davanti ai suoi occhi.

*  *  *

Il tragitto dalla casa di Mad all'aereoporto mi era sembrato anche fin troppo corto. Anche se il navigatore continuava a dire che il viaggio era durato quasi quarantacinque minuti, la mia mente sosteneva il contrario. O era proprio Harry che aveva accellerato un po' più del dovuto.
Per fortuna trovammo un parcheggio non molto distante dalle porte dell'aeroporto. Harry prese le mie valigie e poi strinse la sua mano libera nella mia. Non gli importava se qualcuno ci avrebbe visto insieme, paparazzi o chi altro, e di questo ne ero felicissima. Non gli importava se uscivano altri articoli su noi due insieme.
Entrammo nell'immenso aeroporto e uno strano magone si formò nella parte bassa del mio stomaco. E non era fame, quella. 
Harry mi guidò fino alle seggiole della sala d'attesa e poi mi guardò negli occhi, posando per terra le valigie.
"Il check-in è già fatto, tra pochi minuti hai l'imbarco." suggerì, ricordandomi che Mad si era preoccupata di evitarmi il check-in e l'immensa fila che c'era al momento davanti ai banconi.
"Già." sussurrai.
Harry sospirò lentamente e si avvicinò a me, stringendo poi il mio viso con entrambe le mani e alzandomelo appena fino a far scontrare i nostri occhi. Forse l'ultima, per il momento.
"Promettimi che starai attenta." a quell'affermazione sorrisi un po'.
"Non sto andando in guerra." lo presi in giro.
"Beh, non conoscendo Marshall..."
"E' un tipo apposto; mi ha visto crescere nel suo ufficio, sono fiduciosa."
Non amavo dire bugie ad Harry, ma sapevo che Marshall ci teneva a me. Non mi avrebbe scelto se non gli ero piaciuta, no?
"Giusto. E fatti sentire appena arrivi." annuii alle sue parole, alzandomi poi sulle punte e baciandolo un'ultima volta prima che la fastidiosa vocina metallica mi ricordava che tra meno di dieci minuti ci fosse il mio imbarco.
"Meglio che vada." a malincuore mi staccai dal suo tocco, recuperai le valigie e mi allontanai, immergendomi nella folla.
Mi girai un attimo prima di sparire dietro il muro e gli offrii un ultimo sorriso. Alzò una mano in risposta e provò a sorridere anche lui. Perchè tutto quello mi faceva male? 
Seguii la gente mentre saliva su uno stupido pulmino che ci avrebbe accompagnato direttamente al nostro aereo, subito dopo aver riposto le mie valigie sul trenino che l'avrebbe caricate nella stiva dell'aereo bianco che intravedevo grazie al finestrino al mio fianco.
Controllai ancora una volta il numero del mio sedile sul biglietto stampato da Mad e facilmente lo trovai appena salii sull'aereo.
Frugai nella borsa tracolla alla ricerca del mio cellulare, alzando lo sguardo quando qualcuno mi richiamò.
"Scar?"
Aguzzai lo sguardo e "Tom? Che ci fai qui?"
A quelle parole, Tom si tolse gli occhiali da sole dal naso, alzò lo sguardo sul numero dei posti e poi tornò a fissarmi, sorridendo.
"Ma guarda un po' che fortuna, è proprio questo il mio posto." si accomodò al mio fianco, sorridente. Che fortuna! Non avrei passato nove ore del mio tempo a deprimermi!
"Stai tornando anche tu a Londra?" chiesi un po' titubante.
"Già. Tu come mai?" mi chiese curioso, mentre spegneva il suo telefono e mi ricordava di fare lo stesso. Ma prima dovevo fare un'ultima cosa.
"Problemi col lavoro." non volevo entrare nei dettagli.
"Ah, capito. Spero si risolvano." mi diede conforto.
"Anche io." risposi, abbassando subito dopo lo sguardo sullo sfondo del mio cellulare.
"Mi scusi, ma quello è..." alzai lo sguardo osservando un vecchietto di circa una sessantina d'anni parlare con Tom.
"No, questo è il mio posto. Il suo è al cinquanta b." e gli indicò le ultime file dell'aereo.
Non riuscii a trattenere una risatina per la scena.
"Allora... Dimmi come vanno le cose." cambiò velocemente discorso, sperando non avessi capito il suo piano; da una parte ero felice, mi sarei annoiata a morte con a fianco un vecchio che di sicuro avrebbe dormito per tutto il viaggio.
"Diciamo..."

#HARRY

Continuai a torturarmi le mani, graffiandole. Non sarebbe tornata indietro, le sarebbe costata la sua carriera. Magari aveva ragione Maddy e doveva andare a Londra immediatamente per parlare col suo capo e risolvere al più presto il casino in cui si era cacciata.
Se solo avesse avuto notizie negative...
No, non dovevo essere così pessimista. Il suo capo l'aveva presa in custodia, l'aveva fatta crescere con lui... Perchè mai non l'avrebbe dovuta difendere? Si sa che, entrando in un certo campo lavorativo, a volte si cade in certe trappole.
Perfino i miei superiori, che mi vedevano raramente di persona, mi avevano sempre tirato fuori dai casini prima che i media li raddoppiassero. Loro erano lì anche per questo, no?
Sapevo che le notizie in America erano molto più veloci di quelle inglesi, ma ovviamente i miei manager non si erano fatti scrupoli a sviare immediatamente le notizie, vere o false che fossero state.
Mi alzai di scatto dalla sediolina scomoda e decisi di andare a casa di nuovo. 
Aprii lo sportello dell'auto e mi misi comodo sul sedile. Non ci potevo credere che dovevo rimanere chissà ancora quanto tempo in America senza Scarlett. Solo il pensiero di non sentirla per telefono per nove ore già mi stava divorando le budella. Cosa avrebbe fatto nel frattempo? Ascoltato musica, fatto amicizia con chissà chi le fosse capitato al fianco?
Chiusi gli occhi e presi un profondo respiro, poi misi in moto l'auto e provai a pensare a tutt'altro. Accesi anche la radio per non pensarci.
"Oh, ma dai!" mi lamentai quando sentii le nostre voci. Ma davvero non c'erano altre canzoni in giro per la radio? Solo e sempre One Direction!
Dopo aver ascoltato la parte finale della canzone -e per fortuna già stava finendo-, cominciarono a parlare di quella misteriosa festa che Ashley aveva tirato fuori da un giorno all'altro.
Ero felice che anche i miei amici si erano messi in mezzo sputtanando alla grande la rossa, facendola passare per quella invidiosa. Così adesso imparava la lezione una volta per tutte. Se una festa viene definita segreta, deve rimanere tale. Ovviamente lei, presentatrice, si era montata la testa non appena aveva ricevuto il mio invito, pensando magari di ritornare a quei pochi giorni in cui ci eravamo frequentati. Stupida l'avevo lasciata e peggio l'avevo ritrovata.
Pensavo che dopo tutto quel tempo si era regolata, aveva trovato un fidanzato o almeno qualcuno che la sopportasse. Ma invece...
Il cellulare vibrò nella mia tasca attirando la mia attenzione. Abbassai notevolmente il volume della radio e sfilai l'i-phone dal jeans. Quando notai che il mittente era Scarlett, sorrisi.
Sbloccai lo schermo, prestando comunque attenzione alla strada, e lessi il contenuto.

'Vuoi sapere una cosa divertente? Tom è sul mio stesso volo, il sedile di fianco al mio. xx'

Cosa? Tom? Che diavolo stava facendo sullo stesso volo di Scarlett?
La voglia di fare inversione e tornare in quello stupido aeroporto era molta; ma sapevo anche che ormai era troppo tardi, che non sarei tornato in tempo e che comunque non sarei stato io il pazzo che sarebbe riuscito a bloccare il volo di un aereo.
A meno che...
No, non potevo fare altri scandali ora che c'era in corso uno, lo stesso che i paparazzi bramavano di scoprirne la verità. Non sarebbe mai uscita a galla quella festa, e non volevo nemmeno un articolo di me che ostacolavo la partenza di un aereo solo perchè la mia gelosia nei confronti di Tom era tanta a tal punto da non farmi ragionare razionalmente.
Perchè, poi, provavo questa strana sensazione nei suoi confronti? Era un mio amico ormai; ma solo il ricordo di Scar che provava a fare un servizio per lui da nuda, mi mandava completamente in bestia.
"Vaffanculo!" urlai, gettando con tanta forza il telefono sul sedile di fianco libero, sbattendo anche contro la portiera dell'auto. Non mi interessava, si poteva anche rompere!
A farmi ritornare in me fu la paletta che un poliziotto alzò per bloccarmi e magari fare un controllo.
"Buongiorno signore. Sa a quanto stava andando?" nel momento esatto in cui il finestrino finì di abbassarsi, il poliziotto balzò all'indietro.
"Ma lei è Harry Styles!" urlò, nemmeno fosse un mio fan. O forse lo era.
"Così mi chiamano." forzai un sorriso e provai a cercare la mia patente nel portafogli. 
Non mi ero nemmeno accorto di aver aumentato la velocità. Tanta era la rabbia, evidentemente.
"Oh, no, non si preoccupi per i documenti! Ma... Possiamo fare una foto insieme?"
Provai a non sbuffare. Pure un poliziotto?
"Sa, mia figlia è una sua fan e l'anno scorso mi ha costretto a venire ad un vostro concerto!" continuò poi. Scattò velocemente una fotografia, dandomi per qualche secondo le spalle, e poi fissò la sua macchinetta con aria felice. Almeno uno di noi due lo era.
"Ah sì? Spero per lei che si sia portato dei tappi." ironizzai facendolo ridacchiare.
"Che simpatico! Invece mi sono divertito parecchio. E' stato bello vedere mia figlia così felice."
La discussione sembrava non finire mai tra noi due: più rispondevo, più mi poneva domande. 
Poi, finalmente per non so quale motivo, il telefono prese a suonare.
Scattai con la testa verso destra, notando il cellulare lampeggiare sotto il sedile al mio fianco.
"La lascio rispondere, ma non si parla al telefono alla guida." mi prese in giro l'uomo con tono canzonatorio, ma ovviamente ironico.
Annuii e chiusi il finestrino, piegandomi poi sul sedile e recuperando il cellulare tra le mani.
"Louis? Non sono molto lontano, dieci minuti e arrivo."
Non gli diedi nemmeno il tempo di parlare che chiusi la chiamata e salutai il poliziotto con un cenno della mano. Che giornata.

*  *  *

"Quindi Scarlett in questo momento sta con Tom." sussurrò appena Niall, seduto al mio fianco al bordo alla piscina, intento a muovere le gambe dentro l'acqua e formare piccole ondicine.
"Già." risposi vago, nel vano tentativo di cambiare discorso e concludere quella giornata anche il più velocemente possibile. 
Ero stufo, non ce la facevo più a sopportare le domande dei miei amici sul mio improvviso cambio di umore: ero partito con una nota triste stampata in volto ed ero ritornato incazzato nero. 
Prima avevano pensato che avevo litigato con Scarlett per qualche motivo; poi, quando ero riuscito a sputare il rospo, mi erano stati al fianco e mi avevano continuato a bombardare di insane domande. Che cavolo ne potevo sapere io del perchè Tom si trovasse proprio sul quell'aereo, seduto per di più al fianco di Scarlett!
Per un momento avevo pensato che Maddy, conoscendo Tom e anche me, aveva fatto in modo che i due si incontrassero sul mezzo e che così, senza essere interrotti, potevano conoscersi meglio e continuare la loro nuova amicizia chissà come. Se solo pensavo alla festa e quando avevo visto Scarlett ridere con lui, mi veniva da stringere le mani a pugno e spaccare tutto quello che mi trovavo vicino. In quel caso, i miei amici o i bambini.
Avevo preferito buttarmi sul letto a peso morto una volta che ero rientrato in casa; ma poi Louis ed Eleanor avevano insistito troppo e mi avevano letteralmente tirato fuori dal letto con la forza, costringendomi a mangiare qualcosa e poi a seguirli in piscina insieme a tutti gli altri.
Continuavo a sbuffare senza sosta, guardando l'orario sul display del telefono per vedere quanto mancava all'arrivo dell'aereo di Scar. Due ore. Ancora mancavano due fottute ore!
"Vorrei sapere perchè Tom sia tornato in Inghilterra." sussurrò Eleanor dalla sdraio, facendomi voltare appena nella sua direzione.
Già, volevo saperlo anche io. Visto che noi eravamo in America, perchè lui, il nostro fotografo, era tornato prima in Inghilterra? Continuavo a sospettare che Maddy c'entrasse qualcosa in tutto quello, ma ovviamente i miei amici mi avevano convinto del contrario. Perchè l'avrebbe dovuto fare?
"Ragazzi, potete venire dentro? Abbiamo visite."
Spostai lo sguardo sulla figura di Liam, adesso con addosso una maglia rossa, intento a guardarci.
Ci alzammo tutti e gli andammo in contro.
"Solo i ragazzi." guardò Eleanor, Perrie e Maddy. "Ci sono i nostri manager."
Che cosa? Perchè erano venuti a casa di Liam?
Seguimmo il padrone di casa fino la cucina, dove ognuno di noi prese una posizione diversa: io e Louis sul divanetto, Liam su una sedia, Niall sul bordo della cucina e Zayn preferì rimanere in piedi, appoggiato al muro.
"Salve ragazzi, vi state divertendo in questa vacanza?"
Io e i ragazzi ci fissammo per qualche secondo confusi. Poi tornammo a fissare Bill, quello che si era preso la briga di parlare anche per gli altri.
Erano chiusi nel loro smoking nero, e davvero non riuscivo a capire se quello a sentire caldo ero solo io.
L'uomo si passò una mano tra i folti capelli rossi e "Lo prendo come un sì. Ma dopo quella festa, le cose sono cambiate."
Ovviamente. Nessuno si aspettava di sentire il contrario.
"Spiegati." lo interruppe Liam, forse più impaziente di me. Ed era anche normale visto che eravamo in casa sua da troppo tempo e i miei casini avevano interrotto anche il suo viaggio di nozze in anticipo. Per non parlare che se non avessi trovato un patto con Scarlett, gli avremmo fatto saltare anche il matrimonio, per sbaglio.
"Dobbiamo rimediare al casino di Harry. Anche se molti stanno dalla nostra parte." disse ancora l'uomo.
"Solo che..." Josh, quello accanto a Bill prima guardò noi, poi nuovamente il suo collega.
"Solo che?" mi intromisi io con più foga.
"Solo che la festa è venuta a galla. Però noi siamo riusciti a sviare la storia di Ashley, convincendo a tutti del contrario." finì per lui, Bill.
"Che cosa? Come possono aver..."
"I vicini, Harry. Ricordati che accanto a questa casa ce ne stanno altre, e destino voleva che proprio quella sera uno dei vicini di Liam scrivesse un tweet contro le celebrità. Abbiamo preso subito in mano la situazione, bloccando quell'account, ma qualcuno se n'è accorto e hanno cominciato a pensare con più razionalità."
Mi alzai di scatto, attirando l'attenzione su di me.
"Dove stai andando?" Niall provò a richiamarmi, mentre mi apprestavo a salire le scale.
"Io prendo il primo aereo e torno a Londra, da Scarlett."
Appena finii quella frase, sentii un sonoro 'No' espandersi per la stanza. Mi bloccai in tempo per vedere Bill all'in piedi e la sedia, su cui era seduto fino a poco prima, a terra.
"No, Harry. Non puoi sempre scappare dalle tue cazzate, non sempre riusciamo a sistemare i vostri casini al posto vostro. Tu non parti, non ora. Stasera avrete un'intervista, un confronto con Ashley." sputò in tono fermo.
Che cosa? Ma non capiva la gravità della situazione?
"Ashley? La stessa ragazza che prova a buttare fango su quella festa?" Zayn finalmente parlò, uscendo dal suo stato di trance.
"Sì, la stessa Ashley che ha sbandierato al mondo della festa organizzata da Harry, la stessa festa a cui girava droga e tanto alcool. La stessa festa dove la ragazza pazza le ha strappato dei capelli. La stessa che vuole rovinare la carriera di Scarlett e che se tu non ci parli, lo farà, sai che lo farà."
Dopo quel lungo monologo, Bill parve riprendere il senso della ragione e alzò la sedia da terra, accomodandosi sopra.
Rimasi immobile ancora sulle scale, mentre i miei amici si girarono nella mia direzione e fissarmi.
"Qual è il piano?" a quelle mie parole, Bill sorrise e mi indicò di sedermi al suo fianco.
Speravo solo che quello che mi stavano per dire avrebbe funzionato, o davvero la carriera di Scarlett sarebbe stata rovinata per sempre.

 
   


EHIO!
Capitolo un po' di passaggio, ma non tanto dato
quello che è successo.
Tom sullo stesso aereo? Mh...
Sofia ritorna  a sconvolgere la storia, yeah!

Ps. vi ringrazio tutti, siete aumentati ancora e bo,
credo di amarvi sempre di più :3
Pps. volevo aggiornare prima, ma dato che la mia
università fa solo casini, ho potuto solo oggi T.T

Alla prossima (molto presto), con tante NUOVE novità
e bo, ciau :)

Sofia.



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Capitolo 20
*** Capitolo 19. ***





Capitolo 19.



#SCARLETT

La vocina metallica che ci ricordava di allacciare le cinture mi svegliò.
Alzai di poco la testa e mi stropicciai gli occhi nella speranza di svegliarmi del tutto. Erano passate già nove ore?
Talmente aveva riso e parlato con Tom che nemmeno me n'ero accorta. Avevo scoperto nuove cose su di lui, ma soprattutto avevo capito che persona simpatica potesse essere.
Mi aveva spiegato che al suo studio di Londra c'era stato un piccolo furto; così era voluto andare di persona a controllare cosa mancasse e ovviamente per seguire le indagini che la polizia stava già facendo. Non era nemmeno riuscito ad avvisare i ragazzi della sua momentanea assenza in quanto aveva prenotato la sera precedente, preso da un attacco di ansia.
Io avevo provato a dirgli il perchè per cui stavo tornando a casa, ma a metà racconto mi aveva bloccato e mi aveva detto di stare tranquilla e che già si immaginava il motivo da quando mi aveva vista sull'aereo.
Avevamo parlato della relazioni con Harry, di come mi sentivo e come ero finalmente felice dopo tanto tempo. Aveva scherzato su Ashley prendendomi in giro, promettendomi comunque poi di chiamarla e farle un discorsetto.
Mi aveva perfino raccontato quando, la mattina in seguito alla festa, aveva trovato l'articolo indetto da Ashley e le risate che si era fatto leggendo la valanga di stupitaggini che c'erano scritte. Sì, ok, era stata una festa privata. Ma arrivare a dire che girava droga e alcool pesante era anche esagerato. Lui continuava a ripetere che se quella sera non mi avesse conosciuto, davvero si sarebbe annoiato a morte. Mica c'era roba che girava, e lui un po' si era sentito stupido a non trovare nemmeno una pillola che l'avrebbe fatto divertire almeno un po'.
'Sei stata tu la mia droga, quella sera.' aveva detto. Avevo sorriso imbarazzata e non ne avevo capito il motivo. Io la sua droga? Così si era apprestato a spiegarmi meglio: prima di trovarmi tra la folla, aveva ben pensato di lasciare la festa con una stupida scusa. Non si stava divertendo per niente ed era anche abbastanza stanco di guardarsi in giro e notare che non era l'unico. E io che pensavo il contrario!
Ma poi, aveva detto, mi aveva visto, aveva provato a parlarmi, imbarazzato, perchè pensava fossi come una di quelle modelle che se la tiravano. Ma si era ricreduto. Ero dolce, aveva detto, era la prima impressione che gli avevo dato. E poi avevamo parlato e finalmente aveva capito che la festa non era poi così tanto pallosa.
Poi mi ero allontanata ed Harry gli era andato in contro. La parte divertente che provò a dirmi per tre volte con scarsi risultati, mi fece rimanere immobile sul sedile dell'aereo: Harry aveva fatto una scenata di gelosia con un suo amico? Per di più per me, che ancora eravamo nulla.
Tom aveva continuato a descrivermi la faccia di Harry quando aveva sentito la parola 'nuda' vicino al mio nome, facendomi arrossire e sprofondare dalla vergogna. Se c'era una cosa che avrei voluto cancellare di quella sera era proprio la mia risposta affermativa al suo invito. Oltre la scena di me, seduta su Ashley, intenta a strapparle i capelli. Ma purtroppo non si poteva tornare indietro e rimediare in qualche modo agli errori.
Mi voltai appena, notando la testa di Tom appoggiata sulla mia spalla.
"Tom?" lo mossi leggermente, facendolo mormorare sottovoce.
Sorrisi appena e aggiunsi un po' di forza in quel gesto.
"Tom, stiamo per atterrare." lo avvertii, finalmente svegliandolo. Si stropicciò gli occhi con il dorso della mano e mi guardò.
"Oh, di già?" mi chiese incredulo.
Meno male; questo mi faceva capire che anche per lui il tempo era volato in un baleno. Non sapevo chi ringraziare per quella strana coincidenza.
"Stanotte non chiuderò occhio, già lo so." guardai fuori dal finestrino, notando il cielo scuro dell'Inghilterra. Sarebbero passati giorni prima che mi fossi riabituata a quegli orari.
"A chi lo dici. E pensare che abbiamo viaggiato un giorno intero."
Mentre alludeva al fuso orario, sentimmo l'aereo fare uno strano rumore. Rumore che in seguito constatai come il nostro arrivo in terra inglese.
"Casa dolce casa?" chiesi a voce bassa.
Se prima ero partita con un po' di sicurezza, adesso mi sentivo con un buco allo stomaco e le gambe tremanti. Non era ancora pronta psicologicamente a confrontare Marshall.
"Eh, ma per me non sarà un benvenuto." mi prese in giro, ricordandomi del perchè anche lui fosse lì.
Risi con lui e aspettai che la gente scendesse dall'aereo. Un pulmino ci accompagnò fino all'aereoporto e seguimmo la massa fino al nastro girevole, in attesa delle nostre valigie.

Passarono una decina di minuti; le persone e Tom erano riusciti a riprendere il proprio bagaglio. Ma le mie valigie?
"Mi sa che te le hanno perse durante il tragitto."
Come a leggermi nel pensiero, Tom mi rispose.
Non ci voleva!
Andai verso il banco delle informazioni e spiegai quello che era appena successo. Presero il mio nome e osservarono i miei dati. Alla fine diedi il mio numero di cellulare e me ne andai dopo un loro 'Le faremo avere notizie entro questa settimana.'
"Perfetto. Adesso non ho nemmeno un vestito con me per domani mattina." mormorai sottovoce, mentre provavo ad accendere il mio cellulare.
Ormai erano quasi le due di notte e di sicuro l'ufficio di Marshall era chiuso a questo orario.
Nessun messaggio. 
"Beh, potresti sempre comprare qualcosa prima di andare all'ufficio." mi suggerì in modo educato Tom.
Era quello il mio piano, a questo punto. Continuai a frugare nella borsa e poi spalancai gli occhi, arrestandomi sul posto per vedere meglio il contenuto.
"E' successo qualcosa?" Tom si fermò qualche passo più avanti a me, intenta a frugare nella mia borsa con più foga.
"No, no, no! Ma questa è sfiga." alla fine mi arresi, sbuffando e fissando il cielo. Ma tutte a me?
"Non hai i soldi per un taxi?" provò a chiedere Tom, mentre ritornava sui suoi passi venendomi in contro.
Magari fosse stato quello. Provai a non scoppiare a ridere, giusto perchè quando viene un casino non è mai dai solo.
"Mgaria fosse quello. Le chiavi della mia casa erano nella valigia e la valigia non si trova!" per poco urlai.
Stavo uscendo di testa. Non poteva succedere tutto questo proprio a me.
Tom si mosse sui piedi con un po' di disagio, poi posò una mano sul mio braccio e provò a consolarmi. Beh, almeno ci provò.
"Uhm, se vuoi... Puoi dormire da me, stanotte. Potrei prestarti qualche maglia come pigiama e..." lo bloccai a metà frase.
"Davvero?"
Era la mia unica fonte di salvezza. Entrare in un hotel a quell'ora non era un'idea che tanto mi piaceva.
Sul suo viso apparve un sorriso sincero.
"Ovvio che sì! Puoi usare tranquillamente camera mia, prenderò io il divano." e cominciammo a camminare.
"Ma non se ne parla! Dormirò io sul divano!" insistetti.
Chiamò per telefono una stazione taxi e sedendoci sul ciglio della strada parlammo ancora e ancora e ancora.


#HARRY


Una strana donna dai capelli rossi passò le sue dita minute tra i miei ricci, dandogli una forma più strana del solito. Avevo indossato una semplice camicia rossa a quadri, la stessa che Scarlett continuava a dirmi di adorare, sotto un jeans nero e i miei soliti stivaletti marroni ai piedi. Dovevo stare comodo e sentirmi sicuro di quello che dicevo; il piano doveva funzionare.
Spostai lo sguardo sulla stanza e notai i miei amici ridere e scherzare tra loro. Il loro compito era quello di sostenermi in tutto ciò che dicevo: starnutivo? Mi avrebbero dovuto dare appoggio anche in quello.
Mi avevano preparato a quell'intervista per tutto il pomeriggio; sapevo perfino in anteprima le domande che Natasha, la presentatrice del programma, avrebbe rivolto sia a me che ad Ashley. Il problema era che non sapevo, appunto, come avrebbe reagito la rossa. E se aveva intenzione di rovinare davvero Scarlett?
Da una parte non riuscivo a capire come una festa avrebbe potuto rovinare la carriera a Scarlett. Ma poi mi ero ricordato del messaggio vago di Marshall, la faccia delusa di Scar e mi ero reso conto che forse anche il minimo errore a questo punto avrebbe cacciato dal mondo della moda la mia ragazza.
Solo al pensiero di poterla chiamare così, mi faceva sorridere. Avevo avuto diverse relazioni da quando ero famoso, ma ogni volta finiva in tragedia quando ci si metteva in mezzo il gossip in cui facevano emergere parte del mio passato che avevo cercato di tenere nascosto il più gelosamente possibile.
Ma questo non era il caso di Scarlett: lei mi conosceva molto meglio di chiunque, eravamo cresciuti insieme e forse, in realtà, lei sapeva più cose di me stesso.
Come uno strano flash, immagini di Scarlett nel mio letto si fecero spazio nella mia testa. Gli occhi semichiusi, le guance rosse e le labbra fini e rosee che al tocco sembravano morbide. Le mie mani intente a studiare ogni parte del suo corpo, ogni pezzetto della sua pelle calda, i piccoli brividi che si formavano al mio passaggio. Era inutile dire che al suo fianco mi sentivo bene, ormai. Chiunque se n'era accorto.
Il mio sguardo cadde su una rivista vicino ai miei piedi, adagiata nel portagiornali. Appena la ragazza finalmente si allontanò da me, mi abbassai e lo presi, scrutando a fondo la foto che ritraeva me e Scarlett qualche giorno prima. Come se potessi toccarla per davvero, sfiorai la copertina del giornale e sospirai pesantemente.
"Ti manca?" non ci fu nemmeno il bisogno di voltarsi per riconoscere la voce bassa e acuta di Louis. Annuii.
"Doveva andare e tu le hai promesso in qualche modo di sistemare le cose, almeno in America." mi rassicurò, poggiando anche una mano sulla mia spalla.
Ero sicuro ormai di quello che stavo facendo. Anche se non ero pronto ad un confronto faccia a faccia con Ashley in diretta. I manager mi avevano ripetuto almeno trenta volte nel giro di dieci minuti di stare attento a non far sfuggire altri dettagli che poi Ashley mi avrebbe potuto ritorcere contro. Dovevamo tirare fuori dai guai Scarlett, ma soprattutto non dovevo fare passare me, come band, per quello che organizzava feste clandestine con roba e alcool.
"Ricordi il copione?" mi chiese allora Louis, risvegliandomi dal mio stato di trance.
Alzai lo sguardo e per un attimo mi parve di vedere Scarlett al posto del mio amico, sorridente. Chiusi gli occhi e scrollai via quei pensieri. Sì che avevano gli occhi dello stesso colore, ma non potevo fare così. Forse avevo bisogno di un qualcosa, un segno, da parte sua.
Nemmeno farlo di proposito, il cellulare vibrò nella mia tasca. Sfilai il cellulare velocemente e sbloccai lo schermo. Due due zero due. Sorrisi al ricordo della faccia che aveva fatto quando le avevo suggerito il codice per sbloccare il cellulare e quindi poterlo usare, e solo adesso capivo il motivo del suo stupore stampato in faccia. Se uno metteva il codice per bloccare il cellulare, era come se voleva tener per sè determinate cose. In questo modo avevo dato a Scarlett la possibilità di accedere al mio mondo, ai miei segreti chiusi nel mio cellulare.
Ovviamente doveva essere solo una telefonata e per di più davanti a me, ma forse quel gesto l'aveva visto come un segreto confessato.
"E' lei?" Louis, l'impiccione, mi riportò alla realtà. Annuii ancora una volta mentre leggevo il suo nome impresso sul display.
Sentivo le mani tremare e il cuore per qualche secondo sembrò cessare di battere. Avevo davvero così paura di leggerne il contenuto? Chissà come le era andato il viaggio con Tom.
"Harry, cinque minuti ed entri." girai di scatto la testa verso la porta rossa del camerino, dove sul ciglio della stanza se ne stava un ragazzo con uno strano apparecchio attaccato all'orecchio.
"Arrivo." lo avvisai, sforzandomi poi di trovare un po' di coraggio e leggere quelle righe.
Ma al contrario di quanto mi fossi aspettato, era un semplice messaggio dove mi avvissava del suo arrivo in Inghilterra e dove mi augurava la buonanotte. Non risposi, riponendo il cellulare nella tasca, promettendo a me stesso di risponderle con buone notizie non appena avrei finito l'intervista.

Mi erano mancati i palchi, le luci e tutte quelle telecamere puntate addosso. Del pubblico in sala ne avrei fatto a meno.
I miei amici mi affiancarono e quando Natasha annunciò il nostro ingresso, forzai un sorriso e camminai sicuro. Non potevo sbagliare.
Sulla poltrona di fronte alla nostra c'era seduta Ashley, chiusa in uno stupido tubino nero e dei tacchi enormi. I manager mi avevano suggerito di studiarla e di provarla a stuzzicare sulla gelosia. E così avrei fatto: mentre Scarlett, modella, camminava su converse e jeans, lei se ne usciva con vestiti svelati e tacchi alti. Un punto a suo sfavore.
"Allora, penso che ormai ognuno di noi sappia del perchè vi ho convocato qui, al mio programma." Natasha cominciò a parlare a manetta, ricordando che il suo programma era appunto basato sui gossip contrapposti; ovvero, quando uno lanciava una notizia e qualcun altro la negava, si faceva questa specie di confronto faccia a faccia fino a trovare una possibile verità su tutta la storia.
"Ultimamente sono uscite molte news sul tuo conto, Harry. E' la tua nuova fiamma?" ecco la prima domanda, e non sembrava nemmeno tanto difficile come quando l'avevo letta per la prima volta sul foglio che mi avevano consegnato quel pomeriggio. Sullo schermo alle spalle di Natasha, fu proiettata un'immagine di Scarlett mentre sorrideva e camminava su una stradella inglese. L'avrei riconosciuta ovunque la mia città.
Annuii ricordandomi di non perdere il filo del discorso.
"Sì, stiamo provando a stare insieme." notai Ashley spostarsi sulla sua poltrona in modo imbarazzato, mentre agrottava la fronte.
"Oh oh, ma qui sembra che qualcuno non la pensi come te." si rivolse alla rossa, la presentatrice.
"Conosciamo tutti Harry, sappiamo come andrà a finire." squittì Ashley.
"Ma non conosci Scarlett." s'intromise prontamente Zayn. Ecco qual era l'aiuto che avrei avuto.
La rossa rise ironica.
"Quindi è ufficiale." non era una domanda, ma comunque preferii affermare il dubbio di Natasha.
"Sì." speravo che Scarlett vedesse quell'intervista il giorno dopo, giusto per avere in più la giusta carica per affrontare il suo capo.
"Uhm, bene... Ma passiamo all'indice dei fatti: la festa." silenzio. Ashley guardò nella mia direzione, quasi incendiandomi con lo sguardo; poi fiatò.
"Ho qui l'invito." 
Merda! L'invito! Come non ci avevo pensato?
"Qui non si parla della festa in sè, ma del perchè tu provi a buttare... Ehm, spazzatura su quella sera." stavolta, in tono acido, s'intromise Louis.
Ashley sbiancò, mentre stavolta quello a sorridere soddisfatto fui proprio io.
"Che c'entra? In quella festa girava di tutto e di più, compresa la tua psicopatica ragazza che mi ha attaccato senza un motivo valido." sputò la rossa in tono acido.
Il mio sangue ribollì nelle vene. Scattai in piedi e "Scherzi? Sei stata proprio tu ad iniziare." 
Niall mi tenne per una mano, obbligandomi a riprendere posto al suo fianco.
"Ha iniziato lei, mi è venuta a cercare e poi senza un motivo mi ha buttato a terra, strappandomi dei capelli. C'erano dei testimoni." la voce era sicura mentre continuava la sua battaglia. Ma dove voleva andare a parare? Le sembrava che buttare fango sulla carriera di Scarlett le avrebbe dato più popolarità? Al massimo l'avrei rovinata io stesso con le mie mani.
"Ehm... No, alcune persone che hanno risposto al nostro quesito, hanno ben rimarcato il fatto che sei stata proprio tu, Ashley, ad andarle in contro e cercare un modo che lei ti attaccasse."
"Cosa?" Ashley si voltò verso Natasha, intenta a leggere qualcosa sul foglio che teneva tra le mani. La presentatrice annuì sconsolata.
Ecco perchè in parte mi trovavo bene con i miei manager: in qualsiasi modo riuscivano sempre a farmela passare liscia. Un po' come quando era uscito lo scandalo di Zayn e una donna che aveva già due figli. La storia era vera, ma i manager l'avevano fatta passare come una montatura. In effetti non erano durati nemmeno tre giorni, quei due.
"Ma non è vero! Io ero tranquilla per i fatti miei a..." si arrestò di colpo, cercando di provare a non dire cosa in realtà stava facendo.
"A...?" la incitai io. Mi fulminò di nuovo con lo sguardo, mentre Natasha ci interruppe con una risatina divertita.
"Mi sembra di capire che tu abbia inventato un paio di cose." disse infine.
"No, è lui che sta inventando! Lui e i suoi amici!" puntò un dito dalla mia parte, in preda alla disperazione.
"Sì, e altre centinaia di testimoni." la corresse Natasha. "Non è che c'è sotto un altro motivo per cui accusare quella povera ragazza di averti assalito senza ragione? In passato tu ed Harry avevate un feeling." continuò.
"In passato." sottolineai.
"Un momento, mi state dicendo che io sono gelosa di quella?" scoppiò a ridere in modo isterico.
Louis mi diede una gomitata, avvicinandosi poco dopo al mio orecchio per sussurrarmi di lanciare la bomba. Dovevo colpirla in quello che era il suo punto debole.
"Beh, ti ricordo che, mentre litigavate, le hai detto che ad una festa non si può andare in jeans. Dove sta scritto? In un tuo libro immaginario che non riuscirai mai a pubblicare?"
Sapevo che aveva questo specie di sogno da una vita; scrivere un libro però non era fatto per lei. L'avevano cacciata varie volte, dicendole di tornare quando il libro avrebbe avuto una trama almeno più seria. 
Natasha appesantì la cosa ridacchiando.
Ashley mi guardò, si alzò dalla poltrona e se ne andò dallo studio. Nel pubblico si alzò un polverone di stupore.
"No, dai, Ashley torna indietro!" fu inutile il richiamo di Natasha, mentre spostava lo sguardo su noi e provava a sorridere. Una puntata con i fiocchi.
"Beh... Questo spiega molte cose." sussurrò infine puntando lo sguardo dritto alla telecamera.
L'intervista continuò con le domandi banali, sul nostro successo, sul nostro prossimo video che sarebbe uscito, come stavamo impiegando il nostro tempo durante le vacanze e quando saremmo ritornati in Inghilterra.
"Di già?" si sorprese quando le risposi che io quella notte stessa avrei preso l'aereo e sarei andato da Scarlett.
"Pensi che questa festa le abbia rovinato qualcosa col suo lavoro?" mi chiese curiosa. Annuii.
"Il mondo della moda è molto diverso da quello che crediamo; stare vicino a Scarlett, ultimamente, mi ha aperto gli occhi anche su quello. Ci sono segreti che sarebbe meglio non scoprire, ma soprattutto ho capito che ci sono regole molto più rigide delle mie, per esempio. Qualsiasi ragazza può fare la modella." ma bisogno avere la forza per affrontare ogni situazione, avrei voluto aggiungere.
Louis mi diede una pacca sulla spalla, mentre Natasha provò a commuoversi alle mie parole.
"Ci tieni così tanto a questa ragazza? Vuoi essere al suo fianco nel momento del bisogno?" instintivamente mi voltai verso Niall, trovandolo a fissarmi con un sorriso stampato sulle labbra. Dovevo ringraziare lui se ero riuscito ad aprirmi così?
"Sì, siamo cresciuti insieme e, nonostante gli ultimi passati separati, il nostro incontro ci ha uniti di più." il pubblico applaudì e mi sentii fiero di quello che avevo appena detto.
"Va bene ragazzi, vi lascio andare così nessuno perde il suo volo." ci sorrise. La ringraziammo per tutto e uscimmo di scena.
Liam era l'unico che non aveva potuto parlare per il semplice fatto che non era presente alla festa. Infatti Natasha, per perdere quei minuti che mancavano per la fine del programma, gli aveva chiesto com'era stato, se si era divertito e se ci fosse ritornato di nuovo.
Al nostro cammino lungo uno stretto e grigio corridoio, alcune persone ci strinsero la mano mentre ritornavamo nel nostro camerino. Sfilai il cellulare dalla tasca e provai a prestare attenzione a quello che si dicevano i miei amici, felici di come fossero andate le cose. Non avrebbe più provato a mettersi contro di noi? Per fortuna Natasha non aveva dovuto fare domande anche sulla droga che Ashley si ostinava a dire che ci fosse, e anche in numerevole quantità, sosteneva. Se c'era davvero, io non me n'ero accorto, forse troppo preso dalla situazione, da Scarlett.
Sbloccai lo schermo e aprii i messaggi.

'Buonanotte a te, spero che il viaggio sia stato piacevole. xx'

Se pensavo che da lì a poche ore l'avrei rivista, il cuore mi saltava nel petto.
"Ehy Harry, bevi con noi qualcosa prima di partire?" mi richiamò all'attenzione Niall.
"Ovvio, ma a casa di Liam perchè devo salutare i due piccoli pestiferi."
E sapevo in qualche modo che se non fosse stato per quei due bambini, e Liam e Maddy, a quest'ora io e Scarlett continuavamo ad odiarci, non sapendo la verità dei fatti.

 
  
 
 
EHIO!
Cosa è successo nell'ultimo capitolo? Non
vi è piaciuto? beh, vi capisco, per questo concluderò
la storia tra pochissimo :)
Mi dispiace se il capitolo sembra noioso, ma posso assicurarvi
che gli altri due sono una botta in confronto a questo (:

Alla prossima e grazie di tutto, Sofia.

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Capitolo 21
*** Capitolo 20. ***





CAPITOLO 20.


 
#SCARLETT

La casa di Tom non era particolarmente grande o troppo accessoriata: era una villetta di due piani che si divideva in una camera da letto, uno studio di fotografia, due bagni e una sala non troppo grande che fungeva anche da cucina. Sulla parte destra, all'esterno, c'era anche un piccolo garage che nascondeva la sua auto. Il giardino sul retro non era ben curato, ma quella sera Tom mi aveva detto che non amava ingaggiare un giardiniere mentre lui non era in Inghilterra.
Entrai nel bagno del piano inferiore, spogliandomi dei vestiti che Tom mi aveva prestato per passare la notte sul suo divano schifosamente scomodo. Ma non potevo lamentarmi, già era tanto se non mi aveva lasciato per strada o in qualche insulso hotel.
Mi sciacquai il viso con dell'acqua fredda e mi aggiustai i capelli come meglio potevo. Sistemai la maglia a maniche corte nera e il pantaloncino da basket, che Tom mi aveva prestato, su un mobile del bagno e finii di allacciare le scarpe prima di uscire dalla stanza per entrare in cucina, dove ci trovai il padrone di casa alle prese con i fornelli.
"Buongiorno." lo salutai. 
Il ragazzo si voltò appena nella mia direzione, sbadigliando e scusandosi subito dopo per il suo insolito aspetto. In realtà non ci avevo fatto per niente caso che indossava un pantaloncino e una canotta. L'avevo guardato meglio solo dopo avermi fatto accorgere del suo aspetto mattutino, come i capelli arruffatti e malconci.
Le braccia erano ricoperte di tatuaggi, forse ne aveva molti di più di quelli di Harry. Solo al pensiero del confronto, spostai lo sguardo sul mio cellulare completamente privo di messaggi. Dovevo ricordarmi del maledetto fuso orario e non dare più la colpa al povero riccio, che di sicuro al momento era nel meglio dei sogni.
Tom mi risvegliò dai miei pensieri poggiando sul tavolo parecchia roba; mi spiegò velocemente che lui si cibava così ogni singola mattina quando aveva alzato lo sguardo assonnato e si era reso conto del mio, sbalordito: caffè, latte, succo, fette biscottare, pane, toast, marmellate e tanta altra roba; nemmeno in un hotel servivano così tanto cibo.
Lo ringraziai con un sorriso timido, mentre mi preparai solamente una fetta di pane con marmellata alle ciliegie.
Mi mancava di già Harry, ma sapevo che al momento non dovevo mandargli messaggi o, peggio, chiamarlo. L'avrei fatto solo preoccupare, e davvero quella non era mia intenzione.
"Comunque, dov'è lo studio della tua agenzia?" mi risvegliò ancora una volta dai miei pensieri Tom. Sembrava quasi che sapesse ogni volta quando pensavo ad Harry e lui si sentiva in obbligo ti tirarmi fuori, quasi per non farmi rattristare.
Provai a ricordare il nome della via e poi spostai lo sguardo sull'orologio appeso al muro. Già le dieci?
Ok che quella notte non ero riuscita a prendere sonno; ma davvero avevo dormito così tanto?
"Problemi?" mi chiese poi, quando si accorse che mi ero immobilizzata sul posto.
"No, è che è un po' tardino e non so nemmeno come ci si arriva da qui." spiegai il mio dilemma.
Già mi era stato difficile memorizzare il nome della via per poterci arrivare dalla mia vecchia casa: dritto fino al terzo incrocio, poi giravo a destra, seguivo la sfilza di case rigorosamente rosa e alla fine arrivavo davanti la palazzina grigia con su sopra un tabellone dove c'era inciso il nome del locale, l'agenzia di modelle.
Tom spostò lo sguardo verso il giardino, poi tornò a fissarmi.
"Senti, io avrei della roba da sistemare per quanto riguarda il mio studio..."
"No, tranquillo, non avevo intenzione di chiederti altri favori. Anzi, non so nemmeno come ringraziarti per tutto quello che stai facendo per me." lo interruppi bruscamente, quasi urtando la scatola dei cereali al cioccolato.
Solo in quel secondo mi accorsi che erano gli stessi che Harry amava mangiare la mattina; avevo scoperto che, quando eravamo a casa di Mad, la mattina non usava bere bevande calde, ma solo un succo d'arancia o qualche bicchiere d'acqua, poi affondava la mano nella scatole dei cereali al cioccolato e non smetteva più di mangiarli fin quando non glielo strappavo di mano. 
Era incredibile come in così poco tempo quanto avevo imparato di lui: nonostante sentisse caldo, usciva sempre con dei jeans scuri e delle scarpe chiuse; quando era in piscina, prima di tuffarsi, amava sdraiarsi a prendere un po' di sole; quando si doveva fare la doccia o doveva andare a letto, aveva il vizio di sistemarsi la roba un po' prima sul mobile della camera. Lui era strano, ma io il doppio di lui se l'avevo studiato così attentamente.
La risata di Tom mi fece incuriosire.
"No, tranquilla. Ti ho già detto che non devi ringraziarmi per niente, sei una mia amica, almeno credo, e io tratto i miei amici così." mi sorrise amabilmente.
Eravamo amici? Non che ci conoscessimo da una vita, ma quel poco tempo che avevamo passato insieme tra la festa, il servizio nel suo studio e il volo aereo, mi aveva fatto provare una certa simpatia nei suoi confronti. Non eravamo amici, ma nemmeno sconosciuti.
"E comunque... Io volevo sapere la via solo per capire se fosse vicino il mio studio o giù di lì."
Oh. Rimasi in silenzio per qualche secondo.
Ricordai velocemente la via e gliela dissi.
Tom aggrottò la fronte, poi sorrise e alzò un dito al cielo.
"Ho capito dov'è! E non è nemmeno lontano dalla strada che dovrei prendere io."
O quel giorno la fortuna girava dalla mia parte, o Tom aveva mentito riguardo il suo studio e c'era sotto qualcos'altro. Non potevo credere che stavano succedendo tutte quelle cose in una volta.
Guardai nuovamente l'orologio e decisi che era l'ora di muovere le chiappe.
"Vatti a sistemare che qui ripulisco io." almeno questo doveva concedermelo.
Annuì senza ribattere e sparì per le scale. In poco tempo sistemai la cucina, presi la mia borsa e notai scendere dalle scale Tom, stavolta con i capelli tirati su con un po' di gel e i vestiti non più stropicciati.
Chiuse la porta alle nostre spalle e aprì il garage; uscì in retromarcia un'auto nera -di cui non avrei mai riconosciuto la marca- e presi posto al sedile del passeggero, al suo fianco.
I minuti a venire passarono in silenzio, almeno finchè non decise di accendere la radio e spezzare quell'aria imbarazzante che si era creata nell'abitacolo.
"E si continua con la questione Harry Styles e la festa clandestina!" urlò quello della radio, portandomi ad alzare gli occhi al cielo. Credevo che lasciando l'America avessi lasciato lì la questione della festa e del motivo per cui ero dovuta ritornare nella mia terra.
"Sì, ma adesso sappiamo tutta la verità." spostai lo sguardo su Tom che decise di alzare il volume man mano ci immettevamo nella strada principale. Mi erano mancate le strade affollate di Londra.
"Già, infatti poco fa, carissime fan dei One Direction, al famoso programma americano 'Dimmi la verità', condotto da Natasha Grey, Harry e Ashley sono stati protagonisti di un confronto faccia a faccia."
Non sapevo perchè, ma si formò uno strano nodo alla bocca dello stomaco. Cosa aveva fatto quella stronza? Adesso la mia carriera si era davvero rovinata per colpa sua?
Con grande sorpresa, la radio mandò la conversazione che i due -o cinque- avevano avuto in quello studio. Solo quando sentii la risata di Tom capii che stavolta Harry l'aveva avuto vinta.
"Non ci credo! L'hanno davvero fatto!" rise forte il ragazzo al mio fianco, facendomi spostare lo sguardo su di lui. Questo voleva dire che c'era ancora un filo di speranza? 
"Questo ragazzo ci tiene davvero a te." lasciammo perdere la restante parte dell'intervista, conoscendo ormai a memoria la vita di ognuno di loro, cambiando la stazione per cercare qualche canzone che mi avrebbe rallegrato almeno fin quando non avessi varcato la porta del mio ufficio, dove avrei trovato Marshall sommerso dalle lamentele per le mie bravate.
Finalmente Harry era riuscito a sistemare le cose, almeno per il suo punto di vista in America. Adesso toccava a me farmi in quattro per riavere il mio lavoro e tornare il prima possibile in America a riprendermi il mio fidanzato e farlo morire asfissiato a causa di tutti i baci che gli avrei dato.
"Lo so." affermai poco dopo la teoria di Tom.

*  *  *

L'auto di Tom era appena sfrecciata via alle mie spalle. Presi un profondo respiro e mi costrinsi ad entrare dentro l'ufficio che mi trovavo davanti.
Mi era mancato vedere il caos della gente sfrecciare a destra e a sinistra, con le mani piene di cartacce, stampelle di vestiti luccicanti tra le mani, l'apparecchio che avevo sempre odiato attaccato all'orecchio, con tanto di stupida spia rossa lampeggiante.
"Scarlett?" mi girai di colpo sentendomi richiamare. Sorrisi alla figura esile davanti a me, mentre era intenta a fissarmi da capo a piedi e capire se fossi io in persona o un fantasma.
"Diana!" urlai a mia volta, gettandomi poi letteralmente tra le braccia della donna che mi aveva davvero visto crescere in quello studio.
Diana era la segretaria, nonchè organizzatrice di tutti gli avvenimenti di quel posto. Con Marshall andavano alle scuole medie insieme; poi si erano divisi e si erano ritrovati alla scuola di moda, un collage in America. Si erano frequentati e alla fine erano diventati una coppia, fin quando lui non le aveva chiesto di sposarla e insieme avevano aperto la loro attività: il mio lavoro.
"Oh Dio, fatti abbracciare." lanciò la cartella che aveva tra le mani per aria, venendomi in contro e abbracciandomi stretta. Era leggermente più bassa di me e molte volte sfruttava la mia altezza per farsi aiutare a recuperare roba dagli scaffali più alti. Non mi interessava se era la moglie del mio capo, era comunque la donna più buona che avessi mai conosciuto.
"Marshall ti ha già vista?" chiese dopo, quando si staccò per guardarmi negli occhi. Leggevo nelle sue iridi verdi la preoccupazione, ma sorvolai sul chiedergli il perchè; a momenti l'avrei scoperto da sola.
"No, anzi... Dov'è?" volevo mostrarmi forte e sicura, ma la voce mi aveva fregata ed era uscita anche leggermente tremante dalle mie labbra secche.
"Nel suo ufficio, almeno credo. Sta lì da qualche giorno e la sera torna a casa sempre più tardi." finalmente mi lasciò andare, abbassando il capo sulle sue mani ben curate. Non le mancavano per nulla i vizi che una donna poteva desiderare.
"Colpa mia?" alzò lo guardo di scatto, aggrottando la fronte. Poi prese un profondo respiro.
"Che ne dici di parlarne con lui direttamente?" mi spinse verso la porta rossa che conoscevo benissimo, mentre annuii sicura alle sue parole. Ero lì proprio per quello, anche se l'ansia mi stava divorando le budella.
"Mi dispiace per tutto il casino." comunque volevo scusarmi anche con lei, in qualche modo.
"Tranquilla, adesso vai." mi lasciò davanti la porta da sola e mi presi qualche secondo prima di battere in modo timido sul legno davanti a me.
"Avanti." riconobbi la voce di Marshall e abbassai la maniglia col cuore in gola.
Come avevo immaginato, Marshall era intento a fissare il suo pc mentre continuava a cliccare col mouse su qualsiasi novità del momento: capi nuovi, possibili clienti, nuove modelle da provare.
"Veloce che ho..." la frase di Marshall venne interrotta quando questo alzò lo sguardo.
"Scar." sussurrò poi.
Mi guardai in giro spaesata, chiudendo poi la porta ed entrando nella stanza.
"Ciao." lo salutai timorosa. 
Da quel momento poteva succedere di tutto: lui che mi urlava contro, che mi lanciava il pc addosso, che mi avrebbe detto di lasciare l'ufficio senza farmi vedere più.
E invece, l'uomo baffuto si alzò dalla scrivania e mi venne in contro abbracciandomi forte, forse anche di più della moglie. Cos'avevano quei due che non andava? Avevo messo in rischio il nome della loro opera e mi stavano ringraziando?
"Sei più magra, sai?" fu l'unica cosa che disse mentre riprendeva posto sulla sua sedia girevole.
Mi accomodai di fronte a lui e provai a capire il suo umore, ma senza alcun risultato. 
"Ti sei divertita in America?" mi chiese poi, facendomi aggrottare la fronte.
"Non sei arrabiato con me?" risposi invece. 
Alzò lo sguardo dal pc e "Dovrei?"
Doveva esserlo? Ovvio che sì!
"E allora cosa stava ad indicare quel messaggio?" presi il telefono e gli mostrai quello che mi aveva scritto qualche giorno prima.
Lui sorrise, tornando ad alzare lo sguardo e fissarmi.
"Oh, ma lì lo ero davvero. Solo che poi..."
"Solo che poi, cosa?" sembravo una bambina, ma davvero non capivo cosa c'era di divertente da sorridere in continuazione. Non doveva essere una tragedia?
"Solo che poi ti hanno richiesta in molti, data la tua natura così frizzante, ecco."
No, non stavo capendo molto. Appoggiai i gomiti sulla scrivania e mi avvicinai di più a Marshall.
"Potresti spiegarmi?" dissi.
Marshall appoggiò la schiena alla sedia di pelle, sorridendo.
"All'inizio pensavo che tutta questa faccenda di una festa clandestina potesse in qualche modo influire in modo negativo sul mio studio. Ma sai la verità?" si piegò in avanti fino ad arrivarmi a pochi centimetri dal viso. Da quella vicinanza, riuscivo a sentire il forte odore di dopobarba che di sicuro aveva utilizzato quella mattina.
"Quale?" chiesi un po' titubante.
Sul suo viso comparve un sorriso compiaciuto, seguito da un "Al contrario delle mie aspettative, dal giorno dopo dello scandalo, hanno cominciato a chiamare per averti a un prezzo migliore in altre agenzie."
Non era possibile, mi stava di sicuro prendendo in giro, così dopo mi avrebbe cacciata da lì dentro a calci nel sedere.
Eppure la sua espressione felice mi diceva il contrario.
"E perchè non mi hai avvisato?" allora chiesi, confusa. Perchè mi aveva fatto logorare per così tanto tempo se alla fine non avevo fatto altro che portare pubblicità alla sua agenzia?
Riprese posto comodamente sulla sedia, girando su se stesso.
"Dovevi imparare la lezione, no? Per questa volta ti è andata più che bene, ma non puoi mai sapere cosa succederà dopo." suggerì a bassa voce.
Sapevo che aveva ragione e ancora non mi capacitavo della fortuna che avevo avuto. In un mondo così, un attimo prima sei in cima alle scale, l'attimo dopo, con uno scandalo di una festa dove l'erba e eccessive quantità di alcool sono presenti, ti porta al fondo, troncandoti la carriera. Tante volte Marshall mi aveva detto di prestare attenzione, anche a non relazionarmi in modo più personale con persone famose già impegnate, per non rovinarmi la reputazione;  in passato era successo ad una mia collega, adesso chiusa nel suo paesino a chilometri da Londra a guardare i suoi due figli, da sola. Il successo l'aveva fatta sballare e ci aveva provato con un ricco stilista felicemente sposato. Quando la moglie dell'uomo messo in questione l'aveva scoperto, non ci aveva pensato due volte prima di infangare il suo ottimo lavoro che aveva fatto fin ad allora. Si era dovuta ritirare forzatamente e adesso viveva come una normale casalinga, senza marito e con due figli a carico.
Non volevo finire anche io così.
"E poi con Harry Styles?" Marshall mi riportò alla realtà quando rise rumorosamente. Cos'aveva contro Harry?
"Che ha?" chiesi, stavolta con un tono più fermo e deciso.
Se c'era una cosa che odiavo profondamente era quando una persona parlava male in assenza del malcapitato in questione.
"Niente, calmati. Volevo dirti solo ottima scelta, questa mattina mi hanno dato la sua intervista americana." mi spiegò.
Da una parte ero felice, ma dall'altra sapevo che sotto c'era qualcosa.
"Un'ottima pubblicità, complimenti." lo sapevo!
"Non sto con lui solo per pubblicità." mi spostai in avanti, quasi ringhiando a denti stretti. Perchè tutti pensavano che stavo con lui solo per pubblicità? Insomma, lo conoscevo prima di chiunque altro, sapevo qual erano le sue doti canore e purtroppo non gli ero stata al fianco quando ce n'era stato bisogno. Eppure, nonostante la distanza e il tempo passato, era quasi come se non fosse mai successo nulla, come se avessimo dormito e l'indomani fossimo diventati entrambi adulti. 
Ricordavo quella sera quando lo vidi salire sul palco come se fossero passati pochi giorni; mamma stava cucinando e io ero sul divano a provare a studiare qualcosa di matematica. La tv del salotto era accesa e mamma aveva abbassato il volume per lasciarmi studiare in pace. Potevo farlo in camera mia, ma era quasi notte e la luce nella mia stanza era bassa.
Mi aveva chiamato all'improvviso, chiedendomi se fosse lei quella pazza o se quello che stava parlando allo strano microfono fosse Harry, il mio vicino di casa e migliore amico.
Era buffo vederlo rosso in faccia, nascosto dietro al microfono grande quanto bastava per nascondergli le bellissime labbra. Le fissavo sempre quando parlava; le amavo.
Mamma aveva lasciato perdere la pentola e aveva alzato il volume, mentre io avevo lanciato il libro sul divano e mi ero avvicinata a mia madre, guardando dritta la tv. Perchè non me l'aveva detto?
Gli avevano chiesto le solite cose e in modo buffo e intimidito aveva spiegato del suo impiego alla panetteria, della sua età e della sua famiglia facendomi sorridere come una scema. Appena aveva iniziato a cantare aveva lasciato stupiti i giudici, il pubblico e anche mia madre, ma non me. Io sapevo quant'era bravo, ma la mia ragione mi aveva portato ad allontanarmi dalla tv e cominciare ad odiare quel ragazzo che credevo la cosa più importante della mia vita, almeno fino a quel momento.
Nei giorni a seguire non ci parlammo, non tornò a scuola nè tantomeno mi venne a trovare quando era a casa. Diventava sempre più famoso e io forse non ero nemmeno più nei suoi ricordi.
"Lo so e vedo che lui ricambia." la voce di Marshall mi strappò dal piccolo flashback in cui ero entrata chissà per quanto tempo.
"Comunque, voglio solo che stai attenta." la voce più calma, piena di sicurezza.
Adesso mi sentivo benissimo e avevo solo voglia di urlare. Non vedevo l'ora di chiamare Harry e dirgli tutto quello che mi era successo: lui aveva sistemato la questione con Ashley una volta per tutte e io con Marshall, senza aver perso il mio lavoro.
"Solo... Mi faresti un favore?" mi chiese assottigliando gli occhi. Forse era una prova su quanto io ci tenessi al mio posto. Amavo il mio lavoro e non mi sarei mai e poi mai arresa.
"Anche due." lo avvertii con un sorriso stampato sulle labbra. Lo dicevo che quel giorno stava andando tutto per il verso giusto...
"Domani sera c'è una sfilata vicino la London Eye... Ti voglio con me, con questo addosso." girò lo schermo del suo pc fino a mostrarmi una schermata nera con al centro una foto di un vestito nero ricco di piccoli diamantini.
"Stavo cercando la ragazza giusta per indossarlo e il fato ha voluto che tu varcassi la porta del mio ufficio proprio in quel momento in cui ho aperto la foto." continuò poi, mentre io ancora ammiravo affascinata l'abito: aveva una spallina sola ed era corto, arrivava infatti giusto sotto la coscia.
"Ci sto!" urlai felice. Mi mancava sfilare e in qualche modo dovevo ringraziare il mio capo per non avermi voltato le spalle.
"Perfetto, ti farò dare da Diana tutte le informazioni. Adesso perchè non vai a festeggiare?" mi fece una linguaccia e gli avrei voluto dire che non c'era Harry al momento per festeggiare come avrei voluto, ma che sarei ritornata in America non appena mi fosse stato possibile per avverare il mio desiderio. Già mi mancava troppo.
"Grazie." salutai Marshall e uscii dal suo ufficio più felice che mai.
Avrei voluto uccidere con le mie mani anche Diana per avermi mentito così solo per farmi logorare ancora di più. Però recitava benissimo.

*  *  *

Attaccai il telefono felice di aver ricevuto notizie sulla mia valigia; per fortuna era stata ritrovata e l'indomani potevo andare all'aeroporto per riprendermela. Tom si era offerto di farmi da autista, ma ovviamente avevo negato.
Qualcuno suonò al campanello mentre alzai lo sguardo e provai a chiamare Tom.
"Tom? Stanno suonando." avvisai il padrone di casa dal ciglio della scala.
"Sono sotto la doccia, vai tu, per favore." sentii la sua voce ovattata, mentre mi girai e mi diedi una sistemata agli indumenti che indossavo: un'altra maglietta e un pantaloncino da basket di Tom. Purtroppo sentivo caldo e di rimanere in jeans non se ne parlava.
Tirai i capelli in una coda alta e andai ad aprire la porta. Quello che mi si presentò davanti, fu un colpo al cuore.


#HARRY

Un giorno e mezzo per ritornare nella mia patria? Odiavo quando dovevano fare scali di emergenza perchè succedeva qualcosa agli aerei. Non amavo utilizzare quel mezzo, ma era quello che mi avrebbe portato molto prima dalla mia Scarlett.
Non l'avevo avvisata e avevo detto agli altri di fare lo stesso; volevo fosse una sorpresa e non vedevo l'ora di vedere il suo sguardo nel vedermi davanti casa sua o l'hotel che avrebbe preso.
Per mia sfortuna non le avevo ancora chiesto dove aveva alloggiato, così ero andato direttamente al suo studio di modelle e avevo chiesto informazioni su di lei. Mi era stato detto da una simpatica donna minuta appostata alla reception che proprio quella mattina era andata lì ricevendo buone notizie. Insomma, più felice di così non poteva essere. E poi mi aveva spiegato di un piccolo incidente con la sua valigia e che quindi era stata ospitata da un suo amico, un certo Tom.
Tom? Seriamente?
Ricordavo perfettamente dove abitava lo stronzo e momentaneamente mentre camminavo per le strade affollate di Londra era calata un po' la mia voglia di farle una sorpresa. Ma non volevo rovinare nulla, volevo capire perchè mai era andata a casa di uno sconosciuto invece di cercarsi un hotel e starsene per conto proprio.
Avevo parcheggiato da poco nel vialetto della casa di Tom e avevo suonato insistentemente.
Il cuore mi batteva forte e le gambe mi tremavano. Ma perchè? Cosa poteva essere successo? Nulla, no?
La porta della villetta venne aperta, rivelandomi la figura alta e slanciata di Scarlett che, venendomi, perse il sorriso.
Stessa cosa feci io: se un attimo prima ero stato felice di vederla, quello dopo, scrutando il suo abbigliamento e il suo aspetto poco sistemato, me l'aveva strappato letteralmente dalla faccia.
"Harry?" fu l'unica cosa che riuscì a dire, quasi sconcertata di vedermi lì.
"Così mi chiamo." risposi acidamente, continuando comunque a squadrarla da capo a piedi e sentendo un conato di vomito salirmi alla bocca. Che cavolo ci faceva in quello stato, per di più con i vestiti di Tom?
Come a chiarirmi le idee, Tom aprì di più la porta mostrandosi davanti a me con addosso solo un semplice pantaloncino da calcio e i capelli ancora bagnati, segno che aveva fatto una doccia.
"Avete... Festeggiato?" nella mia voce si poteva benissimo percepire il tono di ironia.
Scarlett spostò lo sguardo sul fisico scolpito e pieno di tatuaggi di Tom e poi tornò a fissare me.
"Che?" squittì imbambolata dall'uso delle mie parole. Come se non sapeva a cosa mi riferivo. Però, aveva fatto veloce a rimpiazzarmi.
"No, aspetta, hai malinteso!" quasi urlò venendomi in contro. "Non ti tradirei mai, Harry, io ti voglio bene!" continuò.
Risi ironicamente. Mi voleva bene?
"E io ti amo, invece. Bella merda, vero?" dissi.



EHIO!
Ma quanto tempo è passato? Due settimane?!
Non mi sembra vero...

Comunque, sono tornata, anche se non con la testa
al posto... Quindi, bo.. Non so che dire, se non:
che ve ne pare di questo capitolo?

Voglio avvisarvi che sono gli ultimi capitoli, quindi bo,
spero che continui a piacervi :)

Sofia.

 

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Capitolo 22
*** Capitolo 21. ***


CAPITOLO 21.
 
#SCARLETT
 
Le porte dell'aeroporto si aprirono davanti ai miei occhi. Camminai in silenzio, avvertendo lo sguardo insistente di Harry sulle mie spalle, distante qualche passo più indietro di me.
Mi guardai in giro e provai a ricordare dove si trovasse il bancone degli aiuti. Non mi fu difficile da trovare, dato che di mercoledì poca gente prendeva un aereo.
Sfilai gli occhiali da sole dai capelli e li posai nella loro custodia, poggiandomi dopo con le mani sul bancone grigio che ormai ben conoscevo. La ragazza che ne era seduta dietro mi fece cenno di aspettare un secondo con la mano, finendo di conversare attraverso l'apparecchio che aveva attaccato all'orecchio.
Approfittai della ragazza occupata in altro voltandomi appena in direzione dell'aeroporto, notando Harry seduto su una delle sedie della sala d'aspetto, i gomiti poggiati sulle ginocchia, gli occhi fissi sul cellulare.
Era stata una sorpresa ritrovarmelo davanti casa di Tom. Non me l'aspettavo. In più, mi aveva preso in giro con tono ironico sul mio abbigliamento -quello di Tom- e quello del suo amico, venuto alla porta completamente nudo, con solo una tovaglia legata in vita e i capelli ancora bagnati, visto che aveva appena fatto una doccia. Aveva guardato me, Tom e poi se n'era uscito con una frase che mi aveva fatto cessare di battere il cuore per qualche secondo.
"Avete...  Festeggiato?"
Quella stupida frase continuava a rimbombarmi nella testa, provocandomi ancora più dolore di quanto già provassi. Come aveva potuto mai pensare che lo tradissi al primo momento possibile? Più che altro, come poteva pensare solo che avevo voglia di tradirlo? Se la mia intenzione era quello di passare le serate in casa di Mad in un modo più intrigante e frizzantino, gliel'avrei detto chiaramente senza inutili giri di parole e passando direttamente ai fatti. Si era fatto odiare negli ultimi anni, potevo benissimo sfruttare ancora quella cosa e usarlo a mio piacimento, se volevo.
E poi... Avevo rischiato anche il posto per lui, e adesso se ne usciva con quella sparata?
Tom ci aveva lasciati soli, capendo di essere di troppo in quella discussione. Harry era entrato in casa come se fosse la sua, e forse in fondo lo era, visto che ci passava gran parte del suo tempo, come mi aveva detto Tom sull'aereo. Ci eravamo accomodati in cucina, io sul divano e lui appoggiato alla cucina con le braccia conserte. Io lo guardo e lui faceva lo stesso.
Poi interruppe il silenzio, sospirando pesantemente prima di dirmi che sapeva tutto del lavoro. I miei occhi si erano illuminati e per qualche secondo pensai gli fosse passata l'arrabbiatura. Ma poi aveva continuato.
"Perchè non ti sei fatta trovare al tuo studio? O che ne so, te ne andavi in un hotel." aveva sputato con freddezza che perfino le mie ossa avvertirono, tremando.
Lo guardai accigliata, mentre prendevo un profondo respiro e gli spiegavo dell'accaduto, della mia valigia persa e di Tom che si offriva di ospitarmi a casa sua finchè non fosse stata ritrovata. Gli dissi anche che l'indomani avrei preso un taxi, ma il suo amico mi aveva detto che non era molto distante dal suo studio incendiato.
Per un attimo Harry aveva aggrottato la fronte e aveva ripetuto le mie parole, solo con un tono da domanda: "Incendiato?"
Annuii e gli spiegai il motivo per cui Tom era ritornato a casa. Sapevo che doveva essere lui stesso a dirgli dell'accaduto, ma visto e considerando che al momento dovevo uscire da non sapevo quale casino, avevo preferito dirglielo io. Doveva sapere e smetterla di essere arrabbiato con me senza alcun motivo!
Gli dissi del mio incontro con Marshall, delle belle notizie e del colpo al cuore che avevo avuto per colpa di sua moglie. Del fatto che adesso anche i media mi desideravano di più e che la questione con Ashley sembrava acqua passata.
"Non si arrenderà facilmente, la conosco." aveva detto mentre mi veniva in contro. Il mio cuore aveva accelerato i battiti e il respiro sembrava essersi mozzato in gola. Stava venendo davvero dalla mia parte?
Si era seduto al mio fianco, fissando la punta delle sue scarpe marroni. Il suo viso era leggermente pallido e sotto gli occhi aveva due enorme borse nere, segno che aveva dormito poco. Indossava una semplice maglia bianca con lo scollo a 'V' e dei jeans stretti neri. Lo amavo quando li indossava, stava perfettamente bene.
Mi ero avvicinata a lui cautamente, provando a sorridere.
"Tu lo sai che non ti tradirei mai, no?" avevo azzardato a chiedere. Aveva spostato lo sguardo dalle sue scarpe ai miei occhi e per un momento mi parvero più verdi e luminosi degli altri giorni. Aveva strane sfumature più scure ai bordi e le labbra erano più rosee e gonfie, segno che aveva continuato a torturarsele con i denti. E non lo biasimavo: anche io fino a quel momento continuavo a mordermi l'interno della guancia o il labbro inferiore, strappando letteralmente via le pellicine e sentendo il bruciore invadermi la bocca.
Abbassò lo sguardo e non rispose, anzi cambiò direttamente argomento.
"Vieni in hotel con me?" mi chiese.
Sospirai lentamente e ovviamente annuii; non c'era motivo di rimanere in quella casa se Harry non rimaneva con me. Era con lui che volevo stare, non con Tom. Peccato che lui non riusciva a capirlo questo.
Si era alzato ed era sparito per le scale. Continuai a ripensare cosa era appena successo, sorridendo come una scema ricordando quelle due parole che mi avevano fatto scoppiare davvero il cuore nel petto.
Ti amo.
"Mi scusi, cosa le serve?" la voce della giovane ragazza appostata dietro il banco delle informazioni mi riportò alla realtà, strappandomi dal mio flashback violentemente.
Mi girai verso la ragazza e sorrisi.
"Sono Scarlett Evans, mi avete chiamato per ritirare la mia valigia che era stata persa." l'avvisai.
La ragazza digitò velocemente qualcosa al computer e poi mi guardò, sorridendo.
"Seguimi." si alzò dalla sua postazione e cominciò a camminare verso la parte opposta da dove Harry era ancora seduto a riflettere su chissà cosa. Che stesse pensando a quella notte quando aveva preferito dormire sul ciglio del letto pur di non starmi vicino?
Non avevo chiuso occhio per tutta la notte, intenta ad osservare le spalle muscolose e rilassate di Harry. La sua pelle era chiara e nessun tatuaggio per fortuna lo macchiava. Almeno lì. Non che non mi piacessero, ma alcuni li trovavo altamente esagerati o non mi piacevano per nulla. Ma se per lui avevano un significato, allora era apposto.
"Signorina Evans." mi richiamò la ragazza quando si accorse che non la stavo seguendo ma che mi ero persa a fissare Harry. Al mio nome, anche il riccio alzò lo sguardo e per un momento si scontrò col mio. Stavo soffrendo a vederlo in quel modo e non sapevo perchè, ma sapevo che la colpa era solo mia.
"Sì, arrivo." avvisai la ragazza, prendendo poi a camminare nella sua direzione.
Entrammo attraverso una porta nera in quello che sembrava un magazzino. Tanta roba incartata riempiva gli scaffali, qualche vecchia valigia impolverata invece era adagiata al muro.
"Eccola qui, giusto?" mi chiese mostrandomi la mia.
Annuii felice, ringraziando l'immediatezza con cui era stata trovata.
Ritornammo dentro l'aeroporto e salutai la ragazza, che riprese immediatamente il suo posto dietro il bancone.
"Eccomi qui." annunciai ad Harry una volta arrivata davanti a lui. Mi guardò dal basso e poi si alzò.
"Dobbiamo uscire da una porta secondaria; le fans già sanno che siamo qui dentro." disse solamente, afferrando poi la mia valigia al posto mio.
Sorrisi per la scena e lo seguii verso una porta d'emergenza.
 

#HARRY
 
Non volevo essere cattivo nei confronti di Scarlett; non ci riuscivo. Avevo dovuto combattere per tutta la mattina col mio istinto per urlarle contro, ma sapevo che non aveva senso. In fondo, non aveva fatto proprio nulla di male.
Se io avessi dormito da qualche amica sua, però, come l'avrebbe presa?
Non le avevo ancora fatto questa domanda perchè risultavo solo banale e infantile. Eravamo stati a lungo separati, perchè adesso mi comportavo così.
"Posso farti sentire una canzone?" la voce di Scarlett invase l'auto che stavo guidando, facendomi spostare lo sguardo dalla strada per un momento.
"Dipende." risposi solamente. Sospirò, comunque afferrando il suo cellulare e digitando velocemente sullo schermo qualcosa.
Come non riusciva a capire che mi stavo comportando in quel modo solo perchè non avevo intenzione di farmela scappare di nuovo? Come?
Le avevo detto 'ti amo', e lo pensavo davvero. Ma lei era rimasta imbambolata sulla porta finchè Tom non aveva annunciato che doveva vestirsi e quindi sparire, lasciandoci soli.
Non aveva parlato ed ero entrato in casa, come se fosse la mia. E forse lo era, per quante sere ci avevo passato là dentro con tante risate e qualche ragazza, un tempo. Ecco perchè non mi fidavo di Tom: quella casa era come un rifugio per dei giochi idiota più che una dimora per dormire.
"Ascolta attentamente." sbirciai in tempo il nome dell'artista e alzay gli occhi al cielo quando lessi il nome di Miley Cyrus. Voleva prendermi ancora in giro?
"I can't pretend that I don't see you, I can't pretend that I don't wanna hold you..."
Rimasi in silenzio per la restante canzone, sentendomi un idiota per non averla riconosciuta.
Scars. Scar. Scarlett.
Cicatrice: io, lei. Il passato e il presente. Prima e dopo. Per sempre?
Le nostre cicatrici nate in seguito alla nostra separazione, i nostri momenti impressi nella mente o meglio nel cuore, io e lei nei nostri migliori pomeriggi, tra risate, pianti e stupidi giochi. Lo studio? Solo una scusa per passare inconsapevolmente altro tempo insieme.
C'eravamo fatti del male? Di sicuro sì, soprattutto io non avvisandola dei miei piani, di non averle chiesto di fare parte del mio futuro, se mai ne avessi avuto mai uno bello. Perchè lei era bella e non meritava uno stupido come me al suo fianco, nonostante la studiavo, la desideravo e l'amavo da allora, già.
"Non posso fingere di non vederti, non posso fingere di non volerti stringere quando sei vicino."
La canzone finì quando il semaforo rosso mi costrinse a fermarmi allo stop. L'abitacolo cadde in un silenzio tagliente. Nè io, nè lei sapevamo cosa dire. O forse la canzone aveva già detto tutto?
Aveva fatto la scelta migliore, la canzone ci descriveva appieno. Scars. Sembrava quasi richiamare il suo nome.
Sfilai il mio cellulare dalla tasca, entrando nella finestra di internet e scrivendo velocemente il titolo di una canzone.
Appoggiai l'iphone sul cruscotto dell'auto e fissai per un momento la fronte aggrottata di Scarlett.
"Ma cosa..."
"Ascoltala." la interruppi quando le prime parole risuonarono dentro l'auto. Per fortuna mi aveva trovato un'auto prima di arrivare a Londra, così non avevo dovuto faticare a cercarmela da solo.
"Baby, quando guardano al cielo, saremo stelle cadenti solo di passaggio. Verrai a casa con me stanotte, bruceremo come luci al neon."
Scar spostò lo sguardo nella mia direzione, trovandomi a sorriderle. Non ci riuscivo ad essere arrabbiato con lei; non riuscivo ad essere nulla con lei se non innamorato e basta.
La amavo, gliel'avevo detto finalmente e non me n'ero pentito. Certo, non sentirla rispondere era stato un duro colpo; ma questo non voleva dire che non lo pensavo davvero. Lo provavo.
"Harry..." mentre la canzone andava avanti, Scarlett mi guardò preoccupata. Slacciai la cintura e le tappai la bocca con un dito, rimpiazzandolo dopo con le mie labbra.
La sentii irrigidirsi sotto il mio tocco, mentre le mie mani la presero per la testa, stringendola più a me.
Schiuse la bocca leggermente, dopo qualche secondo di esitazione, e mi permise di infilarci la lingua. Un bacio che toglieva il respiro, un bacio che tanto mi mancava, il bacio che desideravo darle dalla sera precedente, quando ero andato a casa di Tom.
Un clacson suonato insistentemente dietro di noi mi costrinse ad allontanarmi dalle labbra di Scarlett, rimettendomi al mio posto.
Notai le sue labbra leggermente rosse e più gonfie, fiero di averla sorpresa e imbarazzata al punto di farle diventare le guance rosse.
La canzone intanto finì, mentre l'arrivo di un messaggio mi fece incuriosire.
Prestando attenzione alla strada, sussurrai un "Leggilo tu. Il codice lo sai." e sul suo volto comparve il sorriso più bello che avessi mai visto in vita mia.
 
*  *  *
 
"Sì, ho capito. Domani mattina li vado a prendere io con Oliver." sbuffai stufo e staccai la telefonata, finalmente.
Rilessi un'ultima volta il messaggio di Louis, sorridendo appena: l'indomani sarebbero ritornati tutti a Londra e insieme avremmo finito il video del nostro nuovo singolo. Non vedevo l'ora e questa volta avrei portato con me anche Scarlett, proprio come lei mi aveva invitato -quasi insistito, direi- alla sua sfilata. E così, chiuso in uno smoking nero, una camicia con strane stampe floreali e scarponcini mi ero presentato al locale di cui non avrei mai ricordato il nome.
La stampa mi aveva bloccato all’entrata e non avevo esitato a dire il motivo per cui ero lì.
"La mia ragazza sfila questa sera." e avevo sorriso, notando felice i volti dei paparazzi e giornalisti guardarmi sorpresi.
Mi avevano fatto accomodare in un camerino, promettendomi di poter vedere Scarlett prima della famosa sfilata.
Qualcuno bussò alla porta e balzai dalla sedia, dando il permesso di entrare. Un ragazzo con tanto di cartellina in mano e apparecchio attaccato all'orecchio mi sorrise.
"Salve, mi hanno detto di seguirmi nel camerino delle modelle." disse solamente. Annuii felice, prendendo la mia giacca, indossandola e seguendo il tipo che mi fece percorrere un lungo corridoio pieno di gente che andava avanti e indietro con fogli o vestiti tra le mani, appendiabiti sparsi qua e là, sedie pieni di valigie e strane robe come parrucche o set da trucchi infiniti.
Il ragazzo si fermò davanti ad una porta rossa, battendo leggermente dei pugni. Sentimmo una voce dire 'Avanti' e quello si spostò.
"E' dentro." mi avvisò, sparendo poi in mezzo alla folla.
Abbassai la maniglia della porta, entrando nella stanza e trovandoci Scarlett seduta su una poltroncina intenta a fissarmi attraverso lo specchio posto davanti a lei. La ragazza dietro lei, invece, le stava tirando i capelli in una coda rigida e alta.
"Ehy." mi salutò con un sorriso ampio e felice.
Chiusi la porta alle mie spalle e mi accomodai alla sedia vicino la sua. La ragazza con le mani tra i capelli di Scarlett sembrò sobbalzare alla mia vista. La salutai con un lieve accenno di un sorriso, posando poi lo sguardo su Scarlett: indossava un semplice vestitino azzurro, lungo fino sotto il sedere, più o meno. Ai piedi un paio di tacchi alti bianchi, di pelle. Era bellissima.
Non che fosse brutta senza trucco; anzi, la preferivo di più in quello stato naturale che con tutto quei colori scarabocchiati in faccia. Ma comunque era bellissima.
"Hai avuto il tuo posto?" continuò poi, riportandomi alla realtà.
Annuii, mostrandole un cartellino.
"Prima fila." mi pavoneggiai, facendole la linguaccia. Dio mio quanto mi erano mancati quei momenti, i nostri. Ed eravamo stati lontano solo per poche ore. Come avevo fatto a resistere per tutti quegli anni?
La ragazza si allontanò da Scarlett, chiedendole di alzarsi e mostrarle il lavoro che aveva appena concluso. Scarlett girò su se stessa, sorridendo per il buon lavoro della tipa. Poi, uscì dalla stanza, lasciandoci soli. Finalmente.
"Non posso baciarti o ti rovino il trucco." dissi.
Finalmente scollò gli occhi dallo specchio e mi venne in contro. Spostò una delle mie mani dalle cosce e ci prese posto lei.
Si avvicinò al mio orecchio e poi sussurrò un "Posso rimetterlo, se vuoi."
Inutile dire che tutta quella situazione non stava scaturendo nulla in me; ma a momenti avrebbe dovuto sfilare e non ci sarebbe stato il tempo materiale per una nuova sistemazione.
A malincuore la spostai di poco, guardandola torvo quando ammiccò con nonchalance.
"Non ti preoccupare, abbiamo una notte davanti a noi." le ricordai. E l'avrei ringraziata per avermi seguito in hotel e non aver insistito sul rimanere in casa di Tom. Adesso aveva di nuovo i suoi vestiti e con me non si sarebbe sentita sola in un hotel che avevo preso in centro. Uscire da una seconda porta, però, non le era piaciuto. Ma sapeva che con me sarebbe stato spesso così e alla fine aveva ceduto. Ci era abituata.
"Domani voglio tornare a casa mia, ti va?" mi chiese.
Uno strano scossone mi riportò alla realtà.
"Mi stai... Mi stai chiedendo..."
"Sì, Harry... Vuoi vivere con me?" abbassò lo sguardo, facendomi intenerire.
Sì che volevo vivere con lei, svegliarmi ogni mattina con le gambe intrecciate alle sue, i suoi capelli a solleticarmi il viso e il respiro calmo; sì che volevo condividere lo stesso bagno, farci la doccia insieme, farla impazzire ogni volta che proverei a fare una lavatrice, ma senza ottimi risultati; sì che volevo farla sbuffare quando, intenta a cucinare, le farò le peggio torture solo per attirare un po' di attenzione; sì che volevo darle il bacio della buonanotte, guardarla fin quando i suoi occhi non si chiuderanno e io sarò l'uomo più felice della Terra.
"Sì, certo. Wow!" preso dall'emozione, perchè stavolta non ci sarebbe stato bisogno di due bambini per costringerci a vivere sotto lo stesso tetto, mi alzai di scatto facendola cadere sul pavimento.
Scoppiammo a ridere insieme, mentre l'aiutai a rimettersi in piedi.
"Scusa." mormorai ridendo.
"No, figurati. Sono felice di averti fatto avere una simile reazione." confessò. Si sistemò gli angoli del vestito e mi guardò.
"Poco fa ho risentito la tua intervista, quella con Ashley."
Di nuovo? Perchè? Forse voleva risentire le cose belle che avevo detto sul suo conto. Sorrisi.
"Però, l'ho ascoltata tutta, fino alla fine, intendo." aggrottai la fronte. "Tu stavi venendo da me e io non lo sapevo!" rise forte.
"Come no? Mi avevi detto stamattina che l'avevi sentita già e che eri felice che entrambi avessimo risolto." ero confuso. Perchè mi aveva mentito? C'era altro che dovevo sapere?
"Sì, l'ho sentita! Solo che, quando avete iniziato con le solite domande, ho cambiato stazione e non ho sentito la parte più bella." disse. Le sue mani si appoggiarono sulle mie spalle, avvicinando i nostri bacini in modo da sfiorarsi. Anche attraverso al stoffa dei miei pantaloni, riuscivo a sentire la sua pelle calda scontrarsi con la mia.
"Ovvero?" chiesi curioso e felice allo stesso tempo.
"Che stavi andando dalla tua ragazza... Me." e fu un secondo. La vidi alzarsi sulle punte e prendere l'iniziativa, baciandomi. Non esitai molto e passai le mie mani sotto il suo sedere, prendendola di peso e voltandomi verso lo specchio. Con una mano ripulii l'intero scomparto pieno di spazzole e trucchi, gettandoli a terra, e poggiai Scarlett lì sopra, beandomi delle sue mani intente a spettinarmi i ricci tirati su da un po' di cera.
"Harry, aspetta." la sentii sorridere, mentre le mie labbra scesero lungo il suo collo e le mani cercavano la cerniera del vestito.
"La sfilata." disse poi tra una risata e l'altra. Merda.
Mi allontanai velocemente e sorrisi imbarazzato.
"Colpa tua." l'avvisai scherzosamente.
"Che?" rise e mi spinse via, saltando poi dalla base e provando a riordinare il mio disastro prima dell'arrivo di qualcuno.
"Scarlett, ti prego." feci finta di sentirmi male, mentre lei alzò lo sguardo e notò che la sua posizione non aiutava a tutta la situazione.
"Solo un paio di ore, Harry." lasciò perdere il mio casino e mi tornò davanti.
"Un paio d'ore." feci eco io sottovoce, baciandola di nuovo. Quando mi staccai, la notai aprire lentamente gli occhi. Sospirò.
"Anche io, comunque." la guardai confuso, chiedendole spiegazioni.
"Anche io ti amo, Harry." e il mio cuore prese una strana velocità, rallentata improvvisamente quando qualcuno bussò alla porta.
Mentre Scarlett dava il permesso di entrare, io alzai gli occhi al cielo, ricevendo in cambio un pugno giocoso alla spalla.
"Tra cinque minuti si inizia." l'avvisò lo stesso ragazzo che prima mi aveva portato da lei. Spostò per un momento lo sguardo sul pavimento pieno di roba e poi spostò lo sguardo su noi. Oh, e dai! Perchè non si faceva gli affari suoi?
"Arrivo." lo liquidò velocemente Scarlett, mettendosi davanti a me e dandogli le spalle.
"Devo andare; ti aspetto in prima fila." e di nuovo mi baciò, ma stavolta fu una cosa da pochi secondi e si allontanò subito, seguendo il ragazzo. Chiuse la porta e io tornai a respirare. Perchè avevo trattenuto il fiato?
La porta si riaprì.
"Ah, Harry. Hai un po' di rossetto." Scar ammiccò e uscì di nuovo, facendomi scuotere la testa e sorridere felice. Mi voltai allo specchio e provai a ripulirmi.
No! Dovevo dirle dei ragazzi e del loro rientro. Ma forse sarebbe stato meglio se fosse rimasto un segreto, un'altra sorpresa. Alla fine le sorprese, seppur odiate da alcuni, si rivelano sempre cose belle. E Scarlett mi amava, una bellissima sorpresa.
 

 
 
EHIO.
Ma salve! Una settimana precisa ed io sono qui u.u
Come promesso, qualcosa è successo, ma visto
che siamo alla fine e che non volevo dilungarmi ancora
per molto, ovviamente ho fatto in modo che andava bene
comunque tra i due (:
 
Sarei felice di sapere cosa ne pensiate e bo, al
prossimo (:
 
Sofia.

 

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Capitolo 23
*** Capitolo 22. ***




CAPITOLO 22.
 
 
#SCARLETT
 
Sentivo l’adrenalina che da qualche giorno mi era venuta mancando. Davanti a me le mie colleghe  stavano finendo gli ultimi ritocchi grazie alle mani professionali di truccatrici e parrucchieri, mentre io mi ero fatta portare una sedia per cercare di smaltire l’ansia.
Era da un po’ che non mi trovavo così a disagio, ma forse era dovuta all’occasione per cui stavamo partecipando. Marshall mi aveva mandato un’e-mail quel pomeriggio, mostrandomi a ciò in cui andavo contro. Stavamo sfilando per uno dei nomi più conosciuti di Londra, e ovviamente il mio capo non voleva fare brutte figure davanti a lui. Guichard, si chiamava il giovane che aveva disegnato quei bellissimi vestiti, ma ancora non mi era stato presentato, cosa che avveniva ad ogni sfilata.
Stavo sotto l’occhio vigile del mio capo da sempre, aveva sempre avuto a che fare con gente come lui e ogni volta mi usava un po’ come il suo cavallo di battaglia, presentandomi come una delle migliori modelle della sua casa. Ovviamente non era così, ma come mi diceva sempre, mirava ad un futuro migliore di quello che poteva offrirmi lui.
Così, chiusa nel mio vestito azzurro –bellissimo, sottolineerei, mi sentii richiamare.
“Scar! Marshall ti cerca.” e dove potevo essere?
Mi alzai e seguii il ragazzo che poco prima aveva portato Harry nel mio camerino, lo stesso che poi mi aveva chiamato per dirmi che stava iniziando. Harry era uscito dalla porta qualche secondo dopo di me, l’avevo visto prima di sparire dietro l’enorme tendone rosso che ci separava dal palco, come sempre.
Salii i due gradini del palco e vi ci trovai Marshall di spalle, chiuso in un elegantissimo smoking nero lucido, una camicia bianca classica e una cravatta.
Per un momento pensai a come si era vestito Harry, sorprendendomi quando era entrato nella stanza senza dar conto a Miriam, la parrucchiera di turno. Le aveva semplicemente sorriso giusto per educazione.
Anche Harry aveva uno smoking, solo che la camicia aveva delle stampe floreali un pugno all’occhio, a primo impatto, ma adorabile se non ci si faceva caso. Non gliel’avrei mai detto, ma il suo stile era unico e inimitabile, a questo punto. Per non parlare dei suoi scarponcini.
Sarà che impazzivo quando indossava i suoi soliti jeans strappati o le sue maglie con lo scollo a ‘V’, ma Harry vestito così elegante per me, mi faceva ridacchiare un po’.
“Oh, eccola.” le parole di Marshall mi strapparono dai miei pensieri, mentre la sua mano si allungò dalla mia parte e mi aiutò a salire lungo i due gradini che ci dividevano. Di fronte a noi, un ragazzo all’incirca di trent’anni mi sorrideva. Era carino, con la sua camicia verde pastello, il pantalone nero scuro e le sue scarpe chilometriche ai piedi, nemmeno fosse un pagliaccio. E anche il sorriso non era male, ma ovviamente nulla a confronto a quello di Harry.
Perché, ultimamente, mi veniva da mettere a confronto ogni cosa ad Harry? Niall faceva una cosa? Non la faceva come Harry. Louis diceva qualcosa, Harry non l’avrebbe detta allo stesso modo.
E ora, imbarazzata, mi ritrovavo a confrontare il mio ragazzo a un completo sconosciuto.
“Oh, mademoiselle Evans. Ho sentito parlare molto di lei, e del suo amichetto.” ammiccò nella mia direzione e mi prese una mano tra le sue, sfiorandola appena con le labbra.
Guardai per un secondo Marshall quasi scioccata e il mio capo mi sorrise solamente.
“Amichetto?” chiesi, il tono di voce tremante, la voglia di stampargli quella mano appena baciata sulla guancia bianca che si ritrovava.
“Il cantante, Harry.” disse con una strana pronuncia della ‘r’. E con quello, capii che il tipo doveva essere francese, o almeno doveva averne origine.
Sarei scoppiata a ridere se Marshall non si fosse messo  in mezzo, mostrandogli il mio corpo. Quello era il prodotto più importante per una modella, per questo mi costava parecchio tenerlo in ottima forma.
“Oh, voilà. Bella, perfetta e così giovane.” guardai preoccupata Marshall che capì al volo e mi liquidò con un “Vai metterti in fila, stiamo per iniziare.”
Eseguii con piacere il suo ordine e mi andai a mettere in fila dietro le altre ragazze. Davanti a me, Adele, una delle solite ragazze che mi ritrovavo sempre vicine, mi sorrise.
“Ciao.” ricambiai gentile il suo saluto e mi misi dove mi fu detto, proprio dietro lei.
Il presentatore richiamò l’attenzione, facendo un breve riassunto su come Guichard avesse trovato la sua ispirazione per la nuova campagna e come, in poco tempo, fosse diventato così famoso in quasi tutta Europa.
La donna con un apparecchio all’orecchio e una cartellina tra le mani appostata dove la tenda allora chiamò la prima ragazza, aiutandola  a salire sul palco e spingendola oltre il sipario. Sentii chiaramente gli applausi partire aldilà della tenda, sorridendo appena quando stava per arrivare il mio turno.
Non avevo mai capito perché Marshall, un giorno a caso aveva deciso di prendermi per un provino. Ma ne ero felice, era la cosa che più amavo fare, oltre passare del tempo con Harry. Se solo pensavo che adesso con i nostri lavori avremmo passato molto più tempo separati che insieme, un magone mi bloccava lo stomaco.
“Scar! Tocca a te.” mi richiamò la donna, aiutandomi a salire e tirando appena la tenda per farmi uscire.
Davanti a me era posta una lunga passerella rossa, che faceva completamente a pugni con i vestiti colorati che ci avevano costretto ad indossare. Proprio alla fine del palco, tanti fotografi professionisti erano appostati per scattare la migliore foto da pubblicare poi sul loro giornale.
La sala era piena di gente e, senza farmi notare, ruotai appena in tempo gli occhi alla mia sinistra, scorgendo Harry sorridermi appena, mentre, come gli altri, applaudiva insistentemente.
Era seduto a fianco ad una donna all’incirca di cinquant’anni che continuava a sventolarsi in faccia un foglio ben ripiegato per un po’ d’aria. In effetti là dentro si moriva di caldo.
Finii la mia passerella e come sempre, presi a correre per i corridoi per il cambio abito. Due ragazze mi aspettavano in fondo con il mio prossimo vestito, quello che Marshall mi aveva mostrato attraverso il pc, quello che avrebbe chiuso la sfilata dello strambo tipo.
Abbassai la cerniera con le mie forze, venendo aiutata da una delle due che me lo sfilò bruscamente dai piedi. Alzai le braccia al cielo e quelle lo fecero scivolare lungo il mio busto. Poco dopo, due mani stavano cercando di sistemare il trucco.
“Come ti senti ad avere addosso cinquantamila dollari di vestito?”
Quasi mi strozzai con la saliva quando quella mi aveva presa in giro con tono ironico. No, era seria.
“Cosa?” quasi urlai. Davvero quel francesino con la erre moscia riusciva a vendere vestiti a questi prezzi?
“Vai, tra poco tocca a te.” insieme al bellissimo vestito cosparso di diamantini infilai un paio di tacchi altissimi, forse i più alti che avevo mai indossato per una sfilata.
Inciampai tra i miei piedi, ma per fortuna uno degli addetti alla sfilata mi prese al volo.
“Scusa.”
“Attenta.”
Dissimo all’unisono. Mi sorrise, chiedendomi se era tutto apposto. Sarebbe stato meglio se non avessi dovuto indossare quei palazzi al posto di normali scarpe.
Il vestitino aveva una sola bretella, per questa le costumiste mi avevano ordinato a togliere il reggiseno color carne. Adesso faceva un po’ più freschetto, ma forse era dovuta a quella finestrella aperta alle mie spalle.
No, per me era quel vestito che mi stava mettendo un’ansia assurda addosso. Mi era capitato di indossare vestiti costosi, ma mai quanto quello. Chi era il pazzo, poi, che lo comprava?
“Scarlett, è il tuo turno.” la stessa donna di prima mi aiutò a risalire sul palco e mentre una delle modelle rientrava cominciando a sorridere soddisfatta, la donna al mio fianco spostò la tenda e mi spinse in pista.
Non l’avesse mai fatto.
 

#HARRY
 
Aspettavo l’altro ingresso di Scarlett sulla passerella. Mi parvero anni prima di rivederla sistemarsi dietro la tenda e poggiare una mano sul fianco.
Ero stato a svariate sfilate di mie amiche o su invito di persone famose; ma vedere Scarlett, la mia fidanzata, ovviamente era tutt’altra cosa.
La donna al mio fianco non aveva fatto altro che sventolarsi un po’ d’aria in faccia da quando aveva preso posto al mio fianco, qualche minuto prima dell’inizio della sfilata. Per fortuna c’era una ragazza addetta a quello e non mi era stato difficile trovare il mio posto, felicemente contrassegnato dal mio nome scritto su un foglio da stampante.
La prima volta che Scarlett era entrata in passerella, avevo in tutti modi cercato di catturare la sua attenzione. E quasi a leggermi nel pensiero, proprio quando stava sfilando davanti a me, mi aveva guardato. Inutile cercare di ricordare un modo per respirare, anche il mio cuore aveva deciso di giocarmi un brutto scherzo. Poi era ritornata dietro le quinte.
Ma adesso era di nuovo lì, chiusa in un bellissimo vestito con una sola spallina e pieno di diamantini che la rendevano più bella di quanto già non lo fosse. Le sorrisi, ma lei non lo notò, troppo intenta ad allungare le mani davanti a lei per non cadere.
D’istinto mi alzai, e come me, anche altri, tra cui Marshall, scontrato per caso tra i corridoi prima della sfilata. Mi aveva fermato e  si era presentato, quasi come se fossi un suo fan e che fossi stato proprio io a chiedergli qualcosa. Mi aveva trattenuto per un po’ con stupidi aneddoti e poi era stato richiamato, per mia fortuna.
I fotografi continuarono a scattare le loro foto, mentre Scarlett ancora stesa per terra si toccava una caviglia. E fu un attimo: guardò nella mia direzione e quasi mi chiese aiuto con lo sguardo.
Alzai un piede, fregandomene dell’urlo che la donna al mio fianco aveva appena lanciato. Ma almeno aveva smesso di agitare all’aria quel pezzo di carta col nostro nome stampato dentro facendomi urtare il sistema nervoso, e non poco.
Mi avvicinai a Scarlett, piegandomi sulle ginocchia.
“Tutto bene?” chiesi impaurito. Non sapevo dove mettere mani e soprattutto se dovevo mettercele.
“No, mi fa malissimo.” spostò la sua mano dalla caviglia, mostrandomi il punto che le faceva male.
“E se si fosse rotta?”
Sentii nella sua voce un velo di preoccupazione, mentre notai con la coda dell’occhio qualcuno venire in suo soccorso.
“Scar, ti riesci ad alzare?” mi misi da parte, guardando attentamente la folla che si era affacciata a vedere il disastro. Proprio questo non ci voleva!
Due ragazzi dello staff l’aiutarono a rimettersi in piedi, portandola dietro la tenda. Li seguii.
La fecero accomodare su una sedia e qualcuno urlò di portare del ghiaccio.
Delle lacrime scivolarono dalle guance di Scarlett e io mi apprestai a piegarmi sulle ginocchia davanti a lei.
“Ehy.” le asciugai delle lacrime con i pollici. “Non fare così, vedrai che non è nulla di grave.” lo speravo per lei.
Molte volte avevo letto che fratture alle caviglie avevano rovinato tante carriere di giovani modelle. Non poteva capitare pure a lei, non dopo quello che avevamo passato per stare insieme definitivamente.
Uno dei ragazzi mi spinse via, scusandosi per il modo rustico e poggiando una borsa di ghiaccio sulla caviglia di Scarlett. Lei mi guardò e provai a passarle un po’ di tranquillità attraverso lo sguardo.
“Scarlett!” la voce roca del suo capo rimbombò tra quelle pareti, mentre l’inconfondibile accento irlandese del presentatore della sfilata metteva a tacere gli schiamazzi del pubblico e avvertiva che tutto era sistemato. Tutto sistemato una ceppa!
Marshall guardò la caviglia della sua modella.
“Dovremmo portarti in ospedale.” disse poi, forse l’unica cosa intelligente che avevo sentito uscire dalla sua bocca fino ad allora.
“Hai ragione.” spinsi a mia volta i tre davanti a Scarlett e la presi tra le mie braccia.
“Che fai?” mi chiese preoccupata, tirando poi su col naso.
“Andiamo a controllare se tutto va bene.” l’avvisai con un sorriso caldo.
Cominciai a camminare, fin quando una voce troppo diversa da quelle che conoscevo, mi richiamò.
“Ehy ragazzino! Dove credi di andare col mio vestito? Vale più di te…” quando mi voltai, quello strano essere vestito di verde e nero spalancò gli occhi.
“Oddio! Harry Styles?” oh no!
“Vai in ospedale.” mi spinse via una ragazza. “A lui ci penso io.”
In poco tempo mi guidarono verso un’uscita sul retro, chiamai Oliver, la guardia, per portarmi l’auto lì.
“Scusami, la porterò io in ospedale.” lo avvisai, mentre poggiavo Scarlett sul sedile passeggerò e le allacciavo la cintura. “Avvisa ai manager che è tutto apposto, starò bene.”
Odiavo avere sempre appresso delle guardie come i cagnolini, ma nel contratto avevo firmato che quando loro volevano, dovevo portarmeli dietro, soprattutto in queste occasioni così piene di gente.
“Va bene.”
Per fortuna non replicò, prendendo il suo cellulare e sparendo dalla mia vista. Tolsi la giacca scomoda e mi accomodai sul mio sedile.
“Tutto apposto?” guardai Scarlett per un momento, troppo concentrata a contemplare il suo piede.
“Se fosse rotto, sarei rovinata.” sbiascicò solamente.
“Vedrai che non è tanto grave.” provai a confortarla, allacciando poi la cintura.
“Se quella stronza non mi avesse spinto…” sorrisi appena, slacciando per un secondo la cintura e baciandole la guancia.
“Stai tranquilla.” le dissi.
 
*   *   *
 
“Non ci posso credere. Una slogatura.” era la quindicesima volta che lo diceva, ma nonostante mi desse fastidio, non l’avevo rimproverata. Anche io, al suo posto, mi sarei lamentato in continuazione se mi avessero detto di stare a riposo per un mese e mezzo. Se Ashley non era riuscita a rovinarle la carriera, questa cosa della caviglia slogata non l’aiutava a migliorarla.
“Aspetta, ti aiuto.” le slacciai la cintura e le passai le mie braccia sotto il sedere. La presi di peso e camminai lungo il vialetto di casa sua.
Mi aveva detto la via e visto che la mia intenzione era quella di prendermi cura di lei, e quindi accettare ancora di più la sua richiesta di condividere la casa insieme, adesso stavo cercando di viziarla a suo piacimento.
Si aggrappò con entrambe le mani alle mie spalle e appoggiò il suo mento nell’incavo del mio collo. Con qualche sforzò riuscii a prendere le chiavi di casa sua che avevo messo nella tasca, ringraziando le ore di allenamento che i manager mi avevano consigliato di seguire.
Aprii la porta e mi guardai in giro. Era una villetta come le classiche case che si trovano nel Regno Unito. Due piani, qualche camera da letto, dei bagni e una cucina-salone.
La sentii sorridere sul mio collo.
“Che c’?” chiesi, mentre attentamente attraversavo il corridoio dell’entrata e arrivavo in cucina. Come pensavo: era tutto identico alle altre case, cambiava solo il mobilio, ovviamente.
L’adagiai sul divano e presi una sedia, puntandogliela sotto il piede. Lei lo alzò con le sue  forze e lo sistemò sopra un cuscino.
“Ti rendi conto? Adesso avrò di nuovo una superstar per casa.” risi anche io, perché era così che avevo capito che io, a lei, ci tenevo tantissimo!
“In realtà, volevo chiederti una cosa.”
Mi guardò perplessa, mentre con una mano batteva sul divano per incitarmi a sedermi al suo fianco. Era stanca e lo si vedeva dalla faccia bianca, ormai priva di trucco dati tutti i pianti che si era fatta alla notizia della slogatura.
Appoggiò la testa sulla mia spalla, guardando un punto indefinito di fronte a noi. Anche io lo fissai senza un preciso motivo. Potevo baciarla, consolarla… E invece.
“Dimmi.” sbiascicò poi, volendo sapere cosa le dovevo dire.
“Domani mattina arrivano i ragazzi per girare le ultime scene del nostro video. Non te l’avrei detto prima, volevo che fosse una sorpresa. Ma ultimamente queste sorprese, hanno un brutto effetto.” sorrisi appena, sperando di non far trapelare la punta amara delle mie parole. Sapevo che non aveva fatto nulla, l’avevo perdonata anche se non ce n’era un motivo.
Ma la scena di lei con i vestiti di Tom continuava a piombarmi in testa, quasi come a farmela di proposito.
La sentii sorridere, mentre si sistemò meglio sulla mia spalla.
“Beh, le camere ci sono e che però non avremmo più tempo di noi.”
Che idiota! Lei voleva stare con me!
“Quindi ci conviene sbrigarci e non perdere tempo.” aggiunse dopo in tono più basso e dritto al mio orecchio. Per qualche secondo chiusi gli occhi e mi lasciai prendere dalla situazione.
Mi alzai di scatto, sorprendendola. Poi le allungai una mano.
“Muoviamoci.” la sua risata riempì la cucina, rendendomi l’uomo più felice della terra.
 
 
La notte passò velocemente, tra coccole e baci. La mattina mi ero alzato un po’ prima del mio solito, preparando tanta roba da mangiare per colazione e sistemandola su un vassoio. Avevo aggiunto un fiore che avevo trovato tra i cespugli in giardino e l’avevo svegliata con un bacio sulle labbra.
L’avevo aiutata a lavarsi e vestirsi, mentre adesso aspettavamo nella sala d’attesa in aeroporto con aria annoiata.
“Ci sarà anche Mad?” mi chiese ad un certo punto.
Giocherellai con le chiavi dell’auto, guardando per un momento la guardia che teneva sott’occhio la situazione. Mi ero spesso chiesto come le fans venissero a sapere dei nostri spostamenti; sembrava quasi come se una di loro fosse presente con noi.
“Sì, mi hanno detto che ci saranno anche i bambini, giusto per farci impazzire un po’.” risposi. Lei sorrise e mi abbracciò.
Erano cambiate così tante cose da quando stavamo insieme che quasi dimenticavo una cosa importante. La più importante.
“Tu sai che giorno è oggi?” chiesi ad un certo punto. Eravamo completamente soli, visto che ci trovavano sul retro dell’aeroporto in attesa dell’arrivo dei nostri amici.
Sembrò pensarci per un attimo e “Giovedì?”
Scoppiai a ridere. Ovvio che era giovedì, ma io non volevo sapere quello.
“Non mi prendere in giro! Quando sto in vacanza perdo completamente la cognizione del tempo.” mi lasciò un pugno alla spalla. La bloccai prontamente, facendomi guardare con la fronte aggrottata.
Le aprii la mano, frugando con l’altra nella tasca. Mi guardava attentamente e sentivo chiaramente il suo cuore batterle forte nel petto.
Erano passate due settimane da quando avevamo deciso di tenere sott’occhio i figli di Maddy. Erano passate due settimane da quando le nostre litigate sembravano aver trovato un accordo per diventare altro, tipo collaborazione. Erano passate due settimane da quando avevo capito che Scarlett non era mai stata lontana dalla mia vita, costantemente presente nei miei pensieri di ogni giorno. Erano passate due settimane da quando avevo capito che con lei avrei voluto di più di una semplice amicizia.
“Oggi sono due settimane di noi.”
Di noi? Suonava assurdamente strano e sdolcinato, nemmeno fossimo in un film!
“Cioè, da quando siamo stati incastrati come tutor dei bimbi fino al rientro dei loro genitori.” risi.
Posai la scatolina che avevo tra le mani nelle sue, guardando la sua fronte aggrottarsi e le labbra corrucciarsi in una smorfia. Era talmente adorabile che, mentre mi alzavo per rimettermi in piedi, le sfiorai con le mie, quasi per rilassarla. Non era nulla di che, ma significativo dal mio punto di vista.
“Appena l’ho visto, ho pensato a te.” spiegai.
Scrutò per qualche secondo la scatola e poi l’aprì. Restò per qualche secondo con gli occhi spalancati.
“Harry…” sussurrò. Sapevo quanto amava quel ciondolo a forma di aeroplanino di carta, me l’aveva regalato proprio lei al mio dodicesimo compleanno, la stessa collana che custodivo gelosamente.
Le sorrisi appena, vedendola alzare la collana a mezz’aria e passarmela.
“Mettimela.” spostò i capelli da una parte e mi diede le spalle. Gliela legai al collo e le baciai la parte scoperta della pelle.
Mi dispiaceva vederla così sofferente, quasi mi sentivo in colpa per lei.
“Non vedo l’ora di sentirti cantare dal vivo. Dalla tv, so, che è tutt’altra storia.” mi sorrise.
Sapevo che quel pomeriggio avevamo le prove e non vedevo l’ora di mostrarle il mio mondo.
“Ti amo.” le sussurrai, baciandole il naso. Si accoccolò sul mio petto e rispose anche lei.
 
Passarono altri dieci minuti e qualcuno ci richiamò.
“Zia Scar!”
Quando la voce chiara e piccola di Maya ci richiamò, Scarlett balzò dalla sedia, ricadendo su di essa quando ricordò dell’incidente.
Spostai lo sguardo sui miei amici, che camminavano in fila dietro i bambini. Maya si gettò letteralmente tra le braccia di Scarlett, mentre io mi alzai e aiutai Louis con le sue valigie e quelle di Eleanor. Ci salutammo calorosamente e chiesero spiegazioni a Scarlett del suo piede.
Qualcuno scherzò sull’incidente dandomi la colpa, dicendomi che dovevo trattenermi un po’ e sorrisi rilassato quando notai che anche Scarlett era tranquilla e che per il momento non era turbata dalla novità. Volevo davvero farla sorridere ed ero sicuro che quel pomeriggio, alle prove, non avrebbe fatto altro che ridere e sorridere davanti alle riprese. Era sempre così con noi, volente o meno.



EHIO.
Sì, sono sempre io a romper e sì, sono
anche in ritardo lol

Comunque, visto che la storia non mi convince più,
volevo avvisarvi che finirà tra poco, massimo due capitoli :c
Sono un po' giù perchè avevo molte idee in mente, ma non
sono riuscita a seguirle tutte... Ma spero non vi farò
annoiare ormai alla fine.

So, la banda è di nuovo insieme, soprattutto i bimbi :)
E poi, Scarlett? Che fa? lol

Ps. non so se avete notato, ma ho cambiato nome lol

E bo, alla prossima (forse metterò anche la nuova
ff nel frattempo ;))


Sofia.

 

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Capitolo 24
*** Capitolo 23. ***





CAPITOLO 23.


#SCARLETT
 
“Vuoi una mano?” alzai lo sguardo e fissai Mad alla fine della scala scrutarmi da capo a piedi, con una mano reggeva Maya aggrappata al suo fianco, nell’altra teneva saldamente il borsone dell’occorrente per i bambini vista la mini gita –se così poteva essere definita- che stavamo per affrontare.
Mi aggrappai saldamente alla ringhiera del cornicione e “No, grazie.” risposi sinceramente. Volevo diventare indipendente e non poter disturbare nessuno dato il mio piccolo incidente. Non sarebbe stato quello a buttarmi giù, né tantomeno a tenere occupati gli altri per conto mio.
“E poi ci sarei io, qui.” la voce leggermente rauca e ancora impastata dal sonno di Harry mi arrivò alle spalle. Mi ricordava vagamente la scena di qualche settimana prima, quando, la sera prima del matrimonio della mia migliore amica con Liam, lui si era offerto gentilmente di farmi scendere dalla rampa di scale per prima, ricordandomi quando, la prima volta che ci eravamo conosciuti, credeva mi chiamassi davvero Sky e non Scarlett. Lui era stato gentile, a modo suo, come se dopo anni di silenzio tutto quel periodo che io avevo speso in lacrime e porte sbattute potesse essere cancellato dalla mia memoria con un solo sorrisino e un gesto cordiale.
E aveva ragione: quando mi ero voltata e l’avevo trovato con delle stupide quanto belle fossette al centro esatto delle sue guance leggermente rosee per il caldo –come adesso, in quel momento-, la mia rabbia verso di lui, verso tutto quel periodo che avevo odiato la lettera ‘H’, i ricci, gli occhi verdi anche su qualsiasi altro ragazzo, era come se era svanito. La rabbia verso Harry Styles era andata a farsi benedire insieme a tutti quei messaggi infiniti che avevo scritto con l’intento di inviarli allo stronzo che mi aveva fatto soffrire, ma che poi avevo subito cancellato, dandomi della stupida per quello che avevo appena fatto. Volevo davvero riallacciare rapporti con una persona –la migliore, allora dicevo- che mi aveva abbandonato da un giorno all’altro senza una motivazione, senza il bisogno di chiamarmi anche con la più banale delle scuse?
“Già.” fissai distrattamente lo sguardo di Harry, di un verde molto acceso e lucidi quel pomeriggio. Forse era dovuto al fatto che, rientrando a casa insieme a tutti gli altri, li avevamo aiutati a sistemare la roba nelle camere che avevo a disposizione nella mia casa, avevamo pranzato tutti insieme, messo a letto i bambini e poi avevamo deciso di fare lo stesso, gli altri per il volo infinito dall’America all’Inghilterra non previsto, io ed Harry perché, dopo la mia sfilata andata a male, la caviglia slogata e l’umore sotto i piedi, un po’ di sano riposo ce lo meritavamo entrambi.
Ci eravamo sdraiati sul mio letto, e mentre lui decideva di abbassare le tapparelle per rendere la stanza più buia possibile, io impostavo una sveglia per un’ora dopo, giusto per non perdere le prove dei ragazzi. Da quello che avevo capito a tavola durante il pranzo, quel pomeriggio avrebbero dovuto girare le ultime scene del loro ultimo singolo, che sarebbe uscito il Novembre a venire insieme a tutto il cd a cui avevano lavorato durante il concerto, le interviste e tutte quelle cose che li tenevano sempre troppo lontani da casa.
“Qualcosa non va?” la voce, adesso preoccupata, di Harry mi risvegliò dal mio stato di trance. Mi costrinsi a sorridere e scuotere la testa. Cosa non andava adesso?
Avevo tutto: la mia migliore amica, Harry, nuove persone fantastiche… Doveva essere tutto perfetto, se non ci fosse stato di mezzo l’incidente con la caviglia.
“Vuoi che ti porti in braccio?” sorrisi di più alla richiesta di Harry che sembrava davvero preoccupato dal mio improvviso silenzio inspiegabile. Eppure il silenzio molte volte diceva molte cose; di sicuro, lui e Mad se n’erano accorti.
In quel secondo Liam si bloccò al fianco di Harry, in braccio aveva l’altra peste che non aveva intenzione di svegliarsi.
“Tieni, Liam.” senza poter ribattere o fare qualcosa, Harry si abbassò di poco, stringendomi dietro le cosce e caricandomi sulle spalle.
“Harry!” urlai. Ma inutili furono le mie proteste, perché il riccio cominciò a scendere le scale con poca fatica, con me sulle sue spalle piegata come un vecchio sacco di tela, tra le risa dei due sposini.
Uscimmo di casa in quella posizione. Ormai avevo rinunciato anche ad urlare. Liam aveva le mie stampelle tra le mani, oltre il figlio, e Mad stava cercando di chiudere la porta di casa mia a chiave, quando ormai eravamo tutti fuori l’abitazione.
Mi girai appena quando Harry si arrestò in mezzo al giardino, facendomi incuriosire. Davanti al cancello c’erano appostate due auto nere con tanto di finestrini oscurati. Saremmo passati inosservati, ovviamente.
Io, Harry, Niall, Eleanor e Louis ci ritrovammo tutti sulla prima auto, che adesso andava ad un andatura normale verso una destinazione che non potevano dirmi. ‘Segreto professionale’ continuava a scherzare Niall, rivolgendomi strani occhiolini che non davano per nulla fastidio ad Harry, seduto al mio fianco e col braccio sopra le mie spalle. Anzi, gli dava pure man forte, tenendomi all’oscuro di tutto. Anche Eleanor lo sapeva!
Nell’altra auto, quella dietro la  nostra, invece, c’erano Liam, Mad, i suoi figli e il povero Zayn, che aveva provato a salire sulla nostra auto, ma era rimasto con la schiena piegata in avanti, senza sapere dove potersi accomodare. Alla fine si era visto costretto a rinchiudersi nello stesso abitacolo insieme ai due bambini che, ero sicura, si stavano dando alla pazza gioia con i loro soliti concerti canori.
Il viaggio non durò molto, per mia fortuna. Per quanto cercassi di non pensare al mio piede, stare per molto tempo seduta non era una cosa comoda per me. Ma sperai che nessuno si fosse accorto delle mie smorfie di dolore quando l’auto prendeva un fosso o frenava di botta.
“Tieni.” Harry mi passò le stampelle e quando alzai lo sguardo, davanti a me c’era un palazzo in cemento grigio scuro con tante finestre e un’immensa porta di legno a due ingressi.
“E’ un teatro?” chiesi. Analizzai attentamente l’ambiente al mio fianco e notai che un enorme cancello nero ci richiudeva dal mondo esterno.
“Già.” rispose Harry, prendendo la mia borsa e cominciando a seguire gli altri. “Ma la sorpresa è dentro.” mi fece un occhiolino, mentre mi tenne aperta la porta per permettermi di entrare.
E aveva ragione. “Wow.” esclamai quasi sottovoce, scioccata dalla bellezza del posto che mi ritrovavo attorno: era pieno di strane finestre, e da quelle partivano strani fili con delle cartoline, o fogli, attaccati sopra che finivano al tetto al centro esatto della stanza. Alzai la testa e mi guardai in giro estasiata.
“Sono le nostre foto, di tutti e cinque, da piccoli. Se guardi bene, ce ne stanno alcune, anche troppe, di noi due.” la voce di Harry mi arrivò ovattata alle orecchie, forse per lo stato di trance in cui stavo per entrare.
“Come si chiama la canzone?” chiesi allora, seguendo Eleanor –come mi era stato detto- dietro degli strani macchinari con ruote e telecamere attaccate sopra che di sicuro servivano per la registrazione. Trovammo delle sedie e ci accomodammo.
“Story of my life.” si aprì in un sorriso, Harry.
“Harry, tra cinque minuti si inizia!” urlò un ragazzo dalla nostra parte, abbassando poi lo sguardo e osservandomi. Spostò nuovamente lo sguardo su Harry, adesso con un sorriso stampato sulle labbra “E’ lei?” chiese, indicandomi.
Aggrottai la fronte e mi voltai verso Eleanor, incapace di capire di cosa stessero parlando quei due.
“Ancora non ci credi che Harry non ha fatto che parlato sempre e solo di te in questi anni? E’ come se per lui non vi siete mai separati.” accavallò le gambe e prese in braccio Maya, aiutando così Mad a tenere a bada i suoi marmocchi.
Ah. Quindi Tom non mi aveva detto una bugia solo per aiutare il suo amico a sistemare  i suoi casini.
“Muoviti che si inizia.”
Spostai lo sguardo su Harry che in quel secondo veniva dalla mia parte con un sorriso stampato sulle labbra.
“Ti adora.” e mi diede un bacio veloce.
“Chi?” chiesi confusa, anche se la voglia di allungare le mani per prenderlo dalla testa e bloccarlo lì, per approfondire io bacio, era tanta. Mi trattenni.
“Il regista. Penso che ti conosca troppo bene, da tutte le foto che ha scelto di noi.” rise. Davvero aveva scelto così tante foto di me ed Harry insieme.
“Però adesso devo andare. Goditi lo spettacolo.” mi fece l’occhiolino e si allontanò.
Se per spettacolo intendeva guardare lui, ero sicura che mi sarebbe piaciuto tutto. E pure tanto.
 
 
#HARRY
 
Avevo appena lasciato Scarlett seduta accanto ad Eleanor e Maddy per mettermi in posizione davanti alle telecamere movibili. Quando il regista alzò la mano in direzione del suo tecnico, una lucina rossa si accese sulla telecamera e da uno stereo partì la base della nostra canzone.
Camminai per l’enorme stanza, attraversando una sfilza di fotografie, mentre cercavo di non sbagliare le parole e i tempi.
Ben Winston era il più giovane e pieno di idee dei registi con cui avevo lavorato. Aveva pensato al video della nostra canzone in poche settimane, e alla fine la sua idea si era rivelata geniale! Ci aveva portato in un teatro ampio. Ma non uno di quei teatri dove ti siedi davanti al palco, aspetti che il sipario rosso si sposti ed inizi lo spettacolo. No.
Quella era un’enorme stanza rotonda, con tanto di balconcini per vedere lo spettacolo che veniva proiettato proprio al centro della stanza. Da ogni balconcino aveva legato vari fili con attaccate diverse nostre foto che partivano dalla nostra nascita. Aveva passato qualche giorno a casa di ognuno di noi per scegliere le più belle. Ma alla fine, le aveva prese quasi tutte.
Le mie, per la maggior parte, raffiguravano me e Scarlett, oltre quelle con mia madre o Gemma. All’inizio non mi era sembrata una buona cosa. Pensare di cantare una canzone così bella quanto profonda e vedere poi la faccia di Scarlett sparsa ovunque per quella stanza, mi sembrava troppo folle.
Ma poi lui aveva riso e mi aveva liquidato con un “Hai solo foto con lei.”
Ed era vero: ero cresciuto con lei, ogni momento bello o brutto che fosse stato, lei era sempre al mio fianco. Quindi, avevo dovuto cedere.
E invece adesso anche lei era lì, intenta a fissarmi con un sorriso stampato sulle labbra e un piede –quello buono- a battere sul pavimento a tempo di musica. Almeno le piaceva, da quello che avevo notato.
Arrivò l’assolo di Niall e spostai lo sguardo su Scarlett, trovandola a sorridermi e farmi un cenno di saluto. Ricambiai con un bacio volante, seguito da un “Stop!” urlato da Ben per fermare tutto.
“Harry, no! Evita queste cose!” urlò allora megafono, giusto per farsi sentire. Notai Scarlett muoversi a disagio sulla sedia, avvicinandosi poi a Maddy sicuramente per sviare la cosa. Le avevo mandato semplicemente un bacio, potevano benissimo tagliare quella scena!
 
Le riprese, per fortuna, finirono dopo nemmeno tre ore.
“Sono stanco da morire.” si lamentò Louis, sorpassandomi e decidendo di andare a recuperare la sua ragazza, piegata sul tavolo del buffet che ci avevano preparato per saziarci dopo l’interminabile lavoro. Io decisi di raggiungere Scarlett, ora intenta a giocare con la piccola Maya, seduta sulle sue gambe.
“Oh, guarda. C’è zio Harry.” la sentii man mano mi avvicinavo.
La bambina balzò dalle gambe della ragazza e mi corse in contro, tuffandosi letteralmente tra le mie braccia. La strinsi forte e mi accomodai accanto a Scarlett, intenta a prendere il mio cellulare dalla sua borsa e passarmelo.
“Ti suonava in continuazione, alla fine ho dovuto mettere il silenzioso.” mi avvisò, sorridendomi.
Lasciai giocare la piccola con i miei ricci, mentre sbloccai lo schermo e lessi il nome di Tom sul display. Chissà cosa voleva.
Lasciai perdere il cellulare e mi alzai. “Andiamo a casa, abbiamo tutti bisogno di un altro po’ di riposo.”
 
*  *  *
 
“Il latte è nel borsone, i vestiti puliti pure e se si comportano male…”
“Lo so Maddy, ricordati che mi hai accollato i tuoi figli per una decina di giorni.” alzai gli occhi al cielo mentre spingevo letteralmente la ragazza fuori la porta di casa di Scar.
“Sì, anzi, per quello che abbiamo fatto, scusa.” disse sinceramente dispiaciuta. Ma stava cercando seriamente di perdere tempo per vedere come ci saremmo comportati con i suoi figli? Non solo ci aveva abbandonati di punto in bianco mollandoci a nostro carico i suoi figli, mentre adesso si sentiva in obbligo a preoccuparsi come ce ne prendevamo cura?
“Sì sì, Liam mi ha già dato le vostre ragione.” la spinsi di nuovo verso l’uscita e prima che potessi chiuderle la porta in faccia, lei allungò il collo verso l’interno della casa.
“Ciao Scar, mi raccomando!” sbuffando, finalmente riuscii a chiuderla fuori casa.
Appena eravamo rientrati in casa dalle prove, avevo richiamato Tom per vedere cosa volesse da insistere così tanto con le sue continue telefonate. Mi aveva spiegato che la sua assicurazione sul negozio gli aveva promesso il risarcimento al danno e che quindi voleva festeggiare in qualche modo la buona notizia. Ci aveva invitato in un locale non molto lontano da Londra, ma viste le condizioni di Scarlett avevo declinato l’invito, almeno per noi due. Tom era rimasto spiazzato, dato che non sapeva della situazione, e poi si era scusato con entrambi. Ma mica era colpa sua.
Mentre gli altri avevano deciso di andarci per non mollare Tom durante i suoi minuti di felicità, io e Scarlett ci eravamo presi la briga di far cenare i due piccoli mentre loro si preparavano e poi di metterli a letto una volta rimasti da soli. Non mi sembrava un’idea brutta fin quando non mi ricordai che Scarlett non poteva fare un granché.
“Maya, vieni a mettere il pigiama.” urlai una volta rientrato in cucina. Sentii zittirmi da parte di Scar e quando mi avvicinai a lei, la trovai con in braccio i due bambini addormentati.
“Ma come hai fatto?” mi lamentai sottovoce. Ero scioccato: nemmeno cinque minuti prima stavano urlando che non avevano sonno, e adesso erano addormentati come due angeli. Avevano mangiato solo qualche minuto fa, nemmeno il tempo di digerire!
Alzò solo le spalle e sorrise. “Mi aiuti a salirli in camera?” disse poi.
Ovviamente lei non poteva fare simili sforzi, così le dissi di aiutarmi a caricarli sulle mie braccia. Avevo entrambi i bambini in braccio e la cosa era drammatica.
“Ma quanto pesano?” mi lamentai. Sentii Scarlett ridacchiare mentre, spinta dalle stampelle, mi guidava verso una delle camere del piano superiore. Li adagiai entrambi su un letto e chiusi la porta alle nostre spalle.
Ci accomodammo di nuovo sul divano del salotto e puntammo entrambi lo sguardo sulla tv accesa davanti a noi. Nel frattempo era appena iniziato un film che di sicuro mi avrebbe fatto dormire se non trovavo un modo per rimanere sveglio.
Mi voltai verso Scarlett e la osservai: il viso era pallido, ancora non si era struccata e indossava una semplice tuta per stare comoda. Il piede era adagiato su un poggia-piedi che avevo trovato in una stanza delle scope e teneva il telecomando tra le mani, mentre lo agitava e lo rigirava in modo annoiato.
Voleva andarci a quella festa, glielo leggevo negli occhi, anche se aveva continuato a sostenere il contrario.
“Che c’è? Perché mi fissi? Ho qualcosa in faccia?” cominciò a strofinare le mani in faccia come per togliere qualcosa che non aveva.
“No, no.” la bloccai con le mie mani, fissandola poi negli occhi con un sorriso a curvarmi le labbra. “Ti stavo solo… Studiando.” ammisi.
Quando uno strano cipiglio comparve sulla sua fronte, mi affrettai ad aggiungere: “Mi sembra strano che fino a meno di un mese fa nemmeno ci parlavamo, e invece adesso stiamo insieme, viviamo insieme.” confessai.
Lei sembrò trattenere per un momento il respiro, poi sorrise.
“Vieni qui.” Mi attirò a sé come se fossi un bambino e mi strinse sul suo petto. “Cosa vuoi dire con questo? Che non sei felice?” cosa? Scattai subito, fissandola negli occhi.
“Cosa? No, no, hai frainteso! Tutto l’esatto opposto. Non immaginavo che in pochi giorni mi avresti perdonato, che saremmo andati avanti migliorando, anzi, il nostro rapporto.” spiegai. Lei sorrise ancora di più, puntando prima il suo sguardo sulle mie labbra e poi sforzandosi ad alzarlo verso i miei occhi.
“Io ti avevo già perdonato, non lo sapevo, ma l’avevo già fatto. E’ impossibile odiarti, poi, dopo che mi hai spiegato le tue ragioni, non ho potuto dire il contrario.” disse. Sentii il mio cuore ritornare ad un battito normale. Almeno fin quando le sue mani non mi afferrarono per il colletto della maglia e mi attirarono su di lei, fino a farci scontrare con le labbra in un piccolo bacio veloce. Era sempre una sorpresa per me, e ancora non ci avevo fatto l’abitudine a tutto quello.
Quando ci staccammo, ci guardammo per una manciata di secondi negli occhi in silenzio.
“Ho un’idea.” mi alzai dal suo corpo senza farle del male e sparii per le scale sotto il suo sguardo indagatore e curioso allo stesso tempo. Tornai immediatamente nella sala con una fotocamera tra le mani. L’avevo presa in prestito dalla camera di Liam, nemmeno se ne sarebbe accorto che gliel’avevo presa.
“Che vuoi fare?” mi chiese confusa guardando la macchinetta tra le mie mani. Provai a tastare qualche bottone prima di accenderla e sorrisi rivolto a Scarlett.
“Visto che loro si staranno divertendo a quella festa, voglio farti divertire a modo mio.” dissi sicuro. Lei mi guardò per qualche secondo in silenzio, sentenziando le mie parole.
“Tu sei pazzo.” disse poi tra le risa, capendo che non avrei ceduto alla mia idea facilmente. Che poi, lei nemmeno sapeva cosa avevo in mente.
“Sì, di te.” dissi tuffandomi letteralmente al suo fianco sul divano, girando la macchinetta nella nostra direzione e voltando lo sguardo verso Scarlett.
“Suona terribilmente da film.” Mi rimproverò ironica.
“Era il mio intento.” Le faccio una linguaccia e nello stesso tempo schiaccio il pulsante che attiva lo scatto della foto.
“Ehy!” si mette dritta con la schiena. “Non era pronta per una foto.” si lamenta come una bambina, ma ridendo.
“Ripeto: era il mio intento.” Mi avvicinai alla sua guancia e quando le schioccai un bacio sulla pelle calda e paffuta della faccia, scattai un’altra foto dove lei uscì con un mezzo sorriso sulle labbra.
“Questa mi piace.” Commentò osservandoci attraverso lo schermo della macchina fotografica.
“Ecco, meglio così. Voglio delle foto con te, non ne ho nemmeno una.” Ammisi alzandomi e facendole un’altra foto mentre si provava a sistemare sul divano come meglio poteva.
Mi ringhiò scherzosamente e ne approfittai per accecarla ancora una volta col flash della macchinetta.
Passammo la restante serata tra le risa, baci e foto. Forse la migliore in assoluto da quando stavamo insieme. Niente da ridire sulle altre giornate splendide da passare insieme, ma questa volta sorrideva e nonostante il suo incidente al piede, non la smetteva più di sfoggiare il migliore dei suoi sorrisi. E io di conseguenza: perché quando lei sorrideva, io esplodevo di felicità con lei. Non potevo chiedere niente di meglio di lei. Di lei che adesso stava con me.
 

 
 
EHIO
Ehm, salve(?)
Sono mesi che non aggiorno e davvero non so
Nemmeno il perché. Prima avevo il blocco
Dello scrittore, poi bo, avevo bisogno di
Staccare un po’ dal pc, telefono e tutto, e
Così ho fatto. Mi dispiace se per questa
‘cacchetta’ avete dovuto aspettare tutto questo tempo,
sempre se qualcuno è rimasto lol
Ma ci spero, anche perché il prossimo è
L’ultimo capitolo, l’epilogo insomma (:
 
Grazie a chi è rimasto nonostante la stupida autrice <3

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Capitolo 25
*** Epilogo ***





EPILOGO



#SCARLETT
 
 
Presi uno dei tanti cuscini posti sul letto matrimoniale, alzai il vestitino giallo canarino che avevo deciso di indossare quella mattina e lo infilai sotto, fino a far formare un rigonfio al livello del mio stomaco. Lo massaggiai, lo arrotondai e lo sistemai bene, mentre a lunghi passi raggiungevo lo specchio ad altezza persona attaccato alla parete della camera.
Sarebbe stato così? Portare un bambino in grembo per nove mesi mi avrebbe fatto sorridere come una stupida proprio come stavo facendo in quel momento?
Con la mia mente avevo sempre pensato che anche prendere solo un chilo sarebbe stato un trauma per me. Ma invece non era così! Forse diventare mamma sarebbe stato l’unico motivo per cui non mi sarei mai lamentata di aver preso qualche chilo di più del mio solito.
“Scar?” sobbalzai spaventata, dando un pugno al cuscino posto sul mio stomaco e facendolo uscire da sotto il vestitino. Lo raccolsi velocemente e lo lanciai sul letto, spingendo accidentalmente gli altri e facendone cadere qualcuno sul pavimento. Sbuffai affranta.
“Mad! Mi è preso un colpo!” misi una mano sul fianco e fulminai la mia migliore amica, che intanto si era accomodata sul mio letto come se niente fosse, guardando prima il disastro che avevo appena fatto e poi spostando nuovamente lo sguardo su me. Mi stava studiando, la conoscevo abbastanza per dire con sicurezza che stava cercando di capire cosa stavo facendo in camera mia con un cuscino ficcato sotto il vestito.
Camera mia… Praticamente era la sua, visto che ci trovavamo nella sua casa a Miami per un matrimonio. Sembrava che quella casa chiamasse chiunque per festeggiarci un matrimonio!
“Che stavi facendo con quel cuscino?” vidi nel suo sguardo divertito la nota ironica di rimprovero. Non era arrabbiata nel vedermi fantasticare una possibile gravidanza, un figlio tra me ed Harry. Ad essere onesti, ultimamente era proprio lui che faceva strane battutine sui nomi dei nostri possibili figli, del fatto che preferisse una femmina al maschietto solo perché, conoscendosi, insisteva sul fatto che l’avrebbe viziata e coccolata come una vera principessa. Ed ero sicura di aver colto i suoi possibili segnali che avrebbe voluto davvero un figlio, nonostante stessimo solo da un anno insieme come coppia effettiva.
O magari ero io quella a farsi le paranoie, pensando di comprendere Harry anche solo dai gesti che mi regalava o dalle parole che diceva. Magari ero proprio io quella che nell’inconscio sentiva il bisogno di un nuovo grande passo, di un traguardo da tagliare insieme ad Harry e se di matrimonio non se ne parlava mai, il discorso sui bambini era sempre più frequente negli ultimi tempi, soprattutto da quando Mad, Liam e i suoi figli erano tornati a Miami e noi eravamo rimasti in Inghilterra, lontano comunque da tutti gli altri.
Che mi amava, non avevo dubbi ormai: dopo che mi aveva fatto salire sul palco durante l’ultima tappa del Where we are, il loro ultimo tour mondiale, e che mi aveva presentato come la sua ragazza alle loro fans, non potevo ancora dubitare di quanto pazzo fosse nei miei confronti.
E io lo ricambiavo, ogni giorno lo amavo di più. Dopo che mi aveva dovuto sopportare per le settimane nel quale la mia caviglia era slogata e che io quindi non potevo essere autosufficiente, ci eravamo avvicinati molto e quei piccoli gesti che mi regalava ogni giorno, mi avevano aperto gli occhi su di noi: il destino ci voleva insieme e lo avevo capito finalmente, proprio ora che non sapevo come cominciare un discorso stupido con la mia migliore amica.
“Ho un ritardo.” la raggiunsi al letto, mi accomodai al suo fianco e appoggiai la testa sulla sua spalla. Entrambe guardavamo un punto indefinito della stanza proprio davanti a noi, in silenzio.
Mad alzò il braccio e osservò attentamente il suo orologio.
“Mh… No. Il matrimonio inizia tra tre ore esatte; sei ancora in tempo per l’acconciatura, un po’ di trucco e infine indossare quel bellissimo vestitino che abbiamo preso l’altro giorno insieme.” Fantasticò sorridendo, ricordandomi perfettamente una settimana prima quando Harry e Liam si erano offerti di accompagnarci per trovare il vestito adatto per il matrimonio del loro amico, nonché collega di band, e che se ne erano pentiti al primo negozio, quando continuavamo ad entrare ed uscire dai camerini con dei vestiti, l’uno diverso dall’altro, con un cipiglio stampato sul volto e non saper decidere quale dei tanti fosse il più bello.
Alla fine avevo preso quello rosso, lungo fino alle caviglie. Avevo visto gli occhi verdi di Harry accendersi di una strana luce e avevo capito che, come me, anche lui si era innamorato del raso che copriva le mie lunghe e magre gambe.
Alzai lo sguardo leggermente, cercando di decifrare quello rilassato della mia migliore amica. Non stava scherzando, era fin troppo seria con quell’aria tranquilla.
“No, Mad… Non hai capito.” mi drizzai con la schiena e la guardai dritta negli occhi. Prima o poi l’avrei dovuto dire a qualcuno, e chi meglio se non la mia migliore amica? Ah, già… Magari Harry.
Mad si accigliò confusa.
“Il ciclo… Non arriva, ecco.” spiegai a parole mie. Volevo sotterrarmi, ma da sola non riuscivo più a gestire la cosa.
“Sei incinta?” mi chiese dopo qualche minuto di silenzio.
La guardai e scrollai le spalle, incapace di rispondere con sicurezza.
“Ho un ritardo di due settimane, cosa alquanto strana visto che è sempre stato puntuale, ma non so se sono incinta o meno.” spiegai.
Incrociai le gambe davanti a me e sentii il letto molleggiare. Mad si inginocchiò di fronte a me, appoggiando le sue mani sulle mie ginocchia.
“Il test di gravidanza.” deglutii rumorosamente alle sue parole ferme, “Andiamo a comprare un test di gravidanza e togliamoci il pensiero.” si alzò con un balzo, tirandomi poi con una mano fino a farmi alzare dal letto.
“L’ho comprato proprio ieri, ce l’ho in borsa.” l’avvisai un po’ timorosa.
Mi rivolse un sorriso sincero e mi guidò verso la mia borsa adagiata al lato del comodino.
“E cosa aspetti? Vediamo se avremo un piccolo Styles in arrivo.” sghignazzò, ironizzando il mio dilemma.
Non che non volessi un figlio, ma ero pronta ad averne uno?
Quando pensai a Mad e due bambini in età adolescenziale, tutto quello che mi aveva provocato strani silenzi e pensieri poco nitidi scomparirono dal mio cervello. Certo che lo ero ed ero anche sicura che nemmeno Harry si sarebbe tirato indietro in questa nuova esperienza.
Dovevamo aspettare solo l’esito.
 
 
#HARRY
 
I matrimoni. Stavo cominciando ad odiarli. Tutti uguali, tutti pieni di cibo e di gente, ma soprattutto tutti a casa di Liam.
Il mio matrimonio, invece, sarebbe stato diverso: a parte che la location che Scar sognava da ragazzina era la spiaggia, dato che il freddo tempo dell’Inghilterra l’aveva stufata, e aveva pure ragione! Avremmo ricoperto la sabbia che avrebbe percorso attaccata al braccio del padre con dei petali bianchi, come il suo vestito, lungo fino le caviglie e stretto il giusto per metterle in risalto le forme; davanti a lei i figli di Mad avrebbero portato il cuscino degli anelli, mentre dopo di lei la migliore amica e magari mia sorella le tenevano sistemato il velo, con addosso un vestito color rosa antico, come il bouquet di fiori che le avrei preparato per il grande giorno, regalandoglielo non appena suo padre me l’avrebbe ceduta. Ci saremmo scambiati un sorriso e poi il prete avrebbe cominciato la messa. In seguito ci saremmo spostati in un tendone decorato per l’occasione con tantissimo verde e qualche fiore sparso qua e là sui tavoli. Un menù che non finiva mai.
Avremmo ballato, avremmo riso e ci saremmo fatti tante foto, ricordando il più bel giorno della nostra vita. Avremmo salutato e ringraziato i nostri amici, saremmo saliti sulla mia moto e avrei parcheggiato davanti la nostra nuova villetta di due piani, come piacciono a lei. Piccola, ma con dentro tutto, perfino con un bagno in camera. Le avrei preso la mano e l’avrei accompagnata fino davanti la porta dove, con poca forza, avrei passato un braccio sotto le sue gambe e dietro la sua schiena e l’avrei fatta ridacchiare. In seguito l’avrei sentita ridere di cuore, quando non sarei riuscito a centrare a primo colpo la serratura della porta e poi avrei varcato l’ingresso con lei ancora tra le braccia, innamorandomi sempre di più della sua risata.
Ma questo matrimonio sarebbe rimasto nei miei sogni, come il pensiero di chiederglielo e magari cambiare ancora una volta le nostre vite. Rincontrarla dopo tanti anni mi aveva smosso qualcosa nello stomaco, volevo che il nostro momento sarebbe stato altrettanto fantastico da farle esplodere ancora una volta le farfalle.
“Meglio bere, va.” sussurrai a me stesso, portandomi il bicchiere di champagne alla bocca e sorseggiandone una buona parte in un solo sorso.
Il sole brillava nel cielo e le temperature erano davvero afose. Stupido smoking! Al mio matrimonio non pretenderò vestiti eleganti o tacchi scomodi, solo abiti comodi e sorrisi stampati sui volti!
“Harry! Harry! Harry! Devo assolutamente parlarti!” mi voltai confuso e un Niall completamente rosso in volto stava correndo nella mia direzione. A pochi passi da me, allentò un po’ la cravatta e si piegò sulle ginocchia, riprendendo un po’ di respiro.
Cosa c’era così di importante da dire?
“Ehy amico, tutto ok?” chiesi confuso. Poggiai il bicchiere ormai vuoto su un tavolino e aspettai che Niall si riprendesse.
“Io sì.” faticò a dire, poi si schiarì la gola e si mise dritto con la schiena. “Ma Scarlett no.” concluse.
Il mio cuore perse un battito e poi cominciò a galoppare all’improvviso, senza un motivo. Cosa le era successo? Dov’era? Dovevo trovarla immediatamente.
Sorpassai Niall senza chiedergli nulla, ma prontamente mi bloccò per un braccio.
“Aspetta… Cioè, non è nulla di grave, solo che è incinta.” tossì, ancora alla ricerca di un po’ di fiato.
Scarlet… incinta? I miei occhi si dilatarono un po’ e strane immagini di me con un bambino appena nato tra le mie braccia si fecero spazio nella mia testa. Poi seguirono una bella bimba con i capelli mossi e lunghi su una bicicletta rosa davanti la villetta dei miei sogni, una bimba che ballava su un palcoscenico e al mio fianco Scarlett con un fazzoletto tra le mani e qualche lacrima sul viso. Poi una ragazza più grande, un cellulare e tanti messaggi che la facevano sorridere. Un ragazzo sul ciglio della porta che teneva tra le mani un mazzo di fiori e io che mi giravo verso la scala, dove mia figlia era intenta a scendere piano per non cadere dai suoi nuovi tacchi, comprati con i soldi regalati dai nonni. E aveva la stesso bellissimo sorriso della madre.
“Dov’è?” dissi solamente.
“L’ho vista in cucina, mi pare fosse sola.” Suggerì Niall, posandomi poi una mano sulla spalla. “Comunque non dirle che sono stato io, ho sentito Mad dirlo a Liam poco fa.”
Annuii senza pensarci, lo ringraziai e corsi dentro, alla ricerca della mia ragazza.
La trovai in cucina, appoggiata alla penisola, chiusa nel suo bellissimo vestito rosso lungo ma con lo sguardo perso nel vuoto. Presi un profondo respiro ed entrai, chiudendo la porta alle mie spalle. La stanza era fortunatamente vuota.
“Sposami.” dissi solamente, strappandola da chissà quali pensieri. Ultimamente ci avevo giocato molto su questo argomento, ma mi piaceva solamente fantasticare sui nomi dei nostri possibili figli, non pensavo ci fossimo così vicini. E se già lo sapeva da un bel po’? Perché non me l’aveva detto prima, aveva paura che la lasciassi?
“Co… cosa?” disse confusa dalla mia improvvisa interruzione.
Mi misi di fronte a lei, passandole le mie mani sotto il mento e guardandola dritta negli occhi.
“Sposami Scarlett, voglio vivere il resto dei miei giorni con te.”
Forse non era il modo e il momento giusto, ma lo doveva sapere: volevo passare il resto della mia vita con lei e il nostro bambino. E se fosse stata una bimba, ancora meglio: avrei amato comprare i vestitini rosa per lei, litigare per scherzo con Scar per non metterle sempre le gonneline perché loro due erano solo mie. Le mie donne.
“Mad…” sussurrò Scarlett, pensando che la sua migliore amica avesse spifferato tutto a tutti.
“Non è stata lei, te lo giuro. Niall l’ha sentita mentre lo confidava a Liam. Ma è suo marito, non dargliene una colpa, anche io ho il vizio di dirti tutto, anche i segreti che magari prometto di non dire a nessuno.” dissi e lei si rilassò un attimo. La notai prendere un sorso d’acqua dal bicchiere che teneva tra le mani e poi si appoggiò alla cucina, facendomi preoccupare.
“Stai bene?” le accarezzai un braccio e la guardai, bellissima com’era stata truccata, ma soprattutto come quel vestito la fasciava bene. Quell’incidente della caviglia non le doveva succedere, sarebbe stata comunque la modella migliore di sempre, per me.
Scarlett alzò i suoi occhi verso i miei, sorridendo a malapena.
“Mi hai chiesto di sposarti solo perché sono incinta.” disse e forse in parte era vero, ma non del tutto.
Afferrai una sedia e mi accomodai proprio di fronte a lei. Strinsi le sue mani nelle mie e la guardai dritta negli occhi.
“Ti sbagli. Io con te sto benissimo, anche di più. E’ che forse mi sono anche fissato con te, fissato che voglio te e nessun’altra. Fissato al tal punto che anche se quell’altra è bellissima, gentile e simpatica, non sarà mai te.” la vidi trattenere per un momento il fiato, poi si rilassò.
“Harry… Io non sono incinta, è stato solo un falso allarme.” parlò finalmente dopo una manciata di secondi.
“Davvero?” chiesi con un tono misto tra lo stupito e il deluso. Io lo volevo un figlio e adesso lo stavo capendo per davvero.
Scarlett annuì e poi si sporse in avanti, abbracciandomi.
“Però ti amo, ti amo così tanto per tutto quello che hai appena detto, ma soprattutto per quello che hai sempre fatto per me, anche se a volte mi fai arrabbiare.” I  nostri visi erano vicinissimi e ne approfittai per strofinare il mio naso al suo, facendole il solletico e di conseguenza facendola sorridere.
“Quindi ancora non avremo un piccola superstar per casa?” chiesi sorridente, mentre giocherellando le baciai l’angolo della bocca.
Lei scosse velocemente la testa e disse “Me ne basta una, per il momento.”
Le riempii il viso di baci e quando la sua risata invase completamente la cucina, la avvicinai di più a me.
“Allora dobbiamo provvedere.” e con quelle parole la tirai su dalla sedia, guidandola al piano superiore, nella camera in cui dormivano per quei giorni.
“Harry, il matrimonio!” mi rimproverò tra le risa, ma comunque chiudendo la porta dietro di noi.
“Provvederemo pure a quello.” e la baciai intensamente. Ed era uno di quei baci che si interrompevano solo per sorridersi.

 
 
  


HELLO
Oddio, l'altro ieri sono rientrata in questo profilo dopo
secoli e ho notato che non aggiornavo da UN ANNO!
Mi dispiace tantissimo, ma mi sono rimboccata le maniche
e mi sono data da fare, scrivendo l'epilogo e ricordando 
quanto fosse bello scrivere. E infatti ho già altre due storie
pronte per essere pubblicate, da un momento all'altro.
VI RINGRAZIO, chiunque l'abbia letta, chiunque ancora sperava
in un finale. E vi ringrazio se ancora la state leggendo,
siete sempre stati la mia seconda famiglia e dopo questo
disagio, giuro che tornerò a scrivere normalmente, GRAZIE ANCORA 



Sofia.

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