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di fefi97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1.Come un attacco di panico ***
Capitolo 3: *** 2. Puzza di cane bagnato ***
Capitolo 4: *** 3.Rapimento,forse ***
Capitolo 5: *** 4.Cose da lupo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Stiles aveva sempre pensato che la vita di ogni diciassettenne che voleva mantenersi sano di mente dovesse ruotare intorno a dei punti stabili, degli appigli a cui affidarsi nel momento in cui si vede  tutto nero, gli ormoni della crescita ti spingono a tendenze depressive- omicide – suicide  e ti sembra che la tua vita faccia schifo.
Anche Stiles aveva dei punti fermi, naturalmente, pochi ma buoni.
Suo padre, la sua scassata ma amatissima jeep, Lydia e Scott, i suoi migliori amici.
Ma suo padre era malauguratamente anche lo sceriffo della loro città, cosa che lo teneva spesso lontano da casa, e la sua jeep purtroppo non aveva ancora il dono della parola.
Aveva ingenuamente riposto le sue speranze su Scott e Lydia, convinto che loro non lo avrebbero abbandonato mai. Salvo essere brutalmente pugnalato alle spalle. Scott si era messo durante il primo anno di liceo con una graziosa amica di Lydia, Allison, e Lydia qualche tempo dopo si era fidanzata con Jackson, un tizio insopportabile e pieno di sé che era coocapitano della squadra di lacrosse della scuola insieme a Scott. Erano ancora amici, certo, ma.. non era come prima, ecco.
  Proprio quando Stiles credeva di essere condannato a morire solo e senza amore ( possedeva una spiccata vena tragica), gli era capitato come un miracolo Harry, un sorprendentemente bello e intelligente ragazzo dell’ultimo anno che, ancora più sorprendentemente, sembrava assolutamente interessato  a stare con il magrolino, logorroico e iperattivo Stiles.
Peccato che quei rompicoglioni dei suoi amici avessero da ridire sull’unico essere maschile o femminile che in diciassette anni di vita si fosse interessato a lui.
-Non dico che lo odio – disse Scott scendendo dalla jeep che Stiles aveva appena parcheggiato davanti alla scuola – Ma Dio amico, Harry è insopportabile !- esclamò, concludendo quella che era una discussione della durata di mezz’ora e che era cominciata alla malaugurata domanda di Stiles perché tu e Lydia vi comportate in maniera strana quando c’è Harry in giro?
-Scott, quella che hai appena pronunciato si chiama contraddizione, ovvero affermare una cosa e poi dire tutto il contrario – lo informò Stiles con un sorriso sarcastico, scendendo anche lui dall’auto e affiancando l’amico, lo zaino mollemente appoggiato a una spalla. Scott gli lanciò un’occhiata strana, mentre avanzavano verso la scuola, diretti al loro primo giorno di scuola del loro penultimo anno.
-Non riesco a capire perché piaccia tanto a te,piuttosto – Scott fece una smorfia – Non ha niente in comune con te. Odia i fumetti.. –
-Non è che li odia, non li legge! – protestò Stiles guardandolo male.
-..é palestrato .. –
-Che c’entra, anche tu sei muscoloso, non è che perché la mia unica forza è il sarcasmo devo smettere di parlare con chi ha un fisico accettabile! –
-.. è arrogante.. –
-E’ sicuro di sé – mise il broncio Stiles.
-..taciturno.. –
-Preferisco riservato –
-.. e sbruffone! – concluse Scott guardandolo a occhi sgranati – E sai chi mi ricorda dannatamente Harry? –
-Lo so, non c’è bisogno che tu mi ripeta la teoria che hai da mesi – sibilò Stiles, infastidito e anche un po’ imbarazzato, gli occhi nocciola che sfuggivano il viso del suo migliore amico, mentre insieme alla calca di studenti avanzavano nel corridoio dell’edificio.
-Derek Hale! – disse trionfante Scott, con una stupidissima espressione gongolante sul viso, per cui Stiles lo avrebbe volentieri picchiato, se non si fosse rivelata un’impresa più pericolosa per lui che per Scott – Il che va a confermare la teoria che io e Lydia  abbiamo sempre avuto da quando ti sei messo con Harry! – Scott si appoggiò con disinvoltura a un armadietto a caso, mentre Stiles, sempre più infastidito e indispettito, stava a braccia conserte di fronte a lui.
-Stai con Harry perché non puoi avere Derek Musone Hale – ridacchiò Scott, beccandosi un’occhiata fulminante da Stiles. Il ragazzo gonfiò le guance stizzito. Quello che diceva Scott era oltraggiosamente falso oltre che oltremodo offensivo. Va bene, poteva darsi che in passato avesse avuto una microscopica cotta per Derek Hale, ma era una cosetta da niente, giusto una cottarella che risaliva  a quando Stiles aveva quattordici, quindici anni.
Ma chi in quella scuola non aveva una cotta per Derek Hale?
Derek  frequentava l’ultimo anno e la sua indole solitaria e burbera aveva spinto Stiles a coniare per lui quando ancora facevano le elementari il soprannome Sourwolf, sostenendo che Derek sembrasse un po’ un lupo solitario. Stiles era sempre stato un po’ ossessionato da Derek, all’inizio perché si domandava se esistesse qualcosa al mondo in grado di farlo sorridere. Successivamente, quando.. beh, quando i suoi ormoni e i suoi gusti sessuali si erano cominciati a delineare, era stato ossessionato da altro e per altro intendeva il suo fisicaccio da dio greco, gli occhi verdi ( come si faceva a non essere pazzi per uno con gli occhi verdi??), la mascella dura e incredibilmente sexy e Stiles doveva ammettere che non gli dispiaceva particolarmente neanche il nido d’uccello che aveva in testa al posto dei capelli.  Peccato che Derek fosse un completo associale misantropo, avesse continuamente l’aria di uno che ha voglia di ucciderti e che fosse etero, per quanto Stiles ne sapeva. Gli risultava che l’unica relazione di Derek risalisse a qualche anno prima, con una ragazza graziosa appena trasferitasi a Beacon Hills, Paige ( o come la chiamava Stiles “la  Sgualdrina”. Non che avesse qualche problema con Paige, figurarsi, era così tanto per dire) .
La relazione era però finita piuttosto presto con l’inspiegabile e improvviso trasferimento della ragazza e Derek aveva preso a fare ancora più paura al prossimo.
Ad ogni modo, ogni possibile sentimento che avrebbe potuto provare per  Derek si era dissolto nell’esatto momento in cui Harry era entrato nella sua vita, quindi Lydia e Scott dovevano farsene una ragione. Inclinò la testa da un lato e quadrò Scott con decisione.
-Non mi importa un accidente di Derek Hale – stabilì a voce piuttosto alta, mentre Scott sghignazzava. Improvvisamente l’amico si immobilizzò e perse la sua baldanza, lo sguardo fisso su qualcuno dietro Stiles, ma il ragazzo non ci badò e andò avanti con il suo discorso, infervorato.
-E’ la persona più sgarbata e indisponente che conosca, senza un minimo rispetto dei sentimenti altrui! – esclamò, ricordando ogni volta in cui Derek aveva ignorato tutti i suoi maldestri e goffi tentativi di fare amicizia e lo aveva trattato con un irritante senso di superiorità.
-Stiles – sibilò Scott, ma il ragazzo ancora non gli diede retta.
-Non ha il minimo senso dell’umorismo e non riconoscerebbe una battuta neanche se quella lo salutasse con la manina! Tratta tutti dall’alto in basso e se ne va in giro con quell’ insopportabile aria misteriosa  e irraggiungibile come se avesse chissà quale segreto, mentre invece è solo un montato! –
-Stiles! – Scott quasi strillò, ma Stiles lo ignorò ancora.
-E poi, di certo non mi aspetto che uno allevato esclusivamente da Peter Hale sia un mostro di normalità, ma davvero potrebbe sforzarsi di essere un po’ gentile.. –
-STILES! –
-.. e potrebbe evitare di ringhiare addosso a tutti per palesare disappunto! Mica è un cane! –
Uno spaventoso ringhio giunse alle spalle di Stiles, facendo nascondere a Scott il viso tra le mani e provocando una faccia assolutamente compiaciuta in Stiles.
-Esatto. Proprio quello che intend..- si interruppe di colpo, spalancando gli occhi e irrigidendosi,con  un brutto presentimento. Si voltò lentamente verso la fonte del rumore, incrociando niente poco di meno che Derek Hale nella versione più glaciale e terrorizzante che avesse mai visto.
-Oh – esalò in preda al panico, poi stiracchiò le labbra in un sorriso incerto – Ciao Derek –
-Levatevi. Dal. Mio. Armadietto. – scandì Derek con micidiale calma e prima che Stiles riuscisse ad aprire la sua boccaccia petulante per precisare che un “per favore” sarebbe stato gradito, Scott lo afferrò per un braccio e lo trascinò via di peso, non incontrando per fortuna nessuna resistenza da parte dell’amico.
Chissà perché, ma Stiles aveva come la sensazione che quella spaventosa gaffe non avesse migliorato granché il suo rapporto con Derek Hale.
 
 
 
ANGOLINO
Ciao! Questa sarebbe la mia prima storia su Teen Wolf, quindi spero di non fare danni ^^ Ho pensato di vedere se poteva interessare pubblicando innanzitutto il prologo, nel weekend dovrei riuscire a pubblicare il primo capitolo, ma non sono sicurissima dato che ho altre due long in corso.. ( mi sento una persona orribile, ma se non davo forma alle mie idee in una storia rischiavo di scoppiare ).
Non preoccupatevi se il capitolo è breve, come ho detto è solo il prologo, i prossimi saranno più lunghi !
Se ne avete voglia, fatemi sapere che ne pensate, sono aperta a ogni tipo di suggerimento e critica costruttiva :)
Un bacio e a presto, Fede ^^

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Capitolo 2
*** 1.Come un attacco di panico ***


COME UN ATTACCO DÌ PANICO
 
-Hai insultato Derek Hale e lui ha sentito ogni parola che hai detto??-
Stiles grugnì, infilzando di pessimo umore una crocchetta di pollo.
-Si Lydia. Puoi anche smetterla di ripeterlo, ora –
Lydia Martin sollevò elegantemente un sopracciglio e accavallò le gambe sotto il tavolo, l’immagine stessa della perfezione e della raffinatezza.
-Beh, scusami, ma che razza di idiota –
Stiles le ringhiò contro in un modo che ricordava molto Derek,mentre Allison, appoggiata alla spalla di Scott mentre il ragazzo sbocconcellava il suo pranzo, ridacchiò leggermente.
-Oh Stiles, mi dispiace. So che può essere brutto essere fraintesi dalla persona che ti piace –
Scott rivolse un’occhiata stranita e curiosa alla propria ragazza, mentre Stiles esclamava stizzito ed esasperato : - Io non ho una cotta per Derek! La volete piantare tutti quanti? –
-Chi è che deve piantarla di fare cosa? –domandò Jackson, avvicinatosi in quel momento con un vassoio pieno di cibo al tavolo che Lydia, Scott, Allison e Stiles condividevano. Si lasciò cadere accanto alla propria ragazza che, con un ghigno e gli occhi rivolti a Stiles rispose : - Stiles dice che non ha una cotta per Derek Hale –
Le sopracciglia di Jackson scattarono al livello dell’attaccatura dei capelli, mentre fissava Stiles, che era sempre più arrabbiato.
-Si certo Stilinski. Sarebbe come dire che io non sono figo – lo sbeffeggiò in tono annoiato, sollevando gli occhi al cielo. Stiles lo guardò male, poi guardò Lydia.
-Come fai a stare con questo idiota? –
Lydia si strinse nelle spalle – Nello stesso modo in cui tu riesci a stare con Harry, suppongo – rispose ironica.
-Harry non è un idiota! – protestò Stiles, indignato.
-Si, come vuoi - fece Lydia in tono sbrigativo, agitando la mano con accondiscendenza. Poi si illuminò in un sorriso talmente raggiante da risultare inquietante e da mettere immediatamente tutti in allerta.
-Indovinate chi ha chiesto e ottenuto dal preside il permesso di organizzare una fantastica festa di inizio anno qui a scuola stasera? – cinguettò in tono entusiasta.
Stiles diede in un gemito esasperato, imitato da tutti gli altri, tranne Scott, che pareva sovrappensiero, lo sguardo fisso su Allison.
-Dio, Lydia, la scuola è iniziata da  tre ore e tu organizzi già feste? – domandò Stiles in tono rassegnato.
Lydia gli gettò un’occhiata di sufficienza mentre divideva con la forchetta le sue carote bollite in pezzetti maniacalmente regolari.
- Non mi sorprende che tu disapprova, dato che la tua “nerdaggine” ti ha sempre precluso una vita sociale attiva.. – Stiles alzò gli occhi al cielo, troppo abituato ai sottili insulti di Lydia per offendersi -.. ma per chi ha una certa popolarità ed è desideroso di mantenerla, queste feste sono molto importanti e come rappresentante del comitato studenti è mio dovere garantire questo diritto –
-Votare è un diritto, rimanere in silenzio quando ti arrestano è un diritto, le tue feste sono peggio delle torture cinesi – bofonchiò Stiles, beccandosi un’occhiataccia dall’amica.
-Oh andiamo Stiles! Non fare il solito disertore! Senti, devi venirci alla festa, chiaro? Posso capire quando eri triste e solo e nessuno ti filava, ma ora hai anche un ragazzo, cosa vuoi di più dalla vita? –
-Certo, il tuo ragazzo è insopportabile, ma questo è un altro discorso – aggiunse Jackson, quasi distrattamente.
-Oh insomma, si può sapere cosa avete tutti contro il mio ragazzo?! – sbottò Stiles esasperato – E’ bello, è intelligente, ha anche gli occhi azzurri! Cosa ha che non va? –
Jackson sbuffò – E’ un pallone gonfiato –
Tutti quanti, tranne Scott Imbambolato Mc Call, si voltarono a fissarlo a bocca spalancata. Jackson, sentendosi osservato, smise di mangiare e inarcò le sopracciglia.
-Che c’è!? –
-Scusa amore – cominciò Lydia in tono zuccheroso – Ma sei l’ultima persona che può avanzare una critica del genere contro qualcun altro-
Jackson sbuffò di nuovo, ma rimase in silenzio.
-Chi è che ti aveva frainteso? – domandò improvvisamente Scott ad Allison in tono duro, gettando tutti in confusione. Allison piegò il capo, squadrandolo perplessa.
-Scott.. cosa.. –
-Prima hai detto che capivi Stiles quando ci si sente fraintesi da qualcuno che ci piace. Di chi stavi parlando? –
Allison arrossì e distolse lo sguardo, imbarazzata.
-Non sono fatti tuoi – bisbigliò a voce bassissima tanto che solo Stiles e Scott, che erano ai suoi lati, la udirono.
-Dai Allison! Lo voglio sapere! Sei stata con qualcuno prima di me? – insistette Scott, semplicemente geloso e ingenuo come solo Scott, dall’alto della sua adorabile scemenza, poteva essere.
-Scott – intervenne Lydia in tono annoiato – Allie parlava di te! –
Scott sbarrò gli occhi, sorpreso, mentre Allison fulminava l’amica con gli occhioni scuri. Lydia ebbe la decenza di sentirsi un po’ in colpa, mentre Stiles sollevava gli occhi al cielo.
-Scusa tesoro, ma se non glielo avessi detto avrebbe passato i prossimi sei mesi ad ammorbare Stiles con assurde paranoie su te e i tuoi presunti ex fidanzati e io voglio troppo bene a Stiles per permettere una cosa del genere, lo sai no? – disse e solo Lydia poteva avere lo spaventoso potere di essere in torto ma di parere comunque nel giusto. Stiles le lanciò un ‘occhiata scettica e divertita, ma Allison aveva di nuovo gli occhi fissi su Scott, il labbro inferiore tra i denti.
-Ti ricordi che quando ci siamo messi insieme mi hai detto che all’inizio pensavi che ti odiassi? –
Scott annuì, perplesso.
-Beh, in realtà mi piacevi già allora – confessò Allison, tutto d’un fiato.
Scott sembrava talmente perso che a Stiles fece un po’ pena.
-Ma se ti piacevo perché eri sempre scontrosa? – domandò, confuso.
Adesso sembrava Allison quella confusa – Ma proprio perché mi piacevi,no? – obiettò in tono ovvio.
- Quindi io ti piacevo ma fingevi di detestarmi? – chiese conferma Scott, gli occhi assottigliati nello sforzo di stare dietro a quei ragionamenti. Lydia sbuffò.
-Si chiama psicologia femminile, Mc Call –
-Si chiama essere pazze – bofonchiò Stiles, provocando una risata all’incauto Jackson, prontamente incenerito e sedato da Lydia. Mentre Scott e Allison si scambiavano un disgustoso e melenso bacio di “riappacificazione” ignorando deliberatamente Stiles incastrato tra loro, Lydia si rivolse al suo migliore amico, indicandolo con la forchetta.
-A proposito di coppiette felici.. Dove è il nostro mirabolante Harry? –
Stiles si schiaffò una mano sul viso, improvvisamente furioso con se stesso.
-Cavolo, sono un idiota! Ho completamente dimenticato che doveva fare una ricerca e che a pranzo dovevamo vederci in biblioteca! – esclamò mortificato, mentre si metteva in bocca tutto in una volta il cibo che era avanzato sul suo vassoio. Lydia inarcò le sopracciglia, polemica.
-Ti sei dimenticato di avere un appuntamento con il tuo ragazzo? – chiese in un chiaro tono di disapprovazione. 
-No lo pfato appota! –
-Dio Stilinski che schifo! Evita di parlare quando hai la bocca piena di schifezze ! – protestò Jackson serrando le palpebre in un moto di protesta. Stiles alzò gli occhi al cielo, ignorò completamente Scott, Allison e la loro sessione di pomiciata pubblica, baciò Lydia sulla guancia, fece un cenno a Jackson, afferrò il suo zaino dalla sedia e andò via di corsa.
-Ricordati della festa Stiles! Nove di sera puntuale! – gli urlò dietro Lydia e Stiles roteò gli occhi, anche se lei non poteva vederlo.
 
 
Stiles piombò come una furia nella biblioteca silenziosa, andando a sbattere contro uno scaffale e facendo cadere qualche libro, scatenando, manco a dirlo, un coro di infastiditi shh!  da parecchi studenti dell’ultimo anno.
-Scusate! – esclamò Stiles ad alta voce, guadagnandosi solo altre occhiate omicide. Tra questi occhi Stiles non poté fare a meno di notare quelli verdi e infastiditi di Derek Hale, che dall’angolo più remoto della stanza incrociarono i suoi nocciola solo per una manciata di secondi. Cercando di ignorare la cosa, Stiles distolse lo sguardo e individuò immediatamente gli arruffati capelli castano chiaro di Harry, tutto concentrato in un librone dall’aria spaventosamente complicata. Mordendosi il labbro, esitante, si avviò verso il suo ragazzo, a testa bassa.
-Ehy – mormorò poi sedendosi abbastanza silenziosamente di fronte a lui. Harry non alzò neanche lo sguardo e dato che era praticamente impossibile che non si fosse accorto di Stiles quando era entrato, la conclusione era che lo stava deliberatamente ignorando.  Stiles ci rimase un po’ male e incerto sul da farsi rimase seduto di fronte a lui, a disagio. Avvertì la pressione di due occhi sulla nuca e si girò di scatto, intercettando il brusco scatto della testa di Derek Hale, nuovamente concentrato su un libro dall’aria noiosissima e antica. Aggrottò la fronte, perplesso, da quando Derek lo guardava?, poi la sua attenzione fu attirata dalla voce del suo ragazzo.
-Ora arriva la parte in cui ti metti a parlare a macchinetta, sparando un sacco di storie su Scott, Lydia e qualche casino che vi coinvolge  per giustificare il tuo ritardo? –
Stiles si voltò verso di lui, fissando i begli occhi azzurri, un po’ ironici, ma non troppo arrabbiati di Harry. Una delle cose belle di Harry era che raramente si arrabbiava con Stiles. Harry una volta aveva detto che era perché Stiles era troppo carino per avercela con lui e  per colpa di quell’infelice uscita Stiles aveva dovuto sopportare un mese di prese in giro da parte di Scott, che lo chiamava “piccolo dolce Stiles”.
-Me ne sono completamente dimenticato! – esclamò Stiles sincero, non rinunciando a mettere su un broncio adorabile e a spalancare gli occhi in una mortificata aria da cucciolo bastonato. Harry sbuffò un sorriso e anche Stiles sorrise, in modo ampio e caloroso, quei sorrisi per cui Scott e Lydia non potevano fare a meno di volergli bene. Harry chiuse il libro che stava leggendo, storia mitologica lesse Stiles con una smorfia, e puntò nuovamente gli occhi in quelli del ragazzo.
-E’ tutto il giorno che non ti vedo. Dove eri sparito? –
Stiles sospirò, frustrato – Non ci crederai mai, ma Scott e io siamo riusciti a farci mettere in punizione da Harris alla primissima ora! Ci siamo dovuti fermare a mettere a posto l’aula dopo la lezione e poi siamo andati direttamente a mangiare e mi sono scordato che ti avevo promesso di venire qui! A proposito – soggiunse lanciando un’occhiata al librone di Harry – E’ il primo giorno e già ti metti a fare ricerche? –
Harry gli rivolse un sorriso canzonatorio e sicuro di sé, che Scott avrebbe sicuramente definito come arrogante.
-Se voglio essere ammesso a qualche college prestigioso, devo mantenere alta la mia media sin da subito Stiles – gli disse e Stiles cercò di non indispettirsi per il tono di superiorità che aveva usato. Sai chi altro si sente superiore a tutti? Derek Hale!, cinguettò la sadica voce di Lydia Martin nella sua testa. Stiles scrollò forte la testa, provocando uno sguardo perplesso in Harry.
-Eh.. ehm..mmh.. stasera c’è una festa – borbottò Stiles, imbarazzato.  Harry piegò la testa da un lato, un sorrisetto strafottente sul bel volto.
-E allora?-
Stiles rimase un attimo interdetto, poi disse velocemente: – Allora niente, lo dicevo tanto per dire, nel caso tu volessi andarci con me, ma se non vuoi fa lo stesso, lo capisco, è una cosa proprio stupida, se Lydia non mi obbligasse.. –
-Stiles! – lo interruppe Harry, ridacchiando divertito, mentre Stiles gli rivolgeva un dolcissimo sguardo incerto – Prendi fiato – lo prese in giro, poi addolcì il sorriso – Certo che mi va di andarci con te,ma purtroppo non posso. Come ho detto, devo studiare –
-Ma è il primo giorno – protestò Stiles calcando bene su primo – Non puoi spegnere il tuo cervello geniale solo per qualche ora? Per favore! – lo pregò Stiles, spalancando nuovamente gli occhi, cercando di suonare commuovente e ottenendo solo l’imitazione di una persona spiritata. Harry alzò gli occhi al cielo, si sporse lungo il tavolo e, afferatolo per la nuca, fece coincidere le loro labbra in un bacio piuttosto languido, che fece perdere momentaneamente la parola a Stiles. Quando si staccarono, Harry gli sfiorò la punta del naso con il dito, come se fosse un bambino capriccioso.
-Ho detto no Stiles. Vacci con Scott e Lydia, non bere troppo, sta lontano dagli altri ragazzi e domani raccontami tutto – disse, poi considerando chiusa la questione, riportò l’attenzione sul proprio libro sotto lo sguardo sorpreso e indignato di Stiles. Il ragazzo incrociò le braccia al petto e sbuffò e, sentendosi ignorato dal proprio ragazzo, fece vagare gli occhi tutto attorno. Intercettò Derek radunare con gesti bruschi le proprie cose, recuperare la sua inseparabile giacca di pelle che faceva tanto “bad boy” da una sedia e uscire dalla stanza senza guardare in faccia nessuno. Stiles si morse un labbro, lanciò un’occhiata al proprio ragazzo e vedendolo assorbito nella lettura di quello stupidissimo libro si alzò e seguì il ragazzo fuori dalla biblioteca.
 
 
-Derek! Ehi Derek! – urlò Stiles correndo lungo il corridoio per raggiungere Derek, che al contrario camminava con una calma e una compostezza invidiabile, la sua aria da stronzo e superfico perfettamente inscalfita. Derek non accennò a fermarsi, cosa che Stiles trovò parecchio irritante.
-Ehi Sourwolf! Fermati! – tentò e questa volta Derek si fermò talmente di botto che Stiles andò a sbattere miseramente contro la sua schiena.
-Ahia! Non ti hanno mai insegnato ad avvisare quando ti blocchi di colpo? – protestò Stiles tenendosi una mano sulla fronte. Derek si voltò verso di lui, un sopracciglio pericolosamente inarcato.
-Come cavolo mi hai chiamato? –
-Oh. Giusto. Sourwolf! – ridacchiò Stiles per poi bloccarsi all’occhiata raggelante di Derek – E’ un soprannome, cioè un nomignolo che si usa al posto del nome –
-So cosa è un soprannome! – sbottò spazientito Derek – La domanda è perché mi chiami così  e ti avverto che dalla risposta potrebbe dipendere la tua incolumità–
Stiles roteò gli occhi, per nulla intimorito, o meglio, non troppo.
-Secondo me ti sei appena risposto da solo, Lupo Scorbutico! – lo prese in giro Stiles. Derek gli lanciò un’occhiata molto strana, poi emise un sorta di grugninghio ( un grugnito misto a un ringhio) ,gli diede le spalle e andò nuovamente per la sua strada.
-Ehi! – protestò Stiles indignato, trotterellandogli dietro  - Stavamo parlando, non puoi mollarmi così! –
Derek sospirò pesantemente, ma non si fermò né voltò.
-Che vuoi Stiles? –
-Conosci il mio nome! – esclamò Stiles, con voce incomprensibilmente allegra. Non sapeva perché, ma una parte di lui temeva che Derek non ne fosse a conoscenza.
Derek sbuffò.
Sbuffi, sospiri, ringhi, grugniti.. ha proprio una vasta scelta di argomenti di conversazione,pensò Stiles.
-Si che lo conosco. Andiamo a scuola insieme dalle elementari – disse solo, di poche parole come al solito.
-Te ne ricordi! – si rallegrò, ancora una volta senza un preciso motivo, Stiles. Derek si fermò di nuovo di colpo, facendo sbattere nuovamente Stiles contro la sua schiena. Quando si voltò nella sua direzione, si capiva perfettamente dalla sua espressione che la sua pazienza era agli sgoccioli.
-Stiles, te lo ripeto un’ultima volta e poi ti sbrano. Che diamine vuoi? –
-Oh calmati Sourwolf! E’ per questo tuo atteggiamento che mezza scuola ha paura di te! – intercettando lo sguardo assassino di Derek, Stiles si affrettò a cambiare discorso.
-Volevo solo scusarmi per stamattina. Non pensavo davvero quelle cose.. cioè le pensavo, ma non così tanto e comunque le ho esagerate, ma è stato solo perché Scott e Lydia continuano a darmi il tormento su di te e sulla mia presunta cotta nei tuoi confronti e dicono che sto con Harry solo perché assomiglia a te, il che mi sembra ingiusto perché Harry non ringhia, davvero! –
Come al solito non rifletté prima di parlare, dando sfogo ai suoi pensieri senza filtri. Derek rimase a fissare per un interminabile istante quel ragazzino tutt’ossa dagli occhi esageratamente grandi ed esageratamente innocenti, i capelli rasati male e una felpa rossa grande tre volte lui. Non era un Adone, non era figo, ma era carino in qualche modo strano e dolce, carino come raramente un maschio riesce a sembrare.  Prima che potesse dire qualsiasi cosa Stiles, molto rosso in viso, riprese la carica, agitando frenetico le mani.
-No no no ! Non volevo dire quello che ho detto! Cioè si, ma io non ho una cotta per te, insomma.. tu sei Derek e io sono Stiles.. Sarebbe assurdo anche solo pensare a un noi, no? – conclude con un sorrisetto incerto ma maledettamente sincero e buono, di una bontà che Derek aveva rilevato il primissimo giorno in cui aveva posato gli occhi su quel bimbetto iperattivo e logorroico che stava in classe con sua sorella Cora.
-Anche perché dal modo in cui Harry ti ha infilato la lingua in bocca poco fa direi che non sarebbe molto coerente, no? E ovviamente non può esistere un noi, stupido ragazzino. Ora levati di torno, mi hai scocciato! – fece Derek malevolo e brusco, con il solo intento di ferirlo e mandarlo via, perché quel ragazzino stava cominciando a metterlo a disagio e lui odiava sentirsi a disagio. Stiles perse il sorriso e assunse un’aria ferita che lo fece odiare da Derek perché, davvero, quel ragazzino non aveva nessun diritto di farlo sentire in colpa.
-Giusto- disse Stiles senza guardarlo, tirando appena su con il naso – Allora mi levo dalle scatole. Ciao Derek! – esclamò e prima che Derek potesse dire qualsiasi cosa, qualsiasi cosa che riuscisse a farlo sorridere di nuovo, sfrecciò via, lasciandolo solo.
 
 
 
Le feste di Lydia Martin erano famose in tutta Beacon Hill per essere fantastiche e imperdibili. Lydia, con la sua aria da ragazza responsabile, godeva talmente della fiducia incondizionata del preside, da avere totale carta bianca e da riuscire a introdurre clandestinamente ogni tipo di alcolico umanamente possibile.
Stiles si sarebbe volentieri risparmiato quella tortura sociale anche perché era come caduto in un profondo stato di depressione da quella mattina, ma Lydia l’aveva talmente assillato che alla fine aveva dovuto cedere. Di mala voglia si era vestito, era salito sulla jeep ed era arrivato a scuola quando la luna, in quella tiepida sera di Settembre, era già alta nel cielo. Luna piena, per la precisione. A Stiles era sempre piaciuta la luna quando era piena, aveva un fascino che non sapeva spiegarsi. Poi, ovviamente, era stato intercettato da Lydia che con uno scocciato “ smettila di scrutare il cielo come un cretino e vieni dentro” lo aveva trascinato all’interno dell’edificio.
E ora,di pessimo umore, afferrò un bicchiere del punch pesantemente corretto che troneggiava sul tavolo allestito in palestra, bicchiere che gli fu prontamente sottratto da Scott, materializzatosi al suo fianco.
-Ehy! – protestò Stiles cercando di riprenderselo, ma Scott scosse la testa, gentile ma risoluto, tenendo il bicchiere in alto.
-Tu non reggi l’alcol Stiles. Ricordi che l’ultima volta che hai bevuto, ti sei ubriacato e  hai cercato di baciare Jackson ?–
Stiles sbuffò – Certo che me lo ricordo, le sue urla e i miei incubi mi hanno perseguitato per giorni –
Scott inarcò le sopracciglia scure – Come è che hai questo schifo di umore stasera? –
-Il mio ragazzo mi ha dato buca per uno stupido e noiosissimo librone impolverato! – urlò Stiles, fortunatamente non sentito per via della forte musica che un tale Isaac del loro anno stava diffondendo nel locale – A quanto pare tutti mi trovano molesto e insopportabile, anche il mo ragazzo, quindi si Scott, te e Lydia potete dire “te l’avevo detto!” . A Harry non importa un fico secco di me! – strillò sotto lo sguardo di uno Scott alquanto dispiaciuto e perplesso, che non poteva immaginare che il vero problema fosse un certo ragazzo dagli occhi verdi e dal pessimo carattere.
-Stiles, si può sapere che hai da urlare? – chiese Lydia avvicinandosi in quel momento con sopracciglia inarcate e un delizioso abitino viola al seguito.
-Come se vi importasse! – esclamò Stiles, riuscendo a sbalordire anche Lydia. Sapeva che era sbagliato prendersela con i suoi migliori amici, ma non gli importava. Aveva diciassette anni, una bassa stima di sé, un animo insicuro e fragile ed era stato trattato male per l’ennesima volta da Derek, mentre lui desiderava solo essergli amico e per giunta in quel momento si trovava a una stupida festa in cui nessuno lo degnava di uno sguardo; non aveva voglia di essere ragionevole.
-Ma che dici! Certo che ci importa! – obiettò Lydia, in tono sorprendentemente dolce e sarebbe riuscita a calmarlo se Jackson non fosse comparso in quel momento al suo fianco, una buona parola sempre per tutti.
-Stilinski hai il ciclo?–
Stiles lo fulminò con un’occhiataccia,  poi, sordo ai richiami di Lydia e Scott, si voltò e corse verso l’uscita, seriamente intenzionato a tornare a casa. Attraversò sempre correndo il corridoio, i lembi della sua felpa troppo lunga e grande che sbatacchiavano  fastidiosamente contro  le sue cosce.  Arrivato all’aula di Harris, il prof di chimica, stava per svoltare verso l’uscita, quando una voce conosciuta attirò la sua attenzione, proveniente dalla porta socchiusa.
-Non ci riesco, Cora, non ci riesco! – esclamò la voce di Derek Hale all’interno della classe. Stiles si bloccò immediatamente, sorpreso nel percepire la voce di Derek, di solito un mostro di calma e glacialità, ora così fuori controllo. Era come soffocata, sofferente in qualche modo. Non resistendo alla curiosità, si appostò contro lo stipite della porta, preoccupato. Derek stava male?
-Ma ci sei sempre riuscito! – esclamò una terrorizzata voce femminile che Stiles  riconobbe come Cora Hale, la sorella di Derek – Non hai mai perso così il controllo durante la.. –
Le parole di Cora vennero interrotte da un ringhio atroce, come di un animato ferito e pronto all’attacco nello stesso tempo. Stiles cominciò a preoccuparsi sul serio e anche ad avere una paura tremenda. Che stava succedendo? Sentì dei vari tonfi, delle parole concitate, Cora probabilmente, che risuonavano a Stiles come una cantilena, come se la ragazza  stesse cercando di calmare il fratello.
-Chiama Peter e vai via da qui! – ringhiò Derek.
-Non ti lascio solo ! – esclamò Cora testarda quanto il fratello.
-ADESSO! – urlò Derek e a Stiles la voce di Derek Hale non era mai parsa meno umana. Improvvisamente la porta si aprì e Stiles ebbe giusto i riflessi di appiattirsi contro il muro, per evitare di essere visto. La porta si richiuse con un tonfo e Cora cominciò a correre lungo il corridoio. Inaspettatamente si fermò, sotto lo sguardo perplesso di Stiles, e fece una cosa davvero strana. Sollevò il viso e .. e annusò l’aria, tipo un segugio. Stiles non aveva la minima idea di cosa stesse facendo, ma per mero istinto, si addossò ancora di più al muro. Cora girò appena il viso nella sua direzione e l’avrebbe visto, se un ringhio più potente degli altri da parte di Derek non l’avesse spinta a riprendere la sua corsa. Stiles non la perse di vista fino a quando non la vide sparire alla fine del corridoio.
Ora, qualsiasi persona sana di mente, avrebbe intuito il potenziale pericolo e sarebbe andato via, per chiedere aiuto, magari a qualche adulto, ma lui era Stiles, e quello che sembrava avere bisogno di aiuto non era uno qualunque, era Derek e lui doveva fare qualcosa. Cercando di non pensarci troppo, spalancò la porta e fece irruzione nell’aula, non sapendo bene cosa aspettarsi.
Beh, di certo non si aspettava quello.
Derek Hale si stava contorcendo in preda a spasimi sul pavimento, la schiena inarcata come solo alla bambina dell’Esorcista Stiles aveva visto fare. E fin qui sarebbe andato bene, perché a quello Stiles poteva dare una spiegazione razionale come un attacco di mal di pancia da parte di Derek o una forte,fortissima, emicrania.
Ma non riusciva a spiegarsi il perché le unghie di Derek si fossero tramutate in artigli, affondati tanto in profondità nella carne dei palmi delle mani da far grondare sangue,  o perché la sua pelle fosse una maschera di sudore e tensione, o perché dalle palpebre socchiuse arrivasse un bagliore rosso, invece che il solito rassicurante verde chiaro.
Ma soprattutto, non si spiegava come mai lui fosse ancora lì e non se la fosse ancora data a gambe levate.
-Oh mio Dio! – esclamò Stiles, incapace di dire qualsiasi altra cosa. Per un attimo le folli contorsioni di Derek sul pavimento parvero cessare, il ragazzo sollevò a fatica gli occhi scarlatti su Stiles ed emise un ringhio per niente rassicurante nella sua direzione, che gli fece caponare la pelle.
-Stiles – sibilò a fatica Derek, mentre si contorceva per terra, il viso stravolto dal dolore e dallo sforzo – Vai via, subito! – e ringhiò pure, per enfatizzare che quello non era un consiglio ma un ordine. Stiles scosse la testa a bocca spalancata, la musica proveniente dalla palestra che arrivava debole fino a loro. Pensò nebulosamente che solo a lui durante una normalissima festa di adolescenti poteva capitare di imbattersi con un Derek debole e agonizzante in un’ aula vuota.
-Che diamine hai? – urlò concitato, facendo un passo nella sua direzione, ignorando l’ordine dell’altro ragazzo – Come posso aiutarti?!  - chiese ancora, avanzando ancora nella sua direzione e crollando in ginocchio davanti a lui. Del vero e proprio terrore passò per le iridi scarlatte di Derek .
-Stiles, ti prego – davvero, davvero lui, Derek Hale, stava pregando qualcuno? – Ti prego non voglio farti del male.. vattene! – ringhiò tra i denti, poi dovette interrompersi perché nuovi tremori gli sconquassarono il corpo. Stiles vide con orrore i canini di Derek allungarsi e trasformarsi in vere e  proprie zanne.
-Non ti lascio qui! – sentenziò Stiles, cercando di apparire coraggioso invece che unicamente terrorizzato. Derek non rispose, ma ruggì ancora, gli artigli sempre più affondati nella sua stessa carne e Stiles aveva la netta impressione che stesse facendo ogni cosa possibile per fare del male a se stesso e non a lui.
Pensa Stiles, si disse facendo vagare disperato gli occhi sull’intera figura di Derek, pensa, cosa si fa quando una persona perde il controllo per riportarlo alla realtà.
Gli venne in mente quando da ragazzino, avrà avuto al massimo dodici anni, gli era venuto uno dei suoi frequenti attacchi di panico mentre giocava in soffitta con Lydia nella casa di lei. La botola che portava al piano di sotto si era chiusa all’improvviso e né Lydia né Stiles riuscivano a sollevarla.  Stiles era andato completamente in crisi, aveva quasi smesso di respirare, e solo il contatto delle labbra di Lydia sulle sue erano riuscite a calmarlo. Era un metodo improvvisato per calmare gli attacchi di panico, gli aveva poi detto Lydia.
Disperato, abbassò lo sguardo su Derek, il cui aspetto si faceva sempre più pericoloso e inquietante ogni secondo che passava.
-Derek, qualsiasi cosa ti stia succedendo, spero davvero che funzioni come un attacco di panico! – strillò con voce terrorizzata,poi, cercando di ignorare le zanne, si chinò su di lui, gli afferrò il viso che si dimenava da ogni parte con le mani per tenerlo fermo e..
E lo baciò.
 
 
ANGOLINO
 
Ecco il primo capitolo! Spero che vi sia piaciuto! Grazie a chi ha commentato il prologo, spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento, in ogni caso lasciatemi le vostre opinioni se volete, a me non fa che piacere ^^
Alla prossima settimana!
Un bacio! :*

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Capitolo 3
*** 2. Puzza di cane bagnato ***


PUZZA DI CANE BAGNATO
 
 
 
Fu tutto molto strano.
Cioè, non il bacio di per sé, Stiles aveva baciato Harry un sacco di volte, non era il suo primo bacio.
Fu strana la reazione di Derek.
Stiles sentì le zanne che gli graffiavano le guance ritirarsi lentamente sotto il tocco delle sue labbra calde e morbide su quelle di Derek. Avevano entrambi tenuto gli occhi aperti durante quel breve bacio a stampo, per cui Stiles osservò con stupore le iridi di Derek variare dal rosso sangue al consueto verde chiaro. Lentamente gli spasmi del più grande diminuirono, fino ad arrestarsi del tutto. Le mani dotate di artigli, che Derek teneva ancorate al pavimento, tornarono alla loro normale dimensione e forma.
Qualunque cosa stesse accadendo a Derek, sembrava che Stiles, con il suo bacio, l’avesse evitata.
Lentamente, tenendo ancora le mani sul viso di Derek, Stiles si staccò di poco dal suo viso, guardando l’altro con occhi grandi di stupore per ciò che lui stesso aveva avuto il coraggio di fare, le guance arrossate e le labbra rosse e socchiuse.
-Oh mio Dio – esalò infine, mentre i suoi occhi nocciola si riempivano di terrore, nonostante lo sguardo calmo, addirittura pacifico, che Derek gli stava ricambiando – Ti prego non staccarmi la testa a morsi! Io.. io non volevo baciarti baciarti, volevo baciarti per aiutarti, non so nemmeno io perché l’ho fatto, ma, ti prego, non uccidermi, non.. –
-Stiles – lo interruppe Derek, per nulla turbato da ciò che invece sembrava aver gettato Stiles nel panico più assoluto – Levati di dosso. Mi schiacci i polmoni. –
Stiles gli rivolse uno sguardo stupito per un attimo poi, abbassando gli occhi, si rese conto che durante il bacio era finito con la parte superiore del corpo addosso a Derek e che, si, in effetti lo stava schiacciando.
-Scusa! – esclamò immediatamente il ragazzo, scostandosi velocemente da Derek e mettendosi seduto sul pavimento, mentre Derek faceva lo stesso, ruotando la testa per scrocchiare il collo indolenzito dalla lunga posizione distesa che era stato costretto ad assumere. Stiles non si perdeva un movimento, seguendolo con occhi grandi di paura e, suo malgrado, di curiosità, aspettandosi quanto prima un attacco di rabbia da parte di Derek per quello stupido bacio.
Trasalì quando gli occhi verdi di Derek, assolutamente normali all’infuori di una velatissima preoccupazione, si posarono su di lui, facendo su e giù per il suo corpo, in cerca di solo Dio sa cosa.
-Stai bene? – domandò infine con malcelata ansia, causando una frattura alla mascella di Stiles che era andata a schiantarsi sul pavimento per la sorpresa.
Non ricevendo risposta, lo sguardo del più grande si inquietò ancora di più, se possibile.
-Stiles – insistette sporgendosi lievemente con il busto verso di lui – Stai bene? Ti ho ferito? Perché mi guardi così terrorizzato? Hai paura di me? -  e verso la fine la sua voce assunse una strana tonalità, quasi sofferente, mentre gli occhi non si staccavano per un secondo dal viso sconvolto dell’altro.
Stiles boccheggiò e scosse la testa insieme perché, davvero, Derek Hale non aveva mai pronunciato tante parole tutte insieme prima di quel momento.
-Non sono ferito. – disse infine, acquistando parzialmente il controllo di sé – E,no, non ho paura di te, avevo solamente paura che tu te la fossi presa per il bacio. – spiegò sincero, gesticolando appena.
Derek gli lanciò un’occhiata strana, che a Stiles sembrò quasi esasperata.
-Cioè, tu non avevi paura di me perché mi hai visto con zanne e artigli ma perché mi hai baciato e non sapevi come l’avessi presa? –
-Beh, si. – si imbronciò Stiles, offeso per lo sguardo di rassegnata incredulità dell’altro.
-Sei incredibile. – disse infatti Derek, ma non sembrava un insulto, non se continuava a guardarlo così, come se il solo fatto di avere Stiles davanti a sé, vivo e incolume, gli procurasse serenità.
-Derek – mormorò Stiles, inclinando il capo di lato, calamitando in modo inquietante l’attenzione di Derek su di sé per quel piccolo movimento – Derek, cosa è successo? –
Derek fece per aprire bocca, ma uno scoppio di voci poco fuori dall’aula in cui i due si trovavano, catturò l’attenzione di entrambi.
-Non dovevi lasciarlo solo durante una festa, avrebbe potuto fare del male a qualcuno! – stava dicendo una matura voce maschile, usando un tono ansioso e scocciato insieme.
-Non sapevo che fare d’accordo?! Mi è preso il panico, erano anni che non perdeva il controllo in questo modo e poi lo sai che ora che è alpha non posso sottrarmi ai suoi ordini! – rispose una piccata e familiare voce femminile, dicendo cose incomprensibili per Stiles, che tuttavia capì che la proprietaria di quella voce era Cora Hale.
Stiles lanciò un’occhiata timorosa a Derek, che si era seduto dritto e rigido, gli occhi puntati alla porta.
-Non dire una parola. – ordinò a Stiles, senza guardarlo, nell’esatto istante in cui la porta si aprì con uno schianto, facendo entrare due persona, entrambe piuttosto trafelate.
-Derek!- esclamò Cora, guardando con sollievo che il fratello era di nuovo perfettamente umano.
Accanto a lei, un uomo sulla quarantina, sbuffò, attirando l’attenzione di Stiles, che lo riconobbe immediatamente per Peter Hale, lo zio di Derek e Cora, che aveva cura di loro da quando i genitori e la sorella maggiore Laura erano morti in un incendio.
Peter era leggermente più basso di Derek e più massiccio, ma certamente lo charme era quello degli Hale. A partire dai capelli corti e brizzolati, fino ai vividissimi occhi azzurro ghiaccio, Peter Hale era il fascino in persona e Stiles non poté impedirsi di spalancare un  po’ la bocca, quando Peter ricambiò lo sguardo, ammiccando appena. Gli sembrò quasi che Derek lo stesse guardando male, ma quando si voltò per constatarlo, il ragazzo aveva puntato gli occhi verdi nuovamente verso i familiari.
-Sul serio Cora? – stava dicendo Peter guardando la nipote a braccia conserte, con un tono a metà tra l’indolente e l’annoiato – Mi hai fatto perdere una puntata di The Mentalist per portarmi a vedere Derek che si trastulla con Occhi Dolci? –
Derek ringhiò sommessamente, mentre Cora, ancora incredula, faceva vagare gli occhioni scuri da Derek a Stiles.
-Stiles.. cosa ci fai qui? – sussurrò, poi senza attendere risposta, si voltò verso Derek, confusa – Tu.. tu eri senza controllo quando ti ho lasciato, ti stavi trasformando!-
Gli occhi di Peter persero d’un tratto la loro indolenza, assottigliandosi pericolosamente e puntandosi in quelli sempre più persi di Stiles.
-Il ragazzino ha visto qualcosa? – domandò, facendo un passo nella direzione di Stiles, uno sguardo non del tutto rassicurante negli occhi chiari.
Fu un attimo.
Prima ancora che Peter potesse avvicinarsi ulteriormente, Derek balzò in piedi con un ringhio profondo, accucciandosi davanti a Stiles in posizione di difesa. Stiles sbarrò gli occhi, nel notare che in una mano di Derek gli artigli avevano preso nuovamente il posto delle unghie.
Peter non si scompose, si limitò a inarcare un sopracciglio, vagamente sorpreso. Cora, che aveva la stessa espressione stupita dello zio, spalancò gli occhi, puntandoli in quelli del fratello.
Ci fu un lungo momento di teso silenzio, interrotto solo dai bassi e intermittenti ringhi di Derek, che mostrava i denti leggermente trasformati allo zio, come avvertimento.
-Ahm – proruppe Stiles, ancora seduto scomposto dietro Derek, sporgendo la testa di lato per poter osservare Cora e Peter da dietro la schiena del più grande – Qualcuno mi potrebbe fare l’immenso favore di spiegarmi cosa sta succedendo? –
Peter gli lanciò un’occhiata, alla quale Stiles per istinto ritrasse la testa di scatto dietro Derek, poi gettò la testa indietro e scoppiò a ridere, di una risata simile a un latrato. Stiles cercò di catturare lo sguardo di Cora, per assicurarsi di non essere l’unico a pensare che il buon vecchio Peter avesse perso qualche rotella, ma la ragazza era serissima e fissava ancora il fratello dritto negli occhi, con espressione indecifrabile.
-Dio! – ansimò Peter, asciugandosi lacrime invisibili con i pollici – E’ così divertente nella sua assurdità! –
-Piantala Peter! – sbottò Cora brusca.  – Derek – continuò rivolta al fratello con voce calma ma decisa – Calmati, nessuno farà del male a Stiles.-  lanciò un’occhiataccia a Peter – Giusto Peter? –
Peter sbuffò, roteando gli occhi – Per la cronaca non ho mai avuto la minima intenzione di torcere un capello al ragazzino, ma si, Derek, non faremo del male a Biles. – brontolò, vistosamente annoiato.
-Stiles! – lo corresse il diretto interessato, lievemente rincuorato dal fatto che Peter avesse esplicitamente dichiarato di non volerlo uccidere, tanto per cominciare.
Derek rilassò impercettibilmente le spalle, abbandonando in parte la sua posizione di difesa, ma rimanendo comunque un poco chinato davanti a Stiles come a volerlo proteggere.  Stiles notò con sollievo che quegli spaventosi artigli si erano ritirati nella carne di Derek, lasciando spazio a una mano perfettamente umana.  Derek voltò la testa verso di lui, incrociando i grandi occhi nocciola, che facevano di tutto per mostrarsi sicuri di sé e non lasciar trasparire alcun timore.
-Tutto bene? – domandò a voce bassa, roca.
Stiles, la gola secca che gli impediva di parlare, si limitò ad annuire più volte, la bocca ancora spalancata. Derek gli porse la mano e Stiles, dopo un primo momento di sgomento, l’afferrò di slancio, facendosi aiutare a rimettersi in piedi. La mano di Derek era grande, morbida e calda e Stiles non voleva lasciarla. Derek sembrò leggergli nel pensiero, perché una volta in piedi si limitò a tirarlo più vicino a sé, senza lasciargli la mano, rischiando di mandarlo a fuoco.
Peter fece un sorrisetto e Cora lanciò un’occhiata eloquente allo zio, come a dire “sai anche tu quello che so io?”.
-Scusate! – esclamò Stiles, cominciando a sentirsi leggermente esasperato da tutta quella situazione assurda – Potete spigarmi cosa succede?– indicò con la mano libera il ragazzo vicino a lui, che sollevò un sopracciglio scuro – Perché Derek si comporta come un cane? – assunse un’espressione comicamente allarmata, ignorando Derek che aveva alzato gli occhi al cielo – Oh mio Dio, si è beccato la rabbia da qualche randagio? –
Il piccolo ringhio di Derek fu messo a tacere dalla fragorosa risata in cui sia Cora che Peter scoppiarono.
-Ragazzo mio, te l’ha mai detto nessuno che sei divertente? – ridacchiò Peter, guardandolo con simpatia.
Stiles accennò un sorriso, un po’ a disagio – Ehm, no di solito mi dicono che sono molesto, per lo più. –
-Derek non si comporta come un cane, Stiles. – spiegò Cora, guardandolo dritto negli occhi – Lui é.. –
-Non c’è bisogno che lo sappia. – intervenne Derek, freddo, lasciando andare di scatto la mano di Stiles, che provò una curiosa sensazione di vuoto. Gli lanciò uno sguardo duro, e Stiles si sentì male, perché d’un tratto Derek era tornato a essere il Sourwolf di sempre e non più quella strana creatura che si preoccupava per lui e lo difendeva – Non c’è bisogno che questo stupido ragazzino sappia niente. –
L’espressione ferita di Stiles venne sostituita immediatamente da una furiosa.
-Questo stupido ragazzino ti ha evitato di andare a mordere un po’ di chiappe in giro, stupido di un Sourwolf! – sbottò Stiles, le guance arrossate e le mani strette a pugno lungo i fianchi.  Gli occhi di Derek mandarono un sinistro bagliore rosso che, okay, un po’ spaventò Stiles.
-Non parlarmi così. – sibilò tra i denti, avvicinando minacciosamente il viso a quello di Stiles, che deglutì, discretamente terrorizzato.
-Derek. – lo richiamò Peter, sempre con quella voce calma e un po’ indolente, come se sotto sotto, e neanche tanto sotto, si stesse divertendo un mondo per quella situazione.  Peter si avvicinò ai due, ignorando l’espressione inferocita del nipote.  Stiles sbarrò gli occhi, quando il caro zio Peter si chinò su di lui, annusando inequivocabilmente il suo collo.
Sentì Derek irrigidirsi accanto a lui, ma il fatto che non avesse ancora staccato la testa a Peter lo rassicurò sul fatto che lo zio non stesse facendo niente di pericoloso per la sua persona.
-Congratulazioni. – fece Peter, raddrizzandosi con un sorriso sardonico, gli occhi puntati in quelli sempre più confusi di Stiles – Puzzi di mio nipote, o profumi, a seconda che ti piaccia o meno l’odore di cane bagnato. –
-Peter. – ringhiarono Derek e Cora, in contemporanea.
Stiles fece un passo indietro, gli occhi spalancati.
-Okay. – gracchiò con voce nervosa, occhieggiando con nervosismo la porta – Questa storia ha smesso di divertirmi esattamente da quando è cominciata. E’ chiaro che siete tutti e tre fuori di testa e che progettate di uccidermi, ma in tal caso vi informo che mio padre è lo sceriffo e che i miei amici e il mio ragazzo si accorgeranno subito della mia scomparsa. –
Peter sollevò entrambe le sopracciglia, un sorrisetto ironico formatosi sul bel volto – Oh, Occhi Dolci ha un ragazzo? – lanciò un’occhiata beffarda a Derek – Ecco l’odore di frustrazione che sento nell’aria. –
-Chiudi quella bocca! –gli intimò Derek, mentre Cora sopprimeva una risatina.
-L’odore.. tu senti gli odori degli stati d’animo? – domandò Stiles, più curioso che spaventato.
Peter gli sorrise, un sorriso amichevole, che però a Stiles dette la netta impressione di poter diventare letale, in caso di necessità.
-Certo, come Cora e Derek. – fece una pausa, il suo sorriso si allargò – Come tutti i licantropi.-
Stiles rimase perfettamente immobile, gli occhi nocciola puntati in quelli fin troppo seri dello zio Peter, mentre Derek e Cora la fissavano trepidanti, aspettandosi probabilmente che Stiles corresse strillando fuori dall’aula.
-Questa.. – disse lentamente Stiles, gli occhi puntati in quelli azzurri e un po’ perplessi di Peter – Questa è una figata, pazzesca! – esclamò, su di giri, producendo uno dei suoi tipici sorrisoni esaltati.
Derek, Cora e Peter si guardarono a vicenda sgomenti.
-Oh mio Dio, quindi voi vi trasformate in lupi?! – Stiles si voltò a guardare Derek ad occhi spalancati, esaltato – Stasera c’era la luna piena! Era bellissima, splendente, io l’ho vista! Quindi è per questo che sembravi epilettico! Volevi solo ululare alla luna! –
-Cosa? Stiles.. – provò a parlare Derek ma Stiles, non gli dava retta, troppo emozionato. Va bene, fino a due minuti fa era terrorizzato perché credeva che lo volessero uccidere, ma ora che sapeva di essere in un’aula vuota in compagnia di tre licantropi dotati di zanne e artigli.. beh, era tutta un ‘altra storia!
-Ecco perché sei sempre così scontroso! – lo sguardo di Stiles si fece compassionevole, mentre quello di Derek sempre più incazzato – Hai solo un piccolo problema peloso! –
-Stiles! – Derek quasi urlò, per sovrastare le risate irritanti di Cora e Peter – Stiles. – continuò guardando il ragazzo con serietà, gli occhi ridotti a due fessure – Non devi dire a nessuno di questa storia, mi hai capito? O ti strappo la gola. Con i miei denti. –
Stiles, perse il sorriso, la minaccia di Derek troppo reale e cattiva per essere preso come uno scherzo. Anche Peter e Cora di accigliarono, guardando Derek un po’ storto.
-Derek, andiamo, non gli puoi tenere nascosto il nostro mondo! L’abbiamo capito tutti che lui è il tuo.. – cominciò Cora, ma Derek la interruppe con un ruggito che fece fare un potente balzo indietro a Stiles. Guardò Derek con occhi smarriti: in diversi anni che si conoscevano l’aveva sempre un po’ intimorito, ma non aveva mai avuto davvero paura di lui. Ma ora.. ora Derek lo fissava come se lo odiasse, e questo lo spaventava terribilmente.
-Lui non è un bel niente! E’ solo un ragazzino dalla lingua troppo lunga, totalmente inutile. – gli lanciò un’occhiata sprezzante – Completamente debole.-
Stiles inghiottì a vuoto un paio di volte, ferito come mai in vita sua. Derek aveva toccato un nervo scoperto.
Stiles non era forte come suo padre, che lottava ogni giorno contro il dolore per la perdita della moglie per prendersi cura di lui.
Non era forte come Scott e Jackson, che coocapitanavano la squadra di lacrosse.
Non era forte come Lydia, che metteva tutti al loro posto con la sua tenacia e la sua bellezza.
Lui era il gracilino, fragile Stiles, la cui unica difesa era il sarcasmo, praticamente inutile in una società in cui a quanto pareva i muscoli contavano più del cervello.
Che anche Derek, Derek che fino a poco prima lo guardava con occhi pieni di sincera preoccupazione, lo ritenesse una tale nullità, lo feriva come poche cose al mondo.
Vide Derek sussultare come se qualcuno lo avesse colpito e non capì il perché fino a quando non avvertì il sapore salato delle proprie lacrime scivolargli sulle labbra socchiuse.
Fantastico. Ennesima prova di debolezza: piangere davanti a Derek Hale. Complimenti, Stiles.
-Stiles. – mormorò Derek con un tono strano, allungando una mano verso di lui, ma Stiles si ritrasse, scoccandogli uno sguardo pieno di rabbia.
-Non mi toccare! – lanciò uno sguardo infuocato anche agli altri due, che parevano piuttosto costernati – Lasciatemi stare tutti! – esclamò, poi, imponendosi di non pensarci troppo, scattò verso la porta, il cuore che gli batteva all’impazzata. Con sua grandissima sorpresa, nessuno dei tre gli piombò addosso lacerandogli il petto, per cui fu libero di aprire la porta e di slanciarsi fuori, alla velocità della luce. La sua corsa durò molto poco, visto che dopo alcuni secondi impattò contro un petto ampio e dal profumo familiare.
-Stiles? – domandò una voce gentile, afferrandolo delicatamente dalle spalle per rimetterlo in piedi.
Stiles puntò gli occhi pieni di lacrime negli occhi azzurri e preoccupati del suo interlocutore, completamente preso di sorpresa.
-Harry? – gracchiò, cercando di liberare le braccia dalla sua presa, senza riuscirci – Cosa ci fai qui? –
-Ero venuto a farti una sorpresa, ma Lydia e Scott mi hanno detto  che eri sparito ds mezz’ora ed erano preoccupati per te, quindi sono venuto a cercarti e.. – si interruppe, perché Stiles si era lasciato sfuggire un singhiozzo.
-Ehi, amore. – mormorò avvolgendo il viso di Stiles nelle proprie mani grandi, raccogliendogli le  lacrime con i pollici – Che è successo? Perché piangi? –
Stiles esitò un istante, ma poi scosse la testa con decisione. Non poteva dire quello che aveva visto a Harry. Non solo perché lo avrebbe preso sicuramente per pazzo, ma anche perché, anche se Derek non si meritava affatto la sua lealtà, non voleva comunque tradirlo.
-Niente.. non.. non ho voglia di parlarne. Portami solo a casa, okay? – disse con voce stanca, gettandogli un’occhiata semi implorante.
Harry sembrò voler protestare, ma il suo sguardo si addolcì, incontrando quello lucido e stravolto del suo ragazzo.
-Okay amore, tutto quello che vuoi. – mormorò accarezzandogli la schiena in lenti movimenti circolatori, per rassicurarlo.
Stiles gli sorrise, grato, e si alzò in punta di piedi aggrappandosi con le mani al davanti del maglione di Harry, per far incontrare le proprie labbra con quelle del ragazzo. Harry rispose immediatamente al bacio, afferrando con forza la nuca di Stiles, ma si staccò bruscamente nel sentire uno strano rumore, come di un cane che ringhia, provenire dalla porta socchiusa dell’aula da cui era venuto Stiles.
Harry aggrottò le sopracciglia, lanciando un’occhiata al suo ragazzo.
-Hai sentito anche tu questo rumore? –
-No. – disse deciso Stiles, lanciando un’occhiata dura e risentita alla porta. Poi, contro ogni evenienza, pensò che fosse meglio allontanarsi il più possibile con Harry da lì, dato che aveva la netta impressione che Derek avesse perso di nuovo il controllo e che Peter e Cora fossero l’unica ragione per cui ancora non gli avesse staccato la testa dal collo dopo la sua fuga. Così, con un sorriso forzato, afferrò con forza la mano di Harry nella sua e cominciò a tirarlo in direzione della palestra, da dove potevano uscire dall’edificio.
Harry ricambiò il sorriso e gli avvolse le spalle magre con un braccio, affondando il viso nei capelli corti di Stiles. Il ragazzo sollevò gli occhi curioso, quando sentì la risata di Harry sbuffargli contro la pelle.
-Che c’è? – gli chiese perplesso.
-Stiles ma dove ti eri andato a cacciare? Puzzi di cane bagnato. – gli spiegò il suo ragazzo, con una risatina, mentre camminavano abbracciati lungo il corridoio.
Stiles gli rivolse uno sguardo stupito, prima di afferrare un lembo della sua felpa ed annusare forte. Cane bagnato? A lui non sembrava di puzzare, tutt’altro. Percepiva sui suoi vestiti un profumo nuovo, pungente e intenso, come di terra e bosco, ma un odore piacevole.
Puzzi di mio nipote, o profumi, a seconda che ti piaccia o meno l’odore di cane bagnato.
Stiles scollò forte la testa e, imponendosi di non pensare più a quella folle serata, chiuse gli occhi e abbandonò il capo sulla spalla forte di Harry, lasciandosi scortare fuori dall’edificio.
 
 
 
 
ANGOLINO
 
Okay…
So che non ci sono parole per il mio atroce ritardo, ma svariati motivi, tra cui ispirazione per un sacco di altre storie, totale perdita di ispirazione per questa, impegni vari, mi hanno portata ad abbandonare temporaneamente questa storia.
Ho deciso di riprenderla, con la speranza di essere molto più regolare ora che l’ispirazione sembra essere tornata, e spero che qualcuno sia ancora interessato a questa storia.
Mi dispiace davvero molto, davvero!
Un bacio, Fede la Ritardataria Vergognosa :*
 

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Capitolo 4
*** 3.Rapimento,forse ***


RAPIMENTO, FORSE
 
 
-Stiles. –
Stiles mugugnò, girandosi dall’altra parte del letto e ignorando deliberatamente la voce di suo padre.
-Stiles!-
-..no.. unto.. clamativo.. – bofonchiò Stiles, nascondendo la testa sotto il cuscino.
Lo sceriffo alzò gli occhi al cielo, chiedendosi cosa avesse fatto di male per meritarsi un simile teatrino quasi tutte le mattine. C’era da dire, però, che Stiles gli era sembrato strano quando ieri sera era tornato dalla festa di Lydia scortato da quell’odioso ragazzo di nome Harvey, Henry o una cosa del genere.
-Cosa stai blaterando? – domandò comunque lo sceriffo, decisamente esasperato.
-Mm.. non usare il punto esclamativo quando mi chiami, mi fa sentire sotto accusa. – bisbigliò Stiles con voce roca, senza accennare a scoprire il viso.
-Adesso basta, Stiles! Devi prepararti per la scuola! – esclamò lo sceriffo, ignorandolo deliberatamente e strappandogli a forza il cuscino dalla faccia.
-Ow, ma sei pazzo, razza di padre degenere e crudele?! – strillò Stiles, coprendosi gli occhi con un braccio stile vampiro terrorizzato dalla luce del sole.
Lo sceriffo roteò gli occhi, lasciando cadere il cuscino ai piedi del letto. Lanciò uno sguardo moderatamente preoccupato al figlio che nel frattempo, borbottando cose come “ traditore del sangue del tuo sangue” e “razza di padre degenere”, si era messo seduto sul letto, ancora un po’ fuori fase ma nel complesso abbastanza sveglio.
-Stiles – esordì lo sceriffo, e il suo tono era tanto serio da spingere Stiles a tacere e puntare gli occhi in quelli chiari ed esitanti del padre – E’.. è successo qualcosa ieri sera? Qualcosa che ti turba? –
Come un flash, Stiles rivide nella propria mente Derek sul pavimento dell’aula di Harris, con gli occhi rossi, le zanne e gli artigli, mentre le parole di Derek, Peter e Cora galleggiavano pigre sullo sfondo delle immagini.
Cioè, tu non avevi paura di me perché mi hai visto con zanne e artigli ma perché mi hai baciato e non sapevi come l’avessi presa?
Certo, come Cora e Derek. Come tutti i licantropi.
Puzzi di mio nipote, o profumi, a seconda che ti piaccia o meno l’odore di cane bagnato.
Derek, andiamo, non gli puoi tenere nascosto il nostro mondo! L’abbiamo capito tutti che lui è il tuo..
Lui non è un bel niente! E’ solo un ragazzino dalla lingua troppo lunga, totalmente inutile. Completamente debole.
Stiles scrollò forte la testa, sotto lo sguardo sempre più preoccupato del padre. Stiles si sforzò di rivolgergli il suo miglior sorriso rassicurante, fermamente deciso a non dire una sola parola di quello che era successo al genitore. Insomma, con tutta la fatica che faceva per farlo mangiare sano, ci mancava solo che gli venisse un colpo perché Derek Hale a quanto pareva sapeva all’occorrenza trasformarsi in un grosso lupo peloso.
-Certo che no, daddy. Perché mai dovrebbe esserci? – domandò con aria innocente, che ovviamente lo sceriffo non si bevve neanche per un istante.
Piegò la testa di lato, squadrando il figlio con un cipiglio a metà tra il serio e l’esasperato.
-Perché ho la netta impressione che tu mi stia raccontando una delle tue balle? –
-Non so, paranoia, forse? Le forze dell’ordine ce l’ hanno spesso. – suggerì Stiles, stringendosi nelle spalle.
-Però ieri sera  sembrava avessi pianto, quando Harold ti ha riportato a casa. –
Stiles alzò gli occhi al cielo. Aveva la netta impressione che suo padre lo facesse apposta a sbagliare il nome di Harry, dato che ormai erano più di due mesi che si frequentavano. Sembrava che suo padre condividesse con tutti i suoi amici l’opinione che Harry fosse insopportabile, e la cosa era decisamente frustrante.
-Si chiama Harry papà, lo sai. – disse Stiles, evitando accuratamente di rispondere alla parte sul pianto e alzandosi in piedi con un gigantesco sbadiglio in faccia a suo padre, che si spostò con un balzo.
-Beh – insistette lo sceriffo, guardando il figlio un po’ storto mentre quello avanzava incespicando verso l’armadio – Questo non cambia il fatto che sembravi sconvolto. Ieri ho lasciato perdere perché c’era anche Harris e non volevo metterti in imbarazzo, ma ora vorrei sapere se è successo qualcosa. – lo sguardo di suo padre si fece improvvisamente quasi terrorizzato – Dio, non è stato Harrison, vero? Non.. – il tono gli venne quasi meno per il forte imbarazzo che provava nel parlare di certe cose con il figlio – Non ti ha messo pressioni di quel tipo, vero? –
-Oh mio Dio! – esclamò Stiles shockato, voltandosi con la sua migliore faccia schifata e imbarazzata verso il padre, che aveva una comicissima espressione impanicata nel viso solitamente forte e deciso – Non ci posso credere che mi hai fatto una domanda del genere! -
-Potresti solo rispondere alla dannata domanda, Stiles? – sbottò suo padre, guardando ovunque tranne che negli occhi del ragazzo. Amava suo figlio con tutto il cuore, ma parlare con lui di certe cose, sia che stesse con una ragazza o con un ragazzo, era una cosa a cui non si sarebbe mai abituato.
-No! Harry non mi ha fatto pressioni! Dio papà, non sono una ragazzina debole e  indifesa, sono un ragazzo anch’io! – esclamò Stile , rosso in viso e  un po’ offeso, le parole di Derek che gli risuonavano fastidiose e inevitabili nelle orecchie.
Completamente debole.
John Stilinski emise un sospiro di sollievo, senza nemmeno provare a nascondere la propria aria sollevata.
-Oh, menomale, non avrei proprio saputo come reagire a una cosa del genere! – ammise, tornando a guardare il figlio negli occhi.
Stiles grugnì, tornando verso il proprio letto con dei vestiti recuperati dall’armadio.
-Grazie per avermi regalato il discorso più imbarazzante tra i discorsi più imbarazzanti con i propri padri. –
John inarcò un sopracciglio, soppesando attentamente il figlio.
-Sono tuo padre Stiles, è normale che mi preoccupi per te. –
-Non c’è nulla di cui tu debba preoccuparti, davvero! – cercò di rassicurarlo Stiles con un sorriso forzato. –E ‘ tutto apposto! – vedendo che il padre non desisteva a guardarlo con un po’ di sospetto, aggiunse: - Come mi hai giustamente ricordato poco fa devo prepararmi per la scuola e la scuola è molto, molto importante, per cui non potresti uscire, per favore? –
John roteò gli occhi, ma si avviò comunque di malavoglia verso la porta.
Stiles stava per emettere un sospiro di sollievo, quando suo padre si voltò a guardarlo, di nuovo con quella faccia esitante e preoccupata.
-E non mi vuoi dire perché piangevi?-
-Papà! –
-E va bene, va bene! – sbottò lo sceriffo, un po’ rosso, alzando le mani come nell’atto di arrendersi – Ho capito, niente discorsi imbarazzanti con il proprio padre! Ho capito! –
-Ecco, ora puoi andare? – esclamò Stiles, esasperato. John sbuffò, scontento, ma finalmente uscì dalla stanza, chiudendo la porta dietro di sé.
Stiles sospirò di sollievo.
-Comunque quando vuoi parlarne io sono qui! – urlò suo padre dal piano di sotto.
Stiles si schiaffò una mano sul viso.
Perché a lui?!
 
 
 
Quando Stiles, dopo essersi fatto una doccia ed aver indossato la sua amata maglia di Capitan America, scese di sotto per mettere qualcosa sotto i denti, si bloccò interdetto alla vista di suo padre che spiava fuori attraverso le tendine della finestra del soggiorno.
-Che stai facendo? – domandò perplesso, fermandosi sulla soglia.
-C’è un tizio con una Camaro notevole sotto casa. – lo informò suo padre, senza voltarsi.
Stiles spalancò gli occhi, strozzandosi praticamente con la sua saliva.
Eh? Una Camaro? Per tutti i neuroni di Scott.. Tutti in città sapevano chi era l’unico adolescente con un auto del genere in città!
-E.. e il tizio è uno grosso, tipo killer, con giacchetto di pelle da “ sono il più fico di tutti”?- snocciolò Stiles con voce nervosa, la bocca asciutta.
Suo padre voltò la testa verso di lui, un sopracciglio inarcato.
-Esatto. E’ un amico tuo? –
-No! – esclamò Stiles immediatamente, cercando di non pensare assolutamente alle proprie labbra che calavano su quelle di Derek la sera prima – Certo che no? –
-Perché sei arrossito? –
-Papà, spostati da quella finestra! – strillò Stiles in tono isterico, confondendo sempre di più il povero sceriffo.
-Figliolo, si può sapere che ti prende oggi? –
-Papà, spostati prima che ti veda! – disse Stiles, cambiando completamente tono e abbassando la voce a un bisbiglio.
-Perché stai bisbigliando? – sussurrò a sua volta John, cominciando a sentirsi esasperato.
-Perché non voglio che capisca che ci sia qualcuno in casa! – bisbigliò Stiles, inarcando le sopracciglia con fare ovvio.
-Apparte che dubito possiedi il super udito, ma credo che si sia intagliato che ci sia qualcuno in casa dato che mi ha salutato.- sussurrò John, alzando gli occhi al cielo alla faccia orripilata di Stiles.
-Cosa?! Ti sei fatto vedere?! – si prese la testa tra le mani, sentendosi sull’orlo di un attacco di panico – Oh mio Dio! Oh mio Dio! –
-Stiles! – John si avvicinò rapidamente al figlio, cominciando ad essere preoccupato sul serio – Stiles, calmati! – cercò di rassicurarlo, afferrandogli con delicatezza le braccia e abbassandogliele lungo i fianchi. Si meravigliò dello sguardo disperato e irrequieto che Stiles gli rivolse.
-Tu non capisci! Derek Hale è qui fuori e io non posso vedere Derek Hale, non posso! – bofonchiò Stiles, gli occhi che dardeggiavano in tutte le direzione alla ricerca di una qualsiasi via di fuga.
-Derek Hale? – John sbarrò gli occhi – Quel Derek Hale? Quello dell’incendio di dieci anni fa?-
-Si, non è che ce ne sono molti altri! – sbottò Stiles nervoso, ma lo sceriffo non lo ascoltava, scuotendo la testa dispiaciuto.
-Povero ragazzo, grave disgrazia quella della sua famiglia.. -  
Stiles smise di farfugliare tra sé e fissò il padre, interessato e timoroso insieme.
-Sei.. sei stato tu ad occuparti dell’ incendio quando successe, vero? –domandò in un sussurro. Stiles ricordava come se fosse ieri che quando era piccolo una sera suo padre era tornato a casa con una faccia talmente depressa che Claudia, sua moglie, si era spaventata, costringendo lo sceriffo a sedersi e calmarsi. Visibilmente shockato e sconvolto, John, tra i balbettii, aveva raccontato alla moglie della disgrazia avvenuta alla famiglia Hale.
-Una tragedia, una vera tragedia.. – aveva mormorato mentre Claudia lo guardava preoccupata e Stiles, che doveva essere a letto da un pezzo ormai, origliava nascosto dietro lo stipite della porta – Un incendio nella dimora degli Hale.. sono morti tutti, l’unico sopravvissuto è Peter Hale, non era in casa al momento dell’incendio e quando  è tornato é riuscito a salvare per miracolo soltanto  i due nipoti più piccoli.. il resto di loro.. – la voce di suo padre si era spezzata e Stiles aveva visto sua madre posargli una mano sulla spalla, con occhi grandi di paura.
Stiles sapeva che da quel momento Peter Hale, che aveva perso nell’incendio la moglie, insieme alla sorella e alla nipote più grande, aveva allevato Derek e la piccola Cora come se fossero stati figli suoi. Suo padre aveva sempre sostenuto che l’incendio fosse stato doloso, ma non era mai stato trovato un colpevole e Peter non sembrava voler collaborare.
-Si. – rispose suo padre, riportando Stiles al presente. Aveva una luce triste negli occhi, la stessa di quando tre anni dopo l’incendio era morta Claudia.
Stiles abbassò il proprio sguardo, pensando a quanto fosse fortunato rispetto a Derek, che non aveva nessuno dei genitori, che aveva dovuto imparare a cavarsela da solo così presto… Forse poteva scusarlo per la scortesia che gli aveva usato la sera passata o in generale per il suo carattere scorbutico e scostante.. In fondo era comprensibile che fosse diventato così, dopo tutto quello che aveva passato..
-Vabbe, lo faccio entrare. –
Stiles sollevò di scatto la testa, gli occhi spalancati, incredulo, giusto per vedere con orrore suo padre dirigersi sicuro verso la porta.
-No! Cosa.. –
Le parole gli morirono in gola mentre suo padre apriva la porta e sporgeva la testa fuori.
 Oh. Mio. Dio.
-Derek! Ehi Derek, vieni dentro coraggio! – esclamò John, mentre Stiles rimaneva pietrificato vicino alla porta del soggiorno, sconvolto e assolutamente terrorizzato.
-Oh, Signore, non vorrei disturbare.. –
Okay,  non era normale che solo il suono della voce di Derek Hale fosse in grado di fare andare il sangue al cervello a Stiles.
-Sciocchezze, vieni dentro coraggio, non vorrai stare tutta la mattina lì fuori, spero! –
-Io.. va bene, grazie.-
Lo sceriffo si fece da parte e Derek fece il suo ingresso in casa Stilinski. Si strinse con un lievissimo sorriso la mano con John, poi i suoi occhi verdi furono subito su Stiles, guardandolo con un ardore tale da mandarlo a fuoco.
Stiles deglutì rumorosamente, cercando di non fissare troppo i muscoli di Derek visibili attraverso la maglia aderente che indossava o i muscoli delle spalle resi evidenti dal onnipresente giubbotto di pelle.
Maledetto, meraviglioso Derek Hale.
Sei fidanzato, Stiles. Sei f-i-d-a-n-z-a-t-o!
Derek gli rivolse un sorriso sfacciato, come se sapesse l’effetto che gli stava facendo e Stiles lo guardò un po’ male, o almeno ci provò.
-Ciao Stiles. Come stai? – domandò Derek con tono suadente e Stiles si stupì non poco di come i suoi occhi splendessero di serietà e inquietudine nel pronunciare quelle parole. A Derek importava davvero che stesse bene?!
-Bene. – bofonchiò Stiles poco collaborativo, gli occhi sulle sue scarpe consunte, beccandosi un’occhiataccia da parte di John.
Se solo non avesse tenuto gli occhi ottusamente puntati a terra, avrebbe assistito allo spettacolo a dir poco unico degli occhi verdi di Derek che si riempivano di autentica sofferenza mista a rabbia per il suo atteggiamento.
-Sono passato a darti un passaggio per la scuola. – continuò comunque Derek, riprendendosi, il tono di voce più duro rispetto a prima. Stiles sollevò il viso, bocca e occhi spalancati in una comica maschera incredula.
-Tu.. io.. cosa? – mormorò completamente perso.
Cioè, Derek Hale prima gli dava della nullità e poi il mattino dopo si presentava a casa sua, mettendo in atto quello che ai suoi occhi si prospettava come un vero e proprio rapimento?!
 Suo padre invece fissò i due ragazzi perplesso per qualche istante, poi diede in un verso di comprensione.
-Oh! Ho capito! Ecco perché oggi eri strano! – rivolse un sorrisone al figlio, che invece lo fissava confuso – Hai mollato Hern per Derek! Oh figliolo, tu non sai quanto sia contento che.. –
-Papà! Non ho mollato Harry per Derek! – esclamò Stiles, diventando rosso e desiderando ardentemente la propria precoce morte, mentre Derek cercava di mostrarsi imperturbabile, anche se si vedeva benissimo che lo stronzo se la stava godendo un mondo. – E lasciati dire che questo tuo astio per Harry é francamente preoccupante! - aggiunse Stiles, osservando il padre sgonfiarsi come un palloncino, chiaramente deluso.
 -Harry  è un idiota arrogante, Stiles. – borbottò John, ignorando lo sguardo scocciato del figlio e gettando un’occhiata speranzosa a Derek, che ormai stava sorridendo in maniera sempre più evidente, almeno per gli standard di Derek.
-Non è che Stiles potrebbe interessarti? E’ un bel ragazzo e non lo dico solo perché è mio figlio, e poi è intelligente, forse solo un po’ logorroico, ma.. –
-Papà! – Stiles era a dir poco sconvolto – Non posso credere che stai cercando di vendermi a un ragazzo che hai conosciuto dieci secondi fa! –
-Sono d’accordo con lei sulle qualità di Stiles, Signore. – rispose educatamente Derek, non badando a Stiles che lo guardava male per essere stato completamente ignorato – Ma è una sua scelta stare con quel ragazzo o meno. – e le sue parole si erano riempite di un astio sottile e velenoso, che aveva dato i brividi a Stiles.
Derek si voltò a guardarlo, il viso duro e imbronciato  come al solito.
-Avanti, andiamo. – ordinò indicando la porta, ma Stiles scosse la testa, cominciando ad arrabbiarsi sul serio.
-Io non vado da nessuna parte con te! Io a scuola ci vado con la mia bambina! –
Derek inarcò un sopracciglio in modo dannatamente sexy, mentre lo sceriffo si passava una mano sul volto, sconsolato.
-La tua che cosa? –
-Intende la sua jeep scassata. – gli spiegò John, lanciandogli un’occhiata della serie “lascia stare, ti prego”.
-Non parlare così di lei!- protestò Stiles, incrociando le braccia al petto.
-Stiles, quella macchina è un pericolo per te e per gli altri! – esclamò John, guardandolo con enfasi – Sarei molto più tranquillo se accettassi il passaggio di Derek. E ora scusatemi.. – diede un’occhiata all’orologio da polso senza badare a Stiles che lo fissava come se lo avesse pugnalato alle spalle - .. ma devo andare in centrale! Ciao Derek, è stato un piacere conoscerti.-
Derek strinse rispettosamente la mano che lo sceriffo gli porgeva, sotto lo sguardo allibito di Stiles.
-Il piacere è tutto mio, signore. –
John lo guardò compiaciuto, poi guardò Stiles.
-Vedi? E’ anche educato oltre che gentile e generoso! –
-Papà non mollerò Harry per Derek, dacci un taglio! – sbottò Stiles, esasperato.
Lo sceriffo sbuffò, mentre Derek si incupiva impercettibilmente.
-Allora a stasera, figliolo. – John accarezzò brevemente la testa del figlio, prima di uscire di casa e salire sulla propria auto. Derek e Stiles rimasero in silenzio fino a quando non sentirono il rumore del motore che si allontanava.
-Bene. – esordì Derek, facendo un passo verso Stiles che automaticamente fece un passo indietro, guardingo – Abbiamo perso anche troppo tempo, andiamo. –
-Io non ci salgo con te! – ribadì Stiles, infastidito dal fatto che Derek non volesse recepire il messaggio. – Ieri sera mi hai trattato da schifo, e ora pretendi che venga a scuola con te come se niente fosse? Tu sei pazzo! –
Derek assottigliò gli occhi, cominciando a perdere la pazienza.
-Perché sei così idiota da non capire che sto cercando di rimediare? – domandò, a denti stretti. Sembrava un po’ a disagio, anche.
Stiles sbottò in una risata falsa.
-E come? Rapendomi? –
Derek roteò gli occhi – No, Idiota. – gli gettò uno sguardo serio – Sono qui perché voglio parlare di quello che è successo ieri. – con grande stupore di Stiles, il suo sguardo prese una piega quasi implorante – Sono qui perché non voglia che tu abbia paura di me come stamattina. –
-Derek, io non ho paura di te! – esclamò Stiles, francamente sconcertato dal fatto che Derek non ci fosse ancora arrivato – Non come pensi tu almeno! Non mi importa se a quanto pare sei una specie di cane troppo cresciuto, chiamala pazzia! Mi importa se mi tratti di merda, però! –
Derek lo fissò, sorpreso.
-Tu.. tu non hai paura di me? –
Stiles scosse la testa, il volto ammorbidito da un piccolo sorriso.
-No, Sourwolf. Sono molto confuso e curioso al momento e ho una discreta voglia di mandarti al diavolo se non temessi seriamente per la mia incolumità, ma.. – scosse di nuovo la testa – Paura di te? Mai. –
Stiles poteva giurare di aver visto gli angoli della bocca del moro tremolare per sollevarsi in un sorriso, ma un istante dopo Derek aveva riacquistato il suo cipiglio da lupo scorbutico e costantemente infelice. Stiles sospirò, leggermente affranto, poi scosse la testa e gli rivolse un sorrisetto sconsolato, osservandolo da sotto le ciglia.
- Lo sai che se accetto un passaggio da te ti bombarderò di domande a non finire sui, Cristo non ci posso credere che sto per dirlo, sui licantropi? –
Derek sbuffò forte dal naso e Stiles ampliò il sorriso per quell’atteggiamento tipicamente canino.
-Sono preparato a tale evenienza. – mugugnò, ma non sembrava così  tanto scocciato.  Stiles lo fissò, gli occhi che brillavano divertiti.
Un passaggio da Derek. Perché no, in fondo? Solo per togliersi qualche curiosità, ovviamente.
- E va bene. – disse infine Stiles, avvicinandosi al divano per recuperare il proprio zaino, sotto lo sguardo attento di Derek – Ma niente ringhi o ululati, o giuro che scendo! –
Derek roteò gli occhi, mentre l’altro rideva sotto i baffi.
Quando Stiles si avvicinò al moro per aprire la porta e uscire finalmente di casa, per poco non gli venne un colpo quando Derek lo afferrò per un braccio, bloccandolo. Il cuore prese a martellargli ferocemente, mentre Derek faceva accozzare rudemente il naso contro la sua tempia destra aspirando forte.
-Derek.. che stai facendo? – sussurrò Stiles, rosso, senza avere il coraggio di guardarlo negli occhi.
-Mi è mancato il tuo odore. – gli sussurrò all’orecchio e, Dio, la sua voce era inequivocabilmente tenera. Poi lo lasciò andare, anticipandolo fuori casa e permettendo a Stiles di riprendere a respirare nuovamente.
Il ragazzo deglutì.
Sperava che in fin dei conti fosse una buona idea quella di farsi dare un passaggio da Derek Bipolare Hale.
Si sfiorò quasi distrattamente la tempia, ancora calda del fiato di Derek, con due dita.
Lo sperava davvero.
 
 
 
ANGOLINO
 
 
Ciao!
Innanzitutto, grazie alle tre persone che hanno commentato il precedente capitolo, nonostante il mio lungo abbandono di questa storia! Spero che il quarto capitolo non vi deluda! Spero di poter aggiornare presto! Un bacione e lasciatemi qualche recensione, mi raccomando ;)
A presto :*

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Capitolo 5
*** 4.Cose da lupo ***


COSE DA LUPO
 
 
-Cosa fai? –
Derek, impegnato a guidare con il suo solito cruccio, aggrottò un po’ di più la fronte alle parole di Stiles stravaccato accanto a lui, ma non si voltò a guardarlo.
-In che senso? – domandò, avendo la vaga sensazione che si sarebbe pentito di averglielo chiesto.
-Che cose da lupo sei in grado di fare, insomma che capacità hai? –  si spiegò, o credette di spiegarsi, Stiles, con gli occhi che brillavano e il sorriso sulle labbra sottili.
-Potresti essere meno chiaro? – domandò ironicamente Derek, forzandosi di non alzare gli occhi al cielo.
Stiles emise un fischio ammirato, guardando Derek come si guarda una bestia rara, cosa che in qualche senso era.
-Sei gentile con me, mi offri passaggi senza chiedere nulla in cambio e ora fai pure dell’ironia … wow Sourwolf, ma che è successo? Ti sei innamorato di me? – domandò scherzosamente, ma la reazione di Derek non gli piacque. Poteva vedere solo il suo profilo destro da quella posizione, ma non gli sfuggì l’ombra che gli attraversò il viso prima sereno e il mondo in cui le sue dita si contrassero sul volante . Stiles aggrottò le sopracciglia, confuso. Ora che aveva detto di male? Gli faceva così schifo l’idea di poter essere innamorato di lui, il ragazzino debole e stupido che tanto detestava?
-D’accordo … - borbottò Stiles, guardando l’altro di sottecchi e, un po’ ferito, decise di cambiare argomento. – Allora – riprese il discorso forzando un bel tono allegro, i vivaci occhi castano dorato puntati su Derek – Dunque sei un lupo, cioè un licantropo. Che poteri hai? Oltre a farti spuntare peli, zanne e artigli e sentire gli odori degli stati d’animo, ovviamente. –
-Stiles, sta zitto. – fece Derek, atono, e Stiles gonfiò le guance, perdendo ogni proposito di fare buon viso a cattivo gioco.
-Avevi detto che volevi spiegarmi, che volevi fare pace! Che volevi rimediare! – lo accusò con voce indignata e si stupì della reazione di Derek. Vide con sgomento l’espressione dell’altro incrinarsi e giurò di averlo sentito emettere un flebilissimo uggiolio, come un cane rimproverato dal padrone. Stiles aggrottò la fronte. Quello non era il suo Derek. Il suo Derek minacciava di prenderlo a pugni ogni volta che apriva bocca e aveva passato tre anni di liceo a sbatterlo contro ogni superficie contundente ogni volta che lo intralciava. Perché d’un tratto sembrava così …  così sottomesso? E poi perché altre volte si comportava in maniera così acida come se lo odiasse con tutte le sue forze? Fu riscosso bruscamente dai suoi pensieri quando Derek batté con violenza il palmo delle mani sul volante, facendolo sobbalzare.
-Dannazione! – ruggì quasi, fissando con ostilità la strada davanti a sé, mentre Stiles lo fissava con occhi grandi, riempiti di un discreto terrore – Odio il fottutissimo effetto che tu … il tuo odore … odio questa fottuta cosa! – ringhiò tra i denti, mangiandosi le parole ed evitando accuratamente lo sguardo mortificato e perso di Stiles.
-Ma che ho fatto? – mormorò Stiles, più a se stesso che all’altro ragazzo.
Derek sembrò improvvisamente calmarsi. Prese un profondo respiro e distese i muscoli del viso, gettando un’occhiata al più giovane.  I suoi occhi verdi avevano una lieve ma comunque chiara sfumatura dispiaciuta e ancora una volta Stiles si chiese se per caso Derek non fosse bipolare.
Derek sospirò e a Stiles in quel momento, con quell’espressione corrucciata e stanca , sembrò ben più vecchio dei diciotto anni che aveva.
-Niente. Non hai fatto niente. E’ un problema mio. – tagliò corto, ma il tono non era brusco come poco prima.
-Ok. – fece Stiles, deluso che l’altro non volesse aprirsi per nulla con lui e, sempre più confuso, gli diede le spalle e si accoccolò contro il finestrino, stranamente silenzioso.
Per un po’ nella Camaro si mantenne il silenzio, poi Stiles udì Derek emettere un altro profondo sospiro, prima che parlasse.
-Sono veloce. –
Stiles alzò di scatto il volto nella sua direzione ma Derek, la fronte leggermente contratta mentre guidava, non ricambiò lo sguardo. Il ragazzo sorrise e si sedette dritto, capendo quel che Derek stava facendo.
-Ho un olfatto e un udito superiori a quello degli umani quindi si, contrariamente a quanto pensa tuo padre ho il superudito. Sono forte. Con una manata posso mettere fine per sempre alla tua logorroica esistenza e con i miei denti posso aprirti la gola. E questo è tutto. – concluse Derek nervosamente e Stiles, soprassedendo alla velata minaccia, allargò il sorriso perché,dai, era così ovvio che Derek fosse in imbarazzo. E poi era tenero, dai.
-Contento ora? – fece Derek con una smorfia, ignorando stoicamente il sorrisone di Stiles – Ho risposto alle tue stupide domande, sei soddisfatto? –
-Non proprio. – sorrise Stiles ignorando l’occhiata assassina di Derek –Perché sei … mio dio non posso credere che sia vero …  perché sei un licantropo? Cioè qualcuno ti ha morso o c’è il gene della licantropia  stile Twlight che si tramanda di generazione in generazione ? –
Derek inarcò un sopracciglio, sfoderando un ghigno che Stiles, il super fidanzato Stiles, reputò semplicemente da infarto.
-Twlight? – sogghignò e Stiles arrossì appena.
- Ehi, me li ha fatti vedere Lydia! – cercò comunque di difendere la propria dignità di uomo.
-Certo, certo. – lo prese in giro Derek, facendo abilmente manovra per parcheggiare l’auto davanti alla scuola. Stiles sbatté le palpebre e si affacciò scioccato dal finestrino. Non si era reso minimamente conto che fossero già arrivati a destinazione. Non sapeva perché, ma un po’ gli dispiacque. Sentendosi osservato, si voltò, incrociando lo sguardo leggermente derisorio di Derek.
-Pensi di farcela a scendere o vuoi goderti ancora un po’ il panorama? –
Stiles spalancò la bocca, oltraggiato – E le mie domande?! –
-Tempo scaduto. – rispose semplicemente Derek, con la sua solita faccia da schiaffi.
Stiles lo guardò malissimo, o almeno ci provò.
-Bene! – esclamò stizzito, mentre Derek lo fissava sorridendo divertito – Vorrà dire che farò le mie ricerche da solo! –
Derek atteggiò il viso in un’espressione accondiscendente mentre agitava il braccio nell’imitazione di un inchino, come a dire “ accomodati pure” .
-Buona fortuna. Credo che troverai molti libri sulla licantropia in biblioteca. – lo prese in giro, fissandolo intensamente, un sorriso più unico che raro sul suo viso.
Stiles si morse un labbro e poi domandò di getto: - Perché ti piace il mio odore? – e non sapeva perché diavolo avesse aperto la sua boccaccia, solo era una cosa che lo tormentava da parecchio. Voleva anche chiedere “perché tuo zio ha detto che so di te?”, ma riteneva fosse meglio fare un passo per volta.
Derek cambiò immediatamente atteggiamento, facendosi guardingo e ritraendosi quasi impercettibilmente contro la propria portiera.
-Non mi piace il tuo odore. – biascicò, senza guardarlo.
Stiles inarcò le sopracciglia – Prima mi hai sniffato i capelli dicendo che ti era mancato il mio odore. Cos’è una cosa che fai con tutti quella di odorarli quando ti manca il loro profumo? –
-No. Solo con te. – rispose Derek con naturalezza, alzando gli occhi nei suoi.
Stiles sentì le guance andare a fuoco e tossicchiò imbarazzato mentre distoglieva lo sguardo. Derek lo guardò un istante, poi lanciò un’occhiata davanti a sé, mentre Stiles ancora non osava guardarlo.
-Il tuo amico idiota si sta sbracciando come una dannata scimmia da cinque minuti.  Forse dovresti andare da lui. – lo informò poi Derek con voce neutra e Stiles sollevando di scatto lo sguardo poté vedere oltre il parabrezza a pochi metri da loro Scott che agitava frenetico una mano nella sua direzione, mimando con le labbra “DEREK HALE? Sul serio?!” in modo non esattamente discreto. Stiles si schiaffò una mano sul viso mentre Derek sbuffava quella che sembrava un accenno di risata, ma poteva essere anche una semplice esternazione di quanto trovasse Scott idiota.
-Scommetto che puzzo talmente tanto di imbarazzo che sto appestando la macchina.-  bofonchiò  Stiles, il viso tra le mani. Derek gli lanciò un’occhiata sorpresa che Stiles non colse, poi piegò le labbra in un lieve sorriso compiaciuto.
-Impari in fretta come ragionano i lupi. – mormorò e la lieve nota di orgoglio che percepì nella sua voce spinse Stiles a sollevare la testa. Derek lo fissò intensamente, poi si sporse verso di lui tanto improvvisamente da far trasalire Stiles. Il moro gli appoggiò una mano sulla nuca, accarezzandola con il pollice come a volerlo tranquillizzare. I loro sguardi erano incatenati e Stiles era convinto di aver smesso di respirare. No, okay, forse respirava ancora, ma di certo non riusciva più a capire niente o a vedere altro che non fosse Derek e il suo viso vicinissimo al suo. Stiles aveva le spalle premute contro il finestrino, quindi neanche volendo avrebbe potuto allontanarsi da Derek. E lui non voleva allontanarsi da Derek.
- Il tuo cuore batte velocissimo. – soffiò Derek, gli occhi verdi che scendevano ad accarezzare con lo sguardo le labbra rosse di Stiles, rosse come le sue guance.
-Già la odio questa cosa del super udito. – biascicò Stiles con la bocca asciutta, facendo sorridere l’altro.
-E il tuo? – sussurrò poi Stiles, d’impulso, gli occhi che percorrevano frenetici tutto il meraviglioso viso di Derek, il cuore che lottava per fuoriuscire dalla cassa toracica – Il tuo cuore come batte? – soffiò.
Derek, con la mano libera, afferrò una mano di Stiles e, senza staccare gli occhi dai suoi, delicatamente la condusse a posarsi sul suo petto, all’altezza del cuore. Stiles arrossì ancora di più e nonostante tutta quella situazione fosse semplicemente assurda si impose di concentrarsi sul battito di Derek, regolare e perfettamente tranquillo.
-Tu sei calmo. – realizzò Stiles con una smorfia delusa, dicendosi che comunque era stato stupido sperare che Derek Hale fosse agitato come una ragazzina solo per la loro vicinanza. Fece per ritirare la mano, ma Derek glielo impedì coprendola gentilmente con la sua, di molto più grande. Il tocco sulla sua testa si fece più lento mentre Derek lo fissava con un sorriso che Stiles trovò scioccantemente dolce.
-E’ colpa tua. Sei sempre tu … l’hai fatto anche ieri sera. Sei tu che mi calmi. – sussurrò, lo sguardo che indugiava sempre più frequentemente sulle labbra dell’altro.
-Perché? – mormorò Stiles, avvicinando impercettibilmente il viso, spinto dalla curiosità – Derek che sta succedendo? Che sta succedendo tra me e te? -
Vide Derek esitare per un momento, poi prese un bel respiro, gli occhi incatenati a quelli di Stiles.
-Stiles tu sei … -
-Stiles! –
Stiles sobbalzò sfuggendo via alla presa di Derek, spaventato. voltò la testa e si trovò faccia a faccia con quello scemo del suo migliore amico, che aveva praticamente il viso spiaccicato contro il finestrino.
-Mc Call, sei un idiota, ti avevo detto di non interromperli! – sentì sibilare dall’altra migliore amica, quella intelligente, che fissava truce Scott tenendosi a distanza di qualche passo.
Stiles li guardò tra l’esasperato e l’imbarazzato, gettando poi un’occhiata implorante a Lydia. L’amica, capendo l’antifona, sbuffò e afferrò Scott per un braccio trascinandolo con forza sorprendente lontano dall’auto, nonostante questo protestasse a gran voce e si dimenasse.
Stiles emise un lieve sospiro di sollievo, prima di voltarsi verso Derek con un sorriso derisorio.
- Devo dedurre dal fatto che hai permesso a Scott di avvicinarsi così tanto che i tuoi super sensi da licantropo sono fuori uso? – lo canzonò, ma il volto scuro dell’altro lo spinse a ritornare serio. E ora perché era tornato ad essere il solito Sourwolf?
-Scendi dall’auto Stiles. – gli ordinò, con tono inequivocabilmente incazzato. Sembrava più arrabbiato con se stesso che con Stiles, però.
-Sourwolf … - mormorò Stiles cercando di avvicinarsi nuovamente a lui, ma Derek si ritrasse, un’espressione dura sul volto.
-Ti ho detto di scendere, se non vuoi che lo faccia io. E non garantisco l’incolumità delle tue ossa in tal caso. –
Stiles lo fissò a bocca aperta, sperando che scherzasse. Lo sguardo duro dell’altro non lasciava adito però a dubbi, così alla fine Stiles si arrese scuotendo la testa, arrabbiato.
-Bene. – mormorò afferrando il suo zaino ed evitando accuratamente gli occhi di Derek che lo fissava inespressivo. Stiles mise una mano sulla maniglia,ma all’ultimo si bloccò, si voltò di scatto verso di lui e alzò gli occhi nei suoi con un inequivocabile sguardo di sfida, che a suo modo sorprese Derek - Continua pure a fare il cazzo di uomo dei misteri, ma io scoprirò comunque cosa mi nascondi, che ti piaccia o no! – gli urlò in faccia, a muso duro e Derek fece appena in tempo ad emettere un basso ringhio contro di lui che Stiles era già sceso di fretta e furia dall’auto, furioso, ferito e frustrato, le tre f peggiori del mondo.
 
 
 
-Non è il momento! – esclamò Stiles, non appena vide Scott e Lydia attenderlo con trepidazione davanti all’ingresso della scuola. Li superò frettolosamente, desideroso di mettere più distanza possibile tra lui e Derek, ma ovviamente i due lo seguirono come ombre.
-Stiles! – chiamò Scott, prendendolo per un braccio con forza, facendolo suo malgrado fermare.
-Stiles ci devi delle spiegazioni! – si aggiunse Lydia, guardandolo intensamente con i suoi grandi occhi chiari.
Stiles si morse un labbro, alternando lo sguardo tra i visi preoccupati e ansiosi dei suoi migliori amici. Ovviamente erano in pensiero per lui, per come si era comportato il giorno precedente e quella mattina e Stiles sapeva che nessuno dei due si meritava quel comportamento scostante.
-Stiles. Ti prego parlaci. – lo implorò Scott, guardandolo con affetto sincero, stringendo appena le dita intorno al braccio di Stiles.
-Siamo preoccupati per te! Prima dai di matto alla mia festa, poi stamattina ti vediamo niente di meno con Derek Hale! – continuò Lydia, abbassando prudentemente la voce per evitare che orecchie indiscrete sentissero qualcosa.
-Va bene. – mormorò Stiles, guardandosi ansiosamente intorno. Erano circondanti da parecchi studenti, impossibile che prestassero attenzione a lui,ma il super udito di Derek era qualcosa che lo inquietava parecchio –Va bene. – ripetè alzando la voce, quando non vide il lupo da nessuna parte. – Vi racconterò tutto, io … -
-Ehi sfigati! –
Stiles alzò gli occhi al cielo in contemporanea con Scott e Lydia quando Jackson piombò su di loro e abbracciò la rossa da dietro. Lydia sbuffò e Jackson si accigliò.
-Vi prego, non sembrate troppo entusiasti! –
-Stai rompendo i coglioni. – lo informò brutalmente Scott, guardandolo male.
Jackson ebbe uno scatto verso di lui, ma venne prontamente trattenuto da Lydia, che lo abbracciò teneramente. Jackson sembrò rilassarsi, strofinando il naso tra i capelli rossi e profumati di Lydia. La ragazza spalancò gli occhi guardando in maniera eloquente Scott e Stiles da sopra la spalla di Jackson, come a dire “andate, ne parliamo dopo” . Scott annuì e senza mollare la presa sul braccio di Stiles lo condusse lontano.
-Santo cielo amico … Derek Hale … - esordì Scott non appena raggiunsero i loro armadietti – Sapevo che avevi una cotta per lui, ma che fosse ricambiata … -
-Io non ho una cotta per Derek! – esclamò Stiles, ma il fatto che fosse diventato rosso come un peperone lo rese ancora meno credibile di tutte le altre volte in cui l’aveva negato. – E di certo lui non mi ricambia. – aggiunse in tono più basso, abbassando lo sguardo.
Scott gli rivolse uno sguardo poco convinto alla “se lo dici tu”.
-Mh, ieri comunque Harry ti cercava. – lo informò Scott cambiando argomento e per un folle istante Stiles dovette forzarsi di ricordare chi diavolo fosse Harry. Quando si rese conto di essersi completamente dimenticato del suo ragazzo per tutto il viaggio in macchina con Derek, si sentì straordinariamente in colpa.
-Si lo so, mi ha riaccompagnato lui a casa. – rispose Stiles nervosamente.
Scott lo fissò in maniera insolitamente penetrante – Era in paranoia quando gli abbiamo detto che eri sparito. –
-A qualcuno importa la mia assenza, evviva! – esultò ironicamente Stiles, facendo accigliare Scott.
-Non  dire stronzate. L’unico motivo per cui non ti sono corso dietro è stato perché Lydia sosteneva dovessimo lasciarti spazio. –
-Oh si, e poi immagino foste troppo impegnati a trastullarvi con Allison e Jackson per rincorrere Stiles Schizzato Stilinski. – commentò Stiles acidamente, prima di mordersi la lingua e maledire la sua dannata boccaccia.
Scott lo guardò male per un istante, poi il suo sguardo si addolcì e sospirò.
-Stiles so che negli ultimi tempi Lydia e io ti abbiamo trascurato e so che questo ti ha ferito, ma non vuol dire che non ti vogliamo bene, lo sai vero? –
Stiles lo guardò negli occhi, leggendovi sincera preoccupazione, perché lo sapeva bene, Scott poteva avere mille difetti ma era un amico assolutamente leale.
-Lo so. – sospirò – Ed è per questo che ho intenzione di raccontarvi tutta la verità. Oggi dopo la scuola al bosco. Non è sicuro parlare qui.-
Scott sgranò gli occhi, guardandolo oltremodo preoccupato.
-Stiles, ma non ti sarai cacciato nei guai, vero? –
Non devi dire a nessuno di questa storia, mi hai capito? O ti strappo la gola. Con i miei denti.
Stiles deglutì a vuoto, poi rivolse un grande quanto falsissimo sorriso al suo migliore amico.
-Certo che no Scott, mi conosci! –
L’espressione terrorizzata di Scott valse più di mille parole.
 
 
 
 
-Dai Harry, ho lezione … - ridacchiò Stiles girando scherzosamente il viso per evitare che Harry gli lasciasse l’ennesimo bacio. Harry gli sorrise, addossando maggiormente la schiena del più piccolo contro il freddo metallo degli armadietti e sfiorando con il naso il suo profilo elegante.
-Non è colpa mia se ultimamente sei così sfuggente da costringermi a farti le imboscate nei corridoi deserti … - gli sussurrò in tono divertito, facendolo ridere ancora. Harry gli afferrò con delicatezza il mento, riuscendo finalmente ad incontrare le labbra morbide di Stiles. Il ragazzo si lasciò sfuggire un mugolio soddisfatto, prima di alzarsi in punta di piedi e circondare il collo di Harry con le braccia.
-Questo è il mio armadietto. –
Stiles si staccò con un balzo da Harry, sbattendo dolorosamente la nuca e la schiena contro l’armadietto dietro di lui. Brontolò un’imprecazione massaggiandosi il retro della testa con la mano, mentre lentamente i suoi occhi scivolavano in quelli verdi e indecifrabili di Derek Hale, in piedi di fronte a loro con le braccia incrociate al petto e un cipiglio per nulla rassicurante sul volto.
Deglutì nervosamente ed era già pronto a lasciarsi andare in un attacco di panico in piena regola, ma per fortuna Harry, a differenza sua, possedeva un ottimo autocontrollo.
-Hale.- fece  freddamente, una mano ancora stretta alla vita di Stiles, nonostante il ragazzo cercasse di divincolarsi con la stessa grazia di una foca moribonda – Lo zio Peter non ti ha insegnato a non interrompere? – chiese con un sorriso ironico e un po’ cattivo.
Stiles smise di agitarsi e  spalancò la bocca, guardandolo incredulo e un po’ nauseato.
-Harry! – sibilò, sconvolto dalla malignità del ragazzo. Reputava una cosa semplicemente schifosa quella di alludere alla condizione di orfano di Derek.
Il moro fece un passo in avanti, la mascella rigida e i muscoli in tensione, e per un attimo Stiles pensò che, ecco, la sua vita stava giungendo a termine.
-Ritieniti fortunato Silver che ci sia Stiles, o ci sarebbe già la forma della tua faccia sull’armadietto. – lo minacciò a denti stretti e Stiles giurò di aver visto una scintilla rossa brillare negli occhi verdi, cosa che lo fece andare nel panico più totale. Che stava facendo quell’idiota?! Voleva forse farsi scoprire da Harry? Gettò un’occhiata agitata al suo ragazzo, temendo che si fosse accorto di qualcosa data l’espressione confusa che gli pareva di leggergli in volto, ma tirò un sospiro di sollievo quando lo vide tornare alla normalità, gli occhi azzurri che sfidavano quelli di Derek.
-Se è Stiles ciò che ti impedisce di batterti con me, rimediamo subito. – sibilò Harry, spingendo Stiles via da sé con inavvertitamente troppa forza, causandogli la perdita di equilibrio.
Derek si dimenticò immediatamente la sfida con Harry, lasciando spazio a un’espressione preoccupata. Ancora prima che Stiles potesse cominciare anche solo ad oscillare, si ritrovò tra le braccia di Derek, che si era mosso a una velocità palesemente innaturale per un umano.
Stiles arrossì appena trovandosi a pochi centimetri dal viso di Derek, ma si riscosse notando l’espressione sbalordita di Harry da sopra la spalla dell’altro.
-Piantala di fare il lupo. – gli sussurrò contro, furioso, in tono bassissimo per farsi sentire solo da Derek. L’altro si limitò a riservargli un’occhiataccia terrorizzante, prima di lasciarlo andare con uno sbuffo.
-Guarda dove metti i piedi. – gli abbaiò contro rimettendo distanza tra loro, e Stiles capì dalla sfumatura forzata nella sua voce che non era realmente irritato con lui, ma cercava solo di sviare l’attenzione di Harry dalla sua supervelocità.
Ci riuscì, a giudicare dalla rapidità con cui Harry abbandonò la sua espressione confusa e pensierosa per un battagliera e adirata.
-Non parlargli così! – esclamò, guadagnandosi una semplice alzata di sopracciglia da parte di Derek.
Harry si voltò poi verso Stiles, che fissava Derek di sottecchi, con un’espressione a metà tra il nervoso e il preoccupato.
-Tutto bene, amore? – gli domandò dolcemente Harry, allungando una mano verso il suo viso, ma Stiles si ritrasse velocemente, per poi pentirsene immediatamente notando l’espressione confusa e ferita dell’altro. Si morse un labbro, un vago senso di colpa che si faceva strada in lui. Non sapeva perché, ma non gli piaceva che Harry lo toccasse davanti a Derek.
Era …  era come se fosse sbagliato.
Guardò male entrambi, anche se Derek era impegnato a fissare trucemente Harry, reo di averlo spinto.
-Se volete pestarvi a sangue solo per una motivazione stupida come “ è il mio territorio, no è il mio”, fate pure, io vado a lezione. – esclamò nervosamente, sfuggendo nuovamente alla presa di Harry e superando frettolosamente Derek, diretto verso l’aula in cui avrebbe dovuto trovarsi almeno dieci minuti prima.
-Stiles! – lo richiamò Harry, ma il ragazzo non si voltò, continuando a camminare, lo zaino che sbatacchiava pendendo da una spalla ossuta.
Poteva sentire gli occhi di Derek Hale trapassargli la nuca con una tale intensità da poterlo marchiare.
 
 
 
 
Avevano concordato con Scott e Lydia di vedersi nel bosco, quel pomeriggio, in modo che Stiles potesse raccontare loro “una storia assurda per cui mi crederete pazzo e che non dovrei assolutamente raccontarvi, ma questi sono dettagli”.
Dopo essere tornato a casa finite le lezioni, sfruttando un passaggio da Jackson (non l’avesse mai fatto, si era subito venti minuti buoni di disquisizione sulle marche dei suoi prodotti per capelli), aveva pranzato e dato un’occhiata ai compiti, poi era uscito di casa sollevando il cappuccio della sua felpa rossa, per proteggersi dalla pioggia che era cominciata a scendere.
Si infilò velocemente nella Jeep, riparandosi  dalla pioggia. Sorrise, prendendosi un minuto per rivolgere uno sguardo adorante e lievemente fanatico all’interno della sua auto.
-Mi sei mancata bimba … - mormorò accarezzando delicatamente il volante con due dita sottili – Papà non voleva abbandonarti stamattina, ma se non faceva come diceva il lupo cattivo saresti rimasta orfana, capisci? – lanciò uno sguardo costernato tutt’intorno, come se si aspettasse sul serio una risposta.
Con un lieve sospiro, avviò il motore e aggrottò la fronte, notando subito che c’era qualcosa che non andava, a giudicare dal rumore strano che sembrava provenire dal radiatore.
-No dai …  non fare così bimba … - mormorò, dando delle pacchette affettuose al volante mentre lentamente faceva avanzare la macchina.
Ovviamente, quando ormai era a pochissima strada dal bosco, la macchina, con un rigurgito spaventoso, si fermò in una strada serrata e deserta con un sobbalzo, affondando con le ruote nel fango causato dalla forte pioggia.
-Non ci credo! – esalò Stiles disperato. Si risollevò il cappuccio rosso sulla testa e con una smorfia scese dall’auto, fermandosi poi davanti ad essa con un’espressione perplessa, non avendo la minima idea di cosa fare. Le gocce di pioggia gli appesantivano le ciglia rendendogli la vista offuscata e cominciava a sentire anche freddo. Imprecando, si frugò nelle tasche dei jeans, cercando il suo cellulare che, ovviamente, aveva dimenticato a casa.
-Merda! – sussurrò furioso, tirando addirittura un calcio alla ruota, provocandosi fratture multiple al piede.
-Ma è mai possibile che ti perdo di vista dieci secondi e sei già nei guai?! –
Stiles si voltò di scatto, la bocca bagnata e spalancata in una tenerissima espressione sorpresa, mentre, ovviamente, si trovava davanti Derek Hale, un cipiglio furioso e bagnato dalla testa ai piedi. Mh, la sua maglietta fradicia che aderiva perfettamente al suo fisico statuario …
Concentrati Stiles!
-E tu che ci fai qui? –
Derek inarcò un sopracciglio.
-Seguo un’idiota. –
Stiles lo guardò perso per un istante, prima di capire.
-Ehi! –
Derek roteò gli occhi, poi gli rivolse uno sguardo duro.
-Avanti, vieni con me, ho la Camaro qui vicino. Muoviti prima che ti prenda un accidente. –
Stiles scosse la testa.
-Devo andare al bosco, Lydia e Scott … -
Derek assottigliò pericolosamente gli occhi, e Stiles tacque automaticamente.
-Stiles. Muoviti. Adesso. –
-Cosa ti fa credere di potermi dare ordini!? – scattò Stiles, in un moto di coraggio.
Derek non si scompose, si limitò a fare quella cosa inquietante con le sopracciglia, come a dire “sto per perdere la pazienza, microbo”.
-Perché altrimenti ti strappo la gola. Con i miei denti. –
Stiles deglutì.
Ovviamente.
 
 
 
ANGOLINO
 
Ciao!
Ecco un nuovo capitolo, scusate immensamente il ritardo, ma la scuola è cominciata e questo è pure l’anno della maturità, per cui … :(
Cercherò comunque di non aggiornare troppo poco, promesso!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Un bacione, Fede <3

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