Una serie di fortunati eventi

di TDfan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo fortunato evento ***
Capitolo 2: *** Secondo fortunato evento ***
Capitolo 3: *** Terzo fortunato evento ***
Capitolo 4: *** Doveva capire ***
Capitolo 5: *** Fine ***



Capitolo 1
*** Primo fortunato evento ***


Era un tardo pomeriggio di un qualsiasi mercoledì, e Jehan si stava incamminando al Musain, per la riunione settimanale.

Il sole, ormai basso rilasciava un dolce tepore, e le strade ancora gremite di persone davano un senso di appartenenza al poeta.

Tutti quei volti sconosciuti, con espressioni spensierate e serene.

Una voce si levò in mezzo alle altre: Courfeyrac.

-Jehan!- lo chiamò.

Il poeta rallentò il passo, fino poi a fermarsi, per attendere l’arrivo del centro.

-Ehi, amico! Stai andando al Musain, immagino. Facciamo la strada insieme?-chiese, con il suo solito radioso sorriso.

-Certo!- esclamò felice il poeta. Erano rari i momenti in cui lui e il centro passavano del tempo insieme, e averlo accanto non era certo un problema (anzi…).

Dopo qualche minuto di silenzio Courf cominciò a parlare:-Sai, domenica scorsa ho incontrato Pierre e gli altri…- e continuò a parlare, senza che il poeta lo ascoltasse veramente, limitandosi solo ad annuire ogni tanto.

Ormai abituatosi al flusso di parole del centro, il rosso, non sentendolo più parlare, si fermò.

-Merda…- sentì sussurrare dal centro.

-Jehan, caro amico mio…mi faresti un favore? Lì c’è la mia ex, Milene, e beh…avevamo rotto perché le avevo detto di avere un’altra relazione…e, quindi, se vuoi ovviamente…potremmo baciarci?-

L’espressione del poeta cambiò radicalmente: mentre prima aveva lo sguardo rivolto vesso la punta delle scarpe, ora fissava negli occhi il ragazzo di fronte a lui, con le gote che assumevano un colorito acceso.

-Solo per levarmela di torno…sai com’è- disse il centro grattandosi la nuca.

Non udendo alcuna risposta, Courf esercitò la sua migliore espressione da cucciolo:-Per favore…-

-Va bene…ma solo…- non ebbe il tempo di finire la frase, quasi sussurrata, che il centro lo impegnò in un bacio forte e deciso.

 

 

E quella fu la prima della serie di "fortunati" eventi

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Capitolo 2
*** Secondo fortunato evento ***


Era il compleanno di Bossuet, e gli amis erano ovviamente tutti presenti. L’unico ancora assente era proprio il festeggiato.

Les amis de l’ABC aspettavano il suo arrivo in un locale poco lontano da place de la république.

All’improvviso Joly irruppe nel locale:-Ragazzi credo che Bossuet arriverà un po’ tardi…Mi aveva detto di cominciare ad incamminarmi e che mi avrebbe raggiunto. 

Dopo un’ora ricevo una chiamata dall’ospedale: Bossuet è caduto dalla bicicletta mentre veniva qui-

-Non poteva venire in auto?- chiese saggiamente Combeferre

-L’auto si è rotta qualche giorno fa…-

-La solita fortuna- fece Grantaire, scettico.

-Comunque non possiamo aspettarlo senza far niente- disse improvvisamente Courfeyrac

-E cosa proponi di fare?- chiese Marius, spaventato dalla possibile risposta dell’amico

-Obbligo o verità-

-Come immaginavo…-sospirò il povero Marius.

Gli amis ed Eponine, Cosette e Musichetta, che erano arrivate poco prima, si sedettero in cerchio sul pavimento.

-Inizio io!- esclamò Courf

-Allora…Marius: obbligo o verità?-

-Verità…-rispose questo, timoroso

-Ti sei mai fatto una canna?-

-Certo che no!- rispose l’amico, visibilmente stizzito, le risate degli amici in sottofondo.

-Ora tocca a te-

-Allora…Ferre: obbligo o verità?-

E continuarono a giocare tranquillamente per un po’, finché…

-Courf- disse Bahorel

-Obbligo o verità?-

-Obbligo.-

Bahorel sembrò pensarci sù, poi si chino verso Feuilly che gli sussurrò qualcosa all’orecchio.

-Bene: devi baciare la persona che preferisci tra di noi!- esclamò infine.

-La persona più speciale, la più importante, quella a cui tieni di più, insomma- rettificò Feuilly.

Courfeyrac, senza nemmeno pensarci, si alzò da terra, superò tutti i suoi amici e si fermò di fronte al poeta.

Si inginocchio, gli prese il viso tra le mani e lo baciò con foga.

Poi si alzò nuovamente e tornò al suo posto.

 

E questa fu la seconda della serie di”fortunati” eventi

 

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Capitolo 3
*** Terzo fortunato evento ***


Era un sabato sera, e Courfeyrac, Joly, Bahorel erano sull’uscio di casa di Jehan.

Courfeyrac bussò.

Appena il poeta aprì la porta il centro lo investì di un mare di parole.

-Jehan! Da quanto tempo non ci si vede!- e già da lì il poeta aveva capito che c’era qualcosa sotto…

-Senti, visto che è da molto che non ci vediamo e non passiamo del tempo insieme…che ne dici di venire in discoteca con noi stasera?-

-Ehm…sai che non sono proprio un tipo da discoteca…-

Ma l’espressione da cucciolo di Courf, che aveva messo in pratica anche in quell’occasione, non gli lasciò scampo.

-E va bene! Verrò con voi…ma…- ma il ragazzo, senza dargli il tempo di finire la frase, l’aveva stretto a sé con fare affettuoso.

Mentre si dirigevano alla macchina di Bahorel Jehan chiese al centro:- Perché mi hai invitato?-

-Te l’ho detto: perché è da molto che non ci vediamo-

-Ci siamo visti mercoledì.- disse il rosso, inquisitorio.

-Allora?-

-Perché, in quella discoteca, se si è più di tre fanno uno sconto..- mormorò il centro, sconsolato.

-Ah…capisco.- disse semplicemente il poeta, trattenendo le lacrime per quell’indesiderata risposta.

Dopo un viaggio di circa mezz’ora i quattro ragazzi  arrivarono al locale.

Appena entrato Jehan cominciò a dubitare della sua scelta: il locale era grande e quasi completamente buio, le luci stroboscopiche  e la forte musica davano un senso di disagio al ragazzo.

Dopo essersi reso conto di aver perso di vista i suoi amici decise di sedersi ad un tavolo lì vicino ed ordinare da bere.

 

Erano ormai le due e un quarto e di Courf, Bahorel e Joly neanche l’ombra. Il poeta cominciò a chiedersi se non l’avessero lasciato lì e se ne fossero andati.

All’improvviso alzò lo sguardo per poi trovarsi davanti un gruppo di ragazzi, anche loro sulla ventina, e probabilmente ubriachi fradici, osservarlo in tono minaccioso.

Uno di loro si avvicinò pericolosamente a Jehan.

-ehi, ragazzina, non è posto per te questo…ah, no, aspetta: sei un ragazzo!- e gli altri componenti del gruppo cominciarono a ridere e ad imitare quello che doveva essere il leader.

-Ma che bella treccia che hai!- lo derise uno di loro, prendedogli la piccola treccia e tirandola con forza.

Il poeta però non rispondeva alle provocazioni.

I ragazzi cominciarono a spintonarlo, e il poeta cominciava a spaventarsi sul serio.

Stava cercando una via d’uscita ma era stato accerchiato ormai da un buon numero di persone, componenti del gruppo o semplici spettatori curiosi.

Ormai terrorizzato, vide solo il leader del gruppo cadere violentemente a terra e sentì una presa forte attorno al polso, poi venne trascinato al di fuori del locale.

All’aria fresca della sera prese un respiro profondo, per poi concentrarsi sul ragazzo che l’aveva trascinato fuori dai guai poco prima: Courfeyrac.

Preso da un momento di euforia, il rosso esplose:- Courf, cosa diavolo ti è saltato in mente! Tu eri uno, loro in cinque, saresti potuto finire all’ospedale!-

-Ma…ti stavano facendo del male…dovevo difenderti…- disse Courf, evidentemente ubriaco anche lui.

L’espressione del poeta divenne dolce:-Dove sono Bahorel e Joly? Ancora lì dentro?-

Non ricevendo alcuna risposta si avvicinò al ragazzo di fronte a lui, che invece lo prese per un braccio, attirandolo a sé, e baciandolo con foga.

Il rosso si fece travolgere dalla valanga di sentimenti che in quel momento fiorivano in lui.

Poi si rese tristemente conto che Courf era ubriaco, e per questo non aveva il controllo delle proprie azioni.

Appena si separarono il poeta disse -Vai a recuperare gli altri due, senza combinare altri casini, io ti aspetto qui.-

E quando il centro sparì nell’oscurità del locale, il poeta si lasciò cadere tra i singhiozzi, toccando delicatamente con le dita le proprie labbra che, più di una volta, erano state baciate da quel ragazzo meraviglioso, che, sicuramente, non provava nulla per il poeta.

 

Quella fu la terza e ultima della serie di”fortunati” eventi

 

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Capitolo 4
*** Doveva capire ***


Jehan doveva capire. Capire se quei baci significavano qualcosa, o se Courfeyrac non dava peso alle sue azioni.

 

Era un tardo venerdì sera e Jehan si stava incamminando verso casa di Courf con passo veloce.

I giorni successivi all’ultimo “fortunato evento” erano stati terribili per il poeta, che li aveva passati tra momenti di euforia a momenti di dolore e confusione.

Arrivato davanti al grande cancello dell’edificio in cui abitava il centro, il poeta si fermò. Stava cambiando forse idea? Mai.

Sapeva di dover andare in fondo alla faccenda, e non poteva certo tirarsi indietro all’ultimo momento.

Prese allora tutto il coraggio che aveva in corpo, e suonò il campanello.

Gli rispose una voce femminile:-Chi è?-

-Jehan…Un amico di Courfeyrac.- disse il poeta, imbarazzato.

Non ricevette alcuna risposta, oltre al rumore metallico segno dell’apertura del cancello.

Entrò. Salì di fretta le scale, fino ad incontrare il profilo di una ragazza all’entrata dell’appartamento dell’amico. Una ragazza dall’aspetto familiare.

-Ciao. entra pure, chiamo Courf.-

Il poeta entrò timoroso nel piccolo appartamento, ritrovandosi in un piccolo salottino dall’aria moderna.

Stava ancora preparando mentalmente il discorso da fare a Courf quando lo vide entrare in salotto. E dimenticò cosa voleva dirgli. O, meglio, ricordava cosa voleva dirgli, ma le parole faticavano ad uscire di bocca. Così preferì tacere.

Il centro gli si avvicinò, preoccupato dall’espressione dell’amico.

-Jehan…va tutto bene?-

-Cosa?- il poeta si rianimò e iniziò a guardare il ragazzo di fronte a lui, dapprima con confusione, poi con rabbia, ed infine con infinita malinconia.

E, senza dire nulla, corse fuori dall’appartamento di Courf, da un mondo che non gli apparteneva e di cui mai avrebbe fatto parte.

L’imbarazzo lo colse in quel momento, oltre alla rabbia di vedere quella ragazza accanto a lui, ragazza che aveva riconosciuto come Milene…era anche grazie a lei, dopotutto, ch’era iniziata quella serie di “fortunate coincidenze”, ma vederla lì poteva significare solo una cosa: quei due si erano rimessi insieme.

E correndo non si sa dove, con le lacrime agli occhi, rivide quei momenti, quei baci che si erano scambiati, ma che per Courf non significavano nulla.

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Capitolo 5
*** Fine ***


Arrivato al Musain, unico rifugio a cui aveva pensato, si lasciò nuovamente cadere tra i singhiozzi, con lacrime di rabbia e di dolore a solcargli il viso.

-Jehan…- 

Il rosso si voltò lentamente -Courfeyrac…-

-Jehan, cosa…cos’è successo? Perché sei corso via in quel modo?- il centro era visibilmente preoccupato.

Il rosso, abbandonato lo stato di dolore e aumentato quello di rabbia si alzò di scatto dalla sedia su cui sedeva poco prima e investì il ragazzo di fronte a lui con un mare di parole:- Perché, secondo te? Forse perché credevo che quei baci volessero dire qualcosa per te! Forse perché Milene non era di certo venuta a farti una visita di cortesia- poi, abbassando il tono di voce ad un sussurro, scosso da singhiozzi, continuò -Forse è venuta da te per chiederti di rimettervi insieme…ed io sono venuto lì, come un cretino, perché è quello che sono: Un cretino…-

Il centro si avvicinò al poeta e lo abbracciò dolcemente:-Non sei un cretino, Jehan. Sono io lo stupido qui. Come ho potuto farti soffrire in questo modo…Come ho potuto non pensare al dolore che ti provocavo…nessuna scusa del mondo vale, sono imperdonabile…-

Il rosso alzò lo sguardo verso il centro, con espressione confusa.

-E per la cronaca: Milene mi stava aiutando a…- le ultime parole, sussurrate a voce talmente bassa, non si udirono.

-A fare cosa?- chiese il rosso, con un filo di voce.

-A chiederti…se…- l’imbarazzo, emozione a cui non era abituato, lo colse in pieno.

-Oh, al diavolo!-

Poi con fare teatralmente comico si inginocchiò davanti al rosso:-Vuoi essere il mio ragazzo?-

Il sorriso del poeta fece intuire la risposta…assolutamente sì.

 

E con un bacio, non dato per evitare una ex, non per far capire a qualcuno quanto vale, e totalmente coscienti delle proprie facoltà mentali, si conclude la nostra storia.

 

 

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