Era un sabato sera, e Courfeyrac, Joly, Bahorel erano sull’uscio di casa di Jehan.
Courfeyrac bussò.
Appena il poeta aprì la porta il centro lo investì di un mare di parole.
-Jehan! Da quanto tempo non ci si vede!- e già da lì il poeta aveva capito che c’era qualcosa sotto…
-Senti, visto che è da molto che non ci vediamo e non passiamo del tempo insieme…che ne dici di venire in discoteca con noi stasera?-
-Ehm…sai che non sono proprio un tipo da discoteca…-
Ma l’espressione da cucciolo di Courf, che aveva messo in pratica anche in quell’occasione, non gli lasciò scampo.
-E va bene! Verrò con voi…ma…- ma il ragazzo, senza dargli il tempo di finire la frase, l’aveva stretto a sé con fare affettuoso.
Mentre si dirigevano alla macchina di Bahorel Jehan chiese al centro:- Perché mi hai invitato?-
-Te l’ho detto: perché è da molto che non ci vediamo-
-Ci siamo visti mercoledì.- disse il rosso, inquisitorio.
-Allora?-
-Perché, in quella discoteca, se si è più di tre fanno uno sconto..- mormorò il centro, sconsolato.
-Ah…capisco.- disse semplicemente il poeta, trattenendo le lacrime per quell’indesiderata risposta.
Dopo un viaggio di circa mezz’ora i quattro ragazzi arrivarono al locale.
Appena entrato Jehan cominciò a dubitare della sua scelta: il locale era grande e quasi completamente buio, le luci stroboscopiche e la forte musica davano un senso di disagio al ragazzo.
Dopo essersi reso conto di aver perso di vista i suoi amici decise di sedersi ad un tavolo lì vicino ed ordinare da bere.
Erano ormai le due e un quarto e di Courf, Bahorel e Joly neanche l’ombra. Il poeta cominciò a chiedersi se non l’avessero lasciato lì e se ne fossero andati.
All’improvviso alzò lo sguardo per poi trovarsi davanti un gruppo di ragazzi, anche loro sulla ventina, e probabilmente ubriachi fradici, osservarlo in tono minaccioso.
Uno di loro si avvicinò pericolosamente a Jehan.
-ehi, ragazzina, non è posto per te questo…ah, no, aspetta: sei un ragazzo!- e gli altri componenti del gruppo cominciarono a ridere e ad imitare quello che doveva essere il leader.
-Ma che bella treccia che hai!- lo derise uno di loro, prendedogli la piccola treccia e tirandola con forza.
Il poeta però non rispondeva alle provocazioni.
I ragazzi cominciarono a spintonarlo, e il poeta cominciava a spaventarsi sul serio.
Stava cercando una via d’uscita ma era stato accerchiato ormai da un buon numero di persone, componenti del gruppo o semplici spettatori curiosi.
Ormai terrorizzato, vide solo il leader del gruppo cadere violentemente a terra e sentì una presa forte attorno al polso, poi venne trascinato al di fuori del locale.
All’aria fresca della sera prese un respiro profondo, per poi concentrarsi sul ragazzo che l’aveva trascinato fuori dai guai poco prima: Courfeyrac.
Preso da un momento di euforia, il rosso esplose:- Courf, cosa diavolo ti è saltato in mente! Tu eri uno, loro in cinque, saresti potuto finire all’ospedale!-
-Ma…ti stavano facendo del male…dovevo difenderti…- disse Courf, evidentemente ubriaco anche lui.
L’espressione del poeta divenne dolce:-Dove sono Bahorel e Joly? Ancora lì dentro?-
Non ricevendo alcuna risposta si avvicinò al ragazzo di fronte a lui, che invece lo prese per un braccio, attirandolo a sé, e baciandolo con foga.
Il rosso si fece travolgere dalla valanga di sentimenti che in quel momento fiorivano in lui.
Poi si rese tristemente conto che Courf era ubriaco, e per questo non aveva il controllo delle proprie azioni.
Appena si separarono il poeta disse -Vai a recuperare gli altri due, senza combinare altri casini, io ti aspetto qui.-
E quando il centro sparì nell’oscurità del locale, il poeta si lasciò cadere tra i singhiozzi, toccando delicatamente con le dita le proprie labbra che, più di una volta, erano state baciate da quel ragazzo meraviglioso, che, sicuramente, non provava nulla per il poeta.
Quella fu la terza e ultima della serie di”fortunati” eventi
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