non è poi tutto come sembra

di JulietChan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** casa Phantomhive 2.0 ***
Capitolo 2: *** I modi di una lady ***
Capitolo 3: *** Le ali di un angelo (parte 1) ***
Capitolo 4: *** Intanto,nel nostro mondo... ***
Capitolo 5: *** Le ali di un angelo (parte 2) ***
Capitolo 6: *** Gli artigli del passato ***
Capitolo 7: *** Trasferimento a Londra City ***
Capitolo 8: *** Situazioni imbarazzanti ***
Capitolo 9: *** Rose e musica ***
Capitolo 10: *** Buio ***
Capitolo 11: *** Incontri inaspettati- Ambrogio ***
Capitolo 12: *** Missione ***
Capitolo 13: *** Sentimenti notturni ***
Capitolo 14: *** Mattino di ordinaria tranquillità ***
Capitolo 15: *** Inverno ***
Capitolo 16: *** Novità ***
Capitolo 17: *** Non è poi tutto come sembra ***



Capitolo 1
*** casa Phantomhive 2.0 ***


Vi è mai capitato di sentire la sveglia ( col suo bibibibp molto irritante) e non avere voglia di alzarvi?

Bene, a me capita sempre.

Mi chiamo Juliet e frequento la classe quinta del liceo classico.

Spengo quella dannata sveglia, mi preparo e trascino la mia carcassa fino alla mia cucina.

Se ve lo state chiedendo .. sì, abito da sola. Appena ho compiuto diciotto anni i miei mi hanno sbattuta fuori di casa, e per mantenermi gli studi lavoro in un ristorante come cuoca.

Dicevamo: trascino la mia carcassa fuori di casa e vado verso la stazione.

Quando arrivo a scuola, la mia migliore amica Asya mi corre incontro e mi abbraccia.

Asya è una ragazza bionda e dagli occhi verdi, tutto il contrario di me che ho i riccioli castani e gli occhi marroncino- dorato. Asya dice che i miei occhi sembrano quelli di un gatto. Io e lei abbiamo gli stessi gusti, come l'amore per l'arte, per i gatti e per i manga. Il mio preferito è Kuroshitsuji.

Oggi però non ho nessuna voglia di farmi abbracciare e mi scanso.

Asya capisce subito e si stacca da me: siamo cresciute insieme e ormai ci leggiamo nel pensieo.

La giornata a scuola è stata un incubo: detesto il greco e il latino. Sono andata al classico solo per studiare psicologia e la storia inglese del 1800, anche se ho un'ottima media.

Tornata a casa, mi sono buttata sul divano e ho aperto uno dei kuroshitsuji. All'improvviso mi sentii risucchiare e caddi nel vuoto urlando. E, sempre urlando come una scema, atterrai su un tappeto, feci due capriole e andai a sbattere la testa contro la gamba di una poltrona.

"Porca troia he maleee!" dissi, sfregandomi la testa.

Mi guardai intorno: un tappeto, una poltrona, un tavolino con tè e pasticcini, Ciel e Sebastian..... Ciel e Sebastian!??!?!?

Il Conte mi guardava stupito. Sebastian si chinò su di me e mi aiutò ad alzarmi.

L'unica cosa che riusii a dire fu "Oddio." poi svenni.

Quando mi svegliai, Mei-rin, Finny e Bald mi fissavano attoniti.

"Ma tu da dove vieni?" mi chiesero.

A quel punto Sebastian entrò e disse: "Voi tre, smettela di importunare la signorina e filate a lavorare!" poi mi guardò e mi chiese "Lady, è capace di mettersi questo da sola?" indicando un bel vestito azzurro cielo. Annuii, lui mi sorrise e mi disse: "Si riposi, verrò a chiamarla quando la cena sarà pronta" poi si inchinò e uscì.

Fortunatamente facevo teatro e riuscii a infilarmi il vestito senza problemi.

Quando arrivai nella sala Ciel stava conversando con Lau "... è piovuta nel mio salotto ed è svenuta." Lau intanto ridacchiava. Arrivai di fronte ai miei ospiti "Conte, Signore" dissi facendo un piccolo inchino. " Aah, chiamami pure Lau, dolcezza" disse Lau alzamdomi il viso con due dita. Io lo fissai. In quel momento Sebasian interruppe la conversazione, dicendo: "Vogliate seguirmi, la cena è pronta".

Mi sedetti, annusando la deliziosa fragranza delle pietanze. Cottage pie e sgombro con uva spina. "Perdonate la mia maleducazione di prima, Conte, io mi chiamo Juliet" dissi. Ciel mi sorrise " Bene, Juliet, volete spiegarmi come siete finita qui?" Io gli raccontai cosa era successo, il mio lavoro.. "Ahh, ma allora siete pure studente?" disse Lau "Be', sono all'ultimo anno..." "Allora posso chiamarvi "professoressa"?" Chiese Ciel. "Temo di no, Conte" gli risposi. Sebastian ridacchiò e disse: "Avete trovato pane per i vostri denti, Bocchan". Ciel lo guardò molto male. Mi venne da ridere, ma mi trattenni.

Finita la cena, giocammo a Old Maid finchè Ciel non si addormentò.

Lau tornò a casa e io, senza avvertire Sebastian, presi in braccio Ciel e lo misi a letto.

Gli diedi un bacio sulla fronte e poi tornai nella camera che mi era stata assegnata.

Davanti alla porta trovai Sebastian con un candelabro. "La vostra stanza è pronta, sul letto troverete una camicia da notte, Vi consiglio di dormire, sarete stanca." mi disse.

"Grazie" gli risposi, poi entrai. Prima di chiudere la porta gli dissi "Ah, a Ciel ho già pensato io. Stai tranquillo, io non ho visto niente" e gli feci l'occhiolino. "Domani sarà una lunga giornata" pensai, mentre mi toglievo i vestiti. Fuori, la luna piena splendeva.
Fine prima parte.

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Capitolo 2
*** I modi di una lady ***


Mi svegliai all'alba.

Stranamente non sentivo la sveglia.

Con gli occhi ancora impastati di sonno mi guardai intorno, poi ricordai: ero in Inghilterra, nel1800, bloccata nella manor house di Ciel Phantomhive.

Dalle tende lasciate aperte la sera prima filtrava un debole raggio di luce. Ancora vestita con la lunga e candida camicia da notte uscii piano dalla mia camera e, in punta dei piedi per non fare rumore, mi avviai verso la cucina. I miei passi erano silenziosi sui morbidi tappeti che ricoprivano il pavimento dei corridoi. Passai appositamente davanti alla camera di Sebastian. Dormiva ancora.

“Molto bene, vorrà dire che ho campo libero per almeno un' oretta” pensai, mentre finalmente entravo in cucina.

Mi legai i capelli con un elastico che portavo sempre al polso, mi misi il grembiule di Sebastian e cominciai a cucinare. La casa era avvolta in un totale silenzio, a parte il leggero sfrigolio del burro nella padella. Cominciai a cucinare le crepes ( lo so è scritto sbagliato) e un leggero profumino cominciò ad aleggiare. Quando tutte le crepes furono pronte preparai la crema al cioccolato, la crema pasticcera e misi le crostatine di frolla nel forno. Dal giardino andai a prendere dei frutti di bosco per guarnire. Cinque minuti e un po' di zucchero a velo dopo, la colazione era pronta. Al piano superiore intanto sentivo Sebastian che camminava. Era un suono impercettibile, ma il messaggio era chiaro: avevo pochissimo tempo. Apparecchiai, tolsi il grembiule e sgattaiolai in giardino. In quel momento Sebastian entrò in cucina e mise l'acqua sul fuoco per il tè del suo bocchan. Giusto in tempo.

Io camminai per l'enorme giardino, fino a trovare un angolino tranquillo per godermi il sole che finiva di sorgere in santa pace. Gli uccellini cantavano e una leggera brezza faceva muovere i miei riccioli... Una giornata stupenda.

Mentre io riposavo, nella casa stava succedendo il finimondo.

Sebastian stava servendo il tè a Ciel, quando Mei-rin entrò urlando come una pazza che c'erano i fantasmi avvinghiandosi a Sebastian. Finny entrò urlando che qualcuno era passato nel giardino. Bald guardava a bocca aperta la tavola apparecchiata, Tanaka..... Be' Tanaka beveva il suo tè. A quel punto a Sebastian venne una crisi isterica e cacciò tutti fuori.

Ciel li rimproverò tutti dicendo: “Insomma! Sveglierete la nostra ospite!” tutti si fermarono e di colpo capirono: la mia stanza era vuota, quindi non potevo essere stata che io. Quando arrivai (pochi minuti dopo perchè ero stata attirata dal trambusto) mi affrettai a spiegare ogni cosa e tutti tirarono un sospiro di sollievo. Dopodiché mi vestii col vestito della sera precedente ( che somiglia a questo : http://it.made-in-china.com/co_luckstar/image_Turquoise-Blue-Lace-Beaded-Ball-Gowns-Long-Formal-Evening-Dresses-ED3046-_eueuiogyg_tZQThsEnhlcw.html) e facemmo tutti colazione.

Partecipai anch'io alle lezioni di Ciel e lo lasciai con un palmo di naso quando scoprì che ero molto più brava di lui, specie nel disegno. Subito dopo il pranzo il Conte mi convocò nel suo studio e mi disse: “Questa sera ho intenzione di dare un ballo.. Naturalmente tu sei invitata.” Io arrossii e gli dissi : “ ne sarei molto onorata ma, vedete, ho solo questo vestito e non mi sembra adatto ad una festa di questa risma.”

A questo punto Ciel sorrise e disse : “Non preoccupatevi, milady, a questo ho già pensato io”. Sebastian ridacchiò.

Nel primo pomeriggio arrivò lady Elizabeth , che quasi soffocò Ciel cercando di abbracciarlo. Poi mi guardò e disse: “Qui dobbiamo sistemare un po' l'abito.. Meno male che il mio caro Ciel mi aveva avvertita e sono andata a fare shopping!” Poi mi strascinò letteralmente verso la mia stanza, facendo l'occhiolino a Ciel.

Quando tornai in sala, Sebastian mi guardò ammirato e Bald arrossì e quasi gli uscì il sangue dal naso. Avevo un vestito blu notte ( vedi http://www.dressinwedding.com/es/tafetan-de-color-azul-royal-sin-tirantes-vestido-de-quinceanera-de-apliques-p180562.html ) con dei decori bianco- argentei. I capelli erano raccolti nella parte superiore da un piccolo chignon, mentre il resto dei miei ricci era sciolto. Lizzy mi guardava soddisfatta. Io non mi riconoscevo.

Quando gli invitati cominciarono ad arrivare, ripetei mentalmente quello che mi diceva la mia insegnante di teatro: “ Adesso il sipario si alzerà, recita la tua parte come meglio sai fare e tutto andrà liscio!” Bene, diamo il via alla recita.

Per tutta la sera cercai di essere più educata e cortese possibile, di usare un linguaggio ricercato e raffinato.. Di comportarmi come una lady.

Danzai anche con alcuni gentiluomini. All'ultimo valzer Sebastian mi si avvicinò e mi disse: “Mi concederebbe l'onore di quest'ultimo ballo?” Io accettai, e danzammo per tutta la sala. Quando il ballo finalmente finì, portai Ciel a letto. “Buonanotte” gli sussurrai, e lui sorrise nel sonno. Sebastian mi accompagnò fino alla mia stanza poi mi disse: “Questa sera tutti gli ospiti sono stati molto soddisfatti, avevate i modi di una vera lady.” “Ho solo recitato la mia parte, tutto qui” gli risposi sorridendogli. Lui fece un piccolo inchino e mi augurò la buonanotte. Quando stavo per entrare lui mi fermò: “Juliet” “Dimmi, Sebastian” “..Niente, volevo solo ringraziarvi. Sono solo due giorni che siete qui e già il signorino è più sereno e allegro. Siete un angelo custode per lui.” Io gli sorrisi arrossendo e chiusi la porta della mia stanza. Eh, sì, su una cosa aveva proprio ragione.

 

Fine seconda parte.

 

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Capitolo 3
*** Le ali di un angelo (parte 1) ***


Quella notte non riuscii a chiudere occhio. Le parole di Sebastian vorticavano nella mia mente : “Siete come un angelo custode...” Ad un certo punto non ce la feci più e mi alzai.

Rabbrividii quando i miei piedi toccarono il marmo gelato del pavimento, poi a piedi nudi uscii dalla mia stanza. La casa era avvolta in un silenzio sovrannaturale, anche io respiravo pianissimo per paura di romperlo, per paura di rompere quell'aria di mistero e magia che permeava la casa. Un raggio di luna cadeva proprio sul pavimento, quasi ad illuminare appositamente per me il percorso che dovevo seguire.

Eppure ero inquieta, sentivo che c'era qualcosa che non andava per il verso giusto, come se qualcuno mi stesse osservando.

“ sono troppo nervosa, mi devo rilassare” mi ostinavo a pensare, ma non riuscivo a calmarmi.

Quando arrivai a destinazione, ovvero davanti alla camera da letto di Ciel ed Elizabeth, tirai un sospiro di sollievo.

Aprii silenziosamente la porta, e vidi i due ragazzini che dormivano: Lizzy sembrava una bambola, coi suoi riccioli biondi sparsi sul cuscino e un lieve sorriso; Ciel invece, coi suoi capelli neri e col modo con cui sembrava proteggere Lizzy abbracciandola, era quasi paragonabile a un bambino divenuto adulto troppo presto, e infatti per lui era così.

Riflettei qualche minuto su ciò che i libri di storia dicevano su di lui: un conte glaciale e cinico, che come unico scopo aveva la vendetta. In due giorni però avevo imparato che non è poi tutto come sembra, e Ciel aveva un lato tenero, garbato e gentile che certo gli storici non potevano conoscere.

Mentre ero persa nelle mie riflessioni, lo sentii: sentii l'odore di morte nell'aria.

 

Angolo Dell'Autrice:

Salve a tutti/e!! io sono Juliet! *saluta con la mano * Cosa? Già al terzo capitolo!? Ringrazio di cuore tutti e tutte quelli/ e che mi stanno seguendo... Quiz time: secondo voi cosa succederà? Chi è veramente Juliet?

 

Camicia da notte : * http://weforwedding.style.it/files/2013/12/B_RHINHVMS_1.jpg *

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Capitolo 4
*** Intanto,nel nostro mondo... ***


Asya era preoccupatissima: da due giorni ormai Juliet non si faceva sentire.

Eppure lei non era così : ogni sera Asya riceveva una sua video chiamata e stavano ore davanti allo schermo del computer, parlando del più e del meno.

Invece niente, Juliet era come scomparsa. Non si era neanche fatta vedere a scuola.

Asya ripensò a come si erano conosciute: erano piccolissime, forse al secondo anno di asilo. Asya era sempre stata emarginata dagli altri bambini, perché la ritenevano strana.

Poi un giorno arrivò lei che, incurante di tutto ciò che tutti le dicevano, le tese la mano.

Da quel momento quella bimba timida e schiva divenne tutto per Asya: nonostante il suo corpicino apparentemente magro e fragile Juliet, per proteggere lei, non esitava a fare a botte anche con i più forti. E vinceva, sempre.

Per tutti quegli anni Juliet era stata il suo angelo custode.

“Angelo” nel vero senso della parola, perché il segreto che la sua amica nascondeva da anni era questo: Juliet era un angelo.

Grazie alla combinazione della luna piena, insieme ad Urano, Giove e Saturno allineati, la ragazza si era trasformata in quella nobile e leggendaria creatura nel momento in cui era nata, o almeno così dicevano i testi antichissimi di astronomia che Juliet aveva trovato nella casa che si era comprata.

All'inizio Asya non aveva creduto alla rivelazione dell'amica, pensando che fosse uno scherzo.

Juliet non aveva esitato a dimostrarle che era la verità: dalla sua schiena spuntarono due ali candide e piumate, che lei cominciò a muovere per provare che non erano finte.

L'incredulità mutò in stupore e in una leggera paura.

In seguito Asya si abituò ai poteri dell'amica, tanto da non fare più caso alla ragazza che una sera a settimana arrivava svolazzando e bussava alla finestra del piano più alto della casa.

Asya le apriva e la rimproverava dicendole che presto o tardi qualcuno l'avrebbe vista.

A quelle affermazioni, Juliet rideva.

Asya adorava vederla ridere: i suoi riccioli scuri si muovevano leggermente, e i suoi occhi color oro brillavano di riflessi color miele.

Inoltre, le sue risate erano contagiose e facevano tornare il buonumore a chiunque.

Con quei pensieri per la testa Asya accese il computer, sperando in un messaggio

o in un qualche segnale: niente.

“ E se provassi a chiamarla?” si chiese Asya. Digitò il numero, dandosi una pacca sulla fronte per non averci pensato prima.

***, messaggio gratuito: il numero da lei chiamato non è raggiungibile, la invitiamo a richiamare più tardi. Non raggiungibile. Un lieve senso di panico cominciò a insinuarsi in Asya.. Juliet aveva il telefono sempre acceso .

Seguendo un “sesto senso” che sperava non fosse vero, nonostante fossero le due e mezza del mattino, Asya si diresse verso la casa della sua “sorellina acquisita”. Il senso di panico aumentò quando Asya suonò al campanello una, due.... cinque volte e nessuno le rispose.

Qualcosa la attirò verso la porta. Con vero e proprio terrore notò che era aperta e che la casa era deserta, totalmente vuota.

In quell'edificio però c'era un'aria molto strana, sovrannaturale.

Asya era inquieta, e non ci pensò due volte a correre il più distante possibile da quella stramaledettissima casa. Dall'alto del tetto, qualcuno osservava la scena immobile.

“Qualcuno” sorrise, mostrando i denti di una forma e di un bianco innaturali, e poi scomparve nel buio.

Angolo Dell'Autrice:

Hell- o there! Secondo voi chi è il “nuovo” personaggio? Che creatura sarà? Che ruolo avrà?

A presto col prossimo capitolo!

 

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Capitolo 5
*** Le ali di un angelo (parte 2) ***


Sentii l'odore della morte, dolce e nauseante al tempo stesso.

Presa dall'agitazione, chiusi silenziosamente la porta della stanza di Ciel e, rapida e silenziosa, corsi per tutta la casa alla ricerca dell'armeria: da quello che avevo studiato ogni villa di campagna ne aveva una.... Se il padrone poi era il Cane da Guardia della Regina, l'armeria doveva esserci,e ben fornita anche.

La cercai freneticamente, finché non la trovai.

Lì dentro c'era quasi ogni sorta di arma da fuoco e da taglio dell'epoca, inclusi coltelli da lancio che facevano proprio al caso mio.

Mi rifornii di lame, poi uscii a fronteggiare la Morte in faccia.

Non feci neanche a tempo a chiudere la porta principale dietro di me che sentii un rumore sibilante alle mie spalle.

Schivai giusto in tempo le lame delle cesoie, che si conficcarono nel terreno ad un soffio da me.

Mi girai e lo vidi: una figura nera che si stagliava sul tetto della villa, gli occhiali rettangolari illuminati dai raggi di luna che nascondevano le iridi di un color giallo-verde.

Ad un tratto, un rumore acuto e ronzante mi fece voltare, e con un calcio mandai l'altra creatura armata di motosega qualche metro più distante da me.

Questi sorrise, mostrando i suoi denti appuntiti, di forma e candore innaturali.

L'altro intanto era atterrato silenziosamente dal tetto.

Mantenni la guardia alta, le ali frementi e i coltelli pronti a essere lanciati.

Mi lanciai all'attacco del moro, ingaggiando un furioso corpo a corpo coltello contro cesoie, restando vicina alla creatura ben sapendo che se avessi perso anche solo un po' di terreno sarei stata spacciata.

L'altro, i capelli rosso sangue che si agitavano al vento, mi attaccò alle spalle con la motosega.

Schivai inarcando la schiena all'indietro, lasciando che i due Dei della Morte si scontrassero tra loro.

Però non avevo calcolato bene le mosse.

In un attimo il moro fu su di me, un ginocchio all'altezza dello sterno per bloccarmi ogni movimento. Si aggiustò gli occhiali sul naso poi, con aria sprezzante, disse : “Tsk. Angeli”preparandosi a colpire con la sua death scythe, la sua Falce.

Io bloccai con entrambe le mani il manico, le lame a pochissimi millimetri dalla mia gola.

Ingaggiammo un mortale braccio di ferro, ma avevo dimenticato della presenza del rosso, che stava per trapassarmi lo stomaco da parte a parte con la sua motosega.

Fece appena in tempo ad alzare l'arma, poi un calcio in pieno viso lo spedì svariati metri dalla mia già difficile situazione.

Approfittando della distrazione del moro, che si era voltato a guardare con sommo disprezzo Sebastian, che era intervenuto e ora si “divertiva” col rosso ( nel senso non censurato: lo pestava a sangue colpendolo ripetutamente sul viso) per piegare velocemente le gambe verso il mio busto, tirare un calcio “canguresco” al Dio, che cadde un metro più in là, la Falce distante da lui. Con un altro calcio gli feci volare via gli occhiali.

Stavo per colpirlo, quando il rosso sghignazzò è mi disse ( la voce leggermente nasale per i calci ricevuti) “Sai, la tua amichetta sta bene e ti cerca” .

Cosa!?

Mi fiondai su di lui , una mano già stretta intorno alla sua gola e l'altra pronta a colpire con la death scythe del moro.

“Senti, shinigami, vedi di lasciare fuori chi non c'entra” gli ringhiai. Poi mollai la presa e, spezzata a metà la scythe del moro come dimostrazione, dissi loro: “Andatevene, non fatevi più rivedere. E se dovesse succedere qualcosa a qualcuno che mi sta intorno sappiate che vi farò passare le pene dell'inferno. Non scherzate con la luce, o rischierete di restare ciechi, shinigami.”.

Quando se ne furono andati, controllai di non avere ferite.

All'improvviso la testa cominciò a girarmi, l'unica cosa che sentii furono le forti braccia di Sebastian che mi prendevano al volo, poi tutto divenne buio.

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Capitolo 6
*** Gli artigli del passato ***


Rinvenni solo il dì seguente.

La prima cosa che vidi fu il viso preoccupato della cameriera china su di me.

Quando vide che ero cosciente mi chiese: “Signolina, state bene?” “Sì, grazie Mey-rin” le risposi.

Qualcuno bussò alla porta, e un attimo dopo entrarono Finny, il giardiniere e Bald, il cuoco.

“Sebastian ora è occupato, quindi chi ha chiesto di prenderci cura di voi” spiegarono.

“Tranquilli, ora sto bene” dissi loro sorridendo dolcemente.

Mey- rin allora mi disse, molto timidamente: “Allola, il Signolino ha detto che vuole vedelvi.... chiede se potete mettervi questo” e tirò fuori un vestito candido e dalle maniche ampie.

“Certo, Mey, vai pure a dire che sarò lì a minuti”

“ Signorina, queste sono per voi!” disse Finny, porgendomi delle rose bianche.

Notai che aveva tutte le mani tagliate, perché non aveva messo i guanti da lavoro, gli scompigliai affettuosamente e lo ringraziai.

A tutte quelle attenzioni il giardiniere arrossì, fece un breve inchino e scappò fuori, seguito a ruota dalla cameriera e dal cuoco.

Io mi vestii e andai nel salottino dove la cameriera mi aveva detto di andare.

Non appena vidi chi c'era all'interno, mi si gelò il sangue nelle vene: di fronte a Ciel infatti c'erano gli shinigami della notte precedente.

Quando presi posto Sebastian, lo sguardo visibilmente preoccupato, mi versò una tazza di Earl Grey Tea.

Lo shinigami dai capelli scuri si inchinò profondamente e disse: “ Vi devo delle scuse per il comportamento della scorsa notte. Io sono William T. Spears, mentre lui (indicando il rosso che faceva gli occhi dolci a Sebastian) è Grell Sutcliff.. vi prego di accettare le nostre scuse” .

Nonostante il fatto che il presente shinigami avesse tentato di uccidermi, gli dissi: “Scuse accettate, Spears. Ma ora ditemi, cosa ci fate qui?”

“La sezione inglese degli shinigami si sta chiedendo cosa ci faccia un angelo in quest'epoca”.

A quelle parole Ciel si irrigidì di colpo. “A-angelo?” il suo tono era fremente di rabbia.

“Sì, un angelo, Ciel” gli risposi sostenendo il suo sguardo.

“Sebastian, è un ord....” “Non si tratta del tipo di angelo che avete già affrontato in passato,conte” lo interruppe Will.

“ E allora che angelo è, sentiamo.” disse Ciel con fare sarcastico.

“Come sospettavo. Penso si tratti di un Angelo Custode, una creatura potente su cui i miei poteri non hanno effetto, padroncino. Dico bene?”.

Io annuii alle parole di Sebastian, che mi guardava con una strana espressione.

“Certo però deve essere potente, per tenere testa a voi shinigami” disse ancora Ciel, un sorrisino beffardo stampato sulla faccia.

“I poteri di un angelo custode scaturiscono in genere dopo un trauma, specialmente durante l'infanzia. Chissà cosa ha passato, per essere in grado di batterci” disse Grell.

Quelle parole mi riportarono indietro nel tempo, svelando segreti che non avevo rivelato nemmeno ad Asya: “Papà, non voglio, fa male!” poi mio padre che mi tirava uno schiaffo e mi diceva: “stai zitta piccola stronzetta! Tu devi rispettarmi e fare quello che ti dico, chiaro !?!?” poi quelle cose.... ogni dannatissima notte.

Gli abusi di mio padre, i silenzi di mia madre......

Strinsi convulsamente i braccioli della poltrona, fino a farmi male.

 

“Qualsiasi cosa sia successa, non ci riguarda. Siete venuti per sapere cosa ci fa lei qui, no?”.

Quella era la voce di Sebastian.

Spiegai ai due Dei della morte come ero finita in quella villa.

Loro mi risposero che l'unica persona che poteva aprire un varco e farmi tornare a casa momentaneamente non era a Londra e che mi avrebbero avvisato qualora quella persona fosse tornata.

Dopodiché i due se ne andarono.

Io mi congedai dicendo che ero stanca e me ne andai in camera.

Appena chiusi la porta della mia stanza dietro di me e mi rannicchiai sul letto, scoppiai a piangere, soffocando con una mano i singhiozzi per farmi sentire il meno possibile.

Gli artigli del passato affondavano sempre di più dentro di me, dentro il mio ventre freddo e vuoto.

“Cielo, cielo, state piangendo, milady?” Sebastian richiuse la porta dietro si sé e in un attimo fui fra le sue braccia. Non sapevo il perché, ma mi abbandonai in un pianto sconsolato con la testa sopra il suo petto e fra i singhiozzi gli raccontai tutto quello che mi era successo, di come mio padre mi aveva violentata e di come mia madre, gelosa, quando compii sedici anni mi aveva infilato un coltello da cucina all'altezza dell'utero, facendomi diventare sterile. “Così impari, puttanella!” aveva detto.

Quando mi fui calmata un po', Sebastian mi asciugò le lacrime e mi infilò una delle rose bianche di Finny fra i capelli.

“Ora riposatevi, my lady.” disse.

Poi mi diede un piccolo bacio sulla fronte e se ne andò.

Il mio cuore batteva forte e la fronte mi formicolava ancora: quello non era il bacio di un demone.

 

N.D.A

Saalve gente! Come va? Ecco qua scoperto il passato di Juliet... da da da daaan!

Secondo voi è nato qualcosa tra angelo e demone? Chi sarà l'unico in grado di aprire il varco? Che fine avrà fatto Asya? Lo scopriremo solo vivendoo * song time *

Vi lascio con queste domande fino al prossimo episodio, e anche oltre! Muahahah.

 

 

Abito bianco: * http://shanaja.altervista.org/immagini/Nuovi%20abiti/Donna/Abito%20bianco%20maniche%20larghe.jpg *

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Capitolo 7
*** Trasferimento a Londra City ***


Mi risvegliai bruscamente sentendo qualcuno che mi scuoteva per un braccio.

Vedendo una figura maschile, estrassi un coltello da sotto il cuscino e in un attimo gli fui addosso, il coltello puntato alla gola.

Notando che la figura non era altri che Sebastian, mollai la presa e mi spostai di lato.

“Avete dei riflessi eccezionali, milady” disse ridacchiando.

“Il signorino deve trasferirsi a Londra per un lavoro, e ha chiesto se potevate accompagnarlo”.

Io annuii, e lanciai uno sguardo preoccupato al vestito della sera precedente, con cui avevo dormito e che ora era un po' sgualcito.

Il maggiordomo notò questa mia azione, anticipando i miei pensieri: “Il vestito vi sta d'incanto.. solo, copritevi con questo mantello e assicuratevi di nascondere bene il viso da occhi indiscreti”.

Accettai il mantello e lo indossai, mentre riflettevo su una cosa: cos'era tutta questa premura? E perché il mio cuore stava cominciando a battere molto forte?

Per scacciare dalla mente questi pensieri cominciai ad avviarmi di buon passo verso l'uscita della villa.

All'improvviso feci un passo falso e inciampai in una piega del tappeto.

Sebastian mi prese al volo.

Restammo per quelle che parevano ore l'una nelle braccia dell'altro , davanti alla scala dalla quale stavo per cadere, rischiando l'osso del collo.

Sentendo il cuore che ricominciava a battere all'impazzata mi staccai da lui e quasi fuggii verso la carrozza.

Salii in fretta e furia, salutando appena Ciel.

Il conte mi guardava malinconico, e solo quando si fu accertato che Sebastian avesse chiuso bene la porta della carrozza prese la parola: “ Juliet, vi prego di perdonarmi per il mio comportamento di ieri, solo che...” . Non fece neanche a tempo a finire la frase, che già ero al suo fianco e lo stringevo a me, accarezzandogli la testa : “Shhh, non è successo niente, va tutto bene, accetto le tue scuse, Ciel”.

Il ragazzino si rannicchiò fra le mie braccia e si addormentò.

Dormì per tutto il tragitto, e quando sentii la carrozza che si fermava, lo scossi dolcemente dicendogli: “Ciel, siamo arrivati”.

Lui aprì gli occhi e si stiracchiò raddrizzando la schiena, cosa che mi strappò un sorriso.

Sebastian aprì la porta e mi aiutò a scendere dal veicolo, e quasi gli caddi addosso.

Il maggiordomo si limitò a sorreggermi, facendo finta di niente.

Appena Ciel aprì la porta della villa, fu investito da una creatura che urlava: “Ciel! Da quanto tempo”.

In realtà era un ragazzo indiano di circa la mia età, coi lunghi capelli neri raccolti da un fermaglio e dalle vesti indiane e pregiate.

Un altro indiano apparve sull'uscio, aiutando Sebastian a portare le valigie.

Questo però era molto più alto dell'altro, era vestito con vesti meno pregiate (ma comunque di ottima fattura) e dal turbante spuntavano due treccine bianche.

Ci sarà da divertirsi, pensai sorridendo.

 

N.D.A:

Juliet, cosa stai facendo??? perchè scappi? È il sogno di tutte noi!! = ( aah, 'ste ragazze che non capiscono un tubo! Immagino che abbiate capito chi sono i due indiani, no?

Ci sarà da divertirsi!!!

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Capitolo 8
*** Situazioni imbarazzanti ***


Ciel si staccò dall'abbraccio del giovane indiano, poi me lo presentò: “ehm ehm.. Juliet, questi due sono il principe del Bengala Soma Asman Kadar e il su maggiordomo Agni. Loro sono i miei, ehm, amministratori della town house”.

Quando finalmente Soma si accorse di me arrossì di colpo: “M-milady...” io giunsi entrambe le mani e salutai : “Namasteji, Soma sahib. Namasteji, Agni sahib”* abbozzando un piccolo sorriso.

A quelle parole il principe quasi si sciolse, e corse dentro la villa imbarazzato.

In realtà era stato anche traumatizzato dallo sguardo fulminante che gli aveva lanciato Sebastian, che io non avevo notato, ma che non sfuggì a Ciel.

Agni giunse le mani come avevo appena fatto io e con un lieve inchino mi disse: “Namasteji, Juliet sahib... per voi io sono solo Agni, non merito un così alto titolo”.aveva una voce molto calda e profonda, quasi una colata di cioccolato fuso.

“Invece sì, tutti gli uomini hanno pari dignità” proclamai fiera.

Le mie parole stupirono tutti i presenti.

Quando i saluti furono terminati, Ciel disse : “Agni, per cortesia fai fare a Juliet un giro della villa.... Sebastian, vieni nel mio studio.”.

Così ci separammo all'ingresso della villa.

Agni mi fece visitare ogni angolo della villa, che era elegante e imponente allo stesso tempo: le scale di marmo, i tappeti sui pavimenti, i bei lampadari di cristallo... era tutto perfetto.

Durante il mio “giro turistico” notai un piccolo giardinetto interno pieno di rose, con al centro una specie di palcoscenico su cui era situato un pianoforte.

Mentre io giravo allegramente accompagnata dalle interessanti spiegazioni di Agni ; nello studio di Ciel le cose prendevano una strana piega.

Ciel si sedette dietro la sua scrivania e fissò in cagnesco Sebastian.

Poi disse: “Vedi di non distrarti da quello che è il tuo compito”

Il maggiordomo lo guardò stupito.

Senza altre spiegazioni, Ciel lo congedò dicendogli: “Vai a chiamare Juliet”.

 

* * *

Agni mi lasciò davanti a quella che sarebbe stata la mia camera.

Entrai e quello che vidi mi tolse il fiato dalla meraviglia : tutto in quella stanza era azzurro.

Le pareti, le coperte, il baldacchino, il tappeto, perfino il lampadario, tutto aveva diverse gradazioni di azzurro..

Ero ancora in contemplazione quando un leggero formicolio dietro alla nuca mi fece voltare di colpo.

Il maggiordomo dagli occhi color rubino stava davanti alla soglia della mia stanza.

Sentii le mie guance che si imporporavano e il cuore che batteva più veloce del normale...

Voltai la testa verso la finestra e , cercando di mantenere la calma, gli chiesi: “Cosa c'è, Sebastian?” “Il signorino vuole vedervi.. Seguitemi, vi porterò nel suo studio.”.

Camminammo fianco a fianco qualche minuto.

Mi presi quel tempo per studiare di nascosto il demone.

Osservai ogni centimetro del suo corpo, fino a incrociare il suo sguardo, che stava facendo la stessa cosa su di me.

I miei occhi color dell'oro incontrarono i suoi color del sangue per un breve attimo, poi entrambi distogliemmo lo sguardo imbarazzati.

Un lieve rossore tingeva le guance di entrambi.

Quando finalmente arrivammo davanti alla porta di legno scuro dello studio di Ciel, Sebastian bussò. Una voce dall'interno disse: “Avanti!”.

Quando mi voltai verso di lui, il demone era scomparso, lasciandomi sola e confusa.

Aprii la porta: dentro, seduto dietro ad una scrivania di noce, il conte mi stava aspettando.

 

N.D.A

saalve gente! Almeno sta volta Juliet non è caduta da nessuna parte!

NELLA PROSSIMA PUNTATA: quale lavoro dovrà fare Ciel? A che scopo gli serve Juliet?

Juliet e Sebastian faranno “Qualcosa”? Asya è stata rapita dagli alieni? ...Boh! Baci <3

 

-JulietChan
*Namaste= saluto; ji=titolo onorifico ; sahib= altro titolo onorifico

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Capitolo 9
*** Rose e musica ***


ATTENZIONE- ATTENZIONE: verso la metà del capitolo troverete un link, per favore ascoltate la canzone o non avrà senso!

Buona lettura!

 

Entrai nello studio e mi sedetti su una poltrona davanti a Ciel.

Lui mi guardò col suo occhio color oceano e mi disse:

“Vi ho invitata qui a Londra perché ho bisogno del vostro aiuto. Come saprete io lavoro per conto della Corona Inglese....”

“Ti ascolto, ma diamoci del tu, basta con le formalità.”

“Va bene... ho bisogno della vostr.... della tua abilità a recitare. Devo eliminare un certo conte Connor , un nobile che è accusato di rapire giovani donne per poi venderle nei bordelli o come sacrifici nelle messe nere. La tua parte consiste nel <> in modo da poterlo cogliere con le mani nel sacco”.

Lo guardai con determinazione: “Accetto l'incarico, Ciel”

“Naturalmente la signorina non correrà nessun rischio. Nessuno” disse Sebastian che nel frattempo era entrato con l'High Tea.

Ciel guardò male Sebastian, che intanto serviva il tè lanciandomi delle occhiate di tanto in tanto.

Finito il tè, mi congedai e feci per andare nella mia stanza.

Quando fui sicura di non essere vista, deviai il mio percorso fino al giardinetto interno.

Il profumo delle rose mi inebriò totalmente mentre camminavo verso il palco. ( https://www.youtube.com/watch?v=jKu2BEcK_r0 leggete quando parte la musica).

Mi sedetti sullo sgabello e suonai qualche nota per sentire se il pianoforte era accordato.

Perfetto.

Cominciai a suonare

Quasi fin da subito le note di un violino seguirono le mie.

Andavamo in perfetta armonia, un fragile equilibrio dato dalle due musiche che non cercavano di coprirsi a vicenda, anzi, si completavano rendendo l'intera canzone più complessa e bella.

Vediamo se riesci a starmi dietro, pensai sorridendo.

Aumentai il ritmo.

Le note si rincorrevano nell'aria , le mie mani volavano sui tasti e il suo archetto sulle corde.

Avrei voluto che quei momenti non finissero mai.

Ma, ahimè, anche i bei momenti prima o poi finiscono.

Lasciai che le ultime note si spegnessero, poi mi voltai verso di lui.

“Yiruma, eh? Come fai a....?” “Voi dimenticate che io sono un demone e, in quanto tale, posso scegliere di comparire in qualsiasi epoca.” rispose Sebastian mentre mi porgeva una rosa.

Abbassai qualche secondo lo sguardo sui delicati petali bianchi che sembravano di velluto.

Quando lo rialzai il viso del demone era ad un soffio dal mio.

Mi sfiorò le labbra, dandomi un leggerissimo, dolcissimo e fugace bacio, poi scomparve.

Sorrisi sfiorandomi le labbra con le dita mentre le mie guance imporporavano.

 

N.D.A

Awwww …. la pucciosaggine!!! che ne pensate di questo capitoletto dolcioso?

 

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Capitolo 10
*** Buio ***


Erano passate quasi due settimane, e di Juliet nessuna traccia.

Eppure Asya aveva evitato di chiamare la polizia... Perché?

La ragazza continuava a pensare all'amica e alla strana inquietudine che aveva provato nella sua casa aperta e vuota.

Sicchè Asya non era tipo da spaventarsi per niente, anzi, lei amava i film horror e sovrannaturali.

Spesso da bambina e in seguito da adolescente, a volte da sola a volte con Juliet, andava in cerca di case, ville o edifici abbandonati e/o diroccati e vi passava il pomeriggio a disegnare, a leggere o semplicemente stava seduta e ascoltava il silenzio surreale, quasi sacro, che veniva da quei luoghi.

Quasi sempre Asya stava sveglia fino a tardi ( diciamo pure tutta la notte) a guardare film.

Juliet invece era diversa.

Mentre Asya "usava" la notte come mezzo per divertirsi ( a modo suo, coi film horror), Juliet, appena calava il sole, diventava diversa: perdeva tutta la sua allegria e la sua vivacità.

La notte per Juliet era un rifugio sicuro per nascondere i segreti.

Rimaneva ore, gli occhi spalancati nel buio.

In quei momenti ad Asya sembrava che l'amica nascondesse qualcosa, eppure fra loro non c'erano segreti: Juliet le aveva sempre detto tutto, perfino come si era procurata quella cicatrice sulla pancia. Aveva detto che aveva fatto un incidente in auto e si era tagliata con i pezzi di lamera. Eppure ad Asya questa storia puzzava di bugia.

Finalmente Asya decise di scoprire il mistero.

Partì di notte, un coltello a serramantico e il cellulare nella tasca dei jeans.

Entrò nella casa dell'amica e la trovò nello stesso stato di due settimane prima.

Solo che quella volta non sarebbe scappata.

Entrò nell'edificio e provò ad accendere la luce.... non andava.

Ottimo, pensò Asya mentre accendeva la torcia del cellulare.

La bionda si guardò intorno: tutto era in ordine, ad eccezione di un numero di Kuroshitsuji, lasciato aperto sul pavimento.

Asya sapeva che parte di quel manga era tratto dalla storia vera del conte Phantomhive, lo studiava a scuola, ma molta di quella roba era inventata.

Era ancora immersa in quelle riflessioni, quando una risata stridula e maniacale la fece voltare di scatto: due occhi giallo-verdi la fissavano nel buio.

Lei estrasse il coltello e urlò: "Chi sei!? Fatti vedere!"

Sempre ridendo, l'uomo dai lunghi capelli argentati, vestito con una lunga toga da becchino, entò nel campo di luce di Asya e le disse "Hihihi, non agitarti, sei qui per la tua amica?" altra risata.

"DOV'E' JULIET !???" Asya stringeva il manico del coltello.

"Ihhhhihihih, sta bene! Posso portarti da lei, se lo desideri" rispose la creatura.

Asya lo seguì fino alla camera di Juliet.

L'uomo la guardò e le disse: "La tua amica si trova oltre questo portale" indicandole un armadio aperto, dove però non c'erano vestiti, ma una specie di varco.

"La scelta sta a te" disse poi il becchino oltrepassandolo.

Asya ci pensò qualche minuto, ma aveva già scelto: senza esitazioni, fece un respiro profondo e si gettò nel vuoto.

N.D.A

Lo so, lo so, quella dell'armadio era scontata! Ma, dice un detto: Old but Gold.

Spero che abbiate capito chi è il becchino.

Per il resto..... che ne pensate?

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Capitolo 11
*** Incontri inaspettati- Ambrogio ***


Erano passate ormai due settimane da quando finii per caso nel mondo e nell'epoca di Ciel e ancora non avevo trovato un modo per tornare indietro... Gli shinigami mi avevano detto che m avrebbero avvisata, ma ora il problema era un altro...

Che cosa dovevo fare con Sebastian?

Da quando avevamo suonato insieme ( e lui mi aveva baciata) era passato qualche giorno.

Ormai non riuscivo più a incrociarlo nei corridoi che il cuore rischiava di uscirmi dal petto da quanto batteva forte, perciò decisi di evitarlo il più possibile: preferivo riflettere su quello che realmente sentivo per lui.

Sentivo che era troppo presto, eppure in sua presenza non riuscivo a stare calma.

Lui invece sembrava sempre il solito, anche se spesso cambiava il suo percorso per incrociarmi “casualmente”.

Quando mi trovava in biblioteca, discutevamo insieme di libri.

Con me perdeva tutta la freddezza di demone, in quei momenti sembrava che avesse un'anima vera e propria, però era diventato molto cauto, quasi avesse capito cosa provavo.

Tutta quell'intesa, quell'empatia e tutti quei sentimenti confusi e disordinati mi spaventavano, mi disorientavano e mi rendevano felice allo stesso tempo.

Le mie giornate passavano così, aiutando Agni in cucina, suonando il pianoforte, chiacchierando con Soma, giocando a scacchi con Ciel.... era una bella routine, dopotutto.

Però qualcosa di inaspettato la sconvolse.

Ciel mi aveva chiamato nella sua camera per discutere del progetto per uccidere il conte Connor.

Ne stavamo palando davanti a una partita a scacchi.

Quando Ciel mi fece scacco matto, mi disse guardandomi negli occhi : “Preparati, perché agiremo sta notte”.

Appena finì di dire quelle parole Sebastian entrò e fece per dire qualcosa, ma un rumore proveniente dall'armadio ci vece voltare tutti in quella direzione.

Sembravano quasi dei passi.....che si avvicinavano sempre di più

L'anta dell'armadio si aprì e ne uscì una ragazza bionda e dagli occhi verdi.

La tipa si guardò intorno.. quando mi vide mi corse in contro gridando: “JULIET!!”.

Ci abbracciammo stringendoci forte, non curandoci dello sguardo divertito di Sebastian e di quello sbigottito di Ciel.

Quando ci staccammo, la invitai in soggiorno ( con Sebastian che mi seguiva) e le spiegai l situazione.

Lei si massaggiò le tempie e disse fra sé e sé : “Oddio, per capire tutta 'sta storia mi servirebbe....” “Un caffè normale in tazza grande? Te lo preparo subito”. Uscii in fretta verso la cucina, lasciando la mia pazza amica insieme al maggiordomo.

Lei lo guardò e gli disse: “va' che bel maggiordomo che si è trovata la mia amichetta, va' che roba! Senti, coso.... ehm Ambrogio, portami un Ferrero Rocher!” Sebastian però non la stava quasi ascoltando e guardava verso la cucina.

Asya lo ri- guardò maliziosamente e gli disse: “Ti piace, eh?”.

Il demone si girò di scatto e arrossì lievemente.

Asya aveva fatto centro.

 

 

N.D.A:
Voglio i Rocheeeerr!!!!!!!! Sebastian, portameli subito!

Sebastian: milady, in quest'epoca i rocher non esistono.

Me: giusto -_-

che ne pensate di questo capitolo? Fatemi sapere! ^_^

baci,

JulietChan <3

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Capitolo 12
*** Missione ***


Asya mi raccontò come era arrivata fino alla villa di Londra.

Mentre lo faceva, lanciava delle occhiatine a Sebastian, che guardava nella mia direzione con un lieve rossore sulle guance.

La nostra conversazione fu interrotta da Ciel che arrivò nel soggiorno e mi disse: “Preparati, che ormai l’ora è giunta. Ho dato tutte le istruzioni a Sebastian.”

Il maggiordomo si inchinò lievemente. Stava per dire qualcosa, ma Asya lo interruppe : “Senti, Conte, cosa sta succedendo qui? Cosa deve fare Juliet?”

Ciel le spiegò ogni cosa con calma.

Allora la bionda si girò verso Sebastian e gli disse minacciosa : “Senti, Ambrogio, vedi di fare in modo che non le accada nulla o non ti siederai mai più da quanti calci riceverai nel deretano.”

“Stai tranquilla, so badare a me stessa.” risposi io sorridendole.

Poi seguii Sebastian, che si era già avviato verso la mia stanza.

“Temo che per questo avrete bisogno di una mano” disse lui reggendo un vestito fatto di seta e raso.

Io mi tolsi il leggero vestito azzurro che indossavo e lasciai che il demone mi vestisse.

Il contatto dei suoi guanti sulla mia pelle mi faceva tremare di paura e piacere allo stesso tempo.

Quando ebbe finito mi guardai allo specchio: il vestito che indossavo era molto più morbido e pesante di quello che sembrava.

Aveva uno stretto corpetto viola decorato con elaborati ricami neri e argentati che mi metteva in risalto le forme; l'ampia gonna, viola anch'essa, riluceva di vari riflessi più chiari.

“Questo vestito vi dona moltissimo, my lady, risalta alla perfezione i vostri occhi” disse Sebastian mentre mi porgeva una maschera veneziana dagli stessi motivi del corpetto. Mentre me la metteva, legando i nastri dietro la testa, si sporse e mi baciò con delicatezza.

Io gli misi le mani fra i capelli e mi apprestai ad approfondire il bacio, quando qualcuno bussò alla porta.

Ci staccammo giusto un attimo prima che Asya e Ciel entrassero.

Mi guardarono dalla testa ai piedi e Asya esclamò “Wow! Sei bellissima!” io chinai la testa e arrossii, poi diedi un bacio sulla guancia ad Asya e uscii dalla villa per salire sulla carrozza.

Durante il tragitto ripassai mentalmente il piano. Dovevo semplicemente fare da esca e, al momento giusto, chiamare Sebastian.

Quando entrai nel salone da ballo di Connor, molti dei presenti si girarono per guardarmi: Sebastian aveva proprio ragione, il vestito mi stava molto bene e la maschera risaltava i miei occhi dorati, facendoli risplendere più del solito.

Mi accinsi a completare la prima parte del piano: attirare l'attenzione del conte.

Volteggiai a tempo di musica con Sebastian finchè Connor non mi notò e applaudì alla fine della canzone. Era un uomo sulla quarantina, coi capelli tirati indietro e dei baffetti.

Il suo tono di voce era viscido come.... nah, lasciamo stare.

 

Sebastian si allontanò con una scusa.

Io mi avvicinai al conte, quasi strusciandomi addosso a lui ( mamma mia che schifo!) e , con un'espressione innocente e dolce, gli dissi: “Tutti questi balli mi hanno stufata, vorrei provare qualcos'altro.....” Il conte mi guardò come un tizio che non mangiava qualcosa di decente da giorni e mi fece cenno di seguirlo.

Mi portò in una stanzetta e chiuse la porta a chiave.

In quel bugigattolo c'era un profumo nauseante che mi diede alla testa.

Il conte approfittò del mio malessere per imbavagliarmi e immobilizzarmi su un divano.

Il terrore mi attanagliò lo stomaco: tutto era come molti anni fa.

Cercai di divincolarmi mentre il conte aveva già slacciato mezzo corpetto e infilato una mano sotto ai miei vestiti, ma ero troppo debole.

Una lacrima mi rigò il viso quando sentii che, sghignazzando, frugava con le sue manacce sotto ai miei vestiti.

Aiutatemi... qualcuno mi aiuti.

Ad un tratto tutto cessò con uno sparo.

Il conte cadde a terra in una pozza di sangue mentre un altro paio di mani mi riallacciavano i nastri, mi toglievano maschera e bavaglio per farmi respirare e mi prendevano in braccio.

Ciel mi guardò preoccupato e mi chiese: “Va tutto bene? Non pensavo che quel maiale arrivasse a tanto” continuò poi mentre guardava disgustato il cadavere di Connor.

Io annuii e mi lasciai portare a casa fra le braccia di Sebastian. Ciel tornò a casa in carrozza.

Ad un certo punto il demone, il viso nascosto dall'ombra dei suoi capelli, mi strinse più forte a sé e mi disse “Juliet... perdonatemi, vi ho fatto correre un grosso rischio, se fossi ...”.

Gli appoggiai due dita sulle labbra per zittirlo e mi rannicchiai sul suo petto, mentre il vento della notte mi agitava i riccioli e faceva svolazzare la mia gonna.

 

N.D.A

 

dai che ci siamo quasi!!!! cosa ne pensate?

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Capitolo 13
*** Sentimenti notturni ***


AVVERTENZE: preparate fazzoletti per il sangue dal naso! ;) buona lettura!


 


 

Sebastian mi portò in braccio fino alla mia stanza, poi mi adagiò delicatamente sul letto. Stava per raddrizzarsi quando, cedendo completamente ai miei sentimenti, lo presi per il colletto della camicia e lo tirai più vicino.

Lui mi cadde quasi addosso, appoggiandosi giusto in tempo con le mani sul letto, il suo respiro caldo sulla mia bocca.

Con una mano mi cinse la vita e con l'altra mi prese la nuca, facendomi alzare il busto e attirandomi a sua volta vicino a sé.

“Posso.....?” domandò.

Senza aspettare la mia risposta, appoggiò le sue labbra sulle mie.

All'inizio ci sfiorammo dolcemente, poi approfondimmo sempre di più i nostri baci.

Il suo sapore di menta e rose mi inebriò fino al petto, fino al cuore che batteva fortissimo.

Mentre Sebastian mi stringeva più forte per darmi un bacio rovente da quanto era appassionato, gli misi le mani fra i capelli e glieli tirai delicatamente, rubandogli un mugolio di piacere.

Ci staccammo un secondo per respirare, poi ripresi a baciarlo con più foga, quasi con violenza.

Sentii il suo sorriso, poi aprii la bocca per lasciar passare la sua lingua.

Sebastian mi carezzava dolcemente la schiena facendomi rabbrividire, poi con delicatezza cominciò a slacciare i nastri che mi chiudevano il vestito.

Nello stesso momento, gli tolsi la giacca e iniziai a sbottonargli la camicia.

Quando finì di slacciare i nastri, staccò le sue labbra dalle mie per poi appoggiarle sul mio collo, mentre sfilava il vestito molto lentamente.

Appena la stoffa scopriva un punto della mia pelle, lui lo baciava, strappandomi gemiti e facendomi tremare di piacere.

Qualche volta si interrompeva per baciarmi la bocca, poi riprendeva da dove si era fermato.

Ebbe la cura di tralasciare, nei suoi percorsi di baci che mi arroventavano la pelle e mi arrossavano le guance,la cicatrice bianca e traslucida che mia madre mi aveva gentilmente procurato anni prima.

Quando ebbe sfilato del tutto il vestito, mi baciò di nuovo, prendendomi le braccia e bloccandomele sopra la testa.

Mi liberai dalla sua presa facendolo ridacchiare e, ormai con nessuna barriera di stoffa che potesse separarci mi strinsi a lui sulle morbide lenzuola color cielo.

Facemmo l'amore per gran parte della notte, gemendo piano per non farci sentire e con l' argentea luna come complice, finché non crollammo esausti l'una a fianco all'altro.

Ci infilammo sotto le coperte e mi rannicchiai sul suo petto.

Prima di addormentarmi sentii che il demone mi abbracciava.

Quando ormai ero quasi nel mondo dei sogni, Sebastian mi disse : “Juliet, io vi.... io TI amo”.

Sorrisi nel sonno, mentre ero fra le braccia dell'unico uomo che avessi mai amato.

Il mattino seguente si svegliò molto presto.

Si vestì in fretta e mi salutò con un bacio, dicendomi sottovoce : “Verrò a svegliarti più tardi, adesso riposa”.

Io gli sorrisi poi mi girai dalla parte opposta.

Quando Sebastian se ne fu andato, abbracciai il suo cuscino, respirando a pieni polmoni il suo fresco e dolce profumo.

Ti amo, pensai mentre mi riaddormentavo.

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Capitolo 14
*** Mattino di ordinaria tranquillità ***


“Juliet, è ora di alzarsi”.

Aprii gli occhi e rimasi quasi accecata dalla luce del sole ormai estivo che entrava nella stanza dalle tende appena tirate.

Mi sedetti coprendomi con le coperte e mi stropicciai gli occhi sbadigliando.

“Da quando tutta questa confidenza?” domandai allegramente.

Sebastian sorrise e rispose divertito: “Da ieri notte, my lady.” poi si chinò su di me e mi diede un bacio casto sulle labbra.

Io gli scompigliai i capelli neri come le piume del corvo imperiale e presi la tazza di tè che mi stava porgendo.

Quando finii di berlo mi avvolsi nella vestaglia di seta azzurra che era appesa ad un gancio sull'elaborato baldacchino e andai nel bagno annesso alla camera per vestirmi.

Passando diedi un bacio veloce sulla guancia del maggiordomo.

Non appena la porta del bagno fu chiusa a chiave alle mie spalle riempii la vasca di acqua calda e lasciai scivolare la morbida vestaglia dalle spalle.

Mentre mi lavavo osservai sorridendo fra me e me i vari punti arrossati della mia pelle, il segno dei baci del demone.

Finito il bagno, mi vestii e scesi di sotto per la colazione.

“Buongiorno, Agni... dov'è Asya?” domandai sedendomi a tavola e prendendo un muffin.

“Asya- sahib sta ancora dormendo” Rispose Agni. Gli sorrisi addentando il muffin al cioccolato.

In quel momento Ciel e Asya arrivarono.

“MA PERCHE' DIAMINE DEVO VESTIRMI COME UNA BAMBOLA!?” sbraitava la bionda, che portava un lungo vestito verde chiaro.

“Forse perché sei finita agli inizi del '900?” ribatté Ciel sarcastico.

“Senti coso.... nano, intanto ti calmi e poi ne parliamo.”

“Nano a chi!!?!?”

“A te, specie di coso!”

Mentre mi godevo la scena mangiando il mio muffin, arrivò Soma che si avvinghiò a Ciel come un koala, rendendo la scena ancora più comica.

Arrivò anche Ambrog..... ehm, Sebastian, che si trascinava a fatica a causa di Finny che si era abbracciato alla sua gamba e non si staccava più.

Rischiando di soffocarmi con un pezzo di muffin dalle risate, riuscii in qualche modo a riportare l'ordine.

Facemmo colazione insieme, poi uscii nel giardinetto interno.

Finny mi corse incontro piangendo.

Fra i singhiozzi mi mostrò le rose completamente rovinate.

“Tieni, vai a comprare delle altre piante di rose, le pianteremo insieme più tardi, ok?” gli dissi dolcemente dandogli qualche sterlina.

Il giardiniere mi guardò con un sorriso smagliante e con gli occhi sbrilluccicosi, mi ringraziò e corse via.

“Sembri proprio una sorella più grande!”

Asya mi cinse le spalle con un braccio.

“Sai, sono qui da solo due giorni e già non voglio più tornare a casa! Sarebbe bello, no? Restare qui... Juliet, mi ascolti?” . La mia mente era da tutt'altra parte.

Tornare a casa...... non avrei più potuto vedere Sebastian....

“Allora dillo che ti piace Ambrogio!” esclamò la mia amica facendomi il solletico.

“E' proprio un bel pezzo d'uomo, sai?” continuò.

Già, sarebbe stato bello restare lì..


 

N.D.A

Salve salvino!! ma quanto puccioso è Finny? Cosa pensate di questo capitolo? Tranquilli, i prossimi saranno più “movimentati” XD

baci,

JulietChan <3


 

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Capitolo 15
*** Inverno ***



 

L'estate era trascorsa in un lampo, e nessuno ci aveva ancora detto come tornare a casa, nella nostra epoca.

L'inverno inglese non è molto bello: piove quasi sempre ed è freddo e umido.

Siccome non potevo uscire, passavo i pomeriggi con Asya e Ciel a giocare a carte o a disegnare in solitudine, sempre davanti ad un camino acceso e scoppiettante.

A volte andavo in biblioteca e passavo ore sugli antichi testi minuziosamente illustrati.

In quei mesi la relazione fra me e Sebastian si era rafforzata sempre di più.

Quando capitava di incrociarci nei corridoi vuoti ci davamo baci carichi di passione che mi lasciavano il fiatone e le guance color porpora.

Spesso la notte facevamo l'amore, e la mattina dormivo abbracciata al suo cuscino finché non arrivava lui qualche ora dopo a svegliarmi.

Poi un giorno nevicò.

Fece un freddo glaciale per una settimana e scese tanta neve, tanto che il viale d'ingresso della villa doveva essere continuamente ripulito.

Un giorno decidemmo di andare tutti insieme al mercato invernale costruito sul Tamigi congelato.

C'era anche Lizzy, la fidanzata di Ciel, che pattinava felice sul ghiaccio.

Poi accadde.

Lizzy si era spinta in una zona dove il ghiaccio era particolarmente fragile, in quello che doveva essere il punto più profondo del fiume.

Era bloccata dal panico a causa delle crepe che andavano formandosi sotto ed intorno a lei.

“Io.... io ho paura!” esclamò, trattenendo a stento le lacrime.

“Stai tranquilla, adesso arrivo” le dissi dolcemente “Non muoverti”.

Un lentissimo movimento alla volta, incurante del ghiaccio che scricchiolava minacciosamente sotto il mio peso, riuscii a raggiungere Lizzy.

La presi e la scaraventai in una zona più sicura, dove Ciel la prese al volo e la portò lontano, verso le rive, dove il ghiaccio era più robusto.

Proprio in quel momento il ghiaccio cedette definitivamente e caddi nell'acqua gelida senza neanche avere il tempo di emettere un grido.

Annaspando, provai a restare in superficie e a risalire sul ghiaccio, ma i vestiti di lana resi pesanti dall'acqua mi tiravano a fondo.

Non riuscivo a respirare, i polmoni erano ormai senza aria e bruciavano terribilmente.

Il freddo era penetrato fino alle ossa e ormai non riuscivo più a muovermi, gli arti quasi del tutto congelati.

Disperata, cercai di prendere aria, ma al posto dell'aria nei polmoni cominciò a entrare acqua, sempre di più.

Lentamente, trascinata sempre di più verso il fondo del Tamigi, la vista mi si annebbiò finché tutto non divenne buio.


 

N.D.A:

e ora cosa ne sarà di Juliet? Ditelo che sono cattiva!

No dai, a parte gli scherzi, come vi è sembrato questo capitoletto?

Bacioni,

JulietChan

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Capitolo 16
*** Novità ***



 


 

ATTENZIONE: feels. Molti feels.

 


 


 


 

POV Sebastian:

“JULIET!” Quel grido disperato mi fece voltare in fretta.

Lady Elizabeth piangeva fra le braccia del signorino, guardando un buco nel ghiaccio.

Capendo al volo la situazione, mi tuffai nell'acqua troppo fredda persino per un demone, cercando dappertutto la giovane.

Ad un certo punto la vidi, ormai quasi sul fondo del fiume: pallidissima, gli occhi dorati come il sole chiusi e i suoi setosi capelli castani che fluttuavano nell'acqua.

Mi gettai su di lei e la presi prima che la corrente la spingesse via.

La riportai in superficie, adagiandola delicatamente sul ghiaccio.

Il suo corpo era gelido, e ogni tentativo che facevo per rianimarla non sembrava avere effetto.

Continuai imperterrito, non riuscivo neanche a pensare che quel dolce sorriso pieno di vita che aveva dato un senso alla mia esistenza si fosse spento per sempre.

Non diedi ascolto agli ordini del padroncino, e continuai a cercare di riportare anche solo una scintilla di vita in quell'angelo che aveva portato la primavera in quest'esistenza altrimenti grigia e monotona, finché Agni e Asya non mi separarono da lei strattonandomi violentemente.

Poi.... un colpo di tosse, poi un altro, e un altro.

Sollevai la testa di Juliet per aiutarla ad espellere tutta l'acqua che aveva in corpo.

Asya ed Elizabeth piangevano, senza dire una parola.

Se solo avessi aspettato un secondo in più sarebbe stato troppo tardi, ma ormai non aveva importanza.

Juliet era viva,e questa era l'unica cosa importante

* * *


 

Un pallido raggio di sole mi colpì in pieno viso svegliandomi.

Quando aprii gli occhi, una persona mi investì saltandomi al collo e bagnandomi la camicia da notte di lacrime.

“Juliet, mi dispiace! Mi dispiace!” singhiozzava.

Accarezzai la testolina bionda di Lizzy e lasciai che si sfogasse.

“Ehi, va tutto bene, sono viva, sono viva!” le dissi sorridendo.

“COME TI E' VENUTO IN MENTE DI FARMI PRENDERE UNO SPAVENTO SIMILE!”sbraitò Asya entrando come un uragano nella mia stanza, seguita a ruota da Ciel che cercava di zittirla.

“E tu, sottospecie di coso nano, fila via! Rauss! Sparire!” disse rivolta a Ciel, che prese con sé Lizzy lasciando me e Asya da sole.

Quando la porta si fu chiusa, la mia amica scoppiò a piangere.

La abbracciai tenendola stretta.

Quando si fu calmata, mi spiegò tutto con calma: “Hai rischiato di morire annegata. Ambrog... ehm ehm, volevo dire Sebastian, ti ha salvato la vita e ha vegliato su di te giorno e notte per tutta la settimana in cui sei rimasta incosciente... ma ora stai bene ed è questo che conta.” “Vuoi dire che sono rimasta qui per una settimana?”

La mia amica annuì. “Adesso va' da lui” mi disse poi sorridendo maliziosa e dandomi gomito.

Per una volta decisi di seguire il suo consiglio.

Lo trovai nella sua stanza, intento a leggere alcuni documenti.

Alzò per un attimo lo sguardo, e quando mi vide mi venne incontro abbracciandomi, stringendomi a sé.

Appoggiai la testa sul suo petto e restammo così, l'una fra le braccia dell'altro per un tempo che parve lunghissimo.

Poi Sebastian mi alzò il mento con due dita e mi diede un bacio dolcissimo.

Non sapevo perché, ma quel bacio celava dentro di sé anche qualcos'altro, la triste certezza di un addio.

Poi capii.

Quando si staccò da me, il demone mi porse una lettera, evitando il mio sguardo.

Dagli Shinigami della Sezione Inglese, recitavano gli eleganti caratteri scritti in rosso scarlatto sul davanti della candida busta.

Con un nodo in gola aprii la lettera.


 

Alla cortese attenzione della signorina Juliet:

Gentile sig.na Juliet, vorremmo informarla che la persona necessaria ad aprire il portale per tornare nella vostra epoca è stata finalmente rintracciata, pertanto il vostro rientro è possibile.

L'apertura del varco è prevista per il giorno **/**/**** per le ore **:**.

Cordiali saluti,

William T. Spears e Grell Sutcliff.”


 


 

N.D.A

attenzione : nel prossimo capitolo ci sarà da ascoltare una canzone, quindi preparate cuffiette e computer.... Ci vediamo! ^_^

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Capitolo 17
*** Non è poi tutto come sembra ***



 

Finito di leggere la lettera fuggii dalla stanza di Sebastian, correndo a nascondermi nella parte più remota del giardino della manor house e piansi.

La verità era che non volevo andarmene, io amavo quel posto, io amavo lui....

Non volevo perderlo, non volevo che restasse solo un mero ricordo dal sapore di rose e menta.

In quei mesi ero stata felice, veramente felice... avevo potuto togliermi la maschera e non vergognarmi del mio passato, sarei potuta essere un'altra.

Ma non potevo, non era quello il mio posto, non ero io quella.

Quando finalmente mi fui calmata comunicai la notizia ad Asya, che mi guardò con un sorriso smagliante e mi disse: “Finalmente si torna a casa, eh?”

“Già.....”

“Juliet, che hai?”

“Niente, stai tranquilla cucciola, va tutto bene”

Bugiarda, mi dissi mille e mille volte.

Non potevo sopportare l'idea, non ci riuscivo.

Controllai su un calendario la data della partenza: il primo giorno di luna piena di quel mese.

Sorrisi amaramente. Luna piena, proprio come il giorno in cui la mia avventura era iniziata.

“Allora parti...”

mi voltai verso il demone che mi guardava quasi sofferente.

Non riuscii a sostenere quello sguardo, e uscii immediatamente dalla villa di campagna.

Mi sentii afferrare per il polso e mi girai verso di lui... che mi prese il mento e mi baciò mentre una lacrima mi rigava il viso.

Mi asciugò la guancia con il pollice e mi sorrise, nonostante tutta la sofferenza che gli stavo procurando.

I giorni che mi separavano dalla partenza trascorsero anche troppo veloci, e cercavo di trattenere ogni attimo per ritardare anche solo di un po' la fine che si avvicinava imminente.

Ma tutto ha una fine, anche le belle storie. ( Partite a leggere quando parte la musica https://www.youtube.com/watch?v=CdDDY5nVA3A )

Il varco si era aperto, ironia della sorte, proprio nell'armadio da dove era spuntata Asya.

C'erano tutti : Bald, Finny, Mey rin,Tanaka, Ciel e Sebastian.

Finny e Mey davano liberamente sfogo alle loro emozioni piangendo disperatamente, mentre Bald fuava la sua sigaretta con gli occhi lucidi.

Li abbracciai forte uno ad uno, scompigliai i capelli a Ciel e passai accanto a Sebastian, che sembrava freddo come le acque del Tamigi, trattenendo le lacrime.


 

Dimmi qualcosa, ti prego.


 

Asya aspettava impaziente, dicendomi: “Dai, cosa, muoviti!!”.

In quel momento Ciel mi corse incontro e mi abbracciò forte sussurrando : “Grazie di tutto, Juliet ”.

Quando abbassai lo sguardo sul piccolo conte notai che aveva gli occhi velati.

Si staccò da me arrossendo lievemente e mi regalò uno dei suoi rari sorrisi.

Stavo per incamminarmi verso l'armadio, quando guardai in direzione di Sebastian.


 

Tu sei l'unico che io abbia mai amato e ti sto dicendo addio.....


 

Corsi verso il demone e gli rubai un ultimo, dolcissimo, tristissimo e dolorosissimo bacio.

“Addio, angelo mio” mi sussurrò.

Mi aggrappai a lui, sapendo che ormai non potevo più tornare indietro.

Mi voltai un ultima volta quelli che erano stati i miei compagni di avventura, mi asciugai le lacrime che ormai avevo smesso di trattenere e sorrisi.

Poi con la luna che illuminava proprio l' entrata del varco coi suoi raggi argentei, presi per mano Asya mi inoltrai nel buio del portale.

Ero serena, pensavo al piccolo biglietto che avevo lasciato nella mia camera, accompagnato dal dipinto di una rosa bianca.

Non era un granché, un semplice foglio bianco con vergate a inchiostro sei parole:

                                                                                                                   NON E' POI TUTTO COME SEMBRA

                                                                                                                                                                                                                                Fine.

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