Il candore del lupo

di Rosebud_secret
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***



Capitolo 1
*** I ***


Asgard, molto tempo fa…


Tutto era cominciato in una placida notte d’estate. Il cielo era terso sulla città d’oro e nulla sembrava turbare il riposo dei sudditi di Odino.
Solo che non tutti dormivano. Le stanze del giovane Thor erano piene delle risate che solo i gufi e altri animali notturni potevano udire. I due giovani, appena adolescenti stavano distesi sopra alle fresche lenzuola di seta, mentre commentavano, divertiti, lo scherzo che avevano mosso ai danni del loro povero maestro d’armi. Era stata un’idea di Loki e Thor gli aveva fatto volentieri da complice.

“Però siamo stati meschini. Ha dovuto presentarsi al cospetto di nostro padre ricoperto di letame!”, commentò il maggiore, ripensando alla faccia disgustata del re quando il poveraccio gli era giunto innanzi.

Loki si limito a sorridere e chiuse gli occhi, appoggiando la nuca al soffice cuscino.
“Se l’era meritato. Posso non essere un abile guerriero, ma ho anche io le mie qualità.”

Thor si girò su un fianco, guardando il corpo esile del fratellino, illuminato dalla baluginate fiamma di una candela.
“Avrei potuto sfidarlo a duello per difendere il tuo onore.”

“E prenderle di santa ragione? Sei una pulce al suo confronto. E comunque non sono una fanciulla indifesa. Non mi serve un cavalier servente, posso cavarmela da solo. Quasi da solo. E devi ammettere che è stato divertente.”

L’altro rise ancora e si sistemò meglio su un fianco.
“In teoria la nostra punizione sarebbe di non vederci.”

“Padre ha parlato di trenta giorni, non ha messo in conto le notti.”, ribatté Loki, facendo ondeggiare pigramente un piede nudo oltre il lato del letto.

“Hai davvero intenzione di rifare tutto il percorso da qui alle tue stanze sul cornicione?”, c’era preoccupazione nella voce di Thor, quella blanda, di un ragazzino altrettanto incosciente.

“Non ho ancora imparato a passare attraverso i muri, ma ci sto lavorando.”, lo schernì il minore.

“Imbecille.” ridacchiò Thor, abbandonandosi a sua volta con la schiena sul letto.
“Cosa ne pensi di Sif?”, domandò dopo un po’.

“Non è davvero il mio tipo. Non starai per caso cercando di appiopparmi qualcuno di nuovo, vero? L’ultima volta è stata una vera tragedia!”
Loki ruotò su un fianco, guardandolo, un po’ infastidito, con i grandi occhi verdi.

“Bhe, certo, il fatto che tu abbia dato fuoco ai capelli di Mali di sicuro non è andato a tuo favore!”

“Non l’ho fatto di proposito! E’ che mi ha colto alla sprovvista mentre mi esercitavo e… è successo. Non è stata colpa mia.”
In realtà non era del tutto vero, aveva provato ad allontanare la ragazzina con un atteggiamento scostante, ma visto che non era bastato...

Thor, rise, divertito.
“Loki per gli antenati, è sempre colpa tua! Comunque da allora non hai più avvicinato nessuna. Non provi davvero alcuna pulsione, alcun desiderio?”

“E’ meglio che ora torni nelle mie stanze.”, rispose l’altro, mettendosi a sedere.

“Non evitare le mie domande.”, lo rimproverò Thor, sollevandosi con lui.

“Ma certo che le sento, non sono mica fatto di ghiaccio.”

“E allora perché non provi? Il peggio che può capitare è ricevere un rifiuto, questo ti spaventa?”

Loki sospirò, scuotendo il capo e si lisciò i lunghi capelli scuri.
“No. Sì… in realtà non solo. Sono un tale imbranato! Non saprei neanche da dove cominciare e non mi piace questo discorso. Possiamo parlare d’altro?”

Thor sorrise e gli posò una mano sulla spalla, stringendola con gentilezza.
“Dipende tutto da come ti poni con una ragazza.”, cominciò a spiegargli, applicando gli atteggiamenti che gli stava descrivendo, “Quando le parli devi usare un tono suadente, attirare la sua attenzione, mettere in mostra i muscoli...”

“Che non ho.”, lo interruppe l’altro guardandolo con aria di compatimento.

“E sta’ zitto, sto cercando di aiutarti come Fandral ha fatto con me.”

“Oh, se l’ha detto Fandral, allora!”

“Le ragazze amano essere ascoltate e soprattutto adorano che si parli loro di quel che preferiscono. Ricordo che una volta lui recitò benissimo la parte di un apprendista sarto pur di conquistare una contadinella con quella passione e ci riuscì.”

Loki sbuffò.
“Credo che tu stia dicendo un sacco di stupidaggini.”
Tento di nuovo di alzarsi, ma Thor lo trattenne ancora.

“Sono serio, fratello.”, insistette, “Se tu fossi una ragazza ti inviterei a cena, ordinerei al cuoco di prepararti l’agnello alla brace, che è il tuo piatto preferito…”, si avvicinò un poco, abbassando il tono e Loki si accigliò, basito.
“Ti parlerei di miti, leggende e arti magiche, sorseggiando dolce ambrosia in tua compagnia. Ti conquisterei, facendoti assaporare il piacere della mia compagnia, poi, dopo cena ti accompagnerei sui bastioni e insieme guarderemmo le stelle, discorrendo piacevolmente delle gesta dei nostri antenati.”
Thor sollevò lo sguardo con intensità, incontrando quello del fratellino, mentre la sua mano risaliva dalla spalla sin dietro alla sua nuca.
“Ti domanderei quali sono i tuoi sogni e con passione ti prometterei il mio aiuto per renderli realtà e poi… bhe, poi ti bacerei.”, concluse, allontanandosi un poco.

L’unica risposta che Loki gli diede fu una risata fragorosa.
“Ah! Ah! Ah! Per il cielo, Thor!”, esclamò con le lacrime agli occhi, “Con quante ragazze ha funzionato la tua tattica?”

“Bhe, nessuna ma…”

Il riso dell’altro si trasformò quasi in un ululato e per poco non finì con il ribaltarsi giù dal grande letto.
Thor, risentito, appoggiò la schiena alla testiera.
“Almeno io però ci ho provato ad avvicinarmi a una ragazza.”, sbottò, risentito, “E un giorno riuscirò a conquistarne una.”

“Quindi parli ma non hai mai concluso nulla! Oh, padri! Bhe, ti stupirò, fratello: nonostante sia un imbranato, io una ragazza l’ho baciata.”

“Balle!”

“No no, sto dicendo il vero. Ricordi il nostro mese al campo d’addestramento, l’estate scorsa?”

“La figlia del fattore?”
Thor sbarrò gli occhi, esterrefatto.
“Ma se non ti ho neanche mai visto parlare con lei! E poi ci abbiamo provato tutti, nessuno escluso e...”

“E lei aveva puntato me. Credimi, ne fui molto sorpreso a mia volta. Al punto che quando mi baciò… scappai via.”

Thor si stampò una manata in fronte e si stropicciò gli occhi, incredulo.
“Non ho parole, solo insulti…”

“Non ero pronto e lei neanche mi piaceva!”, protestò Loki.

“Perché non me l’hai mai detto?”

“Perché un po’ mi vergognavo, ma non ne avevo ragione. Tu ti sei messo molto più in ridicolo di me, a quanto pare!”

L’altro per tutta risposta lo colpì con una cuscinata.
“E com’è stato?”, gli domandò.

“Sgradevole. Non sapevo che fare e… no, non mi è piaciuto per niente.”

“Quindi la tua tattica di conquista è scappare?”, lo schernì il fratello.

“Non ho detto questo!”

“Sta bene. Quindi se io fossi una ragazza di tuo gradimento che faresti?”

“Oh, per favore!”

“Sono serio. Hai schernito i miei metodi, illustrami i tuoi.”

Loki sospirò, scoccandogli un’occhiata di compatimento, poi sorrise e distolse lo sguardo, fingendo un certo imbarazzo. Thor ci cascò subito e si sentì in colpa. Gli si avvicinò di nuovo.
“Senti, non volevo metterti a disagio. Sono stato uno stupido.”, ma rimase sorpreso e interdetto quando l’altro rialzò lo sguardo, ammaliante. Era una dote innata quella del giovane principe, un fascino inconsapevole e intenso.
Thor deglutì e non ebbe la prontezza di fermare l’altro che, d’improvviso, premette le labbra sulle sue in un delicato bacio a stampo, per poi ritrarsi prima di beccarsi un prevedibile spintone.

“Farei più o meno così.”, disse, candido, rialzandosi dal letto, “Non penso proprio che in certe situazioni ci sia bisogno di molte parole. Infatti sono convinto che molte ragazze si concedano a Fandral solo nella speranza di farlo stare zitto.”

“Mi hai baciato!”, esclamò Thor, pulendosi la bocca col dorso del braccio.

“Ti ho appena toccato le labbra! Non farne una tragedia!”, ribatté, recuperando i calzari.

“Il mio primo bacio e sei stato tu!”

“Posso farlo di nuovo se ti farà sentire meno in imbarazzo!”, ridacchiò Loki, per tutta risposta l’altro gli lanciò il cuscino. Glielo restituì, poi si avvicinò al balcone.
“Ci vediamo domani sera. Cerca di non fare strage di cuori mentre io resto in castigo nelle mie stanze, conquistatore!”
E fu con un’altra risata che lo lasciò.

Per molte sere non parlarono più di quel bacio, al punto che Loki, avendolo considerato solo un gioco, finì addirittura per scordarselo, ma non era lo stesso per Thor che, da quella volta, ci aveva pensato e ripensato. Prima si era sentito schifato dalla cosa, poi aveva dovuto riconoscere che, nonostante tutto, non era stato poi così spiacevole, e infine, quel pensiero era diventato quasi un’ossessione: doveva capire se gli era piaciuto o meno.

Era notte fonda e Loki gli stava raccontando di come la loro madre l’avesse amorevolmente umiliato mentre cercava di insegnargli, senza troppo successo, come creare qualche illusione, quando decise di avvicinarglisi. Teso, gli si sedette accanto sul pavimento della terrazza, fianco contro fianco.

L’altro si voltò.
“Devi per forza starmi così vicino? Fa un caldo terribile, mettiti un po’ più in là!”, protestò.
Non ricevette alcuna risposta.
“Thor? Mi ascolti?”, lo chiamò, agitandogli una mano di fronte agli occhi.

L’altro la scostò e, guidato dalla curiosità e dall’irruenza sconsiderata della sua età, gli afferrò il viso con forza, costringendolo contro il proprio.
Loki sbarrò gli occhi, smarrito, ma un brivido gli corse giù dalla spina dorsale. Sebbene la ragione gli suggerisse di allontanarsi e di chiedere spiegazioni, non lo fece e si lasciò trascinare. Con un gemito di sorpresa aumentò la pressione sulla bocca dell’altro. Non aveva molta più esperienza di Thor, ma quella poca lo portò a sfiorargli le labbra con la lingua per indurlo a dischiuderle e fremette, sentendo l’eccitazione tendere il suo corpo, quando l’altro non solo lo accettò, ma, timido, gli rispose. Fu un bacio lento, dolce e impacciato, al principio, ma non si concessero di separarsi a lungo: il tempo di un respiro e le loro bocche tornavano a cercarsi come se non potessero fare a meno l’una dell’altra. Nessuno dei due aveva mai provato un coinvolgimento tanto forte, né voleva privarsene.
Loki gli carezzò la guancia con una mano per poi farla scendere, temeraria, lungo il suo petto e poi ancora più giù, ma prima che riuscisse ad andare a stringere tra le dita il cavallo dei suoi calzoni, Thor parve riscuotersi.

“C-che stai facendo?”, domandò, affannato.

Il momento era passato ed entrambi, inquieti, distolsero lo sguardo.
“E’... è meglio che io vada…”, mormorò Loki, rialzandosi.

“Non deve più accadere!”, esclamò Thor, spaventato dalle ripercussioni che quell’atto portava nelle sue convinzioni, per non parlare, poi, del timore di essere scoperti: non solo erano due maschi, ma erano persino fratelli!
No, non gli era piaciuto e, se l’aveva fatto, doveva dimenticarlo.

“Ma certo e nessuno lo deve sapere. Sarà il nostro segreto.”

Anche il maggiore si alzò, mortificato da quel gioco che era sfuggito di mano a entrambi.
“Mi dispiace tanto, Loki. Non so cosa mi è preso. E’ stato solo… pratica.”

L’altro gli rivolse un sorrisino sghembo e annuì.
“Non devi scusarti. Eravamo in due. Insieme.”

Anche Thor sorrise, suo malgrado.
“Già, insieme, come è sempre stato.”

“E come sempre sarà.”


N.d.A.: E' da molto tempo che non mi affaccio in un fandom Marvel, ma questa storia mi ha travolta e ho cominciato a scriverla. Non so quanto sarò regolare con gli aggiornamenti, ho anche altre storie in corso, ma tenterò di mantenere un buon ritmo. Sto cercando, dopo anni e anni, di buttar giù il mio headcanon di Loki, spero che possa interessarvi. Detto questo, ringrazio chiunque abbia letto, se vi va, lasciatemi una parolina ^^!
Un bacione,
Ros.

 

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Capitolo 2
*** II ***


Passarono anni e i due neppure riparlarono di quella sera di tanto tempo prima. L’adolescenza era quasi del tutto trascorsa, ormai, e sebbene non fossero più inseparabili, come in precedenza, i due fratelli erano ancora molto uniti. La prima cosa che faceva Thor, quando rientrava alla reggia dopo una campagna, o dopo i suoi viaggi d’esplorazione, era andare a cercare Loki che, in biblioteca, trascorreva il suo tempo con il naso fra i libri.
Ed era proprio la sera del compleanno di quest’ultimo quando Thor, inaspettatamente, lo raggiunse.
Il viso del minore si distese in un sorriso quando udì i suoi passi riecheggiare nel corridoio dell’immensa biblioteca e lasciò il suo libro ancor prima che l’altro fosse in vista. Felice si alzò e sbirciò al di là dello scaffale.

“Thor!”, esclamò, sentendo il cuore cominciare a battergli più forte nel petto, “Madre mi aveva detto che non saresti tornato per almeno un altro mese.”

“E lasciarti trascorrere il tuo compleanno da solo? Mai! Mi domando perché tu non riesca a farti degli amici.”

“Perché mai dovrei averne bisogno quando ci sei tu?”

Si salutarono con un caloroso abbraccio che si protrasse un po’ troppo a lungo. Era trascorso quasi un anno dall’ultima volta che si erano visti e la mancanza era stata opprimente per entrambi.

“Ho ordinato al cuoco di cucinare il tuo piatto preferito. Ceneremo da soli, questa sera.”

“Quando ripartirai?”, domandò l’altro, mentre insieme si incamminavano verso le stanze del maggiore

“Posso restare anche qualche settimana, se voglio. Padre me l’ha concesso.”

“Bene.”
Loki sorrise, ma lo fece tristemente e l’altro se ne accorse.

“Mi piacerebbe poter…”

“No, non mi devi giustificazioni. So che i tuoi compiti sono importanti. Non voglio rubarti tempo.”

“Ogni attimo trascorso in tua compagnia non è mai perso.”, gli rispose Thor con un tenero sorriso.

Loki si fermò e gli afferrò le mani, stringendole nelle proprie.
“Quanto vorrei partire con te, fratello.”, mormorò, accorato.

“Ne abbiamo già discusso infinite volte, Loki. Sei troppo fragile per stare su un campo di battaglia…”

“Lo so!”, esclamò l’altro, interrompendolo, “Non fraintendermi, conosco bene i miei limiti. Sono consapevole di non essere un guerriero, probabilmente non lo sarò mai. La sorte con me non è stata benevola, non ha voluto dotarmi di forza, né di resistenza, ma ho studiato le pratiche curative. Non esiste decotto o unguento che io non sappia produrre, né contusione, taglio o frattura che non possa curare! Mi sono esercitato sugli animali!”

“Loki…”

“No! Ti prego, convinci nostro padre che non sono la nullità che lui crede che sia. Sono sicuro che se tu gli parlassi bene di me mi concederà di accompagnarti. Farò la mia parte, te lo prometto, non ti sarò d’intralcio…”

“Loki…”

“Non ti accorgerai neppure della mia presenza, se non quando vorrai venire da me, ti prego, fratello. Sono solo qui alla reggia, tutti mi ignorano come se fossi meno di un’ombra, dammi la possibilità di poter provare il mio valore e di avere il piacere della tua vicinanza! Non ti sto chiedendo altro.”

“No, Loki. Ascolta, ammiro il tuo coraggio ma devi capire che ci sono uomini fatti per la guerra e altri per i libri. Dovresti essere felice di ciò che la sorte ti ha dato e smettere di aspirare a cose che non ti competono.”

Loki gli diede le spalle e chinò il capo.
“Quindi anche per te non sono altro che un vigliacco che si nasconde dietro alla gonnella di nostra madre…”, commentò, amareggiato.

“No! E’ l’esatto contrario!”, esclamò l’altro, costringendolo a voltarsi, “Hai abilità che io non potrei neanche sognare e un’intelligenza che supera di gran lunga quella di qualsiasi soldato io abbia incontrato. Che dire poi dei tuoi trucchi? Sono strabilianti!”

“Sì, per stupire i bambini! E’ questo che sono: nient’altro che un fenomeno da baraccone che tutti vogliono allontanare. Persino tu!”
Non aggiunse altro e, velocemente, aumentò il passo.

“Loki, non è così! Hai frainteso...”, tentò Thor, ma si zittì quando l’altro svoltò l’angolo, “Maledizione!”, imprecò.

Avvilito raggiunse le proprie stanze e mandò via malamente il servitore che aveva imbandito il tavolo. Demoralizzato, fissò il coperchio che celava le prelibatezze che le cucine avevano preparato per loro e provò il desiderio di lanciarlo contro la parete. Aveva fatto miglia e miglia per ritornare in tempo per il compleanno di Loki, non si era fermato neppure per riposare e quello era il ringraziamento?

Impiegò quasi un’ora per sbollire quanto bastava per andarlo a cercare e, prima di lasciare la camera, prese il vassoio. Le stanze di Loki non erano molto lontane, ma rischiò comunque di rovesciare tutto una decina di volte, lungo il percorso, per non parlare, poi, della difficoltà nell’aprire la porta.
Loki, steso sul suo letto si sollevò a sedere.

“Non sono in animo di discutere ancora.”, disse, brusco.

Thor si sforzò di sorridere, avanzando nella camera.
“Andiamo, non mi vedi da quasi un anno, sono tornato solo per te, non puoi tenermi il…”, si interruppe con uno strillo sorpreso quando, inciampando nel tappeto ai piedi del letto, crollò carponi per terra. Il vassoio, sfuggito alle sue mani, vorticò nell’aria, il coperchio cadde per primo, centrando Loki in piena testa a mo’ di elmo, mentre il cibo si sparse ovunque: sul copriletto, sulle tende di seta verde del baldacchino, sul comodino e qualche costoletta d’agnello raggiunse persino la scrivania dall’altra parte della stanza, mentre il contorno precipitò dritto in testa al primogenito.
Ci fu un lungo istante di muto smarrimento da parte di entrambi e Loki chiuse gli occhi per poi stringersi le tempie con una mano, cercando disperatamente di mantenere un contegno dignitoso.

“M-mi dispiace tanto!”, balbettò Thor, quasi afono, ma riprese a respirare quando l’altro scoppiò in una risata incontenibile. Contagiato rise a sua volta fino a che gli addominali non cominciarono a dolergli.

“Sei un tale idiota!”, esclamò Loki con le lacrime agli occhi, mentre, finalmente, si sfilava quel bizzarro e unto elmo dalla testa.

“Non osare insultarmi!”, scherzò l’altro, scrollandosi dalla testa le patate arrosto come avrebbe fatto un cane.

“Per la miseria, basta! Piantala! Guarda che macello!”, strillò il minore, lanciandogli in faccia una costoletta.

“Lo sai cosa significa questo, vero?”
Presa una manciata di patate, Thor si slanciò sul letto e a nulla valse il maldestro tentativo di Loki di sgusciare via. Bloccato sotto il peso del fratello si ritrovò ben presto con la faccia e i capelli totalmente ricorperti di patate spiaccicate.

“Non nel naso! NO! Thor!”, gridò, cercando in tutti i modi di divincolarsi.
Tanto fece che entrambi finirono con il superare il bordo e schiantarsi sul duro pavimento. Ansanti rimasero sdraiati l’uno accanto all’altro.

“Non riesco neanche a quantificare quanto ti odio…”, sospirò Loki, prima di cominciare a starnutire furiosamente.

Ma il sangue si gelò nelle vene di entrambi quando sentirono la porta aprirsi. Lesti si nascosero sotto il letto.

“Loki, Thor? Siete…? Che diamine è successo qui dentro?!”, tuonò Frigga.

Si guardarono bene dal rispondere, pregando che la madre andasse a cercarli altrove, ma per loro sfortuna la donna non era affatto stupida. Sollevato il copriletto si chinò, fulminandoli con un’occhiata truce.

“Ha cominciato lui!”, esclamarono i due in coro.

“Fuori da lì!”

Entrambi obbedirono e con i pezzi della cena che cadevano dai loro capelli e dai loro abiti si rialzarono. Frigga li scrutò dal basso verso l’alto, visto che i suoi figli erano ormai ben più alti di lei, ma riuscì a farli sentire minuscoli lo stesso.

“Potrebbe servire dire che tutto è scaturito da un incidente?”, tentò il maggiore, grattandosi la nuca.

“Tre ore, Thor! Sei rientrato da sole tre ore!”, sbottò lei, per poi rivolgersi a Loki, “E in quanto a te: possibile che basti la presenza di tuo fratello per farti tornare a essere un selvaggio fatto e finito? Io non mi capacito. Non siete più due bambini, siete quasi adulti! Coraggio, andate a darvi una ripulita, io chiederò ai servitori di rimettere a posto questo macello e di preparare una camera per te, Loki...”

“Non è necessario, madre, possiamo anche dormire insieme, come quando eravamo bambini.”, intervenne Thor.

“E distruggere così anche le tue stanze?”, lo interrogò Frigga, seccata.

“Prometto che non faremo assolutamente nulla che possa nuocere al mobilio.”, garantì il minore.

“Loki…”, ribatté lei con aria truce.

“E a noi stessi. Naturale. Vero, fratello?”

Thor si limitò ad annuire.

“Andate, allora e non fatemene pentire!”

I due avevano quasi raggiunto la porta, quando Loki si voltò una nuova volta.
“Non lo dirai a padre, vero?”

Frigga sorrise, snervata.
“No, ma attenti a voi!”

Non se lo fecero ripetere e, quasi correndo, raggiunsero gli alloggi di Thor. Loki entrò nella stanza da bagno e, sparsi i sali, aprì i rubinetti per riempire la grande vasca di acqua calda. Quando tornò di là, però, si paralizzò sulla soglia alla vista del corpo nudo del fratello. L’anno fuori dalla reggia aveva scolpito i suoi muscoli e gli aveva allargato le spalle e apparve magnifico agli occhi dell’esile ed emaciato fratello minore. Non se n’era reso pienamente conto osservandolo da vestito e ora sentiva la gola secca e il viso in fiamme.
Fantasie inopportune gli riempirono la mente; e dire che si era molto impegnato in quegli anni per farle sparire del tutto, dopo quel loro maldestro bacio di tanto tempo prima…
La verità era che Loki aveva capito, con estrema vergogna e disagio, di non essere affatto attratto dalle fanciulle, per quanto belle potessero essere. I suoi sogni erano pieni di null’altro che il fratello.
Distolse lo sguardo, provando disgusto per quelle pulsioni meschine e malate.
E poi per Thor non era stato che un gioco...

“Il bagno sarà pronto a momenti.”, disse, sfruttando sino all’ultima briciola d’autocrontrollo di cui disponeva per mantenere un tono assolutamente neutro.

“Bene.”, sorrise l’altro, scavalcando le vesti ammassate a terra, “Pace?”, chiese, offrendogli la mano.

Loki annuì, sforzandosi di non guardare troppo quel corpo tornito e la strinse, prima di precederlo in bagno.
Rapido si levò i vestiti di dosso e si infilò nella vasca e si pulì i capelli e il viso, lieto che tutta quella schiuma potesse occultare alla vista qualsiasi reazione inopportuna, qualora le sue pulsioni fossero riuscite a superare il disagio e il nervosismo.
Thor, di per sé, entrò nell’acqua con molta meno grazia e per poco lo travolse, prima di sederglisi accanto.
Loki sentì un brivido pervaderlo da capo a piedi al contatto della pelle contro la pelle e cercò di concentrarsi su altro per smorzare il desiderio che gli ottenebrava i pensieri. Chiuse persino gli occhi, cercando di rammentare ogni rimprovero che Odino gli aveva mosso, ogni umiliazione che la corte gli aveva fatto subire… ma nulla parve riuscire davvero a distrarlo dal fatto che l’oggetto del suo desiderio fosse al suo fianco, premuto contro di lui, del tutto ignaro dei suoi sentimenti.
Sarebbe fuggito, disgustato, se solo li avesse intuiti, di questo Loki era assolutamente sicuro. Deglutì e sobbalzò bruscamente quando sentì la sua mano posarglisi sulla spalla. Riaprì gli occhi e tremò, temendo di essere stato colto in flagrante, ma Thor non sembrava essersi reso conto di nulla.

“Ero serio, poco fa.”, lo sentì dire, “Tu sei unico così come sei. Non devi dimostrarmi di poter abbattere un gigante per essere speciale ai miei occhi.”
La mano del primogenito andò a carezzargli la guancia per poi fermarsi dietro alla sua nuca in una stretta gentile.
“Il tuo valore è grande, Loki, lo vedo con chiarezza. Fidati se ti dico che presto anche gli altri se ne renderanno conto, ma non è solo per questo che non voglio che tu venga in battaglia con me… Oh, per la miseria, smetti di fissarti il petto e guardami negli occhi!”

E Loki si perse in quelle iridi così azzurre.
Erano così prossimi che poteva sentire il fiato caldo del fratello solleticargli la pelle umida del viso… come avrebbe voluto prendere quelle labbra e farle di nuovo sue!

“Se mai dovesse succederti qualcosa non solo non me lo perdonerei mai, ma non potrei accettarlo. Sei importante per me e non vorrei mai che ti capitasse alcun male. Non potrei vivere con un tale rimorso, quindi ti prego, Loki, non chiedermi più di intercedere per te. Non lo farò né oggi né mai.”

Il minore non rispose, incapace di sostenere ancora quello sguardo colmo del più innocente degli affetti.

“Non essere triste.”, insistette Thor, “Troverai il tuo posto in questo nostro grande universo. Le genti scriveranno miti e canti in tuo onore e il tuo nome non verrà mai dimenticato, neanche quando il Valhalla ci avrà accolti entrambi. Promettimi che non cercherai più di convincere nostro padre a farti scendere in guerra.”

Loki sorrise, triste e animato dal solo desiderio che il fratello si discostasse e smettesse di toccarlo.
“Farò di più, Thor: ti prometto che non vedrai mai il mio volto su un campo di battaglia.”

“Bravo, fratellino!”
Thor gli posò un bacio sulla fronte e gli scompigliò i capelli fradici, prima di allontanarsi e posare la schiena contro il bordo opposto.
“E adesso devo darti la grande notizia! Io e Sif ci siamo ufficialmente fidanzati.”

E fu in quel preciso istante che Loki sentì il suo intero mondo crollargli addosso. Un dolore sordo gli straziò il petto e si ritrovò a corto di parole. Non aveva mai provato un disagio tanto forte, neppure di fronte ai rimproveri più aspri del padre.

“Non dici nulla?”

La domanda di Thor lo costrinse a riscuotersi e, con uno sforzo immenso si costrinse a sorridere.

“Sono molto felice per te.”, mormorò con voce vellutata.

“E’ magnifica e una vera guerriera. Pensa che riesce a darmi del filo da torcere in duello! E il suo aspetto! Se da bambina non era questo granché, ti garantisco che adesso è una vera bellezza. Ci siamo incontrati per caso quando il settimo battaglione si è unito al nostro, a inizio primavera. Sif si era arruolata fingendosi un ragazzo, riesci a crederci? Da principio avevo delle riserve all’idea di farla restare, ma quando l’ho vista mandare Fandral a gambe all’aria, in allenamento, ogni perplessità è fuggita via. Mi ha davvero rubato il cuore.”, gli raccontò, ignaro delle stilettate con cui trafiggeva il fratellino ad ogni parola, “Conquistarla non è stato facile, ma che io sia dannato se me la lascerò scappare. Al termine della campagna ho intenzione di chiedere la sua mano.”

“N-non ti pare di essere un po’ precipitoso?”

“Io l’amo, Loki, che altro mi serve?”

Il minore ammutolì, più desolato e abbattuto che mai. Non solo Thor si era invaghito di un’altra persona, ma permetteva persino che quella femmina combattesse al suo fianco, mentre lui era costretto a marcire tra le mura della reggia.
Incapace di reggere ancora quella conversazione, finì di sciacquarsi.
“Io esco, ho freddo.”, si giustificò.

Si avvolse in un ampio telo e, senza aggiungere altro, lasciò la stanza da bagno. Tutto si era fatto distante e Loki si domandò se sarebbe mai riuscito a superare l’ovattato rintontimento che l’aveva colto.
Come un automa recuperò una delle vesti da notte del fratello dall’armadio e la indossò, prima di infilarsi sotto le coperte.

E quando Thor lo raggiunse finse di dormire.

N.d.A.: Eccoci al secondo capitolo, ringrazio chi ha letto, chi mi ha inserito tra seguite/preferite e, ovviamente, _Avatar_ che mi ha recensita. Chiunque è libero di dirmi quel che più preferisce. Ah, volevo fare una specifica: ho messo l'avvertimento gender bender, ma esso rappresenterà solo una parte della storia, non la sua totalità.
Insomma, grazie ancora e, se vi va, fatevi sentire ^^!
P.S.: se volete venirmi a trovare, qui c'è il mio gruppo di FB: Lo Scrigno di Rosebud.
Un bacione,
Ros,
 

 

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