Tale of Divine Wonder

di Lady_Noname
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Canto I - Inferno ***
Capitolo 2: *** Canto II - Inferno ***
Capitolo 3: *** Canto III - Inferno ***



Capitolo 1
*** Canto I - Inferno ***


CANTO I - INFERNO

  Nel mezzo del cammin di nostra vita

mi ritrovai per una selva oscura

ché la diritta via era smarrita.


La ragazza dai capelli candidi camminava tranquilla, ammirando la cacofonia di colori e suoni che animava quella foresta, la suola degli anfibi che affondava nel morbido tappeto d'erba e foglie morte che tappezzava il terreno.

In quella pace si sentiva simile ad una qualche sorta di ninfa dei boschi, per quanto fosse sicura che loro non avessero i capelli tinti del colore della neve, ne che indossassero jeans neri stracciati, canottiere grigio scuro e chiodi di pelle, per non parlare degli anfibi; un raggio di sole colpì la croce d'oro bianco che portava appesa ad una sottile catenina. Ecco, probabilmente non erano neanche cattoliche.

Forse fu a causa di quel suo vagare con il naso all'aria che non notò la radice, ne tanto meno la profonda buca.

Se ne rese conto solo quando si trovò a precipitare.

Scivolò nello stretto cunicolo per parecchi metri, graffiandosi le braccia nude con le radici; inizialmente provò a chiamare aiuto, ma smise non appena si rese conto che, così facendo, la bocca le si riempiva inutilmente di terra: nessuno era lì a sentirla.

Il cunicolo terminò senza preavviso e Lena, questo era il nome della ragazza, fece in tempo a vedere una gigantesca caverna (non riuscì a scorgerne la fine) occupata interamente da un'intricata foresta prima di precipitare sulle chiome degli alberi sottostanti, spaccandone i rami e precipitando fino a terra.

Era ancora distesa a terra, fortunatamente e incredibilmente illesa, ad eccezione di numerosi graffi e lividi, quando sentì un basso ringhio alle sue spalle; balzò in piedi e si voltò.

Fra il verde scuro dell'intricato sottobosco spiccavano, luminosi come fari nell'oscurità della foresta, gli occhi di un leone. Arretrò di qualche passo, terrorizzata, mentre il leone si faceva avanti, le fauci grondanti di bava

-Oddio morirò...- senza finire la frase si voltò ed iniziò a correre, tentando di ignorare i lividi che chiedevano pietà.

Fu solo dopo un po' che si rese conto che il terreno non era pianeggiante, ma saliva dolcemente verso la cima di una collina che arrivava fin quasi al soffitto della grotta, in corrispondenza di un'apertura dalla quale filtrava un caldo raggio di sole.

Sorrise, Lena, sperando di aver trovato la sua salvezza, ma si dovette ricredere quando dalla boscaglia davanti a lei spuntarono altre due fiere: una lupa scheletrica, dal pelo ispido e sporco, e un leopardo, il bel pelo maculato rado e rovinato, entrambi con le fauci grondanti bava.

Si bloccò di scatto, sentendo anche il leone che la raggiungeva.

Non fece in tempo a fare nulla che la lupa balzò contro di lei a fauci scoperte; arretrò velocemente, coprendosi il viso con le braccia, ma l'animale le fu addosso, buttandola per terra e lei non poté far altro che tentare di allontanare dalla sua gola quelle zanne, mentre gli artigli le scavavano la carne.

Resistette per qualche istante, poi le zanne di un'altra delle due fiere si chiusero sul suo polpaccio e un urlo di dolore le sfuggì dalla gola, mentre sentiva le forze abbandonarla.

Chiuse gli occhi vedendo la lupa avventarsi sul suo collo, aspettando la morte, che tuttavia non arrivò; le sue orecchie vennero invece raggiunte da un suono molle e viscido e le arrivò al naso una zaffata di sangue; pochi istanti dopo il peso della lupa si accasciò su di lei.

Lena si arrischiò ad aprire gli occhi e la prima cosa che vide fu l'animale morto su di lei, la testa staccata nettamente dal collo, poi il suo sguardo si spostò sulla figura che torreggiava su di lei, una mano protesa ad aiutarla.

Era un uomo giovane, sulla trentina e forse di meno, e attraente, il viso dolce era incorniciato da ricci dorati, stretti in un codino ad eccezione di qualche ciocca ribelle che gli ricadeva sugli occhi cerulei; il fisico asciutto era vestito in abiti da guerra (una corta tunica bianca stretta da una cintura dalla quale pendeva un fodero vuoto, una cotta leggera, brache pesanti e protezioni per braccia e gambe).

Lena spostò il cadavere e afferrò la mano dell'uomo, quella non occupata dalla spada bastarda che aveva usato per uccidere la fiera, tirandosi in piedi.

L'uomo le sorrise

-E' una vera fortuna che fossimo qui da queste parti...in caso contrario sarebbe andata a finire molto male...sarebbe stato un peccato lasciar morire una bella ragazza come te- Lena si odiò quando sentì le guance riscaldarsi, segno del loro improvviso arrossamento.

Non fece in tempo a rispondere che una seconda voce, alle sue spalle, la fece voltare di scatto

-Virgilio se non la pianti di flirtare con la ragazzina potrei decidere di diventare geloso- quelle parole venivano da un secondo uomo, di qualche anno più grande del primo; anche lui era un bell'uomo, nonostante il naso aquilino, dal viso squadrato incorniciato da onde nere come gli occhi, che in quel momento erano fissi sulla lama del pesante spadone a due mani che era intento a pulire con cura dal sangue appartenente alle altre due fiere; vestiva come il primo uomo, Virgilio l'aveva chiamato, ad eccezione della tunica, che era rosso sangue, un paio di guanti di pelle privi delle dita e il fodero della spada, fissato sulla schiena da una cinghia, invece che appeso in vita

-Dante sai bene che non ti tradirei mai...- Virgilio rise -Men che meno con una ragazza- il secondo uomo sorrise leggermente, posando la punta della spada a terra e usandola come appoggio.

Solo in quel momento il cervello della ragazza si riprese dallo shock e fece due più due

-Aspettate...Dante...Virgilio...- si appoggiò ad un albero, la gamba ferita non la reggeva bene, e pigolò debolmente

-Non è possibile...voi siete morti...la divina commedia...voglio dire...non era reale, GIUSTO?- il secondo uomo, Dante Alighieri, sbuffò

-Possibile che nessuno ci creda mai- fu Virgilio a rispondere al compagno

-Beh devi ammettere che la storia è piuttosto incredibile...- tornò a voltarsi verso Lena con un sorriso affabile

-Sono contenta che tu ci conosca già, questo facilita molto le cose-

-Io...QUALI COSE?- Virgilio rinfoderò la spada e raggiunse la ragazza, sollevandola fra le braccia

-Non ora...sei scossa, stanca, ferita e sporca. Ti spiegheremo tutto fra un po'- annuendo debolmente Lena chiuse gli occhi e si lasciò cullare dal movimento di Virgilio, che aveva iniziato a chiacchierare seguito da Dante.

Fece in tempo a cogliere le frasi di protesta del fiorentino prima che la voce dei due la conducesse dolcemente nel regno di Morfeo.






Lady's Nook
Benvenuti e benvenute gentili signori! Ecco qui il primo capitolo della mia fanfiction...che francamente non so da dove mia sia uscita...anzi lo so
le ore di italiano con la mia prof sono terribilmente noiose...e questo è il risultato
spero vi sia piaciuto questo capitolo e niente...non so che altro dire
Ah già...sono un'accanita dantilio shippers...quindi in questa ff sia Dante che Virgilio sono morti (daltronde siamo nel 2015, ci si poteva arrivare) e stanno felicemente insieme.
PERCHE' LORO DEVONO STARE INSIEME
*si ridà un contegno e si schiarisce la voce*
bene niente...tanti bacia dalla vostra Lady Noname e ci sentiamo presto con il secondo capitolo!
Kisses :*

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Capitolo 2
*** Canto II - Inferno ***


Attenzione: due cosine prima di iniziare...primo! Di solito non sono così rapida ad aggiornare, ma oggi avevo l'ispirazione e va così
secondo! Sì, lo so, sono passata dalla prima alla terza persona senza motivo, ma così mi convince di più...appena ho tempo magari modifico il primo capitolo LOL
 

 

CANTO II – INFERNO


Io cominciai: "Poeta che mi guidi,
guarda la mia virtù s’ell’è possente,
prima ch’a l’alto passo tu mi fidi. 

Mi svegliai poco dopo e mi trovai sdraiata su un mantello di spessa stoffa marrone, leggermente logora, steso sotto un albero; qualcuno mi aveva medicato il morso e i tagli più profondi, che ormai erano segnati solo da cicatrici leggermente arrossate.

Improvvisamente mi misi a sedere, notando in quel momento Dante e Virgilio seduti poco distanti

-Per quanto ho dormito? Le ferite sono quasi rimarginate!- i due si voltano verso di me e Dante si alza per portarmi una ciotola di legno con un po' di cibo, mentre Virgilio inizia a parlare

-Solo qualche ora, in realtà...sei stata fortunata che ci restava ancora un po' di acqua celeste- sollevo il viso dalla ciotola per rivolgere uno sguardo perplesso a Virgilio

-Oh è una sostanza benedetta con incredibili proprietà curative...Dante era riuscito a portarsene dietro un po', ma ormai ci restano solo poche gocce- una volta finito di mangiare mi alzo e mi avvicino ai due, Dante mi indica un piccolo stagno dalle acque limpide

-Datti una lavata, poi dobbiamo spiegarti un paio di cose- annuendo m dirigo verso l'acqua e mi inginocchio sul bordo.

Resto ad osservare un attimo il mio riflesso, gli occhi azzurri che spiccano tra lo sporco che mi annerisce le guance e mi copre le lentiggini, poi immergo le mani nell'acqua e me le porta al volto, sfregando; vorrei spogliarmi ed immergermi, ma la presenza dei due uomini mi mette in imbarazzo, così volto leggermente il capo, ad osservare i due; Dante è seduto a terra a scrivere qualcosa, mentre Virgilio è in piedi alle sue spalle.

È il primo a notare il mio sguardo su di lui, così solleva il capo corvino dai fogli, per posare gli occhi su di me

-Lena...puoi farti un bagno, se ti va...- arrossisco leggermente e mi chiedo come abbia saputo il mio nome, poi noto che tra le mani ha la mia carta d'identità. Mistero risolto.

-Ma voi...- questa volta è Virgilio a parlare che, appoggiando dolcemente una mano sulla spalla di Dante, sorride

-Oh non devi preoccuparti di noi...non sei il nostro tipo- questa volta sono le gote del fiorentino ad accendersi di rosso, che l'uomo cerca di mascherare voltandosi di scatto verso il compagno per sbottare un arrabbiato

-Virgilio! Ma ti pare?-

-Oh dai, non ti arrabbiare...tanto sai bene che è la verità!- Virgilio ride, per poi, una volta finito di parlare, chinarsi sulle labbra del compagno per un rapidissimo bacio, più un leggero sfiorarsi, che lo fa sorridere leggermente.

Assisto allo scambio di battute dei due sorridendo divertita, poi mi spoglio e mi immergo nell'acqua con un brivido di freddo.

Resto immersa per qualche minuto, mentre il freddo mi morde la carne, svegliandomi del tutto, poi esco dall'acqua e mi asciugo, rivestendomi velocemente e avvicinandomi ai due poeti, sedendomi per terra accanto a loro.

È dante il primo a parlare, sfilandosi un pugnale dallo stivale e posandomelo di fronte

-Non è una spada ma per ora devi accontentarti- una volta risolta la questione pratica inizia a spiegare

-Immagino tu conosca già il mio viaggio e come si è concluso, quindi non mi ci soffermerò...piuttosto...dopo la mia morte sono salito in Paradiso come mi era stato predetto, anche se la storia con Virgilio mi aveva un po' fatto dubitare che la previsione si sarebbe avverata...- Dante sorride leggermente al poeta biondo, che risponde posando una mano sulla sua; dopo pochi istanti nei quali i due si fissano negli occhi Dante si riscuote e torna a parlare

-Tutto è andato bene, fino a quando, sulla terra non è scoppiata la prima guerra mondiale...l'avvenimento ha avuto ripercussioni sull'aldilà...che nel mio caso sarebbe l'aldiquà...scusa sto divagando. Comunque quello che conta è che i demoni hanno provato a ribellarsi, ma sono stati sconfitti.

Il tentativo si è ripetuto in occasione della seconda guerra mondiale, ma, di nuovo, i danni non sono stati troppi.

Un anno fa, tuttavia, qualcuno ha tradito e i demoni sono riusciti ad impossessarsi del paradiso- lo sguardo di Dante si rabbuia

-I santi e gli angeli sono tenuti prigionieri...e come se non bastasse Satana è riuscito ad imprigionare, in qualche modo, il potere di Dio- sento il mio volto prendere un'espressione stupita, mentre la paura mi stringe per un attimo le budella

-Ma com'è possibile? Non potrebbe...- è Virgilio che, con tono grave, lM risponde

-No, non potrebbe. Ma l'ha fatto...e dobbiamo assolutamente capire come sistemare la situazione, ho la terra vivrà la più terribile delle apocalissi...e non ci sarà alcuna salvezza. Per nessuno- per qualche secondo sulla piccola radura regna un silenzio spaventato, poi Dante riprende a parlare

-Sono riuscito a salvarmi per un soffio e sono dovuto fuggire dal Paradiso...io...temevo che fosse successo qualcosa a Virgilio, così sono corso nel Limbo...paradossalmente l'Inferno è ormai il luogo meno pericoloso...fatto sta che che, una volta trovato Virgilio, gli ho spiegato la situazione e abbiamo concordato che non potevamo lasciare che succedesse tutto questo senza intervenire, così ci siamo armati e ora siamo qui- lo ascolta assorta e, quando ha finito di parlare, chiedo titubante

-E io qui che ci faccio? Non ditemi che sono l'eletta per salvare il mondo, queste cose accadono solo nei libri- Virgilio aggrotta le sopracciglia

-Niente di tutto questo...in effetti non saresti mai dovuta arrivare qui, ne ci spieghiamo come la cosa sia potuta accadere...- le sorride nuovamente

-Ma chissà...potrebbe essere un ultimo segno di Dio- Dante alza gli occhi al cielo

-Beh, in ogni caso non abbiamo modo di riportarti indietro...e l'unico modo per arrivare in cima è prima scendere, come ho fatto secoli fa...- il corvino si alza in piedi con un movimento fluido

-Bene, muoviamoci...non è sicuro fermarci in un unico posto!- Virgilio lo segue a ruota, e poco dopo, con un sospiro, mi alzo anche io

-A quanto pare non mi resta molta scelta-

 

Lady's Nook
Bene eccomi qui con un secondo capitolo lampo!
Finalmente scopriamo che diavolo succede e perchè due tranquilli poeti sono armati in quel modo!
Chissà quali altri casini aspettano la povera Lena e i nostri poeti!
(notare la moderata presenza di scene dantilio, prego)
VABBENE, Lady Noname vi saluta di nuovo e vi manda tanti baci
Kisses

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Capitolo 3
*** Canto III - Inferno ***


CANTO III – INFERNO

 

Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l'eterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.

Stavamo camminando ormai da un po’, anche se non avrei saputo dire con esattezza da quanto, quando l’intricato bosco si aprì in un’ampia radura semicircolare, delimitata su un lato da un’alta parete rocciosa.

Intagliata direttamente nella roccia dura si trovava un’immensa porta in pietra, che aveva perso tuttavia il suo antico splendore; la pietra dello stipite era crepata e uno degli immensi battenti di pietra giaceva a terra, al centro della radura, spezzato e coperto da uno strato di foglie secche.

Lentamente avanzai fino a raggiungerla e mi inginocchiai accanto alla lastra, spazzando con la mano lo sporco; la pietra messa a nudo rivelò delle incisioni consumate, le seguii con la punta dell’indice, sussurrando le parole che, sapevo, una volta vi erano chiaramente riportate

-Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l’eterno dolore, per me si va tra la perduta gente…- sussultai sentendo una mano posarmisi su di una spalla e mi voltai di scatto; in piedi dietro di me stava Dante, lo sguardo freddo, solo velato da una vena di tristezza, fisso sulla lastra rovinata

-Giustizia mosse il mio alto fattore...ed è quello stesso alto fattore che dobbiamo salvare- il poeta si volta e si avvia con passo deciso verso l’ingresso dell’Inferno, superando Virgilio che mi sorride e mormora

-Dobbiamo andare- annuisco e, dopo aver gettato un’ultima occhiata a ciò che rimane della porta, lo seguo dentro.

Appena oltrepassata la porta il buio si fa totale, l’aria opprimente e densa carica di rumori, voci che parlano in miliardi di lingue diverse, risate, urla, imprecazioni; raggiungiamo Dante, fermo poco più avanti, gli occhi fissi a terra.

Faccio qualche passo avanti e sento qualcosa scricchiolare sotto la suola degli anfibi, così abbasso lo sguardo.

Il suolo è completamente coperto da insetti: i corpi mummificati dalla morte di api, mosche, vermi, calabroni e mille altri tipi di insetti coprono il terreno fino a dove riesco a spingere lo sguardo, senza lasciarne scoperto un solo millimetro.

I due poeti mi affiancano e noto che hanno sguainato le spade; Virgilio mi indica un punto in lontananza e noto solo in quel momento le fiamme di un fuoco che si innalzano verso il cielo, eruttando cascate di scintille.

Ci nascondiamo dietro ad una roccia e Dante borbotta

-E’ molto peggio di quanto pensassi…- solo in quel momento, stupida me, mi viene in mente la Divina Commedia e vi associo ciò che ho appena visto

-Qui...dovrebbero esserci gli ignavi, giusto?- Virgilio annuisce

-Quello che hai visto bruciare...era l’insegna che erano costretti ad inseguire. Quando il potere di Dio è stato bloccato anche tutti i contrappassi si sono bloccati- annuisco e ci avviciniamo un poco al rogo, nascosti da alcune rocce; presto iniziamo a vedere centinaia, migliaia di corpi; sono nudi, alcuni sdraiati a terra, altri camminano o paralno fra loro, seduti fra gli insetti.

Sono donne e uomini, vecchi o giovani, ma ciascuno di loro ha il corpo coperto di punture e morsi di insetto, rivoli di sangue scivolano sulla pelle e nell’aria opprimente si fa largo il suo odore ferroso, accompagnato da quello marcio delle ferite infette.

Sono le anime degli ignavi.

Dante è il primo che si allontana, sussurrando

-Non perdiamo tempo, dobbiamo andare...e attenti a non farvi notare- io e Virgilio lo seguiamo, pregando che gli insetti sotto le nostre scarpe non facciano rumore.

Siamo fortunati e dopo minuti che mi sembrano interminabili vediamo il terreno scendere verso la riva di un immenso fiume impetuoso, dalle acque nere come pece; sulla riva stanno centinaia di anime, e non impiego molto a capire che abbiamo raggiunto l’Acheronte.

Tuttavia, più osservo la scena e più mi convinco che c'è qualcosa di strano.

È Dante che, per primo capisce

-Non capisco...perché sono così...ordinati?- in quel momento mi rendo conto che è vero: le anime stanno davanti alle acque del fiume, ordinatamente allineate in centinaia e centinaia di file che fronteggiano le acque.

Proprio su quelle acque sta, stranamente immobile nonostante le onde che si abbattono contro le fiancate, una imbarcazione lunga e stretta, che da questa distanza appare nera più del fiume; su di essa sta in piedi un'uomo del quale non riesco a distinguere le fattezze, ma immagino sia Caronte.

Il sussurro irato di Virgilio mi conferma che le mie supposizioni erano corrette

-Caronte...- in quel momento, inaspettato quanto inopportuno, si fa largo sulle labbra del poeta biondo un sorrisetto divertito, che accompagna le parole che rivolge a Dante, in tono allegro

-Amore- a quella parola vedo le guance del corvino tingersi istantaneamente di un colore porpora acceso

-Se non sbaglio eri svenuto qui, la prima volta, giusto?- se possibile il fiorentino si fa ancora più rosso, quasi stesse tentando di fondersi con la sua tunica e sibila, guardando in cagnesco il biondo, che continua a sorridere innocente

-Non mi sembra il momento per certi discorsi- distoglie lo sguardo e sono sicura di vedere un sorrisetto farsi largo sulle sue labbra

-Comunque sì...è stato qui- il sorriso di Virgilio si allarga e a quel punto intervengo io, almeno per cercare di evitare certe scene non adatte ai minori

-Ehm...come attraversiamo il fiume? Non credo che Caronte sia disposto a darci un passaggio...- Virgilio si riscuote ed annuisce

-La barca di Caronte è l'unico mezzo...ma dovremmo sfilargliela da sotto i piedi, davanti a centinaia di migliaia di anime...- Dante, che è rimasto zitto ad osservare, sussurra

-Forse c'è un modo...- ci giriamo verso Dante, aspettando che continui a parlare, ma lui non lo fa; allunga invece un braccio, ad indicarci l'insegna degli ignavi, arsa dalle fiamme; le anime vi si affollano attorno, come falene su una lanterna

-Magari anche queste anime sono attratte dal fuoco...- Virgilio annuisce

-Quindi basterà accendere un fuoco...ma con cosa? Non ci sono piante...- sono io, stupendo anche me stessa, che ho l'idea

-I corpi degli insetti- Virgilio sorride e si fruga in una tasca

-Ottimo...vado io- riesco a trattenere Dante dal balzare in piedi per un soffio

-Non ci pensare neanche! È pericoloso!- Virgilio si limita a sorridere, dargli un bacio veloce e tornare rapidamente verso la distesa di insetti morti, mentre cerco di tenere bloccato il fiorentino, che dopo un po' smette di dimenarsi e si accascia a terra.

Passano solo pochi secondi, nonostante a me sembrino un'eternità, poi delle fiamme divampano e Virgilio torna da noi. Non sono abbastanza veloce e Dante riesce ad alzarsi, con un movimento fulmineo, in piedi, correndo a gettare le braccia al collo del poeta, che lo stringe a sua volta con un sorriso

-Dante, credevo avessi smesso di comportarti così dai tempi del tuo primo viaggio...quanti secoli sono passati ormai? Ti deciderai si o no a capire che anche se sparisco per un po' non sei completamente perso?- Dante borbotta, il viso affondato contro la spalla di Virgilio, ma colgo lo stesso la sua risposta

-Sei già sparito una volta...e sai che avrò sempre bisogno di una guida...Maestro- vedo Virgilio sorridere intenerito, per poi sciogliere l'abbraccio posando le labbra sulla fronte di Dante

-Beh ora sono qui...e a quanto pare il trucchetto ha funzionato!- ci voltiamo e mi accorgo che Virgilio dice il vero; le anime, fino a poco fa disposte ordinatamente, hanno iniziato a muoversi verso il grande fuoco, accalcandosi e spintonandosi le une con le altre, mentre Caronte, sopra alla sua barca, cerca di sovrastare quel baccano urlando insulti e minacce, che non ottengono nessun risultato.

Silenziosamente e sempre tenendoci al ripare delle poche rocce ci avviciniamo alla riva e, finalmente, riesco a scorgere Caronte: è un vecchio altro e magro, scheletrico, vestito da una tunica color della pece che gli cade addosso come un sacco sformato (cosa che, a ben vedere, non è così lontana dalla realtà); il volto magro e incavato, la pelle sottile tirata sulle ossa, è parzialmente coperto dalla lunga barba bianca e aggrovigliata; in quel tripudio di stoffa nera e pelle candida gli occhi sono l'unica nota di colore: due pozze color del sangue che sembrano brillare crudelmente nel buio.

-Quella frusta non la ricordavo...- solo in quel momento mi accorgo che Dante ha ragione e che il demonio, oltre ad un lungo remo, stringe una lunga frusts di cuoi, con la quale percuote senza pietà le anime che si attardano nella loro corsa verso il fuoco, aprendo loro linee scarlatte sulla schiena.

In quel momenro, neanche io so bene come, uno di noi colpisce un sasso, che cade con un tonfo; il rumore, nel caos generale, è praticamente impercettibile, ma subito la frusta saetta nella nostra direzione, colpendo la roccia che ci ripare e sgretolandone una piccola parte. Alla faccia della frusta.

I due poeti non aspettano un solo istante, ma sguainano le lame e si gettano contro il demone.

Li osservo combattere, schivando agilmente la frusta e cercando di avvicinarsi il più possibile al bersaglio; sono perfettamente coordinati, ognuno dei due combatte in funzione delle mosse dell'altro, proteggendosi a vicenda come fossero un'unica entità.

La danza di parate e affondi dura per qualche minuto, fino a quando Dante non riesce ad arrivare alle spalle di Caronte e ad trapassargli il ventre da parte a parte.

Quando ritrae la lama è sporca di nero, che pulisce sugli abiti del demone prima di mandarlo, con un calcio, fra le acque dell'Acheronte. Sussulto quando Caronte urla, a contatto con l'acqua del fiume del dolore, e, incantata, lo osservo dimenarsi ed urlare in preda alle convulsioni, poi raggiungo i due poeti sulla nave e, rapidamente, ci allontaniamo dalla riva, mentre già le prime anime tornano ad affollarsi, urlando di rabbia.


Lady's Nook
Eccomi di nuovo qui con il terzo capitoloH
Il ritmo a cui sto aggiornando mi spaventa, davvero...non vi ci abituate
Beh che altro dire...mi partono i fangirlamenti automatici quando scrivo le scene dantillio e in effetti penso di sembrare un po' una squilibrata :3 ma vabbà
Dai per oggi non ho altri discorsi con cui stressarvi l'anima, quindi tanti saluti
Kisses

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