Camelot: scene di vita quotidiana. [Raccolta]

di lawlietismine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** challenge ***
Capitolo 2: *** poetry ***
Capitolo 3: *** guilt ***
Capitolo 4: *** tavern ***
Capitolo 5: *** jealousy ***
Capitolo 6: *** jealousy 2.0 ***
Capitolo 7: *** sleeping peacefully ***



Capitolo 1
*** challenge ***



Camelot: scene di vita quotidiana.


#1 





 
Quante dannate volte gli è capitato di sentirsi fronteggiare da quel damerino, Artù oramai ha perso il conto ed è certo che la cosa non terminerà mai, sempre a suon di ripetitivi “Merlino, sono il Re: non puoi parlarmi così” malamente ignorati con un ghigno fra i denti e un’altra sfida tentatrice.

Ma – in fondo – così è iniziata e così andrà sempre: non è certo che gli dispiaccia, sotto sotto.

“Allora?” di nuovo, Artù non ne vuol sapere di dargliela vinta.

Merlino fa quella sua leggera risata, dondolando piano il capo da un lato per guardarlo di sottecchi, e –intorno a questi due pazzi – i Cavalieri di Camelot si lanciano occhiate d’intesa, pronti a sorbirsi la solita tiritera: probabilmente si dovranno preoccupare il giorno in cui non succederà, non adesso.

“Ripetilo, se ne hai il coraggio” rincara la dose il biondo, prima di spalancare le braccia in un chiaro segno di attesa, facendo roteare in un secco giro la spada che tiene in mano.

Merlino schiocca la lingua al palato, trattenendo a stento un sorriso inopportuno e – con una scrollata di spalle – lo asseconda: “avete avuto fortuna, Asino Reale”.

Il Re assottiglia gli occhi, cercando di placarsi visto che quello stupido sorriso è contagioso, e con scetticismo misto a sarcasmo osserva un attimo Mordred inarcando un sopracciglio, ci pensa su e poi torna a guardare il servo sfacciato che lo perseguita da anni.
Dopo un estenuante allenamento ha battuto il ragazzo, che in effetti è scivolato nel momento meno opportuno, dandogli un netto vantaggio, ma – come ha già ribattuto a Merlino – in battaglia non c’è caso, destino o fortuna che tangano, bisogna sempre essere vigili.

“Che vuoi saperne tu, ce l’ho io l’arma!”

E su questo il mago avrebbe da ridire, perché il caro Cavaliere non è caduto dal nulla, non è tanto tonto da inciampare sui suoi stessi piedi: è intervenuto lui, semplicemente perché Artù si è svegliato di cattivo umore e inoltre durante la sfida – notando che Mordred avrebbe potuto tenergli testa in quell’allenamento – si è rabbuiato ancora di più.

E Merlino allora ha solo anticipato la sua sicura vittoria, sollevandolo così un po’.

E perché no? Approfittare di quell’attimo di tranquillità per stuzzicarlo un po’, non fa male a nessuno.

Artù si lascia contagiare alla fine e le labbra si distendono incontrollate, una mano corre subito a coprire la prova strusciando il dorso come a massaggiarsi il mento e volta la testa, alzando gli occhi al cielo: Merlino, diamine, lo farà uscire di testa, ne è certo.

“Afferra lo scudo” lo avverte, tentando di riprendersi, poi si volta verso gli altri presenti “abbiamo un nuovo bersaglio”.

E nessuno nega la totale trasformazione dell’umore del Re, ma tutti ne conoscono la causa.



 


Okay, solo ieri ero indecisa riguardo questa raccolta... E poi, sbam, sono tornata a casa e l'ho iniziata.
Dovrei essere a studiare scienze - domani mi interroga - ma vabbé, per il Merthur questo e altro.
Dunque nada, come ho scritto nella descrizione, sarà composta da circa 5 flashfic come questa e non so sinceramente quando le pubblicherò, visto che non le ho ancora scritte
^^" 
Vabbé, spero vi sia piaciuto questo inizio e alla prossima, 

Lawlietismine 


 Già che ci sono vi lascio anche la flashfic pubblicata ieri a parte, ma che è della stessa tipologia di questa raccolta: Camelot

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Capitolo 2
*** poetry ***



Camelot: scene di vita quotidiana.


#2 





 
“Art–Mpf”

Merlino tenta di scansare Artù, così da concentrarsi sul rumore che gli è parso di sentire, o così da guardarsi meglio intorno e capire qualcosa, ma niente, l’altro non gli concede questo lusso e continua a depositargli baci voraci ovunque, in modo da tappargli quella boccaccia.

Davvero, lui vorrebbe davvero essere certo che nessuno li stia guardando, che nessuno becchi il Re ad amoreggiare con il suo servo nei corridoi bui del castello nel mezzo della notte, perché sarebbe una cosa un po’ scomoda dover spiegare come le mani di Artù siano finite sui suoi fianchi e le labbra sul suo collo: è probabile che in queste circostanze dire che stanno discutendo e che l’altro sta cercando di strangolarlo, non funzionerebbe molto.

“Artù aspet–”

Ma niente, a volte pensa che quella testa di fagiolo sia davvero un irresponsabile.

Ma cosa dovrebbe fare? Artù è tutto una distrazione, la più efficace del mondo tra le altre cose: se Merlino prova a mettere insieme un pensiero coerente, il suo tocco lo blocca sul nascere e le sue labbra lo distruggono in un batter d’occhio, rendendo inutile in modo imbarazzante ogni suo tentativo.
Come potrebbe trovare la forza per spingerlo via, mentre quello lo imprigiona così prepotentemente e allo stesso tempo con così tanta attenzione contro di sé, chiudendogli ogni via di fuga?
E poi, sinceramente, come potrebbe volerlo?

E si sta lasciando convincere, le sue mani navigano fra i capelli dorati e le labbra lo cercano, quando poi però sente chiaramente un altro rumore, troppo chiaramente, e allora con una schiettezza che gli è ignota, lo spinge letteralmente e malamente via, prima di leggergli in volto tutta la confusione del mondo, poi tutto lo sconcerto.

Ma non fa in tempo a spiegargli, né a ridere della sua faccia, né ancora meno a riprendersi, che il portone davanti a loro si spalanca e – mentre loro sobbalzano vistosamente per lo spavento – sbuca Sir Leon dal nulla.

Tutto diventa un déjà-vu.

“Artù… Merlino?”

“Leon” rispondono entrambi.

Lui resta in silenzio per una manciata di secondi, osservandoli in un modo che li fa rabbrividire: il caro Cavaliere in fondo sembra avere la capacità di capire sempre troppo, non come Gaius certo, ma abbastanza da preoccuparsi.

Poi però “Lasciatemi indovinare: poesia?” sghignazza dalla sua postazione di spettatore, prendendoli alla sprovvista e riesumando ricordi che sarebbero dovuti restare sepolti nelle loro menti.

Artù sta per replicare, fra lo stizzito per l’allusione e l’indispettito per l’essere stato interrotto, ma Leon alza le mani a mezz’aria e scrolla le spalle, prima di ghignare celatamente un’ultima volta, girarsi e lasciarli di nuovo soli.

“Te l’avevo detto, stupido” borbotta Merlino.

Artù guarda un altro po’ il punto in cui il Cavaliere è sparito, poi – a lebbra strette e muso tirato – afferra il mago per un braccio e lo trascina via.

“Ripetilo e ti metto alla gogna”



 


Okay, sono tornata. 
Dunque, oggi non avevo punta voglia di pubblicare un'altra flash implicita sul Merthur, quindi eccomi qui con questa. 
Nada, i nostri giovani eroi si divertono nei corridoi del castello
 ^^" 
Vabbé, spero vi sia piaciuto e alla prossima, 

Lawlietismine 

 

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Capitolo 3
*** guilt ***



Camelot: scene di vita quotidiana.


#3 





 
I sensi di colpa sono la cosa più corrosiva del mondo.

Ti prendono pian piano, come un virus che lentamente si diffonde nel corpo, e prima che tu possa rendertene conto, ti stanno letteralmente consumando dall’interno in un modo impossibile da fermare.
Sono insopportabili, insistenti e calcolatori: ci sono in ogni istante, ma si fanno sentire sempre quando meno te lo aspetti e ti tormentano come se non avessero altro da fare se non quello, ricordandoti incessantemente il motivo della loro presenza, della loro stessa esistenza, privandoti della pace e serenità che ti sei permesso di provare per un solo insignificante attimo.

Perché in fondo – per esistere – hanno bisogno di un motivo indiscutibile.

Merlin odia i sensi di colpa, li odia con tutto il cuore.
Lo fanno impazzire come nient’altro è mai riuscito a fare, e il che è tutto dire per uno che ha sulle spalle un incredibile destino, eppure è proprio così.

E non saprebbe dire come sia possibile il loro arrivo improvviso, dopo così tanto tempo - che poi così tanto non è – dall’ultima volta, il perché di quella rinascita proprio in quel momento, ma lo sguardo intenso di Arthur, il suo sorriso sincero, quelle parole nascoste nel silenzio, lo colpiscono come una lama incantata dritta al cuore, mentre si accinge a ricambiare.

Merlin si sente sporco di sangue e di bugie, maledetto, colpevole.

Quelle iridi chiare che lo studiano, osservano e che gli comunicano tanto, occupano i suoi incubi peggiori, la menzogna gli romba nella testa come un grido di guerra al mattino presto, dolendo come neanche un pugnale nel petto potrebbe fare.

Sente la fiducia del suo Re sfumare ancora e ancora, è intontito e attonito di fronte a un’immagine nitida nella sua testa, nonostante sia una sua invenzione, predizione del futuro forse, di un Arthur ferito nell’animo e disgustato di fronte a una rivelazione che Merlin continua a nascondergli, alimentando il senso di colpa che lo corrode dentro.

Si sente in colpa per così tante cose.
E poi, in fondo, se lo merita? Merita di stare al fianco di Arthur e di ascoltarlo nei momenti in cui si lascia andare a qualche confessione? Di seguirlo nelle missioni, di occuparsi di lui e di dargli consigli, merita di ridere e scherzare insieme a lui?

“Sai Merlin, c’è qualcosa in te…” che mi sfugge, dice piano Arthur, con gli occhi che emanano una strana luce e un angolo della bocca leggermente piegato all’insù, tanto da dare vita a una fossetta.

Quante volte ha ripetuto questa frase? Quante volte invece gli ha detto che tanto ‘non può nascondergli niente’?  

Merlin trattiene il fiato, mentre un macigno sullo stomaco gli rende impossibile respirare e ragionare, a volte – in queste occasioni – vorrebbe piangere e pregarlo per il suo perdono, anche se lui non sa.

Poi Arthur scuote la testa e scrolla le spalle, spostando lo sguardo altrove e il mago resta lì, immobile, a fissarlo con le labbra schiuse e una verità che vorrebbe uscire fuori, ma tanto non lo fa. 



 


Buondì, cari. 
Dunque, oggi ho rischiato davvero: qui fa un caldo atroce, stamani a scuola stavo per morire. 
Nada, non chiedetemi perchè... In pratica il primo pezzo sui sensi di colpa è preso da una flashfic che avevo pubblicato su teen wolf e poi eliminato, insomma l'ho preso e modificato
 ^^" 
E... è uscito questo, perché i giorni a Camelot non sono stati tutti felici (?)
E poi ho messo quelle due immagini perché... Non trovavo quelle adatte, ma mi sono imbattuta in quelle e... Insomma... ç_ç Vabbé, spero vi sia piaciuto comunque e alla prossima, 

Lawlietismine 

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Capitolo 4
*** tavern ***



Camelot: scene di vita quotidiana.


#4 





 
“Oh andiamo, Merlin!” Gwaine sbuffa una risata, prima di buttare giù un pezzo di pane, e gli lascia una spallata derisoria che lo fa barcollare malamente.

Il mago borbotta qualcosa, fulminandolo con lo sguardo e “Ho detto di no” puntualizza, continuando ad armeggiare con le erbe raccolte quella mattina su ordine di Gaius: prima o poi crollerà sfinito a terra e dovranno sotterrarlo senza che abbia compiuto il suo cavolo di destino.

Se non fossero amici e se non gli facesse piacere in fondo averlo intorno – e, diciamocelo, se non fosse proibito – spedirebbe il cavaliere direttamente con il fondoschiena a terra senza batter ciglio, giusto con un insignificante mormorar di parole.

Ma non può e non vuole scacciarlo, si sentirebbe in colpa, quindi lo lascia fare, cercando semplicemente di ignorarlo.

“Ma perché no? Non sai quante ragazze ci sono!” ritenta l’altro, come se – con l’aggiunta di questo dettaglio – la cosa si potesse fare più stuzzicante per lui, che in risposta si blocca un attimo nel mezzo del suo lavoretto, gli lancia un’occhiataccia e poi riprende come se niente fosse.

“Non verrò alla taverna, Gwaine” ripete scandendo bene le parole “Ti ho detto che stasera proprio non posso”

L’amico fa un verso ambiguo, tipo l’ennesimo sbuffo di risata che innervosisce Merlin, e poi annuisce con un che di presa in giro, prendendo a girovagare per la stanza senza meta.

“Certo, certo” annuisce sarcastico “Arthur ha bisogno dei tuoi servigi”

Il mago stringe le labbra in una linea sottile, mentre tortura un po’ di valeriana come se volesse distruggerla: quel tono canzonatorio non ha motivo d’esistere, perché lui deve davvero aiutare quella sera quell’asino del Re e comunque non ha davvero bisogno di inventarsi scuse, lui, per rifiutare un invito alla taverna, non ha mica due anni!

E poi cos’è quel tono malizioso?

Maledetto Gwaine.

“Sì, sarò pure maledetto, caro mio” ride l’amico, facendo notare all’altro che non ha solo pensato fra sé e sé quella parte “ma tu passi troppo tempo con Arthur e io sono in carenza di affetto” e detto ciò sporge il labbro come un cucciolo.

“Ma smettila, idiota” lo deride Merlin, partecipando all’attimo di divertimento: per un secondo si sente riportato indietro a quando lo ha conosciuto, quando era un semplice ragazzo bravo con le donne e troppo vivace, non uno dei cavalieri di Camelot.

“Se potessi, eviter–”

“MERLIN!” il richiamo furibondo lo interrompe bruscamente e in un attimo la porta li coglie di sorpresa, sbattendo malamente contro il muro: Arthur fa la sua entrata, cercandolo subito con lo sguardo come pronto a rinfacciargli qualcosa, ma quando vede che sono in due, in quella stanza, resta un attimo ammutolito.

Gwaine – che gli è di spalle – alza gli occhi al cielo come di fronte a un cliché per niente inaspettato e poi si volta, con le mani a mezz’aria in segno di resa.
“Vi lascio soli, non rompete niente” sghignazza malignamente, beccandosi due occhiate di fuoco e svignandosela, stando ben attento a richiudersi dietro la porta.





 


Buondì, cari. 
Finalmente è finita la scuola.
Dunque, prima di tutto ci tengo a dire che , lo so che queste due immagini non c'entrano niente, ma... Le ho trovate per caso e non potevo non metterle! :')  
Ma a parte questo, questa flashfic è una cavolata enorme e io adoro Gwaine. Eh già
 ^^" 
Comunque sono felice perché sto lavorando a una long merthur e spero di pubblicare presto il primo capitolo (?)
Grazie mille a chi segue questa raccolta e a chi mi lascia un parere ^^
E poi boh, come al solito spero vi sia piaciuto e alla prossima, 

Lawlietismine 

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Capitolo 5
*** jealousy ***



Camelot: scene di vita quotidiana.


#5 





 
“Gwen” Arthur sorride alla ragazza con gentilezza, quando gli si avvicina, e lei ricambia con un leggero inchino.
“Sire” dice, sistemandosi distrattamente la lunga gonna e lanciandogli occhiate furtive, e “oggi è proprio una bella giornata” nota, guardando velocemente il cielo limpido sopra di loro: Arthur la imita.

“Fortunatamente” risponde, prima di chinarsi a raccogliere un fiore appena caduto dal cesto che quella tiene in mano, poi glielo porge cordialmente e lei – arrossendo – lo prende e lo ringrazia in un bisbiglio imbarazzato.

“Figurati” ribatte Arthur, prima di incrociare per sua (s)fortuna lo sguardo di qualcuno, un qualcuno impiccione affacciato a una finestra alta, nelle stanze reali.
Appena gli occhi blu si accorgono di quelli azzurri puntati su di loro, una tenda viene malamente tirata e dalle labbra del Re esce uno sbuffo divertito.

Gwen assume un’espressione confusa, ma – prima che possa dire qualcosa – il biondo si è mosso, ormai distratto.
“Ci vediamo, Gwen” dice frettoloso, e la risposta dell’altra non fa in tempo a raggiungerlo, che lui è già corso verso il castello.


Quando Arthur apre la porta della sua camera, lo trova lì: Merlin si sta tenendo occupato spostando cose a caso, ora più che mai così da avere una ragione per non considerarlo, e allora il Re si chiude dentro e resta poggiato da una parte per guardarlo.

È divertito.

“C’è un libro fuori posto, sulla scrivania” lo deride un po’, indicandogli ironicamente il punto vicino alla finestra: Merlin fa un verso stizzito, senza dare l’idea di volergli reggere il gioco.

“Sai, non è molto carino spiare le persone” aggiunge allora Arthur, muovendosi verso di lui con passo lento e felpato.

Il mago gli lancia un’occhiata piena di scetticismo, soffermandosi più di quanto vorrebbe realmente – con la piena soddisfazione dell’altro – prima di tornare al suo lavoro, e “sai, non ti facevo così gentiluomo, ma – ogni volta che incontri Ginevra – mi sorprendi” borbotta, cercando inutilmente di trattenere il poco piacere che prova a riguardo.

Arthur ride, sinceramente divertito e piacevolmente soddisfatto di fronte a questo atteggiamento, beccandosi l’ennesima occhiataccia da parte del suo servo, che “oh sì, prendimi pure in giro” lo rimprovera, mollando tutto e portando le braccia al petto.

Il biondo si asciuga teatralmente le lacrime e poi torna a guardarlo, le labbra irrimediabilmente distese in un sorriso, mentre gli si avvicina e lo scruta attentamente.

Merlin si perde a fissargli le labbra: dannato Arthur.

“Sei geloso” e sembra più una constatazione la sua.
Merlin – senza distogliere lo sguardo – fa una smorfia.

“Sta zitto, asino”




 


Buondì, cari. 
I'm back... Con quella che doveva essere l'ultima flash della raccolta, ma penso proprio di no
(?)  
Eh beh... Succede. 
A parte questo, I'm happy per la long nuova merthur che ho pubblicato e, come avrete capito, ultimamente mi dedico solo a Merlin alla faccia delle altre fic che dovrei aggiornare
 ^^" 
Qui vi mostro una Gwen spensierata, un Arthur furbo e un Merlin geloso, tanto
amore insomma. 
Grazie mille ancora a chi segue questa raccolta e a chi mi lascia un parere ^^
Poi, come al solito, spero vi sia piaciuto e alla prossima, 

Lawlietismine 

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Capitolo 6
*** jealousy 2.0 ***



Camelot: scene di vita quotidiana.


#6 





 
Merlin qua, Merlin là: il mago non riesce a trovare nemmeno un istante di tranquillità, il suo caro Re non lo lascia respirare, accidenti a lui.
A volte basta giusto una scintilla dorata negli occhi e Arthur si ritrova con il suo bel fondoschiena in terra, ma – per quanto la cosa lo diverta – rischia di farsi beccare e quindi succede raramente: cerca di evitare la gogna.

Merlin si sente chiamare e un attimo dopo Gwaine e Lancelot lo hanno già affiancato “ti dispiace se ti rubiamo?” – mentre lo dice – Gwaine gli circonda le spalle con un braccio, stritolandolo in un mezzo abbraccio: il mago mugugna fra sé e sé, senza sottrarsi alla presa.

“Mi fareste un piacere” ammette, mollando a terra la cesta che stava trasportando.

“Arthur ti fa lavorare troppo?” Lancelot l’ha capito al volo e Merlin gli riserva un’occhiata che non ha bisogno di parole, facendolo sorridere: il cavaliere gli passa divertito una mano fra i capelli, incasinandoli di più, e riceve in cambio un lamento.

Poi Lance corruga un po’ la fronte, si guarda indietro e “Arthur, che se non ci allontaniamo da te, ci fa allenare anche di notte” aggiunge, trattenendo una risata genuina.

Merlin sobbalza, lo imita e nota il suo Re ancora nel mezzo degli allenamenti, ma adesso è fermo e – probabilmente per essere stato beccato dal cavaliere – finge distrattamente di non averli tenuti d’occhio fino a quel momento: la cosa lo diverte in modo quasi perfido.

“Testa di fagiolo…” sbuffa, alzando gli occhi al cielo senza riuscire a trattenere un sorrisetto, e Gwaine gli lascia una pacca sulla testa: “Merlin, non offendere il Re!” lo sgrida, prima di scoppiare insieme a lui in una fragorosa risata.

Lance si lancia un’altra occhiata alle spalle: Arthur è visibilmente stizzito e quando Leon fa per dirgli qualcosa, lo caccia malamente, prima di posare le armi e borbottare qualche scusa per allontanarsi.

“Direi che è tempo di andare, Gwaine” si affretta a dire, accelerando il passo: il cavaliere poggiato a Merlin inarca un sopracciglio e allora Lance con un gesto gli fa intendere la situazione.

“Capito, capito” accorda, ridendo sguaiatamente, e “auguri, amico mio” saluta il mago con un ultima pacca, prima di dileguarsi.

Il moro arriccia il naso.

“Merlin!” il richiamo arriva prima che possa muoversi e qualcosa lo colpisce sulla nuca: stupido asino che risolve tutto con la violenza.

Arthur inarca un sopracciglio, piazzandoglisi davanti.

“Sì?” gli domanda falsamente innocente il mago e l’altro vorrebbe dargli un pugno, gli si fa vicino tanto da sentirgli il respiro e Merlin lo guarda sfidandolo: gli urta i nervi, quasi a dirgli ‘non puoi fare scenate, Arthur, abbiamo un pubblico’.

Si lancia un’occhiata intorno e quell’idiota ha ragione, accidenti a lui.

“Geloso?” lo sente sghignazzare, e capisce che la sua è una dannatissima vendetta personale.

Arthur non risponde, grugnisce qualcosa, lo osserva un ultima volta da vicino con gli occhi azzurri assottigliati e poi – dandogli le spalle – se ne va tutto stizzito, con il suono della sua stupida risata in sottofondo: dannato Merlin.




 




Buondì, cari. 
Okay questa è seriamente un flash-cavolata (si capisce anche dal titolo), ma... marydel nella sua gentile recensione mi ha dato l'idea (grazie<3) ^^ e non ho resistito 
(?)  
A parte questo, stavolta i ruoli sono invertiti e io amo Gwaine. Sorry not sorry. Lance... Ti voglio bene, ma... Mm.
Questa raccolta è finita nel degenero: era partita come rappresentazione di scene di vita del telefilm, poi però si sono fatti avanti questi due idioti e il loro amore eterno e...
Merthur is the way insomma. 
 Poi ho trovato queste fantastiche gif *-* sotto vi metto le altre. Manca Gwaine però :// 
 
Vabbé via! Grazie mille ancora a chi segue questa raccolta e a chi mi lascia un parere <3 ^^ 
Poi, come al solito, spero vi sia piaciuto e alla prossima, 

Lawlietismine 



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Capitolo 7
*** sleeping peacefully ***



Camelot: scene di vita quotidiana.


#7 





 

Arthur se ne sta seduto alla sua scrivania, lo sguardo perso sui fogli sotto ai suoi occhi, la testa poggiata stancamente sulla mano e le dita fra i capelli, le tende sono leggermente tirate così da lasciar filtrare giusto qualche raggio di sole, quel tanto da permettergli di leggere senza inondare la stanza con la luce accecante e – nonostante si sia fatta già una certa ora – ha personalmente ordinato di non essere disturbato per nessuna ragione.

A questo proposito, Arthur lancia un'occhiata al ragazzo nel suo letto, che – ancora profondamente addormentato, tutto intrecciato nelle coperte sfatte – si è mosso e ha farfugliato qualcosa di incomprensibile nel sonno: al Re sfugge un lieve sorriso – fortuna che l'altro non può vederlo, o direbbe sicuramente qualcosa per deriderlo – poi torna alle sue faccende evitando qualsiasi piccolo rumore.

Ha organizzato per il giorno seguente un giro per la caccia – è da tanto che non lo fanno – e, con una partenza stimata per il mattino presto, prevede di stare fuori almeno fino al calar del sole, ogni altra cosa potrà aspettare fino al dì seguente, perché hanno tutti bisogno di una giornata di svago, di allontanarsi dagli impegni vari.
“Arth-mpf”
Alza automaticamente la testa a quel richiamo impastato e bisbigliato, che ha potuto sentire solo grazie all'insolito silenzio che regna la stanza, ma si accorge ben presto che è stato inconscio, perché Merlin è ancora con gli occhi chiusi, un'espressione beatamente rilassata sul volto addormentato, mentre col corpo è totalmente rivolto nella sua direzione e una mano è affondata sotto al cuscino, le coperte – grazie al suo muoversi continuamente (anche nel sonno, dannazione, non sta mai fermo!) – gli sono scivolate giù, scoprendo il petto nudo e coprendolo solamente dai fianchi fino ai piedi.
“Arthu-fhthbn” farfuglia ancora, restando poi con la bocca socchiusa in modo buffo.
Arthur si trova a sorridere di nuovo, senza neanche rendersene conto, mentre ormai la sua testa si è svuotata di tutte quelle parole lette nell'ultima mezzora e si è riempita di immagini: quella che ha davanti e quelle della notte passata, tutte incise nella memoria come un tesoro prezioso da proteggere per sempre.

Poi, all'improvviso, Merlin biascica qualcosa fra sé e sé e si stiracchia come un piccolo felino, prima di portare la mano libera nella porzione di letto accanto a lui, accarezzando il niente: quando si rende conto che – dove ci dovrebbe essere il Re – non c'è nessuno, apre solamente un occhio, inarcando confuso le sopracciglia, ma il suo sguardo incontra subito quello divertito e incantato a fissarlo dell'altro.

“Buongiorno” lo saluta sarcastico Arthur, andando indietro con la schiena sulla poltrona e riservandogli un sorriso furbo, uno di quelli grossi e splendidi che celano apertamente una risata genuina, dentro di sé ha una voglia assurda di andargli a dare un buongiorno vero e dignitoso.
Merlin, particolarmente della stessa idea come se si leggessero nel pensiero, resta un po' a guardarlo stanco, i capelli tutti arruffati e le guance un po' rossastre, poi afferra il bordo della coperta, la alza e lo invita silenziosamente a raggiungerlo al caldo: Arthur non si fa attendere neanche un minuto di più.

 



 


Salve a tutti. 
Okay la situazione mi è sfuggita di mano, ma il merthur mi chiama e io rispondo, sono solo un tramite: loro due si manifestano attraverso me 
(?)  
A parte questa cavolata, sono passati mesi dall'ultima flashfic o.o non me ne sono nemmeno accorta!
Ma in questo lungo periodo ho pubblicato altra roba, per questo mi sono resa conto ora che avevo lasciato da parte la raccolta. 
Mm.

Come al solito le immagini non c'entrano un tubo, ma ehi, ormai è andata così!
Vabbé via! Grazie mille ancora a chi segue questa raccolta e a chi mi lascia un parere <3 ^^ 
Spero vi sia piaciuto questo piccolo angolo di paradiso-merthur e alla prossima, 

Lawlietismine 

 
ps: nella prossima probabilmente ci sarà Morgana, perché io la amo e quindi sì. 
pps: vi lascio la long au: «Cogli l'attimo»
ppps: vi lascio la os merthur a cui tengo tantotanto: Into the Forest of Fireflies' Light

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