Trovare l'amore nella sofferenza

di MiwakoUchiha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come tutto iniziò ***
Capitolo 2: *** Dolci ricordi di un piccolo Iris ***
Capitolo 3: *** Al chiarore di una Luna rossa ***
Capitolo 4: *** Proteggerò ciò che tu ami, in tua assenza ***
Capitolo 5: *** Tracce del Passato ***
Capitolo 6: *** L'amore che un Iris può ritrovare ***
Capitolo 7: *** Senza di te . . . ***



Capitolo 1
*** Come tutto iniziò ***


Trovare l'amore nella sofferenza

«C'è chi mette lo spazio autore alla fine ma io lo metto qui all'inizio per farvi capire un po' meglio di ciò che vi sto' per raccontare (che spirito ribelle che ho :P).
La protagonista di questa mia storia si chiama Ayame e fa' parte del clan Hyuga.
Ayame l'ho creata circa due anni fa quando ero alla ricerca di un mio nickname che avesse qualche significato profondo e alla fine ho trovato proprio questo nome che significa “Iris” (Ho scelto questo nome perché cercando un po' in rete ho scoperto che era un segno di fortuna che usavano i guerrieri giapponesi).  Alla fine ho deciso di usarlo perché in parte mi appartiene e ora... non vi disturbo più e vi lascio alla lettura!!!!»

 

 

Quella notte la luna era di uno splendido rosso carminio molto acceso.

Come poter mai dimenticare quella notte cosparsa di sangue che sembrava non finir più?

Io in quella notte ero presente.

Avevo solo 17 anni ed ero già una giovane Jounin di Konoha; già da tempo, per chi faceva parte dell'esercito ninja, poteva percepire che la pace che in quel momento regnava all'interno del villaggio, era solo apparente. . .
Ancora oggi mi ricordo tutto ciò che è accaduto, come se fosse un avvenimento di pochi giorni fa. . .

 

 

(Quattro anni prima...)

 

Girovagavo per i lunghi sentieri che erano presenti nel Villaggio della Foglia guardandomi in torno e cercando con lo sguardo quello che era, ed è ancora oggi, il mio compagno di Team e ancor di più mio miglior rivale.

Hiruzen Sarutobi, attuale 3°Hokage, mi aveva mandato a cercare e a chiamare proprio il mio unico e vero rivale... Itachi Uchiha.

Non conoscevo il motivo per cui mi mandò a chiamarlo, ma dallo sguardo dell'Hokage ho capito che era una faccenda molto importante e quindi decisi di sbrigarmi e trovarlo.

Oltre ad essere un mio compagno era anche il mio amico d'infanzia e quindi lo conoscevo meglio di chiunque altro.

Come previsto lo ritrovai sulla collinetta dietro alle mura che dividevano l'esterno dal suo clan. Era lì sdraiato all'ombra di una grande quercia su quell'erba, mossa dall'armonia del vento;

aveva il suo solito completo: pantaloni neri un po' larghi, maglia a maniche corte leggermente scollata che metteva in evidenzia la rete che teneva sotto di essa e i capelli, come al solito neri e lisci come la seta.

Notai che si era addormentato con un libro di cucina che gli copriva il volto.

Decisi di avvicinarmi per portare a termine così la mia piccola ricerca che mi avevano affidato.

Mi misi dietro di lui fissandolo dall'alto e prendendo intanto, con la mia mano destra, il libro che stava sul suo innocente volto.

 

«Finalmente ti posso guardare negli occhi» dissi con voce ironica al moretto che aveva appena aperto gli occhi dopo un lungo pisolino pomeridiano

 

«Spiritosa!» affermò con un lieve broncio in volto per poi iniziare a stiracchiarsi

 

 

inutile, ogni volta che vedevo i suoi occhi rimanevo sempre più incantata per quanto fossero belli.

 

«Allora? Vuoi un'altra sfida?» disse scherzando il ragazzo ancora mezzo addormentato.

Io e Itachi praticamente ogni giorno facevamo a gara a chi era il miglior Jounin di Konoha, da chi l'abbiamo imparato?

Semplicemente una mattina di quando eravamo piccoli abbiamo visto Kakashi-sensei e Gai-sensei fare a gara per il miglior ninja del paese, e da lì iniziammo pure noi.

 

« Ah ah, riesci a fare lo spiritoso anche da appena sveglio – Mi fermai e mi abbassai verso di lui inginocchiandomi sull'erba e standogli poco distante dal viso che in quel momento aveva gli occhi chiusi – Comunque.. ti sta' cercando il 3°Hokage, è meglio che ti spicci se non vuoi che si incavoli! »

 

Lui improvvisamente rialzò le palpebre permettendomi così di rivedere le sue iridi scure come la notte, ritrovandoci così a fissarci tra di noi ad una distanza ben ristretta.

Divenni tutta rossa e decisi quindi di alzarmi mentre lui continuava a fissarmi divertito per l'espressione innocente e buffa che avevo fatto.

Sbuffai per poi voltarmi di spalle e chiamarlo verso di me

 

«Forza, avrai l'onore di farti accompagnare da me verso il palazzo!» tornai del mio colore naturale e iniziai ad incamminarmi con Itachi che stava poco più indietro di me

 

« Allora se mi permette signorina, accetto il suo invito anche se.. di solito non è un ragazzo a fare queste proposte?? » si mise la mano sinistra sulla fronte alzando leggermente il viso verso l'alto e guardandomi con la coda nell'occhio.

Gli diedi una leggera spinta nello stomaco con il gomito, facendogli così segno di tacere.

 

 

Itachi uscì dal palazzo dell'Hokage dopo ben due ore di assemblea e la prima cosa che notai era il suo sorriso finto.

Non so' cosa accadde, ma dal suo volto capii più cose di quante lui me ne volesse o potesse dire; cercai più e più volte di farmi dire qualcosa ma nulla, era la prima volta che fece scena muta.

Era la prima volta che con me, ebbe uno sguardo così freddo e distaccato.

 

«Ed eccomi qui... lo so' il primo capitolo è corto, ma è anche la prima Fan Fiction (Se così si può dire da quello che ho creato) che io abbia mai creato!!
Non è un capolavoro e ne sono consapevole, abbiate pietà! :c
Qui vi lascio e nel prossimo capitolo che vi lascerò si capiranno molte più cose di quello che avrete capito leggendo quest'ultimo.
Se vi piace ditemelo e se non vi piacee... bhee.. ditemi gli errori che trovate!! E con questo la vostra Miwako esce di scena, alla prossima :3 !»

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Capitolo 2
*** Dolci ricordi di un piccolo Iris ***


Capitolo 2

Dolci ricordi di un piccolo Iris

 

Erano passati solo pochi giorni da quell'ultimo avvenimento la quale poi non riuscì più a parlare con Itachi e tanto-meno riuscire a vederlo, non è che volessi evitarlo, semplicemente nessuno da quella volta ebbe più avuto sue notizie.

Erano le cinque della mattina, ero nel mio piccolo appartamento in stile tradizionale giapponese e mi ero appena alzata dal mio letto dopo una lunga dormita.

Mi incamminai verso la cucina, presi la mia tazza preferita di color viola dal davanzale della cucina e mi feci un dolcissimo cappuccino per iniziare bene la giornata.

Mi misi seduta su una piccola sedia di vimini e appoggiai i piedi sul tavolino davanti a me; anche se ero una ragazza avevo comunque alcuni comportamenti da ragazzaccio ribelle.

Mi voltai verso la finestra aperta del soggiorno che si affacciava ad un immenso giardino pieno di Iris viola e bianchi

 

«Se non sbaglio.. era proprio in questo periodo che...»

dissi sussurrando appena facendomi così tornare in mente dolci ricordi; era lì che avevo conosciuto quel bel moretto alla tenera età di 5 anni...

 

Quasi ogni mattina andavo a raccogliere dei fiorellini che

trovavo nel campo per portarli alla tomba della mia povera madre,

deceduta da qualche mese per una malattia incurabile anche

con le nuove scoperte mediche.

Essendo una bambina del clan Hyuga i miei occhioni bianchi di certo

non restavano inosservati, anzi.

Una volta accadde proprio, che mentre stavo raccogliendo un piccolo mazzo

di fiori colorati, un gruppo di bambini poco più grandi se la presero con me...

Mostro”,“demone”. Erano queste le parole che di solito si rivolgevano a me soltanto perché avevo in possesso due occhi bianchi come il latte.

Per fortuna, quella mattinata primaverile, venne in mio soccorso un bellissimo bambino dagli occhi neri come la pece che li fece scappare a gambe levate; eravamo praticamente l'opposto.

 

«Una bella bambina dovrebbe stare attenta quando va' in giro da sola» Fu questo che mi disse quella volta con un magnifico sorriso stampato in faccia

 

Stavo per mettermi a piangere, ero stufa di tutto ciò.

Oltre a dover sopportare di aver pochi amici a causa dei miei occhi, ora riuscivano anche a ferirmi.

Eh si, ero proprio una bambina debole a quei tempi.

 

«Una bambina così carina non dovrebbe rovinare il suo bel volto con quelle sue lacrime» affermò il giovane corvino per poi chiedermi incuriosito guardandomi dritta negli occhi «Qual'è il tuo nome?»

 

Esitai qualche istante a rispondere, stavo ancora singhiozzando, poi mi fermai «Ayame... Mi chiamo Ayame» Mi strusciai l'occhio sinistro bagnato con la mia piccola manina

 

«Ayame eh... che bel nome! Se non sbaglio significa Iris giusto?» Si abbassò un istante e si sedette sulle sue ginocchia per raccogliere un piccolo Iris di color bianco per poi rialzarsi e fissarlo intensamente

«Sai una cosa.. credo che il tuo nome non ti sia stato dato a caso!»

 

Lo guardai confusa, di che stava parlando?

Avvicinò la sua mano alla mia testa per poi mettermi quell'iris dall'ottimo aroma tra i miei capelli castano scuro

«I tuoi occhi... si proprio i tuoi occhi, sono bianchi e candidi proprio come quell'iris. Ahah che fortuna ad averne di così belli!!

Oltre ad essere una bella bambina sei anche molto fortunata..»

 

Non riuscivo a capire.

Perché non scappava dinanzi a me?

Tutti mi davano del mostro, del demone... perché per lui sono la bambina dagli occhi candidi come un bianco iris?

Ero sorpresa se non di più, era la prima volta che qualcuno mi aveva fatto un complimento di questo genere.

Le mie guance divennero improvvisamente sfumate da una leggera graduazione di rosso.

Ero felicissima, così felice che saltai addosso a lui stringendolo tra le mie esili braccia.

 

 

 

Finì l'ultima goccia di cappuccino e appoggiai la tazza al tavolino dove, fino a qualche minuto prima, avevo appoggiato i miei piedi in un modo un po' da maschiaccio.

Mi alzai improvvisamente per ammirare ancora per qualche istante quel bellissimo panorama alla mia finestra.

Misi la tazza nel lavandino

 

« Beh... La laverò insieme agli altri piatti che si ammucchieranno entro questa sera.» Giurai tra me e me come se fosse una gran impresa quella di lavare un semplicissimo bicchiere.

 

Mi incamminai verso la mia camera, aprì il mio armadio dove tenevo le mie divise da Ninja tra cui anche quella ufficiale da Jounin di color verde scuro

«Oggi niente missioni. Mi vesto come mi pare!» dissi con un tono più che felice.

Allungai la mano verso l'interno del mobile: presi una maglia bianca a maniche corte, un paio di pantaloncini neri corti, il mio paio di sandali nuovi di zecca e infine... ovviamente non poteva mancare il mio bel coprifronte con lo stemma della foglia!

Chiusi l'armadio e mi voltai verso la scrivania in legno appoggiandomi su di essa.

Fissai il vaso di ceramica contenente un enorme mazzo di Iris bianchi come la neve.

Tutti gli anni Itachi, in questo periodo, mi regalava degli Iris in onore del nostro incontro di 13 anni fa.

 

 

 

“Ayame uscì dalla porta del suo appartamento, scese le scale che la portavano all'entrata dell'immenso condominio e se ne andò in giro spensierata, non sapendo che quella giornata. . .

Le avrebbe sconvolto la sua normale routine quotidiana e che tutto questo non sarebbe mai finito...

Ayame, quell'anno, aveva compiuto da poco i suoi 17 anni.”

 

 
«La vostra giovane scrittrice Miwako è tornata!
Ditemi la verità: pensavate che in questo mio secondo capitolo vi rivelassi cosa è accaduto tra Itachi e il 3° Hokage, vero??
Beh vi sbagliate :P
In questo piccolo capitoletto vi ho spiegato come Itachi e la nostra Ayame si sono incontrati veramente e da come nacque così la loro amicizia durata per ora ben 13 lunghi anni!!
Lo so', lo so'.. forse per questo mi ucciderete visto che ancora non vi ho svelato nulla di concreto ma prometto che nel prossimo capitolo spiegherò qualcosina :3
La vostra Miwako vi lascia così, alla prossima!»

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Capitolo 3
*** Al chiarore di una Luna rossa ***


Al chiarore di una Luna rossa

 

Camminai lungo le strade del centro principale di Konoha dove, come al solito, l'atmosfera era molto vivace: i bambini giocavano allegri tra di loro rincorrendosi e scambiandosi tenere smorfie, si potevano sentire anche le grandi e potenti voci dei commercianti che richiamavano i cittadini alle loro bancarelle e il profumo invitante del chiosco che vendeva degli ottimi dolci appena preparati.

 

Mi continuai a guardare intorno come se stessi cercando qualcosa, anzi... Qualcuno.

Era ovvio, la mancanza della sua presenza mi stava letteralmente “mangiando viva”, si a volte non ci vedevamo pure per più di un mese a causa delle nostre interminabili missioni che ci venivano affidate ma questa volta era diverso.

Non c'entravano le missioni. Non c'entravano le nostre solite e stupide litigate.

Ma allora...

...Perché non riesco più ad incontrare il suo sguardo?

 

(. . .)

Passai una delle mie uniche giornate di riposo a cercare il mio rivale senza ottenere dei grossi risultati: l'unica cosa che sono venuta a sapere era che a volte si face vivo per qualche minuto al palazzo dell'Hokage.

Decisi di andare di persona per confermare ciò che mi era stato detto dai Jounin esperti della foglia.

 

Entrai, dopo circa un'oretta, all'interno della stanza in cui il Terzo teneva le sue riunioni più importanti.

La sala era di media dimensione: il pavimento era rivestito di un lucidissimo parquet molto scuro, le pareti erano tappezzate invece da enormi pergamene con su scritto vari Kanji e tecniche Ninja di base e la stanza era piena di piccole sedie basse su cui sedersi e un ripiano, dove in quel momento l'uomo aveva in bocca la sua pipa stanco di tutti quei colloqui che ebbe avuto, con dei Ninja esperti, in quella lunghissima giornata.

 

«Lui dov'è?» Chiesi immediatamente con aria esigente all'anziano

 

Con la mano si tolse la pipa dalla bocca facendo uscire poi da essa un po' di fumo «Lui chi?...» rispose poi alla mia domanda con un'espressione quasi da menefreghista

 

«So' che lei sa' di chi sto' parlando! Siamo sempre stati insieme anche nei momenti più difficili e al villaggio parlano tutti di noi.. come potrebbe non sapere a chi mi sto' riferendo..»

ormai ero stanca di aspettare una risposta. L'unica cosa che vedevo era Sarutobi-sama che continuava a fumare a testa bassa.

 

Decisi di voltarmi e di tornare a casa, tanto da lui non avrei avuto alcuna risposta e di questo ne ero certa.

Mi avvicinai alla porta per uscire da quella stanza che ormai aveva preso l'odore nauseante di quell'aggeggio che aveva tra le mani e poco prima che io aprissi la porta venni fermata dalle sue parole

 

«Questa notte... ti pregherei di non uscire di casa» Disse abbassandosi leggermente il cappello rosso con su scritto il simbolo del Paese del Fuoco

 

«Questo è tutto da vedere...» affermai per poi uscire dalla stanza a testa bassa chiudendomi la porta alle spalle

 

 

Corsi verso casa mia, ormai era quasi notte.

Mi incamminai verso camera mia il più velocemente possibile, presi il pigiama nuovo e me lo misi immediatamente per poi entrare nel letto caldo. Avevo sonno.

 

«Delle fiamme alte invadono Konoha, le urla terrorizzate dei bambini

si sentono anche in lontananza.

I volti spaventati degli abitanti che fino a qualche minuto prima

erano accesi da un allegro sorriso.

Le case, il palazzo,le vite, le speranze.. i sogni distrutti.

Ecco le uniche cose che si potevano vedere tra quelle immense fiamme.

Un incubo, un grosso incubo..

ed io ero presente, ero lì ad osservare senza fare nulla»

 

 

Mi svegliai improvvisamente saltando leggermente sul letto.

 

«Un... Un incubo..» dissi sorpresa mentre mi misi una mano in fronte, asciugandomi quel sudore che ormai si era mischiato alle lacrime che provenivano dai miei occhi

 

«Non mi dire che...» il mio cuore per un attimo avrebbe voluto fermarsi

una sensazione ben poco bella girovagava nella mia mente mentre io ormai mi ero già cambiata d'abito.

 

«No, non può essere vero... Tutto ma non questo» avevo ancora le lacrime agli occhi, avevo paura, paura di perdere qualcosa di molto importante.

 

Corsi più veloce che potevo. Dovevo arrivarci. Dovevo arrivare da lui!

 

Arrivai all'entrata del Clan Uchiha ma l'unica cosa che notai era l'immensa fimmata che circondava il villaggio.

 

«N-no...» dissi sbiancando un po' alla vista di ciò che stava accadendo davanti ai miei occhi

 

Entrai all'interno del clan guardandomi attorno, cercando con lo sguardo quell'Uchiha a cui tanto volevo bene.

Non volevo, tutti ma non lui.

Senza i suoi gesti dolci, le sue pazzie, i suoi abbracci, i suoi sguardi, la sua presenza... Senza lui... non potevo continuare a vivere.

 

Continuai il mio percorso quando improvvisamente vidi arrivare un kunai che mi sfiorò la guancia graffiandomela e facendomi uscire così del sangue.

Rimasi sorpresa, non avevo visto quel kunai venire verso di me.

Vidi una figura che, facendosi strada tra le fiamme, si stava dirigendo verso di me.

La sua figura ancora non era ben distinguibile, era troppo scura.

 

«I-... Itachi?» speravo tanto che i miei occhi si stessero sbagliando. Volevo che fosse tutta una semplice menzogna.

 

Itachi si stava dirigendo verso di me mentre sfilava una Katana con le sue mani puntandomela contro.

 

«I-Itachi..?» indietreggiai e iniziai a correre finché non mi ritrovai in un vicolo cieco.

 

Itachi continuava ad avvicinarsi a me ad un passo adagio.

Ormai era distante da me di pochi metri.

Era davanti a me e potevo sentire il suo respiro sul mio volto.

Avevo paura, sapevo che per me ormai era finita; decisi di non alzare il mio sguardo sul suo volto, non volevo vedere la faccia che lui aveva in quel momento. Volevo solo ricordare quello che lui era una volta. Volevo morire con quegli unici ricordi felici di lui che avevo.

 

Ormai la Katana era alzata in alto e puntata contro di me. Era la fine... la fine dei nostri dolci ricordi insieme. Chiusi gli occhi.

Sentì la Katana colpire qualcosa.

 

Alzai lo sguardo e vidi Itachi che, con il volto nascosto dalle sue ciocche di capelli neri, stava piangendo.

Non mi aveva colpito con la sua spada.

Mi prese per i polsi e, facendomi sbattere contro il muro di una casa ormai abbandonata, mi travolse in un bacio appassionato.

Sentii le lacrime del ragazzo scivolare sul mio volto...

Dopo avermi baciata nascose la sua testa nel mio collo continuando a piangere e mentre io lo stringevo tra le mie braccia guardai quel cielo stellato che sembrava così lontano, ancora dovevo capire bene cosa fosse successo

 

«Ti affido Sasuke, Ayame..» iniziò

 

«Cosa intendi dire?» domandai confusa da quell'affermazione improvvisa

 

«Me ne devo andare dal villaggio. Ormai l'avrai notato che sono stato io a sterminare completamente il mio clan, sono solo un inutile traditore quindi.. ti prego, ti affido il mio fratellino.

È ancora piccolo, ma grazie a ciò che ho fatto avrà un motivo per vivere e per non morire nella disperazione..» alzò la testa fissandomi dritta negli occhi e asciugandomi con la sua mano la mia guancia sinistra bagnata dalle mie lacrime

 

«Itachi ti prego.. Fammi venire con t-

Non finii in tempo la mia frase che il moretto mi diede un piccolo colpo dietro alla nuca stordendomi leggermente e poi continuò

«Ricordati sempre, che io ti amo..»

 

Itachi sparì improvvisamente dalla mia vista, ero sdraiata sul terreno quasi incosciente continuando a versare lacrime.
Alla fine svenni.

Quella notte, il cielo, era illuminato da una radiante Luna rossa.

 

 

«Ed eccomi di nuovo qui.
Beh non so' che dire, la storia in teoria è abbastanza triste (Sopratutto per la mia Ayame :c).
Se vi è piaciuta continuate a seguire la storia per sapere come va' a finire!!
Un bacio e un abbraccio dalla vostra giovane scrittrice
Miwakouchiha»

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Capitolo 4
*** Proteggerò ciò che tu ami, in tua assenza ***


Proteggerò ciò che tu ami, in tua assenza

 

Speravo fosse stato solo un piccolo incubo.

Stavo per alzare le mie palpebre lasciando così posto ai miei occhi dall'iride bianca.

Avevo paura che dopo aver aperto gli occhi, la mia vita sarebbe cambiata.

E in fatti... Era proprio così.

 

Sentii delle voci che provenivano poco distanti da me e uno strano odore di disinfettante che mi stava facendo venire la nausea.

Avevo molto freddo, credo che l'aria condizionata puntasse esattamente su di me.

Decisi di aprire gli occhi per vedere dove esattamente mi trovassi. La prima cosa che vidi fu il lampadario, in quel momento spento, che era appeso al muro della stanza; mi sedetti sul lettino in cui, fino a qualche secondo prima, mi trovavo sdraiata e feci subito caso alle bende che avevo attorno al polso destro e intorno alla mia testa.

Ero in un ospedale.

 

«Cosa ci faccio qui?...» mi chiesi da sola mentre facevo mente locale appoggiandomi la mano sulla fronte e coprendo leggermente un occhio

 

Spalancai gli occhi, mi ricordavo tutto ciò che era accaduto per farmi finire qui.

 

«Un momento – dissi mentre mi alzavo dal letto fissando fuori dalla finestra che era poco distante dal me – ma oggi.. che giorno è oggi??»

 

Venni improvvisamente interrotta da una porta che si aprì con ben poca delicatezza

 

«Ehy ragazzino, fermati! Non puoi entrare senza il permesso di noi infermiere» urlò un'infermiera a chi stava entrando nella mia stanza

 

Vidi entrare dentro un bambino dai capelli e gli occhi neri come il carbone.

Lo riconobbi subito, la loro somiglianza era sensazionale, sembrava lui in versione piccola.

 

«Sasuke..» dissi guardandolo in testa, anche lui era leggermente fasciato. Feci segno all'infermiera che era tutto a posto, così se ne andò.

 

«Siediti.. non essere timido» avevo male alla testa, dovevo subito chiarire ciò che è successo quella notte

 

Mi misi seduta sul mio letto, avevo ancora un po' di vertigini, Sasuke invece si mise su una sedia accanto a me e iniziammo a discutere

 

«Come ti ha ridotta in quello stato..?» finalmente, dopo che tenne tanto lo sguardo a terra mi guardò dritta negli occhi, potevo percepire lo stato confusionale e la solitudine che in quel momento poteva provare

 

«Non ti preoccupare mi ha solo colpito un po' alla nuca. Confronto alle altre persone...» il mio sguardo si fece triste.

Io ero sopravvissuta. Io e Sasuke siamo rimasti gli unici sopravvissuti da quella notte di Luna rossa.

Cercai di trattenere le lacrime, capii subito che Itachi si stava portando da solo un peso troppo grande perfino per lui; volevo aiutarlo e per questo mi sentivo inutile

 

«Non devi piangere per lui, Ayame. Al villaggio tutti vi ammiravano, tanto giovani eppure già degli ottimi Jounin, tutti i giorni eravate sulle bocche dei cittadini. Anche i bambini del clan Uchiha vi avevano presi come punto di riferimento...» si fermò, abbassò la testa e si strinse forte le mani «Ma ora... è solo un inutile traditore!»

 

Il mio volto sbiancò mentre il bambino si mise a correre uscendo dalla mia stanza d'ospedale.

Ero triste, ero tristissima. Il motivo per cui Sasuke, il suo fratellino, lo odiasse me l'aveva spiegato, voleva dare a lui una ragione di vita dopo lo sterminio del proprio clan.

 

«Come al solito riesci sempre nel tuo intento. Questa volta mi hai proprio fregata... Itachi» misi la mia testa tra le mie gambe e iniziai a piangere, come io non abbia mai fatto prima d'ora.

 

 

Era diventata sera. I miei occhi ormai erano diventati rossi a causa di quanto io ebbi pianto quella lunga giornata.

«Voglio sapere.. Voglio sapere perché l'ha fatto» affermai singhiozzando ancora mentre mi cambiavo con i miei vestiti

Aprii la finestra e saltai fuori.

Decisi di andare al palazzo dell'Hokage, lui sapeva qualcosa, lui era la causa di tutto ciò.

Dopo pochi minuti arrivai al palazzo.

Saltai direttamente alla finestra del suo ufficio facendo così irruzione.

Non era lì, dov'era finito il 3° Hokage?

«BYAKUGAN» Attivai il mio Byakugan, non volevo perdere tempo.

Volevo sapere subito tutta la verità

«Eccolo.. è in una stanza al quarto piano! È solo. Farò presto e saprò tutta la verità» Corsi per le scale fino ad arrivare al piano in cui era.

 

Entrai nella stanza e chiusi la porta e mi avvicinai all'altra stanza che era collegata a dove mi trovavo in questo momento.

«Ancora un'altra porta e ci siamo» Mi avvicinai con la mano alla maniglia della porta in legno che era davanti a me, ma non ebbi il tempo di aprirla «I... Itachi?» Con i miei occhi, dalla porta, riuscivo a vedere la figura di Itachi che era vicino a quella dell'Hokage. Ritirai il braccio e iniziai ad origliare.

«Mi dispiace Itachi.. per tutto quello che i miei superiori, e io, ti abbiamo fatto fare» Il vecchio stava fissando il ragazzo con uno sguardo un po' perso

«Non si preoccupi. Per un Jounin come me la salvezza di Konoha è la cosa principale, tutto il resto non conta...» Il corvino, che in quel momento era inginocchiato a terra, abbassò il suo sguardo freddo

Sarutobi prese la sua solita pipa in legno, la accese e se la mise in bocca, riempendo la stanza di fumo.

«Tutto il resto non conta, eh..- Si fermo per far uscire di nuovo il fumo dalla bocca per poi continuare – Eppure, qualcuno hai voluto salvare proprio perché sono le persone più importanti della tua vita.
Beh, almeno sei riuscito nel tuo obbiettivo. Sei riuscito a fermare la rivolta che stava progettando il tuo clan salvando così milioni di giovani vite che potevano essere travolte in tutto ciò, tuttavia..»


Rivolta?? Il clan Uchiha stava progettando una rivolta per prendere il comando di Konoha??
Ma perché?

 

«Tuttavia... ora tu sarai presente nella bacheca dei ricercati di livello S, e di questo già ne eri consapevole molto prima di quello che hai fatto» Finì di parlare al moretto mentre quest'ultimo si alzò in piedi

 

«Non posso crederci.. tutto questo solo per salvare il proprio popolo. Tu hai tenuto questo peso da solo senza chiedere aiuto a nessuno... e ora sei la persona che più soffrirà» dissi piano singhiozzando per non farmi sentire dai due uomini nella stanza accanto.

Le mie gambe tremavano tanto che poi, crollai con la schiena al muro fino a toccare il pavimento col sedere.

Iniziai a piangere di nuovo. Tutto ciò mi rese triste e impotente.

«Terzo Hokage, si ricorda del nostro patto?» chiede dubbioso il moretto

L'Hokage abbassò il cappello rosso coprendo leggermente il suo volto e pronunciando solo un semplice «Si..»

«Grazie e prenditi cura di loro» abbassò la testa in segno di ringraziamento per poi affacciarsi alla finestra aprendola

«Ancora una cosa, grazie per avermi permesso di salvare qualcuno a cui tengo veramente»

Il ragazzo saltò via dalla finestra del palazzo e proprio in quel momento entrai io di colpo in stanza affacciandomi alla finestra e urlai

«Proteggerò ciò che tu ami, in tua assenza, Itachi...» Lo urlai molto forte, non sapendo se il messaggio arrivò a lui.

Ma ero sicura di una cosa: quel mio messaggio arrivò direttamente al suo cuore.

«Ed eccomi di ritorno.  Scusate se per questi ultimi giorni non ho pubblicato capitoli della mia Fan Fiction, ma ho avuto dei problemi e quindi non sono riuscita a scrivere nulla !!!
Comunque, spero che quest'ultimo capitolo vi piaccia almeno un po'
Un abbraccio dalla vostra giovane e sempre impegnata, MiwakoUchiha :3 »

 

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Capitolo 5
*** Tracce del Passato ***


Tracce del Passato


Gli anni, senza di lui, per me passarono veloci come se volessero raggiungere in fretta il loro termine.
Durante questi anni sono accaduti moltissimi fatti che hanno cancellato il dolce passato che regnava una volta nel paese.
Io, dopo che Itachi partì, mi dedicai all'insegnamento nell'Accademia Ninja insieme ad Iruka-sensei; ovviamente se mi chiamavano in missione ero una tra le prime ad andarci essendo un Jounin, quindi a scuola ci stavo poco e mai.
Sasuke in quegli stessi anni conobbe i suoi compagni di squadra formando così il Team 7 formato da: lo stesso moretto, Sakura una piccola kunoichi dai capelli rosa, Naruto un piccolo ragazzino sempre vivace con tre cicatrici a guancia e infine, Kakashi-sensei un Jounin professionista anche soprannominato “Ninja copiatore” grazie allo Sharingan nell'occhio sinistro che nascondeva con il suo coprifronte nero.
In quegli stessi anni accaddero anche avvenimento molto tristi.
Circa l'anno scorso durante la Selezione Chunin, una prova che tengono i giovani Genin per salire di grado, il Terzo Hokage Hiruzen Sarutobi purtroppo ci ha lasciati creando così caos al villaggio.
Quello stesso anno entrò per prendere il suo posto, la signorina Tsunade, un ottimo Ninja medico e per lo più nipote del Primo Hokage.
Poco prima che arrivò la giovane donna che ormai stava comandando Konoha, Sasuke scappò dal villaggio per prendere gli oscuri insegnamenti di Orochimaru, traditore del villaggio e vecchio compagno di team del Quinto Hokage.
Ancora oggi mi pento per non essere riuscita a fermarlo, per non essere riuscita a fargli cambiare idea, per non essere riuscita a fargli capire che Itachi ha fatto tutto ciò per lui.
Avevo promesso all'uomo della mia vita di proteggere ciò che lui ama 
mentre lui era assente, ma non sono riuscita a mantenere questa piccola parola data.
Ormai erano passati diversi anni da quando Itachi se ne andò e io continuai a trascorrere il corso della mia vita in un modo un po' diverso da prima, infondo senza di lui era ovvio che sarebbe cambiata fino a questo punto.
La mia vita era cambiata, il villaggio era cambiato, le persone attorno a me erano cambiate, ma i sentimenti che io provavo per lui non erano cambiati di una virgola anzi continuavano giorno dopo giorno a crescere interminabili.
Mi mancava più di chiunque altro, anche perché era l'unico in assoluto ad essersene andato via.


Stavo aiutando all'ospedale di Konoha, durante la sua assenza sono migliorata molto nelle tecniche mediche.
Ormai ero riuscita a capire quanto un Ninja medico fosse importante per la salvezza dei guerrieri in prima linea.
Stavo medicando un povero Jounin che si era ferito in una missione di livello A, non era grave e feci subito a guarirlo.
Nello stesso istante in cui stavo per finire, entrò in stanza un'infermiera con in mano un piccolo libretto dove prendeva nota dei pazienti che curava

«Signorina Ayame, la stava cercando la signorina Tsunade. Ha detto che l'aspetta all'entrata dell'ospedale. Finisco io di bendare il braccio ferito del paziente» disse con gentilezza mentre prendeva le bende dall'armadietto di vetro


«Grazie, farò in un attimo... O almeno spero» chiusi la porta alle mie spalle attraversando il corridoio che era illuminato da un ampia finestra che si affacciava al giardino interno dell'edificio

Arrivai in poco tempo all'entrata dove vidi l'attuale Hokage sedere su una delle poltroncine blu accanto al bancone d'ingresso e mi avvicinai.

«Finalmente. Vado dritto al punto: ho una missione importante da affidarti» disse immediatamente senza sosta la giovane donna alzandosi dalla poltrona

«Una missione? Mi dica almeno di cosa si tratta, per favore..» Feci un profondo sospiro. Era da molto ormai che la donna era diventata Hokage, ma il suo carattere non era cambiato nemmeno un po'.

«In questa missione ho assolutamente bisogno del raggio d'azione che hanno i tuoi occhi, so' bene che è uno tra i migliori e non puoi ritirarti da ciò che ti affiderò. 
La scorsa settimana ho mandato ad indagare dei Ninja sull'Organizzazione Alba e hanno scoperto che pure Sasuke ormai ne fa' parte» si rimise seduta accavallando le gambe e incrociando le braccia fissandomi dal basso poi concluse
«Ho bisogno che trovi quel ragazzino e che tu lo ferma al più presto, prima che commetta qualche scemenza...»

Abbassai lo sguardo pensando bene a ciò che stava per accadere poi tornai a fissarla rispondendo con tono «Va' bene, ma i miei occhi da soli non ci riusciranno. Ho bisogno dell'aiuto di qualcuno»

«Sarai libera di scegliere con chi partire. Quando avrai scelto vienimelo a dire nel mio ufficio» terminò così mentre ormai io potevo vedere solo i suoi biondi capelli coprire la sua schiena.


Tornai nell'ufficio privato che avevo ottenuto con la licenza ufficiale di Ninja Medico e mi misi seduta nella mia poltrona dietro alla cattedra in legno. Mi misi a pensare chi portare con me per poi scegliere.
Andai subito a confessare le mie scelte all'Hokage facendo irruzione, come al solito, nel suo ufficio

«Signorina Tsunade... ho deciso»


«Bene... chi sono i prescelti?» chiese mentre si girava con la poltrona verso di me mentre teneva le gambe accavallate

«Itsuko il mio compagno di Team, Kiba Inuzuka anche se solo un genin e Mizuiko mia cugina» risposi immediatamente

«Mmhh.. interessante. Li farò chiamare immediatamente dai Ninja che sono rimasti a palazzo. Farete bene a prepararvi subito, partirete direttamente domani pomeriggio alle 16.00, non voglio ritardi intesi?»

«SI!» 


«Ed eccomi qui con un nuovo capitolo!
Scusate se l'ho pubblicato più tardi del solito ma almeno alla fine ci sono riuscita a postare questo 5° capitolo.
La storia qui non è incentrata sull'amore di Itachi e Ayame (Putroppo ç.ç) ma ho dovuto metterlo per forza o il 6° capitolo non sarebbe esistito!
Beh non ho nient'altro da dire, grazie per aver letto anche quest'ultimo mio racconto,  ci vediamo alla prossima
con un'entusiasmante sorpresa che vi lascerà a bocca aperta!! :3
Vi ricordo sempre che per eventuali errori ortografici potete avvertirmi (sbadata come sono posso farne anche 100 in una sola riga)!
»

Un abbraccio dalla vostra cara e dolce
MiwakoUchiha
 

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Capitolo 6
*** L'amore che un Iris può ritrovare ***


L'amore che un Iris può ritrovare


Erano quasi le quattro in punto del pomeriggio, mancavano si e no una ventina di minuti e la signorina Tsunade era già al portone d'ingresso del villaggio.
Ero stata, dopo di lei, la prima ad arrivare.
In quel momento, mentre il sole invernale ormai stava calando, non sapevo ancora cosa sarebbe accaduto in quella lunga settimana di missione.

«Ayameee~chan!» disse Itsuko mentre mi abbracciava da dietro

«Oh, stranamente sei in orario.. Vuoi forse far nevicare per questo miracolo?» affermai ironica sorridendo leggermente

«Spiritosa come al solito» ribatté il giovane castano con un piccolo broncio divertente

Itsuko era il mio compagno di Team e in assoluto il mio migliore amico, se non fosse stato per lui a quest'ora non so' come avrei fatto a riniziare la mia vita da capo.
Venimmo interrotti dalle grida acute della giovane ragazza rossa che si stava dirigendo verso di noi

«AYAMEEE~CHAN! Eccomiii qui, sono arrivata! » disse con aria allegra la mia giovane cuginetta

«'Giorno Mizuiko giusto in tempo, sono le 16 in punto» mi avvicinai per abbracciarla mentre vidi che anche il giovane genin era ormai arrivato

«Yo!» disse il ragazzo sorridendo portandosi con sé il suo miglior amico e compagno Akamaru che, come al solito, era più grande che mai

«Eccoti finalmente. Ora che siamo tutti presenti possiamo finalmente partire per la missione»

 

Eravamo ormai arrivati all'interno di un fittissimo bosco non sapendo di essere finiti in una trappola del nemico.
Per noi era tutto normale, anzi non proprio tutto.. era tutto dannatamente silenzioso.
C'eravamo fermati sotto un enorme quercia a vedere e rivedere più volte il nostro piano di ricerca.
Avevamo progettato di bilanciare in qualche modo i due gruppi che si sarebbero creati.
Io, che ero già un Jounin, sarei stata con Kiba e Akamaru per proteggere la loro incolumità, visto che erano ancora dei semplici Genin; con i miei occhi e l'olfatto dei due, il nostro Team provvisorio sarebbe stato imbattibile nella ricerca.
Itsuko e Mizuiko, entrambi già degli ottimi Chunin, sarebbero rimasti insieme cercando dal lato opposto a dove sarebbe andato il mio Team; mia cugina avrebbe usato il suo Byakugan e il mio miglior amico il suo ottimo senso dell'orientamento.
Sembrava tutto perfetto, eppure qualcosa non quadrava.
Ce ne accorgemmo io e Kiba dopo che ci fummo divisi col resto del gruppo

«Ehy Ayame-sempai... c'è qualcosa in questo bosco che non mi convince» disse dubbioso di ciò che stava accadendo mentre saltavamo da un albero all'altro

«Già, lo penso anch'io. Per precauzione sta' sempre in stato d'allerta, non si sa' mai in un attacco nemico»

Non sapevo cosa stesse realmente accadendo.
Tutto pareva ai nostri occhi normale ma infondo, sapevamo che c'era veramente qualcosa che non tornava.
Smisi improvvisamente di saltare da un albero all'altro fermandomi su un ramo e iniziando a capire ciò che stava accadendo

«Si, ai nostri occhi sembra tutto regolare ma..»

«Ayame, tutto ok?» chiese venendomi incontro

«I suoni...»

«Mmhh..? Che suoni?»

«I suoni della foresta... Non c'è rumore! Stanno usando una tecnica assassina, non ti fanno sentire i rumori che possono esserci intorno a te per poi ucciderti senza che tu te ne renda conto. Te ne accorgi quando ormai stai per perdere i sensi.. e morire»

«Ma, non era soltanto una missione di ricerca? Non dovevamo venir attaccati da nessuno!»

«È proprio a causa di questa missione di ricerca che alla fine siamo diventati noi i ricercati. Ormai Sasuke è segnato in tutti i quaderni dei traditori del villaggio che sono ricercati... era ovvio che qualcun altro era sulle sue ricerche. Che stupidi che siamo» mi misi una mano sulla fronte abbassando lo sguardo, capendo quanto stupida fossi stata per poi..

« BYAKUGAN »
Vidi le figure di quattro nemici lanciare dei kunai contro Kiba e Akamaru, ormai le loro armi erano troppo vicine per contrattaccarle in modo adeguato.
Mi misi improvvisamente davanti ai due prendendo, al posto loro, le armi di metallo che avevano lanciato.
Mi beccarono tutti e quattro nel mio braccio destro, il mio braccio dominante.

«Pensavate realmente di farci male con così poco??» mi tolsi i Kunai che mi avevano creato un'enorme ferita che in quel momento mi stava sanguinando.
Appoggiai la mano sinistra sul braccio ferito, curandomi con le tecniche mediche ninja che avevo imparato, chiudendomela.

«Ayame-sempai.. tutto ok?» mi chiese preoccupato il giovane Genin

«Non preoccuparti non muoio per così poc-» Mi sentii svenire. La vista stava diventando sempre più sfocata, le gambe non reggevano il mio peso, avevo freddo e stavo tremando.
Caddi dall'alto ramo in cui, fino a qualche secondo prima, stavo in piedi a pensare con accanto Kiba e Akamaru.
Precipitai sbattendo contro il terreno e ritrovandomi stesa, quasi incosciente

«Era avvelenato... un veleno paralizzante e mortale per l'uomo» facevo fatica a parlare. Ormai anche la vista mi stava abbandonando.

Da lontano per fortuna però vidi le sagome dei due amici che prima si erano divisi da noi e che in quel momento, erano venuti in soccorso ai giovani ninja poco esperti.
Non riuscirono a salvarmi.
Potevo sentire il mio corpo venir preso in braccio e portato in un posto molto, molto lontano.

Mi risvegliai dopo un paio di minuti, credo.
Non ero ben cosciente di quanto tempo fosse in realtà passato, vedevo solo tutto buio.
Provai a muovermi, ero legata.
Una corda ai polsi, una fascia sugli occhi.
Sentii dei movimenti poco distanti da me, capii che qualcuno era vicino a me.

«Chi sei?» chiesi cercando di avere una risposta
Non si sentiva altro che la mia voce e i piccoli movimenti che l'altro faceva.

«Almeno.. dimmi dove sono in questo momento, con questa benda è difficile pure per me che ho il Byakugan. In teoria non si dovrebbero dire le proprie doti innate al nemico, ma con i miei occhi bianchi chi non se ne accorgerebbe?»

Sentii un rumore più forte dei precedenti, capii che se ne stava andando.

«Aspetta, dove stai andando?? Almeno rispondi alla mia domand-» Mi fermai di colpo, conoscevo quel profumo di iris, ancora non ci volevo credere
«I-ta-chi?... Itachi sei tu?» mi fermai a pensare se realmente fosse lui «Si sei tu, ne sono sicura.. Itachi»
Dalla benda che avevo sugli occhi si potevano intravedere le lacrime di gioia che uscivano dai miei occhi, ormai completamente lucidi.
Venni improvvisamente stretta tra le sue forti braccia.

«Mi sei mancata.. mio piccolo e dolce Iris» pronunciò abbracciandomi sempre più forte.
Da quel semplicissimo abbraccio potevo sentire tutto il suo calore e l'amore che lui provava per me.
Mi levò la benda e mi slegò i polsi da quelle corde resistenti.

«Avevo deciso che se tu non avessi scoperto che ero io, non mi sarei mostrato.. ma ora tutto è diverso»

Aprì gli occhi potendo vedere finalmente, dopo tanto tempo, quel suo bellissimo volto che sembrava fosse dipinto apposta per lui.
Mi guardò con occhi colmi di passione tanto che poi quella passione me la mise in un dolcissimo bacio sulle mie labbra.

«Ayame... Ti amo mio piccolo Iris» sussurrò nel mio orecchio seducendomi.

«Anche io ti amo.. Itachi»
Mi iniziò a baciare una guancia per poi finire sul mio collo ormai scoperto.

«Sicura di voler continuare?» Mi guardò con espressione seria ma dolce e decisa allo stesso tempo

«Si...» risposi sorridendo sapendo che quella notte finalmente l'avrei passata con lui.

 

 

I mesi passarono e da quella volta non lo vidi più.
Ormai era estate e il caldo mi creava non poco disagio.
I miei pensieri vennero interrotti dalla Hyuga dai capelli rossi come il fuoco, che si stava dirigendo verso di me

«Ayamee~chan... Con 'sto caldo ancora fuori di guardia?»

«Beh, che ci vuoi fare? Ordini della signorina Tsunade. Dopo ciò che è successo 3 mesi fa' è ovvio che prenda questi provvedimenti!»

Già, erano passati 3 mesi da quel mio ultimo incontro con il ragazzo dal profumo d'iris, e da quando fummo attaccati da quei briganti Tsunade iniziò a proteggere il villaggio più severamente del solito, la missione ovviamente fu' annullata e di Sasuke nessuna notizia.
Di colpo, la testa cominciò a girarmi dandomi un grosso senso di nausea.

«Ayame? Sicura di star bene?» mi chiese preoccupata Mizuiko

«Ah, si, non preoccuparti.. è solo stato un piccolo mancamento»

«Tu non me la racconti giusta... Ah giusto è ora che tu ti metta a dieta, sei ingrassata leggermente e guarda come sono diventati il tuo seno e i tuoi fianchi! È un consiglio da cugina a cugina eh..» affermò scherzosa

«Ah.. se fosse per quello» parlai a bassa voce non facendomi sentire da lei

«Cuginetta, non mi dirai che... Noo non è possibile»
La guardai con sguardo serio facendole capire ciò che era accaduto.
«Ah..» mi prese per mano e mi portò a casa mia, voleva arrivare al dunque.

Dopo qualche minuto uscii dal bagno e alzai la testa
«Sono di 3 mesi..»

«Ed eccomi qua!!

Allora che ve ne pare di questa dolce sopresina?? Ahah non so' se ve l'aspettavate o meno ma rimane comunque una sopresa u.u
Con questo la mia Fan Fiction sta' per concludersi ma... Non andatevene finchè non la finisco!!
Beh Non ho altro da dire che “Ci vediamo al prossimo capitolo”»
Un dolce abbraccio forte forte
Miwakouchiha

 

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Capitolo 7
*** Senza di te . . . ***


Senza di te...

 

I giorni, le settimane e i mesi continuarono a scorrere più velocemente di quanto io abbia mai previsto.

Ero ormai arrivata al settimo mese della mia prima e 'dolce' gravidanza e il peso del pancione si faceva sempre più sentire, spingendo ulteriormente sulla mia schiena quasi completamente distrutta.
Come prima gravidanza non mi posso di certo lamentare tralasciando i piedi gonfi, la pancia che pesa non poco, il fatto che ho sempre fame e i medici che mi obbligano a stare a dieta per non far ingrassare ancora il bambino o la bambina.
A quest'ora avrei già dovuto sapere il sesso del neonato che tengo in grembo, ma il fatto di scoprire alla sua nascita se è un maschietto o una femminuccia mi entusiasma solo a pensarci quindi ho deciso di tralasciare questo piccolo dettaglio.

Appena le mie certezze sull'essere incinta erano fondate Mizuiko, che al momento della felice novità era con me, mi obbligò immediatamente a fermare momentaneamente la mia carriera di giovane Ninja di Konoha per il bene del bebè.

A causa di ciò ho paura che in questi quattro mesi passati senza fare nulla mi sia leggermente arrugginita.

 

Quel giorno sarei dovuta andare al palazzo dell'Hokage dalla signorina Tsunade, per finire con i miei controlli periodici a cui i medici mi sottoponevano per controllare la gravidanza.
Appena entrata in quei lunghi corridoi dalle pareti dipinte di un rosso carminio, si potevano percepire i piccoli sussurri e la tesa atmosfera che girava tra i ninja e i dipendenti del palazzo.

In quel momento non potevo sapere che da lì in poi la mia vita avrebbe preso, ancora una volta, tutt'altra piega.
Non capivo bene cosa realmente stesse accadendo ma i volti ostili indirizzati a noi, a me e al mio bambino, mi diedero una preoccupante idea.
Ero al piano terra vicina ad uno dei tanti uffici privati del Quinto Hokage.
Dalla tasca del mio vestito presi il foglietto che la giovane donna mi diede il giorno in cui scegliemmo insieme la data del mio controllo, in cui era scritto il piano e il numero della stanza in cui ero diretta.

«Allora vediamo... Aula 107, piano 1 stanza 7. Bene andiamo» sussurrai tra me e me

Salii le scale tenendomi stretta alla rampa con la mia mano destra, ormai ero arrivata.
Davanti alla porta in cui sopra era inciso il numero 107 c'era Shizune, la segretaria privata della signorina Tsunade, che mi stava aspettando.

«Finalmente sei arrivata, l'Hokage ti attende all'interno di quest'aula.» disse velocemente mentre ormai avevo già appoggiato la mia mano sulla maniglia di quella porta di legno scuro.
La giovane ragazza aveva in mano una marea di documenti che sembravano molto importanti e di rotoli decorati di mille colori; sembrava aver fretta.
Appena la mora se ne andò con un passo abbastanza lesto le mie mani in fretta e furia aprirono quella porta che era davanti a me.
Ero una ragazza molto curiosa ma sapevo quando chiedere o non chiedere una cosa, ero consapevole che in quel momento io ero colpevole di qualcosa che ai miei occhi non lo era.
Volevo anzi, dovevo chiedere spiegazioni sul comportamento di chi mi stava intorno.

La donna dai lunghi capelli biondi era seduta sulla sua poltrona di pelle nera, affacciata alla finestra da cui arrivavano dei caldi e luminosi raggi di sole.
Con la sedia si girò verso di me, fissandomi dritta nei miei occhi con i suoi.

«Manca poco ormai, eh... Questo, se non ci saranno ulteriori problemi, sarà l'ultimo controllo prima del parto» Si alzò dalla sedia avvicinandosi a me e abbassando la testa sul mio pancione

«Certo che sei proprio fortunata- Sospirò per poi affermare – Non ho mai visto una donna al suo settimo mese di gravidanza con una pancia così... piccola. Insomma è piccola e mancano solo due mesi se non uno!»

La guardai con uno sguardo leggermente infastidito, anche se non lo davo a vedere
«Mi scusi se qui dentro qualcuno attualmente presente mi ha messo ad una strettissima dieta con la collaborazione dei suoi aiutanti» distolsi lo sguardo indirizzandolo ad un immenso scaffale di legno nero stracolmo di documenti, fogli e robe varie tra cui alcuni sembravano praticamente inutili.
I miei occhi bianchi improvvisamente tornarono ad un'espressione seria mentre le mie braccia che, fino a qualche secondo prima erano incrociate poco più sopra della pancia, ora erano scese verso i miei fianchi tondi.

«Non sono stupida, me ne sono accorta... Quelle voci, si tratta di Itachi, vero?» chiesi curiosa mentre anche lei divenne più seria.
Si rigirò nuovamente verso la finestra con una mano appoggiata sulla sua cattedra dove era stesa l'intera cartina fisica di Konoha.

«Tanto ormai lo saresti venuta sicuramente a sapere, sei una ragazza sveglia e le notizie al villaggio circolano molto velocemente» alzò lo sguardo verso il tetto «Grazie a varie ricerche dei nostri Anbu professionisti, abbiamo scoperto la prossima possibile destinazione di Sasuke... e si dice che Itachi sarà proprio lì nelle vicinanze»

Solo ascoltando quelle sue parole, il mio sguardo si illuminò improvvisamente. Era da molto che non vedevo il suo volto. Ovviamente era trascorso meno tempo del solito ma solo sapendo che potevo finalmente rivederlo, non riuscivo a pensare a nient'altro.
Feci dietrofront verso la porta avvicinandomi alla maniglia con la mia mano tremolante. Volevo vederlo. Volevo baciarlo, abbracciarlo. Volevo rivedere quei suoi occhi neri puntati solo e unicamente sui miei. Volevo sentire il suo affetto, il suo amore. Volevo raccontargli un sacco di cose tra cui il fatto della mia gravidanza e della nascita del nostro bambino.
Venni fermata dalla stretta presa della mano della donna che stava alle mie spalle.

«Aspetta... Prima di tutto facciamo il controllo» mi trascinò verso una poltrona in cui mi fece sedere immediatamente

«Non fare mosse azzardate...» sussurrò piano ma abbastanza da farmi sentire.


La visita durò circa poco più di un'ora. Appena concluso mi alzai di scatto facendole capire che volevo tornarmene a casa.
Venni fermata nuovamente

«Ci penseranno Naruto e gli altri a questa missione, il loro obbiettivo è di riportare definitivamente Sasuke a Konoha... Non cacciarti nei guai e rimani al villaggio aspettando sue notizie.
È una missione abbastanza pericolosa, se si tratta di quel ragazzo sicuramente sarà sulle tracce dell'Akatsuki essendo uno dei due rimanenti Uchiha dopo quello sterminio avvenuto quella lunga notte.
Sei un ninja talentuoso, non buttare via la tua vita in questo modo... Più avanti la tua presenza potrebbe essere di grandissimo aiuto per le vite del nostro villaggio. Tieni a mente la tua posizione e rifletti»

Le sue parole avevano un tono forte, come se ciò che mi avesse appena detto più che un consiglio fosse stato un piccolo rimprovero.

La strada del ritorno verso casa era tanta, come la mia impazienza tra l'altro.
Appena arrivata salii le scale del mio appartamento molto velocemente ed entrai in soggiorno.

Presi la mia borsa appoggiata al divano che avevo dimenticato di mettere a posto, come al solito.
Almeno una volta il mio disordine mi era stato utile, avevo lasciato la borsa con dentro dei kunai, degli shiruken e qualche antidoto per precauzione.
Corsi in camera sbattendo forte la porta, mi buttai contro l'armadio aprendolo e prendendo da lì i miei pantaloni neri e la mia divisa da Jonin.

 

«Sono pronta» dissi davanti allo specchio mentre finivo di sistemarmi il mio bel coprifronte scuro.

Fissai l'orologio appeso alla parete sopra la scrivania in legno

«Le 15 in punto, partiranno tra 20 minuti – sospirai – Se lo scopre la Signorina Tsunade sono finita... anche se penso che se lo possa immaginare ciò che sto per fare»

Chiusi l'armadio e mi appoggiai un istante alla parete bianca posando il mio sguardo sull'elegante ma semplice lampadario che era appeso al tetto.

«Quanto tempo sarà passato da quei lontani momenti in cui entrambi passavamo le giornate insieme e felici? Se potessi tornerei in quei piccoli ma allegri giorni, in cui anche una tua stupida battuta su di me mi rendeva felice»
dissi piano posando una mano sulla mia pancia e osservando quegli splendidi Iris bianchi e viola raggruppati in un vaso di ceramica, dalla forma strana.

Ormai ero arrivata, mancavano circa 5 minuti e i ninja incaricati della missione sarebbero partiti.
Io ovviamente sarei dovuta partire all'insaputa di tutti, nessuno altrimenti me lo avrebbe permesso.
Guardavo i giovani volti dei ninja presenti davanti al grande cancello d'uscita del villaggio. Erano più giovani di me di qualche anno, eppure avevano un aspetto molto promettente per il loro futuro e per quello delle persone che le circondavano. Sicuramente, quando sarebbero stati adulti, avrebbero salvato moltissime vite: dalle più giovani alle più anziane.
I miei pensieri si fermarono quando li vidi partire correndo e saltando da albero ad albero; io feci o stesso non facendomi notare.

«Uff.. non sapevo di far così tanta fatica per una 'piccola pancia' in più, parole di Tsunade. In fondo pure tu hai il tuo 'dolce' peso.»
sospirai mentre continuavo a pedinare i ragazzi, alla ricerca di Sasuke.
Poco più avanti, durante il viaggio decisi improvvisamente di cambiare traiettoria per non rischiare di incontrarli sul serio.

Viaggiai e cercai Itachi da sola per un paio di ore, mentre ormai il sole stava iniziando a tramontare.
Caldi colori rossi, gialli e arancioni illuminavano il mio pallido viso. Quel tramonto mozzafiato sembrava non voler finire mai.
Da lontano riuscivo a percepire a malapena la presenza di Itachi, distinta abbastanza bene dalle altre.

«Byakugan!»

Attivai il mio Byakugan confermando così le mie supposizioni. Ciò che vidi però non fu' la sua solita e focosa presenza, lo si poteva capire dal suo instabile flusso di chakra... una cosa strana da parte sua visto che di solito aveva un flusso molto particolare, che mi attraeva.
A pochi metri di distanza dal mio moretto potevo vedere una figura leggermente più minuta, ma che conteneva una forza indescrivibile anche se meno forte di quella dell'altro.
Ebbi d'un tratto una stretta al cuore. Sentivo che stava per accadere qualcosa di brutto, molto ingiusto... sapevo che ancora una volta il mio futuro sarebbe cambiato.

Raccolsi tutte le energie rimanenti per fare un ultimo scatto e arrivare da lui, la giornata era stata molto dura ed ero allo stremo delle mie forze.

Più andavo avanti e più i metri di distanza che ci dividevano, si accorciavano. Mancava poco. Ancora poco e la mia vita sarebbe nuovamente cambiata.
Mi fermai sopra il ramo di un grande albero, mentre fissavo il panorama davanti a me.

Un panorama triste, quasi spoglio.
Un'intera foresta bruciata da terrificanti fiamme nere, macerie sparse qua e là... sangue, sangue ovunque.
Mi misi una mano al cuore, stringendomelo. Quella vista mi aveva lasciata sconvolta.
Da lontano vidi il mio amato andare in contro alla figura più minuta con le spalle al muro; era Sasuke, suo fratello minore.
Itachi stava zoppicando leggermente portandosi dietro quella sua gamba sinistra dolorante, per poi arrivare al ragazzo.
Non capivo cosa stesse realmente per fare: aveva la sua mano destra chiusa con due dita che puntavano direttamente al volto dell'altro.
Il corvino pose le sue due dita sulla fronte di Sasuke per poi cadere a terra mentre il suo fratellino minore, rimasto in piedi, aveva uno sguardo forse più sconvolto del mio.
Saltai in quell'orribile campo di battaglia con le lacrime che ormai avevano già iniziato a segnarmi le mie guance completamente rosse.
Caddi direttamente al fianco di Itachi, steso a terra privo di vita. Tremavo, speravo che tutto ciò fosse solo un sogno, un incubo. Le mie gambe cedettero a causa dello stress e della paura che mi travolse dopo aver visto quella scena con i miei stessi occhi.
Ero in ginocchio con le mani che cercavano ancora un piccolo segno di vita, in quei suoi polsi pieni di ferite e lividi.
Non c'erano segni di vita: nessun movimento, nessun respiro... nessun battito.
Appoggiai le mie mani sopra all'enorme ferita che aveva sul petto, mettendole una sopra all'altra e iniziando la cura.
Volevo curarlo, sapevo che era inutile. Iniziai ad usare il chakra che mi rimaneva per guarire le sue enormi ferite. Continuavo a sapere che era impossibile, ma per lo shock volevo continuare a sperare in qualcosa, a sperare in un semplicissimo miracolo... un miracolo che non sarebbe mai avvenuto.
Guardai il suo volto. Sorrideva.
Era morto con un sorriso anche dopo la durissima prova che aveva riscontrato durante il cammino della sua sola ed unica vita.
Mi fermai, avevo esaurito il chakra.
Alzai lo sguardo al cielo che in quel momento sembrava così infinitamente vuoto.
Mentre prima il mio pallido viso era illuminato da colori caldi, stava diventando sempre meno acceso a causa dell'arrivo nella notte

«In fondo... i morti non possono tornare in vita, qualunque sia la volontà di chi lo desidera»
Calde lacrime che scivolavano sulla mia morbida pelle caddero sul corpo privo di ogni segno di vitalità davanti a me.
Mi appoggiai con la testa sul suo petto cadendo così in un lunghissimo e malinconico sogno.


Mi ritrovai sdraiata in uno scomodissimo letto d'ospedale.
Di sicuro non era la prima volta che accadeva. Da qualche anno mi accadeva spesso.
Ormai sapevo che tutto ciò era finito.
Sono sempre stata presa in giro dalle persone che mi vedevano a causa dei miei occhi, a causa della mia debolezza, a causa mia.
In quegli anni avevo perso la speranza di trovare qualcuno che mi avrebbe capita, e proprio in quel momento comparse lui... il mio eroe dal dolce odore di un iris.
Ed ora quel mio unico e grande salvatore, non c'è più.
Il mio salvatore, il mio compagno di team, il mio migliore amico, il mio rivale... il mio unico amore; scomparso.
Scomparso per sempre, non tornerà più. Non potrò più ascoltare la sua voce e sentire il suo calore con cui mi sentivo completamente protetta.
Mi misi seduta sul letto mentre le coperte di un bianco pallido mi coprivano ancora fino al petto.
Alzai lo sguardo e lo puntai alla finestra, osservando quel cielo così immensamente malinconico.

Pioveva.
Non solo lo scuro e nuvoloso cielo grigio quel giorno piangeva, anche il mio cuore piangeva.
Un vuoto impossibile da colmare.
Mi misi le mani sulla mia pancia mentre potevo sentire muoversi il bambino mio e di Itachi che molto presto avrei dato alla luce

«Almeno tu che sei comodo dentro di me, per ora potrai sentirti libero da ogni preoccupazione...»
Sospirai appoggiandomi allo schienale del letto
Puntai lo sguardo contro il mobiletto in legno poco lontano dal letto.
Uno splendido vaso decorato conteneva dei magnifici iris dal colore violaceo.

«Iris....» sussurrai mentre una calda lacrima scorreva verso il mio sorriso «Non ti dimenticherò mai...»

 

I giorni passarono veloci e già da un po' di tempo ero tornata a vivere al mio appartamento.
Quel giorno sarei dovuta andare a camminare in centro a Konoha con la bella Mizu.
Mi preparai mettendo un vestito azzurro che mi arrivava quasi fino alle ginocchia, volevo stare comoda visto che la pancia non aiutava i miei soliti movimenti scattanti.
Mi misi un paio di sandali e mi incamminai verso la piazza dove trovai la rossa già lì ad aspettarmi

«Stranamente puntuale» affermai scherzosa mentre l'altra iniziava già ad accennare un'innocente e piccola smorfia arrabbiata
«Come se fossi l'unica di questo mondo ad arrivare in ritardo a volte!»
«Cosa stai cercando di dire? Io non arrivo quasi mai in ritardo!»
«Queste sono le scuse di una giovane colpevole» scherzò facendo l'occhiolino

A quella reazione scoppiammo entrambe a ridere, era da molto che non accadeva.
«Allora.. come stai?» mi chiese quando la situazione si fece più seria

«Non c'è male, il bambino continua a crescere e molto presto dovrebbe nascere. Sai la signorina Tsunade ha detto-» venni bloccata nuovamente da una sua domanda

«Ho chiesto come stai te... So che il bambino è sanissimo, ma tu? A volte ti vedo uscire di casa con delle occhiaie che ogni volta credo sempre di aver visto un fantasma!»

«Ah ah ah, molto spiritosa....» Mi fermai un istante mentre continuavamo a camminare per le allegre stradine del centro e molte persone continuavano a salutarci

«Sai... Non mi sono affatto pentita della mia scelta: di stare con Itachi, innamorarmi di lui e avere anche un suo figlio. Nonostante tutto ciò che abbiamo passato non posso dimenticarlo, sarebbe come negare i miei sentimenti nei suoi confronti. I morti non possono risorgere, è questo che continuo a dirmi. Anche se esistesse una tecnica ninja del genere sicuramente ci vorrebbe qualcosa di altrettanto valore per avere ciò che si vuole.
Non credo comunque che funzionerebbe bene.... Io sto bene»

Mizu tornò a fissarmi con aria sollevata, sperava in questa mia risposta
«Bene, allora se stai bene possiamo continuare la nostra passeggiata»

Il sole quella giornata era cuocente nonostante fossimo in un mese piuttosto freddo.
La mia fronte lasciava scivolare sul mio volto calde goccioline di sudore mentre la mia mano ogni tanto le portava via con un piccolo fazzolettino ricamato.
Dolori, dolori ovunque. Crampi improvvisi mi colpirono su tutta la parte superiore della pancia.
Mi accovacciai a terra di colpo, le gambe mi cedevano. Mizu si voltò di scatto cercando di capire cosa mi stesse accadendo

«Mizu... accompagnami all'ospedale per favore» dissi con fatica mentre continuavo a stringermi la pancia. Era ora di dare alla luce il mio piccolo bambino.

Le ore passarono interminabili. Più il tempo scorreva e più i dolori che sentivo intorno al bacino si amplificavano.
Ormai mancava veramente poco. L'unico problema e l'ansia che provavo era per la salute del bambino, che stava per nascere un mese prima del dovuto.
Proprio quando questi pensieri orribili mi affliggevano, l'ora giusta era giunta.
Finalmente sarei riuscita a vederla in volto.

Dopo due strazianti ore di parto si sentirono le urla del mio piccolo esserino che era nato.
Era nata una splendida bambina dagli occhi neri come il carbone e dei piccoli e sottili capelli cortissimi scuri, proprio come quelli del padre.
La prima cosa che notai infatti, fu proprio l'incredibile somiglianza che avevano.
Quando la signorina Tsunade me la ridiede in braccio dopo averla pulita finalmente smesse di piangere.

«Come la chiamerai, giovane madre?» mi chiese la donna che mi aveva aiutata a partorire insieme all'Hokage
Dopo attenti minuti di riflessioni ripuntai il mio sguardo sul suo volto addormentato e soddisfatto dopo aver mangiato.
Feci un piccolo sbuffo compiaciuto e iniziai a sorridere di gusto

«Mitsuki»
guardai le infermiere
«Significa 'luna piena'... in ricordo dei fatti accaduti in quella notte di luna piena e la nascita del nostro amore..»

le infermiere sorrisero a quel nome, le si adattava proprio.

Durante gli anni che trascorsero in modo piacevole nella mia nuova casa la mia piccola Mitsuki, proprio come il padre, si interessò alle arti e alle tecniche del mondo Ninja.
Era diventata proprio una bambina stupenda: magra, capelli lunghi neri leggermente mossi, grandi occhi neri come la pece e un sorriso che ogni volta che lo si vedeva anche si tornava immediatamente felici.
Aveva un carattere molto dolce, deciso e coraggioso. Non si lasciava mai scoraggiare dalle avversità che incontrava nel suo intrepido cammino.
Per la sua età era una bambina molto forte nonostante fosse cresciuta senza l'affetto di un padre e di ciò che aveva passato: la guerra.
La guerra non è orribile solo per gli adulti come noi che vanno a combattere in prima linea contro il nemico diretto, ma lo è anche per i bambini che aspettano speranzosi il ritorno dei loro amati familiari.
Io fortunatamente sono sopravvissuta a quella guerra, tornando dalla mia adorabile e prima figlia.
La mia Mitsuki. . .

 

«Bene, fine della storia» dissi chiudendo il mio diario dove appuntavo tutto ciò che mi accadeva durante la giornata
«Questa è la storia di me e papà, Mitsuki... Allora come ti è sembrata?» sorrisi a quella bambina, che ormai non lo era già più

«Vorrei tanto incontrare anche io una persona così buona come papà»
fece una piccola smorfia con la sua bocca alzandosi dalla poltrona nera in pelle

«Lo troverai... Ma adesso muoviti o farai tardi. Oggi vi assegneranno i Team e sicuramente avrai degli ottimi compagni di squadra, non dimenticarti il coprifronte e sii gentile con il nuovo Sensei»

«Ok, ok mamma ma ora vado. Ittekimasu!»
urlò felice prima di andare via.

Dopo averla salutata, entrai in camera mia e tirai fuori un vecchio scatolone che era situato esattamente sotto al mio letto.
Era leggermente impolverato ed era chiuso da enormi strati di scotch.

Feci in modo di aprirlo facendo una piccola fessura con un kunai. Era la scatola dei miei ricordi, dei ricordi miei e di Itachi.
Appena aperta scoprii che le cose al suo interno erano rimaste com'erano un tempo, si erano mantenute benissimo.
All'interno dello scatolone c'erano: il mio vecchio e primo coprifronte blu leggermente rovinato, kunai e shuriken dalle punte rovinate a causa dei grossi e intensi allenamenti, la foto del mio team, i primi regali di Itachi e infine un iris rimasto in vita grazie all'aiuto di un po' di chakra per il mantenimento.
Togliendo tutte le cose dallo scatolone e prendendo in mano un mio vecchio diario, da esso cadde una piccola lettera dalla busta bianca.
Cosa conteneva? Non era di certo mia.
Decisi di aprirla.

«Cara Ayame,

 

Sicuramente quando leggerai questa lettera io ormai sarò partito o forse... non ci sarò più.

Ti ricordi quei bei momenti che passavamo insieme tra stupide gare e litigate e non riuscivamo mai a capire chi fosse il migliore tra noi due?

Io li ricordo benissimo come se fossero accaduti ieri.

Nei momenti di vittoria amavo mettermi in mostra facendomi passare per una persona superiore a te, quando tu vincevi invece ti ammiravo e un giorno avrei voluto essere come te.

A dire il vero mi sei sempre piaciuta fin dal primo momento, in cui ci siamo conosciuti in quel campo di Iris viola e bianchi.

Amavo e amo tutt'ora quel tuo sguardo dolce e intenso, che colpisce direttamente il cuore delle persone che ti guardano in volto.

Se quando leggerai tutto ciò non sarò al tuo fianco.... ricordati che -»

 

«Che io ti ho sempre amata...»

una parte della lettera la dissi ad alta voce sorridendo e stringendomi la lettera al petto

 

«Un caldo e stretto abbraccio alla mia piccola e dolce Ayame dal profumo e dalla bellezza di un Iris»

                                                                                                                                                    Itachi Uchiha

 

 

«Prima di tutto voglio ringraziare di cuore tutti quelli che hanno continuato a leggere fino a questo punto la mia primissima Fan Fiction, nonostante le strane idee che ho avuto e lo strano e pessimo modo in cui l'ho scritta (sono inclusi i ritardi delle pubblicazioni dei capitoli ecc..).

Spero che in qualche modo questa che, alla fine, doveva essere una storia triste... Vi sia almeno un po' piaciuta.
Spero che l'ultimo pezzo si sia capito... Cioè che tutti i capitoli erano la storia accaduta veramente alla protagonista che veniva raccontata alla sua figlia Mitsuki in tempo reale.
Come prima mia opera posso esserne abbastanza contenta, ho visto che qualcuno almeno ha continuato a leggere nonostante fossi una giovane principiante in fatto di scrittura.
Vorrei ringraziarvi davvero, grazie alle vostre visualizzazioni e alle vostre recensioni ho voluto continuare a scrivere questo racconto, e devo dire che mi sono realmente divertita.
All'inizio, quando ho scritto il primo capitolo, avevo già deciso che se avessi avuto poche visite o brutti commenti non avrei continuato ma a questo punto direi che non è stato così, no? X'D
La vostra giovane scrittrice è sempre a vostra disposizione: per qualche idea, consiglio, commento ecc..
E con questo non posso che salutarvi (anche perché ho scritto uno spazio autore più grande del solito) »
Un bacione e un grande abbraccio ai miei piccoli amici che hanno seguito la mia storia fino alla fine
MiwakoUchiha

 

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