Ti dirò solo cinque cose..

di Ciccioliina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** sei bellissima ***
Capitolo 2: *** Occhi chiusi, una mano sul cuore e anche se non sai nulla, immagini.. ***
Capitolo 3: *** Ero la sua bambola, mi manipolava e non me ne accorgevo.. ***
Capitolo 4: *** La prima mia domanda. ***
Capitolo 5: *** Giuro che pensai a tutto, ma poi ti blocchi.. ***
Capitolo 6: *** La giornata perfetta.. ***
Capitolo 7: *** Il pranzo a scuola ***
Capitolo 8: *** La terza mia domanda ***
Capitolo 9: *** Lui cambiò.. ***
Capitolo 10: *** Quella sera le sue parole sconvolsero la mia vita ancora una volta. ***
Capitolo 11: *** La mia ultima domanda.. ***
Capitolo 12: *** Ecco come è andata a finire.. ***



Capitolo 1
*** sei bellissima ***


Vivo in un paesino, dove la gente parla, e mai dei fatti suoi.
Vivo in un posto dove i giovani, quelli che hanno voglia di divertirsi, escono di casa sapendo che tanto qualcuno che li aspetta c’è.
Vivo in un posto dove il sabato sera si balla, si fa festa. Perché in questo paesino, la gente non resta. Lavora oltre la montagna e torna solo per il fine settimana. Torna perché è un paese dove tutto è di tutti, dove si sta bene, dove c’è pace e quando si torna si sente l’amore, come se ti arrivasse addosso quando passi sotto quel ponte che divide la Valle da quella cittadina, oltre il passo.
 
Il sabato sera da noi si balla, si canta, si beve e si parla tanto. Si parla di tutto ciò che capita, perché c’è solo un bar. La Tana. Questa è conosciuta come il posto migliore dove i giovani si ritrovano per sfogarsi. È qui che ho conosciuto Lui.
 
Quella sera stavo ballando insieme al mio migliore amico, Sheldon, che è la persona più fantastica su questo pianeta. Lui ha i miei problemi al contrario. Significa che tutto ciò che turba me, a lui al contrario fa stare bene. Ed è proprio così che riusciamo a dirci tutto, riusciamo a capirci e ad aiutarci. Non lo conosco da molto tempo, anzi a dire la verità l’ho visto la prima volta circa sei mesi fa. E sin dal primo momento ho capito che avremmo avuto un qualsiasi tipo di relazione.. Da quel giorno ci siamo sentiti ogni sera, all’inizio ci provavamo a vicenda, ma alla fine diventava quasi noioso. Iniziammo così a parlarci come amici, a scambiarci delle opinioni, su ragazzi e ragazze. E pian piano tutto cominciò ad essere più evidente. Era solo un’amico, uno importante. Poco tempo dopo ho conosciuto il suo amico o conoscente, che sta sempre con lui ma non si conoscono, praticamente Sheldon non sa nulla di Lui. Comunque ballavamo tranquilli, senza pensieri. Avevo appena lasciato il mio ex, dopo tre anni lunghissimi.. E cercava di tirarmi su il morale. Quando ad un tratto, sento che qualcuno mi tocca la mano, mi chiede “vuoi uscire un minuto?”, e mi dice “non avere paura, sono io”. E io, che mai nessuno mi aveva degnato di uno sguardo, in quel momento non sapevo che fare. Il mio cuore batteva forte, e il rumore che creava batteva nella mia testa come un tamburo accompagnato dalla sua banda. Ero fuori con Lui. Mi ha preso la mano e mi ha detto in un’orecchio: “sei bellissima”.
A questo punto la sua mano strisciava dal mio sedere al mio seno; era una morbida carezza che, al ritmo del mio cuore, mi faceva tremare. Tremavo, non respiravo, e sentivo che niente avrebbe potuto rovinare quel momento, momento così perfetto da non capire più nulla. Ho chiuso gli occhi, pensavo a chi potesse essere, a come mai non lo avevo ancora incontrato e perché quella sera, aveva scelto me.
Non sapevo che fare, cosa avrei potuto dire, se non grazie..? Ed ecco che con una voce che non voleva uscire, dico: “Grazie”. Senza che io potessi dire una parola in più Lui se n’era già andato.. Dove? Non ne avevo la più pallida idea. Mi aveva lasciata fuori al freddo, senza dire una parola, scappando via, con i brividi che aveva lasciato quella mano sul mio corpo.
Quindi rientro in sala, e ballo.. Cerco di essere sensuale e romantica, diversa dal solito..

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Capitolo 2
*** Occhi chiusi, una mano sul cuore e anche se non sai nulla, immagini.. ***


Il ballo latino americano è in questo momento la miglior musica. Quindi alla prima canzone di questo tipo, Lui mi invita a ballare. La sua mano tocca la mia, appoggio la mia testa sulla sua spalla. Siamo tanto vicini che sento il suo petto battere, faccio si che il mio cuore sia in sintonia con il suo. Appoggia la mia mano sul suo cuore, e la tiene li, stretta, come se volesse che io lo prendessi e lo portassi via con me. La musica finisce e la mia mano vorrebbe rimanere li, ma non riesce e scappa. Torno dal mio migliore amico. E gli chiedo chi è Lui. Non sa dirmi nulla, solo che gli piace divertirsi, che ama andare in giro e bere. E come ultima cosa ha un figlio. Quando me lo ha detto sono quasi svenuta. Un figlio. Bene. Beh tutto ciò che avevo capito di Lui era.. nulla. Non avevo capito nulla. Quando ero con lui il mio cuore si fermava, i miei occhi si chiudevano e le sue mani passavano sul mio corpo come le onde fanno sul mare, anzi con il mare. Ecco, era come se le sue mani entravano a far parte del mio corpo. Quindi il mio tutto si fermava, anche solo per riuscire a far sembrare di più il tempo che passavamo insieme. Invece il tutto durava pochi minuti, minuti che però non ho ancora dimenticato. Dun tratto mi accorgo che c’è un’amica che non vedevo da una vita, stavo per andare a salutarla, quando mi prende e mi porta attraverso tutta la sala verso la porta. Usciamo di nuovo e ci sediamo dietro una pianta, dove nessuno può vederci. Nel tragitto penso a tutte le cose che prima di partire ogni sera mi dicono i miei genitori: “fa attenzione”, “non fidarti di nessuno”, “sii prudente!”, e penso che forse non dovrei essere li, non dovevo farmi trascinare in questa cosa, che neanche sapevo cos’era, e che il giorno dopo non avrei saputo neanche il suo nome. Eravamo seduti sotto un cielo stellato, che illuminava il suo viso e intravvedevo finalmente il colore scuro dei suoi occhi, non vedevo alcuna paura in lui, era sicuro di se stesso e di quello che faceva, non si preoccupava di quello che io pensavo e di quello che avrei voluto. Vedevo che però non diceva nulla, forse non sapeva cosa dire, o forse sapeva che dicendo qualcosa avrebbe rovinato tutto. Ricordavo la sua voce e speravo che mi parlasse, ma non l’avrebbe fatto. Non quella sera almeno. Infatti dopo pochi minuti la sua mano prese la mia e restammo per un po’ accoccolati sotto quell’albero. Poi guardai l’orologio, e mi accorsi che in quel momento avrei dovuto andare. Ed è quello che feci. Andai via senza dire nulla. Sul bus ripensai alla mia serata, e per tutto il viaggio non riuscivo a fare altro. Avrei almeno potuto chiedergli il nome, ma non riuscivo. Sapevo che la settimana dopo lo avrei rivisto e ci avrei pensato per tutto questo tempo. Nel corso della settimana non ero concentrata, i compiti a casa non li fecevo e le lezioni non passavano mai. Tutto era vuoto ed era nero. Vedevo il colore dei suoi occhi ovunque e le sue labbra mordersi il labbro inferiore come facevano quando mi toccava sui fianchi. Prima di girarmi speravo che lo avrei visto, ma una volta dall’altra parte Lui non c’era mai. Il venerdì di quella settimana ero agitatissima e non riuscivo a mangiare. Pregavo e speravo che la sera dopo lo avrei rivisto. Sentivo il cuore a pezzi, sentivo che mi desiderava ma ancora non riuscivo a crederci. Non lo potevo fare. Ma tutti i miei dubbi scomparvero quando mi arrivò un suo messaggio su Facebook. “Ciao bellissima…”

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Capitolo 3
*** Ero la sua bambola, mi manipolava e non me ne accorgevo.. ***


Stavo a tre metri sopra terra. Lui mi aveva scritto, e anche se era solo un “Ciao bellissima..” non sapevo che dire. Ero felicissima. Nel rispondere le mie mani tremavano e l’unica cosa che avrei voluto chiedergli era quando ci saremmo rivisti. Purtroppo il sabato dopo non c’era, e quello dopo ancora neanche. Noi continuavamo a scriverci cose inutili e la mia voglia di vederlo mi spinse a chiedergli quando sarebbe tornato.. Non mi rispose, ne subito, ne mai. Era una di quelle risposte che non mi avrebbe mai dato.. Gli scrissi quindi che non avrebbe dovuto rispondermi se non voleva, e gli chiesi dove lavorava, i suoi hobbys, e alcune cose per sapere qualcosa in più su di lui. Ma niente. Non ebbi una sola risposta. Lui non mi voleva dire nulla. Quindi gli chiedi di dirmi una sola cosa; come mai mi aveva scritto se tanto non voleva nulla da me. Ancora una volta non mi rispose.. Da quel momento decisi che stargli dietro era un’idea sbagliata, così lo evitai. Fino a quando non lo vidi, una sera, con i suoi amici. Stava bevendo una birra al bar, e io entravo tranquilla. Speravo che mi vedesse, che mi saltasse addosso. Avevo voglia delle sue mani, che mi avrebbero toccato ovunque, e fatto provare dei sentimenti stupendi. Beh quella sera continuava a fissarmi, ero soddisfatta, lo avevo conquistato. C’era solo un problema: Lui non veniva da me. Dopo circa un’oretta che ballavo con le mie amiche, mi arriva un sms da Lui, diceva: “balli benissimo.. Usciamo un’attimo?” Uscii senza guardare indietro, sperando che mi seguiva. Infatti ci ritrovammo sotto la stessa pianta della volta precedente, con il suo stupido sorriso e quegli occhi che continuavano a guardarmi, neri, che luccicavano. Anche questa volta non mi disse nulla, le sue mani cominciarono a girovagare senza meta sul mio corpo e il mio cuore si fermò per un’istante, fino a quando capì che cosa stava succedendo. Dopo poco mi bacia il collo, con modo elegante, stringendomi la mano. Speravo che quel momento non finisse mai. Invece, ovviamente, dopo pochi minuti se ne va via. D’accordo, poteva sembrare noioso per chi non vede o capisce il romanticismo, ma non pensavo di annoiare tanto.. Sta di fatto che se ne andò di nuovo senza dire una parola. Poco dopo lo incontro sulla strada per la toilette e mi dice: “Piccola, tra un’ora sotto la nostra pianta.” E mi bacia sulla bocca. Non capivo più nulla. Infatti le mie parole si bloccarono, non riuscii a rispondere. Ma sapevo che tra un’ora sarei stata sotto quella pianta. Con Lui. Lui aspettava proprio me. Ma perché non ora, in quel momento? Ormai ero abituata al fatto che le mie domande non prendevano mai una risposta, quindi non mi feci problemi e fatta la pipì tornai a ballare. Ballare era tutto ciò che oltre alla chitarra mi faceva stare bene. Era un periodo bruttissimo, tantissimi esami a scuola, tante persone delle quali mi fidavo e che non avrei dovuto, e poca voglia di ascoltare i problemi degli altri, avevo i miei. Mezz’ora dopo cominciavo già ad essere agitata, e Lui lo aveva notato; quindi mi prese la mano e come una bambola mi trascinò fuori. Stammo sotto quell’albero a parlare di me per ore. Di me. Allora gli chiesi perché non mi voleva parlare di lui. Mi disse che non c’era niente da dire, che era solo un’uomo, e che non avrei mai avuto la possibilità di conoscerlo. A quel punto presi la mia decisione, me ne andai. Non sapevo cosa voleva e cosa aveva da nascondermi e preferii cercare di evitarlo per non innamorarmi di lui. Ma scoprii ben presto che in realtà m’ero già innamorata.. Così tornai da Lui dopo un’ora, ed era ancora li. L’unica cosa che fu capace di dirmi era: “Sapevo che saresti tornata..”

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Capitolo 4
*** La prima mia domanda. ***


Stammo sotto la pianta ancora per un po’. Mi disse che aveva pensato a tutte le mie domande, io ero felice che lo aveva fatto ma ora avevo paura delle risposte. La sua risposta fu solo: “Sono uno stronzo.” Bene, cioè poteva evitare di dirmelo e di farlo.. ”sono fatto così. Non voglio che nessuno sappia nulla di me, e nessuno ha mai saputo niente. La mia vita è stata diversa e tutto ciò che ho passato rispecchia quello che sono. Tu puoi sapere solo cinque cose di me, non ti dirò di più. Fammi sapere quali.” E se ne andò via. Dopo un discorso così non sapevo se essere traumatizzata o solo triste. Cinque cose erano ben poche ma qualcosa mi sarei inventata. Anche perché lui sapeva già ben più di cinque cose su di me. Andai a casa, e nella notte non facevo che pensare a Lui. Mi scriveva delle cose assurde, che non riuscivo a capire. Non sapevo cosa voleva, cosa si aspettava che facessi. Io nel frattempo cominciai a pensare alla prima cosa da chiedergli. Doveva essere qualcosa tanto per rompere il ghiaccio. Qualcosa di stupido però che mi avrebbe detto qualcosa di Lui, una domanda che lo poteva stupire. Non mi veniva in mente nulla di serio. Lui ha sette anni più di me, e immaginavo che mi vedeva come una bambina. La domanda che gli avrei posto doveva fargli capire chi ero, cosa volevo e soprattutto che mi interessava, ma allo stesso tempo dovevo conquistarlo. Dovevo raggiungere tutti questi obiettivi con una sola possibilità. La prima domanda che gli feci, gliela domandai veramente con il cuore, il sabato sera successivo: “Mi hai chiesto di farti solo cinque domande, beh, io.. non so come cominciare..” rise, “vorrei chiederti tantissime cose, ma come per prima, vorrei sapere come ti senti veramente in questo momento..” Mi vergognavo da morire. Sentii che non avrei potuto fargli una domanda peggiore. E invece mi diede una risposta che mi sconvolse: “Okey, con questa domanda mi spaventi.. Beh, mi sento strano. Io le donne le scopo.” Ero scandalizzata. “devo ammettere che mi attiri in modo strano, che quando ti guardo mi lasci senza parole. Ti ho vista poche volte, ma so già che succederà qualcosa tra noi. Vedo che sei molto intelligente, che mi aspetti. Io sto davvero bene qui con te. Ho passato delle giornate strane da quando ti ho vista, e ho tanto sperato di rivederti. Ti scrivevo ma non riuscivo a chiederti ciò che volevo, ciò che avrei voluto sapere.” Lo guardavo, fisso negli occhi scuri. Sperando che andasse avanti con il racconto. Che quelle parole non si sarebbero perse nell’aria. Mi chiese quindi: “posso fare lo stronzo?” e io come una scema che non capisce nulla dissi: “che significa..?” Mi disse di non parlare, che non dovevo avere paura, che era una cosa bella. Ad un tratto sentii la sua mano calda entrare sotto i pantaloni e in quel momento volevo fermarlo e dirgli di smetterla che era freddo e che non volevo niente. Invece lui esplorava sotto i miei tanga col pizzo, nascondendosi da qualsiasi persona avrebbe voluto farsi i fatti nostri. Sentivo il suo bacino avvicinarsi al mio, una forza incredibile premermi addosso, una forza che se non avessi fermato subito non lo avrei più fatto. L’altra mano aveva deciso di palparmi il seno in modo violento e non si fermava. Non sapevo che fare. La mia prima reazione fu dirgli semplicemente di smetterla, di non toccarmi, ma Lui non aveva intenzione di fermarsi. Quando capii che il suo dito prendeva una direzione alla quale non sarei più riuscita a fermarmi io, decisi solo di allontanarmi un po’, tanto quanto bastava perché le sue mani tornassero visibili. Poi gli dissi che non ero preparata, che ero insicura, non ancora pronta. Ed ecco che il mio bus stava per partire e senza che lui potesse dirmi ciao, mi sistemai i pantaloni e corsi verso la fermata…

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Capitolo 5
*** Giuro che pensai a tutto, ma poi ti blocchi.. ***


Seduta sul sedile in fondo al bus, penso ancora a tutta la serata e come al solito la mia mente è invasa dai pensieri che mi tormentano. Avevo ancora quattro cose da chiedergli e mentre ci pensavo mi arrivò un messaggio. “Mercoledì mangiamo insieme vero..? Ti aspetto alla Tana alle 12.00. Non mi fare aspettare..” Ecco. Ora sapevo quando lo avrei rivisto. Ma era l’indomani, e cominciavo già ad essere agitata, saremmo stati finalmente in pubblico, e avremmo di sicuro parlato. Avevo paura a pensare alla prossima domanda da fargli, ma nel caso non l’avessi pronta glielo avrei detto e penso lo avrebbe capito. Pensai a come vestirmi, a come comportarmi, a cosa dire, che domande fare ma fu tutto completamente inutile. Infatti arrivai dopo una mattinata di lavoro stressante, ma cercavo di sembrare normale, di non far vedere che ero agitatissima. Mi aspettava fuori dal ristorante, e quando arrivai mi bacio la bocca ma non disse nulla. Mentre entravamo Lui si guardava in girò facendo finta di niente, cercando probabilmente un motivo per parlare. Ci sedemmo, appoggiai la giacca e feci come avevo visto la sera prima in alcuni video su internet, cercando di essere adagiata, romantica, composta. Ed ecco che cominciamo a parlare del lavoro, della scuola, della sua famiglia, della mia, amici,.. ma nonostante erano discorsi che normalmente mi annoiavano molto lo ascoltavo interessata. Mi chiese quindi di fargli un’altra delle mie domande. Ci avevo pensato, ma non sapevo cosa chiedere, avevo così tante cose in mente, così decisi di adottare la tecnica dell’ultima volta. Dissi la prima cosa che pensai, mentre chiudevo gli occhi. “Mi hanno detto molte cose su di te, e sinceramente non ci credo, anzi non voglio crederci..” Lo vedevo concentrarsi e perdersi nei miei occhi, “quindi vorrei sapere se è vero che sei uno stronzo, che hai fatto del male a molte donne, che la tua vita è stata speciale, che ci provi con tutte, che le conquisti, le scopi e le lasci andare via..” Mi rendevo conto che la mia domanda poteva scioccarlo, che forse non era ciò che si aspettava, e mentre la sua faccia cominciava a diventare colorata disse: “In parte hanno ragione, sono uno stronzo. Te l’avevo detto una volta, ti ho avvertita. Ebbene è ciò che sono, appartiene alla mia vita. Tutte le mie esperienze con le donne non ti devono riguardare, non sono mai state importanti, e quando mi innamoro veramente non tradisco, non sono cattivo. La mia vita è stata speciale, è vero, ma poche persone conoscono ciò che sono stato, ciò che ho vissuto, e sono proprio quelle che mi stanno più vicino, che mi aiutano e le uniche che mi capiscono. Reagisco in modo strano a volte. Mio fratello, che è autistico, e al quale voglio molto bene mi ha anche cambiato, o comunque mi ha reso ciò che sono. Lo mantengo, gli dono tutto il mio amore, ed è una responsabilità. Ho scelto io di portarlo a vivere con me, ma è impegnativo.” Rimasi senza parole, a fissarlo negli occhi che gli luccicavano. Non sapevo che dire, così abbassai la testa, come d’altronde fece Lui e aspettai. Arrivarono le pizze. Mangiammo in silenzio. I miei pensieri si riunirono e avrei voluto dire un -mi dispiace-, che non sarebbe servito a nulla. Pensai a un -vorrei aiutarti-, ma era troppo prematuro, non ci conoscevamo neanche. Non sapevo come continuare il discorso in modo giusto, diretto, speciale. Così, ancora una volta guidata dell’istinto dissi: “Grazie.” Uscimmo dal locale, mi pagò il pranzo e ci nascondemmo dietro la nostra pianta. La sua mano accarezzò la mia schiena scendendo verso il sedere, e poi restò li. Restammo li dietro a darci dei baci lunghissimi per alcuni minuti, poi gli dissi che dovevo andare al lavoro, e mi ci portò. Prima di correre via mi baciò di nuovo e mi disse: “Bellissima, ti aspetto domenica pomeriggio alla stazione. Vieni, ti prego..”

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Capitolo 6
*** La giornata perfetta.. ***


Non mangiavo da giorni, perdevo i capelli, non riuscivo a concentrarmi, la mia camera non era mai stata così in disordine, non avevo mai avuto così bisogno del mio migliore amico, e non avevo mai studiato così poco. E tutto questo per quel ragazzo che mi aveva ormai rubato il cuore.. Aspettavo con ansia la domenica, sperando che tutto andasse bene. Mio padre mi portò in stazione, o meglio, provai io a guidare, ma sono un disastro. Arrivai che non sapevo più neanche dove si trovava la frizione, e Lui mi aspettava seduto su un tavolino nella sala d’aspetto. Baciai mio padre e gli promisi che sarebbe andato tutto bene. Scesi dalla macchina, feci quei quattro scalini che mi separavano da Lui e gli arrivai proprio davanti. Lo guardai e gli dissi: “ciao”, mi guardò rise e restò zitto. Ci rimasi quasi male, solo l’idea che non mi aveva salutato mi fece arrabbiare. Ma ben presto tutto riprese ad andare nel verso giusto. Mi portò in una viottola dove aveva appoggiato una rosa. Mi fece sedere sulle sue gambe muscolose, mi guardò e poi mi disse: “questa è per te.” E mi porse la rosa, rossa, profumata, stupenda, non riuscivo ad immaginarmi nulla di meglio. Pensai che se anche da quel momento fossimo rimasti zitti tutto sarebbe stato comunque perfetto. Un momento stupendo. Come tutti quelli passati con Lui in fondo. “Bellissima, devo dirti una cosa importante,” la mia faccia diventava di tutti i colori, ero preoccupata, cosa doveva dirmi di tanto importante? “io mi sto innamorando di te” mi tranquillizzai “ma sono uno stronzo, ti farò stare malissimo, quindi ho deciso che dopo questa giornata non potremmo più stare insieme, ma per te. Però questo giorno sarà perfetto.” Mi arrabbiai, non so per quale motivo ma ero arrabbiatissima e mi venne di dire tantissime cose, ma non osai molto: “non mi puoi dire questo, io devo giudicare se per me sei uno stronzo, io devo decidere se per me è giusto o no. Se per te è sbagliato allora decidi te. Ma io voglio conoscerti, voglio avere il tempo di porti tutte le mie cinque domande, voglio avere il tempo per decidere chi sei, e se mi piaci.. Non puoi trattarmi così.” Non sapeva che dire allora mi portò in un boschetto su per la montagna. Nel frattempo era silenzionissimo, e si accorse che per me il suo passo era troppo veloce, così mi prese in braccio e mi baciò la guancia. Sudutosi poi su un sasso, posto al centro di un praticello mi disse: “io sono strano, lo hai già capito. E mi piace il fatto che tu voglia conoscermi, ma il problema è che non mi conosci, e non sai come sono fatto. Fidati di me, se tu lo sapessi non lo faresti, non mi convinceresti a conoscerti.” Gli risposi: “so così poche cose di te, ti prego aiutami, ho deciso che voglio rubarti un po’ di tempo, voglio sapere più cose su di te, e non voglio giudicarti. Non voglio pentirmi di non aver provato.” Strappò un ramo con un fiore rosa, e me lo mise sui capelli, poi disse: “se fossi il tuo principe, ora cercherei di distaccarmi da te. Per farti stare bene per sempre..” risposi: “forse io sono solo una principessa diversa.” Sorrise e mi baciò, camminammo abbracciati tornando alla stazione, e fu una giornata stupenda, una di quelle che non dimenticherò mai, come d’altronde la aveva descritta Lui sin dall’inizio.

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Capitolo 7
*** Il pranzo a scuola ***


Non ci vedavamo da un giorno, un misero giorno che mi sembrò un’anno. Pensavo a tutto il tempo che avevamo passato insieme, e mi sembrò tutto così stupendo. Ero infatti sorpresa, che un’uomo che tutti giudicavano immaturo, irresponsabile, disonesto, sempre ubriaco e che ci prova con tutte poteva preparare una cosa così tenera e romantica. Era lunedì e il lunedì sono a scuola oltre il passo, che poi d’altronde è dove lavora Lui. Mi chiese di andare insieme a pranzo, tanto per vederci un’altra volta e per conoscerci di nuovo meglio. Ancora una volta ero agitatissima, non ero concentrata e la mattinata a scuola non aveva reso nulla, fu come se fossi stata tutto il tempo a casa. Beh arrivò ben presto mezzogiorno, gli presi il pranzo e mi misi a sedere nel solito posto. Quel giorno anche due mie compagne decisero di sedersi proprio li, e anche se volevo passare quell’istante con Lui abbiamo mangiato tutti insieme. Parlavamo del più e del meno, facendoci battute stupide a vicenda e cercando di sdrammatizzare quel momento idiota. Non so cosa mi passa in testa a volte, ma ammetto che portarlo a conoscere le mie amiche non era stata la mia idea migliore. Infatti Lui ha fatto solo brutte figure, anche perché le mie compagne non lo mettevano proprio a suo agio… Il pranzo finì dopo circa quindici minuti, così decidemmo di andare in camera mia, dove avremmo trovato un po’ di pace, dove potevamo parlare soli, senza che nessuno facesse caso alla nostra non relazione. Mentre eravamo soli continuava a voler sdrammatizzare ogni cosa che dicevo, qualsiasi. Non potevo neppure respirare che Lui rideva. Non sapevo più che dire, la sua poca serietà non riuscivo a sopportarla e tutto ciò che abbiamo passato e il legame che siamo riusciti a creare mi sembrava una cosa banale, stupida, un’errore. Ma poi cominciò a baciarmi, e non dico sulla bocca. Intendo ovunque, dai piedi al seno, le mani, le braccia, le gambe.. e ben presto eravamo nudi, nudi nel mio letto piccolo e stretto. Accoccolati vicini-vicini.. Il mio cuore batteva forte, anche se per me non era la prima volta. Non ho molta esperienza ma penso che la prima volta avviene ogni volta che cambi uomo.. è stata un’altra prima volta, una cosa stupenda, fantastica.. Sentivo che mi voleva, che mi cercava, che mi toccava. Mi sentivo come quando suono la chitarra, il pensiero delle parole rimbombava nel mio cuore prima di uscire dalla bocca, e veniva toccato con le punte delle dita, vibrava e poi usciva. Quello che c’era lontano da noi due, due corpi incollati, l’avevo ormai dimenticato, nulla era importante come noi due insieme. Ecco come mi sentivo. Ero la sua principessa, mancava solo il vestito e un’enorme castello. Peccato che quel momento finì. Dovevo prepararmi per la scuola e lui doveva tornare al lavoro. Pensai alle mie domande, quelle che potevo ancora porgere. Ma non avevo ancora pensato alla prossima. Quindi lasciai passare il discorso, lo salutai con un bacio mentre rientrai per tornare a scuola..

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Capitolo 8
*** La terza mia domanda ***


Pensavo che si era già annoiato di me, non mi scriveva più, non mi chiedeva più niente, quindi decisi di scrivergli di vederci che gli avrei fatto la prossima domanda, e che lo avrei aspettato al Chiosco. Non mi rispose ma quando io arrivai Lui era già ad aspettarmi al tavolo. Ci salutammo come due perfetti sconosciuti, lo capivo, ha sei anni più di me e probabilmente si vergognava, come me d’altronde. Mi disse che dovevamo andare a fare la spesa, che aveva preparato una cosa per me. Non avevo neppure finito il mio bicchiere di Coca Cola, che già mi stava trascinando verso il negozio in centro. Comprammo le cose per la cena e a piedi ci incamminammo verso casa sua. Parlammo poco, ci guardavamo e ridavamo, sembravamo due bambini che non sapevano cosa fare. Arrivammo dopo poco, mi fece salire le scale, entrai dalla porta. Si accesero all’istante delle luci colorate, appoggiammo le cose e mi fece sedere. Accese la televisione e mi fece guardare un film mentre Lui cucinava. Non ho guardato molto quel film, ed è per questo motivo che non posso raccontarvelo. Pensai per quel tempo alla mia terza domanda, e come al solito non sapevo cosa chiedere. Dato che la sua vita era stata tanto complicata avrei voluto chiedergli come la aveva vissuta, ma mi sembrava da impicciona. Così mentre cucinava vidi una ferita che mi sembrò gravissima sul suo braccio, decisi di chiedergli com’era accaduto. Aspettai il momento giusto e poi gli dissi: “vorrei farti la mia terza domanda.” Lui rise, “cos’è quella ferita sul tuo braccio?” Arrossì. “Questa è come un bel ricordo. Scendevo da una strada nel bosco con la mia bicicletta nuova, mio padre mi disse di non prendere scorciatoie perché mi sarei fatto male. Però non gli davo mai ascolto, e volevo arrivare prima di mio fratello. Non avevo visto una radice, che ancora oggi è in mezzo a quella stradina, e sono caduto in una scarpata. Un bel ricordo perché capii finalmente che dovevo fidarmi di mio padre.” Cominciai a ridere, perché non sapevo come continuare un discorso così.. Mangiammo la cena tranquilli, cucinava davvero bene, era tutto buonissimo. A quel punto andammo in camera sua, era tutto ordinato e ogni piccola cosa aveva il suo posto. Notai un’armadietto con il nome di suo figlio appeso, e poi un’orologio, al quale si possono mettere delle foto, dove quando arrivano le tre in punto c’è la foto di noi due. Mi sembrò strano, non me lo aspettavo. Ci sdraiammo sul letto senza dire una parola, come se quel tempo che avevamo passato parlando, per Lui bastasse. E infatti cominciò a svestirmi, mi baciava ovunque, e le sue mani volavano su di me ancora una volta. Dato che amava la musica latina, il suono della canzone “Ready to go” rimbombava nella stanza, così mi chiese: “Balliamo?” ovviamente non ho avuto il tempo per rispondere che la sua mano già mi trasportava in mezzo alla stanza. Cominciammo a ballare, come due bambini. Ma non mi sentivo a mio agio. Non mi piaceva il mio corpo e non mi piace che qualcuno lo guardi nudo mentre ballo. Ma notai che a Lui invece piaceva, lo amava, seguiva tutti i miei movimenti e chiudeva gli occhi, magari solo per sentire i suoi sentimenti più forti. Finita la canzone ci sdraiammo sul letto e facemmo l’amore. Era un’amore che non mi sarei mai dimenticata, perché avevamo voglia l’uno dell’altra, e lo capivo da come mi guardava, perché lui mi voleva veramente, anche se tutto il mondo non ci voleva. Niente era perfetto per il mondo, ma per noi lo era, era tutto ciò che volevo, perché Lui mi guardava come se volesse avere un pezzo di me tutto il tempo con se. Sentivo che Lui mi amava.

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Capitolo 9
*** Lui cambiò.. ***


Pensavo che quella serata non avrebbe potuto cambiarla nessuno, che era perfetta e non poteva che finire bene. Invece no. Stavamo nel letto tranquilli e quando mi chiese che aveva ancora voglia gli dissi che non ce la facevo più, che mi faceva male ovunque ma a Lui non sembrava importargli molto. All’inizio mi sembrò carino che Lui non riusciva a non volermi, ma poi capii che non era così. Mi obbligò a rifare quell’amore che mi sembrava tanto perfetto e che quella volta, però, non fu così. Mi disse di tenere le mani sopra la mia testa, mi disse di non muoverle che dovevano rimanere li. Mi alzò le gambe in alto, le teneva strette. Mi faceva malissimo, non riuscivo a sopportare il dolore. Per quest’ultimo motivo mi misi a piangere come una bambina caduta dalla bicicletta. Mi disse che per sopportare meglio il male dovevo toccarmi, ma non riuscivo, andava contro tutti i miei principi. Provai staccarmi, provai in tutte le maniere a scappare, cercavo di togliere le sue mani dalle mie caviglie, cercavo di togliermelo di dosso, ma a Lui non sembrava importare molto del fatto che piangevo, e continuò fino a quando non finì dicendomi che se non mi toccavo era colpa mia. Finalmente mi stavo riprendendo, avevo smesso di piangere e Lui non mi diceva nulla, non parlava, e non avevo il coraggio di cominciare a litigare, che magari sarebbe diventato aggressivo. Una mia amica per fortuna mi mandò un messaggio per andare a bere qualcosa proprio quando Lui mi aveva appena chiuso la porta in faccia e se n’era andato. Così piangendo le andai incontro sulla strada, sperando che fosse sola, perché non avrei mai voluto che qualcun altro mi vedeva. Le raccontai tutto e mi disse di lasciarlo stare, di non rispondergli più, perché mi aveva stuprata. A quel punto mi resi conto che lo aveva fatto davvero. Lui era cattivo. Ma probabilmente ancora non lo avevo capito fino in fondo. Raccontai tutta la storia anche a Sheldon, che mi disse solo di fare attenzione, di lasciarlo perdere. Mi disse che avrei dovuto avere paura di Lui, che non lo conoscevo, e che probabilmente tutte le cose che mi aveva detto erano solo delle parole, parole false, ormai scappate, andate via con il vento. Io non ci credevo, non riuscivo a capire che era una cosa sbagliata, non volevo capire..

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Capitolo 10
*** Quella sera le sue parole sconvolsero la mia vita ancora una volta. ***


Quella stessa sera parlai con Lui. Mi portò fuori da quel piccolo bar, ci nascondemmo sotto la nostra pianta, e mi disse: “Scusami, mi sono lasciato trasportare delle mie aspettative sessuali, mi dispiace se non eri pronta per questo. Io non avrei dovuto fare ciò che ho fatto, e ora ci stò male.” Non dissi nulla ovviamente. Vidi che nei suo occhi stava per scendere una lacrima, che mi guardava come per dirmi: “ti prego perdonami” e così feci. Lo perdonai perché in fondo non riuscivo a capire, a decidere se quello che aveva fatto era veramente brutto. Tutti mi dicevano che ero una stupida, ma non li ascoltavo. Io ascoltavo solo Lui. Poi una sera, stavo per andare a dormire, quando una tipa mi scrive su Facebook: “Posso sapere cosa c’è tra te e Lui?” ed io fedele, “ non ti conosco..” “Beh io sono la sua ragazza.. Quindi vorrei solo sapere cosa c’è tra di voi, visto che fai la gallina con Lui ma, vabbè tanto se stiamo litigando per una gallina come te, a chi importa..” stupita, impressionata, delusa chiesi a Lui cosa avrei dovuto fare. Mi disse di dargli corda, di dirgli che tra di noi non c’era niente e che se mi avesse ancora scritto dovevo bloccarla. E così feci. Io mi fidavo ciecamente di Lui. Io mi ero innamorata. Io non potevo sapere se la mia era immaturità o solo il mio carattere. Comunque la mia decisione l’avevo ormai presa, e dicisi con un po’ più coraggio delle volte precedenti di porre la mia quarta domanda. “Cosa significano i tuoi tatuaggi?” ancora una volta rise. Non capivo perché lo faceva ma infondo mi piaceva. “I miei tatuaggi non hanno un vero significato, ognuno di loro l'ho fatto nei momenti migliori della mia vita. Quello sul petto, quando è nato mio figlio, quello sulla spalla l’ho fatto con mio fratello, quello sul polso l’ho fatto una mattina appena uscito dal letto, stavo benissimo e docisi che avrei dovuto ricordare quel momento.” Ancora una volta non sapevo che dire, perché tutto ciò che mi aveva detto non lo capivo. Non sapevo il motivo vero, quello che lo aveva spinto a fare tutti quei tatuaggi che non erano neanche belli. Per quella sera restai zitta, non dicevo più nulla, e Lui continuava a scusarsi. Cominciava quasi a darmi fastidio. Andai poi per prendere il bus, e mi resi conto che si era ubriacato, ma voleva accompagnarmi. Non me la sentivo quasi di parlare con Lui. Mi stava venendo la nausea. Ma mi disse una cosa che avrebbe cambiato tutta la nostra storia: “Voglio tornare da mio figlio. Ne ho già parlato con sua madre. Dormirò con loro e non tornerò più. Scusami, ma era da molto che ci pensavo, continuo a litigare con i miei genitori, e non riesco più a stare qui. Se non ti avessi conosciuta sarei già partito.” Beh, bisogna dire che questa volta mi aveva veramente stupita. Restai a bocca aperta, senza parole. Ero arrabbiata, confusa, non sapevo neanche io cosa volevo. Avrei voluto insultarlo, dirgli che era cattivo, che non avrebbe mai dovuto farlo. Dirgli che io ero stata una stupida a non ascoltarlo, perché in fondo Lui mi aveva avvertita. Lui mi aveva detto che non avrei dovuto conoscerlo, ma per mia testardaggine feci quello che mi sembrava giusto, quello che voleva il mio cuore. Ma ora volevo solo un’ultima cosa da Lui, fargli la mia ultima domanda.

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Capitolo 11
*** La mia ultima domanda.. ***


Capii che quello che stava facendo, scappare, non era di certo la soluzione. Scappare non risolve mai niente. Vai solo avanti, ma i problemi restano e anche se pensi di non averli più ritornano, e quando tornano ti fanno stare ancora più male. Solo che quello che pensavo non doveva saperlo. Aveva 25 anni, e se queste cose non le sapeva Lui, perché avrei dovuto dirgliele io? Lo avrei lasciato andare senza dire nulla, anche perché stavo malissimo, e chiedergli di restare, per avere conferma di quanto un figlio è più importante della ragazza (cosa giusta), non era la cosa più corretta da parte mia. Ma Lui avrebbe tanto voluto che lo facessi.. Lui era molto più confuso di me, nonostante mi raccontava di tutte quelle esperienze da grandi, nonostante tutto il suo sapere, nonostante quello che diceva, non sapeva cosa fare, non sapeva come comportarsi, non lo sapeva perché Lui non pensa mai prima di fare le cose e poi reagisce male, non capisce che è Lui che sbaglia, perché secondo Lui sono gli altri che sbagliano.. Capii che dovevo staccarmi da Lui pian piano, così che io sarei riuscita a riprendermi presto e Lui sarebbe riuscito a partire. Per sopportare il distacco cominciai a raccontare tutta questa storia ad alcune amiche, cominciai a dire tutto, e una di esse mi disse:”Non stare male per uno così, è uno stronzo con tutte, le tratta tutte male..” Non riuscivo a rispondere, perché io con Lui ero stata d’avvero bene, nonostante tutto. Vedeva che non ci credevo, che non la ascoltavo del tutto, che continuavo a pensare e che non riuscivo a dimenticare. “Bella, non piangere, era uno stronzo, ti ha fatta innamorare e poi è scappato. Lui non ti voleva bene.. Una tipa mi ha anche parlato di Lui, che le ha detto che avrebbe preferito mille volte stare con lei piuttosto che con te” In quel momento pensai che la cosa migliore fosse crederle, che era vero, non si può essere tanto cattivi da mentire così. Parlai con Lui. Gli chiesi quindi perché lo aveva fatto, perché aveva detto una cosa simile, perché era così cattivo. Mi disse che non lo aveva fatto, che era una cavolata tra ragazze gelose e che avrei dovuto credergli, credere a Lui che era il mio ragazzo. Ovviamente non riuscii a dire di no. Ormai le sue labbra, il suo orgoglio riusciva a distogliermi dalla realtà, riusciva a staccare tutta la verità dalle sue bugie. Fu la volta dopo che lo incontrai, che gli feci la mia ultima domanda: “Perché hai scelto proprio me quella sera?” Dopo quasi dieci minuti abbondanti di lungo silenzio, dove mi passò davanti tutta la nostra relazione che non si poteva neanche definire come tale, mi rispose: “All’inizio volevo farlo con te a tutti i costi. Ti ho vista ballare con un mio amico, e ho visto che la musica ti entrava dentro e ti faceva muovere senza pensarci. Mi eccitavi tantissimo. Ho pensato che sarebbe stato facile, una notte, senza problemi e poi a casa dimenticando tutto. Ho pensato che se ti avessi trattata come una principessa me l’avresti data prima. Quindi ti ho ascoltata, ti ho accarezzata, ho fatto tutto quello che piace alle donne. Mi piaceva invogliarti a fare cose che in realtà non ti piacevano e sapevo che avrei condizionato ogni tua scelta. E infatti fu così. Tutto andò bene e quando lo abbiamo fatto la prima volta, la mia intenzione era di non scriverti più. Io non volevo andare oltre, io non ne sono mai stato capace.”

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Capitolo 12
*** Ecco come è andata a finire.. ***


“Lo sapevi la prima volta che mi hai visto, sapevi che l’unica cosa che volevo da te era farlo. Le tue amiche ti avranno ben detto come sono conosciuto in questo piccolo paese. Ebbene è così. Sono uno stronzo. Sono quel tipo di uomo che una donna non dovrebbe mai incontrare. Io amo abusare le persone, e non sapevo in realtà quello che volevo dalla mia vita.” e fu in questo momento che la mia bocca parlò prima di far acconsentire la domanda al cervello: “perché adesso lo sai cosa vuoi?” La sua risposta fu semplice. “Si. Ho deciso che voglio te, ho deciso che non partirei per niente al mondo prima che tu non mi perdoni. Io so che tu saresti perfetta per me, so che io starei benissimo e so che posso cambiare.” E ancora una volta parlai a vanvera: “tu, tu, e tu ancora, parliamo sempre di come staresti bene tu. Ma come starei io? Io starei di merda, perché sei un’egoista e ti credi chissà che cosa, solo perché sei visto un po’ come il figo. Ma in realtà non sei nulla, non ho mai conosciuto una persona più infelice di te. Sei cattivo e cerchi la felicità con la tua cattiveria attraverso la donna e il sesso. Questo non è da uomini, questo è da incapaci. Tu vedi il mondo come un luogo tuo, dove ti senti di fare ciò che vuoi. Ma non è così. Tu non sei solo, tu abiti qui sopra come tante altre persone, e dovresti imparare a vivere, a convivere, a cercare di essere felice senza ostacolare la felicità di un’altra persona.” A quel punto non sapevo più cosa aggiungere, mi sentivo come una farfalla, pronta per volare. Ma ovviamente lui mi teneva, mi stringeva forte e non aveva di sicuro intenzione di mollarmi. Voleva parlare, mi chiedeva ancora cinque minuti, ma non sarei mai stata in grado di perdonarlo dopo tutto quello che mi aveva fatto. Così cominciai a picchiarlo, cercando comunque di non fargli male, nonostante tutto gli volevo ancora bene. Ma lui mi teneva più forte. Per fortuna in quel momento arrivarono alcuni miei amici che mi aiutarono a togliermelo di dosso. Quella sera tornai a casa, e stravolta, piangendo andai a dormire. Il mattino dopo Sheldon passò a prendermi per l’ora di pranzo, e come ogni domenica andammo a mangiarci una pizza. Gli raccontai tutta la storia e mi disse che sarei dovuta andare a denunciarlo. Io purtroppo non lo feci subito e neppure dopo. Ma mi ha rovinato molte serate, non ha avuto rispetto per me. Però nonostante tutto e probabilmente, un po’ d’amore c’era e un po’ si sarà pentito… Questa è ormai la fine del mio racconto. Spero vi sia piaciuto! Ma vi voglio dare un consiglio: questo lui, mi rovina ogni sabato sera, mi vuole parlare, mi tocca, non mi lascia più andare. L’ho bloccato ovunque. Persino su Instagram (prima di lui non sapevo neppure che si poteva usare per chattare), vi prego non fate il mio stesso errore. Lo so che può sembrare bello e romantico il tutto all’inizio. Ma poi siete innamorate e non capite più niente, neanche se vi tratta male. E se siete in mezzo ad una di queste storie un po’ così, ascoltate i vostri amici! Loro vogliono solo che voi stiate bene e vi adorano! Scusate se ci ho messo un po’ a finire la storia, ma ho dovuto prendermi il tempo di riflettere e di capire cosa mi aveva fatto. È stato devastante, ma un lato positivo c’è, che non mi risuccederà più. Questa la chiamano esperienza adolescenziale!!!

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