Il cinto di Ippolita - A Slayer Game

di C r o w l e y
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lost ***
Capitolo 2: *** Alone with each other - quando si fanno incontri indesiderati ***



Capitolo 1
*** Lost ***


Il cinto di Ippolita

A Slayer Game

 


♢ Rose Kidn 

 

 

E quando apri gli occhi e ti rendi conto di essere lontano da tutto ciò che ti faceva sentire al sicuro beh, non è certo una bella esperienza. Alberi, cespugli, fiori secchi e fiori vivi e colorati mi circondavano. Vedevo solo quello, non c’era altro. Un silenzio inquietante mi avvolgeva e mi teneva fra le braccia gelide con forza. Non accennava a lasciarmi. Guardai il cielo: chiaro, il sole appena nato dall’alba. Comico, io ero lì per morire, viste esperienze precedenti della mia vita da semidea, e il sole nasceva. Sembrava una presa in giro e forse, in fondo, lo era. Gli dèi amavano complicarci la vita.
Il mio pollice e il mio indice si strinsero in un pizzicotto sul mio avambraccio. Faceva male; non mi svegliai. Non era un incubo, ma solo la realtà. Cruda, spaventosa, semplice realtà.
Maledissi il mio sangue divino, il sangue della dea Melinoe, il sangue di mia madre, il sangue che mi ha strappato dalla sicurezza e mi ha messa in pericolo; la vita di un semidio è un completo pericolo, restare aggrappati alla vita è quasi difficile. Siamo appesi ad uno spuntone di roccia con la mano che, ricoperta di sangue, rischia di scivolare ogni giorno di più per poi abbandonarti alle braccia della morte. Ecco a cosa porta essere un semidio.
Le foglie secche scricchiolano sotto ai miei piedi. Percepisco un movimento, mi volto, la spada sguainata e portata sotto al mento del nuovo arrivato. Un solo colpo e la sua testa rotolerebbe.
Riconosco il viso, riconosco gli occhi azzurri come il cielo primaver
ile. Abbasso la spada, lui sospira sollevato; ci guardiamo. Domande mute senza risposte. Parla.
«Perché?» una domanda a cui era semplice rispondere.
«Perché siamo semidei.» rispondo. «Noi viviamo così.» arrendersi alla propria natura. Esattamente.
Lui si passa una mano fra i capelli biondicci. «Siamo solo noi due, Rose?»
Alzai lo sguardo al cielo. «Ho come la sensazione che no, non siamo solo noi, Allen.» fu la mia risposta per il figlio di Ecate.

 

♢ Allen Levy 



 
 
Non eravamo solo noi in quella specie di bosco, iniziavo a sentirlo anche io. Il punto era un altro: come avevamo fatto a finire lì? Ricordo che dopo il classico falò al Campo Mezzosangue ero tornato nella mia cabina e mi ero steso nel mio letto, dove, sicuro come la morte, mi ero addormentato; un raggio di sole mi colpì in viso e io aprii gli occhi, rendendomi conto che non ero più nella mia seconda casa, bensì steso per terra, con il viso premuto contro delle foglie e i piedi vicino al tronco di un albero. Avevo pensato immediatamente di aver fatto il sonnambulo fino al boschetto vicino al Campo ma, diventando completamente lucido, realizzai che no, non mi trovavo lì; non conoscevo nulla. Ero perso e, naturalmente, cercai di trovare una strada che mi riportasse a casa ma il sentiero non faceva altro che allontanarmi. Pur sapendolo lo percorsi. L’unica familiarità che trovai furono i capelli rossi di Rose Kidn, una mia conoscente al Campo Mezzosangue, e senza pensarci le arrivai alle spalle, trovandomi la sua spada puntata alla gola.
Morte.
Per un attimo riuscii a percepire quella sensazione; niente spada contro la mia gola. Salvo. La guardai e le feci domande a cui non vennero date risposte chiare. Una fitta alla testa, le afferrai il braccio.
«Andiamo da quella parte.» dissi. Lei mi guardò confusa con i suoi occhi verdi.
«Dovremmo?» disse lei diffidente. Non la conoscevo bene ma sapevo che aveva problemi a fidarsi delle persone.
«Sì, dovremmo. Sento qualcosa di magico provenire da lì.» le spiegai con fare persuasivo. Storse il naso ma poi acconsentì a seguirmi. Passo dopo passo ci avvicinammo ad un punto dove liane e cespugli si facevano fittissimi e fui costretto ad usare la mia spada di bronzo celeste per liberare il passaggio; un piccolo altare color oro si nascondeva. Sulla superificie di marmo un piccolo scrigno. Mi avvicinai attirato dalla magia dell’oggetto e, senza pensarci due volte, lo aprii. Una luce mi trafisse gli occhi, tanto che fui costretto a pararmi con un braccio il viso. Quando essa passò vidi una pergamena. L’afferrai sotto gli occhi curiosi di Rose  e ne lessi il contenuto.
 
«Deboli, siete deboli.
Mezzi dèi, mezzi mortali, completamente deboli.
Una volta eravate eroi, e adesso? Adesso vivete al sicuro nel vostro Campo e non combattete, vi allenate contro dei manichini. Non siete più eroi, sporcate l’antico sangue che mai ha cessato di scorrere.
Osate dire che non è vero, forse?
Noi non mentiamo.
Voi prescelti siete stati chiamati e trasportati in questa terra, terra che vedrà sangue, sconfitte, ma anche una vittoria.
I deboli moriranno, i forti vinceranno, ma alcuni di loro anche cadranno.
Recuperate il cinto dell’antica regina.
Dimostrate il vostro valore, Mezzosangue»




C r o w l e y ' s  l i t t l e  s p a c e 

 
Ehilà, lettori!
Finalmente mi sono rifatto un account di EFP. Stavo rimandando la creazione in maniera... insana. Vabbè, ma alla fine chi se ne frega? Viva la vita!
Allora... questa non era partita come una fiction interattiva però, bazzicando nel sito, mi sono reso conto che vanno "di moda" e non so, mi sembrava un'idea carina coinvolgervi in questo spargimento di sangue :3 rendo tutto fottutamente adorabile con questa faccina, inchinatevi!
Va bene, dicevo: interattiva. Nel prologo abbiamo visto la rossa Rose HoPersoLaFiduciaNelGenereUmano Kidn, figlia di Melinoe, e il magico Allen NonHoUnSecondoNomeFigoDaDargli Levy, figlio di Ecate, e i loro prestavolti che sono dei gran tocchi di fighi, toh
Sono i miei OC per questa interattiva e vogliamo far loro un po' di compagnia? Se mi fate, um, 18 OC mi fate contento, ya u.u Nove maschi e nove femmine, chiaramente. Facciamo la parità dei sessi lol

Accetto un OC per dio (facciamo le cose fighe e diamo spazio a all the gods, su) perciò, quando v'iscrivete, mi dite, per cortesia, di chi vorreste farlo figlio o figlia? E anche il sesso, of course :3
Vi devo avvisare di una cosa: come avrete capito questa fanfiction beh... non è adorabile come me LOL. I nostri sfigati si dovranno scannare a vicenda per avere l'ultimo pezzo di pizz- ehm, no che dico? Il cinto di Ippolita. Devono prendere il cinto di Ippolita u.u Ci saranno morti atroci in seguito a varie sfide e indovinate chi è che sceglierà chi mandare al patibolo? Voi! <3 Gioite!
Vabbè, mi sto zitto e vi lascio alla scheda da compilare per partecipare.

 

Nome=
Cognome=
Secondo nome=*
Età=
Figlio di?
Carattere=
Fisico=
Poteri=
Abilità=*
Arma=
Debolezze=
Paure=
Breve storia*=
Rapporti con altri OC*=
Altro=*
Prestavolto=
(non odiatemi ma è obbligatorio e non mandatemi immagine per i prestavolto, scrivetemi il nome della celebrity che gli dona il faccino c:)

 
E stop, ho finito. Spero ti ricevere partecipazioni :)
Grazie per aver letto e ora torno a scrivere delle Solangelo perchè sì.
Boom, people!

 
Crowley
 

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Capitolo 2
*** Alone with each other - quando si fanno incontri indesiderati ***


Il cinto di Ippolita

A Slayer Game
 

♢ Beatrice Treston ♢
 
 
Scostai i miei capelli rossi dal viso dopo essermi risvegliata in un luogo sconosciuto. Verde. Tutto intorno a me era verde. La natura dominava in quel luogo che era ben lontano dalla mia memoria. Cominciai a camminare, cercando una via di fuga, ma tutto era così maledettamente uguale. Stavo girando in tondo? Forse, ma non ne sarei mai stata sicura. Era impossibile da dire con certezza.
Camminai per parecchi chilometri prima di arrivare presso un fiume, l’unico elemento che conferiva un po’ di diversità a tutti quei metri simili. Guardai oltre e vidi un sentiero ben curato, formato da tanti piccoli ciottolini grigi che mi ricordavano il vialetto del mio giardino della mia casa dove vivevo prima di scoprire di essere una semidea.
Quel sentiero sembrava condurre ad una via precisa e dovevo raggiungerlo e percorrerlo ma il fiume… non ero, non sono e mai sarò una brava nuotatrice. Mi avvicinai di più al fiume e notai, con sommo piacere, che non era affatto profondo, perciò ci avrei potuto camminare tranquillamente.
Immersi un piede nell’acqua e toccai il fondo. Poi l’altro. Mossi i primi passi mentre le acque che s’infrangevano contro il mio corpo mi bagnavano il viso con gli schizzi veloci. I miei capelli erano umidi e attaccati al mio viso. Rabbrividivo per l’impatto freddo con la mia pelle accaldata. Arrivai dall’altra parte.
Strizzai la maglietta e i capelli per privarli dell’acqua eccessiva e iniziai  a guardarmi intorno ma, ad un tratto, sentii come un ago infilarsi nella mia gamba destra.  Dolore. Qualcosa mi saliva sulla gamba sinistra, di nuovo quella sensazione. Dolore. Guardai a terra.
Scorpioni.


 
 
♢ Theodor "Ted" Smith ♢


 
Poggiai la mia mano sul tronco dell’albero e un sottile stato di brina, con la forma del mio palmo, si impresse sicuro sul tronco. Mi serviva come punto di riferimento, quella brina, per evitare di smarrire la strada. Avanzai. Una voce.
Mi voltai velocemente, la mano sulla spada che non amavo usare. Meglio il ghiaccio. Un sorrisetto malandrino, occhi color cioccolato, morbide onde castane come capelli. Tolsi la mano dalla spada.
«Caelie» dissi semplicemente. «Che vuoi?»
«Nulla» rispose la figlia di Apate con fare enigmatico. La guardai alzando gli occhi al cielo e incrociando le braccia al petto. La fissai con disappunto e lei resse la sfida silenziosa con fare impertinente finchè, ad un tratto, sbuffai e le diedi le spalle.
«Perché sei qui?» biascicai.
«Presumo per il tuo stesso motivo» rispose lei.
La guardai ancora annoiato. «Intendo,» ripresi.  «Qui con me. Non puoi andare, non so, a tormentare qualche animaletto?»
Lei rise, come se fosse la battuta del secolo. E chi la capiva. «Che acidone che sei» cinguettò. «Dai, mi son risvegliata nel bel mezzo di una foresta sconosciuta e ho trovato un mio amico»
«Non siamo amici» precisai di scatto. Lei mi guardò con fare canzonatorio.
«Sarei stupida a non cogliere questa palla al balzo» continuò.
«Ma non siamo amici» chiarii ancora.
«Non vuoi scoprire perché siamo qui?» mi chiese con uno scintillio pericoloso negli occhi. Odiavo quello scintillio.
«Non con te» sbuffai sicuro, allontanandomi. Un’ombra mi fermò, però. Era come se qualcuno si fosse messo fra me e il sole. Alzai lo sguardo e vidi una figura alata.
«Che accidenti è quella cosa?» chiesi esterrefatto guardando in alto. Vidi Caelie sorridere allegra e sollevata.
«La mia ragazza»
♢ Nora Nilson ♢
 
 

«Nora!» il mio nome veniva chiamato a gran voce da qualcuno che conoscevo molto bene. Guardai in basso e colsi l’immagine di due figure, una chiaramente maschile, perfettamente immobile, e l’altra femminile, che agitava le braccia per farsi vedere da me. Scesi immediatamente a terra. Avevo trovato qualcuno. E che qualcuno! Quando atterrai, ripiegando le ali dietro la schiena, m’imbattei nel sorrisetto immancabile di quella ragazza. Guardai il ragazzo accanto a lei, un figlio di Chione noto per il suo caratteraccio, e lui guardò me o, meglio, le mie ali. Odiavo quando la gente le fissava.
«Angioletto!» Caelie mi venne incontro, circondandomi le spalle con un braccio e lasciandomi un bacio sulla guancia. L’avrei uccisa per il soprannome ma, sul serio, se faceva così non ci riuscivo. «Vuoi partecipare anche tu al gioco?» chiese allegra.
«Gioco?» chiesi confusa.
«Perché dovete  permettere a certa gente di sparare cazzate quando potete evitarlo?» si lamentò Ted. Caelie mise il labbruccio, inclinò la testa di lato e disse: «Tesorino non fare così, solo perché stai perdendo non devi mettere il muso. Non sei figlio di Nike, voglio dire»
Alzai un sopracciglio e la guardai male. «Cosa intendi dire, scusa?»
«Io?» esclamò Caelie. «Ma nulla, giuro!»
Roteai gli occhi.
«Ad ogni modo, dicevo!» si schiarì la voce. «Il gioco si chiama Indovina Dove Diavolo Siamo Andati A Finire  E Per Quale Motivo Ci Troviamo Sul Set Dell’Ultimo Sopravvissuto» recitò con fare solenne.
«Sapete, è solo un suggerimento ma se evitiamo di perdere tempo e proviamo a concentrarci su quello che sta succedendo?» disse Ted in modo caustico. Accennai un piccolo sorriso.
«Dopo di te»
 
 
♢ Nathan Barrett ♢
 
 
«Non ho capito cosa ho fatto io di male agli dèi per meritarmi simili punizioni» sbottò Nathan tappandosi le orecchie. Accanto a me, la ragazza che non aveva fatto altro che parlare e parlare, una delle persone che più detestavo al mondo, assunse un’espressione scioccata.
«Cerco solo di fare conversazione!» replicò oltraggiata Evelyn Tallish. «Non è certo colpa mia se sei asociale» sbuffò poi. Io la guardai infastidito. Era bella, maledizione, ma era eccessivamente logorroica e insopportabile!
«Io non sono asociale,» chiarii. «Solo che la tua compagnia non mi è affatto gradita»
Evelyn alzò gli occhi al cielo «Non è che io abbia pregato giorno e notte gli dèi per farmi finire da sola con te, sai» soffiò irritata. Lei era irritata?! «Però, sai, ora che è successo cercavo di renderlo… pseudo piacevole, quanto meno»
«Non aprezzo» dissi alzando gli occhi al cielo.
Camminavamo litigando, giusto per non attirare l’attenzione, quando improvvisamente mi fermai, e lei entrò in collisione con la mia schiena, lamentandosene. Io la guardai male, zittendola, per poi indicarle qualcosa nascosto dai cespugli. Mi avvicinai piano piano, pronto ad usare la mia arma, e poi, scostando i cespugli, vidi il corpo di una ragazza.
«Beatrice!» esclamò Evelyn, coprendosi una mano sulla bocca. Presi il polso alla ragazza: era viva. La esaminai per bene e decretai che nelle sue vene scorreva veleno.



 
|| Perdonatemi l'obbrobrio e la pochezza! ||

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