Let it go

di ivi87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 - I wanna dance with somebody ***
Capitolo 2: *** 2 - I wanna feel the HEAT with somebody ***
Capitolo 3: *** 3 - ...with somebody who loves me ***



Capitolo 1
*** 1 - I wanna dance with somebody ***





Let it go



# 1 – I wanna dance with somebody

 

 

Controlli con occhi avidi il sito internet degli eventi che si svolgeranno a Staten Island.

Il ‘Ballo Fathers & Daughters che organizzano ogni anno cadrà proprio quel venerdì e, per la prima volta, ci vuoi andare.

Non ti è mai particolarmente interessato e credevi che nemmeno a tuo padre piacesse l’idea ma l’anno scorso, mentre eri in visita da lui, ti è capitato di assistervi e l’hai visto guardare quelle coppie di padri e figlie con aria sognante.

Così ti sei ripromessa che l’anno dopo gli avresti fatto una sorpresa.

Iscrivi i vostri nomi alla competizione e poi chiudi la pagina.

Il logo del 12th distretto appare sul desktop ed in un secondo la piccola e sorridente Katie scompare e il serioso detective Beckett riemerge immediatamente.

Tu non sai ballare!

Dimenarsi in discoteca? Sei una campionessa!

Passi di danza veri e propri? Mmmmm

Il tempo è volato e tra un caso di omicidio e l’altro ti sei detta che tanto mancava ancora molto.

Ti sei ridotta all’ultimo minuto e non è da te.

“Come lo imparo il valzer in pochi giorni?”, domandi a te stessa sottovoce.

Non pretendi certo di vincere.

Sai benissimo che a tuo padre farebbe immensamente piacere il solo partecipare con te, ma vuoi fargli fare bella figura.

Se lo merita, ti vede e ti sente pochissimo.

Il minimo che puoi fare è almeno impegnarti al massimo.

“Hai detto Valzer?”, la voce del detective Kevin Ryan ti coglie di sorpresa, lo credevi ancora nella break room.

“Ehm... sì...”, ammetti con cautela.

Tra lui e il suo compare non si sa mai. Le prese in giro sono sempre in agguato.

“Ti servono lezioni? Ne ho prese un paio prima del matrimonio, ti posso chiamare il mio insegnante, se vuoi?”, si offre Ryan, con il suo solito sorriso benevolo.

Ci pensi per qualche istante.

Al suo matrimonio l’hai visto ballare e ti è sembrato abbastanza disinvolto.

Potrebbe essere la soluzione giusta.

Prendi un paio di lezioni serali, quel tanto che basta a non pestare i piedi a tuo padre.

“Sai Ryan, sarebbe fantastico!”, gli dici, sinceramente grata.

“Nessun problema!”, lui si allontana di qualche passo e si protende verso la saletta ristoro “Hey Castle, ci servi un attimo!” urla.

Ti si allargano gli occhi come ad un pesce palla.

Chi ha chiamato? Ma come è possibile?

Dev’essere uno dei loro soliti scherzi.

Non emetti fiato e cerchi di sembrare impassibile.

Castle vi raggiunge con in mano una tazza di caffè fumante.

“Al vostro servizio”, scherza una volta giunto davanti a voi.

“Beckett ha bisogno di lezioni di Valzer”, non esita a spiegare l’irlandese “E se ce l’hai fatta con me...”.

Chiaramente Ryan non ti ha mai vista ballare.

“Valzer? Come mai?”, ti domanda Castle.

Un occhio inesperto non lo noterebbe, ma tu hai visto che si è irrigidito all’idea di ballare con te.

Solo un anno prima non avrebbe fatto alcuna domanda.

Avrebbe detto sì e basta.

Solo per averti tra le braccia e restare da solo con te.

Non avrebbe esitato o sprecato tempo domandandoti il perché di quella strana richiesta.

Ma da quando è esplosa la bomba al Boyland Plaza le cose tra voi sono cambiate.

Ti sembra disinteressato e a volte addirittura freddo con te.

Non ha voluto darti una spiegazione.

Dice che va tutto bene.

Ma sai che mente.

E sai che è colpa tua.

Non sai se per la situazione in generale o se per qualcosa di specifico che hai detto o fatto ma in ogni caso sai che sei la causa di quel viso triste.

Le sedute con il dottor Burke stanno dando i suoi frutti e, come gli hai detto qualche giorno fa, il tuo muro sta crollando.

Un barlume di speranza si è fatto largo nei suoi occhi ma la situazione è ancora tesa.

Forse l’idea di Ryan dopotutto non è così malvagia.

Vi serve del tempo da soli e considerando che nei giorni passati ha rifiutato ogni tua richiesta di uscire anche solo per bere una cosa veloce all’Old Haunt, questa potrebbe essere la tua chance migliore per potergli parlare.

“Per mio padre...”, ti affretti quindi a rispondere “Gli piacerebbe partecipare ad un evento con me ed io vorrei accontentarlo...”.

Castle accenna un sorriso ma non dice altro.

“Venerdì ... a Staten Island...”, aggiungi.

Annuisce solamente.

Chissà cosa starà pensando mentre ti fissa in quel modo.

Sembra molto combattuto.

“È molto dolce quello che vuoi fare per tuo padre”, dice infine.

Ringrazi con un sorriso, fissandolo a tua volta.

E nulla più.

Silenzio.

Ryan vi guarda come se stesse assistendo ad una partita di tennis, spostando gli occhi continuamente da te a lui.

È palese che Castle stia ancora decidendo quanto rischioso sia che restiate da soli, per di più l’uno tra le braccia dell’altra a ballare.

“Lo puoi fare, vero?”, Ryan decide che ne ha abbastanza del tennis “Una lezione dovrebbe bastarle per infilare quattro passi senza fare danni”, scherza, prendendoti in giro.

Sorridi a Ryan perché anche se non lo sa, ha ragione da vendere. Sei completamente negata.

Poi torni a posare lo sguardo su Castle “Per favore”, vorresti dire, ma quello che esce dalle tue labbra assomiglia molto più ad una supplica.

Vedi che si sente messo alle strette.

Non sa dire di no a Ryan, è il suo pupillo. E ti piace pensare che non sappia dire di no nemmeno a te, anche se di recente sembra stia imparando anche troppo bene.

Ma sotto il vostro fuoco incrociato cede “Va bene”, dice estraendo il suo cellulare dalla giacca “Certo... giovedì sera però...”, controlla l’agenda scorrendo con il pollice sullo schermo “Prima non posso...”.

Deglutisci con forza.

Avrà impegni con l’hostess?

Non l’hai più vista e non sai se si frequentino ancora.

Inoltre se giovedì la lezione dovesse andare male non avrai altro tempo per imparare i passi.

Quindi deve andare bene.

Deve filare tutto liscio.

Deve.

Perché non ne puoi più di quella sensazione alla bocca dello stomaco che ti dice in continuazione che lo stai perdendo.

Ti manca l’aria al solo pensiero.

Il muro sta crollando ed è ora di dimostrarlo.

“Giovedì sera è perfetto”.

 

 

 

 

 

Ivi’s Corner:

 

Avevo già accennato in una vecchia ff al fatto che Castle sappesse ballare il Valzer, ma era un commento volante e mai approfondito.

Mi è rimasto questo senso di incompletezza ed ho dovuto rimediare u.u

 

Al prossimo capitolo con la lezione di Valzer! ;)

 

Ivi87

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Capitolo 2
*** 2 - I wanna feel the HEAT with somebody ***








# 2 – I wanna feel the HEAT with somebody




 

Sei entrata a passo di carica nel loft dello scrittore pronta ad imparare il Valzer e, speri, a sistemare le cose tra di voi.

Hai un ampia borsa da cui estrai le scarpe da ballo.

Mentre ti togli gli stivali e le indossi Castle ti domanda “Inglese o viennese?”.

Se solo tu sapessi di cosa sta parlando.

“Il Valzer”, prosegue lui non avendo ottenuto risposta “Quale vuoi imparare? Quello viennese o quello inglese?”.

Sei seduta sul divano, chinata ad allacciarti il laccetto alla caviglia con lo sguardo attonito rivolto all’insù verso Castle “Ehm...qual è quello più facile?”.

“E inglese sia”, decreta Castle rispondendo così alla tua domanda.

Si avvicina allo stereo e lo vedi inserire un cd.

Poi prende il piccolo telecomando e torna verso il divano.

Tu invece cominci ad estrarre il tuo equipaggiamento dalla borsa.

“Cosa sono quelle?”, ti domanda con stupore vedendo le sagome nere a forma di piedi che stai posizionando a terra.

Dovrebbe saperlo che non ti piace essere impreparata.

“Sono i passi da seguire. Su internet dicono che sia più facile imparare se si hanno delle tracce da seguire”.

Ti guarda scettico “Da quando ti fidi di internet?”.

“Da quando ho solo poche ore per imparare!”, rispondi cercando di mascherare il nervosismo.

Sì, sei consapevole che sembra una stupidaggine ma sei con l’acqua alla gola e se vuoi imparare alla svelta ti devi far andare bene anche i consigli di internet.

“Ah...ok...”, non sembra convinto ma dispone comunque le orme nel giusto ordine “Questi sono i passi base e sono sempre gli stessi che vanno ripetuti tutto il tempo. Una volta imparati poi ti puoi spostare in tutte le direzioni”.

“Come mai il Valzer inglese è più facile?”, domandi curiosa mentre ti posizioni sui passi di partenza.

“Perché è più lento e con figure più semplici”, risponde da esperto.

Posi le mani sui fianchi e finalmente glielo chiedi “Da quando Richard Castle è un rinomato ballerino?”.

“Detective Beckett, con le cose che non sai di me ci potresti riempire un libro!”, ti risponde citando una tua vecchia frase del passato.

Inclini la testa roteando gli occhi e lo vedi sorridere di fronte alla tua espressione.

“Sono figlio della Gran Diva, Beckett”, ti spiega “Ho passato l’infanzia dietro le quinte dei suoi spettacoli circondato da attori e ballerini”.

Annuisci col sorriso “Chiaro”, te lo immagini benissimo quel piccolo bambinetto adorabile che saltella allegro sul palco, conteso da tutti.

Ti risvegli dai tuoi pensieri solo quando lo vedi agitare una mano “Sei pronta a cominciare?”.

“Certo!”, raddrizzi la schiena e ti ricomponi mentalmente “Iniziamo!”.

Castle preme play sul telecomando e la note riempiono la stanza così da permetterti di prendere confidenza con la musica e il ritmo da seguire.

Ti parla di tempi musicali.

A quanto pare il valzer si esegue in ¾.

Non hai la minima idea di cosa voglia dire, sta parlando mandarino per te.

Mentre lo ascolti decidi di agire.

Segui le tracce sul pavimento e posi uno alla volta i piedi su di esse.

Di nuovo.

E ancora.

Castle ti guarda divertito.

Stai semplicemente camminando avanti e indietro e senza molta grazia dato che sei praticamente un pezzo di legno.

Lui sposta una delle orme con il piede “Lo vedi come scivola?”, ti domanda “Due passi di Valzer come si deve su quei foglietti di carta e avremmo fatto un bel volo!”.

“Oh”, fissi imbarazzata i fogli con le impronte che hai stampato poco prima di uscire “Non ci avevo pensato”, ammetti “Dovevo portare quelli professionali e adesivi” sussurri poi, rivolta a te stessa.

Castle leva di mezzo il resto dei fogli e si avvicina “Il mio pavimento ti ringrazia per non averlo fatto”, scherza prendendoti le mani e trascinandoti al centro del soggiorno.

“Mi dispiace doverti comunicare che il tuo essere una maniaca del controllo non va affatto d’accordo con la danza”, afferma posando la mano sinistra appena sotto la tua scapola mentre con l’altra mano ti afferra le dita e solleva il braccio all’altezza delle vostre spalle.

Quella vicinanza improvvisa ti disorienta.

Credevi che ci sareste arrivati gradualmente, invece sei già tra le sue braccia.

Istintivamente posi la mano libera sulla sua spalla “Solleva il gomito”, ti dice immediatamente controllando la postura.

Sembra immune alla vostra vicinanza.

Lo osservi con attenzione mentre mantiene la distanza corretta tra i vostri busti e i piedi.

Possibile che solo tu senti il calore attraverso la sua camicia?

Il profumo della sua pelle?

O sta cercando di restare il più professionale possibile per non cedere al tuo calore. Al tuo profumo.

Attende il momento giusto della melodia e poi ti dice “Vieni verso di me”, e senza esitare lui fa un passo indietro tirandoti a sé.

Inciampi nei tuoi piedi.

“Scusa, non me l’aspettavo”, immediatamente ti rimetti nella giusta posizione.

“Sei troppo rigida”, esclama lui “Riproviamo”.

Questa volta lo segui in quel primo passo senza problemi, ma come fate il secondo gli pesti un piede.

“Scusa, scusa, lo so, non dire niente”, ti porti le mani sul volto “Riproviamo ancora”.

Vi rimettete in posizione e ripartite.

Sei sicura di dover avanzare e quindi spingi verso di lui.

Stranamente lui sta facendo lo stesso con te con il risultato che sembrate stiate entrambi cercando di spingere una porta invisibile.

Nel tentativo di rimediare gli pesti accidentalmente l’altro piede.

Non ti lascia le mani ma si allontana di un passo mentre tu abbatti la testa sconsolata.

Non può essere così difficile!

Ti scuote le braccia molli facendole dondolare “Te l’ho detto che sei troppo rigida?”.

Lo guardi scocciata.

“Devi rilassarti, lasciarti andare. Lascia che sia il tuo cavaliere a guidare”.

Lo dice come se fosse una cosa facile.

Ti sarebbe difficile anche se non fosse lui il tuo cavaliere.

“Lo so che non permetti mai a nessun’altro di guidare, ma non hai alternative questa volta”, afferma serio guardandoti negli occhi “Pensi di poterlo fare?”.

Sai che sta parlando del ballo ma... è come se non stesse affatto parlando del ballo.

Probabilmente sono passati svariati secondi prima che tu riesca a riemergere da quel mare blu e rispondere “Sì. Penso di poterlo fare”.

Vi riavvicinate e tornate in posizione.

“Chiudi gli occhi”.

Quelle parole suscitano però l’effetto contrario.

Li spalanchi, fissandolo.

Un piccolo sorrisino compiaciuto gli spunta sul volto “Fidati”.

Annuisci.

Sei tra le sue braccia, ergo sei nel posto più sicuro del mondo.

“Chiudi gli occhi”, ti ripete.

Lo fai senza esitazioni, questa volta.

Senti il volume della musica aumentare e la sua presa farsi più stretta.

Nessuno dei due accenna a muoversi.

Deve essersi accorto che sei tesa come una corda di violino.

Il suo respiro che ritmicamente ti sfiora la pelle, combinato al tocco della sua mano sulla tua schiena, ti rilassa poco a poco.

Quando sente i tuoi muscoli che si sciolgono, sposta la gamba in avanti spingendoti indietro.

Con il pollice ti massaggia la scapola sopra il tessuto e senti i vostri corpi avvicinarsi.

Si sfiorano appena ora, nonostante il valzer imponga una certa distanza tra il cavaliere e la sua dama.

Sei curiosa di sapere se ti sta osservando o se anche lui si sta godendo il momento ad occhi chiusi.

Devi aver spostato di poco la mano dalla spalla perché ora percepisci, sulla punta delle dita, la pelle caldissima del suo collo.

Ma è quando senti il suo respiro fresco sulle labbra che istintivamente apri gli occhi.

Ti sembra in imbarazzo e con un passo indietro si allontana, lasciando la presa dal tuo corpo.

“Hai ballato”, esclama.

Ti guardi intorno, sei dal lato opposto della stanza rispetto a dove siete partiti.

“E non mi hai pestato i piedi”, aggiunge vedendoti ancora un po’ confusa.

Hai ballato.

Mentre ti rilassavi tra le sue braccia e ti beavi del suo calore, hai ballato.

“I passi li sapevi, dovevi solo lasciarti andare”, dice ancora, mentre estrae il cd dallo stereo e raduna i fogli con le impronte da seguire.

Tu sei ancora lì impalata, invece.

Capisci che è successo qualcosa. E non solo a te.

Avete provato le stesse sensazioni.

Ma lui non sa che ora è quello che vuoi anche tu.

“Castle...”, provi a dire.

Ma lui butta tutto velocemente nella tua borsa e ti interrompe “Non hai più bisogno di lezioni. Fidati di tuo padre e lasciati guidare da lui”.

“Possiamo parlare un attimo?”, domandi con il cuore in gola.

Ma lui ti sta già porgendo la tua borsa “É tardi e domani sarà una giornata importante. Devi riposare”, risponde invece.

Non c’è astio o maleducazione nelle sue parole.

Anzi, riconosci benissimo quel senso di vulnerabilità nella sua voce che molte volte hai provato anche tu.

Eviti di insistere, cercando dentro di te quel tatto e quella pazienza che lui ti ha sempre dimostrato.

“Hai ragione”, affermi sorridendogli sperando che quel sorriso gli faccia capire che comunque non ti arrenderai “Ci vediamo domani”.

 

 

 



Ivi’s corner:

 

La prossima volta, mi raccomando ragazze, le orme adesive! ^-^

Lascio a voi la parola, stasera il mal di testa è mio nemico giurato (non che le altre sere mi lasci molto in pace...)

 

A presto con l’ultimo capitolo ;)

 

Ivi87

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Capitolo 3
*** 3 - ...with somebody who loves me ***







# 3 - ...with somebody who loves me




 

 

Cerchi di nascondere a tuo padre quanto tu sia agitata ma sicuramente l’incessante battere del tuo tacco contro il suolo non è d’aiuto.

Ti sorride mentre continuate a cenare, seduti accanto ad altri padri e figlie, mentre aspettate il momento di scendere in pista.

Siete tutti elegantissimi nonostante non sia una vera competizione ma solo un piccolo evento amatoriale tra concittadini, e contrassegnati da un numero appuntato sulla schiena del cavaliere.

Il ristorante che vi ospita è dotato di pista da ballo e tu la stai fissando già da un paio di minuti. Quando te ne accorgi torni immediatamente a porgere l’attenzione al resto dei commensali e soprattutto a tuo padre.

Non vuoi che pensi che sia uno sforzo per te e che non vorresti essere lì con lui.

Solo che la tua unica lezione di ballo della sera precedente ha preso una piega inaspettata e non sei certa di riuscire a bissare la tua performance.

Che cosa farai? Ti lascerai andare tra le braccia di tuo padre come se fossi tra quelle di Castle? Non è esattamente la stessa cosa.

Sai bene che tuo padre non se la prenderebbe se accidentalmente tu gli pestassi un piede, anzi riderebbe insieme a te.

Ma vuoi che vada tutto bene. Per lui.

Solo un ballo.

Il detective Kate Beckett ha affrontato di peggio, no?

Quando l’organizzatore raduna gli iscritti al centro della pista fai buon viso a cattivo gioco. Sorridi, ti appoggi alla mano che tuo padre ti porge e come la musica comincia, iniziate a ballare.

Cerchi di svuotare la mente.

Di non pensarci troppo.

Non pensare ai passi.

Non far caso alle altre coppie accanto a voi.

Ti accorgi di non essere molto rilassata quando senti che tuo padre ti trascina leggermente.

Non sei a tempo.

Fidati di tuo padre e lasciati guidare da lui.

Ricordi le parole di Castle e cerchi di metterle in pratica.

Chiudi gli occhi concentrandoti solo su Jim.

Sulla sua presa sicura che non ti farà cadere o inciampare.

Lentamente ti lasci andare e segui la corrente.

Riapri gli occhi al suono degli applausi, mentre tuo padre ti abbraccia amorevolmente.

Hai ballato. Di nuovo.

Il metodo Castle ha funzionato due sere di fila!

Ritornate a sedervi al tavolo mentre i giurati si riuniscono per decidere la coppia vincitrice.

Già il sorriso di tuo padre per te è una vittoria.

“È stato bellissimo, Katie”, ammette sincero “E sei davvero brava!”.

Sorridi anche tu, scuotendo la testa “Sono un disastro, papà”, rispondi dapprima divertita, ma nell’udire la tua stessa voce un lampo di tristezza ti appare sul volto.

“Non stiamo più parlando del Valzer, vero?”, ti domanda capendo immediatamente.

“Se sono riuscita a non pestarti i piedi è solo merito di Castle”, esclami.

Un nome che negli anni Jim ha sentito sempre più spesso provenire da sua figlia.

“È stato gentile”, risponde solamente.

“Più che altro costretto”, ammetti lasciandoti sfuggire una piccola risata ripensando al modo in cui tu e Ryan l’avete incastrato.

Poi il tuo sguardo torna triste.

Quella mattina vi siete visti pochissimo ed era tornato ad essere scostante come negli ultimi tempi.

Questo ti ha convinta ancora di più che entrambi avete sentito una scossa elettrica da 47mila Volt mentre stavate ballando, non solo tu.

Ed ora Castle si sta proteggendo come può. Come meglio crede.

Come hai sempre fatto tu.

Hai preso una persona solare ed aperta e l’hai resa cupa e scontrosa. Brava Kate!

“Sono sicuro che non l’hai costretto a fare nulla che non volesse”, Jim ti riscuote dai tuoi pensieri.

“Allora perché ha preferito passare tutta la mattinata al catasto con Ryan?”, domandi con un pizzico di risentimento.

“Non lo so Katie, tu perché non sei voluta andare con lui negli Hamptons?”, resti  qualche secondo a bocca aperta.

Tuo padre sta usando le tue confidenze contro di te!

Era stato un piccolo momento di debolezza durante il periodo di convalescenza che avete passato insieme nella baita in montagna dopo la tua operazione al cuore.

“Non te l’ho raccontato per far sì che lo usassi contro di me”, rispondi sentendoti colta sul vivo.

Lui ride.

“Non è affatto divertente!”, per niente!

“È come se steste danzando, Katie. Dovete trovare il modo di andare allo stesso ritmo”.

“Ci sto provando”, ammetti in un sussurro.

“E lui lo sa?”, chiede sapendo bene quanto riesci ad essere criptica a volte.

“Non riesco a farglielo capire”, ti stringi nelle spalle “Ma è come se lui ascoltasse un’altra musica”, sorridi per la metafora appena fatta.

“Tu alza il volume”, tuo padre ti segue a ruota facendoti ridere.

Torni seria “Si sta allontanando”, confessi stupendo anche te stessa.

“Penso che invece sia più vicino di quello che credi”, cerca di rincuorarti.

“Papà…”, non ti è mai piaciuto essere compatita e di sicuro in questo momento non ti servono delle bugie consolatorie.

“No tesoro, sul serio”, lo vedi ridere e guardare alle tue spalle, verso l’ingresso della sala.

In piedi, intento a scrutare tra le persone, c’è Richard Castle. In smoking.

Non ti aspettavi minimamente di vederlo. Non fino all’indomani.

“Kate?”, ti volti al richiamo di tuo padre “Vai a prenderlo”.

Ti fai strada tra i tavoli mentre il tuo cuore detta un ritmo tutt’altro che calmo.

Sorride quando ti vede andare verso di lui e colma la distanza che vi separa avanzando verso di te.

Sembra imbarazzato.

“Sono venuto a controllare che non avessi azzoppato tuo padre”, lui scherza e tu sorridi tendendogli la mano.

“Vieni”, gli dici solamente.

Lo conduci al vostro tavolo e trascorre la serata con voi.

I vincitori del ballo Fathers & Daugthers ovviamente non siete tu e Jim ma non vi importa.

Non era quello lo scopo.

Tutta la sala è invitata nuovamente sulla pista da ballo.

Guardi tuo padre ma lui scuote la testa.

“Giovani, andate e scatenatevi. Io sono troppo vecchio e stanco”, dice sorridendoti, lasciandoti l’opportunità di ballare con Rick.

Il tuo sguardo si addolcisce a dismisura ma non puoi comunque esimerti dal rispondere “Papà, Castle non è giovane”, poi ti volti verso lo scrittore a goderti la smorfia sul suo volto.

Lui  si alza “Ti faccio vedere io il vecchietto!”.

Quando siete di nuovo l’uno tra le braccia dell’altro e cominciate ad ondeggiare vorresti chiedergli il vero motivo per cui è venuto.

Ma preferisci tacere e goderti il momento. Lo sai già perché è lì.

“Domani c’è la cerimonia dei diplomi di Alexis”, dice dopo poco.

Non ricordavi il giorno, ma sapevi che era vicina “Come si sente il padre della diplomanda?”.

“Ho un piano per affogare la mia tristezza. Dopo la cerimonia mia madre se ne andrà negli Hamptons, Alexis sarà ad una festa per tutta la notte e io mi distrarrò guardando i film di John Woo ‘The Killer’ e ‘Hard Boiled’”, ti spiega.

“Una bella serata con doppio film!”, commenti con enfasi.

Castle sembra sorpreso “Apprezzi i film violenti?”.

“Più sangue c’è, meglio è!”, gli rispondi con un sorriso smagliante.

Lui sembra esitare, ma solo per un secondo, poi ti domanda “Non ti andrebbe di unirti a me, vero?”.

Sorridi a quella dolce insicurezza e sei felice che finalmente non ti stia più respingendo “Certo, mi piacerebbe”.

 

 

 

 

 

Ivi’s Corner:

 

Ma noi sappiamo bene che poi quei film non li hanno visti… non quella sera almeno ^-^

 

Ho collocato il tutto tra gli ultimi due episodi della quarta serie perché lo trovavo il momento migliore per dare una piccola spintarella a quei due e perché un po’ mi mancava scrivere di loro pre SBADABUM TUONI LAMPI OHHH YOU’RE IN MY VEIIINNSSSSS ^-^

 

Vedetelo come un piccolo missing moments divertente tra la 4x22 e la 4x23 :)

 

p.s. festeggio con voi la mia 60° fanfiction *-*-*-*

 

Un bacione gigantesco a tutte!

 

Ivi87

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