Sara ha visto l'alba

di gattapelosa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sara ***
Capitolo 2: *** Diana ***
Capitolo 3: *** Carlo ***
Capitolo 4: *** Giada ***
Capitolo 5: *** Loro ***



Capitolo 1
*** Sara ***



 
Sara



C'è qualcosa di perversamente giusto nel fare la cosa sbagliata 





Mancano venti gradini al terrazzo. Non so come Carlo riesca a reggermi sulla schiena, o come Giada possa tener sempre dritta la flebo. Non capisco nemmeno perché si sprechino tanto - è sbagliato, non ne vale la pena.
 
— Per il tuo compleanno ti portiamo via da quest’ospedale, che i medici lo vogliano oppure no.
 
Diana raggiunge la cima per prima e apre la porta sul sole dell’alba. A me mancano ancora dieci gradini.
 
— Se scoprono che mi avete fatta scappare…
— Non abbiamo paura.
 
L’ultimo gradino.
— Apri gli occhi.— dicono.
Lo faccio.
 
 
C’è il mondo, su questo terrazzo. Il mondo, nell’alba, l’eterno.
 
Grazie per aver fatto la cosa sbagliata. 






Bacheca dell'autrice

Scritta per il contest " Brevi, ma intense", scritta, con le altre, in meno di un'ora, spero vi piaccia. Il prompt è il sottotitolo. 


 

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Capitolo 2
*** Diana ***


Diana




Si perdono sempre le cose più importanti: chiavi, occhiali, persone.





Quando mamma arriva davanti casa e mi trova accovacciata sulla soglia della porta, si limita a sospirare tristemente e a sorpassarmi con un balzo.
— Hai perso ancora le chiavi?— domanda, tirando fuori le sue.
— Già.— rispondo io. Mamma apre, entra dentro. Io non mi alzo.
— Sai cos’è successo oggi?— chiedo invece. Lei si toglie il cappotto e scrolla le spalle, senza guardarmi.
— Cosa?
— Sara è morta.
Si ferma.
— Ah.—dice solo. — Mi dispiace.
— Sara è morta.
— Mi dispiace.— risponde ancora. — Chiudi la porta, dopo essere entrata— e si allontana.
Invece non ho voglia di entrare. Piove, ma rimarrò seduta qui, a pensare.
Così forse ricorderò dove ho messo le chiavi.

 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** Carlo ***


Carlo




Brindare, festeggiare e poi andare a morire ogni notte. Ci voleva fegato. Anche nel senso medico del termine.






— Hai bevuto troppo, ragazzo. In realtà sono dieci notti che bevi troppo.
Il barista mi appoggia una mano sulla spalla. — Non eri così depresso, prima.
Prima? C’è stato un prima? Non ricordo di essere mai stato diverso da come sono ora, non ricordo di aver mai sofferto meno di quanto sto soffrendo ora.
— Ti sbagli. — rispondo. — Io non esistevo ancora, dieci giorni fa.
Gli scosto la mano e mi alzo in piedi, quando una dolorosa contrazione, all’altezza del fegato, mi fa piegare in avanti. 
— Che succede?— domanda il barista.
— Sara è morta.— rispondo.
 
Poi vomito.
 
Sara è scomparsa all’alba del mondo.
 
Da allora io muoio ogni giorno. 

 

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Capitolo 4
*** Giada ***


   
Giada




Dovremmo occultare il cadavere nella stanza, quello lì, che è stato appena lasciato ed è allegro come una bara ad un compleanno.






C’è un morto, in questa stanza.
 
— Rilassati, Giada. Fai un bel respiro e raccontami tutto.
 
E buia, non ci sono finestre, sento solo la puzza.
 
— Che puzza?
 
Puzza di morte, Dottore. Ed è triste, perché sarebbe pure una bella stanza, se non fosse per l’odore.
 
— Hai trovato il cadavere?
 
Certo, è qui davanti a me. Sono due mesi che è qui davanti a me.
 
— Lo conosci?
 
Che domande! È Sara. È una mia amica. Ha lasciato il mondo guardando l’alba, ma non vuole più andarsene da questa stanza.
 
— Devi liberartene, solo così potrai guarire.
 
Non so se voglio liberarmene.
 
— Giada…
 
Lo nasconderò sotto un lenzuolo, e alla puzza mi abituerò.

 

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Capitolo 5
*** Loro ***


 

 

Loro

 


Realizzare che la felicità non è avere tutto quello che si desidera, ma continuare a desiderare, a sperare, vivendo una perfetta imperfezione.





— Non credevo vi avrei più rivisto.— Diana fatica a parlare, emozionata come una bambina. Non riesce nemmeno a bere il suo caffè. 

— Sono passati tanti anni…

— Dieci anni, un’infinità.— concorda Carlo. — Chissà perché non ci siamo più tenuti in contatto.

— A me faceva male. Pensarvi, vedervi. Mi ricordavate…

Giada s’interrompe, chinando la testa.

— Sara.— conclude Diana. — Mi ricordavate Sara. Allora pensavo che non avrei mai superato il dolore, invece oggi sono felice. Rivedervi mi rende felice.

Carlo sorride e prende loro la mano.

— A me ricordate ancora Sara. Ma, in fondo, è una bella cosa ricordare Sara.

 

Perché un giorno crescerete, e vivrete, e capirete: domani l’alba splenderà ancora. 

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