love actually

di BringMeSunshineLiam
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 37 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 39: *** Capitolo 39 ***
Capitolo 40: *** Capitolo 40 ***
Capitolo 41: *** Capitolo 41 ***
Capitolo 42: *** Capitolo 42 ***
Capitolo 43: *** Capitolo 43 ***
Capitolo 44: *** Capitolo 44 ***
Capitolo 45: *** Capitolo 45 ***
Capitolo 46: *** Capitolo 46 ***
Capitolo 47: *** Capitolo 47 ***
Capitolo 48: *** Capitolo 48 ***
Capitolo 49: *** Capitolo 49 ***
Capitolo 50: *** Capitolo 50 ***
Capitolo 51: *** Capitolo 51 ***
Capitolo 52: *** Capitolo 52 ***
Capitolo 53: *** Capitolo 53 ***
Capitolo 54: *** Capitolo 54 ***
Capitolo 55: *** Capitolo 55 ***
Capitolo 56: *** Capitolo 56 ***
Capitolo 57: *** Capitolo 57 ***
Capitolo 58: *** Capitolo 58 ***
Capitolo 59: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Sono già trenta minuti che la sveglia suona insistente sul comodino ed altrettante volte ho allungato un braccio infreddolito per cercare, tentoni, di disattivarla. Mi sono girata svogliata nel letto senza però riuscire a chiudere occhio; nella mia testa si affollano pensieri che non riesco a mandar via. L'esasperazione e la terribile stretta allo stomaco dovuta all'ansia perenne mi costringono ad alzarmi nonostante fuori sia ancora buio.

Sono circa le quattro e quarantacinque di una fredda e piovosa mattina di dicembre ed io sono seduta sul bordo del mio letto a baldacchino a fissare inespressiva il buio che mi circonda, stretta nel mio pigiama felpato a fantasia natalizia. Il silenzio cupo di una casa addormentata accentua, come rintocchi di un orologio, i miei respiri leggeri. Poggio i piedi sull'asse di legno che sorregge il materasso e alzo le gambe portandomele al petto per inserirvi la testa.

Ciocche di capelli scuri ricoprono il volto e cadono dinanzi agli occhi mosse, ad intervalli regolari, dal mio respiro caldo. Un lampo improvviso illumina la stanza di grigio, facendo sembrare tutto più vecchio; conto silenziosa i secondi che trascorrono prima che un tuono rompa il silenzio e squarci le nuvole sopra la mia testa. Poggio le mani sulle orecchie non riuscendo a sopportare il boato che fa tremare il pavimento sotto i miei piedi.

Cammino piano nell'oscurità della stanza cercando il bagno. Appoggio la mano sulla maniglia e l'abbasso lentamente cercando con le dita l'interruttore che fa scattare la luce. Abbagliata da quell'improvvisa illuminazione, chiudo subito gli occhi portando un braccio a coprirmi il volto insonnolito. Li riapro poco per volta fin quando non riesco a guardarmi finalmente allo specchio notando la bruttezza che caratterizza il mio stato fisico attuale.

Decido di farmi un bagno caldo per cercare di trovare ristoro. Faccio scorrere l'acqua per alcuni minuti in attesa che arrivi quella calda prima di provvedere a riempire la vasca. Cerco sugli scaffali il mio bagnoschiuma preferito e stappo la bottiglia avvicinando il naso per assorbirne il profumo dolce. Inginocchiandomi, metto una mano nell'acqua per testarne la temperatura e poi vi getto il sapone, che si deposita sulla superficie in piccole bolle.

Lascio cadere il pigiama a terra scoprendo completamente il corpo accaldato. L'acqua bollente a contatto mi calma immediatamente i nervi in tensione e mi porta in un'altra realtà, quella immaginaria in cui non sono io. Senza accorgermene del tutto, il rilassamento quasi totale mi porta a scendere verso il fondo, così presto mi ritrovo completamente immersa. Il calore si espande in tutto il corpo.

Quando, ormai satura di schiuma la mia bocca necessita di ossigeno, faccio per risalire, ma delle mani mi spingono ancora più giù. Ho le mani poggiate al bordo della vasca, trattenute da altre più forti e più grandi. Impossibilitata a muovermi, muovo le gambe nell'acqua facendola saltare fuori per bagnare il pavimento. Tossisco pericolosamente quando avverto la mancanza d'aria che mi fa battere il cuore a mille.

Quando finalmente riesco a respirare, mi accorgo che non c'è nessuno; la stanza è chiusa a chiave. I peli del tappeto, ormai bagnato, nascondono un filo d'erba. Passo avvilita una mano sul volto e piano piano il mio respiro ritorna regolare, così come i battiti. Infilo l'accappatoio e, a piedi scalzi, percorro a grandi passi la stanza avvicinandomi al cassetto che contiene la biancheria.

Mi faccio coraggio e apro la porta. Un altro lampo illumina il corridoio. Sono soli pochi passi fino alla camera di mio fratello così, facendomi coraggio, richiudo la porta alle mie spalle e corro ad aprire la sua. La camera è intrisa di profumo che mi fa pizzicare il naso. Mi avvicino cauta al suo letto, che si piega sotto il peso del mio corpo steso accanto al suo. E' girato di spalle e lo vedo respirare tranquillo. Lo abbraccio stretto cingendogli il bacino con le mie braccia magre.

Trovo piacevole protezione appoggiando la testa contro la sua schiena. La mia vicinanza lo fa svegliare e, non potendosi voltare a causa del blocco, respira a fondo prima di parlare.

"Lisa?" la voce strozzata dal sonno me lo fa stringere ancora di più. Mi accarezza la mano incastrando le nostre dita. "Fammi girare" sussurra, ridendo. Sotto le mani sento la sua pancia muoversi a ritmo con il suono della sua voce. Libero la presa.

"Posso stare qui con te?" poggia la guancia al cuscino e mi sorride, ad occhi chiusi. Prova ad aprirli, ma la pesantezza dovuta all'interruzione del sonno glieli fa richiudere.

"Certo che puoi" avvicina il naso al mio, gelato. Vi mette una mano sopra chiudendogli le dita attorno. Certe volte mi tratta come una bambina. Zayn ed io siamo gemelli eterozigoti. Viviamo da soli perché abbiamo perso da poco mamma e papà in seguito ad un incidente aereo. La notizia ha fatto scalpore per un'intera settimana. "Hai i capelli bagnati, prenderai il raffreddore"

"Se avessi usato il phon ti avrei sicuramente svegliato" gli confesso.

"mmh, ma comunque non è normale che fai il bagno alle... che ore sono?"

"Credo le cinque passate" mordo un labbro sentendomi in difficoltà.

"Vieni qui" muovo il bacino per avvicinarmi a lui e poggio la testa nell'incavo del suo collo. Mi stringe forte a sé ed io ricambio allacciando nuovamente le braccia attorno a lui. Le mie gambe cercano le sue sotto le coperte, incastrandole.

Sotto il naso sento forte l'odore di umido dei capelli non asciutti che riempiono dispettosi la federa bianca e la bocca secca di Zayn. Sento il suo respiro pesante sul mio collo e la mia pancia schiacciata contro il suo petto. Lo stimolo di fare pipì mi fa muovere troppo spesso; ho la vescica che mi scoppia. Cerco di allentare la presa su di me e scendo dal letto avviandomi verso il bagno. Quando ritorno da lui, ha le braccia unite sul materasso e la bocca immersa nel cuscino.

"Lisa? Che ore sono?"

"E' ancora presto, Zayn" gli lascio un bacio sulla fronte e mi ristendo voltandomi nella sua direzione. Gli occhi caramello scrutano la stanza ora illuminata da deboli raggi di sole; alcuni passano attraverso la sua chioma castana, quasi nera, rendendola più brillante.

"Dobbiamo finire di preparare le valigie e spedire le cose di mamma e papà alla zia" risponde calmo. Resto a bocca chiusa a scrutare il soffitto bianco. La stanza è quasi vuota e le nostre voci rimbombano nell'ambiente deserto e freddo.

"Ti hanno risposto per l'appartamento?" volto lo sguardo verso di lui, che apre gli occhi quando gli pongo la domanda.

"Si, è un loft"

"Un loft? Ma, Zayn, è più di quanto possiamo permetterci" squittisco. "Hai usato tutti i risparmi, non è vero?" lo ammonisco.

"Non tutti. Appena inizieremo a lavorare ci ripagheremo di tutto, non preoccuparti" mi porta tra le sue braccia e mi bacia la testa. "Facciamo un passo alla volta, Lisa. L'opportunità che abbiamo di studiare all'Imperial College ci permetterà di cambiare completamente vita. Potremmo allontanarci da tutto questo, Lisa, e vivere felici"

"Lo spero, Zayn"

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


“Zayn, il telefono” urlo dalla cucina, intenta a chiudere l’ultimo scatolone con le nostre cose pronte per il trasloco nell’altra parte del mondo. Stappo il pennarello e vi lascio scritto “Roba di scuola”. Mi alzo e mi guardo in giro; la casa è piena di scatoli di qualsivoglia dimensione e per transitare da una stanza all’altra bisogna passarvi attraverso come in un percorso ad ostacoli. La cosa peggiore del trasloco è il momento prima e quello immediatamente dopo; questa cosa mi manda in agitazione pura e mi avvilisce. “Zayn?” lo richiamo, ma poi lo vedo chino e preoccupato su uno scatolo, buttando a terra alla rinfusa le cose che vi avevo deposto accuratamente all’interno. “Che stai facendo?” squittisco disperata in preda ad una crisi di nervi. Gli faccio segno di aspettare e rispondo al telefono, considerato che sta squillando già da tempo. “Pronto? Si? Sono la sorella. Si, ciao, te lo passo subito. Zayn è per te” copro il microfono e mi sporgo allungando un braccio verso di lui. Si allontana con il telefono all’orecchio; guardo il macello che ha combinato tirando fuori tutte le sue cose dallo scatolo dove avevo scritto “Zayn”. Chiudo gli occhi esasperata solo per evitare di mettermi ad urlare. Lascio cadere le braccia lungo il corpo ed emetto un piccolo urlo soffocandolo tra le labbra chiuse. Batto a terra i piedi e tiro leggermente i capelli. A volte penso che essere la sola donna di casa con un fratello pasticcione e così maledettamente uomo mi faccia carico di troppe responsabilità che non riesco ancora a gestire per il meglio. “Scusa Lisa, ma non riesco a trovare il mio diario” si giustifica allargando le mani, raggiungendomi. “Ma sei impazzito? Zayn ho impiegato mezza giornata per raccogliere tutte le tue cose sparse anche sotto il letto e tu fai tutto questo per un diario? Ti sei impazzito?” ribadisco. Lo vedo ridacchiare; allargo gli occhi per la rabbia che mi sta divorando. “Rimetto tutto a posto” “Ci puoi giurare” gli colpisco il braccio dandogli uno schiaffo. “Ti voglio bene” mi lascia un bacio sulla guancia. “Io no. Vado a chiamare per la pizza che sto morendo di fame” lo lascio lì, in preda ad uno pseudo panico per aver smarrito il suo tanto amato diario. “Guarda che se non vieni mangio anche la tua” “Hai il verme solitario?” mi schernisce ridendo. “Trovato” felice come un bambino, viene a sedersi accanto a me muovendo tra le mani il diario alzandolo come fosse una coppa appena vinta. “Hai messo tutto apposto?” addento affamata il mio spicchio gettando un’occhiata alla tv accesa. Quando non mi risponde lo guardo accigliata. Alza un sopracciglio e fa un’ espressione da bambino che è stato appena beccato in flagrante a combinare qualche guaio. “Zayn?” “Lo faccio dopo” mette una mano sul cuore. “Sei in punizione e niente pizza” afferro lo scatolo bollente e lo nascondo dietro la schiena. Per dispetto, prende il mio spicchio lasciato a metà e fa cadere tutte le patatine a terra. “Cosa ho fatto di male per meritare un fratello così cialtrone?” sbuffo. “Senti cialtrona, ridammi la pizza” lascio scivolare la confezione sul tavolo e gli sorrido. Cosa farei se non avessi lui; è la mia ancora di salvezza, la mia spalla su cui piangere, il mio migliore amico. Mi sento persa al solo pensiero che un giorno il nostro legame non sarà più lo stesso. Io sono la sua mamma e lui è il mio papà; ci prendiamo cura l’uno dell’altra, in assenza di un affetto materno e paterno che da qualche tempo è purtroppo venuto a mancare. Pulisco le mani sul tovagliolo e getto il cordone dell’ultimo spicchio di pizza, accasciandomi sul divano con la pancia piena. Appoggio la testa al bracciolo e socchiudo gli occhi cullata dalla musichetta delle pubblicità che passano in rassegna. Il poco delicato modo di mio fratello di dirmi che ha gradito la cena mi fa sobbalzare. “Scusa, è la coca” ride. “Fa fare le bollicine” ammicca divertito passandomi una mano nei capelli e superandomi per andare a sistemare in salotto. “Le hai in testa le bollicine, non nella pancia” “Ti voglio bene anch’io” alza una mano dandomi le spalle. Mi addormento con il sorriso sulle labbra stringendo la stoffa del divano per apportare calore alle mani infreddolite. Mi sveglio nel cuore della notte nel mio letto; probabilmente Zayn mi ha portata su. Mi volto; lo stesso Zayn che adesso mi è accanto e mi russa senza ritegno nelle orecchie dormendo a pancia all’aria. Allungo un braccio e lo costringo a girarsi su un fianco, in modo da attutire quell’assordante rumore. Grugnisce in malo modo rispondendo al mio gesto e mi fa capire che è sveglio. “Se devi russare, almeno vai nel tuo letto” “Ehi, io ti ho accolta nel mio. Non essere scorbutica” ridacchio. “Come ti sentiresti se io facessi così nel tuo orecchio tutto il tempo?” lo imito avvicinandomi al suo volto. Cerca di schiaffeggiarmi, ma riesco a schivarlo la maggior parte delle volte in cui alza la mano per colpire l’aria attorno a noi. “Dormi, che domani dobbiamo partire” ritorno a sdraiarmi sulla schiena e guardo il buio pesto sopra la testa. Sbuffo. “Sono in ansia” “Tu hai l’ansia per qualsiasi cosa” batte una mano sul fianco. Lo sento girarsi dalla mia parte e poggiare la testa contro la mia sul cuscino. “Buonanotte Lisa” “Buonanotte Zayn” Il rumore della pioggia battente e il sibilo del vento mi impediscono di dormire, così mi giro e rigiro nel letto per riuscire a trovare la posizione giusta per chiudere occhio. Ho dormito poco e con le braccia inserite sotto la pancia, cosicché adesso me le ritrovo piene di formicolii fastidiosi. Ogni movimento brusco è seguito da uno sbuffo parecchio rumoroso, che però non smuove per niente Zayn che è ritornato, imperterrito, a dormire a pancia all’aria assieme al suo russare. Un’ombra scura si proietta sulla parete dell’armadio bianco e lungo il muro. Un’ombra umana che lentamente si avvicina. Dalla fronte comincia a scendere del sudore freddo che mi fa rabbrividire e mi fa alzare le coperte d’impulso facendomele portare fin sopra la testa. Sotto le coperte cerco la mano di Zayn; quando la trovo la stringo forte. “Zayn” gli scuoto il corpo. “Zayn”. Di rimando, mugola qualcosa. “Zayn” “Lisa” lo sento muoversi. “Non fa così freddo” mi deride. “C’è qualcuno” piagnucolo timorosa. “Dove?” “Ho visto l’ombra. Si avvicina” soffoca una risata, ma io lo sento benissimo. Abbasso di poco la coperta scoprendo soltanto gli occhi. “Quell’ombra?” indica il muro, così sono costretta a guardare per seguire il suo dito. Sentendomi una completa idiota, giro solo gli occhi verso il suo volto giusto in tempo per vederlo scoppiare in una risata divertita. “Ti rendi conto che hai paura dell’ombra di un albero? Il tuo livello di paranoia è salito al 101%” incrocio le braccia al petto visibilmente infastidita. Mi guarda per minuti interminabili, in cui continuo a sbirciare l’immagine contro il muro dell’albero che oscilla pericolosamente mosso dal vento forte. “Vuoi dormire con la luce accesa?” non gli rispondo e serro la mascella scoppiando le bollicine che si sono formate tra le labbra socchiuse. Si alza all’improvviso chiudendo la porta a chiave. Avvicinandosi al comodino accanto al letto, accende la luce. “Qui sono io la vittima. Solo io posso domandarmi cosa ho fatto di male per meritarmi una cacasotto di sorella” mi spinge il braccio facendomi sorridere. “Ci sarà anche solo una notte in cui posso dormire sette ore ininterrottamente?” La mattina dopo… “Lisa andiamo o faremo tardi” “Si arrivo” scendo trafelata le scale gettando un’ultima occhiata alla casa vuota dietro di me. “Lisa?” “Ho dimenticato l’i pod” “Cosa stai facendo da stamattina?” lo vedo agitarsi vicino al taxi, così gli mando un bacio volante e ritorno di sopra. “Guarda se non dobbiamo fare tardi perché tu hai la testa da un’altra parte” mi rimprovera prendendo la borsa dalle mie mani. “All’aeroporto” comanda. Il volo parte tra quindici minuti esatti e noi siamo scomodamente seduti sulle sedie del gate in attesa che venga annunciato il nostro volo. Dalle grandi vetrate che rendono spettacolo della pista, diversi aerei si preparano al decollo. Uno fa un giro sulla pista per posizionarsi in vista dell’imminente partenza. “La British Airways vi da il benvenuto” una voce registrata ci accoglie calorosamente. Pronuncia la stessa frase credo in altre quattro lingue diverse. “Corridoio o finestrino?” “Finestrino” gli sorrido tranquilla scavalcando i sedili. Poggia le borse nello spazio apposito sopra le nostre teste e si siede accanto a me. Guardo emozionata il cielo azzurro che ci inghiottisce; tra poco dirò addio a questo clima freddo e umido per dare il benvenuto ad un cielo cupo e piovoso persistente trecento lunghi giorni l’anno. Londra. Brick Lane, British Museum, Camden Town, Grant Museum, Hyde Park, London Eye. Sfoglio tutte le immagini sul tablet con fare sognante. Sento gli occhi di Zayn addosso. “Staremo bene, te lo prometto” mi bacia la fronte. Gli stringo la mano quando l’aereo si inclina. Poggio nel suo orecchio una cuffia e insieme chiudiamo gli occhi. Poche ore dopo… “Questa cos è?” guardo allibita l’imponente edificio davanti a me. Percorro con gli occhi tutta l’altezza e apro la bocca non sapendo cosa dire. Sapevo che non potevamo permettercelo, ma adesso che ce l’ho davanti ne ho assoluta certezza. “Casa nostra” Zayn mi affianca con le valigie e sorride soddisfatto, leggermente affannato. “Tu sei pazzo” ridacchia. Poggiandomi una mano alla base della schiena, mi spinge all’interno attraverso le porte girevoli. Un ascensore ci porta al piano superiore, mentre ci fa godere della spettacolare bellezza della strada principale sotto di noi. Schiaccio il volto al vetro e apro la bocca, lasciando che il mio respiro lo appanni temporaneamente. “Ok, con questo sono ufficialmente in imbarazzo” mi volto per scorgerlo ad osservarmi felice. Le braccia conserte, il corpo appoggiato alla parete, la felicità negli occhi come non la vedevo da tempo. Abbiamo trascorso un brutto periodo e ci meritiamo tutta la felicità. “Non siamo abituati a tutto questo, lo so, ma in questi anni ci siamo andati parecchio vicino. So che ti preoccupi per le spese” alza un dito davanti al mio volto quando apro la bocca in procinto di parlare. “Tu pensa a studiare e al resto penserò io” mi sorride tranquillo. “Non è giusto che tu ti faccia carico di tutto questo. Ti aiuterò” lo abbraccio sinceramente. Quando le porte dell’ascensore si aprono, la bocca si spalanca a tal punto da toccare terra. E’ bellissimo e parecchio luminoso. Le enormi vetrate senza tende lasciano poco all’immaginazione, proiettandoci direttamente sopra la nostra nuova città. Divani in pelle bianca ricoprono praticamente ogni angolo della casa, una tv gigante al plasma è attaccata alla parete e a ricoprire il pavimento c’è della pelle d’orso. “Prenderò come gradimento il tuo silenzio” mi abbraccia da dietro mentre con gli occhi continuo a scrutare la casa. “Non è troppo grande soltanto per noi?” “Un po’” appoggia il mento sulla mia spalla e mi dondola cingendomi i fianchi. “Voglio farti stare bene” mi stringe. “Tu mi fai stare bene standomi accanto ogni giorno, non lasciandomi mai sola ad affrontare i problemi” gli confesso con le lacrime agli occhi. “Ti voglio bene, Zayn” “Anche io, Lisa. Ti amo più della mia stessa vita”. “E quello?” indico un cestino sulla penisola della cucina; all’interno ci sono biscotti d’ogni genere, forma, gusto, dimensione. Scritto a penna con una bella scrittura in corsivo, il biglietto di benvenuto per noi da parte del padrone di casa. Benvenuti a Londra. MS

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Alla parola loft ho sempre associato l’immagine di una casa per vip, attori e super attrici ed io in questo momento mi sento esattamente alla stessa maniera. Per quanto aggradi l’idea di vivere in un loft, la maggior parte delle persone considerate “normali” non riesce a sopportare la concezione di assoluta libertà. Vivere in una casa senza porte non è certamente un privilegio da tutti. Io non ho assolutamente di questi problemi, considerato che divido lo spazio a mia disposizione con mio fratello, sangue del mio sangue. Con una tazza di cioccolato caldo stretta tra le mani ricoperte dai guanti senza dita, resto seduta sul divano dinanzi alla vetrata mentre incantata guardo le illuminazioni natalizie decorare la strada. Infilo i piedi nello spazio che divide la parte superiore da quella inferiore per farli stare al caldo, soffio sulla tazza per far arrivare al viso il calore e al naso l’odore sprigionato dal cacao. La pace dei sensi. In seguito ad un debole tintinnare delle porte dell’ascensore compare Zayn che, infreddolito dalla testa, batte i piedi a terra scuotendo i vestiti dalla neve. Emette respiri sotto forma di piccoli sbuffi bianchi e tiene le braccia strette al corpo, con le mani infilate nelle maniche della giacca. “Fa un freddo cane” si siede accanto a me e struscia ripetute volte le mani sui pantaloni completamente bagnati dalla neve sciolta. Posso avvertire il freddo che emana il suo corpo quasi a contatto con il mio così, leggermente, mi sposto poco più lontano. Dispettoso com’è, si avvicina nuovamente ed io nuovamente mi muovo, fino ad arrivare alla fine del divano. “Eddai abbracciami” mi pizzica il fianco; sento le dita gelate sotto due strati di maglia. “Vai via” gli punto la tazza al viso scottandogli il naso. “Zayn, dai, sei congelato” piagnucolo quando continua a non darmi pace. “Tu sei così calda” mi abbraccia facendomi cadere distesa sul divano. Non so cosa mi abbia dato la forza di trattenere la tazza tra le mani senza capovolgerla in seguito al contraccolpo. Per una frazione di secondo ho sentito caldo, come se il mio corpo fosse appena andato a fuoco. “Pensa se gli rovinavi il divano” gli dico acida poggiando la tazza a terra. “La vuoi smettere, per favore?” cerco di allontanarlo con le mani che spingono le sue spalle, ma presto ci rinuncio. Lascio che si stenda completamente su di me, la testa sopra il mio petto. Lo sento mentre ride divertito abbracciando il mio corpo caldo; raggiungiamo quasi subito la stessa temperatura. “Zayn?” “Si?” “Pensi che MS abbia un albero di Natale da qualche parte?” ridacchia. “Perché continui a chiamarlo MS?” “Perché non conosco il suo nome” rido facendogli muovere la testa. Restiamo qualche minuto ad ascoltare il silenzio e il lontano vociare delle persone in strada. “Nemmeno io” mormora pensieroso. “Non ho mai parlato con lui al telefono” “E non ti hanno mai detto il nome del proprietario?” “No” alza il volto dinanzi al mio. Si riappoggia a me e lo vedo chiudere gli occhi. “Scendiamo a comprarne uno” esordisce improvvisamente sorridendomi felice. “Non ci penso proprio ad uscire in quel gelo” indico la finestra rabbrividendo al solo pensiero. Si alza dal divano facendomi avvertire improvvisamente il freddo; mi tira su dalle braccia incitandomi quando provo, insistendo, a risedermi. “Abbiamo bisogno dell’albero più grande e più bello che avete” sorride al negoziante, il quale lo guarda con un cipiglio ammirando tutta quell’energia che vorrebbe avere lui per gestire lunghe e faticose giornate di lavoro. Aspetta dondolandosi sui piedi felice peggio di un bambino; gli guardo il profilo: è identico alla mamma. La comparsa del nostro nuovo albero mi riporta alla realtà. -FLASHBACK- “La punta voglio metterla io” insiste Zayn, tirando un lato della maglia della mamma. “L’hai messa tu l’anno scorso. Fallo fare a me” a mia volta, tiro Zayn indietro per avvicinarmi all’albero. Continuiamo questo tira e molla portando con noi anche la mamma che sta finendo di mettere gli ultimi addobbi. Sistema accuratamente il filo rosso e oro sui rami, facendo estrema attenzione a posizionarlo alla stessa distanza tra un ramo e l’altro. “Smettetela voi due, lì dietro. La metterete entrambi” si volta a guardarci sorridente chiamando papà. Ci sollevano entrambi sulle spalle; le nostre piccole mani avvolgono insieme la punta rossa mentre l’avviciniamo all’albero. “Pronti?” infilziamo la punta contemporaneamente e ci guardiamo, abbracciandoci poi attraverso i corpi dei nostri genitori. - FINE- Lo guardo adesso: pieno di addobbi, il colore rosso predominante, le luci ad ogni ramo, l’angelo oro sulla punta; il suo enorme riflesso nelle vetrate mi fa sentire davvero a casa e mi fa respirare l’aria natalizia che amo tanto. “Zayn, ricordi quando lo facevamo con mamma e papà?” resto nascosta nella mia parte di albero, sospirando. Si sporge dopo una manciata di secondi, annuendo. “Mi mancano, Zayn” abbasso triste lo sguardo. Per nascondere una lacrima, presto particolare attenzione ad una pellicina vicino l’unghia. Mi tradisco quando emetto un leggero singhiozzo prima di scoppiare in lacrime. Le note di una musica dolce mi fanno alzare lo sguardo tirando su con il naso; Zayn mi fa segno con la mano di avvicinarmi. Mi cinge i fianchi con le braccia e insieme dondoliamo a ritmo. For a while we pretended That we never had to end it But we knew we had to say goodbye You were crying at the airport When they finally closed the plane door I could barley hold it all inside Torn in two And I know I shouldn’t tell you But I just can’t stop thinking of you Wherever you are You Wherever you are Every night I almost call you Just to say it always will be you, wherever you are Mi afferra la mano e mi fa fare una giravolta, per poi riprendere ad abbracciarmi. I can fly a thousand oceans But there’s nothing that compares to What we had and so I’ll walk alone I wish I didn’t have to be gone Maybe you’ve already moved on But the truth is I don’t want to know Torn in two And I know I should’nt tell you But I just can’t stop thinking of you Wherever you are You Wherever you are Every night I almost call you Just to say it always will be you Wherever you are Avvicina il naso al mio e lo scuote sorridendo. You can say we’ll be together someday Nothing lasts forever Nothing stays the same So why can’t I stop feeling this way “Buon Natale, Lisa” mi stringe in un abbraccio stritolacostole e mi solleva da terra facendomi fare una giravolta insieme a lui. Alcune lacrime rigano il mio viso poggiato sulla sua spalla. Allaccio le gambe alla sua vita e gli lascio un bacio pieno d’amore sulla guancia. Certe volte lo ammiro; nonostante la sua debolezza, ha la forza di rimanere su, mentre io non faccio altro che sprofondare continuamente nel mio dolore. “Buon Natale, Zayn” gli sussurro all’orecchio, piangendo. “Non piangere” mi bacia la fronte. “Guarda” si avvicina alla finestra. Asciugo il viso con il maglione e poggio i piedi a terra. Telepatici come non mai, alziamo entrambi gli occhi verso il cielo terso che getta a spruzzi della candida neve e insieme pronunciamo la stessa frase. “Buon Natale”.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


“Ho solo bisogno che tu mi dica si a due cose” Zayn arriva dal nulla sventolando un foglio bianco dinanzi ai miei occhi. “Uno” gesticola puntandomi l’indice al naso; di rimando, stringo gli occhi in una sola direzione. “I ragazzi dell’università hanno organizzato una mega festa per il Capodanno” “Si?” “Si nel senso di continua, o si nel senso di si vorrei andarci?” risponde alla mia domanda con un’altra domanda e allarga il sorriso eccitato. “Entrambe” rido. Sembra soddisfatto della mia risposta. “Due” affianca il medio all’indice, ma questa volta predilige i gesti piuttosto che le parole. Mi tira un braccio costringendomi ad alzarmi e mi infila il giubbotto, il cappello e i guanti. “Usciamo?” gli urlo dietro, mentre si affretta a camminarmi davanti. “Si, andiamo a fare shopping” Dice che basterà poco per rendermi perfetta, così ha deciso di prendere tutti i vestiti più belli dai manichini per farmeli provare. E’ l’unico uomo che non si stufa di fare shopping e questa ho come l’impressione che sarà una lunga giornata. Mentre sceglie con accuratezza il mio outfit, io me ne sto seduta ad aspettare su un comodissimo puffo. La festa è la più grande e la più esclusiva dell’anno e si terrà, a quanto ho capito, a casa di un certo Harvey, no Harrey, nono Harry. Harry Styles. “Sembra lei non abbia assolutamente bisogno d’aiuto” la commessa mi avvicina e ridacchia gettando un’occhiata furtiva a mio fratello, che balla a ritmo di musica con i vestiti poggiati tutti su un braccio. “E’ davvero una donna fortunata”. La guardo allargando gli occhi. Siamo gemelli diversi, ma non così diversi. Rido e non mi perdo la soddisfazione di vederla in difficoltà quando le dico che siamo fratelli. Chiaramente più rilassata, volta di nuovo lo sguardo mangiandolo con gli occhi. “Tutti per te” guarda prima me e poi la commessa che gli punta insistente gli occhi addosso senza batter ciglio. Poggio una mano sulla bocca soffocando una risata; lo sguardo di Zayn saetta su di me mimando un’espressione strana atta a dire “Mi è forse spuntata un’altra testa?”. Per il suo piacere, presto si allontana rossa in viso come un peperone. “Allora. Abito numero uno” me ne passa uno ed entro nel camerino. Un vestito nero a tubino, monospalla. In alto, la manica allarga a mò di spallina. Mi guardo allo specchio; se indosso un abito del genere non potrò sedermi per tutta la sera. “Non pensi sia troppo corto?”. Ci pensa su troppo tempo. Faccio una piroetta dinanzi allo specchio. “Si, hai ragione. Non vorrei picchiare nessuno” scherza. “Bocciato! Il secondo”. Un due pezzi; un corpetto ed una gonna abbinati rosso fuoco. “Sembra tu non mi conosca per niente, Zayn” mi lamento, dietro le tende tirate. “Perché?” mi mostro, ma comunque non nota il particolare abbastanza evidente per cui non potrò mai indossare corpetti. “Non ho abbastanza seno per riempire la coppa” sussurro piano infilando le dita nello spazio vuoto tra il seno e il tessuto. “Bhè, scusami tanto se non conosco la tua taglia di reggiseno, Lisa” alza un sopracciglio irritato. “Bocciato!” questa volta lo diciamo insieme. Senza parlare, gli faccio segno di passarmene un altro. Di questo passo, arriverà Capodanno dell’anno prossimo. Un tessuto completamente in merletto, blu elettrico. E’ a manica lunga ed ha la coda, lasciando scoperte le gambe a partire dal bordino dello slip. Per evitare la trasparenza, c’è una sottana cucita. “Questo mi piace” mi guardo con fare sognante e apro le tendine. Anche Zayn sembra amarlo e sorride, ma dopo poco ritorna serio. “Questo perché l’altro era corto?” mi indica turbato. “Ho 19 anni, non posso indossare il burqa” alza gli occhi al cielo. “Provo comunque anche gli altri” sto iniziando a divertirmi. Lo so che prima o poi comincerà a lamentarsi perché ci metto troppo a decidere. Un altro nero, con un taglio in prossimità dei fianchi e le maniche di velo che finiscono con i polsini di cotone. Troppo eccessivo per la mia persona. Un corpetto nero, monospalla, stretto al torace, che termina con un velo riccio. Decisamente no, sembro il cigno nero di Čajkovskij. Un tessuto bianco con la manica corta; troppo semplice. Le scelte stanno quasi per terminare, quando finalmente lo vedo. “Passa quello” lo noto piegato, ma anche così fa la sua magra figura. Potrei anche non indossarlo, ho già scelto. Mi chiudo comunque in camerino per assaporare il momento di vedermi perfetta. “Ho trovato il Santo Graal” La sera di Capodanno è finalmente arrivata ed io sono in bagno a prepararmi dalle sei di questo pomeriggio. Sono quasi le nove e l’ansia comincia a farsi sentire; ho una strana eccitazione che mi ha fatto passare la fame. Indosso solo le calze e con la vestaglia raggiungo lo specchio. Metto in funzione il ferro per i capelli e li arriccio per farli diventare più voluminosi. Li lego in una mezza coda bassa con un enorme fiocco nero di merletto abbinato al vestito. I boccoli dorati ricadono perfetti sulle spalle. All’altezza della fronte, infilo un cerchietto di piccoli fiori neri e oro. “Credevo di trovarti ancora in bagno, ma vedo che facciamo progressi” Zayn spunta dietro di me tirato a lucido nel suo elegante outfit nero; i pantaloni stretti gli slanciano il fisico magro, la camicia bianca infilata all’interno e la giacca nera lo rendono praticamente perfetto sotto ogni aspetto. Gli sorrido emozionata. “Per me potresti anche evitare” fa un cenno verso il cofanetto con il make-up. “Ti lascio” alza le mani e va sedersi sul divano, in attesa che finisca la mia opera di ristrutturazione. Sono circa le nove e quaranta quando finalmente vado in salotto pronta per la festa. Gli occhi di Zayn percorrono ogni centimetro del mio corpo stretto nel vestito. “Sei bellissima” “Anche tu” sorridiamo insieme. Se non fossimo fratelli saremmo una coppia perfetta. “Non ti allontanare da me, stasera. Qualche testa bollente potrebbe approfittarne” ridacchio. Amo il fatto che sia così tremendamente geloso, anche se lo da a vedere poco. HARRY POV “Ehi amico” qualcuno mi picchietta la spalla, così mi volto per salutarlo con un semplicissimo cenno del capo, qualcun altro mi ferma nel corridoio. La metà delle persone che sono stasera in questa casa non le conosco affatto e sappiamo bene tutti, sia io che loro, che sono qui solo perché vogliono sentirsi amici miei. La verità però è che nessuno di loro in fondo mi conosce bene. Avvicino il bicchiere alle labbra sorseggiando il mio drink rosa e intanto getto un occhio alle persone che si affollano nel mio salotto ballando fuori ritmo sulla musica house. Più della metà delle donne svestite o comunque coperte per chissà quale grazia divina sono state almeno una volta nel mio letto, così passo velocemente lo sguardo su ciascuna di loro senza apprezzarle a fondo. Dietro un gruppetto di amici, compaiono due figure a me sconosciute. Lui le toglie da bravo gentiluomo il soprabito scoprendo ai miei occhi la bellezza di un corpo perfetto. Lei gli sorride e insieme si avviano verso i divani, con il braccio di lui a cingerle le spalle. Finisco il mio drink e mi avvicino a loro, abbastanza da sentire quello che si dicono. Lei accavalla le gambe così lascio che il mio sguardo percorra ancora una volta quel corpo troppo piccolo. Si presenta a qualcuno che le porge gentile una mano. “Alyssa” Alyssa Malik, la sorella di Zayn. Vado a prendere un altro drink dal tavolo; diverse bottiglie capovolte bagnano il tessuto che ricopre il legno. Quando volto lo sguardo, si muove leggiadra in mezzo alla folla. LISA POV “Ciao” sapevo che il mio aspetto avrebbe presto attirato l’attenzione. “Ciao” sorrido. Mi porge la mano gentile, così per educazione gliela stringo. “Alyssa” “Niall”. Ha i capelli biondi tirati indietro e leggermente alzati, il volto lungo e gli occhi color del cielo. Cerco con lo sguardo mio fratello e mi tranquillizzo quando lo vedo poco distante da me. “Ti va di ballare?” gira nervoso le mani e tiene lo sguardo basso. “Certo” mi tende la mano ed io l’afferro, mentre mi conduce al centro della pista. Lo guardo mentre muove goffamente le spalle a ritmo di musica. E’ buffo, ma mi diverte. Si avvicina a me e mi prende le mani facendomi muovere con lui; perdiamo l’equilibrio quando tenta di farmi fare una giravolta, ma involontariamente gli pesto i piedi quando si avvicina troppo. “Lisa” Zayn interrompe il nostro ballo squadrando Niall da capo a piedi. “Zayn, lui è Niall. Niall, mio fratello Zayn” li presento felice. “Tuo fratello? Per un momento ho seriamente pensato fosse il tuo ragazzo” ride; ha la risata da bambino. Mi affascina da morire. Quando Zayn lo guarda in cagnesco, si giustifica alzando le mani. “Ne ho conosciuti di fratelli gelosi, ma tu decisamente li superi tutti amico” abbraccio Zayn e gli lascio un bacio, così si rilassa e sorride anche lui. “Scusa se ti ho spaventato” gli batte la spalla. “Ti va di cantare al karaoke?” si rivolge a me. “Assolutamente no, sai quanto lo trovo stupido” sussurro. “Voglio ascoltare la tua voce” mi dice Niall. Ammetto che quel sorriso e quegli occhi supplichevoli per un momento mi fanno cambiare idea, ma poi ci ripenso nuovamente; non mi va di mettermi così tanto in ridicolo. “Dai Lisa” mi spingono entrambi su un piccolo palchetto. Il microfono accanto al mio mi fa capire che presto ci sarà un’ altra persona a cantare con me. Sale in silenzio e batte due dita sul microfono; volto imbarazzata solo gli occhi nella sua direzione. Ha la camicia bianca sbottonata fin poco sopra la pancia e i pantaloni neri attillati. La musica inizia e subito sento gli occhi di tutti puntati su di me; la mia pelle va a fuoco e sento il calore risalirmi fin sopra le guance. “Hai una voce bellissima” la voce al mio fianco mi fa scattare. Il sorriso bianco e perfetto, gli occhi verdi, i capelli ricci che gli ricadono sulla fronte, le fossette ai lati della bocca. “Grazie” timidamente gli sorrido. “Anche tu” . Aspetto che allunghi una mano per presentarsi, ma non lo fa; si allontana ed io lo seguo con lo sguardo. “Sei stata bravissima, Alyssa” Niall si avvicina a me e mi abbraccia. “Lisa. Chiamami Lisa” gli accarezzo la guancia con forse troppo trasporto. La ritiro subito nascondendola dietro la schiena. “Vado a prendere un bicchiere d’acqua”. Avvertendo la mia presenza al suo fianco, si versa da bere e piega le labbra in un sorriso. “Conosci Harry Styles?” “Il proprietario di casa?” annuisce. “Non ho la più pallida idea di chi sia” sorrido, leggendo le etichette di diverse bottiglie. “Se qualcuno te lo dovesse presentare, stagli alla larga” “E perché?” mi acciglio. “E’ uno stronzo”.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


NIALL POV "Niall?" mi volto quando sento pronunciare il mio nome. A causa della velocità del mio gesto, dal bicchiere che ho tra le mani fuoriesce un po' di liquido. Vodka pesca e coca; il sapore della pesca perfettamente combinato a quello della coca cola, un mix forte anche per una gola d'acciaio. Faccio scendere il cocktail in corpo avvertendo un calore improvviso che mi fa lacrimare gli occhi. "Ciao Eleanor" poso il bicchiere e l'abbraccio affettuosamente. "Come stai?" le passo una mano tra i capelli, accarezzandole il volto lungo. "Molto bene, grazie. Ti trovo in gran forma" mi riabbraccia e mi stringe ancora più forte. "Non ti fai mai sentire, dovrei essere sinceramente offesa" alza il volto, ma poi mi sorride e mi pizzica il fianco. "Di quante ragazze devo essere gelosa?" Faccio un veloce calcolo; fingo di contarle sulle dita delle mani. "Molte" rido, spingendole il braccio e ammiccando. "Oh Niall, mi è mancata così tanto la tua risata. La gente su non ride mai, son sempre tutti seri. Lavorano tutto il giorno e non si divertono mai. Mi mancate tantissimo" accenno un sorriso. "Non hai ancora stretto amicizia con nessuno?" prendo dal bicchiere un altro sorso. Se continuo così, presto sarò completamente ubriaco. "Qualcuno" mormora, alzando le spalle. "Mi credi che fino ad ora non sono mai tornata ubriaca a casa?" sfocia improvvisamente in una risata divertita. "Non è da te" ridacchio. "Vogliamo rimediare?" annuisce prendendo un bicchiere. "Quello che bevi tu" avvicina il bicchiere alla bottiglia. "Guarda che è abbastanza forte" l'avverto. "Sono una che regge bene, lo sai" rido. L'ultima volta che ha retto bene l'abbiamo trovata mezza nuda a ballare su un tavolo con una banda di maniaci che la incitavano ubriachi peggio di lei. L'unica soddisfazione che hanno avuto è stata guardarle gli slip sotto la gonna. HARRY POV Capodanno. Cosa ci sarà mai da festeggiare, non l'ho mai capito. Organizzo questa festa solo per portarmi a letto una donna che caccio via inevitabilmente lo stesso giorno. Chi ha mai detto che quello che si fa a Capodanno poi si fa tutto l'anno? Io non ho certamente bisogno di questa festa per comportarmi da stronzo vigliacco gli altri 364 giorni. Stasera mi toccherà fare la conta. Giro per il salotto ispezionando ogni angolo della casa; sembro un predatore pronto a scattare appena la preda compare nel campo visivo. Punto un gruppo di ragazzi: birra pong, quello che ci vuole per iniziare bene la serata. Mi affianco ad una ragazza seduta a gambe strette sul divano, le mani in grembo che girano nervose tra loro, gli occhi che scrutano la stanza, le gambe che tremano leggermente. "Sei a disagio?" volta lentamente lo sguardo e mi guarda fisso. Sembra voglia intimorirmi. Non abbasso gli occhi fin quando non è lei a farlo, non riuscendo più a sostenere il mio sguardo penetrante ed invadente. "Veramente non ci volevo proprio venire" mi risponde acida. "Quanti anni hai?" "Diciassette" la sua risposta non fa altro che confermare le mie idee; il suo volto li dimostra tutti. "E cosa diavolo ci fai qui?" alzo la voce mostrandomi burbero. "Te l'ho detto che non ci volevo venire" sbuffa. "Sono con mia cugina e il fidanzato. Ha detto che potevo imbucarmi, tanto Harry Styles sarebbe stato felicemente a cuccia con qualche ragazza per tutta la sera" dischiudo le labbra serrando la mascella e assottigliando lo sguardo. "E cos' altro ha detto su questo Harry Styles?" "Che è uno stronzo matricolato". Lo stesso stronzo matricolato che ti farà tornare a casa domani mattina completamente rivoluzionata. "Tu lo conosci?" resto a fissarla per troppo tempo. E' talmente facile per me che quasi perdo ogni fantasia. "Ti va di giocare a birra pong?" accenno con il capo al gruppetto seduto sui cuscini dinanzi a noi. "Non mi piace la birra" "L'hai mai provata?" "No" sorrido. La vedo rilassarsi e abbassare piano il corpo; allenta la stretta delle gambe e poggia le mani sul divano. "Vieni con me" le prendo la mano. Mi arriva poco sotto le spalle, con tutti i tacchi vertiginosi che ha indossato per sembrare più grande. Sono alto 178 cm e con lei accanto sembra ci sia stato un rapimento di minore; è maledettamente imbarazzante. Qualcuno gira lo sguardo verso di noi quando gli passiamo accanto; gli faccio segno di tacere e ovviamente nessuno di loro ha il coraggio di contraddirmi. Potrei cacciarli a calci in culo da casa mia quando voglio. "Giochiamo anche noi" lascio la presa sulle sue mani e mi siedo. "Non mi hai chiesto come mi chiamo" mi sussurra improvvisamente, avvicinandosi al mio orecchio. Il respiro caldo e le labbra che toccano poco il lobo dell'orecchio mi mandano in iperventilazione. "Nemmeno io ti ho detto come mi chiamo" le dico, allontanandomi. "Inizio io" prendo in mano la pallina e cerco di fare centro in un bicchiere. Lo manco di proposito mettendoci troppa forza; non devo essere io quello ubriaco questa sera. Passo a lei la mano, che si concentra sull'obiettivo centrandolo in pieno. Sorrido soddisfatto. Avvicina le labbra al bicchiere e beve un sorso; chiude gli occhi per assaporare. "E' buona". Le faccio un cenno con gli occhi. Nella mia testa la incito spudoratamente a continuare. Ai giri successivi ha già scolato una quantità industriale di birra, cominciando a fare effetto. "Bella questa canzone. Andiamo a ballare?" mi porge la mano ed io sono costretto a seguirla in pista. Faccio segno di abbassare le luci, così siamo completamente al buio. Metto le mani sui suoi fianchi e la porto più vicina a me. Avvicino le labbra al suo collo e succhio forte; d'istinto, piega la testa. Massaggio con la mano la schiena arrivando fino al sedere, stringendolo. Presa dall'eccitazione, avvicina il corpo al mio spingendo contro di me. Risalgo con le labbra la zona del collo e arrivo all'angolo della bocca; la sento reclamare il contatto, così finalmente la bacio, dandole quello che vuole. Accarezzo la sua lingua con la mia e faccio un giro del palato, mentre con le mani libere sono impegnato ad alzarle la gonna sopra il bacino. Rompo le calze in prossimità del cavallo e le sposto gli slip facendo entrare in lei due dita. "Sono vergine" parole che non avrei mai voluto sentire e che mi fanno bloccare subito. Improvvisamente tutto acquista più valore; la mia mente scatta ed elabora le migliori fantasie. Sopra la musica assordante, le dico qualcosa all'orecchio e la porto fuori. Alza la testa per guardare le stelle e per poco non cade indietro sbattendola a terra. Forse abbiamo esagerato con la birra; è praticamente incosciente. "Mi piaceva prima. Perché ti sei fermato?" "Facciamo prima una cosa" i suoi occhi si accendono quando riprendo a baciarla. Mi tira i capelli mentre la faccio stendere su un muretto completamente nascosto da un cespuglio. Abbasso la cerniera dei pantaloni, tirandolo fuori. La punta mi si gela all'istante; non mi ero accorto di quanto facesse freddo. Spingo forte dentro di lei, che per il dolore accusato urla parecchio. Le metto una mano sulla bocca per evitare che lo faccia ancora, continuando a muovermi. Prende in bocca le mie dita e le succhia, muovendo frenetica la testa. Inarca la schiena quando lo tiro fuori. "Non ti muovere" ordino. Passa una mano sulla sua intimità e vi chiude le dita intorno, lamentandosi perché avverte il dolore. "Sali su di me" si alza traballante e completamente ubriaca e si mette a cavalcioni. "Come prima" piagnucola. Faccio scorrere una mano lungo le sue cosce e in mezzo alle gambe, penetrandola di nuovo con le dita. Detta lei ritmo muovendosi su e giù. Stringe con le dita il tessuto della mia camicia e mette in tensione il sedere assieme ai muscoli delle gambe. Spinge le mani sulle mie spalle e aumenta, emettendo respiri pesanti e troppo rumorosi. Mi sdraio comodo e le faccio segno di avvicinarsi, allargando le sue gambe ai lati del muro. Passo la lingua lungo tutta la lunghezza del pube, asciugando i residui dell'orgasmo di poco fa. Allargo le labbra con le mani e infilo la lingua all'interno. La sento gemere forte sopra di me, mentre spinge la mia testa sempre più vicino al suo punto sensibile. NIALL POV "Non trovo Harry da nessuna parte". Ci guardiamo negli occhi conoscendo già la risposta. Harry ha dato un nuovo significato alla parola Capodanno. "Il tempo passa, ma Harry non cambierà mai" le dico sorridendo. "Resti ancora l'unica donna che non può portarsi a letto, El" ridacchio. "Mi fa strano sentirlo, smettila" ride spingendomi indietro una spalla. "Non ci posso credere, sei proprio tu?" Harry compare all'improvviso dietro di noi. Scuoto la testa osservando i suoi capelli smossi. "Era ora che arrivassi" "Ma sentitelo. Guarda che se non era per Niall io rimanevo qui da sola tutto il tempo" "Dovevo dare un senso a questa giornata" gonfia il petto, inorgogliendosi. "Quindi significa che non ci darai più dentro per il resto della serata?" "Figurati. E' Harry Styles, con chi credi di star parlando?" lo prendo in giro. "Bravi, prendete pure il culo. Io mi vado a fare un bicchierino" alza una mano e si allontana. "Ciao" mi avvicino imbarazzato ad una ragazza seduta in punta su un divano, da sola. E' qualche minuto che la guardo senza mai distogliere lo sguardo. Sembra persa tra tutta questa gente. "Alyssa". Bel nome. Ha gli occhi grandi e le ciglia lunghissime. "Ti va di ballare?" "Certo" le stringo le mani nella speranza di poterla avvicinare di più. Mi sorride per tutto il tempo ed io non riesco a staccare lo sguardo impietrito dalle sue labbra piene. I capelli lunghi le si muovono leggeri sulle spalle mentre con la testa tiene il tempo della musica. Riesco a poggiarle una mano sul fianco, stringendo debolmente il tessuto del vestito; raggiunge le mie dita poggiando la sua mano sulla mia. "Frequenti l'università?" rompo il ghiaccio avvicinando la bocca al suo orecchio per farmi sentire sopra la musica. "Si" mi sorride, annuendo. "Avevo il timore che fossi più piccola" "Si, me lo dicono tutti" ridacchia. "Tu quanti anni hai?" avverto il suo profumo dolce sotto il naso e l'aroma della camomilla che suppongo abbia usato per i capelli. "Diciannove" il suo volto è così vicino al mio che riesco a sentirle il respiro caldo. HARRY POV "Vai a fare il karaoke?" "Assolutamente no. E' una cosa stupida" quando giro lo sguardo, vedo Alyssa salire sul palco spinta da Zayn e Niall. "Ok vado" butto giù l'ultimo sorso e la raggiungo. Intorno c'è silenzio e tutti gli occhi sono su di me; non mi sono mai prestato a stronzate del genere, dunque comprendo lo stupore. Questa cosa mi si ritorcerà contro, lo so, e molto presto giungeranno le dannate prese per il culo dei miei amici. Se non sarò troppo ubriaco, dovrò ricordarmi di licenziare il dj. Tra tutte le canzoni sceglie "Just a little bit of your heart" , una canzone d'amore. Leggo le parole sul computer e mi si attorcigliano le budella, ma presto le dimentico ascoltando la sua voce angelica. Ogni tanto volta lo sguardo verso di me squadrandomi da capo a piedi. "Hai una voce bellissima" le dico, pensandolo davvero. Dallo sguardo che mi rivolge capisco che aspetta che mi presenti, ma sfortunatamente per lei mi allontano poco prima che possa aprire bocca. La tentazione la corrode a tal punto da farmi attendere poco prima che si avvicini al tavolo degli alcolici. "Conosci Harry Styles?" se mi dice di si, mi sono giocato l'asso nella manica prima ancora di tirarlo fuori. "Veramente non ho la più pallida idea di chi sia" sorride. Più rilassato, la guardo ancora una volta, questa volta godendomi il momento con maggiore attenzione. Il seno piccolo si intravede a malapena dietro il merletto del vestito, la scollatura che scende fino all'ombelico, le calze color carne e gli stivali alti fino a sopra il ginocchio. Vedo in lontananza Niall partito alla carica per raggiungerci e fermarsi poco distante da noi mentre mi fa un piccolo cenno del capo. "Se te lo dovessero presentare, stagli lontana. E' uno stronzo". La lascio lì ancora una volta, da sola. NIALL POV "Ehi, sta per scattare la mezzanotte. T-ti va se andiamo fuori?" indico con l'indice la porta mentre lei annuisce con ancora lo sguardo diretto ad Harry. "Niall?" "Si?" "Chi era quello?" se Harry non le ha detto chi è avrà i suoi buoni motivi, o almeno spero, per cui decido di rimanere sulla stessa linea di bugia. "Non lo so, non lo conosco. Andiamo?" cerco di deviare l'attenzione da lui portandola fuori. Trema leggermente quando l'aria fredda la colpisce in pieno viso. "Niall, non ho preso la giacca" lega le braccia al corpo e soffia forte con la bocca. Sfilo la mia giacca e gliela poggio sulle spalle, strusciando le mani sulle sue braccia. "Hai soltanto la camicia, ti congelerai" "Non preoccuparti. Passato il freddo?" "Un po', grazie" mi sorride timidamente. Allunga un braccio nella mia direzione e porta una parte della giacca a coprirmi le spalle. "Abbracciami" volto immediatamente lo sguardo sperando di aver capito bene. "Così possiamo stare tutti e due al caldo" balbetta. Passo veloce un braccio lungo la sua vita e la stringo a me. Il calore del mio corpo la fa rilassare immediatamente. Qualcuno annuncia felice il countdown. 10.Il suo profilo perfetto. 9. Il petto che si solleva ad ogni respiro. 8. Il suo profumo dolce. 7. Le ciglia lunghe 6. Il corpo stretto a me. 5. La sua mano che stringe il mio fianco. 4. I battiti accelerati 3. Le labbra che si piegano in un sorriso. 2. Gli occhi chiusi 1 "Tanti auguri Lisa" "Tanti auguri Niall" si avvicina al mio viso e mi lascia un bacio sulla guancia. Con la mano la spingo più vicino a me, lasciando che le sue labbra restino ancora qualche secondo attaccate alla mia pelle.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Inizialmente riluttante, ho deciso di accettare l'invito di Niall. In fondo mi piace parecchio la sua compagnia, mi fa ridere e questo adesso mi rende felice. Da quando ho rifiutato la prima volta, non ha più insistito ed io l'ho apprezzato tanto. " Mi dispiace tanto lasciarti cenare da solo" abbraccio Zayn e gli poggio il mento sulla spalla riempiendolo di baci. "Chi ha detto che sarò solo? Io stasera sono il tuo cane da guardia" gira di poco il volto nella mia direzione; mi stacco improvvisamente. "Stai scherzando?" alzo un sopracciglio. "No" addenta un biscotto e riporta gli occhi sul giornale. E' da stamattina che cerchia pagine e pagine di riviste alla ricerca di un lavoro. Allungo una mano e sposto dispettosa la scatola da cui sta facendo rifornimento, facendogli alzare subito lo sguardo. Toglie gli occhiali e incrocia le braccia come niente fosse. "Che c'è?" "Tu stasera non vieni" "Si che vengo" "No" "Si". Sembriamo due bambini dispettosi. "Zayn, mi stai facendo arrabbiare" "Oh, sul serio?" si alza dalla sedia e mi solleva da terra, ridendo. Tiro pugni senza forza sulla sua schiena, urlandogli di mettermi giù. "Sto scherzando, sciocca" prende la mia guancia tra le dita e la stringe debolmente, baciando poi la mano quando la ritira. Mi rilasso visibilmente. "Mi sembra un tipo a posto" alza le spalle. "Grazie per il permesso, Zayn. Se mi avessi detto di non uscire, sarei rimasta sicuramente a casa" "Sono così importante?" "Assolutamente no" alzo gli occhi al cielo. "A che ora passa a prenderti?" "Alle nove". Guarda l'orologio. "Guarda che sono le sette" sorrido e abbasso lo sguardo. " Non vorrai mica farlo aspettare!?" gli mando veloce un bacio schioccandolo tra le dita e mi dirigo in camera. Ogni volta che c'è in programma un appuntamento, l'unico vero problema per una donna viene riassunto in una sola, semplice domanda: "Cosa mi metto?" Mi stendo a pancia sotto sul letto sospirando tra le lenzuola. La vibrazione del cellulare accanto a me mi risveglia dal sonno in cui non ricordo nemmeno di essere caduta; è un messaggio di Niall. Niall. L'appuntamento. Sono le otto e mezza. Come ho potuto dormire tutto questo tempo? Ho deciso di concederti mezz'ora in più. Scherzo. Sono in un ritardo sfacciato, perdonami. A dopo honey! Faccio letteralmente un salto dal materasso infilando la testa direttamente nell'armadio. Sbatto più volte gli occhi e sbadiglio rumorosamente. Prendo la prima cosa che mi passa tra le mani e corro in bagno, uscendone esattamente due minuti prima che arrivi il tanto atteso squillo di Niall. NIALL POV Capisci di essere innamorato quando ti accorgi che il sorriso che fai quando la vedi non è lo stesso che vede lei. "Mi hai perdonato per il ritardo?" sorride. "Devo confessarti una cosa" morde il labbro inferiore e si avvicina al mio orecchio. "Mi sono addormentata e se non fosse stato per il tuo messaggio probabilmente a quest'ora starei ancora dormendo come un ghiro in letargo" ridiamo insieme. "Coppia vincente" le pizzico la guancia. "Ho una sorpresa per te" allargo il sorriso, felice. Apro la portiera del taxi e le allungo un braccio per farle prendere la mano. Quando siamo comodamente seduti, estraggo dalla tasca una benda nera per coprirle gli occhi e l'i pod per riempire le sue orecchie con la musica pop. Canticchia a momenti alterni quando riconosce la melodia. "Siamo arrivati" fa per togliersi la benda, ma la fermo. "Te la tolgo io, ma tra poco" sorride alle mie parole. Faccio il giro della macchina e apro lo sportello facendola uscire. Mi domanda dove siamo molte volte mentre presta attenzione alle innumerevoli voci attorno a lei. LISA POV Pur non vedendo assolutamente niente, volto lo sguardo appena avverto una presenza accanto a me. Tante persone che parlano insieme, qualche bambino che di tanto in tanto urla, una mamma che chiede al figlio di reggerle la mano per non rischiare di perdersi. "Siamo in una piazza?" "No" lo sento ridere. "Non ti muovere assolutamente da qui" "Sono bendata, dove vuoi che vada" ironizzo; quando allargo le braccia, involontariamente urto qualcuno. "S-scusi" balbetto. "Sicura che vada tutto bene, tesoro?" mi poggia una mano sulla spalla. "E' con me, tranquilla" Niall si affianca a noi e mi prende la mano. "C'è un gradino, alza il piede" regge il mio braccio nemmeno fossi incapace a camminare da sola. "Ecco, ora puoi sederti" sento la felicità nella sua voce; provo una punta d'emozione positiva anche io. La paura prende il sopravvento quando avverto il vuoto attanagliarmi lo stomaco. Stringo immediatamente la mano di Niall, mentre con l'altra mano slaccio la benda. La ruota panoramica. London Eye. "Niall, soffro l'altezza" piagnucolo stringendomi a lui. Lo vedo mentre allarga gli occhi guardando giù. "Perfetto" simula una risata. Il sediolino si blocca improvvisamente ad un'altezza decisamente precipitosa. Deglutisco. "Ok, dimmi cosa posso fare per-" il mio bacio gli mozza le parole. L'inaspettato gesto non comporta nessuna passione da nessuna delle due parti. Mi stacco dopo alcuni secondi troppo lunghi. "Scusa" giro gli occhi a destra e a sinistra. "M-mi dispiace Niall" "Ti arrabbi se ti dico che a me non è dispiaciuto per niente?" sorride. Dopo qualche minuto in cui faccio la sostenuta, mi aggrego anche io. "Sinceramente neanche a me" sussurro, leggermente in imbarazzo. "Ma comunque questo non toglie che ho paura" guardo giù e mi vengono i brividi. Mi faccio piccola piccola e mi avvicino a lui, alzandogli il braccio per mettermi sotto. Il cuore comincia a battere forte, facendomi arrivare i battiti dentro le orecchie. NIALL POV Sento i battiti accelerati del suo cuore. Appoggia la testa al mio petto e mi abbraccia tanto stretto da non farmi respirare; non le dico niente, in fondo preferisco questo all'ossigeno. Questo è decisamente meglio dell'ossigeno. "Ti va se parliamo un po'? Così non ci pensi" annuisce. Le alzo il mento avvicinandola a me. "Lo sai che lo farei di nuovo" capisce cosa voglio intendere e mi sorride. Le accarezzo i capelli portandone una ciocca dietro l'orecchio. "Cosa ha detto Zayn che siamo usciti?" "E' geloso" ride. "Quando gli dirai del bacio mandami un messaggino così posso correre a nascondermi" "Quale bacio, Niall?" sorride maliziosamente e si fa più vicina. Mi guarda le labbra mentre continua ad avvicinarsi. Non muovo un singolo muscolo mentre stringo con tutta la forza che ho la sbarra poggiata sopra la pancia. Uno strattone violento non le fa portare a compimento il gesto iniziato, a pochi centimetri dal mio viso. Chiudiamo entrambi gli occhi maledicendo il tempismo perfetto del deficiente che gestisce l'attrazione. "Mi è venuta fame, andiamo a mangiare?" cerco di controllare l'eccitazione del momento, ma soprattutto la voglia pazza che ho di fiondarmi su quelle labbra piene che non aspettano altro che questo. L'accompagno controvoglia a casa. Ci guardiamo a lungo negli occhi non sapendo bene cosa dirci. Muove piano le dita strette nella mia mano e dischiude le labbra. Ti prego, non farlo; guardo altrove, distogliendo lo sguardo. "Ci possiamo riprovare? Giuro la prossima volta organizzo una cosa tranquilla, magari seduti con i piedi poggiati a terra" ridacchio. "Credevo non ci fosse bisogno della richiesta. Mi fai ridere" sussurra troppo vicina. "E considerato che sei l'unica persona che conosco, a parte Zayn, accetto" "Se non fossi l'unico saresti combattuta?" "Ho detto che mi fai ridere" sento il suo respiro sotto il naso. Non riesco a controllare i battiti; il cuore manca poco che esca dal petto. "Non mi basta". Nel buio della strada, dietro di noi, Zayn si schiarisce la voce. "E' una tortura" le sussurro senza farmi sentire da lui, appoggiando la fronte alla sua. Non volente, le lascio un bacio casto sulla guancia. "Me l'hai trattata bene?"

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Oggi è il mio primo giorno di lavoro, o quasi. Dovrò prima di tutto fare una specie di colloquio, anche se non lo chiamerei esattamente così, per dimostrare le mie capacità. Non dovrò fare cose difficili anzi, servire ai tavoli non lo è per niente, ma sono un tipo che va presto in confusione, dunque avere il locale pieno potrebbe essere per me una cosa complicata da gestire. Mi infilo sotto la doccia lasciando che il getto d'acqua calda mi tamburelli la schiena, facendomi chiudere gli occhi in seguito al rilassamento. Appoggio le mani alle mattonelle bianche lasciando che l'acqua lavi via la schiuma dai capelli. Afferro la lametta dal mobiletto e raso le gambe, passandovi poi una mano per controllare che nessun pelo dispettoso sia rimasto incolume al passaggio del rasoio. Prima di infilare l'accappatoio, friziono i capelli con l'asciugamano che lascio avvolto ai capelli. Passo una mano sullo specchio velato dal vapore scoprendo l'immagine di me con il volto pallido e struccato. "Ciao bellezza" Zayn mi saluta dandomi un bacio sulla guancia. "Vuoi che ti accompagni?" "Si, grazie" gli sorrido allegramente. "Finisco di prepararmi e andiamo" gli passo accanto e apro l'armadio. Decido di indossare un semplice jeans attillato ed una maglia rosa pesca a metà collo; ai piedi abbino dei decolletè dello stesso colore con il ricamo nero. Mi trucco poco, giusto il necessario per eliminare il colorito olivastro della pelle. I capelli li lascio completamente sciolti, ma prima provvedo a renderli completamente lisci. "Eccomi" infilo il cappottino nero e il cappello. "E' quello" indico l'insegna in prossimità di un pub che si chiama "Coffee&Shop". Zayn mi apre la porta permettendomi di entrare; una volta all'interno, l'aria bollente mi colpisce in pieno viso facendomi sentire troppo caldo, così libero i primi bottoni scoprendomi il petto. "Salve, sto cercando Scarlett" fermo un signore sulla cinquantina, credo, che ci passa accanto in quel momento. "Sono qui per il lavoro" aggiungo dopo, notando il suo sguardo interrogativo. "Alyssa? Benvenuta piccola" mi abbraccia calorosamente stringendomi tra le braccia grassottelle. Ricambio l'abbraccio allargando gli occhi, battendogli una spalla amichevolmente. "Scarlett è mia moglie. Venite, seguitemi" ci fa strada camminando velocemente in direzione di un piccolo tavolo rotondo al quale è seduta una donna china su un mucchio di fogli sparsi. "Scar, c'è Alyssa" la donna alza immediatamente lo sguardo su di me sorridendo con il sorriso più bello del repertorio. "Alyssa, cara. Sei fastidiosamente puntuale" ridacchia e mi abbraccia. "La prego, mi chiami Lisa" le sorrido. "Essere in ritardo è la prima di due cose che odio di più al mondo" "E qual è la seconda?" "Oh Tom, non cominciare" gli tira un pugnetto leggero nello stomaco. "La guerra signore. Non sopporto l'idea che l'uomo debba combattere l'uomo" cala un silenzio tombale in cui trascorro secondi interminabili a studiarmi i piedi. Zayn accanto a me, di cui avevo dimenticato completamente la presenza, decide di rompere quel silenzio oltremodo imbarazzante. "Siete tutti molto affettuosi da queste parti" "In che senso?" lo guardo. Come può uscirsene così all'improvviso? "Abbracciate così prematuramente" gli lancio un'occhiata di fuoco e deglutisco imbarazzata. "Dalle vostre parti non vi abbracciate mai?" ride Scarlett, facendomi rilassare. Fortunatamente ha reagito in modo completamente opposto ai miei pensieri. "Dalle nostre parti siamo un po' stitici, capisce?" ammicca. "Zayn, sei maledettamente imbarazzante" gli sussurro, trattenendo le parole tra i denti chiusi. Scarlett e Tom scoppiano a ridere e fanno segno di accomodarci. Sotto il tavolo, tiro un calcio alla gamba di Zayn per la figuraccia. "Desiderate qualcosa da bere ragazzi?" "Magari qualcosa contro la stitichezza di mio fratello, che maleducato non si è neanche presentato" "Zayn" allunga il braccio e stringe la mano di Tom che contento gli fa l'occhiolino. Passa poi a Scarlett, che gli rivolge un sorriso a trentadue denti. "Bene. Superate le presentazioni ufficiali, hai già lavorato prima come cameriera?" "No" "Quindi non hai la minima idea di come si serve ai tavoli, di come si prendono le ordinazioni, di come si fa il caffè?" "No" "Interessante" inforca gli occhiali guardandomi al di sopra delle lenti. Il suo sguardo è come un coltello tagliente. "Ma imparo in fretta" aggiungo senza nemmeno lasciarle il tempo di pensare. Scambia con suo marito degli sguardi titubanti. Il tintinnare della porta li fa voltare, mentre io resto con la schiena dritta pronta per il verdetto finale. Zayn mi da una spinta al braccio guardando alle mie spalle. Non faccio in tempo a voltarmi che Niall si avvicina al bancone sedendosi sulla sedia alta. "Lisa, potresti servire il nostro cliente?" Scarlett e Tom si guardano sorridendo, facendomi un cenno con il capo. Tolgo velocemente il cappotto e percorro la stanza a grandi passi per andare dietro il banco. Emetto un sospiro parecchio rumoroso. Mi guardano tutti e tre con un sorriso; se faccio cilecca mi sono auto licenziata prima ancora di essere assunta. "Ciao" "Ciao Lisa" appoggia i gomiti sul legno reggendosi la testa con le mani. "Cosa ti preparo?" "Un caffè macchiato" sorride. Prendo dallo scaffale il bricco e vi verso il latte. Preparo la schiuma montandolo e preparo contemporaneamente l'espresso, macchiandolo poi con la schiuma di latte. Glielo porgo e subito avvicina le labbra alla tazzina, assaporandolo. "Com è?" sussurro, mordendomi un labbro. Mi guarda senza parlare, mentre Scarlett e Tom si avvicinano a noi. Scarlett circonda le spalle di Niall stringendolo a sé. "Allora, possiamo assumerla?" gli chiede sorridente. "Voi vi conoscete?" li indico entrambi. "Da prima che nascesse" mi dice felice, accarezzando il volto di Niall. Adesso, uno accanto all'altra, noto la somiglianza dei lineamenti. Sorrido. "Sono i tuoi genitori?" gli pizzico il braccio facendolo ridere; la sua risata riempie l'aria attorno a noi. "Questo locale non ha mai avuto una cameriera così carina" si alza tirando la mia mano per farmi avvicinare a lui. Indugia momentaneamente sulle mie labbra prima di deviare verso la guancia. Sento di star andando a fuoco. "Tesoro, una sola raccomandazione. Quelli lasciali a casa la prossima volta" indica con il capo i miei tacchi alti. "Non sono molto comodi per lavorare" ridiamo tutti. Ho preso il lavoro! "Perché te ne sei stato zitto mentre ti servivo? Potevi dirmi che questo posto era praticamente tuo" "E per cosa? Per togliermi la soddisfazione di farmi servire da una bella ragazza?" stringe la mia mano incastrando le nostre dita. "Come facevi a sapere che ero lì?" "Non lo sapevo. Sono entrato e ti ho vista a parlare con mamma e papà e allora ho capito che probabilmente eri qui per il lavoro. Mi sono seduto al bancone perché sapevo che loro ti avrebbero messa alla prova" "Ora sarò costretta a vederti sempre" sbuffo, ma poi sorrido facendogli la linguaccia. "Dimentichi che il tormento posso dartelo doppio. Che indirizzo hai preso?" "Scienze" "Siamo nella stessa classe, tesoro" ridacchia. "Vogliamo chiamarlo destino?" "Vogliamo chiamarlo sfiga?" lo imito, prendendolo in giro.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Ci vediamo al pub. Faccio delle commissioni e raggiungo un paio di amici. Mi manchi Stranamente, mi manchi anche tu. Stranamente… Mi manca la tua risata. Ogni giorno ti manca un pezzo di me. Spero di arrivare presto a mancarti tutto intero. Sorrido allo schermo illuminato davanti a me. Mi manchi già tutto intero, ma l’orgoglio è talmente grande che riesco ad ingannare tutti esclusa me. Penso in continuazione alla sua risata, al suo modo di farmi stare bene, al modo in cui intreccia le mani quando è nervoso, al modo in cui si morde un labbro prima di dire una sciocchezza. Sono qui e ti aspetto. Ti voglio bene “Lisa, tesoro, potresti dare una mano in cucina? Il cuoco è in crisi e alcuni camerieri sono a casa con la febbre” sento Scarlett parlare e dirmi qualcosa, ma sinceramente non presto attenzione. Fisso il telefono perdendo l’orientamento, isolandomi da tutti. Guardo le parole stampate sullo schermo come se da un momento all’altro potessi vedere il volto di Niall spuntare fuori. “Eh?” riporto gli occhi su di lei che mi guarda con un ghigno. “Ricordami di dire a mio figlio di non disturbarti mentre lavori” distoglie lo sguardo abbozzando un sorriso, mentre gesticola con la mano invitandomi a seguirla in cucina. “Eh? Non era Niall” mi tradisco arrossendo visibilmente; le mie guance sono sicuramente in tinta con il grembiule che indosso con la scritta ricamata del locale. “Sono stata innamorata anch’io” ammicca. “N-no, ha frainteso. N-noi non siamo innamorati” balbetto. Sussulto quando avverto la vibrazione del cellulare nel taschino; mentre leggo il messaggio, inciampo sulla struttura in legno dietro il bancone. Anche io te ne voglio, Lisa. “Questo te lo sequestro momentaneamente” mi dice seria in volto. HARRY POV Apro la porta del locale e tolgo gli occhiali per vedere El seduta, ovviamente da sola, ad un tavolino nell’angolo. “Giorno bellezza” udendo la mia voce, alza immediatamente lo sguardo dal telefono e mi sorride. Mi avvicino a lei e le lascio un bacio sulla testa. “Dov’è quel nano di Niall?” “Sbriga delle cose e arriva. Mi ha detto di aspettare un certo Louis” “Vi ha organizzato un appuntamento al buio?” rido divertito e alzo i piedi sulla sedia accanto alla mia. “Sai che aspetto ancora che tu mi dica si” dico serio. “Soffro di memoria corta, Harry” ride. “Quando vieni a letto con me?” “Harry” squittisce, ridendo. “Sei come un fratello” “Se avessi una sorella come te ci andrei a letto insieme” insisto. “Smettila, cretino”. Ho perso il conto ormai delle volte che le ho chiesto di uscire con me. Non rinuncio mai a provarci; sono tremendamente ostinato. E’ l’unica donna che non riesco a portarmi a letto. Il sentimento che provavo per lei ai tempi del liceo adesso è leggermente sfumato, ma resta comunque diversa dalle altre; con lei non mi fermerei di certo alla scopata. “Ciao Scar” “Ciao Harry. El, tesoro, che piacere rivederti” l’abbraccia affettuosamente. E’ praticamente la nostra seconda mamma, il bene che le vogliamo è paragonabile a quello per una mamma. Dopo Niall, ha adottato noi. “Vi siete finalmente messi insieme?” muove lo sguardo da me a lei. Io scoppio a ridere mentre lei si copre gli occhi con una mano scuotendo il capo. “Diglielo Scar che saremmo una bella coppia” dico sicuro di me, allargando le mani per far notare l’ovvietà della situazione. “Ho sempre fatto il tifo per voi, ragazzi” alza un pugnetto in aria e mi fa l’occhiolino. “El, ti ho trovato un’amica” sorride soddisfatta. “La ragazza di Niall?” “Da quanto il nano ha una ragazza?” le guardo entrambe alzando un sopracciglio. “Lisa continua ad affermare il contrario, ma secondo me c’è del tenero” sorride teneramente. “Lisa, Alyssa?” “La conosci?” “Era alla mia festa a Capodanno”. NIALL POV “Niall. E’ successo qualcosa a Lisa?” “Ciao Zayn. No, tranquillo. Sono solamente venuto per proporti di venire con me” sorrido. “Dove?” chiede titubante. “Sai, ora che sei quasi mio cognato, vorrei che entrassi a far parte della mia cerchia d’amicizie” resto serio per troppo poco tempo, prima di scoppiare a ridere fragorosamente osservando la sua espressione da “Questa è la volta buona che ti ammazzo sul serio”. “Sto scherzando” alzo le mani in difesa. “Hai troppo senso dell’umorismo” “E tu sei troppo serio” ribatto. “Allora, vieni con me o no?” si rilassa e sembra sorridermi. “Vengo”. “Buongiorno a tutti” passo lo sguardo su ognuno di loro, ricambiando i loro sorrisi. El, Harry, Louis, Liam. “Zayn” lo indico, presentandolo automaticamente ai miei amici. “Zayn Malik, il fratello di Alyssa” Harry interviene con la sua voce velata, con un mezzo sorriso stampato sul volto dai lineamenti duri. “Dimmi, Zayn, com’era la festa l’altra sera?” bagna le labbra e appoggia la schiena alla sedia incrociando le braccia al petto. “Harry Styles” allunga una mano e stringe la sua. “Complimenti per la casa” si guardano entrambi sorridendo, ancora con le mani attaccate. “Grazie. Una delle tante” scrolla le spalle. Si siedono ai poli opposti del tavolo, Zayn tra Louis e Liam. “Dov’è Lisa?” domando, facendo alzare immediatamente lo sguardo di Zayn. Non mi risponde nessuno. El guarda incantata Louis, Harry guarda El, Liam gira lo sguardo malizioso su Louis, Louis si guarda le mani e di tanto in tanto alza gli occhi guardando fuori la finestra. “Grazie lo stesso, setaccerò il locale” LISA POV Sto letteralmente fumando qui dentro. Il sudore che imperla la mia fronte mi da terribilmente fastidio. Cammino a marcia indietro, aprendo con le spalle la porta dietro di me. Un incredibile fracasso fa girare tutto il locale e lo staff in cucina; sento persino qualcuno reclamare il pranzo completamente ridotto in poltiglia sotto i miei piedi. “Oddio, scusa” Niall porta le mani alla bocca, ma nonostante ciò continua a ridere. Il calore estremo e gli occhi di tutti addosso mi fanno diventare ancora più rossa. “Hai sacrificato il pranzo di un cliente” cerco di soffocare anche io una risata, ma poi non resisto. Mi unisco a lui mentre insieme ci pieghiamo in due. “Vieni con me” mi tira un braccio afferrandomi la mano. Mi fa correre e quasi scivoliamo sul pavimento mentre percorre un lungo corridoio che porta agli sgabuzzini. Svolta l’angolo e nasconde il corpo dietro delle enormi botti di vino, tirandomi con lui. Poggia le labbra sulle mie. Aspetta qualche secondo in silenzio, ma poi geme pregandomi di liberare l’accesso. Metto distanza tra i nostri corpi spingendogli le spalle. “Scusa, era da quella sera che volevo farlo” mi dice con un filo di voce. Non riesco a controllare i battiti, un po’ per la corsa, in maggior misura per il bacio. “Scusa Lisa”. Mi getto senza pensarci due volte di nuovo su quelle labbra umide, abbracciando il suo corpo e stringendolo a me. Infilo le mani sotto la maglia, sentendo i peli del petto sotto le dita tremanti. “Ragazzi?” faccio un salto indietro di un metro riconoscendo la voce di Scarlett. “Mamma?” copro il volto per la vergogna. “Che c’è?” guardo Niall rilassato accanto a me. “Lisa deve tornare al lavoro. Per queste cose c’è casa” “Ok, io torno al lavoro” cerco di dileguarmi fingendo di non aver sentito. Niall mi blocca la mano facendomi voltare completamente verso di lui. Scarlett è ancora dietro di noi. “Visto che mamma è stata così gentile da proporlo, stasera sei a casa con me” allargo gli occhi e deglutisco. E’ un chiaro invito a continuare da dove abbiamo interrotto. “Ehm, i-io, d-devo” indico le mie spalle. “Lisa, immediatamente di là” ha lo sguardo duro, ma il sorriso che fa mentre si allontana mi fa capire che non è per niente arrabbiata. Appena è fuori tiro, tiro uno schiaffo sul braccio a Niall. “Grazie per la figuraccia” ride e mi bacia la fronte. “Non mi va che non possono licenziarmi solo perché noi due…” mi blocco. “Stiamo insieme?” azzarda al posto mio. “No. Perché siamo questo” ci indico, confusa. Mi guarda accigliato con la testa leggermente piegata sul lato. Distolgo lo sguardo. “Vado a sistemare il pasticcio che hai combinato” gli punto l’indice al petto, avvertendo i muscoli tesi sotto la mia mano. “Ti lascio andare solo se mi dai un altro bacio” NIALL POV Il fuoco del camino crepita e le candele poggiate sul tavolo illuminano lievemente i due posti apparecchiati. Faccio un giro in cucina attendendo il suo arrivo, non sapendo bene cosa fare. Sono entrato in bagno già tre volte per sistemare il ciuffo che dispettoso continua a scendere sulla fronte. “Ti fai attendere così a lungo anche a lavoro?” “No, lì sono puntuale come un orologio svizzero” ridacchia. La tiro dentro chiudendo la porta alle sue spalle. Slaccio i bottoni del capottino senza mai staccare gli occhi dai suoi, felici. Glielo sfilo e lo poggio accuratamente sul divano. “Allora, cosa mangiamo? Perché mangiamo, no?” “Con me sei in una botte di ferro quando si parla di cibo” rido. “E comunque non si mangia ancora niente. Ti puoi accomodare mentre preparo” le do le spalle mentre indosso il grembiule e mi avvio ai fornelli. “Hai deciso di avvelenarmi?” quando mi volto, la vedo seduta a gambe incrociate sulla penisola. “Donna di poca fede” “Va bene, mi ricredo. Era buonissimo” pulisce la bocca con la mano e piega la testa indietro sul divano. Resto a guardarla senza dire niente, con un sorriso ebete sulla faccia. “Visto che sei stata tanto gentile da farmi un complimento, lascio a te la scelta del film” . Sfoglia tutti i titoli, tornando indietro un paio di volte. Ricomincia daccapo quando la scelta cade su più film. “Pretty Woman” “Prevedibile” ridacchio. Le donne guarderebbero questo film all’infinito. “Amo il lieto fine” mi risponde con fare sognante. “Sognate tutte il principe azzurro che viene a salvarvi sul suo cavallo bianco” “Tu somigli un po’ ad un principe azzurro” si affianca a me sul divano, stendendosi completamente con la testa sulle mie gambe. Spengo le luci e ribalto la posizione sdraiandomi su di lei. Mette immediatamente le mani sotto la mia maglia, alzandomela fino al petto. La guardo sotto di me mentre prende l’iniziativa. “Ho la regola delle cinque uscite” mi dice, mentre comincia a risalire con i baci. “Ovverosia?” “Non facciamo niente fino al quinto appuntamento ufficiale” sorride. Le chiudo la bocca baciandola appassionatamente. Alza la schiena per permettermi di alzarle la maglia. “Cinque hai detto?” annuisce. “Quindi a me ne mancano solo tre” dico dubbioso. “E’ una stronzata” esordisco subito dopo. ["Stai con me. Stai con me stasera, non perché ti pago ma perché lo vuoi tu!" –Pretty Woman-]

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


LISA POV Volto il capo sul cuscino cercando una zona calda. Sposto i piedi, allungando le gambe; non ricordavo di avere un letto così grande. Stiro le braccia urtando involontariamente un corpo accanto al mio. Copro la faccia con il lenzuolo per impedire ai raggi del sole di riflettere dispettosi sulle mie palpebre. Sento improvvisamente freddo alle gambe, che scopro essere completamente scoperte; ho la maglia tirata fin sopra il sedere. Apro lentamente gli occhi, vedendo momentaneamente tutto illuminato. Dopo aver asciugato le lacrime, metto a fuoco la stanza. Sopra la testa, si alternano pesanti arcate in legno; è una soffitta. L’intontimento generale mi fa impiegare più tempo del dovuto per rendermi conto che non mi trovo a casa mia. Ma allora, di chi è il corpo accanto al mio? “Niall?” lo chiamo, ma l’unica reazione che ottengo è un suo movimento involontario. “Oddio. Niall?” scuoto il suo corpo, ma anche stavolta fa come se niente fosse, girandosi sul lato. Sporgendomi, vedo a terra sparpagliati i nostri vestiti. Alzo velocemente le coperte; ho la maglia di Niall addosso e gli slip, mentre lui è a petto nudo con i boxer. “Niall?” mi alzo violentemente afferrando i jeans da terra. “Buongiorno Lisa” mi sorride ad occhi chiusi, voltando la testa in direzione della voce. “Perché sei vestita?” si mette a sedere stropicciando gli occhi. “Perché non lo ero?” alzo in aria le mani. “Me ne vado” “Ma dove vai?” mi raggiunge scalzo vicino la porta, chiudendola quando io la apro frettolosamente. “Lisa, che hai?” “Dimmi la verità, Niall” piagnucolo. “Quale verità?” alza un sopracciglio. Butto un occhio al letto disfatto. “Lisa, non capisco” “Io invece capisco benissimo. Ciao Niall” lo sposto violentemente e lui me lo lascia fare. Scendo di corsa le scale pulendo gli occhi pieni di lacrime. Nella fretta di uscire da questa casa, sbatto contro Tom. “Lisa, cosa è successo?” mi ferma trattenendo le mani sulle braccia. Faccio cadere a terra la borsa e mi getto tra le sue braccia, piangendo. Non riesco a formulare una frase di senso compiuto perché l’unica cosa che riesco a fare è piangere e piangere e piangere. “Lisa, torna sopra. Hai frainteso” sento i passi di Niall avvicinarsi. Spingo lontano Tom e mi chiudo la porta alle spalle. NIALL POV Harry, Lisa è scappata da casa. Per favore, aiutami a trovarla prima che lo faccia Zayn. Porca puttana, nano, cosa le hai fatto per farla scappare? Te lo racconto dopo. Aiutami. Ho capito! Siete andati insieme da qualche parte in particolare? No. Cazzo, aiutami tu. Londra è immensa. Ci sto pensando Harry, dammi tempo. Ma certo, fai con comodo. Comincio a preparare il vestito per il tuo funerale. Non può essere andata dritta a casa. Se Zayn la vede in quello stato, salterà a conclusioni affrettate, come ha fatto lei. Perché non mi ha dato il tempo di spiegarle? Devo uscire, devo accertarmi che non sia veramente a casa. Sto andando a casa sua, anche se sono sicuro di non trovarla. Sa che sarebbe il primo posto in cui andrei a cercarla. Io chiamo la polizia. La polizia? Sei impazzito? Cazzo, nano, sto scherzando. Mi stai mettendo ansia. Io vado al locale, magari è lì. LISA POV Non conosco bene le strade per cui non ho la più pallida idea di dove le gambe mi stiano portando. Supero una campagna e svolto in un vicolo cieco e isolato; devo essere arrivata in periferia, in un quartiere malfamato e ridotto piuttosto male. Faccio marcia indietro, con il cuore in gola. “Tu che ci fai qui?” mi volto quando odo una voce alle spalle. Un uomo incappucciato mi viene incontro, allargando le braccia. “Una signorina come te da queste parti” deglutisco e metto le spalle alla rete che divide questa zona da una messa anche peggio. “Non ti avvicinare”. Lo sento ridere sguaiatamente; non riesco a vedergli il volto. “Che tono minatorio. Non voglio farti del male” alza le mani in difesa. “Ho detto non ti avvicinare” urlo. Chiudo gli occhi un paio di volte sperando che sia soltanto la mia immaginazione. Quando si avvicina troppo, la puzza che emana mi fa voltare lo stomaco. Metto istintivamente una mano davanti alla bocca, girando il volto. Lega le dita alla rete, imprigionandomi con il corpo. Sbatte il petto contro il mio facendomi male alla schiena. Senza sapere cosa sto facendo, alzo una gamba e lo colpisco forte in mezzo alle gambe, facendolo accasciare a terra. Quando provo a scappare, mi tira un braccio facendomi cadere a terra. Sbatto la testa contro una pietra, che si sporca leggermente di sangue. Per quanto me lo concedano le gambe, corro più veloce che posso entrando in una zona più illuminata. S.O.S Lisa per l’amor del cielo, dove sei? Non lo so. Aiutami. “Lasciami andare” mi dimeno tra le braccia di qualcuno. Gli tiro un pugno quando non allenta la presa sul mio corpo. “Sei impazzita?” mi volto, bloccando i movimenti. Lo vedo piegato in due sul marciapiede, mentre si regge il naso insanguinato. Quella voce, dove l’ho già sentita? “Cazzo, Lisa, quanto meni” sospira forte. Come conosce il mio nome? “Chi sei?” mi avvicino cauta. Espira a fatica e tossisce. Quando porta le mani sulla testa, faccio dei passi indietro. Abbassa piano il cappuccio scoprendo una massa di capelli ricci, l’occhio sinistro gonfio e il sangue sulle labbra. “Tu?” “Eh si, io. Dannazione, ma cosa t’è preso?” tampona il naso con la mano, riuscendo poco nell’intento. “Mi hanno aggredita e pensavo che volessi farlo anche tu” “Ti rendi conto in che zona ti trovi?” “No” rispondo sinceramente. Sbuffa e si alza, barcollando verso di me. “Sei nella zona peggiore di Londra. Come hai fatto ad arrivare fino a qui?” “Non lo so” abbasso lo sguardo. “Cammini a vanvera?” “Non sapevo dove stessi andando” “Me ne sono accorto” piega le labbra in modo compassionevole. “Forza, andiamo via da qui” mette una mano sulla mia schiena, spingendomi velocemente avanti. “Tu come fai a conoscerla?” “Esperienza” mi fermo e lo guardo. “Sei un mafioso?” mi guarda assottigliando lo sguardo. Scuote il capo e prosegue camminandomi avanti. “Senti” gli corro dietro, ponendomi al suo fianco quando lo raggiungo. “Come ti chiami? Come facevi a sapere che ero lì? Che tipo di esperienza hai avuto per conoscere un posto del genere? Come fai a sapere come mi chiamo?” “Qualche altra domanda?” alza le mani, esasperato. “No, per il momento solo queste” “Ti darò una sola risposta, scegli tu la domanda” “No, aspetta. Come una sola?” “Mi hai appena rotto il naso” dice con ovvietà. “E questo cosa c’entra?” metto le mani sui fianchi, fermandomi di nuovo a qualche passo da lui. “Cammina” ordina. Mi affretto a seguirlo. “C’entra”. “Va bene. Come ti chiami?” “Sono quello stronzo di Harry Styles!”.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


HARRY POV Ezra Styles, 35 anni. Agli occhi di tutti ha una vita perfetta, un matrimonio stabile, una moglie affettuosa, un figlio che lo vede come una specie di eroe e un lavoro da avvocato di cui certamente non si può lamentare. Nella perfezione di una vita imperfetta, però, ha presto cominciato a mettere in dubbio la sua quotidianità e la prevedibilità dei suoi giorni, ormai tutti uguali. Brittany Davies, 25 anni. Alta, magra, occhi azzurri, segretaria di suddetto avvocato. Un fidanzamento finito male; tanto amore donato all'uomo sbagliato, scelto con la convinzione di avere un futuro da favola, un aborto costretto da genitori fin troppo all'antica. Destini che si incontrano per la seconda volta. Brittany, l'amore mai dimenticato di Ezra dai tempi adolescenziali, risveglia in lui l'unico sentimento che probabilmente ha sempre cercato nella prima donna, ormai divenuta una completa sconosciuta: la passione. Harry Styles, 17 anni. La prima volta che ho scoperto cosa significa davvero adulterio. FLASHBACK "Dove sei stato tutto questo tempo?" sento mia madre sussurrare dietro la porta. "Avevo delle pratiche da terminare" mio padre la sorpassa veloce entrando in camera da letto. Avvicino l'orecchio alla parete per ascoltare le loro parole nella camera comunicante. "Ezra, è l'una del mattino. Dovresti smetterla di lavorare così tanto" poi il silenzio. Attendo ancora qualche minuto prima di rimettermi sdraiato, quando improvvisamente un rumore sopra la testa mi fa alzare di nuovo. Dei lamenti soffocati, piccole urla, ancora rumore. Poso il cuscino sopra la testa coprendo le orecchie. "Abbiamo un figlio e tu ti scopi la tua segretaria. Da quanto tempo, Ezra?" alzo gli occhi sulla sveglia; sono le tre del mattino. "Da quanto tempo?" mia madre urla e butta a terra delle cose, facendo un fracasso incredibile. Apro piano la porta per sentire meglio. "Da un anno" dice tranquillo. "Ma che razza di padre sei?" urla lei ancora più forte, spingendolo lontano. Lo strattona violentemente tirandogli la camicia lasciata aperta. "Io per Harry ci sono sempre stato e continuerò ad esserci" "No, Ezra. Tu esci da questa casa stasera stessa" prende dall'armadio il suo borsone e comincia a riempirlo di vestiti, buttandoli alla rinfusa. "Non ti avvicinerai più a tuo figlio, che lui lo voglia o meno". Provo improvvisamente odio per mia madre, quella che mi ha messo al mondo e che mi sta allontanando da mio padre, l'unico vero esempio. Lo vedo uscire di casa senza voltarsi indietro. In questo momento odio anche lui. Mi libero dal pigiama e infilo velocemente un paio di jeans, uscendo di casa senza dire niente a mia madre, che rimane da sola con il suo dolore e una fotografia tagliata a metà tra innumerevoli scaglie di vetro. Cammino senza sosta da forse venti minuti. Il buio attorno a me e il silenzio cupo danno pace al mio mal di testa. Scalcio una bottiglia di vetro facendola sbattere contro una saracinesca chiusa, rompendo la quiete. Appoggio la schiena ad una rete e chiudo gli occhi; molto lontano un cane abbaia. "Tutto bene?" riapro gli occhi al suono di una voce femminile. "Si" si avvicina studiandomi per bene. "Cosa ci fa un ragazzo per bene da queste parti?" "Cosa ne sai che sono un ragazzo per bene?" le chiedo acido. "Si vede. Sai in che zona ti trovi?" non le rispondo, ma la guardo. Calze a rete, minigonna, una fascia per capelli al posto della maglia, tacchi alti e gomma in bocca. "Sei una puttana?" "Una prostituta, di professione" sospira guardandomi fisso."Và a casa" volta lo sguardo e si incammina dandomi le spalle. "E se invece non volessi?" le blocco una mano facendola voltare verso di me. "Vuoi. Questo posto non è per te" "Quanti anni hai?" le chiedo interessato. "Diciotto. Senti, vattene a casa. Questo posto non è tranquillo" insiste ancora costringendomi a lasciare la presa. "Nemmeno per te lo è" "Io purtroppo non ho scelta, ma tu si. Per favore, non fartelo ripetere" "Fallo con me" attacco improvvisamente. "Che cosa?" si gira stupita guardandomi con un cipiglio. "Quello che fai con i tuoi clienti. Fallo con me" le ripeto. "Tu sei pazzo" ride. "Non sai di cosa parli" "Forse no, ma lo voglio" "Io no, quindi fammi lavorare" "Hai mai rifiutato un cliente?" rimane in silenzio. "Tu non sei un mio cliente, sei solo un ragazzino troppo curioso per i miei gusti. Sei capitato nel posto sbagliato al momento sbagliato" mi dice con fare superiore. Le tiro il braccio avvicinandola a me. Respiro piano sulle sue labbra, facendogliele dischiudere quando l'attiro a me per baciarla. "Non devi essere questo se non vuoi" "Io devo, non ho scelta" Veniamo distratti dal rombo di un'auto troppo vicina, i fari illuminano a festa il viottolo accecandoci momentaneamente. Il rumore di un finestrino tirato giù ed una voce roca mi fanno venire i brividi. "Mi sono liberato solo adesso. Ho solo tre ore prima che mia moglie si svegli" vedo improvvisamente il volto di mio padre sorridere alla ragazza di fianco a me. Ci guarda entrambi con cattiveria. "Natalie, chi cazzo è questo poppante?" lei blocca i miei movimenti quando mi protendo in avanti pronto ad attaccare. "Sono già impegnata stasera. Ripassa domani" gli dice tranquilla. Mi guarda abbozzando un sorriso e prendendomi una mano. "Stai scherzando?" ride. "No. Come vedi lui era qui prima di te". Quando lui prova a ribattere, mi intrometto coraggioso. "Brutto stronzo, te ne vai?" sento il respiro di Natalie farsi più pesante. Mette la prima e parte sgasando. "Tu veramente non sai quello che stai facendo" si rilassa. "Dimentichiamolo entrambi per stasera" le sorrido. Mi sono procurato l'indirizzo della compagna di mio padre rivolgendomi alle persone sbagliate; sono mesi ormai che frequento gente sbagliata e posti sbagliati. Mi sono convinto che tutta la mia vita è un grandissimo sbaglio, che io lo sono, e devo ringraziare soltanto mio padre per questo. Mio padre è a lavoro, quindi busso tranquillo il campanello, sorridendo alla bella ragazza che apre la porta. "Ciao" chiaramente non mi riconosce. "Ciao" "Ti posso essere utile?" "Si che puoi" bagno le labbra. "Guardami, non noti niente?" tolgo gli occhiali e la guardo spavaldo. Sorride indispettita fin quando la somiglianza con mio padre non si fa spazio nel suo cervello. "Vedo che qualcosa cominci a notare. Fammi entrare" comando. "Tu non entri da nessuna parte" fa per chiudere la porta, ma la blocco con il piede. "Questo è il vostro nido d'amore?" sorrido, alzando gli occhi per scrutare la stanza. Butto a terra una cornice che contiene la loro foto insieme, abbracciati e felici. "Che cosa vuoi Harry? Soldi?" "Soldi?" ripeto, continuando a circoscrivere la stanza. "Nah, con papà non mi posso lamentare. Diciamo piuttosto che ciò che voglio puoi darmelo solo tu" mi volto verso di lei, sorridendo. "E cosa vuoi?" "Te l'ho detto, Brittany" poggio le mani sul suo corpo. "Voglio te" "Tu sei pazzo" si allontana da me, spingendomi le spalle. "Andiamo, io sono giovane e sono sicuramente meglio di mio padre" premo il corpo contro il suo. "Papà ti fa sentire questo?" le do una spinta leggera con l'erezione dura. "E questo?" poggio le labbra sul suo collo, succhiando e facendo diventare leggermente rossa la zona in seguito al mio passaggio. "E questo?" poggio le mani sul sedere, stringendolo. Mi stacco improvvisamente, scoprendola ad occhi chiusi con le labbra protese in avanti verso di me. "Se mi vuoi, devi dirmelo tu" "Si, ti voglio" alzo immediatamente gli occhi. "Fuori da questa casa, Harry. Subito" "Guarda cosa ti stai perdendo, Brittany" afferro la sua mano e la poggio sulla mia erezione. Massaggio piano assaporando il momento di un tocco delicato. Chiude le dita attorno alla larghezza tirandomi più vicino. Sorrido. La conseguenza del mio gesto malato? Quella stronza mi ha fatto rinchiudere in un manicomio. Il motivo? Sono pazzo. "Cammina, forza" una guardia mi spinge dentro la stanza vuota e fredda. La tuta grigia da detenuto puzza del precedente proprietario. Un forte boato e la porta si chiude, lasciandomi completamente solo. Se non fosse per il letto diroccato e una piccola scrivania bianca, sembrerebbe di stare nel medioevo in quelle specie di grotte sotterranee dove venivano rinchiusi i prigionieri pronti per l'impiccagione. Un mucchio di fogli di giornale sono accantonati in un angolo della scrivania, accanto a delle forbici. "Come tenere occupati i pazzi" mormoro tra me e me. "Ma io non sono pazzo" urlo. Mi sollevo afferrando le sbarre dell'unico punto scoperto della porta. "Ha capito? Io non sono pazzo e quanto è vero Dio, appena esco di qua vi ammazzo tutti" sputo. Un anno dopo... "Styles, hai una visita" "Oh ma guarda, chi non muore si rivede" allungo le gambe sul letto e metto le mani sotto la testa, guardando il soffitto scrostato e pieno di muffa. "Non lo mangio, potete anche andare fuori dalle palle" "Harry, per favore" "Per favore un cazzo, papà" mi alzo e lo affianco. "Ti ripresenti dopo un anno che sono stato rinchiuso qui dentro, facendomi trattare come un pazzo quando sai benissimo che non lo sono e in tutto questo tempo non hai fatto niente se non vivere tranquillo la tua vita con quella puttana del cazzo. Poi vieni qui e mi dici per favore?" gli urlo contro. "Adesso sono io che ti dico per favore. Per favore esci di qui" indico la porta arrabbiato. "Sei fuori di qui" mi giro di scatto. "Eh?" "Ho detto che oggi esci di qui. Ho saputo la verità troppo tardi, Harry e mi dispiace. Mi dispiace averti fatto attendere tutto questo tempo. Brittany non la vedo più" resto zitto. "Io con te non vengo da nessuna parte" incrocio le braccia al petto. "Non te lo sto chiedendo" abbassa dispiaciuto lo sguardo. Restiamo minuti interminabili a fissarci inespressivi. Cammino sicuro lungo il corridoio con finalmente i miei vestiti addosso. "Sappi che non ti ringrazierò mai. Hai fatto solo il tuo dovere di padre" lo vedo annuire silenzioso mentre si guarda i piedi camminandomi al fianco.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


LISA POV "Sono quello stronzo di Harry Styles" apro la bocca, ma la richiudo subito; emetto un suono strano, come se volessi pronunciare qualcosa, una specie di sospiro. "Oh" è l'unica cosa che mi sovviene in questo momento. Ridacchia tirando su con il naso. "Scusa per quello" "Prima ammazzi la gente e poi chiedi scusa?" alza un sopracciglio. "Dove stiamo andando?" chiedo, allungando il passo. "Harry, faccio fatica a starti dietro, và più piano" sbuffo, correndo leggermente. "Non è colpa mia se hai le gambe corte" rinfaccia. "Non ho le gambe corte, sono proporzionata" dico offesa. "Sei tu che hai le gambe chilometriche" "Se fossi proporzionata dovresti almeno avere la seconda coppa c di tette" mi guarda spavaldo facendo un risolino, alzando un angolo della bocca. "E non mi pare questo il caso" si avvicina e sbircia la mia scollatura. Metto automaticamente una mano sopra a coprirlo. "Mi hai guardato le tette?" squittisco. "Sono un bravo osservatore" si giustifica. "No, sei un pervertito" confermo. "Ho tante qualità" ride. "Io non ne farei assolutamente un vanto" accelero, sorpassandolo. Tengo la testa alta; le gambe mi fanno male per quanto sto correndo. "Così non fai altro che aumentare la mia perversione" lo sento dire dietro di me. "Hai un culo che parla" applaude. Alzo gli occhi al cielo. "Tanto lo so che ti piace sentirlo" lo vedo accanto a me all'improvviso e sobbalzo. "Mi fanno piacere i complimenti, ammesso che non siano così sfacciati come i tuoi" confesso. "Non ho peli sulla lingua. Sono un uomo da apprezzare" dice serio. "Io non vedo nessun uomo" giro lo sguardo a destra e a sinistra, fingendo di cercarlo. "Non mi provocare, nanerottola" mi minaccia puntandomi il dito contro. "Ha parlato il gigante" alzo una mano nella sua direzione, scuotendo il capo. Urlo quando mi sento sollevare. Mette una mano sotto il sedere e con l'altra mi sculaccia, mentre ho la testa poggiata sulla sua schiena. "Mettimi giù Harry. Non è carino" "E' molto carino, invece" divincolo le gambe sulla sua pancia, colpendogli le parti basse con un piede. Mi rimette a terra subito piegandosi in due. Riempie la bocca d'aria e allarga gli occhi. "Le palle mi servono, Lisa" emette versi di dolore. "Poi non ti lamentare se non do il massimo quando siamo a letto" "Cos'altro ti devo colpire per farti smettere di alludere al sesso una parola si e l'altra pure?" metto le mani sui fianchi e lo guardo. Scoppio a ridere all'improvviso, seguita a ruota da lui. "Ti prego, pietà" alza le mani. "Accetto la violenza solo a letto" Metto le mani sul volto. "Sei senza speranza" NIALL POV Batto nervoso i piedi a terra e rileggo il messaggio di Harry ancora una volta. Ho trovato la tua "dolce" metà. Harry, dove siete? Sto diventando ansioso. Prima che prema invio, sento delle risate alla mia destra. "Che hai fatto al naso?" mi avvicino a lui e gli giro il volto. Preme le labbra in una linea e guarda Lisa senza parlare. "Perché gli hai tirato un pugno?" "Niall, che stai facendo?" mi dice arrabbiata. Il sorriso che aveva prima con Harry non c'è più. "Mi avevi detto che non lo conoscevi" gesticola indicandoci. "Perché le hai detto che non mi conoscevi?" prendo la testa tra le mani. "Lisa, per favore. Sei scappata di casa senza motivo" voglio prenderle le mani, ma si allontana. "Lisa, è stato un equivoco. Lasciami spiegare" gira le spalle e si avvia verso casa. "Lisa e che cazzo" sbotto. Si ferma e si volta lentamente; allo stesso modo, sento Harry trattenere il respiro puntando gli occhi su di me. "Il nano ha detto cazzo. Giornata memorabile" alza in aria la mano, gesticolando. Con aria offesa ed arrabbiata, Lisa procede ancora. "Harry smettila. Oh" indico lei con il capo facendo capire a lui il mio bisogno d'aiuto. "Si, giusto" le corre dietro e le blocca un braccio. LISA POV "Lisa, aspetta" mi ferma tirandomi un braccio. "Harry, fatti gli affari tuoi" "Ha detto una parolaccia per te. Sai da quanto tempo aspettiamo un giorno come questo?" dice serio. Non potendo più contenere la rabbia, scoppio a ridere. "Scherzi a parte, lasciagli spiegare. Qualsiasi cosa ha fatto sono sicuro non è stato assolutamente intenzionale. Quando parla di te gli brillano gli occhi ed io non l'ho mai visto così" sorride lievemente. Guardo Niall all'altro capo della strada, appoggiato con la schiena allo sportello di un'auto. Appena nota il mio sguardo riflessivo, si drizza e respira a fondo. Harry accanto a me fa un piccolo cenno con il capo e sorride. "Grazie Harry" gli volto le spalle. Sento Niall avvicinarsi a lui e chiedergli qualcosa, ma sono troppo lontana per capire i loro sussurri. Sempre di spalle, alzo in aria la mano e con le dita gli faccio segno di avvicinarsi. "Ti ascolto". Entriamo in silenzio in ascensore; i nostri respiri pacati si confondono. Si schiarisce la voce un paio di volte, ma entrambe non parla. Lo sento poggiare le mani sui miei fianchi, mentre dallo specchio vedo il riflesso della sua immagine con l'espressione triste. "So cosa pensi" sussurra nel mio orecchio. "Tu hai approfittato di me" lo sento sorridere. "No Lisa, non l'ho fatto. Non lo voglio" con una piccola spinta mi fa voltare. I nostri nasi vicini si toccano. In quel momento le porte si aprono e compare mio fratello. "Ciao raggio di sole. Ciao Niall" "Ciao Zayn" "Va tutto bene?" "Si, Zayn. Esci?" "Vado al supermercato. Ti serve qualcosa?" "No, non mi pare" "Bene" batte la spalla di Niall quando gli passa accanto. "Io torno presto. Fate i bravi" ammicca. "Allora, cosa ho equivocato?" mi rivolgo direttamente a Niall, ormai soli. Toglie il giubbotto e si siede comodamente sul divano. I capelli biondi rendono ancora più belli quegli occhi azzurri, i miei oceani. Miei? "Nella fretta di scappare, stamattina non hai notato una cosa importante" "Che ero mezza nuda nel tuo letto?" "No" ridacchia. Mi tira le mani e mi fa sedere sulle sue gambe. "Tra i vestiti sparsi a terra non c'era la tua maglia". Mi accorgo solo adesso di star indossando ancora la sua maglia. "E questa la rivoglio indietro" ne tira i bordi e mi bacia; glielo lascio fare. "E allora?" ritorno al mio atteggiamento da donna superiore. "E allora non mi chiedi come mai?" "Come mai?" lo accontento. "Ieri sera hai bevuto il vino e mentre giocavamo te lo sei versato tutto addosso, come una sbrodolona". Vino? Perché non me lo ricordo? "M-mi sono ubriacata?" chiedo in un filo di voce. "No, ma capivi poco comunque" ride. " Ti ho spogliata io e mi sono preoccupato di mettere la tua maglia a lavaggio. L'unica colpa che ho è averti vista in reggiseno e slip, ma più di questo non ho fatto. Ti ho osservata dormire tutta la notte" sorride. In questo momento mi sento un'idiota. Mi accarezza la guancia e mi stringe a sé. "Scusa" abbasso dispiaciuta lo sguardo. "Non ricordo nemmeno di aver iniziato a bere" confesso. "Ora che ci penso, ho un ricordo sfocato anche di quando eravamo stesi sul divano e tu eri sopra di me ed io ero con le mani sotto la tua ma-" mi blocco. Sorride appena e alza un sopracciglio. "Si, questo lo ricordo bene anche io, ma mi mancano ancora tre appuntamenti" "Scusa" gli ripeto, rilassandomi. "Devi tenerci tanto se decidi di star dietro ai miei comportamenti assurdi" "Si, molto" ride. "Ti posso confessare una cosa?" annuisco. Mi stringe forte le braccia attorno al corpo. "Non scappo, promesso" rido anch'io. Sospira. "Lisa, io..." "Anch'io"

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


HARRY POV Brixton. Percorro silenzioso le strade deserte ed innevate, il rumore dei miei passi pesanti e le mani nascoste nelle tasche mi danno un'aria stanca e trasandata. Tengo la testa bassa a guardarmi i piedi che lenti si pongono uno dinanzi l'altro, portandomi direttamente dove la testa comanda. Tiro leggermente la catena e libero il cancello, spingendolo. I raggi del sole riflettono direttamente sulle lapidi bianche, risaltando la polvere deposta dal tempo e dalla totale o quasi mancanza d'attenzione. Passo una mano delicata sul pezzo di marmo ingrigito e mi accovaccio, posando alla base un piccolo mazzo di fiori freschi. "Buon Natale e felice anno nuovo, mamma" tiro su con il naso e lo pulisco con una manica, asciugando una lacrima che senza permesso ha deciso di scendere dispettosa. Sospiro più volte. "Vi odio. Odio papà, perché ha deciso di vivere la sua vita senza di noi; odio te, che hai deciso di vivere il resto della tua vita infelice senza di me; odio me, che vivo la mia vita sentendomi una nullità" sussurro a me stesso. "Ti odio ancora di più perché mi hai lasciato quando avevo più bisogno di te. Non sai cosa significa cercarti e non trovarti. Quando eri qui non lo facevo mai solo perché sapevo di trovarti quando ti avrei cercata disperatamente. Non sono soltanto le domande che non posso porti; non ci sei stata quando ho scoperto di essermi innamorato la prima volta, non ci sei stata quando sono uscito felice da quel posto infernale, non ci sarai quando diventerò padre, o quando mi sposerò" "Mi sono innamorato per la seconda volta, mamma" confesso. E' la prima volta che lo ammetto ad alta voce. "Dovresti conoscerla; è bellissima. Vorrei farti ascoltare la sua voce quando canta" butto a terra le spalle, immergendomi completamente nella neve. Muovo contemporaneamente braccia e gambe, disegnando un angelo. "Ieri ho sentito il tuo profumo mentre dormivo; ho avuto come l'impressione che mi stessi accanto. Fammelo sentire ancora una volta". Resto in silenzio e chiudo gli occhi. Improvvisamente una folata di vento fa alzare le foglie secche e le fa girare in vortice sopra la mia testa. "Harry, sei tu?" mi volto quando mi sento chiamare. La voce mi è familiare, ma mai quanto lo sono i lineamenti. Mi sorride amichevolmente. "Si" alzo l'indice e chiudo gli occhi cercando di ricordare. "Ti conosco". Ride. "Direi proprio di si. Sono cambiati solo gli anni, mentre per il resto" ridacchia e si indica. "Ti prego, non dirmelo" passo esterrefatto gli occhi su tutto il corpo. "Ma che dici, sei cambiata tantissimo, Natalie" "Vedo che ancora ti ricordi come mi chiamo" sorride. "Nemmeno tu scherzi a memoria, considerato che ci siamo visti soltanto quella sera" "E fidati che me ne è bastata una" dice con la voce bassa. "Perché sei qui?" dice improvvisamente, come se fosse appena tornata alla realtà. "Ho mamma" giro il capo abbassandolo sulla lapide leggermente più colorita grazie ai fiori. "E tu?" "Io...io sono qui... Cosa è successo a tua madre?" cambia discorso e arrossisce leggermente. "E' morta" dico ovvio. "Gli unici vivi qui dentro siamo io e te, Harry" alza un sopracciglio. "E' morta quando avevo diciotto anni, per solitudine" rispondo serio. Si fa spazio davanti a me guardando la foto di mia madre. "E' bella. Ti somiglia molto" mi accarezza la guancia, lasciandovi un bacio caldo. "Adesso tocca a te" "Cosa?" "Perché sei qui?" si incammina verso altre lapidi, più nuove, attraverso l'immenso giardino. Non mi risponde subito, perché l'unica cosa che fa è camminarmi davanti in totale silenzio. "Natalie?" cerco la sua attenzione. "Ho perso il mio bambino" "Che cosa?" "Sono rimasta incinta, Harry" confessa. "Quanto tempo fa?" chiedo timoroso. Deglutisce e guarda altrove. "Non ci credo" sussurro a me stesso. "Perché non mi hai cercato?" "Avevi diciassette anni ed io ero una prostituta. Che prospettive avevamo?" "Ero?". Si siede accanto a me e sfrega le mani infreddolite. "Ho smesso di esserlo quando ho conosciuto Jamie" spiega. "Ho trascorso un periodo di merda, Harry e lui è stato l'unico. C'era sempre per me e non mi riferisco alla costante presenza come cliente" fa le virgolette. "Mi ha dato la forza di guardare avanti, ma soprattutto mi ha fatto capire che io non ero quella persona, quella che tutti vogliono portarsi a letto perché una sola donna non basta" "E' lo stesso che io pensavo di te" le stringo la mano ed intreccio le dita. "Natalie, mi dispiace molto per il tuo... il no-stro" balbetto, indeciso. "Insomma, mi dispiace molto per la tua perdita. Posso anche solo immaginare come ti sei sentita" porto la sua mano alla bocca e le bacio le nocche fredde. Subito cedono il posto alle sue labbra che accarezzano piacevolmente le mie. "Natalie" mormoro nella sua bocca. "Sei fidanzata". In questo momento testa, cuore e labbra parlano tre lingue diverse. La testa mi chiede di bloccare ogni movimento per evitare che la situazione sfoci in qualcosa che potrebbe rivelarsi un grande errore, il cuore agisce in completa contrapposizione e me la fa stringere più forte, mentre riapre il cassetto chiuso a chiave con l'etichetta "Primo amore", le labbra cercano disperate le sue per ritrovare la stessa passione di quella notte. "Lo sai anche tu che non è stato solo sesso, Harry. Quella notte è stato molto di più e il bambino ne è stata la prova" mormora sulle mie labbra chiuse. Non aprirle, non aprirle, non aprirle; ripeto la stessa frase autoconvincendomi a farlo davvero. "Natalie, ti prego" la supplico, ma allo stesso tempo dischiudo le labbra concedendole l'accesso. "Non possiamo" "Solo stavolta" la sua voce è ridotta ad un sussurro quasi muto. Sospiro rumorosamente e comincio a tremare. "Hai freddo?" "Cosa stiamo facendo?" passo una mano sotto il giubbino fino a toccarle il seno nascosto sotto la maglia accollata. "Dimentichiamolo entrambi per ora". "Natalie, sei sicura?" "Si, sono sicura. Baciami Harry" mi prega. Sale su di me e mi blocca le mani con le sue; sotto il naso ho il profumo dei suoi capelli. "E' successo una volta e non voglio accada di nuovo" quando si blocca mi si mozza il respiro. "Tutto quello che voglio ce l'ho davanti. Non voglio qualcuno che mi ricordi che non potrò mai averti" si intristisce. "Sei innamorato, Harry?" "Si" "Sono felice per te. Ti amo, Harry" delle lacrime dal suo volto cadono sul mio; le accolgo silenziose tra le labbra. "Anche io ti amo. Mi dispiace non poterti dare più di questo". Mi tira su, mettendo la sua pancia a contatto con la mia. Allarga le gambe e sale sopra, dondolandomi avanti e indietro mentre si muove decisa con me dentro. Ritorno improvvisamente indietro di due anni e ripenso a quello che ho provato la prima volta che siamo stati qui. Il ricordo me la fa stringere ancora di più. Passo le labbra sulle sue clavicole e scendo sino ai seni scoperti. Prendo tra i denti un capezzolo e lo tiro leggermente, suscitando in lei una contrazione muscolare non indifferente. Manda indietro la testa, ma la riprendo subito riportandola sulla mia spalla. La sento stringere le labbra attorno alla mia intimità, mentre con la bocca pronuncia parole incomprensibili. La porto a stendersi con me. Le muovo il bacino con le mani mentre passa la bocca sul mio collo stringendo tra le labbra pezzi di pelle qua e la. Allaccia le braccia al collo e schiocca un bacio casto nella zona sotto l'orecchio. Scuoto il corpo quando il rumore del suo bacio mi rimbomba fastidioso nelle orecchie. "Più veloce Harry" "Non ho fretta" la bacio. La contrazione veloce è un avvertimento che è quasi al culmine. "Ti voglio sentire, Harry" aumento il ritmo sentendola tutta fin sotto la pelle. "Ancora" spingo più forte. "Ancora" comincia ad urlare pregandomi di farla venire. Amo la sensazione che si prova quando sei a metà strada; io la amo. Spinge contro di me facendo muovere il letto; il rumore del metallo della testata sul muro dietro di noi si mischia ai suoi respiri soffocati e alle sue urla. Glielo lascio fare. "Spingi più forte, Natalie" la incoraggio e le vado incontro con il bacino. Chiude gli occhi mentre mi riempie. Le sposto i capelli e le bacio la fronte sudata. "Questo è un addio?" mi chiede con la guancia posata sul mio petto. "Credo di si" annuisco. "Tra un mese sposo Jamie".

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


LISA POV La sveglia suona come suo solito e, come mio solito, la spengo continuando a dormire. Oggi devo fare una cosa importante, ma in questo momento non ci penso. A dirla tutta, non ricordo nemmeno cosa sia. Rimetto il braccio al caldo sotto le coperte e cerco di continuare il sogno da dove è stato interrotto. Ovviamente, mi scivola via come acqua tra le mani. “Pronto?” rispondo assonnata. Non so nemmeno se ho digitato il tasto di risposta, perché dall’altra parte nessuno parla. ”Pronto?” ritento. “Lisa? Oddio sei ancora a letto” “Ciao Niall” sbadiglio. “Che ore sono?” “E’ tardissimo e tu sei una dormigliona” “Tardi per cosa?” mi metto seduta, ma comunque non mi alzo. Sinceramente non ne ho nessuna voglia. Fuori ha iniziato a nevicare e fa molto freddo. “Sveglia, hai una vita sociale, amore mio. Ti dicono niente appuntamento con Niall, università, studio, corsi?” ironizza. “Oddio” lancio le coperte in aria e cammino per la stanza a piedi scalzi girando in tondo e largo. “L’avevo dimenticato” poggio una mano sulla bocca e giro su me stessa in preda al panico. “Me ne sono accorto” ride dall’altra parte. “Zayn? Zayn?” mi innervosisco quando non risponde. Sento Niall dirmi qualcosa, ma le mie urla mentre insistente chiamo mio fratello coprono la sua voce. “Lisa? Ascolta me per cortesia” attira la mia attenzione urlandomi nelle orecchie. “Zayn è qui con noi. Non ti ha svegliata perché era convinto che l’avresti fatto da sola, ma soprattutto credeva che ti sarei venuto a prendere” “Oddio, che coglione” sbotto. “Bhe, quando si dice l’affetto” ride divertito. “Preparati, sto venendo a prenderti” “Non riattaccare” lo fermo. Resto tutto il tempo con il cellulare attaccato all’orecchio, mentre cerco di lavarmi ed infilare la maglia senza farlo cadere a terra. Lo poggio tra la guancia e la spalla quando provo a passare la matita ed il mascara sulle ciglia, ma il pennello mi sfugge dalle mani sporcandomi l’occhio e le dita. “La fretta è amica del diavolo” apro il rubinetto sfregando le mani con il sapone. “Io sono giù” “Perché sei così veloce?” mi lamento, mentre cerco di darmi una sistemata. “Mai pensato che forse sei tu troppo lenta?” sbuffo. “Ehi, sto facendo del mio meglio. Sono in ascensore” “Buongiorno” salgo in macchina con un leggero affanno e troppo calore che si manifesta visibilmente sulle guance. Poggia le labbra sulle mie e quel tocco immediatamente calma i miei nervi in tensione. Mi sporgo sul sedile per gettarmi tra le sue braccia, finalmente. “Ti ho fatto andare di corsa solo per avere questo” sfrega i nostri nasi mettendomi una mano dietro la nuca per attirarmi di nuovo a sé. Mugolo qualcosa nella sua bocca, approfondendo il bacio. “Quando hai intenzione di accorciare i tempi per gli appuntamenti?” mi guarda con un mezzo sorriso malizioso. “Ho la regola delle cinque uscite. Non facciamo niente fino al quinto appuntamento ufficiale” mi fa l’eco. “Se vuoi accorciare i tempi possiamo andare a casa mia anche adesso” mi da uno schiaffo leggero sulla gamba e accende la macchina. “E’ una stronzata” lo imito. Gira gli occhi nella mia direzione e mi sorride arricciando il naso. “Non avevo mai notato che arricci il naso quando sorridi” mi volto verso di lui e appoggio la guancia al sedile, portando le gambe vicino al petto. “Sei molto carino” “Nessuno fin ora mi ha mai detto che sono carino quando arriccio il naso” “C’è sempre una prima volta” LIAM POV “Prenotate i posti il giorno prima?” sbuffo, tirando giù l’ultima sedia libera in prima fila. “Come dici, scusa?” la ragazza accanto a me volta lo sguardo e mi guarda alzando un sopracciglio. “Manca più di mezzora alla lezione e già tutti i posti sono occupati. Venite di notte?” ripeto, a voce più alta. “Stai calmo, Hulk. Hai trovato posto” sbotta , facendomi notare l’ovvio. “Come mi hai chiamato?” “Ti ho chiamato Hulk” ripete. “Se hai intenzione di guardarmi per tutta la lezione ti conviene spostarti” “Non posso?” “Mi infastidisci” “Sei stronza, lo sai?” dico acido. Fa come se non esistessi e sospira. “Me lo dicono tutti” conferma. “E’ per questo che sei sola?” “Meglio soli che mal accompagnati” dice malinconica, socchiudendo gli occhi. “Scusa, non volevo” “Non ti preoccupare. Ignorami, come hanno sempre fatto tutti” “Non ti voglio ignorare. Sei acida come un limone, ma credo che nonostante il caratteraccio tu abbia una bella personalità” ammetto. Gira lentamente gli occhi e li fa muovere dall’alto verso il basso, riportandoli poi nei miei. “Che cazzo ne sai” si siede meglio e unisce le mani sui libri dinanzi a sé. “Lo so” sorrido. “No, non lo sai” “Invece si” insisto. “Te l’hanno mai detto che sei insopportabile?” “Si, molte persone” rido. Sospiro. “Qualcuno ti ha mai fatto ridere?” chiedo all’improvviso. Si alza di scatto prendendo la borsa, picchiettando le mie gambe con le sue per convincermi a lasciarla passare. “Dove stai andando?” “Mi sposto”. Capisco di star esagerando e mi alzo anche io. “Tranquilla, me ne vado io”. Durante la lezione la sorprendo un paio di volte a girarsi nella mia direzione. NIALL POV Prendo la mano di Lisa quando fa un passo avanti e due indietro prima di entrare nell’aula immensa. “Lascia perdere” la rassicuro. “Non sono abituati a vedermi con una ragazza” sussurro. “Questa cosa è veramente imbarazzante, Niall. Mi sento in soggezione” sussurra l’ultima frase avvicinandosi alle mie labbra. “Prima che ti salti addosso davanti a tutti, andiamo a sederci” le spingo il bacino e la faccio sedere accanto a Liam. “Tu che ci fai qui dietro?” mi rivolgo a lui. “C’è un limone lì davanti” la indica con il capo. La ragazza, nonostante sia di spalle, sembra sentirlo e risponde alla sua affermazione con una scossa del capo. “E cosa aspetti a limonare?” Harry compare improvvisamente dietro di me, mettendo un ginocchio dietro al mio facendomi piegare sotto la spinta. “E’ insopportabile” afferma. “Ma allora hai trovato proprio la tua anima gemella, amico” gli batte una spalla e si siede accanto a Lisa. “A proposito di limoni, ciao zucchero” allunga le dita sui suoi capelli e ne attorciglia una ciocca. “Ciao Harry” ridacchia. “Posso stare vicino alla mia ragazza?” “No” rispondono Harry e Liam, all’unisono. Lisa ride, così come quei due energumeni che mi ritrovo come amici. “Sei nano. Mettiti in fondo alla fila” mi dice Harry serio. “Leprechaun” Lisa interviene dando ad Harry l’agio di continuare ad offendermi. “Siete veramente due brutte persone” affermo, finto offeso. “D’altronde” continua Harry, “chi si somiglia, si piglia”. “Io non sono nana” tirata in causa, Lisa gli risponde a tono. “Infatti. Sei proporzionata, giusto?”

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Non credo che esista una donna come le altre. Forse non ci sono le altre. Oppure sono così poche che non contano. [Ivy Compton-Burnett] LIAM POV Percorro in punta di piedi la discesa che porta alla zona inferiore della biblioteca. Il silenzio che regna in questo posto mi fa venire il mal di testa. Sorpasso un paio di tavoli già occupati; i ragazzi sono tutti chini sui libri, evidenziando pagine intere con colori sgargianti. Prendo una sedia e la trascino più vicino al tavolo che ho scelto per mettermi a studiare. Qualcuno mi rimprovera di fare silenzio. Apro il libro di anatomia a pagina 5 e inizio a leggere. L'apparato tegumentario è tutto quel sistema si rivestimento del nostro corpo costituito sostanzialmente in ANNESSI CUTANEI e CUTE; di fatto è l'organo più esteso del nostro corpo e il più evidente, si sviluppa all'esterno e all'interno del nostro corpo andando a rivestire le cavità interne esposte nel lume (che di fatto è da considerare spazio esterno). Avverto una presenza accanto a me, ma non alzo gli occhi. A livello strutturale la cute è organizzata in tre strati: 1. EPIDERMIDE 2. DERMA: strato connettivale fibrillare denso in fibre intrecciate a mantenere l'IDROFILICITÀ DELL'AMBIENTE, che deve essere idratato per garantire lo scorrimento della struttura sulle fibre muscolari sottostanti e la buona DIFFUSIONE delle molecole nutritizie a livello dell'epidermide. 3. IPODERMA Sposta silenziosamente la sedia sedendomi di fronte. Sento i suoi occhi fissi addosso, ma nonostante questo cerco di mantenere un atteggiamento composto e disciplinato. Mi distraggo completamente quando una mano allunga verso di me un foglio bianco. Scusa per prima... Quando finalmente alzo gli occhi, la vedo. Dallo sguardo che le rivolgo capisce il mio fastidio. Accartoccio il foglio e lo getto nel cestino accanto a me. Trascorrono altri cinque minuti, in cui fatico a concentrarmi; leggo dieci volte la stessa frase non capendo niente. Sbuffo più volte manifestando la rabbia che scaturisce dal suo sguardo insistente, che so perfettamente mi sta rivolgendo anche se da allora non ho più alzato lo sguardo. Adesso chi è il limone? Quando la guardo, alza un sopracciglio e piega la bocca in un mezzo sorriso. I tuoi cambiamenti d'umore mi fanno girare la testa. Scarabocchio due parole veloci sul foglio e glielo lancio, sperando che la smetta. Ti ho soltanto chiesto scusa per come mi sono comportata prima, non ho detto che voglio diventarti amica. Sei sempre così? Così come? Scorbutica? Annuisco semplicemente. Più spesso del dovuto. Mentre scrive ridacchia. E tu invece sei sempre così fastidioso? Dipende dai momenti. Ritorno alla mia Bibbia e prendo in mano la penna per ricopiare degli appunti presi a lezione. La vedo agitarsi troppo sulla sedia, mentre impaziente picchietta la matita sul quaderno non staccando mai gli occhi da me. Non mi stai facendo concentrare. Scusa. Sembra sia la sola cosa che sai dire. Non hai un altro posto dove andare a studiare? Risponde alla mia domanda recuperando il foglio, i quaderni e i libri mettendoli tutti su un braccio. Mette la borsa in spalla e inciampa nella sedia mentre veloce si allontana da me con il capo abbassato. Mi guardo intorno sospirando; ci mancava solo lei. Cerco di studiare, ma il pensiero di quanto sono stato stronzo mi logora. Lascio i libri ad occupare il posto e la seguo fuori dalla biblioteca. Non so nemmeno perché mi sono alzato; continuo a chiedermelo mentre i piedi si muovono in perfetta contrapposizione con i miei pensieri. Il fastidio che manifesto mentre apro la porta è direttamente proporzionale al modo in cui il suo caratteraccio mi attira come una calamita. Quando mi guardo intorno nel corridoio non c'è nessuno. Lasciala perdere, non la conosci nemmeno, ripeto a me stesso, ma per uno strano motivo resto fermo al mio posto altri cinque minuti. "Scusa, per caso hai visto una ragazza bassina, con i capelli corti fino alle spalle, rossicci?" "No, mi dispiace" mi batte la spalla e si allontana veloce così come è venuto. Tornate dentro a studiare. Zittisco la mia coscienza scuotendo il capo. Mi incammino senza meta, aprendo le porte di tutte le aule che mi trovo di fianco. Prendo le scale e salgo al piano superiore; non ero mai stato in questa parte del college, buia, deserta e fredda. Il rumore dei miei passi risuona ed è l'unico suono che odo prima di sentire una voce parlare con qualcuno. Svolto l'angolo e trovo la sua borsa gettata a terra e un paio di gambe allungate davanti al corpo seduto con le spalle al muro. "Ci sono momenti come questo in cui mi sento ancora più sola. Anche se sei così lontana, il pensiero di te fa passare tutta la malinconia che provo quando qualcuno mi tiene a distanza. Sai, non so se il motivo sono io o sono semplicemente gli altri. Ho conosciuto un ragazzo. Si" ridacchia alla risposta che ottiene dall'altra persona. "No, tutt'altro. E' molto carino, peccato che abbia la puzza sotto il naso". Io non ho la puzza sotto il naso. "Ci siamo scontrati in aula ed io sono stata stronza come al solito. Quando poi gli ho chiesto scusa, avresti dovuto vedere come mi ha snobbata. Probabilmente me lo merito. Anche io lo vorrei. Mi manchi da morire". Mi appoggio ad un mobiletto lì vicino, che si muove sotto il peso del mio corpo poggiato a peso morto. Quando si sporge per controllare chi sia la fonte del rumore, mi nascondo dietro il muro, respirando veloce. LISA POV "Grazie" "Grazie a lei per averci scelto" rispondo con fare professionale. "Finalmente" sospiro togliendo le scarpe che, troppo strette, mi stavano torturando i piedi. Cammino a piedi scalzi nel locale, preparando i tavoli per domani mattina. Canticchio a voce bassa volteggiando ad occhi chiusi. Mi estraneo a tal punto da sobbalzare quando un paio di mani mi afferrano i fianchi. "Niall" urlo. "Come hai fatto ad entrare?" metto una mano sul cuore ascoltando i battiti accelerati. Gira tra le mani un mazzo di chiavi, sorridendo appena. "Giusto, il padrone di casa" alzo gli occhi al cielo, ritornando al mio lavoro. Mi ferma nuovamente facendomi voltare. "Non mi stai facendo lavorare" i battiti rimbombano nelle orecchie quando avvicina le labbra alle mie. "Sai che giorno è oggi?" "No" "Ma come!?" ride. Mi abbraccia forte e mi solleva su un tavolo. "Non ti muovere" . Prende le mie scarpe e si accovaccia per infilarmele. "Allunga la gamba Cenerentola" mi fa la linguaccia e allaccia le stringhe. "Niall, devo lavorare" piagnucolo. "Domani non lavori e nemmeno stasera. Salta su koala" ammicca e mi porge la schiena. Allaccio le gambe alla sua vita e lo stringo forte chiudendogli le braccia attorno al collo. "Non ce la fai a chiudere con me addosso" ridacchio. "Mi sottovaluti" gira il viso verso di me lasciando un bacio alla fine delle labbra. "Dove andiamo?" "Una sorpresa" mi dice felice. "Guai a te se mi porti di nuovo in alta quota" rabbrividisco al pensiero dell'ultima volta. "Ti porto a vedere le stelle". "Il Tower Bridge?" metto lentamente i piedi a terra osservando la distesa immensa del Tamigi sotto di noi. "A quanti metri siamo?" "42" sorride. "Perché siamo venuti qui?" "Te l'ho detto, volevo farti vedere le stelle" "Ok" ridacchio. "Un altro motivo?" guarda l'orologio e aspetta qualche secondo prima di rispondermi. In lontananza, l'arrivo della mezzanotte si traduce in rumorosi rintocchi del Big Ben. "Tanti auguri Lisa" mi abbraccia felice, stampandomi un bacio sulle labbra. "Come facevi a sapere che era il mio compleanno?" la felicità che provo in questo momento mi rende ancora più bambina. "Se non conoscessi il giorno del compleanno della mia ragazza sarebbe meglio rinchiudermi direttamente dentro un sacco della spazzatura" ride. "Da quando sono diventata la tua ragazza?" gli spingo il braccio per scherzo facendolo barcollare indietro. "Dalla prima volta che ti ho vista a casa di Harry. Diventi la mia ragazza tutte le volte che mi sorridi, che i tuoi occhi grandi fanno l'amore con i miei, che le tue mani passano sulla mia pelle, che la tua bocca cerca la mia" dichiara. "Grazie della sorpresa, Niall" ringrazio il cielo che sia buio per nascondere il mio imbarazzo. "Ringraziami quando la sorpresa arriverà" lo guardo. "Cos' hai combinato?" "Io? Niente" risponde serio, ma poi scoppia a ridere. "Hai espresso un desiderio e ho solo cercato di accontentarti" "Quale desiderio?" alzo un sopracciglio, cercando di ricordare. Sfortuna vuole che dimentico tutto quello che gli dico nell'esatto momento in cui lo faccio e questa cosa mi mette paura. Potrei aver detto tante cose stupide. "Shh" sfrega il naso contro il mio sollevando il mio corpo da terra stretto tra le sue braccia. Mi fa girare veloce in vortice; lo stringo forte ridendo. "Lisa?" "Si?" "Posso finalmente dirti una cosa?" mi pizzica una guancia affettuosamente. "Certo". Il cuore comincia a battere veloce. "Ti amo"

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


BOOM Il mio corpo riceve una scossa improvvisa e subito apro gli occhi con il cuore a mille. "Zayn?" sbatto gli occhi assonnati un paio di volte; il buio mi acceca temporaneamente. "Zayn, sei tu?" i rumori nell'altra stanza aumentano ad intervalli regolari. Sento dei sussurri e delle risatine e un altro rumore, più forte, come qualcuno che si è appena accasciato sul pavimento. Il materasso emette un verso di disapprovazione quando velocemente lo abbandono per correre in cucina. "Zayn?" lo richiamo. I sussurri si fanno sempre più vicini... "Ahia" Zayn ride sotto di me quando cado faccia a terra. "Facciamolo ancora" "Zayn, sei ubriaco" urlo, accendendo la luce. E' sdraiato a terra e ride come un cretino senza motivo, additandomi. "Dici?" allarga gli occhi e fa un'espressione sbalordita. "No, non dico. E' un'affermazione. Forza, alzati" gli tiro le braccia, ma oppone resistenza diventando ancora più pesante. "Zayn, dai" mi lamento. "No, voglio rimanere qui" . Sembra un bambino dispettoso. Assottiglio lo sguardo e mollo la presa, abbandonando l'idea di portarlo a letto. "Va bene, restatene a terra come un profugo. Domani mattina non ti lamentare se hai male alle ossa, con tutto questo freddo" lo minaccio. "Chi è profugo? Un tuo amico?" "Oddio" chiudo gli occhi. Cerco di darmi una calmata, prima che faccia svegliare tutta la città con le mie urla. "Ma ti pare che devo avere una conversazione del genere con mio fratello alle cinque di mattina?" sbuffo. "Tirati su" faccio una fatica immane per sollevarlo da terra, ma alla fine riesco a metterlo in posizione verticale. Più o meno. "Tu sei mia sorella?" avvicina gli occhi al mio viso, scrutando il mio profilo. "Sei molto bella. Non ti somiglio per niente" "Siamo gemelli diversi e tu sei quello brutto" dico affannata, mentre lo tiro verso la sedia della cucina. "Siediti" ordino. Si stende sulla penisola e allarga le braccia di lato. "Mamma dice che sono bello e che le somiglio molto". Faccio cadere la caffettiera a terra, spargendo il caffè su tutto il pavimento. Non ho il coraggio di guardarlo. "Vado da lei" corro subito da lui quando con fatica si alza per andare verso la camera da letto. "Mamma non c'è, Zayn" "Siamo tornati insieme" si gira verso l'ascensore e indica la porta, riportando poi lo sguardo triste a me. "Stavamo parlando prima" piega le labbra. Mi accorgo di star piangendo solo quando un singhiozzo esce dalla mia bocca. "Perché piangi?" mi asciuga una lacrima con le dita. "Tu la conosci?" "Andiamo a dormire, Zayn. Vieni" sussurro, allacciando un braccio al suo per sostenerlo. Lo spingo sul letto e gli tolgo le scarpe, gettandole lontano. "Come ti chiami sorella?" "Alyssa, ma tu mi chiami sempre Lisa" alzo le coperte per farlo mettere sotto. "Come ti chiamava papà" sorride. Sospiro. "Zayn, per favore. Sta zitto" lo rimprovero. "Buonanotte" gli bacio la fronte. "No, aspetta" mi tira la mano. "Ho caldo. Togli i vestiti" comanda, scoprendosi interamente. "Caldo? Zayn, siamo a gennaio". Mugola girandosi svogliato nel letto. "Va bene, poi però dormi". Inizio a sbottonargli la cintura dei pantaloni e quando li tiro giù ride. "Vai così" alza in aria una mano a mò di cowboy e fa movimenti circolari con il bacino. Rido divertita piegandomi in due. Lo fermo mettendogli una mano sulla coscia, bloccandolo. "Ti farei un video solo per farti vedere quanto sai essere cretino" sistemo i pantaloni sulla sedia e passo alla felpa. "Alza la testa" quando finalmente riesco a sfilargliela, si rimette sotto le coperte silenzioso. "Lisa?" "Voglio andare a dormire anche io" piagnucolo, rivolgendomi a me stessa. "Cosa c'è?" "Dormi con me?" "No, puzzi". Mette una mano davanti la bocca e vi alita sopra, odorando. Lo guardo mentre continua il suo stupido teatrino. "Puzzo sul serio" rabbrividisce. "Andiamo a fare una doccia" si mette a sedere, ma lo ributto giù. "No. Dormi" mi stendo accanto a lui e, mio malgrado, sono costretta ad abbracciarlo. Finalmente le parole cessano e così insieme chiudiamo gli occhi, ritornando tra le braccia di Morfeo. ZAYN POV "Lisa?" batto la mano sul materasso accanto a me. "Perché cazzo sono in boxer? Lisa?" "Non credi di avermi dato abbastanza fastidio oggi?" compare sulla porta con le mani sui fianchi. "Io non do mai fastidio. Perché sono in boxer? Fa un cazzo di freddo" "Perché sei tornato ubriaco e mi hai rotto le palle" "Ubriaco? Io non mi ubriaco mai" dico convinto. "Come no! Mi hai fatto anche la mossa del cowboy" mi imita. Rido a gran voce. "Sei un coglione" mi offende. La tiro per le braccia facendola cadere su di me mentre continua a ridere imitando le mie imbarazzanti performance di questa notte. "Pensa se ti avessi chiesto di togliermi i boxer" "Ti avrei dato un ceffone così la sbornia sarebbe passata nell'immediato" "Sei il bastone della mia vecchiaia" rido, abbracciandola. "Te lo darei in testa il bastone" sfrega il naso contro il mio e appoggia la guancia al mio petto. "Restiamo così" fa dei versi simili a fusa e inserisce la testa nel mio collo, puntandomi il naso dritto nel pomo d'Adamo. "Non mi hai fatto dormire niente" "Mi vai a prendere lo scatolino nell'armadio per favore?" "No, basta" stringe le braccia attorno al mio corpo e mi fa mancare il respiro forzando ancora di più la presa quando provo a staccarla. Il solletico è l'unica arma che adotto la maggior parte delle volte per convincerla; anche questa volta, sortisce il risultato sperato. "Dove?" chiede sbuffando. "Se non apri l'anta, non puoi sperare che salti fuori da solo" sorrido. Mi metto a sedere mentre lo prende tra le mani. Lego i capelli lunghi in un codino e le faccio segno di avvicinarsi. "Niall mi ha detto di dartelo. Buon compleanno, amore mio" la stringo a me e le bacio la guancia. "E' di Niall il regalo?" "No, ma il mio e il suo sono strettamente collegati. Apri" indico felice con gli occhi il pacchetto ancora incartato tra le sue mani. Impiega un'eternità per strappare la carta e aprire la confezione blu che contiene un biglietto aereo. "Parigi?" chiede meravigliata. "Mi avete regalato un biglietto per Parigi?" richiede, ancora più emozionata. Sono anni che mi chiede di portarla nella città dell'amore e questa volta ho deciso di accontentare i suoi desideri facendola partire insieme a Niall. "Come ti ha convinto?" ridacchia. "Stranamente, gliel'ho chiesto io" sorrido, accarezzandole il viso. "Non sei più geloso?" "Certo che lo sono, ma non posso eliminare tutti gli uomini della Terra. Ti vuole bene" la vedo arrossire; mi fa tenerezza. "Oh, Zayn" lascia cadere il biglietto sulle lenzuola e si getta tra le mie braccia sprofondando con me sul materasso. "Come farei se non avessi te" "Avresti Niall" le accarezzo i capelli morbidi arrotolandoli attorno alla mano per portarli indietro. "E' imbarazzante parlare di lui con te" nasconde il viso tra le coperte e sorride. HARRY POV El, ho bisogno di un consiglio. Harry, sai che ore sono? Per me non ci sono orari. Passo a prenderti tra poco. Sono ancora a letto, scordatelo. Meglio. Aspettami lì. Ok, mi alzo. Tra quanto vieni? Sorrido allo schermo del telefono mentre in boxer percorro la stanza per entrare in bagno. Scuoto i capelli ricci con una mano e ammicco alla mia immagine allo specchio. Canticchio a voce alta mentre entro in doccia aprendo l'acqua calda. Io sono pronto principessa. Dimmi che sei ancora a letto e sarò subito da te. Mi dispiace deluderti. Questa volta mi suicido davvero. Vedi di darti una mossa, Romeo de noantri. Spero per te sia per una buona causa. Era una scusa per vederti, come fai a non capirlo!? Io dopo cinque anni non capisco come sono ancora amica tua. MUOVITI . "Avete fatto sega all'università?" sale velocemente in macchina sfregando le mani sui jeans. "Non usare certi linguaggi in mia presenza" . Scuote il capo e sbadiglia. "Hai sonno?" "Mi hai svegliata alle otto" dice burbera. "Stasera vieni a dormire da me così puoi svegliarti anche alle dieci" la provoco per il semplice gusto di farla stizzire. "Ah, sai che Louis mi ha invitata a cena fuori? E' un tipo così carino" mi dice con la voce sognante sbattendo più volte le ciglia alla Marilyn. Sorride maliziosamente, provocandomi sfacciatamente. "Stronza" "Non sono più la tua amata?" mi pizzica il fianco facendomi fare una virata assurda con la macchina. "Scusa" ride, rimettendosi seduta in modo composto. "Non è affatto giusto che tu puoi mettermi le mani addosso ed io no" mi difendo. "Non t'azzardare" mette le mani davanti. Torna a guardare la strada. "Che consiglio ti serve?" "Devo fare un regalo a Lisa" "Ti piace la ragazza di Niall?" "No" rido. Si. "E' il suo compleanno e visto che tu sei una donna" "Che occhio, Harry" mi blocca. "Fammi finire" l'ammonisco. "E visto che tu sei una donna, capirai sicuramente più di me. E poi c'è il fatto che mi fido di te più di quanto mi fidi di me stesso, dunque puoi evitare di farmi fare brutte figure". "Dopo questa dichiarazione d'amore, Come to me" ride e alza il volume dello stereo. Come to me my sweetest friend Can you feel my heart again I'll take you back where you belong And this will be our favourite song LISA POV La brillante idea di mio fratello di invitare tutti i ragazzi a casa per festeggiare il mio compleanno si sta rivelando un fiasco completo. Non ho ancora finito di preparare gli stuzzichini e l'aperitivo quando qualcuno bussa insistente al citofono. Per non parlare del fatto che sono senza trucco e vestita per metà. "Lascia fare a me" Zayn mi salva in calcio d'angolo prendendo dalle mie mani i bicchieri. "E' tradizione che l'ospite d'onore si faccia attendere" mi da una leggera spinta con il bacino. Dalla stanza sento un gran vociare; devono essere arrivati tutti. Con i battiti accelerati, percorro il corridoio fermandomi poco prima di svoltare l'angolo. "Stavo giusto venendo a prenderti" dietro di me, Harry mi fa trasalire. "Harry, perché non sei con gli altri?" sussurro. "Perché sussurri?" "Perché non hai fatto venire Zayn?" "Vogliamo continuare a dialogare a domande?" sorride. "Sei molto carino" mi pento subito di averlo detto e glielo faccio notare spudoratamente facendo un'espressione strana. "Finalmente un'affermazione" mi accarezza i capelli e il viso; avverto immediatamente una scossa. "Lisa?" sobbalzo. "Eccomi" compaio nel salotto sotto lo sguardo sorridente di tutti, seguita a ruota da Harry. "Lisa, posso presentarti Eleanor, la mia futura moglie?" "Ti ha appena condannata a morte" rido, porgendole la mano. Scompariamo entrambe accanto a lui, alto e muscoloso al punto giusto. "Lui invece è Louis" mi dice lei. "Ci stiamo frequentando" si presenta. Alza gli occhi verso Harry e lo stesso facciamo El ed io, facendoci scappare una risatina. "Lasciamoli a bollire, vieni" mi prende per mano e mi porta dagli altri due ragazzi, mio fratello e Liam. "Vi spartite tutti El stasera?" ridacchio. "Le donne stasera perdono due a cinque" faccio notare. Mi accorgo solo ora della mancanza di Niall. "Dov'è Niall?" "Il tuo nano si fa aspettare" "Eccolo" sorrido felice correndo verso la porta. Sento addosso gli occhi di tutti dietro di me. Quando mi giro, vedo Zayn sorridere felice. Quando le porte dell'ascensore si aprono, però, non trovo ciò che mi aspetto e voglio. Un mazzo di rose rosse ed un biglietto piegato in quattro. Non nascondo il dispiacere. Quando vuoi così bene ad una persona hai una paura sfacciata di perderla, ma soprattutto la paura più grande scaturisce dall'incapacità di esprimere i propri sentimenti. In passato ho sbagliato parecchie volte, perché mi sono sempre tenuto tutto dentro, avevo paura di dimostrare a me stesso e a quella persona che ci tenevo davvero e, inevitabilmente, sono finito per perderla. Non ti nascondo che la paura di riprovarci è grande. E' come quando vai in bicicletta la prima volta e, cadendo, ti sbucci le ginocchia; la paura di ricadere ti fa abbandonare l'idea di risalirci. Con gli anni mi sono portato dietro questo terrore anche con le persone per paura di star male di nuovo. In fin dei conti non è da tanto che ci conosciamo, ma l'attaccamento che provo nei tuoi confronti è talmente forte che mi fa dimenticare di tutti i vincoli che mi sono posto in questi anni. Ti prego, non lasciarti impressionare da "attaccamento"; non voglio sembrarti ossessivo, ma questa credo sia la parola più adatta. Vorrei che capissi che se ti dico ci tengo a te lo penso davvero; le mie non sono soltanto parole buttate al vento. Vorrei che ad un mio "ci sarò sempre" tu non ti faccia una risata, anche se so che certe frasi sono standardizzate e quindi hanno perso il vero valore, ma il mio ne ha sicuramente uno più sincero. Vorrei tante cose, ma mi basta anche soltanto sapere che ti avrò al mio fianco quando ne avrò più bisogno. Buon Compleanno, Lisa. Ps: Venez avec moi à Paris ?

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Io li amavo quegli occhi, mi sorridevano e mi parlavano in silenzio. Ma io continuavo a non capire. Lui i miei occhi li leggeva bene. Lo sapeva. Sapeva ciò che volevano dirgli. Io con quegli occhi c’avevo fatto l’amore tante volte. Mi ci ero persa dentro ed ero ormai parte di loro. Vedevo me stessa nel suo sguardo. Io ero sua. Ho tenuto stretto il biglietto tra le mani per non so quanto tempo mentre rileggevo la sua lettera più e più volte. Ho imparato quelle parole a memoria; ormai le recitavo senza aver bisogno di leggerle. Sento lo scatto di una fotocamera e mi volto, notando Zayn appoggiato allo stipite della porta con il cellulare tra le mani. “Perché mi hai scattato una foto?” “Guarda” si avvicina a me e mette il telefono tra le mie mani aperte. L’immagine di me con il sorriso sulle labbra mentre guardo emozionata per la centesima volta quel biglietto mi fa arrossire. “Guardavi così soltanto papà” mi sposta i capelli dietro l’orecchio mentre dentro di me sento lo stomaco stringersi. “Tu sei innamorata di Niall” lo guardo. La gioia che provo in questo momento mi fa lacrimare gli occhi. Li sento bagnarsi poco alla volta fino a farmi perdere la vista, così sono costretta a chiuderli controvoglia. “Zayn, ho paura” gli getto le braccia al collo, affondando il viso bagnato nei suoi capelli. “Di cosa?” mi accarezza debolmente i capelli facendomi rabbrividire. Lo stringo più forte. “Lisa?” mi allontana, ma non troppo. “Di cosa hai paura?” asciuga le lacrime che rigano il mio volto passando le dita sotto gli occhi. “Di partire” si acciglia, non capendo. “L’aereo, Zayn” “Non ti succederà niente. Hai Niall” “Niall non è te” “Ti basterà chiudere gli occhi e stringergli la mano. Io sono sempre con te” mi abbraccia affettuosamente. “Niall è disposto a prendersi cura di te” “Lo so” mormoro contro il suo petto. “Zayn” “Si?” “Mi ha detto che mi ama” gli porgo la lettera, staccandomi da lui. Rimaniamo in silenzio per alcuni minuti in cui fa passare gli occhi sul foglio sorridendo di più ad ogni parola. “Posso essere geloso?” mi pizzica la guancia che sotto il suo tocco diventa leggermente rossa. “Ti voglio bene, Zayn” “Ti voglio bene, Lisa” Il mattino seguente… “Chiudi il cappotto che fa freddo” Niall passa le mani coperte dai guanti sulle mie braccia. Resto ferma al mio posto a guardare Zayn mentre dalla vetrata mi sorride speranzoso facendomi segno di proseguire. Non ti succederà niente. Ti voglio bene, Lisa Ho la sua voce impressa nella testa e le parole sono marchiate a fuoco dentro di me. “Lisa?” “Si?” mi volto a guardarlo. “Non è necessario che accetti se non ti va” “Cosa?” gli presto maggiore attenzione. “Ho detto che se non vuoi non è necessario che partiamo” mette le mani davanti alla bocca, alitandovi sopra. “Che dici” “Lisa” mi prende le mani stringendole nelle sue. “Io ho bisogno di te” “Voglio partire con te, adesso” gli sorrido, avvicinando le labbra alle sue. “Sono sicura” rispondo definitivamente alla sua domanda silenziosa. Gli occhi azzurri gli si illuminano immediatamente, facendomi innamorare ancora di più. Sono veramente due pozze d’acqua cristallina, è qualcosa di meraviglioso. Riporto lo sguardo a Zayn, mandandogli un bacio con la mano. Appena lasciamo la casa alle spalle, sento una stretta allo stomaco dovuta all’adrenalina. Guardo Niall al mio fianco seduto tranquillamente mentre osserva sorridente il paesaggio scorrergli davanti agli occhi. “Può mettere un po’ di musica, per favore?” raggiungo l’autista poggiando la testa al sediolino. “Come vuole, signorina” riappoggio la schiena e stringo la mano di Niall. Sposto il bacino facendomi più vicina a lui. Poggio la testa sulla sua spalla inalando il profumo della sua pelle. “Sei deluso?” “Da cosa?” gira il viso bloccandosi quando trova il mio. Aspetto qualche secondo prima di trovare il coraggio di dirglielo. “Non ti ho ancora detto che ti amo” chiudo gli occhi. Lo sento sospirare e ridacchiare, passando un braccio dietro le mie spalle. “Me lo hai detto” alza il mio viso mettendo due dita sotto il mento. “Quando?” chiedo, incredula. “Quella sera a casa mia, quando non me lo hai lasciato dire e hai detto anche io” mi ricorda. “Quello non valeva” abbasso imbarazzata lo sguardo sulle sue gambe magre. “Dimmelo ora” rincara la dose, facendomi cadere ancora di più nell’imbarazzo. Ride improvvisamente riportando lo sguardo fuori. “Non ti preoccupare. Me lo dirai quando lo sentirai veramente” mi stringe a sé baciandomi i capelli. Chiudo gli occhi, addormentandomi al caldo tra le sue braccia. Paris… “Questo è un sogno” resto senza parole. “Il più bello dei sogni, amore mio” chiudo gli occhi, facendomi cullare dalle sue braccia strette attorno al mio corpo piccolo. Inserisce il naso nel mio collo, facendomi rabbrividire quando mi bacia nella zona sotto l’orecchio. “Perché qui? Perché ora?” gli stringo le mani. “Perché qui? Perché ora? Quale posto migliore di Parigi per sognare?” mi fiondo immediatamente sulle sue labbra bagnate spingendolo indietro. Procediamo lentamente fino al letto, ma si ferma prima di sedersi. “Lisa, aspetta. Io non voglio” faccio cadere le braccia lungo il corpo. “Che significa che non vuoi?” un briciolo di rabbia si manifesta sul volto corrugato. Mi volto di scatto, ma mi blocca le mani. “Perché vuoi rovinare tutto?” “Tu hai rovinato tutto” gli punto un dito al petto, urlando appena. Perché mi sto arrabbiando? Quante donne al posto mio avrebbero apprezzato la sua decisione? “E’ dalla prima volta che mi hai baciato per sbaglio che desidero fare l’amore con te , Lisa. Avverto lo stesso desiderio tutte le volte che mi tocchi e lo sento forte anche adesso, ma non voglio che accada così”. Nonostante le sue parole gli rimetto le mani sulle spalle spingendolo di nuovo sul letto e questa volta mi accontenta sdraiandosi. “Lisa, per favore” sussurra al mio orecchio, tradendosi mentre mi bacia. Passa le labbra su tutto il collo raggiungendo per ultime le labbra. Mi accarezza la schiena mentre inserisco le gambe tra le sue, spingendo contro di lui. “Lisa” la voce ridotta ad un sussurro quasi silenzioso. “Ti amo” si ferma, allargando gli occhi e sorridendomi. “Non sei per niente leale. Non lo accetto così” ride. “Era sincero” rido, a mia volta. “Non è vero, non lo era” mi da una pacca sul sedere spostandosi dall’altra parte sul materasso. “Puoi almeno aspettare a stasera?” mi sdraio sulla schiena, sospirando. “Chi mi assicura che non mi dici no anche stasera?” si gira a guardarmi poggiandosi su un fianco. “Ma allora non hai capito niente di quello che ti ho detto prima” afferma, mettendosi sopra di me. Gli infilo subito le mani sotto la maglia. “Tu non hai capito assolutamente niente” le sue risate mi riempiono. “Perché stasera ti dovrei dire di si?” “Perché mi ami” esordisce, sicuro di sè. “Non può valere solo quando lo dici tu” incrocio le braccia al petto coprendomi il viso. Si alza improvvisamente lasciandomi completamente scoperta. “Sei il fidanzato peggiore che possa esistere” senza forza, mi tira un cuscino in risposta. NIALL POV “Mon amour” si ferma sulla porta mentre sono impegnato a sistemare la giacca. La vedo sorridere attraverso lo specchio, dietro di me. Stasera ha deciso di farmi cedere prima del previsto. “Non esiste che vieni conciata così” la indico. Si avvicina a me maliziosamente e mi cinge i fianchi. “Restiamo qui allora” mi bacia. “No, noi usciamo” “Se ti non piace, puoi sempre spogliarmi” lecco le labbra e deglutisco. I pantaloni cominciano a farsi troppo stretti. Quegli occhi da cerbiatta mi mandano in tilt. “Ci puoi giurare che ti spoglio” la tiro verso il letto, facendola stendere. “Non farti strane idee” l’avverto. Sbuffa. “Metti un pantalone” vado verso l’armadio prendendone dalla gruccia uno nero, abbinandolo ad una maglia bianca con il ricamo nero. “Potresti avere freddo” “Ma il vestito è più facile da togliere” piagnucola. “Mi abbassi la cerniera?” mi porge le spalle, spostando i capelli di lato. “E’ inutile che continui a provocarmi, ragazzina” le bacio il collo e di rimando abbassa la testa di lato, socchiudendo gli occhi. Afferra le mie mani portandole sul suo corpo scoperto. Sospiro. “Mi stai rovinando gli appuntamenti, sappilo” ridacchio. “Uffa, va bene” ringrazio Dio per avermi concesso una tregua di almeno tre ore. “Sono pronta” infila le scarpe e mi raggiunge alla porta. “Enchantée” le bacio la mano.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


LISA POV Appuntamento 1/3: le patinoire de l'Hôtel de Ville, una pista di pattinaggio allestita in mezzo alla capitale francese. Mi avvicino guardando a bocca aperta l’enorme recinto pieno di ghiaccio. E’ da bambina che sogno di pattinare. Ricordo quando ci sono stata con Zayn, tanti anni fa; ero praticamente un pericolo ambulante per tutti, in maggior misura per mio fratello che mi teneva stretta la mano per paura di cadere. Abbiamo collezionato figuracce, ma quella serata non la dimenticherò mai. “Per te c’è la pista per i bambini” mi schernisce. “Guarda che sono brava” mi vanto. “Devo farti vedere cosa significa essere bravo?” “Touchè” alzo le mani, ma le riprende incastrando le nostre dita. “Che numero porti principessa?” mi solleva da terra e mi poggia sul bancone, nemmeno fossi un souvenir da mobilia. “Trentacinque” dondolo i piedi come una bambina. Una coppia ci passa accanto nel momento esatto in cui Niall si abbassa e mi sfila la scarpa da bravo gentiluomo. “Prendi esempio” la ragazza, visibilmente invidiosa, gli molla un destro sul braccio. “Lasciami” le dice con una scrollata di spalle, offeso. Lei continua a guardarci mentre camminano insieme vicini, sbattendo poi contro un uomo alto e muscoloso. Copro la bocca per soffocare un risolino. “Sei pronta?” mi sorride, felice. Annuisco. Appena i pattini toccano il ghiaccio, prendo un scivolone cadendo direttamente con il sedere a terra. “Io sono bravissima” mi fa l’eco. Non posso smettere di ridere. “Sono soltanto arrugginita. Fammi vedere come si fa, forza sapientone” lo incoraggio alzando in aria le mani. “Veut une main?” “Eh?” presa alla sprovvista, guardo male il ragazzo chino su di me mentre mi sorride. Mi ripete la stessa frase ed io nuovamente lo guardo in modo bizzarro, alzando un sopracciglio e allargando le narici. “Niall, ma questo che vuole?” gli chiedo, sussurrando. Si tiene la pancia mentre ride di gusto. Il ragazzo accanto a me sembra abbia avuto una paresi facciale, per cui continua a guardarmi con il sorriso stampato sulle labbra; dall’altra parte, Niall, ride senza ritegno prendendomi in giro spudoratamente. “Ti ha chiesto se vuoi una mano” continua a ridere. “Io. Non. Ti. Capisco” gesticolo vistosamente trattandolo come un sordo. “Niall, questo continua a ridere” allargo le mani rivolgendomi a lui. Certo, lui non è per niente diverso. Copre il volto con le mani mentre il ragazzo ed io diventiamo momentaneamente i suoi cabarettisti preferiti. Dopo minuti interminabili, lo congeda dicendogli qualcosa in francese che ovviamente non capisco. “Sei un cretino” “Era bellissima la tua espressione” ride, ma subito si ricompone. “Tu resti seduta a terra mentre il campione si esibisce?” “Oh, si campione. Io resto qui e ti guardo” lego le braccia al corpo e allungo le gambe. “Non litigare con nessun francese in mia assenza” lo guardo mentre sfreccia in pista. E’ veramente bravo. Piroetta veloce allargando le braccia, muovendo il bacino a ritmo di musica. Rido divertita. “Miss?” “Shh” alzo una mano davanti al volto di un altro rompiscatole, bloccando sul nascere una discussione tra incompresi. Ritorno a guardare Niall. Improvvisamente un gruppo numeroso di persone si accalca al centro della pista ghiacciata, coprendolo ai miei occhi. Iniziano a ballare sulle note di “Let it Snow.” “When we finally say good night How I’ll hate going out in the storm But if you really hold me tight All the way home I’ll be warm” canta più forte della voce in sottofondo, copiando i movimenti dei ragazzi attorno a lui. Schiocco le dita a ritmo mentre mi diverto a guardarlo. Quando la musica cessa, tutti ritornano con gran fracasso al pattinaggio. “Grazie” si inchina teatralmente. “Potete andare tutti a casa ora” gesticola come un maggiordomo. Quando mi si avvicina, gli faccio l’applauso. “Ti è piaciuto lo spettacolo? La coreografia chiaramente era mia” “Un casino” rido. Mi tira su porgendomi le mani. “Miss? Pattina con me?” “Con grande piacere” mi inchino anch’io, facendomi tirare in pista. Passa una mano lungo il fianco e mi abbraccia, pattinando vicino. Mi da una spinta in fase finale staccandosi da me a tradimento. Perdo l’equilibrio ma quello che mi fa cadere è il contatto con il suo corpo venuto a soccorrermi. Cadiamo entrambi, lui di schiena ed io sopra di lui. “Come attirare l’attenzione in dieci mosse” “O anche meno” ridiamo. “Posso avere un bacio?” mi butto tra le sue braccia girandomi di colpo e posizionandomi tra le sue gambe semiaperte. Quando decide di voler interrompere il bacio, mi metto a quattro zampe e spingo contro il suo viso, dispettosa. Mi picchietta il sedere come avvertimento che gli sta mancando l’aria. “Oh” apre la bocca inalando quanta più aria gli è possibile. “Sei una sanguisuga. NO!” mi spinge lontano, alzandosi, quando mi protendo nuovamente in avanti verso la sua bocca. “Dove vai, campione?” cammino a quattro zampe, seguendolo. Gli prendo la gamba tirandolo indietro. “Ti porto al secondo appuntamento!”.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


LISA POV Appuntamento 2/3 “Niall” mi si mozza il fiato quando percorro con gli occhi la Tour Eiffel sopra di me. “Questo è molto più di un regalo di compleanno, Niall” “Lo so” sorride. “Voi siete pazzi” ammetto. Sto praticamente vivendo un sogno. “Sono perfettamente al corrente anche di questo” arriccia il naso, chiudendo gli occhi e storcendo leggermente le labbra. “ Zayn ti vuole davvero bene” “E tu, Niall?”lascio che il mio sguardo lascivo lo accarezzi per un attimo. L’azzurro degli occhi è ancora più brillante e il sorriso non è mai stato così bianco. Il cielo è di un blu intenso e la luna grande sembra giacere su di esso come una ninfea. Il buio viale alberato alle nostre spalle lascia trapelare deboli raggi di luce artificiale. “Tu?” gira a me la domanda, sapendo perfettamente che non otterrà la risposta che desidera. Almeno non in questo momento. “Non rovinerò il ti amo per ringraziarti” confesso, pensandolo davvero. “Ciò che mi rende veramente felice è che sia tu a fare tutto questo per me. Adesso ho la prova che per te non sono una persona qualunque. Tu mi hai ridato la vita, Niall, quando ero convinta di averla persa. Zayn significa tanto per me, ma tu… tu sei molto di più. Mi riempie la vita anche solo ascoltare la tua risata al telefono, perchè è il suono più bello che io abbia mai udito” “Questo è decisamente meglio di qualsiasi ti amo” ammette, dopo la mia sincera confessione. “Però” si avvicina al mio orecchio “ un ti amo non mi dispiacerebbe” mi bacia l’orecchio. “Se vuoi che ti accontenti te lo dirò, ma sappi che non sarebbe spontaneo”. Medita sulle mie parole continuando a guardarmi con un sorriso sghembo. “Il ti amo è già dentro di te. Fai solo fatica a tirarlo fuori” fa per camminarmi davanti, ma lo fermo. “Non credi che dovremmo?” getto un occhio allo spettacolo illuminato sopra le nostre teste. “Oh, si certo, dovremmo” mi tira a sé e mi bacia. Mi bacia lentamente appoggiando una mano delicata sui miei capelli. Mi avvicino pericolosamente al suo corpo quando ci sono dentro completamente e lui stranamente me lo lascia fare. Sospira forte nella mia bocca ed io faccio lo stesso. Mi è passata la fame; a dir la verità, non ne ho mai avuta così tanta. L’unica fame che soddisferei subito porta un nome ed un cognome. “Forse è meglio che andiamo a mangiare” sorrido, appoggiando la fronte alla sua. Mi tiene ancora strette le braccia attorno ai fianchi, dondolandomi dolcemente a destra e sinistra. “Potrei seriamente star pensando di mandare tutto all’aria” confessa, non staccandosi da me. “Stai cedendo, campione?” gli spingo leggermente il volto, assorbendo il suo respiro caldo sulle labbra. “Lei mette a dura prova la mia forza di volontà, Miss” mi stampa un bacio sulle labbra e mi afferra la mano, intrecciando le dita. “Bellissimo” sospira, guardando in alto. “Vedo che siamo d’accordo” si volta a guardarmi, capendo che la mia affermazione non combacia assolutamente con la sua. “Smettila, mi metti in imbarazzo” ridacchia. “Se non ti conoscessi bene, penserei che stai arrossendo” gli spingo il braccio allontanandolo momentaneamente da me. “Beccato” ride. Mi spinge nell’ascensore e preme il pulsante per il primo piano. Siamo praticamente attaccati l’uno all’altra come cozze. Gli stringo terribilmente la mano quando le porte si chiudono. Lo spingo contro la parete con il corpo, intrappolandogli le mani per non farlo muovere. “Dobbiamo arrivare al primo piano, non al decimo” “Stai zitto” lo ammutolisco con un bacio frettolosamente passionale. Troppo. “Lisa” mugola, dimenandosi contro di me. Apro gli occhi per vedere i suoi puntati fissi dietro le mie spalle. Poi sento qualcuno schiarirsi la voce. “Oh salve” lecco le labbra e aggiusto le pieghe del cappotto, noncurante del fatto che sono stata appena beccata in flagrante a flirtare con il mio ragazzo in un ascensore pubblico. Accanto a me, Niall ride. “Tu prima o poi ci farai arrestare per atti osceni in luogo pubblico” “Ti ho solo baciato, mica facevo chissà che” alzo le spalle. “Possibile che la voglia di saltarmi addosso dieci minuti si e due no non ti abbandoni mai?” “Ma sentitelo, come se ti dispiacesse. Avanti, dì che ti dispiace” “No, non mi dispiace, ma almeno aspetta che siamo soli” “Tu metti a dura prova la mia pazienza” “C’è una prenotazione a nome Horan. Sto soltanto impedendo che si rovini tutto” sussurra al mio orecchio. Sfiliamo tra i tavoli già occupati mentre ci avviamo verso il nostro. Si pone dietro di me e delicatamente mi sfila il cappotto poggiandolo sulla sedia, che gentilmente scosta per farmi accomodare. Si siede di fronte a me e prende tra le mani il menù. “Niall, io non ho molta fame” confesso, a bassa voce. “Tra le tante cose che mi sono state raccomandate, Zayn ha tenuto a precisare che devo farti mangiare” mi dice nascosto dietro il menù. Non riesco a vederlo in faccia, ma dal tono di voce che adotta lo immagino con aria da uomo d’affari mentre mi guarda da sopra gli occhiali. Allungo un braccio e con la mano abbasso il menù. “Zayn non c’è” allargo le braccia approfondendo il concetto. “Ma ci sono io” dice serio. “E se non mangi niente sesso” “Niall!” gli tiro un calcio sotto il tavolo. “Non sono minacce da fare” alzo lo sguardo. “Mi piaci molto di più quando fai la bambina” mi pizzica la guancia e mi sorride. “Se non mangi, niente notte d’amore” intreccia le braccia al petto e appoggia la schiena alla sedia. Mordo l’interno della bocca. “Ok, come vuoi” “Affare fatto. Parigi di notte è ancora più bella. Io comunque mangio, ho fame” riprende il menù, alzandolo nuovamente davanti al volto. Incurva leggermente la schiena per nascondere le risate che, secondo lui, sono troppo stupida per notare. “Cederai” “Oh, no, tesoro. Sei tu che lo farai” si fa scappare una risata. “No, non lo farò” “Ok come vuoi” interrompe. “Cosa posso portarvi?” un cameriere troppo carino si avvicina a noi con un taccuino tecnologico stretto tra le mani. “La mia ragazza ha deciso di stare a dieta questa sera, per cui ordino solo io” dice sicuro. Mi rivolge un sorriso maledettamente provocatorio e ritorna a parlare tranquillo con il cameriere. “Non vuole nemmeno un po’ d’acqua?” “Ordino la stessa cosa” dico tra me e me, guardandomi in grembo. “Ha la voce bassa” mi giustifica Niall, ma so che lui ha sentito benissimo. “Amore, il cameriere non ha sentito” sorride. “Ordino la stessa cosa” ripeto. “Benissimo” finisce di prendere le ordinazioni e si allontana, ritornando poco dopo con una bottiglia d’acqua liscia. “Giuda!” distolgo lo sguardo da lui mentre lo vedo sorridere per la vittoria scontata scuotendo felice il capo.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


"Ho scoperto che quasi tutto ciò che è stato detto sull’amore è vero. Shakespeare ha detto: "Il viaggio termina quando gli innamorati si incontrano". Ah, che pensiero straordinario! Io non ho mai sperimentato nulla di neanche lontanamente simile a questo, ma sono più che disposto a credere che a Shakespeare sia accaduto. Credo di pensare all’amore più di quanto in realtà si dovrebbe; resto sempre sbalordito dal potere assoluto che ha di alterare e definire la nostra vita. È stato sempre Shakespeare a scrivere “L’amore è cieco". Ecco, questo so che è vero. Per alcuni, del tutto inesplicabilmente, l’amore svanisce. Per altri semplicemente l’amore è perduto. Comunque l’amore può anche essere trovato, magari anche solo per una notte. E poi c’è un altro tipo d’amore, il più crudele, quello che quasi uccide le sue vittime, si chiama… AMORE NON CORRISPOSTO. Di quello, io sono un esperto. La maggior parte delle storie d’amore è tra persone che si innamorano l’una dell’altra. Ma il resto di noi? Quali sono le nostre storie? Quelle di noi che ci innamoriamo da soli. Noi siamo le vittime dell’amore unilaterale. Noi siamo i disgraziati tra gli innamorati. I non amati. I feriti in grado di camminare. Gli handicappati senza il parcheggio riservato. Si, avete di fronte un individuo di questa specie e io ho amato volontariamente quella donna per più di tre infelici anni. Francamente gli anni peggiori della mia vita, i natali peggiori, i peggiori compleanni, capodanno passato tra lacrime e valium, in questi anni in cui sono stato innamorato ho avuto i giorni più bui della mia vita, tutto perché sono stato maledetto dall’innamoramento per una donna che non mi ha mai amato e mai mi amerà. Oddio, quando la vedo; il cuore all’impazzata, la gola si stringe non riesco più a deglutire. Tutti i classici sintomi…" [L’amore non va in vacanza] “Ci sono ricascato. Dopo tutto questo tempo, io ci sono ricascato!”. NIALL POV Ho dovuto sopportare gesti di seduzione non verbale tutto il tempo che siamo rimasti seduti a quel tavolo. Non voleva mangiare nulla per mancanza di appetito, ma presto ha deciso di torturarmi ancora di più portando le sue schiette provocazioni anche nel semplice e banale gesto di avvicinare la forchetta alla bocca. “Io vado un attimo in bagno” poco prima di pagare il conto, si alza decisa spostando il tovagliolo dalle sue gambe al tavolo. La seguo con lo sguardo divertito, assicurandomi di mantenere alta la piega delle labbra. Se prima di fare la sua conoscenza mi avessero detto che era così maledettamente provocatrice, probabilmente non ci avrei mai creduto. Il viso angelicamente puro nasconde uno strano mix: ingenuità, intelligenza, furbizia, lussuria, seduzione, eleganza. Chiudo la carta di credito all’interno del conto e afferro la giacca, dirigendomi verso il bagno. Mi guardo intorno attentamente prima di entrare velocemente nel bagno delle donne, bloccando la porta alle mie spalle. Spero non ci sia nessun altra a parte lei. Mi appoggio con il bacino al lavandino dopo essermi guardato bene allo specchio per sistemare i capelli. Lascio che la giacca penzoli malamente sul marmo bianco mentre incrocio le braccia al petto in attesa che il suo corpo faccia capolino da una delle cabine. “Stranamente, immaginavo una tua visita” cammina piano verso di me scuotendo i capelli mentre li getta indietro. Non le rispondo, ma continuo a guardarla con un sorriso ebete sulla faccia. “Amo il tuo profumo” annusa l’aria e poi la mia pelle, mettendo il naso nel mio collo. Sposta il colletto della camicia sbottonando i primi bottoni. Sorrido e la lascio fare. “Potrebbe servire il bagno” sussurra all’orecchio, mordendomi un lobo. Scioglie le mie braccia portandole sui suoi fianchi. “Hai perso la lingua?” Le do immediatamente prova del contrario spingendola contro il marmo. “Mi hai provocato tutta la sera” “Me la stai facendo pagare?” chiede maliziosamente. “Ho un’idea per farlo. Sarebbe un trattamento più che meritato” ritorno a zittirla baciandola. Avvolge le gambe attorno alla mia vita e poggia la schiena contro il muro, spingendomi contro. “Se inizi non fermarti” cerca di parlarmi con un tono diverso da un lamento piacevole, ma riesce poco nell’intento. Passo le labbra sul suo collo succhiando leggermente, facendola impazzire. “Voglio farti sentire quello che ho sentito io tutta la sera” ritorna momentaneamente in sé guardandomi con attenzione. Studia la mia espressione divertita e respira veloce. “Mi farai impazzire” slaccia le gambe, ma la riprendo bloccandole con le mani. “Senti che piacevole desiderio” la blocco spingendo il mio corpo contro il suo. Fa la sostenuta ancora per poco prima che collassi completamente sotto il mio movimento provocatorio. “Niall” chiude gli occhi. “Niall, ti prego” la porto su e giù lungo il muro, insensibile alle sue parole. Quando sento la contrazione e la stretta maggiore su di me, le faccio ritoccare terra. Come se si fosse appena svegliata da uno stato di trance, il petto le si solleva veloce, la bocca semiaperta lascia fuoriuscire dei respiri pesanti, il suo sguardo fisso nel mio, divertito, per prendere coscienza di ciò che è appena accaduto. “Non mi provocare più, signorina” la minaccio senza cattiveria. “E’ strabiliante come non accetti l’idea di essere preso in contropiede da una donna” “Ho solo ricambiato con la stessa moneta” dico saggiamente. Apre la bocca per controbattere, ma qualcuno abbassa ripetutamente la maniglia della porta. “Esci, vattene via” gesticola vistosamente spingendomi con forza verso una porta secondaria. LISA POV Mi guardo per la terza volta di seguito allo specchio cercando di mandar via il rossore che riempie le mie guance. Sventolo veloce le mani dinanzi al volto per ritornare al colorito pallido naturale, passando le dita tra i capelli leggermente vaporosi. “Ma allora è un vizio” il cameriere che ci ha beccati prima è nuovamente dinanzi a me. “Non dovresti star lavorando?” gli volto le spalle. “Mi sono venuti a chiamare dopo che hanno trovato la porta chiusa. Credevo che qualcuno si fosse sentito male” “Bhe, come vedi sto benissimo” mi indico. Mi affianca guardandomi torvo attraverso lo specchio. “Cosa c’è?” “Dove l’hai nascosto?” si abbassa per sbirciare lo spazio vuoto sotto ciascuna cabina. “Chi?” mi abbasso con lui. “Cosa stiamo cercando precisamente?” “Il tuo ragazzo” mi guarda ironico. “Qui non c’è nessun ragazzo” rido. “Qualcuno potrebbe reclamare i tuoi servigi” dico professionalmente, congedandolo. Mormora qualcosa di incomprensibile tra se e se. “Vai sempre in giro con una giacca da uomo?” indica con gli occhi la giacca di Niall poggiata sul lavandino. Lascio che la guardi per secondi interminabili. “Oh si, mi piace vestire comoda” gli sorrido tranquilla. “Sai quanti anni ho?” “Trenta?” mi guarda alzando un sopracciglio. “Ok, quanti?” ritorno seria. “Ventidue” “E con ciò?” “Sai quante volte mi sono chiuso in bagno con la mia ragazza?” abbozza un sorriso malizioso. “Ok, questa conversazione è tremendamente imbarazzante” mi affretto a prendere la giacca ed esco da dove sono entrata. “Tutto questo tempo?” ride. Gli porgo la giacca mentre lui recupera la carta di credito. Scendiamo nella fredda aria notturna, facendoci inghiottire dal buio. Camminiamo per un breve tratto in silenzio tenendoci per mano. Parigi di notte fa da sfondo al miglior film mai proiettato ed in questo momento Niall è il mio attore preferito. MS POV Cammino deciso verso casa nel cuore della notte. Prendo il mazzo di chiavi dalla tasca e ne infilo una nella toppa della porta. Riconosco il profumo di casa mia mentre percorro al buio il salotto e la cucina, attraversando il corridoio per giungere direttamente in camera sua. Mi sdraio nel letto che una volta era mio, assorbendo con piacere il suo profumo impregnato sulle lenzuola e sul cuscino. Tutti siamo scienziati pazzi e la vita è il nostro laboratorio. Tutti stiamo sperimentando per trovare un modo di vivere, per risolvere problemi, per convivere con pazzia e caos. Forse c’era una vena di pazzia nella mia famiglia, ma hanno lasciato che compissi diciotto anni per lasciarmelo sospettare. LISA POV Appuntamento 3/3 Sabbia fine, ombrelloni chiusi, sedie a sdraio, le rive della Senna sotto di noi. Tolgo le scarpe permettendo alla sabbia di raggiungere la mia pelle attraverso le calze. Chiudo gli occhi godendomi il silenzio attorno a noi. “Lisa” “Si” mi volto allargando il sorriso. Si ferma improvvisamente dondolandosi sui piedi, le mani nascoste nella giacca, lo sguardo perso nel buio. “Niente” abbozza un sorriso e mi raggiunge allungando il passo. “Ti piace?” guarda altrove per non incrociare il mio sguardo. “Moltissimo” rispondo senza emozione. Gli prendo il viso tra le mani costringendolo a guardarmi. “Cosa volevi dirmi?” “Che sei bellissima”. So che non è vero. Gli sfilo la giacca poggiandola a terra, mentre avvicino le labbra alle sue avvertendo uno stimolo salire dal centro della pancia. Lo porto con me a sedersi, mentre le sue mani armeggiano con la chiusura lampo dei miei pantaloni. Spinge indietro il mio corpo adagiandolo sul tessuto, i miei capelli completamente immersi nella sabbia fredda. Trema leggermente quando libero tutti i bottoni della camicia. “Non te la sfilo” gli riempio il petto di baci, soffermandomi nella zona tra il collo e i capezzoli. Sospira forte quando le mie mani abbracciano il suo corpo caldo. “Ho bisogno che me lo dici, Lisa” mi bacia. “Per favore dimmelo” “Ti amo” subito la bocca dello stomaco si chiude, facendomi avvertire dolore. Reclamo il contatto con la sua bocca, cercando la sua lingua per dimostrargli il bisogno che ho di lui. Gli lego le gambe ai fianchi attirandolo più vicino. Lo sento forte contro di me, mentre la testa comincia ad abbandonarmi. Con i piedi gli abbasso i pantaloni facendoli arrivare lontano. “Niall ti prego” mi lamento. Mi dice qualcosa ma sinceramente non presto attenzione. Lo sento mentre mi sfila i pantaloni e bacia la zona tra i due fianchi, facendomi rabbrividire al contatto. Passa bocca e naso sui miei slip sospirando forte. Si appoggia su di me. “Vieni a vivere con me” sussurra. Credo di sentirlo, ma non ne sono sicura. “E lasciare Zayn?” non so nemmeno io cosa sto dicendo. “Si” “Va bene”. Il nostro intimo viene giù nello stesso momento, facendomi crollare completamente quando entra piano dentro di me. Mi allarga le gambe trovando probabilmente il passaggio troppo stretto. Gemo forte quando colpisce la parete interna facendosi sentire tutto. Passa su e giù le mani sulle gambe mentre si muove dentro di me, salendo con il mio corpo ed io con il suo. “Oh Niall” sento gli occhi riempirsi di lacrime. Prende le mie mani e incastra le sue dita con le mie sopra la testa, portandole poi attorno al suo collo. “Da quanto tempo non fai l’amore?” “Tre mesi” mimo le parole con le dita. Dalla mia bocca esce solo aria. “Tu?” gli punto l’indice al petto. “Che importanza ha?” la sua risposta mi fa capire che è molto meno tempo. Un senso di gelosia si impadronisce di me. “Quanto?” tossisco, ritrovando la forza di parlare, seppur facendo uscire un filo di voce. “Poco più di un mese. E’ stato solo sesso, Lisa. Io ti amo” lo stringo. Il suono delle nostre labbra che si toccano, vogliose, è l’unico rumore che rompe il silenzio. “Accelero solo un po’. Voglio che veniamo insieme” annuisco cercando di mantenere quanto più tempo possibile. Il suo movimento circolare del bacino mi porta ad impazzire prima del previsto, mentre lo stringo ancora di più quando si muove sempre più veloce. Il mio corpo si dimena terribilmente sotto di lui, gli occhi si chiudono per la sensazione forte che non riesco a gestire. Dalle mie labbra dischiuse escono dei suoni incontrollati, insieme a piccole urla. Afferro granelli di sabbia con le mani facendoli incastrare sotto le unghie e lo stesso fa lui, gettandomene involontariamente qualcuno sul viso. “Siamo soli” mi da il permesso di urlare di più mentre lo sento venire dentro di me, il suo getto forte e caldo risale dentro di me. “Ancora” ride nella mia bocca. Un po’ di ore più tardi…. NIALL POV L’alba compare bellissima nella nostra visuale, mentre la tengo tra le gambe piegate ammirando il suo profilo perfetto. “Eri cosciente quando hai acconsentito alla mia proposta?” le stringo le braccia attorno al corpo seminudo. “Mmh, forse” si volta a guardarmi per sorridermi con il sorriso più bello che i miei occhi abbiano mai visto. “Quindi è un si?” si alza improvvisamente camminando lontano. Si ferma sulla staccionata che segna il limite della spiaggia, i suoi capelli spettinati ma comunque perfettamente in ordine si muovono dispettosi sul suo volto mossi dal leggero vento. Mi affretto a raggiungerla. “Sono stata fidanzata per un anno. Eravamo la coppia perfetta; io lo amavo, lui mi amava. Credevo mi amasse fin quando non arrivò la proposta di andare a vivere insieme. Gli dissi immediatamente di sì, ma tenni a precisare che non volevo allontanarmi da Zayn. Era sempre geloso di lui, ma soprattutto del mio rapporto con lui” “E’ tuo fratello” “No Niall, Zayn non è soltanto un fratello. Abbiamo perso mamma e papà in un incidente aereo e se non fosse stato per lui io adesso non sarei qui” asciuga una lacrima con le dita e continua a guardare davanti a sé. “Cosa intendi dire?” mi acciglio. “Ho cercato di suicidarmi, affogando. Quando ti ho detto che tu mi hai ridato la vita, lo pensavo davvero. Prima di incontrare te ci ho provato tante volte, ma tutte quante Zayn era lì per impedirlo. Prima di te, Zayn era l’unico punto di riferimento e lui era geloso di questo. Zayn è finito in ospedale perché lui l’ha voluto”. Trascorre minuti in silenzio. “Io non voglio che accada di nuovo” “Io non potrei mai far del male a Zayn. Non ti allontanerò mai da lui” “Lo so” annuisce alle sue parole. “Portiamo Zayn con noi” ridacchio, tirandola a me per abbracciarla. La sento ridere davanti a me mentre tira su con il naso. “So che cucina bene. Lo prendiamo come maggiordomo” le bacio i capelli. “Se la cava, ma non è certamente uno chef” la sua voce roca mi fa attorcigliare lo stomaco. Sospira. “Niall, promettimi che non mi lascerai mai” “Mai!” “Ti amo”

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


ZAYN POV Se solo quel giorno avessi saputo che non li avrei più rivisti, probabilmente avrei reso più salda la presa su mia madre per non lasciarla partire. Era soltanto per un paio di giorni e invece ci hanno lasciato per una vita intera. Che smania! In preda ad una strana ansia, fatico a prendere sonno. Mi metto a sedere sul letto sbuffando parecchie volte. Prendo dal comodino il cellulare e controllo che non ci siano chiamate. Lo giro tra le mani non sapendo cosa fare. Apro la cartella dei messaggi rileggendone alcuni di Lisa. Sono le cinque di mattina. Sono stato in bagno già due volte per fare pipì, ma me ne sono sempre tornato con la vescica vuota come all’andata. Mi avvicino alla vetrata osservando il cielo stranamente pulito. Tenerla così lontana mi mette addosso tanti pensieri negativi e so che non dovrei, ma non poterla controllare mi fa preoccupare in modo smisurato. Finalmente questo pomeriggio prenderanno l’aereo di ritorno e così forse potrò tornare a riposare tranquillo. Lisa. Se il tuo sesto senso ti manda dei segnali, ascoltali; probabilmente lui ha già capito tutto prima di te! LISA POV Apro gli occhi improvvisamente come se qualcuno mi avesse appena dato uno schiaffo. Deglutisco sbattendo più volte le ciglia mettendo a fuoco la nostra stanza d’albergo. Il leggero russare di Niall mi fa spaventare, ma ciò che mi fa più paura è un rumore continuo e fastidioso alla mia destra. La porta chiusa si muove leggermente verso l’interno come se qualcuno da fuori la stesse spintonando per farla aprire. Quando, cogliendomi di sorpresa, si spalanca a causa del vento forte, la paura si ingigantisce. Mi alzo nell’immediato; il vento mi rispinge indietro. Allargo gli occhi quando volto lo sguardo verso l’alto. Mi sembra di rivedere le immagini di quella mattina al tg; è esattamente lo stesso cielo coperto da pesanti nuvole piene d’acqua. Sta arrivando la bufera. Zayn. Credo che la paura sia il peggiore di tre sentimenti: timore, terrore e paura stessa. Il timore è uno stato dell'animo che ostenta dentro se stessi una certa incognita, indecisione fra il sapere e non a cosa si va incontro; è un preconcetto. E' un sospetto irrazionale che mette a disagio. Il terrore è un’enorme paura a cui voltiamo le spalle, provocata da forte spavento; ci confonde le idee, distorce la realtà facendola apparire padrona di noi, ci sovrasta e costringe ad agire male anche in cose semplici e comuni. Tutto diventa difficile, sotto l'effetto del panico anche cose comuni sono incredibilmente complicate...ci acceca psicologicamente, alienando il cervello. La paura frena e inibisce, può soffocare ed impedire. La paura reprime e distrugge l'animo. Chi riesce a sfidarla credo che sia una persona di freddezza e durezza esasperata, direi spietata. Essa è un’ inquietudine, un pericolo che ci rende quasi impotenti di combatterlo, qualcosa a cui dobbiamo e vogliamo sfuggire assolutamente, ci turba profondamente e ci rende deboli e succubi, ci stravolge i pensieri e i sentimenti, ci spaventa per una certa durata di tempo, il cuore manifesta il nostro stato d'animo facendoci alzare la pressione corporea. Mi volto verso Niall che dorme girato su un fianco. Mi affretto a richiudere la finestra, sedendomi a terra mentre le lacrime che prima bagnavano soltanto gli occhi adesso riempiono l’intero viso facendomi assomigliare ad una bambina che ha paura del cattivo tempo. C’è molto di più dietro la paura: il terrore di perdere Zayn. Cammino a quattro zampe fino al comodino dov’è poggiato il cellulare. Ritorno al mio posto facendo scorrere le dita tremanti sulla rubrica e poi sulla bustina verde del messaggio. Alle spalle, la finestra mi spinge pochi centimetri più avanti. A Zayn: E’ come l’ultima volta, Zayn. Sta arrivando di nuovo. Non prenderò quell’aereo. NIALL POV Sento le coperte alzarsi e rimanere disordinate da un lato del materasso lasciandomi scoperta una parte del corpo. Le tiro su fino al mento voltandomi dalla parte opposta a quella dove è sdraiata Lisa. Allungo il braccio nella sua direzione tastando il posto vuoto. Magari si è seduta al bordo, penso, così allungo una gamba per scoprire che sono la sola persona ad occupare il letto. “Lisa?” la voce rotta dal sonno, troppo bassa persino per me. “Lisa?” la richiamo, ma l’unico suono che sento è il sibilo del vento. Giro la testa verso la finestra che si è leggermente aperta e sbatte contro qualcosa che le impedisce di spalancarsi. “Oddio, Lisa” mi affretto a scendere dal letto, a piedi scalzi buttando le lenzuola all’aria. Mi accovaccio accanto al suo corpo privo di vita rannicchiato sul pavimento. Il vento smuove i suoi capelli e mi fa venire la pelle d’oca. Le alzo la testa poggiandola sulle mie gambe; con le mani do dei leggeri schiaffi sul suo viso per farla riprendere. Le scuoto violentemente il corpo quando i miei gesti non sortiscono alcun risultato. Quelli cosa sono? “Hai preso dei farmaci per bloccare il cuore?” le urlo contro sapendo benissimo che non mi risponderà mai. La stringo più forte, cullandola tra le mie braccia. Porto il suo viso vicino al mio e le bacio la fronte. Il panico mi fa piangere senza prendere provvedimenti. Mi limito a stringerla a me, pregando Dio che non mi muoia tra le braccia. “Lisa per favore, svegliati. Lisa, dobbiamo tornare a casa” singhiozzo accanto a lei scuotendole il corpo in continuazione. “Non puoi lasciarmi”. Sollevo il suo corpo molle adagiandola sul letto. La guardo mentre continuo a piangere. Il viso ha perso colorito, le labbra stanno diventando viola, gli occhi chiusi la rendono un angelo. Chiudo i pugni lungo i fianchi; il panico si sta trasformando in rabbia. “Dici che ci sei sempre, per ognuno di noi” non m’importa di che ore siano, butto a terra l’abat- jour frantumandola in mille pezzi. “Dove sei adesso?” tiro giù le tende portando con loro anche il bastone che le sorregge. “Dove?” sembro una bestia alla quale è stata appena strappata la pelle. Afferro violentemente un quadro, scaraventandolo sulla finestra. “Niall” il suo è un sussurro, ma io lo sento benissimo. Mi avvicino a lei. “Chiamami ancora” la supplico. Dio, fa che non abbia immaginato tutto. “Lisa, chiamami ancora” “Niall” muove piano le dita raggiungendo le mie. “Oddio” sorrido con le lacrime agli occhi. “Sono qui, Lisa” le prendo il polso per verificare il battito. E’ ancora troppo lento; la paura ancora non mi abbandona. “Non farlo mai più” la mia affermazione suona esattamente come un rimprovero. “Ti impedisco di lasciarmi” è debolissima, ma riesco a scorgere un piccolo sorriso. Non potevo credere a ciò a cui avevo appena assistito, se non avessi avuto fede in Dio. Lei era morta, ne sono certo, ma Dio era ancora vivo dentro di lei. Il suo cuore aveva cessato di battere. Lei è quello che molti chiamano “Miracolo”. “Dottore, come sta?” chiude la porta alle spalle, restando in silenzio per troppo tempo. I pensieri negativi formulati durante l’attesa crescono a dismisura durante la sua pausa riflessiva. “E’ fuori pericolo. Queste buttale” mi porge lo scatolino giallo. “Da quanto tempo la conosci?” “Purtroppo non da molto” mi sento impotente. “Quindi non sei a conoscenza del suo passato?” “Intende della morte dei suoi genitori?” annuisce. “Ieri mi ha soltanto detto che li ha persi in seguito ad un incidente aereo, ma non so altro. Cosa le ha raccontato?” sospira. “Vieni con me, Niall” ci accomodiamo entrambi nel corridoio, la sua mano poggiata sulla mia spalla mi da conforto. “Le condizioni metereologiche le mettono paura. Dice di aver visto le stesse immagini quella mattina al tg quando hanno trasmesso la notizia della tragedia. Non vuole partire con questo tempo” “Non possiamo rimanere qui. Ha il fratello a Londra” “Niall, non può partire con questo tempo. Guarda fuori” ci voltiamo entrambi. “E’ di paura che parliamo. Ha subito un trauma e provocherai in lei una reazione peggiore di questa se la costringi a partire”. Deglutisco. “I-io le parlerò. Noi dobbiamo tornare” mi allontano da lui. La mia idea sembra sempre più egoista man mano che mi avvicino alla stanza. “Lei non capisce” mi volto verso di lui l’ultima volta prima di sparire dietro la porta con un peso micidiale sullo stomaco e un grosso groppo in gola.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Non ti succederà niente. Io sono sempre con te. Io non ti allontanerò mai da lui. Avevo quelle parole impresse nella testa e continuavo a ripeterle come una specie di mantra, autoconvincendomi a salire su quel maledetto aereo. Per quanto le parole di Niall fossero persuasive, in realtà non ci credeva abbastanza neanche lui, mentre continuava a ripetermi di tornare da Zayn; o forse, semplicemente, stava solo convincendo se stesso. Aveva paura e glielo leggevo negli occhi; l'azzurro era spento, non c'era nessuna scintilla all'interno degli occhi. L'ho visto tremare mentre preparava le valigie, chiaramente a modo suo. Gettava un occhio alla finestra e uno agli abiti sparsi sul letto. Ha piegato quattro volte la sua maglia, finendo per gettarla disordinata nella borsa. Non si è mai accorto del mio sguardo assente su di lui, pensieroso direi. "S-sei pronta?" la sicurezza che finge di manifestare in realtà è soltanto una maschera per me, per non farmi stare male di nuovo, per non farmi pensare che stiamo per sfrecciare nel cielo nero, cupo e tempestoso. Gli rispondo con un gesto silenzioso afferrandogli la mano gelata. Quando intreccia le dita alle mie so finalmente di aver trovato la sicurezza che cerco e che soltanto lui in questo momento può darmi. "Ho fatto un errore" sarà la centesima volta che ripete la stessa frase ed io tutte le volte ho fatto in modo che le sue parole entrassero ed uscissero dalle orecchie senza passare per il cervello. "Lisa, perdonami. Ho fatto un errore" scuote dispiaciuto il capo cominciando a tremare per davvero. "No Niall" non gli dico più niente, perché non so cosa dirgli. E se questo fosse veramente un errore? "Perdonami, Lisa" ripete. Le ultime parole. L'ultima stretta di mano, l'ultimo bacio. L'ultimo sguardo. Quello che ho sentito dopo? Acqua, tanta acqua. Mi ha otturato i polmoni mentre qualcosa di pesante mi tira giù. Passo una mano sulla pancia avvertendo un impedimento; la cintura bloccata attorno ai pantaloni. Mi agito inutilmente cercando un modo per strapparla via. Credo di morire quando l'acqua gelida mi abbraccia atrofizzando i miei muscoli. Non so come, ma riesco a slacciare i pantaloni, tirando via con loro la cintura di sicurezza. Risalgo in superficie respirando a pieni polmoni. Adesso di azzurro vedo solo il colore del cielo, mentre al posto delle sue labbra sulla mia bocca ci sono capelli, sabbia e acqua salata. Gli slip bagnati sono attaccati alla mia pelle e sono diventati completamente trasparenti assieme alla maglia bianca che ancora indosso. "Niall?" libero il naso dall'acqua e tossisco parecchie volte per liberare i polmoni dall'acqua ingerita. "Niall?" dove diavolo siamo finiti? "Nia-" porto le mani alla bocca e sento le lacrime formarsi quando vedo il suo corpo steso su una roccia. Ha le mani aperte e delle ferite parecchio profonde sul viso. Avvicino l'orecchio alla sua bocca per sentirlo respirare, seppur debolmente. Tremo a causa del freddo, ma il contatto con il suo corpo placa temporaneamente i miei brividi. "Niall, mi senti?" sembra abbia perso completamente conoscenza. La pelle è gelata sotto le mie dita ed è leggermente arrossata. Se fosse morto dovrebbe essere pallido, no? Ma che dico, respira ancora. "Niall, per favore rispondimi" mi stendo sulla sabbia facendola aderire fastidiosamente alla mia pelle bagnata, mentre lo porto con me a sdraiarsi stringendogli forte le braccia attorno al corpo. "Un miracolo mi ha salvato la vita. Lo stesso miracolo adesso deve salvare te. Io non ti perderò, Niall. Né oggi, né mai". Un vento gelido mi fa accapponare la pelle e delle gocce d'acqua, che presto diventano milioni, mi fanno aprire gli occhi improvvisamente. Ho smesso di avere freddo e mi sono addormentata accanto a lui per quelle che sembrano ore, considerato che la luna comincia a farsi largo nel cielo buio. Mi volto piano verso di lui nella speranza di vederlo sorridere di nuovo, ma le aspettative non mi soddisfano. E' ancora nella stessa posizione in cui l'ho lasciato e il colorito è leggermente sbiadito. Serro gli occhi facendo uscire tutte le lacrime che fino a questo momento avevo tenuto nascoste in un angolino lontano dagli occhi. Lo tengo stretto a me per lungo tempo, mentre piangendo gli confesso di amarlo. Controvoglia, mi alzo e lo prendo in spalla portandolo verso il mare, trascinandogli i piedi sulla sabbia ormai fredda. "Io non ti lascio" entro con lui, legando stretti i nostri corpi. Mentre lascio all'acqua libero arbitrio, mando un saluto a Zayn. Ho perso loro e non posso permettermi di perdere anche lui. Mi dispiace Zayn. Ti amo. Negli occhi si mischiano lacrime ed acqua salata, il corpo si tende immediatamente, dalla bocca fuoriescono bolle che tornano in superficie. Dalle orecchie tappate avverto il movimento dell'acqua sotto il flusso del cattivo tempo e il rumore spaventoso del mare in tempesta. Improvvisamente il mio corpo rimane da solo; allungo un braccio per cercare Niall. Pronuncio il suo nome, ma quando apro gli occhi vedo tutto nero. E' scomparso. ZAYN POV Picchietto con le unghie il tavolo non spostando mai gli occhi dal cellulare. Perché ancora non chiama? A quest'ora l'aereo dovrebbe essere atterrato. Ricompongo il numero ma scatta la segreteria. Le avrò fatto circa quindici chiamate, sto cominciando a preoccuparmi. Forse Niall risponderà. Idem. Cammino nervoso per casa rigirando le mani tra loro. Quando bussano al citofono il mio cuore perde un battito e il sorriso si allarga. "Lisa" esclamo. "Zayn, sono Harry. Per favore apri" "Harry, cosa è successo?" mi sorpassa preoccupato e senza proferire parola. Accende la tv sintonizzandosi direttamente sul tg. "Harry, che cazzo è successo?" "Aspetta" non presto attenzione alle parole, ma studio attentamente il suo volto concentrato, le sopracciglia piegate in dentro, le labbra leggermente dischiuse. Distrattamente odo parole inserite in un contesto confusionario. Aereo, tempesta, dispersi, morti. "L'aereo è caduto. I corpi di Lisa e Niall non sono stati trovati. Li hanno dati per dispersi".

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


HARRY POV Ci sono momenti in cui andare dritti al sodo non è la scelta migliore da fare. Hai bisogno di tempo e allora decidi di prendertelo girando inutilmente attorno al nocciolo della questione. Ho sempre peccato di poca sensibilità e poco tatto, ma in questa occasione sono stato felice della mia franchezza. Questa occasione non merita giri di parole. "Zayn?" il suo improvviso mutismo mi mette a disagio. Ha le labbra dischiuse e gli occhi inespressivi che guardano il ritaglio del parquet sotto i piedi. In sottofondo, le parole dei giornalisti impiccioni. Emette un respiro lungo e cerca di dirmi qualcosa, ma la maggior parte delle volte deglutisce cercando di riorganizzare i pensieri. Quando ritrova la forza di parlare, sono costretto ad alzarmi per bloccarlo. "Che cazzo hai detto?" si agita tra le mie braccia spostando violentemente la sedia accanto a lui con i piedi. "Non è vero" mi urla nelle orecchie, ma non glielo faccio notare. Sono muscoloso, ma qui ci vorrebbe Hulk per fermarlo. Mi tira cazzotti sulle gambe mentre stringo con forza le braccia attorno al torace lasciandogli le braccia stese e attaccate ai fianchi. "Io non posso perderla" sono costretto a spostare la testa di lato per evitare una capocciata sul naso. "Non l'hai persa, Zayn" il mio corpo si muove rabbiosamente contro il suo. "Dispersione equivale a morte. Chissà dove cazzo sono finiti adesso" abbassa arreso la testa sulla mia spalla. Sento il tessuto della maglia bagnarsi poco per volta e il suo corpo rilassarsi, ma poi magicamente si tende nuovamente. "Harry, io non posso perderla" "E non succederà. Te lo prometto". Non ho mai avuto predilezione per le promesse. Avete presente le sabbie mobili? Al primo sguardo sembrano solide, ma poi ad uno sguardo più attento risultano essere inconsistenti e fallaci. Ecco, questo sono sempre state le mie promesse, ma questa volta ho intenzione di mantenerla. Sono innamorato di Lisa, Niall è una delle due persone più importanti della mia vita e per loro capovolgerei il mondo. ZAYN POV "Cosa significa che non avete trovato niente? Non state cercando abbastanza" senza volerlo, sbatto le mani sulla scrivania e contemporaneamente abbandono il mio posto guardando in cagnesco le persone davanti a me. Con molta pazienza, Harry mi tira giù per la decima volta. "Le assicuriamo che stiamo facendo il possibile" "Non è vero. Mia sorella sta morendo lì fuori" urlo. Serro la mascella; vorrei sputare sul viso di questi due idioti mentre parlano tranquilli di una tragedia. Per la seconda volta, stiamo parlando della mia tragedia. "Non può essere certo che stia morendo". Allargo gli occhi, ma subito li richiudo. Brutto figlio di puttana. Prendo un bel respiro. "Mi sta forse dicendo che potrebbe essere già morta?" gli pongo la domanda ad occhi chiusi, mentre peso tutte le parole. "Potrebbe" scrolla le spalle, incrociando le mani dinanzi a sé. "Mettetevi immediatamente alla ricerca di mia sorella e del ragazzo, prima che vi ammazzi con le mie mani. Quanto è vero Dio, farete una brutta fine" li minaccio, ma loro non sembrano spaventarsi. "Stiamo facendo il possibile. Abbia un po' di pazienza, la prego. Ci teniamo quanto lei al ritorno di sua sorella". Senza controllare la rabbia, scalcio la sedia facendola cadere a terra con un tonfo. "Cosa cazzo ne sa lei? Eh?" pulisco la scrivania con le mani gettando all'aria gli innumerevoli fogli poggiati accuratamente sopra. "Ha mai perso qualcuno?" apro con violenza i cassetti degli scaffali tirandoli fuori dai binari. "E' mai rimasto da solo?" tra le mani mi capita una pistola. Mi volto lentamente con le lacrime agli occhi puntandogliela al petto con le dita tremanti. "Cosa cazzo ne sa?" la distruzione interiore prende il sopravvento. "Fermo" allunga un braccio verso Harry, bloccandolo sulla sedia dalla quale si era alzato per venire da me. "E' normale che reagisca così" Harry annuisce. "E' normale dice?" la voce esce interrotta in troppi punti. "Quindi sarebbe normale il fatto che io stia per ucciderla?" spingo con forza la pistola contro il suo petto, costringendolo a retrocedere. Alza le mani quando mi avvicino pericolosamente al suo viso. Spruzzi involontari di saliva si depositano sul suo volto intorno alla bocca, mentre il mio respiro caldo sotto il naso gli fa mettere il corpo in tensione. Nella stanza è calato il silenzio, lo stesso che adesso ho dentro; un silenzio che non può essere più riempito. Non ascolterò più le sue risate, non avvertirò più le sue braccia intorno al mio corpo, non vedrò più quegli occhi marroni aprirsi lentamente la mattina. Perfettamente consapevole di averla persa, qualcosa dentro mi dice che non è così. La speranza è sempre l'ultima a morire. "Zayn" il suo sussurro caldo alle mie spalle, mentre le sue dita raggiungono le mie. Allenta senza troppa forza la presa sul grilletto. "Zayn, abbassa la pistola. Questo atteggiamento non te la porterà indietro" cerco di trattenere le lacrime, ma presto sfocio in un pianto nervoso, triste, malato, adesso non saprei nemmeno giudicarlo. HARRY POV "Harry tu ci tieni a Lisa" esordisce improvvisamente. Abbiamo trascorso il viaggio in macchina in totale silenzio. "Cosa intendi dire?" mi sento improvvisamente messo alle strette. "Ho visto come la guardi e, credimi, per quanto non consideri corretto il tuo atteggiamento nei confronti di Niall, sono contento di vedere che non sono l'unico che l'ama più di tutto". Non credevo di essere così sfacciatamente trasparente. "E' vero, la amo" annuisco. "E farei qualsiasi cosa per lei. Niall è il mio migliore amico e non posso sopportare l'idea di perderlo. Ci ho messo tanto tempo per trovarlo e non lo perderò così". Solitamente rabbrividisco al pensiero di esprimere i miei sentimenti, ma questa volta le parole sono state assolutamente spontanee. "Bene, perché voglio che mi aiuti" lo guardo con sguardo interrogativo, così continua. "Per me non è morta, Harry. La sento ancora qui" poggia una mano sul cuore facendomi crollare le gambe. Mi vengono i brividi quando stringe debolmente il tessuto della maglia poggiato sulla parte sinistra del petto, chiudendo gli occhi. "Cosa vuoi che faccia, Zayn?" "Trovala, Harry. Riportamela indietro" lo sguardo supplichevole mi ricorda tanto i suoi occhi grandi. Voglio rivederli ancora, voglio sentire ancora quella scossa, quando l'ho toccata quella volta, voglio prenderla ancora in giro. E poi voglio riabbracciare il mio migliore amico, ricordargli quanto il suo corpo minuto e piccolo combaci perfettamente con quello minuscolo di Lisa. Anche io li rivoglio indietro. "Va bene, lo farò" LIAM POV "Chi è?" "Io" "Harry" generalmente non è un tipo sorridente, ma i suoi occhi sorridono sempre. Questa volta però sono spenti e scuri. "Ho sentito il tg" "Già" si dondola sui piedi, portando le mani dentro le tasche del jeans. "Vieni entra" gli chiudo la porta alle spalle raggiungendolo in salotto. "Hai donne per casa?" si guarda intorno perplesso sbirciando la porta aperta della mia camera in fondo al corridoio. Gli sorrido scuotendo il capo. "E allora perché sei a torso nudo in pieno gennaio?" alza un sopracciglio. "Mi stavo vestendo" "Fallo per favore, mi metti a disagio" alza gli occhi al cielo e volta lo sguardo. "Ecco fatto" lo accontento, mentre sistemo le maniche allungandole sino alle mani. "Liam mi serve un favore" "Dimmi". Sospira. "Devi venire con me a cercare Lisa e Niall" "Che cosa? Harry, sono dispersi. Non riescono a trovarli persone competenti, come pensi di riuscirti tu?" . Deve essere impazzito. "Io amo Lisa, Liam e questo mi permetterà di trovarla" la mia espressione allibita non viene assolutamente considerata. "O-ok, ammettiamo per un attimo che accetti di venire con te, come pensi di arrivarci ovunque lei sia?" non riesco a capacitarmi delle mie parole. L'aereo potrebbe essere caduto dovunque. "Con lo yacht di tuo padre" afferma. Apro la bocca e spalanco gli occhi per l'idea bizzarra. Non gli dico di no ed è questo che mi fa più paura. Mi limito a scuotere il capo, ma so che servirà poco perché mi convinca. "Nessuno conosce le rotte meglio di te ed io non voglio nessun altro con me" "Andiamo Harry, lo sai anche tu che è una cazzata" "Può darsi, ma io ci voglio provare lo stesso". Non sa cosa sta dicendo. "Aiutami Liam" "Harry, io... è troppo pericoloso. Non sappiamo neanche da dove cominciare. Io non posso" concludo, ma in un modo o nell'altro, anche se so che la sua idea è assurda e azzardata, qualcosa mi spinge a pensarci su. "Io lo farò Liam, con o senza il tuo aiuto. Solo che senza ci metterò molto di più".

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Le ho versate io queste lacrime e Dio solo sa quanto mi è costato trattenerle sino a questo momento. Il nodo alla gola cresce ogni giorno, tutte le volte che provo a reprimere un’emozione. Quanta fatica mi è costata chiudere i sogni in una gabbia e fingere che quella fosse la vita che realmente voglio. Passerà questa notte, come queste lacrime, come il mio cuore morto che riesce a provare dolore ancora una volta. HARRY POV “Sei sicuro di quello che stai facendo?” “Si, Liam”. Sospira per la centesima volta. “Va bene” annuisce; finalmente si convince. “Cosa hai studiato?” si siede accanto a me, sbirciando il foglio scarabocchiato sotto le mie dita. “Hanno parlato di decompressione esplosiva. Sai di cosa si tratta?” “Più o meno” “E’ un calo di pressione di un sistema chiuso. In questo caso parliamo della fusoliera, ovverosia della zona che contiene i passeggeri” disegno sul foglio l’immagine di un aereo mostrandogli i dettagli delle mie parole. “La decompressione esplosiva, provocata da affaticamento di metallo, ha reso possibile lo scoperchiamento di un quarto della lunghezza dell’aereo” si acciglia , portando le dita sotto il mento a volerlo sorreggere. “Ovviamente, l’ingente danno creato dal foro nella fusoliera ha risucchiato fuori tutti i passeggeri, riversandoli in mare. Poco prima dello schianto è stato inviato un aiuto di soccorso, ma il pilota non è riuscito a mantenere la rotta parecchio a lungo dopo quella chiamata. Dunque” sposto veloce i miei disegni per allargare una cartina, fermandone i bordi con un fermacarte. “In base a quanto detto dai giornalisti, l’ultimo segnale ricevuto giunge da queste zone” disegno un cerchio enorme sul foglio. “Quindi è qui che andremo” concludo soddisfatto, picchiando la punta della penna su quel punto. Tira la cartina più vicino per studiarla meglio. “Harry io conosco queste zone. Sono praticamente immense e occorre forse una settimana per raggiungerle. Siamo a gennaio; le condizioni metereologiche non sono a nostro favore. Sono previsti venti forti e mare in tempesta” mi informa, leggermente preoccupato. “Loro hanno bisogno di noi adesso” “Hai mai pensato che potrebbero essere morti?” non ci crede neanche lui, gli leggo il pensiero ma soprattutto il cuore. “Si, ci ho pensato e per un momento sono rimasto interdetto su cosa fare. Poi ho pensato a Zayn, a quello che Lisa significa per lui e a quello che Niall significa per me. Mi sono posto la domanda: “E se la speranza che riservo sia fasulla? Se quello che troverò, ammesso che lo trovi, mi farà stare peggio? Sarà la delusione a prendere il sopravvento” fisso il mare pensieroso, mentre leggermente ci muoviamo sotto il flusso di piccole onde. “Potrai sempre dire di aver fatto il possibile, anziché rimanere insicuro su cosa sarebbe successo se tu avessi tentato davvero”. Mi guarda sorridendo appena. “Grazie, Liam. Per questo” gesticolo indicando lo yacht. “Per tutto” mi batte una spalla amichevolmente. E’ la prima volta che siamo questo; è la prima volta che veramente mi rivolgo a lui come ad un fratello che non ho mai avuto. “Per te ci sarò sempre, Harry” gli sorrido alle spalle mentre si allontana verso la cabina, mettendo in moto l’imbarcazione. E’ trascorsa forse una settimana da quando abbiamo intrapreso il viaggio. Fin ora il tempo ci ha favorito la rotta, per cui è stato tutto abbastanza tranquillo. Sono giorni che non faccio la barba e la leggera peluria che mi incrosta il volto mi da piuttosto fastidio; mi fa sentire sporco e trasandato. Per mancanza d’attività, ho trascorso la maggior parte delle ore a dormire e a bere birra con Liam sui divani di pelle bianca. I raggi del sole penetrano dispettosi attraverso la coperta sottile che ho tirata fin sopra il naso, costringendomi a voltare lo sguardo. Con gli occhi chiusi, sento la barca inclinarsi leggermente. Spruzzi di acqua gelata mi giungono sul volto facendomi rabbrividire subito. “Sai da quanto dormi?” “No e volevo continuare a farlo” apro lentamente un occhio per scorgere Liam con un asciugamano avvolto attorno al corpo dalla vita in giù. “Hai fatto il bagno con questo freddo?” “Non fa freddo”. Alzo le spalle, rigirandomi per continuare a dormire. “Siamo in viaggio da una settimana” mormoro. “Lo so”. Guardo concentrato lo schermo del computer davanti a me, non accorgendomi di divorare il sandwich in un tempo decisamente da record. “Sigaretta” comando, allungando un braccio verso Liam steso accanto a me. “No, grazie. Non fumo” “Tu no, ma io si”. Metto la sigaretta tra i denti e l’accendo, incastrando le mani a formare una superficie concava. Inspiro profondamente tirando fuori nuvolette grigie di fumo. “Harry” mi basterebbe anche non guardarlo negli occhi per riconoscere il tono di voce. Si alza di scatto e lo stesso fanno i miei occhi, proiettandosi direttamente sul mare mosso. Afferro la sbarra per reggere il corpo ed evitare di cadere a faccia a terra, mentre lo yacht si muove pericolosamente avanti e indietro e a destra e a sinistra. “Non riusciremo a raggiungere l’isola”. Salto praticamente dal mio posto correndo per guardare la situazione che ci si para davanti. “Cerca di avvicinarti” “Harry il mare è troppo mosso. Finiremo per schiantarci contro una roccia” “Avvicinati soltanto un po’” urlo. “Forza Liam” sbuffa, ma fa come dico. Lentamente ci muoviamo attraverso la foschia, ma quei pochi movimenti che compiamo vengono sopraffatti da almeno un metro di spinta indietro da parte del mare. “Harry questo è il massimo” “Va bene” mi affretto a togliere le scarpe gettandole lontano. “Che cosa stai facendo?” urla per attirare la mia attenzione. “Nuoterò fino a lì” dico convinto, posizionandomi sul bordo per gettarmi in acqua. “Ma che stai dicendo?! L’acqua è gelata, morirai sul colpo. L’isola è troppo lontana” “Tu torna indietro e fai arrivare qualcuno. Io andrò laggiù” “Ma cosa stai dicendo? Io qui non ti lascio” scuote il capo mentre fatica a tenere in piedi l’imbarcazione. “Porca puttana, Liam. Tornatene indietro” . Mi dice qualcosa mentre il mio corpo tocca l’acqua fredda. Il corpo pesante ci mette più tempo del dovuto a risalire in superficie, mentre la tempesta mi spinge, sott’acqua, molto vicino allo yacht. I miei movimenti risultano pesanti ed affaticati mentre continuo ad andare dritto verso la meta. Poco vicino alla riva, volto lo sguardo indietro per vedere Liam arrancare con difficoltà cavalcando le onde. Con le forze al limite di sopportazione, in ultima istanza mi lascio cullare dal movimento pressoché leggero del mare, gettandomi poi sulla sabbia completamente stremato. Respiro a fatica cercando di ritrovare le forze. Mi metto a quattro zampe per darmi l’energia per rimettermi finalmente in piedi, ma presto barcollo in seguito a vertiginosi giramenti di testa. I jeans bagnati sono appiccicati alla pelle e pesano all’incirca cento chili, la maglia inzuppata mi fa avvertire il freddo gelido addosso. Strizzo i capelli lunghi stringendoli in una morsa, rilasciandoli liberi e più leggeri. Cammino silenziosamente guardandomi attorno. Quest’isola è praticamente deserta. Non ci sono forme di vita, solo un mucchio di alberi secolari e solitari a renderla un po’ meno vuota. Quando, tra me e me, penso di aver sbagliato tutto, l’unica forma di vita mi cinge i fianchi facendomi mancare il respiro. “Harry”

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


“Harry” il cuore fa una capriola al suono della sua voce. Poggia la testa contro la mia schiena e mi attira a sé facendo aderire il mio corpo al suo. “Lisa” “Si” sussurra, muovendo leggermente il capo. “Oddio, Harry” mi stringe più forte. Raggiungo le sue mani intrecciate sulla mia pancia, accarezzandole le nocche. “Come sei arrivato fin qui?” trema debolmente, così sfrega la testa contro la mia maglia zuppa. “Sono venuto a prendervi” le slaccio le dita portandola dinanzi a me. Le accarezzo il volto stanco e pallido. Gli occhi arrossati sono indice di un pianto probabilmente recente, i capelli le ricadono senza forma sulle spalle, il corpo già magro divenuto ormai scheletrico. “Non volevo crederti morta” abbozzo un sorriso, baciandole la fronte. “Dov’è Niall?” Bagna gli occhi e chiude le labbra, trattenendo un singhiozzo. Nessuna lacrima riga il suo viso; deve esserne ormai satura. “E’ morto” mi volta le spalle, ma la vedo portare una mano alla bocca per soffocare il pianto. Prende una bella boccata d’aria riempiendo i polmoni. “L’ho perso in mare quando ho cercato di affogare con lui” “Cosa?” mi esce un filo di voce. “Perché?” tira su con il naso. “Io lo amo, Harry”. A quelle parole mi si forma un groppo in gola. “Non è un buon motivo per morire, Lisa” . Si avvicina a me. “Il tuo è un buon motivo?” quando, alzandosi sulle punte dei piedi, è a due centimetri dal mio viso, distolgo lo sguardo guardando altrove. “Harry” richiama la mia attenzione portando i miei occhi a lei. “Il tuo è un buon motivo?” “Cosa c’entro io” non mi rendo nemmeno conto se le parole mi escono fuori sotto forma di domanda o semplicemente come un’affermazione, mentre concentrato guardo le sue labbra dischiuse sempre più vicine alle mie. Deglutisco. Ho sognato questo momento per intere notti. Ho pensato al sapore depositato sulle sue labbra e ho immaginato di poterlo assaggiare. E’ la mia droga, il mio peccato, il diavolo tentatore. “Lisa” appoggio la fronte alla sua rispingendola indietro dalle spalle. “Harry” mi soffia sulle labbra. “Lisa” vorrei allontanarmi, ma mi attira come una calamita. “Non posso, Lisa” scuoto il capo convincendomi delle mie parole. E’ veramente questo che voglio? Chiaramente, la parte più egoista di me risponde affermativo. “E’ il motivo per cui sei qui”. Sento il respiro farsi pesante, le idee confondersi più di quanto in verità lo sono già, le mani che partono senza permesso tracciando le linee del suo corpo troppo vicino al mio, il cuore suonare un a solo schizofrenico, la testa urlare un segnale d’allarme. Tocca le mie labbra e riporta la testa indietro, allontanandosi solo un po’. “Mi ricordi così tanto lui” “Non è questo il modo, Lisa” quando prende le distanze da me, torno a buttare fuori l’aria che avevo trattenuto. Lascia cadere le braccia lungo i fianchi, guardandomi senza parlare. Adotta un’espressione dura, se così la vogliamo definire, prima di addolcire gli occhi bagnandoli di nuovo per riempire il caos che ha dentro. “Mi manca, Harry” corre per gettarsi tra le mie braccia, dove l’accolgo volentieri. Le passo una mano sui capelli quando sospira forte immersa nel mio petto. Con le dita disegna dei cerchi da sopra la maglia bagnata delineando la forma dei muscoli nascosti sotto di essa. “Sento il tuo cuore” poggia l’orecchio sulla parte sinistra del mio torace, picchiettando in contemporanea le dita a ritmo. “Anche io sento il tuo” emetto un sospiro quando le labbra si piegano in un sorriso. Una folata di vento la fa rannicchiare a me. “Hai freddo?” “Un po’” annuisce. “Che fine hanno fatto i pantaloni?” alzo un sopracciglio quando noto che indossa una maglia utilizzata come vestito. Più o meno; riesce a malapena a coprirle il sedere. “L-li ho buttati in acqua” gira gli occhi nascondendo l’imbarazzo. Sembra Eva nell’Eden quando il serpente le fece notare di essere nuda dinanzi ad Adamo. “Che fai?” si volta quando inizio a spogliarmi. “Ti do i miei, anche se immagino tu ci possa entrare all’incirca due volte” ridacchio. “E tu rimarrai senza?” “Si” respiro sollevato quando finalmente li sfilo. Cazzo, fa freddissimo. “Copriti principessa” glieli porgo. Alza immediatamente gli occhi quando enfatizzo l’ultima parola. “Cosa c’è?” muovo indietro i capelli che dispettosi erano ricaduti sopra gli occhi. Scuote prima il capo e poi mi risponde. “Niente”. Trattiene il fiato quando involontariamente le nostre dita si toccano. Eccola, quella scossa, quella che ho bramato per lungo tempo. Rido quando, abbottonati, i pantaloni le scendono fin sotto il bacino. “Aspetta” mi avvicino a lei mettendole le mani nelle tasche, facendoli scendere ancora di più. Trovo presto quello che cerco, ma impiego più tempo per godermi il contatto con il suo corpo nonostante lo spesso strato di tessuto. Non staccando mai gli occhi dai suoi, vedo in lei riaccendersi quella luce persa ormai da tempo. Tiro fuori un elastico che porto sempre dietro per legare i capelli fastidiosamente troppo lunghi e arrotolo una parte del pantalone fermandolo sul fianco con tre nodi stretti. “Ecco, così non dovrebbe scendere” raggiunge le mie mani ancora poggiate su di lei. “Si, va molto meglio adesso. Grazie Harry” mi abbraccia. “Di nie-“ mi blocco quando si piega in due avvertendo dolore in prossimità dello stomaco. Si rimette in piedi debolmente emettendo versi di spasmo. “Da quanto non mangi?” le alzo il volto con le dita. “Da d-du, da due settimane” chiude gli occhi e tossisce. “Che giorno è oggi?”. Ha perso completamente la cognizione del tempo. “Il 22 gennaio, giovedì” “Zayn” allarga gli occhi, come se si fosse appena ricordata di avere una vita sociale ed un fratello. “Come sta Zayn?” “Distrutto” decido di dirle la verità. “Pensa che tu sia viva” annuisce. “Ci hai parlato?” “Si. E’ stato lui a chiedermi di venire a cercarti. Vi, a cercarvi” mi correggo, corrugando la fronte e marcando le ultime lettere. Subito le immagini di Niall balenano nella mia testa e mi fanno stare male. Ho perso il mio migliore amico. “Harry?” mi riporta alla realtà. “Eh” “Perché ha mandato te? Nessuno si sta occupando del caso?” “Oh si, ma tuo fratello crede che non stiano facendo abbastanza. Hanno mai perlustrato questa zona?” gesticolo in aria. “No. Ho avuto occhio vigile giorno e notte; ho sperato di poter vedere anche solo una barca in lontananza o un aereo girovagare nel cielo ventiquattro ore su ventiquattro. Quando cominciavo a perdere le speranze, sei arrivato tu. Come mi hai trovata?” “Ho ascoltato tutti i telegiornali e preso appunti. Ogni giorno tiravano fuori piccoli dettagli che nessuno mai ha saputo interpretare bene, tranne me. La notte rimanevo alzato fino a tardi per studiare ogni pensiero fatto nei minimi particolari e molto spesso quando riuscivo a chiudere occhio, mi risvegliavo improvvisamente nel cuore della notte in preda a nuove supposizioni” “Come ci sei arrivato fin qui?” “Con lo yacht del padre di Liam. Ci abbiamo impiegato una settimana per raggiungerti” “E dov’è Liam adesso?” “E’ tornato indietro per chiamare soccorsi”. Studia attentamente il mio viso, inconsciamente accarezzando i muscoli del mio braccio. “Perché?” mi chiede, dopo minuti di silenzio trascorsi a guardarci negli occhi. “Perché cosa?” “Perché l’hai fatto?” “Perché non potevo sopportare l’idea di perdere Niall.. e di perdere te” confesso. Sospiro e mi volto, dandole le spalle. Apro la bocca un paio di volte, ma la richiudo subito. Che senso ha confessarle tutto se sono sicuro che lei non mi amerà mai? E’ la classica situazione in cui uno ama lei, ma lei ama l’altro. L’unica tipologia di sentimento che fa per me è l’amore non corrisposto. Io sono una calamita per sentimenti di questo genere. “Non ho potuto fermare l’uragano che mi hai scatenato dentro la prima volta che ho incrociato il tuo sguardo a casa mia. Mi innamoravo di te ogni volta che Niall passava un braccio attorno alle tue spalle, ogni volta che ti accarezzava il viso, ogni volta che ci parlava di te come la sua ragazza, un po’ di me se ne andava con te” la sento respirare tranquilla dietro di me. “Niall meritava la felicità e purtroppo io mi sono dovuto convincere che, nonostante il mio amore per te, tu non eri la mia felicità e probabilmente non lo sarai mai” concludo così la mia dichiarazione, quella che non avrei mai voluto rivelare. Sento un peso all’altezza dello stomaco come se avessi pronunciato quelle parole dinanzi al mio migliore amico, pronto a rubargli la ragazza. Arrivò presto il momento in cui QUELLA felicità mi fece capire che realmente eravamo fatti l’una per l’altro e che la NOSTRA felicità era soltanto ad un palmo di mano.

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


LISA POV Apro gli occhi nell’esatto momento in cui il sole fa capolino dalle nuvole, prendendo il posto della luna grande e brillante sopra di noi. Mugolo qualcosa allungando le gambe atrofizzate e stendo le braccia sulla sabbia fresca perpendicolarmente al corpo. Giro soltanto il capo, memore del giorno prima, ricordandomi di Harry. E’ steso in posizione supina con le braccia lungo i fianchi e i capelli a coprire i suoi lineamenti delicati, lasciando scoperta soltanto la bocca leggermente aperta. Trema di tanto in tanto quando avverte la frescura del primo mattino sulla pelle. Mi accoccolo a lui come facevo con Zayn; mi manca da morire. Inconsciamente, alza un braccio portandolo sulle mie spalle attirandomi a lui. Sposta la bocca sui miei capelli e sospira forte, mentre poggio la testa sul suo petto. L’acqua che prima inzuppava il suo indumento, ora è trasferita completamente alla sua pelle rendendola fresca al mio tocco. Senza secondi fini, infilo le braccia sotto la maglia, cingendolo. Trovo le sue gambe e le metto in mezzo alle mie. I jeans non sono ancora completamente asciutti, ma riescono a dare a quel pezzo di corpo scoperto il calore necessario per farlo stare meglio. “Resterei così tutto il giorno” la sua voce roca mi fa sorridere. “Tanto non abbiamo niente da fare” alzo le spalle ma non gli occhi, ancora fissi sul mare, quest’oggi spaventosamente una tavola. “Altroché” si mette seduto facendomi perdere la posizione. Socchiudo gli occhi per abituarli gradualmente alla luce e muovo leggermente il corpo in preda al rilassamento muscolare dopo una notte di tensione. “Dobbiamo andare a caccia” dice sicuro, appoggiando le mani dietro il bacino. “Cosa vuoi cacciare? I pesci?” domando, incuriosita. Ho vagato per l’isola giorni interi e non ho mai trovato niente da mettere sotto i denti. Che so, delle bacche, dei cocchi, mangerei anche l’erba ora come ora. Come risvegliato a quel pensiero, il mio stomaco da segni d’approvazione. “Eh. L’ho visto fare in un programma televisivo” risponde contento. “Un pesce” annuisce. “Con le mani” annuisce vistosamente sorridendo appena. “Tu vuoi pescare un pesce con le mani?” annuisce ancora allargando il sorriso e mostrando i denti. “Fico no?” “Certo” assottiglio lo sguardo distogliendolo da lui. Adotto la sua stessa posizione e alzo la testa verso il sole. “Ma prima devi ucciderli” “Bhe, certo, si” afferma, pensieroso. Riporto lo sguardo a lui, mangiando con gli occhi ogni centimetro del suo corpo. “Sai cosa significa mangiare pesce crudo?” “Che riempirai finalmente lo stomaco?” ride. “Che ti beccherai un’infinità di malattie” rispondo seria. Sento il suo sguardo addosso che non mi abbandona per i successivi imbarazzanti minuti, in cui fatico a tenere lo sguardo fisso dinanzi a me. “Hai presente quanti scarichi vengono riversati in mare? I pesci potrebbero essere malati” squittisco. “Ah vabbè, allora muori di fame, tanto manca poco prima della decomposizione” si sdraia sulla sabbia mettendo le mani sotto la testa. Volta gli occhi verso di me e per coprire le risate convulsive mette un braccio a coprire il volto. Sfocia presto in una risata divertita, mentre continua imperterrito a prendersi gioco di me. “Siete strani voi uomini. Prima vi lamentate che siamo troppo grasse, poi vi lamentate che siamo troppo magre” “Tu sei decisamente troppo magra, nanerottola” mi blocca, facendomi poggiare la schiena a terra. Si mette sopra di me, il suo viso a pochi centimetri dal mio. Mi respira in faccia mentre osservo quel verde divenire ancora più brillante quando viene colpito dai raggi del sole. La massa informe di capelli è morbida al tocco; le mie mani sono partite alla carica senza prima far passare l’idea per il cervello. Chiude gli occhi e piega le labbra in un sorriso, muovendo il capo assecondando i miei movimenti. “Adoro quando mi toccano i capelli” sussurra. Disegno dei piccoli cerchi sulla cute, arrotolando ciocche di capelli ricci tra le dita. Ride. Sento la sua pancia muoversi sopra la mia. “Stai diventando trasparente. Posso vederti attraverso. Qui” pizzica il fianco, facendomi muovere. “E qui” fa lo stesso con l’altro. “E qui” afferra la zona sotto l’ombelico. “Dai Harry” rido. “Mi fai il solletico”. “E qui” mi tocca il volto e improvvisamente smetto di ridere. Chiunque potrebbe innamorarsi di quello sguardo. Aspetta un attimo, cos’ho detto?? “Andiamo a cercare cibo” mi tira su stirando le mie braccia. “Se ti soffio contro cadi a terra come una piuma” . Mi lascio trascinare formulando pensieri a raffica, alcuni dei quali praticamente privi di significato. Quella fu la prova che intercettò i miei pensieri e probabilmente le mie intenzioni, perché gli lessi negli occhi il dispiacere di abbandonare quella posizione “intima”. “Harry, lì ci ho già guardato io. Non c’è assolutamente niente” sbuffo, non riuscendo a tenere il suo passo. Inciampo parecchie volte nelle erbacce, cadendo a terra. “Harry?” lo chiamo, ma non ottengo risposta. “Ti ho rotto i pantaloni” soffoco le risate portando una mano alla bocca. Tiro via un pezzo di stoffa, aprendo completamente la parte che dovrebbe coprire il ginocchio. “Maledizione” impreco, “adesso mi ammazzerà di sicuro” “Posso romperti un cocco in testa così rinsavisci?” la sua improvvisa presenza accanto a me mi fa trasalire. Poggia un fianco al tronco di un albero girando tra le mani un cocco di dimensioni stratosferiche come fosse una palla da basket. “Quello dove l’hai trovato?” lo indico, sbalordita. Provo immediatamente acquolina. “Era troppo in alto per te, nanerottola. Mi sono arrampicato sull’albero” “Oddio” allargo gli occhi. “Dammelo, dammelo, dammelo” allungo le braccia davanti muovendo in dentro le dita, facendogli segno di avvicinarsi. “Ehi, l’ho preso io” lo nasconde dietro la schiena, allontanandosi appena. “Ma io ho fame” borbotto. “Ho fame anch’io” ribatte. “Ma io sono quella più vicina alla decomposizione” ridacchio. Fa sorridere gli occhi in un modo in cui soltanto lui riesce e per un momento riesco a dimenticare tutto, troppo presa dal suo sguardo accattivante. “Cosa c’è?” domanda, alzando un angolo della bocca. “N-niente” mi volto per nascondere l’imbarazzo. “Stai arrossendo, bambola?” mi stuzzica. “Smettila, Harry. Sembri uno sfacciato playboy” “Su sfacciato sono d’accordo. Va bene, dai, ti concedo la parte più grande” mi tira contro un sassolino per attirare la mia attenzione. Gli sorrido soddisfatta correndogli incontro. Afferro la sua mano intrecciando le nostre dita. “Sarei morta se non fossi arrivato tu, Harry” confesso. “Grazie” mi spingo oltre il mio corpo trattenendo l’equilibrio su un solo piede, mentre mi fiondo sulle sue labbra dischiuse, cogliendolo di sorpresa.

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


HARRY POV Mi è addosso in un attimo senza nemmeno darmi il tempo di reagire. Accolgo controvoglia il suo bacio, serrando le labbra. Non è questo che vuole e non è me che vuole. Io sono soltanto uno strumento nelle sue mani, un ricordo. “Lisa” muovo le labbra contro le sue, mentre con la lingua e i denti cerca di farmi cedere. “Lisa” scuoto il capo, ma segue i miei movimenti come un’ombra. La fortuna vuole che almeno fisicamente il contatto sia minimo, mentre incastro la noce di cocco tra le nostre pance piatte. “No” sussurra, piagnucolando. “Io non sono lui, Lisa” ferma tutti i movimenti. “Perché continui a respingermi?” poggia la fronte alla mia, sospirando. “Perché questo non ci porterà da nessuna parte” le accarezzo il viso, solleticandolo con le dita. Ciocche di capelli coprono le mie mani e i suoi occhi mentre abbassa il capo. “Non ci deve portare da nessuna parte” insiste. “No, Lisa. Io sono innamorato di te” rimane zitta per qualche minuto. Quanto desidererei dirle che la voglio, ma non mi pronuncio. Non posso. “Anche io sono innamorata di te” confessa improvvisamente. Anche se so che non è vero, il mio cuore comunque decide di raccogliere quelle parole per conservarle nell’angolo più buio del cervello per poterle tirare fuori tutte le volte che vuole per ricordarmi l’ennesima volta quanto fa male amare una persona che non ti amerà mai. “Non è vero” “Si che è vero” alza gli occhi, sorridendomi appena. “No, Lisa. Non è vero. Che senso ha baciarti se poi ritornerà ad essere tutto uguale a prima? Tu amerai sempre Niall ed io ritornerò ad essere una comparsa nella tua vita” sbotto. “Ha senso per me” lascia le mie mani, allontanandosi. “Bhe per me no” cerco di essere convincente, ma la verità è che non ci credo nemmeno io. Un piccolissimo pezzo del suo cuore è mio. Adotta un’espressione dura, ma faccio finta di niente. “Lo sappiamo tutti e due a cosa porterebbe quel bacio e non dire che non è vero” le punto un dito contro come per confermare le mie teorie. “Infatti non lo nego, ma chi ti assicura che non sia realmente quello che vogliamo?” “Lo dico io. Tu non lo vuoi” “Ma cosa ne sai?” urla. “Tu sei innamorata di Niall” le urlo contro. Non voglio che commetta un errore. So cosa significa commettere errori e non aver la possibilità di riparare il danno. “Sono innamorata anche di te. Dio, come fai a non capirlo?” alza in aria le mani, voltandosi e dandomi le spalle. “Sono innamorata di Niall, ma amo anche te. Nessuno mi impedisce di provare lo stesso sentimento per due uomini” “Nessuno” ripeto. “Ma sbagli a pensare che si tratti dello stesso sentimento” si volta, guardandomi interrogativa. “Lisa, pensaci bene” sembra farlo sotto mio suggerimento. Quando l’espressione del suo viso mi da conferma del raggiungimento di una qualche ipotesi, rilasso il corpo. “Hai ragione” si avvicina. “Dammi la possibilità di capire cosa voglio davvero” sfrega il naso contro il mio. Ci risiamo. “No” serra la mascella digrignando i denti. “Ho fame” gira le spalle e cammina veloce davanti a me, visibilmente arrabbiata. Resto fermo sul posto ancora qualche secondo prima di decidermi a seguirla. La vedo seduta sulla sabbia con le ginocchia tirate al petto e la testa abbassata che di tanto in tanto fa muovere per scuotere i pensieri. I capelli le si muovono veloci spinti indietro dal vento. La guardo accigliato mentre tutte le parole formulate poco fa riempiono la mia testa affollandosi in modo confusionario. I suoi pensieri si mischiano con i miei, le sue parole diventano le mie, i miei desideri rispecchiano i suoi. Sbuffo prima di camminare deciso verso di lei, con il cuore che stranamente batte veloce. Mi inginocchio accanto a lei, ma comunque non smuove lo sguardo. “Hai rotto la noce?” la sua voce è ostile e priva d’emozione, come le sue mani che in modo nervoso si intrecciano tra loro. “No” rispondo secco. Non le stacco gli occhi di dosso neanche un minuto, osservando il suo profilo perfetto. “E cosa aspetti a farlo?” allarga le narici; sorrido. L’atteggiamento da sostenuta le dona poco, ma è comunque bellissima. “Già, cosa aspetto?” sussurro, più a me stesso che a lei. Prima che si volti, la spingo schiena a terra abbandonando il nostro pranzo poco lontano. Metto una mano dietro la sua testa per attutire il colpo conto la sabbia. Poggio le labbra sulle sue senza pensarci ancora; i pensieri ed i ripensamenti formulati poco fa mi bastano. Apre la bocca attirata dal mio sapore, muovendo la lingua su ciascun labbro. Sento qualcosa torturarmi all’altezza dello stomaco, ma lo ignoro. Sento perfettamente ogni centimetro del suo corpo contro il mio, mentre fa viaggiare le mani lungo la schiena e sotto la maglia. Evita di scendere oltre i boxer probabilmente per l’imbarazzo al quale la sto sottoponendo, nonostante sia anche un suo desiderio. “Non posso sopportare i tuoi cambiamenti d’umore” “Ti sto dando quello che vuoi” “Perché hai cambiato idea?” il brevissimo arco di tempo trascorso senza il contatto con le sue labbra mi fa avvicinare nuovamente, come se non potessimo farne a meno. Nell’aria attorno a noi rimbombano i rumori scaturiti dagli schiocchi continui delle nostre bocche vicine. Il respiro di ognuno viene trasferito all’altro come bisogno vitale. “Non è mai cambiata” “Mi credi?” passa le dita delicatamente sulla pelle scoperta del mio braccio, muovendole su e giù. “Che sei innamorata di me?” annuisce. “Non lo so, Lisa” rispondo sinceramente, alzandomi e mettendomi seduto. “Quando parli di lui sei… non lo so spiegare” passo una mano tra i capelli come a voler trovare le parole. “Sono?” incalza, poggiando la testa sulla mia spalla. “Sei felice, ti brillano gli occhi, sorridi al pensiero del suo viso buffo anche quando non te ne accorgi. Io me ne sono accorto” confesso, leggermente dispiaciuto. “Ascolta” afferra la mia mano e la poggia sul suo cuore. Due dita scendono lungo il seno, avvolgendolo, ma non se ne accorge. Sento sotto il palmo i battiti accelerati del suo muscolo, mentre chiude gli occhi. “Chiudi gli occhi, Harry” consiglia. Restiamo in silenzio per un tempo matematicamente infinito. “Sono innamorata di Niall, è vero” apro un occhio appena riprende a parlare, ma lei li ha ancora serrati. “Quello che ho sentito dentro la prima volta che l’ho baciato per paura e la prima volta che è successo per davvero è stato meraviglioso, ma questo..” sorride e sospira, “questo è decisamente imparagonabile. Lo sento tutte le volte che ti sono accanto” apro gli occhi completamente per non perdermi l’occasione di vederla sognare. “So che pensi sia impossibile innamorarsi di due persone contemporaneamente e forse hai anche ragione quando mi dici che probabilmente non è amore quello che provo per te, ma ti chiedo, se non fosse amore quello che provo per Niall?” riapre gli occhi poco per volta quando avverte il timore di non avermi più accanto. “Quando ti accorgerai che non è amore quello che provi per me mi scaricherai come un cane sull’autostrada” “No, Harry” mi riprende le mani incastrandole tra le sue, più piccole. “Permettimi solo di provarci. Lo vuoi anche tu”. Deglutisco. “Ti prometto che non succederà” accarezza le mie nocche. Senza prestare attenzione, con gli occhi ancora fissi nei suoi provvedo a rompere la noce di cocco con un ginocchio. “Non avevi fame?” cerco di abbozzare un sorriso, ma quello che ne esce fuori è soltanto un patetico tentativo di prendere tempo quando in verità, dentro di me, conosco già l’esito della situazione. Eravamo insieme, tutto il resto del tempo l'ho scordato. -Walt Whitman-

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


LISA POV Una volta ho letto che nei sogni viviamo molte emozioni quali gioia, felicità, paura, ansia. Premetto che non ho mai fatto sogni ricorrenti, ma quelle rare volte che l’ho fatto ho sempre avuto incubi che mi hanno fatto svegliare di soprassalto, con il cuore in gola e la mente che indisturbata vagava per campi che in realtà non avrei mai voluto percorrere. Da quando i miei genitori non ci sono più, con gli incubi ho stretto un patto d’alleanza e alla fine ho imparato a conviverci, nonostante questa resa sia sempre stata deleteria per me. Ho sempre avuto paura di addormentarmi. Mi desto dal sonno disturbata dal boato causato da un tuono che squarcia il cielo. Il fuoco acceso da Harry giace spento con un mucchio di tronchetti di legno accantonati alla sua base. Le nuvole pesanti e scure sopra la mia testa non esibiscono segni di pioggia in arrivo, ma ho come l’impressione che siano un po’ come gli occhi di una persona quando si riempiono di lacrime che si riversano poi senza contegno al momento opportuno. L’aria odora di precipitazione. “Harry?” tossisco. Tendo le orecchie prestando attenzione ad ogni minimo rumore che possa avvertirmi della sua presenza. “Harry, dove sei?” la paura di non trovarlo accanto a me permette all’ansia di divorarmi. Bagno le labbra seccate dal sonno e aggiusto la maglia tirandone i bordi verso il basso. Mi giro improvvisamente quando dietro di me un rumore tipo quello di foglie secche che vengono calpestate rompe il silenzio. Sento il respiro pesante fare l’eco nelle orecchie. Mi metto a quattro zampe e, scrutando attentamente il buio che mi circonda, cammino indietro come il gambero, raggiungendo la riva più illuminata grazie alla luna. “Chi c’è?” urlo, ovviamente non ottenendo risposta. Mi do della stupida mentalmente. Chi vuoi che ci sia, mi rimprovera la mia coscienza. “Harry non sei per niente divertente” nella voce ci sono chiari segni di paura. Sei paranoica. Quante volte gliel’ho sentito dire. “Non sono paranoica. Lì c’è qualcuno” rispondo ai miei pensieri. Mi alzo dalla mia posizione a cagnolino e sfrego le mani per liberarle dalla sabbia depositata tra le dita. Mentre cammino, incastro tra i piedi un indumento. Non riconoscendolo subito, decido di studiarlo meglio portandolo vicino gli occhi. Lo getto immediatamente a terra quando capisco a chi appartiene. Mi giro lentamente verso il mare per dare conferma ai miei pensieri. I capelli ricci di Harry si vedono a malapena attraverso le piccole onde che risentono dell’influsso della luna. E’ girato di spalle e guarda dritto verso l’immensità del mare. Di tanto in tanto allarga le braccia e getta la testa indietro bagnando la punta dei capelli. Vi passa una mano all’interno scuotendoli e liberandoli dall’acqua in eccesso che li rende sicuramente più pesanti. Riporto lo sguardo ai suoi boxer. Sta facendo il bagno nudo. A quel pensiero il mio stomaco riceve un sussulto e abbasso lo sguardo imbarazzata, soffiando l’aria per cercare di liberare le guance dal rossore che in questo momento le caratterizza. Senza pensarci nemmeno due volte, colgo il momento di minore vulnerabilità per afferrare il bordo della maglia, sfilandola. Resto a petto nudo e prendo un bel respiro, gonfiando il diaframma. Con lo sguardo fisso su Harry, infilo le dita tra i bottoni del jeans liberandoli e tirandoli giù insieme agli slip. Il mio cervello manda segnali dall’allarme avvertendomi della pericolosità della situazione in cui mi sto cacciando. Per ogni parola di Harry su quanto sono innamorata di Niall, arrivano tre passi decisi verso di lui. Entro in acqua ed immediatamente rabbrividisco per la frescura della sera. Man mano che mi avvicino, conto ventitré deglutizioni, di cui esattamente quindici indecise che quasi mi fanno tornare indietro. Appena avverte i miei passi dietro di lui, volta di poco il capo ma subito riprende a guardare avanti. Quando gli sono accanto, lo vedo piegare le labbra mostrando le fossette ai lati della bocca. Addolcisce gli occhi e prende la mia mano, facendo muovere l’acqua attorno a noi. “Sta per piovere” esordisce, quasi silenziosamente. Lo guardo senza parlare stringendogli la mano. Porta gli occhi nei miei dopo una manciata di secondi. “Io ti sono accanto … nuda e tu parli del tempo?” lo rimprovero. Il suo sguardo scatta nuovamente davanti. “Pensi che non ti abbia guardata? Non ho bisogno di indugiare oltre” sorride, tirandomi più vicina. Ricevo un contraccolpo quando il mio corpo tocca il suo, fianco a fianco. “Stiamo facendo la cosa giusta” lo rassicuro, posandogli una mano sulla guancia. Accoglie la mia carezza chiudendo gli occhi. “Sei sicura Lisa?” “Si, Harry” unisco le nostre labbra tremando leggermente. Le sue labbra calde placano immediatamente i miei tremori dovuti al freddo. Abbraccio stretto il suo corpo facendo muovere l’acqua leggermente più agitata. Essendo più piccola di lui, avverto la sua intimità all’altezza dell’ombelico. Gli chiedo in silenzio di ricevere di più e subito mi accontenta prendendomi in braccio. Lego le gambe alla sua vita senza lasciarlo entrare. Troppo alta, abbasso leggermente il capo per baciarlo ancora una volta. Delle gocce d’acqua planano direttamente sul mio naso, attraversando le nostre fronti unite. Allaccio le braccia al suo collo e infilo una mano in mezzo ai nostri corpi vicini per direzionarlo dentro di me. Aspetta di penetrare tutto per spingermi con le mani verso il basso, più in fondo. “Scusa” accarezza i miei capelli quando emetto un debolissimo verso di dolore. Passa le mani sulla mia schiena solleticandomi e facendomi venire un piccolo brivido. Le onde si mischiano a noi, in un perfetto connubio. Quando la pioggia diventa più pesante e fastidiosa è allora che mi sveglio. Passo una mano sul cuore respirando veloce. Sento le pulsazioni negli slip e ne provo vergogna. Per la prima volta in questi giorni, sono grata ad Harry di non essere presente. “Finalmente ti sei svegliata, dormigliona” “Si, adesso” dico titubante. Ripenso al sogno e scuoto la testa per lasciar andare via i pensieri. “Non ti senti bene?” si avvicina a me, ma d’impulso mi allontano. Alza le mani in segno di difesa. “Ho fame, ma non ho intenzione di provare carne umana” ride. I miei occhi cadono involontariamente sui suoi boxer e sulla sua erezione dura. “Che fai?” “Niente” distolgo lo sguardo, deglutendo. “Non posso nasconderlo dal momento che ho ceduto i pantaloni a te” sorride maliziosamente. “Cosa mangiamo oggi?” cerco di cambiare discorso, al contrario di lui che resta deciso a fissarmi con quell’espressione del tipo “Ti ho sgamato, birichina” che m’inchioda tutte le volte.

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


HARRY POV “Harry?” schiocca le dita dinanzi al mio volto per attirare la mia attenzione. Sbatto le palpebre un paio di volte per riprendere possesso della vista. “Dimmi” “Ho fame” conclude. “Che fai, comandi?” alzo un sopracciglio e mi alzo. Con la coda dell’occhio la vedo rivolgermi lo stesso sguardo interessato di prima. Sorrido tra me e me. “Vieni con me” gesticolo con la mano invitandola a seguirmi a riva. Mette una mano davanti al volto quando non riesce a sopportare i raggi del sole sfregare contro gli occhi. Rimane ferma al suo posto asciugandosi le lacrime. “Bella addormentata, guarda che il pranzo non aspetta” batto le mani, incoraggiandola a raggiungermi. “Non vedo niente con questo sole” sbuffa. “Abbi un po’ di pazienza” si lamenta. “Se scappano i pesci poi sarai costretta a mangiare me” mi prendo una pausa per concedermi il lusso di guardarla maliziosamente. “Stupido” scuote il capo. “Smettila di essere cosi sexy” “Smettila tu. Sei tu che sei in boxer” chiude gli occhi e mette una mano sulla bocca, come quella volta a casa sua quando si pentì immediatamente di avermi detto che stavo bene. “Ridammi i pantaloni così la smetto” la provoco. “I pesci non scappano più?” resto in silenzio, ridendo dei miei pensieri. “Non mi provocare più che non so cosa potrebbe uscire dalla mia bocca ad un’altra parola” le faccio segno di camminarmi davanti mentre continuo a soffocare risate. LISA POV “Posso togliere i boxer?” “Assolutamente no” rispondo troppo velocemente al ricordo del mio sogno. “Se entro in acqua poi sono costretto a rimanere con questi bagnati addosso” li tira leggermente, allargandoli e mi fa il labbruccio. “Scordatelo. Te li asciughi accanto al fuoco” incrocio le braccia al petto. “Hai detto di voler capire cosa vuoi davvero. Metti che non ti piaccio nudo, ci togliamo ogni dubbio” ride divertito. “Sei un cretino” “I tuoi complimenti mi imbarazzano” bagna i piedi e mette le mani sulle ginocchia guardando in basso, sul fondale. Resta dei minuti in silenzio studiando il moto dei pesci accanto ai suoi piedi immobili. Lo guardo agire lentamente, mentre si sdraia a pancia sotto immergendosi completamente. Di tanto in tanto i suoi capelli ritornano in superficie sotto forma di macchia. Mi siedo sulla sabbia e attendo la sua risalita. “Oddio” urlo, rido e copro la bocca quando rispunta con un pesce che si muove frenetico tra le sue labbra strette. Alza in aria le mani in segno di vittoria, scuotendo il bacino in piccoli movimenti circolari. “Aiicinati” “Cosa?” tendo l’orecchio per capire meglio. “Aiicinati” mima con le dita un movimento verso di lui ed è allora che comprendo. Se per lui è normale parlare con un pesce in bocca, io non lo so. Entro in acqua correndo e mi avvicino felice a lui. “Dai le ani” “Le mani?” annuisce. Appena le mie penetrano l’acqua, le ritiro immediatamente solleticata dai pesciolini che sguizzano disturbati. Piega le dita in dietro facendomi capire le sue intenzioni: vuole che ne peschi uno. “Harry non sono capace”. Ci provo un paio di volte, ma sfuggono. “Mi sfuggono” sbuffo. Mi prende le mani nelle sue e insieme le chiudiamo attorno a quelle povere bestioline, catturandone tre insieme. Rido quando all’interno della mano chiusa si muovono in cerca d’acqua. “Dallo a me” lascia cadere il pesce nelle mie mani chiuse a coppa e respira forte. “Devi accendere il fuoco” “Si” sorride, scuotendo i capelli. HARRY POV “Ho bisogno di un bagno” vedo i suoi occhi saettare su di me, sbalorditi. “Non posso fare il bagno?” allargo le mani. Sembra paralizzata. “Terra chiama Lisa” sventolo una mano riportandola alla realtà. “Perché?” “Vuoi venire con me?” azzardo, conoscendo già la risposta. “No” scuote il capo. “Sei sicura?” chiedo, con tono lascivo. Le sorrido debolmente e subito arrossisce. “Harry, io devo dirti una cosa” “Vieni con me!?” ripeto, ma questa volta suona più come un’affermazione che come una richiesta. Ho come l’impressione di sapere già cosa vuole dirmi. Mentre ci avviamo verso la riva, ritorna a parlare. “Ho fatto un.. sogno” “E cosa hai sognato?” assottiglio lo sguardo, proiettandolo all’orizzonte. “Te” si ferma. Mi giro a guardarla, ma continua. “Ho sognato questo momento” sussurra, abbassando gli occhi. “In che senso?” “Mi svegliavo e tu non c’eri. Ti ho visto in acqua e c’erano…” deglutisce. “C’erano?” incalzo. “C-c’erano i tuoi boxer a terra” gira le spalle e fa per tornare indietro, ma le blocco le mani facendola voltare di nuovo. “Guardami Lisa” ordino. “Devi solo dirmi di si” accarezzo piano il suo viso e lei piega la testa di lato, poggiando la guancia al mio palmo. Sembra titubante. “Si” sussurra. “Lo voglio”. Rido per la sua scelta di parole. “Che c’è?” “Sembra tu stia acconsentendo al matrimonio” ridacchia anche lei. Dopo un breve arco di tempo in cui restiamo romanticamente al chiaro di luna a fissarci negli occhi, mi decido ad unire le mie labbra alle sue. Il bacio appassionato che ne consegue ci fa stringere ancora di più. Mi alza la maglia, sfilandola dal capo. “Che bello” poggia le dita sul mio torace disegnando le linee del mio tatuaggio. Non ho mai assaporato un tocco così maledettamente delicato. “Dentro e fuori” sorride. Percependo il suo battito nel silenzio tombale, le poggio una mano sul cuore ascoltandolo accelerato con gli occhi chiusi. “Hai tolto il reggiseno” annuisce. Stringo i seni in una morsa delicata, massaggiandoli. Si alza sulle punte per raggiungere la mia bocca troppo lontana, o per nascondersi. Porta le mie mani sul bordo della sua maglia e mi conduce sopra la testa, scoprendosi interamente. Esce dai jeans in modo leggiadro, ma quando arriva alla molla dei miei boxer si ferma. Le prendo la mano e la porto in acqua. Si riversa tra le mie braccia per trovare calore. Quando finalmente trova il coraggio di sfilarli, io faccio lo stesso con i suoi slip. Lasciamo che il nostro intimo galleggi non molto lontano da noi mentre ci immergiamo di più. “Hai freddo?” “No” “Pensi a lui?” so che è inopportuno porre una domanda del genere nel bel mezzo di una situazione come questa, ma ho bisogno di sapere. Ho bisogno di essere l’unico in questo momento. Anche se dovesse essere l’ultimo, oltre che il primo per noi. Sembra pensarci più tempo del dovuto; comincio a temere la risposta. “No. Per quanto faccia male, considero Niall un capitolo chiuso. Il destino me lo ha concesso troppo velocemente e troppo velocemente l’ho perso” vedo le lacrime formarsi negli occhi, ma decide di condurle indietro. “Mi dispiace” la accarezzo. “Ci sei tu. Chi meglio del suo migliore amico può prendersi cura di me” sorride, avvicinando le labbra alle mie. Ferma il bacio e apre gli occhi, ma comunque non interrompe il contatto. “Harry” mormora, nella mia bocca. “Ehm… l’acqua è un po’ fredda” piego le labbra. Rimedio afferrando la sua mano, portandola in basso, tra noi. Le dò l’input pompando insieme a lei e poi la lascio. Continua da sola fin quando non le chiedo di fermarsi. “Vieni qui” muovo le dita con fare ammiccante; quanto ho desiderato questo momento. LISA POV Il cuore pulsa fin dentro le orecchie, mischiandosi all’eco del respiro pesante. “Vieni qui” lo sento spingere contro la mia pancia e chiudo gli occhi. Sembra di essere entrata nel mio sogno, ma questa volta senza la pioggia. Allaccio una gamba per volta alla sua vita mentre mette le mani sotto il mio sedere per portarmi alla sua altezza. Tremo di più quando il vento soffia forte sulla pelle scoperta e bagnata. Mi circonda con le braccia ed io poggio la testa sulla sua spalla. Gli graffio la schiena durante l’atto, in cui fatico a formulare un pensiero di senso compiuto. Dalla mia bocca escono versi indefiniti, parole dette a caso, suoni gutturali che si uniscono ai suoi, decisamente più forti. Sento gli occhi roteare e la bocca aprirsi inconsciamente quando avverto una netta mancanza d’aria e la bocca secca. “Baciami” mi sposta i capelli dalla bocca per avere libero accesso. “Devo uscire, Lisa” balbetta. “Un altro po’” richiedo, stringendolo più forte. “Vai più piano” lo sento contrarsi e rallentare i movimenti, concentrandosi su ogni spinta. “Adesso, Lisa” mi lascia insoddisfatta e dolorante mentre getta la testa indietro sollevandomi appena. Emette versi di piacere e stringe le mie mani facendo diventare le nocche bianche. Sospira e riapre gli occhi, baciandomi la fronte. “No, Harry” lo rimprovero, quasi offesa. “Lo so” assicura, portandomi a riva. Mi fa stendere sulla sabbia e si accoccola sopra di me. Allunga un braccio e porta una mano a piegare la mia gamba, al lato del suo fianco. Fa lo stesso con l’altra e si posiziona in mezzo. Risale con i baci a partire dal piede, percorrendo con le labbra l’inchiostro nero con la scritta To infinity and beyond. Poi la caviglia, e così l’interno coscia; succhia leggermente la pelle quando arriva all’altezza dell’ombelico. “Sei salata” lecca le labbra. “Ma tremendamente dolce” sfrega il naso contro il mio. Infila una mano tra noi e subito chiudo le gambe. “Apri” “No” “Ho detto apri” finge autorità, ma si tradisce ridendo. “No”. Allarga le gambe accontentando le mie richieste. Inarco la schiena quando il dolore diventa più forte man mano che entra sempre più. Ruota i fianchi non facendomi capire più niente. “Potrei ricominciare” tira il lobo dell’orecchio destro e poi vi passa la lingua. Scende con i baci sul collo lasciandomi un succhiotto. “Harry” “Si” “Harry” “Si” spingo il suo bacino più vicino. Alzo le gambe fino alla sua schiena. Sorride osservando la mia reazione. “Se ti fossi innamorata di me la prima volta, non avremmo dovuto attendere più di un mese per avere questo. Adesso invece mi devo accontentare di essere una seconda scelta e si sa, chi si accontenta gode così così”.

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


Qualcuno ha scritto: dopo aver fatto l’amore dormiremo abbracciati, la tua schiena contro il mio ventre, le nostre gambe allacciate, le dita dei miei piedi a stringerti le caviglie come mollette. Sembreremo due immagini tratte dal libro di scienze: un frutto tagliato a metà; tu la buccia ed io il torsolo. Accarezzo la mano di Harry poggiata sopra la mia pancia. Infilo la testa tra la sua e il collo, muovendo il bacino più vicino a lui. Lo sento mormorare qualcosa nel sonno e muovere le gambe in avanti, allungandole. Respira forte nei miei capelli dandomi l’impressione che sia sveglio, ma quando lo sento russare leggermente mi ricredo. “I don’t ever tell you How i really feel ’cause i can’t find the words to Say what i mean Nothing’s ever easy That’s what they say I know i’m not your only But i’ll still be your fool ’cause i’m a fool for you” batto il ritmo con le dita sulle sue mani, canticchiando a voce bassa. Passo i piedi lungo la lunghezza delle sue gambe, avvertendo il leggero solletico a causa dei peli. Resto così, quasi immobile ad assorbire i deboli raggi del sole sfiorarmi la pelle. Quando avverto una spinta dietro il bacino , lo stringo più forte. “E’ meraviglioso sentirti cantare per me” rido quando passa le labbra calde sulla zona sotto l’orecchio. Cambio posizione per guardarlo negli occhi. Silenziosamente, passa le mani su tutto il corpo, riaccendendo la scintilla persa durante le poche ore di sonno. “Amo le tue mani” confesso, in preda a spasmi emotivi. “Io ti amo tutta” mi getto tra le sue braccia, baciandolo appassionatamente. “Harry… tu ci credi al sesso senza amore?” “Mi descrive la vita” sorride. “Harry” gli tiro uno schiaffo sul braccio. “Sei gelosa?” mi guarda con un sorriso sghembo che mi innervosisce. “No” alzo le spalle, chiaramente arrabbiata. Mi metto a sedere dandogli la schiena. Incrocio le braccia al petto e serro le labbra facendo uscire rumorosamente aria dal naso. “Si può sapere di cosa sei gelosa?” ridacchia. “Non sono gelosa” ribadisco. “Non sei gelosa quanto è vero che ti amo” ride, sollevandosi per mettersi dietro di me. Mi alza senza fatica portandomi più vicina a lui. “Nell’attesa del tuo fatidico arrivo dovevo pur occupare il tempo” stringe le braccia muscolose attorno al mio corpo baciandomi il collo. “Cretino” lo schiaffeggio di nuovo. “Ho fatto l’amore soltanto una volta prima di te, ma questa storia preferisco raccontartela un’altra volta”. ZAYN POV “Liam” gli corro incontro, abbracciandolo. “Non sai da quanto tempo attendo vostre notizie. Dov’è Harry?” mi sporgo oltre il suo corpo notandone l’assenza. “Scusami, ma sono tornato adesso. Ho lasciato lo yacht e sono corso da te” “Sono?” mi acciglio. “Sei tornato da solo?” “Si, Zayn. Posso entrare?” mi rendo conto solo adesso di star intrattenendo Liam sulla porta. “Certo che puoi. Cosa è successo?” divento immediatamente nervoso quando mi risponde di dovermi parlare. HARRY POV “Ha a che fare con la tua esperienza in quel posto malfamato?” cazzo, ha una memoria di ferro. “Si” rispondo semplicemente. Prende un bel respiro. “Hai paura che mi arrabbi?” “Non lo so” alzo le spalle. Sono stato tentato dal dirle di no ma, ripensandoci, non saprei cosa sarebbe peggio rivelare tra aver avuto un figlio e l’essere stato con una prostituta. Una sola notte di passione che si è subito trasformata in amore. “Posso farti una domanda?” “Dipende” “La smetti di essere così incazzona?” le pizzico il fianco e la sento ridere appena. “Dopo stanotte, cosa siamo diventati precisamente?” “Non lo so, puoi decidere tu” risponde, con una scrollata di spalle. “Lo sai cosa voglio io. Tu cosa vuoi?” “Quello che vuoi tu” perché è così sfacciatamente criptica? “Quindi…” mi lecco le labbra, azzardando la risposta. “Siamo diventati una… coppia?” sembro un adolescente alla sua prima esperienza. Scoppia in una risata divertita facendomi trasalire. “Chi l’avrebbe mai detto che diventavi così imbranato” mi schernisce. “Non è carino da parte tua definirmi tale dopo quello che ti ho concesso stanotte” mi offendo. “Mi rinfreschi la memoria?” si gira improvvisamente, cogliendomi totalmente di sorpresa. Per mantenermi in equilibrio poggio le mani dietro il bacino. Si inginocchia e poggia il corpo sui talloni e le labbra sulle mie, succhiando forte. “Oddio, Lisa” l’attiro a me forse troppo violentemente. Le sfilo subito gli slip, vedendola per la prima volta alla luce del sole. Premo contro di lei per ascoltare le sue imprecazioni che mi fanno scatenare di più. Lecco le labbra per bagnare anche lei, spaventosamente asciutta. “Harry” emette un urlo roco mentre pronuncia il mio nome che mi rimbomba nelle orecchie. Inarca la schiena e serra gli occhi, facendo vibrare tutto il corpo. Premo le dita contro la sua pelle facendola diventare rossa . Non avverte nessun dolore perché l’unica cosa a cui riesce a pensare lucidamente è il mio nome. ZAYN POV “Quindi a parte che hai lasciato Harry sull’isola non sai dirmi nient’altro?” scuote il capo. Passo una mano sui capelli e poi sulla barba, grattandone il pizzo. “Liam noi dobbiamo ritornare lì” concludo. “Si, ma avevo intenzione di andare con te a chiamare soccorsi. E’ già una settimana che è lì da solo o con Lisa e Niall o non so” dice nervoso, ripensando ad ogni parola. “Non possiamo perdere altro tempo facendo tutto da soli” “Hai ragione” concordo. “Vado a mettermi qualcosa di comodo” “Fatemi capire bene” incrocia le mani davanti a sé. “Mi state dicendo che avete trovato i ragazzi?” “No” Liam si gratta la testa dopo la decima volta. “Siamo arrivati su un’isola e lì ho lasciato il mio amico che è andato a soccorrere i ragazzi, ma non ho la certezza che li abbia trovati” “Bene. E questo ragazzo è ancora lì” “Si e dobbiamo andare a riprenderlo” conclude. Scambia con il collega degli sguardi titubanti e poi riporta lo sguardo a noi. “Dove si trova esattamente quest’isola?” emetto un respiro di sollievo e rilasso il corpo quando prendo consapevolezza che è bastato poco. Se sono fortunato potrò presto riabbracciare mia sorella. Se Harry li ha trovati sani e salvi, gli sarò per sempre infinitamente grato. LISA POV Scuoto il capo mentre, durante l’ennesimo sogno, odo un rumore quasi sconosciuto. Mi rilasso, ma riesco a sentirlo ancora. Forse non è soltanto un sogno. È ancora abbastanza lontano, ma nel silenzio riesco a sentirlo perfettamente. E’ troppo buio per riuscire a studiare il cielo. “Harry” gli pizzico la mano per farlo svegliare. “Dimmi” si gira svogliato con gli occhi aperti per metà. “Lo senti anche tu?” tendiamo entrambi le orecchie prestando attenzione. “Sembra..” “Un aereo” conferma. Mi guarda con un’espressione sbalordita, alzandosi per correre a controllare. Guarda in alto speranzoso. Quando comincio a perdere le speranze, lo sento urlare. “Sono arrivati” gli corro incontro guardando nella sua stessa direzione. “Dio ti ringrazio” unisce le mani mentre io le porto in alto, muovendole freneticamente. Cado nello sconforto totale quando l’aereo ci sorpassa veloce. “Cazzo no” “Da lassù dovremmo apparire come formiche. Il fuoco” esordisco. “Harry il fuoco” . Sfila veloce la maglia sventolandola davanti alla fiamma per far salire il fumo. Poco dopo… “Liam” Harry stringe tra le braccia l’amico, ringraziandolo. “Zayn” “Amore mio. Non ho mai perso la speranza” con le lacrime agli occhi gli corro incontro gettandomi in braccio. “Non ci credo” “Zayn” tutte le lacrime che ho versato per la morte di Niall ritornano a scendere per la felicità di riabbracciare finalmente l’unico corpo che mi sia realmente mancato. Quanto tempo è trascorso? Sembra un’eternità. “Mi sei mancato” appoggio la testa alla sua spalla, bagnando completamente la maglia. “Anche tu, pulce” provo un sollievo immenso quando sento le sue braccia circondarmi. “Niall?” mi sorride, ma quando vede la mia espressione triste ritorna serio. “Dov’è Niall?” anche Liam si avvicina. “Non lo so. Cioè lo so. L’ho perso in mare. Quando l’aereo è caduto l’ho trovato sulle rocce privo di vita. Cioè respirava ancora. Oh, Dio” porto una mano alla bocca e asciugo il naso. “Quando ho capito che era morto, ho cercato di affogare con lui ma la tempesta era forte e..” Zayn mi porta vicino, avvicinando le labbra alla mia tempia. “Mi dispiace. Avrei voluto esserci io al suo posto” “Non dirlo nemmeno per scherzo” mi rimprovera severo Liam. “Continueranno a fare ricerche, non è vero?” volta lo sguardo in direzione di chi è di competenza, ma non ottiene altro che sguardi privi d’espressione. “Si, continueranno sicuramente” cerca di convincersi, rivolgendogli uno sguardo truce. “Prendetele una coperta, razza di idioti” “Harry” lo riprendo, sottovoce. Circonda le mie spalle, coprendomi. “Grazie” “Vieni qui” mi sdraio accanto a mio fratello, chiudendo gli occhi. “Voglio tornare a casa, Zayn” .

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


Ancora non riesco a capacitarmi di essere finalmente a casa. Ora che sono tornata, mi sento completamente messa allo sbando, mentre giro per casa mia guardandomi intorno come se per la prima volta fossi entrata in un appartamento che non è il mio. Se vogliamo utilizzare un aggettivo, credo che quello ideale sarebbe: spaesata. Delle lacrime scendono involontariamente a rigarmi il volto, ricordandomi di Niall. “Sarà difficile, ma supereremo anche questa” “Lui respirava ancora, Zayn” sussurro, singhiozzando. Restano tutti e tre in silenzio, riempiendo ulteriormente quello che ho dentro. Con il capo abbassato, non riesco a riconoscere l’abbraccio che mi viene riservato. Sento delle braccia troppo muscolose circondarmi il torace, un profumo che non mi è familiare, un lamento troppo basso che mi giunge alle orecchie. Quando mi volto, trovo Liam a piangere. Corrugo la fronte per la sorpresa. Tiro su con il naso, ricambiando l’abbraccio. “Oh, Liam” affondo la testa nel suo petto, tra i muscoli tesi. Mi avvicina di più poggiandomi una mano alla base della nuca, sui capelli disordinati. Anche Zayn si unisce all’abbraccio, dietro di me. “Mi manca da morire” muovo la schiena e la pancia contro mio fratello e Liam quando i singhiozzi si fanno più marcati. Guardo improvvisamente Harry alzando il volto. Mi rendo conto troppo tardi di averlo ferito gravemente pronunciando quelle parole. Lui lo ha sempre saputo e mi aveva avvertito. Mi aveva chiesto di non illuderlo ed io l’ho fatto, fregandomene dei suoi sentimenti per me. L’espressione che mi rivolge non riesco a decifrarla; piega le labbra compassionevolmente, esprimendo con gli occhi il suo dispiacere. Accorgendosi del nostro scambio di sguardi, Liam scioglie l’abbraccio. Zayn volta lo sguardo tra loro due e poi guarda me, non capendo. Non so cosa dirgli, o forse semplicemente non ho assolutamente niente da dirgli. “Harry” balbetto. Allungo un braccio nella sua direzione, ma non si muove. Gli chiedo silenziosamente di avvicinarsi, ma non lo fa. “Harry” lo incoraggia Liam. “Va da lei, Harry”. Scuote il capo guardandomi come fossi un insetto velenoso. Quando cerco di avvicinarmi a lui, fa istintivamente un passo indietro facendo cadere a terra la coperta. “Lo sapevo” sussurra. Gira le spalle e se ne va, lasciandomi esterrefatta. “No” sussurro, a me stessa. “Harry, aspetta” “Lisa” Zayn mi blocca la mano, impedendomi di proseguire oltre. “Lasciami Zayn” divincolo l’arto con forza, ma comunque non molla la presa. “Lisa che succede?” si acciglia. “Zayn, per favore. Lasciami” “Zayn” la voce severa di Liam interrompe le sue azioni. “Mi spiegate cosa succede?” alza leggermente la voce. “Te lo spiego io, ma tu lasciala andare” mi stupisce quando segue immediatamente il consiglio di Liam. Senza badare a nessuno dei due, corro inseguendolo. Lo trovo in strada che cammina veloce con solo i boxer addosso. “Harry” “Lasciami Lisa” strattona il braccio dalla mia presa debole. “Sei in boxer”. Ride. “Ti preoccupi che sono in boxer?” espira rumorosamente. “Grazie, ma me ne fotto poco di quello che pensa la gente” “Perché sei andato via?” respiro profondamente per liberarmi dall’affanno. “Perché?” mi fa l’eco. “Perché mi ero ripromesso di non farmi più illudere, Lisa e con te ci sono riuscito alla grande. Un’altra volta, un’altra dannatissima volta” urla, riprendendo a camminare. “Non urlare, Harry” il mio non vuole essere un rimprovero, anche perché so che ha perfettamente ragione. “Io urlo quanto cazzo mi pare” mi ammonisce. “Posso parlare?” “No” “Per favore” lo imploro. Sono un fascio di nervi. “Ho detto no” il colore degli occhi diventa di una sfumatura diversa dal verde chiaro. “Ti amo” le mie parole lo fanno innervosire ancora di più. Stringe i pugni e digrigna i denti, facendomi spaventare. “Sta zitta” urla più forte. Qualcuno in strada guarda nella nostra direzione. “Zitta” ripete. “Non voglio sentire nessun’altra parola, Lisa. Sono stufo di essere la seconda scelta. Sono stato la seconda scelta di mio padre, la seconda scelta del mio primo amore, la seconda scelta di El. Mi sono rotto i coglioni di essere il secondo in tutto. Tu mi hai costretto a cedere e questo è tutto quello che mi merito” sbotta. “Non dire così” sento le lacrime scendere. Ne ho abbastanza di piangere. “Lo sappiamo tutti e due che se ci fosse stato Niall tu non mi avresti neanche notato, anche se ti avessi detto che ero innamorato di te. E allora sai cosa ti dico? Vai” gesticola, puntando un dito alle mie spalle. “Tornatene a piangere per Niall, perché tra noi è tutto finito, Lisa. Sei stata solo sesso, come tutte quelle che sono venute prima di te”. La veridicità delle sue parole viene messa a dura prova da una lacrima che ha deciso di scendere senza permesso. L’ho ascoltato in silenzio tutto il tempo, piangendo, mentre le sue parole penetravano il mio cuore come mille lame taglienti, frantumandolo in milioni di pezzi. “Sei arrabbiato, per questo parli così” “No. Sono stanco” “Non puoi lasciarmi” gli prendo le mani e mi sorprende quando non le ritira. “Si che posso. Io e te non stiamo insieme”. Uccide tutte le mie speranze di essere felice nonostante la mancanza di Niall. “Guardami negli occhi e dimmi che non mi ami” avvicino il viso al suo assorbendone il respiro affaticato. “Lo sai che ti amo” “E allora dimmi che non vuoi avere niente a che fare con me ed io me ne andrò” lo sfido. Volta lo sguardo per evitare di guardarmi. La sua reazione mi tranquillizza, perché so che ci tiene a me così come io tengo a lui. “Dimmelo, Harry” “Non ti voglio” il mio cuore fa un salto. “N-non mi hai guardata” perché voglio sentirgli dire di nuovo che non mi vuole? La mia testa vuole costringermi a soffrire ancora una volta. “Non voglio avere niente a che fare con te” ripete. Lascio cadere le braccia lungo il corpo, delusa. Resto a guardarlo troppo tempo sperando che cambi idea, o che comunque mi dica la verità, perché questa non è assolutamente la verità. “Addio Harry” mi decido a lasciarlo, correndo a casa mia mentre asciugo gli occhi. HARRY POV Cazzo. No, non posso averlo detto sul serio. Sei un coglione, mi rimprovero. Sei un uomo senza palle. Hai rovinato tutto. Costringo i piedi a muoversi, ma fatti alcuni passi avanti mi blocco nuovamente. Avanti Harry, mi incito mentalmente. Corri da lei, dille che è tutto un errore, dille che moriresti per lei, dille che la aspetteresti per tutta la vita se questo fosse il tempo di cui ha bisogno per superare la morte di Niall. Ma tutto quello che faccio è voltarle le spalle, camminando nella direzione opposta. “Un whisky” comando, poggiando i gomiti sul bancone. Un cellulare scivola improvvisamente davanti a me, spinto violentemente da una ragazza che occupa un posto accanto al mio. Non ancora ubriaco, sbircio le parole scritte in una chat lasciata aperta. Porto lo sguardo sulla ragazza, molto carina. “Vorrei dell’acqua minerale, per favore” “Tu vieni qui e ordini dell’acqua minerale?” la provoco. Come se si fosse accorta solo ora della mia presenza, alza un sopracciglio. “Sono astemia” risponde tranquillamente. “E incazzata” aggiungo. “L’acqua minerale serve a poco” . Prende immediatamente il cellulare tra le mani, nascondendolo. “Te l’hanno mai detto di farti gli affari tuoi?” “Non ho nessun interesse” alzo le spalle, avvicinando le labbra al bicchiere. Lo bevo tutto d’un sorso, sospirando alla fine. Mi alzo traballante e le cado addosso. “Ti senti bene?” chiede, preoccupata. “Tu che dici?” ironizzo. “Senti, hai la macchina?” “Si” “Portami a casa prima che faccia altri guai” “Quale casa?” “A casa tua” “La mia?” si indica. “Ma ti pare che faccio entrare estranei in casa mia? Potresti essere chiunque” risponde allarmata. “Mi chiamo Harry” allungo una mano verso di lei, che con titubanza la stringe. “Ecco, adesso non siamo più estranei. Ti prego, ho bisogno di riposare” “Va bene. Ma se t’azzardi a mettermi le mani addosso-“ “Sono fidanzato, sta tranquilla!” LISA POV “Chi è?” “Scar, sono Lisa” “Lisa?” apre immediatamente la porta, guardandomi allibita. “Tesoro” mi stringe in un abbraccio confortante, da mamma. “Scusami se mi presento così” “Non hai bisogno di alcun invito. Entra. Sono così contenta che tu sia viva” passa una mano sotto gli occhi. “Sono qui perché voglio scusarmi” “Per cosa?” “Non sono riuscita a salvarlo, Scar. E’ tutta colpa mia” scoppio a piangere. Ultimamente non so fare altro. “Non posso credere che tu viva con questo pensiero, Lisa” corre ad abbracciarmi. “Non prenderti nessuna colpa, Lisa. E’ stato un terribile incidente” “Il suo pensiero mi segue ovunque, Scar. Sento di averlo accanto tutto il tempo. Non ce la faccio a pensare di averlo perso” “Non lo perderai mai” mi accarezza. “Io non posso vivere senza di lui”. Mi volto quando dietro di me sento sbattere la porta. “Lisa” il tono sorpreso di Tom lascia sorpresa anche me. “Ciao Tom” non mi sorride come ha sempre fatto; sembra quasi arrabbiato di vedermi. Siede accanto alla moglie, guardandola come se volesse dirle qualcosa. “Lisa, credo proprio che tu debba andare via”.

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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***


“Abiti lontano?” mi chiede, sprofondando completamente nel sedile dell’auto. “No” “Come ti chiami?” “Alice” gli sorrido, voltando lo sguardo verso di lui. Passa gli occhi una paio di volte su e giù studiando attentamente il mio corpo. “Sei carina”. Mi sento improvvisamente avvampare. “Grazie” mormoro, a bassa voce. Lascio che i capelli coprano momentaneamente il mio profilo, per metà già nascosto dalla semioscurità dell’abitacolo. Respiro veloce quando li sento spostarsi indietro, dopo l’orecchio. Libera con le dita l’orecchino da alcune ciocche di capelli che si erano incastrate all’interno. Infilo velocemente la chiave per nascondermi ulteriormente. Il silenzio imbarazzante che regna in questo momento mi fa sudare, nonostante fuori ci siano dieci gradi. “Allora, Alice” interviene. Pronuncia il mio nome con tono vellutato; mi convinco a pensare che sia frutto dell’alcol. “Sei stata mollata?” mi giro piano nella sua direzione, mentre se ne sta appoggiato con la schiena alla portiera con gli occhi socchiusi. “Ti interessa?” “Sinceramente no” apre soltanto un occhio e mi guarda. “Bene” concludo. “Era per fare conversazione” continua, scrollando le spalle. “Bhe preferirei non parlarne. Se non ti dispiace” aggiungo, come volessi scusarmi. Ma chi ti conosce?! Mi ritrovo a pensare tra me e me. “Va bene. Ti va se parliamo d’altro?” accendo la macchina e metto la prima, partendo con una lentezza esorbitante. “Di cosa vuoi parlare?” fingo di guardare a destra e a sinistra solo per concedermi il lusso di sbirciare la sua figura lunga accanto a me; le strade sono praticamente sgombre. “Sei fidanzata?” con la coda dell’occhio lo vedo sorridere in modo provocatorio. Allora è stronzo. Ha capito il mio punto debole senza neanche conoscermi. “Ti interessa?” “Cambia disco, mi sto annoiando” sbuffa, irritato. Falsamente irritato. Sta cercando di provocarmi, ma decido di non accogliere le sue provocazioni per non rispondergli male. Sono nervosa e il nervosismo conduce a pensieri cattivi. “Ti va di fare un gioco?” “Oh si, dai, giochiamo” il suo sguardo si illumina immediatamente, ovviamente interpretando male la mia richiesta. “Non QUEL gioco, Harry” lo guardo male. “Non eri quello “Non ti metto le mani addosso, sta tranquilla sono fidanzato?”” “Chi si è permesso di dire che sono fidanzato?” allarga gli occhi. Non è così ubriaco, ma sa recitare bene. Ridacchio. “Facciamo il gioco del silenzio, avanti” “Non conosci giochi più entusiasmanti?” sbuffa. “Va bene, posso almeno respirare?” “Se proprio devi” rido. Si addormenta poco prima di svoltare la stradina di casa. “Harry” lo scuoto. “Harry” è completamente andato ed io sono troppo piccola per caricarlo sulle spalle. “Andiamo, Harry. Non posso lasciarti dormire in auto”. Jay, ho un caso perso in auto. Per favore aiutami a portarlo dentro. Digito velocemente il messaggio e lo invio. Attendo la sua risposta nel freddo abitacolo, chiudendomi il cappotto attorno al corpo. Quando il respiro pesante si trasforma in un leggero russare, sorrido. Cosa ricevo in cambio del disturbo? Un bacio, sulla guancia. Non posso essere più fortunato? Hai avuto già la tua fortuna. Io sono la tua fortuna… o forse tu sei la mia. Sto arrivando. Scendo dall’auto e stringo gli occhi quando un vento gelido notturno mi paralizza i sensi. “Ma fa freddissimo” sbuffa, facendo uscire delle nuvolette bianche dalla bocca. “Credevi fossi ferragosto?” rido, unendomi al suo respiro. “Carino il pigiama, Jay” lo indico, soffocando le risate. “Non è per le occasioni ufficiali” si giustifica. “E quali sarebbero le occasioni ufficiali?” “Quelle che vedono noi due insieme” confessa. Nel gelo, sento le guance andare a fuoco. Per fortuna è abbastanza intelligente da non favorire ulteriormente il mio imbarazzo. Dovrei essere ormai abituata alle sue avance, ma penso che in fin dei conti non ci riuscirò mai. “Allora, dov’è questo caso perso?” accenno all’auto. Si avvicina al finestrino e mette le mani a coppa per sbirciare all’interno. Si gira dopo una manciata di secondi, guardandomi torvo. “E questo chi è?” sorrido per la sua gelosia sfacciata. “Harry” rispondo sicura. “Harry” mi imita. “E sarebbe?” “Oh, andiamo Jay” “Hai un uomo in auto e mi dici Oh, andiamo Jay?” sussurra. Lo abbraccio affettuosamente lasciandogli un bacio sulla guancia. “L’ho beccato al pub e mi ha chiesto di accompagnarlo a casa” spiego velocemente. “A casa tua” annuisce. “Certo” risponde ai suoi stessi pensieri. “Mi sembra ovvio” fa per aprire la portiera, ma si ferma. “Sei fortunata ragazzina” mi punta l’indice “ che abito proprio accanto a te”. “Ti prego Jay” rido, capendo le sue parole. “Dormirai beatamente stanotte, te lo prometto” gli spingo piano il braccio. “Dormo a casa tua anche io” “Cos è casa mia? Un condominio?”. Piega le labbra in un mezzo sorriso; forse dovrei dargli una chance. Potrebbe seriamente essere la mia fortuna. Decido di pensarci meglio domani, a mente riposata. “Il gigante pesa” parla, visibilmente sotto sforzo. “Aspetta, ti do una mano” mi affretto a bloccare la macchina e passo un braccio di Harry sulla mia spalla, mentre il mio circonda il suo bacino. Istintivamente, stringo il braccio di Jay vicino al mio corpo. “Grazie, Jay” adagiamo insieme Harry sul mio letto. Quando, nell’oscurità della stanza, si fa più vicino, chiudo gli occhi. Sono sicura riesce ad ascoltare i miei battiti accelerati; fingo di pensare ad altro, qualsiasi cosa riesca a catturare la mia attenzione. “Non dormirai con lui, vero?” sorrido, scuotendo il capo. Lo sento rilassarsi accanto a me, mentre noncurante mi stringe la mano incastrando le dita. “Ti va di restare? I miei sono fuori e Alana già dorme. Possiamo vederci un film” allargo il sorriso, emozionata. “Non pretendere che resti sveglio, però” ride. “Il tuo caso perso mi ha interrotto il sonno” sbadiglia. Mi sento terribilmente in colpa, ma in fondo il mio caso perso mi ha concesso il piacere della sua presenza. “Ok. Mi cambio e arrivo” lo bacio e corro al cassetto della biancheria, scegliendo l’unico pigiama adatto all’occasione. Quella “ufficiale”, come la chiama lui. L’unico indumento lasciato riposare tranquillo in fondo al cassetto per anni, quello che non avrei mai deciso di indossare. Il mattino seguente… Getto una prima occhiata alla mia camera ancora chiusa e una seconda al salotto, dove angelicamente dorme Jay. Infilo una cucchiaiata di cereali con il latte in bocca e nel frattempo sorrido. Non ho mai dormito così bene. Ho persino sognato; non mi capitava da tempo. “Buongiorno” Alana, mia sorella minore, stropiccia gli occhi e stiracchia le gambe dinanzi il corpo nemmeno fosse un cane. “Ciao” “Che ci fa lui qui?” indica il divano, riprendendo conoscenza. “Abbiamo visite quest’oggi” ridacchio, continuando a mangiare. “Buongiorno” a piedi scalzi, Harry ci raggiunge in cucina. E’ mezzo nudo; mi sono curata di spogliarlo ieri sera prima di raggiungere Jay. Non poteva dormire tutto vestito; non è igienico. Guarda mia sorella con fare interrogativo e lei ricambia lo sguardo. Anche Jay apre gli occhi in quel momento. “C’è la riunione di condominio?” “Voi chi siete?” chiede Harry. Mi diletto a guardarli porsi domande stupide a vicenda. Niente mi ha mai divertito tanto. “Come, non mi riconosci?” mia sorella si avvicina a lui, ammiccando. La squadra da capo a piedi. “Ti prego, illuminami” “Hai dimenticato la donna che ti ha fatto urlare ieri sera?” sembra seria quando lo dice. Fatico a trattenere le risate. Harry mi guarda, ma l’unico gesto che gli riservo è un’alzata di spalle. “Tu?” la indica. “Davvero non ti ricordi nemmeno di me?” Jay interviene. Ha deciso di divertirsi anche lui. Povero Harry. I suoi occhi saettano su di lui, spaventati. “Ti sembro gay?” squittisce. Scoppiano a ridere tutti e due e anche io mi unisco a loro. “Perché io ti sembro gay?” scuote il capo, avvicinandosi a me e circondandomi le spalle. “Le uniche volte che qualcuno ha urlato in mia presenza è stato quando ho visto un film horror”. Alana. Il mio esatto opposto. “Dio ti ringrazio” finalmente si rilassa. “Cazzo, siete così simpatici” riesce persino a ridere. Quando lui ride, io smetto. Dovrebbe essere concesso a tutti un sorriso così di prima mattina.

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Capitolo 32
*** Capitolo 32 ***


LIAM POV Ritornare all’università dopo settimane di assenza è come uscire alla luce del sole dopo un periodo di buio totale. Mi trascino nel corridoio come fossi un rottame. Sento gli occhi di tutti addosso e mi domando il perché. Poi la risposta arriva ovvia: sono l’amico del ragazzo morto. Vorrei poter gridare a tutti a pieni polmoni di farsi gli affari loro; odio questo genere di popolarità. Odo brusii alle mie spalle, vedo dita che mi vengono puntate contro, occhi che seguono ogni mio movimento. Appena mi volto, tutti riabbassano lo sguardo fingendo che non esista. Mi dirigo in classe, alzando gli occhi al cielo quando ritorna alla memoria l’odio che provo nei confronti di quella scorbutica. Senza rivolgerle lo sguardo, cammino deciso verso i banchi nella parte posteriore dell’aula. “Liam” mi sento chiamare, ma non mi volto. “Liam” insiste. Mi sento tirare un braccio e non volente sono costretto a guardarla in viso. “Ciao” mi rivolge uno dei suoi sorrisi migliori. “Ciao” “Come stai?” faccio per voltarmi, ma vengo bloccato ulteriormente. “Scusa” sposta gli occhi sulle nostre mani unite, sentendosi in difficoltà. Si morde un labbro quando le punto insistente gli occhi addosso senza parlare. “Potrei stare meglio” sbotto. “Ho sentito di .. aspetta, come si chiama?” punta due dita alla tempia. “Niall” ritrova immediatamente la memoria. “Mi dispiace molto” piega le labbra a formare un piccolo sorriso. “Mi era simpatico” alza le spalle, ricordando probabilmente qualcosa di piacevole. “Ci ho parlato solo un paio di volte. Mi piaceva la sua risata. E’ stato l’unico, prima di te” si dondola sui piedi, portando le mani dietro la schiena dritta. “Già” mi sento vuoto. “Già” soffia l’aria guardandosi attorno. “Vabbè, ciao” alza una mano davanti a me e si volta, allontanandosi velocemente. “Aspetta” la fermo. “Scusa” mi sorride. “No scusa tu. Non volevo essere invadente” abbassa lo sguardo, sinceramente dispiaciuta. Mi isolo momentaneamente dal resto degli studenti, abbandonandomi a pensieri poco casti sul suo fisico. E’ praticamente impossibile non accorgersi di quanto in fondo sia bella, nonostante il brutto carattere. “Sei inglese?” “No, ho origini australiane” “Ecco il trucchetto” mi lascio scappare una risatina e anche lei sembra rilassarsi. “Le ragazze inglesi non sono così belle” giustifico la mia affermazione e muovo il capo in avanti mentre lei continua ad avvicinarsi lentamente. “Ti ringrazio Liam” quando è troppo vicina, le guardo attentamente gli occhi. Il marrone chiaro vi nasconde una lucentezza all’interno che li fa brillare. Sono così particolari da non riuscire a credere che esista un colorito simile nemmeno in natura. Sono un mix perfetto che provvede a rendere giustizia alla sua indiscussa bellezza fuori dal comune. “Mi sono presa la briga di scriverti tutti gli appunti delle lezioni. Non conoscevo il motivo per cui continuavi ad assentarti fin quando qualcuno non ha parlato dell’incidente” “L’hai fatto sul serio?” sinceramente non me lo aspettavo. Almeno non da lei. “Bhe” scrolla le spalle, “mi dispiaceva che rimanessi indietro, tutto qui” “Ti dispiaceva” le faccio l’eco, storcendo il volto per abbozzare un sorriso. “Non sei esattamente un tipo che pensa agli altri” “Si, do questa impressione” ride. “Sembri un tipo socievole. Mi dispiace un casino averti risposto male. A volte non mi rendo conto che in fondo non siete tutti uguali” passa gli occhi su tutto il corpo, studiandone per bene ogni centimetro. “Comunque io mi chiamo Indiana” mi tende la mano. “Piacere mio” ricambio la stretta di mano. Qualcuno, senza ritegno, si lascia scappare un percettibile “che sfiga” . La guardo interrogativo quando mi accorgo dalla sua espressione infastidita che ha capito perfettamente a cosa alludeva l’esclamazione. “Sono la donna più richiesta, stronza e prepotente del college. Molti di loro vorrebbero stare al tuo posto in questo momento” spiega, semplicemente. “Perché non lasci avvicinare nessuno?” “Dalla scimmia l’uomo si è evoluto, ma alcuni di loro ritornano inevitabilmente alle origini” si volta mentre conclude la frase, scuotendo il capo quando qualcuno di loro passa la lingua sulle labbra rivolgendole uno sguardo piccante. “Lisa” i miei occhi cadono improvvisamente sulla piccola figura che varca la soglia. “Scusami solo un momento” le accarezzo la spalla senza dare troppa importanza al gesto. “Lisa” alza immediatamente gli occhi lucidi quando riconosce il suono della mia voce. Un flebile “ciao Liam” esce dalle sue labbra troppo asciutte. Si lascia abbracciare e mi abbraccia, circondandomi il torace. “Non era necessario che venissi” le sussurro all’orecchio, baciandole affettuosamente il collo. Sento le pulsazioni del suo cuore contro la pelle del mio petto. Mi stringe più forte. “Avevo voglia di vedervi. Dov’è Harry?” “Non è ancora arrivato. Vieni” le prendo la mano. “Ciao, Lisa” le sorride. “Ciao. Tu sei?” indica un posto in prima fila, ricordandosi di quella mattina. “Il limone?” ride. “Si” annuisce. “E’ vero che sono stronza, ma questa è cattiveria”. La vedo sbiancare quando guarda in fondo all’aula. La visuale mi permette di vedere soltanto Harry ma quando guardo meglio, sporgendomi oltre il banco, noto un’altra persona accanto a lui. HARRY POV Ho ricevuto un’infinità di messaggi, tutti che iniziavano con un “Harry ti devo parlare” abbastanza drammatico e che finivano con un “Ti amo” detto senza importanza. Mi sono convinto a pensare che quello che è accaduto tra noi sia stato soltanto frutto di un desiderio recondito che covavamo in assenza di qualcosa di veramente importante per entrambi. Ti aspetto in aula magna. Scopro gli occhi dagli occhiali scuri e mi appoggio allo stipite della porta guardandola con un mezzo sorriso. Sarebbe bellissima anche con solo uno straccio addosso. Le occhiaie sotto gli occhi mi danno conferma della mancanza di sonno. Ho bisogno di sapere che lei ci sarà sempre per me, nonostante l’amore per Niall. E l’unico modo per farlo mi vede costretto a chiamare in scena lei. “Eccomi”. LISA POV Il mio cuore perde un battito quando non lo vedo da solo. Camminano entrambi vicini, sotto gli occhi di tutti. Li seguo con lo sguardo aprendo involontariamente la bocca. Un metro di gambe lunghe e snelle, un vestito non troppo corto, gli occhiali da sole che pian piano scoprono la bellezza di due vivaci occhi marroni, un sorriso accattivante che fa girare tutti. Anche Liam decide di stare zitto e questo mi fa morire persino di più. “Eccolo” si gira lentamente verso di me. “Chi è?” sento il sangue salire al cervello. Perché sono gelosa? “Non la conosco” “Io si” ci voltiamo entrambi verso Indiana. “Studia economia” “Economia?” sussurro a me stessa, riportando lo sguardo ad entrambi. Parlano tranquillamente. Lui sorride di tanto in tanto, portando via con il suo sorriso perfetto un piccolo pezzo del mio cuore già frantumato. Come può farmi questo? Sento le lacrime salire agli occhi, ma decido di trattenerle. Preferisco morire dentro piuttosto che esternare il mio dolore. “Lisa, dove stai andando?” i miei piedi partono senza permesso, la mia testa comanda. “Perché non rispondi ai messaggi?” “Ciao Lisa” mi saluta serio. “Non li ho letti” “Non dire stronzate” “Ci siamo già detti tutto Lisa” “Tu, forse, ma io no. Ho bisogno di parlarti” “Cosa vuoi dirmi?” giro gli occhi sulla ragazza, che ci guarda entrambi sorridendo. Ritorno in me poco prima di dirgli per l’ennesima volta che lo amo. Prendo un bel respiro. “Zayn ti vuole vedere” mento. “Ti chiede di passare a casa nel pomeriggio, ovviamente se puoi” “Ok” risponde secco. Resto a guardarlo. Ti amo. Ti amo Harry. Ti amo e tu non lo capisci. Ti amo e tu mi hai appena uccisa.

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Capitolo 33
*** Capitolo 33 ***


LISA POV Caro Niall, oggi la giornata non è iniziata per niente bene. Ho riletto la tua lettera; sapevo che non avrei dovuto farlo. Mi ha fatto stare male, perché ho pensato a tutte le volte che vorrei che fossi tu, di persona, a dirmi quelle parole. Vorrei poter pensare che innamorarmi di te non è stato esattamente un errore; mi sono innamorata anche di Harry. La magia tra noi c'era e non voglio dimenticarla. Ora che non ci sei, sto bene solo quando sono sola... o quando sono con lui. Ho vergogna di piangere per paura che mi reputino debole, così lo faccio di notte, nel mio letto, quando nessuno mi vede. Mi ritrovo a pensarti di continuo. Vorrei che mi fossi accanto e che mi abbracciassi tutte le volte che ne sento il bisogno. Vorrei poterti dire ancora che senza te non sarei stata capace di superare tanti momenti che mi hanno fatto cadere e mi hanno fatto perdere la forza di riprovare. Non voglio continuare a piangere sapendo che tu non ci sarai mai .. più. Se potessi tornare indietro, prenderei volentieri il tuo posto; ho già sofferto tanto in passato. Vorrei potermi perdere ancora una volta nel tuo caldo abbraccio per dirti infiniti grazie. Grazie, perché continui ad essere presente anche se non lo sei; nonostante il dolore, il pensiero di un tuo sorriso nella mia testa mi fa stare bene. Grazie perché ogni giorno mi regali un sorriso, anche se è soltanto un sogno; quello è l'unico posto in cui posso ancora stare con te. Grazie per non farmi sentire mai sola; ultimamente lo sono spesso anche se sono accerchiata da tante persone che mi vogliono bene e sono disposte a prendersi cura di me. Mi piacerebbe poterti vedere ancora una volta per cadere in ginocchio, piangendo, chiedendoti scusa. Se non ti fossi mai innamorato di me, adesso renderesti vivace la vita degli altri. Mi farei prendere le mani e mi farei guardare con quegli occhi che guardavano in quel modo così ossessivo soltanto me, perché io in quegli occhi ci avrei visto il mare. "Lisa" la voce roca di Harry alle mie spalle mi fa sussultare, facendo cadere la penna dalle mie mani. "Harry" metto una mano sul cuore, respirando veloce. "Come sei entrato?" mi giro sulla sedia, portando le gambe di lato per poterlo guardare. La sua altezza torreggia facendolo alzare quasi fino al bordo della porta. "Cosa devi dirmi?" parla troppo a bassa voce, ma il tono che usa mi manda in agitazione. Fa vibrare ogni singola vena del corpo, facendo muovere il sangue velocemente verso il cervello. "Pensavo che ci fossimo detti già tutto" mi alzo piano dalla sedia, prestando attenzione ad ogni minimo movimento. E' come quando vedi una farfalla poggiata su un fiore e decidi di avvicinarti piano per paura che voli via da un momento all'altro. "Tu sei qui perché sai che quello che provo per te è vero" ad una decina di passi, circa, da lui, decido di rallentare di più. Si muove deciso verso la scrivania, alle mie spalle, prendendo tra le mani la lettera che stavo scrivendo. Sento improvvisamente troppo caldo; questa è decisamente la goccia che fa traboccare il vaso ed io non voglio che mi lasci adesso. Non ora che si è deciso ad accontentare le mie richieste di vederlo. Legge velocemente ed in modo distratto, suppongo, perché immediatamente alza lo sguardo su di me. Deglutisco non aprendo bocca. Stringe tra le mani il foglio, accartocciandolo con le dita appena un pensiero su di noi si fa evidente negli occhi verdi. "Harry per favore non andare via" lo prego. Mi sorprende quando si siede sul bordo del letto, gettando il foglio lontano da lui. Incrocia le braccia al petto rendendo le cose ancora più difficili. Sospiro. "Mi manca. Harry, Niall mi manca da morire. Io ho bisogno di te, adesso. Non ti voglio accanto come amico, io ti voglio accanto come uomo. Non ti avrei mai preso in giro se quello che sento di provare per te non fosse vero. Harry" gli prendo il viso tra le mani, sedendomi a gambe incrociate accanto a lui. "Harry, guardami" appoggio la fronte alla sua, portando la sua mano sul mio cuore. "Io non ti credo, Harry" i nostri respiri si mischiano. Sento il suo profumo sotto il naso che mi manda in tilt. I suoi capelli profumano e non sono mai stati così morbidi. "Mi hai reso gelosa" gli accarezzo la guancia lasciandogli un bacio a stampo sulle labbra. Non muove un muscolo; mi siede accanto praticamente immobile, una mummia. Muove debolmente le dita sul mio grembo, sentendo esattamente quello che sento io. HARRY POV Grazie, perché continui ad essere presente anche se non lo sei; nonostante il dolore, il pensiero di un tuo sorriso nella mia testa mi fa stare bene. Grazie perché ogni giorno mi regali un sorriso, anche se è soltanto un sogno; quello è l'unico posto in cui posso ancora stare con te. Cazzo. "Lisa" le spingo le spalle, allontanandola. "Mi fa ancora male" passo una mano tra i capelli. Perché sono venuto? Dovevo continuare a mantenere il mio punto. Il mio piano era perfetto, prima che due occhi grandi lo avevano mandato a puttane rivelandomi quanto amore prova per me. "E non pensi al male che tu hai fatto a me?" si alza di scatto dal letto, venendomi incontro. Mi gira violentemente costringendomi a guardarla. "Che ci faceva quella con te?" "Adesso devo anche chiederti il permesso? Lisa ti ricordo che io e te non stiamo insieme" allargo le braccia, esasperato. Le riabbasso facendole sbattere contro le gambe, producendo un suono acuto. "La verità è che è solo colpa tua se non riesco a superare la morte di Niall, Harry. E' solo ed esclusivamente colpa tua" urla. "Mia?" mi indico. "Si, tua. Io ho scelto te per dimenticarlo, anche se fa male. Io ho scelto te per andare avanti, ma quello che non vuole andare avanti sei solo tu. Sei bloccato nel limbo, Harry. L'unica cosa che vedi è il mio amore per lui, quando io sto cercando di superarlo" la sua voce si rompe, facendo fuoriuscire un singhiozzo. Mi si fermano i battiti. "Non mi pare, Lisa" afferro la lettera stropicciata e gliela porto dinanzi agli occhi. "E' l'unico modo che ho per liberarmi dal peso di averlo ucciso" confessa, scoppiando in lacrime. Per quanto lo reputi impossibile, sento salire agli occhi anche le mie. Si siede nuovamente sul letto e poggia i gomiti alle gambe, portando la testa in basso. "Hai ragione, sono bloccato nel limbo e fin quando tu non uscirai da questo dolore, io non posso venirne fuori. Mi dispiace" so di poterla aiutare a superare tutto questo, ma decido di non farlo. Non voglio più soffrire. Il nostro amore è più forte di quello che crediamo, ma in questo momento decido di rinnegarlo. "Vattene Harry" vedo la sua schiena piegarsi e ritornare su di colpo quando un lamento viene fuori dalla sua bocca. "Vattene via" sussurra. Una parte di me correrebbe immediatamente da lei per abbracciarla, la stessa che in questo momento mi impedisce di muovermi. Un'altra parte di me, quella più forte ed egoista, mi fa voltare ed uscire dalla porta. Mi sta cacciando. Dalla sua vita. Mi sta cacciando da casa mia. LIAM POV "Harry" urlo battendo le mani sul legno spesso della porta. "Harry, apri questa porta". "Ha fatto un fracasso incredibile. Credo abbia buttato giù gran parte della casa" "Harry" cerco di spingere la porta con la spalla. Dannazione. "La porta secondaria" improvvisamente ho l'illuminazione. "Dal giardino si può entrare lo stesso". Infilo un ramo sottile nello spessore della porta in vetro, facendo pressione. Un click e si spalanca rapidamente. Mi fermo immediatamente quando noto la casa sotto sopra. Sotto i miei piedi ci sono cocci di qualsiasi oggetto, ormai frantumato. Fotografie, quadri, lampade, bottiglie. "Harry?" "Sono qui" un debole accenno di voce arriva dalla camera da letto. Mi ci precipito subito. La stanza non è certamente combinata meglio delle altre; le coperte sono buttate tutte all'aria. "Che cosa stai facendo? Mi hanno dovuto chiamare" lo rimprovero. "Sono un coglione, Liam" "Cosa è successo?" "Le mento. Semplicemente le mento" confessa. "Perché?" "Perché non riesco a sopportare l'idea che preferisca lui a me". Si sta comportando come un adolescente. "Non si tratta di preferenze, Harry. Lei ha bisogno di te in questo momento e tu-" "Alice" mi blocca. "Liam, passami il telefono" ordina. "Stai facendo una cazzata" "Alice" urla. Sono costretto ad assecondarlo, prima che mi tiri addosso qualche altra cosa rimasta ancora intatta.

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Capitolo 34
*** Capitolo 34 ***


ALICE POV Ti andrebbe di uscire questa sera? Ciao Harry. Mi spiace ma ho tanto studio arretrato. Nemmeno io sono arretrato che parto svantaggiato dalle elementari. Dai, non dirmi di no. Va bene, ma torniamo presto. Promesso? Promesso. Tanto comunque non riuscivo a studiare. Chiudo definitivamente i libri, accantonandoli disordinati in un angolo della scrivania. Se continuo così, il mio esame dovrà essere rimandato; le probabilità che lo superi sono piuttosto scarse. Avevo già la testa da un’altra parte da quando quello stronzo ha deciso di tradirmi, ma ora che c’è Harry ho perso anche quel minimo di autocontrollo che possedevo. Trascorro i successivi minuti in uno stato di totale esuberanza, ma presto ritornano i sensi di colpa. Sposto lo sguardo dall’armadio ai quaderni, in continuazione, provando emozioni completamente distaccate. Il mio motto è sempre stato “Non rimandare a domani ciò che puoi fare oggi”, ma ora decido di apportarvi una modifica; “Non fare oggi quello che puoi tranquillamente fare anche domani”. In fondo mancano cinque giorni alla prova. “Non mi guardate così. Ho detto che studierò domani” “Ma che fai, parli da sola?” “Parlo con i libri” abbandono la scrivania, raggiungendo mia sorella sulla porta. “Sai, eri più normale quando parlavi con gli orsacchiotti. Esci?” “Si” allargo il sorriso. “Con Jay?” infilo la testa nell’armadio, canticchiando. “Pronto?” sventola una mano davanti al volto facendomi sbattere la testa contro la parete. “Che c’è?” massaggio la cute mentre mi avvicino al letto posandovi sopra i vestiti. “Esci con Jay?” “Nnno” allungo la parola di proposito. “Tu mi nascondi qualcosa” stringe gli occhi. “C’entra per caso quel tipino molto carino che hai abbordato nel pub?” mette le mani su fianchi e mi guarda spavalda. “No!” “Si invece” s’indigna. “Cosa me lo domandi a fare allora?” odio il terzo grado. “Oh oh, pensa come la prenderà Jay se lo viene a sapere” mi provoca. “Puoi smetterla per favore?” sbuffo. “Smettila tu di fingere che di lui non te ne importi niente” “Me ne importa. La sua gelosia è infondata visto che io ed Harry non stiamo insieme. Andiamo solo a farci una passeggiata” la guardo, scrollando le spalle. Sembra pensarci su. “Sarà”. Accendo la radio mentre passa “Where is the love?”. Dov’è l’amore? Ognuno di noi è alla costante ricerca dell’anima gemella. Io la mia la cerco tra 7 miliardi di persone, in 5 continenti. Uno spazio troppo grande? Bene, proverò a restringere il campo. Se dovessi immaginare la mia anima gemella, penso che sarebbe un mix tra Jay ed Harry. Il carattere di Jay, il fisico di Harry, gli occhi di Jay, il sorriso di Harry, la delicatezza di Jay, le mani, i capelli e la voce di Harry. Passo davanti allo specchio, soffermandomi a guardare la mia immagine. Il mix perfetto compare improvvisamente accanto a me. Piego la testa di lato immaginandoci vicini, insieme. Muovo la mano sulla mia figura cambiando scenario; come in un disegno quando cancelli un piccolo particolare per disegnarne un altro, migliore. Come per magia, tolgo tutto ciò che appartiene a Jay, lasciando soltanto Harry. Sorrido da sola, guardandoci felice insieme. Anche lui sorride, mentre mi afferra la mano. Porto gli occhi in basso, sulle nostre mani unite, attraverso lo specchio. Quando si avvicina, anche io lo faccio. Mi ritrovo a baciare lo specchio e a stringere l’aria nel pugno. Resto immobile dandomi della cretina. “Dio, devo smetterla di bere troppa caffeina” mi accarezzo i capelli lunghi, arrotolandone le punte. HARRY POV Busso il campanello e metto le mani dietro la schiena in attesa che vengano ad aprire. “Arrivo” sento qualcuno correre. “Oh, maledizione” “Ciao” sorrido. “Harry” sospira, aggiustandosi i capelli. “Ciao. Potevi aspettarmi in auto” “Ti da fastidio che sia arrivato fino alla porta?” alzo un sopracciglio. “N-no, figurati. Io sono pronta” gesticola con una scarpa in mano, nascondendola poi dietro la schiena. Le faccio segno di darla a me. Mi guarda sospettosa quando mi abbasso, prendendo il suo piede. Si lascia infilare la scarpa mentre con le dita percorro un piccolo pezzo di coscia scoperta dalla tuta. “Grazie” ridacchia. “Cenerentola” allungo una mano, prendendo la sua. “Alana?” chiama la sorella, non staccando gli occhi dai miei. “Alana?” richiama, con più autorità. “Che vuoi?” “Io esco. Chiudi a chiave la porta” da lontano mi saluta con un cenno del capo. Alzo una mano per ricambiare. Si chiude la porta alle spalle, avvicinando i nostri corpi. In auto non smette di parlare un attimo e stranamente questa cosa non mi infastidisce. Alza il volume della radio. “La tua canzone preferita?” “Forever young” “Eterno Peter Pan?” ridacchia. Io ho bisogno di te. Ti voglio accanto non come amico, ma come uomo. “Sotto alcuni punti di vista” guardo attentamente la strada dinanzi a me. “Tu e Jay state insieme?” la sento irrigidirsi accanto a me. Decelero leggermente per poterla guardare. “No. E’ stato il mio primo bacio, ma oltre quello non c’è mai stato niente. Non voglio illuderlo” Non ti avrei mai preso in giro se quello che sento di provare per te non fosse vero. “Sei fidanzato per davvero, Harry?” respiro piano. Io e te non stiamo insieme, Lisa. Sei stata solo sesso. “Non lo so” ammetto. Solo sesso. “Come sarebbe a dire che non lo sai? O lo si è, o non lo si è” “Lei non mi ama” si acciglia. Non so nemmeno io cosa sto dicendo. “Una donna gelosa è una donna innamorata, Harry” sorride. Fermo la macchina perdendomi momentaneamente nei suoi occhi. “Mi piaci” ALICE POV “Mi piaci” sento un botto improvviso all’altezza del cuore. Abbasso lo sguardo imbarazzata. L’aria attorno a noi è secca. “Non ti fa bene usare altre donne per rimpiazzarla” “Ho solo detto che mi piaci” alzo lo sguardo, incrociando il suo, così tremendamente dolce. Il mio diaframma si espande facendomi sembrare più grande di lui. “Siamo qui come amici, giusto Harry?” addolcisce maggiormente la sua espressione. Scende dall’auto venendo ad aprire la mia portiera. Questa sera trascorrerà molto lentamente. “Dove siamo?” i nostri passi risuonano nel silenzio tombale. Anche un sussurro sarebbe un urlo in questo posto. “A casa mia” sorride, prendendo dalla tasca un mazzo di chiavi. Ne infila una nella toppa e apre la porta. Storco il naso quando il pesante odore di chiuso mi arriva alle narici. Nel buio pesto, trova l’interruttore e accende la luce. Apro la bocca per lo stupore, anche se tutti i mobili e i divani sono coperti dalle lenzuola. “Scusa, ma non venivo qui da tanto tempo” un velo di tristezza balena nei suoi occhi, rendendoli ancora più belli. “Non preoccuparti, basta aprire un po’ le finestre. Ma-“ mi blocco, schiacciando il naso al vetro. “C’è il lago” lo indico. “Venivo qui ogni volta che l’aria a casa si faceva pesante. Questo posto mi faceva pensare” “E stavolta a cosa devi pensare?” chiedo, curiosa. “Volevo solo stare un po’ tranquillo” si avvicina a me, perdendosi nei pensieri. “Mi andava di stare da solo”. Restiamo zitti a goderci il silenzio. “So che ti stai domandando perché allora ho portato te” piega le labbra in un sorriso. “Perché ti possa ascoltare?” azzardo. “Perché potessimo ascoltare il silenzio insieme” spiega. “Mi aiuti?” lo vedo improvvisamente dietro di me con le mani sopra una coperta. Prendo l’altra estremità della stoffa, pronta a tirarla via. “Non respirare”. Alziamo contemporaneamente il lenzuolo e un mucchio di polvere depositata sopra dal tempo. Uno starnuto rompe il silenzio e lo fa ridere. “Sono allergica alla polvere” “Il divano dovrebbe essere pulito” batte una mano sopra, confermando la sua teoria. “Visto?” sorride. “Io vado a cercare la legna nel ripostiglio” Torna poco dopo con tre tronchetti che getta nel camino. Subito il fuoco prende forma, illuminando la stanza ed emanando calore. Mi avvicino per riscaldare le mani mentre lui si sdraia sul divano. Mi siedo accanto a lui poggiando la sua testa sulle mie gambe. Inevitabilmente le mie dita finiscono tra i suoi capelli, tirandone alcuni ricci. “Alice?” “Si?” fisso inespressiva il fuoco davanti a me. “Devi tornare?” “Non mi hai portata qui per tornare” sento il suo respiro forte. “Mi piace questo silenzio” “Anche a me” sussurra. “Se ti chiedessi di restare, lo faresti?” “Per stanotte?” “Per sempre”.

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Capitolo 35
*** Capitolo 35 ***


HARRY POV Mi sveglio ai primordi del giorno stirando le braccia in alto, mentre sulla pancia grava un leggero peso. Mormoro qualcosa di incomprensibile e sento due braccia circondarmi il torace. Guardo alla mia sinistra il fuoco ormai spento. Era da tempo che non mi svegliavo così, felice e con una donna al fianco. La coperta tirata fin sotto il mento, le gambe rannicchiate contro le mie, il suo respiro caldo sul tessuto della mia maglia. Quando le accarezzo i capelli, si muove leggermente. Porto le mani dietro la testa e guardo il soffitto bianco. E se Liam avesse ragione? Se stessi facendo una cazzata? Alice non è Lisa. “Buongiorno” passa il volto sul mio stomaco, emettendo versi simili a fusa. “Buongiorno” passo le mani sulla sua schiena, facendole il solletico. Si alza improvvisamente lasciandomi scoperto. “Che c’è?”. Apre la bocca, ma non emette alcun suono. “Abbiamo dormito abbracciati?” . Annuisco. “Si può sapere che ti prende?” mi metto seduto, tirando i capelli indietro. “Niente” balbetta, abbozzando un sorriso e chiudendo gli occhi. Gira il capo per riacquistare sensibilità; apre involontariamente la bocca facendo uscire dei gemiti. Quando le poggio le mani sulle scapole, sussulta. Alzo le mani in segno di difesa. “Posso?” annuisce. Si sistema tra le mie gambe, molto vicina. Lascio scorrere le dita lungo la schiena, risalendo la spina dorsale e le braccia. La sento sospirare per la delicatezza del mio tocco. Le solletico il collo e le sposto i capelli sulla spalla, liberando la zona che mi interessa. Invece di poggiarvi le mani, lascio che le mie labbra calde e accuratamente bagnate le massaggino la parte sotto l’orecchio. Riempio di baci casti tutto il collo fino ad arrivare all’attaccatura dei capelli. Istintivamente, mi viene da stringerla e la porto ancora più vicina. Sale sulle mie gambe; avverto il suo bacino fin troppo vicino. Le mani percorrono la sua pancia piatta, lasciando che il corpo risponda ai miei gesti con una lieve scossa. “T-ti preparo la colazione” salta praticamente dal divano, dirigendosi verso la cucina. “No” la fermo. “Te la preparo io” sorrido. “Sei silenziosa” porto la mia tazza con il latte in giro per la stanza, mettendo in bocca un cucchiaio pieno di cereali. “Non sono un tipo che parla molto” tiene gli occhi bassi, sinonimo di imbarazzo. Ho imparato a conoscere il linguaggio muto delle donne senza frequentarle per davvero. “Non mi hai dato assolutamente questa impressione ieri sera” confesso, sorridendo. “Scusa se mi sono permesso di metterti le mani addosso” “Figurati” alza le spalle. La osservo ancora per un pò, prima di raggiungere il divano e prendere i pantaloni. “Harry?” “Dimmi” “Perché mi hai portata qui?” “Te l’ho detto. Volevo stare tranquillo e ascoltare il silenzio insieme a qualcuno” “Ascoltarlo sotto le coperte, con i corpi avvinghiati e le labbra unite?” mi acciglio. “Tempo fa mi si poteva accusare di questo. Non ti avrei mai usata, credimi” mi affretto ad aggiungere. Tiro su la cerniera lampo e chiudo il bottone. “Ti riaccompagno a casa” mi volto verso di lei e le lancio la tuta corta che indossava ieri sera. “Vado ad accendere il riscaldamento in auto, tu fai con comodo” l’avverto, chiudendomi la porta alle spalle. Quando ritorno non la trovo in cucina e nemmeno nel salone. La camera da letto è vuota, così come il bagno e la stanza degli ospiti. Poi la vedo; è girata di spalle e chiude il cappotto portandolo fin sotto le gambe rannicchiate al corpo. Apro la porta scorrevole e lascio che si chiuda da sé, raggiungendola in silenzio. “Questo posto è perfetto per pensare” “Adesso ti faccio la stessa domanda che mi hai fatto tu ieri sera. A cosa devi pensare?” mi siedo accanto a lei, poggiando le mani sull’erba bagnata e fredda dietro il bacino. “Avrei tante cose a cui pensare, Harry” risponde, sospirando. “Ultimamente mi va tutto male” “Cosa ti va male?” “Tutto” ribadisce. Porto lo sguardo sul lago, interamente ghiacciato. La neve bianca si deposita ai lati, coprendo completamente i fili d’erba. “Posso essere d’aiuto?” porta gli occhi a me, percorrendo il mio corpo con sguardo attento. Scuote il capo. “Fammici provare” “No, Harry” si alza, chiudendo meglio il cappotto attorno al corpo. Assottiglia lo sguardo e sbuffa, facendo uscire del bianco opalescente dalle labbra in perfetto contrasto con il marroncino del tronco dietro di lei. “Avresti dovuto portare lei” mi lascia. Sento i suoi passi risuonare dietro di me, mentre arranca nella neve. Poi il silenzio. Alice non è Lisa, mi ripeto. Lei non potrà mai essere Lisa. “Harry?” mi giro di scatto, non essendomi accorto che stava tornando indietro. Mi alzo subito, affiancandola. Nel suo sguardo leggo timidezza, imbarazzo, amarezza, desiderio… In un attimo avvicina le labbra alle mie, tirandomi più vicino. LIAM POV Inforco gli occhiali e sfoglio le pagine di due libri contemporaneamente. Riprendo a scrivere freneticamente sul quaderno quando mi accorgo che alcuni punti chiave mi sono sfuggiti alla memoria. “Sai che sei molto carino con gli occhiali?” appoggia i gomiti al tavolo e il mento nel palmo della mano. Li abbasso oltre il naso per sembrare più affascinante. “Ti da un’aria da intellettuale” ridacchia. “Tu non studi?” muovo il capo in avanti, come a volerla incitare. Non mi ero accorto che avesse chiuso i libri. “Ho già studiato” allarga il sorriso. Mi concentro sulle sue labbra e sorrido anch’io. “Facciamo una pausa?” “Cioccolata calda?” “Assolutamente si” batte le mani felice e si alza, incamminandosi verso la cucina. Dieci minuti dopo, siamo comodamente seduti sul mio divano, davanti la tv accesa. Soffia sulla sua tazza e l’avvicina alle labbra, chiudendo gli occhi quando assapora. Anche io faccio lo stesso, guardandola attentamente tutto il tempo. Sento il liquido caldo scendere lungo la gola, riscaldandomi il corpo. Scoppia a ridere quando riabbasso la tazza, scoprendomi interamente il volto. “Che c’è?” sento qualcosa pizzicarmi il naso e il mento. “Sei tutto sporco” continua a ridere. Muove il bacino per avvicinarsi, fermandosi a pochi centimetri dal mio viso. “Aspetta” sussurra, avvicinandosi di più. Poggia le labbra calde sul mio naso, succhiando la pelle. Fa lo stesso con il mento. Invece di staccarsi mi bacia, cogliendomi di sorpresa. Mi accarezza la guancia, ritornando al suo posto. Mentre continua a bere, mi guarda. Deglutisce. “Che c’è?” . Prima che possa rispondere, bussano alla porta. Mi alzo controvoglia. “Ciao Zayn”

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Capitolo 36
*** Capitolo 36 ***


HARRY POV Il bacio è lo scrigno dell’amore, il segreto di due corpi che ancora non si sfiorano, la verità dei sentimenti, la magia di un abbraccio. Chiudo le sue dita nelle mie e spingo la sua schiena contro l’albero. Sono pochissimi i momenti in cui il suono di bocca contro bocca si unisce ai nostri respiri. Il bacio carico di desiderio, passione, necessità di lasciare tutti gli sbagli alle spalle, un bacio bisognoso di affetto, amore e protezione, ci permette di giocare un record di apnea. Le schiocco l’ultimo bacio e mi perdo nei suoi occhi, accarezzandole le guance. Risponde ai miei pensieri stringendo forte le mie mani. Un chiaro bisogno di evadere da tutto diventa trasparente nello sguardo acceso. Mi avvicino ancora di più quando dei tremori le attraversano il corpo infreddolito. Reclama le mie labbra come un disperato brama l’acqua in un deserto. Una forza invisibile ci spinge l’uno contro l’altra, attirando i nostri corpi come calamite. L’ansia di sapere cosa si prova. La calamita, per sua natura, attira delle cose e ne lascia fuori dalla portata altre. Lei è il mio polo positivo. Un’aura si espande dal contatto tra due corpi elettricamente carichi. ALICE POV Si siede sul divano tirandomi con lui. Tiene la schiena dritta mentre salgo a cavalcioni sulle sue gambe, senza staccare mai le labbra dalle sue. Mi allontano leggermente solo per prendere un piccolo respiro. Il cuore batte troppo veloce e la testa ormai non manda più alcun segnale. Concedermi a lui così; non so se definirlo destino o semplicemente grandissimo errore. Ho faticato tanto per trattenere quell’amore sbagliato, quando ero perfettamente consapevole che non sarebbe stato mai mio per sempre. Ho cercato di trattenerlo come si vuole trattenere acqua tra le mani, inutilmente. Ho pianto pensando a quello che avevo perso e ora faccio lo stesso pensando a quello che perderò. Protendo nuovamente le labbra, trovando le sue a metà strada. Infila lentamente le dita nell’apertura del mio cappotto, allargandolo per liberare il mio torace. Incastra il capo nel mio collo, respirando il mio profumo. Mi aggrappo al divano, tirando la stoffa dietro la sua schiena. Mi spinge più vicino, mettendo in contatto la sua intimità con la mia pelle. Il mio soprabito cade a terra, così come la sua maglia. HARRY POV Passo le mani lungo le sue gambe quando si abbassa per baciarmi il petto. Chiude le gambe, allacciandole dietro il mio bacino. La sua stretta mi provoca uno spasmo incondizionato. Porta la testa indietro quando mi permetto di spingere lievemente contro di lei. La sollevo senza troppa forza, facendola stendere completamente. Muovo il capo di lato per spostare i capelli che mi coprono gli occhi. Allargo le sue gambe risalendo in mezzo ad esse con lentezza, accendendo in lei ancora di più il desiderio. Le sfilo la tuta e la copro con il mio corpo, poggiando sulla mia schiena la coperta. Fuori ha cominciato a nevicare. Il vento soffia forte, vibrando attraverso la canna fumaria. Il freddo mi fa tremare. Mi abbasso per baciarla, risalendo la pancia. Trema leggermente sotto di me mentre le mie labbra lasciano sulla sua pelle numerose scie di brividi. Freme quando infilo una mano tra i nostri corpi incollati, toccandole l’interno coscia. Mi appoggio ancora una volta a lei, ruotando il bacino. ALICE POV L’attesa mi sta facendo impazzire. Inarco la schiena raggiungendo la sua bocca semiaperta. Lo voglio. Ancora e ancora. Deve sentire le pulsazioni nel mio basso ventre, perché provvede a sfilare gli slip e i suoi boxer. “Non ce l’ho” sposta i miei capelli dalla fronte, lasciandovi un bacio. Sento sulle gambe la sua leggera peluria che mi solletica. “Non fa niente” alzo le spalle. Mi sorride contrariamente alle mie aspettative. Mi aspettavo che si alzasse all’improvviso pregandomi di rivestirmi. Forse davvero abbiamo bisogno di questo, questo e nient’altro. Saremo capaci di fermarci qui? Sussulto quando la sua durezza entra nelle mie pareti contratte. Infilo le unghie nella sua pelle ogni volta che entra e riesce. Mi riempie e mi svuota allo stesso tempo. E’ una diabolica tortura. Il mio corpo si muove con il suo in perfetta sintonia. Mi lascio andare totalmente, permettendogli di avere pieno controllo. Io sono sua. HARRY POV “Hai freddo?” asciugo sulla sua fronte delle goccioline di sudore. Faccio scendere le dita fino alle sue labbra, ripercorrendone il motivo. Chiude gli occhi al mio tocco. “Un pò” mi stringe e appoggia la testa sul mio petto. “Fammi alzare” il tono autoritario che uso, involontariamente, le fa alzare immediatamente lo sguardo. Si sposta per lasciarmi passare, corrugando la fronte. Con la coda dell’occhio la vedo gettarsi a peso morto sul divano, a pancia sotto. Mormora qualcosa nel tessuto, come dei ripensamenti, da quello che riesco a captare. Accendo il fuoco e aspetto nudo davanti ad esso, ma l’attesa è decisamente poco duratura. “Ti voglio ancora, Harry” sorrido quando la sua richiesta sussurrata mi giunge direttamente in basso. La sento alzarsi sulle punte dei piedi per baciarmi l’orecchio. Tiro la coperta sistemandola a terra. Si sdraia sopra di me, rendendomi completamente vulnerabile. Mi abbandono al piacere che riesce a provocare il suo movimento veloce e passionale. “Valuteresti indecente la proposta di ricominciare? Magari sul mio letto” alza lo sguardo divertito. “Molto” fa su e giù con le sopracciglia, facendomi ridere. “Sei veramente indecente Harry” sfrega il naso contro il mio e mi da un bacio. “Lo prenderò come un si” mi alzo all’improvviso prendendola in braccio. Sento la sua pelle profumare di me. La spingo sul letto, facendola atterrare sul materasso duro. “Ci stiamo solo divertendo, vero Harry?” ritorna seria in un attimo, coprendosi con il lenzuolo il seno scoperto. “Credo di si” annuisco. “Credo di si” ripete, abbassando lo sguardo. Lo rialza, facendomi segno con le dita di avvicinarmi. L’hanno chiamato fare l’amore perché ci si ama; il sesso è diverso. Il sesso non porta legami, non porta nessun obbligo da nessuna delle due parti. Il sesso è semplice e puro divertimento. Il sesso rimane tra quattro pareti, queste pareti. Alice non è Lisa!

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Capitolo 37
*** Capitolo 37 ***


LISA POV Oggi, 1 febbraio. Sembra trascorso un secolo da quando ci siamo trasferiti. Sembra trascorso un secolo da quando ho ascoltato la prima volta la sua voce; quando ho visto per la prima volta il suo sorriso sghembo, ho capito che mi avrebbe incasinato la vita. Sembra persino trascorso un secolo da quando ho deciso di superare la morte di Niall. Ora sono pronta, ma probabilmente lo ero anche prima. Ora sono davvero pronta e oggi è il giorno giusto per andare a riprendermelo. HARRY POV Mi sollevo sul gomito e appoggio la testa pesante nel palmo della mano, mentre sorridente la guardo dormire. Il mio cuscino invaso dai suoi capelli, la mia parte del materasso, quella accanto alla porta, completamente occupata dal suo corpo lungo. Le braccia e le gambe distese ed allargate, il petto che le si solleva veloce quando un sospiro rumoroso le sfugge dalle labbra semiaperte. Sussulto quando la vibrazione del mio cellulare poggiato sul comodino mi avverte dell’arrivo di un messaggio. Buon compleanno Harry. Lisa. Non so descrivere la sensazione che mi scatena dentro il suo pensiero, ma decido comunque di cacciarla via. Mi fa solo più male. La sua testardaggine, il suo costante bisogno di tenermi stretto a lei, mi fa solo più male. Grazie Lisa. Lascio che il telefono si adagi momentaneamente sul materasso, tra i nostri corpi, mentre io ritorno a guardare la mia venere. Ti amo Harry! Cazzo no! Protendo le labbra sul collo di Alice, succhiandole il lobo. Si muove in direzione del mio corpo, girandosi su un fianco. Mi bacia ancora ad occhi chiusi, trovando presto la mia lingua per unirla appassionatamente alla sua. “Prima di andare, vorrei scartare il mio regalo di compleanno” LIAM POV “Dobbiamo andare ad una festa di compleanno mica ad una sfilata” ironizzo, poggiando una spalla allo stipite della porta mentre incrocio le braccia al petto. Si guarda allo specchio per la decima volta, forse. Questa casa è diventata ormai anche la sua. Ci incontriamo per studiare, ma molto spesso ci resta per mangiare e dormire. “Dici che vado bene?” fa una smorfia alla sua immagine, lisciandosi il vestito. “Io sono in jeans e felpa e tu per me sei troppo elegante” mi avvicino a lei circondandole il bacino. Mi sorride attraverso lo specchio quando le mie braccia si allungano fino al bordo del vestito. “Faremo tardi” butta la testa indietro aprendo leggermente la bocca. La guardo mentre chiude gli occhi quando le mie labbra si posano sul suo collo scoperto. “Siamo in largo anticipo” sussurro al suo orecchio. Mi tira indietro verso il mio letto, facendomi cadere. La tiro con me portandomela sulle gambe. Sposta di lato i capelli e si abbassa per baciarmi. “Una sveltina?” si alza poggiando le mani sul mio petto, sorridendomi divertita. “Una sveltina” confermo, ridendo a mia volta tirandola nuovamente in basso. Le sue gambe circondano il mio corpo. LISA POV “Sei veramente bellissima stasera” mi giro. “Ti piace?” allargo il sorriso. “Moltissimo” sorride, ma poi abbassa il capo, grattandosi la nuca. “Lisa?” “Dimmi” “Stai bene?”. Rido. “Si, Zayn, sto bene” lo accarezzo. La leggera peluria sul suo viso mi lascia un pizzicore sotto le dita. “Sei stranamente… euforica” storce la bocca. Se fossi stata in lui non avrei usato euforica per descrivermi. La mia è convinzione. Devo riprendermi ciò che è mio, che lui lo voglia o no. “Ed è un male?” alzo le spalle, continuando a truccarmi. “Lisa” mi prende il viso tra le mani, facendomi voltare. “Lisa io non voglio che tu soffra ancora” sbuffa. “Ti amo, Zayn” lo abbraccio, ma mi spinge indietro. Corrugo la fronte. “Sono serio, Lisa. Non è per te” indurisce l’espressione mentre si allontana leggermente. Mi alzo dalla sedia lentamente, avvicinandomi a lui mentre si allontana da me facendo dei passi indietro. “Devi dirmi qualcosa Zayn?” “No” balbetta. Fa così tutte le volte che percepisce aria di litigio. “Zayn, sai qualcosa che io non so?” richiedo, con più autorità. “No” ripete. “Lui non è per te. Ti farà soffrire ed io non posso permetterlo più. Lo capisci?” “Non mi farà soffrire” “Invece si. Credi se ne sarebbe andato via se ti avesse amato sul serio, Lisa?” HARRY POV Alice scompare improvvisamente quando la vedo entrare. Tolgo immediatamente il braccio attorno alla sua vita per cambiare direzione, procedendo esattamente in linea opposta. Ingerisco tutto d’un sorso il mio drink, scuotendo il corpo quando passa attraverso il tubo digerente. “Harry, ti senti bene?” “Si. Vado un attimo di sopra a rinfrescarmi il volto” le lascio un bacio sulla guancia e prendo le scale, camminando lentamente. Mi avvicino alla finestra osservando senza curiosità il cielo coperto. Nell’oscurità della stanza, non mi volto quando dietro di me sento la porta chiudersi. Delle dita armeggiano con la chiave, facendo scattare la serratura. Sento il peso del suo corpo contro il legno e il rumore dei tacchi che toccano terra quando lasciano i suoi piedi. “Sapevo mi avresti raggiunto” infilo le mani nelle tasche dei pantaloni e assottiglio lo sguardo quando alcune gocce di pioggia dipingono il vetro davanti a me. “Tu credi di sapere tante cose, Harry” la sento avvicinarsi. Avverto il suo profumo sotto il naso. “Sono venuta per dirti una cosa importante” “Ed era necessario che chiudessi la porta a chiave?” quando finalmente mi giro, la vedo accanto a me. Ha allungato gli occhi con la matita nera; adesso sono ancora più grandi. Le labbra leggermente rosse si spingono in avanti quasi a voler richiamare le mie. Il laccio del vestito leggero che gira attorno al collo è l’unico ostacolo per renderla totalmente mia. “Non ho bisogno che la tua ragazza venga a farci visita” percepisco una punta di gelosia nelle sue parole velenose. “Alice non è la mia ragazza” “Non è carino servirsi di qualcuno, Harry” questo atteggiamento da donna superiore mi fa impazzire. “Chi te lo ha detto?” “Pensi che sia stupida, Harry?” s’infervora. “Il tuo corpo è rilassato, sei visibilmente più sereno. Io ti sono accanto e tu non sei nervoso” spiega. “Se anche fosse?” quest’attesa comincia ad innervosirmi. “Tu non puoi essere di nessun’altra” “Io non sono tuo, Lisa. Io non sono proprietà di nessuno” sposto con la mano un mucchio di libri poggiati sulla scrivania, facendoli cadere. “Vuoi tu, Harry, unirti a me per iniziare insieme un lungo percorso finché destino non ci separi?” mi blocco improvvisamente, voltandomi esterrefatto. Rido quando lei abbozza un sorriso enigmatico. “Te la sei preparata?” scuoto il capo, riavvicinandomi a lei. “No, era improvvisazione. E’ uscita male?” ride. “Decisamente si” le prendo le mani. “E tu, Lisa, sei disposta ad accogliere volontariamente il nostro amore finché destino non ci separi?” “Si, Harry, lo voglio” “Posso baciare la sposa?” la tiro più vicina, facendo toccare i nostri nasi. “Puoi fare di meglio” porta la mia mano sulle sue scapole, dietro il collo, sull’attaccatura del vestito. “Fammi tua, Harry. Adesso” ordina. Accolgo molto volentieri la sua richiesta. Mi è mancata così tanto. LISA POV Il mio vestito cade a terra spinto dalla forza di gravità. “Non mi sta bene che vai in giro senza reggiseno” mi rimprovera. “Non ho intenzione di andare da nessuna parte. Io resto con te” “Ti stai autoinvitando a casa mia?” piega le labbra in un sorriso. Quante volte ho desiderato poterlo rivedere. “Se ti stai chiedendo se ti sto chiedendo di venire a vivere con te, la risposta è si” emetto un gemito quando mi tortura con le mani e la bocca. “Ho capito solo vivere con te, sappilo” ridacchia. “Vedremo” mi solleva facendo aderire le mie gambe al suo bacino. “Mi sei mancato, Harry” “Anche tu” solleva la maglia mostrandomi gli addominali. Le ali della sua farfalla fanno capolino sotto le sue dita. La molla dei boxer fuoriesce dai pantaloni, stretti con una cintura nera. Mi muovo per avvicinarmi al bordo del letto, portando le mani sul suo bacino. Infilo le dita nel taschino dei pantaloni per farlo accostare di più. Bacio la sua pancia risalendo fino ai capezzoli, mentre la sua mano è sui miei capelli a spingermi ancora più vicina. “Il tuo tocco è imparagonabile” mugola. “Il tuo amore per me lo è” abbassa il volto mettendo due dita sotto il mio mento. Mi bacia e contemporaneamente mi spinge indietro. Capovolgo la posizione mettendomi sopra. “E’ ammesso il cibo in camera, sire?” “Dipende da cosa vuoi farci” sta perfettamente al mio gioco. Afferro il piatto con un pezzo di torta all’interno. Prendo con le dita la panna e la spalmo sul suo basso ventre. Contrae immediatamente i muscoli quando avverte il freddo sulla pelle calda. “E’ più buono quando sa di panna” ride, facendomi vibrare il capo. Prendo tra i denti un pezzo di pelle di troppo sui suoi fianchi. Con il cucchiaio infilo un pezzo di torta in bocca e la porto sulla sua, passandovi il sapore. Con una mano gli abbasso i boxer. Salgo a cavalcioni trattenendo il peso sulla testiera del letto, che al mio tocco si muove leggermente. Sospiro piacevolmente quando ritrovo il desiderio. Tiro con forza la parete dietro la sua testa facendo un fracasso incredibile. “Giù c’è gente, fa piano” ridacchia. “Anche Alice è lì”. Rallento i movimenti costringendolo a mettersi seduto. Appoggia la schiena alla testiera facilitandomi la penetrazione quando allunga le gambe davanti. “Harry” “Cazzo, Lisa” sbatte la testa più volte contro il letto in preda a spasmi. Gli allaccio le braccia al collo, baciandolo. Mi prende i fianchi portandomi su e giù più veloce. Mi esce involontariamente un urlo, immediatamente tappato dalla sua mano grande che avvolge la mia bocca. “Dimmi che non ritornerai più da lei” “No, ma devi darmi il tempo di dirglielo. Cristo” serra gli occhi. Sempre più veloce. “Harry” un altro urlo. Ripeto il suo nome altre tre volte, per quanto lo ricordi, con la bocca chiusa nella sua mano. “Vuoi davvero che rimaniamo insieme?” giro le dita sul suo stomaco, annuendo. “Vuoi davvero sopportarmi 24 ore su 24?” mi bacia la fronte, alzando il lenzuolo sui nostri corpi nudi. “Sei pazzo?” alzo subito lo sguardo. “24 sono troppe” lo riabbasso, non riuscendo a nascondere un sorriso. Resta zitto per una manciata di secondi prima di scoppiare a ridere. “22 vanno bene?” mi pizzica il fianco sotto le coperte. Annuisco. “E cosa vuoi fare le restanti due lunghissime ore?” “Occupare il nostro letto e farci l’amore!”

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Capitolo 38
*** Capitolo 38 ***


HARRY POV “Ecco dove eravate finiti” Alice ci raggiunge sulle scale. Lascio immediatamente la mano di Lisa. “Rinfrescato il viso?” mi tira un braccio per avvicinarmi, facendo toccare le sue labbra con la mia guancia. Guardo in faccia Lisa che nel frattempo ci ha superati sorridendo maleficamente. Quando nota una totale, o quasi, disattenzione nei suoi riguardi, si rivolge direttamente a lei. “Non avrete litigato di nuovo” non la pone esattamente come domanda. “Oh no. Harry è stato molto collaborativo” ridacchia. Alza un sopracciglio quando non capisce, o finge di non capire. “Quindi” si prende una piccola pausa di riflessione per scrutare la mia espressione. Cerco di trattenere un risolino quando Lisa da dietro mi manda baci con le labbra dischiuse. “Quindi ora siete tutti e due più sereni?” vedo un velo di preoccupazione attraversarle gli occhi. “Diciamo di si” rispondiamo all’unisono. Sposta lo sguardo da me a lei, confusa. Non l’abbiamo convinta. Decido di porre fine a questo gioco di sguardi dandole un bacio casto sulle labbra. Mi attira a sé tirandomi leggermente i capelli, ignara dell’occhiataccia di Lisa che prepotentemente mi guarda mimandomi delle forbici con le dita. Mi scappa n singhiozzo quando provo a ridere, ma subito lo ributto indietro nascondendolo dietro un colpo di tosse che mi fa staccare da lei. “Andiamo di là?” le sorrido, accarezzandole il volto. Annuisce e mi prende la mano. “Harry” Lisa si avvicina al mio orecchio e sussurra il mio nome tanto silenziosamente per non farlo sentire a lei. “Harry devi dirglielo” cattura le parole tra i denti serrati, soffiandomi lievemente sul padiglione auricolare. Le faccio un segno con gli occhi, che capisce al volo. Presto, ma non adesso; legge il mio labiale e sbuffa. Un po’ di pazienza, Lisa. ZAYN POV “Guarda cosa mi tocca fare” mi lamento, alzando le maniche della camicia. “Dai, spostati. Li lavo io” faccio colare l’acqua a terra quando mi volto a guardare la ragazza dietro di me. Si avvicina al lavello e si alza sulle punte dei piedi per raggiungere il detersivo in alto. Sposto indietro il peso del corpo abbassando lo sguardo sul suo vestito che lentamente sale su. “Facciamo che io lavo i piatti e tu lavi a terra?” “Eh?” muovo la schiena per liberarmi dal dolore della posizione scorretta. Metto le mani bagnate su di un panno per asciugarle. “Potevi prestare meno attenzione alle mie gambe perfette. Uh, guarda” si avvicina a me e con le dita bagna la zona al limite delle labbra. “Un po’ di bava” ride. “Modesta, ma veritiera” allungo nuovamente il corpo indietro facendo su e giù con gli occhi. “La smetti per favore?” scuote il capo continuando a ridere. “Non hai proprio tatto” “Ti assicuro che quella capacità è parecchio sviluppata” rido, poggiando il corpo al mobile. Incrocio le braccia al petto e la guardo mentre infila i piatti nel lavello pieno di schiuma. Muove la mani freneticamente mentre sfrega per togliere i residui di cibo. “Ecco fatto” si asciuga le mani. “Tu ancora non hai lavato a terra?” muove il capo in avanti per convincermi a prendere lo straccio. “Che cosa? Non se ne parla proprio” simulo una risata. Alza un sopracciglio. “Come ti chiami?” “Zayn” “Ah, ma tu sei quel simpaticone che ci ha interrotti l’altro giorno” esordisce, storcendo il naso. “No” guardo incredulo verso il salotto, additando Liam. “Mi stai dicendo che un pezzo di fi-“ quando sento i suoi occhi addosso, modero il linguaggio. “Stai con Liam?” mi acciglio. “No” ridacchia. “Siamo amici che studiano insieme” alza le spalle. “Guarda che ho diciannove anni, non dieci. Non credo a Babbo Natale e nemmeno alla cicogna” la prendo in giro. “Va bene” ride, battendo le mani sui fianchi. “Abbiamo avuto dei flirt, ma niente di serio” “Guarda che ho ancora diciannove anni” “Davvero” la sua risata è maledettamente contagiosa. “E’ capitato solo un paio di volte. E’ una specie di alchimia. Semplicemente non abbiamo resistito quando ci siamo guardati negli occhi” “Bhe, ci credo. Anche io se guardassi negli occhi un pezzo di fi-“ “Grazie per il complimento, ma non accetto questo linguaggio” chiude gli occhi, facendo toccare l’apice della guancia con le ciglia scure. “Indiana?” “Sono qui, Liam” si allontana momentaneamente da me per raggiungerlo. Le circonda il bacino con le braccia quando lei poggia la testa sul suo petto. La solleva di poco da terra, scuotendole il corpo. Si avvicina al suo orecchio sussurrandole qualcosa. Posso solo immaginare cosa sia, perché lei sorride annuendo. Quando l’alchimia chiama, loro rispondono. HARRY POV “Sei stanca?” “No” distoglie lo sguardo dal finestrino, portandolo a me mentre mi sorride. Sorrido quando contro la sua volontà sbadiglia. “Si, sei stanca” le pizzico il fianco e lei si muove, allontanandosi verso la portiera. “Ieri notte non hai dormito molto” “Colpa tua” appoggia la testa al finestrino, chiudendo gli occhi. “Colpa mia? Colpa tua” ci indico. “Va bene, colpa di entrambi” ridacchia, alzando le mani. “Ti va di entrare?” “Si” rispondo troppo frettolosamente. “Alice io-“ “Anche io” mi fermo a pensare troppo a lungo. Anche io? Non mi ha neanche fatto finire di parlare. “Anche tu cosa?” “Anche io quello che pensi tu” sorride. Deglutisco e mi gratto la testa, muovendo i capelli. “Qualcosa non va?” “No. Entriamo, qui fa freddo” allarga il sorriso e chiude meglio il cappotto. Quando chiude la portiera mi maledico da solo. Non hai le palle, mi rimprovera la mia coscienza. Hai messo in chiaro sin dall’inizio che non era niente di serio ed ora ti stai cagando sotto perché sai che per lei quello che avete avuto è stato tutto tranne che niente. Batto le mani sul volante facendo scattare il clacson. Cazzo. Mi affretto a scendere e la raggiungo sul pianerottolo. “Perché ci hai messo così tanto?” “Ho ricevuto un messaggio e ho perso tempo a rispondere, scusami”. Adesso, Harry, diglielo adesso. Mi libero dai pensieri scuotendo il capo. Mi si getta addosso appena chiude la porta. Senza nemmeno accendere la luce, mi sfila il giubbotto. “Alice io devo dirti una cosa” “Non ora, Harry”. Mi lascio spogliare e presto mi abbandono. Maledizione!

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Capitolo 39
*** Capitolo 39 ***


LIAM POV Me la trascino al piano superiore con una scusa. Tende i muscoli del braccio quando la mia mano la tira con energia attraverso il corridoio lungo. Il rumore dei suoi tacchi che battono sul parquet si fa più accentuato man mano che le voci si attenuano. Apro lentamente la porta della stanza degli ospiti facendola cigolare. Le faccio segno di entrare e poi la seguo, chiudendo fuori l’unico spiraglio di luce. “Così mi fai paura, Liam” la sento sorridere nel buio. Fuori ha iniziato a piovere. Dentro di me sento crescere il desiderio di rimanere sotto le coperte, insieme a lei. Fa aderire la mia schiena alla porta, spingendo la sua pancia contro la mia. “Sei tu che mi fai paura” avvicino le labbra alle sue prendendo quello inferiore tra i denti. Lo tiro leggermente, rilasciandolo con un rumore secco. “Ti ho già detto che sei bellissima stasera?” “Mmh no, non mi pare” si stacca momentaneamente da me, avvicinando poi il viso al mio per riempire il mio castano con il suo quasi nero, sogghignando. “Sei bellissima” “Scusa?” tende l’orecchio in modo teatrale. Ridacchio. “Sei bellissima” ripeto, con più convinzione. “Dio, Liam. Hai la voce così bassa” sbuffa falsamente. Nel buio della stanza riesco a vederla mentre arriccia il naso. Urla quando la sollevo e la faccio girare stretta tra le mie braccia. La piega del vestito leggero che indossa si apre vaporosamente quando l’aria vi passa attraverso. Alza le gambe quando il mio movimento diventa più veloce. “Mi stai facendo girare lo stomaco” tossisce. “Ti va di ballare con me?” le faccio toccare terra, ma subito perde l’equilibrio. Mi affretto a portarle una mano dietro la schiena quando si piega in due ridendo. “Non so ballare, mi dispiace Liam” tossisce ancora riacquistando la posizione verticale. “Un motivo in più per affidarti a me” sorrido, avviando una ricerca negli album sul mio cellulare. Quando trovo quella giusta, alzo il volume e lascio il telefono sul comodino mentre la musica invade la stanza. “Togli le scarpe” le prendo una mano mentre con l’altra provvede a sfilarle. “Bene” sussurro, “ora vieni qui” circondo il suo bacino con il braccio e l’attiro a me, sollevandola appena. Ride tutto il tempo mentre goffamente la faccio muovere, spostando con fatica i piedi che sorreggono il suo peso. “Liam?” attira la mia attenzione focalizzata sulle sue labbra dischiuse; il calore sprigionato dal suo corpo mi fa sentire improvvisamente caldo. Mugolo in risposta. “Come ci vedi insieme?” “In che senso?” continuiamo a volteggiare; ormai è inerzia. “Cioè, se guardassi in un futuro” dice incerta. “Se guardassi in avanti, come ci vedresti insieme?” “Perché mi fai questa domanda?” chiedo. “Tu perché non mi rispondi?” mi fermo subito. Dopo qualche secondo, distoglie lo sguardo. Lo riprendo facendola girare nuovamente. “E’ soltanto curiosità” alza le spalle. “Io ci vedrei bene” sorrido, riprendendo a muovermi con lei. Annuisce. Scatta un’altra traccia musicale e lei poggia la testa sul mio petto. La stringo più forte. “Vuoi che sia una cosa seria?” riprendo a parlare dopo quella che sembra un’eternità. Sento la gola secca. “Che cosa?” alza immediatamente lo sguardo. “I nostri flirt, vuoi che diventino una cosa seria?” “Non lo erano?” scuoto la testa. Mima un “oh” con la bocca, non emettendo alcun suono. “Dispiaciuta?” “No”. Orgogliosa. “Ti aspettavi che lo fossero?” “No”. Bugiarda. “Vuoi che lo diventino?” richiedo, sorridendo appena. “No” risponde secca. “Indiana?” il suo nome viene fuori sotto forma di risatina. “Ti sei innamorata?” scende dai miei piedi e si avvia alla finestra, dandomi le spalle. “Ti sei innamorata di me?” questa volta decido di essere serio. Abbasso di poco il volume. “Certo che no” sbuffa. Sussulta quando le mie dita toccano i suoi capelli. Li sposto di lato e le solletico il collo, portando sulla sua pelle dell’argento freddo. Faccio scattare la chiusura e volto il suo corpo nella mia direzione. “Cos è?” tocca la catenella, arrivando al ciondolo. “E’ una L di Liam?” il suo tono emozionato mi fa sorridere teneramente. “O di amore, dipende da come lo intendi” l’abbraccio, baciandole la tempia. “E questo cosa sarebbe?” “Una promessa?” azzardo. “Una promessa?” mi fa l’eco. Annuisco. “Suvvia, ti sembro tipo da un flirt e via?” le do una pacca sul sedere, avvicinandola di nuovo. “E’ da quando l’ho vista in vetrina che desideravo regalarla a te” le accarezzo la guancia. “Grazie” si alza sulle punte dei piedi e mi bacia. “Mi piace da morire” la tocca di nuovo, stringendo la mia iniziale nel suo piccolo pugno. “Anche io ho un regalo per te” la luna illumina il suo viso troppo allegro, “amore” aggiunge, con fare ammiccante. “Aspetta” si ferma. “Questo letto è di Harry?” lo indica. “No, Harry ha la stanza chiusa a chiave” “Sul serio?” si acciglia. “Tipo strano pure lui” prende un labbro tra i denti e continua a tirarmi verso il letto. “Si degnerà di bussare?” infila le dita sotto la felpa, facendomi il solletico. “E’ andato ad accompagnare Alice a casa, quindi dubito che ritorni presto” ridacchio. “Al massimo ci troverà a dormire” le schiocco un bacio. Sento il bottone del jeans essere rilasciato accompagnato da un rumore metallico e la cintura che viene abbassata, rendendomi meno costipato. “Chi ti ha detto che voglio dormire” cade indietro sul letto, portandomi con lei. Chi l’avrebbe mai detto che ci sarebbe stata magia tra due caratteri così opposti.

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Capitolo 40
*** Capitolo 40 ***


HARRY POV La terra è intrisa d’acqua, depositata al suolo dopo una notte di pioggia insistente. L’odore fastidioso si espande nell’aria e arriva fino alle mie narici, facendomi storcere il naso. Mi siedo sul muretto accanto alla finestra e metto le mani a coppa dinanzi alla sigaretta poggiata tra i denti e la lingua. Avevo smesso di fumare tempo fa, ma oggi ne accuso la mancanza. Giro la rotellina e faccio scattare la fiamma, aspirando. Fumare mi ha sempre rilassato, come se potessi cacciare via tutti i problemi dalla testa, cosa che ovviamente non è mai accaduta per davvero. Li dimenticavo, semplicemente fingevo che per circa cinque minuti io fossi l’uomo più felice del mondo. Oggi l’odore della nicotina mi da la nausea. Butto la sigaretta neanche a metà e volto lo sguardo verso il letto. “Harry?” la voce piena di sonno, il capo voltato sul cuscino, dal lato della porta, il corpo rannicchiato sotto le coperte. “Stai fumando?” “L’ho buttata. Ti da fastidio l’odore?” “Non credevo che fumassi” cerca di mettersi seduta, ma subito poggia le mani ai lati della testa. “Non ti senti bene?” mi alzo immediatamente, ma mi fa segno di stare fermo. Resto a metà tra una posizione pronta a scattare in avanti ed una seduta. Il leggero vento che passa attraverso la finestra aperta mi fa rabbrividire. “Tranquillo, un giramento di testa. Mi sono alzata troppo velocemente” appoggia la schiena alla testiera del letto, coprendosi il corpo con il lenzuolo. “Non hai freddo?” scuoto la testa. Batte il materasso per chiedermi di raggiungerla. Chiudo subito la finestra e alzo la molla dei boxer leggermente scesa oltre l’osso del fianco. Resto alla dovuta distanza da lei, facendola pensare. “Cosa ti tormenta, Harry?” “Niente” mento. Porto lo sguardo fuori dalla finestra, pur di non guardarla. L’ho ferita atrocemente. “Andiamo Harry” appoggia la mano sulla mia. La giro, rivolgendole il palmo per stringere la sua. “Pensi che sia stupida?”. Mi giro immediatamente verso di lei avvertendo uno strappo all’altezza del collo. Me lo massaggio, un po’ per il dolore e un po’ per l’imbarazzo che mi sta divorando in questo momento. “Assolutamente no, non dirlo” i suoi occhi non sorridono; sono esattamente lo specchio dei miei. “Cosa c’è?” incalza, invogliandomi a parlare. Stringe ancora la mia mano e questo mi da la forza di parlare. Deglutisco. Apro la bocca, ma la richiudo subito. “Inizio io?” mi acciglio, ma prima che possa replicare continua. “Il tuo tormento porta un nome ed un cognome” serra la mascella. “Alice” alza un dito davanti al mio viso, impedendomi di continuare. “Non c’è cosa peggiore che usare una donna per farne ingelosire un’altra” “Pensi che ti abbia usata?” rientro nel materasso sedendomi meglio. Piego una gamba e l’altra la faccio penzolare di lato. “Non è così?” corruga la fronte. Allungo un braccio passando due dita sulla piega, facendola rilassare. “No, non è così. Io ci ho voluto provare sul serio” passo una mano nei capelli, arruffandoli ancora di più. “Ma?” “Ma” sospiro, “ma ho capito che non voglio ferirti” infilo la testa tra le mani, chiudendo gli occhi. “E dimmi, Harry” il suo tono duro mi fa sentire ancora più in colpa. “L’avresti capito prima o dopo essere andato a letto con lei?” alzo immediatamente gli occhi, quasi lucidi. “E tu cosa ne sai?” piega la testa di lato, meravigliandosi del mio tono sorpreso. “Ci tengo a ribadire che non sono stupida, Harry. L’ho vista come ti guardava, Harry, e ho visto anche le risatine che non riuscivi a contenere. In quel momento mi sono sentita presa in giro come mai nella vita” confessa. “No” le prendo il viso tra le mani, “non è mai stata mia intenzione prenderti in giro. Sentivo davvero di portarti con me alla casa al lago e credimi se ti dico che sono stato bene” “Ci credo” sorrido appena. “Ti prego non essere arrabbiata con me” la supplico. “Mi piaci davvero, ma non come mi piace lei” avvicino il viso al suo, sfregando il suo naso con il mio. “La verità è che l’ho sempre saputo, Harry” dice, dispiaciuta. Mette le mani sulle mie che reggono le sue guance, mentre passo le dita su ogni centimetro di pelle che riesco a raggiungere. “Perché hai voluto fare l’amore con me?” “Sapevo che prima o poi me l’avresti detto e non volevo lasciarti andare” mi butto su di lei spingendola sul materasso. Mi fiondo sulle sue labbra premendole contro le mie, accogliendo il bacio. “Allora non lasciarmi andare” sussurro sulle sue labbra, accarezzandole le gambe. “Sai che è inevitabile, Harry” piagnucola. “Resta fino a domani” mi prega “E’ già domani, Alice” allarga le gambe facendomi posizionare in mezzo ad esse. Non è giusto quello che sto facendo. “Abbiamo deciso di andare a vivere insieme” mi decido a confessare. “Spero siate felici insieme” LISA POV “Tu mi stai lasciando” mi giro di scatto quando mio fratello parla. Ha gli occhi bassi e le braccia conserte. “Io non ti lascerò mai” gli corro incontro, allacciando le gambe alla sua vita e le braccia al collo, cogliendolo di sorpresa. Subito stringe la braccia attorno alla mia vita, mentre affondo il viso tra i suoi capelli lunghi. “Non tagliarli” glieli tiro leggermente, “sei bellissimo” gli bacio la guancia. “Avrò preso da mia sorella” ricambia il bacio. “Io non ti lascerò mai, Zayn” ripeto. “Ti amo” mi fa mancare il respiro quando forza l’abbraccio. Per quanto sia impossibile, sento le ossa piegarsi sotto il suo tocco affettuoso. “Anche io ti amo, Zayn” gli bacio le labbra, più volte. Passo poi alla guancia e poi al collo e poi di nuovo al viso. “Mi mancherai” “Non devi partire per la guerra, piccola” ride, mettendomi giù. “Mi mancherà il tuo russare” mi unisco alla sua risata, andando verso l’armadio. E’ quasi vuoto, ma quelle poche cose che restano fanno fatica ad entrare nella valigia già piena. Dannazione. “Puoi sempre insegnare ad Harry a farlo” la sua risata è stata per anni l’unico suono piacevole dopo tutti gli incubi in cui tutto ciò che sentivo era il rumore delle ruote dell’aereo che sfregavano l’asfalto. Adesso mi fa tremare il cuore. “Fai tornare il tuo spasimante a prenderli quelli” fa un cenno verso i vestiti ancora appesi alle grucce. “Si, sarà meglio” ridacchio. “Dovrebbe essere qui a momenti” dico emozionata, guardando l’ora sul cellulare. Non resisto nemmeno a guardare la tv seduta sul divano per quanto sono eccitata. Batto nervosamente le dita sulle gambe, prima che Zayn si decida a prenderle tra le sue. Sussulto quando il mio cellulare vibra per l’arrivo di un sms. Sei la fine di ciò che sono stato, sei l’inizio di ciò che sarò. Dammi tutto di te e in cambio ti darò tutto di me. Inutile dire che sorrido allo schermo del telefono come un’ idiota. Dove sei? Apri la porta. Salto praticamente dal divano correndo ad aprirla. Allargo il sorriso quando Harry mi si para davanti con un mazzo di rose rosse stretto tra le mani grandi. Mi sorride anche lui senza parlare. Si lecca le labbra e questo basta per farmi andare ufficialmente fuori di testa. Avverto dietro di me la presenza di Zayn, ma non mi volto. “Non mi saluti?” mi getto tra le sua braccia costringendolo a spostare i fiori di lato. “Ciao bellissima” le sue attenzioni mi fanno sciogliere letteralmente. “Ciao Harry” nascondo il viso. Mi porge le rose. “Sei pronta?” annuisco felice. “Queste sono tue” fa penzolare davanti al naso un mazzo di chiavi. Quando lo prendo tra le mani, noto un portachiavi con un cuore a metà. Sulla mia metà c’è incisa una H. “Casa nostra” sorride felice. “A te l’onore” indica la porta. Me la fa spalancare, ma mi ferma quando provo ad entrare. Mi prende in braccio in stile sposa prima di varcare la soglia di “casa nostra”. “Volevo fare un ingresso degno” “Molto degno” sorrido, appoggiando la faccia sul suo petto. “Dove vai?” “In camera da letto” dice sicuro. “Bisogna fare le cose per bene amore mio” ride. Ce ne stiamo vicini vicini, abbracciati, stesi nel nostro letto. Il mio petto nudo sul suo, le nostre gambe intrecciate, le nostre mani unite sotto le lenzuola. Mi sento così bene. “Lisa, io non voglio cominciare la nostra relazione con una bugia” il mio stomaco sussulta improvvisamente. La pace di poco fa si consuma tutta con una semplice frase. “Quale bugia?” tremo mentre pronuncio la domanda. “Ho detto ad Alice di noi” mi rilasso subito. Ed io che credevo che stesse per dirmi qualcosa per cui mi sarei arrabbiata. “Non rilassarti ancora” continua, percependo la mia tranquillità. Mi solletica la schiena con le dita. “Stanotte e questa mattina abbiamo fatto l’amore” faccio scattare la schiena, allontanandomi da lui. “L’ha voluto lei?” mi si secca la gola. “No, l’ho voluto anche io, specialmente questa mattina”. Mi alzo subito dal letto, non vergognandomi della mia nudità. Afferro immediatamente i miei slip a terra e prendo dalla valigia aperta ai piedi del letto un maglione di lana che decido di indossare come vestito. “Dove vai?” “Giù” scatto. Sbatto la porta della sua camera e scendo le scale. Lo sento pronunciare imprecazioni contro se stesso; avverto i suoi passi pesanti mentre si affretta a raggiungermi. Bussano alla porta. Lo sento dietro di me. Ciò che si dice sul sesto senso è vero; quando senti che sta per accadere qualcosa lo avverti fin dentro lo stomaco. Il centro si contrae e ti fa passare la fame. O forse sono solo arrabbiata con Harry. Quello che vedo appena apro la porta, mi fa cadere a terra in un battibaleno, ma prima pronuncio l’unico nome che non mi sarei mai aspettata di pronunciare. “Niall?”

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Capitolo 41
*** Capitolo 41 ***


"Lisa". Odo la sua voce alle mie spalle, ma quando mi volto non trovo nessuno. "Lisa". Mi giro immediatamente, spostando soltanto gli occhi. "Lisa". Volto interamente il corpo, facendo un giro su me stessa. La luce è accecante; socchiudo gli occhi e porto una mano sulla fronte cercando di mettere a fuoco una figura, ma mi basterebbe anche solo poter riconoscere il luogo in cui mi trovo. Non vedo praticamente niente davanti a me, né tantomeno al mio fianco, o dietro. Cosa si vede esattamente quando si è ciechi? Luce? Buio? "Niall?" "Lisa" mi richiama. Adesso riesco ad avvertire anche il suo profumo. Pronuncia soltanto il mio nome, divertendosi a giocare a nascondino. "Niall, sei tu?" "Siamo di nuovo insieme, Lisa" lo sento persino ridere. L'emozione forte che provo mi fa commuovere. "Tu sei morto" sussurro, ma sono sicura riesca a sentirmi. "Siamo insieme adesso" ripete. La sua voce sembra amplificata, o forse è solo uno scherzo della mia mente. Sto impazzendo. "Sono morta?" questa conversazione non sta avendo luogo. Non può essere... Cerco di darmi un pizzico, ma non riesco a muovere le braccia. "No, non lo sei" scuoto la testa, confusa. Mi guardo nuovamente intorno. "Ho paura, Niall" "Non devi. Sono di nuovo con te adesso" "Dove sei?" "Dentro di te. Non me ne sono mai andato" "Voglio vederti". Odo una specie di fruscio, ma non ne sono sicura. Tendo le orecchie, ma presto ritorna il silenzio. Avverto subito la sua presenza prima che riesca a riconoscere il suo tocco su di me. La paura prende il sopravvento. "Oddio" mi allontano immediatamente portando le mani alla bocca, soffocando il pianto. "Non può essere" sussurro a me stessa. "Non avere paura" allunga un braccio nella mia direzione, porgendomi la mano. "Vieni". Istintivamente, faccio segno di no con la testa. Lascia cadere l'arto lungo il fianco, portando una mano nei jeans. "Sono vivo" "Non è vero". Sorride appena. "Ascolta il mio cuore" sorride ancora di più. "Vieni" la sua voce adesso è così bassa, percepibile appena anche per me che sono a circa un metro di distanza. Scuoto nuovamente il capo. "Tu sei morto" "Tu mi hai salvato la vita" "Come?" mi acciglio. "Il calore del tuo corpo mi ha permesso di vivere". Le sue parole sembrano un bel sogno. Perché è tutto un sogno, vero? "Voglio svegliarmi. Questo sta succedendo solo nella mia testa" piagnucolo. "Sei già sveglia, Lisa. Avevo dimenticato come potessi essere bella anche quando piangi" confessa. "Smettila Niall, ho sofferto già abbastanza" le lacrime continuano a scendere senza freni. "Adesso sono tornato. Vieni da me, Lisa" mi porge di nuovo la mano. "Ascolta il mio cuore" ripete. Con riluttanza, il mio corpo si muove assecondando il desiderio. Ritiro la mano poco prima di toccare il suo viso. "Toccami" ordina. Come se non potessi comandare il corpo, lo faccio. Sento il caldo del suo respiro sulla mia mano, mentre con passione mi bacia il palmo e le dita. Porta la mia mano sul suo petto, all'altezza del cuore. Ascolto i suoi battiti mentre il muscolo pulsa in contemporanea al mio. "Mi hai fatto vivere dentro di te". Mi si contorce lo stomaco. Forse devo vomitare. Sento i conati risalire la gola e fermarsi in un punto indefinito di essa. "Non è possibile" stringo nel pugno la sua maglia, attirandolo più vicino. "Questo non è possibile". Mi tremano le mani. "Apri gli occhi, Lisa. Sono tornato" HARRY POV "Porca puttana, Greg" urlo, accovacciandomi accanto a Lisa priva di sensi. "Cazzo dammi una mano" impreco, alzando una gamba per dare sostegno alla testa penzolante. La tengo stretta tra le braccia mentre la porto sul divano. La copro immediatamente, allontanandomi da lei dopo averle accarezzato il viso e i capelli. Corro subito in cucina per prenderle dell'acqua. "Ma ti pare il modo di presentarti a casa mia?" mi tremano le mani, così lascio cadere rumorosamente il bicchiere nel lavandino. "Cazzo" porto una mano bagnata al viso, inzuppando i capelli. "Cosa ne sapevo che avrebbe avuto questa reazione?" si difende. Lo guardo in cagnesco. "Dannazione, ti sei mai guardato allo specchio? Sei, cazzo, identico a Niall" non riesco a mettere insieme le parole. "Siamo fratelli" dice ovvio. "Siete fratelli uguali" urlo, indicando Lisa stesa sul divano come se potesse leggermi nel pensiero. "Porca puttana, così me la farai morire" cammino avanti e indietro per la stanza, senza pace. Continuo a passare le mani nei capelli, nervosamente. "Scusami, non credevo stesse con te" "Viviamo insieme. Vivevamo insieme prima che me la facessi morire" mi correggo, continuando ad urlare. Il mio tono di voce si è alzato di tre ottave. "E cosa dirà Niall?". Mi giro lentamente, bloccando i movimenti. "Che cazzo hai detto?" mi avvicino pericolosamente a lui. "Non mi prendere per il culo, Greg" afferro la sua maglia, portandolo più vicino. "Ho bisogno che ti calmi, Harry. Ti devo parlare". "Lisa, amore" passo le dita sulla guancia bagnata dalle lacrime. Sta piangendo... sogna e piange. "Lisa" apre gli occhi e li sbatte un paio di volte. Si alza di scatto, così sono costretto a spostarmi per lasciarle spazio. Porta una mano in petto e respira a fatica. "Lisa" come se si fosse accorta solo ora della mia presenza, mi guarda. Ammetto che guardare quegli occhi grandi e privi di espressione mi mette paura. Sembra si stia preparando ad urlare. "Dov'è?" "Chi?" mi sposta con violenza, alzandosi. La lascio girare per casa, in cerca di qualcosa, o qualcuno. Quando non trova quello che cerca, mi raggiunge. "Niall" "Niall non c'è tesoro" cerco di essere convincente. "Non è vero. Lui era qui" ritorna alla porta, indicando il posto in cui è caduta a terra quando ha visto Greg. "Qui" sussurra. La accarezza, forse immaginando il suo volto. "Tu pensi che sia pazza" abbassa le braccia, dandomi le spalle. Mi alzo e la raggiungo, abbracciandola. "Harry, io ci ho parlato. Mi ha detto che è vivo" ride all'improvviso, come fanno i pazzi. Alterna momenti di pianto a risate; mi mette paura. "Chiamo Zayn" mi stacco da lei per prendere il telefono, guardandola mentre ancora accarezza il legno, parlando da sola. Dice qualcosa a qualcuno e improvvisamente ride, assecondando forse dei pensieri. Rispondi, dannazione. Resto allibito quando la sento "parlare" con Niall. Non posso aspettare che suo fratello sia disponibile, così chiamo l'unica persona che anche in un momento come questo sarebbe capace di mantenere la calma. "Liam, sono Harry. Ho bisogno del tuo aiuto. Lisa crede di parlare con Niall".

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Capitolo 42
*** Capitolo 42 ***


“Tu mi stai prendendo per il culo” lo minaccio severo, puntandogli l’indice contro mentre apro la portiera della macchina. Getto ancora uno sguardo alle mie spalle verso l’appartamento in cui ho lasciato Lisa con Liam. E’ in buone mani. “Sto cercando di non farti avere uno shock, Harry” “Cazzo” rido, “pensi davvero che appena lo vedrò gli dirò “Ciao Niall, bentornato dal regno dei morti?”” gesticolo, alzando appena la voce. “Non ci è mai entrato nel regno dei morti, Harry” scuote la testa, accendendo il motore. Sbuffo, allacciando la cintura di sicurezza. “Cazzo, mi stai facendo agitare” sento il cuore accelerare i battiti mentre Greg attacca la chiamata con un semplice “stiamo arrivando”. “Harry?” Greg attira la mia attenzione. Mi fermo e trattengo il respiro mentre le gambe cominciano a tremarmi. “Va tutto bene?” torna indietro e poggia una mano sulla mia spalla. “Secondo te va tutto bene?” ironizzo. La stringe debolmente, costringendomi a fare ancora qualche passo in avanti. La porta sembra sempre più vicina, così per recuperare tempo ne faccio qualcuno indietro. “Vuole vedere te” “Non sei assolutamente d’aiuto”. Allarga le braccia come a dire “ed io cosa ci posso fare?”, completando il gesto con un’alzata di spalle. “Avanti Harry. Ti assicuro che non è così spaventoso come potrebbe sembrare” “Pensa alla reazione che avrà Lisa” mi lamento. Sento il cuore pulsare veloce in accordo. “Hai centrato il punto. Lui si fida di te” compio ancora dei passi in avanti insieme a lui. Ogni passo è una paura. Ne mancano forse una ventina. “Bella pensata di merda” simulo una risata nervosa. Dieci. La paura di vederlo. “Tu sei l’unico che può riuscirci” Nove. La paura di dirlo a lei. Otto. La paura di perderla. Sette. La paura di rimanere solo ancora. Sei. La paura di perdere il mio migliore amico. Cinque. La paura di non riuscire più ad amare. Gli ultimi passi sono silenziosi. Anche i battiti rallentano, fino a fermarsi. Sento il respiro rimbombare nella testa. Tutto intorno a me gira vorticosamente. Tremo quando la porta si apre leggermente. Il silenzio delle volte è fin troppo rumoroso; in questo momento mi assorda. La casa sembra vuota, ma nell’esatto momento in cui ho varcato la soglia l’ho sentito. Non mi serve vederlo, io lo sento. Lo sento di nuovo dopo tanto tempo. La sua presenza nascosta dalla penombra mi calma immediatamente i nervi in tensione. Le mani cominciano a sudare, così le strofino nervosamente sul jeans producendo ancora più calore. Sembra che Greg mi abbia lasciato solo, perché non riesco a sentirne più il respiro dietro di me. “Ciao Harry” sbarro gli occhi e subito avverto un’ondata di paura che mi fa retrocedere. “Cazzo”. Lo sento ridere. Di nuovo. “Cazzo, non è possibile” sento qualcuno avvicinarsi. Serro gli occhi come se mi stessi preparando a vedere un fantasma. “Una persona come te che ha paura” ride. La mia bocca si apre involontariamente. Sussulta quando le mie braccia gli circondano il torace. “Non mi aspettavo che facessi i salti di gioia, ma questo è davvero troppo” tossisce. “Harry” mi picchietta la schiena, “Harry, mi stai stringendo troppo forte”. Sospira quando mi allontano. “Anche io sono felice di vederti” “Cristo. Tu mi farai venire un infarto, nano” “Sta bene” si gira felice verso Greg che silenziosamente ci ha raggiunti. “Tu dici?” lo abbraccia. Sono praticamente due gocce d’acqua. “Direi proprio che sta una favola” ridono entrambi. “Non cantare vittoria troppo presto, nano. Abbiamo una bella gatta da pelare” “No amico. Tu” mi punta l’indice al petto, “hai una bella gatta da pelare” incrocia le braccia al petto. “La mia vita con voi è un fottuto inferno. Niall, Lisa ed io viviamo insieme” confesso. “Che cosa?” “Lei in questo momento è a casa mia. Quando Greg ha bussato alla mia porta avevamo appena finito di fare l’amore” “Mi hai rubato la ragazza, Harry?” “No. Ti sembrerà strano, ma è stata lei a convincermi” “Prevedibile” sussurra. “Portami da lei” . “Non entrare fino a quando non sarò io a chiedertelo”. Annuisce semplicemente. Percepisco la sua agitazione. Salgo le scale lentamente, avvicinandomi alla mia, alla nostra, camera da letto. Tremante, poggio le dita sulla maniglia della porta e l’abbasso. Un cespuglio di capelli mi copre momentaneamente la visuale, mentre sento il respiro venir meno quando le sue braccia si stringono al mio collo. “Ciao Harry” mi bacia felice le labbra. “Ciao” rispondo serio. Sorrido subito per non farla preoccupare. “Come stai?” “Bene” sorride. Lancio uno sguardo preoccupato a Liam che mi fa un cenno del capo. Apre le gambe facendo posizionare Lisa in mezzo ad esse. Sono rivolti entrambi verso la tv accesa. “Cosa guardate?” Liam è l’unico che nota la mia espressione preoccupata. Non mi toglie gli occhi di dosso per tutto il tempo. Decido di placare l’agitazione sdraiandomi accanto a loro. “Ghost” . Scelta insolita. Afferra il telecomando e preme play. Digito velocemente un messaggio, ma non lo invio a nessuno. Gli occhi di Liam si accendono improvvisamente. Ne scrivo un altro. Aiutami. Muove le labbra chiedendomi come. Niall è qui. Una lampadina si accende nella mia testa. La sua scelta insolita mi può aiutare. Prendo spunto anche se so che è abbastanza intelligente da capirlo prima che riesca a dirglielo. “Tu ci credi ai medium?” . Lo sguardo di Liam saetta preoccupato su di me. “Non lo so. Tu ci credi?”. Un intermediario tra la vita e la morte; mai ascoltata una cazzata più grande. “Si, ci credo” “Sul serio?” si gira verso di me. Cerco di mantenere il suo sguardo, mentre le accarezzo i capelli. Annuisco. Mi sorride. “Credi che potrebbe funzionare anche con Niall?” tira su con il naso. “Con me ha parlato”. Chiudo gli occhi, esasperato. Chiude gli occhi e stringe la mano di Liam. Lo chiama, pregandolo di farsi sentire di nuovo. Da: Niall Mi sta chiamando? Quanto mi è mancata la sua voce. Cosa dice? Non riesco a capire tutto. Harry, per favore, ho bisogno di vederla. “Niall” chiamo forte. Quando la porta si apre, Liam porta le mani alla bocca colto dalla sorpresa. Lei continua a chiamarlo e a parlargli. La prego di restare con gli occhi chiusi. Sento le lacrime salire. La perderò. Mai nessun pensiero mi ha fatto più male. LISA POV “Lisa”. Niall. Il mio stomaco fa una capriola. Sorrido e non apro gli occhi. “Harry, lo sento di nuovo” stringo più forte la sua mano. Non mi risponde. Sento le lacrime rigarmi il volto. “Lisa, io sono vivo”. La sua voce è così vicina, non come l’ultima volta. “Niall io ti rivoglio indietro” piego in avanti il corpo percosso da singhiozzi. “Apri gli occhi Lisa, io sono vivo”. Sento Liam stringere la presa ed Harry afferrarmi con forza la mano. Quando lo vedo a pochi passi da me, sussulto. Faccio dei movimenti indietro con il bacino, salendo sulle gambe di Liam. Accanto a me Harry piange. Mi distrugge il cuore. “Niall” sussurro. Allunga un braccio verso di me. “No” Harry si alza immediatamente, mettendosi tra noi. “Questo è troppo” spinge Niall indietro. Emetto dei versi strani con la bocca. Istintivamente metto una mano davanti alle labbra, mentre gli occhi continuano a bagnarsi per lo sforzo. “Liam. Liam, aiutami” scuoto la sua mano. Sento la testa abbandonarmi, mentre due braccia forti mi portano in bagno. Preme sulla mia fronte quando riverso tutto ciò che ho in corpo. Urlo quando le fitte allo stomaco si fanno più marcate. “Chiamate il pronto soccorso, ha perso i sensi”. Buio e silenzio.

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Capitolo 43
*** Capitolo 43 ***


7 giorni. 168 ore. 1008 minuti. 60480 secondi. 60480000 millisecondi. Ne ho spesi esattamente la metà pensando a Niall. Prima che i medici mi congedassero, Harry ha creduto che le cause del mio malore fossero in qualche modo legate ad una gravidanza. Inutile dire, probabilmente per lo shock o forse anche per la delusione di non diventare padre, che da allora mi rivolge poco la parola. Si limita a pronunciare “Si, amore” o “No, amore” quando provo ad iniziare una conversazione, che viene puntualmente interrotta dal suo modo breve di comunicare. In tutti questi giorni le sue premure sono salite alle stelle. Mi ha proibito di compiere anche il minimo sforzo, così tutto quello che faccio è trascinarmi passivamente dal letto al divano e da questo nuovamente al letto. Con mio grande dispiacere, anche a livello sessuale la situazione non è delle migliori. Sotto mia richiesta, mi ha accontentata un paio di sere facendo il minimo necessario. “Harry?” percorro a piedi scalzi la stanza. “Dimmi”. Sposta il capo di tanto in tanto mentre frettolosamente asciuga i piatti appena lavati. Gli solletico con le dita il basso ventre scoperto dai pantaloni di tuta. Unisco le mie labbra alla pelle nuda della schiena, schioccandogli dei baci. Risalgo gli addominali e il torace, fermandomi sul suo collo. Piega automaticamente la testa di lato quando mi alzo sulle punte dei piedi per raggiungere il suo orecchio. “Ho fame, Harry”. Porta le mani bagnate sulle mie facendole scendere fino ai pantaloni, prima di rilasciarle. “Devo uscire tra poco” serro la mascella, ma subito la rilascio facendo nascere un piccolo sorriso. Qualcosa nella sua voce mi fa capire che gli piace. Libero i primi bottoni della sua camicia avvicinando il mio seno alla sua schiena. Appena avverte il tessuto del mio reggiseno graffiargli la pelle, si gira. “L’ho visto sul manichino. Dici che mi sta bene?” allarga gli occhi squadrandomi da capo a piedi. Cerco di trattenere un sorriso quando ottengo la reazione desiderata. “Cosa ci fai con la mia camicia?” “Mi piace il tuo profumo” l’annuso. Mi piace davvero. In realtà lo amo. Amo la sensazione che mi lascia addosso quando abbandono il letto. Tiro i bordi superiori della camicia facendola cadere a terra. Resto a guardarlo una manciata di secondi. “Tu stavi uscendo?” “Sei una sfacciata” prova a girarsi, ma lo fermo. “Alt” lo spingo contro il mobile, baciandogli le labbra. “Hai fame anche tu” “No”. Lentamente, faccio scendere la mano chiudendo la sua lunghezza nel mio palmo. “Invece si” sorrido. Allargo le sue labbra formando un sorriso forzato. Mi prende in braccio, alzandomi sulla penisola. Allarga le mie gambe posizionandosi in mezzo, mentre con le labbra bacia il mio collo. Gli tiro i capelli quando comincio ad avvertire gli spasmi. Tira fuori dalla coppa il seno e lo stringe piano tra le dita. Riempie di baci la mia pancia e le gambe, scendendo fino ai piedi. “Hai fatto il bagno”. Gli do conferma con un piccolo cenno del capo. “Hai usato il mio bagnoschiuma”. Un altro cenno. Lo attiro a me stringendogli le gambe attorno ai fianchi. “Ti prego” lo supplico. Si sfila i pantaloni rimanendo completamente nudo. Faccio un piccolo salto appoggiando la schiena al marmo freddo. Piega leggermente le gambe per farmi sistemare sopra di lui, prima di stringermi forte a sé e spingere dentro di me. “Oddio” “Pensavo davvero che fossi incinta” spinge più forte, facendomi male. Lo stringo di più graffiandogli la schiena. “Sei deluso?” “Si” spinge ancora di più. Il mio lato masochista mi incita spudoratamente. “Hai paura di Niall?” “Si”. Comincio a sentire le vibrazioni. “Tu sei mia” ringhia. Ritorno alla realtà liberando la testa dai pensieri perversi. “Harry?” “Dimmi” si volta verso di me facendomi un piccolo sorriso. “Voglio vedere Niall” la mia schiettezza gli fa perdere immediatamente quel briciolo di buon umore rimasto. “In questo momento no” “Quanto dura questo momento, Harry? Mi hai detto la stessa cosa anche ieri e l’altro ieri e il giorno prima ancora” sbotto. “E ti dirò la stessa cosa anche domani e dopodomani, Lisa” si siede sul divano e accende la tv. Fa zapping tra uno sbuffo e l’altro. “Perché mi proibisci di vederlo?” cado a peso morto accanto a lui, che subito passa un braccio dietro le mie spalle. Il suo silenzio non fa che aumentare le mie domande. “Tu hai paura” azzardo. Assottiglia lo sguardo. “Hai paura di perdermi”. Sussulto quando si alza. Uscendo urta la sedia, che cade a terra con un tonfo. Poggio le mani sulle orecchie quando se ne va senza dire una parola, sbattendo la porta. A: Niall Mi sei mancato. Da: Niall Anche tu. Sei innamorata di Harry? A: Niall Si. A: Niall Amo anche te. A: Niall Sono confusa. Da: Niall Cosa ti confonde? A:Niall I miei sentimenti. Se potessi avervi entrambi… Da: Niall Ma non puoi A: Niall Lo so. Non rendere le cose più difficili, ti prego. Da: Niall Mi ami, ma continui a rimanere con lui. A: Niall Niall… per favore Da: Niall Era il nostro sogno. A: Niall Tu non mi meriti. A: Niall Ho bisogno di vederti. Da: Niall Non posso, Lisa. Mi fa troppo male vedervi insieme. Mi dispiace. Tra l’innamorarsi e l’amare c’è molta differenza. Quando una persona si innamora non lo fa apposta: succede. Ma per amarsi bisogna soffrire, ridere, donarsi.. l’amore non succede.

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Capitolo 44
*** Capitolo 44 ***


HARRY POV Sollevo il lenzuolo e la maglia, scoprendole la pancia. Appoggio le labbra sulla sua pelle calda, circoscrivendo la zona dell’ombelico. Stappo un barattolo di tempera e intingo due dita. Mi volto sorridente verso di lei, completamente ignara e tranquillamente a riposo. Ho voglia di colore. Disegno un cuore enorme con le dita. Posiziono esattamente al centro un paio di scarpine da neonato, che si sollevano lentamente ogniqualvolta prende un respiro. “Voglio raccontarti la mia storia”. Prendo la chitarra e il mio taccuino. Alzo i piedi fino all’asse del letto e poggio lo strumento tra le gambe piegate. Ho cominciato a suonare questo motivo tempo fa, ma solo lei è stata capace di comporre la sua canzone. Ci ho messo dentro tutte le mie paure. Un giorno ho chiuso semplicemente gli occhi e tutto era svanito. Sentivo il corpo come trafitto da mille lame; tutto mi faceva male. Accusavo il peso della sua assenza, il tormento di un addio fin troppe volte immaginato. “La prima volta che mi sono innamorato è cominciato tutto con una prova. Volevo provare ad essere qualcuno che in realtà non sono mai stato. Ho cominciato ad assomigliare a mio padre più di quanto in verità non volessi” muovo il plettro sulle corde, facendole vibrare. Aggiusto una rima che non mi convince. “Sono finito tra i pazzi per puro istinto vendicativo. Ho toccato la donna di mio padre perché volevo infliggergli lo stesso dolore che lui hai inflitto a me quando ha varcato la soglia di casa senza mai voltarsi. Ci ha abbandonati e l’unico rimpianto che ho è quello di non aver vissuto abbastanza a lungo mia madre, prima che i suoi occhi si chiudessero per sempre”. Canticchio il motivo ad occhi chiusi, troppo sottovoce perché lei possa sentirmi. “La sofferenza e la paura sono due cose che non riesco a sopportare. La sofferenza mi ha cambiato in una persona peggiore, ma la paura mi cambia ancora una volta in una persona migliore. La paura mi fa capire cosa davvero considero importante, cosa a cui necessariamente non posso fare a meno. Tu sei il mio ossigeno, Lisa, e non voglio che qualcun altro rubi il mio per farmi arrivare solo anidride carbonica”. “Sono stufo di essere messo da parte. Sono stanco di sognare una vita che non potrò mai avere, perché in un modo o nell’altro mi viene sempre proibita la felicità” “Harry?” poggio una mano sulle sue gambe, massaggiandole. “Sei tu?” “Si” sorrido. “Scusa se ti ho svegliata” adagio la chitarra sul materasso e mi sporgo per baciarle la guancia. Prima che mi stacchi, porta una mano dietro la nuca costringendomi ad un contatto più duraturo. “Credevo che non tornassi” tossisce leggermente per recuperare la voce. “Sei arrabbiato?” “No” sposto i capelli dal suo viso. “Cosa stavi..” prova a mettersi seduta, quando nota le scarpine ancora poggiate sulla sua pancia. “E’ tempera questa?” scrosta una parte del cuore con le unghie, sporcandole di rosso. “E queste?” “Sono scarpine” “Lo vedo” le studia meglio da vicino, socchiudendo gli occhi assonnati. “Posso domandarti il perché?” . Giro lo sguardo e mi concentro sulla stanza. “Sono padre” “Non ho capito scusa” sento il suo cuore aumentare i battiti. “Io non sono incinta” dice ovvia. “Lo so” abbozzo un sorriso. “Oddio” porta inorridita le mani alla bocca spalancando gli occhi. “Lei” le si forma immediatamente il veleno in bocca. “Harry, è stata una pessima idea portarmi queste per dirmi che hai messo incinta un’altra donna” urla appena tirandomi in faccia le scarpine. “Cosa? Ma sei impazzita? Alice non è incinta” “Non è vero, sei un bugiardo” “Ma dove vai? Fammi finire di parlare per una dannatissima volta” le tiro indietro il braccio rimettendola seduta. Incrocia le braccia al petto, guardando altrove. “Guardami” alza gli occhi al cielo. “Come fai a pensare che Alice sia incinta?” “Ti devo ricordare cosa avete fatto?” domanda burbera. “No, me lo ricordo perfettamente. Ci mancherebbe altro” allargo le braccia. “Mi stai innervosendo, sappilo” “Lo so, scusa. Mio figlio è sottoterra” mugugno con lo sguardo basso. La sento irrigidirsi. “E’ morto?” sussurra. Annuisco. “Hai decisamente poco tatto, Harry”. Sorrido. Le afferro le mani e l’avvicino. Chiude le gambe attorno al mio bacino e poggia la testa sulla mia spalla. “Come è successo?” “Il concepimento o la morte?”. Mi ammonisce subito. “Ok, scusa” ritorno serio. “Il bambino era di una prostituta” si allontana con un balzo prima che finisca di completare la frase. Sospiro. So già cosa vuole dirmi. “Una prostituta? Sei malato, Harry?”. Ecco, come immaginavo. “No” dico esasperato. “Non aveva assolutamente niente, te lo assicuro. E’ stata soltanto una notte” “Notte fortunata” risponde ironica. “Molto” rido. Ok, non è in vena di scherzi. “Io non l’ho mai saputo”. Sembra pensarci su. “Arriviamo al punto in cui mi regali queste?” prende di nuovo in mano le scarpine. “Erano mie. Da quella volta ho cominciato ad immaginarmi con mio figlio tra le braccia. Volevo essere diverso da mio padre; mi sarei preso tutte le responsabilità, anche se non l’amavo abbastanza” confesso più a me stesso che a lei. “Ho creduto di poterlo essere davvero quando sei finita in ospedale e mi dispiace tantissimo essermela presa con te” abbassa arresa le spalle, rilassandosi. “Harry, io..” “No” la blocco. “So cosa provi per lui” “Harry” tenta nuovamente di fermarmi. “No. Ho deciso di lasciarti andare” sbarra gli occhi. “Ma cosa stai dicendo?” “Che ti lascio andare. Ti lascio andare sapendo che mi ami, ma avrò sempre la consapevolezza che non riuscirai mai ad amarmi come ti amo io”

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Capitolo 45
*** Capitolo 45 ***


NIALL POV "Arrivo" distolgo con difficoltà gli occhi dal quaderno, rileggendo l'ultima frase di un paragrafo importante. Resto con la mano poggiata alla scrivania e il corpo chino sui libri, memorizzando sulle labbra ogni parola. "Ho detto che arrivo" urlo, nella speranza che chiunque abbia così tanta fretta riesca a sentirmi. Per la miseria, è insistente. "Eccomi, eccomi" scendo di corsa le scale e, del tutto involontariamente, aggiusto velocemente i capelli tirandoli indietro. "Eccomi" ripeto. "Ciao. Sei Niall?" studio la sua altezza con gli occhi. "Dipende chi lo cerca" rispondo titubante. "Che maleducata, non mi sono nemmeno presentata" dice con voce melliflua. "Io sono Alice" allarga un sorriso mozzafiato. Poggia una mano sulla porta e l'altra me la porge. "Niall" gliela stringo, ma la ritiro subito. Si guarda intorno attorcigliando una ciocca di capelli. "Posso esserti utile?" rompo il silenzio, riportando la sua attenzione a me. "Oh, si. Sono un'amica di Harry" arriccia il naso. "Capisco. E che tipo di amica saresti?" chiedo acido. "Come dici scusa?" corruga la fronte. "Niente lascia stare" concludo frettoloso. "Ti posso aiutare?" "Mah" alza le spalle con fare innocente. La fisso insistente; non ha assolutamente niente di innocente. "Volevo parlare con te" "Io non sono Harry" "Che occhio, Niall" ridacchia. Mi fa un cenno con il capo per lasciarla passare. Varca la soglia di casa e si dirige direttamente in cucina. Il rumore dei suoi tacchi alti sul mio parquet rimbomba in tutto l'ambiente silenzioso e se posso dirla tutta, un po' mi infastidisce. Ultimamente ogni rumore mi da sui nervi, da quello più dolce a quello più marcato. "Sei solo?" trascina sul pavimento una sedia e si accomoda, accavallando le gambe. Mi fermo a distanza di sicurezza. "Harry abita poco lontano da qui. Hai sbagliato casa" "So perfettamente dove abita Harry" "Non l'avrei mai detto" sputo. Si alza indispettita. "Non sono la puttana di nessuno, Niall. Ti ho detto che sono venuta per parlare" si avvicina al mio viso socchiudendo gli occhi. Scrollo le spalle e le indico la sedia accanto alla penisola. "Ti ascolto" HARRY POV Stiro contemporaneamente le braccia e le gambe, rilassandomi subito. Tiro un sospiro di sollievo. FLASHBACK "Ho deciso di lasciarti andare" "Posso parlare?" accarezza il silenzio con la sua voce vellutata. Annuisco in risposta. "Voglio dirti la verità, Harry. Le bugie hanno le gambe corte". Le sue premesse hanno un effetto decisamente avvilente. Ho paura persino a guardarla. "Io non voglio lasciarti" secondi vissuti in apnea. Ritorno a respirare. "No?" "No" sorride, muovendo la testa. "Però.." "Però?" le faccio eco. "Niall mi manca. Io ti amo Harry e quello che ho voluto per noi l'ho desiderato davvero. So che pensi che se lui fosse stato qui, noi non ci saremmo" "Me lo ripeto in continuazione" confesso. "Ascolta. Se ti dicessi che non lo amo sarei una bugiarda. Sono confusa e so di mettervi in una condizione imbarazzante e mi dispiace da morire" "Se vuoi che me ne vada, ti accontenterò" "Stare lontani non cambierebbe le cose. Ho preso la mia decisione". Il groppo che mi si è formato in gola mi impedisce di deglutire. "Quando abbiamo litigato, ho mandato un messaggio a Niall chiedendogli di vederci" "E cosa ti ha risposto?" non so se sono realmente pronto ad ascoltare la sua risposta. "Mi ha detto di no". Rilasso il viso immediatamente colto di sorpresa. "Dimmi la verità, Harry. Gli hai detto qualcosa?" "No" "Giuramelo, Harry" "Te lo giuro. La tua felicità non merita bugie" "Mi ha fatto male sapere che non è disposto a lottare per me. Mi ha detto che non sopporta l'idea di vederci insieme e quello che più mi dispiace è che non ci ha nemmeno provato" "Se lo avesse fatto saresti ritornata da lui?" "Non lo so, Harry ed è per questo che mi ritengo confusa. Ma te l'ho detto, ho preso la mia decisione". Resta in silenzio troppo tempo, beandosi delle mie paure. In questo momento sono il massimo della vulnerabilità. Se mi dice che vuole tornare da lui nonostante tutto, la lascerò andare. "Voglio restare con te" tutte le mie paranoie decadono; il cuore riprende tranquillo i suoi battiti, ma più veloci. L'emozione che non riesco a controllare fa fare una capriola al mio stomaco. "Resti con me?" "Si" ride. "Si, Harry, resto con te" "Lisa, sei sicura?" "Si". Io no. "Non sei felice?" "Moltissimo" fingo un sorriso per evitare che mi faccia altre domande. Il suo bacio carico di passione mi fa dimenticare momentaneamente della sua bugia. FINE Mi giro sul fianco e la guardo dormire. Ha le labbra leggermente dischiuse a formare un piccolo sorriso. Perché è bastato così poco per arrendersi? Lui non ci ha provato, ma lei perché non l'ha fatto? Ha detto che lo ama. "Perché mi hai mentito?" le accarezzo il viso, spostandole i capelli. Ritorno a sdraiarmi sulla schiena, sospirando. Le innumerevoli domande sul perché è arrivata a mentirmi mi rendono nervoso ed insicuro, così decido di alzarmi. Butto all'aria le coperte, ma subito le metto a posto coprendole il corpo. Resto fermo ai piedi del letto. Apro piano la porta e l'accompagno quando la chiudo alle mie spalle. Passo avvilito una mano nei capelli folti e li lego in un codino stretto, mentre in boxer prendo la direzione della cucina. Quando passo totalmente soprappensiero accanto allo specchio in corridoio, mi prende un colpo. "Cazzo, datti una calmata" batto arrabbiato un pugno contro il vetro, lasciandovi un'impronta della mano sudaticcia. Con la mano tremolante riesco ad aprire la porta. Dorme ancora, nella stessa posizione in cui l'ho lasciata circa mezz'ora fa. Mi siedo accanto a lei; muove le gambe spostandole più in là. "Lisa?". Il verso che mi riserva in risposta mi ricorda molto un miagolio. "Buongiorno" "Buongiorno amore" sorride, infilando la testa nel cuscino. "Ti ho portato la colazione" le bacio la guancia, deviando poi verso le labbra. Mi trattiene quando provo a staccarmi. "Non mangi?" muovo le labbra sulle sue. "Dopo. Da voi non si usa fare le coccole a prima mattina?" . Mi ruba un sorriso. Non posso negarlo. "Adesso si chiamano coccole?" la faccio stendere e le slaccio i primi bottoni. "Fa male dormire con il reggiseno" le mie dita armeggiano con la chiusura. "Più libera". Sospira. "Libera tutto" muove freneticamente le gambe contro le mie. "Sei bollente" le bacio il collo, facendola rispondere con un verso d'approvazione. "Sei un mascalzone" ride, picchiando giocosamente la mano sulla mia schiena. Faccio forza sulle mani e mi sollevo. "Sei tu che ci trovi il lato perverso" cado a peso morto su di lei, che emette un "Ahi" sofferente. Avvolgo le braccia attorno al suo corpo spingendo la testa sul suo seno. "Madame, io dovrei uscire" "Tu non vai da nessuna parte" lega le gambe al mio bacino. Geme quando sente la mia voglia. Ascolto la mia risata dentro di lei. "E' meglio che mangi" le do una pacca sul sedere. Mi spoglio poco prima di chiudere la porta del bagno, facendo scivolare i boxer poco lontano dal letto. "Hai una bellissima faccia di culo" urla. Rido, mentre apro l'acqua della doccia. Alzo il volume della musica, tanto da non sentire la porta che viene chiusa e la tenda che viene spostata. Con gli occhi chiusi e pieni di schiuma, le mani poggiate alle mattonelle e la schiena incurvata, avverto sulla pelle un tocco delicato. "Perché mi hai fatto aspettare così tanto? L'acqua calda stava per terminare" la tiro dentro con ancora i vestiti addosso. "Stavo mangiando, sire". L'azzurro della camicia diventa trasparente sotto il getto dell'acqua e i suoi slip bianchi sono praticamente inesistenti. Poggio le mani sui suoi fianchi disegnando dei cerchi; gli stessi movimenti circolari che compio sul suo punto sensibile. La tengo su quando prova a crollare sotto le mie pressioni. La nostra magia viene interrotta improvvisamente. "Hanno un cazzo di tempismo" mi lamento. "Dovresti andare ad aprire" "Almeno finisci, ti prego" mi supplica. "Poggia un piede sul bordo" mi abbasso e le bacio l'interno coscia. "Allaccia l'altra gamba a me" le faccio aderire la schiena alla parete, sollevandola. "Baciami!". E' il bacio migliore che possa aver ricevuto. "Harry ci sono quasi" "Anche io". LISA POV Avvolgo l'asciugamano attorno al seno e lascio un bacio a stampo ad Harry. "Ti amo" "Ti amo anch'io" Canticchio felice attraversando la stanza completamente sconvolta. Dio, la porta! Mi affretto a scendere le scale, ma quando la apro non trovo nessuno. Con i capelli ancora avvolti nelle mani, resto a fissare il vuoto. Non mi ero accorta che ci avessimo impiegato tanto. Lascio nascere un sorriso compiaciuto, sognando ad occhi aperti. "Possiamo tornare sotto la doccia?" mi volto felice quando sento qualcuno alle mie spalle, ma subito divento seria. La mie pupille si dilatano e la mia mascella si indurisce. "Tu che cosa ci fai qui?"

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Capitolo 46
*** Capitolo 46 ***


LISA POV “Come hai fatto ad entrare?” la sorpasso velocemente avvicinandomi alle scale. Mi blocco immediatamente ricordandomi di Harry al piano superiore. Lascio un piede poggiato al legno, come in bilico. Batto le dita sul passamano, voltandomi poco dopo per controllare che non mi stia seguendo. “Harry non ha perso il vizio di lasciare aperta la porta sul retro” sogghigna. La sua altezza mi intimorisce, così salgo sul gradino per sembrare più alta. “E’ su a fare la doccia” la informo. “Lo raggiungerò dopo, grazie” dice allegra. Mi trattengo dal metterle due mani attorno al collo. In questo momento non abbiamo bisogno anche di lei che cerca di strapparmi la felicità. “Vattene da casa mia” indico arrabbiata la porta, marcando le ultime due parole. Il suo sguardo compassionevole mi brucia il sangue; lo sento ribollire fin dentro le vene. Sento il volto infiammarsi e la rabbia trasferirsi alle mani. Cerco di calmarmi infilando le unghie nella pelle. “Volevo solo parlare con te” alza le mani in segno di resa. “Io no” “Andiamo, Lisa” mi prega. “Sono venuta in pace” ridacchia. Guardo l’orologio appeso alla parete. Sono trascorsi quindici minuti esatti e tutto il tempo non ho fatto altro che guardare senza interruzione le scale pronta a vedere Harry da un momento all’altro. “Quindi..” ricapitolo, riconducendo l’attenzione a lei. “Sei venuta perché eri preoccupata per me, ho capito bene?” mi acciglio. Annuisce sorridendo. “Sono ingenua ma non stupida, Alice. Dimmi cosa vuoi” serro i pugni mettendoli in bella vista sul tavolo. Allenta le mie dita prendendo le mani tra le sue, gesto che ovviamente non faccio durare a lungo. Stiamo parlando delle stesse mani che hanno toccato il mio uomo, più volte. Caccio via quel pensiero che mi fa arrabbiare ancora di più. “Perché mi tratti così?” “Perché ti tratto così?” le faccio l’eco. Batto nervosamente le mani sulle gambe, alzandomi. Percorro tutto il perimetro della cucina, avanti e indietro, non so quante volte. “Davvero vuoi farmi credere che sei venuta qui per sapere come sto ora che Niall è tornato?” dico burbera. “Io non voglio farti credere niente. Sono davvero preoccupata per te” finge sincerità. “Che cazzo te ne fotte di come sto. Sto come una persona che ha appena visto un fantasma” sbotto. “Credevo che fossi tornata con lui” dice piano. “Ti avverto” le vado vicinissima puntandole un dito contro, “fatti. I cazzi. Tuoi, Alice”. Perché mi sono ritornati i sensi di colpa? “Io amo Harry ormai”. Cosa fai, convinci lei o te stessa? “E allora perché stai piangendo?”. Porto le dita sotto gli occhi e asciugo le lacrime che non mi ero accorta di star versando. “Piango perché sono un’idiota” urlo. “Perché ho trascorso notti intere ad immaginarmi come sarebbe stato rivederlo, ascoltare di nuovo la sua risata, abbracciarlo ancora. Piango per tutte le volte che da sola ho cercato di convincermi che stare con Harry fosse quello che realmente volevo e non quello che volevo solo per sostituire quello che ormai non avrei mai più potuto avere. Piango perché quando finalmente avevo preso la mia decisione, arrivi tu e mi fai crollare tutte le certezze” soffoco le parole tra i singhiozzi. “Cosa c’entro io con Niall?” corruga la fronte. “Oh andiamo, Alice” tiro su con il naso. Sento la pelle raffreddarsi e alcuni brividi percorrermi la schiena. “Dimmi che non sei venuta per convincermi a parlare con lui. So perfettamente cosa ti ha detto Harry riguardo le sue preoccupazioni per la nostra storia; sai benissimo cosa significa Niall per me. E sai cosa ti dico? Che tutti questi patetici tentativi di interessamento, nonostante sia tutta una finzione, mi hanno convinta” “Convinta a fare cosa?” “Vado da Niall. Avevo bisogno di una spinta e tu me l’hai data. Ma ti avverto, non riuscirai a rubarmi Harry. Lui è mio e lo sarà per sempre. Tu non sei altro che una comparsa nella sua vita, sei il suo passato ma sfortunatamente per te non sarai mai il suo futuro”. Mi guarda senza batter ciglio. Bagna leggermente gli occhi, ma non mi da la soddisfazione di vederla piangere. “Io non volevo” “Esci da casa mia, Alice. Non sei la benvenuta” giro le spalle e aspetto qualche minuto prima di sentire lo scatto della porta che viene chiusa. Solo allora ritorno a respirare.

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Capitolo 47
*** Capitolo 47 ***


NIALL POV “Le donne sono un sesso affascinante e caparbio. Ogni donna è una ribelle: di solito, in violenta rivolta contro se stessa.” Apro la porta senza prestare troppa attenzione a ciò che mi si para davanti. Avverto solo il contatto con un corpo minuto. “Lisa” dico sorpreso, allungandomi verso la sua figura distesa a terra. “Cosa ci fai qui?” “Ti cercavo” prende la mia mano e la stringe forte per sollevarsi. Pelle contro pelle mi lascia una scarica elettrica che mi fa drizzare i peli delle braccia. “Uhm, io stavo uscendo in realtà” indico insicuro la strada deserta davanti casa. Sorrido tra me e me ricordandomi che la destinazione era proprio casa sua, o meglio, quella di Harry. Nascondo i pugni nelle tasche preso da un’improvvisa rabbia. “Posso passare più tardi se hai da fare” “No, ho cambiato idea. Vieni” la invito ad entrare. “Strano a dirsi. Insomma, ti ho fatto cambiare idea così velocemente. Non credevo di essere ancora così importante per te”. Tiro un sospiro di sollievo. “Harry sa che sei qui?” “Si” risponde velocemente. Non riesce a reggere il mio sguardo quando mi volto e la prego in silenzio di dirmi la verità. “No” scuote la testa. “Perché non gliel’hai detto?” “Niall ho bisogno di dirti una cosa” balbetta. “Perché non gliel’hai detto?” ripeto. “Niall” “Non sono più un pericolo per voi” “Niall ascolta” “Perché continui a farmi soffrire?”. Abbassa triste lo sguardo ed io faccio lo stesso. “Baciami”. Alzo subito gli occhi catturato dal dubbio di non aver capito bene. Lascio scivolare via alcune lacrime che mi avevano annebbiato la vista. Tira su con il naso, ma non muove un passo. La mente completamente fuori controllo mi spinge ad andarle incontro. Connetto le labbra con le sue, assaporando il suo bacio. Finalmente. “Baciami ancora” mi attira a sé poggiando una mano dietro la schiena. “Cosa stiamo facendo?” sopraffatto dall’emozione forte, la bacio ancora una volta. “Non lo so” il nostro bacio appassionato si bagna improvvisamente. Del salato lascia le sue labbra per depositarsi sulle mie. “Non lo saprà nessuno, te lo prometto” stringe le braccia attorno al mio corpo. “Lo saprò io. Voglio bene ad Harry” divento improvvisamente riluttante, così mi stacco da lei. Come quando si interrompe una magia, riprendo possesso della mia testa e del mio corpo. La calamita che ho davanti diventa come scarica; non mi attira più. “Non mi vuoi?” “Non è questo il punto, Lisa. Hai fatto la tua scelta” dico sicuro. Quando gira i tacchi e si avvia alla porta, il cuore è l’unico richiamo che adopero per fermarla. “Dimmi che ho preso la decisione sbagliata” si volta piangendo. “Non posso sapere cosa vuoi, Lisa. Mi confondi venendo qui” confesso. “Chiedimi di restare” “Non posso” “Niall, ti prego” “Non piangere” le asciugo gli occhi. Fermo entrambe le mani sulle sue guance, muovendo piano le dita sulla sua pelle fresca. Avvicino nuovamente le labbra alle sue, ma questa volta il bacio è più profondo. La mia richiesta di restare. LISA POV Arretro sino alla sua camera da letto, poggiando la schiena contro la porta che ad un lieve tocco ci apre la visuale della stanza illuminata. Infila le gambe tra le mie, seguendo i miei movimenti poco per volta fino al materasso alto. Si abbassa per sfilarmi le scarpe da ginnastica, ritornando a baciarmi subito. Con gli addominali sotto pressione, si appoggia a me cullando il mio corpo che lentamente si adagia sulle lenzuola. Muove leggermente il corpo sopra il mio mentre poggio la testa al suo cuscino. Fa forza sulle mani, mentre con il bacino mi spinge contro il materasso. Stringo tra le dita le coperte, tirandole fuori. Struscia delicatamente le mani sulle mie gambe, facendo aumentare la flotta di farfalle nello stomaco. Un rumore metallico mi fa capire che sta armeggiando con i pantaloni. Del calore improvviso risale lungo le cosce. Poggia le labbra sul mio interno, facendomi il solletico. Arrivo ai suoi capelli e li tiro. Lo sento alzarmi il vestito e sbottonare il reggiseno. Quando riapro gli occhi per guardarlo, il suo sorriso è più bello che mai. Un ciuffetto di peli fa capolino dallo scollo a V della maglia nera. Vi passo le dita attraverso, sfilandogliela subito. L’unica cosa che adesso ci divide completamente è il tessuto del nostro intimo. I suoi boxer bianchi con l’incisione Calvin Klein sulla molla poggiata ai fianchi stretti, il mio pizzo nero che copre il giusto necessario. Mi solletica con le dita prima di decidersi a toglierla. Stringe debolmente i miei fianchi in una morsa, ma subito li rilascia, mordendomi il labbro inferiore. Entra lentamente in me, riempiendomi dopo minuti e minuti di piacevole tortura. “Ciao piccola” Harry si alza dal divano dove si era stravaccato in attesa del mio ritorno. “Cos è quest’odore?” prende dalle mie mani la busta della spesa, frugando all’interno in cerca di cibo. “Va tutto bene?” “Eh? Si si tutto bene” gli sorrido e gli accarezzo la guancia. Chiude gli occhi e piega la testa, poggiandola sul mio palmo aperto. “Dove sei stata?” “A fare la spesa” allargo le braccia. “Hai girato per il supermercato mmh” guarda l’ora e fa dei veloci calcoli “cinque ore?” alza un sopracciglio. “Ma che ore sono? Oddio, credevo ci avessimo messo poco” cerco di dire a bassa voce. “Avessimo?” “Averci, credevo di averci messo poco” mi correggo, cercando di sembrare il meno imbarazzata possibile. Alza le spalle. “Hai fatto un giro in centro?” annuisco. “Potevi chiamarmi, ti avrei fatto compagnia. Sono rimasto qui tutto solo a masturbarmi” “Che hai fatto?” squittisco. Ride di gusto prendendomi in braccio. “Scherzavo. Da quando sto con te ho smesso” dice serio. “Bugiardo. Le tue mani non sono d’accordo”. Allarga gli occhi facendo un’espressione buffa. “Modera il linguaggio signorina” “Sei un farabutto” “Ero serio. Le tue mani sono meglio delle mie” mi da una pacca sul sedere, invitandomi a sedere con lui. Che idiota sono stato… il classico idiota… Sì ma fai sentire idiota anche me… hai reso inutile e banale anche la vita che faccio.... “Amo questo film” volto lentamente lo sguardo verso Harry che guarda con fare sognante la sua commedia romantica preferita. “Non ti facevo così romantico” sorrido appena, stuzzicandogli il fianco. “Guarda questa scena” richiama emozionato la mia attenzione prendendomi tra le sue braccia. All’inizio muove soltanto le labbra; lo conosce a memoria. Quando chiude gli occhi, lo scopro mentre svela tutti i sentimenti del protagonista nei confronti della sua amata. La classica situazione in cui lei ama, o crede di amare lui e l’altro ama lei. Stringo le braccia attorno al corpo, tenendomi la pancia. Poggia la testa indietro e sorride ad ogni parola. Oh Harry, se solo sapessi.

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Capitolo 48
*** Capitolo 48 ***


LIAM POV “Smettila di urlare” la rimprovero, unendomi alle sue risate troppo vivaci. “Smettila tu di dirmi che devo smetterla di urlare” “Fa silenzio o qualcuno ci butterà un secchio d’acqua gelata in testa” muovo le chiavi nella tasca dei pantaloni. Si appoggia rumorosamente con la schiena alla porta, nascondendone temporaneamente la toppa con il sedere. “Oh si, mi servirebbe una bella doccia” mette le mani sul mio petto e disegna dei cerchi sui pettorali facendomi venire i brividi. “Ricordami di ordinare coca cola la prossima volta che andiamo a cena” ridacchio. Infilo a fatica la chiave giusta nella serratura, facendola scattare. “Mi stai dicendo che sono ubriaca?” “Assolutamente no, non mi permetterei mai” alzo le mani. Mi scappa una risata, alla quale non perde l’occasione di unirsi. “Miglior sesso, fratello” ammicca goffamente. “Non hai bisogno di ubriacarti per quello” le cingo i fianchi, cullandola a destra e a sinistra. “Rimanda i complimenti a domani” posiziona la testa sul mio collo, incastrando dolorosamente il naso nella mia giugulare. Sussulta quando infilo le mani sotto la maglia; inspiro il suo profumo facendola muovere svogliata tra le mie braccia. “Sei stanca?”. Scuote la testa. La spingo senza forza sul divano grande del salotto, accoccolandomi su di lei. Getta lontano le scarpe piegando le gambe contro le mie distese. “Ho bisogno di una doccia”. Brontolo. “Aspettami a letto” mi lascia un bacio a stampo sulle labbra, spingendomi le spalle per farmi alzare. Barcolla fino alla camera da letto, canticchiando un motivo. Dallo specchio la vedo alzare i capelli e raccoglierli in una crocchia, prima di uscire con difficoltà dai pantaloni stretti. Resto ancora qualche minuto sdraiato a pancia all’aria, dondolando il braccio. Prendo dal freezer una bottiglia e dalla credenza due calici di vetro e mi dirigo in camera. Sento il rumore forzato della caldaia che permette il flusso di acqua calda. Accendo lo stereo e abbasso il volume. Mi fermo qualche secondo davanti al letto, contemplando le abat- jour, poi mi decido a spegnerne una. Chiude l’acqua nell’esatto momento in cui mi infilo sotto le coperte. “Spumante, musica, luce soffusa” gattona fino a giungermi sopra. La collana che le ho regalato pende verso di me. Avvicina le labbra al mio bicchiere, bagnandole solo. “Vorrei valutare quanto puoi fare meglio” la posiziono sotto di me. La piega tra i seni è più marcata sotto la pressione dell’intimo. Scendo sulla pancia piatta e con dei movimenti circolari le solletico la zona sotto l’ombelico. Sotto le lenzuola sfila gli slip e me li fa penzolare davanti al naso. Avverto il profumo della sua pelle sotto le narici. Tira fuori le braccia scoperte. Ne bacio tutta la lunghezza, ogni centimetro di pelle morbida sotto le labbra mi lascia un brivido lungo la schiena. Allarga le gambe sotto le coperte e mi fa stendere in mezzo, mentre con le unghie solletica i miei capelli. “Adoro quando indossi il pigiama senza boxer” si avvicina con passione alle mie labbra, stringendo le ginocchia attorno al mio bacino. Spingo leggermente contro di lei. La stoffa dei pantaloni comincia a pizzicare, così decido di sfilarlo. Mi tira praticamente con lei, avvicinando i nostri corpi caldi. Quando salgo su di lei, gira la testa di lato e chiude gli occhi. Alza le mani sopra il cuscino e con le dita mi invita a riempirle con le mie. Me le stringe forte appena trovo il contatto, ma per tutto il tempo non fa che stringerle e rilasciarle ad intervalli regolari. Mi spinge indietro improvvisamente e respira veloce. Adesso è lei ad avere il controllo. Si prende qualche minuto di pausa per riportarmi all’eccitazione, poi sale a cavalcioni. Inizia lentamente a muoversi contro il mio corpo, mentre con le braccia la incito a proseguire più veloce. Mi bacia il collo, e il petto, e le labbra; ripercorre le tre tappe senza interruzione. Sento la pelle tirare quando si sofferma sul collo più tempo. Guardo la sveglia con occhi socchiusi per via del sole. Mi gira un po’ la testa, così ci metto più tempo del dovuto per alzarmi e raggiungere la porta. Cammino praticamente ad occhi chiusi lungo il corridoio, trascinando i piedi. “Chi è?” dico con voce roca. Avvicino l’orecchio al legno quando dall’altra parte mi risponde una voce timida. “Buongiorno Lisa” le sorrido. “Non mi perdonerò mai per averti svegliato, ma ho bisogno di parlare con qualcuno ed Harry momentaneamente non è quel qualcuno” mi dice imbarazzata. “Puoi disturbarmi quando vuoi. Vieni, entra. Possiamo parlare anche tutto il giorno, ma ho bisogno di caffè” sorrido. “Perché parli a bassa voce?” chiede cauta, spostando gli occhi nella stanza vuota. “Ho Indiana di là che dorme” indico la stanza con un cenno del capo. Quando non sento più i passi dietro di me, mi affretto a raggiungerla alla porta . “Dove stai andando?” “Non dovevo venire” mi chiede scusa con gli occhi. “Un caffè?” “Una camomilla” appoggia la testa al mio petto nudo e respira forte. “Liam ho combinato un casino” LISA POV “Sono andata da Niall” confesso. Tengo lo sguardo basso e mi guardo le unghie, mordendomi la gengiva. “Sono stata con Niall” aggiungo dopo, facendogli sgranare gli occhi. “Ovviamente Harry..” si blocca. Rispondo ai suoi pensieri con un cenno del capo. I sensi di colpa mi stanno divorando. “Come è successo?”. Questa è davvero l’ultima cosa che mi sarei aspettata mi chiedesse in una situazione del genere. “Avevo appena confessato ad Harry che avevo scelto lui e poi è arrivata Alice” “Alice?” mi blocca. “Si” “E’ andata anche da Niall” mi alzo subito. “E tu cosa ne sai?” chiedo allarmata. “Me lo ha detto lui” mi informa. “L’ha convinto a parlarti. Lui era convinto a lasciarti ad Harry nonostante l’amore che provasse per te fosse troppo forte”. Resto minuti interminabili in silenzio, ripensando alle sue parole. Ogni parola ripetuta nella mia testa mi rende più chiara la situazione. Quello che ho avuto con Niall è stato voluto, ma sono stata portata da lui con la furbizia di una donna meschina. “Ha giocato con me, ha giocato con lui e con i nostri sentimenti” “Lei sa. Devi raccontare tutto ad Harry prima che lo faccia lei”

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Capitolo 49
*** Capitolo 49 ***


HARRY POV Vengo colto alla sprovvista mentre sono di spalle, bendato e spogliato della camicia che ho lasciato aperta di proposito. Sento immediatamente i battiti accelerare quando un paio di mani passano, delicate, in rassegna sul mio corpo. Le dita mi solleticano la nuca sotto l’attaccatura dei capelli, girano attorno al collo e arrivano alla bocca. Sento le labbra dischiudersi automaticamente quando provano a forzare l’entrata. Provo a reclinare la testa, ma vengo fermato. Le sue labbra si poggiano sulla mia scapola; i denti provano a mordere un pezzo di pelle ma, in completa fibrillazione, mi allontano di scatto. Le sue mani mi riprendono senza difficoltà, avvicinandomi nuovamente. “Così mi ecciti da morire”. Quando avvicina il naso al mio orecchio e inspira il mio profumo, avverto una contrazione all’altezza dello stomaco. Reclamo un suo bacio aprendo la bocca e avvicinandomi al suo viso. Non ne riconosco il sapore quando la sua lingua trova piacevolmente la mia. Arrotola sensualmente un riccio tra le dita; un bracciale si scontra con un altro poco lontano dal mio orecchio. “Dimmi qualcosa”. L’unica risposta che ottengo è un altro bacio. “Vuoi giocare?” sorrido emozionato; vorrei poterla guardare. Asserisce senza proferire parola. Un brusio rompe il silenzio quando la mia camicia viene lasciata cadere sul pavimento freddo. Mi riprende schioccando la lingua tra i denti, portando le mie dita lontane dalla benda. “Lascia che ti guardi” mi spinge a sedermi sul letto. Avvicina la mia testa alla sua pancia e mi costringe a baciarla. Sento forte il bisogno di lei, così la attiro violentemente a me facendola cadere di peso sul mio corpo. “Sei diventata un po’ pesante, Lisa” ridacchio, accarezzandole i capelli. Mi lamento quando ricevo uno schiaffo in pieno viso. “Non ti lamentavi quando mi scopavi sul divano, e sul tappeto, e sul letto in camera tua, Harry” “Cazzo, no” sposto con forza il suo corpo quando riconosco la voce. Tolgo immediatamente la benda e sbatto più volte gli occhi mettendo a fuoco la figura mezza nuda di Alice. “Cosa cazzo stai facendo?” “Dò a Cesare ciò che è di Cesare” sorride in modo beffardo. “Cosa pensavi di fare?”. Risponde con un’alzata di spalle innocente, facendomi notare l’ovvio. “Credevo che fosse Lisa, cazzo” urlo. “Oh andiamo” si alza stizzita. “Ma cosa avete tutti con questa Lisa? E Lisa di qua, e Lisa di là. Cos’ha Lisa che io non ho?”. Mi acciglio. “Lisa ha tutto quello che tu non hai, Alice” “Sicuro?” apre ancora di più la camicia facendomi notare l’intimo che indossa. Distolgo subito lo sguardo pur apprezzando. Da pura innocente diventa malvagiamente selvaggia. “Perché non ti piace più?” piega in fuori le labbra, assomigliando ad una bambina imbronciata perché il papà le ha appena negato lo zucchero filato. Addolcisce gli occhi, ma quello sguardo appartiene al diavolo. “Mi piace” confesso, del tutto preso. “Ah si?” piega le gambe sotto il bacino e poggia il peso sulle ginocchia. Mette le mani sugli adduttori e mi guarda sorridendo. Mi lascio trascinare dall’istinto maschile e mi accosto a lei quando mi fa segno di avvicinarmi. Massaggia i miei glutei, trattenendo le labbra appena sopra i peli pubici. Non riesco a controllare l’erezione, che si fissa involontaria nella sua gola. Vengo salvato dal campanello in zona Cesarini, in extremis. Respiro a fondo ripensando all’errore che avrei sicuramente commesso se mi avesse provocato ancora un po’. Devo ricordarmi di ringraziare chiunque ci sia in questo momento dall’altra parte della porta di casa mia. “Rimani qui per cortesia” l’avverto. “E se fosse Lisa?” la sento ridere quando mi chiudo la porta della camera alle spalle. Non ci voglio neanche pensare. Perché non l’ho cacciata fuori? Vattene immediatamente. Esci dalla finestra e và via dal giardino. VATTENE SUBITO, ALICE! L’ultima frase è un chiaro ordine di abbandonare la mia vita una volta per tutte. Sono quasi sicuro che il suo essere tremendamente dispettosa non le farà dare ascolto a nessuna delle parole pronunciate. Vaffanculo! “Ciao Harry”. Questo è veramente un fottuto casino. LISA POV “E se fosse troppo tardi?” mordicchio nervosa le unghie, tirando via alcune pellicine che mi lasciano dei piccoli segni rossi e brucianti sulle dita. “Sta tranquilla tesoro” Indiana passa una mano accaldata sulle mie gambe. Raggiungo la sua mano e la chiudo forte con la mia. Batto i piedi sul tappetino della sua Giulietta nuova di zecca, mordendo l’interno della gengiva. “Non è mai troppo tardi.. per qualsiasi cosa. Adesso però rilassati. Ecco” preme un pulsante sullo stereo e immediatamente le note di una canzone risuonano nell’abitacolo. Alza al massimo il volume, così sono costretta a mettere le mani sulle orecchie per attutire il suono. Sento i muscoli cominciare a rilassarsi e piano piano, cullata dalla melodia, riesco persino a chiudere gli occhi, riaprendoli esattamente un minuto prima che la macchina si fermi nel viale alberato che porta, oramai, a casa mia. NIALL POV “Ciao Harry” “Ciao Niall” “C-come stai?” “Certe volte penso di poter stare meglio” il suo sorriso sincero riesce a infondermi un po’ di tranquillità. “Già, lo penso anch’io” ricambio il sorriso. “Posso entrare?” mi dondolo insicuro sui piedi. “Da quando lo chiedi?” si sposta per lasciarmi passare e, quando lo faccio, poggia amichevolmente una mano sulla mia spalla. Mi abbraccia per una frazione di secondi che a me risultano essere minuti. “Da quando ci contendiamo la stessa donna” mi volto a guardarlo. “Da quando sono tornato, non so mai come comportarmi con te” confesso. “Non ho mai voluto ferirti, Niall. Sei il fratello che non ho mai avuto e se potessi tornare indietro non ti tradirei mai” “Certe cose non si possono fermare, Harry. La chimica in amore è una roba potente” sorrido. “Sono venuto per chiederti scusa” deglutisco, nuovamente in preda all’ansia. “Per cosa?” corruga la fronte. “Per..” non riesco a finire la frase, che lo vedo sbiancare. Saetta con lo sguardo in cima alle scale. “C’è Lisa di sopra?” “Eh? No. Si” scuote i capelli già disordinati, facendoli ricadere davanti agli occhi. “Noi” indica imbarazzato le scale, “noi stavamo” balbetta. “Tranquillo” alzo le mani. “Lei non te ne ha parlato?” “Di cosa deve parlarmi?” diventa improvvisamente interessato. “Cosa cazzo è questa casa, un porto di mare?” sbuffa, maledicendo mentalmente il campanello. “Cazzo” esclama, spaventato. Le sue spalle larghe coprono momentaneamente le figure dinanzi a lui, ma quando riesce finalmente a spostarsi per lasciarmi libera la visuale la mia bocca si spalanca. “Lisa” sussurro. “Niall, tu cosa ci fai qui?” i suoi occhi grandi e spaventati sono una chiara, silenziosa domanda: gliel’hai detto?

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Capitolo 50
*** Capitolo 50 ***


NIALL POV Se lei è qui, chi c’è di sopra? Guardo Harry dritto negli occhi cercando una risposta che ovviamente mi nega. Abbassa improvvisamente lo sguardo girando tra le dita l’anello massiccio che indossa al medio della mano sinistra. “Harry, posso parlarti un momento?” cerco di nascondere la delusione attirando la sua attenzione. Alza di poco lo sguardo, dischiudendo le labbra dopo aver deglutito rumorosamente. Credo di avvertire il suo respiro farsi più pesante. Annuisce. “Niall” Lisa mi strattona il braccio. Non ho il coraggio di guardarla, così focalizzo l’attenzione su un punto sul muro dietro di lei. Mi abbassa il viso con le dita, costringendomi a guardarla. “Glielo dirai?” domanda timorosa, la voce ridotta ad un sussurro e le parole trattenute tra i denti serrati. Prendo un ampio respiro. “Dopo di te, Harry” non stacco gli occhi da lei. Le allontano le mani seguendo il mio amico su per le scale. “No aspetta” tenta di fermarmi nuovamente. “Ragazzi cosa succede?” passa lo sguardo da me a lui, notando la sua espressione. “Harry? Niall?” “Aspetta qui, Lisa” comando. Fermo il tentativo di Harry di parlare prima che abbia chiarito con me, incitandolo a camminare. HARRY POV Non facciamo in tempo a svoltare l’angolo che mi attacca spingendomi la schiena contro il muro. “Eri con lei?” mi aggredisce. Mi alzo sulle punte dei piedi quando trattiene un pezzo di stoffa della maglia tra i pugni stretti. “Lei chi?” tossisco. “Cazzo Harry” s’infervora. “Io ho rinunciato a lei per te” abbaia. “Cosa cazzo hai capito” cerco di allentare la presa su di me. “Porca puttana, nano, lasciami andare” tiro un sospiro di sollievo quando finalmente si allontana. Tiro giù i bordi della maglia ormai senza forma. Si avvia verso la mia stanza senza dire una parola. “Niall aspetta” tento di fermarlo. “Ma guarda guarda chi si rivede” copro gli occhi con la mano, avvilito. NIALL POV “Alice vattene subito” ringhio. “Sei venuto per un menage a trois?” ride. Si tira indietro quando le sono addosso. Sento le braccia di Harry trattenermi con forza. “Siete stati insieme?” “Oh si” “No” dicono contemporaneamente. “No, no, no” ripete Harry. “Tu sei arrivata all’improvviso, mi hai bendato e hai cercato di fare sesso con me” “Suvvia Harry, detto così sembra una cosa brutta” prende accanto a lei uno specchietto e controlla le labbra perfettamente curate. “Non sembra, lo è”. “Cos’ hai da guardare, Niall?” mi provoca. “Copriti, Alice” distolgo lo sguardo. “Vi farebbe bene vedere un po’ di carne dopo quello scheletro vivente che vi contendete” ride. Questa volta sono più veloce di Harry e le sono addosso preso dall’ira, bloccandole le mani sopra la testa. Cogliendomi del tutto di sorpresa, mi bacia mentre sento la porta aprirsi e qualcuno trattenere il respiro. “Niall, che cosa stai facendo?” mi tiro su immediatamente per guardare i suoi occhi riempirsi di lacrime. “Che cosa state facendo tutti e due?” ci indica entrambi piangendo. “Ti avevo detto di lasciar perdere Harry, ma la richiesta era valida anche per Niall” si rivolge direttamente ad Alice, che poggia noncurante le mani dietro il bacino sorreggendo il peso. Scrolla le spalle come se l’affare non fosse il suo. “Non mi prendere per il culo, stronza” la minaccia. E’ una frazione di secondo, la vedo spingersi oltre le gambe e raggiungere il letto rabbiosa. Harry le si butta contro e, sollevandola di peso, la porta fuori dalla stanza. HARRY POV “Calmati” si dimena. “Calmati, Lisa” la stringo più forte tra le braccia, soffocandola quasi. “Lisa” urlo, “Lisa basta” la poggio a terra, fermandole le braccia con le mie mani. Scoppia a piangere. “Cosa avete fatto?” “Niente” “Harry” urla. “Mi ha provocato ma non sapevo fosse lei” mi giustifico. Continua a piangere poggiando la fronte sulla mia spalla. Le mie mani muovono su e giù la sua schiena. Chiudo la porta del bagno per attutire le urla continue nella stanza accanto. Mi siedo sul wc accoccolandola sulle mie gambe. “Ssh” porto una ciocca di capelli dietro l’orecchio e le bacio la guancia satura di lacrime. Chiude gli occhi con forza e mi stringe di più quando sente Niall imprecare contro Alice. LISA POV Sono stata infelice per tanto tempo. Ciò che mi ha donato Zayn non era la felicità, ma qualcosa che le somigliava. Credevo di stare bene. Non smetterò mai di ringraziarlo. Mi ha ridato la vita, la vita che ho perso ancora una volta. Mi sono chiesta per tanto tempo che nome portasse la felicità e poi finalmente gliene ho attribuito uno: Niall. E’ stata la mia piccola felicità, un minuscolo ritaglio nella mia vita, un piccolo rattoppo alla mia vita completamente ridotta a brandelli. Nessuno sa cosa significa crescere da sola, con un fratello che cerca di prendere il posto di un padre che non c’è più, che ti cresce come una mamma che purtroppo non c’è più, che prova ad insegnarti come sopravvivere. Non lo auguro a nessuno. Niall è la risposta ad ogni domanda che non posso porle, l’abbraccio che necessito quando Zayn non mi basta più, il bacio d’amore che mi fa addormentare serena. E’ il sorriso che mi fa sentire amata, il tocco sicuro di un “mi prenderò per sempre cura di te”, la forza che non ho di vedere il bicchiere mezzo pieno. Niall è gli occhi che uso per vedermi nel modo in cui mi piace essere vista. Harry. Harry ti ho tradito. “Lisa ti ho tradita”. “Eh?” sono ancora totalmente frastornata. “Che cazzo hai detto?” mi alzo, asciugando il naso e le lacrime. Quando inizia a piangere crollo nuovamente anche io. “Lisa io non so essere felice”. Non ci sto capendo un cazzo. Continua a parlare, ma non lo ascolto. Ci siamo fatti del male, un concetto che entra a fatica nella testa per farmi prendere coscienza di ciò che è appena finito. Tutta la rabbia che non riesco a contenere sfoga in maniera violenta quando gli tiro uno schiaffo. Continuo a colpirlo senza fargli realmente male, tirando fuori il mio dolore per quello che gli ho fatto e per quello che ho subìto. Mi blocca i polsi in aria prima che un pugno gli colpisca il naso. Sento il sangue pulsare freneticamente nelle braccia e la saliva ridursi a zero quando la gola si secca e mi impedisce di parlare. Strattono con forza le braccia per fargli mollare la presa. Avvicina la fronte alla mia, muovendo il corpo contro il mio quando cerco di liberarmi. “Tu non eri sicura. L’ho sempre saputo e anche tu”. Fanno male le parole, specialmente dette da lui. La verità fa sempre male. “Non mi perderai” sussurra sulle mie labbra. “Ti ho perso molto tempo fa”. == Sei contento papà? Sono diventato esattamente come te. L’ho persa per una bugia. Mi fa schifo pensare di assomigliarti a tal punto. Mamma, vorrei poterti avere qui per un consiglio. Oggi mi manchi più che mai. Perdonami per tutto quello che ti ho fatto. Niall, la tua felicità è più importante della mia. Harry

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Capitolo 51
*** Capitolo 51 ***


Due mesi dopo... La lunga cattedra in legno massello giace solitaria e vuota nell'aula gremita di gente in preda al chiacchiericcio continuo. Dei microfoni sono posizionati dinanzi a ciascun posto che a breve verrà occupato da un docente chiamato ad esaminare ognuno di noi. Ferma sulla porta, scruto la stanza facendo un veloce calcolo della quantità di persone presenti all'interno. Saremmo all'incirca un centinaio. Qualcuno mi sorpassa, spintonandomi; qualcun altro apre velocemente un libro e sfoglia freneticamente le pagine alla ricerca di una definizione appena citata dal compagno. Qualcuno, ancora, si lamenta di non sapere assolutamente niente. Ce n'è uno in ogni parte del mondo; quello fortunato che, pur non avendo la tua stessa conoscenza, riesce a superare l'esame con esito positivo. "Lisa" Liam mi stringe le braccia attorno al corpo, pronunciando il mio nome con troppa enfasi. "Ciao Liam" ridacchio, facendomi stritolare dalle sue braccia muscolose. Indossa una t shirt a maniche corte e ha la pelle accalorata. "Hai caldo?" "Sono un tipo bollente, si" ride con la sua risata contagiosa. "Scherzi a parte, fa un caldo bestiale qui dentro" sventola una mano davanti al volto leggermente rosso. "Scherzi? Io sono gelata" mi invoglia ad accogliere il suo abbraccio, ancora una volta. Affondo il viso nel suo petto stringendolo a me. "Chi mi sta rubando il fidanzato?" una voce familiare si fa spazio tra la gente. Sorrido tra me e me appoggiando soltanto la guancia ai suoi pettorali. Mi accarezza i capelli e, di rimando, chiudo gli occhi cullata dal suo tocco delicato. "Sei in dolce compagnia" esclama, toccandogli le labbra. Mi faccio piccola quando i loro volti si scontrano per il bacio mattutino. "Me lo faccio rubare volentieri il fidanzato" mi accarezza la guancia. "L'occasione fa l'uomo ladro" muovo su e giù le sopracciglia, accentuando l'abbraccio. "Buongiorno" la saluto, sorridente. "Buongiorno" ricambia. "Sei sola principessa? Dov'è il tuo principe azzurro?" "Parcheggia la carrozza e viene" rido. Guardo negli occhi Liam nell'esatto momento in cui lui guarda me dopo aver scrutato qualcosa alle mie spalle. O meglio, qualcuno. I raggi del sole sono troppo accecanti per mettere subito a fuoco, così assottiglio lo sguardo e aspetto che siano più vicini. La mia espressione cambia, come il mio umore. Harry cammina verso di noi e accanto a lui, con una stretta di mano, c'è Alice. Alcuni ragazzi girano lo sguardo; lei il burattinaio, loro i suoi burattini. Ogni movimento eseguito come se lei stesse muovendo i fili. Non sorride e una parte di me, quella più egoista, è felice. "Eccomi" Niall mi bacia la testa e saluta Liam. Non riesco a staccare gli occhi dai suoi, che mi guardano come volessero chiedere scusa. Il suo verde si scontra con il mio castano; ci passano davanti agli occhi tutti i momenti trascorsi insieme e un senso di malinconia ci attira l'uno verso l'altro. Abbasso lo sguardo quando lei lo lascia andare dopo un lungo e appassionato bacio. "Ciao ragazzi" li saluta. Abbraccia Niall e gli batte la spalla, puntandomi gli occhi contro. "Ciao Lisa" sospira. "Ciao Harry" abbozzo un sorriso. Quando gli altri si allontanano, ne approfitto. Sono due mesi che non gli parlo. L'ho spesso incrociato all'università in compagnia della sua dolce metà e al bar mentre lavoravo. I genitori di Niall sono stati felici di accogliermi di nuovo; naturalmente, gli è stato negato il piacere dei particolari. "Come stai?" "Come stai?" diciamo all'unisono. Ride. "Prima tu" sorride. Annuisco prima di rispondere con un "Bene" striminzito. "Mi manchi" tiro fuori all'improvviso. L'atmosfera si gela nell'immediato, facendolo sentire in difficoltà. Apre la bocca per dire qualcosa, ma poi indica l'aula. "Sai, forse dovremmo.." non termina la frase. "Si, dovremmo" entra prima di me, dirigendosi dai ragazzi. Mi maledico mentalmente per la mia stupidità. "Indiana Gray?" alza la mano dai primi banchi, rispondendo all'appello. Si volta subito verso di me accennando un in bocca al lupo, seguito da una strizzata d'occhi incoraggiante. Le mando un bacio con la mano. "Horan?" mi faccio più alta per sbirciare il mio ragazzo seduto accanto a lei. "Malik? Alyssa Malik?" alzo la mano e faccio un cenno del capo al professore per dargli conferma della lettura corretta del mio nome. "Liam Payne?" mi volto verso il mio amico. Mi scappa un risolino quando noto il suo viso ancora più arrossato. "Ancora caldo?" gli sussurro, sporgendomi di poco oltre il banco. "Di brutto" sbuffa, allargando gli occhi. "Hai una stufa sotto la maglia?" lo stuzzico. "Smettila" mi picchietta la mano. "Va a finire che mi spoglio nel bel mezzo dell'esame" alzo un sopracciglio, immaginandomi la scena. Simulo una mossa da cowboy stringendo nel pugno in aria un pezzo della maglia immaginario e muovo il bacino sulla sedia in legno. Nasconde la testa, poggiandola sul banco. "Harry Styles?" salto come una molla quando sento pronunciare il suo nome. Affrettandosi ad alzare la mano, fa cadere un blocco che si apre sul pavimento mostrando un'infinità di fogli bianchi che portano il mio nome. Li raccoglie frettolosamente, nascondendoli. Quando rialza lo sguardo, muove il capo per spostare i capelli che gli sono ricaduti dinanzi agli occhi. Il nostro contatto visivo si blocca quando veniamo distratti dalla vibrazione del suo cellulare. Sullo schermo illuminato compare il suo nome. Spacca tutto. Ti amo Mi si arrovella lo stomaco quando sorride e blocca il cellulare senza risponderle. Emetto un sospiro di sollievo quando finalmente abbandono l'aula dopo tre ore. Appoggio la schiena al muro accanto alla porta, in attesa che Niall termini il suo esame. "Aspetta?" Liam si avvicina al mio viso, studiandolo attentamente da vicino. "E' una gocciolina di sudore quella?" "La tua calorosa presenza ha fatto in modo che sudassi durante l'esame". Mi prende improvvisamente in braccio, facendomi girare vorticosamente. Ridiamo entrambi, mentre tutti gli studenti si fanno beffe di noi. "Credo che gli altri ci stiano deridendo" lo informo, nell'orecchio. "Non avete mai visto delle persone felici?". Sono costretta a tappargli la bocca e portarlo lontano. Dopo lunghissimi venti minuti, Niall e Indiana varcano la soglia dell'aula, trovandoci seduti a terra con le gambe distese. Indiana getta i libri a terra, sedendosi accanto a Liam e poggiando la testa sulla sua spalla. Sospira e lui l'abbraccia, portandola sulle sue gambe. "Ragazzi un po' di contegno". Ridacchio. "Vieni con me" Niall mi porge la mano. "Dove andiamo?" Trenta minuti dopo siamo comodamente seduti sul prato in riva ad un laghetto sotto il sole cocente per quell'inizio d'aprile. Si stende sull'erba fresca e apre le braccia, facendomi segno di appoggiarmi a lui. Mi bacia la tempia quando la mia testa entra in contatto con la sua. Sopra le nostre teste echeggia il cinguettio degli uccelli. Sento alcuni brividi attraversarmi la pelle quando un leggero vento soffia dispettoso. "C'è una rimessa di barche dall'altra parte" apre soltanto un occhio, sorridendo alzando un angolo della bocca. "Va bene" sorrido di rimando. Scuoto il pantalone per togliere i residui d'erba e gli tendo la mano. Si mette a correre improvvisamente tirandomi il braccio, attraversando lo spazio verde a grandi falcate. "Ehi rallenta" gli urlo dietro. "Questa scena sembra di averla già vissuta" cerco di rallentare frenando la corsa puntando i piedi a terra. "Al mio tre, spingiamo insieme. Uno, due... tre" pronuncia l'ultimo numero sospirando, mentre insieme spingiamo la piccola barca a toccare la riva. Batte tra loro le mani per liberarle dalla polvere. "Miss?" appena poggio un piede sul legno, la barca s'inclina facendomi perdere l'equilibrio. Chiudo gli occhi quando mi prende in braccio e mi fa salire con lui. "Questa si che è tranquillità" allunga le gambe davanti a sé e arrotola entrambe le maniche della camicia sopra il gomito, poggiando poi le mani sull'orlo dell'acqua. Abbiamo raggiunto praticamente il centro del lago. La barca si muove piano. Decido di spogliarmi appena chiude gli occhi, togliendo solo i pantaloni. Resto in equilibrio in piedi, mettendo le mani avanti quando un mio movimento scoordinato mi fa traballare. Ci penso su prima di sfilare anche la camicia e rimanere con la canotta. Mi siedo a cavalcioni sulle sue gambe facendolo svegliare improvvisamente. Infila le mani sotto la mia maglia, portandomi più su. Mi tiro giù per baciarlo, mentre con una mano libera mi massaggia la guancia. "Credi che siamo soli?" mi guardo in giro circospetta. "Se togliamo i pesciolini, le rane, qualche uccello e forse alcuni grilli si, penso che siamo soli" ride. Tira sul mio corpo una coperta di lana, nascondendo i nostri volti.

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Capitolo 52
*** Capitolo 52 ***


HARRY POV Sono rimasto chino sul mio foglio bianco, nella stessa posizione senza mai alzare lo sguardo. Gli occhi mi bruciano leggermente, così li strofino con forza. Il sole fa l’occhiolino all’orizzonte, sparendo per metà dietro la collina. Stiro le gambe e le braccia indolenzite emettendo un verso. Giro il collo, rilassandolo. Muovo la matita sul foglio rendendo precisi i contorni del mio disegno. Prendo distrattamente il cellulare e compongo un numero senza prestare attenzione. Prima di poggiarlo all’orecchio controllo di aver digitato i numeri corretti. Una voce maschile dall’altra parte mi saluta allegramente. “Styles” esclama. “Josh” saluto serio. “Sei libero più tardi?” picchietto la punta del pastello sul foglio. My heart, your heart Sit tight like book ends. Accanto scrivo Lisa. “Certo. Vieni quando vuoi”. Riaggancio. Guardo l’orologio. Ripiego il foglio in quattro e lo metto in tasca. Sfilo la maglia e la getto sul letto senza piegarla, prendendone un’altra bianca, a manica corta. Tolgo la cintura ai pantaloni e lascio che cadano oltre la molla dei boxer. Prima di infilare un giubbino leggero, apro la credenza e prendo una bottiglia. “A te, che mi hai fatto diventare il parassita della tua vita” alzo in aria il bicchiere pieno e l’avvicino alle labbra. Sulla bocca avverto il suo profumo; posso quasi gustarlo. Per assaporare lo stesso, inebriante piacere, ne verso un altro e lascio che il tutto scivoli indisturbato nella gola. Adesso posso addirittura vederla qui, accanto a me. Sdraiata sul divano, tra le braccia di un uomo. Ho davvero i capelli così, visti da dietro? Mi avvicino piano dopo aver posato il bicchiere sulla penisola. Gira improvvisamente il volto, facendomi notare il suo profilo perfetto. Mi allontano subito quando l’uomo con le mie sembianze cambia improvvisamente in Niall. Prendo la bottiglia e la getto cosi com’è nella spazzatura. Esco di casa senza nemmeno chiudere la porta a chiave. Gli piazzo davanti al volto l’immagine di un cuore umano. Annuisce. Gira la sedia mobile nella direzione di aghi di ogni misura. L’aria s’impregna del profumo dell’alcol. Mi stendo sulla poltroncina nera e allungo il braccio, indicandogli l’interno, immediatamente sopra la piegatura dell’avanbraccio. Chiudo gli occhi quando l’ago penetra la mia pelle, con un fastidiosissimo rumore elettrico. “Siamo romantici?” mi schernisce, con ancora il capo chino a completare la grande figura. Sorrido debolmente ancora sotto l’effetto leggero dell’alcol. In altre circostanze, un vaffanculo sarebbe stato d’obbligo. “Cazzo” impreco. “Sta buono, Harry” mi spinge il braccio giù quando provo a sollevarlo. “La prossima volta facciamo come i bambini, che si appiccicano la figura sul braccio”. Gli mollo un destro abbastanza rumoroso dietro il collo . “Ecco fatto” si allontana di poco. Applica una copertura sulla pelle arrossata dall’azione del colore e si allontana. “Allora, come mai questa scelta?” “Vaffanculo”. Si volta a guardarmi e mi sorride. “Bentornato amico” mi batte una spalla. “Mi sei mancato” ride. LISA POV A: Niall Avete un letto qui da qualche parte? Sono esausta. Mi siedo sul banco, dando le spalle ai quei pochi clienti che non si decidono a prendere la strada di casa. Dondolo le gambe che hanno cominciato a darmi segni di stanchezza. Da: Niall Io sono comodissimo qui, sul mio letto. A:Niall “Arrivederci” scatto subito in piedi quando mi salutano. Lascio aperta la schermata illuminata del cellulare, senza comporre alcuna frase. Muovo semplicemente il capo e sbadiglio, nascondendomi poi dietro la mano. Grazie Niall! Faccio una smorfia. Da: Niall Ti aspetto per un massaggio romantico. Tutta la stanchezza sembra venir meno quando avverto una scarica elettrica attraversarmi il corpo. Appoggio il telefono sul marmo del banco e sostengo la testa con la mano, voltandomi completamente verso la porta d’ingresso. Scarlett mi passa accanto in quel momento. “Harry, tesoro” dice all’improvviso. “Ciao Scar. State chiudendo?” “Io sto andando via, ma sono sicura che Lisa sarà felicissima di servirti” dice allegra. “Molto felice, si” sussurro a me stessa, alzando le sopracciglia e abbassando il capo per nascondere il movimento delle labbra che sono sicura Harry ha notato, considerato che mi sta guardando con attenzione. “Cavaliere, me la riaccompagni a casa dopo?” vedo Harry annuire serio. “Bene, ciao ragazzi” gli da un pizzicotto sulla guancia ed esce, chiudendosi la porta alle spalle. Improvvisamente ho il fiato corto. Si muove deciso verso di me. “Come mai così tardi?” pulisco velocemente un bicchiere per versarmi dell’acqua, mentre a lui prendo una birra fredda. “Anche tu mi manchi”. Per poco non mi strozzo con l’acqua che sto ingerendo. Tossisco pesantemente, bagnando gli occhi per lo sforzo. “Hai detto che ti manco. Mi manchi anche tu” ripete, più sicuro. “Ho capito” dico scettica. Non mi sono mai sentita tanto in imbarazzo; per la prima volta mi sento fuori posto, nonostante lui mi abbia sempre fatto provare l’esatto opposto. Batto nervosamente le unghie, guardando altrove. Il suo sguardo insistente mi fa sentire troppo caldo. “Come è andato l’esame?”. Ecco, cambiamo argomento. “Ho preso il massimo” allargo il sorriso, soddisfatta. Gli occhi gli brillano. Perché questa conversazione è durata così poco? La dura verità è che non possiamo parlare d’altro, perché l’unica cosa che entrambi vorremmo è probabilmente qualcosa che non necessita di parole. Mi allontano da lui prima che i miei pensieri vadano oltre. Quando gli passo accanto, mi ferma. Si avvicina al mio collo, lasciandovi dei baci. Vorrei mandarlo via, ma quello che ancora provo per lui me lo impedisce. Resto ferma accanto a lui, sospirando ad ogni bacio casto che lascia le sue labbra. E’ il diavolo tentatore. “Harry, sono fidanzata” piagnucolo. “Dammi un solo bacio, Lisa” si lamenta. Non ho la forza per negarglielo. Con le labbra serrate mi avvicino alle sue, ma subito mi stacco. “Non voglio il bacio di un’amica, Lisa” “Io non bacio gli amici così” sussurro. Accosta le nostre fronti e mette le mani sui miei fianchi. Fronte, naso, labbra. Chiude gli occhi mentre io li tengo aperti. Sussulto quando il cellulare vibra nel mio taschino. Provo a staccarmi, ma mi attira con forza. Approfitta delle mie labbra dischiuse per darmi il suo miglior bacio d’addio. “Niall?” tiro un sospiro di sollievo quando varco la porta di casa. Tolgo le scarpe prima di salire le scale. Mi fermo quando odo delle voci, o meglio, delle risate al piano di sopra. Con chi sta chiacchierando a quest’ora? “Niall?” “Lisa” sorride, “non ti ho sentita entrare”. È steso a pancia sotto sul letto. “Di chi è questo bambino?”. Ride, prendendolo in braccio. Poso la giacca sulla sedia e mi siedo sul letto. Capelli biondi, occhi azzurri, guance piene, sorrido radioso. La somiglianza è impressionante. “Se non fossi certa del fatto che non hai messo incinta nessuna donna, potrei dire che è tuo figlio” quando provo ad accarezzarlo, mi prende la mano e me la stringe forte. “E’ mio nipote, il figlio di Greg” dice entusiasta. “Greg non è un po’ troppo giovane?” ridacchio. “E’ bellissimo” muove in avanti le braccia piccole, stringendo i pugni. Si accoccola sul mio grembo teneramente. Niall si sdraia accanto a noi, toccandomi i capelli. “Come si chiama?” ha gli occhi talmente grandi che fanno concorrenza alle due pozze d’oceano di Niall. “Theo” “Sai che Theo significa dono di Dio?” dico, con superiorità. “C’è qualcosa che non sai?” ironizza. “Mamma”. Mi volto esterrefatta verso il bambino che ci guarda con amore. “Mi ha chiamata mamma?” lo indico, incredula. “Theo? Lo zio ha un attimo da fare con la mamma” mi guarda con sguardo ammaliante. “Smettila Niall, mi impressioni” rido. Gattona sulle mie gambe e si stende sopra di me. “Se non sbaglio, ti devo ancora un massaggio romantico” “Non sbagli” lo tiro giù per la maglia, mentre al nostro fianco siede il bambino completamente distratto dai giocattoli. “Theo deve assistere?” muovo le labbra sulle sue. “Non se lo ricorderà nemmeno”. Ci addormentiamo insieme, Theo tra i nostri corpi seminudi.

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Capitolo 53
*** Capitolo 53 ***


Lisa, avrei voluto dirti tante cose, ma sfortunatamente anche attraverso un foglio bianco non riesco a farlo. Tutto quello che avrei voluto dirti te lo esprimo in cinque parole: grazie per il tuo amore, semplicemente. Troppo riduttivo? Proverò a fare di meglio. Dio, non credevo fosse così difficile. Non mi sono mai sentito soffocato dall’amore, non credevo nemmeno potesse mai succedere che mi mancasse il respiro. Non ho mai saputo cosa significasse addormentarsi sereno e svegliarsi con le labbra dischiuse, o avere dei sogni finché non ti ho stretta a me tanto forte da farti entrare in ciascuno di essi. Sei i miei occhi quando non so vedere, la mia bocca quando non mi so esprimere, la mia testa quando il cuore comanda, il mio cuore quando l’amore chiama. Dopo quel maledetto giorno ho sperato tante volte in un tuo perdono e non c’è ora in cui non ripensi al male che ti ho fatto. I sensi di colpa mi tormentano, ma tu sei il mio Gong prima che mi mettano al tappeto. Hai rischiato la tua vita per salvare la mia ed io voglio salvare la tua tutti i giorni in cui pensi di non farcela a superare i dolori e gli orrori che ti seguono come un’ombra. Voglio starti accanto quando deciderai di chiudere tutte le porte, voglio essere l’unico che vedrai quando deciderai di chiudere tutto il mondo fuori. Non ho niente da dirti più di un “grazie per il tuo amore”. Ti ripeterò che ti amo fin quando non mi implorerai di smettere, anche se dovessi aspettare cento anni. Oggi, ti chiedo di trascorrere il resto della tua vita insieme a me. Sinceramente tuo, Niall Post scriptum: Credo che Theo abbia bisogno di te. Effetti collaterali: le gambe mi tremano, le lacrime scendono senza freni e il cuore accelera i suoi battiti. Cerco almeno di calmare il respiro corto prima di camminare verso la sua stanza. Abbasso tremante la maniglia scoprendo la stanza vuota. Rilascio le spalle leggermente delusa quando le mie aspettative di trovarlo in piedi, al centro della camera, vengono completamente debellate. Theo dorme tranquillo a pancia sotto con il bacino alzato. Mi scappa un sorriso. Credo che Theo abbia bisogno di te. Mi accoccolo accanto al bambino lasciando la lettera ai miei piedi. Cerco di alleggerire il peso mentre mi muovo piano verso il suo corpicino rannicchiato. Apre immediatamente gli occhi pieni e comincia a piangere. Quando lo prendo in braccio, la vedo. Sotto la felpa aperta, una piccola maglia bianca. Mommy, can you marry my uncle? Resto praticamente a bocca aperta come un pesce senz’acqua, emozionandomi quando rileggo la domanda ancora, e ancora, e ancora. Le mie lacrime vengono asciugate da una piccola mano che percorre a tratti la mia guancia. Theo mi lega le braccia al collo e si alza sulle punte dei piedi, appoggiandoli alle mie gambe piegate, mentre mormora qualcosa di incomprensibile sulle mie labbra. “Cosa dobbiamo rispondere?” chiedo. Scuoto il piccolo Theo che di rimando mi sorride allegramente. “Eh?” sorrido, avvicinando il viso al suo e toccandogli il naso. “Gli diciamo di si, Theo?”. Mi urla nelle orecchie, battendo le mani. Rido divertita. Prendo il cellulare e provo a chiamare Niall, ma ovviamente scatta la segreteria. Prendo tra le mani un altro foglio. 1. Hai trovato la lettera prima di Theo. Ti consiglio di fare finta di niente e rimetterla a posto. Avrei dovuto scriverti una scaletta delle cose da fare in ordine. 2. Hai trovato la lettera dopo Theo. Futura(?) Mrs. Horan, sulla scrivania c’è un regalo per te. “Lo zio vuole giocare”. Gattono fino al bordo del letto, scendendo a piedi nudi sul pavimento freddo. Scrocchio le mani e muovo freneticamente le dita prima di poggiarle sull’enorme scatola bianca. Theo richiama la mia attenzione buttando dei giocattoli in terra. “Si amore, arrivo subito” mordo le labbra emozionata. Non voglio credere che tu sia stata tanto furba da saltare qualche suggerimento. Ti aspetto stasera … con questo e solo questo addosso. Allargo il vestito in aria e trattengo il respiro. Un abito di pizzo bianco completamente scollato. Controllo velocemente sul cellulare il tempo previsto per questa sera. Strabuzzo gli occhi: temperature basse. Questo e solo questo addosso. Mi farà congelare. Stasera. Devo presumere che passerà a prendermi? Esco dalla doccia dopo aver reso il bagno una sauna. C’è vapore ovunque e lo specchio è completamente velato. Mi siedo sul water e friziono i capelli con l’asciugamano. Canticchio un motivo, che molto presto confondo con altri dieci che mi passano per la testa. Infilo un reggiseno a fascia e resto con l’intimo per tutto il tempo. Quando rientro in camera gelo al solo pensiero di indossare il suo vestito. Da: Niall Prendi il taxi. Mi guardo in giro prima di scorgerne uno nelle vicinanze. Alzo una mano per prenotarlo e mi accingo a raggiungere il marciapiede fuori il vialetto. Appena sono dentro, muoio d’imbarazzo mentre scambio furtive occhiate con l’uomo alla guida senza sapere dove andare. “Ehm” tossisco. “Niall?” sussurro. Annuisce e parte. Mi rilasso e mando un messaggio. A: Niall Parola d’ordine! Da: Niall Sei partita? A: Niall Sei all’altro capo del mondo? Da: Niall Ci andrò soltanto con te. Ascolta quello che ho da dirti. Infilo le cuffie e faccio partire la musica. Because we can, Bon Jovi. Appoggio la tempia al finestrino e lascio che il panorama buio mi passi davanti gli occhi. Ogni volta c’è qualche meccanismo per cui riesco a sognare ad occhi aperti guardando semplicemente lì fuori. Passeggio da sola sul ponte quando il mio telefono squilla e finalmente il suo volto compare sul mio schermo piatto. “Sei pronta a fare bungee jumping con me?” dice, dall’altra parte. “Eh?” emetto uno strillo. “Tu sei pazzo”. Ride. “Hai scelto il vestito sbagliato tra l’altro” afferro un pezzo e lo allargo, girando su me stessa. “Sei bellissima” lo sento dire, dietro di me. Mi volto di scatto lasciando il telefono ancora attaccato all’orecchio. Allargo il sorriso e fremo dall’emozione, frenando la tentazione di abbracciarlo. Nasconde qualcosa dietro la schiena, ma non gli chiedo cos è. “Credo tu debba darmi una risposta” sorride. “Credo tu debba farmi una domanda” ribatto. Si avvicina a me, rivelandomi la sua sorpresa. Poggia sulla mia testa un velo bianco da sposa e fa due passi indietro per guardarmi. “Non sono ancora pronta per darti una risposta” accarezzo il velo, muovendo i capelli avanti e poi spostandoli dietro le orecchie. “Sei esigente, Miss” scuote il capo. Sento le gambe come gelatina quando infila una mano in tasca tirando fuori una scatola dello stesso colore dei suoi occhi. I battiti mi rimbombano nelle orecchie. Si inginocchia davanti a me. “Mi ero preparato anche un discorso fico” ammette. Sospira. “Se avessi dovuto dirti tutte quelle cose adesso, probabilmente avrei fatto scena muta. Non so precisamente cosa penso di noi, di quello che siamo o che saremo. Ogni volta che provo a darci un titolo, l’unica cosa che mi viene in mente è l’amore che provo per te e credo che per quello che ti sto chiedendo sia sufficiente. Lisa”. Tremo. “Mi vuoi sposare?” . Vorrei urlargli “Si, lo voglio”, ma non riesco a parlare. Alla fine, allungo il braccio verso di lui, porgendogli la mano. Infila felice l’anello al mio anulare e mi bacia.

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Capitolo 54
*** Capitolo 54 ***


“Cosa ne pensi di “Da questo momento in poi?”. Tengo lo sguardo basso sul grembo, le mani intrecciate tra loro. “Nono. Oggi, domani- per sempre” si corregge. Lisa?” “Eh?” alzo subito gli occhi. “Hai detto qualcosa?” “L’incisione” “Incisione? Che incisione?” “Se continui a guardarlo finirai per consumarlo” sorride, alludendo all’anello. Non ho smesso di fissarlo un momento, l’enorme brillocco luminoso che circonda il mio dito. Distolgo lo sguardo dal suo. “Niall, sono troppo felice” nascondo l’imbarazzo di confessarglielo ad alta voce. “Lo sono anch’io, Lisa” mi abbraccia. “Ieri sera non sono riuscita a dirti niente” mi scuso. “E se non fossi pronta a darti quello che vuoi?” “Per cosa non ti senti pronta?” chiede dolcemente. “Niall tu mi hai perdonata?” “Io non ho niente da perdonarti, Lisa. Non ce l’ho né con te, né con Harry” risponde, sereno. “Io lo amo, Niall” confesso. Ora o mai più. “Lo so” dice semplicemente. “Lo ami più di quanto ami me?” “No” rispondo secca. “Non avrei mai acconsentito a sposarti” “Vieni qui” mi tira a sé. “E’ normale avere paura, Lisa” “Tu ne hai?” “Molta. Cosa avresti voluto dirmi ieri sera?” . Lascio che una piega mi si formi sul viso. “Ci sono tante cose che vorrei dirti, Niall. Diciamo che in mancanza di coraggio ho deciso di racchiudere ogni singola parola nel “Si, lo voglio””. Appoggio la testa al suo petto, assorbendone il profumo e catturando ogni singolo battito emozionato del suo cuore. “Dovrei parlare con Zayn” dico improvvisamente, cambiando completamente discorso. “Direi di si” ridacchia. “Secondo me gli prenderà un colpo” mi bacia la tempia e si sposta al bordo opposto del letto, infilando i pantaloni di tuta. Accendo il motore della macchina e la radio, non ingranando la marcia. Batto sul volante il ritmo di una canzone che passa in quel momento e sorrido ai miei pensieri positivi e felici. Quando finalmente mi decido a partire, la prima destinazione è casa mia. “Amore mio” mi stringe tra le braccia. “Come stai?” mi accarezza il viso dolcemente. “Bene” sorrido. Fremo dalla voglia di confessargli che sono la donna più felice del mondo. “Tu come stai? “ “Ora che ti vedo, meglio” ricambia il sorriso. “Dimmi, come stanno i tuoi spasimanti?” cammina davanti a me, dandomi le spalle. Quanto mi è mancato abbracciare il suo corpo magro, quanto mi manca il suo profumo, quanto mi manca il suo bacio mattutino. Mi manca il modo in cui tira i capelli indietro mentre li raccoglie in un codino stretto. “Uhm, stanno bene” scrollo le spalle. Prendo tra le mani una vecchia foto di mamma e papà, il giorno del loro matrimonio. Il tessuto del vestito bianco leggermente spinto in avanti da una piccola protuberanza. “In realtà … sono venuta a parlarti di Niall” sospiro, ritornando a guardare lui che nel frattempo si è seduto. Mordicchio il labbro inferiore e sghignazzo, trasformando poi la piegatura della bocca in un ampio sorriso. “Vi sposate!?” esclama, dopo la mia lunga pausa di riflessione. “Oddio ma come fai? Sei un cane da tartufi?” rido. Annuisco felice. “Non sarai mica..” non conclude la frase, ma capisco benissimo la domanda. “Ti pare?” faccio un giro su me stessa, allargando le braccia. Con la mia magrezza ogni minimo cambiamento si noterebbe. “Io chiedo comunque” dice serio. “Mamma era incinta quando ha sposato papà” “E’ l’unico esempio che decido spontaneamente di non seguire” mi siedo accanto a lui, tirando su le gambe. Ripensare a loro, anche in un momento felice come questo, riporta a galla un senso di tristezza e malinconia recondito. “Lisa?” mi richiama. “Si, scusa pensavo” sbatto gli occhi un paio di volte. Gli prendo le mani e gliele stringo, portandole alle labbra. “Zayn, non riesco più a contenere la felicità” sento gli occhi cominciare a bagnarsi, ma non piango. “Il mio topolino” mi abbraccia. “Non osare” l’avverto. “Ho 19 anni, non mesi” gli do un simpatico schiaffo sulla guancia, dove la leggera peluria pizzica a tratti. “Non ti permettere di usare questo nomignolo in pubblico” ripeto, coprendomi il volto per la vergogna. Sento il viso andare in ebollizione. “Come sei bella” ride, coprendomi di baci. “Posso fermare il matrimonio quando il prete dirà “chi non è d’accordo parli adesso o taccia per sempre?”” “Idiota!” La seconda destinazione mi rende più ansiosa. Ogni passo che compio mi porta a lui, la mia ultima tappa. Aspetto in auto il ritrovamento della tranquillità perduta, con scarsi risultati. Mi decido a scendere nonostante le gambe molli e il cuore a mille, la saliva ridotta agli estremi e il cervello completamente sconnesso. Senza pensarci, giro tra le dita l’anello. “Se ho interrotto il sonno o le coccole, ti avverto che non ho nessuna intenzione di andarmene” dico allegra, nascondendo la mano dietro la schiena appena la porta si spalanca. “Ormai siamo abituati” fa l’occhiolino. “Chi dei due ti occorre?” mi segue mentre giro indisturbata per casa come fosse la mia. “Veramente entrambi” mantengo il contatto visivo. “Che succede?” “Liam?” sfuggo alla sua domanda ponendogliene un’altra. Mi rivolge uno sguardo curioso, assottigliando lo sguardo. “Siamo misteriose” sussurra con tono seducente. “Vado a bloccarlo prima che faccia il suo ingresso teatrale” “Ingresso teatrale?” “Nudo” dice in fretta. In realtà neanche lei è tanto vestita. Forse la prossima volta mi conviene fargli uno squillo, penso tra me e me. “Allora” incomincia Liam. Sono entrambi seduti sul divano di fronte a me, mentre io occupo in punta la poltroncina. Liam porta un braccio dietro le spalle di Indiana e le bacia la tempia. Se non avessi Niall, potrei quasi morire d’invidia. Ho ancora la mano nascosta; se l’appoggiassi sulle gambe, probabilmente vedrebbero l’anello prima che apra bocca ed io voglio ancora tenerli un po’ sulle spine. Avete mai pensato quante soluzioni possiamo sfruttare per dire una determinata cosa? Per esempio, si può andare subito al sodo: ragazzi, Niall ed io ci sposiamo. Si può prendere la strada più lunga, trattando l’argomento con filosofia: dopo un accurato esame di coscienza, ho convenuto scegliere Niall, l’unico uomo che abbia mai amato. L’unico amore con la A maiuscola che non ho mai dimenticato, nonostante Harry. Ebbene, Niall ed io abbiamo deciso di proseguire il nostro cammino insieme, ora e per sempre. E poi c’è la soluzione semplice, quella che non necessita di parole e che consiste in un semplice stiramento di braccio, il dorso della mano rivolto verso l’alto e lo sguardo acceso sull’anello, con un sorriso sul viso che va da un orecchio all’altro. L’unico gesto che semplicemente fa saltare la tua amica come un popcorn in padella. “O mio Dio, vi sposate” urla, correndo ad abbracciarmi. “Lasci qualcosa da stritolare anche a me?” si intromette Liam, tirandomi tra le sue braccia. “Oh Lisa sono così felice per voi” mi bacia più volte la testa, mentre io affondo il naso nella sua gola. “Anche io lo sciono” dico, la bocca premuta sulla sua pelle. Non respiro più. “Oh, questo si che è stritolamento” butto fuori l’aria. “Veramente non ho ancora finito” aggiungo. “Sei incinta?” dicono insieme. Sbarro gli occhi. “Ma cos’avete tutti con queste gravidanze? Per l’amor di Dio, no” rispondo. “Ho da chiedervi una cosa” . Sospiro. “Indiana” “Si?” “Vorrei che fossi la mia damigella” annuncio. “Ne sarei felice” mi porge le mani. “Dio Lisa, mi rendi così …importante” gesticola, incredula. “Liam. Vorrei che mi accompagnassi all’altare” dico a bassa voce. “Io?” si indica, anch’egli incredulo. “Si” annuisco, sussurrando. “Ti prego non dirmi di no” “Non ne ho intenzione” gli occhi gli brillano e non è mai stato più bello. “Ti accompagnerò all’altare. A te direi sempre si”. Harry. Il mio timore più grande. L’idea di avvicinarmi nuovamente a lui mi fa pensare alla cazzata che sto per compiere. Non ho nessuna intenzione di lasciarlo uscire dalla mia vita. “Lisa” dice freddo. “Ciao Harry. Posso, posso entrare?” “Certo” risponde lentamente. Mi segue come un’ombra. Avverto il suo respiro sul mio collo quando mi fermo di spalle. Poggia le mani sui miei fianchi e le labbra sul retro della mia nuca. “Harry non sono venuta per questo” quando mi giro, lo trovo a pochi centimetri dal mio viso. Ricordi del giorno precedente si fanno spazio nella mia mente e subito sento qualcosa muoversi all’interno del mio stomaco. Non passerà mai tutto questo e forse un po’ mi piace farmi ancora del male, ogni volta. “Credevo di si” dice deluso. “Per cosa sei venuta allora?” “Niall ed io ci sposiamo” “Ah” risponde solo. “Tanti auguri” “Harry aspetta” lo fermo. “Io… volevo- io volevo chiederti se volevi essere il mio testimone, Harry” dico tutto d’un fiato. “No, non voglio. Sai cosa fa il testimone, Lisa? Giura a tutti di conoscere l’amore che lega due persone ed io non sono sicuro di conoscerlo, dal momento che sei innamorata anche di me” sbotta. “Harry, per favore non ricominciare” lo prego. “Dimmi una volta per tutte che non mi ami, Lisa ed io sarò il tuo testimone” “No” “Dimmelo Lisa. Dimmelo” mi scuote. “Non posso mentirti. Puoi chiedermi tutto fuorché questo” “Fa l’amore con me” comanda. Mi sento venir meno. “No Harry, non posso”. “Allora non sarò il tuo testimone” incrocia le braccia al petto. Non ci posso credere, si sta comportando come un ragazzino viziato. Non mi aspettavo di certo che accettasse subito. La mia idea che si trattava di una cazzata si sta concretizzando sempre più. Senza più rivolgergli la parola, afferro la mia giacca e mi dirigo alla porta. Ancora non si arrende e mi segue, ma poi si ferma prima che svolti l’angolo. Metto la mano sulla maniglia della porta, ma non l’abbasso. Qualcosa non mi fa muovere le gambe avanti, mentre la testa continua ad incitare il corpo ad uscire da questa casa. Sembra riuscirci quando finalmente l’aria fresca mi colpisce il viso, schiarendomi le idee. Sbatto la porta dietro di me, percorrendo a falcate il poco tragitto che mi divide da lui.

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Capitolo 55
*** Capitolo 55 ***


HARRY POV C’è stato un momento in cui ho creduto fermamente di aver sognato tutto. Tu che vai via, io che ti mento, tu che vai via perché io ti ho mentito. Conoscevo la verità. L’ho letta nei tuoi occhi quella stessa sera. FLASHBACK “Finalmente sei tornata” rivolto la testa indietro e la guardo al rovescio, sentendo la pelle tirare quando sorrido alla sua vista. “Sono stata a fare la spesa” alza le buste, ma subito le riabbassa a causa del peso eccessivo. Sollevo le gambe per darmi la spinta necessaria prima di alzarmi e raggiungerla alla porta. Mi avvicino alle sue labbra per lasciarle un bacio, sperando in una sua collaborazione per approfondirlo. “Lisa… va tutto bene?” incrocio le braccia al petto, allontanandomi da lei di qualche passo. Il suo viso è stanco e i suoi occhi sono spenti; in qualche modo non sorridono. “Si, bene” allunga la mano per posarla sulla mia guancia. Il suo gesto cancella momentaneamente i miei tormenti. Guardo con attenzione le sue curve muoversi con grazia ogni volta che compie un piccolo passo verso la cucina. Allevio il fastidio di un intimo troppo stretto allargando le gambe. “Mi sei mancata”. Ogni tentativo di attirare la sua attenzione risulta completamente vano, così passo direttamente ai gesti. Le poso le mani sui fianchi e connetto direttamente il mio corpo con il suo. Irrigidisce subito le gambe e ferma le mani sullo scatolo di merendine al cioccolato, le mie preferite. “Anche tu mi sei mancato, Harry” la provoco, falsando la voce. “Harry, sono stanca” sussurra. Fermo le mani sul cuore e poi sui seni. “Non è vero” le do una spinta, ammortizzando sul suo bacino. “Sono rimasto solo per troppo tempo” “Mi vuoi solo per questo” piagnucola. “No, ti voglio anche per fare tanti bambini” “E’ uguale” ride. “Ti voglio perché ti amo” ridivento serio. Quando si volta, ha gli occhi leggermente lucidi. “Mi fa piacere vedere che ancora ti commuovi quando ti dico che ti amo” scherzo, baciandola. “Sei così energico” sorride, tirando su con il naso. “La masturbazione mi fa quest’effetto” . Spalanca gli occhi, ridendo. Le blocco il polso in aria quando prova a darmi uno schiaffo. Poggio le labbra sui polpastrelli delle dita sottili e una mano sul cuore; i suoi battiti accelerati sono la reazione che voglio. “Ok”. Sposto con un gesto veloce i pacchi riversati dalle buste sul tavolo e mi stendo con lei sul legno freddo. Ogni pulsazione che avverto nel basso ventre mi fa arrivare una piccola quantità di sangue al cervello che non mi fa capire quasi niente. E’ la prestazione più breve che abbia mai intrattenuto e il suo livello di coinvolgimento è pari a quello di una scopata mattutina che ti vede ancora mezzo addormentato. Ti ho amato così tanto da far finta di niente. Se quello era il prezzo da pagare per averti accanto, l’avrei sopportato. Non mi faceva più male ormai aggiungere dolore a quello già esistente. Ho visto scomparire l’amore nei tuoi occhi, la passione nel tuo corpo, la felicità nel tuo sorriso. Ho visto tutto riaccendersi e forse io non ero il tuo fuoco. E ancora non mi ha fatto così male. Non mi ha fatto così male lasciarti andare. La prima notte senza te è stata la peggiore. FLASHBACK Cammino solo, al buio, le foglie secche fanno rumore sotto i tacchi delle mie scarpe. Passo attraverso un sentiero stretto, gli alberi alti si susseguono a destra e a sinistra. Sento un rumore alle mie spalle e mi volto subito. Un corpo, umano forse, mi sfreccia accanto alla velocità della luce. O forse è solo la mia immaginazione. Non ho mai avuto paura, ma adesso il buio è soffocante. “Harry, Harry vieni a prendermi” ascolto la voce di Lisa forse poco lontano. Inizio a correre, il mio respiro si fa corto e ho come l’impressione che tutto l’ambiente aperto che mi circonda si stia facendo sempre più stretto. Decido di correre più veloce. “Più veloce”. Mi fermo poggiando le mani sulle ginocchia. Un’immensa distesa di prato illuminata dalla luna. “Se Harry lo venisse a sapere?”. Questa non è Lisa. Non riconosco la voce, ma mi sembra molto familiare. Mi guardo intorno, ma non vedo nessuno. “Chi, il cornuto?” ride. Questa è Lisa. Mi ha appena chiamato cornuto? Devo aver sentito male. Mi sveglio di soprassalto madido di sudore. Gli occhi proiettano stelline, così sposto una mano sul suo posto accanto a me sul materasso. Il cuscino è posizionato verticalmente ed è completamente bagnato. Stavo piangendo nel sonno. Mi alzo buttando all’aria le coperte. Ho preso la macchina e sono andato a correre. Dio solo sa perché sono ancora vivo, dopo aver raggiunto i 200km/h con un livello di alcol nel sangue ben oltre il limite. La seconda notte l’ho trascorsa decisamente meglio. Ho deciso di chiamare Alice. E’ una vera stronza, ma mi piace. Abbiamo trascorso una notte intera a parlare di te e la mattina successiva era qui, accanto a me, con la testa poggiata sul mio petto. Mi ha detto che mi ama ed io le credo. Io non amo lei. Mi piace, ma non la amo. A lei va bene così ed ora stiamo insieme. Ogni giorno va sempre meglio. Sto iniziando a sperare che non sia il sesso l’unica cosa che voglio per me. Quando sei partita con Niall sono andato a casa tua. Sono entrato di nascosto e mi sono intrufolato nella tua camera da letto. Non te l’ho mai detto, ma ho sempre amato quella stanza; me ne innamorai subito appena comprai il loft. Piena di luce, nonostante io amassi il buio. Mi sono sdraiato nel mio letto, il tuo profumo sulle lenzuola era talmente forte. Quella notte, mi ti sei materializzata accanto. FLASHBACK “Harry” mi dice, in tono sorpreso. “Cosa ci fai qui?” stropiccia gli occhi. “Devo dirti una cosa” “Ma è tardi” si lamenta. “O troppo presto” aggiungo. “Dipende dai punti di vista” sorrido. Si stende supina e mette le mani sopra la pancia, girando di poco la testa nella mia direzione. “Devo prendere una cosa” “Cosa?”. Mi sporgo per baciarla. “Harry, tu sei pazzo” “Forse”. Quella notte, dopo tanto tempo, ho fatto l’amore. Anche se era soltanto un sogno. Ci vuole tempo per superare un delusione e probabilmente tu non me ne hai concesso abbastanza. Sono ricaduto nel baratro e adesso ti voglio più di prima, ma ormai è troppo tardi. Hai deciso di pianificare la tua vita, chiedendomi il permesso di sigillare la porta che vorrai chiuderti alle spalle, senza darmi scelta. Tengo alla tua felicità e a quella di Niall, ma alla mia chi ci pensa? Io non sono felice. Matrimonio, figli, regali di Natale, cene, compleanni. Mi assicurerò di lasciare aperta la finestra sul retro, di modo che possa venire a salvarti tutte le volte che hai bisogno di me. Lascio cadere la penna sulla scrivania e piego il foglio in quattro, gettandolo nel cassetto insieme ad altre cento lettere che non le ho mai consegnato. Da: Harry Sarò il tuo testimone.

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Capitolo 56
*** Capitolo 56 ***


L'attesa dell'indomani mette la smania addosso. Abbasso leggermente le coperte e mi volto a guardare Niall che sembra bearsi del più sereno sogno. Decido di controllare l'ora sul cellulare per evitare di stare ferma. Ritraggo subito il braccio quando mi ricordo di averlo spento. O forse ho dimenticato di farlo. Nel dubbio, mi protendo nuovamente senza far muovere troppo il materasso e premo il pulsantino al centro. Da: Harry Sarò il tuo testimone. Sorrido allo schermo e da un certo punto di vista riesco a rilassarmi. Quando riacquisto la posizione supina, mi maledico per non aver controllato l'ora. Troppo pigra per allungare di nuovo il braccio, decido di provare a dormire. Era questo che volevi, mi ricorda la mia coscienza. Il dubbio di non averlo al mio fianco quel giorno mi rendeva malinconica. Con questo pensiero felice, finalmente chiudo gli occhi. Sospiro quando sembra che stia procedendo nella giusta direzione, ma subito riaccendo lo sguardo quando immagini di me con l'abito da sposa mi affollano la mente. Sbuffo troppo rumorosamente, facendo tornare quella scarica di nervosismo che mi attanaglia lo stomaco. Mi sale anche un po' di nausea. Stai esagerando, mi rimprovera lei, la mia fedele vocina interiore sempre pronta ad intervenire. "Alyssa" richiama severo Niall. "Scusa" mordo tanto forte il labbro con i denti da sentire il sapore del sangue attraversarmi la lingua. "Non riesco a dormire" "Me ne sono accorto" dice, con voce roca. "Cos'hai?" mi accarezza debolmente il viso, passando le dita sulle mie labbra ancora strette nella presa dei denti. "Sono agitata" mi giustifico. Tossisce per bagnare la gola secca. "Scendo a prendere un bicchiere d'acqua" lo informo. "Non metterci tanto piccola" mi avvicino a lui e lo abbraccio forte, poggiando le labbra sulle sue semiaperte. Non mi è mai piaciuto camminare in posti dove manca la luce, anche perché sono maldestra a tal punto da inciampare contro qualcosa tutte le volte; questo è il motivo per cui preferisco rimanere dove sono o percorrere tratte brevi. Per fortuna arrivo sana e salva in cucina senza svegliare il vicinato. Accendo la luce sotto la cappa così che possa almeno vedere oltre il mio naso. Fuori è completamente buio e tira anche un po' di vento. Infilo un bicchiere sotto il getto d'acqua e aspetto un'eternità prima di portarlo alle labbra. Poggio il bacino contro il mobile e guardo il vuoto pensando ad Harry. Sorrido ancora una volta ripensando alla sua decisione di essere il mio testimone. Fremo dal desiderio di rispondergli qualcosa, anche se fosse soltanto un grazie. Ho dimenticato il cellulare in camera, così prendo quello di Niall sulla penisola. Da: Niall Non mi aspettavo questa felicità quando ti ho proposto di farmi da testimone. Grazie! L. Mi assicuro di cancellare il messaggio appena compare la conferma dell'avvenuto invio. Ritorno al mio bicchiere d'acqua e alla fame notturna. Prendo dal frigorifero una barretta di cioccolato e la infilo in bocca; si scioglie immediatamente facendomi venire ancora più fame. Mi volto quando sento il cellulare avvertirmi dell'arrivo di un messaggio. Chi è che scrive a Niall a quest'ora della notte? E poi la lampadina... Da: Harry Sono sorpreso anch'io. Se questo è l'unico modo.... H. Ps: Vai subito a dormire, hai bisogno di riposare. Da: Niall Sissignore, ma prima finisco la mia merenda. Ps: Perché ti sei firmato? Da: Harry L'ho fatto perché sapessi che fossi io. Ps: Sei seria? Fila immediatamente a letto. Da: Niall Alice non mi avrebbe risposto, quindi era inutile che ti firmassi. Finito, ora vado a letto. Ps: Mi accompagni domani? Da: Harry Cosa c'è domani? Ps: H. Ridacchio per la sua stupidità. Da: Niall Ho sentito dire che per la passeggiata all'altare occorre un abito bianco. Indiana ed io andiamo a scegliere il vestito. La mia damigella dopotutto non può sfilare nuda. La sua risposta si fa attendere, facendomi pensare che probabilmente si è addormentato con il telefono sulla faccia. Da: Harry Guarda che sono parecchio esigente. Dammi ora e luogo e sarò con te. D'altronde, ho firmato la mia condanna a morte; esserti vicino sempre nella buona e nella cattiva sorte. Da: Niall Ti mando un sms domattina. Buonanotte Harry. Ps: Grazie! Da: Harry Buonanotte amore mio. "Indiana, dove sei?" sbraito al telefono. Cammino avanti e indietro per la stanza; Niall è uscito presto così sono praticamente sola in una casa vuota e silenziosa. "Sto arrivando. C'è traffico" avverto agitazione nella sua voce. "Ma abbiamo un appuntamento, non posso fare tardi" piagnucolo. "Lo so, lo so. Ti giuro che faccio presto" . Senza staccare la chiamata, mando un sms ad Harry per avvertirlo che sto lasciando la casa. O si fa per dire. "Guarda, se facciamo tardi ti-" il campanello suona in quel momento e corro ad aprire, mai a pensare che sia lei. "Ammazzo?" conclude la frase. "Puoi ammazzarmi in macchina. L'ho lasciata accesa, andiamo" mi tira fuori, trascinandomi verso la sua auto. "Eri con Liam!?" chiedo, ma più che una domanda è una richiesta di conferma. "No" ride, ma subito diventa seria quando nota il mio sguardo turbato. "Va bene, si" ride. "Non gli resisto a prima mattina. Fammene una colpa" mi scuote con il gomito, puntandolo direttamente nel mio fianco. "Vi perdono solo perché siete le due persone più importanti per me in questo matrimonio" sprofondo nel sedile, girando il viso nella direzione in cui i raggi del sole illuminano i miei capelli. "Cosa ci fa Harry qui?" mi chiede sussurrandomi all'orecchio. "L'ho chiamato io. Non riesco a farlo uscire, Indiana" mi decido a confessare. "E' più forte di me. Sarà il mio testimone" "E questo Niall lo sa?" "No, ma tanto devo sposare lui mica Harry" scrollo le spalle. "Possiamo evitare di parlare di Harry? Ci sta guardando" aggiungo, sottovoce in modo che non possa sentirci. "Signorina Malik?" "Si?" "Ciao" mi porge la mano, sorridente. "Io sono Amber. Ti immaginavo un po' più alta" scherza. "Io l'ho sempre detto che è un nano da giardino" interviene Harry, appoggiato alla porta con un sorriso sghembo. "Voglio immaginare che lei non sia il futuro marito" fa la civettuola, gonfiando il petto. "Purtroppo per il nano da giardino, no. Siamo ex amanti". Sento di andare a fuoco. Nascondo il viso nel giubbino. Io lo ammazzo. Gli lancio un'occhiataccia per farlo stare zitto e fortunatamente mi da retta. "Aallora" continua Amber, rivolgendosi di nuovo a me. "Hai già in mente un modello?". Apro soltanto la bocca, ma Harry mi anticipa. "Veramente io ho un'idea. Puoi farmi strada?" le chiede, autorevole come al solito. Indiana ride sotto i baffi; lei si diverte, mentre io sto morendo dall'imbarazzo. Faccio un cenno ad Amber e poi insieme spariscono dietro i magazzini. "Pensa se la scopa in un camerino" ride di gusto. Forse quest'idea di portare Harry non è stata poi tanto buona. INDIANA POV "Ma quanto ci mettono" si lamenta. Da quando ho fatto quella battuta poco felice su Harry ed Amber, è andata completamente in paranoia. Guarda ogni due secondi la porta del magazzino, battendo i piedi a terra. "Scusa per prima" "Eh?" mi guarda. "Per Harry ed Amber? Nah, figurati. Non sono mica gelosa" guarda in aria. "No" aggiungo. "No" risponde. "No" ribadisco. "Ho detto no. Che ne dici se proviamo a vedere qualcosa per te nel frattempo?" cambia discorso, alzandosi di fretta. Non le passerà mai; potrà anche essere sposata, ma non le passerà mai. D'altronde, Harry è Harry. "Si" sorrido. "Ne ho visto uno perfetto per te" dice emozionata. "Con la tua linea da urlo, sarai bellissima" la guardo sorridendo. "Guarda qui" mi solleva davanti al viso un vestito lungo a dir poco stupefacente che mi lascia senza parole. Un abito a sirena color rosa pesco, con il corpetto con scollo a cuore decorato; nulla di particolarmente eccentrico. Lo amo. LISA POV Ogni passo verso il camerino mi fa salire ancora di più l'ansia. "Come saprò che è quello giusto?" "Uhm non mi sono mai sposato prima e non ho nemmeno mai indossato un abito bianco, quindi non lo so. Immagino che sentirai qualcosa qui" mi tocca la pancia, "all'altezza dello stomaco. Sentirai una vocina dentro che ti dirà: Harry ha scelto bene" ironizza. Sorride e mi accarezza il viso. "Non posso entrare con te, ma ti aspetterò qui. Sarò il primo a vederti" "Harry?" lo fermo. "Niente" dico, dopo un lungo sguardo. Si avvicina a me, troppo. "Dimmi". Sento il cuore accelerare i battiti. "Ti piace Amber?" dico all'improvviso. Mi do subito della stupida. "Frequenti davvero brutta gente" ride, alludendo ad Indiana. "Non mi piace. E' troppo truccata e troppo perfettina. Dieci minuti con lei e ho dolore alle orecchie". Scoppio in una risata nervosa. "Ora vai, che non aspetto altro". Mi bacia. Non mi volto fin quando Amber non ferma l'ultimo pezzo di stoffa con delle pinze. Il vestito è troppo grande per il mio corpo minuto, ma lei ha assicurato che appena avrò scelto il mio abito da sogno una sarta provvederà a prendere tutte le misure necessarie affinché sia praticamente perfetto. "Ecco fatto" mi guarda. "Il tuo ex amante sa scegliere davvero bene. Questo forse è l'unico abito che non ti avrei mai proposto. Puoi girarti, se vuoi" ridacchia. La lentezza che impiego per voltarmi è pari al movimento della Terra attorno al Sole. Il cuore mi sale in gola e avverto i battiti fin dentro le orecchie; le gambe mi tremano. "Non sono io" mi scappa, ad alta voce. "Posso permettermi di dirti che sei un incanto? A quale uomo fortunato è destinata tutta questa bellezza?" appoggia il mento sulla mia spalla, cingendomi i fianchi e spostando i capelli su un lato. Sembro un'idiota, mentre continuo ad osservare la mia immagine allo specchio senza parlare, sorridendo soltanto. "Che ne dici di uscire e farti vedere?" mi propone. Afferro un lembo del vestito per evitare di camminarci sopra ed inciampare, mentre lei mi apre la porta. Indiana da una gomitata ad Harry, che subito si gira e mi riserva il suo sorriso migliore. Non un sorriso normale, un sorriso bello, quello che vorrei vedere tutte le mattine appena sveglia, un sorriso innamorato (?). Apre la bocca sempre di più man mano che mi avvicino e salgo sulla piattaforma davanti a loro. "Lo sapevo" sussurra a se stesso. Nella stanza cala il silenzio, con Amber dietro di me che mi guarda invidiosa dopo aver poggiato sulla mia testa un velo che ricade dinanzi al viso, Indiana che piange coinvolgendo anche me, Harry ancora più innamorato. Mi guardo ancora allo specchio; non pensavo di poter essere cosi. Insomma, così bella. Loro mi hanno sempre fatto sentire bella, ma per la prima volta sono convinta di esserlo davvero. "Lisa, cosa dice la vocina?" . Indiana ed Amber ci guardando interrogativi. "Dice" mi blocco. "Dice" ci riprovo, ma non esce niente. All'improvviso scoppio a piangere, forse senza un motivo preciso. "Oh Harry" mi getto, per quanto sia possibile, tra le sue braccia che mi accolgono molto volentieri. "E' quello giusto!"

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Capitolo 57
*** Capitolo 57 ***


Cinque mesi dopo… Cara mamma, mi manchi da morire. Quante cose avrei da dirti, ma comincio da quella più bella. Domani mi sposo e sono veramente felice che tutto questo stia accadendo a me. Mi sono guardata allo specchio con l’abito da sposa e non sai quanto ti somiglio, mamma. Mi sento bene e per questo non devo ringraziare soltanto Zayn. Lui ha fatto in modo che ogni ricordo fosse più limpido. Mi ha raccontato di quando sedevo tra le tue gambe, le tue labbra appoggiate al mio orecchio e le tue braccia attorno al mio corpo. Avevo dimenticato le volte che cantavi per me per farmi addormentare, ma lui è stato così paziente. Mi è tornata alla memoria quella sensazione di pace e serenità che provavo quando ero tra le tue braccia. Niall è un ragazzo magnifico e sono certa che anche da marito non sia da meno. Dio, come fa strano dirlo ad alta voce; io, che mi sposo. Ancora non ci credo. In tutti questi mesi non ho fatto altro che domandarmi se fossi realmente pronta ad un passo del genere, anche se la convinzione di farlo era forte più che mai. Scappare da tutto, mamma, dalla vostra morte, dalla mia depressione, dalla paura, solo per rifugiarmi nelle braccia dell’amore, quello vero. E’ normale che mi senta così pronta stanotte? E di Harry? Cosa ne sarà di Harry? Ogni passo più vicino a Niall è un passo indietro da Harry, ma non voglio che esca dalla mia vita così facilmente. Sono egoista se penso di trattenerlo pur non volendolo? Oh mamma, se soltanto fossi qui te ne parlerei apertamente. Mi mancano le urla di una madre preoccupata per la figlia che sta facendo una cazzata. Ogni volta che ci penso, mamma, penso che quello che ho avuto con Harry sia stata solo l’ennesima prova di quanto in realtà sono perdutamente innamorata di Niall. M a allora perché tutte le volte che gli sono accanto vorrei che mi toccasse? O peggio, che mi baciasse? Io mi sono persa in quegli occhi, ma anche quelli di Niall non scherzano. Dovresti vederli, mamma; sono di una bellissima sfumatura di azzurro, ti sarebbero sicuramente piaciuti. Chissà se ti arriva il mio pensiero lassù. Domani verrai a vedermi? “Lisa?” la figura mezza addormentata di Zayn mi distrae improvvisamente. Giace sull’uscio della porta e si strofina con forza gli occhi socchiusi. Indossa pantaloncini da basket ed è a petto nudo. “Vieni a letto” sussurra. “Arrivo subito” gli sorrido. “Finisco e arrivo” riporto gli occhi sull’inchiostro nero che macchia il foglio bianco, mentre lo sento avvicinarsi con passo pesante. Resta per un po’ in silenzio, contemplando le mie confessioni silenziose. “Vieni a letto” ripete, poggiando una mano sulla mia e sollevandomi. “Scriverai alla mamma domani” mi accarezza il viso e mi sorride, teneramente. ZAYN POV “Ehi” lo abbraccio e gli batto una spalla prima di farlo entrare. “Come sta il fratello della sposa?” allarga il sorriso e mi sorpassa, portando delicatamente tra le mani il suo smoking nero quasi come fosse una bomba ad orologeria. “Come sta l’accompagnatore della sposa?” scrollo le spalle. Copia esattamente il mio movimento, semplicemente. “La reattività è impressionante” sollevo le sopracciglia e mi risiedo, portando la tazzina con il caffè alle labbra. Prima che riesca a bere, afferra l’oggetto tra le mani e tracanna il mio nettare. “Che c’è, sono nervoso” si giustifica. “Quello non ti farà bene” indico il caffè praticamente evaporato. Dalla caffettiera ne verso una quantità industriale e mi volto di spalle per berlo velocemente prima di vederlo sparire di nuovo. “Vado a vedere se Lisa è sveglia” mi avverte, avviandosi in camera. “Liam?” lo richiamo. “Grazie per esserle accanto in questo momento” sorrido. Ricambia il sorriso, ritornando verso di me. “Non avrei mai pensato che mi chiedesse di accompagnarla all’altare” sospira, abbozzando un sorriso. “Come mi devo comportare?” si acciglia, cogliendomi di sorpresa. Provo ad aprire bocca, ma davvero non so cosa dire. Restiamo muti per minuti interminabili, senza nemmeno guardarci negli occhi; entrambi guardiamo il pavimento, io stranamente interessato al motivo del parquet. “Devi solo tenerla stretta” concludo frettolosamente. Sembra che la mia risposta non lo soddisfi. “Ci deve tenere tanto a te” dico. “Non so cosa l’abbia spinta a chiedermelo, ma credo di si”. LIAM POV Appena apro la porta della camera, un cespuglio di capelli mi inonda il viso. Getta le braccia al collo, buttandosi a peso morto contro di me. “Ho sentito la tua voce” dice tra i miei capelli. Mi stringe talmente forte da farmi mancare il respiro. Quando la prendo in braccio, sospira rumorosamente. “Come ti senti?” mi siedo sul letto, mentre lei occupa lo spazio al centro incrociando le gambe. “Bhe non lo so. Emozionata?” mi chiede, illuminando il viso. “Dio Liam non lo so, davvero” scuote il capo. “Se ci penso, mi sento le farfalle nello stomaco e la gelatina nel cervello” “Paragone interessante” . Ridacchia. “Da un lato non vedo l’ora che succeda, dall’altro vorrei che quel momento non arrivi mai. Sono in fibrillazione, ma piano piano che arriva l’ora vorrei che le lancette tornassero indietro per farmi aspettare ancora” piega il corpo indietro, stendendosi completamente. Batte le braccia sulla pancia piatta, sospirando. “Non vedo l’ora di vederlo” gira la testa verso di me, sorridendo innamorata. Da bravo stronzo quale sono, domando: “Chi?” “Niall” risponde subito. Mi rivolge uno sguardo minaccioso intendendo le mie diaboliche intenzioni. “Erano trenta minuti che non ci pensavo. Sei un essere orribile” mi tira scherzosamente un cuscino, che sfortunatamente sorpassa la mia testa e cade a terra. Mi tira un braccio violentemente che mi costringe a cadere accanto a lei. Prendo la sua testa e la poggio sulla mia pancia, mentre le gambe sono alzate ad angolo retto perpendicolarmente al mio corpo. Con le mani le liscio i capelli lunghissimi, mentre insieme ci godiamo dei minuti in totale relax. Sento che l’ansia sta per sparire, quando Zayn entra trafelato. “Ragazzi, sapete che ore sono?”. Insieme rispondiamo con dei versi di disapprovazione, senza voltarci a guardarlo. “E’ mezzogiorno e Lisa tra tre ore si sposa!” LISA POV Qualche occhio fa capolino dalle finestre nel vicinato, mentre alcune persone dalle macchine rallentano la corsa per ficcanasare. Mi sento maledettamente al centro dell’attenzione, mentre Liam e Zayn sono alcuni passi dietro di me. Delle mani si posano sulle mie spalle, che poi riconosco come quelle di mio fratello. “Avanti Lisa, un bel respiro”. Sento il cuore pompare veloce. Liam apre lo sportello della macchina nera e mi porge la mano per aiutarmi a salire. Sistema il mio vestito e il mio strascico lungo, prima di chiudere la portiera e raggiungermi sul sedile posteriore dell’auto, mentre mio fratello siede davanti. Sento le mani cominciare a sudare, ma ho i guanti a coprirne le tracce. Il velo dinanzi al volto si muove leggermente mosso dal mio respiro irregolare. “Liam, le fedi” squittisco all’improvviso. L’autista, preso dallo spavento, frena precipitosamente facendomi barcollare in avanti. Liam mi prende le mani e le stringe nelle sue, come per rassicurarmi. “Tranquilla, le ha Harry” . Un improvviso senso di paura si impossessa di me. “Harry? E se le dimentica?” strabuzzo gli occhi. Liam ride e così fa anche Zayn. “Sarebbe un’ottima scusa per non farvi sposare” fomenta Zayn. “Zayn, per favore” lo riprendo. “Liam” lo supplico. “Ho capito. Chiamo Indiana” annuisco. Mordo le labbra impregnate di rossetto mentre compone un numero infinito sul cellulare. “Più tranquilla ora?” attacca la chiamata e si sporge per darmi un bacio. “Ora rilassati però. Non stai andando in guerra” “Va bene” faccio respiri profondi, ma appena la macchina si ferma fuori la chiesa insieme all’ansia cresce anche un sorriso. Ho fatto solo dieci passi, quando una voce familiare blocca i nostri movimenti. Con difficoltà, riesco a voltarmi per scorgere Harry correre verso di noi e fermarsi a pochi passi sul tappeto rosso steso apposta per l’occasione. Respira velocemente e rivolge a Liam uno sguardo di scuse. “Harry, perché non sei dentro? Che cosa stai facendo?” chiedo allarmata dopo aver visto Liam allontanarsi velocemente e sparire in chiesa.

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Capitolo 58
*** Capitolo 58 ***


"Harry, cosa ci fai qui? Perché non sei dentro con gli altri?". Mi fa segno di tacere, mentre torna a respirare normale. Mi guardo le spalle quando decide di farmi attendere ancora. Vorrei tanto sapere Liam dove si è andato a cacciare. Inghiottisco una quantità enorme di saliva che mi bloccava la gola. "Harry, cosa stai-" assottiglio lo sguardo per leggere, nonostante sia quasi incollato a me. "Lisa" balbetto, mentre lui mi incita a continuare la lettura. Lisa, sono rimasto giorni incollato ad un foglio bianco nella speranza di poterlo riempire con parole significative e ti chiedo scusa se ho trovato il modo più bizzarro e ridicolo del mondo per farlo. Mi è venuta in mente quella scena così romantica del film, il mio preferito, quello che conosco a memoria. Volevo che ci fosse anche solo una minima possibilità di assomigliare a lui, ma a quanto pare sto solo facendo la figura del cretino adesso. Mi viene da ridere, così metto una mano davanti alla bocca per soffocare un risolino. Lui addolcisce gli occhi in un modo così carino che trovo difficile spiegarlo. La verità è che non so più cosa dirti. Vorrei farti tornare indietro, ma non ti saprei felice; vorrei che mi avessi amato quando te l'ho chiesto la prima volta, ma sarei consapevole del fatto che non sarebbe un amore sincero. Probabilmente ti stai domandando se questo è un tentativo di sabotaggio del matrimonio e la mia risposta è no. "Perché non mi fermi?" sussurro, lasciando uscire le parole senza il consenso del cervello. Ma non sembra importarmi più di tanto al momento. La felicità nel nostro rapporto è a senso unico. Tu sei la mia, ma io non sono la tua. Tutto ciò che odi di te stessa, io lo amo. Amo le tue mani piccole, le fossette alla base della tua schiena, anche quando dici che sono orrende, ma quelle che amo di più sono quelle che spuntano fuori appena sorridi. Come se me lo avesse appena chiesto, sorrido e sento la pelle incurvarsi ai lati della bocca. Con un gesto veloce, porto le dita nell'incavo del viso e lui annuisce, sorridendo con un bellissimo sorriso radioso. Tu sei perfetta per me. Sei bellissima e i miei occhi oggi non vedono nessun'altra. Abbasso lo sguardo leggermente imbarazzata e sento subito la pelle infiammarsi. "Ti amo Harry" Non dirlo oggi. Me lo dirai ogni ora, tutti i giorni, quando mi avrai accanto e non potrai più avermi. LIAM POV Sapevo della sua sorpresa per lei, così mi allontano velocemente salendo le gradinate due alla volta. Sotto l'arco sbatto contro Indiana, perfettamente stretta nel suo abitino da urlo. "Dove hai lasciato la sposa?" "E' impegnata con Harry" da lontano vedo Niall agitarsi leggermente dinanzi al prete, mentre Zayn al suo fianco si guarda intorno, salutando di tanto in tanto degli amici che si avvicinano per fargli gli auguri. "Sei veramente bellis-" mi zittisce tirandomi un braccio. "No, Indiana, no" cerco di frenare le gambe. "Sta zitto Liam" mi rimprovera. Prima che chiuda la porta alle nostre spalle, le sto già sbottonando il vestito. Tira la mia cravatta e apre i primi bottoni della camicia sotto la giacca, infilando le mani all'interno per massaggiarmi il petto. Respira pesantemente nel mio collo quando la sollevo sulla scrivania e le apro le gambe. Graffia violentemente la mia schiena, ma il dolore è niente in confronto a quello che sento dentro. E' come se mi stesse dando una nuova droga, che mi entra fin dentro le vene e mi fa uscire pazzo. Solo che in questo caso è una pazzia buona, insomma positiva. Tutti dovrebbero diventare pazzi in questo modo. I suoi baci così carichi di passione mi caricano di adrenalina, quella che non credevo nemmeno di possedere. Un rumore sommesso alle mie spalle ci fa fermare, ma basta poco per riprendere da dove avevamo lasciato. Un altro rumore, come qualcosa che viene rovesciato in terra. "Indiana" mi lamento. Lega con prepotenza le gambe contro il mio bacino, così sono costretto mio malgrado a spingere più forte per portarla alla fine. Malauguratamente per entrambi, vengo anch'io, ma adesso ho troppa fretta per pensarci. "Ci sei?" li faccio sussultare mentre sono ancora abbracciati. "Lisa gli invitati aspettano e Niall è estremamente nervoso" annuncio loro. "Dove sei stato? Zitto, non voglio saperlo" conclude, ridendo appena. "Ecco". Teatralmente, Harry sventola veloce una mano molto vicino al mio viso per farmi sbiancare. "Non sono così rosso, smettila" lo schiaffeggio. "Questo lo dici tu, fratello. Sembra tu sia appena andato a prendere il sole" "Esagerato" lo riprende Lisa. "Il matrimonio" batte una mano sulla fronte come se si fosse appena ricordata di qualcosa di importante. Questo è veramente importante e prima che qualcuno si insospettisca, dobbiamo sbrigarci ad entrare. "Vuoi entrare con noi, Harry?" alzo un sopracciglio, quando non si muove e fissa imbambolato Lisa con un sorriso ebete sulla faccia. "Tu sei il testimone, devi essere già all'altare" lo spingo via, prendendo Lisa sotto braccio. "Si, vado vado" cammina all'indietro come il gambero, mandando baci con la mano. "Sei pronta, Lisa?" trema leggermente quando le prendo la mano. "Non farmi inciampare, Liam" dice la prima cosa che le viene in mente, con voce tremante. Rido per la stupidità dei suoi pensieri. La nostra passeggiata all'altare è tremendamente piacevole. Il sorriso di tutti mentre Lisa passa accanto ad ognuno degli invitati è confortante. Qualcuno fa un apprezzamento parecchio rude su Indiana, che nel frattempo ci sfila dietro con il suo bouquet di fiori uguale a quello della sposa. Lisa mi trattiene la mano continuando a sorridere. Niall è la persona più felice in questo momento, anche se Harry con quel sorriso innamorato lo batte di gran lunga. LISA POV Liam mi ferma esattamente dinanzi a Niall, dopo avermi alzato il velo e avermi lasciato due baci sinceri sulle guance. Il mio futuro marito mi prende le mani e me le bacia. Mio fratello trattiene le lacrime, mentre Scarlett piange già appoggiata a Tom che le cinge le spalle. Alla mia sinistra c'è Indiana, poco dietro Harry che invece mi è accanto. Il banco opposto a dove sono seduti i miei futuri suoceri è completamente vuoto. I posti di mamma e papà. Oggi decido di non piangere, perché so di averli accanto nello stesso modo in cui mi sarebbero stati accanto se fossero stati qui. "Se è vostra intenzione unirvi in matrimonio, datevi la mano destra". Il mio guanto scivola via quando stringo con felicità quella di Niall. "Potete esprimere il vostro consenso" "Io, Niall, accolgo te, Alyssa, come mia sposa. Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti ed onorarti ogni giorno della mia vita" "Tocca a te" mi dice il prete. Mi giro verso l'assemblea, adesso completamente attenta ad ogni singola parola. Niall mi tira più vicina. "Io, Lisa- Alyssa" mi correggo. Avverto subito del calore risalirmi le guance. "Accolgo te, Niall, come mio sposo. Prometto di esserti fedele sempre" Harry tossisce e quel rumore è come una campana stonata che risuona nel più profondo silenzio. "Nella gioia e nel dolore, nella salute e-" mi giro verso di lui, che con il capo mi chiede di continuare a parlare. "Nella salute e nella malattia" sussurra Niall. La mia testa scatta immediatamente verso di lui. "Forza tesoro" mi incita. "e nella malattia, e di amarti e onorarti ogni giorno della mia vita" deglutisco. Zayn ha lo sguardo allarmato, come se si stesse preoccupando di qualcosa. Senza farsi sgamare, Harry mi tocca il fianco con la mano. "Vuoi tu, Niall Horan, accogliere Alyssa come tua sposa, promettendo di esserle fedele sempre, nella salute e nella malattia e di amarla ed onorarla tutti i giorni della tua vita?" "Si, lo voglio" sorride. "E tu, Alyssa Malik, vuoi prendere Niall come tuo sposo, promettendo di essergli fedele sempre, nella salute e nella malattia e di amarlo ed onorarlo tutti i giorni della tua vita?". La pausa che prendo prima di rispondere mette in allarme il 90% degli invitati, che si agitano ai loro posti. Niall dopo un po' si acciglia e sono anche sicura che per un attimo abbia lanciato ad Harry uno sguardo arrabbiato. "Io. Io". Cosa mi sta succedendo? Mi volto ancora una volta verso Harry, ma stavolta non riesco a decifrarne l'espressione. E' paura? O forse, forse è speranza? Guardo verso Zayn che ha già mosso dei passi in avanti. Liam sembra imbalsamato, mentre Indiana diventa improvvisamente perspicace. "Io" riprovo. "Zayn" sussurro. "Si, lo vuole" un brusio esagerato si eleva nell'assemblea, che sposta l'attenzione su Harry. Anch' io mi volto in modo da averlo praticamente di faccia. "Lo vuole" ripete. "Vero Lisa?" "Cosa stai facendo?" "Ti sto facendo sposare" dice ovvio. "Dì che lo vuoi" incalza. "Avanti Lisa, dillo" insiste. "Lisa?" fisso gli occhi nei suoi senza badare a Niall che mi picchietta la spalla più volte. Avanti Lisa, dillo. "Volete scusarci un momento?" prima che me ne accorga, Harry mi sta tirando verso l'uscita sotto lo sguardo sbigottito di tutti, ma soprattutto sotto lo sguardo deluso di Niall, che ho appena abbandonato sull'altare nel bel mezzo del nostro matrimonio. Sento Zayn chiamarmi e pregarmi di tornare indietro, ma quando mi volto per chiedergli aiuto vedo Liam trattenergli indietro le spalle. HARRY POV "Scusami, ma dovevo portarti via" "Harry, hai interrotto il mio matrimonio. Mi hai trascinata fuori e mi hai fatta salire su una macchina e adesso non so nemmeno dove stiamo andando" urla. "Riportami immediatamente indietro" indica la chiesa ormai alle nostre spalle. Mi immetto nel traffico di un'assolata domenica pomeriggio senza darle ascolto. "Sei tu che hai interrotto il tuo matrimonio perché non ti decidevi a rispondergli" "Che cosa?" sbarra gli occhi. "Io- io stavo per farlo" gira lo sguardo verso la strada, ma so benissimo che lo fa perché non vuole darmi la soddisfazione di concedermi la ragione. "Andiamo, Lisa. Lo sappiamo bene tutti e due che non gli avresti mai detto di si". Mi rivolge uno sguardo arrabbiato e sposta il velo del vestito per avvicinarsi di più a me. "Se tu mi avessi lasciata stare quando te l'ho chiesto, adesso sarei sposata con Niall" urla più forte, facendomi quasi diventare sordo. "Mi stai accusando di qualcosa? Tu non mi hai mai chiesto niente. Se il tuo matrimonio non è andato a buon fine è solo colpa tua" batto le mani sul volante, particolarmente stizzito. "Sarai sempre una parte di me ed io non posso fare finta che tutto questo non sia mai accaduto" riprendo, appena mi calmo. "Ma cosa stai dicendo? Riportami subito indietro" "Non posso farlo. Sono un casino, ma tu sei incasinata quanto me. Vuoi dirmi che l'avresti sposato?" "Si" dice secca. "Non è vero" "Invece si. Harry quanto è vero Dio, se non mi riporti subito alla chiesa apro lo sportello e mi getto tra le macchine e raggiungerò Niall a piedi". Mi scappa una risata, ma non è divertimento. E' solo paura che possa farlo davvero. Poco prima che le sue dita armeggino con la chiusura dell'auto, sterzo violentemente a destra schivando un veicolo che proseguiva tranquillo nella sua carreggiata. La macchina si ferma con uno stridio acuto giusto in mezzo alla strada, mentre le altre auto circondano la mia. Emetto un sospiro di sollievo quando mi assicuro che Lisa sia uscita incolume dal mio tentativo stupido di fermare la sua cazzata. Per Dio, sarebbe sicuramente morta. Mi slaccio la cintura di sicurezza, ma quando guardo lei le mie pupille si dilatano per la paura. "Lisa" urlo, ma prima che possa fare qualunque cosa per salvarla, un camion ci investe entrando nella fiancata.

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Capitolo 59
*** Epilogo ***


Quando si è innamorati basta poco per toccare il cielo con un dito. Oggi quel cielo mi ha inghiottito; ho esaurito ogni forza per andare avanti, il corridoio buio che mi trovo innanzi probabilmente conduce esattamente al centro della Terra. Ogni giorno ho fatto un passo in più verso esso, allontanandomi da lei e da tutto quello che mi ha dato. Ho temuto il peggio per lei, ma ora questa paura non esiste più. Mi sono abituato all'idea di averla persa ed oggi vado via più forte di prima. Un'altra notte ancora non è più una speranza per i miei sensi di colpa. Ha risucchiato la mia vita come una sanguisuga ed io gliel'ho lasciato fare, trascinandomi con lei verso un punto di non ritorno. Assieme a lei sono andato via anch'io, per la seconda volta. Il tragitto dalla finestra dalla quale ho visto il sole tramontare e risorgere ogni santo giorno al suo letto sembra non terminare mai. Decido di non sedermi, l'ho fatto tante volte e tutte quante sono stato troppo debole per alzarmi ed andare via. Cerco di trattenere le lacrime un'ultima volta, ma non posso fermare lo sforzo di cacciarle via. Poggio le labbra tremanti sulla sua fronte fredda, portandomela al petto priva di sensi. Non perdo tempo a voltarmi di nuovo prima di chiudermi la porta alle spalle. Resto qualche minuto ancora appoggiato al muro, ma poi mi decido a camminare lontano. Lontano. Quanto lontano si può andare? Mi sento terribilmente solo adesso, mentre trascino i piedi sul pavimento e prenoto l'ascensore per uscire da questo inferno. Quando le porte si aprono, un medico mi urta violentemente ma non ci faccio caso. Per quanto mi riguarda, potrebbero benissimo passarmi attraverso e non sentirei niente. Il vetro è macchiato dell'impronta della mia schiena quando mi appoggio ad esso con aria stanca e morta; le mie unghie graffiano il tasto 0 quando distrattamente lo pigio. Due mani forti si infilano in mezzo alle porte prima che esse si chiudano definitivamente. Aiuto chiunque ci sia dall'altra parte armeggiando con le dita in suo soccorso. "Camera 130" dice allarmato. La camera di Lisa. "Non m'importa più niente" se fossi leggermente più cosciente di come lo sono ora, mi prenderei a schiaffi da solo. "Io se fossi in lei tornerei indietro". Rialzo lo sguardo giusto in tempo per farlo accendere di nuovo. Lo spingo lontano quando inizio a correre in direzione della camera; questa volta, però, sembro impiegarci meno tempo di prima. Sbatto la porta contro il muro, fregandomene quando mi intimano di far silenzio. I disegni sullo schermo della macchina non sono più una linea bassa e quasi immobile. Mi riprendo la mia vita risucchiando anche la sua. All'improvviso, ogni ora trascorsa ad agonizzare qui dentro, ogni minuto trascorso a piangere, ogni secondo utilizzato per riportarla in vita sembra essere stato soltanto una mia fantasia. Completamente fuori controllo, sento qualcuno spostarmi i capelli per farmi indossare una maschera. Le sue dita si muovono piano verso le mie, le sue labbra si dischiudono leggermente a formare una O. Mi tirano indietro quando cerco di avvicinarmi a lei per sentire cosa sta dicendo, ma presto ogni lettera viene fuori forte e chiara componendo il mio nome. Lo dice ancora e ancora e ancora, fin quando anche io non mi decido a pronunciare il suo. "Lisa" sembra strano adesso che riesco finalmente a dirlo dopo così tanto tempo. Il suo nome viene fuori costipato nel tessuto fine della mascherina, così la sposto per chiamarla di nuovo. "Lisa" "Niall" sorride al pensiero di avermi accanto. Pian piano che passa il tempo, riesce anche a rafforzare la presa sulla mia mano. "Deve uscire adesso" mi tirano su contro la mia volontà, ma l'ultima cosa che lascio prima di vederla finalmente sveglia dietro il vetro è la sua mano. Scatto in piedi come una molla appena il medico si fa spazio tra la gente per venirmi incontro. Il mio stomaco adesso è più pesante, perché oltre l'acqua che ho bevuto in sostituzione di un pasto vero c'è anche qualcosa di estremamente più sostanzioso. Anche la stanchezza comincia a farsi sentire dopo molte notti trascorse senza chiudere occhio. "E' completamente sveglia" annuncia. Lo abbraccio con forse troppa enfasi. "Vorrei parlarle un attimo, ma preferirei che lo facesse prima con lei" dice serio. Non peso le sue parole, troppo occupato a pensare ad altro. Amichevolmente, gli batto una spalla e cammino sorridente verso la camera. La pelle sembra tirarmi quando lo faccio. Apre gli occhi e li accende di felicità appena mi vede. Allunga una mano verso di me ed io gliela prendo, portandola alle labbra. "Mi sei mancata" asciugo con le sue dita una lacrima di felicità. "Non è da molto che non ti vedo" sussurra piano. Mi acciglio quando le sento pronunciare quelle parole. "Devo chiederti scusa, Niall". Dietro di me, la porta si apre. Mi volto per scoprire Liam. "Di cosa devi scusarti?" le chiedo, ancora guardando lui. Mi prende la mano sinistra e disegna con le dita la circonferenza del mio anulare. "Dov'è?" "Lisa, io mi sento terribilmente in colpa per averti costretta" riporto ancora la sua mano alla mia bocca , baciandola ripetutamente. "Mi sono sentito in colpa ogni giorno" "Ogni giorno?" "Si" annuisco. "Se sei qui è solo colpa mia". "Se tornassi indietro, rifarei tutto quanto" "Non dirlo nemmeno per scherzo. E' stata la peggiore esperienza che ho vissuto". La sua espressione cambia radicalmente. "C-cioè tu non lo rifaresti?" "No, Lisa. Non ti metterei mai nella condizione di scegliere tra me e lui" "Ma io volevo scegliere te, solo che-" prova a dire, ma la fermo. "Adesso basta. Sei di nuovo qui con me adesso" avvicino la mia bocca alla sua, baciandola delicatamente. Questo è tutt'altra cosa rispetto a baciare un paio di labbra fredde ed immobili. "La prossima volta che decideremo di fare un viaggio, al massimo ci sposteremo da casa tua a casa mia" rido. "Di che viaggio stai parlando?" mi fermo sulle sue labbra. Apre gli occhi e mi guarda stranita. "Del nostro viaggio a Parigi" mi stacco. Dall'espressione che fa, sembra non sapere minimamente di cosa io stia parlando. "Non lo ricordi?" anche Liam si avvicina, particolarmente interessato. "Si, certo che lo ricordo. Ma-" "Ma?" chiede lui. "Ma, quello lo abbiamo già superato. Insomma, io parlavo del matrimonio" . Guardo Liam per cercare di capire, ma a quanto pare anche lui si trova nella mia stessa situazione. "Quale matrimonio, Lisa?" mi alzo. Vorrei parlarle, ma preferirei che lo facesse prima con lei. "Del nostro" ci indica. "Non te lo ricordi?" domanda, come fosse sicura che sia accaduto davvero. Nego. "Io parlavo dell'incidente che hai avuto a Parigi, Lisa" dico. "Io ho avuto un incidente?" domanda, sorpresa. Liam mi guarda come se stessimo parlando con una pazza. "L'aereo è caduto e tu sei stata in coma da quel giorno" le spiega Liam. Io intanto ho già fatto dei passi indietro verso la porta. "Non c'è stato nessun matrimonio, Lisa" "Si" dice lei. Liam scuote il capo. "Si. Liam tu mi hai accompagnato all'altare e Harry, Harry... dov'è Harry? Harry mi ha fatto da testimone e Zayn era il tuo" mi indica. Apro subito la porta, ma sbatto contro il medico. "Poteva dirmelo subito che era diventata pazza" sbotto. "Non è pazza. Il suo cervello, per quanto sia un caso raro, ha elaborato delle immagini e ci ha costruito una storia attorno. La sua morte apparente le ha permesso di sognare, se così vogliamo dirlo; per farle capire il concetto, immagini la fase REM di un sonno in cui un soggetto per l'appunto sogna" spiega chiaramente. "Lei ha sognato del nostro matrimonio?" domando confuso. "Non solo. Ricorda ogni particolare prima di quel momento" "Ma come è possibile!? E' una cosa normale?" "No, non lo è. Come le ho detto è un caso raro. Abbiamo monitorato il suo cervello e per noi non c'erano segni di miglioramento, era morto, ma al contempo una parte di esso era viva ed è stata capace di "sognare". Non è cosa nuova che una persona, ripresa dal coma, non ricordi nulla di ciò che è stato prima, ma lei ricorda anche particolari che potrebbero essere facilmente dimenticati, in un modo o in un altro" "Tipo?" "Ha ingerito delle pillole la sera prima della partenza e ricorda di aver mandato un messaggio a suo fratello per avvertirlo della tempesta in arrivo". Deglutisco. "Dice di lei che è morto in mare". "Io?" mi indico come un cretino. Annuisce. "Si è svegliata in seguito ad un incidente. Visione pre-morte, se vogliamo essere precisi, un'esperienza che Alyssa ha vissuto pochi secondi prima di aprire gli occhi. La sua fidanzata è un vero miracolo, nel vero senso della parola". Lisa mi ha raccontato ogni particolare del suo "sogno". Siamo felicemente sposati adesso e nostro figlio, Theo, ha tre anni. Siamo una grande famiglia allargata; Liam occupa la mansarda della nostra villa ed è alla costante ricerca della sua anima gemella. Voi invece ricordate quella ragazza mora, bellissima e un po' troppo scontrosa? E' fidanzata con Harry e ogni volta che sono in pubblico non fanno altro che litigare, ma poi trovano sempre un modo per fare pace e rimanere insieme. Li abbiamo scelti per battezzare il nostro bambino e quando Theo chiama zio Harry, lui si scioglie completamente. Gli ha insegnato a fare pipì come i grandi e ad esultare per un goal, pur non capendo niente di calcio. Zayn invece gira il mondo per lavoro, ma quando è di ritorno ha un posto tutto suo nel piano di mezzo della nostra villa. E' innamorato perso di Ivy ed è estremamente geloso. Progettano di sposarsi di qui ad un anno. Ognuno di noi ha messo a posto ogni singolo tassello della propria vita ed io, io ho finalmente trovato il mio posto felice nel mondo.

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