Stolen kisses in the night

di Serpentina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Aloha! *porge collana di fiori*

Ho deciso di esaudire la richiesta di molti di voi di leggere qualcosa sul passato di Faith, magari con dentro il misterioso quanto odioso bidonatore, Cyril. Eccovi accontentati! Ringrazio LittleDreamer90, che mi ha suggerito il titolo. Thanks a lot! ^^

I personaggi sono quelli delle altre mie storie (più Vyvyan, il defunto fratello di Cyril, che qui è ancora vivo), ma non è indispensabile averle lette per seguire questa.

Che altro dire? Spero vi piaccia (se proprio vorrete tirarmi addosso della verdura, fate che sia fresca, please) e... buona lettura!

 

Stolen kisses in the night

 

Faith Irving era di una testardaggine unica; quando si impuntava, non c'erano se nè ma che tenessero.

–Mi rifiuto!- sbraitò, pestando i piedi sul pavimento.

Il suo amico, nonché chitarrista, Demon, tentò di calmarla.

–Avanti, Serp, sii ragionevole...

–Lo sono eccome!- rispose stizzita la ragazza. –Se non lo fossi, starei già urlando e facendo a pezzi la stanza. Vi pare che stia urlando o facendo a pezzi questa stanza?

–Senti- sospirò stancamente Brandon Bailey, i dreadlocks ornati di perline che oscillavano in una danza ipnotica ai lati del viso, –Quel biondino snob sta sulle palle anche a me, ma...

–Allora dovresti comprendere le mie ragioni, Brand- sbuffò a braccia conserte Faith. –Spiacente, sono irremovibile: non respirerò la stessa aria di quel cretino per un intero fine settimana! Mi ri-fiu-to!

–Ah, sì? Rinunceresti a presenziare al matrimonio di un tuo carissimo amico per non dover abitare due giorni sotto lo stesso tetto della tua nemesi?- intervenne Jack Wilkinson (per gli amici Jack O'Lantern, perché era nato la notte di Halloween), premendo distrattamente le dita sulla tastiera. –Io, però, in nome della nostra amicizia tollererò di respirare la stessa aria di quello scimmione del tuo ragazzo!

La Irving avrebbe voluto ribattere che Kyle, col quale da alcuni mesi intratteneva una relazione quasi esclusivamente fisica (un modo garbato per lasciar intendere che praticamente passavano quasi tutto il tempo a darci dentro come conigli in calore), non era uno scimmione, ma la sua corteccia cerebrale glielo impedì: era cosciente del fatto che i suoi amici avevano ragione, che si era impantanata in una storia inconcludente e senza futuro con un ragazzo che i suoi genitori avrebbero definito "non alla sua altezza", lei, semplicemente, inqualificabile, che mentre la palpeggiava scandagliava a raggi X qualunque essere di sesso femminile nei paraggi.

Digrignò i denti per mandar giù il rospo e alzò bandiera bianca.

–E sia. Accetterò con cortese gratitudine l'ospitalità dei Bates, anche se significa sciropparmi per tre giorni Cyril. Contento?

–Issimo!- esclamò Jack, agitando i pugni in segno di vittoria. –E' un regalo decisamente migliore del servizio da tè che hai preso!

Furente, Faith si voltò verso Demon, l'unico a conoscenza della sua scelta per il regalo di nozze, e lo afferrò per il bavero della giacca.

–Demon Keynes, sei uno spregevole spione! Doveva essere una sorpresa, cazzarola!

***

Vyvyan Wollestonecraft, nei suoi quindici anni di vita, aveva imparato ad adorare i matrimoni; da bambino, grazie al suo aspetto angelico, aveva spesso ricoperto il ruolo - ai suoi occhi essenziale - di paggetto, e, adesso che era cresciuto, sperava di sfruttare quella ghiotta occasione per rimorchiare: se mai una ragazza ha modo di mettersi in tiro, è sicuramente per un matrimonio, e lui non vedeva l'ora di rifarsi quantomeno gli occhi. Inoltre Jack, figlioccio di sua madre, gli era simpatico, era sinceramente felice di poter mangiare, bere e divertirsi in suo onore (oltre che a sue spese, dettaglio non trascurabile).

L'insistente trillo del campanello lo costrinse ad alzarsi e raggiungere a passi strascicati la porta, imprecando mentalmente contro suo fratello.

"Figurarsi se quel poltrone si scomodava ad alzare il culo e venire ad aprire! Sia mai che interrompa il suo prezioso sonno di bellezza, il signorino!"

Si pentì di non aver infilato una maglietta o una vestaglia quando si trovò davanti una compagna di scuola, Connie Bishop, arrossita dalla testa ai piedi (forse persino un po' sui capelli) alla vista di lui in mutande.

Ancora parzialmente intontito, Vyvyan sbadigliò, si stropicciò le palpebre e spese qualche secondo ad osservarla: era sempre lei, la solita Connie - bionda, timida e grassottella - eppure, senza la divisa scolastica, sembrava un'altra persona: il primo sole esaltava i riflessi dorati dei capelli, le Mary Jane le donavano qualche centimetro in più di altezza e il suo varipinto abitino estivo dava l'impressione di essere stato ricavato da una tela di Monet rubata.

–Ehm... posso entrare?- pigolò, dopo una lunga pausa pregna di imbarazzo.

–Cos...? Oh, sì, giusto! Che razza di bifolco sono! P-Prego, a-accomodati- soffiò lui, battendosi una mano sulla fronte. Era una fortuna che sua madre avesse già raggiunto i genitori a Gretna Green per aiutarli a sistemare la casa in attesa degli invitati alle nozze, altrimenti lo avrebbe strigliato per bene: che fine avevano fatto le buone maniere che gli aveva insegnato?

–Grazie- rispose lei freddamente, facendosi strada a testa alta nella villetta a due piani. –Sarò breve: non ho intenzione di discutere ancora di... beh, quello di cui abbiamo discusso alla festa della scuola, hai reso perfettamente chiaro che ti faccio schifo, se sono qui è perché mi ha costretta lui.

Solo in quel momento Vyvyan si accorse che Connie aveva con sè un trasportino, contenente un peloso pouf bianco di nome Squall, in quel momento placidamente addormentato.

Interdetto, il giovane Wollestonecraft si grattò la testa, poi ridacchiò –Ti ha costretta il gatto?

–Oggi parto per San Francisco, ma non posso portarlo con me: Leonie è allergica al pelo. Nicky e Adam sono in Grecia, non posso affidarlo a loro, quindi... mi resti solo tu.

–Aspetta- domandò Vyvyan. –Mi stai chiedendo di occuparmi del tuo gatto?

–Se puoi, altrimenti non c'è problema, pagherò il supplemento e lo porterò in America con me; non è una questione di soldi, è che mia sorella non lo vuole, ma, ripeto, se ti crea problemi...

Squall, come se avesse capito che si stava parlando di lui, si svegliò ed iniziò a miagolare supplichevole, muovendo Vyvyan a compassione.

–Ho la sensazione che me ne pentirò, ma non sopporto l'idea di far soffrire un essere vivente.

Connie sbuffò e sibilò tra i denti –Detto da te...

–Come, scusa?

Non seppe mai cosa intendesse Connie con quella frase perché la biondina venne interrotta da un rumore di passi, seguito dalla comparsa di uno sbadigliante Cyril. Il fratello maggiore di Vyvyan si stiracchiò, poi, registrata la presenza di un ospite, sbottò –Com'è che, quando mamma e papà non ci sono, ti becco sempre con una ragazza?

–Ottima domanda- replicò il minore senza scomporsi, incurante del rossore riapparso sulle guance della Bishop. –Ma ne ho una migliore: com'è che, quando mamma e papà non ci sono, non ti becco mai con una ragazza?

Cyril glissò con nonchalance sulla domanda e si rivolse a Connie.

–Questo zotico qui ha avuto la decenza di offrirti qualcosa?

–Zotico a chi?- protestò l'interessato, bellamente ignorato dagli altri due.

–Veramente no, ma non fa niente, ho già un impegno per colazione.

Pervaso da un improvviso e inspiegabile timore, Vyvyan pigolò –Eh, beh, certo, i tuoi ti staranno aspettando...

–Ehm, ecco... in realtà... farò colazione con Keith sul battello. Non ci sono mai salita, sarà fichissimo!

Incredulo, Vyvyan ringhiò –Keith... Keith? Keith Allen? Il mio amico?

–Quanti Keith conosciamo? Grazie di tutto e buone vacanze!- rispose Connie con una risatina, lo baciò sulla guancia e se ne andò.

Non appena ebbe chiuso la porta, Cyril tirò un ceffone al fratello, rimasto a bocca aperta, imbambolato.

–Ahi! Sei impazzito?

–Eri in catalessi, che altro avrei potuto fare?

–Non ero in catalessi, ero... è impossibile! Dammi un pizzicotto e svegliami!

–Ammetto di essere sorpreso anch'io: Keith mi è sempre parso un ragazzo timido, invece... beh, era ora che arrivasse il suo momento di gloria! Non condivido i suoi gusti, ma quella balenottera bionda deve piacere a lui, non a me.

–Due giorni fa la "balenottera" mi ha baciato e ha detto che è pazza di me! Me!

–Quindi?

–Perché non capisci?- ruggì Vyvyan prima di barricarsi in camera sua, sbattendo la porta.

Cyril, scocciato, biascicò, sbocconcellando del pane tostato –Non ho un fratello, ho una sorellina isterica... evivva!

Armato di ramazza, si apprestò a lustrare ogni centimetro quadrato: tempo due ore e sarebbero partiti per Gretna, desiderava lasciare la casa splendente. Scoprì a sue spese che le faccende domestiche non erano il gioco da poppanti che credeva.

"Da oggi avrò un rispetto tutto nuovo per la mamma: come diavolo fa a far tutto? Io ho pulito soltanto la cucina e sono uno straccio!"

Dei miagolii lo attrassero in salotto, dove rimase rimase di sasso alla vista del trasportino; si avvicinò, sperando di essere vittima di un'allucinazione, ma le affettuose leccatine sul naso di Squall confermarono che l situazione era reale.

Ululò –Vyvyan! Porta il tuo culo secco in salotto!

–Secco sarà il tuo. Che c'è, comunque?

–Hai il coraggio di chiederlo? Sul divano c'è un gatto!

–Bravo, fratellone, sai i nomi degli animali!

–Fai meno lo spiritoso. Cosa ci fa qui?

–E' il gatto di Connie- rispose Vyvyan con semplicità. –Va negli Stati Uniti e mi ha chiesto di badare a lui. Ora, se non ti dispiace, vorrei liberare questo povero animale.

Una volta libero, Squall saltò a terra e zampettò sul pavimento appena lavato, cospargendolo di lunghi peli bianchi. Cyril, con gli occhi sgranati, dopo aver assistito impotente alla vanificazione delle sue fatiche, cacciò un urlo sovrumano, seguito dal belluino –Vyvyan! Fai sparire immediatamente questo felino obeso e molesto!- per poi aggiungere, lievemente addolcito, quando il suddetto felino si strusciò contro le sue gambe facendo le fusa –Oh, grandioso, adesso sta cercando di arruffianarsi le mie simpatie ricoprendo di peli anche i miei jeans!- infine, sempre più addolcito, prese in braccio il gatto e chiocciò, tenendolo a distanza di sicurezza per non impelarsi la t-shirt –Oh, beh, fa niente, in fondo è proprio carino... però è obeso sul serio! Cosa gli danno da mangiare?

–Non è obeso, è morbidone!

–Sì, sì- ribattè Cyril, chiedendo perdono per la seconda parte della frase. –E la Irving non è cessa, è diversamente bella!

–L'unico a trovarla cessa sei tu. Forse dovresti farti un esame di coscienza!

–Si vede che al resto del mondo manca qualche diottria- sibilò perfido Cyril, prese in braccio il persiano e si ritirò nella sua stanza a fare i bagagli.

***

Ben si asciugava il sudore dalla fronte a intervalli regolari mentre sistemava i bagagli nell'automobile sotto una vampa esagerata per il mese di giugno e la solerte (se non dispotica) supervisione di Abigail.

–Oh, no, Benny, tesoro, il trolley con le scarpe deve assolutamente andare sopra la valigia dei vestiti, altrimenti si rovineranno!

–Ab, è la quarta volta che mi fai cambiare la disposizione dei bagagli. Potresti per favore deciderti, una buona volta?

–Benny caro, è dalla notte dei tempi che le donne sono più brave a organizzare la partenza e gli uomini a fare da facchini, perciò zitto e obbedisci!

Mugugnando qualcosa a proposito del potere dell'amore di cancellare i difetti, Ben eseguì l'ordine, emettendo versacci di disappunto quando la torre di valige crollò, obbligandolo a rimettersi all'opera.

–Porca miseria, Ab, è proprio necessaria tutta questa roba per tre giorni?

–Naturalmente, tesorino- celiò la ragazza, intenta a rimirarsi le unghie fresche di manicure. –Servono per le mie esigenze femminili!

In quel preciso istante arrivarono Kyle e Faith, i quali aiutarono Ben a sistemare i bagali con precisione ingegneristica e aggiunsero i loro alla pila. Esterrefatto, il giovane Cartirdge esalò, alla volta della fidanzata –Esigenze femminili, eh? Come mai, allora, Faith ha solo uno zaino?

Abigail rispose con una scrollata di spalle e un'irritante espressione di superiorità –Perché non ha esigenze femminili, ovvio!

Tracciata, su insistenza di Faith e Ben, una tabella di marcia, misero in moto e partirono.

Kyle tamburellava le dita sul volante al ritmo di "Wanted dead or alive", Abigail ciarlava senza sosta su quanto fosse curiosa di scoprire cosa si sarebbero messe le altre invitate, Ben cercava di arginare la loquacità della e Faith guardava fuori dal finestrino, limitandosi ad annuire di tanto in tanto per dare un contributo passivo alla conversazione, o, per meglio dire, al monologo di Abigail, del quale non le interessava poi molto, era troppo rapita dal paesaggio, che, man mano che si dirigevano verso nord, perdeva i connotati dell'ordinata campagna inglese e diveniva via via più selvaggio.

A farla tornare alla realtà ci pensò Kyle, che disse –Faith, so che ti rompe, ma una mia amica mi ha chiesto di venire in vacanza con noi. E' ok per te?

–Nessun problema, tanto più che questa estate non andremo in vacanza insieme!

Kyle, colto alla sprovvista, pigiò con eccessiva forza il piede sul freno, provocando lo spegnimento del motore. Quando, finalmente, si riaccese, livido in volto, pretese delle spiegazioni, che lei non gli negò.

–Vedi che non ascolti mai? Te l'avrò ripetuto qualche centinaio di volte che passerò agosto in ospedale per l'internato, e, siccome non posso clonarmi, non potrò venire in vacanza con te. Semplice!

–Come sarebbe a dire che passerai agosto in ospedale?- ruggì Kyle, osservato spudoratamente da Ben e Abigail, i quali, avvertendo puzza di lite, si scambiarono occhiate cariche di disagio, lui, di speranza che fosse la volta buona per farli mollare, lei, ma nè Faith nè Kyle se ne accorsero, e la lite deflagrò.

Faith, calmissima, rispose –Sarebbe a dire che la mia domanda di internato è stata accettata dalla professoressa Eriksson, è un'occasione da cogliere al volo e non me la lascerò scappare!

–Me mi lasci scappare, però!

Faith, sogghignando, replicò –Ma che scappare! Ormai ti conosco: sei il classico maiale cui piace grufolare in giro, ma che poi torna sempre al porcile.

–Come osi darmi del maiale?- tuonò Kyle, furioso al punto da raggiungere i centottanta chilometri orari.

–A me stessa ho dato del porcile, direi che è peggio.

***

–Non posso crederci: ci siamo persi!- gnaulò Abigail, scrutando torva i contorni dell'ambiente circostante, resi indistinti dalla pressoché totale mancanza di luce. Stava, infatti, calando la notte.

–Se mi avessi dato retta e avessi chiesto indicazioni a quella donna...

–Sembrava la gattara de "I Simpson", Faith!- si difese veementemente Kyle, prendendo a pugni il clacson. –Come avrei potuto fidarmi delle indicazioni della gattara matta?

Stanchi e affamati, dopo sette ore trascorse costretti in un abitacolo, era normale avessero i nervi a fior di pelle e bisticciassero per un nonnulla, se essere dispersi in una zona sconosciuta, in aperta campagna, dopo il tramonto si può definire "nonnulla".

–Guardate!- esclamò all'improvviso Faith. –L'Esk Bridge!

–Santo cielo, F, hai la vista a infrarossi? Dove lo vedi 'sto ponte?- piagnucolò Abigail, tremante: stava cominciando a sentire freddo.

–Là in fondo, dove si scorgono quelle luci. E' tradizione che il ponte venga illuminato, di notte, proprio per renderlo ben visibile- spiegò la Irving con rinnovato entusiasmo. –Animo, ragazzi, ci siamo quasi: superato il ponte dovremo proseguire per un paio di chilometri e potremo finalmente riposarci!

–Che ne sai che non si tratta di un altro ponte?

–E' l'unico della zona, Kyle. Me l'ha detto Cyril, sua madre è nata e cresciuta qui, e lui ci trascorre sempre le vacanze di Natale e parte di quelle estive- sbuffò Faith, ricevendo in risposta un commento acido.

–Sei sempre bene informata su tutto quello che riguarda Riccioli d'Oro, eh, Faith?

–E' inutile che fai il bambino geloso, Kyle. Cyril è amico tuo, fino a prova contraria, se ho a che fare con lui è solo per non costringerti a scegliere tra la tua ragazza e uno dei tuoi migliori amici!- esclamò Faith accalorandosi.

–Si, beh, io ero con lui al liceo e tutte queste cose a me, chissà perchè, non le ha mai dette!

–Forse non gliele hai mai chieste. Oppure, più probabilmente, te le ha dette ma non lo ascoltavi, perchè tu non ascolti mai, Kyle, mai! Non mi ascolti neanche quando facciamo sesso, pensa a che livello sei! E adesso basta discutere, voglio godermi il week-end qui senza il tuo fiato sul collo!

Kyle, non potendo serrare le sue mani intorno al collo di Faith come avrebbe tanto desiderato, stritolò il volante, guidando senza vedere davvero la strada.

–Ecco il ponte, uomo di poca fede. Una volta superato, dritto per due chilometri e poi a destra- gli ricordò Ben, imbarazzato da quella discussione, mentre Abigail pregava fosse davvero la volta buona che Faith mollasse quel viscido.

***

Spossate dalle tante ore di viaggio, nonché seccate dall'inconveniente di non una, due gomme a terra, Faith e Abigail decisero di lasciare i ragazzi alla meccanica e di incamminarsi da sole in cerca di aiuto (o meglio, Faith lo decise e persuase Abigail - titubante in quanto timorosa di sporcarsi le ballerine bianche nuove - afferrandola per un braccio e trascinandosela dietro).

Dopo aver camminato per circa dieci minuti le ragazze giunsero in vista di un muro di pietra e un cancello in ferro battuto. Faith provò ad aprirlo, ma invano, allora Abigail, che aveva avuto modo di guardarsi intorno mentre l'amica urlava imprecazioni e vi si scagliava contro, propose –E se provassimo a bussare?

–Bussare?

–Sì. Vedi quello? Credo sia un citofono. Aspetta- sussurrò Abigail, pigiando con un dito un pulsante che doveva essere quello del "citofono"; dopo qualche secondo il cancello scattò, Faith potè aprirlo e le due ragazze si incamminarono lungo il viale.

Quando, finalmente, giunsero in vista della casa, rimasero a bocca aperta: i nonni di Cyril vivevano davvero lì? Wow! Davanti a loro si ergeva, seminascosta dagli alberi, un'antica, amena dimora di campagna in mattoni rossi, con tanto di arco a botte sulla porta principale, comprensiva di stalle e scuderia sul retro, dove, in lontananza, si stagliavano due pale eoliche.

–Che bella casa!- esclamò Abigail, ammirata. –Quando Ben e io ci sposeremo ne voglio una uguale!

–Abby!- la rimproverò Faith. –Perché sprecare soldi in un'altra casa?

–Lui non lo so, io la userei come residenza estiva; siccome sarei sua moglie mi darebbe ascolto, perchè la moglie ha sempre ragione, anche quando ha torto!

–E tu pagheresti per passare le vacanze tra bestie da fattoria e selvatiche e gli insettacci?- esclamò Faith, entomofoba da sempre.

–F, non pensare agli insetti, respira questo ossigeno, è aria buona! Pensa che ambiente salubre, l'ideale per farci crescere dei bambini! Prendi Cyril e suo fratello: stando qui solo d'estate sono venuti su bene, no?- rispose Abigail.

A quelle parole Faith avvampò e boccheggiò, rischiando la morte per infarto perchè in quel momentò risuonarono nell'aria degli spari, uno dei quali mancò di poco Faith.

Una voce maschile tuonò –Vai a vedere se li ho beccati, Moira! Nessuno che violi la mia proprietà se ne va illeso!

Poco dopo, apparve come dal nulla una donna sulla settantina, che corse loro incontro con sorprendente agilità ed urlò, rivolta all'uomo che aveva sparato, la cui sagoma si intravedeva in lontananza –Sono gli inglesi, Wallace, gli ospiti che mancavano all'appello! Metti via il fucile!- dopodiché aggiunse cordialmente a Faith e Abigail (le quali, impallidite, balbettavano –F- Fucile... S-Spari...-) –Benvenute a Gretna Green, ragazze. Io sono Moira Bates, la nonna di Cyril. Non avete bagaglio, con voi?

–Ehm, ecco, la macchina ha subito un danno poco lontano da qui, i ragazzi che sono con noi lo stanno riparando- rispose Faith, ripresasi dallo shock.

–E' per questo che non siete arrivati insieme agli altri?- domandò Mrs.Bates, Faith e Abigail annuirono. –Sarà meglio che chiami Willie il meccanico per aiutarli. Venite, intanto, entriamo in casa, sarete stanche per il viaggio- e, detto questo, le condusse in casa, le portò in cucina e, da brava padrona di casa, offrì loro di che rifocillarsi. –Gradite una tazza di tè? Un dolce? Non per vantarmi ma faccio gli scones migliori di tutta la Scozia! I vostri amici si sono già sistemati nelle loro stanze al piano superiore, finito il tè vi mostrerò la vostra, spero non vi darà fastidio avere la stanza di fianco a quella dei miei nipoti, vi assicuro che sono tranquillissimi, almeno, Cyril lo è. Oh, e spero che non vi dispiacerà dividere la stanza e che la troverete di vostro gradimento. Devo avvertirvi, però, è piuttosto spartana, per quanto confortevole; mio marito non è un fan della modernità, l'oggetto più moderno di cui disponiamo è la tv!

"Santo cielo,ma non la smette mai di parlare?", pensò Faith, decidendo di tentare di inserirsi nel monologo.

–Mrs. Bates, è stata già fin troppo gentile ad ospitarci, non si crucci, un letto ed un armadio andranno più che bene. Citando un vecchio detto: "la paglia è piuma d'oca per il viandante stanco".

Mrs. Bates parve piacevolmente impressionata e rispose –Conosci i detti scozzesi?

–Alcuni. Me li ha insegnati Cyril. Il mio preferito è: "aiutare un amico pesa quanto una piuma".

Alla vista del nipote, aggiunse –Ho saputo che vai insegnando i detti scozzesi ai tuoi amici inglesi, nipote. Tuo nonno lo considererebbe alto tradimento, ringrazia il cielo che abbiamo donato al museo cittadino tutti gli strumenti di tortura conservati nei sotterranei!

–S- S-Strumenti d-di t-tortura?- balbettarono tremanti Faith e Abigail, chiedendosi in che razza di posto fossero capitate.

Cyril, dopo aver riso dei loro timori, spiegò –La casa è molto antica e gli ex proprietari erano, ehm, piuttosto bellicosi.

Faith ridacchiò –Piuttosto bellicosi? E' come dire che al Polo Nord fa un po' freschetto!,

Abigail faticò a tranquillizzarsi: arnesi di tortura a parte, il nonno di Cyril possedeva un fucile e l'aveva usato contro di lei (e Faith)! Assorta nei suoi personali incubi con protagonisti Mr.Bates e il suo fucile caricato a pallini di piombo, Abigail perse parte della conversazione tra Faith e Cyril; quando ritornò alla realtà, sentì Cyril chiedere, mentre sua nonna non c'era –E il tuo ragazzo, Irving? L'hai lasciato allo zoo?

–Questa l'ho già sentita, Cyril, dovresti inventarne di nuove!- rispose Faith, ed Abigail notò, con suo sommo compiacimento, che la sua amica nel dirlo non sembrava arrabbiata o infastidita, bensì divertita, e sperò con tutto il cuore che fosse un segno che si stava disamorando di quel coglione di Kyle.

Informarono Cyril del danno che li aveva costretti a fermarsi, al che Cyril commentò –Sarà meglio che vada ad aiutarli, altrimenti faremo tardi, e non sta bene far aspettare lo sposo al suo addio al celibato, già dovrà aspettare un bel pò all'altare! Infatti ho deciso con Vyvyan, che mi farà da testimone, che quando mi sposerò farò uno scherzo memorabile: tarderò io per un'ora o due. Poi, quando mi avranno dato tutti per disertore e la sposa si sarà trasformata in un innaffiatoio vivente, apparirò ridendo alla faccia loro!

–Cyril, come ti vengono in mente certe astruserie?- domandò scherzosamente Faith

–Non lo so. Secondo Brian è perchè non faccio andare abbastanza sangue al cervello inferiore...- rispose lui, e il suo tono di voce fece arrossire la Irving, che però si riprese quasi subito, conscia della presenza di Abigail.

Si alzò e sbadigliò forzatamente –Sono stanca morta, vorrei tanto farmi una doccia, e Abby vorrebbe pulirsi le scarpe infangate. Ci mostreresti la nostra stanza?

–Certamente. E' di fianco alla mia, non so se mia nonna ve l'ha accennato- le guidò al piano superiore e ridacchiò –Meglio che dia un'occhiata a Vyv, quel ragazzino non me la conta giusta, è troppo tranquillo. Questa è la vostra stanza, quella vicino ai letti è la campanella per la servitù, se dovesse servirvi qualcosa durante la notte, e siete troppo pigre per prendervela da sole, suonatela e... forse apparirà il fantasma di una cameriera con crestina del diciottesimo secolo.

–Davvero spiritoso- sibilò Faith a braccia conserte, faticando a trattenersi dal sorridere per non dargli quella soddisfazione. –Davvero. Mi sto scompisciando.

–Dov'è il bagno?- domandò Abigail con urgenza. –All'estremità destra del corridoio è il bagno delle donne, l'altro è quello in cui non vi conviene entrare per evitare situazioni imbarazzanti... o potenzialmente eccitanti- rispose Cyril, scoccando a Faith uno sguardo malizioso.

Privata del supporto morale dell'amica, la Irving, incapace di replicare, avvampò e si rintanò nella stanza, premurandosi di chiudere la porta dritta sul naso di Cyril.

***

Attese il via libera di Abigail per farsi una corroborante doccia. Mentre stava uscendo dal bagno, Faith udì il rumore del portone d'ingresso che si chiudeva e la voce di Kyle risuonare nell'ingresso, principalmente per lamentarsi di quanto tempo aveva impiegato il carro attrezzi ad arrivare da loro. Felice di saperlo tutto intero, cervello a parte (ma quello era già bacato di suo) Faith si precipitò da lui, ma il tappetino del bagno, tacito alleato di Cyril, glielo impedì facendola rovinare a terra con un sonoro tonfo. Asciutta e vestita, andò in cucina a mettersi del ghiaccio sulle ginocchia, che le dolevano, sperando che i lividi non comparissero fino a dopo il matrimonio, quindi tornò da Abigail.

Impegnata a cospargersi di una crema profumata regalatale da Ben, cinguettò –Il tuo Kiley ha protestato: pretendeva di dormire con te, quel porco! Tsk! La nonna di Cyril gli ha velatamente suggerito di tenere il suo salsicciotto nel sacchetto, o sarebbe incorso nel disappunto di suo marito, e tu hai visto cosa succede a chi fa arrabbiare Mr.Bates...

Inspiegabilmente, all'idea di vedere Kyle impallinato, invece di inorridire come ogni brava fidanzata che si rispetti, la Irving sorrise diabolica, ma non proferì parola, se non per chiedere ad Abigail dove fosse il beauty case.

Irrotto mentre si stavano vestendo col pretesto di dar loro gli asciugamani, Cyril sghignazzò, quando Abigail - imbarazzata da morire all'idea che qualcuno che non era il suo ragazzo l'aveva vista in intimo - aveva emesso uno strilletto e si era rintanata sotto le coperte –Rilassati, Venter, non ho visto nulla più di quello che mostri sulla spiaggia in bikini!- dopodiché dirottò la sua attenzione alla Irving, infastidendola come da copione.

–Lascia stare la mia roba, Wollestonecraft!- ululò, strappandogli di mano il tubetto di fondotinta.

–Tua? Sul serio?- ribatté lui, fingendosi allibito. –Strano, credevo che il trucco fosse una cosa da femmine!

Ferita nell'orgoglio, Faith lo spedì fuori dalla stanza a calci, intimandogli di starle alla larga.

–Ogni tuo desiderio è un ordine, Irving. Beh, divertitevi a Dumfries, ragazze, ehm, ragazza ed... essere grasso e sgraziato. Noi ci divertiremo di sicuro!

–Stai insinuando che le ragazze non sanno divertirsi?- ringhiò agguerrita Faith, fronteggiandolo con le mani sui fianchi. –Sappi che noi donne sappiamo divertirci meglio di voi, perchè possiamo scegliere: siamo capaci di divertirci sia con che senza un uomo, al contrario di voi poveri X monchi, privi di fantasia, che senza una donna - soprattutto se mezza nuda e in atteggiamenti sessualmente espliciti - state a girarvi i pollici con delle facce che i pesci lessi, al confronto, paiono premi Nobel!

–Per quanto anche il solo pensiero mi faccia ribrezzo... hai disperatamente bisogno di scopare, Irving- rispose Cyril storcendo il naso, scansandosi giusto in tempo da un diretto ben assestato della ragazza.

Scesero al piano terra, dove Catherine, decisamente su di giri, decantò le meraviglie di Dumfries e li intrattenne con alcuni aneddoti sulle serate spericolate che vi aveva trascorso da ragazza, quindi si sperticò nelle solite raccomandazioni da mamma, salvo poi arrendersi, piccata, ai rimproveri del marito.

Ostentando cortesia forzata, Faith e Cyril si salutarono, augurarono la buonanotte ai signori Wollestonecraft e uscirono. Rimasti soli, Mr. Wollestonecraft sorrise a sua moglie e la baciò come solo un uomo profondamente innamorato sa fare.

Faith, che aveva assistito alla scena perchè era rientrata a prendere la borsa, accompagnata dall'immancabile Abigail. Con l'umore crollato improvvisamente sotto le scarpe, mormorò –Non lo troverò mai uno che mi sorrida così!
 

Note dell'autrice:

Avete pronte le verdure, o posso evitare di cenare minestrone? ;-)

Spero che questo piccolo salto nel passato vi sia piaciuto. Per chi già conosce i personaggi e le storie: alla luce di quanto sapete, insomma, col senno di poi, state rivalutando Cyril, oppure lo detestate uguale? E Kyle?

Chiedo scusa se è un po' corto, ma ho pensato che, più che la lunghezza, conti una divisione logica degli eventi, quindi considerate questo capitolo una preparazione al prossimo. Tirate fuori i cappellini, si va a un matrimonio!

Serpentina

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Welcome back! Pronte a tuffarvi in un grosso, grasso matrimonio scozzese? I hope so! Se vi piace ascoltare musica mentre leggete, mettete a palla "Highway star" dei Deep Purple, è il pezzo che mi ha ispirata.
Intanto grazie a Bijouttina, elev e topoleone, che hanno recensito lo scorso capitolo, a chi ha messo "mi piace" e ad abracadabrafufina82, Luceluce, rainirys e romy2007, che seguono/preferiscono la storia. Enjoy!
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Stolen kisses in the night
 

Nonostante avesse trascorso la giornata insieme alla sposa e alcune invitate in un centro di bellezza, dove era stata riverita e coccolata - e le sue orecchie assalite da un torrente di lamentele sull'indecenza dell'addio al nubilato ("Come se di norma tali feste fossero innocenti party per bambini! E poi lo spogliarellista - nonostante le richieste delle amiche allupate di Allison - ha tenuto addosso il perizoma, cosa voleva di più?") da parte di Abigail - Faith era tesa come una corda di violino; il comportamento tenuto da Cyril, infatti, l'aveva spiazzata: un attimo prima era il solito, odioso Cyril che non poteva soffrire, l'attimo dopo la sorprendeva con una frase o un gesto gentile (guarda caso, sempre in presenza di Kyle). Non riusciva a comprendere le ragioni di questo strano gioco che confondeva lei e mandava in bestia Kyle, e questo la innervosiva.
Ciliegina sulla torta, la sua cosiddetta migliore amica gongolava a ogni screzio tra lei e Kyle, ormai all'ordine del giorno: sapeva che disapprovava, che il giorno in cui si sarebbero lasciati (perché sarebbe finita, poco ma sicuro) avrebbe ballato pasteggiando a champagne, ma un minimo sforzo di cortesia avrebbe potuto  farlo, e, soprattutto, avrebbe potuto evitare i continui paragoni tra "quello scimmione" e Cyril, erano destabilizzanti per la sua psiche!

***

Chissà che faccia avrebbe fatto se avesse saputo che nella camera attigua Cyril si stava rigirando nel letto pensando proprio a lei. I continui movimenti svegliarono Vyvyan, che notoriamente aveva il sonno leggero.
–La pianti di agitarti? E' snervante!
–Scusa, Vyv. Non riesco a dormire- si giustificò, appallottolando il cuscino sotto la testa.
–Io, invece, ci riuscivo benissimo- sbottò suo fratello. –Che ti prende?
–Niente, io... riflettevo.
–C'è bisogno di fare tanto casino per riflettere?- soffiò in tono scocciato Vyvyan, scostando infastidito una ciocca ribelle caduta  davanti all'occhio destro. Ora che l'adolescenza lo stava pian piano trasformando in adulto, più che fratelli, i due sembravano gemelli; a parte qualche centimetro di differenza in altezza, avevano le medesime fattezze: stessi capelli biondi e perfettamente ricci, stessa forma e colore degli occhi, stessi lineamenti, stessa struttura fisica.
–Sai come divento quando sono nervoso- mormorò in risposta Cyril, passato alla posizione supina, con le dita intrecciate sotto la nuca. –Stavo pensando a F... alla Irving. Abbiamo parlato molto, oggi, più di quanto abbiamo mai fatto in tutti gli anni che ci conosciamo.
"Dio, che palle! Deve proprio farsele tutte 'ste seghe mentali?"
–E...?
–E' stato... strano. Non immaginavo avessimo così tanto in comune.
Vyvyan, speranzoso che la conversazione si concludesse presto, sbadigliò –Beh, visto che sta con uno dei tuoi migliori amici e vi attendono altri due giorni in compagnia, direi che è positivo, no? No?
–Direi piuttosto che è un guaio, dato che mi ero ripromesso di detestarla- replicò Cyril, la cui voce si disperse nel silenzio. –Beh? Non rispondi? Il gatto della tua amica balenottera ti ha mangiato la lingua?- rise della sua battuta e schernì il fratello cantilenando stridulamente –Ho capito: ti stai struggendo d'amore per la tua dolce innamorata lontana! Lo dicevo io che sei cotto della biondina grassoccia! "Tra rose e fior, nasce l'amor, Vyvyan e la balenottera si vanno a spos..."Argh! Sei impazzito? Mi hai tirato addosso il gatto!
–Il suo nome è Squall ed è il gatto di Connie! La mia amica Connie. Riesci a imprimerti in memoria questo nome? Connie. Non sopporto di sentirla chiamare balena e simili!
–Fanculo, piccolo ipocrita! Sei il primo a farlo, quindi non osare giudicarmi! E chiedimi scusa in ginocchio: avresti potuto ammazzarmi, razza d'incosciente! 'Sto coso pesa, è un corpo contundente in piena regola!
–Altrimenti non te lo avrei lanciato- replicò Vyvyan con invidiabile savoir faire.
–Bah! Fammi controllare che la bestia sia ancora viva: la balen... Connie sembra essergli affezionata, se glielo resituissimo ammaccato ci denuncerebbe alla Protezione Animali!- sbottò Cyril, accese la luce per esaminare Cloud, infine, sconcertato, esclamò –Oddio! Non credo ai miei occhi! Incredibile! Questa pelosa palla di lardo sta... dormendo! Come niente fosse!
–No!- esalò Vyvyan, mettendosi a sedere sul bordo del letto. –Davvero? Non è... morto?
–Nah. Respira ancora.
–Wow, troppo pionzo 'sto gatto!
–Pi... che?
–Pionzo. Si, insomma... pacioso, apatico, cose così... è slang di Newcastle, me l'ha insegnato Nicky. Ecco, per esempio: la tua vita sessuale è pionza al massimo!
–Come la tua attività cerebrale, deficiente!- sibilò Cyril, oltraggiato dall'impertinenza di suo fratello. –Sappi che non ti tiro il gatto addosso soltanto perché il mio affetto fraterno è tale da  non voler ridurre a meno di zero le tue possibilità di conquista.
–Connie è solo un'amica, piantala con questa storia!
–Dopo aver assistito alla tua ridicola scenata di gelosia, non ci crederei neppure se lo giurassi con la mano sul fuoco!
–Io. Non. Sono. Geloso!- ruggì Vyvyan, conficcando le unghie nel materasso fino a sentir dolore.
–Questa reazione infantile dimostra il contrario, fratellino- sbadigliò con naturalezza Cyril mentre grattava sotto il musetto Squall, che ronfava soddisfatto. –Sai perché si dice: al cuor non si comanda? Perché, se così non fosse, per quelle come Connie e la Irving non ci sarebbe mercato.
–In che lingua devo dirtelo perché entri in quella zucca di marmo? Connie non mi interessa! Non in quel senso! Sai come l'hanno soprannominata, a scuola? La Ciambellina! Ti pare che affosserei la mia reputazione facendomela con un dolce da forno? La mia non è gelosia, è, uhm... delusione. Sì, sono deluso da Keith: potrebbe avere chiunque, chiunque, ed esce con Connie? Vogliamo scherzare?
–La tua, quindi, sarebbe una sorta di rabbia amichevole? Se la Ciambellina fosse andata a far colazione sul battello - l'apoteosi del romanticismo, se una ha gusti melensi - insieme a un quattrocchi brufoloso, non avresti battuto ciglio?
–Io... io... la finisci con l'interrogatorio? Manco al KGB rompono tanto le palle!
–Ogni tuo desiderio è un ordine, Vyv- asserì Cyril, salvo poi cedere alla tentazione di un ultima provocazione. –Se avrete un maschietto lo chiamerete Cyril, vero?
–Non ti tiro addosso il gatto solamente perché ce l'hai in braccio tu! Buonanotte!- abbaiò Vyvyan, infilandosi nuovamente sotto le coperte, che tirò fin sopra la testa.
Cyril ridacchiò, gli diede la buonanotte e, arresosi all'insonnia, decise di scendere in cucina a farsi un tè.

***

Scesa in cucina a prepararsi un infuso caldo, Faith era rimasta impressionata dal numero incredibile di tipi di tè disposti con ordine certosino nel contenitore in legno con su scritto, appunto, "Tè". Optò per un tè al mirtillo - benefico per la vista e l'olfatto, in quanto molto aromatico - uno dei suoi preferiti; mise a bollire l'acqua, adagiò la bustina in una ridente tazza a fiori, poi, quando l'acqua cominciò a bollire, si alzò sulle punte per afferrare una presina per versare l'acqua senza scottarsi.  Avvertì la porta che si apriva, si girò e si trovò di fronte nientepopodimeno che... Cyril, coperto solamente da un paio di boxer aderenti che mettevano in evidenza proprio ciò che, in realtà, avrebbero dovuto coprire. La Irving, i cui occhi si erano automaticamente posati sulla regione pelvica del suo arcinemico, combatté un'ardua lotta dura contro il suo "cervello inferiore".
"Cavolo! E' messo bene, il ragazzo, e io me intendo! A occhio e croce, credo sia un pelino più dotato di Kyle, che non è affatto male."
Notò che Cyril sembrava  a disagio e, fraintendendone la ragione, pigolò mortificata –Mi dispiace, non avrei dovuto. Ho esagerato, scusa davvero, mi sono presa una libertà eccessiva in una casa che non è la mia. Scusa.
"Ma come riesce a farsi simili film di fantascienza mentali in così pochi secondi?"
–Irving, che cavolo dici? Pensavo di averti detto di sentirti a casa, qui, mi fa piacere, niente altro che piacere vedere che mi hai preso in parola. Chiedi scusa troppo spesso e per futili motivi, lasciatelo dire.
–Oh, ehm... o-ok.
–Mmm..- annusò l'aroma che si spandeva nell'aria. –Tè al mirtillo. Ottimo.
–Ah, ehm... s-sì. Gli.. gli altri sono tutti ottimi, niente da dire, qualità extra, ma adoro il tè al mirtillo- confessò Faith, in piedi appoggiata alla credenza, fissando ostinatamente la tazza fumante.
Cyril sorrise, le si avvicinò e rispose –C'è soltanto una cosa più buona del tè al mirtillo, Irving- si fermò prima di rivelare l'oggetto della frase per far si che la ragazza, incuriosita, glielo chiedesse (gli piaceva venir messo al centro dell'attenzione).
–Cosa?- domandò Faith, che aveva intuito lo scopo di quella pausa.
Cyril, compiaciuto, le sussurrò all'orecchio –Le meringhe. Soprattutto quelle con le gocce di cioccolata.
–Oh, quelle!- squittì Faith, pensando per un nanosecondo che essere una meringa non sarebbe stato poi tanto male, se l'avesse mangiata Cyril. Quella frase le riportò alla mente un episodio, accaduto un paio d'anni prima, che ancora la faceva arrossire al ricordo.

"Era uscita a far compere con Abigail e Bridget. Obiettivo: trovare il look perfetto per la festa di fine anno; non volevano certo sfigurare in confronto alle compagne di scuola!
A differenza delle amiche, Faith stentava a scovare un abito adatto alla sua età che non evidenziasse impietosamente i rotolini contro cui combatteva quotidianamente.
L'annosa ricerca pareva giunta al termine, quando era spuntato all'improvviso Cyril; dopo averla osservata a lungo con occhio critico, aveva sentenziato –Irving, sei proprio tu? Sembri… una meringa con le gocce di cioccolato!
[...]
–E così è Cyril il tuo cavaliere per la serata. Scelta discutibile, ma chi sono io per ergermi a giudice e giuria? Certo, però, potresti concedergli almeno un ballo!- l'aveva rimproverata Ben.
–Ora come ora, gli concederei più volentieri un calcio nelle palle- aveva ringhiato in risposta. –Non ho un corpo da modella - non l’ho mai avuto e mai l’avrò - ma cazzarola, doveva proprio offendermi in pubblico dandomi della meringa?
–Cyril ti ha dato della meringa?
–Meringa con le gocce di cioccolato- precisò Faith, stringendo convulsamente la gonna del vestito bianco, costellato di perline nere nella parte superiore.
–Allora non voleva offenderti- asserì Ben. –Cyril stravede per le meringhe: sono il suo dolce preferito!"


–Come mai ti è venuta la smania di fare il tè alle quattro del mattino?
Faith gli voltò le spalle e scrollò le spalle.
–Non ho sonno. E tu?
–Idem.
Imbarazzata dal suo sguardo penetrante, Faith emise un risolino acuto e sbuffò –Mettere le persone a loro agio non è decisamente la tua specialità.
–Invogliare gli altri a farlo non è la tua.
–Può darsi- concesse, quindi sorseggiò lentamente il tè, ormai quasi freddo, sentendosi nuda ai suoi occhi. La stupiva che restasse lì, immobile, a fissarla come se temesse che al primo battito di ciglia potesse scomparire. La sconvolgeva che non avesse ancora schioccato la lingua in qualche insulto più o meno velato. –Sicuro di stare bene, Wollestonecraft? Non mi hai ancora offesa. Ti conviene farlo, prima di andare in astinenza.
Cyril arricciò le labbra e ribatté –Irving, ero serio quando ti ho detto che rimpango di essere partito col piede sbagliato, con te. Se fossi stato meno superficiale, avremmo potuto essere amici. In tutta onestà, credo di averti odiata perché, sotto sotto, ti invidio.
Per poco Faith non fece cadere la tazza mezza vuota. Cyril "Perfettino" Wollestonecraft la invidiava? Invidiava... lei?
–Cos... che motivo avresti di invidiarmi?
–Più di quanti immagini. Sei intelligente, determinata, non ti pieghi davanti a niente e nessuno e, anche se ti senti a pezzi, non ti spezzi mai, stringi i denti e vai avanti per la tua strada. Sei... tu. Semplicemente tu, con i tuoi pregi e i tuoi difetti, punto e basta, e so che mi riderai in faccia perché ti sembrerà l'ennesima presa in giro, ma... non vorrei che cambiassi di una virgola, Irving.
Sebbene incapace di credere alle proprie orecchie, Faith sorrise e lo ringraziò di cuore, prima di abbracciarlo di slancio.
–Grazie, Cy... Wollestonecraft, era proprio quello che ci voleva per tirarmi su di morale!
Incerto sul da farsi, lui rimase impalato ad accarezzarle la schiena, godendo della morbidezza di quella pelle pallida e fresca. Se non avesse avuto un cervello inferiore funzionante, probabilmente gli sarebbe bastato quel contatto, ma il suddetto cervello inferiore decise diversamente: si staccò da lei, sollevò il suo viso e l'avrebbe baciata, se quel poco di razionalità che gli era rimasta non l'avesse convinto a cambiare rotta, facendo atterrare le labbra sulla fronte della ragazza, la quale, interdetta, mugugnò versacci di indignazione.
–Non posso: ho troppa paura.
–Che Kyle lo scopra e ti cambi i connotati?
Cyril scosse il capo e ammise, a cuore aperto –No... che possa piacermi.
Faith si mordicchiò il labbro inferiore e, divisa tra la delusione per il bacio mancato (le labbra di Cyril erano così carnose e invitanti!) e il sollievo per essere rimasta fedele a Kyle, mise la tazza nel lavello e si congedò da Riccioli d'Oro col malizioso –Non puoi immaginare quanto.
Rimasto solo, immerso nel silenzio e nella fioca luce della lampadina quasi esaurita, Cyril sospirò, lanciando un'occhiata veloce al contenuto delle sue mutande: urgeva assolutamente una sosta in bagno, prima di tornare a letto.
"Dannata sexy Irving!"

***

Il mattino seguente non ne voleva sapere di svegliarsi, e toccò ad Abigail il difficile compito di destarla dal sonno quasi comatoso nel quale era piombata. Con suo sommo rammarico, e altrettanto sommo divertimento di Abigail, venne buttata giù dal letto insieme alle lenzuola senza tante cerimonie, e la caduta sortì l'effetto sperato: la ragazza, stordita, borbottò, grattandosi la testa –Che succede? Ho russato?
–Veramente... hai sbavato, ma è un problema del cuscino, non mio. Dai, su, raggio di sole: alzati e risplendi! Dobbiamo fare colazione e prepararci, ci aspetta un matrimonio! Festaaa!- trillò entusiasta l'amica, per poi lanciarsi in un lungo monologo su accessori e acconciatura, gnaulando che poteva considerarsi fortunata che i suoi capelli corti non le dessero l'imbarazzo della scelta; due fermagli e via è il massimo che il caschetto concede alla fantasia.
Dopo una colazione nutriente, ma leggera, Faith aiutò Abigail nell'impresa di scegliere tra le numerose (forse eccessive) opzioni di vestiario e scarpe che aveva portato con sé, dopodiché, non senza proteste, si lasciò acconciare e truccare dalle mani sapienti dell'amica. Mancava un ultimo tocco: la collana, un giro di perline di fiume ornato da una farfalla in madreperla. Abigail si era rifiutata di allacciargliela per timore di rovinarsi la manicure, e lei era troppo imbranata per riuscirci da sola. Cercava Kyle, ma si imbatté in Cyril, semplicemente stupendo nel sobrio completo da cerimonia. Unica nota stonata: la cravatta slacciata.
–I-Irving? Sei veramente tu? Accidenti! Conciata così sei...
–Presentabile?
–Irriconoscibile!
–Oh, ehm, immagino che, tradotto dal tuo linguaggio, significhi che sono carina. Grazie! Sei... stai... benissimo anche tu- esalò, arrossendo furiosamente. –Vuoi una mano con quella?
–Sì, grazie. Mia madre è impedita con le cravatte e mio padre è introvabile- rispose lui, arrossendo a sua volta per la vicinanza e per il tocco delicato di Faith, che aveva imparato ad annodare le cravatte a dieci anni, ossia quando aveva deciso che seppellire la propria femminilità sarebbe stata la sua forma di ribellione. In realtà era perfettamente in grado di allacciarsela da solo, il suo era un tentativo di portare a compimento ciò che la paura lo aveva trattenuto dal fare la notte prima. Chissà che non lo avrebbe aiutato a capire cosa ci trovava Kyle nella Irving!
–E' splendida. Bel colore, bel tessuto... si capisce subito che è di qualità- asserì, indugiando con le mani sul torace del biondo col pretesto di sistemare il nodo e lisciare la camicia, come faceva sua madre Rose al marito, che la ringraziava con un baciamano da gentiluomo d'altri tempi (non che si aspettasse un comportamento analogo da Cyril).
–Idem per la tua mise- le rispose, esaminandola minuziosamente dalla testa ai piedi. Consapevole del proprio corpo, Faith era andata a colpo sicuro scegliendo un vestito grigio perla al ginocchio, rivestito in pizzo, abbinato a decoltè con la punta tonda e tacco comodo a rocchetto e ad un cappellino a cloche, in stile anni '20, dello stesso colore del vestito, decorato con fiori ricamati tono su tono. –Molto... appropriata.
–Grazie. Se non ti dispiace, potresti ricambiare il favore dandomi una mano con la collana. Ha una chiusura strana, mi sta facendo impazzire! Apparteneva a mia nonna, ci crederesti?
Cyril annuì e si cimentò nell'impresa; mentre lottava col gancetto sfuggente, sfiorò l'incavo del collo di Faith con la punta del naso e mormorò –Hai ragione tu: sei decisamente una ragazza.
Lei si crogiolò in quella eccitante sensazione di attesa finché l'idillio non venne interrotto da Kyle, che piombò come un falco alle loro spalle e tuonò –Beh? Cosa succede qui?
Nobody’s gonna take my girl, I’m gonna keep her to the end! Nobody’s gonna have my girl, she stays close on every bend! Oooh, she’s a killing machine! She’s got everything!"
–Spero che a letto sia meno imbranata, amico, o non si spiega perché te la scopi- biascicò Cyril, voltandosi verso di lui con le mani in tasca.
Faith, mossa da un senso di colpa misto a desiderio di rivalsa, si fiondò da Kyle e lo baciò come se non ci fosse un domani, al che le chiese, perplesso –Hai bevuto, per caso?
–E' anormale che sia contenta di vedere il mio ragazzo? Mi sei mancato.
–Anche tu- rispose, palpeggiandole spudoratamente il sedere, incurante (o forse perfettamente conscio) della presenza di Cyril. –Stanotte avrei pagato per un pompino... mi sono rifatto guardando un porno sul cellulare. Quella tizia aveva la tua bocca, uguale!
–Romanticismo portami via- sibilò l'altro, soffocando le risatine e l'impulso di prendere a pugni l'amico.
Determinata a non rovinarsi la giornata, Faith, per evitare una litigata memorabile, corse da  Abigail e Ben, piccioncini tubanti. Non appena la vide Abigail, un'adorabile nuvola di chiffon rosa, piroettò su se stessa per farsi ammirare.
Per non scontentarla, Faith esclamò –Sei stupenda, Ab, ma tanto immagino te l'abbia ripetuto Ben qualche centinaio di volte!
–Veramente no... è ancora a un numero a due cifre!- ridacchiò lei, sfarfallando le ciglia in direzione del suo fidanzato. –Sentito, Ben? Non smettere di ripetermi quanto sono bella!
–Non potrei registrarmi per risparmiare la voce?- ironizzò lui, e Faith intuì che era meglio sparire: tra due litiganti, il terzo... se la squaglia!

***

Si stava avviando verso l'automobile quando Vyvyan le corse incontro nell'ingresso e trillò –Sei uno schianto, Faith! Se Kyle dovesse restarci secco, non resteresti single a lungo!
L'interessata rise, mentre Mr.Wollestonecraft serrò le labbra in segno di disapprovazione alla battuta di cattivo gusto del figlio minore. Controllò l'orario e sbottò –Ma dove si sarà cacciata Catherine? Catherine, muoviti, rischiamo di far tardi!
–Non posso, Henry, non trovo il mio coprispalle!- urlò lei, in preda al panico, affacciata alla balaustra. –Non so dov'è finito e non mi sento a mio agio senza! Oh, come farò?- piagnucolò afflitta mettendosi una mano sulla fronte, per poi esclamare atterrita –Oh no! Ho rovinato il trucco! No! Devo andare a rimediare. Aspettatemi qui, ci metterò un attimo!
Mr.Wollestonecraft fissò il punto occupato fino a qualche istante prima da sua moglie ed esalò –Un consiglio paterno, ragazzi: non sposatevi. Fate sesso, ma non sposatevi!
Cyril e Vyvyan risero, Faith emise uno sbuffo contrariato ed asserì –Si tolga questa maschera cinica, Mr. Wollestonecraft: è chiaro come il sole che è pazzo di sua moglie!
–Hai fatto centro, ma, vedi, il matrimonio va ravvivato, e io gli do un po' di pepe... combinando qualche scherzetto ai danni della mia dolce metà: il coprispalle è in macchina- confessò in tono cospiratorio, poi, però, per non tardare al matrimonio, a malincuore dovette porre fine allo scherzo. –Catherine, scendi, mi sono ricordato che il coprispalle è in macchina!
–Davvero?- esclamò lei, raggiante, precipitandosi da loro. –E' grandioso, Henry, ero sul punto di rassegnarmi all'idea di indossare il mio unico vestito con le maniche, quello lilla orrendo che mi regalò mia sorella!
–Saresti stata comunque stupenda, tesoro- la rassicurò Mr.Wollestonecraft, facendo imbestialire sua moglie, che ringhiò –Henry, il vestito di cui parlo è quello che hai definito "stoffa indebitamente sottratta alle tovaglie" che mi fa "sembrare la paziente di un manicomio dell'800"!
–D-Davvero ho d-detto questo?- balbettò Mr.Wollestonecraft tirandosi il colletto della camicia.
Mrs.Wollestonecraft annuì e rincarò –Già. Fai sempre commenti astrusi, che nel migliore dei casi sono fuori luogo, nel peggiore offensivi, terminando con "senza offesa, eh"! Come se bastasse a rimediare alle cose tremende che dici. Senza offesa, eh! Tsk! "Senza offesa, eh", giuro che sarà l'epitaffio sulla tua lapide!
Mr.Wollestonecraft, dotato di un temperamento flemmatico, sorrise per non riderle in faccia e ribattè, vincendo il round –Non essere pessimista, tesoro: potrei essere io a sopravviverti!

***

"Nobody’s gonna take my car, I’m gonna race it ot the ground! Nobody’s gonna beat my car, I’m gonna break the speed of sound!"
–Kyle, a meno che non desideri rompere la barriera del suono, rallenta! Per l'amor del cielo, pigia quel cazzo di freno! Sai che soffro l'auto!- sputò Faith, scoccandogli un'occhiataccia rancorosa: dubitava di riuscire a raggiungere la chiesa senza vomitare. Ciliegina sulla torta, il tragitto era costituito quasi interamente da curve, alcune a tornante, un incubo per  il suo povero stomaco, non a caso in subbuglio.
–Ti ho fatta sedere davanti, che altro vuoi?- latrò il guidatore, accelerando ulteriormente per il puro gusto di irritarla. –Smettila di frantumarmi i coglioni, donna, e se proprio ti scappa da rimettere, usa la busta nel cassetto del cruscotto!
Assunto un colorito verdognolo dopo l'ennesima curva, la Irving ringhiò –Sei un insensibile! La tua ragazza soffre e tu non rallenti per vincere una stupida gara di velocità - mai dichiarata - con Cyril! Ah, se solo avessi la patente...
–Ma non ce l'hai, perciò zitta e cuccia!
Stizzita, Faith gettò la busta di plastica fuori dal finestrino e sibilò –Giuro che, se non rallenti, vomito anche l'anima sul tappetino della tua preziosa Ford.
La minaccia sortì l'effetto sperato: Kyle, fumante di rabbia, decelerò, con enorme sollievo di Faith e degli altri due occupanti dell'abitacolo, che non avevano nessuna intenzione di lasciare che stupidi battibecchi di coppia guastassero l'atmosfera di festa.
"Oooh, It’s a killing machine, it’s got everything! Like a driving power, big, fat tyres and everything! I love it! I need it! I bleed it! It’s a wild hurricane, alright, hold tight, I’m a highway star!"

***

Nel preciso istante in cui si spense il motore, Faith slacciò la cintura di sicurezza e corse fuori dall'automobile. Lo spiazzo antistante la chiesa - una graziosa, intima chiesetta da cartolina - era già gremito di invitati; non erano numerosi (sotto il centinaio) ma le ridotte dimensioni della chiesa li facevano apparire molti di più.
L'amico Demon - la cui chioma di un vistoso verde acqua spiccava tra i comuni rosso, biondo e castano - la colse di sorpresa, requisendola per una passeggiata nel piccolo cimitero sul retro, che sembrava uscito da un racconto di Stoker.
–Bel posto- ridacchiò. –Anche se dubito che ci passerei volentieri la notte!
–Concordo. Però per una cerimonia raccolta è l'ideale: ha il fascino degli edifici antichi. Se non fossi uno scetticone della peggior specie potrei persino avvertire delle presenze!- rispose lui, cingendole le spalle.
–Anche se fosse vero, non avremmo nulla da temere: secondo me i fantasmi hanno di meglio da fare che tormentare i vivi. Ora, però, basta discorsi frivoli: tra addii alla libertà e trattamenti di bellezza - non che tu ne abbia bisogno - non abbiamo avuto un attimo per parlare io e te soli. Allora, Devil, raccontami tutto quello che passa per la tua bella testolina, dai drammi esistenziali alle aspettative che nutri verso per questo matrimonio. Se ne hai, naturalmente.
–Uhm... credo che me la spasserò. I parenti degli sposi sembrano simpatici, e mi è parso che uno dei cugini di Allison mi abbia fatto l'occhiolino. Un'occhiatina sotto al suo kilt la darei volentieri...
–Vergognati, Devil: sei già impegnato!- incalzò Faith, bramosa di arrivare al dunque. –Adesso non mi sorprendo più che non abbia chiesto a quel festaiolo selvaggio di Colin di accompagnarti: vuoi rimorchiare!
–Stavo scherzando, Serp. Sai che non sono tipo da scappatelle. Ho ritenuto fuori luogo portarlo con me: non voglio urtare la sensibilità di nessuno.
–Non me la bevo questa stronzata!- sbuffò la Irving, fermandosi davanti a una croce celtica. –Ti conosco troppo bene, Devil: dai all'opinione altrui la stessa importanza che do io alla cura della casa, cioè zero! Se avessi voluto, saresti venuto qui a bordo del carro del Pride con un boa lilla intorno al collo! Se non vuoi confidarti con me basta dirlo, ma non rifilarmi bugie di bassa lega!
Demon sospirò mestamente –Colin e io ci siamo lasciati. Lui... non è come me, Serp. Non del tutto, almeno. Qualche giorno fa l'ho visto baciare una tizia, e ti assicuro che non era un bacino tra amici, come quelli che ogni tanto ci diamo io e te. Era un bacio vero. L'ho affrontato, gli ho chiesto spiegazioni, e lui... ha semplicemente ammesso di essere insicuro sul suo orientamento sessuale. Però, chissà perché, alla sola menzione della parola "bisex" ha dato in escandescenze. Dubito di rivederlo, in futuro: ho già abbastanza problemi senza accollarmi le sue paturnie. Sono un essere umano, non il trampolino di lancio dei repressi di Londra!
–Oh, Devil, mi...
–Dispiace? A me di più!- sputò lui, calciò una lapide e si prese la testa tra le mani. –Anche se dovrei esserci abituato, ormai: becco solo stronzi. Sono una calamita per casi umani.
–Smettila di autocommiserarti, non è da te! Posso immaginare quanto tu stia soffrendo- chiocciò Faith, colpendolo alla schiena. –Sfogati, piuttosto; se vuoi sfogarti, hai una spalla su cui piangere. Strepita, piangi, fai quel che ti pare. Potrai sempre contare su di me!
–I-Io... magari non adesso. E' un giorno di festa, mi sentirei un verme, un corvo del malaugurio...
–Siamo soli, ok? Nessuno può vederci. Sfogati pure, ti farà bene; e una volta finito, torneremo dagli altri con due sorrisoni da copertina stampati in faccia!
Demon non se lo fece ripetere: poggiò la testa sulla spalla dell'amica - l'unica alla quale si mostrava in tutta la sua vulnerabilità senza timore - e permise alle lacrime trattenute troppo a lungo di scorrere libere e copiose.
Dopo una decina di minuti, o forse un'eternità, vennero richiamati da un brusio eccitato. Andarono a vedere cosa stesse accadendo e si trovarono di fronte un elegantissimo Brian, affiancato dall'incarnazione dell'ideale di bellezza femminile. Tutti gli astanti erano a bocca aperta, soprattutto gli uomini, ma non si poteva dare loro torto: quella donna non era bella - la mera bellezza spesso è data da una peculiarità, per non dire un difetto, che rende una determinata persona unica - era perfetta, di una perfezione quasi ultraterrena. Non le si potè trovare un difetto, se non, forse, che sorrideva troppo.
–Mettendo in mostra tutti i denti. Nonna Beatrice lo definiva "il sorriso di Giuda". Mai fidarsi di chi sorride in questo modo- bisbigliò Faith a Demon, che annuì vigorosamente.
Ovviamente si formò subito un capannello di ammiratori che, con il pretesto di salutare Brian, si fiondarono a guardare più da vicino quella meraviglia, tutti tranne Demon, al quale, essendo gay, non interessava l'articolo, Axel, al quale la gelosissima moglie Dinahlee aveva affibbiato la loro bambina come misura precauzionale, e Cyril, il quale si piazzò di fianco a Faith, appoggiato al muro, e disse –E così il tuo ragazzo ti ha abbandonata per unirsi al gruppo di falene sbavanti. Comprensibile, direi: quella- indicò la sconosciuta –E' una bellissima donna, una dea; tu, invece, oscilli tra il tragico e il disastroso.
–Ti stupiresti nel constatare come una dieta equilibrata, attività fisica regolare e dei buoni cosmetici abbiano il potere di trasformare in cigno un brutto anatroccolo- asserì lei ostentando un'aria di superiorità. Purtroppo, venne stroncata da una replica raggelante.
–Non illuderti, Irving, è il substrato che conta. Il suo è ottimo, il tuo... meglio che non mi esprima: nemmeno con palestra, dieta, creme e schifezze varie potresti mai diventare così!
Faith, offesa, lo afferrò per la cravatta e sibilò velenosa –Se sono tanto penosa, perchè sei ancora qui?
"Non ne ho la più pallida idea!", pensò Cyril, che provò a rispondere, ma senza successo.
–Uhm… perché mi stai tenendo per la cravatta?
Nobody’s gonna take my head, I’ve got speed inside my brain! Nobody’s gonna steal my head, now that I’m on the road again! Ooh, I’m a killing machine, I’ve got everything!”
Faith, forte del suo imbarazzo, affondò il coltello nella piaga commentando con acrimonia, mollando la presa –Devo essere proprio "irriconoscibile", oggi, se perdi tempo a offendermi invece di andare a sbavare sulla dea altrimenti nota come amichetta di Brian!
Cyril arrossì e balbettò qualcosa di incomprensibile, prima di riuscire a balbettare un più comprensibile –P-Perchè... ecco... sto, ehm, aspettando che si diradi la folla, sì, in modo da, uhm, avere una visuale migliore!
–Capisco. Beh, goditi lo spettacolo, e non scordarti di pagare il biglietto!- sibilò la Irving, lo pietrificò con una delle sue occhiate più terrificanti e marciò a passo deciso nella chiesetta, seguita a Demon e Abigail.
Allibito dalla reazione di Faith, Demon sussurrò, mentre ammirava le vetrate –Serp, non capisco perchè te la prendi tanto.
–Sei sordo, per caso? Non hai sentito che quel ricciolino idiota mi ha offesa? Chi si credere di essere? Ho perso una fottutissima taglia per entrare in questo cazzo di vestito, come ha osato darmi della cicciona irrecuperabile?- ribattè lei, gesticolando animatamente.
–Siamo in un luogo di culto, non usare certi termini volgari- la rimbeccò Abigail.
–Ab ha ragione: tieni a freno la lingua. E poi perchè ti arrabbi? Era Cyril, Serp, il solito Cyril. Che ti aspettavi?- mettendo a tacere una piccatissima Faith, che, rossa in volto, gemette contrariata quando il posto alla sua sinistra venne occupato proprio da Cyril.
–Non ti dispiace, vero, Irving?
–Se rispondo di sì sparisci?
–Fammici pensare... no!- ribatté lui, per poi mettersi a sfogliare distrattamente il libro degli inni.
–Kyle dove dovrebbe sedersi, secondo te?
–Non è un mio problema: chi tardi arriva, male alloggia. Io da qui non mi schiodo. Oh, a proposito: dovresti comprare un guinzaglio per il tuo esemplare da zoo, lo lasci troppo allo stato brado. Un po' di gelosia non fa mai male... sempre che ti importi.
Non ci voleva un genio per comprendere il senso di quell'affermazione. Ferita nell'orgoglio, Faith si dimenticò di essere in collera con Cyril e di rinfacciargli che non era carino parlar male di qualcuno in sua assenza, specialmente di un amico.
–Si sta rendendo ridicolo flirtando con l'amichetta di Brian?
–Sta mettendo in ridicolo te, Irving- rispose il biondo (soprannominato dal padre di Faith "putto troppo cresciuto" per via della chioma di ricci perfetti color del grano) con una smorfia divertita. –Sai come ragiona la gente: se il tuo lui va a sfarfallare in giro non è uno stronzo, è colpa tua che non sai tenertelo stretto! Personalmente non condivido, ma...
–Ma cosa? Cosa? La verità è sei anche tu membro del club "speriamo che scoppino": non sopporti che stia col tuo amico, non ti sono mai andata a genio e non perdi occasione per rinfacciarmelo! Beh, lasciatelo dire: non me ne può fregare di meno se non mi ritieni alla sua altezza! Devo piacere a Kyle, non a te e, a giudicare da come ci diamo dentro, credo almeno su questo non ci piova.
–Oh, lo so. Un mistero che non sono ancora riuscito a risolvere- mormorò Cyril, più a se stesso che a Faith, sebbene in tono udibile.
Lei, dal canto suo, rimasta a corto di parole, abbassò lo sguardo e si sistemò la collana, sussultando quando Riccioli d'Oro allungò una mano per giocherellarci. Era una fortuna che non si potesse avvampare sul petto, altrimenti si sarebbe accesa come la facciata del Cesar's Palace di notte: se nei soliti jeans e maglietta Cyril era un gran bel ragazzo, in giacca e cravatta acquisiva un fascino magnetico semplicemente irresistibile.
"Dannato sexy Wollestonecraft!"
Sembrò leggerle nel pensiero, perché spostò le dita in basso, sull'orlo in pizzo dello scollo, e bisbigliò –Ti devo le mie scuse. Ho esagerato.
–Non te la caverai con delle misere scuse, Wollestonecraft, non stavolta!- soffiò la Irving, senza però muovere un muscolo per allontanarlo. –Non conosci altri modi di rapportarti con me? Solo offese gratuite e frecciatine?
–Prendere o lasciare, Irving. Non negare: in fondo, molto in fondo... ti diverte. Ci godi a battibeccare con me, lo consideri una prova che sei nei miei pensieri.
–Non lo ammetterei nemmeno sotto tortura!- sibilò Faith. –Tu, piuttosto, che motivo hai di darmi sempre contro? Non vorrai farmi credere che le nostre discussioni sono una parte talmente importante della tua vita che il fine - ottenere la mia attenzione - giustifica qualsiasi mezzo!.
Non seppe mai la risposta, perché Demon si intromise.
–Basta giocare, voi due. Mi piange il cuore a interrompere questo momento magico, ma Kyle potrebbe arrivare da un secondo all'altro e dubito farebbe i salti di gioia nel vedervi così... così.
–Parole sante, Keynes. Ti spiacerebbe levare la mano da lì e spostarti, Riccioli d'Oro? Vorrei sedermi vicino alla mia ragazza- celiò Kyle in tono falsamente amichevole (contraddetto dalla durezza del suo sguardo), ponendo particolare enfasi sull'aggettivo possessivo.
Cyril lo accontentò e si fece da parte, ma senza andare lontano: si accomodò nella fila davanti. Annoiato, si girò verso l'amico e gli chiese –Con che faccia ti permetti di controllare la Irving, quando ci provi con qualunque femmina compresa nel tuo campo visivo?
–Che posso dirti? Sono un uomo!- si giustificò lui scrollando le spalle. –Comunque - resti tra noi, mi raccomando - ho avuto il suo numero!
Ridacchiando compiaciuto (Kyle, alias l'idiota, non si era reso conto che Faith aveva ascoltato ogni singola parola, scambiandosi una discreta e altrettanto eloquente alzata di sopracciglia con Cyril), si scostò per lasciar passare sua madre e sua nonna.
Intendeva giocare tutte le carte a sua disposizione per sottrarre la Irving alle grinfie del suo attuale ragazzo - nonostante l'amicizia di lunga data che li legava (quel che si dice "un'etica elastica") - non per la ragione più ovvia, al contrario: a seguito di una lunga riflessione, si era rassegnato all'idea che il continuo beccarsi con Faith era un segno lampante che non potevano fare a meno l'uno dell'altra, e quale modo migliore di resistere a una tentazione, se non cedervi? Inoltre si reputava una scelta infinitamente migliore di Kyle, e la soddisfazione di essere lui, per una volta, a fregargli la ragazza da sotto il naso costituiva un ottimo incentivo.
"E poi vuoi mettere il brivido della sfida? Dati i nostri trascorsi, lei non si arrenderà senza lottare, e io adoro gli ossi duri. Senza falsa modestia: sono un genio del male!"
Quando tutti gli invitati ebbero preso posto sugli scranni in legno intarsiato - secondo tradizione, l'ultima a sedersi fu la madre della sposa - lo sposo, accompagnato dal testimone di nozze, fece il suo ingresso. Sarebbe stato trionfale se Brandon, in vena di scherzi, non lo avesse sdrammatizzato con un sonoro quanto esilarante fischio di apprezzamento, che fece sbellicare i presenti; è intuitivo che Brandon, grazie alla sua bravata, si guadagnò un'occhiataccia di Jack e un iroso –Questa me la paghi!
–Gliela farai pagare un'altra volta, Jack O'Lantern: vedo rosso, se capisci cosa intendo- intervenne Brian, che si era offerto di stare di vedetta. –Tutti in piedi per accogliere la sposa!

Note dell'autrice:
Seduti, o vi verranno i crampi alle gambe nell'attesa! XD
Nonostante i dubbi sulla scena pseudo-hot tra Faith e Cyril, sono piuttosto soddisfatta: volevo si notassero le schermaglie tra i due, e credo di esserci riuscita. Probabilmente l'unico a non accorgersene è Kyle. Poverino! Volevo anche si capisse come il motivo originario del suo interesse per Faith fosse un misto di ego smisurato e voglia di mettersi alla prova. Che poi si sia innamorato per davvero è un'altra storia.
Il prossimo, vi avverto, sarà l'ultimo appuntamento con questo flashback marchio Irving. Tenete pronti i fazzoletti, sia per il finale, sia per il matrimonio (io, personalmente, non mi commuovo, ma tra voi potrebbero esserci anime romantiche). ;-)
Alla prossima!
Serpentina
Ps: mi scuso per la pessima impaginazione, ma è il massimo che sono riuscita ad ottenere dopo due ore a litigare con l'editor del sito. Spero che il capitolo vi piaccia comunque e che la prossima volta pubblicherò qualcosa di più esteticamente decente.

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Terzo ed ultimo appuntamento con questa mini-long che spero vi abbia fatto divertire e sognare e, perché no, comprendere meglio alcuni aspetti del carattere di Faith. Se è diventata la donna che è  lo deve anche alle batoste ricevute dai vari Brian, Kyle, Cyril e così via. Quello che non uccide, fortifica, giusto?
Un bacione a chi ha messo "mi piace" alla storia, a Bijouttina, che ha recensito, e a Calliope S, elev e soulscript, che l'hanno inserita tra le seguite/preferite/ricordate.
Buona lettura!
 
Stolen kisses in the night
 
Faith, nonostante i ripetuti sforzi di autocontrollo, stentava a contenere l'emozione: non le pareva vero che il suo amico stesse per sposarsi. Provava un insieme di sensazioni mal definibili: era felice che lui fosse felice, ma allo stesso tempo sorpresa e un po' spaventata; non aveva mai pensato a Jack Wilkinson (per gli amici Jack O'Lantern, dato che era nato il trentuno di ottobre) come a un tipo da matrimonio e famiglia, invece eccolo lì, in piedi davanti all'altare, raggiante come non mai.
Lo shock più grande lo ebbe nel vederlo, per la prima volta in assoluto da quando si conoscevano, senza gli onnipresenti occhiali da sole - suo marchio di fabbrica - la cui assenza le permise di ottenere una panoramica del volto scoperto di Jack: colore di capelli a parte (ma questo Faith non poteva saperlo, poiché che il suo amico aveva adottato, da prima che si conoscessero, la "capigliatura alla Andre Agassi"), non somigliava affatto alla madre - seduta in prima fila accanto al marito Duncan - doveva essere la copia del padre che non aveva mai conosciuto, l'uomo che aveva abbandonato senza rimpianti la donna che diceva di amare (incinta, per di più).
Il testimone dello sposo, teso al massimo, controllava nervosamente ogni trenta secondi che le fedi fossero al loro posto; esasperato, l'officiante gli suggerì di porle già sul cuscino che avrebbe portato all'altare al momento dello scambio degli anelli.
Dopo quella che a tutti parve un'eternità Brian comunicò che il momento tanto atteso era giunto; caracollò in chiesa quasi di corsa la "flower girl" - una bimba sui tre anni, rossa e lentigginosa, con  addosso un vestitino ricamato e un cappellino verde salvia ( deliziosi, almeno secondo Abigail, che sospirò rapita –Che amore di bambina!- pensando a quando avrebbe avuto i suoi piccoli Cartridge) - la quale percorse la navata gettandosi dietro petali gialli fino all'altare, dove si rovesciò sulla testa il resto del contenuto del cestino, facendo sorridere inteneriti gli adulti ( tipica reazione alla spontaneità dell'infanzia).
La marcia nuziale, intonata da una cornamusa, mise tutti a tacere. Decine di teste si girarono in direzione della porta per ammirare Allison andare incontro al futuro marito sotto braccio al padre, rubizzo e gioviale (merito delle due pinte di Guinness che aveva scolato dopo pranzo, sicuramente). Persino Faith, notoriamente romantica come una betoniera, sorrise con sincera gioia pensando che, forse, sposarsi non era poi un atto tanto sconsiderato e inutile; non l'avrebbe mai fatto, ma si ripromise di considerare con più rispetto chi aveva il coraggio di compiere un passo di tale portata.
Abigail le sussurrò all'orecchio, rapita –Com'è bella, sembra una principessa! Come si chiama quella della Disney... quella scozzese... coi suoi stessi capelli rossi e crespi... ah, sì: Merida! Uguale!
–Hai ragione! Però avresti potuto aspettare a dirmelo: mi sta scappando la ridarella e non sta bene sghignazzare all'ingresso della sposa! Comunque sta divinamente sul serio: l'abito le calza a pennello, troppi fronzoli non donano a chi è esile, e poi approvo in pieno la scelta di non indossare gioielli, l'avrebbero sotanto appesantita. Acqua e sapone è il suo look, decisamente!
Abigail annuì, alzandosi sulle punte per vederci meglio –Verissimo. Allison è semplice, non le starebbero bene gioielli elaborati, invece con soltanto la tiara a reggerle il velo è perfetta! E che tiara! Perle e... sono smeraldi, quelli?
–Abby, non si spettegola in chiesa!- la redarguì Ben, ponendo fine alla conversazione (per il momento).
 
***
 
Senza guardarsi in faccia i due sposi volsero i loro sguardi al padre di Allison, al che Abigail, interdetta, domandò in un sussurro –Embè? Non le alza il velo?
Faith alzò le spalle e Cyril spiegò loro, con irritante sicumera –Non può, non ancora. Secondo la tradizione gli occhi sono lo specchio dell'anima: gli sposi, dal momento della richiesta di matrimonio, non potranno guardarsi direttamente negli occhi fino a quando non saranno un'anima sola, ossia, tradotto in un inglese comprensibile, fino alla fine del rito, quando saranno ufficialmente marito e moglie!
Appena la musica cessò Mr. Murray unì le mani sinistre degli sposi, le racchiuse tra le proprie in una muta benedizione di quell'unione, infine le legò con due nastri, rosso e bianco. Gli sposi gli baciarono la mano a turno e l'uomo andò a sedersi di fianco alla moglie, già attrezzata con un fazzoletto resistente alle emozioni più lacrimevoli.
Kyle, annoiato, parve riacquistare interesse per ciò che stava accadendo intorno a lui grazie a quel gesto inaspettato, e commentò divertito –Il baciamano tra uomini! Fichissimo! Fa tanto film di mafia!
–Kyle! Una volta tanto potresti evitare di aprire la bocca per darle aria?- lo rimproverò Faith, dopodichè non potè aggiungere altro perchè il pastore li invitò a prendere i libretti per cantare un  inno, prima di dare inizio alla celebrazione vera e propria.
–Siamo qui riuniti, quest'oggi, per condividere la gioia dell'amore di due anime affini, Jack ed Allison, i quali hanno deciso di compiere, d'ora in poi, l'arduo cammino della vita insieme. So che è inutile, ma la prassi vuole che chieda se qualcuno è a conoscenza di validi motivi per cui non dovrei unire questi due giovani in matrimonio. Ebbene? Nessuno? Lo immaginavo, la loro felicità è evidente, traspare dai loro sguardi luminosi, dai loro sorrisi... e dal fatto che entrambi sono ancora qui- l'uditorio ridacchiò –E' bello vedervi numerosi, non soltanto perché la chiesa vuota mette tristezza, quanto perché l'appoggio di chi ci vuole bene è un importantissimo auspicio favorevole. Si pensa comunemente che il matrimonio celebri esclusivamente l'amore degli sposi, ma non è del tutto vero; esso è anche, se non soprattutto, una celebrazione di sentimenti puri e forti quali gli affetti familiari e l'amicizia. Se oggi siete qui ad ascoltare un vecchio barbuto invece che da qualche altra parte a spassarvela, è per amore. Un amore diverso da quello che lega Jack ed Allison, ma pur sempre amore, motivo per cui la felicità degli sposi si estende a voi, e viceversa: perché l'amore moltiplica, mai divide; unisce, mai separa- al segnale convenuto venne portato sull'altare un candelabro a tre bracci. I più giovani si domandarono come mai la candela centrale, la più grande, fosse spenta. –Possa il sentimento che vi unisce essere duraturo, forte e rigoglioso come un albero secolare che affonda le radici nella terra scura, immenso come il mare, ma mai in tempesta, e ardente e vigoroso come il fuoco... finché morte non vi separi.
–Secondo te dovremmo rispondere "Amen"?- chiese Kyle.
–Non mi sembra il caso. Adesso taci, voglio seguire la cerimonia, non ne ho mai vista una del genere!
Infastidita dall'ottusità del suo ragazzo, Faith assistette scocciata, a braccia conserte, al rituale delle candele: gli sposini presero ognuno una delle candele laterali e insieme accesero quella centrale, a simboleggiare la nuova famiglia appena nata.
–Da questo momento in avanti sarete una cosa sola. Due corpi, una sola anima, finché avrete vita.
Faith commentò –Non ho mai visto Jack sorridere con tanta dolcezza, di solito la sua è più una smorfia sarcastica!
Abigail, Ben e Kyle annuirono, mentre, nella fila davanti, Cyril espresse il proprio parere (non richiesto) –"Finché morte non vi separi", "Finché avrete vita"...  espressioni di pessimo gusto: parlare di morte a un matrimonio! Bah! Quando mi sposerò pretendo che mi si chieda: "vuoi accollarti questa tizia per il resto della tua vita?" E' molto meglio!
–Quando mai ti sposerai, tu? Non esiste donna con un trauma cerebrale abbastanza esteso da volerti intorno per il resto della sua vita!- sibilò perfidamente Faith, pentendosene quasi subito alla vista dell'espressione funerea di Cyril, ma non potè scusarsi perchè Abigail, incapace di trattenersi un secondo di più, cominciò a singhiozzare.
–Abby, che diamine! Avevi promesso che avresti resisito almeno fino allo scambio degli anelli! Nemmeno la madre della sposa ha ancora aperto i rubinetti!- la rimproverò aspramente Ben, sentendosi rispondere tra i singhiozzi –Lo so, Benny, ma è così romantico! Proprio non ce l'ho fatta a resistere!
Faith, anche lei emozionatissima - seppur con gli occhi asciutti - per evitare di scoppiare a ridere in faccia alla sua migliore amica dirottò la propria attenzione dapprima su Kyle, intento a giocherellare di nascosto col cellulare, quindi su Cyril, che la fulminò con un'occhiata assassina prima di porgere un fazzoletto a sua madre, la seconda a cedere alla commozione.
Lo scambio degli anelli e delle promesse fu più convenzionale, e, non appena venne pronunciato il fatidico "Vi dichiaro marito e moglie", Abigail e Faith si abbracciarono e squittirono saltellando –Che bello, sono sposati! Che bello, possiamo andare a mangiare! Che bello!
Ancora una volta, Cyril raffreddò il loro entusiasmo precisando –Sono sposati, ma non è ancora finita.
La notizia le sconvolse. Allibite, esalarono –Oh, no! Che altro c'è, adesso?
 
***
 
Finalmente, dopo le foto di rito e il tradizionale lancio delle pietre nello stagno poco lontano dalla chiesa (un atto che, secondo le credenze popolari, porta alla coppia la benedizione della terra e degli antenati), il nutrito gruppetto si recò al Daenham Castle per placare stomaci rumoreggianti e fauci assetate.
Faith, mentre il cerimoniere le scortava ai loro posti, chiese ad Abigail, che si comportava in modo strano (più del solito) dall’uscita dalla chiesa –Che ti prende? Ti fanno male gli occhi? Non c’è tutto questo sole!
Senza degnarla di uno sguardo, l’amica rispose –Non è dal sole che vanno protetti i miei occhi. Sai cosa si dice degli scozzesi, no? Ecco, gradirei che le uniche parti intime maschili che veda in vita mia siano quelle del mio Benny!
–Non sai cosa ti perdi, tesoro, ho intravisto certi tronchi di pino niente male… e una sequoia, se capisci cosa intendo- ridacchiò Demon, divertito dalla reazione scandalizzata di Abigail, che cacciò un urletto e si coprì gli occhi con le mani quando una folata di vento malandrina sollevò il kilt di un invitato in una sorta di rifacimento della scena del tombino in ‚A qualcuno piace caldo‘. Scrollò le spalle, si chinò verso Faith e replicò al suo muto rimprovero –Tranquilla, portano le mutande, ho controllato. Volevo solo fare uno scherzetto ad Abby „suora laica“ Venter: quella ragazza, perdonami la volgarità, ha un assoluto bisogno di essere trombata fin nelle viscere!
–Ti sconvolgerà saperlo, ma è lo stesso consiglio che ha dato a me Cyril.
–Beh, se ti fai qualche interventino per diventare Francis…
L’espressione allibita della Irving fu uno spettacolo impagabile: pochissime cose la scandalizzavano, e, per una volta, Demon aveva colto nel segno.
Gli assestò una gomitata nel costato e si sedette elegantemente al suo posto, tra Kyle e l’amichetta di Brian, Tiffany.
Annoiata dalla sua conversazione soporifera, sbadigliò senza timore di apparire maleducata e sorrise sorniona quando Demon ebbe a commentare malevolo –Ma Brian in che stagno l'ha pescata questa?
Scocciata, levò flebilmente il calice in direzione di Cyril, seduto a pochi tavoli di distanza; ricambiò. Tempo pochi secondi e la sua borsetta vibrò; ne estrasse il cellulare e lesse un sms, inviatole proprio da Cyril: "Che delusione: non avrei mai immaginato che Brian avrebbe ingaggiato una escort!"
"Stupido!", rispose, "E‘ una donna d’affari, come lui, amministratrice delegata di non so cosa…"
La replica di Cyril la fece ridere senza ritegno.
"Un’azienda produttrice di vibratori, senza dubbio!“
"Wollestonecraft, questa battutaccia di infima lega era troppo cinica persino per te!"
"L’importante è che tu abbia apprezzato, Irving. Sei piuttosto guardabile quando ridi. ;-)"
 
***
 
Terminato tra gli applausi (molti dei quali di cortesia) il discorso del testimone dello sposo, arrivarono in tavola gli antipasti. Faith espresse la sua opinione al riguardo gustandoli con calma, soffermandosi ad ogni boccone sulle caratteristiche organolettiche del cibo. Per una volta, si disse, poteva concedersi il lusso di non sentirsi in colpa mentre mangiava.
La quiete ebbe breve durata: Abigail, infatti, intavolò una conversazione con lei e Demon, approfittando dell’assenza di Tiffany, che ne costituiva l‘oggetto.
Kyle, parecchio divertito, esclamò –Senza offesa, Faith, sei davvero una ragazza intelligente e beneducata, ma sfatiamo un mito: ai maschi interessano solamente tre organi di una donna, e nessuna di essi è il cervello. Quanto al bon ton e tutte quelle cazzate lì, poi, potete ficcarvele su per il culo! E Abby… non me lo sarei mai aspettato da te, un colpo così basso: parlar male di Tiffany mentre non è presente, solo perchè sei invidiosa! Non si fa! Siete tutte invidiose, perchè lei è una strafiga e tutti , qui dentro, stiamo pensando che vorremmo farcela!
–A regola tu non potresti, o sbaglio?- commentò con voce flautata Cyril, che ignorò le occhiatacce dell’amico per rivolgere la sua attenzione unicamente a Faith, alla quale disse –Brian mi ha incaricato di riferirti che è tutto pronto. Se vuoi seguirmi...
–Scusatemi. Ci vediamo dopo- si congedò Faith per seguire Cyril, che le fece il verso –Sei così bon ton anche quando scopi, Irving? „Scusatemi, mi sto alzando da tavola, oddio scusate, ho bevuto l'acqua senza dare la corretta inclinazione al bicchiere, ommioddio scusatemi di nuovo, sto respirando troppo rumorosamente, che maleducata“! Quante volte chiedi inutilmente scusa in vita tua?
–Una persona beneducata si congeda scusandosi con chi sta lasciando, o chiedendo loro un retorico permesso, ma una sottospecie di unno come te non può comprendere queste finezze!
–Hai ragione, sei troppo raffinata per me. Fortuna che hai un gentiluomo del calibro di Riley al tuo fianco!- sibilò velenoso il biondo.
Faith ridacchiò –Se la metti su questo piano... mi obblighi ad ammettere che una sottospecie di unno forse è più educato di una scimmia antropomorfa!
–Leva il "forse", fidati- ribattè Cyril, che sembrava aver recuperato i suoi modi altezzosi.
–Ti ricordo che stai parlando del mio ragazzo, sono l’unica che può permettersi di criticarlo- obiettò Faith.
–E tu, che sei la sua ragazza, dovresti avere la decenza di non mostrarti divertita quando lo offendo io.
–Mi arrendo alla tua inattaccabile argomentazione- concluse Faith, voltandosi per raggiungere Brian. Prima che potesse entrare nella saletta sul retro, però, Cyril le sussurrò all’orecchio –Vorrei sfatare un mito sfatato: esistono uomini con la U maiuscola ai quali interessano quattro organi in una donna, e uno di essi è il cervello!
–Non ne ho mai dubitato- rispose la Irving, lo salutò con la mano e gli sbattè in faccia la porta.
Un quarto d’ora più tardi fu chiaro a tutti il genere di sorpresa che avevano organizzato.
Brian, facendo largo uso della sua presa sul pubblico, conquistò facilmente la loro attenzione.
–Sposini belli, oggi è il vostro giorno, non oseremmo mai rubarvi la scena… se non per un’ottima ragione. Gli Aluminia si riuniscono stanotte per dedicare un pezzo a Jack e Allison! Un applauso per loro- aspettò che lo scroscio di applausi terminasse –E uno alla vocalist più rettile che ci sia Faith!- la Irving uscì allo scoperto, rossa in viso, e si produsse in un mezzo inchino –Ah, e naturalmente un applausone a me, il chiatarrista migliore sulla piazza!
–Nonché il più modesto- scherzò Faith. –Piantala di pavoneggiarti e cominciamo!
 
***
 
La performance finì com’era cominciata: tra gli applausi.
Temendo che le gambe, rette dalla scarica di adrenalina, avrebbero ceduto, Faith corse a sedersi, lasciando volentieri il palco al gruppo di musica celtica ingaggiato per l’intrattenimento.
Spazzolate le portate principali (escluso il famigerato Haggis, piatto tipico scozzese a base di interiora di pecora) Faith rimase sola al tavolo, perchè molti dei pezzi suonati dalla band in attesa della torta erano lenti, ragion per cui la pista era stracolma di coppie più o meno giovani che danzavano o dondolavano avvinghiate sul posto, ma non le dispiacque: era una pessima ballerina, sua madre le ripeteva incessantemente - con ragione - che aveva la grazia di un elefante in cristalleria, e non era tipo da negare i suoi difetti, anzi, ne parlava con naturalezza o addirittura ci scherzava sopra; la pervase una gioia profonda quando due, ben due ragazzi ebbero il fegato di invitarla a ballare, anche se nessuno dei due, una volta testata la sua inabilità, le propose un bis.
Era indecisa se rifugiarsi nella penombra del parco, oppure andare al bar e scolarsi un bicchiere di scotch, quando la presa salda - quasi possessiva - di una mano che riconobbe all’istante la fece sobbalzare.
–Cielo, Wollestonecraft, mi hai fatto prendere un colpo!
–Mi dispiace, non volevo. Ehm, allora, Irving, come… come va?
"Oh, signore. Detesto i convenevoli! E mi tocca pure rispondergli, che palle!"
–Bene, grazie. Tu? Non balli? Credevo che tutte le donne dotate di occhi in sala avrebbero fatto a gara per volteggiare con Riccioli d'Oro!
Con sua enorme sorpresa Cyril non replicò con sarcasmo, anzi, avvampò e balbettò –No, io… io non ballo, Irving.
–Ai matrimoni unni forse non si usa, ma in quelli inglesi si balla, Wollestonecraft.
–Tu non capisci. Io non ballo. Mai. Non... non ne sono capace, ok? Ho la coordinazione neuromuscolare di un macaco decerebrato. Hai presente l'espressione "rigido come un pezzo di legno"? E' il mio ritratto!
Faith ridacchiò prima di ammettere –E tu hai presente l'espressione "aggraziata come un elefante in cristalleria?" E' il mio, di ritratto!
Fu il turno di Cyril di ridere di cuore. Appena si fu calmato, buttò lì con studiata naturalezza –Peccato. Avrei voluto provare a vedere se ballando con te il pezzo di legno si sarebbe trasformato in un burattino snodato.
–Oh!- esclamò Faith, presa in contropiede. –Oh… ecco... io... grazie. Mi farebbe piacere, ma stavo giusto andando a prendere una boccata d'aria, sono ore che siamo al chiuso.
–Irving, Irving, non offendere la mia intelligenza con bugie da due pence. L’accesso sul parco è dall’altra parte, di qui si raggiunge il piano di sopra. Vuoi imbucarti all’altro matrimonio?- sibilò Cyril, per poi aggiungere, determinato a coinvolgerla nella folle idea che gli era balenata in mente –Ovviamente no! Cosa vado a pensare? Sei troppo perfettina per cazzate del genere!
–Se per "perfettina" intendi "con la testa al posto giusto, cioè sul collo", allora sì, sono la regina delle perfettine! Mi dici che senso avrebbe imbucarci a una festa? A meno che tu non sia uno di quei masochisti che gode nell’essere umiliato, perché si accorgerebbero subito che non siamo dei loro e ci caccerebbero a calci in culo, poco ma sicuro!
–Non c’era bisogno di tutta questa filippica per farmi capire che te la fai sotto, Irving.
Pungolata nell’orgoglio, Faith fece inconsciamente il gioco di Cyril.
–Io non me la faccio sotto!- sbraitò, gesticolando animatamente, prima di aprire la porta che dava sulle scale e inizare a salirle.
A Cyril non rimase che annuire, con un guizzo diabolico nello sguardo, e starle dietro.
–Avrai bisogno di una guardia del corpo, in mezzo a quegli sconosciuti- rispose quando lei gli chiese come mai la stesse seguendo.
Quell’affermazione suscitò le sue grasse risate.
–Tu… proteggere me? E‘ più probabile il contrario, Wollestonecraft: sono il doppio di te!
–Ehm… beh… vero anche questo. Ora possiamo muoverci, prima di attirare l’attenzione?
Faith rispose affermativamente e riprese la salita senza voltarsi indietro.
 
***
 
La strana coppia si dimenava al ritmo convulso della musica elettronica, che entrambi disprezzavano, ma che in quel momento induceva le loro membra a muoversi come un serpente al suono del flauto dell’incantatore.
–Forse avremmo fatto meglio a riempire d'aria fresca i polmoni passeggiando nel parco del castello: qui dentro si soffoca!
–Perché, fuori no?- replicò Cyril, allentandosi il nodo della cravatta. –Saremmo inciampati a ogni passo in coppiette in amore, sai che imbarazzo? Meglio restare qui a farci deridere per come balliamo!
–Spiacente di disilluderti: spostare il peso da un piede all’altro non rientra nella definizione di ballare- ribatté Faith, gettandogli le braccia al collo, e per un pò rimasero in silenzio a oscillare sul posto, muovendo i piedi di tanto in tanto. Dopo quella che a entrambi parve un’eternità, la musica cessò, e la ragazza aggiunse, titubante –Ehm… che ne diresti di tornare di sotto? Siamo stati fortunati, finora, ma a tirare troppo la corda si spezza. Evitiamo una figura di merda epocale.
–Ma dai, non siamo qui da tanto!
–Ah, no? Da quanto?
Cyril ammiccò verso di lei e rispose, con voce suadente –Potrei dire che quando mi trovo in tua compagnia il tempo per me si ferma…
–Non ti conviene: ti ho visto guardare l’orologio non più di un minuto fa!
–Non ti sfugge niente, eh? Ok, siamo qui da quaranta minuti. Probabilmente abbiamo perso qualche momento imbarazzante di Kyle e Brian, i secondi e, se siamo particolarmente sfigati, il carrello dei dolci. E allora? A me non importa!
–A me sì, però! Cazzo!- soffiò Faith, puntando i piedi come una bimba che si vede negare il giocattolo tanto bramato. –Secondo te perché mi sorbisco per intero un matrimonio? Io vivo per il carrello dei dolci!
L’altro curvò le labbra in un sorrisetto di scherno, la afferrò per i fianchi generosi e, stringendo tra le dita le rotondità, ridacchiò –Questo spiega tutto!
Senza degnarlo di una parola, Faith fece ritorno alla sala del ricevimento di Jack ed Allison, dove recuperò la borsa e, appurato che mancava un quarto d’ora (minuto più, minuto meno)  al suo amato carrello dei dolci, marciò verso il parco, tallonata da Cyril.
Ritenendo scortese da parte sua non aprire bocca (dopo aver tentato in ogni modo possibile di liberarsi di lui), riesumò una parvenza di conversazione.
–Allora, ti, ehm, sono piaciute le portate?
–Abbastanza. I crostini di carne erano deliziosi, ma l’Haggis non l’ho toccato, non mangio interiora animali. Tu? Mi sorprende non abbia vomitato, il tuo ragazzo ha veramente dato spettacolo!
–Infatti ho piluccato, più che mangiare: ho rischiato di farmi andare tutti i piatti di traverso, mi disgustavano… Kyle e quella troia, naturalmente, non i piatti.
–L'avevo capito. Certo che è veramente uno stronzo.
–Non è uno dei tuoi migliori amici?
–Ti è mai successo di pensare  "Fottiti, bizzoca di merda“ della Venter? Eppure è la tua migliore amica. Semplicemente… capita. E‘ mio amico, non il mio fidanzato, non sono ignaro dei suoi difetti.
–Lui... non si rende conto che le persone provano sentimenti, credo.
–Stronzo e insensibile.
–Trovami un maschio etero sensibile. Anzi, no: trovami un maschio sensibile; se penso alle merde umane che hanno fatto soffrire Demon…
–Dipende da cosa intendi per sensibilità: se per te è piagnucolare per ogni cazzata smielata, allora no, se invece è avere una minima capacitò di immedesimarsi negli altri, allora ce ne sono. Pochi, forse, ma ce ne sono.
–Kyle di sicuro non è tra questi. Ma non è neanche colpa sua, è fatto così- sospirò Faith, adagiando la testa sulla spalla di Cyril, che non protestò, lasciò scivolare una mano lungo il fianco e la strinse a sè.
–Allora è fatto male.
–Non l’ho negato: ho detto che è fatto così, non che fa bene a fare quello che fa- ribatté Faith, sopprimendo a fatica uno sbadiglio, segno che aveva alzato un po‘ troppo il gomito: a differenza di altri, che da sbronzi diventavano iperattivi, lei si spegneva. Se non fosse stata attenta alla salute del suo fegato e dei suoi neuroni, avrebbe potuto benissimo usare l’etanolo come antidoto all’insonnia pre-esame!
–Allora perché ci stai insieme?- domandò un perplesso Cyril: non si capacitava di come una ragazza tanto intelligente avesse potuto perdere la testa per una persona così superficiale.
–A parte la "tartaruga magica" e il sesso da urlo, intendi?- replicò la Irving con una smorfia maliziosa. –Potrei risponderti che sono gli unici motivi, ma credo meriti di sapere la verità, visto che in parte è colpa tua se il mio cervellino contorto ragiona in questo modo: perché non mollo Kyle, dato che il nostro è un rapporto meramente fisico, nato morto, che si trascina per inerzia? Elementare, Wollestonecraft:  almeno per il momento, non ho speranze di trovare di meglio. Per la precisione: non penso che il „meglio“ potrebbe mai volermi, quindi perché cercare?
Forse a causa del senso di colpa latente, forse dell’atmosfera romantica del parco, oppure, chissà, del fatto che Faith, al chiaro di luna, fosse davvero carina, Cyril perse la testa e la baciò d’istinto, cogliendola totalmente di sorpresa.
Lei non si staccò immediatamente, anzi, si beò di quel bacio inaspettato finché la ragione non prevalse sui cosiddetti bassi istinti, rammentandole a chi appartenevano quelle labbra morbide e piene.
–Sei impazzito?- ruggì, spingendolo via. –Tu… tu… tu…
–Complimenti, l’imitazione del telefono occupato ti riesce benissimo- ironizzò lui, arricciando il naso. –Scherzi a parte: che ti prende? N-Non stavo andando male, vero?
In circostanze diverse avrebbe riso a crepapelle per un’uscita del genere, ma in quella particolare occasione  vinse la rabbia.
–Mi prende che ho una dignità, e non la getterò nel cesso per due bacetti scadenti con uno che mi disprezza!
Punto nell’orgoglio, Riccioli d’Oro contrattaccò.
–Da che pulpito: non ti liberi di Kyle soltanto per avere qualcuno con cui fare „ginnastica da camera“! Come osi parlarmi di dignità?
Lo schiaffo risuonò nella notte, talmente forte da spaventare le coppiette più vicine, che fuggirono veloci come lepri nella stagione di caccia.
–Invece di darmi addosso, fatti un esame di coscienza: se la mia autostima è ventimila leghe sotto i mari lo devo anche, se non soprattutto, a te. Per tre anni mi hai dato il tormento. Tre fottutissimi anni! Oltretutto i primi anni dell'adolescenza, quando ero più fragile! Maledetto il giorno che ti ho rincontrato!
–E quello in cui mi hai incontrato?
–Quello rientra nei ricordi selettivamente rimossi. E‘ sepolto nelle viscere del mio ippocampo per non riemergerne più- celiò in tono falsamente zuccheroso Faith. –Avanti, rientriamo, muoio dalla voglia di gustare qualcosa di dolce!
Nella mente di Cyril balenò una replica volgare (o proposta indecente, a seconda dei punti di vista) riguardante il dolce contenuto nei suoi slip, ma ebbe il buon senso di tenersela per sè. Rimase fermo, immobile, con la schiena contro un albero finché la figura curvilinea della Irving non sparì inghiottita dalle luci della sala.
 
***
 
La festa sarebbe terminata all‘alba, se il richiamo seducente di Morfeo non avesse esercitato il suo potere sui festaioli più irriducibili. Augurate felicità e prosperità agli sposi, e ridacchiato ai classici commenti allusivi sulla luna di miele, gli ospiti tornarono a casa, dove l’allegro chiacchiericcio delle signore - esclusa Faith, prostrata dall’emicrania - venne soppiantato da occhiatacce e sbadigli degli uomini, desiderosi di silenzio e di un incontro ravvicinato col materasso.
Non aveva posato la testa sul cuscino che sentì bussare alla porta della sua stanza; imprecando sottovoce andò ad aprire e si trovò davanti… Cyril, che la sorprese per la seconda volta, quella notte, tappandole la bocca con la sua.
–Ti hanno drogato, non c’è altra spiegazione!- esclamò, massaggiandosi la regione frontale, che le doleva.
–Sono d’accordo- annuì il biondo. –Speravo che togliendomi lo sfizio sarebbe passata, invece…
Irata, lo afferrò per le orecchie e sibilò –Non ti picchio a sangue per rispetto ai tuoi nonni, miei ospiti, ma ti assicuro che i miei muscoli fremono al pensiero di torcerti il collo e dilaniarti le carni!
–Hai visto troppi film dell’orrore, Irving- gnaulò Cyril, agitandosi nel tentativo di divincolarsi. –Ho preferito la sincerità: se avessi blaterato di trovarti all’improvviso una strafiga mi avresti riso in faccia, spedito al manicomio o che so io!- poi aggiunse, per evitare ritorsioni ai danni di parti delicate del suo corpo –Non nego che in giro si vede di molto, ma molto, ma molto peggio, però si vede pure di meglio, per questo non capisco come mai ho tanta voglia di…
–Toglierti uno sfizio?- ringhiò lei, avvicinando pericolosamente un ginocchio alla pelvi di Cyril, che deglutì a vuoto, terrorizzato: conoscendola, non avrebbe avuto remore a trasformarlo in un eunuco.
–Capire cosa ci trova Kyle in te, così potrò mettermi l’anima in pace. Sono sulla buona strada, sai? Se fai sesso come baci…
–Ehm… lo prendo per un complimento, perciò grazie- pigolò lei, scrutandolo con aria perplessa. –Ora, se non ti dispiace, vorrei aspettare che l’aspirina agisca comodamente avvol… la smetti di baciarmi a tradimento?
–Niente funziona contro il mal di testa meglio delle endorfine, Irving, e come si producono le endorfine in due?
Sconcertata, Faith soffiò –Scordatelo! Ti pare che mi umilierei facendolo con chi considera sprecato ogni attimo in cui non mi affossa l’autostima? Ho…
–Una dignità, sì. Perché, io no?- osservò Cyril, giocherellando con l’elastico del pezzo inferiore del pigiama. –Ma se non ci vede nessuno sarà solo il nostro piccolo, sporco segreto.
–Che custodiresti gelosamente, in attesa della prima occasione per usarlo contro di me. Buona sì, scema no, Wollestonecraft- cinguettò la Irving, rivolgendogli uno sguardo enigmatico. –Conosco la morale elastica di Kyle: un’oretta di pomicio libero può perdonarmela, le corna full optional…
–E‘ un sì?
–Non sei l’unico a volersi concedere qualche sfizio… con misura, ovvio- gli sussurrò all’orecchio mentre chiudeva la porta della stanza che divideva con Abigail.
Lui parve rifletterci un attimo, prima di sospirare –Chi si accontenta gode, e io voglio godermela. Seguimi, in soffitta non rischiamo di svegliare o incrociare nessuno e c’è un vecchio divano comodissimo!
 
 
 
Quattro mesi dopo….
–Ho sonno- sbadigliò Kyle, riemergendo da una pila di appunti.
–Dormi- rispose Cyril da dietro una pila altrettanto alta: gli esami erano ancora lontani, ma i due stavano scontando due settimane di nullafacenza trascorse a folleggiare a Istanbul.
–Stronzo- sbuffò Kyle, coprendosi il capo con un quaderno aperto.
–Tu di più- replicò Cyril senza scomporsi, assorbito dalla indispensabile operazione di sottolineare il materiale di studio secondo il suo rigido codice di priorità: in verde le parti da studiare, ma non approfondire, in giallo i concetti spiegati dai professori, ma integrati con altre fonti, in rosa le parti incomprensibili e (probabilmente per questo motivo) più spesso chieste agli esami. Come riuscisse a non impazzire, era un mistero. –Hanno bussato, alza le chiappe e vai ad aprire.
–Alzati tu, principino di ‘sto cazzo!- sbottò Kyle, irritato dall’atteggiamento altezzoso dell’amico.
Piegato dalle insistenze dell’altro, Cyril si arrese e, con passo strascicato, si diresse alla porta. L’espressione che si dipinse sul suo volto non appena posò gli occhi sulla visita inattesa non si può descrivere.
–I-Irving?
–Bello sapere che nonostante due settimane di baldoria in Turchia ricordi il mio cognome, Wollestonecraft. Non ci dormivo la notte!
–Davvero?- le chiese lui, che invece ai baci roventi e le carezze spinte che si erano regalati sul divano nella soffitta dei suoi nonni aveva pensato parecchio, sebbene fosse stato capace di non lasciar trapelare nulla con gli amici, men che mai Kyle. Non la vedeva da allora, il che gli aveva procurato un misto equilibrato di sollievo ( per non aver tradito del tutto un amico) e vuoto (volente o nolente, la Irving avrebbe sempre occupato un posticino speciale nel suo cuore, che lo ammettesse o meno). Averla davanti, fasciata da un vestito palesemente nuovo e altrettanto palesemente adatto al suo fisico, gli fece seccare la bocca all’istante.
–Naturalmente… no! Posso entrare? Devo dare il bentornato al mio ragazzo.
–La mia rettilona sexy! Ti sono mancato?- chiocciò l’interessato, palpeggiandola spudoratamente.
–La tartaruga che parla, canta e fa magie da morire, tu nemmeno un po‘- rispose lei con scioccante onestà, al limite della brutalità.
–Questa linguaccia biforcuta un giorno ti metterà nei guai- asserì Kyle, scuotendo la testa. –Sei stata un tesoro a venire a salutarmi.
–Ho un secondo fine: so che sei allergico alle mostre, ma al parco qui vicino espongono le installazioni di Krzysztof Wodiczko, e la mia vena romantica si illude che tu possa tollerare un tuffo nell’arte contemporanea, anche se la consideri spazzatura pagata a peso d’oro.
Kyle impallidì, avvampò, si guardò intorno in cerca di vie di fuga, infine assunse una tinta verde-giallastra alquanto inquietante; era chiaro che si sentiva tra due fuochi: l’odio profondo per quell’ammasso di inutilità incomprensibili che per lui era l’arte e la prospettiva che Faith lo ringraziasse del sacrificio come piaceva a lui.
L’idea di pretendere una ricompensa in natura per la rottura perse.
–Riccioli d’Oro!- trillò, arpionandolo per le spalle. –Sbaglio, o giusto ieri avevi espresso con Benny il desiderio di vedere le opere di questo Wosisky?
–Wodiczko- lo corresse l’amico, prima di realizzare che si era messo in trappola con le sue stesse mani.
–Grande! Potete andarci voi due, allora!
Imbarazzati, balbettarono in coro –K-Kyle, n-non credo s-sia il c-caso…
–Oh, avanti, non fatevi pregare!- gnaulò. –E‘ la soluzione ideale: io posso studiare in pace, Ricciolino, qui, si distrae un pochino e tu avrai al tuo fianco qualcuno con cui discutere, non un pappagallo che si finge interessato e annuisce senza capirci un’acca. Sono sicuro che vi divertirete un sacco insieme!
–Su questo non c'è dubbio- masticarono Cyril e Faith tra i denti, scambiandosi un’occhiata densa di significato.
Secondo un tacito accordo, nessuno toccò l’argomento "matrimonio e affini"; rimasero su terreno neutrale, commentando ogni tanto le opere più degne di nota. All’incirca due ore dopo, lasciarono il parco e camminarono senza guardarsi nè parlarsi finché Cyril, che la stava seguendo pedissequamente, senza riflettere su dove lo portavano i piedi, si accorse  di quale direzione avevano preso.
–Irving, o il tuo senso dell’orientamento ha bisogno di una revisione, oppure… mi stai portando al tuo appartamento.
La sua risposta fu un’alzata di spalla e il fintamente innocente –Mi va di togliermi uno sfizio.
–U-uno… sfizio?
–Oh, sì, uno che soltanto tu puoi aiutarmi a togliere- miagolò, decisa a divertirsi a sue spese. –Sai, ho un certo appetito…
–A-Appetito?- esalò Cyril, facendosi aria con le mani per darsi sollievo dal caldo improvviso che lo stava assalendo.
–Kyle non mangia piccante, mi accompagni dal messicano?
–V-Vuoi… mangiare? Il tuo appetito… parte dallo stomaco?
–Sai com’è, a ora di cena… tu non hai fame? Hanno aperto un ristorantino adorabile nel palazzo accanto al mio, dobbiamo assolutamente provarlo!
–Dobbiamo- allibito (e, in fondo, deluso), Cyril accondiscese alla richiesta ma, prima di entrare nel ristorante, esalò, colpendosi la fronte col pugno –Dannata Irving! Sarai la mia rovina, me lo sento!
 
Note dell’autrice:
Eccoci giunti alla fine di questo breve viaggio nel passato di Faith e Cyril. Spero vi abbia aiutato a conoscere meglio la nostra doc e, perché no, strappato qualche sorriso e/o risata.
Col senno di poi, chi lo conosce non avrà faticato a detestarlo, mentre mi interesserebbero le opinioni di chi ancora non lo conosce da altre mie storie. Cosa ne pensate di lui? E di Faith “da giovane“?
L’artista dal nome impronunciabile esiste davvero, ho voluto inserirne uno assurdo che solo dei veri intenditori - quali, appunto, Faith e Cyril - potessero conoscere, e l'ippocampo è una porzione dell'encefalo che presiede alla memoria a lungo termine.
A proposito di Cyril… poveretto! Sul finale mi ha quasi (sottolineo il quasi) fatto pena: è rimasto a bocca asciutta! Si aspettava che l’appetito di Faith partisse da più in basso dello stomaco, invece…
Certo che pure Kyle: mai affidare la propria ragazza ad un amico, per quanto fidato lo si creda (specialmente se single)!
Grazie per essere arrivati fino a qui, e grazie di cuore a chi, nonostante sia ormai conclusa, continua a leggere e seguire/ricordare/preferire la mia "Dr. Irving, M.D."! :-*
Serpentina
 
 
 

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