Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli: Capitolo 1: *** L'offesa.....la perdita....l'inizio della caccia.... *** Capitolo 2: *** Il dolore...la solitudine....la fiducia... *** Capitolo 3: *** l'evasone... l'incontro....il mistero *** Capitolo 4: *** L'arrivo...la battaglia....la scoperta.... *** Capitolo 5: *** Il fuoco, la sabbia...il mare di notte... *** Capitolo 6: *** Il palazzo...le prigioni...il mare calmo... *** Capitolo 7: *** Lo sbarco....l'incontro....la scelta... *** Capitolo 8: *** La prigioniera libera, l'uomo libero in trappola e...due spadaccini ko *** Capitolo 9: *** Il ricordo....la fuga...il salto *** Capitolo 10: *** il risveglio, la rivincita ... l'alleanza ***
Capitolo 1 *** L'offesa.....la perdita....l'inizio della caccia.... ***
La
perdita…l’offesa e…
…l’inizio
della caccia
L’enorme vascello se ne stava immobile al tramonto nel mezzo
dell’oceano infuocato dal sole morente e il vento
proveniente da estche sbuffava
frizzante, alleato di quelle vele pirata che da quasi due anni solcavano le acque
della Grand Line, veniva snobbato dall’intera ciurma.
Non c’era nessuno ad orientare le vele, nessuno era al
timone per seguire la rotta indicata stabilita, non c’era il capitano di
vedetta ne il classico via vai sul ponte per seguire
le direttive del navigatore.
Se ne stavano tutti sottocoperta a parlare fra loro, a
cercare un modo per poter proseguire… senza di lei.
“Per la navigazione di giorno non ci sono problemi, finchè
non la ritroviamo posso guidarvi io…il problema è la notte, non ho conoscenze
sufficienti perciò è meglio buttare l’ancora, ma così accumuleremo maggior
svantaggio….mi spiace…”
“Fa nulla Robin, anche così è perfetto, e poi con questa
nave e la propulsione che possiede li riprenderemo
senza problemi….”
Tutti i presenti voltarono lo sguardo verso il loro giovane
capitano sorridendo in qualche modo rincuorati da
quelle sue parole, in fondo aveva ragione, con la tecnologia che Franky aveva
installato su quella nave sarebbero bastati un paio di giorni per raggiungere
quei bastardi che li avevano offesi a tal maniera.
Così dopo quella piccola riunione la ciurma si divise
tornando alle proprie occupazioni.
Robin che aveva assunto temporaneamente il ruolo di Nami studiava attentamente gli appunti di quest’ultima
sperando di riuscire ad essere all’altezza della compagna.
Sorrise mentre si rendeva conto che capiva alla perfezione e
manovre che bisognava compiere in determinate occasioni, o i segnali che
anticipavano per esempio l’arrivo di tempeste o mareggiate.
“Procede tutto bene Robin?”
“Si Sanji….ti ringrazio…”
Il biondo si avvicinò al tavolo dove Robin stava seduta a
contemplare le cartine ed alcuni libri di Nami mentre con attenzione
sorvegliava la direzione che prendeva la piccola forma di carta mezza
bruciacchiata che vibrava sul tavolo.
“Menomale che sei con noi Robin…”
“No, la fortuna è che mi abbia insegnato qualcosa
mentre era con noi così qualcosa riesco a fare…”
Le sorrise poggiandole sulla scrivania un
vassoio con del profumato the e dei pasticcini caldi.
“Credo però che sia meglio gettare l’ancora fra poco, il
sole è quasi calato del tutto…”
“Va bene, lo dico a Franky, e poi dico
a Zoro che cominci il turno di vedetta…”
“Ti ringrazio…”
Sorseggiò il suo the mentre osservava
il cuoco allontanarsi verso la porta e ancora ascoltando i passi delle sue
scarpe sui pioli della scale quando scendeva, poi pian piano portò il nero
sguardo oltre i vetri della cupola di vedetta ad osservare il meraviglioso
tramonto che colorava sia cielo che mare rendendoli un’entità fusa
all’orizzonte.
Se ci fosse stata l’avrebbero sicuramente ammirato assieme
con tutti gli altri sul grande prato del ponte
principale, e si sarebbero messi a far baldoria come ogni sera, perché era così
la vita a bordo della Sunny.
Si festeggiava per ogni piccola cosa, dallo sbocciare dei
primi fiori nell’agrumeto di Nami, all’abboccare di un grosso pesce nei periodo di magra, alla vista di un arcobaleno dopo la
tempesta o come in questo caso in onore di un così bel tramonto.
Sbuffò sconsolata, era una cosa strana
quell’apatia sulla nave metteva davvero tristezza.
“Ti do il cambio, va pure a
riposare…”
I suoi pensieri furono interrotti dall’arrivo dello
spadaccino, che strano, non l’aveva nemmeno sentito;
lo salutò lasciandogli il posto dirigendosi verso la porta.
Prima di raggiungerla si voltò un’ultima volta in direzione
di Zoro, che si era appoggiato alla finestra e guardava fuori distratto.
“Non è stata colpa di nessuno…lo
sai vero?”
“…see…”
Non aggiunse altro, aprì e richiuse
la porta scendendo la scaletta e andando in cucina per la cena.
Non si accorse dell’occhiata preoccupata che lo spadaccino
lanciò al tavolo, ne della sua espressione furiosa nel
constatare che un altro minuscolo frammento di carta era andato perduto.
“…Dannazione!! Che volevi fare eh?
Mocciosa testarda…”
Poggiò la fronte contro il vetro abbassando lo sguardo sulle
sue tre katane, specialmente sull’elsa di quella bianca, la sua spada
prediletta sulla cui impugnatura stavano ancora dei
finissimi segni amaranto, e schiuse gli occhi in un espressione ferita, come
poteva dire Robin che non era stata colpa di nessuno? Come potevano gli altri
non guardarlo con disprezzo dal momento che era stata sua
la disattenzione?
E non poté fare a meno di ripensare
a quello che era successo….
Era un pomeriggio
normale quello che si stava vivendo a bordo della
Thousand Sunny, la rotta proseguiva tranquilla e si erano da poco conclusi i festeggiamenti
per l’arrivo del nuovo membro Brook perciò c’era chi dormiva beato, chi
riordinava la cucina allontanando le insidiose minacce del gommoso capitano non
ancora sazio dopo l’enorme abbuffata, chi riordinava gli scaffali
dell’infermeria, chi inventava nuove schifosissime armi, chi invece controllava
che tutto forse in ordine, chi leggeva e chi curava i propri mandarini, il
tutto accompagnato dal melodioso suono del violino di Brook che per nulla
stanco intonava canti allegri o soavi a seconda dell’umore generale.
La navigatrice stava
estirpando alcune erbacce dal prato del mini agrumeto
tenendo d’occhio i fiori che si stavano ingrossando in verdi frutti circolari,
era soddisfatta, il terreno impiantato da Franky era molto fertile e adatto ai
suoi arbusti.
Stava canticchiando tranquilla quando proseguendo la sua mansione inciampò i un
ramo rischiando di ruzzolare per le scale poco distanti se non fosse stata
afferrata in tempo.
“Ma
tu guardi dove metti i piedi qualche volta?”
“Allora è colpa tua
non del ramo razza di deficiente!”
“Hey guarda che ero davanti a te, come diamine hai fatto a non vedermi
talpa?”
“Ero assorta nel mio
lavoro imbecille! E comunque almeno quando dormi le
potresti togliere quelle dannate spade!!”
“Non insultare le mie
katane mocciosa!! Waah guarda me le hai quasi
graffiate!!La mia preziosa Wado!!!”
“Non sono graffiate,
solo sporche, e comunque se te le fossi tolte non sareb…”
“Un vero spadaccino
non si separa mai dalle proprie spade ragazzina, e se anche fosse, come farei a
difendermi se fossimo attaccati all’improvviso?”
“SIAMO IN MEZZO
ALL’OCEANO IDIOTA!!!! Vedremo avvicinarsi per tempo
chiunque dannazione!!!”
“E non urlare isterica!!! Non è successo nulla…”
“Ma
avrebbe potuto! E se mi fossi fatta male?”
“Guarda che ti ho presa
al volo!! E poi che vuoi che sia, per quello che devi
fare va bene anche se ti sloghi una caviglia tanto
devi stare ferma quindi…”
“Quindi mi posso
tranquillamente ferire, l’importante è che le tue spade non si
“graffino” giusto?”
Stava incominciando ad
alterarsi, come diavolo poteva prendersela per due miseri segni di terriccio
sul fodero delle spade e far finta di nulla con lei….che razza di uomo era?
“Non ho detto questo,
sto dicendo che le mie spade devono sempre essere
perfette, altrimenti sarebbero inutilizzabili non credi?”
“Oh si
certo, dopotutto anche il dannatissimo fodero della tua dannatissima spada
potrebbe salvarti la vita….ma fammi il piacere!!!”
“Questa spada è
importantissima per me, non osare mai più offenderla hai capito?!?”
“E allora tu trovati
un altro posto per i tuoi sonnellini e stai lontano dai miei mandarini, così
non ci saranno più di questi problemi STUPIDO!!!”
Detto questo gli aveva
lanciato il mazzo d’erba che ancora teneva in mano e se n’era andata incavolata
nera e per tutta la sera nemmeno l’aveva guardato.
Non che la cosa gli dispiacesse, dopotutto era lui il primo ad essere
arrabbiato, quei segni sulla sua Wado erano come sfregi alla memoria di Kuina,
Nami questo non poteva saperlo, ma lui non voleva comunque che la sua spada
venisse toccata da altri, tutto qui.
…però
forse aveva davvero esagerato con lei, le aveva dato un messaggio sbagliato
dicendogli certe cose, e probabilmente aveva insultato il suo ruolo nella
ciurma che alla fin fine era quello fondamentale.
Forse avrebbe dovuto
chiederle scusa…però per uno orgoglioso come lui era
una cosa amara da fare e poi magari lei lo avrebbe attaccato ancora, in quella
testa rossa non si capiva mai cosa passasse.
Sbuffò dopo aver
bevuto il suo caffè, ed uscì diretto verso il suo luogo di riposo preferito
ovvero l’agrumeto di Nami, che anche se si trovavano in mezzo al mare gli dava
la pace e i profumi della terraferma.
Si bloccò non appena
arrivato in cima alle scale, solo in quel momento si era ricordato del divieto
da parte della rossa di avvicinarsi a quegli alberi, perciò sbuffando fece per
tornare indietro ma poi decise di fare qualcos’altro.
Sciolse il nodo della
cinta e appoggiò le katane a lato della balaustra in modo che nessuno ci
potesse inciampare avendole comunque a portata di
mano.
Poi si
inginocchiò e finì di togliere le erbacce che infestavano le basi degli
arbusti.
“Guarda che non è mica
necessario…e comunque non ti avevo detto di stare alla
larga dai miei mandarini?”
“Stai zitta e dammi
una mano invece rompiscatole!”
“Figuriamoci, mi sono
appena fatta la doccia, non ho intenzione di sporcarmi a causa tua…”
“Strega!”
La
rossa sorrise sedendosi sul
primo gradino della scala osservandolo lavorare col broncio, aveva notato le
spade al lato della scalinata ed aveva sorriso, sapeva che in fin dei conti
Zoro non era uno zoticone, era a conoscenza del legame che lo legava alle sue
spade, soprattutto a quella bianca, che a quanto le aveva detto Rufy era
appartenuta alla sua rivale numero uno e rappresentava la promessa fatta ed il
suo grandissimo sogno.
Prese così il
fazzoletto di seta che aveva preso dalla sua stanza, e dopo averlo imbevuto nel
secchio d’acqua che usava per l’irrigo cominciò a
lucidare quei foderi prendendo ad una ad una le spade di Zoro, lasciando la
Wado per ultima e stupendosi di trovarle così pesanti.
“Tsk…non eri tu quella
che sosteneva che qualche graffio su un fodero non fa differenza per una spada?
”
“Guarda che se non
stai zitto le butto a mare…”
“Cos’hai detto arpia?”
“…e comunque
questo servizio ti costerà ben 90 danari caro mio…”
Era pronto a ribattere
più inviperito che mai, ma la linguaccia che gli fece la navigatrice e quel
sorriso beffardo lo convinsero ad una resa temporanea, così sbuffando si lasciò
cadere ai piedi delle piante.
“Vedi di fare almeno
un buon lavoro strozzina…”
“Brilleranno come
ematite queste qui scure…e la tua Wado sarà come diamante…vedrai che Kuina non
si arrabbierà…”
Si alzò di scatto nel
sentire quelle parole, convinto che lei non ne sapesse nulla riguardo alla
Wado, ma a quanto pare si sbagliava di grosso, quel
Rufy aveva davvero la lingua lunga certe volte.
“Che
c’è? viene male?”
“…no…ma mettici più
grinta scansafatiche…”
“Hey piano con le
critiche…”
“Tsk…svegliami quando avrai finito…”
Non ci fu bisogno di
svegliarlo però, perché circa due ore dopo il grido di Usopp
che stava di vedetta, seguito dal rombo di una sirena lo fecero scattare come
una molla.
“La marina?”
“Un’intera flotta
dannazione…Tieni le spade…e raduna tutti sul ponte…”
Nami scattò giù per le scale diretta al timone principale mentre man mano dava
disposizione agli altri di spiegare le vele a Sanji e Chopper, di mettersi in
posizione ai cannoni ad Usopp e salire di vedetta a Robin, mentre Rufy e Zoro
avrebbero deviato gli attacchi diretti.
Fu una dura battaglia,
primo perché inferiori di numero, secondo per via degli immensi sforzi a cui
dovettero far fronte.
Fortunatamente però
dopo alcune ore fra combattimento e fuga riuscirono a
scampare anche a quella minaccia.
Non avevano calcolato
una cosa però…una piccola imbarcazione era riuscita ad
attaccarsi alla prua della nave, era piccola rispetto alle altre e mimetizzata
in maniera strabiliante.
A bordo c’era il
comandante della flotta seguito da pochi uomini scelti e in men che non si dica la ciurma di Rufy si trovò braccata sulla sua stessa
nave.
Ad occhio e croce erano una quarantina, ma Zoro, Rufy e anche Sanji potevano
tenerne a bada due o tre in contemporanea, Franky poi ne aveva già spazzati via
cinque o sei senza dimenticare Robin che con il suo potere allontanava quelli
che ancora cercavano di salire.
Anche Chopper ed Usopp
diedero il loro contributo ma ben presto la ciurma fu
bloccata grazie all’intervento dell’ammiraglio che aveva guidato la spedizione,
possedeva infatti parecchie gemme di agalmatolite marina che inibì i poteri dei
quattro del frutto del diavolo costringendoli ad usare la loro sola forza.
Il vero problema però fu quando le forze cominciarono a venir loro meno, a chi per
vi della pietra, a chi per la stanchezza dovuta al fatto di dover proteggerli,
così sia Sanji che ZORO Usopp E Brook vennero presto presi di mira.
Gli spadaccini della
marina erano davvero ben addestrati e Zoro fu messo con le spalle al muro,
Sanji ebbe il suo da fare a proteggere Robin mentre
Usopp ne aveva con Chopper e Brook,e Rufy era stremato alle spalle di Zoro,
l’attacco di massa sarebbe stato devastante perché la marina aveva in campo
oltre l’ammiraglio ancora una ventina di uomini,un attacco di Nami però, rimasta nascosta per
organizzare nuvole, calore ed umidità col suo clima Tempo, bastò a dimezzarne
la quantità e dar respiro ai suoi compagni che ne misero fuori gioco il resto.
Alla fine la
situazione sembrava finalmente chiarita, i pirati seppur sfiniti erano risultati i vincitori, avevano sconfitto in mare tutti gli
marine tranne l’ammiraglio che trovandosi solo e sotto tiro delle sciabole di
Zoro, la fionda di Usopp e i calci di Sanji optò per la ritirata, non prima
però di aver inflitto anche a loro una pesantissima perdita.
Nami.
La cartografa infatti era rimasta in retrovia, nascosta sul ponte
secondario nel suo agrumeto ma questo non bastò e l’ammiraglio la scovò quasi
subito, notando poi il log pose al suo polso la inquadrò subito come
navigatore, perciò prima di ritirarsi riuscì a scampare all’attacco dei tre
pirati e dirigersi verso di lei.
Venne braccata in un batter d’occhio ma grazie
all’intervento di Zoro riuscì a scappare e dirigersi verso le scale, il verde ingaggiò
un duello di lame con l’ammiraglio che riuscì a disarmarlo delle sue due spade
nere e della Wado ferendoloalle spalle
e al torace.
Quando poi stava per
finirlo una bastonata da parte di Nami servì come
diversivo a Zoro che con uno scatto a destra riprese le sue katane nere, non
riuscì però a raggiungere alla Wado, che venne gettata in mare dal capitano
della marina.
Stava per essere
nuovamente attaccato dalla rossa, che non aveva dato ascolto allo spadaccino e invece
di mettersi in salvo era tornata all’assalto, ma stavolta venne
anticipata e ferita al ventre dalla spada del nemico e scaraventata contro il
bordo opposto del ponte.
Lo schizzo di sangue
che macchiò il pavimento montò nel ricercato un’ira mostruosa e si gettò
nuovamente all’attacco, usò le tecniche a due spade ma
il marine era davvero un portento con la spada e riuscì a schivare ogni mossa,
inoltre sfruttava la preoccupazione del verde nei confronti della donna inerme
alle sue spalle che tossendo e gemendo cercava di rimettersi in piedi.
“Sta buona dannazione
Nami!!!”
Le sue grida però non
la raggiungevano, erano sormontate dallo stridio delle loro spade in contatto e
dai colpi di cannone delle altre navi in avvicinamento.
I loro compagni poi
non potevano aiutarli presi a controbattere all’offensiva, fortunatamente le
pietre funeste erano state trovate e gettate via così tutti quelli del frutto
del mare erano tornati in forze e stavano dando il loro contributo, ignari
della ferita che Nami aveva riportato.
Tutto si concluse in un attimo che la mente di Zoro visse quasi al
rallentatore.
La sua Wado sibilando
lo raggiunse improvvisamente aiutandolo a fermare l’ennesimo attacco del
bastardo in divisa.
Questi però usò quell’istante
che gli servì a sguainare la spada per arretrare, ghermire Nami e saltare in
mare fra le risa ed un ultima frase sputata con
crudele ironia.
“Credo che d’ora in
poi sarete voi a dare la caccia a noi….bambocci…”
Poi quello che riuscì
a vedere fu solamente lo sguardo di Nami contratto nel dolore, ma sereno e pieno di fiducia, ed un mezzo sorriso tirato a
forza fra il dolore di quella presa.
Si infuriò, corse verso di loro, scivolando
sullo schizzo di sangue e perdendo il colpo per cercare di salvarla in
extremis.
La vide allontanarsi
su quella bagnarola, venir gettata sul ponte con cattiveria e strattonata dai
marine.
“Namiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!”
L’urlo che cacciò
fermò di colpo i vari combattimenti.
Cessarono le cannonate
e cessarono le controffensive dei pirati che volsero l’attenzione
verso lo spadaccino e poi nella direzione in cui urlava.
Poche ore dopo la
pioggia che cadeva nella buia notte senza luna lavava
via quella chiazza di sangue dal ponte secondario, scorreva fra le assi della
nave e sui vetri delle finestre.
Poche ore dopo l’ancora
teneva ferma la nave fra le onde e il silenzio gravava
sulla testa di ognuno.
L’alba era vicina, ma sarebbe stata nera per tutti.
“Ha lasciato questa….”
Stringendo i pugni
estrasse dall’elsa della Wado una palla di carta accartocciata e schiacciata nelle
pieghe degli intarsi.
“…è la rotta da
seguire…”
“Che
dici Robin?”
“Non la riconoscete? È
la carta dello spirito che Laura ha dato a Nami a Thriller Bark,
è più piccola di prima, l’altro pezzo ce l’ha
sicuramente Nami quindi basterà seguire la direzione che indica e…”
In quel momento un
finissimo filo di fumo grigio si levò dal bordo del foglietto e delle braci amaranto
incominciarono a divorarne la sostanza.
“…e
fare in fretta!”
Le parole che Zoro sibilò fra la rabbia vennero accolte con un deciso segno del
capo dai membri restanti.
Poi
Robin riprese la parola alzandosi in piedi e lasciando il posto a Sanji per le
medicazioni di Chopper.
“Per la navigazione di
giorno non ci sono problemi, finchè non la ritroviamo posso guidarvi io…il
problema è la notte, non ho conoscenze sufficienti perciò è meglio buttare
l’ancora, ma così accumuleremo maggior svantaggio….mi spiace…”
….Così cominciò l’inseguimento…così cominciò la loro caccia….
Aprì gli occhi sul placido oceano dove ad est stava nascendo
un chiarissimo sole.
Erano già due giorni che seguivano la carta di Nami, e più
passava il tempo più questa si disgregava nella cenere.
“…come fate a pensare che
non sia colpa mia…? Stava a me proteggerla…dannazione!”
Sull’impugnatura della Wado, oltre
ai segni amaranto del sangue di Nami una perla di sale scendeva fondendosi ad essi.
La Mia prima ficcy
su One Piece…u.u
Continuerò
presto spero….XD
Un abbraccio e auguri alle befanine del sito ^____-
Capitolo 2 *** Il dolore...la solitudine....la fiducia... ***
…il dolore…
…il
dolore…..la solitudine….
…la
fiducia…
Bruciava, bruciava da impazzire e
quell’assurdo dolore anche se era stanca non la lasciava dormire, era stanca
per stringere ancora i denti e non urlare dal male, stanca di sopportare la
fame e concentrarsi su tutto tranne che le fitte all’addome.
Ogni tanto scendeva sotto coperta qualche marine per
controllare che non facesse scherzi, che non tentasse
la fuga o non ci avesse rimesso la pelle.
Cosa impossibile visto la cella in
acciaio puro nella quale l’avevano rinchiusa, le catene in ferro pesante che le
avevano messo a polsi e piedi appesantite inoltre dal potere dell’agalmatolite
anche se sapevano perfettamente che non aveva i doni del frutto del mare.
Riusciva a malapena a voltare la testa per cercare la
posizione del sole e capire che ore erano e pure quei movimenti erano difficili
da fare, perché il dolore all’addome era più acuto che mai, reso insopportabile
dall’umidità della cella e la salsedine trasportata dal vento fino in cambusa.
“Nhg…”
“Respira piano o ti si riaprirà la ferita…”
“…chi c’è? un altro che vuole
vedere se scappo?”
“….no…volevo solo sapere se stavi bene…”
La rossa pian piano voltò il viso
cercando la direzione da cui proveniva la voce per vedere chi c’era con lei in
quel momento, ma era troppo scuro e la sagoma del suo interlocutore si fondeva
al buio come il cacao nel latte al mattino quando si fa colazione.
Di lui percepiva la presenza e basta.
“Tanto non c’è bisogno che scappi io….mi troveranno i miei
amici…ahi…e presto anche…”
“Me lo auguro per te bimba…ma
intanto, respira piano eh? Non ho voglia di passare un’altra notte insonne a
ricucirti la pancia…”
“Nh? Sei un medico?”
“…no, un sarto…ai prigionieri non sono concessi medici…”
“?!? Che cosa?”
“Ritieniti fortunata, se la ferita non fosse
stata profonda non avrebbero chiamato neanche me, me ne sarei stato in
sartoria a riparare gli abiti dei marine che i tuoi amici han ridotto a
brandelli…”
“Mi prendi in giro?”
“Che ci guadagnerei a farlo?”
“Un sarto a me? Ma l’hai
sterilizzato l’ago? E se poi mi si infetta la ferita e
mi viene il tetano?”
“…allora si chiama il pastore ….”
“Smettila di dire baggianate!!! Sono
pur sempre una don…ahi!”
“Sei un pirata….alla marina non importa che tu sia uomo o
donna, i pirati e i nemici non hanno sesso né diritti ficcatelo
in testa bimba….”
“Ngh…”
“…e adesso calmati e respira piano…o il filo di cotone si imbratterà di sangue, si sfalderà e allora si che
arriverà il pastore…”
“Ma che razza di gente siete?”
“Tsk…piuttosto hai fame? Vedo di procurarti qualcosa se vuoi…”
“No grazie…non vorrei che mi rifilaste il cibo dei cani, non
si sa mai…”
“Mpf…di cani a bordo non ne abbiamo, semmai ti sarebbe toccata la broda dei maiali,
sai l’ammiraglio ne tiene una decina nel porcile della chiglia…”
Non aspettò la risposta della prigioniera che già strillava
come una matta, miagolando di dolore fra una parola e l’altra, e si avviò su
per le scale verso il ponte superiore a riferire al comandante le condizioni
della prigioniera le cui grida arrivavano fin lassù.
“Direi che sta bene Mic…”
“Signor-si ammiraglio, risponde
bene alle cure, è una ragazzina forte…”
“Buon per lei…”
“Fa strano credere che sia il navigatore di quella nave
pirata, è troppo ingenua…”
“Dici questo perché non l’hai vista in azione….l’altra notte
ha messo fuori gioco venti dei miei uomini con saette
richiamate da non so dove…”
“Se lo dice lei…”
“Puoi andare Mic…”
“Con permesso Ammiraglio Nola…”
L’uomo si voltò e percorse quasi tutto il ponte sorpassando
il timone e dirigendosi verso i piani rialzati della nave a passo svelto.
I suoi capelli lunghi e neri legati in una coda bassa cozzavano
contro la sua schiena ad ogni passo, e le perle in essi
incastrate tintinnavano come piccoli campanellini accompagnando i secchi scatti
degli stivali lucidi e dei bracciali di acciaio a maglie fine che ornavano il
polso destro e il fianco sinistro.
Quando fu prossimo a salire i gradini il capitano
lo richiamò nuovamente, con voce alta che però non era grido.
“Sai una cosa Mic?”
“Che cosa Signore?”
“Nemmeno a vederti osentirti raccontare quelle storie di
sarti o di maiali si direbbe che sei un medico….il
migliore in assoluto poi, tieni da conto le mie parole!!”
Lo guardò ghignando mentre il
sottoposto gli alzava la mano in segno di saluto per sparire poi oltre le porte
dell’infermeria che in quei giorni era stata piena di marine feriti e pestati
per bene.
Una cosa lo aveva stupito, nessuno dei suoi uomini aveva
perso la vita, nemmeno uno, neanche il più debole; erano
tutti tornati, chi a nuoto chi sulle scialuppe, alla nave per le cure e la prognosi
massima che Mic aveva rivelato era quella di circa un mese per una gamba
fratturata di una recluta, per questo anche se era una nemica aveva concesso
alla prigioniera le massime cure di cui disponeva, lei e la sua ciurma non
avevano ucciso nessuno, e il favore andava ricambiato.
Il suo sguardo si fece serio di nuovo
mentre fissava la linea blu dell’orizzonte che non più tardi di due
giorni avrebbe rivelato le cime dell’isola verso la quale erano diretti.
Avrebbero scaricato li l’ostaggio e
ripreso il mare nell’attesa dell’arrivo dei pirati, che all’oscuro di tutto gli
sarebbero andati in contro persi nella rabbia e nella sete di vendetta mentre
loro lucidi e preparati li avrebbero catturati come ridere.
La notte raggiunse nuovamente quella scheggia di mare
inondandolo tutto di un blu scuro e denso portando la calma e il silenzio di
una navigazione lenta e placida.
Il vento si era smorzato e la nave procedeva spinta dalle sole onde, ogni tanto rimbombava nella notte lo
spruzzo dovuto all’emergere improvviso di qualche pesce curioso di vedere la
luna che si specchiava meravigliosa in quelle acque cerulee.
Nami stava immobile cercando di non pensare al bruciore
della ferita, ma più pensava alle parole di quel damerino e più le montava
dentro una rabbia enorme che la faceva sbuffare e tramare come una vaporiera impazzita,
e le contrazioni del diaframma, gli scatti della schiena e gli sbuffi delle
labbra si condensavano lungo la pancia torturandola di prurito e fitte di
dolore.
“Giuro che appena mi libero te la faccio pagare, setaccio tutte le cuccette, ogni angolo d questa nave, ti
trovo e ti friggo col mio Klimattac!!!”
“…non ce ne sarà bisogno bimba….mi hanno detto di tenerti d’occhio,
perciò all’evenienza sono qui…”
La rossa girò la testa furiosa pentendosi però subito di
quel gesto avventato, poiché le viscere le diedero uno scossone di quelli
potenti.
“Ahiiiiiiiiio!”
“Hih…hiii….”
“Sparisci o ti faccio a fette!!!”
“Ti ho portato un po’ da mangiare…avrai
fame no?”
“….”
“Tranquilla, non è broda, scherzavo prima…”
“Quindi sei un medico?”
“No…sono un sarto…”
Chinò il viso ingoiando il groppo di rabbia e disillusione che
le bloccava lo sterno cercando di non mostrarsi debole e trovare quel briciolo di autocontrollo che sembrava essere rimasto a bordo della
Sunny.
Si voltò stizzita dall’altra parte mentre
questi apriva la cella, entrava e posava le vivande ai suoi piedi,
inginocchiandosi e cercando le posate per imboccarla.
Non riusciva ancora a vederlo in faccia per via dell’oscurità
e maledì quelle dannate carceri senza lampade o candele, come diavolo faceva la
gente a vedere in quei budelli scuri di notte se nemmeno il sole a momenti ci entrava di giorno lo sapevano solo loro, ma appena lo
avrebbe avuto a tiro gli avrebbe sputato in un occhio tanto era grande la sua
rabbia perciò rimase buona finchè non fu certa di averlo di fronte.
“Adesso da brava apri la bocca e mangia che non voglio
perdere tutta la notte, ho del lavoro da fare io…”
Pensò poi che forse era meglio se
prima un po’ si saziava dato che aveva fame davvero, e poi l’ultimo boccone
glielo spiaccicava sul muso, si, avrebbe fatto così con quel damerino da
strapazzo, e gli avrebbe pure riso in faccia, al diavolo il dolore del poi.
“Ahm…”
Assaggiò il primo boccone stringendo i denti immaginandosi chissà
quale schifezza ma dovette ricredersi perché invece la
pietanza era buona davvero.
“Buono eh? Sformato di asparagi e
formaggio…tieni…”
Gustava i bocconi con calma ingoiando piano per non far
troppo rumore nonostante l’appetito e guardava se riusciva a vedere in faccia
il tizio del quale intravedeva solo il bianco dei denti
mentre parlava e a luce degli occhi, nessun particolare però del loro
colore e dei suoi lineamenti era ben chiaro.
Così fra i suoi sforzi per vedere la faccia del furbo e le
masticate finì la portata maciullando l’ultimo boccone
pronta per il suo scherzetto.
“Nhm…niente male, ma Sanji
sa fare di meglio…”
“Tzè, ti meriteresti davvero la broda”
Stava immobile per prendere bene la mira e sputargli il
tutto in faccia quando il movimento che fece l’altro per posare il cucchiaio
nella ciotola catturò un riflesso di luna che deviato dalla conca della posata
gli illuminò per un istante il viso, permettendo alla rossa di vederlo in volto.
Era favoloso, a dir poco bellissimo.
Quella rifrazione catturò immediatamente gli occhi del
marine le cui iridi brillarono di una luce cerulea
grigia come il mare al mattino dopo la tempesta, e i lineamenti del viso erano
marcati all’altezza del mento dal quale spuntava una barbetta curata a
contornare due labbra serrate in un sorrisetto enigmatico.
E se l’intento della navigatrice era
quello di insozzargli la faccia il suo piano andò presto a farsi benedire, perché
per la sorpresa il boccone le andò di traverso facendola tossire come se avesse
avuto la polmonite.
“Che combini scema?”
“Cough cough…ahio!!!”
Subito il marine prese la tozzola d’acqua e gliela fece bere
cercando di farle passare la tosse che le sconvolgeva
l’addome come la furia abbatte le palme.
Le bende, troppo strette per l’atto del tossire le
impedivano di respirare bene nell’affanno e complicavano la situazione tendendo
la ferita ancora fresca rischiando di farla aprire.
“Che ti è preso?”
“Non…respiro….cough…”
Svelto come una saetta questi estrasse
un coltello e tranciò le bende senza curarsi di alzarle la maglia che venne sbrindellata
fino all’inizio del costato, poi con un gesto secco la fece sdraiare sulla
stuoia e le premette con forza una mano all’altezza del diaframma e l’altra sul
collo all’altezza della gola schiacciando e liberando la presa più volte finchè
la tosse non si placò.
“Che male…”
“Cretina…volevi riaprire la ferita? Che diavolo
ti è preso?”
“…bugiardo…ahi…”
“Che c’è?”
“Sei un medico scemo…ammettilo…”
“Tsk….e adesso….RES PI RA - PIA NO!!!”
Rimasero in quella posizione alcuni minuti poi quando il respiro si regolarizzò del tutto lasciò la
presa, prese le bacinelle della cena ed uscì piano.
“Grazie…”
“Sta buona ora….vado
a prenderti una coperta sciocca mocciosa…”
“Zoro…”
“Che hai detto?”
“…niente…”
Dopo che fu andato, tornato con la
coperta e sparito di nuovo Nami si portò la mano alla pancia carezzandola piano
per alleviare il pulsare del dolore, chiuse gli occhi che le si inumidirono di nostalgia,
voleva tornare sulla Sunny, voleva ridere e far casino coi suoi amici, voleva
vedere i loro sorrisi e voleva annaffiare i suoi mandarini, ma soprattutto voleva
litigare con l’unico che riusciva davvero a farla arrabbiare, voleva picchiare
i pugni in testa all’unico che a bordo la chiamava mocciosa, voleva specchiarsi
nei suoi occhi neri di pece lucida come inchiostro, voleva chiedergli scusa per
avergli lanciato la sua preziosa spada bianca a quel modo, scusa per averlo
messo nei casini, scusa per essersi fatta prendere come una novellina senza
esperienza.
“…Zoro…”
E piano piano, stando attenta a
non singhiozzare lasciò libere le lacrime dei sui
occhi senza rendersi conto che nel pensare a lui il palmo della sua mano era
andato a coprirle il petto all’altezza del cuore, forse nel tentativo inconscio
di scaldare quella gemma di ghiaccio che nel denso silenzio di quella notte
ombrosa pulsava dolore, lacrime e nostalgia.
“Spero davvero chi ti trovino bimba
e che riusciate a farla franca prima dello sbarco, qui a bordo si scherza, ma
una volta approdati a Mirror Island comincerà la vera battaglia, non tanto per
te ma per coloro che puoi ancora chiamare amici…”
Due occhi chiari dopo averla osservata sopirsi scintillarono
di tristezza nel volto del medico e le sue labbra, dopo ghigni e sorrisi di
scherno si piegarono in un’espressione di malinconia che poco si addiceva a
quello che a vederlo, e sentir parlare, si stentava a credere che fosse il
miglior medico in circolazione.
A poco meno di due giorno di distanza la Sunny sonnecchiava
pacifica cullata dalle placide acque nere dell’oceano, a bordo il fermento per
quel giorno era cessato, l’ancora gettata alcune ore prima aveva messo fine a
quella giornata di estenuante rincorsa e l’equipaggio
si concedeva un seppur preoccupato meritato riposo.
La carta dello spirito piano piano
aveva cominciato a rinnovarsi e questo diede sollievo
alla ciurma di Rufy finchè poco dopo la mezzanotte nuovamente il fumo l’aveva
divorata per poi placarsi e crescere nuovamente e lentamente.
“Non facciamoci prendere dal panico….è comunque
più grande di ieri notte, forse la staranno curando o la ferita non era poi
così grave per…”
“L’ha tagliata da parte a parte scemo, l’ho visto io, due
centimetri più a fondo e la tranciava in due quel
marine bastardo!!!!”
“Sta calmo Zoro, la carta si riprende, la direzione è la stessa, Nami sta bene…”
“Come fai a dirlo cuoco da
strapazzo?”
“Mi fido di quella nave….so che i marine, anche se nostri
nemici non la lascerebbero morire in alcuna maniera, sono uomini d’onore
dopotutto…”
“Come Morgan o Spandan?”
“Non fare il cretino, la feccia c’è da entrambe le parti…fidati
di Nami…ne ha passate di peggio e sola prima di unirsi a noi…non è debole come
credi tu…”
Le ultime parole di Sanji riuscirono a calmarlo in qualche
modo, grugnì un borbottio e si preparò a salire di vedetta, forse ciglia
arrotolate non aveva tutti i torti…Nami era in gamba
dopotutto.
Cominciò a fissare la pace delle acque sorridendo all’aroma
dei mandarini che la lieve brezza notturna innalzava fino alla torretta aperta,
le sembrava di sentirla più intensa che i giorni
precedenti, forse era vero che stava meglio, e forse erano anche più vicini di
quanto non credessero.
Se ci fosse stato Usopp sulla torretta di vedetta, coi suoi occhiali avrebbe probabilmente notato a nord- nord
est una minuscola macchiolina in lento moto, o forse no poiché la sagoma di fndeva quasi perfettamente alla notte e i suoi silenzi.
Era il vascello dell’ Ammiraglio
Nola quello, e non si sapeva di nessuno che fosse riuscito a scovarlo una volta
mimetizzato.
Forse era per questo che il grande capitano era detto anche il Camaleonte.
TH
^___^
Ciauz e grazie mille a:
Rolochan105 che fra una pausa
e l’altra delle sue bellissime fiction ha trovato il tempo e la voglia di
commentare questa mia prima ideuzza!!!!
Sarà una Zo/Nami
eccome socia delle Zo/Nami ^()^
Un abbraccio e grazie mille!!!!
(Ora fila ad aggiornare
Hallelujah, Il filo rosso del destino, gli anelli e
compagnia bella XD)
ciauz!!!! ^_____-
Giodan: che mi ha
beccata in errore per ben due volte….ed uno peggio dell’altro -____-‘’’’(e io
che credevo di farla franca….sighsob….)
Ah-hem…prima di tutto
non scusarti affatto!!! Le tue dritte sono dettate dal
fatto che hai letto la storia con attenzione e questo mi fa piacere credimi!!!!
^______________^ guarda che sorrisone che ti faccio!!!!!!!
Grazie mille per la correttezza e la
gentilezza con cui me li hai fatti notare, ma adesso
passo alla difensiva….
Dunque, lo so che Rufy probabilmente non sa
nulla del passato di Zoro, ma in qualche modo dovevo pur farlo scoprire a Nami,
e una confessione da parte della zucca verde era impossibile da scrivere,
almeno da parte mia, per cui ho fatto affidamento alla
bocca larga di Rufy u.u XD
Per quanto riguarda la vivre card, anche se
hai ASSOLITAMENTE ragione ho modificato, e se potete
perdonatemi sta bastardata, le sue funzionalità….sebbene
abbia letto e riletto il manga del quale sono un’appassionata con la A maiuscola
e, non poteva di conseguenza sfuggirmi l’utilizzo delle suddette vivre card, da
gran bastarda quale sono, ho stravolto anche questo fatto….perciò
ho fatto credere (ripeto, sperando di farla franca XD) che le carte
assorbissero in qualche maniera gli impulsi vitali di chi le possiede e una
volta strappate conducano all’altra metà più vicina (in questo caso quella di
Nami) e al suo stato di salute BEN SAPENDO CHE ERA UNA GRAN CIALTRONATA!!!!
Perciò sorrysorrysorryssimo!!!!!
So che sarà una cosa stonata, che non l’ho nemmeno spiegata bene ma riprenderò questo punto più
avanti e spero che comunque, anche se è irritante, sorvolerai questi miei
pasticci, come mi auguro farai con
quelli che farò in futuro….e stai certa che ce ne saranno u.u….
Grazie ancora della briga che ti sei presa
a scrivermi, mi ha fatto davvero piacere!!!
Scusa il poema ma
ci tenevo a chiarirmi e chiederti di continuare a seguirmi se puoi, se poi la ficcy comincerà a darti il voltastomaco scrivimi
di piantare di dire baggianate e io la pianterò promesso!!!!
Intanto ti ringrazio ancora!!!! Ciao ciao!!!
Un abbraccio
^()^
Xmirax: Grazie mille del
fischio!!! Mi han fatto piacere le tue parole, spero
continuerai a seguirmi, guarda che ci conto!!!!
Un abbraccio
XD
Butler: *___* Grazie dei complimenti e dell’incitamento!!! Farò di tutto per non deluderti!!!
Tu dimmi però se col secondo chappy comincio a farlo d’accordo?
^___-
Scostò il viso in direzione di quel miracolo chiamato aurora
osservando con la mente sgombra quella meraviglia che creava il nascere del
sole.
Ed i suoi
occhi di cera sembravano assorbire quegli accecanti raggi.
I primi raggi di un intenso color amaranto che sfumavano
all’indaco, guizzavano sul pelo dell’acqua dell’orizzonte svegliando persino le
onde sopite, donando loro parte di quei colori e di quella magia, ed era così
poi, che al sollevarsi della brezza mattutina anche la sfera di fuoco del sole,
dorata come l’oro più puro dei mari dell’ovest si innalzava
sopra quell’immensa distesa d’acqua e irradiando tutto fondeva assieme cielo e
oceano creando un’unica meravigliosa creatura, libera nell’aria e immensa
nell’acqua, e man mano che si alzava, specchiandosi nel mare sembrava che si
dividesse in due perle infuocate, sembravano due chiarissimi occhi extraterreni
in grado di vedere tutto, persino quella nave mimetizzata nel cobalto lucente
di quelle onde ormai destate.
Lui adorava quello spettacolo, adorava sentirsi scrutare dal
dio del mare e del cielo, amava quei suoi colori sgargianti e le illusioni che
con essi creava sul mare, amava le albe perché significavano
il futuro, la possibilità di riprendere e continuare il cammino lasciato
sospeso all’ombra della dea luna.
Mikahel J Trevor IV, o semplicemente Mic come lo chiamavano
tutti a bordo, adorava contemplare l’alba da solo in cima al pennone principale
della nave e irradiarsi di quella luce che sembrava bruciare le vele
dell’imbarcazione.
E da lassù aspettava che suonasse
la sirena dell’adunata, attendeva il suo turno per la colazione e poi si
dirigeva in infermeria semmai ci fosse stato bisogno….
….ma
quella mattina fu diversa da tutte le altre.
Quando i raggi del sole nascente gli sfiorarono il viso
destandolo dallo scomodo giaciglio la magia dell’aurora
era ormai terminata e non poté far altro che mettersi a sedere sulla
sgangherata sedia che lo aveva sorretto, togliersi la spessa coperta di montone
e sbadigliare sonoramente mentre stendeva le braccia per stiracchiarsi.
Al suono della sirena balzò in piedi
pronto a dirigersi all’adunanza fermandosi poi quasi subito nel notare
quello che per più di tre giorni gli era sfuggito all’attenzione.
Preso com’era a tenere in vita quella ragazzina
non aveva fatto caso a quel piccolo particolare che in un’altra circostanza
avrebbe riconosciuto subito.
L’odore, o meglio il profumo seppur lieve e quasi effimero
che aleggiava intorno a quella ragazza.
Non poteva sbagliare quello era un’ aroma
fruttato e lievemente acido di agrumi e ora che si avvicinava lo riconosceva
bene.
“…mandarini…”
Sorrise in un’espressione quasi nostalgica a quel profumo
mentre le posava una mano sulla fronte per sentire se le era montata la febbre
e sbuffare poi sollevato nel constatare che era fresca come un petalo di
giglio.
Si fermò ad osservarla bene, aveva perso forze durante la prigionia ma tutto sommato si era ripresa benone, e poi la
notte di riposo aggiunta alle medicine che aveva mescolato nella cena della
sera prima avevano accelerato la guarigione della ferita.
“…arriverai in piene forze bimba…”
“Nhm…”
Si alzò ed uscì dalla cella chiudendo bene il lucchetto dopo
esser stato richiamato da una recluta per il turno di colazione.
“Ci arriverò eccome…”
Aprì gli occhi la finta dormiente sorridendo vittoriosa mentre alla cieca tentava di infilare la chiave
di ottone nella serratura delle manette, operazione difficile vista l’oscurità
trafitta solamente da alcuni raggi dorati che rimbalzavano sul legno poroso
della cambusa senza riflettere alcuna luce.
Dopo alcuni minuti riuscì nell’intento, e lo schiocco dello
scatto le liberarono finalmente i polsi intorpiditi
dal peso e dal gelo del metallo.
Fu poi la volta di quelle alle caviglie e poi cercò di
forzare il lucchetto della cella ma come già immaginava la chiave non era la
stessa, avrebbe dovuto cercare di prendere anche ciò
che stava nell’altra tasca del giubbotto del medico-sarto,
ma per paura di poter esser scoperta aveva agguantato la prima sagoma di chiave
che aveva trovato.
“Alla fine è meglio così…pensa che rabbia se prendevo quella
del lucchetto e non delle manette….saltava fuori la storia della volpe con
l’uva…”
Fece alcuni giri della cella, constatando l’ampiezza della
galera e immaginandosi di conseguenza una nave di imponenti
dimensioni, questo la indusse a pensare che fosse più lenta del normale, e che
quindi la Sunny avrebbe potuto raggiungerla con facilità.
Sorrise fiduciosa e questo pensiero
le diede l’entusiasmo per pensare al modo di sbloccare la serratura del
lucchetto.
“Se non ricordo male c’è un’isola
da queste parti…se non mi raggiungono in tempo male che vada mi butto in mare e
gli altri mi ritroveranno la…dopotutto ho ancora la mia carta qui…”
Si portò la mano alle cosce, dove nelle tasche della gonna
teneva il pezzetto di carta, estraendolo e fissandolo curiosa in contro luce.
“Però, è messo piuttosto bene….meglio così…non si preoccuperanno troppo allora…”
Sorrise tristemente, chissà se erano in pena, se erano
lucidi e soprattutto se erano riusciti a seguire la direzione giusta.
“No Nami….fatti
forza…..ce la faranno di sicuro….arriveranno presto, e
ora fuori di qui…”
Ci mise quasi un’ora a trafficare con quel dannato lucchetto
infilandoci dai pezzi di legno alle forcine che aveva nei capelli, alle stecche
di bronzo dei sandali ai morsi dettati dalla rabbia e dalla fretta per la paura
d’esser beccata.
“Dannatissimo lucchetto!!!”
Due colpi la zittirono in un istante facendole gelare il
sangue mentre il borbottio di un marine sopra coperta
le intimava di farla finita con i piagnistei.
“Menomale che non è sceso….”
Sospirò togliendosi le lacrime di spavento che per un attimo
le avevano rigato il volto osservando attentamente il
lucchetto nemico come se i suoi occhi avessero potuto fonderlo.
“Ma certo!!!”
Si ricordò del trucchetto che le aveva insegnato
Usopp, su come uscire dalla cella senza bisogno di spaccare la serratura, uno
scherzo tanto facile quanto improbabile da pensare.
Il problema era che non funzionava con tutte le prigioni,
come ad esempio quella volta al casinò di Crocodile ma
li era diverso, così con calma si avvicinò alle maglie che univano la porta alla
parete della cella constatando con una felicità pazzesca che il trucco si
poteva fare eccome.
Ma non c’era fretta, e poi era pieno mattino, la nave era in
fermento e tentare la fuga in quel frangente era praticamente
una pazzia, sarebbe scappata la notte, mentre a farle la guardia c’era
solamente quel pazzo che si credeva furbo.
Anche a bordo della Sunny era arrivato il mattino, e non fu
necessario svegliare la ciurma poiché già ai primi
albori erano saltati tutti in piedi pronti a riprendere la navigazione.
“Siamo vicini lo sento!!!”
“Sta calmo Rubber, io non vedo
niente…Usopp?”
Il cuoco alzò lo sguardo alla torretta dalla quale sbucava
la testa del cecchino intento ad ispezionare le vicinanze coi
suoi occhi da falco.
“Niente!! Nemmeno con le lenti…”
“…visto Rubber? Non siamo ancora vicini a
quanto pare…”
“Ma io la sento…”
“Non dire scemenze…”
Mentre i due di sotto battibeccavano Zoro uscì
dalla cucina diretto a dare il cambio ad Usopp, doveva esserci lui lassù, come
concordato la sera prima, ma poi il suo amico nasuto l’aveva raggiunto poco
dopo la mezzanotte e trovandolo addormentato gli aveva dato il cambio
costringendolo a forza di spintoni ad andare a riposare.
Dal canto suo Usopp cercava, ispezionava ogni riflesso di
quella distesa di mare, ogni onda o anomalia ogni cosa che avrebbe potuto
nascondere o evidenziare il passaggio di una nave della marina, persino i
magici riflessi di quel sole immenso sopra le loro teste
avrebbero potuto…
“Un momento…”
A quelle parole la bega si placò, Zoro smise di arrampicarsi
sulla torretta fermandosi a guardare il brillio a sud-ovest del mare, Robin
mise fuori il volto per vedere che succedeva, Chopper fissava in silenzio in
alto in attesa di risposte e Franky saettò al timone pronto
a dal cola al motore della nave.
“Li hai trovati?”
“È strano….laggiù c’è qualcosa che brilla più del
dovuto…voglio dire…è appena mattina eppure laggiù i raggi del sole brillano a
macchia come se la stella fosse a picco… ”
“Cosa ce ne importa del sole idiota
di un nasuto!!! Cerca Nami!!! Piuttosto…”
“Un momento…”
Robin uscì sul ponte posizionandosi
a bordo della nave per cercare di vedere bene…
“Il cecchino ha ragione…un riverbero del genere è anomalo anche se siamo nella Grand Line…”
“Spiegati Robin…”
“Guardate bene e ditemi cosa sembrano quei riflessi…”
La ciurma si voltò cercando di focalizzare il punto esatto e
ciò che videro li sorprese non poco.
Da poco sotto la linea dell’orizzonte giungevano dei riverberi
longilinei ed irregolari, alcuni fasci erano orizzontali, altri perpendicolari
ai primi, altri ancora rasentavano le acque placide attorno ad essi specchiando la luce creando un ovale rossastro in
movimento.
“Che roba è?”
Robin fissava seria quelle saette
guizzanti pensando alla loro possibile natura, pensò che forse avrebbero
potuto dirigersi li e vedere di che cosa si trattava, dopo tutto con le
potenzialità della Sunny erano poche ore di navigazione ma subito cancellò
quell’ipotesi, eran poche ore si, ma sufficienti ad allontanarli dalla rotta
dell’inseguimento e Nami veniva prima di uno stupido riverbero a pelo d’acqua.
Quasi d’istinto pensò al tempo trascorso dalla notte della
battaglia a quello dell’inizio dell’inseguimento e facendoci sopra due svelti
calcoli arrivò alla conclusione che dovevano ormai
trovarsi praticamente alle costole dei marine…inoltre la vivre card…
Sbarrò gli occhi sussultando come colta da una scossa,
doveva assolutamente verificare se…
Usopp….che direzione indica la
carta di Nami?
“Nhm…vediamo…”
Sanji si avvicinò alla mora notando il suo cambiamento.
“A che stai pensando?”
“Non ne sono sicura ma credo che…”
“È strano, ma indica la direzione di quei
strani lampi…”
“Sono loro!!!! Presto
Franky….inseguiamoli…”
“Frena Robin…che succede?”
“Non capite? Ripensate all’agguato dell’altra notte….ci han
preso alle spalle senza che ce ne accorgessimo, e son
due giorni che li inseguiamo senza vederli da nessuna parte nonostante la
direzione della carta sia sempre la stessa….”
“Io non capisco…”
“Quella nave è riuscita ad avvicinarsi più del previsto per
il semplice fatto che era rivestita con la vanishing paint
…”
“E che roba è?”
“Una specie di lacca incolore che mimetizza le navi, un
liquido raro da trovare della quale solo pochissimiconoscono la formula….ne ho sentito parlare tempo addietro, ma so di un solo
marine in grado di utilizzarla ed è il Vice-A Nola….detto
per questo il Camaleonte…”
“Vuoi dire che quei riflessi…”
“Esatto Sanji, quello smalto mimetizza gli oggetti
assorbendo i colori circostanti ma non è in grado di
assorbire la luce e così la riflette…le linnee orizzontali e verticali sono
sicuramente gli alberi e i traversi delle vele, mentre le ovali saranno i rinforzi
a lato dello scafo non ho dubbi…inoltre la vivre di Nami indica quella
direzione è impossibile che sbagli….”
“Dirigiamoci la allora!!!”
“Non sarebbe meglio
farlo stasera? Così non ci vedranno arrivare”
“Stasera il sole sarà tramontato, la mimetizzazione completa
e saremo noi a non vedere più loro zucca vuota di un capitano!!!”
“Ah, capisco….beh allora a tutta forza Franky!!”
“Ricevuto capitano!!!”
Si levò un urlo entusiasta mentre
la Sunny divorava avida quelle miglia che li separava dal loro navigatore, e
mentre la velocità azzerava le distanze a bordo Robin proponeva i suoi piani
d’attacco.
Li avrebbero visti arrivare
questo era più che ovvio, ma loro si sarebbero fatti
trovare pronti.
Da poco il sole aveva
raggiunto il picco massimo nel suo cammino giornaliero zenit
quando si udirono le sirene ululare squillanti e spezzare la quiete di
un momento prima fatta di passi, esercitazioni e pulizie.
“Nave in avvicinamento!!! È il vascello di cappello di paglia tutti in
postazione!!!”
Quelle parole rombarono
nella mente di Nami sconvolgendo i suoi piani.
L’avevano trovata e questo
era fantastico, ma una battaglia in pieno giorno, in una zona poco conosciuta e
senza di lei a bordo a comandare la nave era una mossa troppo avventata,
persino per una ciurma come la loro.
Con questi
pensieri nella testa decise di affrettare la sua fuga, sicuramente con
quella confusione sarebbe riuscita a fuggire con maggiore facilità, doveva
perciò riprendersi il bastone e buttarsi a mare.
Mentre pensava le sua braccia minute ma comunque abbastanza forti cercavano
di far leva sui perni della cella con un asse strappata via dal bordo della
grezza branda sulla quale dormiva.
L’operazione fu abbastanza
lunga e faticosa, i perni reggevano bene inoltre il peso della porta non era indifferente, ma Nami voleva comunque fare la sua parte ed
andare in contro ai suoi compagni, odiava fare la donzella debole ed impaurita
e aspettare sempre che la salvassero, già una volta l’aveva fatto ad Arlong Park e questa sua debolezza ancora le dava rabbia in
corpo, avrebbe voluto combattere anche lei anziché farsi stendere dallo
sconforto e dalla disperazione, a quella volta ormai era andata così, questa
volta era diverso invece.
Era più forte grazie a loro,
e la sua forza le stava venendo incontro a bordo della Sunny e allora sforzava
la bella navigatrice, incurante delle schegge di legno che le graffiavano i
palmi delle mani, incurante persino di quel rumore di passi che le si stava avvicinando.
E il tonfo dell’anta della
cella forzata si sovrappose a quello della botola che si aprì sotto ai passi del marine che era di ronda a vegliarla.
Non ci mise molto a
nascondersi, dopo aver strisciato lungo lo stretto e
buio corridoio che percorreva le prigioni trovò rifugio dietro una botte
d’acqua proprio a lato della botola.
Sorrideva agitata e col
fiatone al pensiero dell’aiuto che le avevano dato
quelle tenebre, poi con passo felpato si portò alle spalle di questo che quando
si trovò di fronte al danno della cella scattò a ritroso per avvisare dell’evasione
ma non fece che pochi passi prima di venir tramortito dalla rossa, trascinato
dentro e legato per bene al suo posto.
Ci mise più del previsto a
rimettere a posto la porta della gabbia, dopodiché prese e
più veloce che poteva si diresse verso la botola.
Riuscì in qualche modo a
svincolare a prua ma tentare di salire ai ponti
superiori era un’impresa impossibile, c’erano marine ovunque che correvano ai
loro posti e sarebbe stata notata sicuramente.
Nascondendosi bene fra le
casse di contrappeso vagò con lo sguardo verso l’orizzonte
sorridendo felice nel vedere la Sunny avanzare a tutta birra, a quella velocità
l’avrebbero raggiunta in poco meno di due ore.
Si sarebbe gettata subito in
mare se non avesse avuto a cuore il suo clima tempo, poi però
ci fu un’altra cosa che le fece vibrare il cuore.
“Il vento…”
Sbarrò gli occhi per quello
che sentì.
Era una brezza gelida e
carica di pioggia, umida che la metà bastava e se si concentrava poteva quasi
vedere e anche sentire colore e rombi che si sarebbero scatenati di li a poco.
Voltò la testa e mentre
vedeva la sagoma della sua nave pensava che non sarebbe stata investita, o
almeno lo sarebbe stata dopo di loro, dalla furia che percepiva;
la prima cosa però era avvisare chi di dovere, seguendo quella rotta sarebbero
andati diritti in contro all’inferno.
Cercò un modo per
intrufolarsi all’interno senza passare sotto agli occhi
di tutti, poi in qualche modo si sarebbe arrangiata e trovò un oblò poco sopra
alla sua testa, peccato fosse stato chiuso.
“E
ti pareva….”
Si affacciò notando che
dietro al vetro si intravedeva una stanzetta con una
scrivania ed alcune sedie, probabilmente era una specie di segreteria o che ne
sapeva lei….per sua fortuna c’era solamente una
persona, seduta di schiena che scriveva qualche cosa.
Prendendo coraggio più al
pensiero di quello che l’aspettava se non agiva, che dalle sue convinzioni e
dalla sua forza batté le nocche sullo spesso vetro
attirando l’attenzione spostandosi poi di lato.
Da li
a due secondi la piccola finestrella circolare si schiuse e lei svelta e
precisa la aprì di scatto mollando un destro diritto in mezzo agli occhi del
povero marine che preso dalla curiosità aveva aperto.
Con un salto si infilò nell’apertura e una volta dentro spinse il
poveretto sotto alla scrivania guardandosi bene dal far rumore.
Riprese la calma sui nervi
respirando lentamente mentre cercava di capire cosa
fosse quell’ufficio.
C’erano fucili e caricatori,
sciabole e katane di ogni tipo e capì di trovarsi
nell’armeria di servizio, ovvero nel luogo dove tutti si rifornivano prima di
uscire sul ponte dopo l’adunata.
Fortuna che erano stati
tutti armati prima del suo arrivo, sennò sarebbe stata beccata immediatamente.
Stava per uscire
quando un brillio l’attirò prima che la visuale si concentrasse sul
corridoio.
“Eccolo li!!”
Con due passi arrivò
all’angolo dietro lo scaffale dal quale fuoriusciva un lato azzurro del suo
bastone.
“Che
fortuna….se mi mettevo a cercarlo chissà quando lo
trovavo…ottimo!!”
Ora si sentiva più sicura,
certo, usare il bastone all’interno della nave in quei corridoi stretti era una
sfida, ma comunque stringere la sua preziosa arma in
quel momento le dava grande sicurezza e coraggio.
“Coraggio Nami!!”
Sgattaiolò fuori forse
troppo soprappensiero ed andò a sbattere contro l’ultima cosa dove avrebbe potuto andare a sbattere.
“Ops…beccata!!”
“Waaaah!!!”
Quelle perle grigie
screziate di blu la spaventarono, non si aspettava di trovarselo di fronte, non
subito per lo meno, e poi l’espressione del suo viso così seria e distaccata l’avevano in un qualche modo stupita.
“…che
ci fai qui? Come sei uscita?”
“…io…”
Forse la sua reazione era dovuta al fatto che lo vedeva così a lungo, e così bene
per la prima volta, in fondo la sera prima l’aveva scorto per neanche un
secondo mentre ora lo poteva scrutare per bene.
“Che
ti è preso? Che diavolo ci fai qui? Sei
pallida, ti è tornata la febbre non dovevi…”
“Ci sta venendo addosso!!!”
La prese per un polso stringendolo
troppo forte cavandola via dal turbine di pensieri che l’avevano distratta.
“Chi….ci sta venendo
addosso?”
“Il vento!!!”
“Eh?”
“Presto!! Il vento sta
cambiando….scatenerà il finimondo, di al timoniere di
virare a…”
“Che
stai dicendo? I nostri esperti non…”
“Va al diavolo!!!”
Con uno strattone lo scostò
prendendo a correre verso le scale verso l’alto insomma, dov’era certa che
avrebbe trovato la sala guida.
I passi che la rincorrevano
non la preoccupavano minimamente, doveva a tutti i costi far deviare rotta a
quella nave, o sarebbe stata risucchiata in una
tempesta nera e rivoltata come se fosse stata un guscio di noce.
Si perse due o tre volte
prima di riconoscere il timone posto sulla grande
porta in fondo al corridoio, era certa che stavolta sarebbe andata a colpo
sicuro.
Fece per poggiare il palmo
sulla maniglia che si ritrovò schiacciata al muro forata da
sue occhi fini e taglienti seri come mai li aveva visti.
Sul collo sentiva il gelido
contatto col dorso delle lame di due spade che Mic le aveva
incrociato alla gola piantandone le punte nel legno ai lati del viso, una mossa
di lui e la sua testa sarebbe capitolata al suolo.
“Che
vuoi fare?”
“…?”
Quel sibilo la spaventava,
quel gelo nelle iridi di colui che la guardava le
montava dentro un brivido crescente, un qualcosa che la turbava profondamente,
quegli occhi non potevano essere gli stessi di quel tizio che si divertiva a
prenderla in giro, eppure era così, lui le stava di fronte, serio e distaccato,
la fronteggiava trattandola da nemica adempiendo al suo dovere di marine.
Non seppe nemmeno lei dove
trovò la forza o il fiato di rivolgersi a lui.
“…se non farai virare questa
nave di minimo 45° a ponente stai certo che la nostra
chiacchierata la finiremo all’inferno…”
Lui la guardava come fosse
un’altra persona, d’un tratto capì che aveva sbagliato
totalmente nel giudicarla, non era affatto ingenua, non era debole e nemmeno
stupida se era riuscita a raggiungere la sala comando con tanta facilità.
E anche in volto ora che si
concentrava sui suoi lineamenti notava che era pallidasudava, tremava e aveva la voce bassa,
con un tono diverso dal solito.
Schiudendo gli occhi mollò
la presa ritirando le lame che svanirono fra le maniche del largo giaccone che
portava intanto che la spessa porta della sala comandi si spalancava e ne
usciva un uomo curioso di sapere che cosa fosse quel baccano e quel vociare.
“Mic che diavolo combini?”
“Vira di
50° a ponente Luis….è un ordine…”
“Ma…”
Al medico bastò voltarsi e fissare
l’ufficiale di bordo perché questi ubbidisse, e in un lampo i baricentri dei
loro corpi cambiarono d’inclinazione all’improvviso virare della nave.
Cominciò a parlare ancora
prima di tornare a guardarla.
“E
adesso mi spieghi un po’ di coset…”
“…”
Glielo avrebbe spiegato
forse, se si fosse trovata ancora fra le sue letali tenaglie
incollata al muro, ma dato che era libera, e lui si era distratto quella
se l’era intesa ed era scappata senza far rumore.
“Peste di una mocciosa…”
Sorrise incominciando a dirigersi
a passo lento verso il fondo del corridoio svoltando a destra e bussando alla
porta che si trovò dinnanzi.
“Ti stavo per chiamare Mic…”
“Vice Ammiraglio…”
“Riposo…”
Il medico sciolse la
posizione di saluto e si appoggiò allo stipite della porta attendendo comandi.
“Perché questo cambio di
rotta improvviso?”
“La micetta dice che è in
arrivo una tempesta…”
“Ma né Luis né Meteo prevedono…”
“Lei si
però…e calcolando che avrebbe potuto gettarsi in mare senza essere vista e
sfuggirci ma non l’ha fatto per venire ad avvisarci mi fa pensare che possa
avere ragione…”
“Stai dicendo che è evasa?”
“Si…me la sono trovata
davanti prima per caso…”
“E
perché sei così tranquillo Mic?”
“Perché ho capito le parole
che mi ha detto l’altro giorno Signore…quella ragazzina
è tutto fuorché ingenua…”
“Sei sempre il solito,
sembra che ti diverta illudere le tue prede prima di acciuffarle nelle tue grinfie…”
“Allora con permesso…”
“Vai
Mic…vai pure…”
La porta si chiuse lentamente mentre oltre ad essa la sagoma del medico spariva
come svanisce un miraggio se sfiorato e al comandante della nave non rimase che
volgere lo sguardo a levante, e vedere allontanarsi sempre di più la rotta che
stavano seguendo.
Ma il sigaro che teneva
stretto fra i denti non fece nemmeno in tempo a
staccarsi dalla labbra sbarrate per la sorpresa e toccare il suolo che la sua
voce risuonò dagli altoparlanti di tutta la nave imponendo ai marine di
trovarsi un valido appiglio e mettere in sicurezza le vele ancora spiegate.
Poi gli occhi scuri e saggi
dell’uomo si posarono oltre il vetro su quello straccio nero e rombante che era
il cielo dove avrebbero dovuto trovarsi, dove le onde si rincorrevano
accavallandosi e fondendosi con una rabbia che si infrangeva
in aria sciogliendosi in spruzzi e fragorosi scrosci al vento.
“Ma
che diavolo…”
Le mani appena umide della
pioggia portata dal vento dalla burrasca vicina stringevano con ansia la
balaustra di babordo.
La sentiva avvicinarsi ma la rotta che seguivano ora avrebbe preso la
tempesta solo di striscio se così si poteva dire; le onde sarebbero state alte
ugualmente e pericolose e il vento avrebbe soffiato fortissimo, ma la nave era
grande e l’equipaggio ben preparato. Si sarebbero salvati sicuramente.
“Ma che diavolo me ne
importa di loro!!”
Era di sé stessa che doveva
preoccuparsi in quel momento, saltare e buttarsi a mare significava lasciare un
posto ben visibile ai suoi compagni, e se la Sunny l’avesse
travolta? Se fra gli ululati del vento e la furia del mare
i suoi compagni non avessero udito le sue grida?
Pensò di rubare una scialuppa ma così l’avrebbero scoperta subito, non doveva
indugiare, un salto e via.
Prese perciò un bel respiro
e si issò sul bordo della nave, gli occhi rivolti alla
Sunny che ancora avanzava verso di loro, seppur a velocità ridotta.
Probabilmente non volevano
correre rischi con la tempesta in arrivo.
“È un bel salto….”
“Nh?”
“Sicura di farcela?”
Sbarrò gli occhi trovandoselo improvvisamente di fronte e
per la sorpresa si sbilanciò cadendo all’indietro nel vuoto che la separava
dalla superficie dell’oceano.
“Ahh…”
Il vuoto allo stomaco le concesse
solo un gemito spaventato, poi finì nelle tetre acque salate e inglobata dalla
scia della nave che l’attirava a sé.
Batté la testa contro lo scafo rimanendo
stordita finendo sott’acqua per alcuni istanti, finchè una solida presa non la
riportò a galla.
“Cough…”
“Di un po’ sei diventata scema? ”
“Lasciami subito!!”
“Certo, così finisci sott’acqua e mi gioco l’ostaggio!!”
“Idiota non vedi che i miei
compagni stanno arrivando?”
Guardandolo con gli occhi rossi di rabbia e sale indicò un
punto alle sue spalle osservando la sua espressione
che le parve alquanto sorpresa.
“Hai paura eh? E fai bene mio caro….appena ci ripescheranno non ci andranno leggeri con te, stai
certo…”
“…sai….a parte quell’enorme cavallone, alle tue spalle non
vedo nessuno….”
“Che dici?”
Si voltò vedendo il vuoto assoluto fatta eccezione per le
onde tumultuose e scure del mare.
“Ma…”
“Mentre ti ripescavo quelli han cambiato
rotta seguendo la nave, anche se mi stupisce il fatto che l’abbiano
intercettata…probabilmente l’acqua della tormenta starà lavando via la vernice…”
“Che vernice? Di che parli? Loro devono
seguire me…la mia vivre card…quella che…”
“Sta sulla scrivania dell’ufficio di Nola…?”
“CHE COOOOSA?????”
Con la faccia più simile a quella di uno squalo che ad una
ragazzina inveì contro Mic, che se la rideva sotto i baffi guardandosi in giro
per capire da che parte andare.
“COME AVETE FATTO? QUANDO E SOPRATTUTTO
CHI?????”
“Stai calma bimba….eri incosciente, ti abbiamo
fatta perquisire da una collega infermiera…e poi di che ti stupisci? Abbiamo preso
il bastone che tenevi legato alla coscia, credevi ci sfuggisse la vivre?”
“….”
“O pensavi che non ne conoscessimo
l’utilizzo?”
“….”
“Non è che ci state sottovalutando voi
piratuncoli eh?”
“Falla finita!!!!! E poi prima ce l’avevo in tasca…”
“Era un pezzo di normalissima carta scema…e adesso conserva
il fiato, ti servirà per respirare mentre andiamo
sotto…”
“Che vuoi dire?”
“Sei una navigatrice no? Hai già scordato il cavallone di
poco fa?”
Lo vide metterle una manetta al polso nel quale portava il
log pose e poi inspirare e prepararsi a ciò che lei realizzò troppo tardi.
“Oh mamaaaaa!!!”
Respirò anche lei prima di venir
risucchiata sotto e venir travolta dal denso moto dell’acqua.
I movimenti le riuscivano più lenti viste
le manette, la ferita le prudeva per via del sale e i timpani sembravano
scoppiarle dalla pressione che esercitavano su di lei le acque di quel
maledetto oceano in tempesta.
E mentre tornavano in superficie cercando qualcosa al quale
aggrapparsi furono quasi travolti dalla prua di una
nave sballottata qua e la dalle onde impazzite.
“È La Sunny!!! Hey ragazzi!!!! Ragazziiiiiiiiiiii!!!”
Si sbracciò più che poté, ma i suoi amici erano troppo
intenti a manovrare le vele e il timone per accorgersi di lei in mezzo al mare
scuro, e poi c’era i fragore delle onde, l’ululare del
vento, i rombi dei tuoni che da lontano echeggiavano come sinistre grida
malevole.
Non le restò altro che guardarli allontanarsi seguendo la
nave sulla quale non c’era e la direzione della vivre che non li avrebbe
condotti a lei.
“E adesso seguimi…andiamo a M-I”
“Quegli idioti!!!!”
“Di che ti stupisci…è normale che non ti abbiano vis…”
“Gli sembra quello il modo di affrontare una tempesta? Se fosse più potente li avrebbe già inghiottiti, idioti!!!!”
“….”
“E tu che hai da guardare? Non credere
di aver vinto, intanto in mezzo al mare ci sei anche tu…e se proprio lo vuoi
sapere mi troveranno comunque!!!”
“Come ti ho già detto…me lo auguro bimba….e adesso nuota…”
TH
O.O
ben 11 pagine di word…mi sa che è il chappy più lungo che io abbia mai scritto….vabbè…allunghiamolo
ulteriormente con la Thankszone:
Grazie
mille a Butler che mi ha
scritto tanti bei complimenti!!!
Spero
di non deluderti e grazie del consiglio….appena posso
correggo promesso….adesso non ne ho voglia….u.u me
scansafatiche lo so ù.ù XD
Un
abbraccio e grazie del fischio ^_____-…al prossimo chappy eh?
Grazie
a Giodan che ha perdonato le mie castronate
e mi ha ulteriormente consigliata sul fatto dell’amiraglio Nola, che dal passato capitolo a questo si è
visto degradare a Vice- A(mmiraglio) XD
Grazie
di cuore….sei gentilissimO… e scusami ancora….pensavo fossi una lei….XD
A prestoGio….ci
conto davvero!!!!!
Grazie a Rolochan105 che mi riempie di orgoglio
e i fa sognare con le sue belle ficcine….oggi ho letto
l’ultimo di Hallelujah a non ho avuto il tempo di commentare causa l’irruzione
del Little brother famelico di messenger….vabbè mi rifaccio ora…aggiorno e poi
commento!!!
Grazie infinite kara…alla prossima!!!
Grazie a Xmirax che ha detto che le
piace come scrivo ^/////^ Grazie, non sai quanto mi faccia piacere ‘sto tuo commento!!E grazie dell’apprezzamento sul
caro vecchio Mic….eh già…è un fiero….e il perché lo
scopriremo presto…..uhhhuhhuuuu…
XD
Ciauz
Grazie a Smemo92 *___* grazie mille del commento!!!
Come vedi è successo l’imprevisto u.u e
adesso i due se la nuotano in mezzo alla tempesta…in questo chappy abbiamo
avuto a che fare con la grande sensibilità di Nami per gli eventi atmosferici e
nel prossimo sapreo qualcosa sul conturbante Mic *ç*
non vedo l’ora…..XD
Grazie di cuore…a presto!!!!
E grazie anche a Gef, che cn le sue parole mi ha davvero onorata
^/////^
Grazie di cuore!!! Spero solo di non
deluderti e non finire sul banale….aspetto altri
fischi da parte tua…guarda che ci conto u.u
Un abbraccio e complimenti per i gusti…Sesshomaru lo adoro pure io
*ç* mamma mia che bonazzo….
Ah-hem…Thembra
ricomponiti….cmq Mic avrà un bel ruolo nella nuova
avventura dei mugiwara…e non vedo l’ora di scriverla….tu
fammi sapere che te ne pare i raccomando!!!
^____^
Ciao!!!
E ovviamente grazie di cuore
a chi l’ha aggiunta ai preferiti, ovvero:
BUTLER
CAMOEIGHT
GEF
GIULIA BOSH
JEMANUELE8891
KEIKO93
LA KIKKA
NY 152
RUE MERIDIAN
Grazie davvero, mi onorate tantissimo…..mi
gaso alla grande insomma XD XDXD
Tremava come una
foglia per il freddo, era affamata, esausta e aveva perso il conto di quante
volte Mic l’aveva riportata in superficie per impedirle di annegare.
“Ti credevo più
resistente mocciosetta….”
“Stai….zitto…”
“Dai,
tieni duro ancora un po’….manca poco ormai…”
Ma quelle parole non le davano nessun coraggio,
le sentiva vuote e ovattate ed erano sovrastate dal rumore delle onde
tumultuose che la schiaffeggiavano con fredda violenza andandole nel naso,
entrandole in gola rendendole quasi impossibile respirare.
E allora tossiva per mandar fuori quell’odiosa
acqua gelida e salata che le dava la nausea e tossendo smetteva di nuotare, e
se smetteva di nuotare finiva sotto e lui ogni volta la doveva riportare a
galla.
“Non mi morire
adesso…”
“Cough….come se te ne importasse…”
“Il fatto è che non
ho le chiavi delle manette, le devo aver perse nella caduta…se ci lasci le
piume sarò costretto a trascinarti dietro a peso morto, e questo implicherebbe maggiore fatica…e sai che sono pigro…potrei
arrivare a tranciarti il braccio e lasciarti agli squali così finirebbe tutto e…”
“Dannato bastardo!!! Mi lasceresti morire?”
“Saresti tu a farlo
scema….se ti arrendi e muori son fatti tuoi…ho la mia
vita io, e penso a quella se non ti spiace….di una
mocciosa isterica e arrendevole non mi importa nulla…”
“…..”
“Colpita nel vivo eh?”
“….”
Alzò gli occhi al cielo
oscuro sbuffando esasperato mentre sentiva il braccio
destro finire a fondo assieme al corpo esanime della ragazzina che per l’ennesima
volta aveva ceduto alla stanchezza.
“Che stress…”
Con un colpo secco la ritirò su mettendosi supino cercando di nuotare a
dorso mentre la teneva a galla sopra di lui; muoveva
le gambe per avanzare mentre si reggeva con l’unico braccio libero ad una trave
galleggiante probabilmente staccatasi dal Camaleonte durante la bufera.
Ma in fondo era sorpreso, anche se le aveva detto il contrario era
rimasto colpito dalla tenacia di quella ragazzina, che seppur ferita e
febbricitante aveva resistito parecchio e aveva
continuato a nuotare finchè il corpo glielo aveva concesso.
“Non mi morire adesso sciocca di una piratuncola…”
Nuovamente le sue parole si persero nel fragore delle onde che
sballottavano quei due corpi alla deriva, e solo le stelle, mute e brillanti
sembravano preoccuparsi per loro, tremando di flebile luce per indicar loro la
via.
D’un tratto però ogni rumore sembrò cessare e il mare sembrò come
placarsi mentre uno strano gorgoglio facendosi sempre più forte si stava
avvicinando a loro.
E poco dopo una cupola enorme emerse a pochi metri dai due, rivelando le massicce dimensioni di un mostro marino dall’aspetto a
dir poco spaventoso.
Sbuffò per l’ennesima volta il povero Mic, solo in mezzo al mare con
una zavorra zuppa e malata sul petto, un pezzo di legno a tenerlo a galla ed un
feroce nemico alle calcagna.
“Finalmente…..”
…………………
“Finalmente!!!!! Eccoli!!!”
Usopp teneva sotto tiro l’albero maestro dell’imbarcazione oramai del
tutto visibile ai loro occhi…pronto a colpirlo non appena Zoro e Sanji, scivolati
via dal trambusto della battaglia verso l’interno della nave per cercare Nami, fossero usciti sul ponte.
Rimase di sasso nell’appurare che i due erano usciti nella stessa
maniera in cui erano entrati.
A mani vuote.
“Che aspetti cecchino? Spara!!!”
“Ma Franky….Nami non è con loro….”
“Che cosa?”
Il cyborg, così come tutti gli altri componenti
della ciurma in ascolto scaraventarono via i marine con cui erano impegnati per
guardare verso il duetto, che più incazzato che mai pestava i nemici sulla nave
nemica con crudele potenza.
Avevano un diavolo per capello, e lo si
intuiva dal rimbombare che avevano i loro colpi stavolta più potenti e
micidiali e lo scricchiolare poco rassicurante delle spesse assi dello scafo
che andando in frantumi mandavano schegge impazzite ovunque.
Una di questa colpì lo spadaccino alla tempia e subito un rivoletto di
sangue prese a graffiargli il viso, dando a quel volto già sfigurato dall’ira un
aspetto a dir poco spaventoso e questo terrore lo provò sulla propria pelle una
matricola già agitata di suo presa per la collottola d’improvviso
da Zoro mentre si apprestava ad assaltare la Sunny.
“Dove diavolo è la ragazza?”
“…nella chiglia alle celle principali…è li ve
l-lo giuro…”
“Sono vuote idiota!!!! Abbiamo trovato solo
uno dei vostri laggiù…”
“Come? È…è impossibile….nessuno
è stato messo in punizione….c’erano solo la ragazza e Mic laggiù….”
Alle spalle dello spadaccino intanto Sanji teneva
a bada i marine impedendo loro di disturbare il terzo grado di Zoro.
“E chi diamine è questo Mic!?”
“Il nostro medico…era incaricato di tenerla d’occhio…”
Negli occhi spaventati di quel giovane, che non aveva più di 16 anni,
oltre alla paura Zoro lesse anche la verità, perciò dopo averlo tramortito con
una testata di quelle potenti lo lasciò a terra chiamando Sanji che nel
frattempo era stato raggiunto anche da Brook e Franky per avere delucidazioni.
“’Sti bastardi non sanno dov’è...torniamo dentro e sfasciamo tutto!!!”
“Per una volta sono d’accordo con te marimo…”
“Yohohohoh!!! Andate pure, noi terremo a bada
i nemici qui…”
“Buona fortuna fratelli!!!”
Brook e Franky continuarono la loro lotta impegnando molti uomini,
impedendo loro non solo di seguire i due che erano rientrati sottocoperta ma
anche di attaccare la Sunny che affiancava il Camaleonte di Nola dopo l’arrembaggio.
Sulla nave infatti non erano rimasti che
Usopp, che dalla cima dell’albero maestro attaccava i marine a lunga distanza,
Chopper che scaraventava via quelli riusciti a salire a bordo cercando di proteggere
la nave e Robin che aiutava la renna facendo sgambetti ai nemici e aiutando
anche loro fin dove le permetteva il raggio d’azione del suo potere mentre Rufy
li aveva seguiti sul vascello per poi sparire chissà dove.
…………………….
“E adesso dove sono finito?!”
Rufy si guardava intorno sbuffando all’ennesimo vicolo cieco in cui era
incappato, lui cercava le prigioni, non i muri.
“Naaaami!!! Dove sei?”
Una porta si aprì lentamente cigolando sommessa come si vergognasse del
suo stato dinnanzi alla persona che l’aveva scostata.
Uno stivale alquanto grosso batté a terra attirando l’attenzione del
pirata girato ancora di schiena.
“Nami?”
Si voltò speranzoso, ma la delusione subito prese
possesso della sua espressione, davanti a lui, un’ombra alta e massiccia
lo fissava serio dall’alto in basso mentre alle sue spalle la porta si
richiudeva con un tonfo.
“Sai dov’è Nami?”
“Tu dovresti essere Rufy cappello di paglia….”
“Si sono io…e tu….hai visto Nami?”
“Tu e i tuoi compari state creando parecchia
baruffa a bordo della mia nave…”
“Si…perché stiamo cercando Nami…l’hai vista?”
Gli occhi glaciali dell’omone si rimpicciolirono di rabbia di fronte alla calma indifferenza di Rufy che si trovò
schiacciato contro il muro dall’improvvisa manata che gli rivolse l’altro.
“Che modi…ahio…”
Si rimise in piedi accorgendosi che a fatica manteneva l’equilibrio.
“Ma che…mi succede…ohhooooooh
oh!!!”
Dondolando si appoggiò alla parete del corridoio
mentre sentiva i lenti e pesanti passi dell’uomo raggiungerlo.
“Sono il capitano di questa nave….mi chiamo Magiste Nola….e…”
“Ah…piacere…hai mica visto Nami?”
Prese un poco di fiato chiudendo gli occhi e attese alcuni secondi
prima di riprendere a parlare.
“E NON SOPPORTO CHE UN BRANCO DI BABBEI DEL TUO STAMPO RECHI OFFESA
ALLA MIA PERSONA!!!!!”
Un’altra manata seguì la prima e Rubber volò per dieci metri buoni conficcandosi
con la testa all’interno di una spessa parete in abete.
“Waah cosa è stato!?”
“Salve!!”
“Signore guardi…una testa che sbuca dalla parete…”
Il primo ufficiale si voltò scocciato verso il sottoposto che guardava
spaventato la parete alle loro spalle.
Ma appena si voltò non vide altro che un buco.
“Idiota che cosa dici?”
“Ma c’era…e ha pure salutato…”
“Ti pare che qualcuno dopo aver sfondato mezzo metro buono di puro
legno massello abbia la forza di salutare?”
“Ma…ma…”
“Tieni d’occhio i motori piuttosto…e preoccupati della rotta anziché delle
teste…”
Il subordinato obbedì alla ramanzina e si rimise al suo lavoro mentre fuori Rufy era alle prese con il comandante…o
per meglio dire…le prendeva alla grande da quest’ultimo.
“Ma perché non mi muovo?!? ACCIDENTI!!!”
Stavolta fu un altro muro a venir sfondato dal
suo cranio ma la musica non cambiava, Rufy non era riuscito a schivare il colpo
e nemmeno riusciva ad uscire da li.
“Moccioso…hai attaccato la mia nave senza sapere dei percolo
ai quali andavi in contro eh?”
“Non mi interessano i pericoli…rivoglio la mia
amica Nami…”
“Scordati pure di lei…sarà già in gattabuia…”
“Ma se li non l’hanno trovata…ammettilo, ci
sono altre carceri a bordo?”
“No…ma siamo vicini ad un’isola che ne possiede molte….e per tutti i
tipi di fuorilegge…anche per te…”
“Impossibile!!! Nami dev’essere qui…e tu mi
dirai dove!!!!”
“Scordatelo!!”
Altri colpi fecero fare la visita completa
delle stanze della nave al povero Rufy che inerme subiva senza potersi muovere,
ma quello che non sopportava era che non sapeva il motivo della sua immobilità.
“Le mie mani….”
“…nhm?”
“O per meglio dire….i miei guanti sono intessuti con fibre speciali e
contengono cristalli di agalmatolite marina, ogni
colpo che ricevi è come un piccolo bagno in mare….”
“Che cosa?”
“In poche parole sei fottuto bamboccio!!!”
…………………
SCROSH
“È li dentro?”
“…no…”
Sanji guardava deluso l’ennesima stanza buia e vuota da oltre il buco
che aveva creato sfondando la parete dal quale cadevano ancora residui di legno
e polvere.
Dalla sua parte di corridoio anche le ricerche di Zoro avevano dato lo
stesso frutto.
Sbang….
“Forse è meglio se ci dividiamo”
“Già…sta attento a non perderti…”
Un marine sbucato d’improvviso vide il suo attacco di sorpresa infrangersi
contro lo stesso muro su cui cozzò col muso, niente da fare, anche se impegnati
a battibeccare quei due non si facevano sorprendere.
“Ti pare che posso perdermi in
un momento del genere?”
“Se non sbaglio ti perdesti nel bel mezzo
della battaglia civile ad Alubarna…”
Cric crak
Le povere ossa dei polsi di alcuni spadaccini
si frantumarono sotto alla presa del cuoco intervenuto per dar man forte a Zoro
impegnato a destra.
“Finiscila…siamo su una nave qui…”
“Tsè…ti perderesti anche a casa tua…”
“Vogliamo litigare o cercare Nami?”
“Vai…ci troviamo alla Sunny…”
“Fa attenzione cuoco da strapazzo….”
“Va al diavolo marimo…”
Così fra scontri occasionali piccoli agguati e pareti sfondate proseguì l’ispezione in solitaria sia di Zoro che di Sanji,
ma entrambi trovavano solamente stanze vuote o camerate deserte dietro ai fori
dei loro colpi.
L’ennesimo buco di Zoro mostrò l’interno di una stanza adibita ad
infermeria lasciata in penombra dalle spesse tendine che coprivano gli oblò.
Entrò circospetto guardandosi attorno, magari Nami era li dentro, avanzò silenzioso scostando alcune tendine,
provando a chiamare il suo nome piano.
Frush
Uno spostamento d’aria catturò la sua attenzione e con uno scatto si
fiondò dietro l’ennesima tendina azzurrina spiegata ad angolo retto.
“Waargh!!!!”
“Nhm? Chi sei ragazzino?”
Una piccola sagoma rannicchiata per lo spavento si alzò di scatto
guardandolo con furia e due occhi grigi che sembravano il mare al tramonto.
Ma il contatto fra i loro occhi venne subito
interrotto dall’allucinante dolore che lo spadaccino avvertì allo stinco.
“Ahio!!! Che diavolo fai moccios…A!!?”
Si rese conto che si trattava di una ragazzina solamente quando presala
per la collottola e alzatala fino a pochi centimetri dal suo viso ne vide
meglio i lineamenti e le sue mani vennero coperte da
un’ondata di capelli neri come la pece.
“Analah!!!”
“Lasciamiiiiiiiii!!”
La rimise a terra vicino all’infermiera che seppur terrorizzata era comunque uscita per cercare di proteggere quella bimba,
ne era la prova lo spazzolone che reggeva nelle tremanti mani e lo sguardo
deciso nonostante le molte goccioline di sudore che le incorniciavano il viso
attorno agli occhi scuri dietro agli occhiali.
“Non voglio farvi del male…cerco solo la mia
compagna…è ferita, pensavo fosse qui…”
“Non…è a bordo…”
“Come non è a bordo? È scappata?”
“Non dire idiozie!!È impossibile scappare dal Camaleonte…è stato Mic…l’ha
portata via…”
“Analah fa silenzio…”
Lo spadaccino aggrottò un sopracciglio
guardando torvo la marmocchia che ostentava un’audacia esagerata per l’età che
teneva.
“Taci marmocchia e torna all’asilo…in quanto
a lei signorina…sa dirmi dove si trova la mia compagna? ….Waaaargh!!!”
Stavolta fu l’altro stinco a venir pestato dalle punte nere dello stivale della
ragazzina, e i suoi occhi quasi fuori dalle orbite per il dolore e la rabbia
spaventarono a morte la povera infermiera che svenne cadendo a terra.
“Hop…presa!”
“Hey lasciala stare brutto pirata!!!”
“Sta buona mocciosa…e scosta quell’affare…”
Venendo scansata da Zoro cadde ai bordi della
tendina e gli occhi di lei poterono vedere le schegge di legno che avrebbero
ferito la donna se Zoro non l’avesse presa, vicino ad esse comunque stavano
delle goccioline di sangue così la piccola levò gli occhi verso il ragazzo
notando che sul dorso dell’avambraccio destro di questi stavano dei piccoli
taglietti e in alcuni di essi erano conficcate le schegge.
Rimase stupita e obbedì alle richieste del
ragazzo chiedendosi il motivo di quel gesto…da quello che sapeva i pirati erano
cattivi e prepotenti, non gentili e premurosi.
“Falla riposare e mettile qualcosa di freddo
sulla testa e poi che ne so, mica sono un medico io…”
“….”
“Che fai? Guarda che
se mi tiri una altro dei tuoi calci io ti…?”
In silenzio la piccola gli si era avvicinata e
con le manine candide tolse le fini schegge dai tagli di Zoro pulendogli l’arto
senza però mettere i cerotti, lo scaffale in cui
stavano era troppo in alto per lei, e poi lui si era già allontanato.
“Addio…”
“Mirror Island…”
“Nh?”
“La ragazza che cerchi è di sicuro la…ce l’ha portata mio fratello…però non fargli male lui è
buono…l’ha curata e l’ha salvata…”
“Tuo fratello?”
“Nh! È il medico di questo vascello e si
chiama Mic!!”
Guardò un’ultima volta il sorriso orgoglioso
nato sulle labbra della ragazzina prima di annuire col capo e uscire dal buco
circolare che aveva fatto con le sue spade.
Adesso doveva solamente ritrovare Sanji e
dirgli quello che aveva scoperto.
Si guardò a destra, poi a sinistra.
“E adesso da che
parte devo andare?”
………………..
“Dannazione un altro buco nell’acqua…”
Le vene sulla fronte di Sanji pulsavano di rabbia e frustrazione, aveva
steso una decina di marine a guardia di una porta all’apparenza blindata e
convinto che stessero sorvegliando la cella di Nami l’aveva
sfondata ma al contrario di quello che credeva era finito nel deposito dei
tesori probabilmente confiscati ai pirati.
Fece retro front fermandosi e inginocchiandosi a terra per chiedere
spiegazioni ad un ragazzo che ancora non aveva perso i sensi.
“Di un po’…la prigioniera dove sta?”
“…Mi…”
SCRASH!!!
Una pila di travi, polvere e croste di calce caddero in seguito ad un
tonfo proprio sopra l’ammasso di marine stordendo quello ancora mezzo sano.
“E adesso chi è che rom…”
“Ma doue shono finito…”
“Nh? Rufy?”
“Ang…sciao Sanshi…”
“Come sei ridotto idiota di un capitano?”
“Nauh…arriua…”
Fece appena in tempo a guardare in alto e vedere un’enorme ombra
finirgli addosso e tempo due millesimi di secondo alzò
la gamba destra bloccando quella montagna indefinita che stava per
schiacciarli.
Quando il pulviscolo si diradò ciò che si vedeva erano Rufy a terra privo di forze e delirante, Sanji in piedi sulla gamba
sinistra che teneva fermo a mezz’aria quello che doveva essere l’avversario di
Rufy, il tutto in cima alla montagna di marine, travi e calcine ammassate.
“Si può sapere che vuoi energumeno in divisa?”
“…sei in gamba bamboccio…ma contro di me non
hai speranze…”
Gli occhi di quell’uomo sembrarono intimorirlo per un istante, in essi c’era una forza calma a poco rassicurante, e a
giudicare dalla fatica che stava facendo per tenerlo lontano si poteva intuire
che era un osso alquanto duro.
“Hey Sanji!!! Smettila di giocare…e rientra a
bordo!!!”
“Che razza di boiate dici marimo? E Nami?”
La testa di Zoro sbucò dalla voragine circa due o tre piani più sopra risultando un minuscolo pallino nero in controluce che
interrompeva la regolarità della circonferenza del buco.
“Dammi retta! Nami non è più a bordo…”
“Che cosa? E dov’è?”
“Sta zitto e vieni zuccone!!”
Con un colpo secco scaraventò l’uomo contro la parete, afferrando Rufy
prendendo lo slancio per salire in cima.
“Non crederete che vi lasci…”
“STELLA DI FUMO!!!”
“Cosa?”
Una coltre di fitta nebbia oscurò la visuale del Vice ammiraglio e le
sue sbracciate non fecero altro che fendere l’aria a vuoto.
“Tsk…dannati pirati…lo scontro è solamente rimandato…”
Detto ciò si mise a sedere preoccupandosi di spostare e macerie dai
corpi dei suoi uomini.
……………………
Il sole batteva ormai alto in cielo scottando sia sulla pelle che sulla
sabbia che la circondava.
….sabbia?...
Aprì gli occhi di scatto mettendosi a sedere; attorno a lei c’era
solamente sabbia finissima e bianca che splendeva come la neve dell’isola di
Druhm in mille cristalli lucenti.
Qua e la, a fare un poca di ombra cresceva
qualche palma umiliata dalla calura del cielo e piegata sotto alla potenza del
sole.
“…alla buon’ora…”
Si voltò guardandosi alle spalle notando che su un pezzo di legno ancora
umido di acqua di mare e sporco di sabbia stava seduto
il medico di spalle, sembrava stanco a giudicare dagli ampi movimenti della
schiena che si alzava velocemente mentre respirava.
“Mic? Ma dove…”
“Mirror Island…siamo arrivati…”
“Mi hai portata fino a qui…?”
“Non io…lui…”
Scosse il capo verso il mare che arrivava a lambire con le sue spumose
onde la sabbia chiara a pochi metri da loro.
“Uaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!!!”
“Scema…dovresti ringraziarlo anziché urlare spaventata….ma guarda te che irriconoscente…”
“Cos’è quello?”
Si era aggrappata alle spalle dell’uomo nascondendocisi dietro per la
paura.
“Un mostro marino non lo vedi?”
“Si ma che ci fa li?”
“…ci ha portati a riva…scema!”
“Nh? Non ci ha attaccati?”
“Avrebbe dovuto? No tutti i mostri sono cattivi…non
tutti i pirati sono malvagi…non tutti i marine sono onesti…”
“…”
“Seguimi ora…”
Si alzò venendo strattonata dalla catena delle
manette volgendo lo sguardo alla strana creatura a cui era debitrice volgendole
un leggero sorriso che venne ricambiato con uno strano fischio da parte dell’essere
che all’apparenza felice scomparve poi nelle acque dell’oceano.
La sua serenità durò poco quando la
razionalità riprese il sopravvento sulla sua mente di pirata.
“Mi stai portando alle prigioni?”
“E dove sennò? Sei una fuorilegge…”
“….”
“Tranquilla…ti tratteranno bene…qui il governo è permissivo, non ti giustizieranno ma sarai rinchiusa in carcere per un tempo
proporzionale ai reati che hai commesso…”
“….”
“A proposito…che reati hai commesso fino ad ora?”
“Figurati se lo vengo a dire a te…anzi…quasi quasi
ti saluterei qui….”
“Nh? Che hai detto?”
Noto la nota sarcastica della voce della ragazzina ma
non la degnò di uno sguardo, la sentiva camminare al suo fianco e la catena tintinnava
metallica allo scontrarsi fra i vari anelli che la componevano.
“Non dire idiozie…”
“Allora ciao eh?”
“See…ciao…scema…”
Continuò l’avanzata nella bianca sabbia levando la mano destra a ò di saluto, non facendo subito caso a come avesse
avvertito lontana la voce della mocciosetta, ma si rese conto subito però di
quanto gli fosse risultato leggero il movimento di saluto che le aveva fatto
poco prima con l’arto ammanettato.
Sbarro gli occhi sconvolto, voltandosi per
vedere una minuscola sagoma correre a tutta birra verso la foresta di palme e
mangrovie che si estendeva ad est e che risaliva l’unico fiume dell’isola fino…
“TORNA QUI!!! È PERICOLOSO!!!!!”
Si gettò all’inseguimento guadagnando metri preziosi, ma la sua
distrazione era stata troppo prolungata e Nami era già
sull’orlo della foresta.
“FERMATIIII!!!!”
Gridava furioso col fiatone e il cuore che gli martellava in gola per l’ansia.
“Fossi mattaaa!!!….”
E la sua voce si eclissò subito dopo fra le verdi fronde delle
mangrovie.
“Dannata mocciosa…possibile che non sappia proprio niente?!?”
Due attimi dopo anche lui era oltre il confine della lussureggiante
foresta, ma di lei nessuna traccia, solo alcuni rami spezzati, delle impronte
che sfumavano via man mano che la sabbia cedeva il posto all’umida terra coperta
di fogliame e il cinguettare degli uccelli in alto sugli alberi.
Schiuse gli occhi osservando le foglie nere in contro luce puntellare il chiarore del cielo, le sagome degli
uccelli che si spostavano e lo spezzarsi dei rami a qualsiasi movimento.
“…di là…”
Fece uno scatto e sparì nel verde di quella specie di
umida giungla senza fare più alcun rumore.
Dal canto suo Nami correva a più non posso,
respirando enormi boccate d’aria senza guardarsi indietro, o ai fianchi…o in
alto.
Per lei il nemico era uno, e lo aveva lasciato indietro.
Non teneva da conto che trovandosi in un territorio sconosciuto potessero esserci altre minacce, dopotutto nessuno la
conosceva li.
Ma come aveva detto Mic, d’altro canto anche lei non conosceva niente di
quel luogo.
E questo si sarebbe rivelato un grave errore.
“Anf anf…non ce la faccio…più….”
Si lasciò cadere a terra sulle foglie bagnate e scure portandosi una
mano sul petto cercando di regolarizzare il respiro.
L’avvertire di alcuni rumori però la fece
arretrare fino a scomparire dietro ad un cespuglio rigido ma pieno di foglie
piccole e verdi.
Subito dopo il suo eclissarsi tre sagome scure apparirono nell’esatto
punto in cui si trovava lei che per lo spavento sussultò creando un fruscio e
attirando l’attenzione di uno dei tre che voltato il capo prese a fissarla
dritta negli occhi.
Se non ci fossero state le foglie a nasconderla
avrebbe giurato che l’avesse beccata.
E quando questo mosse alcuni passi verso la siepe
i suoi dubbi divennero realtà; non fosse stato per l’improvviso librarsi in
volo di un uccello proprio da quel cespuglio, l’avrebbero scoperta di sicuro.
Il curioso convinto da quella vista fece retro front tornando al
gruppo, scambiando parole incomprensibili per lei e incamminandosi verso nord,
lasciandole la sicurezza per tornare a respirare.
Sospirò schiudendo gli occhi e chinando il capo…che spavento si era
presa, il cuore le batteva ancora a mille nel petto e temeva che qualcuno lo
sentisse martellare tanto era grande l’ansia.
Ma d’un tratto il veloce scalpitare di quel muscolo si gelò nell’esatto
momento in cui una mano fredda le si posò prepotente
sulle labbra.
TH
Suspance….suspance e ancora….tremenda…enorme….corrodente
e infinita suspance…..
^___^
Un saluto a voi o popolo di
pirati ^()^ Yeah!!! Stavolta
le pagine di word sono 12…un applauso!!!
XD
Grazie mille per le belle
recensioni che mi hanno mandato in ordine di apparizione….
Giodan!!!! u/////u
Che non ha trovato
errori (O.O mi raco lo!!) e mi ha detto di
prendermela comoda coi tempi…consiglio seguito appieno XD che ne dici? È servito
a qualcosa?
Grazie di vero
cuore che continui a seguirmi!!! Mi da coraggio e sicurezza!!!!
Un abbraccio
=^()^=
Butler!!!! XD
Che trova i miei
capitoli uno più bello dell’altro u/////u, che sostiene che i dialoghi non sono
banali ma soprattutto che come me ha simpatia per Mic….Bravo
Butler….BRA VO!!!
Continua a seguirmi
mi raccomando!! E lascia qualche parola che mi gaso e
son contentazza!!!!!
Arigato!!!!
=0P
Xmirax!!!!^____^
Anche lei una simpatizzante
del mitico Mic (Yeah) a te dico
grazie per le belle parole e son contenta che sei curiosa…uh uhhuh!!! *.*
Adesso anche gli altri han scoperto di M-I grazie alla sorellina di Mic…stiamo
a succedere cosa vedrà….XD o se preferisci stiamo a vedere cosa succederà u.u
Un abbraccio kara!!!
^w^
Smemo92!!!! *.*
Eh si, Nami è stata furba sia a svignarsela che
a tenere la chiave che Mic pensava d’aver perso….mitica Nami ^___^ d’altronde
non poteva smentirsi come Zoro del resto che è riuscito a perdersi a bordo di
una nave…ma qui ci sta dai…XD
Riguardo a Mic…non ti convince? Embeh in un certo senso hai ragione…sto tipo cela molti
segreti che man mano svelerò perciò niente paura
riguardo lui ok?
Semmai preoccupati per Nami che a quanto pare è nei guai fino al collo…XD
A presto e grazie di cuore!!!
^___^
edulcis in fundoGef!!!!
Che mi ha scritto complimenti graditissimi e
con un ulteriore recensione mi ha esortata ad
aggiornare…^///^ che cara!!!!
Indi per cui eccoti un bel nuovo e lungo
chappy…spero ti piaccia bella…grazie davvero dell’affetto
che hai dimostrato per questa storia….mi hai resa
felice XD e me la gongolavo in giro per il bar sia ieri che l’altro giorno….°W°
sei gentilissima!!!!
Capitolo 5 *** Il fuoco, la sabbia...il mare di notte... ***
“Mettiamo bene in chiaro una cosa ragazzina…”
Levò lo sguardo mortificata verso di lui, il tono con cui le
stava parlando era a dir poco agghiacciante.
“Non ho tempo…e neppure voglia di
rischiare la pelle a causa tua sono stato chiaro?”
“…”
“Non ho sentito…”
Abbassò la testa fissando l’ombra di lui
che esaltata dallo strepitio del fuoco danzava sulla sabbia come sinuosa
anguilla.
“…si …”
“Bah…lascia perdere…”
“…?”
“Avrei dovuto saperlo che avresti tentato di scappare e se
si ripresenterà l’occasione lo rifaresti ancora…sbaglio?”
“…heh…”
“Sei una pirata in fondo…”
Il tono con cui pronunciò quelle parole mutò lievemente, se
prima era seccato e poi dolce ed un poco ironico, ora invece era
diventato quasi stanco e deluso; questo Nami lo percepì bene.
“Li devi odiare proprio i pirati eh?”
“…”
“È per questo che sei entrato in
marina?”
“Anche…”
“Sai…anche io li odio i pirati…perché mi hanno portato via
una persona alla quale tenevo moltissimo e a cui devo la vita…”
“Dici cose senza senso…se davvero li detesti perché sei di…”
“Ma se quella ciurma maledetta mi ha rubato la felicità…quella
di Rufy mi ha ridato la speranza…”
“Sei un paradosso ragazzina”
“…già…”
Gli sorrise da furbetta portandosi
le ginocchia al mento cominciando ad osservarlo in silenzio, e per alcuni
istanti erano il grigio screziato degli occhi di lui e il color del caramello
delle iridi di lei a comunicare… oltre i loro corpi la melodia del mare e il
calore del fuoco.
“Che vuoi ancora?”
“Come mai sei entrato in marina Mic?”
“….”
“Non mi sembri così sfegatato in fondo…”
“…”
Era strano…ma il tono della voce
che usò e quello sguardo fisso e vacuo riuscirono a spiazzarlo e riportargli
alla mente quelle stesse parole dettegli molti anni prima, da altre labbra…da
altri occhi.
Le onde spumose
scrosciando sugli scogli della baia rombavano soffici e bianche puntellando di perle
traslucide e luccicantila bellezza di quel cielo plumbeo prossimo all’aurora.
Il forte odore di
legno bagnato misto ad acqua di mare impregnava l’aria tutt’attorno
all’insenatura e i suoi stivali neri e lucidi nuovi affondavano nella sabbia
bagnata fin quasi alla caviglia.
Non riusciva a dir
nulla, non riusciva nemmeno a guardare in alto, preso
com’era dal trovare le parole adatte.
E fra tutti quei rumori di onde che si
infrangevano sullo scafo, mormorii, battute, risate e i piccoli tonfi della
casse issate a bordo riuscì a distinguere chiaramente il lento cadenzare di
quei suoi passi avvicinarsi al parapetto e frantumare sul nascere ogni suo
pensiero.
Levò gli occhi in alto incrociando quelli di lei calmi
come quelli di una madre, provando forse a dire qualcosa, cercando di rimanere
l’indifferente ragazzino ribelle che solo lei era riuscita a domare.
“Come mai sei entrato
in marina Mic?”
“…io…voglio che…io…”
“…cosa
vuoi Mic?”
E di nuovo le sue
perle plumbee affogarono in quel mare di cioccolato fuso che erano
gli occhi di lei, così forti e sicuri…e la sua voce…nemmeno in quel momento era
mutata di tonalità…sempre alta e allegra, nessuna inclinazione…nessuna
esitazione…sembrava quasi ironica;
…eppure
quello era un addio…
“Mic?”
“….”
“Ti sei intontito?”
“No…”
“Beh? Allora?”
“Cosa?”
“Come mai sei diventato un marine?”
“…è una lunga storia…e non ho voglia di raccontartela…”
“Sempre simpatico tu…”
Gli fece la linguaccia voltandosi poi verso il mare nero e lucente
come pregiato velluto scosso dal vento fresco della sera che ne sconvolgeva la
liscia superficie in incantevoli panneggi d’ombre e onde.
Chissà come stavano gli altri e dove si trovava la Sunny,
chissà se Sanji si disperava come suo solito e litigava con Zoro per via della
sua indifferenza…sorrise, probabilmente a quell’ora se la dormiva della grossa quello spadaccino squattrinato.
E gli altri? Chissà se stavano bene
e se riuscivano ad arrangiarsi con la navigazione, da una parte era tranquilla,
Robin era più che affidabile, ma quello in cui si trovavano era pur sempre il Grande
Blu, era un mare pericoloso e sconosciuto che aveva piegato molte delle migliori
flotte che lo avevano solcato, e si trattava di navi più grandi, ben armate e
con equipaggi più esperti.
Avrebbe voluto essere con loro…in quei momenti di sconforto
la loro unione si rafforzava e si avvicinavano sempre di più, erano brevi
attimi e spesso passavano al cambio improvviso del vento ma quando capitavano anche se era triste in cuor suo si sentiva confortata.
La loro sola presenza era sufficiente a darle coraggio e
sicurezza e con loro ne era sicura, avrebbe realizzato
il suo grande sogno.
“Mangia!”
Le si avvicinò porgendole un
bastone al quale era infilzato un pesciolino arrostito.
“…niente sformato stasera?…”
“…se non ti va mangia sabbia, è
ricca di sali minerali…”
“Da qua!”
Si vide strappare di mano alcuni stecchi sui quali erano
infilzati dei piccoli pesciolini arrostiti dalla mano svelta di lei che se li
mangiò con gusto seduta a pochi passi da lui.
“Se hai appetito vuol dire che stai
guarendo…”
“La ferita si è chiusa da un pezzo…ti preoccupi
ancora?”
“Non parlo della ferita…scema…”
“…ah già…ma cosa c’era su quello spillo? Mi sembrava di…”
“…belladonna…”
“Nh? Bella che?”
“Niente…mangia.”
Riportò lo sguardo all’orizzonte ripensando
mentre staccava piccoli morsi di pesce dal suo stecco a quanto era successo
quella sera…se non ci fosse stato lui probabilmente sarebbe…
La gelida mano che
l’aveva ghermita alle spalle stava ancora stringendole la gola e i brividi di
quel contatto le provocavano spasmi di paura che si accentuavano ad ogni muto
sbatter di ciglia di coloro che immobili la stavano osservando.
Era convinta d’essere
al sicuro…li aveva visti allontanarsi e subito dopo aver ripreso a respirare
nuovamente aveva smesso di farlo.
Poi in un attimo era
stata spinta fuori ed i piedi dei tizi di prima si erano materializzati dal
nulla come per incanto seguiti da sussurri e bisbigli in una lingua che non comprendeva ma ricca di una musicalità che sembrava poesia.
Era stata bendata,
strattonata, spintonata e costretta ad avanzare verso l’entroterra, l’aveva
capito dal suolo che sotto ai suoi piedi nudi diveniva
sempre più umido e compatto, l’aveva intuito dall’odore dell’aria che si lasciava
dietro l’essenza del mare per impregnarsi dei forti e pungenti aromi di
foresta.
Poco meno di un’ora
dopo s’era ritrovata inginocchiata a terra, e non appena le tolsero la benda poté notare il luogo in cui si trovava.
Uno spiazzo in terra
battuta grande circa come la piazza di Logue Town
dove stava il patibolo, tutt’attorno capanne in legno
e paglia, un pozzo e alcune ceste piene di frutta sparse un po’ ovunque.
La gente si stava
radunando avvicinandosi lentamente con occhi curiosi senza badare aipochi bambini che
correndo e ridendo le si stavano avvicinando.
“Ohrem nah ai”
Vide che tutti i
presenti alzarono lo sguardo oltre le sue spalle, così fece lo stesso e dopo
essersi voltata alzò il volto incrociando gli occhi completamente bianchi di un
uomo alto e alquanto massiccio che seduto su di un rozzo trono in legno sgangherato la guardava in attesa.
Solo dopo alcuni
secondi si rese conto che quel tizio era cieco…due sfregi paralleli scendevano
dalla fronte fino a metà guancia tagliando in due ognuna delle iridi dei suoi
occhi che erano diventate talmente chiare da fondersi
quasi alla cornea.
Un leggero brusio si
levò come sottofondo al silenzio della sua contemplazione, ma fu subito
smorzato da un gesto di lui che dopo aver levato con
decisione la mano sinistra in nella quale reggeva una specie di scettro in
legno ed ossa riprese a guardare verso di lei, diritta negli occhi, come se la
potesse vedere realmente.
“Ohrem nah ai”
“…non capisco…io non…”
“Ohrem nah Gohnm”
Si poggiò il pugno
destro al petto con un colpo secco per poi tendere la mano verso di lei.
“Ohrem nah ai!”
“…Na…mi, sono Nami…”
“Na….mi…”
Annuì decisa
sentendosi maggiormente a disagio quando sul viso del
suo interlocutore nacque un sorriso quasi bonario.
“Hah! Na-mi…nah soreu Na-mi!!! Hah hahhah!!”
Si guardò
attorno vedendo sorridere tutti i presenti nella stessa maniera del loro capo e
per un attimo aveva cominciato a credere di essere quasi salva.
Certezza che si andò a
frantumare nell’esatto momento in cui un finissimo ago le si
conficcò alla base del collo centrando esattamente la giugulare.
“Ma
che…?”
“Nah soreu Na-mi….nah soreu Na-mi….”
Avevano incominciato
tutti a dire queste parole pronunciandole con una sorta di ritmo ironico e
crescente, e se all’inizio erasolo un lieve sussurro, man mano che i
sensi incominciavano a venirle meno quel tono assumeva sempre maggior volume
entrandole nei timpani frastornandole la coscienza.
“Aaah…la
mia testa!!!”
Riuscì a levare gli
occhi stanchi e vacui al cielo e vedere una punta di lancia venirle incontro
sibilando al vento e rilucendo al sole serale fino a scomparire dalla sua
visuale in un sonoro tintinnio che suonava come rumore di oggetto
rotto.
“Miah!!!!soreumiah!”
Una
voce che le sembrava di conoscere….
…un tonfo davanti ai
suoi occhi e l’apparire di due sagome nere sfumate
dalla sua debole vista…mentre incominciava a sentire in bocca il sapore salato
della polvere e la consistenza dei granelli che la componevano.
“Mikahel!!!!”
Questa era la voce del cieco…sembrava un sibilo di serpente…
Facendo ricorso a quel
briciolo di lucidità che le era rimasta piantò i palmi
a terra aggrappandosi alla stoffa del giaccone che indossava lui.
“…Mic…”
Lasciò la presa dal
tessuto per la troppa stanchezza non appena fu sicura d’aver riconosciuto
l’estraneo arrivato a salvarle la vita, ma fu trattenuta e issata in piedi
prima di toccare terra.
Vide i suoi occhi di
cera e ne fu contenta, talmente sollevata che le uscì un sospiro istintivo
prima di chinare il volto vinta dalla stanchezza.
“…questa è l’ultima
volta…giuro…”
Poi vide il suolo
allontanarsi dai suoi occhi e sentì una lieve e fresca brezza scompigliarle i
capelli e carezzarle il viso accaldato.
“Ti hanno drogata
scema!!!”
Si era risvegliata al
suono di queste parole e al gelido contatto con l’acqua nella quale l’aveva
buttata di peso e senza nemmeno troppa delicatezza.
“Cough…che cosa?
Cough….”
“…un secondo più tardi
e saresti uno spiedino ora…”
“…”
“Tu te la cerchi
proprio eh? Vuoi lasciarci le penne ad ogni costo?”
“Che
domande, certo che no…”
“Ti spaventa così
tanto la galera? Che vuoi che sia…un paio d’anni e
sarai fuori, non mi pare che tu abbia ruoli fondamentali nella ciurma a parte
l’esserne il navigatore, quindi non saresti giudicata come una criminale…”
“…che
dici?”
“E non sei nemmeno
famosa…nessuno ti menziona mai alle riunioni in cui venite
nominati…gli unici citati sono lo spadaccino, la donna del fruttofleur-fleur ed il vostro capitano…”
“…loro sono la forza…io il cervello…”
“…sempre la risposta pronta hai…coraggio allontaniamoci prima che ci trovino…”
“Chi erano quelli?”
“I cattivi…”
“Non scherzo …”
“Neanche io…”
“Ma”
“Discorso chiuso!”
Le si chiusero gli occhi alla fine
dei pensieri di quella fuga, ma uno di questi le rimase nella testa e
incominciò a frullare e gironzolare per le sue idee ribadendo la sua presenza
nonostante la stanchezza che provava.
Quei tizi anche se vestiti in un altro modo e si esprimevano
in altre parole avevano una certa somiglianza con Mic…gli
occhi grigi e pieni di quelle screziature grigie che li facevano sembrare cera
sciolta e vetro frantumato, lo stesso colore della pelle e dei capelli.
Nessuno di quelli che aveva potuto vedere aveva una tonalità
di nero diversa da quella del marine, nemmeno il
gruppo di vecchie intente a filare che aveva scorto in fondo allo schieramento
di persone avevano i capelli bianchi.
Inoltre…l’avevano chiamato Mikahel questo stava a significare che lo conoscevano.
“Chi sei Mic?”
Parlò nel sonno esprimendo i suoi onirici pensieri.
“…di sicuro non un semplice marine…”
Sussurrato ciò gli girò le spalle cercando su quel giaciglio
improvvisato con foglie di palma e banano la posizione migliore per riposare.
Non poteva sapere Nami che oltre le sue spalle
gli occhi di Mic erano aperti…seri e tristi al contempo a fissare le
braci del fuoco che lentamente morivano prive di altra legna.
“E tu non sei una semplice
ragazzina…anche questo è sicuro…Nami…”
“Guardate qua !!!!”
Si voltarono tutti all’entrata trionfale di
Usopp nella sala comune della Sunny.
Era notte fonda e nessuno come le sere precedenti aveva voluto andare a dormire, perciò si erano radunati per
il semplice desiderio di stare assieme e vivere quell’attesa in comune.
Robin con attenzione seguiva la direzione della vivre, aveva
saputo da Sanji e Zoro che non era più in mano a Nami ma al Vice Nola, ma era
altresì convinta che la direzione della nave marine stava
andando verso l’isola che cercavano.
Per questo di comune accordo avevano deciso di seguirla
anche se a debita distanza, convinti del fatto che Nola, sapendo di averli alle
calcagna e convinto che non avrebbero abbandonato la loro compagna, avrebbe avuto la sua rivincita sull’isola in questione.
Era una trappola più che palese,
ed entrambe le parti, inseguitori e inseguiti conoscevano le mosse dell’avversario
alla perfezione anche se questi ultimi sarebbero
partiti avvantaggiati.
L’ostaggio era ancora in mano
loro, ed il “terreno di gioco” favorevole ad essi.
“Cosa sarebbe
scusa?”
Rufy guardava curioso
l’enorme e lungo aggeggio che il cecchino brandiva con orgoglio sventolandolo a
destra e a manca con non poca fatica.
“Si tratta della mia ultima
invenzione…un modello ultra avanzato dei più moderni cannocchiali in
circolazione….”
“Davvero?!? E che
te ne fai?”
“Idiota!!!
Con questo potremmo intercettare la nave dei marine anche se siamo a giorni di
distanza…ha delle lenti potentissime e non correremo il rischio d’esser visti a
nostra volta…sono un genio!!!”
“Lo sei!!!
E bravo Usopp!!!!”
“Magnifico Usopp!!!
Ma come hai fatto?”
La piccola renna si avvicinò con
occhi adoranti al fifone della combriccola aspettando con ansia la risposta
alla sua domanda.
“Devi sapere Chopper che la mia
mente è super evoluta grazie alla goccia della conoscenza che rubai alla ninfa delle acque sulfuree in una delle mie
avventure molto tempo fa…prima di entrare nella ciurma di Rufy…”
“Woaaaaaaaaaaaaw!!!!”
“Hih hihhih...”
E mentre
Usopp campava per aria le sue stratosferiche balle e l’ingenua renna se le bevevo
Rufy rideva di gusto ascoltando quella favola di ninfe, geyser e fughe
rocambolesche dall’isola della goccia della conoscenza posta a nord del mare
del sapere e vicina all’arcipelago della curiosità.
“Incredibile….ma
come si può…se le sogna la notte certe idiozie quello scemo di un nasone?”
“Lasciali fare
Sanji…almeno alleggerisce l’atmosfera di tensione…”
“Hai ragione Robin…TU HAI SEMPRE
RAGIONE MIA ADORATA NINFA!!!!”
“Ecco che parte pure il cuoco…”
Franky dopo aver preso dalle mani di Usopp il marchingegno ultra sviluppato andò alla torre di
vedetta per montarlo al posto del vecchio cannocchiale.
“E dimmi
Usopp…di che colore erano le mutandine della ninfa Tuttosò?”
“Brook, Brook ….Brook….dovresti
sapere che le ninfe della specie Tuttosò non portano
biancheria…mai…indossano solamente leggerissimi e
svolazzanti veli trasparenti tessuti dalle fibre di seta dei bachi dei rovi
effimeri….sono le loro cugine…le ninfe Losaprò che….”
Zoro aprì gli
occhi seccato da tutto quel baccano evitando all’ultimo gli schizzi
simultanei di sangue dal naso di Sanji e dello scheletro più rapiti che mai dal
racconto del cecchino.
“Che
razza di babbei…”
“Eddai
Zoro….anche se sono bugie Usopp le racconta che
sembrano vere…hah hah…”
“Ci terrei a dire che le mie non
sono balle…ma pura e semplice verità…”
“Waaaaaaaaaaaaaaaaaaow!!! Usopp tu si che sei un vero pirata!!!”
“Si
Chopper…e vedrai che un giorno anche tu…”
“Finitela
con ‘sto chiasso!!! E venite qua…vedo delle luci a
babordo…l’isola dovrebbe essere vicina…ma non o la distanza precisa…e c’è anche
un altro piccolo problema…”
“E
sarebbe?”
Tutti quanti si erano ammutoliti
alle parole di Franky ed aspettavano si sapere la risposte
del cyborg.
“Qui si vede tutto a testa in giù…”
Gli occhi di tutti furono su
Usopp.
“Heh heeeh…avrò
dimenticato di inserire un prisma…che volete che sia…due minuti e…”
“IL SOLITO SBADATO!!!”ß(tutti)
“Hih hih”ß(Robin)
“Vice Nola…”
“Dimmi…”
“Fra pochi minuti raggiungeremo M-I…l’equipaggio attende ordini…”
“Come al
solito…nessuna variazione, ma date la massima priorità alla manutenzione della
nave…è seriamente danneggiata…in quanto ai pirati abbiamo poco meno di due
giorni di vantaggio e tutto il tempo che ci occorre per accoglierli come si
deve…”
“Signor
si!! Con permesso!!”
“Va pure.”
Il Vice-A si alzò in piedi
camminando a passo lento verso le grandi vetrate della sua cabina dalle quali
si potevano scorgere flebili e tremolanti le luci dei lampioni e quella più
forte e spavalda del faro sulla scogliera.
“Siamo a casa…Mic…”
TH
u.u’’’
Capitolo un po’ più cortino rispetto ai precedenti…ma
vi PREGO!!! ABBIATE PIETA’ DI ME!!!!
In questi giorni sono superegafantadead…..ç___ç sorry!!!!
Bene benebene….da qui nascono domande e ancora domande a cui seguiranno
risposte e ancora risposte…XD
Domando sinceramente scusa
per il ritardo…soprattutto alla dolcissima e carissima Gef,
che mi ha scritto addirittura una mail (graditissima
per altro ^___^) di sollecito XD miiii se mi gaso Gef!!!!!
E i
gentilissimi lettori che mi hanno lasciato la loro recensione….
Smemo92
Eh già….ha fatto la
sua comparsa Analah,
vedremo che ruolo
avrà…XD
Sono contenta che
ti sia piaciuto il capitolo bella!!!
E che ti garbi
anche la frase, perché avrà un grande valore di fondo….XD
Un abbraccio e
grazie di cuore!!!
CHU!!!
Gef
Mitica Gef!!!!
Che gentile che sei…che
cara che brava che MITICA!!!!!
Dunque, Nami è furba….ma nemmeno Mic è da meno
….aspetta e vedrai chi si fa gabbare da chi….XD
un abbraccio e
sinceramente…GRAZIE DI CUORE!!!
Giodan
CIAO!!!^___^
Ops…credo allora di
aver mal interpretato le tue parole….chiedo venia XP
Scherzo va….
Grazie della
recensione e della gentilezza con cui mi consigli…
Mi fanno piacere le
tue parole!!!
GRAZIEGRAZIEGRAZIEEEE!!!
A presto allora ^___-
And sorryfor the late…
Xmirax
Mistero svelato
Xmirax!!!
Maaltri ne sono in
agguato ovviamente
u.u
grazie dei complimenti,
mi fa piacere sentirvi dire che riesco ad essere IC
…mi gaso yeaaaah!!!
XD XDXD ^()^
A presto kara!!! Grazie della gentilezza!!!
Butler
Heilà Butler!!!
Grazie mille delle
belle parole….
Mhm…in effetti hai anche ragione…una volta lo chiamo Rufy e poi
Rubber…oddio se
sono sbadata…XD
Pardon….
Mi sa che la socia
Ansia ha tirato gli ultimi nell’attesa….
u.u mi spiace…
ma voglio dirti che
sono contenta che la storia ti piaccia e non sia deludente!!!!
Arigato!!!!!!
A presto Bu-chan!!!! XD
….dall’albergo di
TH….è tutto….scusate la lentezza nell’aggiornare…gli eventuali errori (ho letto
tre volte ma ce ne saranno di sicuro…) ed abbiate
pazienza…
….TH è sinonimo
di ritardo….
(non vorrei ma
purtroppo è così ç___ç)
è quasi l’una
quindi me ne vò a nanna…domani si lavora…XD
uffi voglio andare a far volare l’aquiloneeeeeeeee>.<’’’
ok…dopo sto delirio…aggiorno
e me ne vado a nannuccia!!!!
Capitolo 6 *** Il palazzo...le prigioni...il mare calmo... ***
"Nave in avvicinamento!!!!!
è il Camaleonte del Vice Nola, accorrete al molo sembra che la nave abbia bisogno di
manutenzione...."
Dalla cima dell'imponente faro
gli altoparlanti trasmettevano la voce del guardiano ai marine di stanza al porto
e ai carpentieri.
Questi ultimi si apprestarono a
tirar fuori gli strumenti e slegare le cataste di legno da utilizzare per i
lavori per poi riunirsi alle rispettive squadre.
C'erano gli addetti al
sopralluogo coi loro aiutanti che prendevano nota sui danni riportati e le
misure da adottare, quelli che si occupavano della misurazione delle falle e la
cernita del materiale da usare e poi c'erano le squadre da lavoro, quelli che
tagliavano, rifinivano e piallavano, quelli che mettevano in opera e inchiodavano
e alla fine di tutto c'erano i capi mastri che davano indicazioni e battevano
cassa a fine lavoro.
I carpentieri di MI erano molto abili e veloci, secondi
solamente ai leggendari artigiani della "GalleyLa" di Water Seven anche se molti di
questi, una volta acquisita esperienza fama e manualità avevano lasciato le
isole dell'acqua laguna per aprire una propria attività nelle isole o nei porti
della Grand Line ed alcuni di essi erano appunto giunti a Mirror.
"Soldato semplice Amilton
della seconda divisione...a rapporto..."
Di nuovo la roca voce lievemente
disturbata diffusa dai lumacofoni attirò l'attenzione dei presenti e di uno di
loro in particolare.
Era un ragazzino mingherlino con
la pelle chiarissima e degli ispidi capelli ramati dotato di lunghe ed agili
gambe, muto e silenzioso, ottimo corridore a cui era stato affidato l'incarico
di corriere fra il porto e la cittadina.
Non veniva usato spesso poiché
grazie ai lumacofoni e le loro molteplici funzioni era molto facile comunicare
anche da lunghe distanze, ma se si trattava di informazioni riservate o
importanti ci si rivolgeva sempre a lui che era veloce, discreto e impeccabile,
con lui infatti non c'era il rischio delle intercettazioni.
"Soldato semplice a
rapporto!"
Le uniche volte che lo si sentiva
parlare erano quando si presentava al cospetto dei superiori per ricevere
incarichi o quando vinceva alle scommesse clandestine sui dugonghi, ma di
questa sua segreta passione ne erano a conoscenza due o tre persone al massimo.
"Consegna questa missiva al
reggente entro mezz'ora..."
"Signor si!"
Così il ragazzino prese dalle
rivide mani callose del guardiano del mare la lettera custodita da una busta
scura e grezza in modo che non fosse possibile leggerne il contenuto in controluce
e suggellata da una colata di cera su cui era impresso il simbolo del reggente
di Mirror.
Uno specchio in frantumi.
Il ragazzo la fissò in silenzio
notando l’insolita rigidità della carta al tatto per poi chinare il capo in
segno di saluto e sparire oltre la porta.
"Hai non più di
mezz'ora!"
Nessuna risposta fu data...ma si
sentirono sempre più ravvicinati i passi del ragazzino che scendeva le infinite
scale a chiocciola della torre della lanterna.
Aprì gli occhi ancor prima
dell'alba svegliato dalla lieve brezza del mattino in quel magico preannuncio
del nuovo giorno che vede il mare tingersi delle più svariate tonalità di rosa
dal più pallido ed effimero laddove sarebbe sorto il sole, a quello più deciso
sfumato nel blu della notte che si allontana.
E le nuvole grigie perlate di
quel colore di pesca gettavano le loro scure ombre gelate sulla superficie
dell'oceano ancora torbido e sopito che sembrava uno specchio d'argento
screziato d'amaranto.
Era uno spettacolo impagabile
quello dell'aurora che non si sarebbe mai stancato di osservare sia che si
fosse trovato a bordo di una nave sia che fosse stato sulla terra ferma, perché
in entrambi i casi la sensazione che provava era la stessa.
...libertà...
Immensa e sconfinata libertà incorniciata
dalle onde di quel mare infinito; accompagnata soltanto dai suoi pensieri e
dalla brezza salmastra che si alzava dalle onde carica della forza immensa
dell'oceano.
E quella libertà sarebbe stata
presto di tutti, non solo sua....non solo dei pirati che scorazzavano in quelle
acque portando devastazione e confusione...sarebbe stata di ogni uomo.
Ma affinché questo si potesse
avverare....
Abbassò gli occhi sulla sagoma di
Nami rimanendo incantato nel trovarla sveglia ed immersa nella sua contemplazione
di quella meraviglia.
Gli occhi incantati ancora un
poco velati dal sonno, un sorriso sincero ed appena accennato sulle labbra, il
respiro quasi azzerato da quella magia.
Per un attimo gli era parsa quasi
un altra persona.
...per
un attimo gli era sembrata lei...
"...Sei già sveglia?"
"Sai
com'è....l'abitudine..."
La guardò mentre si stiracchiava
e alzatasi in piedi si dirigeva verso l'acqua per lavarsi il viso.
"Guarda che ti si rovinerà
la pelle...e ti verranno le rughe hih hih"
"Ti sembrerà strano...ma non
mi succede niente di ciò, anzi..."
"Se lo dici tu...e adesso in
marcia..."
"E la colazione?"
Le sorrise in una maniera
bastarda che peggio non si poteva.
"Se ci sbrighiamo arriviamo
per l'infornata delle sei..."
"C'è un chiosco qui vicino?"
"Meglio!!"
"Un panificio?"
"Di più..."
"Una pasticceria?"
"Hah...le colazioni di
Kassandra sono le migliori...le più gustose in assoluto...o almeno questo
dichiarano i detenuti di quel carcere..."
"Hah ahh hah!!!
simpatico!"
"Cor..."
"Comunque ci dobbiamo ancora
arrivare e..."
"...Devono ancora arrivare i
tuoi amici se non sbaglio..."
"Nh?"
"Senti...lascia che ti parli
chiaramente..."
"..."
"Ormai siamo a Mirror...se
non ti hanno ripresafino ad ora non ti
aiuteran..."
"Ci dobbiamo ancora arrivare
ti ho detto..."
"...?"
"E con questo, discorso
chiuso!"
La guardò avviarsi a passo deciso
con le mani strette a pugno, da dove la prendeva tutta quella sicurezza? Perché
credeva così ciecamente in quei suoi compagni d'avventura?
In quel momento forse la giudicò
un'ingenua; per quanto lo riguardava, la fiducia era un qualcosa che aveva dato
solamente a tre persone nella sua vita, la prima lo aveva tradito subdolamente,
la seconda, piano piano l'aveva trasformato in quello che era e gli aveva dato
una nuova visione del mondo mentre la terza...era quella che lo manteneva
così....dandogli coraggio e sostegno per continuare a perseguire i suoi scopi.
"..rte?"
"Nh?"
"Da che parte?"
Davanti a loro c'era il bivio che
partiva dalla spiaggia e si divideva in alcune stradine, due larghe circa tre
metri e tre che erano poco più che sentieri.
Quella grande di sinistra saliva
in tortuosi tornanti superando una parete di roccia vulcanica e continuava
verso la scogliera conducendo al porto, l'altra che invece andava a destra
portava alle montagne delle cave di agalmatolite mentre i tre sentieri andavano
rispettivamente al villaggio di pescatori e quindi alla cittadina
nell'entroterra dove stavano le carceri; uno alle raffinerie dismesse di canna
da zucchero e l'ultimo, che era appena tracciato e poco visibile andava alla
riserva...
Da quanto tempo non ci andava?
"Vogliamo fare notte?"
"...prendi il sentiero nel
centro..."
"ok"
S'incamminò dietro di lei
tenendola d'occhio affinché non facesse la furba, ma sapeva che se furba lo era
veramente, su quell'isola abitata da pazzi e governata dal demonio gli sarebbe
rimasta vicina, dopotutto era l'unico del quale si poteva fidare a conti fatti.
...già...fidare.
Sorrise d'amarezza prima di
affiancarla raggiungendo il suo passo.
………………………………….
“Ragazzi ci siamo…ognuno
ai propri posti!”
Stavano dormendo come ghiri gli
uni ammassati agli altri nonostante lo spazio della sala, ma appena la voce seria
e composta di Robin giunse ai loro timpani scattarono in piedi pronti all’azione.
“E stavolta ce la riprendiamo!!!!”
Levarono i pugni in aria gridando
convinti il loro giuramento, che si facessero pure sotto quei marine da due soldi…Vice ammiraglio o no non importava nulla….
Quello che contava era Nami.
“Perfetto…fra
poco sorgerà il sole, adesso o mai più…”
“Si ma ragazzi…perché
proprio io devo ri…?”
“E’ troppo tardi per i
ripensamenti Usopp…e adesso via!!”
Così al povero cecchino non
rimase che restare a guardare i suoi amici dividersi e scendere dalla nave
mentre lui solo soletto rimaneva a far da guardia alla Sunny.
Era triste e terrorizzato,
nonostante questo sputacchiava risate isteriche e muoveva a scatti il braccio
destro preso da un improvviso solletico.
“Mhpf…non
ho paura io…
Gli tremavano le gambe e aveva i
lacrimoni agli occhi, eppure rideva…strano
personaggio era Usopp.
“In questo caso…su, era uno
scherzo!! Non c’è d’aver paura, la nostra nave è a prova di bomba, inoltre ci
sono io e poi la nostra missione a conti fatti è la più facile heh heeh he!”
La piccola renna non sembrava
particolarmente convinta ma decise di lasciar correre, dopotutto c’era Usopp
assieme a lei.
Portò lo sguardo ai contorni
ancora indefiniti dell’isola di Mirror, sembrava un isolotto tranquillo, una
semplice spiaggia che incorniciava la terra emersa come un anello per
interrompersi tutto d’un tratto quando dal mare si ergeva diritta in verticale
una parete rocciosa scura come le lame delle spade di Zoro e sotto spuntavano
come spilli degli aguzzi scogli anch’essi neri e lucidi d’acqua.
Menomale che Robin li aveva
notati…
“A che pensi Chopper?”
“Quell’isola non mi piace…”
“Che ha di strano?”
“Ha uno strano odore…speriamo che
Nami stia bene…”
“Vedrai che è in ottima forma…se
l’è sempre cavata ed in situazioni ben peggiori di questa, fidati Chopper…”
“Si!”
Riprese ad osservare la strana
isola rincuorato dalle parole del cecchino, e dopo aver nuovamente guardato lo
strapiombo di roccia si concentrò sull’entroterra che iniziava in un sottobosco
assai rado per infoltirsi man mano che ci si addentrava, le piante diventavano
fitte, scure e rigogliose e si potevano udire alcuni fischi d’uccello giungere
ogni tanto a conferma che quella era una vera jungla.
Dal centro dell’isola poi
spuntava un becco cristallino che sembrava riflettere i raggi del sole come una
cappa dorata in ogni parte dell’isola, se la si guardava bene si potevano
vedere piccoli scintillii rilucere sulla superficie di quell’insolita torre.
“Che strano campanile…”
………………………………………..
Al villaggio dei pescatori la
vita scorreva tranquilla e quasi monotona, l’economia dell’isola era basata
sulla pesca e se si escludevano le botteghe dei carpentieri giù al porto quella
era l’unica fonte di ricchezza del posto.
Il centro economico però si trovava
a circa sei ore di cammino spostato verso l’entroterra a debita distanza
comunque dai confini della riserva.
Era li che si trovava il vero
fulcro della vita dell’isola, c’erano il centro della marina che veniva
ospitato in un moderno edificio a tre piani ma in stile semplice che si
intonava a meraviglia con il paesaggio rurale della zona, alcuni uffici e
magazzini, delle abitazioni rustiche e infine un altro palazzo che invece si
ergeva superbo e appariscente in tutto il suo splendore.
Quella era la residenza del
reggente, una struttura costruita appena sedici anni prima per ordine del
regnantedi quell’isola ed era composta
da più edifici dislocati su un’ampia superficie ma comunicanti attraverso
corridoi coperti o semplici tettoie alcuni a rasoterra, altri invece posti a
molti metri d’altezza.
All’entrata vi era il posto di
blocco obbligatorio per tutti, li si veniva perquisiti, interrogati e
sorvegliati per bene, solo alla fine, quando chi voleva passare dimostrava di
avere validi motivi o era chiamato dal reggente in persona si poteva procedere
ed entrare nell’edificio dopo aver attraversato un minuscolo giardino dall’erba
verde e corta.
Alle spalle del palazzo, dopo lo
spiazzo deforestato e alcune centinaia di metri di selva c’era una piccola collinetta
verde all’interno della quale c’erano le carceri, e oltre quella spuntava la
base dell’altissima torre cerulea, una strana montagna chiara come le zanne di
un lupo polare e conosciuta anche con il nome di Monte d’Avorio.
Li c’erano numerose cave dalle
quali si estraevano i blocchi di agalmatolite marina, ed un tempo, molto prima
dell’avvento della marina o peggio del severo regnante, era il principale
obiettivo di chi attraccava ai porti dell’isola.
Quella rara gemma era preziosa
merce di scambio per i marinai che la commerciavano nelle varie rotte
mercantili e la lavoravano a bordo delle loro navi nelle lunghe ore di
attraversata ricavandone punte di lance o pugnali, else ed addirittura
preziosissimi monili.
La torre d’Avorio era anche il
motivo del nome dell’isola, infatti anche da lontano, nelle giornate limpide e
prive di umidità la candida e luccicante consistenza della montagna rifletteva
tutto ciò che vi si specchiava dentro come una grande vetrata, ed ecco che chi
vi stava per approdare anziché avvistare le marmoree pareti dell’altura vi
scorgeva il verde intenso della giungla alla base inondato dal blu corposo
dell’oceano e, se il veliero era grande abbastanza, anche le cime dei pennoni
delle imbarcazioni.
E per i pochi che l’avevano potuto
ammirare quello era uno spettacolo che lasciava senza fiato, era come trovarsi
di fronte ad un enorme specchio lucido e brillante e quando il sole si trovava
a picco la vetta diventava color dell’oro e come una colonna rifletteva la luce
dell’astro come il più potente dei fari e stesso discorso valeva per le notti
di luna piena, anche se in quei casi la luce era tenue e pallida.
Da questa meraviglia derivava
dunque il nome dell’isola, chiamata dagli indigeni Nehen, ovvero lago
verticale, specchio per i marinai e da qui Mirror.
“Vostra Eccellenza…è
in arrivo la lettera dalla stazione dieci del porto est…ci
sono novità, pare che Nola stia rientrando…”
“Bene, molto bene quanto tempo è
passato dalla partenza del caro Amilton?”
“Poco più di minuti…”
“E quanti ce ne vogliono per
percorrere la tratta dal porto a qui?”
“…sette
ore e venti minuti Maestà…”
“Che dici? In mezz’ora ce la
farà?”
“Impossibile signore…per
quanto veloce possa essere nemmeno Amilton riuscireb…”
“Soldato semplice Amilton Ruis a
rapporto Signore!!…consegno la lettera alle ore e prego verificare l’orario esatto…”
Il marine entrò lievemente
affannato reggendo la busta nella mano destra, ed un cartellino da timbrare
nella sinistra.
Non badò allo sconcerto in viso al
maggiordomo che aveva informato il reggente del suo arrivo perché facevano
tutti così, e sapeva che se in futuro sarebbe tornato avrebbe trovato altri due
occhi sbarrati ad osservarlo ed un altro servitore al posto del presente,
perché in quel palazzo le persone cambiavano in continuazione, segno che la
fiducia era pari a zero e le cose da nascondere parecchie.
“Ben fatto Ruis, puoi andare a
riposare se lo desideri…”
“Con permesso!”
Dopo aver controllato che il
timbro fosse stato apposto nella maniera corretta il ragazzo si congedò
battendo i tacchi e sparendo oltre le spesse tendine in damasco dell’arcata
d’entrata.
“Ma com’è…possibile?”
“Passami il tagliacarte per favore…”
L’uomo, seppure ancora
scombussolato obbedì e guardò il superiore sedersi svogliatamente al trono ed
aprire sbuffando la busta per poi buttarla senza nemmeno guardarla fra le
fiamme del braciere dell’incenso….
“Signore?”
“Nh?”
“Ma…nemmeno
la leggete? Quel ragazzo ha….”
“Ha fatto solo il suo dovere, ora
puoi andare…”
“Obbedisco….conpermesso…”
E così il servitore si allontanò
e mesto si diresse alle cucine non accorgendosi dell’innaturale panneggio che
avevano assunto le tende dell’arcata.
Due occhi al di la del tessuto
poterono scorgere perfettamente la sottilissima stele di rame che il reggente,
attento a non scottarsi, stava estraendo dalle braci del caldano.
Se
i messaggi erano incisi nel rame allora c’erano guai in vista, questo Amilton
lo sapeva bene.
Sorrise malefico prima di sparire
silenzioso come il sospiro del vento.
Per l’ennesima volta il sole
aveva completato il suo giro dentro quel cielo immenso sopra di loro.
Per l’ennesima volta la sera
arrivava e la salutava che ancora era separata da loro.
Chinò il capo, in circostanze
normali si sarebbero trovati sul ponte della Sunny a festeggiare ridendo e
saltando al dolce musicare di Brook.
Poi però riprese a guardare il
cammino che la precedeva, le fronde degli alberi sempre più radi.
Lo sbucare da essi di alcuni
tetti più o meno vistosi.
Non era spaventata ne abbattuta.
Era una pirata ora, avrebbe
accettato le conseguenze di questa sua scelta, e avrebbe lottato per cambiare
quelle sfavorevoli.
“Siamo arrivati Nami…”
Le bloccò il braccio.
“Tranquillo…non scappo, se sto
qui almeno sapranno dove venire a cercarmi…”
“Bene…”
Di nuovo quel tono triste.
“Che hai? Sentirai la mia
mancanza Mic?”
“Scema…ringrazio
gli dei…”
“Perché?”
“Ti avrò fuori dai piedi…non dovrò più rischare la
pelle per salvarti…”
“Nessuno te lìha
mai chiesto per la cronaca….”
“Già…”
“………..”
Varcarono i cancelli del palazzo
del reggente, Mic venne valutato appena, infondo era
un marine, lo conoscevano e di lui si fidavano…Namiinvece…
“Hey,
non vorrete mica perquisirmi voi mi auguro…”
“E anche se fosse?”
“Ma Mic!!!”
Nami si rivolse a lui sconvolta,
cercando un qualche appiglio ma lui la smontò subito.
“I piarti
non hanno sesso mia cara…rassegnati…”
“Va al diavolo dannato!!”
“Hah hah…che
caratterino che hai bimba…”
“E tu stammi lontano maniaco!!!”
“Hah!! Coraggio Mya!”
La rossa si calmò nel vedere
sbucare dallo stanzino dell’infermeria una ragazza un poco più grande di lei
con die grandi occhiali tondi e un visino d’angelo.
“Cciao Mic…”
“Buonasera a te Mya…”
“Sono contenta che tu stia…bene…”
Che carina…era
arrossita; Nami sogghignò fissando insistentemente il marine che cercava di
ignorare i suoi sguardi allusori e le risatine dell’altro
ragazzo che aveva chiamato l’infermiera.
“Grazie della premura…Analah?”
“È già a casa…sta
bene, era in pena per te…”
“Grazie per esserti presa cura di
lei…”
“Ma no. È un piacere…”
“Ehm…scusate,
ma io avrei fame, e sarei pure stanca, questo fesso mi ha detto che arrivavamo
per la sfornata delle sei ma…”
“Ragazzina, non ho precisato se
erano di mattina o sera…”
“Argh!!!!”
“E per la precisione siamo pure
in anticipo…mancano cinque minuti…”
“Ti detesto!”
“Ora segui Mya…addio…”
“Ma…”
Lo vide allontanarsi e prendere
in disparte alcuni secondi l’infermiera, riferirle qualcosa e salutarla dopo
che questa gli aveva annuito timidamente.
Non aveva battuto ciglio nel
dirle addio. Questo un poco la ferì facendole chinare il capo delusa.
…che poi, cosa mi aspettavo dal lui? Dopotutto è un
dannato marine…però…nasconde qualcosa me lo sento…
“Seguimi
per favore…”
“Ah…si…”
Una volta dentro la fece
spogliare ed indossare una divisa bianca composta da casacca e pantaloni
larghi.
“Usa pure quella biancheria…èpulita…ma prima
dovrei medicarti quelle escoriazioni e praticarti un iniezione….Mic mi ha detto dello spillo avvelenato…”
“Grazie…ma
per l’iniezione fa lo stesso mi hadetto
che è passata…”
“Non del tutto, ti devo dare uno
stimolante, o gli effetti torneranno, con la belladonna di quella gente non si scherza…”
“Perché?”
“Dammi il braccio destro per favore…”
Annuì delusa, quella tipa era
timida ed insicura…ma non parlava di fatti estranei
al suo lavoro.
Sorrise, dopotutto era un
infermiera della marina, con un debole per il suo capitano per giunta.
Seguì il ragazzo di prima
oltrepassando il palazzo verso le collinetta che distava poche centinaia di
metri lanciando uno sguardo alle grandi vetrate del palazzo.
“Quello è il palazzo del reggente…augurati di non doverci mai entrare…”
“Perché?”
“Perché li ci abita il reggente…hihhiii”
Lo guardò storto prima di
riprendere a scrutare l’interno mostrato dalle finestre.
Al secondo piano, sulla rampa di
scale che saliva al terzo vide la sagoma di Mic.
Era lontana, accompagnata dal
altre persone e ora si era fermato ed aveva preso a discutere con un uomo
enorme che vestiva il giaccone di Ammiraglio o qualcosa del genere da quello
che poteva vedere.
Si erano fermati alcuni istanti,
poi il primo aveva sceso le scale, mentre Mic proseguiva
verso l’alto.
“Per di qua…”
Lo seguì entrando in una specie
di tunnel che scendeva nelle umidità della collinetta, mentre cercava di
memorizzare bene la strada per quando sarebbe scappata, per ora sarebbe stata al
gioco e si sarebbe comportata bene.
“Eccoci…mi
spiace ma sarai sola…”
Entrò nella grande cella
dirigendosi verso la branda e buttandocisi sopra.
Era esausta, e non vedeva un
letto decente da troppi giorni.
Si addormentò subito mentre il
marine la guardava stupito e chiudeva la cella a triplo giro.
“Sembra che la prigione non ti
spaventi piccola…”
“…è così…”
Rise e poi si allontanò
fischiettando allegro nelle cupe corsie sotterranee.
……………………..
Al largo la Sunny si avvicinava
forse un po’ troppo lentamente alla spiaggia, sul ponte non c’era movimento.
La stanza comune era vuota e
nessuna luce stava accesa.
Solo sulla torretta si notava l’innaturale
tremolio del nuovo e ultratecnologico cannocchiale inventato da Usopp che ora,
modificato a puntino mostrava la visuale correttamente e non più capovolta come
in principio.
Forse era un po’ instabile, ma
questo era dovuto al fatto che a dirigerlo c’era il fifone per eccellenza.
“Hey
Usopp!! Vieni a cena?”
“AAARGHH!!!”
“CHE C’È ARRIVANO I MARINE? AIUTO!!!”
“No Chopper, era uno scherzo ahhhah ahh!!!”
Cercando di sembrare calmo, coraggioso
ma soprattutto credibile l’infallibile cecchino raggiunse l’agitata renna ed
entrarono in cucina per mangiare.
Intanto intorno all’imbarcazione
le acque placide si sopivano per la notte, ribollendo in profondità di anomali
spostamenti di massa che producevano altrettante anomali e grosse bolle d’aria.
…si sa bene che il
mare è calmo solo in superficie….
….sotto, chissà cosa nasconde….
TH
Ciao ragazzi!!! ^()^
bentornati e grazie per essere giunti a leggere fino a qui!!!
Siete carissimiiiiiiiiiiiiii!!!
Grazie a Xmirax:
Grazie cara!! Visto che avevi ragione? Beh
sulla zampa sorvoliamo, un po’ di terrore lo doveva provare Nami….e
poi doveva farsi un po’ un idea sugli abitanti ufficiali e non dell’isola no?
XD poi l’aiuto di Mic è arrivato, in tempo per
fortuna!!!
Beh ti ringrazio per le belle parole….GRAZIEGRAZIEGRAZIEEEEEEEEE!!!!
^___^a presto!!!! (ci conto eh?)
A Butler:
Che gentile che sei Buchan!!! ^()^ miii se mi gaso!!!! Spero ti piaccia anche questo capitolo,
che è un po’ incasinato forse…(ma voluto così sia
chiaro XD XD) salutami la socia Ansia e tranquillizzala….stavolta sono stata anche abbastanza…veloce nell’aggiornare no? Gwah!!!
A presto e GRAZIE UN MONDO ANCHE A TE BUCHAN!!!
A Beatrix:
Socia dei Nomadi eccoti!!! Grazie mille delle belle parole, ebbene si, ti
ringrazio di nuovo e ufficialmente, dato che nella mail poi ho sproloquiato
anche su altri argomenti…XD
Sei stata gentile a
commentare!!! Un bacione e alla prossima!!!!
^_____ -
Giodan:
Tranquillo Gio che non abbandono la fiction….mi piace troppo scriverla anche se a volte mi
inceppo, ma è perché mi vengono un mucchio di idee sempre nuove e poi cerco di
metter giù i chappy in maniera che anche se un domani
decido di modificarle riesca ad inserire le nuove idee senza sconvolgere la trama…sembro scema eh? Ebbene lo sono u.u
e tanto anche….XD
Grazie del commento e
a presto!!!
Smemo:I
ragazzi dormire? Loro? Sei sicura??? Li credi i tipi? Proprio loro!!? Ma vaaaaaaaaalàSmemochan….loro sono
delle bestie altro che umani….devono rimanere
assieme, devono comportarsi come farebbero normalmente (e tenersi dentro le preoccupazioni…) sennò non sarebbero più la ciurma di Rufy
no?
Grazie del commento kara…un bacio =^()^=
E Gef:
Tesora!!! Ma ciao gentilissima che sei!!!!! Liberarmi
di te….chi io? Ma cosa mi dici mai!!?
Mi rattristerei se non ti
vedessi ç____ç ci tengo al tuo parere sia chiaro u.u
Perciò ci sentiamo a
questo ok? Fammi sapere che te ne pare….^____^
Un abbraccio!!!!
E grazie a chi l’ha
messa nei preferiti….miii diventate sempre di più *.*
grazieeeeeeeee!!!!!
Capitolo 7 *** Lo sbarco....l'incontro....la scelta... ***
“Vedi niente?”
“Nhn…tuttotranquillo….non si sono accorti di nulla per ora…”
“Ottimo, continuate in questa
direzione, più avanti cominciano gli scogli, fate attenzione…”
Robin chiuse la comunicazione
riponendo il lumacofono al suo posto.
Dovevano fare attenzione, c’era
sempre la possibilità che le loro chiamate venissero intercettate da quei
dannati lumacofoni neri e questo non potevano permetterselo.
“Robin…”
“Si Sanji?”
“Ti rendi conto di quello che hai
fatto?”
“Che ho fatto?”
“Hai dato indicazioni a Zoro!
Quello come minimo arriva agli antipodi…”
“Ma con lui c’è Brook…”
“Un altro di quelli giusti….”
Il biondo spense la sua ennesima
sigaretta nel miniportacenere tascabile riprendendo a pedalare.
“Certo che ce ne vuole di forza
per far muovere questi affari…quel genio di Franky
non poteva metterci anche un dial per facilitare gli spostamenti?”
“A dire la verità ci sarebbero,
ma smuoverebbero troppa acqua e attireremmo l’attenzione…mi
spiace, dovremmo pedalare…”
L’archoeloga
sorrise e lo chef di bordo andò in estasi cominciando a pedalare come un folle.
“Lascia stare mia dea, pedalerò
io per entrambi mosso dall’ardore dell’ amooooore!!!”
“^___^”
La
situazione era questa:
Sott’acqua, a circa dieci, undici
metri dalla superficie e mezza giornata di navigazione dall’isola di Mirror si
muovevano più o meno sincronizzati tre strani esseri.
Uno squalo, una specie di botte e
quello che sembrava un barracuda tropo cresciuto.
Erano tutte le creazioni anfibie
di Franky, le famose sorprese celate nella chiglia della nave alle quali si
aggiungeva la mini Marry.
Come suggerito da Robin, sei
volontari dell’equipaggio si sarebbero avvicinati all’isola a bordo di quelle
macchine lasciando la Sunny a debita e sicura distanza dall’isola, in questo
modo non sarebbero stati avvistati e avrebbero raggiunto la spiaggia con la
massima segretezza.
Questo ovviamente se tutti
seguivano alla lettera le sue istruzioni.
Procedere a velocità regolare ma
ridotta.
Mantenere delle distanze
stabilite in modo da riuscire a fuggire nel caso fossero stati scoperti e
dirigersi esattamente nel punto più pericoloso della spiaggia, gli scogli
appunto.
Li l’archeologa aveva notato che
la sorveglianza era minima, e che di notte non veniva minimamente battuta
perciò sarebbe stato facile introdursi sull’isola da quell’attracco, l’unico
problema erano gli scogli, ottimi aiutanti da una parte, ma nemici pericolosi
dall’altra.
“Hey Robin!!”
“Che c’è capitano?”
“Passami Sanji…”
“Ok…”
Robin porse l’apparecchio al
biondo.
“A te cuoco, il capitano vuole parlarti…”
“Che c’è zucca vuota?”
“Mi stavo chiedendo….i
polipi giganti sono buoni non è vero?”
“Ottimi! Bolliti, tagliati a
rondelle o fettine finissime e conditi con olio limone e pepe…ma
che c’entra ora?”
“…è che
ne ho appena catturato uno! Me lo prepari per cena appena sbarchiamo?”
“IDIOTA TI SEMBRANO DIOSCORSI DA
FARE CRETINO DI UNA ZUCCA GOMMOSA!!?!?!! BOLLISCO E
AFFETTO TE INSULSO CHE NON SEI ALTRO!!!!”
Riattaccò con rabbia sbagliando
l’aggancio guardando fuori dall’oblò per vedere una piovra enorme avvinghiata
allo scafo del mini subsharkal bordo del quale stavano Franky e Rufy.
Era chiaro che fossero loro ad
esser stati catturati dalla piovra e non il contrario.
“…menomale
che siamo in apnea altrimenti ci avrebbero già scoperti…”
“Poverino, chissà come si annoierà…”
“Non difenderlo sempre Ro….nh?”
“Qualcosa non va?”
“Ho perso il contatto visivo con
quel dannato marimo…non vedo più il barracuda…chissà dove diavolo sta andando, quello si perde
anche ad andare diritto, ma si può essere più idioti??”
“L’importante è che raggiunga
l’isola, e poi se siamo divisi è meglio no?”
“Dici?”
“Sarà il primo a farsi beccare,
attirerà l’attenzione e noi potremmo muoverci con più tranquillità…”
“L’avevi previsto non è vero?”
“^___^”
“Mi chiedo se sull’isola ci
arriverà mai quell’idiota!”
“^____^’’’’’ ”
A Robin cominciarono a venire dei
dubbi in proposito ma celò bene l’impressione e si concentrò sul calcolo della
distanza rimasta.
“Direi che dovremmo esser li per sera…”
“Perfetto! Così mangeremo il
polipo gigante!!!”
“MA SEI ANCORA IN LINEA
IDIOTA!!!?”
Sotto il pelo dell’acqua alcuni
banchi di sardine scattarono contemporaneamente a sinistra guardando allibite
la scena di uno strano squalo con attaccato un polipo venir caricato da una
botte enorme.
Erano pesci, ma rimasero comunque
sconvolti dalla scena.
“Accidenti!! Che diavolo avranno
da dirsi quelli la? È da più di dieci minuti che cerco di chiamarli!!! Stanno
sbagliando direzione!!!!”
“Yohohoho!!!!
Quarda quanti pesci!”
“Sta zitto scheletro! Mi
distrai!!!”
Zoro, ormai al limite della
pazienza decise di aumentare la velocità, non aveva voglia di tornare indietro
per aspettarli perciò decise di sbrigarsi.
Prima arrivavano prima la
trovavano e prima la riportavano indietro.
Nami…
Chissà che stava facendo, se era
spaventata e se davvero, come aveva detto Sanji
l’avevano curata da quello squarcio al ventre che si era procurata per aiutare
lui.
Lei, che pensava sempre a sé
stessa, che scappava al minimo pericolo e lo costringeva a farle da guardia del
corpo….lei che aveva sempre da ridire su tutto quello
che faceva, che lo ricattava rinfacciandogli debiti assurdi, che si arrabbiava
se lo beccava addormentato fra le sue piante, lei che si era preoccupata della
sua Wado e l’aveva recuperata, che faceva la testarda
e la scontrosa mentre invece aveva un cuore grande come il mare….lei,
…che negli ultimi
giorni era presente nei suoi pensieri più che mai.
Nami…
Chiuse gli occhi un solo istante,
e ciò che vide fu il suo viso sorridente di quella volta al molo di Coconut Village il giorno della loro partenza.
Quel sorriso sincero quasi
infantile dentro quel volto chiaro coi capelli mossi dalla brezza e quella
risata di chi la sa lunga.
NAMI!!!!!
…………………………………………..
Aprì gli occhi di scatto
spaventata dal rumore del chiavistello rizzandosi a sedere sulla branda.
Quanto aveva dormito?
Sussultò presa dai brividi, era
umido li dentro e nonostante la stanza fosse pulita l’umidità dell’esser
sottoterra si faceva sentire.
“brrrrrrrrrrrr”
“Hai freddo?”
“Nhm…”
Annuì al vecchio marine che fece
capolino nella sua cella, era alto e massiccio e anche se sembrava aver passato
la cinquantina aveva un passo spedito ed un portamento possente.
“Avrai fame, seguimi …”
Lo guardò basita, mentre alcuni
minuti dopo guardava confusa la grande tavola imbandita apparecchiata solamente
per lei.
Aveva fame, ma non si fidava.
“Tranquilla, la cena non è avvelenata…”
Alzò un sopracciglio scettica,
chi glielo assicurava?
Il
marine la guardò roteando gli occhi tossendo una mezza risata mentre sorridendo
prendeva un pezzo di pane ed una porzione di minestrone.
“Non
avrebbe senso avvelenarti, se lo avessimo voluto saresti già morta no?”
“Che
ne so, cambiate idea al mutare del vento voi….”
Sbuffando
la rossa tolse dalle manone del marine la ciotola di minestra fumante e
cominciò a mangiare avidamente.
“Ho
saputo della tua mossa, sei in gamba bamboccia…”
“A
che ti riferisci?”
“Alla
manovra che hai imposto al Camaleonte per evitare la tempesta…”
“Ah,
chiunque l’avrebbe avvistata era praticamente…”
“Gli
esperti del mio vascello sono i migliori metereologi della marina eppure non hanno
previsto nulla…”
“Impossibile…”
“Non
c’era nulla davanti alla nave, né un vento anomalo, né correnti fredde men che
meno nuvole, nessuno avrebbe potuto anticipare quella mossa eppure tu l’hai fatto…”
“…”
“Mi
chiedo, come?”
Smise
di mangiare rallentando la masticazione alzando lo sguardo su quello chiaro
dello strano marine che la guardava serio, con una nota di curiosità sia nella
voce negli occhi, le labbra serrate in una linea inespressiva e le mani giunte
a pugno sotto al mento.
Non
la spaventava, ed era chiaro che l’intento dell’uomo non era quello, le stava
solo tenendo compagnia mentre mangiava cercando di scucirle informazioni,
niente di più.
“L’ho
sentita e basta…”
Rimase
immobile a fissarla non del tutto convinto ma poi decise di lasciar perdere.
“Se
hai finito seguimi, ti riaccompagno in cella.”
…………………………….
La
pallida luna che si rifletteva ondeggiando sulla superficie dell’acqua nera d’oscurità
e silenzio a pochi metro dalla riva.
Le
onde sciamavano l’una sull’altra creando moto, destabilizzando l’avanzare della
nera sagoma in esse sommersa.
Poi
d’un tratto, come se le fosse stato ordinato la brezza marina cessò di colpo e
dal silenzio sopraggiunto emerse un guscio lucido d’acqua che si arenò contro
la spiaggia.
Ancora
silenzio e poi rumore di passi e bisbigli incomprensibili.
Così
arrivò a Mirror la prima unità della Sunny.
“Strano,
nonvedo scogli qui…”
“Yohohoho! Per forza, siamo andati diritti anziché seguire
gli altri e virare a tribordo.”
“Bah,
comunque sia siamo i primi, vediamo di darci una mossa.”
“Sono
d’accordo, ma prima direi di nascondere l’unità sottomarina…”
“Hai
ragione Brook, non vedo marine qui, ma la prudenza non è mai…”
CRACK!!!!
L’attenzione
dello spadaccino scattò alle sue spalle, al rumore sospetto che aveva tradito
chiunque si fosse trovato nascosto dietro alla linea di arbusti che
costeggiavano la spiaggia a pochi metri dalla riva.
In
un istante le sue due spade erano sguainate e incrociate sulla difensiva,
perfettamente pronte a parare gli attacchi che Zoro si era visto rivolgere
contro.
Cling
cling, clong
Metallo
contro metallo, piccole scintille si crearono dallo scontrarsi dei corpi
estranei contro le lame delle katane finendo ai lati dello spadaccino mentre qualcosa
si conficcava a terra nella sabbia.
“Chi
è la!?”
Uno
spostamento d’aria e alla sua sinistra qualcosa di luccicante gli stava finendo
addosso.
“Grrrrrrrrrrrrr”
Ancora
lo stridio di lame e lo scintillare di lingue aguzze.
“Ti
avverto chiunque tu sia, sto perdendo la…”
STONK
“…Pazienza!?”
“Yohohohho! Sistemato!”
“Ah,
Brook…”
Lo
spadaccino si rilassò abbassando le spade per avvicinarsi alla grossa sagoma
nera che giaceva a terra priva di sensi.
“L’ho
tramortito, ma ne arriveranno degli altri, meglio spostarsi!”
“Strano
però, non sembra un marine…”
Con
la punta dello scarpone Zoro voltò l’individuo che si rivelò essere un uomo sui
ad occhio e croce sui quaranta vestito da selvaggio e disarmato a parte una
lunga canna di legno nella mano sinistra semiaperta.
“Che
sia un indigeno?”
“Non
ha importanza, andiamo Brook”
“Yohohoho, lo lasciamo qui?”
“Che
vuoi fare, caricartelo in spalle?”
………………………………….
“Ci
siamo, ora fate attenzione mi raccomando!”
“Agli
ordini Robin, vedrai che quegli scogli non ci sfioreranno nemmeno!”
“Anche
voi cyborg e Capitano…”
“Potresti
anche cominciare a chiamarmi per nome no?”
La
voce di Franky attraverso il lumacofono scatenò una piccola risata nell’archeologa
che ancora non si era abituata a chiamarlo per nome, poi la sua attenzione fu
catturata dal pericolo degli scogli aguzzi e dalla vicinanza della spiaggia.
Stiamo
arrivando, Nami
Lei
era l’unica che chiamava per nome.
……………………………………
“Uffa,
non capisco perché mi tocca sempre la fatica maggiore, l’idea è stata tua se
non sbaglio mucchio d’ossa!!”
“Yohohoho! Appunto! Sono uno scheletro io, non posso
portarlo in spalle perché di spalle non ne ho yohoho…”
“Si
si, falla finita, piuttosto da che parte?”
Davanti
a loro, illuminati dalla chiara luce lunare alcuni sentieri si diramavano dalla
via che stavano percorrendo.
Zoro
appoggiato ad un palo alquanto instabile riprendeva fiato aspettando la
risposta del compagno.
“E
io che ne so!”
“Come
che ne sai!? Dimmi una direzione accidenti!”
“Sinistra!”
“Perché
sinistra?”
“Come
perché, è una direzione yoho…”
“Finiscila
con quel ritornello mi hai rotto!”
“Non
agitarti o rischi di scivolare, e se non vuoi andare a sinistra vai a destra…”
“Allora
si va diritti!”
“Sei
sicuro?”
“Si!”
Detto
questo l’ex cacciatore di taglie avanzò con la zavorra tramortita ancora in
spalle seguito da un perplesso Brook che si stava domandando il motivo della
richiesta del ragazzo se poi aveva deciso tutt’altra cosa.
Oltrepassarono
il palo di legno al quale si era appoggiato Zoro su cui erano inchiodate delle
piccole assi distorte dall’umidità e alquanto rovinate che segnavano varie
direzioni.
Quella
che indicava la via di sinistra diceva “Mirror Village”
mentre quella che proseguiva diritta oltre ad essere la più sciupata portava
incisa la scritta “Riserva”.
In
quel preciso istante una nuvola nera coprì il tondo lunare oscurando per alcuni
istanti il cielo, lasciando che le sagome in movimento lungo il sentiero che
costeggiava la scogliera si inoltrassero nella vegetazione e permettendo così a
coloro che arrivavano dalla baia degli scogli di emergere indisturbati proprio
alla fine del sentiero che scendeva a destra, nominato dal tassello di legno
inchiodato al palo “Spiaggia”.
Ora
erano tutti all’isola.
Il
piano di Robin poteva incominciare.
TH
Ed
ecco che la cricca è sbarcata in qualche modo sull’isola; dunque i due
spadaccini vanno incontro a guai seri, ve lo dico subito.
Gli
altri quattro che faranno? Mah alla mia ispirazione l’ardua sentenza…hih
hih ihh!!!
Intanto
ringrazio i mitici miti che hanno recensito, ovvero:
Giodan:
^w^ grazie delle belle parole,
sono state un bell’incoraggiamento
oltre che gradito complimento!!!
Fammi sapere!!!
Butler
Spero che la socia Ansia
Non stia meditando di ammazzarmi
Visto il grosso ritardo XD
Spero sia bello sto chappy!
Ciao e grazie!!!
Xmirax
Waah, si, la Sunny è in buone mani
(‘’’’’’NdSunny)
Vedrai che presto svelerò tutto
Ma poco alla volta….
^___ a presto!
Smemo92
Grazie, mi hai scritto delle belle parole Smemo,
spero di riuscire a trattare bene ogni personaggio,
e di non far casini soprattutto!!!
Anche perché ognuno avrà il suo ruolo,
chi più chi meno!
Ciauz!!!
Beatrix
Heylà bea!!!
Grazie del fischio, vedrai che casino
Succederà…guahhahhah!!!
A presto!
Ps, è antica, ma credo di aver
risposto alla tua mail…giàgià…
Capitolo 8 *** La prigioniera libera, l'uomo libero in trappola e...due spadaccini ko ***
Sorrise nel sonno voltandosi su di un fianco per stare più comoda.
Nei sogni Nami era libera e non prigioniera in un isola a lei sconosciuta, nei sogni era assieme ai suoi compagni a far baldoria e divertirsi, non in una prigione sotterranea ed umida raggiunta ad intervalli regolari da spifferi di vento più o meno freschi.
Ed infatti eccolo, uno sbuffo fresco e deciso dal profumo di ghiaccio del quale conosceva bene origine e nome oltre ciò che portava; era un vento benevolo che assicurava numerosi giorni di bel tempo quando il suo alito arrivava a lambire le coste della terraferma o navigazione tranquilla se soffiava nelle vele della imbarcazioni in mare, era una spinta dolce e costante che cullava le navi lasciandole scivolare su acque placide.
Era il vento che soffiava con maggiore frequenza su Coconut Village, il primo vento del quale aveva imparato il nome: era il Maestrale, vento che da secoli tracciava rotte e vie di navigazioni permettendo all’uomo di sfruttarne la forza, era l’aria che aveva insegnato ai più grandi navigatori i segreti della vita in mare e ne aveva dettato i tempi, era il padre di tutti i venti, lo stesso che le rinfrescava il cuore quando a pieni polmoni lo respirava dal ponte della Merry o della Sunny, lo stesso che ora la stava confortando.
Aprì gli occhi alzandosi a sedere concentrandosi per capire da che parte entrasse ma nella completa oscurità di quella stanza era impossibile farsene un’idea, le fiamme delle torce accese appese al muro tremavano al suo passaggio e questi rimbalzava contro le pareti confondendole i sensi.
Sorrise stiracchiandosi le braccia per poi rimettersi a letto.
E di nuovo sognò loro, il loro affetto e la libertà che come quel vento era…reale.
Anche in prigione Nami era libera.
…………………………………
Con un rapido colpo del pollice scosse il suo sigaro sopra l’elegante posacenere d’agalmatolite raffinatamente cesellato facendone cadere la polvere all’interno.
Era stufo di tutte quelle scartoffie sparpagliate sulla scrivania, stufo di dover recuperare il lavoro che era costretto a tralasciare quando era in mare, stufo di fare ricerche, domande e prendere appunti che dopo più di dodici anni non lo avevano ancora condotto a niente.
Mikhael era stufo d’essere alla ricerca di qualcosa che probabilmente non avrebbe mai più trovato.
Buttò svogliatamente un plico di foglietti sul suo piano lavoro affondando nello schienale della poltrona in legno morbidamente imbottita di pregiata stoffa cercando di trovare per l’ennesima volta lo stimolo a non mollare ma perseverare, a non arrendersi all’evidenza della sua grande mancanza…a….a….
Sbuffò irritato dallo stato in cui si trovava, non sapeva nemmeno lui a cosa si stava arrendendo.
La stanchezza di quella missione assurda non la sentiva nemmeno più, se aveva tenuto duro per dodici anni senza mai stancarsi significava che a quella condizione era diventato immune, quello che realmente lo affliggeva era la piena coscienza dell’utilità che poteva assumere quell’eterna perdita di tempo.
Perché se non fosse riuscito a completare la sua ricerca tutto si sarebbe ridotto a quello, a dodici anni sprecati e mille illusioni consumate fra carte, mappe, rotte e domande risposte a metà e intere nottate in bianco a chiedersi una sola unica cosa.
Perché?
Perché stava cercando con tanta foga qualcuno che era scappato abbandonando tutti e tutto? Perché nel profondo sperava di poterli nuovamente ritrovare…perché ancora insisteva?
Seccato afferrò la tazza di caffè ancora bollente posando lo sguardo su di una foto incorniciata bella grande appoggiata all’angolo sinistro della scrivania.
“Mimic?”
Eccola li, sbadigliante e assonnata sulla soglia del suo studio la semplice e unica risposta alle sue mille rese interiori.
“Che fai ancora sveglia Nani?” il tono che gli uscì fu dolce e quasi sussurrato.
“…non chiamarmi Nani…sono grande ormai…”
Sorrise riappoggiando la tazza stando attento a non macchiare nulla.
“Tu non chiamarmi più Mimic e io non chiamerò più te Nani…”
“…accordato…”
Agitando mollemente la mano in segno d’accordo mosse qualche passo verso di lui ondeggiando ancora instabile sulle proprie gambe che fino ad un attimo prima stavano al calduccio sotto le coperte di un soffice letto.
“Non hai sonno?”
“Più di te semmai fosse possibile…”
“Perché sei sveglio allora?”
“Tu perché lo sei?”
“Dovevo fare pipì ho visto la luce accesa e….oooooooh ma cosa mi fai dire scemo?”
Nonostante fosse imbarazzata la voce le uscì in maniera lenta e assonnata scatenando una sommessa risata da parte di Mic.
“Due minuti e ho finito…vai anche tu o rischi di fartela addosso…”
“…non ho nemmeno la voglia di picchiarti ora…ma lo farò domani…se non va a finire come le altre volte che poi penso di sognarmi tutto…scemo un'altra volta!”
Tossì una nuova risata alla buffa espressione assonnata e irritata che gli venne rivolta dalla sorella alzando i palmi dal tavolo in segno di scuse certo che l’indomani, come le precedenti venti volte lei si sarebbe dimenticata ogni cosa.
“Sai, sulla nave l’altro giorno…”
“Ti sei spaventata?”
“Affatto, ma ho incontrato un pirata spadaccinio che era dannatamente incavolato col mondo, stava cercando la vostra prigioniera come un forsennato…”
“Che ci faceva nell’area alta? Le guardie che stavano a…” Per un istante la sonnolenza svanì ed una punta d’irritazione gli ribollì nel sangue, aveva affidato Analah alle cure dei suoi sottoposti e loro non…
“Ecco io, ero in infermeria….con Mya…”
“Ti avrò detto e ripetuto mille volte che NON DEVI MAI allontanarti dai tuoi alloggi cribbio!” testa dura di una marmocchia; le ultime parole le sibilò ma a lei comunque non sfuggirono e gli rifilò una linguaccia da manuale.
“Lo so ma mi annoiavo…”
A quell’esclamazione cominciò a pulsargli la vena sopra il sopracciglio sinistro… adesso faceva pure la vittima, optò per un respiro calmo dato che sopprimerla non l’avrebbe di certo fatto sentire meglio.
“E dimmi, farti ammazzare da un branco di selvaggi ti sembrava un ottimo rimedio scaccia noia? Ma sei diventata scema per caso?”
“Non sono selvaggi!! O almeno, lui non lo era ecco! Ha evitato che Mya si ferisse…quando ha tentato di difendermi…”
“Lo vedi che eri nei guai? E hai messo in difficoltà Mya…accidenti Nani!!” la vena sopracitata pulsò ancor più evidente quando le rifilò un mega castagnone sulla zucca facendole uscire gli occhi dalle orbite.
“Mi aveva preso per la collottola come se fossi stata un gatto, dato del marmocchio e detto di star zitta…” con la castagna era passato metà del sonno pure a lei scattando indietro immediatamente sulla difensiva per evitarne un possibile altro, era sorprendente la velocità con cui suo fratello si muoveva…e tornava al proprio posto.
Passandosi una mano sugli occhi stanchi sospirò distendendo le gambe oltre la scrivania. “Conoscendoti lo avrai preso a calci negli stinchi…” rise sbuffando fuori il nervisismo.
“Due volte! Uno per gamba e per insulto così se li ricorda…hih hih….dovevi vedere che espressione aveva…”
“Vedi che te le cerchi?...sei una sciocca Nani…Mya avrebbe potuto farsi del male per colpa tua…e io non c’ero a difendervi…”
“Non puoi esserci per tutto, e poi ho già dodici anni, so badare a me stessa…”
“Lo so ma non devi! Per questo ci sono io…”
“Ma…” continuava a massaggiarsi la parte lesa piagnucolando lamentele.
“Nani!”
“Uffa…è umiliante!”
“Sempre meglio che attirarsi addosso le mire di…” gli veniva la repulsione persino a pensarlo quel nome…
“Ho capito…”
“Capito cosa?”
“Non disubbidirò più, non metterò in pericolo Mya e me ne starò a marcire nei miei alloggi-prigione da brava bambina…”
“Guarda che sui terrazzi puoi uscire…”
“Scemo!”
Lo incenerì con lo sguardo e questa volta l’intenzione era seria.
Mic si addolcì sia nello sguardo che nel tono di voce.
“Nani…non sarà per sempre così…”
“Me lo ripeti da 5 anni ormai, da quando…”
“Se lui lo viene a sapere, se saprà che ciò che va cercando è già qui sarà la fine per noi e per…loro…” indicò con un colpo secco del volto la finestra, o meglio, ciò che da essa si intravedeva.
Analah schiuse gli occhi mordendosi il labbro inferiore, sapeva chi intendeva Mic per loro, erano coloro che stava cercando di salvare e difendere dalle smisurate e crudeli ambizioni di quel cretino che si era autoproclamato reggente…
A Mirror viveva ancora tutto grazie ad una bugia, bugia che li aveva salvati ma anche imprigionati in quell’enorme gabbia invisibile e che impediva a lei di uscire per strada quando voleva e a Mic di…dormire almeno quelle stramaledettissime otto ore al giorno.
Girò il viso a destra verso la grande vetrata che dava sul retro della cittadina, dove le luci del villaggio svanivano e incominciavano a spuntare le prime fronde degli alberi che andavano a circondare l’obelisco bianco.
Li c’era il cuore della loro bugia, li c’era la riserva…e dentro c’erano loro.
Sbuffò sconsolata prima di arretrare verso l’uscita.
“Non stancarti troppo fratellone… buonanotte…”
“…Nani?”
“Che c’è?”
“Ricordati di fare pipì…”
Schivò ridendo la sua pantofola sentendola imprecare fra sbuffi e sbadigli, poi la porta del bagno si chiuse, le luci si spensero e lui guardò un ultima volta quella fotografia ingiallita prima di premere l’interruttore e seguire l’esempio di Nani.
……………………………
Strinse occhi e denti sia per la rabbia che per il dolore dell’ennesimo ramo che gli si era schiantato sulle gambe dopo il passaggio di Brook che lo precedeva.
“Dannata marmocchia, ma che aveva negli stivali piombo?”
“Yohohoho…beata gioventù…hanno così tanta energia in corpo da far scoppiare la pelle…succede anche a me quando sono elettrizzato…”
Ci fu un breve attimo di pausa nel quale Zoro sbuffando non attese altro che il solito finale.
“Si fa per dire dato che la mia pelle non può scoppiare dal momento che non ce l’ho più …yohohoho!!!”
Si trattenne dal mandarlo al diavolo guardandosi piuttosto intorno.
“…ma dove accidenti ci troviamo?”
“Non ne ho idea…”
“Ma se sei tu che stai davanti…”
“Perché tu hai detto di andare diritto yohoho…”
“Finiscila!!!”
Gli impose silenzio gracchiando esasperato, quel ritornello cominciava a detestarlo.
“Comunque dubito che abbiano portato qui Nami…non c’è altro che bosco qui…”
“Torniamo indietro?”
“Nhm…”
Fece retro-front calpestando le orme che aveva appena lasciato nella densa melma del sottobosco, poi, un alito di vento anomalo gli fece rizzare le antenne.
“Brook…”
“Si, me ne sono accorto…siamo seguiti…”
Con un colpo secco lasciò cadere il peso che ancora aveva in spalle portando entrambe le mani sulle impugnature delle sue spade.
“Finalmente si balla!”
“Yohohoho! Non aspettavo alt…”
Tempo due secondi ed erano fuori gioco.
…non gli inseguitori però…
TH
….yuuuuuuuuuhu…c’è nessuno? XD eccomi di ritorno dopo un annetto e qualche giorno…si si, bruciatemi maleditemi e fate ciò che più vi aggrada…sappiate cmq che codesto chappy è solo la prima parte, degli altri vi racconterò in seguito (sperando non arrivi settembre 2011…hih hih hi!!!) lo so, non c’è un c_ _o da ridere <.< le recensioni perciò le lascio alla conclusione, intanto vi ringrazio per le bellissime parole e per la costanza, semmai qualcuno di voi lettori fosse ancora in circolazione…
Capitolo 9 *** Il ricordo....la fuga...il salto ***
Aveva fallito di nuovo. Sbuffando e facendo attenzione a non farsi beccare dai marine sgattaiolò oltre le siepi del campo base fondendosi alle ombre della sera ormai scesa zigzagando fra le casse dei rifornimenti appiattendosi contro la parete del magazzino mentre alcuni soldati correndo uscivano dal cortile, proseguendo infine verso la capanna più isolata di tutte. Prese un profondo respiro prima di levare il pugno per bussare alla porticina del retro che tuttavia si aprì prima che la potesse sfiorare.
“Sei sempre il solito idiota!!!”
Un pugno gli fracassò la testa nell’esatto punto di congiunzione delle ossa frontali non appena, aprendo la porta della sua abitazione, lei se lo ritrovò davanti e ne era certo, lo voleva stecchire quella strega maledetta!
“Hey!! Mantieni le distanze donna!” “Sennò che mi fai?!?”
Ne ricevette un altro altrettanto secco e doloroso e per un attimo la sua vista diventò bianca. Trattenne le lacrime tirando su col naso permettendosi un sommesso lamento. Ma perché la provocava se sapeva quello che ne avrebbe ricavato poi? Semplice, era troppo divertente farla arrabbiare perché gli occhi le diventavano di fuoco, le sopracciglia assumevano una forma assurda e persino la sua voce diventava più netta e decisa, e poi, dopo la dose giornaliera di cazzotti arrivava sempre quello sbuffo arreso, quel dolce sorriso e quell’unica parola…
“Entra!”
Guardando ovunque tranne che nella sua direzione la superò dirigendosi all’ormai abituale poltrona nella quale doveva per forza esserci lo stampo del suo fondoschiena tante erano state le volte che ci si era seduto sopra. Sbuffando alzò ciò che rimaneva delle proprie maniche facendo lo stesso con la stoffa strappata e sporca dei pantaloni leggeri che indossava. Aveva fallito anche questa volta…
“Ahio!!” “Sei un incosciente Mic! Questo non risolverà nulla dannazione!”
I suoi meravigliosi occhi di cera plumbea tondi nella loro fanciullezza esprimevano già nonostante la tenera età decisione rabbia e…convinzione. Lei sbuffò arrendendosi a quello sguardo ben sapendo che lui non avrebbe mai cambiato idea e prima o poi avrebbe finito sul serio col lasciarci le penne. E tutto per cosa? Cominciò a pulirgli le numerose escoriazioni che si era procurato nella sua sciocca e impacciata fuga di bimbo,era incredibile il numero di sbucciature e ferite che martoriavano quel corpo dorato. Mic sibilando per il dolore scostò bruscamente il proprio braccio dalla presa di lei distratto nel suo rimuginare.
“Non morirò vecchia strega! Non posso e non devo, non finché…” “Si si ho capito, devi trovare i tuoi genitori, pensare a tua sorella salvare l’isola e magari cacciare anche noi marine dall’isola no? L’hai già detto l’altro giorno se non sbaglio, quando hai tentato come al tuo solito di fare irruzione in quella che ormai non è più la tua casa…” “Invece lo è! Non è stata venduta a nessuno!!” “Tuo padre l’ha donata al reggente prima di parti-…” “Non è vero! Mio padre non è partito…è sparito, sono due cose un po’ differenti sai?” “Sta di fatto che ora è una dimora governativa, rappresenta un baluardo della legge mondiale non ti è più concesso di…” “Sei più ingenua di un bambino di tre anni! I re e le regine non spariscono dall’alba al tramonto, non se ne vanno abbandonando i loro figli al nulla senza nemmeno…” “Se è per questo gli uomini non piangono Mic” “Io non sto…sigh…piangendo…sniff…”
Calò il silenzio sui suoi singhiozzi nel quale lei rimase ad osservarlo lasciando che si sfogasse lasciando perdere l’ormai inutile ramanzina. Era figlio di re…era indomabile. Ed era solo un bambino..
Dalla finestra della cucina il tondo perfetto e luminoso della luna irrompeva attraverso il vetro. Doveva essere notte inoltrata ormai, e a giudicare dalla calma e dal silenzio la concitazione generale della ricerca del marmocchio doveva essere scemata. Lui sembrava anche essersi calmato, non singhiozzava più e si limitava ad osservare il nulla tenendosi la mano appena medicata sotto al mento.
“Ma cos’è che cerchi di tanto importante?” “Figurati se lo vengo a dire proprio a te, un marine…e femmina per giunta!”
Quel commento gli valse una doppia dose di super-doloroso-disinfettante sulla ferita più grande che si era fatto al gomito. Gridò come una marmocchia.
“Sei già piuttosto piccolo, petulante, fastidioso e ricercato dai marine…non aggiungerci anche l’esser sessista perché giuro che ti consegno io stessa al reggente sono stata chiara?”
Scosse la testa punto nell’orgoglio, se non fosse stato per lei ci sarebbe finito da un pezzo nelle mani di quel maledetto. Ripensandoci levò lo sguardo su di lei intenta ora a fasciargli l’avambraccio destro che era stato ferito di striscio da una pallottola.
“Com’è che mi aiuti?” arrossì rivolgendole quella domanda preferendo distogliere lo sguardo. “Nh?” “Hai capito…tu sei una marine…siamo nemici io e te!” “Si, sono una marine, ma sono anche una persona ricordatelo.” “E allora?” “Essere marine non significa eseguire solamente gli ordini…essere marine significa credere nella giustizia.” “…” “…e per me non è giustizia rincorrere un bambino piccolo e ferirlo come fosse un criminale solo perché cerca…”
Mic lasciò perdere la timidezza e levò lo sguardo su di lei, intenta a trafficare nel cesto accanto alla cassetta del pronto soccorso.
“…questo!”
I suoi occhi si sgranarono.
“Bebu!?”
Alzò le braccia di scatto impedendogli di afferrarlo al volo.
“Se me lo avessi chiesto te lo avrei portato subito scemo!” “Ma tu… come lo sai?” “Sai…l’altra sera ero di ronda alla riserva ed ho avuto un piacevole incontro con una bambina tutta boccoli e lacrime che aspettava impaziente l’arrivo del suo grande eroe uscito in missione alla ricerca del suo adorato Bebu tenuto prigioniero nella stanza al terzo piano della residenza Cassandra!” “Analah!? Te lo ha detto lei?” “Esatto…”
Rimase senza fiato osservando le fattezze del pupazzo preferito di sua sorella, uno sgorbio che somigliava ad un mostro marino pieno di tentacoli con due buffissimi occhi viola e strabici. Esitando allungò le braccia.
“G-grazie mille!” “Ora riportaglielo e rimani buono almeno finché le ferite non saranno guarite ok?”
Annuì scendendo dallo sgabello della cabina di lei dirigendosi alla porta.
“E sta tranquillo, non le dirò nulla così penserà che sei riuscito a prenderglielo tu…”
Gli strizzò l’occhio prima di dargli le spalle per rimettere a posto le medicazioni. Mic annuì un ultima volta prima di scostare la porta per correre verso la foresta. Le aveva prese sia dai marine che dalla marine, ma era…contento perché nonostante tutto quella marine gli stava proprio simpatica. Si fermò guardando indietro verso la cabina da cui era appena uscito pensando…. Chissà da dove veniva, come si chiamava e quali fiori le piacessero. Scosse la testa poi, dandosi dello scemo riprendendo subito la corsa verso la sua nuova casa con Bebu stretto fra le mani.
……………
Un raggio di sole lo colpì direttamente sulle palpebre.
Sbuffò irritato, dava la schiena alla finestra era impossibile che la luce lo infastidisse.
Poi si ricordò di un piccolo particolare e sbuffando si mise a sedere.
Sopra il comò a destra del suo letto, appeso esattamente di fronte alla finestra c’era un antico specchio che se inclinato nella giusta gradazione era in grado di riflettere la luce proprio alla testa del letto.
“Analah…”
Mugugnò il nome di sua sorella doppiamente irritato mentre si stropicciava gli occhi assonnati…erano settimane se non mesi che non dormiva in un letto decente che non dondolasse in continuazione e l’unica volta che poteva concedersi una sana dormita arrivava la guastafeste di turno a ...
DOMP
“Analah!”
Ributtò indietro il vecchio peluche con la quale l’aveva bersagliato che si andò a spappolare sullo stipite della porta schivandola per un pelo; scostò le coperte si gettò all’inseguimento di quella dannata peste che tutta felice gridava starnazzando come un’oca in giro per casa.
Due secondi e l’aveva già presa, tre secondi e questa strillava come una pazza vittima del più tremendo e letale solletico mai applicato a persona alcuna.
Sorrise fra sé…da quando non si svegliava così?
Sussultò sentendosi stretto forte, si era distratto e lei era sgusciata via dalle sue grinfie passando al contrattacco.
Ma un abbraccio che contrattacco era?
“Ainesath Mic dehal derah!!!” Buon compleanno Mic fratello caro!?
Buon compleanno?
Ah vero…era il suo compleanno oggi.
Ricambiò il gesto sbuffando un sorriso.
“Tosenna Nani ehal… zude!” Grazie Nani..peste di una sorella!
“Hey, la peste sei tu! Hai bistrattato Bebu!”
“Tu me lo hai tirato!”
“Scemo! Dai scendi, ti ho preparato la colazione e la domestica mi ha aiutata a prepararti anche quella buonissima torta che ti piace tanto!”
Esisteva ancora quella ricetta? Da quanto non la mangiava?
L’ultima volta coincideva all’ultimo compleanno che aveva passato a casa quasi se non più di dieci anni prima.
Che strana coincidenza gli era stata concessa.
“Non è fantastico? Erano secoli che non eri a casa il giorno del tuo compleanno!!! Che bello!!!”
Nani sembrò leggergli nel pensiero e prese a trascinarlo giù per le scale verso la cucina dove sul tavolo ben apparecchiato, proprio al centro c’era la sua torta preferita, identica a come se la ricordava…dall’inconfondibile aroma.
Si avvicinò con l’acquolina in bocca perdendo immediatamente parte dell’entusiasmo.
“Guarda che non compio mica 72 anni scema!”
“Ops…devo aver accidentalmente invertito le candeline…XD”
Con un rapido gesto sua sorella scambiò le candele e l’età risultò esatta.
“Ti verso il caffè?”
“Nh…grazie!”
Si incantò a vederla trafficare in cucina e vedere quanta cura ed enfasi ci metteva nello svolgere quella semplice azione, come se fosse stata una cosa importante come se…
“Ecco qua…e c’è anche il regalo sai?”
“Regalo?”
“Che compleanno sarebbe senza regalo scusa? Tieni!”
Afferrò al volo il minuscolo pacchetto che gli tirò, non pesava nulla ma dalla targhetta della gioielleria poteva benissimo capire da dove arrivava.
“Nani…”
“L’hai già capito?”
“Si…”
Ricordò che il mese scorso, quando erano approdati su di un isolotto al largo del nuovo continente si era soffermato a guardare un anello a spirale che la popolazione del luogo soleva utilizzare come fermaglio per capelli, lui da sempre adorava quegli oggetti e ne aveva a decine fra i suoi, ma quello era proprio bello, ben fatto, originale e…
“Costava un sacco Nani!”
“Oh non preoccuparti per quello, anzi, quando la vedi ringrazia anche Mya, ha contribuito in buona parte…e prima che tu possa anche solo aprir bocca per reclamare o pensare di restituirle il denaro sappi che l’idea è stata sua e che tecnicamente mi ha fatto giurare che non te lo avrei detto ma…insomma, ringraziala e basta!!!”
“…lo farò…”
Bevve un sorso di caffè, e finalmente poté concedersi un pezzo di torta.
“Sergente maggiore Mikahel!!!!”
Soffiando fra i denti appoggiò con uno scatto la forchetta ancora pulita sull’orlo del suo piatto inclinando la testa di lato palesemente scocciato.
“Che c’è!?”
“La detenuta è evasa!!!”
“Co-cosa!?”
Si diresse al balcone.
“Vice Ammiraglio?”
“Va a riprenderla!”
“…Si!”
Fece dietro front e salì a vestirsi uscendo non appena fu pronto superando di corsa Analah e il suo sguardo triste.
Tornò indietro e le baciò la fronte.
“Tienimela da parte, la mangio dopo…Tosenna Nani…Tosenna ne!!!”
Lei sorrise dimenticando subito la delusione vedendo il riflesso del fermaglio già al suo posto fra i capelli di lui.
Alzò appena la mano a mezz’aria.
“Sinna ne!” Ciao!
…………………
Correre…correre correre e ancora correre!!
Nami aveva corso come una folle in moltissime occasioni spaventata a morte per qualcosa, ma in quel preciso istante aveva imparato che se davvero lo voleva (e lo voleva più che mai) i suoi piedi erano in grado persino di spiccare il volo tanto era la velocità che potevano raggiungere.
Era stata abilissima a eludere la guardia che l’aveva in custodia ed era sgusciata via come una saetta dalla sua sorveglianza orientandosi in quel dedalo grazie al flusso dei venti che aveva studiato con attenzione dalla branda della sua cella riuscendo a trovare quasi subito il corridoio giusto che saliva verso la superficie.
Peccato che poi fosse salita troppo in alto.
Ed era stato proprio questo a fregarla.
L’allarme purtroppo era scattato immediatamente ma per sua fortuna le ricerche si erano concentrate nel piano sotterraneo, a quello terreno e nelle immediate vicinanze della prigione.
Lei poi aveva commesso l’enorme leggerezza di sentirsi al sicuro notando come fossero deserti i corridoi dei piani rialzati avendo, e seguendo, la malsana idea di andare in cerca di eventuali tesori.
Aveva aperto porte, spostato ante e rovistato nei bauli trovando solo alcune strane mappe che non coincidevano con nessuna delle sue conoscenze tipografiche e per questo le aveva rubate.
Infine, si era ritrovata davanti a due ante alte e spesse semiaperte e vedendone la pregiata fattura aveva creduto di aver scovato la stanza del tesoro.
Entrando si era fatta strada scostando le mille tende rosse che drappeggiavano le pareti scendendo dal soffitto mosse dalla brezza.
Delle voci però l’avevano messa in allerta e quindi s’era nascosta dietro un sipario che scendeva parallelo ad una colonna.
E li, aveva assistito a qualcosa di…crudele e brutto e…aveva gridato.
Per questo ora stava correndo con quanto più fiato avesse in gola.
La sua mente cercava ancora di analizzare quello a cui aveva assistito senza però alcun risultato.
Chiuse gli occhi chinandosi in avanti per acquisire maggior velocità man mano che si avvicinava all’ennesimo cornicione.
Avrebbe saltato di nuovo atterrando sulle mura di cinta, poi sarebbe fuggita nella foresta che circondava la collina/prigione e al diavolo quei folli che la volevano infilzare.
La cosa che la stava inseguendo era …mille volte più terrificante.
Ingoiando un groppo di puro terrore fletté entrambe le ginocchia dandosi lo slancio nel vuoto.
Non si era resa conto di quanto effettivamente fosse stata in alto.
Capitolo 10 *** il risveglio, la rivincita ... l'alleanza ***
Aprì gli occhi così, dal niente e cribbio, aveva la sensazione d’aver dormito anni …
L’eco di un leggero mal di testa rimbombandogli nelle tempie gli ricordò che il sonno gli era stato imposto con la forza, o, a giudicare dall’intorpidimento generale del suo corpo, da qualche droga strana.
Masticò a vuoto un paio di volte deglutendo sapore di stantio, constatò solo ora che si trovava in piedi, legato e completamente immobilizzato ad una gelida e umida colonna di roccia.
Delle sue spade nessuna traccia.
“Dannazione!”
Provò a forzare le corde ma queste erano talmente tese e ruvide che tutto ciò che risolse fu l’ustionarsi gli avambracci.
Sibilò avvertendo il bruciore improvviso dettato dallo sfregamento e da momento che questo non cessava doveva trattarsi di fibre tossiche.
“Accidenti!”
Scandagliò la stanza in penombra cercando il suo compare ma di Brook non c’era traccia.
Un piccolo buco a livello del terreno lasciava intendere il fatto che la cella in cui si trovava fosse interrata e da quel poco che poteva vedere fuori pioveva, l’aria umida e pregna dei profumi d’erba terra e fiori bagnati era quasi inebriante, essendo il cielo coperto non poteva capire se fosse giorno o sera.
Doveva trovare un modo per liberarsi, cercare Brook, andarsene da lì e riprendere a fare ciò per cui si trovava su quella maledettissima isola.
Stringendo i denti torse le braccia e tirò, tirò con tutta la forza che in esse aveva trattenendo il respiro, indifferente alla pelle che si graffiava, al liquido secerno dalla corda alle bolle che il veleno in esso contenuto formavano colandogliela, al dolore al fastidio all’impotenza e alla rabbia.
Era un samurai, era un maestro nella meditazione e se decideva di non sentire nulla, questo facevano sia la mente che il suo corpo.
“Ghyaaaah!”
Gli scappò un grido fra i denti e con esso ogni residuo di aria dai polmoni.
La corda s’era leggermente allungata, ma di poco e bruciava ancora.
Inspirò e di nuovo tirò.
Da oltre la finestra si poteva vedere che aveva incominciato a diluviare ed i lampi tonanti fragorosi e terrificanti scagliavano la loro furia sulle palme e sugli altissimi alberi mentre fittissime gocce gelide sferzavano bosco scogli spiaggia e mare.
Un tempo avverso per attraccare.
Sperava i suoi compagni fossero già arrivati.
E intanto tirava, riprendeva fiato e di nuovo faceva leva scarnificandosi gli arti.
… faceva lo stesso, sarebbero guariti …
Un lampo squarciò nuovamente il cielo illuminando per quel poco che poteva la buia prigione proiettando sulla parete l’ombra di qualcosa.
Intanto Zoro continuava a tirare.
CRICK
Avvertì il tendersi di una fibra e poi il suo spezzarsi.
C’era vicino. Con occhi sbarrati dallo sforzo tese nuovamente muscoli schiena e braccia prima di riprovare ancora e ancora e …
“Uwaaaargh!”
CRASH
………………………………
Appoggiata allo sgangherato tavolino della taverna Nami ripensava agli ultimi avvenimenti.
Il pallore ancora non aveva abbandonato il suo viso e il cuore battendole all’impazzata dentro al petto minacciava di uscire od esplodere dalla paura.
Chiudendo occhi e denti affondò le mani fra i capelli. Nemmeno a Thriller Bark aveva avuto così tanta paura.
Il grido dello speaker che incitava le scommesse sulla prossima corsa clandestina poco influiva sulla sua concentrazione.
Doveva capire cosa stava succedendo lì perché quello a cui aveva assistito poche ore prima non aveva senso.
Ma che diavolo di posto era quella maledetta isola? Perché succedevano quelle cose? Perché la Marina che qui aveva un avamposto permetteva certe pratiche? Ne era al corrente almeno? E Mic sapeva?
Il volto del marine le balenò alla memoria ed uno strano senso di nostalgia misto a delusione la invase. Se lo sapeva e permetteva tutto ciò allora lo aveva giudicato male, se invece ignorava ciò che succedeva sotto al suo naso beh … erano degli imbecilli, lui e tutta la sua cricca di fazzoletti blu.
Il cozzare del piatto posato sul tavolo e il buon profumo di un’ottima zuppa di mare deviarono i suoi pensieri. Annuendo al garzone che le aveva portato il cibo impugnò il logoro cucchiaio intingendolo.
Non mangiava da molto e se i suoi presentimenti erano esatti le sarebbero servite tutte le energie possibili.
“Grazie.”
Mentre si saziava lo sgabello vicino venne scansato ma lei non ci badò; sapeva che chi l’aveva avvicinata non rappresentava un pericolo nonostante fosse un marine.
A Mirror Island le cose spesso non erano esattamente come apparivano.
Gli concesse un cenno del capo deglutendo mentre gli occhi ramati di lui, nascosti dall’irregolare frangia rossa che gli sbucava dal cappello, la fissavano autorevoli.
“Va meglio?”
“Decisamente ...”
“…”
Occhi color del rame la scrutarono in silenzio, riusciva ancora difficile al giovane e svelto Hamilton, credere che quella ragazzina fragile e schizzata fosse riuscita a fuggire da Cassandra, ma l’evidenza non si poteva negare.
Quando, all’uscita dal palazzo del Reggente sulla strada del ritorno aveva udito il grido agghiacciante di lei, alzando lo sguardo se l’era vista cadere praticamente addosso al che il suo istinto di marine aveva preso il sopravvento e flettendo le ginocchia era saltato in avanti ghermendola, ruzzolando in avanti per attutire il colpo, tutto mentre il suo cervello arguto esaminava riconosceva e pensava a ciò che da quell’incontro sarebbe potuto scaturire.
Una possibilità.
Effimera ma reale.
E lui non se la sarebbe lasciata sfuggire.
“Perché mi hai aiutata?”
Già, perché?
Semplicemente perché la follia che aveva avvolto Mirror doveva finire.
“Voglio che in cambio tu aiuti noi.”
Con voce calma e tono solenne espresse la sua risposta spezzando una crosta di pane secco messa nel cesto accanto alla ciotola ormai vuota prendendo a sgranocchiarla con disinteresse osservando come l’espressione di lei mutasse nel comprendere. O era per la confusione?
Trattenne una risata lasciandole tempo per riflettere; il sapore del pane sul palato portò con sé ricordi di un’infanzia troppo vicina non del tutto conclusa e ancora riflessa nei suoi occhi di fuoco.
“Come sarebbe?”
“Ho sentito parlare molto della ciurma alla quale appartieni, voi pirati di Rufy Cappello di Paglia siete, come dire … un’anomalia ”
“A-Anomalia?”
“A parte alcuni rari episodi inerenti la prima generazione di corsari non si sentono spesso storie di pirati che liberano isole tenute in scacco da uomini pesce, salvano regni da lotte intestine, sconfiggono divinità celesti e sgominano piani governativi senza neanche sapere di farlo …”
“ … ”
“Stupita?”
Chiudendo la bocca spalancata per la sorpresa Nami annuì sentendo il groppo di dolorosa angoscia che le era nato nell’anima nel ricordare gli avvenimenti di Coconut Village diventare dolce nostalgia quando il viso sorridente e pieno di speranzosa tenacia di Bibi prese spazio nei suoi pensieri e ancora l’adrenalinica avventura di Skypea e il ricordo di quel pazzo di Paul che si scandalizzava per niente a Water Seven quando davvero solo per un soffio non avevano perduto Robin.
“Seguo le vostre avventure da che sono entrato in marina perché la vostra ciurma mi affascina; avete una visione del mondo speciale quasi trasgressiva oserei dire.”
“E cosa ti fa pensare che io ed i mie compagni saremo disposti ad aiutarti?”
“Volete andarvene da quest’isola dico bene?”
“Ovvio!” glielo disse col tono di chi parla con un ebete, ma che domande le faceva questo?
“ Tutti insieme intendo …”
“Che?”
Si morse la lingua per essere stata così sciocca da esprimere a parole la sua curiosità, se c’era una cosa che aveva imparato, che Zoro si era impuntato ad insegnarle per l’esattezza, era che non bisognava mai mostrare al nemico o chicchessia la propria preoccupazione od insicurezza o anche la semplice curiosità perché queste cose potevano diventare armi pericolose nelle mani di chi nascondeva cattive intenzioni.
Con amarezza constatò che ne aveva ancora di cose da imparare, e che quel ragazzino sicuramente più giovane di lei l’aveva intortata per bene.
Ma se c’era di mezzo la sua famiglia, perché questo per lei rappresentava la ciurma, non capiva più niente.
“Non serve un genio per capire quanto siate uniti voi Mugiwara, e neanche per arrivare alla conclusione che se uno di voi viene catturato gli altri si lancino al suo salvataggio proprio come farebbe mamma orso col suo piccolo, ebbene gattina, credi che nessuno qui sappia che la tua ciurma sia in arrivo, se non già qui? ”
Gli doveva la libertà e sicuramente la vita quindi non doveva picchiarlo né stecchirlo con un fulmine generato dal suo clima-tempo, che per inciso nemmeno aveva (buon per lui) perciò mordendosi il labbro espirò fuori il nervosismo cercando di calmarsi ma prima ancora di poter aprir bocca nuovamente lui l’anticipò.
“So di un certo tesoro …”
………………………
“Finalmenteeeeeeeeeeeeeee!!! Non ne potevo piùùùùù!!!”
Finalmente libero dalla costrizione della sardina Rufy stiracchiò le proprie membra allungando gambe e braccia ridendo felice.
La fitta e gelida pioggia cadente non scalfì per niente il suo umore.
Franky nel frattempo nascose il loro mezzo subacqueo camuffandolo bene fra le rocce in modo che vi si confondesse ma piazzando dei sacchi di sabbia per evitare che gli spigoli degli scogli lo danneggiassero.
Girandosi imitò il suo capitano rimanendo di stucco alla scena che gli si parò davanti.
L’enorme calamaro che prima aveva avviluppato la sardina stava ora cercando di stritolare l’ignaro pirata la cui testa stava per metà infilata nel rostro dell’invertebrato.
Non seppe neanche lui se ridere o piangere.
“Avanti Rufy basta gioca-”
Adesso la zucca vuota, cappello compreso, era stata ingoiata tutta.
“MA CHE DIAVOLO FAAAAAIIIIII!!!”
Un’ombra nera, veloce come un fulmine scagliò sul mostro marino una serie di calci a ripetizione che convinsero l’animale a lasciare la presa cercando rifugio in mare.
“Fufufu”
Voltandosi Franky poté appurare che anche Robin e Sanji erano infine approdati.
“Notizie dei due fessi?”
La chioma corvina di Nico Robin si mosse leggermente al suo diniego, nel radar il mezzo usato dai due spadaccini risultava essere dall’altra parte della baia.
“Il barracuda è a sei chilometri direzione nord, nord-est, sono scesi alla baia; speriamo non li abbiano già presi … ”
“Quei due idioti, giuro che se oltre alla dolce Nami son stati catturati pure loro, dopo aver salvato la mia sirena li aiuto io i marine a costruirgli la forca fosse l’ultima cosa che faccio!!!!”
Con denti squaloformi e occhi dilaniati dalla furia Sanji diede sfogo alla sua rabbia picchiando ripetutamente la testa già tumefatta del povero capitano.
“Fanji bafta ho cafito!!”
“Branco di babbei! Da che parte Robin?”
“Di qua, ma facciamo attenzione, ho una brutta sensazione … ”
Nella semi oscurità di quella notte piovosa il quartetto di pirati prese a muoversi in direzione della falesia che risaliva verso un pendio roccioso coperto di folta vegetazione lucida dell’acqua del temporale tinta di un intenso color verde scuro.
“Nami ftiamo avvivando!”
“Sta zitto citrullo!”
L’ennesimo cazzottone di Sanji aggiunse un cocuzzolo alla montagna di bernoccoli sulla zucca di Rufy, Franky pregò i Kami celesti di mandargliela buona, Robin come suo solito commentò il tutto con una lieve risatina.
Intanto la pioggia cadeva, ed il vendo freddo smuoveva i cespugli senza però scalfire minimamente le ombre nere in essi celate che con occhi rossi e rabbiosa pazienza seguivano ogni singolo movimento dei nuovo arrivati.
Non li conoscevano ma già li detestavano.
Erano stranieri ed andavano eliminati al più presto.
Erano nemici venuti dal mare, andavano sterminati!
Un urlo sinistro sovrastò il grido del vento mentre a decine quelle sagome di scagliavano sui quattro pirati.
Non avevano calcolato una cosa però.
Robin era guardinga. E col potere del suo frutto aveva piazzato occhi e orecchie nei vari punti strategici.
Sanji super all’erta e pronto a scattare ad ogni minimo stranezza.
Rufy mega eccitato e desideroso di menar le mani. A lui non interessava intercettare i nemici, li pestava e basta non appena li aveva a portata di Gom-gom.
Franky un cyborg capace di rilevare il calore umano a decine di metri col suo radar era già pronto ad accoglierli e così gli assalitori divennero prede e le prede, aggressori.
Non più di venti minuti più tardi un enorme ammasso di corpi legati fra loro grazie all’abbraccio del fleur di Robin, giaceva informe fradicio e infreddolito al riparo almeno dal vento mentre senza risultato Sanji cercava di far parlare uno di loro.
Ma rispondevano con versi muti e rabbiosi in una lingua sconosciuta persino a Robin che bene o male ne conosceva parecchie.
“Non caveremo un ragno dal buco con questi qui.”
Mordendo fra i denti una sigaretta spenta e umida Sanji mollò la presa dalla sgualcita tunica di un loro prigioniero, non aveva l’aria d’essere un marine ma piuttosto un indigeno e probabilmente non sapeva niente della loro compagna, ma siccome lui e i suoi compari avevano osato attaccarli quella bella batosta se l’erano solo meritata, oltre che cercata.
“A questo punto conviene lasciarli perdere …”
Annuendo Nico Robin sciolse la presa voltando loro le spalle riprendendo il camino seguita dai suoi compagni.
I prigionieri ormai liberi li osservarono confondersi nella notte senza provare alcun altro attacco stupiti più che grati, d’esser stati risparmiati.
…………………………………
“Tesoro?”
Cercando di non ridere agli occhi scintillanti di lei proseguì col suo discorso.
“Non è neanche lontanamente paragonabile al grande One Piece ma il suo capitale potrà sicuramente essere utile alla vostra causa …”
“Ma?!”
C’era sempre un ma quanto si trattava di certi tesori, altrimenti questo non sarebbe ancora disperso chissà dove, no? E se un marine, che seppur giovane sapeva il fatto suo, accettava di scendere a compromessi con dei pirati pur di arrivare al suo obiettivo beh, la cosa si faceva interessante, e pericolosa.
Una situazione che sicuramente Rufy avrebbe definito elettrizzante buttandocisi a capofitto senza chiedere il parere a nessuno.
Le nacquero dei brividi lungo le braccia e la schiena.
Aveva un gran brutto presentimento e lo sguardo serio ma sereno di quel marine non faceva che aumentare la sua inquietudine .
“Il luogo in cui si trova però ci è impossibile raggiungerlo e abbiamo a disposizione i migliori navigatori della marina, discepoli del grande scienziato Wild W.”
Wild W.
Ne aveva sentito parlare in molti dei libri che aveva letto. Le sue scoperte, gli strumenti di navigazione e molte manovre evasive per scampare a certe tempeste utilizzate in ogni parte del mondo sia da civili che pirati erano dovute al suo grande genio, persino il log-pose che portava al polso non era che l’adattamento miniaturizzato di un suo strumento.
Ma se nemmeno i suoi discepoli erano in grado di raggiungere questo fantomatico luogo del tesoro, come poteva riuscirci lei?
“La mia teoria è che quei tre siano troppo legati al modo di pensare del loro maestro, seguono alla lettera ogni sua teoria senza uscire mai dai binari, senza rischiare né sperimentare nuove strade o teorie e questo li rende si efficientissimi, ma stagnanti.
Forse una mente fresca nuova e del tutto opposta alla loro potrebbe aiutarci a raggiungere Tierra Escondida.”
“Tierra es-condida?”
Scattò nuovamente e nuovamente si apostrofò; mentre si malediva in tutte le lingue del mondo il ragazzino sgranocchiava l’ultimo pezzo di pane mostrandole il sorriso beffardo di chi sa di avere in pugno l’avversario.
Sbuffando si rimise a sedere.
Chi non conosceva il mito di Tierra Escondida? Fra i cercatori di tesori e gli amanti dell’avventura era uno dei misteri più accattivanti del secolo. C’erano stati scritti romanzi di ogni genere, ipotesi e teorie fra le più assurde e incredibili orbitavano intorno a questo luogo leggendario ma nessuno poteva dire d’averlo mai visto o raggiunto.
In realtà nemmeno si conoscevano le sue coordinate, non c’erano log-pose che segnassero la rotta, né mappe né altro.
Tutto si basava su un racconto antico come il mare ed il ritrovamento di un amuleto, andato perduto anche, composto di un materiale introvabile in ogni altra parte del mondo conosciuto.
“Ed io dovrei credere che sareste pronti a cederci questo tesoro una volta trovato? A che scopo andarci quindi?”
“Alla Marina i tesori non interessano …”
C’era di più?
Assottigliando gli occhi Nami immagazzinò quest’informazione cruciale. Che Hamilton gliel’avesse fornita consciamente oppure no rimaneva il fatto che con quel tesoro c’era ben altro, qualcosa di più prezioso forse?
“E cosa interessa alla Marina?”
Stavolta fu lui a bloccarsi ma veloce riprese il controllo di sé.
“A noi interessa la giustizia e qui a Mirror sono anni che questo ideale è bandito, non mi aspetto che voi sappiate cosa succede qui e nemmeno che prendiate a cuore la situazione, inoltre so che hai una più che giustificata, pessima opinione di noi, ma non tutti siamo corrotti e così come ci sono pirati senza scrupoli e pirati ‘buoni’ alla stessa maniera esistono marine depravati e marine retti e ligi alla causa.
Tu aiutaci a trovare Tierra Escondida così noi ritroveremo i nostri sovrani, voi un tesoro che vi permetterà di affrontare qualsiasi altra impresa e la certezza di poter partire senza venir ostacolati.”
“…”
Cavoli, la sapeva lunga il giovanotto …
Il Marine con cui l’aveva lasciata Mic le aveva accennato che c’era un reggente a Mirror; perché non chiedere collaborazione a lui quindi? Sicuramente era vicino alla famiglia regnante quindi a conoscenza di qualcosa di importante al fine di ritrovare Es-
“Quello è il palazzo del reggente, prega di non dover mai entrare lì dentro.” “Perché?” “Perché lì ci abita il reggente …”
Capì.
E di nuovo Mirror risultò essere ben altro di ciò che sembrava.
Appariva calma e placida ma dietro la liscia superficie del suo specchio si celavano faide intestine silenziose e fatali.
Doveva capirci di più.
Levò in aria la sua pinta che prontamente venne riempita di ottimo sidro.
Si preannunciava un racconto lungo e alquanto complesso, ne era certa.
“Raccontami tutto quello che puoi.”
Hamilton la guardò alcuni istanti inspirando lentamente prima di allontanare lo sgabello dal tavolo distendendo le lunghe gambe.
“Immagina un piccolo regno pacifico e sereno baciato dal sole e dalle piogge notturne, pensa alle persone che vi abitano ai colori dei loro abiti sospinti dall’odorosa brezza oceanica, gente buona e semplice governata da due sovrani più simili a genitori che maestà, immagina un principe che gioca coi delfini e con i figli dei contadini, immaginalo raccogliere la frutta e piegarsi verso madre terra …”
“Un mondo ideale, quasi utopico.”
“Eppure esisteva ed era proprio qui, su quest’isola caduta!”
Deglutendo Nami si accomodò preparandosi al peggio.
Sapeva bene come sarebbe andata a finire questa storia avendo lei stessa vissuto la sua infanzia in maniera analoga regalità a parte, ed era questione di minuti prima che arrivasse il fatidico ma un brutto giorno…
Per lei erano stati gli uomini pesce a decretare la fine del per sempre felici e contenti, per il piccolo principe cos’era stato l’inizio dell’incubo?
Il marine riprese il suo racconto, alle loro spalle si concludeva l’ennesima corsa clandestina dei dugonghi e mentre a decine stracciavano i loro biglietti avendo scommesso sull’animale sbagliato in un tavolino nascosto alla vista dei più veniva svelata la storia di un ragazzo, nato principe, divenuto fuggiasco e infine marine.
Fu allora che Nami capì.
Il ragazzino di cui le stava raccontando Hamilton era Mic!
TH
“Aveva la sensazione di aver dormito per anni …”
Ops… ah-hem, scusatemi tutti quanti ma ho avuto un megafantaipersupersonico BLOCCO dello scrittore per quanto riguarda OP.
Il motivo?
Mi sta deludendo come pochi hanno saputo fare.
Voglio dire, io mi affeziono a pochi manga, dico sul serio ce ne sono pochissimi che mi coinvolgono e OP assieme ad Inuyasha Naruto e Fairy Tail è riuscito a folgorarmi.
Ebbene, Naruto essendo finito alla ca—o di cane (per non dire rospo) mi ha delusa parecchio, Fairy Tail sta diventando una mega orgia dove tutti vengono feriti mortalmente ma nessuno crepa mai, e tanto lo so che quel vile di un Mashima mi schiatterà Gildarts lo so è solo questione di tempo!! (non è uno spoiler ma una tetra premonizione poiché tutti quelli che adoro io schiattano poi) T__T Scusatemi eh se semmai fra di voi ci fosse qualcuno che li ama, era così anche per me, ma quando la tiritera e sempre la stessa ma con facce nuove, quando diventa una specie di gara a fare personaggi sempre più assurdi e grotteschi e le storie sembrano l’inno all’angoscia e alla depressione io dico NO GRAZIE, mi alzo in punta di piedi, esco dal mondo nel quale m’ero buttata a capofitto e non apro, né compro più alcun volume del suddetto manga.
È un discorso un po’ complesso ma son fatta così.
Ecco, One piece si sta avvicinando pericolosamente al punto di rottura con me, per il semplice fatto che non sopporto più le saghe megafantalunghe che si inventa Oda, non c’è alcun sviluppo né interazione fra i personaggi, non nasce niente, (al contrario si diverte ad uccidere i personaggi che amo di più ) e gira sempre tutto intorno al fatto che i Mugiwara arrivano sull’isola di turno, si dividono nelle più svariate coppiette o terzetti o quartetti o quello che sarà, vengono a sapere del tiranno di turno e liberano l’isola il regno la repubblica l’impero o chiccheccosa da chicchessia! Gna Fò
Poi cos’è successo … boh, m’è venuta nostalgia e mi son riguardata i vecchi episodi, quelli dove i disegni sono un po’ più decenti, mi sono guardata i siparietti comici su You Tube ridendo come ‘na scema (mentre papà decideva se sopprimermi o meno) ed ho ritrovato un po’ di voglia e ispirazione.
A me personalmente lo stile porno ciuccio di adesso non piace, per carità lo so che il target di OP così come tantissimi altri manga di adesso è concentrato sui maschietti, ma dai, sul serio bastano due tette un culo a farvi contenti?
Io voglio avventura nuova voglio originalità sensata, voglio che i membri della ciurma se la intendano in una maniera o nell’altra e purtroppo questo non avviene più.
Boh, adesso la finisco.
Non volevo offendere nessuno eh? Ma se proprio me lo merito, mandatemi a quel paese né?
Concludo con un enorme grazie a chi ancora seguirà questa mia storia, a chi avrà voglia di commentare e magari rispondere al mio piccolo sfogo dicendomi se ho esagerato, se in qualcosa la pensate come me o boh …
Aspettando One Piece Gold …
Ciauz!
^w^