Hunters Pirates

di thembra
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'offesa.....la perdita....l'inizio della caccia.... ***
Capitolo 2: *** Il dolore...la solitudine....la fiducia... ***
Capitolo 3: *** l'evasone... l'incontro....il mistero ***
Capitolo 4: *** L'arrivo...la battaglia....la scoperta.... ***
Capitolo 5: *** Il fuoco, la sabbia...il mare di notte... ***
Capitolo 6: *** Il palazzo...le prigioni...il mare calmo... ***
Capitolo 7: *** Lo sbarco....l'incontro....la scelta... ***
Capitolo 8: *** La prigioniera libera, l'uomo libero in trappola e...due spadaccini ko ***
Capitolo 9: *** Il ricordo....la fuga...il salto ***
Capitolo 10: *** il risveglio, la rivincita ... l'alleanza ***



Capitolo 1
*** L'offesa.....la perdita....l'inizio della caccia.... ***


 

 

 

 

 

 

 

 

 

La perdita…l’offesa e…

…l’inizio della caccia

 

 

 

 

 

 

L’enorme vascello se ne stava immobile al tramonto nel mezzo dell’oceano infuocato dal sole morente e il vento proveniente da est  che sbuffava frizzante, alleato di quelle vele pirata che da quasi due anni solcavano le acque della Grand Line, veniva snobbato dall’intera ciurma.

Non c’era nessuno ad orientare le vele, nessuno era al timone per seguire la rotta indicata stabilita, non c’era il capitano di vedetta ne il classico via vai sul ponte per seguire le direttive del navigatore.

 

Se ne stavano tutti sottocoperta a parlare fra loro, a cercare un modo per poter proseguire… senza di lei.

 

“Per la navigazione di giorno non ci sono problemi, finchè non la ritroviamo posso guidarvi io…il problema è la notte, non ho conoscenze sufficienti perciò è meglio buttare l’ancora, ma così accumuleremo maggior svantaggio….mi spiace…”

“Fa nulla Robin, anche così è perfetto, e poi con questa nave e la propulsione che possiede li riprenderemo senza problemi….”

 

Tutti i presenti voltarono lo sguardo verso il loro giovane capitano sorridendo in qualche modo rincuorati da quelle sue parole, in fondo aveva ragione, con la tecnologia che Franky aveva installato su quella nave sarebbero bastati un paio di giorni per raggiungere quei bastardi che li avevano offesi a tal maniera.

 

Così dopo quella piccola riunione la ciurma si divise tornando alle proprie occupazioni.

 

Robin che aveva assunto temporaneamente il ruolo di Nami studiava attentamente gli appunti di quest’ultima sperando di riuscire ad essere all’altezza della compagna.

Sorrise mentre si rendeva conto che capiva alla perfezione e manovre che bisognava compiere in determinate occasioni, o i segnali che anticipavano per esempio l’arrivo di tempeste o mareggiate.

 

“Procede tutto bene Robin?”

“Si Sanji….ti ringrazio…”

 

Il biondo si avvicinò al tavolo dove Robin stava seduta a contemplare le cartine ed alcuni libri di Nami mentre con attenzione sorvegliava la direzione che prendeva la piccola forma di carta mezza bruciacchiata che vibrava sul tavolo.

 

“Menomale che sei con noi Robin…”

“No, la fortuna è che mi abbia insegnato qualcosa mentre era con noi così qualcosa riesco a fare…”

 

Le sorrise poggiandole sulla scrivania un vassoio con del profumato the e dei pasticcini caldi.

 

“Credo però che sia meglio gettare l’ancora fra poco, il sole è quasi calato del tutto…”

“Va bene, lo dico a Franky, e poi dico a Zoro che cominci il turno di vedetta…”

“Ti ringrazio…”

 

Sorseggiò il suo the mentre osservava il cuoco allontanarsi verso la porta e ancora ascoltando i passi delle sue scarpe sui pioli della scale quando scendeva, poi pian piano portò il nero sguardo oltre i vetri della cupola di vedetta ad osservare il meraviglioso tramonto che colorava sia cielo che mare rendendoli un’entità fusa all’orizzonte.

 

Se ci fosse stata l’avrebbero sicuramente ammirato assieme con tutti gli altri sul grande prato del ponte principale, e si sarebbero messi a far baldoria come ogni sera, perché era così la vita a bordo della Sunny.

Si festeggiava per ogni piccola cosa, dallo sbocciare dei primi fiori nell’agrumeto di Nami, all’abboccare di un grosso pesce nei periodo di magra, alla vista di un arcobaleno dopo la tempesta o come in questo caso in onore di un così bel tramonto.

 

Sbuffò sconsolata, era una cosa strana quell’apatia sulla nave metteva davvero tristezza.

 

“Ti do il cambio, va pure a riposare…”

 

I suoi pensieri furono interrotti dall’arrivo dello spadaccino, che strano, non l’aveva nemmeno sentito; lo salutò lasciandogli il posto dirigendosi verso la porta.

Prima di raggiungerla si voltò un’ultima volta in direzione di Zoro, che si era appoggiato alla finestra e guardava fuori distratto.

 

“Non è stata colpa di nessuno…lo sai vero?”

“…see…”

 

Non aggiunse altro, aprì e richiuse la porta scendendo la scaletta e andando in cucina per la cena.

 

Non si accorse dell’occhiata preoccupata che lo spadaccino lanciò al tavolo, ne della sua espressione furiosa nel constatare che un altro minuscolo frammento di carta era andato perduto.

 

“…Dannazione!! Che volevi fare eh? Mocciosa testarda…”

 

Poggiò la fronte contro il vetro abbassando lo sguardo sulle sue tre katane, specialmente sull’elsa di quella bianca, la sua spada prediletta sulla cui impugnatura stavano ancora dei finissimi segni amaranto, e schiuse gli occhi in un espressione ferita, come poteva dire Robin che non era stata colpa di nessuno? Come potevano gli altri non guardarlo con disprezzo dal momento che era stata sua la disattenzione?

 

E non poté fare a meno di ripensare a quello che era successo….

 

 

 

 

 

Era un pomeriggio normale quello che si stava vivendo a bordo della Thousand Sunny, la rotta proseguiva tranquilla e si erano da poco conclusi i festeggiamenti per l’arrivo del nuovo membro Brook perciò c’era chi dormiva beato, chi riordinava la cucina allontanando le insidiose minacce del gommoso capitano non ancora sazio dopo l’enorme abbuffata, chi riordinava gli scaffali dell’infermeria, chi inventava nuove schifosissime armi, chi invece controllava che tutto forse in ordine, chi leggeva e chi curava i propri mandarini, il tutto accompagnato dal melodioso suono del violino di Brook che per nulla stanco intonava canti allegri o soavi a seconda dell’umore generale.

 

La navigatrice stava estirpando alcune erbacce dal prato del mini agrumeto tenendo d’occhio i fiori che si stavano ingrossando in verdi frutti circolari, era soddisfatta, il terreno impiantato da Franky era molto fertile e adatto ai suoi arbusti.

 

Stava canticchiando tranquilla quando proseguendo la sua mansione inciampò i un ramo rischiando di ruzzolare per le scale poco distanti se non fosse stata afferrata in tempo.

 

Ma tu guardi dove metti i piedi qualche volta?”

“Allora è colpa tua non del ramo razza di deficiente!”

“Hey guarda che ero davanti a te, come diamine hai fatto a non vedermi talpa?”

“Ero assorta nel mio lavoro imbecille! E comunque almeno quando dormi le potresti togliere quelle dannate spade!!”

“Non insultare le mie katane mocciosa!! Waah guarda me le hai quasi graffiate!!La mia preziosa Wado!!!”

“Non sono graffiate, solo sporche, e comunque se te le fossi tolte non sareb…”

“Un vero spadaccino non si separa mai dalle proprie spade ragazzina, e se anche fosse, come farei a difendermi se fossimo attaccati all’improvviso?”

“SIAMO IN MEZZO ALL’OCEANO IDIOTA!!!! Vedremo avvicinarsi per tempo chiunque dannazione!!!

“E non urlare isterica!!! Non è successo nulla…”

Ma avrebbe potuto! E se mi fossi fatta male?”

“Guarda che ti ho presa al volo!! E poi che vuoi che sia, per quello che devi fare va bene anche se ti sloghi una caviglia tanto devi stare ferma quindi…”

“Quindi mi posso tranquillamente ferire, l’importante è che le tue spade non si “graffino” giusto?”

 

Stava incominciando ad alterarsi, come diavolo poteva prendersela per due miseri segni di terriccio sul fodero delle spade e far finta di nulla con lei….che razza di uomo era?

 

“Non ho detto questo, sto dicendo che le mie spade devono sempre essere perfette, altrimenti sarebbero inutilizzabili non credi?”

“Oh si certo, dopotutto anche il dannatissimo fodero della tua dannatissima spada potrebbe salvarti la vita….ma fammi il piacere!!!”

“Questa spada è importantissima per me, non osare mai più offenderla hai capito?!?

“E allora tu trovati un altro posto per i tuoi sonnellini e stai lontano dai miei mandarini, così non ci saranno più di questi problemi STUPIDO!!!”

 

Detto questo gli aveva lanciato il mazzo d’erba che ancora teneva in mano e se n’era andata incavolata nera e per tutta la sera nemmeno l’aveva guardato.

Non che la cosa gli dispiacesse, dopotutto era lui il primo ad essere arrabbiato, quei segni sulla sua Wado erano come sfregi alla memoria di Kuina, Nami questo non poteva saperlo, ma lui non voleva comunque che la sua spada venisse toccata da altri, tutto qui.

però forse aveva davvero esagerato con lei, le aveva dato un messaggio sbagliato dicendogli certe cose, e probabilmente aveva insultato il suo ruolo nella ciurma che alla fin fine era quello fondamentale.

Forse avrebbe dovuto chiederle scusa…però per uno orgoglioso come lui era una cosa amara da fare e poi magari lei lo avrebbe attaccato ancora, in quella testa rossa non si capiva mai cosa passasse.

 

Sbuffò dopo aver bevuto il suo caffè, ed uscì diretto verso il suo luogo di riposo preferito ovvero l’agrumeto di Nami, che anche se si trovavano in mezzo al mare gli dava la pace e i profumi della terraferma.

Si bloccò non appena arrivato in cima alle scale, solo in quel momento si era ricordato del divieto da parte della rossa di avvicinarsi a quegli alberi, perciò sbuffando fece per tornare indietro ma poi decise di fare qualcos’altro.

Sciolse il nodo della cinta e appoggiò le katane a lato della balaustra in modo che nessuno ci potesse inciampare avendole comunque a portata di mano.

Poi si inginocchiò e finì di togliere le erbacce che infestavano le basi degli arbusti.

 

“Guarda che non è mica necessario…e comunque non ti avevo detto di stare alla larga dai miei mandarini?”

“Stai zitta e dammi una mano invece rompiscatole!”

“Figuriamoci, mi sono appena fatta la doccia, non ho intenzione di sporcarmi a causa tua…”

“Strega!”

 

La rossa sorrise sedendosi sul primo gradino della scala osservandolo lavorare col broncio, aveva notato le spade al lato della scalinata ed aveva sorriso, sapeva che in fin dei conti Zoro non era uno zoticone, era a conoscenza del legame che lo legava alle sue spade, soprattutto a quella bianca, che a quanto le aveva detto Rufy era appartenuta alla sua rivale numero uno e rappresentava la promessa fatta ed il suo grandissimo sogno.

Prese così il fazzoletto di seta che aveva preso dalla sua stanza, e dopo averlo imbevuto nel secchio d’acqua che usava per l’irrigo cominciò a lucidare quei foderi prendendo ad una ad una le spade di Zoro, lasciando la Wado per ultima e stupendosi di trovarle così pesanti.

 

“Tsk…non eri tu quella che sosteneva che qualche graffio su un fodero non fa differenza per una spada? ”

“Guarda che se non stai zitto le butto a mare…”

“Cos’hai detto arpia?”

“…e comunque questo servizio ti costerà ben 90 danari caro mio…”

 

Era pronto a ribattere più inviperito che mai, ma la linguaccia che gli fece la navigatrice e quel sorriso beffardo lo convinsero ad una resa temporanea, così sbuffando si lasciò cadere ai piedi delle piante.

 

“Vedi di fare almeno un buon lavoro strozzina…”

“Brilleranno come ematite queste qui scure…e la tua Wado sarà come diamante…vedrai che Kuina non si arrabbierà…”

 

Si alzò di scatto nel sentire quelle parole, convinto che lei non ne sapesse nulla riguardo alla Wado, ma a quanto pare si sbagliava di grosso, quel Rufy aveva davvero la lingua lunga certe volte.

 

Che c’è? viene male?”

“…no…ma mettici più grinta scansafatiche…”

“Hey piano con le critiche…”

“Tsk…svegliami quando avrai finito…”

 

Non ci fu bisogno di svegliarlo però, perché circa due ore dopo il grido di Usopp che stava di vedetta, seguito dal rombo di una sirena lo fecero scattare come una molla.

 

“La marina?”

“Un’intera flotta dannazione…Tieni le spade…e raduna tutti sul ponte…”

 

Nami scattò giù per le scale diretta al timone principale mentre man mano dava disposizione agli altri di spiegare le vele a Sanji e Chopper, di mettersi in posizione ai cannoni ad Usopp e salire di vedetta a Robin, mentre Rufy e Zoro avrebbero deviato gli attacchi diretti.

 

Fu una dura battaglia, primo perché inferiori di numero, secondo per via degli immensi sforzi a cui dovettero far fronte.

Fortunatamente però dopo alcune ore fra combattimento e fuga riuscirono a scampare anche a quella minaccia.

 

Non avevano calcolato una cosa però…una piccola imbarcazione era riuscita ad attaccarsi alla prua della nave, era piccola rispetto alle altre e mimetizzata in maniera strabiliante.

A bordo c’era il comandante della flotta seguito da pochi uomini scelti e in men che non si dica la ciurma di Rufy si trovò braccata sulla sua stessa nave.

Ad occhio e croce erano una quarantina, ma Zoro, Rufy e anche Sanji potevano tenerne a bada due o tre in contemporanea, Franky poi ne aveva già spazzati via cinque o sei senza dimenticare Robin che con il suo potere allontanava quelli che ancora cercavano di salire.

Anche Chopper ed Usopp diedero il loro contributo ma ben presto la ciurma fu bloccata grazie all’intervento dell’ammiraglio che aveva guidato la spedizione, possedeva infatti parecchie gemme di agalmatolite marina che inibì i poteri dei quattro del frutto del diavolo costringendoli ad usare la loro sola forza.

Il vero problema però fu quando le forze cominciarono a venir loro meno, a chi per vi della pietra, a chi per la stanchezza dovuta al fatto di dover proteggerli, così sia Sanji che ZORO Usopp E Brook vennero presto presi di mira.

Gli spadaccini della marina erano davvero ben addestrati e Zoro fu messo con le spalle al muro, Sanji ebbe il suo da fare a proteggere Robin mentre Usopp ne aveva con Chopper e Brook,e Rufy era stremato alle spalle di Zoro, l’attacco di massa sarebbe stato devastante perché la marina aveva in campo oltre l’ammiraglio ancora una ventina di uomini,  un attacco di Nami però, rimasta nascosta per organizzare nuvole, calore ed umidità col suo clima Tempo, bastò a dimezzarne la quantità e dar respiro ai suoi compagni che ne misero fuori gioco il resto.

 

Alla fine la situazione sembrava finalmente chiarita, i pirati seppur sfiniti erano risultati i vincitori, avevano sconfitto in mare tutti gli marine tranne l’ammiraglio che trovandosi solo e sotto tiro delle sciabole di Zoro, la fionda di Usopp e i calci di Sanji optò per la ritirata, non prima però di aver inflitto anche a loro una pesantissima perdita.

 

Nami.

 

 

La cartografa infatti era rimasta in retrovia, nascosta sul ponte secondario nel suo agrumeto ma questo non bastò e l’ammiraglio la scovò quasi subito, notando poi il log pose al suo polso la inquadrò subito come navigatore, perciò prima di ritirarsi riuscì a scampare all’attacco dei tre pirati e dirigersi verso di lei.

 

Venne braccata in un batter d’occhio ma grazie all’intervento di Zoro riuscì a scappare e dirigersi verso le scale, il verde ingaggiò un duello di lame con l’ammiraglio che riuscì a disarmarlo delle sue due spade nere e della Wado ferendolo  alle spalle e al torace.

Quando poi stava per finirlo una bastonata da parte di Nami servì come diversivo a Zoro che con uno scatto a destra riprese le sue katane nere, non riuscì però a raggiungere alla Wado, che venne gettata in mare dal capitano della marina.

Stava per essere nuovamente attaccato dalla rossa, che non aveva dato ascolto allo spadaccino e invece di mettersi in salvo era tornata all’assalto, ma stavolta venne anticipata e ferita al ventre dalla spada del nemico e scaraventata contro il bordo opposto del ponte.

Lo schizzo di sangue che macchiò il pavimento montò nel ricercato un’ira mostruosa e si gettò nuovamente all’attacco, usò le tecniche a due spade ma il marine era davvero un portento con la spada e riuscì a schivare ogni mossa, inoltre sfruttava la preoccupazione del verde nei confronti della donna inerme alle sue spalle che tossendo e gemendo cercava di rimettersi in piedi.

 

“Sta buona dannazione Nami!!!

 

Le sue grida però non la raggiungevano, erano sormontate dallo stridio delle loro spade in contatto e dai colpi di cannone delle altre navi in avvicinamento.

I loro compagni poi non potevano aiutarli presi a controbattere all’offensiva, fortunatamente le pietre funeste erano state trovate e gettate via così tutti quelli del frutto del mare erano tornati in forze e stavano dando il loro contributo, ignari della ferita che Nami aveva riportato.

 

Tutto si concluse in un attimo che la mente di Zoro visse quasi al rallentatore.

 

La sua Wado sibilando lo raggiunse improvvisamente aiutandolo a fermare l’ennesimo attacco del bastardo in divisa.

Questi però usò quell’istante che gli servì a sguainare la spada per arretrare, ghermire Nami e saltare in mare fra le risa ed un ultima frase sputata con crudele ironia.

 

“Credo che d’ora in poi sarete voi a dare la caccia a noi….bambocci…”

 

Poi quello che riuscì a vedere fu solamente lo sguardo di Nami contratto nel dolore, ma sereno e pieno di fiducia, ed un mezzo sorriso tirato a forza fra il dolore di quella presa.

 

Si infuriò, corse verso di loro, scivolando sullo schizzo di sangue e perdendo il colpo per cercare di salvarla in extremis.

La vide allontanarsi su quella bagnarola, venir gettata sul ponte con cattiveria e strattonata dai marine.

 

Namiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!”

 

L’urlo che cacciò fermò di colpo i vari combattimenti.

Cessarono le cannonate e cessarono le controffensive dei pirati che volsero l’attenzione verso lo spadaccino e poi nella direzione in cui urlava.

 

 

Poche ore dopo la pioggia che cadeva nella buia notte senza luna lavava via quella chiazza di sangue dal ponte secondario, scorreva fra le assi della nave e sui vetri delle finestre.

Poche ore dopo l’ancora teneva ferma la nave fra le onde e il silenzio gravava sulla testa di ognuno.

L’alba era vicina, ma sarebbe stata nera per tutti.

 

“Ha lasciato questa….”

 

Stringendo i pugni estrasse dall’elsa della Wado una palla di carta accartocciata e schiacciata nelle pieghe degli intarsi.

 

“…è la rotta da seguire…”

Che dici Robin?”

“Non la riconoscete? È la carta dello spirito che Laura ha dato a Nami a Thriller Bark, è più piccola di prima, l’altro pezzo ce l’ha sicuramente Nami quindi basterà seguire la direzione che indica e…”

 

In quel momento un finissimo filo di fumo grigio si levò dal bordo del foglietto e delle braci amaranto incominciarono a divorarne la sostanza.

 

“…e fare in fretta!”

 

Le parole che Zoro sibilò fra la rabbia vennero accolte con un deciso segno del capo dai membri restanti.

 

Poi Robin riprese la parola alzandosi in piedi e lasciando il posto a Sanji per le medicazioni di Chopper.

 

“Per la navigazione di giorno non ci sono problemi, finchè non la ritroviamo posso guidarvi io…il problema è la notte, non ho conoscenze sufficienti perciò è meglio buttare l’ancora, ma così accumuleremo maggior svantaggio….mi spiace…”

 

….Così cominciò l’inseguimento…così cominciò la loro caccia….

 

 

 

 

Aprì gli occhi sul placido oceano dove ad est stava nascendo un chiarissimo sole.

Erano già due giorni che seguivano la carta di Nami, e più passava il tempo più questa si disgregava nella cenere.

 

“…come fate a pensare che non sia colpa mia…? Stava a me proteggerla…dannazione!”                          

 

Sull’impugnatura della Wado, oltre ai segni amaranto del sangue di Nami una perla di sale scendeva fondendosi ad essi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Mia prima ficcy su One Piece…u.u

 

Continuerò presto spero….XD

 

Un abbraccio e auguri alle befanine del sito ^____-

 

 

TH

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Capitolo 2
*** Il dolore...la solitudine....la fiducia... ***


…il dolore…

 

 

 

 

 

 

 

 

…il dolore…..la solitudine….

…la fiducia…

 

 

 

 

 

Bruciava, bruciava da impazzire e quell’assurdo dolore anche se era stanca non la lasciava dormire, era stanca per stringere ancora i denti e non urlare dal male, stanca di sopportare la fame e concentrarsi su tutto tranne che le fitte all’addome.

 

Ogni tanto scendeva sotto coperta qualche marine per controllare che non facesse scherzi, che non tentasse la fuga o non ci avesse rimesso la pelle.

Cosa impossibile visto la cella in acciaio puro nella quale l’avevano rinchiusa, le catene in ferro pesante che le avevano messo a polsi e piedi appesantite inoltre dal potere dell’agalmatolite anche se sapevano perfettamente che non aveva i doni del frutto del mare.

Riusciva a malapena a voltare la testa per cercare la posizione del sole e capire che ore erano e pure quei movimenti erano difficili da fare, perché il dolore all’addome era più acuto che mai, reso insopportabile dall’umidità della cella e la salsedine trasportata dal vento fino in cambusa.

 

 

“Nhg…”

“Respira piano o ti si riaprirà la ferita…”

“…chi c’è? un altro che vuole vedere se scappo?”

“….no…volevo solo sapere se stavi bene…”

 

La rossa pian piano voltò il viso cercando la direzione da cui proveniva la voce per vedere chi c’era con lei in quel momento, ma era troppo scuro e la sagoma del suo interlocutore si fondeva al buio come il cacao nel latte al mattino quando si fa colazione.

Di lui percepiva la presenza e basta.

 

“Tanto non c’è bisogno che scappi io….mi troveranno i miei amici…ahi…e presto anche…”

“Me lo auguro per te bimba…ma intanto, respira piano eh? Non ho voglia di passare un’altra notte insonne a ricucirti la pancia…”

“Nh? Sei un medico?”

“…no, un sarto…ai prigionieri non sono concessi medici…”

?!? Che cosa?”

“Ritieniti fortunata, se la ferita non fosse stata profonda non avrebbero chiamato neanche me, me ne sarei stato in sartoria a riparare gli abiti dei marine che i tuoi amici han ridotto a brandelli…”

“Mi prendi in giro?”

Che ci guadagnerei a farlo?”

“Un sarto a me? Ma l’hai sterilizzato l’ago? E se poi mi si infetta la ferita e mi viene il tetano?”

“…allora si chiama il pastore ….”

“Smettila di dire baggianate!!! Sono pur sempre una don…ahi!”

“Sei un pirata….alla marina non importa che tu sia uomo o donna, i pirati e i nemici non hanno sesso né diritti ficcatelo in testa bimba….”

“Ngh…”

“…e adesso calmati e respira piano…o il filo di cotone si imbratterà di sangue, si sfalderà e allora si che arriverà il pastore…”

“Ma che razza di gente siete?”

“Tsk…piuttosto hai fame? Vedo di procurarti qualcosa se vuoi…”

“No grazie…non vorrei che mi rifilaste il cibo dei cani, non si sa mai…”

Mpf…di cani a bordo non ne abbiamo, semmai ti sarebbe toccata la broda dei maiali, sai l’ammiraglio ne tiene una decina nel porcile della chiglia…”

 

Non aspettò la risposta della prigioniera che già strillava come una matta, miagolando di dolore fra una parola e l’altra, e si avviò su per le scale verso il ponte superiore a riferire al comandante le condizioni della prigioniera le cui grida arrivavano fin lassù.

 

“Direi che sta bene Mic…”

Signor-si ammiraglio, risponde bene alle cure, è una ragazzina forte…”

“Buon per lei…”

“Fa strano credere che sia il navigatore di quella nave pirata, è troppo ingenua…”

“Dici questo perché non l’hai vista in azione….l’altra notte ha messo fuori gioco venti dei miei uomini con saette richiamate da non so dove…”

Se lo dice lei…”

“Puoi andare Mic…”

“Con permesso Ammiraglio Nola…”

 

L’uomo si voltò e percorse quasi tutto il ponte sorpassando il timone e dirigendosi verso i piani rialzati della nave a passo svelto.

I suoi capelli lunghi e neri legati in una coda bassa cozzavano contro la sua schiena ad ogni passo, e le perle in essi incastrate tintinnavano come piccoli campanellini accompagnando i secchi scatti degli stivali lucidi e dei bracciali di acciaio a maglie fine che ornavano il polso destro e il fianco sinistro.

Quando fu prossimo a salire i gradini il capitano lo richiamò nuovamente, con voce alta che però non era grido.

 

“Sai una cosa Mic?”

Che cosa Signore?”

“Nemmeno a vederti o  sentirti raccontare quelle storie di sarti o di maiali si direbbe che sei un medico….il migliore in assoluto poi, tieni da conto le mie parole!!”

 

Lo guardò ghignando mentre il sottoposto gli alzava la mano in segno di saluto per sparire poi oltre le porte dell’infermeria che in quei giorni era stata piena di marine feriti e pestati per bene.

 

Una cosa lo aveva stupito, nessuno dei suoi uomini aveva perso la vita, nemmeno uno, neanche il più debole; erano tutti tornati, chi a nuoto chi sulle scialuppe, alla nave per le cure e la prognosi massima che Mic aveva rivelato era quella di circa un mese per una gamba fratturata di una recluta, per questo anche se era una nemica aveva concesso alla prigioniera le massime cure di cui disponeva, lei e la sua ciurma non avevano ucciso nessuno, e il favore andava ricambiato.

Il suo sguardo si fece serio di nuovo mentre fissava la linea blu dell’orizzonte che non più tardi di due giorni avrebbe rivelato le cime dell’isola verso la quale erano diretti.

Avrebbero scaricato li l’ostaggio e ripreso il mare nell’attesa dell’arrivo dei pirati, che all’oscuro di tutto gli sarebbero andati in contro persi nella rabbia e nella sete di vendetta mentre loro lucidi e preparati li avrebbero catturati come ridere.

 

 

 

La notte raggiunse nuovamente quella scheggia di mare inondandolo tutto di un blu scuro e denso portando la calma e il silenzio di una navigazione lenta e placida.

Il vento si era smorzato e la nave procedeva spinta dalle sole onde, ogni tanto rimbombava nella notte lo spruzzo dovuto all’emergere improvviso di qualche pesce curioso di vedere la luna che si specchiava meravigliosa in quelle acque cerulee.

 

Nami stava immobile cercando di non pensare al bruciore della ferita, ma più pensava alle parole di quel damerino e più le montava dentro una rabbia enorme che la faceva sbuffare e tramare come una vaporiera impazzita, e le contrazioni del diaframma, gli scatti della schiena e gli sbuffi delle labbra si condensavano lungo la pancia torturandola di prurito e fitte di dolore.

 

“Giuro che appena mi libero te la faccio pagare, setaccio tutte le cuccette, ogni angolo d questa nave, ti trovo e ti friggo col mio Klimattac!!!”

“…non ce ne sarà bisogno bimba….mi hanno detto di tenerti d’occhio, perciò all’evenienza sono qui…”

 

La rossa girò la testa furiosa pentendosi però subito di quel gesto avventato, poiché le viscere le diedero uno scossone di quelli potenti.

 

Ahiiiiiiiiio!”

“Hih…hiii….”

“Sparisci o ti faccio a fette!!!

“Ti ho portato un po’ da mangiare…avrai fame no?”

“….”

“Tranquilla, non è broda, scherzavo prima…”

Quindi sei un medico?”

“No…sono un sarto…”

 

Chinò il viso ingoiando il groppo di rabbia e disillusione che le bloccava lo sterno cercando di non mostrarsi debole e trovare quel briciolo di autocontrollo che sembrava essere rimasto a bordo della Sunny.

 

Si voltò stizzita dall’altra parte mentre questi apriva la cella, entrava e posava le vivande ai suoi piedi, inginocchiandosi e cercando le posate per imboccarla.

Non riusciva ancora a vederlo in faccia per via dell’oscurità e maledì quelle dannate carceri senza lampade o candele, come diavolo faceva la gente a vedere in quei budelli scuri di notte se nemmeno il sole a momenti ci entrava di giorno lo sapevano solo loro, ma appena lo avrebbe avuto a tiro gli avrebbe sputato in un occhio tanto era grande la sua rabbia perciò rimase buona finchè non fu certa di averlo di fronte.

 

“Adesso da brava apri la bocca e mangia che non voglio perdere tutta la notte, ho del lavoro da fare io…”

 

Pensò poi che forse era meglio se prima un po’ si saziava dato che aveva fame davvero, e poi l’ultimo boccone glielo spiaccicava sul muso, si, avrebbe fatto così con quel damerino da strapazzo, e gli avrebbe pure riso in faccia, al diavolo il dolore del poi.

 

“Ahm…”

 

Assaggiò il primo boccone stringendo i denti immaginandosi chissà quale schifezza ma dovette ricredersi perché invece la pietanza era buona davvero.

 

“Buono eh? Sformato di asparagi e formaggio…tieni…”

 

Gustava i bocconi con calma ingoiando piano per non far troppo rumore nonostante l’appetito e guardava se riusciva a vedere in faccia il tizio del quale intravedeva solo il bianco dei denti mentre parlava e a luce degli occhi, nessun particolare però del loro colore e dei suoi lineamenti era ben chiaro.

Così fra i suoi sforzi per vedere la faccia del furbo e le masticate finì la portata maciullando l’ultimo boccone pronta per il suo scherzetto.

 

“Nhm…niente male, ma Sanji sa fare di meglio…”                                                                                    

“Tzè, ti meriteresti davvero la broda”

 

Stava immobile per prendere bene la mira e sputargli il tutto in faccia quando il movimento che fece l’altro per posare il cucchiaio nella ciotola catturò un riflesso di luna che deviato dalla conca della posata gli illuminò per un istante il viso, permettendo alla rossa di vederlo in volto.

 

Era favoloso, a dir poco bellissimo.

Quella rifrazione catturò immediatamente gli occhi del marine le cui iridi brillarono di una luce cerulea grigia come il mare al mattino dopo la tempesta, e i lineamenti del viso erano marcati all’altezza del mento dal quale spuntava una barbetta curata a contornare due labbra serrate in un sorrisetto enigmatico.

 

E se l’intento della navigatrice era quello di insozzargli la faccia il suo piano andò presto a farsi benedire, perché per la sorpresa il boccone le andò di traverso facendola tossire come se avesse avuto la polmonite.

 

Che combini scema?”

“Cough cough…ahio!!!

 

Subito il marine prese la tozzola d’acqua e gliela fece bere cercando di farle passare la tosse che le sconvolgeva l’addome come la furia abbatte le palme.

Le bende, troppo strette per l’atto del tossire le impedivano di respirare bene nell’affanno e complicavano la situazione tendendo la ferita ancora fresca rischiando di farla aprire.

 

Che ti è preso?”

“Non…respiro….cough…”

 

Svelto come una saetta questi estrasse un coltello e tranciò le bende senza curarsi di alzarle la maglia che venne sbrindellata fino all’inizio del costato, poi con un gesto secco la fece sdraiare sulla stuoia e le premette con forza una mano all’altezza del diaframma e l’altra sul collo all’altezza della gola schiacciando e liberando la presa più volte finchè la tosse non si placò.

 

Che male…”

“Cretina…volevi riaprire la ferita? Che diavolo ti è preso?”

“…bugiardo…ahi…”

Che c’è?”

Sei un medico scemo…ammettilo…”

“Tsk….e adesso….RES PI RA - PIA NO!!!

 

Rimasero in quella posizione alcuni minuti poi quando il respiro si regolarizzò del tutto lasciò la presa, prese le bacinelle della cena ed uscì piano.

 

“Grazie…”

“Sta buona ora….vado a prenderti una coperta sciocca mocciosa…”

“Zoro…”

Che hai detto?”

“…niente…”

 

Dopo che fu andato, tornato con la coperta e sparito di nuovo Nami si portò la mano alla pancia carezzandola piano per alleviare il pulsare del dolore, chiuse gli occhi che le si inumidirono di nostalgia, voleva tornare sulla Sunny, voleva ridere e far casino coi suoi amici, voleva vedere i loro sorrisi e voleva annaffiare i suoi mandarini, ma soprattutto voleva litigare con l’unico che riusciva davvero a farla arrabbiare, voleva picchiare i pugni in testa all’unico che a bordo la chiamava mocciosa, voleva specchiarsi nei suoi occhi neri di pece lucida come inchiostro, voleva chiedergli scusa per avergli lanciato la sua preziosa spada bianca a quel modo, scusa per averlo messo nei casini, scusa per essersi fatta prendere come una novellina senza esperienza.

 

“…Zoro…”

 

E piano piano, stando attenta a non singhiozzare lasciò libere le lacrime dei sui occhi senza rendersi conto che nel pensare a lui il palmo della sua mano era andato a coprirle il petto all’altezza del cuore, forse nel tentativo inconscio di scaldare quella gemma di ghiaccio che nel denso silenzio di quella notte ombrosa pulsava dolore, lacrime e nostalgia.

 

“Spero davvero chi ti trovino bimba e che riusciate a farla franca prima dello sbarco, qui a bordo si scherza, ma una volta approdati a Mirror Island comincerà la vera battaglia, non tanto per te ma per coloro che puoi ancora chiamare amici…”

 

Due occhi chiari dopo averla osservata sopirsi scintillarono di tristezza nel volto del medico e le sue labbra, dopo ghigni e sorrisi di scherno si piegarono in un’espressione di malinconia che poco si addiceva a quello che a vederlo, e sentir parlare, si stentava a credere che fosse il miglior medico in circolazione.

 

 

 

 

A poco meno di due giorno di distanza la Sunny sonnecchiava pacifica cullata dalle placide acque nere dell’oceano, a bordo il fermento per quel giorno era cessato, l’ancora gettata alcune ore prima aveva messo fine a quella giornata di estenuante rincorsa e l’equipaggio si concedeva un seppur preoccupato meritato riposo.

 

La carta dello spirito piano piano aveva cominciato a rinnovarsi e questo diede sollievo alla ciurma di Rufy finchè poco dopo la mezzanotte nuovamente il fumo l’aveva divorata per poi placarsi e crescere nuovamente e lentamente.

 

“Non facciamoci prendere dal panico….è comunque più grande di ieri notte, forse la staranno curando o la ferita non era poi così grave per…”

“L’ha tagliata da parte a parte scemo, l’ho visto io, due centimetri più a fondo e la tranciava in due quel marine bastardo!!!!”

“Sta calmo Zoro, la carta si riprende, la direzione è la stessa, Nami sta bene…”

“Come fai a dirlo cuoco da strapazzo?”

“Mi fido di quella nave….so che i marine, anche se nostri nemici non la lascerebbero morire in alcuna maniera, sono uomini d’onore dopotutto…”

“Come Morgan o Spandan?”

“Non fare il cretino, la feccia c’è da entrambe le parti…fidati di Nami…ne ha passate di peggio e sola prima di unirsi a noi…non è debole come credi tu…”

 

Le ultime parole di Sanji riuscirono a calmarlo in qualche modo, grugnì un borbottio e si preparò a salire di vedetta, forse ciglia arrotolate non aveva tutti i torti…Nami era in gamba dopotutto.

 

Cominciò a fissare la pace delle acque sorridendo all’aroma dei mandarini che la lieve brezza notturna innalzava fino alla torretta aperta, le sembrava di sentirla più intensa che i giorni precedenti, forse era vero che stava meglio, e forse erano anche più vicini di quanto non credessero.

 

 

Se ci fosse stato Usopp sulla torretta di vedetta, coi suoi occhiali avrebbe probabilmente notato a nord- nord est una minuscola macchiolina in lento moto, o forse no poiché la sagoma di fndeva quasi perfettamente alla notte e i suoi silenzi.

Era il vascello dell’ Ammiraglio Nola quello, e non si sapeva di nessuno che fosse riuscito a scovarlo una volta mimetizzato.

Forse era per questo che il grande capitano era detto anche il Camaleonte.

 

 

 

 

 

TH

 

 

 

 

^___^

 

Ciauz e grazie mille a:

 

Rolochan105 che fra una pausa e l’altra delle sue bellissime fiction ha trovato il tempo e la voglia di commentare questa mia prima ideuzza!!!!

Sarà una Zo/Nami eccome socia delle Zo/Nami ^()^

Un abbraccio e grazie mille!!!!

(Ora fila ad aggiornare Hallelujah, Il filo rosso del destino, gli anelli e compagnia bella XD)

ciauz!!!! ^_____-

 

 

Giodan: che mi ha beccata in errore per ben due volte….ed uno peggio dell’altro -____-‘’’’(e io che credevo di farla franca….sigh sob….)

Ah-hem…prima di tutto non scusarti affatto!!! Le tue dritte sono dettate dal fatto che hai letto la storia con attenzione e questo mi fa piacere credimi!!!! ^______________^ guarda che sorrisone che ti faccio!!!!!!!

Grazie mille per la correttezza e la gentilezza con cui me li hai fatti notare, ma adesso passo alla difensiva….

Dunque, lo so che Rufy probabilmente non sa nulla del passato di Zoro, ma in qualche modo dovevo pur farlo scoprire a Nami, e una confessione da parte della zucca verde era impossibile da scrivere, almeno da parte mia, per cui ho fatto affidamento alla bocca larga di Rufy u.u XD

Per quanto riguarda la vivre card, anche se hai ASSOLITAMENTE ragione ho modificato, e se potete perdonatemi sta bastardata, le sue funzionalità….sebbene abbia letto e riletto il manga del quale sono un’appassionata con la A maiuscola e, non poteva di conseguenza sfuggirmi l’utilizzo delle suddette vivre card, da gran bastarda quale sono, ho stravolto anche questo fatto….perciò ho fatto credere (ripeto, sperando di farla franca XD) che le carte assorbissero in qualche maniera gli impulsi vitali di chi le possiede e una volta strappate conducano all’altra metà più vicina (in questo caso quella di Nami) e al suo stato di salute BEN SAPENDO CHE ERA UNA GRAN CIALTRONATA!!!! Perciò sorry sorry sorryssimo!!!!!

So che sarà una cosa stonata, che non l’ho nemmeno spiegata bene ma riprenderò questo punto più avanti e spero che comunque, anche se è irritante, sorvolerai questi miei pasticci, come mi auguro  farai con quelli che farò in futuro….e stai certa che ce ne saranno u.u….

Grazie ancora della briga che ti sei presa a scrivermi, mi ha fatto davvero piacere!!!

Scusa il poema ma ci tenevo a chiarirmi e chiederti di continuare a seguirmi se puoi, se poi la ficcy comincerà a darti il voltastomaco scrivimi di piantare di dire baggianate e io la pianterò promesso!!!!

Intanto ti ringrazio ancora!!!! Ciao ciao!!! Un abbraccio

^()^

 

Xmirax: Grazie mille del fischio!!! Mi han fatto piacere le tue parole, spero continuerai a seguirmi, guarda che ci conto!!!!

Un abbraccio

XD

 

 

Butler: *___* Grazie dei complimenti e dell’incitamento!!! Farò di tutto per non deluderti!!!

Tu dimmi però se col secondo chappy comincio a farlo d’accordo? ^___-

Ciauz!!!!

 

 

Inoltre grazie a:

 

Butler

Giulia Bosch

Jemanuele8891

La kikka

Ny152               

 

Che l’han messa nei preferiti!!!

 

Un bacio e alla prossima!!!!!

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Capitolo 3
*** l'evasone... l'incontro....il mistero ***


L’evasione…

 

 

 

L’evasione….l’incontro…..il mistero…

 

 

 

 

 

 

I primi albori erano già visibili a oriente.

 

Scostò il viso in direzione di quel miracolo chiamato aurora osservando con la mente sgombra quella meraviglia che creava il nascere del sole.

Ed i suoi occhi di cera sembravano assorbire quegli accecanti raggi.

 

I primi raggi di un intenso color amaranto che sfumavano all’indaco, guizzavano sul pelo dell’acqua dell’orizzonte svegliando persino le onde sopite, donando loro parte di quei colori e di quella magia, ed era così poi, che al sollevarsi della brezza mattutina anche la sfera di fuoco del sole, dorata come l’oro più puro dei mari dell’ovest si innalzava sopra quell’immensa distesa d’acqua e irradiando tutto fondeva assieme cielo e oceano creando un’unica meravigliosa creatura, libera nell’aria e immensa nell’acqua, e man mano che si alzava, specchiandosi nel mare sembrava che si dividesse in due perle infuocate, sembravano due chiarissimi occhi extraterreni in grado di vedere tutto, persino quella nave mimetizzata nel cobalto lucente di quelle onde ormai destate.

 

Lui adorava quello spettacolo, adorava sentirsi scrutare dal dio del mare e del cielo, amava quei suoi colori sgargianti e le illusioni che con essi creava sul mare, amava le albe perché significavano il futuro, la possibilità di riprendere e continuare il cammino lasciato sospeso all’ombra della dea luna.

 

Mikahel J Trevor IV, o semplicemente Mic come lo chiamavano tutti a bordo, adorava contemplare l’alba da solo in cima al pennone principale della nave e irradiarsi di quella luce che sembrava bruciare le vele dell’imbarcazione.

E da lassù aspettava che suonasse la sirena dell’adunata, attendeva il suo turno per la colazione e poi si dirigeva in infermeria semmai ci fosse stato bisogno….

 

.ma quella mattina fu diversa da tutte le altre.

 

Quando i raggi del sole nascente gli sfiorarono il viso destandolo dallo scomodo giaciglio la magia dell’aurora era ormai terminata e non poté far altro che mettersi a sedere sulla sgangherata sedia che lo aveva sorretto, togliersi la spessa coperta di montone e sbadigliare sonoramente mentre stendeva le braccia per stiracchiarsi.

 

Al suono della sirena balzò in piedi pronto a dirigersi all’adunanza fermandosi poi quasi subito nel notare quello che per più di tre giorni gli era sfuggito all’attenzione.

Preso com’era a tenere in vita quella ragazzina non aveva fatto caso a quel piccolo particolare che in un’altra circostanza avrebbe riconosciuto subito.

L’odore, o meglio il profumo seppur lieve e quasi effimero che aleggiava intorno a quella ragazza.

Non poteva sbagliare quello era un’ aroma fruttato e lievemente acido di agrumi e ora che si avvicinava lo riconosceva bene.

 

“…mandarini…”

 

Sorrise in un’espressione quasi nostalgica a quel profumo mentre le posava una mano sulla fronte per sentire se le era montata la febbre e sbuffare poi sollevato nel constatare che era fresca come un petalo di giglio.

 

Si fermò ad osservarla bene, aveva perso forze durante la prigionia ma tutto sommato si era ripresa benone, e poi la notte di riposo aggiunta alle medicine che aveva mescolato nella cena della sera prima avevano accelerato la guarigione della ferita.

 

“…arriverai in piene forze bimba…”

“Nhm…”

 

Si alzò ed uscì dalla cella chiudendo bene il lucchetto dopo esser stato richiamato da una recluta per il turno di colazione.

 

“Ci arriverò eccome…”

 

Aprì gli occhi la finta dormiente sorridendo vittoriosa mentre alla cieca tentava di infilare la chiave di ottone nella serratura delle manette, operazione difficile vista l’oscurità trafitta solamente da alcuni raggi dorati che rimbalzavano sul legno poroso della cambusa senza riflettere alcuna luce.

 

Dopo alcuni minuti riuscì nell’intento, e lo schiocco dello scatto le liberarono finalmente i polsi intorpiditi dal peso e dal gelo del metallo.

Fu poi la volta di quelle alle caviglie e poi cercò di forzare il lucchetto della cella ma come già immaginava la chiave non era la stessa, avrebbe dovuto cercare di prendere anche ciò che stava nell’altra tasca del giubbotto del medico-sarto, ma per paura di poter esser scoperta aveva agguantato la prima sagoma di chiave che aveva trovato.

 

“Alla fine è meglio così…pensa che rabbia se prendevo quella del lucchetto e non delle manette….saltava fuori la storia della volpe con l’uva…”

 

Fece alcuni giri della cella, constatando l’ampiezza della galera e immaginandosi di conseguenza una nave di imponenti dimensioni, questo la indusse a pensare che fosse più lenta del normale, e che quindi la Sunny avrebbe potuto raggiungerla con facilità.

 

Sorrise fiduciosa e questo pensiero le diede l’entusiasmo per pensare al modo di sbloccare la serratura del lucchetto.

 

Se non ricordo male c’è un’isola da queste parti…se non mi raggiungono in tempo male che vada mi butto in mare e gli altri mi ritroveranno la…dopotutto ho ancora la mia carta qui…”

 

Si portò la mano alle cosce, dove nelle tasche della gonna teneva il pezzetto di carta, estraendolo e fissandolo curiosa in contro luce.

 

Però, è messo piuttosto bene….meglio così…non si preoccuperanno troppo allora…”

 

Sorrise tristemente, chissà se erano in pena, se erano lucidi e soprattutto se erano riusciti a seguire la direzione giusta.

 

No Nami….fatti forza…..ce la faranno di sicuro….arriveranno presto, e ora fuori di qui…”

 

Ci mise quasi un’ora a trafficare con quel dannato lucchetto infilandoci dai pezzi di legno alle forcine che aveva nei capelli, alle stecche di bronzo dei sandali ai morsi dettati dalla rabbia e dalla fretta per la paura d’esser beccata.

 

“Dannatissimo lucchetto!!!

 

Due colpi la zittirono in un istante facendole gelare il sangue mentre il borbottio di un marine sopra coperta le intimava di farla finita con i piagnistei.

 

“Menomale che non è sceso….”

 

Sospirò togliendosi le lacrime di spavento che per un attimo le avevano rigato il volto osservando attentamente il lucchetto nemico come se i suoi occhi avessero potuto fonderlo.

 

“Ma certo!!!

 

Si ricordò del trucchetto che le aveva insegnato Usopp, su come uscire dalla cella senza bisogno di spaccare la serratura, uno scherzo tanto facile quanto improbabile da pensare.

Il problema era che non funzionava con tutte le prigioni, come ad esempio quella volta al casinò di Crocodile ma li era diverso, così con calma si avvicinò alle maglie che univano la porta alla parete della cella constatando con una felicità pazzesca che il trucco si poteva fare eccome.

Ma non c’era fretta, e poi era pieno mattino, la nave era in fermento e tentare la fuga in quel frangente era praticamente una pazzia, sarebbe scappata la notte, mentre a farle la guardia c’era solamente quel pazzo che si credeva furbo.

 

 

 

 

 

Anche a bordo della Sunny era arrivato il mattino, e non fu necessario svegliare la ciurma poiché già ai primi albori erano saltati tutti in piedi pronti a riprendere la navigazione.

 

“Siamo vicini lo sento!!!

Sta calmo Rubber, io non vedo niente…Usopp?”

 

Il cuoco alzò lo sguardo alla torretta dalla quale sbucava la testa del cecchino intento ad ispezionare le vicinanze coi suoi occhi da falco.

 

“Niente!! Nemmeno con le lenti…”

“…visto Rubber? Non siamo ancora vicini a quanto pare…”

Ma io la sento…”

“Non dire scemenze…”

 

Mentre i due di sotto battibeccavano Zoro uscì dalla cucina diretto a dare il cambio ad Usopp, doveva esserci lui lassù, come concordato la sera prima, ma poi il suo amico nasuto l’aveva raggiunto poco dopo la mezzanotte e trovandolo addormentato gli aveva dato il cambio costringendolo a forza di spintoni ad andare a riposare.

 

Dal canto suo Usopp cercava, ispezionava ogni riflesso di quella distesa di mare, ogni onda o anomalia ogni cosa che avrebbe potuto nascondere o evidenziare il passaggio di una nave della marina, persino i magici riflessi di quel sole immenso sopra le loro teste avrebbero potuto…

 

“Un momento…”

 

A quelle parole la bega si placò, Zoro smise di arrampicarsi sulla torretta fermandosi a guardare il brillio a sud-ovest del mare, Robin mise fuori il volto per vedere che succedeva, Chopper fissava in silenzio in alto in attesa di risposte e Franky saettò al timone pronto a dal cola al motore della nave.

 

“Li hai trovati?”

“È strano….laggiù c’è qualcosa che brilla più del dovuto…voglio dire…è appena mattina eppure laggiù i raggi del sole brillano a macchia come se la stella fosse a picco… ”

“Cosa ce ne importa del sole idiota di un nasuto!!! Cerca Nami!!! Piuttosto…”

“Un momento…”

 

Robin uscì sul ponte posizionandosi a bordo della nave per cercare di vedere bene…

 

“Il cecchino ha ragione…un riverbero del genere è anomalo anche se siamo nella Grand Line…”

“Spiegati Robin…”

“Guardate bene e ditemi cosa sembrano quei riflessi…”

 

La ciurma si voltò cercando di focalizzare il punto esatto e ciò che videro li sorprese non poco.

 

Da poco sotto la linea dell’orizzonte giungevano dei riverberi longilinei ed irregolari, alcuni fasci erano orizzontali, altri perpendicolari ai primi, altri ancora rasentavano le acque placide attorno ad essi specchiando la luce creando un ovale rossastro in movimento.

 

Che roba è?”

 

Robin fissava seria quelle saette guizzanti pensando alla loro possibile natura, pensò che forse avrebbero potuto dirigersi li e vedere di che cosa si trattava, dopo tutto con le potenzialità della Sunny erano poche ore di navigazione ma subito cancellò quell’ipotesi, eran poche ore si, ma sufficienti ad allontanarli dalla rotta dell’inseguimento e Nami veniva prima di uno stupido riverbero a pelo d’acqua.

 

Quasi d’istinto pensò al tempo trascorso dalla notte della battaglia a quello dell’inizio dell’inseguimento e facendoci sopra due svelti calcoli arrivò alla conclusione che dovevano ormai trovarsi praticamente alle costole dei marine…inoltre la vivre card…

 

Sbarrò gli occhi sussultando come colta da una scossa, doveva assolutamente verificare se…

 

Usopp….che direzione indica la carta di Nami?

“Nhm…vediamo…”

 

Sanji si avvicinò alla mora notando il suo cambiamento.

 

“A che stai pensando?”

“Non ne sono sicura ma credo che…”

“È strano, ma indica la direzione di quei strani lampi…”

“Sono loro!!!! Presto Franky….inseguiamoli…”

“Frena Robin…che succede?”

“Non capite? Ripensate all’agguato dell’altra notte….ci han preso alle spalle senza che ce ne accorgessimo, e son due giorni che li inseguiamo senza vederli da nessuna parte nonostante la direzione della carta sia sempre la stessa….”

“Io non capisco…”

“Quella nave è riuscita ad avvicinarsi più del previsto per il semplice fatto che era rivestita con la vanishing paint …”

E che roba è?”

“Una specie di lacca incolore che mimetizza le navi, un liquido raro da trovare della quale solo pochissimi  conoscono la formula….ne ho sentito parlare tempo addietro, ma so di un solo marine in grado di utilizzarla ed è il Vice-A Nola….detto per questo il Camaleonte…”

“Vuoi dire che quei riflessi…”

“Esatto Sanji, quello smalto mimetizza gli oggetti assorbendo i colori circostanti ma non è in grado di assorbire la luce e così la riflette…le linnee orizzontali e verticali sono sicuramente gli alberi e i traversi delle vele, mentre le ovali saranno i rinforzi a lato dello scafo non ho dubbi…inoltre la vivre di Nami indica quella direzione è impossibile che sbagli….”

“Dirigiamoci la allora!!!

 “Non sarebbe meglio farlo stasera? Così non ci vedranno arrivare”

“Stasera il sole sarà tramontato, la mimetizzazione completa e saremo noi a non vedere più loro zucca vuota di un capitano!!!

“Ah, capisco….beh allora a tutta forza Franky!!

“Ricevuto capitano!!!”

 

Si levò un urlo entusiasta mentre la Sunny divorava avida quelle miglia che li separava dal loro navigatore, e mentre la velocità azzerava le distanze a bordo Robin proponeva i suoi piani d’attacco.

 

Li avrebbero visti arrivare questo era più che ovvio, ma loro si sarebbero fatti trovare pronti.

 

 

Da poco il sole aveva raggiunto il picco massimo nel suo cammino giornaliero zenit quando si udirono le sirene ululare squillanti e spezzare la quiete di un momento prima fatta di passi, esercitazioni e pulizie.

 

“Nave in avvicinamento!!! È il vascello di cappello di paglia tutti in postazione!!!”

 

Quelle parole rombarono nella mente di Nami sconvolgendo i suoi piani.

L’avevano trovata e questo era fantastico, ma una battaglia in pieno giorno, in una zona poco conosciuta e senza di lei a bordo a comandare la nave era una mossa troppo avventata, persino per una ciurma come la loro.

Con questi pensieri nella testa decise di affrettare la sua fuga, sicuramente con quella confusione sarebbe riuscita a fuggire con maggiore facilità, doveva perciò riprendersi il bastone e buttarsi a mare.

Mentre pensava le sua braccia minute ma comunque abbastanza forti cercavano di far leva sui perni della cella con un asse strappata via dal bordo della grezza branda sulla quale dormiva.

L’operazione fu abbastanza lunga e faticosa, i perni reggevano bene inoltre il peso della porta non era indifferente, ma Nami voleva comunque fare la sua parte ed andare in contro ai suoi compagni, odiava fare la donzella debole ed impaurita e aspettare sempre che la salvassero, già una volta l’aveva fatto ad Arlong Park e questa sua debolezza ancora le dava rabbia in corpo, avrebbe voluto combattere anche lei anziché farsi stendere dallo sconforto e dalla disperazione, a quella volta ormai era andata così, questa volta era diverso invece.

 

Era più forte grazie a loro, e la sua forza le stava venendo incontro a bordo della Sunny e allora sforzava la bella navigatrice, incurante delle schegge di legno che le graffiavano i palmi delle mani, incurante persino di quel rumore di passi che le si stava avvicinando.

 

E il tonfo dell’anta della cella forzata si sovrappose a quello della botola che si aprì sotto ai passi del marine che era di ronda a vegliarla.

 

 

Non ci mise molto a nascondersi, dopo aver strisciato lungo lo stretto e buio corridoio che percorreva le prigioni trovò rifugio dietro una botte d’acqua proprio a lato della botola.

Sorrideva agitata e col fiatone al pensiero dell’aiuto che le avevano dato quelle tenebre, poi con passo felpato si portò alle spalle di questo che quando si trovò di fronte al danno della cella scattò a ritroso per avvisare dell’evasione ma non fece che pochi passi prima di venir tramortito dalla rossa, trascinato dentro e legato per bene al suo posto.

 

Ci mise più del previsto a rimettere a posto la porta della gabbia, dopodiché prese e più veloce che poteva si diresse verso la botola.

 

Riuscì in qualche modo a svincolare a prua ma tentare di salire ai ponti superiori era un’impresa impossibile, c’erano marine ovunque che correvano ai loro posti e sarebbe stata notata sicuramente.

 

Nascondendosi bene fra le casse di contrappeso vagò con lo sguardo verso l’orizzonte sorridendo felice nel vedere la Sunny avanzare a tutta birra, a quella velocità l’avrebbero raggiunta in poco meno di due ore.

Si sarebbe gettata subito in mare se non avesse avuto a cuore il suo clima tempo, poi però ci fu un’altra cosa che le fece vibrare il cuore.

 

“Il vento…”

 

Sbarrò gli occhi per quello che sentì.

 

Era una brezza gelida e carica di pioggia, umida che la metà bastava e se si concentrava poteva quasi vedere e anche sentire colore e rombi che si sarebbero scatenati di li a poco.

 

Voltò la testa e mentre vedeva la sagoma della sua nave pensava che non sarebbe stata investita, o almeno lo sarebbe stata dopo di loro, dalla furia che percepiva; la prima cosa però era avvisare chi di dovere, seguendo quella rotta sarebbero andati diritti in contro all’inferno.

 

Cercò un modo per intrufolarsi all’interno senza passare sotto agli occhi di tutti, poi in qualche modo si sarebbe arrangiata e trovò un oblò poco sopra alla sua testa, peccato fosse stato chiuso.

 

E ti pareva….”

 

Si affacciò notando che dietro al vetro si intravedeva una stanzetta con una scrivania ed alcune sedie, probabilmente era una specie di segreteria o che ne sapeva lei….per sua fortuna c’era solamente una persona, seduta di schiena che scriveva qualche cosa.

Prendendo coraggio più al pensiero di quello che l’aspettava se non agiva, che dalle sue convinzioni e dalla sua forza batté le nocche sullo spesso vetro attirando l’attenzione spostandosi poi di lato.

 

Da li a due secondi la piccola finestrella circolare si schiuse e lei svelta e precisa la aprì di scatto mollando un destro diritto in mezzo agli occhi del povero marine che preso dalla curiosità aveva aperto.

 

Con un salto si infilò nell’apertura e una volta dentro spinse il poveretto sotto alla scrivania guardandosi bene dal far rumore.

Riprese la calma sui nervi respirando lentamente mentre cercava di capire cosa fosse quell’ufficio.

C’erano fucili e caricatori, sciabole e katane di ogni tipo e capì di trovarsi nell’armeria di servizio, ovvero nel luogo dove tutti si rifornivano prima di uscire sul ponte dopo l’adunata.

 

Fortuna che erano stati tutti armati prima del suo arrivo, sennò sarebbe stata beccata immediatamente.

Stava per uscire quando un brillio l’attirò prima che la visuale si concentrasse sul corridoio.

 

“Eccolo li!!

 

Con due passi arrivò all’angolo dietro lo scaffale dal quale fuoriusciva un lato azzurro del suo bastone.

 

Che fortuna….se mi mettevo a cercarlo chissà quando lo trovavo…ottimo!!”

 

Ora si sentiva più sicura, certo, usare il bastone all’interno della nave in quei corridoi stretti era una sfida, ma comunque stringere la sua preziosa arma in quel momento le dava grande sicurezza e coraggio.

 

“Coraggio Nami!!

 

Sgattaiolò fuori forse troppo soprappensiero ed andò a sbattere contro l’ultima cosa dove avrebbe potuto andare a sbattere.

 

“Ops…beccata!!

Waaaah!!!”

 

Quelle perle grigie screziate di blu la spaventarono, non si aspettava di trovarselo di fronte, non subito per lo meno, e poi l’espressione del suo viso così seria e distaccata l’avevano in un qualche modo stupita.

 

“…che ci fai qui? Come sei uscita?”

“…io…”

 

Forse la sua reazione era dovuta al fatto che lo vedeva così a lungo, e così bene per la prima volta, in fondo la sera prima l’aveva scorto per neanche un secondo mentre ora lo poteva scrutare per bene.

 

Che ti è preso? Che diavolo ci fai qui? Sei pallida, ti è tornata la febbre non dovevi…”

“Ci sta venendo addosso!!!

 

La prese per un polso stringendolo troppo forte cavandola via dal turbine di pensieri che l’avevano distratta.

 

“Chi….ci sta venendo addosso?”

“Il vento!!!

“Eh?”

“Presto!! Il vento sta cambiando….scatenerà il finimondo, di al timoniere di virare a…”

Che stai dicendo? I nostri esperti non…”

“Va al diavolo!!!

 

Con uno strattone lo scostò prendendo a correre verso le scale verso l’alto insomma, dov’era certa che avrebbe trovato la sala guida.

I passi che la rincorrevano non la preoccupavano minimamente, doveva a tutti i costi far deviare rotta a quella nave, o sarebbe stata risucchiata in una tempesta nera e rivoltata come se fosse stata un guscio di noce.

 

Si perse due o tre volte prima di riconoscere il timone posto sulla grande porta in fondo al corridoio, era certa che stavolta sarebbe andata a colpo sicuro.

Fece per poggiare il palmo sulla maniglia che si ritrovò schiacciata al muro forata da sue occhi fini e taglienti seri come mai li aveva visti.

Sul collo sentiva il gelido contatto col dorso delle lame di due spade che Mic le aveva incrociato alla gola piantandone le punte nel legno ai lati del viso, una mossa di lui e la sua testa sarebbe capitolata al suolo.

 

Che vuoi fare?”

“…?”

 

Quel sibilo la spaventava, quel gelo nelle iridi di colui che la guardava le montava dentro un brivido crescente, un qualcosa che la turbava profondamente, quegli occhi non potevano essere gli stessi di quel tizio che si divertiva a prenderla in giro, eppure era così, lui le stava di fronte, serio e distaccato, la fronteggiava trattandola da nemica adempiendo al suo dovere di marine.

Non seppe nemmeno lei dove trovò la forza o il fiato di rivolgersi a lui.

 

“…se non farai virare questa nave di minimo 45° a ponente stai certo che la nostra chiacchierata la finiremo all’inferno…”

 

Lui la guardava come fosse un’altra persona, d’un tratto capì che aveva sbagliato totalmente nel giudicarla, non era affatto ingenua, non era debole e nemmeno stupida se era riuscita a raggiungere la sala comando con tanta facilità.

E anche in volto ora che si concentrava sui suoi lineamenti notava che era pallida  sudava, tremava e aveva la voce bassa, con un tono diverso dal solito.

 

Schiudendo gli occhi mollò la presa ritirando le lame che svanirono fra le maniche del largo giaccone che portava intanto che la spessa porta della sala comandi si spalancava e ne usciva un uomo curioso di sapere che cosa fosse quel baccano e quel vociare.

 

“Mic che diavolo combini?”

Vira di 50° a ponente Luis….è un ordine…”

Ma…”

 

Al medico bastò voltarsi e fissare l’ufficiale di bordo perché questi ubbidisse, e in un lampo i baricentri dei loro corpi cambiarono d’inclinazione all’improvviso virare della nave.

Cominciò a parlare ancora prima di tornare a guardarla.

 

E adesso mi spieghi un po’ di coset…”

 

Glielo avrebbe spiegato forse, se si fosse trovata ancora fra le sue letali tenaglie incollata al muro, ma dato che era libera, e lui si era distratto quella se l’era intesa ed era scappata senza far rumore.

 

“Peste di una mocciosa…”

 

Sorrise incominciando a dirigersi a passo lento verso il fondo del corridoio svoltando a destra e bussando alla porta che si trovò dinnanzi.

 

“Ti stavo per chiamare Mic…”

“Vice Ammiraglio…”

“Riposo…”

 

Il medico sciolse la posizione di saluto e si appoggiò allo stipite della porta attendendo comandi.

 

“Perché questo cambio di rotta improvviso?”

“La micetta dice che è in arrivo una tempesta…”

“Ma né Luis né Meteo prevedono…”

“Lei si però…e calcolando che avrebbe potuto gettarsi in mare senza essere vista e sfuggirci ma non l’ha fatto per venire ad avvisarci mi fa pensare che possa avere ragione…”

“Stai dicendo che è evasa?”

“Si…me la sono trovata davanti prima per caso…”

E perché sei così tranquillo Mic?”

“Perché ho capito le parole che mi ha detto l’altro giorno Signore…quella ragazzina è tutto fuorché ingenua…”

“Sei sempre il solito, sembra che ti diverta illudere le tue prede prima di acciuffarle nelle tue grinfie…”

“Allora con permesso…”

Vai Mic…vai pure…”

 

La porta si chiuse lentamente mentre oltre ad essa la sagoma del medico spariva come svanisce un miraggio se sfiorato e al comandante della nave non rimase che volgere lo sguardo a levante, e vedere allontanarsi sempre di più la rotta che stavano seguendo.

Ma il sigaro che teneva stretto fra i denti non fece nemmeno in tempo a staccarsi dalla labbra sbarrate per la sorpresa e toccare il suolo che la sua voce risuonò dagli altoparlanti di tutta la nave imponendo ai marine di trovarsi un valido appiglio e mettere in sicurezza le vele ancora spiegate.

Poi gli occhi scuri e saggi dell’uomo si posarono oltre il vetro su quello straccio nero e rombante che era il cielo dove avrebbero dovuto trovarsi, dove le onde si rincorrevano accavallandosi e fondendosi con una rabbia che si infrangeva in aria sciogliendosi in spruzzi e fragorosi scrosci al vento.

 

Ma che diavolo…”

 

 

Le mani appena umide della pioggia portata dal vento dalla burrasca vicina stringevano con ansia la balaustra di babordo.

La sentiva avvicinarsi ma la rotta che seguivano ora avrebbe preso la tempesta solo di striscio se così si poteva dire; le onde sarebbero state alte ugualmente e pericolose e il vento avrebbe soffiato fortissimo, ma la nave era grande e l’equipaggio ben preparato. Si sarebbero salvati sicuramente.

 

“Ma che diavolo me ne importa di loro!!

 

Era di sé stessa che doveva preoccuparsi in quel momento, saltare e buttarsi a mare significava lasciare un posto ben visibile ai suoi compagni, e se la Sunny l’avesse travolta? Se fra gli ululati del vento e la furia del mare i suoi compagni non avessero udito le sue grida?

Pensò di rubare una scialuppa ma così l’avrebbero scoperta subito, non doveva indugiare, un salto e via.

Prese perciò un bel respiro e si issò sul bordo della nave, gli occhi rivolti alla Sunny che ancora avanzava verso di loro, seppur a velocità ridotta.

Probabilmente non volevano correre rischi con la tempesta in arrivo.

 

“È un bel salto….”

“Nh?”            

“Sicura di farcela?”

 

Sbarrò gli occhi trovandoselo improvvisamente di fronte e per la sorpresa si sbilanciò cadendo all’indietro nel vuoto che la separava dalla superficie dell’oceano.

 

Ahh…”

 

Il vuoto allo stomaco le concesse solo un gemito spaventato, poi finì nelle tetre acque salate e inglobata dalla scia della nave che l’attirava a sé.

Batté la testa contro lo scafo rimanendo stordita finendo sott’acqua per alcuni istanti, finchè una solida presa non la riportò a galla.

 

“Cough…”

“Di un po’ sei diventata scema? ”

“Lasciami subito!!

“Certo, così finisci sott’acqua e mi gioco l’ostaggio!!

“Idiota non vedi che i miei compagni stanno arrivando?”

 

Guardandolo con gli occhi rossi di rabbia e sale indicò un punto alle sue spalle osservando la sua espressione che le parve alquanto sorpresa.

 

“Hai paura eh? E fai bene mio caro….appena ci ripescheranno non ci andranno leggeri con te, stai certo…”

“…sai….a parte quell’enorme cavallone, alle tue spalle non vedo nessuno….

Che dici?”

 

Si voltò vedendo il vuoto assoluto fatta eccezione per le onde tumultuose e scure del mare.

 

Ma…”

“Mentre ti ripescavo quelli han cambiato rotta seguendo la nave, anche se mi stupisce il fatto che l’abbiano intercettata…probabilmente l’acqua della tormenta starà lavando via la vernice…”

Che vernice? Di che parli? Loro devono seguire me…la mia vivre card…quella che…”

“Sta sulla scrivania dell’ufficio di Nola…?”

“CHE COOOOSA?????

 

Con la faccia più simile a quella di uno squalo che ad una ragazzina inveì contro Mic, che se la rideva sotto i baffi guardandosi in giro per capire da che parte andare.

 

“COME AVETE FATTO? QUANDO E SOPRATTUTTO CHI?????

“Stai calma bimba….eri incosciente, ti abbiamo fatta perquisire da una collega infermiera…e poi di che ti stupisci? Abbiamo preso il bastone che tenevi legato alla coscia, credevi ci sfuggisse la vivre?”

“….”

O pensavi che non ne conoscessimo l’utilizzo?”

.”

Non è che ci state sottovalutando voi piratuncoli eh?”

“Falla finita!!!!! E poi prima ce l’avevo in tasca…”

“Era un pezzo di normalissima carta scema…e adesso conserva il fiato, ti servirà per respirare mentre andiamo sotto…”

Che vuoi dire?”

“Sei una navigatrice no? Hai già scordato il cavallone di poco fa?”

 

Lo vide metterle una manetta al polso nel quale portava il log pose e poi inspirare e prepararsi a ciò che lei realizzò troppo tardi.

 

“Oh mamaaaaa!!!

 

Respirò anche lei prima di venir risucchiata sotto e venir travolta dal denso moto dell’acqua.

I movimenti le riuscivano più lenti viste le manette, la ferita le prudeva per via del sale e i timpani sembravano scoppiarle dalla pressione che esercitavano su di lei le acque di quel maledetto oceano in tempesta.

E mentre tornavano in superficie cercando qualcosa al quale aggrapparsi furono quasi travolti dalla prua di una nave sballottata qua e la dalle onde impazzite.

 

“È La Sunny!!! Hey ragazzi!!!! Ragazziiiiiiiiiiii!!!”

 

Si sbracciò più che poté, ma i suoi amici erano troppo intenti a manovrare le vele e il timone per accorgersi di lei in mezzo al mare scuro, e poi c’era i fragore delle onde, l’ululare del vento, i rombi dei tuoni che da lontano echeggiavano come sinistre grida malevole.

Non le restò altro che guardarli allontanarsi seguendo la nave sulla quale non c’era e la direzione della vivre che non li avrebbe condotti a lei.

 

“E adesso seguimi…andiamo a M-I

“Quegli idioti!!!!

“Di che ti stupisci…è normale che non ti abbiano vis…”

“Gli sembra quello il modo di affrontare una tempesta? Se fosse più potente li avrebbe già inghiottiti, idioti!!!!”

….”

E tu che hai da guardare? Non credere di aver vinto, intanto in mezzo al mare ci sei anche tu…e se proprio lo vuoi sapere mi troveranno comunque!!!”

“Come ti ho già detto…me lo auguro bimba….e adesso nuota…”

 

 

 

 

 

 

 

TH

 

 

O.O ben 11 pagine di word…mi sa che è il chappy più lungo che io abbia mai scritto….vabbè…allunghiamolo ulteriormente con la Thanks  zone:

 

Grazie mille a Butler che mi ha scritto tanti bei complimenti!!!

Spero di non deluderti e grazie del consiglio….appena posso correggo promesso….adesso non ne ho voglia….u.u me scansafatiche lo so ù.ù XD

Un abbraccio e grazie del fischio ^_____-…al prossimo chappy eh?

 

Grazie a Giodan che ha perdonato le mie castronate e mi ha ulteriormente consigliata sul fatto dell’amiraglio Nola, che dal passato capitolo a questo si è visto degradare a Vice- A(mmiraglio) XD

Grazie di cuore….sei gentilissimO… e scusami ancora….pensavo fossi una lei….XD

A presto Gio….ci conto davvero!!!!!

 

 

Grazie a Rolochan105 che mi riempie di orgoglio e i fa sognare con le sue belle ficcine….oggi ho letto l’ultimo di Hallelujah a non ho avuto il tempo di commentare causa l’irruzione del Little brother famelico di messenger….vabbè mi rifaccio ora…aggiorno e poi commento!!!

Grazie infinite kara…alla prossima!!!

 

Grazie a Xmirax che ha detto che le piace come scrivo ^/////^ Grazie, non sai quanto mi faccia piacere ‘sto tuo commento!! E grazie dell’apprezzamento sul caro vecchio Mic….eh già…è un fiero….e il perché lo scopriremo presto…..uhh huh huuuu

XD

Ciauz

 

 

Grazie a Smemo92 *___* grazie mille del commento!!!

Come vedi è successo l’imprevisto u.u e adesso i due se la nuotano in mezzo alla tempesta…in questo chappy abbiamo avuto a che fare con la grande sensibilità di Nami per gli eventi atmosferici e nel prossimo sapreo qualcosa sul conturbante Mic *ç* non vedo l’ora…..XD

Grazie di cuore…a presto!!!!

 

 

E grazie anche a Gef, che cn le sue parole mi ha davvero onorata ^/////^

Grazie di cuore!!! Spero solo di non deluderti e non finire sul banale….aspetto altri fischi da parte tua…guarda che ci conto u.u

Un abbraccio e complimenti per i gusti…Sesshomaru lo adoro pure io *ç* mamma mia che bonazzo….

Ah-hemThembra ricomponiti….cmq Mic avrà un bel ruolo nella nuova avventura dei mugiwara…e non vedo l’ora di scriverla….tu fammi sapere che te ne pare i raccomando!!!

^____^

Ciao!!!

 

 

E ovviamente grazie di cuore a chi l’ha aggiunta ai preferiti, ovvero:

 

BUTLER

CAMOEIGHT

GEF

GIULIA BOSH

JEMANUELE8891

KEIKO93

LA KIKKA

NY 152

RUE MERIDIAN

 

Grazie davvero, mi onorate tantissimo…..mi gaso alla grande insomma XD XD XD

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Capitolo 4
*** L'arrivo...la battaglia....la scoperta.... ***


 

 

 

 

 

 

 

Tremava come una foglia per il freddo, era affamata, esausta e aveva perso il conto di quante volte Mic l’aveva riportata in superficie per impedirle di annegare.

 

“Ti credevo più resistente mocciosetta….”

“Stai….zitto…”

Dai, tieni duro ancora un po’….manca poco ormai…”

 

Ma quelle parole non le davano nessun coraggio, le sentiva vuote e ovattate ed erano sovrastate dal rumore delle onde tumultuose che la schiaffeggiavano con fredda violenza andandole nel naso, entrandole in gola rendendole quasi impossibile respirare.

E allora tossiva per mandar fuori quell’odiosa acqua gelida e salata che le dava la nausea e tossendo smetteva di nuotare, e se smetteva di nuotare finiva sotto e lui ogni volta la doveva riportare a galla.

 

“Non mi morire adesso…”

“Cough….come se te ne importasse…”

“Il fatto è che non ho le chiavi delle manette, le devo aver perse nella caduta…se ci lasci le piume sarò costretto a trascinarti dietro a peso morto, e questo implicherebbe maggiore fatica…e sai che sono pigro…potrei arrivare a tranciarti il braccio e lasciarti agli squali così finirebbe tutto e…”

“Dannato bastardo!!! Mi lasceresti morire?”

“Saresti tu a farlo scema….se ti arrendi e muori son fatti tuoi…ho la mia vita io, e penso a quella se non ti spiace….di una mocciosa isterica e arrendevole non mi importa nulla…”

“…..”

“Colpita nel vivo eh?”

“….”

 

Alzò gli occhi al cielo oscuro sbuffando esasperato mentre sentiva il braccio destro finire a fondo assieme al corpo esanime della ragazzina che per l’ennesima volta aveva ceduto alla stanchezza.

 

Che stress…”       

 

Con un colpo secco la ritirò su mettendosi supino cercando di nuotare a dorso mentre la teneva a galla sopra di lui; muoveva le gambe per avanzare mentre si reggeva con l’unico braccio libero ad una trave galleggiante probabilmente staccatasi dal Camaleonte durante la bufera.

 

Ma in fondo era sorpreso, anche se le aveva detto il contrario era rimasto colpito dalla tenacia di quella ragazzina, che seppur ferita e febbricitante aveva resistito parecchio e aveva continuato a nuotare finchè il corpo glielo aveva concesso.

 

“Non mi morire adesso sciocca di una piratuncola…”

 

Nuovamente le sue parole si persero nel fragore delle onde che sballottavano quei due corpi alla deriva, e solo le stelle, mute e brillanti sembravano preoccuparsi per loro, tremando di flebile luce per indicar loro la via.

 

D’un tratto però ogni rumore sembrò cessare e il mare sembrò come placarsi mentre uno strano gorgoglio facendosi sempre più forte si stava avvicinando a loro.

E poco dopo una cupola enorme emerse a pochi metri dai due, rivelando le massicce dimensioni di un mostro marino dall’aspetto a dir poco spaventoso.

 

Sbuffò per l’ennesima volta il povero Mic, solo in mezzo al mare con una zavorra zuppa e malata sul petto, un pezzo di legno a tenerlo a galla ed un feroce nemico alle calcagna.

 

“Finalmente…..”

 

 

 

 

 

 

 

…………………

 

 

 

“Finalmente!!!!! Eccoli!!!”

 

Usopp teneva sotto tiro l’albero maestro dell’imbarcazione oramai del tutto visibile ai loro occhi…pronto a colpirlo non appena Zoro e Sanji, scivolati via dal trambusto della battaglia verso l’interno della nave per cercare Nami, fossero usciti sul ponte.

 

Rimase di sasso nell’appurare che i due erano usciti nella stessa maniera in cui erano entrati.

 

A mani vuote.

 

Che aspetti cecchino? Spara!!!”

Ma Franky….Nami non è con loro….”

Che cosa?”

 

Il cyborg, così come tutti gli altri componenti della ciurma in ascolto scaraventarono via i marine con cui erano impegnati per guardare verso il duetto, che più incazzato che mai pestava i nemici sulla nave nemica con crudele potenza.

Avevano un diavolo per capello, e lo si intuiva dal rimbombare che avevano i loro colpi stavolta più potenti e micidiali e lo scricchiolare poco rassicurante delle spesse assi dello scafo che andando in frantumi mandavano schegge impazzite ovunque.

Una di questa colpì lo spadaccino alla tempia e subito un rivoletto di sangue prese a graffiargli il viso, dando a quel volto già sfigurato dall’ira un aspetto a dir poco spaventoso e questo terrore lo provò sulla propria pelle una matricola già agitata di suo presa per la collottola d’improvviso da Zoro mentre si apprestava ad assaltare la Sunny.

 

 

Dove diavolo è la ragazza?”

“…nella chiglia alle celle principali…è li ve l-lo giuro…”

“Sono vuote idiota!!!! Abbiamo trovato solo uno dei vostri laggiù…”

“Come? È…è impossibile….nessuno è stato messo in punizione….c’erano solo la ragazza e Mic laggiù….”

 

Alle spalle dello spadaccino intanto Sanji teneva a bada i marine impedendo loro di disturbare il terzo grado di Zoro.

 

“E chi diamine è questo Mic!?

“Il nostro medico…era incaricato di tenerla d’occhio…”

 

Negli occhi spaventati di quel giovane, che non aveva più di 16 anni, oltre alla paura Zoro lesse anche la verità, perciò dopo averlo tramortito con una testata di quelle potenti lo lasciò a terra chiamando Sanji che nel frattempo era stato raggiunto anche da Brook e Franky per avere delucidazioni.

 

“’Sti bastardi non sanno dov’è...torniamo dentro e sfasciamo tutto!!!

“Per una volta sono d’accordo con te marimo…”

“Yohohohoh!!! Andate pure, noi terremo a bada i nemici qui…”

“Buona fortuna fratelli!!!

 

Brook e Franky continuarono la loro lotta impegnando molti uomini, impedendo loro non solo di seguire i due che erano rientrati sottocoperta ma anche di attaccare la Sunny che affiancava il Camaleonte di Nola dopo l’arrembaggio.

 

Sulla nave infatti non erano rimasti che Usopp, che dalla cima dell’albero maestro attaccava i marine a lunga distanza, Chopper che scaraventava via quelli riusciti a salire a bordo cercando di proteggere la nave e Robin che aiutava la renna facendo sgambetti ai nemici e aiutando anche loro fin dove le permetteva il raggio d’azione del suo potere mentre Rufy li aveva seguiti sul vascello per poi sparire chissà dove.

 

 

 

 

…………………….

 

 

“E adesso dove sono finito?!

 

Rufy si guardava intorno sbuffando all’ennesimo vicolo cieco in cui era incappato, lui cercava le prigioni, non i muri.

 

Naaaami!!! Dove sei?”

 

Una porta si aprì lentamente cigolando sommessa come si vergognasse del suo stato dinnanzi alla persona che l’aveva scostata.

 

Uno stivale alquanto grosso batté a terra attirando l’attenzione del pirata girato ancora di schiena.

 

“Nami?”

 

Si voltò speranzoso, ma la delusione subito prese possesso della sua espressione, davanti a lui, un’ombra alta e massiccia lo fissava serio dall’alto in basso mentre alle sue spalle la porta si richiudeva con un tonfo.

 

“Sai dov’è Nami?”

“Tu dovresti essere Rufy cappello di paglia….

“Si sono io…e tu….hai visto Nami?”

“Tu e i tuoi compari state creando parecchia baruffa a bordo della mia nave…”

“Si…perché stiamo cercando Nami…l’hai vista?”

 

Gli occhi glaciali dell’omone si rimpicciolirono di rabbia di fronte alla calma indifferenza di Rufy che si trovò schiacciato contro il muro dall’improvvisa manata che gli rivolse l’altro.

 

Che modi…ahio…”

 

Si rimise in piedi accorgendosi che a fatica manteneva l’equilibrio.

 

“Ma che…mi succede…ohh ooooooh oh!!!

 

Dondolando si appoggiò alla parete del corridoio mentre sentiva i lenti e pesanti passi dell’uomo raggiungerlo.

 

“Sono il capitano di questa nave….mi chiamo Magiste Nola….e…”

“Ah…piacere…hai mica visto Nami?”

 

Prese un poco di fiato chiudendo gli occhi e attese alcuni secondi prima di riprendere a parlare.

 

“E NON SOPPORTO CHE UN BRANCO DI BABBEI DEL TUO STAMPO RECHI OFFESA ALLA MIA PERSONA!!!!!

 

Un’altra manata seguì la prima e Rubber volò per dieci metri buoni conficcandosi con la testa all’interno di una spessa parete in abete.

 

“Waah cosa è stato!?

“Salve!!”

“Signore guardi…una testa che sbuca dalla parete…”

 

Il primo ufficiale si voltò scocciato verso il sottoposto che guardava spaventato la parete alle loro spalle.

Ma appena si voltò non vide altro che un buco.

 

“Idiota che cosa dici?”

Ma c’era…e ha pure salutato…”

“Ti pare che qualcuno dopo aver sfondato mezzo metro buono di puro legno massello abbia la forza di salutare?”

Ma…ma…”

“Tieni d’occhio i motori piuttosto…e preoccupati della rotta anziché delle teste…”

 

Il subordinato obbedì alla ramanzina e si rimise al suo lavoro mentre fuori Rufy era alle prese con il comandante…o per meglio dire…le prendeva alla grande da quest’ultimo.

 

“Ma perché non mi muovo?!? ACCIDENTI!!!”

 

Stavolta fu un altro muro a venir sfondato dal suo cranio ma la musica non cambiava, Rufy non era riuscito a schivare il colpo e nemmeno riusciva ad uscire da li.

 

“Moccioso…hai attaccato la mia nave senza sapere dei percolo ai quali andavi in contro eh?”

“Non mi interessano i pericoli…rivoglio la mia amica Nami…”

“Scordati pure di lei…sarà già in gattabuia…”

“Ma se li non l’hanno trovata…ammettilo, ci sono altre carceri a bordo?”

“No…ma siamo vicini ad un’isola che ne possiede molte….e per tutti i tipi di fuorilegge…anche per te…”

“Impossibile!!! Nami dev’essere qui…e tu mi dirai dove!!!!”

“Scordatelo!!”

 

Altri colpi fecero fare la visita completa delle stanze della nave al povero Rufy che inerme subiva senza potersi muovere, ma quello che non sopportava era che non sapeva il motivo della sua immobilità.

 

“Le mie mani….”

“…nhm?”

“O per meglio dire….i miei guanti sono intessuti con fibre speciali e contengono cristalli di agalmatolite marina, ogni colpo che ricevi è come un piccolo bagno in mare….”

Che cosa?”

“In poche parole sei fottuto bamboccio!!!

 

 

 

……………

 

 

 

SCROSH

 

“È li dentro?”

“…no…”

 

Sanji guardava deluso l’ennesima stanza buia e vuota da oltre il buco che aveva creato sfondando la parete dal quale cadevano ancora residui di legno e polvere.

Dalla sua parte di corridoio anche le ricerche di Zoro avevano dato lo stesso frutto.

 

Sbang….

 

“Forse è meglio se ci dividiamo”

“Già…sta attento a non perderti…”

 

Un marine sbucato d’improvviso vide il suo attacco di sorpresa infrangersi contro lo stesso muro su cui cozzò col muso, niente da fare, anche se impegnati a battibeccare quei due non si facevano sorprendere.

 

 “Ti pare che posso perdermi in un momento del genere?”

“Se non sbaglio ti perdesti nel bel mezzo della battaglia civile ad Alubarna…”

 

Cric crak

 

Le povere ossa dei polsi di alcuni spadaccini si frantumarono sotto alla presa del cuoco intervenuto per dar man forte a Zoro impegnato a destra.

 

Finiscila…siamo su una nave qui…”

Tsè…ti perderesti anche a casa tua…”

“Vogliamo litigare o cercare Nami?”

Vai…ci troviamo alla Sunny…”

“Fa attenzione cuoco da strapazzo….”

“Va al diavolo marimo…”

 

Così fra scontri occasionali piccoli agguati e pareti sfondate proseguì l’ispezione in solitaria sia di Zoro che di Sanji, ma entrambi trovavano solamente stanze vuote o camerate deserte dietro ai fori dei loro colpi.

L’ennesimo buco di Zoro mostrò l’interno di una stanza adibita ad infermeria lasciata in penombra dalle spesse tendine che coprivano gli oblò.

Entrò circospetto guardandosi attorno, magari Nami era li dentro, avanzò silenzioso scostando alcune tendine, provando a chiamare il suo nome piano.

 

Frush

 

Uno spostamento d’aria catturò la sua attenzione e con uno scatto si fiondò dietro l’ennesima tendina azzurrina spiegata ad angolo retto.

 

Waargh!!!!”

“Nhm? Chi sei ragazzino?”

 

Una piccola sagoma rannicchiata per lo spavento si alzò di scatto guardandolo con furia e due occhi grigi che sembravano il mare al tramonto.

Ma il contatto fra i loro occhi venne subito interrotto dall’allucinante dolore che lo spadaccino avvertì allo stinco.

 

“Ahio!!! Che diavolo fai moccios…A!!?”

 

Si rese conto che si trattava di una ragazzina solamente quando presala per la collottola e alzatala fino a pochi centimetri dal suo viso ne vide meglio i lineamenti e le sue mani vennero coperte da un’ondata di capelli neri come la pece.

 

“Analah!!!”

“Lasciamiiiiiiiii!!”

 

La rimise a terra vicino all’infermiera che seppur terrorizzata era comunque uscita per cercare di proteggere quella bimba, ne era la prova lo spazzolone che reggeva nelle tremanti mani e lo sguardo deciso nonostante le molte goccioline di sudore che le incorniciavano il viso attorno agli occhi scuri dietro agli occhiali.

 

“Non voglio farvi del male…cerco solo la mia compagna…è ferita, pensavo fosse qui…”

“Non…è a bordo…”

“Come non è a bordo? È scappata?”

“Non dire idiozie!! È impossibile scappare dal Camaleonte…è stato Mic…l’ha portata via…”

“Analah fa silenzio…”

 

Lo spadaccino aggrottò un sopracciglio guardando torvo la marmocchia che ostentava un’audacia esagerata per l’età che teneva.

 

“Taci marmocchia e torna all’asilo…in quanto a lei signorina…sa dirmi dove si trova la mia compagna? ….Waaaargh!!!”

 

Stavolta fu l’altro stinco a venir pestato dalle punte nere dello stivale della ragazzina, e i suoi occhi quasi fuori dalle orbite per il dolore e la rabbia spaventarono a morte la povera infermiera che svenne cadendo a terra.

 

“Hop…presa!”

“Hey lasciala stare brutto pirata!!!

“Sta buona mocciosa…e scosta quell’affare…”

 

Venendo scansata da Zoro cadde ai bordi della tendina e gli occhi di lei poterono vedere le schegge di legno che avrebbero ferito la donna se Zoro non l’avesse presa, vicino ad esse comunque stavano delle goccioline di sangue così la piccola levò gli occhi verso il ragazzo notando che sul dorso dell’avambraccio destro di questi stavano dei piccoli taglietti e in alcuni di essi erano conficcate le schegge.

 

Rimase stupita e obbedì alle richieste del ragazzo chiedendosi il motivo di quel gesto…da quello che sapeva i pirati erano cattivi e prepotenti, non gentili e premurosi.

 

“Falla riposare e mettile qualcosa di freddo sulla testa e poi che ne so, mica sono un medico io…”

“….”

Che fai? Guarda che se mi tiri una altro dei tuoi calci io ti…?”

 

In silenzio la piccola gli si era avvicinata e con le manine candide tolse le fini schegge dai tagli di Zoro pulendogli l’arto senza però mettere i cerotti, lo scaffale in cui stavano era troppo in alto per lei, e poi lui si era già allontanato.

 

“Addio…”

“Mirror Island…”

“Nh?”

“La ragazza che cerchi è di sicuro la…ce l’ha portata mio fratello…però non fargli male lui è buono…l’ha curata e l’ha salvata…”

“Tuo fratello?”

“Nh! È il medico di questo vascello e si chiama Mic!!

 

Guardò un’ultima volta il sorriso orgoglioso nato sulle labbra della ragazzina prima di annuire col capo e uscire dal buco circolare che aveva fatto con le sue spade.

Adesso doveva solamente ritrovare Sanji e dirgli quello che aveva scoperto.

 

Si guardò a destra, poi a sinistra.

 

E adesso da che parte devo andare?”

 

 

………………..

 

 

“Dannazione un altro buco nell’acqua…”

 

Le vene sulla fronte di Sanji pulsavano di rabbia e frustrazione, aveva steso una decina di marine a guardia di una porta all’apparenza blindata e convinto che stessero sorvegliando la cella di Nami l’aveva sfondata ma al contrario di quello che credeva era finito nel deposito dei tesori probabilmente confiscati ai pirati.

 

Fece retro front fermandosi e inginocchiandosi a terra per chiedere spiegazioni ad un ragazzo che ancora non aveva perso i sensi.

 

“Di un po’…la prigioniera dove sta?”

“…Mi…”

 

SCRASH!!!

 

Una pila di travi, polvere e croste di calce caddero in seguito ad un tonfo proprio sopra l’ammasso di marine stordendo quello ancora mezzo sano.

 

E adesso chi è che rom…”

Ma doue shono finito…”

“Nh? Rufy?”

“Ang…sciao Sanshi…”

“Come sei ridotto idiota di un capitano?”

“Nauh…arriua…”

 

Fece appena in tempo a guardare in alto e vedere un’enorme ombra finirgli addosso e tempo due millesimi di secondo alzò la gamba destra bloccando quella montagna indefinita che stava per schiacciarli.

 

Quando il pulviscolo si diradò ciò che si vedeva erano Rufy a terra privo di forze e delirante, Sanji in piedi sulla gamba sinistra che teneva fermo a mezz’aria quello che doveva essere l’avversario di Rufy, il tutto in cima alla montagna di marine, travi e calcine ammassate.

 

“Si può sapere che vuoi energumeno in divisa?”

“…sei in gamba bamboccio…ma contro di me non hai speranze…”

 

Gli occhi di quell’uomo sembrarono intimorirlo per un istante, in essi c’era una forza calma a poco rassicurante, e a giudicare dalla fatica che stava facendo per tenerlo lontano si poteva intuire che era un osso alquanto duro.

 

“Hey Sanji!!! Smettila di giocare…e rientra a bordo!!!”

“Che razza di boiate dici marimo? E Nami?”

 

La testa di Zoro sbucò dalla voragine circa due o tre piani più sopra risultando un minuscolo pallino nero in controluce che interrompeva la regolarità della circonferenza del buco.

 

“Dammi retta! Nami non è più a bordo…”

Che cosa? E dov’è?”

“Sta zitto e vieni zuccone!!

 

Con un colpo secco scaraventò l’uomo contro la parete, afferrando Rufy prendendo lo slancio per salire in cima.

 

“Non crederete che vi lasci…”

 

“STELLA DI FUMO!!!

Cosa?”

 

Una coltre di fitta nebbia oscurò la visuale del Vice ammiraglio e le sue sbracciate non fecero altro che fendere l’aria a vuoto.

 

“Tsk…dannati pirati…lo scontro è solamente rimandato…”

 

Detto ciò si mise a sedere preoccupandosi di spostare e macerie dai corpi dei suoi uomini.

 

 

 

 

……………………

 

 

 

Il sole batteva ormai alto in cielo scottando sia sulla pelle che sulla sabbia che la circondava.

 

….sabbia?...

 

Aprì gli occhi di scatto mettendosi a sedere; attorno a lei c’era solamente sabbia finissima e bianca che splendeva come la neve dell’isola di Druhm in mille cristalli lucenti.

Qua e la, a fare un poca di ombra cresceva qualche palma umiliata dalla calura del cielo e piegata sotto alla potenza del sole.

 

“…alla buon’ora…”

 

Si voltò guardandosi alle spalle notando che su un pezzo di legno ancora umido di acqua di mare e sporco di sabbia stava seduto il medico di spalle, sembrava stanco a giudicare dagli ampi movimenti della schiena che si alzava velocemente mentre respirava.

 

“Mic? Ma dove…”

“Mirror Island…siamo arrivati…”

“Mi hai portata fino a qui…?”

“Non io…lui…”

 

Scosse il capo verso il mare che arrivava a lambire con le sue spumose onde la sabbia chiara a pochi metri da loro.

 

Uaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!!!”

“Scema…dovresti ringraziarlo anziché urlare spaventata….ma guarda te che irriconoscente…”

“Cos’è quello?”

 

Si era aggrappata alle spalle dell’uomo nascondendocisi dietro per la paura.

 

“Un mostro marino non lo vedi?”

Si ma che ci fa li?”

“…ci ha portati a riva…scema!”

“Nh? Non ci ha attaccati?”

“Avrebbe dovuto? No tutti i mostri sono cattivi…non tutti i pirati sono malvagi…non tutti i marine sono onesti…”

“…”

“Seguimi ora…”

 

Si alzò venendo strattonata dalla catena delle manette volgendo lo sguardo alla strana creatura a cui era debitrice volgendole un leggero sorriso che venne ricambiato con uno strano fischio da parte dell’essere che all’apparenza felice scomparve poi nelle acque dell’oceano.

La sua serenità durò poco quando la razionalità riprese il sopravvento sulla sua mente di pirata.

 

“Mi stai portando alle prigioni?”

E dove sennò? Sei una fuorilegge…”

“….”

“Tranquilla…ti tratteranno bene…qui il governo è permissivo, non ti giustizieranno ma sarai rinchiusa in carcere per un tempo proporzionale ai reati che hai commesso…”

“….”

“A proposito…che reati hai commesso fino ad ora?”

“Figurati se lo vengo a dire a te…anzi…quasi quasi ti saluterei qui….

“Nh? Che hai detto?”

 

Noto la nota sarcastica della voce della ragazzina ma non la degnò di uno sguardo, la sentiva camminare al suo fianco e la catena tintinnava metallica allo scontrarsi fra i vari anelli che la componevano.

 

“Non dire idiozie…”

“Allora ciao eh?”

See…ciao…scema…”

 

Continuò l’avanzata nella bianca sabbia levando la mano destra a ò di saluto, non facendo subito caso a come avesse avvertito lontana la voce della mocciosetta, ma si rese conto subito però di quanto gli fosse risultato leggero il movimento di saluto che le aveva fatto poco prima con l’arto ammanettato.

 

Sbarro gli occhi sconvolto, voltandosi per vedere una minuscola sagoma correre a tutta birra verso la foresta di palme e mangrovie che si estendeva ad est e che risaliva l’unico fiume dell’isola fino…

 

“TORNA QUI!!! È PERICOLOSO!!!!!”

 

Si gettò all’inseguimento guadagnando metri preziosi, ma la sua distrazione era stata troppo prolungata e Nami era già sull’orlo della foresta.

 

“FERMATIIII!!!!”

 

Gridava furioso col fiatone e il cuore che gli martellava in gola per l’ansia.

 

“Fossi mattaaa!!!….”

 

E la sua voce si eclissò subito dopo fra le verdi fronde delle mangrovie.

 

“Dannata mocciosa…possibile che non sappia proprio niente?!?

 

Due attimi dopo anche lui era oltre il confine della lussureggiante foresta, ma di lei nessuna traccia, solo alcuni rami spezzati, delle impronte che sfumavano via man mano che la sabbia cedeva il posto all’umida terra coperta di fogliame e il cinguettare degli uccelli in alto sugli alberi.

 

Schiuse gli occhi osservando le foglie nere in contro luce puntellare il chiarore del cielo, le sagome degli uccelli che si spostavano e lo spezzarsi dei rami a qualsiasi movimento.

 

“…di là…”

 

Fece uno scatto e sparì nel verde di quella specie di umida giungla senza fare più alcun rumore.

 

 

 

Dal canto suo Nami correva a più non posso, respirando enormi boccate d’aria senza guardarsi indietro, o ai fianchi…o in alto.

Per lei il nemico era uno, e lo aveva lasciato indietro.

Non teneva da conto che trovandosi in un territorio sconosciuto potessero esserci altre minacce, dopotutto nessuno la conosceva li.

 

Ma come aveva detto Mic, d’altro canto anche lei non conosceva niente di quel luogo.

 

E questo si sarebbe rivelato un grave errore.

 

“Anf anf…non ce la faccio…più….”

 

Si lasciò cadere a terra sulle foglie bagnate e scure portandosi una mano sul petto cercando di regolarizzare il respiro.

L’avvertire di alcuni rumori però la fece arretrare fino a scomparire dietro ad un cespuglio rigido ma pieno di foglie piccole e verdi.

 

Subito dopo il suo eclissarsi tre sagome scure apparirono nell’esatto punto in cui si trovava lei che per lo spavento sussultò creando un fruscio e attirando l’attenzione di uno dei tre che voltato il capo prese a fissarla dritta negli occhi.

Se non ci fossero state le foglie a nasconderla avrebbe giurato che l’avesse beccata.

E quando questo mosse alcuni passi verso la siepe i suoi dubbi divennero realtà; non fosse stato per l’improvviso librarsi in volo di un uccello proprio da quel cespuglio, l’avrebbero scoperta di sicuro.

 

Il curioso convinto da quella vista fece retro front tornando al gruppo, scambiando parole incomprensibili per lei e incamminandosi verso nord, lasciandole la sicurezza per tornare a respirare.

 

Sospirò schiudendo gli occhi e chinando il capo…che spavento si era presa, il cuore le batteva ancora a mille nel petto e temeva che qualcuno lo sentisse martellare tanto era grande l’ansia.

Ma d’un tratto il veloce scalpitare di quel muscolo si gelò nell’esatto momento in cui una mano fredda le si posò prepotente sulle labbra.

 

 

 

 

TH

 

Suspance….suspance e ancora….tremenda…enorme….corrodente e infinita suspance…..

 

^___^

 

Un saluto a voi o popolo di pirati ^()^ Yeah!!! Stavolta le pagine di word sono 12…un applauso!!!

XD

 

Grazie mille per le belle recensioni che mi hanno mandato in ordine di apparizione….

 

Giodan!!!! u/////u

 

Che non ha trovato errori (O.O mi ra co lo!!) e mi ha detto di prendermela comoda coi tempi…consiglio seguito appieno XD che ne dici? È servito a qualcosa?

Grazie di vero cuore che continui a seguirmi!!! Mi da coraggio e sicurezza!!!!

Un abbraccio

=^()^=

 

 

Butler!!!! XD

 

Che trova i miei capitoli uno più bello dell’altro u/////u, che sostiene che i dialoghi non sono banali ma soprattutto che come me ha simpatia per Mic….Bravo Butler….BRA VO!!!

Continua a seguirmi mi raccomando!! E lascia qualche parola che mi gaso e son contentazza!!!!!

Arigato!!!!

=0P

 

 

Xmirax!!!!^____^

 

Anche lei una simpatizzante del mitico Mic (Yeah) a te dico grazie per le belle parole e son contenta che sei curiosa…uh uh huh!!! *.*

Adesso anche gli altri han scoperto di M-I grazie alla sorellina di Mic…stiamo a succedere cosa vedrà….XD o se preferisci stiamo a vedere cosa succederà u.u

Un abbraccio kara!!!

^w^

 

 

Smemo92!!!! *.*

 

Eh si, Nami è stata furba sia a svignarsela che a tenere la chiave che Mic pensava d’aver perso….mitica Nami ^___^ d’altronde non poteva smentirsi come Zoro del resto che è riuscito a perdersi a bordo di una nave…ma qui ci sta dai…XD

Riguardo a Mic…non ti convince? Embeh in un certo senso hai ragione…sto tipo cela molti segreti che man mano svelerò perciò niente paura riguardo lui ok?

Semmai preoccupati per Nami che a quanto pare è nei guai fino al collo…XD

A presto e grazie di cuore!!!

^___^

 

 

e dulcis in fundo Gef!!!!

 

Che mi ha scritto complimenti graditissimi e con un ulteriore recensione mi ha esortata ad aggiornare…^///^ che cara!!!!

Indi per cui eccoti un bel nuovo e lungo chappy…spero ti piaccia bella…grazie davvero dell’affetto che hai dimostrato per questa storia….mi hai resa felice XD e me la gongolavo in giro per il bar sia ieri che l’altro giorno….°W° sei gentilissima!!!!

Un abbraccio stretto!!

 

 

 

 

Inoltre grazie anche a:

 

Butler

Camoeight

Dom89

Elie84

Gef

Giulia Bosh

Jemanuele8891

Keiko93

La Kikka

Nanni92

NY152

Rue Meridian

Smemo92

 

Siete gentili a mantenerla nei preferiti

^////^

Grazie mille!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Il fuoco, la sabbia...il mare di notte... ***


 

 

 

 

 

 

“Mettiamo bene in chiaro una cosa ragazzina…”

 

Levò lo sguardo mortificata verso di lui, il tono con cui le stava parlando era a dir poco agghiacciante.

 

“Non ho tempo…e neppure voglia di rischiare la pelle a causa tua sono stato chiaro?”

“…”

“Non ho sentito…”

 

Abbassò la testa fissando l’ombra di lui che esaltata dallo strepitio del fuoco danzava sulla sabbia come sinuosa anguilla.

 

“…si …”

“Bah…lascia perdere…”

“…?”

“Avrei dovuto saperlo che avresti tentato di scappare e se si ripresenterà l’occasione lo rifaresti ancora…sbaglio?”

“…heh…”

“Sei una pirata in fondo…”

 

Il tono con cui pronunciò quelle parole mutò lievemente, se prima era seccato e poi dolce ed un poco ironico, ora invece era diventato quasi stanco e deluso; questo Nami lo percepì bene.

 

“Li devi odiare proprio i pirati eh?”

“…”

È per questo che sei entrato in marina?”

Anche…”

“Sai…anche io li odio i pirati…perché mi hanno portato via una persona alla quale tenevo moltissimo e a cui devo la vita…”

“Dici cose senza senso…se davvero li detesti perché sei di…”

“Ma se quella ciurma maledetta mi ha rubato la felicità…quella di Rufy mi ha ridato la speranza…”

“Sei un paradosso ragazzina”

“…già…”

 

Gli sorrise da furbetta portandosi le ginocchia al mento cominciando ad osservarlo in silenzio, e per alcuni istanti erano il grigio screziato degli occhi di lui e il color del caramello delle iridi di lei a comunicare… oltre i loro corpi la melodia del mare e il calore del fuoco.

 

Che vuoi ancora?”

“Come mai sei entrato in marina Mic?”

“….”

“Non mi sembri così sfegatato in fondo…”

“…”

 

Era strano…ma il tono della voce che usò e quello sguardo fisso e vacuo riuscirono a spiazzarlo e riportargli alla mente quelle stesse parole dettegli molti anni prima, da altre labbra…da altri occhi.

 

 

 

Le onde spumose scrosciando sugli scogli della baia rombavano soffici e bianche puntellando di perle traslucide e luccicanti  la bellezza di quel cielo plumbeo prossimo all’aurora.

Il forte odore di legno bagnato misto ad acqua di mare impregnava l’aria tutt’attorno all’insenatura e i suoi stivali neri e lucidi nuovi affondavano nella sabbia bagnata fin quasi alla caviglia.

Non riusciva a dir nulla, non riusciva nemmeno a guardare in alto, preso com’era dal trovare le parole adatte.

E fra tutti quei rumori di onde che si infrangevano sullo scafo, mormorii, battute, risate e i piccoli tonfi della casse issate a bordo riuscì a distinguere chiaramente il lento cadenzare di quei suoi passi avvicinarsi al parapetto e frantumare sul nascere ogni suo pensiero.

Levò gli occhi in alto incrociando quelli di lei calmi come quelli di una madre, provando forse a dire qualcosa, cercando di rimanere l’indifferente ragazzino ribelle che solo lei era riuscita a domare.

 

“Come mai sei entrato in marina Mic?”

“…io…voglio che…io…”

“…cosa vuoi Mic?”

 

E di nuovo le sue perle plumbee affogarono in quel mare di cioccolato fuso che erano gli occhi di lei, così forti e sicuri…e la sua voce…nemmeno in quel momento era mutata di tonalità…sempre alta e allegra, nessuna inclinazione…nessuna esitazione…sembrava quasi ironica;

 

eppure quello era un addio…

 

 

 

“Mic?”

“….”

“Ti sei intontito?”

“No…”

“Beh? Allora?”

Cosa?”

“Come mai sei diventato un marine?”

“…è una lunga storia…e non ho voglia di raccontartela…”

“Sempre simpatico tu…”

 

Gli fece la linguaccia voltandosi poi verso il mare nero e lucente come pregiato velluto scosso dal vento fresco della sera che ne sconvolgeva la liscia superficie in incantevoli panneggi d’ombre e onde.

 

Chissà come stavano gli altri e dove si trovava la Sunny, chissà se Sanji si disperava come suo solito e litigava con Zoro per via della sua indifferenza…sorrise, probabilmente a quell’ora se la dormiva della grossa quello spadaccino squattrinato.

E gli altri? Chissà se stavano bene e se riuscivano ad arrangiarsi con la navigazione, da una parte era tranquilla, Robin era più che affidabile, ma quello in cui si trovavano era pur sempre il Grande Blu, era un mare pericoloso e sconosciuto che aveva piegato molte delle migliori flotte che lo avevano solcato, e si trattava di navi più grandi, ben armate e con equipaggi più esperti.

 

Avrebbe voluto essere con loro…in quei momenti di sconforto la loro unione si rafforzava e si avvicinavano sempre di più, erano brevi attimi e spesso passavano al cambio improvviso del vento ma quando capitavano anche se era triste in cuor suo si sentiva confortata.

La loro sola presenza era sufficiente a darle coraggio e sicurezza e con loro ne era sicura, avrebbe realizzato il suo grande sogno.

 

“Mangia!”

 

Le si avvicinò porgendole un bastone al quale era infilzato un pesciolino arrostito.

 

“…niente sformato stasera?…”

“…se non ti va mangia sabbia, è ricca di sali minerali…”

“Da qua!”

 

Si vide strappare di mano alcuni stecchi sui quali erano infilzati dei piccoli pesciolini arrostiti dalla mano svelta di lei che se li mangiò con gusto seduta a pochi passi da lui.

 

 

Se hai appetito vuol dire che stai guarendo…”

“La ferita si è chiusa da un pezzo…ti preoccupi ancora?”

“Non parlo della ferita…scema…”

“…ah già…ma cosa c’era su quello spillo? Mi sembrava di…”

“…belladonna…”

“Nh? Bella che?”

“Niente…mangia.”

 

Riportò lo sguardo all’orizzonte ripensando mentre staccava piccoli morsi di pesce dal suo stecco a quanto era successo quella sera…se non ci fosse stato lui probabilmente sarebbe…

 

 

La gelida mano che l’aveva ghermita alle spalle stava ancora stringendole la gola e i brividi di quel contatto le provocavano spasmi di paura che si accentuavano ad ogni muto sbatter di ciglia di coloro che immobili la stavano osservando.

 

Era convinta d’essere al sicuro…li aveva visti allontanarsi e subito dopo aver ripreso a respirare nuovamente aveva smesso di farlo.

Poi in un attimo era stata spinta fuori ed i piedi dei tizi di prima si erano materializzati dal nulla come per incanto seguiti da sussurri e bisbigli in una lingua che non comprendeva ma ricca di una musicalità che sembrava poesia.

 

Era stata bendata, strattonata, spintonata e costretta ad avanzare verso l’entroterra, l’aveva capito dal suolo che sotto ai suoi piedi nudi diveniva sempre più umido e compatto, l’aveva intuito dall’odore dell’aria che si lasciava dietro l’essenza del mare per impregnarsi dei forti e pungenti aromi di foresta.

 

Poco meno di un’ora dopo s’era ritrovata inginocchiata a terra, e non appena le tolsero la benda poté notare il luogo in cui si trovava.

 

Uno spiazzo in terra battuta grande circa come la piazza di Logue Town dove stava il patibolo, tutt’attorno capanne in legno e paglia, un pozzo e alcune ceste piene di frutta sparse un po’ ovunque.

La gente si stava radunando avvicinandosi lentamente con occhi curiosi senza badare ai  pochi bambini che correndo e ridendo le si stavano avvicinando.

 

“Ohrem nah ai”

 

Vide che tutti i presenti alzarono lo sguardo oltre le sue spalle, così fece lo stesso e dopo essersi voltata alzò il volto incrociando gli occhi completamente bianchi di un uomo alto e alquanto massiccio che seduto su di un rozzo trono in legno sgangherato la guardava in attesa.

Solo dopo alcuni secondi si rese conto che quel tizio era cieco…due sfregi paralleli scendevano dalla fronte fino a metà guancia tagliando in due ognuna delle iridi dei suoi occhi che erano diventate talmente chiare da fondersi quasi alla cornea.

 

Un leggero brusio si levò come sottofondo al silenzio della sua contemplazione, ma fu subito smorzato da un gesto di lui che dopo aver levato con decisione la mano sinistra in nella quale reggeva una specie di scettro in legno ed ossa riprese a guardare verso di lei, diritta negli occhi, come se la potesse vedere realmente.

 

“Ohrem nah ai”

“…non capisco…io non…”

“Ohrem nah Gohnm”

 

Si poggiò il pugno destro al petto con un colpo secco per poi tendere la mano verso di lei.

 

“Ohrem nah ai!”

“…Na…mi, sono Nami…”

“Na….mi…”

 

Annuì decisa sentendosi maggiormente a disagio quando sul viso del suo interlocutore nacque un sorriso quasi bonario.

 

“Hah! Na-mi…nah soreu Na-mi!!! Hah hah hah!!”

 

Si guardò attorno vedendo sorridere tutti i presenti nella stessa maniera del loro capo e per un attimo aveva cominciato a credere di essere quasi salva.

Certezza che si andò a frantumare nell’esatto momento in cui un finissimo ago le si conficcò alla base del collo centrando esattamente la giugulare.

 

Ma che…?”

“Nah soreu Na-mi….nah soreu Na-mi….”

 

Avevano incominciato tutti a dire queste parole pronunciandole con una sorta di ritmo ironico e crescente, e se all’inizio era  solo un lieve sussurro, man mano che i sensi incominciavano a venirle meno quel tono assumeva sempre maggior volume entrandole nei timpani frastornandole la coscienza.

 

Aaah…la mia testa!!!

 

Riuscì a levare gli occhi stanchi e vacui al cielo e vedere una punta di lancia venirle incontro sibilando al vento e rilucendo al sole serale fino a scomparire dalla sua visuale in un sonoro tintinnio che suonava come rumore di oggetto rotto.

 

Miah!!!!soreu miah!”

 

Una voce che le sembrava di conoscere….

 

…un tonfo davanti ai suoi occhi e l’apparire di due sagome nere sfumate dalla sua debole vista…mentre incominciava a sentire in bocca il sapore salato della polvere e la consistenza dei granelli che la componevano.

 

“Mikahel!!!!”

 

Questa era la voce del cieco…sembrava un sibilo di serpente…

Facendo ricorso a quel briciolo di lucidità che le era rimasta piantò i palmi a terra aggrappandosi alla stoffa del giaccone che indossava lui.

 

“…Mic…”

 

Lasciò la presa dal tessuto per la troppa stanchezza non appena fu sicura d’aver riconosciuto l’estraneo arrivato a salvarle la vita, ma fu trattenuta e issata in piedi prima di toccare terra.

Vide i suoi occhi di cera e ne fu contenta, talmente sollevata che le uscì un sospiro istintivo prima di chinare il volto vinta dalla stanchezza.

 

 

“…questa è l’ultima volta…giuro…”

 

Poi vide il suolo allontanarsi dai suoi occhi e sentì una lieve e fresca brezza scompigliarle i capelli e carezzarle il viso accaldato.

 

“Ti hanno drogata scema!!!

 

Si era risvegliata al suono di queste parole e al gelido contatto con l’acqua nella quale l’aveva buttata di peso e senza nemmeno troppa delicatezza.

 

“Cough…che cosa? Cough….”

“…un secondo più tardi e saresti uno spiedino ora…”

“…”

“Tu te la cerchi proprio eh? Vuoi lasciarci le penne ad ogni costo?”

Che domande, certo che no…”

“Ti spaventa così tanto la galera? Che vuoi che sia…un paio d’anni e sarai fuori, non mi pare che tu abbia ruoli fondamentali nella ciurma a parte l’esserne il navigatore, quindi non saresti giudicata come una criminale…”

“…che dici?”

“E non sei nemmeno famosa…nessuno ti menziona mai alle riunioni in cui venite nominati…gli unici citati sono lo spadaccino, la donna del frutto  fleur- fleur ed il vostro capitano…”

“…loro sono la forza…io il cervello…”

“…sempre la risposta pronta hai…coraggio allontaniamoci prima che ci trovino…”

“Chi erano quelli?”

“I cattivi…”

“Non scherzo …”

“Neanche io…”

Ma

“Discorso chiuso!”

 

Le si chiusero gli occhi alla fine dei pensieri di quella fuga, ma uno di questi le rimase nella testa e incominciò a frullare e gironzolare per le sue idee ribadendo la sua presenza nonostante la stanchezza che provava.

 

Quei tizi anche se vestiti in un altro modo e si esprimevano in altre parole avevano una certa somiglianza con Mic…gli occhi grigi e pieni di quelle screziature grigie che li facevano sembrare cera sciolta e vetro frantumato, lo stesso colore della pelle e dei capelli.

Nessuno di quelli che aveva potuto vedere aveva una tonalità di nero diversa da quella del marine, nemmeno il gruppo di vecchie intente a filare che aveva scorto in fondo allo schieramento di persone avevano i capelli bianchi.

 

Inoltre…l’avevano chiamato Mikahel questo stava a significare che lo conoscevano.

 

“Chi sei Mic?”

 

Parlò nel sonno esprimendo i suoi onirici pensieri.

 

“…di sicuro non un semplice marine…”

 

Sussurrato ciò gli girò le spalle cercando su quel giaciglio improvvisato con foglie di palma e banano la posizione migliore per riposare.

 

Non poteva sapere Nami che oltre le sue spalle gli occhi di Mic erano aperti…seri e tristi al contempo a fissare le braci del fuoco che lentamente morivano prive di altra legna.

 

E tu non sei una semplice ragazzina…anche questo è sicuro…Nami…”

 

 

 

 

 

 

 

“Guardate qua !!!!

 

Si voltarono tutti all’entrata trionfale di Usopp nella sala comune della Sunny.

Era notte fonda e nessuno come le sere precedenti aveva voluto andare a dormire, perciò si erano radunati per il semplice desiderio di stare assieme e vivere quell’attesa in comune.

 

Robin con attenzione seguiva la direzione della vivre, aveva saputo da Sanji e Zoro che non era più in mano a Nami ma al Vice Nola, ma era altresì convinta che la direzione della nave marine stava andando verso l’isola che cercavano.

Per questo di comune accordo avevano deciso di seguirla anche se a debita distanza, convinti del fatto che Nola, sapendo di averli alle calcagna e convinto che non avrebbero abbandonato la loro compagna, avrebbe avuto la sua rivincita sull’isola in questione.

Era una trappola più che palese, ed entrambe le parti, inseguitori e inseguiti conoscevano le mosse dell’avversario alla perfezione anche se questi ultimi sarebbero partiti avvantaggiati.

L’ostaggio era ancora in mano loro, ed il “terreno di gioco” favorevole ad essi.

 

Cosa sarebbe scusa?”

 

Rufy guardava curioso l’enorme e lungo aggeggio che il cecchino brandiva con orgoglio sventolandolo a destra e a manca con non poca fatica.

 

“Si tratta della mia ultima invenzione…un modello ultra avanzato dei più moderni cannocchiali in circolazione….

“Davvero?!? E che te ne fai?”

“Idiota!!! Con questo potremmo intercettare la nave dei marine anche se siamo a giorni di distanza…ha delle lenti potentissime e non correremo il rischio d’esser visti a nostra volta…sono un genio!!!”

“Lo sei!!! E bravo Usopp!!!!”

“Magnifico Usopp!!! Ma come hai fatto?”

 

La piccola renna si avvicinò con occhi adoranti al fifone della combriccola aspettando con ansia la risposta alla sua domanda.

 

“Devi sapere Chopper che la mia mente è super evoluta grazie alla goccia della conoscenza che rubai alla ninfa delle acque sulfuree in una delle mie avventure molto tempo fa…prima di entrare nella ciurma di Rufy…”

Woaaaaaaaaaaaaw!!!!”

“Hih hih hih...”

 

E mentre Usopp campava per aria le sue stratosferiche balle e l’ingenua renna se le bevevo Rufy rideva di gusto ascoltando quella favola di ninfe, geyser e fughe rocambolesche dall’isola della goccia della conoscenza posta a nord del mare del sapere e vicina all’arcipelago della curiosità.

 

“Incredibile….ma come si può…se le sogna la notte certe idiozie quello scemo di un nasone?”

Lasciali fare Sanji…almeno alleggerisce l’atmosfera di tensione…”

“Hai ragione Robin…TU HAI SEMPRE RAGIONE MIA ADORATA NINFA!!!!

“Ecco che parte pure il cuoco…”

 

Franky dopo aver preso dalle mani di Usopp il marchingegno ultra sviluppato andò alla torre di vedetta per montarlo al posto del vecchio cannocchiale.

 

E dimmi Usopp…di che colore erano le mutandine della ninfa Tuttosò?”

“Brook, Brook ….Brook….dovresti sapere che le ninfe della specie Tuttosò non portano biancheria…mai…indossano solamente leggerissimi e svolazzanti veli trasparenti tessuti dalle fibre di seta dei bachi dei rovi effimeri….sono le loro cugine…le ninfe Losaprò che….”

 

Zoro aprì gli occhi seccato da tutto quel baccano evitando all’ultimo gli schizzi simultanei di sangue dal naso di Sanji e dello scheletro più rapiti che mai dal racconto del cecchino.

 

Che razza di babbei…”

Eddai Zoro….anche se sono bugie Usopp le racconta che sembrano vere…hah hah…”

“Ci terrei a dire che le mie non sono balle…ma pura e semplice verità…”

Waaaaaaaaaaaaaaaaaaow!!! Usopp tu si che sei un vero pirata!!!”

Si Chopper…e vedrai che un giorno anche tu…”

Finitela consto chiasso!!! E venite qua…vedo delle luci a babordo…l’isola dovrebbe essere vicina…ma non o la distanza precisa…e c’è anche un altro piccolo problema…”

E sarebbe?”

 

Tutti quanti si erano ammutoliti alle parole di Franky ed aspettavano si sapere la risposte del cyborg.

 

“Qui si vede tutto a testa in giù…”

 

Gli occhi di tutti furono su Usopp.

 

“Heh heeeh…avrò dimenticato di inserire un prisma…che volete che sia…due minuti e…”

“IL SOLITO SBADATO!!!ß(tutti)

“Hih hihß(Robin)

 

 

 

 

 

 

 

 

“Vice Nola…”

“Dimmi…”

“Fra pochi minuti raggiungeremo M-I…l’equipaggio attende ordini…”

“Come al solito…nessuna variazione, ma date la massima priorità alla manutenzione della nave…è seriamente danneggiata…in quanto ai pirati abbiamo poco meno di due giorni di vantaggio e tutto il tempo che ci occorre per accoglierli come si deve…”

Signor si!! Con permesso!!

“Va pure.”

 

Il Vice-A si alzò in piedi camminando a passo lento verso le grandi vetrate della sua cabina dalle quali si potevano scorgere flebili e tremolanti le luci dei lampioni e quella più forte e spavalda del faro sulla scogliera.

 

“Siamo a casa…Mic…”

 

 

 

 

 

 

 

 

TH

 

 

u.u’’’

 

Capitolo un po’ più cortino rispetto ai precedenti…ma vi PREGO!!! ABBIATE PIETA’ DI ME!!!!

 

In questi giorni sono superegafantadead..ç___ç sorry!!!!

 

Bene bene bene….da qui nascono domande e ancora domande a cui seguiranno risposte e ancora risposte…XD

 

Domando sinceramente scusa per il ritardo…soprattutto alla dolcissima e carissima Gef, che mi ha scritto addirittura una mail (graditissima per altro ^___^) di sollecito XD miiii se mi gaso Gef!!!!!

 

 

Ringrazio chi l’ha messa nei preferiti:

 

Barby95

Butler

camoeight
dom89  
elie84  
gef  
Giulia Bosch  
hawana17  
Jemanuele8891  
keiko 93  
la kikka  
Nanni92  
ny152  
Rue Meridian  
SheDevil  
sihu  
Smemo92

Xelibacix

 

 

 

E i gentilissimi lettori che mi hanno lasciato la loro recensione….

 

Smemo92

Eh già….ha fatto la sua comparsa Analah,

vedremo che ruolo avrà…XD

Sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo bella!!!

E che ti garbi anche la frase, perché avrà un grande valore di fondo….XD

Un abbraccio e grazie di cuore!!!

CHU!!!

 

Gef

Mitica Gef!!!!

Che gentile che sei…che cara che brava che MITICA!!!!!

Dunque, Nami è furba….ma nemmeno Mic è da meno

….aspetta e vedrai chi si fa gabbare da chi….XD

un abbraccio e sinceramente…GRAZIE DI CUORE!!!

 

Giodan

CIAO!!!^___^

Ops…credo allora di aver mal interpretato le tue parole….chiedo venia XP

Scherzo va….

Grazie della recensione e della gentilezza con cui mi consigli…

Mi fanno piacere le tue parole!!!

GRAZIEGRAZIEGRAZIEEEE!!!

A presto allora ^___-

And sorry for the late

 

Xmirax

Mistero svelato Xmirax!!!

Ma  altri ne sono in agguato ovviamente

u.u

grazie dei complimenti, mi fa piacere sentirvi dire che riesco ad essere IC

…mi gaso yeaaaah!!!

XD XD XD ^()^

A presto kara!!! Grazie della gentilezza!!!

 

Butler

Heilà Butler!!!

Grazie mille delle belle parole….

Mhm…in effetti hai anche ragione…una volta lo chiamo Rufy e poi

Rubber…oddio se sono sbadata…XD

Pardon….

Mi sa che la socia Ansia ha tirato gli ultimi nell’attesa….

u.u mi spiace…

ma voglio dirti che sono contenta che la storia ti piaccia e non sia deludente!!!!

Arigato!!!!!!

A presto Bu-chan!!!! XD

 

 

 

….dall’albergo di TH….è tutto….scusate la lentezza nell’aggiornare…gli eventuali errori (ho letto tre volte ma ce ne saranno di sicuro…) ed abbiate pazienza…

….TH è sinonimo di ritardo….

(non vorrei ma purtroppo è così ç___ç)

è quasi l’una quindi me ne a nanna…domani si lavora…XD

uffi voglio andare a far volare l’aquiloneeeeeeeee>.<’’’

ok…dopo sto delirio…aggiorno e me ne vado a nannuccia!!!!

 

Ciaooooooooooooooo!!!!

 

\ ^()^ /

(  )

_||_

                                                                                                  ßspero si veda come sono feliiice!!!!

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Il palazzo...le prigioni...il mare calmo... ***


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

"Nave in avvicinamento!!!!! è il Camaleonte del Vice Nola, accorrete al molo     sembra che la nave abbia bisogno di manutenzione...."

 

Dalla cima dell'imponente faro gli altoparlanti trasmettevano la voce del guardiano ai marine di stanza al porto e ai carpentieri.

Questi ultimi si apprestarono a tirar fuori gli strumenti e slegare le cataste di legno da utilizzare per i lavori per poi riunirsi alle rispettive squadre.

C'erano gli addetti al sopralluogo coi loro aiutanti che prendevano nota sui danni riportati e le misure da adottare, quelli che si occupavano della misurazione delle falle e la cernita del materiale da usare e poi c'erano le squadre da lavoro, quelli che tagliavano, rifinivano e piallavano, quelli che mettevano in opera e inchiodavano e alla fine di tutto c'erano i capi mastri che davano indicazioni e battevano cassa a fine lavoro.

I carpentieri di M  I erano molto abili e veloci, secondi solamente ai leggendari artigiani della "Galley  La" di Water Seven anche se molti di questi, una volta acquisita esperienza fama e manualità avevano lasciato le isole dell'acqua laguna per aprire una propria attività nelle isole o nei porti della Grand Line ed alcuni di essi erano appunto giunti a Mirror.

 

"Soldato semplice Amilton della seconda divisione...a rapporto..."

 

Di nuovo la roca voce lievemente disturbata diffusa dai lumacofoni attirò l'attenzione dei presenti e di uno di loro in particolare.

Era un ragazzino mingherlino con la pelle chiarissima e degli ispidi capelli ramati dotato di lunghe ed agili gambe, muto e silenzioso, ottimo corridore a cui era stato affidato l'incarico di corriere fra il porto e la cittadina.

Non veniva usato spesso poiché grazie ai lumacofoni e le loro molteplici funzioni era molto facile comunicare anche da lunghe distanze, ma se si trattava di informazioni riservate o importanti ci si rivolgeva sempre a lui che era veloce, discreto e impeccabile, con lui infatti non c'era il rischio delle intercettazioni.

 

 

"Soldato semplice a rapporto!"

 

Le uniche volte che lo si sentiva parlare erano quando si presentava al cospetto dei superiori per ricevere incarichi o quando vinceva alle scommesse clandestine sui dugonghi, ma di questa sua segreta passione ne erano a conoscenza due o tre persone al massimo.

 

"Consegna questa missiva al reggente entro mezz'ora..."

"Signor si!"

 

Così il ragazzino prese dalle rivide mani callose del guardiano del mare la lettera custodita da una busta scura e grezza in modo che non fosse possibile leggerne il contenuto in controluce e suggellata da una colata di cera su cui era impresso il simbolo del reggente di Mirror.

 

Uno specchio in frantumi.

 

 

Il ragazzo la fissò in silenzio notando l’insolita rigidità della carta al tatto per poi chinare il capo in segno di saluto e sparire oltre la porta. 

 

"Hai non più di mezz'ora!"

 

Nessuna risposta fu data...ma si sentirono sempre più ravvicinati i passi del ragazzino che scendeva le infinite scale a chiocciola della torre della lanterna.

 

 

 

 

 

 

Aprì gli occhi ancor prima dell'alba svegliato dalla lieve brezza del mattino in quel magico preannuncio del nuovo giorno che vede il mare tingersi delle più svariate tonalità di rosa dal più pallido ed effimero laddove sarebbe sorto il sole, a quello più deciso sfumato nel blu della notte che si allontana.

E le nuvole grigie perlate di quel colore di pesca gettavano le loro scure ombre gelate sulla superficie dell'oceano ancora torbido e sopito che sembrava uno specchio d'argento screziato d'amaranto.

 

Era uno spettacolo impagabile quello dell'aurora che non si sarebbe mai stancato di osservare sia che si fosse trovato a bordo di una nave sia che fosse stato sulla terra ferma, perché in entrambi i casi la sensazione che provava era la stessa.

 

...libertà...

 

Immensa e sconfinata libertà incorniciata dalle onde di quel mare infinito; accompagnata soltanto dai suoi pensieri e dalla brezza salmastra che si alzava dalle onde carica della forza immensa dell'oceano.

 

E quella libertà sarebbe stata presto di tutti, non solo sua....non solo dei pirati che scorazzavano in quelle acque portando devastazione e confusione...sarebbe stata di ogni uomo.

Ma affinché questo si potesse avverare....

 

Abbassò gli occhi sulla sagoma di Nami rimanendo incantato nel trovarla sveglia ed immersa nella sua contemplazione di quella meraviglia.

Gli occhi incantati ancora un poco velati dal sonno, un sorriso sincero ed appena accennato sulle labbra, il respiro quasi azzerato da quella magia.

 

Per un attimo gli era parsa quasi un altra persona.

 

...per un attimo gli era sembrata lei...

 

 

 

 

 

 

"...Sei già sveglia?"

"Sai com'è....l'abitudine..."

 

La guardò mentre si stiracchiava e alzatasi in piedi si dirigeva verso l'acqua per lavarsi il viso.

 

"Guarda che ti si rovinerà la pelle...e ti verranno le rughe hih hih"

"Ti sembrerà strano...ma non mi succede niente di ciò, anzi..."

"Se lo dici tu...e adesso in marcia..."

"E la colazione?"

 

Le sorrise in una maniera bastarda che peggio non si poteva.

 

"Se ci sbrighiamo arriviamo per l'infornata delle sei..."

"C'è un chiosco qui vicino?"

"Meglio!!"

"Un panificio?"

"Di più..."

"Una pasticceria?"

"Hah...le colazioni di Kassandra sono le migliori...le più gustose in assoluto...o almeno questo dichiarano i detenuti di quel carcere..."

"Hah ahh hah!!! simpatico!"

"Cor..."

"Comunque ci dobbiamo ancora arrivare e..."

"...Devono ancora arrivare i tuoi amici se non sbaglio..."

"Nh?"

"Senti...lascia che ti parli chiaramente..."

"..."

"Ormai siamo a Mirror...se non ti hanno ripresa  fino ad ora non ti aiuteran..."

"Ci dobbiamo ancora arrivare ti ho detto..."

"...?"

"E con questo, discorso chiuso!"

 

La guardò avviarsi a passo deciso con le mani strette a pugno, da dove la prendeva tutta quella sicurezza? Perché credeva così ciecamente in quei suoi compagni d'avventura?

 

 

 

In quel momento forse la giudicò un'ingenua; per quanto lo riguardava, la fiducia era un qualcosa che aveva dato solamente a tre persone nella sua vita, la prima lo aveva tradito subdolamente, la seconda, piano piano l'aveva trasformato in quello che era e gli aveva dato una nuova visione del mondo mentre la terza...era quella che lo manteneva così....dandogli coraggio e sostegno per continuare a perseguire i suoi scopi.

 

"..rte?"

"Nh?"

"Da che parte?"

 

Davanti a loro c'era il bivio che partiva dalla spiaggia e si divideva in alcune stradine, due larghe circa tre metri e tre che erano poco più che sentieri.

Quella grande di sinistra saliva in tortuosi tornanti superando una parete di roccia vulcanica e continuava verso la scogliera conducendo al porto, l'altra che invece andava a destra portava alle montagne delle cave di agalmatolite mentre i tre sentieri andavano rispettivamente al villaggio di pescatori e quindi alla cittadina nell'entroterra dove stavano le carceri; uno alle raffinerie dismesse di canna da zucchero e l'ultimo, che era appena tracciato e poco visibile andava alla riserva...

 

Da quanto tempo non ci andava?

 

"Vogliamo fare notte?"

"...prendi il sentiero nel centro..."

"ok"

 

S'incamminò dietro di lei tenendola d'occhio affinché non facesse la furba, ma sapeva che se furba lo era veramente, su quell'isola abitata da pazzi e governata dal demonio gli sarebbe rimasta vicina, dopotutto era l'unico del quale si poteva fidare a conti fatti.

 

...già...fidare.

 

Sorrise d'amarezza prima di affiancarla raggiungendo il suo passo.

 

 

 

 

 

 

………………………………….

 

 

 

 

 

 

“Ragazzi ci siamo…ognuno ai propri posti!”

 

Stavano dormendo come ghiri gli uni ammassati agli altri nonostante lo spazio della sala, ma appena la voce seria e composta di Robin giunse ai loro timpani scattarono in piedi pronti all’azione.

 

“E stavolta ce la riprendiamo!!!!”

 

Levarono i pugni in aria gridando convinti il loro giuramento, che si facessero pure sotto quei marine da due soldi…Vice ammiraglio o no non importava nulla….

 

Quello che contava era Nami.

 

Perfetto…fra poco sorgerà il sole, adesso o mai più…

“Si ma ragazzi…perché proprio io devo ri…?”

“E’ troppo tardi per i ripensamenti Usopp…e adesso via!!”

 

Così al povero cecchino non rimase che restare a guardare i suoi amici dividersi e scendere dalla nave mentre lui solo soletto rimaneva a far da guardia alla Sunny.

Era triste e terrorizzato, nonostante questo sputacchiava risate isteriche e muoveva a scatti il braccio destro preso da un improvviso solletico.

 

Mhpf…non ho paura io…

 

Gli tremavano le gambe e aveva i lacrimoni agli occhi, eppure rideva…strano personaggio era Usopp.

 

“Bravo Usopp…e poi ci sono anche i…

“WAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARRRRRRRRRRRRRRRRGH!!!!!”

“WAAAH CHE C’È COSA SUCCEDE?!? AIUTO!!!”

“CHOPPER SEI TU?”

“SONO RIMASTO PER AIUTARTI!!! MA CHE SUCCEDE?!?”

“In questo caso…su, era uno scherzo!! Non c’è d’aver paura, la nostra nave è a prova di bomba, inoltre ci sono io e poi la nostra missione a conti fatti è la più facile heh heeh he!”

 

La piccola renna non sembrava particolarmente convinta ma decise di lasciar correre, dopotutto c’era Usopp assieme a lei.

 

Portò lo sguardo ai contorni ancora indefiniti dell’isola di Mirror, sembrava un isolotto tranquillo, una semplice spiaggia che incorniciava la terra emersa come un anello per interrompersi tutto d’un tratto quando dal mare si ergeva diritta in verticale una parete rocciosa scura come le lame delle spade di Zoro e sotto spuntavano come spilli degli aguzzi scogli anch’essi neri e lucidi d’acqua.

Menomale che Robin li aveva notati…

 

“A che pensi Chopper?”

“Quell’isola non mi piace…”

“Che ha di strano?”

“Ha uno strano odore…speriamo che Nami stia bene…”

“Vedrai che è in ottima forma…se l’è sempre cavata ed in situazioni ben peggiori di questa, fidati Chopper…”

“Si!”

 

Riprese ad osservare la strana isola rincuorato dalle parole del cecchino, e dopo aver nuovamente guardato lo strapiombo di roccia si concentrò sull’entroterra che iniziava in un sottobosco assai rado per infoltirsi man mano che ci si addentrava, le piante diventavano fitte, scure e rigogliose e si potevano udire alcuni fischi d’uccello giungere ogni tanto a conferma che quella era una vera jungla.

Dal centro dell’isola poi spuntava un becco cristallino che sembrava riflettere i raggi del sole come una cappa dorata in ogni parte dell’isola, se la si guardava bene si potevano vedere piccoli scintillii rilucere sulla superficie di quell’insolita torre.

 

“Che strano campanile…”

 

 

………………………………………..

 

 

 

 

 

 

 

 

Al villaggio dei pescatori la vita scorreva tranquilla e quasi monotona, l’economia dell’isola era basata sulla pesca e se si escludevano le botteghe dei carpentieri giù al porto quella era l’unica fonte di ricchezza del posto.

Il centro economico però si trovava a circa sei ore di cammino spostato verso l’entroterra a debita distanza comunque dai confini della riserva.

Era li che si trovava il vero fulcro della vita dell’isola, c’erano il centro della marina che veniva ospitato in un moderno edificio a tre piani ma in stile semplice che si intonava a meraviglia con il paesaggio rurale della zona, alcuni uffici e magazzini, delle abitazioni rustiche e infine un altro palazzo che invece si ergeva superbo e appariscente in tutto il suo splendore.

Quella era la residenza del reggente, una struttura costruita appena sedici anni prima per ordine del regnante  di quell’isola ed era composta da più edifici dislocati su un’ampia superficie ma comunicanti attraverso corridoi coperti o semplici tettoie alcuni a rasoterra, altri invece posti a molti metri d’altezza.

 

All’entrata vi era il posto di blocco obbligatorio per tutti, li si veniva perquisiti, interrogati e sorvegliati per bene, solo alla fine, quando chi voleva passare dimostrava di avere validi motivi o era chiamato dal reggente in persona si poteva procedere ed entrare nell’edificio dopo aver attraversato un minuscolo giardino dall’erba verde e corta.

 

Alle spalle del palazzo, dopo lo spiazzo deforestato e alcune centinaia di metri di selva c’era una piccola collinetta verde all’interno della quale c’erano le carceri, e oltre quella spuntava la base dell’altissima torre cerulea, una strana montagna chiara come le zanne di un lupo polare e conosciuta anche con il nome di Monte d’Avorio.

 

Li c’erano numerose cave dalle quali si estraevano i blocchi di agalmatolite marina, ed un tempo, molto prima dell’avvento della marina o peggio del severo regnante, era il principale obiettivo di chi attraccava ai porti dell’isola.

Quella rara gemma era preziosa merce di scambio per i marinai che la commerciavano nelle varie rotte mercantili e la lavoravano a bordo delle loro navi nelle lunghe ore di attraversata ricavandone punte di lance o pugnali, else ed addirittura preziosissimi monili.

 

La torre d’Avorio era anche il motivo del nome dell’isola, infatti anche da lontano, nelle giornate limpide e prive di umidità la candida e luccicante consistenza della montagna rifletteva tutto ciò che vi si specchiava dentro come una grande vetrata, ed ecco che chi vi stava per approdare anziché avvistare le marmoree pareti dell’altura vi scorgeva il verde intenso della giungla alla base inondato dal blu corposo dell’oceano e, se il veliero era grande abbastanza, anche le cime dei pennoni delle imbarcazioni.

 

E per i pochi che l’avevano potuto ammirare quello era uno spettacolo che lasciava senza fiato, era come trovarsi di fronte ad un enorme specchio lucido e brillante e quando il sole si trovava a picco la vetta diventava color dell’oro e come una colonna rifletteva la luce dell’astro come il più potente dei fari e stesso discorso valeva per le notti di luna piena, anche se in quei casi la luce era tenue e pallida.

Da questa meraviglia derivava dunque il nome dell’isola, chiamata dagli indigeni Nehen, ovvero lago verticale, specchio per i marinai e da qui Mirror.

 

 

“Vostra Eccellenza…è in arrivo la lettera dalla stazione dieci del porto est…ci sono novità, pare che Nola stia rientrando…

“Bene, molto bene quanto tempo è passato dalla partenza del caro Amilton?”

“Poco più di        minuti…

“E quanti ce ne vogliono per percorrere la tratta dal porto a qui?”

…sette ore e venti minuti Maestà…

“Che dici? In mezz’ora ce la farà?”

“Impossibile signore…per quanto veloce possa essere nemmeno Amilton riuscireb…

 

“Soldato semplice Amilton Ruis a rapporto Signore!!…consegno la lettera alle ore     e        prego verificare l’orario esatto…

 

Il marine entrò lievemente affannato reggendo la busta nella mano destra, ed un cartellino da timbrare nella sinistra.

Non badò allo sconcerto in viso al maggiordomo che aveva informato il reggente del suo arrivo perché facevano tutti così, e sapeva che se in futuro sarebbe tornato avrebbe trovato altri due occhi sbarrati ad osservarlo ed un altro servitore al posto del presente, perché in quel palazzo le persone cambiavano in continuazione, segno che la fiducia era pari a zero e le cose da nascondere parecchie.

 

“Ben fatto Ruis, puoi andare a riposare se lo desideri…

“Con permesso!”

 

Dopo aver controllato che il timbro fosse stato apposto nella maniera corretta il ragazzo si congedò battendo i tacchi e sparendo oltre le spesse tendine in damasco dell’arcata d’entrata.

 

“Ma com’è…possibile?”

“Passami il tagliacarte per favore…

 

L’uomo, seppure ancora scombussolato obbedì e guardò il superiore sedersi svogliatamente al trono ed aprire sbuffando la busta per poi buttarla senza nemmeno guardarla fra le fiamme del braciere dell’incenso….

 

“Signore?”

“Nh?”

Ma…nemmeno la leggete? Quel ragazzo ha….”

“Ha fatto solo il suo dovere, ora puoi andare…

Obbedisco….con permesso…

 

E così il servitore si allontanò e mesto si diresse alle cucine non accorgendosi dell’innaturale panneggio che avevano assunto le tende dell’arcata.

Due occhi al di la del tessuto poterono scorgere perfettamente la sottilissima stele di rame che il reggente, attento a non scottarsi, stava estraendo dalle braci del caldano.

 

Se i messaggi erano incisi nel rame allora c’erano guai in vista, questo Amilton lo sapeva bene.

 

Sorrise malefico prima di sparire silenzioso come il sospiro del vento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per l’ennesima volta il sole aveva completato il suo giro dentro quel cielo immenso sopra di loro.

Per l’ennesima volta la sera arrivava e la salutava che ancora era separata da loro.

Chinò il capo, in circostanze normali si sarebbero trovati sul ponte della Sunny a festeggiare ridendo e saltando al dolce musicare di Brook.

Poi però riprese a guardare il cammino che la precedeva, le fronde degli alberi sempre più radi.

Lo sbucare da essi di alcuni tetti più o meno vistosi.

Non era spaventata ne abbattuta.

Era una pirata ora, avrebbe accettato le conseguenze di questa sua scelta, e avrebbe lottato per cambiare quelle sfavorevoli.

 

“Siamo arrivati Nami…

 

Le bloccò il braccio.

 

“Tranquillo…non scappo, se sto qui almeno sapranno dove venire a cercarmi…”

“Bene…”

 

Di nuovo quel tono triste.

 

“Che hai? Sentirai la mia mancanza Mic?”

Scema…ringrazio gli dei…

“Perché?”

“Ti avrò fuori dai piedi…non dovrò più rischare la pelle per salvarti…

“Nessuno te lìha mai chiesto per la cronaca….”

Già…

………..”

 

Varcarono i cancelli del palazzo del reggente, Mic venne valutato appena, infondo era un marine, lo conoscevano e di lui si fidavano…Nami invece…

 

Hey, non vorrete mica perquisirmi voi mi auguro…

“E anche se fosse?”

“Ma Mic!!!”

 

Nami si rivolse a lui sconvolta, cercando un qualche appiglio ma lui la smontò subito.

 

“I piarti non hanno sesso mia cara…rassegnati…

“Va al diavolo dannato!!”

“Hah hah…che caratterino che hai bimba…

“E tu stammi lontano maniaco!!!”

“Hah!! Coraggio Mya!”

 

La rossa si calmò nel vedere sbucare dallo stanzino dell’infermeria una ragazza un poco più grande di lei con die grandi occhiali tondi e un visino d’angelo.

 

“C  ciao Mic…

“Buonasera a te Mya…

“Sono contenta che tu stia…bene…

 

Che carina…era arrossita; Nami sogghignò fissando insistentemente il marine che cercava di ignorare i suoi sguardi allusori e le risatine dell’altro ragazzo che aveva chiamato l’infermiera.

 

“Grazie della premura…Analah?”

“È già a casa…sta bene, era in pena per te…

“Grazie per esserti presa cura di lei…

“Ma no. È un piacere…

Ehm…scusate, ma io avrei fame, e sarei pure stanca, questo fesso mi ha detto che arrivavamo per la sfornata delle sei ma…

“Ragazzina, non ho precisato se erano di mattina o sera…

Argh!!!!”

“E per la precisione siamo pure in anticipo…mancano cinque minuti…

“Ti detesto!”

“Ora segui Mya…addio…

Ma…

 

Lo vide allontanarsi e prendere in disparte alcuni secondi l’infermiera, riferirle qualcosa e salutarla dopo che questa gli aveva annuito timidamente.

Non aveva battuto ciglio nel dirle addio. Questo un poco la ferì facendole chinare il capo delusa.

 

…che poi, cosa mi aspettavo dal lui? Dopotutto è un dannato marine…però…nasconde qualcosa me lo sento…

 

Seguimi per favore…

Ah…si…

 

Una volta dentro la fece spogliare ed indossare una divisa bianca composta da casacca e pantaloni larghi.

 

“Usa pure quella biancheria…è pulita…ma prima dovrei medicarti quelle escoriazioni e praticarti un iniezione….Mic mi ha detto dello spillo avvelenato…

Grazie…ma per l’iniezione fa lo stesso mi ha  detto che è passata…

“Non del tutto, ti devo dare uno stimolante, o gli effetti torneranno, con la belladonna di quella gente non si scherza…

“Perché?”

“Dammi il braccio destro per favore…

 

Annuì delusa, quella tipa era timida ed insicura…ma non parlava di fatti estranei al suo lavoro.

Sorrise, dopotutto era un infermiera della marina, con un debole per il suo capitano per giunta.

 

“Nhm!”

Fatto…ora segui Lance…ti condurrà alle…prigioni, addio…

“Che strazio con ‘sti addii…

“Eh?”

Ah…nulla, grazie e ciao…

 

Seguì il ragazzo di prima oltrepassando il palazzo verso le collinetta che distava poche centinaia di metri lanciando uno sguardo alle grandi vetrate del palazzo.

 

“Quello è il palazzo del reggente…augurati di non doverci mai entrare…

“Perché?”

“Perché li ci abita il reggente…hih hiii

 

Lo guardò storto prima di riprendere a scrutare l’interno mostrato dalle finestre.

Al secondo piano, sulla rampa di scale che saliva al terzo vide la sagoma di Mic.

Era lontana, accompagnata dal altre persone e ora si era fermato ed aveva preso a discutere con un uomo enorme che vestiva il giaccone di Ammiraglio o qualcosa del genere da quello che poteva vedere.

Si erano fermati alcuni istanti, poi il primo aveva sceso le scale, mentre Mic proseguiva verso l’alto.

 

“Per di qua…

 

Lo seguì entrando in una specie di tunnel che scendeva nelle umidità della collinetta, mentre cercava di memorizzare bene la strada per quando sarebbe scappata, per ora sarebbe stata al gioco e si sarebbe comportata bene.

 

Eccoci…mi spiace ma sarai sola…

 

Entrò nella grande cella dirigendosi verso la branda e buttandocisi sopra.

Era esausta, e non vedeva un letto decente da troppi giorni.

Si addormentò subito mentre il marine la guardava stupito e chiudeva la cella a triplo giro.

 

“Sembra che la prigione non ti spaventi piccola…

…è così…”

 

Rise e poi si allontanò fischiettando allegro nelle cupe corsie sotterranee.

 

 

 

 

……………………..

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Al largo la Sunny si avvicinava forse un po’ troppo lentamente alla spiaggia, sul ponte non c’era movimento.

La stanza comune era vuota e nessuna luce stava accesa.

Solo sulla torretta si notava l’innaturale tremolio del nuovo e ultratecnologico cannocchiale inventato da Usopp che ora, modificato a puntino mostrava la visuale correttamente e non più capovolta come in principio.

Forse era un po’ instabile, ma questo era dovuto al fatto che a dirigerlo c’era il fifone per eccellenza.

 

Hey Usopp!! Vieni a cena?”

“AAARGHH!!!”

“CHE C’È  ARRIVANO I MARINE? AIUTO!!!”

“No Chopper, era uno scherzo ahhhah ahh!!!”

 

Cercando di sembrare calmo, coraggioso ma soprattutto credibile l’infallibile cecchino raggiunse l’agitata renna ed entrarono in cucina per mangiare.

 

 

 

Intanto intorno all’imbarcazione le acque placide si sopivano per la notte, ribollendo in profondità di anomali spostamenti di massa che producevano altrettante anomali e grosse bolle d’aria.

 

 

 

…si sa bene che il mare è calmo solo in superficie….

 

….sotto, chissà cosa nasconde….

 

 

 

 

 

 

 

 

TH

 

 

Ciao ragazzi!!! ^()^ bentornati e grazie per essere giunti a leggere fino a qui!!!

Siete carissimiiiiiiiiiiiiii!!!

 

Grazie a Xmirax: Grazie cara!!  Visto che avevi ragione? Beh sulla zampa sorvoliamo, un po’ di terrore lo doveva provare Nami….e poi doveva farsi un po’ un idea sugli abitanti ufficiali e non dell’isola no? XD poi l’aiuto di Mic è arrivato, in tempo per fortuna!!!

Beh ti ringrazio per le belle parole….GRAZIEGRAZIEGRAZIEEEEEEEEE!!!!

^___^a presto!!!! (ci conto eh?)

 

 

A Butler: Che gentile che sei Bu  chan!!! ^()^ miii se mi gaso!!!! Spero ti piaccia anche questo capitolo, che è un po’ incasinato forse…(ma voluto così sia chiaro XD XD) salutami la socia Ansia e tranquillizzala….stavolta sono stata anche abbastanza…veloce nell’aggiornare no? Gwah!!! A presto e GRAZIE UN MONDO ANCHE A TE BU  CHAN!!!

 

 

A Beatrix: Socia dei Nomadi eccoti!!! Grazie mille delle belle parole, ebbene si, ti ringrazio di nuovo e ufficialmente, dato che nella mail poi ho sproloquiato anche su altri argomenti…XD

Sei stata gentile a commentare!!! Un bacione e alla prossima!!!!

^_____ -

 

 

Giodan: Tranquillo Gio che non abbandono la fiction….mi piace troppo scriverla anche se a volte mi inceppo, ma è perché mi vengono un mucchio di idee sempre nuove e poi cerco di metter giù i chappy in maniera che anche se un domani decido di modificarle riesca ad inserire le nuove idee senza sconvolgere la trama…sembro scema eh? Ebbene lo sono u.u e tanto anche….XD

Grazie del commento e a presto!!!

 

 

Smemo      :I ragazzi dormire? Loro? Sei sicura??? Li credi i tipi? Proprio loro!!? Ma vaaaaaaaaalà Smemo  chan….loro sono delle bestie altro che umani….devono rimanere assieme, devono comportarsi come farebbero normalmente (e tenersi dentro le preoccupazioni…) sennò non sarebbero più la ciurma di Rufy no?

Grazie del commento kara…un bacio =^()^=

 

 

E Gef: Tesora!!! Ma ciao gentilissima che sei!!!!! Liberarmi di te….chi io? Ma cosa mi dici mai!!?

Mi rattristerei se non ti vedessi ç____ç ci tengo al tuo parere sia chiaro u.u

Perciò ci sentiamo a questo ok? Fammi sapere che te ne pare….^____^

Un abbraccio!!!!

 

E grazie a chi l’ha messa nei preferiti….miii diventate sempre di più *.* grazieeeeeeeee!!!!!

 

 

       Allen_Anne_Black  
       Barby        
       Beatrix  
       Butler  
       camoeight  
       dom8     
       elie8     
   gef  
       giady        
          Giulia Bosch  
          hawana        
          hikaru_angelic  
          Jemanuele88        
          keiko         
          la kikka  
          Nanni        
          ny           
       renny uchiha  
          Rue Meridian  
          SheDevil  
          sihu  
          Smemo        
          xelybacix  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Lo sbarco....l'incontro....la scelta... ***


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Vedi niente?”

Nhn…tutto tranquillo….non si sono accorti di nulla per ora…”

“Ottimo, continuate in questa direzione, più avanti cominciano gli scogli, fate attenzione…

 

Robin chiuse la comunicazione riponendo il lumacofono al suo posto.

Dovevano fare attenzione, c’era sempre la possibilità che le loro chiamate venissero intercettate da quei dannati lumacofoni neri e questo non potevano permetterselo.

 

Robin…

“Si Sanji?”

“Ti rendi conto di quello che hai fatto?”

“Che ho fatto?”

“Hai dato indicazioni a Zoro! Quello come minimo arriva agli antipodi…

“Ma con lui c’è Brook…

“Un altro di quelli giusti….”

 

Il biondo spense la sua ennesima sigaretta nel miniportacenere tascabile riprendendo a pedalare.

 

“Certo che ce ne vuole di forza per far muovere questi affari…quel genio di Franky non poteva metterci anche un dial per facilitare gli spostamenti?”

“A dire la verità ci sarebbero, ma smuoverebbero troppa acqua e attireremmo l’attenzione…mi spiace, dovremmo pedalare…

 

L’archoeloga sorrise e lo chef di bordo andò in estasi cominciando a pedalare come un folle.

 

“Lascia stare mia dea, pedalerò io per entrambi mosso dall’ardore dell’ amooooore!!!”

“^___^”

 

 

 

 

La situazione era questa:

 

Sott’acqua, a circa dieci, undici metri dalla superficie e mezza giornata di navigazione dall’isola di Mirror si muovevano più o meno sincronizzati tre strani esseri.

 

Uno squalo, una specie di botte e quello che sembrava un barracuda tropo cresciuto.

 

Erano tutte le creazioni anfibie di Franky, le famose sorprese celate nella chiglia della nave alle quali si aggiungeva la mini Marry.

Come suggerito da Robin, sei volontari dell’equipaggio si sarebbero avvicinati all’isola a bordo di quelle macchine lasciando la Sunny a debita e sicura distanza dall’isola, in questo modo non sarebbero stati avvistati e avrebbero raggiunto la spiaggia con la massima segretezza.

Questo ovviamente se tutti seguivano alla lettera le sue istruzioni.

Procedere a velocità regolare ma ridotta.

Mantenere delle distanze stabilite in modo da riuscire a fuggire nel caso fossero stati scoperti e dirigersi esattamente nel punto più pericoloso della spiaggia, gli scogli appunto.

Li l’archeologa aveva notato che la sorveglianza era minima, e che di notte non veniva minimamente battuta perciò sarebbe stato facile introdursi sull’isola da quell’attracco, l’unico problema erano gli scogli, ottimi aiutanti da una parte, ma nemici pericolosi dall’altra.

 

“Hey Robin!!”

“Che c’è capitano?”

“Passami Sanji…

Ok…

 

Robin porse l’apparecchio al biondo.

 

 “A te cuoco, il capitano vuole parlarti…

“Che c’è zucca vuota?”

“Mi stavo chiedendo….i polipi giganti sono buoni non è vero?”

“Ottimi! Bolliti, tagliati a rondelle o fettine finissime e conditi con olio limone e pepe…ma che c’entra ora?”

…è che ne ho appena catturato uno! Me lo prepari per cena appena sbarchiamo?”

“IDIOTA TI SEMBRANO DIOSCORSI DA FARE CRETINO DI UNA ZUCCA GOMMOSA!!?!?!! BOLLISCO E AFFETTO TE INSULSO CHE NON SEI ALTRO!!!!”

 

Riattaccò con rabbia sbagliando l’aggancio guardando fuori dall’oblò per vedere una piovra enorme avvinghiata allo scafo del mini subshark  al bordo del quale stavano Franky e Rufy.

Era chiaro che fossero loro ad esser stati catturati dalla piovra e non il contrario.

 

…menomale che siamo in apnea altrimenti ci avrebbero già scoperti…

“Poverino, chissà come si annoierà…

“Non difenderlo sempre Ro….nh?”

“Qualcosa non va?”

“Ho perso il contatto visivo con quel dannato marimo…non vedo più il barracuda…chissà dove diavolo sta andando, quello si perde anche ad andare diritto, ma si può essere più idioti??”

“L’importante è che raggiunga l’isola, e poi se siamo divisi è meglio no?”

“Dici?”

“Sarà il primo a farsi beccare, attirerà l’attenzione e noi potremmo muoverci con più tranquillità…

“L’avevi previsto non è vero?”

“^___^”

“Mi chiedo se sull’isola ci arriverà mai quell’idiota!”

“^____^’’’’’ ”

 

A Robin cominciarono a venire dei dubbi in proposito ma celò bene l’impressione e si concentrò sul calcolo della distanza rimasta.

 

“Direi che dovremmo esser li per sera…

“Perfetto! Così mangeremo il polipo gigante!!!”

“MA SEI ANCORA IN LINEA IDIOTA!!!?”

 

Sotto il pelo dell’acqua alcuni banchi di sardine scattarono contemporaneamente a sinistra guardando allibite la scena di uno strano squalo con attaccato un polipo venir caricato da una botte enorme.

Erano pesci, ma rimasero comunque sconvolti dalla scena.

 

“Accidenti!! Che diavolo avranno da dirsi quelli la? È da più di dieci minuti che cerco di chiamarli!!! Stanno sbagliando direzione!!!!”

Yohohoho!!!! Quarda quanti pesci!”

“Sta zitto scheletro! Mi distrai!!!”

 

Zoro, ormai al limite della pazienza decise di aumentare la velocità, non aveva voglia di tornare indietro per aspettarli perciò decise di sbrigarsi.

Prima arrivavano prima la trovavano e prima la riportavano indietro.

 

Nami…

 

Chissà che stava facendo, se era spaventata e se davvero, come aveva detto Sanji l’avevano curata da quello squarcio al ventre che si era procurata per aiutare lui.

Lei, che pensava sempre a sé stessa, che scappava al minimo pericolo e lo costringeva a farle da guardia del corpo….lei che aveva sempre da ridire su tutto quello che faceva, che lo ricattava rinfacciandogli debiti assurdi, che si arrabbiava se lo beccava addormentato fra le sue piante, lei che si era preoccupata della sua Wado e l’aveva recuperata, che faceva la testarda e la scontrosa mentre invece aveva un cuore grande come il mare….lei,

 

…che negli ultimi giorni era presente nei suoi pensieri più che mai.

 

 

Nami…

 

Chiuse gli occhi un solo istante, e ciò che vide fu il suo viso sorridente di quella volta al molo di Coconut Village il giorno della loro partenza.

Quel sorriso sincero quasi infantile dentro quel volto chiaro coi capelli mossi dalla brezza e quella risata di chi la sa lunga.

 

NAMI!!!!!

 

 

 

 

 

…………………………………………..

 

 

 

 

 

Aprì gli occhi di scatto spaventata dal rumore del chiavistello rizzandosi a sedere sulla branda.

Quanto aveva dormito?

Sussultò presa dai brividi, era umido li dentro e nonostante la stanza fosse pulita l’umidità dell’esser sottoterra si faceva sentire.

 

brrrrrrrrrrrr

“Hai freddo?”

Nhm…

 

 

Annuì al vecchio marine che fece capolino nella sua cella, era alto e massiccio e anche se sembrava aver passato la cinquantina aveva un passo spedito ed un portamento possente.

 

“Avrai fame, seguimi …”

 

Lo guardò basita, mentre alcuni minuti dopo guardava confusa la grande tavola imbandita apparecchiata solamente per lei.

Aveva fame, ma non si fidava.

 

“Tranquilla, la cena non è avvelenata…

 

Alzò un sopracciglio scettica, chi glielo assicurava?

Il marine la guardò roteando gli occhi tossendo una mezza risata mentre sorridendo prendeva un pezzo di pane ed una porzione di minestrone.

 

“Non avrebbe senso avvelenarti, se lo avessimo voluto saresti già morta no?”

“Che ne so, cambiate idea al mutare del vento voi….”

 

Sbuffando la rossa tolse dalle manone del marine la ciotola di minestra fumante e cominciò a mangiare avidamente.

 

“Ho saputo della tua mossa, sei in gamba bamboccia…

“A che ti riferisci?”

“Alla manovra che hai imposto al Camaleonte per evitare la tempesta…

“Ah, chiunque l’avrebbe avvistata era praticamente…

“Gli esperti del mio vascello sono i migliori metereologi della marina eppure non hanno previsto nulla…

Impossibile…

“Non c’era nulla davanti alla nave, né un vento anomalo, né correnti fredde men che meno nuvole, nessuno avrebbe potuto anticipare quella mossa eppure tu l’hai fatto…

“…”

“Mi chiedo, come?”

 

Smise di mangiare rallentando la masticazione alzando lo sguardo su quello chiaro dello strano marine che la guardava serio, con una nota di curiosità sia nella voce negli occhi, le labbra serrate in una linea inespressiva e le mani giunte a pugno sotto al mento.

Non la spaventava, ed era chiaro che l’intento dell’uomo non era quello, le stava solo tenendo compagnia mentre mangiava cercando di scucirle informazioni, niente di più.

 

“L’ho sentita e basta…

 

Rimase immobile a fissarla non del tutto convinto ma poi decise di lasciar perdere.

 

“Se hai finito seguimi, ti riaccompagno in cella.”

 

…………………………….

 

 

 

 

 

La pallida luna che si rifletteva ondeggiando sulla superficie dell’acqua nera d’oscurità e silenzio a pochi metro dalla riva.

Le onde sciamavano l’una sull’altra creando moto, destabilizzando l’avanzare della nera sagoma in esse sommersa.

Poi d’un tratto, come se le fosse stato ordinato la brezza marina cessò di colpo e dal silenzio sopraggiunto emerse un guscio lucido d’acqua che si arenò contro la spiaggia.

Ancora silenzio e poi rumore di passi e bisbigli incomprensibili.

 

Così arrivò a Mirror la prima unità della Sunny.

 

“Strano, non  vedo scogli qui…”

Yohohoho! Per forza, siamo andati diritti anziché seguire gli altri e virare a tribordo.”

“Bah, comunque sia siamo i primi, vediamo di darci una mossa.”

“Sono d’accordo, ma prima direi di nascondere l’unità sottomarina…

“Hai ragione Brook, non vedo marine qui, ma la prudenza non è mai…

 

CRACK!!!!

 

L’attenzione dello spadaccino scattò alle sue spalle, al rumore sospetto che aveva tradito chiunque si fosse trovato nascosto dietro alla linea di arbusti che costeggiavano la spiaggia a pochi metri dalla riva.

In un istante le sue due spade erano sguainate e incrociate sulla difensiva, perfettamente pronte a parare gli attacchi che Zoro si era visto rivolgere contro.

 

Cling cling, clong

 

Metallo contro metallo, piccole scintille si crearono dallo scontrarsi dei corpi estranei contro le lame delle katane finendo ai lati dello spadaccino mentre qualcosa si conficcava a terra nella sabbia.

 

 

“Chi è la!?”

 

Uno spostamento d’aria e alla sua sinistra qualcosa di luccicante gli stava finendo addosso.

 

Grrrrrrrrrrrrr

 

Ancora lo stridio di lame e lo scintillare di lingue aguzze.

 

“Ti avverto chiunque tu sia, sto perdendo la…

 

STONK

 

…Pazienza!?”

Yohohohho! Sistemato!”

“Ah, Brook…

 

Lo spadaccino si rilassò abbassando le spade per avvicinarsi alla grossa sagoma nera che giaceva a terra priva di sensi.

 

“L’ho tramortito, ma ne arriveranno degli altri, meglio spostarsi!”

“Strano però, non sembra un marine…

 

Con la punta dello scarpone Zoro voltò l’individuo che si rivelò essere un uomo sui ad occhio e croce sui quaranta vestito da selvaggio e disarmato a parte una lunga canna di legno nella mano sinistra semiaperta.

 

“Che sia un indigeno?”

“Non ha importanza, andiamo Brook”

Yohohoho, lo lasciamo qui?”

“Che vuoi fare, caricartelo in spalle?”

 

………………………………….

 

 

 

“Ci siamo, ora fate attenzione mi raccomando!”

“Agli ordini Robin, vedrai che quegli scogli non ci sfioreranno nemmeno!”

“Anche voi cyborg e Capitano…

“Potresti anche cominciare a chiamarmi per nome no?”

 

La voce di Franky attraverso il lumacofono scatenò una piccola risata nell’archeologa che ancora non si era abituata a chiamarlo per nome, poi la sua attenzione fu catturata dal pericolo degli scogli aguzzi e dalla vicinanza della spiaggia.

 

Stiamo arrivando, Nami

 

 

Lei era l’unica che chiamava per nome.

 

……………………………………

 

“Uffa, non capisco perché mi tocca sempre la fatica maggiore, l’idea è stata tua se non sbaglio mucchio d’ossa!!”

Yohohoho! Appunto! Sono uno scheletro io, non posso portarlo in spalle perché di spalle non ne ho yohoho…

“Si si, falla finita, piuttosto da che parte?”

 

Davanti a loro, illuminati dalla chiara luce lunare alcuni sentieri si diramavano dalla via che stavano percorrendo.

Zoro appoggiato ad un palo alquanto instabile riprendeva fiato aspettando la risposta del compagno.

 

“E io che ne so!”

“Come che ne sai!? Dimmi una direzione accidenti!”

“Sinistra!”

“Perché sinistra?”

“Come perché, è una direzione yoho…

“Finiscila con quel ritornello mi hai rotto!”

“Non agitarti o rischi di scivolare, e se non vuoi andare a sinistra vai a destra…

“Allora si va diritti!”

“Sei sicuro?”

“Si!”

 

Detto questo l’ex cacciatore di taglie avanzò con la zavorra tramortita ancora in spalle seguito da un perplesso Brook che si stava domandando il motivo della richiesta del ragazzo se poi aveva deciso tutt’altra cosa.

 

Oltrepassarono il palo di legno al quale si era appoggiato Zoro su cui erano inchiodate delle piccole assi distorte dall’umidità e alquanto rovinate che segnavano varie direzioni.

Quella che indicava la via di sinistra diceva “Mirror Village” mentre quella che proseguiva diritta oltre ad essere la più sciupata portava incisa la scritta “Riserva”.

 

 

In quel preciso istante una nuvola nera coprì il tondo lunare oscurando per alcuni istanti il cielo, lasciando che le sagome in movimento lungo il sentiero che costeggiava la scogliera si inoltrassero nella vegetazione e permettendo così a coloro che arrivavano dalla baia degli scogli di emergere indisturbati proprio alla fine del sentiero che scendeva a destra, nominato dal tassello di legno inchiodato al palo “Spiaggia”.

 

Ora erano tutti all’isola.

Il piano di Robin poteva incominciare.

 

 

 

 

 

TH

 

 

Ed ecco che la cricca è sbarcata in qualche modo sull’isola; dunque i due spadaccini vanno incontro a guai seri, ve lo dico subito.

Gli altri quattro che faranno? Mah alla mia ispirazione l’ardua sentenza…hih hih ihh!!!

Intanto ringrazio i mitici miti che hanno recensito, ovvero:

 

 

Giodan:

^w^ grazie delle belle parole,

sono state un bell’incoraggiamento

oltre che gradito complimento!!!

Fammi sapere!!!

 

Butler

Spero che la socia Ansia

Non stia meditando di ammazzarmi

Visto il grosso ritardo XD

Spero sia bello sto chappy!

Ciao e grazie!!!

 

Xmirax

Waah, si, la Sunny è in buone mani

(‘’’’’’NdSunny)

Vedrai che presto svelerò tutto

Ma poco alla volta….

^___ a presto!

 

Smemo92

Grazie, mi hai scritto delle belle parole Smemo,

spero di riuscire a trattare bene ogni personaggio,

e di non far casini soprattutto!!!

Anche perché ognuno avrà il suo ruolo,

chi più chi meno!

Ciauz!!!

 

Beatrix

Heylà bea!!!

Grazie del fischio, vedrai che casino

Succederà…guahhahhah!!!

A presto!

Ps, è antica, ma credo di aver risposto alla tua mail…già già…

 

Gef

Ho aggiornato prioma che potevo ^__^’’’’

(Bugia immensa bugiaaaaaaaaaaaaaaaa <.<’’’)

Ehm…fammi sapere cara!!!

 

Grazie a codesti che l’han messa nei preferitià

Allen_Anne_Black
Barby95
Beatrix
Butler
dom89
elie84
gef
giodan
Giulia Bosch
hawana17
 Jemanuele8891
keiko- 93
la kikka
 nami_03
 ny-152
 renny uchiha
SheDevil
sihu

 

E coloro che l’hanno nelle seguite!!

 

dubhe93

hikaru_angelic
Rue Meridian
Smemo92

 

 

Spero la storia vi continui a piacere!!!

Ciau!!!

 

 

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Capitolo 8
*** La prigioniera libera, l'uomo libero in trappola e...due spadaccini ko ***


 

 

Sorrise nel sonno voltandosi su di un fianco per stare più comoda.

Nei sogni Nami era libera e non prigioniera in un isola a lei sconosciuta, nei sogni era assieme ai suoi compagni a far baldoria e divertirsi, non in una prigione sotterranea ed umida raggiunta ad intervalli regolari da spifferi di vento più o meno freschi.

 

Ed infatti eccolo, uno sbuffo fresco e deciso dal profumo di ghiaccio del quale conosceva bene origine e nome oltre ciò che portava; era un vento benevolo che assicurava numerosi giorni di bel tempo quando il suo alito arrivava a lambire le coste della terraferma o navigazione tranquilla se soffiava nelle vele della imbarcazioni in mare, era una spinta dolce e costante che cullava le navi lasciandole scivolare su acque placide.

Era il vento che soffiava con maggiore frequenza su Coconut Village, il primo vento del quale aveva imparato il nome: era il Maestrale, vento che da secoli tracciava rotte e vie di navigazioni permettendo all’uomo di sfruttarne la forza, era l’aria che aveva insegnato ai più grandi navigatori i segreti della vita in mare e ne aveva dettato i tempi, era il padre di tutti i venti, lo stesso che le rinfrescava il cuore quando a pieni polmoni lo respirava dal ponte della Merry o della Sunny, lo stesso che ora la stava confortando.

 

Aprì gli occhi alzandosi a sedere concentrandosi per capire da che parte entrasse ma nella completa oscurità di quella stanza era impossibile farsene un’idea, le fiamme delle torce accese appese al muro tremavano al suo passaggio e questi rimbalzava contro le pareti confondendole i sensi.

Sorrise stiracchiandosi le braccia per poi rimettersi a letto.

 

E di nuovo sognò loro, il loro affetto e la libertà che come quel vento era…reale.

Anche in prigione Nami era libera.

 

 

 

 

…………………………………

 

 

 

Con un rapido colpo del pollice scosse il suo sigaro sopra l’elegante posacenere d’agalmatolite raffinatamente cesellato facendone cadere la polvere all’interno.

Era stufo di tutte quelle scartoffie sparpagliate sulla scrivania, stufo di dover recuperare il lavoro che era costretto a tralasciare quando era in mare, stufo di fare ricerche, domande e prendere appunti che dopo più di dodici anni non lo avevano ancora condotto a niente.

 

Mikhael era stufo d’essere alla ricerca di qualcosa che probabilmente non avrebbe mai più trovato.

 

Buttò svogliatamente un plico di foglietti sul suo piano lavoro affondando nello schienale della poltrona in legno morbidamente imbottita di pregiata stoffa cercando di trovare per l’ennesima volta lo stimolo a non mollare ma perseverare, a non arrendersi all’evidenza della sua grande mancanza…a….a….

Sbuffò irritato dallo stato in cui si trovava, non sapeva nemmeno lui a cosa si stava arrendendo.

La stanchezza di quella missione assurda non la sentiva nemmeno più, se aveva tenuto duro per dodici anni senza mai stancarsi significava che a quella condizione era diventato immune, quello che realmente lo affliggeva era la piena coscienza dell’utilità che poteva assumere quell’eterna perdita di tempo.

Perché se non fosse riuscito a completare la sua ricerca tutto si sarebbe ridotto a quello, a dodici anni sprecati e mille illusioni consumate fra carte, mappe, rotte e domande risposte a metà e intere nottate in bianco a chiedersi una sola unica cosa.

Perché?

Perché stava cercando con tanta foga qualcuno che era scappato abbandonando tutti e tutto? Perché nel profondo sperava di poterli nuovamente ritrovare…perché ancora insisteva?

 

Seccato afferrò la tazza di caffè ancora bollente posando lo sguardo su di una foto incorniciata bella grande appoggiata all’angolo sinistro della scrivania.

 

“Mimic?”

 

Eccola li, sbadigliante e assonnata sulla soglia del suo studio la semplice e unica risposta alle sue mille rese interiori.

 

“Che fai ancora sveglia Nani?” il tono che gli uscì fu dolce e quasi sussurrato.

“…non chiamarmi Nani…sono grande ormai…”

 

Sorrise riappoggiando la tazza stando attento a non macchiare nulla.

 

“Tu non chiamarmi più Mimic e io non chiamerò più te Nani…”

“…accordato…”

 

Agitando mollemente la mano in segno d’accordo mosse qualche passo verso di lui ondeggiando ancora instabile sulle proprie gambe che fino ad un attimo prima stavano al calduccio sotto le coperte di un soffice letto.

 

“Non hai sonno?”

“Più di te semmai fosse possibile…”

“Perché sei sveglio allora?”

“Tu perché lo sei?”

“Dovevo fare pipì ho visto la luce accesa e….oooooooh ma cosa mi fai dire scemo?”

 

Nonostante fosse imbarazzata  la voce le uscì in maniera lenta e assonnata scatenando una sommessa risata da parte di Mic.

 

“Due minuti e ho finito…vai anche tu o rischi di fartela addosso…”

“…non ho nemmeno la voglia di picchiarti ora…ma lo farò domani…se non va a finire come le altre volte che poi penso di sognarmi tutto…scemo un'altra volta!”

 

Tossì una nuova risata alla buffa espressione assonnata e irritata che gli venne rivolta dalla sorella alzando i palmi dal tavolo in segno di scuse certo che l’indomani, come le precedenti venti volte lei si sarebbe dimenticata ogni cosa.

 

“Sai, sulla nave l’altro giorno…”

“Ti sei spaventata?”

“Affatto, ma ho incontrato un pirata spadaccinio che era dannatamente incavolato col mondo, stava cercando la vostra prigioniera come un forsennato…”

“Che ci faceva nell’area alta? Le guardie che stavano a…” Per un istante la sonnolenza svanì ed una punta d’irritazione gli ribollì nel sangue, aveva affidato Analah alle cure dei suoi sottoposti e loro non…

“Ecco io, ero in infermeria….con Mya…”

“Ti avrò detto e ripetuto mille volte che NON DEVI MAI allontanarti dai tuoi alloggi cribbio!” testa dura di una marmocchia; le ultime parole le sibilò ma a lei comunque non sfuggirono e gli rifilò una linguaccia da manuale.

“Lo so ma mi annoiavo…”

A quell’esclamazione cominciò a pulsargli la vena sopra il sopracciglio  sinistro… adesso  faceva pure la vittima, optò per un respiro calmo dato che sopprimerla non l’avrebbe di certo fatto sentire meglio.

 

“E dimmi, farti ammazzare da un branco di selvaggi ti sembrava un ottimo rimedio scaccia noia? Ma sei diventata scema per caso?”

“Non sono selvaggi!! O almeno, lui non lo era ecco! Ha evitato che Mya si ferisse…quando ha tentato di difendermi…”

“Lo vedi che eri nei guai? E hai messo in difficoltà Mya…accidenti Nani!!” la vena sopracitata pulsò ancor più evidente quando le rifilò un mega castagnone sulla zucca facendole uscire gli occhi dalle orbite.

 

“Mi aveva preso per la collottola come se fossi stata un gatto, dato del marmocchio e detto di star zitta…” con la castagna era passato metà del sonno pure a lei scattando indietro immediatamente sulla difensiva per evitarne un possibile altro, era sorprendente la velocità con cui suo fratello si muoveva…e tornava al proprio posto.

Passandosi una mano sugli occhi stanchi sospirò distendendo le gambe oltre la scrivania. “Conoscendoti lo avrai preso a calci negli stinchi…” rise sbuffando fuori il nervisismo.

“Due volte! Uno per gamba e per insulto così se li ricorda…hih hih….dovevi vedere che espressione aveva…”

“Vedi che te le cerchi?...sei una sciocca Nani…Mya avrebbe potuto farsi del male per colpa tua…e io non c’ero a difendervi…”

“Non puoi esserci per tutto, e poi ho già dodici anni, so badare a me stessa…”

“Lo so ma non devi! Per questo ci sono io…”

“Ma…” continuava a massaggiarsi la parte lesa piagnucolando lamentele.

“Nani!”

“Uffa…è umiliante!”

“Sempre meglio che attirarsi addosso le mire di…” gli veniva la repulsione persino a pensarlo quel nome…

“Ho capito…”

“Capito cosa?”

“Non disubbidirò più, non metterò in pericolo Mya e me ne starò a marcire nei miei alloggi-prigione da brava bambina…”

“Guarda che sui terrazzi puoi uscire…”

“Scemo!”

 

Lo incenerì con lo sguardo e questa volta l’intenzione era seria.

Mic si addolcì sia nello sguardo che nel tono di voce.

 

“Nani…non sarà per sempre così…”

“Me lo ripeti da 5 anni ormai, da quando…”

“Se lui lo viene a sapere, se saprà che ciò che va cercando è già qui sarà la fine per noi e per…loro…” indicò con un colpo secco del volto la finestra, o meglio, ciò che da essa si intravedeva.

 

Analah schiuse gli occhi mordendosi il labbro inferiore, sapeva chi intendeva Mic per loro, erano coloro che stava cercando di salvare e difendere dalle smisurate e crudeli ambizioni di quel cretino che si era autoproclamato reggente…

A Mirror viveva ancora tutto grazie ad una bugia, bugia che li aveva salvati ma anche imprigionati in quell’enorme gabbia invisibile e che impediva a lei di uscire per strada quando voleva e a Mic di…dormire almeno quelle stramaledettissime otto ore al giorno.

Girò il viso a destra verso la grande vetrata che dava sul retro della cittadina, dove le luci del villaggio svanivano e incominciavano a spuntare le prime fronde degli alberi che andavano a circondare l’obelisco bianco.

Li c’era il cuore della loro bugia, li c’era la riserva…e dentro c’erano loro.

Sbuffò sconsolata prima di arretrare verso l’uscita.

 

 “Non stancarti troppo fratellone… buonanotte…”

“…Nani?”

“Che c’è?”

“Ricordati di fare pipì…”

 

Schivò ridendo la sua pantofola sentendola imprecare fra sbuffi e sbadigli, poi la porta del bagno si chiuse, le luci si spensero e lui guardò un ultima volta quella fotografia ingiallita prima di premere l’interruttore  e seguire l’esempio di Nani.

 

 

 

 

……………………………

 

 

 

Strinse occhi e denti sia per la rabbia che per il dolore dell’ennesimo ramo che gli si era schiantato sulle gambe dopo il passaggio di Brook che lo precedeva.

 

“Dannata marmocchia, ma che aveva negli stivali piombo?”

“Yohohoho…beata gioventù…hanno così tanta energia in corpo da far scoppiare la pelle…succede anche a me quando sono elettrizzato…”

 

Ci fu un breve attimo di pausa nel quale Zoro sbuffando non attese altro che il solito finale.

 

“Si fa per dire dato che la mia pelle non può scoppiare dal momento che non ce l’ho più …yohohoho!!!”

Si trattenne dal mandarlo al diavolo guardandosi piuttosto intorno.

“…ma dove accidenti ci troviamo?”

“Non ne ho idea…”

“Ma se sei tu che stai davanti…”

“Perché tu hai detto di andare diritto yohoho…”

“Finiscila!!!”

 

Gli impose silenzio gracchiando esasperato, quel ritornello cominciava a detestarlo.

 

“Comunque dubito che abbiano portato qui Nami…non c’è altro che bosco qui…”

“Torniamo indietro?”

“Nhm…”

 

Fece retro-front  calpestando le orme che aveva appena lasciato nella densa melma del sottobosco, poi, un alito di vento anomalo gli fece rizzare le antenne.

 

“Brook…”

“Si, me ne sono accorto…siamo seguiti…”

 

Con un colpo secco lasciò cadere il peso che ancora aveva in spalle portando entrambe le mani sulle impugnature delle sue spade.

 

“Finalmente si balla!”

“Yohohoho! Non aspettavo alt…”

 

Tempo due secondi ed erano fuori gioco.

 

…non gli inseguitori però…

 

 

 

 

 

TH

 

 

….yuuuuuuuuuhu…c’è nessuno? XD eccomi di ritorno dopo un annetto e qualche giorno…si si, bruciatemi maleditemi e fate ciò che più vi aggrada…sappiate cmq che codesto chappy è solo la prima parte, degli altri vi racconterò in seguito (sperando non arrivi settembre 2011…hih hih hi!!!) lo so, non c’è un c_ _o da ridere <.< le recensioni perciò le lascio alla conclusione, intanto vi ringrazio per le bellissime parole e per la costanza, semmai qualcuno di voi lettori fosse ancora in circolazione…

Notte mondo!!!

^w^

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Capitolo 9
*** Il ricordo....la fuga...il salto ***


  
Aveva fallito di nuovo.
Sbuffando e facendo attenzione a non farsi beccare dai marine sgattaiolò oltre le siepi del campo base fondendosi alle ombre della sera ormai scesa zigzagando fra le casse dei rifornimenti appiattendosi contro la parete del magazzino mentre alcuni soldati correndo uscivano dal cortile, proseguendo infine verso la capanna più isolata di tutte.
Prese un profondo respiro prima di levare il pugno per bussare alla porticina del retro che tuttavia si aprì prima che la potesse sfiorare.
 
“Sei sempre il solito idiota!!!”
 
Un pugno gli fracassò la testa nell’esatto punto di congiunzione delle ossa frontali non appena, aprendo la porta della sua abitazione, lei se lo ritrovò davanti e ne era certo, lo voleva stecchire quella strega maledetta!
 
“Hey!! Mantieni le distanze donna!”
“Sennò che mi fai?!?”
 
Ne ricevette un altro altrettanto secco e doloroso e per un attimo la sua vista diventò bianca.
Trattenne le lacrime tirando su col naso permettendosi un sommesso lamento.
Ma perché la provocava se sapeva quello che ne avrebbe ricavato poi?
Semplice, era troppo divertente farla arrabbiare perché gli occhi le diventavano di fuoco, le sopracciglia assumevano una forma assurda e persino la sua voce diventava più netta e decisa, e poi, dopo la dose giornaliera di cazzotti arrivava sempre quello sbuffo arreso, quel dolce sorriso e quell’unica parola…
 
“Entra!”
 
Guardando ovunque tranne che nella sua direzione la superò dirigendosi all’ormai abituale poltrona nella quale doveva per forza esserci lo stampo del suo fondoschiena tante erano state le volte che ci si era seduto sopra.
Sbuffando alzò ciò che rimaneva delle proprie maniche facendo lo stesso con la stoffa strappata e sporca dei pantaloni leggeri che indossava.
Aveva fallito anche questa volta…
 
 
“Ahio!!”
“Sei un incosciente Mic! Questo non risolverà nulla dannazione!”
 
I suoi meravigliosi occhi di cera plumbea tondi nella loro fanciullezza esprimevano già nonostante la tenera età decisione rabbia e…convinzione.
Lei sbuffò arrendendosi a quello sguardo ben sapendo che lui non avrebbe mai cambiato idea e prima o poi avrebbe finito sul serio col lasciarci le penne.
E tutto per cosa?
Cominciò a pulirgli le numerose escoriazioni che si era procurato nella sua sciocca e impacciata fuga di bimbo,era  incredibile il numero di sbucciature e ferite che martoriavano quel corpo dorato.
Mic sibilando per il dolore scostò bruscamente il proprio braccio dalla presa di lei distratto nel suo rimuginare.
 
“Non morirò vecchia strega! Non posso e non devo, non finché…”
“Si si ho capito, devi trovare i tuoi genitori, pensare a tua sorella salvare l’isola e magari cacciare anche noi marine dall’isola no? L’hai già detto l’altro giorno se non sbaglio, quando hai tentato come al tuo solito di fare irruzione in quella che ormai non è più la tua casa…”
“Invece lo è! Non è stata venduta a nessuno!!”
“Tuo padre l’ha donata al reggente prima di parti-…”
“Non è vero! Mio padre non è partito…è sparito, sono due cose un po’ differenti sai?”
“Sta di fatto che ora è una dimora governativa, rappresenta un baluardo della legge mondiale non ti è più concesso di…”
“Sei più ingenua di un bambino di tre anni! I re e le regine non spariscono dall’alba al tramonto, non se ne vanno abbandonando i loro figli al nulla senza nemmeno…”
“Se è per questo gli uomini non piangono Mic”
“Io non sto…sigh…piangendo…sniff…”
 
Calò il silenzio sui suoi singhiozzi nel quale lei rimase ad osservarlo lasciando che si sfogasse lasciando perdere l’ormai inutile ramanzina.
Era figlio di re…era indomabile.
Ed era solo un bambino..
 
Dalla finestra della cucina il tondo perfetto e luminoso della luna irrompeva attraverso il vetro.
Doveva essere notte inoltrata ormai, e a giudicare dalla calma e dal silenzio la concitazione generale della ricerca del marmocchio doveva essere scemata.
Lui sembrava anche essersi calmato, non singhiozzava più e si limitava ad osservare il nulla tenendosi la mano appena medicata sotto al mento.
 
 
“Ma cos’è che cerchi di tanto importante?”
“Figurati se lo vengo a dire proprio a te, un marine…e femmina per giunta!”
 
Quel commento gli valse una doppia dose di super-doloroso-disinfettante sulla ferita più grande che si era fatto al gomito.
Gridò come una marmocchia.
 
“Sei già piuttosto piccolo,  petulante, fastidioso e ricercato dai marine…non aggiungerci anche l’esser sessista perché giuro che ti consegno io stessa al reggente sono stata chiara?”
 
Scosse la testa punto nell’orgoglio, se non fosse stato per lei ci sarebbe finito da un pezzo nelle mani di quel maledetto.
Ripensandoci levò lo sguardo su di lei intenta ora a fasciargli l’avambraccio destro che era stato ferito di striscio da una pallottola.
 
“Com’è che mi aiuti?” arrossì rivolgendole quella domanda preferendo distogliere lo sguardo.
“Nh?”
“Hai capito…tu sei una marine…siamo nemici io e te!”
“Si, sono una marine, ma sono anche una persona ricordatelo.”
“E allora?”
“Essere marine non significa eseguire solamente gli ordini…essere marine significa credere nella giustizia.”
“…”
“…e per me non è giustizia rincorrere un bambino piccolo e ferirlo come fosse un criminale solo perché cerca…”
 
Mic lasciò perdere la timidezza e levò lo sguardo su di lei, intenta a trafficare nel cesto accanto alla cassetta del pronto soccorso.
 
“…questo!”
 
I suoi occhi si sgranarono.
 
“Bebu!?”
 
Alzò le braccia di scatto impedendogli di afferrarlo al volo.
 
“Se me lo avessi chiesto te lo avrei portato subito scemo!”
“Ma tu… come lo sai?”
“Sai…l’altra sera ero di ronda alla riserva ed ho avuto un piacevole incontro con una bambina tutta boccoli e lacrime che aspettava impaziente l’arrivo del suo grande eroe uscito in missione alla ricerca del suo adorato Bebu tenuto prigioniero nella stanza al terzo piano della residenza Cassandra!”
“Analah!? Te lo ha detto lei?”
“Esatto…”
 
Rimase senza fiato osservando le fattezze del pupazzo preferito di sua sorella, uno sgorbio che somigliava ad un mostro marino pieno di tentacoli con due buffissimi occhi viola e strabici.
Esitando allungò le braccia.
 
“G-grazie mille!”
“Ora riportaglielo e rimani buono almeno finché le ferite non saranno guarite ok?”
 
Annuì scendendo dallo sgabello della cabina di lei dirigendosi alla porta.
 
“E sta tranquillo, non le dirò nulla così penserà che sei riuscito a prenderglielo tu…”
 
Gli strizzò l’occhio prima di dargli le spalle per rimettere a posto le medicazioni.
Mic annuì un ultima volta prima di scostare la porta per correre verso la foresta.
Le aveva prese sia dai marine che dalla marine, ma era…contento perché nonostante tutto quella marine gli stava proprio simpatica.
Si fermò guardando indietro verso la cabina da cui era appena uscito pensando….
Chissà da dove veniva, come si chiamava e quali fiori le piacessero.
Scosse la testa poi,  dandosi dello scemo riprendendo subito la corsa verso la sua nuova casa con Bebu stretto fra le mani.
 
 
……………
 
 
 
Un raggio di sole lo colpì direttamente sulle palpebre.
Sbuffò irritato, dava la schiena alla finestra era impossibile che la luce lo infastidisse.
Poi si ricordò di un piccolo particolare e sbuffando si mise a sedere.
Sopra il comò a destra del suo letto, appeso esattamente di fronte alla finestra c’era un antico specchio che se inclinato nella giusta gradazione era in grado di riflettere la luce proprio alla testa del letto.
 
“Analah…”
 
Mugugnò il nome di sua sorella doppiamente irritato mentre si stropicciava gli occhi assonnati…erano settimane se non mesi che non dormiva in un letto decente che non dondolasse in continuazione e l’unica volta che poteva concedersi una sana dormita arrivava la guastafeste di turno a ...
 
DOMP
 
“Analah!”
 
Ributtò indietro il vecchio peluche con la quale l’aveva bersagliato che si andò a spappolare sullo stipite della porta schivandola per un pelo; scostò le coperte si gettò all’inseguimento di quella dannata peste che tutta felice gridava starnazzando come un’oca in giro per casa.
Due secondi e l’aveva già presa, tre secondi e questa strillava come una pazza vittima del più tremendo e letale solletico mai applicato a persona alcuna.
Sorrise fra sé…da quando non si svegliava così?
Sussultò sentendosi stretto forte, si era distratto e lei era sgusciata via dalle sue grinfie passando al contrattacco.
Ma un abbraccio che contrattacco era?
 
“Ainesath Mic dehal derah!!!”             Buon compleanno Mic fratello caro!?
 
Buon compleanno?
Ah vero…era il suo compleanno oggi.
Ricambiò il gesto sbuffando un sorriso.
 
“Tosenna Nani ehal… zude!”               Grazie Nani..peste di una sorella!
 
“Hey, la peste sei tu! Hai bistrattato Bebu!”
“Tu me lo hai tirato!”
“Scemo! Dai scendi, ti ho preparato la colazione e la domestica mi ha aiutata a prepararti anche quella buonissima torta che ti piace tanto!”
 
Esisteva ancora quella ricetta? Da quanto non la mangiava?
L’ultima volta coincideva all’ultimo compleanno che aveva passato a casa quasi se non più di dieci anni prima.
Che strana coincidenza gli era stata concessa.
 
“Non è fantastico? Erano secoli che non eri a casa il giorno del tuo compleanno!!! Che bello!!!”
 
Nani sembrò leggergli nel pensiero e prese a trascinarlo giù per le scale verso la cucina dove sul tavolo ben apparecchiato, proprio al centro c’era la sua torta preferita, identica a come se la ricordava…dall’inconfondibile aroma.
Si avvicinò con l’acquolina in bocca perdendo immediatamente parte dell’entusiasmo.
 
“Guarda che non compio mica 72 anni scema!”
“Ops…devo aver accidentalmente invertito le candeline…XD”
 
Con un rapido gesto sua sorella scambiò le candele e l’età risultò esatta.
 
“Ti verso il caffè?”
“Nh…grazie!”
 
Si incantò a vederla trafficare in cucina e vedere quanta cura ed enfasi ci metteva nello svolgere quella semplice azione, come se fosse stata una cosa importante come se…
 
“Ecco qua…e c’è anche il regalo sai?”
“Regalo?”
“Che compleanno sarebbe senza regalo scusa? Tieni!”
 
Afferrò al volo il minuscolo pacchetto che gli tirò, non pesava nulla ma dalla targhetta della gioielleria poteva benissimo capire da dove arrivava.
 
“Nani…”
“L’hai già capito?”
“Si…”
 
Ricordò che il mese scorso,  quando erano approdati su di un isolotto al largo del nuovo continente si era soffermato a guardare un anello a spirale che la popolazione del luogo soleva utilizzare come fermaglio per capelli, lui da sempre adorava quegli oggetti e ne aveva a decine fra i suoi, ma quello era proprio bello, ben fatto, originale e…
 
“Costava un sacco Nani!”
“Oh non preoccuparti per quello, anzi, quando la vedi ringrazia anche Mya, ha contribuito in buona parte…e prima che tu possa anche solo aprir bocca per reclamare o pensare di restituirle il denaro sappi che l’idea è stata sua e che tecnicamente mi ha fatto giurare che non te lo avrei detto ma…insomma, ringraziala e basta!!!”
“…lo farò…”
 
Bevve un sorso di caffè, e finalmente poté concedersi un pezzo di torta.
 
“Sergente maggiore Mikahel!!!!”
 
Soffiando fra i denti appoggiò con uno scatto la forchetta ancora pulita sull’orlo del suo piatto inclinando la testa di lato palesemente scocciato.
 
“Che c’è!?”
“La detenuta è evasa!!!”
“Co-cosa!?”
 
Si diresse al balcone.
 
“Vice Ammiraglio?”
“Va a riprenderla!”
“…Si!”
 
Fece dietro front e salì a vestirsi uscendo non appena fu pronto superando di corsa Analah e il suo sguardo triste.
Tornò indietro e le baciò la fronte.
 
“Tienimela da parte, la mangio dopo…Tosenna Nani…Tosenna ne!!!”
 
Lei sorrise dimenticando subito la delusione vedendo il riflesso del fermaglio già al suo posto fra i capelli di lui.
Alzò appena la mano a mezz’aria.
 
“Sinna ne!”       Ciao!
 
 
…………………
 
 
 
Correre…correre correre e ancora correre!!
 
Nami aveva corso come una folle in moltissime occasioni spaventata a morte per qualcosa, ma in quel preciso istante aveva imparato che se davvero lo voleva (e lo voleva più che mai) i suoi piedi erano in grado persino di spiccare il volo tanto era la velocità che potevano raggiungere.
 
Era stata abilissima a eludere la guardia che l’aveva in custodia ed era sgusciata via come una saetta dalla sua sorveglianza orientandosi in quel dedalo grazie al flusso dei venti che aveva studiato con attenzione dalla branda della sua cella riuscendo a trovare quasi subito il corridoio giusto che saliva verso la superficie.
Peccato che poi fosse salita troppo in alto.
Ed era stato proprio questo a fregarla.
L’allarme purtroppo era scattato immediatamente ma per sua fortuna le ricerche si erano concentrate nel piano sotterraneo, a quello terreno e nelle immediate vicinanze della prigione.
Lei poi aveva commesso l’enorme leggerezza di sentirsi al sicuro notando come fossero deserti i corridoi dei piani rialzati avendo, e seguendo, la malsana idea di andare in cerca di eventuali tesori.
Aveva aperto porte, spostato ante e rovistato nei bauli trovando solo alcune strane mappe che non coincidevano con nessuna delle sue conoscenze tipografiche e per questo le aveva rubate.
Infine, si era ritrovata davanti a due ante alte e spesse semiaperte e vedendone la pregiata fattura aveva creduto di aver scovato la stanza del tesoro.
Entrando si era fatta strada scostando le mille tende rosse che drappeggiavano le pareti scendendo dal soffitto mosse dalla brezza.
Delle voci però l’avevano messa in allerta e quindi s’era nascosta dietro un sipario che scendeva parallelo ad una colonna.
E li, aveva assistito a qualcosa di…crudele e brutto e…aveva gridato.
Per questo ora stava correndo con quanto più fiato avesse in gola.
 La sua mente cercava ancora di analizzare quello a cui aveva assistito senza però alcun risultato.
Chiuse gli occhi chinandosi in avanti per acquisire maggior velocità man mano che si avvicinava all’ennesimo cornicione.
Avrebbe saltato di nuovo atterrando sulle mura di cinta, poi sarebbe fuggita nella foresta che circondava la collina/prigione e al diavolo quei folli che la volevano infilzare.
La cosa che la stava inseguendo era …mille volte più terrificante.
 
Ingoiando un groppo di puro terrore fletté entrambe le ginocchia dandosi lo slancio nel vuoto.
Non si era resa conto di quanto effettivamente fosse stata in alto.
 
“Uaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!!”
 
 
…………………….
 
 
 
“Uaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!!!”
“Finalmente!!!”
 
Rufy allungò le braccia al cielo, dopo aver passato ore intere a bordo dell’unità subacquea per lui potersi muovere era la cosa più bella del mondo!
 
“Nami….stiamo arrivandooooooooooooooooo!!!!”
 
 
 
 
TH
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 10
*** il risveglio, la rivincita ... l'alleanza ***


 
Aprì gli occhi così, dal niente e cribbio, aveva la sensazione d’aver dormito anni …
L’eco di un leggero mal di testa rimbombandogli nelle tempie gli ricordò che il sonno gli era stato imposto con la forza, o, a giudicare dall’intorpidimento generale del suo corpo, da qualche droga strana.
Masticò a vuoto un paio di volte deglutendo sapore di stantio, constatò solo ora che si trovava in piedi, legato e completamente immobilizzato ad una gelida e umida colonna di roccia. 
Delle sue spade nessuna traccia.
 
“Dannazione!”
 
Provò a forzare le corde ma queste erano talmente tese e ruvide che tutto ciò che risolse fu l’ustionarsi gli avambracci.
Sibilò avvertendo il bruciore improvviso dettato dallo sfregamento e da momento che questo non cessava doveva trattarsi di fibre tossiche.
 
“Accidenti!”
 
Scandagliò la stanza in penombra cercando il suo compare ma di Brook non c’era traccia.
Un piccolo buco a livello del terreno lasciava intendere il fatto che la cella in cui si trovava fosse interrata e da quel poco che poteva vedere fuori pioveva, l’aria umida e pregna dei profumi d’erba terra e fiori bagnati era quasi inebriante, essendo il cielo coperto non poteva capire se fosse giorno o sera.
 
Doveva trovare un modo per liberarsi, cercare Brook, andarsene da lì e riprendere a fare ciò per cui si trovava su quella maledettissima isola.
Stringendo i denti torse le braccia e tirò, tirò con tutta la forza che in esse aveva trattenendo il respiro, indifferente alla pelle che si graffiava, al liquido secerno dalla corda alle bolle che il veleno in esso contenuto formavano colandogliela, al dolore al fastidio all’impotenza e alla rabbia.
Era un samurai, era un maestro nella meditazione e se decideva di non sentire nulla, questo facevano sia la mente che il suo corpo.
 
“Ghyaaaah!”
 
Gli scappò un grido fra i denti e con esso ogni residuo di aria dai polmoni.
La corda s’era leggermente allungata, ma di poco e bruciava ancora.
Inspirò e di nuovo tirò.
 
Da oltre la finestra si poteva vedere che aveva incominciato a diluviare ed i lampi tonanti fragorosi e terrificanti scagliavano la loro furia sulle palme e sugli altissimi alberi mentre fittissime gocce gelide sferzavano bosco scogli spiaggia e mare.
Un tempo avverso per attraccare.
Sperava i suoi compagni fossero già arrivati.
E intanto tirava, riprendeva fiato e di nuovo faceva leva scarnificandosi gli arti.
… faceva lo stesso, sarebbero guariti …
 
Un lampo squarciò nuovamente il cielo illuminando per quel poco che poteva la buia prigione proiettando sulla parete l’ombra di qualcosa.
Intanto Zoro continuava a tirare.
 
CRICK
 
Avvertì il tendersi di una fibra e poi il suo spezzarsi.
C’era vicino. Con occhi sbarrati dallo sforzo tese nuovamente muscoli schiena e braccia prima di riprovare ancora e ancora e …
 
“Uwaaaargh!”
 
CRASH
 
………………………………
 
 
 
Appoggiata allo sgangherato tavolino della taverna Nami ripensava agli ultimi avvenimenti.
 
Il pallore ancora non aveva abbandonato il suo viso e il cuore battendole all’impazzata dentro al petto minacciava di uscire od esplodere dalla paura.
Chiudendo occhi e denti affondò le mani fra i capelli. Nemmeno a Thriller Bark aveva avuto così tanta paura.
Il grido dello speaker che incitava le scommesse sulla prossima corsa clandestina poco influiva sulla sua concentrazione.
Doveva capire cosa stava succedendo lì perché quello a cui aveva assistito poche ore prima non aveva senso.
Ma che diavolo di posto era quella maledetta isola? Perché succedevano quelle cose? Perché la Marina che qui aveva un avamposto permetteva certe pratiche? Ne era al corrente almeno? E Mic sapeva?
Il volto del marine le balenò alla memoria ed uno strano senso di nostalgia misto a delusione la invase. Se lo sapeva e permetteva tutto ciò allora lo aveva giudicato male, se invece ignorava ciò che succedeva sotto al suo naso beh … erano degli imbecilli, lui e tutta la sua cricca di fazzoletti blu.
 
Il cozzare del piatto posato sul tavolo e il buon profumo di un’ottima zuppa di mare deviarono i suoi pensieri. Annuendo al garzone che le aveva portato il cibo impugnò il logoro cucchiaio intingendolo.
Non mangiava da molto e se i suoi presentimenti erano esatti le sarebbero servite tutte le energie possibili.
 
“Grazie.”
 
Mentre si saziava lo sgabello vicino venne scansato ma lei non ci badò; sapeva che chi l’aveva avvicinata non rappresentava un pericolo nonostante fosse un marine.
A Mirror Island le cose spesso non erano esattamente come apparivano.
Gli concesse un cenno del capo deglutendo mentre gli occhi ramati di lui, nascosti dall’irregolare frangia rossa che gli sbucava dal cappello, la fissavano autorevoli.
 
“Va meglio?”
“Decisamente ...”
“…”
 
Occhi color del rame la scrutarono in silenzio, riusciva ancora difficile al giovane e svelto Hamilton, credere che quella ragazzina fragile e schizzata fosse riuscita a fuggire da Cassandra, ma l’evidenza non si poteva negare.
 
Quando, all’uscita dal palazzo del Reggente sulla strada del ritorno aveva udito il grido agghiacciante di lei, alzando lo sguardo se l’era vista cadere praticamente addosso al che il suo istinto di marine aveva preso il sopravvento e flettendo le ginocchia era saltato in avanti ghermendola, ruzzolando in avanti per attutire il colpo, tutto mentre il suo cervello arguto esaminava riconosceva e pensava a ciò che da quell’incontro sarebbe potuto scaturire.
Una possibilità.
Effimera ma reale.
E lui non se la sarebbe lasciata sfuggire.
 
“Perché mi hai aiutata?”
 
Già, perché?
Semplicemente perché la follia che aveva avvolto Mirror doveva finire.
 
“Voglio che in cambio tu aiuti noi.”
 
Con voce calma e tono solenne espresse la sua risposta spezzando una crosta di pane secco messa nel cesto accanto alla ciotola ormai vuota prendendo a sgranocchiarla con disinteresse osservando come l’espressione di lei mutasse nel comprendere. O era per la confusione?
Trattenne una risata lasciandole tempo per riflettere; il sapore del pane sul palato portò con sé ricordi di un’infanzia  troppo vicina non del tutto conclusa e ancora riflessa nei suoi occhi di fuoco.
 
“Come sarebbe?”
“Ho sentito parlare molto della ciurma alla quale appartieni, voi pirati di Rufy Cappello di Paglia siete, come dire … un’anomalia ”
“A-Anomalia?”
“A parte alcuni rari episodi inerenti la prima generazione di corsari non si sentono spesso storie di pirati che liberano isole tenute in scacco da uomini pesce, salvano regni da lotte intestine, sconfiggono divinità celesti e sgominano piani governativi senza neanche sapere di farlo …”
“ … ”
“Stupita?”
 
Chiudendo la bocca spalancata per la sorpresa Nami annuì sentendo il groppo di dolorosa angoscia che le era nato nell’anima nel ricordare gli avvenimenti di Coconut Village diventare dolce nostalgia quando il viso sorridente  e pieno di speranzosa tenacia di Bibi prese spazio nei suoi pensieri e ancora l’adrenalinica avventura di Skypea e il ricordo di quel pazzo di Paul che si scandalizzava per niente a Water Seven quando davvero solo per un soffio non avevano perduto Robin.
 
“Seguo le vostre avventure da che sono entrato in marina perché la vostra ciurma mi affascina;  avete una visione del mondo speciale quasi trasgressiva oserei dire.”
“E cosa ti fa pensare che io ed i mie compagni saremo disposti ad aiutarti?”
“Volete andarvene da quest’isola dico bene?”
“Ovvio!” glielo disse col tono di chi parla con un ebete, ma che domande le faceva questo?
“ Tutti insieme intendo …”
“Che?”
 
Si morse la lingua per essere stata così sciocca da esprimere a parole la sua curiosità, se c’era una cosa che aveva imparato, che Zoro si era impuntato ad insegnarle per l’esattezza, era che non bisognava mai mostrare al nemico o chicchessia la propria preoccupazione od insicurezza o anche la semplice curiosità perché queste cose potevano diventare armi pericolose nelle mani di chi nascondeva cattive intenzioni.
Con amarezza constatò che ne aveva ancora di cose da imparare, e che quel ragazzino sicuramente più giovane di lei l’aveva intortata per bene.
Ma se c’era di mezzo la sua famiglia, perché questo per lei rappresentava la ciurma, non capiva più niente.
 
“Non serve un genio per capire quanto siate uniti voi Mugiwara, e neanche per arrivare alla conclusione che se uno di voi viene catturato gli altri si lancino al suo salvataggio proprio come farebbe mamma orso col suo piccolo, ebbene gattina, credi che nessuno qui sappia che la tua ciurma sia in arrivo, se non già qui? ”
 
Gli doveva la libertà e sicuramente la vita quindi non doveva picchiarlo né stecchirlo con un fulmine generato dal suo clima-tempo, che per inciso nemmeno aveva (buon per lui) perciò mordendosi il labbro espirò fuori il nervosismo cercando di calmarsi ma prima ancora di poter aprir bocca nuovamente lui l’anticipò.
 
“So di un certo tesoro …”
 
 
………………………
 
 
“Finalmenteeeeeeeeeeeeeee!!! Non ne potevo piùùùùù!!!”
 
Finalmente libero dalla costrizione della sardina Rufy stiracchiò le proprie membra allungando gambe e braccia ridendo felice.
La fitta e gelida pioggia cadente non scalfì per niente il suo umore.
Franky nel frattempo nascose il loro mezzo subacqueo camuffandolo bene fra le rocce in modo che vi si confondesse ma piazzando dei sacchi di sabbia per evitare che gli spigoli degli scogli lo danneggiassero.
Girandosi imitò il suo capitano rimanendo di stucco alla scena che gli si parò davanti.
L’enorme calamaro che prima aveva avviluppato la sardina stava ora cercando di stritolare l’ignaro pirata la cui testa stava per metà infilata nel rostro dell’invertebrato.
Non seppe neanche lui se ridere o piangere.
 
“Avanti Rufy basta gioca-”
Adesso la zucca vuota, cappello compreso, era stata ingoiata tutta.
 
“MA CHE DIAVOLO FAAAAAIIIIII!!!”
 
Un’ombra nera, veloce come un fulmine scagliò sul mostro marino una serie di calci a ripetizione che convinsero l’animale a lasciare la presa cercando rifugio in mare.
 
“Fufufu”
 
Voltandosi Franky poté appurare che anche Robin e Sanji erano infine approdati.
 
“Notizie dei due fessi?”
 
La chioma corvina di Nico Robin si mosse leggermente al suo diniego, nel radar il mezzo usato dai due spadaccini risultava essere dall’altra parte della baia.
 
“Il barracuda è a sei chilometri direzione nord, nord-est, sono scesi alla baia; speriamo non li abbiano già presi … ”
“Quei due idioti, giuro che se oltre alla dolce Nami son stati catturati pure loro, dopo aver salvato la mia sirena li aiuto io i marine a costruirgli la forca fosse l’ultima cosa che faccio!!!!”
 
Con denti squaloformi e occhi dilaniati dalla furia Sanji diede sfogo alla sua rabbia picchiando ripetutamente la testa già tumefatta del povero capitano.
 
“Fanji bafta ho cafito!!”
“Branco di babbei! Da che parte Robin?”
“Di qua, ma facciamo attenzione, ho una brutta sensazione …  ”
 
Nella semi oscurità di quella notte piovosa il quartetto di pirati prese a muoversi in direzione della falesia che risaliva verso un pendio roccioso coperto di folta vegetazione lucida dell’acqua del temporale tinta di un intenso color verde scuro.
 
“Nami ftiamo avvivando!”
“Sta zitto citrullo!”
 
L’ennesimo cazzottone di Sanji aggiunse un cocuzzolo alla montagna di bernoccoli sulla zucca di Rufy, Franky pregò i Kami celesti di mandargliela buona, Robin come suo solito commentò il tutto con una lieve risatina.
Intanto la pioggia cadeva, ed il vendo freddo smuoveva i cespugli senza però scalfire minimamente le ombre nere in essi celate che con occhi rossi e rabbiosa pazienza seguivano ogni singolo movimento dei nuovo arrivati.
Non li conoscevano ma già li detestavano.
Erano stranieri ed andavano eliminati al più presto.
Erano nemici venuti dal mare, andavano sterminati!
Un urlo sinistro sovrastò il grido del vento mentre a decine quelle sagome di scagliavano sui quattro pirati.
 
Non avevano calcolato una cosa però.
Robin era guardinga. E col potere del suo frutto aveva piazzato occhi e orecchie nei vari punti strategici.
Sanji super all’erta e pronto a scattare ad ogni minimo stranezza.
Rufy mega eccitato e desideroso di menar le mani. A lui non interessava intercettare i nemici, li pestava e basta non appena li aveva a portata di Gom-gom.
Franky un cyborg capace di rilevare il calore umano a decine di metri col suo radar era già pronto ad accoglierli e così gli assalitori divennero prede e le prede, aggressori.
Non più di venti minuti più tardi un enorme ammasso di corpi legati fra loro grazie all’abbraccio del fleur di Robin, giaceva informe fradicio e infreddolito al riparo almeno dal vento mentre senza risultato Sanji cercava di far parlare uno di loro.
Ma rispondevano con versi muti e rabbiosi in una lingua sconosciuta persino a Robin che bene o male ne conosceva parecchie.
 
“Non caveremo un ragno dal buco con questi qui.”
 
Mordendo fra i denti una sigaretta spenta e umida Sanji mollò la presa dalla sgualcita tunica di un loro prigioniero, non aveva l’aria d’essere un marine ma piuttosto un indigeno e probabilmente non sapeva niente della loro compagna, ma siccome lui e i suoi compari avevano osato attaccarli quella bella batosta se l’erano solo meritata, oltre che cercata.
 
“A questo punto conviene lasciarli perdere …”
 
Annuendo Nico Robin sciolse la presa voltando loro le spalle riprendendo il camino seguita dai suoi compagni.
 
I prigionieri ormai liberi li osservarono confondersi nella notte senza provare alcun altro attacco stupiti più che grati, d’esser stati risparmiati.
 
 
 
 
…………………………………
 
 
“Tesoro?”
 
Cercando di non ridere agli occhi scintillanti di lei proseguì col suo discorso.
 
“Non è neanche lontanamente paragonabile al grande One Piece ma il suo capitale potrà sicuramente essere utile alla vostra causa …”
“Ma?!”
 
C’era sempre un ma quanto si trattava di certi tesori, altrimenti questo non sarebbe ancora disperso chissà dove, no? E se un marine, che seppur giovane sapeva il fatto suo, accettava di scendere a compromessi con dei pirati pur di arrivare al suo obiettivo beh, la cosa si faceva interessante, e pericolosa.
Una situazione che sicuramente Rufy avrebbe definito elettrizzante buttandocisi a capofitto senza chiedere il parere a nessuno.
Le nacquero dei brividi lungo le braccia e la schiena.
Aveva un gran brutto presentimento e lo sguardo serio ma sereno di quel marine non faceva che aumentare la sua inquietudine .
 
“Il luogo in cui si trova però ci è impossibile raggiungerlo e abbiamo a disposizione i migliori navigatori della marina, discepoli del grande scienziato Wild W.”
 
Wild W.
Ne aveva sentito parlare in molti dei libri che aveva letto. Le sue scoperte, gli strumenti di navigazione  e molte manovre evasive per scampare a certe tempeste utilizzate in ogni parte del mondo sia da civili che pirati erano dovute al suo grande genio, persino il log-pose che portava al polso non era che l’adattamento miniaturizzato di un suo strumento.
Ma se nemmeno i suoi discepoli erano in grado di raggiungere questo fantomatico luogo del tesoro, come poteva riuscirci lei?
 
“La mia teoria è che quei tre siano troppo legati al modo di pensare del loro maestro, seguono alla lettera ogni sua teoria senza uscire mai dai binari, senza rischiare né sperimentare nuove strade o teorie e questo li rende si efficientissimi, ma stagnanti.
Forse una mente fresca nuova e del tutto opposta alla loro potrebbe aiutarci a raggiungere  Tierra Escondida.
“Tierra es-condida?”
 
Scattò nuovamente e nuovamente si apostrofò; mentre si malediva in tutte le lingue del mondo il ragazzino sgranocchiava l’ultimo pezzo di pane mostrandole il sorriso beffardo di chi sa di avere in pugno l’avversario.
Sbuffando si rimise a sedere.
Chi non conosceva il mito di Tierra Escondida? Fra i cercatori di tesori e gli amanti dell’avventura era uno dei misteri più accattivanti del secolo. C’erano stati scritti romanzi di ogni genere, ipotesi e teorie fra le più assurde e incredibili orbitavano intorno a questo luogo leggendario ma nessuno poteva dire d’averlo mai visto o raggiunto.
In realtà nemmeno si conoscevano le sue coordinate, non c’erano log-pose che segnassero la rotta, né mappe né altro.
Tutto si basava su un racconto antico come il mare ed il ritrovamento di un amuleto, andato perduto anche,  composto di un materiale introvabile in ogni altra parte del mondo conosciuto.
 
“Ed io dovrei credere che sareste pronti a cederci questo tesoro una volta trovato? A che scopo andarci quindi?”
“Alla Marina i tesori non interessano …”
 
C’era di più?
Assottigliando gli occhi Nami immagazzinò quest’informazione cruciale. Che Hamilton gliel’avesse fornita consciamente oppure no rimaneva il fatto che con quel tesoro c’era ben altro, qualcosa di più prezioso forse?
 
“E cosa interessa alla Marina?”
 
Stavolta fu lui a bloccarsi ma veloce riprese il controllo di sé.
 
“A noi interessa la giustizia e qui a Mirror sono anni che questo ideale è bandito, non mi aspetto che voi sappiate cosa succede qui e nemmeno che prendiate a cuore la situazione, inoltre so che hai una più che giustificata, pessima opinione di noi, ma non tutti siamo corrotti e così come ci sono pirati senza scrupoli e pirati ‘buoni’ alla stessa maniera esistono marine depravati e marine retti e ligi alla causa.
Tu aiutaci a trovare Tierra Escondida così noi ritroveremo i nostri sovrani, voi un tesoro che vi permetterà di affrontare qualsiasi altra impresa e la certezza di poter partire senza venir ostacolati.”
“…”
 
Cavoli, la sapeva lunga il giovanotto …
Il Marine con cui l’aveva lasciata Mic le aveva accennato che c’era un reggente a Mirror; perché non chiedere collaborazione a lui quindi? Sicuramente era vicino alla famiglia regnante quindi a conoscenza di qualcosa di importante al fine di ritrovare Es-
 
“Quello è il palazzo del reggente, prega di non dover mai entrare lì dentro.”
“Perché?”
“Perché lì ci abita il reggente …”
 
Capì.
E di nuovo Mirror risultò essere ben altro di ciò che sembrava.
Appariva calma e placida ma dietro la liscia superficie del suo specchio si celavano faide intestine silenziose e fatali.
Doveva capirci di più.
Levò in aria la sua pinta che prontamente venne riempita di ottimo sidro.
Si preannunciava un racconto lungo e alquanto complesso, ne era certa.
 
“Raccontami tutto quello che puoi.”
 
Hamilton la guardò alcuni istanti inspirando lentamente prima di allontanare lo sgabello dal tavolo distendendo le lunghe gambe.
 
“Immagina un piccolo regno pacifico e sereno baciato dal sole e dalle piogge notturne, pensa alle persone che vi abitano ai colori dei loro abiti sospinti dall’odorosa brezza oceanica, gente buona e semplice governata da due sovrani più simili a genitori che maestà, immagina un principe che gioca coi delfini e con i figli dei contadini, immaginalo raccogliere la frutta e piegarsi verso madre terra …”
“Un mondo ideale, quasi utopico.”
“Eppure esisteva ed era proprio qui, su quest’isola caduta!”
 
Deglutendo Nami si accomodò preparandosi al peggio.
Sapeva bene come sarebbe andata a finire questa storia avendo lei stessa vissuto la sua infanzia in maniera analoga regalità a parte, ed era questione di minuti prima che arrivasse il fatidico ma un brutto giorno…
Per lei erano stati gli uomini pesce a decretare la fine del per sempre felici e contenti, per il piccolo principe cos’era stato l’inizio dell’incubo?
 
Il marine riprese il suo racconto, alle loro spalle si concludeva l’ennesima corsa clandestina dei dugonghi e mentre a decine stracciavano i loro biglietti avendo scommesso sull’animale sbagliato in un tavolino nascosto alla vista dei più veniva svelata la storia di un ragazzo, nato principe, divenuto fuggiasco e infine marine.
Fu allora che Nami capì.
Il ragazzino di cui le stava raccontando Hamilton era Mic!
 
 
 
 
 
TH
 
 
“Aveva la sensazione di aver dormito per anni …”
 
Ops… ah-hem, scusatemi tutti quanti ma ho avuto un megafantaipersupersonico BLOCCO dello scrittore per quanto riguarda OP.
Il motivo?
Mi sta deludendo come pochi hanno saputo fare.
Voglio dire, io mi affeziono a pochi manga, dico sul serio ce ne sono pochissimi che mi coinvolgono e OP assieme ad Inuyasha Naruto e Fairy Tail è riuscito a folgorarmi.
Ebbene, Naruto essendo finito alla ca—o di cane (per non dire rospo) mi ha delusa parecchio, Fairy Tail sta diventando una mega orgia dove tutti vengono feriti mortalmente ma nessuno crepa mai, e tanto lo so che quel vile di un Mashima mi schiatterà Gildarts lo so è solo questione di tempo!! (non è uno spoiler ma una tetra premonizione poiché tutti quelli che adoro io schiattano poi) T__T Scusatemi eh se semmai fra di voi ci fosse qualcuno che li ama, era così anche per me, ma quando la tiritera e sempre la stessa ma con facce nuove, quando diventa una specie di gara a fare personaggi sempre più assurdi e grotteschi e le storie sembrano l’inno all’angoscia e alla depressione io dico NO GRAZIE, mi alzo in punta di piedi, esco dal mondo nel quale m’ero buttata a capofitto e non apro, né compro più alcun volume del suddetto manga.
È un discorso un po’ complesso ma son fatta così.
Ecco, One piece si sta avvicinando pericolosamente al punto di rottura con me, per il semplice fatto che non sopporto più le saghe megafantalunghe che si inventa Oda, non c’è alcun sviluppo né interazione fra i personaggi, non nasce niente, (al contrario si diverte ad uccidere i personaggi che amo di più ) e gira sempre tutto intorno al fatto che i Mugiwara arrivano sull’isola di turno, si dividono nelle più svariate coppiette o terzetti o quartetti o quello che sarà, vengono a sapere del tiranno di turno e liberano l’isola il regno la repubblica l’impero o chiccheccosa da chicchessia! Gna Fò
Poi cos’è successo … boh, m’è venuta nostalgia e mi son riguardata i vecchi episodi, quelli dove i disegni sono un po’ più decenti, mi sono guardata i siparietti comici su You Tube ridendo come ‘na scema (mentre papà decideva se sopprimermi o meno) ed ho ritrovato un po’ di voglia e ispirazione.
A me personalmente lo stile porno ciuccio di adesso non piace, per carità lo so che il target di OP così come tantissimi altri manga di adesso è concentrato sui maschietti, ma dai, sul serio bastano due tette un culo a farvi contenti?
Io voglio avventura nuova voglio originalità sensata, voglio che i membri della ciurma se la intendano in una maniera o nell’altra e purtroppo questo non avviene più.
Boh, adesso la finisco.
Non volevo offendere nessuno eh? Ma se proprio me lo merito, mandatemi a quel paese né?
 
Concludo con un enorme grazie a chi ancora seguirà questa mia storia, a chi avrà voglia di commentare e magari rispondere al mio piccolo sfogo dicendomi se ho esagerato, se in qualcosa la pensate come me o boh …
Aspettando One Piece Gold …
Ciauz!
^w^
 

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