Risollevarsi dall'oblio

di Leo Magnus Weasley
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: INTRODUZIONE ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: INTRODUZIONE ***


CAPITOLO 1- INTRODUZIONE
 
Nico lo capiva. Aveva perso Bianca in un attimo, Hazel era quasi morta nella battaglia contro Gea. Quindi si. Lo capiva anche troppo bene. Per questo sapeva che l'unica cosa da fare era stargli vicino, ma non consolandolo, no, accompagnandolo nel doloroso cammino, offrirgli una spalla su cui piangere, cercare di non farlo dimenticare ma di farlo imparare a convivere con il suo dolore. Annabeth Chase era morta.
Aveva lasciato uno squarcio nel cuore di tutti, ma a Percy, Percy Jackson, lo aveva portato via. Ormai era come un fantasma, non parlava e non faceva nulla. Si alzava la mattina solo perché Nico lo svegliava. Si vestiva solo perché Nico lo incitava. Mangiava solo perché Nico lo obbligava. Dopo tutto che senso aveva la sua vita adesso, senza Annabeth?
Per Percy tutto era diventato grigio, strano scherzo del destino visto che la figlia di Atena aveva ereditato gli occhi di sua madre. Tutto grigio e inutile. La notte gli capitava di alzarsi dal letto urlando e piangendo, ma questa non era la cosa peggiore. La cosa peggiore era quando, sovrappensiero, mentre Nico lo portava in giro per il Campo, diceva -Potremmo andare a chiamare anche Annabeth, eh?- Nico si immobilizzava per un attimo e Percy si rendeva conto di ciò che aveva detto. Terribile.
Ogni giorno si ripeteva che ormai era andata così, che doveva andare avanti, ma non ce la faceva. Annabeth era Annabeth, era la vita di Percy, ed ora che era morta, era morto anche lui.
E Nico lo sapeva.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2
 
-Percy Jackson la obbligo ad alzarsi!-
Erano le 10 del mattino ed erano passati due mesi dalla morte
di Annabeth.
Nico, quella mattina, aveva deciso che per Percy era giunto il tempo di risollevarsi dall'oblio in cui era caduto, per questo era andato nella sua cabina con un aria molto più felice del solito e adesso stava scuotendo il figlio di Poseidone con forza.
-Svegliati! Ora!- Gli tirò una cuscinata. Percy mugugnò qualcosa e si girò dall'altra parte. -Perseus Jackson, le ordino immediatamente di alzarsi da questo suo letto o userò tutte le forze in mio potere per svegliarla, a costo di buttarla giù dalla parete di arrampicata!- Percy aprì un occhio, girò la testa verso quella di Nico e disse. -Ecco sono sveglio, ora puoi andartene.-
-No no carino.- Fece quello in risposta -Oggi ho in mente un programmino pazzesco per te- Detto questo sorrise e con uno strattone tirò via le coperte all'amico.
-Grazie mille, figlio di Ade- Biascicò Percy alzandosi -Sei proprio un buon amico....-
-Lo so, grazie. Ora muoviti! Ti aspetto nella casa grande tra 10 minuti, se non ti vedo arrivare ti vengo a prendere io- disse Nico con aria malvagia.
 
Percy, dopo essersi vestito e aver deciso di avere un aria decentemente presentabile, si incamminò verso la Casa Grande. Mentre camminava si guardava in giro e si chiedeva come fosse possibile che tutti vivessero bene anche senza Annabeth. Per lui era impossibile. Non riusciva ad alzarsi la mattina con un sorriso, o scherzare tranquillamente durante il pranzo e la cena. Non riusciva neppure ad allenarsi. E tutto questo gli dava fastidio. Tanto fastidio.
In lontananza senti qualcuno parlare -Si eccolo che arriva.-
-Piper, dubitavi forse delle mie capacità di convinzione? Non avrò la lingua ammaliatrice ma ho il mio fascino- Nico gli sorrise -Ciao dormiglione-
-Buongiorno...-
- No così non va bene, è il tuo compleanno e tu sembri una medusa spiaggiata...!- Giusto, pensò Percy, era il 18 agosto, lui compiva 18 anni.
-Tanti auguri Percy- Piper lo abbracciò e gli diede un bacio sulla guancia. Lui ringraziò e si rivolse a Nico -Esattamente, quale sarebbe il tuo programmino?- Il figlio di Ade sorrise -Ti spiegheremo tutto all'entrata del Labirinto-
-Il labirinto? Ma dove andiamo?-
-Percy troppe domande. Aspetta e vedrai- Detto questo i tre si incamminarono verso il labirinto.
Questo era proprio quel labirinto, quello di Dedalo. Avevano scoperto che non era andato distrutto, ma che si era solo immobilizzato. Leo e Annabeth avevano studiato la sua composizione per mesi e avevano scoperto che, grazie ad esso, potevano raggiungere tutti i luoghi che volevano solo se ci si era già stati. Bastava entrare senza aver paura di perdersi e pensare chiaramente al luogo in cui si voleva andare.
Quel giorno, davanti al labirinto li aspettava una discreta folla, tra cui Leo, Chirone, Tyson e Clarisse. -Hei Percy! Auguri!- Gridò Leo, seguito da tutti gli altri. Percy ringraziò e si avvicinò al figlio di Efesto. -Leo, esattamente perché siamo siamo qui?-
-Amico, siamo qui per festeggiare il tuo compleanno ovviamente!- Leo sorrise radioso -Ora però andiamo tutti al Campo Giove.-
-Al Campo Giove?!-
-Si certo. Anche loro vogliono festeggiare!- Detto questo prese una specie di megafono e disse -Semidei, a me le orecchie! Chiunque voglia festeggiare Percy Jackson, qui accanto a me in tutto il suo splendore, si metta in fila dietro quell'affascinante figlio di Ade laggiù- Nico alzò la mano -e lo segua. Mi raccomando prendetevi tutti per le spalle e non lasciatevi andare, se no be'...se no non riusciremo più a trovarvi- La folla si mise in fila dietro Nico che entrò nel labirinto a passo svelto.
Rimasero solo Percy, Leo e Piper. -Allora....perché lo state facendo?- esordì Percy, infastidito. -Come perché? Percy siamo tuoi amici e vogliamo aiutarti a superare il trauma.- Piper era preoccupata -E si può sapere chi ve lo ha chiesto?! Io no di certo!-
-Percy calmati!- Piper usò la lingua ammaliatrice. -Con me non funziona. Si può sapere perché pensiate di farmi un favore? E poi vedo che voi lo avete superato veramente bene il mio "trauma"- Percy era furioso. Come avevano potuto pensare che avrebbe avuto voglia di festeggiare senza Annabeth? Come avevano potuto pensare che avrebbe avuto voglia di divertirsi?
-Percy...noi non lo abbiamo superato...ma proviamo ad andare avanti...come vorrebbe lei...- Piper aveva la voce spezzata e Leo la prese per una spalla -Percy, tu hai perso la ragazza lo sappiamo ma anche noi abbiamo perso un'amica. Non sei l'unico ad aver sofferto, questo lo devi capire. Non puoi incolparci di continuare a vivere.- Leo era infastidito. Prese Percy per il braccio e lo portò nel labirinto.
Il corridoio era lungo, poi ad un certo punto svoltava a destra e subito dopo a sinistra. Alla fine c'era una porta socchiusa. Piper la aprì e si ritrovarono vicino alla statua di Terminus. Dopo averlo salutato si avviarono verso la città ai loro piedi. Jason gli accolse con fervore -Jackson! Auguri!- Salutò Leo e baciò Piper. -Allora la festa si terrà nella mensa. Seguitemi.- Durante il tragitto Jason cercò di fare un po' di conversazione con Percy, ma con scarsi risultati. Appena arrivati esplose un coro di "Tanti auguri a te" e poi si iniziò a ballare sulla musica dei satiri e dei fauni. L'atmosfera era molto allegra, ad un certo punto Leo si improvvisò DJ e Piper e Hazel si scatenarono sul palco, lasciando a bocca aperta Frank e Jason. Nico applaudiva soddisfatto e Grover non la smetteva di mangiare lattine. Percy, da un angolo, guardava la scena. Proprio non aveva voglia di divertirsi. Decise quindi di sgusciare fuori e andare a fare un giro per il Campo Giove.
Non era più riuscito a tornare li dopo la morte di Annabeth perché si era immaginato di passare la sua vita da adulto qui con la figlia di Atena. Aveva sognato di avere una famiglia propria. Ed ora, invece, era più solo che mai. Si sedette in un vicolo vicino alle terme. -Annabeth, mi manchi.- Sussurrò al cielo.
Un'ombra si avvicinò. -E tu manchi ai tuoi amici, Percy.- Era Nico, che si sedette accanto a lui. -Bel posticino, tra parentesi, molto intimo- Gli strizzò l'occhio -Allora che ci fai qui? La festa è da un'altra parte se non l'avessi notato.-
-Nico, ti prego lasciami solo.-
-Certo. Per me sarebbe semplice abbandonarti qui ad autocommiserarti tutto solo ma ti dico una cosa. Tu non mi hai lasciato da solo quando Bianca è morta. Io non lo farò con te. Perciò- zittì Percy con lo sguardo -ti autocommisererai con me vicino e non mi manderai via. Ti è chiaro?- Percy non rispose. -Bene se non parli tu parlo io-
Nico iniziò a fare monologhi su tutto, sulle terme, sull'acqua calda, sul tè, sulle piante, sul sole. Non smise mai di parlare, e più parlava più Percy si svegliava.
-Nico, basta.-
-Oh il bell'addormentato non è più muto come un pesce vedo.-
-Di Angelo, questa era pessima...- iniziò a ridere e contagiò anche Nico.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3
 
 
Quella sera Nico decise di rimanere al Campo Giove con Hazel. Non aveva voglia di tornare al Campo Mezzosangue. Anche se Percy aveva finalmente riso e scherzato con lui per la prima volta da due mesi, il figlio di Ade si sentiva triste. Non riusciva a capire come mai questa tristezza gli si era gettata addosso come una coperta. Non riusciva a capire come mai non riusciva ad essere felice di avere ritrovato il vero Percy Jackson.
-Nico? Nico, mi stai ascoltando?- Hazel lo guardava confusa.
-Si certo, hai proprio ragione- rispose Nico sovrappensiero.
-Quindi secondo te, domani dovrei andare da papà e mandarlo a quel paese per tutto quello che ci ha fatto?-
-Cosa? O no, no, assolutamente no!- Nico si riscosse.
-Che hai?- Hazel era preoccupata.
-Nulla. Figurati, sono felice per il ritorno di “Testa d’Alghe”- Non usava mai quel soprannome. L’aveva trovato Annabeth ed era lei che chiamava così Percy, non voleva impossessarsi delle sue idee, soprattutto quando il figlio di Poseidone poteva incupirsi in un nano secondo per ogni riferimento a lei. Ma non sapeva perché, quel nome gli piaceva. Lo trovava appropriato alla sua idea di Percy.
-Nico non dire bugie. Tu sei triste, si vede lontano un miglio.- insistette Hazel.
-Ma figurati! Perché dovrei essere triste se Percy si è finalmente ristabilito e può trovare qualche altra ragazza di cui innamorarsi?- Iniziarono a uscirgli le lacrime, proprio a lui che dalla morte di Bianca non aveva mai pianto. Perché era successo? Perché gli stava accadendo questo?
-Nico? Ti senti bene?- Hazel gli si mise di fronte. –Perché piangi?-
-Non lo so…- il figlio di Ade tirò su con il naso. –Hazel, ci si può innamorare di una persona se si è figli di Ade?-
-Certo Nico! Io mi sono pur innamorata di Frank.- Hazel gli sorrise, tenera. –Ti sei innamorato?-
-Forse…- Nico si asciugò le lacrime –Forse mi sono innamorato di Percy Jackson.-
 
 
Percy Jackson era felice. Stentava a crederci anche lui, ma era così. Coricandosi nel suo letto sorrise radioso e iniziò a guardare il soffitto. Bello questo colore di lenzuola, pensò notando che le sue coperte erano blu-azzurre. –Percy, che ti è successo che sei così felice?- si chiese ridendo tra sé. E continuò a ridere per un po’, rotolandosi nel letto. Appena si ricompose ripensò agli ultimi mesi e alla giornata appena trascorsa con Nico. Nico. Grazie a lui ora poteva ricominciare. Gli doveva tutto. Infine si addormentò.
 
 
Il giorno seguente Percy decise di allenarsi. Si diresse quindi verso l’armeria per scegliere alcuni coltelli e qui vi trovò Leo intento a guardare e riguardare un suo progetto. –Hei Valdez!-
-Amico! Come mai sveglio a quest’ora?- Leo gli sorrise.
-Avevo voglia di allenarmi un po’. Tu invece? Che ci fai qui?-
-Ieri sera mi era venuta un’idea per rimettere finalmente a posto l’Argo II. Ho quindi iniziato il progetto ma credo che per lavorare meglio sia venuto qui e poi mi sia addormentato.- Percy lo guardò un attimo e poi si mise a ridere.
-Tutto ok?- chiese Leo preoccupato.
-Certo!- rispose l’altro –Mai stato meglio! Sai che ti dico? Vado nelle scuderie a cercare BlackJack.- Si incamminò ma a metà strada decise di andare a trovare Nico. Bussò alla cabina di Ade ma nessuno gli rispose. Aspettò un altro po’ e poi bussò di nuovo. –Nico dove sei?- si chiese alla fine. In quel momento arrivò Piper.
-Ciao Percy.-
-Pip! Come va?-
-Bene grazie.- la figlia di Afrodite gli sorrise dolcemente –Tu? Ti vedo felice, sai?-
-Io sto benone! Mai stato meglio! Volevo ringraziare Nico ma non lo trovo, tu sai dov’è?- domandò Percy in fretta.
-Credo che sia rimasto al Campo Giove. Ieri sera non si sentiva molto bene.-
-Cosa aveva?!- la sua voce era preoccupata.
-Niente di che. Era molto stanco e sembrava anche un po’ triste. Oggi starà sicuramente meglio però!- aggiunse, notando l’espressione dell’amico.
-Si, sicuramente…andrò a trovarlo dopo. Magari potrò chiedere a Jason di allenarsi con me, è da un po’ che non mi batto con nessuno a parte Nico.-
-Accetterà di sicuro!- Piper lo abbracciò –Ora devo andare, ci si vede più tardi Percy.-
 
 
Quel pomeriggio, dopo aver attraversato il Labirinto, s’incamminò verso gli Alloggi di gran lena. Arrivato domandò ad un semidio dove potesse essere Nico Di Angelo. Quello gli rispose che probabilmente era andato al tempio di Plutone assieme a Hazel. Così si diresse verso la Collina dei Templi.
 
 
-Hem…Nico?-
-Si, Hazel?-
-Sta arrivando Percy.-
-Cosa?!- Nico quasi urlò.
-Si…guarda si sta giusto avvicinando…là.- indicò con la mano una figura che camminava sulla strada. Nico impallidì. –E ora? C-c-come faccio?-
-Sii te stesso.- Hazel sorrise –Percy ti vuole bene e te ne vorrà sempre. Quindi ora vai giù e gli parli tranquillamente.- gli diede una spinta e quello, non del tutto convinto, scese giù dal tetto del tempio.
-Hei Jackson!- Urlò all’amico.
-Nico!- Percy gli corse incontro –Come stai? Piper mi ha detto che ieri sera non stavi molto bene e…-
-Tranquillo sto magnificamente!- disse lui facendo l’ok con la mano –vedo con piacere che ti sei rimesso alla grande dopo aver parlato ieri, eh?-
-Mmm… non saprei… cioè, mi sa che ti toccherà riprovare Di Angelo.- gli fece l’occhiolino e si mise a ridere.
-Il dottor Di Angelo è sempre a tua disposizione!-
-Ottimo perché in questi giorni soffro di un terribile raffreddore!-
-Se mi stai chiedendo di aiutarti a soffiarti il naso, no Jackson! Non mi abbasso a tanto!-
-Hei! Io mi so soffiare il naso benissimo! Anzi, sono ancora più sexy quando lo faccio, le ragazze arrivano a bizzeffe! Ovviamente arrivano anche senza l’aiuto del raffreddore.- fece un sorriso malizioso. Nico abbassò lo sguardo velocemente. Si era appena accorto di quanto Percy fosse sexy anche senza avere un fazzoletto sul naso. Si ricompose. –Sicuramente! Ti consiglio allora di andare in giro soffiandoti il naso, qui ragazze non ne vedo.-
-Siamo spiritosi, eh?-
-Sempre stato- assicurò Nico.
 
 
 
 
<< Angolo Autrice
Salve J allora questo è il mio primo angolo autrice quindi non so esattamente cosa scrivere… innanzitutto mi scuso se la storia è troppo deprimente spero vivamente di farla diventare un po’ più allegra d’ora in poi. E’ la mia prima fanfiction quindi vi chiedo un po’ di pazienza cercherò di fare del mio meglio :D
Ringrazio tutti quelli che l’hanno letta, recensita e aggiunta tra preferiti/da ricordare
Siete pochi ma mi aiutate a far andare avanti la storia con voglia di fare e passione.
Grazie di nuovo
~~ Leo Magnus Weasley
 
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4
 
 
“La bellezza è sopravvalutata”, pensava Nico mentre si dirigeva verso la cabina 3 a passo lento. ‘Prendiamo Piper ad esempio, è figlia di Afrodite ma non si direbbe proprio. Cioè, non che sia brutta, ma la sua bellezza è sottovalutata, non da figlia della dea della bellezza, insomma. Adesso piu’ che mai tutti si fermano al primo impatto. Se sei bello ok, se sei brutto ci vediamo. E’ certo inoltre che neanche Percy potrebbe mai notarmi se si fermasse al primo impatto. Lui si che è bello!’ Nico arrossi’ al pensiero e scosse la testa come per liberarsene.
Erano ormai un paio di settimane che il figlio di Ade aveva accettato la sua omosessualita’ e la sua cotta per Percy. Non che fosse proprio una cotta, di quelle adolescenziali che passano velocemente, no. Nico era sempre piu’ convinto di amare Percy profondamente, ma non lo voleva ammettere. L’unica che sapeva della cosa era Hazel, la quale lo sosteneva in tutti i modi possibili, nei suoi momenti tristi c’era sempre.  
‘Nico basta! Adesso andrai da Percy e ti comporterai normalmente, insomma sei o non sei suo amico ?!” Il figlio di Ade accelero’ il passo e busso’ alla Cabina 3.
-Chi è colui che ha il coraggio di entrare nella dimora del piu’ pericoloso, del piu’ coraggioso…Hei! Non avevo finito!- disse Percy quando Nico entro’ sbattendo la porta.
-Mi scusi tanto onorevolissimo figlio di Poseidone, Principe di Tutti i Mari, Signore delle Acque Inesplorate!- Nico fece un profondo inchino.
-Solo per oggi ti perdono, Di Angelo. Ma la prossima volta…!-
-La prossima volta mi perdonerai di nuovo perché non ce la faresti mai senza di me- Nico sorrise velocemente e poi abbassò lo sguardo rendendosi conto di quello che aveva appena detto. Cosa gli era saltato in mente!?
-Hai ragione Di Angelo. Dove lo trovo un amico come te?-
Ban! Fitta al cuore. Amico? Perché doveva essere sempre un amico? Nico si sforzò di sorridere. Percy gli andò vicino e gli spettinò i capelli con la mano.
-Sei sempre più basso o sbaglio?- gli fece l’occhiolino.
-Ah ah che simpatico!- disse Nico, ironico. –Comunque perché mi hai chiesto di venire?-
-Hai presente la scuola dove andrò il prossimo anno? La St. Antony?-
-Quella che promuove il progresso come unica via di sopravvivenza dell’umanità?-
-Quella! Be’…ogni anno prima dell’inizio delle lezioni invita tutti gli alunni ad una festa, per conoscersi. Così…mi chiedevo…non potresti aiutarmi a decidere cosa indossare?- Percy arrossì.
-Mmm…ok.- Nico sorrise, estasiato. Tra tutte le persone aveva scelto lui. –Come mai hai pensato a me? Cioè…Piper o Hazel sarebbero più appropriate per una cosa del genere no?- domandò curioso.
-Sì, ma sai…tu sei come un fratello…mi fido di più del tuo parere…-
Ban! Altra fitta al cuore. Fratello? Ottimo, dalla friendzone era passato alla brotherzone. Di bene in meglio. –Sono felice di sentirtelo dire.- mentì. –Ora mostrami le tue idee sugli abiti che indosserai.-
Dopo un paio di ore Nico si sentiva soddisfatto della sua opera. Percy era più elegante e sexy che mai. Indossava un paio di Nike bianche e nere, pantaloni neri da cerimonia, camicia bianca sbottonata fino al petto. I capelli avevano subito una leggera passata di gel così da sembrare più spettinati. La collana del Campo era ben visibile al collo e il colore dei suoi occhi era messo in risalto dalla semplicità dei colori dei suoi vestiti.
-Jackson devo proprio dirtelo, sono uno stilista nato! Ah già e poi sei uno schianto.- Nico gli sorrise. Nei suoi pensieri in realtà sbavava per la sua bellezza.
-Grazie grazie- Percy si inchinò e si mise a inviare baci ad una folla immaginaria.
-A che ora è la festa?-
-Otto e mezza.-
-Percy?-
-Dimmi.-
-Le otto e mezza sono adesso.-
Percy impietrì. Guardò Nico sconvolto e poi urlando un “ciao dopo ti racconterò” uscì dalla sua cabina per dirigersi verso il Labirinto.
 
Aveva il fiatone. Non correva così velocemente da un tempo infinito. Si nascose dietro un albero del viale che conduceva alla St. Antony e vi si appoggiò chinando il capo. Quando si fu ripreso, si voltò di corsa e andò a sbattere.
 
Nico ripensava a Percy mentre si dirigeva verso la spiaggia. Dei dell’Olimpo quanto era figo! Aveva fatto proprio un’opera buona e gli era riuscita particolarmente bene. Sorrise fra se. Avvicinandosi alla spiaggia sentì un rumore soffocato. Drizzò le orecchie. Qualcuno stava piangendo. Camminò velocemente e svoltò l’angolo. Hazel era sconvolta. Le lacrime le scendevano velocemente, infinite.
-Hazel!- Nico le si avvicinò di corsa e l’abbracciò. –Hazel, che è successo?-
-Frank…Frank…Frank m-m-mi ha l-l-lasciatooooo!!-
 
~~Angolo Autrice
Scusate se il capitolo è troppo breve, spero comunque che sia almeno leggibile :’) Ho cercato di migliorare l’html e spero di esserci riuscita. Volevo ringraziare malecseal che mi ha dato ottimi consigli per migliorare la lettura dei capitoli e Enerie che è stata il mio primo recensore.
Grazie poi a tutti voi lettori che anche se siete “invisibili” mi spronate a scrivere con passione J
 
Leo Magnus Weasley
 
 
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5
 
 
Percy stava tornando al Campo. Non ci credeva ancora a ciò che aveva vissuto quella sera. A lui di sicuro non poteva succedere tutto quello. Nemmeno lontanamente era possibile una cosa del genere.
Arrivò davanti alla cabina di Ade senza nemmeno accorgersene. Doveva raccontare a Nico cosa gli era successo quella notte. Doveva. Voleva renderlo partecipe alla sua felicità. Bussò. Non rispose nessuno. Bussò nuovamente. Niente. Aprì piano la porta e sussurrò –Nico? Nico ci sei? Dormi?- Non ottenendo alcuna risposta entrò piano e socchiuse la porta alle sue spalle. Con la poca luce che entrava da quello spiraglio vide Nico abbracciato stretto stretto ad una ragazza. Rimase lì, impietrito. La ragazza gli dava le spalle e i suoi capelli, molto mossi, erano sparsi sul cuscino e sotto la testa di Nico che era appoggiata sulla sua spalla. Il figlio di Ade le circondava la vita con un braccio, con fare protettivo. Sembrava stranamente triste ma anche felice. Percy si accorse di star trattenendo il fiato. Sbatté le palpebre e si girò verso la porta. Il fiato gli si era fatto corto, come dopo una corsa.  Mosse un piede, poi un altro ed un altro ancora, finché non raggiunse la porta. Appena se la fu chiusa alle spalle, corse verso la sua Cabina e vi si chiuse dentro.
 
-Hei! Attento a dove metti i piedi!-
-Dei dellOlimpo! Scusami tanto- Percy alzò gli occhi e si accorse di essersi scontrato con una ragazza.
Ragazza.
Una bella ragazza.
Bella ragazza.
Una magnifica ragazza.
Capelli neri dai riflessi rossicci, ondulati e lunghi fino alle spalle. Viso ovale dagli zigomi ben delineati. Occhi azzurri, quasi blu. Bocca rosea, piena. Fisicobe’…mozzafiato. Indossava un abito lungo, verde mela, non troppo provocante ma sicuramente molto elegante.
-Humsicioènovolevo direscusa- Percy si costrinse a riprendere il controllo di se.
-Sei balbuziente o cosa?- la ragazza sembrava divertita.
-Che? No! Sono solonuovo, ecco- si scusò in fretta il figlio di Poseidone.
-Aaah, capisco. E tutti quelli nuovi balbettano?-
-No, ma sai è stato il contesto ad avermi fatto balbettare- abbassò lo sguardo.
-Kimberly, comunque.- gli tese la mano –Ma tutti qui mi chiamano Kim.-
-Percy- le prese la mano.
-Allora hai intenzione di andare alla festa oppure te ne starai qui a guardare le stelle?-
-Credo che andrò alla festa.- Percy sorrise –Mi potresti accompagnare?-
-Hei, matricola, non prenderti troppe iniziative.- Detto questo gli strizzò locchio, lo prese a braccetto e lo condusse allinterno delledificio.
 
Percy era ai piedi del letto, seduto, con la testa tra le mani.
Nico. Nico a letto con una ragazza. Una ragazza era nel letto di Nico. Lui la stava abbracciando. Come…perché era successo? Non gliene aveva mai parlato. Si fidava così poco di lui? Lui che gli aveva sempre confidato tutto, che in questo periodo si era praticamente gettato nelle sue braccia alla ricerca di aiuto. Aiuto che aveva trovato, certo, ma ora si sentiva tradito. Si accorse di avere il viso un po’ umido.
Decise che era tempo di staccarsi da Nico. Di trovare la via per un’altra vita, lontano da lui. Non aveva voglia di dovergli pesare ancora. Soprattutto ora che aveva trovato una ragazza. Con questa convinzione si spogliò e si gettò nel letto.
 
-E così non hai mai frequentato una scuola per più di un anno?- Kimberly aveva le mani intorno al suo collo, lui le stringeva dolcemente la vita, mentre ballavano un lento.
-No, purtroppo sono troppo iperattivo per certe scuole. Quindi, praticamente, per tutte le scuole che ho frequentato.- Kim rise. –Speriamo, allora, che tu non risulti troppo iperattivo anche per questa scuola-
-Credo che qui farò il bravo.-
-Come? Di solito fai il cattivo?-
-Diciamo che di solito attiro lattenzione.- Kim lo guardava senza capire, allora lui la prese con più decisione per la vita e, a tempo con la musica, le fece fare un salto mentre lui girava su se stesso.
-Mi accontenterò di sapere che sei un bravo ballerino, allora, matricola.-
-Sarà questo il mio nuovo soprannome? Matricola?-
-Suppongo di sì. Ne avevi forse altri?-
Testa dAlghe pensò con tristezza Percy. –No nessuno.-
-Allora sì, matricola- Kim rise di gusto e il figlio di Poseidone, mentre la musica finiva, le fece fare unultima giravolta, per poi riprenderla tra e sue braccia.
 
Mentre cercava di prendere sonno, Percy ripensava a quella sera. A Kimberly, a come le era sembrata subito una dea, in quel suo abito verde, che a molti era sembrato pacchiano, ma non a lui. Si girò nel letto. Finalmente riuscì a rilassarsi, ma il suo ultimo pensiero, quella notte, fu per Nico.
 
-Matricola, devi già andare via?- Erano seduti su un muretto del giardino della St, Antony. Avevano ballato fino a poco tempo prima, avevano parlato e riso molto.
-Purtroppo sì. Sai cèmio fratello che mi aspetta.-
-Hai un fratello?-
-Sì, più o meno. Diciamo che è come un fratello.-
-Sul serio? Anche io vorrei avere un fratello o una sorella. Invece sono figlia unica e i miei mi hanno sbattuta qui per non avermi tra i piedi.-
-Mi dispiace.- Percy le accarezzò una mano.
-Tranquillo, ci sono abituata.- gli sorrise. –Piuttosto, tu devi andare da tuo fratello ora. Almeno tu, goditi questa fortuna. E, mi raccomando, parlagli di me!- gli fece locchiolino e lo abbracciò.
 
Quella mattina Nico si alzò e notò con piacere che Hazel, rannichiata al suo fianco, aveva l’aria molto più felice della sera precedente. Le scostò una ciocca di capelli dalla faccia e ripensò a quello che gli aveva raccontato su lei e Frank. Il figlio di Marte sarebbe dovuto andare via, in Asia. Un suo zio si era rifatto vivo e aveva chiesto la sua custodia. Ovviamente non aveva avuto altra scelta se non assecondarlo in tutto e così, per non far soffrire troppo Hazel, aveva deciso di lasciarla. Nico questo lo capiva, ma sua sorella no. L’aveva consolata tutta la sera e alla fine era riuscito a farla addormentare nel suo letto. Purtroppo non era riuscito a rimanere sveglio in attesa di Percy, ma sicuramente il figlio di Poseidone lo avrebbe capito. Inoltre era certo che gli avrebbe dato una mano a sistemare le cose tra Frank e Hazel e magari a trovare una soluzione per non far partire il loro amico.
Decise che avrebbe svegliato Hazel più tardi e, dopo essersi vestito, andò verso la Cabina 3.
 
–Chi è a quest’ora?- mugugnò Percy quando qualcuno bussò alla porta.
-Sono io. Nico.-
-Nico!- Percy balzò fuori dal letto. Andò allo specchio e cercò di sistemarsi i capelli. Poi si fermò un attimo cercando di capire cosa diavolo stesse facendo.
-Ehmm…posso entrare?- chiese l’amico da fuori.
-Si, certo, entra.-
Il figlio di Ade entrò e si accomodò sul letto sfatto. –Allora, com’è andata ieri?-
-Oh ieri ho conosciuto Kim…- Percy si ricordò dell’altra ragazza, quella in camera di Nico. –Bene, è andata bene.- sputò fuori, glaciale. –Credo che a te sia andata meglio, comunque.- Si voltò.
-In realtà l’altra sera per me è stato…-
-Si si è stato stramaledettamente magnifico, risparmiata i particolari, grazie.- Lo interruppe Percy. –Anzi, non è che potresti andartene, adesso? Ho delle cose da fare questa mattina.- Detto questo prese Nico per un braccio e lo trascinò fuori, dove questo, vedendosi sbattere la porta in faccia, si chiese, ferito, cosa mai avesse potuto fargli per ricevere un comportamento così. Aveva forse capito quali fossero i suoi sentimenti per lui? Rimandò indietro le lacrime e andò a svegliare Hazel, cercando di mostrarsi più felice che mai per non far soffrire la sorella.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6
 
 
Era da un paio di giorni ormai che Nico cercava disperatamente di chiarire le cose con Percy. Più precisamente cercava di capire cosa diavolo gli fosse preso per far si che non gli parlasse più.
Tutte le volte che lo incrociava al Campo lo avvicinava, ma quello trovava sempre una scusa per andarsene oppure proprio non lo guardava e continuava a camminare imperterrito. Il figlio di Ade aveva persino pensato che avesse scoperto i suoi veri sentimenti nei suoi confronti. Ipotesi che aveva quasi immediatamente escluso perché l’unica persona a conoscenza dei fatti era Hazel che non l’avrebbe mai tradito.
In quel periodo, poi, la sorella si era trasferita nella sua Cabina in modo da vedere Frank il meno possibile. Nico aveva più volte cercato di farla ragionare ma lei, imperterrita, continuava a ripetere che era stato uno stupido a pensare che lasciandola l’avrebbe fatta soffrire di meno e che si era tolta proprio un bel peso adesso che aveva scoperto di che pasta era fatto il figlio di Marte. La notte, però, Nico la sentiva singhiozzare piano nel letto accanto al suo.
Nessuno sapeva che Hazel si era trasferita al Campo Mezzosangue a parte Piper che veniva molto spesso a trovarla e a cercare di tirarle su il morale. Tutti però sapevano che lei e Frank si erano lasciati e Nico aveva chiesto aiuto a Leo e Jason per cercare di sistemare le cose tra quei due.
Percy dal canto suo non sapeva niente di tutto ciò perché dalla sera del ballo stava solo il tempo necessario al Campo –dormire e mangiare- e poi se ne andava in giro con la sua nuova amica Kimberly e qualche altro studente della St. Antony.
Con l’avvicinarsi di settembre Nico sentiva sempre di più l’allontanarsi del figlio di Poseidone, diventando sempre più triste e testardo. Aveva, infatti, deciso di dedicare anima e corpo alla felicità di Hazel e per il momento aveva allontanato tutti i pensieri su Percy –a parte quello di chiarire-.
 
-Quindi tu credi che chiudere Hazel e Frank nelle scuderie servirà a farli riavvicinare?-domandò Jason perplesso ad un entusiasto Leo.
-Ma certo! Se saranno chiusi lì da soli dovranno parlare, non possono fare altro, no?-
-Leo, credo che mentre Frank cercherà di parlare Hazel cercherà di ucciderlo. Chissà quante pietre preziose ci sono sotto la scuderia?- disse Nico, ironico.
-Ah…- Leo abbassò lo sguardo.
-Appunto! Qui ci serve un altro piano, uno ben congegnato! Siamo pur riusciti a sconfiggere Gea, questa cosa sarà una bazzecola, vedrete.- Jason sorrise convinto. Questa “bazzecola” si rivelò ben più ardua di tutte le loro aspettative.  Alla fine decisero che la cosa migliore da fare era dare tempo al tempo e posticipare il più possibile la partenza di Frank.
I tre amici si incamminarono quindi verso il Labirinto dove trovarono Piper che tutti i giorni, da quando i loro amici si erano lasciati, aspettava Jason per salutarlo prima che tornasse al Campo Giove. Quando il figlio di Giove se ne fu andato e Piper si fu allontanata per andare dalle sue sorelle, Leo chiese –Come sta Hazel?-
Nico, che si aspettava quella domanda da giorni ormai, rispose –Dice che va tutto bene, che si sente meglio e che tutto questo è il meglio che le potesse capitare ma la notte la sento piangere. Quindi non sta bene per niente.- Guardò l’amico che aveva gli occhi che guardavano fissi il suolo. Dopo lui, Frank e Piper, Leo era quello che teneva di più a Hazel ed era quello che soffriva di più al momento, perché mentre lui e Piper la vedevano tutti i giorni e Frank ormai cercava di mettersi il cuore in pace, il figlio di Efesto non sapeva nulla di certo sull’amica e si sentiva escluso dalla situazione.
-Leo, non ti preoccupare, Hazel si rimetterà, vedrai.- Nico gli appoggiò una mano sulla spalla.
-E’ che non so cosa fare! Vorrei andare da lei e abbracciarla per consolarla, ma non posso, nessuno vuole dirmi dov’è! E non te ne faccio una colpa perché so che lo fai per il suo bene, ma mi da fastidio comunque.-
-Leo…- Nico non sapeva che dire. Prima Hazel, poi Percy e ora Leo…Le persone di cui si fidava di più si stavano sempre di più allontanando da lui. –Leo, non lasciarmi anche tu…- sussurrò più a se stesso che all’amico, ma quello lo sentì.
-Ti riferisci a Percy, vero?-
-Cosa?! No, no ma che dici…- Nico cercò di avere un tono scherzoso.
-Nico, guarda che sei uno dei miei migliori amici e capisco se soffri.-
-Ma in questo momento non è importante.- rispose secco il figlio di Ade.
-Sì che importa! In questo momento, dopo la morte di Annabeth, la scomparsa di Percy, Frank che se ne va e Hazel che è distrutta non voglio perdere un altro dei miei amici! Se tu soffri, soffro anche io, accidenti! Soffriamo tutti noi! E lasciami dire che abbiamo già patito abbastanza per una vita intera!- Nico non rispose ma lo guardò in un muto ringraziamento.
 
Percy stava tornando a casa dopo una bella giornata passata interamente con Kim. Ormai era diventata un’abitudine, alzarsi, chiamarla, andare da lei e divertirsi tutto il giorno. “Mi ci potrei anche abituare” pensò poco prima di arrivare alla sua Cabina. Con la coda dell’occhio vide Nico avanzare verso la sua direzione. Si affrettò ad aprire la porta, quando si accorse che l’amico non lo aveva nemmeno calcolato. Andava spedito verso la sua Cabina, senza alzare lo sguardo.
Percy sentì una fitta al cuore. Allora aveva proprio deciso di stare con quella. Non gli importava più niente di lui. Poco prima che il figlio di Ade entrasse nella sua camera Percy urlò –Hei Di Angelo, passate bene le ultime giornate? Bella compagnia immagino. Divertiti mi raccomando!- Nico si voltò, bianco in volto. Percy vide che i suoi occhi stavano brillando, risentimento, pensò. –Jackson io spero per te di non trovarti mai più sulla mia strada senza quel gruppetto di amici che ti sei trovato, perché altrimenti vedrai…come andrai all’inferno.- sputò fuori, glaciale e tagliente. Poi si voltò e sbatté la porta dietro di se.
 
Dopo aver chiuso la porta, Nico non riuscì più a trattenere le lacrime. Fortunatamente Hazel doveva essere andata sulla spiaggia con Piper perché la stanza era vuota. Si gettò nel letto in preda ai singhiozzi. Cosa gli aveva fatto per meritarsi un simile trattamento? Possibile che lui non sapesse nulla di quello che era accaduto in quei giorni? Possibile che lui non capisse come tutte quelle cattiverie lo ferissero nel profondo?
Nico immaginò, quindi, che Percy Jackson si comportava in quel modo perché Annabeth era morta portando con se la parte migliore di lui.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7
 
 
-Perseuuuuuus!- Kimberly urlò il suo nome come se fosse arrabbiata. Si alzò dal letto e prese il cuscino in mano.
Percy si sistemò meglio dietro la porta dove si era nascosto.
-Perseus Jackson, le ordino di venire fuori immediatamente altrimenti non potrà più dormire in camera mia!-
Il figlio di Poseidone rise fra sé.
Il giorno prima gli studenti della St. Antony avevano dovuto portare le loro cose nelle loro stanze  dei dormitori scolastici. Aveva scoperto che il suo compagno di stanza sarebbe arrivato solo due giorni dopo e così Kim gli aveva proposto di passare la serata con lei vedendo un film nella sua camera. Alla fine però si erano addormentati sul letto della ragazza, che aveva una camera singola, con il computer ancora acceso sulle gambe di Percy.
Quella mattina il semidio aveva deciso di farle un piccolo scherzetto ed ora Kimberly glielo voleva far pagare.
-Beccato!- l’amica tirò verso di lei la porta rivelando un Percy con un sorriso a trentadue denti che la guardava con aria innocente.
-Ehm…. Non sono stato io!- si scusò in fretta.
-Certo e io dovrei crederti?- Kim gli sorrise ironica.
-Ovvio! Io ti voglio tanto, tanto bene!- voce coccolosa.
Per risposta gli arrivò una cuscinata in faccia.
-Hei!- sbam! Un’altra cuscinata. –Smettila! Miseriaccia!- Le prese il cuscino e lo buttò sul letto. Poi la prese per la vita e iniziò a farle il solletico.
-Ahahaha…no…dai…finiscilaaaa!- Kimberly cadde distesa sul pavimento in preda alle risate. –Percy…ti prego!- il ragazzo la lasciò andare e si sedette a gambe incrociate appoggiando la schiena al letto. Kim si sistemò sulle sue gambe appoggiando la testa sulla sua spalla.
-Ti odio, matricola.-
-Non è vero, principessa-
-Come fai a dirlo?-
-Non so…forse il fatto che sei praticamente seduta sopra di me…mi era parso un indizio.-
-Ma…-
-E poi io so il tuo segreto!- Percy sorrise, furbo.
-Ah si? E qual è di grazia?-
-Mentre dormi, sbavi.-
-Cosa?! No!-
-Oh si, principessa. E molto anche! Avevo la manica su cui hai appoggiato la testa tutta bagnata!-
-Non oserai…?-
-No, almeno per il momento.- la strinse a sé prima che potesse replicare.
 
Aveva salutato Kimberly e poi si era avviato verso l’ingresso del Labirinto quando, improvvisamente, un arcobaleno seguito dalla faccia preoccupata di Leo, gli apparve davanti agli occhi.
-Percy, qui c’è stato un piccolo imprevisto…-iniziò il figlio di Efesto con voce agitata. –Proprio poco vicino a Long Island è apparso un mostro ma…quasi tutti i semidei sono via in questo momento tranne me, Pip, Jason e Nico, per via delle scuole che iniziano eccetera e…abbiamo assolutamente bisogno di una mano…raggiungici in fretta!- detto questo la connessione Iride decise che era giunto il momento di chiudere con le ciance e la chiamata finì.
Percy si mise a correre ed entrò in fretta nel Labirinto.
 
 
-Leo!- il figlio di Poseidone raggiunse l’amico nascosto dietro un cespuglio.
-Hei! Grazie per essere venuto!- Leo iniziò a spiegare –Quel coso è apparso dal nulla ed ha iniziato a ruggire come un leone impazzito. Siamo subito corsi qui per cercare di fare qualche cosa ma è andata subito male…Non ho mai visto un mostro così forte non controllato da nessuno…-
-Ma tutti gli altri?- Percy era preoccupato.
-Jason e Nico sono là dietro- indicò una roccia –mentre Pip era qua fino a poco tempo fa.-
-Ciao Percy!- la figlia di Afrodite saltò fuori dal bosco alle loro spalle –Fortuna che sei arrivato! Ho scoperto che mostro è!- disse rivolgendosi a Leo –E’ Gerione!-
-Oh porca…!-
-Ehm…scusate potreste aiutarmi a capire?- chiese Percy infastidito.
-Si certo! Scusa, amico.- Leo cominciò a raccontare –Gerione è il fratellino di Echidna. Nell’antica Grecia era proprietario di un regno vastissimo e possedeva dei bellissimi buoi che Euristeo chiese ad Eracle di catturare. Dopo che l’eroe fu giunto sulla sua isola e lo ebbe ucciso, Era per vendicarlo mandò sui buoi uno sciame di mosche che Eracle riuscì comunque a sconfiggere.-
-Quindi…esattamente cosa vuole da noi?- chiese il figlio di Poseidone incuriosito.
-Credo che voglia ringraziare Era…di nuovo.- Piper si fece d’un tratto scura in volto. –Percy…è Gerione l’assassino di Annabeth.- continuò poi vedendo la faccia curiosa dell’amico.
Gli cadde il mondo addosso. Annabeth, la sua Annabeth, era morta per mano sua. Per mano di quel mostro orrendo che voleva solo ringraziare Era per quello che aveva fatto per lui. Sapeva che Era odiava la figlia di Atena e che la semidea ricambiava largamente i sentimenti della dea, e aveva deciso di sacrificarla in suo nome.
Gli salirono le lacrime agli occhi e con loro una domanda.
-C-come fate a saperlo?- chiese con voce rotta.
-Lui…ce lo ha detto appena siamo arrivati qui…-Piper teneva gli occhi bassi, poi un frastuono li fece sobbalzare tutti.
Gerione era arrivato nello spazio davanti al loro nascondiglio e solo allora Percy lo vide in tutta la sua mostruosità. Era alto, come un gigante, aveva due gambe e, alzando lo sguardo, il figlio di Poseidone notò che aveva tre busti e tre teste. In tutto sei braccia. E tanta, tanta, ma tanta cattiveria. Più un alito fetido da far paura.
 
Non sapeva cosa lo avesse trattenuto dal saltargli addosso, forse la sua coscienza sapeva che sarebbe stato schiacciato come un moscerino oppure il fatto che Piper e Leo lo avessero tenuto fermo mentre cercava di andargli incontro con fare poco amichevole aveva aiutato un pochino. Fatto sta che Percy si trovò inchiodato ad un albero da Leo e Jason che, insieme a Nico, li aveva raggiunti poco prima.
-Lasciatemi andare!- sibilò il semidio.
-Percy! Resta lucido! Dobbiamo trovare un piano!- Piper lo guardò fisso negli occhi per un paio di secondi finché quello annuì rassegnato e fu liberato dalla stretta dei suoi amici. Nico intanto se ne stava in disparte, volgendo lo sguardo ovunque tranne che su Percy.
-Allora, direi di utilizzare un’esca e attirarlo in una trappola o imboscata.- continuò la figlia di Afrodite. –Io potrei attirarlo usando la Lingua Ammaliatrice e distrarlo mentre voi quattro attaccate. Secondo me bisogna che ognuno di voi si concentri su un busto, ne avrà anche tre, ma di gambe ne ha solo due e quindi sarà molto impacciato nei movimenti se attacchiamo ognuno una parte diversa del suo corpo.-
Leo annuì e poi aggiunse –Data la qualità in combattimento di Percy, Jason e Nico direi che loro tre potrebbero attaccare i busti, io mi posso occupare delle gambe, solamente stuzzicandolo, mentre tu Miss Mondo dovresti continuare a distrarlo con la tua Lingua Ammaliatrice. Siete d’accordo?- Tutti annuirono e Piper uscì allo scoperto.
 
-Hei ciao!- urlò la ragazza a Gerione. –Allora…ehm…che cosa stai aspettando?-
-Non ho tempo per te, ragazzina!- ringhiò quello girandosi dall’altra parte, parlava simultaneamente con tutte e tre le facce.
-Oh no, caro, ora mi ascolterai.- usò la Lingua Ammaliatrice.
Il gigante si fermò di botto e si girò con lo sguardo annebbiato.
-Non voglio parlarti!-
-Tu mi parlerai- insistette Piper, imperterrita.
-Non voglio dirti nulla!- mentre parlava la guardava avido negli occhi. La figlia di Afrodite sorrise, furba. Stava succedendo proprio quello che voleva. Distrarlo. Non le importava che lui cedesse alla sua capacità di convincere le persone, bastava solo che non le togliesse gli occhi, tutte e sei le paia, di dosso.
In quel momento Percy, Jason e Nico saltarono fuori dal nascondiglio e si avvicinarono con cautela a Gerione che, intento a guardare Piper, dava loro le spalle.
Percy sguainò Vortice e si preparò all’attacco, insieme ai suoi amici. Mimò con le dita i numeri uno, due e tre e poi partirono all’attacco. Il figlio di Poseidone sferrò un fendente sul ginocchio del gigante, il quale si piegò in due ululando con tutte le tre teste. Si girò velocemente rischiando di calpestare i tre semidei. Piper continuò a parlargli, ma il gigante era più infuriato che mai. Leo arrivò velocemente da dietro un cespuglio con una spada in mano che conficcò nel polpaccio di Gerione. In quel momento Jason si alzò in volo e iniziò a tirare fendenti, tutti parati dalle braccia muscolose del mostro.
-Piper!- il figlio di Giove imprecò –Fai qualcosa per distrarlo!-
-Non ce la faccio!- la figlia di Afrodite ce la stava mettendo tutta ed era sull’orlo di una crisi isterica.
-Piper…- Percy era riuscito ad evocare l’acqua di un ruscello poco distante e stava tentando una serie di attacchi al torace di Gerione, inutilmente.
-Piper!- Nico pronunciò il suo nome in maniera differente dagli altri –Distrai una testa per volta!- La ragazza capì al volo e si concentrò sul busto al centro, quello che era attaccato da Jason.
-Hei, bell’imbusto al centro! Sì dico a te, guardami negli occhi, immediatamente!-
Questo si girò dalla sua parte, gli occhi annebbiati.
-Bravo ragazzo, ora guardami e di ai tuoi amici vicino a te di girarsi dalla mia parte. Aiutami.-
La faccia centrale di Gerione disse –Ragazzi, dovete guardare assolutamente quella ragazza. E’ importante!-
Le altre due risposero all’unisono –Idiota! Usa il suo potere da figlia della dea della bellezza! Torna concentrato!-
In quel momento Piper usò la Lingua Ammaliatrice anche sulla faccia a sinistra e poi su quella a destra. Quelle si girarono verso di lei mentre Leo, con uno svolazzo di spada, feriva entrambe le ginocchia del mostro che crollò a terra.
Contemporaneamente, Percy, Jason e Nico, approfittando della situazione, con un movimento secco, tagliarono le gole di Gerione che scomparve.
-Ottimo lavoro, ragazzi!- urlò Leo battendo il cinque a tutti i suoi amici. Piper volò da Jason che la prese con grazia e le diede un leggero bacio sulle labbra.
Percy, invece era perso nei suoi pensieri, e mentre si ridestava e cercava di fare i complimenti a tutti, Nico se ne andò senza guardarlo. Il figlio di Poseidone, si girò dall’altra parte più triste e nervoso che mai.
 

Salve a tutti! Allora è da un po’ che non aggiornavo ma con la scuola e tutto era troppo difficile riuscire a trovare tempo per scrivere. Non so cosa pensare di questo capitolo, mi piace ma anche sono insicura su quello che è accaduto…bo…ditemi voi cosa ne pensate lasciando una piccola recensione. E’ accetto tutto, critiche e complimenti, ma soprattutto consigli e proposte! Grazie a chi la sta leggendo, spero di riuscire a renderla al massimo del suo potenziale!
Inoltre grazie anche per l’attenzione.
__Leo Magnus Weasley
 
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8
 
 
Percy, salutati gli amici, rinfoderò Vortice e si diresse a passo lento verso il Campo. Superata la Casa Grande si guardò intorno e notò come quel luogo fosse tutto d’un tratto molto silenzioso e desolato. Da quando stava lì non era mai successo. C’era sempre gente pronta a scherzare e a ridere, ora invece tutti si stavano sempre più “mortalizzando” apprezzando le scuole normali e lasciando il Campo d’inverno. Tutto da quando Annabeth era morta. Sembrava che il punto centrale fosse quello. La sua morte. Da quel giorno tutto era cambiato, non solo Percy.
Scosse la testa e s’incamminò verso la sua Cabina.
 
Era passato solo qualche minuto che qualcuno bussò alla sua porta.
-Avanti.- sospirò Percy alzando lo sguardo.
Leo entrò e si chiuse la porta alle spalle. Non sembrava affaticato dalla battaglia anzi era più spettinato e sorridente che mai.
-Hei amico!- salutò il figlio di Efesto. –Allora, dura eh la battaglia?-
-Si certo, ma ne abbiamo superate di peggiori.- non aveva molta voglia di parlare. Leo parve capirlo perché cambiò espressione.
-Percy…in realtà sono qui per chiederti aiuto…-esitò.
-Che tipo di aiuto?-
-Sai…per il problema di Hazel…-
-Ha litigato con Nico? Non posso fare nulla per lei, anch’io non vado molto d’accordo con lui in questo periodo.-
Leo rimase a bocca aperta. –Nico?! Per Zeus! Tu non sai nulla di lei e di Frank? Si sono lasciati, lui parte per l’Asia e lei è sconvolta!-
-Cosa?! No…io non sapevo nulla…certo che l’aiuterò! Conta pure su di me!-
-Ottimo! Sul serio non so come facessi a non saperlo! Comunque sarà meglio che vada ora…ci vediamo a cena.- detto questo il figlio di Efesto uscì, lasciando Percy in uno stato di profondo imbarazzo. Non era mai successo che lui non sapesse cosa stesse succedendo al Campo, soprattutto cosa stesse succedendo ai suoi amici. Come era successo tutto questo? Quando? Decise che per ragionare meglio avrebbe preso una boccata d’aria. Uscì in fretta e si diresse verso il mare. Se c’era un posto in grado di calmarlo era la spiaggia. Iniziò a correre e quasi andò a sbattere contro Nico di Angelo.
Si fermò di colpo. Gli occhi di lui si alzarono e si fissarono in quelli di Percy che era immobile. Stava per mormorare un debole “ciao” quando notò il gelo e il disprezzo del suo sguardo. Nico era arrabbiato. Infuriato. Deluso. Ferito. Incompreso. Percy distolse lo sguardo e il figlio di Ade lo superò di fretta, lasciandolo solo in mezzo al sentiero.
 
Dopo un paio di ore tutti i ragazzi del Campo uscirono dalle loro Cabine per andare a mangiare e nella confusione generale Percy riuscì ad arrivare fino al suo tavolo. Aveva donato a Poseidone una deliziosa fetta di pizza con le patatine e un muffin rigorosamente blu. Iniziò a mangiare di gusto guardandosi intorno. Tyson non c’era in quei giorni e lui si ritrovava da solo al tavolo del dio del mare. Avrebbe voluto che qualcuno dei suoi amici si sedesse vicino a lui ma erano tutti impegnati a parlare e scherzare con il loro compagni di Cabina. Piper stava ridendo ad una battuta di un satiro, i fratelli Stoll stavano scambiando la Diet Coke del Signor D. con tè alla pesca e al tavolo di Efesto Leo…un attimo, Leo non c’era. E adesso che Percy guardava meglio anche il tavolo di Ade era vuoto. Dove potevano essersi cacciati quei due? Dopo aver finito il suo muffin blu, il figlio di Poseidone si avvicinò al tavolo di Afrodite –Pip sai dove possano essere Leo e Nico?-
-Eh? Ah no…pensavo che fossero qui. Forse sono nelle loro Cabine. Prova a dare un’occhiata.- Piper gli sorrise e lui se ne andò verso la Cabina di Efesto.
A metà strada pensò di andare a controllare il Bunker 9 e si diresse verso la foresta.
 
-Quindi non si può proprio fare nulla?- Nico era sconsolato.
-No…ho chiesto a tutti i figli di Atena di aiutarmi ma nessuno di loro ha avuto un’idea geniale per fare in modo che Frank rimanga qui…mi spiace…- Leo si voltò dall’altra parte e prese ad armeggiare con una chiave inglese.
-Hazel…non posso darle questa brutta notizia!- Nico si mise le mani tra i capelli -Come faccio a renderla felice ora?-
Leo si girò di scatto e gli prese le braccia –Non dire idiozie Nico! Hazel non morirà per l’allontanamento di Frank! E’ una ragazza forte e fra un po’ di tempo capirà e accetterà la situazione. Non devi rendere felici tutti gli altri sacrificando i tuoi sentimenti! Nico, sul serio, smettila di farti del male…non è colpa tua se Frank se ne andrà, non è colpa tua se Hazel soffrirà, non è colpa tua se non c’è modo di evitare questa situazione.-
-Ma…ma…io sono suo fratello…devo farlo!- Nico aveva gli occhi lucidi –Leo tu non capisci! Ho combinato solo casini nella mia vita! Bianca è morta! Io sono quello che trova le idee più pericolose per salvare la situazione e mette a rischio la vita dei suoi amici! Io ho fatto arrabbiare Percy! E’ colpa mia se ora non è mai qui…-
-Cosa gli hai fatto di così grave?- urlò Leo –Percy è adulto ormai! Non è più un bambino, dovrebbe capirlo quando gli altri soffrono, dovrebbe sapere se i suoi amici hanno bisogno di lui, dovrebbe saper perdonare ma non lo vedo qui! Quindi non è colpa tua se lui non c’è più! Smettila di dire cretinate e torniamo a pensare ad un modo per rendere felice Hazel e per tirare su di morale il buon vecchio Frank, okay?- Leo sorrise all’amico e si accomodò su una sedia prendendo una penna in mano e iniziando a scrivere su un foglio da disegno più grande del tavolo.
 
Percy era paralizzato. Leo la pensava davvero così? Sapeva di essersi comportato da idiota ma non fino a questo punto…perché Nico era così triste? C’era un solo modo per scoprirlo, doveva affrontare il figlio di Ade e per farsi perdonare avrebbe trovato la soluzione al problema di Hazel.
Convinto e pentito, il figlio di Poseidone si diresse verso il Labirinto, destinazione: Campo Giove.
 
^^Angolo autrice
Buonsalve a tutti! Vi faccio le mie scuse se non aggiorno da troooppo tempo ma purtroppo in questo periodo ho avuto delle situazioni difficili…perdonatemi…
Coooomunque, non sono molto sicura di questo capitolo, non mi piace granchè a dire il vero, ma era necessario scriverlo affinchè la storia prosegua al meglio.
Vorrei sapere la vostra opinione in proposito, quindi se non è troppo disturbo vi chiederei di lasciare una piccolissima recensione in cui potete dire anche “la tua storia è una merda” non me la prendo XD
Grazie mille per l’attenzione e scusatemi ancora.
**Leo Magnus Weasley  

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


CAPITOLO 9
 
 
Doveva trovare Frank. Doveva.
Appena arrivato vicino alla statua di Terminus Percy corse in direzione degli Alloggi. Per la strada molti semidei romani lo salutarono ma lui non rivolse la parola a nessuno. Doveva trovare Frank.
Arrivato davanti alla Quinta Coorte un Lare si avvicinò ma lui andò oltre e iniziò a cercare l’amico nelle varie stanze che si aprivano al suo passaggio.
Girato un angolo si accorse che l’edificio era completamente vuoto. Non se n’era accorto prima perché era troppo di fretta. “Merda!” pensò irritato il figlio di Poseidone, mentre in gran fretta usciva dall’Alloggio e si dirigeva in Senato.
Per la strada incontrò qualche fauno ma nessun romano. Arrivato davanti al Senato notò un ragazzo che si stava dirigendo verso il lago. Era alto e piazzato. Doveva raggiungere Frank.
-Frank! FRANK!- Percy chiamò a gran voce il semidio che si girò e gli rivolse un sorriso tirato.
-Hei Percy. Sei venuto a salutarmi?-
-A salutarti…? Co…un attimo…te ne stai andando?-
-Già…parto domani.- il figlio di Marte abbassò la testa e iniziò a fissare il suolo.
-Non puoi! Frank, devo parlare con tuo zio!- urlò Percy scuotendo l’amico per le spalle.
-Anche se ci parlassi non risolveresti nulla…mi vuole portare là con se…questo è quanto.-
-Lasciamici provare! Ti prego…- la sua voce si fece fievole –Ho combinato troppi casini in questi tempi, ho già perso troppe persone…devo fare qualche cosa per far tornare la felicità! Il Campo Mezzosangue sta letteralmente andando a pezzi, il Campo Giove sta perdendo due dei suoi più valorosi combattenti nonché uno dei migliori Pretori che abbia mai avuto…io non voglio che ciò accada! Risolverò la questione!-
-Percy…va bene…vieni, ti porto da mio zio- detto questo Frank si incamminò verso il Labirinto, lo sguardo fisso al suolo mentre Percy lo seguiva più convinto che mai della sua scelta.
 
 
-Ehm…esattamente dove abita tuo zio?- chiese il figlio di Poseidone dopo il cinquantesimo cambio di direzione che prendevano.
-In Cina.- gli rispose tranquillamente Frank.
-Ah…quindi siamo diretti là?-
-Già…senti Percy come mai vuoi fare tutto questo? So che siamo amici e tutto ma te lo si legge in faccia che non è questo il motivo che ti spinge a fare tutto questo.- non sembrava arrabbiato o offeso in alcun modo, notò il moro, solo perplesso.
-Da quando Annabeth è morta io sono cambiato. Non solo perché si è rotto qualcosa dentro di me ma proprio perché io non mi sento e non sono più lo stesso. Lei era la prima persona che ho incontrato qui al Campo, la prima che mi ha più o meno fatto sentire a casa. Io mi dico sempre che se mi fossi dichiarato prima avremmo avuto più tempo. Avrei potuto salvarla, capisci? Ma quel giorno io non c’ero…l’ho lasciata sola di guardia davanti ai nostri accampamenti e lei non ce l’ha fatta a sopravvivere. Non ce l’ha fatta. Poi…io sono caduto in un oblio nero e grigio da cui non riuscivo più a riemergere e solo grazie a Nico sono qui. Ma ora che ho litigato anche con lui, ora che non mi rendo conto di ciò che accade ai miei amici, ora che il Campo si sta spopolando non so più come rimettere insieme i pezzi. Non so più come far tornare tutto com’era prima. Non so più come aiutare un amico.-
-Percy, io in questi giorni sono stato un vigliacco. Non ho fatto nulla per poter rimanere qua con voi e con Hazel. Nulla. Ho lasciato che tutto fluisse, che facesse il suo corso. Ma ho sbagliato. Tu invece sei qui ora, ad aiutarmi. Non ti sei arreso quando io ti ho detto di no. Tu non sei cambiato nel profondo. Ti comporti in maniera differente, è vero, ma sei sempre lo stesso Percy. Non lo dimenticare.-
Rimasero zitti per un po’, fino a che non videro una luce che cresceva sempre di più davanti ai loro occhi.
-Perseus Jackson, benvenuto in Cina!-
 
La Cina non era come il figlio di Poseidone si immaginava. Era più rumorosa e trafficata. E soprattutto più popolata. Molto più popolata.
Lui e Frank era sbucati in mezzo ad una piazza nel centro di Pechino. Nessun passante sembrava far caso a due semidei uno con una maglietta di un arancio sgargiante e l’altro vestito come un Pretore romano in toga viola.
Dopo essersi fatti largo nel fiume di persone si rifugiarono in un vicolo laterale e fecero il punto della situazione.
-Allora…noi siamo a Sanlitun uno dei posti più frequentati della città e dovremmo dirigersi a verso la parte storica.-
-Frank, vero che sai come arrivarci?-
-Ehm…certo! Cioè…più o meno…-
-Santi Numi! Sai parlare almeno il cinese o il mandarino o che so io?-
-Si...ci provo aspetta qui.- detto questo si avvicinò ad un passante e chiese –Yíhàn, néng gàosù wǒ zěnme dào lìshǐ zhōngxīn?-
Quello gli parlò fitto fitto gesticolando un po’ e poi se ne andò di corsa.
-Allora?- chiese Percy sorridendo.
-Allora mi ha dato della capra ad un certo punto ma alla fine mi ha detto che è qui vicino, muoviamoci.-
 
La casa dello zio di Frank era di dimensioni enormi. Era sullo stile tradizionale con lanterne di carta un po’ ovunque e vecchi cimeli di famiglia sparpagliati qua e là.
Dopo aver preparato un delizioso tè il padrone di casa chiese con forte accento cinese –A cosa devo la vostra piacevolissima visita?-
-Ehm...zio lui è Percy Jackson un mio amico di New York e vorrebbe tanto parlarti.-
Il figlio di Poseidone si schiarì la voce –Piacere signor Zhang. Volevo parlare a proposito del trasferimento di Frank da lei. Non voglio sembrarle sfacciato o sgarbato ma mi chiedevo come mai voglia che lui viva qui con lei?-
-Signor Jackson non vedo come la cosa possa riguardarla.- rispose lapidario il padrone di casa.
-Mi perdoni ma credo che la cosa mi interessi. Vivo con suo nipote da un anno e mezzo quasi e la sua ragazza lo conosce e vive con lui da ancora più tempo. San Francisco è la sua casa. Non può chiedergli di lasciarla così, di punto in bianco!-
-Io sono il suo tutore legale!-
-Per questo dovrebbe pensare al suo bene!-
 
 
La discussione era andata avanti per ore, Frank ad un certo punto era dovuto intervenire spiegando perché volesse rimanere in America e perché avrebbe anche voluto andare in Cina. Alla fine però erano giunti ad un compromesso. Il figlio di Marte sarebbe rimasto al Campo Giove per tutto l’anno tranne che nei tre mesi invernali, quali Dicembre, Gennaio e Febbraio.
Percy ce l’aveva fatta. Aveva convinto il signor Zhang.
Prima di tornare nel Labirinto i due amici si fermarono a mangiare in un tipico ristorante cinese, usando i soldi che avevano cambiato a casa dello zio di Frank.
Con la pancia piena di involtini primavera e biscotti della fortuna si diressero verso casa. Il viaggio fu più breve del precedente e le discussioni più felici.
Sbucarono nel bosco del Campo Mezzosangue e si diressero verso la Cabina di Ade. Percy però si fermò prima.
-Amico io non continuo oltre…sei tu che devi dare a Hazel la buona notizia io non centro.-
-Grazie Percy.- Frank gli diede una pacca sulla spalla e si incamminò da solo verso l’abitazione della sua ragazza.
 
 
Quando la porta gli si fu chiusa alle spalle il figlio di Poseidone si gettò sul letto e si sistemò supino. Iniziò a guardare il soffitto dove i riflessi dell’acqua della vasca di Iride creavano mille giochi di luci. Ce l’aveva fatta, pensò, aveva compiuto il primo bel gesto dalla morte di Annabeth. Ora però doveva riavvicinarsi in qualche modo a Nico. Ma come? Non poteva credere che l’amico avesse trovato una ragazza senza dirgli nulla. Insomma lui era…era…”per lui non sono che un amico” concluse. Ma perché aveva quella strana sensazione di fastidio al petto? Perché non sopportava l’idea che quella ragazza avesse portato via Nico, il suo Nico, da lui? Ma soprattutto, perché Nico aveva preferito stare con lei piuttosto che con il suo migliore amico?
Tante domande e nessuna risposta.
 
^^Angolo autrice
Salve a tutti! Allora volevo solo fare un piccolo appunto sul cinese…ho utilizzato google traduttore e non so quanto possa essere corretta la grammatica. Chiedo perdono a chiunque di voi sappia il cinese.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Fatemi sapere J
__Leo Magnus Weasley

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


CAPITOLO 10
 
Quando aveva aperto la porta a Frank, Nico era rimasto a bocca aperta. Lo aveva fatto entrare senza dire una parola mentre l’amico andava ad abbracciare Hazel, stupita quanto lui. Frank aveva poi raccontato loro tutto ciò che era accaduto in Cina, di come Percy fosse riuscito a convincere suo zio di farlo rimanere in America e di come si era sentito dopo, della felicità che aveva provato nel sapere che non avrebbe più dovuto abbandonare Hazel e i suoi amici. Parlò così velocemente che i due ascoltatori gli chiesero di ripetere più volte alcune parti. Alla fine però Nico capì che sarebbe stato meglio lasciare soli i suoi amici e uscì silenziosamente accostando pian piano la porta.
Così era stato Percy a convincere lo zio di Frank a farlo rimanere al Campo, pensò Nico mentre passeggiava verso la spiaggia. Percy non era cambiato allora. Era rimasto sempre lui. Una strana sensazione di calore gli riempì il petto. Si sentì cedere le ginocchia e si accovacciò sulla sabbia, in riva al mare. Mise le mani nell’acqua e si accorse di avere gli occhi umidi. “Percy…”
Nico ormai era in preda ai singhiozzi. Avrebbe voluto parlare ancora una volta con il figlio di Poseidone, avrebbe voluto essere ancora suo amico. Gli sarebbe bastato. Non gli interessava essere qualcosa in più per lui, gli importava solo ritornare a essere suo amico. Solo questo.
Si prese la vita tra le braccia e iniziò a dondolare cercando di pensare ad altro e di fermare le lacrime che ormai gli rigavano le guance lasciando linee rosse al loro passaggio.
 
 
Percy stava guardando il soffitto della sua stanza da ore ormai. Non sapeva per quale motivo ma non riusciva a fare altro. Non si trovava nemmeno in una posizione comoda e il panorama non cambiava, però lui rimaneva lì. Leo era passato più volte bussando e chiamandolo ma lui non aveva risposto.
Da una parte si sentiva molto felice per ciò che aveva fatto. Aveva dimostrato a se stesso di non essere poi tanto cambiato. Aveva aiutato due suoi amici. Era riuscito a portare a termine un suo obiettivo, cosa che non succedeva dalla morte di Annabeth. Ma comunque non si sentiva bene. Era come se gli mancasse qualche cosa. Il problema era capire che cosa.
***
La fame lo aveva destato. Percy stava per uscire per andare a cena quando, appena aperta la porta, si girò di sfuggita verso lo specchio e si accorse di come fosse malridotto. Aveva i capelli tutti in disordine, la maglia del Campo era macchiata in più punti e sotto i suoi occhi si aprivano delle occhiaie nere come il Tartaro. “Non posso andare in giro in questo modo!” si disse il figlio di Poseidone. Solitamente non era il tipo che badava a certe quisquiglie come l’aspetto ma insolitamente non voleva farsi vedere in giro così. “Dopotutto sono figlio del dio del mare io!” si disse mentre andava a farsi una doccia.
L’acqua era piacevolmente calda e i suoi poteri benefici riuscirono a rinvigorirlo. Dopo essersi vestito andò davanti allo specchio e mentre ammirava il suo riflesso si passò una mano tra i capelli corvini. “Così può andare” detto questo uscì dalla sua cabina e si diresse alla mensa sognando svariati biscotti blu.
Ci mise poco tempo ad arrivare al suo tavolo dopo aver offerto parte della sua cena (hamburger e patatine fritte) a suo padre, quando notò in lontananza una figura piccola e fragile che avanzava con passo lento e strascicato. Ci mise poco a riconoscere la figura del suo migliore amico.
Nico si sedette al suo tavolo senza nulla da mangiare e senza guardare nessuno. Era così esausto, notò Percy, da stare tutto rannicchiato nell’angolo più distante dagli altri tavoli, con gli occhi bassi e la faccia tutta rossa, come se avesse pianto da poco.
Appoggiò il suo hamburger nel piatto e si stava per alzare e andare a vedere cosa diavolo fosse accaduto al figlio di Ade quando fu preceduto da Jason. Il figlio di Giove raggiunse Nico e si sedette accanto a lui, senza dire nulla. In quell’istante successe una cosa che Percy non si sarebbe mai aspettato. Nico scoppiò in lacrime, in un pianto veramente disperato e Jason lo circondò in una abbraccio e poi lo portò via, lontano dagli sguardi curiosi degli altri semidei. Percy rimase così, in una strana posizione, metà alzata e metà seduta, senza sapere cosa fare. Una parte di lui voleva correre subito da Nico e consolarlo, cercare di capire cosa gli fosse capitato di così tanto sconvolgente da farlo stare così male. L’altra parte però si vergognava di andare da lui dopo averlo trattato così male per tutto quel tempo. Decise che sarebbe andato a parlare con Jason una volta che quest’ultimo fosse uscito dalla Cabina di Ade.
 
 
-Nico…Nico cosa ti prende?- sussurrò Jason all’amico rannicchiato in posizione fetale sul letto, in un groviglio di lenzuola.
-N-n-nulla…Jason v-vai v-v-via…-
-Si, certo come no. Ti stai praticamente sciogliendo in un mare di lacrime ma io dovrei andarmene? Mi sembra una soluzione logica, che non fa una piega.-
-V-v-v-vedi, se s-s-siamo così d-d’accordo cosa ci f-fai ancora qui?-
Jason sorrise alla battuta. Dopotutto la capacità di Nico di sdrammatizzare i suoi dolori non lo aveva ancora abbandonato, una buona notizia.
-Piccolo scemo che sei!- disse con voce dolce facendogli il solletico –Potresti per piacere dirmi cosa o chi ti ha ridotto in questo stato?-
Nico aspettò un po’ prima di rispondere, si mise a sedere a gambe incrociate e si asciugò le lacrime con la manica della sua maglietta.
-Non è colpa sua…quindi non incolparlo…cioè…certo che è colpa sua se sono così ora ma…non lo ha fatto apposta capisci?-
-Certo, la tua spiegazione è proprio chiarissima- disse ironico Jason.
-Percy…Percy ed io abbiamo litigato un po’ di tempo fa, anche se io non so perché sia successo. M’incolpa di aver trovato una ragazza…e…e mi tratta malissimo. Ma io credo che ci sia stato un equivoco e che per questo si senta tradito. Dopo la morte di Annabeth io gli sono stato sempre accanto e poi, dopo aver creduto al fatto che io avessi trovato una ragazza, deve essersi arrabbiato con me per il semplice fatto che pensava che io non gli sarei più stato vicino, che lo avrei abbandonato come ha fatto Annabeth, che lo avrei lasciato solo.  Ma capisci…io non posso lasciarlo solo…perché a me…perché… Percy mi piace…- concluse con un sussurro il figlio di Ade.
Jason rimase per un attimo in silenzio. Credeva già da un pezzo che Nico fosse omosessuale e questo non gli aveva mai dato alcun fastidio, si sentiva più preoccupato dal fatto che nessuno lo avrebbe ricambiato mai pienamente. Ora però lo sapeva per certezza e questo lo preoccupava ancora di più. Dopotutto Percy Jackson era famoso per il suo fascino e le sue conquiste tra le varie semidee del Campo, sia Mezzosangue che Giove, ma soprattutto era famoso per il suo grande amore Annabeth.
-Nico…-
-Jason- lo interruppe lui –lo so a cosa stai pensando e ci ho pensato su anche io. Cosa credi? Che non sappia che a Percy io interesso solo come amico? Lo so benissimo. E non è per questo che mi sento così distrutto ora. Il problema è che l’ho perso anche come amico…non lo avrò più al mio fianco, capisci?-
-Nico, vedrai che Percy capirà di aver sbagliato…vedrai che si sistemerà tutto quanto. Io farò in modo che le cose tornino com’erano!- detto questo si alzò e, dopo essersi assicurato che Nico si sistemasse nel letto, uscì dalla Cabina e si diresse alla ricerca del figlio di Poseidone.  
 
 
Ci mise poco tempo a trovarlo. Percy lo stava aspettando davanti alla sua Cabina e appena lo vide gli corse incontro con una faccia molto preoccupata.
-Jason, cosa è successo?- chiese tutto d’un fiato.
-Dovresti chiederlo direttamente a lui, Percy. Io non ti dirò assolutamente nulla di ciò che mi ha confidato Nico. Sappi solo che è distrutto e he tutto quello che gli è capitato non se lo merita. Caspita Jackson! Lo sai benissimo com’è fatto, è il tuo migliore amico dopotutto. Comunque mi dispiace di non poterti essere di alcun aiuto. Vagli a parlare ma mi raccomando, non farlo crollare definitivamente.-
Jason se ne andò e Percy rimase fermo e triste a fissare il vuoto.
 
 
Toc…toc
-Chi è?- chiese Nico con voce tremante.
-Sono io…Percy-
-Vai via!-
-No…senti voglio capire e chiarire. Se non apri tu allora parlerò da qui fuori.- disse con voce decisa il figlio di Poseidone.
Nico non si mosse e si rintanò ancora di più sotto le coperte. Dopo un po’ Percy iniziò a parlare con voce fioca al di là della porta –Nico…io non so cosa ti succeda…e non so nemmeno cosa stia succedendo a me…ma quel giorno, o meglio quella notte, quando sono tornato da quella festa della mia nuova scuola, sono venuto a trovarti per parlare e raccontarti di Kim, scusa Kimberly. L’avevo conosciuta quella sera e per la prima volta mi ero sentito felice, non avevo pensato ad Annabeth per tutta la sera, e avevo voglia di raccontarti tutto, di condividere con te quello che stavo provando. Quando sono arrivato qui, però, dopo aver bussato, sono entrato sospettando che ti fossi addormentato e ti ho trovato…abbracciato…abbracciato ad una ragazza e sembravi così felice e tranquillo che…non so…non so cosa mi sia preso. Sono tornato subito nella mia Cabina pieno di rancore e rabbia, ma non mi so spiegare il motivo. Nico…mi dispiace moltissimo, sono stato uno stupido…ma credevo...credevo di averti perso…per sempre…-
Nico rimase impietrito nel letto, le guance rosse di rabbia e confusione. Cioè…sul serio aveva scambiato lei per la sua ragazza? Si tirò su di scatto e andò ad aprire la porta. Percy, che vi era appoggiato, perse l’equilibrio e gli cadde addosso ma quello lo prese per il bavero della maglietta e lo tirò verso di se, i nasi che si sfioravano.
-Tu…idiota…di un Jackson!- sputò fuori Nico scandendo bene le parole.
Percy emise uno strano suono simile ad un ringhio soffocato.
-Hai veramente pensato che quella ragazza fosse una sconosciuta? L’hai mai vista girare per il Campo, da quella notte? L’avevi mai vista prima? Era Hazel, santi Numi! Hazel! Mia sorella che si era appena lasciata con Frank e aveva bisogno di essere consolata! E poi…ti pare che ti avrei mai lasciato solo? Dopo tutto quello che è successo? Percy Jackson non sembri stupido, lo sei eccome! Ti sei mai chiesto…ti sei mai domandato…perché io fra tutti ti sono sempre stato accanto? Jackson…-Nico si zittì un attimo e, guardando l’amico negli occhi, si avvicinò ancora di più a lui fino a che le loro labbra si incontrarono. Fu questione di pochi secondi, il figlio di Ade, rosso in volto, spinse via Percy e si richiuse la porta alle spalle domandandosi cosa gli fosse preso.
Dal canto suo il figlio di Poseidone rimase per terra, fuori dalla Cabina del suo amico e con ancora il suo sapore impresso sulle labbra.
 
 
 
°°Angolo autrice
Buonsalve! Questo capitolo mi piace un sacco (non so come l’abbia scritto) ma mi sento assolutamente contenta di aver raggiunto questo punto della storia. Avevo le farfalle nello stomaco alla fine (so che sono strana *^*).
Mi piacerebbe però sapere cosa ne pensiate voi, quindi, magari, lasciate una piccola recensione J
Grazie mille
Con la speranza che sia di vostro gradimento (questa fine in pompa magna mi piace u.u)
**Leo Magnus Weasley

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


CAPITOLO 11
 
Nico scivolò con la schiena appoggiata alla porta fino a ritrovarsi seduto sul pavimento della sua Cabina. Aveva baciato Percy. Percy Jackson. Non era stato solo un sogno, no? Era realmente accaduto, giusto? Nico si inumidì le labbra e ripensò a come aveva chiuso la porta in faccia all’amico. Rabbrividì al pensiero. “Oh dei” pensò sconvolto “Cosa ho fatto?! Mi odierà per sempre dopo questo…per sempre!” Si prese il viso tra le mani ma stranamente non pianse. Ripensò al bacio, all’incontro fulmineo delle loro labbra, e sorrise. Dopotutto era stato bellissimo.
 
 
Percy guardava con occhi vacui la porta chiusa davanti a lui.
Era seduto sul terreno umidiccio del sentiero che congiungeva ogni Cabina, con le ginocchia un po’ piegate e le mani che, appoggiate per terra, lo mantenevano in equilibrio. Aprì e chiuse la bocca per un po’ di tempo senza sapere cosa dire o fare. Era appena stato baciato dal suo migliore amico, da colui che considerava suo fratello. Era stato così veloce che non capiva se fosse stato solo un errore dovuto forse alla spinta per gettarlo fuori dalla sua Cabina oppure un cosa voluta.
Si alzò a fatica e si diresse verso la Cabina 3 dove, una volta entrato, si svestì e si rintanò sotto le coperte, la luce della luna che illuminava le foto ricordo sul suo comodino.
 
 
-Annabeth io vado un attimo da Chirone, ho finito l’ambrosia e questa diavolo di ferita non vuole passare. Stai attenta.- disse dolcemente il figlio di Poseidone.
-Testa D’Alghe quando mai io non sono attenta?- sorrise lei di rimando, baciandolo di sfuggita mentre lui si alzava.
-Nel mio mondo immaginario tu sei sempre quella che ha bisogno di me per sfuggire alle situazioni più pericolose, lasciami almeno sognare.- le strizzò l’occhio e, dopo averle accarezzato i capelli, si incamminò verso la tenda del centauro.
Annabeth si sistemò meglio a sedere, appoggiando la schiena ad un albero, tenendo ben stretta la sua spada di dragone. I suoi occhi ormai si erano abituati all’oscurità e le semplici ombre che prima avrebbe scambiato per mostri ferocissimi adesso capiva che erano semplici rami di albero o animali selvatici.
Era da due giorni che alcuni squadroni di semidei si erano insediati in quella regione, poco distante Long Island, per controllare l’avanzata di un mostro. Nessuno sapeva chi fosse, pochi giorni prima avevano ricevuto segnalazioni di un essere enorme che si dirigeva verso il Campo Mezzosangue e avevano deciso subito di andare a ucciderlo.
Annabeth era da un lato preoccupata per ciò che stava accadendo e da un lato entusiasta. Infatti, dopo la caduta nel Tartaro, si era ripromessa che non avrebbe mai più sprecato un singolo secondo con Percy. Mai più. E quelle giornate, tra un tempo di guardia e l’altro, lei e Testa D’Alghe erano rimasti sempre insieme, e questo la rendeva la ragazza più felice sulla terra.
Con tutto questo ricordare non sentì uno scricchiolio alle sue spalle e un rumore attutito di passi in avvicinamento. Poi, dal nulla, una mano enorme le chiuse la bocca e la prese tirandola a sé. Annabeth spalancò gli occhi dall’orrore. Davanti a lei stava Gerione, un essere enorme, con tre busti. La figlia di Atena capì in un attimo quale fosse il suo destino. Quel mostro era lì per lei, per sacrificarla ad Era. Conosceva bene la sua storia. Se questo fosse accaduto non avrebbe dato alcun disturbo al Campo, che si stava ancora riprendendo dalla lotta contro Gea e dall’attacco del Campo Giove. L’unica cosa che voleva era lei. La ragazza chiuse gli occhi e portò indietro la testa. Gerione le sfilò la spada dalle mani e con un unico gesto gliela infilò nel petto, trapassandola da parte a parte. Non le sfuggì alcun lamento. Il mostro la depose a terra in modo che tutti potessero vederla e se ne andò, lasciandola là, distesa su un fianco, in una pozza di sangue. Annabeth sperava di morire in fretta, prima di vedere Percy, altrimenti tutto il suo coraggio l’avrebbe abbandonata. Il destino, però, si prese ancora gioco di lei.
Testa D’Alghe si fermò di botto, il sorriso gli morì tra le labbra. Corse veloce da lei, le lacrime che cominciavano a rigargli il viso. Le sfilò subito la spada dal petto e mise la sua testa sulle sue ginocchia.
-Annabeth…- sussurrò.
-Percy…andrà tutto bene- disse lei a fatica con un debole sorriso.
-Ma…chi ti ha fatto questo? Chi?- disse a stento il figlio di Poseidone.
Ormai le lacrime cadevano abbondantemente dai suoi occhi.
-Percy, ti prego…non posso dirtelo, non voglio che tu…- tossì e inspirò a fatica –non voglio che tu cerchi vendetta.-
-Annabeth…-
-Ascoltami…tu sei la persona più importante che ho…non voglio farti del male, più di quanto te lo stia facendo ora…lasciami andare…- sussurrò debolmente la ragazza, poi aggiunse –Ti amo Testa D’Alghe-
-Ti amo anche io.- Percy, in preda ai singhiozzi, si chinò a baciarla. Appena tornò a posare gli occhi sul suo viso si accorse che lo aveva abbandonato.
Annabeth Chase era morta.
 
 
Nico lo aveva trovato chino sulla figlia di Atena in preda ai singhiozzi. Lo aveva fatto alzare e lo aveva portato nella sua tenda, mandando qualcuno a recuperare il corpo senza vita di Annabeth. Non era riuscito a far smettere di piangere l’amico. Aveva urlato tutta la notte, contorcendosi nel letto come se fosse trapassato da un dolore fisico. Nico era rimasto lì, seduto su uno scranno, di fianco alla branda di Percy, a osservarlo e a tenergli compagnia, senza dirgli nulla, senza cercare di consolarlo. Sapeva che era una cosa inutile. Dire che “andrà tutto bene” è una menzogna. Non “va tutto bene” quando la tua ragazza muore trapassata da una spada. Non “va tutto bene” quando sai che è morta una ragazza di appena 17 anni. Non “va tutto bene” quando sai che non la rivedrai mai più, qualunque cosa tu faccia. L’unico modo che Nico conosceva a sue spese era quello di imparare a convivere con il dolore, e questo era ciò che avrebbe insegnato a Percy.
 
 
Percy si svegliò di soprassalto. Quella notte aveva fatto i tipici sogni da semidio. Aveva visto la morte di Annabeth, aveva visto ciò che era accaduto dopo e aveva visto ciò che Nico aveva fatto per lui in quegli ultimi mesi. Ora invece stava ricordando cosa era accaduto la sera precedente. Doveva andare a chiedergli spiegazioni. Doveva capire cosa era realmente successo.
Si alzò e si vestì in fretta. Prima di uscire guardò la sua stanza e decise che da quel momento in poi i ricordi sarebbero stati solo ricordi, che non sarebbero più stati d’intralcio nella sua vita. Annabeth era stata la persona più importante della sua vita fino a quel momento, ma sapeva che doveva andare avanti e superare definitivamente l’accaduto.
-Ti amo Annie- sussurrò al vento, mentre usciva chiudendo dietro di se la porta.
 
 
A metà strada venne attraversato da mille flashback.
Il primo incontro con Nico.
Il doloroso racconto della morte di Bianca.
Quella volta che lo aveva trovato sul suo terrazzo il giorno del suo compleanno.
L’ansia che aveva provato sapendolo moribondo nella giara dei giganti.
La felicità che aveva provato rivedendolo e la promessa che si sarebbero incontrati alle Porte della Morte.
La morte di Annabeth.
Il dialogo nel giorno del suo compleanno.
Le tante volte che d’allora si era guardato allo specchio, non sapendo per quale assurdo motivo, cercando di diventare abbastanza presentabile.
“E’ per lui…” capì alla fine il figlio di Poseidone “E’ per quello che stavo male quando pensavo che la ragazza nel suo letto stesse con lui…”
Rimase fermo per molto tempo rendendosi conto pian piano che tutto ciò che aveva fatto in quel periodo era stato per farsi guardare da lui, da Nico.
Iniziò a correre. Ora capiva perché si sentiva strano dopo aver fatto riappacificare Hazel e Frank, perché non sapeva cosa ne avrebbe pensato Nico. Non sapeva se gli sarebbe piaciuto quel gesto.
Arrivò davanti alla Cabina di Ade e aprì la porta di scatto, senza nemmeno bussare.
-Nico!- urlò
L’amico si mise a sedere sul letto, strofinandosi gli occhi con le mani.
-Che diavolo ti prende?- disse con voce impastata, senza capire che era Percy quello che stava urlando.
-Nico ora, immediatamente, mi dirai tutto quello che ti è passato per la mente ieri sera. Ho bisogno di sapere…-concluse il figlio di Poseidone in un sussurro, sedendosi sul letto di fronte all’amico. Quello, accortosi di chi aveva di fronte si fece subito rosso in volto e iniziò a fissarsi le mani.
-Hem…si be’…ecco…come dire…- balbettò. Percy gli prese il viso tra le mani e lo sollevò facendo in modo che i loro sguardi si allacciassero.
-Sai che io ci sono sempre, anche se magari tu non vuoi che sia così per quello che ti ho fatto…mi dispiace tantissimo Nico…sul serio. Io vorrei riuscire a capirti…e vorrei che tu mi perdonassi per ciò che ti ho fatto…-
Nico non sapeva cosa dire. Avrebbe voluto abbracciarlo e dirgli che lo aveva già perdonato. Avrebbe voluto baciarlo. Arrossì al pensiero.
-Percy- disse, prendendogli delicatamente le mani e spostandole dal suo viso –Ti racconterò tutto, ok? Dall’inizio alla fine ma…ma…promettimi che resterai sempre mio amico…qualunque cosa io abbia dire.-
-Promesso.-
 
 
°°Angolo Autrice
Perdonatemiiiii….perdonatemi veramente per questo capitolo di passaggio :(
Non avrei dovuto scriverlo ma mi sembrava necessario per farvi capire un po’ che casino ha nella testa il nostro povero Testa D’Alghe…
Scusatemi…non ho altro da aggiungere…
 
**Leo Magnus Weasley     

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


CAPITOLO 12
 
Nico era seduto a gambe incrociate sul suo letto. Non riusciva a guardare Percy in faccia. Era abbastanza nervoso ma doveva assolutamente dirgli quello che provava per lui. L’amico intanto lo stava guardando con degli occhi pieni di aspettativa. Doveva capire cosa stava succedendo tra loro. 
-Allora…ecco…- il figlio di Ade era davvero nel pallone.
-Ti posso aiutare in qualche modo?- Percy cercò di venirgli incontro.
-Ehm…in che modo?-
-Se vuoi ti posso fare delle domande?- esitò –Come ti senti ora?-
-Ho caldo.-  Nico sorrise e Percy scoppiò a ridere –Hai caldo? Tutto qui?-
-Be’ ho caldo e sono molto nervoso ma credo che ora prevalga l’agitazione-
-Ok…prossima domanda! Allora…da quanto sei così?-
-Così come?- Nico arrossì.
-Be’, così così- Al secondo “così” lo indicò –Insomma da quanto sei così formidabilmente irresistibile?- le guance di Percy si tinsero di rosso e si coprì a bocca con le mani. –Cioè…volevo dire…insomma…-
-Irresistibile? Io sono sempre stato irresistibile!-
Non aveva più bisogno di tenere lo sguardo basso ora. Lo guardava con degli occhi da pesce lesso. –Credo però di esserlo diventato ancora di più da quando ho capito una cosa.- continuò tutto d’un fiato.
Percy si tolse le mani dalla bocca e si avvicinò all’amico. Gli prese le mani e le bloccò sul cuscino mentre lo obbligava a distendersi. Nico lo lasciò fare con un misto di piacere e sorpresa.
-Anche io ho capito una cosa- disse in un sussurro il figlio di Poseidone –Da quando Annabeth è morta io ho passato la maggior parte delle mie giornate con te e mi piaceva, mi piace ancora di più caspio! Ogni cosa che dovevo fare la facevo cercando di farti felice. Soprattutto però volevo farmi vedere da te. E…e non so come spiegarlo ma non riesco più ad essere tuo amico, non ce la faccio più! Ti voglio bene, Nico, davvero. Ed è per questo che…-
Nico non lo lasciò finire –Vuoi dire che te ne andrai? Lascerai il Campo?-
Percy non rispose e il figlio di Ade decise che non poteva finire così. Lo aveva baciato per la rabbia il giorno prima. Lo aveva baciato perché era stufo di vederlo e sapere che non lo avrebbe mai avuto per sé. Non poteva permettere che se ne andasse senza aver fatto nulla per trattenerlo. Alzò la testa e sussurrò all’orecchio di Percy –Anche io ti voglio bene, più di quanto tu possa nemmeno immaginare, Testa d’Alghe-
 
Si sentiva come colpito da una freccia. Testa d’Alghe. Lo aveva appena chiamato in questo modo o lo aveva sognato? Il suo era stato poco più di un sussurro, il suo naso gli aveva solleticato l’orecchio. Si mosse pian piano e portò le sue labbra a contatto con quelle di Nico che si irrigidì. Iniziò a baciarlo, sfiorandoli delicatamente le labbra con le sue, osando sempre di più finchè il figlio di Ade si lasciò andare e le schiuse. A quel punto Percy lo fece distendere e gli portò le mani tra i capelli. Ormai i respiri si erano fusi e le loro bocche unite. Non lo avrebbe più lasciato solo, pensò il figlio di Poseidone, mai più. Lo avrebbe protetto, come lui lo aveva protetto in precedenza.
 
Nico lo spinse via delicatamente –Percy, ora ho più caldo di prima- Quello sorrise e gli diede un piccolo bacio –Non me ne andrò Nico. Starò con te, ti proteggerò.-
-Ci proteggeremo a vicenda-
 
Jason stava camminando verso la Quinta Coorte quando Piper lo raggiunse. Aveva appena appreso da Chirone che alcuni semidei del Campo Mezzosangue erano scomparsi. Da qualche giorno non avevano fatto più ritorno e non avendo ricevuto alcuna impresa la cosa si faceva abbastanza strana e preoccupante.
-Jason! JASON!- Piper ormai era senza fiato.
-Pip- il ragazzo le sorrise –Come mai questa visita imprevista?-
-E’ successa una cosa preoccupante…dobbiamo assolutamente avvertire Frank!-
Notando la faccia della sua ragazza il figlio di Giove la accompagnò in fretta in Senato.
Frank stava discutendo con Ottaviano ma appena li vide liquidò con un gesto della mano l’augure e si avvicinò ai suoi amici.
-Cosa succede?- chiese, preoccupato.
-Alcuni semidei stanno sparendo. Ci serve l’aiuto del Campo Giove, abbiamo paura che possa succedere anche qui.- spiegò Piper velocemente.
-E’ di questo che stavo parlando con Ottaviano. Anche qui alcuni semidei stanno sparendo. La Quinta Coorte è quasi dimezzata e anche le altre stanno perdendo uomini.-
-Ma cosa sta succedendo?- urlò Jason –Non è possibile, un casino dopo l’altro, mai un attimo di pausa?!-
I tre si guardarono preoccupati e iniziarono a confabulare fra loro.
 
 
°°Angolo autrice
 
Non ho scuse per l’incredibile ritardo e per la brevità del capitolo.
Scusatemi se potete, spero vi piaccia.
 
__Leo Magnus Weasley

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


CAPITOLO 13
 
Nel giro di pochi giorni entrambi i Campi erano stati mobilitati; era stato applicato un coprifuoco e le imprese erano state abolite. Si poteva viaggiare solo da Campo a Campo e solo se si era in un gruppo di non meno di tre persone.
Leo era stato convocato dal Signor D, Chirone e Frank per affidargli il compito di progettare nuovi dispositivi di sicurezza. Tutti erano in ansia.
Al Campo Mezzosangue erano dimezzati, la Cabina di Apollo contava ormai poco più che una decina di semidei.  Il Campo Giove aveva perso quasi tutti i semidei appartenenti alla Quinta Coorte più un’altra dozzina di altre Coorti.
Nico e Percy non erano ancora riusciti a parlare con i loro amici di quello che era accaduto tra di loro. Avevano deciso che non era il momento per quella notizia, avevano già abbastanza cose a cui pensare e non volevano disturbarli.  Per la verità non c’era stato proprio il tempo per parlare di cose private di nessun genere. Infatti mentre stavano “parlando” nella Cabina di Ade, i due semidei erano stati chiamati da Leo, che aveva ricevuto l’ordine da Chirone dopo aver ricevuto un messaggio Iride dal Campo Giove. Subito si erano precipitati nell’arena assieme a tutti gli altri semidei rimasti. Il Signor D non era mai stato così serio, aveva fatto chiarezza sulla convocazione improvvisa e li aveva avvertiti sulle nuove regole che da allora sarebbero state vigenti nel Campo.
Piper, Jason, Frank e Hazel li avevano raggiunti poco più tardi e insieme si erano diretti da Rachel. Nemmeno lei, però, aveva saputo dare notizie. Non riusciva a percepire profezie o alcun segnale dal futuro, era come se il suo radar “Capta Cattive Notizie” si fosse disattivato. Tutto ciò che vedeva era buio e nero. Ottaviano dal canto suo era ancora arrabbiato con tutti per il trattamento ricevuto dopo la guerra contro Gea e aveva inventato la scusa che i suoi adorati peluche erano tutti andati in letargo, quando, Jason, che lo giurava sulle Stige, lo aveva sentito mentre sventrava un povero koala di pezza chiedendo agli dei se aveva qualche minima speranza con il “bell’oracolo dai capelli di fuoco”.
Percy aveva proposto di indagare sul percorso fatto dai semidei prima che sparissero ma nessuno sapeva nulla. Sembrava che quei ragazzi si fossero mossi senza avere coscienza di ciò che stavano facendo. Tutti e sette sentivano una strana puzza di mostro.
 
 
Erano passati alcuni giorni da quando era stato dato l’allarme e da allora non era scomparso nessun altro semidio. Il morale si stava rialzando e tutti erano più ottimisti. Leo stava ancora perfezionando il nuovo sistema di sicurezza e non si faceva vedere da giorni. Era sempre rintanato nel Bunker Nove e non si faceva aiutare da nessuno. Tutto il giorno chino su svariati progetti, i logaritmi erano sempre imperfetti e lasciavano un minimo spazio di errore per cui non si era mai abbastanza sicuri. Leo voleva costruire qualche cosa di assolutamente perfetto. Per questo dedicava tutto se stesso a quel progetto. Voleva salvare i suoi amici, il Campo ma soprattutto voleva dimostrare di essere qualcuno, non l’ultima ruota del carro.
Nico si avvicinò da dietro cercando di non fare troppo rumore per non disturbare l’amico ma Leo aveva un super udito e dopo poco disse –Di Angelo non è il momento, non vedi che sono occupato?-
-Scusa ma è tutto il giorno che sei qui e non hai ancora mangiato…-
-Non ho fame.- rispose lapidario.
-Non ci credo nemmeno se lo giurassi sullo Stige. Leo tu più di chiunque altro dovresti sapere che per avere un cervello attivo bisogna assumere zuccheri e carboidrati. Quindi muoviti, alzati che andiamo a cena!-
Leo non si alzava e restava chino sui suoi disegni. Il figlio di Ade optò quindi per le maniere forti. Concentrandosi con tutto se stesso evocò un paio di spiriti facendo prendere uno spavento all’amico che si alzò di scatto.
-Non farlo mai più!- urlò infastidito.
-Se vieni con me sarà l’ultima volta, te lo giuro.- Nico sorrise e Leo ricambiò il sorriso.
S’ incamminarono verso la mensa. Tra gli alberi si era fatto tutto buio e solo grazie ad un trucchetto di Leo, che era riuscito ad accendersi un dito, riuscivano a seguire il sentiero.
Dopo pochi minuti il figlio di Efesto ruppe il silenzio –Percy?-
Nico arrossì –Che…che intendi dire con “Percy”?-
-Non era partito per cercare di ritrovare il percorso di alcuni figli di Apollo?-
-Ah, si si! Ma non è ancora tornato.- si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo. Non era ancora pronto per raccontare quello che era accaduto tra lui e il figlio di Poseidone. Si sentiva molto felice, ovviamente, ma aveva bisogno della sua presenza per riuscire a dire la verità.
-E’ da un po’ che sono chiuso in quel caspio di Bunker e mi sono perso alcune notizie, sapresti aggiornarmi?- chiese Leo curioso.
-Nulla di nuovo purtroppo. Nessuno sa niente, stiamo continuando ad indagare ma zero assoluto. Fortunatamente nessun altro è ancora sparito.- spiegò Nico.
Continuarono a discutere di questioni importanti fino a che non giunsero alla mensa. Leo si diresse verso il tavolo di Efesto e Nico verso quello di Ade. Ora era lui a non avere fame. Sentiva che gli stava sfuggendo qualche cosa ma non capiva cosa. Annabeth ci sarebbe già arrivata, pensò tristemente il principe delle ombre. Non voleva essere inferiore a lei, soprattutto agli occhi di Percy. Ce la devo fare, Nico si alzò in fretta e si incamminò verso la sua Cabina dove avrebbe avuto il silenzio necessario per pensare e riflettere.
 
Percy e Jason stavano camminando da quelle che parevano ore ormai. Avevano seguito le orme di alcuni semidei in un lato nascosto del Labirinto e avevano paura di essersi persi. Entrambi erano guardinghi e avevano le spade sguainate, controllavano ogni angolo prima di svoltare e stavano attenti ad ogni minimo rumore o scricchiolio. Non avevano ancora trovato nulla degno della loro attenzione.
-Credo che dovremmo tornare indietro.- disse ad un tratto Jason, agitato.
-Come mai?- sussurrò in fretta il figlio di Poseidone. Lo preoccupava ciò che aveva appena detto il suo amico. Jason non era il tipo da tornare sui propri passi.
-Ho sentito qualche cosa, e non mi piace per niente.- in fretta il figlio di Giove cambiò direzione, prendendo per un braccio Percy e trascinandolo con sé. Quello preso alla sprovvista tentò di divincolarsi ma Jason gli mise una mano sulla bocca e lo bloccò al muro –Jackson stai buono e zitto altrimenti giuro che se non moriremo questa volta ti uccido io con le mie mani. Non hai idea di quello che potrebbe esserci oltre quel corridoio. Da quello che ho sentito è meglio se per il momento ci teniamo alla larga. Ora seguimi in fretta senza fare un solo minimo rumore.-
Percy trattenne il fiato e decise di fidarsi. Lo seguì in fretta facendo più silenzio possibile e imprimendosi nella mente l’immagine del Campo Mezzosangue. Poco dopo uscirono all’aria aperta e si diressero nella Casa Grande.
 
 
Piper corse incontro ai due semidei con sguardo pieno di sollievo.
-Grazie agli dei! Stavamo per mandare qualcuno a cercarvi! Trovato niente?- aggiunse non appena vide il volto scuro del suo ragazzo.
-Forse.- rispose Jason di fretta.
-State tutti bene?- Chirone raggiunse Piper.
-Si stiamo bene. Nico?- Percy non seppe trattenersi.
-Sta bene, non è scomparso. Nessun altro è scomparso da quando siete partiti.- Il centauro era visibilmente preoccupato. Aveva due grandi occhiaie e il volto tirato.
-Andiamo dentro e ditemi cosa è successo. Piper vai a chiamare Nico, Leo, Hazel e Frank, poi raggiungeteci qui.-
La figlia di Afrodite salutò i suoi amici e si diresse verso le Cabine. Bussò due volte alla porta di Nico che dopo pochi secondi le aprì facendola entrare.
--Sono tornati?- chiese il figlio di Ade preoccupato.
-Si, ci aspettano nella Casa Grande. Hanno scoperto qualche cosa, dobbiamo chiamare Frank, Hazel e Leo.-
La figlia di Plutone si sporse dalla porta del bagno appena sentì il suo nome –Se aspettate un attimo sono da voi.- disse loro facendo l’occhiolino.
Poco dopo stavano controllando i tavoli della mensa alla ricerca di Leo. Lo trovarono mentre si rimpinzava di tacos piccanti vicino ad un esterrefatto Frank.
-Valdez davvero non riesco a capire dove metti tutto ciò che mangi.-
-Frank- disse quello con la bocca piena –Va tutto nel mio cervello, è per questo che sono così intelligente.-
-Leo porta tu, i tuoi tacos e la tua intelligenza nella Casa Grande. Devi venire anche tu Frank.- aggiunse Nico, guardando l’amico.
 
 
Si sedettero tutti attorno ad un tavolo e Chirone prese la parola per primo –In questi giorni siamo caduti nuovamente sotto attacco. Non sappiamo chi stia architettando questo rapimento dei semidei e io sono preoccupato dal fatto che non ci siano profezie al riguardo. Io chiedo il vostro aiuto perché tra tutti siete i più validi, avete sconfitto Gea e i suoi giganti e prima ancora Crono e i suoi Titani. Ora Jason, Percy diteci cosa avete visto.-
I due semidei si guardarono e il figlio di Poseidone iniziò il racconto –Siamo entrati nel Labirinto seguendo le orme di Kyle Basson della Cabina di Apollo. I suoi compagni ci avevano detto che era solito utilizzare delle scarpe firmate con una suola particolare e siamo quindi riusciti ad identificarla tra tutte le altre impresse nel fango del Labirinto. All’inizio è stato facile seguire il percorso che esse ci indicavano poi ad un tratto sono sparite. C’erano tracce di una scivolata, come se fosse caduto poi più niente. Abbiamo comunque deciso di proseguire ma ci siamo preparati ad eventuale attacco; abbiamo sguainato le spade e siamo andati avanti. Il percorso si faceva più difficile perché non sapevamo dove andare ma continuavamo a seguire il nostro istinto fino a che…- Percy si interruppe e Jason proseguì il racconto per lui –Ad un certo punto ho sentito un rumore, come una specie di risucchio. Ci eravamo avvicinati ad una svolta del corridoio e così ho dato una leggera sbirciatina e…non ho mai visto così buio in vita mia. Il rumore si era fatto più vicino e così ho detto a Percy di scappare.-
Tutti stavano in silenzio. Percy guardò per un attimo Nico. Non aveva l’aria spaventata, ma lui sapeva che non era così. Dopo un po’ Chirone riprese la parola –Non mi piace per nulla ciò che mi avete raccontato.-
-Forse so cosa ha sentito Jason e chi è il mostro che si nascondeva nel buio- Nico si alzò in piedi e iniziò a spiegare ciò che pensava di aver capito.


°°Angolo Autrice
Salve gente! Mi piacerebbe molto sapere cosa ne pensate della storia e come vi è sembrato questo capitolo.
Ringrazio molto chi la segue e chi l'ha già recensita.
Spero vi sia piaciuto il capitolo :)

**Leo Magnus Weasley

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


CAPITOLO 14
 
Nico si alzò in piedi nervoso –Sappiamo che tutti i Semidei se ne sono andati da soli. Non sono stati rapiti da nessuno, avremmo trovato delle tracce di lotta altrimenti. Sappiamo anche che, almeno nel Campo Mezzosangue, sono stati rapiti principalmente i figli di Apollo che sono i ragazzi più belli dopo quelli di Afrodite.- guardò di sfuggita Percy che era sobbalzato appena aveva sentito “i ragazzi più belli” –Comunque da queste informazioni possiamo dedurre che qualcuno ha convinto solo ragazzi, per la maggior parte, a seguirlo. Io penso quindi che i mostri che stiamo cercando siano delle Empuse.-
Tutti rimasero in silenzio per un po’, assimilando le informazioni dette dal figlio di Ade.
-Come hanno fatto a convincere i Semidei a seguirle, scusa?- domandò Frank confuso.
-Le Empuse hanno la capacità di mutare la propria forma nascondendo le loro caratteristiche da mostro.- rispose Percy in fretta. Sapeva già qualcosa a proposito di quei mostri, lo avevano ingannato trasformandosi da cheerleaders della scuola che al tempo del suo quindicesimo compleanno frequentava.
-Devono essersi mascherate da qualche bella ragazza o qualcosa di simile e li hanno trascinati nel Labirinto. Ma il problema è perché?- continuò poi il figlio di Poseidone.
Chirone scalpitò –Penso che Nico abbia ragione. Tutti gli indizi di cui siamo in possesso puntano in quella direzione. Dal vostro racconto poi – indicò Jason e Percy –sappiamo che quei mostri si nascondevano nel buio. Questo è più strano perché le Empuse sono le ancelle di Ecate e lei è in possesso delle torce grazie alle quali può vedere passando dal mondo dei vivi a quello dei morti.
Tutto ciò però è meno rilevante. Ora sappiamo contro chi combattiamo e possiamo prendere misure di sicurezza adeguate.-
Per ore e ore lavorarono per cercare di trovare delle soluzioni al problema. Leo spiegò come funzionavano le sue misure di sicurezza. Dentro di sé sapeva che ora avrebbe potuto costruire il progetto perfetto, sapendo chi fosse il nemico.
Alla fine ognuno tornò nella propria cabina, esausto. Jason, Frank e Hazel rimasero al Campo Mezzosangue. Era troppo pericoloso entrare nel Labirinto a quell’ora della notte. Andarono tutti e tre a dormire nella Cabina 1, che fu allestita come provvisorio rifugio per semidei romani.
 
 
Nico, nel suo letto, si rigirava, attorcigliandosi nelle lenzuola, non riuscendo a dormire. Aveva una strana sensazione. Era sicuro di aver collegato giustamente tutti gli indizi e di aver capito che mostro fosse ad attaccare i semidei, eppure…
La porta si aprì piano, uno spiraglio di luce illuminò il suo corpo imbalsamato tra le coperte. Il figlio di Ade s’irrigidì. Il cuore iniziò a battergli all’impazzata e finse di dormire. Sentì la porta chiudersi e un rumore di passi che si avvicinava.
Ormai stava sudando dall’ansia e si alzò in fretta saltando addosso all’intruso. Caddero assieme sul pavimento con un tonfo e Nico iniziò a tirare pugni, calci e morsi ovunque gli capitasse.
-Nico!- una voce dolorante si fece largo tra la confusione.
Il ragazzo si bloccò –P-Percy?-
-Chi diavolo pensavi che fossi, scusa?- il figlio di Poseidone si divincolò dalla presa del ragazzo e si alzò, sistemandosi la maglia del Campo.
-Non so, magari un’Empusa?- infastidito e sentendosi lievemente in colpa Nico si risistemò nel letto.
Percy trattenne le risate –Un’Empusa ben educata che bussa alla tua porta?-
-Scemo, mi hai fatto prendere un colpo!-
-Oh il mio fiorellino si è spaventato?- il ragazzo si chinò sul letto e iniziò a fare il solletico all’amico che impazzì dal ridere attorcigliandosi ancora di più tra le lenzuola.
-Basta, Percy! Guarda, adesso sembro un caspio di bruco!-
In effetti il figlio di Ade era come rinchiuso in un bozzolo di coperte.
-Ogni bruco diventa una bellissima farfalla, però- Percy avvicinò il suo viso a quello di Nico e lo baciò. Poi lo aiutò a liberarsi e si accoccolò al suo fianco.
-Oggi dormo con te.- decise.
-E se io non te lo permettessi?-
-Tu non permetteresti a me- si indicò come per esporre una merce di valore –di dormire al tuo fianco?-
-Tu occupi spazio prezioso. Ogni volto mi ritrovo spiaccicato contro la parete mentre tu sei ben stravaccato su tutto quel che rimane del letto.-
-Sono una persona importante io!-
-Si si lo sei ma dormi per terra.-
-Ma…!-
-Vieni qui, idiota.- Nico lo tirò a sé e iniziò a baciarlo. Percy si sciolse subito a quel contatto inatteso, portò le sue mani tra i suoi capelli corvini e dischiuse le labbra alle sue. Sapeva di liquirizia, era caldo e il figlio di Poseidone lo voleva tutto per sé.
Nico si sistemò sotto il corpo di Percy, percorrendo con le mani la sua spina dorsale, sentiva i muscoli tendersi ad ogni suo tocco. Le labbra sapevano di mare e quando le sentì aprirsi alle sue se ne impossessò dolcemente. Era meraviglioso poter stare lì con lui, sentirlo suo.
-Percy…- Nico quasi ansimò.
Il figlio di Poseidone si bloccò, preoccupato –Cosa c’è? Ho fatto qualcosa di sbagliato? Me ne vado subito se vuoi.-
-No…no è bellissimo che tu sia qui. Percy…io…non so come dirtelo ma…forse…-non riusciva a non balbettare.
Percy gli diede un leggero bacio –Nico, tu puoi dirmi tutto quello che vuoi.-
-Io…credo di…forse ti…Percy penso amarti- sputò fuori alla fine. Il moro rimase spiazzato per un attimo, quindi Nico riprese –So che sono un egoista a dirtelo adesso…tu ami ancora Annabeth e io solo ti piaccio, magari vuoi provare cose nuove, non lo so…ma non riuscivo più a trattenermi, scusa…-
-Nico…tu non sei una cosa passeggera, ok? Tu mi piaci sul serio, per Zeus! Ma non so come chiamare questo sentimento per ora…e non sei tu l’egoista. Sei meraviglioso non dire mai più una cosa del genere! Perdonami se non posso dirti che ti amo…- fece per alzarsi ma il figlio di Ade lo trattenne –Non te ne andare, hai detto di voler dormire con me, no? Allora resta.- lo trascinò giù al suo fianco e si accoccolò tra le sue braccia –Buona notte Testa D’Alghe.- sussurrò.
Percy perse un battito, adorava sentir pronunciare quelle due parole da lui, poi lo strinse forte e disse –Buona notte a te, fiorellino.-
 
 
Il giorno dopo Leo finì di perfezionare i suoi macchinari che furono subito posizionati. Altre squadre di semidei partirono per le ricerche e il Campo Mezzosangue, già normalmente silenzioso in quei tempi, lo divenne ancora di più. Hazel, che non era in uno dei gruppi di ricerca, stava aiutando Leo nel finire di installare i suoi marchingegni.
-Ehm…Leo? Questo filo rosso qui dove lo devo collegare esattamente?-
-Nella presa alla tua destra, sotto il pulsante viola ovviamente.-
-Si certo, ovviamente!- rispose la ragazza con voce ironica.
Leo si girò verso di lei e scoppiò a ridere –Si scusa ma per me è ovvio che il rosso sia collegato al viola e viceversa.-
-Giustamente.- riprese la ragazza ridendo.
Dopo aver finito di collegare i cavi alle varie prese, i due andarono nel Bunker Nove a prendere le ultime attrezzature necessarie.
-Per Giove! Qui dentro c’è un casino!- Hazel rimase ferma sulla soglia. Non c’era spazio per camminare, fogli e squadre erano ovunque. Modellini di bronzo erano sparpagliati qua e là, alcuni parzialmente rotti. Le matite erano cadute dal portapenne sulla scrivania riversandosi sul pavimento, già ricoperto da disegni di progetti.
-Leo ma da quant’è che non metti in ordine?-
Il ragazzo, che era poco dietro di lei, rispose –Da questa mattina, Hazel. So che potrebbe esserci qualche foglio in giro ma non pensavo fossi una maniaca dell’ordine.-
-Una…una maniaca? Qui dentro si è scatenato Borea, santi Numi!-
Leo guardò oltre la soglia e rimase a bocca aperta. Non era stato lui a lasciare il Bunker così. Quella mattina aveva messo tutto in ordine per riuscire a trovare tutto velocemente.
-Hazel…qualcuno è stato qui…-
-Vuoi dire che non sei stato tu?-
-Miseriaccia no!- urlò Leo varcando la porta e iniziando a raccogliere i progetti –Io avevo rimesso tutto a posto e…- si bloccò, in una posizione intermedia tra l’inginocchiato e l’eretto, con lo sguardo fisso sul pavimento, bianco in volto.
-Leo…? Cosa c’è? Cos’hai visto?- Hazel si avvicinò lentamente e inorridì.
Per terra, nascosto tra i fogli, c’era una mano umana, bianca come la carta. Attaccato a quella mano un braccio e a quel braccio un corpo.
Il cadavere era terrificante; tutto pietrificato dal rigor mortis, aveva le vene in evidenza di un colore grigiastro. Il volto era rinsecchito, talmente scavato da lasciar trapelare la fisionomia del cranio. I capelli si staccavano facilmente e il morto aveva gli occhi sbarrati in un’espressione di perfetto terrore. Al collo portava una collana. La collana del Campo Mezzosangue.
 
 
Leo e Hazel avevano subito chiamato Chirone, che era accorso immediatamente seguito da alcuni semidei che trasportavano una barella. Dopo aver sistemato tutto il Bunker in cerca d’indizi, che non erano stati trovat, avevano portato il cadavere nella Casa Grande dove alcune figlie di Apollo lo riconobbero.
Kyle Basson, il ragazzo scomparso della Cabina 7, lo stesso di cui Percy e Jason avevano seguito le tracce.
-Ragazzi- il centauro ruppe il silenzio –Kyle è stato dissanguato.-
Il tono della sua voce era grave, preoccupato.
In quel momento Nico e Jason entrarono sbattendo la porta.
-Cos’è successo? Grover ci ha detto che avete trovato un corpo!- il figlio di Ade aveva il fiatone e sudava freddo.
Leo spiegò in fretta quello che era accaduto da quando le squadre di ricerca erano partite quella mattina. Appena ebbe finito di parlare Nico si avvicinò a quello che restava di Kyle e lo osservò da vicino. Non capiva…eppure ne era così certo, dovevano essere le Empuse! Il cadavere era così freddo però, troppo freddo per essere morto da nemmeno dodici ore, le vene poi…che colore era il grigio? Chirone aveva detto che era morto dissanguato ma al moro sembrava più che altro stato prosciugato. Il volto così scarno lo confermava, ma chi? Che mostro era se non un’Empusa?
Stava per parlare e dare così voce ai suoi pensieri quando la porta venne aperta in malo modo per la seconda volta in quel giorno. Piper entrò, scura in volto, sorreggendo Frank, ferito a una gamba.
Hazel gli andò in contro velocemente, visibilmente preoccupata, ma il figlio di Marte la scostò con un braccio. Aveva quasi le lacrime agli occhi e la sua voce era spezzata –So chi è stato.-
Nico aveva subito notato che c’era qualche cosa di strano. Ora però lo capiva. Cadde in ginocchio, gli occhi che fissavano il vuoto.
-E’ Lamia, è stata lei e Percy…lei ha preso anche Percy.-
Nella stanza calò il silenzio.

 

°°Angolo Autrice

buonsalve gente! Allora mi scuso per il ritardo ma in questo periodo ho avuto qualche problema con il computer, del tipo che non era mai libero (chissà perchè quando devo scrivere qualche cosa c'è sempre qualcuno a cui serve). Comunque, questo capitolo mi piace, almeno il contenuto, non so come sia la mia scrittura, ditemi voi. Siamo quasi alla fine della storia ma manca ancora qualche colpo di scena e non so quanti capitoli ci saranno. Spero che fino adesso vi sia piaciuto e mi farebbe molto piacere ricevere dei vostri pareri.

Grazie in anticipo,

*Leo Magnus Weasley

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


CAPITLO 15
 
Era buio. Percy si guardava attorno nella speranza di notare un piccolo bagliore di luce, sbatteva le palpebre freneticamente, gli bruciavano gli occhi. Non capiva dove fosse e chi lo avesse portato lì.
Non gli erano sembrate le Empuse coloro che lo avevano afferrato. O meglio, colui. Si era accorto che si trattava di una sola persona, immensamente forte, che lo aveva stordito attaccandolo da dietro senza lasciargli nemmeno il tempo di reagire. Non sapeva cosa fosse successo dopo, sperava solo che Frank stesse bene e che fosse riuscito a ritornare sano e salvo al Campo.
Dopo un po’ decise di muoversi e cercò di alzarsi in piedi, inutilmente. Era legato, si accorse, ad una roccia vicino alla parete del Labirinto. Almeno lui sperava fosse ancora nel Labirinto.
Ad un tratto sentì un rumore, si girò di scatto tendendo le orecchie e facendo attenzione. Qualcosa si stava avvicinando con passo strascicato, pian piano, senza fretta. Percy s’immobilizzò dalla paura, il fiato gli si era fatto corto e iniziava a sudare. Con il cuore che gli batteva a mille pensò che quella sarebbe stata molto probabilmente l’ultima giornata della sua vita.
 
-Nico? Nico, per piacere alzati…- Hazel gli si era inginocchiata a fianco e lo aveva circondato con un braccio, accarezzandogli i capelli, tentando di trattenere le lacrime.
Alla notizia di Frank tutti avevano smesso di parlare, nessuno aveva notato che il figlio di Ade era crollato a terra, a parte Hazel, guardavano fisso nel vuoto, come se una qualche risposta potesse comparirgli davanti all’improvviso. Il figlio di Marte si lasciò cadere sul pavimento stremato dalla ferita ed incapace di aggiungere altro. Si sentiva in colpa per non essere riuscito a fare niente per Percy, avrebbe voluto rincorrere Lamia per ucciderla con le sue stesse mani ma non aveva potuto. Quel mostro era stato furbo: aveva attaccato il figlio di Poseidone da dietro, stordendolo con un colpo alla nuca, per poi velocemente ferire lui alla gamba, rendendolo impossibilitato a salvare l’amico. L’unica cosa che era riuscito a fare era stato tornare al Campo il più in fretta possibile, trascinandosi per il Labirinto. Si sentiva un completo idiota.
-Frank, raccontami cosa è successo minuziosamente.- Nico si era alzato, livido in volto. Chiunque avesse rapito Percy se la sarebbe vista brutta ora. Se poi avesse provato solo a torcergli un capello lo avrebbe gettato direttamente nel Tartaro. Era stufo di piangere e farsi sopraffare dalla tristezza, avrebbe agito perché lui amava Perseus Jackson e non avrebbe lasciato che nessuno s’interponesse ancora una volta tra lui e il suo Testa d’Alghe. Mai più.
-Lamia…Lamia ci ha attaccato alle spalle. Ha fatto perdere i sensi a Percy e poi ha ferito me alla gamba in modo tale che non potessi seguirli. Mi ha riso in faccia quando tentavo di correrle dietro dicendomi che nessuno poteva niente contro “Lamia”, che i Campi ormai erano spacciati.-
-Chi è Lamia?- chiese Jason.
-Lamia è un mostro in parte umano e in parte animale, che viene spesso scambiato per un’Empusa.- iniziò a spiegare Nico in tono asciutto –Il mito dice che Lamia era la bellissima regina della Libia che ebbe in dono da Zeus il potere di togliersi gli occhi dalle orbite e rimetterli a piacimento. Come si sa, al fascino di una donna meravigliosa il Re degli dei non sa resistere, così si innamorò di lei, tradendo ancora una volta Era che decise di vendicarsi. Fece uccidere tutti i figli che suo marito ebbe avuto da Lamia, che, presa dal dolore, iniziò a sfogarsi divorando i bambini delle altre madri, dei quali succhiava il sangue. Questo suo comportamento la fece cambiare aspetto, diventò ben presto un essere immondo con una sola qualità: sapeva cambiare il proprio aspetto in modo tale da attrarre gli uomini per succhiare loro il sangue.
E’ per questo che il cadavere di Kyle è così secco, gli ha bevuto il sangue. E’ per questo che in quel corridoio del Labirinto al quale siete arrivati tu e Percy era così buio. L’idea che i vampiri odiano la luce del Sole non è nata per caso, Lamia adora il buio, quello che vedeva quando si toglieva gli occhi.
E’ per questo che Rachel non riusciva a vedere nulla, era come se il suo occhio le fosse stato tolto.-
Calò nuovamente il silenzio. Ognuno in quella stanza stava cercando di metabolizzare quello che Nico aveva appena detto loro. Tutti i pezzi andavano al loro posto, ora. Mancava solo una risposta alla domanda perché?.
 
Chirone aveva deciso che era giunto il momento di agire. Aveva riunito tutti i Semidei rimasti e aveva raccontato loro gli ultimi avvenimenti. Era stato chiaro su quanto si sarebbe fatto da quel momento in poi. Nico, Hazel, Jason, Piper, Leo e Frank (che si era rimesso dopo aver mangiato un cubetto di ambrosia) sarebbero andati nel Labirinto alla ricerca di Percy. Se non fossero tornati entro tre ore, altri sei semidei sarebbero corsi in loro aiuto e così fino a quando non avessero sconfitto Lamia o non fossero morti tutti. Ogni semidio sperava nella prima opzione.
Dopo aver ricevuto gli ultimi ordini dal Centauro, i sei amici entrarono nel Labirinto seguendo Jason, l’unico che conosceva l’ubicazione del nascondiglio del mostro. Armi alla mano, procedevano con cautela, in rigoroso silenzio. Dopo una decina di minuti, Leo sussurrò nel buio –Scusate se vi faccio questa domanda stupida…ma sono l’unico qui che si è chiesto che razza di dono è quello di poter togliersi gli occhi dalle orbite?-
 
 
Percy continuava a tremare. Non vedeva il mostro ma lo sentiva. Era ad un passo da lui. Non stava facendo assolutamente nulla, era fermo ormai da qualche minuto. Il semidio aveva la strana sensazione di essere osservato, anche se c’era buio pesto. Ad un tratto la presenza accanto a lui scoppiò a ridere. Una risata cristallina, musicale che lui aveva già sentito.
-Percy, sul serio non ti ricordi di me?- la voce riprese a ridere –Sei qui ai miei piedi, paralizzato dal terrore e non ti ricordi?-
La presenza si mosse e si posizionò davanti a lui.
-Lo so, lo so che il buio è snervante per te, non sapere che nemico hai di fronte deve essere veramente terribile per un combattente come te.- la voce riprese a ridere –La cosa più divertente è che non hai nemmeno il coraggio di parlare. Forse sai già di essere spacciato, non posso darti torto sai? Hai perfettamente ragione. Nessuno si salverà, nemmeno il tuo Nico. Lui sarà il prossimo che ucciderò. E sai perché? Perché mi piace vedere soffrire tutti i semidei, matricola.-
Percy perse un battito.
-Kim-Kimberly?-
-La memoria ti è tornata all’improvviso matricola?- Kimberly rise, rischiarando il corridoio con una piccola torcia che accese ad un palmo dal naso di Percy –Il mio vero nome però è Lamia.- aggiunse sorridendo per poi alzarsi e rivelarsi con il suo vero aspetto.

^^Angolo autrice
salve a tutti. Come sempre sono in ritardo ma non è un periodo facile questo...quindi perdonatemi. Be' spero di avervi sorpreso almeno un po' con questa rivelazione. Fatemi sapere che ne pensate lasciando anche poche parole come recensione :)
Il prossimo capitolo penso sarà l'ultimo, ormai siamo agli sgoccioli.
Alla prossima e grazie per aver letto la mia storia *^*

**Leo MAgnus Weasley

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


CAPITOLO 16
 
Percy s’irrigidì. Davanti a lui Kimberly si tramutò in un essere metà donna e metà animale. Le sue gambe si ricoprirono di scaglie verdastre che arrivarono fino al petto. Man mano che si trasformava, Lamia s’incurvava sempre di più fino a che non si appoggiò con le mani, o meglio, con le zampe al suolo. Degli artigli giallastri le crebbero al posto delle unghie e i piedi si tramutarono in zoccoli. I capelli neri continuavano ad incorniciarle il viso, trasfigurato da un sorriso maniacale che lasciava intravedere due canini più lunghi e affilati del normale.
Il semidio avrebbe voluto distogliere lo sguardo ma non ne era in grado: ogni fibra del suo corpo lo attirava a lei, era quasi come quando il mostro era ancora Kimberly, la ragazza bellissima e seducente con cui si era scontrato. Anche in quel caso si era sentito attratto da lei, aveva anche litigato con Nico dopo averla conosciuta. Nico. Percy si riscosse e le disse in tono canzonatorio –Mi piacevi più prima sai?-
-Matricola hai ancora il coraggio di scherzare?- gracchiò lei passandosi la lingua biforcuta sulle labbra.
-Tu hai ancora il coraggio di stare al mondo, non so chi dei due dovrebbe vergognarsi di più.- rispose beffardo.
-Non riderai ancora per molto, Jackson. I tuoi amici sono vicini e so molto bene come accoglierli.-
La luce si spense e Percy, immerso nel buio, sentì Lamia andarsene per il Labirinto, mentre le corde che lo legavano si facevano sempre più strette.
 
 
-Jason quanta manca?- sbuffò per l’ennesima volta Leo. Stavano camminando da più di un’ora ed erano tornati indietro più volte a causa di alcuni bivi in cui avevano girato dalla parte sbagliata.
-Valdez zitto e cammina.- Frank lo spinse un po’ per farlo accelerare.
-Zitti voi due!- Jason si bloccò ad un angolo –Sento dei passi…- Tutti e sei si preparano all’attacco. Si acquattarono verso le pareti in attesa, il respiro corto, il cuore che batteva veloce.
-Aiuto! Aiutatemi!- delle grida provenivano dal corridoio sulla loro destra. Piper si mosse e andò a controllare. Mentre si sporgeva per guardare venne quasi travolta da una ragazza spaventatissima che singhiozzava. Aveva il vestito stracciato, i capelli scompigliati e il trucco leggermente sbavato a causa delle lacrime che le rigavano il volto.
-Per tutti gli dei! Ti senti bene? Cosa ti è successo?- il figlio di Giove si avvicinò preoccupato.
-No…aiutatemi…un mostro mi ha trascinata qui e…non so dove io sia…-
-Tranquilla ora ci siamo noi qui con te- Jason le sorrise –Ti porteremo fuori da qui.- poi, rivolgendosi ai suoi amici disse serio –Hazel, Leo, Nico accompagnatela al Campo mentre noi continuiamo a cercare.-
-Io non torno indietro!-
-Nico devi farlo…- Jason venne interrotto dall’amico –No non devo! Solo perché me lo ordini tu? Io devo andare da Percy!-
-Cerca di ragionare: lo so cosa senti ma è necessario che tu vada…sai viaggiare nelle tenebre e sai come riportarla a casa…-
Il figlio di Ade si zittì, arrabbiato e malinconico fece alzare la ragazza e s’incamminò nella direzione dalla quale erano venuti, seguito a ruota da Hazel e Leo.
-Andiamo, credo che ci manchi poco ormai.- il figlio di Giove girò a destra più attento di qualche minuto prima.
Non passò molto tempo che giunsero in un corridoio più buio degli altri. Le tenebre si condensavano tra loro creando un muro attraverso cui era impossibile vedere alcunché.
Piper si fece avanti e cercò di usare la Lingua Ammaliatrice per far spostare il buio, che sembrava avesse volontà propria. Pian piano questo si diradò e i tre semidei incontrarono lo sguardo sorpreso e felice di Percy, legato stretto ad una roccia.
-Jackson!- Jason andò da lui per slegarlo.
-Grazie a Zeus siete qui! Lamia se n’è appena andata, avevo paura che v’incontrasse.- si alzò massaggiandosi i polsi.
-No tranquillo siamo tutti vivi.- Piper sorrise e lo abbracciò –Tu come stai? Abbiamo visto che l’altra ragazza è riuscita a scappare e avevamo paura che tu invece fossi…-
-Io sto bene…- s’interruppe guardandoli –Che altra ragazza?-
-Quella che Lamia aveva catturato…l’abbiamo incontrata mentre stava scappando da lei. Era messa male e così abbiamo mandato Hazel, Leo e Nico con lei per accompagnarla al Campo e…-
Percy perse un battito. Nico…-Avete lasciato Nico con lei!?-
-Si ma…- Frank non capiva.
-Quella ragazza era Kimberly…cioè lei è Lamia.-
 
 
Hazel sentiva che c’era qualcosa che non andava. Troppa puzza di magia e la Foschia non rispondeva ai suoi comandi: ogni volta che guardava quella ragazza aveva per un attimo la vista sfocata e si sentiva a disagio.
-Come hai fatto a scappare?- chiese.
-Non so…sono stata solo fortunata penso, appena il mostro si è distratto ho colto l’occasione per correre via…- si appoggiò ancora di più a Nico.
-Come ti chiami?- Leo continuava a guardarla. Aveva notato lo sguardo di Hazel che si spegneva per un attimo ogni volta che la guardava. Non si sentiva per niente tranquillo.
-Kimberly…-
Nico si fermò. Allora era lei quella Kimberly.
-Nico cos’hai?- Hazel si avvicinò preoccupata.
-Nulla solo che…- il ragazzo guardava Kimberly con sospetto. Era troppo strano che una mortale venisse catturata per sbaglio da un mostro, e che quella mortale fosse proprio un’amica di Percy che (chissà come) era stato proprio catturato dal suddetto mostro.
Fu una decisione spontanea: con una spinta la fece cadere a terra e poi estrasse la sua spada dello Stige –Lei è Lamia!-
I due semidei, dapprima confusi, reagirono velocemente alle sue parole, preparandosi ad attaccare.
Kimberly sorrise –Ecco perché Percy Jackson è così innamorato di te, Nico Di Angelo. Sei un ragazzo estremamente intelligente, non avrei mai pensato che ci saresti arrivato così in fretta.- si alzò lentamente –Purtroppo per te morirai prima di rivederlo.- si trasformò in Lamia e si cavò gli occhi. Dalle orbite si sprigionò il buio che circondò tutti e tre i semidei, costringendoli ad indietreggiare per cercare la parete come punto di riferimento.
-Divertente come io possa orientarmi meravigliosamente al buio e come voi invece non possiate.- Lamia rise.
-Divertente come tu sia così idiota da non sapere che qui davanti a te hai un figlio di Efesto che sa evocare il fuoco, una figlia di Plutone capace di usare la magia e quindi in grado di utilizzare le Torce magiche di Ecate e un figlio di Ade in grado di viaggiare nelle Tenebre.- disse Leo sarcastico, le mani che si accesero di fuoco. Hazel, al suo fianco, si concentrò e poco dopo apparvero le Torce che illuminarono il corridoio. Lamia, però, era stata più veloce: con un balzo attaccò la figlia di Plutone, aprendole con gli artigli uno squarcio nel petto. La ragazza, sorpresa, non ebbe nemmeno il tempo di reagire e si accasciò al suolo, le Torce che si spegnevano.
-HAZEL!- Nico urlò e si avvicinò alla sorella mentre Leo si posizionava tra loro e Lamia, in attesa.
-Brutta figlia di…!- lanciò una palla infuocata che il mostro schivò facilmente.
-Tutto qui?- lo canzonò con voce roca e gracchiante.
Leo, infuriato, iniziò ad attaccare sempre più velocemente cercando di trovare il suo punto debole. Lamia era scattante e veloce, rispondeva ad ogni attacco del ragazzo a volte anche con il doppio della forza, sembrava non si stancasse mai. Alla fine, con un salto, fu sopra al semidio che si difese con una cascata di fuoco sul suo petto, provocandole una ferita abbastanza profonda. Il mostro con un urlo lacerante lo sollevò e lo scagliò contro il muro a fianco di Nico e Hazel. Leo cadde goffamente a terra, con una gamba ruotata in una strana posizione, il respiro, fortunatamente, ancora regolare. Il figlio di Ade guardò per un attimo la scena: i suoi amici erano feriti e impotenti, era ancora una volta da solo. Si alzò piano, gli occhi accesi di una rabbia glaciale. Non sarebbe finita così, in un Labirinto, da solo, avvolto come sempre dalle tenebre. Strinse forte l’elsa della spada e si girò verso Lamia, che appoggiava tutto il suo peso sulle zampe sinistre a causa della ferita che Leo le aveva inferto.
-Non ti rimane molto tempo.-
-Quella a cui non rimane molto tempo sei tu.- Nico le si avvicinò –Perché hai fatto tutto questo?-
Lamia rise –Cerchi di temporeggiare in attesa che i tuoi amici e il tuo Percy giungano qui per salvarti? Sei solo un piccolo sciocco, figlio di Ade.-
-Rispondimi.-
-Se ci tieni così tanto…- il mostro si passò la lingua tra le labbra –Era mi ha tolto tutto quello che avevo, ogni cosa. Solo perché ero innamorata di Zeus ho dovuto patire più di qualunque altra donna sulla faccia della Terra. Ho passato centinaia di anni a cercare un modo per vendicarmi di lei, che mi ha rubato la mia vita perfetta, e di suo marito, che mi ha abbandonata e dimenticata. Poi un giorno ho iniziato a frequentare di nuovo il Liceo: era il luogo giusto dove cercare cibo e dove potermi divertire. Così ho notato quanti semidei frequentassero le scuole, quanti satiri li trovassero per portarli in un luogo segreto e protetto. Ho iniziato ad escogitare un piano. Se io avessi ucciso tutti i semidei nessuno sulla Terra si sarebbe più ricordato di quegli dei saccenti, nessuno avrebbe più ricordato Era o Zeus. Decisi quindi di farmi amico un semidio, e qui entra in gioco Percy: grazie al mio fascino gli ho fatto spifferare un paio di cosette sul Campo e sul Labirinto. Ovviamente lui non ricorda nulla di tutto ciò, sono stata attenta.- sospirò –Ora che sai tutto, è giunto il momento di ucciderti.-
 
 
Percy stava correndo per i corridoi pensando solo a Nico. Il suo Nico stava per essere ucciso da Lamia, per colpa sua. Non poteva succedere, non di nuovo. Aveva già lasciato sola Annabeth, non poteva lasciare solo anche lui.
Con il fiato corto, la gola secca e le gambe in fiamme, continuò a correre, lasciando indietro Jason, Piper e Frank. Superò altri due lunghi corridoi prima di arrivare ad un bivio. Destra o sinistra. Se avesse sbagliato Nico sarebbe stato ucciso. Chiuse gli occhi e calmò il respiro. Sarebbe andato a sinistra, così gli diceva il suo istinto. Percorse quel corridoio a passo svelto facendo meno rumore possibile, ad un tratto sentì un urlo provenire da qualche metro più avanti. Deglutì spaventato e s’avvicinò estraendo Vortice.
-Lascia stare Nico.- si sentì dire, anche se non ricordava di aver aperto bocca.
Lamia si girò. Teneva stretto Nico per il bavero della maglia, i canini sporchi di sangue. La spada del semidio giaceva a pochi metri di distanza.
-Come vuoi tu, matricola, tanto ormai sta per raggiungere la sorella.- lasciò cadere il figlio di Ade accanto alla parete.
-Io ti ucciderò, Lamia.- Percy attaccò. Tirò un fendente al fianco già ustionato da Leo ma il mostro lo anticipò e schivò l’attacco graffiandogli la schiena. La maglia si colorò di rosso. Lamia sorrise e passò al contrattacco: con un salto gli fu sopra ma il ragazzo riuscì a liberarsi di lei cadendole sopra e tirandole una gomitata in piena ferita. Percy si alzò velocemente, per quanto la ferita alla schiena gli permettesse, e piantò Vortice nel ventre di Lamia. Il mostro urlò, subito fece cadere il semidio con uno sgambetto e, dopo essersi tolta la spada dal corpo, andò verso di lui ghignando –Bastardo.- tossì –Hai provato ad uccidermi? Hai fallito. E’ giunta la tua ora- Lo sollevò per le spalle e lo spinse contro il muro. Con un sorriso smagliante si avvicinò alla sua giugulare, i canini che si allungavano ancora di più. Percy chiuse gli occhi. Non poteva finire così, pensò, non poteva…
Sentì Lamia crollare su di lui. Aprì velocemente gli occhi e si ritrasse dal corpo morto di Kimberly. Spaesato alzò lo sguardo. Davanti a lui Nico, spada alla mano, che respirava a fatica. Il collo sporco di sangue, le gambe che gli tremavano, ma sorrideva mentre guardava Percy.
-Hei.- lo salutò prima di crollare a terra. Il figlio di Poseidone corse subito da lui e gli fece inghiottire un cubetto di Ambrosia.
-Nico…per tutti gli dei!- le lacrime gli bagnavano il volto.
-Non sono mica morto…- tossì il ragazzo, spostando il volto sulle sue ginocchia –Non ti libererai di me così facilmente.- sorrise.
-Lo spero proprio.- Percy non sapeva se ridere o piangere e optò per un bacio.
-Voi due avete molte cose da raccontarci.- biascicò Leo mentre cercava di mettersi a sedere, dall’altra parte del corridoio.
 
 
Erano passati alcuni giorni da quando Nico aveva ucciso Lamia nel labirinto. Jason, Piper e Frank erano giunti in poco tempo e avevano aiutato Leo ad alzarsi. Il figlio di Marte si era caricato Hazel sulle spalle e aveva condotto i suoi amici all’uscita. Fortunatamente nessuno aveva subito delle ferite mortali, entro un giorno, infatti, i sette semidei si erano ripresi completamente quasi tutti: la figlia di Plutone era quella messa peggio. Lamia le aveva inferto una profonda ferita ed aveva perso molto sangue, ma stava migliorando.
Nico non si era mai sentito più a disagio di quando Leo aveva raccontato cosa aveva visto una volta che si era svegliato nel Labirinto. Percy aveva dovuto spiegare loro molte cose ma alla fine a tutti scomparve quell’espressione sorpresa per lasciare il posto ad una sollevata e felice. Piper aveva saltellato per tutta la stanza per poi baciare Nico e Percy sulla guancia continuando a fare loro mille auguri.
In tutto quel trambusto non erano mai riusciti a stare un attimo da soli, fino a che, la sera dei festeggiamenti per la vittoria, non erano sgattaiolati via senza farsi vedere.
I due semidei erano seduti sulla scogliera, lo sguardo del più piccolo perso nell’orizzonte.
-Grazie.- sussurrò il figlio di Poseidone.
-Di cosa?- chiese l’altro, curioso.
-Di avermi salvato la vita. Sia l’altro giorno si alcuni mesi fa, quando Annabeth è morta. Non ti ho mai ringraziato abbastanza, sei stato l’unico a starmi realmente vicino ed io ho quasi buttato tutto all’aria spifferando informazioni a Lamia…-
-Sai Percy io l’ho fatto perché ti volevo bene, e te ne voglio ancora. Non voglio ringraziamenti, lo farei mille volte ancora. E poi- gli sorrise –E’ normale che tu sia un po’ stupido o non ti chiameresti Testa d’Alghe.-
-Ma guarda un po’ te!- il ragazzo lo afferrò per i fianchi facendogli il solletico –Io mi comporto bene e faccio tutto un discorso filosofico e lui riesce a dirmi “si be’ Testa d’Alghe da te ci si aspetta questo ed altro”-
-Cosa ti aspettavi?- disse tra le risate il più piccolo.
-Non lo so, forse un “tranquillo tutti sbagliano”?-
-Naah troppo scontato.-
Percy lo guardò –Ecco è per questo che sei il mio ragazzo.-
Nico lo fissò per poi prendergli il viso tra le mani e avvicinarlo al suo –E resterò il tuo ragazzo ancora per molto tempo, Testa d’Alghe.-
Percy sorrise prima di baciarlo.  


|| Angolo Autrice
Eccoci giunti all'ultimo capitolo. Dovrò cambiare lo stato da "in corso" a "completa" e non so se essere triste o felice. La storia mi mancherà molto ma sono contenta di essere riuscita a completare la mia prima fanfiction.
Spero vivamente che questa conclusione vi piaccia e che non vi abbia delusi
. So di averla pubblicata con molto ritardo ma la voglia di finire mi spaventava abbastanza. Ho rivisto questo capitolo in modo maniacale a dire il vero *si guarda in giro con vergogna* ma non sono sicura sia perfetto quanto avrei voluto.
Grazie a chi ha recensito, a chi l'ha messa tra i prefriti/seguiti/da ricordare.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensiate.
Ci vedremo al Campo Mezzosangue (magari!),
 °°Leo Magnus Weasley

 

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