Harry Potter e la Pietra Filosofale

di Eles818
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I Capitolo. ***
Capitolo 2: *** II Capitolo. ***
Capitolo 3: *** III Capitolo. ***
Capitolo 4: *** IV Capitolo. ***
Capitolo 5: *** V Capitolo. ***
Capitolo 6: *** VI Capitolo. ***
Capitolo 7: *** FINE ***



Capitolo 1
*** I Capitolo. ***


 

Harry Potter e la Pietra Filosofale

 Primo Capitolo

 

31 Ottobre 1981 – Casa Potter

 

A Godric’s Hollow, quell’anno, faceva freddo fin dagli inizi di ottobre e, arrivati ormai alla fine del mese, non se ne poteva già più di quell’inverno anticipato.

Da un’estate afosa si era passati repentinamente al gelo ma, nonostante quello e la forzata prigionia, in casa Potter l’aria respirabile era calda e accogliente. Quella sera, la sera, Lily canticchiava allegramente un motivetto mentre preparava la cena, osservando con occhi dolci suo marito e suo figlio che, poco lontani, giocavano con tante scintille colorate.

Un marmocchio dai capelli neri e occhi verde brillante batteva le mani, ridendo continuamente. James, che era la causa del suo intrattenimento, sorrideva sornione come raramente gli si vedeva fare da poco tempo a quella parte. Il dover stare rinchiuso, infatti, lo aveva indisposto a tal punto che solo il motivo che lo tratteneva in casa riusciva a tirarlo un po’ su. Harry Potter, ignaro del suo ruolo all’interno della guerra fin da piccolo, non badava a tutte le tragedie che gli accadevano intorno e si faceva cullare e divertire dalla sua mamma e dal suo papà, come ogni bambino di poco più di un anno.

James sospirò, un po’ malinconico. Ormai erano passati mesi dall’ultima luna piena passata a rincorrersi con i Malandrini, e ne sentiva terribilmente la mancanza. Sapeva che Sirius non correva assieme a Remus, non potendo tenere testa a un lupo da solo, e Peter neanche a parlarne, perciò Lunastorta era costretto a passare nottate d’inferno, da solo, a strapparsi la sua stessa carne a morsi. Il giorno dopo era sempre distrutto, bianco come un cadavere e ricoperto di bende. A James, sempre pronto per aiutare i suoi amici, si mozzava il respiro ogni volta sentendo l’odore di senso di colpa invaderlo.

Un rumore di rametti spezzati distrasse James dal suo passatempo preferito e si rese conto di un’ombra che avanzava verso la porta.

Nello spazio di un secondo prese suo figlio e lo diede a Lily che, resasi conto anche lei della situazione, estrasse la bacchetta. James scosse il capo, facendole segno di andare via e smaterializzarsi, ma lo sguardo della moglie lo fece desistere dal suo intento.

Le narici dell’uomo fremettero, ma non ebbe il tempo di fare nulla se non stare pronto.

Quando la porta si aprì ed entrò l’uomo che li seguiva da mesi, quasi sorrise.

«Quindi finalmente ci hai trovati. Mi chiedevo quanto l’Oscuro Signore ci avrebbe messo. Hai ritardato un po’ per i tuoi standard o sbaglio?»

L’uomo che gli stava di fronte si lasciò scivolare il cappuccio, rivelando un volto informe, occhi rossi come una Cruciatus letale e un sorriso crudele.

«Fai poco lo spiritoso, Potter. Se non fosse stato per Silente sareste già morti tutti. E se non fosse stato per un vostro caro amico forse avreste avuto più tempo. Non so se conosci Peter Minus. Nelle mie schiere si fa chiamare Codaliscia.» Fece un passo, sibillino, scrutando la casa dei due coniugi.

Lo sguardo di James vacillò, ma il pensiero di suo figlio non lo abbandonò un attimo, come un Patronus che gli brillava nel petto.

«Non m’interessano i tuoi giochetti. Puoi parlare e ferire chi vuoi, ma non me, né la mia famiglia.» Ruggì.

Voldemort lo osservò un attimo, prima di parlare.

«Siete ancora in tempo per cambiare parte. Lasciatemi vostro figlio e voi rimarrete illesi, altrimenti perirete tutti. »

Lily rise gelidamente.

«Ci uniremo a te quando non avremo un briciolo di cuore e dignità. Preferiamo morire che essere al tuo cospetto. »

Harry si agitò in braccio alla madre, finché non s’incantò a guardare Voldemort.

Quest’ultimo, accortosi di ciò, alzò un sopracciglio e si dissolse nell’aria, penetrando nella mente del piccolo Harry Potter.

James e Lily si guardarono inorriditi, mentre gli occhi del loro bambino diventavano due pozze scure e cominciava a piangere disperato, come un bambino non potrebbe mai fare.

Voldemort lo stava torturando e loro non sapevano cosa fare. Lily cominciò a piangere, pregando che la protezione che aveva fornito al figlio servisse a qualcosa.

E mentre pregava e piangeva, mentre il marito sussurrava incantesimi di protezione verso il figlio, tutto finì.

Harry Potter si addormentò tremante, e aria densa si liberò dal piccolo corpicino.

Un urlo agghiacciante li fece girare istantaneamente verso il salotto, dove il corpo dell’Oscuro Signore bruciava e la polvere scompariva.

Un luccichio si liberò dalla testa del piccolo Potter, su cui brillava intensamente una cicatrice a forma di saetta.

 

 





NDA: 
Carissimi lettori, 
se ci siete, battete un colpo! 
Spero che questa storia vi intrighi. Ho pensato mille volte a tutte le soluzioni alternative che avrebbero lasciato intatta la famiglia di Harry, e ho deciso di sviluppare questa.
Sarà tutto diverso ma anche simile a come ce l'ha presentato la Row. Le avventure saranno le stesse, ma sviluppate in modo diverso.
Ho pensato che se c'è qualcuno di voi che vuole partecipare come personaggio può farmelo sapere tramite recensione o messaggio privato, scrivendo:
-Nome e cognome:
-Descrizione fisica:
-Descrizione caratteriale: 
-Ruolo nella storia: (Questo sarà tutto da vedere da me, visto che ho un'idea ben precisa della trama)
Non sceglierò tutti i personaggi ma solo quelli che m'interessano di più. Inoltre, non usciranno tutti subito, ma mentre la storia progredisce!
Un'altra differenza è che io racconterò i giorni della storia. Ovviamente non tutti e non tutto il giorno. 
Di questo giorno ho trattato solo la sera, per esempio. Ho scritto anche il 1 e il 2 settembre, che leggerete nei prossimi giorni. 
I capitoli non saranno lunghi, ma questo mi permetterà di aggiornare spesso e volentieri. :)
Se ci sono errori di qualsiasi genere, per favore fatemelo notare! Tengo molto a presentare ai miei lettori una storia ben fatta! :)
Spero di sentirvi presto,
un abbraccio
Eles 

ANTICIPAZIONI SECONDO CAPITOLO:

«Dor!»

Lei alzò lo sguardo e sorrise.

«Era ora! Ho scommesso tre galeoni con papà che saresti arrivati un minuto prima di partire!»

Harry alzò gli occhi al cielo. «Non mi sorprende. Chissà perché zio Sir ha fatto una capatina a casa nostra stamattina. Ti ha fatta vincere.»

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Capitolo 2
*** II Capitolo. ***


 

 

Harry Potter e la Pietra Filosofale

Secondo Capitolo 

 

 

1 Settembre 1991 – Kings Cross/Hogwarts

 

«Non posso credere che proprio oggi vi siate messi a fare gli idioti! Su mio marito non avevo dubbi, ma avevo ancora la falsa speranza che tu avessi preso qualcosa da me! »

Un turbinio di capelli rossi, crespi e privi di forma, sfrecciò fra la gente che si affollava quel giorno a Kings Cross. Un ragazzino di undici anni le stava dietro, ascoltandola a malapena e osservando i maghi che gli erano intorno. Gli occhi gli brillavano di determinazione e allegria, che a stento si poteva non notare.

«Scusaci mamma, ma non essere arrabbiata adesso. Avrai tre mesi per smaltire la rabbia. »

Il ragazzino le sorrise angelicamente, scrutandola con i suoi occhi identici a quelli della madre. Lei s’intenerì un po’ a quelle parole e assunse un cipiglio triste.

«Tesoro mio, fatti abbracciare. Mi stai abbandonando con quella furia di tuo padre, ti rendi conto?»

Harry rise sommessamente fra le braccia della madre, prendendo per vere le sue parole.

«Salutami ancora papà, ok? E anche zio Sir, zia Mary e zio Remus, ok?» mormorò lui, con voce roca.

Lily annuì dolcemente. «Mi raccomando, comportati bene. Ti faccio tenere d’occhio sai? Ricordati che Severus sarà il tuo professore di Pozioni. »

Harry storse il naso, avendolo in antipatia, in perfetta sintonia con suo padre. Lily scosse la testa alla sua espressione, ma non si lasciò abbattere.

«Comportati bene anche con lui, altrimenti nulla m’impedirà di mandarti una Strillettera in Sala Grande, chiaro?»

L’altro annuì. «Forte e chiaro. Dorea sarà già sul treno e mi avrà preso il posto. Adesso vado e la raggiungo, ciao mamma!»

L’abbracciò nuovamente e più forte di prima, e scappò via.

Salito sul treno, lo pervase un senso di euforia incredibile e un sorriso gli increspò le labbra.

Girovagò per un po’, ma dopo dieci minuti trovò l’amica da sola in uno scompartimento.

«Dor!»

Lei alzò lo sguardo e sorrise.

«Era ora! Ho scommesso tre galeoni con papà che saresti arrivati un minuto prima di partire!»

Harry alzò gli occhi al cielo. «Non mi sorprende. Chissà perché zio Sir ha fatto una capatina a casa nostra stamattina. Ti ha fatta vincere.»

Dorea annuì, pienamente consapevole di vincere sempre le sfide contro il padre per un buon motivo.

«Allora, sei pronto? Io non vedo l’ora di arrivare.» Battè le mani, felice.

«Assolutamente!» E scoppiò a ridere.

Subito la porta dello scompartimento si aprì, e una testa rossa vi fece capolino.

«Oh… Scusate, vi dispiace se mi siedo qui? Il treno è tutto occupato.»

«Ma certo che no! Siediti pure!» Dorea fece segnò sul posto accanto al suo e sorrise gentilmente, prontamente ricambiata.

«Io sono Ron. Ron Weasley.»

«Io Dorea. Dorea Black!»

«E io Harry Potter. Piacere di conoscerti.»

Ron, a sentire il nome del ragazzo, avvampò di botto.

«Quell’Harry Potter?»

Harry, dal canto suo, rise della sua espressione buffa. «Sì, quello lì. Ma non ricordo nulla, perciò non posso dirti niente di niente! »

Lo disse in modo talmente dispiaciuto che convinse Ron a non fare quel tipo di domande e spostare l’argomento su cose più leggere.

«Comunque i miei genitori mi hanno parlato molto dei tuoi. Mio padre lavora al Ministero e dice sempre che James Potter è un Auror veramente in gamba e che tua madre è una Pozionista formidabile. Testuali parole. »

Harry sorrise compiaciuto. «Anche i miei mi hanno parlato della tua famiglia sai? Tuo padre è uno forte a quanto ho sentito!»

Ron sorrise, annuendo timidamente. E continuarono a parlare così, a mangiare dolci e a ridere per ogni cosa.

Ron raccontò della sua famiglia, arrossendo un po’ facendo riferimento alle loro risorse economiche quasi inesistenti e ancora di più notando quanto fosse invece accettato dagli altri due.

Qualche ora dopo la porta si aprì, lasciando entrare una ragazzina dall’aspetto saccente e capelli crespi.

«Ciao! Avete visto un rospo? Un ragazzo di nome Neville l’ha perso. »

Gli altri tre fecero segno di no e la ragazzina sbuffò.

«Ma voi siete del mio anno giusto? Io sono Hermione. Hermione Granger. Piacere di conoscervi! Comunque vi consiglio di indossare le vostre divise, siamo quasi arrivati.» Parlò tutto d’un fiato, senza lasciare loro il tempo di replicare. Prima di andarsene, però, si riaffacciò alla soglia della porta e si rivolse a Ron. «Sei sporco sul naso, non te ne sei accorto? Proprio qui.» E gli fece segno, per poi chiudere la porta e andare via.

I tre si guardarono un attimo sconvolti e poi decisero di cambiarsi in fretta.

 

«Primo anno! Primo anno! Da questa parte! Primo anno! »

Un uomo molto più grosso del normale troneggiava sui piccoli che lo guardavano intimoriti e che erano raggruppati alla sua destra. L’omone, appena vide Harry e Dorea, diede loro un abbraccio stritolacostole e disse loro quanto gli fossero mancati.

I due si massaggiarono il petto appena li lasciò, ma ridevano entrambi felici.

Gli altri li guardavano intimoriti, ma alla fine salirono tutti sulle barchette e dimenticarono qualsiasi cosa alla vista di Hogwarts.

Non fiatava una mosca davanti l’imponenza del Castello, ma ogni cuore batteva più velocemente del normale a quella vista e gli occhi brillavano come fari.

La traversata sul lago fu troppo breve per i loro gusti, ma l’imminente Smistamento li distrasse nuovamente da tutto.

I primini fremevano mentre si avviavano verso la Sala Grande.

Ad attenderli in una stanzetta era una donna severa e composta, con i capelli tirati su con uno chignon. Dopo il suo breve discorso sulle varie Case e la sua momentanea assenza – inframmezzata dall’incontro con i fantasmi – i primini furono portati finalmente verso il luogo da cui proveniva un alto chiacchiericcio.

Quando varcarono la Sala Grande, tutti trattennero all’unisono il respiro.

Harry si guardò con determinazione attorno, con il cuore palpitante e mille indefinibili pensieri che lo spingevano a chiedersi le cose più impensabili. I suoi occhi smeraldini incontrarono quelli di Silente immediatamente, e poi si soffermò sugli altri insegnanti. Individuò subito Piton, l’amico di sua madre, ma quando il professore ricambiò il suo sguardo dovette rivolgere la sua attenzione alla professoressa McGranitt e al Cappello Parlante che intonava la sua filastrocca.

Lui e Ron si guardarono divertiti e leggermente pallidi, mentre Dorea sorrideva e sembrava la calma fatta persona.

Come sempre, pensò Harry.

Quando la McGranitt cominciò a chiamare gli studenti uno per uno, sentì un attimo di cedimento, ma si riprese immediatamente.

«Black, Dorea! »

La sua migliore amica avanzò sicura e si premette con impazienza il Cappello sulla testa.

«GRIFONDORO! »

Harry le fece un occhiolino, pensando a uno zio Sirius festante e a una zia Mary che scrollava il capo sospirando. Gli venne quasi da ridere.

«Bones, Susan! »

«TASSOROSSO! »

«Boot, Terry! »

«CORVONERO! »

«Brown, Lavanda! »

«GRIFONDORO! »

«Goyle, Gregory»

«SERPEVERDE! »

«Granger, Hermione! »

«GRIFONDORO! »

Harry perse il conto di tutti quelli che vennero dopo, sbuffando impaziente mentre attendeva il suo turno. Finalmente, dopo che “Paciock, Neville” venne smistato in Grifondoro, venne chiamato il suo nome e la Sala si zittì.

Si avvicinò con il cuore in gola e evitò di guardare i mille volti che lo osservavano attenti. Si pigiò il Cappello sulla testa e non vide più nulla.

«Mmm… Difficile, molto difficile. Vedo coraggio da vendere. E anche un cervello niente male. C’è talento, oh, accipicchia, sì… e un bel desiderio di mettersi alla prova. Molto interessante… allora dove ti metto? »

Harry si aggrappò forte ai bordi dello sgabello e pensò: “Non a Serpeverde, non a Serpeverde!”

«Non a Serpeverde, eh? Ne sei proprio così sicuro? Potresti diventare grande, sai: qui, nella tua testa, c’è di tutto, e Serpeverde di aiuterebbe sulla via della grandezza, su questo non c’è dubbio… No? Be’, se sei proprio così sicuro… meglio GRIFONDORO!» *

Un boato dal tavolo lo accolse al tavolo di Grifondoro, e lui, con il cuore più leggero, si sedette fra i suoi nuovi compagni, stringendo ogni mano tesa, ricambiando ogni sorriso di cortesia e ridendo al coro “Abbiamo Potter! Abbiamo Potter!” di quelli che capì essere i gemelli Weasley, fratelli di Ron.

Quando anche il suo nuovo amico venne accolto dall’applauso della sua nuova Casa e il tavolo si riempì di pietanze, non poté fare altro che festeggiare assieme ai suoi nuovi compagni.

Molto più rilassato e meno in ansia di quando aveva varcato la soglia del Castello, si fermò a osservare i ragazzini seduti accanto a lui.

Era sicuro che Dorea e lui sarebbero finiti in Grifondoro, sebbene il Cappello avesse dubitato di lui. D’altronde gl’importava ben poco.
Dorea era molto simile a lui. Testarda e sempre pronta a vivere assieme a lui nuove grandi avventure. Sapeva che non sarebbe stato diverso a Hogwarts, anzi.

Era la sua amica di sempre, l’altra metà di se stesso.

Osservò Ron, un ragazzo che incredibilmente era diventato all’istante suo amico. Provava una forte stima nei suoi confronti e sapeva che quello era l’inizio di qualcosa di più forte che una semplice conoscenza.

Gli altri compagni conosciuti quel giorno parlavano della loro famiglia, della loro vita, e così anche lui, imparando dettagli riguardanti le persone che gli sarebbero stati accanto per i sette anni a seguire. Tutti loro gli avevano fatto una buona impressione, chi più chi meno, ed era sicuro che Hogwarts sarebbe stato l’inizio di qualcosa di…bè, magico.





NdA:
Ciao a tutti!
Ecco il secondo capitolo di questa storia! :)
Spero vivamente che vi piaccia...
Abbiamo conosciuto un nuovo personaggio qui: Dorea Black!
Diciamo che è identica a come vorrei essere io, perciò non criticatemela troppo! :p
Ripeto le stesse cose che ho scritto nel primo capitolo... Se qualcuno vuole partecipare come personaggio può lasciare una recensione o mandarmi un messaggio privato inserendo questi parametri:
- Nome e cognome del personaggio:
- Descrizione fisica:
- Descrizione caratteriale:
- Ruolo nella storia:  (Questo sarà tutto da vedere da me, visto che ho un'idea ben precisa della trama)
Non sceglierò tutti i personaggi ma solo quelli che m'interessano di più. Inoltre, non usciranno tutti subito, ma mentre la storia progredisce!

Riguardo a questo capitolo:
* l'ho copiata esattamente dal vero Harry Potter e la Pietra Filosofale! Certe cose non si possono cambiare:)
Il capitolo è più lungo del precedente... Questo perchè c'è più da raccontare! Ovviamente ogni capitolo avrà lunghezza e tempo di aggiornamento variabili!
Detto questo, vi lascio un forte abbraccio.
Eles


ANTICIPAZIONI TERZO CAPITOLO:


Finirono di mangiare e andarono verso l’aula di Pozioni, la prima lezione assieme ai Serpeverde.
Rischiarono di perdersi ancora, ma alla fine arrivarono in orario. Videro quelli dell’altra Casa parlare tra loro, finché uno di loro si avvicinò, un biondino, platinato, con l’aria arcigna e sprezzante.

«Un’altra Black a Grifondoro. Vedo che tuo padre ha fatto un buon lavoro anche con te. Prima fa cadere in disgrazia la sua Casata e poi ne crea un’altra di Traditori del Sangue.»

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Capitolo 3
*** III Capitolo. ***


Harry Potter e la Pietra Filosofale

Terzo Capitolo


2 Settembre 1991 – Hogwarts

 

Il giorno dopo, Dorea si svegliò di soprassalto, memore di un sogno in cui la madre le urlava contro di alzarsi altrimenti il treno l’avrebbe lasciata a Londra.

Resasi conto che era solo la suggestione di ciò che era successo ventiquattrore prima, si guardò attorno rincuorata. I tendaggi rossi e oro ricoprivano il suo letto e quello delle altre compagne, dando un’atmosfera di serenità e forza al suo dormitorio. Aleggiava tutt’intorno l’odore di legno d’acero e, appena aprì di poco la finestra, anche di rugiada. Si rese conto che erano appena le sei del mattino e che le lezioni sarebbero cominciate alle nove.

Lei, però, non aveva assolutamente più sonno, perciò scese dal letto e prese i suoi vestiti per cambiarsi.

Dopo poco fu pronta e, mentre si pettinava i lunghi capelli neri, senti un mugolio proveniente da un letto. Si girò e vide Hermione Granger stropicciarsi gli occhi e sbadigliare. Quella, quando si accorse di essere osservata, arrossì e sorrise dolcemente.

«Buongiorno Dorea! Sei già sveglia?»

Dorea, di rimando, rise per la sua faccia buffa. «Sì, voglio esplorare un po’ il Castello! Vuoi venire con me?»

Hermione storse un po’ il naso, pensierosa. Evidentemente non voleva cacciarsi nei guai.

Dorea, notando il suo tentennamento, decise di provocarla. «Eddai! Sei una Grifona, si o no?» e ghignò malandrinamente.

L’altra, allora, la guardò con occhi lampeggianti e annuì. «Cinque minuti e sono pronta!»

 

 

«Secondo me siamo già passate da qui.»

Hermione si morse il labbro. «Non è possibile, questi corridoi sono tutti uguali!»

«Non perdiamoci d’animo, sono convinta che questa è la strada giusta per arrivare alla Sala Grande. Fidati di me!»

«Mi sono già fidata di te, e guarda come siamo finite.» Borbottò l’altra.

«Guarda che ti sento!»

Hermione le sorrise furbescamente.

«Vieni, ti dico io dove andare.» Girò un paio di volte a destra, un po’ più sicura di sé, fino ad arrivare a una scala che portava al piano di sotto. La imboccarono e, svoltando a sinistra, ritrovarono l’enorme portone della sera prima.

«Ma come hai fatto?» Dorea guardò sorpresa l’amica, che alzò le spalle, sorridendo apertamente.

Si guardarono raggianti ed entrarono, dirigendosi al loro tavolo, ormai gremito.

«Dor, EHI, siamo qui!»

Hermione fece scattare i suoi occhi verso la voce e vide che Harry si sbracciava per chiamare l’amica. Si guardò attorno, cercando un posto per sé, non sentendosi molto bene accetta. Subito dopo aver pensato ciò, però, si sentì trascinare e vide Dorea con gli occhi così luminosi da abbagliare il sole.

«Buongiorno Harry!» E gli scoccò un bacio sulla guancia. «Ciao Ron, come va?»

Quello annuì, sputacchiando qua e là, facendo ridere tutti.

«Ciao.» Mormorò timidamente Hermione, con lo sguardo basso.

«Ehi Hermione, ciao! Siediti dai. Dove siete state?»

Lei alzò la testa sorpresa e vide Harry sorriderle genuinamente, indicandole il posto accanto al suo.

«Abbiamo girato un po’ per il Castello, ma non abbiamo scoperto niente di niente!» Sbuffò Dorea, accanto a Ron.

L’amica annuì, sconsolata. «Un buco nell’acqua.»

Harry la guardò, incerto. «Un che?»

Lei si trattenne dal ridere. «Un modo di dire babbano. Vuol dire che è andata male.»

«Oh. – si grattò il capo – mi ero già immaginato chissà cosa.» E scoppiò in una risata contagiosa.

In quel momento, un centinaio di gufi ruppero la tranquillità mattutina.
Hermione osservò il suo gufo bruno, Alec, fermarsi davanti a lei, porgerle una lettera e beccare la sua colazione.
Lesse le poche righe dei suoi genitori, fieri della sua entrata in Grifondoro, dove le davano altre mille raccomandazioni. Si raccomandò mentalmente di scrivere ai suoi il più presto possibile, altrimenti si sarebbero preoccupati come non mai. Era la prima volta che avevano la loro preziosa figlioletta lontana da casa per così tanto tempo.
Mentre cominciava a servirsi di un’abbondante colazione, osservò Harry accarezzare la sua Edvige e leggere la sua lettere assieme a Dorea, per poi confrontarle.

Ron, invece, parlava concitato con i gemelli mentre apriva una lettera per tutti loro.
Aveva capito che era una famiglia numerosa, la sua, e provava una certa invidia. Anche lei avrebbe voluto un fratellino o una sorellina, da coccolare e a cui raccontare di Hogwarts e della magia.
I suoi pensieri s’interruppero solo quando la McGranitt si avvicinò per consegnare gli orari per tutti.

Finirono di mangiare e andarono verso l’aula di Pozioni, la prima lezione assieme ai Serpeverde.
Rischiarono di perdersi ancora, ma alla fine arrivarono in orario. Videro quelli dell’altra Casa parlare tra loro, finché uno di loro si avvicinò, un biondino, platinato, con l’aria arcigna e sprezzante.

«Un’altra Black a Grifondoro. Vedo che tuo padre ha fatto un buon lavoro anche con te. Prima fa cadere in disgrazia la sua Casata e poi ne crea un’altra di Traditori del Sangue.»

Il tono era così duro che Hermione si sorprese di quanta malignità un ragazzino della loro età potesse provare.

«Non parlare male di mio padre. È mille volte migliore di voi Malfoy.» Dorea rispose imperiosa e indifferente, mandando scintille dai suoi occhi grigi, adesso somiglianti a due tizzoni ardenti.  

«Se pensare questo ti consola… Di sicuro non avrai mai il prestigio che abbiamo noi nel mondo magico.» Un ghigno beffardo illuminava il volto del biondino.

Dorea rise malvagia, tanto che fece rabbrividire Hermione, ancora estranea a quel lato di lei.

«E il prestigio da chi lo avete avuto? Dai vostri parenti ad Azkaban? Scommetto che siete fieri delle loro gesta!»

Malfoy divenne livido di rabbia. «Come osi!»

Harry trattenne Dorea, a cui pulsava la vena sul collo. «Lascialo stare. È solo un pallone gonfiato che non sa quello che dice. Vieni, andiamo in classe.»

Con voce rassicurante calmò l’amica e, prima di aprire la porta per entrare in aula, scoccò un malevolo sguardo a Malfoy con un chiaro messaggio: Non finisce qui. 

 

 

 

NdA: 

Carissimi lettori, 

Siamo arrivati al terzo capitolo di questa storia! Ho deciso di aggiornare stasera perchè domani probabilmente non lo farò! 

Anzi, lo farò perchè giovedì sarò impegnata tutto il giorno a scuola e quindi l'aggiornamento salterà! :(

Spero che la storia continui a piacervi. Vi ricordo che potete partecipare come personaggi della storia presentadomi i parametri di cui ho parlato nei capitoli precedenti! 

Qui abbiamo visto un altro aspetto di Dorea e abbiamo notato le differenze dal libro della Row: un diverso incontro con Malfoy e l'inizio dell'amicizia con Hermione completamente diverso, e grazie a Dorea! 

Hermione rimane la solita saccente, spero lo sappiate, ma l'avere un'amica riesce a farla schiudere fin da subito! 

Ci vediamo domani con il prossimo aggiornamento, 

Un abbraccio

Eles


ANTICIPAZIONI QUARTO CAPITOLO:

 

Mentre Hagrid chiedeva notizie di Charlie, il fratello di Ron, Harry si accorse di un giornale lasciato sul camino. Il titolo lo attirò.

ULTIMISSIME SULLA RAPINA ALLA GRINGOTT

Proseguono le indagini sulla rapina avvenuta alla Gringott il 31 luglio scorso a opera di ignoti maghi e streghe oscuri. Oggi i goblin della Gringott hanno ripetutamente affermato che nulla è stato trafugato. Anzi, la camera di sicurezza dai rapinatori era stata svuotata il giorno stesso. *

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Capitolo 4
*** IV Capitolo. ***


Harry Potter e la Pietra Filosofale

Quarto capitolo

 

10 Settembre 1991 – Hogwarts

 

Harry capì presto che Hogwarts non sarebbe stata una passeggiata, soprattutto quando, a pochi giorni dall’inizio, dovette fare le ore piccole per finire tutti i compiti che si era arretrato assieme a Ron. Dorea, invece, aveva trovato in Hermione una compagna di studi eccellente, tanto che non si ritrovò con l’acqua alla gola come loro e usciva sempre assieme all’amica per gironzolare nel Castello.

La mattina del 10 settembre fu l’ennesima dopo poche ore di sonno e vide i due ragazzi trascinarsi fino alla Sala Grande, dandogli le sembianze di due Troll più stupidi del normale.
Questo era motivo di scherno per le ragazze, ma decisero di non infierire quel giorno, vedendoli ancora più abbattuti del solito.

Ron si gettò di malo modo sulla sedia, sbuffando sonoramente. «Non ce la faccio più. Hermione quanti giorni mancano per le vacanze di Natale?»

Quella, che stava leggendo un libro babbano, alzò gli occhi al cielo. «Ron, per l’amor del Cielo, siamo ancora agli inizi di settembre!»

Harry, sentendo ciò, grugnì. «Abbiamo anche due ore di Pozioni, e Piton mi rivolge sempre occhiate di disprezzo. È davvero dura da sopportare.»

Dorea annuì partecipe. «Dai, pensa che farebbe di peggio se non fosse per tua madre.» Sorrise sotto i baffi e abbassò la testa, chiedendosi come mai una persona così buona e bella come Lily Evans potesse essere amica di un essere infido come Piton.

«Ma già il fatto di andare in quelle maledette celle sotterranee mi fa venire i brividi!» Harry voltò la testa di scatto, come se fosse infastidito da qualcosa, e posò il suo sguardo sul professor Raptor.
Un dolore lancinante lo prese alla testa, dovendola prendere tra le mani.
Finì com’era cominciato, e sentì la stretta di Dorea sulle sue mani e la sua voce preoccupata.

«Harry che succede? – abbassò la voce – Ti ha fatto male la…testa?»

Lui annuì. «Non è niente, sarà stata la stanchezza. Andiamo ok? È tardi.»

Si alzarono e andarono verso i sotterranei, gli sguardi degli amici tutti rivolti verso di lui.
A Harry diede abbastanza fastidio, ma decise di andare avanti, incurante.

Entrò nell’aula fredda e odiata, e sentì l’occhiata di gelo che gli rivolse il professore. Lui sospirò, un po’ deluso. Sperava, se non di avere un atteggiamento amichevole, almeno civile con l’amico di sua madre, ma sembrava impossibile.

Quando tutti si furono sistemati, Piton cominciò a parlare e le palpebre di Harry si abbassarono un po’. Ad un certo punto, sentì Ron al suo fianco dargli una gomitata.

«Potter, 10 punti in meno a Grifondoro. Vediamo… Come svegliarti un po’? Ah… si. Qual è la funzione di un bezoar?»

Harry rimase composto, mantenendo il sangue freddo, chiedendosi che diavolo volesse dire. Optò per la verità.

«Non lo so signore.»

«Bene… Altri dieci punti in meno. Spero che questo ti serva da lezione… Black! Rispondi tu, visto che sei tanto propensa a suggerire.» Si voltò maligno verso la sua migliore amica, che assunse un cipiglio di sfida.

«è un perfetto antidoto contro la maggior parte dei veleni, signore.»

«Bene, dieci punti in meno anche a te.»

«Che cosa? Ma la risposta era quella!» Il colorito di Dorea divenne livido di rabbia.

«Sì, ma non dovevi suggerire a Potter. Continuiamo la lezione.»

Dorea abbassò il capo, nervosa e infastidita, e non rispose nemmeno ad uno degli incoraggiamenti di Hermione.

Poco dopo, usciti dalla lezione, Harry ricevette un biglietto. Gli si illuminò il viso.

«Ragazzi, oggi pomeriggio siamo invitati da Hagrid! Vi va?»

Gli altri tre annuirono contenti, e le preoccupazioni scivolarono via.

 

Qualche ora dopo, i quattro ragazzi si avviarono verso la capanna al limitare del bosco e, dopo essere stati salutati dal cane festante di Hagrid, si sedettero in cerchio e aspettarono il loro the.

Mentre Hagrid chiedeva notizie di Charlie, il fratello di Ron, Harry si accorse di un giornale lasciato sul camino. Il titolo lo attirò.

ULTIMISSIME SULLA RAPINA ALLA GRINGOTT

Proseguono le indagini sulla rapina avvenuta alla Gringott il 31 luglio scorso a opera di ignoti maghi e streghe oscuri. Oggi i goblin della Gringott hanno ripetutamente affermato che nulla è stato trafugato. Anzi, la camera di sicurezza dai rapinatori era stata svuotata il giorno stesso. *

«Hagrid! Com’è possibile che qualcuno sia riuscito a entrare nella Gringott? Era anche il giorno del mio compleanno! Chissà se ho incrociato il ladro… Quel giorno ho fatto un giro con papà.»

«Oh bè, sarà stato qualcuno di potente. Fortuna che avevo prelevato… - si morse la lingua – Cioè, fortuna che avevano prelevato, altrimenti adesso.» E si mise a ridere, impacciato.

Prese il giornale e offrì loro dei biscotti spaccadenti, cominciando a parlare di draghi e del suo folle desiderio di averne uno.
Ai ragazzi, però, non sfuggì il suo tentativo di sviare il discorso.

 

 

 

NdA:

Carissimi lettori, 

eccoci al quarto capitolo! Cosa ne pensate? 

Vi devo lasciare due annunci: 

- d'ora in poi nessuno potrà più proporre un personaggio (preferisco che le recensioni si soffermino più sulla storia, dandomi una critica positiva o negativa che mi faccia migliorare!)

- aggiornerò lentamente d'ora in poi per due ragioni: gli Esami di Stato; l'analisi attenta della trama con l'aggiunta dei vostri personaggi.

Questa storia consterà di sette libri, come quella originale, perciò potrebbero uscire anche al settimo libro! Nessuno avrà un ruolo principale all'interno della storia, ma avrà un ruolo funzionale alla trama! :) 

Spero di aver detto tutto... Se mi sono dimenticata qualcosa, ve la dirò al prossimo aggiornamento! :) 

Un abbraccio, 

Eles


ANTICIPAZIONI QUINTO CAPITOLO: 


Quello era il suo elemento, l’unico su cui si sentiva di poter scommettere. L’unica pecca in quell’avviso era la partecipazione dei Serpeverde, ma nonostante questo riuscì a mantenere la sua sicurezza.

Evitò di raccontarlo a suo padre nelle lettere che spediva a casa, altrimenti avrebbe dovuto scontare pagine e pagine di dritte sul volo, e non ne aveva proprio la voglia. 

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Capitolo 5
*** V Capitolo. ***


Harry Potter e la Pietra Filosofale

Quinto Capitolo

 

12 Settembre 1991 – Hogwarts

 

Due giorni dopo, un avviso appeso sulla bacheca risvegliò gli animi sopiti dei Grifondoro: era stata indetta finalmente la prima lezione di volo!
Per Harry fu un talismano contro tutte le ore passate sui libri. Quello era il suo elemento, l’unico su cui si sentiva di poter scommettere. L’unica pecca in quell’avviso era la partecipazione dei Serpeverde, ma nonostante questo riuscì a mantenere la sua sicurezza.

Evitò di raccontarlo a suo padre nelle lettere che spediva a casa, altrimenti avrebbe dovuto scontare pagine e pagine di dritte sul volo, e non ne aveva proprio la voglia.

Quel giorno non era increspato da nemmeno una nuvola e il clima era quello tipicamente estivo. I Grifondoro decisero che subito dopo avrebbero potuto studiare in santa pace sotto qualche quercia oppure semplicemente rilassarsi.

Madama Bumb li aspettava sbattendo il piede sull’erba, contando i minuti fino all’ultimo rintocco. Sorrise sbrigativa e li fece disporre in due file, l’uno accanto all’altro, di fronte all’altra Casa.
Il caso volle che Malfoy capitasse proprio di fronte a Harry e a Dorea, e questo non si sprecò in imitazioni di loro che cadevano dalla scopa.
Questi lo ignorarono bellamente, ascoltando le istruzioni che dava loro la professoressa.

Chiamarono tutti la loro scopa, intonando un ‘SU’, e solo a pochi quella ubbidì, ma Madama Bumb non sembrava sorpresa. Li rassicurò mentre passava, soprattutto Neville e Hermione, i più impacciati lontani dai libri.

Dorea, che non era malino, ma neanche un asso, manteneva con una stretta sicura la scopa, mostrandosi più in gamba di quello che in realtà era in quel campo per non darla vinta al biondino che la scrutava di sottecchi.

Fatto il primo passo, Madama Bumb mostrò loro come salire sulla scopa e come mantenerla ferma.
Prima ancora che fischiasse, però, Neville era già salito e, a causa della paura che lo attanagliava, cominciò a salire sempre di più, urlando a più non posso.
La scopa, forse temendo per la sua incolumità, decise di far cadere il povero Neville, che venne soccorso prontamente. Nulla impedì un braccio rotto.

«Ragazzi, porto Paciock in infermeria. Non vi muovete, è chiaro? Se vi vedo sulle scope vi faccio espellere seduta stante. Andiamo caro.» E lo portò via borbottando e lanciando occhiate ammonitrici alle due Case.

Appena i due furono scomparsi, i Serpeverde cominciarono a sghignazzare e a prendere in giro Neville, finché Malfoy non notò la ricordella arrivata a Neville appena quella mattina.

«Oh oh, e qui cos’abbiamo? Quello stupido avrebbe dovuto usarla per ricordarsi di cadere sulle chiappe.»
Tutti i Serpeverde risero in modo viscido.

«Dà qua Malfoy. Subito.» Harry si fece avanti, glaciale.
Quello sorrise malignamente, scrutandolo.
« Sai che ti dico, Potter? – disse issandosi sulla scopa – Penso che metterò la Ricordella in un posto sicuro. Che ne pensi del tetto?»

Si librò in aria e si allontanò, con un ghigno di sfida che fece ribollire il sangue a Harry.
Inforcò la sua scopa, deciso a dargli una bella lezione, sicuro di sé come poche volte sapeva esserlo.
« Harry, no! Non dargli corda, ti metterai nei guai! »
«Hermione ha ragione Harry.» Disse Dorea ansiosa.
«No Dor, certe cose non doveva dirtele.» Sprizzò fiamme dai suoi occhi smeraldo, e Dorea abbassò il capo, con il cuore che le batteva forte e la certezza che Harry l’avrebbe sempre protetta.

Harry, dal canto suo, si librò in aria e raggiunse senza difficoltà Malfoy, che aveva perso un po’ della sua faccia tosta.
« Cosa c’è, Malfoy? Paura quassù, senza i tuoi leccapiedi a coprirti le spalle?»
Il ghigno ricomparve sul viso del biondo. «Vediamo se riesci a prendere la Ricordella. Voglio proprio vedere se il grande Harry Potter sa fare qualcosa oltre che ciarlare.» E lanciò con una forza inaudita la pallina trasparente verso il basso.
Harry non se lo fece ripetere due volte. S’inarcò sulla scopa e fece una picchiata e, a cinquanta centimetri dal suolo, prese la pallina e si raddrizzò con una naturalezza disarmante che lasciò tutti spiazzati.

Ghignò alla volta di Malfoy, felice come non mai, per poi girarsi verso la sua migliore amica che gli sorrideva radiosa.
« Potter! Cosa diavolo credevi di fare? Seguimi, immediatamente!»
La soddisfazione che per un attimo l’aveva persuaso era scomparsa così com’era venuta.
Si avvicinò con una faccia di pietra alla McGranitt, cercando di ignorare gli schiamazzi dei Serpeverde.

Camminare non gli era mai sembrato così difficile, ma non si sa come riuscì a seguire passo dopo passo la professoressa. Non lo degnava di uno sguardo, ma apriva porte e lo conduceva attraverso decine e decine di corridoi.

Solo quando bussò ad una porta si rese conto della voce di Raptor in lontananza.
La McGranitt, dopo aver chiamato un ragazzo di nome Baston, portò entrambi in uno stanzino. Girandosi verso di loro, Harry notò una luce euforica nello sguardo che lo sorprese.
Era davvero così contenta di punirlo?

«Baston, ti ho trovato un Cercatore!» Esclamò tutto d’un fiato.
Il ragazzo, da perplesso che era, divenne il ritratto della gioia più pura.
«Dice sul serio, professoressa? – si girò verso Harry – Sei bravo?»
Harry alzò le spalle.
«Ma certo che è bravo! Ha fatto una picchiata di venti metri incredibile! È il degno figlio di suo padre! Ti ha allenato, vero Potter?»
«Be, ogni tanto facevamo qualche tiro, ma nulla di impegnativo.» Ammise lui.

Lei, di contro, annuì compiaciuta. «Hai una scopa?»
«No, ma papà voleva comprarmene una e aggirare il divieto.» Rispose Harry un po’ sovrappensiero.
La McGranitt sbuffò. «Lo immaginavo.» Poi sorrise dolcemente. «Sarà molto fiero di te.»

 

 

Angolo dell'Autrice: 

Ciao a tutti! Sono tornata finalmente, dopo venti giorni sotto stress a causa degli esami! 
Sono troppo felice di poter cazzeggiare liberamente **

Comunque, vi faccio un annuncio. So che mi odierete per questo, ma devo proprio!
Siccome ho molti personaggi da introdurre di mia invenzione, ho deciso di non utilizzare i vostri... o di usarli come comparse.
Mi dispiace davvero se questo vi risulterà scortese, ma dando un'occhiata più ampia alla mia storia mi sono resa conto che sarebbe davvero troppo difficile dare il giusto spazio a tutti.

Perciò, se li inserirò, saranno solo comparse che avranno una media rilevanza nella storia.
Scusatemi davvero...
Spero possiate interessarvi alla storia come avete fatto fin'ora.

Vi mando un abbraccio e l'augurio di una buona estate,
Eles 

P.S. Non ho ancora avuto il tempo di scrivere il capitolo successivo, perciò stavolta non do anticipazioni! :(  

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Capitolo 6
*** VI Capitolo. ***


Harry Potter e la Pietra Filosofale

Sesto Capitolo


13 Settembre 1991 – Hogwarts

 

«Stai SCHERZANDO?» Era ora di colazione e Harry aveva appena finito di raccontare a Ron quel che era accaduto quando aveva lasciato il campo di allenamento con la professoressa Mcgranitt.  Ron aveva lasciato perdere per la prima volta il cibo, urlando.  «Cercatore?» disse. «Mai quelli del primo anno... Tu devi essere il più giovane giocatore da...»
«Da un secolo. Me l'ha detto Baston. Ron, non urlare però. Baston vuole mantenere segreta la cosa.» Dorea era rimasto a guardarlo in silenzio, accompagnata da Hermione, che fissava timidamente Harry. «Dor, dimmi cosa c’è?» sbuffò ad un certo punto quello.
Lei sorrise. «Non vedo l’ora di vedere la reazione di tuo padre.» E scoppiò a ridere, lasciandolo basito e un po’ preoccupato.
In quel momento si avvicinò Malfoy, regolarmente seguito da Tiger e  Goyle.  «Perché quella faccia così preoccupata, Potter? Stai per tornartene a casa tua?»  
«Vedo che sei molto più coraggioso, ora che sei tornato coi piedi per terra e hai i tuoi amichetti al fianco» rispose Harry con freddezza.  
«Con te sono pronto a battermi in qualsiasi momento, da solo» disse  Malfoy. «Se vuoi, anche stanotte. Un duello tra maghi. Soltanto bacchette... niente contatto fisico. Be', che cosa c'è? Non hai mai sentito parlare di duelli tra maghi?» 
«Certo che ne ha sentito parlare, suo padre è un Auror, imbecille!» disse Ron voltandosi bruscamente.  «Io sono il suo secondo, e il tuo chi è?»  
Malfoy squadrò Tiger e Goyle valutandone la stazza.  «Tiger» disse. «Ti va bene a mezzanotte? Ci troviamo nella sala dei trofei, che non è mai chiusa a chiave».  
Quando Malfoy se ne fu andato, Ron e Harry si guardarono. Hermione si schiarì la voce. «Non dovete assolutamente andare in giro di notte per la scuola. Pensa ai punti che farete perdere ai Grifondoro se vi beccano... e vi beccano di sicuro. Davvero egoista da parte vostra».  
«Hermione, sta’ tranquilla. Malfoy non farà nulla di che, qualche scintilla e si torna in dormitorio. Non venire.» La rassicurò Ron.
Lei, però, lo guardò stizzita e non si rivolse a loro per il resto della giornata. Dorea non disse nulla, ma in cuor suo sapeva che l’amica aveva ragione. Più volte cercò di far ragionare i due amici, dicendo loro di stare attenti ad un’eventuale trappola, ma spesso riceveva solo risposte stizzite. Alla fine lasciò perdere, e a cena le due si sedettero lontane da Harry e Ron.
In tutti i casi, non era quel che si dice il modo ideale di concludere la giornata, pensò Harry molto più tardi, mentre giaceva sveglio ad ascoltare Dean e Seamus che si addormentavano beatamente (Neville non era ancora tornato dall'infermeria). Ron aveva passato tutta la serata a dargli consigli del tipo: ‘Se cerca di lanciarti una maledizione, sarà meglio che la schivi, perché non mi ricordo come si fa a bloccarla’. Le probabilità che Gazza o Mrs Purr li trovassero erano molte, e Harry sentiva di star sfidando la sorte a infrangere una seconda volta le regole della scuola nell'arco di due giorni. D'altro canto, nel buio, continuava a vedere il ghigno di Malfoy: quella era la sua grande occasione per vedersela con lui da uomo a uomo dopo quello che aveva detto a Dorea. Non poteva perderla.  
«Sono le undici e mezzo» bisbigliò finalmente Ron. «Dobbiamo andare». 
Si infilarono la vestaglia, presero ciascuno la propria bacchetta  magica e attraversarono la stanza della torre, scesero per la scala a  chiocciola e raggiunsero la sala di ritrovo di Grifondoro. Dal camino, arrivava ancora il bagliore di alcuni tizzoni, che trasformava le poltrone in ombre nere e contorte. Avevano quasi raggiunto il buco coperto dal ritratto, quando, dalla poltrona più vicina, si sentì una voce: «Non ci posso credere, Harry! Ma che cosa stai facendo?»  
Una lampadina brillò nel buio. Era Dorea, seguita da Hermione, con indosso una vestaglia rosa e la faccia aggrondata.
«Mi spiace, ma abbiamo deciso così. Non ci tireremo indietro adesso. Andiamo.»
Fece cadere il ritratto della Signora Grassa e si arrampicò attraverso il passaggio che si era aperto nel muro. Entrambe li seguirono attraverso il passaggio, sibilandoli contro la propria ira, ripetendo frasi del tipo: «A voi non interessa niente di Grifondoro. A voi interessa solo di 

voi stessi.», «Io non voglio che i Serpeverde vincano la coppa, e voi ci farete perdere tutti i punti che ho ottenuto dalla professoressa Mcgranitt quando mi ha interrogato sugli Incantesimi di Trasfigurazione» 
«Andatevene!» Sbottò alla fine Ron.
«No, veniamo con voi.» Risposero risolute, all’unisono. I ragazzi rimasero sorpresi, ma non ci stettero troppo a pensare. Harry annuì e fece cenno a tutti di procedere.

Di corridoio in corridoio, alla fine arrivarono nella Sala Trofei. Avevano avuto fortuna: Gazza e Mrs Purr non si erano fatti vedere, ma Harry continuava a stringere spasmodicamente la bacchetta, un po’ spaventato.
Malfoy e Tiger non erano ancora arrivati. Si osservavano attorno, senza dire una minima parola. La tensione era palpabile. «Forse ha avuto paura» azzardò Ron, in tono trionfante.  
Poi, un rumore nella stanza accanto li fece sobbalzare. Harry aveva appena fatto in tempo a sollevare la bacchetta magica quando udì qualcuno parlare... ma non era Malfoy. 
«Annusa qua dentro, ciccina, potrebbero essere nascosti in un  angolo».   Era Gazza che parlava con la gatta, Mrs Purr. Inorridito, Harry agitò all'impazzata la bacchetta, facendo segno agli altri tre di seguirlo più in fretta possibile. Svelti svelti, senza far rumore si diressero verso la porta opposta al punto da cui proveniva la voce di Gazza.
«Sono qui, da qualche parte» lo udirono borbottare, «probabilmente  nascosti».  
«Da questa parte!» Harry bisbigliò agli altri e, in preda al terrore, cominciarono a sgattaiolare lungo la galleria che rigurgitava di armature. Sentivano avvicinarsi Gazza.
«CORRETE!» sillabò Harry e tutti e quattro si misero a correre per la  galleria, senza guardarsi indietro per vedere se Gazza li stesse  seguendo. Girarono dietro lo stipite di una porta, percorsero un corridoio, e poi un altro, Harry in testa, senza la minima idea di dove si trovassero o di dove stessero andando. Passarono attraverso un arazzo, lacerandolo, e si ritrovarono in un passaggio nascosto, lo percorsero a precipizio e sbucarono vicino all'aula di Incantesimi, che sapevano essere lontana mille miglia dalla sala dei trofei.  
«Credo che lo abbiamo seminato» ansimò Harry appoggiandosi contro  la parete fredda e asciugandosi la fronte.
«Dobbiamo tornare alla torre di Grifondoro il più in fretta  possibile» disse Ron.  
«Malfoy vi ha ingannato» disse Hermione a Harry. «Te ne rendi conto, non è vero? Non ha mai avuto la minima intenzione di battersi con te... Gazza sapeva che qualcuno si sarebbe trovato nella sala dei trofei; Malfoy deve avergli fatto una soffiata».  
Harry non riuscì nemmeno a risponderle. Il pomello di una porta cigolò e qualcosa schizzò come una pallottola fuori da un'aula di fronte a loro.  
Era Pix. Li vide ed emise uno squittio di contentezza.   «Zitto, Pix... per piacere... o ci farai espellere».  
Pix ridacchiò. «In giro per il castello a mezzanotte, pivellini? Ah, ah, ah!  Sciocchi e insulsi, sarete espulsi! Dovrei proprio dirlo a Gazza» disse Pix con voce serafica, ma gli  occhi gli brillavano di cattiveria.
«Ma levati di mezzo» sbottò Ron colpendolo con forza... ma fu un  grosso errore.  
«ALLIEVI fuori dalle camerate» cominciò a gridare Pix, «ALLIEVI  fuori dalle camerate, nel CORRIDOIO degli INCANTESIMI!»
Si tuffarono sotto di lui e spiccarono una corsa con tutta la forza  che avevano nelle gambe, dritti verso l'estremità del corridoio, dove  andarono a sbattere contro una porta... chiusa a chiave.   «Siamo arrivati al capolinea» disse Ron sconfortato mentre spingevano inutilmente cercando di aprirla. «Siamo perduti! la fine!»  
Udirono dei passi: era Gazza, che correva più in fretta che poteva  verso il punto da cui provenivano le grida di Pix.  
«Vi decidete a fare qualcosa?» sbottò Hermione. Afferrò la bacchetta di Harry, colpì il lucchetto e sussurrò: ‘Alohomora! ’  
Il lucchetto scattò e la porta si spalancò davanti a loro, la  oltrepassarono spintonandosi, la richiusero velocemente e vi  pigiarono contro l'orecchio, rimanendo in ascolto.
Quando furono certi che nessuno avrebbe aperto quella porta tirarono un sospiro di sollievo.   «Crede che questa porta sia chiusa a chiave» bisbigliò Harry. «Penso che siamo salvi... E piantala, Ron!» Infatti, era un minuto circa che Ron tirava la manica della vestaglia di Harry.  «Che cosa c'è?»  
Harry si voltò... e vide chiaramente che cosa c'era. Per un attimo, fu pronto a giurare di essere precipitato in un incubo: era troppo, dopo tutto quel che aveva passato fino a quel momento.   Non si trovavano in una stanza, come aveva creduto. Erano in un corridoio. Il corridoio proibito del terzo piano. E ora, capivano perché fosse proibito.  
Stavano fissando dritto negli occhi un cane mostruoso, un bestione che riempiva tutto lo spazio tra il soffitto e il pavimento. Aveva tre teste. Tre paia di occhi roteanti, dallo sguardo folle; tre nasi che si contraevano e vibravano nella loro direzione; tre bocche sbavanti, con la saliva che pendeva come tante funi viscide dalle zanne giallastre. Era lì, perfettamente immobile, tutti e sei gli occhi fissi su di loro, e Harry capì che l'unica ragione per cui non erano ancora morti era che la loro improvvisa comparsa lo aveva colto di sorpresa, sorpresa che però stava superando rapidamente: il suo ringhiare sordo non dava adito a equivoci.  
Harry brancicò in cerca del pomello della porta: tra Gazza e la morte sicura preferiva Gazza.   Caddero all'indietro... Harry richiuse la porta sbattendola e ripresero a correre, anzi quasi a volare, lungo il corridoio. Gazza doveva essere andato a cercarli in qualche altra direzione perché non lo videro da nessuna parte, ma di quello non si preoccuparono affatto. L'unica cosa che volevano fare era mettere quanta più distanza possibile tra loro e quel mostro. Non smisero di correre fino a che non ebbero raggiunto il ritratto della Signora Grassa, al settimo piano.  
«Ma dove diavolo eravate, tutti quanti?» chiese lei guardando le  vestaglie che gli pendevano dalle spalle e i volti congestionati e  madidi di sudore. 
«Non fa niente... grugno di porco, grugno di porco» ansimò Dorea e  il ritratto scivolò. Si inerpicarono su per il passaggio e raggiunsero la sala di ritrovo; qui si lasciarono cadere, tremanti, sulle poltrone.  
Passò del tempo prima che qualcuno parlasse.
«Che cosa lo tengono a fare, un mostro come quello, chiuso a chiave  in una scuola?» disse infine Ron. «Se mai c'è stato un cane che ha bisogno di fare del moto, è proprio lui».  
«Stava sopra una botola. Fa la guardia a qualcosa». Asserì Harry, lasciando tutti ammutoliti.
«Già. Vorrei tanto sapere cosa, ma non credo che tornerò a fargli una visita tanto presto.» Sbottò Dorea, guardando dritta negli occhi smeraldini del suo migliore amico. «Vado a letto. Andiamo Herm?»
Quando tutti furono sotto le coperte, un unico pensiero attraversava la mente dei quattro amici.
Il cane faceva la guardia a qualcosa...  

 

 

Note d'Autrice: 

Ciao a tutti!
Visto? Ho aggiornato presto! :)
Volevo farvi notare che molte frasi le ho prese dal libro primo della saga! Questo perchè alcuni avvenimenti è ovvio che vadano nello stesso modo in cui li abbiamo letti, perciò mi risparmio la fatica e li copio! :p

Ovviamente molte cose andranno diversamente, perciò è raro che riprenderò quanto scritto dai libri. :)
Vi faccio notare che stavolta è Harry a notare che il cane fa la guardia a qualcosa, non Hermione! Il mio Harry sarà un po' diverso dall'originale, e ne capirete meglio il motivo successivamente! :) 

Spero comunque che vi sia piaciuto!
Un abbraccio,
Eles  

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Capitolo 7
*** FINE ***


AVVISO: QUESTA STORIA VERRà CANCELLATA. Ho deciso di cominciare a scrivere di Lily e James, e poi di ricominciare questa. I capitoli verranno pubblicati solo quando terminerò l'intera storia, perché mi rendo conto della mia puntualità inesistente, e non voglio aspettare mesi e mesi per pubblicare un nuovo capitolo... Preferisco così, in modo tale che la scrittura mi venga spontanea e non solo perchè devo pubblicare e basta. Spero capiate la mia scelta! Inoltre, non credo che in questa storia rientreranno i vostri personaggi. Spero davvero di avere il vostro consenso. Io ce la metterò tutta. Lascerò questo avviso fino a quando non comincerò la storia su Lily e James (e anche in quel caso avviserò, sempre lasciando un avviso in questa storia, per poi cancellarla tutta definitivamente!). Ringrazio chi ha seguito l'inizio. Seppur siano stati pochi capitoli, mi sono divertita veramente tanto a scriverli. E spero che quando questa storia ricomincerà vi troverò di nuovo qui a sostenermi! Vi lascio un abbraccio e un arrivederci. Vostra Eles

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