As Moby Dick

di Eresseie93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6. ***
Capitolo 7: *** 7. ***
Capitolo 8: *** 8. ***
Capitolo 9: *** 9. ***
Capitolo 10: *** 10. ***
Capitolo 11: *** 11. ***
Capitolo 12: *** 12. ***
Capitolo 13: *** 13. ***
Capitolo 14: *** 14. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


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Eccomi di nuovo qui!!! Spero che questa storia possa essere di vostro gradimento ci vediamo giù un bacio e buona lettura ;*

 

Era sempre cresciuto con la madre, era tutto ciò che possedeva.

Non sapeva dove fosse suo padre, era un avventuriero e ancora prima che lui nascesse aveva lasciato sola sua madre e così suo figlio.

Nonostante tutto era cresciuto con tanto amore da parte di sua madre ed era abituato ad avere un padre assente, non gli interessava conoscerlo.

Al suo essere orfano di padre si aggiunse alla lista anche l’essere gay. Si era accorto che provava attrazione per il suo stesso sesso nell’adolescenza, quando un ragazzo di bella presenza e con molto charme gli fece provare il brivido di buttarsi a capofitto in una storia, che durò per bene quattro anni. Poi era finita rovinosamente.

Come ogni ragazzo di vent’anni, passava le serate con i suoi due amici, Lance e Gwein. Avevano fatto le migliori cazzate insieme e non si erano mai lasciati una volta o litigati. Erano come fratelli. Lance era l’unico etero del gruppo, poiché anche Gwein aveva un’attrazione per gli uomini ma non disgustava neanche le donne.

Ormai l’Estate aveva preso possesso delle giornate. C’era caldo, il sole era sempre presente nel cielo, e la notte era serena e le strade e i bar erano pieni di vita a Eldor. Era un paesino in cui erano nati e cresciuti tutti e tre, vicino al mare e in estate si riempiva anche di molti turisti.

Di giorno andavano a prendersi il sole a mare e la notte s’intrattenevano con i turisti, nel lungo mare e nei bar. Tornavano a casa sempre un po’ su di giri, bevendo sempre un po’ troppo ma non fino al punto di rigettare pure l’anima, di solito finiva che si addormentavano tutti e tre in un unico letto.

- Giorno ragazzi! – entrò Hunit con dei caffè e posando il vassoio sul comodino – forza sono già le undici. – stava per uscire quando aggiunse – Lance, ha chiamato tuo padre, dice che i tuoi cugini e tuo zio sono in arrivo e di farti trovare a casa. – poi uscì e chiuse la porta.

Lance si gettò dal letto bevve velocemente il suo caffè – Scusate ragazzi, ci vediamo dopo. – e cercava di darsi una sistemata. Gwein si stiracchiò – Biscottino dammi un bacio almeno. – sogghignò, Merlin mugolò qualcosa che somigliava a un “ giorno ” e “ va bene ” .

Lance uscì di fretta salutando gli amici e Hunit, Gwein si stropicciò gli occhi – Dai Mer svegliati. – lo scosse leggermente e quello mugolò qualcosa d’incomprensibile. L’amico andò a sciacquarsi in bagno e tornò a svegliare il moro dormiente.

- Ahi Gwein, dannazione – disse con la voce impastata dal sonno, dopo aver ricevuto una cuscinata dall’amico, che rise beffardamente – Avanti amico, alzati o ti tiro giù a modo mio – lo punzecchiò nelle costole, l’altro scoppiò in una risata e si arrese.

Dopo che ebbero fatto una colazione/pranzo sostanziosa andarono al loro solito bar, salutarono educatamente la barista ormai loro amica e si andarono a sedere, ordinando qualcosa di fresco da bere.

Quella sera ci sarebbe stata la festa dei lidi, ovviamente loro non sarebbero mancati di certo a quell’evento.

Il telefono squillava – ehi ragazzi dove siete? Non riesco a trovarvi in tutta questa baraonda. – e una voce metallica rispondeva – Davanti l’Eldor bar – e la chiamata terminò. Una volta insieme gli amici si salutarono, e l’amico appena arrivato presentò i suoi cugini– Ragazzi, questi sono i miei cugini Arthur e Morgana. – e sorrise.  Così diedero avvio alla serata. Mentre stavano ballando, Lance invitò a fumare e tutti declinarono tranne Merlino, una volta soli e un po’ lontani dalla musica – Come mai non hai mai parlato dei tuoi cugini? – disse tranquillamente Merlino all’amico, l’altro fece spallucce – Io e Arthur non ci stiamo troppo simpatici.. – lasciò cadere un po’ la frase, di rimando il moro lo guardò – successo qualcosa tra di voi? – sibilò serio. Lance inspirò a fondo la nicotina dalla sigaretta ed espirò – Ci rubammo diverse volte la stessa ragazza, fino a quando lei stessa si stancò e ci mandò al diavolo. – sogghignò.

- Eeehi amiiici – la voce di Gwein brillo arrivò da loro, stava barcollando e rideva come non mai, li abbracciò per le spalle – Ragazzi credo di amarvi. E quella tua cugina Lance, è uno schianto. – sedendosi pesantemente su una panchina.

- Ehi ragazzi siete stanchi? Volete tornare? – Chiese educatamente Lance ai cugini che li stavano raggiungendo, Morgana sorrise sinceramente – Oh io si, ti spiace se torno a casa? Vi lascio tra maschietti – fece l’occhiolino diede un bacio sulla guancia a Gwein e andò via.

Gwein vaneggiava parole incomprensibili – pagiata Lan, portami spiagga – rise chiassosamente, l’amico lo assecondò e lo portò in riva al mare. Una volta soli Merlino prese il pacco di Winston e lo porse al biondo di fronte a lui, che lo guardava. Come svegliatosi da un sogno disse di no e prese il suo pacco di Marlboro ed entrambi si accesero le rispettive sigarette – Allora, non sapevo che Lance avesse dei cugini. Tu di che ti occupi? – ispirando il filtro della sigaretta. Il biondo espirò il fumo, e per un attimo fu come osservare un’opera in mezzo ad una nebulosa – Si bè diciamo che ci sono stati dei trascorsi. Comunque sono un pompiere – fece spallucce e continuò a fumare. Il moro osservava il modo in cui le labbra dell’altro succhiavano via la nicotina dalla sigaretta, e avrebbe voluto.. smorzò quel pensiero – Ah un pompiere.. – un pompiere, per gli dei. Artù ticchettò sulla sigaretta per far cadere la cenere – Tu invece? Di che ti occupi? – avvicinandosi alla balaustra dov’era appoggiato anche lui. Il moro sorrise imbarazzato – Io, sono un architetto. Alle volte però faccio il fotografo. – ispirò l’ultima volta e poi spense la sigaretta e lo guardò di sottecchi, Artù lo imitò.

Era a letto, per Merlino non era strano pensare ai ragazzi, eppure aveva avuto una storia soltanto, a parte tutte le piccole avventure, con un ragazzo Elyan. Carnagione scura, occhi scuri, mani rudi. Anche quelle di Artù erano così? No forse erano forti, morbide, calde. La sua carnagione era chiara, una tonalità calda, i suoi capelli rischiaravano più del Sole, i suoi occhi erano azzurri ma non quell’azzurro solito del cielo o del ghiaccio. Il suo colore era più simile ai fondali lucenti del mare, e le sue labbra. Se pensava alle sue labbra gli seccava la gola, erano carnose, sembravano lisce, e rosse. Avrebbe voluto che Artù gli succhiasse le proprie come lo faceva con le sue sigarette. Aveva anche un così buon profumo, sotto l’odore di sigaretta, aveva sentito una nota di muschio bianco. Si addormentò con questi pensieri per la testa e l’immagine di quel ragazzo biondo che, lo sentiva, gli avrebbe cambiato l’estate, per non dire la vita. Senza che se ne accorgesse il suo stomaco si chiuse nella morsa.

Artù in quel letto non riusciva a dormire, la sorella accanto a lui ormai aveva preso il sonno da tempo. Guardava il muro accanto a sé nell’attesa che il sonno arrivasse. Era una persona razionale, alle volte troppo, come diceva suo padre “ i sentimenti sono per i deboli e per le femmine ” però era anche una persona obiettiva. Non si scandalizzava a dire che un uomo era bello o piacente, se qualcosa era in un modo era inutile dire che non lo fosse. Infatti, doveva ammettere che Merlino era davvero piacente, perfino gentile e simpatico per quanto aveva potuto costatare. Aveva dei lineamenti molto fini per un ragazzo, i capelli neri, più neri della pegola, quasi come il nero del mare di notte quando non c’è luce. Anche i suoi occhi erano profondi come gli abissi del mare, e di quel colore blu. Il blu delle porzioni più scure e irraggiungibili dell’oceano. E quelle mani così delicate, lunghe e affusolate come solo i pianisti possono averle, avrebbe dovuto chiedergli se suonava il piano. Avrebbe voluto domandare in quel momento ma non aveva il numero di cellulare, ma poi magari già dormiva. Oh insomma quante stupidaggini, lo chiederai domani, è una cosa stupida che può aspettare anche qualche ora, si disse. S’imbronciò con se stesso, si voltò dando le spalle al muro, come se fosse la causa di tutti quei pensieri e si addormentò.

 

Angolo autrice:

D: Speravo che fosse una Oneshot e invece mi sta diventando una mini long o long ancora non so!!! Le storie decidono da sé!

Piccoli accorgimenti: Ho scelto di proposito le Wiston per Merlino poiché sono bianche con il perfilo Blu e Marlboro per Artù poiché sono bianche e rosse. Giusto per richiamare i loro colori diciamo così :D
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Bè se siete arrivati sino a qui vi ringrazio tantissimo! ;D Un bacio a tutti sia a quelli che recensiranno sia aquelli che leggeranno e ( spero ) seguiranno la storia anche in silenzio. Siete tutti importanti un abbraccio!!

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Capitolo 2
*** 2. ***


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Ecco qui l’aggiornamento buona lettura ;*

 

 

Non era riuscito a dormire molto bene quella notte, si era destato diverse volte, e tutte le volte si era addormentato inquieto.

La finestra era aperta e l’aria fresca del mattino gli solleticava il viso e alcune parti del corpo che erano scoperte, si svegliò del tutto quando sentì rumori e voci provenire dall’ingresso. Si alzò malamente andando a vedere il motivo di quel baccano, rimase sorpreso quando scorse suo padre con in mano le valige – Padre, state partendo? – lo guardò confuso, l’altro per tutta risposta alzò le spalle – Sì, questioni di lavoro. Non penso che tornerò prima della fine dell’Estate. – si voltò e andò via.

Lo faceva sempre, se ne andava e tornava quando voleva. Non era capace di mostrare amore per i suoi figli, si chiedeva spesso che razza d’uomo fosse, ma doveva essere buono un tempo perché aveva amato e sposato una donna che a detta di tutti era gentile e amorevole. Dopo la morte di sua madre, Artù sapeva che quell’uomo, se mai fosse esistito, adesso era morto.

Andare a letto non era un’opzione, ormai era mattina anche se tutti ancora dormivano. Decise che una bella corsa avrebbe rilassato i suoi nervi.

 

Amava la mattina, specialmente quando ancora non c’era quasi nessuno per le strade. Adorava fotografare l’alba, era il barlume tra la notte e il giorno, il sole spuntava sull’orizzonte del mare e inondava di brillantezza l’acqua limpida.

Prese a camminare lungo il marciapiede dove poche ore prima aveva fumato con Artù, quando lo vide. Osservava il mare, aveva l’espressione di chi sta contemplando una rarità, immerso tra i più arditi pensieri. Aveva una posizione austera ed elegante, e immortalò quel momento *click*. Ovviamente non gliel’avrebbe detto, ma magari un giorno gli avrebbe regalato la foto svelando questo piccolo segreto.

Era rimasto fermo a guardare il display della macchina fotografica quando una voce lo risvegliò – Ehi Merlino – alzò gli occhi e vide l’altro ragazzo salutarlo, sorrise e ricambiò il saluto avvicinandosi. Sistemò la macchina fotografica nella borsa e si accese una sigaretta – Non pensavo fossi mattiniero – disse Artù esaminandolo. Il moro per tutta risposta abbozzò un sorriso, piegando in giù le labbra un attimo dopo – E cosa ti ha fatto pensare che non lo fossi? – si girò verso di lui inspirando dalla sigaretta, e lo guardò come si ammira un oggetto tenuto segreto per anni, poi rilasciò il fumo.

 

- Bè hai una vita frenetica la notte, così ho pensato.. – fece cadere la frase – lascia stare, non sono affari miei – e si accese nervosamente una sigaretta anche lui. Il moro continuava a fissarlo e più lo guardava più Artù diventava impacciato – No continua pure, le tue congetture erano interessanti – disse con tono divertito, l’altro lo guardò lasciandosi sfuggire un ghigno – Mi prendi in giro? – riuscendo ad accendersi la sigaretta. Merlino non riuscì a trattenere la sua risata – Si, perdonami – e gli toccò involontariamente la spalla, e come imbarazzato la fece scivolare via, non riuscendo a distaccare gli occhi da quelli del biondo.

Restarono lì per un altro po’ scambiandosi silenzi e parole, poi s’incontrarono con gli altri al bar e poi dritti in spiaggia a prendere un po’ di Sole e divertirsi in acqua. Lance dopo essersi appisolato sotto il sole si stiracchiò guardandosi in giro – Ehi, dove sono finiti Gwein e Morgana? – mettendosi seduto sulla tovaglia, Merlino alzò le sopracciglia – Eh.. sono.. – gesticolò con la mano – andati da qualche parte, a prendere qualcosa – pronunciò con tono poco convinto. Artù stava uscendo dall’acqua, sembrava il Dio Poseidone. I capelli bagnati e una mano che li tirava indietro, le gocce d’acqua che scivolavano giù per il corpo, carezzando tutti i muscoli. Artù come uomo era qualcosa che aveva già esplorato, ma non conosceva il suo sapore, le sue movenze, il gusto del suo seme. Avrebbe dannato la propria anima per conoscere quelle piccole sfaccettature che gli erano negate. Lance lo guardò storto – Amico, lascia stare. E’ più etero di me! – sibilò dandogli pacche sulla spalla, Merlino gli sorrise – Il proibito ha un gusto più buono mio caro Lance – e lo spintonò.

Dopo qualche ora Morgana e Gwein tornarono sorridenti e con una granita in mano, si unirono ai loro amici e verso sera tornarono tutti a casa. Dopo cena andarono a una festa in spiaggia, si divertirono a ballare e bere, fumare, flirtare. Gwein e Morgana si dimenticarono di essere in mezzo ad altre persone e si misero seduti in un divanetto a pomiciare in tranquillità. Un ragazzo si avvicinò a Merlino pronunciando qualcosa all’orecchio, che sorrise voltandosi verso l’altro a ballare. Artù li osservò a lungo, ma si accorse tardi che il moro lo stava guardando, e a quel punto distolse lo sguardo imbarazzato proponendo a Lance di andare a bere qualcosa. Anche da lontano però lo stava guardando mentre Merlino strusciava il proprio corpo e baciava le labbra di quel ragazzo sconosciuto. Lui non si era mai chiesto come sarebbe stato, provare a stare con un ragazzo, non era una cosa da uomini diceva suo padre. Eppure dentro aveva una strana sensazione, per lui Merlino era come stare su un precipizio. Era come il mare, qualcosa da sondare, un abisso profondo che racchiudeva segreti a lui sconosciuti. Era come stare su un trampolino di una barca e avere paura di tuffarsi, e continuare a guardare l’orizzonte senza mai poterci arrivare. Era misterioso quel mondo di cui lui non faceva parte e, nonostante ne dovesse stare lontano, fremeva per conoscerlo.

Erano appena le dieci e mezzo di sera e Merlino accortosi dell’orario andò a salutare gli amici – Scusate ragazzi, sono fotografo a un compleanno, ci vediamo – si girò per andarsene e si sentì bloccato per il polso, guardò la mano e poi Artù. Quest’ultimo lasciò la presa e fu incoraggiato a parlare dal sorriso che l’altro gli donò – Quando finisci ti va una sigaretta? – scrollò le spalle, il moro lo guardò e fece di sì con il capo e prese il biglietto che l’altro gli porse, gli aveva dato il suo numero.

Verso l’una e mezzo, mandò un messaggio “ Ho finito. Sigaretta? , la risposta non tardò ad arrivare “ Sì, sono di fronte l’Eldor. .  Merlino arrivò poco dopo – Ehi, sei solo? – avvicinandosi ad Artù, l’altro si girò - Si, Lance era stanco, mia sorella e Gwein.. – fece una smorfia – saranno da qualche parte a scopare – alzò le spalle.

Merlino si appoggiò alla balaustra sfiorando la spalla dell’altro prendendo una sigaretta – Non ti da fastidio? – si guardarono – Intendo, sapere che tua sorella va a letto con Gwein – c’era un tono d’imbarazzo. Artù prese una sigaretta – No, non m’interessa, basta che sta attenta – ispirò ed espirò il fumo.

Ci fu un momento di silenzio poi il moro prese la parola – Posso farti una domanda? – Artù fece un cenno con la testa, e il ragazzo continuò – Non per farmi i fatti tuoi o di Lance, è solo curiosità. – osservò la reazione dell’altro prima di continuare – Perché vi rubavate la ragazza? E’ una cosa sciocca, avete rovinato il vostro rapporto – disse ispirando dalla sigaretta. Artù si accigliò – E’ questo che ti ha detto? Che ci rubavamo la ragazza? – fece un sorriso amaro. L’altro fece di sì con la testa e il biondo scosse la testa – In realtà io mi stavo sposando con Gwen, avevamo organizzato tutto. Io e lui eravamo uniti, inseparabili fin dalla nascita. Lui doveva essere il mio testimone, lei la mia sposa, era tutto perfetto. Mancavano sei mesi al matrimonio e Lance ha pensato bene di dar sfogo ai propri desideri e andare a letto con lei. Più di una volta. – guardò Merlino. L’altro vide uno sguardo ferito – Oh mi dispiace. Non è da Lance.. – ridacchiò – meno male che sono omosessuale. – e osservò il biondo che aveva finito per ridere anche lui.

- Si è fatto tardi, forse dovremmo rientrare.. – mormorò Merlino, l’altro lo analizzò per un attimo – Sì, forse dovremmo.. – non riusciva a distogliere lo sguardo. L’altro gli si stava avvicinando e il suo cuore stava battendo sempre più velocemente, le pupille gli si erano dilatate, Merlino era a un soffio da lui e chiuse leggermente gli occhi. Mi sta per baciare, dovrei respingerlo, ma lo voglio, si disse tra sé.

Merlino vide l’espressione dell’altro cambiare, era pronto ad accettare un bacio da lui, soffocò una risata – Ecco qui, avevi una piuma tra i capelli – sussurrò ancora ad una breve distanza. L’altro si destò imbarazzato, sentiva le guance avvampare di calore – Una piuma – balbettò prendendola in mano, sfiorando le dita dell’altro, sentendo ancora più caldo – Una piuma. – deglutì sorridendo. Poi si salutarono e una volta a letto, avrebbero voluto mandarsi un messaggio, ma non lo fecero. Dopo quel momento imbarazzante Artù si sotterrò sotto le lenzuola a che diavolo pensavi? Stupido idiota pensò, e accolse il sonno. Mentre Merlino ripensò all’espressione del biondo e se ne compiacque, addormentandosi poco dopo.

 

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Angolo autrice:

Ecco qui :D Spero che sia stato di vostro gradimento!! E ringrazio tutti quelli che stanno seguendo la storia, a chi l’ha messa tra le seguite, chi tra le ricordate e a chi recensisce.

Grazie infinite e un bacio ;*

 

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Capitolo 3
*** 3. ***


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Eccomi qui con l’aggiornamento!! Spero sempre che sia di vostro gradimento ;*

 

Aveva cominciato a piovere durante la notte, e non aveva smesso. Il cielo era oscurato dalle nubi nere che minacciavano gli abitanti di quel paesino con furiosi tuoni e lampi che accecavano il cielo. Merlino si destò e tirò un sorriso, gli piaceva quando pioveva, era rilassante. Artù invece era seccato non aveva potuto farsi la sua corsetta mattutina ed era costretto a stare in casa con suo cugino, soli. Morgana aveva avuto la brillante idea di stare fuori tutta la notte e con quel tempo non sarebbe tornata presto.

Lance aveva preparato il caffè e lo stava versando in due tazzine, offrendolo subito dopo al cugino, che senza degnarlo di uno sguardo lo accettò. Erano trascorsi ormai tre o quattro anni dal loro litigio e allontanamento, e ne avevano sofferto entrambi. Lance lo scrutava – Senti Artù.. – aveva cominciato ma non sapeva come continuare, il biondo lo guardò – Dimmi pure.. – aveva un tono calmo e si accese una sigaretta. Il moro posò la tazzina e incrociò le braccia al petto prendendo grandi sospiri – L’hai ancora con me? – era tremante la sua voce, insicura. Il cugino alzò gli occhi su di lui con l’espressione tipica di chi sta pensando che razza di domanda è? E il moro storse la bocca – lo so che è una domanda stupida, ma non abbiamo mai chiarito, e invece abbiamo litigato fino a non rivolgerci più la parola.. – la sua intonazione era tra il supplichevole e il triste.

Si sentiva terribilmente in colpa, e prima di allora non gli era passato per la testa di affrontare questa discussione, non si erano più visti né sentiti, e non avevano avuto l’opportunità di stare soli ad affrontarsi. Il biondo piegò le labbra in giù – Cosa c’è da chiarire? – sorrise sarcasticamente – ti sei portato a letto, ripetutamente – e pose l’accento su quella parola – la mia ragazza, e futura sposa. – ispirò nervosamente la sigaretta. Lance abbassò lo sguardo – So che è stata una cosa sbagliata e non l’avrei mai fatto, non sono quel genere di persona.. – e posò i suoi occhi in quelli azzurri dell’altro – ma l’amavo e so che non è una scusa – e si strofinò le tempie – ma l’amavo  - guardò nuovamente il cugino – e se tu potessi perdonarmi, io.. – fu zittito dall’abbraccio del cugino. Quando si staccò Artù gli sorrise – Forse è stato meglio così. Siamo stati lontani per troppo tempo cugino – gli diede delle pacche sulla spalla – mettiamoci una pietra sopra – e spense la sigaretta.

Con una sigaretta in bocca era assorto nel suo mondo, quando il telefono gli vibrò, un nuovo messaggio:

Piove a dirotto..

Era di Artù, sorrise a quel messaggio e si affrettò a rispondere.

Si ho notato anche io.

E la risposta non tardò ad arrivare

Già, peccato, non possiamo fumare insieme.

Merlino guardava sconcertato il telefono, quel biondino voleva avere la sua compagnia? Come avrebbe voluto poter essere stretto dalle sue braccia, magari sdraiati a letto, a baciarsi.

Oooh sei triste perché non puoi stare con me?

Artù pensò che quella conversazione stesse prendendo una piega strana, dannato Merlino pensò ma senza pensarci, d’istinto rispose “ ”. Mandando un messaggio successivo “ Cioè no, non in quel senso. ” Aggiungendo in seguito “ Cioè, nel senso che mi piace avere la tua compagnia ” dandosi uno schiaffo in fronte “ per fumare ”. Aveva fatto una figura di merda, lo sapeva. Perché era così impacciato quando doveva parlare con quel tizio? Non sarà che ti piace? Ciarlava una vocina nella sua testa, lui s’impose di stare calmo Non diciamo cavolate! Si rispose.

Per un attimo stavo insinuando che ti piacesse avermi con te!

Merlino si stava divertendo, sapeva di star mettendo a dura prova il ragazzo dall’altra parte del telefono.

Non sono gay, Merlino ” No lui non lo era. Amava le donne, gli piacevano le more, gli facevano venire i brividi quando quegli occhi blu lo guardavano, e gli sarebbe piaciuto umettare quelle labbra carnose. Toccarlo, morderlo, baciarlo, essere posseduto e possederlo e.. Oddio! Pensò, aveva un’erezione gonfia e dura che sporgeva nei pantaloni. Era quel ragazzo, e il tocco della sua mano sulla spalla, il suo sorriso, il profumo di fumo mischiato a quello dell’alcool con un pizzico di vaniglia. Si trovò con la mano sulla sua erezione e mordersi le labbra a occhi chiusi immaginando una scena perversa e desiderata.

Si destò di scatto quando il cellulare vibrò, e aprì il messaggio con la mano libera “ Io non l’ho mai detto! Però peccato. ” Il biondo sgranò gli occhi, leccandosi le labbra. Non credeva a quelle parole, il destino la stava gabbando, si doveva essere così. Dio se aveva paura. Stava andando in contro a qualcosa di sconosciuto, di perverso, qualcosa che lui non sapeva affrontare. Aveva più coraggio a tuffarsi tra le fiamme di un palazzo instabile che imbattersi in quell’ignoto che aveva gli occhi degli abissi più scuri e spaventosi. Sì, era spaventato, terrorizzato. Si sentiva come il Capitano Achab che era ossessionato da Moby Dick, e non riusciva mai a catturarla, anche Merlino era così o forse si sarebbe fatto prendere? In quel momento pensò di non essere più fermo ad aspettare ma si stava muovendo, stava navigando per quell’oceano sconosciuto e anche se ne aveva paura, ne era profondamente attratto.

Aveva infine smesso di piovere ed era già sera, si erano tutti preparati e incontrati all’Eldor bar, per poi spostarsi all’Avalon. Era un nuovo discopub, e la gente non mancava, così come la musica, il bere e il fumare. Si rallegrarono tutti, e finalmente Lance e Artù si divertirono come facevano una volta, insieme.

Merlino voleva condurre il gioco con il ragazzo che gli sedeva di fronte, lo stava venerando come si faceva con gli Dei. Era un Dio greco fatto di carne e ossa. La cosa che più lo mandava in visibilio era che l’avrebbe potuto avere, e questo già di per sé era eccitante. Gwein e Morgana stavano ballando dandosi di tanto in tanto qualche bacio, mente Lance capendo l’antifona di Merlino, andò a prendersi da bere. Erano rimasti soli in quel divanetto e Merlino non faceva altro che guardarlo, Artù aveva cercato di evitare il suo sguardo, si sentiva a disagio. Specialmente dopo che non aveva saputo cosa rispondere al messaggio. Il moro decise di avvicinarsi di più a lui, premendo per un breve istante la sua gamba su quella dell’altro, Artù chiuse gli occhi per mantenere il controllo poi con lo sguardo dapprima basso, lo alzò fino a incontrare quello blu del moro.

Artù pensò che avesse il sorriso più bello del mondo, e lo stava guardando come un cacciatore fa con la sua preda. Il sorriso era accattivante e malizioso, così come lo sguardo. Non parlarono i lemmi avrebbero rovinato tutto. Merlino si avvicinò lentamente a lui, senza distogliere gli occhi, e vide Artù deglutire e morire. Strofinò la guancia su quella dell’altro e si accostò all’orecchio – Tutto bene? – mormorò lussuriosamente, poggiando la mano nella gamba del biondo. Nonostante la musica fosse alta Artù riuscì a captare il tono di voce con cui l’altro stava parlando e al toccò della mano sulla gamba, qualcosa nei pantaloni si svegliò. Aprì diverse volte la bocca toccando involontariamente l’orecchio dell’altro, non sapeva cosa dire: sì, no, non lo so. Sembravano senza senso, alche il moro riprese – Se non sai cosa dire, non rispondere. Perchè questo tuo strofinarmi le labbra nell’orecchio mi sta facendo impazzire – continuò con il suo tono erotico.

Artù era destabilizzato, si era imbarcato solcando mari sconosciuti e ora si ritrovava in mezzo ad una tempesta, con la balena che desiderava catturare a portata di mano. Avrebbe voluto possederla o farsi possedere, cedere a quelle tentazioni lussuriose che gli stavano facendo andare in tilt il sistema nervoso. Merlino fece salire la mano per quella gamba incontrando la mano dell’altro, cominciò ad accarezzarla delicatamente, con la punta delle dita. Mano, braccio mentre come un amante gli sussurrava all’orecchio – Ti desidero Artù Pendragon. – dandogli un bacio caldo tra la mascella e il collo. Artù pensò che il suo nome detto in quel modo e in quella situazione, fosse terribilmente eccitante e avrebbe voluto muoversi per fare qualsiasi cosa ma volle restare fermo, sotto le grinfie erotizzanti di quel giovane ragazzo. Il moro riprese – Vorrei.. – gli leccò l’orecchio, gli baciò il collo, gli morse con delicata brama la mascella – oh come vorrei.. – adesso il suo pollice gli stava carezzando le labbra, quelle belle labbra lunghe e piene, mentre lo sguardo blu  vagava nel guardare gli occhi di Artù sull’orlo del baratro e le sue labbra semischiuse.

Merlino gli diede un bacio sul mento, baciò vicino le labbra dell’altro, che deglutì e chiuse gli occhi. Strofinò i loro nasi e le loro labbra. Artù pensò di star morendo, che gli sarebbe bastata un’altra singola spinta per cadere dalla barca su cui stava e andare a nuoto verso il suo oggetto di desiderio. La sua mente si era spenta, il suo corpo non riusciva a rispondere a nessun comando, soltanto i sensi erano rimasti attivi. Ogni cellula era attenta a catturare qualsiasi mossa dell’altro, a percepirlo. Quei baci bollenti che gli aveva dato erano come dei ferri roventi impressi sulla sua carne, sarebbero rimasti per sempre lì, vividi nella sua mente.

Ma quel momento serafico fu interrotto quasi bruscamente dal tonfo di persone che si sedevano accanto a loro. Artù si sentì avvampare e si scostò mestamente cercando di evitare gli sguardi degli altri che si erano seduti con loro, non sapeva chi fosse quel ragazzo accanto al moro e prese a scherzare con gli altri. Merlino si girò dal suo lato, e il cuore mancò un battito, era come se la voce fosse andata via e flebilmente riuscì soltanto a dire – Elyan.. – l’altro gli rispose sorridendo, mostrando i suoi bellissimi denti bianchi, che in tutto quel colore scuro della sua pelle risaltavano.

 

 

Angolo autrice:

Ordunque.. ringrazio tutti quanti, la mia carissima Rosso_Pendragon a cui ormai ahimè voglio tanto bene!!

E tutti quelli che leggono senza farsi vedere! Siete tutti importanti un bacio ;*

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Capitolo 4
*** 4. ***


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Salve a tutti!!!! Volevo ringraziare tutti quelli che hanno inserito la storia tra le preferite, le ricordate, le seguite e chi ha recensito! Questo cap va a loro ma anche a tutti quelli che si trovano di passaggio e leggono in silenzio!!! Un bacio ;*

 

Erano passati alcuni giorni da quella sera al locale. Eppure Artù riusciva a percepire il tocco delle dita di Merlino, la sua voce sensuale, il suo sguardo. Gli piaceva, era appurato. Tuttavia era ancora molto scettico sull’essere o meno gay, non sapeva neanche se fosse giusto definirsi così. Merlino era il primo ragazzo a fargli quell’effetto, e prima di fare qualsiasi mossa o cedere sotto le mani dell’altro, doveva capire. E poi un pensiero s’insinuò fastidiosamente nella sua mente, si era imbronciato come un bambino, ma non poteva fare a meno di chiedersi chi fosse quel ragazzo che si era seduto accanto a Merlino. Era un bel ragazzo sicuramente, e aveva qualcosa anche di familiare ma non riusciva a collocarlo tra i suoi ricordi.

In quei giorni non si erano potuti riunire, ognuno per diversi motivi: Lance aveva dovuto accompagnare suo padre in città; Gwein aveva dovuto aiutare il suo capo in ufficio, nonostante le ferie; Morgana si era un po’ raffreddata. Artù era intrappolato a Eldor senza niente di preciso da fare. Merlino, chiuso in casa con Elyan. Di tanto in tanto durante la giornata, i due ragazzi, si sentivano ma finivano con risposte monosillabiche.

Erano seduti l’uno di fronte all’altro, erano soli in casa di Merlino, e nonostante l’ex ragazzo gli facesse ancora qualche leggero effetto, resistette alla tentazione di farsi sbattere lì sulla poltrona. Lo scrutava con fare deciso, severo – Allora, Elyan, che ci fai qui? – il suo tono era grave. L’altro rispose scrollando le spalle – La nave ha attraccato, e ho avuto nostalgia di casa – sorrise di sghembo, il moro era spazientito – Ti sembra che puoi andartene e poi tornare qui, e presentarti come se non fosse successo nulla? – si era alzato inquieto. Si muoveva avanti e indietro – Hai proprio una bella faccia tosta – ora gli dava le spalle, non si accorse che l’altro era dietro di lui. Cominciò a sfiorargli la schiena, il collo, avvicinò le labbra all’orecchio – Non ti sonomancato? – disse con tono soffuso, e gli sfiorò il collo con il naso e le labbra. Il moro ebbe un brivido ma subito apparse Artù nella sua mente, immaginò che fosse lui a lambirlo eallontanòElyan poco prima che lui lo baciasse e lo guardò dritto negli occhi. Sembravano passati molti dall’ultima volta che si erano visti, invece erano passati soltanto quattro anni – Sì, mi sei mancato. – fece una piccola pausa – Ma adesso, è tutto diverso, io sono diverso e poi.. – non terminò la frase. L’altro sorrise sarcasticamente – e poi c’è un altro? – Merlino fece cenno di sì con la testa.Elyan scoppiò in una risata – Chi?  Quel bianco della discoteca? Davvero Merlino? – continuava a ridere.

Merlino s’infuriò e lo cacciò fuori di casa – Vattene e non farti più vedere. – gli aveva aperto la porta e aspettava che uscisse, Elyan stava attraversando la porta – Non so se non ci rivedremo più, sai.. – fece una smorfia – non dovrei dirlo, ma mia sorella si sposa. Sono tornato solamente per questo. – gli fece l’occhiolino e andò via.

Si sentiva come su di una carovana, perso nel caldo deserto che credeva di essersi lasciato alle spalle, Artù per lui era la sua oasi. Non aveva mai conosciuto la sorella di Elyan, poiché lei abitava con il padre in città e lui con la madre, che era venuta a mancare poco dopo che lui ebbe compiuto la maggiore età. Nonostante questo aveva ottimi rapporti con la sorella e il padre.

Artù era sdraiato nel letto, mentre si passava il tempo a fare le parole crociate. Guardava spesso il telefono per vedere se c’erano chiamate o messaggi ma nulla. Lanciò le parole crociate in fondo a letto e chiamò Merlino, ma non rispondeva, stava per chiudere quando sentì la sua voce. Gli sembrava spenta e aveva voglia di vederlo, di sapere se fosse successo qualcosa.

Qualche ora dopo erano insieme al bar, fumarono qualche sigaretta parlando del più e del meno. Tuttavia sembrava che Merlino fosse distante, il biondo gli sfiorò istintivamente la mano – Ehi, va tutto bene? – i suoi occhi erano languidi. Il moro gli guardò teneramente la mano, accennando un sorriso poi alzò il suo sguardo negli occhi dell’altro – Credo di sì, ho solo litigato e buttato fuori di casa il mio ex. – alzò le sopracciglia e mandò giù un sorso di birra. Poi tornò quello sguardo da cane da caccia che osserva la sua preda.

Artù deglutì, non l’avrebbe fatta franca questa volta – Mi fai paura quando mi guardi così? – disse nervosamente, giocherellando con il pacchetto di sigarette. Il moro ridacchiò – E perché mai? – si leccò le labbra, l’altro deglutì di nuovo e strinse le sue labbra, si passò una mano tra i capelli – Bè.. – agitò una mano – Sembra che vuoi mangiarmi – fece un sorriso nervoso. Il moro lo guardava e si mordeva il labbro – Chi ha detto che non voglia farlo? – aveva un tono basso e Artù lo riconobbe, era lo stesso tono usato qualche sera prima. Il biondo andò in fiamme sentendo quelle parole, sentiva le guance arrossarsi, e il pene reagire a quelle sensazioni nuove. Il moro finì la sua birra – Avanti vieni, tra poco pioverà, meglio essere al coperto – gli fece l’occhiolino, si alzarono e andarono via.

Non avevano parlato lungo il tragitto, camminavano accanto tacitamente, ma non era un silenzio sgradevole, anzi era rilassante. Ogni qual volta stava vicino a quel ragazzo, Artù, si agitava ma non poteva fare a meno di sentirsi rilassato, erano due reazioni opposte eppure lui sentiva accadere questo dentro di sé. Arrivarono a un portone rosso e cominciò a piovere – Visto? – disse il moro all’altro e lo invitò a entrare in casa sua.

- E’ casa tua? E’ bellissima. – si guardava attorno stupito, l’altro si stava levando il cappotto e prendendo quello dell’amico – Ti piace? La casa era ben diversa, poi sono diventato architetto e ho modificato qual cosuccia. – alzò le spalle. Preparò un caffè e l’offrì all’altro che lo guardava. Osservava ogni singolo movimento, sembrava che con ogni sua movenza creasse qualcosa dibello,irripetibile e singolare. Era perso nei suoi pensieri che non si accorse che l’amico gli era di fronte a poca distanza da lui, gli stava carezzando i capelli, la guancia, le labbra. Merlino si avvicinò ancora di più, poteva sfiorare con le sue labbra quelle dell’altro, la mano gli scorreva per le larghe spalle del biondo, il suo petto muscoloso. Artù era ad un passo dal cedere, stava per assaporare il gusto proibito di quel mondo a lui tenuto nascosto, celato dalla mente chiusa del padre. Ora capiva come si dovette sentire Adamo nel non poter prendere la mela dall’albero, ma alla fine lo fece no? Si domandava.

La mano di Merlino risalì piano il corpo dell’altro, appoggiando la mano nella guancia, lo guardò un secondo negli occhi e poi affondò le sue labbra carnose in quelle di Artù. Quest’ultimo non riuscì a non lasciarsi andare, si fece trasportare dalla corrente verso il suo desiderio più oscuro. Sì, desiderava quell’uomo, e si sentì libero. Stava precipitando a caduta libera, oltrepassando le nuvole, era come se la gravità non esistesse più. Il tempo si era fermato, lo spazio erano solo loro due.

Senza rendersene conto si trovò disteso accanto all’altro, nel divano poco lontano da dov’erano prima. Si stavano ancora baciando, un bacio desiderato, anelato. Le loro lingue scivolavano l’una sull’altra, trovando il loro posto l’una nella bocca dell’altro. Merlino avrebbe voluto poter toccare quel corpo, ma arrivare a baciare e farsi contraccambiare era stato più che soddisfacente per quel giorno. Non aveva fretta, sapeva che non era come con qualsiasi ragazzo, doveva essere cauto, infondo di esperienza ne aveva tanta ma Artù era un mondo che non conosceva ancora bene.

Si addormentò tra le braccia di Merlino, quasi come fosse naturale. Si era tuffato in mare ma senza tornare a bordo della nave, che gli sembrava lontana, adesso era in mezzo al vasto oceano e sentiva di aver soltanto sfiorato la balena. Adesso non aveva più voglia di catturarla, bensì di addomesticarla.

 

Angolo autrice:

Spero che questo cap sia stato si vostro gradimento, un bacione a tutti!!! ;*

Ringrazio ancora tutti, infintissimamente!!! 

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Capitolo 5
*** 5. ***


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Salve a tutti!!! Ringrazio sempre tutti quelli che leggono e seguono la storia in silenzio, a chi ha inserito la storia tra le preferite, le seguite, le ricordate e a chi recensisce. Perdonate se l’altro capitolo contiene qualche errore!!!! Buona lettura ;*

 

 

Era ormai sera quando Artù si svegliò solo nel divano. Aprì piano gli occhi, leggermente confuso, poi ricordò. Rammentò di aver ceduto all’impulso di essere baciato e contraccambiare il bacio, quelle labbra carnose e morbide, la lingua calda. Chiuse gli occhi e strinse le labbra per le immagini che gli si proponevano davanti.

- Ben svegliato – sorrise un Merlino che sfoggiava in tutta la sua bellezza, il suo fisico asciutto e poco muscoloso, avvolto in una tovaglia che copriva la vita, mentre con un’altra tovaglia si asciugava i capelli. Artù credette di non essere ancora sveglio, ebbe l’impulso di voler sprofondare nella pelle dell’altro che profumava di vaniglia, ma si ricompose riprendendo il controllo di sé. Si mise seduto – Sì, mi dispiace mi sono addormentato.. – cercava di giustificarsi, mentre l’altro andava verso di lui e più si avvicinava più al biondo saltavano battiti. Fin quando il moro fu a un centimetro e si allungò ancora di più oltre la spalla dell’altro e prese una maglietta soffiando nell’orecchio del biondo una risposta che Artù a stento riuscì a cogliere, troppo perso nel profumo estatico dell’amico.

Doveva andare via da quella situazione, stava perdendo il controllo su di essa e su se stesso e lui non l’avrebbe permesso. Era un uomo con i piedi per terra, che segue dei principi ben precisi, che va con donne, Merlino è la classica crisi di un’adolescenza che è tardata ad arrivare. A tutti è capitato almeno una volta nella vita di voler sperimentare qualcosa di diverso, a lui era capitato adesso. Un bacio era stato soltanto questo niente di più, non doveva dargli troppo peso, non avrebbe alimentato questa fantasia. Si alzò e passandosi una mano tra i capelli sotto gli occhi indagatori del moro balbettò qualcosa – Devo andare, sai.. – gesticolò – si è fatto tardi – e scappò letteralmente via.

Merlino sapeva che non sarebbe stato facile con Artù, ma a lui le cose semplici non piacevano. Anche quando stava con Elyan non era semplice, lui partiva spesso, tradiva e non sempre era molto propenso alle moine in pubblico. Non si poteva certo dire che fosse il ragazzo ideale, non era molto presente come fidanzato, ma sapeva essere molto geloso se qualcuno si avvicinava a ciò che era suo. Per questo la storia era continuata per qualche anno, perché Merlino pensava che quella gelosia fossero attenzioni silenziose, e quando si accorse che non era così era tardi.

Scacciò dalla mente quei pensieri, e prese il telefono che stava squillando – Pronto? – dall’altra parte del telefono era Lance – Ehi amico, come stai? Spero bene..si zittì  di colpo, aveva il tono di chi ha da rivelare qualcosa ma ha paura dei giudizi altrui. Merlino lo incitò a parlare e quando l’altro continuò, il moro strabuzzò gli occhi spalancando la bocca - Non ho capito Lance..- l’altro rise – Sì, Merlino hai capito, mi sposo. – parlarono un altro po’ e dopo finì la loro chiamata. Merlino era incredulo, teneva ancora il telefono tra le mani, sapeva che Lance era fidanzato nonostante non avesse presentato la ragazza. Lui diceva che non l’aveva presentata perché abitava lontano e non c’era modo, ovviamente tutte scuse per farla conoscere, eppure non avevano insistito.

Il giorno dopo erano finalmente tutti insieme sotto il sole, e in lontananza videro Lance e Artù parlare. La conversazione durò una decina di minuti e finì con un sorriso e un abbraccio. Era mancato a tutti il sole e il divertirsi, quell’estate era iniziata come tutte le altri ma il proseguimento sembrava prendere svolte interessanti. Gwein e Morgana ormai era constato che stessero insieme, erano simili, due anime libere che hanno trovato il loro posto. La notizia bomba di Lance che stava per sposarsi con la damigella misteriosa e il bacio segreto tra Merlino e Artù.

Di sera si erano riuniti a casa di Gwein per giocare alla playstation, e tra una pausa e un’altra Artù stava fumando una sigaretta in compagnia della sorella. Erano alla finestra un po’ lontani dagli altri, Morgana lo fissava sorridendo alche il fratello la guardò di traverso – Che c’è? – ma l’altra rispose con un’alzata di spalle – No niente – ridendo poi sotto i baffi. Il biondo tirò dalla sigaretta - C’è qualcosa che ti fa ridere? – sorrise ironicamente, la sorella sbatte le ciglia come a dichiararsi innocente – Soltanto, mi chiedevo se non provassi qualcosa – e Artù deglutì mentre Morgana continuava – per Merlino – sorrise beffardamente. Il fratello deglutì un paio di volte e piegò le labbra in giù – E’ solo un amico. – dichiarò più freddamente possibile, ma la sorella non abboccò – Oh si! Anche io guardo i miei amici costantemente – continuava a sorridere la bastarda. Dannazione eppure era stato discreto, dannate femmine aveva pensato, sempre a farsi i fatti altrui non come gli uomini che non si interessano di ciò che fanno gli altri. Artù si sentiva attorniato da uno squalo in quel vasto oceano, ma in fondo non era successo niente, a parte quel bacio che avrebbe voluto succedesse ancora. Più tutti quei pensieri sconci su Merlino – Non è successo nulla, Morgana e poi non lo guardo costantemente – incrociò le braccia al petto. Alla ragazza gli s’illuminarono gli occhi e un sorriso eccitato gli spuntò sul viso – Artù Pendragon non sai mentire e poi io non ti ho chiesto nulla. – lo pungolava con un dito. Il ragazzo gli puntò il dito contro – Sei tu che mi fai confondere, ma perché sto ancora qui a parlare con te? – voleva sembrare infastidito ma era solo molto imbarazzato, spense la sigaretta e andò a unirsi agli altri.

Finito di giocare molti stomaci cominciarono a brontolare – Diamine ragazzi, ho fame – disse Gwein mentre si massaggiava la pancia che gorgogliava, scoppiarono a ridere e Lance gli diede delle pacche sulla spalla – Sei incorreggibile amico! – e così misero l’acqua a bollire per la pasta, cucinarono la pancetta, grattugiarono il formaggio e apparecchiarono la tavola. Mentre gli altri scherzavano e mangiavano, Merlino squadrò Artù che gli sedeva di fronte. Osservava il suo sorriso e gli occhi chiudersi un po’, il suono melodico della risata, il suo corpo vibrare all’ilarità. Avrebbe voluto sfiorarlo e il suo corpo rispose a quel desiderio, allungò la gambe fino a trovare quella dell’altro, che si paralizzò. Ora il suo riso era senza suono e finto, si girò verso il moro e mentre beveva a grandi sorsate l’acqua, lo guardava negli occhi. Per non dare nell’occhio, poiché si era fatto sgamare già una volta, prese il telefono e digitò qualcosa, poco dopo il Moro estrasse il telefono dalla tasca “ Smettila.

Il moro inarcò un sopracciglio e rispose a quel messaggio “ Che ho fatto? ” e la risposta non tardò ad arrivare “ Questo..” e diede un lieve calcio al moro. Sobbalzò ma nessuno se ne accorse “ Posso baciarti ma non posso sfiorarti la gamba? ” e il suo sguardo si piantò in quello dell’altro, che vedendo il messaggio chiuse gli occhi e si strofinò le labbra pensando a cosa rispondere. Contemporaneamente gli arrivò un secondo messaggio “ Smettila di torturarti le labbra, sei dannatamente sexy ” e gli sorrise beffardamente. Il biondo cambiò variazione di colore in viso mentre scriveva “ Sei sfacciato. E’ stato solo un bacio ” e guardò l’altro mentre scriveva sorridendo “ Potrei scavalcare questo tavolo e divorare le tue labbra.

Diavolo se avrebbe voluto, ma non poteva certo ammetterlo, ma non poté impedire l’erezione, che non si accorse di avere nei jeans e rispose al messaggio “ Oh adesso siamo diventati avventati? E chi ti dice che accetterei ” fece una smorfia di sfida che l’altro raccolse. Si leccò le labbra e inviò la risposta “ La tua erezione nei pantaloni ”.

Il biondo deglutì “ Sei presuntuoso, non ho nessuna erezione ” accorgendosi troppo tardi di averla per davvero. A Merlino piaceva vederlo in difficoltà “ Alzati e dimostrami che mi sbaglio ” e posò vittorioso il telefono sul tavolo guardando Artù. L’altro si alzò per scappare in bagno, ma Merlino rise tra sé per la vittoria. Dannato Merlino, pensò il biondo che chiuso in bagno cercava di calmare i bollenti spiriti. Qualcuno bussò alla porta – Tutto bene Artù? – era Merlino, avrebbe voluto aprire appropriarsi di quelle labbra ma restò seduto a terra – Va via – disse imbronciandosi. Non era arrabbiato con il ragazzo dietro la porta, ma con se stesso. Sentì dei passi allontanarsi e aprì la porta per vedere la figura esile del moro scomparire dietro l’angolo. Era difficile per uno come lui stare a galla in un mare sconosciuto, pieno di insidie, pericoli e giochetti che gli erano sconosciuti. Lui amava il controllo e Merlino era l’esatto opposto e ne era così dannatamente attratto.

 

 

Angolo autrice:

Grazie a tutti quelli che sono arrivati sin qui, lo apprezzo tanto! Spero che questo cap. sia stato di vostro gradimento, le opinioni sono sempre ben accette. Spero sia stata una buona lettura, un grosso bacio ;*

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Capitolo 6
*** 6. ***


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Salve a tutti! Ecco qui il nuovo capitolo, dedicato a tutti quelli che leggono e seguono in silenzio, a chi ha inserito la storia tra le preferite, tra le seguite, tra le ricordate e ovviamente a chi recensisce! Un grosso bacio a tutti e spero che possa essere una piacevole lettura! ;)

 

Erano passati giorni da quella sera e non si sentivano da allora. Si vedevano come sempre con tutti gli altri ma da quella sera non si erano avvicinati molto.

Correva lungo la riva del mare, la brezza fresca del mattino gli pizzicava il viso, il suono del mare lo accompagnava in quella che sembrava una ricerca affannosa senza fine. Il sole sembrava sorgere piano, i pochi raggi irradiavano delicatamente l’acqua del mare, e non riscaldavano. Si fermò piano osservando Merlino, che a qualche metro da lui si spogliava per rimanere in un costume a slip blu. Gli sembrava di star rubando un momento intimo all’amico, ma non poteva far a meno di guardarlo, ogni movimento era fatto con delicatezza. Gli vide chiudere gli occhi per qualche istante, e riaprendoli s’incamminava verso il mare calmo e limpido. Si tuffò e cominciò a nuotare piano, poi s’immerse del tutto scomparendo nel blu delle acque. Proprio come una balena, pensò Arthur, che riprese a correre.

Riemerse dalle acque e nuotò, andò a nuoto fino a quando non fu stanco, solo allora tornò indietro. Il sole aveva già fatto capolino nel cielo ma era ancora freddo. Rimase steso sulla tovaglia sino a quando non fu asciutto, godendosi il silenzio. Pensò di essersi addormentato per un poco, poiché in spiaggia erano spuntate alcune persone. Si rivestì e tornò a casa.

Dopo una lunga doccia, si sentiva notevolmente meglio, la mente sembrava essersi schiarita con il vapore dell’acqua calda, i muscoli prima tesi, ora erano rilassati. Quella sera ci sarebbe stata una festa per il fidanzamento di Lance e nessuno di loro si riunì per stare insieme.

Merlino sentì sia Lance sia Gwein per telefono e non per molto, avrebbe voluto chiamare Artù ma si disse che non era una buona idea, gettò il telefono nel letto e andò a prepararsi. Una volta pronto salutò sua madre e volò a casa dell’amico. Certo chiamarla casa era riduttivo, era una villa meravigliosa. C’erano tutti, vide Gwein e Morgana e li salutò – Avete già visto Lance? Non lo trovo. – disse cercando tra la folla. Erano tutti vestiti in maniera impeccabile, Gwein scosse la testa – Non ancora, amico. Si starà facendo bello – scherzò, il moro diede una pacca all’amico e andò dentro a salutare gli altri. Mentre si dimenava tra le persone, andò a scontrarsi letteralmente sopra una ragazza che cadde a terra – Oh mi dispiace tanto – gli allungò la mano – perdonatemi. – era mortificato. Era una bella ragazza, scura con lineamenti delicati, dei capelli ricci ben curati e raccolti, accettò la mano del ragazzo – Grazie, e non preoccuparti. – gli sorrise gentilmente. Il moro la guardava, aveva un’aria così familiare, la ragazza gli sorrise nuovamente – Stai bene? – e Merlino rise imbarazzato – Sì, perdonami e che somigli a una persona – e scosse il capo, e continuò – Merlino. – dandogli nuovamente la mano che la ragazza accettò – Gwen. – e scusandosi si allontanò.

Era al bar che beveva quando una mano gli si posò sulla spalla – Bevi da solo? – e si sedette accanto a lui. Elyan sembrava perseguirlo, era come una mosca appiccicosa, più la scacci e più t’importuna – Adesso non più – e bevve un altro sorso di scotch. Elyan rise – che c’è ti ha punto un’ape? – e ordinò da bere.

Artù era appena entrato nell’ampio salone che vide Merlino parlare di nuovo con quel tipo della discoteca. Si chiedeva se non fosse lui il suo ex, gli si attorcigliò lo stomaco. Ancor di più quando quel ragazzo sfiorò la pelle nivea del viso di Merlino, si accigliò e incrociò le braccia. Cercava di distrarsi ma i suoi occhi erano puntati sempre su quei due, ma perché quell’idiota non si alzava e se ne andava via, pensò. Scosse la testa non è un problema tuo, si disse ma era arrabbiato. Sembrava che si fosse scatenato il temporale, e il mare cominciava a ingrossarsi, le onde erano alte e lui era solo in mezzo a quell’oceano. Nessuno l’avrebbe aiutato, si era allontanato troppo dalla barca, dal porto sicuro che era la sua vita, e per cosa poi? Per un ragazzo, un bacio e sensazioni mai provate. Questo è quello che aveva dentro, si sentiva accaldato e andò via da quella stanza.

Era già al terzo scotch per rifiutare ancora le avance di Elyan, la festa andava avanti da un po’, alla fine era riuscito a salutare Lance e conoscere la sua futura moglie, Gwen. Tuttavia in tutta la serata non era riuscito a vedere Artù. Era affacciato al balcone quando mandò giù l’ultimo goccio e si girò verso Elyan che gli stava andando incontro – Mi perseguiti? – l’altro rise e gli si fece più vicino. Gli carezzò il viso e Merlino non seppe resistere a quella mano conosciuta e calda, e vi si appoggiò sopra. Elyan gli baciò l’incavo del collo e il moro si morse il labbro mentre si lasciava andare a quelle sensazioni così conosciute e lontane, aprì gli occhi giusto un attimo prima di vedere il proprio ex far proprie le sue labbra. Si baciarono a lungo, Merlino sapeva di star rompendo la propria promessa mai più con Elyan, ma in quel momento di solitudine era la distrazione perfetta. Merlino sentì che il ragazzo s’impossessava con le proprie mani il suo pene duro e carezzarlo, sempre più veloce, ed ebbe anche lui voglia di impadronirsi dell’erezione gonfia e calda dell’altro.

Artù stava camminando per raggiungere gli altri nel soggiorno ma si fermò a guardare due figure fuori sul grande balcone. All’inizio non distinse chi fossero, poi vide il viso di Merlino che baciava quel ragazzo di prima, li vide amarsi, e credette di star morendo quando lo sconosciuto lo fece godere e si sentì geloso di Merlino che toccava un altro. Per un solo attimo gli occhi azzurri dell’altro lo inchiodarono a lui, e avrebbe voluto tanto essere l’altro, ma arrabbiato la sua espressione s’indurì e voltando le spalle andò via. Merlino era lì che godeva di un piacere sbagliato, quando lo vide. Era lì alla finestra che guardava, lo guardava amare un altro, e vide la sua espressione confusa, frustrata, ferita e poi in fine arrabbiata. Fermò la mano di Elyane sospirò – No, non posso. – e l’allontanò, l’altro lo guardò confuso ma non volle arrendersi e cercò di riprendere, ma il moro lo spinse – Ho detto di no, Elyan. – e continuò a sistemarsi. L’altro rise sarcasticamente – Se voglio qualcosa, Merlino, la ottengo. – e cercò in maniera violenta di prendersi il corpo dell’altro. Merlino lo spinse di nuovo via – Smettila, dannazione. – e si prese in pieno un pugno e poi un altro, cadendo a terra. Si rialzò – Non sei cambiato per niente. – ed entrò per cercare Artù.

Con un labbro rotto e un occhio nero si addentrò nel soggiorno ma si rese conto che non poteva farsi vedere combinato così, ma non fece in tempo a girarsi che due occhi blu lo stavano guardando accigliato. L’unica cosa che riuscì a fare fu stringere le labbra, piangere e scappare via. Artù era quasi dietro di lui e gridò – Merlino! – ma l’altro correva non era intenzionato a fermarsi, erano quasi a casa di Merlino quando il biondo lo afferrò per il braccio.

Merlino si dimenava – Cazzo lasciami. – ma l’altro non era deciso a lasciarlo stare e l’altro continuava ad agitarsi mentre lui lo osservava. Sembrava esattamente una balena ferita, dolorante – Merlino. – disse con un tono caldo ma neutro, tendente al dolce e l’altro si arrestò di colpo a guardarlo mentre delle calde lacrime scivolavano sul suo viso e le nuvole che coprivano la luna si spostarono, e la luce argentea ricadde sugli occhi blu e sui loro visi.

 

 

Angolo autrice:

Eccoci qui :D Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento, ringrazio sempre tutti per essere arrivati fin qui. Le critiche sono sempre ben accette un grosso bacio ;*

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Capitolo 7
*** 7. ***


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Salve a tutti!!! Spero che il capitolo sarà di vostro gradimento e spero che vi piaccia. Un grazie a tutti quelli che seguono questa storia leggendola in silenzio, a chi l’ha inserita tra le preferite, le ricordate, tra le seguite e a chi legge e recensisce. Un bacio ;*

 

 

Si erano guardati a lungo prima che uno dei due dicesse qualcosa o si muovesse. Poi piano Artù lasciò il polso del ragazzo di fronte a lui, sentiva il suo cuore incrinarsi, più gli stava accanto e più sentiva di star annegando nel vortice delle sue emozioni. Più cominciava a desiderarlo, più ne aveva paura e avrebbe voluto scappare lontano. Se ne stava rendendo conto soltanto adesso che lo vedeva fragile e che era inevitabilmente attirato da quel corpo. Aveva provato gelosia nei confronti di Merlino quando lo vide su quel balcone, e non era lui l’altro ma era un bastardo che presto o tardi avrebbe incontrato la sua ira. Un attimo, Artù riprendi il controllo di te stesso per favore, una vocina tuonava nella sua testa, ma quegli occhi blu lo stavano supplicando, non sapeva cosa doveva fare eppure in un unico movimento l’abbracciò. L’istinto decise per lui.

Il moro restò troppo stupito per muoversi. Chiuse gli occhi e ispirò a fondo quel profumo, lasciò che il biondo lo stringesse a , era così confortante e caldo. Artù riusciva a sentire il cuore dell’altro battere forte o forse era soltanto il suo, si stava lasciando andare? Non seppe rispondere a quella domanda ma quando il moro si stava staccando dalla stretta, lui lo legò più forte tra le sue braccia – Non farlo. – riuscì a sussurrare. Merlino non poté fare a meno di sorridere – Perché? – sapeva che era una domanda stupida da fare, ma dopo una serata del genere e dopo una relazione senza alcun senso durata anche troppo, non aveva bisogno di un ragazzo che non sapeva se essere carne o pesce. Non che volesse mettergli fretta ma quella non era la serata giusta e qualsiasi parola detta in maniera sbagliata, avrebbe incrinato tutta ancora di più e anche Artù lo sapeva, per questo aspettò un attimo prima di rispondere. Il biondo ispirò a fondo quel profumo di vaniglia – Non lo so, voglio solo.. – si fermò quale sarebbe stata la miglior parola: che non finisca, baciarti, restare abbracciato. Esitò troppo perché Merlino si divincolò da quella stretta – Meglio che salga – fece cenno con la mano verso il portone mentre s’incamminava, quando la voce calda di Artù gli arrivò dritta al cuore – Fammi restare. – la sua voce era sincera.

Merlino era troppo stanco per controbattere e una volta a casa si distesero entrambi in silenzio nel letto. La luce della Luna illuminava la stanza, e si guardarono negli occhi senza dir nulla, respirando l’uno il respiro dell’altro. Artù stava per dire qualcosa ma il moro gli poggiò un dito sulla bocca mormorando – Non dire nulla Artù. – e gli carezzo le labbra, si avvicinò piano e l’altro non disse nulla, guardò la scena compiersi. Merlino gli baciò piano le labbra aspettò un istante prima di staccarsi ma il biondo non rispondeva al bacio, stava per allontanarsi quando Artù lo spinse rispondendo a quel bacio. Quel bacio agognato e desiderato, cercato su tutte le labbra di svariate donne, ma questo era diverso, aveva un sapore sconosciuto ma bramato. Quel bacio che non aspettò molto per divenire poco casto, le lingue si erano ormai intrecciate ed esploravano la bocca dell’altro trovando il loro ritmo. Le mani lussuriose del biondo vagavano per tutto il corpo dell’altro non sapendo cosa volesse sfiorare prima, ma si fece più calmo quando Merlino gli sbottonò con calma la camicia. Il biondo fece altrettanto, l’altro nell’attesa che i suoi bottoni fossero slacciati si accinse a lambire quel petto ben definito e gli addominali scolpiti mentre la sua lingua lasciava scie cocenti sul collo, sentendo il respiro caldo di Artù farsi lievemente strozzato.

Una volta tolte le camicie, ripresero a baciarsi, succhiando e leccando l’uno la lingua e le labbra dell’altro. Merlino dovette slacciarsi i pantaloni per l’erezione che premeva contro di essi – Se vuoi fermarti, non devi che chiederlo Artù – gli bisbigliò all’orecchio mentre una mano era scesa a lambirgli il sesso, l’altro mugolò qualcosa simile a un continua. Gli sfibbiò i calzoni e scese a baciare il collo, il petto soffermandosi a pizzicare il capezzolo, sentendo Artù ansimare, mentre le mani scivolavano in basso a togliere i pantaloni e l’intimo. La sua lingua scendeva inesorabile tra gli addominali scolpiti, baciando di tanto in tanto qualche lembo di pelle, intanto che le sue mani stavano accuratamente toccando l’erezione gonfia, scorrendo tutta l’asta. Le sue labbra stavano baciando l’interno coscia, leccando i testicoli salendo per tutto il pene, arrivando al glande, che succhiò prima di accogliere l’intero sesso dentro la bocca.

Artù ansimava, sentiva la testa girargli e non era l’alcool bevuto alla festa, era Merlino a fargli provare quelle sensazioni. Sentire la sua bocca baciargli ovunque, la lingua che si era appropriata di parti del suo corpo, intime che non erano state lambite mai in quel modo. Aveva gli occhi chiusi e non riusciva a trattenere dentro il suo respiro che cominciava a essere rotto, aveva le mani tra i capelli di Merlino, sentiva la sua bocca succhiare il suo pene e ne voleva di più. Merlino era concentrato unicamente sul piacere del ragazzo sottostante, lo sentiva godere e voleva dargliene di più, alternando la velocità dei suoi movimenti. Artù era sempre stato un gentiluomo non veniva mai prima del partner, e non sarebbe venuto se non avesse contribuito anche lui al piacere dell’altro. Così lo tirò a sé, sfilandogli i pantaloni e affondando le sue labbra in quelle dell’altro e iniziando a vezzeggiare il membro duro e caldo del moro. Anche quella era una sensazione nuova, oltre al suo pene non aveva mai toccato quello di un altro, e poter toccare Merlino lo ripagava di qualsiasi attesa. Continuando a masturbare l’amante si accinse a scendere con la bocca sul corpo esile, mordendo alcune parti, leccandone altre. Arrivò all’inguine e tolse quell’ultimo indumento che lo ostacolava dal sentire pienamente l’altro. Sentiva i gemiti di Merlino, e nonostante la sua insicurezza nello star facendo le cose, sentire l’altro godere per propria mano era rassicurante e aumentava il suo desiderio.

Era riluttante a lasciarsi andare all’idea di prenderlo in bocca, e prendeva tempo baciando e leccando le cosce e i testicoli, fino a quando tra gli ansiti non sentì dire – Non sentirti obbligato Artù – mentre una mano gli accarezzava i capelli e due occhi lo scrutavano. Fu lì che apprese che era disposto a fare anche quello, ormai si era buttato e non si sarebbe tirato indietro. La sua lingua cominciò a salire lungo l’asta succhiando delicatamente la punta e facendolo entrare piano in bocca, trovando un suo ritmo poco dopo. Si disse che in fondo non era male e sentire i gemiti di Merlino ripagava l’aver superato le paure iniziali, avvertire il piacere crescere, la schiena dell’altro arcuarsi, lo spingere lieve dei fianchi, era qualcosa che lo eccitava da morire. Merlino non voleva fare il passo più lungo della gamba, anche se avrebbe voluto prenderlo possederlo e farsi possedere sino al limite, e lo tirò a sé baciandolo con foga, facendo aderire entrambi i membri. Iniziarono a spingere l’uno verso l’altro, trovando anche in questa danza la loro armonia, Artù gli mordeva il collo succhiandogli la pelle, la mandibola, le labbra, intanto che Merlino si aggrappava alle sue spalle poi alle sue natiche e lo spingeva contro di sé. Erano sudati, eccitati, non era più una questioni di sentimenti, l’ingordigia di aversi aveva preso il controllo. Merlino gemeva senza pudore mentre i due sessi sfregavano tra loro, e Artù si lasciò sfuggire a un gemito forte e colmo di lussuria – Merlino – sussurrò rauco all’orecchio. Il moro stava per raggiungere il culmine del piacere, e venne poco prima dell’altro, i corpi si liberarono vibrando all’orgasmo. Nonostante il fiato corto e il cuore che andava troppo veloce per poterlo contenere, Artù prese a dargli piccoli baci ovunque arrivassero le sue labbra, per poggiare infine la sua fronte su quella del ragazzo sotto di lui, cercando insieme di riprendere a respirare.

Si tirarono la coperta del letto di sopra, Artù si spostò per farlo respirare meglio ma si misero entrambi su un lato incrociando le gambe. Il biondo carezzò i capelli neri dell’altro, e Merlino sfiorava lentamente la schiena di Artù. Merlino si addormentò per primo, il respiro si era fatto più regolare e profondo e l’altro lo guardò un attimo con gli occhi socchiusi – Dove mi stai conducendo? – mormorò a un Merlino ormai assopito, e poco dopo anche lui cedette alla stanchezza.

 

Angolo autrice:

Bene, bene, bene. Finalmente hanno quagliato ;P spero di non essermi dilungata troppo e che questo cap vi sia piaciuto. Ringrazio sempre chi è arrivato sin qui! Un bacio ;*

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Capitolo 8
*** 8. ***


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Spero che questo cap sia di vostro gradimento. Ringrazio sempre tutti quelli che leggono in silenzio, chi ha inserito la storia tra le preferite, le ricordate, le seguite e ovviamente a chi recensisce! Siete tutti importanti un bacio ;*

 

 

Respirava piano, profondamente e placidamente, mentre era ancora stretto al corpo dell’altro e la sua mente vagava in un sogno più simile a un ricordo.

Il sole gli riscaldava la schiena, mentre giocava immerso fino alla vita nel mare e una voce proveniente alle sue spalle lo richiamava dolcemente – Artù – la sua risata riempiva l’aria – esci o ti prenderai un raffreddore – e spalancò le braccia mentre suo figlio gli correva incontro. Adorava l’odore di sua madre, la sua risata ma soprattutto amava quella serenità che gli trasmetteva, quel calore che gli rincuorava il cuore quando era triste o si faceva male. Sapeva che lei ci sarebbe stata sempre per lui, ma così non fu e quando morì in un incidente, per lui non ci fu più sole, non ci fu più calore e non venne più nessun’estate. Più cresceva più diventava simile a suo padre, con cui comunque non ebbe mai un bel rapporto perché in fondo sapeva che lui e suo padre stavano su due pianeti differenti. Aveva imparato a essere obiettivo, razionale e poco sentimentalista, niente lo teneva più al caldo e aveva un vuoto incolmabile fatto di neve e gelo. All’improvviso si ritrovò proiettato su quella calda spiaggia, ma non era più un bambino, e il sole era di nuovo caldo, tutto aveva di nuovo il suo colore e non c’era quel velo grigio di tristezza, sentiva la pace. Un vento caldo gli soffiò tra i capelli portando con sé odore di vaniglia, chiuse gli occhi inspirando a fondo, poi li riaprì sentendo una testa appoggiarsi sulla sua spalla. Si girò e sorrise vedendo dei capelli biondi e vi appoggiò la testa, mentre entrambi guardavano all’orizzonte una balena spuntare fuori dall’acqua e immergendosi un attimo dopo, scomparendo in maniera sfocata.

Caldo, sentiva quel profumo di vaniglia, il calore del sogno e di ricordi passati anche adesso, eppure si stava svegliando. Allora da dove provenivano quel calore e quell’ aroma, si disse. Schiuse piano gli occhi, e dopo aver messo a fuoco non poté che sorridere impercettibilmente per poi andare nel panico più totale. Sgranò gli occhi, cominciò a maledirsi, cercava di mantenere il respiro controllato senza riuscirci, il cuore galoppava e aveva paura che l’altro lo potesse sentire e svegliarsi trovandolo in quello stato emotivo piuttosto alterato. Eppure lo guardò dormire e non riusciva a pentirsi di ciò che era successo quella notte, ma decise che era meglio se non si faceva trovare lì al risveglio. Scostò piano le coperte e l’altro si mosse ma senza svegliarsi, così si alzò e cominciò la ricerca dei suoi indumenti.

Si era vestito soltanto dalla vita in giù, restando con il petto ancora nudo, si stava allacciando le scarpe seduto nel letto quando sentì un dito scivolare sulla sua schiena – Che fai, scappi? – si voltò trovando due occhi assonnati che lo guardavano. Avvertì le guance arrossarsi – No, solo che.. – cercò di giustificarsi, ma Merlino fu più veloce – Non ti preoccupare – gli sorrise dolcemente – non devi giustificarti. – si mise a sedere stampandogli un bacio sulla guancia e si alzò dal letto stirandosi e mostrando il suo corpo nudo e longilineo.

Artù avvampò ancora di più e ingoio a vuoto, prese la camicia accanto a lui abbottonandola velocemente, si alzò sistemandosi celermente – Ci vediamo più tardi, ok? – mormorò imbarazzato, andò verso la porta e si voltò verso il moro che lo stava guardando divertito, avrebbe voluto baciarlo prima di uscire da quella porta ma la paura o l’imbarazzo, non seppe quale tra i due, lo blocco e con un sorriso ambiguo uscì.

 

Quel pomeriggio Lance andò da Merlino, che gli raccontò la piccola avventura avuta con il biondo. Lance era incredulo – Non riesco ancora a crederci Merlino. – aveva la faccia tra il divertito e lo sconvolto, l’amico alzò le spalle e rise – Invece tu, devi ancora spiegarmi com’è che stai sposando Gwen. – gli puntò contro il coltello sporco di Nutella. Lance si arrese allietato a quella minaccia, e gli raccontò tutto – Poco dopo che era finito tutto tra me e lei, ci siamo rivisti per caso e che posso dirti.. – il suo sguardo si perse nel vuoto mentre un sorriso fece capolino sulle sue labbra. Merlino lo guardò – e perché l’hai tenuto nascosto? Pensavi ti avremmo giudicato? – disse con tono calmo, Lance scosse la testa – No, o forse sì. Sicuramente ora capisco perché Artù non sia arrabbiato con me. – e scoppiò una risata generale.

I giorni passavano velocemente, e mancava sempre meno al matrimonio, tutti erano a ricercare il proprio abito. Volevano essere perfetti. Quando iniziò Agosto sia Artù sia Morgana dovettero tornare a casa, Uther era stato ricoverato e non ci furono soluzioni che tornare a casa prima del previsto. Entrambi i fratelli però promisero blandamente che sarebbero tornati almeno prima del matrimonio. Morgana salutò tutti con un abbraccio dedicando un lungo e appassionato bacio a Gwein. Artù seguì l’esempio della sorella ma arrivato a Merlino non gli bastava abbracciarlo e gli diede un bacio sulla guancia e il moro gli sussurrò all’orecchio – Mi mancherai Artù Pendagron. – e il biondo lo guardò dritto negli occhi sorridendogli in modo dolce e sincero.

Artù era ormai in città da qualche giorno e già sentiva la mancanza del calore del corpo di Merlino, della sua risata, del suo profumo, nonostante si scambiava messaggi o chiamate con l’amico, l’avrebbe voluto lì con sé. La città lo allontanava da ciò che amava e ora più che mai. Appoggiò la fronte alla finestra chiudendo gli occhi, Morgana voleva proporre di andare in giro per vedere alcuni vestiti ma quando entrò nella stanza del fratello, non vide più l’Arthur gioioso di alcuni giorni fa ma quello accigliato e triste. Appoggiò la mano sulla spalla del biondo – Ehi, ti va di parlarne? – la voce somigliava molto a quella della madre, si voltò verso il viso della sorella guardandola dritta in quegli occhi pieni di apprensione – Sono in un guaio enorme Morgana. – abbassò lo sguardo prendendole la mano e accarezzandogliela. La sorella gli strinse la mano – Dimmi tutto. – la sua voce tremava dall’ansia, Artù alzò gli occhi su di lei sorridendo debolmente – Credo.. – non riuscì a non sorridere nonostante i suoi occhi facevano trasparire un velo di inquietudine – Credo, nonostante io voglia reprimerlo, di essermi innamorato. – e guardò oltre la finestra, verso l’orizzonte, verso quel mare che era troppo distante e quella Balena che non riusciva a scorgere, ma che sapeva era lì ad aspettarlo.

 

Angolo autrice:

Grazie per essere giunti fino a qui! Spero che la lettura sia stata gradevole, grazie a tutti, un bacio ;*

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Capitolo 9
*** 9. ***


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Eccomi qui! :D  Capitolo appena scritto. Ringrazio tutti i lettori silenziosi, quelli che hanno messo la storia tra le preferite, tra le seguite, le ricordate e chi recensisce quindi Grazie Snyver, franny87, cody020701, Ramoso, Baka Lolita, Deirdre Willowfrost, Evelyn Wright, Jenny80_big, lalla_4, lululove2, marghevale123, Rosso_Pendragon, simoasr94. Spero che la lettura sia di vostro gradimento un bacio ;*

 

 

Agosto stava già finendo, il Sole era ancora caldo e in molti cominciavano a far ritorno dalle case di villeggiatura. La città aveva preso lentamente a brulicare di rumori, di persone e di quotidianità, ma lui avrebbe voluto lasciare la città e tornare da Merlino.

Il padre era uscito dall’ospedale una settimana dopo il loro rientro a Camelot, quella città che adesso lo teneva distante da ciò che voleva. Erano tutti seduti a tavola quando Morgana preoccupata guardava suo fratello scartare il cibo, Uther osservava i due fratelli accigliandosi per non riuscire a capire – Artù c’è qualcosa che non va? – disse infastidito più che per reale preoccupazione o curiosità. Il biondo smise di giocare con il cibo alzò gli occhi prima sulla sorella e poi sul padre – Nulla che richieda la vostra attenzione padre. – fu un sussurro pronunciato in tono piatto.

Nonostante Uther fosse il loro genitore, c’era sempre stato un rapporto formale, non si erano mai dati del tu e questo di certo non favoriva un buon rapporto. A quella risposta il padre picchiettò un dito sul tavolo – Artù, anch’io sono stato innamorato. – l’aveva detto dolcemente, ma il biondo deglutì a vuoto. Siete stato innamorato di una donna, mica di un uomo vociò una vocina nella sua testa. Artù continuava a essere scrutato dal padre e quest’ultimo non voleva demordere, l’idea di poter finalmente fare un matrimonio conveniente era allettante – Chi è? Dove abita, a quale famiglia appartiene? – pronunciò solerte. Suo figlio lo guardò con occhi inquieti, occhi colmi di un amore sconfinato ma ostacolato – Non importa padre, non.. – mormorò con cadenza ambigua mentre si alzava dalla sedia – questa persona è lontana da me. – il suo tono andava a scemare. Uther gli si avvicinò – Suvvia Artù, non è certo un po’ di lontananza che..-  il biondo lo interruppe – No, infatti. Sei tu che non lo permetteresti. – il suo sguardo ora era colmo di collera.

Uther deglutì – E’ forse di una famiglia di basso ceto? Non fa niente Artù – sventolò la mano – certo avrei preferito qualcosa di alto livello per te, basta che non voglia solo i tuoi soldi. – gli picchiettò la mano sulla spalla. Morgana si era allontanata nelle sue stanze ma origliava da dietro la porta e lo sentì chiaramente quando suo fratello svelò il segreto. Artù si divincolò dal padre – Ma voi pensate sempre ai soldi?  E’ un uomo padre. Sono, sono innamorato di uomo. – fu un unico sussurro, pieno di libertà e amore.

Uther reagì d’istinto e lo schiaffeggiò – Avevi ragione Artù, non lo permetterò. Non accetterò mai un figlio omosessuale. – aveva biascicato quell’ultima parola prima di avanzare oltre il figlio e chiudersi nel suo studio.

 

Anche a Eldor avevano ripreso la vita quotidiana, la maggior parte dei turisti era andata via altri s’intrattenevano ancora. Erano tutti tornati a lavoro, il matrimonio di Lance era imminente ed era tutto pronto e perfetto.

Era già da qualche giorno che Merlino e Artù si sentivano poco, ma era una situazione difficile al momento e il moro non volle preoccuparsi o pensarci più di tanto. Il fine settimana era arrivato in fretta, Lance e Gwein erano a casa di Merlino a prepararsi per l’addio al celibato del futuro sposo, Artù li avrebbe raggiunti direttamente al locale.

Erano arrivati alla discoteca e non persero tempo a ballare e bere, dopo un’ora arrivò anche il biondo che li cercò in tutta quella baraonda. Scorse i loro visi e si avvicinò sorridente salutandoli, cercò di chiedere dove fosse Merlino e i due gli indicarono il bar. Quando lo vide lì a sorridere per le avance del barista, le sue guance divennero due pomodori per la gelosia e la rabbia. Gli si avvicinò perentorio mettendogli un braccio intorno alle spalle e sorridendo malignamente al cameriere, ordinando da bere. Poi si girò verso l’altro e lo prese per il colletto avvicinandolo a sé – Mi devi una spiegazione! – lì la musica non arrivava forte e Merlino poté sentire tutta la gelosia dell’altro, alche lui mise le mani sopra quelle del biondo – Certo, cosa vuoi che ti spieghi? – sorrise sarcasticamente. Artù lo lasciò andare – Cosa stavi facendo con quello? – indico il barman e Merlino fece una smorfia confusa poi rise – Cosa? Pensi che ci stessi provando con il barista? – gli carezzò la guancia – Sei una testa di fagiolo. – e lo baciò.

Artù si sciolse in un momento, quel bacio l’aveva desiderato per un mese e Dio solo sa quanto gli fosse mancato, ma sapeva che era molto geloso non perché non si fidasse ma per paura di perderlo. Come aveva perso sua madre la persona che più amava al mondo, aveva promesso di restare per sempre con lui, di amarlo, proteggerlo e invece era andata via lasciandolo solo.

Lui capì solo in quel momento che Merlino era una balena senza dimora, era libero di andare dove voleva, non aveva attracchi né mete, vagava libero ed esplorava tutti i mari che voleva. Invece lui aveva creduto solamente di essere libero, di essere salpato, invece capì che sì era saltato raggiungendo la Balena ma lui era ancora ancorato per una gamba alla barca. Aveva paura di lasciarsi andare con qualcuno, aveva paura di lasciare la sua rocca forte, Merlino sarebbe andato via un giorno e lui non l’avrebbe sopportato. Doveva allontanarsi andare via, seguire il suo cuore l’aveva portato troppo lontano da casa. Si staccò da quel bacio, e il moro vide confusione e panico nella faccia del biondo che si allontanò verso l’uscita.

Quando Merlino riuscì a raggiungerlo, Artù era seduto sulla riva del mare. Il moro gli si avvicinò lentamente – vuoi dirmi cosa è successo? – la sua voce era cristallina e serena, come quella di sua madre. Il biondo scosse la testa e l’altro si mise dietro di lui attirandolo a sé, lo abbracciò mentre lo carezzava. Artù poteva sentire il cuore di Merlino battere pacificamente e più lo ascoltava più si tranquillizzava – Ho paura Merlino. – fu un sussurro e sperò che l’altro non avesse sentito, ma così non fu e gli arrivò una risposta – Lo so. – disse con voce bassa.

Il biondo cominciò a giocare con il filo del maglione – Tu non hai paura Merlino? – attese la risposta dell’altro, sembrò un secolo, poi la voce tranquilla dell’altro giunse nuovamente alle sue orecchie – Certo che ho paura, forse più di te. – Artù si scostò alzandosi in piedi e guardandolo negli occhi – Io non posso stare con te. – lo disse piano in un sibilo. Merlino allora, si alzò e sospirò – Allora perché mi hai lasciato rimanere con te per tutto questo tempo? – incrociò le braccia. Merlino sapeva sempre come sfidarlo, metterlo con le spalle al muro, farlo riflettere, in quei due mesi non avevano fatto altro che rincorrersi fino a prendersi e non l’avrebbe lasciato andare. Artù lo esaminava, si sentiva in trappola – Che t’importa, non era quello che volevi? – disse con una punta di rabbia, ma l’altro gli sorrise beffardo – Io so il motivo, solo che tu non vuoi ammetterlo a te stesso. – era triste il suo tono, il biondo guardò quegli occhi languidi – E quale sarebbe il motivo che non voglio ammettere?! – disse furente. Il moro gli sfiorò una guancia e le labbra – E’ che tu mi ami, come non hai amato mai nessuno e questo, questo ti fa paura. – la sua mano era ancora lì ad accarezzargli la guancia quando Artù pianse.

Pianse in maniera spontanea, era stato imprevedibile talmente tanto che Merlino per un attimo era rimasto basito nel vedere quella scena. Volle abbracciarlo ma il biondo lo bloccò – No. Tu andrai via da me, tu non.. non..- non riuscì a finire la frase, troppo preso a sfogare quel dolore che gli attanagliava l’anima e gli torceva il cuore. Merlino lo baciò, assaporò quelle lacrime salate che sapevano di dolore – Io non me ne vado Artù, ho paura che lo faccia tu, che tu possa svegliarti un giorno e renderti conto che amarmi sia sbagliato. – aveva il viso del biondo tra le mani e lo guardava mestamente.

Artù poggiò le mani sul viso dell’altro e cercò di riprendere il controllo del suo respiro – Come potrei pensare che amarti sia sbagliato? Tu hai riportato il Sole nella mia vita. – e incollò le labbra a quelle di Merlino che oltre a ricambiare quella carezza rise – Sei una testa di fagiolo. – facendo ridere anche l’altro.

 

Ma c’era qualcuno che non voleva questa felicità, qualcuno che non avrebbe permesso a quell’amore di vincere. Si guardò la scena da lontano prima di voltare le spalle e andare via.

 

 

Angolo autrice:

Ringrazio tutti quelli che sono arrivati sino a qui! Siete importanti, tutti quanti, un grosso bacio e ci vediamo al prossimo cap ;*

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Capitolo 10
*** 10. ***


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Sera a tutti :D Grazie a tutti quelli che sono arrivati qui, a quelli che hanno inserito la storia tra le seguite, le ricordate, le preferite e a chi recensisce! Vi auguro una buona lettura ;*

 

 

Artù ispirava a fondo, il suo respiro era profondo e calmo.

Calore, il profumo di Merlino lo inebriava e ora ancora di più, perché sapeva di lui.

Ho voglia di te. Gli aveva detto mentre lo stava baciando distesi sulla sabbia. Avrebbe voluto spogliarlo e impazzire insieme con lui anche lì stesso, ma voleva assaporare con calma quel momento. Si fece trascinare dal moro a casa e una volta arrivati, non aspettò neanche che Merlino chiudesse la porta, se lo tirò addosso baciandolo con foga. Lo spinse contro il muro, mordendogli lembi di pelle, sentendolo gemere, liberandolo di tutti quei vestiti inutili.

Arrivarono nella stanza da letto con indosso solo i boxer che fecero scivolare via ancora prima di sdraiarsi nel letto. Erano accaldati e bramosi di controllare l’uno il piacere dell’altro. Artù stava conducendo il gioco, le sue mani vagavano per quel corpo esile che lo faceva impazzire a ogni singola movenza. Le sue mani arrivarono al membro ormai eretto e duro del moro, lo carezzò un po’ prima di sfiorarlo con le proprie labbra bagnate, lambì l’asta e la punta con la propria lingua prima di accoglierlo nella sua bocca.

Non era mai stato così desideroso, nonostante fosse completamente perso in quel vortice di frenesia, sapeva che non era il solito sesso. Quello non era sesso, non vi assomigliava per niente. Era un’emozione pura e ne voleva ancora.

Sentì Merlino reclinarsi indietro con la schiena, ma non voleva che venisse, non ancora e si fiondò sulla sua bocca. Su quelle labbra rosse e gonfie che lo chiamavano in sussurri silenziosi, il suo corpo aderiva a quello di Merlino. La pelle scottava e si muoveva su di lui, godeva nel guardare l’aria estatica dell’altro, il suo ansimare e gemere lo mandava in visibilio.  

Merlino aveva le mani tra quei capelli biondi quando Artù gli ripeté per la seconda volta: Ti voglio ora, Merlino. Senza staccarsi dal baciarlo aprì il cassetto e prese il gel, che gli fu strappato dalle mani. Sorrise tra tutti quegli ansiti, il biondo mentre apriva la boccetta gli morse il labbro – Che ridi? – e passò il gel nell’apertura dell’altro, che sentendo la consistenza fredda boccheggiò – No, altrimenti me la farai pagare. – rispose l’altro e lo baciò.

Merlino si era sistemato con le gambe sulla vita del biondo, per permettergli maggior accesso. Si stavano baciando e toccando quando Artù stava per entrare dentro il moro, gli prese le mani e le portò sui capelli neri stringendole – Non lasciarmi le mani, Merlino. – uno scongiuro a fior di labbra che ebbe un’unica risposta – Non ti lascio. – poi fu solo pura eccitazione.

Le spinte da lente e incerte si fecero sempre più veloci e intense al crescere del piacere di entrambi, le mani unite e strette, le bocche vicine. Ansiti nell’aria fino a quando flebili voci non invocavano l’uno il nome dell’altro  - Mer..lino – e raggiunse il culmine del piacere giusto qualche attimo prima dell’altro che mentre raggiungeva l’orgasmo gli strinse più forte le mani, abbandonandosi a un forte gemito.

Stremati, consunti ma appagati.

Stavano ancora cercando di normalizzare il respiro – Possibile che ti desideri ancora Merlino? – l’altro rise e il biondo lo punzecchiò con le dita nel fianco – Che hai da ridere??? Sono stanco morto e vorrei.. -  lasciò la frase a metà, l’altro si era liberato da quella tortura e lo stava baciando – Ti voglio anche io. – baciandolo ancora. Si addormentarono stremati, più Artù che Merlino. Infondo per il biondo erano state emozioni ancora più intense, era come la sua prima volta, anzi anche meglio.

Perché la prima volta in assoluto aveva fatto schifo, ma nonostante questa fosse la sua prima volta con uomo, con Merlino tutto era migliore, tutto era perfetto.

Lo guardava dormire ancora nudo, accanto a lui. Adesso aveva capito che si era sbagliato del tutto, era lui stesso la balena, che per paura non si avvicinava e Merlino il suo Achab, che voleva solo addomesticarlo. Adesso lo sapeva, adesso si fidava. Non c’era più distanza tra loro due, erano un’unica cosa, sarebbe stato così per sempre o almeno lo sperava. Nonostante avesse tutto un progetto sul loro futuro, lo mise in disparte per godersi quell’attimo prima che finisse. Un Merlino dormiente, che stava per svegliarsi e infatti aprì i suoi occhi blu stendendo un sorriso, Artù ricambiò il sorriso e se lo tirò più vicino abbracciandolo.

Nello stesso tempo in un’altra casa qualcuno stava progettando un piano per distruggere tutta quella felicità, ormai gli mancavano gli ultimi dettagli e il piano sarebbe stato pronto. Non gli restava altro che attendere il momento più opportuno. Mentre si alzava dalla scrivania, un uomo aveva bussato alla porta - Signore, c’è il suo appuntamento. – e l’altro gli aveva fatto segno di farlo entrare – Prego, si accomodi. – aveva detto a quello che sarebbe stato ancora per poco uno sconosciuto.

 

Nota dell’autrice:

Allora, scusatemi tanto per aver fatto passare un poco di tempo, ma tra vacanze e tutto il resto ho scritto soltanto ora!! Quando ho scritto Addomesticare, faccio riferimento esplicitamente al Piccolo Principe!! Spero vivamente che questo capitolo vi sia piaciuto e un grazie a tutti, un bacio ;*

 

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Capitolo 11
*** 11. ***


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Eccomi tornata con questo capitolo! Spero sarà di vostro gradimento ;) Ringrazio tutte quelle persone che hanno inserito la storia tra le preferite, le ricordate, le seguite e chi recensisce e continua a seguirmi, anche se legge e resta nell’ombra. Grazie a tutti e buona lettura!!!

 

 

 

Quella mattina aveva fatto colazione con Artù, gli piacque preparare la colazione per due, per qualcuno cui teneva, oltre sua madre s’intende. Quel ragazzo sarebbe stato il suo nuovo inizio, e le cose tra loro due sembravano essere armoniose. Non pensava che il biondo potesse essere così maledettamente attraente anche di prima mattina tutto scompigliato e di certo non si era mai immaginato il lato dolce del suo compagno. Cosa che lo sorprese molto quando lo abbracciò da dietro stringendolo più forte che poteva, mentre lui versava il caffè.

Artù a malincuore dovette ritornare a casa, ma tornò con il cuore più sollevato, leggero, sapendo che c’era una persona nel mondo che lo amava senza pretendere la perfezione da lui. Qualcuno di cui potersi fidare, cui potersi aggrappare, che lo sostenesse e qualcuno con cui avrebbe potuto condividere i momenti felici e quelli più tristi. Tornato a casa, non aveva parlato granché con il padre, anche se in viso l’aveva vestito più rilassato. Era stato tutto il pomeriggio con sua sorella, si sentiva un’altra persona con Merlin accanto, più vero e più felice. Morgana finalmente vedeva suo fratello più calmo, diverso, sotto una nuova luce. Aveva ripreso a scherzare, a sorridere e ne approfitto per sottoporlo a ore di torture con lei che provava diversi abiti per la cerimonia. Alla fine della giornata Artù era stremato, portava una ventina di sacchetti di negozi tutti diversi e sua sorella, non sapendo cosa indossare per quel giorno si era comprata ben cinque vestiti, tanto per non essere a corto di cose da mettersi.

In quel pomeriggio contemporaneamente Merlino aveva fatto la spesa poiché sua madre aveva i doppi turni al lavoro, si era caricato di cinque sacchi ed era in evidente difficoltà quando una voce alle sue spalle lo bloccò sul portone di casa ancora chiuso – Serve una mano?Elyan lo stava guardando sfoggiando il suo bel sorriso. A Merlino era sempre piaciuto per la sua prestanza fisica, quel sorriso tagliente e bianco che spiccava sulla sua carnagione, le sue espressività, il modo seducente in cui sapeva flirtare, mente parlava o semplicemente ti guardava. Anche il suo modo di vestire gli aveva sempre dato punti in più, non solo impeccabile in ogni occasione, ma vestiva colori che spiccavano su di lui, oltre ad avere dei vestiti classici.

In quel momento aveva una camicia bianca, con un golfino giallo avvolto sulle spalle, dei jeans scuri e gli occhiali da sole poggiati sulla testa – Merlino? – l’aveva richiamato l’altro, il moro era entrato per un attimo in trans – Sì scusami, no faccio da solo, grazie. – secco e deciso. Sfortuna sua Elyan non demordeva facilmente – Avanti Mer, lasciati aiutare. Per scusarmi di ciò che è successo alla festa. – la sua voce era stata calda e seducente, eppur vero che Merlino era in difficoltà sia nel posare i sacchi a terra sia nel prendere le chiavi per aprire il portone

-Dannazione. Ok prendi questi. – e gli aveva avanzato due sacchetti che l’altro prese con un ghigno soddisfatto.  

Una volta in casa lo aiutò in silenzio a sistemare la spesa negli armadietti e nel frigo, a Merlino venne un senso di nostalgia e disagio, tutta quella situazione era tremendamente familiare. Lui ed Elyan insieme nella stessa casa, nella stessa stanza, a sistemare la spesa, sembrava non mancare nulla, ma era tutta un’illusione ovviamente. Mancava invece tutto tra loro due.

- Allora, tu e quel biondino – aveva biascicato quell’ultima parola.

- Si chiama Arthur, per tua informazione. – aveva risposto irritato.

- Oh così si chiama Arthur quel latticino. – amava punzecchiare Merlino, non che lui avesse mai mentito sui suoi sentimenti verso il moro, solo che le relazioni non facevano per lui, anche se significava perdere una persona che amava.

- Smettila di riferirti a lui come se fosse una mozzarella, se non te ne fossi accorto, anch’io sono bianco. – l’aveva guardato puntandosi – o forse in tutti questi anni non mi hai guardato abbastanza perché troppo distratto dall’adocchiare altri uomini – aveva sorriso sarcasticamente mentre riponeva la maionese in basso nel frigo.

- No in realtà ho sempre preferito guardare il tuo culo, ha sempre avuto un non so chè di.. – si leccò le labbra mentre si appoggiava al tavolo e esaminava il dietro dell’altro ragazzo.

- Mi dispiace dirtelo, ma non hai più alcun diritto su questo bel bocconcino. – si picchiettò il sedere mentre lo guardava facendo spallucce, come se il suo fascino non lo colpisse, e cercando di tenersi impegnato nel posare gli altri cibi.

- Mi manchi Merlino. – l’aveva detta così, senza pensarci troppo, diretto e veloce mentre guardava il corpo dell’altro bloccarsi senza girarsi verso di lui.

Non ci poteva credere, l’aveva detto per davvero, non ci avrebbe pensato due volte a buttarsi tra le sue braccia se questa frase gliel’avesse detta qualche tempo prima, ma ora le cose erano davvero mutate, migliorate, lui era cambiato – Dovevi pensarci prima Elyan. Prima di colpirmi con la tua indifferenza, prima di ferirmi, eppure ti ho amato anche dopo che mi hai lasciato e questo lo sapevi. Non credi che sia troppo tardi adesso? – si era voltato, soltanto una minima distanza li separava.

Eppure era come se quella distanza non esistesse, come se l’uno poteva sentire il cuore dell’altro battere, il respiro sulla pelle dell’altro – Sì, Merlino hai ragione, ma ti ho sempre amato e questo tu lo sai. – puntava al suo cuore, sapeva che l’altro era uno dei pochi ragazzi puri dentro fino al midollo, una debolezza su cui fare leva.

- Elyan, non puoi.. senti grazie davvero di avermi aiutato, accetto le tue scuse ma adesso devi andare. – aveva abbassato lo sguardo – Devi andare. – aveva sussurrato più a lui che all’altro.

Il ragazzo aveva abbandonato il tavolo e con passo rapido aveva stretto attorno a lui Merlino, lo stava stringendo tra le sue braccia nel modo in cui piaceva a lui – Vorrei tanto poter accettare la tua felicità, credimi, ma non riesco a lasciarti. – gli aveva preso il viso tra le mani e adesso si stavano guardando.

Non poteva negare che non amasse più quell’uomo, non si smette mai di amare una persona semplicemente il sentimento si affievolisce finché non capitano situazioni come questa che ti creano uno scompiglio in tutto il corpo, non ebbe il tempo di riflettere sulla risposta che l’altro diminuì la distanza baciandolo. Il moro lo allontanò e gli diede le spalle – Non puoi fare così Elyan, non puoi.. – scosse la testa – ..pretendere che le persone restino ad aspettarti, pretendere che ciò che non ti appartiene più sia ancora tuo. – chiuse gli occhi ispirando a fondo.

L’altro avanzò cautamente, lo vedeva cedere sempre di più, gli carezzo le spalle e le braccia, appoggiò la propria testa nei capelli folti dell’altro respirando sul suo collo – Siamo ancora legati Merlino, riesco a sentirlo e anche tu, non devi resistere per forza. – gli stava mormorando all’orecchio parole che sembravano incantesimi, con quella voce suadente con cui parlano gli amanti. Lo stava baciando leggero sul quel collo niveo e sentiva il respiro dell’altro smorzarsi, vedeva il modo in cui la lingua leccava le labbra, e quelle labbra che si stringevano.

Ma l’incantesimo si ruppe quando Elyan tocco la mezza erezione dell’altro – No. – aveva detto come svegliatosi da un incubo, si dileguò da quella stretta e aprì la finestra per far cambiare aria a quella stanza che sapeva d’inganni e dolore. Merlino si massaggiò le tempie – Per favore Elyan, va via. – non urlava, ma il suo tono per quanto calmo sapeva di collera, l’altro gli poggiò una mano sul viso gli stampò un bacio in guancia – Mi dispiace, ho esagerato, ma ti voglio Mer. – dettò ciò lasciò quella casa.

 

Il telefono squillava quando qualcuno rispose – Pronto? – una voce scura parlò.

- Pronto Signore. – aveva risposto l’altro.

- Oh! Sei tu. Dimmi pure. – l’aveva invitato a parlare.

- Il primo passo è fatto, il piano procede come ci aspettavamo Signore. – mormorò all’altro con tono maligno.

- Ora che l’esca è stata lanciata, non dobbiamo far altro che attendere che il pesce abbocchi l’amo. – una risata sardonica mentre guardava la foto di suo figlio con quel ragazzo moro.

- Sì Signore. – aveva risposto ed entrambi terminarono la chiamata.

 

 

Note dell’Autrice:

Salve di nuovo a tutti, spero vivamente che questo cap vi sia piaciuto!!! :D e vi ringrazio sempre per essere arrivati fino a qui e continuare a seguirmi e seguire questa storia! Siete tutti importanti ;) e a chi legge in silenzio dico “ se vi va, lasciate un segno del vostro passaggio ” ora mi defilo. Un bacio ;*

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Capitolo 12
*** 12. ***


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Ecco qui il capitolo :D spero sia una piacevole lettura! Ci vediamo giù un bacio ;*

 

 

Il matrimonio.

Finalmente quel giorno tanto atteso era arrivato, la chiesa era addobbata con nastri di tulle bianchi che univano le varie panchine, un tappeto di petali di rose ricopriva la navata centrale della chiesa.

L’aria profumava d’incenso e gli scalini della chiesa erano ricoperti da un tappeto rosso.

Il sole era alto nel cielo, illuminava tutto quanto riscaldando quelle ultime giornate estive.

Gli invitati stavano cominciando ad arrivare, chi si soffermava fuori ancora un po’, chi occupava già posto, chi scattava foto.

Morgana e suo padre stavano fuori dalla chiesa salutando alcune persone importanti, sorridendo fintamente, quantomeno Uther.

- Papà potresti per favore comportarti bene per una volta? E’ importante per me – Morgana guardava suo padre negli occhi, voleva presentargli Gwein e non si fidava per niente del bruto caratteraccio di suo padre.

Uther la guardò sorridendole – Certo, Morgana, farei qualunque cosa per te – e le diede un bacio veloce sulla guancia.

Merlino e Artù sarebbero arrivati dopo essendo i testimoni dello sposo, e sarebbe andato anche Gwein con loro se non avesse dovuto conoscere il suo, forse, futuro suocero.

Si affrettò a vestirsi e sistemarsi e infilatosi in macchina corse per arrivare in chiesa.

Sia Gwein sia Lance provenivano da buone famiglie, meno rigide sicuramente del patriarca Pendragon, e quando parlò delle sue preoccupazioni con Morgana, lei gli aveva assicurato che avrebbe accettato il fidanzamento.

Scese dalla macchina e s’incamminò verso le scalinate della chiesa, dove vedeva Morgana e il padre intenti a parlare, si avvicinò in modo tale da farsi vedere dalla sua ragazza che appena lo vide gli sorrise presentandolo al padre – Papà ti presento Gwein – i due si strinsero la mano.

- Piacere di conoscerla Signor Pendragon – strinse la mano del vecchio in una morsa forte e autoritaria.

- Il piacere è mio – ricambiando quella forte stretta.

 

Merlin in quei giorni non era riuscito a dormire bene, pensava a quello che era successo con Elyan. Faceva parte del suo trascorso, un passato doloroso, una sua parte era conscia che provasse qualcosa nei suoi confronti nonostante tutto, ma l’altra l’aveva riposto lontano perchè nel suo presente esisteva solo Artù.

Sentiva che quel ragazzo era legato a lui da un filo invisibile.

Il moro si stava vestendo quando suonarono al citofono, sentì la madre rispondere e aprire – Merlino c’è il tuo ragazzo – urlò al figlio che fece capolino – Ma’ non è il mio ragazzo, smettila – arrossendo fino alle punte delle orecchie.

- Ciao caro – Unith abbracciò quel biondo ragazzo che appariva come un Dio greco davanti al suo uscio.

- Salve, signora – aveva stretto a disagio quella donna, guardando confuso e imbarazzato un Merlino seminudo davanti a lui.

Unith lì lasciò soli e andando nella propria camera per finire di prepararsi, una volta soli si guardarono per un secondo prima di baciarsi – Ciao – aveva sussurrato Merlino tra un bacio e un altro. Il biondo lo fece aderire al muro – ciao anche a te – gli aveva mormorato sulle labbra.

Mentre il moro finiva di sistemarsi, Artù lo abbracciò da dietro – Ho detto a mio padre che sono innamorato di uomo – respirava il dolce profumo della pelle del compagno. Merlino gli strinse le mani sorridendo, percepiva paura e incertezza nella voce del ragazzo alle sue spalle, non per i sentimenti che provava ma perché sapeva che Uther non era avvezzo a questo tipo di relazioni – Sei innamorato e non mi hai detto niente, pensavo fossimo amici Arthur – parlò sarcasticamente, per smorzare la tensione.

L’altro sbuffò a un sorriso – Idiota! – voltò Merlino e lo strinse di più tra le sue braccia, nascondendo il viso nell’incavo del collo – Non l’ha presa bene – aveva continuato in un sussurro, mentre il moro lo stringeva – Mi dispiace che stai soffrendo a causa mia – gli stava accarezzando i capelli.

Artù si staccò da quell’abbraccio, guardandolo dritto negli occhi – Non sei tu a farmi soffrire, non dirlo più neanche per scherzo, è mio padre il coglione – nel suo tono c’era una punta di collera e sconforto, si sedette nel letto seguito da un Merlino angustiato.

Il moro poggiò la guancia sulla spalla del biondo - Io non mi preoccupo di tuo padre, Arthur, non finché saprò che tu mi ami – soffiò le parole vicino all’orecchio dell’altro che sorrise mentre prendeva una mano del moro, stringendola, posandogli subito dopo un bacio.

 

Erano tutti in chiesa, ai loro posti, le famiglie nelle prime panchine. Elyan seduto in prima fila guardava Merlino sorridendogli, mentre il biondo voleva fulminarlo con lo sguardo e il moro tentava di provare a evitare di guardare il suo ex, tentando di far calmare Artù.

Non sarebbero stata una giornata facile per nessuno quel giorno, tra ansia e tensione, Merlino aveva paura che se Elyan non avesse smesso con quel comportamento provocatorio e ammiccante, Artù l’avrebbe seriamente sistemato, visto che ancora doveva presentargli il conto per ciò che era avvenuto alla festa di fidanzamento.

La celebrazione sembrò piuttosto veloce, il resto della giornata passò con i due sposini intenti nel farsi le foto e i testimoni non erano da meno.

Andarono vicino la sala da ricevimento, c’era uno spazio perfetto per immortale qualche foto e quando si fece sera il piccolo buffet organizzato per gli ospiti, era stato servito.

Arthur si teneva sempre accanto a Merlino, per gelosia nei confronti di Elyan e perché voleva sentirlo costantemente vicino. Non gli importava cosa gli altri potessero pensare o cosa suo padre avesse potuto dire, certo non esagerava con gli atteggiamenti perché non era un’esibizionista, ma scambiarsi di tanto in tanto qualche piccolo gesto con il proprio partner era una cosa che adorava.

Elyan si avvicinò al tavolo dei testimoni e amici stretti degli sposi, semivuoto poiché molti erano sulla pista a ballare. Vide i due ragazzi essere vicini, probabilmente si stavano scambiando qualche parola dolce, sentì avvampare la gelosia e con la sua solita faccia tosta li disturbò – Merlino, Artù – gli aveva sorriso sedendosi in un delle sedie vuote vicino al moro.

- Scusate ho interrotto qualcosa? – disse con un tono ironico.

Arthur sbuffò guardandolo male mentre Merlino si sentiva a disagio – Effettivamente sì. – gli rispose un po’ freddamente.

- Non l’avrai ancora con me per l’altro giorno Merlino – lo punzecchiò, vedendo l’espressione del biondo cambiare da arrabbiato a confuso, vedendo visibilmente il moro irrigidirsi.

Nello stesso tempo Elyan fu chiamato da una ragazza bella e slanciata – Eccoti Elyan, ti stavo cercando – disse la voce femminile avvicinandosi sempre di più.

- Che cosa è successo l’altro giorno? – gli aveva sussurrato contrariato Artù  ad un Merlino rigido.

Il moro stava per rispondere quando Elyan alzatosi per salutare la ragazza interruppe una seconda volta la coppia – Scusate ragazzi, vi presento Mithian, una mia carissima amica. –

Arthur si arrestò nel vedere quella ragazza, la conosceva ovviamente erano stati insieme qualche tempo prima che lui incontrasse Gwen.

- Bene, scusateci ora dobbiamo andare ci vediamo più tardi – così dicendo si allontanarono e la ragazza lanciò un’altra occhiata verso il biondo sorridendo.

- Chi era? – disse curioso il moro al ragazzo che gli stava accanto.

- Mithian? E’ stata la mia ragazza prima che conoscessi Gwen – si girò guardando il ragazzo esile accanto a lui – Che intendeva Elyan? – la sua espressione era cambiata.

Merlino si passò la mano tra i capelli – Nulla, mi ha aiutato a portare in casa la spesa e poi.. – non riusciva a continuare.

Artù lo esortò a continuare, stava perdendo le staffe, avrebbe voluto uccidere quel ragazzo, ridurlo in poltiglia, stava annegando in quei pensieri quando il moro continuò – Dice di amarmi ancora e ha provato a sedurmi – Merlino non riusciva a guardarlo, si sentiva troppo a disagio. Voleva scappare, ma ovunque andasse era legato ormai ad Arthur.

- Lo ami ancora? – il tono di Artù era basso, rauco.

Allora il moro alzò gli occhi per guardarlo “no ” avrebbe voluto rispondere, vide l’espressione di Arthur mutare, stava irrigidendo la macella, gli occhi gli si fecero languidi, le labbra strette – Bene, ho capito – si alzò e lasciò il tavolo, dirigendosi all’esterno del locale.

- Artù – aveva provato a chiamarlo più volte, ma l’altro non si girò.

Morgana, Gwein, Lance e Gwen assistettero afflitti a quella scena, mentre Uther da dietro una colonna sorrideva sornione, Elyan e Mithian si guardarono complici.

 

Mithian uscì dalla sala per cercare il ragazzo biondo e lo vide vicino al bar, posto dall’altra parte del piazzale, a bere bicchieri di whisky, non sapeva quanti ne avesse già bevuti.

- Ehi Pendragon – l’aveva sempre chiamato così, quello si girò a dare un’occhiata e continuò a bere.

- Mithian non è il momento – aveva quasi ruggito.

La ragazza si sedette accanto a lui ordinando da bere, lambendogli i capelli come faceva una volta. Il biondo non disse niente, era un tocco di cui aveva bisogno e trasformò quella mano in quella nivea di Merlino. Poteva sentire le dita affusolate del ragazzo passargli tra i capelli e ora la bocca vicino al suo orecchio sussurrargli parole dolci, baci caldi pizzicargli il collo fino ad appropriarsi della bocca, le sue mani erano scese sui fianchi morbidi della ragazza.

Contemporaneamente Elyan si era seduto accanto al moro – Tutto apposto? – domanda stupida ma doveva comunque attaccare discorso. L’altro lo guardò vacuo, era confuso e arrabbiato ma non riusciva in quel momento ad avercela con qualcuno. Pensava a quanto poteva star soffrendo Arthur e questo pensiero gli attanagliava il cuore – No, niente va bene – l’aveva detto flebilmente.

Elyan gli strinse una mano – Mi dispiace – sembrava essere sincero o almeno così appariva alle orecchie di Merlino che come risposta asserì con la testa.

Elyan si alzò con ancora la mano del moro stretta alla sua – vieni ti offro da bere – e gli aveva sorriso. Merlino era restio ad andare ovunque con quel ragazzo, a fidarsi o altro, ma aveva bisogno di lasciarsi andare un poco, di allontanarsi da quella folla.

Nel breve tragitto Elyan cercò di farlo sorridere un po’ riuscendo a strappare un sorriso seppur triste.

- Sai, stavo pensando a quando ti ho baciato la prima volta, non è stato un granché – aveva riso spingendo l’altro.

Merlino rise anche lui – No, considerato che un ubriaco è caduto su di noi – si strinse di più a sé, stropicciando la giacca che teneva tra le braccia, sorridendo mestamente.

Elyan aprì la porta del bar, chiudendola di colpo – Forse è meglio che andiamo da un’altra parte – lo disse con sguardo supplichevole.

L’altro lo guardò storto – Perché? – vedeva l’altro non rispondere – Spostati, fammi entrare – cercò di spostarlo ma l’altro era intenzionato a non muoversi.

- C’è Artù dentro – facendo cenno con la testa verso la porta.

- Meglio ancora, spostati – disse incrociando le braccia al petto.

- Non è una buona idea, Merlino – il suo tono era implorante.

Ma il moro non ascoltò e lo spinse dentro, cadde quasi e sentì di perdere la terra sotto i piedi quando assistette alla scena davanti a lui.

- Arthur – aveva balbettato quel nome, l’altro si arrestò di colpo dal baciare la ragazza e si voltò verso il moro che l’aveva chiamato. Non ebbe il tempo di reagire che Merlino era già scappato via lasciando cadere la giacca a terra,  Elyan gli sorrise maligno prima di pronunciare il nome del moro correndogli dietro.

- Mi dispiace Mithian, io non so cosa mi sia preso – era tornato lucido, aveva semplicemente pensato che fosse Merlino quello che stava baciando e quando si era reso conto che in realtà stava baciando la ragazza, non era riuscito a fermarsi, preso troppo dalla rabbia. Tra tutti i pensieri uno solo gli pulsava in maniera dolorosa: Merlino. L’angoscia crebbe in lui e corse via, dietro Merlino.

Quando raggiunse entrambi i ragazzi, erano vicino a un magazzino lontano da tutto il resto, vide Merlino litigare con Elyan, era ancora lontano per sentire cosa si stessero dicendo.

Il moro non si era accorto della presenza del biondo, poiché gli veniva alle spalle, mentre l’altro potendolo vedere si avventò su Merlino, baciandolo, ma il moro opponeva resistenza ma non riusciva a togliersi Elyan di sopra.

Ma di punto in bianco si sentì libero, si alzò e vide Artù che si era totalmente lanciato contro Elyan cadendo insieme a terra.

Arthur predominava sopra l’altro ragazzo minacciandolo con la sua imponenza – Cosa credi di fare? – aveva ringhiato più che parlato.

L’altro rideva – Tutto qui? – dandogli un pugno in faccia.

Cominciarono ad azzuffarsi, si rotolavano per terra, si strattonavano, incassavano colpi.

Merlino era sconvolto da tutta quella scena e cercò di mettersi in mezzo ma non riuscì comunque a fermarli e prima di farsi male si scansò. La festa era ormai giunta al termine e alcuni invitati assistevano da lontano a quella scena, Morgana si era stretta a Gwen mentre Lance e Gwein si fiondarono da loro cercando di dividerli fu arduo ma riuscirono a separarli.

- Sei un bastardo Elyan – Arthur ringhiava ancora.

- Che c’è ne vuoi ancora Pendragon? – e cercò di scagliarsi sul biondo, ma venne trattenuto.

Era arrivato anche Uther – Basta così. – il suo tono era sempre austero – Artù torna subito a casa, in quanto a te giovanotto faremo i conti dopo – gli fece un breve cenno.

Uther chiamò il figlio una seconda volta che non si decideva a seguirlo – Non sfidarmi figliolo – era diventato ancora più imponente il tono della voce.

Artù lo guardò, poi osservò Merlino – Mi dispiace, mi farò perdonare – e lo abbracciò baciandolo davanti a tutti, davanti suo padre che s’infuriò.

- Anch’io – gli mormorò quando il bacio finì.

Uther lo prese per il bavero – Come osi? – adesso la sua voce era collerica.

Artù lo sbeffeggiò sorridendogli – lo amo padre – poi si tolse dalla stretta prese Merlino e andarono via.

 

 

 

Nota dell’autrice:

wow è stata dura ma sono riuscita a scriverlo  :O

Perdonate se ho impiegato così tanto!

Spero che vi sia piaciuto :D ringrazio sempre ci Legge, chi recensisce, che ha inserito la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate! Siete tutti importanti, un bacio ;*

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Capitolo 13
*** 13. ***


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Saaalve! Ringrazio tutti quelli che leggono, recensiscono, chi ha inserito la storia tra le preferite, ricordate o seguite! Spero  che la lettura sia piacevole un bacio ;*

 

 

Arthur aveva trascinato via Merlino fino ad arrivare alla macchina e andarsene da quel posto, lontano da tutti e specialmente da suo padre.

Aveva guidato per un po’, restarono in silenzio per tutto il tragitto, l’aria era leggermente tesa, il viso di Arthur leggermente gonfio e livido.

Il biondo spense la macchina vicino una spiaggia, scesero entrambi respirando l’odore del mare lasciando che il suono delle onde li avvolgesse.

Merlino si era seduto sul cofano ancora caldo della macchina e guardava l’orizzonte, aveva dimenticato come ci si sentisse a stare male per qualcuno. Dopo Elyan non si era legato a nessuno ma Arthur gli aveva stretto il cuore nonostante sapesse che non avrebbe potuto funzionare, ma si sarebbe accontentato di averlo come amico. Adesso lo vedeva vicino a lui con aria confusa, triste e non sapeva cosa fare, si sentiva impotente. Sapeva che sarebbero rimasti insieme ma questo silenzio lo stava straziando e avrebbe voluto urlare per scaricare la tensione, invece rimase fermo ad aspettare l’altro.

Non era arrabbiato con Merlino, forse un poco ma lo era molto di più con suo padre ed Elyan. L’avrebbe potuto uccidere se Lance non l’avesse fermato, era ancora rabbioso ma quel posto e il ragazzo moro gli davano la serenità di cui aveva bisogno.

Arthur si girò a guardarlo e lo vide perso nei suoi pensieri, gli prese la mano e cominciarono a camminare lungo la spiaggia e vicino alla riva, quel silenzio divenne sempre più piacevole.

Non aveva mai provato questo sconvolgimento d’anima prima d’ora, quando stava con Gwen era diverso provava qualcosa per lei ma non era paragonabile a quello che provava adesso, mentre stringeva la mano di Merlino.

Era geloso, protettivo nei confronti di quel ragazzo che l’aveva colpito con un arpione al cuore, legandolo a lui in una morsa stretta. Non poteva fargli del male senza ferirsi. Erano diventati una cosa sola in breve tempo e questo ancora lo spaventava, ma quando il moro gli sorrideva o baciava lui sprofondava in una sensazione di benessere e dimenticava ogni dubbio.

Si fermò di colpo tirando a sé Merlino baciandolo senza dargli modo di realizzare cosa stava succedendo, lo strinse di più mentre le loro labbra s’incastravano, le loro lingue che si carezzavano.

Si staccò un attimo per riprendere fiato << E’ banale dirti che ti amo? >> gli sussurrò sulle labbra del moro che gli sorrise << Sarebbe stupido se non lo facessi >> tirandolo verso di sé per baciarlo, ancora. Erano tornati a casa, e nonostante il giorno dopo Arthur sarebbe dovuto andare a lavoro si fermò qualche ora, quando si svegliò, era notte fonda e doveva andare ma non voleva svegliare un Merlino dormiente tra le sue braccia. Sembrava fragile, indifeso con la luce della Luna che s’infrangeva sulla sua pelle nivea rendendola ancora più candida, le labbra rosee dischiuse, il respiro regolare. Se avesse potuto sarebbe rimasto lì a guardarlo fino al suo risveglio ma a malincuore lasciò quel letto posando le sue labbra su quelle del moro che si strinse di più alla coperta con impresso il profumo di Arthur. Gli lasciò un biglietto e guardandolo un ultima volta si diresse verso la porta.

La notte era fredda, il vento si schiantava sulla pelle dando piccoli brividi e mentre lui saliva in macchina, un’altra figura si avvicinava ma non se ne accorse e accesa la macchina andò via.

L’uomo parlava al telefono, dopo che ebbe ricevuto le istruzioni chiuse andando a forzare la toppa del portone e della casa entrando in silenzio, uscendo qualche attimo dopo.

 

Uther era seduto sulla poltrona nella sua stanza al buio, intento a pensare alla prossima mossa. Avrebbe fatto di tutto pur di preservare la sua famiglia e ciò che aveva costruito da burrascosi scoop.

Prese il telefono e chiamò il primo numero che gli spuntava nel registro delle chiamate << Pronto? Sì sono io >> un breve silenzio e poi riprese << Devi fare ancora una cosa per me >> dopo aver parlato per qualche minuto chiuse la chiamata, sorridendo maligno mentre sorseggiava il suo whisky.

Morgana era rimasta qualche giorno a casa di Gwaine, erano abbracciati sul letto << Pensi che stiano bene, Arthur e Merlin? >> disse in tono preoccupato.

Gwaine le accarezzava i capelli << Sì, staranno facendo i piccioncini da qualche parte >> sorrise e le posò un bacio sulla testa, poi sulle labbra scendendo sul collo mentre la mano scivolava sul seno toccandolo, scendendo ancora sul fianco stringendolo e sfiorando la coscia nuda. Il respiro di Morgana si fece più pressante quando il ragazzo si pose tra le sue gambe facendo aderire la sua eccitazione, le mani di Morgana sbottonarono i jeans del ragazzo che li fece scivolare, levandosi anche la maglietta rimanendo in box.

Mentre si muoveva su di lei, le baciava il collo, spostandogli le spalline del vestito per farlo scivolare sul corpo della ragazza, continuando a baciare le spalle levando anche il reggiseno, scendendo su di esso lasciando dei lievi segni.

Nello stesso tempo Lance e Gwen avevano finito con i bagagli e stesi sul letto, si scambiavano qualche carezza.

<< Credo che Artù abbia trovato davvero la persona giusta >> aveva detto la ragazza al marito che la guardò sorridendole << Penso di sì >> posandole un bacio sulle labbra.

Gwen si pose su di lui levandogli la maglietta cominciando a muoversi sull’erezione già presente del ragazzo, quest’ultimo le aveva poggiato le mani sui fianchi seguendo con il bacino il ritmo della ragazza. Le stava sfilando la maglietta e baciando il seno, stavano spingendosi oltre con desiderio di aversi, fermandosi di colpo.

I quattro ragazzi, nonostante fossero in case diverse, sussultarono all’unisono quando un rumore sordo si propagò nell’aria.

Si affacciarono alle corrispettive finestre capendo che quel frastuono era stato l’esplosione di un incendio. Videro fumo propagarsi nell’aria.

Gwaine si portò le mani tra i capelli assumendo un’espressione sconvolta, Morgana cercava di farlo calmare << Che succede Gwaine? >> stava cominciando a preoccuparsi.

Lance era sconvolto e stava singhiozzando, gli venne in mente di chiamare immediatamente Artù mentre si vestiva alla rinfusa, Gwen accanto a lui si stava vestendo << Lance che succede? >> il ragazzo la guardò con aria quasi assente e spaventata << Merlino >> mentre uscivano entrambi dalla casa.

Artù prese il telefono tra le mani, Lance lo stava chiamando a quell’ora tarda, un nodo alla gola, la sensazione di paura gli si propagò per tutto il corpo << Pronto? >> dopo qualche istante guardò lo specchietto vedendo fumo salire nel cielo e facendo quasi un testa coda tornò indietro sfrecciando sulla strada.

Le fiamme cominciavano a bruciare tutto, non si vedeva niente solo fumo all’interno della casa, il foglietto di carta prese lentamente a bruciare, Merlino si svegliò sentendosi stonato da tutto quel fumo che aveva respirato. Non vedeva niente, cominciò a tossire provo ad aprire la porta della stanza ma era bloccata.

Aveva paura, gli salì il panico, sarebbe morto e le lacrime scesero veloci sul suo viso, si sentiva come una balena intrappolata in una rete senza poter fuggire via. Iniziò a vedere tutto sfocato a non sentire più nulla, dopo fu solo il buio e il calore sulla pelle.

 

 

 

Note autrice:

Eccoci qui :D spero sia stata una piacevole lettura, scusate il piccolo dramma ma oggi è finito Merlin e per l’ennesima volta sono a lutto T_T ! Ringrazio tutti quelli che sono giunti fin qui ;) se volete lasciate una recensione, un bacio ;*

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Capitolo 14
*** 14. ***


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Note Autrice:

Questa volta le inserisco qui!

Salve a tutti, ultimo capitolo! Ringrazio tutti quelli che l’hanno inserita tra le seguite, le ricordate, le preferite, a chi ha recensito, a chi ha letto e a chi l’ha seguita dal primo all’ultimo aggiornamento! ç_ç vi ringrazio infinitamente! P.s. Rosso_Pendragon ha voluto inserito una cosuccia alla fine, una frase, io l’ho accontentata perché le voglio bene e perché piaceva anche a me ^^” quindi se volete ucciderci noi siamo preparate anche a questo! Un bacio ;*

 

Correva.

Il cuore in gola, i pensieri erano assenti. Il piede che schiacciava sull’acceleratore, le mani stringevano il volante e gli occhi languidi incatenati alla strada e al fumo che saliva, ancora, nel cielo.

Merlino, l’aveva lasciato solo. Solo in mezzo alle fiamme che adesso, le poteva vedere, erano furiose e alte.

Si levò la giacca prendendo una mascherina che teneva in macchina, svuotò una bottiglia d’acqua sopra di lui e sposandosi tra i passanti, tra le grida di Unith e gli amici in lacrime, si addentrò dentro la casa.

I pompieri avevano cercato di fermarlo, avevano provato a dire che era impossibile entrare, ma non gli importava. Lì dentro c’era Merlino.

Le fiamme divoravano tutto, bruciavano qualsiasi cosa si trovasse sul loro passaggio, scricchiolava tutto quanto.

Le scale erano piene di oggetti infuocati, ma aveva troppa adrenalina in corpo per permettere alla paura o all’ansia di sopraffarlo, vide la porta di casa che era totalmente masticata dal fuoco e con qualche colpo cedette.

Delle fiamme si alzarono, si abbassò coprendosi per poi correre in direzione della stanza. Provò ad aprirla mentre gridava il nome del ragazzo, ma non ricevette risposta. Si passò le mani tra i capelli, adesso il cuore batteva troppo forte e la lucidità gli venne a mancare, voleva piangere ma cercò di tornare in sé, doveva farlo.

Tossì, andò in bagno per bagnarsi ancora una volta, cercò in cucina qualcosa per sbloccare la porta, poi la vide lì. Una chiave a terra.

Spalancò la porta e vide Merlino disteso a terra, privo di sensi.

Se lo caricò nelle spalle e cercò, con difficoltà, di dimenarsi tra quelle fiamme, che adesso sembravano essere più alte e più calde.

Poi un’esplosione, rimasero tutti in silenzio.

Il fuoco aveva divorato tutta la casa, inghiottendo nel fumo i due ragazzi, ma poi ecco che dalla foschia spuntarono due ombre.

Arthur che portava in spalla l’altro ragazzo, poggiandolo per terra cadendo sulla superficie accanto a lui.

Accorsero i paramedici, il biondo si girò verso Merlino se devo morire, pensò, voglio vederlo per l’ultima volta. Dopo fu solo un ricordo sfumato.

Buio, immagini di lingue di fuoco che inghiottivano Merlino, caldo, il fumo che penetrava nei suoi polmoni impedendogli di respirare, pioggia che cadeva incessante su di lui. Il suo ultimo sguardo a Merlino << Merlino >> lo gridò quel nome, mentre si svegliava di colpo mettendosi a sedere.

Morgana gli fu accanto << Artù stai bene? >> lo accarezzava, aveva smesso di piangere da poco, il fratello notava i suoi occhi rossi e gonfi.

L’abbracciò per poi scostarsi, scendendo dal letto, la sorella cercava di farlo rimanere a letto << Artù dove vuoi andare? Stai giù >> ma l’altro non l’ascoltava, gli girava ancora la testa, l’immagine di Merlino disteso sull’asfalto insieme a lui era vivida nella sua mente << Merlino, devo andare da Merlino >> .

Morgana lo guardava << Artù.. >> la voce strozzata, Artù chiuse gli occhi stringendo le labbra per poi voltarsi a guardare la sorella << Cosa? >> non voleva, non poteva credere, non era pronto a lasciarlo andare. Non poteva essere come pensava, era vivo doveva essere vivo.

<< Artù, lui.. non si sveglia >> l’aveva detto tra un singhiozzo e un altro, il biondo scattò verso il corridoio senza sapere dove andare, fino a quando non vide Unith uscire da una stanza.

Le andò in contro, la donna piangeva i suoi occhi erano gonfi e rossi, non appena gli sguardi s’incrociarono Unith non poté fare a meno di abbracciarlo << Grazie >> sembrava ripeterlo all’infinito.

Lance e Gwaine erano sconvolti andarono incontro all’amico, abbracciandolo.

Si trovò difronte la porta della stanza, aveva paura a entrare, ma una volta messa la mano sulla maniglia fu inghiottito dal semibuio della camera. Si avvicinò piano alle finestre aprendo le serrande per fare entrare luce, e la Luna gli mostrò il corpo dormiente di Merlino.

Gli si avvicinò lentamente, si sedette sul lettino prendendo la mano dell’altro. Si era trattenuto così tanto che al tocco delle loro mani scoppiò in un pianto che sembrava non voler smettere.

<< Non lasciarmi, ti prego >> cercava di calmare i suoi singhiozzi, ma più provava a calmarsi più il pianto diventava persistente << Non lasciarmi anche tu >> parole sussurrate. Erano passate diverse ore e si era addormentato stremato sopra il petto del moro.

 

<< Signore, non crede che abbiamo esagerato questa volta? >> Elyan era seduto nel divano mentre giocherellava con il bicchiere, dove un attimo prima c’era del whisky.

<< Non farti scrupoli ragazzo, prendi i tuoi soldi e torna alla tua vita >> poggiò il bicchiere sul tavolino, sorridendo al ragazzo mentre avanza una busta con dei soldi.

Il ragazzo la prese girandosela tra le mani << Signore, io non so.. >> la sua voce era titubante.

<< Ragazzo abbiamo un patto. Adesso va via e ricorda se qualcuno lo dovesse venire a sapere, tu sarai distrutto. E’ una promessa. >> così dicendo si alzò intimandolo a lasciarlo da solo.

Elyan gli stringeva la mano << Arrivederci Signor Pendragon >> così dicendo se ne andò via, tornando sulla nave salpando da quel porto per non farci più ritorno.

Uther era passato in ospedale più per parlare con il figlio che per vedere come stava Merlino, aveva cercato di convincerlo a tornare a casa e alla sua vera vita ma Artù scosse la testa mandandolo via. Strinsero un accordo, se avesse preso in mano le redini dell’azienda, lui l’avrebbe lasciato in pace. E così Artù strinse l’accordo, anche se non gli andava a genio, ma per Merlino avrebbe fatto tutto.

Erano passati quattro giorni e Merlino ancora non si era svegliato, facevano i turni Artù e Unith, ma il più delle volte era il biondo a restargli accanto. Unith si districava tra il lavoro e l’ospedale, spesso e volentieri si addormentava dopo dieci minuti che sedeva accanto al figlio. Arthur con delicatezza la poggiava nel divanetto nella stanza per farla stare più comoda e restava lui vicino al moro.

Gli raccontava di tutto. Barzellette, magari si sarebbe svegliato ridendo e gli avrebbe fatto sentire di nuovo il suono della sua risata; la sua giornata, se era successo qualcosa di buffo oppure qualche pagina di un libro, di una rivista qualsiasi cosa.

Alle volte, specialmente la sera, si poggiava la guancia sulla mano di Merlino e chiudeva gli occhi, lasciando di tanto in tanto qualche bacio sul palmo << Sai, pensavo che potremmo andare da qualche parte, solo tu ed io, che ne pensi? >> e lo guardava sorridendo malinconicamente << Andremo ovunque vorrai >> la voce cominciava a spezzarsi, le lacrime era pronte per scendere dagli occhi.

<< In uno chalet in montagna, in mezzo alla neve magari >> le lacrime ormai gli solcavano il viso e piangeva in silenzio << Se preferisci faremo un’arrampicata in montagna, ti porterò in cima a quella più alta >> si poggiò sul suo petto, il cuore batteva come sempre, mentre il sonno prendeva possesso del suo corpo.

Si sentì chiamare, ma non riusciva a vedere nessuno, solo buio.

Non sapeva dire se era sotto un cielo senza stelle oppure immerso nel mare buio di notte, era Artù che lo chiamava ma non riusciva a rispondere, non riusciva a vederlo.

Era buio ma lui sentiva caldo, come se avesse delle fiamme su di sé. Fiamme. Si ricordò che era svenuto, la casa aveva preso fuoco, ma adesso non sapeva dire dove si trovava.

Sentiva solo Arthur che lo chiamava, che lo baciava, che piangeva ma non riusciva a raggiungerlo, perché non ci riusciva? Cominciò a piovere in quello strano posto, nonostante fosse immerso in quella che sembrava acqua. Sentiva piangere una donna, sua madre, le voci di Lance e Gwaine, le strette di Morgana e Gwen.

Vorrei raggiungervi, pensava.

Poi sentì il biondo poggiarsi sul suo petto e addormentarsi. Come poteva essere che sentiva ciò che avveniva sul suo corpo ma la sua mente era come lontana da tutto il resto?

Era la mattina del quinto giorno, Artù aveva lasciato spazio alle visite degli amici ed era andato fuori per fumarsi una sigaretta.

La sigaretta era lì tra le sue dita mentre si fumava da sola, di tanto in tanto faceva qualche tiro, strofinandosi con l’altra mano gli occhi. Era stanco, dormiva male, mangiava a stento qualcosa di commestibile, beveva caffè e senza Merlino sembrava respirare a fatica.

Vedeva allontanarsi piano quella stupida maledetta balena, prendere il largo e lasciarlo ancora una volta solo in mezzo ad una tempesta che lo sapeva, non sarebbe passata in fretta.

Sentiva tutti ma mancava Artù, dov’era finito, si chiese, cominciando a sentire dolore al cuore.

Lo gridò quel nome, qualcuno doveva pur sentirlo << Artù >> lo urlò più volte, per poi piangere. Si sentì stringere la mano e asciugare le lacrime cadute sulla guancia, il cuore prima accelerò il ritmo poi si stabilizzò, sorrise lievemente aprendo piano gli occhi.

Erano tutti lì attorno a lui, aveva gridato il nome di Artù, aveva pianto e sorriso, doveva essere un buon segno, si sarebbe svegliato, l’avrebbe fatto. Aspettarono e attesero minuti che sembravano ore, lo diventarono ma poi come fosse un miraggio aprì piano gli occhi.

Guardò in giro, era notte. Lance e Gwen dormivano seduti sul divano, Unith accanto a loro; Morgana e Gwaine dormivano appoggiati al muro, ma non vedeva Artù.

Poi vicino il suo letto vide spuntare dei capelli biondi, sorrise, gli passò le dita tra quei fili dorati delicatamente, l’altro spostò inconsciamente la testa verso quel tocco, fino a svegliarsi.

Si girò verso l’alto, aveva paura che fosse solo un’illusione, invece vide due occhi blu guardarlo.

Si avvicinò a lui e lo baciò, aveva così tanta voglia di sentire di nuovo quelle labbra. Lo accarezzò e lo baciò per quelli che sembrarono minuti infiniti.

<< E’ tutto apposto, sono qui Arthur >> adesso lo stava abbracciando, finalmente stava sfiorando quella pelle, sentiva il profumo dei suoi capelli, rivedeva quegli occhi.

Sembrava passata un’eternità dall’ultima volta senza Artù.

Si presero qualche altro istante, poi svegliarono gli altri e chiamarono il medico.

Passò qualche altro giorno in ospedale, quando finalmente uscì e tornò a casa vide la devastazione.

Era un cumulo di cenere. Non esisteva più niente.

Artù aveva visto mutare la sua espressione, solo triste amarezza dipinta sul quel viso perfetto << Ehi, vieni qui >> e lo strinse tra le sue braccia. L’altro si lasciò cullare da quella piacevole dolcezza << Non ho più un posto dove andare >> il suo tono era piatto, Unith lo guardava rattristata << Tesoro, in realtà.. >> gli sorrise e guardò il biondo.

Merlino guardò entrambi più confuso che altro, Artù si passò le mani tra i capelli << In realtà io avrei comprato una villa, bifamiliare >>

<< Che cosa? >> Merlino era incredulo, senza parole, riuscì solo a sorridere confuso.

<< Per noi, l’ho comprata per noi >> Artù indicò se stesso, Merlino e Unith. Il moro scoppio a piangere e ridere, mentre si dirigevano verso la nuova casa.

Nelle ore in cui non poteva stare con Merlino, si era messo alla ricerca di una casa, dove poter andare a stare con lui non appena si fosse svegliato, trovò una villa bifamiliare e non ci pensò due volte a comprarla e portare tutto il necessario.

Era sera, finalmente erano tutti tornati sereni, avevano cenato insieme e festeggiato, riso e bevuto. Unith fu la prima ad andare a dormire, nella sua nuova casa dall’altra parte del cancello, poi tornarono a casa anche gli altri lasciando soli i due ragazzi.

Erano distesi nel letto, abbracciati << Sei un pazzo Artù Pendragon >> gli aveva sussurrato a fior di labbra, l’altro si era avvicinato baciandolo, leccandogli le labbra fino a intrecciare con la propria lingua quella del moro.

Le mani di Merlino scivolavano lente sugli addominali scolpiti di Artù, gli sollevo la maglietta stringendogli parti di pelle, sfamandosi delle sue labbra.

Artù stava impazzendo, pensava che non avrebbe mai più sentito il tocco di Merlino su di lui, Dio se lo faceva impazzire. Gli sfilò la maglietta e gli baciò il collo, lasciando scie calde e bagnate, la mano scivolava sul corpo del moro fino ad arrivare all’erezione prorompente che si sollevava dai pantaloni.

Merlino fece scivolare anche la propria mano sull’erezione del compagno, trovandola già dura.

Entrambi cominciarono a procurare piacere l’uno all’altro, il moro si levò i pantaloni mentre continuava ad ansimare sentendo anche l’altro gemere. Si spostò sopra il biondo senza fermare il piacere, lo stava baciando nel collo, prese le mani di Artur e gliele portò alla testa << Merlino.. >> aveva mormorato contrariato.

Il moro gli si avvicinò all’orecchio << Fidati >> gli aveva sussurrato per poi riprendere a lambirgli con le labbra la pelle, fino ad arrivare alla vita. Gli sfilò i calzoni, continuando a lambire con le mani e le labbra le gambe del biondo.

Lo baciò ovunque, giocherellò con la lingua sull’asta del pene fino alla punta, sentendo il biondo gemere senza freno, gli leccò il frenulo facendo ansimare di più il biondo che s’inarcò leggermente mentre quest’ultimo sussurrava il suo nome. Si leccò le dita per poi dirigerle verso l’apertura del biondo, che rabbrividì di piacere nel sentire le dita dell’altro dentro di sé. Merlino muoveva piano le dita per fare abituare Artù alla sua presenza, mentre con la bocca continuava a sollecitare l’erezione.

Si bagnò leggermente il pene e piano si addentrò dentro Artù, che si mosse verso il moro cingendo con le gambe i suoi fianchi.

Merlino aveva cominciato a muoversi, andando a toccare il punto del piacere dell’altro che continuava a gemere senza misura sussurrando il suo nome di tanto in tanto.

Le labbra si sfioravano, si separavano, respiravano l’una sull’altra mentre Artù era totalmente preso da tutta quella passione ed eccitazione che lo stava sovrastando, più Merlino spingeva dentro di lui andando a toccare il punto di piacere più lui gemeva. Sentiva il moro ansimare sopra di lui e si eccitava ancora di più, sentiva l’erezione pulsare stava per venire << Mi mandi gli ormoni in cristomadonna >> e venne sporcando il proprio addome e quello dell’altro, godendo di più nel sentire l’altro raggiungere l’orgasmo.

Merlino si accasciò al lato del biondo sfinito, sorridendo, con i brividi del piacere ancora a fior di pelle. Arthur si girò ansimante sfiorando il petto dell’altro << Ti Amo, Merlino >> gli si fece più vicino << Non farmi preoccupare mai più così tanto, perché sarei capace di seguirti anche all’inferno pur di riaverti con me >> gli stampò un bacio sulle labbra ancora colme di desiderio.

L’altro lo guardò sorridendogli << Abbracciami >>  mentre si faceva avvolgere dalle braccia del biondo << Ti amo anch’io >> un ultimo sussurrò sulle labbra, e poi Merlino si addormentò contento di aver finalmente saputo addomesticare quell’uomo che tanto desiderava e amava, il capitano della sua rotta.

Arthur lo guardò addormentarsi profondamente, sentì la felicità propagarsi fino ad arrivare al cuore. Si addormentò piano anche lui mentre stringeva di più a sé quella balena che riservava ancora tanti misteri, ma con lui a fianco avrebbe solcato qualsiasi mare, qualsiasi abisso, superato qualsiasi tempesta.  

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