Alive – Still
Capitolo II
Harry, Ron ed Hermione
avevano un piano. Ne avevano parlato in privato perché era la regola: nessuno
doveva sapere quali fossero i loro progetti, così come quelli di Remus e Tonks
e della famiglia Malfoy.
Una volte separate le
strade… il nulla. Era difficile comportarsi come se non ci si fidasse gli uni
degli altri, ma era molto importante per l’incolumità di tutti loro. Meno si
sapeva, meglio era. Non potevano rischiare di essere catturati e costretti a
rivelare la posizione o le intenzioni degli altri.
Hermione andò a dormire
sul divano anche quella sera. Aveva aspettato che Harry e Ron fossero
addormentati e poi aveva abbandonato il proprio letto. Non riusciva a togliersi
di dosso la sensazione provata la notte precedente – Lucius l’aveva stretta di
nuovo.
Si sentiva stupida, una
ragazzina stupida e irresponsabile. Cosa credeva di fare? Cosa sperava di
ottenere?
Era sicura che la
dipendenza da Lucius sarebbe finita una volta lasciato il bunker, invece, se
possibile, era solo aumentata. Sapere di non poterlo toccare, di non potergli
parlare, di non poterlo neanche guardare come aveva fatto nelle settimane
precedenti era un pensiero devastante.
Forse, si disse, si
sentiva ancora così perché lo vedeva tutti i giorni. Una volta prese strade
diverse sarebbe finito tutto e quella strana ossessione sarebbe svanita con il
passare dei giorni. Ne era sicura. Doveva
esserne sicura.
In quel momento Hermione
era rannicchiata sul divano con le ginocchia al petto e una coperta sulle
spalle. Non riusciva a dormire, ma confidava di addormentarsi almeno per
stanchezza a un certo punto della notte.
Fissò a lungo la candela
che aveva portato dal piano di sopra e che aveva messo sul piccolo tavolino
davanti a sé. Emanava poca luce, ma era sufficiente a non farla precipitare nel
buio assoluto.
Sospirò, stremata, quando
all’improvviso sentì un rumore di passi. Qualcuno doveva essersi alzato. Non ci
fece caso fin quando non sentì i passi farsi sempre più vicini. Uno spuntino di mezzanotte?
Sorrise all’idea, e poi lo
vide.
Lucius.
L’uomo la guardò come se
fosse un fantasma. Hermione si sentì a disagio per qualche istante, poi si
ricordò che in casa c’erano altre persone. Non poteva succedere niente di
strano, era tutto ok.
«Pensavo di non aver fatto
rumore,» disse lei guardandolo.
«Non dormivo,» fu la
risposta che ricevette.
Perché non dormiva?
Hermione non riuscì a non porsi quella domanda. Parte della sua insonnia era
dovuta al fatto di dover dormire da sola, al non poter più godere del calore e
della sicurezza che aveva provato quando erano soli.
Lo guardò, forse per la
prima volta da quando erano arrivati lì, senza la paura di mostrare i suoi
sentimenti. Osservò ogni suo movimento, la mano che stringeva il bicchiere, il
modo in cui si versava l’acqua, i capelli sciolti sulle spalle.
Pensò che un’occasione
simile non si sarebbe più presentata e non voleva sprecarla.
Poi si accorse che i
minuti passavano e lui era ancora lì. Le dava la schiena, ma era immobile. Non
era ancora tornato in camera – da sua moglie.
Forse…
E poi Lucius si mosse. Si
voltò lentamente e la fissò negli occhi. Anche a qualche metro di distanza e
con la sola luce di una candela, Hermione riusciva a vedere ogni singola
sfumatura di ciò che agitava il suo sguardo. Avrebbe potuto guardarlo per ore.
Lo vide fare qualche passo
verso di lei, senza fretta. Lucius le si sedette accanto sul divano, posò la
testa sullo schienale e chiuse gli occhi. Solo in quel momento lasciò andare un
lungo sospiro. Sembrava stanco.
«Stai bene?» gli chiese
Hermione – erano così vicini che le loro gambe si toccavano.
«Non so come rispondere a
questa domanda,» ammise lui. «Ne hai una di riserva?»
Lucius aprì gli occhi e
voltò il capo verso di lei. Era impossibile negare che quella situazione, loro
due soli con la luce di una candela, gli ricordava terribilmente le settimane
vissute insieme.
Se si concentrava sul viso
della ragazza poteva dimenticare di trovarsi in una casa con altre persone.
Poteva dimenticarsi di sua moglie. Fingere che lei non stesse dormendo nella
camera in fondo al corridoio.
«Resti un po’ qui con me?»
Eccola, la Hermione che
aveva conosciuto. Quella che faceva domande scomode e diceva cose che lo
mettevano in difficoltà.
«Va bene.»
Hermione sorrise con il
cuore. Si fece più vicina e appoggiò il capo sulla sua spalla, era un gesto che
le veniva così spontaneo… Poi posò una mano sulla sua gamba.
Lucius si irrigidì per un
istante, ma si rilassò subito dopo. Non c’era nessuno lì con loro, potevano
godersi qualche minuto di tranquillità. Decise di lasciarsi andare, prese la
mano di Hermione nella sua e per puro istinto intrecciarono le dita in una
stretta che parlava per loro.
Hermione sospirò. Era
stanca. Non riusciva a dormire ed era sempre in tensione. Quando non pensava
agli Horcrux pensava a Ron che la guardava in modo strano, quando non pensava a
lui pensava a Lucius e quando pensava a Lucius usava tutta la sua forza di
volontà per mantenere l’autocontrollo al massimo.
Tutto ciò era snervante,
non aveva più energie, il che era un problema, perché in quei pochi giorni
doveva mettersi in forze in vista del nuovo viaggio che l’attendeva. Chissà
quando avrebbe potuto mangiare un vero pasto caldo e completo, o dormire in un
letto morbido una notte intera?
«Mi manchi.»
Quelle parole lasciarono
le sue labbra prima che potesse bloccarle.
«È lo stesso per me,»
ammise Lucius, non senza fatica.
Era difficile tornare ad
essere quello di prima dopo tutto quello che c’era stato tra loro.
«Sai, io… a volte penso a…
sì, insomma, ci penso e so che è stato strano e probabilmente sbagliato. So che
dovrei essere pentita, che dovrei considerarlo un errore o una debolezza…»
Lucius diede una piccola
stretta alla sua mano.
«Hermione,» disse in un
sussurro, «non è cambiato nulla da quando siamo andati via. Non sono pentito.»
Lei non sapeva se
sorridere o se scoppiare a piangere. Il suo cuore era così caldo e pieno di
speranza ed emozione che non riuscì a dire una sola parola. Alzò la testa per
guardare il viso dell’uomo che aveva cambiato la sua vita quando aveva pensato
di morire e sorrise.
Lucius ricambiò il
sorriso. «Cerca di dormire ora.»
L’alba li trovò ancora
insieme, ma Lucius si svegliò alle prime luci, come sempre ormai. Nessuno si
alzava tanto presto, così decise di tornare in camera.
Stranamente quelle poche
ore di sonno sul divano con Hermione erano state davvero utili: non si sentiva
così riposato e sereno da mesi. Si alzò facendo attenzione a non svegliare la
ragazza. La fece stendere più comoda e la coprì meglio con la coperta.
Si prese qualche istante
di solitudine per osservarla. Scosse la testa, incredulo: la piccola Grifondoro
era molto più di una coraggiosa so-tutto-io, molto più di una mente sveglia e
brillante, molto più di un’amica fedele.
Hermione per lui era
qualcosa che al momento aveva paura di identificare.
Lasciò la ragazza sola e
percorse il piccolo corridoio per infilarsi di nuovo nel letto dove Narcissa
dormiva serena, ignara di ciò che agitava l’animo di suo marito.
Poteva diventare
un’abitudine. Una nuova cosa che era soltanto loro, un piccolo ritaglio di
spazio e tempo dove potevano lasciarsi andare. Hermione non chiedeva altro, le
sarebbe bastato stare vicino a lui, stringergli la mano, addormentarsi di nuovo
insieme.
Lucius pensava la stessa
cosa ma, a differenza della ragazza, aveva molta più paura ad ammetterlo. Lei
era giovane e libera. Lui era sposato e aveva un figlio della sua stessa età.
Come poteva ammettere, anche solo a se stesso, di stare bene con lei? Di
sentirsi libero e sereno soltanto quando erano insieme?
L’idillio durò due notti.
Lucius si trovava in
camera quella mattina, solo con i suoi pensieri, quando Narcissa entrò. La
donna chiuse la porta alle sue spalle e mormorò un incantesimo silenziatore.
Aveva una strana espressione in viso.
«Cosa succede?»
«Dimmelo tu.»
Quello non era un buon
inizio.
«Cosa dovrei dirti?»
Narcissa lo fissò in
silenzio per quelle che sembrarono ore prima di parlare di nuovo. «È successo
qualcosa tra te ed Hermione Granger?»
Lucius impallidì, ma la
sua espressione rimase invariata. «Non so di cosa stai parlando.»
«Lo sai benissimo invece,»
rispose la donna, facendo qualche passo verso di lui. «Dimmi che sto
sbagliando, che non è come penso, perché se non è così, Merlino mi aiuti ma non
risponderò delle mie azioni.»
Lui la guardò come se la
vedesse in quel momento per la prima volta. Di sicuro lei sapeva molto più di
quanto stesse dicendo. Doveva avere qualche asso nella manica pronto da usare
contro di lui.
«Narcissa… non so davvero-»
«Vi ho visti!» esclamò a
quel punto lei, interrompendo l’ennesima bugia che non aveva intenzione di
sentire. «L’altra notte, e stanotte. Vi ho visti, Lucius. Abbracciati sul
divano a tenervi la mano e dirvi cose che…» scosse la testa.
Lucius si sentì smarrito
per qualche istante, ma forse lei non aveva davvero capito quanto coinvolti fossero lui ed Hermione. Forse c’era ancora un
modo per salvare il salvabile.
«Siamo stati da soli per
settimane, Narcissa, è normale che il nostro rapporto sia cambiato. Non c’era
nessuno con cui intrattenerci… certe cose avvicinano le persone, lo sai.»
Lei gli rifilò un’occhiata
strana. «Credi di ingannarmi così facilmente? Non sono Hermione, non sono una
ragazzina-»
«Non è una ragazzina, è
una donna!» gridò a quel punto lui, incapace di controllare le proprie
emozioni. Era stanco, stanco di tutto e di tutti.
Si allontanò da sua
moglie, che lo seguì e lo fece girare tirandogli la manica della camicia. Lo
spinse contro la parete, usando la forza forse per la prima volta in vita sua.
«Ed è diventata donna con
te? Ci hai pensato tu?»
Lucius non rispose. Non
c’era bisogno di parole, la sua espressione parlava da sé. Non riusciva a
guardare sua moglie in viso e spostò lo sguardo altrove.
«Mio Dio, Lucius… che cosa
hai fatto?» Narcissa lo guardò come se non lo riconoscesse. «Cosa hai fatto?»
Di nuovo, non ottenne
risposta da lui. Lo afferrò con le spalle e lo scosse con violenza, come se
volesse fargli del male ma non riuscisse a fargliene davvero.
«Non importa quanto sia
intelligente o matura, non importa quante cose orribili abbia dovuto superare…
è una ragazzina, che tu voglia ammetterlo o no! Una ragazzina appena
maggiorenne… ha l’età di tuo figlio, te ne rendi conto?»
«Credi che non lo sappia?
Che non ci abbia pensato?» Lucius tornò a guardare sua moglie e lei era certa
di non riconoscere più in lui l’uomo a cui era stata accanto per quasi tutta la
vita.
«Dovevi fermarti! Lei non
sa quello che vuole, è in balia delle sue emozioni! Era appena stata torturata
e tu eri l’unico punto fisso a cui aggrapparsi, era addirittura prevedibile!»
Lucius abbassò lo sguardo.
Narcissa aveva ragione. Hermione era debole, provata fisicamente ed
emotivamente. Aveva cercato in lui un appoggio e si era lasciata andare. Lui
avrebbe dovuto impedire che oltrepassasse il confine… eppure, nonostante tutto,
perché non riusciva a pensare che fosse sbagliato? Perché, dentro di lui,
quello che era successo con Hermione non era un errore?
Osservò sua moglie
passarsi le mani sul viso e tra i capelli con gesti nervosi. «Come l’hai
capito?»
«C’era qualcosa di strano
tra voi quando lei è stata male,» rispose, allontanandosi da lui. «Deve essere
stato il modo in cui ti ha guardato, o in cui tu la stringevi. Non ne ero
sicura, poi l’altra notte ho sentito che ti alzavi… e non tornavi. Sono venuta
a cercarti e ti ho visto sul divano con lei.»
Lucius si diede
mentalmente dello stupido. Come aveva potuto pensare, sperare, di poter avere di nuovo uno strappo di ciò che aveva avuto
con Hermione nel bunker? Che nessuno se ne accorgesse?
«Questa cosa deve finire.»
«È già finita.»
«Per sempre, Lucius.»
Hermione aveva trascorso
l’intera mattina in camera a leggere e guardare cartine geografiche; stava
studiando tutti i possibili luoghi in cui accamparsi o spostarsi in caso di
emergenza, posti dove nessuno sarebbe andato a cercare il trio.
Aveva sentito delle voci
al piano di sotto, ma era stata così assorta nel suo compito da non aver
prestato troppa attenzione.
«Hermione, sei ancora lì?»
Harry entrò in camera e le
rivolse un sorriso bonario nel vedere che sì, lei era ancora lì con le cartine
sparse sul letto e sulle gambe.
«Mi sono fatta prendere la
mano,» rispose al sorriso e alzò le spalle. «Ho sentito un po’ di rumore giù, è
successo qualcosa?»
«Ah, sì, forse non lo sai…
c’è stato un cambio di programma, i Malfoy partono domani.»