Guance Di Rosa

di AlessiaOUAT96
(/viewuser.php?uid=815215)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** vellutata come una rosa ***
Capitolo 2: *** La signora Stéphanie ***
Capitolo 3: *** battaglia di neve ***
Capitolo 4: *** festività ***



Capitolo 1
*** vellutata come una rosa ***


n.d.a: questo è il prequel di “una serata indimenticabile”. Premetto che non è necessario che leggiate la One-Shot. Detto questo vi lascio al primo capitolo. Buona lettura!
 


In una fredda giornata d’inverno, mentre dal cielo cadevano candidi fiocchi di neve che toccando il suolo formavano un freddo manto bianco, qualcuno piangeva insistentemente.

All’inizio alla signora Stéphanie sembrava di essersi immaginata tutto ma quel pianto non accennava a smettere. Tornò sui suoi passi e, nascosto dietro un bidone della spazzatura, notò qualcosa che si muoveva e strillava. Un neonato, più precisamente una neonata.

Appena l’infante la vide smise di piangere e le sorrise. Era avvolta in una coperta, ormai bagnata a causa della neve; tese le sue braccine verso la signora che, non potè fare a meno di prenderla in braccio, avvolgendola nella sua sciarpa di lana e portandola a casa sua.
“Com’è bella! Non capirò mai perché qualcuno ha deciso di abbandonare una simile creatura!” pensò.

La bimba si addormentò tra le sue braccia e la signora Stéphanie, notando che le sue guance erano rosse come una rosa, le toccò la fronte, appurando che aveva la febbre.

Non abitava in una casa “normale”, viveva in un orfanotrofio in città, assieme a sua sorella Emma, alle altre governanti ed a una miriade di orfani di varie età.

Per quanto all’esterno potesse sembrare uno di quei collegi severi, l’Orfanotrofio Delle Sorelle Blanche era molto accogliente e ben organizzato. L’edificio era enorme tanto da avere diverse aule per le lezioni dove, i bambini che raggiungevano i sei  anni, imparavano a leggere ed a scrivere e continuavano il loro percorso di studio lì, finchè non sarebbero stati adottati.
La signora Stéphanie aprì la porta e si fermò davanti al corridoio che conduceva ad altre stanze.

Facendo attenzione a non far cadere la bimba, appese il suo cappotto nero sull’appendiabiti di fianco alla porta e rimase a fissare una foto per qualche istante. Erano raffigurate due donne, una giovane dai capelli castano chiaro con uno sguardo tenero, le mani congiunte appoggiate sopra dei blu jeans. Indossava una camicia a quadri rossa e bianca. L’altra donna era più anziana, lo si capiva dai capelli bianchi raccolti in un basso chingon. Anche lei aveva un dolce sguardo e abbracciava la figlia. Aveva indosso una gonna lunga fino alle caviglie color cioccolato ed una semplice camicia bianca.
-Se non fosse stato per voi, ora questi bambini non avrebbero una casa. Grazie mamma, e grazie nonna Lucy- disse sottovoce ripensando che era solo grazie a quelle due donne se l’orfanotrofio funzionava ancora.

Fu accolta da due gemelli dai capelli scuri e dagli occhi castani.
-Mamma Stéphanie! Chi è quella bambina?-
-Ciao Luke, ciao Lawrence! Dov’è Emma?-
-Sta giocando con la neve in giardino assieme agli altri. La andiamo a chiamare se vuoi-
-Grazie Lawrence. Ditele che sono in stanza da letto con una nuova arrivata con la febbre-
-Allora è una di noi!- disse Luke prima di andare a chiamare la signora Emma.

La signora Stéphanie si diresse verso la sua stanza da letto con in braccio la bimba ancora dormiente. Fece attenzione a non fare rumore mentre saliva le scale, guardò fuori da una finestra sulla scalinata e notò che molti bambini erano fuori a giocare con la neve. Arrivò nel proprio piano e si diresse verso la propria meta. Aprì la porta di legno bianca e mise la neonata in una culla che recentemente ospitò un neonato che fu subito adottato.
-Stéphy, sono Emma-
-Entra pure-

La signora Emma somigliava tanto a sua madre, capelli castano chiaro ed occhi azzurri. Si avvicinò alla culla e chiese: -Dove l’hai trovata?-
-Vicino ad un bidone della spazzatura, al freddo. Non c’era nessun biglietto. Piangeva ininterrottamente finchè non mi sono avvicinata. Mi chiedo come si può ignorare una creatura così bella. Era pallida ma sembra aver ripreso colore-
-Come la chiamerete?- chiese improvvisamente Luke.
-Luke, ti ho detto mille volte che devi bussare prima di entrare..-
Il bimbo abbassò lo sguardo dispiaciuto –Scusa mamma Emma-

Si avvicinò alla culla e, aiutato dalla signora Stéphanie, vide la nuova arrivata.
-Ha le guance dello stesso colore di una rosa rosa.- sfiorò le guance con una mano –E sono anche vellutate come una rosa.. Perché non la chiamiamo Rose?-
-Sì, perché no? Allora è deciso, si chiamerà Rose-

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La signora Stéphanie ***


La signora Stéphanie, non assomigliava alla sorella. Aveva la carnagione leggermente olivastra, capelli neri ed occhi color nocciola. Quella notte venne svegliata dal pianto della piccola Rose, la sorella dormiva in una stanza a parte.

Accese la luce e si alzò dal letto guardano l’ora. Erano appena le quattro della mattina e Rose piangeva. Si avvicinò alla culla e toccando la fronte della neonata, si rese conto che la febbre era miracolosamente scesa, ma non passata del tutto. La prese in braccio, cullandola. La bimba istintivamente toccò un seno della signora, allora in quel momento capì che la bambina aveva fame.

Purtroppo il suo seno non produceva latte, non più ormai. Non era più giovane come una volta, ma nemmeno anziana. Si infilò le ciabatte e, con Rose ancora in braccio, si diresse verso la cucina; facendo attenzione a non svegliare nessuno.

Quella grande cucina, dove la mattina era piena di gente, a quell’ora ovviamente era deserta; meglio per lei, almeno non avrebbe dovuto dare spiegazioni.
Appoggiò Rose su un tavolo e mentre metteva a scaldare il latte le canticchiava una canzoncina: - Fermo in cielo come stella, bimba amata, bimba bella; il mio amor ti veglia da quaggiù, si avveri ogni sogno che sognerai tu, cosicché non soffrirai più-*.

Quella dolce melodia le fece ricordare sua madre o meglio, la sua matrigna in senso buono. Era veramente sorella di Emma, sorellastra per essere precisi. Stesso padre, madre diversa. I due avevano divorziato e la madre biologica si rifiutò di tenere Stéphanie con sé. Il padre si risposò con la madre di Emma che, la prese sotto la sua ala come fosse figlia sua; sebbene avesse circa dieci anni quando il padre si risposò, lei non soffrì della mancanza della madre biologica anzi, preferiva quella adottiva tanto che la considerò come vera mamma. Una madre che adorava le proprie figlie, non che le abbandona solamente per il divorzio, considerandole come un peso insopportabile.

Quella melodia gliela cantava sua madre adottiva prima di andare a dormire. Ma la sua vita le serbò altra sofferenza. Quando lei aveva quindici anni, il padre morì in un incidente stradale, lasciando la moglie da sola. A differenza dell’altra donna, lei non abbandonò Emma e Stéphanie, si diede da fare e lavorava sempre più. Anche le figlie la aiutavano. Vedendo che la nonna di Emma e di Stéphanie, aveva aperto un orfanotrofio, la piccola famiglia decise di trasferirsi lì e di lavorarci.

Stéphanie aveva subito accettato la cosa, sentiva il tema dell’abbandono caro a sé, e, nonostante volesse continuare gli studi, prese solamente il diploma delle scuole superiori, in base alla scelta che aveva fatto; ovvero di lavorare con tutte sé stessa nell’orfanotrofio. Sia la madre che la sorella accettarono la sua scelta, capendone subito i motivi.

Spense il fornello, dopo che si accertò che la temperatura era al punto giusto. Mise il contenuto del pentolino in un biberon. Si sedette su una sedia, prese Rose in braccio e le diede il latte. Non era la prima volta che lo faceva ma con Rose, sentiva qualcosa di diverso e non capiva il perché.

Appena ebbe finito il latte, Rose si addormentò in braccio alla signora Stéphanie che la riportò nella sua camera da letto, rimettendosi anche lei a dormire.
-Stéphy? Posso entrare?-
-Sì.. entra..- disse svogliatamente. Guardò l’ora sulla sveglia, prese un respiro profondo e si alzò dal letto, ancora assonnata e con i capelli in disordine.
Emma la guardò stupita, di solito era lei che veniva svegliata e non il contrario.
-Stai bene? Di solito sei tu che svegli me..-
-Sì..sto bene- sbadigliò –è solo che mi sono dovuta alzare alle quattro per dare da mangiare a Rose, piuttosto come sta?-
-A differenza di te, lei è più in forma..- effettivamente era in piena salute, sorrideva e rideva.
-Vado a prepararmi, ci vediamo giù. Puoi prenderla tu?-
-Non c’è bisogno che lo chiedi, lo avrei fatto comunque vedendo lo stato in cui ti trovi-
La signora Emma uscì con Rose, pulita e cambiata, in braccio.

La sorella andò in bagno e si fece una doccia veloce. Mentre stava uscendo con solo un asciugamano a coprirla, si guardò allo specchio. Aveva gli occhi gonfi, si vedeva chiaramente che era stanca. Aveva sognato sua madre, quella biologica che le ripeteva che non la voleva con sé, poi sognò il volto del padre prima dell’incidente.

Quel sogno l’aveva scossa, dopo l’incidente ci fu un periodo in cui lei andò in depressione, in cui continuava a pensare che fosse a causa di quello che gli aveva detto prima di partire. “Ti odio!Potevate pensarci prima di avere una figlia!”

Avevano litigato, Stéphanie aveva scoperto che, quando si accorsero che era incinta, volevano abortire , lui era d’accordo. A quel tempo erano giovani. Ebbero Stéphanie quando avevano poco più di vent’anni, a quel tempo volevano vivere la loro vita, un figlio non gliel’avrebbe permesso, ma decisero di tenersela e di cercare di comportarsi come dei veri genitori. Ma il loro rapporto durò poco.

Stéphanie aveva origliato una conversazione con la ex moglie del padre: “Perché non possiamo tornare insieme come una volta George?”
“Mi sono risposato, ho due figlie e dei doveri, Silvia”
“ I tuoi doveri sono la tua nuova moglie, sua figlia e Stéphanie? Nessuno scoprirà il nostro rapporto, posso tornare ad essere la tua amante, come una volta”
“No, non finchè ci sarà nostra figlia di mezzo”
“Io non la considero nostra figlia, puoi considerarla tua se vuoi, ma non mia. Io non l’ho mai voluta, nemmeno tu la volevi all’inizio. Volevo abortire, tu eri d’accordo. Avremmo continuato la nostra vita spensierata, tra divertimenti e lussuria.”
“Allora perché l’abbiamo tenuta?”
“Perché tu hai insistito a voler fare il genitore. Guarda dove siamo arrivati!”
“Siamo arrivati al punto in cui io non mi pento delle mie scelte. Stéphanie è una figlia davvero stupenda, così come lo è la mia nuova famiglia. Non voglio più avere a che fare con una strega come te”

Ma Stéphanie non ascoltò l’ultima frase del discorso. Quando il padre partì, lei gli scaricò la sua rabbia.

Quando alla famiglia arrivò la notizia della morte di George, nessuno voleva crederci. Gli dissero che l’uomo aveva accanto al posto guida un pacchetto contenente una cornice ed una foto ritraente la famiglia; ed un biglietto con scritto: “ Mia dolce Stéphanie, mi dispiace per quello a cui hai assistito ma ti sei persa la parte finale. Non mi pento assolutamente delle mie scelte nei tuoi confronti, mi pento di non essermi accorto della crudeltà di quella donna. Ti voglio e ti vorrò per sempre bene.”

Si risvegliò dai suoi pensieri, si vestì e si asciugò i capelli, pronta per una nuova giornata.
 


n.d.a. * Tratto e modificato da Barbie Raperonzolo: “Fermo in cielo come stella”

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** battaglia di neve ***


Portò Rose in uno dei salotti che l’orfanotrofio aveva a disposizione, venne subito accolta dalla sorella e dagli altri bambini, in particolar modo dai due gemelli.
-Stéphy, cos’hai?- chiese la signora Emma.
-Nulla, non preoccuparti. Piuttosto dove hai messo gli abiti pesanti per i neonati? La vorrei portare fuori a farle vedere la neve-
-Te li vado a prendere-
Nel frattempo, la signore Stépahanie si era seduta con la bambina in braccio, le si avvicinarono i gemelli e Lawrence chiese: -Come sta Rose?-
-Sta bene, non preoccuparti, piuttosto, com’è che sai il suo nome?-
-Me lo ha detto Luke..-

Il bambino prese la manina di Rose, la quale le afferrò un dito e sorrise. Non aveva ancora i dentini, ma il suo sorriso era ugualmente bello e dolce. Arrivò la signora Emma che porse i vestiti alla sorella.
-Sembra un bambolotto!- esclamò Luke. Effettivamente l’aspetto era quello: guance paffute e rosee, completino da neve rosso, scarpine dello stesso colore e cappellino bianco.
Uscirono fuori nel giardino ancora imbiancato, dal cielo si poteva capire che avrebbe ancora nevicato, le nuvole erano bianche come il cielo, faceva freddo ma non c’era un soffio di vento.
-Fa freddo!- esclamò un bambino che era appena uscito.
-Siamo in Canada..qua fa sempre freddo in inverno- rispose la signore Emma che nel frattempo stava sistemando la sciarpa al bimbo.

Da poco cominciarono a cadere piccoli fiocchi di neve che fecero entusiasmare i bambini. Si sentivano urla di felicità e si vedevano bambini e bambine che giocavano a palle di neve, mentre altri rientravano perché sentivano freddo o perché dovevano andare a lezione.
-Bene Rose, questa è la neve.. dovrai abituartici finchè rimarrai in Canada..-

Non appena Rose sentì sulla sua pelle il freddo della neve sorrise e cominciò a prendere i fiocchi tra le sue manine, sembrava li volesse prendere tutti, le sue mani si muovevano a scatti come se appena il fiocco si scioglieva, volesse provare la stessa sensazione con un altro. Quella era la sua prima volta sulla neve insieme a qualcuno.





Rose era seduta fuori in giardino mentre nevicava, erano passati quattro anni dopo la sua prima volta e lei, ogni anno andava fuori per godersi lo spettacolo invernale. Era vestita molto pesante tant’è che le si potevano solo vedere gli occhi color nocciola, osservare gli altri orfani, giocare sulla neve. Diede un leggero  calcio contro un mucchietto di neve, poi si alzò e si ripulì dalla neve che le si era appiccicata sui vestiti.
-Ehi tu! Vieni a giocare con noi!- gli urlò un bambino.

Era la prima volta che qualcuno la invitava, di solito se ne stava sempre sulle sue a fantasticare sul suo futuro, ogni volta diverso; così accettò e raggiunse il piccolo gruppetto.
Il gruppo era formato da cinque bambini, due femmine e tre maschi, lei esclusa.
-A cosa giochiamo?- chiese Rose.
-Battaglia di neve, maschi contro femmine, il gruppo che perde dovrà fare una penitenza.. ci stai?- chiese il bambino al centro. Aveva sentito che si chiamava Sean, quindi il resto del gruppo doveva essere formato dai suoi amici: Jimmy e Richard, mentre le femmine dovevano essere Lia e Lucy. Non avevano una buona reputazione, venivano sempre sgridati a causa di qualche guaio. Se non eri tra la loro cerchia, non avevi molte possibilità di “popolarità”; infatti tutti gli stavano alla larga, era meglio non avere rapporti con loro.
Non sapeva se era una buona idea accettare, ma doveva comunque provarci e quindi acconsentì.
-Bene, voi femmine state di là- disse indicando un cumulo di neve vicino al muretto- Mentre noi stiamo qua. Chi viene colpito due volte viene eliminato-

Le ragazze corsero verso la loro postazione e prepararono le munizioni.
-Rose, giusto? Se perdiamo sarà tutta colpa tua!- disse Lucy, una bambina dai capelli rossi.
-Cosa? Perché colpa mia?-
-Perché sei la nuova arrivata è ovvio.. di solito noi non perdiamo contro di loro, quindi vedi di non farci fare brutta figura..-
Rose pensò subito che fossero davvero antipatiche e di certo non biasimava chi le odiava con tutto il gruppo. Non capiva perché fossero così, in fondo era solo un gioco. Non le sembrava giusto, sapeva che i grandi ogni tanto facevano così, ma lei o meglio loro, avevano solo quattro anni!
-Ok..- rispose Rose un po’ spaventata.

La battaglia cominciò quando Jimmy fece cadere un fazzoletto rosso in mezzo al campo. Cominciarono subito a lanciarsi palle di neve, Rose schivava tantissimo colpi della squadra nemica ed ogni tanto se le sentiva dire dalla compagne. Lanciò una palla che colpì direttamente in faccia Sean, che si arrabbiò tantissimo. –Come hai osato colpirmi? Questa me la paghi!-
-Non dovevi colpirlo- le disse Lia, la bambina dai capelli neri.
“Ma non è una battaglia questa? “
Rose capì il gioco che volevano fare, volevano far perdere le femmine, così che lei avrebbe fatto chissà quale penitenza: -Voi volete perdere per farmi fare la penitenza, non è così?-
-Ma che brava, hai capito vedo..- rispose Lia.
Le compagne di squadra fecero un segno agli “avversari” che cominciarono lanciarle palle di neve a raffica.

 Rose perse la pazienza ed escogitò un piano: corse verso un albero e vi si arrampicò aspettando che il gruppo le fosse sotto, per permetterle di seppellirli sotto la neve. Ci riuscì e quando scese dall’albero vittoriosa il gruppetto cominciò a piangere, attirando l’attenzione di alcune lavoratrici.
-Ma che succede?- chiese una di loro.
-Rose ci ha buttato tutta questa neve sopra!- disse singhiozzando Sean- Ma noi non le abbiamo fatto niente!- continuò.

I compagni lo imitarono, cominciando ad incolpare Rose che guardava la scena incredula. Sapeva che mentivano solo per scaricarle la colpa addosso, cominciò a preoccuparsi della punizione che le avrebbero dato.
-Lei è cattiva!- disse Jimmy.
-Guardate cosa ci ha fatto!- continuò Richard.

Nel frattempo si erano radunate parecchie persone, molte delle quali guardavano Rose che si allontanò alla svelta. Sentiva i suoi passi sulla neve e le risate delle “vittime” che le urlavano “Codarda!” oppure “Adesso scappi eh?”. Rose corse subito dentro, ma venne fermata dalle due sorelle.
-Non credere che non sappiamo cosa hai fatto, Rose- disse la signora Emma.
-Io..io l’ho fatto solo per vendicarmi di quello che mi stavano facendo- rispose abbassando lo sguardo. Delle lacrime cominciarono a rigarle il viso. La signora Stéphanie si abbassò, per essere alla sua altezza e la abbracciò, lasciando sorpresa la bambina che continuava a piangere.
-Vieni con me- le sussurrò- intanto Emma, occupati degli altri-

La signora Stéphanie prese Rose in braccio e la portò nella loro camera da letto. La bambina aveva smesso di piangere ma era comunque preoccupata.
La adagiò a terra delicatamente e le porse una coperta. Si sedette davanti a lei con le gambe incrociate così che potessero guardarsi negli occhi e parlare faccia a faccia.
L'espressione della signora traspariva dolcezza e questo fece sì che Rose si tranquillizzasse. Non voleva essere sgridata per qualcosa che non fosse proprio per colpa sua. In fondo voleva solo difendersi
-Mi dispiace mamma Stéphanie ma…-
-Ti perdono Rose, ma non farlo mai più. La vendetta non è una cosa buona. Lo so cosa stava succedendo, vi abbiamo osservati. Sappiamo chi sono, ma perché hai accettato?-
-Perché volevo provare…-poi sbadigliò.
-è sera ormai, vieni a cena e poi andiamo a dormire, a proposito, non potrai stare con noi tutto il tempo. Dovremmo trovarti dei compagni di stanza, sei abbastanza grande da dormire da sola ormai..-

Scesero giù in mensa dove Rose prese un piatto di minestra dove ci mise del pane, ed una fettina di carne. Si sedette lontano dal gruppetto con cui aveva giocato nel pomeriggio e si mise vicino ad un’altra bambina.
La cena fu tranquilla e quando misero tutto a posto, Rose andò a dormire con le due sorelle.
 



n.d.a: vorrei fare una precisazione.. la signora Stéphanie a cui ho dedicato il capitolo precedente, non è un personaggio a caso.. ho voluto dirvelo perché poteva sembrarvi noioso ma.. capirete più avanti..
Ringrazio le persone che leggono la mia storia anche se non siete in molti, vi ringrazio comunque.. se volete lasciare recensioni fate pure.. non mi offendo se sono negative..
Alessia

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** festività ***


-Rose, Rose, svegliati!-
La bambina mugugnò e si coprì la testa con un cuscino.
La signora Stéphanie le tolse le coperte improvvisamente, costringendo la bambina ad alzarsi.
-Perché dovrei alzarmi? È presto!-
-Perché cara la mia rosellina, tra una settimana è Natale!-

Le si illuminarono gli occhi, dei suoi Natali precedenti ricordava solamente le luci dell’albero di Natale, il cibo, i regali! Ah, i regali, per lei erano il momento più bello di quella festività, come tutti i bambini dopotutto. Scese dal letto, si vestì e si sistemò di corsa, quel giorno sarebbe dovuta uscire con la signora Emma per le compere natalizie, forse con loro sarebbero andati altri bambini.
-Speriamo non nevichi, non voglio trovarmi con l’ombrello pieno di neve!-
-Sai mamma Emma, io invece voglio proprio il contrario… è più divertente con la neve e poi tu ci compri la cioccolata calda!-
-Pensi solo a quello… dai scendiamo a fare colazione che poi andiamo..-

Scese le scale di corsa, voleva arrivare in mensa al più presto possibile dato che non vedeva l’ora di uscire. Fece colazione in fretta e furia guadagnandosi  delle occhiate strane da parte degli altri; di solito era molto calma, uscì dalla mensa e si infilò gli stivaletti ed il cappottino.
-Dove credi di andare così?- disse la signora Emma.
-Io sono pronta, andiamo?-
-Prima mettiti il cappello ed i guanti. Verrà anche un’altra bambina con noi. Si chiama Jasmine ed è un anno più grande di te-
Rose fece spallucce, le importava di più andare a fare compere.

Si accorse che Jasmine era la stessa bambina che aveva visto la sera precedente in mensa. Aveva i capelli castani e gli occhi verdi.
Fuori non nevicava per la gioia della signora Emma, c’era solo un filo d’aria fredda che fece arrossire le guance di Rose.
-Hai le guance dello stesso colore di una rosa! Ecco perché ti chiami Rose!-
-Ehm, grazie Jasmine..-

“Sono bella come una rosa!” pensò Rose sorridendo e saltellando tra la neve del marciapiede. Jasmine si fece contagiare dall’allegria e cominciò anche lei a saltellare, tenendo per mano Rose. Ad un certo punto la bambina dai capelli castani cadde per terra, ma non pianse. Rose e la sig. Emma la aiutarono ad alzarsi. Rose e Jasmine si guardarono negli occhi per poi riprendere la camminata. Nonostante la caduta, entrambe ripresero a saltellare ed a correre tra la neve e quando una delle due stava per cadere, l’altra la sosteneva.

Fecero molte compere tra cibo e addobbi vari tuttavia non comprarono regali, anche se le due bambine si erano incollate alle vetrine di tutti i negozi di giocattoli. Le due signore preferivano uscire senza i bambini per quel tipo di spesa, dovevano tenere in vita Babbo Natale dopotutto.

Ad un certo punto le due si fermarono:-Mamma Emma..!- la guardarono con gli occhi da cucciolo, capaci di sciogliere persino la persona più arrabbiata –Ci compri la cioccolata calda?- dissero indicando una cioccolateria dietro di loro –Per favore!!-
La sig. Emma non poté rifiutare una simile richiesta, le loro espressioni erano dolcissime, acconsentì.
Entrarono nella cioccolateria e si sedettero ad un tavolino dove la cameriera arrivò a prendere le ordinazioni.

-Io vorrei una cioccolata calda!- esclamò Rose.
-Anche io, solo al gusto di cioccolata bianca, per favore- chiese gentilmente Jasmine.
-Io invece non prendo nulla ma..- guardò le due bambine sorridenti e felici e aggiunse:-Può aggiungere alle ordinazioni i mashmallow?-
-Certamente- rispose la cameriera.
Le due bambine abbracciarono la signora Emma e la riempirono di baci.
Ogni volta che riceveva manifestazioni d’affetto da parte degli orfani, le si riempiva il cuore di gioia e si commuoveva, le veniva quasi da piangere in quel momento; le bimbe se ne accorsero e chiesero:-Perché piangi mamma Emma? Non devi essere triste, ci siamo noi con te!-
-Lo so piccole.. vi voglio tanto bene, queste sono lacrime di felicità-

Quando arrivarono le ordinazioni, le due bambine si fiondarono sulle calde bevande, scottandosi la lingua.
-Ahia! Mi sono bruciata la lingua!- disse Rose.
-Anch’io!- rispose Jasmine.
Finirono la bevanda in poco tempo nonostante fosse bollente. Anche la cameriera si divertì a vederle. La signora Emma pagò e se andarono verso la posta.
-Perché siamo qui?-
-Devo spedire la lista per Babbo Natale-
-È vero! Io ho già detto a mamma Stéphanie cosa vorrei..!- esclamò Jasmine.
-Anch’io l’ho fatto. Speriamo che Babbo Natale ci porti quel che vogliamo! Ehi! Che ne dici se la notte della vigilia lo aspettiamo? Magari ci fa conoscere anche le renne mentre distribuisce i regali!-

Si diedero il cinque ma il loro entusiasmo fu interrotto dalla signora Emma.
-Se lo farete, non si presenterà, tanto meno le sue renne..!-
Le due bambine ci rimasero male ma non si scoraggiarono, a loro dopotutto, importavano i regali. La settimana passò in fretta e non si accorsero che il 25 dicembre era già arrivato.
-Mamma Stéphanie! Mamma Emma! Alzatevi! Dobbiamo aprire i regali!- urlò Rose.

-Mh Rose! Hai tutta la giornata! Torna a dormire!- le due signore avevano passato tutta la notte a sistemare i regali sotto i vari alberi sparsi per l’orfanotrofio, avevano anche dovuto mangiare tutto il latte e biscotti che i bambini avevano lasciato. Dopo tutto quel lavoro, tra mangiare e sistemare facendo attenzione a non svegliare nessuno, erano distrutte.

A quel punto Rose uscì dalla stanza ancora in pigiama e raggiunse Jasmine in uno dei salotti.
Anche lei era in pigiama. Era seduta in ginocchio sotto l’albero addobbato due settimane prima. La stanza era ancora fredda, poiché il camino non era ancora acceso, ma non ci fecero caso. La gioia per il giorno tanto aspettato, non permetteva loro di percepire il freddo.
-Chi apre per prima i propri regali?- chiese Rose curiosa.
-Posso iniziare io?- chiese Jasmine. Rose annuì.

Tutti avevano ricevuto due regali, uno da parte di ogni mamma. Scartò i suoi e divenne improvvisamente felice.
-Era quello che volevo!-
Aveva ricevuto un grande libro da colorare, dato che era la sua passione, ed un set di colori di ogni genere: pastelli, pennarelli, tempere etc. Era al settimo cielo.
-Ora tocca a te!-
Rose ricevette una bambola di pezza dai capelli arancioni e vari vestitini, una in più per la sua collezione. Ricevette anche un peluche a forma di gattino. Quei doni le piacevano veramente tanto.

Quando toccò al pranzo, tutti erano molto contenti e ringraziarono in coro Babbo Natale; per la cena invece ci furono canti natalizi e balli, le due bambine mangiarono sial il panettone che il pandoro, per non parlare dei vari dolci che le procurarono un forte mal di pancia.
Cominciò anche a nevicare, rendendo l’atmosfera magica per un bianco Natale.

Arrivò anche il Capodanno, dove tutti ebbero modo di divertirsi insieme e quando scoccò la mezzanotte, erano tutti fuori in giardino, attorno al gigantesco albero illuminato dalle luci; guardando in cielo la bellezza dei fuochi d’artificio.



n.d.a. anche se non siete in molti mi scuso per il ritardo ma per questa storia sto perdendo l’ispirazione, anche se la trama ce l’ho già in mente da un bel pezzo.  Credo che con il prossimo capitolo finirà la parte dell’infanzia di Rose, il tempo passerà piuttosto in fretta. Anche se credo che aggiornerò molto in ritardo causa perdita ispirazione per continuare vi lascio comunque l’avviso che ho messo anche per le altre storie:

AVVISO A TUTTI I LETTORI: dato che mi rimangono le ultime interrogazioni prima della maturità, non ho idea di quanto tempo passerà prima del prossimo capitolo.. mi scuso in anticipo se l’aggiornamento arriverà in ritardo o perlomeno dopo settimane..

(Mi piacerebbe ricevere qualche recensione)
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3109855