Morrison Hotel suite

di ignone
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1 - Roadhouse Blues ***
Capitolo 2: *** #2 - Waiting for the Sun ***
Capitolo 3: *** #3 - You Make Me Real ***
Capitolo 4: *** #5 - Blue Sunday ***
Capitolo 5: *** #8 - The Spy ***
Capitolo 6: *** #11 - Maggie M'Gill ***



Capitolo 1
*** #1 - Roadhouse Blues ***


Mi sento male.

"Chi di voi non ha mai alzato la testa o battuto il piede o deglutito tre sorsi di birra con in testa un blues? che fosse suonato o solo un miraggio nelle vostre orecchie sorde, dico, ed é una fottutissima domanda seria. Chi di voi ha mai amato la sua donna senza il retrogusto amaro delle scopate già in bocca? Chi di voi non ha bisogno di qualcosa o qualcuno ogni maledetto minuto per non doversi ritrovare solo come un cane? Chi di voi può dirsi veramente -
vivo?"

Non dovrei aspettarmi risposta.
Ma se vi ho deluso non é di certo colpa mia, lo dico chiaro; uccidereste per vedermi ma fuggite appena mi mostro per ciò che sono - aprite gli occhi!
Non sono io quel ragazzino sprezzante che vedete sulla copertina dei giornali, non sono io quelle spalle alzate e quello sguardo furbo puntato in camera, non sono io il "giovane leonino", non sono io quel bambolotto drogato; non lo sono mai stato, forse. 
Di certo non lo sono più.

E non me ne frega un cazzo di quello che vi aspettate.

Avrei voluto che uno solo di voi, anche uno solo, alzasse le mani e mi rispondesse -
"Sì, io vivo! Io vivo davvero e" non ho paura in questo mondo di cadaveri insolenti e vermi
"so cosa fare per rinascere ma" non so come dovrò morire
"il cielo non incombe su di me." 

O che qualcuno lo dicesse a me.
"James, sei morto."

Invece no.

D'altronde, pane al pane e vino al vino; voi non avrete ciò che vi aspettate da me e io non avrò ciò che vorrei da voi. Voi volete spettacolo e io voglio speranza. Voi volete la felicità e io non voglio affogare in una bottiglia.
Non sono più disposto a sacrificarmi per un sorriso di scherno.
E ho deciso che cercherò solo di vivere, d'ora in poi. Di uscire dalla trappola che mi avete aiutato a costruire su misura. Non volevo arrivare al punto di dover fare logica per salvarmi, seppure stia cercando un cazzo di bungalow, come un anonimo americano buonista. Ma non ho mai voluto molto, vorrei solo.. sapere cosa sono. Non voglio essere felice. Rispondetemi, almeno stavolta, sinceramente; chi sono? E se ve lo chiedo é perché non ce la faccio più; perdonatemi.


 

Vienimi a prendere, se vuoi, ti aspetto nella Roadhouse.

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Capitolo 2
*** #2 - Waiting for the Sun ***


"La prima visione dell'Eden" – poi nero, ancora. Impalpabile, inesistente, irresistibile.
Ti accompagnerò. L'ho promesso.
Ma non azzardarti ad aver paura; la paura è per i mediocri. Terrorizzata scorgeresti il purgatorio; ma tu non vuoi vedere il nono cielo? Non vuoi superare gli altri?
Non vuoi volare più in alto? Non vuoi vivere per aver
qualcosa di cui vantarti, come ti hanno sempre sfidato a fare, come ti hanno sempre impedito?



"Non ho mai vissuto così intensamente, madre.." mormorasti, pallida come un ricordo, ma ancora respiravi. E avresti giurato il falso pur di correre nuovamente sulla sabbia, verso l'oceano, dentro all'oceano, nell'acqua fresca e dolce che avevi imparato ad amare ciecamente. Gli altri non capivano, tu credevi volessero tenerti a terra.


Non ho mai vissuto così intensamente, madre.”


Questo è ciò che voglio sentire. Fidati delle mie braccia forti, ti porteranno lontano. Fidati dei miei occhi dorati. Fidati della bocca che ti bacerà fino a divorarti, mentre ti sporgi come una bambina alla luce degli abissi, senza sapere del rischio - il rischio che loro si sono inventati per farti stare buona, anestetizzata. Io lascerò che tu prenda il potere. Ti ho mai delusa?


No madre, mai.” mentisti spudoratamente.
Ti eri pentita d'aver tradito chi credeva in te. Ti eri pentita, certo, ma Lei era tornata più forte e inebriante; non saresti potuta resistere a tanta potenza lasciva, coi polsi fragili che avevi. Decidesti che l'ultima volta prima della lucidità doveva soddisfarti.

Aspettavi il sole.


Ma ora, non senti la primavera avvicinarsi? Forza, piccola mia, forza. Corri. Nessuno ti vieta di farlo.

Il mondo è tuo.

Non cambierai, per una volta di troppo.

E anzi, vivrai, vivrai ancora, vivrai nel sole scarlatto che tanto desideri poter guardare senza ferirti le pupille. Te lo lascerò fare.

Il mondo è tuo!



La seguisti, ingenua come tutte, innocente come poche. Sapevi. Ma è più comodo così.

E cominciasti a provare, scavalcasti l'ultimo limite.
Partisti; 

la sensazione dolcissima dell'abbandono; 

mani che tornano a stringerti, sono ossute; 

il sorriso dei tuoi veri genitori; 

il ritmo che aumenta; 
l'abbandono; 
tre occhi; 
paure; 
sorrisi; 
ritmo; 
mani;
silenzi; 
terrore; 
il sole.

Finalmente, il sole.


Finalmente, il sole.


Quando ti ritrovarono lo zucchero scorreva al posto del tuo sangue, come testimone solo un foro sul braccio. Aveva smesso di sanguinare, restava solo una coroncina rossa essiccata sulla pelle che avresti potuto sfogliare tra le unghie.

Peccato.

Avrei aspettato a lungo perché tu venissi da me.

Avrei aspettato, poiché tu potessi ascoltare la mia canzone.

Peccato.

Sarà per la prossima volta.


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Capitolo 3
*** #3 - You Make Me Real ***


John e un paio di bacchette. Non mi aspettavo di trovarlo qui - almeno é la prima volta; ci sta da molto? Chiuso a chiave nella sua camera d'hotel, ostinato, seduto più compostamente del solito sul bordo del letto sfatto. Da solo. Da solo come sempre, dico. Però John non s'è accorto, proprio stamattina, che nella stanza non ci sono né tamburi né grancasse né pelli da colpire e tutti sappiamo che i cuscini non rinculano abbastanza da essere suonati con orgoglio. Nemmeno la carta stagnola umida produce una buona melodia, dici? John sta fermo e zitto. D'altronde non ha con chi parlare, perché il muro é stato appena ritinteggiato e si macchierebbe le labbra. Il suo petto scoppierà da un momento all'altro; tanto forte e veloce é il battito che la cassa toracica gli si sta gonfiando a scatti.

Ma sulla sua gola sudata corre il soffio dell'amante e la spuma provocata dal contatto con le sue labbra gli scivola sul corpo, mentre il giovane - costretto alla vita da un paio di gambe di marmo bollente - non può muoversi. Subisce, in silenzio, come sempre, ma ora la foga che gli scorre nelle vene scotta e lui reprime qualche spasmo nervoso. La voce torna a cullarlo e gli fa abbandonare le preoccupazioni sulle lenzuola, riuscendo a distinguere solo alcuni segni tracciati con le dita sul suo inguine che bruciano ora più di prima, quasi una striscia di benzina coloratasi di fiamme. Un ritmo che si fa più docile e stanco mano a mano - mano a mano che i due salgono all'empireo con uno spartito inciso sulla pelle del petto, fino all'orgasmo.

Non perde tempo ad aprir bocca, e riprende le bacchette, cercando le gambe dell'amante per punirle. Peccato che John, quella mattina, fosse da solo nella stanza.

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Capitolo 4
*** #5 - Blue Sunday ***


La chiamai e lei si voltò.
 

Fu come risvegliare lo scorrere dell'acqua giù per le fondamenta del tempio, le sue pupille dilatate gridavano contro l'etereo e l'immobile. Stavolta vidi la luce sulle sue labbra diventare docile. E la vidi scivolare fra la gente, verso le mie mani.

 

Parlammo dell'anima mentre il giorno cresceva fra le mie gambe e il nero dei suoi capelli s'intrecciava all'aria sporca, depurandolo dei sospiri pesanti degli uomini, e come polvere vidi salire la curiosità sul suo volto sottile – lei tubava gracile verso il blu delle sei e tre quarti con la voce spezzata dalla sorpresa. Sapevo che non mi aveva mai creduto il tipico aspirante regista per la figa (non che mi dispiaccia), ma ero sempre sparito dietro alle mie stesse dita e ad una macchina da presa più grande delle altre.

Così scivolavamo dietro alle ombre della spiaggia, rimandandoci a un giorno più lontano.
Le avrei chiesto di recitare davanti a me. O di sospirare.

Mi rise accanto.

Davvero, fu un'alba cromata quella che vidi; mentre il suo biancore correva sulle mie ossa non ho pensato che alla morte. Ne aveva il profumo.

E dietro di lei c'era il tramonto, ma stavolta non mi persi a seguirlo – avrei dovuto? lasciarsi scivolare un futuro così candido per rivolgere il volto al presente?

Mi tolse gli occhiali per non doversi specchiare.

Respirammo l'animus mentre le suggevo il seno con la lingua e le mie labbra giocavano coi suoi sensi, e la lotta scivolò nelle astri più lontani, ed entrambi aspettavamo i gemiti dello sconfitto.
 

La chiamai amore e lei si voltò.
 

So solo che, da allora, le domeniche d'estate hanno i suoi fianchi.

 

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Capitolo 5
*** #8 - The Spy ***


1971
Lo ha.

1965
Lo osserva.
Il buio cala.
Il silenzio scende.
La cinepresa s'accende.
La lente s'incendia.
Il muro è giallo.
Il suo viso.
La sua bocca.
I suoi capelli.
Così corti, così neri.
Gli starebbero meglio lunghi.
La sua bocca.
È una camelia rossa.
Le sue mani.
Le vuole guidare.
Le vuole baciare.
Le vuole avere.
Lo vuole avere.

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Capitolo 6
*** #11 - Maggie M'Gill ***


Margareth ha due occhi grandi e grigi mentre gioca col pelo della gatta, seduta sul materasso spoglio, ed entrambe aspettano.

Margareth si dondola nell'acqua del lago e nonostante sia fredda, non ha trovato miglior posto per nascondersi.

Margareth trascina i piedini giù per la strada che porta a casa e già pregusta il sapore fastidioso della polvere sulla lingua, quando rimetterà a posto i cocci dei soprammobili e le bottiglie rotte e dovrà pulire le solite chiazze di vomito sul tappeto del salotto.

Margareth ha 16 anni.

È bella, dietro ai capelli nodosi, ma nessuno l'ha mai vista.

Suo padre torna a casa ogni notte o ogni giorno o dipende, posa un bacio unto sulle foto di sua moglie appesa in cucina e grida di voce tremante contro le pareti troppo sottili di casa, poi sviene in salotto o in camera. Quando sviene in camera è più comodo, perché Margareth non deve schivare il suo corpo per pulire.

Lui era un marinaio, poi l'avevano licenziato. Gli piaceva sparare. E non aveva mai preso in considerazione la musica, fino a quando non scoprì che sua moglie ne aveva la passione, e cominciò ad odiarla quando una certa rockstar drogata la mise incinta di due gemelli – Louis che poi era sparito. Non sapeva mica di essersi sposato con una groupie, dopotutto. Aveva anche le sue ragioni.

Quando lei schiattò per overdose lui si trovò da solo in una casa non sua con una figlia non sua e una gatta non sua, però nel frigo riconobbe subito il vino – quello lo conosceva bene.

 

Margareth chiude gli occhi davanti a quelli del padre, zitta, poi un gran fracasso di caduta attutito dal tappeto.



 

Lei corre giù dalla collina e le sue scarpette rotte volano sull'erba come libellule che aprono le ali per la prima volta – corre corre corre e non le importa dove sta correndo, nemmeno guarda, nemmeno aspetta il sole, questa volta le basta scappare – corre verso l'odore della città – corre zitta e veloce e la gatta la segue con le sue zampette grigie, grigie come le iridi della padrona, e nonostante non sia cambiato nulla, stavolta corrono.





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/Angolo autrice. 
Primo capitolo di questo esperimento. Grazie per aver letto.
 Non ho molto da dire. Dite voi! 

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