Spock and Nyota.

di kikka_67
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Pon Farr di Spock. ***
Capitolo 2: *** Rotta verso Olias. ***
Capitolo 3: *** Una reminiscenza ritrovata. ***



Capitolo 1
*** Il Pon Farr di Spock. ***



                           Capirai che possedere non è dopotutto così importante come desiderare. Spock

 

Ciao,  mi sono invaghita di questa coppia inconsueta e tenera tanto tempo fa. Il racconto si distacca un po’ dalla trama presentata nei film, ma l’equipaggio dell’Enterprise è sempre lo stesso. Concludo dicendo che ciò che leggerete è il frutto della mia fantasia, che i personaggi  sono totalmente di proprietà degli autori e che ho scritto questo piccolo testo solo per  diletto da cui non trarrò nessun vantaggio personale. Grazie e  Buona lettura.

 

 

L’Ufficiale Scientifico Spock  non  si era mai soffermato a lungo a riflettere sul corso della sua vita. Tutto ciò che aveva visto fin ora, lo aveva vissuto in funzione alla carriera che aveva scelto, ne aveva fatto una missione, scoprire  nuovi mondi e popoli che mai nessuno aveva visto. Che lui lo ammettesse o meno,  il  Capitano Jim Kirk  e  i   compagni dell’equipaggio dell’Enterprise erano  diventati la sua famiglia,  che aveva sopperito alle mancanze di quella natia. Spock nonostante sia stato partorito da una donna terrestre,  ha scelto di rinunciare alle irritanti, illogiche e insensate emozioni umane. Un vulcaniano segue una dottrina rigorosa, in cui il raziocinio domina gli istinti primordiali come la rabbia, la passione, la paura.
 Ma non si può sfuggire a sé stessi e il racconto inizia in un momento molto difficile e complesso  nella  vita di Spock, in cui   è costretto a relazionarsi e confrontarsi  con l’essere più irrazionale, incongruente, insensato e irritante del creato,  una donna, su di una tematica a lui pressoché sconosciuta, l’amore.

 


Il Pon Farr di Spock.

 

 


Ero stata convocata nel Quartier Generale della Flotta Stellare  con un messaggio breve e conciso  che riportava la firma dell’Ammiraglio James T. Kirk. Ero stata  assegnata  all’Enterprise appena cadetto,  sotto il  suo comando avevo  viaggiato  per decenni nello spazio e  durante  quel periodo  era nata   un’amicizia sincera che andava oltre il rispetto dovuto per il tuo superiore. Eravamo una squadra affiatata,  bastava uno sguardo dell’allora Capitano Kirk per comprendere quali fossero i suoi ordini ed eseguirli perfettamente, lui si fidava di noi ufficiali e noi del nostro Capitano.   Eppure quelle poche righe che ormai sapevo a memoria, non mi facevano presagire nulla di buono,   era una convocazione ufficiale  e questo poteva  significare solo una cosa: guai. 
Insegno  Xenolingustica all’Accademia della Flotta, addestro  le nuove leve ad affrontare gli  innumerevoli linguaggi e dialetti alieni. Ho  chiesto il trasferimento a Terra dopo il matrimonio con Steve, un membro illustre della squadra scientifica che avevo conosciuto durante una missione. Ero convinta che una moglie dovesse restare vicino al marito per costruire un futuro comune. Ci avevo provato,  avevo speso fino all’ultimo grammo di pazienza, d’inventiva, di determinazione  per far funzionare il  rapporto con mio marito, ma  nulla aveva impedito che tutto naufragasse in un oceano di dolore e rancore. Steve aveva capito che non ero felice, che non  sarei mai stata felice sulla Terra.  Aveva capito che non potevo più continuare a vivere lontano  dallo spazio, dall’Enterprise e dai miei compagni, il Dottor McCoy, Scotty, Sulu, Chekov e non per ultimo Spock.
L’unico ufficiale scientifico vulcaniano  ibrido della Flotta, concepito da una donna umana e da  un gelido e raffinatissimo  ambasciatore alieno, Sarek,  che aveva sposato una terrestre contro ogni aspettativa e logica. Nonostante il biasimo palesatogli  dai suoi simili,  non aveva desistito dalle sue intenzioni, aveva sposato Amanda e dato vita ad una nuova specie.   Il figlio dell’ambasciatore, era per metà umano,  ma fu   educato severamente nella disciplina profondamente filosofica  e ritualistica su cui si basa la cultura vulcaniana. Ogni  vulcaniano, attraverso lunghi periodi  di  meditazione, sopprime e domina la propria sfera emozionale. Questa pratica  consente loro   di controllare le proprie azioni e di interagire con altri esseri viventi senza perdere il controllo su  sé stessi. Ogni loro   gesto è  scandito  da  una logica ferrea  incontrastabile, ineluttabile,  apparentemente  disumana.
   Quando lo conobbi, Spock era una delle menti più brillanti dell’Accademia, nonostante la giovane età, aveva terminato gli studi con successo in brevissimo tempo.  L’avevo notato subito il primo giorno di corso, alto, corporatura asciutta ma flessuosa, capelli e occhi d’onice, orecchie dalla particolare forma appuntita,  forse i suoi lineamenti si presentavano un po’ spigolosi, ma   risultavano assolutamente interessanti. Come lo erano le sue labbra, perfettamente delineate, sottili e di una interessante  tonalità  verdognola.
La sua voce, a mio avviso,  era uno dei suoi tratti migliori, afona e costantemente monotona.  Quando spiegava la lezione, si raggiungeva l’assoluta sconcertante certezza che fosse stato generato  da una macchina.  Sembrava  incapace di esternare una qualsiasi emozione, era sempre corretto e cortese ed estremamente controllato. Passavo notti intere  chinata  sui libri pur di ottenere un suo commento benevolo che immancabilmente non giungeva mai . La presenza di Spock sull’Enterprise era stato l’unico motivo per cui avevo accettato di imbarcarmi per la missione quinquennale di esplorazione alla  ricerca di altre forme di vita e l’unico motivo per cui, anni dopo, avevo abbandonato il mio posto.

 


§§

 

- Ammiraglio Kirk. – mormorai compita irrigidendo gli arti nel classico saluto dovuto ad un superiore.
- Comandante Uhura. E’ un piacere rivederla. Si sieda. – rispose sorridendo mentre con un gesto della mano congedava la guardia che mi aveva scortata nel suo ufficio.

Jim non era cambiato molto, capelli chiari, occhi azzurri e sorriso smagliante. Era un uomo intelligente che sapeva valutare le persone che aveva davanti e solo perché conosceva bene e stimava  Uhura che aveva deciso  di convocarla. Aveva sempre parlato chiaramente con i suoi uomini, la verità anche se difficile da affrontare   è sempre da preferire ad una bugia, ma dopo tanti anni in quell’ufficio si era trasformato in un uomo  diplomatico e ragionevole e  soprattutto conscio che alcune guerre si vincevano o si evitavano, seduti intorno ad un tavolo.

- Uhura l’ho convocata perché ho una missione da affidarle, vorrei che mi permettesse di esporle tutta la delicata situazione in cui ci troviamo in questo momento, mi lasci parlare senza interrompere  e le prometto che risponderò a tutte le innumerevoli domande, che probabilmente vorrà pormi. E’ d’accordo? – chiede adagio.
- Si signore. – Avevo altra scelta?
- Come ben sa, stiamo cercando di convincere gli Olioni ad unirsi alla Flotta Stellare. La loro tecnologia è estremamente avanzata, quindi sarebbe utile averli al nostro fianco e non di fronte in un conflitto armato. Le negoziazioni sono sempre state molto difficili  e fino  al mese scorso erano ad un punto morto. Fortunatamente una delle nostre navi ha difeso e salvato una loro ammiraglia che si trovava a subire un attacco da una nave aliena nemica. Senza saperlo il Capitano della nostra nave ha salvato la Regina degli Olioni.  Per dimostrare la sua gratitudine alla Flotta, il suo ambasciatore ha presentato  un invito per la nave e il suo equipaggio  su Olias. –
- Capisco. E quali sarebbero i suoi ordini per me? –
- Uhura,  non ho ancora finito. –
- Scusi signore. -
- Stiamo organizzando una spedizione diplomatica su Olias e ho bisogno che lei affianchi il Capitano Spock in questa delicata occasione. –


Prima di proferire parola lo guardai intensamente per accertarmi che non stesse scherzando, ma il suo sguardo acuto non vacillò. Prima di rifiutare dovevo concedermi ancora qualche minuto per comprendere bene i motivi che lo avevano spinto a convocare  proprio me. Avevo presentato a lui personalmente la richiesta di sbarco sulla Terra,  sapevo  che aveva intuito le  ragioni  che mi avevano portata a prendere quella decisione, ma  le aveva accettate senza opinare ed aveva avallato   e disposto il mio trasferimento all’Accademia sulla Terra. Lo vidi alzarsi dalla sua poltrona pensieroso e rivolgere la sua attenzione al panorama che si intravvedeva oltre l’immensa vetrata. Era evidente che stava cercando di trovare le parole giuste per introdurre con  delicatezza  il nocciolo della questione. Avevo come l’impressione  che per la  missione non avrei presenziato solo  in veste di esperta di comunicazioni ed esclusivamente a vantaggio delle interazioni con  il corpo diplomatico di Olias.

- La Regina ha richiesto espressamente la  presenza di Spock. Lei deve affiancarlo in questa visita diplomatica. – riprende a parlare  con un tono di  voce più cauto.
- Ammiraglio,  il  Capitano Spock è  in grado di esprimersi perfettamente    in svariati linguaggi e dialetti alieni. – gli assicuro perplessa. L’ammiraglio conosce quanto me le ampie conoscenze linguistiche del Capitano.
- Voglio che lei gli stia vicino. In questo periodo Spock non sta….. ehm…. bene e  il popolo Oliano ha delle capacità sensoriali e telepatiche molto sviluppate. Non voglio che Spock nel suo stato, diventi  inconsapevolmente la  causa di uno screzio con la Regina e il suo seguito. –
- Ha utilizzato una ben strana espressione per descrivermi lo stato di salute del Capitano, notoriamente i vulcaniani  non hanno problemi di salute. Le spiace dirmi la verità?  – chiedo decisa.
- Le ordino di salire sull’Enterprise e affiancare il Capitano Spock in questa delicata missione. Sulla nave Bones le spiegherà i particolari. – ordina spazientito girandosi verso di me.
- Ammiraglio! Io non posso! Mi assegni ad una stazione ai confini dell’Universo, mi ordini di pulire i cessi di tutte le stazioni spaziali, di pelare le patate nella cucina dell’ultimo sobborgo malfamato di una città penitenziaria, ma non mi mandi sull’Enterprise! – lo prego alzando di qualche ottava il tono di voce.
- Le sue asserzioni negli anni hanno assunto una sfumatura vintage, lei non si può rifiutare. Quando ha avuto bisogno del mio aiuto, le ho concesso di sbarcare sulla Terra perché capivo le sue ragioni. Ora io ho bisogno di lei e mi aspetto la sua totale disponibilità. Nyota non posso fidarmi di nessun altro! Tu conosci Spock quanto me, mi spiace coinvolgerti ma non ho altra scelta. Spero che tu capisca. Puoi andare. –

 

Ero stata congedata, era inutile continuare a discutere.  In silenzio  mi alzai e mi diressi dall’ufficiale di guardia per avere tutte le informazioni. La mia destinazione era già stata disposta, ero attesa a bordo dell’Enterprise la settimana seguente, non avevo vie d’uscita.   Le porte dell’ascensore silenziosamente si spalancarono e senza prestare attenzione a chi ne usciva, vi entrai. Nel Quartier Generale della Flotta transitano migliaia di persone terrestri e aliene ed  io di sicuro non mi aspettavo di incontrare l’unico “uomo” che paventavo di rivedere.


- Buonasera Comandante Uhura. -    


Il timbro della “sua” voce si è arricchito di profondità e strane vibrazioni fastidiosamente allettanti per le mie orecchie  mentre pronuncia il mio nome.  Se non lo conoscessi giurerei   che è rimasto piacevolmente sorpreso di vedermi. Prima di incontrare il suo sguardo è il suo profumo ad invadermi i sensi. Il doloroso spasmo che mi attraversa il grembo è causato principalmente dalla mia insana fantasia,  anche senza vederlo ho  perfettamente chiari in mente  i  lineamenti del  suo viso, in realtà è solo  il ricordo che ne  ho serbato in un angolo della memoria per tutti questi anni. 
A differenza di Kirk, il Capitano Spock è molto cambiato. Delle leggere rughe conferiscono un’inaspettata dolcezza ai suoi lineamenti, lo sguardo pacatamente riflessivo che ricordavo, ha assunto una sfumatura più austera e intensa. Ha ceduto ad una debolezza umana, una leggera e curatissima barbetta gli contorna le labbra finemente cesellate. E’ vestito di nero e un lungo impermeabile copre quasi totalmente il suo corpo. Il mio attento esame non dura che pochi secondi, ma sono sicura che ha percepito il battito frenetico del mio cuore e il  repentino  cambio di temperatura nel mio corpo dovuto allo stress.

 

- Buonasera….Capitano Spock. – mormoro impegnandomi con tutte le mie forze affinché la mia voce risulti ferma e  sicura.
- La sua presenza, oggi,  nel Quartier Generale mi pare una interessante e inaspettata coincidenza. E’ già avuto modo di interloquire con l’Ammiraglio Kirk? – mormora pacato mentre il suo sguardo mi sfiora sereno.
- Sono stata appena congedata. E non la chiamerei una interessante coincidenza. Potrei azzardare a descriverla una casualità aleatoria. Immagino sia atteso, non la trattengo. Buonasera. - 
- Buonasera comandante Uhura. –


Mi allontano da lui lentamente, so perfettamente che mi sta fissando con uno sguardo perplesso e che la sua mente logica cerca di trovare una  decifrazione plausibile con  cui  giustificare   il mio contegno freddo e distaccato. Un vulcaniano non capirà mai le ragioni che plasmano  l’umore di una donna  e molto probabilmente  la sua metà umana è assolutamente priva di recettività.
Quando finalmente raggiungo l’uscita, respiro profondamente l’aria fredda mista a pioggia che scende fitta da qualche giorno, se mi riduco in questo stato dopo averlo visto per non più di due minuti, cosa ne sarà di me quando risalirò sull’Enterprise?

 


§§

 

 

Prima di autorizzare l’imbarco  dei membri dell’equipaggio, l’equipe medica del Dottor McCoy era tenuto a sottoporre tutti gli uomini ad un severo checkup. Ormai ero stesa sul lettino da un paio d’ore e l’infermiera stava ancora esaminando le mie analisi. Mi fu detto di rivestirmi e di attendere il medico di turno nell’ufficio attiguo all’infermeria. Io odio subire punture fastidiose da apparecchiature invasive e  consultazioni tediose con qualche  dottorino zelante appena laureato che oltre al corpo tenta di curare anche la mia psiche. Rimasi sorpresa quando il Dottor McCoy in persona entrò nello studio  sorridendo con simpatia.

                     
- Comandante Uhura! Che piacere rivederla! Come sta? –
-  Me lo dica lei dottore, sono in salute mi auguro.  – rispondo sorridendo a mia volta.
- Certo.  Ho appena controllato le sue analisi, tutto in ordine. –
- Grazie.  L’ammiraglio Kirk mi ha ordinato di far riferimento a lei per venire finalmente a conoscenza delle mie mansioni in questa missione.  – commento pacatamente.
- L’ammiraglio ha creduto opportuno che fosse un medico a  spiegarle  in maniera più adeguata le “delicate” caratteristiche dei suoi compiti. Sono nel giusto se la ritengo non propriamente entusiasta di essere ritornata a bordo? –
- Dottore, mi parli della missione la prego. –
- Come vuole, ci tengo comunque a dirle che può venire da me in qualunque momento abbia bisogno di parlare, oppure  di un consiglio. Io sono a sua disposizione. –
- Lo so e la ringrazio. –
- Bene, so che Kirk  non le ha spiegato praticamente nulla. La situazione è molto complicata, vede la Regina oliana pare sia molto riconoscente  al  nostro Capitano Spock di averla salvata, così riconoscente che lo vorrebbe accanto a sé per un lungo periodo. –
- Prego? Cosa intende che lo vorrebbe accanto a sé? – chiedo sgomenta.
- Esattamente quello che sta pensando. La cultura oliana  consente matrimoni misti. Le donne oliane sono dotate di un potere psicocinetico e telepatico molto similare a quello vulcaniano. La Regina è rimasta…..ehm molto affascinata dal nostro Spock…. – s’interrompe per la seconda volta cauto, spiando la mia reazione.
- Non avrei mai creduto di vivere abbastanza per poter vedere Spock ……sposato… - riconosco basita, mentre una dolorosa morsa mi costringe il  petto .
- Fosse questo il solo problema sarebbe di facile risoluzione. Nyota…. Spock ha la febbre. – rivela serio.

 


Il Pon Farr è uno dei periodo più oscuri e temuti da ogni vulcaniano, in quel periodo, la loro vita e la loro  essenza  sono seriamente in pericolo. E’ il periodo in cui la loro natura falsamente distaccata si focalizza su di un devastante  desiderio,  bramano l’accoppiamento. A causa del Pon Farr i vulcaniani sono soggetti ad un forte squilibrio neurochimico inarrestabile, il cui culmine, il Plok Tow, se non viene soddisfatto, può causare nell’individuo la pazzia e nei casi più gravi addirittura la morte.
 Notoriamente i  matrimoni vulcaniani non sono misti, tranne rarissime occasioni,   i genitori usano scegliere il compagno del proprio figlio già durante l’infanzia.  In età adulta,  nel  periodo del Pon Farr,   si uniscono  in matrimonio e… beh.. fisicamente. Finora Spock ha superato queste “crisi”  con l’ausilio di lunghi periodi di meditazione.  Anni addietro aveva ripudiato la sua promessa sposa  e non aveva  mai ritenuto opportuno  spendere  tempo ed energie per  cercarne un’altra. In questo delicato momento    il Capitano avrebbe bisogno di concentrazione e di meditazione ma in questa occasione non può  esimersi dal portare a termine la sua missione, indurre la sovrana di Olias a collaborare con la Flotta Spaziale.
Per un attimo mi sfiora l’assurdo  presentimento  che Kirk mi abbia richiamato sull’Enterprise, accanto a Spock, durante la  fase  più destabilizzante e sconvolgente  della sua vita, in cui diventa fragile e incapace di controllare le proprie azioni, per un motivo ben preciso. Un motivo che coinvolgerebbe anche me emotivamente. La sola idea di essere  considerata  come l’unica donna in grado di accettare di diventare la compagna di Spock per placare il suo Pon Farr, mi si riversa addosso come una doccia gelata, conscia che un qualsiasi mio tentativo di “sedurlo”  avrebbe degli effetti più che positivi e solo perché  lui non avrebbe scelta,  mi fa impazzire. Ma la sola idea di averlo in questo modo mi nausea e mi attrae nello stesso istante.

- Dottore…….mi dica che sbaglio quando presumo che  Kirk sia stato sfiorato anche solo per un attimo dal pensiero che io….. possa…. in qualche modo…. con il Capitano…. – la rabbia che provo m’impedisce di continuare.
- Si Uhura lei è in errore. Kirk e anche io pensiamo che lei sia la persona più adatta ad aiutare Spock, quando arriverà il momento di divenire custode del suo  Pon Farr. Se mi concede un po’ di tempo le spiego con calma. In questi anni ho studiato a fondo i .. ehm… traumi che subiscono i vulcaniani in questo periodo e ho scoperto che sono in grado, con la fusione telepatica, di trasferire queste… sensazioni ad un altro essere vivente… ehm… consenziente. –
- Dottore!! Ma siete impazziti?! Ed io dovrei …… subire la fusione con Spock ed assorbire la sua…… “pazzia ninfomane ”??!! – sbraito al limite della pazienza.
- Nyota ascolti,  non sarebbe pericoloso, noi umani sopportiamo meglio le emozioni e… per lei  sarebbe come superare una…. crisi isterica, tanto per farle capire. E dopo la missione Spock la libererà da quest’incombenza e potrà  ritirarsi in meditazione. La prego di pensarci bene, abbiamo bisogno di questo accordo per evitare una guerra.  Il Capitano dev’essere nel pieno delle sue facoltà logiche e del suo raziocinio.  –
- Da questo escamotage dipende la riuscita della missione?  Cosa si aspetta da me l’Ammiraglio? –
- L’Ammiraglio si aspetta che lei utilizzi tutte le sue capacità di comprensione e che basandosi sull’amicizia e il rispetto che sente verso Spock accetti di prestarsi per risolvere questo delicato aspetto della missione.  Il Capitano è appena rientrato da Vulcano, dove si è sottoposto  a lunghi periodi di meditazione, ma questo non basterà a placarlo quando giungerà il Plok Tow.  Un’altra problematica deriva dall’interessamento della Regina oliana, che potrebbe con i suoi poteri soggiogare il nostro Spock, ma se lui la rifiutasse…. non avremmo altra scelta che prepararci ad una guerra.   – mormora lentamente McCoy senza lasciarmi con lo sguardo.
-   Non è possibile che io sia l’unica donna che…. – tento ancora di confutare,  opponendomi con tutta me stessa  all’idea di un coinvolgimento così intimo con l’unico uomo che non si è mai accorto di me come donna.
- Infatti lei non è la sola….. che potrebbe prestarsi. Vede.. la mia capo infermiera era presente durante le mie ricerche ed è a conoscenza di tutto ciò che le ho appena esposto. E Christine sarebbe disponibile a…. sottoporsi a questa fusione… volentieri.  – conclude distogliendo i suoi occhi azzurri dalla mia espressione incredula.
- Io… non ci posso credere!  Ho lasciato il Primo Ufficiale Spock dedito ai suoi compiti e lo ritrovo conteso da …. –
- Già…. Gli ibridi con le orecchie a punta sono molto affascinanti a quanto pare… - 
- Per quale ragione l’infermiera  Christine non è  stata ritenuta adeguata a ricevere il Pon Farr? – chiedo pacatamente reprimendo in fondo al cuore la forte sensazione di fastidio che mi suscita il solo pensiero di una donna vicino a Spock.
- Vede….ho avuto come l’impressione che Christine voglia ehm…. avvicinare il Capitano in questa delicata fase e indurlo a credere che sia innamorato di lei.  Mi creda le sue intenzioni sono più che onorevoli. Vorrebbe sposarlo. Ma sia io che Jim non possiamo permettere che il nostro amico venga “coinvolto”   in una situazione del genere quando non è in grado di riflettere in modo assennato. – replica con un tono di voce decisamente contrariato.
- Ritengo che questa conversazione sia durata anche troppo. Lei è autorizzata ad imbarcarsi sull’Enterprise. Bentornata.  Mi faccia sapere se decide di aiutarci. – conclude consegnandomi la mia cartella personale.

 

 

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Capitolo 2
*** Rotta verso Olias. ***


Ritornare  al mio posto nella plancia di comando mi sembrò come fare un salto indietro nel tempo. Un tempo in cui avevo creduto che le affinità che condividevo con il Primo Ufficiale mi sarebbero bastate per convivere con il sentimento assolutamente  platonico che avevo, erroneamente, considerato solo un’amicizia basata sul rispetto reciproco.  Durante   una missione  Spock venne ferito gravemente e per riprendere coscienza di sé rimase per settimane in infermeria. I vulcaniani hanno una percezione sensoriale sensibilissima anche nell'incoscienza e la notte in cui mi ritrovai al suo capezzale da sola, feci lo sbaglio di toccarlo. Non ricordo esattamente il motivo per cui decisi di sfiorargli la mano e poi il viso ma ricordo perfettamente l’effetto che suscitarono in me quei semplici gesti. Mi accorsi di amarlo, irrazionalmente, istintivamente. Lo stimavo per le sue capacità, per il suo coraggio , per la sua intelligenza superiore e soprattutto per quei brevi barlumi di umanità che di rado incendiavano i suoi occhi, mostrando per alcuni minuti il peso che sopportava essendo l’unico della sua specie, un ibrido reietto dai suoi simili.
All’epoca non ero a conoscenza del fatto   che Spock, anche privo di sensi,   potesse  percepire  la mia presenza e le mie carezze. A posteriori lui  non ne fece parola, come non lo feci io, ma i nostri rapporti inevitabilmente cambiarono e  incapace di vivere  accanto  ad un essere indifferente alle emozioni,   decisi di rinunciare a mostrargli i  sentimenti di cui forse  ignorava l’esistenza  e di lasciare la nave.
Ancora risento le dure  parole  di Steve che mi accusava di averlo ingannato, era convinto che  avessi  accettato di sposarlo solo per dimenticare un altro uomo. In fondo al cuore sapevo che non aveva propriamente torto, quando lo sposai non lo amavo come  meritava.  Mi ero imposta di essere una buona moglie, di renderlo felice   e di riuscire a vivere lontano da un mezzo alieno che non mi aveva mai considerata null’altro che un compagno di viaggio. 

 


§§

 

 

Durante  le prime settimane di navigazione  mantenni sempre un atteggiamento distaccato ed efficiente in plancia e nei momenti di ricreazione e durante i pasti, cercavo di riallacciare i rapporti con i miei vecchi compagni, ignorando  totalmente il mio diretto superiore. Mi ritrovai ad osservare in più occasioni l’irritante familiarità   con  cui l’infermiera Christine Pollak, una biondona, di un paio di spanne più alta di me,  esibiva i suoi sorrisi  e le sue  movenze lascive a totale beneficio del suo superiore.
Ero nauseata di me stessa,  riconoscevo l’assoluta inconsistenza dei suoi  miseri tentativi di scuotere l’attenzione del   Capitano  e gioivo  del  contegno  impassibile con cui Spock ignorava i maneggi dell’infermiera.  Le rare occasioni in cui notavo nel suo sguardo una  “divertita” perplessità dovuta alla sfrontata spensieratezza della donna, venivo prontamente  trascinata in palestra dal Dottor McCoy che aveva assunto le funzioni di mio confidente personale  che decisamente  preferiva che io sfogassi il mio “disappunto” sull’attrezzatura sportiva  invece che sulla sua collaboratrice più stretta. 


- Cosa preferisci oggi? Pungiball o pesi? – chiede ilare  osservando la mia espressione tesa.
- Pungiball. – mormoro decisa, dirigendomi verso il sacco appeso alla parete di fronte a me.
- Va bene, ma metti i guanti. Se torni in plancia domani con un polso fratturato, come glielo spiego al Capitano? – ribatte posizionandosi dietro il sacco.
- Potresti suggerire alla tua capo infermiera di mantenere un contegno  più consono in sala ristoro davanti a lui ed io non sentirei il bisogno di…. pestare il sacco! – borbotto irritata vibrando il primo pugno con rabbia.  
- Quanto mi piacerebbe dare una scossa a quel essere ….. –
- Bones, dimmi la verità è così evidente? – chiedo sconsolata.
- Che sei innamorata di lui? No, sei un’attrice nata, ma io sono più intelligente di Spock! L’ho sempre detto a Kirk. – esclama serafico.
- Il Capitano ha dovuto sottoporsi di nuovo  al trattamento? –
- Purtroppo la sua temperatura è aumentata parecchio in queste settimane, ultimamente salta i pasti  e  si rinchiude  in camera sua a meditare. Ho paura che la sua instabilità prenda il sopravvento prima del previsto. -  replica tornando serio.
- Il capitano è a conoscenza di ciò che mi avete proposto? – sussurro fissando senza vederlo il sacco davanti a me.

La sola idea che lui acconsenta a coinvolgermi in un rituale così strettamente personale, mi provoca una serie fastidiosa di spasmi muscolari all’altezza dello stomaco. Ah già dimenticavo… IO non ho ancora accettato! O forse non aspetto altro?
- Si, ne è a conoscenza e se vuoi chiedermi cosa ne pensa, ti dico sinceramente che non ne ho la più pallida idea. Non ha sillabato una parola mentre gli suggerivo quella soluzione. Deve aver parlato con Kirk prima di partire e forse lui è riuscito a convincerlo.  –
- Gli hai parlato anche di Christine? – chiedo  di nuovo senza riuscire a frenarmi.
- No, non le ho parlato di lei… - ammette incerto.
- Sai penso che tu sia innamorato della tua capo infermiera! Perché non ti fai avanti? – esclamo falsamente ilare  per sfuggire a quelle emozioni contrastanti  che rischiano di soffocarmi.
- Che Dio me ne scampi e liberi!! Non ho la più pallida intenzione di prendere una cantonata per una donna che corre dietro a Spock!! Ma…nonostante le tue strane preferenze…. potrei chiedere a te di sposarmi!! – ribatte prostrandosi ai miei piedi.


La mia risata divertita  viene interrotta da una presenza inconsueta in palestra, il Capitano si ferma accanto alla porta basito mentre ci guarda con attenzione, immagino che la scena che ha davanti agli occhi sia abbastanza eloquente senza che il Dottor McCoy rincari la dose baciandomi la mano e cingendomi le spalle per affrontare il cipiglio aggrottato di Spock.

- Scusate il disturbo…. Avrei bisogno di parlarle Dottore. – mormora con voce fredda  ignorandomi.
- Nessun disturbo Capitano, la raggiungo subito. Riprendiamo dopo. Scusami. - 

 

 

 


Olias è uno stupendo pianeta molto similare a Marte,  dove regna sovrana una landa desolata e una moltitudine deprimente di  crateri.  Inaspettatamente  dove sorgono i pochissimi assembramenti abitativi   che formano le città Oliane, sono presenti spazi verdi e notevoli esempi di architettura e il palazzo reale è una meravigliosa costruzione posta sotto a quella che sembra una sfera di cristallo, invece come meglio specificato dallo stesso Capitano, la sfera è un  potente campo di forza che protegge la capitale e il palazzo.
Le rigide regole del cerimoniale di Corte, non permettevano una visita in forma privata alla Regina, che avremmo visto solo durante una celebrazione pubblica a cui erano stati invitati tutti gli ufficiali dell’alto comando della Flotta Stellare. Per contrattare un eventuale accordo di alleanza con la Flotta, era stato fissato un incontro formale con gli ambasciatori Oliani.
Durante una riunione sulla nave spaziale  ci erano state  delineate,  in modo chiaro,  il complicato insieme delle usanze e   regole di comportamento pretese  da tutti gli umanoidi in visita. La Regina era considerata una divinità e  il Capitano salvandola dai nemici era considerato un eroe nazionale.
  Alcuni nobili oliani avevano sollecitato un colloquio privato con Spock e McCoy era convinto che fossero saliti a bordo per  sondare la  sua disponibilità ad abbandonare il comando dell’Enterprise e trasformarsi in un Principe consorte.   Questa possibilità  lo divertiva parecchio e non si faceva scrupolo di puntualizzare la questione anche davanti al diretto interessato.
 
- Mi chiedo se faticherà molto ad accettare il titolo di … Sua maestà… - borbottava sardonico.  E poi….
- Secondo me gli si addice la corona….. magari la modificheranno a causa di quelle  protuberanze appuntite che si porta dietro….. –  e ancora…..
- Forse alla Regina  è concessa la poliandria,  un esperto di antropologia sociale… ci potrebbe illustrare, quali sono …. –
- Dottore…penso che…  forse...lei  stia esagerando. Se non è interessato a passare il resto della nostra permanenza su Olias agli arresti è opportuno che desista dal continuare quello  che mi pare un ben strano passatempo. – mormora pacato il Capitano  entrando in plancia.
- Come vuole Capitano…. –
- Bene,  penso che abbiano bisogno di lei in infermeria. E’ congedato.  E McCoy? –
- Si ..Capitano?  -
- Avverta Uhura che ho bisogno di conferire con lei quanto prima. La ringrazio. –

 


§§

 

- Livello Sette. – gracchia la voce metallica del computer mentre si  aprono silenziosamente le porte dell’ascensore.

 

Nello spazio non vi è giorno né  notte,  dopo aver svolto il  proprio lavoro, ci si ritrova nella sala ristoro o ci si ritira  nella propria camera.  Normalmente gli ufficiali di grado più elevato occupano degli spazi più ampi di quelli concessi all’equipaggio.  L’ alloggio  privato  del Capitano   è fornito di   uno spazio che funge da   studio ed è lì che sono diretta. Il dottor McCoy non ha potuto spiegarmi il motivo per cui  Spock vuole  conferire  con me. Il disagio che provo a raggiungerlo proprio nella sua stanza si sta tramutando in una sorta di  panico. Da quando siamo partiti i nostri rapporti sono sempre stati  assolutamente formali e limitati dalla mansione che svolgo nel ponte di comando. E’ stato semplice assecondare il  suo abituale contegno compassato in mezzo ai miei compagni,  ma non lo sarà altrettanto,   mantenere una parvenza distaccata in un colloquio privato svolto in un contesto così  riservato.   La consapevolezza che lui è in grado di percepire il mio turbamento è un ulteriore motivo di disagio.

- Comandante Uhura, sono attesa dal Capitano. – mormoro pacata mentre il computer spalanca le porte dopo aver  verificato  la mia identità.

 

L’arredamento della stanza è spoglio ed essenziale, nessun oggetto personale orna i pochi mobili.  La luce appena smorzata che illumina dolcemente l’ambiente mi sorprende, i corridoi della nave spaziale sono illuminati  perennemente  da una luce accecante. Il Capitano è seduto dietro la sua scrivania intento a scrutare lo schermo davanti a sé. 

- Buonasera comandante Uhura, si accomodi. – mormora alzando lentamente lo sguardo.
- Grazie signore, posso sapere il motivo di questo colloquio? –
- Sono stato informato  dal dottor McCoy  che le è stato reso noto con novizia di particolari…. il mio attuale stato di… salute,  è corretto? –
- E’ corretto. – replico cauta.
- La felice conclusione delle trattative in corso tra   gli ambasciatori  di Olias e la Flotta Stellare dipendono in gran parte dalla buona riuscita dell’incontro a cui dovrò presenziare insieme all’Ammiraglio Kirk. –

Prima di proseguire mi osserva attentamente e forse è solo una mia impressione ma nei suoi occhi affiora uno sguardo dispiaciuto.  

-  Visto il coinvolgimento personale che le è stato richiesto in questa missione, volevo sincerarmi  della sua disponibilità a.. sottoporsi  ad una pratica che ho già condotto con successo e che, le assicuro, non le recherà nessun danno psicologico o fisico.  Mi affido al suo senso del dovere che ha dimostrato onorevolmente in più occasioni  in passato… e … alla sua umanità. La fusione mentale  per noi vulcaniani, in questo frangente,   rappresenta  quanto di più intimo ed esclusivo si possa verificare   nel corso della nostra vita  e sarebbe opportuno condividere  con  una persona di fiducia i miei più riservati  e irrazionali…. Impulsi… -

Non so cosa rispondere non mi aspettavo una  richiesta diretta da parte sua, molto probabilmente con la meditazione non riesce più  a contenere gli effetti  del  suo Pon Farr e l’incontro con gli ambasciatori è imminente. Non ho  riflettuto a lungo sulla possibilità  di prestarmi alla fusione mentale, ho ben presente i miei doveri, quale ufficiale della Flotta,  ma non sono sicura di  riuscire a  mostrargli   la mia anima  e condividere i tormenti della sua, senza ritrovarmi alla fine di tutto  irrimediabilmente ferita e umiliata. So perfettamente che nel momento in cui Spock  sfiorerà  il mio katra, verrà a conoscenza di tutti i miei più reconditi  pensieri e sentimenti.


- Capitano vorrei porle alcune domande prima di darle la mia risposta. –
- Mi dica. –
- Conosco perfettamente cosa rappresenta per lei il Pon Farr e a cosa andrei incontro se mi prestassi per la fusione mentale. Quello che vorrei sapere è,  se lei è in grado di ….. affidarmi i suoi pensieri…. senza invadere i miei. –  chiedo fissandolo attentamente.

Spock  sembra valutare rapidamente le mie parole e  mi studia a sua volta  con uno sguardo insolitamente acceso e penetrante, sono sicura che i vulcaniani non posseggano  facoltà telepatiche così sviluppate da invadere il pensiero altrui a distanza, ma che necessitano  del contatto fisico.  Il perdurarsi del suo silenzio m’innervosisce.

- Nella fusione mentale, comandante Uhura, si è totalmente esposti da entrambe le parti. Le prometto che utilizzerò tutte le mie energie per  aiutarla a superarla indenne  e… le chiedo di avere fiducia. Non le farò del male.  –
- Come le ho detto in precedenza non ho ancora deciso… -
- E’ in errore comandante, lei ha deciso tempo fa, nel momento in cui il Dottor  McCoy gliene ha parlato per la prima volta, se così non fosse stato sarei già stato informato del suo diniego. E lasci che la ringrazi come non mi ha permesso  in precedenza, in tutti questi anni ho conosciuto più o meno profondamente alcuni dei miei compagni di viaggio e solo poche persone  hanno lasciato un impronta indelebile nella mia memoria e una di questi è lei. La ringrazio di quello che farà per me, lo considero un atto di  amicizia  in un  rapporto basato sul rispetto reciproco. –
- G-grazie….. – sono senza parole, Spock che parla di amicizia, di rispetto reciproco e  ringrazia a prescindere?


Ma l’uomo che pare seduto  tranquillamente intento ad osservarmi chi è?    Forse sono i miei occhi che  m’ingannano,  perché lentamente, nella luce tenue che gli addolcisce i lineamenti,  le sue labbra  sembrano curvarsi  in un’angolazione strabiliante e decisamente inconsueta per lui, in  un  sorriso, appena accennato, certo,  ma indubbiamente è un sorriso. Le sue lunghe dita  prendono vita e s’intrecciano  l’una all’altra con movenze che paiono sinuose.  I  suoi occhi divengono all’improvviso più torbidi e il suo sguardo si fa  più intenso, quasi tormentato. 

 

- Comandante Uhura….?   Si sente bene? - 


Quelle poche parole penetrano nella spessa coltre di nebbia che ottenebra i miei sensi….STAVO SOGNANDO AD OCCHI APERTI?

- Come….?  Ehm… chiedo scusa Capitano. Sono un po’ stanca. Le chiedo il  permesso di ritirarmi. –  mormoro  con voce tremula alzandomi.
- Permesso accordato. –

 

§§

 


Spock rimane immobile a fissare la porta da cui è appena uscita il comandante Uhura,  inconsciamente ha permesso che il suo katra penetrasse  quella parte della sua  mente che domina  le percezioni. Un potere  scarsamente  sfruttato,  celato nei recessi più reconditi dell’animo  umano. Nel lasso di pochi minuti Nyota   ha intuito lo  straziante  impeto del suo Pon Farr.
Non doveva permettere che accadesse  nuovamente, la sua mente non era preparata per un’invasione estranea e certamente non era preparata per sopportare la portata della sua, esaltata dalla  irrazionale ma costante propensione che aveva sempre nutrito verso il suo ufficiale delle comunicazioni.   

Era maturata in  modo graduale durante gli anni di  studio all’ Accademia. La consuetudine di  averla accanto tutti i giorni e osservare i suoi meritevoli sforzi per migliorare e ricercare la sua approvazione si era trasformato  lentamente in assuefazione.  Era giusto osservare che era  la sua metà umana  ad aver  bisogno di lei, del suo sorriso, della sua presenza. Ma il logico e perentorio  veto  che s’impose a manifestare una qualsiasi preferenza nei confronti del migliore cadetto della sua classe,  scaturiva dalla ferrea convinzione che un rapporto confidenziale  con il proprio insegnante ibrido semi-vulcaniano non fosse auspicabile per nessuna giovane donna umana. 
Averla ritrovata a bordo dell’Enterprise dopo tanti anni, lo aveva reso consapevole di ciò che aveva costantemente   sottovalutato. Lo strano disagio che lo infastidiva  quando il comandante Uhura gli era vicino  non era causato dalla fobia relativa   al contatto fisico, ma dall’assenza  di quest’ultimo.  Per cui coscientemente aveva ignorato i maneggi del suo amico Kirk ed aveva accettato di coinvolgerla in questa missione.
 Uhura era diventata una donna splendida. I suoi  lineamenti avevano perso quella delicatezza giovanile ma il suo viso  risplendeva di  un’aurea  di pacata sensualità  che gli urtava i sensi ogni qualvolta esalava un sospiro, muoveva  un passo  o gli rivolgeva  uno sguardo.
 Il Pon Farr centuplicava l’effetto deleterio che il desiderio fisico provocava sul suo autocontrollo, nonostante le ore di meditazione e l’assunzione di farmaci che McCoy insisteva ad iniettargli, nulla gli impediva di anelare un qualsiasi contatto  con Nyota e purtroppo aveva avuto modo di constatare che nessun’altra donna lo sconvolgeva come solo  lei, oltretutto  inconsapevolmente,  era in grado di fare.
L’infermiera Pollak aveva superato e vinto tutte le leggi della Fisica,  delle Probabilità e della Corte Marziale, anche se non era sicuro che avesse infranto qualche regola della Flotta Stellare.  Era riuscita ad introdursi in quelle stesse stanze e aveva atteso celata nella penombra il suo ritorno. Forse a sorprenderlo non era stata l’audacia sconsiderata della donna ma  la repentina avversione che aveva scatenato il   breve  contatto,    alquanto “umido”,  a cui era stato costretto. Bastarono  poche parole e il suo atteggiamento glaciale a scoraggiare ulteriori effusioni e a  ferire la  dignità della donna. Ciò nonostante era  stato indubbiamente   interessante osservare l’evolversi del fulmineo mutamento dei suoi  impulsi. Decisamente gli umani  non finiranno mai di sorprenderlo. 
  

 

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Capitolo 3
*** Una reminiscenza ritrovata. ***


 L’oscurità m’impedisce  di vedere le  mura della mia stanza ornate da qualche quadro e da tante foto.  Ho ereditato l’amore per la fotografia da mio nonno e forse sono l’unica sull’astronave ad averne.  In una di quelle cornici c’è una foto scattata il giorno del diploma. Eravamo in classe tutti ammassati intorno alla cattedra e all’unico insegnante presente, Spock. Sorridevamo felici verso l’obbiettivo in quel  nostro giorno importante.
Rientrando in camera questa sera l’ho osservata a lungo,  eravamo tutti girati verso la macchina fotografica tranne lui. Mi sono sempre rammaricata che l’unica foto in  cui eravamo insieme fosse poi risultata in fase di sviluppo sfuocata.  Questa sera mi sono accorta che la figura di Spock non era sfuocata,  nello stesso istante in cui  la macchina aveva impresso l’immagine lui  si era girato a guardare qualcuno che aveva accanto.
Non sapevo neanche io perché fosse  così importante verificare chi stesse guardando, dopo tanto tempo che importanza avrebbe avuto? Forse  si era distratto per colpa di  qualche mio compagno esaltato, oppure finalmente aveva notato   le moleste occhiate sexy che gli riservava la mia compagna di banco.  Con pochi passaggi il computer aveva  analizzato la foto e il display mi  aveva mostrato nel dettaglio l’immagine.
Spock stava guardando me. Ne sono certa.  Non sono più una matricola illusa e  sognatrice  di venti anni innamorata del suo professore…. adesso. Sono un comandante  della Flotta Stellare con anni di esperienza e in possesso di strumentazioni tecnologicamente avanzate e…… questa foto è assolutamente incontrovertibile, LUI GUARDAVA ME.
Perché mi guardava?  Era il nostro ultimo giorno insieme. LUI GUARDAVA ME. Mai una volta,  durante  tutti gli anni di accademia,  ho avuto sentore di una qualsiasi sua inclinazione nei miei confronti.  LUI GUARDAVA ME!
 Se mi avesse sfiorato anche solo con un dito sarei caduta ai suoi piedi,  allora.  Non ero la sola ad essere innamorata di lui in classe e una di quelle più determinate  per scoraggiare le avversarie aveva sparso delle voci riguardanti la sua natura ibrida. Aveva malignamente subodorato  che l’assenza di una presenza femminile al suo fianco    era facilmente riconducibile alla sua natura distaccata e imperturbabile e al suo disinteresse ad avere una compagna. Ovviamente nessuna di noi era a conoscenza del fatto che durante l’infanzia gli  era stata scelta una futura moglie che lo attendeva su Vulcano. Invece di scoraggiare l’interesse  generale quelle chiacchere inconsistenti avevano scatenato  una sorta di fanatismo che lo aveva coinvolto in prima persona, costringendolo a rifiutare le numerose profferte palesategli.

 

§§

 

Gli esami erano vicini e non di rado mi rinchiudevo in biblioteca a studiare. Le mie compagne di stanza  erano in grado di  lavarsi, depilarsi, truccarsi e vestirsi senza interrompere il flusso forsennato delle loro chiacchere insulse  ed io non ero più in grado di trattenere la mia stizza,  per cui passavo giornate intere da sola chinata sui libri. In uno di quei pomeriggi,  durante un tremendo temporale mi accorsi con sollievo di essere rimasta da sola nella sezione in cui studiavo e con un sospiro esausto lasciai che i miei pensieri seguissero il percorso delle gocce di pioggia che si scagliavano sui vetri.

- Buonasera cadetto Uhura. –

Mi girai di scatto,  sapendo in anticipo  chi aveva parlato in vulcaniano. Una parte della mia mente rifletteva rapidamente che la furiosa tachicardia che mi scuoteva il petto e l’espressione sconvolta che sicuramente alterava il mio viso, avrebbe potuto essere facilmente ricondotta alla sua imprevista e repentina apparizione e non dal reale stato di shock in cui ero precipitata essendosi concretizzato l’oggetto principale delle mie fantasie.
 Spock  non era  in divisa e forse a causa dell’adrenalina che vorticava furiosa nel mio corpo, non mi era mai sembrato così  attraente, aveva una dolcevita nera e un lungo pastrano che gli copriva quasi interamente le gambe. Tra le mani aveva  un paio di libri dall’aria consunta, sicuramente qualche vecchissimo reperto di letteratura terrestre. Si avvicinò al mio tavolo con passo felpato osservando la quantità di libri e appunti sparsi davanti a me.

- Buonasera professore. – balbettai senza fiato.
- Mi auguro di non averla spaventata. Posso sedermi? –
- M-ma certo e no non mi ha spaventata ero solo sovrappensiero. Ma  l’avverto,  sto studiando,  potrei disturbare la sua lettura. – confutai imbarazzata.
- Non si preoccupi, sono sicuro di poter continuare a leggere mentre ripete le nozioni memorizzate. – mi assicurò aprendo il primo libro.


 Era rimasto vicino a me per tutto il pomeriggio e all’ora di cena, quando stremata, con gli occhi in fiamme e con  un’emicrania terribile a torturarmi le tempie, mi ero congedata,  lui cortesemente   aveva insistito ad   accompagnarmi fino al dormitorio.  Mi risvegliai la mattina dopo nel mio letto riposatissima  e  senza  nessun  ricordo della sera precedente  ad affollare la mia memoria. Perché non sono mai riuscita a ricordare nulla di quella sera?


L’unico destabilizzante e fastidioso pensiero ricorrente  che mi ha tenuta sveglia fin ora è l’assoluta certezza che i vulcaniani hanno bisogno del contatto fisico per raggiungere un’unione telepatica  con un altro essere vivente,   come sono  sicura che se mi avesse sfiorata me lo sarei ricordato  e  visto che non mi ricordo nulla di quella sera, lentamente ma inesorabilmente sono giunta alla sconcertante conclusione che il mio professore aveva  soppresso “qualcosa” dalla mia memoria.

 


- Dottor McCoy, ho deciso di accettare. Aiuterò il Capitano. –

 

 


 Sono  seduta davanti a lui ad occhi chiusi, in questo frangente non ho  la forza   di sostenere   lo sguardo nuovamente tormentato di Spock, ma stranamente  riesco a percepirne il   turbamento.  Siamo da soli,   avvolti dalla stessa  penombra in cui versavano le sue stanze la prima volta che vi sono entrata,  il Capitano non ha permesso neanche a McCoy di presenziare. L’unico frastuono  di cui ho sentore è causato dal  susseguirsi disordinato delle mie pulsazioni cardiache. 
Nel  momento in cui mi sfiora, un rantolo attonito  mi  sfugge  dalle labbra e   riprendere il controllo di me stessa  è stato dannatamente penoso.  Le  sue dita sono fresche,   morbide e straordinariamente profumate.  Spock mormora con voce pacata e rassicurante una litania  che io non riesco  ad intendere.
 Una strana tensione m’invade  repentinamente ma altrettanto velocemente scompare  lasciandomi in balia di  un’insolita sensazione di sollievo.  Il mio corpo inerte si  piega ad una forza sconosciuta e con il passare dei minuti questi scompensi aumentano di intensità e  inesorabilmente,   ogni volta che  i miei   muscoli  si rilassano, un feroce sollievo m’incendia le vene lasciandomi spossata e senza respiro.    Non ce la faccio  più a soffrire silenziosamente e  ad un tratto mi rendo  conto  che è inutile  trattenere le mie emozioni, io  non  sono vulcaniana,  per me esternare gioia e dolore è  giusto e naturale e così mi lasciai  andare.

 

§§

 


La mia mente nella sua mente… la sua mente nella mia mente….
I suoi pensieri sono i miei pensieri…. I miei pensieri sono i suoi pensieri… -

 

Il primo sospiro aspro che esala, lo accolgo  con “piacere”, il rigido  contegno mantenuto fino ad allora dal comandante Uhura è  stato veramente lodevole ma non necessario, inconsciamente  si  è rifiutata di adeguarsi ai miei pensieri. Le ho spiegato molto chiaramente che la sua fiducia nei miei riguardi sarebbe stata un coadiuvante sufficiente per superare indenne gli squilibri che  le avrebbe causato la fusione.
Nyota  si è  opposta istintivamente alla nostro contatto,   rendendo  più arduo il mio  compito.   Non sono riuscito ad  ignorare ciò che la sua mente mi stava mostrando.  Con un’intensità inconsueta e destabilizzante, il suo desiderio più radicato si è manifestato e  come un’enorme onda di lava incandescente, inesorabile  ha invaso  i miei sensi,  marchiando in modo indelebile il mio Katra.
Per mantenere il controllo necessario per guidare e sostenere la sua mente e  per far si  che  accettasse    le forti sensazioni che le impongo,  ho bisogno io  stesso di evitare “ distrazioni “ che possano  sconvolgere il mio equilibrio, ma sconsideratamente non ho tenuto conto della sopita esuberanza che è intrinseca nella natura della   donna che ho di fronte.

Più  le sensazioni che le ingiungo  la disturbano,   più aumenta la necessità di esternare il suo disagio.  I  suoi  gemiti  sommessi si sono  tramutati in grida appena  trattenute che  collimano  al livello del dolore che gli procurano  gli spasmi. Gli umani quando soffrono hanno bisogno di contatto fisico e Nyota non sfugge alla sua natura.  Le sue mani sono saldamente aggrappate  alla mia divisa  e per sopportare il  dolore che la scuote   si   addossa  completamente a me in cerca di conforto.
Noi vulcaniani siamo notoriamente afefobici, il contatto con il suo corpo avrebbe dovuto suscitarmi un  repentino senso  di  repulsione  ma stranamente il mio primo impulso è  quello di trattenerla tra le mie braccia  e   sostenerla.  Uhura  ha una corporatura slanciata e sottile ma sorprendentemente morbida, la sua pelle ambrata è caldissima come lo è il suo respiro agitato.  Il contatto telepatico si  è infranto ed entrambi fatichiamo a sopportarne  il  brusco distacco.
 Nyota  riapre gli occhi e mi fissa insolitamente decisa.   Le sue mani,  apparentemente spinte da  una volontà propria,  si posano sul mio viso.   Il contatto non dura che pochi attimi ma Nyota  sembra restia a rinunciare ad una pressante intenzione, sfiorare  con le dita le mie labbra.

       

- Basta…… -  si lamenta sottovoce.
- Uhura…..  –
- No…. basta… La prego…. Spock…-


Il tono  tormentato  della sua  voce  è un chiaro segno che sta per cedere, lentamente  si lascia cadere a terra,  le forze sembrano averla abbandonata. Con delicatezza la sollevo e  l’aiuto a  rilassarsi, Uhura docilmente si lascia guidare verso l’incoscienza mentre  un lieve sorriso   le  piega  le  labbra.


Dopo aver chiamato McCoy,  l’osservo,  mentre gli infermieri la posano sulla lettiga, sembra così indifesa senza la scintilla di vitalità che le appartiene e che guida i suoi gesti, sembra solo un corpo slegato dalla sua anima.   Il katra di Nyota dopo qualche ritrosia,  mi aveva accolto e avvolto tra le sue spire ed sono certo che non riusciro' piu' ad   ignorare quella donna. Uhura mi ama. Adesso ne sono  certo,  mi ama dai tempi dell’Accademia e ha rinunciato a palesare quell’affetto solo a causa del mio atteggiamento freddo e indifferente.

Il fastidioso crucio che per anni aveva minato il  contegno distaccato che aveva sempre  contraddistinto le interazioni con la mia migliore allieva, ritorna con forza a   tormentarmi. Gli scrupoli che avevano inibito le tenere propensioni verso   il mio ufficiale delle comunicazioni si ripropongono prepotentemente.
 Che diritto avevo   di  costringere Nyota  a sopportare i disagi della mia natura ibrida? I miei meriti, la mia mente, il mio lavoro e le varie onorificenze di cui ero stato insignito non significavano nulla per i miei compatrioti, sono e sarei stato per sempre un ibrido, un essere a sangue misto.
Ormai da tempo avevo  superato i disagi morali che la mia natura  comportava ma non potevo  permettere che Nyota subisse  ciò che aveva patito mia madre. Una donna stupenda che per amore di mio padre, aveva affrontato  ingiurie e disprezzo,   che aveva ignorato a testa alta,  forte dell’affetto del marito e per amor mio.
  Amanda era una donna forte, come lo è  Uhura,  ma io  non  riuscirei ad ignorare  i patimenti altrui come invece aveva fatto  mio padre. Non potrei in nessun caso  permettere che la mia discendenza patisca quello che ho  subito da bambino,  anche per questo ho rinunciato a contribuire ad estendere il retaggio di Sarek e Amanda.  
La mia parte logica aborriva  questi  affanni insensati,  ma  il mio cuore h a riconosciuto i sentimenti che mi legano a Nyota, il  Pon Farr amplifica l’intensità del mio desiderio ma non ne era la causa principale, volevo quella donna perché l’amavo. 

 

§§

 

 

  
 
Il perpetuo bippare degli apparecchi  dell’infermeria mi aiutano a riordinare i miei pensieri che al momento sono confusi  da immagini inconsuete e che molto probabilmente non sono mie.  La febbre di Spock mi scorre nelle vene, mi  sento bruciare.  Non riesco a muovermi né ad aprire gli occhi ma finalmente sono cosciente. Sento qualcuno muoversi vicino a me,   ma prigioniera  della mia immobilità non riesco a richiamare la sua attenzione.


- Per quanto tempo rimarrà incosciente? – mormora il Capitano.
- Le ho dovuto somministrare un calmante molto forte, l’effetto varia in relazione  al metabolismo dell’individuo, sono tre giorni che versa in questo  stato. – constata serio il dottore.
- Ne sono al corrente. Tuttavia  le sue funzioni vitali  sembrano essere  nella norma. Mi avverta appena riprende conoscenza. –
- Certo Capitano. -

 


Se avessi potuto avrei sorriso, il mio diretto superiore che viene al mio capezzale,  forse seriamente preoccupato. Bene, un piccolo miglioramento che intacca quella sua  corazza coriacea di logica imperturbabilità. Sono fisicamente e moralmente a pezzi, la fusione mentale è decisamente peggio che essere investita da una mandria di bestie imbizzarrite, ma c’è un lato positivo che mi rende più facile sopportare la situazione.
Mi è tornata la memoria su quella sera davanti al dormitorio, il velo che  celava i miei ricordi  è stato spazzato via dal furioso turbine di pensieri e sensazioni  che ho assorbito da quel brutto bastardo  vigliacco di un ibrido alieno,  traditore della fiducia altrui. Per anni il persistente e fastidioso “buco nero” che mi opprimeva la  memoria aveva pungolato   la mia coscienza, era come se  mancasse un tassello importante nella mia vita. E infatti ne mancava uno essenziale. Il  ricordo del primo e unico bacio di Spock.   


 

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