Me & Alice - Let the adventure begin!

di AurumLiddell
(/viewuser.php?uid=849960)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Welcome to Storybrooke ***
Capitolo 2: *** L'Arena ***
Capitolo 3: *** Umanità ***
Capitolo 4: *** Sentimenti nascosti ***
Capitolo 5: *** Più dura è la caduta ***
Capitolo 6: *** Quanto tempo ancora? ***



Capitolo 1
*** Welcome to Storybrooke ***


“Alice.. Alice! Calmati! Sono io!” dissi urlando, la abbracciai da dietro cingendole con entrambe le braccia il bacino mentre lei continuava a dimenarsi come se non ci fosse stato un domani. La cosa che mi preoccupava di più era quello stupido coltello che teneva in mano, la lama vorpale, se continuava a muoversi in quel modo avrebbe potuto tranquillamente azzeccarmela in un occhio e il fatto era che io sarò all’incirca uno o due centimetri più alta di lei. Era inutile continuare a cercare di calmarla, mi staccai da lei e cercai di allontanarmi il più possibile, cercai di farmi vedere in faccia, forse in quel modo avrebbe funzionato. Mi resi conto solo in quel momento che era a terra, seduta, lo sguardo confuso e fisso nel vuoto fino a quando, finalmente, si accorse della mia presenza e mi guardò. All’improvviso il vestito non fu più bianco e nero e tornò ai suoi colori originari ed i suoi occhi pieni di sangue tornarono come prima, non più rossi ma del solito verde foglia che ti ipnotizzava se restavi a fissarlo troppo a lungo. Quando tornò completamente come prima abbassò la testa e io cercai di avvicinarmi il più lentamente possibile. Mi ritrovai ad un centimetro da lei e mi accovacciai, “Alice..” dissi piano, non ero molto sicura ma alzai una mano per accarezzarle la testa, mi aspettavo un movimento convulso (ma forse stavo solo esagerando) invece restò ferma. “E’ finita. Non ti daranno più fastidio.” Dissi, continuavo a fissarla, lei continuava a non vedermi e a non dire nulla. Non so perché l’ho fatto però mi venne d’istinto abbracciarla, lei non si oppose, al contrario fece qualcosa che mi stupì: non lo fece all’inizio ma dopo qualche secondo ricambiò l’abbraccio. Sentivo le sue braccia, un po’ esili, nella schiena. “Andiamo?” mi chiese, finalmente aveva parlato ed io mi sentivo più serena. Cercai di staccarmi da lei il più dolcemente possibile “Sì.” Risposi e mi alzai, le tesi la mano e si fece aiutare ad issarsi. Si ripulì un po’ il vestito con le mani, ma in fondo non c’era niente da pulire, il sangue era su quel vestito da anni e non si poteva togliere, ormai faceva parte dell’indumento. Mi voltai verso la piazza, vidi i resti delle rovine alla deriva, ovvero le macchie nere sul terreno e vidi le chiazze di sangue dei Mattoidi, alcune piccole altre enormi. C’erano anche un occhio rosso a terra, lo avrei riconosciuto ovunque: era di un Occhiere.. Ma il corpo metallico? Dove era finito? Beh, poco importava. Io mi occupai delle Vespe Daimyo e delle Vespe Samurai, in poche parole: il lavoro più pesante lo avevo fatto io. Ovviamente sotto il mio punto di vista. Le vespe del mondo umano, in confronto a quei mostri del Paese delle Meraviglie, non erano niente. Dio, perché le Daimyo dovevano avere delle armature così resistenti? Le ferite che mi procurarono quelle maledette vespe non voglio nemmeno descriverle, avevo sangue su tutta la faccia e le tempie mi pulsavano, restai in quello stato malconcio per almeno una settimana se non sbaglio. Ansimavo, le gambe mi tremavano. Alice mi mise un braccio dietro la schiena per sorreggermi e ce ne tornammo in quel bunker che ci faceva da base. Ero distesa sul lettino dell’infermeria quando Roberto entrò e mi porse il giornale. “Che c’è?” chiesi io “Pensavo solo che volessi qualcosa da leggere.” Rispose. Presi il giornale e sfogliai qualche pagina “Oh! Noto che il Freddy Fazbear Pizza è riaperto.” “Emh..” Roberto sembrava a disagio “A proposito di questo.. C’è una cosa che dovresti sapere.” “Sarebbe a dire?” chiesi mentre continuavo a leggere l’articolo “Non posso dirti chi, ma il tuo aiuto è stato richiesto per..” “ No!” lo interruppi “Non tornerò a fare la guardia a quella pizzeria, nemmeno se mi dessero lo stipendio necessario per comprarmi una spada nuova.” Ci fu qualche secondo di silenzio “Non era questo che dovevo dirti. Posso parlare?” “Sì.” “Il tuo aiuto, è stato richiesto per indagare sull’omicidio dei bambini uccisi.” “Mi chiedete questo nonostante abbiate visto la mia reazione quando sono stati scoperti i corpi?” “Non ho detto al proprietario che aiuterai la.. Polizia, se così la vogliamo chiamare. Gli ho detto che in caso gli avresti dato tu una risposta.” Ci furono un paio di secondi di silenzio “Il tuo tacere mette ansia. Ci tenevo a fartelo sapere.” Disse Roberto “Posso pensarci?” chiesi io “Hai una settimana per pensarci a partire da oggi. Ma non ti assicuro che per indagare non ti chiedano nuovamente di fare da guardia a quel posto. Perché non vai a Storybrooke e chiedi a Regina se ha un incantesimo di protezione adatto a te?” “Di protezione.. Contro degli animatronics?” Roberto sembrava colto un po’ alla sprovvista “Beh.. Sì, non vedo perché no. Potrebbe funzionare. Forse non sarà facile perché Regina non ha esattamente il migliore dei caratteri ma..” “Taci, ha un carattere splendido. Va bene, più tardi ci farò un salto.” Attraversare o no il confine per me non era un problema dato che Storybrooke non era il mio posto originario ed io non uscivo da una fiaba. O almeno, non da una fiaba a lieto fine. Alice camminava accanto a me, solo dopo qualche passo mi accorsi che apparentemente si stava rannicchiando contro di me. “Angela..” “Sì?” continuavo a guardare avanti “Non mi sento molto sicura..” “Perché?” “Non lo so, sento che qualcosa non va in questo posto.” Non l’avevo mai vista assumere quell’atteggiamento, mi sembrava leggermente infantile, ma aveva un qualcosa di fragile “Tienimi la mano.” Dissi e lei lo fece quasi subito, in effetti sembrava che qualcosa non andasse, sì c’era qualcuno in strada ma non molta gente, per fortuna vidi sbucare una figura familiare mentre camminavo: Belle che vedendomi mi venne in contro “Ehy!” io mi sorrisi, in fondo ero felice di vederla. Mi abbracciò “Come va? E’ da tanto che non venivi a farci visita.” Spostò lo sguardo su Alice che era messa dietro di me cercando di non farsi vedere “Piacere.” Le tese la mano e Alice molto timidamente gliela strinse, vidi il sorriso di Belle incupirsi un po’ quando notò il sangue sul vestito. “Dove stavate andando?” mi chiese “Da Regina, devo chiederle una cosa.” Belle come al solito non si mostrò entusiasta della mia idea ma alla fine ci andai lo stesso. Bussai. Nessuna risposta, bussai di nuovo. Finalmente aprì, “Ciao Regina.” Dissi abbozzando un sorriso, Regina mi squadrò dall’alto in basso “Possiamo entrare?” “Che cosa vuoi?” “Non trattarmi come se fossi venuta qui per litigare, ho bisogno del tuo aiuto.” “Ribadisco, che cosa vuoi?” “Ho bisogno di sapere se potresti… Farmi un incantesimo di protezione..” “Mi chiedi questo nonostante il fatto che la magia abbia un prezzo? Dovresti saperlo.” Stavo leggermente iniziando a perdere la pazienza e non avevo la minima intenzione di discutere in quel momento “Sai che ti dico? Hai ragione. Non è importante, grazie lo stesso.” Dissi, girai sui tacchi e me ne andai, non mi accorsi subito che Alice però non era dietro di me, dopo un paio di passi mi girai e vidi qualcosa che mi incuriosì parecchio: Alice e Regina si stavano guardando, effettivamente non si erano mai incontrate prima ma c’era come una sorta di stupore che non so descrivere nel modo in cui si fissavano. Alla fine vidi Regina chiuderle la porta in faccia. Tornai indietro e le andai in contro “Tutto bene?” chiesi, stava ancora fissando la porta “Alice, c’è qualcosa che non va?” continuava a non risponderti, all’improvviso si girò e se ne andò con me che la inseguivo “Potresti camminare un po’ più piano?” “Sei un mezzo vampiro, non credo che, in questo caso, quella delle gambe corte sia una scusa onestamente.” Improvvisamente, mentre camminavamo sentii una voce "Sto chiedendo troppo? Voglio quello che voleva lei." riconobbi quella voce senza pensarci nemmeno un secondo: Bumby. Mi fermai, Alice si accorse che non stavo più camminando "Tutto bene?" "Lo hai sentito anche tu?" chiesi "Cosa?" "Bumby." quando lo dissi mi guardò sbalordita "Angela.. Bumby è morto, cosa stai dicendo?" ci pensai su, forse si trattava solo di una innocente allucinazione, perché dargli tanto peso? Mi sforzai parecchio di sorridere e ripresi a camminare "Tranquilla, non è niente." dissi, prima di ricominciare a camminare restò a fissarmi qualche secondo "Forse non avrei dovuto dirlo." pensai tra me e me. Continua...

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** L'Arena ***


Stavo giocando alla Xbox, per fortuna né i miei genitori né mio fratello c’erano quando sentii bussare alla porta.. Della mia stanza. Mi venne un colpo, il controller stava per cadermi a terra per lo spavento. “Sì?!” urlai “Fammi entrare! Mi annoio.” Disse Alice, sollevata dal sapere di chi si trattasse aprii la porta. Entrò praticamente nello stesso istante in cui avevo girato la chiave, per poco la tavola in legno non mi finiva in faccia. “Amo i tuoi modi delicati.” Dissi sarcastica, quando fu dentro la stanza si sedette nella sedia della mia scrivania mettendosi a fissare il televisore “Wow, sei coraggiosa.” Disse “Perché?” chiesi “Beh, sei consapevole di essere a casa da sola eppure stai giocando a Silent Hill. Quando ti conobbi non eri così temeraria, devo dire che hai fatto progressi.” Rispose accavallando le gambe e lasciando intravedere i leggins “Vedi che i fantasmi ed i mostri in genere continuano a farmi paura.” Dissi, lei sorrise lievemente e spostò lo sguardo sul suo gioco poggiato accanto al cofanetto di Skyrim sul tavolo del televisore, “Devo ammettere che sono venuta bene in quella foto.” “Sei sarcastica?” chiesi spostando la sedia in modo da trovarmi sia davanti al televisore che davanti a lei e mi sedetti “No.” “Beh, sei molto meglio di presenza.” Risposi riprendendo il controller “Hanno detto che dobbiamo tornare al rifugio perché c’è una persona che vuole vederci.” Disse, io sbuffai “Non mi va di tornarci adesso, sono tornata solo da qualche ora.” “Hanno detto che è importante.” “Dicono sempre così.” “Non puoi fare uno sforzo?” chiese leggermente spazientita “Ma provare ad andarci solo tu?” “Hanno detto che dobbiamo esserci entrambe.” Disse ed io sbuffai nuovamente, ci fu qualche secondo di silenzio “Va bene.”
 Attraversammo il cortile ed entrammo, Roberto ci venne subito in contro “Finalmente!” esclamò  “Dicci che il nostro ospite è andato via e forse il mio morale potrà risollevarsi.” “No, è ancora qui. Seguitemi.” Disse e ci portò in una stanza dove c’erano un uomo e una donna, l’uomo era in piedi e ci dava le spalle, aveva i capelli neri un po’ ricci e accanto a lui su una sedia c’era una donna dai capelli corvini e la pelle olivastra. Quando entrammo l’uomo si girò quasi subito e ci venne in contro mentre la donna voltò la testa di scatto verso di noi ma restò seduta. “Così sono queste le due ragazze di cui mi parlavi.” Disse l’uomo, i suoi occhi sembrarono illuminarsi alla nostra vista “Potresti lasciarmi da solo con loro?” chiese sorridendo, Roberto sembrava colto alla sprovvista “Emh.. Va bene” detto questo girò sui tacchi e se ne andò chiudendo la porta. Alice mi prese la mano, forse aveva paura. “Dunque, ragazze, ho avuto modo di notare come combattete e devo dire che insieme fate un ottimo lavoro di squadra. Io e la mia collega ci occupiamo di combattimenti..” disse indicando la donna “Combattimenti su un arena, come.. Gli Hunger Games, non so se ce li avete presente.”  Alice non rispose, lo feci io al posto suo “La mia amica non li conosce, io sì.” “Allora saprai che non sono per niente facili.” “In un certo senso sì.” Risposi “E.. Mi faccia capire, voi vi occupate degli Hunger Games?” chiesi sarcastica, l’uomo fece una piccola risata “No, però lavoriamo in una sorta di istituto dove addestriamo gli adolescenti al combattimento.” “E ritenete che il nostro stile di combattimento non è appropriato e che forse dovremmo venire al vostro istituto per imparare qualcosa in più?” chiesi “Oh, no no!” esclamò “Semplicemente, ci piacerebbe farvi fare qualche combattimento di prova.” Disse. Lo guardavo attentamente negli occhi, oltre che ad essere verde ghiaccio avevano un qualcosa che non mi convincevano, e lui stesso sorrideva troppo. “E noi cosa ne ricaveremo?” chiesi, l’uomo restò qualche secondo in silenzio “Ci hanno raccontato qualcosa su di voi. Ci hanno detto che vi piacerebbe avere una casa dove vivere solo voi per fare i vostri allenamenti e quant’ altro, e che..” spostò lo sguardo su Alice che apparentemente sembrò ritrarsi “La tua cara amica vorrebbe sapere il motivo del perché è stato possibile che voi vi incontraste nonostante il fatto che entrambe fate parte di due dimensioni diverse.” “Ma non vedo cosa voi potreste fare a riguardo.” Dissi “Ed è proprio qui che ti sbagli. Vedi, quando ci è arrivato alle orecchie l’accaduto abbiamo iniziato ad indagare e voi potreste fare parte della squadra di ricerca se volete.” Stesi in silenzio, non sapevo cosa rispondere, mi ci volle qualche secondo per accorgermi che Alice e la donna seduta sulla sedia si stavano fissando a vicenda, poi la donna smise di guardarla e spostò lo sguardo su di me sorridendo “Comunque non ci siamo presentati, vi chiedo scusa: io sono Vincent e la mia collega si chiama Letizia.” Quando lo disse la donna si alzò dalla sedia e mi strinse la mano “E’ un piacere.” Disse sorridendo, aveva degli occhi azzurri e devo ammettere che era bellissima. “Quindi..” ricominciò Vincent “Cosa volete fare?” “Mi dispiace, ma ancora non riesco a capire cosa ci guadagniamo a combattere, dato che al momento lo facciamo solo per sopravvivere.” “Beh è ovvio che vi pagheremo anche in denaro, e  come ho cercato di farvi capire prima: con il passare del tempo i pagamenti potrebbero diventare più.. Alti.” “Tipo la casa?” “Esatto.” “E se i combattimenti di prova non dovessero andare bene o comunque non ci andasse bene?” “Non vi costringiamo a fare nulla, la scelta è solo vostra.” “Vi faremo sapere.” Gli risposi tanto per troncare “Perfetto.” Disse Vincent con un tono soddisfatto.
Prima di salire in macchina Vincent ci diede il suo numero scritto su un biglietto bianco.. E fece una cosa strana “Beh allora fammi sapere Angela.” Disse “Certo.” Risposi io, spostò lo sguardo su Alice e le prese la mano “Allora, ci vediamo.. Alice.” Disse sorridendo e abbassò la testa per baciarle la mano ma Alice la ritrasse bruscamente. In un primo momento sembrò sbalordito ma poi (così come aveva fatto per la maggior parte del tempo!) sorrise, si girò e salì in macchina. Potevo scorgere Letizia che dal finestrino continuava a fissarmi, cercai di non arrossire spostando lo sguardo. Mi sentivo imbarazzata e fu un sollievo quando la macchina attraversò il vialetto ed uscì.
“Non mi convince questa storia.” Disse Alice “Non sei l’unica, non convince nemmeno me. A parer mio nascondono qualcosa.” Risposi “Mi sembra un po’ strano che il loro unico scopo sia quello di farci combattere. Probabilmente in tutto quello che… Come si chiama? Victor?” chiese “Vincent.” La corressi io “Esatto. Comunque, quasi certamente in tutto quello che ci ha spiegato Victor ci sarà un secondo fine di cui noi siamo all’oscuro.” Mi sedetti sulla sedia della mia stanza “Ci ho pensato anche io.” Risposi. Alice mi guardò, poi abbasso lo sguardo e restammo in silenzio per qualche secondo “Ma se non fosse così?” chiesi io, tornò a guardarmi “Intendi fare quei combattimenti di prova?” “Beh, potremmo provare a farne almeno uno.” Alice sembrò gemere piano “Non lo so, non mi convince. Quanto tempo abbiamo per pensarci?” “Non ci hanno dato un tempo stabilito.” Risposi. Altri secondi di silenzio, nessuna delle due aveva la minima intenzione di cacciarsi nei guai, ad occhi ed orecchie altrui poteva sembrare una cosa stupida ma per noi era una decisione un po’ importante da prendere. Alice si alzò dalla sedia e sospirò “Vado ad affilare la lama.” Disse mentre usciva dalla stanza “Quindi sì?!” gli urlai “Sì! Ma solo uno!” rispose.
Roberto fermò la macchina davanti ad un edificio simile ad un grattacielo. Ci accompagnò dentro, dall’interno sembrava un ospedale: trovammo una sala d’aspetto (deserta) e un po’ dopo l’entrata una segretaria dietro un bancone “Posso aiutarvi?” chiese vedendoci, era una donna dai capelli corti, di color castano chiaro, magra e portava occhiali di corno rossi “Abbiamo un appuntamento con il signor Vincent.” Disse Roberto avvicinandosi al bancone, la donna abbassò la testa per guardare in un quaderno dove girò qualche pagina prima di risponderci “Ah.. Sì.” Disse “Salite al piano di sopra, sarà la prima stanza che vi ritroverete davanti, ovvero la C24.” “Grazie.” Rispose Roberto. Salimmo le scale e appena trovammo la stanza Roberto bussò “Avanti.” Rispose una voce dall’interno. Vincent era seduto dietro una scrivania, quel posto sembrava un ufficio, aveva gli stessi vestiti del giorno prima con l’unica differenza che portava una camicia bianca a maniche arrotolate invece di una maglietta nera a maniche corte con una giacca di stoffa. Si alzò e ci venne in contro “Sono felice che siate venute. Vi mostro un po’ quello che facciamo qui.” Disse.
Ci fece fare un giro dell’edificio (ovviamente non tutto dato che quel posto era enorme e peggio di un labirinto) mostrandoci le stanze degli allenamenti, infermeria e luogo più importante: l’arena, un enorme stanza grande quanto una palestra con pareti in acciaio e pavimento in marmo. “Quando possono iniziare?” chiese Roberto “Anche subito.” Disse Vincent “Sempre che loro vogliano.” “Va bene.” Mi affrettai a dire “Molto bene, vi accompagno negli spogliatoi.” Disse. Essendo la prima volta non dovevamo cambiarci, io lasciai solo la borsa e la giacca e poi tornammo nell’arena. “Prima di entrare devo spiegarvi un paio di cose.” Disse “Sentiamo.” Risposi io “Ovviamente dovrete combattere in coppia e guardarvi le spalle a vicenda come avete sempre fatto, ma non ci sarà solo un nemico. Nei combattenti di prova mettiamo i nemici in base a quanti sono i partecipanti, nel vostro caso quindi saranno due.” “Quindi uno ciascuno?” chiesi io “Esatto, ma i vostri nemici non saranno persone bensì mostri.” Arrivammo davanti d’avanti alla porta di metallo, si fermò “Di conseguenza, fanno ciò che vogliono, non possiamo comandarli. Se entrambi decidessero di attaccare insieme soltanto una di voi due noi non possiamo farci niente.” Aprì la porta “E chi saranno questi mostri?” chiesi mentre entravamo “Avete presente Silent Hill?” chiese “Dimmi che combatteremo contro delle nurse ed io me ne vado.” Risposi “No no.” Disse Vincent ridacchiando “Peggio..” continuò “Pyramid Head.” “Oh perfetto, un degno avversario.” Risposi “Mi fa piacere che ti vada bene, l’altro invece sarà il boia della regina rossa.” Disse guardando Alice, e lei spalancò gli occhi a quelle parole “Ma.. E’ morto.” Disse confusa “Vero.” Rispose Vincent “Noi lo abbiamo solo ricostruito.” “Quindi in sostanza combattiamo contro delle proiezioni?” chiesi io “Oh ma non sono proiezioni qualunque. Anche Pyramid Head è come il boia, non è morto ma lo abbiamo ricostruito con la nostra tecnologia. Se tu dovessi colpirlo il sangue uscirebbe, se tu lo sfiorassi per sbaglio sentiresti la sua carne o comunque la ruggine della sua piramide.” Disse. Sospirai “Qualche altra cosa che dovremmo sapere?” chiesi “Credo che per il momento non ci sia altro che dobbiate sapere.” Rispose. Camminammo al centro della stanza aspettando che facessero uscire fuori i nostri avversari “Pronta?” chiesi ad Alice “Credo di sì..” rispose “Mi sembri un po’ spaventata.” Dissi “Come potrei non esserlo? Il boia è invincibile.” Rispose con la voce un po’ tremolante, le presi la mano cercando di darle un po’ di conforto, lei la strinse. Vincent era appoggiato alla parete e ci guardava “Ovviamente se una di voi due si dovesse ferire i giochi si fermeranno!” ci urlò, noi lo guardammo senza dire una parola. Mi accorsi che in una parte di quella enorme stanza c’erano come delle porte a vetri che davano su un'altro locale ancora. Perché? “Angela..” disse Alice “Sì?” “Vincent..” mi sembrava preoccupata dal tono di voce “Come faceva a sapere che io cerco risposte sul nostro incontro?” mi chiese girando la testa e guardandomi negli occhi, la fissavo, in effetti non ci avevo assolutamente pensato, come faceva a saperlo? Forse glielo ha detto Roberto? Ma in genere lui non fa queste cose.. Non lo avrebbe mai fatto. Prima che potessi darle una qualche risposta, una porta di acciaio si aprì scorrendo verso l’alto, si sentirono dei passi pesanti che facevano tremare tutto il pavimento ed alla fine Pyramid Head con la sua spada enorme e pesante ne uscì fuori e la porta si chiuse, e come dessert a qualche metro da noi un buco nero enorme si apriva nel terreno come un vortice e ne uscì il boia.
Iniziava il massacro.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Umanità ***


Dire che Alice era paralizzata alla vista del boia era poco, disse la frase che aveva detto la prima volta che lo aveva visto: “Aveva più fortuna Don Chisciotte contro i mulini a vento.” E nella mia testa vedendo Pyramid Head pensai la stessa cosa, me lo immaginavo diverso, non so perché ma adesso che era a qualche metro di distanza da me mi rendevo conto che oltre che ad essere più grosso era anche più alto e la cosa era raccapricciante. Io avevo solo.. Un coltello.. Un dannato coltello, mentre lui aveva uno spadone enorme! Avevo come l’impressione che, anche se era solo un combattimento di prova, nessuna delle due si sarebbe salvata. Non potevo nuocere a nessuno con uno stupido coltello con sopra le incisioni “Winter is coming” , sì, l’inverno stava arrivando nella mia testa (altro che “Sette Regni”!) , non stavo capendo niente in quel momento, il sangue nelle vene mi stava gelando per la paura. “Che dici, ci diamo una mano a vicenda?” chiesi “Perché? Cosa pensavi di fare?” mi chiese lei ma io non le risposi, continuavo a fissare il mio avversario. All’improvviso si sentì una voce risuonare per tutta la sala, come di un conduttore di un incontro di boxer “Siete pronte?” chiese “No..” sussurrai io “3.. 2.. 1.. Dateci dentro!” urlò, non sapevo da dove provenisse quella voce ma era semplicemente fastidiosa. Sia Pyramid Head che il boia in quel momento iniziarono a muoversi, feci dei passi indietro ma era maledettamente veloce nonostante il fatto che si trasportasse dietro quella spada che mosse quasi subito nella mia direzione. Mi accorsi che era molto lunga, il che ovviamente era un problema. Schivai un paio di colpi con successo (stranamente) ma non sapevo cosa fare, scappavo solamente, “Avresti potuto prestarmi il cannone teiera!! Sarebbe servito!” urlai ad Alice che stava facendo esattamente quello che stavo facendo io ovvero scappare senza trovare un modo di agire, non mi rispose era troppo impegnata a schivare i colpi, ad alzarsi ed abbassarsi per evitare l’ascia. Ci fu un momento in cui Pyramid Head mi mise al muro, capii che non c’era più niente da fare in quel momento, ma mentre arretravo inciampai su qualcosa di metallico, caddi a terra e sbattei la testa. Mi girava tutto, ma fui felice di vedere quale fu il motivo della mia caduta: il cannone teiera! Chi lo aveva messo lì? Oh beh, in quel momento non importava quindi tanto valeva approfittarne, no? Lo presi subito e cercai di allontanarmi come meglio potevo, mentre gli passavo di lato sollevò la spada, non schivai il colpo e la mia unica fortuna fu che non prese un punto esattamente vitale: mi squarciò i pantaloni ferendomi una coscia, fece un male cane anche se apparentemente poteva sembrare solo un taglietto. Quando fui abbastanza lontana puntai il cannone teiera cercando di non farmi schiacciare o comunque tagliare la testa dal boia che era ancora alle prese con Alice, ci misi un po’ per mirare e lanciare il colpo. La prima volta non fu per niente un successo, per fortuna al secondo tentativo lo colpii: l’acido ricoprì la piramide che aveva in testa e metà corpo, lo sentii emettere una sorta di gemito strozzato e si inginocchiò a terra lasciando cadere il manico della spada. Restò un paio di secondi in ginocchio e alla fine cadde a terra con tutto il corpo e la piramide emise un tonfo terribile, ce l’avevo fatta. Oh, già! Il boia. Alice era stremata come non mai si vedeva perfettamente, era davanti a lui ed io le saltai addosso per farla spostare. Entrambe cademmo a terra ma almeno nessuna delle due ci lasciò la pelle, anzi, la testa. “Sai che il cannone teiera non funzionerà vero?” mi chiese “Sinceramente penso che adesso l’importante è che almeno uno dei due sia fuori gioco.” Risposi mentre correvamo “Solo noi riusciamo a comunicare durante i combattimenti e col fiatone, vero?” mi chiese abbozzando un sorriso “Beh, a volte penso che questo sia uno dei motivi del perché nessuno è meglio di noi.” Risposi finendo per, almeno, la ventesima volta al suolo. “Resta il fatto che dobbiamo trovare un modo per liberarci di lui.” Disse Alice mentre il boia ci rincorreva per tutto il campo ridendo. Eravamo svelte ma io non lo fui abbastanza, mi arrivò un colpo d’ascia alla nuca, bruciava da morire e bastò per stordirmi ancora un po’. Quando ricevevo colpi del genere non andavo al tappeto facilmente, infatti non fu quello il colpo di grazia: un altro colpo di ascia mi squarciò la pancia e lanciai un urlo spaventoso. Caddi a terra aspettando un altro colpo decisivo mentre Alice mi veniva incontro. “Stoooop!” urlò Victor, ricordo solo che non vedevo più il boia, avevo lo sguardo fisso in avanti sul tetto, vedevo sfocato, Alice e Victor erano sopra di me, dopo quel momento ricordo solo il buio.
Mi risvegliai in infermeria, sentii subito le bende sul ventre ma restai sdraiata sul lettino, non volevo muovermi, mi sentivo ancora abbastanza debole. Non mi preoccupai nemmeno di controllare meglio l’interno della stanza. Vedevo solo il soffitto di un azzurro chiaro leggermente nauseante per i miei gusti, guardavo anche le sue dimensioni e ne dedussi che evidentemente la stanza non era molto grande. Sentii un cigolio e dei passi, probabilmente qualcuno aveva aperto la porta ed era entrato. Ansia crescente: i passi si sentivano sempre più vicini. “Oh, sei sveglia. Come ti senti?” mi chiese una voce femminile, “Stordita.” Dissi continuando a guardare il soffitto “Pensi di poterti mettere seduta o preferisci riposarti ancora un po’?” mi chiese “No grazie, mi sto annoiando.” risposi provando ad alzarmi, il ventre mi faceva male “Come va la ferita?” “Ne ho ricevute di peggiori, non fa malissimo.” Dissi mettendomi seduta, scoprendo chi era il mio interlocutore: Letizia mi reggeva la maglietta in una mano e mi sorrideva. Presi l’indumento cercando di nascondere l’imbarazzo e me lo misi, non sapevo perché ma il fatto che lei mi vedesse in quelle condizioni mi metteva a disagio. Avevo le gambe che tremavano e barcollavo un po’, “Non mi sembri molto in forma. Sicura che non vuoi rimare stesa ancora un po’?” chiese “Sicura. Grazie.” Risposi provando ad avviarmi verso la porta “Beh almeno lascia che ti aiuti.” Disse avvicinandosi a me e cingendomi la vita con un braccio “N.. No, grazie, non ne ho bisogno.” Dissi, “Io dico di sì.” Mi rispose aprendo la porta.
“Avreste potuto portarvi più armi.” Disse Victor “Che differenza ci sarebbe stata? Il boia è invincibile.” Rispose Alice mentre incrociava le braccia e accavallava le gambe, aveva come la sensazione che la stesse prendendo in giro “Va bene..” disse Victor alzando una mano “Effettivamente come combattimento di prova abbiamo sbagliato. Rimedieremo.” “Rimedierete? Forse non ha capito, non faremo mai più una cosa del genere, continueremo le nostre vite facendo finta di non avervi mai conosciuti.” Disse abbastanza decisa, Victor inarcò gli angoli della bocca all’insù “E la tua compagna di battaglia? E’ d’accordo?” chiese “Lo sarà sicuramente.” Rispose “Ne sei sicura?” la incalzò Victor. Alice non ebbe nemmeno il tempo di rispondere che Letizia bussò alla porta “Avanti.” Disse Victor, entrammo e subito Alice si alzò dalla sedia venendomi in contro “Angela, diglielo anche tu che non intendiamo più partecipare!” mi disse, sembrava come implorarmi “Beh..” spostai lo sguardo su Victor “Per quanto mi riguarda, quello che è successo prima mi è bastato e mi è avanzato, quindi..” “Per un taglietto?” Mi interruppe Victor che inarcò un sopracciglio quasi come a chiedermi se stessi parlando sul serio “No, solo, corriamo già abbastanza rischi fuori di qui. Non vogliamo altri problemi.” Risposi io, Letizia continuava a tenermi il braccio attorno alla vita e non diceva nulla. “Se vi unite a noi potrete fortificarvi.” Disse Victor “Non abbiamo bisogno di fortificarci. Grazie.” Risposi in tono secco. Victor mi guardò con un misto di confusione e furia, alla fine disse “Va bene, come preferite. Noi non possiamo costringervi.” Si alzò dalla sedia, mi venne in contro e mi strinse la mano “Ci abbiamo provato.” Tese la mano anche ad Alice che restò ferma a guardarlo con uno sguardo carico di rancore.
Mentre camminavamo per il corridoio ad aiutarmi c’era Alice non Letizia, ma la cosa non mi dispiacque, non era di certo la prima volta. Sentimmo una voce chiamarci ad un certo punto del tragitto “Ehi! Aspettate!” Era Letizia che correva verso di noi, “Io non mi fermerei.” Disse piano Alice “Fosse stato Victor avrei detto la stessa cosa anche io.” Risposi, ci fermammo e ci girammo. “Sentite, Victor è stato un po’ duro con voi..” disse quando ci raggiunse “Ce ne siamo accorte.” Rispose Alice “Posso solo dirvi che mi dispiace e che spero che voi possiate cambiare idea. Fa sempre così, bisogna solo abituarcisi, poi non ci si fa più nemmeno caso.” Tirò fuori dalla tasca un foglietto e ce lo porse, anche se non era diretto a nessuna delle due in particolare. Sapevo che Alice molto probabilmente lo avrebbe strappato non appena uscite così lo presi io. Ma… In fondo cosa mi importava? “Difficilmente cambieremo idea.” Dissi mentre prendevo il foglietto. Mi contraddicevo da sola? “Beh, quello è il mio numero. In caso contrario chiamatemi.” Rispose. Ci salutò, girò sui tacchi e se ne andò.
“Fosse stato Victor avrei detto la stessa cosa anche io.” Ripeté Alice facendomi l’imitazione mentre eravamo in macchina, stavo guardando fuori dal finestrino. Mi girai “Umh.. Sì, intendo.. Non mi sembra esattamente come lui.” Risposi, lei fece una piccola risata “Perché non la dici tutta? Si vede da un miglio di distanza che ti piace.” Mi disse, ed io mi stavo preoccupando: come avrei dovuto interpretare quel messaggio? La guardavo forse un po’ sgomenta “Beh.. Non posso dire il contrario.” Risposi, avevo come avuto l’impressione che non fosse molto felice di quella risposta. Voltò la testa guardando fuori dal finestrino, provava qualcosa per me? Davvero, non capivo. “Che problemi ti crea?” chiesi io “Nessuno.” Rispose lei. Non so perché, però mi venne d’istinto prenderle la mano e molto delicatamente lo feci. Non deve esserle dispiaciuto anche se qualche secondo dopo la ritrasse ed io mi sentii una stupida. Almeno ci avevo provato, non riesco a descrivere la mia sensazione in quel momento, non sapevo se essere felice della sua gelosia o che altro.
Io ero nella mia stanza e lei nella sua, potevo solo stare a letto a pensare. Alla fine decisi di andare da lei. Bussai, “Sì?” chiese “Alice, sono io.” Risposi, ci fu qualche secondo di silenzio “Entra.” Disse, entrai e la vidi seduta nel letto che teneva il suo coniglio in grembo, era una scena tenera, sembrava una bambina o comunque un qualcosa da proteggere con la vita anche se lei sapeva badare a sé stessa. Non sapevo cosa dire, mi sedetti nel letto accanto a lei “Non mi va di riprendere l’argomento.” Disse “No, tranquilla. Solo..” ribadisco: non sapevo cosa dire “Solo..?” chiese Alice “Mi piacerebbe sapere.. Se hai qualche problema con me.” Dissi prendendomi un po’ di coraggio “No, non volevi riprendere l’argomento.” Disse sarcastica “Non è esattamente la stessa cosa.” Risposi io, ci furono un paio di secondi di silenzio. Non volevo pressarla in alcun modo, le carezzai dolcemente la schiena e feci per andarmene “Non mi piace il modo in cui ti guarda.” Disse ed io mi fermai nel bel mezzo della stanza, le davo le spalle, non potevo vedere la sua espressione, sentii solo il suo tono pungente “Adesso sei contenta?” mi chiese, allora forse era vero, provava qualcosa. “Nemmeno a me piace il modo in cui Victor ti guarda.” Risposi io continuando a darle le spalle “Ma forse tu non lo intendi nello stesso modo in cui potrei intenderlo io.” Mi disse, “Beh io posso solo dirti, che mi da tanto l’impressione di qualcuno che voglia metterti le mani addosso per farti cose che io non voglio nemmeno immaginarmi. ” dissi girandomi, continuava a fissarmi cercando di restare impassibile “E la cosa mi da alquanto fastidio.” Detto questo mi girai un'altra volta ed uscii dalla stanza. Attraversai il corridoio pensando a quello che avevo appena fatto. Perché lo avevo detto? A dire la verità lo sapevo, era quello che pensavo. E se mi fossi sbagliata? Forse lei non provava nulla per me ed io avevo solo frainteso, ma ormai il danno era fatto. Qualcosa me l’avrebbe detta ed il mio più grande timore era che non potesse essere piacevole. Penso che chiunque al posto mio avrebbe provato almeno un po’ di paura.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Sentimenti nascosti ***


“Quindi pensi che Alice possa provare qualcosa per te?” mi chiese Roberto “Non penso niente, non so niente, non ci capisco niente …” risposi, ero sdraiata sul divano e guardavo il soffitto, lui era seduto su una sedia accanto a me, poco distante c’era la scrivania con il suo computer, da un'altra prospettiva poteva sembrare il mio psicologo. “Da quello che mi hai detto la sua non sembra una semplice preoccupazione. Non da un amica che ti conosce molto bene.” Disse “Io credo che dopo quello che mi ha detto, non si possa dire che mi conosca esattamente bene..” risposi. Roberto sospirò “Io approfondirei l’argomento ma.. Sei lei non vuole..” – “Non voglio prendermi l’ennesima ‘delusione d’amore’ Rob, sai benissimo come gestisco questo genere di cose. Forse mi sono solo sbagliata, tutto qui.” Dissi, Roberto restò qualche secondo a guardarmi “Allora posso consigliarti semplicemente di non pensarci e..” si interruppe “Letizia non ti ha dato il suo numero?” chiese, girai la testa verso di lui “Sì, ma questo che c’entra?” – “Beh, tu sei un vampiro, ed a quanto ho capito a lei non dispiace la tua compagnia quindi …” non riuscivo a capire se fosse un illusione ottica o meno: gli angoli della sua bocca slittarono un po’ all’insù formando un sorriso che sembrava esprimere complicità. Lo guardai leggermente sbigottita “Non ti sembra un po’ troppo presto?” chiesi “Forse è vero, magari adesso no, ma in futuro potrebbe crearsi qualcosa.” No, decisamente non era un illusione ottica, stava sorridendo. Tornai a guardare il soffitto “Magari è etero, io non posso saperlo, come neanche tu.” Dissi “Allora indaga, non ci vuole tanto.” Rispose con un po’ di entusiasmo nella voce. Sospirai. “Spero che tu non voglia chiedermene un'altra.” Mi disse Edward, mi leccai gli angoli della bocca dal sangue, la sacca ormai vuota nella mia mano “No. Ti risulta che te ne abbia mai chiesto più di due?” chiesi, lui impallidì sentendo il mio tono di voce leggermente irritato “N.. No.” Rispose “E’ che.. Oggi sembri particolarmente affamata..” a quelle parole feci una piccola risata “Allora dubito che tu abbia mai, davvero, visto un vampiro affamato peggio di un lupo. Anche se questo non è esattamente il termine adatto.” Dissi facendo un'altra risata. Buttai quel che restava della sacca nel cestino e mi alzai dallo sgabello, la lampada del soffitto che si accendeva e spegneva ad intermittenza a suo piacimento mi dava leggermente sui nervi insieme all’atmosfera tetra che regnava nel locale “Fai sistemare questo bar appena puoi, è semplicemente inquietante.” Dissi “Con quali soldi?” chiese irritato “Ho detto: ‘appena puoi’ non scaldarti tanto Edward.” Risposi con calma, asciugandomi la bocca con la manica della felpa “Piuttosto c’è una cosa che dovresti sapere..” disse in tono quasi sospettoso, mi girai alzando un sopracciglio ‘Quale cazzata ha in serbo per me la sua bocca oggi?’ mi chiesi nella mia testa, ed avevo un tono anche sarcastico! “Sentiamo.” Dissi, il suo cranio pelato che sembrava un uovo di pasqua era illuminato dalla lampada che ancora funzionava perfettamente, e la sua maglietta degli Slipknot gli stava un po’ piccola tanto da fare intravedere un filo di pancia ‘Come ha fatto a fottersi la mia ex non smetterò mai di chiedermelo.’ Il mio cervello era in vena di fare commenti quel giorno. “Stavo quasi per dimenticarmi che prima che tu arrivassi qui a fare il tuo spuntino pomeridiano è venuta una donna, maledettamente attraente che ti cercava.. Emh.. Qual era il suo nome?” – “Fammi indovinare: aveva capelli corvini e carnagione olivastra?” chiesi prima che potesse ricordare “Sì, se non ricordo male, i capelli erano neri, questo lo ricordo perfettamente ad aveva anche un certo davanzale..” – “Vai avanti! Non mi servono le tue osservazioni da aspirante stupratore seriale!” dissi quasi urlando, e lui impallidì nuovamente “Ad ogni modo.. Se non sbaglio il suo nome era Letizia.. Ed ha fatto molte domande, prima sul rifugio, poi sul mio locale e poi mi ha chiesto se conoscevo te e Alice.” Disse “E tu come hai risposto a tutte queste domande?” chiesi “Risposte vaghe, anche per quanto riguarda te e la tua compagna di battaglie, anche perché non posso rischiare che quelli del rifugio mi vengano a cercare un'altra volta, almeno si fosse trattato di semplici calci nel culo..” – “Ma è solo per questo che non hai detto niente! Ed è una fortuna che questo basti a convincerti, perché in genere un paio di tette ed un sedere da urlo bastano per farti dimenticare che a questo mondo esistono essere soprannaturali capaci di farti vedere i sorci verdi in maniera anche permanente.” Dissi avvicinandomi al bancone, lo avevo ammutolito, poi la sua espressione cambiò in una maschera di sfida “Il passato è passato Angela, e voi demoni venuti dall’inferno o da chissà quale altra dimensione, non potete ricordarmelo per sempre. O forse sei solo tu l’unica tra tutti che continua a guardare il passato?” chiese in tono freddo “Ho imparato a mia spese che le persone non cambiano Ed, quindi è inutile dimenticare cose successe da tempo anche immemore, quindi ti chiedo scusa se sto sempre in guardia e non faccio come te che mi fido ciecamente di chiunque per poi restarci fregata.” Sentivo i capelli ricadermi davanti agli occhi, devo aver avuto un espressione paurosa in viso, Edward non era esattamente spaventato, continuava a mantenere quell’espressione di sfida ma adesso sembrava come più concentrato, come chi aspetta un pugno ben piantato nello stomaco “Oh, ma.. Io per Melinda non sono rimasto fregato, lo facciamo almeno quattro volte a settimana, dice che tu non l’hai mai fatta quanto me.” Disse con un sorriso sornione stampato sul volto, la mia espressione di certo non si era rabbuiata ma deve aver intuito che quelle parole mi fecero un po’ male.. O forse no. Alzai la testa per guardarlo meglio e ricambiai il sorriso, ed il suo scomparve improvvisamente “Tu hai sempre avuto un particolare desiderio di ferirmi Edward, tranquillo Melinda è tutta tua, ma ci sono alcuni particolari che ti sfuggono..” dissi, e lui piegò leggermente la testa da un lato ed incrociò le braccia al petto “Sentiamo.” Rispose sempre sorridendo “Melinda non è quel genere di persona che fa il paragone tra i suoi ex e le sue ex, perché la conosco da otto anni, tu invece soltanto da uno e forse neanche, ma non sono affari miei giusto? Quindi non dubito che tutto quello che mi stai dicendo siano solo un mare di stronzate preparate appositamente per spingermi lentamente sul baratro del suicidio, e poi, è vero: io non sono quel tipo di persona che dice queste cose, perché al contrario di te mi ritengo molto educata, ma nel caso non lo avessi capito, hai una pancia che fa semplicemente schifo e pur non avendoti mai visto senza maglietta quel filo che esce da sotto il tuo indumento mi fa intuire molte cose..” quando lo dissi guardò sotto e poi tornò a guardare me carico di ira “E poi, è un vampiro, esattamente come me, ed è bellissima, e si merita di più che un ubriacone di mezza età con un sacco di debiti, che non può darle nulla se non qualche orgasmo quando gli salgono gli ormoni, e poi la parte più bella, come ho detto prima: non è esattamente una ragazza da buttare, quindi chi ti assicura che non abbia un amante? O ancora meglio! Più di uno? Sai, gli ormoni dei vampiri sono leggermente diversi da quelli umani, quindi forse quel coso che hai tra le gambe non le basta. Ma tu non ci hai mai pensato vero?” mi sentivo soddisfatta, la sua adesso era un espressione di rabbia mischiata a pura confusione. Sentivo la sua paura, ed il suo dubbio, avevo questo potere e mi dava un enorme vantaggio “Tu hai cercato di ferirmi ed io in cambio ti ho riempito la testa di interrogativi. Chi è che è rimasto fregato tra i due adesso?” amavo il mio tono di voce in quelle situazioni, era così bello che non riesco nemmeno a metterlo nero su bianco per farvi capire. Mi girai per andarmene, misi una mano sulla maniglia della porta ma non aprii subito “Ah! Quasi dimenticavo, per quella storia dell’amante, se dovessi scoprirla a fare una cosa del genere ed io dovessi venire a sapere che proprio a causa di questo le hai fatto del male, ti strappo la giugulare a morsi, e sai che lo faccio. Spero sia chiaro, ma se non sei stupido hai capito alla perfezione.” Detto questo sono uscita. Non mi andava di tornare subito al rifugio, così durante il tragitto mi volli sedere su una panchina. Avevo fin troppa paura di incontrare nuovamente Alice, non so perché, sapevo solo che era così. Oh dio no, in realtà lo sapevo, quello che avevo dentro era semplicemente la paura di amare qualcuno, ‘E pensare che in altre occasioni non mi sarei lasciata sfuggire un occasione del genere.’ Pensai tra me e me, ma come potevo fare quel ragionamento se non ero nemmeno sicura di aver capito bene? “Posso?” chiese qualcuno vicino a me ed io mi risvegliai. No.. Non poteva essere.. Ancora lei? “Sì.” Dissi in tono fermo e Letizia si sedette accanto a me “Mi hai seguita?” chiesi io guardandola, “No, solo che questa mattina sono solo stata nello stesso bar in cui sei stata tu fino a quindici minuti fa..” disse sorridendo, tornai a guardare di fronte a me “Sì, mi hai seguita.” Dissi quasi ridendo “Devo preoccuparmi? Che cosa vuoi?” chiesi “Non posso dirtelo, per ora, è un segreto.” Mi guardava sorridendo, ed io cercavo di mantenere il nervosismo “Però quando si tratta di pedinare una persona diventa un problema.” Dissi “Mi annoiavo.” – “Quindi il tuo hobby è pedinare la gente quando ti annoi?” – “No, non sempre, se il soggetto non è interessante.” Disse continuando a sorridere, mi girai verso di lei, non avrei dovuto farlo, mi sentivo già abbastanza in imbarazzo così e voltai di nuovo la testa facendo una piccola risata “E’ un modo per rimorchiare?” chiesi io “Può darsi.” Rispose senza staccarmi gli occhi di dosso. Ci fu qualche secondo di silenzio, “Okay.. Io vado.” Dissi con calma alzandomi dalla panchina, inutile dire che mi seguì a ruota “Dai, non volevo spaventarti.” Disse prendendomi per un braccio “Non mi sono spaventata, semplicemente non mi va di perdere tempo.” – “Se non ti fosse andato di perdere tempo allora non ti saresti mai seduta. E non dirmi che eri stanca, i vampiri non si stancano.” Non sapevo cosa rispondere, ma lei cosa ne poteva mai sapere dei vampiri? “E poi si sta facendo buio, mi piacerebbe accompagnarti.” – “No.. No, preferirei di no.” Risposi “Non ti stupro, te lo assicuro. Puoi fidarti.” – “Difficilmente mi fido di qualcuno.” – “Me ne sono accorta. Tanto sei un vampiro, di che cosa hai paura?” mi chiese, dopo un po’ pensai che era impossibile liberarsi di lei e che quindi mi conveniva assecondarla “Mi lascio accompagnare se mi lasci il braccio.” Dissi, e dopo qualche secondo mi liberò. “Fai strada tu, io non ricordo dove si trova il vostro rifugio.” Disse sorridendo. Sapevo che mentre camminavo nel vialetto Alice ci stava osservando dalla finestra, eppure non ebbi nemmeno bisogno di guardare. Meno male che Letizia mi aveva mollato il braccio o comunque non le era venuta in mente l’idea di tenermi la mano, almeno se avesse avuto di che protestare questo sarebbe stato un punto a mio favore, anche se in fondo io non volevo tenerle la mano per quanto potesse ammaliarmi quella donna. “Bene, direi che adesso sono arrivata.” Dissi, “Okay.” – “Ma adesso tu come torni?” chiesi io “Non abito troppo lontano da qui. Sta’ tranquilla.” Rispose ed improvvisamente la porta dell’abitazione si aprì “Angela! Perché ci hai messo così tanto?!” Roberto era sulla soglia, ed il suo sguardo passò da me a Letizia “Tranquillo, l’ho accompagnata io.” Disse la donna “E tu adesso come torni a casa?” chiese “Non abito molto lontano da qui, lo sai.” Rispose “Siamo stati tutti in pensiero qui.” Il suo sguardo passò nuovamente da me a lei, sospirò “Per ricambiarti la cortesia ti accompagno. Prendo le chiavi della macchina..” detto questo rientrò lasciandomi sola con lei “Allora.. Io vado.” Dissi “Non si saluta?” chiese ed io mi fermai sulla soglia e mi voltai “E’ il minimo che tu possa fare.” Disse in tono quasi arrogante, io mi sentivo confusa, mi avvicinai con passo un po’ incerto, non ebbe nemmeno un attimo di esitazione e mi baciò sulla guancia, durò abbastanza a lungo quando invece dovrebbe durare un secondo o due. Quando ebbe finito mi voltai nuovamente e me ne andai. Salii le scale con passo affrettato, volevo solo mettermi a letto e leggere un libro in santa pace. Alice era in cima alle scale, quando la vidi avevo salito tutti i gradini, ci guardammo per qualche secondo “Ciao.” Le dissi debolmente e tornai ad incamminarmi verso la mia stanza. “Non fare come Federica.” Disse ed io mi fermai a metà strada, lei si stava avvicinando, mi girai “Come?” – “Non aggirare l’ostacolo solo perché non vuoi superarlo, non comportarti con me nello stesso modo in cui lei si comportava con te.” Mi disse “Quale ostacolo Alice?” chiesi “Semplicemente, non respingermi solo perché ti ho detto quello che sento.” Disse “Senti, possiamo riparlarne dopo? E magari anche in un posto più appropriato?” – “E perché non adesso? Non dirmi che vuoi andare nella tua stanza a riposare, perché i vampiri non si stancano.” Disse ‘Ma possibile che tutti credano di conoscere la nostra vera natura?’ mi chiesi “Resta il fatto che, tanto non scappo, sono sempre qui, vivo con te, non posso andarmene quindi possiamo parlarne in qualunque momento.” Dissi “E’ vero non scappi, ma stare con qualcun altro per evitare me sì.” Rispose, stavo iniziando a spazientirmi “Senti Alice, non sono uscita con Letizia, so che ci stavi guardando da fuori la finestra..” – “E allora come mai camminava vicino a te?” chiese “Perché mi ha seguita.” Dissi, lei non rispose niente, sembrava sorpresa. “Per favore, se davvero..” ‘Se davvero mi ami. ’ Avrei potuto dire ma evitai “Se davvero tieni a me, dammi almeno il tempo di riprendermi, ci vediamo dopo.” Detto questo mi incamminai e non mi voltai, lei non disse nulla, probabilmente restò a guardarmi mentre me ne andavo.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Più dura è la caduta ***


Ero davanti alla sua porta, era chiusa e sotto c’era una scia di sangue, non sapevo se aprire o meno ma dire che ero preoccupata è  poco. Bussai un po’ debolmente “Alice?” poi mi presi di coraggio e bussai un po’ più forte “Alice?!”. Decisi di aprire la porta, non c’era nessuna stanza all’interno di essa, solo le tenebre. Mi giro per andarmene ma la porta ed il corridoio non c’erano più. I miei piedi erano come poggiati su una lastra di vetro nera, non vedevo moltissimo. Poi l’ho sentita: la lama che mi attraversava il petto, un dolore lancinante, tanto da non permettermi di girarmi per vedere chi fosse stato. In realtà non ce ne fu bisogno, la lama uscì, e l’artefice di tutto si mostrò. “Salve.. Signor Bumby..” dissi mentre ero a terra, sdraiata. “Sai che volendo potrei piantartela nuovamente nel corpo, vero?” mi chiese, accarezzando la punta di quel coltello, che più che altro sembrava una sorta di spadino, la punta era come illuminata ma non so esattamente da cosa dato che fino a qualche secondo prima ero avvolta dall’oscurità . Sorrisi debolmente “Che cosa vuoi?” chiesi, lui restò un attimo a guardarmi da dietro i suoi occhiali che sembravano un velo opaco sui suoi occhi, “A volte mi chiedo come fanno le donne ad essere così stupide davanti alle verità più che evidenti.” Sapevo che era un sogno, infatti sì, sentivo dolore ma il respiro non mi mancava ( ‘Forse era anche dovuto al fatto che sei un vampiro? Genio!’ ) “Voglio tornare in vita. Adesso capisci?” mi chiese “E vendicarti, giusto?” chiesi io “Quella non sarà che una naturale conseguenza del mio tornare all’esistenza terrena.” Rispose, ad un certo punto mi poggiò un piede nel punto in cui mi aveva ferito, mi trattenni dal non urlare “Sai, nel caso non lo sapessi, non tutti vogliono tornare in vita per farsi giustizia. Alcuni vogliono semplicemente una seconda possibilità, con tutte le tue malefatte direi proprio che ne avresti bisogno.” Quando lo dissi, fece ancora più pressione con il piede , questa volta urlai “Quelli che ritornano senza il bisogno di castigare coloro che lo hanno ridotto in fin di vita, o semplicemente infangato il suo nome, o sono degli stupidi oppure sono preti, che non hanno mai fatto del male a nessuno.” disse, scoppiai a ridere nonostante il dolore “Se credi che la maggior parte dei preti non faccia del male al prossimo significa che sei rimasto molto indietro nonnino. Mai sentito parlare di preti pedofili?” risposi, fece ancora più pressione di prima, il mio corpo era in preda agli spasmi “Ad ogni modo, non ho tempo per discutere con te. Il rituale verrà eseguito a breve, e presto Alice dovrà inventarsi un nuovo piano per farmi un'altra volta fuori.” Disse “Ti abbiamo fatto fuori una volta, potremmo farlo ancora.” Risposi con moltissima naturalezza “Voi? Tu non eri presente quando io sono morto.” – “Ne sei sicuro?” feci un sorriso sornione, per un attimo devo averlo confuso, “Beh, ormai non ha più importanza. Quello che è importante è che uscirò presto da questo posto e non più nella mia forma umana.” Disse “Che intendi con: ’Non più nella mia forma umana’ ?” chiesi, lui sorrise “Che sarò molto più forte e non più un comune mortale, quindi dì ad Alice che una semplice lama vorpale o un cannone teiera non saranno più utili, non come l’ultima volta.” Rispose, con la scusa che il suo piede era piantato a forza nel mio petto gli strinsi la caviglia con una mano “Con chi collabori?” chiesi, e lui rise debolmente “E pensi che te lo direi?Anzi, in realtà è ora di andare, c’è una guerra che dobbiamo organizzare. ” rispose ed io mollai la presa soltanto quando scosse la gamba per liberarsi. “La ferita che hai in petto non è niente in confronto a quelle che, molto presto, ti farò. A te e ad Alice. Vi consiglio di prepararvi al meglio, anche se dubito che basterà.” Rise di nuovo. “Se hai appena detto che c’è una guerra da organizzare, vuol dire che sarete un esercito.” Dissi “Esatto, saremo in molti e la maggior parte si faranno vivi anche per vendicarsi di te. Tipo il tuo amico Ruvik, ricordi?” chiese, ed io (forse per non piangere) risi debolmente “Come ho detto prima è ora che sia io che tu, torniamo alle nostre faccende. Ci rivedremo quando sarà il momento, piccola succhia sangue. E vedrò se sarai forte abbastanza per farci tutti fuori e proteggere le persone che ami.”

Non ebbi nemmeno il tempo di esitare che ero già sveglia. Il sole entrava dalla finestra illuminando la porta alla fine della mia stanza. Mi alzai, non aveva senso restare a letto dopo quello che era successo, guardai l’orologio, erano le nove, qualcuno doveva essere sveglio. Uscii dalla stanza e scesi le scale, sentivo dei rumori provenire dalla cucina e mi diressi dritta in quel punto. Rallentai col passo fino a fermarmi quando udii delle voci: “Quindi lei non ti ha ancora detto niente?” chiese Roberto “No, non credo voglia approfondire l’argomento.” Rispose Alice “Ricambierà, ne sono sicuro, la conosco molto bene. Solo che all’inizio la paura di rovinare l’amicizia c’è sempre, devi solo darle tempo.” Iniziai a sentire dei passi e mi nascosi “Ma le emozioni dei vampiri non dovrebbero essere.. Amplificate? Intendo, ho sentito dire che se trovano la persona giusta possono restare insieme anche per secoli.” Disse Alice “Infatti è così, probabilmente lei ha paura proprio perché tu non sei un vampiro.” Rispose Rob “E cosa dovrei fare? Diventare un vampiro? Non so se è quello che voglio, anche se..” si interruppe “Te l’ho già detto: dalle tempo, sei il personaggio di un mondo video ludico e questo tradotto significa che non puoi morire di vecchiaia  quindi non si preoccupa per quello.” Disse Rob sicuro “Ma quando uscirà il prossimo gioco io cambierò aspetto, o almeno, questo è quello che ho capito.” – “In realtà non deve essere per forza così, puoi decidere di mantenere l’immagine che attualmente possiedi.” Ci fu qualche secondo di silenzio “Senti Alice, non farti troppe seghe mentali, lei non si comporterà con te nello stesso modo in cui Federica si è comportata con lei. Sono due persone diverse! Ti ho detto che il tempo farà il resto.” – “Ma ho notato che Letizia le piace.” – “Ma questo non vuol dire che si metterà con lei, anche tu gli piaci. E poi, a me quella donna da’ l’impressione di qualcuno che ti usa, non so perché..” – “Anche a me ha dato questa impressione. Ma io, in fondo, sono solo influenzata dalla situazione.” Disse Alice, non so quanto convenisse stare ancora ad origliare e stavo quasi per dimenticarmi che dovevo riferire quello che mi era appena successo, così prima che uno dei due potesse aprire nuovamente bocca entrai in cucina, Alice era seduta sopra il tavolo con le gambe accavallate e Roberto era seduto e teneva in mano una tazza di caffè. “Buongiorno!” dissi, “Buongiorno.” Rispose Alice ed io gli sorrisi, Roberto stava per rispondere ma quando si girò vide qualcosa che decisamente non gli piacque e corrugò la fronte “Che cosa ti è successo alla maglietta?” chiese perplesso, Alice guardava il mio indumento insospettita, io abbassai gli occhi, la macchia di sangue in pieno petto era rimasta, sbirciai dentro la maglietta ma non avevo ferite per fortuna “Proprio di questo volevo parlarvi.” Dissi “Bumby mi è apparso in sogno e, da come potete vedere, mi ha piantato una lama dritta nella schiena.” – “Che cosa voleva?” chiese Alice “Ha detto che sta per tornare in vita, che non sarà più un comune mortale, che vuole vendicarsi sia di me che di te..” dissi indicando Alice “E che.. Squillino le trombe signori spettatori: ci sarà una guerra.” Roberto a quelle parole posò la tazza, poggiò gomiti e braccia sul tavolo ed intrecciò le dita “Che tipo di guerra?” chiese “Una guerra dove i nostri cari nemici video ludici tornano dalla tomba per combattere tutti insieme appassionatamente. Oh! Ed ho anche avuto una piccola anticipazione dello show: ci sarà Ruvik.” Risposi, Roberto sospirò “Ruvik?” chiese Alice confusa, Rob si girò verso di lei per poi tornare a guardare me “Alice non era con te quando hai giocato a The Evil Within?” mi chiese “No, io ero solo la spalla di Sebastian.”risposi “E perché non c’era?” chiese nuovamente, ci pensai qualche secondo “Onestamente non ricordo.” Risposi ed il mio sguardo si posò sulla mia compagna di battaglie, anche lei confusa “Nemmeno io ricordo..” disse “Comunque, questo non ha più importanza ormai. Il fatto è che, non hai moltissimi giochi, quindi non dovremmo combattere con troppi esseri soprannaturali.” Disse Rob “E se aspettassero che io ne prenda altri?” chiesi “Beh, allora non farlo. Semplice.” Rispose Rob “In realtà adesso ho un motivo in più per prenderne altri, perché più ne prendo, più socializzo con i protagonisti del gioco, più avremmo alleati dalla nostra parte.” Dissi “Sì, ma avremmo anche più nemici da combattere, lo sai no?” chiese Rob leggermente spazientito “Vuoi che ti dica quanti alleati abbiamo a disposizione al momento?” chiesi alzando un po’  la voce “Ti ascolto.” Rispose Rob “James Sunderland, Alex Sheperd, Heather Mason, Sebastian Castellanos, Lightning, sua sorella Serah, Vincent Brooks..” Rob non mi fece nemmeno finire “Tsk! Vincent, James, Alex ed Heather sono dei comunissimi mortali, chi ti dice che reggerebbero ad un altro scontro?” mi chiese “Proprio per questo ci servono più alleati, e poi nessuno ci assicura che accetteranno di combattere nuovamente.” Risposi “Okay, mettiamo per ipotesi che tu prenda altri giochi, che siano due o tre non ha importanza, sarai in grado di completarli tutti prima che la guerra cominci? E aggiungici anche il fatto che dovrai convincere i protagonisti, e se non accettassero? Avrai solo sprecato tempo.” Disse Rob “Dimentichi che esistono anche i cacciatori di demoni..” dissi “E tu ti aspetti che il Conclave ti aiuterà? Non muoveranno un solo dito né per te, né per nessuno.” – “Nemmeno se ci fosse in ballo il destino del mondo?” gli chiesi, Roberto restò in silenzio per qualche secondo, era diventato pallidissimo, stavo iniziando a chiedermi se si sentisse bene. Approfittai del suo silenzio “Proverò a trovare alleati anche a Storybrooke..” conclusi. Alice ci guardava non sapendo cosa dire “Con il vostro permesso..” detto questo sono uscita.

Rientrata nella mia stanza mi sedetti sulla mia scrivania ed accesi il computer ‘Okay, vediamo quello che trovo..’

‘Merda..’ pensai dopo due ore di ricerche, qualcuno bussò alla porta “Sì?” – “Sono io.” – “E’ aperto.” Dissi mentre continuavo a scrivere sul motore di ricerca, ero talmente tanto distratta che non mi accorsi che Alice era dietro di me (ed il bello è che ero stata proprio io a farla entrare), inutile dire che sobbalzai quando me ne accorsi “Cosa speri di ottenere facendo ricerche su Ruvik?” chiese “Onestamente non lo so nemmeno io, ma potrei trovare qualcosa che potrebbe servirci, ovviamente non sto facendo ricerche solo su di lui.” – “Che bisogno hai di fare ricerche se li hai affrontati tutti?” – “Ti vengo a ricordare che dai quei giorni è passato un po’ di tempo.” Non mi giravo neanche per guardarla, ero fin troppo assorta.

Dieci minuti dopo continuavo a non trovare niente, così decisi di alzarmi per fare una piccola pausa. Girandomi mi resi conto che Alice era ancora seduta sul mio letto “Sei rimasta lì per tutto questo tempo?” – “Sono passati solo venti minuti!” – “Venti minuti..” ripetei, all’improvviso sentii la testa girarmi e la vista mi si oscurò “Ti senti bene?” chiese Alice “No..” risposi mormorando, probabilmente sono svenuta perché ho sentito un tonfo subito dopo.

Quando ho aperto gli occhi vidi delle vetrate dorate, sapevo cos’era: un tetto, e sapevo anche dov’ero.  Mettendomi faticosamente seduta vidi i doccioni con le panche e tutto il resto, sì quella era “l’altra parte” ma più che altro sembrava una chiesa, con l’unica differenza che in quel luogo regnavano solo due tipi di colori: bianco e oro. Le candele accese trasmettevano sicurezza, o almeno, quella era la mia impressione. Sentivo dei passi affrettati venire verso di me: Seiko e Sayaka non avevano perso tempo. Mi alzai in piedi, la testa continuava a girare leggermente. “Angela che ci fai qui?” chiese Sayaka “Non lo so, ditemelo voi.” – “Abbiamo ricevuto la notizia, è troppo pericoloso, non vi conviene battervi, siete troppo pochi!” disse Seiko con la sua espressione amorevolmente preoccupata “Quale notizia? Di che stai parlando?” – “La guerra.” Rispose Sayaka “Perché? Secondo voi abbiamo scelta?” chiesi “Una scelta c’è sempre.” Disse una voce dietro di me “Hai qualche idea Madoka?” chiesi “Perché credimi, in questo momento ne avremmo davvero bisogno.” – “Potreste chiamare le altre maghe sparse per il mondo.” Rispose “Non basteranno.” Dissi aprendo le braccia “E poi, lui acconsente a far tornare in vita tutte le persone necessarie pur di farvi vincere.” – “Lui?” chiesi io, Madoka non parlò, mi ci volle qualche secondo per capire “Oh..” mi sentivo stupida “Sei sicura?” – “Ovviamente non resteranno vive per molto, solo il tempo necessario per sbrigare questa spiacevole faccenda.” – “Ma sono già morti, non possono morire di nuovo.” – “ E questo è un vantaggio. Nessuno morirà se collaboriamo insieme.” – “Lo spero tanto.” Dissi quasi sussurrando “Comunque, perché sono finita qui? Dovevi dirmi solo questo?” – “Ti sembra poco?” disse sorridendo dolcemente “Beh, allora mi sembra leggermente una perdita di tempo.” – “Come potevo dirti una cosa del genere se non facendoti venire qui? Sai che non posso scendere sulla Terra.” Rispose “L’unica cosa che so è che sono tornata in un posto dove non volevo tornare, rivedendo persone che ho tentato inutilmente di salvare.” Dissi “Non devi darti la colpa, se alcune persone sono finite qui.” Rispose Madoka, ci fu qualche secondo di silenzio prima di sentire la mano di Seiko sulla mia spalla destra e quella di Sayaka sulla sinistra. Seiko poggiò il mento sopra la sua mano e mise l’altra attorno alla mia vita “Non sapevo ti dessi la colpa per la mia morte.” Disse, dopo qualche secondo mi liberai dalla presa di entrambe ed andai incontro a Madoka per poi fermarmi davanti a lei “A parte le maghe c’è qualcun altro che potrebbe allearsi con noi?” chiesi “Noi!” dissero delle voci dietro di me, Will e Jem erano sbucati dal nulla “Basta che non ci siano anatre sia chiaro.” Disse Will ed io trattenni una risata.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Quanto tempo ancora? ***


Me & Alice - capitolo 6 - Quanto tempo ancora? Non chiedetemi perché, o come ci ero finita, ma per un qualche motivo mi ritrovai a bere alla Sirena Straziata. Un posto che in genere io trovavo assolutamente inutile, che ovviamente era utile soltanto quando si trattava di farmi dimenticare tutti i miei problemi... In quel momento.
"Hey ragazzina..." disse una voce maschile vicino a me, non mi voltai, ero troppo occupata a sorseggiare, "Quanti anni hai?" chiese, "Molti più di quanto tu possa credere." risposi sempre senza guardarlo, lui sghignazzò "Ah sì? Spara il numero." ho avvertito una specie di tonfo in quel momento, si era seduto accanto a me, io continuavo a restare in un immacolato silenzio 'Spero tanto che così si spazientisca e si decida a lasciarmi in pace.' pensai, "Mh.. Dunque vediamo, dato che sei così taciturna sparo io un numero.. Venti?" chiese lui insistendo, "Mh.." fu l'unico suono che mi uscì dalla gola, "Sì?" chiese lui, "Sì." risposi e mi voltai verso di lui, mi fece ribrezzo, assomigliava ad Edward, con l'unica differenza che costui aveva i baffetti, lo vidi sorridere, "Venti saranno i pugni che ti tirerò se non mi lascerai in pace." risposi sorridendo, "Pensi davvero di poter competere con me, ragazzina?" i suoi occhi brillavano, "Dipende, picchieresti mai una ragazza?" - "No, per me le donne sono cosa buona e giusta." sghignazzò "Soprattutto quelle che obbediscono e che sanno come farsi perdonare." continuava a sorridere, aveva un che di fastidioso, ripresi il bicchiere in mano "Vuoi forse insinuare che devo farmi perdonare?" chiesi, restò qualche secondo in silenzio "Beh, potrei pagarti bene.." mentre lo diceva mi poggiò una mano sulla schiena, 'Okay bello, adesso hai davvero toccato il fondo.' pensai, non avevo ancora finito di vuotare il bicchiere che mi alzai dalla sedia, non dissi niente e mi indirizzai verso la porta, "Hey bella! Un semplice rifiuto sarebbe bastato!" lo sentii urlare, 'Non credo proprio.' pensai. Dopo essere uscita cercai di affrettarmi a cammianre, avrei potuto combatterlo se mi avesse toccata, è vero, ma in quel momento non mi andava molto, dopo qualche chilometro mi sono resa conto che stavo camminando alla cieca, ho alzato gli occhi "Manicomio di Rutledge." , sono rimasta qualche secondo a fissare l'insegna, "Tsk! Ovvio..." dissi parlando tra me e me, "Ovvio..." rispose qualcuno dietro di me, mi voltai, dato che non eravamo nel paese delle meraviglie non la vidi con i soliti abiti, ma con quelli consumati ed ingrigiti, ed i capelli sempre bellissimi anche se tagliati un po' più corti, anche se non era la prima volta che la vedevo con i vestiti del mondo reale, in un primo momento stentai a riconoscerla "Mi stavi seguendo?" chiesi calma, "Può essere." rispose incrociando le braccia al petto "In questi giorni non sei rimasta troppo a lungo al rifugio, ero solo preoccupata." rispose, sì in effetti anche in quelle condizioni non mi dispiaceva, non pensavo ad altro in quel momento, molto probabilmente a causa del fatto che mi ero presa qualche bicchiere di troppo, per fortuna non ero umana altrimenti non credo che avrei retto, "Apprezzo il tuo interessamento." risposi, ci fu qualche secondo di silenzio, si mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio "Ma ti infastidisce?" chiese, " Vuoi una risposta sincera?" chiesi, "Sì.." rispose con un po' di timidezza, forse con una puntina di paura, "No." sorrisi, "Sicura?" chiese, "Sì." dissi tornando a guardare l'edificio accanto a me, "Ti ho vista entrare alla Sirena Straziata." disse, tornai a guardarla, "Dicevi che per te quel posto è inutile..." - "E lo è, si rivela utile solo quando si parla di procurarmi una distrazione.. Per il resto io e te sappiamo che quel posto non può che causare problemi." risposi, Alice restò in silenzio per qualche secondo, nessuna delle due sapeva cosa dire.  La vidi tremare leggermente,"Senti freddo?" chiesi, "Un po'.." rispose lei, feci subito per togliermi la giacca e mettergliela sulle spalle, "Che clichè..." disse lei, "Lo so.." risposi abbozzando un sorriso, "Senti.. A proposito di quella cosa.." iniziò, "Quale cosa?" chiesi facendo finta di non sapere a cosa si riferisse, "Buona sera signore." disse una voce dietro di noi, riconobbi subito la voce. Il suo sorriso sornione non poteva non essere la prima cosa da notare, 'Dannato gatto..' pensai, "Che cosa vuoi?" chiese Alice leggermente irritata, "Ho ricevuto la notizia della guerra." rispose "Allora, come procedono le preparazioni e gli armamenti?" chiese continuando a sorridere, "E a te cosa importa?" chiesi io senza rispondergli, "Volevo semplicemente regolarmi." rispose, "Regolarti?" - "Devo capire da quale delle due parti conviene stare." rispose "Almeno sei onesto." disse Alice, "L'onesta è una virtù, ed io non perdo mai l'occasione per farne uso." il suo sorriso era inquietante ma non abbastanza da mettermi paura e cose simili, "Per fare questa domanda significa che stai tenendo sott'occhio anche loro." dissi "Beh, sì anche se ovviamente con loro non ho ancora avuto un contatto diretto." - "Che aiuto potresti dare, sia a noi che a loro?" chiesi "Angela.." iniziò Alice, mi voltai verso di lei "Sì?" - "Non ci serve saperlo.." continuò mentre il gatto sorrideva sornione "Tanto non ci dirà niente, probabilmente è solo quì per confonderci." disse. Alla fine sospirai, mentre lui continuava a guardarci senza dire una parola, "Hai ragione.. Andiamo" la presi per mano e ce ne andammo, lo Stregatto non fece nulla per fermarci e non disse niente.
Già di per sé, quello era un comportamento anomalo da parte sua.

Salimmo le scale fino alla sua stanza, "Mi dispiace se hai perso ore di sonno a causa mia.." dissi abbassando la testa, "Ti ho seguita di mia spontanea volontà, non me lo hai chiesto tu." rispose, "Mi sento comunque responsabile." dissi abbozzando un sorriso. Restammo a guardarci per qualche secondo, "Okay, allora.. Buona notte." disse girando i tacchi. 'Beh, hai due scelte davanti a te, o vai da lei o entri nella tua stanza smettendo di pensarci. Ma sono altamente sicura del fatto che farai la prima...'  - "Umh.. Alice!" quando urlai il suo nome si voltò quasi subito, mi avvicinai di qualche passo "Solo.. Adesso che questa sorta di.. Guerra è alle porte, siamo tutti un bersaglio, perciò.. Per qualunque cosa non esitare a chiamare. Sai che ci sono.." dissi imbarazzatissima. Mi sorrise "Sì, lo so."

Inutile dire che passai la notte con gli incubi alle calcagna, credo di essermi svegliata almeno tre volte. La mattina mi svegliai di soprassalto a causa dei colpi decisi provenienti dalla mia porta, "Angela! Apri, dannazione! Sveglia!" era Rob, mi affrettai per scendere dal letto ed aprire rischiando di inciampare più volte, afferrai la maniglia e girai. Era visibilmente scosso "Rob, che succede?" - "Scendi sotto." mi disse aprendomi completamente la porta.
Arrivati al piano di sotto mi accorsi che la porta del rifugio era completamente spalancata, e al centro della stanza, a terra c'era uno zombie, e sul pavimento attorno a lui c'era qualche schizzetto di sangue qua e là. "Che diavolo ci fa questo.. Coso, quì?" chiesi "Lo riconosci?" mi chiese Rob, feci per guardare meglio "Mi sembra un Haunted." risposi, "Ti sembra o sei sicura?" - "Adesso che lo guardo meglio sono sicura."  - "Guardagli la fronte, non noti nulla?" mi chiese, non intendevo avvicinarmi troppo e quindi dovetti sforzare un po' la vista. Non potevo credere a quello che vedevo: aveva Halo of The Sun disegnato col sangue sulla fronte. "Capisco.." dissi "E questo cosa significherebbe?" chiesi, "Non lo so, ma ho chiamato quelli della scientifica per farlo esaminare, magari oltre ad Halo of The Sun ha anche altro e noi non ce ne siamo accorti."  rispose "Aspetta.." dissi "Che c'è?" - "Siamo sicuri che non lo abbiano mandato quì appositamente perché vogliono che lo esaminiamo?" a queste parole Rob ci pensò su "In effetti potrebbe essere così..." rispose "Potrebbe anche essere una trappola." dissi, e nonostante la puzza che emanava quell'essere decisi di inginocchiarmi per guardarlo meglio, 'Io ti consiglio di non farlo..' aveva gli occhi rivolti al soffitto ed erano completamente bianchi. Qualche secondo dopo la sua mano si mosse, ma io fui troppo lenta, e le sue unghie mi trapassarono la gola. Ho sentito Roberto urlare in quel momento, e sempre in quel momento volevo morire, sentivo come se qualcosa mi opprimesse, è davvero questa la sensazione che si prova quando si viene sgozzati o comunque quando la gola riceve lesioni? Il cervello mi era completamente andato in tilt in quel momento. Sentivo i passi degli altri mentre si precipitavano nel salone, c'era chi tentava di tenere fermo lo zombie e chi venvia in mio soccorso. Ricordo che mi dimenavo, gemevo, e tentavo di produrre suoni dalle corde vocali, ma dopo non ricordo più niente probabilmente mi hanno sedata a forza e non me ne sono accorta o semplicemente (come ho detto prima) non ricordo. Mi risvegliai in infermeria, ancora non potevo credere di essere sopravvissuta, anche se la gola continuava a fare male e sentivo che se mi sforzavo anche solo ad emettere un suono il dolore mi avrebbe lacerata in pieno.
Quella è rientrata nella lista di esperienze nella quale non sarei mai più voluta incappare.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3144627