Midnight Sun di Malia_ (/viewuser.php?uid=43195)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** A prima vista ***
Capitolo 3: *** Lezione di biologia ***
Capitolo 4: *** Irritazione ***
Capitolo 5: *** Silenzio ***
Capitolo 6: *** Emozioni inaspettate ***
Capitolo 7: *** Libro aperto ***
Capitolo 8: *** Incidente ***
Capitolo 9: *** Spiegazioni promesse ***
Capitolo 10: *** Contro tutti, contro me stesso ***
Capitolo 11: *** La notte ***
Capitolo 12: *** Invito ***
Capitolo 13: *** Gelosia e possibilità ***
Capitolo 14: *** Esci con me? ***
Capitolo 15: *** In mensa ***
Capitolo 16: *** Teorie ***
Capitolo 17: *** Gruppo sanguigno ***
Capitolo 18: *** Affinità e bisogno ***
Capitolo 19: *** In macchina ***
Capitolo 20: *** La caccia ***
Capitolo 21: *** Ninna nanna ***
Capitolo 22: *** Port Angeles ***
Capitolo 23: *** Avviso ***
Capitolo 24: *** Ristorante ***
Capitolo 25: *** Nuova Teoria ***
Capitolo 26: *** Paura ***
Capitolo 27: *** In macchina ***
Capitolo 28: *** Non m'importa ***
Capitolo 29: *** Questo è un errore ***
Capitolo 30: *** Senza di te ***
Capitolo 31: *** Agonia ***
Capitolo 32: *** Sfida: cosa dirai? ***
Capitolo 33: *** Quanto ti piace? ***
Capitolo 34: *** Effetto adolescenza ***
Capitolo 35: *** Continua tentazione ***
Capitolo 36: *** Complicazioni ***
Capitolo 37: *** Sei tutta la mia vita, amore ***
Capitolo 38: *** Domande ***
Capitolo 39: *** Incontrollabile ***
Capitolo 40: *** Peluche ***
Capitolo 41: *** Il giorno prima ***
Capitolo 42: *** Il primo appuntamento ***
Capitolo 43: *** Radura ***
Capitolo 44: *** Radura (2) ***
Capitolo 45: *** Ragione e istinto ***
Capitolo 46: *** La prima notte insieme ***
Capitolo 47: *** Esigenza ***
Capitolo 48: *** I Cullen ***
Capitolo 49: *** In camera ***
Capitolo 50: *** Conoscenza e bacio ***
Capitolo 51: *** La caccia ***
Capitolo 52: *** Addii ***
Capitolo 53: *** Angelo ***
Capitolo 54: *** Impasse ***
Capitolo 55: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prefazione ***
oila
E' stata una decisione
difficile scrivere questa storia.. perchè non è
affatto facile interpretare Edward quindi.. l'immaginazione vola.
Questo però
è solo l'inizio.. per fortuna... :-P Malia
Mettimi
come sigillo sul tuo cuore,
come sigillo sul tuo braccio;
perché forte come la morte è l’amore
tenace come gli inferi è la passione,
le sue vampe son vampe di fuoco.
Le grandi acque non possono spegnere l’amore,
né i fiumi travolgerlo.
(
Dal cantico dei cantici)
Prefazione
Non avrei mai pensato che un
giorno qualcuno potesse
essere disposto a capire qualcosa di me.
Non avevo mai avuto nulla al di fuori
di me stesso, della mia musica e forse della mia famiglia.
Ho vissuto ogni
giorno della mia non-vita tra luci oscure e ombre nitide,
senza pensare, senza
credere che le cose avrebbero potuto prendere una piega diversa,
illudendomi di
poter fare a meno dell’amore.
Eppure ora so.. ho paura.. paura di perderla per
sempre.
Sono terrorizzato all’idea che lui possa farle del male e
corro, corro
pregando che il tempo per una sola volta, una.. possa essere dalla mia
parte.
Sapevo
che sarebbe stato meglio che io non mi fossi avvicinato a lei, non si
sarebbe
trovata così facilmente di fronte alla morte.
Ma non ero pentito di quella
scelta, perché nella morte mi era stata offerta una dolce
visione e io,
come
uno sciocco, l’avevo afferrata, stretta a me, senza
più essere in grado di
lasciarla andare.
Questa non può essere la fine di tutto, non
finchè ci sarò io
a proteggerla.
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Capitolo 2 *** A prima vista ***
Allora.. AVVERTENZE:
Questo non pretende di essere l' Edward Cullen della Meyer.. ero
già ricca. eheheh.. E poi.. se ci sono delle somiglianze
credo sia normalissimo, ho utilizzato Twilight e seguirò
quella linea con qualche aggiunta dove la Meyer magari tace o declina.
Speriamo possa essere di vostro gradimento!! :-)))) Malia
Io intanto ringrazio chi ha commentato: GRAZIE!!! Sulla fiducia
praticamente..
Stella Del Sud:
Grazie tesoro.. sei una delle mie fan più assidue e ora per
fortuna anche una mia cara amica! O almeno spero! non voglio
deluderti.. non ci tengo. Anzi.. (ANSIA)
saraligorio1993:
Saretta.. ma chi si sente.. che novità.. anche tu sempre al
mio fianco!! Me commossa.. eheheh :-P
Potterina1993: Ciao
aiutante privata!! E se non ci fossi te a leggere.. intanto posto
questo poi qualche idea mi verrà speriamo..!!! GRAZIE!!
Black_DownTH:
Ciao.. devo dire che ti sei basata molto sulla fiducia. E' molto
pesante questa come storia.. spero di non deluderti. Speriamo!!
cassandra 287: Dici
che è un' idea stupenda??? Speriamo che tu non cambi idea
dopo il primo capitolo. Vediamo dai.. aspetto con ansia.
A prima vista.
Noia.. come ogni
lunedì mi ritrovai a braccia conserte sul banco
dell’aula di spagnolo. E come ogni giorno, ogni lentissimo
giorno, mi sentii trasportare da quei sentimenti di disgusto verso il
mondo circostante. Monotonia..Le mie mattinate? Cadenzate da ritmi
“normali”, immobili, o forse il termine adatto
poteva essere, sì.. “privi di senso”..
la scuola era probabilmente il luogo della mia eterna sopportazione
perenne. Sbuffai alla ricerca di qualcosa di minimamente interessante.
Fuori dalla finestra l’aria umida di Forks non ammetteva
anomalie e le nuvole sembravano voler indicare che di lì a
poco sarebbe scoppiato un temporale, sorrisi.. l’atmosfera
frizzante della mattina poteva essere profondamente rinfrescante se ad
accoglierti durante la tua folle corsa nel sottobosco ci fosse stata la
rugiada. Dopo una caccia gratificante però.. Fastidio..era
ormai da ore che cercavo di distogliere l’attenzione dalle
mille voci che quel giorno rendevano gli umani immensamente
insopportabili, chiedendomi cosa ci fosse nell’arrivo di una
nuova alunna di così esaltante. “Paese che vai,
impiccione che trovi..”. Il destino di quella poveretta forse
avrebbe dovuto farmi pena, assaltata da un branco di imbecilli
incuriositi, ma.. poco me ne importava di faccende che non
riguardassero me, me, me e la mia famiglia. Sospirai scocciato.. odiavo
l’affollarsi di quelle menti dentro la mia, soprattutto
quando rendevano i miei giorni comuni da studente così
irritanti. “ Uff.. sarebbe stato meglio rimanere a casa
oggi”. Era più di una settimana che quella
marmaglia indistinta non faceva altro che parlare, chiacchierare,
pensare e persino sognare ad occhi aperti l’arrivo della
figlia dell’ispettore di polizia Swan. Atteggiamento
patetico.. tipico degli esseri umani. Aspettative di vita.. a che pro
quando non sapevano esattamente cosa aspettarsi da quella ragazza. Di
nuovo le loro teste vorticarono nella mia cercando di distogliermi da..
da..già da cosa? Tutto era terribilmente monotono, anche la
lezione. Simulai uno sbadiglio..divertito. “Sicuramente so lo
spagnolo meglio del professore..”. Sorrisi mentalmente..quel
poveretto si azzardava poche volte a lanciarmi occhiate torve a causa
della mia disattenzione. Avrebbe mai potuto competere contro un
plurilaureato? E poi io ero uno dei fratelli Cullen, accuratamente da
evitare agli occhi di tutti. E come avrebbe potuto non essere
altrimenti.. gli umani percepivano la nostra pericolosità,
non la riconoscevano, ma la sentivano, perciò si tenevano
alla larga. Eravamo vampiri. Mi portai una mano tra i capelli
spettinati, socchiudendo attento le labbra e inspirai con studiata
lentezza cercando di apparire il più possibile normale..
tornai a guardare fuori. “Decisamente più
interessante di ciò che c’è dentro,
sicuramente più intelligente”. Non disprezzavo gli
umani, semplicemente li ignoravo come loro ignoravano me. Sapevo quanto
la loro vita potesse sembrare preziosa ai loro occhi, così
breve e fragile, e certo non l’avrei disturbata proprio io
imponendomi sul loro cammino. Ero capace resistere al loro
sangue.. ero bravo, o meglio ero abituato, tanto da poter sopravvivere
ai morsi della sete. Ormai per me non era quasi più un
problema, potevo controllare le mie reazioni: la gola secca e
bruciante, l’eccessiva salivazione, il veleno aumentare di
quantità all’interno della bocca .. tutto sotto
stretta sorveglianza. Poiché io avevo scelto. Ero stato io a
volere questo della mia vita, forse per sentirmi meno mostro.
Il suono della campana
mi riportò bruscamente alla realtà e io mi
diressi verso la mensa ricongiungendomi con i miei fratelli.
- Che lezione
edificante..- ridacchiò Emmett ironicamente.
Come dargli torto. Una
mente limpida la sua, anche troppo per i miei gusti.. ma noi eravamo
nettamente superiori a quel livello di istruzione elementare.
Camminai al suo fianco
ignorando gli sguardi delle ragazzine che si scostavano da noi mentre
imboccavamo il corridoio. “Alla larga arrivano i
Cullen..”. Pensava Em divertito, avanzando con passo da divo.
Sorrisi divertito a
mia volta.. di fan ne avevamo abbastanza, forse troppe, e
fortunatamente la loro adorazione si fermava agli sguardi. Almeno
quella esplicita.. odiavo i loro pensieri sfacciati su di me
più di ogni altra cosa. Una tortura.. doveva essere un
incubo per loro sognare ad occhi aperti di poter poggiare le labbra
sulle mie, di potermi toccare e accarezzare, non certo il desiderio
più importante della loro breve esistenza. Ovviamente,
però, al momento opportuno sapevano scostarsi..quello era
l’importante. Di fronte ad un vampiro non si può
fare nient’altro che indietreggiare.. anche se eravamo
coscienti di sembrare affascinanti e sensuali ai loro occhi.
Esercitavamo un certo fascino tre loro e spesso poteva tornare utile,
decisamente..
Ci ricongiungemmo a
Rosalie che afferrò la mano di Emmett gentilmente e gli
sorrise innamorata.
Disgustoso.. poteva
essere adeguato alla mia sensazione? Meglio tralasciare. Rose aveva la
mente completamente vuota.. ossia vuota di logica, pensieri prettamente
femminili privi di spessore, anche se la sua personalità era
infinitamente acida.. per nulla sopportabile. Quei due erano perfetti
per stare insieme.. senza dubbio. Continuammo ad avanzare verso la
mensa quando davanti a noi sbucarono Jasper e Alice, anche loro a
lanciarsi sguardi di intesa.
Com’è
andata Edward? Chiese Alice.
“
Mpf”. Ridacchiai.. i suoi pensieri erano totalmente
concentrati su Jazz, come sempre. Raro che li schiodasse, ogni sua
mossa era totalmente concentrata su di lui e sul suo poco
autocontrollo. L’ultimo di noi ad aver accettato di non
nutrirsi di sangue umano.. era sempre sofferente, insoddisfatto.. ma
l’amore profondo che lo legava a lei era in grado di fargli
superare qualsiasi cosa. E Alice non era da meno, la sua mente si
concentrava nel prevedere qualsiasi cosa potesse riguardarlo, da brava
veggente si interessava completamente all’uomo che adorava.
Poverino
è spacciato.
Formulò
Emmett e io mi lasciai andare ad una risata cinica.
Entrammo in mensa tra
gli sguardi diffidenti e adoranti degli studenti. Ma quel giorno non
eravamo noi l’attrazione da circo per fortuna, ma Isabella
Swan. Sospirai quasi felice.. un’altra mente dallo spessore
inesistente. Ultimamente Forks ne faceva ghiotta collezione..
Prendemmo i nostri
vassoi del pranzo, ovviamente come copertura, e ci andammo a sedere al
nostro solito tavolo.
- Allora che pensano
della nuova arrivata?-.
Fece Em mostrandosi
interessato.
Alzai gli occhi
distrattamente e lo fulminai. “Che discorsi”.
- E’
carina.. ha grandi occhi nocciola, le labbra carnose, guance tonde e
viso angelico.. ah è pallida..-.
Avevo parlato con tono
concitato, imitando i maschi assatanati che le erano corsi dietro. I
miei fratelli risero accasciandosi sulle sedie. Alice mi sorrise
calorosamente e tornò a guardare il suo adorato amore. Non
ci feci tanto caso e scossi la testa tornando a guardare in basso.
Edward
Cullen..
Mi voltai di scatto al
suono del mio nome e fissai involontariamente il mio sguardo in quello
nocciola di un volto nuovo, mai conosciuto.. dal mento fino e dalle
guance leggermente tonde. I capelli castani le scendevano lunghi sulle
spalle, la fronte corrugata, il viso dal pallore candido macchiato da
un rosso appena accennato a causa del sangue che l’aveva
fatta arrossire.
“Mhh..Bella..”.
Perché era così che aveva detto a tutti di voler
farsi chiamare.
Ma non era stata lei a
pronunciare il mio nome. No.. era stata Jessica Stanley.
“Mamma che
compagnia si è scelta..”. Ricordavo ancora quando
quella ragazza aveva cercato di avanzare pretese su di me..non era
stata una mossa tanto intelligente.
Non abbassai lo
sguardo, ma tentai di afferrare qualche suo pensiero, non
perché fossi incuriosito, certo che no, probabilmente solo
per consuetudine.
Ma da lei.. il nulla.
Mi voltai allora,
chinandomi leggermente sul fianco e concentrando la mia mente su
Bella.. niente. “Che scherzo è..”.
Lasciai che la maschera da umano perfetto lasciasse il posto ad
un’immensa frustrazione, corrugai le sopracciglia perfette e
mi isolai per poter afferrare meglio qualcosa provenire da quella
ragazza. Eppure mi sentivo bene, ero in piena forma anche se non andavo
a caccia da due settimane, come era possibile che non riuscissi a
sentire nessun pensiero venire da lei? Per la prima volta in vita mia
cercai di capire ciò che dicevano con il mio udito.
“Quanto è deprimente..”. Contrassi
impercettibilmente le mascelle.
Fu allora che Emmett
si chinò verso di me.
- Le hanno
già raccontato di noi?-. Annuii, i Cullen non potevano certo
passare inosservati e la loro storia di figli adottati dal dottore,
medico della città, risultava particolarmente altruista agli
occhi umani, un gesto molto caritatevole. Gli unici ad essere veramente
fratelli secondo ciò che loro sapevano erano Rose e Jazz.
- E cosa ha pensato..-.
“
Già.. avrei voluto saperlo anche io..”.
Feci spallucce
soprappensiero. Non avrei mai ammesso di non saper leggere
ciò che Bella Swan pensava.
La mente dei ragazzi
che le giravano intorno, invece, quella sì che mi
infastidiva parecchio. Mike Newton sembrava un avvoltoio pronto a farsi
notare in ogni momento, ma non era l’unico anche Eric Yorkie
cercava un modo per saltarle addosso appena fosse rimasta sola,
immaginava di poterle offrire il suo aiuto. I pensieri dei ragazzi
erano particolarmente insistenti, ma anche le ragazze non erano da
meno. La invidiavano.. erano gelose da morire perché il
“fantastico” Edward Cullen aveva posato gli occhi
su di lei e l’aveva fissata.
Chissà che
cosa ci ha trovato di tanto particolare in lei.. Lauren Malloy se
avesse avuto le unghie più lunghe le avrebbe sicuramente
graffiato la faccia.
“Poverina..”.
Mi ritrovai a pensare. Sussultai impercettibilmente.. che strano senso
di protezione.
Quella creatura
così pallida mi dava l’idea di non essere a
proprio agio tra il chiacchiericcio coatto di quelle sue
“amiche” e aveva scatenato in me la voglia di
frappormi tra loro e difenderla. Le lanciai un’occhiata in
modo da non farmi notare. Il rossore che le imporporava completamente
le guance eteree era impressionante.. potevo notare persino il sangue
che scorreva al di sotto. Gli occhi bassi e spaventati denotavano
quanto fosse poco incline a stare in mezzo alla gente e quanto non le
piacesse essere notata. Le sue mani non erano per nulla ferme, anzi..
tremavano quando si sporse leggermente per guardarmi imbarazzata.
“E’ interessata a me?” Provai di nuovo a
leggerla.
- Chi è
quello coi capelli rossicci..-.
Ancora il nulla.
Ispirai ed espirai per diminuire il mio fastidio. Ma non mi
aiutò.
- Si chiama Edward.
E’ uno schianto ovviamente, ma non sprecare il tuo tempo. Non
esce con nessuna. A quanto pare qui non ci sono ragazze abbastanza
carine per lui-.
La mente di Jessica
formulava insulti verso il mio rifiuto.. non aveva affatto gradito la
mia attenzione per la nuova. Non riuscii a trattenere un sorriso, ma
puntai lo sguardo lontano apparentemente disinteressato.
“Serpe..”. Ecco il termine giusto per definirla, la
falsità fatta a persona. Probabilmente si sarebbe finta
amica di Bella, solo per attirare l’attenzione su di lei.
Continuai a squadrarla
pur non ritenendolo opportuno. Le sue labbra tenere si erano curvate in
un sorriso e non potei esserne certo, ma sembrò che lei
avesse notato anche il mio. Mi faceva sentire fortemente a disagio
quella situazione.. mi mossi sulla sedia per cercare di rimediare a
quell’interesse malcelato. Ero bravo solitamente a fingere di
fronte agli umani, ma sarebbe stato difficile davanti ai miei fratelli
non far trapelare il mio continuo puntare quella ragazzina.
Gli occhi nocciola,
notai profondi, tentarono di girarsi completamente e darmi le spalle.
- Non dovremmo
fissarlo così non sta bene..-.
Jessica storse la
bocca infastidita E mica sono scema..dal canto mio mi dispiacque non
poter ancora osservare le sue reazioni. Non era mai stato
così difficile per me leggere qualcuno. La osservai ancora
preso da una strana ansia. I capelli le coprivano il viso, ma nelle sue
spalle curve potei notare agitazione. “Sta veramente
male..”. Era buffa... decisi di provare a voltare ancora lo
sguardo, giusto per vedere le reazioni del “branco”
e quando lo feci, Jess strabuzzò gli occhi con odio
scuotendo leggermente la spalla di Bella.
- Eih.. Edward Cullen
oggi sembra non avere occhi che per te..-. E ancora invidia, ancora
gelosia.. ancora voglia di prenderla a schiaffi.
Bella si riscosse
portandosi le mani sulla fronte e poggiando i gomiti sul tavolo, mi
fissò di nuovo, intimidita. Il sangue le tornò
sul viso facendole accelerare il battito che come un tamburo
arrivò alle mie orecchie. Tentazione.. mi accorsi che
vederla arrossire mi faceva scorrere l’adrenalina veloce
nelle vene. Cercai di non pensarci e l’istinto di protezione
tornò prepotente a farmi visita. Che strana
ragazza..sembrava un cerbiattino impaurito in una gabbia di lupi pronta
a sbranarla. “Battuta infelice.. tu sei più
pericoloso di loro..”.
Era ora di andare..
ripresi ciò che avevo accuratamente fatto finta di
sbocconcellare e lo riportai indietro, percependo gli occhi
fissi di quelle oche su di me.
Edward
Cullen Edward Cullen Edward Cullen..
“Ora che
lezione hai?”.
Pensò Alice
prendendomi per un braccio.
- Biologia..-.
Jasper, Emmett e
Rosalie erano studenti del quinto anno, mentre io e Alice fingevamo di
essere più giovani.
“In bocca al
lupo”. Mormorò ancora enigmatica.
Alzai un sopracciglio
chiedendomi che intendesse dire, ma la sua mente tornò a
concentrarsi unicamente su Jazz e io non le diedi molto retta. Sapeva
essere molto distratta quando c’era in gioco la salute
mentale del suo uomo. Per quanto mi riguardava la lezione del
professore Banner era interessante quanto la mente della Stanley.
“Due lauree in medicina e lui vorrebbe
stupirmi..?”. Impossibile.
Entrai in aula
focalizzando il mio posto e mi misi comodo. Un’ora di lezione
assolutamente tediosa. Sparsi le mie cose sul tavolo.. sapendo
già che nessuno si sarebbe seduto al mio fianco. E chi
poteva essere così pazzo da sedersi vicino a un vampiro?
Facevano bene a stare alla larga. Finalmente seduto, poggiai una mano
sulla guancia e tornai a guardare fuori.
“Sta
diventando il mio passatempo preferito fissare il nulla..”
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Capitolo 3 *** Lezione di biologia ***
Non
pensavo ci sarei mai riucita.. veramente.. eppure sono qui con il
secondo capitolo. WOWWOWOWOW..
Ringrazio le 12 persone che mi hanno aggunto tra i preferiti.. e anche
le 12 che hanno commentato!!!! Non pensavo.. questa storia è
parecchio impegnativa e io mi sto sforzando tantissimo per creare un
Edward un po' diverso. Assicuro che non è facile..
Spero che gradiate.. io ci provo.. PARTECIPATE NUMEROSI.. certo se mi
becco commenti negativi lo posso capire, quello che affronto
è difficile.
Lezione di biologia.
Stavo rimuginando su me stesso
da circa cinque minuti quando la mia mente fu attratta inevitabilmente
dal suo nome.
Bella..
Mi voltai senza
entusiasmo e notai con divertimento la gentilezza con cui Angela Weber
le faceva largo per permetterle di respirare.. ridacchiai sotto i
baffi.. la curiosità mieteva parecchie vittime in un piccolo
paese come Forks. E dallo sguardo spaurito di quel cerbiattino
immaginai che doveva averlo già scoperto da un
po’. Sorrisi.. la Weber era troppo buona e troppo timida,
pensava che la nuova arrivata fosse esattamente come lei,
perciò le aveva fatto da cicerone. Chissà.. forse
avrei scoperto anche io qualcosa in più su Bella, visto che
molto probabilmente, anzi quasi certamente, avrebbe dovuto sedersi al
mio fianco.. ragazza fortunata.. “A lezione con il
vampiro”. Pensai abbassando il capo divertito e togliendo le
pile di libri che occupavano il posto di fianco al mio.
Bella si
destreggiò tra le fila dei banchi come se non avesse mai
camminato in vita sua e non sapevo se scoppiarle a ridere in faccia
oppure sorridere teneramente della sua goffaggine, ma qualunque cosa
avessi in mente di fare venne spazzata via dall’improvvisa
folata di vento che la intercettò arrivando verso di
me.
“ Oh Merda..
”.
La osservai passare
accanto a me mentre le mie mani distruggevano il banco stringendolo con
troppa forza.. un ghigno di soddisfazione repressa si
manifestò veloce sulla mia faccia. Sì..
“Ti
voglio..”.
Bella mi
lanciò un’occhiata terrorizzata quando i nostri
sguardi si incontrarono per pochi istanti. Ma io non me ne curai,
doveva esserlo.. doveva avere terrore di me perché non
c’era nulla che l’avrebbe potuta salvare,
né ora né mai. Se avessi saputo
dell’esistenza di quella ragazza l’avrei cercata in
capo al mondo per placare la mia sete, per affondare i miei
denti e lacerare quella tenera carne.
La vidi inciampare su
dei libri e cadere malamente su un banco. Non la lasciai.. la osservai
ossessivo con la coda dell’occhio.. i capelli castani le
ricaddero davanti al volto coprendo il suo rossore e il sangue che le
coprì l’imbarazzo mi eccitò da morire.
La gola ormai secca,
il bruciore insopportabile.. il veleno mi impastava la bocca
provocandomi l’acquolina. Non sarebbe mai esistito per me
niente di più dolce del suo odore.. e del suo sapore.
Cominciai a tremare di piacere.. “Vieni
qui..”.
Tornò
indietro dopo aver salutato il professore e si sedette al mio fianco.
La guardai famelico.. si chinò sul tavolo senza guardarmi
con i capelli ancora di fronte al viso, rigida.. aveva assunto una posa
ingobbita. Mi ritirai istintivamente sul bordo della sedia e contrassi
i muscoli pronto all’attacco.
Lei ingenuamente si
annusò i capelli, aspirando quel vago odore di fragola che
emanava il suo shampoo.. peccato che non fosse quello ad aver attirato
la mia attenzione. Ispirai forte il suo profumo e la frenesia si
impossessò voracemente di me, il desiderio di nutrirmene
divenne una necessità fisica insopportabile.
Mi sentii soffocare..
Immaginai di
avvicinarmi a lei e scostarle quella massa bruna dal viso, lentamente
chinarmi sul suo collo come per baciarla, quel collo bianco, pallido,
dove il sangue avrebbe pompato caldo per me la sua linfa, solo per me.
I miei denti avrebbero affondato in quella tenerezza aspettando di
sentir scoppiare quelle vene, attendendo con ansia che quel bruciore,
che come fuoco mi stava divorando, venisse placato dalla sua dolcezza,
dai suoi gemiti di dolore. Deglutii..
Voltai il viso
dall’altra parte desiderando ancora di poterle circondare le
spalle con le braccia, stringerla a me con dolcezza e vederla
sorridere.. sì.. e mentre i miei occhi l’avrebbero
guardata con intensa smania il terrore si sarebbe insidiato nel suo
cuore, avrebbe cercato di divincolarsi inutilmente ormai consapevole
della sua fine e io l’avrei uccisa mitigando il mio bisogno.
“ Deve
morire.. ora..”.
Lasciai il banco con
estrema calma pronto allo scatto, ma fui conscio improvvisamente delle
altre venti persone che occupavano l’aula. Come avrebbero
reagito quando la loro compagna si sarebbe accasciata a terra
dissanguata?
Cercai in fretta una
soluzione per quel problema. Il mio respiro era eccessivamente ansante,
avevo troppa sete. Vagliai tutte le possibilità..
l’unica e la più semplice da attuare sarebbe stato
eliminarli tutti prima che uscissero dall’aula e poi
avventarmi su di lei.
Ragionai cauto prima
di attuare la mia carneficina.. studiai bene la disposizione della
classe e il modo migliore per eliminarli il più in fretta
possibile e poi mi sarei completamente dedicato a lei e alla sua paura.
“ Oh Bella..
non sai quanto io ti desideri”.
Tornai a concentrarmi
su di lei annusando di nuovo il suo odore.. ma dove era si andato
cacciare quell’esserino così appetitoso
durante tutta la mia insignificante vita di privazioni? Ottanta anni di
non-esistenza senza mai poter annusare quella fragranza.. senza mai
poterne gustare il sapore, dovevo assolutamente rimediare.
Smaniavo di sapere
come sarebbe stato toccare quella pelle calda e diafana. Una lieve
carezza e il suo sangue sarebbe dolcemente affluito in lei..
era così facile poterlo scorgere appena al di sotto di quel
biancore. Reclinai leggermente la testa all’indietro e uno
spasimo attraversò il mio corpo. Smisi di respirare preso
dal tormento e dalla frenesia.. e fu quello a salvarmi. Tornai
abbastanza lucido da poter comprendere quello che avevo progettato di
fare. E il disgusto verso me stesso affiorò, come
l’odio per la mia compagna di banco.
“ Cosa ti fa
credere che per te deluderei gli sforzi della mia vita?”.
Strinsi i denti e
pensai intensamente ad un modo per resistere. Resistere..
resistere… dovevo cercare di imporre a me stesso quella
scelta. C’era una possibilità.. non dovevo per
forza ucciderla e nutrirmene, non aveva fatto nulla per meritarsi
ciò che l’attendeva, era ignara, innocente e
piuttosto sfortunata. Non era colpa sua se
era la mia
qualità preferita di sangue.
Decisi
perciò di non respirare.. mi avrebbe aiutato a non sentire
il suo odore.
Ma fu maledettamente
difficile, perché il suo profumo aveva schiavizzato la mia
mente e il mio corpo. Ingoiai la saliva.. ancora, ancora, ancora.. mi
appoggiai sul tavolo con un movimento impercettibile e cercai sollievo
nei miei pensieri. Guardai l’orologio appeso al muro con
impazienza,
una mezz’ora
alla fine della lezione. Ce l’avrei fatta?
No, non ce
l’avrei mai fatta. E perché avrei dovuto farlo..
era lì, vicino a me, pronta per me, tutto avrebbe potuto
concludersi in pochi minuti, l’avrei avuta e tutto sarebbe
finito, la mia sofferenza, la mia agonia… ma anche la sua
vita.
No, non potevo
permettermi di mettere fine alla sua esistenza, dovevo cercare di
pensare a qualcos’altro che non fosse il bruciore, la sete,
l’eccitazione che mi faceva vibrare e desiderare quel liquido
vitale che le apparteneva. Ma così non stavo facendo affatto
passi avanti.. decisamente no.
“Edward
forza.. rifletti..”.
Strinsi le mascelle
più forte fino a farmi male e vagliai tutti i motivi per cui
non avrei dovuto toglierle la vita.. era carina, magari simpatica,
forse suo padre l’avrebbe aspettata a casa felice di poterla
riabbracciare, avrebbero mangiato insieme, lei gli avrebbe sorriso e
bla, bla, bla… “ Uff..”, non
c’era proprio verso.. lo sentivo pulsare nelle sue vene e
chiamarmi a gran voce, voleva me, volevo che io me ne abbeverassi.
“ Ragazzina,
smettila di agitarti..”.
Era scossa, la mia
vicinanza la stava mettendo in ansia..giustamente.
La odiavo, la odiavo
con tutto me stesso, con tutto il mio cuore. Perché lei
voleva farmi perdere il controllo, voleva che io smarrissi me stesso
solamente per un mero desiderio. Non poteva attrarmi in quel modo e
continuare a rimanere agitata, avrebbe solo peggiorato le cose.
Stupida..
Ero furioso, quel
piccolo e insignificante essere era a dir poco banale, privo di un
qualsiasi attrattiva, e non riuscivo a concepire il motivo per cui
proprio “lei” dovesse avere quel potere su di
“me”, io che per anni non ero mai venuto meno alle
regole che mi ero imposto.
Guardai ancora
l’orologio.. un quarto d’ora alla fine della
lezione.
Irrigidii maggiormente
il mio corpo, una statua di marmo pronta a spezzarsi e la guardai
ancora. Mi lanciò un’ occhiata da dietro i
capelli, confusa.. ma io non mi mossi, non cedetti, non ricambiai lo
sguardo, ero pieno di rabbia e rancore.
“Maledetta..”.
Strinsi maggiormente i
pugni ormai chiusi sotto il banco.. le nocche mi fecero male, ma non mi
importò, mi focalizzai sul tentativo di resistenza.
Mi guardò
ancora chinando il capo e osservando i miei pugni serrati. Forse
pensava che di lì a poco mi sarei avventato su di lei..
sfortunata e perspicace. Ma io non reagii ai suoi occhi curiosi,
continuai accuratamente a non respirare. Ce l’avrei fatta..
in qualsiasi modo, ma ce l’avrei fatta.
“ Manca
poco..”.
Non mi rimaneva che
concentrarmi su ciò che in quel momento Bella poteva pensare
di me, almeno mi sarei divertito. Probabilmente mi avrebbe considerato
un maleducato.. in mensa l’avevo fissata insistentemente e
ora la stavo evitando come se avesse la peste. E infondo non poteva
immaginare quanto quel mio patetico tentativo di allontanarmi da lei
avesse come scopo quello di salvarla. Avrebbe dovuto ringraziarmi.. e
invece stava lì a lanciarmi occhiate scandalizzate sulla mia
condotta.
L’ impulso
di respirare per annusarla mi costrinse a frenare quei pensieri e
deglutii nuovamente obbligando me stesso alla calma e al controllo..
non dovevo lasciarmi trasportare dall’ istinto altrimenti per
lei sarebbe stata la fine e non sarebbe arrivata viva al suono della
campana.
Mi voltai
inconsciamente e rimasi imbambolato a osservarla. Si era accorta che la
stavo squadrando? Forse sì.. perché si
girò puntando i suoi occhi dritti nei miei e schiuse la
bocca totalmente sconvolta. Le sue labbra morbide e carnose
impallidirono e Bella si ritrasse come scottata da quello che lesse
dentro di me.. cosa dovevo aspettarmi.. che mi saltasse in braccio e mi
ringraziasse perché avevo gli occhi iniettati di sangue?
Oppure perché avevo sventato il mio tentativo di sgozzarla?
“ Non
guardarmi così..”
In quel momento la
campana suonò e io mi alzai veloce dalla mia sedia dandole
le spalle.. la ignorai e come un disperato mi
fiondai verso la porta di uscita. Non feci neanche caso alla mia
velocità..un grave errore che poteva attirare qualche
sguardo indiscreto. Ma sinceramente non potevo occuparmene, dovevo
pensare solo ad allontanarmi da quella fonte di guai.
Quando fui abbastanza
sicuro di non percepirne più l’odore, cominciai di
nuovo a respirare.. e mi sentii sollevato. Non potevo ancora crederci,
non mi era mai successa una cosa del genere.. non ero mai stato sul
punto di cedere di fronte al richiamo del sangue di un essere umano. Ma
lei.. lei.. sapeva di tenero, dolce.. zuccherino. Irresistibile e
assolutamente disarmante.
Decisi di saltare le
restanti lezioni e aspettare i miei fratelli in macchina, non volevo
far assolutamente sapere a nessuno quello che era successo. Solo
all’idea di quello che avrebbe potuto pensare Emmett mi
innervosii.. quel cretino. Aprii lo sportello della mia Volvo argentata
modello S60R e mi rifugiai nel suo abitacolo, grato di quella
protezione. Accesi la radio e le note di Debussy saturarono
l’aria. Mi rilassai..
Come avrei dovuto
comportarmi ora? Non potevo certo incontrare di nuovo Bella. E se fossi
andato in segreteria per scambiare l’ora di biologia con
un’altra lezione? L’idea mi sembrò
piuttosto buona, fattibile, non mi sarebbe stato affatto difficile
farlo. Per me un’ora valeva l’altra.
Riflettei di nuovo
sullo sguardo innocente che mi aveva lanciato quella ragazzina.. era
così spaurito, frastornato. Di nuovo mi sommerse
quell’assurdo senso di protezione che avevo provato in mensa.
Irrazionale.. ero stato sul punto di ucciderla e ora mi ritrovavo a
volerla proteggere da me stesso.
“ La pazzia
oggi è di casa Cullen..”.
Avevo paura.. per la
prima volta in vita mia avevo paura. Scossi la testa cercando di
allontanare quell’emozione. Non potevo permettermelo, io non
potevo permettermelo. Non Edward Cullen, dentro di me non poteva
esserci spazio per quel sentimento chiamato terrore, perché
io non avevo mai fallito nelle mie intenzioni, né avevo mai
rischiato di poter cadere.
Scesi veloce
dall’auto deciso a farla finita con quella storia e mi
diressi verso la segreteria. Entrai chiudendo gentilmente la porta e mi
preparai per la mia scenetta sensuale. Sarebbe stato
impossibile resistermi.
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Capitolo 4 *** Irritazione ***
Oh mamma.. ci credete che siamo
arrivati al terzo capitolo pieno?? Io no.. questa fic come
ripeterò all'infinito non è facile. Ho una
paura.. infondo seguo Twilight non è che mi posso discostare
troppo, do' soltanto una mia impronta alla faccenda (mhh..
però Malia aggiungerà delle cose). Spero di non
deludere perchè ci tengo veramente troppo a questa fic e
sono veramente troppo felice che 21 persone l'abbiano aggiunta ai
preferiti e che soprattutto nei commenti voi mi incoraggiate a
continuare e ad impegnarmi. E spero continuerete a farlo.. lo spero
veramente. Mi piace troppo dedicarmi a questa storia lo ammetto.. e
più di tutto qui i pareri contano, se vi piace vuol dire che
è un successo. Perciò io ringrazio tanto chi ha
commentato, ma proprio tanto. Malia
P.S. Spero di discostarmi
un po' dall' Edward originale.. non è uguale daiiiii.
Cioè.. è diverso. ( ok Malia non sa che dire)
Irritazione.
Entrai con passo sicuro e
svelto in segreteria.. il sorriso stampato sulle labbra, lo sguardo
seducente.
-
Posso signora Cope?-.
La
donna si girò e mi guardò a bocca
aperta.
Edward Cullen..
Sulle
prime non mi rispose e io mi irritai terribilmente. Avevo fretta,
fretta di spostare quella maledettissima ora, non volevo perdere
inutile tempo con lei.
-
Volevo.. ecco.. volevo chiederle un favore..-.
Ancora
sorrisi.. maliziosamente.. e mi appoggiai al bancone che si trovava di
fronte a lei, scivolandole vicino, sicuro di averla in pugno. Mi
rilassai giocando d’astuzia..
No, non fare di questi
pensieri. È giovane.. ma mio dio.. ma quanto è
bello.
Spostai
una mano lentamente verso di lei e reclinai la testa guardandola come
se fosse stata l’unica donna sulla faccia della terra e il
suo cervello andò in tilt.. il cuore aveva cessato di
batterle normalmente saltellando impazzito.
-
Dimmi, ragazzo, cosa posso fare per te..-.
A parte saltarti addosso se me
lo chiedi.. no no.. troppo giovane, troppo giovane..smettila.
-
Mhhh..-. mi avvicinai ancora, arrivando a sfiorarla e il suo corpo si
irrigidì scosso – vorrei scambiare l’ora
di biologia se le è possibile..-.
Peccato avrei potuto darti
molto altro..
-
Ah beh.. ecco Edward. Sai che non ci è possibile fare cambi
di orario a metà anno scolastico..-.
“
Sposta quell’ora altrimenti non rispondo più di
me..”.
Sorrisi
ancora mellifluo, strappandole un piccolo gemito.
-
Ma vede io ho molti problemi e..-.
Povero piccolo.. vieni ti
consolo io..ma che stai pensando?Scema..
-
Capisco.. ma non so proprio come poterti aiutare. Il professore non ti
piace, forse non è di tuo gradimento il modo in cui
insegna..?-
La
voce della donna era instabile, malferma e io provai un forte
disgusto.. se solo avessi avuto gli occhi dorati a quest’ora
sarebbe boccheggiante sul bancone a guaire come un cagnolino
ubbidiente.
-
Va bene qualsiasi altra ora, sono disposto a tutto..-.
Non
mi rimaneva che esagerare se volevo ottenere qualcosa di concreto dalla
Cope, il mio tono si fece insinuante.
Oh io qualcosa
l’avrei da farti fare..ogni notte.. Edward Cullen..
-
Beh.. potrei.. ma..ma..-. mi guardava estasiata e io feci un sorriso
birichino portandomi una mano tra i capelli e facendo finta di
sistemarli.
“
Datti una mossa, sto perdendo la pazienza..”.
Potrei solo se accettassi di
venire a letto con me..
“Neanche
vivo..”. Pensai sentendo crescere l’angoscia. Stava
mettendo a dura prova la mia resistenza..
Percepii
la porta sbattere dietro di me. Qualcuno era entrato.. poco male avere
degli spettatori, non mi curai affatto dei suoi pensieri o di chi
potesse essere.. io avevo uno scopo ben preciso e non mi sarei lasciato
distrarre.
-
Qualsiasi ora non importa di che materia..la prego, lo faccia per
me..-. Supplicai facendole sentire meglio il mio profumo.
Ma
come diavolo fa ad avere un odore così arrapante un
ragazzino di diciassette anni..?
Non
c’eravamo proprio.. avevo decisamente esagerato. E lei
continuava imperterrita a resistere.. non avevo dosato con la giusta
calma e la giusta lucidità l’attrazione che lei
provava nei miei confronti.
Sentii
ancora la porta aprirsi e un’ondata di freddo arrivarmi alle
spalle. E con il gelo anche un’altra fragranza decisamente
più gustosa.
“
Cazzo”.
Lei..
il suo odore.. il suo profumo.. la sua pelle.. di nuovo.
Non
mi voltai, ma mi irrigidii immediatamente sentendo la gola in fiamme e
il corpo tendersi verso quell’esserino indifeso che si era
appiattito al muro per non farsi vedere e non dare fastidio. La saliva
cominciò ad inondarmi la bocca e di nuovo il veleno si
impastò tra i miei denti, rendendo il mio tentativo di
cambiare quell’ora inutile..
Mi
girai improvvisamente, arrabbiato.. e puntai i miei occhi dritti nei
suoi.. per questo non avevo avvertito nessun pensiero,
perché Bella Swan era entrata in segreteria. Annusai ancora
l’aria..
“
Mio dio.. ciao bocconcino”.
Avrei
dovuto smettere di respirare, ma invece continuai imperterrito ad
annaspare senza smettere di fissarla e di desiderarla. La vidi
impallidire e dentro di me sorrisi felice.. la piccola bambi aveva
paura di me. Mi aggrappai al bancone e feci forza su tutto il mio
autocontrollo per girarmi ancora verso la Cope e parlarle.. ansimai
disperato.
-
Non fa niente..Mi rendo conto che è impossibile. Molte
grazie lo stesso-. Mantenni un tono leggero, accelerato e mossi le mie
gambe velocemente verso l’uscita.
Non
la guardai, non dovevo guardarla.. se volevo salvarle la vita. E
così feci.. mi sbattei la porta della segreteria alle spalle
con impeto.
E
lì.. da solo come un idiota provai ancora
quell’intensa sensazione di sconfitta che mi
irritò terribilmente. Perché.. perché
non potevo percepire i suoi pensieri e perché non riuscivo a
resistere al suo sangue? Chi era Bella Swan? Quel piccolo essere umano
privo di significato alcuno che cercava in ogni modo di mettermi in
difficoltà.. chi era lei per potermi fare questo? La
odiavo.. la odiavo con tutto me stesso, con ogni fibra del mio essere.
Mi
diressi ancora verso la macchina e aprii lo sportello con rabbia
accasciandomi sul sedile. Avevo lasciato la radio accesa.. neanche la
musica avrebbe potuto essermi d’aiuto in quel momento.
Ero
solo..solo..
Per
un attimo i suoi occhi nocciola tornarono a tormentarmi ma io li
rigettai via disgustato.
“No..”.
Odio,
rancore, rabbia profonda.. ecco cosa Bella riusciva ad ispirarmi.
“Sei
infallibile Edward.. puoi sentire le voci di tutti, ma chi
può sentire la tua?”.
Ringhiai
sbattendo la testa e le mani sul volante.. non mi piacevano quei
pensieri. Non mi piaceva sentirmi così vulnerabile,
così debole.
Non
volevo dirlo a nessuno. Non l’avrei detto a nessuno,
immaginai i volti delusi di Carlisle ed Esme e non lo sopportai. Stavo
per uccidere una ragazza indifesa solo perché volevo il suo
sangue.
Guardai
il vuoto sconvolto.
Improvvisamente
lo sportello si aprì facendomi sobbalzare.
-
Eih.. Ed.. già in macchina? E che è successo?-.
Emmett
si sedette a fianco a me, guardandomi interrogativo.
Perché hai fatto
sega?
Non
avevo proprio alcuna voglia di rispondergli, ci mancava solo il terzo
grado quella mattina e poi la mia giornata sarebbe stata un completo
schifo.
Rosalie,
Jasper e Alice salirono dietro e fortunatamente si risparmiarono le
domande.
Non andartene..
I
pensieri di Alice mi colpirono come uno schiaffo. Sapeva..sapeva tutto.
Anche di lei.
So che è difficile,
ma non farlo..
-
E cosa dovrei fare allora?-. Sbottai arrabbiato e cominciai la mia
corsa folle verso casa.
Tutti
mi guardarono come se fossi impazzito e io tornai a guardare la strada.
Affronta le tue paure..
-
Cazzate..-. Ringhiai. Non poteva nemmeno immaginare quanto Bella mi
attirasse, quanto la desiderassi. Soltanto pensare di poter respirare
la sua stessa aria mi faceva aumentare la salivazione, dovevo stare
attento ad evitare accuratamente qualsiasi fantasia su di lei per non
avere la tentazione di andarla a cercare a casa per ucciderla. Proprio
come un cacciatore che anela alla sua preda.
Rosalie
si mise in mezzo acida – Qualcuno ci vuole spiegare?-.
Si può sapere che
diavolo ti succede Edward? Pensò preoccupata.
I
fratelli al completo avevano gli occhi puntati su di me.
“Evviva..”.
-
Non può resistere al sangue della nuova..-. Alice
svelò finalmente il mistero e nell’abitacolo
calò il silenzio. Le loro menti si svuotarono dallo stupore.
-
Grazie..-. Mormorai rabbioso ingranando la quinta e sfrecciando tra le
macchine.
E che problema
c’è se ne fai fuori una su un milione? Ti fai
troppi problemi..
Roteai
gli occhi verso l’alto. Non avevo parole per esprimere
Emmett. E figuriamoci.. non si era mai fatto troppi problemi a fare
qualche strappo alla regola. Non me ne preoccupai..
-
Vuole andarsene..-. Alice stava cercando forse di farmi perdere la
pazienza? Ci era riuscita..
Mi dispiace Edward..
continuò provocando in me solo uno sbuffo scocciato.
Tutti
protestarono, ma nessuno di loro riuscii a capire. Nessuno poteva
realmente capirmi..
Di
nuovo gli occhi nocciola di Bella affollarono la mia mente escludendo
tutte le altre.. quelle pupille nocciola terrorizzate, piene di timore
e vergogna.. ma anche di sorpresa. Non le avrei fatto del male.. non mi
sarei mai perdonato. Era fragile quella ragazzina, troppo fragile.. e
sfortunata. Incontrare un vampiro nella propria vita era un conto, ma
scontrarsi con un’attrazione così potente
significava avere destinata la morte, Bella Swan doveva ringraziare il
mio immenso autocontrollo. Ripensai al suo sguardo interessato in
mensa.. chissà cosa l’aveva spinta a guardarmi
così apertamente. Non mi era sembrato il tipo da mettersi a
lanciare occhiatine a sconosciuti..chissà.. non riuscire a
leggerla mi frustrava. Cercai un modo per afferrarla, ma senza
riuscirci. Considerando l’effetto che facevo a tutte le
ragazze della scuola i suoi sguardi non dovevano stupirmi
così tanto, eppure in lei non c’era stata malizia,
mi aveva osservato con semplice e umana curiosità. Cosa
aveva visto in me? Qualsiasi cosa avesse potuto vedere, ero certo che
ora si era ampiamente ricreduta.
Pensi a lei?
Un’occhiata
gelida allo specchietto centrale per fulminare mia sorella Alice mi
diede l’opportunità di smetterla con quelle
stupide congetture.
“
Bella Swan..”. Per un attimo la sua immagine mi
balenò nella testa.
Fermai
la macchina tirando pesantemente il freno a mano e scesi di corsa
seguito dagli altri. Dovevo andarmene.. ma dove sarai andato? E sarei
mai tornato? L’importante però era andare via di
lì.
Tornerai..
Alice
mi afferrò per un braccio e mi abbracciò
inaspettatamente.
Ti voglio bene..sta attento.
Tu sei il migliore di noi ricordalo.
Non
le risposi..mi diressi verso la cucina dove sapevo avrei trovato mio
padre e mia madre, o almeno, coloro che consideravo come tali ormai da
un secolo. Sarebbe stato difficile confidare a Carlisle quella cosa..
ma ormai.. era diventata di dominio pubblico. Sospirai affranto. Ora
riuscivo a capire Jasper e la continua ansia che provava nel dover
resistere al sangue umano. Io ero terrorizzato.. non volevo di nuovo
trasformarmi in un mostro. Entrai trovandoli immersi in una
conversazione.
Carlisle
mi sorrise.
-
Devo parlarti..-. Dissi solamente.
Sul
suo volto si disegnò un’espressione preoccupata e
i suoi pensieri mi colpirono chiari.
Cosa è successo
Edward? Sembri sconvolto..
-
Me ne vado..-.
Alle
mie parole Esme si alzò venendomi incontro, altrettanto
apprensiva. Dovevo averli impensieriti con le mie parole, mia madre
infatti non riusciva a capire.. era totalmente confusa.
Edward.. come puoi dire
questo..
-
Oggi a scuola stavo per uccidere una nuova studentessa..-. La
interruppi.
Entrambi
trattennero il respiro stupefatti. Sì, da non crederci.. che
proprio io, secondo a Carlisle in autocontrollo, con due lauree in
medicina, avessi sentito il bisogno di uccidere e fare mio un essere
umano. Ironia della sorte.. prima o poi tocca a tutti e adesso anche ad
Edward Cullen, ebbene sì.
-
Spiegati..-. Mio padre fu paziente come al solito, non arrivava mai a
conclusioni troppo affrettate, era il suo carattere e
aspettò con ansia le mie spiegazioni.
-
Bella Swan, la figlia di Charlie Swan, l’ispettore di
polizia.. quando si è seduta vicino a me.. sono esploso. Ci
è mancato poco.. beh.. ho deciso di andarmene-. Tagliai
corto. Non volevo scendere nei particolari… volevo solo
andare via, lontano. Avevo fretta.
Mi
avrebbero fermato? Non lo sapevo. Esme mi osservò addolorata
e si aggrappò al braccio di Carlisle che non
battè ciglio.
Non ti fermerò..
non l’hai uccisa. Ti sei comportato bene..sono orgoglioso di
te Edward e se pensi di non farcela.. va..
-
Io mi fido di te..-. Aggiunse ad alta voce mio padre.
Dovevo
aspettarmelo da lui, per questo lo ammiravo e lo consideravo una guida.
Lo ringraziai con un sorriso che ricambiò onestamente. Mi
mise una mano sulla spalla e mi accompagnò verso il salone.
-
Tornerai vero?-. Esme ci seguì con questa domanda a fior di
labbra alla quale rispose immediatamente Alice.
-
Tornerà.. lo sa.. è forte-.
Mia
madre allora sembrò tranquillizzarsi e mi
abbracciò di slancio.
Ti voglio tanto bene..sei mio
figlio, credo in te.
Mi
sarebbero mancati tanto.. ma dovevo assolutamente riflettere, su me
stesso e sulla mia confusione. Non ero così forte come
credevano se quel giorno c’era mancato veramente poco che
uccidessi qualcuno. Non ci pensai due volte.. senza guardarmi indietro
presi le chiavi della mia macchina e uscii di casa verso una meta
sconosciuta.
Qualsiasi
luogo sarebbe andato bene, purchè lontano da lei.. Bella.
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Capitolo 5 *** Silenzio ***
Ed.. aiutami te che sono
confusa.. signora Meyer non leggerò più il tuo
midnight sun altrimenti non riesco più a capire niente.
Eheheheh..
Torniamo a noi..
questo capitolo è parecchio introspettivo.. ma spero bello.
Anche io l'ho fatto andare a Denali.. uff devo seguire Twilight.. anche
se mi so stufata..aggiungerò dei capitoli (Malia
già pensa... ). Vediamo che verrà fuori..per ora
spero tanto tanto apprezziate.
P.S.
GRAZIE a tutti quelli che hanno lasciato un commento e a coloro che
hanno messo questa fic nei preferiti.
Silenzio.
Le distese di neve si
allargavano infinite intorno a me cullandomi nella luce calante del
crepuscolo e il mio viso coperto di candore e il mio corpo marmoreo
vibravano di piacere a contatto con la natura ghiacciata della foresta.
Solo.. l’odore di bagnato mi gonfiava i polmoni.
L’aria gelida mi soffiava sulla fronte carezzandomi
gentilmente e io vagavo con i miei pensieri nel vuoto di quel silenzio.
Nessuna voce.. la mia mente si concentrava e si nutriva
dell’essenza primordiale della natura. Solo.. potevo capire
realmente il senso di tutto. Sospirai beato.. Denali.. Aprii gli occhi
dorati chinando la testa e mi stupii profondamente di quanto potesse
apparire maestosa e potente l’eternità del ciclo
naturale al mio sguardo.
“Io
e te Madre in un moto perpetuo che ci condanna”. Pensai
beffardo. Madre Natura, bella quanto spietata con i suoi stessi figli.
Percepii
l’odore degli aghi di pino forte nelle mie narici e per un
attimo riuscii a non pensare a nulla, riuscii a non affrontare il peso
che mi stava schiacciando da quando ero arrivato in Alaska. Camminai
scalzo lasciando le impronte dei miei piedi sulla neve.. la stessa
temperatura, lo stesso freddo. Ero nato per essere un assassino.. in
fondo se avessi ucciso quella ragazza avrei fatto solamente
ciò che la mia non-vita infinita mi aveva predestinato a
fare.
“
Bambi..”.
Ridacchiai
continuando la mia passeggiata. Di tutti i nomignoli che potevo aver
dato ad “occhi nocciola” quello era sicuramente il
più adatto. Inspirai ancora cercando di rimanere calmo..
Quello sguardo terrorizzato era radicato nel mio cuore e nella mia
mente come una cicatrice indelebile.
Bella
Swan.. una settimana a Denali e quello era l’unico pensiero
coerente che ero riuscito a fare. Bella Swan.. insomma sì,
un ragionamento difficile e altrettanto frustrante, pensai dandomi
dell’idiota. Avevo imparato a memoria le caratteristiche del
suo viso anziché dimenticarle, un applauso per Edward.
Ripensai per la milionesima volta al primo giorno che avevo incrociato
il suo sguardo.
Silenzio...
Nella
profondità di quegli occhi avrei potuto annegare ne ero
certo. Il vento mi scompigliò i capelli giocoso e io sorrisi
di quel contatto inaspettato. Era così irritante non poter
vedere cosa si celasse dentro quella minuscola anima umana.. ero
abituato a sentirmi circondato da miriadi di voci fastidiosissime che
parlavano e si lamentavano, eppure intorno a lei.. buio, nulla,
assenza. Ogni giorno avevo vissuto sicuro che niente e nessuno avrebbe
potuto sfuggirmi e colpirmi e invece..in un giorno solo, dopo
più di un secolo, la maschera da vampiro infallibile che mi
ero appositamente costruito era crollata miseramente per mano di una
ragazzina dal sangue appetitoso. Dolce droga e ironia della sorte.
Silenzio...
Sospirai
indispettito. Non ero infallibile.. e scontrarmi con due pupille in cui
si rispecchiava il mio stesso silenzio era stato irritante.. Buffo..
quella bambina mi doveva la vita e invece probabilmente ora sarebbe
andata in giro a sparlare di me come del più grande
maleducato presente sul suolo di Forks. L’impavida impedita
che sfotte ignara il suo predatore.. poveretta. La immaginai arrancare
per arrivare a scuola e inciampare sui sassi, anzi no sui suoi stessi
piedi, e una risata gutturale si librò nell’aria..
la mia. Mi portai una mano sul naso scuotendo la testa.. Bella dava la
sensazione di essere un’ attira disgrazie.
Silenzio..
Doveva
essere piuttosto fragile e cagionevole.. la carnagione pallida ne era
un chiaro segno. Mi fermai e mi piegai sulle ginocchia guardando uno
scorcio di terreno brullo non coperto dalla neve.. mi chiesi come
riuscisse a sfuggire al mio potere. In quale modo poteva funzionare la
sua mente se io non ero in grado di afferrarla? Portai la mano ad
accarezzare la terra… non potevo dirlo con esattezza,
né rimuginarci su sarebbe servito a molto, il problema da
affrontare in realtà era un altro.
Resistere
al richiamo del suo sangue.. Tremai al pensiero della sua fragranza
ancora chiara dentro di me. “ Estasi..”. Se
solamente l’avessi sfiorata.. “ Ahhhh..”
Gemetti. Il mio corpo venne scosso da un ringhio di puro piacere
nell’immaginare il sapore di quella carne tenera entrare in
circolo dentro di me.
Silenzio..
Vidi
il suo corpo appiattirsi sul muro della segreteria e i suoi occhi
rabbuiarsi e terrorizzarsi.. il senso di protezione verso bambi
tornò forte e mi lasciò confuso. Contemplavo il
terreno imbambolato da troppo tempo e mi riscossi.. se volevo veramente
aiutare Bella dovevo cercare di non rivederla mai più. Mi
sarebbe dispiaciuto farla fuori, era solo una povera innocente capitata
nel posto sbagliato al momento sbagliato.. eh sì.. tra tutti
i luoghi di un mondo gigantesco dove avrebbe potuto trasferirsi aveva
proprio scelto Forks dove aveva trovato un vampiro che andava pazzo per
il suo sangue e che aveva già cercato di ucciderla due volte
nella stessa giornata. Fischiai.. “Signorina che
fortuna..”. Risi ancora di gusto.. maledizione, dovevo essere
disperato e invece riuscivo a vedere quanto il fato ci avesse giocato
un brutto tiro, più a lei che a me veramente.
“
Occhi nocciola.. ma come fai ad essere così
sfigata..”.
Silenzio..
Il
vetro della mia anima sembrava essersi incrinato.. per la prima volta
mi ero specchiato per quello che realmente ero. Fragile.. profondamente
solo.. debole.. “umano”. Storsi la bocca in una
smorfia sarcastica. Era stata lei a farmi specchiare in me stesso..?
Bella prova.. Edward Cullen un vampiro vulnerabile e bisognoso
d’affetto. Ridicolo.. ancora una volta i suoi occhi che mi
fissavano incuriositi a mensa mi balenarono nella mente. Li aveva
assottigliati cercando di cogliere cosa.. cosa voleva cogliere? Se per
puro caso non gli fosse bastata la mia bellezza sovrannaturale per
tenerla lontana da me, sicuramente le sarebbero bastati i miei occhi
assetati di sangue che la puntavano famelici. Direi che come film
horror poteva anche andare..se li sarebbe sognati la notte
per un bel po’ tenendosi alla larga da tutti gli
uomini che l’avrebbero guardata famelici.. e in quella scuola
erano già parecchi. Chissà che non le fosse
servito a qualcosa.
Secondo me
c’è di mezzo una donna..
“
Tanya..”. Mi voltai di scatto, trovando la vampira poco
lontano da me che mi guardava incuriosita.
Sospirai..
pacchia finita..
-
Nessuna donna.. ho solo bisogno di riflettere..-.
A me non
la dai mica tanto a bere, da quando si scappa quando si ha bisogno di
pensare?
“Da
quando qualcuno vuole stare da solo e non vuole che nessuno gli rompa
le scatole..”
-
Tanya.. non c’è nessuna donna..-.
Sorridevi
come un ebete..
Mi
avvicinai a lei sorridendole con gentilezza, farla ragionare sarebbe
stato inutile..
-
Ti assicuro che avevo solo bisogno di pensare..-.
Annuì
poco convinta.
-
E hai trovato le tue risposte?-.
Bella
domanda, estremamente calzante. Stavo girando intorno ai miei
interrogativi, ma non avevo ancora provato a rispondermi.
Scossi
la testa pensieroso.
-
Edward.. il cervello in questi giorni ti si sarà fuso..-.
Ridacchiò
e io risi con lei divertito. Già, non era lontano dalla
verità. Si appoggiò alla mia spalla teneramente e
la sua fronte toccò il mio braccio.
-
Ma cosa ti fa preoccupare così esattamente..-.
Parlare
con lei sarebbe stato inutile, non avrebbe potuto capire la mia
angoscia. Ma decisi comunque di accennarle qualcosa.
-
Hai mai avuto paura..?-.
“
Forse di romperti le unghie..”. Pensai tra me e me.
Scosse
la testa.. immaginavo che non avrebbe capito.
-
Però so come reagiscono gli umani quando hanno paura..-.
La
guardai.. forse avevo afferrato il senso di quello che cercava di dirmi.
Alcuni
esseri umani erano abituati a scappare dalle loro paure a non
affrontarle mai, i codardi, altri invece stringevano i denti e
cercavano in loro la forza per resistere alle difficoltà che
la loro breve vita gli metteva di fronte.
Tu che
farai.. codardo o coraggioso..
Riflettei
sul suo pensiero. Non ero mai stato un vigliacco, a costo di essere
sconsiderato, ma non mi ero mai considerato un codardo.
-
Pensi che dovrei tornare adesso..?-. Le chiesi grato.
-
Io credo di sì..-. Mi tolse la neve delicatamente da una
ciocca di capelli e mi guardò contenta.
Non
saprà resisterti..
Scoppiai
a ridere ancora. Donne.. quando si mettevano una cosa in testa era
impossibile far credere loro il contrario. L’evidenza per
loro non era importante..
Ma almeno
è carina..
-
Oh sì.. ha due profondissimi occhi nocciola..-.
Sghignazzai..
e anche un buonissimo odore.. irresistibile.
Ma fino a
dove vi siete spinti..
“
Esattamente al momento in cui il leone uccide l’agnellino
indifeso terrorizzato”.
-
Emmhh..-. Non si era accorta che avevo volutamente utilizzato un tono
ironico.
Edward..??
-
Non le ho mai rivolto la parola..-.
Feci
bruscamente infastidito. E come avrei potuto.. sarebbe morta
all’istante. Ma non avrei certo rivelato a Tanya la
verità sul motivo di quella visita.
Inizia con
un ciao.. di solito funziona..
“Ciao,
agnellino, posso bere il tuo sangue?”. Un approccio
più che ottimo per il primo appuntamento. Risi..
-
Prova. Ti farebbe stare meglio parlarle..-. Tanya stava cercando
realmente di impegnarsi e consigliarmi per il meglio. Apprezzai il
tentativo.
“
Parlare con Bella..”.
Impossibile..
me la sarei mangiata prima che sue labbra carnose potessero dire
“Ah”.
Immagina
che io sia lei..
La
fissai scioccato. La vampira bionda mi sorrideva teneramente e faceva
finta di guardarsi intorno non conoscendomi.
Avanti
Edward..
“
Semplicemente ridicolo..”. Scrollai le spalle e decisi di
stare al gioco, anche se sarebbe stata poco probabile come cosa, poteva
essere un modo simpatico per farmi sentire meglio.
-
Ciao..-. Le dissi cercando di trattenete un sorriso alla sua reazione,
che sussultò proprio come avrebbe fatto Bella se le avessi
rivolto la parola.
Vedi? Non
è poi così difficile..
-
Il problema è il suo sangue Tanya...-. Mi morsi la lingua
subito dopo. Non dovevo dirle nulla, non avrei dovuto. La vidi
sorridere .. mi prese una mano tra le sue stringendola.
Sai quanti
uomini seduco per divertimento, Edward? Se so resistere io
perché non dovresti riuscirci tu. Se lei ti piace..
Scossi
il capo, piacermi.. come poteva piacermi se a malapena potevo starle a
cinquecento metri di distanza.
Fa come ti
pare, ma secondo me ti piace.
-
E da cosa lo dedurresti..-. Alzai un sopracciglio incuriosito dalle sue
parole.
Mi
guardò stranita.
Tu hai
fatto tutta questa strada solamente per non ucciderla..qualcosa deve
averti colpito veramente in lei. Se fosse stata un’altra.. te
ne saresti fatto realmente un problema così grande? Pensaci..
Pensai
a Jessica Stanley o a Angela Weber nei panni di Bella. Tutte e due
già morte. La rivelazione non fu affatto di mio gradimento.
-
Torna a casa guerriero..-.
-
E’ un essere umano..!!- Urlai scosso, non potevo neanche
pensarci senza stare male.
Alzò
gli occhi al cielo esasperata, ma non parlò. Mi sorrise
solamente e mi voltò le spalle.
Quando ti
rivedrò?
-
Non lo so..-. Sussurrai deciso. Provare a resistere.. solo provare.. e
se non ci fossi riuscito sarei scappato ancora. C’era sempre
una possibilità, dovevo solo scegliere. Io potevo scegliere.
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Capitolo 6 *** Emozioni inaspettate ***
Allora..
non ci credo.. ho finito anche questo capitolo. Sapete...? Questa fic
è quella più difficile in assoluto.. ma anche la
più interessante per me, mi mette più alla prova.
Sono felice dei commenti veramente.. e vorrei ringraziare chi la segue.
So che deve essere pesante, impegnativa, introspettiva.. non certo
facile come lettura.. e me ne scuso se a tratti può sembrare
esagerata o sbagliata. Insomma abbiate pazienza.. magari Edward fosse
mio!! ahahaha.. Risponderei ai commenti.. ma ho da scrivere altre due
fic. Perciò per ora vogliate perdonarmi se non rispondo
ancora.. lo farò promesso. Con 4 fic in corso è
difficile trovare il tempo.. sto cenando davanti al PC.. volete una
cotoletta di pollo??? ahahaha..
Emozioni inaspettate..
Forks..
mensa.. pazzia.. stavo andando incontro a qualcosa che non ero sicuro
di poter controllare. Eccomi seduto al solito tavolo, le solite facce,
i soliti pensieri.. l’impeccabile Edward Cullen era riapparso
nella consueta vita di tutti i giorni lasciando perplessi i propri
fratelli che oramai pensavano al peggio. Quella mattina avevo poi
accuratamente evitato ogni tipo di contatto con Bella, anche solo
visivo, e mi ero concesso solo ed esclusivamente la pausa pranzo e
l’ora di biologia. Ripensai alle parole di Tanya.. che Bella
mi piacesse era fuori discussione, ma che mi incuriosisse
sì.. avevo come l’impressione che la sua mente
fosse profondamente diversa dalle altre ed ero tentato dalla
possibilità che in lei si nascondesse qualcosa per me
inafferrabile. “Occhi nocciola” mi dava la
sensazione di essere molto di più di quanto non volesse
apparire: il fatto che fosse timida e impacciata me ne dava conferma.
“ Sta arrivando..”.
Il
suo odore mi colpì come una palla da baseball in pieno viso
e mi girai appena per guardarla entrare in mensa con passo malfermo.
“Ciao piccolo Bambi..” pensai soffocando
l’istinto di protezione che mi sommerse.. come la volta
scorsa. Afferrai il bicchiere di fronte a me e feci finta di bere, ma
ero nervoso e l’ansia mi stava divorando. Il suo profumo..
come avrei fatto a starle vicino durante l’ora di biologia?
Alzai gli occhi e i nostri sguardi si incrociarono per un istante..
tremai, lei abbassò la testa timorosa e la mia occhiata ebbe
come effetto quello di non farla mangiare.
-
Non hai fame oggi?- le domandò Jessica, in realtà
molto poco preoccupata.
-
A dir la verità, non mi sento tanto bene..-. rispose
flebilmente Bella.
Colpa
mia lo sapevo.. Era a causa mia, perché ero tornato..
perché l’avevo guardata. Aveva paura.
Troppe
cose mi frullavano in testa, sospirai amareggiato.
-
Eih Ed..-. In pochi secondi mi ritrovai con una palla di neve sulla
faccia.
“Emmett..”
Scoppiai a ridere rilassandomi. Inutile pensarci ora… Molto
probabilmente Bella credeva che io la odiassi e basta.
Siamo piuttosto distratti eh?
Em
aveva ragione.. scrollai la testa dalla neve e tutti i miei fratelli
fecero lo stesso. Non ero stato l’unico ad essere stato
colpito.
-
Sta lontano da me così pieno di neve.. chiaro?- Rosalie
spinse via il suo amore che grondava d’acqua e rise
spensierata della sua espressione triste e contrita.
Alice
da parte sua evitava accuratamente Jasper, ma tentava di aiutarlo ad
asciugarsi.
Povero amore mio..pensava
dolcemente.
Scossi
il capo divertito e mi misi le mani sotto al mento, ancora pensieroso.
Mi erano mancati i miei fratelli, troppo, non avrei dovuto andare via.
La mia famiglia mi faceva stare bene.
-
Bella, cosa stai guardando?-. La voce di Jessica riportò
bruscamente la mia attenzione su di lei.
Mi
voltai.. Bella mi fissava senza timore e una strana sensazione si
impossessò del mio corpo.. percepivo i suoi occhi osservarmi
con attenzione e mi lasciai guardare scosso da leggeri brividi. Cosa
vedeva in me? Ero troppo curioso di saperlo. I nostri occhi erano
incatenati e nessuno dei due sembrava voler mollare la presa. Ero
affascinato dalle sue reazioni, mi emozionavano.
Ma
lei si riscosse e tornò a nascondersi dietro i suoi capelli,
evidentemente non le era piaciuto essere colta in fallo. Ma io non la
lasciai con lo sguardo, continuai a guardarla apertamente scatenando
l’invidia delle sue amiche. Come sempre..
-
Edward Cullen ti sta fissando..- bisbigliò la Stanley nel
suo orecchio.
Il
cuore di Bella perse qualche battito.
-
Non sembra arrabbiato, vero?-.
Pensava
veramente che fossi arrabbiato con lei? Aggrottai le sopracciglia e
sorrisi.
“
Oh piccolo Bambi come sei dolce..”. Ghignai.
-
No..- rispose sensatamente Jessica forse per la prima volta in vita sua
– dovrebbe esserlo?-.
-
Penso di non piacergli..-.
Strinsi
il tavolo confuso. Non poteva minimamente immaginare quanto invece mi
piacesse, anche troppo.. considerando la voglia di saltarle addosso
ogni volta che mi stava troppo vicina. Certo non era proprio lo stesso
concetto di “piacere”, ma comunque si stava
sbagliando di grosso, non avevo nessun motivo per non sopportarla.
-
Ai Cullen non piace nessuno… be’, non fanno
proprio granchè caso agli altri per considerarli. Ma lui
continua a fissarti-.
Avevo
voglia di provocarla un po’, perché volevo capire
cosa si celasse dietro quella vergogna. Fissarla mi piaceva, ai miei
occhi lei era troppo buffa. Goffa, per nulla curata
nell’aspetto, fuori moda, un caso disperato di attira
disgrazie misto a impaccio. Insomma.. una vera calamità.
-
Smettila di guardarlo..-. Fece Bella alla sua amica.
“
Già Stanley, non guardarmi, fa guardare lei..”.
Pensai divertito dalla situazione. Almeno avrebbe capito che non ero
furioso, che non l’avrei picchiata durante la prossima
lezione di biologia.
“
Bella, Bella..”. Riflettei sogghignando tra me e me.
Ed.. terra chiama luna..
Emmett
mi guardava con gli occhi sbarrati, mentre Rose mi ignorava con rabbia
malcelata.
Quella ragazzina ti ha preso
un sacco eh?
Sospirai
preso in contropiede e non risposi. Se ne sarebbero accorti comunque..
ero tornato, avevo deciso di combattere, perciò..
Bella mi piace..
Alice
mi prese la mano e mi sorrise.
“
Che..? Sta buona, tu corri troppo di fantasia..”.
La
ritirai di scatto spaventato, ma mia sorella ridacchiò e non
ci fece caso tornando a spostare la sua attenzione su Jazz, che aveva
le palpebre socchiuse e mi fissava in silenzio.
Sta attento a quello che fai,
non metterti troppo alla prova..
E
aveva maledettamente ragione. Un passo falso e Bambi sarebbe diventata
il mio prossimo pasto.
-
Andiamo..?-.
Non
ero pronto, non ancora.. eppure sapevo che sarebbe giunto presto il
momento in cui avrei dovuto affrontare me stesso. La bestia in me che
desiderava il sangue di quella ragazza. Dovevo controllarmi.. mi alzai
più nervoso di prima e poggiai il mio vassoio come sempre.
Cosa le avrei detto? Come mi sarei comportato?
Meccanicamente
mi diressi verso la classe di biologia. Il tempo sembrò
scorrere lento.. entrai in classe e presi posto vicino a lei. Non
riuscivo a calmarmi. Provavo, ma dentro di me già pregustavo
il momento in cui il suo profumo mi avrebbe solleticato le narici. E di
nuovo mi lasciai prendere dall’immaginazione.. Bella seduta
accanto a me con il collo scoperto, quel collo morbido e pallido che mi
eccitava da morire. Quanto adoravo quelle vene che pulsavano sotto la
sua pelle profumata, quanto godevo nel vedere il rossore salirle sulle
guance e l’avrei fatta mia così.. sussurrandole
parole gentili per poi affondare in quella dolcezza.
“
No..”. Mi dovevo riprendere.. niente fantasie su di lei.
Niente.. mi imposi deciso. Ma la mia gola non la pensava allo
stesso modo. Pelle candida, corpo minuto, sangue dolce.. sapore
divino.. “ Bella..”. Mi portai le mani sul viso
cercando di risvegliarmi e ci riuscii.
Presi
un respiro profondo, ma lei non accennò ad alzare gli occhi
dai disegni che stava scarabocchiando.
-
Ciao..- dissi con voce bassa, abbastanza alta però per farmi
sentire da lei.
Ero
abbastanza lontano? No.. ma almeno con uno scatto sarei potuto
facilmente arrivare alla porta. Mi rivolsi comunque con il corpo verso
il suo sentendo il veleno aumentare nella bocca e la gola andarmi a
fuoco.
Alzò
il viso e mi guardò stupita. Non si aspettava che la
salutassi?
-
Mi chiamo Edward Cullen- “ Ma che bravo, come sei
impeccabile..”.- la settimana scorsa non ho avuto tempo di
presentarmi. Tu devi essere Bella Swan..-.
Mi
feci i complimenti per la mia maschera di perfezione, sembravo uscito
da una rivista pronto per un’intervista.
“Idiota..”. La mia parte però
l’avevo fatta, adesso sarebbe toccato a lei rispondere almeno
cortesemente.
-
Co.. come fai a conoscere il mio nome..?.-
Inorridii..
“Cazzo..”. Errore.. il suo nome era Isabella, ma
ero talmente abituato a sentirla chiamare Bella che non avevo affatto
pensato alla cosa. Dovevo fare qualcosa immediatamente. Risi..
-
Oh penso che qui tutti sappiano come ti chiami. La città
intera ti stava aspettando..-. Speravo di aver distolto
l’attenzione da quel piccolo errore, ma non fu
così. Lei storse il muso, ma sembrò averlo notato
in modo particolare.
-
No, intendevo come mai mi hai chiamato Bella..-.
Si
mosse leggermente sulla sua sedia e il suo odore mi arrivò
forte per farmi girare la testa..ero tremendamente eccitato, ma per
fortuna ancora sotto controllo. Ero confuso.. stordito..
-
Preferisci che ti chiami Isabella?-. Feci marcia indietro, non sapevo
esattamente come comportarmi. Era tremendamente difficile leggerla,
impossibile comprenderla per me.
-
No, Bella mi piace- rispose lei- Ma Charlie – voglio dire,
mio padre- quando parla di me, credo mi chiami Isabella: a quanto pare
qua tutti mi conoscono con quel nome..-.
Ecco
fatto.. fregato con le mie stesse mani. Di solito perfetto, mi ero
trovato incastrato in quel gioco che ora rischiava di mettermi in seria
difficoltà. “Bravo Edward, mi compiaccio della tua
stupidità”.
-
Ah..-. dovevo far cadere il discorso prima che fosse troppo tardi, e
sperai che lei non provasse a riprenderlo.
Ma
il professore fu di un tempismo perfetto e iniziò la lezione
proprio in quel momento. Trattenni un sospiro sollevato. Respirare
vicino a lei era quasi impossibile.. osservai gli strumenti sul banco
con poco interesse. “Mitosi..”. Esperimento
stupido, totalmente inutile. Cellule epiteliali di cipolla su vetrini..
potevo vedere la differenza anche senza microscopio. Mi avvicinai a
quell’attrezzo e il profumo di Bella mi colpì
ancora lasciandomi boccheggiante. “Non respirare..
forza”. Stavo mettendo a dura prova me stesso,ma non dovevo
esagerare.
-
Iniziate pure...- il professore diede il via alla mia agonia.
Guardai
il microscopio come se fosse stato il mio più acerrimo
nemico e lo spostai cautamente verso di lei..
-
Prima le donne, collega?-. “Come siamo galanti.. e dopo le
chiederai di ciucciarla un po’?”. Il sorriso che le
lanciai fu sarcastico e divertito. Stavo proprio uscendo di
testa.. ok.. dovevo arrivare solamente a fine lezione. Mi feci coraggio.
Mi
fissò non capii con che espressione, sembrava un misto tra
perplessa e sognante. Mai visto qualcosa di più strano.. ma
non accennò a rispondere. – Se vuoi comincio
io..-. Alzai le sopracciglia interrogativo.
Il
rossore che le imporporò le guance mi stregò, mai
visto nulla di più bello in tutta la mia esistenza. Quelle
guance rosee avevano un aspetto.. “ No.. fermati.. non dire
appetitoso..”.
-
No, faccio io..-. Rispose sbrigativa afferrando gli attrezzi sul
tavolo. La vidi osservare il vetrino con attenzione.
-
Profase..-. La guardai stupito..troppo veloce, mi stava prendendo in
giro? Ero incuriosito. Eppure sembrava sicura. Guardai il vetrino di
sfuggita.. aveva ragione. Lo potevo chiaramente vedere. Mi sporsi
vicino a lei guardando la sua mano armeggiare con il microscopio. Non
pensai.. agii d’impulso.
-
Ti dispiace se do’ un’occhiata?- non feci in tempo
a fermare i miei pensieri che le mie dita afferrarono le sue.
“Calde.. vive..” Una morsa allo stomaco mi fece
boccheggiare in cerca di aria e una scossa elettrica mi percorse tutto
il corpo facendomi perdere il contatto con la realtà. Ero
sconvolto, non immaginavo che toccarla avrebbe potuto avere su di me un
effetto simile.
La
ritrasse subito, come scottata e io mi irrigidii, ero troppo freddo..
morto.. sicuramente aveva provato ribrezzo.
-
Scusa..- mormorai.. perché mi sentivo così male?
Non alzai lo sguardo, lo tenni fisso sul microscopio.. il dolore al
petto non voleva lasciarmi in pace. Le avevo solo preso la mano
maledizione.!! Era logico che la mia fosse più fredda!!
-
Profase..- concordai con lei fingendo compostezza. Afferrai la penna e
lo scrissi sul foglio.. deciso.
Poi
presi un altro vetrino, sempre ignorandola e lo guardai attentamente.
– Anafase..-. e lo scrissi. Che farsa.. tanto sapevo che era
giusto.
-
Posso..?- intervenne scettica. Mi girai sconvolto.. “Occhi
nocciola” non si fidava del mio giudizio..
Sorrisi
divertito. “ Piccolo Bambi..”.
Le
porsi con gentilezza gli strumenti di modo che lei controllasse.
– Anafase..- Ammise con un certo disagio. Ridacchiai.
-
Numero tre?- allungò una mano verso di me.. le porsi il
vetrino, ma questa volta non la toccai. Non dovevo toccarla.. non
volevo che rimanesse disgustata da me.
-
Interfase..-. Sentenziò velocemente passandomi il
microscopio senza che potessi prima chiederglielo. Era giusto.. ma lo
controllai ugualmente di sfuggita e lo scrissi.
Terminammo
più in fretta degli altri..era stato facile.
Già.. ma perché continuavo a fissarla? Volevo
farle mille domande..cercare di comprenderla, capire perché
non riuscivo a sentirla. E lei alzò gli occhi incontrando i
miei… così.. naturalmente, cercando me.
Trattenni il respiro.. ci guardammo intensamente per alcuni minuti e mi
sentii completamente disarmato, scoperto..suo.
-
Porti le lenti a contatto?-. Sussultai impercettibilmente.. nessuno mi
aveva mai osservato così direttamente da poterlo notare.
Percepii il mio petto lacerarsi..
-
No..-. Erano i miei occhi.. gli occhi di un assassino.. la rabbia verso
di lei tornò cocente. “ E’ una brava
osservatrice.. anche troppo..”.
-
Oh.. mi sembrava di aver notato qualcosa di diverso nei tuoi occhi..-.
Disse solamente. Scrollai le spalle e guardai altrove, ma dentro di me
cominciarono a nascere emozioni che rifiutai di focalizzare.
“ Ha notato la differenza.. ha notato che il colore delle mie
pupille cambia”. Era troppo vicina.. troppo.. non potevo
permettermelo. Non potevo lasciare che si avvicinasse così
tanto da potermi sfiorare.
Ancora
Grazie.. !!! Malia
|
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Capitolo 7 *** Libro aperto ***
Eccomi
qui di nuovo, mi spiace non rispondere ai commenti. Ma faccio saltelli
da una fic all'altra. Sono contenta che tutto sommato questo midnight
sun piaccia. Faccio del mio meglio.. non mi va di rendere Edward troppo
umano, ma neanche troppo vampiro scemo che non capisce nulla. Insomma
manco io ho capito dove voglio arrivare. Ma ringrazio per i
preziosi consigli.. My_Dark_Soul
ha ragione dovrei usare meno i puntini di sospensione, io scrivo di
getto solitamente, quando la mia mente fa pause io le faccio fare anche
alle parole. E spesso sbaglio. Cercherò di fare
più attenzione. PROMESSO!
Grazie veramente per tutti quelli che mi seguono in questa fic..
torniamo ad Edward..
Libro aperto.
Il professor Banner si
avvicinò proprio in quel momento a noi, scrutando curioso le
nostri conclusioni. Sembrava stupito, prese il foglio dove avevo scritto
i risultati e mi lanciò un’occhiata di rimprovero.
- Scusa, Edward,
perché non hai lasciato usare il microscopio anche ad
Isabella?-.
Lo guardai soffocando il mio
divertimento. No, non era per niente perspicace.
- Bella..-. Proruppi
leggermente infastidito, non capendo esattamente il motivo della mia
irritazione.
- A dire la verità,
è stata lei ad identificarne tre su cinque-.
Sorrisi concitatamente e
l’attenzione del professore si spostò verso di lei.
- Hai già fatto
prima questo esperimento?-.
Osservai affascinato il sorriso
timido che le colorì le guance
“Merda..”.
- Non con radici di cipolla..-.
Il mio corpo reagì
al suo rossore anche troppo turbato.
- Embrioni di coregone?-.
- Sì..-. La sua
pelle si tinse maggiormente di rosso e io trattenni il respiro
dolorante.
- A Phoenix frequentavi le
lezioni del programma avanzato?-.
- Sì..-. La sua voce
si incrinò leggermente e i suoi occhi nocciola si fecero
lucidi. Mi incollai con la schiena al banco.
“Buono..”.
“ La prossima volta
lontani..capito Edward?”. Pensai affamato e rigido come un
salame.
- Bene, penso sia il caso che
voi due lavoriate assieme..-. Gemetti impercettibilmente.
“Perfetto non ho scampo”. La guardai di sfuggita e
la vidi mettersi a scarabocchiare sul quaderno, imbarazzata.
A questo punto forse avrei
dovuto trovare un argomento di cui parlare, visto che restava ancora
tempo prima della fine della lezione. Qualsiasi cosa.. giusto per
ammazzare quel momento. “ No, Ed non farti venire strane
idee, niente massacri ”.
- Peccato per la neve eh?-. Di
lì a poco si sarebbe sciolta tutta, e l’avevo
sentita dire a pranzo parlando con Jessica quanto poco le piacesse,
così provai ad attaccare bottone.
- Non direi..-. “Ok
le sto antipatico”. Mi aveva risposto con sospetto e
sufficienza. Provai ancora..
- Il freddo non ti piace-.
Abbastanza ovvio data la sua risposta, ma non seppi trovare di meglio.
- Neanche l’umido-.
Le frasi brevi e distanti erano forse il suo forte? Probabilmente non
le andava di parlare con me, non avrebbe avuto tutti i torti.
- Per te deve essere difficile
vivere a Forks-. “Vai Edward sempre più
intelligente. Così si fa, cadiamo sull’ovvio e sul
demenziale. Così almeno farai un’altra bellissima
figura”.
Cercai di non prendere respiri
troppo profondi e trattenni il fiato il più possibile, ma
non riuscii comunque a smettere di guardarla, tanto che a volte
dimenticai di sbattere le palpebre.
- Non lo immagini neppure..-.
Tagliò corto lanciandomi continue occhiate nervose.
- Ma allora perché
sei venuta qui?- Ero curioso.. chissà che non sarei riuscito
a capire qualcosa in più su di lei, sul suo carattere.
Ancora.. non riuscivo a smettere di fissarla..mi avvicinai lentamente
sporgendomi con il mento, puntato sui gomiti.
- E’.. una storia
complicata-. I suoi occhi nocciola si puntarono nei miei e per un
attimo mi persi. Sembrò anche lei perdere concezione della
realtà, parve confusa.
- Penso di poterla capire-.
“Così le metti paura”. Eppure volevo
sapere, ero troppo avido di comprendere qualcosa di più. Mi
accostai maggiormente.
- Mia madre si è
risposata-. Mi sembrò quasi di sentire il suo sospiro sulla
mia pelle.
“ Ah”. E
quindi?
- Non sembra così
complicato-. Non arrivavo a vederne il nesso logico.- Quando
è stato?-. Niente, proprio non riuscivo a farmi i fatti
miei. Ma sembrava così indifesa..
- A settembre-. Il suo tono si
fece profondamente triste e io mi intenerii. “ No, non fare
così..”. Suscitò in me
l’ennesimo moto di protezione.
- E lui non ti piace-.
“Che cavolo di voce è questa?”. Dolce,
comprensiva, gentile..
Il suo cuore mancò
un battito.
- No, Phil va bene.
Forse troppo giovane. Ma un bel tipo-.
- E perché non sei
rimasta con loro?-. Allora.. almeno dovevo farla finire di parlare,
altrimenti veramente mi avrebbe dato del pazzo o, peggio, del maniaco.
Mi fissò stranita,
non riusciva a capire il motivo del mio interessamento morboso. E
neanche io. Ma non accennava ad allontanarsi da me.
- Phil viaggia molto. Gioca a
baseball. È un professionista-.
Forse lo conoscevo allora. Mi
sorrise timidamente abbassando per un attimo gli occhi.
-Lo conosco?-. Un sorriso ebete
illuminò il mio viso e questa volta la vidi distogliere lo
sguardo immediatamente. I capelli le coprirono il viso e il suo profumo
mi provocò una fitta di desiderio. Non capii di che tipo..
- Probabilmente no. Non
è un bravo professionista. Solo serie minori. Cambia squadra
di continuo-.
- E tua madre ti ha spedita qui
per poterlo seguire- “ Evita le congetture, non sei
spiritoso”.
Lei tremò alle mie
parole.
- No, non è stata
lei a spedirmi qui. Sono stata io-. Si voltò ancora a
guardarmi, gli occhi nocciola fissi nei miei dorati.. senza paura.
“ E’ bella..”.
Aggrottai le sopracciglia senza
capire, forse stare vicino a lei mi faceva un effetto negativo. Mi
sentivo stupido, tremendamente fuori luogo.
Sospirò..
evidentemente le dava fastidio raccontarmi i fatti suoi.
- All’inizio
è rimasta con me, ma lui le mancava. Era infelice..
perciò ho deciso che forse era il caso di passare un
po’ di tempo in famiglia con Charlie-.
La voce le si
spezzò, soffriva.. non mi piacque per niente vederla
così triste. “No, piccolo Bambi, non va
bene”.
- Ma ora sei infelice tu..-.
Finii per dire scontroso.
- E..?-. Domandò
stranita.
- Non mi sembra giusto-. Ecco,
avevo combinato un pasticcio. Non erano fatti miei se “occhi
nocciola” aveva problemi esistenziali.
- Non te l’hanno
ancora detto? La vita non è giusta-. Rise.
Meglio di me non poteva
comprenderlo nessuno. Nato per uccidere, cercavo di vivere limitando la
mia natura. Non avrei mai voluto essere un assassino eppure lo ero
diventato, non avrei mai voluto nutrirmi di sangue umano eppure era la
fonte più naturale di nutrimento per me, anche se cercavo di
abituarmi al sangue animale.
- Penso di averla
già sentita..-. risposi brevemente.
- E questo è
tutto..-. La guardavo ancora negli occhi, senza sosta. Volevo.. volevo
leggerla. Volevo comprenderla, entrarle dentro. Non mi bastava sapere
la versione di facciata che avrebbe raccontato a tutti. Desideravo
sapere cosa realmente stesse soffrendo il suo cuore, se era angosciata,
se piangeva, se voleva tornare indietro e si era pentita. Se si sentiva
sola. Volevo sapere tutto di lei.
- Dai buona mostra di te-
continuai perciò- Ma sono pronto a scommettere che soffri
molto più di quanto dai a vedere-. “Dove vuoi
arrivare Ed?”.
Distolse lo sguardo, non mi
rispose, e storse la bocca infastidita.
- Mi sbaglio?-. Ma
perché stavo insistendo? Perché volevo saperlo?
- Io credo di no..-. Chiusi in
bellezza, sfacciato.
- Perché ti dovrebbe
interessare?-. Già, perché mi avrebbe
dovuto interessare. Infondo non era così importante sapere
qualcosa sulla sua vita, l’importante era mantenerla viva.
Ma.. ero profondamente infastidito dal fatto che la sua mente per me
fosse cosi chiusa, così criptica, non riuscivo ad
afferrarla, non riuscivo ad ascoltarla e questo provocava in me
frustrazione e ansia.
- Questa è una
domanda molto sensata-. Anche perché era da un po’
che cercavo di rispondermi anche io senza trovare un buon motivo per
cui la stessi tempestando di domande.
Non tornò a
guardami, ma fissò la lavagna.
- Ti do’ fastidio?-
Le domandai sincero. Ma la cosa mi divertì e non potei fare
a meno di abbozzare un sorriso sarcastico. “Davvero ti
farebbe male se lei ti dicesse che la disturbi?”. Mi sembrava
tutto assurdo e ridicolo.
Si voltò ancora
verso di me, eravamo così vicini che trattenemmo entrambi il
respiro. – Non esattamente-. La sua voce era un fremito- Sono
io stessa a darmi fastidio. Il mio volto è così
facile da leggere.. mia madre dice che sono un libro aperto..-.
Troppo vicina.. una spanna e le
avrei toccato le labbra con le mie. La gola mi andò a fuoco.
- Non esattamente..-. Mi
schiarii la voce aggrottando le sopracciglia.. nervoso – per
me tu sei molto difficile da leggere-.
E ancora quel profumo, quel
maledetto profumo di fresia e lavanda che mi stava torturando le
viscere e mi tentava da quando ero entrato. Non avrei dovuto accostarmi
così a lei.
- Devi essere un bravo lettore
allora..-. Le sue pupille correvano incuriosite sul mio viso, sui miei
occhi, sulle mie labbra.. un po’ troppo affascinata.
Conoscevo quell’effetto, ma non sapevo se su di lei poteva
avere lo stesso potere. Ero curioso di scoprirlo.
- Di solito sì-.
Sfoggiai il mio sorriso migliore e sentii il suo cuore accelerare i
battiti. I nostri volti si erano fatti ancora più vicini.
- Ragazzi, allora per oggi
abbiamo terminato. Ottimo lavoro-.
Mi allontanai sconvolto e mi
portai lontano da Bella, ascoltando sollevato il professore. Lo stesso
fece lei..Arretrai rigido, sentendo la sete scorrere dentro di me, la
fame schiacciarmi. “Oddio…”.
Tutto quello che avevo cercato
di reprimere durante la lezione mi sommerse e io boccheggiai in cerca
d’aria pura, il suo odore eccitò tutto il mio
essere e le sarei saltato di nuovo addosso volentieri.
“ Bella”.
Strinsi i pugni sotto il tavolo cercando di controllarmi. Era
bellissima quella sensazione di adrenalina che scorreva per tutto il
mio corpo, esaltandomi e rendendomi violento e bisognoso del suo
sangue. Dio, se la volevo.
La campanella suonò
cogliendomi di sorpresa, ma la reazione fu la stessa
dell’altra volta. Mi alzai di scatto e scivolai veloce verso
l’uscita senza nemmeno salutarla. “Che cavolo ti
prende.. cosa. Che stavi cercando di fare?” Ero vicinissimo a
lei.. troppo vicino.
Alice mi raggiunse preoccupata,
ma io tirai dritto ignorandola.
Edward?
-Lasciami in pace-. Mormorai
veloce per non farmi sentire da orecchie umane.
Ero distrutto dai miei stessi
istinti. Mi avviai verso la mia macchina, nel parcheggio e mi chiusi
ancora dentro. Rifugio sicuro. Respirai a fondo e chiusi gli occhi
rilassandomi sul sedile. Non potevo continuare con quella tortura, non
aveva senso.
Guardai nello specchietto
retrovisore e vidi Bella uscire dirigendosi verso il suo pick-up. Aprii
lo sportello della macchina senza pensare e la guardai assorto. Mi
alzai e mi appoggiai allo sportello anteriore aspettando che mi
notasse. Volevo che mi notasse, desideravo che mi guardasse.
E lei si volse, i suoi occhi
incontrarono i miei e fu di nuovo elettricità. Li distolse
immediatamente entrando nella sua “macchina” e per
la fretta di partire poco ci mancò che si incollasse la
Toyota Corolla che la seguiva. Fortunatamente riuscì ad
inchiodare. Scoppiai a ridere disperato.. “Oh mio piccolo
Bambi ma che mi combini”. Sghignazzai.. quella ragazza
rischiava incidenti mortali tutti i giorni.
Ma si può sapere che
cavolo ti ridi?
Sussultai.. non avevo notato
Emmett avvicinarsi alla Volvo.
- Non ci posso credere.. Edward
Cullen colto di sorpresa? Dobbiamo a quella ragazza questo onore?-.
Continuò ad alta voce.
Vidi Rosalie sbuffare e
distogliere lo sguardo, mentre Jasper aveva gli occhi sconvolti. Alice
trotterellava come sempre, spensierata. Si infilò
immediatamente nell’auto senza dire nulla.
Entrai anche io, disinvolto,
come se nulla fosse successo e accesi la radio. Girai le chiavi,
ingranai la marcia e partii con il piede fermo
sull’acceleratore.
Ma che diavolo ti è
preso? Ci vuoi sfondare i timpani?
Rosalie si sporse sui sedili
davanti e abbassò il volume, acida più del
solito.
Tutti gli sguardi ora erano
puntati su di me.
- Scusate..-. Feci spallucce.
Non mi sembrava poi così alto, eravamo abituati a ben altro.
Gli sta dando di volta il
cervello.. gira gira e che ti rigira avremo frittata di Edward
pensava Em divertito.
Cretino.. Rose non
si smentiva mai.
Il sangue gli ha dato alla
testa.. povero Ed, come lo capisco Jazz annuiva
comprensivo.
Alice, invece, aveva
appositamente svuotato la mente di ogni pensiero coerente. Ma il
sorriso sornione sulle sue labbra non mi piaceva per niente..
- Alice?-. Feci osservandola
guardingo.
Mi rivolse uno sguardo
raggiante e mi toccò una spalla.
- Edward.. allora
com’è andata oggi?-.
- Bene. Non è morta
almeno-.
Annuì sicura
– Ne ero convinta, lo sapevo-. Si rilassò di nuovo
e io tornai a guardare la strada.
Sapevo che ce
l’avresti fatta, Bella mi piace troppo.
Sospirai confuso, qualcosa mi
stava sfuggendo.. dovevo solo capire cosa.
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Capitolo 8 *** Incidente ***
Bene..
ecco un altro capitolo. Visto che questa storia mi piace molto, penso
proprio che cercherò di aggiornare più spesso.
(oddio non mi ricordo neanche quando aggiorno).:-P
Sempre computer permettendo.
Rispondo ai commenti e
ringrazio:
Goten: Mi fa molto
piacere che ti piaccia, ce la metto tutta!!
_Niki_: Grazie dei
tuoi complimenti.. mi fa piacere che questo Edward ti piaccia.. me
commossa..!!! :-P Spero continuerai a seguire questa fic.
Perchè pensa te è quella che amo di
più.
Snow Fox: Che
dire... allora è un onore!! Se tu sei molto critica e non mi
hai distrutto, allora veramente è un onore..!! Ecco cosa
accade in seguito.. in verità seguo Twilight.
Però penso di averci messo un tocco personale.Spero.. ancora
GRAZIE!
Bibina_88: Mamma
quanti complimenti! Grazie spero di impegnarmi e non far cambiare
subito idea.. non è semplice. Faccio del mio meglio..
comunque grazie del commento!
myki: Non sei l'unica che il
sabato sera rimane a casa!! ehehe io scrivo pensa te..comunque grazie
per i complimenti, e pensa che a me viene molto più facile
la parte maschile che femminile a volte. Penso che sia
perchè ho molti amici maschi, forse.. non saprei bo.. sono
comunque contenta chequesta fic ti piaccia. Leggerla così
tardi e rimanere sveglie.. WOW.. vuol dire che non è male!
darkeonys: Non ti
sento mai!!! ahaahahah:-P ci manca solo che mi metto a parlarti qui,
passiamo le notti a chiacchierare!! Comunque grazie della recensione
teosoro!!BACIONE!!
Potterina1993:
Laure.. ormai ti ho perso!!:-( Non ci sei
più..evabbè me triste. Comunque grazie
del commento non mi abbandoni mai.
Stella Del Sud:
GRAZIEEEE!!! tu che mi leggi sempre.. sei proprio un tesoro dolce!! E
mi dai tanta energia.. GRAZIE che mi segui!
artemis5: Sono
sicura di essere donna?? Sì credo di sì..ahah ci
azzecco bene dice il tuo migliore amico?? Ringrazia..magari mi
dà qualche dritta, se faccio troppo la sdolcinata. eheheh..
GRAZIe del commento, ma tu lo so sei sempre con me..( sembra una
dichiarazione ahahah)
Helen Cullen: Grazie
Ele.. sono felice che anche questa fic ti piaccia.. è la
più difficile. Però spero possa andare bene.. non
mi fermerò voglio andare fino in fondo. Chissà
che esce fuori..eheheh!!
Tragedia..
mistica88:
ç______ç grazie sono molto contenta che
questa fic ti piaccia. SPETTACOLARE..ahahaha.. ha detto tutto.
novilunio: eccolo il capitolo
del quasi incidente.. oddio.. ansia..chissà che ne pensi..
sarapastu:almeno
un Edward divertente dai!!Ahaaha.. l'ho fatto molto umano
misà..però sono felice che anche questa fic ti
piaccia. Povera Midnight Sun.. solasoletta!! eheheh :-P
angelle: Beh..Edward
è della Meyer, il suo è l'originale, ma secondo
me Pattinson ha ragione su una cosa..è un ragazzo che per
l'eternità ha 17 anni. Qualche impulso ce lo
dovrà pure avere poveretto!! comunque sono contenta che ti
piaccia.. faccio del mio meglio
Incidente
In due parole
“volevo vederla”. Non ne capivo il motivo, era
pericoloso tanto per me quanto per lei, ma non avevo fatto altro che
pensare a Bella tutta la notte, a quegli occhi nocciola tristi per il
trasferimento a Forks, alla sua espressione contrita e vagamente
imbarazzata quando cercava di spiegarmi la sua vita privata. Guardai
fuori dalla finestra osservando la neve caduta durante la notte e mi
ritrovai a riflettere su come si sarebbe sentita “occhi
nocciola” quella mattina alla vista delle lastre di ghiaccio
che avrebbero coperto la strada. Non dovevo lasciarmi prendere da
quelle fantasie, lo sapevo bene, ma un sorriso mi increspò
le labbra al pensiero di quella ragazzina maldestra che scivolava sulla
neve storcendo il muso. “Aih Aih piccolo Bambi..oggi
è meglio che te ne rimani a casa”.
Chissà.. forse l’avrebbe fatto veramente. La
immaginai appallottolata tra le sue coperte a leggere un libro
romantico e una strana emozione mi attraversò il basso
ventre.. il suo viso arrossato dalla lettura, i capelli scarmigliati e
le palpebre semichiuse mentre cercava di non farsi abbracciare
teneramente dal sonno. Scossi il capo cacciando via quei pensieri
assurdi su di lei, un essere umano, che per giunta io dovevo evitare
come la peste, se non volevo mettere fine alla sua vita prima del
previsto.
Scesi
le scale e decisi di aspettare gli altri in macchina. Avrei fatto
meglio a mettere le catene alla Volvo, quindi era meglio sbrigarsi,
sarebbe stata questione di pochi minuti.
Buongiorno fratellino, fatto
bei sogni stanotte?
Emmett
mi strattonò una spalla e io lo guardai ironico. "Ma che dice?"
-
Dormito come un ghiro..-. Aggrottai le sopracciglia.
Attento, chi dorme non piglia
pesci. Rise lui contento.
Sospirai
affranto.. era in vena di battute quella mattina. Merito di Rose?
Gli
altri ci raggiunsero subito dopo e si infilarono nell’auto
senza fiatare.
Oggi la rivede speriamo che
non combini danni.. lo stupido.
-
Buongiorno anche a te Rosalie..-. Le feci ridacchiando. La ignorai, non
dovevo prenderla troppo sul serio, era fatta così, cinica ed
egoista.
Salutai
con un cenno Jasper che mi sorrise e fissai Alice per un momento.
Sembrava sulle nuvole..
-
Alice?-. Mormorai distraendola dai suoi pensieri.
Buongiorno Edward, oggi rivedi
Bella. Sei contento?
Sbuffai..
al massimo potevo essere contento che non fosse ancora morta per mano
mia. Ma vederla non mi faceva affatto stare bene, forse..
-
Diciamo così va..-. Risposi sbrigativo. Non capivo nemmeno
io le mie reazioni, spiegarle ad Alice sarebbe stato ancora
più impossibile.
Andrà tutto bene..
fidati di me.
Sì,
certo come no.
Accesi
la Volvo e partii in retromarcia, solita velocità, solito
stile. Guidare mi piaceva, mi rilassava, certo solo quando arrivavo
sopra i 150 km orari. In poco tempo ci trovammo su Main Street,
rallentai e mi infilai nel parcheggio della scuola. Spensi la macchina
e mi guardai attorno. Lo vidi subito.. il pick-up di Bella fermo a
quattro auto di distanza da me, rosso e scassato. Sghignazzai.. e mi
sentii improvvisamente nervoso e impacciato. Aprii lo sportello e scesi
insieme ai miei fratelli. Eccola lì, la fonte dei miei guai,
i capelli castani e ondeggianti, le movenze impacciate come al solito,
scendere dal suo mezzo e controllare le catene.
“Allora sei venuta..”. Pensai stranamente felice.
Fu
in quel momento che Alice mi afferrò con violenza un
braccio. Mi voltai spaventato. “Cosa diavolo..”
Edward!!
No…!!Oddio..no!!
Spalancai
gli occhi travolto dalle immagini mentali di mia sorella.
Bella
schiacciata da un furgoncino.
Bella
morta.
Bella
che non avrebbe più arrossito per me.
Bella
che non mi avrebbe mai più sorriso.
Bella
che non mi avrebbe mai sfiorato le labbra con un bacio.
Strattonai
Alice con forza, divincolandomi come un disperato, e vidi chiaramente
il furgone sbandare sul ghiaccio e dirigersi verso di lei.
“Muoviti stupido”.
E
corsi.. corsi verso il mio “Piccolo Bambi” che
terrorizzata incatenò per un breve attimo il suo sguardo al
mio. “No.. non lei”.
Le
caddi addosso cozzando contro il suo corpo morbido e la spinsi per
terra cercando di tenerla ferma. La vidi sbattere la testa
sulla strada ghiacciata e mi maledissi “Cazzo..che
delicatezza”. Mi voltai verso il mezzo che avevo respinto
nello stesso istante in cui avevo sbattuto contro di lei e lo guardai
terrorizzato tornare indietro e scontrarsi impazzito sul cassone del
pick-up.
-Merda..vaffanculo-
imprecai. Mi chinai al volo di fronte a Bella e le mie mani furono
sulla carrozzeria del furgoncino, bloccandolo per proteggerla. Si
fermò ad una spanna dal suo volto spaventato che guardava
l’incavatura che io avevo provocato alla carrozzeria.
Sospirai sollevato afferrando quel coso enorme e mi voltai ad
osservarla.. dovevo prenderla e girarla in modo da bloccare
definitivamente l’avanzata del furgone, l’avrei
spostata più vicina all’auto scura accanto a cui
aveva parcheggiato e sarebbe stata salva. “Devi farlo
Edward..forza”.
E
la afferrai..la toccai..la presi per un fianco stringendola a me in
modo spasmodico. Poi ci fu solo il silenzio. Almeno tutto intorno,
perché il mio corpo gridava..smaniava per averla. La gola mi
bruciava maledettamente e il veleno mi aveva inondato la bocca pregando
per un sollievo immediato. Ma la cosa peggiore fu percepire la mia mano
scottare a contatto con i suoi vestiti e un brivido percorrermi per
arrivare alla bocca dello stomaco ed emozionarmi, eccitarmi come non
era mai accaduto, mai durante il corso di tutta la mia esistenza. Ero
sconvolto.
-
Bella? Tutto a posto?-. Schiarii la mia voce preoccupato. Doveva aver
sbattuto la testa molto forte..colpa mia.
-
Sto bene-. Cercò di divincolarsi dalla mia stretta ferrea
senza risultato.
-
Attenta, misà che hai preso una bella botta in testa-. La
avvertii guardando il suo viso fare una profonda smorfia infastidita.
Troppo buffa per resistere.
-
Ahi-. Disse semplicemente e io soffocai una risata. “Oh
piccolo Bambi, meno male che sei viva, meno male”.
Mi
scrutò imbambolata per qualche minuto, e io feci lo stesso.
Era bellissimo tenerla stretta così, e poterla guardare
negli occhi apertamente. Sembrò scuotersi..
-
Come diavolo..-. La voce le uscì leggermente roca, ma si
riprese – come hai fatto ad arrivare così in
fretta?-.
“Bene..ti
ha visto, perfetto!!”. –Ero qui accanto a te
Bella-. Cercai di mantenere un tono posato.
La
voglia di lei non mi aiutò a trovare una scusa migliore. La
salivazione non era diminuita, ringraziai di trovarmi
all’aria aperta, ma il fatto che aderisse così
strettamente al mio corpo non aiutava il mio cervello a mantenere la
calma necessaria per non desiderare di più. Sentivo il suo
seno premere sulla mia coscia e il suo respiro solleticarmi il viso.
Ero completamente sopra di lei nello spazio angusto tra
pick-up e furgone, assetato e..cos’altro?
Soffocai
quel desiderio sul nascere e quando il suo corpo sentì la
necessità di sedersi la lasciai e mi allontanai il
più possibile. Non smisi di fissarla e neanche lei
accennò ad abbassare lo sguardo.. il suo cuore impazzito, le
sue labbra dischiuse, la totale confusione di fronte ai miei occhi
dorati.. era bella, dannatamente bella, bellissima. Possibile che non
me ne fossi accorto prima? Cieco.
-
Non muovetevi-. Proruppe qualcuno.
-
Tirate fuori Tyler dal furgone!-. Urlò qualcun altro.
Cercò
di alzarsi, ma allungai una mano e la tenni giù afferrandola
per una spalla.
-
Per adesso resta qui..-. Non volevo combinasse altre catastrofi.
-
Ma fa freddo!-. Si lamentò.
Non
potevo crederci, aveva appena subito un incidente stradale e si
lamentava per il freddo. Cominciai a ridacchiare colpito dalla sua
pazzia. “Occhi nocciola sei un caso disperato”.
Si
avvicinò con il viso al mio facendomi improvvisamente
rabbrividire. – Tu stavi laggiù eri accanto alla
tua macchina-. Il riso mi morì in gola. Dovevo trovare un
modo per distoglierla da quell’idea, altrimenti avrei messo
in pericolo non solo me stesso, ma anche tutta la mia famiglia.
-Bella,
ero qui accanto a te e ti ho spinta via appena in tempo-. Odiai doverlo
fare, ma le lanciai uno sguardo seducente, capace di far blaterare il
più resistente tra gli esseri umani.
Mi
guardò adorante.
-
Invece no-. “Insiste..!”.
Perché
su di lei non aveva effetto? Mi irritai – Per favore, Bella!-.
-
Perché?-.
La
pregai muto, non mi rimaneva che questo. La mia voce divenne dolce..
carezzevole.
-
Fidati..-.
Spalancò
la bocca tremando. Effetto giusto? Non ci capivo niente con lei.
Le
sirene arrivarono a infastidire la conversazione.
-Prometti
che poi mi spiegherai tutto?-.
“
No, mai. Non posso farlo..”.
-
Promesso!!-. Allargai le braccia esasperato. Non avrebbe mollato, ma
fare una scena di fronte a tutti non mi sembrava proprio il caso.
-
Promesso-. Mi rispose arrabbiata e scostante.
Il
cuore mi fece male. Non poterle dire nulla mi fece male. Non riuscii a
crederci..
-
Bella, oddio, Bella..-. Due barelle ci raggiunsero e i professori la
circondarono.
-
Va..va tutto bene.. sto bene..-. Disse lei cercando di divincolarsi e
venire di nuovo verso di me.
“
Vuole avvicinarsi a me?”. Mi ritrassi..
-
Edward.. tu come stai?-. Mi fecero guardandomi preoccupati.
-
Tutto apposto-. Mi misi le mani nelle tasche e accennai con la testa
verso di lei- Bella invece ha sbattuto la testa, forse ha una
commozione..-.
Mi
guardò furiosa e riuscì a scostarsi leggermente
dagli altri e sfiorarmi.
-
Traditore, questa me la paghi..-. Il suo odore mi colpì di
nuovo e il calore della sua pelle a pochi centimetri da me stava per
distruggere i miei buoni propositi.
Fortunatamente
riuscirono a infilarle il collarino e a farla stendere in barella. La
portarono nell’ambulanza e io mi intrufolai nel posto del
passeggero.
Imbecille..Imbecille. Lascia che
torni a casa e ti strozzo.. Rosalie era furiosa, potevo
capirne il motivo.
Ed,Ed,Ed.. quando tocchi una
donna devi essere più delicato.. Mi misi una
mano sugli occhi.. Emmett e le sue solite stupidaggini.
Attento a non cacciarti nei
guai, Edward. Jazz era il più impassibile,
l’esperienza gli aveva dato la lucidità necessaria
per tenere i nervi saldi.
E
Alice? Mi focalizzai su di lei e la vidi saltellare felice con
l’ombrello in mano.
Evviva Edward!Evviva
Edward!!Il nostro cavaliere che salva la donzella in pericolo. Sei il
mio eroe, fratellino.
Peggio
mi sentivo. Beh, l’importante adesso sarebbe stato parlare
con Carlisle.
Arrivammo
a sirene spiegate, mentre Bella arrossiva dall’imbarazzo e si
rifiutava di essere aiutata dagli infermieri. Scesi subito
dall’ambulanza alla ricerca di mio padre.
Lo
trovai nello studio, intento a guardare delle cartelle. Alzò
la testa e mi guardò stupito.
Edward??
-
Carlisle..-. Feci nervoso.
Si
alzò venendo verso di me – Che succede figliolo?-.
Non
mi andava di girarci intorno – Credo di aver combinato un
pasticcio-.
Che vuoi dire?
-Ho
salvato la vita alla figlia dell’ispettore capo
Swan..Bella..-. Deglutii – un furgoncino ha slittato e la
stava per colpire, così l’ho fermato e..-.
Aspetta, la ragazza da cui sei
attratto? Quella per cui sei fuggito?
Annuii
con la testa, imbarazzato.
-
Hai fatto quello che ritenevi più giusto..
tranquillizzati..-. Mi mise una mano sulla spalla e mi condusse fuori
con lui.
Sono orgoglioso di te..
-Potrei
aver messo in pericolo tutti..-.Bella avrebbe potuto raccontare
ciò che aveva visto.
-
Lo vedremo.. inutile fasciarsi la testa prima di essersela rotta no?-.
Si
passò la mano sul mento pensieroso.
Esattamente cosa ha visto..
-
Ho fermato la macchina prima con la schiena poi con le mani, e lei..-.
-
Ho capito-. Respirò lentamente e mi sorrise sincero.
Bene, verrò a
vedere come sta la signorina. Precedimi, ho delle cose da sbrigare
prima.
Mi
allontanai a passo svelto. Ero preoccupato per lei, volevo vedere come
stava e volevo accertarmi che non avesse ancora raccontato niente a
nessuno.
|
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Capitolo 9 *** Spiegazioni promesse ***
Eccomi qui.. un nuovo
capitolo anche di midnight sun.
Io ringrazio tantissimo chi ha messo questa fic tra i preferiti e anche
le persone che hanno commentato. Adorabili!! Avete una pazienza..
Spero che questa fic possa piacervi sempre di più. Di questo
passo sarà molto lunga..molto..se seguo tutto il libro.
Comunque ancora GRAZIE GRAZIE!!!
MALIA
Spiegazioni promesse.
Mi fermai di fronte al suo letto e la osservai tenere gli occhi chiusi.
Sembrava dormire beata. Aggrottai le sopracciglia divertito…
dubitavo che stesse riposando veramente sulla branda di un pronto
soccorso, ma ne rimasi ugualmente colpito. Era così dolce,
indifesa, piccola.. mi aggrappai leggero alla sbarra dei piedi evitando
di concentrarmi sul suo profumo, ma con scarsi risultati, e decisi di
respirare il meno possibile. “Mi ucciderà questa
fragranza di fresia e lavanda”. Sospirai.. Lo sguardo mi
cadde ansioso sul suo viso diafano che inspirava rilassato cercando
tracce di rossori o contusioni e involontariamente scesi a fissare le
sue labbra piene e rosee..un brivido mi corse lungo la schiena
facendomi tremare. “Chissà che sapore
hanno..”. Mi riscossi fingendo sorpresa.
-
Dorme?- Il tono della mia voce si fece tenero e dolce,
rivolto solamente a lei, nonostante sembrasse una domanda
posta a Tyler, lì accanto a noi.
Bella
spalancò gli occhi, lanciandomi un’occhiataccia
decisamente omicida dopo essersi alzata sui gomiti. “Come
siamo minacciose occhi nocciola” pensai sghignazzando.
-
Eih Edward, mi dispiace tanto..-. Cominciò Tyler incrociando
le mani. “Sì, sì ho
capito..”. Continuavo a guardarla ipnotizzato e
misi a tacere lui con un gesto veloce della mano.
-Niente
sangue, niente danno-. Sorrisi della mia stessa affermazione.
“Idiota..”. Mi misi a sedere sul bordo del letto di
Tyler, cercando un po’ di distanza da lei, ma non smisi un
attimo di osservarla ridacchiando in modo furbo. L’avrei
provocata un po’, volevo proprio vedere il suo musetto da
cerbiatto fare qualche smorfia.
-
Allora qual è il verdetto..-. Gli angoli della mia bocca si
aprirono in un ghigno sarcastico e lei sbuffò irritata. Mi
guardò strafottente e puntò gli occhi dritti nei
miei. “Che buffa”.
-
Non mi sono fatta neanche un graffio..- sbraitò –
ma non vogliono lasciarmi tornare a casa-. Allargò allora le
braccia e si chinò un po’ verso di me –
Com’è che tu non sei legato a una barella come
noi?-. Le sue sopracciglia si alzarono e un sorriso appena accennato
apparve su quelle labbra.
“Carlisle…dove
sei?”.
-
Tutto merito di chi sai tu, ma non preoccuparti sono venuto a
liberarti-. Mi chinai anche io, lo sguardo malizioso e cavalleresco.
Sospirai
sollevato quando sentii i pensieri di mio padre dietro di me, non avrei
sopportato la situazione ancora a lungo.
-
E allora, signorina Swan, come stiamo?-. La voce di Carl le giunse
chiara alle orecchie e lei rabbrividì impercettibilmente.
-Bene...-
si schiarì la voce piuttosto imbarazzata.
Qualunque
divertimento avessi mai potuto provare fino a quel momento
sparì alla vista dell’ attrazione che Bella
dimostrava di avere per mio padre. La cosa non mi piacque per niente,
ma non lo diedi a vedere. Mi sentii uno stupido.
“Perfetto..sono malato di mente”. Gelosia.. io
geloso, assurdo.
Lei
guardò subito in alto mordendosi le labbra vergognosa.
“No, questo con me non lo fa”. Pensai infastidito.
-Le
radiografie sono buone. Ti fa male la testa? Edward dice che hai preso
un brutto colpo..-.
“
Edward..che dice..?”.
-
Carlisle..no..-. mormorai senza farmi sentire da lei.
-
Sto bene..-.Ribadì lei allora lanciandomi
un’occhiataccia. “Grazie,
papà”.
Le
dita di Carl si fermarono sulla nuca di Bella e la massaggiarono
delicatamente. Lei reagì rabbrividendo e
sussultando.
Mi
sentii morire. Una fitta mi attanagliò lo stomaco. Avrei
voluto anche io accarezzarla così, ma se lo avessi fatto a
quest’ora la ragazza di fronte a me sarebbe pallida e morta,
priva di vita. E io non avrei mai voluto questo. Invidiai Carlisle per
la prima volta in tutta la mia esistenza, sia
nell’autocontrollo sia perché poteva stare accanto
a lei come io non potevo.
-Sensibile?-.Le
domandò allora.
-
No, davvero-. Quasi non riuscimmo a sentirla.
Sorrisi
malizioso per celare la gelosia che provavo dentro di me e mi feci
sentire ridacchiare appositamente.. Bella infatti mi guardò
arrabbiata. Mi sarei sotterrato volentieri.
-
Bene, tuo padre è in sala d’attesa, puoi farti
riaccompagnare a casa. Se hai capogiri o problemi di vista,
però, torna subito-.
Sembrò
molto infastidita dalle sue parole. – Posso andare a
scuola?-. Pareva perplessa per qualcosa.
-
Forse per oggi dovresti stare tranquilla..-. “Sono
d’accordo. Riposati”.
-
Lui invece può tornare?-. Fece un cenno con il capo verso di
me e io alzai lo sguardo esterrefatto puntandolo sul suo viso.
“Si sta forse preoccupando..?”.
-
Qualcuno dovrà pur diffondere la notizia che siamo
sopravvissuti no?-. risposi io. Il mio sorriso sghembo apparve per
confonderla e sogghignai compiaciuto. Una piccola piccola rivincita. Ci
guardavamo ancora negli occhi e una ciocca ribelle di capelli le scese
sulla fronte. Così scompigliata era tenerissima e.. bella.
“Ancora..”. Mi maledissi
“smettila”.
-
A dir la verità..-. continuò Carlisle
– sembra che metà istituto sia in sala
d’attesa..-.
L’improvviso
intervento di mio padre mi riscosse, beh.. non fu molto piacevole.
-Oh
no- si nascose il viso tra le mani.
In
quel momento avrei voluto proteggerla da tutti, ma per assurdo il primo
da cui si doveva guardare in realtà ero proprio io.
Mio
padre aggrottò la fronte – vuoi restare?-.
Ridacchiai
aspettandomi già la sua reazione.
-No,
no!- balzò giù dal letto stravolta, incespicando
sui suoi stessi piedi, e Carlisle la afferrò al volo, il
volto preoccupato rivolto verso di me.
Ridacchiai
ancora. Soliti problemi di equilibrio, già.. ma il fastidio
di vedere mio padre stringerla mi provocò ancora una fitta
allo stomaco. Le sensazioni di quando l’avevo stretta a me
durante l’incidente mi sommersero di nuovo scaldandomi..
smisi di respirare percependo il desiderio e la sete sommergermi.
-
Sto bene- Rispose frettolosa.
-
Prendi dell’aspirina contro il dolore..-. suggerì
Carl con tono medico.
-
Non fa così male-. Protestò Bella portandosi una
mano sulla testa.
-
A quanto pare sei stata davvero molto fortunata-. Prese nota delle sue
condizioni sulla cartella, firmando delle carte per la dimissione.
-Fortunata
perché Edward si trovava lì accanto a me-.
Trattenni il fiato.
-
Oh certo sì..-. La ignorò tranquillamente e si
diresse verso Tyler che sembrava avere problemi più gravi.
Lo lessi sul suo viso che non era soddisfatta della risposta.
Cercai
di fuggire da quella situazione prima che potesse degenerare. Le voltai
le spalle, apparentemente tranquillo, ma lei si accostò a me
insistente prima che io potessi andarmene. La gola mi andò
di nuovo in fiamme e la voglia di saltarle addosso si
amplificò a dismisura. Il veleno cominciò la sua
lenta tortura e io dovetti inghiottirlo più volte per
riuscire a mantenere un ritmo costante nel respiro.
-
Hai un minuto, ho bisogno di parlarti…- il suo seno si
alzava e abbassava a pochi centimetri dal mio braccio e io stavo
rischiando decisamente troppo a rimanerle così vicino. Feci
un passo indietro cercando di mettere distanza.
-
Tuo padre ti aspetta..- Digrignai i denti e cercai di controllarmi.
-
Vorrei parlare con te, da soli, se non è un problema-. Solo
con lei? “Oh mamma”.
Mi
girai ancora di spalle e cercai di prendere una boccata
d’aria pura. Mi diressi verso l’angolo
dall’altra parte dello stanzone e sperai che la conversazione
non durasse troppo. Dovevo fare l’indifferente,
cercare di distoglierla dalle sua convinzioni, darle della pazza se
fosse stato necessario. Era in pericolo la copertura della mia
famiglia. Non avrei voluto mentirle, ma non c’era altro modo,
non potevo dirle la verità e rischiare che tutti lo
venissero a sapere. Una volta arrivati nel corridoio mi voltai verso di
lei e parlai duramente.
-
Cosa vuoi-. Mantenni un tono rigido, freddo, sperando così
di metterle imbarazzo e farla scappare.
-
Mi devi una spiegazione-. La sua voce era debole, insicura adesso e i
suoi occhi sfuggenti.
-
Ti ho salvato la vita. Non ti devo niente-. Le risposi sprezzante,
irritato. Riuscii a caricarmi di un astio che dentro non stavo affatto
provando e lei indietreggiò spaurita. Colpa del suo profumo,
mi stava facendo impazzire. Ero troppo eccitato.
-
Avevi promesso-. Mi rispose flebilmente, sembrava quasi triste.
“Oh no, piccolo Bambi, non puoi farmi questo, non
così”. Pensare di farle del male adesso mi faceva
provare disgusto verso me stesso. Ma il suo odore era.. così
stuzzicante.
Continuai
la mia recita perfetta nonostante tutto, affondando con classe e
guardandola come se fosse appena uscita da un manicomio.
-
Bella..- spalancai gli occhi sorpreso – hai battuto la testa,
non sai quello che dici-.
Si
arrabbiò, battendo un piede a terra, tremando. Fece un passo
verso di me, lanciandomi un’occhiata spavalda e alzando le
spalle. – La mia testa non ha un graffio- sibilò.
Era
vicinissima.. strinsi le mani a pugno e mi imposi di non respirare, ma
il mio istinto ebbe la meglio. Feci anche io un passo verso di lei e
annusai il profumo dei suoi capelli. “ Oddio”. La
sete mi accecò, ma.. la reazione umana del mio corpo mi
lasciò spaventato e ansimante. La desideravo, la volevo. Era
per me la prima volta che..
-
Cosa vuoi da me, Bella..-. La guardai inchiodandola con gli occhi.
I
nostri corpi si sfioravano quasi, ma lei non indietreggiò e
mi restituì lo sguardo- Voglio la verità, voglio
sapere perché ti sto coprendo..-.
La
sua vicinanza non mi aiutò a ragionare come volevo e persi
quella sicurezza che avevo dimostrato fin’ora. Con lei
sentivo forte la tentazione di lasciarmi andare, essere me stesso.
-
Secondo te cosa è successo?- “No Edward..
no”.
-
Quello che so è che eri tutt’altro che vicino a
me. Neanche Tyler ti ha visto, perciò non dirmi che ho
battuto la testa. Quel furgoncino stava per schiacciarci entrambi,
invece non l’ha fatto, e con le mani hai lasciato
un’ammaccatura sulla fiancata sinistra, e hai lasciato un
bozzo anche sull’altra auto senza farti niente, il furgone
stava per spaccarmi le gambe ma l’hai alzato e trattenuto..-.
Era
peggio di quanto avessi pensato, aveva visto tutto. Non era confusa,
non era spaventata no..era rimasta lucida e aveva inquadrato tutto con
una chiarezza fuori dal comune. Ero incredulo.
I
suoi occhi ora erano bagnati di lacrime che stava trattenendo a stento
per non farsi vedere debole da me e sentii qualcosa incrinarsi
dolorosamente nel mio petto. Dovevo essere crudele, dovevo..
-
Pensi che abbia sollevato un furgoncino per salvarti?-. Le stavo dando
della folle. Aggrottai la fronte e storsi la bocca, ridendo scettico.
La reazione umana a qualcosa di impossibile recitata impeccabilmente da
me.
Si
limitò ad annuire, ormai sul punto di esplodere. Una lacrima
le cadde impercettibile sulla guancia.
Mi
sentii uno schifo e ancora esitai. “Fallo..”.
-
Non ci crederà nessuno lo sai..-. Le risi in faccia,
deridendola, come se avesse detto un assurdità.
-Non
lo direi a nessuno-. Mormorò flebilmente respirando piano.
Sembrò voler sfiorare il mio braccio con la mano, ma poi la
ritrasse e la allungò pericolosamente vicino al mio pugno
ancora chiuso. Potevo percepire il suo calore invitante, dolce e non
riuscii a reagire come speravo.
-
E allora, che importa..-. Era una tortura averla così
vicina, ma sentire il suo cuore battere così forte, vivo,
poterle stare accanto, mi avvolgeva di emozioni mai provate che mi
facevano desiderare un contatto più profondo. La mia voce
aveva smesso di essere dura, mi sembrò supplicante.
-
Importa a me- insistette portando il viso a pochi centimetri dal mio
collo e espirando per cercare di calmare i nervi. Sussultai quando il
suo respiro mi raggiunse.. un brivido mi lasciò senza fiato,
un fuoco nella mia gola assetata. – non mi piace mentire;
perciò se lo faccio deve esserci un buon motivo-.
-
Non puoi limitarti a ringraziarmi e a lasciar perdere?-. Non ce la
facevo più. L’aria tra noi si era fatta
irrespirabile, il suo odore mi era entrato nelle vene, il desiderio mi
stava torturando insieme all’ansia frustrante di non farle
sapere nulla di me. La mia domanda fu quasi una richiesta disperata.
-
Grazie..-. Rispose balbettando. Ma non accennava a demordere, gli occhi
decisi e arrabbiati.
-
Immagino che tu non intenda lasciar perdere-. Sospirai amareggiato.
-
No-. Strinse le labbra come una bambina capricciosa e io mi misi sulla
difensiva.
-
In tal caso..spero che tu sopporti di buon grado la delusione-.
I
nostri sguardi si fecero minacciosi, non avrei dovuto lasciarmi
trasportare dalle emozioni.
-
Perché ti sei preso il disturbo di salvarmi?-. Questa volta
riuscì ad essere fredda, tagliente. Fui io ad andare in
completa confusione. Perché l’avevo salvata? Cosa
mi era preso in quel momento?
Esitai
nel rispondere. Non sapevo cosa dirle. Non volevo vederla morta, mi
avrebbe fatto stare male, avrei sofferto, perché...
perché…“Perché?”.
-
Non lo so- ero sincero in quel momento. Non mi capacitavo dei
sentimenti che stavo provando per lei. Erano così..
così.. “umani”. La fragilità,
la paura, il desiderio, non mi erano mai appartenuti.
Distolsi
lo sguardo, sconvolto, e le voltai le spalle. Presi a
camminare senza pensare e in pochi minuti mi trovai di nuovo davanti
allo studio di mio padre.
Mi
accorsi improvvisamente di non averla salutata, di averla ignorata. Mi
chiesi se fosse tanto arrabbiata con me, probabilmente sì.
Ma non potevo fare altro. Non potevo rivelarle nulla.
Carlisle
uscì di lì a poco, smontando dal suo turno. Mi
guardò comprensivo.
-
Andiamo a casa..-.Disse solamente rispettando il mio silenzio. Lo
seguii in macchina, sapendo già che una volta tornati avrei
dovuto parlare di ciò che era successo a tutta la famiglia.
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Capitolo 10 *** Contro tutti, contro me stesso ***
Grazie
a tutti quelli che leggono questa fic e la commentano. Oggi ne
dovrò aggiornare tante.. e questa è la prima di
una lunga serie ormai. Spero di non deludere.. al prossimo
capitolo!! Spero presto. :-))
Malia
P.S. Tengo
veramente tanto a questa fanfic GRAZIEEEE!!.
BUONE FESTE!!!
Contro tutti, contro
me stesso.
- Tu sei pazzo..
è assurdo! Adesso vuoi metterti a salvare esseri umani?-
Rosalie gridava per il salone, mentre io cercavo di spiegare
inutilmente i motivi che mi avevano spinto ad agire in quel modo.
Ma i miei tentativi
sembravano tutti fallimentari, mi stavo solamente rendendo ridicolo.
Non sapevo esattamente cosa dire e mi arrampicavo sugli specchi come un
idiota. Non lo comprendevo, non lo capivo il perché..solo..
solo avevo deciso di salvarle la vita tutto qui, il resto contava
realmente qualcosa? Non volevo che morisse, basta. Punto, finita
lì.
- Rose, calmati..-.
Emmett cercava di tenerla ferma, in casa si respirava
un’atmosfera piuttosto pesante. Nessuno sapeva cosa dire, mi
guardavano tutti come se mi stessero vedendo per la prima volta. La
cosa peggiore era che neanche io riuscivo più a
riconoscermi.
Respirai profondamente
e fissai un punto lontano di fronte a me. “Cosa mi sta
succedendo?”
- Senti Ed, a me non
importa cosa fai o cosa non fai. Ma.. se metterai in pericolo Alice,
dovrai vedertela con me chiaro?-. Jasper tagliò corto
guardandomi di sbieco.
Sospirai afflitto
portandomi una mano sulla fronte. Che cosa potevo aspettarmi.. un
applauso?
- Questa ragazza, conta
così tanto per te?-. Esme si avvicinò
accarezzandomi il braccio e aggrottando le sopracciglia dolcemente.
“No, non
conta così tanto! Non è così
importante”. E allora perché l’avevo
salvata? Se veramente occhi nocciola non avesse significato nulla per
me non avrei avuto problemi a lasciarla morire. E invece.. avevo
rischiato tutto per lei, anche di mandare all’aria la
copertura della mia famiglia.
- Io.. io.. non lo so.
Mi sentivo in dovere di..-. cominciai, ma mi fermai quando notai
l’occhiata incollerita di Rosalie trapassarmi da parte a
parte.
- In dovere di rovinare
le nostre vite!!Ecco cosa.!!.-. Si strinse ad Emmett cercando conforto
– Io non voglio andarmene via-. Em le accarezzò la
testa e mi osservò preoccupato.
Ehi Ed.. tutto bene fratello? Mi
sembri confuso..
Perfetto. Ci mancava
solo che quell’orso gigante si preoccupasse per me ora.
Guardai Carlisle
aspettando anche che lui parlasse, ma rimase tranquillo appoggiato al
muro, sembrava non avesse nulla da dire.
- Carlisle?-. Facemmo
tutti aspettando una parola da nostro padre.
- Quello che ha fatto
Edward, giusto o sbagliato che sia, avrà delle conseguenze.
Dobbiamo prepararci anche al peggio e quindi ad andarcene da Forks..-.
Sapevo che la sua
reazione era stata ponderata, ed era giusta, ma mi fece ugualmente
male. Era la prova del mio sbaglio.
- No, lei non
dirà nulla!-. Me ne uscii impulsivamente. Cosa stavo
cercando di dimostrare? Percepii immediatamente un ringhio furioso di
Rose.
- Ahhh.. bene. E tu che
ne sai eh?-. Sbattè i tacchi a terra e si
rannicchiò di nuovo sul petto di suo marito.
Già, io che
ne sapevo. Non la conoscevo abbastanza da poter dire che Bella non
avrebbe parlato con nessuno. Anzi..però sentivo che di lei
potevo fidarmi, avevo perfino avuto la tentazione di dirle tutto.
“ Stupido..”. Mi maledii per quell’errore.
- Se Edward dice che di
Bella ci si può fidare, io gli credo..-. Esme si
appoggiò a me aggrappandosi al mio braccio totalmente e
fissò Carl con ansia.
Sì, anche io mi fido.
Lo vidi annuire e sospirai sollevato.
- Non dirà
nulla, non c’è da preoccuparsi. Ed ha ragione-. Ci
girammo tutti verso Alice che sorridente se ne stava seduta a gambe
incrociate sul divano. – Mi piace tanto quella ragazza..-.
Terminò poi fissandomi con insistenza.
Assottigliai le
palpebre sospettoso. Era da un po’ che continuava a
comportarsi in modo strano e non ne capivo il motivo.
- Mi nascondi qualcosa
vero?-. Sbottai irritato quando la sua mente si fece vuota e
illeggibile.. troppo repentinamente. Ridacchiò alzandosi in
piedi e girandomi intorno.
Chi l’avrebbe mai
detto..
Ringhai. Non
c’erano mai stati segreti tra noi, perché ora
tutto questo mistero? Sapeva qualcosa, lei sapeva cosa sarebbe
successo, ormai ne ero certo.
- Dimmelo Alice..-.
Feci per afferrarla, ma Jazz mi si parò davanti facendole
scudo con il suo corpo e digrignando i denti.
Ahi lo hai fatto arrabbiare..
ora sono cazzi amari..
Fulminai Emmett per
quella battuta e percepii la stretta di Esme farsi più salda.
-No, ragazzi. Non
c’è motivo. Non dovete comportarvi
così-. Il tono gentile di mia madre mi fece calmare e Jasper
sembrò tranquillizzarsi a sua volta.
- Me ne vado..-.
Mormorai improvvisamente.
- No..-. Alice si fece
avanti osservandomi supplicante – No, non te ne andare. Ti
prego, non voglio che tu te ne vada-. Mi toccò il viso presa
dall’agitazione e i suoi pensieri si riversarono come un
fiume in piena dentro di me.
Il futuro non è
chiaro, ma.. Edward tu probabilmente ti innamorerai di lei, ti stai
già innamorando di Bella..
“Oddio,
no”. Scossi la testa sconvolto. Non potevo, non dovevo
crederci. Io innamorarmi di un essere umano, innamorarmi.. non esisteva
la parola amore per me, non era mai esistito questo sentimento assurdo
e irrazionale.
- Nooo..- urlai
piegandomi in due –Noooo!! Non voglio..-.
Alice mi
abbracciò di slancio sotto lo sguardo incredulo di tutti che
stentavano a capire cosa stesse succedendo.
- Non fare
così!-. Gridò lei stringendomi forte –
Ce la farai..-.
Come poteva solamente
credere che avrei condannato il mio piccolo Bambi ad amare un mostro?
Non mi avrebbe mai
amato, l’avrei solamente disgustata. Non ero che un
essere dannato.
-Devo andarmene..
devo-. Smisi di respirare e cercai di divincolarmi – Non
resisterò. Rischio di ucciderla. Non posso restare-. Non
capivo più nulla.
Era paura quella che mi
stava sommergendo? Io, Edward Cullen, che per cento anni non avevo
provato che noia, che sprazzi di allegria, ora mi ritrovavo ad
affrontare emozioni che andavano al di là della mia forza,
incontrollabili, piene, vere..
- Ed, ascoltami.
Dipende tutto da te, tutto. Lei potrebbe diventare come noi in futuro
se tu lo volessi, l’ho visto-. A questo punto tutto fu chiaro
e i vampiri in stanza trattennero il respiro.
Oh oh guai in vista.
Te ne sei innamorato?
Innamorato, innamorato,
innamorato.. “Basta!” Non risposi alla sparata del
grizzly e fissai i miei genitori con amarezza.
-Me ne voglio andare,
lasciate che me ne vada-. Il mio viso era una maschera impassibile ora.
Non volevo che nessuno percepisse quanto stessi soffrendo in quel
momento.
Edward, no, per favore.
Resta…
La mente di Alice
continuava a martellarmi con quella richiesta.
La puoi amare, ce la puoi fare.
Eddai.. io la voglio conoscere!
La ignorai, non potevo
fare altro. Darle ascolto sarebbe stato maledettamente pericoloso. Ora
tutto mi era più chiaro, quell’attrazione, quella
voglia di proteggerla, quel desiderio fisico.. ma c’era anche
il suo sangue da considerare, il suo sapore, il suo odore per me
impossibile da sopportare. Non sarei mai riuscito ad amarla come un
essere umano e lei aveva diritto ad una vita normale.
“Piccolo
Bambi sta lontano da me, sta lontano”. Mi ritrovai a pensare
ossessivamente. Se solo qualcosa avesse osato farle del male, compreso
me stesso, io non avrei potuto sopportarlo. Volevo saperla viva,
sorridente, timida e sempre imbranata.
- Edward non ti
impediremo di andartene se ciò che vuoi..-. Mio
padre mi parlò serio.
Oh tesoro,ma perché!!
Se ti sei innamorato. È bellissimo..
Fissai Esme incredulo,
ma sapevo già che lei avrebbe reagito così,
perciò non ci feci caso e annuii grato
dell’approvazione di Carlisle.
Rosalie era sotto
shock, non parlava, né respirava. Jasper anche. Lo trovavano
entrambi impossibile, e non potevo dare loro torto. Non era
propriamente la cosa più normale avere una cotta per un
essere umano.
- Mettetevi tutti in
testa una cosa. Io non sono innamorato, non ancora.. e farò
di tutto per impedire che questo accada. Vado via, non
tornerò. Almeno così non ci sarà
pericolo che possa commettere qualcosa di imprudente nei suoi e nei
vostri confronti..-.
Era tutto troppo
confuso, dovevo schiarirmi le idee e prima che qualcuno potesse fiatare
me ne uscii di casa. Dovevo riflettere.. dove sarei andato? Cosa avrei
fatto? Mi incamminai per il bosco cercando una soluzione.
L’unica cosa sicura era che non dovevo rimanere a Forks.
Mi appoggiai a un
tronco sperando di trovare la soluzione, ma la mia mente era vuota. Per
la prima volta in vita mia mi sentivo profondamente combattuto e i miei
desideri sfuggivano dal mio controllo. Veramente io volevo che quella
ragazza fosse per me qualcosa di più? Tutto avrei immaginato
tranne che lei potesse attrarmi così, che potesse
sconvolgere la mia vita così. Però io potevo fare
in modo che le cose andassero per il verso giusto, allontanarmi da lei,
proteggerla da me stesso, dai miei sentimenti e fare in modo che un
altro uomo, essere umano, entrasse nella sua vita e l’amasse.
“
No..”. Una fitta mi colpì lo stomaco. Mi fece male
pensarla con un altro e non con me, ma cercai di togliermi quel
fastidio dal cuore. Dovevo farlo.. per lei e per me stesso. Ci mancava
solamente che diventassi possessivo ed egoista con quel piccolo e
indifeso cerbiattino per rovinarle definitivamente
l’esistenza. L’avrei rotta solamente sfiorandola.
Pensare di toccarla poi.. “ No, no.. non è
fattibile”, eppure una morsa di piacere mi
attraversò tutto il corpo. Mi sarebbe piaciuto sfiorare la
pelle calda del suo viso e vederla arrossire sotto il mio tocco.
“Smettila.. tu sei gelido, la congeleresti”. Non
dovevo farmi prendere da quelle fantasie, erano rischiose e assurde.
Eppure..immaginai di stringerla delicatamente tra le mie braccia e
sentirne l’odore di fresia senza avere paura di ucciderla.
Sarebbe stato impossibile, mi sfuggì una risata amara. I
miei pensieri non si fermarono e fantasticai su ben altro.
“Merda..”. Controllo. Cercai di concentrarmi sulla
respirazione, senza risultato. Di nuovo mi travolse prepotente il
ricordo del calore della sua pelle, il desiderio di accarezzarle le
labbra, di baciarle la bocca con foga e reclinai la testa sul tronco
disperato. Faceva maledettamente male. Dolore.. perché non
potevo averla? Mi mossi inconsapevolmente. Era notte fonda ormai,
però il desiderio di vederla era troppo forte
perché potessi resistere. Cominciai a correre veloce verso
casa sua senza neanche pensare a quello che stavo facendo.
“Voglio vederti..”. Quanto avevo fantasticato su di
lei sotto le coperte? Il viso sconvolto dal sonno, le palpebre
abbassate, il respiro leggero.. Avevo passato segretamente intere notti
a tormentarmi e ad ascoltare musica immaginando
“occhi nocciola” muoversi coperta dal piumone ad
abbracciare il cuscino con quei capelli castani tutti spettinati.
Sorrisi, aumentando la mia velocità. In pochi attimi fui
sotto la casa dell’ispettore Swan invaso da
un’irresistibile curiosità.
“Chissà com’è la sua
camera”. Seguii l’odore di Bella, di cui
nell’aria c’era una forte traccia e mi arrampicai
verso una finestra al piano superiore. Quando guardai
all’interno le mie difese crollarono improvvisamente e rimasi
affascinato di fronte alla visione che si presentava davanti ai miei
occhi. Era molto più dolce e bella di come
l’avessi immaginata, più innocente e fragile.
“Maniaco, vattene”. Pensai subito. Mi sembravo un
pervertito che fissava la donna dei suoi desideri proibiti in
atteggiamenti intimi..che schifo. Ma non riuscii a distogliere lo
sguardo da quel fagotto tutto rannicchiato. Una mano le era scivolata
fuori dalle coperte penzoloni dal letto e la testa era rivolta verso la
finestra, verso di me, abbandonata sul suo cuscino di un colore lilla
pallido. Le labbra leggermente dischiuse, i capelli arruffati, le
spalle scoperte. Era troppo carina così.. troppo..
La tentazione di
entrare fu grande. Deglutii imbarazzato. “Avanti, solo per
pochi minuti”. Bastò poco per aprire la finestra e
scivolare dentro. Lo feci il più silenziosamente possibile,
sperando di non svegliarla, non osavo immaginare che cosa sarebbe
successo se mi avesse scoperto lì.
“Oh
cazzo..”.
Avrei dovuto
prevederlo. Il suo profumo di lavanda mi entrò nelle narici
e mi stordì facendomi girare la testa e quasi persi
lucidità. Mi eccitai come un animale e i miei sensi si
acuirono cercando di far prevalere in me l’istinto. Mi ero
dimenticato di quanto lei fosse assolutamente destabilizzante per me,
appetitosa.. trattenni il respiro. Non dovevo respirare. Non potevo
farlo se non volevo metterla in pericolo. Ma ero già ubriaco
di lei e il suo odore era chiaro e intenso dentro il mio corpo di
vampiro. La desiderai intensamente e reclinai la testa
all’indietro verso il soffitto per cercare di controllare i
brividi di piacere che mi stavano scuotendo al pensiero del suo sangue
scorrere copioso per me, per placare la mia sete. Strinsi i pugni lungo
i fianchi e tornai a guardarla con gli occhi bramosi e lucidi, ma non
mi sarei mai permesso di farle del male.. così rimasi fisso
davanti alla finestra, permettendomi di guardare il suo viso illuminato
dalla luce della luna. “Ciao, piccolo Bambi”.
Soffocai una risata. Mi sentivo stupido, ero lì, saturo
della sua presenza a cercare di combattere qualcosa che avrei potuto
facilmente evitare. Sarebbe bastato andarmene dalla sua vita, non
innamorarmene, non fare nulla per metterla in pericolo, come invece
stavo facendo, per risolvere il mio problema. Sì, ormai
avevo deciso, me ne sarei di nuovo andato a Denali e lì mi
sarei stabilito. Così sarei stato lontano da Forks, da
Bella, da quelle emozioni.. Mi voltai e poggiai le mani sulla finestra,
pronto per correre via quando la sua voce attirò la mia
attenzione.
-No..-.
Mormorò agitata. Sussultai e rimasi paralizzato. Che mi
avesse scoperto? Mi voltai lentamente con un groppo in gola, ma la vidi
rigirarsi tra le coperte scoprendosi quasi totalmente. Forse avrei
dovuto sentirmi sollevato, ma vederla così abbandonata mi
fece tutt’altro effetto.
Spalancai la bocca fin
troppo emozionato e mi rigirai ancora. “Vattene
pervertito..”. Adesso ero anche consapevole del fatto che
Bella dormisse con una semplice cannottierina e con dei pantaloni
vecchi e strappati. Ah che bello.. altre fantasie da fare su di lei.
“Bravo Edward, compiaciti della tua
imbecillità”. Maledizione a me e alla mia
curiosità.
Feci per uscire ancora
afferrando saldamente il vetro per riaprirlo, ormai sicuro. Basta
imprudenze, avevo già risvegliato qualcosa di troppo umano
dentro di me, non volevo peggiorare la situazione.
- Edward.. Edward..non
andartene. Non lasciarmi da sola-.
Questa volta caddi
miseramente a terra con un tonfo sordo. Un brivido di piacere mi scosse
lasciandomi boccheggiante e il mio nome pronunciato dalle sue labbra
risuonò dentro di me facendomi provare mille emozioni
contrastanti. “Bella..”.
Che stupido. Io
l’amavo. L’amavo più della mia stessa
vita. E ormai non sarebbe servito a nulla nasconderlo,
perché senza di lei non ero che un guscio vuoto. Per anni
avevo aspettato che qualcuno mi scaldasse così
l’anima, ed ora quella piccola ragazzina soltanto chiamando
il mio nome era riuscita a far scorrere amore dentro di me. Dolcezza,
tenerezza, bisogno.. chiusi gli occhi per controllare tutto questo, ma
non ci riuscii. Avevo voglia di piangere, ma non potevo. Come avrei
potuto condannarla? Come sarei riuscito a convivere con
quell’emozione senza farle vivere il mio inferno personale?
Mi accasciai a terra con le mani tra i capelli. “Ti amo
così tanto. Come posso proteggerti da me stesso?”.
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Capitolo 11 *** La notte ***
Ciao tutti Buon anno!!!
Cosa fate oggi che è primo dell'anno? Io
posto..eheheh.. aggiorno Midnight Sun. Grazie dei meravigliosi
commenti, questa storia mi piace troppo ed è un piacere
scriverla, purtroppo non so e non credo mi discosterò troppo
da Twilight ma ancora devo dire che non lo so. Certo in alcune cose
anche in questo capitolo sono stata parecchio tentata...:-) Ma
manterrò una linea simile anche se molto personale. Grazie a
tutti quelli che leggono e recensiscono. TESORI!!! vi lascio alla
lettura.. un bacione e ancora BUON ANNO NUOVO!!!
La
notte.
Mi avvicinai al letto
cercando di non far rumore. “Dio che bella..”. Mi
inginocchiai accanto a lei sfiorandole la mano con le labbra e
rabbrividii emozionato. Non avevo mai visto nulla di più
seducente in tutta la mia esistenza. Mi sporsi verso il suo
viso che respirava affannato e la osservai stregato,
ossessivamente.. la mia bocca sulle sue palpebre voleva qualcosa che
non riuscivo a comprendere e desideri sopiti emersero prepotenti
accecandomi. I suoi sospiri mi stavano facendo impazzire e avrei voluto
toccarla, ma non mi era concesso prendermi una libertà
così grande. Non era solo istinto di vampiro, era qualcosa
di dannatamente più forte, più profondo.. avevo
troppa voglia di lasciarmi andare.
- Edward..-. sussultai
di nuovo. “ Ridillo.. ancora ti prego” –
Edward..no-.
Si mosse e io mi
allontanai di scatto per permetterle di rannicchiarsi. Non dovevo
respirare, starle così vicino e inspirare sarebbe stato un
errore e non dovevo assolutamente metterla in pericolo. Solo la mia
presenza era un danno per lei, però.. infondo che male avrei
fatto? Sarei rimasto lì, fermo, ad osservarla il
più lontano possibile. Mi sarei controllato.
- Non andartene-. Mi
voltai di scatto quando percepii il suo corpo muoversi e buttare a
terra le coperte. Le fui accanto per coprirla di nuovo e il piumone
caldo scottò tra le mie mani. Le gambe mi cedettero e
appoggiai tutto il peso ai piedi del letto. “No..”,
così rischiavo sul serio di farla svegliare, dovevo rimanere
calmo, controllarmi. Ma i miei sentimenti erano così forti
che in quella stanza l’aria sembrava vibrare e urlare la mia
presenza. O probabilmente lo desideravo.. desideravo in segreto che lei
mi amasse, che si svegliasse e mi sorridesse, che mi percepisse nella
sua vita.
“Bella..”.
Tremai. La guardai ancora mentre le sue dita si stringevano sulla
coperta e quando sorrise mi tranquillizzai. “Meno male
piccolo Bambi, stai meglio”. Mi sedetti sulla poltrona poco
distante e la contemplai, affascinato dalle sue espressioni accigliate
e dal modo in cui continuava a muovere la bocca come se volesse parlare
e dire qualcosa.
Portai le mani sotto
il mento e rimasi così non so per quanto tempo, avaro di
ogni suo più piccolo gesto. Mi sentii uno sciocco, ma non
riuscivo a distogliere gli occhi da lei. “Non posso
costringerti ad amarmi, ma posso proteggerti, posso starti accanto e lo
farò ad ogni costo amore mio”. Una scossa
elettrica mi invase quando pronunciai quella parola. Ma suonava
così musicale, così vera che mi riempì
di felicità. “Amore mio..”. Scossi la
testa sorridendo e non smisi di osservarla.
Cosa stava sognando in
quel momento? Di me? Sognava di me? Lo sperai, anche se sapevo di non
poterlo fare. Però ripensandoci prima aveva pronunciato il
mio nome, forse le piacevo. Mi mossi turbato e contento.
“Non farti venire in testa strane idee Edward,
basta”. Ripetei più volte a me stesso.
Sospirai combattuto..
ma mi accorsi tardi di essermi distratto e di aver commesso un grave
errore. Il suo profumo di fresia e lavanda mi si insinuò
immediatamente nelle vene e non riuscii più a fermarmi. Un
respiro, un altro, un altro, finchè non diventarono ansiti.
“Cazzo..”. Ansimai eccitato e feci leva su tutta la
mia forza di volontà per non saltarle addosso.
“No.. no!!”. Scivolai dalla poltrona e mi acquattai
accanto al suo letto, pronto all’attacco. “Che
voglia”. Mi morsi le labbra fino a sentire dolore per
impedire a me stesso di commettere l’irreparabile. Non potevo
farle del male, non potevo, non lei, non me lo sarei perdonato. Strinsi
i denti aspirando ancora il suo odore fresco, sperando di abituarmi..
se avessi sopportato sicuramente sarebbe stato più facile
resistere.
Bella
mugugnò gemendo qualcosa e la sua mano scivolò
davanti alle mie labbra, così invitante, pallida.. il sapore
del suo sangue mi fece perdere la ragione e avvicinai la bocca al suo
polso, a quella pelle così friabile.. volevo morderla e far
scorrere la sua ambrosia solo per me. “ Mi stai facendo
morire amore mio”. Fu inaspettato. L’essere umano
in me sembrò prevalere indisponente e il mio naso corse sul
suo palmo per annusarlo e gustarlo meglio. Rabbrividii di piacere, e
percepii il corpo di Bella tremare. “Freddo..”.
Dovevo stare attento a non farle sentire il gelo che mi apparteneva.
Eppure non riuscii a smettere.. le accarezzai il palmo con dolcezza
sfregando le mie labbra sul suo calore. La mia reazione mi
atterrì e mi spaventò, non avevo mai provato
nulla di simile neanche quando avevo immaginato di stare con lei. Il
mio corpo stava cambiando, l’adrenalina che scorreva dentro
di me mi scaldava, mi rendeva bollente e credetti quasi di poter
prendere fuoco. Un po’ mi vergognai per quella reazione
incontrollata e umana. Ingoiai la saliva agitato quando fui
conscio di qualcosa di duro premermi tra le gambe e chinai la testa
inorridito da me stesso.
- Edward..-. Udire
pronunciare il mio nome così intensamente mi diede il colpo
di grazia e non capii che cosa stesse accadendo. Il corpo sembrava
sfuggire al mio controllo e fu sommerso da istinti nuovi e a me
sconosciuti. La sua mano si chiuse improvvisamente sul mio viso e mi
sfuggì un piccolo gemito doloroso. Non avrei dovuto
toccarla. Mi tirai subito indietro sperando di non averla svegliata, ma
probabilmente per smuovere “occhi nocciola” non
sarebbero bastate le cannonate. Ritornai abbastanza lontano da lei per
permettere a me stesso di riprendermi, ero ancora profondamente
colpito, e la mia curiosità per le sue cose prese per un
attimo il sopravvento. Mi guardai intorno..
Cd, libri sparsi, fili
del computer un po’ ovunque, lettore mp3 miseramente buttato
a terra. “Complimenti, amore, ma come siamo
ordinate”. Ridacchiai. Mi chinai per raccogliere un libro
poco sotto i miei piedi per vedere che tipo di letture potessero
interessarle e rimasi di stucco. “Romeo e
Giulietta”. Storsi il naso. Non avrei mai creduto che Bella
fosse un tipo così romantico. La osservai mentre mi girava
nuovamente le spalle.. evidentemente anche lei come ogni altra ragazza
faceva sogni romantici. “Fantasticherà di
incontrare un giorno il suo principe azzurro”, ecco.. non di
certo un vampiro pronto a mangiarla. Avevo perso in partenza, io potevo
essere solamente il ragazzo bello e irraggiungibile per lei, ma non
quello che le avrebbe rubato il cuore. Chissà che tipo di
uomo le piaceva..l’immagine di Mike Newton mi
balenò nella mente. “Idiota..”, mai
ascoltato menti più imbecilli di quella. Però
forse a “occhi nocciola” quelli con la ridarella
facile sarebbero potuti piacere. “Devo ridere un
po’ di più”, mi convinsi come uno scemo.
Già mi vedevo.. davanti allo specchio del mio armadio a fare
le prove, come se fossero servite a qualcosa. Stavo decisamente
peggiorando la mia situazione, possibile che l’amore rendesse
così sciocchi? Riportai la mia attenzione al libro tra le
mie mani.. mal sopportavo la figura di Romeo, innamorato di
Rosalina e poi di Giulietta. Dubitavo che il suo fosse un amore
sincero.. il sentimento che io provavo per il mio piccolo Bambi era
insostituibile ormai, entrato dentro di me, nel mio cuore, vivido,
eterno.
Se
credete che io profani con la mano più indegna questa sacra
reliquia le mie labbra rosse come due timidi pellegrini cercheranno di
rendere morbido l’aspro contatto con un tenero bacio..
Povero, povero Romeo,
anche lui costretto per natura nemica a stare lontano dalla donna che
amava.
Un bacio.. neanche un
bacio gli era concesso per non sporcare lei con mani indegne. Posai di
nuovo a terra quel romanzo cercando di togliermelo dalla
testa. Le mie labbra l’avrebbero solo disgustata, troppo
fredde, troppo morte.
Frenai i miei pensieri
scioccato. Stavo realmente pensando di poterla baciare? Mi portai le
dita sulla fronte massaggiandola. Il suo sapore mi avrebbe fatto
impazzire, sarei morto d’eccitazione soltanto sfiorandole la
bocca, l’avrei assalita e uccisa in pochi secondi. Mi imposi
di non respirare e bloccai il mio petto per evitare di farmi assalire
di nuovo dall’istinto... quelle fantasie erano decisamente
troppo pericolose.
Ed
essendo considerato un nemico, egli non può avvicinarla per
sussurrarle le promesse degli amanti.
Mi accostai ancora al
letto, guardandola rannicchiata e indifesa. “Ci
sarò io a difenderti amore, non permetterò che ti
succeda nulla. Sbadata come sei..”. Sorrisi e mi chinai
leggermente. Avrei tanto voluto sfiorarle i capelli, sarebbe bastato
allungare una mano, semplicemente, senza pensare.. le mie dita corsero
su di lei contro la mia volontà e con i polpastrelli le
accarezzai leggermente la massa castana. “Trattieni
il respiro. Da bravo..”. Neanche avrebbe sentito la mia
carezza tanto era lieve, ma quello che provai fu così
profondo che per la prima volta mi sentii fragile e debole, senza
difese, totalmente inerme di fronte a quella meraviglia. “Ti
amo, ti amo piccolo Bambi. Non sai quanto ti amo”. Avevo
bisogno di dirglielo, non potevo sentirmi scoppiare in quel modo e
respirai piano.
- Ti amo..-. sussurrai
appena inginocchiandomi –ti amerò sempre.. non mi
perderai mai-.
Fu più
facile controllarmi, mi stavo lentamente abituando al suo profumo. Il
problema sarebbe stato allontanarmi di nuovo. Avrei dovuto ricominciare
da capo.
Sorrise nel sonno,
inconsapevole. Si girò verso il mio viso e schiuse le
labbra. Le fissai intensamente, sembravano così morbide..
così invitanti. Ancora quella sensazione assurda, ancora
attrazione, agonia..
Ecco
le tue labbra hanno tolto il peccato dalle mie..
Il mio respiro si
velocizzò immediatamente e digrignai i denti abbassando il
capo. Appoggiai la testa sul suo cuscino, mentre la mia bocca sfiorava
la sua desiderosa d’assaporarla, ma nelle mie vene
ribolliva l’istinto animale e non ero sicuro di riuscirmi
controllare. “Ma che sto facendo, mio dio..”. La
sua fragranza era così forte che per me era come una droga,
un bisogno, perdevo di lucidità soltanto nello sfiorarla,
non capivo.. non arrivavo a comprendere perché non riuscissi
ad esercitare il mio autocontrollo come sempre. “Lo sai, la
vuoi. Non puoi farne a meno”. Ma mi sembrava assurdo volerla
con tale intensità, impossibile.. stavo tremando, il mio
corpo stava tremando..e non solo per la voglia del suo sangue! La
frustrazione mi sommerse. Volevo averla, toccarla, fare
l’amore con lei, ma allo stesso tempo la rifiutavo
con tutto me stesso, perché non potevo condannarla ad
innamorarsi di un’anima dannata, di un essere disgustoso, per
renderla poi come me, simile a me. “Stupido”.
- Forks, non mi piace.
Fa freddo.. Renèe-. Mormorò scuotendo
il capo.
Mi riscossi
guardandola con dolcezza.“ Piccola.. stai male
qui”. Risi divertito, la mia bambina parlava nel
sonno, che cerbiattino pieno si sorprese.
- Ah, mamma.
È sempre umido e appiccicaticcio..-. Storse il musetto
rannicchiandosi meglio e io le rimboccai meglio le coperte.
- E perché
sei ancora qui a Forks?-. Bisbigliai troppo impercettibilmente
perché potesse sentirmi e mi sistemai con le braccia
consente vicino a lei.
-Edward.. lui
è strano-.
“ Sono
strano, piccolo Bambi?”.
- In che senso sono
strano..-. mi sporsi vicino al suo orecchio, chissà magari
mi avrebbe risposto.
- E’ sempre
solo e triste..-.
Sussultai e il mio
cuore sobbalzò nel petto. Lei si preoccupava veramente per
me? Rimasi interdetto e in silenzio ad ascoltare. Sapere di essere nei
suoi pensieri mi rendeva felice, ma avevo paura. Non era un buon segno.
Lei soffriva perché io me ne stavo per le mie? Bella mi
guardava e mi vedeva solo, mi osservava e vedeva in me un ragazzo
triste, ma in realtà io evitavo gli altri per non metterli
in pericolo e non ero affatto infelice, non ero niente, nulla, almeno
fino a quando non era arrivata lei. Perché con il suo arrivo
tutto era cambiato.
- Voglio che lui
sorrida..-.
Ancora una scossa di
piacere ad invadermi. “Non posso”. Volevo, ma
dovevo starle lontano. Non potevo lasciarmi andare, tantomeno con lei.
Sorriderle.. starle vicino, non lo avrei fatto, anzi le sarei stato
ostile, non l’avrei nemmeno avvicinata. Ma l’avrei
protetta e la notte mi sarei permesso di venire nella sua stanza per
guardarla, proteggerla da se stessa, adorarla come il mio
cuore mi imponeva di fare.
Mi voltai verso la
finestra. Ormai era quasi l’alba. Dovevo andarmene.. si
sarebbe presto svegliata.
- Ci vediamo a
scuola-. Sussurrai come se avesse potuto sentirmi. “Ma le
cose lì saranno diverse”. La notte stessa sarei
tornato, non l’avrei lasciata più da sola, ma il
giorno Bella non avrebbe dovuto correre alcun rischio, doveva rimanere
lontano da me.
Scivolai lungo il
cornicione e scesi agilmente a terra, riavviandomi correndo verso casa
mia. Dovevo avvertire tutti che non sarei più andato via.
Immaginavo già la felicità di Alice e soprattutto
sapevo cosa mi avrebbe detto. Avrebbe letto della mia decisione di
amarla e proteggerla, avrebbe saltellato tutto il tempo convinta che
prima o poi avrei ceduto e le avrei chiesto di amarmi. E Rosalie e
Jasper? Non avrebbero dovuto capire la verità dei miei
sentimenti. E Emmett? Per lui le sarei dovuto subito saltare addosso e
ucciderla, visti i suoi precedenti. Non ci sarebbe stata alcuna storia.
Arrivai a
casa deciso, spalancando la porta ed entrando. Alice era lì
ad attendermi come avevo immaginato.
Allora
adesso posso conoscerla?
-Va al diavolo-. Le
risposi malamente dirigendomi verso la mia stanza.
Per tutta risposta
sentii solo una risata contenta e poi di nuovo silenzio.
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Capitolo 12 *** Invito ***
Eccomi qui.. questa fic
mi prende sempre di più . Faccio BUON ANNO a tutti e
ringrazio per i commenti e ovviamente ringrazio anche coloro che
seguono questa fic. Io la apprezzo moltissimo. GRAZIEEEE!! Che dire
sono veramente contenta che i pensieri di Edward vi interessino e
cercherò di non discostarmi troppo dalla trama del libro
anche se Edward ovviamente non è l'originiale. Vi lascio
subito a leggere. Malia
Invito.
La osservai come un ossesso attraversare il parcheggio della scuola con
lo zaino in mano. Controllai attento che non ci fosse alcun pericolo e
mi incamminai dietro di lei con le mani in tasca, il giaccone nero
sulle spalle. Si girò giusto in tempo per vedermi entrare e
il suo sguardo si addolcì improvvisamente, mentre io non
diedi segno di averla vista e tirai dritto verso la prima ora di
lezione. Vederla mi aveva provocato la stessa fitta allo stomaco che
avevo sentito quella notte nella sua stanza, il suo profumo gentile era
una vera droga, e i suoi occhi che mi guardavano con dolcezza erano una
tortura per il mio cuore… la desideravo. Tuttavia non potevo
cedere, non l’avrei fatto. Buttai lo zaino sul banco e mi
addormentai per buona parte delle lezioni. Stavo male, soffrivo..
volevo starle vicino. Volevo toccarla..mi piaceva l’idea di
sfiorare le sue guance e vederla arrossire. Mi piaceva l’idea
di allungare una mano e accarezzarle le labbra rosse e piene. Respirai
reclinando la testa all’indietro. “Si
può morire per amore?”. Mi spostai terrorizzato
verso l’aula di biologia, sapevo che lì ci saremmo
sfiorati, che avrei dovuto trattenermi dall’assalirla, ma ora
non era solo la voglia di ucciderla che mi stava ossessionando. Era la
brama di stringerla, di vederla ridere con me, toccarle gentilmente la
pelle diafana, così chiara.. scossi la testa, mettendomi
seduto rigido al solito posto. Respirai forte prima di vederla entrare
in classe. Ancora quegli occhi.. si posarono su di me pieni di rispetto
e fiducia, così chiari, così misteriosi per me.
Sì avvicinò lentamente e io mi mossi lontano
quando il suo profumo di fresia mi schiaffeggiò e mi
eccitò trasformandomi in un predatore. Provai dolore.
“Basta..” Cominciai ad odiare la mia natura che mi
aveva condannato a quella sofferenza, ma ancora di più mi
detestai quando gli occhi mi caddero sul suo seno coperto dalla felpa
blu cobalto, molto grande per lei. Eppure.. adorai il modo in cui le
scivolava addosso, era sensuale, avevo voglia di infilarle le mani
sotto e ..“Cosa stai pensando!” Mi fermai in tempo
e mi voltai verso la finestra, senza dare segno di averla riconosciuta.
- Ciao,
Edward..-. Sussultai impercettibilmente. La sua voce era
così deliziosa che mi emozionai e il mio cuore esplose di
gioia. Voleva parlare con me, proprio con me. Ma io le feci appena un
cenno con la testa, senza neanche voltarmi e tornai a fissare
insistentemente il giardino della scuola. “Ti amo, dio quanto
ti amo. Sta lontana da me, sono un mostro”.
Sentii la
sua delusione palpabile, ma non la guardai più.. mai in modo
che lei potesse accorgersene. In realtà non la lasciavo un
attimo con lo sguardo, assetato di ogni suo movimento, di ogni suo
gesto, affascinato da ogni sua più piccola smorfia.
Innamorato della propria preda, che stupido. I giorni passarono, ma non
mi permisi mai più che un cenno. Le mie notti nella sua
camera erano un’agonia continua, il mio corpo desiderava cose
che la mia mente non era abituata a pensare e le mie mani vagavano
affamate sulle coperte di lei alla ricerca di un segno
d’amore. Le “dormivo” a fianco, la
fissavo stregato e la scusa che trovavo verso me stesso era stupida e
idiota. Proteggerla.. ma da cosa se il primo pericolo ero io? Ogni
mattina la osservavo entrare a scuola e la seguivo, non potevo farne a
meno, cominciai a intuire i suoi spostamenti, i suoi movimenti
nell’edificio, ascoltando i pensieri degli altri, annusandone
l’odore come un pazzo. Il mio corpo aveva continuo bisogno di
averla vicino e spesso involontariamente le passavo di fianco
sfiorandola, morivo.. morivo di sete e di desiderio, ma non lo davo a
vedere. Soltanto, volevo toccarla..ne avevo una necessità
quasi morbosa. Ma non parlarle, non poter sapere quello che lei pensava
di me, non poterle leggere nella mente, mi frustrava, mi lasciava
sofferente. Sarebbe stato bello tenerla sulle mia ginocchia e
consolarla per qualcosa, aiutarla, amarla.. magari aiutarla a fare i
compiti, oppure passarle della musica, leggere dei libri con lei. Ma
sapevo quanto sarebbe stato difficile per entrambi, impossibile per me
resistere a quel sangue zuccherino, a quel sapore irresistibile. Certo
ora era più facile, ma.. non potevo mettermi così
alla prova, troppo alla prova. Mi ritrovai improvvisamente di fronte a
lei che mi bloccò la strada guardandomi stranamente e io le
toccai la spalla passandole avanti e ignorandola, la scossa tra noi
passò inaspettata e la mia gola secca bruciò come
previsto.
-
Perché..-. La sentii sussurrare. Non dissi nulla, le avrei
risposto quella notte accarezzandole i capelli e sussurrandole quanto
la amassi e non potessi fare a meno di lei.
Le cose
sarebbero andate secondo i miei piani se non ci fosse stato un
ulteriore problema. La gelosia.. Mike Newton le stava continuamente
attorno. Dai suoi pensieri capivo quanto gli piacesse e quanto poco
invece sopportasse me. Credeva che il fatto che l’avessi
salvata potesse farmi sembrare un eroe ai suoi occhi, un paladino e che
lei potesse in qualche modo preferire me agli altri. In classe le stava
sempre addosso e mi lanciava occhiate cariche d’odio.
“ Sta calmo ragazzino, ti conviene”. Dentro di me
ringhiavo invidioso delle sue braccia vicino a quelle di Bella, di come
si sporgeva verso di lei, dei suoi modi affabili e gentili. Odioso.. e
mi chiedevo cosa “occhi nocciola” provasse per lui.
L’ennesimo giorno di pioggia arrivò, altra lezione
di biologia da sopportare. Mi accomodai al solito banco e questa volta
mi si sedette ancora più vicina. Sembrava volesse cercarmi,
volesse sfiorarmi. Le sue mani chiuse a pugno sotto il banco sfioravano
le mie dita così prepotentemente che mi sentii male. Mi
acquattai al muro spaventato, cercavo aria, cercavo di non guardarla,
ma il mio cuore sembrava sussultare nella mia gola come la mia sete.
Non potevo resisterle, non ci sarei mai riuscito se avesse continuato a
sfiorarmi la coscia. Non doveva starmi così
vicino, non poteva credere che non avrei provato nulla. Non riusciva ad
intuirlo quello che si stava creando tra noi? Forse no. Così
ingenua, così innocente.. Si accostò ancora di
più, alzando lievemente il mento e deglutendo. Non capivo,
non capivo cosa avesse intenzione di fare, ma in quel momento
arrivò Newton a salvare la situazione e lei si
allontanò da me scivolando abbastanza lontano da permettermi
un controllo maggiore.
Verrà
al ballo con me? Voglio proprio provarci..
“Provaci,
e sei morto”. Pensai ringhiando leggermente. Il ragazzo si
avvicinò a Bella salutandola intimorito, rosso come un
peperone. Non sopportai la sua vista e mi voltai come sempre verso la
finestra. Dovevo stare calmo..infondo ero curioso di sapere la reazione
che avrebbe avuto alla richiesta di quell’imbecille.
Chiacchierarono del più e del meno fino a quando non si
decise ad arrivare al punto.
-
Insomma..-. disse Newton – Jessica mi ha invitato al ballo di
primavera..-.
“E
mi chiedo che cosa ci trovi in te di tanto interessante..”.
Sogghignai divertito e aspettai con ansia la reazione di Bella.
- Grande..
te la spasserai davvero con lei-. Sfoggiai un sorriso smagliante e
stavo quasi per scoppiare a ridere. Capii che non era affatto
interessata, ma anzi sollevata dalla notizia.
-
Bè- balbettò insicuro- le ho detto che volevo
pensarci-.
“
Smamma Newton, ha detto no”. Pensai furioso irrigidendomi
sulla sedia.
- E
perché l’avresti fatto?- Lei lo osservò
stranita, veramente non ne capiva il motivo?
Probabilmente
stava fingendo. La amai ancora di più, splendida.
-Bè..mi
chiedevo se non avessi intenzione di invitarmi tu..-.
“Cosa?
Dì di no, piccolo Bambi. Caccialo via sto idiota”.
Mi voltai di scatto verso di lei e i nostri sguardi si incontrarono. Mi
osservò stupita da quell’attenzione, ma distolsi
subito gli occhi.
- Mike,
credo che dovresti accettare l’invito di Jessica-. A quella
risposta, Newton mi guardò furioso.
Scommetto
che l’ha chiesto a te, viso pallido..
Sorrisi.
“Fa male il suo rifiuto eh..abituati. Si vede che non le
piaci”.
Continuò
a fissarmi con sguardo omicida – L’hai chiesto a
qualcun altro?-.
Ti odio,
Cullen. Tu e quella tua faccia da damerino perfetto..
“
L’odio è reciproco Newton. Attento a come
parli”.
- No,
figuriamoci. Non ci vengo, al ballo-. L’attenzione del
ragazzo fu di nuovo attratta da Bella, o meglio dalla sua risposta.
E veramente
ero abbastanza stupito anche io. Il ballo di primavera di solito era
l’occasione per tutte le ragazze di ammettere i propri
sentimenti. Che fosse solo una scusa? Che gli interessasse qualcun
altro?
-
Perché no?-. Le chiese sospettoso.
“
Già perché no? Sono d’accordo questa
volta..”. Non potevo fare a meno di chiedermelo.
- Quel
sabato vado a Seattle-. Silenzio.
Sapeva tanto
di giustificazione buttata lì sul momento. Troppo.. ma non
ne potevo essere sicuro.
- Non puoi
rimandare ad un altro fine settimana?-
“Ma
allora non lo vuoi proprio capire..”. Bloccai un ringhio sul
nascere.
- No, mi
dispiace. Perciò non far aspettare Jess: è
scortese-.
Sospirai di
sollievo. Non riuscivo a sopportare l’idea che lei potesse
uscire con un altro, non riuscivo a concepirlo. Mi scoprii molto geloso
e possessivo. “Male, non devi, Edward. Ricordati cosa ti sei
ripromesso”.
- Va bene
hai ragione-. Mormorò lui deluso allontanandosi. Lei si
accovacciò sul tavolo chiudendo gli occhi, massaggiandosi le
tempie e poi rivolgendo lo sguardo verso di me. Questa volta lo
sostenni. “Perché mi guardi.
Perché..”. Ci fissammo intensamente e i nostri
corpi si avvicinarono lenti. “Guardami, e
rispondi..”. Il respiro le si bloccò
improvvisamente nel petto e le sue iridi nocciola sembrarono stregate
dalle mie, ormai nere, ma anche io soffocai dal piacere.. poter
annegare così sfacciatamente in lei era molto piacevole. Le
nostre dita si sfiorarono ancora e tremammo entrambi visibilmente. Il
mio mignolo sfiorò leggermente il suo indice e lei
sussultò senza lasciare un attimo il mio sguardo.
“ Se fossi mia.. dammi la tua anima”. Tremava,
ormai il suo corpo tremava scosso dalla mia vicinanza, il profumo dei
suoi capelli mi faceva impazzire, la fragranza di fresia del suo corpo
mi attirava tantissimo. Sentivo prepotentemente la sua presenza e..
- Cullen?-.
Il professore mi chiamo per rispondere alla sua domanda.
- Il ciclo
di Krebs..-. “Maledizione, ma che faccio”. Mi
voltai dando retta al professore e fingendo di stare attento. La
fortuna di essere vampiri.. “Non posso continuare
così”.
Con la coda
dell’occhio vidi Bella ritrarsi e coprirsi il volto con i
capelli. Forse l’avevo spaventata. Si era portata le mani al
cuore, che le batteva impazzito, e io non riuscii più a
resistere. Dovevo parlarle, dovevo sentire la sua voce dolce rivolgersi
a me con amore se non volevo morire di dolore. Fissare i suoi occhi con
i miei pieni senza paura almeno una volta. Il veleno mi inondava la
bocca avido della sua pelle, ma ignorai quel bisogno e mi concentrai
sulle sensazioni che avrei provato quando il desiderio mi
avrebbe sommerso a causa della sua vicinanza. Non potevo fare a meno di
quella emozione, non potevo fare a meno di lei.
La
campanella suonò puntuale e io mi alzai fermandomi alle sue
spalle e torreggiando su di lei con il mio fisico felino. Si
girò leggermente, volgendo poi ancora il capo imbarazzata.
Non sarei fuggito.
- Bella?-.
mi avvicinai così tanto a lei che il mio torace
sfiorò la sua schiena, le mie cosce le sue.
Entrambi
rimanemmo sconvolti dalle reazioni che ci colpirono. “
Aria..”.
- Cosa? Hai
deciso di rivolgermi la parola?-. Si voltò totalmente e si
allontanò leggermente sbattendo il fianco sul banco.
Non lo
sapevo, ma volevo pronunciare il suo nome. Abbozzai un sorriso tirato.
- No, non
proprio-.
Non capivo
il perché avessi ceduto così facilmente alle mie
decisioni, non era così facile farmi vacillare.
Chiuse gli
occhi e prese un profondo respiro. Le fissai insistentemente il viso,
bramando la sua vicinanza, mi schiarii la gola e cercai di riprendermi,
impassibile.
- E, allora,
Edward che vuoi?-. La voce era tagliente, indifferente.. era arrabbiata
con me.
Non aveva
ancora aperto le palpebre e io ne approfittai per accostarmi ancora di
più..eravamo troppo vicini, più del
dovuto. Il suo respiro accelerò.
- Mi
dispiace, sono molto maleducato, lo so. Ma è meglio
così. Davvero-. Le mie braccia si sporsero in avanti
appoggiandosi sul banco e bloccandole ogni movimento. I miei polsi
sfioravano il suo bacino che aderiva al banco. Il suo odore mi stava
facendo impazzire. Non sembrò darle fastidio.
- Non
capisco che vuoi dire-. Questa volta puntò i suoi occhi
nocciola dritti nei miei.
-E’
meglio se non diventiamo amici..-. “Bravo, complimenti. Ma
guarda come le stai vicino”. – Fidati-. Tutto
doveva fare tranne che fidarsi di me, sperai che lo capisse.
- Peccato
che tu non te ne sia reso conto prima- Mormorò fissandomi
con astio – non avresti avuto nulla di cui rimproverarti..-.
Corrugai le
sopracciglia. Qualcosa ancora una volta mi stava sfuggendo, dove voleva
arrivare? Mi spostai di scatto continuando a fissarla. –
Rimproverami?- Dissi sorpreso – Rimproverarmi di cosa?-.
- Di non
aver lasciato semplicemente che quel furgone mi spiaccicasse-.
Persi il
controllo. Lei pensava che io.. io.. mi fossi pentito di averle salvato
la vita? Mai.. forse era la cosa migliore che avessi mai fatto. Volevo
afferrarle il viso e portare le mie labbra sulle sue, per farle capire
quanto mi fossi pentito di averlo fatto. Era l’amore della
mia vita, di tutta la mia non-esistenza. Io..
- Vuoi dire
che pensi mi sia pentito di averti salvato la vita?-. Ringhiai
arrabbiato facendole spalancare gli occhi stupita. Si sporse verso di
me sfidandomi.
- Non penso.
Lo so-.
Ancora una
scossa di desiderio mi attraversò il corpo. La adoravo e lei
non poteva credere che io la odiassi. “Stupido,
l’hai ignorata. Cosa pensavi che credesse?”.
Strinsi i denti e la fissai impazzito.
- Tu non sai
niente..-. Sbottai gridando facendola voltare spaventata. Raccolse di
fretta tutti i libri e si mosse veloce per allontanarsi da me.
“
No, piccolo Bambi.. ti prego, io..”.
Inciampò
di colpo sul piede di un banco e i libri le caddero a terra in una
massa indistinta. La vidi mordersi il labbro inferiore e maledirsi.
“Come sei comica amore mio”. Mi avvicinai
inginocchiandomi con lei e impilai perfettamente tutte le sue cose.
- Grazie..-.
Sibilò gelida quando gliele porsi.
- Prego..-.
Risposi imperscrutabile. “Piccola..”. Si
alzò voltandomi le spalle e scappando via. Io mi appoggiai
allo stipite della porta osservandola perso “Non voglio che
tu pensi questo di me”.
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Capitolo 13 *** Gelosia e possibilità ***
Siamo
arrivati al 12 capitolo e io sono a pagina 76 del libro. Questa
fanfiction durerà molto a lungo... speriamo che non mi
abbandionate per la lunghezza. Ahahah.. comunque è
bellissimo che seguiate questa fic. Io vi ringrazio tanto e non
smetterò mai di dirlo. :-P vi lascio alla lettura
è inutile che mi metto a parlare. Spero che apprezziate.
GRAZIE!!! Malia
Gelosia e possibilità.
Eric Yorkie.. la rabbia mi sommerse.. potevo essere geloso persino di
lui? Avevo voglia di rompere qualcosa, possibilmente di duro. Magari la
sua faccia.
- Ciao, Eric-.
- Ciao, Bella-.
“Datemi un buon motivo per non ucciderlo, ora”.
Respirai con calma e regolarmente, non mi riconoscevo più,
non ero più io. Questo sentimento mi stava distruggendo
l’anima.
- Coma va?-.
Lei era sempre cordiale, gentile. Non si accorgeva che i ragazzi ci
provavano spudoratamente con lei. Non si accorgeva di quanto fosse
attraente la sua innocenza.
Com’è
carina.. pensava il ragazzo, piuttosto imbambolato.
Digrignai i denti. Fortunatamente ero abbastanza lontano.
- Emh, mi chiedevo se.. verresti con me al ballo di
primavera?-.
Il respiro mi si mozzò nel petto. Possibile che fosse lui il
prescelto? Che a Bella potesse piacere un tipo come Yorkie?
L’ansia mi invase e cominciai a dondolare sui miei piedi in
attesa della risposta. Non mi ero mai sentito tanto stupido.
- Mi sembrava che secondo tradizione gli inviti spettassero alle
ragazze-. Rispose sbigottita.
“ Oddio ..non è né una risposta
negativa né positiva, cosa avrà voluto
dire?”. Inghiottii la saliva. Non l’avrei persa per
quel cretino, no. Non l’avrei accettato. “
E’ orribile”.
- Be’ sì..-. Lui era rosso per la vergogna.
“ Ecco vergognati..”. Gli intimai furioso.
“Tu non sei alla sua altezza”.
Mi portai sconvolto una mano alla fronte e me la passai tra i capelli.
Ero impazzito, io.. io..stavo impazzendo. Non ragionavo più.
Mi sembrava di poter esplodere da un momento all’altro.
- Grazie per avermelo chiesto, ma purtroppo quel sabato sarò
a Seattle-. Rispose Bella cordiale.
Sospirai di sollievo. Non avrei creduto di poter stare così
male per qualcosa del genere. L’amore..era incredibile come
si fosse radicata Bella dentro di me.
- Ah- udii lui continuare – Allora magari la prossima volta-.
Cosa? Mi avviai verso di loro istintivamente. “Non ci
sarà una prossima volta, Yorkie. Ci puoi
scommettere”. Trattenni a stento la rabbia. “Sta
lontano da lei”. Lo fissai socchiudendo le palpebre.
- Certo..-. La risposta entusiasta di lei però mi fece
scoppiare a ridere. Ingenua.. rispondere così ad un ragazzo
equivaleva a dargli una possibilità. Il mio piccolo Bambi
non aveva proprio esperienza con gli uomini. Scossi la testa divertito.
Passai davanti al suo pick-up ancora ridendo. La vidi arrossire e
diventare paonazza, le guance le si gonfiarono di rabbia e
aprì lo sportello con troppa forza. Era uno spasso vederla
così arrabbiata, era troppo carina. Tirai dritto e mi
infilai nella mia macchina.
Forse se
riesco a fermarla, chissà se va al ballo con qualcuno..
Spalancai le palpebre sorpreso. Tyler.. anche lui. Non
l’avrebbe mai raggiunta in tempo. Per un attimo mi fermai a
pensare.. lei stava già mettendo in moto. Non volevo che le
si avvicinasse, eppure la curiosità di sapere se quel
ragazzo potesse piacerle era troppa. Velocemente accesi la volvo e feci
retromarcia bloccando la strada al “mezzo” di
Bella. Tyler colse l’occasione per scendere dalla sua
macchina e correre accanto al suo sportello.
“ Voglio saperlo, sapere se lui può starti
accanto”. Una fitta di invidia mi lasciò di
nuovo senza fiato.
Il mio piccolo Bambi probabilmente mi stava lanciando le peggiori
maledizioni di questo mondo in quel momento, ma mi sarei fatto
perdonare in qualche modo.. volevo assolutamente sapere.
Abbassò il finestrino lanciandomi continue occhiate
spazientite.
- Scusa Tyler, sono bloccata dietro Cullen-. “
Ops”. L’avevo fatta arrabbiare.
- Oh, sì. Ho visto. Volevo soltanto chiederti una cosa,
mentre siamo fermi qui-.
Era il momento. Eccolo sfoggiare uno dei suoi più letali
sorrisi. “Non ci siamo proprio a sorrisi Tyler”.
Aggrottai le sopracciglia perplesso.
- Mi inviteresti al ballo di primavera?-
- Sarò fuori città, Tyler-. Il tono di voce di
Bella era vagamente acido.
La cosa mi piacque parecchio, non lo sopportava. Oppure non riusciva a
credere di poter essere infastidita così tanto. Non lo
voleva, non le piaceva..
Risi, risi felice. Nessuno di loro, allora forse..
- Già, me l’ha detto Mike-.
“ E perché continui..”. Pregai che
scomparisse all’istante.
- Ma allora..-. fece lei confusa.
Continuai a ridere ancora più forte. La scena era ridicola,
Bella non riusciva proprio a capire.
“ Amore, oddio, quanto ti amo”.
- Speravo che fosse un modo carino per rifiutare un invito..-.
L’avevo creduto anche io. Come dargli torto? Era fortunato.
Almeno lui poteva provarci a farle cambiare idea. Io, invece,
chissà.. io sarei riuscito a farle dire di sì?
- Spiacente Tyler, sarò veramente fuori città-.
Gli rispose irritata.
Il mio cuore esultò. Sapevo di essere un egoista, di essere
possessivo. Era la mia natura. Ma così, così
mai.. lei era una vera droga, un pensiero costante, non riuscivo a
farne a meno, dentro di me la sentivo già un po’
mia. Questo era il problema.. io volevo stare con lei. Come un uomo.
Come un semplice ragazzo sta con una ragazza e la desidera, la ama, la
protegge. Ma a me non era concesso questo privilegio. Ero un vampiro.
- Non c’è problema. Rimandiamo al ballo di fine
anno-. Scappò via prima che lei potesse rispondere, ma
sinceramente dubitai che lui avesse realmente qualche speranza.
Il mio viso ora era illuminato dal sorriso. Continuai a ridere e ridere
per non so quanto tempo, mi sentivo molto meglio. I miei fratelli mi
trovarono così.
Ma che allegria..
c’entra quella sciatta ragazzina?
“ Anche io ti voglio bene, Rose”. Pensai
ridacchiando.
Lei mi guardò scioccata. Probabilmente non mi aveva mai
visto così allegro.
No,no, tu sei proprio
malato..
Scoppiai ancora di più, facendo sussultare Emmett.
A te l’amore
fa male fratellino, non voglio immaginare il sesso. Che farai.. il giro
del mondo in due secondi dopo la prima scopata?
- Ed? Possiamo andare?-. Disse Em, mentre cercavo di ritornare serio,
senza riuscirci. Annuii.
Partii immediatamente lasciando il parcheggio della scuola.
Ehi… sei
più bello così sai. L’amore ti fa bene.
Porterai Bella a Seattle?
Alice..
- Non voglio coinvolgerla ho detto-. Facevo smorfie con la bocca,
tentando di ritrovare il mio autocontrollo, ma ero molto contento della
giornata. E poi.. quella notte sarei di nuovo tornato da lei. Non
vedevo l’ora.
Quando la porti a casa
nostra?
- Alice..-. La rimproverai.
Jasper si chinò su di lei baciandola leggermente e
sogghignando.
- Sembra un ragazzino uscito da un romanzo rosa..-.
Lei annuì battendo le mani contenta e saltando addosso al
suo adorato.
Che bello
l’amore.. quanto ti amo Jazz..
- Alice..-. la richiamai ancora. Almeno per avvertirla di non
cominciare a fare pensieri poco consoni.
Tanto se non li faccio
io li fa il mio Jazz. Mi fece la linguaccia.
Jasper mi guardava dubbioso.
- Spero per te che andrà tutto bene..-. sussurrò
poi. Mi era dispiaciuto per quel litigio, l’ultima volta, ma
le cose sembravano essersi sistemante per fortuna.
Il pomeriggio passò tranquillo. Andai a caccia. Se quella
notte volevo stare con lei dovevo essere sicuro di non poterle fare del
male, era troppo tempo che non mi nutrivo. Mettermi così
alla prova. Sarebbe stato un errore, ogni giorno riabituarmi al suo
profumo era una vera tortura.
Finalmente la sera arrivò e io fui libero di avviarmi verso
casa sua. Solitamente il mio amore non andava a letto tardi, ma ero
sempre ansioso di vederla, così uscivo prima.
Però non è giusto, tu sì e io no.
Sentii Alice blaterare con la mente. Al solito..voleva proprio
conoscerla, ma io non avevo ancora preso una decisione chiara dentro di
me. Potevo realmente almeno esserle amico? Forse..
Salii di nuovo al primo piano della sua casa, nascondendomi
nell’oscurità e mi fermai di fronte alla finestra.
Sorrisi.
“Ancora non dorme”. Strano, a quell’ora
solitamente era sempre a letto. Mi preoccupai.
Stava ascoltando musica, Linkin Park. Sorrisi e presi nota, volevo
sapere tutto di lei. Ma rimasi in apprensione e mi acquattai vicino al
vetro per osservare meglio, la luce della camera era soffusa.
- Oh basta!-.
Prese il cuscino e lo lanciò dall’altra parte
della stanza. Che fosse successo qualcosa con suo padre? Che avessero
litigato?
- Non ce la faccio più con te. Non riesco a toglierti dalla
testa-. Si poggiò la testa sulle ginocchia e scosse il capo
più volte afferrandosi le caviglie.
Stavo per schiacciare il naso contro il vetro, ma poi mi ritrassi.
“Idiota”. Non potevo certo farmi scoprire. Volevo
sapere di più però. Mi agitai seduto a quattro
zampe come una cagnolino bastonato.. “Amore che hai,
piccola”.
- Come fai ad essere così.. brillante, perfetto, misterioso,
interessante e.. bellissimo, non ci sono altre parole per descriverti.
Il signor so tutto io, ce l’ho solo io e guardatemi faccio
venire il fiatone a tutte -.
Forse avevo capito di chi stava parlando. Ridacchiai divertito. Cercai
di scacciare quel pensiero e continuai ad ascoltare. Non potevo certo
esserne sicuro. Tirò su la testa e cominciò a
mordersi il labbro inferiore.
- Ah sì, sai anche alzare i furgoni con le mani, molto
probabilmente-.
Ora potevo esserne certo. Ero io. Stava parlando di me. Ma il suo viso
era triste, sofferente ancora per quella storia forse. Avrei voluto
spiegarle tutto, se solo avessi potuto..se solo.. “Sono un
vampiro, non posso starti vicino, ma ti amo con tutto me
stesso”. Mi avrebbe cacciato, impaurita e disgustata. Forse
adesso poteva essere affascinata da me ma poi..
- Hai capito quanto sono presa da te vero? Come tutte
d’altronde. Per questo non mi vuoi essere amico-.
“ Presa.. da.. te..”. Quelle parole mi rimbombarono
nel cervello e mi arrivarono dritte al cuore. Lei, io
“Aspetta, rifletti”.. lei, io “Non
può essere”.. le piacevo, Bella mi pensava in quei
termini, cioè..cioè come un ragazzo normale, come
un uomo, e era attratta da me, proprio da me! La felicità mi
esplose nel petto, avevo voglia di saltare e correre contento, ma tutto
finì troppo presto. Le guardai le guance rosee scosse da un
brivido e tremai. Ero comunque un mostro, ora molto più
umano, ma sempre un animale. “ Tu hai risvegliato in me, cose
sopite da tempo”. La mia umanità, le emozioni, la
gelosia, il possesso, la dolcezza, l’amore, il
desiderio..Bella ormai era tutto, tutto il mio io, tutto il mio mondo.
Non potevo farle questo..
- Non posso neanche essere solo tua amica? Amica..basta-. disse
buttandosi sul letto e guardando il soffitto.
“ Sì, se tu lo vuoi”. No, no.. era
sbagliato. Era pericoloso. “E non lo è anche
entrare in camera sua? Accarezzarla? Dormire accanto a lei?”.
Non avevo più scuse. Solo amici, e poi l’avrei
avvertita. Doveva starmi lontano, le avrei fatto capire di non essere
la persona più adatta con cui fare amicizia.
Avevo da farmi perdonare molte cose, magari avrei potuto chiederle se
voleva venire con me a Seattle. Mi avrebbe detto di sì? Era
molto arrabbiata con me, lo vedevo, ancora..
“ Se te lo chiedessi, se fossi io.. tu mi diresti di
sì?”.
Finalmente spense la luce e si rannicchiò sotto le coperte.
Ci mise molto ad addormentarsi, si girava e rigirava nel letto. Ma poi..
- Edward..no!-. Lo stesso sogno ogni notte.
- Non andare ti prego, non andare via..-.
Entrai immediatamente scivolando verso di lei. Provai a respirare e
continuai stringendo i denti fino a che il suo profumo non invase tutto
il mio corpo, fino a che non fui stremato dalla voglia di averla e
succhiare tutto il suo sangue.
- Sono qui-. Le sussurrai. Mi stesi accanto a lei, che istintivamente
affondò la testa nel mio petto e mi strinse. La cullai
dolcemente.
- Rimani con me..-. Mormorò poi sorridendo.
Sempre, sarei rimasto con lei, sempre al suo fianco. Avrei fatto
qualunque cosa per Bella, anche morire se ne fossi stato in grado.
Tutto.. le sfiorai i fianchi coperti, le cosce, il busto e
sospirai. “ Sta bene non ha freddo”.
Ero deciso. Il giorno dopo a scuola l’avrei avvicinata e le
avrei chiesto di poter andare con lei a Seattle. Potevo farcela, potevo
essere suo amico. Inspirai il suo profumo con desiderio e avvicinai le
labbra alle sue chiudendo gli occhi. “Non riesco a starti
lontano, è.. incredibile quanto tu mi abbia
stregato”. Si scoprì leggermente il busto e io mi
allontanai, se mi avesse toccato avrebbe di nuovo sentito freddo. Le
spalline della cannottierina le scesero sulle spalle ed io decisi di
tirarle su lentamente, affascinato dalla sua carnagione lattea e dalla
sua perfezione. Allungai una mano per farlo, ma lei si mosse nel sonno
farfugliando qualcosa e mi cadde addosso pesantemente. Mi irrigidii.
“Bella prova Edward, bravo”. Dove erano andati a
finire i sensi di vampiro? Il suo corpo era per metà su di
me. Pregai che non si svegliasse, con tutte le mie forze. Chinai gli
occhi per guardarla, ma li rialzai subito pieno di vergogna. Una cosa
era controllare la mia voglia di morderla, un’altra era
tenere a freno il mio desiderio assurdo per lei. Ci rinunciai, anche se
mi sentii uno schifo. Abbassai lo sguardo e fissai il suo seno scoperto
alzarsi e abbassarsi sotto il suo respiro e cosa ben peggiore, sopra il
mio stomaco. “No, no.. basta. Ancora”. Strinsi i
denti e cercai di ribellarmi alla reazione fisica che ebbe il mio
corpo, ma fu inutile. Era naturale. Troppo.. umana.
“Merda..”. Altro che amico..con tutto quello che
scatenava in me solo guardarla, ci sarebbe voluto un autocontrollo
impossibile persino per me. “Oh piccolo Bambi, come posso
fare”.
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Capitolo 14 *** Esci con me? ***
Scusate.. cioè chiedo
umilmente perdono. Vorrei rispondere ai vostri commenti. Questa fic
cresce, crescono i preferiti e anche i commentatori. E' un piacere
scriverla perchè rileggo e noto tante cose di Twilight chre
prima non notavo e adesso cerco di pensare a cosa possa aver
provato Edward. Se si sentiva impacciato in quel nuovo sentimento, in
quella nuova umanità. Ovviamente il mio Edward.. Io
ringrazio tutti per gli splendidi commenti e per la voglia di seguire
questa ff. GRAZIE! Come dico sempre è la mia preferita..
sìsì. Non c'è dubbio. Sono curiosa
anche iodi sapere cosa succederà, spesso mi rileggo gli
stessi capitoli che scrivo e ci sorrido su. Povera Malia. Risponderei,
ma ho appena fatto la full immersion con un'altra fic. CHIEDO UMILMENTE
SCUSA! E spero che anche questo nuovo capitolo sia gradito. (Siamo a
pagina 80.. quando arrivo a 100 faccio festa.. eehehe). Malia.
Esci con me?
Fermai la mia macchina in attesa di vederla apparire con il suo
pick-up. Le mie mani tremavano a contatto con il volante della Volvo.
Mio dio quanto mi sentivo ridicolo. Mi stavo emozionando per una
sciocchezza, peggio di un ragazzino alla sua prima cotta. Dovevo
solamente avvicinarmi a lei e chiederle di uscire, non era mica una
tragedia. “E se mi dicesse di no?”. Il mio cuore
sembrò reagire stringendosi nel petto, non ci volevo pensare
adesso. “Porca miseria quanto è
difficile”. Poteva succedere di tutto, sicuramente sarebbe
stata ancora arrabbiata con me, forse mi avrebbe riso in faccia, oppure
peggio non mi avrebbe rivolto la parola e io sarei rimasto a guardarla
sconvolto. “No” scossi la testa, tutto sarebbe
andato bene. Cercai di convincermi. Sentii il rombo del suo mezzo
spegnersi ad una decina di macchine lontano da me e mi sdraiai sul
sedile spaventato, aveva appositamente parcheggiato lontano.
“Non è un buon segno”. Mi stavo sentendo
male. Era possibile per un vampiro stare così male? Aprii lo
sportello facendomi coraggio e con la mia solita accortezza mi
avvicinai al suo pick-up. Bella era intenta ad uscire. Era nervosa..
sbattè lo sportello mordendosi il labbro inferiore e fece
cadere maldestramente le chiavi in una pozzanghera d’acqua
parecchio profonda. “La mia solita sbadata..”.
Pensai ridacchiando. Non aveva speranze. La anticipai.. allungai una
mano prima che potesse chinarsi e afferrai il mazzo bagnandomi
leggermente le dita. Lo sguardo tagliente che mi lanciò mi
tolse il fiato. Con i capelli così scompigliati dal vento e
bagnata dalla pioggia era bellissima, rischiavo veramente di far cadere
la maschera che mi ero creato. Ero talmente emozionato che il sorriso
che le lanciai mi sembrò vacuo e privo di senso. Eppure lei
reagì sussultando.. “Piccolo Bambi”. Era
così tenera con quel giaccone sulle spalle. Mi appoggiai al
paraurti della macchina e aspettai che lei reagisse..i suoi occhi
brillarono improvvisamente di rabbia repressa e mi fulminò
come se fossi l’ultima persona che si aspettasse di trovare
di fronte a lei.
-
Ma come fai?-. Mormorò stupita e sorpresa. La punta di
irritazione che sentii mi colpì come uno schiaffo, ma non mi
scomposi, feci il finto tonto e mi rilassai completamente ostentando
sicurezza.
-
Come faccio cosa?- Giocherellai con le sue chiavi facendole pendere per
un capo. Dovevo riuscire a calmarmi altrimenti non sarei riuscito a
parlarle. Il suo profumo era molto forte anche quella mattina e
l’aria pungente non mi aiutava, lo sentivo chiaramente dentro
di me e la tentazione di avvicinarmi e annusarla era fortissima.
-
Ad apparire dal nulla..-.
Bè,
questa volta ero andato piano, velocità umana,
perciò.. era proprio lei a non avermi notato. Ridacchiai.
-
Bella, non è colpa mia se tu sei straordinariamente
distratta-. La rimproverai cercando di rimanere serio. Ma era
maledettamente difficile. Alle mie parole il suo viso si era
imbronciato e il desiderio di accarezzarla era diventato insostenibile.
Avrei voluto dirle di non preoccuparsi, che le sarei stato vicino io,
sempre..
Feci
cadere sul palmo della sua mano il mazzo di chiavi, che lei strinse
forte a sé, e mi avvicinai cauto. Come era dolce il suo
viso, così innocente.. ero proprio pazzo di lei.
Abbassò lo sguardo sotto il mio, indagatore, e
tremò visibilmente. I nostri corpi si ritrovarono ancora
vicini e io rabbrividii, se mi fossi chinato le avrei sfiorato i
capelli. “ Oddio”. Ma perché dovevo
essere così attratto da lei?
-
Perché l’ingorgo, ieri sera?- mormorò
senza guardarmi, torturandosi le mani – Pensavo che avessi
deciso di fingere che non esisto, non di irritarmi a morte-. Il suo
cuore prese a correre velocemente e il suo respiro si fece
più veloce. Era confusa, potevo percepirlo, e anche io lo
ero. Stare vicino a lei faceva crescere in me emozioni devastanti.
-
L’ho fatto per Tyler. Dovevo concedergli una
possibilità-. Risposi ridendo. “Idiota come al tuo
solito, complimenti”. In fondo era la verità, ma
non le avrei mai confessato la mia gelosia. Ero felice di piacerle,
sapevo di piacerle. “Strafottente..”.
-
Razza di..-. Rispose arrabbiata. Il suo viso si avvicinò
così tanto al mio che le nostre labbra quasi si sfiorarono.
La mia gola bruciò impazzita e le mie narici annegarono in
quell’odore meraviglioso. Fissai la sua bocca ossessivamente
e la sua rabbia mi eccitò. Era un peperino..
-
E non sto fingendo che tu non esista-. Sospirai sul suo volto che
arrossì visibilmente e si ritirò di scatto. No,
non potevo farlo. Sarebbe stato impossibile. Non facevo altro che
pensare a lei, ero ossessionato da lei. Come avrei potuto fingere che
lei non ci fosse.
-
Allora hai deciso di irritarmi a morte, visto che il furgoncino di
Tyler non è riuscito sa farmi fuori?-. Sbottò
sfiorandomi il petto con le mani, come per spingermi lontano. Ebbi
paura.. se mi avesse toccato non sapevo come avrei potuto reagire. Mi
irrigidii e strinsi le labbra. Ancora quella storia.. “Basta,
ma lo vuoi capire. Come dite voi umani.. mi piaci, ti amo, ti voglio,
ti desidero..”. Mi morsi la bocca per evitare di lasciarmi
trascinare dall’impulsività e riuscii a
controllarmi.
-
Bella, sei talmente assurda-. La mia voce uscì tagliente,
fredda, indifferente. “Stupido”.
Mi
voltò le spalle e si allontanò infuriata. Mi
mancò l’aria.. senza lei vicino, senza la sua
fragranza, non mi sembrava più possibile vivere. Mi faceva
sentire vivo, umano..
-
Aspetta..-. La seguii, ero a un passo da lei. Odiavo vederla darmi le
spalle. Volevo che mi guardasse, che mi parlasse. Allungai una mano
tentando di afferrarla, ma mi bloccai disperato. “Non puoi
toccarla”. Stava fuggendo da me, avevo sbagliato, era
arrabbiata.. e io stavo impazzendo. “No, no”.
Batteva
i piedi furiosa nelle pozzanghere quasi correndo.
-Scusa
se sono stato maleducato-. Forse le aveva dato fastidio che le avessi
detto così. Anzi sicuro. Si era offesa, mi ero comportato in
modo scorretto. Non mi ero reso conto di ciò che avevo
detto, ero troppo preso a controllare i miei sentimenti per lei.
– Non dico che non sia vero, ma è stato maleducato
dirtelo, ecco-. Ma che cavolo stavo dicendo? Che pasticcio.. le cose
sarebbero solo peggiorate ora. Continuai a tenere il suo passo e quando
sbuffò mi sentii morire.
-
Perché non mi lasci stare?-.
Bofonchiò
adirata cercando di allontanarsi da me il più possibile.
Dovevo cercare di riprendermi, dovevo chiederle se voleva uscire con
me. Dovevo..
-
Volevo chiederti una cosa, ma mi hai fatto perdere il filo del
discorso..-. cominciai a ridere. Ero proprio un caso patetico, non
sapevo proprio che fare, come comportarmi, da che parte cominciare con
una ragazza. “Sei penoso”.
-
Soffri di disordini di personalità multipla?-. Era un
sorriso quello che le era apparso sul viso per un attimo? Una smorfia
sincera e buffa che mi aveva fatto sussultare.
-
Non sviarmi un’ altra volta-. Questa volta la bloccai e la
portai a girarsi verso di me. I suoi occhi fissi nei miei.. ci perdemmo.
-
Va bene. Cosa vuoi..-. distolse immediatamente lo sguardo e
sbuffò incrociando le braccia al petto. Con gli stivali
picchiettava sul terriccio e sembrava avere piuttosto fretta di
andarsene. “Non mi freghi occhioni nocciola”.
-Mi
chiedevo se sabato prossimo.. hai presente, il giorno del ballo di
primavera..-. Che inizio imbecille.. mi guardava con gli occhi
sbarrati, incredula, e mi fermò prima che potessi finire.
-
Mi stai prendendo in giro?-. Era così confusa dal mio
comportamento che sorrisi divertito. “Che sciocca che sei,
non l’hai ancora capito?”.
La
pioggia ricominciò a cadere improvvisa e mentre ci fissavamo
notai un’emozione profonda chiuderle la gola e farle battere
il cuore più velocemente.
-
Per cortesia, posso finire di parlare?-. Le chiesi gentilmente,
continuando a ridere. La osservai stringere le labbra e chiudere i
pugni. Chissà se avrebbe avuto veramente il coraggio di
mollarmi uno schiaffo..
-
Ti ho sentita dire che quel giorno hai in programma di andare a Seattle
e volevo chiederti se accetteresti un passaggio..- Spalancò
la bocca indicandomi e, ormai zuppa come un pulcino, mi
osservò sotto shock. “Ops.. ho fatto
danni”.
-
Cosa..?-. Si avvicinò a me inaspettatamente tentando di
capire cosa le stessi dicendo.
-
Vuoi un passaggio fino a Seattle?-. Mi feci serio. Avrebbe accettato?
Il nervosismo prese il sopravvento su di me e la mia mente
cominciò a vagliare tutte le risposte negative che avrebbe
“dovuto” darmi.
-
Da chi?-. mi chiese disorientata. Non poteva non aver capito.
-
Da me, ovviamente..-. Sospirai. Non ero certo di poter rimanere calmo e
forse la mia voce suonò un po’ innaturale,
terribilmente lenta. Ma volevo essere certo di poter frenare le mie
emozioni.
-
Perché?-. Già, domanda perfetta. Cosa diavolo
avevo intenzione di fare? Le stavo chiedendo di uscire con me per..
“Voglio stare con te, vicino a te..sentirti mia”.
-
Bè, avevo intenzione di fare un salto a Seattle nelle
prossime settimane e, onestamente, non sono sicuro che il tuo pick-up
possa farcela-. Questa volta mi ero superato. Anche mentire.. da quando
avevo cominciato a raccontare bugie? Era molto più semplice
dirle che volevo passare del tempo con lei. “Ed, se non ti
complichi la vita, niente eh?”.
-
Il mio pick-up funziona più che bene, molte grazie per
l’interessamento-. Storse la bocca gelidamente e
tornò a girarsi. I capelli fradici, il giacchetto zuppo,
ricominciò la sua corsa verso il portico, ignorandomi
completamente. Non lo sopportai e non mi diedi per vinto.
-
Il tuo pick-up ce la fa anche con un solo pieno di benzina?-. Bene, era
accertata la mia stupidità.. ma invece di continuare a
provocarla non potevo solamente dirle che mi sarebbe piaciuto starle
vicino? Invece mi stavo aggrappando alla possibilità reale
che quel catorcio non ce la facesse, facendola infuriare ancora di
più. Se mi avesse detto di no, lo avrei proprio meritato.
Non avevo parole per esprimere quanto fossi ottuso.
-
Non credo siano affari tuoi-. Mi rispose piuttosto irritata. Se
solamente si fosse fermata..
-
Lo spreco di riserve non rinnovabili è affare di tutta la
comunità-. “Edward non ci sai proprio fare con le
donne, datti all’ippica”. Mi stavo odiando
profondamente. Possibile che parlare con lei fosse per me
un’impressa impossibile? Dicevo cose senza senso, e nemmeno
con l’intento di farla ridere. Ridicolo..
-
Seriamente, Edward..-. Trattenemmo il respiro entrambi. Il mio nome
pronunciato da lei mi fece tremare. E questa volta non stava dormendo..
– non riesco a seguirti. Pensavo non volessi essermi amico-.
“No,
infatti. Ora il vampiro che prima cercava di evitarti vuole essere
molto di più..”. Mi maledissi. Io volevo
proteggerla, ma ero qui a supplicarla di stare con me, non volevo che
si innamorasse, ma la imploravo di starmi vicino. “Cullen
deciditi”.
-
Ho detto che sarebbe meglio se non diventassimo amici, non che non
voglio-. Era definitivo. Io, Edward Cullen, ero impazzito, il mio
cervello era andato in black-out. Ma come potevo dirle in modo chiaro
che la mia natura era pericolosa per lei, ma che il mio cuore era
soltanto suo? Avrebbe potuto fare di me ciò che voleva. Ero
suo, le appartenevo. Non esisteva nient’altro che lei.
-
Oh, grazie, adesso è tutto molto più chiaro-. Si
fermò di nuovo sfidandomi con quegli occhi profondi e
sinceri. Respirai. Sapevo che non poteva capire, e come avrebbe
potuto.. ero un mostro. Doveva assolutamente evitarmi, ora
più che mai. “Ci risiamo Ed? Riprenditi”.
Ci
guardammo ancora in silenzio e mi accorsi finalmente di essere con lei
sotto la tettoia della mensa. Eravamo entrambi bagnati, sentivo i
vestiti incollati addosso e i capelli grondarmi sul viso. Mi guardava
affascinata, sbattendo le palpebre e arrossendo. Era una meraviglia per
i miei occhi. Mi avvicinai cauto facendola indietreggiare verso il muro
e la sua pelle calda sfiorò la mia gelida.. un brivido mi
attraversò. Non volevo staccarmi da lei, il suo profumo mi
fece girare la testa e la salivazione aumentò. Era la mia
droga..in ogni senso, la mia eroina, il mio peccato, ogni mio
desiderio. Non ce la facevo più a nascondermi.
-
Sarebbe più prudente che tu non diventassi mia amica..-. La
sua schiena si appoggiò sul muro liscio e io mi permisi di
guardarla negli occhi tanto vicino da poterle sfiorare il naso con le
labbra. Aveva il cuore impazzito.. e io morivo dalla voglia di
sfiorarle la guancia con la mia – Ma sono stanco di
costringermi ad evitarti Bella..-. La mia voce calda e profonda la
avvolse e le cercai ancora gli occhi con i miei. Non l’avrei
lasciata andare, mai, mai più..mia, mia e di
nessun’altro. Arrossì e schiuse le labbra
timidamente.
-
Vieni con me a Seattle?-. Lasciai che le mie mani le bloccassero i
movimenti appoggiandosi sul muro e le sorrisi speranzoso. La vidi
respirare affannosamente e annuire con il capo. “
Scorretto..”. non poteva resistermi, non avrebbe mai potuto.
-
Sarebbe meglio che mi stessi lontano, sul serio-. Dissi poco convinto
cercando in qualche modo di riportare a galla il mio istinto
protettivo. Ma fallii. Il vampiro egoista dentro di me sperava di
poterle stare accanto, di vederla sorridere solo per me, con me.
– ci vediamo a lezione..-. Feci allora cercando di non
pensare a cosa avevo appena deciso dentro di me. “Ti
avrò..riuscirò a starti accanto,
sempre”. Mi allontanai felice, consapevole che avrei passato
un po’ di tempo con la donna che amavo e per la prima volta
nella mia vita mi sentii rinascere, finalmente tutto aveva un senso.
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Capitolo 15 *** In mensa ***
Oggi è giornata di
aggiornamenti.. ecco pronto un nuovo capitolo di Midnight Sun. Forse la
Meyer non aveva previsto uno sviluppo simile, ma lei non c'era il
giorno in cui Edward e Bella erano in mensa insieme, io invecere ero
seduta al tavolo vicino e ho visto tutto. (Scherzo ovviamente). Vi
lascio al nuovo capitolo sperando che vi piaccia, purtroppo ho dovuto
spezzettare per evitare che fosse troppo lungo, chiedo perdono. Intanto
ringrazio tutti quelli che leggono e commentano, GRAZIEEE!! Sono pronta
a rispondere alle recenzioni:
saraligorio1993:
Sì anche io li ho adorati tanto nello scorso capito.. ora
emh.. non ti sconvolgere per questo chappy. La Meyer mi uccide. Ne sono
certa.. :-P Shhh.. non dico nulla. Sei curiosa eheheh! :-D
Goten: Davvero ti
è piaciuto?? Sono molto contenta, non puoi capire quanto mi
piaccia questa fic. Tu un po’ di questo capitolo
l’hai letto e sai un po’ quello che succede. Pensi
che mi uccideranno? La Meyer per fortuna non capisce
l’italiano.. ahahaha.. (niente denuncia :-P)
steffylove: Ahahah
^^ No, non ti sei innamorata di me. O almeno non credo, ma solo delle
fic. (Malia ma come sei saggia ahahah :-P). Sono contenta che anche
questa ti piaccia. Io la adoro è una delle fic che
preferisco scrivere. Speriamo che dopo questo capitolo ti piaccia
ancora.:-P Grazie per il tuo commento. Mali
calista80: Oddio..
ho la tachicardia. Mamma che bel complimento che mi hai fatto. Sono
stramegafelice che la fic ti piaccia. Spero tantissimo che continui a
piacerti!! Io ci tengo tantissimo a midnight sun. Mi calo nella
parte (anche se è di Edward ahahah). GRAZIEEEE
sono commossa! Un bacino. Malia
giunigiu95: Ti
è piaciuto? Malia saltella come sempre molto contenta e
canta anche! Spero che ti piaccia anche questo chappy allora, lo so lo
so, la meyer mi strozzerebbe, ma ehheh.. vabbè vediamo se ti
piace. Un bacione!!!
giuliapia: Ciao
Giulia.. devo proprio confessartelo, leggo nella mente.. (se se Malia,
nei tuoi sogni), vabbè ci ho provato. Però mi ci
sono immedesimata parecchio in Edward.. è così
dolcissimo.. mi sono innamorata dell’Edward che ho scritto
(sono malata, fatemi arrestare). No dai, ho sempre voglia di
scherzare. Ti lascio al nuovo capitolo, sperando che ti piaccia (conta
che la Meyer mi avrebbe fatto uccidere). Un bacione!!!
_Niki_: Grazie
Grazie Grazie, un altro complimento e svengo! Eheheh.. poi bisogna
vedere se ti piacerà questo capitolo. Non oso immaginare..
secondo me dirai. “Oddio io non lo immaginavo”..
mhh.. ebbene sì io c’ero, io ho visto. TI ho
incuriosito? Spero di sì. Un bacione grande!! Malia.
artemis5: Dici
che Edward si fa troppe pippe mentali?? Apriamo il fan club
“coloro che non sanno che fare e si buttato in pensieri
contorti e depressi”. Io e Edward capisquadra.. che dici?
Ciancio alle bande (Bando alle ciance) Malia.. torniamo al chappy.
Allora se prima ti sembrava “normale”, ora
impazziamo del tutto con la fantasia. Spero comunque che ti
piacerà.Un bacione!! Malia
Bibina_88: Grazie
Bibi, Malia è felice che il chappy ti sia piaciuto. Ora
però incrocia le dita per il prossimo!! :-P Un bacio.
darkeonys: Oddio,
ma è così deviato mentalmente sto povero Edward?
Ahahah.. sì è combattuto.. però..
dai.. poretto. Ahahahahah :-P Vediamo che pensi di questo capitolo va..
ahahaha
mistica88: Ma pure
io.. cioè manco lo avrei lasciato parlare per chiedermi di
uscire. Subito sì gli avrei detto. (Malia scuote la testa
afflitta.. Bella, Bella non si può..). Eheheh :-P Ti lascio
al nuovo capitolo dai. Speriamo che non ti prenda un colpo. Malia
crows79: Ti
è piaciuto Edward fino ad ora? Sono contenta. Anche a me.
Spero di averli resi bene i suoi sentimenti. Ora però
diventa un po’ più audace.. :-) Spero di non
sconvolgere nessuno, a parte la Meyer.. ai ai. Un bacione e grazie!
Malia
Stella Del Sud:Ti
è piaciuto! Evviva sono molto felice.. io adoro questo
Edward. ^^Sai cosa mi rende contenta? Che io volevo proprio farli
capitoli pieni di emozioni, sai come la penso, esserci riuscita mi fa
saltellare di gioia. Certo in questo capitolo Edward peggiora.. vedrai
perché eheeheh. Bacioo
FinKillScler:
Aspetta Aspetta.. vedi come si sveglia Edward adesso. Prima era
indeciso, ora pure però ora.. cambiano le cose.. insomma..
non so come spiegarlo. Però stavolta le faccio venire un
infarto alla Meyer. Puoi scommetterci..Spero di non deluderti.
Ovviamente porterò a termine midnight sun. E non
vorrei deludere nessuno. Magari qualcosa mi sfuggirà sicuro
non sono l’autrice. Perciò.. Magari poi
correggerò.. però intanto spero di regalare
emozioni. Le stesse che io avrei voluto leggere, con un po’di
inventiva magari (in quanto a fantasia me ne invento di ogni.. eheheh).
Vabbè ti lascio al capitolo. Malia
Helen Cullen: Io
ho sempre creduto che Edward si sentisse molto solo, e questa sua
solitudine non lo ha mai fatto credere perfetto o superiore, un uomo
senza amore è vuoto, vampiro o meno. Se non sei capace di
emozioni forti che ti sconvolgano la vita, che scopo ha vivere? E poi
per l’eternità, mio dio. E lui con lei ha trovato
la sua umanità.. con lei è impacciato, non sa
quello che lei pensa, si sente debole. E poi non ha mai avuto a che
fare con le donne!! Ahahah.. vabbè mamma quanto chiacchiero.
Ti lascio al capitolo prima di scrivere il mio ennesimo poema. :-P
P.S.Mhh.. non mi uccidere in questo capitolo ho letto tra le righe.
Emhhh.. speriamo che nessuno mi uccida.
Deb: Ciao Debby.. le
hai lette tutte ormai? Ahahah.. che tortura.. comunque grazie. Mi fai
sempre troppi troppi complimenti. È bello sapere che quello
che scrivo e come scrivo ti piaccia. Spero tanto di sentirti presto. Un
bacione. Malia
ranzie74: Ma
guarda.. sei anche qui!!!! Nooooooooo.. ahhah ormai ti trovo
ovunque. E mi fa strapiacere ovviamente. Troppo! Sono contenta che
midnight sun ti piaccia, è la mia fic preferita!!! Come
tutte le altre.. ahahah! Ti lascio al chappy che spero non ti sconvolga
come farebbe con la Meyer. Un bacione!
sarapastu: Vero?
Troppe pippe mentali Ed.. glielo devo dire.. eppure mi sembra un
po’ più deciso in questo capitolo che scrivo
adesso. Secondo te? Se non mi vedi su msn è la Meyer che mi
ha ucciso non ti preoccupare. Eeheheeh :-pTi ho un po’
incuriosito? No eh’ Naggia.. eheheheh XD Un bacino!
ale03:Ale.. anche
qui.. ormai camminiamo a braccetto tu ed io. Non sai quanto
mi faccia piacere che tu legga anche mid sun, il mio amore.. ehhhhh..
sì lo so che Edward si fa tante pippe mentali ed
è un po’ confuso. Ma è fatto
così.. sigh sigh, è lo stesso dolcissimo.. mi
piace Ed imbranato e dolce. XD Ti lascio al nuovo chappy, sperando che
ti piaccia.Un bacioneeee..Malia
BellaCullen88: In
alcuni pezzi ti sei commossa..? Oh cavoli.. sono contenta, vuol dire
che riesco a trasmettere emozioni forti. Vediamo se ce la faccio a
continuare così!!! Speriamo.. :-D ti mando un
bacione e ti lascio a Eddy! Malia.
LittleSweetDreamer:Ihhhhhhhhh…
nooooooo.. oddio, ora veramente dovrei diventare rossa. Sono rimasta a
bocca aperta. Sapere che questo midnight (per ora) ti piace
più di quello della Meyer p un grandissimo onoreee.. ho
ancora le mascelle aperte per la sorpresa. Cioè non so che
dire, grazie! Aggiorno appena posso tranquilla. Un bacione. E GRAZIEEE.
Malia
novilunio: Ogni
capitolo è più bello del precedente? Allora sto
riuscendo a creare qualcosa di buono. Evviva! Sto cercando di dare a
questa storia continue emozioni, il fiato sospeso si un amore
impossibile insomma. Quella passione che si legge tra le righe in
Twilight.. ci vuole tanta fantasia. Ma credo di potercela
fare.Vediamo.. intanto ti ringrazio per il genio. Non capita tutti i
giorni di sentirselo dire e poi del commento, come sempre. Un bacio.
Malia
In mensa.
- Evviva! Davvero
mangerai con Bella oggi?-. Alice saltellava contenta venendomi incontro
davanti alla mensa.
- Sta zitta..-.
Mormorai cercando di non farmi sentire.
Edward
entra in azione.. mi raccomando fratello. Onore ai Cullen!
“Emmett,
vuoi davvero morire?”. Che situazione imbarazzante, mi
sentivo impacciato come un bambino.
Rose mi osservava con
occhi accusatori e quasi non riusciva a credere che non avrei mangiato
con loro.
Te
l’ho già detto che sei un emerito idiota vero?
Guardai esasperato il
soffitto. Meglio ignorarla.. inutile cercare di farle capire.
Jasper rimase in
silenzio lanciandomi uno sguardo tra il preoccupato e
l’ammirato. Lui probabilmente non ce l’avrebbe mai
fatta a sostenere una situazione simile.
Entrammo in mensa
subito presi d’assalto dagli sguardi di tutti. Presi un
vassoio e mi divisi da loro, mettendomi seduto su un tavolo
all’angolo, uno dei meno visibili e aspettai.
Sorrisi divertito, come avrebbe reagito a non vedermi seduto con i miei
fratelli? Sarebbe venuta da me?
La vidi entrare dietro
una sua amica e guardare immediatamente nella direzione dove
solitamente stavo insieme al resto della mia famiglia. La delusione sul
suo viso fu palese. Mi sentii felice. “Cerchi
me?”. Sembrò rabbuiarsi tutto ad un tratto e non
prese nulla da mangiare, se non una bottiglietta di limonata. Quando la
Stanley le fece notare il mio sguardo si girò illuminandosi
speranzosa. Ci fissammo.. era veramente contenta di vedermi? Anche io
ero stupidamente soddisfatto. “Sei uno scemo
Edward”. Continuai a guardarla per alcuni secondi, no.. non
mi sarei mai stancato di fissarla e le feci segno con un dito
di raggiungermi, sorridendo malizioso. La vidi indecisa su dal farsi,
dondolava incredula. Le strizzai subito l’occhio e la
osservai divertito guardarsi intorno, spaesata.
“Sì, dico proprio a te, occhi
nocciola..avanti”.
- Ce l’ha
con te?-. Le domandò l’altra sospettosa.
Che
invidia, Edward Cullen, quel fico da paura..
- Forse ha bisogno di
aiuto per i compiti di biologia-. Scossi il capo leggermente..
“bella scusa, piccolo Bambi”. –Uhm, penso
che mi toccherà andare a sentire cosa vuole-.
Venne verso di me,
mentre la Stanley non la smetteva un attimo di lanciarle maledizioni
alle spalle.
Ma
come diavolo ha fatto ad attirare l’attenzione di quel dio?
E’ così sciatta..
Si fermò
davanti al tavolo, imbarazzata e io la guardai apertamente. Le lanciai
ancora un sorriso tranquillo e le feci segno di sedersi.
- Perché
non mi fai compagnia oggi?-.
Mi stupii del mio tono
calmo e rilassato. Mi sporsi leggermente mettendo i gomiti sul
tavolino, mentre Bella si metteva comoda di fronte a me guardandomi
meravigliata. “Non ti aspettavi questo vero?”. Le
nostre ginocchia sotto il tavolo si sfiorarono appena e la sentii
ritrarle improvvisamente vergognosa. Un groppo mi si fermò
in gola.
- Co..così
è..è diverso..-. balbettò
distogliendo lo sguardo e arrossendo leggermente.
Non andava affatto
bene, il contatto con lei mi piaceva sempre di più e lo
desideravo in ogni momento. Non riuscivo a fare a meno di sfiorarla e
la cosa mi avrebbe portato a farle correre inutili rischi. Ma la
tentazione fu troppo forte.
- Bè..-. Le
mie gambe si sporsero in avanti mentre mi accomodavo meglio sulla sedia
e la toccai ansioso di sentirla.. questa volta non si scostò
anche se abbassò dolcemente il viso, arrossendo. Rimasi
stregato dal suo candore – Ho pensato che se devo andare
all’inferno, tanto vale andarci in grande stile-.
Non parlò,
non mi rispose, era sfuggente, e i suoi occhi facevano di tutto per
evitare i miei. Ma una sua gamba si mosse tra le mie cercandomi e io
lasciai che mi sfiorasse le ginocchia.
- Sai bene che non ho
la più pallida idea di cosa tu stia dicendo..-.
Bofonchiò
torturandosi le mani e appoggiandosi al tavolo piuttosto scossa.
- Certo che lo so-.
Sfoderai un altro sorriso, bloccando il suo ginocchio tra le mie cosce
e sporgendomi per cercare il suo sguardo. –Credo che i tuoi
amici siano arrabbiati con me perché ti ho rapita-.
Sussurrai facendole abbassare le palpebre stordita.
Mike Newton stava
dando in escandescenza. I suoi pensieri rabbiosi erano molto fastidiosi.
Cullen,
togli le tue zampacce da lei..
Per non parlare di
Yorkie, se i suoi sguardi avessero potuto uccidere sarei già
morto..
Aggrottai la fronte
sospirando divertito. Al diavolo loro e le ragazzine sciocche che mi
urlavano dietro. Scossi la testa ignorandoli.
- Sopravvivranno..-.
Sentenziò gelida.
- Non è
detto che ti restituisca però..-. La guardai malizioso, e le
mie ginocchia scivolarono ancora intorno alla sua coscia mentre mi
allungavo verso di lei.
Deglutì
portandosi nervosamente una ciocca di capelli dietro
l’orecchio e mordendosi le labbra. Scoppiai a ridere quando
la mia carezza nascosta sotto il tavolo la fece sussultare.
- Sembri
preoccupata..-.
Non riuscivo a
smettere di ridere, anche se la mia ragione mi diceva di smetterla di
giocare in quel modo. “Basta, Edward”.
- No-.
Balbettò sotto shock- Più che altro sorpresa, a
che..a che devo tutto questo?-.
Questa volta mi
fissò tentando di sorreggere il mio sguardo, sentii il suo
cuore cominciare a correre impazzito e tremai affascinato da quelle
pupille nocciola.
- Te l’ho
detto, sono stanco di sforzarmi di starti lontano. Perciò,
ci rinuncio-. Ancora.. le nostre gambe si mossero toccandosi e
indugiando leggermente. Percepii il desiderio tormentarmi e le mie mani
si poggiarono lentamente sul tavolo stringendosi a pugno.
“Voglio stare con te”. La fissai intensamente
beandomi delle emozioni forti che ci sorpresero. Trattenemmo il
respiro. Volevo toccarla.. sfiorarle il viso, come un uomo, un ragazzo
normale. “Bella..”.
- Rinunci?- La voce
soffocata e confusa, sfuggì ancora il mio sguardo portandolo
alle mie spalle.
-Si, rinuncio a
sforzarmi di fare il bravo. D'ora in poi farò solo
ciò che mi va e mi prenderò quel che viene-. Il
mio tono si indurì improvvisamente. Non riuscivo a credere
di averlo detto, un vampiro..un vampiro con un essere umano. Avevo
realmente deciso di rovinarle la vita? Eppure non avrei mai potuto fare
a meno di provare per lei quella passione, di desiderarla segretamente
ogni notte, di avere costantemente un pensiero ossessivo solo per quel
cerbiattino indifeso. I nostri occhi si incatenarono di nuovo, non
l’avrei più lasciata andare. L’avrei
legata a me, solo mia.
-Mi sono persa
un'altra volta-. Bisbigliò affascinata scendendo a fissare
il mio viso. Indugiò per un breve attimo sulle mie labbra
che io aprii in un sorriso solo per lei. Sussultò turbata
portandosi una mano al petto, tremante.
- Quando parlo con te
mi lascio sempre scappare troppe cose. Questo è uno dei
problemi-. Sussurrai avvicinandomi improvvisamente al suo viso in un
atteggiamento molto intimo come per rivelarle un segreto.
- Non preoccuparti,
tanto non ne capisco una-. Mormorò a sua volta sporgendo la
testa verso la mia e allungando le braccia sul tavolo.
Continuavo a fissarle
intensamente la bocca e a chiedermi come sarebbe stato baciarla, doveva
essere molto calda, morbida, dolce. Lei fece la stessa cosa con me.. i
nostri respiri si sfiorarono inconsapevolmente.
- Ci conto-. Dissi
allora allontanandomi di scatto. Il suo profumo era troppo intenso,
buono, invitante. Starle così vicino rischiava di
farmi perdere il controllo.
- La traduzione di
tutto questo è che adesso siamo amici?-. domandò
prendendo un respiro sollevato. I suoi battiti non erano ancora tornati
alla normalità.
- Amici..-. risposi
scettico assottigliando le palpebre. No, non volevo esserle soltanto
amico. Ma..
- Oppure no..-. Si
ritirò subito lei borbottando.
- Be', immagino che
possiamo provarci. Ma ti avviso da subito che non sarò un
buon amico, per te-.
Non sapevo che senso
dare alle mie parole. Volevo metterla in guardia da me oppure..
legarla, farle capire che volevo da lei molto di più?
“Non puoi.. volerla”. Oh sì, si che
potevo. Ero un egoista, un animale egoista e l’avrei avuta.
Sfiorai ancora le sue cosce portando una mia gamba tra le sue che si
allargarono tremanti. “Smettila, così le farai del
male”. Mi allontanai di nuovo irrigidendomi.
-Co..continui a
rr…ripeterlo-. Sussultò e balbettò
guardandomi e ingoiando la saliva nervosamente.
-Sì,
perché tu non mi dai ascolto. Sto ancora aspettando che tu
ci creda. Se sai quello che fai, cercherai di evitarmi-.
Dovevo decidermi. Non
potevo continuare a dirle una cosa, a farne un’altra, a
desiderarne un’altra ancora. Starle lontano e proteggerla o
desiderarla?
-A quanto
pare ti sei fatto un'opinione piuttosto precisa della mia intelligenza-
Sbottò questa volta sicura e piuttosto arrabbiata. Mi
maledii, ero un maestro ad urtare la sua sensibilità.
La guardai con
un’espressione contrita, le sorrisi, cercando così
di scusarmi. “Perdonami dai”.
-Perciò,
dato che per ora non so quello che faccio, possiamo provare a essere
amici?-.
Mi chiese
imperscrutabile prendendomi in contropiede. Questa volta
sfiorò lei le mie ginocchia e io rimasi sorpreso. Le spinse
contro le mie cercando di farmi indietreggiare. Una scossa elettrica mi
attraversò il corpo e rimasi senza fiato.. la gola mi si
seccò improvvisamente.
-Mi sembra una
proposta sensata-. Farfugliai confuso. Abbassai la testa fissando il
tavolo emozionato. Avevo irrigidito le mascelle e mi ero fatto
improvvisamente serio.
Un silenzio
imbarazzato calò tra noi e Bella cominciò a
giocare con la bottiglietta passandosela da una mano
all’altra. Dovevo spezzare quel momento.. odiavo dovermi
abbassare a tanto, ma volevo sapere cosa le stesse passando per la
testa. Non sarei riuscito ad aspettare.
- Cosa pensi..?-. Le
chiesi in un sussurro.
Alzò lo
sguardo e mi fissò ancora negli occhi. L’effetto
fu destabilizzante, sembrava volermi afferrare l’anima. Mi
persi in lei, permettendole di scrutarmi, di comprendermi.
-Sto cercando di
capire cosa sei-. Mormorò fissandomi curiosa, reclinando
leggermente il capo e schiudendo le labbra.
Sussultai nervoso.
“Oddio”. Mi avrebbe allontanato disgustata, ne ero
certo. Ero un vampiro, un mostro che si cibava di sangue. Cercai di
calmarmi e ci riuscii, portai i gomiti sul tavolino e mi appoggiai
sfoderando una tranquillità fasulla.
-E hai fatto qualche
passo avanti?-. Non sapevo se essere felice oppure terrorizzato del suo
interessamento. Le conseguenza avrebbero avuto una portata devastante.
-Non molti-.
Bisbigliò demoralizzata. Chissà cosa aveva
immaginato su di me. Era pericoloso che se lo domandasse,
avrei dovuto cambiare argomento, ma la curiosità prese il
sopravvento.
-Hai una teoria?-.
Ridacchiai delle mie stesse parole. “Vediamo fin dove arriva
la tua fantasia, piccolo Bambi”.
Arrossì
visibilmente e scosse la testa mordendosi le labbra.
- Non me la
vuoi dire?- Le mormorai dolcemente avvolgendola con un mio sorriso.
Appoggiai il viso sulla mano e la guardai con il broncio. Smise di
respirare, cominciando invece ad ansimare. “ A volte sono
crudele”.
-Troppo imbarazzante-.
Biascicò evitando di guardarmi. Non voleva proprio cedere.
Sapevo come far
tornare i suoi occhi su di me. Mi sporsi e mi passai una mano
tra i capelli, triste.
-È una
grossa frustrazione, lo sai-. Abbassai di più la voce
dandole un tono sensuale. Rabbrividì e mi squadrò
sconvolta. Invece di mollare, inevitabilmente attratta, mi
affrontò, lasciandomi piacevolmente sorpreso e incredulo.
-No..Non riesco
proprio a immaginare cosa ci sia di frustrante nel fatto che qualcuno
si rifiuti di dirti cosa pensa e nel frattempo faccia anche piccole
osservazioni criptiche proprio per toglierti il sonno quando ti sforzi
di interpretarle... Cosa ci sarà mai di frustrante in tutto
questo?-
Era infuriata, stava
perdendo la calma. Non sopportava che io nascondessi dei segreti e
invece pretendessi da lei spiegazioni. “Sei dolce anche
quando ti arrabbi”. Feci una smorfia ricordando a me stesso
in che acque pericolose mi stavo mettendo. “Però..
quanto sei carina così”.
- Oppure.. ammettiamo
che questo qualcuno abbia anche fatto una serie di gesti strani, dal
salvarti la vita in circostanze incredibili un giorno al trattarti come
un'emarginata il giorno dopo, senza mai spiegare il suo comportamento,
mai, malgrado avesse promesso di farlo. Anche questo sarebbe
estremamente non frustrante?-.
La interruppi fingendo
divertimento ed indifferenza.
- Sbaglio o sei un po'
in collera?-. alzai le sopracciglia e la canzonai scoppiando a ridere.
Puntò le
mani sul tavolo e si alzò con il corpo verso di me, fuori di
sè.
-Non mi piace il "due
pesi e due misure"-. Mi guardò negli occhi sfidandomi e io
rimasi allibito. Forse non aveva inteso bene il termine
“pericoloso” riguardo allo stare accanto a me. Era
troppo vicina.. percepivo l’odore dei suoi capelli
così forte che mi eccitò immediatamente. E la
voglia di saltarle addosso e affondare in quel morbido collo
tornò prepotente. “dio.. che sapore”.
Ci fissammo in
cagnesco per minuti che mi sembrarono interminabili.
Se
osi importunarla ancora, vengo e ti spacco il muso.. lasciala stare..
“Newton”.
Essere inutile che avrei volentieri fatto fuori in diverse circostanze.
Accennai un sorriso ironico e mi accostai ancora di più a
quel peperino così invitante.
-Che c'è-.
Mormorò a pochi centimetri dal mio viso, la voce instabile.
Guardai alle sue spalle accennando ai suoi amici.
-Il tuo amichetto
è convinto che io sia scortese con te: sta decidendo se
venire o no a interrompere il litigio-. Ero terribilmente eccitato..
l’adrenalina scorreva veloce dentro il mio corpo. Da un lato
era l’odore di Bella, dall’altro la furia di un
cretino che aveva osato insultarmi mentalmente.
“ Io ti
schiaccio moscerino..”. Pensai fuori di me.
- Non so di chi stai
parlando- rispose dura -Ma sono sicura che ti sbagli-. Non
accennò ad allontanarsi, ma sostenne il mio sguardo tentando
di controllarsi.
- Invece no. Te l'ho
detto, di solito sono bravo a leggere le persone-. La furia in me non
si era placata. “Avvicinati Newton e giuro che sarai il mio
prossimo pasto”.
Ma fissare lei.. la
sua innocenza e la sua rabbia, non potevo rimanere indifferente al mio
cuore. Cercai di calmarmi.
- A parte me,
ovviamente-. Bisbigliò lasciandomi di sasso.
I nostri visi si
accorsero tardi di essere troppo vicini e ci fissammo rigidi.
“Oh merda”.
La gola mi chiese
immeditato sollievo.
- Sì, a
parte te.. chissà perché..-. Mi feci pensieroso,
ma non abbassai i miei occhi che la osservarono rapiti.
“Chissà..”. Il veleno mi inondava la
bocca.
Trattenne il fiato e
non riuscì a tenere il mio sguardo, perciò
distolse gli occhi repentinamente e mi lasciò un vuoto
nell’anima dannatamente profondo. Era così vicina
che avrei potuto sfiorarla, provai quasi dolore, ma se
l’avessi fatto probabilmente il mio gelo le avrebbe fatto
ribrezzo. Non volevo rischiare di farla allontanare così da
me. No.. sarei morto.
|
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Capitolo 16 *** Teorie ***
E oggi è giorno di
aggiornamenti.. quindi ecco pronto un altro capitolo di Midnight Sun.
Grazie a tutti quelli che seguono questa fic, ormai sono monotona.. lo
so perdono. Rispondo a chi ha recensito e ringrazio. Un bacio a tutti e
buona lettura! Malia
Goten:
eilà, sei a lavoro, immagino tornerai stanchissima. Ma spero
soddisfatta..insomma te l’avevo promesso che avrei aggiornato
midnight sun e crepuscolo e l’ho fatto. Perciò..
che dire se non bentornata a casa ahahahah :-P e buona lettura!!!
saraligorio1993:
carino Edward che fa il bastardo per farla cedere eh? Però
è sempre dolcissimo. Almeno lo trovo sempre unico. Ahhh.. mi
diverto sempre di più, mano mano che questa storia cresce.
Mi fa sempre emozionare. Non a caso adoro questa storia.. sigh sigh..
vabbè, tesoro starai studiando ora immagino,buono studio!
FinKillScler: Ciao
Laura, anche a te vedo che piace questo Edward.. io lo adoro.
E’ strano.. però lo trovo molto affascinante,
romantico e un po’ meno rimbambito. Ahahah.. tranquilla che
puoi sparare a vanvera tutto quello che vuoi in questa sede, mi fa
piacere ridere qualche volta. Fa bene alla salute. Spero tanto che
anche questo capitolo possa piacerti. Un baciotto. Malia
giuliapia: Ciao
ciao Giuly, vorresti leggere nella mente della gente? Mhh.. anche io ma
a comando. Semplicemente perché se fossi come Edward
sentirei troppi rumori, deve essere frustrante non poter fare silenzio
intorno a sé mai. Che pal…pebre! Insomma capisco
perché Edward sia stato colpito da Bella.. sono felice che
questa fic ti piaccia. Ovviamente non bisogna fare riferimento alla
Meyer, ovviamente.. eheheh :-P Ti lascio al capitolo. Bacino.
Debby_DG: Diciamo che
vado a periodi, amo tutte le mie fic, devo dire che ultimamente le
più difficili per me sono Darkness e Crepuscolo. Mentre
Midnight sun e Mid eclipse..mhhh.. diciamo che sono più
ispirata. Eheheh.. comunque grazie dei tuoi complimenti. Spero tanto
che continuerai a seguirmi. Un bacione. Malia
francy79: Ehhhh..
che bei complimenti quanti (Malia guarda per terra tutta rossa e muove
il piedino avanti e indietro). E’ vero che questa fic non
è facile per nulla, però sai a volte mi vengono
naturali i pensieri di Edward, sono scorrevoli. Sarà che
anche io come lettrice parecchie volte mi sono chiesta cosa pensasse..
certo forse per la Meyer sarebbe stato un po’ più
pudico, casto, meno uomo con gli ormoni sparati a 2000,ma..
vabbè.. Eddino senza maschilità non ce lo vedo mi
spiace.Faccio comunque del mio meglio. GRAZIE tantissime della tua
comprensione. :-) Malia
darkeonys: Noooo,
la Meyer mi sta inseguendo salvami!! Eheheh:-P mi proteggi veramente?
Speriamo. Nonmi abbandonare sa? Che senza di te poi mi sento sola. Ci
sentiamo su msn dolcezza mia. Un bacio. Mali
ranzie74: Tu erba
cattiva? Naaaaaaa… direi proprio che non ci siamo. A me fa
piacere che mi segui, e sei apprezzatissima commentatrice (Malia fa la
lecchina.. ai ai Malia.. non si fa). :-P Dici che la Meyer
non si sarebbe sconvolta? Meglio.. chissà forse mi avrebbe
detto.. “cavoli che fantasia”. Ahahah.. e io le
avrei risposto “non ti innamorare del mio Edward
sa?” aahahah no scherzo.. però mi piacerebbe
conoscerla chissà che tipo è.. vabbè
va mi sono dilungata. Grazie di esserci, e sono felice che anche questa
fic ti interessi. Malia
artemis5: Edward
si fa mooolltttoo intraprendente, deve solo fare un attimo pace col
cervello e con la sua indecisione.. però infondo.. si sta
decidendo dai. E capisce di volere Bella!! Sono stracontentissima che
Ed ti piaccia come sta uscendo fuori e che lo trovi interessante
seguire il flusso dei suoi pensieri. Anche a me piace tanto, eheheh :-P
Ti lascio al chappy. Bacino. Malia
Stella Del Sud:Ei
bellissima!!! Troppo bella sei, prof! Eheheh.. :-P Scherzo per il prof.
Sono contenta che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Un bacione, ti
lascio a Eddy. Malia
_Niki_: ciao Niki..
ascolta, ho dovuto cambiare tutti i rating. Se li puoi leggere in
qualche modo bene, tranquilla per i commenti. Se invece non puoi fammi
sapere che i capitoli te li mando io per e-mai eventualmente!
Non ti preoccupare. Sai non dipende da me, legge del sito. Solo mid sun
rimarrà arancione! Comunque goditi questo capitolo. Un
bacio!! Malia
crows79: Bene,
sono felice ti sia piaciuto lo scorso capitolo. Cerco sempre di
riempirlo di emozioni tangibili.. perché è
così che ho sempre immaginato l’amore tra Edward e
Bella. Poi non so, ovviamente non sono la Meyer. Ti lascio al capitolo!
Un grazie grande, Malia.
kiarab: Occhi
cioccolato viene male!!! Renderà meglio il colore hai
ragione, ma come nomignolo non è tanto bello! BO, almeno non
mi piace tantissimo! Occhi nocciola, sapeva più di.. non
so.. bo manco io lo so, lo vado a chiedere a Eddy!!! Eheheheh..
comunque hai letto le correzioni? Fammi sapere.. un bacione. Malia.
novilunio: Beh che
dire ho pensato di scrivere un libro mio. E in realtà ho in
mente un’originale che scriverò presto. Ma sono
ancora confusa su tante cose. Per ora mi diverto, poi se qualcuno mi
seguirà l’originale la scrivo più che
volentieri. Grazie grazie per i complimenti, ormai non so
più che dire.. non so non vorrei sembrare scontata. Comunque
grazie. Spero che anche questo capitolo ti piaccia. Un bacione. Malia.
mistica88: direi
che è molto espressivo il tuo commento..
scioccata!? No dai.. ehehe..guarda che sarà sempre peggio!!!
Un bacino ino ino. Malia
sarapastu:
sììììììììì..
facciamo sparire Newton!!!Poraccio.. ahaha quello non c’entra
niente, Bella manco se lo degna di uno sguardo. Però mi sta
antipatico uguale.. fuori Mike!ahahah Comunque che dire
d’altro, sono bellini che si fanno il piedino vero??
Sìsì sono d’accordo.. eheheh :-P un
bacio. Malia
federob: Grazie
Fe.. sei molto gentile!!! ;-P Malia è molto contenta del tuo
breve,ma intenso commento. GRAZIE!!!! Malia
ale03: Ciao braccetta
mia! Fammi vedere come saltelli quando aggiorno? Malia non vede nulla e
si fa triste triste..noooo!!!eheheh.. dai che sono scema pure io. Tanto
misà che andiamo a braccetto anche su questo. Ahahah!!! No
che dire, me molto felice che questo Ed e questa Bella ti piacciano.
Vediamo come va per il nuovo capitolo!!! Un bacione. Malia!!!
Helen Cullen: In
effetti non ci avevo pensato..se muoio chi le continua le fic? Oh
mamma.. Per ora nessuno ha brutte intenzioni verso di me. Giusto
qualche lettrice che a volte vuole linciarmi.. a volte.. sai? Ahahahah
:-P Comunque apprezzo sempre tantissimo i tuoi commenti. Ma come fai?
Fantastici.. sei un’attenta osservatrice e lettrice.
E’ un piacere leggerli. Già.. GRAZIE, sono sempre
intensissimi e tu sempre costante nella lettura e nei complimenti. Un
bacio. Malia
Ichigo_91: subirti
è un piacere per me, e spero lo è altrettanto per
te leggermi! È solo un piacere averti anche qui in mid sun.
Benvenuta! Ehehehh Sono felice che Edward per come l’ho
descritto ti piaccia ce la metto sempre tutta!!! :-DDDD E
continuerò ad impegnarmi anche qui.. promesso!!! Ora ti
lascio al chappy. Un bacio e grazieee!! Come sempre ormai! Malia
Puffetta pink:
Sì, ho visto che eri in difficoltà per il rating
rosso di Mid Eclipse e ti ho contattata,o almeno ho provato :-)
Comunque ho dovuto perché così vuole la
webmistress c’è poco da fare.. insomma sono felice
che mid sun ti piaccia. Anche a me piace veramente tanto, sono
tantissimo affezionata a questo Edward. Spero continuerai a seguirmi su
questa fic. Ti mando un bacione grande. GRAZIE che mi segui. Malia
garakame:Grazie dei
complimenti e benvenuta Macri! Sono contentissima che questa fic ti
piaccia ecco il nuovo capitolo!!! Un bacioneeee…Malia.
Teorie.
Senza
guardarmi e con dita tremanti aprì la bottiglietta di
limonata facendo inavvertitamente rotolare il tappo sul tavolo. Si
morse le labbra imbarazzata dalla sua goffaggine e il suo sguardo
rimase basso, solo un timido rossore si diffuse sulle sue guance, ma
bastò per farmi rabbrividire turbato. Il mio comportamento
doveva averla stravolta, perciò mi calmai e mi sistemai di
nuovo tranquillo sulla sedia osservandola bere piuttosto scossa.
- Non hai fame?-. Le
chiesi distrattamente. Sapevo perfettamente di essere io la causa di
quella mancanza di appetito, ma cercai comunque di tornare ad avere un
approccio “normale”.
-No- rispose con un
tono basso e leggermente roco. Tremai ancora..era chiaro il desiderio
per me nella sua voce, troppo evidente. Repressi un ringhio eccitato e
sentii dei brividi caldi corrermi lungo la schiena –E tu?-.
Mi domandò spostando gli occhi lontano da me.
“Per fortuna
no, piccolo Bambi”. Altrimenti le sarei
già saltato addosso. Faticavo ad ignorare il veleno e il
bruciore alla gola, ma non potevo far finta che
quell’attrazione inverosimile per lei non esistesse. Era pura
follia.. risi della sua innocenza, Bella sarebbe stata il mio piatto
preferito.
- No, non ho fame-. La
mia voce divertita e terribilmente sensuale le arrivò alle
orecchie gettandola nella confusione più totale. Non potei
fare a meno di notare quanto fosse carina così emozionata.
- Mi faresti un
favore?-. Mormorò accarezzando la bocca della bottiglia dopo
aver preso un altro sorso veloce. Le sue labbra leggermente bagnate mi
fecero stringere lo stomaco in una morsa di desiderio. Era esitante e
insicura e fu naturale per me insospettirmi, sperai che non mi
chiedesse spiegazioni, perché in quello stato di idiota
acceso non le avrei negato nulla.
- Dipende da cosa
vuoi-. “Salvo..”. Risposta ambigua. Ma per quanto
cercassi di controllarmi, quell’atteggiamento indifeso e
insicuro era per me troppo invitante.
La vidi arrossire fino
alla radice dei capelli e sorrisi malizioso. Certo che forse avevo
risposto in modo un po’ troppo fraintendibile.
-Non è
granché-. Si giustificò immediatamente, oppure
stava cercando di rassicurarmi? La fissai incuriosito, volevo proprio
sapere cosa le passava per la mente in quel preciso istante.
-Mi chiedevo... se ti
andrebbe di farmelo sapere, la prossima volta che decidi di ignorarmi
per il mio bene. Così mi posso preparare-.
Continuava a guardare
in basso, senza staccare gli occhi da quella limonata e parlava in modo
talmente flebile che un essere umano avrebbe fatto fatica a sentirla.
- Mi sembra corretto-.
Poggiai le braccia sul tavolo allungandole fino a sfiorare il tappo e
soffocai una risata sul nascere. La mia bocca si storse in una smorfia
sghemba e la vidi lanciarmi un’occhiata
affascinata.
- Grazie..-. rispose
trattenendo il respiro. Era dolce, tenera. Sapere che la turbava che io
facessi il distante mi piaceva, perché anche io lontano da
lei mi sentivo a disagio.
-In cambio, posso
avere una risposta?-. bisbigliai seducente.
Volevo sapere a tutti
i costi cosa pensasse di me.. le strusciai di nuovo il ginocchio sulla
coscia facendola sussultare e addolcii la mia voce per incantarla in
modo che confessasse.
- Una
sola..-. Rispose gelida deglutendo.. evitò
accuratamente il mio sguardo. Appoggiai allora la testa sulle braccia
guardandola teneramente e mi imbronciai.
- Spiegami una
teoria..-. Continuai giocando ancora tra le sue gambe. A volte essere
un vampiro poteva avere i suoi lati positivi, fare il tentatore con lei
mi riusciva bene.
- Quella no-.
Sottolineò paonazza. I miei istinti si acuirono a quella
risposta, mi esaltai come un bimbo di fronte ad un giocattolo nuovo..
dovevo fargli dire ciò che realmente immaginava.
-Non hai specificato,
mi hai solo promesso una risposta-. Cercai di incastrarla, una promessa
era una promessa. E io volevo sapere a tutti i costi. Proseguii con la
mia tortura e intrecciai casualmente il mio polpaccio al suo. Si
irrigidì immediatamente prendendo un altro sorso nervoso di
limonata.
-Tu sei ancora in
debito di una promessa- Fece poi incredibilmente decisa.
Non voleva desistere
ed io ero sempre più curioso. Dovevo assolutamente fare in
modo che mi guardasse, che rivolgesse i suoi occhi nocciola su di me.
-Solo una teoria:
giuro che non mi metto a ridere-. Ribattei muovendo le mani poco sotto
la direzione del suo sguardo e dirigendolo verso il mio viso.
- Oh sì, lo
farai..-. Annuì convinta incontrando le mie pupille dorate e
che si abbassarono per fissarla in modo inequivocabile. La trafissero
attraendola inesorabilmente verso di me, ci avvicinammo ancora e io
mossi leggermente le labbra lasciandola visibilmente abbagliata.
- Per favore..-.
continuai con il tono basso, accostandomi maggiormente alla sua bocca.
Ricercai quell’intimità per scioccarla e per
sedurla. “ Edward.. sei un animale..”. Vidi le sue
iridi allargarsi e le sue labbra tremare visibilmente. Eccome se le
piacevo. Dentro di me esultai terribilmente contento.
-Ehm, cosa?-. Si perse
dentro di me e i suoi occhi erano totalmente stregati ed intossicati
dal mio essere. Mi mossi ancora facendole trattenere il respiro.
-Per favore,
raccontami solo una teoria, una piccola-. La supplicai con voce roca.
La vidi rabbrividire ma rimase incatenata a me e io esultai. Era in
trappola, avrebbe confessato tutto. Il suo cuore batteva
all’impazzata e le sue mani tremavano. Aveva la pelle
d’oca, tutto il suo corpo era teso e pronto per me. Il suo
profumo mi giunse forte alle narici e io faticai a tenere il controllo,
avevo il veleno che mi impastava la lingua.
-Ehm, dunque, sei
stato punto da un ragno radioattivo?-. Sospirò ipnotizzata.
Soffocai una risata sul nascere. Adesso anche spiderman.. no,
decisamente molto lontana dalla verità. Non sapevo se
esserne felice.
-Poco originale-.
Dissi aggrottando le sopracciglia e chinandomi verso la sua guancia. I
nostri gomiti ora si sfioravano vicini, solo quella maledetta
bottiglietta mezza vuota a dividerci.
-Scusa, ma di
più non riesco a fare-. Rispose stizzita distogliendo di
nuovo gli occhi. Era fortemente irritata dalla mia reazione divertita.
Se solo il mio piccolo Bambi avesse saputo..
- Non ci siamo
proprio-. Ripresi ridacchiando e allontanandomi. Il suo odore
cominciava a diventare insopportabile.
- Niente ragni?-.
Scoppiai a ridere questa volta. Non ce la feci a trattenermi.
- Nah..-. continuai a
ridere portandomi le mani sul viso. La guardai arricciare il naso
delusa.“ Oh amore.. sei buffissima”.
- Niente
radioattività?-. Mi chiese ancora curiosa. Questa
volta rischiavo di offenderla, sorridevo troppo sfacciatamente.. che
fantasia..
- Niente-. Scossi la
testa maledicendomi, ma non riuscivo proprio a smettere di ridere.
- Acci..-. Mise il
muso incrociando le braccia al petto. La interruppi prima che potesse
inventarsi qualcos’altro.
- E la kriptonite non
mi fa niente-. Aggiunsi sogghignando e scrollando le spalle.
- Alt, avevi detto che
non avresti riso-. Era arrabbiata, particolarmente irritata dal mio
atteggiamento divertito.
Mi sforzai di
soffocare la mia strafottenza e tornare serio. Ma era difficile con
quel suo musino imbronciato che mi rimproverava per il modo in cui
l’avevo irretita.
- Prima o poi
capirò..-. Sbottò poi con tono di sfida.
Inorridii immediatamente e ritornai ad avere un viso impassibile ed
indecifrabile. Se l’avesse scoperto sarebbe scappata da me e
io non volevo questo.. eppure da un lato desideravo che sapesse tutto,
che mi volesse per quello che ero. Un vampiro..
-Meglio che non ci
provi-. Bisbigliai tagliente. Non avrei potuto sopportare la vista dei
suoi occhi disgustati. Io che l’amavo così tanto..
dovevo avvertirla in qualche modo di non fare inutili ricerche, di non
pensarci e lasciar perdere.
- Perché?-.
Si sporse cercandomi, ma rifiutai quella vicinanza. Non ero il buono
della situazione, non ero il ragazzo di cui lei poteva fidarsi, ero il
male, ero una bestia che si nutriva di sangue, un assassino.
- E se non fossi il
supereroe? Se fossi il cattivo-. Tentai di scherzare, ma non ci
riuscii. “Idiota, vuoi dirglielo?”. Studiai le sue
reazioni alle mie parole, con ansia e terrore. Ero quasi convinto che
sarebbe scappata. Me lo sarei ampiamente meritato, ma rimase in
silenzio e si fece pensierosa.
- Oh.. capisco-.
Possibile che non le entrasse in testa? Cercò i miei occhi e
rimasi interdetto. Mi aveva creduto. Sapeva che non stavo mentendo, ma
rimaneva calma, tranquilla. Era impressionante.
- Davvero?-. Tentai di
leggere la sua espressione. Che avesse capito? No, non era possibile,
non avrebbe certo mantenuto quella calma. E infatti il suo cuore
cominciò a battere impazzito, ma invece di allontanarsi si
allungò sul tavolo accostandosi al mio orecchio. La sua
fragranza mi stordì e io mi irrigidii stringendo i pugni.
- Sei pericoloso?-.
qualcosa esplose dentro di me, aveva compreso qualcosa, ma non si era
allontanata, era vicina.. troppo vicina.. il cuore sembrò
scoppiarmi nel petto. Mi voltai leggermente, la gola in fiamme, il
corpo in tensione e le sfiorai i capelli con le labbra. I nostri
sguardi si incontrarono e entrambi trattenemmo il respiro.
“Merda”. Troppo, troppo vicina a me.
- Ma non cattivo..-.
Continuò mormorando. Sussultai e tremai..il suo respiro
caldo sulle mie labbra mi diede una scossa elettrica lungo tutta la
spina dorsale. “Oddio”. Lei non mi credeva cattivo,
lei..- Non posso credere che tu sia cattivo..-. Bisbigliò
arrossendo e studiando il mio volto fiduciosa e dolce.
-Ti sbagli-. Mormorai
distogliendo gli occhi e guardando in basso. Per non pensare al suo
odore afferrai il tappo con le dita e ci giocai facendolo girare
velocemente nelle mie mani. Ero stupidamente contento che Bella non mi
temesse, che stupido.. rialzai lo sguardo e la vidi fissarmi adorante.
“Oh cazzo”. Mi stregò.. non riuscii a
staccarmi da quelle profondità nocciola e sicure. Per la
prima volta non sentii più niente nella mia mente..
silenzio, assoluto silenzio..solo lei, solo Bella a instupidirmi con il
suo profumo di fresia e lavanda che mi lasciava completamente disarmato
e eccitato.
Improvvisamente
sembrò riscuotersi e si alzò in piedi di
scatto,barcollando e tenendosi in equilibrio malamente.
- Arriveremo in
ritardo..-. Si era portata una mano alla testa e si stava guardando
intorno scioccata. Non ero da meno, eravamo soli. Quanto tempo era
passato? Immerso in lei non mi ero accorto di nulla. Reagii
immediatamente.
- Oggi non vengo a
lezione-. Sbottai ostentando sicurezza. Per un attimo fui tentato, ma
quel giorno non potevo proprio andare con lei a biologia. Lezione sui
gruppi sanguigni.. se Bella si fosse punta un dito e io avessi sentito
l’odore del suo sangue avrei massacrato una classe intera e
non solo. No, avrei accuratamente evitato di far correre pericoli a lei
e agli altri, potevo resistere ma era meglio non forzare le cose.
- Perché
no?- Mi domandò indugiando ancora. Neanche io volevo che lei
se ne andasse. “Rimani con me, piccola”. Mi resi
però conto del mio assurdo egoismo e feci spallucce fingendo
disinteresse.
-Saltare qualche
lezione fa bene alla salute-. Proruppi indifferente.
Mi guardò
indecisa, mordendosi le labbra, ma sospirando prese la sua decisione.
Non avrebbe saltato quell’ora. Un po’ ci rimasi
male, ma ero consapevole che fosse la cosa più giusta per
lei, meno pericolosa.
- Beh, io ci vado-. Il
tono era triste, sconsolato. Mi imposi di non fermarla.. non
l’avrei fermata. Non l’avrei messa in pericolo solo
per il mio desiderio di sentirla vicina.
Fissai il tavolo senza
guardarla e mi imposi freddezza e noncuranza.
- Allora ci vediamo
più tardi-. Risposi immobile.
La campana non era
ancora suonata e Bella non accennava a muoversi. Si avvicinò
a me e mi sfiorò il collo con le dita calde. Mi sentii
dolorante.. “No”.. possibile che non avesse proprio
paura? Improvvisamente il trillo ci richiamò
all’ordine e la osservai affrettarsi per tornare in classe.
Sospirai. Sapevo che
mi stava ancora guardando. “Non posso venire con te, piccolo
Bambi”.
Quando uscì
dalla mensa afferrai il tappo e la bottiglietta che aveva lasciato di
fronte a me. Come uno scemo li portai con me quando mi alzai. Anche i
miei fratelli se n’erano andati.. non osai immaginare a cosa
avrebbero pensato del mio comportamento, ma soprattutto della nostra
conversazione.
Sorrisi divertito e mi
portai la bottiglia aperta alla bocca. Il sapore delle sue labbra era
dolce e buono, proprio come avevo sempre fantasticato. Ne sentivo la
traccia leggera e un tenue brivido si fermò
all’altezza del bassoventre.. assurdo. Leccai il bordo della
plastica come un animale, cercando in quel sapore acre di zucchero e
limone quello della donna di cui mi ero follemente innamorato e mi
eccitai quando sentii il suo sapore zuccheroso invadermi i canini ormai
sommersi dal veleno. Non osavo pensare a cosa sarebbe successo se la
sua bocca si fosse posata sulla mia. Non avrei resistito, le sarei
saltato addosso e le avrei affondato i denti nella carne. Quel sangue
era per me come droga..lo stomaco si chiuse sofferente al pensiero di
quel liquido dissetante nelle mie vene. “Calmati
Edward..buono”. Chiusi la bottiglietta con il tappo
e decisi di portarla in macchina. L’avrei tenuta nella mia
stanza. “Sei un imbecille, un caso da curare”. A
cosa sarebbe servito, era un atteggiamento senza senso, ma
l’aveva toccata lei e per me non era concepibile separarmene.
Mi avviai vero la Volvo uscendo dal retro e apprezzai
l’assenza di voci circostante. La mensa era troppo affollata
per i miei gusti. Arrivai all’auto e aprii lo sportello.. mi
buttai sul sedile accendendo lo stereo e girando velocemente tra le mie
mani la bottiglia. Ripensai a quanta sfrontatezza avesse avuto
“occhi nocciola” nei miei confronti e sorrisi.
Forse sbagliavo, ma un po’ la consideravo già
mia.. appoggiai la testa allo schienale e chiusi gli occhi.
- Posso sedermi per un
minuto?-. Mi voltai di scatto al suono di quella voce.
“Bella”. Aggrottai la fronte e mi affacciai
agitato.
Era stesa sul
sentiero, pallida come un morto, con quel cretino di Newton alle
calcagna. Scesi velocemente. “Cosa diavolo sta
succedendo?”. Mi avviai verso di loro e sperai che non le
stesse facendo niente di male, altrimenti l’avrei ammazzato.
“Sta lontano da lei, umano”.
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Capitolo 17 *** Gruppo sanguigno ***
E
finalmente ecco un capitolo di Midnight Sun, sono sparita per una
settimana, perdono, ma aggiornerò tutte le mie fic in questi
due giorni. Non so se riuscirò a postare più
spesso, ma una volta a settimana è sicuro. Grazie a tutti
che seguite questa fic!!! Malia
Mekare: accontentata?
L’hai visto l’Edward pazzo e possessivo..? Eheheh
:-P Edward Edward che ci combini.. non esiste, sia mai.. non
scriverò mai di Edward in calzamaglia azzurra con il cavallo
bianco BLEAHHHH(però ora ho in mente Pattinson con la
calzamaglia.. ti prego.. voglio vederlo. Sai che ridere!!!).
Emh…dicevo.. tante ne combinerò che la Meyer non
dice. Oddio.. spero che non verrò uccisa dai fan di Edward
il perfetto. Aiiiaaa.. comunque ti lascio al nuovo capitolo. Un
bacione. Malia.. P.S. Che commento carino che mi hai lasciato ahahah!
Florence: ti ho
distolta dal lavoro!! Oh cavoli.. mamma mia.. meno male che non ti
hanno scoperto. Davvero ti piace questa storia. Sono molto contenta.
Scusami se ho ritardato così tanto nell’aggiornare
ho avuto da fare, spero di poterlo fare più spesso. Intanto
grazie per i complimenti, spero continuerai a seguire la fic. Un grande
bacio e ringraziamento. Malia.
darkeonys: io pure
se fossi stata in Bella gli sarei saltata subito addosso
c’è poco da fare, troppo bello. Ehehe.. stai
pensando al prossimo capitolo di darkness? Spero di sì
bisogna cominciare a scriverlo. Ho i brividi mamma mia.. ancora in alto
mare con le idee. Che periodo da schifo senza ispirazione. Mamma mia..
un bacio cucciola mia. Un bacioneeee..
giuliapia: A parte
gli scherzi appena finisco due fic comincerò a scriverlo e
lo pubblico su efp. Una bella storia d’amore.. aia..
erotica… aia.. la pubblicano? Ahahaha forse no, ma non
importante. L’importante è che qualcuno si diverta
a leggere. Torniamo a questa fic, sono contenta che la mente di Edward
ti piaccia, mi ci impegno parecchio ad entrare nella sua testa ( da
uomo però.. oltre che da vampiro). Anche tu hai un periodo
frenetico Giulia? Mamma come ti capisco, uff.. vabbè ti
lascio al nuovo capitolo. Un bacio e GRAZIe di tutto come sempre.Malia.
kiarab:Chiaretta…
ma ti immagini.. a scuola succede il putiferio perché
qualcuno si è rubato un banco ed una sedia.. chi
è stato? Edward Cullen.. che si è attaccato alle
cose che tocca Bella. Oddio.. ahahahah.. no vabbè su. Certo
che è possessivissimo, ma a quello ci arriva. Ahahahh!!!
Però dai era carina l’idea. Eheheh.. ti lascio
all’aggiornamento e ci sentiamo su msn. Un bacinoooo. Malia.
Stella Del Sud:Sono
STRACONTENTISSIMA che il capitolo ti piaccia.. ohhh.. proprio quello
che volevo fare, lo sai, miro proprio alle emozioni. Anche se devo dire
in questo capitolo non è stato per niente facile, ho cercato
di fare del mio meglio. Vediamo che ho combinato. Ehehe.. un bacio a te
speciale, che ci sei sempre per me. Ciaoo.
calista80: Scusami,
non sono riuscita a postare presto. Ho avuto parecchie
difficoltà. Chiedo scusa. Mi rifarò spero.
Perdonami. Ce la metto tutta ma non è sempre facile, questa
settimana sono stata molto indaffarata. Grazie per tutti i complimenti,
che credimi fanno piacere anche se ripetuti mille volte. E’
sempre bello sapere che una storia piace. Ti lascio a leggere. Un
bacione, Malia.
cullen isabella:
Grazie sono molto contenta che il capitolo ti sia piaciuto. Come tutta
la storia e ti ringrazio anche per i complimenti. Perdonami se non ho
potuto aggiornare prima. Ma ho avuto veramente tanto da fare.
Solitamente aggiorno presto. Un bacio grandissimo. Malia.
Helen Cullen: Ciao
Elena! Grazie per i complimenti. Sei un tesoro.. e io ho sempre
più voglia di scrivere una storia su Carlisle, non lo faccio
ancora perché sto avendo problemi ad aggiornare tutte e 5 le
mie storie con frequenza figuriamoci 6 o 7. E purtroppo mi blocco, so
di essere capace di aumentare in un momento di pazzia. Uffi..
mi sono innamorata di Peter Facinelli ahahah. Stupendo. Torniamo a Mid
Sun e a Edward. Sono contentissima che ti sia piaciuta l’idea
della bottiglia, ci tenevo tantissimo a quella parte,per far vedere la
gelosia, la possessività, insomma il vampiro che
è in Edward. Ma anche la dolcezza, il bisogno
dell’amore di stare vicino sia fisicamente che mentalmente
alla persona che ama. Ormai Edward è entrato in fase
“fissa” eterna. Speriamo che anche questo capitolo
ti piaccia. Non è stato facile. Un bacione e grazie per i
tuoi meravigliosi commenti. Malia.
mistica88:
Perché vuoi vedere che prova portandola in braccio? Non
succede niente di particolare.. ahahah a parte che la vuole mangiare..
no scherzo dai. Non so come l’ho rappresentata, non
so..strana. Comunque mi dirai tu magari se ti è piaciuta o
meno. Spero di sì.. Incrocio le dita. Ora ti lascio al
chappy. Un bacione. Malia.
garakame: Grazie
del complimento Macri! (Malia arrossisce). Sì,
effettivamente Edward è molto più vampiro, per
fortuna. a me piace pensare a lui come a un vampiro umano, uomo..non
così perfetto come sembra. Scusami nel ritardo
dell’aggiornamento per favore, ho avuto veramente molto da
fare, troverò il modo di farmi perdonare in qualche modo.
Malia.
Goten:
Sì, abbiamo notato che questo Edward è molto
più intrigante, audace, vampiro e un po’ oscuro.
Meglio così, almeno spero. Non è male vero?
Dimmelo tuuuu.. voce mia diletta. Eheheheh! Ormai sono entrata in fissa
con la tua voce. La smetto va e ti lascio al nuovo capitolo. Un bacione
e grazie come sempre, sempre, sempre, che ci sei e mi sopporti. Malia.
sarapastu: Io penso
che in questa fic uscirà fuori un Edward come non lo abbiamo
mai immaginato, strano strano strano, meglio dai. Almeno rimaniamo un
po’ a bocca aperta, niente più principe in
calzamaglia sul cavallo bianco. Dai dai.. ehehh.. io mi diverto tanto.
(Malia pazza) eheheh..vabbè sto zitta ho parlato troppo. Ti
lascio leggere. Un bacio, Malia.
ale03: ahahah..
ti ringrazio per tutti i tuoi complimenti mi fai arrossire. Scusa il
ritardo dell’aggiornamento, ma sono stata sommersa di cose da
fare, veramente.. mamma mia. Insomma come non lo sai che succede? Lo
sai, lo sai.. ora arriva il momento in cui la prende in braccio per
andare in infermeria. Ricordi? Dai.. vediamo come me la sono cavata eh?
Speriamo ti piaccia. Un bacino… Malia.
myki: Ti capisco..
quando si torna esausti è sempre difficile. Si legge e poi
ci si rilassa e si fantastica. Io anche sono così non ti
preoccupare, sono con te e ti capisco profondamente. Sono contenta che
questa fic ti piaccia e ti ringrazio per i complimenti. Sei un tesoro,
spero che continuerai a seguirla^^. L’importante è
che non ti deluda mai. Lo spero tanto. Un bacio e GRAZIE.Malia.
Ichigo_91: Ma io ti
sopporto ovunque ci mancherebbe e ti ringrazio infinitamente che ti
metti a leggere le cose assurde che scrivo. Ma guarda.. ti dovrei fare
un monumento che commenti e leggi sempre. Mannaggia!!! Tutto di
zucchero va bene? Eheheh.. Torniamo a noi. Hai ragione Mike e Edward
non si sopportano proprio, meglio per Mike che stia attento. Va bene
dai ti lascio al chappy. Un bacino. Malia.
_Niki_: Eih
Niki!!! Grazie dei complimenti come sempre.. un commento pieno di
complimenti direi eheheh..hai trovato un modo per leggere almeno le
altre spero di sì. Mi dispiacerebbe del contrario. Comunque
ora ti lascio al nuovo capitolo di Mid Sun, mi scuso del ritardo
dell’aggiornamento. Ma veramente ho avuto tanto da fare,
scusami. Buona lettura e grazie del commento, grazie grazie.. Malia.
saraligorio1993:
Spero veramente che questo capitolo sia divertente, ma non lo so. Spero
ugualmente che ti piaccia. Ti è piaciuta la scena della
bottiglia? Tanto anche a me!! Tanto tanto!! Edward possessivo e geloso
delle cose che tocca Bella.WOW!! Eheheh.. mi esalto pure per quello che
scrivo, Malia matta. Diciamocelo. Vabbè dai la smetto e ti
lascio a leggere. BACINO saretta.
FinKillScler:
Evvai!!! Sì, sono d’accordo.. apriamo un fan club
Edward dolce, ma non tonto. Io non sono mai stata d’accordo
con quella figura da principe azzurro.. nono. Comunque finalmente sa di
essere un vampiro e lo sfrutta..per conquiste. Anche io lo vorrei un
Edward.. eh sì.. servirebbe anche a me per abbindolare
qualcuno. Ahahah!! Naggia.. eheheh.. dai ti lascio a leggere. Un GRAZIE
GIGANTE per tutti i tuoi commenti, ormai non so più come
dirlo. Malia.
crows79: Ciao
Chiara, grazie grazie per quello che hai detto. E’ stato un
bellissimo complimento.. davvero! Breve ma intenso. Grazie, e grazie
per il tuo commento. Ti lascio al capitolo. Buona lettura.
ranzie74: Ciao Ran,
spero che non sia morta la tua curiosità. Scusa il ritardo
dell’aggiornamento. Ho veramente avuto tanto da fare, una
trottola. Comunque speriamo di ideare qualcosa di carino. Io ci provo
sempre. Un bacione e grazie di essere tornata. GRAZIE GRAZIE. Malia.
Gruppo sanguigno.
Mi diressi velocemente verso di loro. Il viso pallido, cinereo di Bella
mi mise in completa agitazione, non riuscivo a capire cosa le fosse
successo ed ero troppo preoccupato per dare ascolto a qualsiasi tipo
pensiero. “Piccola..che hai”. Avrei voluto colpire
Newton in testa per vederlo stramazzare al suolo.. se quel cretino
aveva osato metterle le mani addosso, l’avrei disintegrato.
Lo odiai profondamente.
- Caspita sei
diventata verde, Bella..-. si accovacciò preoccupato lui.
“E ora vedi
come diventi verde tu se non ti allontani da lei”. Mi
controllai a stento e appena in prossimità la chiamai,
facendo sobbalzare lo stupido al suo fianco. “Non ti ci
voleva che arrivassi eh? Bamboccio..”.
- Bella?-. la chiamai
con il fiato corto lasciando trapelare fin troppo la mia ansia
– cos’è successo, si è fatta
male?-. Ormai ero di fronte a lei. Avrei voluto stringerla a me,
cullarla, accarezzarle i capelli per farla stare meglio. Mi riscossi
quando la voce del marmocchio mi arrivò alle orecchie.
- Temo sia svenuta.
Non so cos'è successo, non si è nemmeno punta il
dito-.
Abbassai lo sguardo e
capii. Qualcosa doveva averle dato fastidio durante la lezione di
biologia, probabilmente il fatto che tutti si fossero punti il dito per
far uscire il sangue. Ma rimasi comunque perplesso.. anche se molto
sollevato, avevo temuto il peggio.
- Bella..- mi chinai
leggermente – mi senti?-.
I suoi occhi erano
chiusi e respirava in modo irregolare. Al suono della mia voce storse
la bocca e reclinò il capo all’indietro.
- No..-.
sputò a fatica – Vattene..-.
Scoppiai a ridere. Che
bimba testarda. Mi portai le mani sulle ginocchia osservandola meglio..
- La stavo portando
dall'infermiera, ma si è intestardita a rimanere qui-.
Si
giustificò Newton senza che nessuno gliel’avesse
chiesto. La sua stupidità non aveva limiti,
perciò lo ignorai per quale minuto. “Occhi
nocciola, possibile che tu mi debba sempre far preoccupare?”.
Presi un respiro più profondo degli altri e mi decisi..
infondo prenderla in braccio non sarebbe stato poi così
difficile..continuai a sorridere divertito dal suo viso corrucciato.
- La porto io. Tu
torna pure in classe-. Gli intimai voltandogli le spalle e allungando
le mani verso di lei. La presi tra le mie braccia e mi bloccai
immediatamente turbato. “Facile..eh? Idiota”. Il
suo profumo mi stordì, lasciandomi senza fiato, e una forte
sensazione d’eccitazione mi fece tremare sconvolto. Ansimai
leggermente mentre il mio corpo reagiva alla sensazione del suo calore.
“No, merda”. Qualcosa di troppo umano si
stava muovendo in me.
- No, è
compito mio-. Protestò Newton senza che lo degnassi di un
minimo sguardo. Rimase a bocca aperta quando lo fulminai
imperscrutabile.
Bella
sussultò contro il mio petto non appena percepì
di essere tra le mie braccia e io rabbrividii. Le sue labbra si
schiusero leggermente e il suo viso si colorò di un tenue
rossore, ma non aprì gli occhi. Mi accorsi di guardarla
famelico, mentre i miei passi si facevano sempre più decisi.
“Oddio..”. Sarei riuscito a controllarmi? Sentivo
la sua pelle scottare contro le mie dita nonostante la presenza dei
vestiti, e la sua fragranza di fresia e lavanda mi stava facendo
impazzire.
- Rimettimi
giù!- Gridò ansante, ma le sue dita si strinsero
spasmodicamente al mio maglione cercando di resistere alla nausea che
la stava sommergendo. Provai un brivido lungo tutta la schiena e
involontariamente aumentai la forza della mia stretta.
- Ehi!-.
Gridò il bamboccio alle mie spalle. “Smamma,
Newton”. Feci finta di non averlo sentito.
- Sei conciata proprio
male..-. La voce uscì dalle mie labbra roca e bassa. Mi
piaceva abbracciarla, mi piaceva toccarla, mi sarebbe piaciuto
baciarla..ghignai scosso dal mio stesso desiderio.
-Rimettimi sul
marciapiede!- Gridò piuttosto scossa e lagnosa. Deglutii
consapevole che se l’avessi allontanata avrei fatto solamente
la cosa giusta, le stavo decisamente troppo vicino, ma non volevo
scostarmi. Ero talmente eccitato dall’odore del suo corpo,
che immaginai di accarezzarle con delicatezza la pelle morbida e
liscia. “Edward, stop..”. La rimisi a terra, ma la
avvicinai a me sorreggendola per le braccia. Digrignai i denti tentando
di limitare il veleno che mi inondava la bocca, ma quando il suo seno
si schiacciò contro mio torace, la mia mente smise
completamente di riflettere, lasciando spazio all’istinto e
al desiderio di accarezzarla tutta.
- Perciò la
vista del sangue ti fa perdere i sensi?-. Dovevo distrarmi, in qualche
modo non dovevo pensare al suo corpo che aderiva così
prepotentemente al mio.
Non rispose, ma
divenne ancora più pallida, reclinò la testa
sulla mia spalla e vibrò. La strinsi ancora di
più e lei mi circondò il fianco con un braccio.
“Piccola.. ci sono io con te”.
- E dire che non era
nemmeno tuo…-. Ormai eravamo in prossimità della
segreteria. Mi aveva colpito il fatto che il sangue la impressionasse
tanto da farla stare male. Non ne capivo il motivo..
Aprii la porta
titubante, non volevo lasciarla andare, eppure avrei dovuto farlo.
- Oh, Cielo!-. La
segretaria. Ci mancava solo la signorina Cope a dare in escandescenza,
poi avrei terminato la mia serie di buone azioni quotidiane.
Edward
Cullen!
“Appunto”.
Esaltata nel vedere me, quanto poco interessata alle condizioni della
ragazza che accompagnavo.
- E’ svenuta
durante l’ora di biologia..-. Sbottai infastidito dai
pensieri erotici della donna.
Tirai dritto verso
l’infermeria sentendo Bella stringere i denti e aggrapparsi
sempre più saldamente a me. Non era il momento per lasciarmi
andare a pensieri di qualunque.. “Oh cazzo..”. la
sua mano arrivò a sfiorarmi la pelle del fianco sotto la
camicia spostata dal suo peso e sentii il desiderio pungermi dolorante.
La voglia di affondare il viso nell’incavo della
sua spalla per annusare il suo profumo si fece ancora più
forte, quasi insostenibile, dovetti fare ricorso a tutta la mia
volontà per resistere.
La lasciai
delicatamente sul foglio di carta ruvida che copriva il materassino di
vinile marrone dell'unica branda della stanza e mi allontanai svelto
per riprendere fiato. Ero agitato, turbato dal contatto con lei. La
guardai.. aveva gli occhi socchiusi e mi osservava confusa.
Chissà cosa aveva provato.. se mi aveva sentito freddo, se
aveva percepito quanto fossi gelido. Ci fissammo in silenzio, ero
stregato da lei.
- Ha avuto un leggero
mancamento. È reduce dalla lezione sui gruppi sanguigni-.
Sbottai improvvisamente verso l’infermiera che ci guardava
incerta.
- C'è
sempre qualcuno che fa' questa fine-. Disse avvicinandosi a Bella con
fare materno e sistemandola una ciocca di capelli dietro
l’orecchio.
Soffocai una risata
quando lei storse la bocca ironicamente, seccata
dall’atteggiamento materno che era costretta a subire.
-Resta un po'
sdraiata, piccola, passerà-. Continuò la donna
dolcemente.
- Lo so-.
Replicò Bella reclinando il capo verso il soffitto.
Sorrisi ancora, quella
ragazza era una continua sorpresa. Quante cose avevo ancora da scoprire
su di lei?
-Ti succede spesso?-
domandò l’infermiera controllandole il pallore.
- Ogni tanto-. Disse
ancora. Tossii divertito per nascondere le mie risa. “Ti amo,
ti amo da morire. Come sei buffa piccolo Bambi”. Di nuovo
l’istinto di proteggerla si fece forte. Non credevo che il
sangue potesse farle quest’effetto, incredibile..
-Tu puoi tornare in
classe-. La donna si girò di scatto squadrandomi severa. Le
sorrisi sensualmente e freddamente facendola rabbrividire di paura e
rimasi assolutamente tranquillo. “Io non vado proprio da
nessuna parte”.
-Devo restare con
lei-. Sentenziai brevemente. La durezza della mia voce le fece chiudere
la bocca. Probabilmente era rimasta scioccata dal cambiamento repentino
del mio umore, ma non avrei mai lasciato Bella da sola, non in quelle
condizioni.. se lo poteva scordare. La vidi rimanere alquanto
accigliata dalla mia reazione, ma non disse nulla, rimase silenziosa e
contrariata.
- Vado a prendere un
po' di ghiaccio da metterti sulla fronte, cara-. Ancora osservandomi
dubbiosa si mosse verso la porta e ci lasciò da
soli. Ci fissammo di nuovo, silenziosi, e mi persi come sempre in
quello sguardo sincero e fiducioso. Avrei voluto avvicinarmi e
accarezzarle dolcemente una guancia, ma se l’avessi fatto si
sarebbe allontanata di scatto da me sentendo la mia mano gelida sulla
sua pelle calda.
- Avevi ragione..-.
Sospirò farfugliando e guardandomi con gli occhi socchiusi e
schietti.
-Certo, come al
solito... ma a cosa ti riferisci adesso, di preciso?-. Risposi
tranquillo appoggiando la schiena al muro senza smettere di osservarla.
Volevo che il mio tono risultasse ironico, ma i brividi mi correvano
incessanti per tutto il corpo lasciandomi senza fiato. Il suo profumo
era come una droga.. e l’aria si stava saturando di lei. Il
desiderio che provavo era troppo intenso per poterlo controllare.
-Saltare le lezioni fa
davvero
bene alla
salute-. Mormorò abbassando lo sguardo sulle mie labbra,
forse senza neanche accorgersene. Sentivo il suo cuore riprendere il
battito normale e le sue guance colorirsi di rosa pallido, sospirai
sollevato a quella vista, anche se tremendamente eccitato.
Non risposi
continuando a fissarle il volto e la bocca carnosa come un assetato.
-Per qualche minuto mi
hai messo davvero paura-. Bisbigliai tremante. Se l’avessi
persa non osavo immaginare a come avrebbe potuto tornare ad essere la
mia esistenza.. vuota e priva di senso. Ma lei non avrebbe potuto
capire.. la sua espressione si fece interrogativa e io ironizzai
-Pensavo che Mike Newton stesse trafugando il tuo cadavere per
seppellirlo nel bosco-. Ridacchiai ghignando per sottolineare meglio
l’idiozia della mia idea.
- Divertente..-. Bella
incrociò le braccia al petto e chiuse le palpebre
rilassandosi e sorridendo. Avevo alleggerito la tensione fra noi.
Mi feci serio e le
dissi in tono grave -Seriamente... ho visto cadaveri con un colorito
migliore. Ero preoccupato di dover vendicare il tuo omicidio-. Sapevo
che il suo sorriso si sarebbe allargato e provai una strana
emozione, ero felice.. felice che lei stesse bene e che
ridesse per me.
- Povero Mike. Gli
saranno saltati i nervi-. Fece lei cercando di non scoppiare a ridere,
ma non ci riuscì e io la seguii ricordandomi chiaramente
della faccia di Newton quando mi ero ostinato a portarla in infermeria.
- Mi detesta con tutte
le sue forze-. Continuai allegramente vagliando la
possibilità che prima o poi avrebbe tentato di uccidermi.
Ancora gli occhi chiusi, finalmente il suo colorito tornò
normale e il sangue le fluì sulle guance facendola accendere
di rossore.
- Non puoi
saperlo..-.sussurrò insicura. Aggrottò le
sopracciglia e strinse leggermente le mani a pugno. Ogni gesto di lei
mi affascinava e mi attraeva, ogni più piccolo movimento.
- La sua espressione
era inconfondibile-. Conclusi io. Quel marmocchio invidiava ogni
più piccola attenzione che Bella mi rivolgeva, e vederlo
furente e imbestialito mi divertiva da matti. Una mia piccola vittoria,
vista l’invidia che mi aveva corroso l’anima quando
l’avevo visto vicino a lei per invitarla al ballo.
- Come hai fatto a
vedermi? Pensavo avessi marinato la scuola-. Mi domandò poi
vagamente stupita dalla mia presenza nei dintorni. “Non
riuscirei mai ad allontanarmi troppo da te”. Pensai di getto.
Ora tutta la mia esistenza gravitava intorno a quel piccolo cerbiattino
indifeso sdraiato sulla branda. L’amore della mia non-vita..
- Ero in macchina,
ascoltavo un CD-. La mia risposta doveva averla sorpresa
perché la sua fronte si corrugò in tante righe
perplesse. Cosa pensava che stessi facendo? Avrei avuto la
curiosità di chiederglielo, ma la porta si aprì
all’improvviso rivelando l’infermiera con un
impacco freddo pronto per essere utilizzato.
- Ecco qui, cara..-.
Le disse gentilmente ponendolo sul suo capo - Mi sembra che vada
meglio-.
Bella non si scompose
ma si tolse immediatamente quel coso dalla testa alzandosi e mettendosi
in piedi barcollante. “Ah no che vuoi fare?”,
pensai teso. Se fosse caduta l’avrei afferrata subito.
- Penso di
sì-. Rimase incredibilmente stabile e io mi rilassai
rimanendo ancora lontano.
- Ce
n’è un altro-. Senza esserne stupito osservai la
testa della Cope fare capolino e parlare all’infermiera.
Quella che invece mi lasciò di stucco fu la reazione di
Bella che velocemente restituì l’impacco
mormorando un “tenga non mi serve più”
per poi avvicinarsi a me e guardarmi dritto negli occhi. Se avesse
alzato le mani mi avrebbe toccato.. tremai a causa di quella vicinanza
voluta da lei. In quel momento però
l’odore di sangue mi giunse alle narici.
- Oh no..-. Borbottai
spaventato - Esci, torna in segreteria, Bella-.
Mi osservò
sorpresa.
- Fidati vai..-.
sottolineai deciso.
Pensavo non mi avrebbe
ascoltato, e invece mi prese in parola e sgattaiolò fuori
come un fulmine. Rimasi incredulo per qualche secondo e la seguii
avvicinandomi subito alle sue spalle.
- Mi hai obbedito
all'istante-. Mormorai tra i suoi capelli sfiorando il suo corpo. La
sentii rabbrividire.. si voltò per guardarmi in viso.
-Ho sentito odore di
sangue-. Ammise tremante stringendo e incurvando le spalle.
“Odore di sangue?”. Ero allibito, non poteva
sentire odore di sangue, era un essere umano per loro non poteva avere
un aroma come per noi. Ne ero certo, il sangue era inodore.
-L'odore del sangue
non si sente-. La ripresi io cercando di capire cosa tentasse di dire.
Le sfiorai il braccio con la mano e lei si avvicinò ancora
sfidandomi con lo sguardo.
- Be', io lo sento,
ecco perché mi viene la nausea. Sa di ruggine... e di sale-.
Mi rimbeccò alzandosi in punta di piedi e arrivando al mio
naso.. mi stava forse affrontando? Era incredibile, lei..
lei.. “Sente l’odore del sangue”. Ero a
dir poco stupefatto. Era vero.. quel tenero sapore di ruggine
dolciastra misto all’agro del sale, il mix giusto che poteva
farmi perdere la testa.. e Bella era il mio mix perfetto.
-Che c'è?-.
Balbettò dubbiosa ritraendosi e allontanandosi di poco.
Non riuscivo a
smettere di pensare a lei, a quanto la amassi, a quanto fosse speciale.
Tutto di lei era diverso.. percepire la fragranza del sangue
così chiaramente non avrebbe dovuto essere possibile per un
piccolo e indifeso essere umano. Ma Bella.. la fissai negli occhi
totalmente suo ormai. Non c’era scampo al mio amore, ero
totalmente legato.
-Niente-. Bisbigliai
prendendole una ciocca di capelli tra le dita e tirandola leggermente.
Arrossì al mio gesto ma rimase in silenzio abbassando il
capo. Era mia, solo mia.. la volevo troppo per lasciarla andare.
Nessuno me l’avrebbe portata via.
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Capitolo 18 *** Affinità e bisogno ***
Volevo proprio aggiornarla
questa fic, e allora lo faccio, nonostante non possa rispondere ai
commenti sono stati veramente fantastici come al solito. Mi fate molti
complimenti. Mi fa piacere che questa fic vi piaccia. Anche io rileggo
spesso i capitoli, così mi rincuoro un po' e dico "Bene, ora
so che pensa Edward". Assurda che sono, ma anche io sono impaziente di
continuare. A volte mi viene l'idea di postarla ogni giorno per quanto
sono curiosa, ma poi mi fermo e dico "Forse no". Beh, grazie a tutti
veramente col cuore, tanto la prossima volta vi rispondo non fuggite
mica.. ahahaha!!! GRAZIE!!Malia.
Affinità
e bisogno.
La
stavo ancora fissando quando sentii dietro di me i pensieri di Newton.
Questa volta riuscirono a infastidirmi particolarmente.
Ma
guardalo.. il dio perfetto è sceso tra noi comuni mortali..
Quel ragazzino stava
decisamente superando ogni limite per i miei gusti. Mi voltai
trovandomelo di fronte, lo sguardo accusatorio puntato su Bella.
“Non provare
a fiatare, Newton..”.
-Sembra che tu stia meglio-.
Sbottò palesemente invidioso della vicinanza tra me e lei.
Mi spostai verso il
bancone della segreteria controllando la rabbia che mi montò
dentro immediatamente. “Lo faccio per non ucciderti
bamboccio”. La trattava come se fosse sua e la cosa non mi
piaceva per niente. Bella apparteneva solo a me. Mi sporsi verso
l’interno con le braccia consente appoggiate leggermente,
guardando il vuoto.. volevo preservare, nonostante tutto,
l’incolumità di quell’imbecille.
“Da quando sono diventato così buono”.
-Basta che tu tenga la
mano in tasca-. Rispose lei bruscamente puntandogli il dito contro.
Sembrava piuttosto
infastidita dalla sua presenza, ma mantenne i nervi saldi, alzando un
sopracciglio innervosita.
- Non sanguina
più, rientri in classe?-. Le propose avvicinandosi
maggiormente e sorridendole.
Assottigliai le
palpebre furente. “Eh no, sfiorala..provaci e non mi
controllo”. Mi irrigidii involontariamente sentendo i muscoli
del mio corpo tendersi. Vidi Bella storcere il naso a quella richiesta
e impallidire di nuovo fino a tremare.
-Scherzi? Dovrei fare
dietrofront appena arrivata per tornarmene qui-. Disse con il fiato
corto e la voce strozzata.
“Bravo
Newton, complimenti.. tu sì che fai star bene le
donne”. Sorrisi leggermente, aveva perso la
battaglia, Bella sarebbe rimasta.
Notai il suo sguardo
fisso su di me, non aveva ancora ceduto. Pensava di poter vincere in
qualche modo. Dubitavo che potesse riuscirci, non era molto acuto. Gli
occhi arrabbiati, furiosi, Newton mi osservò in cagnesco,
passando continuamente da me a Bella come un ragazzino che aveva appena
scoperto i genitori in atteggiamenti intimi.
“Patetico”.
-Be', immagino...
Allora vieni, questo fine settimana? Alla spiaggia?-.
Mi fulminò
con un’occhiataccia, forse pensando di colpirmi in qualche
modo “Idiota”..a volte gli atteggiamenti umani
erano per me piuttosto bizzarri. Soprattutto quelli di Newton che aveva
cominciato a sorridere come uno stupido.
-Certo, ho
già detto che ci sarò-. Tagliò corto
lei con finto entusiasmo. “Sei una pessima attrice, piccolo
Bambi.. decisamente”. Il ragazzo sembrò
felicissimo e vittorioso di quella risposta e si impettì
mostrando al mondo quanto fosse stupido. “Newton
già lo sapevamo, non renderlo ancora più
evidente, ti prego”. Trattenni a stento una risata. Era
veramente ridicola quella scena.
-Appuntamento al
negozio di mio padre alle dieci-.
Terminò
allora continuando a fissarmi.
Tu
non sei invitato, morto vivente, ma quanto sei pallido.. disgustoso..
Era chiaro. Non mi
voleva tra i piedi. Poco male, mi avrebbe solo irritato averlo vicino
per una giornata intera. Gli avrei spezzato il collo prima che potesse
aprire quella sua odiosa bocca.
-Ci sarò-.
Fece ancora Bella per poi girarsi e osservarmi con gli occhi confusi e
dubbiosi. “Sei proprio ingenua..”. Si capiva
lontano un miglio che il tipo ce l’aveva con me. Era una
sfida tra uomini, o meglio tra un vampiro e una mezza calzetta. Rimasi
comunque indifferente.
- D'accordo. Ci
vediamo in palestra-. Mormorò insicuro barcollando verso
l’uscita. Forse si era aspettato qualcosa di più
caloroso, magari un saluto o una parola gentile, ma Bella rimaneva
immobile.. ora alquanto perplessa e terrorizzata.
- Ci vediamo..-.
rispose sovrappensiero, completamente assorta. Chissà in
quel momento cosa le stava passando per la testa..
- No... ginnastica-.
Bofonchiò scrollando le spalle e incurvandosi. Ecco svelato
l’arcano, non voleva andare in palestra. Mi fece molta
tenerezza così piccola e indifesa..decisi di aiutarla. Mi
avvicinai a lei e le sfiorai un orecchio con le labbra socchiuse
sentendola sussultare. Si girò lievemente nella mia
direzione, le palpebre alzate, le guance rosee.. era troppo carina.
- Me ne occupo io..-.
soffiai sul suo viso delicatamente e la sentii tremare. Il respiro le
si mozzò nel petto e distolse lo sguardo velocemente,
arrossendo sotto il velo pallido della nausea. La sua spalla
sfiorò il mio torace quando con il naso mi permisi di
scendere lentamente sul suo collo, facendola rabbrividire. - Siediti ed
impallidisci..-. Le intimai dolcemente. La vidi annuire sbalordita e
dirigersi verso una delle sedie vicino al muro. “Perfetto,
ottima scelta”.
Mi sporsi sul bancone
e chiamai sensualmente la segretaria.
-Signorina Cope?-. Il
tono roco della mia voce la fece girare con gli occhi sbarrati. Le
rivolsi un sorriso tentatore e lei collassò sul bancone
ansimante.
- Sì?-.
Abbozzò la donna cercando di prendere aria.
- La prossima lezione
di Bella è in palestra, e non credo si senta abbastanza
bene. A dire la verità, credo sarebbe più
opportuno che l'accompagnassi a casa. Potrebbe preparare una
giustificazione per lei?-. Avevo abbassato leggermente la testa per
permettere ai miei occhi di incontrare i suoi.. la donna
dimenticò completamente di respirare. Mi leccai le labbra e
mi portai ancora più vicino per farle sentire il mio odore.
“E’ fatta..”.
Ma
quanto è bello.. lo voglio..
- Anche tu hai bisogno
di una giustificazione, Edward?-. Mormorò quella estasiata e
tremante. Reclinai il capo scuotendo i capelli e la intrappolai nella
mia rete..si apprestò subito a firmare le carte.
-No, io ho la
professoressa Goff. Per lei non sarà un problema-. Le
sorrisi ancora per sottolineare meglio le mie parole e mi portai la
mano alla bocca come per esitare. Il cuore le saltò in gola
e mi osservò affascinata e stregata. “E’
fin troppo facile”. Pensai per nulla divertito.
Si voltò
allora verso Bella senza però staccare un attimo gli occhi
da me.
- Bene, è
tutto sistemato. Ti senti meglio, Bella?-. La degnò forse di
un’attenzione minima, ma continuava a squadrarmi assetata di
sesso. La cosa, fortunatamente per me, sarebbe stata alquanto illegale,
altrimenti mi sarebbe già saltata addosso. Mi voltai e mi
riavvicinai a Bella che, questa volta, sembrava aver recitato una parte
perfetta.. il pallore inconfondibile l’aveva aiutata molto.
- Riesci a camminare o
vuoi che ti porti ancora in braccio?-.
Sbottai sarcastico. Il
pensiero di riprenderla tra le braccia mi provocò un brivido
lungo tutta la schiena. Il ricordo della sua morbidezza e del suo
profumo mi fece inaridire la gola e aumentare la salivazione. Forse da
un lato speravo che riuscisse a camminare, ma dall’altro..
“Frena la fantasia.. scemo”.
- Cammino-. Mi
guardò con occhi strafottenti. Mi stava apertamente
sfidando. Feci un lieve inchino che la lasciò di stucco e mi
diressi verso la porta. Si alzò decisa e mi
seguì. “Che testarda..”. Le aprii
l’uscio in modo galante e le feci cenno di uscire continuando
a ridere e sghignazzare. Ricevetti in cambio un’occhiata
inceneritrice.
Quando fummo
all’aria aperta si stiracchiò e si mise a
saltellare contenta. Sembrava gustarsi il freddo pungente e
l’umidità dell’aria. Aggrottai le
sopracciglia incuriosito dal suo atteggiamento.
- Grazie.. –
si voltò verso di me all’improvviso facendomi
fermare - Pur di saltare ginnastica vale quasi la pena di ammalarsi-.
Mi fece sorridere involontariamente, era tenera.
- Quando vuoi..-
risposi alzando la mano e strizzando un attimo gli occhi per colpa
della leggera pioggia a cui lei non sembrava fare molto caso.
Riprese a camminare e
io la seguii rallentando il mio passo. Il silenzio non mi piaceva in
sua compagnia così decisi di punzecchiarla un po’.
- Allora, sei in
partenza? Questo sabato, intendo-. Non mi scomposi mantenendo un tono
impenetrabile e cercai di studiare la sua reazione. Ma Bella non
rispose continuando per la sua strada.
- Dove andate, di
preciso?-. Era arrossita alle mie parole, probabilmente non voleva
offendermi in alcun modo. Sapeva che non ero gradito e aveva cercato di
evitare che domandassi.
- Giù a La
Push, a First Beach-. Rispose osservandomi incuriosita.
“La Push..
territorio taboo”. Comunque non sarei potuto andare. Decisi
di continuare la mia provocazione.
- Non mi
sembra di essere stato invitato..-. La guardai di sottecchi e terminai
la frase a denti stretti per farle capire di essermi offeso. Mi
fissò mortificata.
- Ti sto invitando
ora-. Sospirò distogliendo immediatamente lo sguardo.
“Un po’ ci tieni a me, ammettilo”. Provai
un intenso piacere del notare la speranza sul suo viso che io
rispondessi di sì.
- Per questa settimana
è meglio che io e te non esageriamo, con il povero Mike. Non
è il caso di fargli saltare i nervi-. Ridacchiai divertito.
Mi sarebbe piaciuto farlo morire di gelosia quel marmocchio, un bel
modo di passare il mio tempo, ma la Push non era una zona praticabile
per noi Cullen.
- Povero Mike..-. La
sentii rispondere guardando in basso. Era sincera? Le dispiaceva
veramente per lui? Una strana emozione però le vibrava nella
voce, che io non riuscii a comprendere.
Improvvisamente la
vidi dirigersi verso sinistra, il suo pick-up a qualche metro di
distanza. Cosa diavolo le stava passando per il cervello? Non ero
pronto per staccarmi da lei. Io.. sapevo che non ci sarebbero stati
problemi e che probabilmente sarebbe arrivata a casa sana e salva, ma
non volevo che se ne andasse, volevo che passasse altro tempo con me.
Perciò le afferrai un lembo della giacca, facendola bloccare
di scatto. Si voltò con la fronte corrugata e lo sguardo
sorpreso.
-Dove pensi di
andare?-. Ero indignato.. veramente voleva lasciarmi solo?
- Vado a casa-.
Rispose semplicemente. Lo sguardo confuso.
-Non hai sentito? Ho
promesso di portarti a casa sana e salva. Pensi che ti lasci guidare in
quelle condizioni?-. Ero furioso. “Non
lasciarmi..”. Volevo stare con lei più di ogni
altra cosa. La scusa ce l’avevo, perciò decisi di
sfruttarla a mio vantaggio.
-Quali condizioni? E
il mio pick-up?-. Non la ascoltai trascinandola verso di me e la mia
Volvo. Stentavo a riconoscermi, sapevo quanto il suo profumo
all’interno dell’abitacolo mi avrebbe tentato, ma
non riuscii a fermarmi, la volevo accanto. Volevo sfiorarla ancora.
- Te lo faccio
riportare da Alice dopo la scuola-. Sbottai continuando a tirarla con
me. “Sai quanto è contenta, almeno può
sfottermi”.
-
Mollami!-.Urlò cercando di divincolarsi. Ma non la ascoltai
e tirai dritto fino alla macchina. La lasciai solo di fronte allo
sportello del passeggero dove lei andò a sbattere dopo
essere inciampata sul marciapiede. Trattenni a stento una risata.
“Che pasticciona”.
- Quanto sei
prepotente!-. Sbraitò puntandomi un dito contro. Scossi la
testa guardando in aria esasperato e mi misi subito seduto al posto di
guida. Avevo lasciato la radio accesa..
-È aperta-.
Feci quando la vidi ancora fuori dall’auto. Non era proprio
intenzionata a salire. Stava forse vagliando la possibilità
di scappare?
La pioggia
cominciò ad aumentare, ma lei non ne voleva proprio saperne,
con il risultato di inzupparsi completamente tutti i vestiti.
“Perché non vuoi?”. Forse mi ero
comportato in modo scortese. Era appoggiata immobile allo sportello.
- Sono perfettamente
in grado di guidare fino a casa!-. Urlò frustrata. Era
arrossita, si sentiva forse in imbarazzo a stare con me? Alzai le
sopracciglia meravigliato.
A quel punto non mi
rimase che abbassare il finestrino.
- Sali, Bella-. Le
intimai secco. Il fatto che volesse starmi lontano mi aveva ferito, ma
dovetti ammetterlo, non ero stato molto cortese.
Non rispose, ma si
morse il labbro ripetutamente guardando verso il suo pick-up.
-Tanto ti riprendo-.
Minacciai. Era stato facile intuire le sue intenzioni.
Sbuffò scivolando sul sedile e chiudendo con rabbia lo
sportello. Sorrisi.. avevo vinto. Mi guardò malissimo e si
imbronciò rannicchiandosi contro lo schienale.
- Non ce
n'è bisogno-. Sussurrò infastidita dal mio
atteggiamento.
Non risposi, ma
armeggiai con il cruscotto. La sua fragranza di fresia e lavanda stava
già minacciando di farmi perdere il controllo. Respirai
lentamente.. abbassai il volume della radio cercando di concentrarmi su
qualcos’altro che non fosse quell’odore e quel
sapore così gustosi e fragranti e decisi che un ottimo
metodo sarebbe stato quello di fissare la strada come un maniaco
ossessivo. “Non ti azzardare a rivolgerle lo sguardo..
concentrati”.
- Claire de lune?-.
Sobbalzai sorpreso dal suo mormorio.
Contro tutte le regole
mi voltai di scatto e la vidi rilassarsi e sbottonarsi lentamente la
giacca. “Pessima idea Cullen..”. Le curve del suo
corpo ora erano bene in mostra ai miei occhi, il maglione blu le si
incollava addosso come una seconda pelle.
- Conosci Debussy?-.
Cercai di mantenere ferma la mia voce quando il mio sguardo
scivolò sui suoi jeans logori che fasciavano le gambe
leggermente dischiuse. Il suo odore femminile mi colpì con
una violenza impressionante. Sarei morto di desiderio se avessi
continuato ad annusare.
- Non bene. Mia madre
ascolta sempre un sacco di musica classica in casa, io riconosco solo i
miei preferiti-. Rispose gentilmente alzando una mano e sistemandosi i
capelli dietro l’orecchio. Le fissai famelico la pelle tenera
sotto il lobo. “Edward.. modalità non saltarle
addosso.. chiaro?”. Mi imposi con tutta
l’autorità possibile. E così le piaceva
Debussy.. che io semplicemente adoravo. Un’altra cosa in
comune e le avrei chiesto di sposarmi. Distolsi lo sguardo da lei
immediatamente e lo puntai sulla strada bagnata dalla pioggia.
- È anche
uno dei miei preferiti-. Percepii il suo corpo sobbalzare e il suo
profumo inondarmi ancora. Ero stramaledettamente eccitato. Chiusi gli
occhi un attimo aspirando a pieni polmoni.. era troppo buona, troppo
tenera, e quella sensazione sull’orlo dell’abisso
mi faceva tremare esaltato dall’emozione. Lo sentivo..
quell’odore tipico e particolare di ogni donna.. il suo mi
piaceva particolarmente. Dolciastro e umido. Mi riscossi..
“Ma sei proprio un animale..”. Imboccai
l’uscita del parcheggio e mi diressi verso casa Swan tentando
di svuotare la testa da ogni pensiero.
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Capitolo 19 *** In macchina ***
E
anche Midnight Sun è pronto per essere sfornato.. ci ho
messo un po' a rispondere ai commenti perdonoooooo... ehhh.. spero
vivamente che possa continuare a piacervi, nonostante le mie
interpretazioni di Twilight.. io lo dico sempre la Meyer si era messa
in postazioni sbagliate.. io ero in macchina con loro.. (sono in vena
anche stasera di stupidaggini). Vediamo un po' che succede al nostro
Edward... Buona lettura!!!!! Malia
la
posta del cuore:
steffylove:
Mi fa piacere che tu segua mid sun!!! O almeno quella che è
la mia interpretazione, perché le cose qui sono molto
diverse da come le vorrebbe la Meyer, solo che io ho cambiato molti
aspetti te ne renderai conto e forse ne cambierò ancora. Ma
ho messo gesti, carezze e tante cose che la Meyer proprio non ha messo
quindi questa storia può piacere o meno, in effetti Edward
è molto più sensuale e vampiro, come molto
più uomo miravo proprio a una storia più reale.
Chiedo perdono alla Meyer ma sono felice che ti piaccia.. addirittura
un genio però, credo che ho cambiato troppo. Però
scusami, non mi andava di vedere le cose troppo irreali.
Però se ti piace veramente sono felice.
francy79: Mi spiace
scusami.. sinceramente ho avuto parecchio da fare e ho abbandonato un
po’. Ai la vita la vita.. non è sempre facile
starle dietro. Però alla fine torno sempre spero non mi
abbandonerai mi dispiacerebbe troppo credimi. Anche per Mid sun forse
ci sono delle cose che non piaceranno a chi legge, ma io credo
continuerò a seguire la mia linea. Edward non è
l’Edward della Meyer perfetto e controllato, quella
è una facciata, è combattuto tra istinto
desiderio passione e amore.. insomma è uomo e animale. E se
aggiungo delle cose che la Meyer non dice è
perché credo che l’amore di Edward e Bella fosse
saturo di emozioni di sfioramenti carezze che l’hanno resa
ossessionata, dipendente e totalmente sua. Troppo forte? Non saprei..
mi sono dilungata troppo come sempre mi scuso. Uff.. grazie del tuo
commento.. un bacio. Malia.
FinKillScler:
Ahahaha,, davvero ti è sembrato Emmett.. povero orso tutti
che lo prendono per un fissato col sesso. Aahaha.. no beh anche Edward
i suoi tormenti emozionali e ormonali li ha ed Emmett lo
prenderà proprio in giro per questo. Sarà che a
me non piace l’Edward perfetto? Eheheh.. comunque grazie del
tuo veloce commento è un piacere vedere che ti fermi un
attimo nonostante tutto. Un bacione e grazie.. Malia.
rita14: Grazie
Rita spero non ti scandalizzerai per questo capitolo! Edward in questo
caso è molto molto intraprendente. Io mi spiace dirlo quello
che non mette la Meyer lo metto.. ahahaha.. io c’ero in
macchina ho visto tutto. No scherzo forse potrà infastidire
la mia presa di posizione chissà.. spero di no. Comunque
grazie del tuo commento, grazie grazie. Malia.
artemis5:Diciamo che
questo non è propriamente Twilight, è un twilight
proiettato in mondo di desideri e di uomini poco perfetti, lo stesso
Edward proprio stinco di santo non è.E anche in questo
capitolo ho fatto in modo di aumentare le emozioni a dismisura,
aggiungendo particolari che la Meyer non scrive (speriamo di non aver
combinato un pasticcio). Grazie per il tuo commento.Malia.
Goten: Anche in
questo capitolo Ed è irriconoscibile.. però
cavolo.. almeno fa il vampirone cattivo e molto istintivo.. ohhhh.. i
vampiri sono peggio degli uomini.. ai ai mi sgriderai.. eheheh!
Bacione.Malia.
isabella22.non ci
avevo pensato, però forse avrei potuto aggiungerlo.. si
accettano consigli.. cos creiamo un nostro mid sun.. Edward ti
vendicheremo ti hanno fatto in calzamaglia e
tutù…nooooo noi ti faremo vampiro cattivo.. e
strafigo… ahahahahah!!! Malia ride cattiva..e sadica.. mamma
mia non oso pensare a cosa combinerò. Grazie del tuo
commento come sempre. Malia.
garakame: ciao macri
scusa il mega ritardo, ma ho avuto mille grattacapi per la testa.. vedi
trasloco colloquio di lavoro etc etc.. insomma spero tanto che questo
Edward non ti deluderà.. un bacione grandissimo e grazie
perché stai seguendo questa fic. Malia.
saraligorio1993: Sara
ti piace un Edward un po’ più vampiro e
intraprendente? Vediamo.. qualcosa che la Meyer non dice e
come al solito io scrivo? Allora anche questo capitolo ti
piacerà. Ci conto
fammi sapere. Malia.
ranzie74: le cose
si complicano.. io metto dei pezzi che la Meyer non si propriamente
sognata la notte, ma non resisto a rendere Edward più
predatore, più istintivo. Malia Malia, qui finisce
male..oddio povere le tue nipotine, mica per niente questo Edward
è è come dire vietato ai minori.Lo capirai da
questo capitolo.. povere Chiaretta e la sua amica. Vabbè..
comunque spero che anche questo capitolo ti piaccia. Fammi sapere. Un
bacione. Malia.
beba94: ciao Beba
grazie per i complimenti spero non li ritirerai dopo questo capitolo..
eheheh.. Edward è molto sensuale e molto ipnotico..
vampiro e chi resiste!!Grazie per il commento!!!!Malia.
ale03: Sappilo mia
cara, le recensioni lunghe hanno una risposta lunga..un papiro.. e
chissene dirai. Nuuuu, non dire cos. Malia si impegna sempre. Torniamo
alla fic, beh questo Edward è molto, egoista,
animale, possessivo, senza nulla togliere all’Edward dolce.
Un vampiro vampiro ci vuole dai.. eheheh, almeno in una fan fic. Non so
vedi un po’ se questo capitolo ti piace, perché
anche qui ho dato una mia interpretazione dei fatti. Diciamo che
interpreto le emozioni e cerco di farti venire il cuore in gola.
Comunque anche io non resisto alla cioccolata lo sai (ma che
c’entra???) No è vero adoro la cioccolata.. mhhh..
bona… ti lascio al chappy che sto sbavando va..
_Niki_: Edward
è pazzo di Bella.. c’è poco da fare..
stracotto passato e trapassato.. chissà che succede ora in
macchina.. attenzione a chi soffre di tachicardia.. ehehehe..! aia la
Meyer mi uccide… Grazie per il commento un bacino Malia.
Ichigo_91: Ti
avverto qui Edward rapisce Bella e la porta. No no ovviamente scherzo
anche se sarà un capitolo molto forte, anche qui molto
interpretato. La mia difficoltà sta nello scrivere dialoghi
buttati così senza dare un senso non ci riesco. Dimmi se ti
piace!!!! E grazie del commento.Malia.
darkeonys:
Povero Mike.. è scemo bisogna compatirlo..poverino.
Complessi di inferiorità acuta.. eheheh.. vero Edward
è simpatico. Ci sentiamo su msn tesoro.
Ayleen: Mi dai grandi
responsabilità.. io sinceramente sto cercndo di dare un
significato ai dialoghi della meyer accompagnandoli con gesti ed
emozioni. Non so se ci riesco come dovrei.. ma ohh tentar non
nuoce.. e poi ho creato un mondo diverso forse non
è neanche Twilight, non ti so dire, ma io tra loro ho sempre
immaginato un amore trascinante, prorompente, denso di emozioni. Non
parlo del film, quello a tratti faceva ridere veramente.. eheheh
infatti mi è piaciuto perché ridevo un sacco
eheheh.. no vabbè insomma a parte le battute. Spero che
possa continuare a piacerti come fic, io sto cercando di rendere Edward
reale un vampiro con i suoi istinti pieni, il suo egoismo, la sua
possessività e gelosia. Un vampiro che sa di avere fascino,
che sa di piacere e allo stesso tempo un uomo che per la prima volta si
sente impacciato e desideroso di amare una ragazza. Bel
casinò.. vediamo che combino. Comunqu
maddddòòò quanto parlo, meglio che ti
lasci al capitolo. Grazie ancoraaa.. Malia.
Stella Del Sud:A
quello era mirata lo sai no?? Ci tenevo veramente troppo infatti a
creare un mondo densissimo di sensazioni ed emozioni che ti facessero
trattenere il fiato.. sono contenta di esserci riuscita. Mi raccomando
riguardati.Malia.
mistica88: In
effetti questo non è propriamente Twilight è una
rivisitazione.. la Meyer mette poche azioni avrai notato che sono
spesso dialoghi e basta.. io invece mi diverto a far aumentare le
emozioni attraverso gesti e cose che forse la Meyer non ha detto ma che
ci potessero essere state, chissà..infondo fantasticare
è anche questo. Grazie per il tuo commento tesoro. Ti lascio
al capitolo. Bacione.
sarapastu: Non solo
come pensa ma anche come agisce.. guarda che combina in questo capitolo
Edward. Lo so mi lincerai ma che ci posso fare, la figura di Ed vampiro
cattivo mi piace troppo troppo..ehhhhhh La meyer mi
ucciderààà.. ne sono
certtaaaa…
Mekare: qualcosa
di sessuale c’è.. vediamo che succede in
macchina.. secondo qualcosa si sente poi mi dirai tu.. Edward si fa
istintivo, vuole di più, ma allo stesso tempo sa che non
dovrebbe. Che carino.. penso che sia molto sensuale in quel momento. Me
la dirai tu se ti è piaciuto.. io interpreto la Meyer
più del dovuto. No dai lo dico ho messo la web in macchina
ho visto tutto.. ahahah.. vabbèèè..
sono scema.. grazie del tuo commento grazie grazie. Malia.
Sherry: Sono
contenta che fino ad ora ti sia piaciuto.. ce l’ho messa
tutta. Sto interpretando tra le righe, aggiungendo
sensualità a dialoghi che sono stati secondo me poco
sfruttati.. vedremo se riuscirò ad emozionarvi senza farvi
perdere il gusto di credere che sia midnight sun. Speriamo di non
deludere, mamma mia!!! Ansia.. vediamo come saprò rendere la
parte più romantica.. brividiii!! Eheheheh.. ti lascio al
capitolo. Un bacione, Malia.
novilunio: Per ora
sono felice di averla superata.. la prova dico.. ogni volta che posto
un capitolo sono in ansia, perché io interpreto midnight sun
e Twilight in un modo più vero, reale.. cerco di dare magia
e passione anche ai dialoghi, riscrivendoli ma manipolandoli con
sguardi e carezze. Spero sinceramente di non deludere.. vedremo..
incrocio le dita. Diventerà sempre più tosta..
eheheheh.. ce la faranno i nostri eroi??Grazie per il tuo sostegno come
sempre Malia.
myki: Mi
ucciderai.. in questo capitolo. Non è che ho modificato la
storia ma come sempre ci ho aggiunto dei particolari che la Meyer non
ha messo, forse neanche mai lontanamente immaginato.. leggere per
credere.. ai ai speriamo bene.. incrocio le dita. Eheheheh.. :-P un
bacio e un grazie per il tuo commento Malia.
Helen Cullen: ciao
Elena anche qui!!! Ti piace la mia versione di Mid sun??? Sono contenta
speriamo che continui a piacerti anche dopo che avrai letto questo
capitolo, perché anche qui ho dato una mia particolare
interpretazione della cosa.. e vabbè faccio danni. La Meyer
mi lincerà e mi denuncerà perchè ho
rovinato un libro. Ma sai tutto dialoghi non mi piace per niente..
eheheheh.. :-p Mi dirai tu.. io miro a farvi salire il cuore in gola,
perché era così che immaginavo la
storia.. fatto male?? Non so non so. Per ora ti lascio, poi
conto su di te, mi farai sapere se sto degenerando. Possibile.. grazie
del commento come sempre sei sempre la commentatrice più
attenta. Un bacio. Malia.
Shahrazad: Oddio
davvero volevi che pensasse quelle cose?? Allora meno male ci sono
riuscita a interpretarlo.Per ora però sono curiosa di sapere
che ne pensi delle parti che mi permetto di approfondire.. e che la
Meyer non metterebbe mai.. ehhh.. finirò linciata.. Un
Edward molto sensuale e vampiro. Eheheeh!! Un bacione e Grazie per il
commento. Mali
eligianlo:
ho il vizio di lasciare le cose in sospeso lo ammetto.. guarda apprezzo
il tuo complimento anche se non so effettivamente quanto la penserai
ancora così.. vediamo dopo i prossimi capitoli se non mi
lincerai per aver stravolto tutto. Sono proprio curiosa..io interpreto
anche Twilight in alcuni casi.. i dialoghi a botta e risposta privi di
emozioni non li sopporto proprio..vediamo se almeno riesco a farti
stare un po’ col fiato sospeso. Speriamo.. grazie del tuo
commento.. oserei dire assurdo nel senso buono, perché mi
hai fatto arrossire, è dire poco.. un bacione. Malia.
In macchina.
Fissai la strada cercando di non prestare troppa attenzione al profumo
che saturò l’abitacolo. Se avessi voluto scendere
direttamente all’Inferno, dovevo complimentarmi..avevo
scoperto il modo migliore per andarci senza fatica. Ora però
dovevo trovare il sistema per distrarmi e resistere, il veleno ormai mi
inondava la bocca e la gola secca mi bruciava talmente tanto che
sentivo il bisogno di accarezzarmi il collo di tanto in tanto.
-
Com'è tua madre?-. Domandai di punto in bianco schiarendomi
la voce. Forse parlarle mi avrebbe aiutato e distratto.
“Non
guardarla, non devi azzardarti a..”. Mi voltai assetato verso
di lei..era totalmente rilassata, gli occhi chiusi, le gambe allungate,
le mani abbandonate sulle cosce.. “No, dico è
pazza?”. Ansimai. Improvvisamente alzò le palpebre
e mi guardò, stupita dalla mia domanda. Imposi a me stesso
di non avvicinarmi per scostarle dagli occhi i capelli bagnati e
gocciolanti, ma il suo sguardo così sincero e fiducioso non
mi aiutò a rimanere fermo, mi bloccai appena in tempo
fermando le dita sul cambio. “Guarda la strada..”.
Mi imposi fissando l’asfalto grigio.
- Mi somiglia molto,
ma è più carina-. Sorrisi. “Ne
dubito”. Ancora attratto la osservai immersa nei suoi
pensieri -Io ho troppo in comune con Charlie. Lei è
più estroversa di me, e più coraggiosa. Ed
è una persona irresponsabile e piuttosto eccentrica,
nonché cuoca imprevedibile. È la mia migliore
amica-. L’affetto per la sua mamma era evidente, ma qualcosa
non andava.. lo riconobbi dal modo in cui si torturava il labbro
inferiore. Non era un argomento di cui le piaceva parlare.
-Quanti anni hai,
Bella?-. “Complimenti, che domanda sensata..bravo”.
Mi maledii, quanti anni poteva mai avere? Sedici o diciassette.. mi
guardò piuttosto confusa. Avrei voluto tanto sotterrarmi in
quel momento e le sorrisi in modo stentato.
- Diciassette-.
Rispose allungandosi verso il calore che proveniva dal climatizzatore.
Le fissai insistentemente le cosce desiderando di poterle accarezzare.
Distolsi lo sguardo stupito di me stesso.
- Non li dimostri-.
Sussurrai pensieroso. Sembrava molto più matura della sua
età.
Scoppiò a
ridere avvicinandosi a me e guardandomi fisso. Delle gocce di pioggia
mi caddero sulle mani, cercai di non fissarle apertamente le labbra
carnose.
- Cosa
c’è..-. Le chiesi rigido. Non riuscii a frenare un
moto di curiosità. “ Non più vicino ti
prego”.
-Mia madre dice sempre
che quando sono nata avevo già trentacinque anni e che ormai
sono vicina alla mezza età-. Disse scuotendo la testa e
toccando con i jeans la mia mano sul cambio. Sentii un brivido
percorrermi la schiena e quando si rilassò di nuovo sul
sedile sospirai sollevato. -Be', qualcuno dovrà pur fare la
parte dell'adulto-. Terminò sospirando. Ora avevo capito.
Sua madre doveva essere la tipica donna-bambina che non era mai
riuscita a crescere, distratta e poco responsabile.
Rimanemmo entrambi
qualche secondo in silenzio. Poi percepii il suo sguardo su di me, era
incuriosita.
- Neanche tu hai tanto
l'aria di uno studente del terzo anno-. Disse sinceramente
meravigliata. “Lo credo ho più di cento
anni”. Feci una smorfia e ignorai la sua frase cambiando
argomento.
- Come mai tua madre
ha sposato Phil?-. non volevo spostare il discorso su di me, sarebbe
stato troppo pericoloso. E poi.. ero curioso di sapere ogni cosa di lei.
Non rispose, sembrava
stranamente indecisa su cosa dire, ma poi parlò.
- Mia madre... si
sente più giovane della sua età. Penso che Phil
la faccia sentire ancora più giovane. E comunque,
è pazza di lui-. Era molto perplessa. Non arrivava a capire
cosa potesse legare due persone come sua madre e il suo nuovo marito.
- Approvi?-. Le
domandai quasi certo della sua risposta. Era rimasta ferita ne ero
sicuro.
- Importa qualcosa?
Voglio che sia felice... e lui è ciò che
desidera-. Sospirò stancamente sistemandosi sul sedile.
“A me non importa di lei, io voglio che tu sia
felice”. Non mi piaceva vederla così sconsolata e
con quel musino su quel viso pallido e stanco. Aver cambiato vita non
doveva essere stato il massimo per lei.
- Mi sembra un
atteggiamento come minimo... generoso-. Mi azzardai a dire studiando la
sua reazione. Volevo vedere fino a che punto aveva sofferto per la
decisione di trasferirsi a Forks. L’aria in quel momento mi
sembrò più respirabile e cominciai a rilassarmi.
- Cosa?-.
Aggrottò la fronte sinceramente stupita dal mio
interessamento.
Mi piaceva parlare con
lei.. sapere quelle cose sulla sua vita mi faceva comprendere meglio il
perché del suo carattere così chiuso, timido e
poco socievole. Mi domandai cosa provasse nel confidarsi
così con un ragazzo che in fondo conosceva così
poco. La vidi osservarmi di sottecchi e appoggiare una gamba vicino
alla mia mano, ancora sul cambio. Non la ritrassi ma sperai che non mi
toccasse. “Bugiardo..”. La guardai a mia volta e la
vidi rabbrividire e stringersi nelle spalle.
- Pensi che si
comporterebbe allo stesso modo con te? Su chiunque cadesse la tua
scelta?-.
La sentii sussultare e
i nostri sguardi si cercarono improvvisamente consapevoli di quanto
avessi detto. Le stavo chiedendo forse di starmi vicino?
“Idiota, imbecille.. sei un vampiro”. Si
spostò dalla sua posizione e si avvicinò
maggiormente sfiorandomi ancora timidamente la mano con una coscia.
Soffocai un ringhio nel mio petto. “Merda..”.
-P-penso di
sì-. Allungai involontariamente le dita carezzandole con
l’indice il ginocchio umido e la vidi arrossire
prepotentemente. -Ma in fin dei conti, la mamma è lei.
È un po' diverso-. Terminò riprendendo il
controllo sulla sua voce.
La sfiorai dolcemente
e le sue labbra tremarono scosse.
-Niente ragazzi
spaventosi, quindi-. La stuzzicai continuando a disegnare cerchi sulla
stoffa dei suoi jeans bagnati. Si accostò ancora di
più a me e io finsi di interessarmi alla strada.
- Cosa intendi per
"spaventosi"? Piercing facciali multipli e tatuaggi dappertutto?-.
Mormorò guardando la mia mano e respirando pesantemente.
- Anche... Per
esempio-. Bisbigliai assorto. “Un vampiro?”.
Allargai le dita continuando il mio percorso avanti e indietro. Era un
atteggiamento che non mi sarei dovuto permettere ma.. non riuscii a
smettere. Ero drogato dalla sua presenza, era la mia preda, la volevo e
il mio istinto animale era sempre sveglio.
- E cos'altro, secondo
te?-. chiese innocentemente. Premetti il piede sul freno rallentando,
ero ansioso e impaurito dalla sua domanda, cambiai marcia velocemente.
Non potevo risponderle. Si era incuriosita.
- Pensi che io potrei
essere spaventoso?-. Tornai a massaggiarle il ginocchio facendola
sobbalzare. Accennai un piccolo sorrisetto incuriosito e malizioso
alzando un sopracciglio. “Forse sì..mh?”.
- Mmm... penso che
potresti esserlo, se volessi-. Il rossore sulle sue guance si
intensificò e io fui tentato di sapere se in quel momento
aveva paura del mio atteggiamento. La sfiorai ancora per qualche
secondo e poi scalai le marce frenando. “Già
arrivati uff”. Casa Swan era proprio di fronte a noi, spensi
la macchina girandomi verso di lei.
- In questo momento
hai paura di me?-. Mormorai guardandola fissa negli occhi. Dovevo
saperlo, dovevo sapere se la spaventavo. Mi avvicinai al suo sedile e
lo circondai osservandola attento.
- No-. Rispose
distogliendo immediatamente lo sguardo intimidita e imbarazzata.
Sorrisi. “Piccolo Bambi..sei dolce”.
Tornò
subito a guardarmi, voltandosi e facendosi più vicina. La
sua fragranza mi fece impazzire, la annusai e sospirai estasiato.
- Adesso mi racconti
tu qualcosa della tua famiglia?-. Mi chiese timidamente accendendosi di
curiosità. - Senz'altro è una storia molto
più interessante della mia-. Continuò poi a bassa
voce alzando riluttante il viso.
D’improvviso
il mio modo di fare cambiò. Non potevo scoprirmi troppo,
dovevo mettere un muro. Mi fece male, ma fui costretto a rispondere
freddamente - Cosa vuoi sapere?-.
- È vero
che i Cullen ti hanno adottato?-. Domandò alzando e
abbassando gli occhi torturandosi le mani.
- Sì..-.
dissi solamente, sperando che l’interrogatorio finisse
presto. “Sei ingiusto”.
- Cos'è
successo ai tuoi genitori?-. Fece esitante con un tono pacato e
vagamente ansioso.
- Sono morti parecchi
anni fa-. Non riuscii ad aprirmi, la mia voce rimase neutra e
impenetrabile. La osservai intristirsi e arricciare le labbra in modo
infantile. “No, occhi nocciola.. non puoi farmi
questo”.
- Mi dispiace..-.
Mormorò realmente mortificata.
Non potevo vederla
così, dovevo cercare di recuperare in qualche modo, volevo
vedere di nuovo il sorriso su quel visino.
- Non ricordo
granché di loro. Carlisle ed Esme sono i miei genitori da
parecchio tempo-. Parlai tentando di essere il più sincero
possibile, per quanto potessi svelarle, quella era pur sempre la
verità.
La vidi distendersi
leggermente e fissarmi contenta. “Ma come faccio a non
amarla..”. L’istinto di proteggerla
tornò forte.
- E gli vuoi bene-.
Sorrise lasciandomi stregato. Amavo vederla così.
- Sì. Non
potrei immaginare due persone migliori-. Sorrisi a mia volta
continuando a osservarla affascinato e attratto da lei.
Mi mise la mano sul
braccio gentilmente e mi guardò con tenerezza –
Sei molto fortunato..-. Mormorò cercando una risposta nei
miei occhi. Mi persi.. sentivo che avrei potuto dirle tutto e lei non
mi avrebbe mai giudicato, che avrebbe potuto anche accettare la mia
natura. Solo io e lei, solo noi due.. basta.
Mi riscossi
– Lo so..-. Risposi schietto.
- E i tuoi fratelli?-.
Chiese poi con curiosità malcelata. “oddio,
maledizione”. Guardai l’ora sul cruscotto.
“Emmett comincerà a fare battutine sarcastiche sul
mio ritardo e Alice non farà che chiedermi se
potrà conoscere Bella, saprà già
tutto. Sono spacciato”.
- Mio fratello e mia
sorella, oltre a Jasper e Rosalie, si innervosiranno parecchio se gli
toccherà aspettarmi sotto la pioggia-. Sospirai per nulla
felice.
- Oh, scusa, immagino
che tu sia in ritardo-. Sussurrò senza avere la minima
intenzione di scendere o muoversi. “Già.. forse,
ma sinceramente se mi guardi così, non mi importa
nulla”.
Continuammo a fissarci
con il fiato sospeso. Dovevo prolungare quel momento, a qualunque costo.
- E immagino che tu
rivoglia indietro il tuo pick-up prima che l'ispettore Swan torni a
casa, così non dovrai dirgli dell'incidente di biologia-.
Mormorai sfiorandole i capelli con la mano. “Mio dio, se
è bella”.
- Di sicuro sa
già tutto. A Forks non ci sono segreti-. Sospirò
sostenendo ancora il mio sguardo.
Sembravamo due bambini
che non volevano lasciarsi andare. Risi, ma per nulla contento.
“Rimani con me”. Mi accorsi di quanto fossi egoista
e possessivo con lei.
- Divertiti, alla
spiaggia... c'è il tempo giusto per prendere il sole-.
Immerso in quegli occhi nocciola non capii l’idiozia che
avevo detto fino a quando non alzai lo sguardo osservando la pioggia
scrosciante. Ridacchiò in modo tenero.
- Domani ci
vediamo..?-. Il cuore quasi mi scoppiò nel petto quando
sentii quelle parole. Vederla.. non desideravo altro. Volevo stare con
lei, starle vicino. Sospirai.. “Ma come faccio..”.
Era tutto così difficile..ero pur sempre un vampiro, non un
ragazzo normale da poter frequentare.
- No. Io ed Emmett
anticipiamo il weekend-. Non credevo che pronunciare quella frase mi
avrebbe fatto così male, non riuscivo a concepire di poter
stare lontano da lei, di non vederla dormire la notte e non vederla a
scuola ogni giorno. Io.. non avrei potuto proteggerla, non avrei potuto
sentire la sua voce, guardarla camminare goffamente.
- Cosa fate?-.
Percepii delusione nella sua voce e ne fui maledettamente felice, anche
troppo, molto più del lecito. Dentro di me rimandavo il
momento in cui avrei dovuto lasciarla andare, perché dovevo,
io dovevo starle lontano.. “Mhh.. già”.
Ma non ne avevo alcuna voglia.
- Andiamo a fare
trekking nella riserva di Goat Rocks, a sud del monte Rainier-.
“Andiamo a nutrirci, sai.. io sono un vampiro, mi nutro di
sangue e pensa, volevo ucciderti”. Scossi la testa cercando
di scacciare quel pensiero e sperai che non avesse notato nulla di
strano in quello che le avevo detto.
- Oh be',
divertitevi-. Bisbigliò cercando di sembrare entusiasta. Ma
come me.. non lo era affatto. Piegai gli angoli della bocca in un
sorriso. Mi fece piacere sapere che le dispiaceva che io mi
allontanassi. “ Sì, ma così lei
è salva e tu non rischi di farle del male”.
- Faresti una cosa per
me, questo weekend?-. Le domandai ansioso. Ci guardammo ancora e di
nuovo sentii di potermi perdere in quelle iridi nocciola. Volevo che
stesse attenta, che non se ne andasse troppo in giro da sola. Se non
ero nei paraggi mi sentivo terribilmente preoccupato per lei.
Annuì
fissandomi timorosa.
- Non offenderti, ma
tu sembri il classico genere di persona che attrae gli incidenti come
una calamita. Perciò... cerca di non cadere nell'oceano, di
non farti investire, o chissà cos'altro, d'accordo?-. Mi
domandai perché ogni volta che cercavo di parlarle con il
cuore mi uscivano frasi stupide e idiote che rischiavano di offenderla.
Avrei voluto tagliarmi la lingua. Comunque sorrisi divertito e la
punzecchiai con uno sguardo furbo e malizioso.
Mi fissò
arrabbiata gonfiando le guance e si allungò verso lo
sportello roteando gli occhi per aria, esasperata.
- Ci
proverò..-. Bofonchiò furiosa scendendo e
lanciandomi un’occhiataccia. Sbattè lo sportello
con forza e percorse il cortile con passo svelto. Si voltò
facendomi una smorfia antipatica e io scoppiai a ridere. Accesi la
macchina ancora ridendo. “Sei unica piccolo
Bambi..”. Lo ammisi a me stesso, proprio non volevo
allontanarmi da lei. Non vedevo l’ora di tornare.
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Capitolo 20 *** La caccia ***
Eccomi
qui e voi direte.. ammazza Malia così presto. Ve l'ho detto
che questa è la mia fic preferita no? Sono curiosa anche io
quando scrivo e come una scema mi rileggo i capitoli più
volte. E dico.. però Eddy quanto sei cucciolo (Malia
è idiota). Voglio proprio vedere che combino -2 a Port
Angeles.. chissà.. sarò all'altezza? Ripeto che
qui Edward non è affatto il vampiro perfetto in
calzamaglia.. anzi!!!! Comunque vi ringrazio, perchè se
questa storia la adoro sempre di più, se mi sento in grado
di portarla avanti lo devo a voi, grazie tantissimeee... già
non è facile, in più ci metto delmio,ma voi non
mi dite mai, odddioo ci rovini Edward.. ma dite sempre.. Malia che
versione strana, però non è male dai.. ahahahaah
la cosa mi piace,mi porta a credere di poter riuscire a creare Edward.
Grazie ancora a voi che mi seguite. Un bacioo!!! Malia.
La caccia.
Non riuscivo a non pensare a lei neanche per un secondo. Bella ormai
era il mio chiodo fisso, la mia ossessione. Anche lì, a
caccia con Emmett, il mio pensiero correva costantemente a lei.
Chissà se avrebbe ascoltato il mio consiglio. Era
terribilmente sbadata e distratta, starle vicino mi permetteva in
qualche modo di proteggerla, ma lontano da lei avrebbe potuto accaderle
di tutto.
- Hai la
faccia di un cane bastonato..-. Confessò Em guardandomi
fisso.
- Scusa..-.
mormorai, sapevo di non essere per nulla di compagnia.
-
Quell’umana ti ha stregato eh?-. Domandò con il
suo solito tono leggero.
Annuii
cercando di concentrarmi sul territorio, ma vidi mio fratello scuotere
la testa divertito.
- Non ti ho
mai visto così prima d’ora…-.
Ridacchiò dandomi una pacca forte sulla spalla. –
Non per farmi i fatti tuoi ma.. siamo tutti preoccupati per te, ah no..
tutti tranne Alice..-. Si corresse appoggiandosi ad un tronco e
osservandomi fisso.
- Non
c’è motivo..-. Feci infastidito da tutte quelle
attenzioni. Non li avrei messi nei guai, non avrei mai rivelato nulla a
Bella, ne avevamo già parlato e poi ora ero certo di poter
resistere alla sua vicinanza. “Forse..” mi corressi
quando la mia mente tornò al suo profumo di fresia e
lavanda.
- Sei
innamorato?-. Sobbalzai di fronte a quella domanda così
diretta. Osservai Em puntare i piedi a terra e portare la sua
attenzione sugli aghi del sottobosco. In un modo o nell’altro
lo ringraziai mentalmente, la sua era solo curiosità, non
aveva nessuna intenzione di giudicarmi.
-
Sì-. Confessai preso da una strana ansia. – Stare
lontano da lei sta diventando una sofferenza fisica-. Era la prima
volta che riuscivo a dirlo così apertamente e mi sentii
sollevato, anche se confidarmi proprio con Emmett mi faceva uno strano
effetto.
- E il
sesso?-. “Ecco appunto”. In quel momento avrei
voluto rimangiarmi ogni parola che gli avevo rivelato. A volte riusciva
ad essere molto indiscreto, quell’argomento non ero ancora
pronto per poterlo affrontare. Non sapevo nemmeno se sarei riuscito a
resisterle figuriamoci.. scossi la testa per scacciare via il pensiero
del suo corpo sul mio, morbido, profumato, vivo.. la gola mi
andò a fuoco, la salivazione aumentò a dismisura,
non ce l’avrei mai fatta.
- Niente
sesso..-. borbottai cercando di far cadere la sua curiosità.
Ma ridacchiò e aggrottò le sopracciglia con fare
scettico. Si portò le braccia dietro il capo e mi sorrise.
- Ed
è normale. Smettila di vederla come un’agonia..-.
Fu il mio turno di rimanere scioccato. Puntai gli occhi
sull’orso che aveva cominciato ad annusare l’aria
pesantemente e mi domandai se avesse capito che io mi ero preso una
cotta per un essere umano. Tra l’altro il suo sangue mi
eccitava e mi attraeva come una calamita.
- Normale?
Normale?-. Sbottai. L’odore di “cibo” mi
raggiunse in fretta le narici, vidi Em rallentare i suoi movimenti e
impettirsi con l’acquolina in bocca.
- Sai come
la penso. Io l’avrei uccisa subito, ma tu la ami no? Se la
ami..-. Fece spallucce e mi lanciò un’occhiata di
sbieco – fare l’amore con la persona che ami
è naturale..-. Detto questo si inoltrò
velocemente nella foresta lasciandomi da solo a riflettere.
Rimasi
meravigliato dalle parole di mio fratello. Già.. cosa poteva
succedere, infondo potevo solamente ucciderla con la mia forza.
“Sei così delicata piccolo Bambi”.
Ripensai a quello che era successo in macchina. L’avevo
accarezzata così lievemente.. ma non era stato il mio
istinto di vampiro a farlo, mi ero sentito così umano.
“Umano”. Avevo desiderato poterle sfiorare una
guancia, oppure le labbra.. ma così si sarebbe accorta di
quanto fossi freddo, di quanto le mie mani fossero gelide.
- Ohhhh.. ma
che ti vuoi perdere tutto il divertimento?-. La voce di Em mi raggiunse
e io sorrisi rimuginando sulle sue parole. “Chissà
se avrò mai il coraggio di toccarla..”. Da un lato
speravo che non me l’avrebbe mai permesso, che si trovasse un
ragazzo che la volesse, che.. “Che ucciderei
immediatamente”. Terminai ringhiando.
Raggiunsi
Emmett veloce e notai un grizzly enorme torreggiare su di lui.
“Ci risiamo..”.
- Ehi Ed,
porca puttana, questo è grosso e feroce..-. Era eccitato
come un bambino, sentivo i suoi pensieri esaltati correre come un fiume
in piena. Lo guardai affrontare quella bestia senza
difficoltà e lottare fino a stremarla, ma la mia mente
correva lontano di nuovo a lei.
“Cosa
starai facendo ora? Mi pensi?”. Ero angosciato, sentivo male
ovunque, l’ansia mi attanagliava. Volevo vederla, rimanerle
vicino, osservarla sorridere e arrossire. Cacciare non mi era mai
pesato così tanto.. non ero mai stato il tipo che desiderava
stare tra gli esseri umani, ma lei aveva cambiato tutto. Senza sentire
il suo profumo non aveva senso neanche la caccia, non mi divertivo, era
solo un modo per tenermi in vita.. e lontano da lei faticavo a
ricordare che ne avevo assoluto bisogno.
- Edward..
sei ridotto proprio male..-. Non mi ero accorto che Emmett aveva
terminato il suo gioco e che mi stava guardando con gli occhi sgranati.
– Non pensavo fratello.. -. Si pulì la bocca
sporca di sangue e mi afferrò per le spalle. –
Finalmente sei cresciuto..-. Abbassò la testa annuendo
contento e io lo osservai con una smorfia perplessa dipinta sul volto.
- Em,
dai..-. Mi dava fastidio essere considerato un ragazzino. Mi allontanai
di scatto, non volevo essere trattato come uno stupido.
- Eddy
Eddy.. sei con la testa da tutt’altra parte. Sbaglio o la
notte ultimamente sei sempre in camera sua eh? Guardone di un
fratellino..-. Scoppiò a ridere passandomi di fronte e
fissandomi con aria maliziosa.
- Non faccio
nulla di male..-. Sbottai sulla difensiva. L’avevo pensato
mille volte che non ero nient’altro che un guardone, ma non
ero riuscito a convincermi che stavo facendo una cosa sbagliata. Ero
affascinato, attratto da lei, non avrei mai smesso di guardarla
dormire.. rannicchiata sul letto mi sembrava così fragile,
indifesa e mi convincevo di farlo solamente per proteggerla, non per
altro.
- Ah no?
Neanche una sbirciatina..? Non ci credo-. Mi punzecchiò Em
fermandosi di fronte a me e fissandomi incredulo.
- No,
cazzo.. ma se quando sento il suo odore mi sembra di impazzire..!-.
Avevo alzato la voce, non le avrei mai fatto nulla di male, non ero un
animale come lui. “Sto diventando matto”. La mia
reazione doveva averlo stupito perché non staccò
più gli occhi da me..era sbalordito.
- Stai
mentendo.. Edward Cullen sta mentendo. Oddio posso raccontarla a Jazz
questa?-. Aveva spalancato la bocca – L’hai
accarezzata.. baciata?-. Non mi piaceva dare spiegazioni, tantomeno me
la sentivo di darle a quell’orso che aveva deciso di
punzecchiarmi per tutto il week-end.
- Edward, te
la prendi troppo. Io che dovrei dire con Rose eh? Non riusciamo a
smettere di farlo.. è è
cavolo…è bellissimo..-. Lo fulminai con lo
sguardo.. non avevo bisogno di sentirlo parlare delle effusioni amorose
tra lui e Rosalie. Era una fatica ogni volta cercare di ignorare i loro
pensieri..
- Emmett,
dacci un taglio ok? Non l’ho baciata, non l’ho
toccata.. qui finisce il discorso..-. Risposi stufo di
quell’interrogatorio. Erano i miei sentimenti, la mia vita..
- Ma mentre
dormiva lo hai fatto e ti senti in colpa perché ti
è piaciuto..-. Mi afferrò stringendomi per il
collo e bloccandomi i movimenti – cederai.. e le dirai
tutto-. Continuò a tenermi stretto anche quando cercai di
scrollarmelo di dosso. “Sei pesante..”. Ringhiai in
modo sommesso per fargli capire che la mia pazienza era ormai al limite.
- E lei? Oh
sì amore.. sei un vampiro, quanto ti amo..-. Risposi con
voce stridula. Il petto aveva ricominciato a farmi male, non
c’era storia, non c’era speranza. Non potevo dirle
nulla, anche se le piacevo, non avrei mai potuto vivere con lei una
relazione normale. Era fuori discussione, era impossibile. Mi avrebbe
respinto.
- Ma quanti
problemi ti fai. Tu pensi troppo per i miei gusti. La vuoi..
prenditela, è tua.. se non vuole te chi altro potrebbe
volere?-. Mi scompigliò i capelli come se fossi un bambino
bisognoso di coccole e io reagii dandogli una gomitata nello stomaco e
digrignando i denti. Non potevo sopportare
quell’atteggiamento, non da lui.
Arrenditi Ed, è
palese come quella ragazza sia riuscita a cambiarti.
- Potrebbe
volere un ragazzo normale, una vita normale.. perché me-.
Feci io poco convinto delle sue parole. Mi indicai esasperato.. io
stavo chiedendo consiglio ad Emmett? Dovevo essere impazzito.
Volevo che
la mia famiglia ne rimanesse fuori, non volevo coinvolgerli, eppure
alla fine ero lì a parlare con Em di Bella e gli avevo
persino confessato di amarla, di desiderarla.
- A volte
sono d’accordo con Rosalie.. sei un idiota..-. Sospirai.
Aveva ragione, la volevo e la allontanavo, mi preoccupavo per lei e poi
le stavo vicino, mi convincevo che non le avrei detto nulla, ma ero
lì a sperare che Bella potesse accettarmi nonostante tutto.
-
E’ umana!-. Borbottai cercando l’evidenza
– Essere umano uguale pericolo, non ti importa niente che lei
venga a sapere di noi? Rose mi ucciderebbe-. Finii nominando Rosalie
proprio perché sapevo quanto lui fosse condizionato dai
comportamenti di sua moglie.
- Mi fido di
te.. Ed, sai il migliore tra noi. Non c’è bisogno
di una laurea per saperlo e Rose si calmerà, lo sai
com’è fatta-. Mi fissò con la fronte
aggrottata. Scossi la testa sconsolato, dirigendomi verso la sua
macchina e ignorando la mia fame. Volevo rimanere da solo. Non mi
sentivo migliore di nessuno, l’avevo creduto, ero stato in
passato talmente pieno di me da credere che fossi il migliore e il
più capace tra i miei fratelli. Ma mi ero sbagliato di
grosso.. nonostante avessi capacità extra ero sempre stato
vuoto, un contenitore vuoto di esperienze e avvenimenti. Non avevo uno
scopo, un obbiettivo, le mie azioni non avevano alcun fine e le mie
giornate erano trascorse a combattere la noia suonando, leggendo e
ascoltando musica. Non ero nessuno, ero un assassino che si celava
dietro una maschera di perbenismo, una maschera che ora cominciava a
starmi stretta e tutto a causa di un essere umano, di una ragazza che
sapevo sarebbe riuscita a leggermi dentro se glielo avessi permesso.
Nessuno era mai riuscito a colpirmi così tanto. Il silenzio
della sua mente, l’odore del suo sangue, erano i motivi per
cui avrei dovuto stare lontano da lei, impormi la sua lontananza per
l’eternità e invece i suoi occhi nocciola, il suo
sguardo fiero, le sue guance rosse, la sua sbadataggine, mi avevano
fatto perdere la testa. Io che vivevo da sempre come un non-morto ero
tornato in vita risvegliando desideri ed emozioni che credevo non
potessero esistere in me, proprio per la mia dannata superbia.
“Ah.. Edward, sei proprio un imbecille”.
- Ehi, vuoi
tornare?-. La voce di Em mi colse alla sprovvista.
- Che?-.
Commentai sbalordito voltandomi verso di lui. Tornare prima per cosa?
– I prossimi giorni ci sarà sole a Forks-.
Conclusi tristemente, non l’avrei comunque potuta vedere.
Ma la notte no.. su Eddy ti devo
spiegare tutto io..
La mia
angoscia si placò all’istante, poterla vedere
quella sera stessa, poterla proteggere di nuovo, guardare, amare..
- Ah beh,
sono sazio, ma..-. Mi sentii ridicolo. Ammettere quella mia debolezza
di fronte ad Emmett non mi faceva affatto piacere. Mi guardava
divertito con le braccia incrociate al petto.
Edward.. scosse la
testa ridacchiando.. sei
un caso disperato..
Afferrò
le chiavi della sua jeep e si mise al posto di guida.
- Allora??-.
Mi fece sorridendo – Se andiamo adesso saremo a casa per il
crepuscolo..-.
Annuii e
salii in macchina senza dire nulla. Forse non era stata una cattiva
idea parlare con lui, mi sentivo realmente meglio e non vedevo
l’ora di essere a casa.
Cerca di essere discreto con
Rose, però.. fammi il favore..
Storse la
bocca e io scoppiai a ridere. Immaginavo cosa dovesse sopportare quando
Rosalie aveva una delle sue crisi di rabbia, non era facile starle
dietro. Non riuscivo a smettere di ridere e quando si portò
una mano alla fronte massaggiandosi gli occhi mi piegai sghignazzando.
Dì che non avevi
più fame, insomma inventati qualcosa. Fallo per tuo fratello.
- Va bene,
va bene. Tenterò di non farvi litigare..-. Promisi fissando
un punto indistinto sull’asfalto.
Pensai
inevitabilmente di nuovo al mio piccolo Bambi e sorrisi,
chissà se mi aveva perdonato per averla punzecchiata in quel
modo. Infondo l’avevo fatto solamente per il suo bene, avevo
realmente paura che durante la mia assenza le potesse succedere
qualcosa. Era troppo distratta.
“Occhi
nocciola non vedo l’ora di vederti”. Sapevo
già come sarebbe finita la serata, l’avrei
guardata tutto il tempo muoversi e parlare nel sonno. Pregustai il suo
profumo e sentii il mio corpo tremare di piacere. Volevo sfiorarle il
viso come avevo immaginato di fare per tutto il tempo trascorso a
cacciare.. quante volte mi ero steso al suo fianco senza che lei se ne
accorgesse? Sarei morto per quella fragranza di fresia e lavanda,
dolce, fresca..non ne avrei mai potuto fare a meno. Era diventata la
mia droga, la mia tortura.
-
Quando scoprirai i piaceri dell’amore sarà
difficile liberartene..-. Emmett interruppe i miei pensieri
bruscamente riportandomi alla realtà.
- Credo che
non sarà come per te..-. mormorai poggiando la testa sul
sedile – Non credo che sarò capace di..-.
Il grizzly
mi bloccò con una mano, facendomi segno di tacere.
-
Dì un’altra parola come non sono
all’altezza, non sono capace, non mi accetterà,
non mi vuole e stasera ti rompo il muso..chiaro? Mi farai venire un
infarto. Sveglia sei un Cullen!-.
Lo fissai
sorpreso sventolarmi il pugno di fronte al viso.
Continuerò sempre a
ripeterlo, tu hai proprio bisogno di una bella scopata.. è
evidente.
Ghignò
del suo pensiero e tornò a concentrarsi sulla
guida, lasciandomi questa volta il tempo di riflettere su molte cose.
Veramente non sarei stato in grado di resistere e le avrei confidato
ogni cosa? Avrei avuto realmente il coraggio di metterla
così in pericolo? L’amore mi rendeva cieco, e
forse aveva ragione Alice.. era ormai troppo tardi.
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Capitolo 21 *** Ninna nanna ***
Sono
in incognito.. Malia 007 (tata- tatatata- tadada..). Insomma non ho
internet, ma ho rubato 5 mintui la chiavetta al mio migliore amico. Ho
detto vabbè aggiorno qualcosa.. e ovviamente midnight sun
è la prima fic a cui ho pensato siccome sono dei capitoli
avanti. Emhh.. che dire.. io lo dico questo Edward vuole essere reale,
molto.. quindi ho risolto un problema.. diciamo così che mi
sono sempre chiesta. (Scusate se sconvolgerà o
scandalizzerà l'idea che qualcuno si è fatto di
Edward). Io sinceramente non potevo non scrivere un capitolo
simile.. chiedo ancora e ancora scusa se urterò
terribilmente qualcuno. Vi lascio alla lettura. Ma che carini i
commenti.. come sempre mi emoziono.. peccato non avre il tempo
materiale di rispondere. Ufffffffffffffffff... spero comunque che
appreaziate l'aggiornamento. (Se non mi uccidete dopo averlo letto).
Malia
P.S. Qui si che la Meyer forse avrebbe avuto da ridire qualcosina.
Ninna
nanna.
Entrai nella sua stanza consapevole che ormai ero ad uno stato di
dipendenza pietosa dal suo profumo. Stavo male.. realmente male quando
le stavo lontano. Ero uno straccio.. non ero realmente sazio, ma il mio
corpo si era abituato a lei in un modo che non credevo possibile.
Chiusi gli occhi aspettando la solita ondata di immancabile desiderio
di ucciderla. E venne..ma questa volta fu maledettamente più
forte. La scarica di adrenalina che mi attraversò era mista
ad una forte voglia di possederla, di fare l’amore con lei.
“ Respira, porca miseria, piano..ma respira”. La
guardai.. non era lontanamente paragonabile a ciò che avevo
immaginato di vedere dopo due giorni di assoluta lontananza. Era..
era.. dannatamente arrapante e io ero troppo stupito di fronte a quella
visione. Dischiusi le labbra affascinato e attratto. Avrei fatto
qualunque cosa per soffocare la mia natura, ma Bella risvegliava dentro
di me qualcosa, qualcosa di assolutamente vivo e ribelle, troppo umano
perché io capissi. Mi inginocchiai vicino al letto ancora
immerso nel mio desiderio di afferrarla e annusare tutti i centimetri
della sua pelle scoperti. Era sudata.. e il suo profumo era forte,
veramente forte.
- Cazzo..-. Smisi di respirare e chiusi le palpebre mortalmente
tentato. Era il periodo in cui Bella aveva il suo ciclo. Ecco
perché la trovavo esageratamente seducente e appetitosa. Il
mio corpo si irrigidì pronto all’attacco,
l’odore del suo sangue era un’agonia, mi era
entrato dentro irretendomi.
- Edward.. Edward.. fa male..-. Mormorò nel sonno
cercandomi. “Non sai quanto fa male a me, piccolo
Bambi”. Sapevo che una donna umana aveva mensilmente perdite
di sangue e fino ad ora non era stato un problema, era certo
più difficile resistere, ma non impossibile. Ma Bella era..
mi ritrovai sul letto ad annusarla. L’animale in me non era
sazio, non era controllabile. La sovrastavo e la bloccavo sul letto
pronto ad affondare i miei canini in quel tenero
collo..ucciderla,ucciderla per placare la mia sete..era una tortura.
“Il suo sangue.. scendere nella mia gola..”.
Bruciava, ogni singolo atomo del mio corpo stava andando a fuoco e si
stava sbriciolando sotto i colpi di quel desiderio oscuro e privo di
vergogna. “Ti voglio.. oddio..”. Avvicinai le
labbra alla sua pelle diafana e deglutii. Se l’avessi morsa
in quel momento non avrebbe sentito male, anzi.. sarebbe finito tutto
in pochi secondi e io mi sarei abbeverato della linfa più
squisita esistente al mondo.
- Edward.. io.. voglio vederti..-. Qualcosa a quelle parole si
spezzò dentro di me, facendomi desistere. “Che
stai facendo..”, avrei voluto piangere.. quello era il motivo
per cui non potevo starle vicino. Non potevo mai perdere il controllo
con lei, perché sarebbe stata in pericolo di vita. Ero un
predatore letale, un’anima dannata alla ricerca di sangue.
- Bella, non sono io che devi cercare..-. Sussurrai spaventato. Era
sempre più attratta, sempre più coinvolta, cercai
di convincermi che non era reale, che mi avrebbe presto dimenticato e
tolto dalla testa. Affondai il capo nell’incavo della sua
spalla e inspirai il suo profumo di fresia come se avesse potuto
soddisfarmi. Mi eccitai e mi strusciai al suo fianco come se questo
avrebbe potuto darmi sollievo.. stupido, accese solamente la mia voglia
di toccarla. Mi vergognavo di quelle debolezze, perché non
mi erano mai appartenute, non erano Edward, il vampiro in me si
rifiutava di abbassarsi a tali gesti, io ero perfettamente
indipendente, ero in tutti gli aspetti privo di qualsiasi dipendenza,
lontano da ogni legame, lontano..
Il mio naso scese sulla pancia di Bella e le mie dita si mossero
istintivamente per bloccare i movimenti scomposti dei suoi fianchi.
Come un pazzo non pensai che avrebbe potuto svegliarsi. Affogai il mio
istinto tra l’odore frenetico del sangue che le usciva dalle
cosce.. non era possibile una simile beatitudine. Tremavo di piacere..
tremavo.. sarei morto per assaggiare solo una goccia di
quell’ambrosia. Avrei dato qualsiasi cosa per scoprirla
nuda.. e cibarmi di lei. Gemetti per il disgusto che provai di me
stesso, nessuno l’avrebbe saputo, nemmeno Bella in fondo e io
non ero che un vampiro. Non le avrei fatto del male, sarebbe stato
veloce, mi sarei riuscito a controllare.. “Smettila, fai
schifo, fai veramente schifo.. tu non sei normale”. Che non
lo fossi non c’era alcun dubbio, io non la volevo solo come
un uomo desidera una donna, io volevo possederla fino a farla stare
male per me, come io morivo per lei, per tutto di lei, dal battito
delle sue ciglia al suo corpo nudo e femminile tra le lenzuola, Bella
doveva sfinirsi di me, ogni notte era sempre più dipendente,
sempre più mia.. lo sapevo era la mia preda, la mia donna.
L’avevo scelta inconsapevolmente non lasciandole scampo. Con
le dita le abbassai i pantaloni grigi che le circondavano la vita e la
fragranza dolce del suo sangue fresco mi entrò prepotente
nelle narici. “Non farlo.. resisti..”. Non era
umano, un ragazzo umano non sarebbe mai stato tentato, anzi.. sospirai
stregato da quella fragranza e mi persi, la mia coscienza si nascose e
il mio istinto prese il sopravvento. Si inarcò
istintivamente.. lei sentiva la mia presenza, il suo corpo mi chiamava
nel sonno, era mia in tutto e per tutto, l’avevo plasmata,
l’avevo irretita passando ogni notte con lei, aspettando che
il predatore in me prendesse alla fine il sopravvento sulla mia
ragione. E Bella non avrebbe mai potuto respingermi, eravamo una droga
l’uno per l’altra.. nelle nostre vene scorreva la
malattia del desiderio ossessivo, della forza oltre il confine del
limite umano, quei confini erano stati superati per lei ancora
inconsapevolmente. Non osai immaginare cosa avrei potuto fare se mi
avesse concesso di poterle rimanere accanto, avrebbe corso pericoli
continui a causa della mia passione inevitabile, del mio istinto.. non
avevo scelta. Dovevo assaporarla, solo una volta.. solo una volta.
- Ah.. cosa?-. Spalancai gli occhi improvvisamente consapevole della
sua voce e mi ritrovai ai piedi del letto a guardarla negli occhi.
“No.. porca puttana, no”. Fortunatamente la luce
ancora era spenta, altrimenti sarei stato spacciato..ero stato
smascherato?
Quando accese la luce io ero già acquattato fuori dalla sua
finestra. La osservai prendersi il volto tra le mani e singhiozzare.
- Edward Cullen stai diventando la mia ossessione.. ora non basta
sognarti ogni notte, devo vederti ai piedi del mio letto come se fossi
qui..-. appoggiai la testa contro il muro della sua casa.. in confronto
a me era calda. Risi di gusto alle sue parole. Non volevo.. non avrei
mai voluto renderla così dipendente da me, ma era stato
inevitabile. Avrei dovuto starle lontano, ma non ero capace di provare
una simile agonia. Non ero in grado di trattenermi.
La osservai ancora mettersi seduta e riflettere.
- Forse ho capito cosa sei..-. bisbigliò a se stessa.
Sussultai “nooo, no ti prego. Non sono pronto a
perderti”. Pregai con tutte le mie forze che desistesse dal
fare ricerche su di me. Quasi alzai gli occhi al cielo
perché lei non lo facesse.. Edward Cullen l’essere
perfetto che tremava dalla paura. Ero ridicolo..spense ancora la luce e
si rannicchiò meglio sotto le coperte. Sospirai di
sollievo.. ora sarebbe stato più facile. Prima si era
totalmente scoperta, come al suo solito. Scivolai di nuovo
all’interno, ma questa volta mi sedetti sulla poltrona
più vicina al letto e rimasi immobile a fissarla. Strinsi i
denti reclinando la testa all’indietro e le mie mani si
mossero da sole sul bracciolo ruvido della mia sistemazione.. non
credevo che un giorno avrei suonato ancora. Mi lasciai andare a quella
lenta e inesorabile melodia che scaturiva da me, la mia tortura, la mia
ossessione, il mio eterno desiderio e il mio amore riversati in quelle
note che non si sarebbero mai cancellate. Respirai e mossi ancora le
dita.. stava prendendo forma. Immaginai di avere di fronte a me il
piano.. chiusi gli occhi e cominciai a suonare. Sorrisi..
“Sì..”. Era troppo semplice suonare
quella melodia. Una ninna nanna.. almeno in apparenza, densa di tutte
le emozioni che mi travolgevano quando il suo viso dolce e sorridente
entrava prepotentemente nel mio cuore. Continuai a muovere le mani
cercando accordi che potessero incastrarsi a quella nenia e iniziai a
canticchiarla per non perderla e legarla alla mia mente. Era Bella..
rappresentava in tutto e per tutto il mio combattimento interiore.. non
l’avrei mai lasciata. Lei era mia.. il tono della ninna nanna
si alzò e le mie emozioni si fecero intense. “Lei
è mia..”. Non avevo mai provato qualcosa di
così prorompente da farmi scaturire note con tanta
facilità, stavo creando il mio amore.. non smisi di provare
e riprovare fino all’alba. Muovevo il capo ricordando a me
stesso come era stata buia la mia vita senza quegli occhi color
cioccolato che mi guardavano e mi scrutavano l’anima cercando
la verità che io non volevo confessarle per timore di
perderla per sempre. Avrei voluto dirle che ero incatenato a
lei per l’eternità, non per colpa mia, ma qualcosa
si era inevitabilmente incrinato dentro di me, qualcosa che aveva
finalmente dato un senso e uno scopo alla mia non-esistenza. Portai le
dita a mezz’aria e sospirai. Dovevo già andarmene.
Dovevo farlo perché di lì a poco sarebbe spuntato
il sole.. e quel giorno sarei rimasto a casa. Non potevo assolutamente
presentarmi a scuola con una bella giornata, anche se avrei tanto
voluto solamente per potermi sedere vicino a lei alla lezione di
biologia del lunedì. Mi alzai andandole di nuovo vicino.. mi
chinai per posarle un bacio sulla fronte e le sfiorai i capelli
dolcemente. Per fortuna ero riuscito a trattenermi.. non osavo pensare
a cosa sarebbe potuto accadere se avessi leccato il suo sangue, avrei
certamente perso la testa.
- Mhhhh…-. Mormorò nel sonno biascicando qualche
parola e sbattendo la lingua. Sorrisi..che bambina..- Edward tornerai?
Io voglio dirtelo.. ho bisogno di parlare con te..-. Che domande, certo
che sarei tornato. Sarei tornato sempre da lei, non mi era possibile
dimenticarla in alcun modo. Ma rabbrividii sentendo che voleva
parlarmi. Altre teorie? E se avesse capito..?
- Ti prego..-. Sussurrai sfiorandole una guancia. Mercoledì
sarei tornato a scuola e l’avrei affrontata. Sperai con tutto
me stesso che la gita a la Push le avesse fatto bene. Mi sembrava
ansiosa però.. troppo.. – Ti prego, non cercare di
scoprire niente su di me...-. Non potevo fare altro che parlarle nel
sonno.
Tornai verso la finestra senza voltarmi e uscii silenzioso proprio
quando Bella aprì gli occhi lentamente, nonostante fosse
ancora presto. Presi la via di casa correndo veloce.. volevo arrivare
il prima possibile al piano. Avevo voglia di sentire la mia ninna nanna
suonata.. chissà che ne avrebbe pensato Esme. Vedendomi
suonare ancora dopo tanto tempo le sarebbe venuto un magone.. le avrei
suonato la sua canzone. L’avevo scritta per lei tanto tempo
prima, quando la mia passione per il piano non mi lasciava abbandonare
le mie note. E ora il passato tornava di nuovo.. Bella era veramente la
mia la maledizione eterna.
- Eilà, ma guarda chi si vede.. fatto buona caccia?-. Emmett
mi accolse con un sorriso sarcastico sulle labbra.
Ma guardalo
com’è eccitato.. manco quando beve sangue ha
quella faccia contenta..
- Ottima.. -. Gli passai vicino ignorandolo. Dovevo arrivare al salone.
Ehi, Saetta Mc Queen,
manco buongiorno? Sei proprio cotto..
L’orso parlava troppo per i miei gusti, ma non avevo tempo
per lui in quel momento.
Vidi Jasper sorridere dal corridoio e venirmi incontro.
- Ciao, Ed.. -. Alzò le sopracciglia quando non risposi e si
voltò a guardarmi perplesso.
Ancora preso di
quell’umana? That’s amore..
Ma tutti ironici quel giorno? Mhhhh…
Finalmente arrivai al piano con uno stuolo di parenti incuriositi
dietro di me. Mi girai a guardarli tutti.
- Avete qualcosa da dire?-.
Carlisle ed Esme mi guardavano preoccupati. Sembravo impazzito molto
probabilmente, mentre Alice aveva il viso compiaciuto e felice.
L’avevo detto
io.. è perfetta per te..ehhhhhhhhh.. that’s amore..
Che Jasper e Alice fossero affini si capiva lontano un miglio.
Parlavano persino allo stesso modo certe volte. Sorrisi. Mi voltai e
portai le mie mani sullo strumento cominciando a suonare. Fin quando
gli accordi non furono ultimati e le note completamente intrecciate tra
loro per creare una melodia perfetta non smisi un attimo di suonare.
Quando mi fermai la mia famiglia era ancora dietro di me. Percepii Esme
avvicinarsi e abbracciarmi.
- Edward, è bellissima..-. Mi baciò il capo come
una mamma e io le sorrisi contento.
- Davvero ti piace?-. Le sussurrai stupito. Lei annuì
commossa.
- E’ splendida.. così satura di emozioni e
sentimenti..-. Mi strinse al seno strusciando la sua guancia contro la
mia – ti prego fammi conoscere la ragazza che ha fatto questo
miracolo..-.
Sospirai contro di lei. Non era possibile.. non l’avrei mai
messa in pericolo così palesemente. Io.. non le volevo dire
nulla.
- Ma..-. Iniziai io dubbioso. I patti erano stati chiari,
silenzio..
- Ma aspettiamo con ansia che Bella faccia parte della famiglia..-.
Terminò Carlisle provocando un moto di rabbia in Rosalie,
che uscì subito ringhiando e sbattendo la porta.
Nessuno se ne preoccupò. Sapevamo che lei non riusciva
subito ad abituarsi ai cambiamenti. Emmett solamente fece spallucce
sconsolato e si apprestò a seguirla.
Donne, chi le capisce
è bravo..e pure fortunato. Sì, sì..
Guardai Carl stupito e innervosito, ma lui mi fissò
impassibile e annuì bonariamente.
- Fai quello che senti, hai la nostra benedizione. Non possiamo
ignorare i cambiamenti permanenti che sono avvenuti dentro di te..-.
Mormorò trovando l’approvazione di Esme. Quando
tutti se ne furono andato e io mi ritrovai di nuovo solo, mi accorsi di
sentirmi stranamente contento e felice.
Edward? Alzai
il viso attento alla voce preoccupata di Alice.
Non era nel salotto ma comunque potevo sentirla chiaramente. Sembrava
ansiosa per qualcosa.. non mi piaceva il suo tono particolarmente
inquieto.
Segui Bella a Port
Angeles martedì sera, potrebbe accaderle qualcosa di
spiacevole..
Mi irrigidii ascoltando quel pensiero. Occhi nocciola a Port Angeles?
Perché? Con chi? Decisi che l’avrei scoperto
presto. L’avrei seguita e tenuta d’occhio. Con me
nelle vicinanze non le sarebbe successo nulla di male.
- Grazie Alice..-. Bisbigliai sapendo che mi avrebbe comunque sentito.
Le ero grato per non avermi fatto alcuna domanda e avermi aiutato. Lei
era sempre dalla mia parte.
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Capitolo 22 *** Port Angeles ***
Scusate se non posso
ancora rispondervi, ma non ho internet.. tragedia!!!! Mannaggia alla
chiavetta clandestina.. io non lo so! Ma possibile che si debbano
aspettare gli anni? Altro che "life is now", vabbè, meglio
non parlarne. Allora rispondo velocemente, grazie per i commenti
positivi e per le critiche (non mi offendo maiiii, anzi). Mhhh..
capisco che questo Edward sia alternativo e strano.. ahahah..! Ma gli
uomini sono così (per la mia esperienza) e mi spiace dirlo
non ho mai creduto che Edward fosse diverso da come lo penso, ma
proprio mai..100 anni o 17, solo in una cosa sono d'accordo con
Robert Pattinson "o mio dio un eterno 17enne, non lo invidio
proprio!!!!". Per quel che mi riguarda quello della Meyer è
un bellissimo fantasy, ma poco, molto poco reale, il realismo
dell'amore non ce l'ho visto, tantomeno la purezza dell'amore (non
trovo affatto che la fisicità tolga purezza, ma anzi il
sesso completa l'amore, senza quell'energia, piacere, anche la mia
migliore amica può essere la mia ragazza). Molto
affascinante l'idea, ma sinceramente lontana dall'uomo reale e non
parliamo poi dei vampiri!!! Per natura i vampiri sono abili predatori e
istintivi, animali, voraci, passionali.. e io ho capito che la Meyer ne
ha fatto uno buono. Ma Edward chiede permesso agli animali quando
succhia sangue o si lascia andare all'istinto? " Scusa caro, ho
famiglia da mantenere.. " Io dico che gli salta addosso e se lo
pappa.Cioèèè.. io immagino cosa debba
aver provato quando gli hanno sventolato sotto il naso Bella, poveretto
(è come se mi mettessero davanti un vassoio gigante di
pastarelle). E quando sente l'odore del suo sangue? Non riesco a vedere
un vampiro puro, proprio no. Ovviamente aimè io interpreto
la mia versione più "vampiresca", ovvio che Edward non
è l'uomo semplicemente perfetto e bellissimo della Meyer, me
ne dispiace tanto (sigh), ma io trovo che un vampiro sia esagerato in
molti aspetti (ammazza Malia quanto sei logorroica). Con questo
giustifico il perchè il mio Edward si allontani dai canoni
soliti (vero che può infastidire.. lo ammetto).
Perciò mi sento di doverlo dire, interpreto un uomo reale,
con desideri reali e enfatizzati alla n (potenza), proprio
perchè vampiro. Per il termine "arrapante", capisco la
stranezza se uno appunto si basa sul personaggio della Meyer, ma io
immagino un 17enne alle prese con la prima attrazione verso una
donna... "acciderbolina" non mi è venuto.. perdono.
Bellissime critiche, nell'ottica dell'Edward della Meyer direi
più che giuste, ottime. Grazie.. sempre sempre.
Così si cresce (ormai sei vecchia Malia...). Oddio quanto ho
scrittoooo.... Buona letturaaaa... Malia
Port Angeles.
Cercavo di seguirla, di intuire la sua direzione, ma non sempre
riuscivo a capire esattamente dove fosse. Odiai dover ammettere a me
stesso che era inutile tentare di indugiare su di lei, dovevo
concentrarmi sui pensieri delle sue amiche, il che era maledettamente
frustrante, nonché fastidioso. Sentire poi la mente della
Stanley che lodava la bellezza di Newton era inammissibile, stavo per
cedere alla tentazione di fidarmi solo del mio olfatto e seguire il suo
profumo. “Quello lo senti bene eh?”. Scossi la
testa cercando di scacciare quel pensiero e tornai a concentrare la mia
attenzione sul gruppetto che si era fermato all’interno del
negozio. Stavano chiaramente parlando con Bella. Mi
rincuorò.. per ora sembrava non esserci alcun pericolo. Mi
soffermai maggiormente sulla mente della Weber, tutto sommato era una
ragazza dolce e affidabile, si era affezionata immediatamente e Bella e
cercava di aiutarla il più possibile.
Ma
ora perché mi chiede dei Cullen? Secondo me ha una cotta per
Edward..
Aggrottai la fronte,
“occhi nocciola” stava chiedendo di noi? Dovevo
riuscire a sentire la loro conversazione, ero dannatamente curioso, ma
non potevo avvicinarmi troppo con la macchina.
-Sì, quando
c'è bel tempo partono sempre per lunghe escursioni. Anche il
dottore. È gente che appena può se ne sta in
mezzo alla natura-. La voce della Weber mi arrivò piuttosto
chiara alle orecchie.
Sorrisi divertito,
avevamo proprio dato l’immagine della famigliola unita e
felice agli umani, Carlisle sarebbe stato felice di saperlo.
Comunque
si vede lontano un miglio che sono presi l’uno
dell’altra, Edward non fa che guardarla..
Sussultai stupito..
era così evidente la mia ossessione per lei? Quella ragazza
infondo era una buona osservatrice. Mi persi nei miei pensieri..da
quanto conoscevo Bella? Quando era iniziato tutto questo? Due
mesi, due mesi che cercavo di combattere quell’amore
innaturale che mi aveva soggiogato e sedotto. Eppure ribellarsi non era
servito a nulla, Bella era sempre e continuamente nei miei pensieri. Il
giorno a scuola, la notte nella sua camera.. ormai ero saturo della sua
presenza intorno a me, tanto da desiderarla intensamente dentro di me.
Nel mio cuore lei era mia, ne ero geloso, mi sentivo protettivo, non
facevo che osservarla. Io.. un vampiro, completamente in suo potere.
Tornai improvvisamente
alla realtà accorgendomi di essermi distratto troppo. Trovai
la Weber e la Stanley intente a passeggiare e chiacchierare, ma di
Bella neanche l’ombra. Mi preoccupai.. dove poteva essersi
cacciata in quei cinque minuti che avevo distolto i miei pensieri da
lei? Accesi la macchina e mi mossi per cercarla. Avevo uno strano
presentimento. Continuai comunque a tenere sottocchio le due amiche,
sperando che magari le rintracciasse o le chiamasse, ma nulla. Mi
maledii.. si stava anche facendo sera, l’idea di saperla in
giro da sola non mi piaceva affatto. Girai in tondo per non so quanto
tempo, e quando si fece buio cominciai realmente a preoccuparmi. Occhi
nocciola sapeva attirare guai in modo innaturale.
“Maledizione, idiota, perché ti sei
distratto”. Colpii il volante per sfogarmi e mi
concentrai per afferrare qualsiasi pensiero che potesse ricondurmi a
lei. Ma niente.. decisi di deviare il mio percorso per strade
secondarie, dovevo impormi lucidità, le mie mani tremavano
d’agitazione. Solo un secondo di distrazione e il mio piccolo
Bambi rischiava la vita, dovevo complimentarmi con la mia evidente
stupidità. Il panico si stava lentamente impossessando di
me, nonostante cercassi di mantenere una maschera di
impassibilità. “Dove sei, amore mio?”.
La cercavo inorridito all’idea che potesse succederle
qualcosa di irreparabile come mi aveva avvertito Alice. Forse avrei
dovuto proseguire a piedi, cercarla per le vie, ormai era il
crepuscolo, il sole non mi avrebbe più infastidito.
Ma
guarda che bel bocconcino..
I miei occhi si
assottigliarono interessati e qualcosa scoppiò subito dentro
di me. Avevo un brutto presentimento. Voltai immediatamente a destra,
schiacciando l’acceleratore con un pazzo. Non mi convinceva
affatto quella voce.
Ehi,
amore, che ne dici di giocare con noi? Ho giusto qualcosa qui che ti
potrebbe interessare..ma guardala come scappa..
Un moto di rabbia mi
sommerse e cominciai a ringhiare. Sempre più forti i miei
ringhi saturarono l’abitacolo e il mio corpo si
immobilizzò come se stessi per attaccare una preda ingenua.
Respiravo a fatica.. il pensiero costante che stessero seguendo Bella
mi torturava.
Che
bel culo, ci infilerei volentieri il mio fratellino lungo e duro..
Risi in modo isterico
e la voglia di morte mi fece formicolare i muscoli delle braccia. Le
mie terminazioni nervose stavano chiedendo sangue.. sangue.. avevo
estremo bisogno di vedere quei corpi morti e straziati. Quando lessi il
volto impaurito di Bella nei loro pensieri, mi eccitai immaginando quei
ragazzini dissanguati in mezzo alla strada a chiedermi, anzi no,
supplicarmi di ucciderli immediatamente. Quanto avrei goduto nel
vederli morire lentamente tra atroci deliri.
Dai,
bimba, allarga le gambe per cinque minuti e tutto finirà..
“Crepa..”.
Il profumo di Bella finalmente mi giunse alle narici e spinsi la Volvo
al massimo, non rispettando alcuno stop o segnale, se solo avessero
provato a metterle le mani addosso, li avrei schiacciati come
moscerini, avrei giocato con le loro ossa e sgranocchiato il loro
cuore. I brividi mi correvano lungo la schiena, brividi di rabbia,
brividi di divertimento. Volevo proprio dare loro una bella lezione
pratica di paura e terrore.. la sua fragranza floreale non mi
abbandonò.
- Stammi
lontano-. La voce del mio piccolo Bambi era strozzata, ma
ferma. Un gemito uscì dalle mie labbra..
“Scappa”. Ma l’avevano circondata. Spensi
la Volvo cercando di calmarmi, ero dietro l’angolo, vicino a
lei, il suo odore a tentarmi. “Non posso farmi vedere da te,
non posso..”. Ero disperato, speravo con tutto me stesso che
riuscisse a scappare. Ringhiai ancora dondolandomi sul sedile e
stringendo le mani a pugno. “Morti, uccidili.. le hanno fatto
del male, che stai aspettando”. Continuavo a muovermi
ossessivamente e a ringhiare, per cercare di calmarmi. Le loro gole
strangolate dalle mie mani mi sembrarono lo spettacolo più
bello ed entusiasmante a cui avessi mai potuto assistere.
“Scappa,
Bella, scappa..”. ci provò.. si
divincolò e cercò di camminare il più
velocemente possibile. Ma loro erano in quattro, contro di loro lei non
poteva nulla. “Lei..”.
- Non fare
così, bellezza..-. Rispose il più vecchio
inseguendola e ridacchiando.
Non
sei diversa dalle altre, quando ti scoperò griderai come una
puttana..
I miei occhi si
tinsero di rosso, le mie mani si strinsero sul volante e smisi si
respirare. “Al diavolo tutto.. lei è mia, non si
tocca..chiaro?”. Misi in moto e accesi gli abbaglianti.
“Siete fottuti, brutti stronzi..mai mettersi contro un
vampiro”. Accelerai facendo derapare le ruote in modo da fare
rumore e mi avventai con la macchina contro uno di loro.
“Meriti solo di morire..”. Il volto pallido e
terrorizzato del mio piccolo Bambi mi fece uscire fuori di
testa, persi completamente la ragione. “Ammassi di
carne.. siete solo ammassi di carne..”. Ero deciso a nutrirmi
del loro sangue dopo aver loro spezzato il collo. Sorrisi leccandomi le
labbra.. “Buon appetito..”.
Qualcosa
però mi colpì facendomi vacillare, Bella era
immobile, tesa, decisamente poco intenzionata a cedere e io sbottai a
ridere divertito e incredulo da quella scena. “Che cosa credi
di fare, scricciolo..”. Frenai di colpo aprendo lo
sportello.. non era finita lì. Sarei uscito
dall’auto e li avrei ammazzati tutti.
- Sali..-. Le ordinai
con voce roca. Ero veramente fuori di me.
Non attese oltre, si
gettò sul sedile e io mi spinsi sullo sportello, sarei
dovuto solamente uscire e poi.. in pochi secondi avrebbero urlato dal
dolore e supplicato pietà. Guardai per un attimo la ragazza
seduta al mio fianco. Mi osservava.. gli occhi incuriositi, ma non
impauriti. Pieni di fiducia, rispetto, sollievo.. e amore. Deglutii a
fondo cercando di respirare e inconsciamente tornai con le mani sul
volante. Non potevo farle assistere a quella strage, ai suoi occhi
sarei stato solo un mostro. Misi di nuovo in moto e distolsi lo sguardo
da quelle fecce “Va via ..è in salvo. Non
c’è bisogno di aggredirli, controllati”.
Feci velocemente marcia indietro mordendomi le labbra per placare la
mia rabbia e mi infilai sulla strada principale ad una
velocità forsennata, non dovevo permettere alla mia voglia
di ucciderli, al mio istinto, di correre più veloce della
mia auto che si stava allontanando. “Sta bene, lei sta bene..
calmati”.
Le lanciai
un’occhiata di sbieco, tratteneva il respiro ed era incollata
al sedile.
- Allacciati la
cintura..-. Le intimai spingendo ancora il piede
sull’acceleratore. Sapevo che mi stava guardando.
L’abitacolo era scuro, privo di luce e vidi i suoi occhi
abituarsi all’oscurità e osservarmi frementi.
“Non fissarmi così.. fiduciosa, dolce,
non lo merito”. Il suo profumò riuscì a
distogliere per un attimo la mia attenzione da quei rifiuti umani e
ispirai desiderando ardentemente che si avvicinasse di più,
che mi abbracciasse, che mi calmasse.
Continuava a guardarmi
grata e ammirata. “Smettila..”. Non
abbassò gli occhi nemmeno quando le sue guance arrossirono.
Sentivo il suo cuore battere forsennato nel petto e riconobbi
l’attrazione che provava nei miei confronti. Immaginai il suo
corpo caldo accarezzato da quegli schifosi e di nuovo la rabbia e il
rancore mi sommersero.. “Torna indietro,
uccidili..uccidili”. Strinsi i denti e il mio sguardo si fece
d’acciaio. “Morte.. sangue..”.
La saliva velenosa mi impastò la bocca e la lingua
sbattè sui miei denti tentando di calmare la voglia di
affondare i miei canini nella vena del loro collo per farli gridare dal
dolore.
- Stai bene?-.
Mormorò con voce roca ed emozionata.
“Smettila di
desiderarmi..”.
- No..-. Non ero
pronto a ricevere quella fiducia, quell’affetto.
Svoltai in un vicolo
buio, non volevo che continuasse a fissare il mio volto contorto dal
desiderio di uccidere, non volevo che mi considerasse un assassino.
Spensi la macchina e cercai l’oscurità.
“ Ti prego, stammi vicino..”.
- Bella?-. Cercai di
calmare il desiderio di morte nella mia voce. Tentai..
Il suo corpo si
avvicinò al mio. Si slacciò la cintura e si
inginocchiò sul sedile vicino a me. Deglutii sentendo il suo
profumo avvolgermi.. “Piccolo Bambi sta con me..”.
- Sì?-.
mormorò roca. Sorrisi leggermente. Era difficile mantenere
il controllo con lei così vicina, annusare quella fragranza
di fresia e lavanda mi faceva perdere la testa.
- Tu stai bene?-.
Contrassi la mascella per meglio nascondere la mia rabbia, ma il suo
volto si avvicinò curioso al mio e osservò la
furia cieca dentro di me senza nessuna traccia di paura. Cercai di non
guardarla negli occhi, dovevo distogliere lo sguardo dal suo viso, ma
volevo che lei sapesse, capisse cosa fossi in realtà.
“No!”.
- Sì..-. Il
suo sospiro mi solleticò la guancia e il veleno
tornò prepotente ad inondarmi le fauci. “Ti
voglio”. Ero teso, i miei muscoli erano contratti, la mia
bocca e i miei canini erano desiderosi di assaporare quella
tenera carne, mi stavo eccitando e non ero sicuro di riuscire a
controllarmi.
- Per favore, fai
qualcosa per distrarmi-. Mormorai lasciandola scossa e stupita.
“Così vicino a te, rischio di perdermi piccolo
Bambi..”. Non volevo scostarmi da lei, sentii il suo odore
circondarmi e desiderarmi, avvolgermi..il mio corpo reagì
immediatamente desiderando unirsi al suo, supplicandola
perché mi accarezzasse.
- Che cosa?-.
Sussurrò Bella completamente confusa da
quell’attrazione.
- Chiacchiera di
qualcosa di poco importante finché non mi calmo-. Bisbigliai
teso. Calmarmi con lei così vicina mi sembrava impossibile..
stavo morendo dalla voglia di stringerla a me e di affondare il naso
tra i suoi capelli come facevo ogni notte. “Ti
desidero..”. Pensare che avrei potuto perderla, pensare che
non avrei mai più potuto proteggerla, guardarla.. mi
pizzicai alla base del naso con il pollice e l’indice per
tentare di nascondere al mio olfatto la sua fragranza floreale per
qualche istante. “Non ce la faccio
più..”.
- Uhm. Forse domani
prima che inizino le lezioni investirò Tyler Crowley-. Disse
alzando la voce e allontanandosi da me per rilassarsi ancora sul
sedile. Riuscì veramente nel suo intento.. alzai gli angoli
della bocca in un sorriso. “Come sei buffa e innocente,
amore”.
-
Perché?-.Le domandai incuriosito e divertito. Ora la
situazione sembrava più sopportabile.
- Va dicendo a tutti
che mi porterà al ballo di fine anno: o è
impazzito, oppure sta ancora cercando di scusarsi per avermi quasi
ammazzata... be', ti ricordi. E secondo lui quel ballo è
chissà perché il modo migliore per farlo.
Perciò, immagino che se metterò la sua vita a
repentaglio saremo pari e non si sentirà più in
dovere di risarcirmi. Non ci tengo ad avere nemiche, e probabilmente
anche Lauren smetterebbe di tormentarmi se lui mi lasciasse perdere. Mi
toccherà fare a pezzi la sua Sentra, credo. È un
guaio, perché senza auto non potrà dare a nessuno
un passaggio per il ballo di fine anno....-. non smise di chiacchierare
gesticolando con rabbia. Immaginai il suo broncio e finalmente sorrisi.
- M'era giunta voce-.
Risposi con tono tranquillo. Chissà se le avessi chiesto di
venire con me al ballo di fine anno..
- Fino a te?-.
ansimò venendomi più vicino e sfiorandomi il
braccio con il seno. “Dio, allontanati..”.
Ancora ad occhi chiusi
sentii il suo petto alzarsi e abbassarsi e ansimai.
- Be', forse se resta
paralizzato dal collo in giù non potrà nemmeno
partecipare, al ballo-. Bofonchiò sicura incrociando le
braccia e continuando a guardarmi.
Sospirai e riaprii gli
occhi per trovare il suo viso troppo vicino al mio. Le nostre labbra
così vicine, quanto le avevo desiderate.. portai subito lo
sguardo sul tetto dell’auto. Rimasi rigido e impassibile.
Quella passione per lei mi avrebbe distrutto.
- Cosa
c’è che non va?-. La sua voce flebile mi
cullò dolcemente piena di preoccupazione.
- Ogni tanto ho dei
problemi di impulsività, Bella-. Sussurrai a mia volta
tremando. “Mia, tu sei mia”. Immaginarla mentre
quei tipi le facevano del male, mi mandò su tutte le furie e
strinsi di nuovo le mani a pugno. - Ma non sarebbe affatto una buona
cosa fare marcia indietro e assalire quei...-. La fissai cercando i
suoi occhi che mi fissarono comprensivi. – Perlomeno..-.
Bisbigliai furioso – è ciò di cui sto
tentando di convincermi-.
Era come se sapesse
perché quelle pupille nocciola sembravano capirmi, non
c’era accusa, non c’era orrore, c’era un
sentimento forte quanto il mio. Un’emozione profonda che la
legava a me e che la faceva tremare ad ogni mia parola.
- Oh..-. Sorrisi della
sua risposta confusa. Era strano anche per me che cercassi sempre di
proteggerla in quel modo.
Il silenzio
saturò improvvisamente l’abitacolo. Ma quando le
sue dita mi scostarono i capelli dalla fronte il mio viso si
girò di scatto verso il suo che, rosso di vergogna, mi
stregò. La mia reazione le fece ritirare la mano e guardare
il cruscotto con il cuore al galoppo.
- Jessica e Angela
saranno preoccupate. Mi stavano aspettando-. Mormorò con la
voce instabile. Non parlai, emozionato come un bambino, e girai le
chiavi per accendere la macchina. Sentivo ancora la sua mano leggera
sulla fronte e sospirai estasiato. “ Mi piace troppo..
decisamente troppo”.
|
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Capitolo 23 *** Avviso ***
La finfic è sospesa per un po' di tempo. Credetemi mi dispiace tantissimo, anche perchè io la adoro, ma ora come ora non mi sento di continuare. Deciderò se togliere tutto o meno a breve. Grazie che mi seguite sempre. Un bacione, Malia. |
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Capitolo 24 *** Ristorante ***
Non parlo sto zitta..ma
sussurro.. volevate liberarvi di me!! Brutta notizia..sono
tornataaaaaaaaaaaa!!!! Ho riflettuto abbastanza, nessuno è
mai stato tanto solidale nei miei confronti. Sono rimasta a bocca
aperta, e di mollare proprio non mi va, non me la sento.. io a parte
ringraziarvi e continuare non so cosa dire. Tranne come sempre..
GRAZIE.. come farei senza di voi? Non esisterei, questo posso
giurarvelo. Ci metterei la mano sul fuoco.. e non me la fate mettere
perchè altrimenti non scrivo più sul serio.. ^^
Ora non vo mollerò più.. mi dispiace troppo
avervi in qualche modo deluso, ma darkness era un po' una parte della
mia vita.. ma continuerà anche lei, sta iniziando in un
altro forum (da capo) di cui il link è http://diariodicorte.forumcommunity.net/.
Spero di riuscire
presto a gestire anche un blog mio.. lo spero moltissimo. Allora che
altro dire.. se scrivo è per me e per voi.. mi sono arrivate
email di appoggio potenti e mi sono detta "Ah Malia e datte na
svegliata nu pochettino". Spremute le meningi e fatto un concentrato..
Edward permettendo la notte.. (quello voleva sbranarmi), ho deciso,
Malia is back (caro Robert.. non sei l'unico che torna, tu per i
capelli, io per le fic.. e non rubarmi le idee per Edward chiaro?
Altrimenti ti denuncio.. ma guarda sti attori.. ahahahahha). La grinta
non mi manca, la voglia neanche, mi manca il vostro perdono e la vostra
voglia di leggere. Che dite? Un bacio a tutti. Malia.
Ristorante.
Ero
ancora scosso. Nonostante fossimo tornati indietro, in silenzio, senza
parlare, sentivo elettricità tra noi. Il tocco lieve sulla
mia fronte aveva sconvolto qualcosa nella mia anima e il suo profumo di
fiori non mi aiutava a dimenticare quell’ossessione continua,
quella tortura, quella follia che io non facevo che bramare di
nascosto. Bella mi desiderava, mi voleva, e questo non mi aiutava a
credere che potessi fare qualcosa per resisterle, il suo corpo reagiva
in modo del tutto anormale per un essere umano. Lei.. lei.. era
totalmente fiduciosa, totalmente mia e questo esaltava il vampiro in me
in maniera animale, disumana, carnale. Tenera, calda, bagnata..
“Oddio sì.. sì, completamente
mia”. Mi riscossi quando mi fermai nel parcheggio.
-Come facevi a sapere dove...-. Iniziò lei, ma io
la ignorai. Avevo assoluta necessità di scendere da quella
macchina e respirare. “Tu la vuoi, la vuoi..la vuoi,
mostro”. Scossi il capo inspirando forte.
- Cosa fai?-. Avevo aperto lo sportello e mi ero alzato inspirando
profondamente. Il sollievo fu immediato.
-Ti porto fuori a cena..-. Le dissi imperscrutabile con tono severo.
Sapevo che il mio viso tentava inutilmente di sorriderle, ma il mio
corpo proprio non voleva dimenticare il suo profumo e dovetti fare leva
su tutto il mio autocontrollo per non saltarle addosso e morderla.
Sospirai estasiato cercando istintivamente la sua fragranza..
“No.. non farlo”. Mi allontanai di scatto sbattendo
lo sportello e dirigendomi sul marciapiede. La aspettai lì,
lo sguardo perso nel vuoto fingendo di pensare.
- Vai a fermare Jessica e Angela, non ho intenzione di rincorrere anche
loro per Port Angeles. Non credo che riuscirei a trattenermi, se
dovessi imbattermi di nuovo nei tuoi amichetti-.
Era una menzogna. Ero io l’essere più pericoloso
per lei in quel momento, ne ero perfettamente consapevole, ormai era in
salvo, dovevo lasciarla andare, dovevo.. strinsi le mascelle
consapevole di quanto non volessi concepirla lontano da me.
Era mia, il mio “piccolo Bambi”, la mia piccola e
nessuno, tantomeno quei luridi bastardi umani avrebbero osato
portarmela via.
Il tono pericoloso della mia voce le fece spalancare gli occhi nel buio
e allontanarsi leggermente scossa. “Finalmente hai
paura”. Pensai con la morte nel cuore. “Hai paura
di me..”.
Si voltò e inseguì le sue due amiche che la
guardarono stupite.
Ma che fine aveva
fatto?Ci ha fatto solo perdere tempo..
Non mi stupiva affatto che la Stanley non sopportasse Bella.
L’altra invece sembrava sinceramente felice di rivederla. Non
ascoltai nemmeno un minuto la loro conversazione, ma mi intrufolai
guardando le due ragazze con un mezzo sorriso stampato sul volto.
- Vi disturba se mi unisco a voi?-. Mormorai dolcemente come se fossero
le uniche donne esistenti sulla faccia della terra. Vidi Bella
guardarmi con un viso sconvolto e incredulo, mentre le sue amiche
cominciavano a formulare pensieri che cercai di scacciare
immediatamente dalla mente. Erano stupite e attratte dal mio modo di
fare. Schiusero le labbra aprendosi in un sorriso ebete e mi guardarono
con il chiaro intento di sbattermi al muro e violentarmi.
“Mahh..Forse ho tantino esagerato..”.
- Ehm... certo che no-. La Stanley ritrovò la voce solo dopo
dieci minuti di silenzio imbarazzante.
- Uhm, in realtà, Bella, abbiamo già mangiato
mentre ti aspettavamo... scusaci-.
Angela Weber continuava ad osservarmi come se avesse voluto leggere in
me una verità assoluta.
Invitala a cena,
invitala a cena..dai.. si vede che ti piace.
Pensava incrociando le dita dietro la schiena. In fondo non era male
quella ragazza, mi piaceva che tenesse il gioco della sua nuova amica.
- Non c'è problema... non ho fame-. Rispose invece
“occhi nocciola” facendo spallucce.
Mio dio Edward, ma come
fai ad essere così maledettamente eccitante..sei un pericolo
pubblico.
Aggrottai le sopracciglia al pensiero di Jessica Stanley e mi chiesi se
Bella potesse mai pensare la stessa cosa di me. Un brivido mi
percorse.. sarebbe stato bello leggerle nella mente mentre il suo corpo
reagiva prepotentemente al mio. Mentre mi desiderava.
- Penso che invece dovresti mangiare qualcosa-. Parlai di getto. Non
volevo che se ne andasse via subito, volevo che rimanesse con me. Quale
scusa migliore dopo quello che le era accaduto.. averla tutta per me,
soli, quella sera.. “Non provarci.. stupido.. non”.
- Vi dispiace se accompagno io a casa Bella, stasera? Così
non sarete costrette ad aspettarla mentre mangia-. La mia voce si fece
così roca che a tutte e tre venne la pelle d’oca..
non desideravo altro che rimanere solo con lei, farla rabbrividire,
imbambolarla, farla innamorare di me, poterla guardare, ancora e
ancora..ancora.
“ Sei un animale, animale..animale. Vergognati”.
- Uhm, non c'è problema, credo...-. Bisbigliò
alzando il capo incerta verso di me. Le strizzai l’occhio in
modo seducente. Mi sentivo un predatore pronto per attaccare la sua
invitante preda. La osservai arrossire e coprirsi le guance con i
capelli. Le nostre teste chine ora si erano avvicinate. Odiavo starle
così vicino, mi faceva venire voglia di toccarla.
- D'accordo. Ci vediamo domani, Bella... Edward-. La Weber sorrise ad
entrambi spingendo la sua amica lontano.
Evvai finalmente!!!
Speriamo bene, faccio il tifo per te Bella. Edward è
fantastico..
Sorrisi e aspettai che si allontanassero. Mi chinai di più
verso il suo viso e aspirai la sua fragranza.. “Sei
mia”.
- Sinceramente non ho fame..-. Mi disse con un filo di voce
alzando gli occhi verso i miei. Non potevo lasciarla andare, non le
avrei permesso di andarsene così. L’avrei
costretta a stare con me altro tempo.. “No, non puoi farmi
questo”. La mia espressione si fece dura e la vidi entrare in
confusione.
- Fammi questo piacere-. Mormorai deciso.
Mi diressi verso la porta del ristorante e la tenni aperta fissandola
intensamente. “Voglio stare con te, chiaro?”.
Ci fissammo per un lungo istante.. alla fine Bella arrossì
ancora e sospirò lasciandosi tentare dalle mie parole.
Entrai dopo di lei e vidi arrivare immediatamente verso di noi la
ragazza che avrebbe dovuto farci da maitre. Ignorai il suo sguardo
ammirato, anche se non riuscii a fuggire i suoi pensieri.
E tu da dove sbuchi,
wow..vieni qui che ti sistemo io..
Il suo odore non era forte, coperto da profumi e deodoranti, ringraziai
il cielo che non fosse stato leggermente più pungente,
altrimenti non mi sarei controllato, romperle il collo mi avrebbe dato
solo un enorme piacere. L’occhiata che
riservò al mio piccolo Bambi mi fece prudere le mani..si
sentiva superiore, continuava a squadrarla sprezzante e sufficiente.
“Se non ti faccio diventare la mia cena è solo per
impeto di misericordia”. Cercai di calmarmi..dovevo calmarmi,
ero un maestro dell’autocontrollo. “Ma cosa mi sta
succedendo?”.
- Un tavolo per due..?-. La sua voce sensuale mi giunse alle orecchie
infastidendomi prepotentemente. Guardò ancora Bella in modo
sfacciato assicurandosi che non stessimo insieme e annuì
compiaciuta.
È
così sciatta, non potrebbe arrivare ad uno come lui.. fa
sangue solo a vederlo..
“Controllati Edward.. fallo per il bene
dell’umanità”. La seguimmo verso il
centro del locale, dove ci indicò un tavolo per quattro. La
rabbia che continuavo a contenere stava ormai per esplodere. Scossi il
capo e mi avvicinai alla ragazza pronto per agguantarle il collo.
“ Tu.. tesoro, non fare la furba con me”.
Le sorrisi dolcemente facendola boccheggiare e le allungai una mancia.
- Non c’è qualcosa di più appartato?-.
Respiravo normalmente anche se a fatica. Ero impaziente di rimanere
solo con “occhi nocciola”, avevo bisogno di sentire
il suo profumo su di me, il suo sguardo..
- Certo..-. La vidi stupita dal mio atteggiamento, non si aspettava che
mi potesse piacere realmente Bella - Questo va bene?-. Si
avvicinò a una serie di separè vuoti e questa
volta io assentii soddisfatto.
- Perfetto..-. Le sorrisi ancora in modo seducente e la donna mi
guardò imbambolata e completamente stordita.
Vieni a letto con me, ti
prego..
- La cameriera arriva subito..-. Biascicò poi sognante.
Chiusi subito la mente ai suoi pensieri, probabilmente mi stava
spogliando con gli occhi e non solo.. meglio evitare.
Dondolò su se stessa in modo incerto e si rifugiò
correndo in cucina.
- Non dovresti trattare così le persone, non è
per niente corretto-.
Mi girai di scatto trovando il viso di Bella che mi studiava sconvolto.
Era di nuovo così vicina.. come mai non me ne ero accorto?
“Ancora.. vieni qui..piccolo Bambi, vieni qui”.
- Trattarle come?-. Sussurrai malizioso. Sapevo dove voleva arrivare e
mi accostai di più a lei cercandole il viso.
- Abbagliarle in quel modo per fare colpo. Probabilmente è
corsa in cucina a cercare di riprendere fiato-. Mi disse distogliendo
lo sguardo e mordendosi le labbra.
La osservai confuso. Davvero pensava che volessi in qualche modo far
colpo sulla cameriera? Non cercavo altro che il
“suo” interesse, il “suo”
desiderio, il “suo” amore e la
“sua” attenzione.. nessuna donna, nessuna mi
ossessionava come il mio piccolo cerbiatto.
- E dai, non dirmi che non ti rendi conto dell'effetto che fai-.
Tremai e lei con me.. oh sì che me ne rendevo conto, e una
domanda continuava a torturarmi senza sosta.
Inclinai la testa di lato, inspirando la fragranza naturale dei suoi
capelli e lei rabbrividì inconsapevolmente - Faccio colpo su
tutti?-. Espirai facendole mancare qualche battito.
Alzai una mano per toccarle una ciocca castana, bramavo anche solamente
una carezza, ma forse lei intuì il mio movimento e si
sedette immediatamente guardando fisso sul tavolo.
- Non te ne sei accorto? Pensi che chiunque sia capace di fare quel che
desidera così facilmente?-.
Sussurrò senza alzare gli occhi. Mi misi seduto di fronte a
lei e mi accostai più vicino per trovare i suoi occhi
confusi e ardenti di desiderio.
- Abbaglio anche te?-. Bisbigliai mentre ci fissavamo con la smania di
due amanti segreti.
Volevo saperlo.. Bella continuava a muoversi sulla sedia, a toccarsi i
capelli, ma non distolse mai lo sguardo dal mio. “Dimmi di
sì, me lo dice il tuo corpo.. non mi mentire..”.
Lo volevo sentire dalla sua voce, volevo sentire quanto fosse attratta
da me. “Dimmelo amore..”.
-Spesso-. Confessò con il cuore in gola. Ero felice, lei mi
desiderava quanto io volevo lei, anche se era solo una stupida
illusione io ero maledettamente contento di essere il centro dei suoi
pensieri.
La cameriera arrivò fin troppo presto e mi trovai costretto
a rivolgerle la mia attenzione di malavoglia.
- Ciao, mi chiamo Amber, e stasera mi occuperò di voi. Cosa
porto da bere?-.
La osservai perplesso. Sembrava sull’orlo di esplodere dalla
voglia di parlarmi e quello che aveva appena detto sembrava
più una confessione d’amore in piena
regola. Guardai distrattamente Bella aspettando che rispondesse.
“ Ecco perché fino ad oggi non mi sono
innamorato..”.
- Per me una Coca-. Fece Bella fissando perplessa la tipa.
- Due-. Aggiunsi. Non per me ovvio, sentivo che avrebbe avuto molta
sete.
- Ve le porto subito-. Non la degnai di uno sguardo, continuando a
guardare Bella che mi osservò di rimando
aggrottando le sopracciglia accigliata.
-Cosa c’è-. Mi chiese non appena rimanemmo soli.
Poggiai le mani sul tavolo e la fissai apertamente. “Dio se
sei bella..”.
- Come ti senti?-. Sembrava stesse bene, era tranquilla. La sua
espressione era fiduciosa e serena. Mi piaceva si sentisse
così accanto a me, da un lato lo odiavo.. ma
dall’altro mi eccitava da morire.
- Bene..-. Rispose con troppa foga. “Con me stai bene
piccola? Vicino a me?”.
- Non ti senti scossa, con la nausea, infreddolita?-.
Alla mia domanda sporse le dita sul tavolo e cominciò a
torturarle. Era confusa.. non capiva cosa stessi cercando di dirle e io
stesso non lo capivo fino in fondo. Forse stavo parlando dei suoi
assalitori, o forse.. forse della vicinanza con me. Avevo paura che lei
fuggisse disgustata, avevo il terrore che percepisse quanto fossi
gelido.. scostante.
- Dovrei?-. Le nostre mani si sfiorarono e io le sorrisi
impercettibilmente.
- Be', in realtà sto aspettando che tu entri in uno stato di
shock-. “Così posso approfittarmi di
te..mh?”. Ammiccai con gli occhi per farle capire e la
vidi arrossire e nascondere il viso tra i capelli.
Sì, era decisamente imbarazzata, scossa e.. ingoiai la
saliva.. emozionata come me. Il suo cuore batteva impazzito e il suo
sangue pulsava scosso nelle vene. Stavo impazzendo di piacere..
- Non credo che succederà-. Alzò lo sguardo
sfidandomi. E così pensava di riuscire a resistermi in
qualche modo.. i suoi pensieri si fecero lontani.
- Sono sempre stata brava a reprimere gli episodi spiacevoli-. E ora
aveva chiaramente glissato le sue emozioni parlando dei suoi
pseudo-violentatori. Le tenni il gioco.. sapevo benissimo che il
problema ero io, le sue emozioni incontrollate verso di me.
- Comunque sia, starò meglio quando avrai assunto un po' di
cibo e zuccheri-.
Patetico.. solo un patetico tentativo di preoccupazione.. non aspettavo
altro che accarezzarla, toccarla, viverla. Io un vampiro..con un insano
istinto di desiderio verso un’umana, che cercavo di
preoccuparmi per cosa? Potevo ucciderli, trovarli e massacrarli.. e
farle dimenticare tutto con un sorriso. Falso, solo un ipocrita.. in
realtà la volevo mia, agivo per mero egoismo. Sarei arrivato
fino in fondo ormai.
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Capitolo 25 *** Nuova Teoria ***
E io che volevo rispondere a
tutti i commenti.. se se, il direttore del giornale mi ha dato
appuntamento per questo pomeriggio. Mah.. io non lo so che pizza,
cioè.. uff, ma io voglio parlarvi!! Sennò che
gusto c'è.. allora come sta andando questo Midnight Sun? Vi
piace? Che ne pensate? Mi sembra che si stia sviluppando abbastanza
bene che dite? Ora mi faccio i film da sola. Ahahahaha.. ormai parliamo
io ed Edward a tavolino sulla mia scrivania mentre io scrivo gli
articoli lo sento che mi sussurra "dai dai, vai avanti con la fic" e io
gli dico "rispondi tu hai commenti?". E lui ovviamente è
pigro dice di no.. uff ma come devo fare.. io vi ringrazio. Avete
superato le mie aspettative, 49 commenti!! Mi lusinga questo vuol dire
che questa storia piace!!! E io saltello perchè io
personalmente la adoro, e voi mi seguite e io sono felice!! (Ok Malia
basta metti un freno alla tua ilarità.. stop frena,
frena..). Ok Ok promesso, il prossimo capitolo non lo
posterò finchè non rispondo ai commenti (ora
commentano in due.. ahahahah così Malia posta in fretta).
Sarebbe divertente penso mi verrebbe da ridere.. Vabbè ho
già parlato troppo, cerotto sulla bocca.. vi lascio al nuovo
capitolo!!!!! Vai Ed tocca a te.. ( questa Malia te la potevi
rispoarmiare).
Nuova teoria.
“Di nuovo..
”. La cameriera tornò con il cestino del pane e
dei grissini, indugiando troppo sul nostro tavolo per i miei gusti.
Poggiò entrambe le bibite davanti a noi e
continuò a fissarmi con aria adorante. Feci veramente fatica
a controllare la voglia di lanciarle un’occhiata di puro
disprezzo.
-
Siete pronti per ordinare?-.
Si
rivolse verso di me e io la ignorai deliberatamente guardando altrove.
“Qualcuno ce ne scampi e ce ne liberi, vi prego”.
-
Bella?-. Dissi allora cercando di distogliere l’attenzione
della ragazza, ma fu assolutamente impossibile, non aveva occhi e
pensieri che per me.
-
Ehm... per me i ravioli ai funghi-. Bella era in totale imbarazzo, la
capivo. E io mi stavo innervosendo, volevo stare da solo con lei.
-
E per te?-. Mi rivolse un sorriso che doveva essere ammaliatore e
aggrottai la fronte soffocando una risata.
-
Per me niente..-. coprii la bocca con la mano sotto lo sguardo
comprensivo del mio piccolo Bambi e lo trovai un atteggiamento molto
intimo da condividere. Mi piaceva quella complicità con lei,
forse troppo.
-Se
cambi idea, fammi sapere-. Cinguettò in modo squallido,
facendomi rabbrividire. Continuai a fissare il legno duro del tavolo e
sospirai sollevato quando se ne andò, scontenta della mia
disattenzione.
-
Bevi..-. Ordinai alla mia piccola umana fortemente infastidito.
La
guardai portare il bicchiere alle labbra e socchiudere gli occhi.
Rimasi affascinato dal movimento impercettibile della sua bocca che si
schiuse leggermente. Tremai immaginando di poter toccare io quelle
labbra rosse e morbide. E lei? Avrebbe risposto al mio bacio? Lasciai
che la mia mente fantasticasse e mi accorsi di quanto desiderassi
starle vicino, toccarla.
Le
avvicinai anche la mia Coca, con un gesto lento, sperando ne volesse
ancora, ed ebbi ragione di crederlo.
-
Grazie..-. Mormorò prendendola e inclinando la testa per
guardarmi mentre beveva.
La
reazione del mio corpo fu del tutto inaspettata, ma forse avrei dovuto
immaginare che quel suo modo di fare così ingenuo mi avrebbe
stregato. Gli occhi nocciola fissi nei miei alla luce ovattata del
ristorante.. le sue labbra poggiate sul vetro del bicchiere…
il suo cuore che batteva all’impazzata... rimasi
completamente disarmato di fronte a quella sensazione di attrazione
inconfondibile. Ero nudo di fronte a lei, senza difese..
Rabbrividì
leggermente e io la fissai conquistato.
-
Hai freddo?-. Sussurrai in modo dolce. L’avrei scaldata
volentieri io se fossi stato caldo..
-
E’ la Coca..-. Si giustificò arrossendo. Si
strinse di nuovo nelle spalle tremando.. forse non era la bevanda. Era
la mia vicinanza..strinsi i denti consapevole di quanto fossi freddo.
-
Non hai un giubbotto?-. Le domandai socchiudendo gli occhi.
Probabilmente il mio tono di voce era stato sin troppo deciso, come di
rimprovero.
-
Sì…Oh... l'ho lasciato sulla macchina di
Jessica-. Bisbigliò completamente rossa di imbarazzo.
“Non
farlo.. non ti azzardare.. non”. Mi sfilai il giaccone.. e
glielo porsi aspettando che lo afferrasse. Mi guardò rossa
in viso e sporse le dita per prenderlo. Le nostre mani si toccarono per
un breve attimo e lei strinse subito la giacca su di sé
arrossendo vistosamente e distogliendo lo sguardo.
-
Gr.. grazie..-. Mi resi conto che dovevamo sembrare una coppia di
innamorati al nostro primo appuntamento e l’idea mi fece
sorridere.
Tornai
con lo sguardo su di lei e trattenni il respiro quando notai i suoi
occhi scorrere su di me, sul mio corpo, lasciando poco spazio alla
fantasia. Lessi stupore profondo.. desiderio, voglia e
curiosità. Ignorai la fitta di piacere allo stomaco e
aspettai che si infilasse la giacca. Sorrisi leggermente. Si avvolse
nel giubbotto con l’aria di una bimba indifesa e lo
annusò ripetutamente provocandomi degli spasmi dritti nel
bassoventre. Sapevo che il mio odore le sarebbe piaciuto.
“Mostro..”. Arrotolò le maniche
mordendosi le labbra e io la fissai compiaciuto.
“Animale..”. Cercai di ripeterlo più
volte nella mia testa, cercai di convincermi di esserlo, ma la mia
anima esultava ad ogni sua reazione verso di me. “Le
piaccio..”.
-Quel
blu dona molto alla tua carnagione-. “Ma che diavolo sto
dicendo?”. Adesso anche i complimenti spontanei. La osservai
vergognarsi e nascondersi dentro il colletto. Spinsi il cesto del pane,
come se non avessi detto nulla, verso di lei che mi guardò
scuotendo il capo ancora immerso nella giacca.
-
Davvero, non sono in stato di shock..-. mormorò allontanando
il cestino. Inutile far finta di preoccuparmi che potesse avere un
attacco di panico da un momento all’altro, stava bene, la sua
carnagione era rosea.
-
Dovresti: una persona normale reagirebbe così. Non sembri
neanche scossa-. La rimbeccai sperando di pungerla sul vivo, di farmi
dire ciò che realmente la turbava.
-
Vicino a te mi sento così sicura-. Bisbigliò
guardandomi sinceramente negli occhi. “Non ti fidare di me,
non fidarti.. io non sono come pensi”. La imprigionai.. non
le permisi di scappare e feci tremare le sue palpebre incatenando le
sue iridi. Aggrottai subito la fronte perplesso e scossi il capo
velocemente lasciando la presa sul suo sguardo.
-
È più complicato di quanto avessi immaginato-.
Dissi sovrappensiero.
Lo
era veramente.. non aveva affatto paura di me e io la volevo troppo
nella mia vita per rinunciare. Affogai nella speranza che forse non
sarebbe fuggita, che mi avrebbe amato, ma scacciai quel pensiero
dandomi del pazzo. “Non ti accetterà
mai..”.
-
Di solito quando hai gli occhi così chiari sei di
buonumore-. Alzai la testa di scatto, stupito.
Quell’osservazione riuscì a distrarmi, rimasi
meravigliato dalla sua espressione decisa.
-
Cosa?-. Aveva notato ancora il cambiamento di colore dei miei occhi..
“ Dio.. non è possibile”. La mia gola
era stretta in una morsa d’acciaio.
-
Quando hai gli occhi neri sei sempre intrattabile, almeno
così mi pare. Ho una teoria-.
La
sua voce era malferma, probabilmente le stavano tremando le mani, ma in
quel momento sentii il solamente il terrore crescere dentro di me.
“No,non può averlo scoperto. Calmati”.
Allungò
una mano prendendo un grissino e sgranocchiandolo distrattamente.
Ero
disorientato. Si era forse accorta che avevo “fame”
quando i miei occhi cambiavano colore?
-
Un’altra?-. Socchiusi le palpebre fissandola nella penombra.
Bella finse totale indifferenza, come se ciò che stava per
dirmi fosse stato del tutto normale.
-
Già -. Commentò alla fine senza però
incrociare il mio sguardo. “Non lo sa, non sarebbe
così tranquilla. Non può saperlo”.
-
Spero che stavolta tu sia un po' più fantasiosa... o hai
preso ancora ispirazione dai fumetti?-. Mormorai
punzecchiandola. Il sorriso di scherno che le lanciai non
riuscì a nascondere la mia agitazione.
Mi
sporsi allungando le braccia sul tavolo e i suoi occhi scattarono
immediatamente nei miei. Non si allontanò e i nostri visi si
fecero improvvisamente di nuovo vicini.
-
Be' no, non ho copiato dai fumetti, ma non è neanche
un'invenzione mia-. Bisbigliò con voce bassissima sospirando
sul mio viso.
Mi
avvicinai ancora e questa volta lei mi sorrise incerta.
-
E..-. Sussurrai perso completamente nel colore dei suoi occhi. Adoravo
provocarla.
Ci
guardammo in silenzio lasciando scorrere il tempo. Mi fissava con una
tale fiducia, una tale innocenza che provai un moto di disgusto verso
me stesso. Ma le sue labbra tremanti e il modo in cui si toccava i
capelli mi fecero capire che non era affatto calma, che dentro di lei
esplodevano le stesse emozioni che attraversavano me.
“Desiderio”.
“
Potrò mai baciarla?”. Mi chiesi improvvisamente,
abbassando lo sguardo sulla sua bocca.
A
quel punto sentii la cameriera alle mie spalle e mi allontanai fulmineo
da Bella. Un ghigno inconsapevole si disegnò sul mio viso e
sentii i nervi tendersi nervosamente e la voglia di saltare addosso a
quella ragazza così forte che mi aggrappai al tavolo con
troppa forza. Ero arrabbiato.. aveva scelto il momento sbagliato per
interromperci. Ero furioso. Mise gentilmente il piatto di fronte al mio
piccolo Bambi e si voltò ancora verso di me.
-
Hai cambiato idea? C'è qualcosa che desideri?-. La mia mente
si chiuse a quelle parole. Sapevo benissimo cosa intendesse dirmi.
Ricordai a me stesso di tenere sotto controllo i miei istinti..
uccidere un essere umano solo per rabbia non avrebbe certo aiutato la
scelta di non essere un mostro che avevo fatto tempo prima.
Sorrisi
mellifluo -No, grazie, soltanto altri due bicchieri di Coca-. Con la
mano le indicai il tavolo, per farle notare la cosa e lei prese
immediatamente i due bicchieri vuoti allontanandosi.
Mi
rilassai quel tanto da poter affrontare di nuovo il discorso che la
cameriera aveva improvvisamente interrotto.
-
Dicevi?-.
Incalzai
Bella inclinando la testa di lato per osservarla meglio.
-
Ti dirò tutto in macchina. Se...-. Si fermò di
scatto fissandomi attentamente.
-
Ci sono delle condizioni?-. Il mio tono si fece minaccioso e soffocai
un ringhio sul nascere. Avevo paura, sembrava troppo sicura.. per la
prima volta nella mia vita avevo il terrore di perdere qualcuno per
sempre. “Piccolo Bambi ti prego dimmi cosa stai pensando in
questo momento”.
-
Anche io ho qualche domanda da farti..ovviamente-. Mi sfidò
con lo sguardo e io ammutolii non trovando di meglio da dire.
-Ovviamente..-.
Strinsi i denti e per un breve secondo vidi i suoi occhi intristirsi a
causa del mio atteggiamento scostante. “Ci risiamo.. no ti
prego, non farmi questo”.
La
ragazza tornò con le bibite, ma questa volta non
parlò, si limitò ad andarsene delusa.
-
Be vai avanti..-. Le dissi scontroso, mentre prendeva un sorso di Coca
Cola.
-
Cosa sei venuto a fare a Port Angeles?-. Mi domandò
cogliendomi nuovamente alla sprovvista. “Sono venuto per te,
perché ti amo e voglio proteggerti”.
Congiunsi le mani di fronte alla bocca e sorrisi. Non ci avrebbe mai
creduto, eppure io ormai vivevo solamente per lei. Non aveva senso
nient’altro nella mia vita, se non quel piccolo agnellino
indifeso che mi faceva tremare di passione.
-
La prossima-. La fulminai con un’occhiata da sotto le ciglia
e la vidi accennare una smorfia affascinata.
-Ma
questa era la più facile-. Sussurrò cercando i
miei occhi che le restituirono uno sguardo pieno di desiderio.
-
La prossima-. La mia voce di fece profonda e perentoria.
Soffrivo..soffrivo perché non ero ancora pronto a perderla,
non ero pronto per vederla scappare via da me.
“Basta..”.
Prese
in mano la forchetta togliendola dal tovagliolo e
giocherellò con un raviolo nel piatto. Sembrava pensierosa.
-D'accordo-.
Mormorò fulminandomi con una sguardo –Diciamo, per
ipotesi, certo, che... qualcuno... sia capace di leggere la mente, i
pensieri altrui, ecco... con qualche eccezione-.
Socchiusi
le palpebre e tremai. “No!!”. Il
desiderio di lei aumentò prepotentemente, piccola umana
sciocca che aveva letto nel mio cuore.. mi chiedevo come avesse fatto,
come ci fosse riuscita.
-Una
sola eccezione, per pura ipotesi-. Bisbigliai.. poggiando le mani sul
tavolo e stringendole a pugno. “Solo lei”. Il mio
unico piccolo Bambi, la mia bimba.
-
Va bene, con una sola eccezione-. Ci guardammo e lei capii.
“Maledizione”. Eppure era così bello
stare al suo gioco.. così sarebbe stato più
facile rivelarle tutto. “ Oh no, non farti venire strane
idee..”.
-
Come funziona? Che limiti ci sono? Come può quel...
qualcuno... trovare una persona nel posto e nel momento giusto? Come fa
ad accorgersi che è in pericolo?-.
Le
sue domande incalzanti mi fecero rabbrividire. Sospettava che io
l’avessi seguita? Non poteva essere.. eppure..
-
Per ipotesi?-. Domandai calandomi nel gioco perfettamente.
-
Certo-. Rispose lei sorridendo leggera.
-
Be', se... quel qualcuno...-. Iniziai incerto. “Ma che stai
facendo?”. Non riuscivo a credere di stare cedendo, quella
ragazza riusciva veramente a farmi perdere la testa.
-
Chiamiamolo Joe..-. Continuò Bella invitandomi ad andare
avanti.
-Vada
per "Joe". Se Joe avesse fatto attenzione, non sarebbe stato necessario
essere tanto tempestivi-. Proruppi innervosito facendo una smorfia. Se
solo quelle “fecce” le avessero messo le mani
addosso, a quest’ora sarebbero già stati
dissanguati e morti lungo la strada. Ci era mancato veramente poco..
pochissimo.. tremai di piacere al ricordo di quello che potevo fare
loro. “ No.. piccola no, non avrei potuto sopportarlo se ti
fosse successo qualcosa. Quei.. quei..”.
-Solo
tu sei capace di cacciarti nei guai in una città
così piccola. Sai, eri sul punto di rovinare un decennio
intero di statistiche locali sulla criminalità-.
Cambiai
improvvisamente direzione scoprendo le carte. Al diavolo gli
pseudo-personaggi. Io volevo parlare di me e lei.
-Stavamo
parlando di una situazione ipotetica-. Fece decisa contraddicendomi.
Sorrisi
della sua impassibilità forzata e scoppiai a ridere
guardandola con amore. “La mia piccola, solo mia..”.
-
Sì, certo. La chiamiamo Jane?-. La fissai maliziosamente e
aspettai una sua reazione infastidita.
Invece
con mio stupore si allungò sul tavolo ignorando il piatto e
io feci lo stesso, inevitabilmente attratto.
-
Come facevi a saperlo..-. Le sue parole mi sfiorarono il mento e io
impazzii. Le mie difese crollarono e i nostri sguardi si incatenarono
fino a perdersi. “Dille tutto, avanti.. dille che non ce la
fai senza di lei, dille che la ami”. Forse, forse mi avrebbe
accettato anche come vampiro, forse..
Ero
incerto, combattuto, la volevo così tanto, non avevo mai
desiderato così tanto qualcuno nella mia vita.
-
Di me ti puoi fidare, già lo sai-. Mormorò senza
esitare. Le sue mani si allungarono verso le mie strette a pugno ma le
ritirai. “No” avrebbe subito percepito quanto fossi
freddo e gelido, un contatto così diretto era assolutamente
da evitare. Non potevo lasciare che lei mi toccasse, non potevo
assolutamente lasciare che le sue dita sfiorassero le mie in un
contatto troppo intimo. “Hai solo paura..
vigliacco”.
-
Non so se ormai mi resta altra scelta-. Bisbigliai distrutto in modo
quasi impercettibile. Ero totalmente innamorato di lei, totalmente
estasiato, ero suo, le appartenevo come uomo e come vampiro.
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Capitolo 26 *** Paura ***
Marziaaaaa... ho letto
la tua mail. Sia mai che non aggiorno mid sun, tu mi dici quello che
devo fare e io lo faccio.. ahahahah!!! ^^ Insomma divertiti la prossima
settimana. Tornando ad Edward, è proprio innamorato perso il
nostro Ed, mi domando che sensazioni possa provare un vampiro che per
100 anni non si è mai interessato alle donne, Bella deve
averlo proprio stregato. Oh no?? Sto cercando un po' di esprimere
questo fascino.. Allora stiamo entrando nel vivo della storia,
finalmente. ^^ Sono tanto curiosa anche io...
Ahhhh.. Edward come sempre vi saluta.. ahahah ^^ e mi dice di scrivere
bene i suoi pensieri.. sto scemo ehehehh^^ (Misà che qua la
pazza sono io). Va bene dai.. vi lascio al nuovo capitolo. Ma prima
rispondo ai vosti commenti. Un bacione e grazie a tutti, Mali.
La risposta di Malia:
Goten: Sono contenta che tu
riesca a vedere le immagini scorrere davanti a te con questa ficci, io
la adoro semplicemente, speriamo che ogni capitolo ti faccia sempre lo
stesso effetto! Ci spero.. vediamo come me la cavo con questo. Ma
più vado avanti più è facile capire
Edward.. almeno.. il vampiro che è in lui e l’uomo
che lotta con lui. È divertente.. all’inizio era
molto più difficile.
EsthelBlackAngel:
Dovrei scrivere un capitolo.. Ed e le sue frustrazioni.. ahahah
così ti faccio contenta.. ahahah!! Veramente siamo in due..
a me la cameriera stava antipatica, perciò.. ahahah. La
facciamo fuori noi.. ahahah!! ^^ ok ok scherzo. Ho aggiornato presto
questa volta, almeno credo.. oddio mi sono dimenticata
l’ultima volta che ho aggiornato. Caso disperato Malia, non
ti ricordi mai niente, non è possibile.. Vabbè.
Comunque anche io voglio sapere che succede quindi spesso do’
precedenza a mid sun lo ammetto. Sono curiosa di vedere Edward che
entra nella mia testa.. mffffhhh.. se se.. vabbè adesso ti
lascio al capitolo. Un bacioneeeee… BACIOOOO!!
rita14: Eih
Rita!!! Ma ciaoooo!! Me molto felice che questa fic continua a
piacerti. Sei un tesoro a seguirla.. anche a me piace tanto Ed.. ti
lascio al chappy. Un bacino grande. Mali.
mistica88: No no,
è ancora il prossimo quello del viaggio in macchina, qua
finisce quello del ristorante. Ci stiamo avvicinando al momento
più importante della storia.. vediamo che succede. Neanche
io lo so, so solo che sto creando una cosa diversissima da quella della
Meyer. Un bacione e grazie per il commento. Malia.
ale03: Tu adori
leggerla mid sun e io adoro scriverla direi che siamo pari eheheh!!Ale
ma veramente tu ci sei ovunque ormai.. anche io la penso come te, mi
sarebbe piaciuto legger ei pensieri di Mid Sun scritto dalla Meyer, ma
sarebbe stato sempre più soft di come l’avrei
immaginato io sicuramente, perciò tiè.. ecco qua
un vampiro in piena regola, c’è a chi non piace, a
chi sì, ma a me fa sinceramente impazzire
c’è poco da fare. Ahahah.. Come puoi vedere sono
riuscita a rispondere ai commenti mi sto impegnando.. che brava malia
eh?? Sta facendo la brava bimba.. eheheh!! La smetto va. Insomma siamo
a buon punto con questa storia che dici? A proposito hai detto che non
ti sentivi bene, ora come stai? Spero meglio tesoro, un bacione e
grazie per i tuoi commenti. Bacione. Malietta.
_Niki_:
rivisitando Twilight, stanno uscendo fuori delle parti che io proprio
non mi ricordavo.. e a volte non so proprio che pesci prendere.. non
è per niente facile.. proprio per niente. Ma me la sto
cavando per pra.. abbastanza bene.. speriamo continui così.
Grazie per i complimentiii.. Malia.
francy79: O___O Non
ho parole per esprimere il tuo commento.. se non GRAZIE!
Cioè grazie dei complimenti, ma veramente ti ho fatto
commuovere? Oddio.. non so se essere orgogliosa o avere paura
è una grossa responsabilità. Tornando alla fic,
manca ancora un capitolo al ritorno a forks, siamo ancora al
ristorante, però spero che ti piaccia anche questo. Io cerco
sempre di scrivere emozioni e sentimenti tipici dell’amore e
della cotta, dove tutto quello che fa l’altro sembra WOW, ho
pensato che Edward dovesse sentire tutto questo, ma tutto amplificato
dalla sua natura vampira. Beh.. dai mi sono dilungata ti lascio al
capitolo.
Mekare: No, spiega,
ti faccio venire anche mal di stomaco.. ahahah!! Dimmi di no.. ahhaah..
ti prego haahah.. :-P comunque sono felicissima che questo Edward ti
piaccia, ma io come devo fare, mi sono cotta pure io di lui
(n’evvero io amo Emmett,Kellan).. ahahah!! Ma ora i pensieri
di Edward scorrono in me più facilmente.. sono contenta!!
Beh ti ringrazio per tutti i complimenti.. ti lascio alla lettura!! Un
bacino Malia.
fofficina:
Crepuscolo aggiornata.. ehheh^^ ora veniamo a Mid Sun, sono contenta
che l’ultimo capitolo ti sia piaciuto e spero che anche
questo ti piaccia veramente.. eheheh.. io cerco sempre di migliorarmi
per quanto possibile. Spero che i capitoli saranno sempre
più belli, un bacione e grazie che mi segui e commenti
sempre. Malia.
Ele_Cullen: Anche a
me piace tanto questa fic davvero tanto, mi impegno sempre di
più a scriverla devo dirlo,perché mi appassiona e
perché sono curiosa anche io di vedere come andranno le
cose. Grazie per tutti i complimenti.. ^^ Mi fanno sempre
contenta e mi spronano, aggiorno più in fretta che posso
come sempre. Spero che anche questo capitolo ti piaccia.. un bacio e
grazie per il tuo commento Ele. SMACK!
Sabry87: Grazie
mille Sabry, sono felice che il punto di vista di Ed ti interessi e ti
piaccia. Vediamo ora il nuovo capitolo, stiamo entrando nei momenti
più belli della storia. Un bacino e grazie del tuo commento.
Malia.
micino:ai ai..sei
poco paziente? La vedo brutta per me allora..
dovrò aggiornare più in fretta. Aiuto.. ^^una
parola.. ehehe.. speriamo di farcela. Sono però contenta che
la fic ti piaccia. Ti lascio subito al nuovo capitolo. Buona lettura e
grazie tantissime del commento. Malia
gerby88: non ci
vai lontano, il direttore mi ha rapita..ahah no beh sì vuole
farmi scrivere di cronaca nera romanzata e psicoanalizzata.. bello eh?
A quanto pare gli ho raccontato di darkness e mi fa che trattava? E io
sesso e violenza.. e lui perfetto.. vai sulla cronaca nera.. ahaha
andiamo bene aahah.. fantastico!! Tornando a questa midnight sun..
ebbene sì lo confesso.. Edward è peggio di un
avvoltoio sulla spalliera!!! Sta qui e mi detta.. proprio
sull’orecchio e mi dice “ se non scrivi ti
mordo”, veramente io ho cercato più volte di farmi
mordere ma lui è furbo.. molto furbo non ci
casca… ufff.. ma come si fa a resistere al fascino del vero
vampiro eh? Ahahhah sto giocando. E ogni tanto mi dice..
“uccidi la cameriera” e io “guarda che
nella storia originale non l’hai ammazzata” e lui
“ma io non la sopporto?” e io “non
credevo fossi così bambino” e lui “
e io ti mordo” e io “fai pure”
e lui “no finchè non finisci la
storia”.Mah..bastarddoooo.. scusa il termine. Oddio mi sono
dilungata tantissimooo.. ti lascio a Eddy.. e al nuovo capitolo. Spero
ti piaccia. Malia.
garakame: ma grazie
dei complimenti!!!! Macri.. che gentile, devo dirlo anche a me
è piaciuta moltissimo quella frase. L’ho adorata..
sapere che Edward si sente vulnerabile di fronte a Bella è
vero amore, è dolcissimo, nonostante lui poi sia
invincibile.. che carinoooo!! Sono felice che il capitolo ti sia
piaciuto, grazie del tuo commento e buona lettura con
l’ultimo capitolo nel ristorante..Un bacio! Malia
Flockkitten:
è vero, i pensieri di Ed, sono così dolci,
intensi e innamorati, ma alla base lui ha sempre paura, ha il terrori
di perderla.. questo è proprio da innamorati!! Comunque
Bella vediamo come reagisce all’atteggiamento di Edward. A
volte mi domando se è veramente Twilight.. a volte mi
stupisco di quanto non c’entri proprio niente.. è
assurdo..eheheh^^ comunque sono felice che ti piaccia ^^ Moltissimo. Ti
lascio al nuovo capitolo.. un bacino e grazie del commento.Malia.
Himi87: Grazie del
complimento tesoro, sono felice che ti piaccia come descrivo Edward,
è lui che entra nella mia testa e combatte.. per uscire
fuori, è strano ma le passioni di Edward le sento un
po’ mie. :-) Comunque eccoti il nuovo chappy, spero vivamente
ti piaccia.. :-) Un bacio e grazie. P.S. Anche Eddy ti saluta,ha detto
che una notte di queste viene da te e ti morde.. se puoi aprire la
finestra.. hahaahha^^
steffylove:
Davveopensi che questo midnight sia valido come quello della Meyer mi
rendi felice.. so che io lo vedo in modo molto diverso e se vogliamo
molto più forte e animalesco, passionale, istintivo, ma lo
faccio molto più vampiro. L’ho stravolto, ma io lo
immagino così, poi ognuno si fa una sua idea lo ammetto.
^^ Però lo ammetto anche io odio la cameriera, che
nel film è odiosissima.. ahahah^^ Beh dai ultimo chappy nel
ristorante poi entriamo nel clou della storia, che io
modificherò un po’, niente paura,
metterò solo dei capitoli incentrati molto sulle domande di
Ed e Bella e sul loro rapporto diciamo, sulla loro attrazione.. mh?che
dici? Ora però ti lascio al chappy mi sono dilungata.. un
bacino. Malia.
Vitti: Hai
completamente dimenticato quello della Meyer?O_____OCredo che questo
sia un grande grandissimo onore.. c’è poco da
fare.. mi devo impegnare e finire questo mid sun. Grazie Vitti..
prometto di impegnarmi. GRAZIE GRAZIE.. un bacione. Devo dire che
è un orgoglio.. ^^ Malia.
sarapastu: Da quello
che ho capito i vampiri provano tutto e tutto insieme, pensano tutto e
tutto insieme, insomma la loro mente non è come la
nostra..quindi immagino quanto sia potente quello che prova lui, deve
essere molto difficile da descrivere.. credo proprio di sì.
Ma immagino che insomma un po’ di questa confusione io
l’abbia trasmessa da quello che mi dici.. Grazie del commento
sarina ci sentiamo su msn.. mh? Un bacio e grazie come sempre.
Bacionee..
malaussene: Ok non
rispondo al tuo commento.. non sto rispondendo.. non sto rispondendo..
no ora sto giocando. Che dire.. grazie.. ^^ Mi rende orgogliosa quando
qualcuno mi dice che il mio mid sun è meglio di quello della
Meyer ma non so mai come reagire, è una bella
responsabilità.. bella tosta.. non mi posso distrarre un
attimo. Se lo faccio combino na schifezza..a volte mi domando se per la
Meyer Edward sia difficile.. vedendo dei suoi atteggiamenti, anche io
mi domando “ma perché hai fatto
così?”, diciamo che a volte non capisco
perché ci sono certe frasi, certe parole.. insomma sto
entrando in un’ottica molto più ampia, leggendo e
rileggendo. Mi sto studiando Twilight, anche se devo dirlo molte cose
mi sfuggono, ma comunque mi piace costruire un Edward tutto mio. Anche
io non vedo l’ora di andare avanti.. sinceramente.. sono
proprio curiosa.. curiosissima di vedere le sue reazioni. Mi sono
dilungata abbastanza misà.. eheheh!! Ti lascio al capitolo e
alla lettura, un bacione e ancora grazie. Malia.
ranzie74: O____O
Io.. io.. io.. mhh… non ho parole. Immagino dovrei dire
grazie, mi sento molto lusingata, e.. sono molto molto felice, non
è un segreto che scrivere è la mia passione, che
scrivere mi piace e non smetterei mai. Non so, ti ringrazio.. sono
contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto.. veramente. Ora
andiamo all’ultimo capitolo nel ristorante e poi la
confessione in auto.. che succederà.. ?? Vediamo che mi
invento..^^ Un bacione e ancora mille grazie.. Malia.
crows79: Sono
contenta di aver dato questa immagine nello scorso
capitolo..è perfetta, proprio come l’avevo
immaginata.. nebbiolina, passione, emozioni, sentimenti,confusione
paura un mix da lasciare senza fiato, perché così
ho sempre immaginato l’amore tra Ed e Bella.. devo dirlo. Beh
dai.. speriamo di riuscire a trasmettere altrettante belle
emozioni anche nei prossimi capitoli. Vedremo, intanto grazie mille per
il tuo commento. Un bacio, Malia.
darkeonys:
Scherziiii?? Non la leggere se ti fa stare male, sei giustificataaaa..
pensa a stare bene. Pensa solo a stare bene.. capito??? Un bacio
tesoro.. Malia.
Gazy: Ti ringrazio
di avermi aggiunta tra i preferiti. Scrivere è il mio
lavoro, la mia vita, oltre che la mia passione e spero possa diventarlo
sempre di più. Guarda, a dirti la verità,
l’Edward che io ho creato, ho pregato che si discostasse
dall’originale. Non mi piace l’Edward della Meyer,
non mi piacciono gli uomini perfetti, non esistono, tantomeno vampiri,
il vampiro è esagerato per natura, e io sto costruendo una
storia basata sull’esagerazione. Quella dei puntiti, in
realtà era una cosa mentale,immaginavo sospensioni ovunque,
questo per creare maggior emozione, che ora ho imparato a creare anche
in diversi modi, ovviamente poi scrivendo ogni santo giorno per un
giornale, per le fic, per me stessa, si cresce e cresce anche il
metodo. Ma se c’è una cosa che non
cambierò mai.. e dico mai.. è proprio quella che
tu mi critichi. Una cosa è lo stile.. che ovvio migliora con
l’età, l’esperienza, il tempo che
dedichi a scrivere, come ogni cosa.. altro invece è
l’emozione, la sensazione, l’immagine.. tutti oggi
possono fare gli scrittori, ma è lì che uno
scrittore per me fa la differenza. Per ora quello che cerco
è pura emozione, proprio come carattere, mi accorgo di non
saper dosare.. odio dosare, perché quello che cerco
è il massimo dell’espressione e della sensazione.
Anche quando scrivo un articolo.. poi magari con
l’età cambierà. Ma tutti i libri che ho
letto, persino Twilight, ci sono stati dei pezzi che mentalmente mi
dicevo “uff.. ma insomma.. ma tra tre pagine che
succede?”. Quello che cerco di creare è qualcosa
che ti lasci sempre con il fiato sospeso.. che tu dica “ e
poi?” e mai.. “oddio ma tra 20 pagine si
metteranno insieme”. Non so se mi spiego.. non so se perda o
meno valore, ma devi anche essere abbastanza in gamba da riuscire
sempre a tenere incollato il lettore. Col tempo magari ci
riuscirò..chissà.. comunque grazie dei tuoi
consigli ne tengo sempre conto. Ora ti lascio ad un nuovo capitolo. Un
bacione. Malia.
Cristie:
Oillàà!!Misà che dovremmo aspettare un
po’ di più per la scena della radura.. qui io
descrivo le situazioni in modo molto dettagliato, siamo ancora al
ristorante.. e dopo andremo alla confessione, non vedo
l’ora!! Ahahah… misà che tutti non
vediamo l’ora.. dai Ed suggerisci bene. Ops scusa.. stavo
parlando con Edward alle mie spalle.^^ Sto scherzando. Sono felice che
la storia ti piaccia e spero tanto ti piacerà anche questo
nuovo capitolo. Un bacione. E grazie del commento!! Malia.
Ichigo_91: Ma
ciauu…che bel commentino…^^ me molto felice che
mid sun ti piaccia. Bacino tessorroo.. ^^
Lady Alexandra:
Ciao mia lady.. non sei l’unica siamo in due a vedere questo
Edward somigliante a quello di Mid Sun, così diverso da
quello che percepisce Bella, quindi non sei sola ti faccio compagnia. E
come sempre io ti do’ ragione, sei proprio nata per giocare
con le parole, sei proprio una scrittrice..c’è
poco da fare. Sei proprio una strega.. eehheh^^ Ogni volta che
recensisci non so mai come rispondere, le tue parole sono perfette ed
esprimono tutto quello che c’è, è
proprio magia la tua. Comunque io la sensualità la adoro..
forse anche troppo, mi piace descrivere i pensieri istintivi,
passionali, ossessivi di una creatura essenzialmente egoista.
Cercherò di esprimere tutto questo in questa fic, mi hai
ispirato ahahah.. grazie. Un bacio mia lady e grazie. Malia
honeymoon: Ma
ciaoooo!! E benvenuta.. che devo dire GRAZIE mille, grazie grazie..per
i tuoi complimenti. Ce la metto tutta per scrivere al meglio, sai
è la mia passione.. ^^ E insomma sono strafelice che mid sun
ti prenda e tu ti sia fatta sentire. GRAZIE! Che carina che sei stata a
commentare.. GRAZIE GRAZIE. Bacione, ti lascio al nuovo capitolo. Malia.
artemis5: Eillà..
all'ultimo momento!!! Wow a Parigi.. stavo giusto aggiornando sai?
Ahahah.. e ho detto "ooddioooo e ora.. mi sono fermata giusto in tempo
eheheh". Fanfic cancellata dici? darkness sì, se intendi
quella..insomma la faccio breve che stavo giusto aggiornando.. com'
è Paris??? Poi me lo dici.. ehehehe?? Ci conto.. ^^ Ora ti
lascio al nuoco chappy, leggilo pure quando vuoi tranquilla ora
riprenditi mh? un bacione, Malia. E Grazie tesoro.. mille grazie di
esserci sempre.
Paura.
-Mi sbagliavo, sei molto più leale di quanto ti avessi
giudicata-. Proruppi allora fissandola intensamente. Di lei potevo
fidarmi, lei non avrebbe detto niente a nessuno, questo mi stava
dicendo. Bella voleva la verità.. tutta la sincera
verità da me. “Non farlo, la perderai,
mentile..”.
- Pensavo che avessi
sempre ragione-. Mormorò alzando gli angoli della bocca e
guardandomi a sua volta con uno sguardo malizioso. Dio se era bella,
era splendida, ed io la volevo come non mai.
- Una volta era
così..-. Ci scrutammo in silenzio. Non avevo mai avuto
bisogno di capire le persone, loro mi entravano nella mente, mi
infastidivano e non avevo mai sbagliato riguardo a nessuno. Ma Bella..
ero completamente perso di lei, il mio piccolo Bambi sarebbe sempre
riuscito a stupirmi.
- Mi sbagliavo anche a
proposito di un'altra cosa. Non sei una calamita che attira incidenti,
è una classificazione troppo limitata. Tu attiri disgrazie.
Se c'è qualcosa di pericoloso nel raggio di dieci
chilometri, puoi scommettere che ti troverà-. Non sapevo
come esprimerle la paura che mi aveva assalito quando l’avevo
vista in pericolo, così la canzonai, prendendola in giro.
“Umano Edward, troppo umano”. Mi resi conto di
quanto da innamorato mi sentissi vulnerabile e questo fece indurire i
miei lineamenti. Contrassi la mascella e tremai. “Tu mi rendi
fragile, occhi nocciola, ma come ci riesci?”.
- Tu rientri nella
categoria?-. Trattenni il respiro e spalancai le palpebre. Rabbrividii
pur non avendo freddo, non poteva essere, non volevo
crederci… eppure il suo sguardo era così
fiducioso, così innocente. “Non sa nulla, non sa
nulla”. Ripetei a me stesso tentando di rimanere immobile.
“Calmati..”.
Mi feci impassibile e
la mia voce uscì metallica – Senza alcun dubbio-.
Lo avevo ammesso, avevo ammesso di essere pericoloso per lei, ora cosa
avrebbe fatto? Mi avrebbe preso per matto? Se ne sarebbe andata? Non
avevo mai provato una simile agitazione, non sapevo come comportarmi,
ma rimasi immobile.
Abbassai il capo
convinto che nei suoi occhi avrei trovato solo disgusto e non mi
accorsi che le sue dita erano scivolate sulle mie. “ Oddio,
oddio, signore perdonami”. La sua mano accarezzò
gentilmente la mia fredda, gelida e non si ritrasse, anzi…
giocherellò con i polpastrelli sulla linea dura delle mie
nocche chiuse a pugno e strette sul tavolo. “Allontanati
mostro.. o lei saprà..”. Ma non riuscivo a
spostarmi, ero rapito da quel contatto, l’avevo desiderato
con tutto me stesso. Bella stava cercando il mio palmo, cercava le mie
confidenze.. “Cerca te, idiota, ti vuole”. Non ero
pronto a crederci, non me, non un vampiro.
-Gra.. grazie. Con..
con questa sono due..-. La sua voce era malferma, ma calda e
avvolgente. Alzai la testa e incrociai ancora il suo sguardo. Dentro di
me si sgretolò ogni cosa, ogni muro, ogni difesa.. basta
mentirle, le avrei confidato tutto. Ero innamorato.. e se lei mi avesse
rifiutato, bè infondo avevo da vivere solo una misera
eternità senza amore no?
Sentivo il calore
della sua mano entrare nel mio corpo e farlo eccitare. Mi accarezzava
come se non avesse voluto altro per tutta la serata e forse era
ciò che avevo sperato anche io. Avrei voluto chiudere gli
occhi, lasciarmi andare.. era qualcosa di assoluto, che non mi lasciava
il tempo di pensare coerentemente. “Ti amo”. Avrei
voluto gridarle “ti amo, ma ti voglio e desidero divorarti,
il tuo sangue mi dà i brividi, mi eccita..io sono un
animale, quanto vorrei accarezzarti, quanto vorrei che tu mi
appartenessi”.
-Facciamo in modo che
non ci sia un tre, d'accordo?-. Sussurrai sconvolto da quelle emozioni.
Ritrassi la mano e la portai sotto il tavolo ignorando il suo sguardo
mortificato.. “Idiota”, le avevo fatto di nuovo
male. Mi avvicinai mio malgrado a lei aspirando il suo profumo e non
riuscii ad allontanarmi. Lo capii subito.. aveva vinto, mi aveva
sconfitto.
- Ti ho seguita fino a
Port Angeles-. Bisbigliai vicino al suo orecchio, tremando di piacere
quando i suoi capelli mi sfiorarono le labbra. “No, no,
lasciala mangiare.. è sbagliato”. Ma il mio
istinto da predatore non ne voleva sapere. - Non ho mai tentato di
salvare la vita a una singola persona prima d'ora, ed è
un'impresa molto più fastidiosa di quanto credessi. Ma
probabilmente dipende anche da te. Le persone normali riescono a
tornare a casa ogni sera senza scatenare tante catastrofi-. La sentii
espirare con lentezza, cercando di calmare i battiti forsennati del suo
cuore. Le piacevo, o sì, e anche tanto. Rimasi stupito
quando le sue labbra si incurvarono in un sorriso, nessuna paura,
nessun tremore, solo emozione.
-Hai mai pensato che
forse la mia ora doveva suonare già la prima volta, con
l'incidente del furgoncino, e che tu hai di fatto interferito con il
destino?-. Girò lentamente il viso per guardarmi e la
vicinanza con la sua bocca mi atterrì. Ero terrorizzato..
nessuno dei due voleva cedere, nessuno dei due aveva voglia di
allontanarsi dall’altro. E non volevo che lei ci provasse..
- Quella non era la
prima volta..-. Ammisi cercando di non farmi sentire. Ma era inutile,
volevo che il mio piccolo Bambi arrivasse a capire quanto potessi
essere letale. E poi scappare.. “E’
finita..”. Qualcosa mi diceva che non dovevo avere paura, ma
d’altra parte sapevo di non essere affatto un ragazzo
normale. “Lei ti rifiuterà”. -La tua ora
è suonata quando ti ho conosciuta-. Abbassai gli occhi
sofferente, avrei voluto urlare il mio dolore in quel momento. Stavo
male, maledettamente male. Quella confessione aveva strappato una parte
di me stesso e l’aveva offerta a lei su un piatto
d’argento. – Ti ricordi?-. Le chiesi allora.. non
poteva aver dimenticato il mio odio, il mio sguardo omicida, la mia
brama.
Non alzai gli occhi,
sapevo che il terrore l’aveva sommersa. “Bene.. ora
ha paura, è giusto”. Ma io ero distrutto.
“Te lo sei meritato, mostro”.
-Sì..-.
Rimasi interdetto. La sua voce era calma. “Non è
possibile”. Incrociai ancora il suo sguardo ed era
completamente fiducioso, perso, dolce.. innamorato.
“Toglitelo dalla testa, non può amarti”.
- Eppure eccoti seduta
qui..-. Ero incredulo, realmente meravigliato. Non si era allontanata,
non l’avevo spaventata. Lei.. lei.. sentivo crescere dentro
un desiderio della sua bocca che mi fece vibrare.
- Si, sono seduta
qui... grazie a te-. Le sue labbra sfiorarono la mia guancia.
“Cazzo, che profumo..”.
Il veleno mi
inondò le fauci e sentii prepotente la voglia di gettarla a
terra, saltarle addosso e affondare i miei canini nel suo tenero collo.
“E assaggiare il sapore delle sue labbra..”. Ora
sì che ero mortalmente eccitato.
“Maledizione, frena, frena.. calma
l’istinto”.
-Perché in
qualche modo sapevi dove trovarmi oggi?-. Mi domandò
improvvisamente incuriosita. Serrai le labbra, inutile sperare di
trovare un’altra scusa. Ormai non mi rimaneva che essere
sincero. Sospirai guardando il piatto ancora pieno di ravioli e mi
maledissi. “Menomale che dovevi farla mangiare..”.
- Tu mangi, io parlo-.
Le intimai indicando il cibo. La vidi subito portarsi un raviolo in
bocca e ingoiare. “Che dolce che sei”. Pensai
ritraendomi leggermente per lasciarle il tempo di tornare lucida.
- È
più difficile di come dovrebbe essere... non perdere le tue
tracce. Di solito sono in grado di individuare le persone con molta
facilità, mi basta sentire la loro mente una volta sola-. La
osservai masticare lentamente e guardarmi immobile assolutamente
stupita. “Ora sai che è vero”. Ma non si
scompose e continuò a mangiare deglutendo a forza.
-Tenevo d'occhio
Jessica distrattamente, come ti ho detto, solo tu riesci a metterti nei
guai a Port Angeles, e all'inizio non mi sono accorto che avevi
proseguito da sola. Poi, quando ho capito che non eri più
con lei, sono venuto a cercarti nella libreria che ho visto nei suoi
pensieri. Ho intuito che non c'eri entrata, che ti eri diretta a sud...
E sapevo che prima o poi avresti dovuto tornare indietro.
Perciò ti stavo aspettando, cercandoti qui e là
tra i pensieri dei passanti, nel caso che qualcuno ti avesse
incrociata. Non c'era motivo di preoccuparmi... ma sentivo una strana
ansia...-.
Non riuscivo a credere
che le stavo confidando tutto quello che mi ero passato per la testa
mentre la seguivo. “E’ assurdo”. Mi
ascoltava interessata senza lasciarsi scappare nemmeno una parola e io
mi accorsi che lasciarmi sfuggire tutto ciò che mi aveva
preoccupato era come liberarmi di un macigno sul cuore.
“Bella, non voglio perderti”. Mi sentivo
così umano.. guardai dietro le sue spalle, lo sguardo perso
nel vuoto.
-A quel punto ho
iniziato a girare in tondo, restando... in ascolto. Fortunatamente il
sole stava tramontando, così avrei potuto scendere dall'auto
e seguirti a piedi. E poi...-. Il veleno impastò la mia
bocca, il ricordo di quei maledetti bastardi non mi aiutò a
rimanere calmo e soffocai un ringhio sul nascere prima che potesse
spaventarla. Digrignai i denti.. “ Fecce, solamente
fecce”. Respirai con calma stringendo le mani sotto il
tavolo. “Calma Edward non le hanno fatto del male”,
ma il vampiro in me urlava dalla voglia di ucciderli ancora.
“Sai dove trovarli”. Mi imposi di rimanere fermo e
immobile.
- E poi cosa?-. La sua
voce mi aiutò a ritrovar e un po’ di
lucidità. Era dolcissima.. e i suoi occhi comprensivi e
teneri. Lasciai che le parole scorressero senza fermarle.
-Ho sentito cosa
stavano pensando. Ho visto il tuo volto nei loro pensieri-. Scattai in
avanti coprendomi il viso con la mano. Non ero più in me,
avevo visto chiaramente cosa quel ragazzo avrebbe voluto farle. Se solo
avesse osato toccarla.. io.. io.. “Ahhh.. uccidilo..
avanti..puoi ritrovarlo, fallo. Che soddisfazione sarebbe
no?”.
- È stato
molto... difficile, tu non puoi immaginare quanto, limitarmi a portare
via te e risparmiare loro... la vita-. Quella confessione mi fece
nascondere il viso nella mano. “No!”.
Avevo appena scoperto una parte di me che lei non avrebbe mai dovuto
neanche lontanamente immaginare. “No, no!”. Ero
distrutto, ormai non avevo più vie di fuga. Le avevo aperto
la mia anima. - Avrei potuto lasciarti rientrare assieme a Jessica e
Angela, ma temevo che se fossi rimasto solo sarei tornato a cercarli-.
Non era del tutto vero, io volevo stare con lei, la volevo solo per me,
ma.. la consapevolezza che se Bella non fosse rimasta li avrei
sicuramente uccisi mi colpì in pieno.
“Assassino”.
Rimasi immobile e mi
rifiutai di alzare la testa per guardarla. Ero solo un assassino, come
avrebbe potuto amarmi, lei così innocente e fragile.
-Sei pronta per
tornare a casa?-. Mormorai scosso. Non riuscii nemmeno a
sfiorare l’idea che lei potesse ancora guardarmi con gli
stessi occhi e non le rivolsi nemmeno un’occhiata.
-Sono pronta per
andare via di qui-. Mi stupii della sua risposta ferma e impassibile.
Non percepivo alcun odio, alcun disgusto. Era decisa.
La cameriera giunse al
solito tempestivamente, anche troppo. La vidi di fronte a me osservarmi
preoccupata. Sorrisi.. sapevo che ci stava tenendo d’occhio
da un po’.
- Come andiamo?-. Mi
domandò poi ansiosa. Non avevo alcuna voglia di muovermi.
Ma
che ti ha fatto questa mostricciatola? Mollala ne puoi trovare di
meglio..
Sospirai e mi
massaggiai la fronte stancamente. Ora sapevo che anche i vampiri
potevano sentirsi distrutti, le mie emozioni erano così
forti ed intense... non ero ancora capace di controllarle.
- Siamo pronti per il
conto, grazie..-. Risposi, la voce troppo bassa, quasi impercettibile.
Ero esausto. La ragazza ammutolì chiedendosi cosa mi fosse
accaduto e io provai fastidio.
Alzai lo sguardo
vedendo le sue mani tremare. “Avanti, non ho tempo da
perdere”. I miei occhi la fissarono attenti e lei si accorse
finalmente della minaccia.
- C.. ce..certo-. un
piccolo ghignò illuminò il mio viso a quei
balbettii –ecco, ecco qui..-. Estrasse la cartellina con il
conto rabbrividendo, sentivo i battiti del suo cuore impazzire e li
ignorai.
Presi velocemente una
banconota e la misi nella cartella sperando che sparisse
all’istante. Mi ritrovai a sorridere cercando di essere
mellifluo, ma senza alcun risultato.
- Niente resto..-.
Feci allora alzandomi prontamente e rimanendo immobile.
- Buona serata a
voi..-. disse la ragazza sfiorandomi il braccio e ritornando a fissarmi
maliziosamente. “non lo vuoi proprio capire eh?”.
La ignorai ancora tornando a fissare finalmente Bella. I suoi occhi su
di me sembravano tranquilli e anzi mi rivolse un cenno di
ringraziamento. La cameriera sparì definitivamente
decisamente delusa mentre occhi nocciola arrossiva nuovamente sotto il
mio sguardo fisso e meravigliato.
Mi diressi subito
verso l’uscita a passo svelto. “Calmati,
aspettala.. calmati”. Ero fuori di me, a stento riuscivo a
mantenere il controllo. “Non ha paura, è
impossibile.. pensa forse che io gli abbia raccontato una
favoletta?” Dovevo fare qualcosa.. mi concentrai sulla
respirazione e sembrò funzionare fino a quando non mi
accorsi di essere rimasto accanto a lei per tutto il tempo.
“Oddio”. I nostri corpi si sfioravano, attenti a
non toccarsi, ma l’attrazione era febbrile e Bella mi
osservava sconvolta. Sospirò rumorosamente, facendomi
voltare interrogativo, ma voltò la testa prima che io
raggiungessi i suoi occhi. “E’ maledettamente
frustrante tutto questo.. troppo..”. Avrei tanto voluto
attirarla a me e baciarla come un ragazzo normale, ma non sapevo se
sarei stato in grado di frenare la mia voglia di lei. Ancora una volta
il pensiero di ciò che c’era nella sua mente mi
torturò.. “ Forse..”. Scossi il capo
impercettibilmente, non poteva volermi baciare, per lei ero poco
più che uno sconosciuto infondo. “Se,
se..”. Il vampiro in me vedeva nel mio piccolo agnellino
chiari segni di cedimento. “Ti vuole,
altrochè..”. La precedetti velocemente, spaventato
da me stesso, e le aprii con cavalleria lo sportello della mia auto.
Mi osservò
stupita e continuò a fissarmi con la stessa espressione
anche quando, chiusa la portiera, passai di fronte alla
macchina per sedermi al posto di guida. “Chissà
che cosa pensa..”. Era strano non poterle leggere nella
mente, mi terrorizzava. Entrai nella Volvo e la accesi senza dare segni
di aver notato il suo sguardo e alzai il riscaldamento al massimo. Il
freddo per lei quella sera doveva essere pungente. Rimanemmo in
silenzio, l’abitacolo si riempì dei nostri respiri
e del profumo tentatore del mio piccolo cerbiattino, e io cercai come
sempre di controllare la reazione del mio corpo, pur non riuscendoci
totalmente.
Imboccai
l’autostrada irritato dal fatto che nessuno dei due avesse il
coraggio di parlare. Sospirai allora deciso a farla confessare.. volevo
sapere quale fosse questa sua nuova teoria.
- Adesso tocca a
te…-. Proruppi niente affatto tranquillo. La vidi sobbalzare
e mordersi il labbro inferiore. Ecco il momento della
verità...
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Capitolo 27 *** In macchina ***
Grazieee..
scusate!!!Piccola Tom, che carina che sei, non ti preoccupare non la
blocco questa fic, meglio che faccio vedere che sono ancora viva, hai
ragone sono imperdonabile. Questo capitolo era subito pronto, ma come
sempre lavoro e tutto non mi permettono di essere costante come vorrei.
Scusate l'attesa.. tornando alla fic. Come sempre mi scuso
con i sostenitori totali di Twilight, ho cercato di movimentare la
faccenda. I dialoghi finalizzati al nulla non mi sembrava il caso di
metterli, quelli già li conoscete,così ho
pensato"facciamo inorridire la Meyer". No, scherzo. Qualcosa
è cambiato in macchina lascio giudicare a voi cosa. Diciamo
solo che mi sembravano atteggiamenti possibili da parte di due
innamorati e talmente naturali in un essere umano da far spaventare un
vampiro.(Niente di grave tranquilli). Vabbè la "becera" ha
detto la sua. Ora vi mando un bacione a tutti. Ma lo sapete una cosa?
Mi piacete tanto (Malia è ubriaca già alle 4 di
pomeriggio). Ahahah.. grazie per leggere la fic, e soprattutto grazie a
quelli che si annoiano a recensirla. Sì, dico a voi..
ooooo.. niente sono andati subito a leggere. Ammazza che cattivi!! A
parte gli scherzi. Un bacioneeee... Malia.
In
macchina.
- Posso farti un’altra domanda?-. Mormorò lei
senza guardarmi, mentre io agitato spingevo l’acceleratore al
massimo. “No..”. Pensai arrabbiato dal mio senso di
impotenza. Ed ora? Cosa mi avrebbe chiesto ora? Sospirai e accennai uno
sbuffo spazientito. Non poteva farmi questo, non poteva tentarmi con il
suo odore, farmi morire per lei e fare in modo che fossi solo io a
scoprirmi, ero furioso, ero fuori di me, ero.. mi fermai un attimo a
riflettere, “umano..”. Ecco quello che ero
diventato con lei, fragile, calpestabile, debole..
“umano”.
- Una sola..-. Sussurrai piuttosto agitato.
“Cos’è questa sensazione
ora?”. Respirai e sentii un groppo alla gola che mi
attanagliò lo stomaco.
- Be'... hai detto di avere intuito che mi ero diretta a sud,
anziché entrare in libreria. Mi chiedevo soltanto come
avessi fatto-. Bella aveva appena bisbigliato quelle parole, ma non
sapevo lo stesso come risponderle. Ripercorsi indietro con la mente
quel momento in qui non sapevo dove fosse, la paura di averla persa..
cosa stavo cercando? Cosa..
Non le rivolsi nemmeno uno sguardo, ma neanche le risposi. Non avrebbe
potuto capire..
-Pensavo che avessimo abolito gli atteggiamenti evasivi-.
Mormorò ancora.. il tono spento.
Continuai a fissare insistentemente la strada senza scompormi e la mia
voce si fece indifferente, metallica, priva di sentimenti. Comunque mi
accorsi di aver accennato un sorriso. Era incredibile il modo in cui
riusciva a prendermi.
-D'accordo. Ho seguito il tuo odore-. Come avrebbe reagito? Lo
conoscevo bene il suo profumo, la fragranza del suo corpo, della sua
pelle, della sua eccitazione.. sapevo tutto di lei, e tutto del mio
piccolo cerbiatto mi faceva perdere la testa. Cambiai marcia aumentando
ancora la velocità. Il suo profumo nell’abitacolo
si fece ancora più forte. “Non chiudere gli occhi,
non farlo”. Il suo cuore perse qualche battito, ma
recuperò in fretta e le sue emozioni saturavano
l’aria per me “Oddio, ancora..cazzo..ancora, ne
voglio ancora”. Stavo di nuovo cedendo.
- Inoltre, non hai ancora risposto a una delle mie prime domande..-.
Sussurrò giocherellando con le sue mani e strofinandosele
sulle cosce.. “Hai deciso di morire, agnellino?”.
Quanto avrei voluto passare io le dita sulle sue cosce e risalire sulle
sue spalle, per poi mordicchiare i suoi seni e il suo collo, fino a
bere quel suo nettare.. “Ahhhhhhh dio, basta..!!”.
Mi concentrai di nuovo sulla guida, cercando di dimenticare la
tentazione seduta accanto a me. “ Tentativo
idiota..”.
- Quale?-. Le lanciai un’occhiata di sbieco facendola
tremare.
- Come funziona la faccenda della lettura del pensiero? Riesci a
leggere la mente di chiunque, ovunque? Come fai? Anche i tuoi
fratelli...?-. Continuò ad intrecciare le sue dita in
movimenti nervosi che mi fecero accapponare la pelle, avrei voluto che
si fermasse, ma dovevo pensare a quello che mi aveva appena domandato,
non al fascino che mi provocava ogni suo gesto.
- Una domanda sola hai detto..-. Puntualizzai per nulla convinto. La
fissai e i nostri sguardi si incontrarono. “Non dirle tutto,
scemo, dai..”. Ma tanto di fronte a quegli occhi
innocenti e fiduciosi sarei sempre stato spacciato. - No, è
una dote soltanto mia. E non riesco a sentire tutti, ovunque. Devo
essere piuttosto vicino alle persone che leggo. Ma più
familiare è una "voce", maggiore è la distanza a
cui la avverto. Mai più di qualche chilometro, comunque.
È un po' come essere in una grande sala piena di persone che
parlano contemporaneamente. Una specie di rumore di fondo, il ronzio
confuso delle voci. Finché non mi concentro su una voce sola
e la metto a fuoco: allora sento cosa sta pensando. Il più
delle volte semplicemente ignoro, escludo tutto: rischia di distrarmi
trop-po. Così poi è più facile
sembrare normale ed evitare di rispondere per sbaglio ai pensieri delle
persone, anziché alle loro parole-. “Ma che bravo
vampirello” aggrottai le sopracciglia, stavo anche
diventando eloquente ora, dilungandomi nello spiegare ad un essere
umano in cosa consistessero i miei poteri. “Complimenti
Edward”.
- Se..secondo te, per..perchè non riesci a sentirmi?-.
continuò incuriosita e invogliata dalle mia parole.
“Basta, basta non ce la faccio più”. La
testa mi stava scoppiando, il veleno stava esplodendo nel mio corpo, il
desiderio di lei era al limite, avevo bisogno di morderla, ne avevo
bisogno come gli umani dell’aria. Il mio corpo, la mia mente
stavano soffrendo l’astinenza, pregustare il suo odore e il
suo sapore senza poterla divorare era.. era.. una tortura.
“Ti voglio, ti voglio..”. Strinsi una mano sul
cambio e una sul voltante tentando di ignorare quell’istinto
animalesco dentro di me. La fissai con uno sguardo che sperai non
potesse comprendere. Quanto era bella ai miei occhi, quanto era
appetibile.
-Non lo so. Il mio sospetto è che la tua mente funzioni in
modo diverso da tutte le altre. Come se i tuoi pensieri trasmettessero
in AM e io ricevessi solo in FM-. “ Ma che belle risposte
equilibrate che stiamo dando..eh Edward?”. Frenai di colpo
girando il volante per affrontare una curva. Non potevo sentire la sua
mente, ma l’effetto che faceva su di me quello sì
che lo sentivo bene. Era frustrante che lei mi fosse preclusa, ma allo
stesso tempo mi salvava da me stesso, la mia curiosità nei
suoi confronti era in grado di frenarmi. Ma non sapevo quanto a lungo..
Notai il suo sguardo sconvolto e sorrisi apertamente, divertito.
“Che buffa..”.
-La mia mente non funziona come dovrebbe? Sono una specie di mostro?-.
Si portò le dita sulla bocca e si sporse verso di me
portandomi l’altra mano sull’avambraccio. Sentii le
sue dita scottare sopra il maglione e gridai di dolore anche se non lo
diedi a vedere. Un ringhio di sofferenza mi uscì dalla gola,
soffocato dall’istinto di protezione verso
quell’umana. “Non mi abituerò mai a
lei.. mai”.
-Io sento voci nella mia testa, e tu temi di essere il mostro?-. Scossi
la testa e una smorfia meravigliata e dolorante si disegnò
sul mio viso. “Qui il mostro sono io”- Stai
tranquilla, è solo una teoria...-. Terminai allora tornando
improvvisamente impassibile - Il che ci riporta a te..-. Conclusi
quando la sua mano scivolò dal mio braccio e il suo viso si
disegnò un’espressione pensierosa.
- Abbiamo abolito le risposte evasive, no?-. La punzecchiai quando il
silenzio tornò a saturare l’abitacolo. Il sorriso
che mi lanciò fu tirato, insicuro e vidi improvvisamente i
suoi occhi cadere sul tachimetro della macchina.
- Santo cielo! Rallenta!-. Saltò sul sedile scattando verso
di me e una sua mano si poggiò involontariamente sulla mia
coscia fissando i centosessanta chilometri orari sul cruscotto.
“Ma dimmelo.. lo fai apposta?”. Era agitata, potevo
sentirlo, ma le sensazioni che scatenò quel contatto dentro
di me furono a dir poco incontrollabili. Sapevo che gli umani avevano
bisogno di toccarsi, che lei aveva voglia di toccarmi, ma
così mi avrebbe ucciso. “Non se
n’è neanche accorta..”.
- Cosa c’è..-. mormorai tra i denti
lanciando un’occhiata alle sue dita che si stavano lentamente
chiudendo a pugno sui miei jeans. “Bella.. Bella.. non sai
quello che stai facendo.. smettila”. Non decelerai, la mente
totalmente assorta in quella carezza.
- Stai andando a centosessanta!-. Sorrisi, aveva gridato.
Guardò fuori dal finestrino agitata e la sua mano
risalì per stringersi sul mio maglione..stavo cominciando ad
odiare quell’usanza umana di dover sempre avere un
contatto nei momenti di insicurezza e paura.
- Rilassati, Bella..-. fui gelido. “ Leva la mano,
cerbiattina.. fa la brava”. La presa si strinse e le sue dita
mi toccarono il fianco mentre lei spaesata osservava un lato e
l’altro della strada. “Evviva, ha scoperto come
ammazzare un vampiro”. Brividi di piacere mi correvano lungo
la schiena, l’odore della sua paura e il suo tocco spasmodico
erano droga per me, io non sapevo ancora come resisterle.
- Stai cercando di ucciderci?-. Urlò ancora fuori di
sé e io sghignazzai. “ Non so chi di noi due stia
più attentando alla vita dell’altro”. Si
sporse verso di me cercando di mettere le mani sul volante e io rimasi
allibito.. profumo, capelli, corpo caldo e invitante a leggero contatto
col mio. Si era persino tolta la cintura di sicurezza.
- Non usciremo di strada..-. Sussurrai dall’Inferno. Forse
ero condannato a soffrire così la sua vicinanza, non avevo
altra scelta se volevo starle accanto. Ma sentire sempre quel
desiderio, quel bruciore alla gola, quella voglia di saltarle addosso..
tutto era così dannatamente difficile.
- Perché tutta questa fretta..?- Non era ancora calma e a me
non andava proprio di decelerare, non andava proprio di disintossicarmi
dalla sua vicinanza forzata. Era in ginocchio sul sedile, ora la sua
mano era sua mia spalla e l’altra sul cruscotto.
“Che vuoi fare scricciolo mh?”.
- Guido sempre così..-. Mi voltai verso di lei e le sorrisi
malizioso, facendole mancare qualche battito. Spalancò la
bocca per prendere aria, era uno spettacolo vederla così
sconvolta.
- Guarda avanti!-. Gridò ancora e le sue dita sfiorarono la
mia guancia per farmi rigare dritto. “Bella, dio,
cazzo..”. Imprecai ancora e ancora, perché quella
fragranza di fresia e lavanda minacciava di farmi perdere la ragione e
la sua tranquillità nel toccarmi rasentava il ridicolo.
Sapevo di essere un’attrazione costante e ossessiva per le
donne, ma così.. così.. era dolore, era
sofferenza. “No, così è
desiderio”.
- Non ho mai fatto incidenti, Bella. Non ho mai preso neanche una
multa-. Sogghignai, divertito da quella situazione assurda. Lasciai il
volante e mi picchiettai la fronte - Segnalatore radar incorporato-.
Speravo in questo modo di calmarla, farla ridere ma lei
assottigliò le palpebre e si avvicinò
al mio orecchio.
- Divertente..-. Era irritata, ma non solo. Le piaceva starmi
vicino e questo per me era piacevole e terribile allo stesso tempo. La
osservai fissandole il viso rosso e finalmente conscio di quello che
stava facendo. Si allontanò di scatto come scottata e si
rannicchiò di nuovo sul sedile riallacciandosi la cintura.
Ispirai cercando aria.. anche se ormai il suo odore leggermente acre mi
aveva completamente saturato le narici.
- Charlie è un poliziotto, ricordi? Da piccola mi
è stato insegnato a rispettare il codice della strada.
Inoltre, se ci trasformi in una ciambella di Volvo arrotolata a un
albero, l'unico in grado di uscirne senza un graffio sei tu-. Non mi
guardava più, era nel più completo imbarazzo e
fissava fuori dal finestrino sfuggendo i miei occhi.
Decisi di accontentarla e scoppiai in una risata liberatoria, ma
eccitata. Perché tutto questo tra noi, perché non
potevo starle lontano? Cos’era tutta quella passione..
perché lei, una piccola umana?
- Probabile..-. Risposi ridacchiando – Tu invece no..-.
Sperai che tornasse a guardarmi. Mi piacevano i suoi occhi cioccolato
su di me, li adoravo..
Scalai le marce, portandomi sui cento chilometri orari e la vidi
sospirare. Cercava invano di calmarsi, si era presa un bello spavento.
“Si spaventa della velocità e non del fatto che
sono pericoloso per lei, mah..”.
- Contenta?-. La rimbeccai ridacchiando. Odiavo andare piano, lo
detestavo, ma per lei l’avrei fatto.
- Quasi..-. Sussurrò fissandomi in modo strano. Ora per lei
ero anche “pirata della strada”, oltre che
mortalmente anormale.
- Odio andare piano..-Le feci notare in un atteggiamento che notai
essere molto intimo.
Aggrottò le sopracciglia ridendo – Mhhh..
così è piano?-. Ci guardammo con
complicità per qualche secondo. Era impossibile, ma quella
ragazza sembrava realmente leggermi dentro. Un’umana, un
essere umano, conquistare me.. l’essere delle tenebre per
eccellenza. Eppure eccoci nella mia macchina a battibeccare e a
sfiorarci come due innamorati..
- Fine dei commenti sulla mia guida-. La rimproverai con il sorriso
sulle labbra.. e la guardai con un calore e un amore che non credevo
possibili. Mi sorrise a sua volta e si morse le labbra arrossendo.
Già.. proprio una coppia di innamorati alle prime armi.
“Vampiro e umana”.
- Sto ancora aspettando la tua ultima teoria..-. continuai divertito.
Ora avrebbe parlato finalmente? La tensione era scesa.
Continuò a tormentarsi la bocca e io le sorrisi ancora con
calore.
-Non riderò, lo prometto-. La rassicurai, anzi forse in
questo modo rassicurai me stesso. “ Avanti ti ha toccato come
se nulla fosse, sarà un’altra teoria astrusa e
poco reale..”.
- In realtà temo piuttosto che ti arrabbierai con me-.
Mormorò tornando a guardare le sue mani e tremando
leggermente.
“Io arrabbiarmi con te amore?”, non lo credevo
possibile.. ma assottigliai le palpebre improvvisamente ansioso.
- È una teoria così brutta?-. Bofonchiai
all’erta. “E se invece..” scossi la testa
incredulo “no.. non può essere”. Ma il
mio corpo si irrigidì involontariamente.
-Abbastanza, sì-. Confessò lei senza incrociare i
miei occhi..non reagii cercando di ignorare quella sensazione di paura
che mi attanagliò. Non c’era motivo per
spaventarmi, magari non era niente di così particolare, di
così cattivo.
- Prosegui-. Le risposi impaziente di sapere cosa lei avesse immaginato.
- E’..è che non so da dove cominciare..-.
Mormorò scossa.. continuava a torturarsi le dita e i suoi
battiti accelerarono agitati. Non voleva guardarmi, ora immobile e la
mente era lontana.
- Perché non cominci dall'inizio... Hai detto che questa
teoria non è tutta farina del tuo sacco-. Chi le aveva
ispirato tutto quel timore? Ora ero più che mai innervosito
da quella sensazione di pericolo che sentivo nell’aria. Lei
aveva paura di dirmelo, perché pensava che fosse la
verità e credeva che io potessi arrabbiarmi che ne fosse
venuta a conoscenza. Ecco spiegato il motivo della suo essere
così restia.
- No..-. Rispose solamente. “Merda, monosillabi..”.
La fissai di sfuggita continuando a guardare la strada e mi accorsi che
le sue mani si stringevano spasmodicamente l’una
all’altra diventando ancora più bianche.
“Devi dirmelo, piccola, non hai scelta”.
- A cosa ti sei ispirata? Un libro? Un film?-. questa volta la mia
curiosità prese il sopravvento, nonostante il timore che lei
sapesse e la mia voce decisamente poco ferma alle mie orecchie. Ormai
ne ero quasi certo, sospettava qualcosa di molto pericoloso.
“Dimmelo Bella.. avanti”.
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Capitolo 28 *** Non m'importa ***
Ragazzi
miei, che giornata.. scrivere mid sun di nascosto a lavoro, non ve lo
consiglio. Mamma mia che stanchezza, sono tornata ora e ho pensato che
vi sarebbe piaciuto trovare un capitolo nuovo di questa fic. Ora
però
vi confesso che non era facile.. mentre si dichiarano Bella ed Edward
la Meyer in mezzo ci mette di tutto, famiglia Black, leggende sui
vampiri etc etc, e quello che doveva essere romantico si trasforma in
una barzelletta. Non che ce l'abbia con la Meyer, ma interpretarlo con
gli occhi di un vampiro infuocato di desiderio e ossessione non
è stato
facile. Soprattutto quando parlano di quei discorsi che non c'entrano
niente con il loro amore.. perchè insomma dai,
dovrebbe essere bello
per Edward quando lei dice "non m'importa". Insomma.. ne è
uscito fuori
forse un capitolo dai toni più soft, ma spero altrettanto
intenso.
Spero. Me lo direte voi.. per favore è Pasqua, siamo tutti
più buoni
(Malia quello è Natale...^^) Ops..
vabbè ho capito vi lascio leggere.
Un bacione e riguardatevi, ma soprattutto mangiate tanta cioccolata.
Mali
Non
m’importa.
- No… è
stato alla spiaggia..-. La guardai stranito. “Alla
spiaggia?”. Per una attimo credei veramente che
fosse un’altra delle sue fantasie astruse, ma non potevo
esserne certo, quindi rimasi serio. I nostri sguardi si incrociarono
per un attimo e vidi troppo timore in lei, aveva paura.. si morse le
labbra e si riavviò nervosamente i capelli, questo mi fece
incuriosire - Ho incontrato per caso un vecchio amico di famiglia,
Jacob Black. Suo padre e Charlie si frequentano da quando ero bambina-.
Continuò distogliendo gli occhi.
“Interessante”..
era uscita con un altro ragazzo e voleva farmene partecipe?
Ma che carina.. “Uccidilo che aspetti”. Scossi
leggermente la testa aspettando che continuasse. “Idiota sta
buono, ma che imbecille”. Mi sentivo un emerito cretino
patentato. Da quando avevo atteggiamenti così umani?
- Suo padre
è un anziano dei Quileutes. Abbiamo fatto una passeggiata..
e lui mi ha raccontato vecchie leggende locali, probabilmente per
spaventarmi. Me ne ha raccontata una...-. Si fermò
leccandosi la bocca e fissandomi intensamente alla ricerca di qualcosa,
ora.. ora ne ero sicuro. Mi irrigidii. “No, dio,
no..”. I Quileutes.. “cazzo”. Non mi
voltai a guardarla, non feci nulla, cercavo di mantenere un minimo di
stupido controllo. Il mio piccolo Bambi sapeva, era a conoscenza di
tutto, di quello che ero, del mostro che l’avrebbe
disgustata. “Ti prego, qualsiasi cosa, ma fa che non si
allontani da me”. Egoista.. invece di proteggerla pensavo a
tenerla stretta a me, legata a me. “Sì, basta, la
voglio con me, tutta mia e solo mia. Sarò io ad
averla”. Strinsi le nocche sul volante cercando di dosare la
mia forza, avevo voglia di spaccare qualcosa, qualsiasi cosa.
-
Continua..-. feci impassibile.
- Che parla di
vampiri..-. Terminò tutto d’un fiato. Serrai le
mascelle e tremai. Respirai piano e lei fece lo stesso. Percepii il suo
profumo forte circondarmi e la sua attenzione sui miei movimenti farsi
spasmodica. Rimasi fermo ed immobile, mentre tutto il mondo sembrava
crollarmi addosso. “L’hai voluto tu, stupido..
è colpa tua”. Il cuore di un vampiro poteva forse
spezzarsi? Un mostro poteva forse provare il desiderio di piangere?
Storsi la bocca in una smorfia, ero veramente ridicolo, ma
così scioccamente innamorato.. “l’amore
è uno schifo”.
- E hai pensato
immediatamente a me?-. Stavo decisamente male. Avevo voglia di
ringhiare, di uccidere, di sangue.. annusai l’aria
nell’abitacolo e l’odore di Bella riuscì
a farmi perdere la testa. La mia voce fu metallica, indifferente.
- No. Lui... ha citato
la tua famiglia-. Rispose deglutendo e stringendosi allo sportello
della Volvo. Sorrisi impercettibilmente.. aveva paura di me. La vidi
scostarsi sempre di più, forse come non aveva mai fatto
prima ed intristirsi, ma rimasi immobile fisso sulla strada –
Se… secondo lui e…era solo una sciocca
superstizione. Non pens..pensava che ci avrei ricamato sopra-. Lo
difese. Non mi importava nulla di quel ragazzo e della sua famiglia,
pensava veramente che potessi prendermela con loro? Forse le avevano
fatto il favore più grande della sua vita senza saperlo.
- È stata
colpa mia, l'ho costretto a raccontarmela-. Continuò poi.
Spalancai gli occhi stupito. Non riuscivo a capire, ero confuso, dove
voleva arrivare? Lei aveva costretto..
- Perché?-.
Le chiesi allora senza cambiare tono. Volevo saperlo.
- Lauren ha fatto il
tuo nome, così, per provocarmi. E un ragazzo più
grande, della tribù, le ha risposto che la tua famiglia non
entra nella riserva, ma il suo tono evidentemente nascondeva qualcosa.
Perciò sono rimasta sola con Jacob e gliel'ho estorto con
l'inganno-. Disse bisbigliando, il capo chino, le guance
leggermente rosse.
Aggrottai le
sopracciglia. Il mio piccolo Bambi in mezzo a un branco di lupi
affamati. “Oddio..”. Me la immaginai dolce e
carezzevole cercando di sedurre Black per sapere qualcosa su di me. Mi
venne voglia di sapere come fosse in quei momenti. Calda.. sicuramente
molto calda e profumata.. scoppiai a ridere, cercando di mantenere i
nervi saldi “Merda, finiscila”. Ero di nuovo
eccitato e il mio corpo stava reagendo alle mie stesse fantasie.
Strinsi le mascelle mentre il veleno cominciava a invadermi la bocca.
- Ah, con
l’inganno? E come?-. Ero curioso di saperlo. E se
l’avesse sedotto veramente? “Fallo fuori quel
cane”. Strinsi ancora di più le nocche sul
volante..
- Ho fatto la
smorfiosa con lui, e ha funzionato meglio di quanto io stessa
pensassi-. Mormorò sovrappensiero, con lo sguardo perso nel
vuoto.
Inghiottii la saliva
che iniziava a tormentarmi e fantasticai su di lei e i suoi modi di
sedurre un uomo. Cercai di rimanere immobile come una statua e
respirare il meno possibile. “Non devi pensare al
suo profumo, non devi pensare al suo profumo”.
- Mi sarebbe piaciuto
assistere-. Bisbigliai facendole mancare qualche battito. O meglio, mi
sarebbe piaciuto essere il diretto interessato. Ma me ne guardai dal
dirlo. Le lanciai un’occhiata e la vidi rilassarsi quando un
mezzo sorriso malizioso mi incurvò la bocca. Capii di dover
continuare su quella linea se non volevo spaventarla ulteriormente.
- E poi mi accusi di
fare colpo sulle persone... povero Jacob Black-. Ridacchiai, ma non fui
molto contento quando si rilassò di nuovo sul sedile
stiracchiandosi leggermente. “Bella..quanto ti
voglio”. Averla a pochi centimetri da me senza poterla
assaggiare, assaporare, accarezzare, baciare era un’agonia.
Non ero mai abbastanza saturo del suo odore. La vidi arrossire
visibilmente e fissare gli alberi fuori dal finestrino anche se ormai
era buio. “No, non voglio silenzio”. Spezzai quella
pausa prima che potesse soffocarci.
- E allora
cos’hai fatto?-. Dissi cercando di tenere un tono leggero,
nonostante il ruggito che mi soffocava il petto. “Avanti..
ferma questa macchina. Stringila a te, dille che la vuoi”.
- Una breve ricerca su
Internet-. Rispose atona.
“No,
così non va..”. Sembravamo due sconosciuti in quel
momento. Un muro a dividerci, non riuscivo a credere che si stesse
allontanando, anche se lo avevo previsto. “no, non
così..non così, non voglio”.
- E hai trovato
conferma ai tuoi dubbi?-. Ancora freddezza, ancora gelo.. ormai non
aveva più senso continuare quel discorso.
“L’ho persa..”. La consapevolezza che non
avrei più sentito la sua voce, non avrei più
percepito il suo profumo, che non avrei mai più passato le
mie notti a desiderarla segretamente, mi fece provare un tale vuoto
dentro che per la prima volta in vita mia desiderai la morte.
- No, non mi quadrava
niente. Più che altro si trattava di stupidaggini. E
poi...-. Trattenne il respiro e il suo cuore velocizzò i
battiti già impazziti. Sospirò.. e mi
guardò sfiorandomi con la mano il braccio rigido. Non mi
ritrassi anche se un’emozione forte mi si fermò in
gola.
- Poi cosa?-. Dissi
strozzato.
- Poi..-.
Sussurrò ansimando e incrociando il mio sguardo. Mi persi in
quegli occhi nocciola e per un attimo la loro profondità
riuscì a stordirmi. Come se non fossi già
abbastanza in difficoltà.. Bella aveva su di me un effetto
disarmante. -Ho deciso che non m'importa-. Mormorò
schiudendo le labbra e spostando il peso verso di me.
“Vicina..”. Le mie narici afferrarono subito
l’odore della sua femminilità e per non perdermi
dovetti fare forza sul mio autocontrollo e la mia
impassibilità.
“Non
m’importa”. Quelle parole cominciarono a rimbombare
nella mia mente attraversando il mio corpo con una potenza
indescrivibile. Rimasi attonito a fissare il vuoto. “Mi
vuole”. Non riuscivo a crederci.
- Non
t’importa?-. Volevo essere duro, privo di espressione, ma la
mia voce non reagì come dovuto e la mia confusione, la mia
sofferenza, si riversarono su di lei cercando conforto. Mi strinse con
la piccola mano il cotone del maglione e io provai paura.
- No..-
ripetè ancora più sicura – non mi
importa cosa sei..-. Bisbigliò tremante. Stavo andando a
fuoco, sentivo il mio corpo scottare per la sua vicinanza, fremere
dalla voglia di fare qualcosa che le dimostrasse quanto stavo provando.
Qualsiasi cosa. Ma il mio piccolo Bambi era così dolce,
così innocente.. così maledettamente indifeso. E
io ero il cattivo pronto a mangiarmela. Inorridii a quel pensiero.
-Non t'importa se sono
un mostro? Se non sono umano?-. Scossi la testa incredulo, prendendola
in giro. Come poteva non fare differenza per lei.. come poteva.. La
guardai di scatto quando le sue dita si chiusero totalmente intorno al
mio braccio senza paura. Lo strinse e respirò forte.
- No..-.
Mormorò guardandomi sicura. “dio, non..non
è possibile”. Voltai la testa e tornai a osservare
il parabrezza. Cercai di non far trapelare nulla delle mie emozioni, ma
era dannatamente difficile. Tutto di lei mi stava chiamando a
sé, lo percepivo, mi stava avvolgendo con il suo profumo di
donna, il suo calore, il suo amore e io non avevo mai desiderato che
questo in tutta la mia misera vita, non avevo che aspettato lei.
Indurii le mascelle contenendo la mia eccitazione e smisi di respirare.
“Tu mi farai morire di piacere, occhi nocciola.. e mi stai
solo sfiorando”. Controllarmi.. non ci sarei mai riuscito.
Ero terrorizzato.
- Ti ho fatto
arrabbiare. Non avrei dovuto aprire bocca-. Sussurrò
mortificata, lo sguardo triste di fronte al mio silenzio.
“Ecco complimenti, idiota..dille che la ami,
forza..”. Il mio cuore si frantumò, nonostante non
battesse più da tempo, Bella lo aveva reso fragile, docile,
pieno d’amore e ora sarebbe appartenuto a quel piccolo e
fragile essere umano per l’eternità..
- No. Preferisco
sapere cosa pensi... anche se ciò che pensi è
assurdo-. Avevo troppa paura, timore che fosse tutto sbagliato, terrore
che lei potesse aver frainteso la mia natura.. non c’era
futuro per noi. Come.. come poteva essere accaduto. Dovevo
allontanarla, eppure ero così felice. Nonostante
questo riuscii a nascondere il tremolio della mia voce e a sembrare
duro, privo di emozioni.
- Quindi mi sto
sbagliando di nuovo?-. Mi lasciò iniziando a torturarsi le
mani e a guardare spaesata la strada. Un tenero agnellino indifeso..
- Non intendevo
questo. "Non m'importa!"-. Alzai la voce.. senza neanche accorgermene
dimostrai il mio timore. Presi fiato sconvolto e la fissai
dimostrandole tutto il mio stupore. Digrignai i denti per non
ringhiare.. disperato. “Ti prego fa qualcosa..
fa..”.
Si slacciò
la cintura e avvicinò pericolosamente il suo corpo al mio.
“non ci credo, non lo sta facendo realmente”. Il
suo capo scivolò sicuro sulla mia spalla e si
rannicchiò sul sedile attenta a non toccarmi. Ma non era
diverso, percepivo chiaramente la pelle delle sue guance calde e
pulsanti.. “Ah, merda.. che cosa sei piccolina, mi stai
stordendo”. Non aveva avuto nessuna paura.. era
un’incosciente. Avrei dovuto pensare io per entrambi.
“Non ce la farò mai..”.
- E’
così allora..?-. Bisbigliò nascondendo il viso
nell’incavo della mia spalla. Non riuscivo più a
vedere la strada, c’era solo lei, ringraziai il cielo di
essere occupato nella guida altrimenti non sarei riuscito a stare
così apparentemente tranquillo.
- T'interessa?-. Ora
le nostre voci si erano fatte calde, sin troppo intime e quasi riuscivo
a sfiorare il suo cuore con la mente. Era qualcosa di assolutamente
unico per me.
La sentii ansimare e
sorrisi. Come non era facile per me, non lo era per lei, umana.. sapevo
quanto fosse difficile per un essere umano non toccare un vampiro, non
adorarlo. Eravamo stati creati per essere attraenti fino
all’eccesso ai loro occhi.
- Non proprio. Ma sono
curiosa..-. E tenera, dolce, mia.. continuai rassegnato. Cedetti.. le
avrei detto tutto. Tutto di me..piegai la testa cercando i suoi occhi e
mi accorsi che non desideravo altro che poter sfiorare la sua palle
morbida e liscia. “Così poi avrai la cena
servita..”.
- Cosa vuoi sapere?-.
Mormorai vinto.
- Quanti anni hai?-.
Sussurrò sul mio maglione. Il suo alito tiepido
superò il cotone ruvido e scaldò la mia
pelle bruciandola. “Cazzo..io.. non.. aiuto”. Presi
lentamente un respiro, cercando di capire cosa dovessi rispondere.
- Diciassette..-. La
mia voce era leggermente roca, il tono basso, ma la mia mente era
completamente stordita, non riuscivo nemmeno a pensare al suo sangue,
sentivo solo la sua fragranza di donna e il suo profumo di fresia e
lavanda. Nient’altro dentro di me se non lei.
- E da quanto tempo
hai diciassette anni?-. Domandò allora facendomi
rabbrividire. “Sai amore più di
cento..”. Non potevo dirle questo.. “Sei ridicolo..
le hai detto di essere un vampiro”.
- Da un
po’..-. Sorrise impercettibilmente e si strofinò
sul mio maglione. “Salutate i miei parenti quando
sarò nell’aldilà, perché se
morissi adesso non me ne accorgerei”.
-
D’accordo-. Rispose poi soddisfatta. La fissai stranito.
Troppo calma.. troppo. Forse.. assottigliai le palpebre cercando sul
suo viso segni di panico, ma lei mi sorrise calorosamente. Il mio
stomaco si strinse in una morsa di desiderio e io rimasi scioccato. Era
qualcosa di assolutamente contro natura quel desiderio. Non parlai
più e cercai di distogliere la mente dalla mia droga, come
se fosse stato realmente possibile.
- Non ridere se te lo
chiedo…mhhh.. ma come fai a uscire di casa quando
è giorno?-. Dal mio volto scuro e pensieroso
scaturì una risata sommessa. Bella contagiata dalla mia
ilarità si strinse ancora più a me e
ridacchiò. Dovevo stare calmo, potevo farcela.. potevo..
l’immagine della mia lingua sul suo corpo nudo e dei miei
canini che le affondavano nella pelle mi fece girare la testa.
“Evviva..
non solo vampiro, ma anche maniaco sessuale adesso”.
- Leggenda..-. La mia
voce era roca, bassa, minacciosa. La fece tremare di piacere e anche io
sussultai eccitato.
- Non ti sciogli al
sole?-. Bisbigliò alzando il capo e sfiorando il mio
orecchio con i suoi capelli. “No, però
in questo momento ci sono buone possibilità di
liquefarmi”.
- Leggenda..-. Il mio
tono non cambiò. Avevo voglia di spingere
l’acceleratore al massimo o di correre impazzito. Era come
essere in gabbia, resisterle era fastidioso, era sofferenza.
- Dormi dentro una
bara?-. Non resistetti e posai lo sguardo sul suo seno.
“Perfetto, Edward, un cavaliere.. un vero
cavaliere”. Vedere il suo petto alzarsi e abbassarsi
così vicino al mio braccio fu un pugno in pieno basso
ventre. Mi sentivo troppo uomo con lei, i miei istinti di vampiro e
ragazzo si confondevano e il mix era letale.
- Leggenda..-.
Digrignai i denti e cercai di domare la passione nella mia voce - Io
non dormo..-. “Guardo te mentre dormi e ti desidero,
perché tu urli il mio nome, non fai che
chiamarmi”. Cercai di calmarmi, invano. La osservai
mentre metabolizzava la mia risposta.
- Mai..?-.
Si portò una mano alle labbra.
- Mai..-. Mi girai
quasi completamente adesso “Al diavolo la guida..”.
Le nostre fronti quasi si sfiorarono. La imprigionai nei miei occhi
dorati e le rubai l’anima. Lei tremò,
rabbrividì, gemette, ma non si scostò, mi
divorò con quello sguardo fiducioso esattamente come feci io
con lei. E fu fuoco.. anima, passione. “Basta, smettila
idiota..”. Mi voltai di scatto tornando con tutte e due le
mani sul volante e cercando di guardare la strada. Tutta
quell’attrazione naturale era nuova per me.
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Capitolo 29 *** Questo è un errore ***
Stanotte sono buona,
è Natale, i bimbi sonobuoni O_O.No, ho sbagliato periodo
RESET. Allora.. siamo vicino ad agosto, state in ferie o in vancanza?
^^ O___O No, ho sbagliato. Oddio, lavoto troppo.. allora
dicevo.. che dicevo.. è troppo tardi.. non connetto.
No, una cosa seria la devo dire.. la logicità dei
discorsi tra Ed e Bella..mi risulta difficile da comprendere. Stento..
Signora Meyerrrrr.. che dichiarazioni d'amore strambe.. ^^ ahahaha.. ci
ho provato, speriamo in bene. Un bacio e grazie.. lo so.. lo so..
è appena passata Pasqua. Malia
Questo è un errore.
- Non mi hai ancora
fatto la domanda più importante..-. Le feci notare, ancora
scosso dalle emozioni che mi avevano attraversato
nell’incontrare i suoi occhi così vicini ai miei.
La mia voce fu secca, fredda e il tono vagamente sulla difensiva. Avevo
ancora paura che lei potesse allontanarsi, ma come potevo credere che
accettasse di stare con un mostro, con un vampiro? Era così
fragile, così piccola, indifesa..
Non rispose
immediatamente. Mi agitai.. il suo silenzio mi stava facendo male. Era
una sensazione mai provata prima e non sapevo come comportarmi. Sentivo
la gola dolorante, un groppo fermo e arido che non mi lasciava
respirare normalmente, come se da un momento all’altro avessi
dovuto aspettarmi di vedere il mio mondo distrutto da
quell’amore impossibile. E il bruciore, il desiderio di lei,
la brama di assaporarla crescevano all’aumentare dei miei
sentimenti, della mia passione. Ero pazzo, completamente pazzo, avrei
fatto qualunque cosa per averla mia.
- Quale sarebbe?-.
mormorò timidamente allontanando la testa dalla mia spalla e
riaccomodandosi sul sedile. Il dolore e il sollievo per quel gesto
furono immediati. La mia anima si lacerò in due.. non volevo
che si allontanasse, ma non desideravo che corresse pericoli e con me
vicino lei non era per nulla al sicuro.
- Non sei preoccupata
della mia dieta?-. Sbottai sarcastico. I suoi occhi si abbassarono
lievemente per fissare un punto indistinto all’interno della
macchina. Si morse il labbro inferiore e giocherellò con le
sue dita in modo nervoso.
- Ah.. quella..-.
Mormorò cercando di fuggire il mio sguardo gelido e
indagatore. “Hai paura piccolo Bambi, paura di me?”.
- Sì,
quella-. Ridacchiai ironico e storsi la bocca in una smorfia maligna
che a lei evidentemente non sfuggì. - Non sei curiosa di
sapere se mi nutro di sangue?-. Bisbigliai malizioso facendola
rabbrividire. “ Sì, piccola, trema.. io sono un
predatore per te”.
Si
allontanò leggermente reclinando il capo nella mia
direzione.
- Be'-
sussurrò insicura - Jacob mi ha detto qualcosa-.
Deglutì alzando le palpebre e fissandomi insistentemente le
labbra. Arrossì di colpo e distolse ancora lo sguardo,
mortificata. A quel punto il desiderio di accarezzarle il mento e
baciarla fu insostenibile e quasi rischiai di assalirla e morderle
quella bocca carnosa e calda, sentivo il mio corpo ardere.
- Ah.. e cosa ti ha
detto?-. Cercai di mantenere un minimo di autocontrollo.
“Smettila, smettila.. pensa ad altro, pensa alla lezione di
matematica di domani”.
- Ha detto che voi
non..-. La voce le uscì roca e intimorita. Si
fermò di scatto e sembrò raccogliere le idee
– voi non andate a caccia di.. umani. Ha detto che la tua
famiglia non è considerata pericolosa, perché vi
cibate solo di animali-.
Distolsi lo sguardo
raggelato. E così Bella pensava che non fossi pericoloso?
Ecco perché quell’atteggiamento così
intimo, tutto quel calore. Bè, si sbagliava,
stentavo a non assalirla, a non assaggiarla, a non toccarla. Io non ero
per nulla sicuro che non le sarei saltato addosso da un momento
all’altro. Anzi, la mia eccitazione, il mio corpo, il mio
veleno.. tutto era proteso verso di lei, ossessionato da lei, e
immaginare di possedere il suo corpo mentre mi nutrivo del suo sangue
faceva rinascere in me una bestia che da anni non sentivo
più di possedere.
- Ha detto che non
siamo pericolosi?-. Quasi gridai dallo stupore. Stentavo a crederci.
- No..-. Mi
interruppe impaurita - Non esattamente. Ha .. ha detto che non vi
ritengono.. peri.. pericolosi. Ma che per ..per non correre rischi, i
Quileutes ancora oggi non vi..non vi vogliono nel loro territorio-.
Balbettò inutilmente insane giustificazioni. La parte di me
che voleva strozzare quel ragazzino e darlo in pasto alle tenebre
sbraitò. L’aveva messa in pericolo dicendole
quelle cose, l’aveva gentilmente donata al suo peggior nemico
senza saperlo.. e il mio essere gioiva di questo, era felice,
egoisticamente e puramente in estasi. Io avevo la precedenza su tutto.
“Non lei, lei no.. basta comportarti da animale, allontanala
da te”.
- Ha detto la
verità? Riguardo a voi e agli umani, dico-. La sua voce era
un sussurro e distrusse tutti i miei buoni propositi. Ero cattivo,
maligno.. ma non mi importava, non mi interessava, Bella era mia.
-I Quileutes hanno una
buona memoria-. Dissi solamente, sorridendo appena. Questa per lei
sarebbe stata la conferma che avrei fatto di tutto per non nutrirmi del
suo sangue. Ma non era così per me, se solo avesse saputo..
se solo.. “non si può fare a meno così
facilmente di una droga, io non so ancora se ce la farò,
piccola”. - Non fidarti troppo, però. Fanno bene a
mantenere le distanze. Siamo ancora pericolosi-. Non potevo permettermi
di non darle una via d’uscita, lei doveva poter scegliere. La
amavo troppo per non farle fare quella scelta. “Ma cazzo ti
vuoi decidere? La vuoi, non la vuoi, merda..”.
- Non capisco..-.
Mormorò triste. Quando notai a poca distanza una curva,
protesi la mano verso il cambio.
- Ci proviamo. Di
solito riusciamo molto bene in ciò che facciamo. Ogni tanto
compiamo qualche errore. Io, per esempio, non dovrei restare solo con
te-. Rallentai e la fissai apertamente, sfidandola con gli occhi.
Rispose con uno sguardo fiducioso e sincero che mi sconvolse, non
potevo credere che dopo tutto quello che le avevo detto lei ancora
avesse occhi per me, occhi smaliziati, desiderosi di conoscere tutto,
di starmi vicino, capirmi.
- E..Questo, questo
è un errore?-. Il tono sofferente, disarmante mi
spezzò il cuore gelido. Stare con Bella era tutto uno
sbaglio, cercare la sua compagnia, il suo profumo.. avrebbe portato
entrambi alla distruzione. Scalai in seconda per impegnare la curva e
scossi la testa sconsolato. “ Non sono mai stato
così vivo, con te sono così felice,
ma..”. Fu un attimo, la sua mano calda fu improvvisamente
sulla mia e la strinse incurante di ogni pericolo. “Oh
merda..”. Trattenni il respiro e il veleno che mi
inondò le fauci rischiò di farmi perdere il
controllo.
- Un errore molto
pericoloso-. Sussurrai roco e mortalmente eccitato. Quel contatto
così diretto rischiava di farmi morire, eppure non me ne
curai. Intrecciai le mie dita fredde alle sue, follemente attratto, e
mi accorsi di essere realmente troppo freddo per lei. “Sono
morto Bella, morto..lo senti amore?”. Dal paradiso
all’inferno, avrei voluto scostarla e dirle di non toccarmi,
mi sentivo così diverso dalla creatura perfetta e
intoccabile che avevo creduto di essere. Ringhiai e la sua mano contro
ogni logica strinse ancora di più la presa. Nessuno dei due
osava parlare, e permisi a me stesso di lasciarmi andare a quel
contatto così caldo. I miei occhi caddero tristi sulle
nostre mani e quando il mio piccolo cerbiatto protese anche
l’altra circondando completamente la mia per scaldarla, avrei
voluto gridare di dolore. Era pura follia, lei stava cercando di dare
ad un mostro calore umano. “Non posso crederci”.
I nostri sguardi si
incrociarono sconvolti nell’abitacolo e mi accorsi che
entrambi avevamo il respiro accelerato. Desiderare un agnellino.. che
pazzo masochista. E lei non era da meno a rischiare la sua vita per me.
- Vai avanti..-.
Spezzò il silenzio disperata, cercando una risposta ai suoi
gesti. E io le strusciai il pollice sulla pelle morbida facendola
sussultare. Tentai di essere il più delicato possibile
quando accelerai e portai le sue dita intrecciate alle mie a muoversi
sul cambio, ma il risultato fu una scossa elettrica che mi fece
ansimare. Non avevo alcuna intenzione di lasciarla e lei non mi avrebbe
mai lasciato.
- Cos'altro vuoi
sapere?-. Ero stupito, meravigliato dall’audacia di quella
creatura innocente. In lei c’era solo voglia di starmi
accanto, desiderio di legarsi, nessun secondo fine. Io le avevo salvato
la vita, lei si fidava. Incredibile..
-Dimmi
perché vai a caccia di animali, anziché di esseri
umani-. Si spostò di nuovo e questa volta portò
la mia mano sulle sue ginocchia, avvolgendola tra le sue dita ancora e
ancora. Rischiavo di non capire più niente di ciò
che mi circondava e iniziavo a sentire solo il tocco gentile
e caldo di quella fragile umana. Questo mi avrebbe portato alla
perdizione se solo lei si fosse spinta un po’
oltre. Ci si poteva emozionare solo per una carezza? Non lo avrei mai
creduto possibile. Eppure con lei era tutto nuovo.
- Non voglio essere un
mostro..-. Sussurrai scoprendo il mio cuore, le mie più
profonde paure. “Non voglio uccidere, non voglio”.
E di nuovo mi sentii così umano, vulnerabile.. la vidi
sorridere dolcemente e guardarmi con ammirazione. “No, ti
prego, no, no.. questo no”.
-Ma gli animali non ti
bastano?-. Le sue dita mi carezzavano lentamente, cercando confidenze
che nemmeno io spesso riuscivo a fare a me stesso. Eppure con lei era
così facile essere sincero, così maledettamente
semplice.
- Non ho verificato,
ovviamente, ma immagino che sia come una dieta a base solo di tofu e
latte di soia. Per scherzare, ci definiamo "vegetariani". Gli animali
non placano del tutto la fame, o meglio, la sete. Ma riusciamo a
mantenerci in forze-. Bene, probabilmente adesso si sarebbe spaventata,
una sana dose di paura le avrebbe fatto bene. - Il più delle
volte, talvolta è davvero difficile-. Digrignai i denti
accanto a lei, in modo soffocato e il tono della mia voce si fece roco,
minaccioso, crudele.
Fermò i
suoi movimenti di colpo e si mise in allarme.. in fondo era pur sempre
umana.
-Anche in questo
momento?-. Bisbigliò scossa, ma senza lasciare la presa.
- Sì-.
Risposi solamente. Stavo rischiando tutto, ne ero consapevole.
La mia anima, il mio cuore, la mia vita eterna.
Il silenzio
calò di nuovo fra noi e Bella guardò fuori dal
finestrino rimuginando non so quali pensieri. Spostò poi lo
sguardo nel mio accorgendosi che la stavo osservando e schiuse le
labbra in una domanda muta. Per tutta risposta le strinsi le dita e la
strattonai leggermente verso di me. “Tu sei pazzo.. non devi
avvicinarla”. Cosa volevo dimostrarle? Che le sue carezze non
mi davano alcun fastidio? Bugiardo, erano fuoco liquido dentro di me,
su di me e se avesse toccato adesso i miei jeans se ne sarebbe accorta.
“Smettila con questi pensieri umani”, odiavo
sentirmi così debole.
- Però
adesso non hai fame..-. Portammo ancora le dita sul cambio e le sue
parole mi stupirono. Possibile che Bella non facesse altro che
meravigliarmi? Non avevo fame, la mia sete ora era diversa, riuscivo a
controllare quella del suo sangue, ma non quella di lei.
- Cosa te lo fa
pensare?-. Mormorai chinando il mento verso il suo capo.
- I tuoi occhi. Ho una
teoria, te l'ho detto. Ho notato che le persone, soprattutto gli
uomini, diventano indisponenti, quando hanno fame-. A quelle parole
sincere, scoppiai a ridere. La mia risata fu liberatoria.
“Dimmi, come faccio a non amarti, a non adorarti,
piccolina?”.
Mi sorrise con calore
e io ricambiai dolcemente. Il battito del suo cuore impazzì
di nuovo e io continuai a muovere le labbra maliziosamente facendola
arrossire.
- Sei una brava
osservatrice eh?-. Mi chinai a sussurrare nel suo orecchio, facendola
sussultare. Giocare con “occhi nocciola” era per me
qualcosa di unico. Risi ancora e quando il suo sguardo confuso e
imbarazzato si posò su di me, capii di averle fatto uno
strano effetto. “Scusami amore..”.
Quando
tornò il silenzio, Bella si morse ancora le labbra e mi
osservò indecisa.
- Lo scorso weekend
sei andato a caccia con Emmett?-. Domandò con un filo di
voce.
Non sapevo se
rispondere o meno, ma fino a quel momento ero stato sincero.
-Sì-. Mi lasciai sfuggire - Non avrei voluto andare via, ma
ne avevo bisogno. È più facile starti vicino
quando non ho sete-.
Avrei voluto mordermi
la lingua, le avevo appena detto che ero ossessionato da lei. Come
l’avrebbe presa? “Potevi risparmiarti il commento,
idiota..”.
- Perché
non volevi andarci?-. Chiese incuriosita. Ecco, appunto.
“Perché se sto lontano da te, sto male, mi sento
morire, ti voglio ogni secondo vicina, mi ossessioni, mi attrai, voglio
sapere tutto di te”. Nella mia mente si susseguirono pensieri
non proprio puri e casti, scoprendo un bisogno, una passione senza
limiti. E poi.. poi avevo il terrore che potesse succederle qualcosa.
Senza di lei niente avrebbe avuto più senso, una notte
perenne, un buio eterno.
- Starti lontano.. mi
rende.. emh.. ansioso...-. “Perfetto, ora Edward, fai anche
la figura dello scemo”.- Non scherzavo, quando ti ho chiesto
di badare a non cadere nell'oceano o a non farti investire,
giovedì. Per tutto il fine settimana sono rimasto in
pensiero. E dopo stasera, mi sorprende che tu sia sopravvissuta al
weekend senza farti un graffio-. La fissai dolcemente, sfiorandole i
capelli con le labbra. Davvero se le fosse capitato qualcosa non me lo
sarei mai perdonato. - Be', non proprio-. Sghignazzai
involontariamente.. pensava non me ne sarei accorto? Notavo ogni cosa
di lei.
- Cosa?-.
Mormorò guardando in basso. Le girai le mani con la mia,
sfiorandole i polsi. Tremò e anche io rabbrividii di
piacere.
- Le tue
mani..-. Bisbigliai in un atteggiamento troppo intimo. Passai le mie
dita fredde sui suoi graffi e la vidi chiudere gli occhi e trattenere
il respiro.
- Sono caduta..-.
Disse tutto ad un fiato, riaprendo di scatto le palpebre e stringendo i
pugni sulle sue gambe, allontanandosi da me.
- Immaginavo..-.
Sussurrai un po’ deluso da quel cambiamento repentino. Forse
l’avevo messa in imbarazzo.. mi accorsi di avere
male al petto. Non mi piaceva che lei si scostasse - È anche
vero che, per i tuoi standard, avrebbe potuto andare peggio, ed
è proprio questo che mi ha tormentato, mentre ero lontano da
te. Sono stati tre giorni molto lunghi. Ho rischiato di far saltare i
nervi a Emmett-.
Incurvai le labbra in
un sorriso, ricordando l’esasperazione e le battute di mio
fratello.
- Tre.. tre giorni..
non siete tornati oggi?-. La fissai repentino, notando il cambiamento
radicale del suo tono. Era freddo, glaciale, spaventato. Cosa le stava
succedendo? “Bella..”.
- No, siamo a casa da
domenica-. Le confessai. Non mi era affatto piaciuto starle lontano, ma
io ero avvantaggiato dal fatto che quelle notti le avevo passate nella
sua camera ad accarezzarla, guardarla, sognarla.
-Ma allora
perché nessuno di voi è venuto a scuola?-. Mi
stupii. Sembrava arrabbiata, impassibile, furiosa con me, no forse non
proprio con me. Avrei dato qualsiasi cosa per entrare nella sua testa
in quel momento. “Cosa ti succede, piccolina?”. Era
troppo lontana da me..troppo..
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Capitolo 30 *** Senza di te ***
Sorpressaaaaaa!!Ho
appena finito questo capitolo e ho detto "perchè farli
aspettare che aggiorno tutto?". Spero non me ne vogliate male. Questa
fic mi piace molto, mi appassiona e non vedo perchè non
possa aggiornarla più spesso. Questa volta il capitolo
sarà più lungo, spero che questo non vi disturbi,
ma mi sono innamorata di questo Edward. Mi sto sciogliendo.. ahahha ^^
E' troppo puccioso ( e non cretino), così
innamorato,passionale, malizioso, pieno di sentimento e paura.. umano.
E la cosa più eccezionale è
che è lei a renderlo così umano e lui non
capisce. Bella è cambiata rispetto all'originale, non
è imbranata, cioè lo è, ma
è la tentazione dell'amore a renderla così
sciocca da avvicinarsi a Edward.. un bellissimo sogno. Immaginatevi un
vampiro bellissimo, dalla pelle diafana, dal corpo felino e perfetto,
dai capelli di fuoco che vi confessa amore. Sapete che vi dico " Edward
ammazzami pure..tanto vivere per vivere, almeno posso dire.. cavolo
cioè sono stata morsa da questo angelo" e chiamatela scema
Bella.. sarà instabile sulle gambe, ma quello lo ha capito
bene!!!! Ahahah^^ Scusate le sciocchezze. Insomma ragazze!! Lo so che
non vi rispondo mai, ma una cosa ve la dico. Continuate a starmi
vicino, mi fa piacere, siete gentili. E se volete contattarmi sapete
come fare. Tempestatemi quanto volete, mi trovate sempre sveglia, sto
sempre a scrivere!!! ^^ Allora pronti per entrare nel mondo di
Twilight, trattenete il respiro mi raccomando.. ^^ e come dice sempre
Chiaretta "sogni Edwardosi", ahahahah!!!
Senza di te.
- Be' mi hai chiesto
se il sole mi fa male e ti ho risposto di no. Però non posso
espormi alla sua luce... perlomeno, non in pubblico-. Cercai di
spiegarle, frustrato. Non compresi il motivo della sua improvvisa
freddezza, ma avevo capito che era infastidita da qualche mio
atteggiamento.
- Perché?-.
Domandò dubbiosa socchiudendo le palpebre. Era molto nervosa
e arrabbiata. “Ma perché fai così
piccolo Bambi?”.
- Un giorno ti
farò vedere, te lo prometto-. Le spiegai dolcemente. Certo
come no, brillare sotto il sole vicino a lei! Altra bella mossa per
metterla in pericolo. “Bravo..e magari soli
soletti”.
Il silenzio cadde
pesante questa volta, non sapevo che dire, la freddezza di Bella e il
suo improvviso allontanamento mi avevano meravigliato.
- Potevi chiamarmi-.
Ruppe quel momento con una voce tremante, roca che causò un
fremito dentro di me. Stava soffrendo.. avevo sbagliato, sbagliato
qualcosa e ora lei stava male per colpa della mia idiozia.
- Ma sapevo che eri
sana e salva!-. non sarei mai riuscito a rimanere a caccia sapendo che
lei poteva correre dei rischi. In quel caso non l’avrei mai
lasciata da sola, le sarei stato incollato addosso senza mai
abbandonarla, nemmeno la notte. “Complimenti per i
pensieri casti e puri, Edward. Fai sempre più
pena..”.
Si mosse sul sedile e
io la osservai preoccupato. Il cuore impazzito, una mano sulla fronte e
una sulla gola come se stesse soffocando, Bella scuoteva la testa
ripetutamente, incredula. Non smise di muoversi, ma non mi
guardò.
- Io invece non sapevo
dove fossi tu. Io...-. Urlò per nulla tranquilla.
Chinò il viso spaventata dalle sue stessa parole e
arrossì. Lasciò che i respiri e gli ansiti le
uscissero dalle labbra e non si curò affatto delle sue mani
che andarono a sfregarsi istericamente sul mio giaccone.
Ero affascinato,
eccitato, stupidamente felice della sua ossessione per me. Anche io per
lei ero diventato una droga, ero un pensiero costante.
- Cosa?-. La incalzai
carezzevole, sentendo i nostri corpi desiderarsi e chiamarsi come due
calamite.
- Non mi ha fatto
piacere non vederti..-. Confessò guardandomi improvvisamente
negli occhi. Una scarica elettrica mi attraversò la schiena
e mi lasciò senza fiato. Quello sguardo era denso di tutti i
sentimenti e le emozioni che anche io avevo provato nello starle
lontano: voglia di lei, di vederla, di sentire la sua voce,
accarezzarla, fantasticare su di noi mentre la guardavo, immaginare
cose proibite, ossessioni, perdizioni, complicità, ardori
e… una passione smodata, compulsiva, come un fuoco, animale
e profonda.
- Anche ..anche a me
viene l’ansia..-. Ci fissammo e vidi il suo respiro
già veloce accelerare ancora di più.
Strofinò le cosce tra loro e fermò le mani sui
jeans cercando di controllarsi. Le sue guance si tinsero di rosso e si
leccò la bocca istintivamente.
“No, non
farlo voglio leccarla io, ci penso io a farti dimenticare questi giorni
d’agonia..”. fissai in basso sconvolto dai miei
stessi pensieri. No, quelle sensazioni erano innaturali, non la potevo
trascinare con me verso l’oscurità, che diritto
avevo? “Ogni diritto lei è tua”.
- Ah-.
Mormorai roco, portandomi una mano sulle labbra
–così non va..-.
No, non andava. Non
era normale, non era controllabile. Era qualcosa di assoluto, estremo,
senza limiti e completamente fuori da ogni logica.
- Cos’ho
detto?-. Sussurrò schiarendosi la voce. Era
ansiosa, aveva paura, e anche io. Paura di quell’amore,
terrore di vederla scomparire dalla mia vita, timore di non poterla mai
toccare come il mio corpo desiderava ardentemente. Ero ossessionato
come un adolescente, non sapevo come uscirne.
- Non capisci, Bella?
Che io renda infelice me stesso è una cosa, ma che tu sia
coinvolta è un altro paio di maniche-. Soffriva per me,
soffriva di me. E quanto stava male nell’avermi lontano?
Quanto me? Se fosse stato realmente così era un dolore
assurdo, immorale, segreto e assolutamente incontrollabile.
- Non voglio
più sentirti dire che provi cose del genere. È
sbagliato. È rischioso. Bella, io sono pericoloso... ti
prego, renditene conto-. La mia voce era decisa, veloce, quasi
incomprensibile per lei. Mi rendevo conto di parlare come un pazzo,
soffocando il fuoco ardente che mi avrebbe portato a supplicarla di
amarmi. Tutto, tutto per sentire ancora la sua pelle calda contro la
mia. La fissai e lasciai scorrere i miei occhi sul suo corpo celato,
apertamente stavolta, con quel desiderio animale, da bestia, che ogni
volta che sentivo il suo profumo di donna mi assaliva. “Ora
hai capito?”.
- No..-. I nostri
occhi si incrociarono e ci avvicinammo pericolosamente l’uno
all’altra. “Smettila, non vedi.. non lo leggi
dentro di me quanto farà male?”.
- Dico sul serio..-.
Ringhiai e mi ritrovai ancora più vicino. Le nostre teste si
sfioravano, lei si era di nuovo inginocchiata mettendo una mano sul mio
sedile e una sul suo, china verso di me.
- Anche io-. Mi
sfidò con quel nocciola impudente. Non era disposta a cedere
e io mi sentivo come se stesse toccando il mio cuore, lo stesse
scaldando per riportarlo in vita. Era un’idiozia, ma
aspettavo di sentire quelle parole da sempre, quell’amore
incondizionato da sempre. – Te l’ho detto non mi
importa cosa sei..-. C’era disperazione nella sua voce, quasi
dovesse supplicarmi per avermi. Ma io ero già suo dalla
prima volta che l’avevo vista, ero stato suo, ringraziai il
cielo di non averla uccisa, perché avrei perso con lei anche
la mia anima.
- E’ troppo
tardi..-. Bisbigliò poi sfiorando con le labbra i miei
capelli. “ Male, che male..”. Dire che la bestia in
me era in estasi sarebbe stato poco, ero un esplosione di ghiaccio e
fiamme. Tremavo perché un gelo talmente intenso da bruciare
mi scatenò dentro un desiderio a me sconosciuto, divampava
con la voglia di fare l’amore con lei, lì in
quella Volvo, su quel sedile.
- Non dirlo mai..!-.
Gridai arrabbiato battendo le mani sul volante. La risposta fu secca e
vidi dolore attraversarle gli occhi. “Bella, ma non lo senti
questo desiderio? Non ne hai paura? Cazzo potresti morire”.
Ero disperato. Felice, ma arrabbiato col destino.
Si scostò
subito come scottata e mi voltò le spalle rannicchiandosi
sul sedile. Maledetto stupido. Le avevo fatto male. Osservai il mio
giacchetto coprirle le spalle e scendere per ricadere aperto sulle
cosce fasciate dai jeans. Impazzii, quella giacca portava il mio odore
e lei la stringeva a sé convulsamente, se lo lasciava
scivolare addosso in un modo che mi metteva i brividi. Sapevo che le
piaceva il mio profumo..
- A cosa pensi?-. Ero
fuori di me, nervoso, ansioso. Quella situazione mi stava portando
all’esasperazione. Io la volevo tutta per me, ma non riuscivo
a superare quel limite. Ero io che non volevo.. lei mi aveva
già accettato. “Idiota, imbecille, stupido.. amala
invece di tirarti indietro”.
Improvvisamente mi
accorsi dei movimenti impercettibili delle sue spalle. “Dio,
no.. no, non piangere per un cretino come me”.
- Piangi?-. allungai
la mano e le scostai i capelli dal collo. Si voltò
leggermente e io vidi le lacrime caderle sulle guance. Ero io la causa
della sua sofferenza, io.. mi accorsi di avere un potere immenso su di
lei, forse più grande di quanto non avessi creduto.
- No..-. Rispose con
il broncio. Sorrisi.. che piccola sciocca. La mia mano corse verso la
sua guancia, ma mi fermai a mezz’aria quando vidi il suo viso
spaurito desiderare quella carezza con
un’intensità tale da immobilizzarmi. Se
l’avessi toccata, se solo l’avessi toccata.. il mio
corpo reagì al mio istinto e prima che potessi accarezzarla
ritirai il braccio portandolo sul volante. “Non
resisterò ancora a lungo, ho bisogno di toccarla”.
- Scusa..-. Mormorai
distrutto, ma lei scosse la testa e mi sorrise con calore riuscendo a
farmi sciogliere. Che piccolo angelo..
Il silenzio scese tra
noi e lei continuava a portare lo sguardo da me e a lei in modo
ansioso. Quando i suoi occhi si posarono sulle mie mani, capii..
spostai le dita dal volante e non resistetti alla tentazione di
afferrarle il polso e scivolare sul suo palmo per intrecciare le nostre
mani. La sentii sussultare e pensai fosse il freddo, ma quando notai il
suo volto fisso su quel contatto compresi che era meravigliata dal mio
gesto. Non cercavo mai appositamente di avvicinarmi, lei lo aveva
capito. Ma resistere al mio dolore era molto più semplice
che vederla soffrire.
Strinse le dita
intorno alle mie e sospirò.
- Dimmi una cosa..-.
bisbigliai ridacchiando in modo tirato. La sua pelle calda non mi
aiutava a pensare a cose che non fossero il suo corpo, il suo sangue,
il possesso che sentivo nei suoi confronti e la voglia di farla mia.
Dovevo distrarmi.
- Parla..-. Fece lei
deglutendo e arrossendo nell’oscurità. Non poteva
aver percepito il mio desiderio, ma quell’abitacolo era denso
di una passione fuori dal comune, quindi forse..
- Cosa stavi pensando
stasera, poco prima che arrivassi io? Non riuscivo a leggere la tua
espressione. Non sembravi impaurita, pareva che ti sforzassi di
concentrarti su qualcosa-. Ma potevo sembrare più idiota di
così? Secondo il mio modesto parere.. no. “Edward,
hai bisogno di un ottimo psichiatra”.
La sua espressione
sorpresa mi fece imbarazzare, ma sghignazzò e ci
pensò su pensierosa.
- Cercavo di ricordare
come si mette fuori combattimento un assalitore... insomma,
l'autodifesa. Stavo per spappolargli il naso conficcandoglielo nel
cervello-.
Parlò
duramente, ma poi scoppiò a ridere e mi osservò
facendo con la mano libera una mossa di karate. Risi anche io e lei mi
fissò affascinata. Non sapevo chi dei due fosse
più preso dall’altro, ma avevo fitte continue al
cuore e allo stomaco che non smettevano di torturarmi.
- Li avresti
affrontati?-. Aggrottai le sopracciglia ammirato. Uno scricciolo contro
quelle fecce.. no, sarei bastato io. Qualche colpetto di mano e le
teste sarebbero volate dal collo. Niente di più facile..
sorrisi compiaciuto dei miei pensieri. - Non pensavi di scappare?-. Le
domandai poi incuriosito.
- Quando corro
inciampo a tutto spiano..-. Mormorò timida. Forse non era
cosa adatta da dire ad un vampiro, ma le strinsi le dita e ridacchiai.
Mi ero accorto che avesse problemi di equilibrio, ma non credevo ci
sarebbero stati ulteriori problemi, l’avrei sorretta io se
fosse caduta.
- Emh.. chiedere aiuto
con un urlo?-. La discussione sfiorava il ridicolo, ma Bella non
sembrava accorgersene. Mi guardava e sorrideva apertamente, eravamo
proprio cotti. Che idioti..
- Ci stavo arrivando-.
Si grattò la testa pensierosa e io fissai la strada. Da oggi
in poi l’avrei protetta io, le avrei fatto da vampiro trainer
personale.
- Hai ragione. Cercare
di tenerti in vita vuole dire davvero lottare contro il destino-.
Scossi la testa facendo una smorfia maliziosa e la osservai divertito.
Eravamo appena entrati
a Forks e presto avrei dovuto salutarla. Mi maledii per aver guidato
troppo veloce, al solito mi pentivo delle mie azioni troppo avventate.
Sospirai all’unisono con lei e ci fissammo imbarazzati.
- Ci vediamo domani?-.
Si girò nervosa e mosse inquieta la mano nella mia.
- Sì..-.
Risposi di scatto senza pensare. “Voglio vederti e starti
vicino”.
Immersi
l’uno nell’altro non mi accorsi nemmeno di aver
svoltato per arrivare a casa sua.
- Anch'io devo
consegnare un saggio-. Feci sorridendo, non volevo mostrarmi troppo
desideroso di stare con lei, ma non ottenni l’effetto
sperato. - Ti tengo il posto, a pranzo-. Era una promessa, una promessa
di starle vicino, di sentire ancora il suo profumo e di perdermi nella
certezza che si sarebbe seduta al mio fianco.
Aprì la
bocca, ma non parlò e la richiuse vergognosa. Era tutta
rossa in viso il mio piccolo Bambi.
Fermai la Volvo e per
spegnere sciolsi il nostro legame. Non avrei voluto farlo, ma dovevamo
salutarci.
- Prometti che domani
ci sarai..-. Frugava nei miei occhi un qualsiasi ripensamento, ma non
ne trovò. Non avevo più intenzione di lasciarla
andare, lei aveva scelto, ora anche io. “Sei mia e mia
soltanto”. Avrei sopportato qualsiasi cosa per starle vicino.
- Lo prometto-.
Mormorai rauco e dolce. Si strinse nelle spalle e tremò.
Improvvisamente come
ricordandosi di qualcosa si levò il giaccone e fece per
porgermelo. Scossi la testa.. no, avrebbe potuto tenerlo se voleva.
Faceva freddo, non volevo che lei si ammalasse. Arrossì
ancora e si portò la stoffa dura al naso annusandola
ripetutamente. Una scossa elettrica si fermò
all’altezza del mio basso ventre e io soffocai un ringhio
acuto. Se l’avesse fatto con me, sarebbe morta
all’istante. Le labbra schiuse, gli occhi chiusi ad annusare
il mio profumo, non si era resa conto di quanto potesse essere
desiderabile. Lasciai che le mani scivolassero lungo i miei fianchi e
pensai a tutto ciò che non fosse toccarla, baciarla,
stringerla a me.
- Puoi tenerlo... o
domani non avrai niente da mettere-. Dissi poi rabbrividendo di
desiderio.
Lei abbassò
il capo e ci pensò per alcuni minuti.
-Non mi va di dare
spiegazioni a Charlie-. Mormorò appena alzando le palpebre
per guardarmi.
Poteva esistere
qualcosa di più innocente e dolce?
-
D’accordo-. Le risposi affascinato. L’amavo, mio
dio quanto la amavo. Avrei voluto gridarle che avrei pensato a lei
tutta la notte, che non avrei avuto altro che lei tra i miei pensieri,
ma mi trattenni.
Si girò
pronta per aprire la portiera. “No, non andartene, sta con
me, amore”. Mi sentii male.. non volevo più stare
senza il suo profumo.
- Bella..-. La chiamai
serio e incerto. Che cosa dovevo dirle? “Ci vediamo
domani”. No troppo banale “ Io, mi ha fatto piacere
parlare con te”. Quando si girò il mio cervello
era vuoto e il suo viso triste non mi aiutò a trovare
qualcosa di sensato da dire.
- Sì?-. La
voce era ansiosa, piena d’aspettativa, mi fissò
incuriosita.
“Oddio e
ora?”. Pensai nascondendo il panico.
- Mi prometti una
cosa?-. Feci dolcemente.
- Sì-. La
sua fiducia incondizionata e la sua dolcezza mi fecero impazzire. Non
potevo lasciarla andare via così, senza.. senza..senza..
“Senza cosa idiota”:
- Non andare
nel bosco da sola..-. Sussurrai improvvisamente in presa al terrore che
le potesse succedere qualcosa durante la mia assenza. Ma era questo che
realmente volevo dirle?
- Perché?-.
Era stupefatta e meravigliata dalla mia richiesta. Mi avvicinai ancora
quasi scavalcando il mio sedile e lei si ritrasse un poco. Guardai
oltre le sue spalle nella notte e tremai.
- Diciamo che non sono
sempre io, la cosa più pericolosa in circolazione-. La mia
voce si fece scura e tetra, quasi minacciosa e il cuore di Bella
mancò qualche battito. L’avrei protetta io,
nessuno avrebbe potuto toccarla se ci fossi stato io al suo fianco.
- Come vuoi..-.
Bisbigliò cercando di controllare la sua voce.
Discorso
finito. Mi resi conto che ora dovevamo salutarci e il mio
cuore si lacerò dalla disperazione.
- Ci vediamo
domani..-. Feci alla fine cercando di convincere me stesso che era la
cosa più giusta da fare. Non potevo rapirla.
Si voltò e
finalmente aprì la portiera.
- A domani allora..-.
Una sua gamba si sollevò per scendere dalla mia auto e
l’aria fredda che entrò mi fece perdere il
controllo. “ No, non voglio lasciarti
così”.
- Bella?-. Mi sollevai
e istintivamente portai il mio viso così vicino al suo che i
nostri respiri si fusero. Qualcosa dentro di me bruciò, si
eccitò, mi chiese sollievo e i miei jeans si strinsero. A
lei bastava così poco per farmi impazzire, non capivo
più nulla, solo che la sua bocca sfiorava la mia e che
sapeva di buono.
- Sogni
d’oro-. La voglia di afferrarla, gettarla sul sedile,
spogliarla e prenderla, fu così forte che dovetti trattenere
il respiro. Il suo sangue scorreva impetuoso, il suo cuore batteva
forsennato, la mia anima bramava il possesso della sua e rimanemmo
così a respirarci per minuti che mi sembrarono ore. Volevo
percepire tutto quel profumo e farne parte, sapevo che era lo stesso
per lei, era affascinante annusarla, proibito.
“ Avanti,
baciala, forza, baciala..”.
I nostri occhi si
scrutarono e io mi ritrassi improvvisamente, ero troppo assetato.
Troppo.. per metterla in pericolo così. Scese subito
cercando di mantenere un controllo che sapevo non poteva avere e si
aggrappò alla macchina. Non parlò concentrata sul
suo respiro e dondolò incerta verso la porta di casa.
Sorrisi.. ma dentro di me le emozioni erano in tumulto. Accesi la Volvo
e spinsi l’acceleratore. Avevo bisogno di
velocità, avevo bisogno di aria.
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Capitolo 31 *** Agonia ***
Strano
ma vero, sono qui anche con Midnight Sun. Troppo presto? Spero sempre
che gli aggiornamenti vi facciano piacere. Parlando di questo
capitolo.. è la notte prima della mattina in qui Edward
accompagna Bella a scuola. Scusate sempre la mia esagerazione,
è che io vedo Edward tremendamente vampiro e Bella
sonnambula, ahahahah.. cioè anche con la Meyer mica scherza.
Comunque ecco, io del mio ce lo devo mettere sempre ( a Mà
altrimenti non sei contenta). A parte gli scherzi spero che
apprezziate, da parte mia c'è sempre impegno, anche se non
è molto semplice vi assicuro che questo capitolo mi ha
divertito troppo. Vedere Edward così è un po' uno
spasso per me!!! E ho riso parecchio, povero il nostro Ed, chiedo scusa
alla signora Meyer, ma quando ce vò ce vò..
eheheh!!^^
Allora
posso farvi i miei ringraziamenti? O non li accettate più
perchè non vi rispondo? Malia infima e infingarda.. cattiva.
Beh rimedierò al più presto spero. Scusate se non
posso, scusate veramente. Al prossimo aggiornamento e mi raccomando..
Edward si lamenta dei vostri sogni erotici su di lui, me lo state
traumatizzando! Aahhahah.. Malia.
Agonia
Ero steso sul mio divano e guardavo il soffitto della mia stanza
ascoltando musica. “Dio, lei mi desidera..”. Mi
sentivo eccitato come un bambino a cui avevano appena detto che il suo
parco giochi preferito aveva appena riaperto. “ Io e lei..
oddio, controllati Edward”. Mi alzai fissando la notte fuori
dalla finestra. Volevo vederla, volevo toccarla, non avrei sopportato
una notte ancora lontano da lei, non l’avrei mai
più lasciata sola, mai. “Tu sei pazzo”.
Sì, ero pazzo di lei. Mi alzai veloce e aprii le ante della
porta-finestra fissando il vuoto e rabbrividendo di piacere. La mia
natura, Bella non l’aveva rifiutata, l’aveva
accarezzata, facendo pulsare la bestia in me, facendomi morire di
desiderio, ma anche capire quanto era forte quello che ci legava.
Lasciarla sarebbe stato come togliermi l’anima che mi era
stata appena donata. “Mi vuole, mi vuole!!”. Gridai
e ringhiai come non avevo mai fatto, lasciando che l’animale
in me si scuotesse, si arrabbiasse e si vendicasse contro la parte
umana che stava rivivendo grazie al mio piccolo Bambi.
- Se vuoi svegliare
tutta Forks, ci stai andando vicino..-. Emmett entrò nella
mia stanza fissandomi allibito seguito da Jasper, che pensava fossi in
preda ad una crisi di nervi.
- Ti sei
già fatto visitare da Carlisle?-. Fece Jazz guardandomi
perplesso.
Li osservai scoppiando
a ridere e li vidi assottigliare le palpebre perplessi.
- Alice..!!-.
Gridò Jasper socchiudendo la porta – Edward sta
male per caso?-.
Dal fondo del
corridoio gli rispose una voce squillante – No, no, sta bene,
anche troppo. Bella fa parte della famiglia ormai, sa che è
un vampiro..-.
I miei fratelli mi
guardarono allibiti e io sorrisi imbarazzato –
Già..-.
Emmett
cominciò a sghignazzare a non finire, e io cercai di non
ascoltare i suoi pensieri, ma inutilmente.
Voglio
proprio vedere Edward scopare con un umana..
Jazz mi fissava
stordito e sconvolto.
Pace
a te, fratello, io ti ammiro profondamente..
Non sapevo se ridere
del loro stupore o semplicemente ignorarli.
- Vado da lei..-.
Dissi semplicemente vedendo le loro bocche spalancarsi.
Em fischiò
– Cavolo siete già a questo punto.. e non hai
voglia di “gnam, gnam”?-.
Feci una smorfia
disgustata e lo zittii con una mano -Ovvio-. Risposi secco. Di certo
non avrei descritto loro le sensazioni che provavo vicino a lei.
- Quando è
così, lo sai Em, è meglio chiedere ad Alice..-.
Disse Jazz annuendo convinto- tanto lui non parla..-.
Emmett
incrociò le braccia al petto e si appoggiò al
muro con lo sguardo sornione di chi la sapeva lunga.
Stai
infrangendo tutte le regole fratello, voglio proprio vedere..
Sospirai esasperato
dando loro le spalle e gettandomi nel buio senza neanche dare ulteriori
spiegazioni. Sarebbe stato inutile parlare con i miei fratelli. Non
avrebbero potuto capire le emozioni che mi rendevano di nuovo
finalmente vivo, ora tutto aveva un senso e quel senso era Bella. Lei
era diventata tutto per me.
Arrivai in pochi
minuti a casa Swan e mi arrampicai sulla finestra aperta di Bella con
fin troppa facilità. Scostai le tende in un atteggiamento
ormai automatico ed entrai. “La mia dose notturna di
droga”. Quel profumo.. rimasi impalato per un quarto
d’ora prima di abituarmi all’odore che emanava il
suo corpo rannicchiato.“Ci vuole poco per farmi impazzire
quando si tratta di te, occhi nocciola”. La fissai
terrorizzato come ogni volta e inspirai lentamente quella fragranza di
fresia e lavanda quella sera. molto più prepotente
“Si è fatta la doccia il mio amore”. Il
veleno inondò le mie fauci e io mi avvicinai eccitato,
rifiutando di portare alla mia mente le immagini del suo corpo nudo
bagnato dall’acqua corrente. “E’
così difficile non desiderarti..”. I brividi che
percorsero la mia anima non cessarono quando mi avvicinai al letto..
quella notte qualcosa era diverso, qualcosa che portava la mia passione
oltre il limite. “Sai cosa sono, sai che potrei essere qui,
che potrei ucciderti, ma tu lo accetti..”. Mi inginocchiai
affascinato, sarebbe stato così facile romperla,
così semplice spezzarle il collo e nutrirmi di lei, eppure
la mia anima piangeva se solo pensava di poterla perdere.
- Edward..-.
Mormorò rigirandosi nelle coperte pesanti- Edward, Edward,
Edward..-.
Ansimava e la sua
fronte era corrugata e sudata. Mi avvicinai e il suo viso fu a pochi
centimetri dal mio. Il suo respiro mi inondò le narici e mi
sembrò di morire tra atroci sofferenze.
- Bella, sono qui..-.
Sussurrai portando una mano a sfiorarle i capelli. Le mie
parole la calmarono e lei sorrise. Per un attimo mi tranquillizzai.
“Non ti lascio, piccola”.
- Amo..-. Mi voltai di
scatto verso la sua guancia e portai le mie dita sul cuscino chinandomi
maggiormente fino a sfiorare il suo corpo coperto. Mi sembrava di aver
afferrato delle parole.
- Ti amo..-.
Mormorò dolcemente togliendo una mano dal copriletto e
abbandonandola vicino alla mia. Silenzio. Deglutii e rimasi immobile
per quella che mi sembrò un’eternità,
stordito dall’intensità di quello che stavo
provando. Tremai, il mio corpo sussultava scosso da spasmi
incontrollabili. Volevo amarla, volevo proteggerla, ma a questo.. a
questo non ero preparato.
Si girò
verso di me e la sue dita si strinsero intorno al mio polso in un atto
disperato.
- Ti amo, Edward..-.
Ripetè con più forza – Ti
prego… ti prego amami, non rifiutarmi-.
La fissai
disorientato. No, non così, non in quel modo. Le mie labbra
si tesero istintivamente e le toccarono la pelle del collo risalendo
sulla guancia. “Edward, stai giocando con il
fuoco..”.
- Edward..-.
Continuava a chiamarmi con un bisogno e una foga che mi
dilaniarono.
- Sono qui..-. non mi
importava nulla. Che si svegliasse, che mi accusasse, che mi odiasse..
nulla. Le strinsi la mano e impazzii di desiderio per lei. Le mie
labbra si serrarono e io annaspai in cerca di aria pura, il suo profumo
era nelle mie vene e mi faceva vibrare, mi risvegliava.. volevo che lei
facesse qualcosa, volevo che mi accarezzasse, che mi salvasse, volevo
che mi toccasse.
- Edward ti amo
così tanto..-. boccheggiò nella disperazione
più totale. – Fai l’amore con me..-.
“Ah cazzo..
cazzo..no”. I miei canini strusciarono assetati sul cotone
morbido del cuscino e poi sulla pelle della sua spalla nuda facendola
rabbrividire.
- Piccolo Bambi, tu
vuoi uccidermi..-. Mormorai assetato del suo sangue.
– Amore..-.
- Edward!!!!-
Gridò alzandosi di scatto e mettendosi seduta.
Feci appena in tempo ad appiattirmi a terra, sfregando il
corpo contro il pavimento duro per darmi sollievo. “Questo
è assurdo”.
Bella ansimava,
sveglia, e pregai che non si accorgesse di me, steso a terra e
dolorante. Strinsi le mani a pugno fino a farmi male e mi morsi la
lingua fino a sentire il mio sapore acre farsi forte.
- Ma cosa mi
succede..-. bisbigliò tremando e abbracciandosi –
Non faccio che pensare a lui.. oddio sono malata di lui..-.
Posò la testa sulle ginocchia e io chiusi gli occhi.
“Anche io sono malato di te”.
Si tolse le coperte da
dosso e le lanciò rabbiosamente ai suoi piedi –
Edward, Edward..sempre tu-. Il mio nome continuamente pronunciato dalle
sue labbra mi fece venire la pelle d’oca. Si passò
una mano sul viso stancamente e inspirò con forza.
– Ora ti sogno anche mentre facciamo l’amore, e so
che non è possibile.. cioè i vampiri possono
baciare?-.
“Oh.. oh
sì che possono”. Pensai malignamente desiderando
poterle dimostrare come baciavano i vampiri. “Maledizione, ma
che vado a pensare.. baciarla.. non se ne parla”. Non potevo
rischiare di metterla in pericolo in quel modo.
Si ristese coprendosi
leggermente e si rigirò più volte nel letto.
– Mi sembra ancora di sentire il suo odore, ma come fa a
profumare così di buono..?-. Mormorò lottando
contro il sonno. Si rannicchiò di nuovo e fortunatamente
dopo poco il suo respiro si fece ancora regolare. Sospirai sollevato
alzandomi in piedi e fissandola inorridito.
Indossava misere
culotte grigie e una semplice maglietta blu cobalto.
“Così ti prenderai un malanno, merda”.
Mi sbrigai a chiudere la finestra e tornai verso il letto per
rimboccarle le coperte. Il mio atteggiamento era patetico, la
desideravo come un animale e mi comportavo come un padre protettivo,
quando ero io il primo a farle correre un grave pericolo.
- Sono proprio
idiota..-. Mi sedetti sul bordo del letto vicino a lei e la guardai
adorante. Per me sarebbe stato impossibile nonostante tutto starle
lontano. Vederla dormire, vederla rigirarsi nelle coperte e scoprirsi,
vederla gridare il mio nome era qualcosa che mi affascinava e mi
rendeva suo schiavo.
- Ti amo piccolo
Bambi..-. Mormorai allungando ancora una mano e scostandole una ciocca
di capelli dal viso. – E vorrei che tu mi ripetessi sempre
che mi ami..almeno mentre dormi-. Bisbigliai scuotendo la testa
sconvolto dalle mie parole. Mi sentii un emerito scemo a desiderare
ancora di essere accolto e abbracciato da lei. Non lo meritavo, io..
proprio io che le sarei saltato addosso, che le avrei strappato di
dosso quegli indumenti per prenderla così, per fare
l’amore su quel letto con passione. “ Tu fai
schifo, vergognati..”.
- Idiota, come puoi
pensare di riuscire a controllarti con lei..-. Mi portai le mani sotto
la testa che distesi sul cuscino accanto alla sua, abbandonata.
Per un’ora
rimasi a fissarla respirare piano, con la bocca dischiusa e non pensai
a nulla, tranne all’amore che aveva detto di provare per me.
Poi alzai leggermente una mano e le toccai le labbra affascinato.
Quanto era bella, quella bocca aveva il colore di una ciliegia poco
matura e sapeva di dolcezza ne ero sicuro, il suo viso rilassato mi
attraeva e non avrei mai smesso di toccarlo se non avessi avuto paura.
E il resto.. al resto non osavo pensare, perché il mio corpo
avrebbe reagito troppo presto.
- Mhh..-.
Chiuse la bocca e si portò le dita sulle labbra mettendosi
un dito tra i denti e mordendolo leggermente. Chissà cosa
stava sognando ora.. trovai quel gesto terribilmente eccitante. Le
afferrai senza pensare le dita e portai il suo indice nella mia bocca,
curioso di sentire che sapore avesse la sua saliva. Rabbrividii e
leccai più volte ogni dito, preso dalla frenesia di avere
nella bocca il gusto della sua pelle calda e del suo corpo.
- Bella..-. bisbigliai
impazzito. Stavo rischiando di perdere me stesso, di perdere il mio
autocontrollo e questo la stava mettendo in pericolo.
“Stupido fermati..”. Rischiavo di farle male, di
smarrire la ragione. “Dai, basta..”. Lasciai la sua
mano e risalii sul suo corpo. Le mie dita furono sulle sue gambe e
accarezzarono le sue cosce tonde e sode fino all’orlo delle
sue culotte. Rabbrividivo e trattenevo il respiro, nascondendo
l’ansia che provavo di fronte a quel gesto. Non era lecito,
era proibito, ma lei era mia no? Aveva detto di amarmi, era mia e solo
mia. Le passai un dito sotto l’elastico e la sentii
sussultare, forse dal freddo. La mia testa si chinò e
seguì l’esempio delle mie dita, non riuscii a
smettere di pensare a quanto fosse gustosa e dolce, a quanto mi volesse
e a quanto io la desiderassi. Le mie labbra gelide scesero appena poco
sotto l’elastico per percorrere tutta la lunghezza del
fianco. Il suo odore, il suo odore di donna mi fece letteralmente
impazzire. La volevo tutta per me, tutta.. Percepii un suo gemito
infreddolito e mi allontanai mettendomi una mano sul viso.
“E’ troppo, troppo per me..”.
Ringraziai il fatto che dormisse, probabilmente sarebbe scappata nel
vedere il mio viso trasfigurato dalla sete in quel momento. Mi
massaggiai gli occhi pensando a qualcosa di molto meno impegnativo.
“Compito di biologia..”. Molto interessante. Mi
ripetei tutte le formule più ovvie, ma servì a
poco quando Bella si girò supina e mi accarezzò
il petto involontariamente. “Voglio morire..”.
Perché non imparavo mai a tenere gli istinti a freno con
lei? Perché? Stavo maledettamente male, malissimo, volevo
che lei sapesse, ero stufo di nasconderle la mia presenza, di non
poterla abbracciare, di non poter stare sotto le coperte con lei. Avrei
sofferto qualsiasi cosa, qualsiasi Inferno pur di sentire il suo corpo
schiacciato contro il mio. Ero pronto a rinnegare la mia natura..
- Mhh..-. Bella si
stiracchiò allungando le braccia che inesorabilmente
finirono con sbattere contro di me. – Mhh..-.
Continuò muovendosi tra le lenzuola. Un altro mugolio e non
mi sarei più controllato. “ Fermo, rimani
immobile.. fermo”.
Fu un errore. Il mio
piccolo Bambi aveva il sonno pesante e gli incubi facili, non si
svegliava con leggerezza, ma avrei preferito vedere i suoi occhi
accusarmi di essere un pervertito, che sentire le sue mani calde
circondarmi in collo ed attirarmi a sé. “Vattene
Edward, ora”. Ma il mio viso cadde sulla sua maglietta blu e
lei cominciò ad accarezzare i miei capelli, mentre i suoi
seni mi circondavano il volto facendomi trattenere il fiato.
“Ma perché a me..”. Quella notte Bella
era agitata, probabilmente a causa della serata precedente. Artigliai
le dita sulla lenzuola stringendole spasmodicamente, il suo profumo era
talmente forte che la gola mi si seccò, il veleno venne meno
e lasciò il posto ad una violenza, ad un bruciore dentro di
me che mi fecero paura. “Piccola, ti supplico, non
sognarmi..”.
- Ti voglio..-.
Bisbigliò Bella poco dopo, portando la mia disperazione alle
stelle. Respiravo a fatica, mi controllavo a fatica e ormai mi sentivo
sull’orlo dell’abisso.
- Toccami..-.
Sussurrò ancora sorridendo leggermente. “Merda,
merda..”. Gridai mentalmente e la mia furia istintiva si
scatenò. Baciai sofferente l’incavo dei suoi seni
e desiderai poterne sentire la pelle. Le mie mani corsero sulle sue
natiche e le strinsero ricevendo in cambio un gemito di resa. Strusciai
la mia testa sulle sue rotondità e mi ritrovai a pensare che
il desiderio che mi dilaniava non era solo sete di sangue, ma era fame
di qualcosa a me sconosciuto, fame di lei, fame della sua anima.
- Mi stai
uccidendo..-. Avevo paura. Sentivo dentro il timore di poterle fare del
male e provavo orrore.
- Ah Edward..-.
Gridò lei improvvisamente facendomi stringere la presa sul
suo fondoschiena con più foga e affondare ancora di
più tra i suoi seni coperti. “Fatemi morire
così, perché sto malissimo, ma non sono mai stato
più felice”. Non avevo mai desiderato una ragazza,
non capivo ciò che si scatenava dentro di me, ma i nostri
corpi a contatto non erano quelli di un vampiro e di un umana, erano
quelli di un uomo e una donna. Si mosse ancora abbracciandomi con
più forza e accarezzandomi continuamente il viso, tracciando
le mie labbra, affondando nei miei capelli. Era una tortura, un
supplizio, sentivo il suo corpo sfinito dal desiderio per me e capii di
essere veramente diventato indispensabile per lei. L’avevo
voluto, desiderato con tutto me stesso e ora.. ora eravamo entrambi
ossessionati, inevitabilmente legati, che lo volessimo o no, predatore
e preda si cercavano inconsciamente e si desideravano segretamente con
una passione che divampava senza logica. E io dovevo resistere, dovevo
imparare a farlo. Mi abbandonai su di lei, lasciandole fare di me
ciò che voleva, stringendo i denti e ingoiando la saliva.
Avrei imparato quella notte a soffrire in silenzio della sua vicinanza,
e non le avrei fatto del male, non le avrei fatto del male,
perché ormai ne ero consapevole, entrambi ci amavamo,
entrambi volevano stare vicini. “Bella, perdonami se non
sarò sempre forte, perdonami..”.
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Capitolo 32 *** Sfida: cosa dirai? ***
Mentre voi siete al mare
e a fare le scampragnate io aggiorno Midnight Sun. Della serie "abbiamo
capito che tu non hai proprio niente da fare neanche oggi". Ahahaha, e
che volete farci, dopo una settimana di lavoro! Eheheh^^. Beh,
descriviamo le difficoltà oggettive di questo capitolo, io
arrivo a non capire lo scambio di certe battute. Ammetto di essere
troppo maliziosa forse.E che cavolo però.. ufff..
più che un vampiro e un'umana, mi sembrano due morti, e
manco viventi. Sarà che io le cotte le ho vissute
diversamente. Chiederei alla Meyer "Ma tu come hai vissuto il tuo primo
amore?". Ahahah.. bo, comunque mi sono divertita la stesso. Scusate la
domanda,ma se allungassi un po' i capitoli darebbe fastidio? Anche
questo è venuto un po' più lungo. Non so ditemi
voi. al solito vi chiedo di perdonarmi. Corro a scrivere un'altra
fic^^. Ahahaha!! Ancora buon primo maggio e buona lettura.. ah cosa
importantissima e vitale.. GRAZIEEEE! Malia.
Sfida: cosa dirai?
La guardai percorrere
il vialetto di casa con la cartella sulla spalla. L’avevo
lasciata da poco per andare a prendere la mia auto e non credevo
potesse già mancarmi in quel modo. Un caldo maglione marrone
le copriva le spalle esili e il suo viso assorto mi stregò
lasciandomi senza fiato.. era per me una tentazione continua. Le sue
sopracciglia si corrugarono pensierose guardando il tempo e la vidi
tremare nell’umidità pungente della mattina, come
se il freddo la stesse paralizzando. “Freddo, amore
mio?”. La osservai ancora meglio, indossava dei jeans logori
a vita bassa che le fasciavano le gambe morbide e un lembo di t-shirt
verde le si intravedeva sul fianco, probabilmente una maglietta troppo
lunga. Sorrisi.. mi sembrava un pulcino indifeso.
“Questa
notte non la pensavi così però”.
Distolsi subito il mio pensiero da Bella in culotte e canottiera che mi
stringeva a sé. Tornai a fissarla e questa volta gli occhi
mi caddero sul suo seno nascosto, che ricordavo sodo e perfetto per le
mie carezze, e percorsero la parte morbida di pelle che spariva
all’altezza della spallina del reggiseno “Oh dio,
ora avvicinati a lei in questo stato pietoso, e la colazione
è servita”. Ero di nuovo eccitato.
“Così no, non posso andare avanti”.
Presi un respiro
profondo, come se fosse servito a calmarmi e scesi dalla macchina per
andarle incontro. Volevo sorprenderla, stupirla e dai suoi occhi quando
incontrarono i miei, pensai di esserci riuscito. Non scappò,
non ebbe paura, non fece una smorfia disgustata, ma arrossì
e si avvicinò come una bambina in cerca di coccole.
“No, piccola, non fidarti così di me”.
- Hai bisogno di un
passaggio?-. Le aprii lo sportello galantemente e sorrisi. Mi stupii
del mio stesso tono di voce, non pensavo che mi sarei sentito insicuro
di fronte a lei, eppure mi accorsi che non riuscivo ancora a
realizzare che sapesse di me e che accettasse la mia natura come se
fosse una cosa normale. Aspettai una sua risposta che non
tardò ad arrivare.
- Sì,
grazie..-. rimasi impalato come se non credessi realmente alle mie
orecchie e lei sorrise tranquilla sfiorandomi appena un braccio.
“Quanto ti amo.. Quanto ti mhh, ahhhh, basta”. Mi
sentivo un emerito stupido, un idiota. Salì sulla Volvo in
cerca di calore e io richiusi gentilmente lo sportello, passando
velocemente dalla parte del guidatore.. forse un po’ troppo
velocemente. Quando entrai notai il suo sguardo meravigliato e
assolutamente incredulo. “Oddio, che tenera..”.
- Ti ho portato
questo. Non volevo che ti prendessi un raffreddore o qualcosa del
genere-. Mormorai un po’ sulla difensiva. Le porsi la mia
giacca, su cui il nostro odore ancora si mischiava dalla sera
precedente e lei la prese esitante. Mi chiesi il perché di
quell’incertezza, poi capii.. i suoi occhi erano fermi ad
osservare il mio corpo. Quando si accorse del mio sguardo scosse la
testa imbarazzata e dal mio torace risalì verso il viso
soffermandosi sulla mia bocca. Sentii un pugno colpirmi lo stomaco e la
voglia di stringerla fino a farle male assalirmi.
“Sta buono, cazzo, ti sta solo guardando”.
- Non sono
così delicata..-. Sussurrò stringendosi
spasmodicamente il giaccone al grembo come per giustificarsi. Aggrottai
le sopracciglia scettico e feci per rispondere quando la vidi infilarsi
decisa la mia giacca e respirare velocemente. Arrossì e
abbassò lo sguardo vergognosa. “Lo so piccola che
ti piace il mio odore”.
- Ah, no?-. Bisbigliai
godendo nel vederla persa nel mio profumo. Ai miei occhi era
così fragile, così indifesa, avrei potuto
romperla se l’avessi sfiorata con troppa forza.
“Ah, piccolo Bambi, sei un agnellino nelle grinfie del suo
predatore”.
Misi in moto e partii
cercando di non guardarla mentre si arrotolava goffamente le maniche.
Era uno spettacolo dolcissimo. “La mia sbadata”.
Un silenzio di tomba
cadde subito tra di noi, com’era ovvio che fosse, non
sapevamo che dire, a parte l’ovvio. Io ero un vampiro, lei un
essere umano, io volevo il suo sangue, lei avrebbe dovuto scappare. Ma
Bella era seduta a fianco a me, io non l’avevo rifiutata, la
amavo e lei mi amava. “ E’ tutto così
illogico”. Decisi di provare a parlarle per rompere quel muro
che ci stava dividendo, perché quella situazione cominciava
decisamente ad irritarmi.
- Ehi, oggi niente
questionario?-. Domandai con un sorrisetto malizioso sulle labbra
voltandomi verso di lei.
La vidi sospirare
contenta che avessi rotto il ghiaccio e rilanciare leggera - Le mie
domande ti innervosiscono?-. Era una provocazione, lo lessi dal suo
sguardo canzonatorio.
Ci pensai un attimo su
- Non quanto le tue reazioni-. Ammisi esitante. Certo vedere che si
trovava a suo agio con me non mi aiutava a capirla.
- Reagisco male?-.
Chiese incuriosita dalla mia risposta. Iniziai a pensare che forse si
era dimenticata di ciò che le avevo confessato il giorno
prima. “Amore..sono un vampiro” le avrei voluto
ripetere.
- No, è
proprio lì il problema. Sei sempre così
tranquilla... È innaturale. Mi chiedo cosa ti passi per la
testa-.
Sorrise della mia
risposta sincera e si rannicchiò nel mio giaccone assorta.
– Bè, ti dico sempre ciò che mi passa
per la testa-.
Risi delle sue parole
e la vidi arrossire intensamente. No, non mi diceva tutto quello che le
passava per la mente, altrimenti entrambi sapevamo esattamente cosa
sarebbe potuto succedere tra noi. Fuoco, passione, desiderio
incontrollato.. e qualcosa di animalesco, violento.. la mia furia, la
mia fame insaziabile, il suo corpo straziato dai miei canini. A volte
era difficile non pensare al suo sapore, a quella delizia.
- Ma lo censuri-.
Obbiettai ridacchiando e facendola vergognare ancora di più.
“E se tutti i pensieri sono come il sogno di stanotte, non
resisterò ancora a lungo”.
La osservai
sorridenndo e la vidi mettere il broncio – Non
granché-. Si difese dandomi un colpo leggero con la mano sul
braccio. “Che furbetta..”.
- Abbastanza da farmi
impazzire..-. Mormorai roco. La fissai intensamente negli occhi e lei
si morse il labbro inferiore, torturandolo e giocandoci con i denti.
Non lasciai subito il suo sguardo e Bella mi affrontò con il
cuore in gola.
- Sei tu, sei tu che
non vuoi.. non vuoi sentirlo-. Mormorò sofferente.
Già.. sapevo bene come il mio corpo e la mia anima avrebbero
reagito alle parole “ti amo, Edward”, o
“ti desidero, voglio fare l’amore con
te”. L’esperienza era stata alquanto
destabilizzante e allo stesso tempo eccitante, ma assolutamente da non
ripetere. Qualcosa dentro di me però non era molto
d’accordo, il ricordo delle mani di Bella tra i miei capelli,
delle sue cosce sui miei fianchi, del mio viso schiacciato sul suo seno
e della sua eccitazione per il sogno, bè.. strinsi il
volante della Volvo e cercai di controllare l’erezione che
premeva sui miei jeans. “Ma no, dio, porca miseria, non
è possibile, non ci credo.. non io”. Fu inutile,
lei su di me aveva un impatto assoluto mentale e fisico.
-Ma i tuoi fratelli
dove sono?-. La sua voce era ansiosa, spaventata. Tornai a guardarla e
la vidi preoccupata che io potessi arrabbiarmi per ciò che
aveva detto. Mi strinsi nelle spalle fissando la cabriolet rossa di
Rose. “Non potevano fare scelta peggiore”.
-Hanno preso la
macchina di Rosalie-. Ormai eravamo entrati nel parcheggio della
scuola, avrebbe potuto vederla anche lei. Le ci affiancammo e io le
parcheggiai proprio accanto. Bella era senza parole e indicava
l’auto aggrottando la fronte.
-Appariscente, eh?-.
Feci divertito dalla sua reazione.
-Uh, caspita. Se lei
ha quella, perché si fa scarrozzare da te?-.
Domandò scettica tornando a fissarmi. “Non mi
credi?”. Credeva alle storie sui vampiri e non alle macchine
appariscenti. “ Tu sei qualcosa di incredibile, piccolo
Bambi”. Pensai incredulo.
- Come ho detto,
è appariscente. Noi ci sforziamo di passare inosservati-.
Già.. e quella era una mossa di Rose solo per farmela
pagare. Ecco puntata l’attenzione sui Cullen per tutto il
giorno. “Evviva..”. Sospirai afflitto, che sorella
sciocca, possibile che non riuscisse a capire? Proprio lei che avrebbe
dovuto. “Rosalie non sto cercando un modo per dividere la
famiglia”. L’avrebbe capito solo con il tempo,
ormai la conoscevo bene.
- Non ci riuscite-.
Bella scoppiò a ridere, fissandomi con pura malizia e io
ricambiai lo sguardo molto volentieri. Ci fissammo complici per alcuni
minuti, era una sensazione fantastica che lei sapesse, e poi si
voltò divertita scendendo dalla macchina e ridendo di nuovo.
Era bello sentirla felice.
-Ma allora,
perché Rosalie oggi ha preso la sua macchina, se
è così vistosa?-. Chiese ancora. Ero contento,
stava ritornando ad essere la solita curiosa. Mi affrettai a correre al
suo fianco per raggiungere l’ingresso e accompagnarla di
fronte alla sua aula.
- Non te ne sei
accorta? Sto infrangendo tutte le regole-. Respirai l’aria
della mattina e mi avvicinai a lei cautamente. Neanche questa volta
indietreggiò, anzi mi venne incontro decisa. Non mi fermai e
i nostri corpi si sfiorarono consapevolmente. La scarica elettrica che
passò tra noi fu catastrofica, entrambi trattenemmo il
respiro. Ci voltammo allora imbarazzati camminando spalla contro
spalla. Maledizione, l’impulso di abbracciarla e stringerla
era troppo forte e la tentazione di toccarla era inverosimile. La
guardai con la coda dell’occhio, sembrava soffrire di quella
situazione, la mani contratte e il corpo rigido, camminava respirando a
stento.
- Ma perché
comprate macchine del genere, se siete gelosi della vostra privacy?-.
Disse subito, immaginai per allentare la tensione che aleggiava
nell’aria.
-Un capriccio-.
Risposi cedendo alla tentazione. Alzai un braccio e le circondai la
spalla stringendola contro il mio torace. Era un errore, sapevo cosa
avrebbe comportato per me. Il desiderio di morderla tornò
prepotente, e il profumo forte di fresia e lavanda mi
torturò solleticandomi la fantasia.
“Allontanami!”. Pregò una parte della
mia anima. “Ti prego, fallo”. Ma il mio corpo si
rifiutò di ascoltare, voleva solo sentire e quando Bella si
addossò a me fiduciosa, la voglia di averla, di possederla,
di cedere ai pensieri più abbietti e più perversi
fu enorme. -Ci piace andare veloce-. Terminai ridacchiando.
Ci guardammo e il desiderio aleggiò tra noi naturale,
prepotente e intenso.
“Addio,
è fantastico”. La sua mano mi sfiorò il
fianco e io le accarezzai la spalla dolcemente. Avevo voglia di
stringerla di più per farla aderire completamente a me e
morire di quel contatto, morire di dolore e di piacere, ma eravamo a
scuola, mi limitai a passare le labbra tra i suoi capelli per sentirla
fremere di piacere.
- Ovviamente..-.
Mormorò nascondendo il viso sul mio torace. Scottava contro
di me, e mi chiesi come dovesse essere sentire il suo corpo nudo a
contatto col mio. Ringraziai il cielo che i miei jeans non avessero il
cavallo stretto, altrimenti avrei passato la mattinata a desiderare di
infilarmi in cubetti di ghiaccio.
Nel corridoio vidi la
Stanley aspettare Bella, perciò mi costrinsi a lasciare la
presa su di lei prima che l’amica potesse vederci. Volevo
evitare inutili domande, leggendo nella sua mente avevo già
notato che avrebbe voluto sommergere occhi nocciola di quesiti assurdi.
E la cosa mi innervosiva alquanto.
- Ehi Jessica!-. La
salutò a pochi metri da lei -grazie per esserti ricordata-.
L’amica le allungò il giubbotto in silenzio, ma la
sua mente era presa ad arrovellarsi su di me e a fare pensieri su di
me. Alcuni li censurai.
- Buongiorno,
Jessica-. Usai un tono calmo, pacato, forse troppo e la vidi sussultare
sconvolta. “Ops.. non imparerò mai”.
Sentii una gomitata
tra le costole. “Un giorno ti farai male se continuerai a
toccarmi così, e in tutti i sensi piccolo Bambi”.
Mi fissò con rimproverò e io scossi la testa
innocentemente.
L’amica mi
guardò imbambolata per circa dieci minuti e poi
sembrò risvegliarsi da un lungo sonno.
- Emh, ciao-. Rispose
stordita. Guardò Bella con la bocca spalancata come in cerca
di spiegazioni e i suoi occhi si assottigliarono –
Bè ci vediamo a trigonometria-. Vagai nella sua testa alla
ricerca di qualcosa di sensato, ma Jessica pensava solamente a curiosare
nella relazione tra me e Bella.
Uscite
insieme di nascosto? Ti piace? Quanto ti piace? Lo ami?
Com’è Edward? Fin dove vi siete spinti?
L’hai baciato? E lui come bacia?
Stavo per cedere ad un
proverbiale mal di testa quando chiusi la mente. Non volevo rovinarmi
la giornata. Vidi il mio cerbiatto tremare consapevole della tortura
che avrebbe dovuto subire e ricambiare il saluto incerta.
- D’accordo,
ci vediamo dopo-.
Rimasi fermo, immobile
e non parlai. La Stanley si girò più volte a
sbirciarci per vedere come ci saremmo comportati tra di noi e non
volevo darle alcun genere di soddisfazione. Odiavo i pettegolezzi.
- Cosa le
racconterai?-. Mormorai quando ebbe girato l’angolo. Ero
curioso di saperlo.
Mi fissò
confusa con uno sguardo tra il buffo e l’accusatore.
- Ehi, ma allora mi
leggi nel pensiero!-.
-No-. Feci stranito,
ma poi capii – Mhh.. Però riesco a leggere nel
suo: ti prenderà d'assalto appena entri in classe-. Il mio
sguardo si accese e mi avvicinai a lei malizioso. “Io so cosa
ti chiederà, tu no”.
Mi sfidò
con quei profondi occhi nocciola e sorrise melliflua. “Oh oh,
no le cose si mettono male”. Mi mise il suo giacchetto tra le
mani e lentamente si sfilò il mio, lasciando che il suo
profumo impregnasse l’aria. Mi mise il giubbotto sulla spalla
premendolo forte sul mio volto e io ringhiai soffocato.
“Oddio..oddio, oddio”. I miei istinti si
risvegliarono e i miei occhi assetati si puntarono su di lei che si
stava infilando innocentemente la sua giacca. Le sue labbra si
arricciarono furbamente quando notò il modo in cui la
fissavo.
- Perciò-.
Bisbigliai rauco – cosa le racconterai..-. La guardai
affascinato mentre si sistemava i capelli. “Cazzo Bella, non
puoi fare così..tu non ti rendi conto”.
- Mi dai un aiutino
mh?-. Si avvicinò a me lentamente e mi sfiorò con
cautela “Basta, smettila di torturarmi
così. Io..”. – Dai.. cosa vuole sapere-.
Continuò unendo le mani e supplicandomi con
ingenuità. “Vuole sapere che io ora ti salto
addosso e ti sbatto al muro, al diavolo il mondo.. ti voglio
troppo”. Respirai calmo lasciando che la mia immaginazione
corresse, ma che il mio corpo rimanesse immobile. Immaginai di
stringerla contro la porta dell’aula e strapparle i vestiti
di dosso, toccare quel corpo caldo e invitante e perdermi nel sapore
del suo sangue. In qualche modo riuscii a sentirmi meglio, anche se la
bestia in me ruggiva.
- Non è
corretto..-. Proruppi maligno per fargliela pagare cara. “Eh
no piccolo Bambi, tu mi provochi? No, no”.
- No, non è
corretto che tu non metta a disposizione certe informazioni-. Disse
imbronciandosi. Mi misi a camminare lasciandola indietro e lei mi
inseguì sbuffando. “Devi pregarmi
amore”. Giungemmo alla porta della sua classe e io mi voltai
sorridendo. La addossai un po’ sullo stipite e soffiai vicino
al suo orecchio facendola tremare.
- Vuole sapere se
usciamo assieme di nascosto. E vuole che tu le dica ciò che
provi per me-. Mi avvicinai ancora fino a sfiorarla con ogni parte del
mio corpo e il bisogno di toccarci divenne insostenibile. Che ci
vedessero adesso le sue amiche. Gli studenti che entravano in aula ci
fissavano perplessi, saremmo stati l’attrazione della
giornata.
- Oddio..- Rispose
ansimando. Ero d’accordo con lei - E io cosa dovrei
rispondere?-. Bisbigliò fissandomi tremante. “ Che
voglia di baciarti che ho, merda”.
- Mhh..-. Dissi
maligno sghignazzando. Le mie dita arrotolarono una ciocca dei suoi
capelli castani e la spostarono dietro il suo orecchio sfiorandole il
viso. “Ed, che cazzo fai? La vuoi
uccidere?”. Mugolò eccitata e il cuore le
mancò vari battiti per poi cominciare a correre impazzito.
- Penso che potresti
rispondere di sì alla prima domanda... se non è
un problema per te: è la spiegazione più facile
da dare-. La mia voce era irriconoscibile, bassa, rauca, terribile,
desiderosa di cose proibite, lì con quel piccolo agnellino
ignaro di ciò che stava succedendo nel mio corpo.
- Non..non..
è un pro..problema-. Ghignai alla sua risposta flebile e
insicura. Mi piaceva l’effetto che avevo su di lei e ne stavo
approfittando troppo. “ Ti amo..ti amo.. ti amo, non posso
farci nulla”.
- Quanto all'altra...
be', anch'io sarò curioso di sentire la risposta-. Mormorai
vicino alla sua bocca, ma allontanandomi subito di scatto.
Sì, volevo sentirla, e volevo che ne fosse
consapevole anche lei. “Voglio che tu ammetta di amarmi,
voglio che tu me lo dica mentre mi guardi negli occhi”.
Sorrisi sghembo e la
vidi stringersi rabbrividendo nelle spalle. Non fece in tempo a
riprendere fiato per rispondere che io le avevo già voltato
le spalle dirigendomi verso la mia aula.
- Ci vediamo a
pranzo-. Gridai facendomi sentire da tutti gli studenti che si girarono
fissando Bella con la bocca spalancata. “Tesoro, vuoi la
guerra? Mai mettersi contro un vampiro”.
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Capitolo 33 *** Quanto ti piace? ***
Rullo
di tamburi.. perpeprpeprppeprpeprppe...( Malia e questi li chiami
tamburi..). Insomma eccoci qua. Quando ho aggiornato l'ultima volta?
Non saprei, ma che ci posso fare se questa fic mi piace tanto. Sono
sempre curiosa di interpretare Edward che questa volta mi dicono dalla
regia.. GRAZIE BIBI, che ha letto e commentato in anteprima, dicendo
"ahahah ridevo come na matta". Speriamo che sia così anche
per voi. Eh? Io mi sono divertita a scrivere questo capitolo,
alleggerendo i toni. Un Edward molto passionale, un Edward che sta
imparando a diventare semprepiù umano e a vivere la sua
età. Insomma.. vediamo che succede.. un bacione e grazie a
tutti che mi seguite in questa fic. GRAZIE. Malia.
Quanto ti piace?
La
lezione di letteratura inglese quel giorno per me era mortalmente
noiosa. “Che eufemismo”. Non sopportavo
più quel professore, le sue chiacchiere mi stavano
infastidendo, stavo perdendo la pazienza e avrai voluto scaraventarlo
fuori dalla finestra con molto piacere. Mi corressi però..
ormai non sopportavo più nessuno, non solo
quell’uomo. Se una volta ogni cosa mi era indifferente, ora
tutto ciò che mi poteva allontanare da Bella era una
sofferenza, dannatamente frustrante. Fosse stato per me sarei rimasto
con lei 24 ore su 24. “Bel problema”. Stavo
rischiando veramente troppo, ma non riuscivo a starle lontano, non
riuscivo e ormai non volevo più. Sorrisi
maliziosamente quando un’idea mi balenò per la
testa. Perché no… “Non è
corretto ascoltare i discorsi altrui..Smettila Edward”.
Già, ma non avevo mai sentito dire in giro che i vampiri
fossero una razza educata e corretta. Volevo saperlo, volevo ascoltarla
parlare di me. Mi concentrai fingendo di guardare fuori dalla finestra
e arrivai appena in tempo per sentire la voce della Stanley salutarla e
cominciare a tempestarla di domande. La mia curiosità era
morbosa.
- Dimmi!-. Sghignazzai al tono perentorio della ragazza.
Avanti.. confessa..
- Cosa vuoi sapere?-. Il mio piccolo Bambi non si scompose e io sorrisi
di quella reazione pacata.
“E bravo il mio amore..”.
- Cosa è successo ieri sera?-. Il tono urgente di Jessica mi
infastidì. Ragazza impicciona. Storsi la bocca ma mi
ritrovai a sorridere come un ebete. “Sentiamo”.
- Mi ha portata a cena, poi mi ha accompagnata a casa-. Disse
semplicemente. Sorrisi. Avrei voluto guardarle il viso, lo immaginavo..
il mento per aria, distratta, come se non stesse dicendo nulla di
importante. “Voglio vederti..”. Sbuffai, mi sentivo
un ragazzino idiota e non un essere centenario, quell’amore
mi aveva ridotto ad uno straccio.
Mi dispiace tesoro, ma
non ci credo.. La Stanley aveva pensieri chiari su quello
che doveva essere successo quella sera. “Complimenti che
fantasia..”. Commentai aggrottando le sopracciglia.
- Come hai fatto a tornare a casa così presto?-. Le
domandò allora molto scettica. La sua osservazione era
corretta..
- Guida come un pazzo. Ero terrorizzata!-. rispose occhi nocciola a
voce alta. Ne ero sicuro, sperava che stessi ascoltando. “Che
stronzetta..”. Involontariamente scoppiai a ridere
nell’aula facendo girare tutta la classe verso di me,
compreso il professore. Mi guardarono straniti, solitamente non ero
tipo da far rumore in classe. Mi portai una mano di fronte alla bocca e
mi scusai. “Amore.. scordati che andrò
mai più lento..anzi forse più veloce”.
-È stato una specie di appuntamento? Eravate d'accordo?-.
Continuò imperterrita la Stanley cercando di carpirle
informazioni ben diverse.
- No: sono stata molto sorpresa di incontrarlo-. Molto onesta,
moltissimo.. tanto da far rimanere Jessica interdetta. Adoravo quel suo
lato così schietto, lo adoravo.. “Cosa non adori
di lei eh? Animale..”. Mhh, dal suo sapore al suo odore, dal
modo in cui mi provocava al modo in cui mi amava. Mi stavo perdendo per
lei.
- Ma oggi ti ha accompagnata a scuola, no?-. E figuriamoci.. pensava
che accompagnare a scuola qualcuno significava esserci andato a letto?
“Dì, la verità, non ti sei mai
divertito così..”. Ghignai, in effetti ci stavo
prendendo gusto.
- Sì... ma anche questa è stata una sorpresa.
Ieri sera si è accorto che ero rimasta senza giacca-. Altra
risposta onesta e innocente. “Che cucciolo..”.
Pensai teneramente. Forse un po’ troppo teneramente,
perché la mia immaginazione volò di nuovo alla
morbidezza della sua pelle. “Ci risiamo.. eccoli qui i tuoi
diciassette anni, con 100 anni di ritardo, e con tanti
auguri”.
-Perciò, uscirete ancora?-.
Avrete pur fatto
qualcosa no, dai.. non ci credo che uno del genere l’hai solo
guardato.
Regola numero uno: da oggi in poi stare lontano da Jessica Stanley. Il
suo desiderio di saltarmi addosso era per i miei gusti troppo forte.
- Si è offerto di accompagnarmi a Seattle, sabato,
perché è convinto che il mio pick-up non ce la
farà. Vale come un appuntamento?-.
“E perché voglio stare con te..
aggiungilo”. Da sola non l’avrei proprio fatta
andare da nessuna parte. Era un pericolo vivente, attirava disgrazie a
non finire su di sé. “E dillo che la
vuoi..”. Ringhiò qualcosa dentro di me. Cominciavo
ad odiare il mio lato istintivo, altro che cavaliere che salvava la
donzella in pericolo, i miei ormoni chiedevano pietà e
desideravano averla a tutti i costi.
- Sì-.
Vale vale, tipica scusa
di un ragazzo. Stare da solo con te, per riuscire a metterti le mani
addosso.. e bravo Edward..
Tremai. Quello che Jessica diceva non era del tutto sbagliato. Ma se le
avessi messo le mani addosso, non me lo sarei mai perdonato. Le avrei
fatto solo del male. “Non dovevi dirle che
l’avresti accompagnata”. Mi portai una mano sulla
fronte. Non ero ancora sicuro della mia capacità di
controllo con lei, non ero per nulla convinto di riuscire a non
saltarle addosso e morderla. Ma non potevo lasciarla andare sola.. non
potevo.. “Bravo, bella scusa, complimenti”.
- Be', allora… allora sì..-. Un appuntamento da
soli. Rabbrividii.. chissà cosa pensava o se aveva paura.
- W-o-w-. Se ne uscì Jessica estasiata – Edward..
Edward Cullen..-.
Non ci vedevo proprio nulla di così estatico. Anzi..
- Lo so-. Rispose Bella, la voce atona. Era una nota di nervosismo
quella che avevo sentito?
- Aspetta! Ti ha baciata?-. La Stanley voleva per caso morire giovane?
Soffocai un ringhio sul nascere. Dio se avrei voluto baciarla e
morderle le labbra fino a farla gemere di piacere, ma non sapevo se
sarei riuscito a spingermi fino a quel punto controllando i miei nervi
e.. qualche altra cosa.
- No, non è come pensi-. Bisbigliò Bella
improvvisamente sulla difensiva. “ Eppure le mie labbra hanno
già toccato le tue..”. Nel sonno, mentre lei
dormiva.. “Cazzo, che sensazione”. Non riuscii a
immaginare qualcosa di più forte e più intenso
del sapore di quella bocca.
- Pensi che sabato..-. Insinuò Jessica lasciando la frase in
sospeso. Riflettei su quelle parole. “La
baceresti..?”. Mi morsi le labbra immaginando di farlo.
“ Non puoi metterla in pericolo con i tuoi desideri, non
puoi..”.
- Ne dubito fortemente..-. Un pugno mi colpì allo stomaco,
forte, lasciandomi con lo sguardo fisso sul banco. Questa volta non
l’avevo immaginato.. era proprio delusione, a lei dispiaceva
che io non l’avessi baciata? “Non ci credo, tu vuoi
baciare un vampiro? Non hai paura, non ti faccio ribrezzo?”.
Un brivido di piacere mi corse lungo la schiena. Lo desiderava, lo
desiderava quanto me.
Riuscii a riprendermi solo dopo un po’ e mi concentrai
nuovamente sul discorso. “Maledizione sta più
attento”.
- Ti prego, Bella, qualche particolare in più..-.
La pregò aspettando che le dicesse qualcosa di interessante.
“Vediamo come te la cavi ora cerbiattino”.
- Be'... d'accordo, uno solo. Avresti dovuto vedere la cameriera: gli
ha fatto una corte spietata. Ma lui non se l'è filata!-.
Interessante veramente questo particolare della nostra serata.
Effettivamente quella fastidiosa ragazza non voleva lasciarci un attimo
in pace. “Che fastidio”. Ripensai alla sera prima,
al modo in cui Bella mi aveva sfiorato, alla dolcezza con cui mi aveva
preso la mano, a quello che avevo provato quando mi aveva detto che non
le importava che fossi un vampiro. “Mhh, così non
va.. non va”.Il mio corpo aveva reagito a quei pensieri.
- Buon segno. Era carina?-. Chiese Jessica improvvisamente molto
attenta.
“Carina?”. Quello sgorbietto vivente?
“Per favore.. andiamo, oddio”.
- Molto. E avrà avuto diciannove o vent'anni-.
Precisò Bella facendomi dondolare sulla sedia stupito.
“ Occhi nocciola, ma ti sei guardata bene?”. Il mio
amore aveva forti complessi di inferiorità senza dubbio.. ci
avrei pensato io a farle cambiare idea. “Edward Cullen, un
altro pensiero alla Emmett e tu vai fuori di casa e te ne torni a
Denali”.
- Meglio ancora. Vuol dire che gli piaci-.
Sentenziò l’amica tutta emozionata.
Tu piaci ad Edward
Cullen, ma ti rendi conto che fortuna sfacciata che hai.. non esiste
ragazzo più bello sulla faccia della terra e tu stai ancora
seduta qui buona buona? Sei pazza..
Seguii lo sproloquio della Stanley pensando che se fosse rimasta
accanto a me per cinque minuti sarebbe scappata via a gambe levate.
Stare con un vampiro non portava mai fortuna..
- Penso di
sì, ma è difficile dirlo. È sempre
così criptico-. “Penso
di sì..”. Scoppiai a ridere
istericamente questa volta e il professore si voltò stupito
verso di me, alzando una mano per richiamare la mia attenzione
all’ordine.
- Tutto bene Cullen?-. Fece non appena terminai la mia risata. Annuii
maledicendomi. “Tu mi farai impazzire cerbiattino”.
Se mi piaceva? Mi piaceva da morire, mi faceva perdere la testa, la
desideravo e l’amavo come non mi era mai capitato con niente
in più di 100 anni di vita. “Merda.. se mi
piaci”. Sghignazzai sotto i baffi, forse avrei dovuto
dimostrarle meglio questa cosa. “Sta buonooo, calma i
bollenti spiriti”. Respirai a fondo cercando di controllarmi.
- Non so dove trovi il coraggio di restare sola con lui-.
Continuò Jessica attirando nuovamente la mia attenzione.
“Mh.. stavolta non hai tutti i torti”. Lo volevo
sapere anche io..
- Perché?-. Soffocai un’altra risata.
“Proprio non ti viene in mente piccola?”. Era
incredibile come Bella si trovasse a proprio agio al mio fianco, come
se fossi un ragazzo normale, anzi per lei meglio di un ragazzo normale.
Se solo avesse intuito il pericolo.. lei si fidava troppo di me, troppo.
-Mette così... in soggezione. Io non saprei cosa dirgli-.
“Mhhh..meglio, meglio che non mi parli, senza offesa, ma
neanche io saprei proprio cosa dirti..”. Il
problema è che con lei proprio non ci sarebbe stato
argomento di cui parlare, l’unica tentazione sarebbe stata
quella di morderla. “Insomma, neanche quello, blanda e remota
possibilità che possa mai accadere”. Ghignai, la
Stanley non mi piaceva, non era cattiva, ma troppo superficiale e il
suo sangue non rappresentava un problema per me.
- A dire la verità, anch'io ho qualche problema di
lucidità quando è nei paraggi-.
Bisbigliò Bella, questa volta impercettibilmente.
“Mhhh..”. Non si voleva far udire da me per caso?
Mi piaceva sentire quelle cose, anche troppo in verità.
Sapere di piacerle, sapere che ero in grado di farle battere il cuore,
di farle sognare di avermi.. mi esaltava, mi eccitava e mi faceva
desiderare molto di più che una semplice carezza.
- Oh, be'. È bello da non crederci, non
c'è dubbio-. Bisbigliò gemendo Jessica, seguita
da un sospiro del mio piccolo Bambi. Mi portai una mano di fronte al
viso alzando le sopracciglia e sorridendo appena. “Per la
prima volta in vita mia sono felice di essere così, almeno
posso farti impazzire di me”. Già, e morire nel
caso qualcosa fosse andato storto.
- E poi… in lui… c'è molto altro-.
Sottolineò Bella con voce talmente bassa che faticai per un
attimo a capire. Sentii la mia mente concentrata completamente su di
lei e il resto del mondo scomparire. Lei sapeva che io stavo
ascoltando, io ero lì con lei e questo ci unì.
Sentii il suo fremito, il suo respiro spezzarsi e i nostri occhi
incatenarsi. “Ti amo..”. Le dissi sperando che mi
sentisse.
- Davvero? Per esempio?-.
Dai.. dimmi un
po’.. sono curiosa di sapere tutto su di lui..
“ Stanley non so quanto ti piacerebbe”. Sghignazzai
alle parole di Jessica, l’importante era che mi stesse alla
larga, per il resto poteva anche adorarmi, per quel che me ne
importava.
- Non so come spiegarlo... Ma dietro la facciata è ancora
più incredibile-. Sussurrò con voce dolce il mio
piccolo Bambi. Il respiro mi si fermò nel petto e mi
sembrò di sentire forte il suo profumo avvolgermi. Mi sentii
male. Era come una carezza, mi aveva appena accarezzato e io faticavo a
riprendere il ritmo del respiro normalmente. “Dio, ma che mi
sta succedendo? Mi emoziono per delle parole”.
- Davvero?-. La punzecchiò l’altra.
Oh ti piace,
sì che ti piace. Guarda come stai arrossendo.
Trattenni ancora il fiato, avrei voluto tanto vederla arrossire.
- Perciò ti piace?-. Le domandò mettendo il dito
nella piaga.
- Sì..-. Ammise Bella. Le si incrinò la voce e
gemette frustrata. –Sì..-.
- Voglio dire, ti piace davvero?-.
Continuò incuriosita l’amica.
- Sì..-. Disse più sicura, anche se timorosa.
Il cuore mi scoppiò nel petto. Io le piacevo,
l’aveva ammesso, e le piacevo davvero. Mi mossi sulla sedia
cercando di calmarmi. Era la prima volta che lo confidava apertamente e
sapeva che io stavo ascoltando tutto, non poteva averlo ignorato.
-Quanto ti
piace?-. Chiese la Stanley sempre più interessata.
- Ahhh..-. Sospirò dolorosamente Bella –
Troppo..-. A quelle parole non ce la feci più.
L’adrenalina fu insostenibile, il mio corpo reagì
di conseguenza. “Troppo..”. Mi alzai in piedi
facendo cadere la sedia e soffocai un gorgoglio velenoso nelle mie
fauci. “Ti voglio, ti voglio da impazzire, fermami se ci
riesci, ma io non desidero altro che te”. I miei occhi si
assottigliarono e mi tesi cercando una traccia del suo odore.
- Emhh.. Cullen? Ti senti bene..?-. Il professore stava venendo
preoccupato verso di me e io tentai di riprendere la calma.
“Sta buono, buono..”.
- Più di quanto io piaccia a lui. Ma credo proprio di non
poterci fare niente-. Terminò Bella con il tono emozionato e
flebile. “ Più di quanto..cosa?”.
Fissai il professore con uno sguardo omicida e gli sorrisi
distrattamente.
- No, non mi sento bene. Potrei andare in infermeria?-.
Non potevo credere alle mie orecchie. Lei credeva che mi piacesse di
meno di quanto io piacessi a lei? Come poteva solo pensare una cosa
simile? Io la adoravo. Io.. non sapevo come dimostrarle che senza di
lei non aveva più senso niente. Avevo un groppo in gola
quando uscii dalla classe. Sentivo che quel desiderio mi avrebbe
portato all’autodistruzione, ma non me ne fregava nulla.
“Basta..”.Odiai la mia natura di vampiro e sentii
il bisogno di stringerla, baciarla, fare l’amore con lei. Non
ero perfetto, maledizione, non ero un dio, ero solo un vampiro
innamorato, e non sapevo come fare..Come comportarmi! “
Bella..come devo fare con te? Aiutami”.
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Capitolo 34 *** Effetto adolescenza ***
Eccomi
qua, con un altro capitolo.. lungo, anche stavolta. ^^ Speriamo che vi
piaccia, a volte proprio non li so interpretare i pensieri della Meyer.
Che cavolo voleva dire? Mah.. mistero. Maveramente volete che io mi
cimenti anche negli altri libri? State scherzando? Bo se volete ci
penso sul serio, ma non so prima finiamo Midnight Sun che è
meglio. ^^ Vediamo il risultato, se è soddisfacente ci
facciamo un pensierino. Sono molto contenta dei complimenti che mi
fate, a me fa molto piacere che la storia vi appassioni al punto che vi
prenda totalmente. E' una bella vittoria per me, che cerco di creare
questo Edward, di nuovo umano, vulnerabile, ragazzo dopo aver
incontrato Bella. Perchè è così..
l'amore ci cambia. Perchè non dovrebbe cambiare anche un
vampiro? Ehhh.. Edward Edward, stai proprio messo male. Io non ti
invidio, anzi forse sì, è bello provare una
simile passione e ardore, anche se per lui è un vero
inferno. bene, mi sono dilungata in chiacchiere come al solito. Io so
che vi mancano le mie risposte ai commenti, ma credetemi se vi dico che
avrei bisogno di una giornata di 50 ore per riuscire a fare tutto come
vorrei. Buona lettura e al prossimo capitolo.
P.S. Non dimentico di ringraziarvi, è bello vedere che i
preferiti salgono ancora, che molte persone seguano questa fic e che
non l'abbandonino. E grazie anche a coloro che l'hanno commentata. Un
bacio forte. Malia
La aspettai di fronte
alla sua classe, la schiena appoggiata al muro. “Mi
piace davvero.. troppo”.Quelle parole pronunciate con
quell’ardore e quella dolcezza mi fecero ancora tremare.
Purtroppo ero profondamente irritato per quelle successive “Più
di quanto io piaccia a lui. Ma credo proprio di non poterci fare
niente”. Non
sapeva quanto si stava sbagliando, lei era attratta da me forse meno di
quanto io ero drogato di lei, la mia ossessione rasentava la malattia,
se già non lo era, ma in me nulla era normale quando si
trattava di lei. Possibile che non riuscisse a capire la mia fame, la
mia sete e il mio costante desiderio del suo profumo, del suo odore?
Forse no, ma io lo capivo e io la volevo.
La guardai uscire e
salutare Jessica. Si fermò a pochi passi da me, imbarazzata,
lo sguardo basso. “Lo sai che ho sentito tutto vero
amore?”.
- Ciao-. Proruppi
tranquillo sorridendo, ma un leone ruggiva dentro il mio corpo.
“Dimmi che mi ami.. adesso, guardami e dimmi che non puoi
fare a meno di me”.
- Ciao..-.
Riuscì ad articolare. Non le parlai ulteriormente, mi
diressi verso la mensa, al suo fianco, ignorandola. Gli sguardi e i
pensieri degli altri cominciarono subito a disturbarmi, ma li tagliai
fuori dalla mia mente, non avevo tempo per essere il centro del mondo e
tutto sembrava irritarmi.
Era nervosa, questo
potevo sentirlo, ma anche io. “Più
di quanto io piaccia a lui.. più di quanto io piaccia a
lui”.
Avrei voluto dimostrarle che non era affatto così, che lei
mi faceva impazzire, che non sopportavo il pensiero di averla lontana.
Una volta entrati in
mensa non la aspettai, ma feci la fila, presi un vassoio e cominciai a
riempire cose sia per entrambi. Le lanciavo continue occhiate
imperscrutabili, come potevo fare a farle capire? Sbuffai. Mi stavo
comportando come un ragazzino frustrato alla sua prima cotta.
- Cosa fai? Non starai
prendendo tutta quella roba per me?-. Il suo viso sembrava preoccupato,
era sull’orlo di cedere. “No piccolina”.
Ignorandola non avevo fatto la scelta giusta. “Il solito
idiota”. Scossi il capo incapace di cambiare atteggiamento e
lei mi seguì sconsolata.
- No,
metà è per me-. Feci secco vedendola alzare un
sopracciglio incuriosita. Nonostante tutto sorrisi, che cerbiattina
perspicace. “Ti adoro piccolo Bambi”.
Pagai il conto e
voltandole le spalle mi diressi verso un tavolo. La trovai subito
dietro di me e ci sedemmo. Sempre in silenzio le porsi il vassoio e lei
mi fissò meravigliata.
- Scegli pure..-.
Dissi con calma accomodandomi meglio.
Le piccole mani
afferrarono una mela e le sue palpebre si assottigliarono e si alzarono
verso il mio viso interessate.
- Sono curiosa... Come
reagiresti se qualcuno ti sfidasse a mangiare del cibo?-.
Storsi la bocca in una
smorfia irritata. “Ma perché mi sto comportando
così?” Mi stava sfidando a mangiare quella
schifezza, non osavo nemmeno pensarci, ma l’avrei fatto
solamente per stupirla, l’avrei fatto solamente
perché ero molto arrabbiato con lei e non capivo la ragione
di quel sentimento, non riuscivo a controllarlo, mi dava fastidio.
-Curiosa come al
solito..-. La canzonai con un filo di arroganza repressa.
“Smettila, rischi di ferirla”. Afferrai un trancio
di pizza guardandola negli occhi e lo portai alla bocca. “
Che cazzo sto facendo? Ma sono per caso impazzito?”. Infilai
quella fetta di farina flaccida e maleodorante nella mia bocca, per
poco non mi andò di traverso per il disgusto che provai, ma
riuscii a mascherare bene le mie sensazioni. Bella mi guardava
sghignazzando.
-Se qualcuno ti
sfidasse a mangiare spazzatura potresti farlo, no?-. La sfidai
presuntuoso. “ Sei proprio diventato un ragazzino”.
Non avevo mai fatto una cosa simile e ora bastavano quegli occhi
nocciola puntati su di me per farmi perdere la testa e fare cose
assurde.
Arricciò il
suo nasino e io la fissai improvvisamente molto interessato
“Ci risiamo..sta buono”.
-Una volta
è successo... una scommessa. Non era così male-.
Continuò poggiando il gomito sul tavolo e la guancia sul
palmo della mano. Il suo profumo mi sommerse di nuovo. Se mi avesse
chiesto di mordere ancora quella roba, come prezzo le avrei chiesto di
poterle assaggiare quella pelle morbida e dolce. “ Ok, sei
diventato matto, è ufficiale”.
Scoppiai a ridere per
allentare la mia tensione fisica - La cosa non mi sorprende
più di tanto-.
Non la immaginavo
capace di accettare di perdere una scommessa.
Ma
guardalo come ride con lei, si vede che ne va pazzo. Non ha mai riso
così prima d’ora. E la fissa in una maniera
assurda, sembra quasi se la voglia mangiare.. mamma mia, mette i
brividi.
I pensieri della
Stanley mi entrarono nella mente senza che lo volessi, era martellante
e troppo curiosa. Di nuovo mi sentii fortemente infastidito e furioso.
“Vediamo un po’ di chiuderti definitivamente la
bocca”. Diventai cattivo.
Mi chinai verso Bella
e le porsi il pezzo di pizza che avevo appena morso. Jessica
sgranò gli occhi e ci fissò mortalmente
ingelosita.
Un
bacio indiretto! Allora è vero! Oddio, un bacio di Edward
Cullen...
“Che
fastidiosa..”.
- Jessica sta
analizzando tutti i miei movimenti... più tardi ti
farà un resoconto dettagliato-. Le sussurrai in modo
complice. Il mio piccolo Bambi mi guardò arrossendo, ma non
rifiutò la pizza morsa da me. La fissai, improvvisamente
consapevole di ciò che avevo appena fatto.
“Idiota, idiota.. non ho parole”. Prese il trancio
tra le mani e lo avvicinò alle labbra. La guardai
eccitandomi, i jeans cominciarono a stringermi all’altezza
del cavallo e io trattenni il respiro. Spostò la bocca
proprio nel punto in cui avevo morso io e vi posò le labbra
leggermente. Una scarica elettrica mi lasciò tremante e
quando i suoi denti affondarono mordendo, sentii di nuovo la mia
adolescenza gridare dentro di me. “Ora capisco
perché gli esseri umani usano placare i loro desideri in
solitudine e con le mani”. Prima la trovavo una cosa
tremendamente sciocca e priva di senso, ora quello spettacolo mi faceva
immaginare e fantasticare su situazioni che non avrei mai
dovuto neanche lontanamente pensare. I suoi occhi si alzarono timidi
verso di me, mi accorsi di fissarla famelico e dannatamente eccitato da
quello che aveva appena fatto, infatti distolse subito lo sguardo
guardando altrove.
- E così la
cameriera era carina?-. Sussurrai roco cercando un qualsiasi appiglio
per tornare a respirare.
- Non te ne sei
accorto?-. Il modo in cui mi rispose, scettica e poco convinta fece di
nuovo sorgere la mia rabbia. “No, no che non era carina,
avevo te vicino, merda”.
- No, non ci ho fatto
caso. Avevo altro per la testa-. Le dissi cercando i suoi occhi, che
fuggirono per non farsi trovare. “Tu eri nei miei
pensieri”.
- Poveretta..-.
Sospirò sinceramente dispiaciuta. Non mi piacque, non mi
piacque affatto che lei dicesse così. Non mi controllai e
finalmente mi decisi a chiarire quella faccenda. “Voglio che
tu ti renda conto di quanto mi piaci”. Quella storia doveva
finire.
- Una delle cose che
hai detto a Jessica... be', mi infastidisce un po'-. Le confessai con
rabbia, la voce tagliente e fredda. Divenni gelido e lei
tornò a fissarmi stupita.
- Non mi sorprende che
tu abbia sentito qualcosa di spiacevole. Sai quel che si dice di chi
origlia...-. Proruppe meravigliata dalla mia reazione, la voce sulla
difensiva, il tono sofferente. “ Ma bravo.. continua
così, ti adorerà”. Non mi fermai.
- Ti ho avvertita che
sarei rimasto in ascolto- Risposi scontroso facendole poggiare entrambe
le braccia sul mento per fissarmi scombussolata. Vedevo tanta
confusione, dolore e incredulità nel suo sguardo timido.
- E io ti ho avvertito
che non avresti gradito conoscere tutti i miei pensieri-. Mi
rimproverò d’un tratto, sfidandomi con improvviso
nervosismo. Le stavo facendo male, ma non tornai sui miei passi.
- In effetti, mi avevi
avvertito-. Mi maledii, dove era andato a finire il mio autocontrollo?
Nonostante le parole, la mia voce era stata sprezzante, arrogante. -
Però, non credo tu abbia ragione fino in fondo. Voglio
sapere sì ciò che pensi, e tutto. Soltanto, mi
piacerebbe... che non pensassi certe cose-. “Ma che fai, ora
le ordini anche cosa deve pensare?” Pregai che non mi odiasse
per quello che stavo facendo, mi sentii terribilmente confuso e molto,
troppo umano nelle mie reazioni. Soffrivo per ciò che le
avevo sentito dire, ero felice, ma provavo dolore e per me non era
solito percepire quel sentimento di sofferenza.
- Bella differenza-.
Sgranò gli occhi e si avvicinò a me arrabbiata..
stava quasi gridando di frustrazione. Ne aveva le ragioni, era ridicolo
ciò che le stavo dicendo. “Voglio sapere tutto, ma
questo non lo devi pensare”. La mia stupidità non
aveva limite, mi accorsi però che la mia furia aumentava
invece di diminuire.
- Ma non è
questo il problema, al momento-. Mi sporsi ancora verso il suo viso,
arrabbiato, alzando il tono di voce e lei si alzò quasi
dalla sedia per sporgersi verso di me.
- E quale sarebbe?-.
Gracchiò lei quasi senza voce, ipnotizzata.
Tutto
sparì, ogni cosa. Mensa, tavoli, ragazzi fastidiosi, ogni
cosa scomparve di fronte al suo viso arrabbiato e alle sue labbra
dischiuse, al suo profumo di fresia e lavanda e ai suoi occhi pieni di
confusione, risentimento e desiderio.
-Sei davvero convinta
di piacermi meno di quanto io piaccia a te?-. Sputai d’un
fiato, incatenandola a me. Troppo vicini, le nostre bocche si
sfiorarono, la attrassi a me, dentro di me e lei dimenticò
di respirare. “ Hai capito piccolo Bambi? Lo
capisci?”. Le mie mani sotto il mento, gelide, sfioravano le
sue, calde e tremanti. “Sei mia.. adesso”.
Affascinata, la vidi reclinare la testa leggermente e scoprire il
collo.. sorrisi desideroso di poter poggiare le mie labbra proprio nel
punto il cui la vena batteva impazzita per me.
-Lo.. lo stai
rifacendo-. Mormorò tra i denti, confusa e turbata.
Tornai alla
realtà troppo velocemente e misi subito spazio tra di noi.
Avevo esagerato, rischiato di perdere il mio controllo, lì
di fronte a tutti. Stentavo a riconoscermi.
- Cosa?-. Feci
interrogativo scuotendo il capo. “Riprenditi, forza.. non
pensare a quanto la vuoi.. non pensarci”.
- Stai..stai cercando
di incantarmi-. Balbettò e arrossì guardandomi
stordita. “Effettivamente..”. Ero colpevole di aver
cercato di irretire e sedurre la donna che amavo. Ma aveva funzionato..
ghignai e alzai le sopracciglia fissandola incuriosito. Mi sembrava che
non le dispiacesse poi così tanto.
- Ah..-. Risposi
solamente.
- Non
è colpa tua. Non ci puoi fare niente..-. Continuò
poi sospirando. Mi morsi la lingua cercando di non dire nulla. Era
impossibile con lei frenare i miei istinti, non aveva tutti i torti.
Anche se questa volta un po’ ne avevo approfittato.
- Mi vuoi
rispondere?-. Cambiai argomento tornando al punto che mi
interessava.
- Sì..-.
Abbassò la testa e si torturò le mani mordendosi
il labbro inferiore.
“Oddio,
è esasperante. Basta”. Mi mossi nervoso sulla
sedia e il mio sguardo si fece di ghiaccio, indagatore.
-Sì, mi
vuoi rispondere, o sì ne sei davvero convinta?-. Tremavo
d’ira repressa e la mia voce rispecchiò la mia
furia. “Piccolo Bambi, rispondimi ti prego, non ce la faccio
più”.
- Sì,
sì.. ne sono convinta-. Non mi guardò, gli occhi
fissi sulle venature del tavolo. Il viso mortificato come se da un
momento all’altro mi immaginasse urlare per tutta la mensa.
Sorrisi dolcemente e dentro di me si fece largo la tenerezza. Mi ero
comportato da sciocco, è che non riuscivo più a
capire i miei limiti, non ero più in grado di controllarmi
quando si trattava di lei.
- Ti sbagli..-. La mia
voce fu calda e carezzevole, gentile. La vidi stringersi nelle spalle e
rabbrividire, stupita dal mio tono.
- Non puoi esserne
sicuro-. Mormorò tristemente lasciando cadere i capelli di
fronte al suo viso. Io ne ero convinto, e dovevo convincere anche lei
che non fosse così.
- Cosa te lo fa
pensare?-. Mi abbassai e arrivai alla sua altezza con le braccia
conserte e il capo appoggiato su di esse. La fissai intensamente e i
suoi occhi cioccolato riaffondarono profondamente nella mia anima. Non
potevamo fare a meno di appartenerci, avevamo bisogno di perderci
l’uno nell’altra.
- Ci devo riflettere-.
Rispose d’un fiato, prendendo aria. Era maledettamente
difficile anche per me rimanere lucido vicino a lei. Aspettai la sua
risposta con ansia e mi rilassai un po’. Dovevo cercare di
controllarmi e stare tranquillo. Intrecciò le dita sul
tavolo e cominciò a toccarsi e torturarsi nervosamente.. a
quanto sembrava si vergognava della risposta. La vidi arrossire e un
brivido mi corse lungo la schiena. “Ignoralo, avanti..
ignoralo”. Presi un profondo respiro e attesi.
- Be',
ovvietà a parte, a volte... non mi sento sicura, non sono
capace di leggere nel pensiero, io, e ogni tanto ho la sensazione che
mentre mi dici certe cose in realtà tu stia cercando di
lasciarmi perdere-. Disse chiudendo gli occhi e continuando a parlare
senza degnarmi di uno sguardo. Ad ogni parola, il mio stupore cresceva.
Aveva capito, aveva compreso che avevo paura di starle vicino e che
più volte ero stato insicuro e avevo cercato di
allontanarla. Sentii un’inquietudine forte prendere possesso
di me, no, non l’avrei più lasciata andare, lei
aveva afferrato le mie paure, i miei pensieri, il mio essere e non ne
aveva paura, io non la disgustavo.
-Perspicace-. Le
risposi sinceramente stupito -Purtroppo, è proprio qui che
ti sbagli-. Io non potevo fare più a meno di lei, non
riuscivo più a togliermi dalla testa il suo profumo, il
desiderio che mi ossessionava e la voglia morbosa di scoprirla, di
sapere tutto, ogni cosa, dalla più innocente, alla
più intima. Tuttavia..- Cosa intendi per
"ovvietà"?-. Strizzai le palpebre scioccato. Non avevo fatto
caso a quell’affermazione prima e non mi piaceva affatto.
“ Mhhh..”
La fissai
profondamente colpito. Possibile che non riuscisse ancora a capire
quanto mi piacesse?
-Be', guardami-.
Sussurrò debolmente. Alzò il capo e i nostri
occhi si incontrarono di nuovo. Sorrisi. “Osservo..
guardo, e quello che vedo mi piace..”. Arrossì e
io non nascosi il mio desiderio lasciando che il mio sguardo scorresse
su di lei. -Sono una ragazza assolutamente normale... Certo, a parte
difetti come gli incidenti quasi mortali e una goffaggine degna di una
disabile-. Parlò senza respirare e io sorrisi al pensiero di
lei che incespicava sulle sue gambe, così goffa, buffa,
così mia. “Sei dolce, amore”.
- E guarda te-. Si
morse le labbra fissandosi esterrefatta. “Ah...”.
Conoscevo il mio corpo abbastanza bene da sapere che era una tentazione
agli occhi di un umano, ma non conoscevo me abbastanza bene per far
fronte all’emozione di voler piacere ad uno di loro. In quel
momento ero felice che lei mi trovasse attraente, irresistibile e
sapevo quanto fosse sbagliato. “Il primo vampiro ebete della
storia..”.Alzai un sopracciglio, irritato dalla mia
confusione e non appena la fissai mi sommerse un moto di tenerezza, si
stringeva nelle spalle imbarazzata e guardava il tavolo spaventata
dalle mie possibili reazioni.
-Credo che tu non
abbia una buona percezione di te stessa-. Insinuai immediatamente. Era
piccola, indifesa, un cucciolo braccato.. “Sei innocente..e
dolce, piccolo Bambi”. Il mio sguardo poi cadde subito sul
suo petto che si alzava e abbassava ritmicamente immaginando il suo
seno stringermi come quella notte, le sue cosce bollenti cingere i miei
fianchi “Ma anche molto calda, gustosa.. tremendamente
eccitante”. Mi schiarii la voce e scoppiai a ridere
per mascherare la mia eccitazione - Devo ammettere che quanto ai
difetti ci hai azzeccato-. “Animale..”. - ma tu non
hai sentito cos'hanno pensato tutti gli studenti maschi di questa
scuola quando ti hanno vista la prima volta-. “ E cosa sto
pensando io adesso”. Ringraziai il cielo che non potesse
leggermi nella mente, altrimenti sarebbe scappata via.
Diventò
color pomodoro e si mosse nervosa sulla sedia.
-Non ci credo...-
sussurrò imbarazzata stringendo le palpebre. “Oh
io ci credo, e quanto vorrei dimostrartelo adesso”. Non
riuscii a credere che fossi io a pensare quelle cose. Mi sentii
esattamente come tutti i diciassettenni presenti nella mensa..
tremendamente ossessionato da un solo pensiero, il
sesso. “Toccami, fatti toccare da me..
facciamo l’amore”. Scossi la testa sconsolato,
dovevo mettere in programma una visita veloce da Carlisle al termine
delle lezioni. Jasper aveva ragione, ero malato..
- Per una volta
fidati, se ti dico che sei l'esatto contrario della
normalità-. Continuai imperterrito lanciandole uno sguardo
tutt’altro che casto. “Bene, bravo, ora
sì che ti amerà”. La percorsi
voracemente, famelico, non riuscii a contenere quella passione che
dentro mi stava divorando e con gli occhi le dimostrai quanto fuoco,
quanta brama d’averla avessi nel corpo.
Schiuse le labbra,
profondamente colpita e trattenne il respiro, completamente paonazza.
Le dita si strinsero sul bordo del tavolo e passandosi la lingua sulle
labbra mi fissò sfidandomi. La mia testa andò in
tilt quando i suoi occhi nocciola si persero nei miei.
- Ma io non sono
intenzionata a lasciarti perdere-. Disse con tono sommesso e disperato.
“ E nemmeno
io, piccolo Bambi, no.. non posso ormai. Ti amo, ma..”.
- Non capisci?-. I
suoi occhi brillarono di sfida e io le afferrai una ciocca di capelli
rigirandomela tra le dita fino ad avvicinare di nuovo il suo viso al
mio. - È la dimostrazione che ho ragione io-. Avrei voluto
assaggiare le sue labbra e perdermi nel loro sapore, ma sapevo che
eravamo al centro dell’attenzione e non volevo causare
ulteriori pettegolezzi, non più del necessario.
- Ci tengo
più di te, perché se ci riuscissi se andarmene
fosse la scelta migliore, sarei disposto a danneggiare me stesso, pur
di non ferirti, pur di proteggerti..-. Non era esattamente
così, ci avevo provato, ma non ero riuscito a starle
lontano. Bella.. la mia vita, il mio sangue, la mia tentazione, il mio
più grande e unico amore, doveva essere mia. Sospirai sulla
sua guancia e lei ansimò. I nostri sguardi si incrociarono e
di nuovo si persero nella passione e nel desiderio che attirava le
nostre diverse nature.
- E non credi che sia
lo stesso per me?-. Bisbigliò gemendo leggermente e
sospirando. “Qualcuno mi fermi perché sto per
esplodere..la voglio ora, su questo tavolo, tutta..”. Un
brivido mi corse lungo la schiena e il suo profumo mi
investì lasciandomi l’inguine dolorante.
- Non è a
te che spetta questa scelta-. Ruggii improvvisamente scontroso
allontanandomi e sistemandomi meglio sulla sedia. Avevo paura.. avevo
paura di me,delle mie reazioni incontrollabili. Era qualcosa di
insostenibile quello che mi provocava dentro, e fisicamente non
soddisfarlo faceva ancora più male. “Avanti parla,
dille qualcosa”.
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Capitolo 35 *** Continua tentazione ***
Capitolo agonia.. per me questo. Vi assicuro che a volte entrerei
volentieri nella testa delle Meyer e le chiederei i motivi per cui ha
scritto questo o quello.. così giusto per
curiosità per sapere, per afferrare meglio delle cose che a
me sfuggono. Ehhhh... però che carini Eddy e Bellina
così umani e così innamorati, bei tempi andati,
umana gioventù. Ahhh.. quanti ricordi. Comunque tornando a
noi..mi scuso ancora, il capitolo è stralungo. Eheheh!! a
volte spezzare diventa difficile, e ultimamente lo sta diventando
sempre di più per me. Però se vi annoia ditemelo.
Ora cominceremocon l'11 capitolo di Twilight "Complicazioni", siamo a
pagina 140. Da quello che mi risulta sul mio e-book, ma non ho il libro
reale. (Vabbè Mali ma a noi che ci importa?). Ops scusate,
avete ragione. Bene, ioc ome sempre vi ringrazio per gli splendidi
commenti, in attesa che non lavorerò più per
rispondervi (ma guarda te sta Malia), vi mando un grosso bacio e vi
ringrazio perchè nonostante tutto non mi abbandonate.
Speriamo che questa fic migliori sempre di più. Ma qual
è il capitolo con la radura? Io ogni tanto vado a leggerlo,
ma mi sembra sempre più lontano. Le idee ci sono ma sembra
sempre che non arrivi mai, e dico...uhhhh, non vedo l'ora! Speriamo di
non combinare un disastro. Un bacione e buona lettura, Malia.
Continua tentazione.
Il
mio umore cambiò, sentii improvvisamente il bisogno di
provocarla, di prenderla in giro e di gustare la sua reazione stizzita.
“ Tipico della prima cotta”. Stavo decrescendo a
vista d’occhio.
- Certo, darti
protezione sta diventando un lavoro a tempo pieno che richiede la mia
presenza costante-. Sorrisi sornione, sfottendola. La vidi guardarmi e
arrossire visibilmente, presa in contropiede. “24 ore su 24
direi, mia piccola tentazione”.
- Oggi nessuno ha
cercato di farmi fuori-. Balbettò fissandomi affascinata.
“Dio smettila di guardarmi così..”.
Avrei voluto stringerla a me e soffocarla di baci. Sentii il mio
stomaco contrarsi dal desiderio, ma cercai di ignorare quel sottile
dolore sottopelle.
- Non ancora..-.
Bisbigliai roco schiarendomi la voce. “Maledizione”.
- Non ancora..-.
Sussurrò perdendosi nei miei occhi e smettendo di respirare.
Dimenticai ogni cosa
che non fosse il suo cuore tamburellare veloce e il suo profumo di
fresia e lavanda farsi ancora più pungente. “Che
tortura, qualcuno mi aiuti”.
- Ho
un’altra domanda..-. Mormorai ancora rauco facendomi
pensieroso. “No, Edward, così non va..non
va”.
- Spara..-. Rispose
lei ancora rossa in viso e piuttosto imbarazzata.
- Hai davvero bisogno
di andare a Seattle, questo sabato, o era soltanto una scusa per
evitare di dire no a tutti i tuoi ammiratori?-.
Ero sinceramente
interessato a capirci qualcosa. Odiavo il fatto che piacesse a tutti
gli esseri di sesso maschile di quella scuola, ne ero geloso, la volevo
tutta per me e solo per me. “Oh perfetto”. Stavo
anche diventando possessivo.
-Guarda, non ti ho
ancora perdonato per la faccenda di Tyler. È colpa tua se
continua a illudersi di potermi invitare al ballo di fine anno-.
Alzò la mano indispettita e la picchiò sulla mia
con il rischio di farsi male. “Oddio, ma che musino permaloso
che abbiamo qui!”. La fissai ridacchiando e le afferrai
istintivamente le dita prima che riuscisse a ritrarle. Le strusciai il
pollice sul palmo, affascinato dalla differenza di temperatura tra noi
e la sentii rabbrividire di piacere.
- Oh, avrebbe trovato
l'occasione per chiedertelo anche se non ci fossi stato io: morivo
soltanto dalla voglia di vedere la tua reazione-. Continuai a ghignare
divertito, ma dentro di me qualcosa ruggiva portandomi
all’esasperazione. La salivazione aumentò e il
desiderio di toccarla crebbe, quel lieve contatto mi stava facendo
girare la testa.
- Se te l'avessi
chiesto io, avresti scaricato anche me?-. mormorai con un sorriso lieve
e tormentato sulle labbra. La sua mano si liberò dolcemente
dalla mia stretta e il suo indice percorse i contorni delle mie dita
con gentilezza e curiosità. Avevo voglia di chiudere gli
occhi e lasciarmi stregare da lei, ma mi resi conto di quanto fosse
pericoloso per entrambi.
- Probabilmente no..-.
Ammise intrecciando di nuovo le sue dita alle mie, fissandomi rossa in
viso e stringendosi nelle spalle. Guardò il bordo del tavolo
e poi tornò a perdersi nei miei occhi, mordendosi le labbra
per trattenere le emozioni.
“ Lo
sapevo..”. Dentro di me l’animale
esultò. Lei mi aveva sempre voluto.
- Ma all'ultimo
momento avrei cancellato l'invito... avrei finto una malattia o una
caviglia slogata-.
Confessò
poi imbronciandosi demoralizzata. Nessuno dei due sembrava voler
lasciare la mano dell’altro e io la strinsi maggiormente
provocando in lei la stessa reazione, strinse più forte le
mie dita facendomi tremare di piacere. Scoppiai a ridere alla sua
risposta sincera e le lanciai uno sguardo ironico.
-E perché
mai?-. Sussurrai divertito.
-Immagino che tu non
mi abbia mai vista in palestra, ma pensavo che avresti capito-. Scosse
la testa mortificata e io provai l’istinto di baciarle la
mano con dolcezza per consolarla. “Idiota questo si faceva
nei primi dell’ ‘800”.
-Ti riferisci al fatto
che non sei in grado di camminare su una superficie piana e solida
senza inciampare?-. Da quando nascondevo il mio imbarazzo prendendola
in giro? “Che stupido ragazzino”. Però
mi piaceva proprio da matti tenere le sue dita nelle mie e accarezzarla
dolcemente.. “Ancora più ragazzino”.
- Ovviamente-. Rispose
stizzita distogliendo lo sguardo, e io ridacchiai abbassando la testa
per fissarla ancora, questa volta teneramente.
- Non sarebbe un
problema. Dipende tutto da chi guida-. Mormorai gentilmente e con
dolcezza facendola rabbrividire. Non l’avrei mai fatta
cadere, l’avrei sempre sorretta, qualunque cosa fosse
successa, io per lei ci sarei sempre stato. L’avrei fatta
ballare io..
Ci guardammo incantati
e io mi sentii un sorriso ebete aleggiarmi sul viso, ero proprio cotto
di quella piccola umana.
Continuai ad affogare
in quei grandi e profondi occhi nocciola a parlai di
getto..sovrappensiero.
-Non mi hai ancora
risposto: vuoi davvero andare a Seattle, o ti andrebbe se facessimo
qualcos'altro-. Bisbigliai malizioso. “ Cristo, ma sei
proprio stupido”, il doppio senso delle mie parole era
palese. Arrossì diventando paonazza e tolse velocemente la
mano dalla mia portandosela in grembo. L’avevo messa in
imbarazzo, in difficoltà. Io stesso la fissai confuso,
cercando una via d’uscita.
-Sono aperta a tutte
le proposte..-. Sussurrò poi facendomi saltare il cuore in
gola. “ Cazzo, controllati”. Non mi
guardò e fu un bene, perché i miei occhi la
fissarono famelici, vogliosi e desiderosi di gustare quel piccolo
agnellino indifeso. “Calmati, datti una
calmata..Edward”.
- Ma devo chiederti un
solo favore..-. Tornai in me stranito e anche lei sembrava aver ripreso
un minimo di controllo. “ Non mi piace quando mi chiede
favori vaghi”. Strinsi le palpebre e mi insospettii.
-Cosa?-. Sussurrai
sulla difensiva, ma curioso di sapere cosa le passava per la testa.
-Posso guidare io?-.
Ecco, appunto. “Preferisce andare a Seattle, che fare altro
con te..l’hai spaventata”. Ma perché non
la smettevo una buona volta di fare pensieri erotici su Bella in ogni
situazione? Come se già non mi fosse bastata
l’ossessione che avevo per lei..
-
Perché?-. Le domandai stupito. Mi lanciò uno
sguardo scettico e per nulla rassicurante.
-Be', prima di tutto
perché quando ho detto a Charlie che sarei andata a Seattle,
lui mi ha chiesto se fossi da sola, e visto che così era
l'ho rassicurato. Se me lo chiedesse di nuovo non potrei mentirgli, ma
non credo che lo farà: lasciare il pick-up a casa,
però, lo porterebbe a sollevare la questione. In secondo
luogo, la tua guida mi terrorizza-. Non sapevo se ridere o rimanere
sconvolto e offeso dalle sue parole. Aveva paura della mia guida e non
di me? Cioè.. io e lei, soli, suo padre non sapeva neanche
che usciva con me, avrei potuto perdere il controllo, saltarle addosso,
morderla e ucciderla… e lei aveva paura della mia guida?
“ Tu sei pazza, amore..”.
Alzai gli occhi verso
il soffitto, esasperato, e scossi la testa.
- Con tutto
ciò che in me potrebbe terrorizzarti, ti preoccupi di come
guido-. Borbottai veramente stupito reclinando la testa di lato e
osservandola divertito. “Mi fai ridere piccola..”.
-Non vuoi dire a tuo
padre che passerai la giornata con me?-. Me ne uscii preoccupato..
sarebbe stato meglio che qualcuno dei suoi avesse saputo che stava
uscendo con Edward Cullen, ma possibile che non riuscisse a capire il
pericolo in cui si stava cacciando a stare da sola con me?
-Con Charlie, meno si
dice, meglio è-. Sbottò lanciandomi
un’occhiata si sfida. Si fidava, troppo, si sarebbe
completamente e sempre fidata di me. Capito il concetto.. dovevo
proteggerla io da me stesso. Sospirai amareggiato. “Cosa per
altro non facile..”.
-E comunque, dove
andremmo?-. Mi domandò poi incuriosita. Ci pensai su per
qualche secondo, riflettendo su ciò che avrei voluto
facessimo.
Andate
lontano, ci sarà sole, sarà una bella giornata.
Non volevi farle vedere come sei alla luce?
I pensieri di Alice mi
giunsero chiari e lanciandole un’occhiata notai che fissava
Bella con un certo interesse. Decisi di assecondarla, in fondo
perché no, gliel’avevo promesso.
- Ci sarà
bel tempo, perciò dovrò restare lontano da
sguardi indiscreti..e se ti va, puoi venire con me-. Le proposi
cercando di non sembrare ansioso. Non potevo certo costringerla a
venire con me se non avesse voluto e comunque volevo darle una scelta
per scappare, qualora non fosse stata sicura. “Ci risiamo,
sei tu ad avere paura, non lei”.
-Mi mostrerai quel che
dicevi a proposito della luce solare?-. Mi chiese speranzosa. La
guardai intimorito.
-Sì-.
Mormorai - Ma anche se non vuoi restare... sola con
me..-.Osservai la sua reazione, sorpreso nel vederla scuotere il capo e
avvicinarsi a me come per rassicurarmi. Abbassai lo sguardo per la
prima volta, soggiogato dai miei sentimenti, e continuai - preferirei
che tu non te ne andassi a Seattle per conto tuo. Tremo al solo
pensiero dei guai in cui potresti cacciarti in una città
così grande-. Ora si sarebbe arrabbiata, sapevo che la
infastidiva pensarmi come un baby-sitter pronto a soccorrerla. Mi
rispose subito, con voce scontrosa e stizzita.
- Phoenix è
tre volte Seattle, e solo quanto a popolazione. Le dimensioni..-.
La interruppi, fermo e
le sorrisi malizioso - Ma a quanto pare, a Phoenix non era ancora
giunta la tua ora. Perciò preferirei che mi stessi accanto-.
Mi chinai verso di lei che annuì impacciata e si
allungò sul tavolo fermandosi a pochi centimetri dal mio
naso. Sospirò esasperata, con aria da bambina offesa e per
nulla intimorita. Strinsi subito le mani a pugno sul tavolo e vidi le
nocche diventare ancora più pallide.. il dolore fisico mi
avrebbe aiutato a sopportare la sua vicinanza meglio di quanto sperassi.
-Si dà il
caso che restare sola con te non mi dispiaccia affatto-. Mi
sfidò poi arricciando le labbra e
gonfiando le guance.
L’effetto su di me fu immediato e una scarica elettrica mi
mozzò il respiro. “Merda..”. Alzai una
mano con l’intento di toccarle il viso, avvicinarlo al mio, e
vidi chiaramente i suoi occhi sbarrati seguire i miei movimenti, ma
all’ultimo momento tornai con le dita sul tavolo e le strinsi
spasmodicamente. “Toccala e sei perduto”.
- Lo so-. Sussurrai
roco dandomi mentalmente dello stupido. “Cosa
volevi fare eh? Accarezzarla.. Baciarla.. ?Sei matto”.
Sospirai rassegnato, sarei riuscito realmente a resisterle?
- Però
dovresti dirlo a Charlie-. Aggiunsi tristemente. Non volevo farle
correre nessun tipo di pericolo, tantomeno con me. Meglio che qualcuno
sapesse, così almeno sarei stato più attento.
“Attento a cosa eh? A non sbatterla su un albero e farla
tua?”. Mi irrigidii infastidito dalle mie fantasie violente.
“Devi proteggerla da te stesso..devi”.
-E perché
mai dovrei?-. Mi rispose ingenuamente battendo con leggerezza le mani
sul tavolo.
Scossi la testa
sconsolato. “Possibile che non hai un minimo di buon senso,
piccolo Bambi?”.
-Così
avrò un briciolo di motivazione in più per
riportarti a casa-. Le dissi serio. “ Se, come
no..”.
Non avrei mai saputo
frenare i miei istinti una volta risvegliati, dovevo essere molto cauto
con lei.
Lasciarmi andare
sarebbe stato un errore che non potevo assolutamente permettermi, Bella
era in grado di farmi perdere la testa con poco. Sospirai pensieroso e
improvvisamente il suo viso si avvicinò al mio facendomi
indietreggiare di scatto. “Ma cosa..”. Guardai i
suoi occhi stringersi e la sua lingua sbucare da quelle labbra tumide e
morbide. Riuscii a stento a trattenere la voglia di mordergliela e
farla gemere.
- Penso che
correrò il rischio-. Disse affrontandomi apertamente e
lasciandomi senza parole. Voltai il capo innervosito dal desiderio che
provai e cercai di ignorare la passione che mi stringeva lo stomaco e
il basso ventre. “ Maledizione..”. Sbuffai non
riuscendo a calmare quella sensazione di dolore nei pantaloni.
“Ti stai trasformando in un imbecille, Edward”.
Tornò a
sedersi e imbarazzata fece spallucce guardando verso i miei fratelli.
- Parliamo d'altro-.
Disse secca, piuttosto fredda.
- E di cosa vuoi
parlare?-. Risposi irritato, atono e senza alcuna cadenza.
Girò ancora
la testa verso gli altri vampiri e si morse le labbra abbassando subito
lo sguardo. Probabilmente stavano ascoltando la nostra conversazione
con molta attenzione, soprattutto Alice. Sospirai abbattuto, non
avrebbero potuto comunque capirmi.
- Perché
sei andato a Goat Rocks, lo scorso fine settimana, a caccia? Charlie
dice che ci sono gli orsi, non è un gran posto per fare
trekking-. Sbattè le palpebre riflettendoci su e di fronte
alla smorfia che feci sussultò, improvvisamente consapevole.
- Orsi..-.
Mormorò piano soppesando la parola. Mi fissò
spalancando i suoi occhioni nocciola e io ridacchiai - Be', non
è la stagione degli orsi-. Concluse poi arrossendo.
- Le leggi sulla
caccia regolano solo quella con le armi, se vuoi controlla pure-. Di
nuovo la provocai divertito, chissà come avrebbe reagito
alla consapevolezza che ci cibavamo di bestie come quelle.
- O..Orsi?-.
Balbettò tremando. “ Piccolo cerbiattino.. ora hai
paura?”. Pensai apprensivo.
- Emmett va matto per
il grizzly-. Continuai osservando attento le sue reazioni. Il suo viso
divenne una maschera impenetrabile e sbiancò per qualche
secondo rallentando i battiti.
Bella
afferrò immediatamente il trancio di pizza dimenticato nel
piatto e lo addentò nervosamente nascondendo poi il suo viso
dietro il bicchiere di Coca Cola. Probabilmente l’avevo
sconvolta, ed ecco finalmente una reazione normale, da essere umano.
“ Ma allora perché ho così
paura?”. La guardavo inquieto, aspettando che scappasse da me
da un momento all’altro.
-Mmm-. Disse
finalmente mettendo fine alla mia sofferenza.- Qual è il tuo
preferito?-. Rimasi per un istante immobile, come se le sue parole in
quel momento fossero state la cosa più strana che io avessi
mai sentito. “Qual è..”. Volevo
scoppiare a ridere, quel piccolo agnellino ne aveva di fegato e sapeva
sempre come stupirmi. La guardai di sbieco e una smorfia apparve ancora
sul mio volto. “Che imbarazzo però..”.
- Il puma..-.
“Oh sì Edward perché non le dici la
verità? Che preferisci lei nuda e gemente sotto di te, con
il collo squarciato dai tuoi stupidi desideri
pulsanti?”. Mi irrigidii tentando di scacciare dalla mente
quelle immagini troppo potenti che si insinuavano come fendenti nel mio
corpo, a ondate minacciose e piacevoli.
-Ah-.
Terminò prendendo un sorso di bibita e coprendosi di nuovo
il viso.
Cosa aspettavo che mi
chiedesse? Il suo sapore? Mi sentivo sempre più idiota, ma
al solito non riuscii a trattenere un ghigno e a mascherare i miei
sentimenti. Cominciai a scimmiottarla imitando la sua voce da
professoressina in modalità adulta consapevole.
- Ovviamente...
dobbiamo stare attenti all'impatto ambientale e cacciare con un certo
giudizio. Di solito ci concentriamo sulle aree sovrappopolate di
predatori, a qualunque distanza si trovino. Da queste parti
c'è abbondanza di alci e cervi, e tanto basta, ma
dov'è il divertimento?-.
“Stai
esagerando, frena, frena..”. Non ci riuscii, vedevo il suo
sguardo spaurito e vacuo, quasi spaventato, da cucciolo indifeso e la
mia cattiveria prese il sopravvento. “Vuoi sapere cosa si
prova? Vuoi saperlo amore?”. La mia eccitazione era forte,
volevo sfogarmi, sfogarmi sulla fonte della mia sofferenza, del mio
dolore. Non riuscivo a sopportare che lei avesse così potere
su di me, lei, quella bambina umana che io adoravo, veneravo, io
impazzivo solamente al pensiero di toccare quelle labbra, quella bocca,
quel corpo dolce e caldo. Avrei venduto la mia anima una seconda volta
solo per Bella.
- Eh, già,
dove?-. bisbigliò rauca, deglutendo e mordendo ancora la sua
pizza.
- A Emmett piace
andare a caccia di orsi all'inizio della primavera: appena usciti dal
letargo sono più irritabili-. Affondai con classe,
guardandola come un animale in gabbia, lei.. la mia droga, la fonte
più pura del mio godimento. “Cosa si prova
piccola?”.
Inghiottì
ancora la saliva e mi fissò cercando di mantenere un
contegno vagamente curioso.
-Non c'è
niente di più divertente di un grizzly irritato, in
effetti-. Affermò cercando una leggerezza che non
le apparteneva. Tentava di tenere il mio gioco, ma le sue dita
tremavano. Le sue mani avrebbero ancora toccato le mie?Avevo paura che
se l’avessi sfiorata sarebbe fuggita da me, urlando.
-Per favore-. Le
chiesi dolcemente allungando la mano e sfiorandole appena il mento. La
vidi trattenere il fiato e lo trattenni anche io, com’era
morbida, tenera... “Scapperà, ti
rifiuterà”. Era bellissimo toccarla. Le alzai il
mento con un dito e vidi i suoi occhi nocciola cercare sicurezze, pieni
di fiducia, pieni di ammirazione nei miei confronti. “No,
cucciolo no.. non così”. – dimmi cosa
pensi veramente-. Terminai in un sussurro sorridendo leggermente e
scuotendo il capo.
- Sto cercando di
immaginare... ma non ci riesco. Come fate a cacciare gli orsi senza
armi?-. Mormorò stordendomi e facendomi vibrare di
desiderio. “ Edward, togli quella mano.. ora..”.
-Beh qualche arma ce
l’abbiamo-. Mi avvicinai lentamente a lei e le sorrisi
mostrandole i canini. Non indietreggiò, ma si
avvicinò fissando la mia dentatura e rabbrividendo. Come
avrei voluto affondarle la mano tra i capelli e premerle le labbra
sulla vena pulsante del suo collo. Mi trattenni solo perché
riconobbi il timore e la paura nei suoi gesti. “Non ti
avvicinare di più.. ti scongiuro”.
-Non il genere di
strumenti che i legislatori prendono in considerazione quando stendono
i regolamenti di caccia. “Ma che diavolo dico..?”.
Le sue labbra si chinarono leggermente verso il mio polpastrello e io
persi cognizione di quello che stavo dicendo e del mio cervello che in
quel momento non pensava ad altro che a divorare quella succosa
tentazione. -Se hai visto un documentario su come attaccano gli orsi,
dovresti essere in grado di visualizzare Emmett-. Finii per dire,
troppo assorto sui suoi movimenti. Il suo sguardo perso nel mio si
spostò per un attimo su Emmett e lo guardò
improvvisamente conscio di quello che le stavo dicendo. “No,
guarda me, è me che devi guardare.. me, piccolo
Bambi”.
Soffocai una risata
nervosa a causa del mio moto assurdo di gelosia e quando i suoi occhi
tornarono nei miei mi sentii rinascere. Mossi le labbra come se stessi
pregustando qualcosa e la vidi fissare intensamente la mia bocca come
io avevo fatto prima con la sua. “Resisti, non sai cosa
può succedere.. fermati”.
-Anche tu somigli a un
orso?-. Sussurrò facendomi fremere. “Per te
somiglierei ad ogni cosa in questo momento..”. Mi stavo
trasformando in una creatura ridicola.. altro che vampiro.
- Più a un
leone, così dicono-. “Sì, un leone
scemo.. che scodinzola quando vede la sua preda e fa pure le fusa..
felino idiota”. -Forse i nostri gusti rispecchiano
il modo in cui cacciamo-. Mi immaginai vicino a lei, muovermi in modo
attento, agile, fermo ad ascoltare il suo più piccolo
respiro, pazzo per quello che sarebbe successo di lì a pochi
minuti.. fondermi con il suo corpo, fondermi e bere il suo sangue..dio
che piacere sentirlo scorrere nelle mie vene.
“Cazzo,
cazzo, smettila…”.
-Forse-.
Bisbigliò incuriosita dalla mia reazione - Avrò
mai il permesso di assistere??-. Domandò innocentemente
facendomi inorridire. L’immagine di lei nuda sotto il mio
corpo, divorata dalle mie fauci mi fece venire l’acquolina in
bocca e mi allontanai di scatto, facendo persino rumore con la sedia.
“ Basta..”. Incrociai le braccia e le strinsi
spasmodicamente una sull’altra.
- Assolutamente no!-
Gridai in modo strozzato facendola indietreggiare stupita e spaventata
dalla mia reazione. Respirai velocemente e cercai di controllarmi,
anche se le fantasie continuavano a scorrere di fronte ai miei occhi e
il suo profumo continuava a darmi il tormento.
- Troppo…
troppo spaventoso per me?-. Deglutì e mi fissò
con lo sguardo di un piccolo agnellino martoriato e indifeso.
“Spaventoso?Spaventoso?”. Non immaginava neanche
quanto.. non ne sarebbe uscita viva. Non se fossi stato io
lì nei paraggi.. l’avrei annusata tutta, irretita,
amata e poi divorata. Sì.. con un piacere immenso e tremenda
beatitudine.
- Se fosse questo, ti
porterei con me stanotte. Quel che ti serve è una salutare
dose di paura. Non vedo cosa potrebbe darti più beneficio-.
Risposi tagliente, freddo, senza alcun sentimento nella voce. Le
avrebbe fatto bene vedere cosa eravamo in grado di diventare, ma
assistere.. che pazzia.. le avrei fatto capire prima o poi e non mi
avrebbe più toccato con quella facilità, non si
sarebbe avvicinata più con quella sicurezza, anzi.. doveva
avere un po’ più di timore se voleva salvarsi la
vita.
-Ma allora,
perché?-. Continuò imperterrita e io mi infuriai.
“Che significa perché?”
Perché la desideravo troppo, perché i miei sensi
si sarebbero amplificati a dismisura e non mi sarei riuscito a fermare.
Era già difficile così, maledettamente difficile!
La osservai torvo e mi
accorsi che la campana era suonata da un pezzo. “Possibile
che con lei perda la cognizione del tempo?” Ero troppo
agitato, dovevo riuscire a calmarmi, a stare tranquillo. Respirai
lentamente..
- Più
tardi.. siamo in ritardo..-. Le feci notare. La mensa era vuota. Si
alzò di scatto dalla sedia, piuttosto turbata dalla mia
reazione, ma non insistette, mi guardò solo sconsolata e io
ricambiai lo sguardo con ansia.
- D'accordo,
più tardi-. Sospirai di sollievo alla sua risposta, ma
sapevo che la sua curiosità non era affatto soddisfatta.
“ Che cosa le dovrei dire? Che la divorerei molto
volentieri?”.
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Capitolo 36 *** Complicazioni ***
Bene
Bene, e mentre qualcuno mi fa compagnia su msn con simpatia io pubblico
Midnight Sun. Al solito fermare i capitoli sta diventando sempre
più difficile, ma non è che posso pubblicare
dieci pagine. Altrimenti vi addormentate. Già vi
vedo a russare davanti al pc.. ahahah!!! Beh, che dire di questo
capitolo, al solito ci sono parti che ho aggiunto arbitrariamente. E
che ci posso fare zia Meyer, ci ho preso gusto perdonami.. ^^ Speriamo
non mi lanci maledizioni. Non so, ma il fatto è che mi fa
troppo sorridere un Edward così umano ed impacciato, che si
ritrova così ragazzo tutto in un momento e non sa che pesci
prendere e si accorge di non essere più così
perfetto. Lo trovo tenero, romantico, e tremendamente dolce.
Insomma vulnerabile, non più perfetto.. umano,
finalmente vivo.. così mi piace pensarlo. Vabbè
ma è inutile che mi metto a parlare è meglio che
lo leggiate da voi. Io come sempre vi ringrazio della pazienza che
avete di aspettare che io pubblichi, e ovviamente anche per il facco
che seguiate questa storia. Un bacione a tutti. Malia.
Complicazioni.
La precedetti davanti
all’aula di biologia e mi fermai di fronte
all’entrata, infastidito dagli sguardi stupiti
dell’intera classe, e non riuscii a trattenere un sorriso
ironico. Non mi ero mai avvicinano a nessuno così tanto,
tantomeno ad una ragazza, avrei dovuto aspettarmi quelle reazioni
sconvolte. Sospirai, inutile credere di poter passare inosservato.
Bella si bloccò dietro di me e notai i suoi occhi fissi
sulla mia schiena, meravigliata dalla mia azione improvvisa.
“Aspetta piccolo Bambi, aspetta un attimo”. Mi
voltai e con un leggero inchino la invitai ad entrare
nell’aula per prima.. ero pur sempre un cavaliere no? Al
diavolo gli sguardi interessati. La mia mano accompagnò il
suo gomito verso l’entrata mentre il mio viso si
chinò leggermente verso il suo con un sorriso malizioso.
“Prego, prima le signore”. La vidi fissarmi
allibita e scuotere la testa piena di imbarazzo. Scoppiai a ridere
quando finalmente entrò, insicura sulle sue gambe, e le
sfiorai i capelli con il viso facendola arrossire visibilmente. Adoravo
vedere le sue guance accese di rossore.. “Che cucciolo che
sei, piccolina”. Mi misi immediatamente seduto accanto a lei,
questa volta sicuro, e cercai di non rimanerle lontano come al solito.
Dovevo controllarmi, stare tranquillo, ero sicuro di potercela fare, ci
sarei riuscito a non saltarle addosso e a non morderla tutta.
“Mhh.. non ci pensare, avanti..”. Chiusi gli occhi
e mi permisi di sospirare, facendo voltare Bella piuttosto stranita
verso di me. Lo sguardo le cadde con una punta di agitazione sulle
nostre braccia vicine, troppo vicine, che si sfioravano arrivando a
toccarsi e cercò i miei occhi mordendosi le labbra. Forse mi
stavo prendendo troppe libertà, ma desideravo tanto potermi
sentire un ragazzo normale e lei mi faceva provare emozioni
così umane, così semplici, che a volte pensavo di
potermi veramente comportare come un essere umano. Abbassai lo sguardo
tentando di farla sembrare una cosa semplice e respirai piano per non
lasciar troppo scorrere il suo profumo nelle mie vene. Certo era
maledettamente frustante non poterla accarezzare come avrei voluto
fare. “E come vorresti fare eh?”. Già..
meglio non riflettere su cosa avrei voluto farle, molto meglio.. Il
professor Benner entrò tutto trafelato, ma come sempre
puntuale, abbassando subito le finestre e spingendo un televisore verso
la lavagna. Lezione con video.. “Oddio, che noia”.
Pensai subito guardandolo fare un sorrisetto compiaciuto a tutta la
classe. Tanto era felice che corse subito a spegnere la luce senza dire
nemmeno una parola. Non avrei potuto sopportare un’ altra ora
di anafase, metafase, e cretino fase.. sghignazzai come un ragazzino.
Possibile che fossi improvvisamente regredito a uno stato mentale di
stupido adolescente dall’idiozia dilagante? La cosa
cominciava a preoccuparmi.
Nell’aula si
fece subito buio e alzai lo sguardo verso il televisore improvvisamente
rigido. “Cazzo..dannazione..”. I miei muscoli si
tesero, duri, e il veleno corse veloce per tutto il mio corpo
concentrandosi sui miei canini come se avessi ricevuto una scarica
elettrica. Mi bloccai gelido. Era.. era.. assurdo, impensabile, non mi
ero mai sentito così eccitato prima d’ora. Il
profumo di Bella mi stava uccidendo. L’odore della sua
vicinanza al buio era aumentato mortalmente e la voglia di morderla mi
strinse lo stomaco in una morsa irresistibile. Ma non avevo voglia di
ucciderla. Strinsi le braccia incrociandole al petto e respirai la sua
fragranza come un drogato. “Che voglia..”. Poteva
un vampiro avere l’acquolina in bocca? La desideravo. Ero
consapevole del suo corpo in modo ossessivo: percepivo il suo petto
alzarsi e abbassarsi, la sua bocca schiudersi, il suo seno tendersi
eccitato a causa della mia vicinanza e il suo stomaco contrarsi. Le sue
gambe rigide così vicine alle mie si sistemarono meglio
sullo sgabello per stringersi imbarazzate: sapevo cosa significasse
quell’atteggiamento e deglutii sperando di non pensarci
troppo. “Resisti..”. Bella si dondolò
leggermente sulla sedia prima di tornare a bloccarsi e io deglutii
sentendo i jeans stringersi ancora all’altezza del cavallo
imprecando tra i denti. Era eccitata e cercava di darsi sollievo,
esattamente come stavo facendo io irrigidendomi. “Dio, non
pensarlo.. non.. merda Edward calmati, è tutto il giorno che
hai erezioni continue, porca miseria, ma che ti prende”. Le
lanciai un’occhiata di sbieco e i nostri sguardi si
incrociarono. “Oh fanculo, qualcuno mi salvi”. I
suoi occhi fissi nei miei.. i suoi occhi dentro i miei..sempre,
sempre.. sentii corrermi dentro un desiderio indescrivibile di
toccarla, di accarezzarla, di sentire il suo calore sulle mie mani e di
baciarla. Lo volevo così tanto, ma avevo così
tanta paura di farle del male. Mi sorrise imbarazzata e io risposi
altrettanto in imbarazzo. Subito distolse lo sguardo con il cuore in
gola e lo stesso feci io.. “Ma cosa mi
prende..”. Cercai di rilassarmi, ma le mie dita non volevano
saperne di allentare la presa sulla maglietta, se l’avessi
toccata non sarei più stato in grado di fermarmi. Era una
vera tortura.. così non potevo andare avanti, non avrei
resistito un minuto di più. Mi spostai in avanti cercando di
ritrovare l’attenzione per il video, cosa impossibile, ma la
gola continuava a bruciarmi troppo e non riuscivo a riprendere il
controllo del mio corpo, non riuscivo a resistere. Le mie gambe si
scontrarono nervosamente con le sue, attratte in modo inesorabile, e un
brivido di piacere mi percorse quando le nostre ginocchia si sfiorarono
inavvertitamente. Sentivo dolore.. ed era raro per me. Percepivo la
sofferenza e l’indolenzimento di una parte del mio corpo che
avrei preferito dormisse per l’eternità e invece..
invece con Bella il mio essere uomo sembrava essersi risvegliato ed
ogni sensazione di vita, viva, essenziale, fisica, era condizionata dai
suoi movimenti più piccoli, dai suoi sorrisi e dai suoi
gesti. Io vivevo di lei, la verità ormai era chiara, io
volevo solo lei. Portai una mano sotto il banco facendola scivolare
sulla mia gamba e inspirai tentando di ritrovare una sorta di calma, ma
nonostante tutta la mia volontà non riuscii a frenare le mie
dita che si spostarono verso le sue ginocchia. Rabbrividii quando
trovai la sua mano ad accogliermi e mi voltai ad osservarla stupito.
Stringeva un braccio contro il seno e si mordeva le labbra mentre le
nostre dita si intrecciavano gridando il loro bisogno spasmodico di
toccarsi. Non mi guardò, ma
l’elettricità tra noi era ormai troppo palpabile,
sentivo odore di sesso, odore di desiderio, e la voglia di stringerla a
me si intensificò ancora, lasciandomi la mente indolenzita e
i sensi storditi. Le mie dita ferme, decise le accarezzarono il palmo
con dolcezza e chiusi gli occhi per sentire meglio la sua pelle calda
scivolare sulle mie dita fredde. Era il Paradiso, era la vita e io da
troppo tempo mi ero dimenticato il significato della parola
“esistere”. I suoi polpastrelli mi accarezzarono
lievemente le nocche e si spinsero sul dorso della mano fino al mio
polso, facendomi boccheggiare in cerca d’aria.
“Oddio”. Percepii la gola seccarsi e il veleno
scendere nel mio stomaco facendo intrecciare le mie viscere. Mossi la
mia mano febbrilmente afferrandole a mia volta il polso e passai il
polpastrello dell’indice sulla vena pulsante che le correva
su per il braccio. La sentii gemere e chiamarmi sommessamente.. strinsi
i denti tentando di controllarmi. Ancora.. risalii malizioso lungo la
pelle fino al suo gomito accarezzando la tenera pelle
all’interno e di nuovo i nostri occhi si incrociarono.
Ancora.. non mi fermai e solleticai con le dita il suo avambraccio
sentendo il mio corpo reagire impazzito e la mia passione esplodere in
scintille soffocanti. Ancora.. arrivai alla sua spalla coperta dalla
magliettina corta che indossava e tornai a perdermi nel suo sguardo.
“Basta Edward, stai esagerando”. Dovevo fermarmi
prima che fosse troppo tardi, dovevo farlo! Il mio piccolo Bambi mi
fissava con occhi spaventati, colmi di desiderio inespresso e abbozzai
un gesto di scuse allontanandomi da lei e tornando a fissare il video.
“Che diavolo mi prende?”. Non riuscivo a
concentrarmi sulla lezione e mi irrigidii ancora tornando con le
braccia conserte e tentando di non far ricadere i miei occhi su di lei.
Ma non mi fu possibile.. Bella era il centro di ogni mio pensiero, di
ogni mio desiderio ed era impensabile provare a non sentire il suo
corpo addosso al mio, perché lo sentivo.. sentivo i suoi
baci sulla mia pelle, sentivo le sue carezze sul mio collo e i suoi
fianchi farsi vicini ai miei. Dio se lo percepivo.. era il suo odore a
dirmelo, era il suo profumo a stregarmi ed era il suo desiderio ad
avvolgermi, e se la lezione non fosse finita in fretta avrei commesso
un omicidio. Era troppo per me.. troppo.. “Piccolo Bambi mi
stai facendo impazzire, non mi riconosco più”.
Quando il professore
accese le luci sospirai di sollievo. Era finita finalmente.. forse. Ero
guardingo, non sapevo come avrebbe reagito il mio corpo, ma sicuramente
male. La fissai e la vidi sospirare, tornando a rilassarsi, e a
sciogliere le braccia dalla posizione che avevano preso. Era
completamente sotto shock e anche io, ma per me era più
facile nasconderlo. Ridacchiai e un sorriso ironico si impresse sul mio
volto.
-Bè,
interessante..-. L’ambiguità della frase la fece
sussultare e si portò una mano tra i capelli sorridendomi
timida.
- Mmmm..-. Rispose
solamente, evidentemente molto turbata. Il mio corpo sembrava bollire
di desiderio e sarebbe stato difficile dimenticare quella sensazione.
- Andiamo..?-. Le
dissi al suono della campana. Annuì e storse la bocca in una
smorfia agitata. Non feci alcuna allusione a ciò che era
successo, preferii evitare, non ero in grado di parlarne, era troppo
forte quello che mi legava a lei, ed era capace di confondermi, di
alterarmi completamente.
Camminai al suo fianco
totalmente confuso, non riuscivo a riprendere coscienza di me stesso e
avevo paura che il desiderio per lei riuscisse ad accecarmi.
“Calmati.. calmati, maledizione”. Eppure la voglia
di accarezzarla non svaniva, la voglia di stringerla a me non voleva
lasciarmi in pace e io ero combattuto, divorato da me stesso e da
quegli istinti umani così imprevedibili. Cercai di respirare
lentamente, di ritornare tranquillo, ma la vicinanza con lei non me lo
permetteva e sentivo il mio corpo lacerarsi tra il desiderio del
vampiro e quello del mio essere ragazzo. Era totalmente frustrante. La
accompagnai fino all’entrata della palestra e la vidi girarsi
verso di me, probabilmente per salutarmi e non ci riuscii, non riuscii
a fermarmi. Ancora una volta le mie dita si mossero senza che io ne
avessi reale coscienza e raggiunsero il suo viso totalmente stregate.
La osservai portarsi le braccia al petto stupita dal mio gesto ed
indietreggiare leggermente, ma non mi fermai e le portai la punta delle
dita sulla tempia. Percepii il suo cuore battere veloce e rimasi senza
fiato. “Calda..”. Scesi con la mano sulla sua
guancia e mi fermai all’angolo delle sue labbra
accarezzandole lievemente. “Dio
com’è morbida..”. Le fissai la bocca con
insistenza e mi avvicinai ancora di più lasciandomi
avvolgere dal suo profumo, senza pensare, senza riflettere e
improvvisamente consapevole del mio errore mi voltai senza nemmeno una
parola. “Vattene, allontanati, vai via..”. Non
averla salutata mi fece male, ma non riuscii a tornare indietro e mi
allontanai di tutta fretta, anche troppo velocemente forse, creando una
voragine dentro di me. Uscii in giardino e mi di rilassai guardando in
alto.. tutto quel desiderio mi avrebbe ucciso prima o poi. Rimasi
immobile ed immerso nei miei pensieri per quella che mi
sembrò un eternità, il tempo senza il mio piccolo
Bambi sembrava scorrere troppo lento e già cominciavo ad
annoiarmi. Ma come avevo fatto a vivere 100 anni così?
Stentavo a crederci. Senza di lei mi sembrava tutto inutile. Mi resi
conto che sarei stato molto curioso di vederla durante la lezione di
ginnastica. Decisi di curiosare un po’.. infondo che male
c’era, non l’avrebbe mai saputo no? Mi avviai verso
la palestra.
Entrai sempre
più incuriosito e rimasi incantato a guardarla.
Sghignazzai.. stava giocando a volano ed era maledettamente instabile
sulle sue gambe, come al solito. Immaginai che di lì a poco
avrebbe fatto un enorme ruzzolone. La fissai imbambolato. Era
così buffa, ma così carina con in quella tutina
sportiva. “Tutina sportiva..”. I miei occhi si
fissarono sulla stoffa attillata che le copriva il seno e poi scesero
ad ammirare il modo in cui la maglietta leggera le scendeva sul ventre
piatto. Le sue gambe ben tornite mi fecero leccare le labbra e mi
scordai il mio nome quando si voltò di spalle a me. Il suo
fondoschiena si mostrò in tutta la sua bellezza dentro quei
pantaloncini attillati, l’avrei mordicchiato fino allo
sfinimento.. “Accendete il condizionatore,
maledizione..”. Mi appoggiai con la spalla sullo stipite e a
malapena mi accorsi che Bella si era colpita la testa con la racchetta
e aveva sbattuto malamente contro Newton. Purtroppo per me i pensieri
di quell’idiota furono abbastanza chiari e mi venne voglia di
entrare immediatamente e strozzarlo. Gli apprezzamenti verso Bella
erano solamente mia prerogativa e il fatto che la sua testa vuota
pensasse a lei in termini sessuali mi irritava da morire.
“Mhh.. se ti avvicini a lei, giuro che le conseguenze saranno
spiacevoli”.
- E allora?-. Percepii
improvvisamente le sue parole e un ringhio involontario mi
gorgogliò nel petto.
“E allora
che.. imbecille di un umano”. Strinsi le mani a pugno e
aspettai che Bella rispondesse.
- Allora cosa?-.
Sorrisi della sua risposta infastidita, evidentemente quelle attenzioni
non le piacevano.
- Tu e Cullen eh?-.
ironizzò quello scimmiotto maledicendomi. Non gli piacevo,
ma questa antipatia era reciproca. “Lontano da lei,
lontano..Newton”.
- Non è
affar tuo, Mike..-. Sbottò Bella piuttosto infastidita
dirigendosi verso l’uscita. E bravo il mio agnellino.
“Gira a largo cosetto, chiaro il concetto?”.
- Non mi piace..-.
Replicò allora lui con voce stridula inseguendola.
“Non devo piacere a te infatti, la cosa mi spaventerebbe,
nonchè disgusterebbe, mio dio”. I miei nervi erano
tesi e la voglia di staccargli la testa diventò un bisogno
doloroso.
- Non
è che debba piacere a te..-. Tagliò corto lei
piuttosto gelida, voltandosi irritata. Sghignazzai compiaciuto. Non mi
era mai capitato di sentirmi così possessivo, ma con lei
ormai stavo scoprendo un altro me stesso.
-Ti guarda come se
fossi... qualcosa da mangiare-. Terminò lui continuando ad
ignorarla. A quel punto non mi rimaneva che ucciderlo, stava rompendo
troppo le scatole. “Smamma carino, ti ha detto di
no”. Assottigliai le palpebre e sperai che sparisse.
Percepii i pensieri
delusi di lui quando Bella lo salutò di fretta e non mi
trattenni dall’ esultare vittorioso. “Giornata
storta Newton?”. Senza aspettare mi riscossi e mi nascosi
appoggiandomi al muro poco dopo l’uscita della palestra.
“Cosa le dirai?”. Ero agitato. Avrei trovato
qualcosa di senso compiuto da dirle, a parte che avrei voluto uccidere
Netwon con le mie stesse mani? “Parlare di qualsiasi cosa,
sii romantico”. Romantico? “Sto diventando
matto”. Io romantico, un vampiro galante.. oh sì
certo come no. “Ma che idiota..”. La vidi uscire
trafelata con lo sguardo basso e desolato. Non appena mi vide
sussultò sorpresa e mi sorrise con calore.
- Ciao..-
sospirò e continuò a sorridermi.
Un stretta allo
stomaco mi ricordò che dovevo rispondere al saluto e le
sorrisi a mia volta.
- Ciao..-. Feci
tranquillo – Com’è andata in palestra?-.
Si rabbuiò
immediatamente. – Bene..-. Sussurrò distogliendo
lo sguardo e passandosi una mano tra i capelli.
-Davvero?-. non volevo
vederla triste, avrei fatto qualunque cosa per non vedere quel musino
triste.
Improvvisamente
strinsi gli occhi mettendo a fuoco Newton alle spalle di Bella e gli
lanciai un’occhiata decisamente poco amichevole che lui
ricambiò stizzito. “Prova ad avvicinarti ancora a
lei e sei morto, è una promessa”. Ringhiai
sommesso lasciando trapelare la mia rabbia.
- Che
c’è?-. mi riscossi quando notai quello sguardo
nocciola confuso e incuriosito.
La fissai e mi
avvicinai a lei con fare possessivo –Newton comincia a darmi
sui nervi-. Mormorai piuttosto innervosito.
- Non dirmi che ti sei
rimesso ad ascoltare!!-. Si alzò esasperata in
punta di piedi accostandosi maggiormente al mio viso e mi
sfidò con lo sguardo. “Oh oh”. Il suo
profumo mi avvolse ancora e faticai a ricordarmi dove fossi.
La guardai
innocentemente e le sorrisi in modo dolce e gentile.
- Come va la testa?-.
Aggrottai le sopracciglia sghignazzando maliziosamente e lei mi
guardò fulminandomi con gli occhi.
- Sei incredibile!-.
Urlò facendomi tremare. Eravamo così vicini che
se mi fossi mosso l’avrei toccata e l’attrazione
tra noi era così frustrante che mi sembrò di
impazzire. Si voltò di scatto imbronciata e corse via
offesa. “Bravo Edward i miei complimenti, dovevi proprio
dirglielo?”.
La inseguii gettandomi
alle sue spalle e mi maledii in tutti i modi possibili, ma rimasi in
silenzio e aspettai che fosse lei a rivolgermi la parola. In fondo non
mi sembrava di aver fatto nulla di così sbagliato. La
superai in prossimità della mia auto e le aprii la portiera
mentre lei fissava stranita la folla di ragazzi che ammirava la
macchina di Rosalie accanto alla mia, effettivamente troppo vistosa.
Entrò senza dire una parola e si sedette fissando un punto
lontano di fronte a sé. Chiusi lo sportello sospirando
tristemente e mi infilai al posto di guida stringendo le mani sul
voltante.
- Appariscente..-.
Mormorai maledicendo Rose e la sua voglia di farmela pagare.
- Che macchina
è?-. Disse fredda sporgendosi verso di me per guardarla
meglio.
- Una M3-. Sospirai
ancora, sconsolato. Mia sorella aveva proprio deciso di mettersi contro
la mia scelta. Mi domandai fino a che punto avrebbe fatto i capricci,
avrei dovuto parlarle chiaramente prima che ci mettesse tutti nei guai
a causa dei suoi sbalzi di umore.
- Emh.. tradotto per i
comuni mortali?-. Sbottò furiosa lanciandomi
un’occhiata di sbieco.
- Una BMW-. Terminai
soffocando una risata. Era ancora molto arrabbiato il mio piccolo Bambi.
- Sei ancora
arrabbiata?-. Bisbigliai voltandomi verso di lei e chinando
la testa con sguardo pentito.
- A.. assolutamente
s..sì-. Balbettò guardandomi negli occhi. Adoravo
il potere che sentivo di avere su di lei. Mi avvicinai ancora di
più, scaltro, felino e reclinai la testa sorridendole.
- Se chiedo scusa mi
perdoni?-. Sussurrai ancora dolcemente. Sfiorai con una mano i suoi
capelli e lei si accostò al cambio poggiando una mano sulla
mia coscia. “Pericolo”, diceva la mia mente, ma il
mio corpo non voleva saperne ed aveva una voglia matta di baciarla, di
farle capire che io morivo per lei.
- Forse..-. I nostri
occhi si incatenarono e questa volta lasciai che i miei desideri
prendessero vita. Le afferrai la mano che toccava la mia coscia e la
tenni stretta nella mia. - Se sei sincero.. e in più se
prometti che non lo rifarai..-. Mormorò tutto ad un fiato,
il cuore al galoppo.
La fissai mortificato
e schiusi le labbra maligno bagnandomi le labbra. – E se
sarò sincero..-. Iniziai mellifluo – e in
più ti lascerò guidare, sabato?-.
Mi fissò
portandosi l’altra mano sulla bocca cercando di controllare i
suoi battiti e ridacchiai tra me e me.
- A..Aggiudicato-.
Tremò e io avvicinai lentamente le sue dita vicino alla mia
bocca. Non pensai a nulla e posai le mie labbra sulla sua pelle calda,
rabbrividendo mentre una scarica elettrica attraversava i nostri corpi
accaldati.
- Bene.. mi dispiace
molto di averti fatta arrabbiare-. Bisbigliai alzando leggermente la
testa per guardarla negli occhi. Fu scossa da brividi e il suo cuore
aumentò ancora i battiti che divennero
velocissimi. “Sei mia..”. - E
sarò sulla soglia di casa tua sabato mattina presto-.
Continuai lasciandole la mano e maledicendomi per ciò che
avevo appena fatto. “No, non resisterò
ancora per molto”.
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Capitolo 37 *** Sei tutta la mia vita, amore ***
Scusate l'ora tarda..ora starete
nei vostri bei lettini o lettoni, facendo dolci sogni. Spero anche per
me. E io intanto aggiorno Mid Sun, mi scuso per il ritardo, ma in
questa settimana internet è morto lasciandomi a spasso.
Bah.. i misteri delle chiavette. Perciò non aggiornavo. Ma
eccomi qui.. Pronta per voi. Vi lascio subito al capitolo scusandomi
ancora. Spero possiate apprezzare. Un bacio e un grazie a tutti, BUONA
LETTURA!! Malia.
Sei tutta la mia vita, amore.
Mi allontanai da lei fissandola
affascinato. Il rossore acceso sulle sue guance era qualcosa a cui non
mi sarei mai abituato. Era bellissima, ai miei occhi non
c’era nulla di più attraente di
quell’innocenza maliziosa che la rendeva così
misteriosa e dolce. Rischiavo di perdermi per quelle espressioni
sorprese e sature di desiderio e passione. Rischiavo di incendiarmi..
- Uhm, una misteriosa Volvo sul
vialetto non ci aiuterà di certo, con Charlie -.
Bisbigliò pensierosa fissando un punto lontano, troppo
lontano da me. Sorrisi.. non sarei andato da lei con la mia auto, molto
probabilmente sarei stato già lì.
L’avrei vegliata tutta la notte e mi sarei presentato fuori
dalla sua porta come se fosse stata la cosa più normale del
mondo.
- Non ho detto che
verrò in auto..-. Ridacchiai mettendo in moto la Volvo e
uscendo dal parcheggio.
Mi fissò
interrogativa, ma lasciai in sospeso quella muta richiesta. In fondo
lei non sapeva della mia velocità..
- Ma come..-.
Domandò poi facendomi nuovamente sorridere. Accelerai di
scatto facendola sussultare, e ghignai divertito. “Correndo
piccolo Bambi..”.
- Non preoccuparti, ci
sarò. Senza macchina-. Replicai senza risponderle realmente.
Prima o poi le avrei mostrato il modo in cui ci spostavamo noi vampiri,
ma pensai che raccontarglielo l’avrebbe soltanto fatta
preoccupare. “Forse..”. Quel cerbiattino sapeva
sempre come stupirmi.
Rimanemmo in silenzio per buona
parte del viaggio e ci lanciammo continuamente occhiate cariche di
un’emozione che non riuscii a definire. Bisogno misto ad
amore, ossessione e desiderio.. avrei voluto abbracciarla di scatto e
stringerla a me, ma mi astenni dal toccarla ancora per evitare
inconvenienti.. come la sua morte. “Che esempio
calzante”.
- Più tardi
è arrivato?. Sussurrò poi timorosa facendomi
inorridire. Sapevo che presto o tardi sarebbe venuto il momento.
Sospirai osservandola tristemente.
- Pensavo fosse più
tardi..-. Confessai rigido facendola sorridere. La sua
curiosità mi piaceva, ma spiegarle il motivo per cui non
potevo portarla a caccia con me non era così semplice. Cosa
avrei potuto dirle? “Mi ecciti, piccolo Bambi,
così tanto che se mi lasciassi andare ti morderei tutta
ferendoti e prendendo il tuo corpo con la forza, dio cosa ti vorrei
fare”. Scossi la testa, cercando di scacciare quel pensiero.
Fermai la macchina di fronte a
casa Swan e spensi il motore. Quando la guardai i suoi occhi curiosi mi
fecero desistere dal mio prolungato silenzio. “Non fare gli
occhi dolci con me..”.
- Vuoi ancora sapere
perché non ti posso portare a caccia?-. Domanda retorica.
Sapevo che era ciò che voleva più di ogni altra
cosa. Ma perché non avevo semplicemente fatto cadere il
discorso? Mi maledii. Resistere a quegli occhi nocciola per me era
impossibile.
- Be', più che altro
mi chiedevo il perché della tua reazione-. Ammise
schiettamente slacciandosi la cintura e portandosi le ginocchia sul
petto.
“Bravo idiota,
l’hai spaventata..”. imprecai silenzioso. Non
potevo stare più attento? Ma il suo profumo, la sua
vicinanza, non mi aiutavano affatto a fare pensieri che si convenivano
ad un ragazzo normale.
- Ti ho spaventata?- Aggrottai
le sopracciglia ridacchiando, ma notai un’ombra cupa
attraversarle gli occhi e i miei timori si trasformarono in
realtà.
- No..-. Rispose d’un
fiato distogliendo lo sguardo. “Sì,
invece”. Respirai lentamente, cercando un modo per
tranquillizzarla, per farle capire che non avrei voluto essere
scontroso con lei e se l’avevo fatto c’era stato un
motivo.
- Ti chiedo perdono per averti
terrorizzata-. Ridacchiai cercando di dare un tono leggero alla mia
voce. Ma i suoi occhi non erano d’accordo con me. Era seria e
voleva sapere la verità. Così continuai
rassegnato - È stato soltanto il pensiero della tua
presenza... durante la caccia-. Era insostenibile anche solo pensare di
averla vicina in quei momenti. Perdevo consapevolezza di me stesso e
lasciavo vagare i sensi per la foresta, il suo odore mi avrebbe
trasformato in un animale, in una bestia. Mi irrigidii immediatamente
digrignando i denti e ringhiando.
- Non sarebbe il caso?-.
Mormorò intimidita dalla mia reazione. Continuai a ringhiare
sommessamente tentando di controllare i miei pensieri.
- Nemmeno per scherzo-. La mia
mente si soffermò un attimo nell’immaginare cosa
sarebbe potuto succedere se l’avessi avuta al mio fianco
durante la caccia. “No, togliti dalla mente questa
assurdità”.
- Perché?-.
Insistette lei colta dalla curiosità.
Voltai lo sguardo fuori dal
finestrino, verso le nuvole.
Il mio istinto di vampiro
desideroso di averla..
Il suo profumo forte e
insistente..
Il suo sangue dolce e
zuccheroso..
Il suo corpo caldo sotto il
mio..
Chiusi gli occhi tremante e
tentai di chiudere la mia mente alle fantasie violente che mi
sommersero.
- Quando cacciamo, ci
abbandoniamo ai sensi... e non è la mente a governarci.
Seguiamo soprattutto l'olfatto. Se nel perdere il controllo sentissi
che sei vicina...-. Rimasi in silenzio incapace di finire la frase.
Solo immaginarlo mi provocava scosse di piacere in tutto il corpo,
desiderio, eccitazione si alternavano al disgusto verso me stesso e
ciò che avrei voluto farle. Ma come avrebbe potuto capire?
Sarebbe scappata impaurita dal mio essere mostro. Mi costrinsi ancora a
fissare le nuvole dense fuori dal finestrino, tentando di distogliere i
miei pensieri dal piccolo agnellino al mio fianco, ma il mio corpo
reagì d’istinto e mi voltai cercando i suoi occhi.
“
Idiota..”.
Quando incrociai il suo sguardo
impaurito una vera e propria scossa mi lasciò boccheggiante.
Quegli occhi nocciola si incatenarono ai miei, densi, duri, invasati
dalla passione e mi affrontarono con decisione. No, il mio piccolo
Bambi non avrebbe dovuto sopportare quella verità, non lei,
tenera e innocente, non lei.. ma non riuscii in alcun modo a frenare
l’animale dentro di me e la fissai malizioso, smanioso di
averla. E ancora.. desiderio, attrazione, voglia di vedere i nostri
corpi unirsi, il mio, duro e freddo ed il suo caldo, morbido, dolce. Le
trasmisi quel pensiero con un sorriso eloquente e la vidi arrossire
imbarazzata. Ma non si scostò disgustata, si
avvicinò a me, silenziosa, e l’aria si fece
pesante.
“ Oddio piccolo Bambi
no..”.
Stordito, percepii il suo
profumo di donna arrivare forte alle mie narici. Eccitazione, era
eccitata.. e io anche, senza controllo, il mio essere uomo la voleva
sentire addosso, strusciarsi su di lei e prenderla. Il suo cuore
rallentò i battiti e io trattenni il fiato aspettando che
quel momento passasse, ma nei suoi occhi lessi lo stesso desiderio che
mi stava accecando, la stessa curiosità di guardarmi,
annusarmi, accarezzarmi.. avrei bruciato nelle fiamme
dell’Inferno per ciò che stavo pensando, ma.. al
diavolo tutto, lei mi stava facendo impazzire. Se solo non fosse stato
così difficile..
Improvvisamente consapevole
espirò, lasciando che il suo respiro arrivasse al mio viso.
Dio, mio dio, che cosa avrei fatto in quel momento se non avessi avuto
il mio autocontrollo ad aiutarmi! Come poteva essere così
forte? Come riusciva a farmi perdere in quel modo? “Non ho
mai provato nulla di simile”.
- Bella, credo che a questo
punto dovresti rientrare-. Bisbigliai scosso, la voce roca, bassa,
minacciosa. Distolsi lo sguardo da lei, consapevole che di
lì a poco le avrei chiesto l’anima, tutto.. e
continuai a fissare insistentemente le nuvole all’orizzonte
odiandomi per averle confidato quella parte di me stesso. Il suo
profumo era troppo forte ora perché io riuscissi ad
allontanare le mie fantasie e sperai uscisse in fretta. “Ti
prego, piccolo Bambi..”. Era una vera tortura quel desiderio
costante.
Uscì dalla Volvo con
una lentezza esasperante e richiuse lo sportello alle sue spalle con
un’insolita forza. Il terrore che potesse odiarmi mi invase,
non ero mai stato così spaventato, così fragile
di fronte a nessuno. Dovevo fare qualcosa.
- Ah Bella?-. Abbassai il
finestrino e mi chinai verso di lei sperando si voltasse.
Accennai un sorriso quando si
girò stranita a guardarmi.
- Sì?-.
Domandò ancora frastornata. “Tenero il mio
cerbiattino”.
- Domani è il mio
turno..- Dissi allegro. Finalmente avrei potuto scoprire ogni cosa di
lei, non vedevo l’ora di rivederla, di parlarle, di starle
vicino.
- Per cosa?-. Questa volta
sorrisi della sua perplessità. Aggrottò la fronte
e io ridacchiai sistemandomi di nuovo nel mio sedile e accendendo la
macchina. Le lanciai un’occhiata divertita e scossi la testa.
- Per le domande..-. Feci alla
fine accelerando e lasciandola a bocca aperta sul vialetto.
L’indomani mattina sarei stato sotto casa sua, come sempre,
la sarei venuto a prendere per andare a scuola e le avrei chiesto ogni
cosa su di lei. Bene.. avrei avuto tempo per pensare a cosa domandarle.
Sulla via di casa i suoi occhi
nocciola e il suo odore non mi abbandonarono. Sentivo il suo profumo,
la sua fragranza ovunque nell’abitacolo, intorno a me, ma non
avevo la minima intenzione di aprire il finestrino. Volevo tenere il
suo calore vicino, anche se questo avrebbe significato vivere le pene
dell’Inferno. Parcheggiai la macchina nel garage e scesi di
malumore. Ogni volta che mi allontanavo da Bella mi sentivo vuoto,
perso e il tempo riprendeva a scorrere lento, inesorabile come un
nemico. Sospirai.. “Coraggio, non manca moltissimo a
domani”. Mi chiedevo se anche lei potesse provare la stessa
mancanza, in fondo non c’era che un pomeriggio ed una notte a
dividerci. “Troppo”. Mi avviai verso casa cercando
di non pensare eccessivamente al mio piccolo Bambi ed entrai sperando
di non trovare nessuno della famiglia pronto ad aggredirmi con le sue
domande curiose. Beh.. mi sbagliavo, i pensieri di Rosalie
giunsero forti ad accogliermi.
- Ora sei anche diventato il
suo autista personale?-.
Mia sorella entrò in
salone fulminandomi con i suoi occhi sprezzanti e io la ignorai con un
sorriso di circostanza.
Che fai mi ignori? Non ci posso
credere Edward.. ma che ti prende?
Presi la via delle scale per
raggiungere la mia camera quando sentii la mano di Rose toccarmi
leggermente la spalla.
- Non
l’accetterò nella nostra famiglia, e tu..tu stai
mettendo in pericolo tutti noi..-. La fissai tristemente. Inutile
tentare di farle capire il sentimento che mi legava a Bella, era
qualcosa di inesorabile,impossibile da controllare.
- Fidati di me..-. Mormorai
voltandomi nuovamente e ricominciando a salire. Cosa avrei dovuto
dirle? Nemmeno io mi fidavo di me stesso, nemmeno io sapevo cosa
sarebbe successo, ma non avrei trascorso un minuto di più
della mia esistenza senza respirare l’aria che donava la vita
alla donna di cui mi ero follemente e perdutamente innamorato.
- Oh certo! Come no.. aspetto
che la uccidi!-. Gridò Rose raggiungendomi al piano di sopra
– così saremo costretti definitivamente ad
andarcene e tutto per un tuo capriccio!-. Sbraitò ancora
fuori controllo. Non le risposi, mi diressi verso la mia stanza
tentando di non pensare alle sue parole. Era giusto ciò che
diceva, ma non potevo farci nulla. Bella era la mia droga..
Entrai chiudendo la porta alle
mie spalle e notai Alice sorridente seduta sulla poltrona della mia
stanza. Gli occhi persi come al solito, l’espressione felice,
mi fissò cauta e abbozzò un sorrisino di
benvenuto.
Non le farai del male.
Feci spallucce raggiungendola e
la vidi annuire convinta.
Al contrario io ne sono sicura.
L’intesa tra me e
Alice era cresciuta col tempo, ormai era in grado di prevedere le mie
parole così come io le leggevo nella mente ancora prima che
esprimesse i suoi pensieri. Sapere che in qualche modo lei mi
appoggiava riusciva a tranquillizzarmi, e come uno stupido pensai che
forse potesse aver ragione, che non avrei mai fatto del male al mio
piccolo Bambi, che l’avrei sempre protetta.
“ Jasper?”.
Le chiesi allora notando
l’assenza del suo vampiro preferito. Sorrise..
A caccia con Em.
Anche io sarei dovuto andare.
La prudenza con Bella non era mai troppa, ma non riuscii in alcun modo
a muovermi. Mi sedetti sul letto accanto a mia sorella e insieme
tornammo a fissare il vuoto. Per le parole ci sarebbe stato tempo. Il
silenzio con Alice non mi spaventò, saturò
l’aria di tanta calma e aspettative inespresse. Ma
l’energia positiva che lei emanava sapeva come
tranquillizzarmi.
Vorrei conoscerla...
Mi girai aggrottando le
sopracciglia e fissandola stupito.
“
Perché?”. Pensai di rimando facendola ridacchiare.
Io e Bella diventeremo
grandi amiche sai? Sperai che stesse scherzando, il mio
cerbiattino in una famiglia di vampiri. No, non le avrei mai fatto
correre un simile pericolo, non era possibile, non l’avrei
mai portata in casa mia. Lo sguardo sarcastico di Alice mi fece
desistere dalla mia convinzione e sospirai afflitto, stavo diventando
matto forse?
- Ora avrai voglia di suonare
il piano, quindi me ne vado con Rosalie a fare shopping..-. Disse alla
fine solare come al solito.
Suonare.. già, non
aveva tutti i torti. Ci alzammo insieme e Alice mi salutò
con due sonori baci sulla guancia. Le usanze umane del momento la
facevano impazzire, era sempre stata curiosa. Ricambiai con uno sguardo
sereno e lei mi prese il viso tra le mani.
“Non sei mai stato
così vivo prima d’ora, ti prego non fare
più stupidaggini come allontanarti da lei”.
Uscì sparendo di fretta, ma non me ne preoccupai troppo. Il
pianoforte mi stava aspettando.
Tornai in sala e toccai piano i
tasti del mio piano ripensando alla ninna nanna che ormai canticchiavo
ogni notte per il mio piccolo Bambi. Mi sedetti e mi lasciai andare a
quella melodia che sapeva del mio amore per lei. Niente mi avrebbe
diviso dalla mia fragile umana, ma la paura di farle del male non
voleva cancellarsi. Ogni volta che ammettevo dentro di me quel
sentimento assurdo, la voglia di scappare da quelle emozioni e dal mio
essere mostro mi soffocava con desideri che avrebbero potuto
terrorizzarla e disgustarla. E io non avrei mai voluto farle male, mai..
Ripensai alla prima volta che i
nostri sguardi si erano incrociati,
all’elettricità, alla frustrazione che avevo
provato nel non riuscire a leggerle nel pensiero. Sorrisi.. che buffo
il mio cerbiattino. Le dita corsero sui tasti e la mia mente
ritornò al momento in cui occhi nocciola aveva scoperto la
mia natura. “Non
m’importa cosa sei”, aveva detto con
decisione. Scossi la testa.. come poteva non importarle di morire? Se
lei fosse morta la mia esistenza non avrebbe avuto più alcun
senso! Il mio istinto di protezione nei suoi confronti era pari solo al
desiderio di averla, di farla mia per l’eternità.
Chiusi gli occhi ascoltando la mia ninna nanna e il bisogno di starle
accanto tornò forte. “Ma io non sono intenzionata a
lasciarti perdere”. Il suo visino imbronciato
tornò ad affacciarsi nella mia mente. Che sciocca, con me
non avrebbe certo vissuto un amore normale. Ma se soltanto avessi
provato a ripensare alle sue dita che sfioravano il mio braccio, alla
sua bocca vicina alle mie labbra, al suo profumo dolce avvolgermi, non
sarei riuscito a controllare la smania di fare l’amore con
lei. Eppure questo era normale.. ma la violenza che mi accecava, il mio
istinto di morderla, quello no, quello non ero io, ma la maledizione di
essere un animale, un predatore feroce e letale. E io desideravo
così tanto poterla amare, semplicemente amare. “Io invece non sapevo
dove fossi tu. Io...” Che ansia, che dolore
starle lontano per andare a caccia, essere preoccupato per lei fino
allo sfinimento, e sapere che Bella sentiva lo stesso bisogno, la
stessa necessità fisica di sentirmi vicino, di guardarmi e
forse chissà, forse le sarebbe piaciuto toccare una statua
fredda e priva di vita. Forse.. io desideravo toccarla come mai mi era
successo. Sospirai e tornai a fissare il piano nero di fronte al mio
viso. “Voglio
dire ti piace davvero?”, “Sì,
davvero”. Trattenni il respiro al ricordo delle
sue parole, niente, niente mi avrebbe tolto dalla testa quella voce
così sincera e carica di dolcezza. Le piacevo, tanto da
farle dimenticare il buon senso, la ragione, e anche per me era lo
stesso. Io e lei.. noi.. il resto non avrebbe avuto senso, non avrebbe
contato affatto. Semplicemente perché non esisteva altro al
di fuori di quella passione, di quell’ossessione. Non potevo
più nasconderle nulla di me, non ora, l’avrei
solamente delusa, ma avevo paura, io avevo il terrore che lei potesse
fuggire, potesse lasciarmi solo. La sofferenza che avrei provato non
sarebbe stata paragonabile a niente, se non proprio al nulla assoluto,
nemmeno alla morte. Solo lei notte e giorno, sempre, eternamente mia.
Mi fermai di colpo accorgendomi
soltanto in quel momento del crepuscolo sulle finestre. Avevo suonato
da solo per tutto il pomeriggio? Trovai strano che in casa non ci fosse
nessuno, ma la solitudine non mi dispiaceva affatto, in fondo ero
sempre stato solo. In fondo.. dentro di me c’era stato sempre
e solo vuoto. Una bella scatola vuota.. Mi alzai lentamente e fissai
l’oscurità che piano piano incalzava la
luce. “Devo vederla, adesso”. Ogni notte
non facevo che guardarla, accarezzarla come un malato,
veramente non avevo intenzione di tornare da lei ancora anche quella
sera, ma non riuscii a fare a meno di immaginarla tra le lenzuola
muoversi e sussurrare il mio nome. “
Edward..Edward” Il mio corpo reagì immediatamente,
eccitato al ricordo del tono roco e basso della voce di Bella. “Ti amo
Edward”. Di scatto tornai con entrambe le mani
sui tasti appoggiandomi di peso al pianoforte. “Ti amo..”
non solo le piacevo, lei mi amava. Era qualcosa di molto più
grande.. e io? Io la adoravo, la veneravo come mai avevo fatto con una
donna. Di nuovo i miei polpastrelli cercarono il rumore assordante di
tutti i tasti possibili mentre la mia erezione fantasticava immagini
proibite sulla ragazza che mi aveva rubato il cuore. “No, no,
no..”. Eppure il desiderio non mi lasciò andare..
mi strinse lo stomaco, mi seccò la gola e mi tolse il fiato.
“Va da lei..”. Avevo bisogno del suo profumo, del
suo odore.. “Ti amo Edward”. Ancora.. la sua voce
rimbombò ancora nelle mie orecchie. Lei voleva
“me”, un vampiro, voleva soltanto starmi vicino, mi
accettava nonostante tutto e io invece mi ostinavo a fare pensieri
proibiti su di lei. “Sei un imbecille
Edward”. Già, ma come resistere quando
le sue dita mi sfioravano i capelli? E quando i suoi seni si
schiacciavano sul mio torace? Respirai lentamente cercando di non
ricordare le sue carezze, le sue labbra vicine alle mie, il modo in cui
ingenua riusciva a provocarmi. “Okay, Ed tu hai bisogno di
una doccia gelida”. Mi allontanai dal pianoforte intenzionato
a scacciare dalla mente tutte le possibili varianti su come passare
quella serata. Una era decisamente molto allettante: chiudermi in
camera e verificare se il modo in cui gli umani placavano i loro
istinti solitari poteva funzionare anche su di me. “Ma va da
lei, idiota..”. Andare da Bella in quello stato pietoso? Non
se ne parlava. Ma allora perché stavo già
correndo verso casa Swan? E quando ero uscito di casa?
“Complimenti, signor vampiro, ora abbiamo anche perdite di
memoria”. Quel cerbiattino mi avrebbe ucciso prima o poi. Mi
arrampicai facilmente su per la finestra, che questa volta era aperta
ed entrai per l’ennesima volta affascinato. Lentamente
scivolai all’interno e non trattenni un mugolio di piacere
quando il suo odore mi colpì forte per l’ennesima
volta. Mi era mancata.. troppo. Mi alzai e mi accostai al suo letto per
guardarla dormire. Come se non l’avessi mai vista, come se i
miei occhi si stessero posando su di lei per la prima volta, rimasi con
un groppo in gola. Il mio piccolo Bambi aveva i capelli
sparsi sul cuscino ed era completamente scoperta. Mi inginocchiai
scosso e la osservai respirare affannosamente. Il suo sonno era
tormentato.. sembrava stesse facendo degli incubi, orribili incubi. Mi
preoccupai.. “Cosa stai sognando piccolina?”.
- Lasciami..lasciami, non
voglio..-. Mugugnò afferrando il cuscino e portandoselo con
forza di fronte al seno.
Mi avvicinai incuriosito. Se
solo avessi potuto leggerle nella mente! Chi le stava facendo del male?
- Edward no, non voglio!-.
Gridò presa dall’ansia. Ammutolii inorridito. Ero
io, io nel sogno le stavo facendo del male. Lessi sul suo viso il
terrore, la paura e un’emozione talmente intensa che mi
lasciò sconvolto.
Mi allontanai come scottato e
mi sentii uno schifo. Anche nei sogni riuscivo a farla stare male.
Avrei tanto voluto avere la forza per lasciarla vivere inconsapevole,
ma fondamentalmente ero un essere egoista, una creatura profondamente
possessiva, un cacciatore di anime e sangue, non avrei mai rinunciato
al mio amore.
La osservai ancora agitarsi nel
letto, scalciando e muovendo le braccia per tentare di liberarsi.
- Edward, Edward.. lasciami..
lascia che ti stia vicino..-. Sgranai gli occhi stupito e sorrisi
involontariamente. Poggiai la testa sul materasso, felice come uno
stupido, rincuorato e sereno. Lentamente cominciai ad intonare la mia
ninna nanna per riuscire a calmarla. Bella voleva solamente starmi
vicino.. lei non mi stava affatto rifiutando, non stava scappando.
Canticchiai sentendola agitata
nel sonno, le sfiorai dolcemente una mano e piano, con calma, la vidi
rilassarsi. “Sì piccolo Bambi, dormi”.
Era bellissima mentre respirava finalmente in modo regolare e profondo.
Avrei tanto voluto dirle della melodia che avevo scritto per lei e
probabilmente un giorno le avrei detto che quelle note erano state
ispirate ai miei sentimenti per la sola ragazza che avrei mai amato.
- Ti amo,
Bella-. Mormorai baciandole teneramente la fronte e avviandomi verso la
finestra. L’indomani mattina sarei stato di fronte a casa sua
e allora avrei cercato di conoscere tutto di lei. Sì, non
vedevo l’ora. “Sei tutta la mia vita,
amore”.
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Capitolo 38 *** Domande ***
Come promesso Claudia ecco
Midnight Sun, non sia mai che non accontenti una richiesta. Spero che
il capitolo ti piaccia. Grazie del tuo sostegno. Poi volevo ringraziare
anche Laurè, ahahah, che praticamente attende paziente
Midnight Sun dietro msn, e mi aiuta nelle immagini del mio nuovo
forum.. grazie Laurina come promesso il capitolo è tutto
tuo, leggi piano non divorare. Che altro dire.. grazie a tutti
perchè seguite questa fic, che io continuo ad adorare, ha un
posto speciale nel mio cuore.. e grazie anche per il fatto che non mi
linciate se cambio qualcosina. ^^ Anche qui ho aggiunto delle cose, non
che le Meyer non le descrivesse, solamente le ha glissate, mi sembrava
carino specificarle. Sono bei momenti dolci per una coppia.. Insomma
che devo dire? Ah sì, buona letturaaaa!!!
Malia
Domande.
La aspettai in
macchina cercando di darmi un contegno. Impossibile quando si trattava
di vederla venire verso di me, ogni volta mi assaliva un senso forte
d’eccitazione mista a paura.. e se non mi fossi controllato?
E se il suo profumo quel giorno fosse stato troppo intenso per me?
Respirai piano e le sorrisi. Ricambiò con un cenno del capo
avvicinandosi alla Volvo e aprendo lo sportello per entrare. Le feci
segno di accomodarsi e immediatamente la mia curiosità per
quella giornata si accese.
- Buongiorno..-. le
dissi con voce profonda facendola rabbrividire - Come stai oggi?-. La
guardai fisso per cercare di capire se fosse riuscita a dormire quella
notte e indovinai la risposta, era troppo stanca.
- Bene, grazie-. Un
sorriso tirato le apparve sulle labbra e io notai le occhiaie profonde
che le segnavano il viso. No, non stava affatto bene. Colpa
mia? Probabilmente cantarle la ninna nanna era servito a poco.
- Sembri stanca..-. Le
feci notare preoccupato. Sperai non avesse fatto ancora incubi e brutti
sogni che riguardassero me.
- Non riuscivo a
dormire..-. Confessò finalmente arrossendo e coprendosi il
viso con i capelli lunghi. Era imbarazzata.. sperai non fosse a causa
del mio interessamento.
-Neanche io-. Risposi
allora ironico cercando di strapparle una risata. Ma riuscii ad
ottenere solo una smorfia divertita. Accesi l’auto e mi
preparai a partire senza smettere di fissarla,
..quella mattina mi
sembrava così indifesa, così piccola. Al suono
caldo del motore immediatamente si rilassò. Scossi subito la
testa arricciando le labbra in un ghigno sarcastico, abbandonarsi
così vicino a me, facendomi sentire così forte il
suo profumo.. avrebbe mai capito? Finalmente scoppiò a
ridere di gusto lasciandosi scivolare sul sedile della Volvo e io la
fissai allibito.
- Non c'è
dubbio. Diciamo che avrò dormito poco più di te-.
Esordì ridacchiando. Ero senza parole, mi sentivo totalmente
spiazzato dalla sua totale fiducia nei miei confronti che non sapevo
cosa dire. Era completamente a suo agio e giocava con me come se
fossimo stati amici di vecchia data e non un vampiro ed un essere umano.
- Ci scommetto..-.
Risposi enigmatico. Mi guardò sorridendo e mi
strizzò l’occhio. Ancora un po’ di
quell’odore e per quel giorno non ne avrei potuto
più fare a meno. Annusai l’abitacolo completamente
sconvolto.
- E tu cosa hai fatto
ieri sera?-. Domandò incuriosita facendo ridere me questa
volta. E no.. così non era corretto. Oggi era il giorno
delle mie domande, avrebbe dovuto dedicarmi tutto il suo tempo e tutta
se stessa. La volevo completamente..
- Alt. Oggi le domande
spettano a me-. La rimproverai bonariamente. Non avrei ceduto
facilmente, ero troppo curioso di sapere ogni cosa la riguardasse. Non
poterle leggere nella mente era maledettamente frustrante e i miei
pensieri erano un continuo rimuginare su di lei. Ora basta.
- Ah, d'accordo. Cosa
vuoi sapere?-. Mi fissò stranita, come se in lei non potesse
esserci nulla di interessante o stimolante. Io invece la trovavo molto
buffa, sbadata, strana e mia.. la sentivo mia. E poi.. possibile che
non si accorgesse della sua bellezza? Si mosse sul sedile nervosa e io
portai lo sguardo sui suoi jeans logori e sul maglione marrone che la
fasciava. Che profumo di donna.. avrei voluto abbandonarmi in
quell’odore e perdermi per l’eternità.
Era la mia droga personale, lo confessai a me stesso, mi piaceva, a
differenza della fragranza femminile di altre ragazze troppo acida o
troppo dolce, la sua era un equilibrio eccitante di agro-dolciastro che
rischiava di farmi impazzire sia come uomo che come vampiro. Mio dio..
due ore lontano da lei e avrei voluto tuffare il viso tra i suoi
capelli per assaporarla meglio. “E anche tra le sua
cosce..”. Strinsi le dita su quel volante scacciando subito
quel pensiero orribile.
- Qual è il
tuo colore preferito?-. Le domandai di getto svuotando la mente da ogni
pensiero. Era innocente.. non c’era nulla che mi avrebbe
potuto far pensare a qualcosa si sessuale.
- Cambia ogni giorno-.
Rispose di getto facendomi voltare stupito. Già, avrei
dovuto immaginarlo che non sarebbe stato così facile. In
fondo il mio piccolo Bambi non era mai scontata. Sospirai.. ogni
giorno..
- Oggi qual
è?-. Le chiesi allora aspettando con ansia la risposta.
- Probabilmente il
marrone..-. Disse immediatamente. Notai che era il colore del suo
maglione.
- Marrone?-. Soffocai
una risata e aggrottai le sopracciglia scettico. Nessuna mi avrebbe mai
risposto marrone, forse blu, rosa, nero, bianco.. ma marrone..
- Certo. Il marrone
è caldo. Ho nostalgia del marrone. Tutto ciò che
in teoria è marrone, tronchi d'albero, rocce, terra, da
queste parti è coperto di roba verde e viscida-.
Annuì disgustata e io mi arresi all’evidenza.
Occhi nocciola era unica, unica e mia. Perciò rimasi
assolutamente affascinato dalla sua risposta e continuai a riflettere..
caldo, un colore caldo, come lei, morbida e dolcemente
tiepida con il profumo di un fiore, nuda tra le lenzuola mentre il suo
sangue le correva veloce nel corpo, lo sguardo innocente e
desideroso di..
- Hai ragione, il
marrone è caldo..-. ringhiai trattenendo il fiato e
guardandola negli occhi. Ma perché.. perché quel
desiderio folle e incontrollabile? Sostenne il mio sguardo emozionata
ed io allungai una mano per portarle una ciocca di capelli dietro
l’orecchio. Sentivo il calore della sua pelle sulla mia mano,
nonostante non la stessi toccando, bruciava e incendiava il mio corpo.
Con le dita le spostai i capelli e le sorrisi in modo tirato. Indugiai
ancora su quella massa bruna facendole reclinare leggermente la testa e
desiderai abbracciarla e stringerla a me per sussurrarle parole troppo
feroci forse per un piccolo cerbiattino come lei. “Ti
voglio..”. e non solo “Voglio fare
l’amore con te, sentirti nuda sotto di me”.
Respirai piano “Averti.. sentirmi tuo”. I nostri
occhi non volevano abbandonarsi e ancora una volta dovetti far leva sul
mio autocontrollo e la mia fermezza per non tentare di baciarla.
Fissai il parcheggio
della scuola con aria sconsolata. Già arrivati.. per lei
avrei imparato ad andare più lentamente, ne ero certo.
Volevo passare più tempo vicino al mio Bambi. Cominciai a
fare retromarcia per infilarmi tra due macchine e portai la mano dietro
il suo sedile. Improvvisamente mi venne in mente un’altra
domanda..
- Cosa c'è
in questo momento nel tuo lettore CD?-. Chissà cosa sentiva
la mia dolce agnellina oltre Debussy. Fissai il suo lettore con
insistenza.
- Linkin Park-.
Mormorò imbarazzata stringendosi nelle spalle come per
scusarsi. Sorrisi divertito dalla sua reazione e quando lo
aprì notai il nome del disco. “Meteora”.
Rimasi senza parole.
Portai la mano sotto il cruscotto ed estrassi tra più di 30
Cd lo stesso che aveva lei. Un altro tra i miei preferiti.
Arrossì osservandomi da sotto le palpebre.
- Da Debussy a
questo?-. Alzò un sopracciglio meravigliata.
Va bene, ero nato nel
1900, ma in quanto a gusti musicali mi ero tenuto al passo con i tempi.
“E non solo a gusti musicali”. Mi rimproverai
osservandole le labbra schiuse e stupite.
- Andiamo?-. Mi
domandò intimidita dal mio sguardo. Annuii e uscii dalla
Volvo per andarle ad aprire lo sportello. Scese e si mise al mio fianco
come ogni giorno ormai. La guardai innamorato, stregato
dall’assoluta mancanza di paura nei miei confronti. Lei
voleva starmi vicino e lo dimostrava accostandosi a me, sfiorandomi,
anche se aveva timore di lasciarsi andare ad una carezza più
profonda.
La accompagnai alla
lezione di inglese pensando a quale domanda farle. Potevo realmente
chiedere qualunque cosa..? Oppure no? Non volevo sembrare troppo
curioso.
- Le domande possono..
ecco.. riguardare qualsiasi argomento?-. Le chiesi leggero cercando
di non far notare troppo la mia incertezza. Avevo paura che
mi fraintendesse.
- Assolutamente, emh..
non farti problemi..-. Abbassò il capo ancora imbarazzata e
io mi voltai fissando il muro delle pareti chiare. “A cosa
sta pensando la tua mente Edward?” Frenai i pensieri prima
che potessero oltrepassare i limiti. Non potevo credere di volerle fare
delle domande troppo personali.. o forse sì?
- Che film ti
piacciono?-. Domandai poi incuriosito. Se avevamo gli stessi gusti
musicali.. probabilmente..
Mi guardò
pensierosa e poi rispose calma – Tutti i film di Hitchcock,
Spielberg.. poi vediamo.. sono un’inguaribile romantica,
adoro molto le commedie e tragedie d’amore.. per esempio
Romeo e Giulietta di Zeffirelli-. Confessò arrossendo
leggermente. Mi portai una mano sotto il mento. Una romantica.. il mio
agnellino una romantica. Adoravo i film di Hitchcock e Spielberg, e
anche io seguivo molto le storie d’amore.
“Patetico..”. Anche se proprio non potevo
sopportare la storia di Romeo e Giulietta. Bel film, ma avrei
volentieri strozzato Romeo per la sua volubilità.
- E quali invece non
ti piacciono?-. Continuai poi imperterrito. Chissà..
- Vediamo.. non me ne
viene nemmeno uno ora in mente. Ma i thriller dai contenuti troppo
forti e gli splatter senza senso, proprio non sono il mio genere..-.
Arricciò le labbra in una smorfia di disgusto e io sorrisi.
A me il sangue piaceva.. e veder ucciso un essere umano non era poi
così impressionante. Anzi..
La lasciai di fronte
all’aula di inglese e tornai sui miei passi. Avevo la mente
affollata di mille domande. “Che libri
preferisci?”, oppure “Che posti hai visitato e ti
piacerebbe visitare?”, e ce ne’erano anche altre
“Sei mai stata con un ragazzo?”, “Hai mai
fatto l’amore?”. E avrei voluto sapere anche se
Bella era solita accarezzarsi come buona parte delle ragazze.
“Maniaco, non devi pensarlo, non devi”. E se
l’avesse fatto pensando a me nella sua stanza? Il veleno mi
inondò le fauci e quel pensiero mi accompagnò per
tutta la mattinata. La aspettai a mensa con un groppo in gola e quando
si sedette di fronte a me gongolai contento di risentire il suo profumo.
- Hai mai viaggiato?-.
Chiesi subito senza neanche farla finire di salutarmi.
Sussultò
stupita poco prima di sedersi, ma poi mi sorrise dolcemente.
- A parte il viaggio
Phoenix-Forks e qualche gita scolastica fuoriporta? No, decisamente
no..-. Ridacchiò portandosi alla bocca un raviolo fumante.
- E ti piacerebbe
farlo?-. Non mi fermai osservandola ansioso.
- Sì
perché no, vorrei girare tutto il mondo, ma non ho soldi..
sono ancora troppo giovane e Charlie mi taglierebbe la testa..-.
Ridacchiò a quel pensiero e sorseggiò un
po’ della sua coca-cola.
Mi poggiai sui gomiti
guardandola meglio e le sorrisi.
- Quelli non sono un
problema, ce li ho io e per tuo padre.. possiamo eliminarlo..-.
Scherzai ghignando malizioso.
Si bloccò
deglutendo e mi diede una forchettata su una mano in tono di
rimprovero. Quanto adoravo quella ragazza quando metteva il broncio
arrabbiato?
- Non provare a
toccare Charlie. Ma soprattutto non ti azzardare mai a spendere soldi
inutili per me..-. Borbottò fissandomi scura in
volto. Scoppiai a ridere immensamente divertito e cambiai argomento.
- Libri preferiti?-.
Ora sì che veniva il bello. Ero sicuro “Romeo e
Giulietta..”. Ma poi?
- “Romeo e
Giulietta”, “Ragione e Sentimento”,
“Orgoglio e pregiudizio” sono in assoluto i libri
che mi affascinano di più, anche se ultimamente sto
rivalutando molto le saghe fantasy.. amo molto “Il diario di
un vampiro” della Smith..-. Sussurrò poi ingoiando
il raviolo. Ridacchiai.. sbaglio o parlava di vampiri? Mhh.. e
così si stava leggendo le saghe su di noi?
- Hai letto Dracula di
Stoker?-. Curiosai divertito. Quanta fantasia quell’uomo..
- Sì, e ho
anche visto il film..-. Mormorò abbassando le palpebre e
facendo una smorfia. Mi chinai per incontrare il suo sguardo e le
sorrisi dolcemente. Rimase con la forchetta a mezz’aria ad
osservarmi affascinata e io ghignai tra me e me.
“Sì piccolo Bambi, guardami sempre
così”.
- Bene, e che ne
pensi?-. Sussurrai molto vicino al suo viso, sfiorandole i capelli con
le labbra.
- Dracula è
molto affascinante..-. Deglutì mordendosi le labbra e
arricciandosi delle ciocche sull’altra mano. –
Attraente..-.
Ridacchiai.. e
così un assassino era ai suoi occhi molto attraente. Scossi
la testa esasperato. Non c’era niente da fare con lei, dovevo
rinunciare a farle capire che non era un gioco. Non aveva il senso del
pericolo..
- E pensi che io sia
come lui?-. Chiesi allora allungando una mano sul tavolo. Bello,
tenebroso, pronto ad uccidere e tremendamente sensuale. Mh..
“E’ pericoloso, molto pericoloso questo
discorso..”. La sentii gemere leggermente e tremare.
- Molto, molto
meglio..-. Ammise poi senza staccare lo sguardo dal piatto. Scoppiai a
ridere emozionato come uno scemo e guardando il soffitto. E
così sarei stato meglio di Dracula mh? “Bella tu
mi farai impazzire..”. Ormai ne ero certo quella ragazza era
completamente fuori di testa.
- Cambiamo argomento
dai..-. Feci allegro tentando di non soffocare. “Un vampiro
che soffoca..Edward ormai hai perso di
credibilità”.
- Vai.. tanto ormai,
manipoli la conversazione-. Terminò lei tornando a mangiare
tranquillamente.
Ci pensai su qualche
secondo e decisi..
- Qual è la
tua pietra preferita?-. Il motivo per cui volevo saperlo? Mi sarebbe
piaciuto farle un regalo. Qualcosa di carino, qualcosa che si adattasse
alla sua carnagione pallida ed eterea. Sarebbe stata bellissima
un’acquamarina, l’azzurro.. sì oppure il
blu. Le sarebbe donato molto.
- Topazio..-. Rispose
immediatamente senza pensare. Rimasi sconcertato dalla
velocità della risposta. Aggrottai la fronte perplesso,
perché? Perché le piaceva una pietra simile? Non
le si addiceva affatto..
- Perché?-.
Le domandai sinceramente stupito. Oro, il colore oro..
perché quel colore? Ero curioso di capire.
- Niente di che..
è bella come pietra..-. Sospirò evitando i miei
occhi. No, questa proprio non me la contava giusta. E il fatto che
fuggisse il mio sguardo era un fatto piuttosto eloquente. Cosa le
passava per quella testolina bacata?
- E’
dorata..-. Articolai lento con voce bassa e gutturale.
Rabbrividì e il cuore cominciò a batterle
all’impazzata. Oro.. oro come.. no non poteva essere
così, il colore dei miei occhi quando non avevo fame. Un
groppo mi strinse lo stomaco e boccheggiai. Io ero il centro dei suoi
pensieri, io ero nelle sue fantasie e nella sua mente..
- Già..-.
prese un sorso di coca-cola e finì di mangiare in silenzio.
Nessuno dei due parlò per qualche secondo, ma io non volevo
demordere. “ No, voglio saperlo, hai promesso”.
- Dimmelo-. Le intimai
rubandole la bottiglietta da sotto le labbra. Mi lanciò
un’occhiata inteneritrice e allungò le mani verso
di me per riprenderla.
- Dai, non essere
stupido..-. Bisbigliò arrossendo visibilmente. Forse i miei
sospetti erano fondati allora, l’oro era il colore dei miei
occhi. Una scossa mi attraversò il corpo. Dovevo farglielo
confessare.. volevo assolutamente saperlo..
- Dimmelo..-. La
rimproverai ancora allontanando di più la bottiglia. Lei si
sporse pericolosamente verso di me e posò lieve una mano sul
mio braccio. Il suo profumo dolce mi colpì
all’istante e la annusai affondando il viso tra i suoi
capelli e facendola mugolare. “No..no ti prego”.
Quella fragranza era troppo forte, troppo.. mi trovai con una mano
sulla pelle del suo collo per cercare di allontanarla e brividi di
piacere mi percorsero immediati. Non potevo credere che lei potesse
farmi provare un’attrazione simile..
- Edward..-. Disse
infastidita afferrando la bottiglietta. Non riuscivo a muovermi, ero
paralizzato dal desiderio di averla mia e non riuscivo a capacitarmi di
come quella piccola umana potesse rendermi fragile e inerme.
- Non hai paura di me?
Bella..-. Ringhiai con un tono basso sperando che nessuno mi sentisse e
che lei si intimorisse, ma il mio piccolo Bambi mi guardò
accigliata facendo una smorfia frustrata. Stava cedendo, me lo avrebbe
detto.- Dimmelo-. Insistei allora sperando questa volta nella risposta
e lei sospirò vinta.
- È il
colore dei tuoi occhi, oggi-. Sussurrò distrutta - Dovessi
chiedermelo tra due settimane ti risponderei che è l'onice-.
Si rimise seduta attorcigliandosi i capelli sulle dita ed evitando
ancora i miei occhi. Sorrisi incredulo ed esultai. “Voglio
essere tutto per te..tutto”. La dipendenza che provavo per
lei rasentava l’ossessione più sfrenata e sapere
che anche per il mio cerbiattino ogni cosa era in funzione di me mi
emozionava e riusciva ad eccitarmi come un ragazzino.
Rimasi in silenzio per
un attimo gustando le sue parole entrare dentro di me. Cercai di non
farle notare la mia felicità per essere riuscito a
strapparle quella confessione e ignorai il suo rossore che mi fece
letteralmente impazzire. “Cos’altro pensi di me
piccolina?”. Avrei voluto chiederle. Ma invece cercai nella
mia testa qualcos’altro da domandarle che fosse meno
imbarazzante.
- Quali sono i tuoi
fiori preferiti?-. Le chiesi allora come se nulla fosse successo.
- Le fresie..le adoro
sono così delicate, profumate e hanno vari colori-.
Ci alzammo riportando
piatti e posate mentre lei continuava a parlare dei fiori che le
piacevano. La osservai completamente sconvolto dal modo che aveva di
gesticolare timidamente e di porsi. Era veramente molto innocente.. non
mi sarei mai stancato di guardarla. Ci dirigemmo verso l’ora
di biologia e questa volta feci un’entrata meno
melodrammatica, mi accontentai di cederle il passo per entrare.
- Sempre il
solito..-.Disse lei sorridendo.
- Già.. -.
Ricambiai il sorriso e la seguii verso il banco proprio mentre il
professor Banner entrava in aula euforico. “Oh
no..”. Altro video..non potevo crederci.
- Pensi che riuscirai
a sopportare un’ora di noiosissimi video?-. Mormorai
mettendomi seduto al suo fianco.
Mi fissò
ridendo e scosse la testa – assolutamente no, scappiamo..-.
Propose prendendomi per la maglia.
- Non me lo ripetere
due volte, io sono già fuori..-. Sussurrai vicino al suo
orecchio. Sghignazzammo complici e i nostri occhi si persero ancora nel
guardarsi. Era incredibile come un semplice sguardo potesse far
accendere il desiderio dentro di me. Tempo due minuti e avremmo preso
fuoco.
Bel momento per
spegnere le luci, il professor Banner aveva un tempismo perfetto, ci
ritrovammo subito al buio con quel maledetto video
sull’accoppiamento delle seppie. E io invece pensavo ad un
altro tipo d’accoppiamento.. “Come sarà
fare l’amore con lei? Sarebbe bellissimo”. Mi
scostai leggermente per evitare quell’assurda scarica
elettrica che mi attraversava quando lei mi era vicina, ma fu inutile.
Percepivo il suo corpo troppo vicino al mio, troppo e lo volevo, volevo
sentirla completamente su di me. Non potevo crederci..
Smisi di respirare per
evitare di sentire il suo profumo e mi irrigidii cercando di non
ripetere lo stesso errore della scorsa lezione. “Resisti, non
devo toccarla.. resisti”. Pensai a qualsiasi cosa non la
riguardasse, ma inevitabilmente la mia mente ricadeva su di lei.
Vestita, poi nuda e poi mia, sì mia.. chiusi gli occhi
digrignando i denti. Mia..
“Pensa a
qualcosa di divertente..”. La mia faccia in quel momento..
quella sì che doveva essere divertente. Bella era un
pericolo per me, l’attrazione e il coinvolgimento che
riuscivo a provare per lei superavano il desiderio di sangue che
provava il mostro e l’animale dentro di me. Era qualcosa di
ancora più forte, di ancora più potente del mio
essere vampiro.. era amore.
Sospirai stanco di
dovermi controllare quando vidi Bella alzarsi leggermente dalla sedia e
tendersi in avanti con le dita strette sul banco. La capivo.. capivo la
sua sofferenza. Anche io avevo voglia di toccarla, di accarezzarla,
immaginai che anche lei stesse provando le stesse sensazioni e un
gemito soffocato mi uscì dalle labbra. Sfuggiva, sfuggiva al
mio controllo..
Chiusi gli occhi e
cercai di concentrarmi su me stesso, svuotando tuta la mente. Ma
qualcosa non andò come dovuto, Bella mi sfiorò
con dita tremanti e io mi ritrassi di scatto fissandola spaventato.
Ritirò subito la mano mettendosi braccia conserte e io mi
diedi dello stupido. L’avevo spaventata con quella reazione,
ma era difficile poter resistere, difficile quando quel calore era
tutto ciò che volevo sentire.
Le afferrai un polso
portandola contro il mio corpo senza riflettere e il mio piccolo Bambi
si sbilanciò verso di me inciampando sul mio sgabello e
sbattendo contro il mio torace.
“Cristo!”.
Annaspai alla ricerca di aria pura, quella fragranza mi stava uccidendo
e non sapevo dove mettere le mani. “Perché non
provi sul suo seno?”. Ispirai veloce, no.. non potevo
lasciarmi andare a quel tipo di desideri, non mi era permesso. Bella
aveva il cuore impazzito e le guance morbide le si accesero di voglie
inespresse. Non doveva andare così, era mortalmente
pericoloso. La scostai da me velocemente e la fissai negli occhi
cercando nell’ombra le sue labbra. Quanto avrei voluto
baciarla.. quanto.. ma lei si allontanò subito tornando con
le braccia conserte sul banco. Che idiota che ero stato, che
idiota..
Quando la luce si accese e i
nostri sguardi si incontrarono ancora la fissai famelico,
facendola arrossire. Doveva quantomeno sapere che io la
desideravo e che quella reazione spropositata era dovuta alla paura di
sentirla troppo vicina a me. “Bella..”. Si
avvicinò di nuovo e questa volta fummo così
vicini che io sentii tutta la forza di quell’attrazione
invadermi.
- Basta
così..-. La sentii mormorare. Mi sfiorò il torace
con le dita e si scostò per farmi alzare. Lasciai che le mie
gambe si muovessero da sole e mi spostai vicino alla porta,
aspettandola immobile. Sentivo ancora il suo odore avvolgermi..
“Addio vampiro perfetto e indistruttibile..”.
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Capitolo 39 *** Incontrollabile ***
E ora che avete letto tutti...
posso aggiornare. Eheheh^^ Bene eccomi qui, ma da quanto non aggiornavo
Mid Sun?? Da tanto credo. Comunque eccomi non mi date per dispersa. Ci
sono, è il caldo che fa bruttissimi scherzi. Mi dispiace.
Grazie per la pazienza. Alloraaaa... stavolta non mi dimentico di dire
che ho aperto un forum mio dove sto ripostando tutto... che stress lo
so. Ma è statoun bellissimo regalo che mi è stato
fatto ed è bello vederlo crescere con tante persone. Tra
l'altro ho iniziato lì una nuova originale, vabbè
come se non mi bastasse mai. Vi do' il link se volete dare
un'occhiata: http://maliafanfictionpage.forumcommunity.net/
Ora mi dileguo. Vi ho fatto
penare abbastanza, scusate ancora.
Incontrollabile.
Mi avviai al suo fianco verso
la palestra mentre nel mio corpo l’eccitazione si diffondeva
come un veleno. Il desiderio di lei non voleva diminuire e, come la
volta precedente, mi ritrovai a fantasticare su come sarebbe stato
sentirmi suo. Ammutolii... no, fare l’amore con il mio
piccolo Bambi sarebbe stato fuori discussione. “Smettila,
controllati”. Sentirmi così umano mi confondeva e
spesso mi gettava nel panico. E se le avessi fatto del male? E se
l’avessi presa con troppa violenza?
- Edward…-.
Mormorò voltandosi verso di me e guardandomi indecisa. Lo
sapevo, sentivo quella sensazione di attrazione che ci portava
l’uno verso l’altra. Il vampiro dentro si dimenava
tentando di ribellarsi al mio controllo, ma l’uomo, il
ragazzo in me, desiderava solo spingerla verso la parete e perdersi in
una carezza, in un bacio, sentire la sua vicinanza e lasciarsi
travolgere.
Non risposi, muto, e
la spinsi gentilmente dentro la porta che l’avrebbe portata
agli spogliatoi. Un bacio, un solo bacio e poi… allungai la
mano verso il suo viso e con il dorso le accarezzai dolcemente la pelle
morbida cercando di trasmetterle le emozioni che mi stavano
sommergendo. Fare l’amore con lei… le
mie nocche scivolarono sulla sua guancia e immaginai di perdermi nel
suo profumo, nel suo abbraccio caldo e nudo di passione. Rabbrividii
socchiudendo le palpebre. Dovevo andarmene prima di perdere totalmente
il controllo. “Ora...”. La fissai per qualche
secondo lasciandomi stregare dal suo viso, desideroso di provare le mie
stesse sensazioni, e mi voltai mettendo le mani in tasca.
“Tocca qualcos’altro invece di lei,
idiota…”. Subito venni a contatto con la mia
erezione e mi vergognai. Non “quel”
qualcos’altro, semplicemente dovevo tenermi impegnato in
altre attività che non fossero appartenenti alla sfera
“sessuale”. Ma ultimamente la mia mente sfuggiva a
qualsiasi tipo di controllo, ed evidentemente non solo quella. Mi
appoggiai al muro poco fuori della palestra aspettando che
l’ora terminasse. Mai un istante mi era sembrato tanto lungo
nonostante l’eternità che inevitabilmente ero
costretto a vivere.
“Bella, fai
presto”. Come se lei avesse potuto velocizzare il
tempo… Sospirai pur non avendone bisogno,
l’assenza del mio Bambi cominciava a diventare una vera
agonia.
La vidi uscire correre
trafelata inciampando sui suoi piedi e appoggiarsi con la mano sullo
stipite. “Piccola…”. Sorrise dolcemente
e le risposi felice di rivederla. Rimanemmo a fissarci qualche secondo
prima di distogliere lo sguardo all’unisono
imbarazzati. Sembrava che non ci vedessimo da anni, mi
sentivo proprio come se mi avessero strappato una parte della mia anima
e l’avessero appena rimessa al suo posto. Vicino a lei mi
sentivo completo.
- Ciao...-. Disse
sottovoce avvicinandosi lenta.
- Ciao...-. Risposi
aspettando di sentire il suo profumo forte saturarmi completamente lo
spirito.
- Beh, finite le
domande?-. Mi rimbeccò posando leggera una mano sul mio
gomito.
La fissai scoppiando a
ridere e mi scostai per mettere distanza tra noi. Iniziavo realmente a
temere per la sua incolumità vicino a me.
- Non sperarci...-.
Mormorai ritornando serio e rimuginando su altre possibili domande.
Proprio mentre ci
dirigevamo verso la Volvo trovai finalmente quella giusta da farle.
- Cosa ti manca di
Phoenix?-.
Chissà cosa
aveva quella cittadina che le piaceva più di Forks. Ci
pensò per qualche minuto e poi rispose.
- Il caldo, il sole, i
colori e gli odori… i profumi di erba arsa al sole, acqua
rinfrescante…-.
La fissai incuriosito
chiudendo lo sportello dietro di lei. Erba arsa al sole…
provai ad immaginare il calore del sole giocare sulla sua pelle e
rabbrividii. Volevo saperne di più.
- Immagino che
lì non piova quasi mai-. Rimuginai ad alta voce salendo al
posto di guida. La vidi annuire e guardare fuori dal finestrino persa
nei ricordi. Forse Phoenix era il posto giusto per lei, forse sarebbe
stato meglio per il mio cerbiattino tornare a casa, ma pensare di
averla lontana mi fece stringere il cuore nel petto e soffocare
dall’ansia.
Misi in moto e
aspettai di uscire dal parcheggio per continuare a dar sfogo ai miei
pensieri.
- Hai parlato di
odori, che genere di odori e come sono-.
Mi guardò
aggrottando le sopracciglia e mordendosi le labbra. Non sarebbe stato
facile probabilmente descrivere le sensazioni che le provocava un
determinato odore.
- Ti ostini a
chiedermi cose impossibili…-. Bisbigliò
rilassandosi sul sedile.
Sorrisi. E
no… non le avrei permesso di averla vinta così.
Furba la mia piccola umana.
- Non hai risposto-.
Ridacchiai vedendola mettere il broncio. Era il giorno delle mie
domande e non mi sarei limitato a brevi e insoddisfacenti risposte.
- Oh no!
Piove…-. Sbuffò chiudendo il finestrino e
tornando a guardare la strada. Osservai la pioggia cominciare a cadere
sul vetro. Quel pomeriggio non prometteva nulla di buono, non avrebbe
smesso di piovere tanto presto. Avrebbe diluviato.
- Non cambiare
discorso-. La ripresi facendola sospirare esasperata. Mi
fulminò con uno sguardo eloquente che mi fece ghignare e
tornò a parlare.
- Per esempio,
l’odore di creosoto…-. Disse poi fissandomi
curiosa.
Creosoto... in cento e
più anni di vita, pensava forse che non sapessi di cosa
stesse parlando? Rimasi in silenzio aspettando che continuasse e la
vidi alzare gli occhi sdegnati verso il tettuccio della macchina.
- Riuscirò
mai a stupirti?-. Sospirò sconfitta mentre fermavo la Volvo
di fronte a casa Swan. Lei? Pensava veramente di non riuscire a
stupirmi? Era una continua meraviglia per me, tutto della mia piccola
riusciva a meravigliarmi. Sgranai gli occhi e mi voltai verso di lei
aggrottando le sopracciglia. Non mi aspettavo di trovare il suo sguardo
fisso su di me, affascinato, preso, ammutolito, e mi persi per qualche
minuto. Dio se la amavo…
- Sono io che faccio
le domande-. Risposi ancora sorridente facendola sbuffare arrabbiata.
Fece per aprire lo sportello furiosa, ma la bloccai. La pioggia fuori
ere troppo forte e non volevo che si prendesse qualche malanno. Mi
guardò facendomi una linguaccia e si liberò della
mia stretta facilmente.
- Bella,
piove a dirotto…-. La rimproverai bonariamente.
- Non è una
domanda...-. Ribatté stizzita. Ridacchiai… che
agnellino impudente. Bloccai lo sportello con la mano
passandola dietro la sua schiena e involontariamente la sfiorai
attirando il suo corpo verso il mio. Averla così vicina era
talmente bello che per un attimo dimenticai l’istinto di
divorarla.
- Sono pronto a
soddisfarti con qualsiasi domanda…-. Imprigionai il suo
sguardo timido che si bloccò nel mio con ansia. I battiti
del suo cuore cessarono improvvisamente e lei dimenticò di
respirare. Sapere di farle quell’effetto non mi aiutava
affatto, sentii una stretta allo stomaco che mi fece provare dolore.
Eccitazione…
- Anche io-.
Sussurrò senza respiro. Oddio, di nuovo il desiderio di
toccarla, di nuovo la voglia di stringerla sul sedile e baciarla.
“Sta fermo, fermati, buono… fa il bravo
vampiro”. Portai il viso vicino ai suoi capelli e
l’odore di fresia e lavanda mi colpì in pieno
volto. Mi faceva impazzire quella dolcezza, ma era l’odore
agrodolce di donna a farmi perdere il controllo. E stava
aumentando… lei mi desiderava.
- Mi piace il tuo
profumo, è eccitante…-. Ringhiai basso con un
tono roco che non riconobbi come mio. “Ma che stai dicendo
idiota?”. Pensai di averla spaventata con quelle parole, ma
nei suoi occhi apparve solo imbarazzo e vergogna. Arrossì
deglutendo e l’abitacolo si impregnò del suo odore
forte. Chiusi gli occhi tentando di non respirare, ma era come una
droga per me. Droga irresistibile…
- Edward…-.
Il mio nome sulle sue labbra mi fece sussultare e il veleno mi
inondò la gola in un istante facendomi tremare.
“Stringimi”. Brividi, brividi freddi scendevano
lungo la mia schiena, l’impulso di farla mia era
così irresistibile che un gemito di frustrazione
uscì dalle mie labbra facendo ansimare il mio piccolo Bambi.
– Non… non.. è un do, domanda-.
Riuscì ad articolare gettandomi in uno stato di eccitazione
inverosimile. L’effetto che aveva la sua voce su di me era
devastante.
- Bella, noi vampiri
percepiamo tutto chiaramente. Hai mai sentito il tuo profumo? Hai un
odore che mi fa impazzire-. Perso, ero perso nelle mie parole, senza
rendermi conto che il ragazzo aveva preso il sopravvento sulla mia
prudenza di vampiro. Non mi importava più nulla, non potevo
nasconderle il mio desiderio. Non ci riuscivo… il mio
autocontrollo di fronte a lei si sgretolava con niente.
Non la guardai, ma la
sentii sconvolta. Rimasi immobile aspettando di percepire il rumore
dello sportello aprirsi e chiudersi con rabbia. Avevo esagerato, ma la
mia natura era egoista, esagerata, come quella di un animale feroce,
felino… un puma. Sentii chiaramente Bella ignorare il mio
braccio e scendere sotto la pioggia battente. “Stupido, sei
solo uno stupido”. Finalmente aprii gli occhi convinto di non
vederla più, ma lei era lì, a metà
strada sul viale, ferma, dondolava sulle sue gambe stringendo i pugni
lungo i fianchi. La guardai bagnarsi come un pulcino e tremai. La
volevo troppo… fermarmi sarebbe stato impossibile se
l’avessi raggiunta.
Aprii lo sportello
facendo forza su me stesso e scesi sotto l’acqua,
raggiungendola e parandomi di fronte a lei.
“Cazzo”. Il suo profumo sotto la pioggia era
qualcosa di assolutamente sconvolgente.
- Bella, scusami.
Torna in macchina… parliamo dell’odore di
creosoto? Di sole... di asciutto…-. Feci con calma tentando
di non incontrare i suoi occhi. Non volevo avvicinarmi troppo, starle
troppo vicino voleva dire esagerare, voleva dire metterla in pericolo e
io avrei preferito morire che farle del male.
- Sarebbe
inutile…-. Quella parole mi uccisero, mi dilaniarono il
cuore. Non era inutile per me, tutto ciò che le apparteneva
era importante per me. “Beh dovevi pensarci
prima...”. Mi sarei scusato fino all’indomani se ce
ne fosse stato bisogno.
- Non sai nulla, non
sai nulla...-. Risposi scuotendo la testa. Mi portai le mani tra i
capelli tentando di calmarmi. Non potevo perderla per un errore
stupido, per essermi lasciato andare così. Non ero perfetto,
maledizione, forse lei mi credeva perfetto, un cavaliere, ma non lo
ero! L’avevo delusa ed era giusto che ne pagassi le
conseguenze.
- Se solo mi
spiegassi! Edward io voglio sapere tutto di te… ah scusa,
oggi le domande spettano a te… allora chiedimelo,
forza…-. Era arrabbiata, si stava mordendo le labbra
furiosa. Chiederle cosa? Ero talmente vicino a lei che potevo sentire i
battiti forsennati del suo cuore, talmente vicino da desiderare di
essere una cosa sola con lei. E la pioggia cadeva
incessante… maledetta acqua.
- Mi pensi? Mi pensi
mai quando sei sola nella tua stanza, mi pensi Bella?
Dimmelo…-. Gridai angosciato tentando di controllare la mia
voce.
- Sì, Dio,
sei la mia ossessione. Ti penso continuamente stupido. In ogni momento,
notte e giorno. Ma sei tu che non lo vuoi sentire, sei tu che hai
paura! Una paura fottuta…-. Urlò portandosi le
mani sul seno e chinandosi leggermente. Stava piangendo e io non me
n’ero accorto. La voce le si incrinò fino a
spegnersi e io mi sentii morire.
- Io non voglio
spaventarti… -. Bisbigliai sconfitto guardando a terra.
Eccomi, il controllato e perfetto vampiro perdente. Io, ammettere
così le mie debolezze… ero veramente caduto in
basso.
- Spaventami allora,
ma dimmi la verità, parlami-. Mormorò tristemente
cercando i miei occhi dorati.
- Te la
dirò, tu sai quando. Ti prego, aspetta… -.
Sussurrai tentando di farmi perdonare. Avevo bisogno di tempo, per la
prima volta nella mia vita. Di tempo per starle accanto, di tempo per
ammettere che averla era indispensabile per me. Non ero pronto a
lasciarmi travolgere. – Prima non so cosa mi sia
preso… io…-.
Mi interruppe alzando
la mano e arrossì mordendosi la bocca.
- Mi piace, tutto di
te mi piace. Tu sei… oddio Edward, tu non ti rendi conto
dell’effetto che fai...-.
Chiuse gli occhi
continuando a parlare senza che io potessi fermarla. Il mio corpo teso
era completamente attratto dai suoi movimenti e dalle sue labbra. Avrei
voluto fare l’amore così, con lei sotto
l’acqua. – E la notte, se il giorno è
un’agonia separarmi da te, la notte sento i morsi della tua
mancanza. Ti sogno... Edward sogno le tue mani su di me, il tuo corpo,
la tua voce che mi culla e che mi vuole, roca, calda. E i tuoi baci
sulla mia pelle…-. Si fermò rabbrividendo e io
respirai incredulo. “Ti voglio, Bella”. –
Beh...-. disse poi fissando un punto lontano – ora ho detto
qualcosa di imbarazzante, siamo pari-. La mia piccola e innocente
cerbiattina mi desiderava. Saperlo mi fece tremare di piacere. Il
desiderio di lei aumentò a dismisura e la reazione umana del
mio corpo non tardò a farsi sentire.
- Bella… a
volte…-. Mi fermai prendendo fiato e sperando di bloccare
quel pensiero, prima di farle ancora male, prima di rovinare ancora
tutto – Vorrei assaggiarti…-. “Oh
merda”.
Sgranai gli occhi e mi
pentii immediatamente. Se solo non avessi agito d’impulso,
che idiota. Abbassai le palpebre pronto a perderla e veloce il dolore
esplose nella mia testa. Cosa stava succedendo? Il mio piccolo
agnellino si era avvicinato troppo a me. Le sue labbra piene si
posarono lievi sull’angolo della mia bocca e la sofferenza
che provai mi fece ringhiare troppo forte.
“Cristo”. Il piacere corse lungo tutto il mio corpo
lasciandomi senza fiato, ogni parte di me gridava al possesso e il
vampiro urlò di insoddisfazione e godimento. Stavo
bruciando… La sentii correre in macchina e sospirai
sollevato. Rimasi fermo tentando di recuperare il mio controllo
sull’orlo dell’abisso, ancora un gesto
così e l’avrei massacrata. Un bacio leggero, solo
quello, quasi inesistente, mi aveva distrutto e mi stava portando
all’esaltazione più animale, così
intensa, viva. Mi sentivo vivo come non mai.
Lasciai che la pioggia
portasse via il mio desiderio e poi la raggiunsi in macchina. Aveva
acceso il riscaldamento per asciugarsi. L’imbarazzo era
tangibile, dovevo rompere in qualche modo quell’aria pesante
e umida di pioggia.
- Emhh…
com’era la tua camera a Phoenix?-. Domandai allora tentando
di strapparle un sorriso. Ci riuscii… scoppiò a
ridere più serena e io la seguii. Che strana sensazione di
complicità, non mi ero mai sentito parte di una persona
così tanto. Umana o vampiro non esisteva più
ormai, c’era solo un noi. Noi e loro, il mondo
fuori…
- Disordinata, molto-.
Si lanciò in un’ampia descrizione gestuale della
sua stanza e io sghignazzai tutto il tempo scuotendo il capo e cercando
di asciugarmi. La sentivo così mia in quel momento, sarebbe
stato doloroso lasciarla.
- Ora mi descriveresti
cosa c’era intorno alla tua casa? E questo benedetto odore di
creosoto?-. Ridacchiò e iniziò di nuovo a
parlare. Era un piacere sentire la sua voce tranquilla cullarmi, era
come la musica del mio pianoforte, non mi sarei mai stancato di
ascoltarla.
- Insomma
sì, credo possa bastare…-. Terminò
pensandoci su. Non ne avrei mai avuto abbastanza, ecco qual era la
verità, ma di lì a poco sarebbe tornato suo
padre. Il mio silenzio evidentemente la stupì
perché mi guardò accigliata.
- Hai finito?-. In
realtà no, avrei continuato per
l’eternità.
- Neanche per sogno...
ma tra poco tornerà tuo padre-. Ammisi tristemente. Entrambi
ci rabbuiammo. Dividerci questa volta non sarebbe stato semplice, lo
sapevamo entrambi. Ormai lei era tutto il mio mondo.
- Charlie!-.
Gridò poi sospirando. – Quanto è
tardi?-. Guardò ancora il cielo scuro e gonfio di pioggia,
poi lanciò un’occhiata all’orologio
agitata. Il tempo era volato. Era sera ormai, tutto quello che era
successo tra noi ci aveva assolutamente fatto perdere la cognizione
delle ore che passavano.
- E’ il
crepuscolo…-. Mormorai catturando la sua attenzione. Mi
voltai verso ovest, osservando il colore rosato del cielo, presto
sarebbe scesa la notte e con lei tutti i miei pensieri, i miei tormenti
sarebbero tornati a torturarmi. Mi voltai e la sorpresi a fissarmi
stupita.
- Per noi è
il momento più sicuro della giornata. L'ora più
leggera, ma in un certo senso, anche la più triste... la
fine di un altro giorno, il ritorno della notte. L'oscurità
è troppo prevedibile, non credi?-.
Probabilmente non
avrebbe potuto capire. Ogni giorno la stessa storia, le stesse ore, che
noiose passavano incessanti in un’eternità di
niente, di nulla. Lo scorrere del tempo nella monotonia rischiava di
uccidere noi vampiri, di farci morire, e non potevamo permetterci di
perdere l’anima. Almeno non io, che tanto avevo combattuto
per rimanere umano, per non farmi vincere dai desideri e dagli istinti.
- A me la notte piace.
Se non ci fosse il buio non vedremmo le stelle. Bè, non che
qui si vedano granché-. Mormorò poi pensandoci
su. La osservai divertito: possibile che dovesse sempre contraddirmi in
modo così innocente ed ingenuo?
Un’eternità di notti stellate, sarebbe stato
fantastico con lei al mio fianco. Scoppiai comunque a ridere ricevendo
in cambio un’occhiata stupita. Non avrebbe potuto capire
quanto era buffa e dolce ai miei occhi.
- Charlie
tornerà tra qualche minuto. Perciò, a meno che tu
non voglia dirgli che sabato verrai con me...-. La provocai poi
vedendola subito aggrapparsi allo sportello. Ghignai malizioso.
“Vuoi già lasciarmi piccolina?”.
- Emh... Grazie, ma...
no, grazie-. Borbottò insicura lasciando però la
presa. Neanche io volevo che lei se ne andasse. L’avrei
rapita e nessuno l’avrebbe saputo. “Che pensieri da
vampiro idiota”. Prese dal sedile posteriore lo
zaino dimenticato e poi si sgranchì le braccia e le gambe.
- Quindi, domani tocca
a me?-. Chiese cercando di prolungare quel momento.
“Assolutamente no”. Pensai subito, avevo ancora
tante domande da farle. E avevamo avuto un piccolo
contrattempo…
-Certo che no!-.
Risposi stizzito, ma sorridendo – Ti ho detto che non ho
ancora finito, no?-. E così anche l’indomani
sarebbe stata completamente mia.
Mi guardò
sorpresa e sorrise di rimando. – E che altro manca?-.
Domandò incuriosita. “Ancora...”. Le
domande erano una mia prerogativa. “Sapessi bimba”.
- Lo scoprirai
domani…-. Feci enigmatico, lasciandola con l’amaro
in bocca. Avrei voluto parlare ancora per ore, ma il rumore del furgone
di Charlie mi giunse alle orecchie troppo presto. Sospirai chinandomi
per aprirle lo sportello.
- Cattive notizie-.
Sussurrai maledicendomi. Avrei dovuto lasciarla andare prima, ma non
volevo separarmi da lei. Il solito egoista.
Troppo tardi mi
accorsi di starle sfiorando il seno con il braccio e rimasi immobile a
mezz’aria con la mano sullo sportello.
“Perfetto”. I nostri sguardi si incontrarono e il
desiderio si accese ancora trasportandoci in una dimensione tutta
nostra. Una scarica elettrica mi lasciò boccheggiante e
ancora una volta dovetti farmi forza per non mordere quelle labbra
rosse e carnose. “Che diavolo aspetti, ancora con le tue
assurde paure”. Non erano tanto assurde, bastava un niente
per farmi eccitare.
- Che
c’è...-. Sussurrò lei avvicinandosi al
mio viso. Irrigidii la mascella cercando di non muovermi e tentai di
calmarmi. In fondo le stavo solo aprendo lo sportello, nulla di
così difficile.
La sua mano mi
sfiorò il viso dolcemente, preoccupata e la mia erezione si
fece sentire nei jeans stretti e bagnati. “Dio,
no…”.
- Un’altra
complicazione…-. Bisbigliai più a me stesso che a
lei. “Toccala, toccala, lo vuoi toccala”.
Distolsi lo sguardo e
aprii di scatto lo sportello, allontanandomi velocemente. Niente
più contatto fisico, lo ripromisi a me stesso. Niente
più contatto fisico con Bella…
Mi fissò
interrogativa, sapevo che voleva chiedermi quale fosse la complicazione
che avevo accennato, ma i fari della macchina dei Black ci sorpresero
inevitabilmente e la vidi perplessa guardare fuori.
- Charlie è
dietro l’angolo-. Le dissi allora. “Vai
Bella…”. All’inizio non si mosse, rimase
ferma pensando al da farsi, ma poi balzò fuori sospirando e
guardandomi sconsolata. Faceva male, maledettamente male questa volta.
Si lanciò in una corsa nel viale e si gettò sulla
porta di ingresso. Io fissai lo sguardo verso Billy Black che mi
guardò con odio e mi fece un segno eloquente con la mano.
Io
ti ammazzo se ti avvicini ancora a lei, succhiasangue…
Non avevo ancora
dimenticato la gentilezza dei lupi. Ridacchiai per nulla spaventato e
ripartii fulminandolo con gli occhi. Sapevo bene che quello che stavo
facendo era pericoloso, ma né lui né suo figlio
avrebbero potuto farmi cambiare idea. Spostai il mio sguardo su Jacob
Black, i suoi pensieri erano di odio profondo nei miei confronti.
Se
la farai soffrire, giuro che ti ammazzo con le mie mani.
Quindi suo figlio non
credeva alla storia dei vampiri. Poco male, anche se evidentemente non
dovevo essergli molto simpatico. E il motivo era Bella, non mi piaceva
il sentimento e l’interesse che lui sembrava provare nei
confronti del mio piccolo Bambi.
“ Sta
lontano da lei…”.
Mi allontanai
innervosito a causa di quell’incontro e ripensai
involontariamente alle parole di Bella. “Mi piace, tutto di
te mi piace”. Sorrisi. Se avesse conosciuto la parte
più bestiale di me, sarebbe sicuramente scappata via senza
nemmeno pensarci. Però… quelle parole mi avevano
scaldato l’anima, lei era pronta a tutto per me, pronta a
starmi vicino nonostante tutto, ed era vero, io avevo troppa paura. Ero
felice, maledettamente felice che lei esistesse, troppo. “Ti
sogno… Edward sogno le tue mani su di me, il tuo corpo, la
tua voce che mi culla”. Un groppo si fermò ancora
nella mia gola per ricordarmi quanto desiderio, quanta ansia, quanta
sofferenza aveva saputo trasmettermi con delle semplici parole.
Passione… non avevo altro per esprimere ciò che
sentiva il mio corpo. Amore… Portai la testa sul volante e
sospirai. E ora io avrei dovuto dirle tutto, sabato le avrei confessato
ogni cosa. Volevo che lei sapesse… ogni cosa, tutto.
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Capitolo 40 *** Peluche ***
Eccomi
qui!!! Non potete capire cha caldo che sta facendo, qui. Mamma mia! Non
si può ivivere.. accenderei il condizionatore. (E
accendilo!). Che bello ho visto che ci sono new entry per Mid Sun...
sono strafelice. Miss Simy e Sabry... benvenute. A proposito
l'osservazione di Sabry è giusta, spiegherò anche
questa cosa dell'anima. Piano, piano... Ma sono arrivata a
metà libro? Mhh.. non so. Sto allungando sempre di
più i capitoli. Questa fic verrà il doppio della
lunghezza di Twilight.. oddio.. ^^ Spero che questa breve interruzione
vi possa piacere. Allora, torniamo nel mondo di Edward. A proposito io
ho caldooooo! Grazie a tutte, siete dei veri tesori che mi continuate a
leggere anche l'estate. Un bacio!!
Pensavo… pensavo
che sarei sempre stato attento nei momenti in cui avrei cercato di
entrare silenzioso nella sua stanza per guardarla dormire. Lo credevo
almeno, ma più fissavo il suo letto vuoto, più mi
rendevo conto di aver commesso un errore. La stanza odorava di lei,
ogni cosa era pregna del suo profumo e io mi ero ingannato come uno
stupido. Chiusi gli occhi annusando l’aria circostante e
sentendo ogni oggetto saturo della sua fragranza dolce. Che droga, che
estasi… “Che idiota”. Mi sentii morire,
dov’era? Dove poteva essere? Ero convinto che fosse tornata a
casa e che fosse salita nella sua camera dopo aver parlato con suo
padre e i Black. Respirai piano preso dal panico, se le fosse successo
qualcosa non me lo sarei mai perdonato. Fu improvviso, ma la porta del
bagno si aprì lasciandomi di stucco.
“Cosa?”. Feci appena in tempo a nascondermi dietro
la tenda… impossibile non notarmi. Ringraziai il cielo che
la camera fosse immersa quasi totalmente nel buio e mi convinsi che
Bella era fin troppo strana per essere un’umana. Ricercare
l’oscurità... strano, ma estremamente eccitante
per me. La mia piccola cerbiattina adorava l’ombra. Sorrisi
nell’oscurità ovattata. Cosa avrei dato per dirle
che le ero vicino…
-
Renèe, no, ho detto che non c’è
nessuno…-.
Gli
occhi di Bella si chiusero e lei sbuffò scrollando le
spalle. Aggrottai le sopracciglia, “nessuno” non
era propriamente il modo in cui amavo essere definito.
-
Mhhh…ma lo voi capire? Chi vuoi che ci sia in camera? No...
nessun ragazzo... no, non voglio chiudere la telefonata per questo. No,
oddio, la scuola tutto okay. La smetti di farmi
l’interrogatorio?-. Rispose il mio piccolo Bambi ridacchiando
nervosamente. Diede qualche bacio di saluto nel ricevitore e richiuse
subito sbuffando stancamente.
-
Ahh, mi farà impazzire con le sue ansie…-.
Sorrisi sentendola parlare da sola anche da sveglia. Ghignai, quella
ragazza era impossibile da prevedere. “La mia
ragazza”. Un brivido mi scosse a quel pensiero,
“Mia”, e io la stavo ancora spiando come un
maniaco. Sospirai disgustato dal mio comportamento.
La
fissai con uno sguardo dolce e protettivo mentre si sistemava i capelli
dietro le orecchie e si mordeva le labbra. Era ora di andare a dormire
per lei… cosa la preoccupava? Cosa poteva affollarle i
pensieri?
-
Edward…-. Mormorò reclinando la testa di lato e
voltandomi completamente le spalle. Ecco, ora sapevo su cosa stava
rimuginando. Su di me… un brivido mi scosse. Pensava a me,
io ero nei suoi pensieri, solo io. Tremai dall’emozione di
sentirla mia.
-
Sto diventando matta, sento il tuo profumo…-.
Mormorò portandosi lentamente le mani sulle spalle. La
fissai estasiato dal gioco di luce fioca sui suoi capelli castani. Dio
se era bella, ogni volta non potevo non essere affascinato da lei,
stupito dalla sua semplicità. “Anche io sento il
tuo profumo”. Abbandonai la testa contro il muro come un
ragazzino innamorato di fronte ad una sensazione troppo forte per
poterla contenere e chiusi gli occhi invocando ancora il mio
autocontrollo. Se solo non fossi stato un vampiro, se solo avessi
potuto amarla come un essere umano… strinsi i pugni lungo i
fianchi e sperai che non guardasse verso la finestra, nonostante il mio
desiderio di urlare, di farmi vedere. “Sono qui, qui vicino a
te!”. Ma non volevo spaventarla, non volevo che lei
conoscesse quella parte così ossessiva di me, non potevo
più fare a meno del suo odore.
-
Edward…-. Sospirò ancora con voce sommessa.
Sentii i vestiti scivolare lungo il suo corpo e serrai le palpebre
improvvisamente terrorizzato da ciò che immaginavo stesse
facendo. Si stava spogliando… “Si spoglia pensando
a me”. La salivazione aumentò copiosamente e in
pochi minuti la mia bocca ardeva di veleno bollente.
Assurdo… le sensazioni che si susseguivano nel mio corpo
erano di bruciore e brividi ghiacciati, non riuscivo a contenere
l’ansia di abbracciarla, l’ansia di
toccarla.
Con
i canini mi morsi prepotentemente il labbro inferiore. “Non
ti azzardare a guardare”. Sarei realmente riuscito a non
farlo? Decisamente no. Aprii lentamente le palpebre e fissai la mia
Bella coperta solamente di un asciugamano azzurro a fiori rosa. I
capelli legati in una crocchia sopra la testa, le braccia alzate per
fermare meglio la coda e le gambe quasi del tutto scoperte. Mi
soffermai sulle sue cosce ben tornite e sode, pensando a quanto la sua
pelle fosse innaturalmente morbida e tenera. Strinsi maggiormente i
pugni fino a farmi male, il suo profumo fu un’ondata di
freschezza e dolore, il demone in me sbraitò
furioso. Ma in alcun modo riuscii a distogliere gli occhi da quella
visione…
-
Una doccia è quello che ci vuole, magari
fredda…-. Sussurrò aggrottando la fronte.
Sì riuscivo a capirne i motivi. La seguii con lo sguardo
fino alla porta del bagno e rimasi a fissare il punto in cui era
scomparsa come uno stupido. Possibile che non ne riuscissi a combinare
una giusta? Spione e maniaco, ecco cos’ero diventato.
Respirai
lentamente cercando di controllare le emozioni che mi stavano
assalendo. Forse avrei dovuto spostarmi da lì, prima che
potesse vedermi. L’unico posto ben nascosto sarebbe stato
dietro la piccola poltrona vicino al letto, ma dubitavo che avrei
potuto vedere qualcosa senza farmi scoprire. Sussultai. Davvero volevo
guardarla, spiarla? “Sì”, mi resi conto
di non voler perdere nemmeno un secondo di lei. Desideravo osservarla,
fissarla fino alla paranoia, fino a stare male. Volevo che i miei
muscoli si tendessero dal desiderio di lei e che ogni nervo fosse
invaso dal veleno, dalla voglia di possederla, averla mia. Non potevo
negare a me stesso che Bella era la mia ossessione, il mio desiderio
più sfrenato, la mia morte e il mio sogno proibito. Spesso
pensavo a come sarebbe stato stendermi con lei sul suo letto e
lasciarmi accarezzare da quelle piccole mani bianche… e
sospettavo il mio cedimento, non avrei mai potuto farcela. Che tortura,
che dolore e che piacere! L’inferno e il Paradiso, ghiaccio e
fuoco nelle mie vene. Sarei morto, avrei ceduto, ne ero convinto. Non
avrei potuto immaginare nulla di più assoluto. E le sue
labbra... fermarmi a riflettere su quanto la sua bocca
carnosa mi attirasse, mi lasciava immaginare la sua morbidezza, la sua
passione, il suo sapore e io non riuscivo in nessun modo a contenere me
stesso e la voglia non umana di prenderla tra le braccia e costringerla
a darmi tutta se stessa. Il rumore della porta mi distolse
improvvisamente dai miei pensieri e tornai a guardare Bella con quel
piccolo asciugamano e tutta gocciolante. Una doccia
veloce… Il cellulare prese a suonare proprio in
quell’istante. Lo prese incespicando sui suoi piedi e rispose.
-
Sì? Dio, mamma sono appena uscita dal bagno. Cosa
c’è?-. Sgranò gli occhi alla risposta
di sua madre e io ridacchiai.
-
No, no Renèe, non voglio rimanere a Forks perché
mi piace un ragazzo…-. Soffocai una risata sul nascere. Sua
madre doveva essere terribilmente frustrante a volte… Il mio
piccolo Bambi si sedette sul letto cercando di trattenere
l’asciugamano e io mi appiattii maggiormente al muro cercando
a tutti i costi di non farmi notare.
-
Smettila, dai. Sì, sì è carino. Okay?
Basta però, ci sentiamo per e-mail, ho la connessione ora
e…-. Interessante, stava parlando a sua madre di me?
“Mamma sto con un vampiro, lo sai?”. Storsi la
bocca inorridito. L’avevo condannata ad amarmi, a causa del
mio egoismo, della mia voglia di lei. Ero un animale, un mostro.
Abbassai
lo sguardo sulla mano che stringeva il lembo dell’asciugamano
che la copriva. Che situazione imbarazzante, e se le fosse caduto? Per
un attimo immaginai di abbracciarla e sentire quella stoffa umida
contro la mia pelle. Deglutii cercando di fermare la salivazione.
Così calda e morbida a contatto con il mio torace, le avrei
tolto piano l’asciugamano e le avrei baciato la spalla
leggermente salendo poi sul suo collo profumato scostandole i capelli.
“Tu sei malato”.
-
Oddio, Renèe, no, non abbiamo fatto sesso... mamma ti prego,
no. Sì, sì, è bello, ma cosa
c’entra. È un ragazzo all’antica-. Mi
riscossi sentendo la sua risposta e quando arrossì rimasi
incantato dalla luce fioca che le illuminava il rossore del viso.
– Purtroppo...-. Aggiunse a bassa voce, ma abbastanza
chiaramente per me. Dio se solamente avessi potuto baciarla e toccarla
come un normale essere umano, senza paura, senza
quell’angoscia di farle del male ogni volta che la sfioravo!
Io non ero in grado di controllarmi, lei era troppo per me, troppo
morbida, dolce, zuccherina… e il suo profumo, non riuscivo
in alcun modo a resisterle.
Si
stese sul letto guardando il soffitto con il cellulare in mano. Lo
chiuse senza pensarci e inspirò lentamente.
-
Al solito è caduta la linea, Renèe non ti
smentisci mai-. Sospirò dolorosamente come se la
conversazione le fosse costata fatica, poi si rilassò
chiudendo gli occhi.
-
Non è possibile che io senta sempre il suo profumo, non ci
credo. Sono ossessionata da lui. E vorrei che Edward lo sapesse ogni
minuto, che capisse il bisogno che ho di lui…-.
Si
portò le mani sulla fronte a coprirsi gli occhi e
alzò le ginocchia lasciando che l’asciugamano le
scivolasse ancora più indietro sulle cosce. Possibile,
possibile che non si rendesse minimamente conto del pericolo che
correva standomi a fianco? Non potevo proteggerla da me stesso, non ci
riuscivo, non ero immune da lei, rischiavo di saltarle addosso. E ora
anche così abbandonata sulle coperte era una tentazione per
me. La fissai famelico perdendomi ancora nella bellezza che sembrava
emanare ogni suo movimento. Dimenticai di sbattere le palpebre,
dimenticai di respirare, c’era solamente lei, la mia Bella,
che con le mani ora si tratteneva le spalle a causa dei brividi di
freddo e strusciava le cosce l’una contro l’altra.
-
Forse sarà meglio rivestirmi. Altrimenti rischio domani di
prendermi un’altra sgridata da mister “ti proteggo
io”-.
Sbuffò
andando ad accendere la radio e le note di “I will always
love you” si diffusero per la stanza. La mia piccola era
un’inguaribile romantica. Seguii i suoi movimenti fino a che
non assorbii il reale significato delle sue parole.
“Rivestirsi…? Oh merda, merda”. Mi girai
con il viso rivolto verso il muro e mi scordai ogni cosa, persino il
mio nome. Non dovevo prendere aria, non dovevo immaginarla nuda, dovevo
rimanere calmo, tranquillo, sereno. “Oddio, ma
perché?”. Mi schiacciai ancora di più
addossandomi completamente alla parete rendendomi se possibile ancora
più ridicolo del dovuto.
-
E tu… cosa ci fai qui?-. Il tono di voce di Bella
cambiò improvvisamente e io tremai. Non poteva
essere…
-
Non ci credo, volevi fare il guardone Edward?-. Continuò
arrabbiata camminando in tondo per la stanza. Non mi mossi, incredulo.
Mi aveva scoperto, ma non sapevo cosa fare, come muovermi. Ero
troppo... troppo… eccitato all’idea che lei
sapesse e avevo paura di farle del male.
-
Ti ho fatto una domanda, sai? Sei pregato di rispondere…-.
Rispondere? Io? La mia voce avrebbe avuto un tono innaturale, roco,
disumano. Mi voltai lentamente e rimasi scioccato nel vedere il mio
cerbiattino parlare severamente con un peluche tra quelli che si
trovavano sopra la sua scrivania. Ero a dir poco sotto shock. Bella
scoppiò a ridere facendo una giravolta e si sciolse
l’asciugamano abbandonandolo sul letto e dirigendosi verso
l’armadio. Doppio shock… era, era bellissima. Mi
sentivo un cretino, lì in piedi, con la bocca spalancata
mentre la mia ragazza reclinava la testa respirando forte e sgranando
gli occhi.
-
E’ brutto dirlo Edward? Vorrei che lui fosse
qui…-. Prese di nuovo il peluche tra le mani e lo strinse al
petto. – Vorrei che mi baciasse… ma non posso
pensarlo vero? Non è giusto nei suoi confronti…-.
Mormorò dirigendosi verso l’armadio e afferrando
un pigiama pulito. Si girò verso la finestra e io trattenni
ancora il fiato. “Bella…”. Solo un paio
di slip a coprire il suo corpo pallido e caldo, sentivo forte il
profumo del suo bagnoschiuma, forte l’odore dolce della sua
pelle. Mio Dio che cosa avrei potuto farle se non fossi stato
così abituato a controllare i miei istinti.
Lanciò “Edward” sul letto e lo
ignorò per qualche minuto infilandosi i pantaloni con
lentezza esasperante. Indugiò un attimo sulle sue
cosce pensierosa.
-
Sai Edward, a volte credo che lui mi ami solamente perché
non può leggere nella mia mente… cosa
c’è di bello in una come me…-.
Farfugliò tristemente guardandosi lo stomaco e il seno. -
Non gli piacerei, lui è perfetto…-.
Cosa
stava blaterando quella sciocca? “Sì, che mi piaci
maledizione, non sai nemmeno quanto”. Continuavo a guardarla
estasiato, meravigliato, eccitato, non riuscivo più a
contenermi e lei era insicura delle mie reazioni fisiche.
“Non posso dimostrarti quanto ti voglio Bella, non
posso…”. Non potevo perdere il controllo con lei,
mai. Io perfetto? Io perfetto? Avevo voglia di sfondare qualcosa preso
dalla frenesia di dimostrarle il mio amore. Avrei dato qualsiasi cosa
per poterle leggere nella mente e farle capire che l’amavo,
che l’avrei amata comunque. C’era
qualcos’altro in lei e non solo il profumo della sua pelle,
il sapore del suo sangue e la sua mente inaccessibile, c’era
meraviglia, stupore, emozione, Bella mi faceva sentire me stesso, con
lei non dovevo mentire, stentavo a riconoscermi, ma non mi ero mai
conosciuto così tanto. Riuscivo a comprendere il mio
pensiero, la mia solitudine e la mia profonda umanità.
La
guardai affamato, l’avrei baciata prima o poi, ma prima
volevo dirle la verità. Come mi sentivo, cosa provocava in
me la sua vicinanza, ma soprattutto quanto fosse importante per me.
-
E se sapesse che lo amo? Che lo adoro…? E che non penso
altro che a toccarlo… oddio, non faccio che altro che
desiderarlo. Lo sogno anche la notte, sento il suo profumo dolce e
maschile ovunque… anche ora. Sono pazza-. Il cuore sembrava
volermi scoppiare nel petto e i miei occhi indugiarono sui suoi seni
scoperti. Lei pazza e io malato d’amore, avrei dato qualsiasi
cosa per stare accanto al mio Bambi in quel momento e accarezzarla,
stringerle quei piccoli seni tra le dita, senza avere il terrore che la
mia piccola urlasse di dolore e terrore. Era perfetto, il suo seno era
perfetto per le mie mani. “Smettila di pensare,
smettila”. Ma non potevo farne a meno, non riuscivo a
distogliere la mente dall’immagine di Bella stesa sul letto
abbandonarsi alle mie carezze. Fissai sbalordito la sua pelle lattea,
il suo candore, la sua innocenza e tremai di piacere. Tanto che quando
si coprì con una maglietta provai sollievo.
-
E’ ora di andare a dormire Edward…-.
Sospirò lei avvicinandosi al letto e guardandosi spaesata
intorno. Voleva dormire con i capelli bagnati? “No, piccola
ti prenderai un malanno”. - Penso che lui mi sgriderebbe se
mi addormentassi con i capelli umidi, sai? Mi manca, ed era con me fino
a poco fa... lo amo, ho bisogno di lui, è... è
inevitabile-. Si sedette e si stese sotto le coperte – Non
avevo mai notato quanto il nome Edward mi piacesse prima della sua
esistenza, mi emoziona solamente pronunciarlo…che stupida-.
Ridacchiò spegnendo la luce e sistemandosi sotto le coperte
insieme al suo amico. Continuai a fissarla estasiato dalle sue parole
fino a quando il suo respiro non si fece regolare. Erano le mie stesse
emozioni, gli stessi miei pensieri, non riuscivo a credere che anche
lei provasse lo stesso, pensasse lo stesso e con la stessa
intensità.
-
Ti amo...-. Mormorai sopraffatto dai miei stessi sentimenti. Mi
avvicinai ai piedi del suo letto e la guardai affascinato. Niente di
più bello, niente di più dannato, osservarla
nell’intimità. Era tutto sbagliato, ma tutto
così giusto. Lei era mia, mia sarebbe rimasta per sempre se
io lo avessi voluto, e io la volevo per me.
-
Edward...-. Sussurrò nel sonno facendomi sorridere.
-
Bella...-. Bisbigliai per tutta risposta sapendo che in alcun modo mi
poteva sentire. Si mosse ridendo impercettibilmente e strinse a
sè il peluche che portava il mio nome.
-
A domani...-. Terminò lasciandomi di sasso. A volte sembrava
quasi che nel sonno il mio piccolo Bambi mi ascoltasse e mi
rispondesse, ma i suoi occhi ero chiusi, le sue labbra semichiuse e
distese. No, stava dormendo profondamente. Mi avvicinai e allungai una
mano per accarezzarle la fronte. “Non dovresti dormire con i
capelli bagnati, Bella, sei una bimba”. La
adoravo… mi permisi con le dita di sfiorarle le labbra
carnose, ma poi mi allontanai di scatto come scottato. Non dovevo
toccarla, non potevo farlo. Lasciai che il mio sguardo la amasse,
sperando che lei capisse la sua importanza nella mia vita, io non
vivevo di aria, io vivevo di lei, che aveva saputo conquistare il mio
cuore. Rimasi a guardarla in silenzio per tutta la notte, coprendola
nei momenti in cui i suoi movimenti la facevano scoprire e vegliandola
per proteggerla. Non mi sarei mai stancato di averla vicina…
All’alba mi rattristai. Dovevo andarmene, ma mi
consolò la consapevolezza che l’avrei rivista di
lì a poco, anche se avrei dovuto affrontare di nuovo le
battutine sarcastiche di Emmett e Jasper, per non parlare
dell’astio di Rose. Sbuffai e tornai di corsa a casa,
sperando di evitare qualsiasi tipo di contatto. Evidentemente non era
il mio giorno fortunato. Quando aprii la porta trovai ad attendermi
l’intera famiglia.
-
Allora?-. Chiese con ansia Alice guardandomi di sfuggita.
-
Allora cosa?-. Risposi chiedendomi il perché di quel
benvenuto inaspettato come al solito.
-
Allora il matrimonio, fesso…-. Continuò Emmett
guardandomi esasperato.
Per
un attimo pensai che fossero tutti impazziti. Ma poi i loro pensieri
preoccupati mi sommersero. Domande sulla mia assenza continua, su Bella
e il modo di vivere la nostra relazione, su come riuscissi ancora a
controllarmi… in realtà, capii poi, volavano
solamente ficcanasare.
-
Vado a cambiarmi...-. Dissi cominciando a salire le scale e ignorandoli.
-
E figuriamoci. Il signorino ci mette in pericolo e si permette di fare
lo scocciato-.
Rosalie
era implacabile come sempre. “Tranquillità
finita”. Riflettei innervosito. Scesi imbarazzato e li
raggiunsi, c’era realmente la famiglia al completo. Esme e
Carlisle mi guardavano con una tenerezza immeritata, Alice tutta
emozionata mi lanciava occhiate cariche d’aspettativa, gli
altri erano sospettosi, no non tutti, Emmett aveva lo sguardo di chi la
sapeva lunga.
-
Devo riuscire…- Annunciai atono. Le loro grida di giubilo mi
colsero impreparato, Rose mi guardava a bocca aperta, non riusciva a
crederci.
-
Lo sapevo che avrebbe fatto parte della famiglia-. Esme si strinse
contro Carlisle dolcemente e Alice annuì sicura alle sue
parole.
Assottigliai
le palpebre incredulo e mi aspettai da un momento all’altro
domande personali e indiscrete.
-
Avete fatto sesso?-. Improvvisò Em sul momento facendo
cadere il silenzio in sala da pranzo.
Gli
lanciai un’occhiataccia carica di significato e sbuffai.
-
No, ma vorrebbe…-. Rispose per me Jasper. Possibile che non
riuscissi mai ad avere un minimo di privacy? Fulminai entrambi con lo
sguardo facendoli ammutolire.
-
Ragazzi smettetela di dire stupidaggini-. Intervenne Carlisle
fissandomi con lo sguardo di un padre orgoglioso del proprio figlio
– Sapevo che ce l’avresti fatta…-.
Mi
diede una pacca sulla spalla e mi colpì la testa leggermente
con il pugno. Non sapeva, forse nemmeno immaginava quanto fosse
difficile starle vicino. Era un continuo fuoco sottopelle, in grado di
farmi avvampare e bruciare da un momento all’altro.
Bella… pensai a lei sconfortato. Volevo vederla, mi mancava,
pochi minuti ed il suo profumo già mi mancava.
-
Ce la farai conoscere vero?-. Mi pregò Esme – La
vorrei tanto conoscere-.
Tremai.
Non che non mi fidassi di mia madre, tutt’altro, io non mi
fidavo di Jasper ed Emmett. Quei due avrebbero potuto farle qualunque
cosa. Per non parlare della simpatia di Rose…
-
Andiamo sai che non è vero…-. Jazz aveva letto
chiaramente nel mio cuore. – Non le farei mai del male, tra
l’altro non è il mio tipo…-.
Ghignò ridacchiando e facendomi sorridere. In fondo mi
sarebbe piaciuto farle vedere la mia stanza, farle conoscere il mio
mondo, la mia casa.
-
Io non la spaventerò, giuro-. Commentò il grizzly
facendo scoppiare a ridere Rosalie.
-
Impossibile scimmione, sei abbastanza… come dire
“evidente”-. Si incollò a lui baciandolo
avidamente e io mi domandai se fosse la scelta giusta portarla in una
famiglia di vampiri. Probabilmente avrei dovuto lasciarla, farle vivere
la sua vita, ma ormai non ce l’avrei fatta in alcun modo a
fare a meno di lei.
-
Va bene-. Terminai cercando di calmare gli animi. – Va bene,
cercherò di domandarle se vuole conoscervi. Ma non vi
prometto nulla-. Alle mie parole proruppero tutti in grida concitate,
lasciandomi di stucco. Persino Rosalie sembrava interessata e la cosa
non mi piaceva moltissimo. Sospirai comunque sollevato e mi voltai
finalmente dirigendomi verso la mia stanza.
-
Ehi, Edward...-. Alice mi richiamò venendomi incontro.
Mi
sporsi dalle scale convinto che dovesse dirmi un’altra delle
sue stravaganze e invece questa volta fu in grado di stupirmi.
-
So che tu e Bella dovete uscire questo sabato. Emh… che ne
dici di andare a caccia oggi dopo la scuola?-.
Sgranai
gli occhi e mi resi conto che mia sorella aveva ragione. Bella era
comunque una grande tentazione per me, avrei dovuto pensarci io, ma
allontanarmi da lei stava diventando sempre più difficile,
quasi impossibile e riuscivo a dimenticarmi perfino della mia
necessità di nutrirmi.
-
Sì, hai ragione… ma questa mattina devo andarla a
prendere-. Proruppi pensando ad alta voce.
-
Potrei più tardi andare a prendere il pick-up a casa sua e
lasciarlo nel parcheggio della scuola, tu cosa dici?-. Mi
guardò sorridendo e io mi allungai per stamparle un bacio
sulla guancia. “Alice tu sei una santa”.
-
Dico che ti adoro -. La strinsi a me velocemente e la ringraziai ancora
e ancora facendola ridere.
-
Erano secoli che non ti vedevo così Eddy… ma
almeno me la presenterai?-. Mi chiese poi facendomi
l’occhiolino.
Annuii
facendola saltellare dalla gioia. Mi aveva incastrato.
-
Grazie, grazie, grazie! Beh allora… buon proseguimento-. Si
allontanò felice dirigendosi verso Jasper, che mi
guardò sghignazzando.
Mai
fidarsi di una donna, vuole sempre qualcosa in cambio…
Sorrisi
ammiccando e salii dritto in camera dove mi cambiai pensieroso. Ero
veramente così perfetto come mi vedeva il mio piccolo Bambi?
Per la prima volta dalla mia trasformazione guardai il mio corpo
tendersi e rilassarsi ormai nudo. Passai le mani sul mio torace
cercandovi imperfezioni. Ma nulla… in fondo io ero un
predatore, i miei muscoli, la mia fisionomia, tutto doveva essere in
grado di mantenere una velocità superiore a quella di un
ghepardo, cacciavamo in modo elegante, ma eravamo pur sempre predatori.
Dovevamo sopravvivere… mi diressi verso il bagno comunicante
con la mia stanza e lasciai che l’acqua corresse su di me.
Ero freddo, morto, ma ora come non mai tutto di me si era risvegliato e
sentiva l’ansia di tornare alla vita. Vicino a Bella il
desiderio di essere uomo aumentava, lontano da lei la voglia di
“nulla” tornava a tormentarmi. Odiavo quella
sensazione di non-esistenza, mi spaventava. Lei era tutto per me,
tutto. “Bella, mio dio, mi manchi”. Mi appoggiai
alle piastrelle fredde e ripensare al suo corpo nudo nella stanza, al
suo seno, mi fece ansimare inevitabilmente. Il suo profumo e i suoi
capelli sotto la luce, i suoi slip che avrei voluto strapparle di
dosso… mi portai le mani sulla fronte. Mi sentivo
bollente… inspirai cercando di allontanare quei pensieri, ma
mi resi conto di non esserne in grado. Non ero capace di frenare il mio
desiderio e ancora una volta l’ossessione cieca per lei prese
il sopravvento.
Inevitabilmente
sentii il bisogno di toccarmi e rimasi sconvolto da quella
consapevolezza. Bella stava alterando ogni cosa di me, ed ero
terrorizzato. La amavo, la amavo sopra ogni cosa. Fissai ancora una
volta il mio corpo pallido e perfetto, quasi luciferino, e sorrisi.
Solo pensarla mi aveva eccitato. “Piccolo Bambi, tu mi farai
morire”. Mi sentivo così forte accanto a Bella, ma
così vulnerabile e fragile. Uscii di scatto dal getto
d’acqua e mi coprii con un asciugamano. “Maledetto
asciugamano inutile”. Lo lanciai lontano e tornai in camera
respirando lentamente. Mi passai una mano tra i capelli bagnati e
decisi di vestirmi e non pensare più a nulla. La mia
cerbiattina era maledettamente pericolosa alle volte. “Non
vedo l’ora di vederti piccolina”. Pensai mentre i
miei pensieri correvano veloci verso il momento in cui
l’avrei rivista sorridere.
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Capitolo 41 *** Il giorno prima ***
Ed
eccomi qui anche ad aggiornare Midnight Sun... scusate l'assenza.
Allora... eravamo rimasti al Peluche... e vi rendete conto che siamo
quasi alla radura?? E io la sto scrivendo lo sapete? Ebbene
sì, proprio in questo momento... eheh... Chiedo
profondamente scusa. So che aspettate gli aggiornamenti con ansia e per
farmi perdonare il prossimo capitolo sarà lungo 8 pagine
ahaahahha.. ebbene sì è già scritto.
Spero di poterlo postare a breve, vi preparo psicologicamente. Allora
che dire, Midnight Sun continua... non mi sono fermata e
arriverò fino alla fine, sperando che questa storia vi possa
piacere sempre di più. Buona lettura e grazie dei bellissimi
commenti e del sostegno. Mali
Il giorno
prima.
La aspettai in macchina
come al solito, ero lì nel momento stesso in cui suo padre
si
allontanava dalla loro casa, ero ansioso, desideroso di rivederla.
Spensi il motore e attesi, ma lei era già sulla soglia della
porta, con
gli occhi sgranati, meravigliata come sempre del mio arrivo tempestivo.
La vidi con la cartella in mano correre e raggiungermi. Mi preparai
all’agonia. Aprì lo sportello e si
infilò dentro quasi cadendo, il
dolore mi colpì in pieno petto lasciandomi boccheggiante. Il
suo
profumo era dolce e forte di prima mattina, una vera tortura. Respirai
lentamente per controllarmi meglio e le sorrisi.
-
Dormito bene?-. Cercai inutilmente di nascondere la mia voce arrochita
dal desiderio, ma non ci riuscii e la vidi rabbrividire.
-
Sì, e la tua nottata com’è stata?-. Mi
guardò fisso e io ammutolii.
L’adrenalina tornò a scorrere nelle mie vene al
ricordo della sua pelle
nuda, del suo profumo caldo subito dopo aver fatto la doccia. Trattenei
il respiro stordito.
-
Piacevole-. Sorrisi, ghignando divertito e immaginandola ancora con il
peluche a cui aveva dato il mio nome. “Edward il
paperotto”.
-
Posso chiederti cos’ hai fatto?-. Domandò poi
incuriosita dalla mia
strana reazione. Scossi la testa cercando di rimanere serio, ma il suo
visino interessato mi fece solamente sorridere intenerito.
- No-. Le sussurrai
dolcemente – Oggi è ancora mio-.
Tremò
e abbassò subito lo sguardo imbarazzata. Avere
quell’effetto su di lei
mi piaceva tanto, anche troppo. Il mio piccolo cerbiattino era solo mio.
La
giornata volò e io rimasi incredulo nel notare come il tempo
scorresse
veloce in sua compagnia. Mi ritrovai troppo presto nel corridoio per
andare in mensa, con lei al mio fianco, a farle ancora domande sulla
sua famiglia, ma soprattutto su sua madre, Renèe.
C’era però un
pensiero che continuava a torturarmi da quando avevamo iniziato quella
conversazione.
- Hai
mai…-. Mi fermai deglutendo e la vidi sedersi di fronte a me
perplessa.
Fissai
il vassoio sul tavolo sghignazzando e rendendomi conto di quanto dovevo
sembrarle ridicolo. O forse no… Alzai lo sguardo e lo puntai
nei suoi
occhi nocciola.
-
Hai mai avuto un ragazzo?-. Le domandai di getto facendole andare di
traverso la coca-cola. Tossì per qualche minuto sotto i miei
occhi
divertiti e in attesa.
-
Oddio no!-. Rispose quasi urlando. Sospirai di sollievo e mi chiesi il
perché di tutta quella stupidità adolescenziale
che mi aveva colpito.
Stavo regredendo, ormai il processo non avrebbe avuto fine.
“Sto
tornando ragazzino”.
-
Perciò non sei mai uscita con qualcuno che ti piaceva?-.
Masochismo
allo stato puro. Ero stupito dal fatto che lei non avesse mai avuto un
ragazzo, meravigliato e incredibilmente felice che le piacessi
solamente io, il pensiero di un altro con lei mi terrorizzava.
Addentò la
ciambella che aveva nel piatto e mi guardò soppesando le sue
parole.
-
Non a Phoenix -. Mormorò arrossendo vistosamente e
concentrandosi in
modo esagerato su ciò che stava mangiando. Mio malgrado
sorrisi, anche
se nervosamente.
Decisi di cambiare
argomento per evitare ulteriore imbarazzo e subito un altro problema mi
venne in mente.
- Forse oggi era
meglio che tu venissi da sola-. Le dissi osservandola masticare
lentamente. Ancora una volta mi fissò stupita.
-
Perché?-. Chiese timorosa. Mi allungai sul tavolo per notare
lo
sconforto e la tristezza nei suoi occhi e riconobbi anche la mia, non
volevo lasciarla, ma dovevo.
-
Dopo pranzo vado via con Alice-. Le risposi enigmatico. Forse avrei
dovuto dirle la verità, ma volevo prima capire la sua
reazione. Si
rabbuiò e fu come una pugnalata in pieno petto.
-
Oh-. Fece poi sorpresa e delusa - Non c’è
problema, farò una
passeggiata-. La sua voce aveva un tono triste e afflitto e io mi diedi
mentalmente dell’idiota per averle detto tutto in quel modo.
Cercai di
riparare.
-
Non intendo farti tornare a casa a piedi. Andiamo a prendere il pick-up
e lo portiamo qui-. Le dissi poi ripensando alla conversazione con
Alice di quella mattina. Sul suo viso si disegnò
un’espressione
incredula e lei scosse la testa sospirando.
-
Non ho le chiavi, davvero non è un problema-. Ma i suoi
occhi non
dicevano la stessa cosa. Le dispiaceva, non se lo aspettava ed ora io
ero la causa della sua tristezza. Lo leggevo nel suo sguardo, non
voleva stare lontano da me, ma questa volta non potevo non andare a
caccia.
-
Il tuo pick-up sarà qui e la chiave sarà nel
quadro, a meno che tu non
tema che qualcuno lo rubi-. Scossi la testa convinto. Non
l’avrei
lasciata da sola per la strada, viste le precedenti esperienze, ma
indubbiamente pensare che qualcuno potesse rubarle il pick-up mi fece
scoppiare a ridere. L’occhiataccia che mi lanciò
fu un chiaro segno di
ripresa.
-
D’accordo-. Proruppe in tono di sfida. Ah sì?
Pensava forse che non
avremmo trovato le chiavi? Sghignazzai e mi avvicinai al suo viso
facendola indietreggiare interdetta. Senza pensarci tirai fuori la
lingua e le feci una boccaccia. A quel gesto inaspettato
spalancò la
bocca incredula e il resto della ciambella le cadde dalle mani.
“Idiota”. Sembravo un ragazzino appena uscito dalle
medie. Ma lei
arrossì e trattenne il respiro fissandomi affascinata e
cercando di
fermare il battito forsennato del suo cuore.
- Dove andate?-.
Cercò di rimanere disinvolta, ma non ci riuscì.
-
A caccia-. Chiusi le palpebre per qualche secondo, non volevo vedere la
sua reazione. Ma poi mi ripresi - Se voglio restare solo con te domani,
devo prendere tutte le precauzioni possibili-. Mi resi conto presto
della paura che avevo di rimanere da solo con lei e non volevo leggere
lo stesso terrore nei suoi occhi, non lo avrei sopportato. –
Ricorda
che puoi sempre annullare la nostra uscita-. Mormorai con lo sguardo
implorante. Non sapevo cosa dire. Desideravo tantissimo stare con lei,
ma allo stesso tempo mi odiavo perché per me era impossibile
farne a
meno e avevo tentato di tirarmi indietro sperando che lei potesse
decidere per me. Era troppo pericoloso, troppo. Perché non
voleva
capirlo? E perché io mi ostinavo ancora?
-
No…-. Abbassò lo sguardo fissando il tavolo
sconsolata – No, no… non
posso-. Bisbigliò tornando ad affogare nella notte del mio
sguardo. Fui
felice, maledettamente felice di quella sconsideratezza, del suo
coraggio, la volevo troppo per lasciarla andare, ma mi disgustavo per
il mio egoismo, per la smania di starle sempre addosso.
L’avrei
soffocata di questo passo.
-
Forse hai ragione…-. “Stupido”.
L’avevo ammesso, così avevo ammesso
palesemente il mio bisogno di lei. E in fondo ormai non mi importava
più nulla… volevo considerarmi parte della sua
vita, parte di lei.
La
mia mano allora si avvicinò alla sua e le nostre dita si
sfiorarono
lentamente. Lessi la mia stessa emozione nei suoi occhi.
Chinò ancora
il capo sfuggendomi.
-
A che ora ci vediamo domani?-. Domandò ancora più
triste dopo la mia
carezza. Lasciarci era uno strazio, ma non potevo fare altrimenti,
speravo che lo capisse.
-Dipende.
È sabato, non vuoi dormire un po' più a lungo?-.
Le chiesi gentilmente.
Quella notte non aveva dormito molto, probabilmente la sera sarebbe
stata molto stanca, sarebbe crollata esausta. “Il solito
paparino
amorevole, ma bravo… e poi la spii di notte”.
-
No-. Ansimò troppo in fretta stringendo i pugni. Sorrisi,
voleva stare
con me. Un brivido mi scosse completamente e l’emozione mi
tolse il
respiro. Dovevo controllarmi.
-
Al solito orario, allora, ci sarà Charlie?-. Mi portai le
mani sotto il
mento perplesso. Sarebbe stato divertente leggere i pensieri del capo
Swan mentre uscivo con sua figlia. Senza dubbio non troppo gentili.
-
No, domani va a pesca-. Rispose sicura. Aggrottai le sopracciglia
stupito… quante coincidenze. Ma cosa avrebbe pensato Charlie
se non
l’avesse vista tornare? Non sapeva nemmeno con chi sarebbe
uscita. Non
volevo questo, almeno suo padre avrebbe dovuto sapere.
-
E se non torni a casa, cosa penserà?-. Mi rabbuiai dando
sfogo a quel
pensiero. La mia voce suonò fredda, gelida, tagliente. La
guardai
mentre un tremito percorreva il suo corpo e sussultava sorpresa dalla
mia reazione improvvisa e scostante.
-
Non ho idea...-. Rispose ripensando le mie parole, seria - Di solito il
sabato faccio il bucato. Penserà che sono caduta nella
lavatrice-. Non
si scompose, rimanendo tranquilla come se dalla sua frase dipendesse il
destino della sua vita, ma non mi sfuggì la sua smorfia
sarcastica.
Non
lo trovai divertente, assottigliai le palpebre mentre un sorriso le si
delineava appena sul volto pallido. Le lanciai
un’occhiataccia furiosa,
che ricambiò senza paura facendomi una smorfia.
“Non è divertente
amore”. Pensai rilanciando e avvicinandomi ringhiando. Ancora
non si
mosse, ma mi fissò dall’alto verso il basso,
facendomi una linguaccia.
“Cosa?”. Il mio sguardo si fece profondo e sensuale
e finalmente la
vidi arrossire e rabbrividire. Non potevo perdere quel gioco, ma avevo
cantato vittoria troppo presto. Si sporse sul tavolo e mi
alitò sul
viso soffiando come una micia… il veleno mi
inondò la bocca facendomi
strozzare, mi sentivo bollire, accaldato. Ricambiai soffiando
pericolosamente sulle sue labbra e finalmente lei distolse gli occhi
ipnotizzata, non aveva alcuna possibilità di
vincere contro di me.
- Di cosa vai a caccia
stanotte?-. Mormorò schiarendosi la voce e portandosi una
mano sulla gola come per aiutarsi a respirare.
-
Quello che troviamo nel bosco. Non ci allontaneremo-. Le dissi stupito
e lusingato da quel suo interesse sincero. Aveva voglia di conoscermi
nonostante tutto, di sapere quello che vivevo e come, questo mi rendeva
felice, anche se lo trovavo assurdo.
-
Perché ti fai accompagnare da Alice?-. Chiese poi
incuriosita lanciando
sguardi nella sua direzione. “Perché sei umana e
tutti gli altri
credono che prima o poi finirai male”. Mi morsi le labbra per
non
risponderle in tutta sincerità.
-
E’ l’unica che mi… incoraggia-. In un
certo senso era vero. L’unica che
ancora credeva in me, che aveva fiducia in me e non pensava che avrei
ucciso Bella entro un mese.
- E gli altri?-
Domandò intimidita guardando alle mie spalle –
cosa dicono?-.
Bella
domanda. Cosa pensavano i miei fratelli di lei? Rosalie aveva paura
delle conseguenze delle mie azioni, non voleva andarsene, aveva timore
di perdere la sua famiglia, per Emmett non era così
importante,
rispettava le mie scelte e ci scherzava su, Jasper invece era stupito,
incredulo e ammirava la mia forza di volontà, ma questa
situazione non
la vedeva di buon occhio.
- Non gli piaccio-.
Concluse lei guardando loro e poi di nuovo me. Scossi la testa
sconsolato, non era così semplice.
-
Non è questo il problema-. Le risposi sincero, fin troppo
innocente –
Non capiscono perché mi intestardisca con te-. Sospirai
pensieroso. No,
non riuscivano a comprendere il mio interesse per un essere umano.
-
Nemmeno io, se è per questo-. Gli occhi di Bella tornarono
su di me e
si confusero col mio sguardo serio e stupito. Non potevo
crederci…
ancora. Possibile che non riuscisse proprio a capire quello che era in
grado di scatenare dentro di me? Scossi la testa esasperato e alzai gli
occhi al cielo.
“ Non posso
crederci”.
-
Te l' ho detto: tu hai un'idea completamente sbagliata di te stessa.
Sei diversa da chiunque altra abbia conosciuto. Mi affascini-. Sbottai
senza pensare al significato delle mie parole. La fissai interdetto
subito dopo e la vidi spalancare la bocca e arrossire. Non si aspettata
un apprezzamento così diretto e beh… nemmeno io.
Ma era reale il fatto
che solo lei riuscisse ad attrarmi, ad affascinarmi, riuscivo a
meravigliarmi di ogni suo gesto, per me era imprevedibile.
-
Emh... Grazie a certe mie qualità, ho una comprensione della
natura
umana superiore alla media. Le persone sono prevedibili. Ma tu... tu
non fai mai ciò che mi aspetto. Mi cogli sempre di
sorpresa-. Mi toccai
la fronte cercando di farle capire cosa provassi. La mia meraviglia, il
mio stupore. Sorrisi dolcemente guardandola sincero e la vidi
boccheggiare in cerca d’aria. Non avevo esagerato. Lei mi
piaceva…
troppo. Chinò il capo imbarazzata stringendosi nelle spalle,
ma io
continuai.
-
E fin qui, spiegare è molto facile. Ma c'è di
più... e non è facile da
dire a parole...-. Cosa volevo dirle? Che la desideravo? Che avrei
voluto accarezzarla come un uomo, che volevo essere veramente il suo
ragazzo? Non alzò lo sguardo nemmeno quando tentai di
spiegarle.
-
Bella...-. La chiamai, ma la vidi arrossire e voltarsi verso i miei
fratelli. Che stupido. Mi portai una mano sotto il mento tentando di
schiarirmi le idee, ma immediatamente mi accorsi degli occhi di Rose
puntati nei suoi. Sibilai rabbioso fulminando mia sorella, che
immediatamente distolse la presa su Bella che cercò
terrorizzata
conforto nel mio sguardo. Cercai di trasmetterle la mia sicurezza, ma
anche io ero piuttosto nervoso. Il mio corpo era rigido, la
mascelle
contratte.
-
Mi dispiace. È soltanto preoccupata... Non sarebbe
pericoloso soltanto
per me, se dopo aver passato così tanto tempo assieme sotto
gli occhi
di tutti...-. Ammutolii fissandola mortificato. Così
l’avrei solo
spaventata.
- Se?-. Non
abbassò gli occhi e le sue labbra si fecero bianche quando
le strinse tra i denti. La stavo facendo soffrire.
-
Se dovesse finire male-. Terminai chinandomi in avanti e prendendomi la
testa tra le mani. La desideravo non solo come uomo, la volevo
possedere corpo e anima anche come vampiro. Volevo nutrirmi di lei, il
suo sangue era per me una droga, il suo profumo era per me vitale.
Rischiavo di impazzire a starle vicino, rischiavo la sua vita, e
questo… questo… mi strinsi i capelli tra le dita
sperando di farmi
male. “Non voglio”.
Percepii
il suo respiro farci vicino e il suo capo avvicinarsi al mio. La sua
mano tiepida si avvicinò alle mie come per coprirle, per
dare loro
sollievo, ma mi sfiorò solamente ritraendosi con timore.
Quanto avrei
voluto che mi accarezzasse! Ma se l’avesse fatto come avrei
reagito?
Sentivo la sua sofferenza e la rabbia di fronte alla sua impotenza. Ma
paura… no, nessuna paura. Non aveva timore di me, della mia
bestia.
Finalmente le lanciai un’occhiata trovando ad accogliermi i
suoi occhi
nocciola pieni d’amore, non respirai completamente stregato.
- E’ ora di
andare?-. Bisbigliò seria e piuttosto tranquilla.
-
Sì-. Le mostrai il viso e sorrisi impercettibilmente -
Probabilmente è
meglio così. Ci restano ancora quindici minuti di quel
maledetto
filmato da vedere durante l'ora di biologia e non penso che li
sopporterei-. “Idiota”. Avrai voluto andarmi a
nascondere. La sua
espressione si fece sorpresa e di nuovo le su guance si tinsero di
rosso. Chiaro segno che avesse capito l’allusione
all’attrazione
inevitabile che sentivamo l’uno per l’altra appena
quella maledetta
luce nell’aula si spegneva, avrei voluto mangiarla e fare
l’amore con
lei su quel banco.
Il
profumo di Alice come i suoi pensieri mi arrivarono immediatamente alle
spalle e io la salutai sorpreso senza staccare gli occhi da Bella.
- Alice-. Mormorai
irrigidendomi. Era già ora di fare le presentazioni?
- Edward-. Mi rispose
atona. Sapevo che la sua attenzione era tutta per il mio piccolo Bambi
e questo mi infastidiva non poco.
-
Alice, Bella… Bella, Alice-. Feci allora alzando la mano e
portandola
prima verso una e poi verso l’altra. Sorrisi sghembo e notai
lo sguardo
incuriosito e ammirato di Bella verso la vampira al mio fianco.
-
Ciao Bella-. Gracchiò mia sorella dolcemente, mai sentita la
sua voce
farsi così dolce e tenera. “Alice quando ti ci
metti sei incredibile”
- Piacere di
conoscerti, finalmente-. Le lanciai un’occhiataccia che lei
ignorò facendomi l’occhiolino.
Eddai,
musone… è carina, mi piace…
- Ciao Alice-. Rispose
il mio agnellino alzando timidamente la mano.
- Sei pronto?-. Mi
disse poi mia sorella ridacchiando. “Simpatica”.
Le
darai un bacino prima di andare? Ammiccò Alice
ridendo divertita.
-
Quasi… ci vediamo alla macchina-. Le risposi tagliente
fissandola con
sguardo imperscrutabile. Avremmo fatto i conti più tardi.
Sarcasmo
femminile… non lo sopportavo.
Dai
Latin Lover, almeno salutala come si deve la tua ragazza!
Alice
si allontanò felice saltellando e uscì in
cortile, mentre io esasperato
mi accorsi di stare guardando Bella sconvolto. Lei mi fissava
accigliata e indecisa.
-Devo
augurarvi "buon divertimento", o è l'emozione sbagliata?-.
Mormorò
timida tentando di rimanere calma e non mostrarsi impacciata. Ci pensai
su… cacciare per noi era un bisogno, una
necessità, ma ammisi che in
alcuni casi poteva anche essere divertente, soprattutto quando la
consideravo una valvola di sfogo per i miei istinti repressi, ma quello
mi sarei guardato bene dal dirlo.
-No,
"divertitevi" può andar bene-. Le risposi sorridendo
imperscrutabile.
Parlare con lei di alcune questioni riguardanti il mio essere
vampiro
mi metteva a disagio, ma presto avrei dovuto farlo ne ero consapevole,
il nostro rapporto non poteva rimanere in quel limbo equilibrato senza
via d’uscita.
-
Allora divertitevi-. Sapevo che si stava sforzando. Si mostrava
entusiasta, ma io riuscivo ugualmente a percepire il suo imbarazzo.
Tentai di farla sorridere, ma la battuta che feci probabilmente non fu
delle più felici.
-
Ci proverò. E tu, per favore, cerca di sopravvivere-. Storse
la bocca
in una smorfia esasperata e mi fissò con occhi stufi e cupi.
“Complimenti, sei riuscito a farla arrabbiare”.
-
Sopravvivere a Forks... che sfida-. Commentò poi
sarcasticamente. Non
erano cose su cui scherzare, lei era veramente troppo sbadata.
-
Per te lo è. Promettilo-. Le intimai serio facendole
sgranare gli occhi
stupita e incredula. Davvero non si rendeva conto dei pericoli che
correva nello stare da sola?
-
Prometto che cercherò di sopravvivere. Stasera faccio il
bucato, una
missione piena di incognite-. Sbottò arrabbiata e
infastidita dal mio
atteggiamento protettivo e paterno. Lo facevo solo per lei, per
metterla al sicuro. Non volevo si facesse male. Era normale no?
-
Non cadere nella lavatrice-. La rimproverai ricordandomi quello che
aveva detto poco prima a proposito di Charlie. Mi guardò
allibita e
scosse la testa tristemente.
- Farò del
mio meglio-. Disse a denti stretti facendomi una linguaccia.
Inguaribile pasticciona, quanto la amavo.
Ci
alzammo entrambi contemporaneamente e ci guardammo negli occhi per
qualche minuto. Non volevo lasciarla, desideravo solo stare con lei, al
diavolo la mia caccia e la mia vita. Mi accorsi che dovermi allontanare
mi faceva più male di quanto non avessi pensato, era come
lasciare con
lei l’anima che non avevo mai creduto di possedere.
- Ci vediamo domani-.
Disse con un tono di voce sofferente e triste.
-
Per te è un’eternità vero?-. Le
domandai curioso. Annuì e io mi sentii
stupidamente felice. Lo era anche per me, per la prima volta nella mia
esistenza volevo che il tempo scorresse velocemente. Vederla era tutto
ciò che più desideravo, toccarla era darmi la
vita, condividere
qualcosa con lei era amore.
-
A domattina-. Le dissi dolcemente sporgendomi verso di lei. Chiuse gli
occhi respirando piano quando le mie nocche percorsero la pelle del suo
viso e io ansimai di desiderio. Le sfiorai lentamente le labbra e
quando le schiuse tolsi immediatamente le dita dal suo volto. Rischiavo
ogni volta di farmi sommergere dalle emozioni, dalla passione e dal
desiderio, dopo non sarei stato più cosciente delle mie
azioni e sapevo
che avrei potuto farle del male.
Mi voltai triste e
seguii Alice verso la macchina. Una volta seduto la fissai furioso.
- Ma non dovevi andare
a prendere tu il pick-up?-. Domanda inutile, mi guardò
sorridendo e scosse la testa innocentemente.
-
Il patto era che prima mi avresti fatto conoscere Bella-. Rispose
contenta Alice. Abbassai le spalle sconfitto, mia sorella ne sapeva
sempre una più del diavolo. Accesi la Volvo e feci
retromarcia nel
parcheggio. In un attimo fummo lontani dalla scuola in direzione casa
Swan.
-
Dì un po’ eroe, sai già dove trovare le
chiavi di quel emh… qualunque
cosa sia?-. Domandò Alice ironica. Sorrisi, ovvio che lo
sapevo, nei
jeans che aveva indossato qualche giorno prima per tornare a casa da
scuola. Dovevo solo trovarli… niente di più
facile. Le sorrisi e lei
capì al volo.
-
Mi sembra abbia parlato di lavanderia…no?-.
Ridacchiò improvvisamente
ammiccando. Ecco il bello di avere una donna veggente in famiglia,
sapeva già tutto. Fermai la macchina non molto lontano dalla
casa di
Bella e lasciai il posto di guida ad Alice.
- Vado e torno,
aspettami a casa-. Mormorai facendola scoppiare a ridere. Storsi la
bocca, e ora cosa aveva da ridere?
-
Sta attento a non farti beccare. Sembri un ladro. Un ladro innamorato e
gentiluomo, che cosa romantica-. Mi fissò sognante e io la
fissai cupo.
Ma che diavolo stava dicendo il mio folletto? Ghignò
strafottente
evidentemente divertita dalla situazione nuova e partì a
razzo,
lasciandomi lì a pensare in mezzo alla strada.
“Perfetto, ora mi prende
anche in giro”. Pensai prima di correre a casa del mio
piccolo Bambi.
Notai subito la serratura della porta chiusa e il catenaccio aperto, ma
per me non fu un problema aggirare l’ostacolo. Come faceva a
dimenticarsi sempre la finestra della sua stanza aperta? Entrai
saltando dentro e il suo profumo mi fece bloccare ansimante. Appoggiai
la testa contro il muro dilaniato dall’istinto del vampiro,
crudo,
incontrollabile, ma amai il modo in cui mi sentii… mi
sembrava di
esserle accanto, dentro, parte di lei e questo riuscì a
scuotermi e a
farmi muovere. La casa non era grande, scesi in basso e trovai la
lavanderia. Frugai nei panni sporchi impregnati dell’odore di
Bella e
finalmente riconobbi i jeans dove poteva aver messo le chiavi, frugai
nelle tasche e le trovai. “Ho vinto, amore. Sfidare un
vampiro non è
mai cosa buona e giusta sai?”. Tornai a rimettere tutto a
posto, per
quanto possibile, e mi avviai veloce verso il pick-up. Lo accesi e
storsi le labbra. Un’auto come quella nella mia collezione e
mi sarei
suicidato. Una volta nel parcheggio della scuola sospirai, ero comunque
preoccupato per lei, non riuscivo a togliermi dalla testa il pensiero
che potesse succederle qualcosa. Non mi piaceva affatto saperla in
pericolo. Scesi dal quel furgone scassato e cercai qualcosa per poterle
lasciare un messaggio. Trovai tutto dentro il cruscotto. In
realtà non
sapevo proprio cosa scrivere. “Ti amo”. Patetico.
“Non posso vivere
senza di te”. Orribile. “Sei speciale”.
Non sarei stato differente dai
ragazzi comuni. Ci pensai su e alla fine scrissi “Sta
attenta”. Sapevo
che non lo avrebbe trovato romantico e di buon gusto, ma almeno le
avrebbe fatto capire quanto fossi preoccupato per lei. Mi diressi verso
casa nascondendomi nella corsa veloce per fare il prima possibile.
Alice mi stava aspettando, ma Bella ormai era sempre e comunque dentro
di me.
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Capitolo 42 *** Il primo appuntamento ***
Premessa:
Allora... innanzi tutto grazie per i commenti, siete sempre
così carine a ululare ogni volta che aggiorno (Malia ma
ululerai te, ci rifiutiamo di essere paragonate a licantropi). Ops...!
Okay okay. Eccovi qui le otto pagine che avevo promesso, mi raccomando
non morite di stenti. Poi volevo rispondere ad una domanda di Phoenix
girl. Allora so che girano i dodici capitoli di Mid Sun per internet,
li ho letti, inizialmente ero partita con l'idea di fare qualcosa di
simile e continuare. In realtà i titoli, alcuni, sono
ripresi da Twilight, infatti cercavo di accostarmi a quello
più che a Mid Sun, volevo fare un Edward diverso,
più vero, più uomo, più vampiro e
distanziarmi dal modo di scrivere della Meyer. Credo di esserci
riuscita. Come spero si sia capito, seguo molto Twilight, intendo il
libro, i dialoghi sono quelli, le espressioni che mette la Meyer anche,
solamente reinterpretate da me. Ora con tanta buona volontà
cerco di leggere tra le righe. Però devo dire che come
sempre la mia fantasia prende il sopravvento... non ce l'ho fatta.
Eehhehe... Spero di aver capito bene la domanda e non essermi persa in
inutili discorso. Beh pronte? Manca direi pochissimo alla radura. Vi
lascio alla lettura altrimenti qui mi linciate.... :-P Mali
Il primo appuntamento.
Lasciai che il cuore della
foresta mi sommergesse ed i rumori della natura mi assalirono in pochi
attimi portando a galla l’istinto del cacciatore dentro di
me. La bestia prese il sopravvento e percepii immediatamente il battito
del cuore di un piccolo cerbiatto. Mi passai la lingua sui denti e
dischiusi le labbra per mostrare i canini appuntiti. Inutile resistere
alla fame che mi attanagliava le viscere… cominciai a
correre verso quella fonte di calore e la raggiunsi in fretta. Mi
nascosi dietro un cespuglio tentando di afferrare i suoi movimenti
lenti e decisi e di attaccare il suo morbido collo. Con un salto mi
mostrai agli occhi della mia preda ed in un attimo fui su di lei
cercando di sentire con la mente la vena del suo collo pulsare. Con un
morso veloce affondai i canini nella sua carne, lacerando i muscoli e
cominciai a nutrirmi sentendo l’energia fluire dentro di me,
il sangue di quell’animale mi stava dando la vita. Tentai di
dimenticare che quella linfa vitale per me non era abbastanza e cercai
di rimanerne sazio nonostante tutto. Quegli occhi mi guardarono
inespressivi, pieni di dolore, ma non ascoltai la sua muta preghiera e
lo uccisi chiedendo perdono per il mostro che sapevo di essere. O quel
cerbiatto o me, la legge del più forte, il predatore sulla
preda, un omicidio non colpevole, utile. Sospirai alzandomi e
cancellando le tracce della mia aggressione. Quel cerbiatto senza vita
doveva sparire da un luogo così visibile.
-
Fatto buona caccia?-. Alice mi raggiunse, mentre frastornato guardavo
ancora la mia preda.
-
Forse…-. Mi voltai. Una goccia di sangue mi cadde sulle
labbra e la raccolsi gustandone il sapore, tuttavia non troppo dolce.
-
Pensavi a Bella?-. Mi domandò avvicinandosi e abbracciandomi
improvvisamente stretto. Ricambiai l’abbraccio abbandonando
il mento sopra il suo capo. Sospirai sconsolato…
-
C’è stato un tempo in cui non era nei miei
pensieri?-. Le risposi stringendola forte. Ridacchiò sulla
mia spalla e si scostò quel tanto che le permettesse di
guardarmi in viso.
-
Non so, credo che la aspettassi da sempre-. Si girò
volteggiando su se stessa, sorridendomi maliziosamente. Mi prese la
mano e cominciò a ballare come se fosse la cosa
più normale del mondo in mezzo alla foresta. Il solito
mostriciattolo vivace, il mio folletto. Scoppiai finalmente a ridere e
Alice annuì felice dandomi una gomitata. Ci dirigemmo verso
la mia macchina, attraversando il magro sottobosco di muschi e licheni.
Le rocce ne erano piene. Gli alberi altissimi e secolari ci facevano
compagnia.
-
Credi che andrà tutto bene domani?-. Le domandai a fior di
labbra, spaventato.
Sembrò
ignorarmi e continuò a canticchiare tra sé e
sé, contenta.
“Edward…
sì, andrà tutto bene. Le farai vedere come siamo
alla luce del sole e…”. i suoi pensieri
ammutolirono e il mio folletto corse a nascondersi dietro un albero. La
inseguii afferrandola per un polso.
-
Cosa Alice-. Le chiesi ancora agitato. Rise reclinando il capo
all’indietro.
“E
la bacerai…”. La lasciai come scottato e scossi la
testa. Non avrei mai fatto una cosa simile, non da solo con lei, non in
quelle circostanze. Amici, era solamente un uscita tra buoni amici.
-
Edward, tu la desideri!-. La zittii con un gesto della mano. Sapevo
benissimo cosa avrei rischiato di farle, di ucciderla, perdendo
completamente il controllo della mia testa e non potevo permetterlo.
Avrei preferito morire che farle del male.
-
Alice…-. Cercai di farle capire i sentimenti che mi
schiacciavano. Non potevo desiderarla come un uomo normale,
c’era sempre il rischio che perdessi il controllo con lei.
Adoravo il suo sapore, il suo profumo, e sì, la volevo,
avrei voluto fare l’amore con Bella, dovevo ammetterlo, ma
avevo troppa paura. E se le avessi rotto qualche costola? O peggio
avessi perso il controllo uccidendola?
-
Cosa Ed… Vuoi dirmi che hai paura? Benvenuto nella vita vera
fratellino-. Sghignazzò saltellando lontano e continuando a
dirigersi verso la Volvo. La fissai demoralizzato. Non potevo
desiderare così intensamente un’umana, mi avrebbe
portato alla pazzia. Eppure era un miracolo che fossi riuscito a
controllarmi fino a quel momento, stentavo a crederci io stesso.
Sospirai
e la raggiunsi alla macchina prendendo immediatamente il posto di
guida. Alice mi guardò sorridente e io accesi
l’auto e ingranai la retromarcia.
-
Mi spieghi come fai ad essere sempre così ottimista?-.
Le
chiesi burbero, beccandomi un’occhiataccia eloquente. Si
sporse fuori dal finestrino, il vento a scompigliarle i capelli
dall’acconciatura perfetta, ma non rispose limitandosi a fare
spallucce. A volte la sua chiaroveggenza mi dava ai nervi, soprattutto
quando non potevo leggere nella sua mente cosa sarebbe successo.
-
Stasera vai ancora da lei-. Non era una domanda, ma non avevo ancora
una risposta. Avrei tanto voluto guardare Bella dormire per tutta la
notte. Ma non sapevo se sarebbe stata la cosa migliore, certo la
mattina sarei già stato saturo del suo profumo, abituato, ma
non ero convinto che fosse una buona idea.
-Non
so-. Risposi sincero. Sorrise enigmatica e poi si voltò
tornando a fissare la strada. Al crepuscolo fummo a casa. Scendemmo
dalla macchina insieme ed Alice non mi rivolse più la
parola, entrando e cercando subito Jasper. Sicuramente conosceva la
scelta che avrei fatto, ma non ne aveva fatto parola.
Mostriciattolo…
Salii
nella mia stanza ripensando alla giornata appena trascorsa e allo
sguardo di Bella in mensa mentre parlavamo. Mi persi nel ricordo dei
suoi occhi nocciola che mi fissavano imbarazzati e sinceri. Avevo
voglia di vederla, ancora, anche se il giorno seguente avremmo
trascorso insieme l’intera giornata.
-E’
incredibile...-. sussurrai incredulo. Scossi la testa e mi avvicinai
alla finestra guardando di fuori. La casa era stranamente molto
silenziosa e nessun pensiero sembrava disturbarmi.
“Bella”. Ancora una volta ebbi la tentazione di
uscire e correre a casa sua, ancora una volta volevo sentire il suo
profumo torturarmi. Mi agitai e cominciai a camminare per la stanza.
Cosa diavolo mi passava per la mente? Sapevo che di lì a
poco avrei iniziato a immaginarla in slip e reggiseno. “Ecco
appunto”. Mi appoggiai alla libreria, inspirando ed espirando
lentamente. Che tortura essere uomini…
Guardai
il cavallo dei miei jeans ormai stretto e mi domandai se fosse normale
per un vampiro provare dolore. O almeno, sentire un forte dolore
all’inguine a causa di un’erezione. Sapevo che gli
uomini ne erano soggetti, il sangue rifluiva veloce in loro ed era
normale eccitarsi pensando ad una donna in termini intimi. Ma
io… beh… a me non era mai successo. Mi vergognai
passandomi una mano sulla fronte, Dio, non ero mai stato uomo, mi ero
scordato delle sensazioni che un ragazzo normale avrebbe dovuto
provare. Per Jasper ed Emmett non era così, lo sapevo. Mi
diressi verso il divano tentando di rilassarmi, ma più
tentavo di controllare quell’erezione più la
voglia di sentire il profumo di Bella si faceva insistente.
-
Ma che mi succede?-. Sospirai sollevando le ginocchia e slacciandomi i
pantaloni troppo stretti. Ero ridicolo e mi sentivo totalmente idiota.
Afferrai un libro di geometria analitica e cominciai a scorrerlo, ma in
tutte le pagine rivivevo la notte prima, quando avevo sentito forte
l’odore di Bella solleticarmi le narici e provocarmi fino
allo sfinimento.
“Basta”.
Feci volare il libro dall’altro lato della stanza e mi
sollevai. L’immagine di lei semi-nuda mi tornò
vivida nella mente e ansimai frustrato. “Cristo,
maledizione”. Mi alzai portandomi le dita tra i capelli, ma
non esisteva un calmante per vampiri? Non era possibile che la
desiderassi in quel modo spasmodico, era troppo umano, troppo da
uomini. E non potevo toccarla, non potevo! Le avrei fatto solo del
male, mi avrebbe odiato e l’avrei persa per sempre. Il solo
pensiero di perderla riuscì a terrorizzarmi quel tanto da
far calmare la mia eccitazione. “Meno male”
sospirai sollevato.
Qualcuno
però bussò alla porta facendomi sussultare
spaventato. “Cosa?”
-
Vacci se non vuoi avere fastidi per tutta la notte-.
Era Alice. Sbuffai sgranando gli occhi e la odiai
terribilmente. Orribile avere una sorella ficcanaso e per di
più veggente. Quando scoppiò a ridere
fu il colpo di grazia, prima o poi gliela avrei fatta pagare. Poco ma
sicuro.
Decisi
comunque di ascoltarla, vedere Bella non poteva farmi certo male.
“Forse”. Aprii ancora la finestra, come tante volte
avevo fatto per raggiungere casa Swan, e mi immersi
nell’oscurità della foresta. Corsi veloce e mi
trovai in quel giardino ormai familiare, proprio sotto la finestra
della sua camera. Era tardi eppure la luce della stanza era ancora
accesa. Aggrottai le sopracciglia e mi arrampicai sul davanzale
curioso. Ormai avrebbe dovuto già essere a letto, visto che
il giorno dopo l’avrei fatta svegliare presto.
La
vidi alzarsi e andare a frugare in una scatola di scarpe.
“Che sta facendo?” Senza accorgermene il mio naso
finì contro il vetro e mi diedi mentalmente dello stupido
per la mia disattenzione. Dalla scatola Bella estrasse vari Cd,
Notturni di Chopin… cominciai a credere che fossimo
veramente anime gemelle, aveva i miei stessi gusti musicali. Ne mise
uno nello stereo e la musica avvolse la stanza, la ascoltai rapito.
Fissai estasiato Bella chiudere gli occhi e respirare piano immersa
nella melodia.
-
Edward, domani ci vedremo, domani mi parlerà di
sé-. Prese ancora quel suo strambo pupazzo tra le braccia e
si accoccolò nel letto guardando il soffitto.
-
Vorrei tanto che non fosse così difficile…-.
Mormorò poi. Quando si rilassò sentii il suo
cuore rallentare i battiti. Si stava addormentando. Il suo viso era
così dolce che continuai ad osservarlo imbambolato per ore.
Entrai solamente quando mi accorsi di stare in bilico sulla sua
finestra rischiando che qualcuno mi potesse vedere.
Silenziosamente scivolai dentro e andai a spegnere lo stereo e la luce.
Doveva aver preso un sonnifero per addormentarsi così
facilmente. Mi avvicinai a lei fissandola
nell’oscurità e notando quanto fosse sempre
maldestra. Ridacchiai… Persino nel sonno si muoveva,
rischiando di intrecciarsi tra le lenzuola. Mi stupiva il fatto che
ancora non l’avessi vista cadere. Come se avesse letto i miei
pensieri si girò nel vuoto e cadde pesantemente tra le mie
braccia tese. “Cazzo”. Non ero ancora pronto al suo
profumo, a toccarla in questo modo, né abituato al contatto
morbido della sua pelle sulla mia. La strinsi a me, come posseduto
dalla smania di sentirla tutta. “Mio Dio Bella cosa mi
fai?”. Il mio naso fu sul suo collo, tremavo, vibravo di
terrore e di emozione, perché la mia tentazione era ancora
una volta tra le mie braccia. Dolore, il mio corpo fu invaso da una
sofferenza mortale, mi dimenai cercando di liberarmi dal male che mi
trascinò all’Inferno. La lasciai improvvisamente
cadere, ansimante. La bestia in me urlava e si agitava per uscire, io
la volevo, desideravo il suo sangue. Mi allontanai stordito con la mano
irrigidita sulla fronte, avevo fame, fame del mio amore. Caddi in
ginocchio fissandola, i miei occhi assetati, lo percepivo, il mio
istinto stava prendendo il sopravvento. Annaspai appoggiando le mani
sul pavimento, la stanza cominciò a girare intorno a me. Il
suo viso, i suoi capelli scompigliati, il suo corpo semiscoperto, il
suo profumo intenso e femminile… resistere era come morire
di dolore e piacere al tempo stesso. Cosa avrei potuto farle,
cosa… il suo sonno era pesante, non si sarebbe accorta di
nulla. Gemetti in modo soffocato ringhiando e tentando di togliermi
dalla testa l’assurda idea di prendermi delle
libertà con la ragazza di cui ero follemente innamorato.
“Bella”. Mi contorsi e sputai veleno sul pavimento.
Si asciugò in fretta disperdendosi nell’aria. Mi
accorsi che resistere diventava sempre più faticoso e mi
gettai sulla finestra vomitando la mia stessa saliva… stavo
male dovevo andarmene. Eppure rimasi, rimasi perché solo
così avrei potuto abituarmi, solo soffrendo. E
l’avrei fatto, non avrei potuto vivere senza avere un
contatto fisico con lei. Tornai indietro, abbassando lo sguardo,
chinandomi per morire nel suo profumo di fresia, di donna. Chiusi gli
occhi e ispirai forte. Ora… adesso… mi avvicinai
sollevandola e la strinsi forte contro di me. Tutta la stanza era
pregna della sua fragranza, ogni più piccola parte del suo
mondo minacciava di far crollare il mio autocontrollo, non eravamo
all’aria aperta, né a scuola, ma in uno spazio
chiuso, fuso con lei. L’istinto mi diceva di affondare i miei
denti, nutrirmi e bearmi del suo sapore dolce, mi avrebbe fatto
impazzire, avrei rubato la sua anima facendola mia e non ci sarebbe
stato nulla di più deplorevole, nulla di più
bello. Deglutii ancora tentando di razionalizzare i miei pensieri
rendendoli lucidi, ma quando una mia mano affondò tra suoi
capelli setosi persi completamente la cognizione di ciò che
ero e accostai la bocca alla sua guancia. “No, fermati,
Edward”. Mi imposi calma e controllo, ingoiai il veleno e
lentamente la deposi sul letto. Non volevo farle male, se solo avessi
sbagliato a toccarla, se avessi usato solamente un po’
più di forza, le avrei rotto qualcosa sul serio. Mi
allontanai tentando di non pensare alla morbidezza della sua pelle,
alla bellezza del suo volto pallido, al suo corpo vero e pulsante di
vita, d’amore, passione e linfa vitale. Mi spostai vicino
alla finestra e mi sedetti lasciando scivolare la mia testa lungo il
muro. Dovevo resistere… perché, perché
adesso? Fino a quel momento ero riuscito a resisterle. Fino a quel
momento… portai la testa tra le gambe, distrutto, disperato.
La verità era che non avevo comunque mai pensato di fare
realmente l’amore con lei, di possederla e farla mia. Il mio
desiderio si era distinto dalla mia natura e non capivo dove finiva
l’uno e iniziava l’altra, in una confusione che mi
faceva perdere me stesso. Ora ero lì, cercando un
autocontrollo impossibile. “Non mentire, tu vuoi lasciarti
andare, ecco la differenza”. Mi portai le dita di tra i
capelli. Il dolore era forte nel mio petto, avrei voluto piangere. Non
potevo averla, non potevo baciarla, non potevo amarla. E questa
consapevolezza mi faceva crollare molto più facilmente di
prima. Soprattutto ora che stavamo insieme.
-
Ti desidero-. Ora avevo coscienza del mio desiderio, ora sapevo che
avrei voluto unirmi a lei, abbandonarmi dentro di lei. Questo poteva
terrorizzarmi, ma era la verità e non potevo combattere
contro il mio essere uomo. Quella debolezza mi rendeva vivo, quella
passione mi faceva sentire la mia esistenza come un miracolo. Ed era
troppo tempo che cercavo il motivo per cui mi era stata donata la vita
eterna.
-
Io vivo per te…-. Quella consapevolezza definitiva mi
distrusse. Senza di lei non ero mai stato nulla, ora Bella era il mio
tutto, il mio mondo. Non era soltanto amore, non c’era
più amore, era dipendenza, ossessione, fuoco… era
anima. Bella era la mia anima. Se come Carlisle mi aveva sempre
insegnato, noi vampiri potevamo avere un’anima, io ne avevo
avuto coscienza solamente dopo aver conosciuto lei, perché
il mio piccolo Bambi era il mio spirito, il mio cuore, il mio
obiettivo. Con lei avrei potuto sostenere il male dentro di me,
convivere con la bestia che avevo sempre odiato, vincerla e ridere di
quel mostro che per troppo tempo era stato latente. “Ora o
mai più”. L’avrei baciata, baciata
veramente, non solamente sfiorato le sue labbra. L’avrei
fatto e mi sarei controllato. Sarei stato io il vincitore. Adesso e
sempre, finché lei mi avrebbe voluto al suo fianco.
Mi
alzai guardandola e sorrisi, rincuorato. Ora mi sentivo un
po’ meglio. Mi avvicinai e la coprii con le lenzuola,
sfiorandole i capelli con la bocca, sperando che il giorno seguente
tutto sarebbe andato bene. Sospirai e mi preparai per tornare a casa.
Era una sofferenza lasciarla sola, ma era ormai quasi l’alba.
Uscii dalla finestra e non pensai a nulla, tranne che tra qualche ora
sarei stato di nuovo con la ragazza che amavo. Rientrai in casa nel
silenzio generale e salii in camera mia. Svelto mi cambiai. T-shirt
nera e un paio di blue jeans aderenti. Mi spettinai i capelli tentando
di avere un’aria più sbarazzina e mi guardai allo
specchio. “Sei un idiota”. Sbuffai pettinandomi e
mi riguardai. “Sembra che ti abbia leccato una
mucca”. Mi osservai bene, la maglietta nera sembrava stonare
con il mio pallore. No, non andava affatto bene così.
Agitato tirai fuori tutto quello che ricordavo di avere
nell’armadio. Magliette e camicie di ogni tipo. Mi tolsi la
t-shirt guardandomi ancora. “Ma ho messo su
pancia?”. Tirai in dentro lo stomaco…
no, era solo un impressione, ero tutto un fascio di muscoli.
“Sono troppo bianco però”. Mi avvicinai
osservando le mie occhiaie e feci una smorfia di puro disgusto. Cosa ci
trovava Bella di così fantastico in uno come me? Mi sedetti
sconsolato sul divano togliendomi i jeans in malo modo.
-
Fanculo…-. Adesso stavo diventando anche volgare.
Mi
portai una mano sotto il mento e continuai a fissare lo specchio. I
miei capelli rossi mi cadevano a ciocche sulla fronte e i miei occhi
dorati lanciavano scintille di rabbia. Il mio viso dai lineamenti
perfetti aveva un broncio da bambino… sorrisi di me stesso.
Mi stavo comportando come un ragazzino al suo primo appuntamento.
Beh… era il mio primo appuntamento.
Mi
alzai e mi fissai ancora. Ero bello e forse questo lei
l’avrebbe apprezzato, ma sarebbe riuscita a comprendermi? Mi
voltai prendendo tra tutti i vestiti una semplice camicia e una felpa
marrone piuttosto larga e le indossai. Ripresi poi i jeans e li infilai
scoppiando a ridere. L’amore…
l’amore… che strano. Ritornai di fronte allo
specchio e mi scompigliai i capelli arruffandoli. Così
sembravo molto più giovane. Feci la linguaccia allo specchio
e mi sentii ridicolo, ma felice, tanto felice. Scesi canticchiando la
sua ninna nanna e uscii. Niente macchina quella mattina, come da
accordi.
-
Non mi aspettate, ciao a tutti!!- . Urlai sentendo i loro pensieri
nascosti in salone a chiacchierare sul nostro incontro. Non sarebbero
riusciti a rovinarmi la giornata.
In
un baleno mi trovai a casa di Bella e aspettai che Charlie Swan si
allontanasse. “Buona pesca capo”. Mi fermai di
fronte alla porta e la aspettai con ansia. Uscì dopo aver
forzato a lungo la serratura. Ridacchiai stranito sentendo i battiti
del suo cuore correre frenetici. Sperai che non fosse paura, quel
pensiero mi face rabbuiare, ma immediatamente di fronte alla sua aria
impacciata sorrisi.
-
Buongiorno- Le dissi con calore sghignazzando. Mi osservò
sorpresa e imbarazzata.
-
Cosa c’è che non va?-. Si guardò dalle
scarpe al maglione e io scoppiai a ridere. Era incredibile, avevamo la
stessa tenuta.
-
Stessa divisa-. La canzonai ridendo ancora. Arrossì
osservandomi vergognosa e chiuse finalmente la porta dietro di
sé. Era così buffa… provai
un’immensa tenerezza per il mio piccolo Bambi.
La
vidi avviarsi verso il suo pick-up e aggrottai la fronte. Secondo me ci
saremmo schiantati. Ma mi guardai bene dal dirle nulla. Quel catorcio
non ci avrebbe portato molto lontano, sentivo di odiarlo in qualche
modo. Quella non era un’auto, era una pallida imitazione di
macchina, e per giunta non funzionante. Odiavo quei tipi di automobili,
fatte per essere inutili al mondo.
-
Gli accordi sono accordi-. Mi rimproverò dopo avermi
lanciato un’occhiataccia strafottente. Alzai gli occhi al
cielo, prima o poi mi avrebbero fatto santo.
Si
sedette al posto di guida e mi aprì la portiera. Sospirai
rassegnato.
-
Dove andiamo?-. Mi domandò incuriosita.
Sbuffai
e mi sistemai vicino a lei. L’aria da martire prima del
patibolo. “Perdonala, non sa quello che fa”.
-
Allaccia la cintura-. Le ordinai. Sbottai muovendomi agitato sul sedile
– Sono già nervoso-. Sbadata com’era
avrebbe potuto aprire lo sportello per sbaglio e scivolare
giù rompendosi tutta.
Mi
lanciò un’altra occhiataccia omicida e si sporse
verso di me. “Oh no... non farlo”.
-
Dove?-. Mi mostrò il pugno sotto il naso e io espirai
lentamente.
-
Prendi la centouno, verso nord-. Bella era ufficialmente un pericolo
pubblico da tenere sotto controllo, sia per la strada che per me. La
fissai prevenuto e sentii il suo cuore accelerare ancora i battiti. Mi
preoccupai… saremo andati a sbattere contro un tir ne ero
convinto.
-Pensi
di farcela ad uscire da Forks prima di sera?-. Le domandai sospirando
stufo e appoggiando il gomito sul finestrino aperto. No, tutto ma non
la lentezza. Ci avrebbe superato anche una lumaca indiana.
-
Questo pick-up potrebbe essere il nonno della tua auto, abbi un po' di
rispetto-. Mi riprese fissando la strada di fronte a sé,
senza degnarmi di uno sguardo. Apprezzai molto il fatto che non mi
prestasse attenzione e che si concentrasse, ero realmente preoccupato.
Per
fortuna uscimmo da Forks prima del previsto e arrivammo presto in
prossimità dei boschi. Ero sollevato, ancora nessun
incidente. Forse ne sarebbe uscita viva. Mi rincuorai.
-
Svolta a destra verso la centodieci-. Le dissi allora, pragmatico.
Incrociai le braccia al petto e attesi. Obbedì senza fiatare
e io continuai. – Adesso prosegui finché non trovi
lo sterrato-.
Ero
contento. Tutto stava andando per il meglio, non era ancora successo
nulla di irreparabile.
-
E quando arriva lo sterrato che cosa c’è?-.
Percepii paura nella sua voce. Ecco perché non le avevo
detto nulla prima. “Coraggio Ed”.
-
Un sentiero-. Bisbigliai tossicchiando. Rallentò bruscamente
fissandomi sconvolta.
-
Trekking?-. Sgranò gli occhi spaurita e alzò le
sopracciglia rassegnata. Forse non avrei dovuto dirglielo
così.
-
E’ un problema?-. Le chiesi cercando di soffocare una risata.
Era impallidita improvvisamente. Avrei voluto capire cosa stesse
pensando.
-
No-. Rispose troppo in fretta. Stava mentendo, era palese. Ma avrei
fatto di tutto per portarla in quella radura. In passato
c’ero andato spesso per pensare, mi rilassava. Dentro di me
quel posto era importante, volevo condividerlo con lei. Come mai non ci
avevo pensato prima?
-
Non preoccuparti, sono solo sette o otto chilometri, e non abbiamo
fretta-. “Ops” forse effettivamente sarebbero stati
troppi per lei. La sentii sospirare pesantemente, afflitta e ghignai.
Doveva fidarsi di me, non le restava altro. Già…
ma io mi fidavo di me stesso?
Rimase
in silenzio a lungo, non parlò, bianca come un lenzuolo,
agitata. Potevo percepire la sua paura come se fosse palpabile.
-
A cosa pensi?-. Le chiesi impaziente. Odiavo non sapere su cosa la sua
testolina stesse rimuginando. Volevo capire ogni cosa della sua mente e
non poterlo fare era maledettamente frustante. Non mi
guardò, anzi sfuggì il mio sguardo e
tremò, insicura di sé.
-
A dove stiamo andando-. Mentì ancora per non farmi
preoccupare. Decisi di stare al gioco, magari sarei riuscito a metterle
un po’ di curiosità. Anche se visti i suoi occhi
terrorizzati ne dubitai.
-
In un posto in cui mi piace stare quando c'è bel tempo-. Le
risposi enigmatico, quando saremmo stati lì avrebbe visto.
Ed ero sicuro che le sarebbe piaciuto. Di nuovo il silenzio
calò e l’aria si fece pesante. Solitamente
sapevamo cosa dirci, ma quel giorno sarebbe stato difficile per
entrambi superare i propri limiti. Fissai le nuvole bianche
all’orizzonte. Il tempo sembrava mettersi al meglio, nessun
segno di pioggia, ci sarebbe stato sole.
-
Charlie diceva che sarebbe stata una giornata calda-. Distolsi la mia
attenzione dal cielo e la riportai su di lei, incuriosito dalle sue
parole.
-
E tu gli hai raccontato quali erano i tuoi piani?-. Le domandai.
Chissà se alla fine aveva detto qualcosa a suo padre. La
speranza che nonostante tutto gli avesse parlato di me morì
immediatamente quando scosse la testa convinta.
-
No-. Il no arrivò secco, gelido, quasi irritato. Non era mia
intenzione offenderla, solamente non mi fidavo ancora così
tanto di me stesso. Se le fosse successo qualcosa avrei preferito che
qualcuno potesse dire “E’ stato Edward
Cullen”. Volevo saperla protetta, in modo da poter gestire il
mio autocontrollo al meglio. Nessun errore.
-Ma
Jessica crede che stiamo andando a Seattle assieme?-. Le chiesi
sollevato. Qualcuno doveva pur sapere che io stavo insieme a lei,
dovevano saperlo, per me, per noi, per lei. Non capiva che potevo
essere pericoloso? Al ricordo della notte passata nella sua stanza
rabbrividii. Sperai vivamente che non dovessi pentirmi della scelta
fatta di rimanere solo e sotto il sole con lei. Il calore avrebbe
aumentato il suo profumo a dismisura. “Chiamate un
esorcista”.
-
No, le ho detto che hai annullato la gita... il che è vero-.
Rispose calma, fin troppo tranquilla, mi inquietai. Soli, nessuno
sapeva che Bella era con me, io avevo nelle mie mani la sua vita, ne
ero responsabile. Questo mi terrorizzò, non poteva fidarsi
così di me, non doveva assolutamente.
-
Nessuno sa che sei con me?-. Il mio primo istinto fu di fermare quel
pick-up e tornare indietro. Riportarla a casa sana e salva e mandarmi
al diavolo. Ma sapevo che non avrei mai fatto una cosa simile, volevo
stare con lei, lo desideravo troppo e conoscerla, capirla, era tutto
ciò che mi rendeva felice.
-Dipende...
immagino che tu l'abbia detto ad Alice-. Ridacchiò ironica,
sfottendomi. Alice, un altro vampiro, per giunta mia sorella.
Bell’affare… proprio non riusciva a capire che era
in gioco la sua vita? L’avrei sbattuta al muro, che
strafottenza, e… l’avrei baciata fino allo
sfinimento. L’avrei fatta morire di baci e carezze. Mi
guardò arrabbiata e io ricambiai lo sguardo assetato di lei,
tremante. La temperatura in macchina si alzò bruscamente,
sentii caldo.
-
Questo sì che mi è d’aiuto-. La
rimbeccai sarcastico, ma lei finse di non sentire e mise il broncio,
lanciando fiamme dai suoi occhi nocciola. Sì
irrigidì, ma anche io. Avevo voglia di toccarla…
-
Forks ti deprime così tanto da farti contemplare il
suicidio?-. Mi infuriai e la rimproverai in malo modo alzando la voce.
Non volevo, non volevo litigare con lei, ma ero spaventato. I miei
desideri a volte erano così intensi che mi sembrava
impossibile riuscire a controllarli, volevo che fosse al sicuro.
Fermò
il pick-up e inspiegabilmente abbassò la testa, triste.
-
Sei stato tu a dire che per te poteva essere un problema... farci
vedere troppo assieme-. Mi sentii un idiota. Le avevo rovinato la
giornata. Mi sporsi per sfiorarla, ma ci ripensai. Voltò il
viso verso di me e ci fissammo, i miei occhi dorati nei suoi,
cioccolato, eravamo così diversi, niente era più
bello di lei in quell’istante, sofferente e…
innamorata. “Dio...”.
-
Così saresti preoccupata dei guai che potrei passare io...
se tu non torni a casa-. Non potevo crederci. Arrossì e
tornò a fissare la strada. Sì, si preoccupava per
me, perché non mi succedesse nulla se fosse accaduto
qualcosa di grave. Ero allibito. Deglutii meravigliato e stupito dai
sentimenti che lei mi dimostrava. Aveva pensato a me, prima di tutto a
me. Continuai a guardarla e allungai una mano per sfiorarle una
guancia. Bella chiuse gli occhi e io assaporai lentamente la morbidezza
della sua pelle, il suo candore, il suo profumo, provando il desiderio
lancinante di stringerla al mio torace e dirle che non
l’avrei mai lasciata andare. Ma mi allontanai di scatto,
borbottando qualche parola di rimprovero e volgendo il capo
dall’altra parte guardando un punto indistinto fuori dal
finestrino.
Il
resto del viaggio rimanemmo in silenzio, ognuno immerso nei propri
pensieri. Ero furioso con lei, per ciò che aveva fatto,
arrabbiato era dire poco, non riuscivo a pensare che Bella potesse
preoccuparsi prima di me e poi di lei. Era solo una sciocca, una
stupida, un’incosciente…e io la amavo. Si fidava
di me, aveva fiducia in me, non sapevo se esserne felice o meno.
Parcheggiò
dove le avevo indicato e scese dall’auto in silenzio.
L’avevo ferita. “Bella”. Si
voltò di spalle e la vidi togliersi la felpa, ero ancora
nervoso, non ero abituato a quelle attenzioni verso di me. Sentii il
calore sulla pelle e d’istinto mi tolsi la felpa anche io
rimanendo con la sola camicia leggera. Scesi e lei si girò
di nuovo verso di me, ma io le diedi le spalle e rigido le indicai la
strada.
-
Da questa parte-. Aspetta di sentirla camminare e poi cominciai ad
avanzare lentamente.
-
E il sentiero?-. Aggrottai le sopracciglia e sorrisi. Nessun sentiero
per adesso. Sapevo quanto per lei fosse difficile camminare senza
ruzzolare a terra, ma comunque avevo scelto un cammino abbastanza
semplice.
-
Non ci perderemo fidati-. Le risposi tentando di calmarla. Mi voltai
sorridendole beffardo. Avevo capito perché fosse
così agitata e tentai di rassicurarla. Si fermò
stordita rimanendo senza fiato e in un attimo gli occhi le si
riempirono di lacrime. Mi bloccai spaventato e mi avvicinai a lei
attento. Cosa le stava succedendo ora?
-
Vuoi tornare a casa?-. Sussurrai dolcemente, gli occhi di Bella mi
stavano straziando il cuore. Era stupenda, la camicia bianca a maniche
corte, leggera, metteva in risalto il reggiseno di pizzo bianco che si
trovava al di sotto, vedevo la sua pelle, la desideravo e immaginai
quanto morbida dovesse essere tra l’incavo dei suoi seni.
-
No…-. Mi superò fredda lasciandomi di sasso.
Sperai che non si fosse infastidita a causa del mio sguardo o del mio
atteggiamento. La rincorsi preoccupato, mi sentivo un incapace.
-
Cosa c’è che non va?-. Le chiesi delicatamente
sfiorandole le spalle con le mani. Tremò e un fremito la
percorse.
-
Il trekking non è il mio forte, purtroppo-. Si
voltò mordicchiandosi le labbra e fissandomi triste. Non era
quello il motivo, sospettai che ci fosse molto altro. Sostenni il suo
sguardo e le sorrisi gentile – Ti toccherà essere
paziente-. Disse con voce strozzata senza respiro.
La
fissai maliziosamente e ridacchiai – So essere molto
paziente…-. Quando arrossì mi beai delle sue
guance colorite e dei suoi occhi imbarazzati. Eravamo vicini, non
troppo, ma abbastanza per sentire la tensione dei nostri corpi
desiderosi l’uno dell’ altra. Era come una calamita
per me, mi sarei avvinghiato a lei sfinendola a furia di chiederle di
fare l’amore. – Se mi sforzo-. Terminai ghignando e
passandole oltre. La sentii imprecare a bassa voce e scoppiai a ridere,
ma il suo viso rimase più avvilito di prima. Sembrava
veramente triste.
-
Ti porterò a casa-. Le promisi improvvisamente credendo si
trattasse di paura. Mi fissò sorpresa e capii che non era
quello il problema. Rimase immobile per qualche minuto, guardandomi
sconsolata e poi sorrise avvilita.
-Se
vuoi che io riesca a percorrere otto chilometri nella giungla prima che
il sole tramonti, è il caso che tu faccia strada da subito-.
Il tono della sua voce mi stupì. Scontroso, come se in
qualche modo le avessi fatto male con la mia affermazione. Non avrei
voluto… la guardai serio, cercando di decifrarla, il suo
sguardo si scusò. Non voleva rispondermi in quel modo, si
sentiva solamente a disagio. Decisi di non metterla in
difficoltà e non risposi.
Camminammo
al lungo, in silenzio. Vedevo il suo volto a volte sereno a volte
triste, mi sentivo la causa del suo dolore, ma non ne capivo il motivo.
Se solo avessi potuto leggerle nella mente… decisi di farle
altre domande per tirarle su il morale. Spaziai dai compleanni passati
ai suoi vecchi professori, ma non riuscii a soffocare una risata quando
mi parlò dei suoi animali domestici. Tre pesci rossi, tutti
e tre morti. Una disgrazia ambulante, Bella doveva rimanere lontano da
ogni essere vivente. Continuammo così per tutta la
mattinata, tra risate e giochi maliziosi. Mi sembrava così
strano trovarmi bene in sua compagnia, ma non avrei voluto essere in
nessun altro posto in quel momento. Ero ubriaco d’amore.
-
Non siamo ancora arrivati?-. Si lamentò con il musetto da
cerbiattino deluso. La fissai intenerito e mortalmente
attratto. “Rispondi ancora così e ti
mangio”.
-
Quasi-. Risposi ridacchiando. –Vedi che laggiù
c’è più luce?-. Il sole illuminava la
radura. Era una giornata perfetta.
Serrò
le palpebre e guardò nella direzione che le stavo indicando,
poi sbuffò soffiando sui capelli che le ricadevano sulla
fronte.
-
Emh…-. Continuò ad osservare attenta e io
scoppiai a ridere – Dovrei?-. Terminò poi tentando
di non rimanerne delusa.
-
In effetti, forse è un po' presto, per i tuoi occhi-. La mia
vista era molto più potente della sua, arrivavo molto
più lontano di un normale essere umano, ma spesso me ne
dimenticavo.
La
sentii mormorare e sussurrare di una certa visita oculistica che
avrebbe dovuto fare a breve e io ghignai. Possibile che si credesse
sempre lei in difetto? Forse avevo capito cosa la stava tormentando, il
sentirsi inferiore a me. Se solo avesse provato a comprendere cosa si
stesse muovendo dentro di me, cosa lei riuscisse a provocare nel mio
cuore, nel mio corpo, mi aveva sconvolto. Me, la mia vita, il mio
essere. Tutto… non ero più lo stesso.
E
finalmente arrivammo in prossimità della mia radura. Mi
fermai lasciando che lei mi superasse e la fissai curioso.
Rimasi immobile guardando la ragazza che amavo osservare meravigliata i
fiori bianchi, gialli e viola che spuntavano raggianti per tutta la
pianura. E il sole… illuminò il suo viso
lasciandomi senza parole. Sorrise e io rimasi sconvolto. La amavo, la
amavo come non avevo mai amato e questo mi terrorizzava. Il rumore del
ruscello coprì quello dei battiti stupiti del suo cuore e io
mi intimorii. E se l’avessi spaventata? Se fosse scappata via
da me? Portai la mano alla luce e notai il modo insolito in cui
cominciò a brillare. Un groppo si fermò nella mia
gola, non ero normale, non lo sarei mai stato. Avevo paura che non
riuscisse ad accettarmi, che non riuscisse ad amarmi tanto quanto io
amavo lei. Potevo pretendere di essere tutto per lei?
“Amami”. La supplicai mentre spalancava la bocca
meravigliata da tanta bellezza, ma io non vedevo che lei, non amavo che
lei, avrei cancellato ogni più piccola cosa, anche me
stesso, perché senza Bella niente aveva senso. Chiusi gli
occhi ingoiando la saliva. Mi sentii un bambino, non potevo, avevo
voglia di scappare via, non farmi più vedere.
-
Edward -. Mi chiamò felice, ma io ancora
nell’ombra mi nascosi. Non ero degno di
quell’angelo, non ero degno di possedere
quell’innocenza. Provai disgusto verso me stesso.
-
Edward…-. Mormorò ancora cercandomi con lo
sguardo. Vidi la paura, il terrore che me ne fossi andato, ma quando
notò la mia presenza rise contenta, illuminandomi
l’anima. La fissai spaurito e lei mi incoraggiò ad
avvicinarmi allargando le braccia. Tremai. “No”.
-
Edward…-. Mi chiamò ancora e io feci un passo
avanti non staccando un attimo gli occhi dai suoi. Oro e
nocciola… fuoco e acqua, vita e morte. La sua voce tremava,
come il suo corpo, ma anche io non riuscivo a rimanere calmo di fronte
a quello che stavo per mostrarle. “Amami”. Pensai
ancora. Supplicai il mio corpo di non tradirmi e le feci cenno di non
muoversi. Schiuse le labbra e si morse la lingua aspettando con ansia.
Il desiderio mi travolse.
Presi
un respiro profondo e uscii nella luce abbagliante del sole di
mezzogiorno… gli occhi chiusi, il cuore caldo, la pelle
pallida e Bella nel mio cuore.
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Capitolo 43 *** Radura ***
Siamo giunti al momento più aspettatodi tutta la storia...
io non so se vi piacerà o meno, ma lo spero vivamente. Io ci
ho messo tutto l'impegno possibile. Sono sempre 8 pagine, nel prossimo
ne avrete addirittura 11, ripeto se non vi va, se ritenete che siano
troppi, ditemelo, perchp diminuirò. Non c'è alcun
problema, questa volta l'ho fatto per non spezzare troppo. Vi lascio
alla lettura, credo sia inutile parlare. Un bacione e grazie a tutte
per i commenti!!! Malia (Non mi metto a scherzare sono troppo ansiosa
per questo capitolo... mamma mia).
Radura.
Trattenni
il respiro e mi immersi nella luce accecante del sole di mezzogiorno.
Non riuscii a distogliere lo sguardo dal suo e sentii il mio corpo
invaso da un sottile calore. Tremai e mi avvicinai lento
nell’erba tra i rumori naturali e piacevoli della radura. I
suoi occhi sgranati e la mano tremante di fronte alla bocca mi fecero
capire che non c’era bisogno di parole, l’emozione
tra noi era tangibile. Non fiatai e distolsi lo sguardo alzando il viso
e facendolo illuminare dal sole. Chiusi lentamente le palpebre e mi
fermai per qualche secondo cercando di non agitarmi. Il vento mi
scompigliò i capelli e la radura soleggiata
sembrò scomparire. Il silenzio tutto intorno a me divenne
meraviglia e percepii il respiro ansimante di Bella che lento e
inesorabile accelerava come i battiti del suo cuore. Cominciai a
cantare beandomi del calore che invadeva il mio corpo, piano, senza
farmi udire, mossi impercettibilmente le labbra, pronunciando le note
della sua ninna nanna che riuscirono a calmare subito il mio nervosismo.
- Stai cantando?-. Bisbigliò piano, la voce
strozzata, il cuore veloce.
- Sì, ma non puoi sentirmi-. Mormorai fingendo
una calma che non provavo affatto.
- Ma vorrei-. Sussurrò impaurita rimanendo
immobile. Mi emozionai, quelle parole sussurrate con
ingenuità, senza malizia, mi afferrarono nel profondo e
tremai. Erano troppe e troppo forti le emozioni che rischiavano di
farmi perdere me stesso. Respirai piano ricordando la mia promessa.
Riaprii lentamente le palpebre e le sorrisi timido, ma
lei non accennò a muoversi, rigida, il volto meravigliato e
stupito. Non volevo spaventarla. Piano si avvicinò a me e io
rimasi fermo, immobile, sperando che il suo profumo non mi colpisse.
Non si mosse, né mi toccò, rimase imbarazzata a
pochi centimetri da me. Senza pensare portai le mie dita alla camicia
sbottonandola e la vidi arrossire intensamente. Il mio torace nudo
brillò come il resto del mio corpo, piccoli diamanti
luccicanti, la mia pelle brillava sotto la luce. Mi sedetti
nell’erba guardandola negli occhi e mi rilassai stendendomi e
chiudendo nuovamente le palpebre. La sentii sedersi a poca distanza da
me, ma non si stese, rimase immobile a fissarmi, le ginocchia al petto,
come se fossi una cosa sacra e non un mostro. Percepii il suo sguardo
curioso sul mio corpo e rabbrividii.
- Continui a cantare?-. Sorrisi a quella domanda.
Sì, stavo ancora canticchiando la sua ninna nanna. In alcun
modo riuscivo a calmarmi e avevo bisogno di distendere la mente.
Percepivo il suo profumo e il suo odore forte, ma non così
tanto da farmi provare dolore e ansia, almeno per ora. Il vento le
scompigliava i capelli, ma in direzione contraria, non verso di me.
Riuscivo a controllarmi ed ero sereno.
Presto sentii più intensa la sua fragranza e
gemetti soffocato. Sulle mie mani percepii il tocco caldo delle sue
dita e rabbrividii di piacere. Spalancai gli occhi incredulo e chinai
il viso verso il suo ansimante. I nostri sguardi si incontrarono e in
un attimo persi qualsiasi certezza avessi avuto fino a quel momento.
“Bella…”. I suoi polpastrelli giocarono
sulla mia pelle tracciando scie di desiderio e io ammutolii sentendo un
groppo in gola. La tensione nel mio corpo salì a dismisura e
la voglia di stringerla a me divenne insostenibile.
- Non ti faccio paura?-. Mormorai incuriosito
sorridendole appena. Le sue dita continuavano ad accarezzare il mio
polso e desideri segreti, mai provati prima, mi fecero deglutire
stordito.
- Non più del solito-. Rispose distogliendo
gli occhi e spostandosi più vicino a me.
Il mio sorriso si allargò e ridacchiai. Che
cerbiattino curioso. La sua mano si fece più intraprendente
e solleticò il mio avambraccio facendomi trattenere il
respiro. Dio se era bello farmi toccare da lei. La sua carezza era
gentile, tremante e io non resistetti alla tentazione di abbandonarmi e
sentire il suo tocco. Tornai a rilassarmi e brividi di piacere mi
corsero lungo la schiena fino al basso ventre. Trattenni il respiro
cercando di controllare le reazioni inesperte del mio corpo.
- Ti dà fastidio?-. Si bloccò e io
sospirai incredulo. Darmi fastidio… no, mi piaceva. Mi
piaceva anche troppo.
- No- risposi lasciandomi trasportare da quelle carezze
-Non hai idea di come mi senta-. Ero completamente frastornato da
quelle sensazioni. Desideravo con tutte me stesso che non smettesse di
accarezzarmi, che non avesse paura di me.
Con la sua piccola mano risalì lungo la
venatura bluastra fino al gomito, mi sentii come se mille aghi mi
stessero puntellando la carne, ma quel dolore era così
piacevole che avrei potuto morirne. Socchiusi le palpebre e la vidi
allungarsi sopra di me per afferrare l’altra mano. Tanto era
il mio desiderio di sentirla che voltai il palmo velocemente,
più del dovuto, facendola sussultare. Le dita che mi
carezzavano l’avambraccio si bloccarono spaventate e
spalancai gli occhi terrorizzato da quello che avevo fatto.
- Scusa-. Mormorai piano. La vidi scuotere il capo e
lentamente richiusi le palpebre tentando di contenere i brividi che mi
scuotevano. – E’ troppo facile essere me stesso
insieme a te-. Le confessai di getto. Era vero, mi sentivo
completamente a mio agio, non c’era l’ansia di
dover portare una maschera, ero semplicemente io, Edward Cullen.
Accarezzò la mia mano, la prese nella sua e se
la portò di fronte al viso. Potevo sentire l’alito
caldo del suo respiro sulla mia pelle. Un vulcano di sensazioni
esplosero dentro il mio corpo, percepivo la sue emozioni intensamente,
il battito del suo cuore forte e veloce, i tremori che la scuotevano ad
ogni carezza e mi sentii inerme di fronte ai sentimenti che il mio
cuore stava provando. Affetto, tenerezza, desiderio e voglia di lei,
tanta, troppa voglia di farla mia e far parte per sempre della sua
vita.
- Dimmi cosa pensi-. Le domandai improvvisamente preso
dall’ansia. Era così sfuggente, illeggibile per me
e non aveva più parlato da qualche minuto, rimanendo in
religioso silenzio. – Mi sembra così strano non
riuscire a capirlo-. Moderai il mio tono agitato e aspettai che
rispondesse. E se avesse avuto paura di me? Delle mie reazioni?
- Noi comuni mortali ci sentiamo sempre così
sai?-. Il sorriso leggero che aleggiò sulle sue labbra non
mi convinse. Continuava a tremare e le sue mani arrivarono sulla
muscolatura del mio braccio facendomi rabbrividire di piacere. I nostri
sguardi erano ora persi l’uno nell’altra e
trattenni il respiro quando sentii la mia pelle irrigidirsi e vibrare
sotto le sue carezze. “Oddio…”.
- Che vita dura-. Commentai nervoso. Non conoscere
ciò che stava succedendo dentro di me non riusciva a
rendermi abbastanza consapevole delle reazioni del mio corpo, questo mi
atterriva, mi schiacciava, ma allo stesso tempo risvegliava la parte
più umana e nascosta del mio essere – Non hai
risposto-. Le ricordai allora, notando il cambiamento improvviso di
argomento. Ne ero sicuro, non voleva rispondermi.
Rimanemmo ancora in silenzio e mi accorsi di non riuscire
a sopportare quei momenti di nulla tra di noi.
- Mi chiedevo che cosa stessi pensando tu e…-.
Si fermò di scatto mordicchiandosi le labbra e guardando
altrove. Aggrottai la fronte preoccupato e mi spaventai.
- E?-. Nascosi il timore nella mia voce. Mi resi conto
che non mi sarebbe bastato leggere nella sua mente, avrei voluto saper
leggere e capire la sua anima, ogni più piccola parte di
lei. Era così sfuggente, così lontana da me in
quel momento. Cosa stava pensando?
- E desideravo poter credere che tu fossi vero. E mi
auguravo di non avere paura-. Sgranai gli occhi quando il senso delle
sue parole mi colpì. Voleva che fossi reale, che non
sparissi, mi voleva nella sua vita. Ma… aveva paura di me,
del mostro e dell’animale che ero. Mi sentii morire e una
voragine si formò nel mio petto, lasciando un vuoto doloroso
e incolmabile.
- Non voglio che tu abbia paura-. Sibilai debole.
Qualsiasi cosa, ma non quello. Non le avrei mai fatto del male, avrei
preferito uccidere me stesso che farla soffrire in qualche modo. Non
doveva temere, non c’era nulla da temere.
- Be', non è esattamente quella la paura che
intendevo, malgrado sia un aspetto da non trascurare-.
Mormorò enigmatica lasciandomi di sasso. Cosa voleva dire?
Mi sedetti di scatto facendo leva sul braccio destro e lasciando una
mia mano tra le sue. I nostri corpi ora si sfioravano, sentivo il suo
seno respirare sul mio torace, il profumo dei suoi capelli inondarmi il
viso e la dolcezza della sua fragranza stordirmi. Troppo
vicini… avevo cercato quel contatto dimenticandomi di ogni
cosa. Le nostre labbra si sfiorarono, nessuno dei due si mosse,
immobili deglutimmo e sfiorai la sua bocca avido di sentirne il sapore.
Fuoco e ghiaccio si alternavano dentro la mia anima di vampiro, la
salivazione aumentò e il veleno mi impastò la
lingua. Solo un bacio, in fondo cos’era un bacio…
non riuscii a staccare i miei occhi dai suoi, occhi nocciola, sinceri,
miei.
- E allora, di cosa hai paura…-. La mia
voce bassa e roca la fece gemere piano. Impazzii di fronte al
desiderio che aleggiò tra noi, impossibile da nascondere.
Lentamente la guardai chiudere le palpebre ed avvicinarsi
al mio collo per annusarmi. Lo sfiorò con il
naso… la sua pelle calda, contro la mia gelida…
In un attimo il suo odore mi schiaffeggiò serrandomi lo
stomaco. “No...”. Sentii prepotente la voglia di
stenderla a terra e affondare i miei canini nella sua carne fragrante,
bearmi del suo sangue, ma prima che potessi terminare di formulare quel
pensiero fuggii lontano, nascondendomi all’ombra di un abete
poco distante per salvarla dai miei stessi desideri. Dovevo respirare,
prendere aria, il bisogno di fare l’amore con lei e quello di
saziarmi del suo nettare si confusero e mi lasciarono completamente
debole e disarmato.
- Mi… mi… mi dispiace…
Edward-. Balbettò fissandomi sorpresa e addolorata.
Cercò di decifrare la mia espressione, ma rimasi rigido e
imperscrutabile. Non volevo si spaventasse. La sua voce era stato un
sussurro di dolore intenso che mi aveva lacerato l’anima. Non
poteva sapere quanto io desiderassi un contatto profondo con lei,
quanto lo volessi, eppure non potevo confidarle che avevo paura di me
stesso, l’avrei soltanto fatta fuggire da me.
- Dammi solo un momento-. Ansimai tentando di
riprendermi. Mi sentivo ancora stordito e il desiderio del suo sangue
era nuovamente controllabile. Non quello di lei
però… questo mi sconvolse facendomi sentire un
idiota. Non distolsi lo sguardo dal suo neanche per un momento. Volevo
guardare i suoi occhi per cercare di decifrare ogni suo più
piccolo sentimento, emozione. Presi due respiri profondi e le sorrisi.
- Mi dispiace tanto. Capiresti cosa intendo se ti dicessi
che la carne è debole?-. Non sapevo quale senso dare alle
mie parole. Certamente non era solo la fame di lei a farmi cedere in
quel modo. Era una tentazione continua, ma confusa. Desiderio e sete
erano così forti che spesso non riuscivo a distinguerli.
Annuì seria. I nostri occhi incatenati si
persero ancora nel bisogno che sentivamo l’uno per
l’altra. Non riuscivo a comprendere perché fosse
così impossibile per me fare a meno di lei. Tutto quel
bisogno, tutta quell’ansia… e Dio, se non ce
l’avessi fatta, se non avessi resistito, potevo pensarci.
Quello sguardo nocciola mi dava fiducia, mi seduceva e mi lasciava
senza fiato. Mi arrabbiai, non doveva donarmi la sua vita
così, non doveva lasciarsi andare, abbandonarsi a quelle
sensazioni. Io non ero veramente perfetto come lei credeva, io ero un
mostro, un animale. Sorrisi in modo sarcastico e Bella
sussultò sorpresa dalla mia reazione.
- Sono il miglior predatore del mondo, no? Tutto, di me,
ti attrae: la voce, il viso, persino l'odore. Come se ce ne fosse
bisogno!-. Gridai disperato, sperando che capisse.
“Odiami…”. Dentro di me il dolore prese
il sopravvento. Non avrebbe mai potuto scappare, io avevo deciso che
doveva essere mia, la tenevo in catene. Scattai di lato spostandomi e
correndo per tutto il perimetro della radura. Un groppo mi chiudeva la
gola, senza respiro mi resi conto di non capire più nulla,
né di volerlo fare, volevo solo mostrarle ciò che
ero. Mi osservò spaesata cercandomi e io mi lasciai che i
suoi occhi tornassero su di me ancora, proprio sotto lo stesso abete
dove poco prima mi ero nascosto. Lessi angoscia in lei.
“Amami Bella”.
- Come se tu potessi fuggire!-. Le urlai contro tutta la
mia rabbia per avermi fatto tornare in vita, per avermi insegnato
l’amore. Ero un vampiro, non un uomo, ero una
bestia… risi malignamente guardandola tremare di timore.
Sradicai furioso un ramo dall’albero, lungo
abbastanza, e lo lanciai lontano, i canini ben in vista, lo sguardo
iniettato di sangue. Stavo perdendo me stesso e il mio controllo, il
suo profumo stava tornando ad eccitarmi i sensi più del
dovuto. Ma ero stanco, cominciavo ad essere esausto. “Ora lo
capisci?”.
Fui su di lei, vivo, nudo, senza difese, arrabbiato e
crudele. Di nuovo i nostri respiri si fusero, ancora la passione
divampò e io ringhiai in preda alla disperazione
più assoluta. “Ti amo…”. La
fissai triste e la desiderai così intensamente da rimanerne
per sempre ferito. Entrò dentro di me come una cicatrice e
compresi che mai, mai, per nessuno motivo al mondo avrei ceduto.
L’amore era più forte di qualsiasi violenza, il
sentimento che provavo per quella piccola umana andava oltre i miei
istinti di vampiro.
- Come se potessi combattere ad armi pari-. Ero distrutto
da quelle emozioni, mi chinai in avanti cercandola, ma lei non si
mosse, era terrorizzata dal mio atteggiamento. Vibrava di pura
paura… mi maledissi e cercai di distogliere i miei occhi
famelici ed eccitati da lei. Sapevo che cosa vi avrebbe letto: fame,
sete, lussuria. “No…”. Ma non riuscii a
controllarmi e lasciai che tutte le mie voglie più oscure
strusciassero dentro di lei, nascondendo la mia umanità.
- Non avere paura-. La pregai, piegandomi in due, come
dolorante. Avrei voluto che mi toccasse, che mi abbracciasse e mi
consolasse. Volevo che il mio cuore potesse trovare quel rifugio che
non aveva mai avuto. Avevo bisogno del mio amore eterno per vivere, di
lei per sopravvivere. Non capii più nulla, l’unica
sensazione che riuscivo a distinguere fu il terrore di poterla perdere.
- Prometto…- Singhiozzai dilaniato dalla
sofferenza – Lo giuro…-. La mia voce era un
sussurro angosciato e pieno d’amore. La fissai supplicante
– giuro che non ti farò del male-. La stavo
pregando, di nuovo in ginocchio di fronte a lei, piegato in due dalla
sofferenza. Se fosse scappata veramente non avrei più saputo
cosa fare della mia inutile esistenza.
- Non avere paura-. Mormorai ancora. Che senso avevano le
mie parole se i miei occhi avevano espresso e probabilmente ancora
esprimevano il male assoluto che si celava dentro di me? Poteva
assopirsi, ma mai cancellarsi, e vicino a lei tutto era più
difficile. Mi avvicinai lento, ancora, ancora, ancora, fino a sfiorare
con le labbra il suo viso, le sue guance e Bella rimase immobile,
rigida, come morta. Chiuse piano le palpebre, ma non si
mosse… si fidava così tanto di me? Brividi di
piacere ed eccitazione mi corsero lungo la schiena.
- Per favore perdonami-. Bisbigliai passando la mia bocca
sul suo collo, sfiorando appena la vena che pulsava impazzita. - Sono
capace di controllarmi. Mi hai preso in contropiede. Ma adesso
sarò impeccabile-. Il tono calmo della mia voce,
così fermo, mi stupì, dentro ero una miscellanea
di pensieri impuri e paure, ma anche amore, tanto amore.
Rimasi in silenzio, ma lei non si mosse, paralizzata, le
palpebre serrate, il respiro veloce, il cuore impazzito. Sperai che non
mi odiasse per ciò che le avevo mostrato, non avrei potuto
sopportare un suo sguardo sprezzante e pieno di disgusto.
- Sul serio, oggi non ho tanta sete-. Tentai di darmi
un’aria sbarazzina e ironica. Spalancò le palpebre
sorpresa e dubbiosa e io le strizzai un occhio, birichino, sperando che
mi credesse. Ma tra di noi la voglia era palpabile…
Rise in modo stentato, quasi falso, solo per farmi
piacere. Era debole, il terrore l’aveva resa fragile. Mi
allontanai di poco e finalmente respirò.
- Stai bene?-. Le chiesi dolcemente. Quasi in segno di
scuse allungai di nuovo la mano verso la sua. Volevo che la prendesse,
che la toccasse, avrei resistito a qualunque tortura per farmi
perdonare. Per un attimo abbassò lo sguardo e
fissò le mie dita indecisa sul da farsi. Il silenzio
saturò l’aria e io tremai. Quando si sciolse in un
sorriso sentii la mia anima illuminarsi felice. Teneramente riprese ad
accarezzare il mio braccio freddo e inerte. Seguii ogni riga della mia
mano con i suoi polpastrelli. Resistere alla tentazione di stendermi
sopra di lei e baciarla, accarezzarla era quasi impossibile. Mi sorrise
timidamente e io mi sentii rinascere. Non mi odiava…
- Cosa stavamo dicendo, prima che mi comportassi in
maniera così sgarbata?-. Le domandai tentando di calmare la
mia voce e renderla rassicurante. Ottenni l’effetto opposto,
avevo rasentato l’educazione tipica della mia epoca,
ridacchiò arrossendo vistosamente.
- Sinceramente non me lo ricordo-. Rispose dolce. Sorrisi
imbarazzato. Come poteva ricordarsi il nostro discorso quando
l’avevo deliberatamente terrorizzata?
- Credo che stessimo parlando di ciò che ti
mette paura, a parte le ragioni più ovvie-. Dissi allora
sicuro. Ma pensai subito di aver toccato il tasto sbagliato, il suo
rossore si fece più intenso e le sue labbra si serrarono
vergognose.
- Ah, sì-. Sospirò tremante.
Non mi piaceva affatto la piega che stava prendendo quel
discorso. Mi stava nascondendo qualcosa.
- Allora?-. Le chiesi, impaziente di sapere cosa le
facesse paura. Non potevo credere che ci fosse qualcosa che la
spaventasse più del mio essere vampiro, ero incredulo,
pensai che l’avesse detto solamente per tranquillizzarmi.
Abbassò ancora lo sguardo sulla mia mano,
continuando a toccare le mie dita, stuzzicandole e disegnando cerchi
immaginari sulla mia pelle. I secondi passarono inesorabili…
odiai nuovamente il silenzio e il vuoto fra noi. Pensai di aver
rovinato tutto con il mio comportamento.
- Com’è è facile
vanificare i miei sforzi-. Sussurrai triste. Se non mi fossi fatto
prendere dai miei istinti, dalla rabbia per quel desiderio assurdo di
stare con lei, forse il mio piccolo Bambi avrebbe parlato con me, si
sarebbe confidata, invece di serrare le labbra e confondermi con i suoi
atteggiamenti.
Abbassai il capo triste, ma lei avvicinò
spaventata le ginocchia alle mie sfiorandomi dolcemente e mi
guardò negli occhi angosciata scuotendo il capo. Di nuovo
troppo vicini…
- Avevo paura perché... per, ecco, ovvi
motivi, non posso stare con te. Ma d'altro canto vorrei stare con te
molto, molto più del lecito-.
Non capii. Compresi che il suo desiderio di stare con me
superava le sue paure e questo mi rese immensamente felice, ma non
capii il senso di quello che stava cercando di dirmi. Il suo viso
tornò a posarsi sulle nostre mani, ora intrecciate. Mi
stringeva come se non avesse voluto lasciarmi andare mai. Risposi alla
sua stretta strofinando il pollice sulla sua pelle morbida e tiepida.
-Sì. Non c'è dubbio, è
una paura legittima, voler stare con me. È tutto
fuorché una scelta vantaggiosa-. Parlai esprimendo un mio
pensiero e tentando di afferrare il significato di ciò che
aveva voluto intendere. Mi guardò accigliata e confusa e io
continuai - Avrei dovuto lasciarti perdere tempo fa. Dovrei lasciarti,
adesso. Ma non so se ci riuscirei-. Bisbigliai spaventato. Lessi la
stessa paura nei suoi occhi. Si aggrappò inaspettatamente
alla mia camicia e mormorò delle parole di dissenso
disperata e angosciata dal pensiero che mi potessi allontanare da lei.
- Non voglio che tu mi lasci-. No, non l’avrei
mai fatto. Non ci sarei mai riuscito, questa era la verità.
Vivere senza la mia anima era qualcosa di impossibile. Bella era tutto
quanto per me. Eppure sapevo che avrei dovuto farlo, per il bene di
entrambi. Ammisi però che l’attrazione per lei era
più forte di qualsiasi altra decisione. Mi maledissi, che
animale…
- Il che è precisamente la migliore ragione
per andarmene. Ma non preoccuparti, sono una creatura essenzialmente
egoista. Desidero troppo la tua compagnia per comportarmi come dovrei-.
Non era nient’altro che una stupida giustificazione, lo
sapevo, era il mio essere uomo che la cercava, che la voleva vicino. Il
vampiro la desiderava più di se stesso, ma allo stesso tempo
la voleva lontana, per non cedere alla tentazione di tornare ad essere
una bestia assetata di sangue umano.
- Ne sono lieta-. Sussurrò abbozzando un
sorriso.
Gridai- Non esserlo!-. Ritirai le mani ancora furioso. Di
nuovo quella fiducia, quell’abbandono. Possibile che non
avesse compreso nemmeno dopo aver visto? I suoi occhi profondi
espressero disappunto e io mi infuriai. “Cristo”.
Non poteva non arrivarci. Era in continuo e costante pericolo al mio
fianco, non poteva avere questa fiducia cieca, non doveva affidarsi a
me come se fossi stata la sua unica ragione di vita, avrebbe incontrato
la morte.
- Non è solo la tua compagnia che amo! Non
dimenticarlo mai. Non dimenticare mai che sono più
pericoloso per te che per chiunque altro-. Non riuscii a guardarla e
fissai un punto lontano della foresta. Sospirai distrutto, non sapevo
dove volevo arrivare. Desiderarla così intensamente non mi
permetteva di credere lucidamente che per lei era solo un male starmi
vicino, mi convincevo di poter proteggere il mio amore, quando ero
proprio io la creatura che più la minacciava.
- Non credo di avere capito cosa intendi, specialmente
l'ultima frase-. Si portò le dita tra i capelli
torturandoseli nervosamente e io sorrisi. Già, come potevo
spiegarle con parole povere quello che ogni volta provavo nello starle
vicino senza terrorizzarla ulteriormente?
- Come faccio a spiegartelo senza metterti di nuovo
paura... vediamo-. Sovrappensiero non mi accorsi di aver allungato
entrambe le mani. Le afferrò senza dire nulla e le strinse
contro di sé facendomi ammutolire. Guardai meravigliato le
mie dita che toccavano la stoffa dei suoi jeans strette alle sue sul
suo grembo. Era così calda, così tenera che mi
confuse nuovamente le idee. Una nuova sensazione di piacere mi chiuse
la bocca dello stomaco e mi incendiò le vene.
- E’ straordinariamente piacevole il calore-.
Confessai senza pensare, sentendo l’adrenalina scorrere dal
suo corpo al mio. Ogni parola tra noi ora avrebbe potuto scatenare una
tempesta.
Tentai di ricordare cosa le stessi cercando di dire,
parlai di qualcosa come i gusti delle persone, il gelato al cioccolato,
il fatto che ognuno preferisse un sapore particolare, ma i miei
pensieri erano inevitabilmente attratti e persi nel contatto con le sue
gambe e con la sua pelle calda. Muoveva i suoi polpastrelli sul mio
dorso stringendolo a sé come se fosse indispensabile sentire
le mie mani sul suo corpo. Era doloroso, ma dannatamente eccitante.
- Vedi, ogni persona ha un suo odore, un'essenza
particolare-. “E la tua mi fa impazzire”. Avrei
voluto dirle soffocando le sue labbra con un bacio. Ma continuai a
spiegarle con pazienza tentando di farle capire, era importante che
comprendesse cosa provassi nei suoi confronti, anche se non era
pienamente la verità.
Continuammo a guardarci negli occhi per tutto il tempo in
cui parlai, mi persi nel color nocciola del suo sguardo. Probabilmente
non capì nulla di ciò che stavo dicendo e nemmeno
io. Ridacchiammo imbarazzati. Rimase un attimo interdetta quando
terminai il mio sproloquio e poi mi rispose incuriosita.
-Cioè, vorresti dirmi che sono la tua
qualità preferita di eroina?-. Tremai. Lo era, anzi era
molto di più. Era un bisogno fisico, una
necessità insostenibile quella di nutrirmi di lei. Il suo
sapore mi avrebbe fatto godere, mi avrebbe portato all’estasi
più di quanto non avrebbe immaginato.
Sorrisi -Ecco, tu sei esattamente la mia
qualità preferita di eroina-. Rimase a bocca aperta,
intimorita. Ridacchiai sconcertato, era la verità, non
potevo nasconderle di essere attratto dal suo sangue in un modo che
rischiava di metterla in continuo pericolo.
- Succede spesso?-. Domandò incuriosita. Ci
pensai per qualche secondo e decisi di non nasconderle nulla.
- Ne ho parlato con i miei fratelli-. Ricordai qualche
mese prima, subito dopo essere tornato da Denali. Presi un respiro
profondo e mi preparai a dirle tutta la verità. - Secondo
Jasper, siete tutti uguali. È stato l'ultimo a unirsi alla
nostra famiglia e l'astinenza lo fa soffrire ancora molto. Non ha
ancora imparato a distinguere tra i diversi odori e sapori-. La fissai
cercando di indovinare cosa le passasse per la testa. Rimasi calmo, ma
feci spallucce imbarazzato. Non sapevo in che altro modo dirle quelle
cose.
- Scusa-. Terminai poi quando la vidi aggrottare le
sopracciglia a causa del mio prolungato silenzio. Scosse la testa
velocemente e posò una mano sul mio braccio come per
tranquillizzarmi.
- Non importa. Ti prego, non preoccuparti di offendermi,
di spaventarmi o di qualsiasi altra cosa. È il tuo modo di
ragionare. Riesco a capire, o perlomeno posso provarci.
Però, ti prego, spiegami tutto come puoi-.
Respirai profondamente, stregato dal suo tentativo di
volermi comprendere a pieno. Fissai il cielo pieno di nuvole e mi
rilassai, la sua carezza questa volta mi calmò.
- Perciò, Jasper non ha saputo dirmi con
certezza se gli sia mai capitato di conoscere qualcuna che fosse...-.
Appetitosa? Gustosa? Non sapevo che parola utilizzare, decisi di optare
per qualcosa di più umano che non la facesse ulteriormente
spaventare - attraente come tu sei per me. Il che mi fa ritenere che
non l'abbia mai conosciuta. Emmett è dei nostri da
più tempo, per così dire, e ha capito cosa
intendevo. A lui è capitato due volte, una più
forte dell'altra-. Conclusi con un ansito. Le avevo detto tutto nel
migliore dei modi. “Congratulazioni idiota”. Storsi
la bocca mordendomi le labbra e fissando distrattamente
l’orizzonte.
- E a te?-. Bisbigliò quasi
impercettibilmente. Deglutii…
- Mai-. Lei era la prima, prima in tutto. A farmi perdere
la ragione, il controllo, la mia tentazione, il mio dolore, la mia
anima, il mio essere umano, la mia vita, tutto il mio desiderio e le
mie voglie. E non sapevo cos’altro sarebbe potuta diventare.
Sperai non la mia preda. Non parlò per qualche minuto, ma
intuii quale sarebbe stata la sua domanda e mi portai una mano sulla
fronte innervosito.
- Come si è comportato Emmett?-. Strinsi i
pugni e non risposi. Non avrei mai potuto confessarle che per noi
vampiri era quasi impossibile resistere al sangue che più ci
attraeva.
- Credo di aver capito-. Terminò freddamente.
La guardai timoroso e la implorai con lo sguardo di capire quanto fosse
difficile. Io ce l’avrei messa tutta, veramente…
non volevo farle del male. La amavo. Era disperazione che la mia voce
espresse quando le parlai.
- Anche i più forti di noi possono smarrire la
strada, no?-. Non era la cosa migliore da dire, anzi per nulla. Si
irrigidì e abbassò lo sguardo.
- Cosa stai chiedendo il mio permesso?-. Rispose
tagliente e fredda, quasi urlando. La afferrai per le spalle e la
portai vicina a me. No, affatto. Solo che volevo essere rassicurato da
lei, volevo che mi convincesse che mi sarebbe stata
accanto.Improvvisamente si fece triste e i suoi occhi si riempirono di
lacrime, sfiorai la sua fronte con la mia e mi avvicinai tentando di
consolarla. - Voglio dire, non c'è proprio speranza,
allora?-. Una lacrima mi bagnò il torace e io tremai. No,
volevo che tra noi potesse crearsi qualcosa, la amavo, non avrei
lasciato che la nostra storia finisse male, lei era troppo importante
per me.
- No, no!-. Gridai stringendola forte al mio torace. Un
brivido mi scosse. Le sue mani furono sulla mia pelle nuda e la carezza
calda che inconsapevolmente mi sfiorò, mi accese il
desiderio sopito di lei. Era così forte il suo profumo,
così buono e dolce, che non resistetti alla tentazione di
stringerla a me guardandola negli occhi - Certo che c'è
speranza! Voglio dire, è ovvio, non...- “Sono
sicuro”. Mi rimangiai ciò che volevo dire e mi
persi nel suo sguardo saturo di desiderio. Rabbrividii trattenendo il
respiro, prima che la mia testa perdesse di lucidità. - Per
noi è diverso. Emmett... quelle erano sconosciute,
incontrate per caso. È accaduto tanto tempo fa, e lui non
era... allenato e attento come ora-. Non era una bugia, Emmett era
totalmente impreparato a quell’esperienza e non aveva
resistito. E quelle donne per lui non erano nulla, nessun significato,
mentre per me lei ormai significava la vita. Rimasi zitto ad osservarla
aspettando che reagisse.
- Perciò, se ci fossimo incrociati... in un
vicolo buio, o qualcosa del genere...-. Si strinse al mio petto
affondando il viso stanco e sfiduciato sulla mia pelle fredda. Pensai
di impazzire, mai nemmeno nei miei sogni più proibiti con
Bella così vicina avrei pensato di resistere. Eppure la
abbracciavo, la consolavo, sprofondando il viso tra i suoi capelli.
- Mi c'è voluta tutta la forza che avevo per
non assalirti durante la prima lezione, in mezzo agli altri ragazzi,
e...-. La mia voce si affievolì, ricordavo
l’inferno, la bestia che aveva preso possesso di me, che
voleva assalirla e nutrirsi di quella ragazza che ora mi aveva rubato
il cuore. Distolsi lo sguardo quando il desiderio di morderla mi
assalì di nuovo - Quando mi sei passata accanto, ho
rischiato di rovinare in un istante tutto ciò che Carlisle
ha costruito per noi. Se non avessi messo a tacere così a
lungo la mia sete negli ultimi, beh, troppi anni, non sarei riuscito a
trattenermi-. Mormorai allontanandola di scatto da me e fissando il suo
tormento. Non potevo stare a lungo troppo vicino a lei, doveva capirlo.
Mi scostai e tentai di non darle a vedere quanto stessi soffrendo. La
guardai torvo - Avrai creduto che fossi posseduto dal demonio-.
Ridacchiai tirato rievocando la scena di me che la guardavo
malignamente.
- Non riuscivo a capire come potessi odiarmi
così, e perché poi, dal primo istante...-. Scossi
la testa sconsolato. Odiarla… non sarei mai riuscito ad
odiarla. Ma sì, forse l’avevo disprezzata per
quello che mi stava facendo, per aver fatto crollare ogni mia certezza
e aver stravolto il mio mondo. La interruppi tentando di spiegarle.
- Ai miei occhi eri una specie di demone, sorto dal mio
inferno privato per distruggermi. L'odore soave della tua pelle... Quel
primo giorno ho temuto di perdere definitivamente la testa. In quella
singola ora ho pensato a cento maniere diverse di portarti via
dall'aula, di isolarti. E mi sono oppo-sto a tutte, temendo le
conseguenze che avrebbero colpito la mia famiglia. Dovevo scappare,
andarmene prima di pronunciare le parole che ti avrebbero obbligata a
seguirmi...-. Mio Dio, quanto avevo desiderato poterle saltare addosso
e stringerla a me per assaporare il sapore morbido del suo collo. Il
bruciore alla gola tornò forte, che tormento… che
agonia… il viso di Bella era una maschera di stupore e
tristezza, ma non paura, non c’era traccia di disgusto. I
miei occhi la divorarono, ardevano, passionali e mortali, sentivo il
desiderio strozzare le mie viscere. Quando mi fissò turbata
tagliai corto.
- Mi avresti seguita te lo garantisco-. Bisbigliai calmo.
Avrei fatto di tutto per sedurla e poi trascinarla in uno spazio buio
per violentarla e mangiarla. Sapevo come sarebbe stato... fantastico...
e inorridii di quel mio pensiero.
- Senza dubbio-. Rispose tristemente consapevole. Ero
irresistibile ai suoi occhi… non sarebbe mai riuscita a
fuggire, l’avrei irretita. Era il momento di dirle tutto
quanto. Presi fiato e le presi le mani tra le mie amandola con gli
occhi.
- E poi, proprio mentre cercavo inutilmente di cambiare
l'orario settimanale per poterti evitare, rieccoti. In quella stanzetta
calda il tuo profumo mi faceva impazzire, in quel momento sono stato
lì lì per prenderti. C'era soltanto quell'altra
fragile umana, me ne sarei sbarazzato senza difficoltà-. Il
suo guardo si fece terribilmente dolce e le sue dita si sciolsero dalla
mia stretta. Timidamente le portò sul mio viso e ne
tracciò i contorni. Avrei dovuto impedirle di farlo, ma le
sensazione che mi sommerse mi fece irrigidire di scatto, immobile. La
meraviglia che leggevo nei suoi occhi mi fece emozionare. Non smisi di
parlare, dovevo farlo, le avevo promesso che le avrei detto tutto.
- Ma ho resistito, non so come. Mi sono imposto di non
aspettarti fuori da scuola, di non seguirti. All'esterno la tua scia
era più debole, perciò sono riuscito a pensare
lucidamente, a prendere la decisione giusta. Ho accompagnato gli altri
a casa, mi vergognavo troppo di raccontare ciò che mi stava
succedendo, avevano soltanto intuito che qualcosa non andava, e sono
corso da Carlisle, ad annunciargli che me ne sarei andato di casa-. Mi
fissò sorpresa. Le parlai della delusione che avevo dato a
Esme, della possibilità che non sarei mai tornato, di come
mi fossi sentito un codardo. – Il mattino dopo ero in
Alaska-. Continuai… nella mente il ricordo della sensazione
di panico, non riuscivo a dimenticare quel bisogno di allontanarmi da
lei il più possibile, per non cedere alla tentazione, al
terrore di vanificare i miei sforzi, di deludere mio padre. Non mi
fermai nemmeno quando le sue dita presero a sfiorarmi le
labbra in modo sensuale. Non doveva, non poteva, ma gemetti
impercettibilmente e sentii una sensazione di piacere irresistibile e
dolce invadermi.
- Perciò sono tornato…-. Mormorai
sospirando sulla sua mano - Ho preso tutte le precauzioni possibili,
sono andato a caccia, mi sono nutrito più del solito, prima
di tornare a incontrarti. Ero sicuro di essere tanto forte da poterti
trattare come un qualsiasi essere umano-. Con i palmi Bella mi
circondò il viso e io espirai lentamente per non morire
invaso dal suo odore di donna. Lente le sue dita arrivarono tra i miei
capelli ramati. La osservai alzarsi in ginocchio e accarezzare la massa
rossiccia che ribelle mi ricadeva sulla fronte. Tremai quando il suo
seno sfiorò il mio viso… avrei voluto affondare
il volto tra i suoi seni, ma sapevo che il fuoco mi avrebbe divorato e
non ero sicuro di riuscire a resistere.
- Desideravo farti dimenticare il mio comportamento del
primo giorno…-. Insistevo nelle mie parole ormai solo
sussurri rauchi. Bella mi ascoltava annuendo, ma il suo corpo mi diceva
altro e io rischiavo di farmi stregare dal suo tocco. Sentivo forte il
suo odore e compresi subito il perché. Il desiderio di
percepire la sua pelle nuda contro la mia mi fece impazzire. Dovevo
calmarmi…
- A dire la verità, morivo dalla voglia di
decifrare qualche tuo pensiero. Ma eri troppo interessante, e mi sono
perso nel tuo modo di fare... Poi di tanto in tanto facevi un gesto con
la mano, o ti sistemavi i capelli, e l'odore tornava a colpirmi...-.
Gemetti morente sotto quelle carezze, le sue cosce tentavano le mie
strusciandosi di tanto in tanto, era una tortura annusarla e non
averla. Dovevo allontanarmi prima che mi seducesse. Ma non ci riuscii,
mi accorsi di non volere che si fermasse e mi avvicinai ancora premendo
il mio viso leggermente sul suo seno. Rabbrividii e percepii il suo
corpo tremare, l’adrenalina aumentare.
- Se non ti avessi salvata, di fronte al tuo sangue non
sarei riuscito a nascondere la mia vera natura. Ma questo l'ho pensato
dopo. In quel momento, l'unica cosa che avevo in mente era: "Non lei"-.
Chiusi gli occhi esausto. “Basta” pensavo sfinito,
“ancora” gridavo eccitato. Dentro di me si stava
scatenando una furia. Doveva avere paura di me, terrore e invece mi
toccava, mi stringeva, cercava di capire e non mi accusava di nulla.
Ero scioccato e perdutamente innamorato.
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Capitolo 44 *** Radura (2) ***
Grazie delle recensioni
ragazze!!! Sono commossa... io ero così ansiosa. E beh, lo
sono ancora. Non è finita!!! Abbiamo la seconda parte della
Radura... mamma mia! E dopo questa tiro un sospiro di sollievo,
perchè veramente sono stata male quando l'ho scritto
chiedendomi se ne era o meno all'altezza. Vi lascio alla lettura...
incrocio le dita. Edward incrociale anche tu... arriverete vive alla
fine?? Ai posteri l'ardua sentenza. Mali
Radura (seconda parte)
- E in ospedale?-
Sussurrò strozzata scostandosi leggermente da me. La mia
agonia… quanto ero stato stupidamente geloso, quanto avrei
voluto leggerle nell’anima per capire cosa avesse pensato di
me! La paura, il terrore mi avevano invaso, mentre terrorizzato avevo
cercato di capire cosa le stesse passando per la testa in quel lettino.
E se mi avesse giudicato un mostro? Eppure il suo sguardo mi aveva
detto il contrario, mi aveva chiesto fiducia e io ero stato tentato di
dirle tutto, con il disappunto dei miei fratelli. La inchiodai con lo
sguardo e incatenai la sua anima alla mia avvicinando il mio viso,
lento, vorace come un predatore. Adesso però non
l’avrei più fatta scappare, ora sapeva.
- Ero scioccato. Non
riuscivo a credere di avere corso quel rischio, di averlo fatto correre
a tutti i miei, per proteggere proprio te. Come se ci fosse bisogno di
un motivo in più per ucciderti-.
Quella rivelazione mi
costò fatica. Entrambi sussultammo.
“No”. In realtà non volevo dire questo.
I suoi occhi spauriti mi guardarono e avvertii un vago senso di
disagio, qualunque cosa, avrei preferito morire che farle del male,
volevo che capisse questo e che non avesse paura di me. Mi morsi la
bocca fissando la sua e desiderandola ardentemente, guardandola
schiudersi e boccheggiare in cerca d’aria forse a causa della
mia vicinanza. Le spiegai brevemente come Alice mi avesse appoggiato,
come mi avessero deriso i miei fratelli per quell’assurda
attrazione. Non si scompose, non batté ciglio, ma i suoi
occhi correvano ai miei movimenti e alle mie labbra, spesso arrossendo.
- Il giorno dopo-. Mi
bloccai afferrando una ciocca dei suoi lunghi capelli castani e
portandola contro di me, attratto dal loro luccichio. Il suo corpo si
avvicinò e io sorrisi sghembo - ho origliato le menti di
tutte le persone con cui avevi parlato, stupito che avessi mantenuto la
parola. Non ti avevo affatto capita-. La sua mano sfiorò le
mie dita che fredde giocavano con i suoi capelli. Rabbrividii di
piacere a quel semplice tocco. - Ma sapevo che non potevo lasciarmi
coinvolgere ulteriormente da te. Ho fatto del mio meglio per starti
lontano-. Deglutii veleno e abbassai il capo per raggiungere la mano
che aveva bruciato con una leggera carezza la mia pelle. Con le dita
toccai quella morbidezza, baciandole ad uno ad uno i polpastrelli e
sentendola tremare. Un mugolio sommesso le uscì strozzato
dalla gola, ma non riuscì a soffocarlo in tempo e si
portò la mano imbarazzata di fronte alla bocca. - E ogni
giorno il profumo della tua pelle, del tuo respiro, dei tuoi capelli,
mhh... mi colpiva forte, come la prima volta-. Era un’agonia,
il suo profumo mi stava uccidendo anche adesso. Portai il suo palmo
contro il mio naso e inspirai quella fragranza di fresia e lavanda che
tanto mi faceva impazzire, e fu Inferno, fuoco e piacere paradisiaco.
Vibrò
ancora, ma non si scostò, i capelli di fronte al viso, la
testa china dalla vergogna. Sentivo odore d’eccitazione tra
noi, odore di passione, di sesso. E questo mi avrebbe portato alla
follia, lo sapevo.
La guardai teneramente
quando i suoi occhi incontrarono i miei, vergognosi.
- Perché?-.
La sua voce sommessa, roca, mi fece perdere completamente la dimensione
di ciò che era giusto e sbagliato.
- Isabella-.
Bisbigliai chiamandola per nome. Sussultò sgranando gli
occhi e lasciai la sua mano per passare le mie dita tra i suoi capelli
e carezzarle leggero le labbra tumide che tanto continuavo a bramare
segretamente. – Bella…-. Sfiorai ancora la sua
pelle e le impedii di parlare quando tentò di farlo
– arriverei a odiare me stesso, se dovessi farti del male.
Non hai idea di che tormento sia stato...-. Mi bloccai ancora
terrorizzato al solo ricordo. Abbassai il capo e fissai il terreno,
dilaniato dall’angoscia, pensarla morta a causa mia, non me
lo sarei mai potuto perdonare. Perdere l’amore della mia
vita, no, non riuscivo nemmeno a pensarci, no, mai, mai! Le afferrai
impulsivamente le mani e le strinsi spasmodicamente tentando di non
farle male - il pensiero di te immobile, bianca, fredda... di non
vederti più avvampare di rossore, di non poter
più cogliere la scintilla nel tuo sguardo quando capisci che
ti sto prendendo in giro... non sarei in grado di sopportarlo-.
Arrossì di colpo e ansimò, poi portò i
suoi occhi sulle nostre mani e strinse forte. Forse... ora…
io...
- Ora sei la cosa
più importante per me. La cosa più importante di
tutta la mia vita-. Azzardai cercando il suo sguardo.
Avvampò e un singhiozzo incredulo saturò
l’aria. Per qualche momento solo il fruscio del vento e il
rumore dell’acqua riempì il tempo tra noi, ma poi
sembrò reagire alle mie parole e respirò a fondo.
- Sono qui-.
Portò le mie mani contro il suo petto, stringendole
spasmodicamente e poggiandovi il suo viso caldo, intimorita.
“Abbracciami”. Qualcosa di potente si
risvegliò dentro di me e trattenni il respiro
affinché le ondate di piacere che mi sommersero non mi
soffocassero di meraviglia. Sentivo chiaramente i suoi capelli
sfiorarmi la pelle. – Sono qui…-.
Ripetè con foga- il che significa che preferirei morire
piuttosto che rinunciare a te-. Si morse il labbro inferiore
torturandolo. – Sono un’idiota-. Mormorò
infine distogliendo lo sguardo e portandolo in un punto lontano da me,
troppo lontano. Non era affatto così. Era quello che volevo,
averla accanto, sempre. Non l’avrei toccata se non fossi
stato certo che non sarebbe stata al sicuro. “Bugiardo, tu la
vuoi”.
- Certo che lo sei-.
Sciolsi il contatto e la provocai malizioso. Mi lanciò
addosso dell’erba appena strappata e insieme cominciammo a
ridere di gusto. Era bello potersi lasciare andare per un
po’. Avrei voluto fermare il tempo e godermi il suo sorriso
per l’eternità. Nascosi il mio disagio e notai i
suoi occhi posarsi ancora una volta sull’acqua del ruscello.
Mi accovacciai a quattro zampe e mi avvicinai al suo orecchio. Avevo
bisogno di dirle ciò che provavo, volevo che lei lo sapesse,
con tutto me stesso.
- E
così…-. Bisbigliai soffiando piano sulla sua
pelle. Rabbrividì, non capii se di freddo, ma continuai - il
leone si innamorò dell'agnello...-. Le confessai allora
sperando che non scappasse via. Il mio respiro le solleticò
il lobo e lei girò piano la testa. Le nostre labbra si
avvicinarono pericolosamente, ma lei tenne il volto rivolto verso il
terreno.
- Che agnello
stupido-. Sussurrò senza voce, agitata. Sorrisi e con una
mano le sistemai i capelli dietro l’orecchio. Mi
amava… Dio, mi amava. Avrei voluto urlare nella foresta e
correre per soffocare tutta quell’ansia.
Quell’ammissione le costò altra energia, i suoi
battiti rallentarono ancora, avrei voluto stringerla a me e invece
fissai un punto indistinto della foresta scuotendo il capo.
- Che leone pazzo e
masochista…-. Tremò di nuovo, ma non mi
toccò. Alzò gli occhi verso di me e mi
guardò come se non credesse che io potessi realmente
esistere. Mi domandai cosa potesse esserci di bello in un mostro come
me. Comunque rimasi in silenzio, in attesa questa volta che lei mi
rivolgesse la parola, che mi chiedesse qualunque cosa. Ora che sapeva,
avrebbe potuto fare di me ciò che voleva, io sarei sempre
esistito solamente per lei.
-
Perché…-. Tentò di parlare, ma si
fermò di scatto. Le parole le morirono in gola. Non capii...
stava cercando di chiedermi qualcosa ne ero certo. Con lo sguardo
tentai di incoraggiarla. Ormai ero completamente perso, non le avrei
potuto negare nulla.
- Sì?-.
Abbozzai una smorfia sorridente e il suo cuore smise completamente di
battere per qualche secondo. Era affascinata da me. Reclinai il capo
verso il sole e lasciai ancora che mi colpisse. Trattenne ancora il
fiato e si schiarì la voce tentando di recuperarla. Era
buffa.
- Dimmi
perché prima sei fuggito in un lampo da me-. La sua domanda
mi lasciò interdetto. Il mio sorriso si spense
improvvisamente. Non ero preparato al suo profumo, alla sua fragranza,
alla sua vicinanza, non ancora almeno. Era stato come un colpo allo
stomaco, come se qualcuno mi avesse schiaffeggiato e mi avesse fatto
perdere consapevolezza e lucidità. Il desiderio per lei si
mescolava inevitabilmente alla fame, e non ero ancora in grado di
distinguerli.
- Lo sai, il
perché-. Mormorai poi di nuovo sulle mie. Non me lo permise,
non lasciò che mi allontanassi da lei e si
avvicinò sfiorandomi le dita con una mano. Il contatto della
sua pelle bollente con la mia, gelida, di ghiaccio, mi fece perdere per
un momento.
- No, voglio dire,
cos'ho fatto di preciso? È meglio che stia in guardia, per
imparare cosa non posso fare. Questo, per esempio-. Mi
accarezzò le dita una ad una, percorrendo le linee del mio
palmo per dirigersi sul dorso e disegnare dei cerchi leggeri che mi
fecero accapponare la pelle. Era bellissimo, doloroso, ma assurdamente
piacevole. - Non crea problemi-. Terminò assorta.
- Non hai fatto niente
di male, Bella. È stata colpa mia-. Mentii di getto.
Assottigliò le palpebre incredula e scosse la testa. Non
credeva affatto alle mie parole, ridacchiai. Si avvicinò
ancora di più, lasciandomi senza respiro. Il suo
profumo… mio Dio, il suo profumo. Non riuscivo a pensare ad
altro che a quella fragranza dolce e piacevole che si insinuava nelle
mie narici e saturava le mie vene fino a farmi salivare veleno.
- Ma se posso, voglio
aiutarti, voglio renderti la vita meno difficile-. Sussurrò
cauta. Averla così vicino al mio torace scoperto non mi
aiutava a ragionare lucidamente. Sapevo che le piaceva il mio profumo,
che l’attirava, potevo notare le sue guance arrossate e il
suo naso arricciato che inspirava aria profondamente. Ero eccitato da
quella situazione, mi sentivo un ragazzino.
-
Bè…-. Ragionai qualche secondo, l’unico
modo per farmi stare bene era averla lontana, ma era anche
l’unico modo per farmi impazzire e struggere per lei,
disperarmi dal desiderio, morire a causa della sua lontananza.
-È stata una questione di vicinanza. Gli esseri umani sono
per la maggior parte naturalmente timidi con noi, la nostra
alterità li allontana... Non mi aspettavo che ti avvicinassi
così tanto. E poi il profumo del tuo collo-. La osservai
incuriosito soppesando attentamente la sua reazione.
Aggrottò la fronte perplessa, ma non ebbe affatto paura come
avevo immaginato. Tutt’altro… dopo un attimo di
silenzio fece spallucce e si alzò il colletto strizzandomi
l’occhio.
- D’accordo,
niente collo scoperto-. Si imbronciò convinta e
annuì. Il mio primo istinto fu quello di scoppiare a ridere
di cuore e non resistetti. Fosse solo stato il collo ad attrarmi in lei
non ci sarebbero più stati problemi, invece era qualcosa di
assoluto, pelle, corpo, odore, sapore, sangue. Era una vera agonia.
- No, davvero,
più che altro è stata la sorpresa-. Mi
giustificai ridendo. Mi guardò sorridente. Il mio Piccolo
Bambi era riuscita nell’intento di mettermi a mio agio. Il
mio cerbiattino… e così voleva giocare? Alzai la
mano da terra e la allungai verso il suo collo, la posai leggero sulla
sua pelle e sorrisi birichino.
- Vedi? Nessun
problema-. Appena consapevole di ciò che stavo facendo
sgranai gli occhi e la fissai in silenzio. Il suo cuore
cominciò a battere all’impazzata, furioso, e le
mie dita carezzarono quella morbidezza desiderose di percepirne sempre
di più. Mi guardò paralizzata e io decisi di
dimenticare ogni pensiero, svuotare la mente e scordare le mie paure
almeno per un attimo. Tornai serio e i miei occhi la fissarono ardenti.
- Resta ferma-.
Mormorai preso dall’emozione. Mi avvicinai respirando piano,
lentamente, in modo esasperante tanto che sentii dolore. Dal petto una
sofferenza letale mi invase tutte le membra facendomi gemere piano. Una
sensazione di piacere mi colse impreparato quando le mie labbra si
posarono sulla pelle del suo collo e un brivido mi scosse. Sentii il
mio corpo cambiare ed emozionarsi a sufficienza da causarmi
un’erezione, mi maledii mentalmente, ma non mi allontanai.
Volevo sentirla contro di me, gemere piano, volevo capire cosa le
piacesse, cosa la facesse stare bene e le facesse provare piacere. Un
desiderio profondamente umano, forse troppo umano. Strusciai la mia
guancia nell’incavo della sua spalla e lei ansimò
ripetutamente, mugolando piano, musica per le mie orecchie. Mi accorsi
di volere di più. Scivolai con le labbra fredde sulla sua
clavicola e depositai una scia di baci scostandole i capelli. La
camicia bianca che indossava era abbastanza larga e io mi concessi un
contatto intimo con la sua pelle sudata dalla dura fatica e profumata.
Stavo male, veramente male, ma ero in grado di controllare la bestia
dentro di me, non riuscii invece a frenare il desiderio di
assaggiare il sapore della sua pelle. Schiusi la bocca e con la lingua
leccai piano quella dolcezza… il veleno mi inondò
il palato stordendomi. Sentivo forte il suo sangue pulsare sotto la mia
lingua, il suo cuore battere all’impazzata e stavo morendo
torturato dal piacere e dal dolore di percepirla abbandonata a me, mia.
E poi… in lei non c’era alcuna paura, solo,
assoluto, puro desiderio. La portai a stendersi sull’erba
spingendola all’indietro come assetato. Non
protestò, mi guardò timorosa, ma avevo
più paura di lei. Timore di farle male, di desiderarla
troppo, di non resistere alla tentazione della mia fame morbosa. Mi
stesi sul suo corpo e appoggiai il viso contro il suo seno. Quante
volte l’avevo sognato? Respirai forte e il suo profumo mi
colpì allo stomaco come un pugno. Avevo bisogno di aria
priva del suo odore, ma ormai ero saturo completamente di lei, ma non
sazio, ne volevo ancora. Strusciai il mio naso sulla camicia detestando
quell’indumento che la copriva leggermente. Il suo respiro
era così veloce che pensai non sarebbe più
riuscita a riprendere fiato, ma nemmeno io ero sufficientemente lucido.
Mi sentivo stordito, non pensavo ad altro che ad accarezzarla, a
dimostrarle il mio amore. Potevo farcela, nonostante la mia
insicurezza, sapevo di potercela fare. Volevo la sua pelle, la bramavo,
desideravo i suoi seni sotto la mia bocca, abbandonati alle mie labbra,
ma non sapevo se ce l’avrei fatta o meno a resistere. Erano
troppe le emozioni, troppa l’eccitazione. Sentivo il bisogno
di esplodere, di lasciarmi andare, ma non potevo farlo. Ed era
maledettamente frustrante. Le mie dita risalirono sulla sua camicia e
mi permisi di sbottonarle i primi bottoni. Era troppo il bisogno del
sapore e del calore della sua femminilità, ma il semplice
contatto con l’incavo dei suoi seni mi fece completamente
perdere il controllo. Dovevo rimanere fermo, immobile, non potevo
più respirare altrimenti l’avrei morsa. Appoggiai
così la testa sul suo petto, aspettando che il respiro si
calmasse. Sentivo ancora il battito del suo cuore feroce, e aspettai
con calma che si acquietasse come il mio spirito, nel silenzio ovattato
di quella radura. Non potevo credere di averlo realmente fatto, di
averla accarezzata, toccata come avevo sempre sognato e tentato di fare
mentre lei dormiva serena. Ma ora lei sapeva tutto di me, mi amava, mi
accettava, mi voleva nella sua vita… e mi desiderava.
Sospirai quieto e rimasi immobile per minuti, o forse ore, non sapevo
più cosa mi stesse succedendo, ma non mi sarei
più spostato da lì. Alla fine troppo presto mi
alzai.
- Non sarà
più così difficile-. Terminai allora soddisfatto
di me e del mio autocontrollo. Ma non ero per nulla appagato, il
ruggito dentro di me continuava a bruciare le mie viscere chiedendomi
qualcosa che non conoscevo.
- E’ stata
dura?-. Sussurrò arrossendo. Mi sentii imbarazzato a quella
domanda. Impacciato…
Guardammo entrambi il
terreno con molta più attenzione del dovuto.
- Non terribile come
immaginavo. E per te?-. Mormorai sentendomi un ragazzino alle prime
esperienze amorose. Mi corressi… ero un adolescente alle sue
prime esperienze amorose.
- No-. Rispose con
foga cercando improvvisamente il mio sguardo intimorita – non
è stato per nulla terribile…-. I nostri occhi si
incontrarono decisi e il rossore che le imporporò le guance
inevitabilmente mi incantò. – Per me-. Aggiunse
poi mordendosi le labbra ripetutamente come era solita fare.
- Hai capito cosa
intendo-. Bisbigliai tentando di decifrare la sua espressione. Avevo
paura che lei si fosse sentita costretta, in qualche modo terrorizzata
da ciò che avevo fatto, non me lo sarei mai potuto
perdonare. Mi aveva fatto sentire vivo come non ero mai stato, e non
volevo che lei avesse paura di me, non potevo permetterlo. Mi sorrise e
il calore di quel sorriso mi incendiò di nuovo le vene,
provocando in me un desiderio irresistibile di averla ancora vicina.
Questa volta desideravo essere toccato da lei, volevo che
comprendesse… non doveva avere timore di avvicinarsi, non le
avrei mai fatto del male, piuttosto sarei morto tra sofferenze atroci,
avrei morso me stesso, ma non quel tenero cerbiattino che tanto si
fidava di me. Mai…
- Vieni qui-.
Sussurrai roco facendola sussultare meravigliata. Le afferrai una mano
e la portai contro la mia guancia. Il rossore sulle guance si accese di
porpora e i suoi occhi si sgranarono, le labbra si seccarono. Ancora
quella bocca… quanto avrei dovuto sopportare prima di
poterla avere? La fissai serio e le premetti il palmo contro la mia
pelle. – Senti?-. Le dissi poi godendo del contatto delle sue
dita sul mio volto. Non c’era più molta differenza
tra le nostre temperature, il sole aveva intiepidito la mia pelle.
Sorrisi cercando di calmare i battiti del suo cuore di nuovo veloci,
sperai che non fosse terrore.
- Resta
lì-. Disse piano. Mi immobilizzai quando sentii le sue
ginocchia sfiorare le mie, il suo odore femminile solleticarmi
l’ istinto e il suo corpo così vicino al mio da
percepire il suo seno respirare sul mio torace. Andare
all’Inferno e bruciare di passione doveva essere lo stesso.
Sapevo cosa voleva da me e mi abbandonai alle sue carezze chiudendo gli
occhi, dovevo resistere, non dovevo pensare, riflettere a quanto il
sapore del suo sangue potesse essere dolce, zuccherino, dovevo
dimenticarlo. I suoi movimenti erano lenti, studiati e la ringraziai
per questo. Aveva percepito il mio disagio. Con le dita
sfiorò le mie guance ancora e ancora fino a farmi sfuggire
un sospiro di piacere. Nessun pericolo, mi sentii tranquillo. Ma quando
passò con le dita ad accarezzare le mie palpebre,
l’incavo dei miei occhi, le mie occhiaie, percepii un fiume
in tempesta squassarmi il petto. “Merda”. Il veleno
mi inondò la bocca e un ringhio involontario uscì
dalle mie labbra. Ogni più piccola parte del mio corpo
reagì al suo odore. Volevo stenderla sul prato e farla mia,
prendere la sua anima e succhiare il suo sangue sentendola gridare
aiuto. Volevo tutto di lei fino a sfinirla di dolore e piacere.
“No, Edward”. Riuscii a mascherare le mie reali
sensazioni rimanendo immobile come una pietra, ma dentro di me era come
se tizzoni ardenti mi stritolassero gli organi interni e gridassero
desiderio. Quando i suoi polpastrelli mi toccarono le labbra avrei
voluto morderla, avrei voluto cedere e affondare i canini nella tenera
carne del suo polso. “Oh
sì…”. Pensai eccitato, sentendo i miei
jeans stringere eccessivamente. Mi permisi pensieri poco casti, la mia
mente volò al suo corpo nudo intrecciato al mio e ai suoi
gemiti, in questo modo riuscii a calmare la bestia, ma non
l’essere umano che schiuse le labbra e soffiò
sulle sue dita pregando altre carezze. Avevo bisogno di sentirla, avevo
bisogno che lei mi toccasse, stava diventando come aria e senza non
sarei riuscito a vivere. Quando si allontanò, aprii gli
occhi e affamato la guardai. Non riuscii a controllare la mia
espressione desiderosa di possederla, di fare l’amore, di
nutrirmi della sua anima e mi resi conto dal suo viso che dovevo averla
terrorizzata. Mi maledii e tentai di riprendere possesso delle mie
emozioni.
- Vorrei... vorrei
sentissi la complessità... la confusione... che provo.
Vorrei che potessi comprendere-. Sussurrai roco, la mia voce
irriconoscibile. Quello che si scatenava inevitabile dentro di me mi
rendeva schiavo di desideri mai provati e della mia fame di vampiro.
Sarebbe stato difficile spiegarle il potere ipnotico, assoluto e
potente che aveva su di me. E l’attrazione, la voglia di fare
l’amore, di toccarla, di essere toccato, tutto questo mi
faceva impazzire sul serio.
- Spiegamelo-. Disse
di getto avvicinandosi di nuovo. Possibile che non lo capisse?
“Scappa Bella, scappa da me”. Allungai una mano
affascinato e le presi ancora una ciocca di capelli strofinandola sul
suo viso sensualmente. Mi piaceva toccarla, mi piaceva carezzare la sua
pelle così calda e morbida.
- Non credo che ci
riuscirei. Te l'ho detto, da una parte sento fame di te, anzi sete, da
creatura deplorabile quale sono. E questo lo puoi capire, in un certo
senso-. Tentai di spiegarle, completamente immerso nelle mie carezze.
Abbozzai un sorriso e continuai a parlare, senza ascoltare realmente
cosa le stessi dicendo. Percepivo solo lei, il suo battito, il suo
sguardo intenso e la sensazione di brividi continui che la scuotevano a
causa mia. Passai i miei polpastrelli sulle sue labbra, come lei aveva
fatto poco prima con me e mi persi nella sensazione di quella bocca
carnosa e sporgente, perfetta e arricciata che avevo imparato a
venerare e desiderare ardentemente. Il sapore di Bella, sapevo che era
fantastico, lo immaginavo, la sua pelle era dolce e morbida, ma il
gusto di assaporarla… sarebbe stata la mia eterna
ossessione. Portai il mio pollice sul suo labbro inferiore,
torturandolo, lo stesso feci poi con quello superiore. Non si mosse,
immobile, stordita e tremante. - Ma... ci sono altri tipi di fame. E
quelli non riesco a interpretarli, mi sono del tutto estranei-. Ammisi
poi. Non volevo nasconderle nulla. I miei desideri, volevo che sapesse
cosa mi stava succedendo, cosa nel mio corpo si scatenasse quando le
stavo vicino.
- Forse riesco a
capire questo più di quanto ti aspetti-. Confessò
arrossendo e abbassando gli occhi. Aggrottai le sopracciglia sorpreso
dalla sua risposta. Sentivo il desiderio tra noi crescere ad ogni
carezza, percepivo l’elettricità correre tra i
nostri corpi e toglierci il fiato, sapevo che la mia voglia di farla
mia era probabilmente la stessa che lei aveva di accogliermi. Ma questo
per me era totalmente nuovo e meraviglioso. Questo era
l’amore? E per lei?
- Non sono abituato a
sentirmi tanto umano. Funziona sempre così?-. Le domandai
avvicinando il mio capo al suo. Mi sentivo così intimamente
unito a lei, così pieno di lei che ero pronto a farle
qualsiasi confessione. Stavo denudando il mio spirito per amore, tutto
di me, le stavo donando tutto il mio disagio e la mia
umanità, il mio amore.
- Per me? No, mai. Mai
prima di oggi-. Ammise portandosi una mano sulla fronte e
imporporandosi di un dolce colore rosato. Capii che anche per lei non
doveva essere facile provare un desiderio così intenso. Ero
il suo primo ragazzo, il suo primo amore. “Male Edward, molto
male”. Le presi le piccole mani tra le mie e le
strinsi forte. Era così vulnerabile, così tenera,
come poteva amare un mostro come me una persona così eterea?
- Non so come fare a
starti accanto in questo modo- Confessai. - Non sono sicuro di esserne
capace-. Il suo sguardo si fece talmente dolce che sentii qualcosa
sciogliersi dentro di me, il calore mi invase e un groppo si
fermò nella mia gola impedendomi di parlare. Non volevo
sembrarle ridicolo, ma dal modo in cui mi guardava sospettai
un’adorazione che non meritavo affatto. Mi
tranquillizzò accostandosi lentamente a me e poggiando la
testa sul mio torace. Ringhiai… avevo bisogno di veleno, di
saliva, la mia gola era così secca che non riuscii ad
ingoiare. Avevo assoluta necessità delle sue labbra, di
nutrirmi del suo odore e del suo sapore per potermi riprendere, il mio
corpo lo desiderava più del dovuto. Il mio petto teso, i
miei muscoli tirati, la mia erezione a chiedermi sollievo… e
la mia fame, viva, pulsante, che smaniava solo per lei, tutto questo mi
stava portando alla follia. Era un tunnel, un viaggio di non ritorno in
cui io avrei perso tutto me stesso.
- Così va
bene-. Sospirò chiudendo gli occhi e strusciando il viso
sulla pelle ormai calda del mio torace. Avrei volentieri gridato la mia
sofferenza. Il suo profumo solleticava le mie narici, e il suo corpo
sodo le mie fantasie. Con un gesto istintivo la strinsi a me,
circondandola con le braccia e posando il capo tra i suoi capelli.
Morii di piacere. Quando le sue ginocchia si accovacciarono tra le mie
cosce il timore che potesse sentirmi mi imbarazzò, ma quando
i nostri corpi aderirono completamente dimenticai quella paura,
dimenticai anche il mio nome.
-Sei molto
più bravo di quanto tu voglia credere-. Ridacchiò
sommessamente rilassandosi. Avrei voluto farlo anche io, ma non mi era
concesso.
- Possiedo ancora
istinti umani. Sono sepolti da qualche parte, ma ci sono-. La strinsi
ancora più forte, provando il desiderio spasmodico di far
parte di lei, di poterla considerare solamente mia. Come un animale
egoista volevo segnare il mio possesso, Bella lo era, da quel momento
in poi sarebbe stata solo mia. Non si scompose, girò il
bacino lentamente e aderì completamente al mio corpo.
Qualcosa di indescrivibile mi strinse il basso ventre e un dolore sordo
si concentrò tra le mie gambe. Se solo avessi potuto di
più… io… cancellai quel pensiero dalla
mia mente e continuai ad accarezzare piano i suoi capelli.
- Lo sento-.
Mormorò alzando le braccia e circondandomi il collo.
Entrambi rimanemmo fermi e immobili senza fare nulla, continuai a
controllare il mio respiro per farle sentire che le ero accanto, ma era
faticoso mantenere un ritmo regolare. Giocai spesso con le ciocche
ribelli che le incorniciavano il viso e lei fece lo stesso con me,
accarezzandomi e cercandomi più volte. Lasciai che mi
toccasse e non mi mossi fino a quando il sole non cominciò a
tramontare. Era il crepuscolo. Sospirò tristemente e io
compresi.
- Devi andare-.
Mormorai baciandole la fronte con dolcezza. I suoi occhi non lasciarono
la presa dai miei e languidi mi pregarono di non alzarmi. Avrei voluto
rimanere un’eternità così, ma sapevamo
entrambi che sarebbe stato meglio tornare a casa.
-Pensavo non fossi
capace di leggermi nel pensiero-. Rispose stizzita facendo una smorfia
imbronciata. Ridacchiai e scompigliai la massa castana dei suoi capelli
scostandomi leggermente e richiudendomi la camicia.
- Comincio a vederci
qualcosa-. Borbottai facendole una linguaccia. La afferrai per le
spalle prima che potesse alzarsi e tutto eccitato decisi di mostrarle
una cosa. Il mio sguardo di fece birichino e supplicante.
- Posso mostrarti una
cosa?-. Sgranò gli occhi spaventata e ingoiò la
saliva perplessa. Scoppiai ancora a ridere quando mi mostrò
il suo disappunto.
- Cosa?-.
sussurrò preoccupata.
- Il modo in cui io mi
sposto nella foresta-. Sorrisi sghembo di fronte alla sua fronte
aggrottata
-Non preoccuparti, non
c'è pericolo e torneremo al pick-up molto più
velocemente-. Il suo cuore fermò improvvisamente i battiti e
io rimasi allibito. Aveva così paura? In fondo era
divertente. Il rossore sulle sue guance mi fece capire che non era
timore, ma emozione. La adorai afferrandole un polso e alzandola di
scatto. Volevo condividere anche quello con lei. Tutto…
- Ti trasformi in un
pipistrello?-. Domandò timidamente. Le lanciai
un’occhiataccia. Come faceva a credere che mi potessi
trasformare in un animale simile? Scossi la testa. Maledette leggende
sul conte Dracula.
- Come se non l'avessi
già sentita!-. Risi. Non mi ero mai sentito più
leggero e felice. La strattonai un po’ verso di me, ma lei
non seguì il mio movimento tirandosi indietro e portandosi
una mano di fronte al corpo in un gesto di difesa.
-Già,
immagino che te lo dicano tutti-. Mormorò nervosamente. Non
potevo crederci, aveva paura di come mi spostavo tra il fogliame e non
del fatto che potessi ucciderla. Quella ragazza era profondamente
incoerente, ma io l’amavo proprio per questo. La veneravo.
- E dai, fifona, salta
in spalla-. Mi comportai come un bambino. Aprii le braccia e aspettai
che mi corresse incontro. La vidi arrossire teneramente e portarsi le
dita al petto che tamburellava furioso. Ancora desiderio, ancora
passione. Inclinai le braccia e mi avvicinai tirandola contro di me. I
nostri corpi così si scontrarono provocando
un’ondata di piacere che ci fece rimanere senza fiato. Dovevo
stare attento, altrimenti sarebbe stata lei ad uccidermi e non il
contrario. Mi voltai di spalle e le feci segno di aggrapparsi. Incerta
saltò sulla mia schiena e io la afferrai in modo che le sue
gambe mi avvolgessero il bacino e le sue braccia le spalle. Era una
posizione piacevole, dovevo ammetterlo, soprattutto perché i
suoi seni erano schiacciati contro di me e io potevo sentirne la
consistenza e la morbidezza. Storsi la bocca, pervertito fino in fondo,
non avevo il minimo dubbio. Eppure anche lei sembrò gradire
il contatto perché mi abbracciò stretta e mi
respirò sul collo. Piacevole, decisamente piacevole.
-Sono un po'
più pesante di un normale zaino-. Sussurrò poi
facendomi roteare gli occhi al cielo. La mia forza non era certo quella
di un essere umano.
- Figuriamoci!-. Le
risposti sprezzante. Si morse le labbra sorridendo e colpendomi la
testa con la mano. Risi felice, da quanto non mi sentivo
così vivo? Le presi inaspettatamente le dita e mi spinsi il
palmo sul naso. Immediatamente una scarica elettrica mi
attraversò il corpo e il veleno tornò a bagnarmi
il palato. Ma ormai riuscivo a percepire il piacere di accarezzarle la
mano, riuscivo a pensare, a rimanere lucido. Potevo rimanerle accanto
senza paura.
- Sempre
più facile-. Bisbigliai contento. “Via”.
Senza aspettare iniziai a correre felice. Il bosco correva intorno a me
e io persi cognizione di ciò che stava succedendo e della
mia velocità. Era bellissimo poter sentire il vento
scompigliarmi i capelli, poterle mostrare il vero me stesso. Scorsi il
sottobosco e sfiorai gli alberi giocando a saltare intorno ai tronchi
come se avessi dovuto scontrarmi da un momento all’altro. Per
me era un vero divertimento, ma non riuscii a dimenticare la sensazione
forte di sentirla sulla mia schiena. Il suo seno, le sue cosce, il suo
profumo, il suo corpo, erano per me una tortura fisica e mentale. Avrei
voluto tanto perdermi nel sapore della sua bocca, mi accorsi di
desiderarlo così tanto che avrebbe potuto diventare una vera
ossessione. La sua bocca era proibita per me, un tabù,
eppure la bramavo come se fosse stata la mia unica speranza di salvezza
e fonte di vita, più dello stesso sangue. Saltellai
velocemente come un fantasma, senza lasciare alcuna traccia del mio
passaggio e in due minuti fummo di fronte al pick-up. La lasciai troppo
eccitato, volevo sapere cosa ne pensasse, emozionato.
- Elettrizzante, eh?-.
Tutto contento come un ragazzino non notai immediatamente la nausea che
sembrava averla colta. Cercò inutilmente di staccarsi da me,
ma i suoi muscoli non risposero ai comandi, anzi si aggrapparono con
più foga, quasi fosse spaventata a morte da ciò
che aveva appena provato.
- Bella?-. Questa
volta il mio tono fu ansioso e preoccupato. Da come muoveva la testa
doveva avere forti giramenti. Forse avevo un tantino esagerato con la
velocità. “Idiota”. La situazione mi
accorsi era alquanto comica.
- Credo… di
dovermi sdraiare-. Disse con una certa fatica, ansimante. Aspettai
immobile che si calmasse e che recuperasse forza.
- Oh, scusa-.
Cominciai a credere che le mie esaltazioni non portassero a nulla di
buono. Dovevo stare più attento.
- Ho bisogno di aiuto,
credo-. Mormorò persa. Risi soffocato. Era proprio
buffa… non riuscii a rimanere serio. Sciolsi piano la sua
presa strangolatrice da me e la presi tra le braccia cullandola per
qualche minuto contro il mio petto. Era pallida, decisamente pallida.
La trattenni per poco e la adagiai sul fogliame sedendomi accanto a lei
e scostandole i capelli dalla fronte.
- Come va?-. Le chiesi
permettendo che il vento le sferzasse il viso. Aveva bisogno di
ossigeno. La smorfia che fece mi aiutò a capire che la
situazione non era affatto migliorata e che nausea e i giramenti
continuavano ad aumentare.
- Credo di avere un
po’ di nausea-. Non si muoveva, ma rimaneva rigida, immobile,
ogni parola le doveva costare fatica. Faticai a reprimere il desiderio
di ridere. L’avevo frastornata, avevo rischiato di farla
svenire a causa di una piccola corsa.
- Tieni la testa tra
le ginocchia-. La aiutai a portare il capo tra le gambe e in qualche
minuto sentii il suo respiro tornare regolare e il sangue iniziare a
circolare normalmente. Sospirai di sollievo. Probabilmente per un umano
era troppo faticoso sopportare quella velocità, avrei dovuto
ricordarlo per le prossime volte.
- Forse non
è stata una grande idea-. Mi avvicinai ancora e le scostai
la frangia tastandole la fronte, dandole sollievo con la mia pelle di
nuovo gelida. Scosse la testa, tentando di tirarmi su il morale. Non
voleva demoralizzarmi e si sforzò di sembrare entusiasta. La
cosa mi lasciò allibito.
- No, è
stato parecchio interessante-. Mentì spudoratamente solo per
farmi piacere. Decisi di provocarla un pochino per non farle pensare al
suo malessere.
- Ma dai! Sei pallida
come un fantasma... anzi, sei pallida come me!-. La canzonai facendole
alzare la testa. I suoi occhi erano ancora chiusi, le palpebre serrate.
- Forse avrei dovuto
chiudere gli occhi-. Analizzò pensierosa. Risi di gusto.
Possibile che fosse così sbadata? Ovviamente sarebbe stato
meglio. Scossi la testa incredulo.
-La prossima volta
ricordatelo-. Le dissi giocherellone abbassando il capo e dandole un
colpetto sulle ginocchia scherzoso. Si spostò allibita.
- Eh? Ma quale
prossima volta?!-. Sembrava terrorizzata da quella
possibilità. Non riuscii a trattenermi dal ridere. Se avessi
continuato così probabilmente non avrei smesso fino a casa.
Il mio piccolo Bambi era troppo buffo. Che amore…
- Spaccone-.
Bofonchiò stizzita. Io? Forse un po’. Beh, ero
molto veloce. Improvvisamente le guardai il viso e il
desiderio delle sue labbra tornò forte. Eravamo
così vicini ora, tanto. Tentai di non pensarci, ma Bella si
sporse in avanti cercandomi, ansiosa, e io ansimai.
- Apri gli occhi,
Bella-. Mormorai piano, aspettando che quegli splendidi occhi nocciola
mi stregassero l’anima.
I nostri visi
così si incontrarono e le nostre bocche si sfiorarono
vogliose. Lei non si scostò, stordita e sentii forte la
consapevolezza del bisogno dentro di noi. Lo volevo… lo
volevo troppo e decisi di non negarmi quella possibilità.
- Mentre correvo,
pensavo…-. Proruppi sentendo il suo respiro veloce sulla mia
bocca. L’emozione tra noi saturò l’aria.
Il mio stomaco si contorceva dal desiderio e le sue gambe tremavano
d’aspettativa. Era la quiete prima della tempesta.
- A non centrare gli
alberi, spero-. Mormorò immobile socchiudendo le palpebre.
Soffiai piano sul suo volto e la vidi rabbrividire.
L’eccitazione aumentò, bruciò i nostri
corpi portandoci ad uno stato di comunione mentale che ci avrebbe fatto
morire di sete.
- Sciocca-. Bisbigliai
tentando di riprendere il controllo delle mie facoltà
mentali. Ma era inutile, quelle labbra color ciliegia mi chiamavano e i
suoi occhi mi imploravano. - Correre per me è un gesto
automatico, non è qualcosa a cui devo stare attento-.
Ghignai sperando che non percepisse la mia agitazione. Portai il mio
corpo più vicino al suo ed entrambi alzammo il capo,
scioccati dal desiderio che ci sconvolgeva.
- Spaccone-.
Mormorò ancora sorridendo leggermente. Sì, uno
spaccone idiota e innamorato. Follemente innamorato. Ma ora non avevo
più voglia di giocare.
Le presi il viso tra
le mani facendola sussultare e la guardai intensamente negli occhi,
facendola gemere. “Basta”.
- Dicevo... Pensavo a
una cosa che vorrei provare-. Schiusi la bocca. Non sapevo cosa sarebbe
successo, non potevo prevederlo, ma il desiderio di baciare quelle
labbra mi stava ossessionando da troppo tempo, e io ero stanco di
controllare quel continuo desiderio che non mi faceva respirare, che mi
eccitava, che mi colpiva ad ondate lasciandomi delirante e confuso.
Non
respirò, smise completamente di prendere aria, guardandomi
supplicante e adorante. “Ti prego”. Sembrava
implorarmi. Esitai. Lo volevo, lo agognavo e lo bramavo come non mai.
Le mie mani tremarono, il veleno cominciò a fluire come un
fiume in piena nelle mie vene, la sola idea di saggiare il suo sapore
mi stava facendo impazzire, eccitare, godere. Piano, lentamente,
esasperato, avvicinai le mie labbra alle sue, assetato, affamato,
schiavo di lei, del suo corpo, e la mia bocca sfiorò la sua
che gemette incantata. Ancora, mi allontanai, cieco, ancora…
mi avvicinai, delirante. Di nuovo, le sfiorai la bocca con la lingua
impazzendo, di nuovo… mi allontanai frustrato e arrabbiato.
“Oddio”. Non resistetti. “Basta ti
prego”. Era un’agonia di morte lenta. Poggiai le
mie labbra brucianti contro le sue e il mio corpo reagì
dissennato, un impulso di piacere e godimento mi chiuse il ventre
scendendo per provocarmi un’erezione e il mio cuore
sembrò pulsare di nuovo in vita. Aria… la mia
bocca arse e il desiderio divenne affanno, distruzione e catastrofe.
Entrambi diventammo ansiosi di gustarci, il suo sapore mi diede alla
testa, le schiusi le labbra e infilai la mia lingua tra i suoi denti
chiudendola sul suo sapore. Non c’era, non esisteva nulla che
mi avrebbe fatto lo stesso effetto… io stavo morendo. Mi
sentivo avvampare come se mi avessero immerso in un braciere ardente,
non avevo via di scampo, era la morte. Non potevo e volevo scappare,
volevo ma ero incatenato e non riuscivo a liberarmi, la droga fluiva in
me e mi lasciava, strozzandomi, schiacciandomi, uccidendomi dentro. La
passione mi sconvolse ad ondate e non riuscii a trattenere un gemito
che mi dilaniò il petto. “Bella”. Mi
sporsi tra le sue gambe, avevo bisogno del suo sapore, ne avevo un
maledetto, dannato, estenuante bisogno, ignorai il veleno che mi
inondava la bocca e quando le dita di Bella si strinsero tra i miei
capelli tirandoli spasmodicamente, strappandoli quasi, mugolando
famelica, capii che sarei stato spacciato. Il suo profumo…
mi girò la testa e caddi in uno stato di piacere
insostenibile. Dovevo fermarmi prima che la bestia prendesse il
sopravvento. Non potevo continuare, nonostante lo desiderassi con tutto
me stesso. Chiusi gli occhi esausto e dolorante. Mi irrigidii e
bloccandomi improvvisamente. “Basta”. Mi allontanai
piano, attento e aprii le palpebre guardingo. Le nostre bocche ancora
si sfioravano, il mio corpo sentiva forte la necessità del
suo, in tutti i sensi. Dovevo riprendere il controllo…
dovevo…ma non potevo allontanarla.
- Ops -.
Mormorò roca aprendo gli occhi. Affogammo l’uno
nell’altra. Mio Dio, che tortura.
-
“Ops” è troppo poco-. Riuscii ad
articolare. Strinsi i denti quando la salivazione aumentò.
Bella si passò la lingua sulla bocca tentando di
trattenere il mio sapore. “Cazzo”. Chiusi ancora
gli occhi tentando di dimenticare quell’immagine. Avevo fame,
fame di qualcosa troppo immenso da poter contenere. Ripresi a respirare
e riaprii le palpebre incatenando oro fuso e cioccolata. Volevo
sentirmi una sola cosa con lei e persi veramente la cognizione del
tempo, ma non tentai di allontanarmi. Fare l’amore…
- Devo...?-.
Tentò di scostarsi da me, ma il suo tentativo fu
così debole da essere irreale. E poi... non volevo che si
scostasse. Tutto era così confuso dentro di me,
l’aria mi faceva stare così male che sembrava
avessi anche io bisogno di respirare. Ma non ossigeno, lei, avevo
bisogno di lei… di respirare la sua anima.
- No, è
sopportabile-. Le strinsi le dita intorno viso aspettando che la fame
si calmasse. L’eccitazione dovuta alla sete si
calmò e rimase il desiderio di stringerla. Il mio sguardo si
ammorbidì. –Per favore- La supplicai poi.
– Aspetta… aspetta un attimo-. Non sapevo quale
fosse il mio reale desiderio, se tenerla ancora vicina, o aspettare che
la voglia scemasse, ma dubitai che fosse possibile.
- Ecco-. Mormorai
finalmente tranquillo. Per quanto potessi realmente esserlo. Ero
però soddisfatto del mio autocontrollo, in passato
l’avrei creduto impossibile.
- Sopportabile?-.
Bisbigliò ancora, molto vicina. Sorrisi e la guardai
contento. Mi liberai dalla tensione ridendo e lei fece lo stesso.
- Sono più
forte di quanto pensassi. È una bella notizia-. Sospirai
scrollando i capelli ribelli e passandomi una mano tra le ciocche
scomposte. Nonostante tutto nessuno dei due accennava a scostarsi e le
nostre labbra si sfioravano ancora.
- Mi piacerebbe poter
pensare altrettanto di me-. Bisbigliò respirando sulla mia
bocca. Sperai non lo ripetesse altrimenti l’avrei stesa sul
fogliame e non l’avrei più fatta parlare per
almeno un’altra mezz’ora. “Sto
impazzendo”. I nostri occhi ancora incatenati ora si
parlavano d’amore. La cercavo, la afferravo, la facevo mia e
la lasciavo, ansimando sulle sue guance e sulle sue labbra. Non avevo
mai provato nulla si simile. Piano le nostre bocche si incontravano
appena e si lasciavano, mentre giocavamo a ridere di quella situazione.
Stavamo facendo l’amore.
- E dai, dopotutto sei
soltanto un essere umano-. Mormorai sarcastico reclinando la testa di
lato. Il mio sguardo brillò nell’improvvisa
oscurità e lei sbuffò spazientita, strusciando
piano il naso contro il mio.
- Tante grazie-.
Rispose acida facendomi ridere. Era venuto il momento di allontanarmi,
a tutto c’era un limite, ne ero consapevole.
Purtroppo… Mi alzai di scatto soffrendo per
l’improvvisa lontananza e le porsi immediatamente la mano per
ricreare un minimo di contatto. Afferrò le mie dita grata e
tentò di ritrovare l’equilibrio sulle sue
ginocchia. Non ci riuscì e fu di nuovo tra le mie braccia.
La strinsi a me subito. Ma come avrei fatto a stare ancora lontano da
lei? Mi abbracciò stretto e in punta di piedi si
abbandonò contro di me. “Wow”. Pensai
come uno scemo. Nascosi il viso nell’incavo del suo collo.
- Ti senti ancora
indebolita dalla corsa? O è stato il mio bacio da maestro?-.
Mi sentivo così calmo, in pace con me stesso, spensierato,
finalmente avevo trovato il mio posto, ed era lì
con lei. Risi ancora, mi accorsi di come il mio atteggiamento fosse
molto umano e mi stupii.
- Non so, mi sento
ancora imbambolata. L'uno e l'altro, penso-. Mi tenne il gioco e
ridacchiò stranita. Era un’intimità
così totale che dividerci mi avrebbe fatto male. Lo sapevo.
Eppure dovevo farlo, per il bene di entrambi.
Mi allontanai di
scatto lasciandola barcollante.
- Forse è
meglio che guidi io-. Trotterellai verso il pick-up. Sicuro.
- Sei pazzo?-. Si
voltò verso di me con una smorfia di pura paura.
Assottigliai le palpebre. Possibile che il mio cerbiattino avesse
timore solo di cose futili come la mia guida? Era divertente andare
veloce.
-Sono un pilota
migliore di te nella tua forma più smagliante. Hai i
riflessi molto più lenti dei miei-. Annuii con aria saccente
e lo sguardo da professore, incrociando le braccia al petto.
Spalancò la bocca meravigliata e mi puntò un dito
contro. Sapevo che l’avrei avuta vinta, ma giocare
così mi faceva stare bene.
- Certo, ma non credo
che i miei nervi o il mio pick-up possano farcela a sostenerti-. Mi
pregò congiungendo le mani e io scossi divertito la testa.
“No, no, piccolina, tu a casa ci devi arrivare sana e
salva”. Ridacchiai, il mio era un no secco, categorico, non
aveva via di fuga.
- E dai, Bella, un po'
di fiducia-. Le parlai come ad una bambina capricciosa aprendo il palmo
della mano e facendole segno di darmi le chiavi. Non si mosse e si
strinse nelle spalle tentando di non cedere.
- No, nemmeno per
sogno-. La guardai incredulo. Era proprio decisa a resistere, ma sapevo
bene come farla desistere dalla sua decisione. Venne avanti
barcollante, ancora incerta e tentò di scostarmi e superarmi
per andare ad aprire lo sportello di guida. Sorrisi…
allungai le braccia e la afferrai per la vita facendola ancora
scontrare contro di me. Quel contatto fisico inaspettato le tolse il
respiro. Le accarezzai i fianchi facendola tremare, mi stavo divertendo
troppo e stavo senza dubbio esagerando.
- E dai-. Mormorai sul
suo orecchio facendola gemere leggermente. Non era propriamente un modo
corretto di comportarsi. Di fronte al suo silenzio ansimante parlai
ancora.
- Bella, fino a questo
momento il mio sforzo personale nel tentativo di salvarti la vita
è stato enorme. Non permetterò certo che tu ti
metta al volante nel momento in cui non riesci nemmeno a camminare in
linea retta. Oltretutto, gli amici non lasciano guidare chi ha bevuto,
lo sai-. Appoggiò il capo contro la mia spalla e si
lasciò accarezzare. Un attentato alla mia forza di
volontà e alla mia vita, ma una morte di quel genere, era
proprio quella che avevo sempre desiderato in segreto.
- Pensi che sia
ubriaca-. Sussurrò. Le nostre labbra si sfiorarono ancora.
Eravamo entrambi ubriachi. Io di lei e lei di me, ma io avrei saputo
controllarmi meglio. Ormai eravamo sotto l’effetto di una
potentissima droga.
- Sei intossicata
dalla mia presenza-. Ci strusciammo l’uno contro
l’altro e le nostre fronti si toccarono rimanendo immobili.
La vidi sospirare e prendere le chiavi, sconfitta. Aveva ceduto, le
sventolò di fronte a me e le fece cadere nel vuoto. Le
afferrai al volo sorridendo. Avevo proprio voglia di rilassare i miei
muscoli guidando, e magari anche la mia eccitazione che non accennava a
calmarsi. “Reazioni umane del cavolo”.
- Non ti posso dare
torto. Vacci piano, il pick-up è un pensionato-. Ammise. La
lasciai di colpo notando la sua delusione e mi diressi verso lo
sportello aprendolo di scatto.
- Molto ragionevole-.
Ghignai infilando le chiavi e aspettando che si avvicinasse. Rimase
ferma a guardarmi per qualche minuto, indecisa sul da farsi.
- E tu?-.
Reclinò il capo di lato incuriosita- Non sei nemmeno
scalfito dalla mia presenza?-. La sua domanda maliziosa mi fece
sgranare gli occhi e trattenere il respiro. Forse non si rendeva
minimamente contro di ciò che riusciva a scatenare dentro di
me, ed era meglio così. “Questa me la paghi,
cerbiattino”. Il mio corpo si mosse da solo e la presi colto
da un’improvvisa voglia di dimostrarle quando si sbagliasse.
La portai contro il pick-up, facendole appoggiare la schiena contro la
carrozzeria del furgone. Avvicinai di nuovo il volto al suo e i nostri
corpi aderirono ancora. Le nostre bocche si sfiorarono ansiose di
riprovare le sensazioni che ci avevano sconvolto e la passione esplose
facendoci abbandonare al desiderio reciproco.
“Bella”. Se l’avessi baciata ancora avrei
perso completamente me stesso. Le sforai le palpebre, lento, esasperato
da quella sensazione di bisogno. E poi gli occhi, la fronte, le guance,
il collo, l’orecchio… mordicchiai il suo lobo
assaporandone il gusto dolce-salato e leccai ansimante la sua guancia
fino ad arrivare a baciare il suo mento. Si abbandonò contro
il pick-up gemendo ripetutamente. Immaginai che l’Inferno
fosse quello, desiderarla in quel modo spasmodico senza poterla avere.
“Cristo”. Non mi fermai, ripresi a morderle le
labbra e ancora... sì ancora, baciare la sua bocca
leggermente, i suoi occhi, le sue palpebre, il suo collo, il suo mento,
il suo orecchio. Sentivo i nostri gemiti farsi pesanti, i miei ansiti
farsi ringhi rumorosi, la sua bocca scottare, il mio petto strusciarsi
contro il suo. Era finita…
finita…finita…
- E in ogni caso-.
Tremai soffiando sulla sua pelle e facendola vibrare – I miei
riflessi sono più pronti dei tuoi-. Mi allontanai
lasciandola contro l’auto, delirante e sedendomi al posto di
guida con un salto felino. La mia mentre faticò a riprendere
la lucidità necessaria e per un attimo appoggiai il capo
contro il volante. “ Sto cercando di ammazzarci per
caso?”. Comunque… ammisi a me stesso, era vero, io
riuscivo a controllare meglio i miei istinti e i miei desideri, almeno
per ora.
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Capitolo 45 *** Ragione e istinto ***
Finita la radura ragazzuoli,
oddio che bello che vi sia piaciuta, grazie di tutti i commenti, mi
sbrillucicavano gli occhi come una scema. Beh... andiamo comunque
avanti però. Non mi fermo ho calcolato tutto, per la vostra
tortura di mille e mille pagine. Mi dovrebbero mancare una decina di
capitoli per finire, se io divido un capitolo della Meyer in due parti
e lo metto qui, beh... allora ci mancano esattamente 20 capitoli alla
fine di Mid Sun. Tutto calcolato. Ovviamenti capitoli di 8 pagine
ciascuno. Mi sono fatta tutti i calcoli, mamma mia! Bene, che
altro dire, mancano ancora tante cose anche se abbiamo superato il
punto forte, ora dobbiamo tornare a casuccia, come si
comporterà Edward?? Vediamo... ricordate che siamo vicini
alla prima notte... vi lascio al capitolo. Buona lettura!!!!!
E grazie grazie grazie!
Ragione
e istinto.
Guardarla mentre i capelli le
venivano scompigliati dal vento del finestrino era una vera tentazione
per gli occhi. Bellissima… il sorriso felice che le
aleggiava sulle labbra, il viso pensieroso, ma disteso e
quell’aria da bambina indifesa e insicura, portavano la mia
attenzione su di lei e decisamente poco sulla strada. Pensare che
presto saremmo tornati a Forks e che avrei dovuto lasciarla mi fece
sentire un dolore forte al petto, tanto che una smorfia triste
riuscì ad imprimersi sul mio volto disteso. Abbassai lo
sguardo sulle nostre dita intrecciate e accarezzai piano con il pollice
il dorso della sua mano tentando di rimanere calmo. Era incredibile
come un semplice contatto rischiasse di stravolgermi completamente.
Dovevo distrarmi in qualche modo… cominciai a canticchiare
una canzone che davano in quel momento alla radio e notai su di me il
suo sguardo stupito e perplesso.
- Ti piace la musica
dei Cinquanta?-. Mi domandò meravigliata alzando un
sopracciglio. Scoppiai a ridere estasiato dalla sua espressione
sconvolta. Conoscevo a memoria molte più canzoni di quanto
lei non immaginasse.
- La musica degli anni
Cinquanta era buona. Di gran lunga meglio che nei Sessanta o nei
Settanta! Roba da brividi. Gli anni Ottanta erano sopportabili-. Le
risposi facendo cadere di nuovo il silenzio tra noi. Sperai di non
averla offesa in alcun modo, ma dalla sua espressione corrucciata
intuii che probabilmente voleva chiedermi qualcosa che le premeva da un
po’ di tempo. Rimasi a guardarla mentre nervosa si portava i
capelli dietro le orecchie, probabilmente stava rimuginando sulla
possibilità di parlarmene.
- Conoscerò
mai la tua vera età?-. Finalmente si era decisa. Ghignai
incuriosito e la fissai tentando di capire cosa stesse pensando in quel
momento. Inutile sforzarsi, un muro sarebbe stato più facile
da leggere. Eppure stavo imparando a capirla, questo mi rendeva felice.
- Importa qualcosa?-.
Le domandai continuando a guardarla. I suoi occhi sembravano insicuri,
come se avesse paura di rovinare qualcosa tra noi. Decisamente
impossibile… poteva farmi qualsiasi tipo di domanda,
risponderle non sarebbe stato un problema per me.
- No, ma me lo chiedo
spesso...-. confessò arrossendo un poco. Mi beai del battito
accelerato del suo cuore e tornai a fissare un attimo la strada di
fronte a me tentando di ignorare quella tentazione per il mio istinto.
Una volta calmo riposai il mio sguardo sulla sua pelle illuminata dal
sole del crepuscolo.
- Sai, non
c'è niente di meglio che un bel mistero irrisolto per
trascorrere una notte insonne-. Ammutolì dopo quella piccola
confessione accentuando il colore rosso delle sue guance e io rimasi
per alcuni minuti in silenzio a godere della sua dolcezza. Mi piaceva
sapere che trascorreva le sue notti pensandomi e sognandomi, forse mi
piaceva troppo…
- Chissà se
ne rimarresti sconvolta-. Proruppi allora facendo perdere il mio
sguardo verso la luce del sole. Cosa sarebbe cambiato? Avevo quasi
paura delle reazioni che lei avrebbe potuto avere alle mie rivelazioni.
- Mettimi alla prova-.
La sentii dire, sicura. Mi voltai e incontrai i suoi occhi nocciola che
si persero immediatamente nei miei. Non li abbassò
nemmeno quando le strinsi più forte la mano alla ricerca di
una conferma. Il mio piccolo cerbiattino era veramente
incredibile… ricambiò la stretta dolcemente,
invitandomi a fidarmi di lei, come se ce ne fosse stato bisogno.
Sospirai scuotendo il capo e decisi di risponderle.
- Sono nato a Chicago
nel 1901. Carlisle mi trovò in un ospedale nell'estate del
1918. Avevo diciassette anni e stavo morendo di spagnola-. Bisbigliai
quell’ultima parola sperando di non spaventarla, ma fu
inutile. Un sussulto preoccupato la fece tremare e io mi voltai verso
il suo viso, inquieto e nervoso. Mi persi nei suoi occhi nocciola
comprensivi e dispiaciuti e mi accorsi di desiderare parole dolci che
mi avrebbero cullato tentando di capirmi.
- Ho qualche ricordo
vago... è stato tantissimo tempo fa, e la memoria umana
tende a svanire-. Continuai tentando di farla tranquillizzare. Calmai i
suoi tremori accarezzando piano le sue dita, non doveva preoccuparsi in
questo modo per il mio passato. Non doveva… ormai era
trascorso così tanto tempo. - Però ricordo bene
quello che provai quando Carlisle mi salvò. Non è
una cosa facile; è impossibile da dimenticare-. Le confessai
sovrappensiero. Questa volta fui io a sussultare perché
entrambe le sue mani scivolarono sulla mia e la presero tra le sue dita
calde. Mi abbandonai a quel tocco, sentendo l’emozione salire
e scendere lungo tutto il mio corpo. Stava cercando di consolarmi, lo
notai dai suoi occhi profondi turbati dalle mie parole. Forse avrei
dovuto tenere per me quelle confessioni, avrei rischiato di farle male
e di farla solamente soffrire. Non volevo questo…
- E i tuoi genitori?-.
Domandò flebile cercando di controllare il tremore della sua
voce.
Mi maledii per averla
fatta preoccupare in quel modo, non ce n’era alcun bisogno.
Io ricordavo realmente poco e nulla del mio passato come essere umano.
Eppure non le avrei mai mentito... presi un respiro e non distolsi
neanche un momento gli occhi dai suoi.
- Erano già
stati uccisi dal morbo. Ero rimasto solo. Perciò Carlisle
scelse me. Nel caos dell'epidemia, nessuno si sarebbe accorto della mia
scomparsa-. Ammisi riconoscendo dolore nel suo sguardo. Non importava
più, avrei voluto farle capire che ormai non aveva
più alcun senso per me, ma non riuscii a parlare. Piano si
avvicinò portando la mia mano sul suo grembo e poi vicino al
suo viso. Così avrei sofferto molto di più, ma
quel gesto tenero mi fece rimanere senza parole. Avrei tanto voluto
sussurrare il suo nome e perdermi ancora nel sapore delle sue labbra
che leggere si posarono sulle mie dita, ma soffocai il mio bisogno in
un respiro. Tremai d’emozione e tornai forzatamente con lo
sguardo alla guida… lasciarmi travolgere da un semplice
gesto minacciava di farmi perdere del tutto il controllo.
- Come... ha fatto a
salvarti?-. Chiese infine alitando sulla mia mano. Respirai incantato e
riflettei un attimo sulla risposta da darle. Cercai di trovare un modo
coerente per risponderle, ma il calore emanato dal suo corpo,
così vicino e così tenero, non mi lasciava spazio
ad una completa lucidità.
- Fu difficile. Pochi
di noi possiedono l'autocontrollo necessario ad un atto del genere. Ma
Carlisle è sempre stato il più umano, il
più compassionevole di noi tutti... Non credo abbia eguali
nella storia. Quanto a me... fu qualcosa di semplicemente doloroso,
molto doloroso-. Ancora una volta sperai che non fraintendesse, non si
spaventasse, ma ammisi che quella comprensione, quell’amore,
mi facevano maledettamente felice. Anche solo un momento di comunione
profonda con lei riusciva a farmi provare sensazioni mai vissute, mi
sentivo un bambino bisognoso di carezze e di coccole. “Un
vampiro coccolone, che storia”, scossi la testa sperando di
non farmi venire strane idee in mente. Strinse le labbra per soffocare
altre domande, ma i suoi occhi mi parlavano di dispiacere e di profonda
comprensione. Non seppi nemmeno io il perché, ma continuai a
parlare, forse speravo di farle capire meglio.
- Fu la solitudine a
spingerlo. Dietro scelte del genere c'è sempre un motivo
simile. Fui il primo a entrare nella famiglia di Carlisle, anche se
poco dopo trovò Esme. Era caduta da uno scoglio. La
portarono direttamente all'obitorio dell'ospedale, benché,
chissà come, il suo cuore battesse ancora-. Evitai di
raccontarle altri particolari che avrebbero potuto impressionarla, ma
sembrò capire e il suo sguardo si accese ancora di
curiosità. Si mordicchiò le labbra tenendo sempre
stretta la mia mano sul suo grembo, tanto che le nocche le erano
diventate bianche, poi parlò angosciata.
- Perciò
bisogna essere in punto di morte, per diventare…-. La sua
voce si affievolì e si spense, ma io capii ugualmente a cosa
si riferiva. Per diventare dei mostri, dei vampiri. Sospirai e osservai
i suoi occhi pieni di rimorso per quella domanda, probabilmente credeva
che mi avesse infastidito in qualche modo.
- No, è una
scelta di Carlisle. Lo fa solo con chi non ha più speranze,
con chi non ha altre possibilità. Inoltre, secondo lui,
quando il sangue è debole, è più
facile-. Perché le stavo raccontando tutto? Forse
speravo che lei comprendesse e condividesse ogni cosa con me,
nonostante la difficoltà oggettiva di capire le mie parole
per un essere umano.
- E Rosalie ed
Emmett?-. Chiese poi prima che riuscissi a chiudere
l’argomento. Le spiegai come Rosalie fosse stata la terza ad
entrare in famiglia, questo perché Carlisle aveva sperato
che per me potesse diventare qualcosa si più che una
semplice sorella, ma sarebbe stato impossibile. Tempo dopo aveva
trovato Emmett, quasi ucciso da un orso e lo aveva portato a casa,
sperando che nostro padre potesse salvarlo.
- Lo portò
a Carlisle, a centinaia di chilometri di distanza, perché
temeva di non essere capace di fare ciò che voleva da sola.
Adesso comincio a immaginare quanto fu difficile quel viaggio-. La
guardai intensamente e la vidi arrossire sotto il mio sguardo
indagatore. Non resistetti alla tentazione di accarezzarla e sciolsi la
mano dalle sue arrivando ad accarezzarle una guancia. Il suo respiro si
bloccò e io rimasi fermo immobile, rigido, perché
la sensazione della sua pelle morbida contro il tatto mi fece perdere
completamente di concentrazione. Era così calda, tenera, che
il mio corpo doleva dal desiderio di lei. Le sue dita salirono verso le
mie e mi premettero la mano contro il suo viso, facendomi sussultare.
Candidamente si strusciò su di me e io rimasi paralizzato
dalla passione e dal profondo piacere che provò il mio
corpo, qualcosa di così intenso, incontrollabile che
minacciò di farmi volere molto di più.
- Eppure, ci
riuscì-. Concluse lei per me, portando il suo sguardo
lontano e perdendosi nell’oscurità prepotente
della sera. Annuii… cercando poi di spiegarle i rapporto tra
Emmett e Rosalie, del loro legame, di come avessimo bisogno di sembrare
giovani per riuscire a stabilirci a lungo in un posto e non tralasciai
di parlarle dei continui matrimoni organizzati da Rose. Ridemmo insieme
di quella cosa e quella rinnovata complicità mi fece stare
bene. Non desideravo altro che stare con lei.
- Alice e Jasper?-. Mi
domandò poi.
Per loro era
più complesso. Specificai di come ci avessero raggiunti
dopo, di come prima si fossero cercati e incontrati. Alice sapeva
perfettamente che Jasper l’avrebbe cercata ancora prima che
lui ne fosse consapevole. Le parlai anche del potere di mia sorella di
vedere il futuro, delle sue visioni, di come riuscisse a percepire la
presenza di vampiri simili a noi. Il suo interesse non
accennò a sfumare, anzi… mi seguiva interessata e
senza neanche accorgermene le nostre mani erano tornate ad intrecciarsi
sul sedile.
- Sono in tanti,
quelli... come voi?-. Sorrisi involontariamente. Possibile che la
curiosità di Bella fosse maggiore persino della paura?
Ridacchiai e scossi il capo.
- No, siamo in pochi.
E per giunta, è difficile che viviamo a lungo nello stesso
luogo. Solo quelli come noi, che hanno rinunciato a cacciare gli umani,
riescono a convivete con voi. L'unica famiglia simile alla nostra che
conosciamo è Alaska. Per un certo periodo abbiamo vissuto
assieme a loro, ma eravamo in troppi, davamo nell'occhio. Quelli di noi
che vivono... diversamente tendono a stabilire un legame tra loro-. Le
lanciai un’occhiata preoccupata, non sapevo come potesse aver
preso ciò che avevo appena detto. La sua
tranquillità però mi lasciò come
sempre impressionato. Sembrava stessimo parlando di cose assolutamente
normali per lei. Mi chiese ancora come fossero gli altri vampiri, le
risposi che perlopiù si trattava di nomadi che incontravamo
non molto spesso nelle zone del Nord.
- Perché?-.
Chiese infine facendomi scoppiare a ridere. Un interrogatorio in piena
regola, la mia bambina non aveva alcuna intenzione di smentirsi.
Sembrava non voler fermare il suo flusso continuo di domande, ma si
lasciò sfuggire un sospiro triste quando parcheggiai il
pick-up di fronte a casa sua. Neanche io ero propriamente felice di
lasciarla, tutt’altro. I suoi occhi improvvisamente si
rabbuiarono e girò lo sguardo verso il mio consapevole che
tutto era troppo silenzioso perché Charlie fosse tornato. La
guardai maliziosamente avvicinandomi al suo volto, sussurrandole parole
canzonatorie.
- Avevi gli occhi
aperti, questo pomeriggio?-. La provocai vedendola storcere il naso -
Pensi che potrei passeggiare indisturbato nel sole pomeridiano senza
causare incidenti stradali? Ci siamo stabiliti nella Penisola di
Olympia perché è uno dei posti meno assolati del
mondo. È bello poter uscire di giorno. Non puoi credere
quanto diventi pesante vivere di notte per ottant'anni e
più-. Aggrottai le sopracciglia vedendola finalmente
sorridere, ero riuscito nel mio intento. Sorrisi insieme a lei. Vivere
di notte non era certo la cosa più comoda del mondo. In
fondo mi piaceva uscire di giorno e andare a scuola, per quanto la
scuola mi annoiasse terribilmente, ammisi a me stesso che la vita
scolastica poteva riservare molte sorprese. Bella… per
esempio.
- E’ da
lì che nascono le leggende?-. Domandò ancora. Mi
avvicinai alle sue labbra, felino, silenzioso e lei si
rannicchiò contro di me, tremante, come se stessimo per
condividere un segreto oscuro e indicibile.
- Probabilmente-.
Ammiccai sussurrando la mia risposta
nell’oscurità. Nemmeno la luna a farci compagnia,
tutto era immerso nel più assoluto silenzio. Mi chiesi se
quella compagnia solitaria con me non la intimorisse, ma osservando i
suoi occhi notai più eccitazione che timore.
- E Alice veniva da
un’altra famiglia, come Jasper?-. La sua bocca
sfiorò la mia in un tremito. Le portai i capelli dietro la
spalla e piano le accarezzai uno zigomo.
- No, e questo
è un mistero, anche per noi. Alice non ricorda niente della
sua vita da umana. Non sa chi l'abbia creata-. Mi persi nelle iridi
nocciola dei suoi occhi e incontrare la sua mano sul cambio mi fece
rabbrividire. Non aveva intenzione di allontanarsi da me, nessuna
voglia. Il suo profumo cominciava a farmi stare male, la troppa
vicinanza mi causava un desiderio e una fame oltre le mie aspettative,
ma non avevo la volontà necessaria per scostarmi. Mi piaceva.
Improvvisamente il suo
stomaco brontolò e io scoppiai a ridere soffocando un gemito
divertito. La colpa era mia, mi ero dimenticato di come Bella avesse
bisogno anche di mangiare. Che idiota.
- Scusami, ti ho
trattenuta; immagino che tu debba cenare-. Le dissi mortificato
tentando di scansarmi e sciogliere la mia stretta dalla sua. Mi
trattenne prima che io potessi allontanarmi e aumentò il
legame con la mia mano.
- No, non
c'è problema, davvero-. Mormorò sofferente. La
capivo, capivo cosa dovesse provare in quell’istante.
Dividerci adesso sarebbe stato troppo doloroso, lasciarla andare mi
sembrava impossibile ora che eravamo così uniti,
così vicini. Ero saturo della sua presenza, saturo delle sue
carezze, ma non riuscivo a saziarmi e volevo sempre di più,
pur sapendo che il mio comportamento era sbagliato.
- Non ho mai passato
molto tempo in compagnia di qualcuno che si nutre di cibo. Me ne stavo
dimenticando-. Tentai di farle capire quanto fossi dispiaciuto per il
mio egoismo, ma lei scosse il capo e abbandonò
inaspettatamente la testa sul mio torace. Il suo profumo dolce e
floreale mi arrivò dritto alle narici e
l’eccitazione animale crebbe dentro di me lasciandomi senza
respiro.
- Voglio restare qui
con te-. Il colpo di grazia. Avrebbe potuto dirmi qualsiasi cosa, ma
quello ebbe l’effetto di farmi prendere una decisione sicura.
Non l’avrei lasciata quella notte, sarei stato con lei tutto
il tempo se mi avesse voluto, le avrei confessato ogni cosa, di come la
notte la spiassi, di come la desiderassi. Era da folli, ma
quell’amore era già di per sé una
pazzia.
- Posso entrare?-. Le
domandai allora sentendola vibrare contro di me. Alzò piano
il capo e con la bocca sfiorò il mio collo. Pregai Dio che
il mio corpo non mi tradisse, ma ero così teso ed agitato
che pensai veramente di non farcela.
- Ti andrebbe?-.
Bisbigliò muovendosi innervosita contro di me.
“Andrebbe…”. L’avrei seguita
ovunque se solo me l’avesse chiesto. Dove era lei, sarei
stato io. Le toccai piano la fronte con le labbra e la sentii tremare.
Probabilmente stavamo tremando entrambi l’uno contro
l’altro. Era ora di mettere distanza.
- Sì, se
non è un problema-. Scesi dalla macchina velocemente
andandole ad aprire la portiera. L’aria fresca mi fece
sospirare di sollievo. Ancora un po’ di lei e non mi sarei
più controllato, la voglia di stenderla sui sedili e
lasciarmi andare all’istinto stava diventando insostenibile.
Quando le aprii lo sportello i suoi occhi mi guardarono pieni di
apprezzamento.
- Molto umano, direi-.
Sghignazzai come uno stupido, felice di quelle parole.
- Sento che certe cose
stanno tornando a galla-. Mormorai imbarazzato aspettando che si
alzasse. I nostri sguardi si incrociarono
nell’oscurità ormai quasi totale e mi domandai se
riuscisse a vedere i miei occhi dorati anche al buio. Il suo sguardo
affascinato riuscì a rispondere a quella mia
curiosità.
Camminai al suo fianco
senza superarla, non volevo che inciampasse e si facesse male,
perciò le rimasi molto vicino, per accertarmi che non
combinasse guai. Ormai avevo imparato a conoscerla.
La precedetti
solamente una volta arrivati sulla soglia e mi chinai per prendere la
chiave sotto lo zerbino. Fu una questione di attimi, aprii la porta e
sistemai di nuovo la chiave al suo posto. Mi guardò
allibita, con gli occhi sgranati e la mano a mezz’aria. Era
molto buffa.
-Era aperta?-
Aggrottò le sopracciglia pensierosa, forse maledicendosi per
non aver chiuso. Era impossibile per l’occhio umano seguire i
miei movimenti veloci. Ridacchiai scuotendo la testa.
- No, ho preso la
chiave da sotto lo zerbino-. Replicai senza nemmeno pensare alle mie
parole. Avevo agito d’impulso, dimentico di non dover affatto
sapere dove si trovassero le chiavi di casa, ma era inutile. Io sapevo
tutto di lei. Entrò e accese la luce della
veranda… mi trovai un po’ imbarazzato a fissarla
quando mi resi conto di averla scioccata. Il suo sguardo interrogativo
mi diceva che si stava chiedendo come facessi a saperlo. Non riuscii a
trovare nessuna spiegazione plausibile se non la verità.
Sospirai e feci spallucce, colpevole.
- Ero
curioso…-. Tentai di giustificarmi in qualche modo
– di te-. Cercai di distogliere lo sguardo dal suo, ma quando
si avvicinò a me con passo malfermo, deglutii. Mi ero
cacciato in guai molto grossi… e ora?
- Mi hai spiata?-. Il
tono tagliente della sua voce mi fece abbassare la testa. Ero
mortificato, ma la tentazione era stata più forte di
qualsiasi cosa. Io, non avrei mai voluto, ma… mi corressi,
io l’avevo voluto con tutto me stesso. Sospirai aprendo le
braccia in segno di scuse.
- Cos’altro
c’è da fare di notte?-. Quando la sua bocca
tremò a causa delle mie parole mi diedi mentalmente
dell’imbecille. Ma dovevo proprio rispondere in quel modo? Mi
scusai con lo sguardo, chiedendole perdono. Quando mi voltò
le spalle ed entrò in cucina a passo svelto, mi sentii
morire. “No”. Da bravo idiota avevo rovinato tutto.
La seguii in cucina e tentai di recuperare quel disastro. Mi misi
seduto sul piano di cottura come se fosse casa mia e notai i suoi occhi
guardarmi sorpresi. Percepii la sua irritazione salire e le sue guance
farsi rosse per qualche sconosciuta ragione. Non c’era alcun
bisogno di vergognarsi.
Non parlò,
prese le lasagne dal frigo, ne tagliò una porzione, le mise
in un piatto e poi le fece scaldare nel forno a microonde. Sentivo di
averla combinata veramente grossa, sperai che ci fosse un modo per
farmi perdonare.
- Quante volte?-. La
domanda mi colse impreparato. Non mi guardò, appoggiata al
tavolo teneva lo sguardo fisso sul forno a microonde.
- Come?-. Le risposi
con un sorriso tirato. Forse ora avrei dovuto trovare il modo per
spiegarmi. Ispirai profondamente e attesi la sua rabbia.
- Quante volte sei
venuto qui?-. Mi chiese allora senza voltarsi. Sorrisi appena tentando
di mantenermi calmo. Dovevo dirle tutta la verità, lo
meritava. Ero io che avevo sbagliato, comportandomi da spione e
perverso.
- Vengo a trovarti
quasi tutte le notti-. Confessai finalmente. Un peso si
sollevò dal mio cuore, mi sentii quasi meglio. La fissai
sperando che facesse qualcosa, ma rimase in silenzio alcuni minuti,
immobile, rigida… i battiti del suo cuore aumentarono
inaspettatamente.
- Perché?-.
Si voltò a guardarmi in viso. Perché?
Perché la amavo, perché la desideravo,
perché non potevo stare lontano da lei, avevo bisogno di
guardarla ogni momento, accarezzarla, stare vicino al suo corpo,
sentirla bisbigliare il mio nome. Stare vicino a lei mi faceva
impazzire di dolore e piacere, ma starle lontano era come morire, non
avevo scopo, non avevo nulla.
- Sei interessante
quando dormi. Emh... parli nel sonno-. Mi sentii impacciato e
tremendamente dalla parte del torto, eppure la mia voce uscì
calma e pacata, quasi irreale, come se fosse una cosa normale spiarla
durante la notte. Alzai il capo, fissandola, e rimasi scioccato quando
vidi dolore nei suoi occhi.
-No!-.
Gridò venendomi incontro e fronteggiandomi. Dio se era
bella! La rabbia le coloriva le guance, avrei voluto stringerla e
soffocare la sua ira con un bacio. Si appoggiò proprio con
la schiena accanto a me portandosi le mani di fronte al volto e
scuotendo il capo. Mi avvicinai sfiorandole i capelli morbidi con le
labbra.
- Sei tanto arrabbiata
con me?-. La voce da bambino indifeso e pentito fu la lama che mi fece
maledire definitivamente. Non era certo un comportamento maturo, ma
Bella mi stava facendo impazzire lentamente e ormai avevo perso la
reale percezione di quello che ero sempre stato, trasformandomi in un
ragazzino innamorato e per giunta sciocco.
- Dipende!-. non
riuscì a prendere aria e si portò una mano alla
gola. Vederla così mi fece stare male. Sembrava non
riuscisse a respirare e il suo cuore accelerava sempre di
più. Mi spaventai. Il silenzio cadde di nuovo tra noi,
saturo di imbarazzo, di rabbia e… deglutii, desiderio.
Percepivo forte i nostri respiri vicini e le nostre mani tremanti, la
voglia di toccarla si stava facendo necessaria.
- Da…-.
Chiesi poi rompendo quel momento carico di pensieri inespressi.
- Da quello che hai
sentito!-. Gridò mettendosi di fronte a me e allargando le
gambe battagliera. Era troppo agitata, la sua inquietudine si fece
affannosa, non riuscii a comprendere perché fosse
così sconvolta. Scivolai dal piano e le presi le mani con
delicatezza portandole alla bocca.
- Ti manca tua madre-.
Le baciai piano il palmo facendola arrossire intensamente –
Sei preoccupata per lei...-. Continuai sfiorando il polso con i denti e
provando una fitta dolorosa allo stomaco – E… il
rumore della pioggia di innervosisce-. Sussurrai baciandole piano il
dorso – All’inizio parlavi molto di casa tua-. Non
mi fermai toccandole i polpastrelli ad uno ad uno, stavo delirando a
causa di quella dolcezza – Ora lo fai più
raramente. Una volta hai detto…-. Mi bloccai per guardarla
negli occhi e la vidi ammutolire emozionata. Brividi di freddo e caldo
attraversavano i nostri corpi vicini, per entrambi ora respirare
sembrava impossibile – “E’ troppo
verde”-. Risi piano e la vidi sgranare le palpebre attratta
inesorabilmente da me. Mi avvicinai ancora e questa volta ci toccammo.
Era l’Inferno.
- E che altro?-.
Chiese con voce flebile, abbassando la testa e sfuggendo il mio
sguardo. Aveva paura, paura di aver detto troppo. Non sapevo se dirle o
meno la verità. “Hai detto di amarmi”.
La guardai mordersi nervosamente le labbra e una lacrima le
sfuggì silenziosa lungo la guancia.
- Hai pronunciato il
mio nome-. Ammisi infine. Non avrei sopportato vederla stare male.
Sentirla dire di amarmi aveva cambiato radicalmente il mio essere, ma
avrei preferito morire che vederla piangere. Sospirò
rassegnata e il suo sguardo tornò nel mio. Le sue mani mi
strinsero forte le dita e io ricambiai quella stretta con amore.
- Tante volte?-.
Inciampò sui suoi piedi perdendo l’equilibrio
dall’imbarazzo e io la sostenni. Il suo viso si
scontrò contro il mio torace e le mie braccia le
circondarono la vita tenendola stretta contro di me. Quel contatto non
era stato voluto, ma l’eccitazione provocò in me
un moto di piacere e fame di lei che superò qualsiasi
previsione. Il veleno impastò la mia lingua e per un attimo
tutto scomparve, solo il profumo della sua pelle sembrò
avere un significato per la mia esistenza.
- Quante sarebbero
precisamente "tante"-. Non la feci allontanare da me, sussurrandole
quelle parole all’orecchio e sentendola rabbrividire. La
volevo toccare, volevo sentire tutto il suo calore contro il mio gelo,
rischiavo veramente di farmi dominare dagli istinti facendole correre
un grave pericolo.
- Oh no!-.
Mormorò chinando la testa e nascondendola sul mio petto.
La cullai, colto da un
improvviso senso di tenerezza. Piccola, fragile, umana. Mi chinai per
alzarle il viso e di nuovo bisbigliai vicino al suo orecchio, tornando
poi a guardarla negli occhi.
- Non prendertela con
te stessa. Se fossi capace di sognare, sognerei te. E non me ne
vergogno-.
Arrossì
mordendosi ancora il labbro inferiore e io rimasi estasiato di fronte a
quella manifestazione di fragilità. Non voleva che sapessi
quanto tenesse a me, che sciocca. Io non desideravo altro che il suo
amore, non dovevo, era sbagliato, ma nonostante tutto sapere che non
faceva che sognarmi, che pensarmi, mi rendeva stupidamente felice.
Avvicinai la bocca alla sua che si schiuse avidamente…
sorrisi e tentai di resistere al desiderio di baciarla, di assaporarla
di nuovo, ma era così difficile rimanere calmo e decidere
per il meglio. Entrambi sussultammo quando la macchina di suo padre
fece rumore sul selciato. Mi maledii per non aver sentito prima dei
rumori.
- E’ il caso
che tuo padre sappia che sono qui?-. La vidi riprendersi troppo confusa.
- Non
saprei…-. Scosse la testa indecisa e fui io a decidere per
lei.
- La prossima volta,
allora…-. Detto questo sparii, o almeno, dalla sua vista.
Sentii la porta aprirsi e Charlie entrare e sbuffare stanco, dovevo
allontanarmi. Mi diressi in fretta verso la sua stanza e la aspettai
lì, non sapendo se le avrebbe fatto piacere o meno. Sperai
che non si arrabbiasse. Il tempo lontano da lei mi sembrava sempre
un’eternità, non riuscii a rimanere calmo fino a
quando non la sentii entrare e sbattere la porta dietro di
sé fingendo stanchezza, non era affatto una buona attrice.
Si diresse verso la finestra aprendola e io la seguii, interessato ai
suoi movimenti. Mi fermai meravigliato quando bisbigliò il
mio nome e scoppiai in una risata fragorosa facendola sussultare
spaventata. “Il mio piccolo Bambi”.
-Sì?-. Le
risposi continuando a ridacchiare. Soffocai il mio riso e mi buttai sul
suo letto felice che lei mi cercasse, come un idiota.
Si voltò
coprendosi la bocca per la sorpresa. Coglierla impreparata stava
diventando una soddisfazione personale. Mi portai la mani dietro la
testa guardando il soffitto e poggiai i piedi per terra rilassandomi
sul materasso.
Quando notai quanto
fosse realmente spaventata ormai era troppo tardi. Si
inginocchiò per terra prendendo ampi respiri e io tentai di
non ridere ancora. Con lei era così bello essere me stesso.
- Scusa-. Mormorai
ridacchiando. Non pensavo di averle fatto così paura.
- Dammi solo un minuto
per rimettere in moto il cuore-. Rispose tentando inutilmente di
alzarsi. La guardai respirare affannosamente e decisi di intervenire.
La volevo vicina. Mi sentivo ubriaco di lei, la sua camera, il suo
profumo, il suo odore di donna impregnato sul letto, la sua voce, la
sua presenza, la mia testa era un groviglio di pensieri, il mio corpo
una massa di sensazioni eccitanti e poco conosciute. Mi alzai
avvicinandomi e lei mi fissò sorpresa. La presi sotto le
spalle e poi velocemente passai le mani sotto le sue ginocchia,
prendendola in braccio. Si strinse a me sospirando, il cuore al galoppo
e io rimasi fermo qualche istante per farla abituare alla mia presenza.
Poi mi diressi accanto al letto e la feci stendere completamente. Non
sapevo cosa fare, nemmeno nei miei sogni più segreti avevo
il coraggio di stringerla in quel modo e poi stare così
vicino a lei, ma mi sentivo più forte dopo quella giornata,
più sicuro dei miei e dei suoi sentimenti. Mi decisi e mi
stesi a fianco a lei. E il mondo smise di esistere. I nostri sguardi
nell’oscurità si incatenarono e questa non era una
mia fantasia, Bella era sveglia, io ero nella sua camera e il mio corpo
sfiorava il suo. Eravamo stesi sul suo letto a guardarci, mentre i
nostri occhi parlavano di amore e passione. Era irresistibile, con le
sue labbra schiuse, il cuore martellante, le guance rosse, i capelli
sparsi sul cuscino… mi alzai prima che il mostro dentro di
me riuscisse a prendere il sopravvento.
- Vieni a sederti
qui…-. Non ce la facevo. Non volevo mi stesse troppo lontana
nonostante tutto. Mi sentii ridicolo. Si poggiò sui gomiti
fissandomi emozionata e rimase in silenzio a guardarmi.
- Come va il cuore?-.
Le domandai allora sentendolo tremare e battere ancora troppo
velocemente.
- Dimmelo
tu…-. Sorrise tristemente - Di certo lo senti meglio di me-.
Sospirò poi tentando di riprendere il controllo di
sé. Soffocai l’ennesima risata e la fissai
dolcemente. Che non mi avesse ancora perdonato? Avrei voluto aprirle il
cuore e parlarle, ma anche io mi sentivo emozionato come un ragazzino e
preferivo rimanere in silenzio ad osservarla.
- Posso essere umana
per un minuto?-. Mi domandò improvvisamente facendomi
ammutolire.
-
Senz’altro-. Riuscii solo a rispondere facendole un gesto di
permesso cavalleresco con la mano. Abbassò la testa
arrossendo di nuovo e alzandosi malamente. Capii che voleva rilassarsi,
non era affatto calma e nemmeno io. Forse qualche minuto di lontananza
ci avrebbe fatto bene.
- Resta
lì-. Si sforzò di essere serena, e mi
indicò con il dito il letto con molta severità,
quasi fosse una maestra. Ghignai nell’ombra e rimasi fermo
immobile come una statua.
- Sissignora-. Sorrisi
e la guardai dirigersi verso la porta del bagno. Sperai di riuscire a
rimanere fermo senza farmi prendere dall’agitazione e dalla
paura. Dovevo solo aspettarla… non mi aveva invitato con
lei. Scossi la testa per gli strani pensieri che cercavano di farmi
perdere completamente il senso del limite. Possibile che
fossi diventato un totale maniaco?
Quando sentii lo
scroscio dell’acqua della doccia, gemetti. No, questo no, ora
la mia mente avrebbe immaginato ancora il corpo di Bella nudo mentre si
rilassava beato sotto il getto caldo. Che maledizione essere uomini!
Percepii la mia eccitazione salire, la mia salivazione aumentare e
qualcosa di fastidioso tra le gambe a ricordarmi di quanto fossi
irrimediabilmente scemo. E solo perché lei era sotto la
doccia… Tentai di respirare normalmente e dopo molti
tentativi riuscii unicamente a pensare al mio respiro regolare. Ero
rimasto immobile come una statua almeno, me ne compiacqui. Fisso nei
miei pensieri come un idiota non mi accorsi che Bella era rientrata in
camera e quando alzai lo sguardo dopo aver percepito forte
l’odore di shampoo, mi tremarono le labbra e sussultai con un
groppo in gola. Qualcuno dall’alto mi voleva sicuramente male
perché la mia tentazione si trovava di fronte a me in
culotte e maglietta sbrindellata.
- Carina-. Bisbigliai
incerto alzando un sopracciglio. “Voglio scappare”.
Storse la bocca
incerta e io mi persi nel profumo dei suoi capelli bagnati,
nell’odore della sua pelle umida e fresca e nella sua
semplicità che mi faceva immaginare ogni tipo di fantasia
erotica. Mi schiarii la voce…
- No, sul serio, stai
bene-. Replicai squadrandola da capo a piedi e mangiandola con gli
occhi. Ringraziai il cielo che almeno la luce fosse spenta, altrimenti
l’avrei fatta veramente scappare via.
- Grazie-.
Sussurrò avvicinandosi a me. I miei occhi caddero sulle sue
cosce ben tornite e dovetti chiudere per un attimo le palpebre per
riprendere il controllo. Errore… perché la sua
fragranza mi schiaffeggiò lasciandomi esausto. Si
sistemò accanto a me incrociando le gambe sul letto e
scuotendo la testa.
- A che pro tutta
questa preparazione e il resto?-. Le domandai incuriosito. Tentai di
resistere alla voglia di avvicinarmi, di farla impazzire, di toccarla.
Il desiderio di lei pulsava nelle mie tempie e tra le mie gambe senza
lasciarmi tregua, mi torturava e mi ossessionava. Non si mosse,
fissò le venature del pavimento in cerca di una possibile e
plausibile risposta da darmi.
- Charlie ha il
sospetto che me ne possa sgattaiolare via di nascosto-. Ridacchiai, mi
sentivo veramente uno scemo. Non ero stato affatto attento ai pensieri
del padre, mi ero interessato solamente di lei.
- Ah… e
perché?-. La vidi muoversi nervosamente e tremai,
profondamente impacciato. Non era da me fare così tante
domande, ma non avevo fatto per nulla caso ai pensieri di Charlie. Mi
lanciò un’occhiataccia sospettosa.
- A quanto pare, sono
un po' troppo su di giri-. Mormorò arrossendo, i battiti
nuovamente veloci. “Merda”. Pensai attratto
inesorabilmente da quel richiamo. Non era più difficile ora
soffocare la mia fame, ma era impossibile nascondere il mio desiderio
evidente per lei. Cosa avrei dovuto fare?
Mi girai quel tanto
che mi permettesse di portare una mia mano sotto il suo mento e lo
alzai verso il mio viso. Tremò sotto quel tocco e io non
riuscii a riprendere quel minimo controllo necessario per ricordare a
me stesso che dovevo starle lontano.
- Ti trovo accaldata
in effetti-. Mormorai avvicinando il mio volto al suo e sfiorandole con
la bocca l’angolo delle labbra, il mento, la guancia. Mi
sentii bruciare, un fuoco si propagò sotto pelle
incendiandomi, non riuscivo a capire più nulla.
- Mmm...-. Gemetti
sfiorandole le labbra con un bacio e strofinando il naso su quello
zigomo dolce e invitante che mi chiamava.
Percepii i suoi
brividi farsi ansiti e tremori. Respirai profondamente e il suo profumo
fu come una pugnalata al cuore. Perché non riuscivo a
fermarmi? Passai le mie labbra sulla sua fronte, lasciando una scia di
baci gelidi che non fece che aumentare l’amaro della mia
bocca. Volevo gustare quelle labbra, succhiarle fino a che non mi
avrebbe chiesto di smettere, supplicante. E invece… e invece
stavo morendo per delle semplici carezze.
- Mi sembra che ora
starmi vicino sia... molto più facile, per te-.
Bisbigliò roca reclinando il capo all’indietro. La
fine… la fine di ogni controllo, la fine di tutte le mie
resistenze. Mi desiderava, non potevo ignorare il richiamo del suo
corpo che mi chiedeva di essere posseduto, che mi chiedeva piacere
così impunemente.
- Ti sembra?-.
Mormorai sorridendo appena, maligno. Il mio naso scese sulla curva del
suo collo e un mugolio esasperato le sfuggì dalla gola. Mai
avevo sentito cosa più gradita. Mi avvicinai ancora,
attento, e affondai le dita nei suoi capelli bagnati. Era come
sprofondare in un abisso di piacere e lussuria. Lei era mia, voleva
essere mia. Piano risalii con la lingua lungo la vena del suo collo e
posai le labbra poco sotto il suo orecchio, raccogliendole prima i
capelli all’indietro. Un gemito più alto
saturò la stanza e io esultai. Sì,
così… volevo sentirla gridare. Poggiai la bocca
sulla pelle tenera appena dietro al suo orecchio e la spinsi a
stendersi sotto di me.
- Molto, molto
più facile-. Sussurrò persa a causa delle mie
carezze. Non ero più in me, avevo perso il senno, la
ragione, e nella mia mente la sua immagine sopraffatta dal piacere
aveva preso il sopravvento.
- Mmm-. Mormorai
ancora. Stavo impazzendo, avevo lasciato andare il mio corpo a briglia
sciolta. Talmente ero saturo di lei che non riuscivo più a
sentire la fame, ma solo le sensazioni che la mia stessa sete mi stava
dando, massacrandomi e uccidendomi di voglia. Ero eccitato fino allo
stremo.
- Perciò,
mi chiedevo…-. Ammutolì quando sentì
le mie mani scendere sul suo collo, sfiorarle le spalle e toccare
lievemente le sue scapole. Ansimai ringhiando.
“Oddio”.
- Sì?-.
Sperai che la mia voce non tradisse quello che stava succedendo dentro
di me, perché ero stordito, tanto da non capire
più fin dove volessi spingermi.
- Secondo te, qual
è il motivo?-. La vidi arrossire per l’imbarazzo
dovuto alle mie carezze insistenti. Ancora le baciai il collo e feci
scendere le mie dita verso il basso.
- La ragione domina
sugli istinti-. Mormorai ridacchiando delle mie stesse parole. Era
diverso, ero deciso, deciso ad amarla, deciso a farla mia, non
c’era altro che volessi di più che stare con lei,
questo mi permetteva di lasciarmi andare, di credere di potercela fare.
Sfiorai con le mani i suoi seni e percepii Bella trattenere
improvvisamente il respiro. Prima che potessi continuare si
divincolò da me, alzandosi e prendendo un minimo di distanza
tra noi. La fissai sorpreso… non avevo previsto questa
lontananza voluta da lei e la fissai attento. Mi rilassai quel tanto
che bastasse a riprendermi, ma continuai a guardarla perplesso.
Probabilmente avevo esagerato, oppure mi ero comportato male. Aspettai
che parlasse, che mi spiegasse, ma solo il respiro ansimante di
entrambi riempiva la stanza. Quel silenzio cominciò
realmente a farmi stare male, avrei preferito qualunque cosa, ma non
sentirla così lontana da me. Qualunque cosa…
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Capitolo 46 *** La prima notte insieme ***
Scusate
l'enorme ritardo... in realtà avrei dovuto aggiornare anche
Mid Sun insieme alle altre. Me pigra... mamma mia. Mi sono detta
"vabbè più tardi". Si è visto,
è passato qualche giorno. -.- (Non uccidetemi) Mi dispiace
se la storia a tratti può sembrarvi lenta, ma mi sto
attenendo moltissimo alla Meyer senza tagliare scene, a meno
che non sia strettamente necessario, (vedi Edward logorroico nella
radura). Povero... più di 100 anni di verginità
hanno fatto male alla sua parlantina (Ed ci pensiamo noi, tranquillo,
lascia perdere Bella... il mio è un consiglio da amica). Ci
vorrà ancora un po' perchè Edward porti Bella a
casa sua a conoscere i Cullen... esattamente non questo, nè
il prossimo, ancora il prossimo capitolo. Io ci provo ad andare veloce,
ma seguire i dialoghi della Meyer tentando di dare uno spessore e
un'anima ad ogni momento allunga di molto tutto ciò che lei
ha scritto e i dialoghi sono tantissimi, i bei momenti anche. E mentre
io vi parlo già sto pensando al titolo per New Moon, avete
dritte e o consigli??? ^^ Vediamo... mhhh... intanto grazie
tantissimissime che mi seguite così tanti in questa
avventura pazzoide. E' troppo bello. E poi grazie dei vostri commenti,
veramente. Siete così carine. Tenereee... ( -.- E' mattina e
già mi sbilancio, questa cosa è grave). Va bene
va bene, vi lascio alla lettura non vi scoccio più. Un
bacino grande. SMACKETTE! Mali
La prima notte
insieme.
Non
riuscii più a sostenere quel silenzio saturo di desiderio
inappagato e parlai senza riflettere.
- Ho fatto qualcosa di male?-. Le domandai flebilmente, in modo
soffocato, forse terrorizzato dal suo sguardo intimidito, a disagio.
Avevo esagerato. Che idiota… tremai di fronte ai suoi occhi
innocenti che continuavano a guardarmi sconvolti. Proprio io che
tentavo a tutti i costi di non spaventarla.
La vidi scuotere la testa imbarazzata e arrossire di vergogna.
Aggrottai le sopracciglia stupito e feci per scusarmi.
- No, al contrario-. Sussurrò portandosi una mano sul cuore
che continuava a battere impazzito.
- Mi… mi stai facendo impazzire-. Terminò
distogliendo i suoi occhi nocciola dai miei e fissando insistentemente
la finestra aperta. Spalancai le palpebre confuso.
Impa…zzire? Una strana sensazione di compiacimento mista ad
orgoglio maschile si impossessò di me lasciandomi senza
parole. Quando un sorrisetto contento aleggiò
involontariamente sulle mie labbra capii che la mia idiozia umana stava
tentando di tornare a galla… non avevo mai provato un simile
appagamento nel dare piacere ad una donna, mi sentivo bene, stranamente
soddisfatto da quello che le avevo fatto provare. Il battito del suo
cuore non accennava a rallentare e il suo tentativo di riprendere
regolarità nel respiro fu goffo e impacciato. Tentai di non
ridere di fronte ai suoi goffi sforzi di nascondere le emozioni.
- Davvero?-. Sussurrai cercando ancora il suo sguardo che non
tardò a perdersi di nuovo nel mio. Non riuscii a trattenere
la mia ilarità per la sua ammissione sincera e il mio viso
si illuminò di un sorriso colpevole che le fece mancare
improvvisamente qualche battito.
- Ti aspetti che parta un applauso?-. Mi guardò con aria di
sfida e io scoppiai a ridere allegro. Touchè… mi
stavo comportando come un ragazzino sciocco e immaturo. Si
avvicinò dandomi un leggero pugno sulla spalla e io ammiccai
nella sua direzione sfiorandole i capelli con la mano.
- È solo che sono rimasto positivamente sorpreso.
Nell'ultimo... centinaio di anni non ho mai immaginato che potesse
succedermi qualcosa del genere. Non credevo che avrei desiderato stare
con qualcuno... che non fosse come fratello o sorella. E poi, scoprire
che malgrado sia totalmente nuovo per me, sono bravo... a stare con
te...-. Tentai di spiegarmi, nonostante non fosse semplice nemmeno per
me. Non avevo mai desiderato a tal punto una donna da stare fisicamente
così male nello starle lontano. Ma ora… vicino a
lei la sofferenza si triplicava, perché la voglia di averla,
di possederla mi accecava, soffocava anche il mio istinto di predatore
e mi faceva perdere il controllo sulle mie emozioni. Impossibile dirle
quanto la mia anima avesse bisogno di lei, impossibile farle
comprendere quanto il mio corpo bruciasse solo per una sua carezza.
Arrossì ancora e strinse la mano sul mio braccio
provocandomi un brivido di piacere.
- Tu sei bravo in tutto-. Bisbigliò sconsolata alzandosi in
punta di piedi e sfiorandomi la guancia con un bacio.
Perché… sentivo in lei lo stesso bisogno di
aderire a me, di far scatenare la passione che naturalmente sembrava
essere nata tra noi. Eppure sapevo che avrei dovuto fermare
quell’esplosione di sensazioni. Andare oltre avrebbe
significato metterla in pericolo.
Feci spallucce e insieme scoppiammo a ridere sommessamente.
Complicità, intimità… cose che non
avevo mai provato prima di allora e che con Bella rischiavano di farmi
perdere.
- Ma com'è possibile che adesso sia così facile?
Oggi pomeriggio...-. La zittii mettendole un dito sulle labbra. Ci
avvicinammo l’uno all’altra con gli occhi colmi di
desiderio, rabbrividimmo nell’attesa di toccarci. Non era
facile, non lo era. Dio se mi sembrava impossibile! Ma non riuscivo in
alcun modo a resisterle. Quegli occhi nocciola, così caldi,
sinceri, quella pelle morbida e tenera, invitante, bollente e
il suo profumo di donna, che mi chiedeva, mi supplicava di farla mia,
di fare l’amore. Io… non era in grado di scappare,
lei mi aveva stregato, sedotto, dominato… ero suo,
totalmente suo.
- Non è facile-. Mormorai facendo sfiorare i nostri corpi
che rabbrividirono cercandosi ancora, per nulla appagati. Sospirai,
come farle capire che avevo avuto paura? Terrore di quei sentimenti
così intensi che mi legavano a lei. Temevo di spaventarla.
Ormai sarebbe stato impossibile allontanarmi, la amavo e il resto del
mondo non avrebbe avuto più alcun senso. Solo lei,
nessun’altro, avrei rinnegato tutto, tutta la mia esistenza
per continuare ad averla nella mia vita. Schiavo di un amore
impossibile.
- Ma oggi pomeriggio, ero ancora... indeciso. Mi dispiace, è
stato un comportamento imperdonabile-. Scosse la testa decisa
stringendo spasmodicamente la mia camicia. I suoi occhi mi dicevano che
non avevo nulla da farmi perdonare, che non avevo nessuna colpa,
perché avermi era tutto ciò che voleva,
perché mi amava.
- No, non imperdonabile-. La parola “umano”
aleggiò tra noi senza che nessuno dei due la pronunciasse.
Eppure era così… mi ero lasciato travolgere da
sentimenti umani. Ero molto più umano di quanto non avessi
previsto.
- Grazie-. Mormorai facendola sussultare. Le presi una mano tra le mie
e la strofinai sul mio viso, estasiato dalla sensazione di calore che
mi invase. - Vedi, non ero sicuro di essere abbastanza forte...-. Il
suo profumo mi entrò sotto pelle lasciandomi senza fiato.
L’attrazione che provai fu impulsiva ed estenuante,
distruttiva. - E finché sentivo come ancora possibile che
venissi...-. Mi fermai portando le sue dita sul mio naso e inspirando
forte. – Sopraffatto-. Bisbigliai gemendo. La sua fragranza
mi fece impazzire e piano baciai i suoi polpastrelli ad uno ad uno
leccandoli piano. –Ero...-. Ansimai domandandomi se avessi
veramente il controllo necessario per riuscire a non saltarle addosso e
farla mia, affondare i canini in quella tiepida carne e bearmi del suo
sapore – vulnerabile-. Mormorai roco, a stento.
Sì… sì…sì, la
desideravo e mi sarei controllato, qualsiasi cosa pur di toccarla - Poi
mi sono convinto che sono abbastanza forte, che non ci sarebbe stato
nessun rischio di... di poter…-. Mi fermai ancora, ingoiando
il veleno e la saliva che mi inondarono i canini. Solo al pensare di
poterla mordere il mio stomaco sussultava e l’acquolina mi
impastava la bocca. Ma immaginare di poter baciare liberamente la sua
pelle era qualcosa di assolutamente eccitante e privo di controllo, era
la chiave per farmi sentire vivo.
- Perciò… perciò ora non corro
più rischi?-. Sussurrò piano facendo attenzione
ad ogni suo respiro, cadenzando bene ogni parola.
- La ragione domina gli istinti-. Strofinai le labbra sul palmo della
sua mano e la sentii tremare contro di me. La ragione…
quanto rimaneva ora di quel briciolo di razionalità che mi
aveva spinto a stare lontano da lei? Se non l’avessi
accarezzata subito mi sarei sentito morire, ma se l’avessi
fatto ora, in quel momento, l’Inferno sarebbe stato la mia
prigione eterna. Ormai Bella era la mia droga.
- Bè, è stato facile-. Sospirai a quelle parole
pensierose. Meno di quanto pensasse, la lotta interiore a cui ogni
volta andavo incontro mi avrebbe fatto crollare prima o poi. Con lei
vicino sarebbe stato molto facile abbandonarmi a pensieri e istinti che
sarebbe stato meglio non risvegliare per un vampiro come me. Scrollai
la testa e scoppiai a ridere sinceramente colpito dalla sua fiducia nei
miei confronti. Possibile che proprio non volesse rendersi conto di
quanto fossi pericoloso? Beata incoscienza giovanile.
- Facile per te!-. Allungai l’altra mano e le schiacciai il
naso con tenerezza. Gonfiò le guance imbarazzata e mi
guardò, arrossendo visibilmente sotto il mio sguardo scosso
dal desiderio e dall’apprezzamento. Tornai immediatamente
serio.
- Ci sto provando-. La attirai verso il mio petto, facendo sbattere il
suo corpo contro il mio - Se dovesse diventare... troppo, sono convinto
che riuscirei ad andarmene-. Passione, voglia, amore… mi
travolsero in un’onda di eccitazione. Mi abbandonai
all’odore della sua femminilità che segretamente
mi arrivò alle narici, stordendomi. Allontanarmi ora da lei?
Mai, neanche sotto tortura.
Resistere, dovevo resistere alla tentazione di morderla, di nutrirmi di
lei, altrimenti mi sarei pentito per tutta la vita, non avrei avuto
motivo per esistere ancora. - E domani sarà più
difficile. Ora sono assuefatto alla presenza costante del tuo odore. Se
ti resto lontano troppo a lungo mi toccherà ricominciare da
capo. Non proprio da zero, però-. Il dolore allo stomaco si
fece fuoco. Volevo essere una cosa sola con lei, ogni parte del mio
corpo non desiderava altro che passare la notte con lei, abbracciato a
lei, e non solamente una, tutte, tutte da quella notte in poi. Non
volevo altro che poterla guardare mentre si stringeva a me, pronunciava
il mio nome e gridava di amarmi, di non andarmene. Avrei lasciato che
la fame mi divorasse, mi dilaniasse il petto, pur di sentire il suo
bisogno di me, per me.
- Allora non andartene -. Gemette cercando di controllare il tremore
della sua voce. Mi voltai sconvolto, sconcertato, ad incrociare il suo
sguardo. Quel desiderio ci avrebbe portato alla distruzione. Mi
abbassai verso di lei e le baciai la fronte scendendo a sfiorare la sua
tempia. La sentii pulsare ardentemente e ringhiai di passione repressa.
- Sono d’accordo-. Mormorai intensamente stringendo le mie
mani intorno alla sua vita e premendola contro di me. I nostri corpi
aderirono e i nostri respiri si fusero. Baciarla… sfiorare
le sue labbra rosse. Mi chinai cercandola e i nostri visi si cercarono
doloranti. Ne avevamo bisogno, e mi chiesi quanto fosse reale quella
necessità. Eppure la percepivo come una sofferenza tenue e
irresistibile che mi supplicava insistentemente di lasciarmi andare.
Chiusi gli occhi respirando appena, ora capivo la sensazione di
ubriachezza che tanto gli umani amavano decantare. Improvvisamente la
scansai leggermente facendola mugolare frustrata e le presi i polsi con
forza, guardandola con malizia. Mi sentivo un diavolo, un diavolo
tentatore che provocava la sua anima di cedere al peccato. E quegli
occhi da cerbiattino impaurito e fiducioso mi dicevano che ero unico,
perfetto, mi adoravano. Non resistetti alla tentazione.
- Pronto per le manette: sono tuo prigioniero-. Sorrisi ghignando e il
suo rossore la fece ansimare in cerca d’aria.
Quell’alchimia tra noi ci avrebbe stregato, fino a quando non
ci avrebbe soggiogato entrambi e sarebbe stata la fine. Ma come poteva
essere così? Il gioco erotico di cui eravamo vittime
sembrava non voler smettere di metterci alla prova. Leggere le mie dita
accarezzarono le vene all’interno dei suoi polsi e Bella
socchiuse gli occhi abbandonandosi a quel tocco. Quando un tremito la
scosse e il suo profumo aumentò, capii che il desiderio che
provava per me andava oltre persino alla sua comprensione e che presto
le avrebbe afferrato l’anima catturandola. Volevo che fosse
mia, che tutto ciò che le apparteneva fosse mio,
perciò non mi fermai, attratto dai suoi sentimenti per me. I
miei polpastrelli continuarono ad eccitarla, stavo facendo
l’amore con le sue mani. Piano il mio indice si muoveva
avanti e indietro sulla carne tenera del suo polso e le faceva vibrare
il corpo, chiudere lo stomaco, tremare le gambe. I suoi occhi, i suoi
occhi nocciola socchiusi e deliranti, colpi di un desiderio che non
avrebbe potuto mai nascondermi, mi chiedevano di fermarmi, mi
supplicavano di continuare. Eppure non volevo smettere di fare
l’amore con lei… il pollice le bloccò
il dorso morbido e lo grattò leggermente fermandosi sulle
nocche quando un gemito di piacere le sfuggì dalle labbra
facendomi fremere.
- Sembri più…-. Deglutì agitata
– ottimista del solito-. Prese un respiro profondo quando le
mie dita iniziarono a disegnare cerchi concentrici sulla sua pelle. Le
sue labbra tremarono e il suo sguardo si posò sul pavimento,
mentre la sua volontà cercava di mantenere
l’equilibrio.- Non ti ho mai visto così di
buonumore-. Ansimò poi abbandonandosi completamente contro
di me.
- Non dovrebbe essere così?-. Le sussurrai
nell’orecchio lasciando la presa. - La gloria del primo
amore, e tutto il resto. È incredibile quanta differenza
passi tra apprendere le cose dai libri, dai film, e viverle in prima
persona nella realtà, vero?-. Pensavo che fossero solo
parole scritte o recitate, credevo che non ci fosse un fondo di
verità, ma che l’uomo cercasse una giustificazione
ai suoi desideri più animali. E invece… non
esisteva nulla di più vero, più intenso,
più vivo. Mi ero illuso di credere che io potessi non aver
bisogno dell’amore, quando ora sapevo che non avrei mai
potuto vivere d’altro.
- Senza dubbio è tutto molto più intenso di
quanto avessi immaginato-. Mormorò scossa. Già,
tutto molto più acuto, incredibile. In piccolo gesto, una
carezza, riusciva a far tremare le fondamenta dell’anima e la
parola “amore” aleggiava costantemente
nell’aria. Tutto riusciva a far sentire migliore persino me,
un vampiro. Una magia, una stregoneria che aveva proprio scelto me per
dar prova della sua onnipotenza.
- Per esempio, il sentimento della gelosia. Ne avrò letto
migliaia di volte, l'ho visto interpretare in migliaia di drammi e
film. Pensavo di comprenderlo perfettamente. Ma sono rimasto stupito...
Ricordi quando Mike ti ha invitata al ballo?-. Tornai con la mente a
quegli attimi, pensavo di non poter resistere alla tentazione di
staccargli la testa e invece aver fatto leva su tutto il mio
autocontrollo mi aveva permesso di fermarmi in tempo.
“Peccato…”. Quando quel ragazzino si era
avvicinato a lei avevo creduto di impazzire, la volevo mia, solamente
mia.
Annuì - È stato quando hai ricominciato a
parlarmi-. Lasciò che il suo capo si abbandonasse sulla mia
spalla e io iniziai a cullarla, incurante delle sue mani che
accarezzavano lente il mio petto facendomi tremare. Era tremendamente
eccitante, ma allo stesso tempo rilassante.
- Sono rimasto sorpreso dall'ondata di irritazione, quasi di furia, che
ho sentito. Sulle prime non ho riconosciuto cosa fosse. A innervosirmi
più del lecito, poi, c'era che non riuscivo a leggerti nel
pensiero, non riuscivo a capire perché rifiutassi l'invito.
Soltanto per non dare un dispiacere alla tua amica? C'era qualcun
altro? In ogni caso, sapevo che non erano fatti miei, non dovevo
badarci. Ho cercato di non badarci. E poi la fila si è
allungata-. Bisbigliai colto da un improvviso fastidio. Non poterle
leggere nella mente, non poter capire se le piacessi, se potesse
provare qualcosa per me, o se mi odiasse per come mi ero comportato.
Era stato frustrante, terribilmente frustrante. Non pensavo di poter
stare così male a causa della gelosia, Bella si era
insinuata dentro di me diventando piano la mia ossessione, il mio
pensiero fisso. Le raccontai della mia ansia, dell’angoscia
provata ogni volta che dei ragazzi le si avvicinavano, ma anche del
sollievo che avevo provato nel vedere il suo volto infastidito e
annoiato da quelle avances. Risi con lei, perché mi ero
sentito uno sciocco e i suoi occhi mi dicevano che quello era amore.
- Così ho iniziato a venire qui, proprio quella sera. Ho
passato tutta la notte combattuto, mentre ti guardavo dormire, diviso
tra ciò che ritenevo giusto, morale, etico, e ciò
che desideravo-. Confessai di getto vedendola impallidire e poi
arrossire. Si torturò il labbro inferiore distogliendo gli
occhi dai miei e io risi ancora. Mi ero comportato male, lo sapevo,
eppure nel suo sguardo ora leggevo lusinga e
qualcos’altro… eccitazione. Tentai di controllare
la mia voce che si fece appena percepibile. Era difficile tenerla tra
le braccia, stringere quel corpo minuto e morbido, desiderarla fino
allo spasimo e continuare a parlare. Difficile persino per me, ma lei
sembrava aver distrutto ogni mia certezza. -E poi...-. Cosa cercavo di
dire? Cosa stavo dicendo? Ora le sue dita si erano fatte più
intraprendenti e avevano preso a massaggiarmi lo stomaco piatto. Se
fossi stato umano anche io sarei morto di infarto. Mi tentò
con i suoi movimenti, ma io continuai, il tono incerto - nel sonno ti
ho sentita pronunciare il mio nome. Tanto chiaramente da farmi pensare
che ti fossi svegliata. Ti sei rigirata nel letto, hai mormorato di
nuovo il mio nome e sospirato. Quel momento mi ha sbalordito, e
segnato. Ho capito che non avrei più potuto ignorarti-.
Ammisi poi sentendo il suo cuore accelerare sempre di più i
suoi battiti. Era la verità, dalla prima volta che aveva
pronunciato il mio nome io ero stato suo. Avevo ammesso a me stesso il
mio bisogno e ogni notte ero tornato da lei per amarla con lo sguardo,
con le carezze spingendomi dove non avrei mai osato, odiando Newton e
gli altri idioti, odiando me stesso e la mia perversione, ma non
riuscivo a fare a meno di lei, non ci sarei più riuscito,
perché me ne ero perdutamente e follemente innamorato.
- La gelosia... che cosa strana. Molto più potente di quanto
mi aspettassi. E irrazionale!-. Tremammo l’uno contro
l’altra. Le raccontai del mio terrore ogni volta che sentivo
il nome di Mike e lei rise della mia paura, adducendo il confronto con
Rosalie. Possibile che non si rendesse conto? Per me Rose era solo una
sorella.
- Non c'è confronto-. Mormorai accarezzandole i capelli,
tentando di tranquillizzarla. Per quanto fosse bella, i miei occhi non
avevano mai avuto per lei lo stesso apprezzamento che sentivo crescere
dentro ogni volta che il mio sguardo si posava su Bella. Il mio
desiderio cresceva solamente ad averla vicina e la mia smania di
toccarla era qualcosa a cui non ero mai stato preparato.
- Lo so bene che non c'è confronto-. Sussurrò poi
inaspettatamente strofinando il suo viso sull’apertura della
camicia. Un brivido mi scosse, il contatto con la pelle bollente del
suo viso mi fece terribilmente eccitare. Mi domandai se quella notte
non avrei fatto meglio a tornarmene a casa.
- Quello è il problema-. Terminò afflitta alzando
il capo e tornando a guardarmi. Tentai ancora di spiegarle che Rosalie
per quanto fosse bella non faceva alcuna presa su di me, ma immaginai
la stessa scena con protagonista Newton. Inutile parlarne, la gelosia
mi avrebbe sempre e comunque divorato, portandomi inevitabilmente ad
essere accecato dalla rabbia.
- Per quasi novant'anni ho vissuto tra quelli della mia specie, e della
tua... sempre certo di bastare a me stesso, senza sapere ciò
che stavo cercando. E senza trovare nulla, perché non eri
ancora nata-. Sospirai tra i suoi capelli, accarezzandoli, stringendoli
bagnati tra le mie dita, scostandoli dietro le sue spalle. Preziosa,
per me era piccola, fragile, preziosa più di ogni altra
cosa. Era vita, era anima… era me.
- Non mi sembra affatto giusto-. Si lasciò ancora andare con
la testa sul mio torace - Io non ho dovuto aspettare nemmeno un
secondo. Perché dovrebbe andarmi così liscia?-.
Seguì per qualche minuto il ritmo del mio inutile respiro,
mentre la mia mente metabolizzava l’assurdità
delle sue parole. Quella ragazza non si rendeva minimamente conto del
pericolo che correva ogni istante nello starmi vicino. Incredulo mi
chinai verso il suo orecchio e ridacchiai. L’amore rendeva
realmente ciechi.
- Hai ragione-. Mormorai maligno, il tono basso e roco –
Dovrei proprio rendertela più difficile-. Afferrai i suoi
polsi con una sola mano, facendola aderire furiosamente contro di me.
Le nostre bocche si sfiorarono prepotentemente e le sue gambe si
intrecciarono alle mie, provocando in entrambi un moto di desiderio ed
eccitazione. – Una volta per tutte-. Delirai accarezzandole
il mento con la bocca e passando l’altra mano sul suo collo
arrivando fino alla scollatura della maglietta. Inutili i tentativi
della mia ragione, della mia razionalità. –
Dopotutto…-. Ansimammo di desiderio continuando a fissarci
– Dopotutto sei soltanto costretta a rischiare la vita ogni
secondo che passi assieme a me, e non è granché.
Ti tocca soltanto voltare le spalle alla natura,
all'umanità... cosa vuoi che sia?-. Mi chinai
irrimediabilmente attratto e premetti la mia bocca sul suo collo, che
reclinò avida di ricevere il mio bacio. I miei canini si
strusciarono sulla sua vena impazzita e il mio desiderio mi
eccitò i lombi costringendomi ad avere un’erezione
involontaria.
- Pochissimo-. Mormorò ansante divincolandosi e chiudendo le
braccia intorno alla mia vita – Non mi sembra di dover
sopportare una grande rinuncia-. Risalii verso il lobo del suo orecchio
leccando piano la sua pelle e morendo del suo sapore dolce e
zuccherino. Lo presi tra le labbra saggiandolo e sentendo la mia mente
perdere di lucidità. Chiusi gli occhi per mantenere il
controllo.
- Non ancora-. Bisbigliai sofferente. Era difficile starle vicino senza
desiderare tutto di lei. Improvvisamente i pensieri di Charlie mi
colpirono e il rumore sei suoi passi si fece vicino e insistente. Mi
irrigidii contro il suo corpo e lei percepì immediatamente
la differenza.
- Cosa…- Sussurrò impietrita e frastornata. Mi
allontanai in un istante, lasciandola barcollante. Non avrei voluto, ma
di lì a poco sarebbe entrato suo padre. Sperai non cadesse,
ma conoscendola sarebbe inciampata cadendo irrimediabilmente a terra.
- Sdraiati!-. Le ordinai immediatamente guardandola voltarsi
nell’oscurità per cercarmi. Impossibile che
riuscisse a vedermi. Si accostò al letto sbilanciandosi e
sollevando le coperte. Si infilò sotto appena in tempo e
quando Charlie aprì la porta tutto era immerso in un
silenzio di chiesa. I suoi occhi si posarono sul fagotto che sembrava
respirare pesantemente e io ridacchiai. Pessima imitazione di se stessa
addormentata. Troppo ferma… dopo pochi minuti sentii
l’uscio richiudersi e scivolai accanto a lei sotto le
coperte. Volevo sentirla ancora.
- Sei una pessima attrice-. Il mio braccio le strinsero i fianchi sotto
le coperte e le mie labbra furono ancora vicino al suo orecchio
– Secondo me non farai mai carriera-.
L’occhiataccia che mi lanciò mi fece sorridere
divertito.
- Accidenti-. Deglutì muovendosi agitata e le sue gambe
sfiorarono le mie inconsapevolmente provocandomi l’ennesima
ondata di desiderio. Si rannicchiò ansiosa contro di me e io
la strinsi più forte dimentico di tutto tranne che del
battito del suo cuore. Involontariamente cominciai a canticchiare la
sua ninna nanna sperando che si addormentasse, ma più i
minuti passavano più la sentivo rigida contro di me.
- Devo cantarti qualcosa per farti addormentare?-. Si alzò
un poco cercando i miei occhi. Quando i nostri sguardi si incontrarono
capii che per lei sarebbe stato impossibile addormentarsi con me
accanto. Le sorrisi dolcemente e con un dito le percorsi la linea del
viso.
- Ah certo. Come se potessi dormire con te accanto al letto!-.
Gridò piano guardando le mie dita perdersi su di lei. Scossi
il capo, se avesse saputo quanto era stato difficile abituarmi a starle
accanto ogni notte forse non avrebbe reagito così. Mi
piaceva avere il suo corpo contro il mio mentre il sonno la cullava,
era intimo, solo nostro. Ed ero diventato bravo a controllare le
reazioni convulse della mia stupida adolescenza…
“O quasi” Pensai sentendo la mia erezione
insistente nei jeans. “ Bè… Nessuno
è perfetto”. Sospirai sconsolato.
- Lo fai sempre-. La ripresi tranquillo. Il peggio ormai era per lei
inconsapevolmente passato.
- Ma prima non sapevo che fossi qui-. Bisbigliò indispettita
puntando un gomito sul copriletto e avvolgendo le mie cosce con una
gamba.
- Bè, se non vuoi dormire…-. La interruppi
malizioso. Le sue guance si fecero paonazze e percepii il suo cuore
fermarsi di scatto e riprendersi a stento. Smise completamente di
respirare. Mi beai del suo totale imbarazzo e avvicinai il mio viso al
suo sfiorandole le labbra.
- Se non voglio dormire…-. Singhiozzò soffocata
aggrappandosi alla mia camicia e stropicciandola.
“Fare l’amore”. Il pensiero che anche lei
potesse volerlo mi lasciò spiazzato. Desiderio…
certo tra noi non mancava la voglia di abbandonarci, ma il problema era
mio. Non sapevo fino a dove mi sarei potuto spingere per non metterla
in pericolo e anche se avessi desiderato visceralmente sentire il mio
corpo nudo contro il suo, non le avrei mai fatto correre inutili rischi.
- Cosa preferisci fare?-. Le domandai roco mordendole piano il lato del
labbra. “Io… toccarti, viverti, amarti”.
Pensai subito allacciando le mie dita alle sue e stringendole contro di
me.
Deglutimmo entrambi distogliendo lo sguardo e fissando un punto lontano
della camera. Cominciai a contare le pecorelle, non che mi servisse,
ovvio.
- Non saprei-. Riprese infine nascondendo il volto sul mio petto. Il
battito del suo cuore non poteva sfuggirmi e neanche il calore del suo
corpo, nonché l’odore della sua eccitazione. Che
agonia sapere che la donna che più amavo mi desiderava
quando la volevo io. Sospirai… ma non potevo averla. Morire
sarebbe stato più semplice.
- Quando avrai deciso… dimmelo-. Ridacchiai alzandomi un
poco e portandola con me. Il silenzio tornò a saturare la
camera e io abbandonai il viso nell’incavo tra il suo collo e
la spalla. Niente di meglio di una nottata passata a desiderare di
avere di più… il suo profumo dolce mi
colpì lasciandomi inerme, debole. Mi sentii ubriaco,
intontito, voglioso. Inspirai lentamente assaporandola e mi accorsi di
quanto mi piacesse rimanere così senza parlare, soltanto ad
ascoltare il battito del suo cuore e inebriarmi del suo odore.
- Pensavo ti ci fossi abituato-. Vibrò tremante e io
soffocai una risata. Abituarmi a lei mi sembrava totalmente
impossibile. Era il mio abisso di perdizione, il mio peccato personale.
- Il fatto che io resista al vino non significa che non ne possa
apprezzare il bouquet-. Mormorai lento strofinando il naso contro la
sua pelle - Il tuo odore è molto floreale, sai di lavanda...
o di fresia. È dissetante-. Mi sentii profondamente idiota
nell’aver detto quelle parole, ma non sempre riuscivo a
mantenere la calma e la lucidità necessarie per rimanerle
vicino quel tanto che mi permettesse si non dire sciocchezze.
Confessarle quanto fosse dissetante… avrei dovuto scrivere
un manuale di idiozie, mi feci i complimenti per la mia assoluta
imbecillità.
- Sì, è proprio una giornataccia, se
nessuno mi dice quanto sono mangiabile-. Mi provocò
ridacchiando. Effettivamente… ridemmo sommessamente
sfiorandoci e muovendoci l’uno contro l’altro. Era
bello sentirla così vicina, una sensazione di appagamento
mista a desiderio convulso di lei. Anche fastidiosa alle volte.
- Ho deciso-. Disse sfidandomi apertamente e alzandomi il mento con una
mano – Voglio sapere qualcos’altro di te-. Le
sorrisi gentile e le baciai le dita facendola fremere.
Annuii, qualsiasi cosa per lei.
- Chiedi pure-. Allargai le braccia sistemandomi di modo che lei mi
avesse completamente in suo potere. Quando si mise sopra di me con
tutto il suo corpo, pensai di non aver fatto la scelta giusta.
Decisamente no. Si sollevò meglio contro di me e si
sistemò di modo che arrivassimo alla stessa altezza. Male,
molto male. Sperai non sentisse nulla di sconvolgente, altrimenti sarei
caduto nel più totale imbarazzo.
-Perché lo fai? Ancora non capisco perché ti
sforzi così tanto di resistere a ciò che... sei.
Ti prego, non fraintendermi, è ovvio che ne sono contenta.
Ma non capisco quale sia la causa scatenante-.
Mi bloccai. Una domanda a cui non era semplice rispondere e ovviamente
come lei... interessante e mai prevedibile. Sospirai rispondendole
sinceramente. Il fatto che ci fosse toccata una simile condizione non
dava per scontato affatto che dovessimo attenerci ad un destino che non
avevamo scelto. - Cercando di conservare il più possibile
l'essenza di un'umanità-. Conclusi sentendo il suo respiro
farsi nuovamente regolare e il suo corpo rilassarsi sopra il mio.
Rimasi qualche minuto in silenzio pensando che probabilmente si fosse
addormentata.
- Ti sei addormentata?-. Bisbigliai portandole una mano tra i capelli.
Sussultò piano scuotendo la testa.
- No-. Mormorò impercettibile. Cosa le stava passando per
quella testolina? Non mi era possibile prevederlo, eppure quel suo
guardo adorante non mi diceva nulla di buono. Non meritavo tanta
ammirazione. Sospirai sconsolato.
- E’ soltanto questo che volevi sapere?-. Il mio piccolo
Bambi… le toccai il naso facendola starnutire e poi la bocca
sentendo un tremore profondo scuoterla. Alzai immediatamente le coperte
pensando che avesse freddo, ma non distolsi un attimo i miei occhi dai
suoi. Era bello poterle dimostrare finalmente il mio amore.
- No davvero!-. Incrociò le braccia sopra il mio torace e io
aggrottai le sopracciglia incuriosito. E ora… mi avrebbe
bombardato di domande? Ridacchiai. Quanta tenerezza riusciva
a suscitare in me quel cerbiattino! Parlammo ancora, mi
domandò del mio potere, di quello di Alice, delle
caratteristiche di ogni componente della mia famiglia. Le raccontai del
carisma di Jasper, del modo in cui riusciva a controllare i sentimenti,
a placarli o eccitarli, della compassione di Carlisle,
dell’amore di Esme e della nostra natura, del nostro istinto.
Le mie dita non la lasciarono, continuai ad accarezzarle le spalle, il
viso, a toccarle i capelli con le labbra godendo del suo profumo, e il
suo interesse non scemò nemmeno quando la paragonai ad un
cucciolo di foca. Sorrise di quel paragone, io l’orca
assassina e lei un piccolo cucciolo di oceano. Ma al
“perché esistevano i vampiri” non seppi
dare una risposta certa. Come il mondo era fatto si specie,
così anche noi potevamo esistere per quel motivo. Non si
perse nemmeno una delle mie parole, mi sentii un professore durante una
lezione interessantissima di “nullafacenza” a
letto.
- Sei pronta per addormentarti?-. Le chiesi poi, incuriosito.
Evidentemente non aveva alcuna voglia di dormire perché i
suoi occhi erano ancora vispi e curiosi – O hai altre
domande?-. Ridacchiai vedendola muoversi come una bambina eccitata di
fronte a qualcosa di sconosciuto, un’avventura, un
mondo nuovo da scoprire. Tornai ad accarezzarle una guancia, stregato
dalle sue espressioni.
- Soltanto un milione o due-. Rispose facendomi la linguaccia.
Aggrottai la fronte afferrandole una ciocca di capelli e arrotolandola
tra le dita. “Ah sì?”. La tirai contro
di me e le mordicchiai il naso facendola ridere. Sembravamo proprio due
bambini…
- Ci sono ancora domani, e dopodomani, e il giorno dopo...-. Iniziai
facendole il solletico e infastidendola con i miei movimenti. Mi
strattonò via tentando di resistere, ma le sue risate
saturarono l’aria. Era bellissimo vederla felice. Bloccammo
le nostre mani a mezz’aria e in attimo vidi il suo volto
rattristarsi e mettere il broncio.
- Mi prometti che non svanirai con l’arrivo del giorno?
Dopotutto sei una creatura leggendaria-. Mi rilassai e le premetti una
mano sul capo in modo tenero e dolce. No, non me ne sarei andato, sarei
rimasto con lei per sempre, o almeno fino a quando mi avesse voluto al
suo fianco.
- Non ti lascerò-. Sussurrai guardandola negli occhi e
facendola arrossire. Non sarei mi più riuscito ad
allontanarmi da lei, avrei solo causato dolore a me stesso.
- Ancora una, allora, per stasera-. Le sue guance si tinsero
maggiormente di rosso e io mi domandai come potesse essere possibile.
Adorai il suo viso sempre così sincero, Bella non sapeva
mentire. Quel repentino imbarazzo però mi fece incuriosire,
serrai le palpebre e mi avvicinai sospettoso.
- Quale?-. Doveva essere qualcosa di tremendamente intimo se le aveva
fatto un effetto simile.
- No, lasciamo perdere, ho cambiato idea-. Cercò di coprirsi
il viso con le mani, ma le scostai fissandola stupito. Cosa poteva
esserci di così grave da farla vergognare?
“Oh”. Forse qualcosa c’era.
- Bella, puoi chiedermi qualunque cosa-. Mormorai comunque, scosso. Non
poteva essere… Rimasi immobile, rigido sperando che la mia
sensazione fosse sbagliata. “I vampiri possono fare
sesso?”. Storsi la bocca in una smorfia ironica. Fino a poco
tempo prima avevo avuto i miei dubbi, ora ne ero sicuro. Sì,
eccome se potevano. Qualcosa si era risvegliato dentro di me, nel mio
corpo e non riuscivo più a farne a meno. Non mi rispose e la
mia agitazione cominciò a crescere, probabilmente ci avevo
visto giusto.
- Continuo a pensare che non poterti leggere nel pensiero col tempo
sarà meno frustrante. Invece è sempre peggio-.
Sbuffai facendola sghignazzare. Non potevo sopportare il silenzio
imbarazzato tra noi due. Le avrei risposto se era ciò che
voleva sapere, non mi sarei tirato indietro. Mi pizzicò il
naso con le dita calde e io sussultai colto di sorpresa.
-Sono felice che tu non sia capace di leggermi nel pensiero.
Già è grave che origli quando parlo nel sonno-.
Sussurrò baciandomi dolcemente una guancia e abbracciandomi
stretto. Avrebbe dovuto infastidirmi, invece mi sentii in Paradiso. Mi
avvicinai alle sue labbra e misi il broncio, supplicante.
- Per favore-. Bisbigliai mellifluo, in modo irresistibile, tentando di
essere convincente. La vidi vacillare per un attimo, incerta, ma
scuotere di nuovo la testa, rossa e impacciata. Ormai ero certo che si
trattasse di qualcosa di realmente imbarazzante. Volevo saperlo, avrei
dato qualsiasi cosa per saperlo. Decisi di giocare d’astuzia.
Mi avvicinai piano al suo collo e le scostai i capelli guardandola
fissa negli occhi. Lo sguardo atterrito che mi lanciò non mi
fece desistere dal poggiarle le labbra sul collo, baciare, leccare e
mordicchiare, godendo ancora del suo sapore, ingoiando il veleno,
facendola tremare. - Se non me lo dici, darò per scontato
che sia qualcosa di molto peggio di ciò che è-.
Mormorai strofinando il naso sulla sua pelle, inalando il suo profumo
come fosse droga e sentendomi vibrare di desiderio. – Per
favore-. Ripetei supplicante, troppo curioso. Non riuscivo
più a mantenere la calma.
- Bè…-. Iniziò sommessamente
accendendo la mia speranza. Non potevo guardarla in viso, ma sapevo che
stava ancora arrossendo e che non le sarebbe stato facile parlare.
- Sì?-. La incoraggiai quando si fermò,
pensierosa. A volte non poter avere accesso alla sua mente era
dannatamente deprimente, mi sentivo in trappola.
Sospirò prendendo finalmente coraggio - Hai detto che
Rosalie ed Emmett si sposeranno presto... Il loro matrimonio
è uguale a... quelli umani?-. Aggrottai la fronte perplesso.
Capirla non era affatto semplice, ma questa volta non avevo sbagliato
le mie previsioni. Era curiosa, ma non voleva ammetterlo. Mi rilassai
sotto di lei e scoppiai a ridere, sinceramente divertito da quella
situazione.
- È lì che vuoi arrivare?-. La provocai
maliziosamente. Il suo cuore perse qualche battito e le sue dita si
strinsero su di me tremanti. Il giorno del matrimonio, condividere una
vita, appartenersi per sempre… sarebbe stato bellissimo se
anche noi avessimo potuto condividere quel legame in eterno. Ma non era
quello il problema. Rabbrividì contro di me e io la coprii
meglio, teneramente. Non avrebbe dovuto vergognarsi di una domanda
simile.
- Sì, immagino che sia più o meno la stessa cosa.
Te l'ho detto, molti degli istinti umani sopravvivono, sono solo
nascosti dietro altri e più potenti desideri-. Sospirai tra
i suoi capelli. Mai avrei creduto in tutta la mia esistenza, di poter
sentire dentro di me così prepotenti istinti umani,
sensazioni ed emozioni talmente potenti da farmi dimenticare la mia
natura. Eppure ora ero steso in un letto tra le braccia di
un’umana, corroso dal desiderio di toccarla, di fare
l’amore con lei, eccitato per ogni sua carezza, desideroso di
darle piacere… assurdo.
- Ah-. Inspirò lei, ammutolendo. Ci sistemammo meglio
l’uno contro l’altra e delicatamente si
scostò da me, scivolando sul materasso e voltandomi la
schiena. La avvolsi con le braccia e la portai ancora contro di me
sentendola rabbrividire.
- A che scopo questa domanda?-. Le sussurrai nell’orecchio
percependo il suo corpo sussultare. In un attimo capii. Matrimonio e
sesso, vampiri e sesso, io e lei… sesso. Nascosi il volto
sulla sua schiena e tentai di frenare gli ansiti nervosi e spontanei.
Idiota… le avevo risposto che potevamo fare
l’amore senza problemi.
- Be', mi chiedevo, in effetti, se... io e te... un giorno...-.
Soffocò la sua voce mordendosi il labbro inferiore e io
ammutolii. “No merda”. Lo volevo con tutto me
stesso, ogni fibra del mio corpo, la bramava, desiderava, si contorceva
dalla voglia che lei mi appartenesse. Ma non conoscevo me stesso a tal
punto da sapere se sarei riuscito a controllarmi. Mi irrigidii,
immobile, rimanendo impietrito. Lei…lei…
- Non penso che... che... per noi sarebbe possibile-. Balbettai
tentando di recuperare un minimo di lucidità. Fino a qualche
mese prima non avrei nemmeno pensato di potermi avvicinare
così, ora solo l’idea di unire il mio corpo al suo
mi faceva sentire irrimediabilmente eccitato. Le portai le mani sui
fianchi accarezzandoli piano, scendendo sulla curva delle sue cosce e
sentendola irrigidirsi e trattenere il fiato. Si voltò
sfuggendo la mia presa e girandosi verso di me. Le sue mani raggiunsero
il mio il mio collo e lo circondarono stringendolo e provocando in me
un tremito di piacere.
- Perché sarebbe troppo difficile per te, sentirmi
così... vicina?-. Mormorò accostando il suo corpo
al mio. Ammisi che la sensazione di averla addosso era
tutt’altro che spiacevole, ma non osai andare oltre con la
mia immaginazione. Essere dentro di lei sarebbe stato fantastico,
diventare un tutt’uno con lei mi avrebbe fatto
definitivamente impazzire… e questo, questo era pericoloso.
Se le avessi fatto del male non me lo sarei mai perdonato.
Mai…
- Quello sarebbe senz'altro un problema. Ma ora pensavo ad altro. Il
fatto è che sei così tenera, così
fragile. Quando mi sei accanto devo badare a ogni mio gesto, per non
farti del male. Potrei ucciderti senza sforzo, Bella, anche per
sbaglio-. Sospirai afflitto, pensando a quanto fosse fragile il mio
piccolo cerbiattino. Le posai un dito sulla guancia e lentamente
tracciai dei cerchi immaginari sul suo volto, facendola ansimare piano.
Le toccai leggermente le labbra, il mento, gli occhi chiusi e le
palpebre perfette. Adoravo la linea morbida del suo viso femminile, ma
avrei odiato me stesso se una smorfia di dolore avesse
irrimediabilmente acceso di sofferenza quel volto. Volevo che fosse
viva e intensa la passione in lei, non altro. - Se avessi fretta... se
per un secondo non facessi attenzione, potrei sfondarti il cranio con
una carezza. Non ti rendi conto di quanto tu sia friabile. Non posso
mai, mai permettermi di perdere il controllo, se ci sei tu. In nessun
senso, mai-. Tremai. Se le fosse successo qualcosa a causa mia io non
me lo sarei mai potuto perdonare. Mai perdere il controllo, questa era
la mia ferrea regola, eppure le avevo confessato il mio amore, eppure
l’avevo baciata, eppure adesso giacevo sotto le sue coperte e
la accarezzavo. Perché? Cosa avrei ancora fatto per sentirla
vicina? Cercai i suoi occhi che fuggirono timorosi e le alzai il mento
verso di me tentando di leggerle l’anima. Nessuno dei due
parlò, immerso l’uno negli occhi
dell’altra. La desideravo, perché mentire. Le
dissi tutto con il mio sguardo, per quanto fosse possibile ammettere
quella passione spasmodica per un’umana.
- Sei spaventata?-. Avevo voglia di baciarla. Le sue labbra carnose
erano schiuse per me, come boccioli freschi, poco maturi, erano
lì, la mia tentazione, la mia brama. Mi chinai soffiandole
sulla bocca tentando di soddisfare un minimo quella sensazione di
bruciore che faceva fremere il mio stomaco. Ma feci tremare
entrambi… gememmo di desiderio e poi sorridemmo appena,
consci dell’irresistibile attrazione che ci avvolgeva.
- No, tutto bene-. Poggiò il capo contro la mia spalla.
Sapevo che non era del tutto sincera, ma ancora una volta capii che
l’aveva fatto per me, per non farmi preoccupare. Le affondai
le dita tra i capelli e la strinsi vicino a me tentando di
tranquillizzarla, la cullai cercando di farla addormentare.
Eppure… non riuscii a togliermi dalla testa una domanda
martellante. Anche io volevo sapere.
- Adesso, però, sono curioso io-. La mia voce si fece
incerta ed insicura. – Hai mai…-. Mi
portò una mano sulla bocca prima che io potessi finire e
scosse la testa guardandomi intensamente.
- No…-. Mormorò aderendo completamente contro di
me – Certo che no-. Sussurrò arrossendo -Te l'ho
già detto, nessuno mi ha mai fatto sentire così,
nemmeno lontanamente-. Si creò tra noi un silenzio
imbarazzante. E così non era mai stata attratta da nessun
altro ragazzo, questo mi rendeva maledettamente orgoglioso e
soddisfatto. Le mie dita corsero sul suo corpo possessive e un piccolo
gemito soffocato le sfuggì dalle labbra. Quando i nostri
occhi si incontrarono sentii profondamente la mia appartenenza a quel
piccolo essere che mi aveva ormai ai suoi piedi, ero realmente suo
schiavo, servo per il suo amore.
- Lo so. Però conosco i pensieri delle altre persone. E so
che sentimento e sensualità non vanno sempre di pari passo-.
Sottolineai poi curioso della sua risposta. Mi sorrise appena e
annuì, sapeva bene cosa io intendessi, ma quando le sue
labbra sfiorarono le mie timide e mi chiesero di più,
dimenticai persino il mio nome. Tentai di riprendermi e di
allontanarmi, ma la mia mente non ne volle sapere e tra il suo profumo,
le lenzuola mi trovai prigioniero della sua bocca.
- Per me sì. Perlomeno adesso che li sento nascere-. Rispose
intensamente lasciando che fossi io a premere le mie labbra sulle sue.
E fu di nuovo fuoco. Nelle mie vene il veleno corse veloce, solamente
per un bacio leggero, e i nostri corpi si mossero involontariamente
cercandosi nell’ombra. Le sue braccia mi avvolsero e il suo
seno si schiacciò contro il mio torace lasciandomi
delirante. Portai le mie mani sul suo fondoschiena stringendolo a me,
poco consapevole delle mie azioni.
- Bene. Se non altro, una cosa in comune l'abbiamo-. Mormorai sincero
non riuscendo a staccarmi da lei. Ridacchiò di quelle mie
carezze insistenti. Sperai che non la infastidissero e cercai di essere
il più gentile e delicato possibile. Mugolò
languida e si stiracchiò addosso a me, lasciando che
sentissi tutto il suo calore contro il gelo della mia pelle. Sospirai
estasiato.
- I tuoi istinti umani...-. Mormorò stuzzicando con i
polpastrelli i bottoni all’inizio della mia camicia e
passando le sue dita sulla pelle del mio torace. Abbondai il capo sul
cuscino chiudendo gli occhi, mi stava facendo impazzire.
- Bè…-. Continuò infilando una mano
sotto la stoffa e accarezzandomi la muscolatura del petto. Spiazzato,
mi irrigidii. Il piacere che provai fu insopportabile. Mi
sembrò di bruciare vivo su un rogo pieno di spine. - Mi
trovi minimamente attraente anche in quel senso?-. La sua voce si
spense in un sussurro e i suoi occhi si serrarono improvvisamente
consapevoli della domanda imbarazzante che mi era stata posta. Ghignai
malizioso. Quella ragazza aveva deciso di uccidermi lentamente
togliendomi ogni forza per reagire. Scossi la testa immerso nel suo
odore femminile di fresia e lavanda, mi sentivo travolto
dall’amore, da una passione che non avevo mai sperimentato
nella mia vita, mi toccava e mi faceva salire i brividi lungo tutta la
schiena. Emozioni, sentimenti, desideri che credevo di non poter
provare. Se la trovavo attraente? Per me lei era seriamente
irresistibile.
- Non sarò un essere umano, ma un uomo sì-.
Bisbigliai vicino al suo orecchio e risalendo con una mano verso la sua
spalla. Mi fissò spalancando la bocca stupita. Ancora una
volta mi avvicinai alle sue labbra e me ne nutrii, questa volta
mordendole e succhiandole leggermente come non mi ero concesso di fare
prima. – Sì-. Ripetei appena facendola sussultare
tremante. Improvvisamente uno sbadiglio interruppe la nostra
discussione e io ridacchiai sotto i baffi. Doveva essere molto stanca.
Guardai la sveglia, le tre e mezza di mattina. Tardi…
- Ho risposto alle tue domande, ora è meglio che tu dorma-.
Sussurrai appoggiando la fronte contro la sua e perdendomi in altre
carezze. La sentii sospirare e annuire.
- Non so se ci riuscirò-. Ammise sospirando. Io non ci sarei
riuscito di certo. Sorrisi appena arruffandole i capelli ormai asciutti
e facendola ridacchiare rilassata. Una certa calma si
impossessò di me. Aveva bisogno di dormire, per quanto
volessi la sua compagnia, mi resi conto che sarebbe stato meglio che
l’avessi lasciata riposare.
- Vuoi che me ne vada?-. Bisbigliai dolorante sperando in una sua
risposta negativa. Si strinse forte a me, come a non volermi lasciar
andare e dimentica di tutto mi abbracciò forte respirando
convulsamente.
- No!-. Urlò troppo ad alta voce. La fissai interdetto e la
strinsi a me con la stessa foga. Nemmeno io volevo separarmi da lei,
sarebbe stata una sofferenza inutile. Avrei voluto passare ogni attimo,
ogni momento, ogni istante a respirare la sua stessa aria. Risi appena,
teneramente, accostandola a me e iniziando a cullarla. Non me ne sarei
andato, ma volevo che lei si addormentasse.
Cominciai a cantarle la ninna nanna che avevo composto per lei,
accarezzandola dolcemente, rilassando i suoi muscoli, sfiorandole le
guance con le note. Finalmente percepii il suo corpo rilassarsi, il suo
respiro farsi regolare e tutto il suo mondo scomparire nelle braccia di
Morfeo. “Ti amo”. Pensai continuando a cullarla e
baciandole dolcemente la fronte. Non mi sarei più
allontanato da lei, né la notte né il giorno. Per
sempre.
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Capitolo 47 *** Esigenza ***
Eccomiiii
a continuare Mid Sun... pronti?? Effettivamente sì, lo
ammetto, avevo intenzione di finire la serie. Insomma tutti e 4. Di
richieste ne ho avute moltissime e se vi fa piacere potrei farlo. Non
so ditemi, in realtà ci sono già titoli che ho in
testa. Siamo arrivati al capitolo 17 e sono in tutto 25 mi sembra...
cavoli quanto ho scritto. Mamma mia O_O Incredibile. Eheheh... spero vi
possa piacere anche questo capitolo. Sapete... di mid ho dovuto
riscrivere interamente 11 pagine che sono andate perdute con la
formattazione forzata del mio pc, è stata un'agonia. Spero
che il risultato sia comunque buono. Grazie che mi seguite
così tanti in quest'avventura, veramente grazie. Anche per i
vostri commenti, per tutto!!!
Esigenza.
Il suo respiro regolare e
profondo mi fece capire che aveva finalmente ceduto alla stanchezza e
alle emozioni della giornata. Percepivo tutto in modo strano. Tutte
quelle sensazioni, tutti quei desideri, quell’amore
così intenso, vero, doloroso… per la prima volta
mi sentivo bruciare l’anima e non sapevo bene come
comportarmi. La strinsi contro di me con più attenzione
possibile e la sentii sospirare beata. Questo mi piaceva: sapere che
lei mi voleva vicino durante la notte, desiderava che
l’abbracciassi, l’accarezzassi, era qualcosa di
intimo solo tra noi due, mio e suo, il nostro mondo, il nostro amore.
Tutto il resto non contava nulla, tutto il resto era al di fuori.
- Edward…-.
Mormorò sonnacchiosa e languida abbracciandomi stretto.
Sembrava così semplice starle vicino ora. Ero assuefatto, il
suo profumo mi era entrato dentro, faceva parte di me, aveva saturato
il mio essere vampiro ricacciando la bestia nell’ombra, ma
non sapevo quanto sarebbe durato. Nel momento in cui ci saremmo divisi
la mia agonia sarebbe ricominciata, pensare di starle lontano era
insostenibile, ma credere che avrei potuto farle del male era qualcosa
che non potevo assolutamente accettare.
- Edward…-.
Continuò poggiando la testa sul mio torace e portando la
mano all’altezza della mia spalla. Le passai lentamente una
mano sul viso scendendo ad accarezzarle le labbra e mi
meravigliai di come accanto a lei non mi disturbasse rimanere immobile.
Per guardarla avrei rinunciato a muovermi in eterno. Le affondai le
dita tra i capelli scostandoglieli dalla fronte e non riuscii a
staccare gli occhi da quella bocca tremante e rigida.
- Ti amo…-.
Sospirò felice e mosse la testa affondandola
nell’incavo della mia spalla. Un brivido mi corse lungo la
schiena fermandosi all’altezza dello stomaco. Anche io la
amavo, la veneravo, non riuscivo a non pensare a lei, era la mia
continua ossessione, la mia prima preoccupazione. Le passai piano una
mano intorno alla vita sperando di non svegliarla e la accostai a me
ancora di più. Non avrei mai creduto possibile che potesse
succedere, ma i nostri corpi ora potevano sfiorarsi, potevano toccarsi
e le emozioni che si impossessavano di me erano talmente intense e
talmente vive che il mio respiro inevitabilmente accelerava, come se
avessi avuto il bisogno di prendere aria. Le sue gambe ora
accarezzavano una mia coscia e il suo ginocchio strusciava sul mio
chiedendomi spazio. Feci per spostarmi quando si mosse e mi
imprigionò spostando un polpaccio quasi
all’altezza del mio bacino. Vedevo quel movimento abbastanza
pericoloso, ma tentai di non pensarci.
- Edward…-.
Ripeté ancora scuotendo piano il capo. Sentire il mio nome
su quelle labbra era una tortura. Deglutii veleno accostandomi alla sua
bocca e desiderando ardentemente sentire ancora il suo sapore. In fondo
cosa ci sarebbe stato di così sbagliato, lei sapeva che le
stavo vicino, mi stringeva spasmodicamente, non voleva che me ne
andassi, cosa avrei fatto di male nel posare le mie labbra sulle sue?
Mi avvicinai ancora, attento e incapace di resistere.
- Ti
desidero…-. Quelle due parole pronunciate con un desiderio
necessario e sofferente mi fecero bloccare di scatto. Un dolore acuto
trasformò la mia calma apparente in brama di possesso e la
passione mi accecò lasciandomi senza fiato. Dovevo rimanere
immobile, ne andava della mia e della sua incolumità, dovevo
imporlo al mio corpo. Eppure l’eccitazione correva dentro di
me non lasciandomi scampo.
- Bella, amore-.
Bisbigliai toccandole ancore il viso ed alzandolo per sentire meglio il
suo profumo. Inspirai profondamente tentando di controllare le mie
reazioni involontarie, ma ormai dovevo sapere che non sarei mai
riuscito a contenermi. La guardai stiracchiarsi e addossarsi ancora
più contro di me lasciando veramente poco spazio alla mia
immaginazione. I suoi seni giusti e morbidi si schiacciarono contro il
mio torace e mi accorsi ancora una volta di non voler affatto
spostarmi, ma di desiderare un contatto ancora più profondo
con lei.
- Ti amo
così tanto, sai?-. Sussurrò ancora afferrandomi
la maglietta e alzandomela fin sopra lo stomaco. Se mi avesse toccato
il torace non avrei più risposto di me, era un desiderio
troppo forte per poter resistere, volevo qualcosa di cui non avevo
conoscenza, sapevo cosa la passione era in grado di fare a livello
fisico, ma sentirla su di me era veramente tutt’altra cosa.
Sospirai stremato da
quel contatto involontario e tentai di rilassarmi. Impossibile. Il suo
ginocchio si muoveva contro la mia erezione facendomi mordere le labbra
a sangue. Dovevo controllarmi, dovevo riuscirci, mi rifiutavo di
diventare un animale fino in fondo, ma lei era così
innocente, pura, addormentata, mi faceva cadere in tentazione solamente
con un respiro. Decisi di allontanarmi prima che potessi fare qualcosa
di cui mi sarei pentito e scivolai fuori dal letto, lasciandole tutto
lo spazio necessario per dormire. Indugiai un attimo sentendo forte la
mancanza del suo calore, del suo tocco, ma mi riscossi pensando di
doverlo fare per il suo bene. E per la mia lucidità
mentale…
Mi diressi verso la
finestra e sentii dei rumori per la casa. Charlie doveva essersi
alzato, erano già passate due ore da quando Bella si era
addormentata. Il tempo era volato. Lo sentii prepararsi al volo un
caffè e pensare immediatamente di riattaccare la batteria
del pick-up a Bella. Ero talmente assorbito da lei la sera prima, da
non essermi per nulla accorto della mossa strategica del capo Swan.
Ovviamente staccare la batteria non avrebbe fermato Bella se avesse
voluto veramente scappare, ma questo lui non poteva saperlo.
Furbo…Lo vidi uscire in giardino e avvicinarsi attento al
furgone. In pochi minuti ricollegò il tutto e se ne
andò fischiettando verso la macchina di servizio. Scossi il
capo pensando all’inutilità di quel gesto e andai
a sedermi sulla poltrona vicino a letto tornando a guardare Bella
dormire. “E
che cos'altro può mai esser l'amore se non una follia molto
segreta, un'amarezza soffocante e una salutare dolcezza?”.
Ripensai a Romeo e al suo eterno amore. Ora comprendevo quale passione
dovesse aver provato, quale desiderio spasmodico l’avesse
portato all’idiozia e alla pazzia. Shakespeare certo sapeva
come incantare con le sue parole. L’amore, come una catena,
l’amore come amarezza di dolore e desiderio e dolcezza
d’assaporare un frutto proibito. Bella si rigirò
mugolando e cercandomi. Che tenera… sentiva la mancanza del
mio corpo vicino al suo. E io? Io stavo gloriosamente resistendo alla
voglia di stendermi ancora vicino a lei e attirarla contro di me, che
idiota. Sospirai tentando di scacciare quel desiderio e tornai a
fissare le sue guance arrossate respirare pesantemente. Doveva essere
molto stanca dopo la giornata appena trascorsa insieme, mi domandai se
si sarebbe svegliata tardi oppure no, comunque sarei rimasto
lì ad aspettarla. Ridacchiai di fronte alla sua bocca
spalancata che prendeva ossigeno affannosamente, arricciata come quella
di una bambina annoiata. Non avrei mai smesso di guardarla e avrei
tanto voluto avere tra le mani una macchina fotografica.
- Edward…-.
Mormorò ancora. Sembrava travolta dalle sensazioni che quel
sogno le stava procurando e non volevo immaginare di cosa si trattasse.
Preferii questa volta soffocare la mia curiosità e
continuare a tenere la distanza di sicurezza.
- Edward, ti amo-. Si
mosse, nervosamente questa volta e bisbigliò quelle parole
con un bisogno e una forza tali che qualcosa di totalmente piacevole
esplose dentro di me. Un desiderio smisurato di dimostrarle quanto la
amassi, quanto desiderassi stare con lei. Mi sentii profondamente
stupido e per la prima volta limitato. Non potevo fare nulla se non
guardarla dormire, ammirarla in tutta la sua bellezza ingenua. Sospirai
chinando il capo per osservare i miei vestiti. Forse sarebbe stato il
caso di tornare a casa qualche minuto e cambiarmi. Non volevo causare
ulteriori problemi… se qualche vicino disgraziatamente mi
avesse visto entrare, si sarebbe fatto non poche domande nel vedermi
uscire con addosso gli stessi abiti. Mi diressi a malincuore, senza far
rumore, verso la finestra lanciandole ancora un’occhiata e
quando vidi le sue ginocchia nude liberarsi dalle coperte e muoversi
sensuali decisi che non potevo fare una scelta migliore di quella,
avrei attentato di meno alla mia incolumità fisica e
mentale. Dovevo andarmene altrimenti sarei impazzito di desiderio.
Corsi verso casa e in un quarto d’ora fui nella mia camera
seduto sul letto, rigido e immobile, come uno stupido tentavo invano di
rilassare il mio corpo. Non era la corsa che mi aveva affaticato, ma lo
sforzo di vincere la forte astinenza che mi aveva causato la mancanza
improvvisa del suo odore. Ormai ne ero dipendente. Finalmente mi alzai
e con gesti automatici mi tolsi la camicia e i jeans. Storsi la bocca
in una smorfia consapevole… forse sarebbe stato il caso di
farmi anche una doccia veloce. Quando sfiorai il mio corpo nudo immerso
nei vapori dell’acqua mi resi conto di quanto scottassi, di
quanto realmente la desiderassi e non potei fare a meno di credere che
prima o poi avrei ceduto all’istinto di darmi piacere da
solo. Il desiderio per Bella stava diventando sempre più
forte e presente dentro di me, ma il pensiero di farle del male mi
terrorizzava e non riuscivo a credere di potermi permettere oltre
semplici carezze. Uscii dalla doccia cambiandomi in fredda e indossando
un paio di jeans chiari strappati sul ginocchio e un semplice maglione
blu con la scritta “Let me love you tonight”, sopra
una camicia bianca semplice. Aggrottai le sopracciglia…
doveva essere stato un regalo a sorpresa di Alice quel maglione
ridicolo. Le solite idee dementi e simpatiche del mio mostriciattolo.
Un paio di all star azzurre fecero al caso mio. Mi guardai per un
attimo allo specchio cercando di sistemare la massa ribelle di capelli
sulla mia testa, ma per quanto provassi a pettinarli avevano vita
propria, perciò sbuffai e li riavviai con le mani mettendoci
un po’ di sapone. Odiavo il gel tra i capelli, il sapone li
induriva, ma li lasciava morbidi al tatto. Bè... Cosa
mancava? Fissai la mia immagine e mi trovai più ragazzino di
quanto non lo fossi mai stato prima d’ora.
Sorrisi… l’amore faceva veramente miracoli. Uscii
di tutta fretta e quando rientrai in camera di Bella erano le prime
luci dell’alba. Non sapevo esattamente quando si sarebbe
svegliata, ma rimasi ad aspettare seduto sulla sua sedia a dondolo
fissando negli occhi il peluche che portava il mio nome. Ero senza
dubbio più carino io di quel coso a forma di pecora. Fu un
suo movimento ad attirare la mia attenzione, si girò su un
fianco, sbadigliando e maledicendo le prime luci del mattino.
Ridacchiai quando si voltò di spalle e tornò a
coprirsi il viso con il braccio… sembrava proprio un
cerbiattino addormentato. Mi stupii di come il suo profumo non mi
avesse colpito subito aggravando la mia fame di lei, dovevo ancora
esserne assuefatto.
- Ah!-.
Urlò, improvvisamente consapevole, mettendosi in piedi con
troppa energia. La vidi barcollare per qualche secondo, gli occhi persi
e addormentati e non trattenni una risata spontanea. I suoi capelli
sembravano paglia attorcigliata. Che spettacolo. Era buffissima quella
mattina.
- Il tuoi capelli
sembrano una balla di fieno... ma mi piacciono-. La canzonai osservando
ancora quella massa castana e informe tutta spettinata. Il viso da
pulcino bagnato faceva il resto incorniciando la sua tenera immagine
perfetta. Era bellissima, rimasi per un attimo senza fiato quando il
suo profumo di donna arrivò chiaro alle mie narici. Di
quello no, non ero mai sazio, questo era il problema.
- Edward!-. La guardai
correre verso la sedia a dondolo su cui ero seduto, titubante, e
allungai le mani attratto come una calamita. Sentivo il bisogno di
averla contro di me ancora prima di esserne consapevole. Lo trovai
incredibile. – Sei rimasto qui!-. Gridò felice
gettandosi in braccio a me e aderendo completamente al mio corpo. Quale
uomo non avrebbe voluto vivere ogni mattina in quel modo? Io ogni
giorno della mia eternità. L’attrazione travolse
entrambi in un attimo e le mie mani la strinsero possessivamente per la
vita contro il mio petto. Percepii le sue ginocchia divaricate sopra le
mie e trattenni il respiro quando le sue braccia circondarono il mio
collo stringendo spasmodicamente il mio viso contro il suo seno. Il
profumo della sua pelle mi stava facendo perdere la ragione. Preso
dalla frenesia le accarezzai piano le cosce e la sentii scivolare con
il capo sulla mia spalla e rannicchiarsi contro il mio torace come una
bambina. Finalmente i nostri occhi si incontrarono. Era preoccupata di
aver fatto qualcosa di sbagliato… sorrisi. Mi aveva appena
reso l’uomo più felice del mondo.
- Certo-. Dissi allora
stupito. Possibile che non si rendesse conto di come la sua esistenza
avesse dato un senso alla mia vita? Le toccai la schiena, portando le
dita sotto la maglietta vecchia e consunta e godendo del suo calore
bollente. Rabbrividì inarcandosi contro di me. Ancora
qualche movimento e avremmo preso fuoco, dovevo controllarmi.
Strusciò il suo naso sul mio collo gemendo frustrata e
provocando in me un’immediata erezione vergognosa.
Boccheggiai in cerca d’aria soffocato dal mio stesso veleno,
ma nonostante questo le mie dita non ne vollero sapere di allontanarsi
da lei e giocherellarono con il pizzo del suo reggiseno quasi come a
voler chiedere il permesso di andare avanti con le loro intime coccole.
- Ero convinta di
averti sognato-. Bisbigliò aderendo ancora più a
me e baciandomi piano dietro l’orecchio. Dio, qualunque cosa
avessi fatto nel corso della mia esistenza, meritare
quell’emozione era troppo. Ora avevo la gola secca e
l’eccitazione dolorante. Eppure Bella sembrava totalmente a
suo agio su di me. Le alzai senza pensare l’elastico del
reggiseno e scivolai con la mano contro la sua pelle, avevo bisogno di
toccarla, di sentirla viva.
- Non sei tanto
creativa…-. Sussurrai sfiorandole un capezzolo con il
pollice. Pazzo… stavo cercando una morte lenta ed
inesorabile, una tortura per i sensi e per l’anima. Quando la
vidi arrossire e diventare del colore di un pomodoro capii di non aver
fatto una mossa intelligente.
- Charlie!-.
Gridò allora allontanandosi da me, di scatto e prendendo
fiato in modo anormale. Il cuore le batteva all’impazzata,
troppo veloce e le gote porpora che evitavano accuratamente il mio
sguardo mi fecero maledire arrabbiato. Ero pur sempre un uomo delle
volte, e quindi… immancabilmente idiota e privo di tatto.
- È uscito
un'ora fa... dopo aver ricollegato la batteria del pick-up, se proprio
vuoi saperlo. Devo ammettere che un po' mi ha deluso. Basterebbe
così poco per bloccarti, se fossi decisa a fuggire?-.
Cambiai argomento per alleggerire la tensione, ma i suoi occhi
continuarono ad essere combattuti. Ci fissammo per secondi
interminabili. La volevo, la volevo ancora seduta su di me, desideravo
di nuovo poterla accarezzare e lessi lo stesso desiderio in quelle
profonde iridi nocciola. Ma qualcosa sembrava spaventarla,
terrorizzarla. Forse io?
- Di solito la mattina
non sei così confusa-. Mormorai stupito. Si
mordicchiò il labbro inferiore con forza, in imbarazzo,
mentre io tentavo di capire cosa poteva esserle preso. Si
avvicinò a me, cauta questa volta, e aprì la
bocca indecisa, forse per dirmi qualcosa. Ma arrossì
maggiormente e corse di filato in bagno voltandomi la schiena.
Passò solo qualche minuto in cui non riuscii a capire cosa
fosse successo e la rividi subito correre in camera ancora piuttosto
imbarazzata. Mi alzai di getto e mi diressi verso di lei senza pensare.
I battiti del suo cuore accelerarono di nuovo e io mi permisi di
abbracciarla stringendola forte a me. Non l’avrei lasciata
mai, mai…
- Bentornata-.
Sussurrai sospirando e cullandola contro di me. Si era sistemata i
capelli. Immediatamente li accarezzai passandovi le dita in mezzo e
pettinandoli. Erano così morbidi e vivi, profumati, mi persi
nel loro odore così intenso. Mi circondò
istintivamente la vita con le braccia e si lasciò cullare
serena. Lentamente i battiti del suo cuore tornarono regolari e
finalmente spezzò il silenzio.
- Te ne sei andato?-.
Bisbigliò impaurita da quell’improvvisa certezza.
Un brivido mi percorse. La allontanai quel tanto che mi permettesse di
guardarla in viso e trattenni il respiro. Aveva le lacrime agli occhi.
Non l’avrei mai lasciata sola, gliel’avevo
promesso. Come poteva credere che l’avrei abbandonata?
- Non potevo certo
uscire di qui con gli stessi abiti che avevo quando sono entrato...
Cosa avrebbero pensato i vicini?-. Le risposi accarezzandole piano una
guancia. Abbandonò il viso contro il mio tocco freddo e un
tremore ci percorse. Quel bisogno, quella necessità
così forte di stare sempre vicini, quasi fosse aria, ci
avrebbe portato all’autodistruzione. Accarezzai con
l’indice il suo zigomo e quando chiuse gli occhi rilassata il
mio primo impulso fu quello di chinarmi e baciarla. Mi sarebbe
piaciuto… morderla… “Cazzo”.
Pensai ritraendo la mano. Non dovevo pensarci.
- Stavi dormendo sodo;
non mi sono perso niente-. Ghignai strafottente, tentando di buttarla
sullo scherzo. Non mi rimaneva altro. Storse la bocca in
un’espressione sarcastica e scoppiai a ridere contento.
– I discorsi li avevi già fatti-. Feci spallucce
soffocando l’ennesima risata, ma lei strinse le palpebre e mi
guardò sospettosa.
- Cos’hai
sentito?-. Si portò le braccia al petto incrociandole e
battendo il piede a terra, in attesa. Le girai intorno famelico e
improvvisamente la tensione del desiderio ci soffocò di
nuovo. Le circondai la schiena con le braccia e la portai contro di me
dondolandola, non c’era dolcezza nel mio gesto, ma desiderio
spezzato dalla velocità dei miei e dei suoi respiri.
- Hai
detto…-. Le sussurrai mordendole piano la punta
dell’orecchio e scendendo a lambirle il lobo - che mi amavi-.
Terminai conscio solo a metà di quello che stavo facendo.
Era pericoloso, troppo pericoloso. Si abbandonò contro di
me, strusciando piano la sua schiena contro il mio torace di marmo.
Impossibile ora non sentire il desiderio che stavo provando, possibile
che non la intimorisse? La mie erezione era bloccata tra i nostri due
corpi e la sua morbida pelle sembrava giocarci incurante di quanto
fosse azzardato provocarmi in quel modo. Ma mi piaceva e forse questo
lei poteva percepirlo.
- Lo sapevi-.
Mormorò reclinando il capo di lato permettendo alla mia
bocca di posarsi sul suo collo.- lo sapevi già-. La sua voce
era un mugolio strozzato e roco di passione. Le mie mani le percorsero
il corpo voracemente, prima le spalle, poi le braccia, i seni, lo
stomaco, la vita, le cosce sode e magre, mi facevano male. Stare da
solo con lei mi avrebbe portato al limite. Baciai la sua pelle
profumata e la strinsi ancora di più, non sapevo come farle
capire quanto la desiderassi, l’unico modo animale e
istintivo che mi veniva in mente era quello di farle percepire chiara
la mia eccitazione. Ma non era mia intenzione darle una delusione, ero
terrorizzato dal mio stesso desiderio.
- Però
è stato bello sentirlo-. Bisbigliai dopo qualche minuto.
Annuì ormai persa nelle sensazioni che le mie labbra le
stavano dando. Giocavo con la carne della sua scapola, mordicchiandola
e lasciando scie di brividi freddi con la mia lingua. Stavo per perdere
completamente me stesso e la mia ragione. E non trovavo alcuna via di
fuga. Travolto dal mio stesso istinto… cercai con le dita lo
stomaco nudo sotto la sua maglietta e trovai il suo petto ansante
gridare carezze. Avrei dovuto fermarmi, sapevo di doverlo fare,
c’era in gioco ben altro che un semplice tocco, ma non
riuscii a trovare un solo proposito che mi fece desistere
dall’alzarle il reggiseno e prendere a coppa tra le mani i
suoi seni. Azzardato, unico, completamente fuori dal mondo,
maledettamente piacevole. “Wow”. Pensò
la mia mente annebbiata dal totale desiderio per lei.
- Ti amo-.
Sussurrò con un mugolio di resa, senza voce quasi,
nascondendo il suo volto nell’incavo della mia spalla. La
forza di quelle parole mi colpì in pieno petto
all’altezza del cuore, entrandomi dentro e stregandomi,
avvolgendomi, rendendomi completamente inerme. Non mi ero mai sentito
più forte e più debole, mai. Respirai piano
risalendo lungo la sua mascella, percepivo i battiti impazziti del suo
cuore e mi beai del sangue pulsante che le stava facendo perdere la
testa. Non c’era altro, altro che lei, Bella, non volevo
altro.
- Tu… tu
sei la mia vita-. mormorai voltandola improvvisamente verso di me e
lasciandola a malincuore. Ma volevo guardarla negli occhi, lucidi e
vitrei a causa del desiderio che avevo scatenato dentro di lei. Non era
mai stata più bella, abbandonata a me, completamente mia, in
mio potere. Mi portò le braccia intorno al collo
aggrappandosi alla mia schiena e io la sollevai appena facendo in modo
che la sua fronte bollente si appoggiasse contro la mia gelida. La
stringevo per la vita, attento a non farle male.
- Adesso…-.
Conclusi tentando di non pensare al desiderio spasmodico di poggiare le
mie labbra sulle sue e baciarla. Non sapevo come avrebbe potuto reagire
il mio corpo, fin’ora sembrava resistere alla potenza di
quelle reazioni fisiche, ma non sapevo fino a che punto potevo
spingermi per non perdere il limite della mia lucidità.
– La mia vita-. Ripetei piano baciandole il naso con affetto
e allontanandomi prima di poter definitivamente perdere il senso della
misura. Con lei il mio autocontrollo vacillava pericolosamente.
- E’ ora di
fare colazione-. Me ne uscii scosso tentando di cambiare la direzione
del discorso. Volevo per un attimo allontanare i miei pensieri dai miei
impulsi di uomo. Non potevo continuare a soffrire in quel modo, alla
fine avrei ceduto e non me lo potevo permettere, né per me,
né per lei. Tornai a guardarla e in pochi secondi rimasi
scioccato. Mi fissava terrorizzata, le mani intorno al collo, il
respiro corto. Che diavolo avevo detto di sbagliato?
“Colazione”. Oddio… tentai di pensare ad
un modo veloce per scusarmi, ma la sua espressione mi aveva bloccato
totalmente e non riuscii a reagire. “Merda”.
Scoppiò a ridere subito dopo facendomi rimanere di sasso.
- Scherzetto!-. Si
piegò sulle ginocchia guardandomi divertita. – E
poi dici che non sono capace di recitare!-. Ecco, ora sì che
avrei voluto strozzarla. Mi avvicinai minaccioso e scossi la testa
esasperato. Quella bimba mi avrebbe fatto perdere completamente la
testa. Che peste!
- Non è
stato divertente-. La smorfia sul mio viso doveva essere in qualche
modo comica perché Bella non smise un attimo di ridere.
Sorrisi lentamente, abbozzando un ghigno divertito. Ero felice,
stramaledettamente totalmente felice che lei scherzasse con me senza
paura, in quel modo. Mi faceva sentire normale, accettato, amato.
- Invece
sì, tanto, e lo sai anche tu-. Rispose tirandomi un pugno
sullo stomaco. Mi chinai e la presi per la pancia alzandola da terra e
facendole fare una buffa capriola. Rideva come una bambina e io non
potei fare a meno di ridere con lei.
- Posso riformulare la
frase?-. Le chiesi allora inginocchiandomi e aspettando che lei si
arrampicasse sulla mia schiena. Stavo giocando con una donna, non avrei
mai creduto di poterlo fare, proprio io che ero sempre rimasto immune
al fascino femminile. – E’ ora di fare colazione,
per gli umani-. Sottolineai quando percepii il suo petto sulle mie
spalle. Chiusi gli occhi tentando di controllare di nuovo
l’attrazione e il desiderio, ma fu inutile. Rimasi qualche
secondo fermo aspettando la sua risposta.
- Ah
d’accordo-. Sussurrò soffiando sul mio collo,
portandomi gentilmente con due dita una ciocca ribelle dietro
l’orecchio. Percepii il suo corpo modellarsi al mio e il suo
seno muoversi ritmicamente contro di me. Ancora… non riuscii
a muovermi e aspettai che qui brividi avessero termine. Ma niente. Mi
alzai allora portandola con me e sentendola trattenere il respiro. Le
feci fare cavalluccio per qualche secondo tra le sue proteste e mi
divertii come un ragazzino.
- Smettila di
sballottarmi!-. Gridò per le scale. Le afferrai le cosce
strette intorno alla mia schiena e mi accorsi di quanto anche quel
gioco fosse maledettamente erotico. Ci dava
l’opportunità di toccarci, sfiorarci,
accarezzarci, senza ammettere il bisogno spasmodico di fare
l’amore che avevamo.
- E’
divertente…-. Le risposi saltando giù per le
scale a due a due. Mi chiuse improvvisamente gli occhi con le mani e io
scoppiai in una risata fragorosa. Che cosa pensava di fare togliendomi
la vista? Feci per scivolare e mi ripresi all’ultimo momento
facendole lanciare un urlo spaventato.
- Cosa pensi di fare
così eh?-. La lasciai proprio sulla sedia della cucina
liberandomi della sua stretta e mi misi al centro della stanza
aspettando che facesse qualcosa. Per me quella stanza era un arcano
inutile, un labirinto. Mi portai una mano alla testa e con
l’altra mi strofinai il mento. Bella scoppiò a
ridere divertita e mi guardò dolcemente.
- Cosa
c’è per colazione?-. La fissai interrogativo e
insieme ridacchiammo. Non mi ero mai sentito così intimo con
nessuna persona, ero semplicemente me stesso, non c’era
nessuna maschera a dividermi da lei. Era una sensazione stranissima,
non dovevo costruire nessuna difesa.
- Emh, non saprei.
Cosa ti piacerebbe mangiare?-. Le domandai girando su me stesso e
fissando tutti quei cassetti e quelle scatole per me assolutamente
incomprensibili. Forse Esme ci avrebbe capito qualcosa, ma io
certamente no. Corrugai le sopracciglia fissandola interrogativo e lei
scosse la testa sconvolta. Si alzò con il sorriso sulle
labbra e si avvicinò a me con fare da professoressa esperta.
- Benissimo, posso
cavarmela da sola senza problemi. Osservami mentre caccio-. La guardai
avvicinarsi ad uno scaffale, prendere una tazza e aprire uno sportello.
Afferrò una scatola di cereali e mi lanciò
un’occhiata soddisfatta. Era interessante vederla muoversi
nel suo mondo, rimasi in silenzio e aspettai.
Posò tutto
sul tavolo e poi si diresse verso il frigo, aprendolo e prendendo del
latte. Non le staccai un attimo gli occhi di dosso. Si versò
il latte e andò a prendersi un cucchiaio. Prima di mettersi
seduta mi fissò indecisa.
- Vuoi che procacci
qualcosa anche per te?-. Mi chiese tentando di non sembrare scortese.
Alzai gli occhi al cielo e sbuffai.
- Mangia e basta,
Bella-. Ancora in piedi la guardai mangiare lentamente. I suoi occhi
non si allontanarono dai miei e cucchiaio dopo cucchiaio mi accorsi di
fissarle sempre più insistentemente le labbra. La tensione
salì di nuovo e il suo cuore perse qualche battito. Alla
fine si schiarì la voce e tentò di parlare
serenamente.
- Cosa abbiamo in
programma oggi?-. Mormorò prendendo un’altra
cucchiaiata di latte e cereali. Ci pensai qualche secondo, sapendo
già quale sarebbe stata la mia risposta. In fondo ormai
potevamo dire di stare insieme e quindi in qualche modo legati.
- Che ne dici di
venire a conoscere la mia famiglia?-. Le proposi di getto osservando la
sua reazione meravigliata. Deglutì sorpresa e
sgranò gli occhi incredula osservandomi come se fossi
improvvisamente impazzito. In effetti forse questo avrebbe potuto
metterla in difficoltà, stare in mezzo ad una famiglia di
vampiri avrebbe potuto metterle ansia, paura, terrorizzarla in qualche
modo.
- Hai paura, adesso?-.
Le domandai forse sperando in una sua reazione normale. Si
portò il cucchiaio alla bocca e annuì pensierosa.
- In effetti,
sì-. Mormorò come sovrappensiero. Non allontanai
un attimo i miei occhi dai suoi leggendole dentro un certo imbarazzo e
un certo timore. Sospirai inquieto, ma poi le sorrisi birichino
tentando di calmarla.
- Non preoccuparti, ti
proteggerò io-. Feci orgoglioso sentendomi immediatamente un
idiota. Se solo avessero osato toccarla avrei staccato a tutti la testa
con molta dolcezza, torturandoli lentamente fino allo sfinimento. Non
doveva proprio preoccuparsi di nulla il mio piccolo Bambi. Sarei stato
di una delicatezza tremenda, volevo comunque molto bene alla mia
famiglia. Una morte lenta, in agonia tra le fiamme, sarebbe stata
perfetta. Non riuscivo a credere ai miei stessi pensieri, stavo
progettando forse di uccidere i miei famigliari? Ghignai divertito.
- Non ho paura di
loro. Temo che non... gli piacerò. Non credi che saranno
sorpresi di vederti arrivare assieme a una... come me... a casa loro,
per conoscerli? Sanno quel che so di loro?-. sgranai gli occhi stupito.
Non aveva affatto paura di loro in quanto vampiri, ma del giudizio che
avrebbero avuto su di lei.. se sarebbe piaciuta come ragazza o meno!
Non riuscivo a crederci. Ero incredulo. La buttai sullo scherzo e la
canzonai sui possibili risvolti di una scommessa fatta con tutti. Sarei
riuscito a portarla a casa nostra sana e salva? Entrambi ridemmo di
gusto alle mie affermazioni e mentre continuavo a guardarla mangiare mi
domandai se quel cibo fosse realmente commestibile. Il suo odore mi
dava alla nausea.
- E’ buono
quel che mangi? Sinceramente, non mette tanto appetito-. Commentai
tentando di spostare l’argomento su tutt’altro
versante. Alzò la testa e ci pensò qualche minuto
su.
- Be', di certo non
è un grizzly permaloso...-. Commentò arricciando
le labbra. Sospirai sbuffando esasperato. Le sue frecciatine erano
terribili, decisi di ignorarle. Sorrisi voltando lo sguardo verso la
finestra. Il tempo non era dei migliori, sembrava volesse piovere da un
momento all’altro. Il cielo era plumbeo e pronto per
scatenarsi. Eppure non avevo mai vissuto giornata più
felice, tutto era così vivo, solare. Sapevo che era dovuto
al fatto che finalmente potevo stare con lei senza nascondermi.
- Immagino-. Tornai a
guardarla incuriosito - che poi toccherà a te, presentarmi a
tuo padre-. Tentai di non sembrare invadente, ma l’imbarazzo
tornò a farsi sentire. Era da ufficializzare la cosa e non
sapevo se le avrebbe fatto piacere o meno. La vidi arrossire e
abbassare gli occhi.
- Ti conosce
già-. Sussurrò deglutendo e portandosi la tazza
alle labbra. No, non volevo dire questo, non poteva non aver capito
cosa volessi intendere. Rimasi per un attimo in silenzio, ma poi decisi
di scoprire le carte. Volevo sapere se le cose tra noi stavano
realmente cambiando, avevo bisogno di sentirmi legato a lei in qualche
modo.
- In quanto tuo
ragazzo, dico-. Pronunciai quelle parole con molta lentezza, aspettando
che le metabolizzasse. La sua reazione fu quella di allontanare la
tazza e tossire. Una smorfia divertita fu la mia unica reazione.
- Perché?-.
Annaspò in cerca d’aria, il cuore di nuovo al
galoppo. Perché? Perché ero suo, una sua
proprietà, non avrei potuto essere di nessun’altra
e volevo che Charlie lo sapesse. Volevo il permesso di suo padre per
frequentarla, per amarla alla luce del sole.
- Non si usa?-. Chiesi
innocente, beccandomi un’occhiata sospettosa. Non volevo
prenderla in giro, provocarla era l’ultima cosa che in quel
momento volevo fare, ma il suo musino pronunciato e sporco di latte era
una tentazione per gli occhi. Dolce, tenera, preziosa per me.
- Ti confesso
che… che… che non lo so-. Si pulì le
labbra con il dorso della mano e sembrò rifletterci per
qualche minuto. Poi sospirò scrollando le spalle con il viso
triste. Pensavo che le avrebbe fatto piacere e invece… notai
una ruga triste formarsi tra i suoi occhi.
-Non è
necessario, ecco-. Sussurrò scandendo bene le parole e
tentando di non incontrare i miei occhi - Non mi aspetto che tu...
Cioè, non sei costretto a fingere per me-. Rimasi sbalordito
da quelle parole. Lei pensava che stessi fingendo? Che stessi coprendo
il fatto che tra noi ci fosse stato qualcosa con delle chiacchiere su
un probabile e fasullo fidanzamento? Ero scioccato. No, io la volevo,
la volevo come la mia donna, la mia ragazza, compagna, amica,
tutto… come mia moglie se questo avrebbe potuto renderla
felice. Ma era ancora troppo presto.
- No, non sto
fingendo-. Mormorai sicuro prendendola alla sprovvista e facendola
sussultare. Non mi guardò alzandosi velocemente e voltandomi
le spalle. L’atmosfera di gioco si era trasformata, ora era
in difficoltà. Raccolse tremando le cose e barcollando si
diresse verso il lavello. Poggiò la tazza e il cucchiaio
dentro e mi voltò le spalle per mettere al loro posto i
cereali.
- Dirai o no a Charlie
che sono il tuo ragazzo?-. Insistetti freddamente. Il terrore che
potesse rifiutarmi mi sconvolse. Forse non ero così
importante allora per lei. Il silenzio calò improvvisamente
e l’aria si fece satura di domande inespresse. Non parlai,
questa volta aspettai che interrompesse lei l’agonia che mi
stava uccidendo.
- Lo sei?-.
Bisbigliò avvicinandosi di nuovo al tavolo. Sì,
sì che lo ero maledizione! Tentai di mantenere la calma e
non mi scomposi, imperscrutabile. Non avevo mai desiderato qualcosa con
tanta intensità da riuscire a perdere la calma.
-In effetti
l'espressione "ragazzo" è qui intesa in senso lato-. Feci
gelidamente vedendo il suo corpo scosso da un brivido. Era per quello?
Perché ero un vampiro, perché non si fidava di
me? Girò intorno al tavolo senza voltarsi, indaffarata
apparentemente per trovare qualcosa da fare.
- Avevo l'impressione
che fossi qualcosa di più, a dir la
verità-. Ridacchiò nervosamente
toccando il tavolo e tenendo ancora lo sguardo basso. Basta, non potevo
più sopportare quel muro. Proprio nel momento in cui pensavo
si fosse definitivamente distrutto ecco di nuovo tra noi segreti, ecco
di nuovo qualcosa a dividerci. Volevo sapere ogni cosa di lei,
afferrarla in tutto, fare parte costantemente della sua anima a costo
di farmi male. Mi avvicinai con fare minaccioso e la vidi
indietreggiare senza guardarmi.
- Be', non so se sia
il caso di descrivergli anche i dettagli più sanguinolenti-.
Bisbigliai appena raggiungendola velocemente e alzandole il mento con
un dito. I nostri occhi si incontrarono e io notai finalmente
la sua insicurezza, la sua sofferenza e la sua paura per tutto quello
che stava succedendo. Non volevo metterle fretta, se la sua era
realmente indecisione, volevo ci pensasse con calma. - Ma senz'altro
dovremo giustificare in qualche modo il fatto che ti girerò
attorno tanto spesso. Non voglio che l'ispettore Swan ricorra a misure
cautelari per vietarmi formalmente di vederti-. Il mio sguardo si
addolcì, avrei voluto stringerla a me, rassicurarla che
sarebbe andato tutto bene e invece aspettai una sua risposta. Volevo
sapere cosa in quel momento le passasse per la testa, capire
perché quella reazione insicura. Non sopportavo il
cambiamento che c’era stato tra noi.
- Ti vedrò
spesso?-. La sua voce debole e flebile mi arrivò al cuore.
– Starai qui spesso, davvero?-. Le sue labbra tremarono e i
suoi occhi nocciola si riempirono velocemente di lacrime. Ero stato un
idiota a credere che non mi volesse. Aveva parlato solamente credendo
che lo facessi per lei, mi ero comportato da scemo,
orgoglioso, avrei dovuto capirlo che non voleva in alcun modo mettermi
in difficoltà.
- Per tutto il tempo
che vuoi-. Sussurrai accarezzandole piano il mento e sentendo la sua
pelle scottare contro la mia mano. Il nostro sguardo bruciava di amore
e il desiderio di toccarci, di abbracciarci e darci sollievo
vibrò tra di noi come un’onda dalla potenza
insostenibile.
-
Attento…-. Disse poggiando entrambe le mani sul tavolo senza
smettere un attimo di guardarmi, i suoi occhi nocciola fissi e sicuri
nei miei – Perché ti vorrò sempre. Per
sempre-. Mormorò supplicante, ma decisa. Non riuscii a
trattenermi, le emozioni a chiudermi lo stomaco e la gola.
“Ti vorrò sempre…”. Qualcosa
si incrinò dentro di me e irresistibilmente attratto
allungai una mano accarezzando lentamente la sua guancia. La pelle
morbida e calda solcata da qualche lacrima ricacciata forzatamente
indietro mi accese un tale desiderio di stringerla a baciarla che mi
irrigidii sorpreso. Starle lontano mi sembrava impossibile ora. Non ci
sarei mai riuscito, nemmeno con la forza avrebbero potuto allontanarmi
da lei. Ormai eravamo una cosa sola.
-
Quest’idea… ti mette tristezza?-.
Mormorò piano avvicinandosi a me e sostenendo il mio sguardo
impenetrabile. No, niente mi aveva mai reso più felice,
niente. Le sfiorai con le dita le labbra sperando che quel contatto non
la infastidisse, ma le schiuse piano permettendo ai miei polpastrelli
di saggiarne la morbidezza. A quel punto impazzii chinandomi verso di
lei.
- Bella…-.
Sussurrai troppo impercettibilmente perché mi potesse
sentire. Arrossì mettendosi nuovamente seduta e io
ridacchiai. Tenera la mia piccola cerbiattina.
- Hai finito?-. Le
dissi allora cambiando argomento per non metterla in ulteriore
difficoltà.
- Sì-.
Bisbigliò vergognosa alzandosi di scatto e superandomi per
andare verso le scale. Scoppiai a ridere di quella sua reazione
esagerata e ancora una volta venni fulminato dal suo sguardo omicida.
Alzai le braccia in
segno di resa e mi scusai con gli occhi.
- Vestiti-. Le intimai
sorridendo. – Ti aspetto qui-. Il mio tono si fece dolce e
caldo, non volevo che si arrabbiasse ancora. Mi voltò
frettolosamente le spalle e salì di corsa su per le scale.
La aspettai con ansia mettendomi appena sotto la rampa. Odiavo stare
lontano da lei più dello stretto necessario. Sperai che
facesse in fretta, perché altrimenti sarei salito io. La
immaginai togliersi la maglia e i pantaloncini, fantasticai sulle sue
gambe snelle che si muovevano velocemente per non farmi attendere
oltre. Pensai alle sue dita che avrebbero sfiorato i seni
proprio nel punto in cui io li avevo accarezzati e avrebbe sospirato
arrossendo dal desiderio. La voglia di dare una testata al muro e
dimenticarmi di quello su cui stavo rimuginando si fece forte, ma prima
che potessi decidere se distruggere o meno le fondamenta di casa Swan,
Bella uscì dalla camera e tutta trafelata si
fermò proprio sopra le scale.
- Okay-.
Ansimò sistemandosi la coda di cavallo – Sono
presentabile-. Sbuffò ansimando e io rimasi lì,
impalato, eccitato, rincoglionito e totalmente ipnotizzato. Il blu le
donava tantissimo. Non fece caso alla mia posizione e prese il via
giù per la rampa venendomi proprio a sbattere contro.
Scoppiai a ridere emozionato e la afferrai per le spalle guardandola
negli occhi nocciola. Bellissima, dolce, piccola…
irresistibile.
- Sbagliato-. La
strinsi a me con foga, forse più del necessario e affondai
il viso nell’incavo del suo collo, mozzandole il respiro nel
petto - Sei assolutamente impresentabile-. Mormorai baciandole la gola
e accarezzandole la pelle con le labbra fredde. La sentii gemere e di
nuovo mi eccitai. Poggiai i miei canini all’altezza della sua
vena e pregustai il dolce sapore che il suo battito impazzito procurava
nella mia bocca, impastata dalla saliva velenosa. Pulsava, come pulsava
la mia erezione, vibrava, come vibrava il mio essere animale. Deglutii
veleno e smisi completamente di ragionare.
- Nessuno dovrebbe
essere così attraente: è una tentazione, non
è giusto-. Mormorai famelico. Sapevo dove volevo arrivare,
sapevo che l’avrei baciata ancora. La strinsi maggiormente a
me facendo aderire il suo corpo al mio e il suo cuore
impazzì. Le sue gambe si intrecciarono alle mie, le sue
braccia mi circondarono il collo e il suo seno di modellò
naturalmente contro il mio torace. Volevo sentirla nuda, maledizione.
- Attraente come?-.
Sussurrò per spezzare la tensione. Le nostre labbra ora
erano troppo vicine per poter tornare indietro. – Posso
cambiarmi…-. Terminò tremando tra le mie braccia.
La mia piccola preda si stava scaldando, percepii l’odore
della sua eccitazione, della sua femminilità farsi pungente
e ansimai. “Dannazione”.
- Sei davvero
assurda-. Lasciai allora che la mia bocca si posasse leggera sulla sua
fronte, tentai di dimenticare la passione che mi attanagliava e mi
chiudeva lo stomaco, ma il suo profumo mi dava alla testa. Scesi a
baciare la tempia e più giù il profilo morbido
della sua guancia. Ormai i nostri respiri non erano che un ricordo e la
stanza sembrava aver perso la sua reale consistenza. Non
c’era più nulla se non il desiderio di quelle
labbra, di quella bocca, di quel sapore.
- Mi concedi di
spiegarti come mi stai inducendo in tentazione?-. Sussurrai
passandole le mani sulla schiena, infilandole sotto il maglione blu
pesante che aveva indossato. La sentii tremare e gemere sotto il mio
tocco, ma non me ne curai continuando a toccarla. Scivolò
con le braccia lungo il mio petto abbandonando le dita sul mio torace e
io ne approfittai per soffiare sulle sue labbra in modo che le
schiudesse solo per me. I nostri occhi ancora incatenati bruciavano di
una passione e di un’ansia disumana. Da un momento
all’altro avremmo scatenato l’Inferno. La mia bocca
si posò piano sulla sua, lenta, inesorabile e la mia lingua
si impossessò del suo sapore invitandola a bere del mio. Era
come se la sua anima fosse risucchiata da me, come possederla in modo
subdolo e totale. Imprigionai le sue labbra tra le mie e le mordicchiai
con gusto, come un assetato e mi beai del sapore zuccherino e gradevole
del suo palato. Piano giocai con la sua lingua, assaporandola come non
avevo fatto nella radura e la bloccai nella sua bocca impedendole di
scappare e accarezzandola più volte. Sentii un brivido
percorrere il corpo di Bella quando con i canini le premetti il labbro
superiore per approfondire ulteriormente quel contatto.
L’aria intorno a noi era fatta decisamente irrespirabile. A
quel punto percepii il suo peso crollarmi interamente addosso e il suo
capo poggiarsi inerme sul mio torace.
- Bella?-. La
sollevai, attento, scrollandola piano. Era pallida.
- Mi... hai...
fatta... svenire-. Mormorò sgranando gli occhi e recuperando
un po’ del suo colorito naturale. Stentavo a crederci. Mi era
svenuta tra le braccia. Ghignai divertito, sorreggendola e
abbracciandola forte.
- Ma cosa devo fare
con te?! La prima volta che ti bacio, mi assali! La seconda, mi svieni
tra le braccia!-. Scoppiai a ridere incredulo e la cullai contro di me
aspettando che il suo cuore riprendesse il ritmo normale dei battiti.
Non sapevo cosa pensare, né cosa dire. Veramente la mia
vicinanza non le faceva molto bene. Cominciai a sperare di non essere
la futura causa delle sue crisi respiratorie. Rise anche lei,
aggrappandosi al mio maglione.
- E meno male che sono
bravo in tutto-. Sussurrai accarezzandole il capo. Avrei voluto
sciogliere la sua coda di cavallo, ma resistetti a quella tentazione e
mi limitai a sospirare scuotendo il capo.
- Questo è
il problema. Sei troppo bravo. Troppo, troppo bravo-. Ero preoccupato.
Nonostante tutto sembrava non riprendersi affatto e le sue dita
stringevano la mia maglia con troppa forza. Continuai a cullarla
dolcemente, sperando si riprendesse, anche se non troppo in fretta, mi
piaceva tenerla tra le braccia, ammisi con una certa soddisfazione.
- Ti senti male?-. Le
domandai, stavolta veramente inquieto. Sorrise piano rannicchiandosi
contro il mio torace e io capii che cominciava a stare meglio, ma non
voleva allontanarsi. Soffocai un sospiro sollevato e le baciai piano i
capelli.
- No... non
è stato affatto come l'altro svenimento. Non so cosa sia
successo. Penso… penso di aver dimenticato di respirare-.
Mosse la testa incredula tentando di scusarsi, ma le feci cenno di
smettere. La prossima volta l’avrei avvertita del mio bacio
mettendo i cartelli, almeno non avrei rischiato la sua morte.
- Non posso portarti
da nessuna parte, in queste condizioni-. Feci serio, cercando di
prenderla in braccio, con tutta l’intenzione di risalire le
scale e portarla nella sua stanza. Sgranò gli occhi
atterrita dalle mie parole e si scansò, mettendosi a
saltellare felice come se nulla fosse successo. Non sapevo se ridere o
piangere di quella situazione. Bella sapeva sempre come sorprendermi,
era buffo il mio piccolo Bambi.
-Guarda che sto bene.
E poi, i tuoi penseranno comunque che sono pazza, perciò...
che differenza fa?-. Continuò a muoversi facendo la moviola
a un pugile e io aggrottai le sopracciglia perplesso. Ancora qualche
secondo e avrei dovuto raccoglierla da terra, sarebbe caduta a peso
morto, ne ero più che convinto. La squadrai per qualche
secondo indeciso… fermarla o farle capire che non doveva
muoversi così quando le girava la testa? Optai per il
silenzio, se si fosse fatta male la prossima volta mi avrebbe dato
ragione. Scivolò come previsto, ma invece di lasciarla al
suo destino, la afferrai e la rimisi in piedi, sistemandola e dandole
un buffetto sulla guancia. La mia piccola bambina…
- Ho un debole per
come quel colore si sposa con la tua carnagione-. Commentai
sistemandole il maglione blu. Arrossì e guardò
altrove, imbarazzata, mentre io ridacchiavo di gusto. Se solo avesse
saputo quanto maledettamente la trovassi attraente sarebbe scappata.
- Ascolta, sto
cercando con tutte le mie forze di non pensare a ciò che sto
per fare, perciò possiamo andare?-. Sbuffò
nervosamente evitando i miei occhi. Scoppiai a ridere affascinato dal
suo broncio implorante e la precedetti fuori. Sarebbe stato divertente
presentarla alla mia famiglia, ero sicuro che avrebbe riscosso successi.
- E sei preoccupata,
non perché stai per conoscere una famiglia di vampiri, ma
perché temi che questi vampiri non ti approveranno,
giusto?-. Le domandai meravigliato. Sì, in fondo per lei era
quello il problema, farsi accettare, fare bella figura, dimostrarsi
educata e alla mia altezza. Non altro. Un caso patologico.
- Giusto-. Mi rispose
stizzita. Ne ero sicuro. Sospirai amareggiato e divertito dalla sua
sconsideratezza e allungai la mano per pizzicarle il naso.
- Sei incredibile-.
Sussurrai guardandola con amore. Mi avrebbe fatto impazzire quello
scricciolo di umana prima o poi. Ormai non avevo scampo, aveva
decretato la mia condanna. Ero totalmente innamorato, preso, perso,
perdutamente e irragionevolmente stregato da lei.
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Capitolo 48 *** I Cullen ***
Beh... ho tempo finalmente.
Altro miracolo, ebbene sì... quindi aggiorno anche Midnight
Sun. Guardate... questo capitolo è stato una tragedia. L'ho
dovuto riscrivere interamente due volte. La prima volta è
andato perso con la formattazione del pc e giuro volevo sfondare
qualcosa, ci ho messo una settimana per riscriverlo. Mamma che
pazienza, e ovviamente è diverso. Tutto diverso. Mai che le
cose mi vengano simili. E vabbè, si vede che quello non era
un buon capitolo. Che devo dire... però me lo potevano far
capire in un altro modo caspiterina!!! Mi ha stupito il commento di
ninfea . Ci ho pensato anche su e pure riflettuto. Effettivamente
Edward sta diventando molto dolce, effetto collaterale dell'amore? Ho
notato che spesso il personaggio cresce con me man mano che scrivo e
vado avanti, forse sta succedendo di nuovo? Penso che lo vedremo nelle
prossime puntante come si comporterà il nostro Ed, che si
farà prendere dal panico. -.- Bene... pronti? Altri 10
pagine... respirate e apnea!!! -.- Mamma mia!!! Che persone pazienti...
sono tante 10 pagine...che tesori!
I Cullen.
Salii
alla guida del pick-up aspettando che Bella si sedesse al mio fianco e
sospirai guardandola tremante prendere posto vicino a me. Ero
emozionato e incredulo quanto lei, avrebbe finalmente conosciuto la mia
famiglia… ed ero preoccupato. In un modo o
nell’altro sapevo che loro si sarebbero controllati, che
avrebbero cercato di comportarsi educatamente e in modo attento, ma non
avevo idea della reazione che avrebbe avuto Bella, nonostante avesse
sempre reagito fin troppo bene per un semplice essere umano. Spesso
sembrava che la paura di me nemmeno la sfiorasse, e se questo da un
lato mi rendeva dannatamente e stupidamente felice,
dall’altro mi atterriva. Volevo che fuggisse, volevo che mi
guardasse con disprezzo, perché era quello che
inevitabilmente avrei meritato per averla trascinata in quella storia
impossibile. Eppure… desideravo con ogni fibra del mio
essere tutto il suo amore, tutto il suo mondo ed ero lacerato e
divorato da paure, timori come quello di poterle fare del male, o
disgustarla con qualche mio comportamento. Quei pensieri mi
accompagnarono fino all’uscita da Forks e non mi lasciarono
nemmeno quando le occhiate di Bella cominciarono a farsi nervose e
insistenti. Non sapeva dove fosse casa mia e probabilmente questo le
causava in qualche modo imbarazzo. Quando le piccole ville iniziarono a
diventare sempre più rade capii che la sua
curiosità aveva preso il sopravvento su tutto il resto e
sorrisi nel vederla guardarsi intorno e cercare di orientarsi. Svoltai
su una strada sterrata, appena visibile in mezzo ai cespugli e i suoi
occhi si sgranarono stupiti, chissà cosa stava fantasticando
il suo cervellino. Serpeggiai nella foresta tra gli alberi secolari e
gli arbusti bassi fino a quando non arrivammo in una radura immensa che
faceva da cornice ad una villa dalle pareti completamente bianche. La
sua bocca si spalancò stupita e il suo sguardo cadde sugli
enormi alberi di cedro che proiettavano un’ombra macchiata di
sole leggero fino alla veranda del primo piano, spaziosa e imponente.
Aveva più di un secolo, ma tutto era perfettamente
restaurato e tenuto con molta cura. Il fiume che scorreva al lato
destro scrosciava e cadeva in cascatelle che svelavano la sua presenza,
ma dubitavo che lei potesse vederlo. Capii
dall’espressione che ne aveva sentito il rumore.
-
Accidenti-. Mormorò con il cuore in gola, spaziando con lo
sguardo da una parte all’altra.
-
Ti piace?-. Le domandai, la gola secca, le mani rigide sul volante. Ero
più agitato di quanto non avessi previsto. Il fatto che la
casa le piacesse mi faceva sentire bene, orgoglioso e fiero,
nonché idiota. Storsi la bocca divertito, per me quelle
emozioni erano inaspettate, mai provate, non avevo mai sentito il
desiderio di far conoscere una parte così intima di me
stesso a nessuno.
-
Ha…-. Deglutì aggrottando le sopracciglia di
fronte alla vista delle entrate in legno, perfette nelle loro
decorazioni – Un certo fascino-. Terminò
voltandosi verso di me e mettendo un broncio adorabile. Non resistetti
alla tentazione di allungare la mano e tirare la coda di cavallo che le
legava i capelli. La attirai verso il mio viso, forse inconsapevole, e
le nostre labbra si sfiorarono involontariamente, provocandomi un
brivido lungo tutta la schiena. La voglia di toccare quella bocca,
accarezzarla con la mia, annegare nel suo sapore troppo forte, mi
sorprese prepotente, mi divorò di dolore e desiderio. Non
poteva essere, non riuscivo a credere che solo una lieve carezza
riuscisse a farmi impazzire di passione. Mi allontanai di scatto, come
scottato, aprendo lo sportello e prendendo ampie boccate
d’aria. In un attimo corsi ad aprirle la portiera e
ammiccando riuscii a strapparle un sorriso tirato. Non riuscivo a
starle lontano, non era concepibile per me.
-
Pronta?-. Ridacchiai afferrandole piano il polso e trascinandola fuori.
-
Nemmeno un po'. Andiamo-. Fece per scendere, una smorfia nervosa sulle
labbra, l’altra mano a sistemarsi i capelli. Tremava, e quei
brividi mi fecero pensare… doveva essere realmente in
tensione. Mi avvicinai ancora sperando di aiutarla a trovare un
equilibrio, ma non feci che peggiorare le cose.
-
Sei molto carina-. Osservai facendola rimanere con le dita a
mezz’aria. Scoppiai a ridere del suo improvviso rossore e le
strinsi la mano libera, attento a dove potesse mettere i piedi. Era
incredibile come la sua insicurezza la facesse distrarre da ogni cosa,
persino dal come mettere un piede davanti all’altro. La mia
sbadata… come previsto le sue gambe persero l'equilibrio sul
terreno e in un attimo le afferrai la vita portandola con violenza
contro di me e trattenendo a stento un gemito di piacere. I nostri
corpi scivolarono l’uno contro l’altro in un
movimento talmente intimo che qualcosa dentro di me si
risvegliò portando il mio pensiero su ogni più
piccola parte di lei che erroneamente mi toccava. Bella si era
aggrappata al mio collo innervosita e la sua testa ora si nascondeva
nell’incavo della mia spalla, timida e impacciata. Le nostre
gambe intrecciate e le mie braccia intorno ai suoi fianchi mi
provocarono tremori che riuscii solo dopo qualche minuto a
controllare… durezza contro morbidezza, desiderio contro
desiderio, nessuno dei due fu capace di inspirare e di rilassare il
proprio corpo. Rigidi continuammo ad abbracciarci respirando appena, e
io mi permisi di annegare nel suo profumo, scordando tutti i miei buoni
propositi.
-
Edward…-. Il mio nome appena sussurrato dalla sua bocca mi
fece fremere e mi allontanai tornando alla realtà troppo
velocemente. Idiota… Sorrisi enigmatico afferrandole le dita
e conducendola verso l’entrata della casa. La sentivo troppo
agitata, eccessivamente inquieta e tentai di calmarla accarezzandole
con il pollice il dorso della mano. Disegnai piccoli cerchi immaginari,
sfiorandola piano e veloce, ma non risolsi nulla. Il risultato fu
quello di lasciarci profondamente scossi e insoddisfatti, desiderosi di
rimanere soli e godere fino in fondo l’uno
dell’altra. Mi aveva stregato, non sapevo come, ma
l’aveva fatto, ogni mio più piccolo gesto, ogni
mio più piccolo desiderio e anche pensiero ora dipendeva
solo ed unicamente da lei. Aprii la porta con un gesto veloce e le feci
segno di precedermi. Si chinò lievemente per ringraziarmi e
con un sorriso sulle labbra entrò. Sperai che quello che
avrebbe visto potesse realmente piacerle. Era un arredamento insolito,
ma accogliente. Pavimento in legno, pareti bianche, soffitto a volta e
scalinata laterale, tutto rifinito e decorato con eccessiva cura.
L’enorme sala che si apriva ai suoi occhi era ariosa e
spaziosa, le tinte bianche che la contraddistinguevano donavano maggior
risalto al legno di cedro che rivestiva il pavimento e le scale. Lo
sguardo di Bella si fissò meravigliato sul salone, quasi non
credesse ai propri occhi, e poi si spostò su Carlisle ed
Esme che aspettavano calmi e sorridenti poco lontano da noi.
-
Carlisle, Esme, vi presento Bella-. Spezzai quel silenzio stupito
indicando la ragazza vicino a me e Carlisle ammiccò
gentilmente nella nostra direzione salutandoci con la mano.
-
Benvenuta, Bella-. Continuò sorridendo, misurando i passi
che lo separavano da lei. Tese la mano, attento, studiando il viso del
mio cerbiattino, ma lei non si fece pregare, avanzò
tranquilla e gli strinse la mano calorosamente, come ad un vecchio
amico.
-
È un piacere rivederla, dottor Cullen -. Mormorò
timidamente, arrossendo. Mi beai di quelle guance accese di pudore e
timidezza. Era bellissima, non riuscivo a distogliere lo sguardo da
lei. Respirai piano tentando di ritrovare il mio autocontrollo e vidi
mio padre ridacchiare contento.
-
Chiamami pure Carlisle -. Rispose teneramente, come se già
si trattasse di una figlia. Fermai il respiro nel petto, rigido e
immobile… forse le cose stavano correndo troppo velocemente.
Storsi la bocca sperando che Bella non si spaventasse di
quell’improvvisa intimità, ma lei annuì
felice.
-
Carlisle -. Sussurrò contenta. A quel punto un mio sospiro
di sollievo la fece voltare, mi guardò divertita scuotendo
il capo per rassicurarmi. Mi rilassai un poco rispondendo al sorriso,
mi sentivo un ragazzino. Forse non era stata una buona idea presentarle
la famiglia, ma ormai non potevo tornare indietro.
Esme
rise dolcemente di quella situazione e ci venne incontro maternamente
tendendo le lunghe dita affusolate verso Bella.
-È
davvero un piacere fare la tua conoscenza-. Disse sincera stringendole
la mano e guardandola con affetto.
-
Grazie. Anch'io ne sono lieta-. Rispose il mio piccolo Bambi
stringendosi leggermente nelle spalle, ora piuttosto imbarazzata. La
gentilezza spropositata di Esme riusciva a colpire tutti gli essere
umani, si comportava come una vera mamma.
Sentii
improvvisa la presenza di Jasper e Alice. Aspettavano di mostrarsi e
non ne capii il motivo. Alzai il volto verso le scale, attendendo la
loro apparizione e li sentii esitare.
-Dove
sono Alice e Jasper?-. Mormorai spostando gli occhi dalla cima della
scalinata. Immediatamente Alice comparve con un sorriso solare e
rilassato, dietro di lei Jasper, decisamente più rigido,
anche se apparentemente tranquillo.
-
Ehi, Edward!-. Gridò il folletto, contenta, fiondandosi
giù per le scale. Mi immobilizzai terrorizzato vedendola
correre verso Bella, e il primo istinto fu quello di proteggerla e
pararmi di fronte a lei. Mia sorella rise di gusto e si
bloccò proprio davanti a noi, tra gli sguardi allarmati e di
avvertimento di tutti. Non volevamo certo spaventare Bella. Carlisle ed
Esme erano fermi e rigidi, i loro pensieri increduli.
-
Ciao, Bella!-. Urlò divertita allungandosi e stampandole un
bel bacio sonoro sulla guancia. La fissai stupito, non avrei mai
immaginato che si sarebbe comportata in modo tanto espansivo. Mi
irrigidii e quando Alice mi fece l’occhiolino il mio sguardo
divenne impenetrabile.
Com’è
carina! Lo so, lo so… è tutta tua.
Ammiccò
nella mia direzione ridacchiando e anche Bella si girò a
guardarmi, evidentemente perplessa. La divertiva la reazione di mia
sorella, lo capivo dal suo sguardo, ma la mia era inaspettata. Non
comprendeva il perché del mio nervosismo.
-Hai
davvero un buon odore, non me ne ero mai accorta-. Continuò
Alice annusandole la guancia e scendendo verso il collo. Ancora una
volta sentii il bisogno di allontanarla, geloso e diffidente. Sapevo
che mia sorella stava solo cercando di provocarmi e la cosa non mi
piaceva affatto. Cercai di non mostrare troppo la mia
difficoltà di fronte a quella situazione, ma fortunatamente
intervenne Jasper a calmare gli animi. La sua tranquillità
contagiò tutti, immediatamente mi sentii rilassato e
stranamente sereno. Sapevo che era dovuto al suo potere, ma ugualmente
lo guardai, perplesso, intimandogli di rimanere fermo, lui non era
ancora del tutto abituato alla nuova dieta.
-
Ciao Bella-. Spostò gli occhi su di lei e sorrise piano,
senza porgerle nemmeno la mano. Lo ringraziai mentalmente per
quell’ accortezza.
-
Ciao Jasper-. Replicò Bella accennando un sorriso timido. Il
silenzio calò di nuovo nella stanza e tutti la fissammo
curiosi delle sue reazioni. Ma niente… nessuna paura,
nessuna agitazione, solo stupore e meraviglia.
-
Sono felice di conoscervi... la vostra casa è bellissima-.
Sottolineò poi spaziando con lo sguardo su tutta la sala e
sospirando entusiasta. Un fitta di piacere allo stomaco mi fece
boccheggiare e mi sentii maledettamente contento che le piacesse.
-
Grazie-. Rispose Esme educatamente - Siamo davvero contenti che tu sia
venuta-. La fissò orgogliosa. Nei suoi pensieri
c’era un vago senso di compiacimento, trovava Bella
coraggiosa e dal cuore semplice. Le piaceva. Sorrisi involontariamente
guardando i miei genitori e subito lo sguardo di Carl attirò
la mia attenzione.
Sta
attento a Bella la prossima settimana, avremo visite. Nomadi.
Mi
irrigidii tornando a guardare Bella. Se prima ero stato protettivo, ora
non l’avrei nemmeno lasciata andare al bagno da sola. Avrebbe
potuto anche urlare e ribellarsi, ma non volevo rischiare che le
succedesse nulla. Sarei diventato la sua ombra, la sua guardia del
corpo personale. Senza che me ne accorgessi gli occhi del mio
cerbiattino si fissarono sul pianoforte dietro le spalle di Esme e fu
proprio la voce di mia madre a riportarmi alla realtà.
-Suoni?-.
Domandò sorpresa dallo sguardo malinconico di Bella. Anche
io mi incuriosii… perché quella reazione? Mi
chinai verso di lei tentando di afferrare qualche emozione. Era in quei
momenti che avrei voluto saperle leggere nella mente. Quel muro a volte
mi irritava.
-
No, per niente. Ma è bellissimo-. Sospirò
tristemente guardando Esme interrogativa – E’
tuo?-.
Mia
madre spalancò gli occhi sconvolta, voltando il capo verso
di me e squadrandomi attenta. Socchiuse le palpebre e io indietreggiai
involontariamente. “Emh…”.
-No.
Edward non ti ha detto che è un musicista?-. La sua risposta
fece immediatamente voltare Bella verso di me, gli occhi sgranati,
meravigliata. No, non le avevo detto nulla. Si morse il labbro
inferiore, ora in imbarazzo e mi sentii un idiota per non averglielo
detto.
-No-.
Fece strozzata, deglutendo. – Immagino che avrei dovuto
saperlo-. I suoi occhi non lasciarono un attimo i miei in una muta
domanda di spiegazione, ma io addolcii il mio sguardo simulando quello
di un gattino innocente e solo. La cosa sembrò funzionare,
perché Bella fece spallucce sbuffando.
Esme
alzò le sopracciglia, confusa dal mio comportamento, ma
rimase in silenzio aspettando la mia reazione.
Dal
canto mio continuai a sbattere le palpebre come un bimbo innocente che
è appena stato colto ad infilare le mani nella marmellata.
Quasi facevo le fusa.
-Edward
è capace di fare tutto, vero?-. Bella continuava a fissarmi
piuttosto sorpresa, ed io non sapevo proprio cosa dire. Mi sentivo
dannatamente in imbarazzo. Fu la risata maliziosa di Jasper che mi fece
alzare lo sguardo.
Come
no? Proprio tutto…
Lo
fulminai minacciandolo con una smorfia infastidita, ma lui
continuò a ridere scuotendo il capo e trattenendo a stento i
sussulti. Esme sembrava sconvolta, incredula.
Edward,
non avrai fatto nulla di male vero…?
Mia
madre stava decisamente pensando a qualcosa momentaneamente fuori dalla
mia portata. Le sorrisi incerto, continuando a fare gli occhi dolci,
sperando di poter incantare anche lei, ma con Esme non ci sarebbero
state possibilità.
-Spero
che tu non ti sia vantato troppo, non è educato-. Mi
rimproverò allora guardandomi fissa. Possibile che stessero
tutti pensando male in quel momento? Come se non fossi un vero
gentiluomo. Ghignai appena, come un bambino furbo e mi portai una mano
dietro la testa, scuotendo la massa leonina rossa e ribelle.
-
Soltanto un po’-. Scherzai impacciato notando immediatamente
il sorriso divertito di Esme. Il mio atteggiamento la inteneriva, era
la prima volta che mi vedeva così insicuro. E
Bella… beh, Bella le piaceva, troppo. Ma qualcosa mi diceva
che non c’era nulla di buono nel suo atteggiamento da mamma
comprensiva, avevo uno strano presentimento.
-Per
la verità, è stato fin troppo modesto-.
Continuò il mio cerbiattino tornando a fissare mia madre e
ammiccando complice verso di lei. Maledetta complicità
femminile. Ero sicuro che ora me l’avrebbero fatta pagare
quelle due.
-Be',
dai Edward, suona per lei-. Ecco appunto. Roteai gli occhi in aria,
esasperato, mi imbarazzava l’idea che Bella potesse guardarmi
suonare, mi faceva sentire un ragazzino innamorato alla sua prima
dichiarazione ufficiale. Il sorriso beffardo di mia madre non mi
lasciava scampo… tentai il tutto per tutto.
-
Hai appena detto che è maleducazione-. Ribadii tentando di
liberarmi da quella situazione fastidiosa. Sapevo che Esme sarebbe
stata irremovibile, nemmeno se l’avessi pregata in ginocchio
promettendole di pulire tutta casa e di andare a fare la spesa per due
settimane l’avrei convinta. Madre degenere…
assottigliai le palpebre sperando che capisse e per qualche strano
miracolo cambiasse idea, ma i suoi occhi mi dicevano che non dovevo
affatto preoccuparmi.
-
Ogni regola ha un'eccezione-. Sentenziò tagliando corto e
ridacchiando vittoriosa. Donne… mai fidarsi delle donne.
Regola numero uno. Non potevo credere che avrei realmente suonato di
fronte a Bella, era qualcosa che non avevo mai osato immaginare nemmeno
nelle mie fantasie. Era molto intimo, personale, la musica era la mia
vita, la mia anima.
-
Mi piacerebbe sentirti suonare-. Mormorò Bella, arrossendo
lievemente, la voce vergognosa, la testa bassa. La fissai sorpreso
sorridendo appena, intimidito da quelle parole. Avrei esaudito ogni suo
desiderio pur di vederla felice, lo sapevo. Presi un respiro, facendo
un passo in avanti ed Esme annuì orgogliosa.
-
Siamo d'accordo, allora-. Mia madre mi prese per un gomito e mi spinse
sorridente verso il pianoforte. Di riflesso circondai la vita di Bella
attirandola verso di me, non volevo che stesse lontano, in nessun caso,
mai, non le avrei permesso di allontanarsi un solo attimo da me. Le
afferrai gentilmente un polso conducendola verso il seggiolino e lei si
sedette fissandomi incuriosita, in attesa. Guardai in aria esasperato
quando Esme sorrise intimandomi di cominciare e finalmente mi decisi a
rilassarmi al fianco del mio piccolo Bambi. Ero teso... suonare il
piano era la mia vita, vero, ma farlo di fronte a lei era sentire la
mia anima rimbombare d'amore e vibrare di note sconosciute, melodie di
passione, melodie di struggimento e ardore. Era scoprire tutto me
stesso. Abbassai gli occhi sulla tastiera e tentai di dimenticare ogni
cosa, luogo, persone, spazio, lasciando che i tasti prendessero
possesso delle mie dita, che conducessero le mie mani verso le note
dolci e malinconiche della mia musica. La musica preferita di Esme
prese corpo e io chiusi gli occhi attratto inevitabilmente dalla mia
Musa, non c’era altro se non io e quei tasti
d’avorio che prendevano vita. Quando sentii delle risatine
alle nostre spalle aprii gli occhi e trovai quelli nocciola e profondi
di Bella completamente spaesati guardarmi con stupore e meraviglia. Le
sorrisi cercando di nascondere il mio imbarazzo, ma le sue labbra si
schiusero e la sua bocca si spalancò incantata.
-
Ti piace?-. Le strizzai l’occhio facendola inevitabilmente
arrossire e sorrisi di quella reazione vergognosa. Abbassò
il capo fissando le mie dita e un sospiro sconsolato le scosse il petto.
-
L’hai scritta tu?-. L’emozione della sua voce mi
fece tendere, rigido. Storsi la bocca voltando il capo sommerso da
un’ondata di sottile piacere e annuii, per la prima volta
felice di poter esprimere sensazioni e sentimenti attraverso il piano.
-
E’ la preferita di Esme -. Riuscii ad articolare in modo
strozzato. Chiuse di nuovo gli occhi lasciandosi cullare dalle note e
di nuovo un respiro triste le uscì dalle labbra.
-
Cosa c’è che non va?-. Le domandai a bruciapelo,
sussurrando, conscio della sua reazione scoraggiata. Poggiò
piano la mano sul mio braccio e la sua fronte arrivò a
toccare la mia camicia, in modo intimo, solo nostro. Un brivido mi
scosse dal profondo e le mie dita tremarono dalla voglia di sentire
ancora quel calore contro di me. Respirò a lungo, indecisa
se parlare o meno, mentre la musica invadeva ancora dolcemente la
stanza, il desiderio di rimanere soli ci sorprese.
-
Mi sento estremamente insignificante-. Mormorò poi, appena
udibile, baciandomi piano la spalla che si muoveva per dar vita alla
melodia dolce che ci stava stregando. L’odore del suo corpo,
misto alla consapevolezza di averla accanto, mi fece traboccare il
cuore di un desiderio mistico di avvolgerla, di attrarla verso di me,
di irretirla con la mia musica. La volevo, la desideravo, mente, corpo,
tutta quanta, ogni cosa di lei sarebbe stata mia, perché
sapevo che così doveva essere. E la canzone
cambiò, divenne passione, divenne quel calore che le avevo
sussurrato ogni notte per farla dormire, quel bisogno acuto di rimanere
sempre al suo fianco, quella voglia di vivere quell’amore
intensamente e con un piacere senza limiti. E la melodia ispirata da
lei si liberò come un’esplosione facendo tremare i
nostri corpi, che si cercavano, si sfioravano nonostante tutto.
Segretamente sentivamo entrambi il bisogno di toccarci, di starci
vicino, ma il non poterlo fare ci spingeva a godere del tocco
più lieve, e le sue mani sulla mia camicia divennero braci
ardenti, e le sue cosce così vicine alle mie tanto da
toccarle, divennero desiderio di amore, di appartenenza. Volevo fare
l’amore con lei come stavo facendo con il piano. Accarezzare
la sua anima così, farla mia, toccarla e sentire le sue
labbra cantare il mio nome nella melodia della passione.
-
Questa l’hai ispirata tu-. Bisbigliai riaprendo piano le
palpebre, in uno stato emotivo irrecuperabile. Ero turbato, sconvolto
da tutte quelle emozioni, un fiume che non riuscivo a frenare tanto era
potente. Bella non si scostò, le mani a trattenere piano la
mia camicia, le cosce ora premute apertamente contro le mie…
e non volevo che si spostasse, avrei dato invece qualunque cosa
perché mi accarezzasse. Ne avevo assoluto bisogno per
sentirmi vivo.
-
Piaci a tutti, lo sai? Soprattutto a Esme -. Mormorai smettendo di
suonare e guardandomi alle spalle, se n’erano andati tutti
lasciandoci da soli. La cosa la stupì, non se
n’era accorta e io le sorrisi dolcemente. Ero così
preso da lei che anche io avevo fatto fatica a notare i loro
spostamenti, ma era stato impossibile non percepire i loro pensieri
felici.
-
Dove sono andati?-. Sembrava persa. Aggrottò le sopracciglia
fissandomi, spaventata. No, non doveva preoccuparsi, non aveva fatto
nulla di sbagliato.
-
Immagino che, con molto buon senso, ci abbiano concesso un po' di
privacy-. Ammiccai divertito e lei mi diede un pugno sul braccio, quasi
a volermi sgridare di non averglielo fatto notare prima, almeno per
salutare. Poi improvvisamente si rabbuiò mettendo un broncio
dolce e tenero che mi fece subito preoccupare.
-
A loro piaccio. Ma Rosalie ed Emmett...-. Non la feci continuare.
Scossi la testa, spiegandole che Rosalie aveva solo bisogno di tempo e
che Em le sarebbe stato comunque vicino. Le mie parole la
tranquillizzarono e involontariamente scivolai con il mio corpo dietro
al suo mettendole le gambe intorno alle cosce. Ora il mio petto
sfiorava la sua schiena e i nostri corpi si toccavano
intimamente, sarebbe stato impossibile contenere quello che
ci aveva unito poco prima, una pazzia.
-
Ah-. Mormorò tremante quando le mie braccia la circondarono
e la strinsero. Tutto di me in quel momento aderiva a lei. –
Anche Jasper, però…-. Non
terminò… il cuore al galoppo, la voce calda ed
impastata.
Scossi
la testa affondandola nell’incavo del suo collo e godendo
ancora una volta del suo profumo, dolce e unico.
-Quella
è colpa mia, in realtà. Te l'ho detto,
è stato l'ultimo a convertirsi al nostro stile di vita. L'ho
avvertito di mantenere le distanze-. Bisbigliai annusandola e scendendo
a baciarle la spalla coperta dal maglione. Un brivido la scosse, forse
di freddo, forse d’eccitazione. Allungai le mani sulle sue
braccia sfiorandole e strinsi le sue dita conducendole lentamente sulla
tastiera del pianoforte.
-
Esme e Carlisle?-. Tremò ancora, deglutendo. Sorrisi del suo
timore e le scostai i capelli in modo da poterle baciare il collo nudo.
Appoggiai le labbra sulla sua pelle tracciando una scia di baci
estenuanti, sensuali e un piccolo mugolio insoddisfatto uscì
dalla sua bocca carnosa.
-
Sono felici che io sia felice-. Continuai premendole piano le dita sui
tasti, facendole muovere con le mie. Sussultò e
involontariamente il suo corpo si fece indietro aderendo strettamente
al mio. Un gemito mi soffocò il respiro nel petto e mi
irrigidii, sentivo chiaramente la sua schiena premere contro il cavallo
dei miei jeans e non solo. Abbandonò il capo in avanti
arrossendo vistosamente e io le soffiai nell’orecchio
facendola vibrare -Anzi, credo che Esme ti apprezzerebbe anche se
avessi tre occhi e i piedi palmati. In tutti questi anni si
è preoccupata per me, ha sempre temuto che alla mia essenza
originale mancasse qualcosa, che fossi troppo giovane quando Carlisle
mi ha cambiato... È felicissima. Ogni volta che ti sfioro,
gongola di soddisfazione-. Strinsi maggiormente le cosce intorno a lei
e i suoi occhi socchiusi e affascinati da me si sgranarono emozionati.
Non capivo più nulla se non l’alchimia che ci
legava e ci univa nel desiderio, mi attraeva, mi soggiogava, ero inerme
di fronte a quella passione, a quelle sensazioni. Ne volevo ancora e
ancora, sempre di più.
-
Anche Alice sembra molto... entusiasta-. Bisbigliò
spingendosi tutta contro di me. Non credevo lo avrebbe fatto, ma
impazzii definitivamente.
-
Alice ha un modo tutto suo di vedere le cose-. Risposi a denti stretti,
in modo strozzato. Strinsi le sue dita sulla testiera senza fermarmi e
feci scivolare il capo sulla sua spalla, respirando piano e tentando di
controllarmi. Ma il suo corpo continuava a muoversi piano contro il
mio, tremante, tentatore e le mie labbra si seccarono, la mia gola
andò a fuoco.
-
E tu non hai intenzione di parlarmene, vero?-. Non risposi. Dirle che
Alice l’aveva vista vampira? Non solo non l’avrei
mai fatto, ma in quel momento dubitai di avere anche solo la forza per
formulare una frase di senso compiuto. Doveva fermarsi, fermarsi e
permettere al mio corpo in fiamme di riprendere aria. Avrei voluto
prenderla, stenderla sul pianoforte e divorarla di baci, perdermi in
lei, nel suo profumo.
-
E che ti stava dicendo Carlisle, prima?-. La tortura non avrebbe avuto
fine. Le mie braccia tremarono e si chiusero maggiormente intorno a
lei, ormai era chiusa in una morsa d’acciaio. Piano condussi
le sue mani dapprima lentamente suonando il ritornello della sua ninna
nanna, poi sempre più veloce. La sensazione di
intimità che provai mi chiuse la bocca dello stomaco.
-
Ah, te ne sei accorta?-. Sussurrai provando il bisogno di farle sentire
quanto la desiderassi. Resistetti a quella tentazione, volevo evitare
di imbarazzarla, di farmi riconoscere come un animale. Inspirai a lungo
portandola ancora a suonare con me le note più semplici, ma
la voglia di spingerla contro la mia eccitazione non smise di
torturarmi.
-Certo-.
La voce roca, bassa, Bella strinse le sue dita intorno alle mie
impedendomi di continuare. Il silenzio saturò la
stanza dei nostri respiri affannati, percepivo l’odore del
desiderio, dell’attrazione tra noi, mi stava facendo morire.
Capire ora qualcosa che non fosse avere quel corpo tra le mie braccia
sarebbe stato impossibile. A fatica le confessai le parole di Carl e
che presto secondo Alice avremmo avuto visite.
-
Sì... be', ovviamente non… sono come noi...
quanto ad abitudini di caccia, intendo. Probabilmente non entreranno a
Forks, ma… non sono intenzionato a perderti di vista
finché non se ne saranno andati-. Deglutii veleno e saliva,
sperando che non si muovesse, ma il brivido di timore che la percorse
mi fece involontariamente sorridere. Feci appello al mio autocontrollo
e allontanai le nostre braccia dalla tastiera nascondendole sul suo
petto.
-Finalmente
una reazione normale! Iniziavo a temere che non fossi dotata di istinto
di sopravvivenza-. Mormorai cullandola e beandomi delle sue guance
porpora che donavano colore al suo viso. Il suo corpo era caldo,
bollente contro il mio freddo, nonostante i vestiti mi sembrava di
poter percepire il bruciore della sua pelle sulla mia. I nostri sguardi
in quel momento si incontrarono, lei girò la testa per
guardarmi e io poggiai la fronte sulla sua scostandole i capelli.
Rimasi in quella posizione per qualche minuto, sciogliendomi da
quell’abbraccio, sentendo il bisogno di suonare ancora per
lei, per sempre. Chiusi gli occhi lasciando le sue mani e intonando la
sua ninna nanna ancora una volta. Sentii le sue palpebre chiudersi e il
respiro farsi pesante, le sue dita sul mio collo, il suo corpo nella
mia anima… si raggomitolò contro di me, estasiata
e io mi abbandonai alle note, piene del nostro amore.
-
Non ti aspettavi questo eh?-. Bisbigliai notando il suo sguardo
spaziare per il salone.
-
In effetti no-. Rispose stringendo la mia camicia e annusandone
l’odore. Baciai i suoi capelli e mi stupii ancora una volta
di quanto lei fosse diventata importante per me.
-
Niente bare, niente teschi ammucchiati negli angoli; credo che non ci
siano nemmeno ragnatele... chissà che delusione, per te-.
Scherzai scoppiando a ridere piano e facendola ridacchiare.
Sospirò sul mio torace scuotendo la testa e
sorvolò sulla mia battuta.
-
È così luminosa... così ariosa-.
Terminò con entusiasmo, rapita. Un piacere sottile mi
avvolse, orgoglio, compiacimento. Sapere che le piaceva la casa mi
rendeva felice.
-
È l'unico posto in cui non siamo costretti a nasconderci-.
Ammisi sinceramente terminando la nostra melodia e aspettando di vedere
le sue reazioni. Abbandonai le mani lungo i fianchi osservandola
girarsi quasi interamente verso di me e aggrapparsi alle mie spalle. La
voltai allora, prendendola per la vita e le sue ginocchia si
rilassarono sulle mie cosce.
-
Grazie-. I suoi occhi nocciola erano lucidi, sentii il suo amore dentro
il mio cuore, la sua commozione, e quando una goccia d’acqua
salata le bagnò una palpebra non resistetti alla tentazione
di allungare una mano e catturarla con un dito. Osservai affascinato la
lacrima che avevo intrappolato con un polpastrello e preso da un
desiderio cieco e incontrollabile la portai alle mie labbra, chiudendo
gli occhi e assaggiandola. Dolce… terribilmente zuccherina,
irresistibile, il suo sapore mi colpì come uno schiaffo in
pieno viso, piacere e dolore si mescolarono nel mio corpo soffocandomi
e rendendomi impossibile qualsiasi movimento. Sentivo tremare le membra
mentre l’acqua si scioglieva sulla mia lingua e il veleno la
divorava per saggiarla meglio… ambrosia, il nettare degli
dei. Ancora brividi, ancora tremori, finché non sentii il
piacere sommergermi e qualcosa molto simile ad un’ondata di
totale dissoluzione mi invase facendomi respirare profondamente. Alzai
la testa fissandola sconvolto e immancabilmente i suoi occhi furono nei
miei, stupiti e intensi. Le nostre mani si toccarono ed intrecciarono
in una promessa eterna e io le strinsi come se la mia vita dipendesse
da quel contatto e forse era proprio così. Un sorriso
impacciato illuminò i nostri volti quando le mie dita
guidate dalle sue toccarono il suo volto godendo della morbidezza e del
calore della sua pelle.
-
Vuoi vedere il resto della casa?-. Bisbigliai allora tentando di
spostare l’attenzione da quello che stava succedendo tra noi.
-
Niente bare?- Mormorò scossa appoggiandosi maggiormente
contro di me. No, ma sapevo che in quel momento se me lo avesse chiesto
le avrei costruite con le mie stesse mani. La trascinai con me lontano
dal pianoforte, alzandola di peso, e trattenendola per la vita la
portai verso le scale. Quando la sentii scoppiare a ridere mi persi nel
suono cristallino della sua risata precedendola di fronte alle scale.
-Niente
bare, prometto-. Sussurrai sulla sua guancia facendola arrossire.
Salimmo ridendo e giocando come bambini e una volta sopra le indicai
ogni stanza, contento che in fondo si sentisse a suo agio.
Quando
non percepii più la sua presenza dietro la mia schiena mi
voltai. Aggrottai le sopracciglia stupito… stava guardando
la croce di legno appesa alla parete. Era di Carlisle. Ridacchiai
quando spalancò la bocca incredula.
Sì… una croce in una casa di vampiri.
-
Puoi anche ridere. È ironico, in un certo senso-. Mi permisi
una smorfia imbarazzata che divenne stupita quando le dita di Bella si
alzarono per andare a sfiorare il legno duro. Non pensavo quel gingillo
di famiglia potesse colpirla così, una fitta di gelosia mi
percorse e io sbuffai innervosito. Geloso anche di un
oggetto… da non credere.
-
Dev’essere antichissima…-. Mormorò
piano quasi avesse paura di rovinarla con il suono della sua voce. Mi
strinsi nelle spalle, avvicinandomi a lei e incrociando le braccia al
petto.
-
Anni Trenta del diciassettesimo secolo, più o meno-. Risposi
serio. Lei alzò lo sguardo stupita e mi fissò
pensierosa toccandomi appena il gomito.
-
Perché la tenete qui?-. domandò incuriosita. Mi
chinai verso di lei come a volerle dire un segreto preziosissimo e i
suoi occhi si fecero avidi e interessati.
-
Nostalgia-. Sentenziai scoppiando quasi a ridere divertito –
Apparteneva al padre di Carlisle -. Una botta lieve sul braccio mi fece
capire che non aveva affatto gradito il mio modo di prenderla in giro.
Al contrario io trovavo il suo broncio adorabile e mi fermai a fissarlo
compiaciuto.
-
Era un collezionista?-. Mi chiese ancora sollevando appena le palpebre
e arrossendo imbarazzata. Le pizzicai una guancia, scuotendo la testa.
Il mio piccolo cerbiattino non era molto ferrata in storia. Si
massaggiò la pelle lanciandomi un’occhiataccia e
poi sorrise stringendosi ancora più a me.
-
No. L'ha costruita lui. Stava sopra il pulpito della chiesa di cui era
pastore-. Sembrava sconvolta. Si massaggiò il mento
pensierosa e poi scrollò la testa tornando a guardare la
croce. Immaginai si stesse chiedendo quanti anni avesse mio padre.
Contò con le dita, poi mentalmente, fissando il vuoto e
rimase impietrita di fronte alla parete a rimuginare sulla sua pazzia.
-
Tutto bene?-. Le domandai scostandole una ciocca di capelli che le era
caduta davanti alla spalla.
-
Quanti anni ha Carlisle?-. Mi chiese di getto tornando a fissare la
croce in legno. Non sapevo se sorridere della sua
perplessità oppure esserne spaventato, preoccupato. I suoi
occhi nocciola ora mi osservavano pieni di domande e io mi avvicinai
circondandole le spalle e guidandola piano verso il corridoio. Mi
piaceva il modo in cui il suo corpo morbido si modellava al mio senza
paura.
-
Ha appena festeggiato il suo trecentosessantaduesimo compleanno-.
Risposi divertito dal suo sguardo incredulo. Doveva essere difficile
per lei crederlo, e tentato, continuai il racconto di una Londra
passata, del diciassettesimo secolo, in cui un ragazzo e suo padre
pastore avevano pensato di combattere il male. Lo stesso ragazzo che
poi era stato assalito da un vampiro che l’aveva morso.
Carlisle. Bella ascoltava con attenzione affascinata ed estasiata da
quella storia, tanto che non riuscivo a staccare gli occhi dal suo
viso. La portai nello studio di mio padre con l’intenzione di
raccontarle come fosse arrivato al punto di trasformare me e Esme.
Così facendo le parlai della decisione di Carl di nutrirsi
solo di animali, per evitare di trasformarsi in un mostro, della sua
fuga in Francia e dei suoi studi lì, del suo soggiorno in
Italia con i Volturi, una famiglia civilizzata di vampiri, e poi il
Nuovo Mondo, l’America.
-
Arrivò in Francia a nuoto?-. Mi interruppe Bella fissandomi
raggelata. Scoppiai a ridere della sua espressione sconvolta.
-
C'è un sacco di gente che attraversa la Manica a nuoto,
Bella-. Mormorai saccente facendole la linguaccia.
Assottigliò le palpebre scettica e tirò su col
naso.
-
Immagino che tu abbia ragione. In questo contesto, però,
sembrava buffo-. Bisbigliò portandosi una mano tra i capelli
e scuotendoli pensierosa. Cosa? Un vampiro in mare?
Possibile… ma eravamo molto veloci anche in acqua.
-Siamo
nuotatori provetti...-. Mi vantai ridendo orgoglioso. Mi
lanciò un’occhiata malevola e sbuffò
contrariata prima di provare a dare un pugno forte sulla mia spalla.
Dovette ritirare la mano e agitarla, ero duro quanto una roccia.
-
Voi siete provetti in tutto-. Rispose scuotendo le dita in aria per
resistere al dolore. Non riuscii a trattenere una smorfia divertita e
le presi la mano tra le mie massaggiandola piano. Rimasi in silenzio
godendo del calore della suo corpo e dei tremori che la scuotevano ogni
volta che ci sfioravamo. Il suo cuore batteva già
all’impazzata.
-
Giuro che non ti interrompo più-. Si scusò
rabbrividendo e chiudendo la mano intorno alla mia. Mi chinai
baciandole piano le dita e un sussulto la scosse facendola arrossire.
-
Perché, tecnicamente, possiamo fare a meno di respirare-.
Continuai ridacchiando e prendendole il pollice tra le labbra. Mi
guardò imbarazzata e si avvicinò di
più al mio viso stupita dal mio comportamento ed emozionata.
-
Voi…-. Deglutì fissandomi impacciata. Il respiro
le si bloccò nel petto quando passai a lambire con la lingua
l’indice. Il suo sapore mi faceva perdere la testa, per me
era assolutamente una tentazione a cui era impossibile resistere, non
riuscivo a rimanere lucido. La sua pelle sapeva d’estasi, di
sesso e passione, di ardore e desideri nascosti. E io ero il
destinatario di quella follia, di quell’odore femminile che
circondava l’aria ogni volta che io osavo, che io superavo il
limite che separava le nostre intimità.
-
No, no hai giurato-. Con l’altra mano le chiusi le labbra e
continuai a mordicchiare il suo polpastrello, sentendo finalmente il
corpo del mio cerbiattino scosso e vibrante farsi caldo, bollente. -
Vuoi sentire la storia o no?-. Risi del suo imbarazzo. Adoravo
prenderla in giro, mi permetteva di controllarmi meglio. Ma sussultai
quando percepii la sua saliva bagnarmi le dita. Alzai lo sguardo
stupito, Bella stava baciando la mia mano, gli occhi chiusi, il respiro
affannoso. Ero sicuro che prima o poi sarei morto, ma non
così.
-
Non puoi buttare lì… una notizia del genere
e… e aspettarti che io… non apra bocca-.
Mormorò fissandomi negli occhi e prendendo tra le labbra il
polpastrello del mio indice. Mi bloccai, di sasso, e quando la sua
lingua calda lo leccò, un tremito mi lasciò
boccheggiante e affamato. Che cosa avevo scatenato? Le mie labbra si
immobilizzarono e piano scostai le sue dita, appoggiando le mie sul suo
collo e attirandola a me, preso dalla frenesia e dal desiderio di
toccarla. Le sfiorai la pelle della gola, passandole le mani sotto il
maglione e toccandole la scapola. Rimase immobile, ferma, il cuore
veloce, le mani tremanti, il corpo in fiamme.
-
Non dovete respirare?-. Bisbigliò reclinando la testa
all’indietro, la voce roca. Io dovevo, dovevo, per percepire
il suo profumo, non avrei mai rinunciato a sentire la sua fragranza di
donna, l’odore dolce che della sua pelle.
-
No, non siamo obbligati. È soltanto un'abitudine-. Sussurrai
piano scendendo ad accarezzarle l’incavo dei seni. Mio Dio
che stavo facendo? Mi portai appena dietro di lei per poterla toccare
meglio e la mia bocca si chinò sul suo collo baciandolo e
cercando di non venire sopraffatto dalla tentazione di morderla.
-
Ma quanto tempo puoi restare… senza respirare?-.
Bisbigliò affannosamente reclinando la testa contro il mio
petto per permettermi di baciarla più liberamente. Non
avrebbe dovuto farlo, ma l’attrazione tra noi era troppo
forte, inspiegabile, un’alchimia malata delle nostre menti
che si trasmetteva inevitabilmente al nostro corpo.
-
Anche per sempre, immagino... non so. È leggermente
fastidioso... non si sentono gli odori-. La mia mano era ferma, ora
immobile sul suo cuore, mentre il suo respiro affannoso si faceva
impossibile da controllare ed anche io mio.
-
Le… leggermente fastidioso-. Commentò,
completamente abbandonata contro di me. Quella totale resa avrebbe
potuto esserle fatale, perché mi eccitò in modo
indescrivibile e portò inevitabilmente il mio corpo a
irrigidirsi contro il suo. Non volevo questo, non poteva fidarsi in
quel modo di me, prima o poi avrei commesso un errore,
l’avrei persa, sarebbe scappata. Il solo pensiero
bastò ad insinuare in me un’angoscia
così forte che la lasciai, allontanandomi di scatto e
portando le mani lungo i fianchi. Mi sentii uno sciocco per averla
messa in pericolo. Mi fissò barcollante, preoccupata dalla
mia reazione e si avvicinò stranita. I nostri respiri ancora
affannosi, desiderosi di sentire di nuovo la passione. Ma non potevo,
non dovevo, non ne ero degno. Sfuggii il suo sguardo pieno di rimorso e
crollai, in verità non ero che un mostro.
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Capitolo 49 *** In camera ***
Eillà...!!!!!
Buon sabato... come state? Scusate se mi ripresento dopo un mese, ma
l'università mi sta veramente distruggendo.
Cercherò di essere più costante nei miei
aggiornamenti, questo è pronto da 10 giorni se non di
più. Ma il fatto è che io aggiorno tutto insieme
e aspetto anche di finire i capitoli delle mie originali che pubblico
sul mio forum. Voglio proprio vedere quando comincerò il mio
romanzo che cosa potrà uscirne fuori, avrei bisogno di
giornate di 48 ore, anzi 52. Comunque magari farò
così, aggiornerò il capitolo appena è
pronto a prescindere dalle altre fic. Sempre se ci riesco, spesso
arrivo la sera talmente a pezzi che dico "voglio solo scrivere datemi
il pc!!!" E così succede scrivo e mi dimentico del mondo e
non aggiorno. Potete anche picchiarmi, lo so, sono imperdonabile.
Però so che voi mi seguite ugualmente e questo per me
è un grande onore, nonchè piacere. E vi
ringrazio. Mi scuso se non rispondo alle mail da tempo. Stesso motivo,
ma ci sono. Devo solo equilibrare un po' il tutto. E poi mi
rimetterò a rispondere. Ringrazio chi mi avverte di plagi
etc etc, devo dire che ultimamente stanno diventando tanti,
però volevo dire a tutte una cosa. Che prendiate una mia
idea mi può solo fare e mi fa piacere, ditemelo
però!!! Che non ammazzo nessuno, giuro. Sapete cosa dice il
mio prof di logica? Anche Raffaello ha copiato tutti i disegni di
Leonardo per imparare (magari fossi Leonardo, che figata...),
però "caz...zo", l'ha fatto a mano libera, io non ci
riuscirei manco se guidasse la mia mano un disegnatore professionista.
Questo per dirvi che prendere idee da altri per imparare e per
appassionarsi per quanto mi riguarda non è sbagliato, ma
è comunque corretto che voi me lo diciate, non
voglio mettere nessuno in difficoltà, o peggio alla gogna
pubblica, anzi posso solo esserne onorata, credetemi, che qualcuno mi
consideri così tanto. E non vi preoccupate che io so cosa
significa sentire il bisogno di scrivere, che qualcuno ci segua e ci
apprezzi, e sentirsi bene scrivendo, sono con voi. Okay, dopo le prime
lacrime del sabato mattina direi di cominciare con Midnight Sun.
Premetto però delle cose, avvertimenti ora... questo
capitolo soprattutto nella parte finale è frutto della mia
fantasia, ma scusate, mi piace pensare a una Bella differente, non
idiota, e ad un Edward innamorato matto del carattere e della forza di
Bella, non del fatto che non le legga nella mente. Scusate se mi
giustifico, penso che infatti molti potrebbero non accettare il
cambiamento, in caso chiedo scusa, ma mi sono scivolate le dita sulla
tastiera. Ahahaha... Un bacio a tutti e grazie ancora. A proposito
visto New Moon? Avevo le palpitazioni. Scusate se lo dico ma... team
Edward forever. Mamma mia!!!
In
camera.
-Cosa
c’è?-. Mormorò allora, di nuovo vicina,
troppo vicina a me. Allungò una mano e con le dita mi
sfiorò leggermente una guancia facendomi correre un brivido
lungo la schiena. Chiusi gli occhi trattenendo il respiro e mi chinai
verso quella carezza, nascondendo le labbra nel palmo della sua mano
morbida. Se solo avesse potuto capire il mio tormento interiore, mi
sentivo dilaniato. Non volevo metterla in pericolo, eppure la
desideravo fino allo spasimo spesso dimenticando ciò che ero.
- Continuo a temere
che prima o poi accada…-. Bisbigliai esausto, senza riuscire
a nasconderle la mia sofferenza. Sperai con tutto me stesso che non
fuggisse, che non rimanesse disgustata dalle mie ammissioni. Ma il suo
corpo si strinse piacevolmente al mio, in un abbraccio dolce che sapeva
di tenerezza e amore. Ero incredulo. Il calore che percepii mi
entrò nell’anima e mi lasciò attonito.
- Accada cosa?-.
Bisbigliò circondandomi il collo con le braccia e passandomi
le dita tra i capelli. Questo… Dio mio, mi faceva veramente
impazzire. Nascosi il viso nell’incavo della sua spalla,
annusando, assaporando il suo profumo, scordandomi per un attimo ogni
cosa, concentrandomi solamente sulle emozioni indescrivibili che il suo
calore riusciva a trasmettermi e… persi la testa.
-So che prima o poi
qualcosa di ciò che ti dirò, o che vedrai,
sarà troppo. E in quel momento fuggirai via da me
strillando-. Sussurrai baciando piano la sua pelle, saggiando la base
del suo collo e scostandole i capelli per assaporarne meglio il gusto.
La sentii fremere sotto il mio tocco, tremare a causa dei miei baci e
non riuscii a fermarmi. Le mie dita la avvicinarono a me facendo
aderire il suo bacino al mio, tanto da costringerla a sollevarsi in
punta di piedi.
-Non ti
fermerò. Voglio… voglio che accada,
perché solo così saresti finalmente al sicuro. Io
voglio che tu sia al sicuro. Eppure… eppure voglio anche
stare con te. Conciliare i due desideri
è…è impossibile...-. Parlavo senza
rendermi conto che il suo respiro si era fatto assente, che il suo
cuore tamburellava pesantemente sul mio torace e che il suo viso aveva
assunto un piacevole color rosso porpora. Ma le mie mani continuavano a
toccarla beandosi delle sue curve e il mio volto tornò a
cercare la sua pelle, perché il suo sapore salato e dolce
sapeva come farmi morire. Lasciai cadere il discorso, cercando
finalmente i suoi occhi e fissandola inorridito. Avevo appena rifatto
lo stesso sbaglio, l’avevo sedotta.
- Non…non
ho intenzione di... di scappare… te lo prometto-.
Balbettò irrigidendosi contro di me. Mio malgrado sorrisi e
scossi leggermente il capo. Non ero così sicuro. Quando
avesse capito realmente chi ero e com’ero, non mi avrebbe
più voluto.
- Vedremo-. Le risposi
ridacchiando. La sua sicurezza riusciva comunque a scaldarmi
l’anima. I suoi occhi nocciola mi guardavano ancora adoranti
e sinceri, non c’era traccia di paura, di terrore, solo
amore. Senza limiti…
La scostai quel tanto
che le potesse permettere di riprendere a respirare normalmente e
continuai il mio racconto su Carlisle. Cambiare argomento sarebbe
servito a entrambi. Nonostante gli studi, il lavoro come medico, la
solitudine non lo aveva mai lasciato e presto aveva sentito il bisogno
di circondarsi di esseri simili a lui. E così ero arrivato
io… morente, a causa di un’epidemia di spagnola.
-Così il
cerchio si chiude-. La guardai angelicamente senza volerla del tutto
lasciar andare, ma lei non sembrava affatto infastidita da tutta quella
intimità. Mi poggiò le mani sulle braccia, lo
sguardo pensieroso, i capelli scompigliati.
- Hai sempre vissuto
con lui?-. Domandò incuriosita. Aggrottai la fronte
innervosito. Ora sì che sarebbe sicuramente scappata.
- Quasi-. Borbottai
circondandole la vita con un braccio e conducendola verso la porta.
Sperai non mi facesse altre domande in proposito, ma era inutile
illudersi. Aveva notato il mio modo sbrigativo di risponderle e aveva
alzato le sopracciglia perplessa.
- Quasi?-. Chiese poi
quando risalimmo di nuovo in corridoio. Lo percorsi velocemente
cercando di evitare il suo sguardo, ma sentivo prepotente la sua
curiosità e la sua voglia di conoscermi. Sospirai
esasperato. Ne ero sicuro, ora sarebbe fuggita via correndo impaurita,
magari urlando.
- Be', ho passato
anch'io il mio periodo di ribellione adolescenziale, più o
meno dieci anni dopo la... nascita... o creazione, chiamala come vuoi.
La sua vita di astinenza non mi convinceva, ce l'avevo con lui
perché non faceva che soffocare il mio appetito.
Perciò, per qualche tempo, me ne andai per i fatti miei-.
Facemmo per salire la seconda rampa di scale che ci avrebbe portato
alla mia camera e improvvisamente la sentii fermarsi dietro di me.
Ecco… il momento era arrivato. Mi voltai trattenendo il
respiro e la guardai negli occhi. Rimasi sbalordito. Era affascinata,
affascinata da me, da quello che le stavo dicendo. Non c’era
traccia di terrore, ma solo di adorazione. Stentavo a crederci.
- Davvero?-. Si
schiarì la voce, accortasi del suo sguardo devoto, e
arrossì, visibilmente impacciata. Tornai a salire, forse
arrabbiato, forse felice, non riuscii a capire la mia reazione e
strinsi i pugni lungo i fianchi, stupito dall’amore che quel
piccolo cerbiattino sembrava sempre dimostrarmi.
- Non ne sei
disgustata?-. Sbottai d’un tratto raggiungendo la cima delle
scale e voltandomi di nuovo. Alzò la testa verso di me
mordicchiandosi le labbra, timida, e scosse la testa velocemente
stringendosi le mani l’una nell’altra e
torturandosele ripetutamente. La osservai stregato.
- No -. Rispose
flebilmente appoggiandosi al corrimano e fissando un punto indistinto
di fronte a sé.
- Perché
no?-. Le domandai freddamente. Scesi uno scalino tentando di riafferare
i suoi occhi e affogarli nei miei per poterle leggere dentro, ma Bella
cercò ancora di sfuggirmi, evitandomi, sottraendosi alla mia
attenzione. Strinse le mani intorno al legno duro piegandosi con il
corpo in avanti come a volermi ignorare.
- Mhhh…
perché… perché sembra una scelta
ragionevole-. Ammise poi dondolandosi avanti e indietro. Una scelta
ragionevole… spalancai gli occhi e scoppiai a ridere,
beccandomi un’occhiataccia meravigliata e irritata. Non
riuscivo a crederci. Lei trovava ragionevole che io avessi scelto di
ribellarmi, di uccidere esseri umani. Folle… folle
d’amore, la mia piccola bimba, non c’erano altre
spiegazioni.
- Dal giorno della mia
rinascita ho avuto il vantaggio di poter leggere nel pensiero di
chiunque mi si trovasse vicino, umano e non umano. Perciò mi
occorsero dieci anni per sfidare Carlisle: vedevo la sua
sincerità immacolata e capivo perfettamente cosa lo
spingesse a vivere così-. Finalmente le imprigionai quei
profondi occhi nocciola e parlando del mio passato mi accorsi di volere
veramente che lei capisse, che comprendesse ogni scelta di vita che
avevo fatto, che mi aveva spinto ad essere quello che ero. Mi parai di
fronte a lei, che immobile, ora mi osservava con stupore, sempre
più affascinata e incuriosita. Mi sentii un dio, bellissimo
e assolutamente invincibile. - Mi ci volle solo qualche anno per
tornare da Carlisle e riconoscere che aveva ragione. Pensavo che sarei
rimasto immune dalla... depressione... che la coscienza porta con
sé-. Continuai avvicinandomi e facendola indietreggiare sul
corrimano. Sensi di colpa, terrore, vuoto solitudine… mi
avevano ucciso. Quante volte ero morto? Si strinse al legno allargando
le braccia e irrigidendosi. Ancora una volta una scarica di desiderio e
adrenalina attraversò i nostri corpi, che si sfiorarono
volutamente, che si desiderarono e sentirono sotto la stoffa. - Dal
momento che leggevo nel pensiero delle mie prede, potevo risparmiare
gli innocenti e assalire soltanto i malvagi. Se seguivo un assassino
dentro un vicolo buio dove aveva intrappolato una ragazza... se salvavo
lei, allora certo non avevo motivo di sentirmi così
tremendo-. Tremai disgustato dalle mie stesse parole. Sentirmi
così forte delle mie ragioni, in passato ero stato solo uno
sciocco ragazzino fuori controllo. Sorrisi tristemente chiudendo appena
le palpebre e il profumo di Bella, forte e deciso, mi entrò
nelle narici, cullandomi ed eccitandomi. Sarei rimasto così
per sempre, con il suo petto che sfiorava il mio respirando, con il suo
odore femminile ad avvolgermi forte, con la sua voglia di scoprire
tutto di me che mi faceva perdere me stesso. E la sua mano…
quella mano che ora mi stava accarezzando il torace timidamente. Aprii
gli occhi e sussultai. Le sue dita mi alzarono inaspettatamente il
maglione e la camicia… mi bloccai subito, irrigidito,
stupito dal suo comportamento. Quando arrivò a sfiorare la
mia pelle gelida gemetti ringhiando in modo sommesso, ma il suo sguardo
non lasciò mai il mio, ora sicuro, sembrava sorreggermi.
Piano, lentamente quella mano risalii il mio petto, mandandomi in
estasi, eccitandomi fino allo sfinimento e si fermò
all’altezza del mio cuore. Tremai… sentivo di non
meritarla, di non essere degno di quelle attenzioni, ma lei non era
dello stesso parere. I suoi occhi mi parlavano di dolore, di
sofferenza, non avrebbe mai voluto vedermi stare male. Quando il suo
palmo si allargò proprio all’altezza del mio
cuore, ormai morto, io fermai la sua mano sul mio petto e la strinsi
contro di me.
- Ti amo-.
Mormorò senza voce, muovendo solo le labbra. Il brivido che
mi scosse dal profondo fece cadere ogni mia difesa, ogni
barriera, le appartenevo e non sarei riuscito a nasconderle nulla.
Continuai…
- Ma con il passare
del tempo, iniziai a vedere la mostruosità nei miei occhi.
Non riuscivo a sfuggire al peso di tutte quelle vite umane strappate,
che lo meritassero o no-. Mormorai nei ricordi abbassando il
capo, chinandolo per nascondere la mia vergogna. Ma la sua mano si
allungò verso il mio viso e mi alzò mento con una
tenerezza e una dolcezza struggenti. - Così tornai da
Carlisle ed Esme. Mi accolsero come il figliol prodigo. Non meritavo
così tanto-. Finii con una smorfia nauseata che lei
accarezzò con il pollice e soffocò con un
semplice e frettoloso bacio sulle labbra che mi fece correre un brivido
per tutto il corpo, facendomi dimenticare ogni parola detta fino a quel
momento. Mi sorrise arrossendo lievemente e questa volta
allontanò entrambe le mani da me, come scottata, salendo le
ultime scale di corsa e fermandosi di fronte al pianerottolo,
aspettando che mi sistemassi. Ancora stordito la seguii e in silenzio
le feci strada verso la mia stanza. Le aprii la porta curioso e
agitato, volevo vedere la sua reazione. Entrò senza dire
nulla, guardandosi intorno e rimanendo basita di fronte
all’enorme vetrata che dava sul fiume e sulla foresta. Mi
appoggiai allo stipite aspettando le sue reazioni e la vidi dirigersi
verso lo stereo all’angolo… effettivamente avevo
così tanti cd da poter riempire un intero negozio. Mi portai
la mano dietro la testa, un po’ imbarazzato chiedendomi cosa
avrebbe pensato dei drappi color oro che scendevano dalle pareti. Si
voltò verso di me stupita indicandoli.
- Migliora
l'acustica?-. Mormorò allora facendo un giro su se stessa.
Annuii sorridendo e avvicinandomi lentamente a lei. Vederla nella mia
camera mi dava una strana sensazione di possesso, ora Bella era mia,
faceva parte di me realmente, comprendeva le cose più intime
del mio essere. Afferrai il telecomando vicino accendendo lo stereo e
facendo vibrare la musica per la stanza, Jazz… sperai che le
piacesse. Intanto la osservai indicare uno per uno i cd e controllarli
come un’esperta.
- In che ordine li hai
sistemati?-. Chiese allora prendendone uno e rimettendolo subito al suo
posto. Ridacchiai divertito di quel suo interesse improvviso.
- Uhm... sono divisi
per anno, e poi per preferenze personali-. Ci pensai un po’
su ed effettivamente avevo ordinato tutto con precisione maniacale,
ricordandomi persino i mesi in cui ogni album era uscito. La osservai,
attento ad ogni suo gesto e la vidi carezzare ogni cd con timore
reverenziale. I nostri occhi si incontrarono così, in modo
naturale, senza che io potessi distogliere lo sguardo in tempo per non
farle notare il piacere sottile che provavo nel vederla frugare tra le
mie cose.
- Cosa
c’è-. Sussurrò bloccandosi e fissandomi
vergognosa. Scossi la testa impalato e meravigliato della sensazione di
felicità che mi aveva sommerso solo nel sentire il suono
della sua voce candida nella mia stanza.
- Immaginavo che mi
sarei sentito... sollevato. Farti sapere tutto, non avere
più bisogno di segreti. Ma non pensavo che sarebbe andata
ancora meglio-. Le confessai facendo qualche passo indietro e
appoggiandomi al muro. Mi guardò sorridente illuminando
tutta la mia camera con il suo piacere e io continuai – mi
piace. Mi fa sentire… felice-. Scoppiai a ridere divertito
dalla mia reazione stupidamente contenta, senza motivo, e feci
ridacchiare anche lei, che arrossì guardandomi fissa.
- Sono contenta-.
Bisbigliò abbassando lo sguardo e rialzandolo per guardarmi.
Anche io feci lo stesso, mi sentivo troppo innamorato, troppo coinvolto
da ogni sua emozione, mi travolgeva come un fiume in piena lasciandomi
senza parole.
Percepivo
però il suo cuore battere forte, il suo sangue correre
veloce, la sua sicurezza vacillare e questo mi spaventò. Il
mio sguardo così si spense, tornando serio, di nuovo
terrorizzato dalla sensazione che prima o poi sarebbe scappata, che
l’avrei persa per sempre. Corrugai la fronte
studiando la sua espressione e lei scosse la testa mordendosi le labbra.
- Sei sempre in attesa
degli strilli e della fuga a gambe levate, vero?-. Chiese sospirando e
stringendosi nelle spalle. Sì, mi aveva letto dentro, ero
spaventato all’idea che lei se ne andasse e non riuscivo a
capacitarmene. Sapevo che sarebbe successo, lo sapevo, ma non potevo
accettarne nemmeno il pensiero, faceva maledettamente male, mi faceva
soffrire, mi straziava quell’anima che credevo di non aver
mai posseduto.
Annuii, ma non riuscii
a parlare, a dire nulla.
- Scusa se ti smonto
così, ma non sei terribile come pensi. Anzi, a dirla tutta
non ti trovo affatto spaventoso-. Commentò poi tornando a
voltarsi verso lo stereo. Sgranai gli occhi per nulla convinto delle
sue parole, avevo l’impressione che stesse mentendo. Eppure
sembrava perfettamente a suo agio e calma con me, si avvicinava senza
timore, mi toccava senza paura, non la disgustava la mia presenza,
né il mio essere una creatura maledetta.
Sfoderai un ghigno
diabolico e malizioso, chinandomi in avanti e tendendo i muscoli del
mio corpo. Non sapevo esattamente quali fossero le mie intenzioni, ma
lasciai che il mio istinto di predatore per un attimo prendesse il
sopravvento su di me. Annusai l’aria e mi eccitai,
abbandonandomi alla voglia di correre da lei e afferrarla, portarla
contro di me, baciarla, accarezzarla…
-Questo non dovevi
dirlo-. Ringhiai piano, mostrandole i denti e alzando il labbro
superiore, minaccioso. Mi acquattai vicino alla porta, pronto al salto
e la guardai indietreggiare di qualche passo, improvvisamente
intimorita. La fissai negli occhi nocciola e mi leccai le labbra
aspettando l’attimo giusto per saltarle addosso…
fece alcuni passi indietro, incespicando ed io mi preparai al salto.
Ora…
- Non provarci-.
Mormorò senza voce. Scattai correndo verso di lei, facendola
cadere all’indietro con un urlo sorpreso e strozzato. Cademmo
entrambi sul divano di pelle nera e lo facemmo sbattere contro il muro
rumorosamente. Bella mi fissava incredula, impaurita e tremante, mentre
io stentavo ancora a credere a quello che avevo appena fatto.
Tentò subito di liberarsi, tirandosi su, ma non glielo
permisi bloccandola con il mio corpo.
- Edward…-.
Bisbigliò con le labbra secche, il fiato corto. Le
mordicchiai una guancia scendendo a baciarle il collo profondamente,
strusciando i miei canini sulla sua pelle, strusciando il mio corpo
contro il suo. Pazzo…
- Edward…-.
Continuò roca inarcandosi contro di me e soffocando un
gemito. La mia mente non riusciva a formulare un pensiero coerente e la
sua voce che mi chiamava e supplicava non mi aiutava a capire
ciò che stavo facendo. Ma volevo di
più… percepivo il suo odore forte, le sue gambe
appena divaricate lasciavano che il suo profumo di donna mi colpisse in
modo naturale e così scesi verso il suo stomaco bloccandola
contro il divano, permettendole solo il movimento del capo.
- Dicevi?-. Sussurrai
dimentico di tutto. Spostai la mia gamba che toccava le sue cosce,
cingendole e mi chinai di più, lateralmente, fino quasi a
farla stendere. Il suo respiro si fermò quando il mio naso
toccò il cavallo dei suoi jeans alla ricerca di qualcosa di
proibito e assolutamente impossibile da raggiungere. Annusai e mi beai
di sentirla così eccitata. Sapevo che ora la sua
femminilità avrebbe reagito al mio tocco, si sarebbe bagnata
e costrinsi me stesso a non pensare a cosa avrei fatto se non ci fosse
stata la barriera dei vestiti a fermarmi. Premetti il naso sulla stoffa
dei jeans , ringhiando, esalando i miei ultimi respiri, guaendo di
dolore e desiderio, e Bella si contorse sotto le mie mani che le
tenevano fermi i polsi lungo i fianchi, tentando di liberarli, forse
tentando di allontanarmi.
- Che sei…
che sei…un mostro molto… molto terrificante-.
Mormorò roca facendomi tornare dolosamente alla
realtà. La guardai rossa ed inerme tra le mie braccia e mi
rialzai di scatto, portandola ad accoccolarsi contro il mio torace.
Tremava, rabbrividiva e si avvinghiava a me in un modo totale. Mi
lasciò senza parole, avrebbe dovuto picchiarmi per
ciò che avevo appena fatto. Idiota…
- Così va
molto meglio-. La provocai malizioso sentendomi morire dentro. Come
sempre l’istinto aveva preso il sopravvento con lei,
facendomi dimenticare la possibilità che avevo di farle
realmente male. Sperai avesse visto solo il lato scherzoso del mio
gesto, ma mi accorsi di essermi spinto troppo oltre con i miei desideri
impulsivi.
- Umh…-.
Sussurrò arrossendo e accoccolandosi sotto di me. Sembrava
non volersene più andare. Ci fissammo, fermi, immobili e
persi. Le chiesi scusa con lo sguardo sperando nel suo perdono, ma lei
allungò una mano e mi accarezzò timidamente una
guancia scuotendo il capo in segno di diniego. La abbracciai stretta,
pensando di stritolarla, e lei ricambiò il mio abbraccio con
un gemito di piacere, sfiorandomi l’orecchio con il naso,
appoggiando il capo contro il mio. Piccola e tenera…
- Adesso…
adesso posso alzarmi?-. Bisbigliò, ancora rossa in viso
tornando a guardarmi negli occhi. Feci segno di no con la testa, come
un bimbo capriccioso e la bloccai ancora contro di me. Sapevo che
quella situazione la faceva sentire tremendamente in imbarazzo. Le sue
mani ora erano libere e strette a pugno, sembrava non volesse aprirle e
mi domandai il motivo della sua rigidità. Sperai che non
fosse a causa del mio gesto avventato, ma
quell’intimità con lei mi piaceva troppo. Mi
guardò negli occhi tentando ancora di divincolarsi, ma io
scoppiai a ridere vittorioso… certo il suo seno che
strusciava provocante sul mio maglione non mi aiutava a capire molto.
Sbuffò infastidita muovendo anche le gambe, ma io continuai
a ridere fino a quando la sua tattica non cambiò. Si allungo
sotto di me cercando di fuggire spostandosi verso il basso. Lasciai che
il suo capo arrivasse all’altezza del mio stomaco e poi
ridacchiai, deciso a riafferrarla, ma quando le sue mani si strinsero
sui miei fianchi mi bloccai atterrito, terrorizzato. Lei mi stava
annusando, stava facendo esattamente quello che io le avevo fatto poco
prima. Portò il naso sul cavallo dei miei jeans e mi
annusò, risvegliando l’uomo in me, i miei sensi
maschili già eccitati, sovraccarichi di lei. Si
limitò a spingere il naso sulla mia erezione proprio come
avevo fatto io con la sua eccitazione e chiuse gli occhi ispirando
forte. Oddio… sentivo che sarei morto da un momento
all’altro. La scostai d’un fiato riportandola
all’altezza del mio viso, guardandola spaventato, ma in lei
c’era lo stesso stupore che mi aveva scosso quando io stesso
avevo percepito il bisogno di sentire il suo profumo di donna.
Incredulità…
- Possiamo entrare?-.
La voce di Alice fece risvegliare entrambi dal torpore e sussultammo
colti in fallo. La portai immediatamente sulle mie ginocchia, facendola
sedere contro di me, su di me, e aspettai che mia sorella e Jasper
fossero entrati per parlare.
- Avanti-. Dissi
ridendo e mascherando il mio turbamento per quello che era appena
successo. Alice entrò a passo di danza andandosi a sedere al
centro della stanza, proprio sul tappeto, mentre Jasper si
fermò sulla porta evidentemente scioccato.
Odore
di sesso… tu la desideri. E non l’hai ancora
mangiata.
Jazz mi guardava
assolutamente sconvolto da quella rivelazione e io scoppiai a ridere
insieme ad Alice. Aiuto … ero anche io un uomo, prima o poi
anche mio fratello avrebbe dovuto scoprirlo.
- Abbiamo sentito
strani rumori... se stavi per mangiare Bella per pranzo, sappi che ne
vogliamo un po' anche noi-. Fece Alice ridacchiando e guardandoci con
malizia. Strinsi Bella contro di me, possessivo e lei si
acciambellò sul mio petto, irrigidendosi contro il mio
torace.
Siete
teneri insieme…e tu sei troppo su di giri…
Risi ancora scuotendo
la testa.
- Scusate, ma non
credo di potervene offrire-. La strinsi ancora di più a me e
lei mi passò le mani intorno al collo, abbracciandomi
stretto. Ci guardammo e mi accorsi di non essere mai stato
più felice, era lei la causa di quella contentezza
incontenibile.
Anche Jasper
scoppiò a ridere intenerito, aumentando il mio stupore ed
entrò avvicinandosi ad Alice.
-A dir la
verità Alice dice che stasera ci sarà un
temporale con i fiocchi ed Emmett vuole organizzare una partita. Sei
dei nostri?-. Sorrise stringendo il pugno divertito… i miei
occhi si illuminarono. Avevo proprio voglia di muovermi un
po’, di scuotermi giocando a baseball. Ma non volevo lasciare
Bella, non da sola, non volevo separarmi da lei.
- Ovviamente porta
anche Bella-. Cinguettò Alice facendo inorridire Jasper.
Ridacchiò lanciandogli un’occhiata entusiasta, che
lui non ricambiò affatto. Non gli piaceva molto
l’idea che Bella facesse immediatamente parte della famiglia,
potevo in fondo capire il suo disagio nel trovarsela sempre intorno. Ma
quel mostriciattolo si fidava moltissimo di lui e della sua
capacità di controllo, io invece un po’ meno.
- Vuoi venire?-.
Chiesi a Bella ignorando il loro battibecco di sguardi. Il suo respiro
sul mio collo, il suo corpo contro il mio, non mi lasciavano certo
indifferente, ma rimasi impassibile e continuai ad abbracciarla come
fosse stata la cosa più naturale e semplice del mondo.
- Certo-. Disse
convinta fissandomi contenta.- Ehm, dove?-. Le scompigliai teneramente
i capelli, ammaliato dal suo broncio indeciso e perplesso. Le alzai il
mento che baciai teneramente e ridacchiai divertito.
- Per giocare dobbiamo
aspettare i tuoni... il perché lo capirai-. Mormorai poi
scherzoso guardando complice i miei fratelli. Bella soppesò
le mie parole decisamente incuriosita e confusa, le palpebre serrate e
pensierose.
- Servirà
l’ombrello?-. Domandò poi facendoci scoppiare
inevitabilmente a ridere. Troppo tenero il mio cerbiattino per poter
solo pensare di riuscire a resisterle in qualche modo, anche Alice era
molto dolce nei suoi confronti.
- Tu che
dici?-. Continuò Jasper voltandosi verso la nostra veggente
e corrugando la fronte. Alice non sembrò minimamente
pensarci e scosse la testa, di nuovo seria.
- No, Il temporale
colpirà la città. Nello spiazzo staremo
all'asciutto-. Rispose assolutamente certa delle sue parole. La solita,
aveva già previsto ogni cosa. Non vedevo l’ora di
giocare e come me Jazz, eravamo entrambi impazienti. Quelle occasioni
non capitavano raramente, a Forks pioveva spesso, ma questa volta avere
Bella a guardarmi mi dava una strana eccitazione, mi piaceva che lei mi
vedesse giocare.
- Bene-. Fece Jasper
talmente contento da contagiare tutti con la sua allegria. Bella si
mosse impaziente sulle mie ginocchia e anche io mi accorsi di essere
entusiasta della cosa, sentivo brividi di piacere lungo tutto il corpo.
Finalmente avrei potuto correre e sgranchirmi un po’ le gambe
come volevo. Non sentii affatto quello che i miei fratelli borbottarono
prima di uscire, immerso com’ero nei miei pensieri e negli
occhi del mio piccolo cerbiattino.
- A cosa giochiamo?-.
Sussurrò nel mio orecchio scostandomi i capelli dal viso. Mi
rilassai con la schiena sul divano, vedendola nuovamente impacciata e
sorrisi.
- Tu resti a guardare.
Noi giochiamo a baseball-. Sentenziai divertito vedendola spalancare la
bocca incredula. Non si aspettava una risposta simile…
ebbene sì, anche noi vampiri a volte ci toglievamo sfizi
“comuni” come quello. Le circondai i fianchi con le
mani attirandola ancora di più contro di me e non trovai la
minima resistenza. Si sistemò sopra il mio bacino e si stese
sul mio torace, evidentemente molto tranquilla.
- I vampiri giocano a
baseball?-. Chiese cercando il mio sguardo. Si portò una
mano di fronte alla labbra, forse pentita di quella domanda sciocca, ma
io ghignai contento addossandola ancora di più contro il mio
petto.
- È il
passatempo americano per eccellenza-. Sottolineai fingendomi indignato,
ironicamente. Alzò la stessa mano dandomi un colpo sulla
guancia, indispettita dal mio modo di rispondere e scoppiai a ridere
trascinandola sotto di me sul divano. Ancora gioco…
- Beh, scusa, se non
mi interesso di baseball-. Borbottò apparentemente ferita
dalla mia risposta. Scoppiai a ridere poggiando la fronte sulla sua e
godendo del calore della sua pelle. Volevo guardarla negli occhi
cioccolato e perdermi per un attimo dentro quell’espressione
attonita e indispettita. Non parlai, non risposi, chiedendole di darmi
la sua anima, di fondersi con me e lei muta accettò le mie
richieste abbandonandosi all’oro placido del mio sguardo.
Rilassata aderiva al mio corpo senza paura, i battiti del suo cuore
quasi assenti. Avrei potuto fare di lei qualsiasi cosa avessi voluto,
era in mio potere, completamente.
- Ma il tuo
patrigno…-. Mormorai ricordandomi del lavoro del marito di
sua madre. Non terminai la frase ormai immerso in tutt’altre
voglie e pensieri. Le scostai i capelli dal collo, amando quella curva
morbida e sensuale che formava con la spalla e piano tirai il suo
maglione verso il basso, annusando smanioso quel profumo dolce di
candore che mi arrivò alle narici. L’odore della
sua pelle calda che si raffreddava a contatto con
l’aria… paradisiaco.
- Cosa?-.
Sussurrò confusa quando poggiai le labbra su di lei
percorrendo con una scia lenta di baci la linea deliziosa della sua
spalla. Come poteva essere così tenera e morbida? Come
potevano le mie labbra bruciare di desiderio solamente per quel lieve
contatto? Sentii la mia bocca divenire fuoco, la mia lingua impastarsi
di veleno e il mio corpo reagire istintivamente a quella brama di
possesso.
- Dovremmo tornare a
casa tua e avvertire tuo padre-. Bisbigliai per nulla convinto delle
mie parole. Bella per tutta risposta alzò un braccio
circondandomi il collo e invitandomi ad approfondire il contatto tra
noi. Tremai… non poteva volerlo realmente, sarebbe stato
troppo pericoloso per lei. Eppure le sue dita si insinuarono tra i miei
capelli carezzandomi la nuca e i suoi polpastrelli si divertirono a
scompigliare quella massa leonina e ramata che in passato avevo tanto
disprezzato.
- Non credo di poterci
riuscire…-. Ammise girando il capo e fissandomi di nuovo
negli occhi. Già… nemmeno io. Le nostre labbra a
pochi centimetri le una dalle altre si chiamavano, supplicavano un
contatto che le avrebbe fatte cadere inevitabilmente al desiderio
ardente di quella passione che ci avrebbe travolti. Ma non potevo
lasciarmi andare in quel modo, rischiando di rovinare tutto, rischiando
che mi odiasse. La guardai, sofferente. Non avrebbe mai potuto capire,
mai… quel vuoto, quell’ansia di non poterla avere,
quella sensazione che non potesse comprendermi a pieno nonostante io ci
provassi con tutto me stesso. Improvvisamente mi sentii di nuovo solo.
-No…-.
Mormorò divincolandosi dal mio corpo e girandosi su un
fianco per guardarmi meglio. Non c’era abbastanza posto per
entrambi, ma eravamo talmente stretti che riuscimmo ad intrecciarci
senza cadere. – Non farlo, non chiuderti-. Le sue mani ora
furono entrambe tra i miei capelli, li tirarono indietro e il suo naso
si strusciò contro il mio sfiorandomi con foga le labbra.
– Non ho paura di te, Edward. Non ho paura-. Ingenua,
incosciente, innamorata… avrei dovuto io proteggerci da
entrambi. E non ne ero in grado, perché in fondo non ero
nient’altro che una creatura profondamente e totalmente
istintiva ed egoista.
- Non voglio metterti
in pericolo…-. Sussurrai, il cuore distrutto da quella
confessione, ma era vero, terribilmente vero. Non riuscivo ancora a
distinguere il limite che divideva il mio essere uomo dal mio essere
vampiro ed ero terrorizzato all’idea che prima o poi le avrei
fatto del male. A volte non ci pensavo, sicuro che non sarebbe successo
niente, sereno, ma altre la paura prendeva il sopravvento e minacciava
il mio equilibrio mentale.
- Basta,
ripeterlo…non hai fatto nulla di male, non
c’è nulla di male in ciò che fai-.
Bisbigliò agitata contro di me. Niente di male? Forse non si
ricordava pochi attimi prima cosa avevamo rischiato quando
l’avevo assalita per gioco, ma lei, ovvio, non poteva
vederlo, non avrebbe potuto, i suoi occhi da umana, indifesa, vedevano
solo la bellezza, la nobiltà e non la lordura di un vampiro.
- Ma che dici?-. La
rimproverai ringhiando e facendo per allontanarmi. Volevo scappare, era
vergognoso tutto quell’amore immeritato, quando la bestia in
me non faceva che desiderarla che bramarla, come donna, come preda,
come amore, impazzivo per lei. Era la prima volta che le mostravo il
mio dolore in quel modo, forse perché eravamo nella mia
stanza, nel mio mondo, ma sentivo di poterle dire tutto. –
Prima…-. Mi accorsi che il mio tono si era fatto roco,
disperato, un groppo mi chiudeva la gola e la vergogna, il disgusto per
ogni fantasia che avevo fatto su di lei mi assalirono.
- Smettila, smettila
subito… mi fido di te-. Mormorò sicura e delusa,
quando scossi la testa e mi alzai tornando vicino allo stereo e
accendendo la musica. Cambiai genere, volevo ascoltare musica classica,
mi avrebbe permesso di calmarmi. Tutti quei sensi di colpa per averla
trascinata con me in quell’inferno mi stavano soffocando. Era
colpa mia, colpa mia se ora era costretta a vivere una relazione non
normale.
- Spesso…
spesso…-. Mi voltai a guardarla stranito e la vidi seduta
sul divano, rossa in viso, cercare le parole giuste per dirmi qualcosa.
– Ho sognato di fare l’amore con te-. Deglutii a
vuoto e io mi irrigidii spegnendo di scatto lo stereo. – Non
puoi non averlo sentito, se… se hai passato tutte le notti
nella mia stanza-. Concluse poi evitando accuratamente il mio sguardo.
Diedi un pugno contro lo scaffale dei cd facendola sussultare. Si
alzò venendomi vicino preoccupata e io voltai il capo fuori
dalla grande vetrata tentando di non incontrare i suoi occhi, tentando
di nascondere il ricordo, il desiderio, la tortura, la
passione…
- Allora anche io
sbaglio, ti metto solo in difficoltà. Ti faccio stare
male!-. Urlò al mio fianco disperata. Non le risposi,
immobile, incapace di dirle quali e quante sensazioni lei riusciva a
farmi provare in una sola volta. Ondate di desiderio miste a paura,
gioia e incredulità, voglia e tristezza, ero inerme di
fronte a quell’emozione, non sapevo cosa dirle, cosa
rispondere, ma lei per me era vita. Era come aver recuperato il mio
spirito perduto, mi sentivo completo, unico, uomo.
- Edward…
dimmi dove sto sbagliando. Te l’ho già detto,
voglio aiutarti-. Un ghigno impassibile e orgoglioso si
disegnò sul mio viso. Aiutarmi… forse allora
avrebbe dovuto cancellarsi, forse allora avrebbe dovuto scappare via,
farmi morire per il dolore causato dalla sua assenza, disgustata da
quello che ero, da me.
- Edward -. Mi
chiamò di nuovo, ma presi un Cd tra le mani rigirandolo e
rifiutandomi di parlare. Sapevo che in questo modo le avrei solo fatto
del male, ma non avevo alcuna parola da dire. Come se dentro di me un
muro invisibile mi facesse credere che sarebbe stato inutile spiegarle
tutto, inutile perché non avremmo risolto nulla. I nostri
mondi erano diversi, le nostre nature immancabilmente
dissimili… Riaccesi lo stereo accorgendomi del profondo
silenzio calato tra noi, non potevo farci nulla, stavo rovinando tutto.
- Non ti fidare mai di
me…-. Proruppi poi quando le note di Yiruma si diffusero
nell’aria. Non la guardai fissando ancora il cd tra le mani e
maledicendomi per il dolore che sicuramente le avrei dato. –
non puoi capire quanto i nostri mondi siano diversi…-.
Conclusi poi andando verso la vetrata e chiudendola. Non volevo
prendesse freddo, ma probabilmente sarebbe stato il gelo delle mie
parole a farla stare male e non quello del tempo. Ridacchiai incredulo.
Mi ero ripromesso un simpatico e calmo pomeriggio in famiglia con la
donna di cui ero innamorato, ma tutto si stava trasformando in
tragedia.
- Non
m’importa, lo sai-. Mi voltai indignato dalla sua
incoscienza, dalla sua insistenza. Io non sarei dovuto esistere, lei
avrebbe potuto così vivere normalmente. Io…
sbarrai gli occhi paralizzato da quello a cui stavo assistendo. Le mani
tremanti di Bella si stavano togliendo il maglione. Rimasi immobile
tentando di controllare i miei sensi prima che fosse troppo tardi e
bloccai la respirazione irrigidendo il mio corpo fino allo spasimo. Mi
guardava impaurita, un cerbiattino indifeso di fronte al suo cacciatore
e lentamente si aprì i bottoni della camicia lasciando
scoperto il suo petto. Con un respiro terrorizzato si tolse
l’indumento facendolo cadere sul divano e poi mi
guardò tentando di farsi forza, convinta.
- Mi fido di te. Non
importa di loro, importa di noi-. Le sue braccia si strinsero intorno
ai gomiti e le sue spalle si incurvarono a causa del freddo. Ero
stordito da quel suo comportamento. Non sapevo se esserne assolutamente
terrorizzato, oppure affascinato. Era senza dubbio
un’incosciente sprezzante del pericolo, impulsiva e ragazza.
Credeva troppo in me… questo voleva dimostrarmi?
- Bella…-.
Mormorai con voce strozzata evitando ancora di respirare –
Potrei ucciderti-. Mi limitai a quelle parole, pronunciate con
minaccia, sperando di terrorizzarla e così avvenne.
Tremò, ma non si scompose. Si avvicinò a me tra
brividi di freddo e paura, una prova troppo forte per entrambi e io
indietreggiai sbattendo con la schiena contro la vetrata dura.
- Fallo…
fallo a... adesso. Sono… sono qui, Edward. Siamo
soli…-. Balbettava, il terrore a velare il suo sguardo.
Affrontare quel timore non sarebbe servito a nulla perché
non avrei respirato, non avrei ceduto, non mi sarei lasciato prendere
dall’istinto. Portai la mano sulla finestra deciso ad aprirla
e lanciarmi fuori, deciso a scappare se fosse stato necessario. Scossi
la testa facendole cenno di allontanarsi da me, minaccioso stavolta,
ringhiando forte, maligno, sperando che i miei gemiti potessero farla
allontanare. Si fermò, paralizzata, potevo sentirne la
paura, e immancabilmente sorrisi, la mia preda… allora mi
avvicinai come una pantera, attirato inevitabilmente dal mio istinto di
vampiro e mi fermai a pochi passi da lei.
- Hai paura?-.
Sussurrai torvo lasciando scorrere gli occhi su di lei. Provocarmi era
stato un errore, lei per me era assolutamente irresistibile. Non avevo
vie di fuga, ero attratto inevitabilmente.
- Sì-. Non
mentì guardandomi fisso mentre mi divertivo a girarle
intorno e a chiuderle lo spazio vitale. Se avessi respirato le avrei
spezzato il collo in un attimo, affondando i miei canini nella sua
pelle e gustando quel nettare come ambrosia divina. –
Sì, ma di perderti-. Disse certa arrossendo e muovendo le
mani sulle sue braccia ormai fredde. Respirai colto alla sprovvista e
immancabilmente i miei desideri si acuirono sentendo il suo profumo
travolgermi ed entrare come un’onda imponente e distruttiva
sui miei sensi. Il suo odore era talmente buono per me che per qualche
attimo dovetti rimanere come in trance, accusando il colpo di
quell’improvvisa vampata.
- Bella,
scappa-. Bisbigliai ansimando e tentando di darle
un’inutile possibilità di fuga. Rimase ferma
chiudendo gli occhi e aspettando la fine, la mia scelta. –
Vattene, fammi il favore-. Tornai a ripeterle ormai quasi fuori
controllo. Ero pronto ad avventarmi su di lei, irresistibilmente
stregato dallo scorrere dolce e zuccherino del suo sangue sotto pelle.
Sapevo che sarebbe stato paradisiaco assaggiare quel nettare e avrei
tanto voluto affondare i miei denti dentro di lei, tanto…
- Mi fido di te-.
Sussurrò di nuovo, non sapevo se più a se stessa
o a me. Ma veloce la presi per le spalle affondando le mie dita in
quella massa setosa di capelli castani, attirandola contro il mio corpo
di roccia.
- Fai male-. Ghignai
mentre tremante cedeva alle mie lusinghe. Le feci chinare il capo in
avanti scostandole delle ciocche e alzandole in aria per meglio
arrivare alla sua pelle morbida. Volevo sentire sulla lingua il sapore
del suo collo e le baciai l’osso sporgente alla base della
nuca. Lo leccai piano percependo il suo gusto inondarmi il palato ed
eccitare i miei sensi. Reclinò il capo
all’indietro quando scesi sulla sua spalla invaghito del suo
profumo di donna e mordicchiai quella sporgenza desiderando di
più, molto di più. La avvolsi con le mani
risalendo lungo il suo busto e raggiungendo il pizzo del reggiseno, che
accarezzai eccitato. Perso, mi ero perso… slacciai
quell’intimo curioso come un animale e sciolsi quella
barriera che mi divideva dall’afferrarla. Portai le dita sul
suo cuore, sentendolo battere impazzito e gustai quel rumore nella mia
testa appoggiando il capo sulla sua schiena e beandomi di quella
piccola esistenza in mio potere. Ora ero la sua vita e la sua morte,
questo mi esaltava, mi faceva sentire un dio, il suo dio.
- Sei
così…-. Bisbigliai roco. Non sapevo che parole
trovare per esprimere la mia voglia di lei, la mia fame, la mia sete
del suo corpo, della sua anima. Non mi ero mai sentito in quel modo, mi
aveva incatenato, mi aveva sedotto e io non ero padrone di me.
– arrapante -. Sussurrai dimentico di ogni cosa. Percepii un
suo mugolio, un brivido freddo e poi silenzio. Il silenzio della preda
prima della morte, la preghiera, la sua supplica. Mi avventai sul suo
collo spostando con una mano delicatamente la sua testa di lato. Si
abbandonò come un fuscello e si lasciò toccare i
seni dalle mie dita gelide, che le stuzzicarono i capezzoli e scesero
nell’inferno della brama sessuale più sfrenata.
Sangue, sesso, possesso…
- Edward -.
Vibrò strozzata e improvvisamente consapevole, io mi
bloccai. I canini indugiarono sulla sua vena e tremai stringendola
contro di me con forza. Chiusi gli occhi e sentii il mio corpo cambiare
e modellarsi al suo con dolcezza, percepii le mia mani afferrare le sue
e stringerle forte. I suoi singhiozzi forti e le sue lacrime mi
dilaniarono e mi costrinsero alla vergogna. Le baciai i capelli, piano,
immobile, tentando in qualche modo di chiederle scusa. Ero
così saturo di lei che ora riuscivo a mantenere il controllo
sui miei sensi, ma il terrore che potesse essere troppo tardi si
insinuò dentro di me lasciandomi sofferente.
- Scusa…-.
Bisbigliai mortificato. Mi ero comportato in modo imperdonabile. Le sue
lacrime erano la prova della mia stupidità, di quello che
avevo fatto, del male che avrei potuto farle se solamente mi fossi
lasciato andare. Speravo che ormai se ne fosse resa conto, non poteva
fidarsi di me, non doveva, dentro il mio essere dimorava una bestia, un
vampiro.
I suoi singhiozzi
aumentarono, scuotendola e io mi sentii profondamente impotente. Mi
tirai indietro quel tanto che mi permettesse di non toccarla e non
sfiorarla. Avrei voluto tagliarmi le mani, che invece portai lungo i
fianchi, inerme e disgustato da me stesso.
- Non
andartene…non andartene, stringimi -. Si voltò,
gli occhi gonfi, il viso arrossato, preoccupato e si gettò
su di me impaurita. – Stringimi, Edward -. La afferrai
stringendola contro di me, baciandole il viso, smanioso di sentire le
sue lacrime sulla mia lingua. Volevo che quel volto si illuminasse,
desideravo farle dimenticare quel momento con tutto me stesso. La
abbracciai e lei fece lo stesso abbandonandosi contro il mio torace e
scostando il suo viso dal mio. Rimasi fermo quando percepii le sue mani
costringermi ad abbassare la testa e le sue labbra sfiorare le mie.
“No”. Se mi avesse baciato non avrei più
risposto di me. Mi leccò il lato della bocca, succhiandolo
piano e portandomi a gemere in modo convulso. Risalì sulla
linea della mia mascella, mordicchiando dolcemente e saggiando il mio
sapore, fermandosi vicino all’orecchio ed espirando
pesantemente.
- Ti amo, ti amo, ti
amo-. La sua voce supplicante, mi fece tremare, fremere di impazienza e
la avvolsi tra le braccia cercando di coprirla in qualche modo. Come se
avessi potuto scaldarla, eppure la sentivo ardere contro di me, calda e
umida. – Ti amo Edward Cullen -.
E stavolta le donai
veramente tutto me stesso. Alzai le dita tirandole i capelli e
costringendola a reclinare il capo.
-Dillo ad alta
voce…-. Sussurrai sfiorandole appena il labbro con la
lingua. Chiuse gli occhi abbandonandosi contro di me e schiuse quella
bellissima bocca invitante, chiedendomi un bacio, un solo bacio, la mia
dannazione eterna.
- Ti amo, Edward -.
Disse chiaramente, la voce cristallina, sicura e io mi avvicinai a
quella morbidezza rossa, cominciando a mangiarla, a divorarla e farla
mia. E lei rispose… rispose come non avrei mai pensato.
Dapprima timidamente, senza fiato, poi respirò in modo
profondo e mi costrinse a schiudere le labbra facendo scivolare la sua
lingua sulla mia.
- Amore…-.
Bisbigliai sentendomi bruciare. Mi impedì di chiudermi in me
stesso e mordicchiò la mia lingua facendola eccitare,
gustandola e succhiandola, seducendola e provocandola. Ancora un attimo
e le sarei saltato addosso per fare l’amore con lei. La
allontanai di scatto, ansimante e percepii un vuoto allo
stomaco che riuscì a farmi perdere la stabilità
mentale per qualche secondo. Mi voltai prendendo fiato e andando a
prendere la sua camicia sul divano, senza parlare, ma sentivo che stava
sorridendo, sapevo che ora sul suo viso avrei visto il mio sole.
- Non farlo
più, per favore-. Le lanciai la camicia senza voltarmi, ma
la sua risatina mi arrivò chiaramente alle orecchie.
– Vestiti e andiamo da tuo padre-. Mi portai una mano tra i
capelli, innervosito, forse perplesso, incredulo io stesso del
sentimento che mi univa a quella piccola umana, tanto forte da
costringere il mostro dentro di me a ritirarsi. Sentii il fruscio
dell’indumento e mi voltai per osservarla. I suoi occhi
nocciola brillavano, ora di nuovo sereni e la sua mano era tesa verso
di me, allusiva, dolce…la afferrai e la baciai adorante.
- Dimmi che non mi
odi-. Mormorai di nuovo terrorizzato. Abbassai lo sguardo incrociando
il suo e lei tirò verso di sé la mia mano,
baciandola a sua volta.
- Dimmi che non mi
odi-. Ripeté strusciando il viso sulle mie nocche gelide. Io
odiarla? Iniziavo a venerarla, la amavo con tutto me stesso, ogni
più piccola parte di me esisteva grazie a lei.
Sorrisi scuotendo la
testa e poggiandole il maglione blu sui capelli scompigliati.
-Ti adoro, impiastro-.
Sussurrai godendo del rossore felice sulle sue guance. Le baciai la
fronte facendole chiudere gli occhi. Li riaprii stupita da
quell’improvviso gesto tenero e io la precedetti fuori dalla
porta senza dire altro. Avevo già fatto troppi
danni…
- Bella…
dimentica quel bacio, per favore-. Sottolineai appoggiandomi al legno
duro e incrociando le braccia al petto – Non voglio che si
ripeta-. Terminai con forza sentendomi un idiota. Aspettai la risposta
con ansia, sperando di non ferirla, ma evidentemente non avevo ancora
capito quante risorse aveva dentro di sé il mio piccolo
Bambi.
- Quale bacio?-. La
trovai accanto a me, la mano di nuovo stretta intorno alla mia,
sorridente e pronta per tornare a casa. Assottigliai le palpebre
sconvolto, ma lei si mosse senza parlare e mi trascinò lungo il corridoio. Cominciai a credere che il più
pericoloso tra noi due non fossi io, un presentimento che avevo avuto
sin dal primo momento in cui i nostri sguardi si erano incrociati,
chissà…
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Capitolo 50 *** Conoscenza e bacio ***
Non
ci credete vero? Che sto aggiornando... eheheh... eppure è
così. Ho un capitolo in più che volete ^^. Lo
devo pur mettere da qualche parte no? Eh? Che dite... lo posto? (Okay
sto in fase idiotismo acuto =D). Comunque spero di farvi felici a
postare questo nuovo chappy così presto. Almeno non tra un
mese dai... contente? Fatemi un sorrisino ino ino, me lo fate? Piccolo
piccolo... ehehe GRAZIE!!! Siete fantastiche... bacino (il rosmarino al
posto del tabacco fa male). Malia.
Conoscenza e bacio.
Nervosamente salii le scale
che mi avrebbero portato di fronte alla porta di casa Swan. Ero
irritato… Padre e figlio Quileute volevano proprio farmi
perdere la pazienza quel giorno. Il modo in cui avevano guardato Bella
e me sulla via del ritorno, i pensieri del ragazzino e la sua cotta
evidente per lei e i suoi continui apprezzamenti mentali, continuavano
a rimbombarmi nella testa senza tregua. Non era stato certo un lieto
benvenuto, almeno per quanto mi riguardava, ed ero stato costretto ad
allontanarmi per riuscire a fermarmi e a non andare da Jacob Black per
spaccargli il muso. Sì, ero decisamente nervoso, ma dovevo
rimanere calmo e dimostrarmi impeccabile come sempre. La pioggia mi
aiutava a schiarire i pensieri, per fortuna. Suonai il campanello e
sentii i passi dell’ispettore avvicinarsi alla porta.
Edward
non Edwin, Edward non Edwin. Edward, Edward, Edward…
Aggrottai le
sopracciglia perplesso, incerto se ridere o meno dei pensieri del capo,
ma rimasi imperscrutabile sotto la pioggia attendendo che la maniglia
si abbassasse.
-Entra, Edward -.
Disse poi con un sorriso appena accennato sulle labbra che si
trasformò presto in una smorfia incredula.
Ma
è uscito da un giornale di modelli perfetti con
l’impermeabile?Oddio…
Trattenni a stento una
risata, ammettendo che il padre di Bella aveva un certo senso
dell’umorismo. Abbassai il capo in segno di rispetto e mi
asciugai i piedi nel tappeto d’ingresso.
-Grazie, ispettore-.
Proruppi rispettoso.
La fronte alzata,
Charlie Swan mi guardava come se fossi appena atterrato da Marte.
Sorrisi lanciando una breve occhiata a Bella che tremava come una
foglia e poi tornai a fissare l’uomo che continuava a
squadrarmi attento dall’alto in basso.
-Chiamami
tranquillamente Charlie. Dammi il giaccone-.
Feci per togliermi il
giaccone, ma Bella mi fu alle spalle aiutandomi con le mani. La
osservai sorpreso arrossire e accarezzare l’impermeabile
bagnato con mani riverenti. Se fossimo stati soli probabilmente avrei
fatto lo stesso con lei, con tutto il suo corpo. Scossi la testa
scacciando quei pensieri fin troppo umani e ringraziai Charlie con un
cenno del capo, apparentemente indifferente.
- Grazie, signore-.
Risposi cortesemente lasciando che Bella tornasse ad armeggiare con i
fornelli. Sentivo su di me la sua agitazione.
- Siediti pure, Edward
-. Mi invitò cortese e io presi una sedia allontanandola dal
tavolo e sedendomi, piuttosto tranquillo. Vidi Bella lanciarmi uno
sguardo nervoso e mordersi le labbra, tesa e irrequieta. Assottigliai
le palpebre incuriosito da quella reazione e sussultai leggermente
quando passò dietro di me pizzicandomi la schiena e girando
intorno al tavolo per andarsi a sedere sul sofà alle spalle
del padre. Le avevo rubato la sedia su cui avrebbe voluto sedersi, ecco
il motivo.
I suoi occhi
continuarono a lanciarmi lampi omicidi, ma io le feci un occhiolino
malizioso e ridacchiai. Sgranò le palpebre sbuffando e
facendomi la linguaccia. Adorabile…
Ma
veramente vuole giocare a baseball con Bells? Che sia malato questo
ragazzo?
Tornai a guardare
Charlie che continuò a fissarmi con sospetto e gli sorrisi
innocentemente, provocando in lui un moto di simpatia e timore che
normalmente sapevo di riuscire a trasmettere negli umani.
-E allora, ho sentito
che porti mia figlia a vedere una partita di baseball-.
Commentò piuttosto incredulo. Annuii divertito dal suo stato
d’animo. Mi credeva un folle a far giocare Bella, o meglio a
farla stare in piedi in un campo da gioco. Stava prevedendo orribili
disgrazie…
- Sì,
signore, quello è il programma-. Feci sicuro e tranquillo.
L’ispettore si portò le mani sotto il mento
guardando il soffitto totalmente sorpreso come rimettendo la mia anima
a qualche santo protettore.
Oh
Dio tu che puoi, proteggilo dalle scivolate di mia figlia,
finchè è in tempo fallo scappare da questa casa.
- Be', in bocca al
lupo, allora-. Concluse voltandosi prima verso di me, poi verso sua
figlia. Scoppiò a ridere divertito dalla minaccia incombente
e io mi unii alla sua risata. Bella era un cataclisma vivente, ero
d’accordo con lui, però averla attorno a me era
più che un piacere.
Ragazzo
mio, hai scelto la donna sbagliata. Te ne renderai presto conto. Ma
comunque se la tocchi ti rompo le gambe… ma di questo
discuteremo presto. Non ti preoccupare.
Continuai a ridere dei
suoi pensieri immaginandomi la scena durante la quale mi avrebbe
parlato dell’argomento “sesso” fino a
quando Bella non si alzò furiosa e non prese il suo
giacchetto e il mio impermeabile con fare scontroso.
- D’accordo,
Smettetela di prendermi in giro. Andiamo-. Bofonchiò con il
suo solito musetto da cerbiattino offeso. Mi alzai prendendole
l’impermeabile dalle mani, tentando di scusarmi, ma lei lo
allontanò di scatto da me e lo allargò,
aspettando che infilassi le mani nelle maniche. Un gesto molto intimo
che mi riempì di piacere, non riuscii nasconderlo. Charlie
ci fissava a bocca aperta.
- Non fare tardi Bells
-. Disse solamente, tentando invano di chiudere le mascelle.
E sì, deve piacerle
proprio tanto. Pensò poi voltandosi di spalle
per qualche secondo.
Bella mi
sistemò la giacca sulle spalle e io sentii le sue piccole
mani indugiare sulla stoffa e tremare. Non resistetti alla tentazione
di chinare il capo e baciarle la punta delle dita, adorante. Le
ritirò subito come scottata, guardando terrorizzata la
schiena di suo padre che tornò a fissarci guardingo.
-Non si preoccupi,
Charlie. La porto a casa presto-. Ci fu un lungo scambio di sguardi tra
me e lui, lo sostenni, dimostrandomi sicuro e sincero, forse troppo
sincero. Annuì scuotendo le spalle un po’
più tranquillo e si ricordò mentalmente una delle
raccomandazioni tipiche di un buon padre.
-Tratta bene mia
figlia, d'accordo?-. Mi puntò il dito contro come
avvertimento e io piegai la testa in segno di assenso. Bella,
sbalordita e imbarazzata da quel mio comportamento cavalleresco,
sbuffò esasperata guardando il soffitto. Sembrava una
proposta ufficiale di matrimonio più che un uscita tra
ragazzi. La fissai teneramente toccandole appena un gomito per guidarla
verso l’uscita e poi parlai senza pensare.
- Le prometto che con
me starà al sicuro, signore-. La mia voce ferma
rimbombò nel silenzio del salone. Il mio cerbiattino
sgranò gli occhi incredula e scivolò fuori rossa
in viso sbattendo la porta dietro di sé. Forse avevo
esagerato con la cavalleria, ma il suo atteggiamento vergognoso e
timido mi fece scoppiare a ridere. Alla mia risata seguì
quella di Charlie che avevo contagiato con la mia ilarità,
ma la sua si spense immediatamente non appena vide la jeep che
attendeva me e Bella fuori da casa sua.
Ragazzo
mio, io e te sì che andremo d’accordo…
quando la sposi?
Trattenni un sorriso a
quel pensiero e quando fischiò ammirato gli lanciai
un’occhiata complice sventolandogli le chiavi sotto il naso.
-Allacciate le
cinture!-. Sghignazzò come un bambino di fronte al suo
giocattolo preferito. Bella scese le scale senza parole, lo sguardo
perso e si diresse verso lo sportello del passeggero ignorandoci
completamente. La seguii consapevole che probabilmente avrebbe
rischiato di rompersi l’osso del collo per salire e mi
preoccupai esageratamente per lei. Aprii perciò la portiera
lasciando che i suoi occhi familiarizzassero con l’altezza
del sedile, e non appena fece un piccolo salto capii che non ce
l’avrebbe fatta da sola. Ci riprovò, questa volta
più decisa, e io mi avvicinai sfiorandola appena con il mio
corpo. Brividi caldi mi percorsero involontariamente. Il suo profumo mi
investì in pieno, lasciandomi intontito, stordito e la mia
mano scivolò sulla sua schiena in modo decisamente troppo
leggero. Con la pioggia il suo odore era… era…
qualcosa di assolutamente indefinibile. Le gocce erano scese sulla sua
pelle aumentando inevitabilmente l’intensità del
suo profumo e l’effetto su di me era ormai evidente.
Prevedibile. Bella, imbarazzata di fronte a quel fallimento,
riprovò e questa volta tentai sul serio ad aiutarla, ma il
suo corpo scivolò ancora a terra, questa volta aderendo
completamente al mio. La sua schiena strusciò contro il mio
torace e feci appena in tempo ad afferrarle i fianchi prima che
inciampasse. Sospirai, scioccato dal suo effetto su di me e la lasciai
piano. Si voltò leggermente, lo sguardo basso, timido, e
fissò il cavallo dei miei jeans mordendosi le labbra e
torturandole con forza. Abbassai gli occhi insieme ai suoi e un moto di
vergogna mi sommerse, ero così attratto da lei da non
riuscire a nascondere la mia eccitazione. Si voltò di
scatto, arrossendo, e deglutì la saliva intimidita, il suo
cuore quasi fermo, il suo corpo caldo ed eccitato. Sentii il veleno
impastarmi la bocca e distolsi lo sguardo fissando un punto lontano,
tentando di non pensare alla sua fragranza e alla sua vicinanza
pericolosa, tentatrice. Percepii allora la mano sicura di Bella
afferrare la mia e con tranquillità guidarla verso il suo
fondoschiena. Le mie dita toccarono così i suoi jeans e di
nuovo fece leva sulle sue gambe per salire. Questa volta premetti con
più forza sentendo quelle rotondità modellarsi
sui miei polpastrelli e sudai freddo. Qualcuno mi voleva morto, ne ero
certo. Il mio piccolo Bambi salì decisa, ma invece di
aggrapparsi al sedile si issò contro di me, mettendomi un
braccio intorno alle spalle. Fu inevitabile che il suo sedere e il mio
bacino si scontrassero, strusciassero l’uno contro
l’altro, e io gemetti frustrato tentando di non assalirla. Si
fermò consapevole del suo errore e io la bloccai, cauto. La
posizione era piuttosto imbarazzante. Feci per farla definitivamente
salire, ma la mia attenzione cadde sul suo respiro affannoso e sul suo
cuore delirante, pulsante di vita. Il mio corpo reagì
sorpreso quando invece di scostarsi lei mi toccò,
mi cercò volontariamente, provocando la mia erezione,
strusciandosi e muovendo piano i fianchi. Un attimo… un
attimo in cui le mie mani la spinsero via e lo sportello ci divise. Mi
accorsi di avere il fiato corto, quasi assente, e mi appoggiai alla
jeep frastornato. Per fortuna non trovai più Charlie, che
evidentemente vista la pioggia fitta aveva preferito rientrare. Ottima
scelta. Mi diressi comunque a passo d’uomo verso la parte del
guidatore, lasciando che l’ aria priva dell’odore
di Bella mi entrasse nei polmoni. Una volta entrato la guardai
armeggiare tremante con le varie fibbie delle cinture, il volto ancora
paonazzo.
- E…e
… questa… cos’è?- Disse
evitando di guardarmi, rossa e titubante.
-
Un’imbracatura da fuoristrada-. Risposi calmo avvicinando le
mani al volante.
- Mamma mia-.
Mormorò esasperata sbuffando e allontanando da sé
in malo modo le cinture di sicurezza.
Sospirai
spazientito… sempre la solita sbadata. Mi sporsi verso di
lei afferrando la fibbia e cercando di allacciarla. Mio Dio, ancora il
suo profumo… lasciai l’imbracatura e tremante mi
avvicinai di più a lei per tentare di bloccarla meglio sul
sedile. Le mie dita scivolarono inevitabilmente sulle sue spalle,
fermandole, ma invece di passarle intorno la cinta, la spinsi indietro
facendola sbattere contro lo schienale duro e mi avvicinai con la bocca
al suo collo annusandola piano. Si abbandonò completamente
senza fare resistenza e trattenne il respiro cercando i miei occhi. La
guardai assuefatto dal suo odore e i nostri sguardi si incatenarono. Di
nuovo la mia mente perse ogni contatto con la realtà e le
mie dita le accarezzarono la pelle calda della gola, scendendo sotto il
giaccone fino alle sue spalle. Rabbrividì respirando a
fatica e il suo cuore perse alcuni battiti costringendola a prendere
aria ripetutamente. Ero gelido, mortalmente freddo, e le mia mani su
quel dolce calore erano ferme, sensuali… inevitabilmente un
mugolio di piacere le sfuggì dalle labbra, ma io mi bloccai,
appena consapevole di quello che stavo facendo. Le allacciai veloce la
cintura distogliendo lo sguardo e immediatamente accesi
l’auto, maledicendomi. Ma che diavolo avevo intenzione di
fare? Abbassai il finestrino per far entrare aria e respirai ossigeno
puro. Stavo male, i miei nervi erano troppo tesi, le mie mascelle
contratte, e la mia mente si trovava sull’orlo di un abisso
scuro e senza fine che non le avrebbe lasciato alcuna via di scampo.
Misi in moto la jeep e
partii senza parlare. In un attimo ci lasciammo casa Swan alle spalle.
Il silenzio ora
saturava l’abitacolo enorme, ed era insopportabile. Non
riuscivo a perdonare il mio solito comportamento stupido, umano, fin
troppo umano, e io non potevo permettermi di essere normale,
perché non lo ero, e rischiavo sul serio di farle del male,
di farla soffrire. Non ero in grado di giustificare le mie azioni,
agivo d’impulso, per desiderio… e…
e…non ero pronto per fermare l’ondata di
attrazione che solo sfiorandola mi trascinava in una dimensione di
piacere e tortura. Io stavo letteralmente impazzendo per lei.
-Questa jeep
è davvero... grossa, non c'è che dire-.
Tentò di spezzare quel momento di tensione, ma le sue parole
suonarono piuttosto imbarazzate e agonizzanti. Ed era troppo
tardi… avevo di nuovo alzato difese invalicabili intorno a
me.
-È di
Emmett. Immaginavo che non ti andasse di fartela tutta di corsa-.
Risposi gelidamente, sarcastico, fissando la strada di fronte.
- Dove tenete questo
coso?-. Riprovò, ma io non lasciai che nessuna emozione
trapelasse da me. Le lanciai un’occhiata incuriosita e notai
le sue dita contorcersi nervosamente. Si sentiva in colpa e non aveva
fatto nulla di male… se non una lieve provocazione verso un
ragazzo da cui era irrimediabilmente attratta perché vampiro.
-Abbiamo trasformato
in garage uno degli edifici accanto alla casa-. Terminai freddo, senza
lasciarle il tempo di ribattere. Non era colpa sua, se mi fossi
controllato, se avessi dato un freno alla bestia che ero, non sarebbe
successo nulla nemmeno a casa mia. E invece… invece non
facevo che farle correre inutili rischi, esponendola a pericoli
sciocchi solo per il mio egoismo. Il silenzio cadde ancora tra noi, e
questa volta lasciai che corresse a mettere spazi, voragini, dubbi e
angosce. Me lo meritavo dopo ciò che avevo fatto.
- Emhh… non
ti allacci la cintura?-. Domandò mortificata dal mio tono di
voce, atono e scostante. Le lanciai un’occhiata stupita e il
gelo nel mio cuore cominciò inevitabilmente a sciogliersi.
Scoppiai a ridere senza rendermene conto come un idiota. Il suo viso
imbronciato e il suo sguardo birichino erano un vero spettacolo per gli
occhi.
- Tutta di corsa? Nel
senso che dovremo anche camminare?-. Alzò improvvisamente la
voce disperata, portandosi una mano sul cuore. Non smisi un attimo di
ridere, completamente stregato da lei e gonfio di nuovo di un affetto
che le apparteneva in modo totale.
- Tu non correrai-. La
rassicurai ridendo sotto i baffi. Era riuscita a far cambiare il mio
umore in pochi minuti. Incredibile.
- Io starò
di nuovo male-. Concluse poi portandosi le dita intorno alla gola,
impaurita. Mi fissò supplicante, gli occhi nocciola dolci e
sinceri che mi chiedevano di non correre ancora, di lasciarla camminare
con le sue gambe, che ne andava della sua vita.
- Se chiudi gli occhi
andrà tutto bene-. Le risposi sarcastico. Mi fece la
linguaccia e tremò di paura alle mie parole, ma
ero sicuro che se avesse serrato le palpebre questa volta non avrebbe
avuto problemi. Mi guardò pregandomi con lo sguardo di non
farlo, le iridi nocciola terribilmente dolci e tenere. Era impossibile
resisterle per me. Mi chinai, avvicinandomi al suo viso, che felice di
quella nuova intimità tra di noi si alzò verso il
mio. Le chiesi scusa per il mio comportamento scostante chiudendo
appena gli occhi e poggiando le mie labbra sulla sua fronte morbida e
liscia. Ma il suo profumo mi colpì ancora, prepotente,
ansioso, terribilmente dolce… abbozzai una smorfia dolorante
tornando con la mia attenzione sulla guida. Il dolore e il desiderio si
alternavano dentro di me torturandomi senza tregua. Maledetta
pioggia…
- Il tuo odore con la
pioggia è buonissimo-. Confessai dopo un attimo di silenzio,
quando notai i suoi occhi mortificati a causa del mio ghigno appena
accennato.
- In senso buono o
cattivo?-. Domandò con voce tremante. Sospirai stringendo il
volante. Inutile fingere… il suo sangue era una droga per i
miei sensi, la tentazione di morderla mi dilaniava, e se fosse stato
soltanto quello forse sarebbe stato molto più facile
controllare le mie reazioni. Ma il mio desiderio non si limitava al mio
essere vampiro.
- In entrambi i sensi,
come sempre-. Mormorai evitando di guardarla. Percepii un fremito
d’emozione, probabilmente di piacere, pregai che non fosse di
paura, ma mi costrinsi ad ignorarlo, per non cedere di nuovo annegando
nei miei desideri più nascosti. Come previsto da
Alice, il cielo si rasserenò un poco, o almeno, smise di
piovere a dirotto, e quando fermai la jeep, il sentiero di montagna
impervio che si presentava intorno a noi mi diede una scarica
d’eccitazione e adrenalina incontenibili.
-Scusa, Bella, ma ora
ci tocca procedere a piedi-. Sghignazzai sarcastico vedendola
impallidire. Certo che correre con me le aveva proprio messo paura il
giorno prima. Alzai le sopracciglia ridacchiando e scossi la testa
deluso. Ero veramente un velocista, doveva esserne onorata di poter
salire su di me. “Donne... bah…”.
- Sai una cosa? Ti
aspetto qui-. Disse convinta facendomi scoppiare a ridere di gusto. Non
potevo credere che fosse terrorizzata dalla corsa e non da un vampiro
terribile che aveva attentato più volte alla sua vita.
Stentavo veramente a crederci…
- Dov'è
finito il tuo coraggio? Stamattina sei stata straordinaria-.
Già… ricordando quello che aveva fatto in camera,
non potevo crederci, ero ancora incredulo. La vidi arrossire e
abbassare il capo timorosa. Aveva sfidato consapevolmente un vampiro e
ora non aveva la forza di salirmi sulle spalle e chiudere gli occhi.
- Non ho ancora
dimenticato l'ultima volta-. Singhiozzò sconvolta,
portandosi una mano tra i capelli e tirandoseli indietro. Quasi mi
dispiaceva doverle dare una simile delusione, ma non potevo in alcun
modo evitarle quel supplizio. In un lampo scesi e la raggiunsi
dall’altra parte, slacciandole l’imbracatura e
tentando di trattenere il respiro per non affogare nella sua fragranza
bagnata ed eccitante.
- Ci penso io, tu vai
avanti-. Protestò restia. Sospirai divertito, ma nello
stesso momento in cui tornai a prendere aria, il suo profumo
entrò nelle mie narici schiaffeggiandomi e le mie mani si
fermarono a mezz’aria. “No,
maledizione…”. Ancora una volta persi il
controllo, ghignai e mi permisi di accarezzarle il braccio con lentezza
esasperante, sensuale. Entrambi seguimmo le mie dita fino alla sua
spalla dove i nostri occhi si incontrarono per rimanere senza fiato.
- A quanto pare mi
toccherà metter mano alla tua memoria-. Sussurrai
prendendola in braccio e portandola contro di me in modo lento,
tremendamente lascivo. Mi portò le braccia intorno al collo
stupita e si strinse a me dolcemente, poggiando la testa sul mio
torace. Il suo profumo sempre più intenso non mi aiutava a
pensare lucidamente, non ero in grado di riflettere, non
più, percepivo soltanto il desiderio, la voglia di toccarla,
e l’assoluto quanto assurdo bisogno di baciarla, di
accarezzare le sue labbra e schiuderle. Avevo necessità di
un vero bacio, volevo assaggiarla piano e assaporarla con tutto me
stesso. La lasciai andare e i suoi piedi toccarono il terreno perdendo
inevitabilmente l’equilibrio.
- Mettere…
mano alla mia memoria?-. Deglutì stringendo la mia giacca
per mantenersi in piedi, mentre la pioggerella fitta e ormai morente
cadeva a gocce su di noi. Sorrisi malizioso e la spinsi imprevedibile
contro la carrozzeria della macchina. Il rumore che fecero le mie
braccia quando la bloccarono al finestrino echeggiò nel
silenzio del bosco, e il ruggito della mia anima rimbombò
nel mio corpo, ormai abbandonato a fremiti di dolore e piacere. Quella
fragranza mi stava uccidendo, avevo bisogno di una parte di lei, ne
avevo bisogno per tornare ad essere lucido. Mi sentivo veramente male,
la bestia in me urlava di piacere e la mia erezione di nuovo evidente
mi lasciò frustrato. Perché…? Mi
sentivo un animale. Impulsi, istinti, passioni… in una
parola voglia di fare l’amore con lei.
- Qualcosa del
genere-. Ghignai aderendo completamente al suo corpo e bloccandola tra
la jeep e me. Trattenne il respiro, meravigliata ed incredula, e la
sentii tremante, febbricitante contro di me. Il suo calore
immediatamente mi avvolse e io lo risucchiai nella mia freddezza,
godendone, togliendole forza vitale. La lusingai con gli occhi, la
sedussi, la venerai chiedendole l’anima, supplicando per
avere il suo spirito e Bella accettò con fiducia, tutto,
anche la morte. Dio se mi piaceva quella sensazione di potere ogni cosa
con lei, non mi ero mai sentito più forte. Il suo odore si
intensificò ancora e io ringhiai.
- Dimmi di cosa hai
paura-. Sussurrai nel suo orecchio, sfiorandole piano il lobo e
aderendo maggiormente a lei. Appoggiò la testa sulla
carrozzeria, rossa in viso, ma non si scostò, né
sentii da parte sua l’intenzione di allontanarsi.
- Be', ecco, di
sbattere contro un albero... e di morire. E poi, di avere la nausea-.
Bisbigliò a fatica tentando di mantenere il controllo della
voce. Ansimò senza ossigeno e io esultai. Era nelle mie
mani.
Alzai un dito
scostandole i capelli dal collo e le piegai il capo da un lato,
sentendola gemere quando le mie mani le aprirono la zip del giubbotto
per meglio toccare la pelle della sua gola. Provò a
muoversi, ma incontrò solo ardore, eccitazione, il mio corpo
bruciava per lei e ormai non era più un segreto, era
evidente ad entrambi. Si immobilizzò quindi, i battiti del
cuore impazziti e reclinò la testa sensuale mentre le mie
labbra si posavano sulla vena pulsante alla base del suo collo.
“Merda”. Pensai stringendo a pugno le dita,
infilando le unghie nella mia carne. Non poteva esistere carnagione
più pallida e sangue più dissetante, ne ero
consapevole, dannatamente e piacevolmente conscio.
- Adesso hai ancora
paura?-. Alitai sulla sua pelle in cerca di qualcosa che mi fermasse,
ma invano. La mia voce era irriconoscibile, roca, profonda e maliziosa
oltre l’inverosimile.
- Sì-.
Rabbrividì incendiando i miei sensi e la mia gola, ma non si
mosse -Di sbattere contro gli alberi e di avere la nausea-. Concluse
facendomi sorridere appena. Non aveva ancora perso lucidità.
Non mi fermai ghignando maligno con l’intenzione di farla
cedere e strusciai il mio naso contro la pelle morbida del suo collo
fino ad arrivare al mento tenero, sfiorandole le guance e sentendole
accendersi di calore. Salii e le toccai le labbra soffiando su di lei
per imporle il mio respiro.
- E adesso?-. Mormorai
sulla sua bocca, toccandola appena e facendo desiderare ad entrambi
quel bacio. Si mosse per cercare le mie labbra, ma io mi allontanai e
quando tornò indietro con il capo mi avvicinai di nuovo
tentandola con la mia bocca.
-Alberi-. Rispose
sconvolta, espirando veloce. Deglutì sollevando il seno e
sfiorandomi il torace in modo involontario –
Ansia… ansia da movimento-. Continuò meno
convinta, rabbrividendo e scuotendo leggermente il capo come per
riprendersi.
- Bella, non dirmi che
credi davvero che potrei sbattere contro un albero-. Bisbigliai
baciandole le palpebre dolcemente. Tremò e le sue mani
risalirono lungo le mie braccia, bagnandosi sul tessuto
dell’impermeabile. Strinse la stoffa fino a farsi male quando
la mia bocca scese a sfiorarle gli zigomi.
- Tu no, io
sì-. Sussurrò roca, poggiando la fronte sulla mia
e aspettando che continuassi quella tortura. Sentivo il suo corpo
scottare contro il mio, e l’aria calda delle sue labbra
vibrarmi nell’anima. La pioggia continuava a cadere e i suoi
capelli bagnati mi facevano perdere la testa, era tremendamente bella e
sensuale, viva e calda tra le mie mani. Spostai la bocca sulla sua
guancia baciandola deciso, e percepii un sospiro teso di abbandono da
parte sua.
-Pensi che permetterei
a un albero di farti del male?-. Mormorai sicuro poggiando le mie
labbra sulle sue. Un fremito ci sconvolse a quel contatto ed entrambi
chiudemmo gli occhi gemendo di desiderio. Mi staccai famelico quel
tanto che ci permettesse di riprendere fiato, totalmente saturo di lei,
completamente in suo potere.
- No-. Concluse roca
risalendo con le dita sulle mie spalle e circondandomi il collo con le
braccia. Non potevo permettere che si bagnasse, che si raffreddasse, ma
non riuscii a non stringerla maggiormente contro di me e a baciarla
leggermente, gustando il sapore dolce e salato delle sue labbra
profumate e gustose appena bagnate dalla pioggia.
- Vedi -. Dissi
provocandola divertito - Non c'è niente di cui avere paura,
no?-. Alzai adagio le mani afferrandole dolcemente il viso e baciandole
con lentezza esasperante le labbra. Un brivido caldo mi fece gemere e
stordito mi scostai veloce, come scottato. Dolore, ansia, voglia,
passione… io…io…
- No-.
Bisbigliò ansimante, tentando di respirare a fondo, di
controllare il suo cuore –No-. Concluse ancora avvicinandosi,
cercando la mia bocca, desiderandomi, bramandomi. Con foga le tenni il
volto, cedendo, chinandomi su quelle labbra carnose e mordendole come
un assetato. Dovevo farlo per non morire, dovevo farlo
perché avevo bisogno di tutto il suo essere in me. Le nostre
bocche si schiusero e le sue braccia mi circondarono completamente
avvinghiandosi e cercando un contatto ancora più intimo. Non
la allontanai… la costrinsi a schiudere la bocca per farmi
entrare, e la sua lingua si insinuò sensuale per sedurre la
mia, mordendola, succhiandola. La mia gola arse di dolore e il mio
stomaco si strinse in una morsa omicida. Avevo voglia di fare
l’amore con lei, di prenderla subito e ucciderla,
dissetandomi di quel nettare puro. Mi allontanai veloce, sconvolto,
mettendo subito distanza tra noi e respirando forte. No, non potevo
farmi sommergere da quelle passioni. La guardai delirante e lei mi
restituì lo sguardo con il fiato corto, incredula.
- Tu…-.
Cercai di articolare. Mi piegai in avanti, le mani sulle ginocchia.
-Accidenti, Bella-. Continuai tentando in qualche modo di riprendermi
– Tu mi vuoi morto, altroché!-. Mi portai le dita
sul viso, massaggiandomi gli occhi, conscio che giocare così
con lei era troppo pericoloso per entrambi. La guardai tentare di
mantenere l’equilibrio sulle gambe e ansimare imbarazzata.
- Tu sei
indistruttibile-. Commentò portandosi una mano al petto e
stringendo il giacchetto all’altezza del cuore. Come no, una
roccia… superman, con qualche piccola debolezza, che
rischiava di farci perdere il controllo e che attentava alla sua vita.
Dettagli inutili, da ignorare proprio. Follia allo stato puro.
-Lo credevo anch'io,
prima di conoscerti. Adesso andiamocene da qui, prima che io combini
qualche grossa stupidaggine-. Ringhiai irruento, furioso con me stesso
per aver ceduto così facilmente alla tentazione di baciarla
e stringerla. Il desiderio di lei così intenso, forte, non
giustificava affatto il mio atteggiamento. Ma non potevo farne a
meno…
La afferrai
violentemente cercando di farla finita con quella tortura e strinsi i
denti quando il suo odore mi arrivò alle narici. Si
aggrappò a me circondandomi il collo e poggiando la testa
sulla mia spalla e io respirai a fondo continuando a tormentare i miei
sensi, che non riuscivano ad averne mai abbastanza di lei.
-Ricorda di non
guardare-. Le dissi severo, mentre sentivo le sue gambe stringersi
intorno ai miei fianchi in modo spasmodico. Cominciai la mia corsa
scivolando nel sottobosco, consapevole più che mai del suo
profumo e del suo calore. Maledizione… possibile che non
riuscissi un attimo a distogliere la mente? Aumentai la
velocità, tentando di arrivare il più presto
possibile, ma i miei pensieri erano comunque inevitabilmente attratti
da lei.
- Ci siamo Bella-. Mi
fermai di scatto, sollevato e mi rilassai tentando di ricordare il
motivo per cui stavo lottando contro la voglia di stenderla a terra e
fare l’amore con lei. La lasciai e lei scivolò
lungo la mia schiena, perdendo di stabilità e finendo
direttamente a terra. Mi voltai sorpreso quando la sentii brontolare.
- Ohi!-.
Esclamò rotolando a gambe all’aria. Non resistetti
e scoppiai a ridere divertito. Possibile che fosse così
sbadata? Quando tentò di rialzarsi scrollandosi di dosso
licheni e fango la mia risata aumentò e divenne fragorosa e
derisoria. Sbuffò arrabbiata alzando gli occhi verso di me e
voltandomi le spalle. Tentai di trattenere le risa, ma il suo
atteggiamento da cerbiattino abbattuto mi faceva intenerire.
Si
allontanò di alcuni passi, sospirando e sbattendo i piedi a
terra. Ridacchiai raggiungendola e le circondai la vita con le braccia
attirandola contro il mio torace.
- Dove vai Bella?-. La
strinsi e le soffiai sull’orecchio facendola tremare. A
quanto pare non riuscivo a perdere il vizio di toccarla e accarezzarla
nei momenti meno opportuni.
- A vedere una partita
di baseball. Non mi sembra che tu abbia più tanta voglia di
giocare, ma sono certa che gli altri si divertiranno anche senza di
te-. Replicò, innervosita dal mio comportamento poco
educato. Le baciai piano una guancia per farmi perdonare e lei
ansimò arrabbiata.
- Stai andando dalla
parte sbagliata-. Mormorai mordicchiandole l’orecchio e
sentendola irrigidirsi contro di me. Male… rischiavo di
ricominciare da capo. Ma questa volta si divincolò
allontanandosi
nella direzione
opposta senza degnarmi di uno sguardo, ignorandomi decisa. La inseguii
afferrandola per un gomito, mortificato e cercai in qualche modo di
giustificarmi.
-Non arrabbiarti,
è stato più forte di me. Avresti dovuto vederti
in faccia-. Mi lasciai scappare un’altra risatina al ricordo
della sua caduta e lei mi lanciò un’occhiataccia
infastidita, tentando di ricominciare a camminare per mettere distanza.
La bloccai di nuovo, abbracciandola stretta stavolta, cercando i suoi
occhi sfuggenti e vergognosi.
- Ah, l'unico a cui
è permesso di arrabbiarsi sei tu?-. Borbottò
seccata tentando di allontanarmi, di scostarmi da sé. Non
volli lasciarla, aveva frainteso il mio comportamento. Non poteva
pensare che metterla in pericolo mi lasciasse indifferente, nonostante
il mio egoismo mi rendevo perfettamente conto che vicino a me la sua
vita era costantemente a repentaglio.
- Non ero arrabbiato
con te-. Sussurrai nascondendo il mento nell’incavo della sua
spalla e respirando forte il suo profumo. Che idiota… non
volevo risponderle in quel modo, ma era stato più forte di
me. Ero disgustato da me perché non riuscivo a resistere
alla tentazione di averla, ma allo stesso tempo metterla in pericolo mi
faceva stare male e avevo reagito con rabbia.
- "Bella, tu mi vuoi
morto"?!-. Gridò roca reclinando il collo
dall’altra parte mentre la mia bocca lasciava una scia di
baci ardenti sulla sua pelle.
- Quello è
un semplice dato di fatto-. Bisbigliai ancora, perso di nuovo nella sua
fragranza femminile, dolce e irresistibile. Strisciai il naso sulla
vena che le pulsava velocemente e la strinsi ancora più
forte contro di me, chiudendola in una morsa senza
possibilità di fuga. Inutile resistere, prima o poi sarei
morto a causa di quel desiderio, non avrei capito più niente
perdendo me stesso, se già non era successo.
- Eri arrabbiato-. Si
voltò triste accoccolandosi contro il mio petto e stringendo
con foga la mia giacca. Sì, lo ero, ma non con lei, non con
la sua innocenza, che adoravo, quella voglia di me che la portava a
fare cose assolutamente sciocche solo per amore. Dio mio, veramente mi
avrebbe fatto impazzire.
- Sì -.
Dissi solamente, colto ancora dall’improvvisa voglia di
baciarla. Avrei voluto dimostrarle quanto il mio desiderio fosse forte,
quanto non riuscissi a controllarmi con lei, ero solamente uno stupido
ragazzino innamorato e scoprirlo stupiva persino me.
- Ma se hai appena
detto…-. Cominciò a parlare, ma io la zittii
portandole le mie dita sulle labbra. Si bloccò e un brivido
la scosse. I miei occhi la guardavano con una passione che
inevitabilmente venne riflessa nel suo sguardo. Trattenemmo entrambi il
respiro.
- Non ero arrabbiato
con te-. Mormorai tristemente, abbassando piano le palpebre per non
farle vedere la mia sofferenza. –Non capisci Bella?-.
Continuai con la morte nel cuore. Metterla in pericolo equivaleva a
condannarla alla morte, nel momento in cui io non ce l’avrei
più fatta, l’avrei assalita. – Non
capisci?-. Ripetei sentendo un groppo chiudermi la gola. Mi accorsi che
la disperazione in me stava superando qualsiasi altra sensazione e che
le mie parole non avrebbero avuto più senso. La mia vita, la
mia stessa esistenza dipendeva da lei, non avrei mai concepito il
pensiero di vederla morire per mano mia.
- Che cosa?-. Si
abbassò, il tono stupito, il volto preoccupato. I suoi occhi
tentarono di raggiungere i miei e il suo capo si abbassò
lentamente, mentre le sue dita si chiudevano intorno alle mie ancora di
fronte al suo volto.
- Non sono mai
arrabbiato con te-. Confessai scuotendo la testa e stringendola
maggiormente con l’altro braccio, ora intorno alla sua vita.
Feci scivolare la sua guancia contro la mia e il mio gelo si
nutrì del suo calore dolce, come a cercarne conforto.
– Come potrei esserlo? Sei sempre così coraggiosa,
fiduciosa… calorosa-. Sottolineai con intensità
ricordando tutta la passione che solo lei sapeva scatenare in me solo
con una carezza. Mi voleva e anche io, il nostro desiderio naturale
era un impulso irresistibile. Inutile negarlo…
- E allora
perché?-. Sussurrò allungando le mani verso il
mio viso e scostandolo un poco. Le presi tra le mie con forza
strusciandole sulla mia pelle bagnata.
- Ciò che
mi fa infuriare è l'impossibilità di proteggerti
dai rischi. La mia stessa esistenza è un rischio, per te. A
volte mi odio dal profondo. Dovrei essere più forte, capace
di...-. Iniziai spaventato. Cosa sarebbe successo se io non mi fossi
controllato all’ultimo momento? Se mi fossi lasciato andare?
- No-. Mi interruppe
sicura, sul punto di piangere. Non sopportavo di vederla stare male a
causa mia no… ma prima che potessi continuare a parlare le
sue dita chiusero le mie labbra, come poco prima avevo fatto io stesso
con lei, e mi sorprese guardandomi tristemente, accarezzandomi le
guance, sfiorando i miei lineamenti con amore. Chiusi le palpebre,
perché non si accorgesse delle sensazioni inverosimili,
assurde, che rischiavano di soffocarmi.
- Ti amo- Mormorai
rauco. Non avevo mai detto parola più vera, sentita, in
tutta la mia esistenza. Per lei avrei veramente dato tutto me stesso,
anche la mia eternità, senza pensare, perché
Bella era il mio mondo, il mio tutto. -È una giustificazione
banale per quanto faccio, ma sincera-. La mia voce si spezzò
invasa da un sentimento troppo forte, persino per un vampiro, in grado
di alterare i miei sensi definitivamente, che mi avrebbe distrutto se
non fossi stato in grado di limitarlo.
Sgranò gli
occhi, schiudendo le labbra e io mi chinai posando piano le labbra
sulle sue. Qualsiasi dolore pur di baciarla, qualsiasi sofferenza pur
di averla vicina. Ormai non sapevo più come fermarmi.
-Adesso, per favore,
cerca di comportarti bene-. Bisbigliai prima la mia bocca soffocasse i
suoi respiri, gustando quelle ciliegie rosse e zuccherine, la cui
umidità e freschezza mi faceva correre brividi lungo il
corpo. Rimase immobile, in attesa che io decidessi cosa fare, rigida, e
sorrisi della sua incertezza, che comunque mi permise di controllarmi
meglio. Affondai le mie mani tra i suoi capelli reclinando la sua testa
e questa volta non indugiai. Le schiusi le labbra in modo dolce
facendola tremare contro di me e le succhiai avidamente la lingua,
assaporandone il sapore eccitante ed erotico. Rispose gemendo e
sospirando, ma non mi fermai, violentando la sua bocca e approfondendo
ancora il mio bacio. Quando mugolò rossa e fremente mi
allontanai un poco, ormai al limite, godendo del suo completo abbandono
e la osservai riprendere il respiro a fatica.
- Hai promesso
all'ispettore Swan che mi avresti portata a casa presto, ricordi?
È meglio che ci muoviamo-. Mormorò a fatica, la
voce strozzata e debole. Sorrisi appena irrigidendomi e mettendomi
sull’attenti.
- Sissignora-. Ghignai
scosso, ridacchiando maliziosamente. La lasciai afferrandole una mano e
portandola nella direzione giusta. Attraversammo felci umide e alte e
poi muschi molto spessi, passando anche per abeti altissimi e
finalmente arrivammo al limite del “campo” da
gioco. Bella si bloccò di colpo spalancando la bocca stupita
e io fissai Esme ed Emmett venire raggianti verso di noi. Erano tutti
già lì. Rosalie al solito non ci degnò
di un’occhiata, mentre Jasper e Alice si divertivano a fare
lanci veloci. Carlisle disegnava le basi.
- Veniva da te il
rumore che abbiamo sentito, Edward?-. Domandò mia madre
preoccupata alzando un sopracciglio.
“Ops…”. Mi era sfuggito qualcosa.
- Sembrava un orso che
tossiva-. Rifletté Em sghignazzando e saltellando sulle
gambe. Sorrisi sarcastico sentendo Bella scoppiare a ridere e scossi la
testa in segno di assenso.
- Era lui...-.
Precisò il mio cerbiattino tra le risate, contagiando anche
gli altri.
- Senza volerlo, Bella
mi ha fatto ridere-. Mi giustificai alzando le mani e gesticolando
scocciato. Strano… mi sentivo imbarazzato di fronte alla mia
stessa famiglia. A pensarci bene però non erano loro il
problema, ero nervoso… Bella mi avrebbe visto giocare a
baseball. Esme mi guardò dolcemente, aveva compreso subito
la mia agitazione ed Emmett ridacchiava sotto i baffi augurandomi di
fare qualche figuraccia.
Alice invece era
emozionata quanto me. La vidi correre verso di noi, sventolando il suo
cappellino e urlare. – E’ il momento, è
il momento!-. Un tuono cupo e profondo fece tremare la foresta e una
scossa di adrenalina mi fece dimenticare la paura. Era arrivato il
momento… respirai piano mentre Em scambiava qualche battuta
con Bella.
-Sei pronta per una
bella partita?-. Le chiesi trepidante e felice che lei potesse
assistere. Annuì contenta ed entusiasta e io sorrisi.
- Forza ragazzi!-.
Rise appagata e io le scompigliai i capelli, annegando ancora una volta
nel suo odore. Poi mi allontanai raggiungendo Alice e il grizzly che
correvano spensierati per il campo. Mi sentii un puma feroce e li
superai sfrecciando verso la casa base. Lo sguardo di Bella era a dir
poco sconvolto. La soddisfazione che provai mi fece sentire in
Paradiso, mi attraeva l’idea di piacerle sul serio, in tutto.
E così la partita cominciò… non mi ero
mai divertito così tanto e la causa era lei, la sua
presenza. I miei occhi spesso incrociavano i suoi, che affascinati
dalle mie prese e dalle mie corse non si allontanavano mai dal mio
corpo.
- Sembra quasi che
stia per cadere a terra agonizzante, svenuta. Hai fatto
colpo… Casanova-. Ridacchiò Emmett dandomi un
colpo sulla spalla. Ringhiai, stupidamente felice mettendomi in
posizione di esterno, per ricevere la palla che avrebbe battuto Jasper.
- Sta zitto, orso.
Pensa alla tua bionda-. Digrignai i denti facendolo scoppiare in una
fragorosa risata. Mi sentivo veramente un ragazzino alla sua prima
cotta.
La partita
continuò tra tuoni e fulmini, risate e provocazioni. Bella
rideva e scherzava con noi, finalmente parte della famiglia. Ero
dannatamente contento, come non lo ero veramente mai stato. Avrei
ricordato quella partita di baseball per
l’eternità, il sorriso del mio cerbiattino
impresso nella mia mente. Il tempo passò veloce come non
mai, ma io non me ne accorsi, le energie non accennavano ad esaurirsi e
gli sguardi tra me e Bella continuavano tra imbarazzo e malizia.
L’amavo e non perdevo occasione per farglielo capire, anche
solo con uno sguardo dolce e innamorato. Tutto sarebbe andato per il
meglio d’ora in poi…
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Capitolo 51 *** La caccia ***
Eccomi
quii!!! Vi sono mancata vero? Lo vedo dalle facce, tutte tristi e
afflitte perchè io vi manco. Se se come no, voi aspettate
solo Edward. Ma cosa devo fare per farmi voler bene da voi? Sigh sob...
okay sto male. :-P Allora... posso aggiornare? Mi date il permesso? Che
tenere... ho visto i commenti. E beh, devo dire che stavo per
commuovermi stavolta. Oddio... ora anche le lacrime di Malia, no che
palle!! No questa è una vera tragedia! Eheheh... non mi
dilungo troppo, vi lascio al capitolo. Va bene? Spero vi possa piacere,
anche perchè adesso le cose si fanno difficili e ho dovuto
dare una mia interpretazione al tutto, come se non l'avessi
già fatto. Vero? Vabbè dai. Ho esagerato, vi
lascio al capitolo. Un bacione enormeeeee! Malia.
La
caccia.
Improvvisamente
le immagini della visione di Alice mi colpirono. No… non
poteva essere. La fissai intensamente, immobilizzandomi, e il gioco si
fermò subito. Tutti avevano notato il cambiamento repentino
di mia sorella, che, sconvolta e mortificata, continuava a guardare
prima me e poi una direzione imprecisata alla sua destra. Di scatto mi
affiancai a Bella, ignara di tutto.
-Alice?-. La prima a parlare fu Esme, che osservava il nostro folletto
confusa, spaventata dalla sua espressione marmorea, immobile e
stravolta.
-Non ho visto… non sono riuscita a distinguere-.
Sussurrò scoraggiata Alice. La guardai, facendo cadere a
terra la mazza con un tonfo sordo e lasciando che il mio braccio
scivolasse intorno alla vita di Bella. La sua visione era stata molto
confusa. Alice mi guardò dubbiosa e io annuii,
avevo capito…i vampiri nomadi di cui Carl mi aveva parlato
si stavano pericolosamente avvicinando al campo. I miei pensieri
andarono inevitabilmente a Bella, ai pericoli che avrebbe corso se si
fossero avvicinati ulteriormente.
“Maledizione…”.
- Cos’è, Alice?-. Carlisle sembrò
intuire qualcosa e con calma si diresse verso di lei. Ancora non sapevo
cosa fare, ma tentai di non guardare Bella per non farla agitare. Non
ci voleva, sperai che all’ultimo momento cambiassero idea. Mi
diressi verso il mio folletto, pensieroso, e lei mi seguì
senza fare troppe storie, rigida e attenta. Probabilmente aveva
percepito qualcosa di strano, visto il nostro comportamento improvviso.
- Si spostano più veloci di quanto pensassi… Ho
capito soltanto ora di aver sbagliato prospettiva-. Mia sorella si
portò la mano di fronte alla bocca, chinando il capo e io le
toccai subito il gomito cercando di rassicurarla. Non era
colpa sua se i nomadi ci avevano sentiti giocare a baseball.
Jasper mi guardò ammiccando e io lasciai Alice per occuparmi
di Bella, mentre lui abbracciava mia sorella e le accarezzava
dolcemente il capo.
-Cos’è cambiato?-. Mormorò baciandole
la guancia come fosse stata una bambina. Lei si aggrappò a
lui guardandolo negli occhi e traendone la forza. Sentii
l’agitazione di Bella crescere e prima che potesse domandare
qualcosa, la strinsi a me cercando di rassicurarla.
- Ci hanno sentiti giocare e hanno fatto una deviazione-. Ammise con
difficoltà Alice. Si sentiva troppo colpevole, ma non doveva
affatto credere di essere responsabile. Sei paia di occhi si puntarono
tutti sul mio cerbiattino e io mi irrigidii. Forse… il
terrore mi assalì. Forse non ci sarebbe stato il tempo di
allontanarci.
- Tra quanto?-. Carlisle diede voce ai miei pensieri e mi
guardò agitato. Mia sorella scosse la testa sconsolata
singhiozzando sul petto di Jasper che immediatamente la
calmò, come fece con tutti noi, dovevamo rimanere
tranquilli, dovevamo...
-Meno di cinque minuti. Stanno correndo… vogliono giocare-.
Terminò il folletto sgranando gli occhi. No, inutile, non ci
sarebbe stato più tempo per portare via Bella. Probabilmente
avrebbero percepito subito il suo odore, e scappare sarebbe
servito solamente ad insospettirli e farli innervosire.
- Puoi farcela?-. Carlisle mi fissò spaventato. No, non
potevo utilizzare tutta la mia velocità con lei sulle spalle
mettendola in pericolo. Era fuori discussione.
- No, non portandola-. Tagliai corto - Inoltre, la cosa peggiore che ci
possa capitare è che sentano la scia e inizino a cacciare-.
Mi portai una mano sulla fronte, scompigliandomi i capelli. Era troppo
tardi, non avremmo potuto fare nulla per nasconderla. I pensieri di
tutti erano preoccupati,allarmati, i miei terrorizzati. Alice poi e i
suoi sensi di colpa non mi aiutavano a vedere tutto in modo chiaro. Non
vedevo via d’uscita e l’angoscia
cominciò ad insinuarsi in me.
- Quanti?-. Emmett interruppe il flusso di coscienza disperato della
mia mente.
- Tre-. Rispose il folletto facendomi gemere. Tre… non
l’avevo visto chiaramente prima, ma ora che ripensavo alla
sua visione, il numero delle sagome era piuttosto chiaro. Em
sorrise, non sembrò preoccuparsi affatto.
- Tre! Allora lascia che arrivino…-. Ridacchiò
mettendo in mostra i muscoli come un culturista e per un attimo vidi
Bella sorridere. Lo ringraziai mentalmente per il tentativo, ma la cosa
era comunque piuttosto preoccupante. Guardammo tutti Carlisle, ansiosi,
avremmo tutti ascoltato lui, quello che avrebbe detto noi avremmo
fatto.
- Continuiamo a giocare-. La decisione non mi stupì. Era la
scelta più saggia anche se la più pericolosa -
Alice ha detto che sono soltanto curiosi-. Concluse voltandosi verso di
me. Sapevo cosa voleva dirmi, a me la scelta. Bella sarebbe stata
comunque in pericolo. Sospirai rassegnato e strinsi la mano del mio
piccolo Bambi, che ricambiò la stretta tentando di
rassicurarmi in qualche modo. La fissai per qualche secondo stupito dal
suo modo pacato e silenzioso di aspettare, senza turbamenti. Mi voltai
verso Esme.
- Non so cosa fare, non voglio rischiare di metterla in pericolo-.
Confessai schiettamente, troppo veloce perché lei potesse
udirmi.
- Non preoccuparti, la difenderemo-. Rispose mia madre, in tono pacato
e tranquillo. Tutti annuirono, persino Rosalie e io fui grato alla mia
famiglia di quella vicinanza.
- Se non te la senti di rimanere qui con lei è
comprensibile-. Tornò a dire Carlisle, sempre troppo
velocemente perché le orecchie di Bella potessero percepire
qualche rumore.
- Non lo so, se la porto via, correremo comunque un rischio molto
grosso. Rimarremo-. Decisi infine. Esme annuì sorridendo
tranquilla, come se nulla fosse, e io inspirai colto
dall’improvviso timore che avessi fatto una scelta totalmente
sbagliata.
-Sono assetati Edward?-. Mi chiese Esme facendomi rabbrividire. Sondai
le loro menti, ma non sentii nulla di simile alla fame. Sembravano sazi.
- No-. Risposi solamente, tentando di controllare la mia angoscia.
Almeno quello era un buon segno, ma erano comunque vampiri da non
sottovalutare, erano abili cacciatori, l’avevo percepito,
perciò sarebbe stato prudente non provocarli in alcun modo.
- Ricevi tu, Esme-. Dissi allora perché Bella potesse udirmi
di nuovo– Io mi fermo qui-. Non volevo che si spaventasse
inutilmente. Mia madre annuì e io mi parai di fronte al mio
cerbiattino, sperando in qualche modo di riuscire a proteggerla. Se
avessero osato toccarla non avrei più risposto di me. Quello
era certo.
- Sciogliti i capelli-. Mormorai verso di lei, trattenendola per la
vita e cercando i suoi occhi, che mi guardarono confusi. Fece
ciò che le avevo detto senza protestare, anche se
probabilmente sarebbe stato totalmente inutile. Sciolse
l’elastico e scosse la testa per meglio far ondeggiare quella
massa castana. Mi accorsi di quanto il suo profumo fosse buono e sperai
ardentemente che non ci fosse tra quei nomadi qualcuno che amasse il
suo odore quanto me. Altrimenti non avremmo avuto speranze.
- Gli altri stanno per arrivare-. Sussurrò, la voce
tremante, ma sicura. La osservai di sfuggita, trattenendola sempre
contro il mio corpo. Annuii, ma riuscii a nascondere perfettamente
l’ansia che mi attanagliava. Non potevo mostrarle la mia
paura, altrimenti si sarebbe terrorizzata, e non volevo questo.
-Sì, rimani immobile, stai zitta e non allontanarti da me,
per favore-. Feci con fare perentorio, come un padre. Mi voltai
lasciandola per un attimo e arruffandole i capelli di fronte al viso,
sperando che in qualche modo potesse attutire un po’ il suo
odore. Ma per me era ancora decisamente, troppo potente.
- Non servirà. Il suo odore si sente fin
dall’altro lato del campo-. Mormorò Alice
facendomi voltare. Lei ed Esme erano rimaste accanto a noi. Sapevo
anche quello, ma cosa avrei dovuto fare? Non potevo lasciarla indifesa,
senza provare il tutto per tutto, anche le cose più
sciocche.
Edward sta tranquillo,
la proteggeremo…
I pensieri di mia sorella e mia madre cercavano inutilmente di farmi
stare calmo. Ma se fosse successo qualcosa a Bella non mi sarei mai
perdonato.
-Lo so-. Risposi, comunque frustrato. Anche se l’avremmo
protetta, non era sicuro che non sarebbero riusciti ad arrivare a lei.
Il terrore cominciò a scorrere nelle mie vene, non avevo mai
avuto paura, ma questa volta l’adrenalina correva veloce e
disperata dentro di me.
- Cosa ti ha chiesto Esme-. Sussurrò Bella afferrandomi la
manica della casacca e stringendola spasmodicamente. Dirle la
verità o meno? Rischiare di spaventarla o no? Decisi che
sarebbe stato meglio farle sapere quale situazione avrebbe dovuto
affrontare di lì a breve. Digrignai i denti rassegnano e
sospirai.
- Se sono assetati-. Terminai subito rimanendo di nuovo in silenzio.
L’avevo messa in pericolo. Era tutta colpa mia, che idiota.
Carlisle mi aveva avvertito di alcuni vampiri che giravano nel nostro
territorio, ma io non mi ero molto preoccupato lasciando correre. E
così ecco cosa avevo combinato.
- Mi dispiace Bella-. Ero arrabbiato e non riuscii a nascondere il mio
tono furioso. Ma ero adirato con me stesso, con la mia
impulsività, non con lei. Se solo avessi riflettuto di
più, mi ero comportato da sprovveduto. Non ero stato per
nulla attento, mi ero lasciato travolgere dalle emozioni senza pensare.
-È stato stupido, irresponsabile esporti a questo rischio.
Mi dispiace tanto-. Continuai tristemente. Ma lei scosse piano la
testa, sconsolata e mi strinse il braccio cercando di tranquillizzarmi.
Entrambi eravamo spaventati, entrambi immobili e rigidi. Nonostante
questo le baciai la fronte e la strinsi a me… almeno eravamo
insieme.
Improvvisamente il loro odore mi giunse alle narici, come il rumore
della loro corsa. Eccoli… mi voltai verso destra insieme
agli altri e mi frapposi tra Bella e il pericolo. Il momento della
verità finalmente. Cosa sarebbe successo? Dovevo
concentrarmi, calmarmi e non agire d’impulso. La vita di
Bella era troppo importante.
Due uomini e una donna sbucarono dal fogliame. Uno di loro, quello
biondo, lasciò che l’altro, scuro, lo precedesse,
facendoci capire chi del gruppo comandava e decideva. La donna era
rossa, i capelli lunghi e pieni di foglie. Avanzarono a piedi nudi
verso di noi, guardinghi, era comunque il nostro territorio. Carlisle,
Jasper ed Emmett, si fecero loro incontro, apparentemente tranquilli, e
i tre assunsero una postura eretta, sorpresi nel vederci
così civilizzati. Il capo dei tre sembrava piuttosto
equilibrato, non costituiva un pericolo, la vampira nemmeno, seguiva
ciecamente il branco, ma a preoccuparmi maggiormente fu il terzo, un
anonimo biondino dai lineamenti regolari, magro e osservatore. I suoi
occhi spaziarono su di noi incuriositi.
L’uomo dai capelli scuri si avvicinò a Carl
sorridendo – Ci sembrava di aver sentito giocare-. Disse
piuttosto tranquillo. Era francese. – Mi chiamo Laurent,
questi sono Victoria e James-. Indicò i vampiri accanto a
lui che annuirono con il capo.
-Io mi chiamo Carlisle. Questa è la mia famiglia: Emmett e
Jasper, Rosalie, Esme e Alice, Edward e Bella-. Sentii i pensieri di
Rosalie farsi pungenti, era arrabbiata con Bella per quella situazione
di pericolo, mentre Alice era veramente spaventata che potesse
accaderle qualcosa di male. Ringraziai Carlisle per aver presentato
Bella come parte della famiglia, avrebbe potuto non farlo. A sentire il
suo nome il mio piccolo Bambi sussultò e io mi irrigidii.
- C’è posto per qualche altro giocatore?-.
Sembrava volessero solo giocare, e non dare problemi, la loro mente era
affascinata da un gruppo di vampiri come noi. Volevano conoscerci.
-A dir la verità, stavamo proprio finendo. Ma la prossima
volta potremmo averne bisogno. Avete in programma di trattenervi molto
da queste parti?-. Carlisle rispose in tono amichevole, fin troppo, e
gli altri sorrisero amichevolmente, provando della reale simpatia verso
Carl. Sperai che nessuno di loro notasse Bella, ma la mia attenzione fu
subito attirata dal biondo, che lanciava continuamente delle occhiate
fin troppo curiose verso di me.
-Siamo diretti a nord, ma eravamo curiosi di visitare il vicinato.
È da molto che non incontriamo nessuno-. Rispose
educatamente il moro, chinando il capo. Erano senza dubbio un misto tra
nobile e selvaggio, decisamente affascinante. Vampiri dalla forza
sovraumana e dai sensi affinati, molto diversi da noi, non dovevamo
sottovalutare la loro pericolosità.
- Questa regione di solito è disabitata, a parte noi e
qualche visitatore occasionale, come voi-. Fece Carl sorridendo. La
tensione si era ormai allentata, entrambe le famiglie sembravano ben
accettare la presenza degli altri, ma io non ero del tutto sicuro di
potermi permettere di abbassare la guardia. Avevo uno strano
presentimento. Carlisle continuò a parlare mentre i tre si
interessavano al nostro modo di vivere sedentario e stabile, al
territorio di caccia, ma io non vi feci più caso. I miei
occhi erano fissi sul biondo, James, un cacciatore come pochi, che mi
osservava continuamente, come se avesse voluto dirmi qualcosa. Proprio
mentre Carl metteva fine a quella chiacchierata invitandoli a casa, il
vento scompigliò i capelli di Bella e James reagì
di conseguenza ringhiando stupito e voltandosi verso di noi,
spalancando le narici.
Ringhiai anche io, in modo bestiale, come non avevo mai fatto, colto
dal terrore istintivo e animale di protezione verso
l’elemento più debole del gruppo. Un passo e James
sarebbe morto, l’avrei attaccato. I suoi pensieri increduli
ed esaltati mi colpirono immediatamente.
-E questa cos’è?-. Chiese Laurent stupito. James
continuava a guardare Bella con un’espressione famelica ed
eccitata sul volto, mentre io sondavo la sua mente alla ricerca di
qualcosa che potesse indicarmi un punto debole. Ero terrorizzato, quel
tipo non era altri che un segugio. Amava le sfide, le cose impossibili
da raggiungere, esattamente quello che ora era la mia Bella.
- E’ con noi-. Disse Carlisle rivolgendosi verso James, che
rigido, e in posizione d’attacco, ora mi osservava costernato
dal fatto che la stessi difendendo in modo così palese. Le
domande che gli attraversarono la mente furono molteplici e non
gradite.
- Vi siete portati uno spuntino?-. Continuò il moro
avvicinandosi a me di qualche passo, insieme a James. Ringhiai ancora,
basso, facendoli arretrare. Non si aspettavano una mia reazione
così aggressiva.
- Ho detto che è con noi-. Ripetè Carl duramente
senza dare alcuna spiegazione. Laurent e mio padre si fissarono in
cagnesco, di nuovo guardinghi ora.
- Ma è umana!-. Laurent era stupito, non sembrava voler
attaccare, almeno non lui. I miei pensieri si rivolsero di nuovo a
James, che non staccava un attimo gli occhi da me e da Bella, esaltato
dalla possibilità di quella nuova caccia. Non
l’avrebbe lasciata andare, i suoi pensieri erano chiari. Mi
aveva studiato, la sfida con me lo esaltava, ed era un abile
osservatore. Aveva capito quanto per me lei fosse importante, la sfida
gli sembrava piuttosto divertente, come un gioco. Ignorai lo scambio di
battute tra loro e mio padre, volevo soltanto portare Bella lontano da
quel luogo, al sicuro, dove quel vampiro non avesse potuto trovarla.
All’invito di Carl di andare tutti quanti a casa nostra, io
fissai Bella e indietreggiai, avevano promesso di non farle del male,
ma sapevo che per uno di oro non era esattamente così.
- Andiamo, Bella-. Le sussurrai con la morte nel cuore. Dovevamo
scappare immediatamente lontano, allontanarci da tutto. E non sapevo
come trovare il modo migliore per dirle quello che stava succedendo. La
spinsi indietro, ma lei sembrò non reagire al mio gesto, era
troppo spaventata. La costrinsi a camminare aggrappata a me e alla fine
la presi sulle spalle cominciando a correre con gli altri. Ero
preoccupato, corsi con tutta la furia che avevo dentro, bisognoso di
sfogarmi, assente, precedendo tutti, angustiato e soffocato da quella
sensazione incoerente di panico.
Raggiungemmo la jeep, Emmett e Alice subito dietro di me.
-Allacciale le cinture-. Ordinai ad Em, troppo agitato. Lui
annuì senza dire nulla, sedendosi accanto a Bella e
cominciando a fissare le cinte.
Non ero affatto calmo, il nervosismo mi fece correre avanti indietro
momentaneamente indeciso sul da farsi. Alice mi guardava con le
sopracciglia alzate, in attesa, ormai seduta sul sedile anteriore.
- Fanculo -. Me ne uscii improvvisamente sorprendendo non poco mia
sorella.
- Porca puttana, non ci credo-. Continuai, questa volta facendo voltare
Emmett, stupito.
Fortunatamente la mia agitazione mi spinse a parlare in modo troppo
veloce e convulso perché Bella potesse sentirmi.
-Cazzo, e ora che facciamo. Merda, non ci voleva-. Mi sedetti sul
sedile del guidatore, con il grizzly silenzioso dietro di me e
continuai la mia sequela di imprecazioni anche dopo la partenza.
– Idiota, sono stato un cazzo di idiota a portarla con me.
Merda e ora cosa facciamo? Vaffanculo, se solo non fossi
così moralmente deviato. Cazzo, cazzo… porca
miseria, fanculo-.
Alice ed Emmett erano vagamente perplessi dietro di me, Bella invece
sembrava in momentaneo stato di shock, sapevo tuttavia che le era
impossibile sentirmi.
-Nostro fratello si è appena laureato a Oxford e noi non lo
sapevamo, vero Alice?-. Mormorò l’orso ghignando.
- Em, fanculizzati -. Risposi chiaro. Ero troppo agitato per poter solo
sopportare le sue battutine fuori luogo.
- Dove andiamo?-. Chiese improvvisamente il mio cerbiattino,
riscuotendosi dal suo stato di terrore interiore. Non le risposi, ma
nessuno osò rispondere, rispettando il mio mutismo e non
arrischiandosi ad incorrere nelle mie ire. Meglio per loro, non avevo
proprio voglia di arrabbiarmi ancora di più.
- Accidenti, Edward! Dove diavolo mi stai portando?-.
Urlò perdendo la pazienza. La fissai, stupito dalla sua
forza di ripresa. Non potevo evitare una risposta questa volta.
Sospirai distrutto.
- Dobbiamo portarti lontano da qui, molto lontano, e subito-. Gridai a
mia volta contro di lei, troppo agitato, facendola automaticamente
innervosire. Una volta compreso ciò che le stavo dicendo,
spalancò gli occhi incredula, ma non riuscì a
parlare. Scosse la testa, tentando di liberarsi dalle cinture che la
fermavano al sedile. Raggiunsi i centosettanta km orari senza
accorgermene, teso. Qualunque cosa mi avesse detto, l’avrei
costretta ad ascoltarmi, ad accettare la mia decisione. Io dovevo
proteggerla, dovevo… non avevo altro che lei, non avrei mai
potuto concepire di perderla.
- Torna indietro! Devi riportarmi a casa!-. Urlò ancora,
dimenandosi e liberandosi dall’imbracatura. Non ne avevo
proprio la minima intenzione. Non la ascoltai, preso com’ero
nella guida e nei miei pensieri. Si sbagliava di
grosso… non avrei ceduto alle sue proposte, al suo
coraggio, avrebbe potuto anche odiarmi, non mi importava. No, questa
volta le avrei evitato ogni pericolo, anche costringendola con la
forza. Volente o nolente lei avrebbe dovuto fare ciò che io
le dicevo. Era per il suo bene.
- Emmett -. Feci subito, ignorando le sue proteste.
Em si protese, fermandole le braccia e bloccandola ancora sul sedile
con la cintura. Non avevo proprio intenzione di stare a sentire le sue
lamentele. La guardai fulminandola e lei si morse il labbro inferiore,
assolutamente sconvolta.
-No! Edward! No, non puoi farlo-. Gridò allungando
le mani, come per afferrare le mie braccia. La fissai agghiacciato, ma
proprio non riusciva a capire? Non potevo crederci, era in
pericolo… questa volta i suoi atti stupidi e insensati non
mi avrebbero influenzato, avrei deciso per entrambi. Basta indecisioni.
- Sono costretto, Bella. E adesso, per favore, stai calma-. Digrignai i
denti arrabbiato, l’abitacolo completamente saturo delle
nostri voce. La mia rimbombò per la macchina facendola
tremare. Non avrei voluto essere così duro con lei, ma non
avevo altra scelta. Non volevo che credesse di avere alcuna
possibilità di convincermi. Perché sopra ogni
cosa ora c’era la sua sicurezza e incolumità.
-No! Devi riportarmi a casa. Charlie chiamerà l'FBI!
Scoveranno la tua famiglia. Carlisle ed Esme dovranno fuggire,
nascondersi per sempre!-. Continuò senza abbassare il tono
della sua voce. Roteai gli occhi in aria, esasperato da quella sua
stupida e sciocca insistenza. Sbuffai adirato, accelerando ancora e
nascondendo la mia profonda irritazione.
- Calma, Bella. Ci siamo già passati-. Risposi freddamente.
Adesso basta. Sperai di averla zittita definitivamente questa volta, ma
mi accorsi presto di essermi inutilmente illuso. Si
divincolò ancora, tentando di liberarsi e io la fulminai di
nuovo. Eh no…ma cosa stava facendo Emmett? Un sonnellino?
-Non per me, no! Non puoi rovinare tutto per salvare me!-.
Cercò di graffiarmi le braccia con le mani allungandosi da
dietro verso il posto di guida. Evitai le sue dita e portai le mie sul
cambio, avrei voluto accelerare ancora, maledetta jeep. –
Edward!-. Continuò. Questa volta ringhiai facendola
ammutolire.
- Edward, accosta-. Questa volta fu Alice a parlare. La guardai
incredulo. – Accosta!-. Concluse sicura. Accelerai,
maledicendola. La incenerii con uno sguardo, meravigliato dalla sua
uscita assolutamente imprevedibile. Cosa credeva di fare ora quel
piccolo folletto? La jeep sobbalzò in avanti e Bella
mugolò dolorante.
- Edward, ti prego parliamone-. Continuò mia sorella
mettendomi una mano sulla spalla. Non credei alle mie orecchie, anche
lei contro di me.
- Tu non capisci!-. Ruggii frustrato. Possibile che nemmeno Alice
comprendesse la situazione? Il tachimetro superava i centoottanta km
orari e non avevo alcuna intenzione di rallentare. -È un
segugio, Alice, non te ne sei accorta? È un segugio!-. La
mia disperazione saturò l’aria. Non credevo di
poter stare così male, di avere così paura. Non
mi era mai capitato di essere così terrorizzato in
più di cento anni. Ne andava della vita del mio unico amore,
della mia anima, non potevo scendere a patti, questa volta non
l’avrei fatto. Un groppo mi chiuse la gola, e il dolore mi
soffocò totalmente. No, non volevo perderla, no. Ero fuori
di me.
- Accosta, Edward -. Minacciò Alice alla fine, facendomi
crollare. Spinsi ancora l’acceleratore superando i
centonovanta km orari, come un folle, un pazzo, non riuscivo
più a comprendere nulla se non che senza Bella la mia vita
non avrebbe avuto più alcun senso. Dovevo salvarla io, era
tutta colpa mia se adesso lei si trovava in quella situazione. Ero io
l’unico responsabile.
- Avanti, accosta-. Gridò, ma in modo fermo, perentorio. Era
un ordine. La fissai fermo, la fronte aggrottata, i pensieri adirati.
Fermati, fermati per
favore, cerca di ragionare. Calmati!
I suoi pensieri mi rimbombarono nel cervello.
-Ascolta, Alice. Ho letto nella sua mente. Seguire una scia
è la sua passione, la sua ossessione. E vuole lei, Alice...
lei, e nessun altro. Intende iniziare la caccia stanotte-. Gridai
esasperato, tentando di farle capire il pericolo che Bella stava
correndo. Avevo subito capito di che pasta era fatto James, amava le
sfide, la sua mente era piuttosto chiara, questa nuova provocazione lo
eccitava, lo stimolava più del solito. Non avrebbe mai
mollato.
- Ma lui non sa dove…-. Riprese mia sorella, ma io la
interruppi scoppiando in un riso isterico.
- Quanto pensi che ci vorrà prima che incroci la sua scia in
città? Aveva un piano pronto già prima che
Laurent aprisse bocca-. Replicai subito, pronto. Non avevamo altra
scelta, e nemmeno Bella l’aveva. Avrebbe dovuto ascoltarmi
questa volta.
-Oh, no! Charlie! Non puoi lasciarlo solo! Non puoi!-. Bella interruppe
la nostra conversazione, intuendo dove la scia di profumo avrebbe
portato James. A casa di Charlie… sarebbe stato inevitabile.
La paura sul viso del mio piccolo cerbiattino mi fece titubare. Non
avevo affatto pensato a suo padre, deciso com’ero a portarla
lontano da lì.
- Ha ragione-. Sottolineò Alice trionfante. Cominciai
lentamente a decelerare, consapevole che sarei dovuto ancora una volta
scendere a patti. Il terrore dentro di me non era ancora scemato, la
paura di perderla mi sommergeva sempre di più ad ogni
minuto, e per la prima volta non mi sentii in grado di ragionare
lucidamente come avrei voluto.
- Consideriamo le alternative per un attimo-. Continuò
Alice, con un tono di voce normale. La fissai sbalordito. Alternative?
E quali alternative avrebbe potuto trovare a quella situazione? La
morte di Bella molto probabilmente, ma io non avrei mai lasciato che
accadesse. Mai…
Rallentai definitivamente sgommando sull’autostrada ed
esibendomi in un pericolosissimo testa coda che mi fece fermare
direttamente sulla corsia d’emergenza. Il respiro di Bella si
mozzò e le cinture la bloccarono sul sedile facendola
sbattere violentemente contro lo schienale. Mi voltai rabbioso verso
mio sorella e ringhiai attonito.
-Non ci sono alternative!-. Il mio urlo rimbombò
all’interno dell’abitacolo creando un eco
impressionante e vidi il mio Bambi tremare di paura a quella mia
reazione. Non avrei voluto spaventarla, ma non avevo scelta per farle
capire quanto fosse pericolosa quella situazione.
- Non lascerò Charlie da solo-. Bella tornò a
prendere aria. Nonostante si tenesse la fronte con una mano e il suo
urlo raggiunse la tonalità del mio ringhio, era sconvolta,
distrutta, spaventata e arrabbiata quanto me.
- Dobbiamo riportarla a casa-. Intervenne Emmett calmo, guardandomi
tranquillo.
Ragiona! Avanti Edward,
se la rapiamo sarà molto peggio.
Em nemmeno mostrava di aver compreso la mia agitazione. Non
riuscivo a crederci.
-No-. Non avrei tollerato obiezioni. Lei per me era troppo importante,
non volevo correre rischi, non sarebbero riusciti a convincermi.
-Tra noi e lui non c'è confronto, Edward. Non
riuscirà a torcerle un capello-. Il tono dell’orso
si mantenne sempre tranquillo e pacato, riuscendo a calmare anche me.
La mia mente rientrò nella dimensione del ragionamento e
cominciò a pensare alle varie ed eventuali alternative.
- Aspetterà-. Gli risposi dilaniato da quei sentimenti di
angoscia e disperazione, che andavano e venivano senza lasciarmi il
minimo tempo di riflettere serenamente. Loro non avevano letto i
pensieri di James, non avrebbero mai potuto capire quanto quel vampiro
fosse letale. Per me non era un gioco…
Emmett questa volta sorrise compiaciuto –Anche io so
aspettare-. Disse tutto contento. Lo fissai storcendo la bocca in una
smorfia poco divertita. Stupido di un orso, ma come faceva a stare
così tranquillo? Stavo realmente impazzendo, dovevo calmarmi.
-Non ti rendi conto... non capisci. Se uno come lui decide di
impegnarsi in una caccia, niente può fargli cambiare idea.
Saremo costretti a ucciderlo-. Sospirai portandomi le dita sulla fronte
e questa volta il grizzly mi diede una pacca comprensiva sulla spalla.
Tranquillo Ed, la
proteggeremo. Non lasceremo che le faccia del male…
tranquillizzati dai, fratellino.
Non riuscivo, non ci riuscivo. Ero grato ai miei fratelli del
tentativo, ma mi sembrava tutto inutile.
-E’ una possibilità-. Mi rispose poi continuando a
fissarmi, comprensivo. Già, lo era, e concreta anche.
Ucciderlo sarebbe stato l’unica via d’uscita.
L’angoscia tornò a torturarmi, dovevo portarla via
di qui, o lui avrebbe ucciso lei, o noi lui, e per ora vedevo
più probabile la prima. Più il tempo passava
più Bella sarebbe stata in pericolo.
- La femmina sta con lui. E se scoppia una guerra, anche il capo
sarà dalla loro parte-. Feci poi, tentando di convincerlo
dell’assurdità di quello che stavano dicendo,
tentavano di convincermi su qualcosa che io sapevo meglio di loro. Io
conoscevo già la fine di tutta quella storia. Victoria e
Laurent si sarebbero schierati insieme al segugio e avrebbero cercato a
tutti i costi di arrivare alla mia Bella. No! Non lo avrei permesso, a
costo di dover passare anche sulle decisione dei miei fratelli.
- Siamo comunque in vantaggio-. Riprese Em convinto. Scossi la testa
esaurito, che grizzly cocciuto.
- C’è un’alternativa-. Si intromise
Alice, facendomi ancora ringhiare.
Tra tutti i due non sapevo chi in quel momento mi stesse maggiormente
infastidendo. Le loro possibilità mi sembravano assurde,
inutili, impossibili!
Mi voltai verso Alice, questa volta deciso a metterla a tacere
definitivamente- Non - ci- sono- alternative!!!-. Gridai come un pazzo,
facendo tremare ed irrigidire un’ incredula Bella dietro di
me. Ma anche Alice ed Emmett non furono meno stupiti dal mio
comportamento così irascibile, poco paziente e totalmente
irrispettoso, nonché poco educato e poco consono al momento.
Em spalancò la bocca totalmente incredulo e anche Bella,
mentre il mio folletto mi fissò imperturbabile lanciandomi
un’occhiata decisa e irremovibile.
-A nessuno interessa il mio piano?-. Ci voltammo improvvisamente tutti
verso la mia coraggiosa umana e io alzai le sopracciglia scoppiando in
un riso stupito e a dir poco nevrotico. Lei? Un piano? Se lo poteva
anche scordare.
- No-. Le risposi malignamente, non ammettendo alcun tipo di replica.
Bella sbuffò esasperata sotto lo sguardo divertito del
grizzly. Non capivo cosa ci fosse di così divertente nella
mia rabbia, e nel pericolo che stavamo tutti correndo. Mia sorella non
fiatò continuando a fissarmi con aria di rimprovero.
- Ascolta. Tu mi porti a casa-. Iniziò il mio cerbiattino
implorante guardandomi con i suoi occhi nocciola profondi e sinceri,
pregandomi di fare ciò che lei mi chiedeva. Non potevo, non
avevo la forza di lasciarle correre quel pericolo. Con che cuore avrei
potuto farlo?
- No-. Le risposi di nuovo, questa volta con rabbia. Persi
definitivamente la pazienza e anche lei, mentre Emmett scoppiava in una
fragorosa risata.
Tra moglie e marito non
ficcare mai il naso… soprattutto se il marito è
un isterico vampiro con le mestruazioni e la femmina è
legata come un salame al sedile di un’auto.
Sottolineo… della mia jeep.
Avrei voluto ammazzare quell’idiota solo per i suoi pensieri
divertiti. Ma capii che voleva solamente alleggerire la tensione. Al
suo solito vedeva del sarcasmo in tutto.
-Tu mi riporti a casa. Io dico a papà che voglio tornare a
Phoenix. Faccio le valigie. Aspettiamo che questo segugio si sia
appostato in ascolto, poi scappiamo. Così seguirà
noi e lascerà stare Charlie, che non chiamerà
l'FBI né i tuoi genitori. E poi potrete portarmi dove
diavolo vi pare-. Urlò Bella tornando a guardarmi in malo
modo. Ci voltammo a fissarla allibiti. Ammisi a me stesso che come idea
era piuttosto ragionevole. Ancora una volta quella piccola umana aveva
saputo come cogliermi alla sprovvista, stupirmi. Alice sorrideva come
una sciocca, orgogliosa di avere un’amica umana tanto furba,
e Emmett ancora si chiedeva come fosse possibile che un essere umano
arrivasse a ragionare così.
-In effetti non è una cattiva idea-. Mormorò
l’orso dando una pacca leggera sulla spalla di Bella.
E brava
sorellina… questo sì che si chiama imporsi sul
vampirozzo cattivo. Da oggi tiferò sempre Bella, lo prometto
solennemente. Tanto Edward si sta comportando da idiota…anzi
no, è idiota.
Non feci in tempo a rispondere a brutto muso, spaccandogli la testa che
subito intervenne Alice.
-Potrebbe funzionare… non possiamo lasciare suo padre senza
protezione lo sapete-. A questo punto guardarono tutti me, gli sguardi
imploranti e speranzosi alla “dai, dai, dai che
cedi”. Non mi piaceva questo complotto famigliare. Non quando
si trattava di decisioni così delicate e importanti.
- E’ troppo pericoloso non lo voglio nemmeno a cento km da
lei-. Terminai facendo roteare a tutti gli occhi per aria, esasperati
dal mio atteggiamento paterno e iper protettivo. Cosa avrei dovuto fare
eh? Lasciarla morire?
- Edward, con noi non ha scampo-. Alle parole di Em la mia sicurezza
vacillò pericolosamente. Continuarono ad osservarmi con
sguardo deciso, sicuri che tutto sarebbe andato per il meglio e inclini
a credere che ormai avessi perso totalmente il controllo della
situazione. Persino Bella aveva gli occhi confusi di chi non riusciva a
capire il mio atteggiamento.
- Non lo vedo attaccare. Aspetterà che la lasciamo sola-. Il
colpo di grazia. Alice sembrava piuttosto certa delle sue parole. La
mia decisione si incrinò miseramente e questa volta
cominciai a pensare di aver sbagliato a non ascoltarli subito. Odiavo
fare la parte del cattivo…
- Capirà al volo che non lo faremo-. Provai a replicare, in
tono piuttosto deciso, ma mia sorella sorrise insieme ad Emmett, ormai
consapevoli che la loro opera di convinzione stava funzionando.
Maledizione, ecco perché mi sarebbe piaciuto essere figlio
unico.
- Pretendo che tu mi porti a casa-. Sibilò a quel punto
Bella, gli occhi tristi, le guance arrossate. La fissai per un attimo e
poi chinai la testa sul volante, premendomi le dita sugli occhi. Se le
fosse successo qualcosa non me lo sarei mai perdonato, evidentemente
nessuno riusciva a capire realmente il peso di ciò che mi
stavo portando dentro. La vita di Bella era troppo importante per me,
necessaria come l’aria, unica, non riuscivo a concepire che
le facessero del male. Io… avrei voluto urlare, ringhiare
dalla disperazione.
- Per favore-. Continuò facendomi gemere piano. E finalmente
cedetti. L’avrei riportata a casa se era questo che
desiderava realmente. Incurvai le spalle senza guardarla, di nuovo
terrorizzato dalla sensazione che James ci stesse inseguendo e che il
tempo era l’unica cosa che ci avrebbe protetto e salvato da
quella situazione. Tentai di calmarmi, di tranquillizzarmi e alla fine
parlai, avrei imposto le mie condizioni.
- Te ne andrai stasera, che il segugio ti veda o no. Vai a casa e dici
a Charlie che non intendi restare a Forks un minuto di più.
Raccontagli la scusa che preferisci. Poi prepari una valigia con le
prime cose che ti capitano e sali sul pick-up. Non m'interessa come
reagisce tuo padre. Hai quindici minuti. Capito? Quindici minuti da
quando varchi la soglia di casa-. Bella tentò di parlare,
forse di protestare, ma non le lasciai il tempo materiale per farlo.
Accesi la jeep invertendo la direzione di marcia e facendola
sballottare sul sedile. Non avrei accettato compromessi in quel
momento, e anche i miei fratelli lo sapevano. Ero arrabbiato con me
stesso per aver ancora una volta ceduto, ma veramente quella era la
soluzione più ragionevole, nonostante il pericolo che
avremmo corso nel tornare indietro.
- Emmett?-. Lo chiamò ad un tratto Bella. Una mano del
grizzly ancora la teneva ferma sul sedile, e questo non
sembrò farle piacere.
- Ah, scusa-. E la liberò da quella stretta, piuttosto
divertito nel vederla così nervosa. Sperai che lei non mi
odiasse per il mio comportamento, che non fosse delusa da me, ma
veramente ero troppo spaventato e preoccupato per lei. Spiegai a tutti
il mio piano e ci mettemmo d’accordo sul da farsi. Alice ed
Em avrebbero aspettato come me fuori, mentre Bella recitava la sua
parte e si preparava. Tentai di dare un tono pacato alle mie parole, ma
ero ancora piuttosto arrabbiato, non avrei sentito e ascoltato altre
ragioni, soprattutto se fossero venute dal mio piccolo Bambi.
- Secondo me è meglio che mi lasciate andare da sola-.
Mormorò Bella facendomi irrigidire sul sedile. E no, no,
assolutamente no, un’altra di queste considerazioni e
l’avrei portata in Brasile con la forza. Le lanciai
un’occhiataccia furiosa, imponendole il silenzio. Ora
basta…
-Bella, per favore, fai come dico io, almeno questa volta-. Digrignai i
denti spaventato. Era decisamente un’ incosciente quella
ragazza, non si rendeva affatto conto del pericolo. Mi domandai per
quale motivo non avesse coscienza del male. Era incredibile…
-Stammi a sentire, Charlie non è uno stupido. Se domani
neanche tu sarai in città, si insospettirà-.
Continuò tentando di convincermi
dell’assurdità delle sue parole. Alice e
l’orso si interessarono improvvisamente a ciò che
lei stava dicendo, e questo iniziò a preoccuparmi non poco.
Un’altra coalizione contro di me e avrei perso la pazienza,
ne ero sicuro.
- Non mi interessa. Faremo in modo di proteggerlo, e questo
è ciò che importa-. Risposi freddo e
indifferente, tentando di mantenermi sicuro sulle mie posizioni.
Secondo me vince di
nuovo Bellina, scommettiamo? Due a zero per l’umana dico
io.
Fulminai ancora Emmett, mandandolo al diavolo e non mi soffermai
ulteriormente sulle considerazioni mentali di Alice, che non era da
meno.
-E il segugio? Si è accorto di come hai reagito, stasera.
Penserà che sei con me, ovunque ti trovi-. Spalancai la
bocca incredulo e diedi un colpo al volante, maledicendo il mio bisogno
di trovare una ragazza che fosse alla mia altezza. Maledizione, Bella
aveva ragione, era logico il suo ragionamento. Maledettamente
ragionevole.
Meta!!!! Porca
miseria… cazzarola Eddino, te la sei trovata tosta. Che
figata, vince l’umana contro il vampiro!!
-Edward secondo me ha ragione-. Concluse poi ad alta voce, dopo i suoi
pensieri idioti. Anche Alice le diede ragione, eravamo tutti stupiti
del suo intuito, dovevo ammetterlo. Un punta di orgoglio mi
solleticò il cuore. Era mia, la mia donna, non poteva certo
essere stupida.
- Non posso farlo-. La mia voce non aveva più un tono sicuro
e deciso, era debole, stanca, mi sentivo esausto come se avessi dovuto
affrontare un combattimento lungo ed estenuante. Eppure sapevo che
avrebbero vinto loro. Sospirai, era la fine, convinto e distrutto.
Bella continuò a parlare esponendo il suo piano. Io ed
Emmett saremo rimasti per confondere il segugio, Alice e Jasper,
sarebbero scappati con lei, poi io l’avrei raggiunta a
Phoenix per proteggerla. L’idea era buona, ero stupefatto. E
nel caso il segugio l’avesse sentita dire a Charlie che
tornava a Phoenix, io avrei dovuto far credere a James che era tutto un
piano, un imbroglio perché sapevo che ci stava seguendo. Era
tutto infallibile, a prova di bomba, Emmett la guardava ammirato,
insieme ad una Alice adorante. Avrei voluto fare lo stesso, ma mi
sentivo solo psicologicamente idiota.
- E’ diabolica-. Concluse l’orso fissandola
estasiato. Già… cominciavo a crederlo anche io.
Tra chiacchiere e decisioni varie il tempo passò, ma non la
mia agitazione, il mio nervosismo, che continuarono ad aumentare con
l’avvicinarsi a casa Swan. Avrei voluto cambiare idea e
portarla lontano da lì, ma avevo dato la mia parola che
l’avrei ascoltata, perciò rallentai
all’entrata di Forks e mi diressi verso la villa. Ora
pentirmi delle mie scelte non sarebbe servito, dovevo rimanere
concentrato e attento a quello che sarebbe successo d’ora in
poi.
Prima di rivolgermi ad Alice per chiederle se lei e Jasper fossero
pronti per affrontare quella prova mi voltai verso Bella, afferrandole
una mano e portandola alle labbra. Mi fissò spaurita, sapevo
che era terrorizzata e che non voleva darlo a vedere. La guardai negli
occhi, mentre i miei fratelli fingevano di guardare il paesaggio fuori
dalla macchina.
-Bella-. Pronunciai il suo nome con dolcezza, facendola tremare, e le
baciai piano le dita ad una ad una, come già avevo fatto
tante volte in precedenza. La mia adorazione per lei cresceva ad ogni
minuto. - Se lasci che ti accada qualcosa, qualsiasi cosa, ti
riterrò direttamente responsabile. Lo capisci?-. Sussurrai
abbattuto ed esausto. Era troppo importante, troppo, la posta in gioco
era troppo alta. Se le fosse successo qualcosa non me lo sarei mai
perdonato. Avrei voluto dirle quanto la amavo, avrei voluto confessarle
il mio terrore, la mia ansia, il mio desiderio di averla al sicuro e
vicina e lo feci, con il mio sguardo le trasmisi ogni più
piccola parola d’amore che in quel momento il mio cuore
sentiva di provare. Bella ricambiò il mio sguardo,
impaurita, innamorata, e annuì lentamente.
- Sì-. Disse divincolandosi dalla mia stretta e
accarezzandomi piano la guancia, come per tranquillizzarmi. Dio mio,
veramente senza di lei niente avrebbe avuto più un senso. Ci
fissammo ancora per qualche attimo e poi presi la mia
decisione… avrei combattuto per lei, non l’avrei
lasciata morire. Perché l’amavo.
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Capitolo 52 *** Addii ***
E Adesso vi lancio la notizia.
Come ben sapete Mid Sun sta per finire, io ho già scritto
l'epilogo, è stato tanto bello conoscervi e condividere con
voi le peripezie di Edward. Perchè io questo vampiro ho
imparato ad amarlo seriamente, mi sono calata nei suoi panni (ed
è stato fantastico) e beh... l'ho vissuto fino alla fine.
Bello... beh... ma voi dovete ancora leggere un po'. Spero tanto di
evitare il linciaggio. Intanto vi ringrazio perchè siete
sempre con me, grazie, veramente grazie. E io intanto vi lascio a
Eddino nostro!!! Ehehehe... Malia
Addii.
Fissai con apprensione la luce accesa che veniva da casa
Swan e immediatamente i pensieri preoccupati di Charlie mi rimbombarono
nel cervello. Mi dispiaceva dargli un simile dolore, ma non potevo fare
altrimenti. Ne andava della vita di sua figlia e della mia senza di
lei. Rimasi allerta e impedii a Bella di scendere fino a quando non fui
assolutamente certo che James non fosse ancora nelle vicinanze. Ero
troppo ansioso, me ne rendevo perfettamente conto, ma i miei fratelli
non erano da meno.
-Non è qui. Andiamo-. Mormorai agitato osservando
attentamente il bosco intorno a noi. Emmett annuì e si
allungò su Bella per aiutarla a togliersi
quell’imbracatura ingombrante, slacciandola in fretta. Lei
non fiatò, non osò dire nulla nemmeno quando Em
tentò di rassicurarla con il suo solito tono da scimmione
idiota.
- Non preoccuparti, Bella, ce ne sbarazzeremo in fretta-. Si
pavoneggiò con un sorriso da perfetto orso pauroso. Gli
avrei voluto fare i complimenti per il tatto. Ringhiai obbligandolo a
zittirsi immediatamente e dallo specchietto notai gli occhi lucidi
della mia piccola umana che mi angosciarono, mi dilaniarono
l’anima. Se si fosse messa a piangere avrei distrutto la jeep
di Emmett lanciandola dall’altra parte del bosco.
Non mi piace quando si arrabbia, sembra Hulk, gli manca solo il colore
verde. Per il resto fa paura. Buono Edward, a
cuccia…buono…
I pensieri di Em ottennero l’effetto contrario su di me e io
mi irrigidii. Quello scemo voleva proprio farmi mostrare il peggio di
fronte a lei. Possibile che avesse voglia di scherzare in un
momento come quello?
-Alice, Emmett -. Ordinai loro in tono assolutamente irreprensibile. Se
avessero osato anche solo dire “ma”, avrebbero
assaggiato la mia rabbia. Alice scosse la testa comprensiva, mentre
l’orso la seguì velocemente facendo spallucce.
Scesero dalla macchina dividendosi e mettendosi ai due lati del bosco,
proprio al limite della radura. Non c’era stato bisogno di
dire loro nulla, per fortuna, non ero affatto sicuro che sarei riuscito
a controllare le mie emozioni. Scesi dalla jeep e aprii la portiera a
Bella che mi fissò intimorita. Non mi aveva mai visto in
quello stato. Le afferrai una mano in modo gentile, ma fermo, e
l’aiutai a scendere proteggendola con il mio corpo. Non
l’avrei lasciata andare nemmeno se si fosse messa ad urlare e
a scalciare. La seguii accostandomi alle sue spalle, ogni suo passo era
il mio, ero la sua ombra, mi muovevo in simbiosi col suo corpo. Ma non
disse nulla, non la sentii replicare e arrivammo in assoluto silenzio
di fronte alla porta di casa sua. Eppure quando le sue lacrime
cominciarono a scendere mi sentii morire dentro, avrei voluto evitarle
quella sofferenza, quella paura, ma l’unica cosa in mio
potere in quel momento era proteggerla, non ero in grado di consolarla.
Si voltò, guardandomi negli occhi, tentando di nascondere il
suo pianto, ma inutilmente. Ormai la pelle del suo viso era
completamente bagnata di acqua salata, tentatrice.
- Quindici minuti- Ribadii ringhiando e facendola tremare. Mi odiai, ma
sarei diventato la sua persecuzione fino al momento della separazione.
Le avrei evitato ogni possibile pericolo ignorando le sue urla, le sue
lacrime, i suoi insulti. Ero certo di riuscire ad ignorare qualsiasi
sua reazione almeno fino a quando non sarei stato certo della sua
sicurezza.
- Ce la posso fare- Deglutì insicura.
L’avrei aiutata, non l’avrei mai lasciata
affrontare da sola tutto, ma in alcun modo riuscii a dimostrarle il mio
calore. Ero terrorizzato… non mi ero mai sentito
così prima d’ora. Mi scoprii angosciato,
un’esplosione di dolore e panico dentro di me lasciava il mio
corpo debole e i miei sensi distratti. Questo mi faceva concentrare
ancora di più, dimentico di ogni cosa, persino dei miei
sentimenti.
- Ti amo-. Mormorò facendomi rassegnare
all’evidenza. Non potevo ignorarla, non ci sarei mai
riuscito, non di fronte a quell’ammissione così
sincera. La fissai attonito, non credendo alle mie orecchie, stupito
dalla sua incredibile forza. I suoi occhi si alzarono ancora nei miei,
improvvisamente certi e sicuri – Ti amerò sempre,
succeda quel che succeda-. Continuai a guardarla sentendo i miei
propositi incrinarsi e frantumarsi, muti e indeboliti. Le sue emozioni
erano talmente forti da lasciarmi senza parole. Non riuscii a credere
che tutta quell’ energia venisse da un esserino
così fragile, mortale e indifeso. La guardai scordandomi di
ogni cosa tranne che dell’amore che tornò intenso
a bruciarmi l’anima.
- Non ti succederà nulla, Bella-. Commentai imperscrutabile,
tentando di rimanere gelido e duro nei suoi confronti. Se avessi ceduto
sarebbe stato impossibile controllarla, farmi ascoltare da lei, e non
avevo alcuna intenzione di farle correre inutili pericoli.
- L'importante è che tu segua il piano. Proteggi Charlie,
per favore. Dopo stasera ce l'avrà sicuramente con me, e
voglio avere la possibilità di scusarmi, quando tutto
sarà finito-. Mi pregò, supplicandomi con il suo
sguardo da cerbiattino dolce ed afflitto. Ma mi rifiutai ancora di
lasciarmi incantare. Ovviamente avrei mantenuto la mia promessa, ma lei
avrebbe dovuto agire… e adesso. Non avrei aspettato un
minuto di più.
- Entra Bella, dobbiamo sbrigarci-. Le feci a brutto muso, tentando di
rimanere calmo, di non agitarmi e non spingerla dentro in malo modo.
Presi un profondo respiro e aspettai che sparisse dalla mia vista.
Sperai che mi ascoltasse.
- Una cosa ancora…-. Disse piano facendomi digrignare i
denti, arrabbiato. Alzai le mani per spingerla dentro, ma lei mi
precedette alzandosi in punta di piedi. Mi avvicinai subito per evitare
che cadesse, credendola la solita maldestra, ma Bella mi
abbracciò senza che potessi scostarmi, cogliendomi di
sorpresa. Mi sfiorò le labbra dolcemente, lasciandomi un
segno dolorante nell’anima. -Non ascoltare una sola parola di
ciò che sto per dire-. Sussurrò infine premendo
le sue labbra sulle mie e accendendo un evitabile desiderio di fare
l’amore con lei. Ogni sua carezza era una miccia esplosiva
sotto pelle, un dolore per il corpo, un piacere
sconvolgente… era troppa la voglia di averla. I suoi occhi
erano ancora immersi in me quando le sue dita mi sfiorarono affascinate
e adoranti le labbra. E io… io non ero preparato ad
affrontare quella marea di sensazioni che inevitabilmente mi
accecò con desideri animaleschi e possessivi. Si
voltò appena in tempo e diede un calcio alla porta,
lasciandomi immobile e tremante. Un altro bacio simile e
l’avrei morsa sul momento. Non capii quale miracolo mi avesse
convinto a controllare le mie emozioni da vampiro. Forse la paura.
- Vattene Edward!-. Urlò richiudendo la porta con foga. Non
dovevo rimanere lì impalato come un pesce lesso, dovevo
aiutarla, dovevo... maledizione! Tentai di muovermi, ma sulle labbra
bruciava ancora il suo bacio e nell’aria il suo profumo.
Faticai a sentire la voce di Charlie che le chiedeva cosa fosse
successo. Bella salì in camera sua e finalmente il mio corpo
riuscì a rispondere ai comandi. Velocemente mi arrampicai
sulla finestra ed entrai nello stesso istante in cui lei si chinava sul
letto per prendere la borsa che stava sotto la branda. Spalancai
l’armadio passandole ogni vestito che trovai, senza parlare,
veloce e allerta.
- Ti ha lasciata?-. Urlò l’ispettore bussando alla
porta. Io lasciarla? “Non scherziamo”. Ghignai alla
luce fioca della stanza. Passai da un cassetto all’altro
lanciandole tutto quello che mi capitava sotto mano.
- No!-. Gridò lei in tutta risposta. Le lacrime continuavano
a scenderle lungo le guance e io capii che se avessimo voluto fare in
fretta avrei dovuto prendere in mano la situazione. Era stremata,
stanca e impaurita. Mi fermai d’un tratto, interdetto, a
guardare la sua biancheria intima e notai delle cose che non mi
piacquero affatto. Decisamente poco indossabili. Le presi rigirandomele
tra le dita per qualche secondo e chiedendomi cosa diavolo ci dovesse
mai fare, ma mi ripresi immediatamente svuotando anche il contenuto di
quel cassetto. Non avevo tempo per simili osservazioni umane.
- Cos’è successo Bella?-. Continuò
Charlie piuttosto incredulo e su di giri.
Pover’uomo… vedere sua figlia disperarsi in quel
modo, in procinto di lasciarlo da solo. Capii profondamente il suo
stato di confusione e mi affiancai al mio piccolo Bambi scostandola con
forza per occuparmi della borsa. Era troppo piena.
- Io ho lasciato lui!-. Sbraitò disperata. Un non-senso con
i fiocchi, tipico da storia d’amore conclusa. Mi congratulai
per la splendida idea, quasi mi fece paura il modo in cui sembrava
vero. Sospirai tentando di rassicurarla, mettendole una mano sul
braccio. Sentivo mia la sua angoscia. Le sistemai lo zaino in spalla e
poi la spinsi verso la porta.
-Ti aspetto sul pick-up... Vai!-. Bisbigliai gettandomi sulla finestra
e scendendo di sotto con un balzo. Mi avvicinai alla sua auto
domandandomi se ce l’avremmo mai fatta e fissai Alice ed
Emmett che mi diedero il via libera con un cenno del capo. Evitai di
ascoltare le parole e il dolore di Bella e suo padre, così
la aspettai sul sedile del passeggero, in religioso silenzio. Avrei
voluto sfondare qualcosa, sentivo l’odore di quel segugio
ovunque, i suoi pensieri ora vicini pulsare nella mia mente. E avevo il
terrore che potesse attaccare da un momento all’altro,
riuscire a strappare Bella dalle mie braccia, riuscire a portarmi via
la mia anima.
Sentii improvviso il motore accendersi e l’odore di Bella
invadere l’abitacolo, ma non mi voltai, rispettando il suo
dolore. Stava troppo male per poter ragionare lucidamente, me ne resi
subito conto. Dovevo fare qualcosa per lei, immediatamente.
- Accosta-. Le ordinai non appena fummo sulla strada principale. Ora
suo padre non avrebbe più potuto vederci. Non
ottenni risposta e spostai la mia mano sul cambio, sopra la
sua.
- So guidare-. Rispose freddamente tra le lacrime. Non potevo
sopportare di vederla in quello stato sofferente, mi dilaniava
l’anima. Presi un profondo respiro e decisi di fare qualcosa.
La presi per la vita saltandole addosso e la sentii urlare sorpresa. La
afferrai spostandola dal posto di guida evitando di far deviare il
pick-up. Nessun problema… ne avevo preso il controllo, il
mio piede era sull’acceleratore. Il tremore del corpo di
Bella mi fece capire che la mia scelta non era stata del tutto
sbagliata. Era incapace di controllarsi, troppo sconvolta per poter
pensare qualcosa di coerente. Normale… avrei pensato io ad
ogni cosa da quel momento in poi.
- Non saresti capace di ritrovare la casa-. Mi giustificai quando mi
lanciò un’occhiata furiosa e per nulla contenta di
quello che avevo appena fatto. Sospirò esasperata, tentando
perciò di rilassarsi sul sedile, o quantomeno di ricomporsi
un momento e io le presi la mano stringendola nella mia. Doveva
calmarsi, ritrovare un minimo di controllo. Le sarebbe servito per
affrontare il pericolo. James ci stava alle calcagna.
Improvvisi i fari della jeep la fecero voltare spaventata, facendola
gemere. Le strinsi maggiormente le dita sorridendo appena della sua
paura, che la fece sporgere dal finestrino, e tentai di rassicurarla.
-Non preoccuparti, è Alice-. Si calmò non appena
ebbe compreso le mie parole e si buttò con la schiena sul
sedile portandosi l’altra mano sulla fronte. Tenevo un occhio
fisso su di lei, studiando ogni sua reazione, timoroso di vederla stare
fisicamente male e uno sulla strada sgombra. Scosse il capo chiudendo
un attimo le palpebre e io mi resi conto di odiare profondamente tutto
ciò che la faceva soffrire, compreso me stesso. Ancora una
volta i sensi di colpa mi assalirono.
-E il segugio?-. Domandò facendomi sussultare. Sarebbe stato
inutile mentirle. La guardai serio, pronto a dirle solo la
verità.
- Ha assistito all’ultima parte della tua esibizione-. Avevo
sentito il suo puzzo proprio quando ero salito sul pick-up. Inspirai
piano tentando di controllare un nuovo moto di rabbia che mi fece
venire voglia di sfondare qualcosa. Ma evitai di farmi sommergere dal
panico e pensare negativamente. Mi rabbuiai sperando che tutto sarebbe
andato per il meglio.
- E Charlie?-. Chiese facendomi voltare stupito. Si
preoccupava di suo padre…
- Il segugio ha seguito noi. È alle nostre spalle in questo
momento-. Commentai rimanendo controllato. La vidi raggelarsi e
irrigidirsi immediatamente, impaurita da quella rivelazione.
Finché era con me non doveva temere di nulla, ma quando
l’avrei lasciata sola, allora… allora veramente
l’angoscia mi avrebbe schiacciato e ogni secondo lontano da
lei sarebbe stata agonia. Pura e semplice devastazione di un vampiro
divorato dal peso della sua colpa.
- Possiamo seminarlo?-. Bisbigliò ritrovando una certa
tranquillità. Impossibile. Era veloce, molto veloce. La
paura riuscì ad accecarmi per un breve attimo quando mi resi
conto che i pensieri di quell’essere si erano fatti ancora
più eccitati e più prossimi. Sentii di odiarlo
profondamente e mi allontanai dalle sue emozioni. Avrei evitato di
prendermela con il pick-up.
- No-. Risposi a denti stretti, accelerando e sentendo quel trabiccolo
protestare. Giurai a me stesso che se si fosse fermato avrei portato
Bella di corsa in Messico senza sentire una sola parola di protesta.
Imprecai mentalmente… sapevo che sarebbe stato meglio fare a
modo mio, avevo sempre ragione. Maledizione a me e alla mia mente
malata che si era lasciata convincere dall’amore.
Più lontano l’avessi immediatamente portata,
meglio sarebbe stato.
Fu Emmett a risvegliarmi dal mio sonno di pensieri, gettandosi nel
cassone del pick-up e facendo urlare Bella che non si aspettava affatto
di sentire la sua auto scartare sotto il peso dell’orso.
Immediatamente mi spostai verso di lei, terrorizzato, chiudendole la
bocca con una mano e spingendola contro il mio corpo. La attirai a me
costringendola a stringersi sul sedile di guida. La sua coscia premette
contro la mia e le sue braccia circondarono le mie spalle stringendomi
terrorizzate.
- E’ Emmett!-. Urlai fissandola, il suo viso ora a pochi
centimetri dal mio. Gemette di paura e nascose il viso
nell’incavo del mio collo.
- Va tutto bene Bella, ti portiamo al sicuro-. Bisbigliai sentendo il
suo profumo aumentare e avvolgermi in pieno. Annusai l’aria
ispirando la mia dose di droga e il desiderio per lei mi
eccitò all’istante. Pessima idea quella di
attirarla così vicino… il minimo gesto poteva
esserle fatale. Assurdo. Tentavo di proteggerla anche da me stesso. La
tenni stretta a me per un buon quarto d’ora, accarezzandole
la schiena, cantandole la mia ninna nanna, tentando in ogni modo di
farla rilassare. Ma il suo odore mi torturava quanto il pensiero del
vampiro alle nostre calcagna. La cullai fino a quando non sentii un
nuovo tremore scuoterla. Possibile che fosse ancora così
agitata?
-Non immaginavo che fossi così annoiata dalla vita di
provincia. Mi sembrava che ti ci stessi abituando molto bene...
soprattutto negli ultimi tempi. Ma forse mi sono solo illuso di averti
reso la vita un po' più interessante-. Cominciai allora
sperando in qualche modo di metterla a proprio agio. Tremò
ancora contro di me e io mi chinai appena per sfiorarle la fronte con
un bacio. Il mio piccolo tesoro…
- Non sono stata carina-. Sospirò stancamente chiudendo gli
occhi e sfiorandomi la pelle fredda con il naso. Questa volta fui io a
rabbrividire. -Ho ripetuto le stesse parole che disse mia madre quando
se ne andò. È stato un colpo davvero basso-.
Concluse poi stringendomi ancora più forte a sé.
Strinsi i denti tentando di non farmi travolgere dal desiderio di
morderla e la avvicinai ancora. Pazzo, folle, mi inondai
volontariamente con la sua fragranza mentre una mia mano poco ferma si
teneva stretta al volante. Era così bello averla addosso a
me, ogni parte di lei, calda e morbida, si spingeva sul mio corpo
tentandolo. Riuscì per un attimo a farmi dimenticare il
pericolo.
-Non preoccuparti, saprà perdonare-. Le risposi sicuro. O
almeno cercai… abbozzai un sorriso, ma nei suoi occhi trovai
solo panico per quello che sarebbe potuto succedere. Era disperata. La
mia mano si strinse ancora di più sulla base della sua
schiena e la sua gamba circondò interamente le mie. Ignorai
il dolore che mi percorse e tentai di concentrarmi sulla sua sofferenza.
- Bella, andrà tutto bene-. Dissi allora tornando a
guardarla. Mi fissò annuendo e deglutendo nervosamente,
affondando il suo viso tra i miei capelli e strusciandosi contro di me.
Dovevo resistere, per lei, per infonderle sicurezza.
L’avrebbe fatto qualsiasi ragazzo… qualsiasi.
Anche se io non ero umano mi imposi quella vicinanza, quella tortura,
solamente per farla stare meglio. Le sue dita si scostarono dalla mia
spalla e mi accarezzarono lievemente il petto portandomi a sbattere le
palpebre più volte, stordito.
- Non quando sarai lontano-. Mormorò singhiozzando e
facendomi mollare la presa per qualche secondo. Dannati pick-up
retrogradi! Non potevo nemmeno accelerare per sfogare quel desiderio e
ormai avevo ingranato la quinta. Portai lo stesso le dita sul cambio,
per evitare di commettere sciocchezze di qualunque tipo. Non mi fidavo
di me.
- Ci rivedremo tra qualche giorno-. Risposi poi tentando di
autoconvincermi che ci saremmo rivisti presto. Non potevo sopportare
altri giorni vuoti, in cui sarei morto, avrei smesso di esistere,
perché senza di lei nulla avrebbe più avuto
senso, niente più sarebbe stato degno di essere vissuto
– Non dimenticare che l’idea è stata
tua-. Mormorai poi tornando a stringerla. Inutile… non
riuscivo a stare nemmeno un secondo lontano da quella morbidezza. Le
accarezzai le spalle, scostandole i capelli, massaggiandole dolcemente
il collo e scivolando lungo i suoi fianchi per cingerle di nuovo la
vita.
- Era l’idea migliore… per forza è
stata mia-. Commentò alzando la testa e fissandomi negli
occhi, perdendosi dentro di me. Quanto desiderio a scuotermi, quanta
angoscia ad uccidermi… mi domandai se riuscisse a leggere
ogni mia emozione. Le rivolsi un sorriso vuoto e mi arrabbiai con me
stesso per averla esposta a tutti quei pericoli. Maledetto me e la mia
voglia di amarla. Parlammo per distrarci, discutemmo
sull’improvvisa reazione di James, sul modo di uccidere un
vampiro, sulla preoccupazione che inevitabilmente nutrivamo
l’una verso l’altro. Le nostre mani si sfioravano,
le nostre bocche si toccavano, le nostre gambe si allacciavano. Sentii
il suo corpo scaldarmi, tranquillizzarmi e tentai di farle percepire lo
stesso calore, per quanto io fossi gelido, morto. Non si
scostò mai da me, avvinghiandosi, tremando, toccandomi come
se dal mio corpo avesse tratto linfa vitale. Ma dovevo allontanarla
prima di perdere totalmente il controllo. Respirai forte sperando di
trovare quella forza e la scostai rimettendola sul sedile del
passeggero.
- Edward…-. Mormorò rannicchiandosi su se stessa.
Sentivo dolore nello scostarla, non poteva capire quanto stessi male
ogni volta che ero costretto a tenerla lontano. Svoltai per le strade
sterrate e buie, seguito a ruota da Alice. Sapevo che quel segugio ci
stava alle calcagna, ma avevo capito che quella notte non avrebbe
attaccato. Potevo percepire chiaramente i suoi pensieri. Mi fermai di
fronte alla nostra casa aspettando che Emmett scendesse e prendesse
Bella in braccio… in realtà non me la sentivo di
farlo io. Così accadde. Il grizzly aprì lo
sportello, fissandomi perplesso e io gli lanciai un’occhiata
facendogli intendere. Corse in casa con Bella in braccio, mentre io e
Alice ci guardavamo intorno guardinghi, pronti per subire un agguato.
Entrammo di fretta trovando Laurent e i miei genitori in salone che
sembravano chiacchierare piacevolmente. Fissai il vampiro ringhiando e
mostrando i denti, ma i pensieri di Carlisle mi calmarono
immediatamente. Non era pericoloso, era venuto per avvertirci
del pericolo. Scambiammo così qualche battuta, ma non smisi
di fissarlo con astio e rabbia, sperando che sparisse il prima
possibile. Dovevo portare Bella al sicuro e non mi fidavo affatto di
lui. Lo guardai uscire dopo averci rassicurato a modo suo, molto a modo
suo, sui sensi letali di James e guardai mia madre andare verso il muro
e chiudere la veranda a cielo aperto per proteggerci.
- Quanto è vicino?-. Chiese Carlisle nervoso
dondolandosi sulle gambe. Mi sentivo come chiuso in trappola e non
riuscivo a smettere di ringhiare e soffiare.
-Circa cinque chilometri al di là del fiume. Ci sta girando
attorno per incontrare la femmina-. Risposi freddo, gelido, sperando di
non far trapelare la rabbia nella mia voce. Guardai Bella che non
staccava gli occhi da me, assolutamente sbalordita. Distolsi lo sguardo
tentando di non ammorbidire il mio tono, sapevo che in quel momento
dovevo sembrarle un calcolatore, un assassino.
- Qual è il piano?-. Domandò ancora mio padre
camminando avanti e indietro. Incrociai le braccia al petto e ghignai
famelico e maligno. Ucciderlo, mi sembrava piuttosto ovvio.
- Noi lo porteremo fuori strada, Jasper e Alice accompagneranno Bella a
sud-. Feci facendo intendere che di lui ci saremmo occupati io ed
Emmett appena si fosse avvicinato. Em annuì scoppiando in
una risata sarcastica e ci scambiammo uno sguardo complice. Ancora una
volta Carl annuì, ma non si astenne dal chiederci
esplicitamente cosa avessimo intenzione di fare.
- E poi?-. Terminò sospirando, evidentemente immaginando
già la risposta. Non c’era molto da fare, o noi o
lui, odiavo doverlo dire. Sapevo quanto Carl detestasse togliere la
vita.
- Non appena Bella sarà al sicuro, gli daremo la caccia-.
Conclusi facendogli capire di volerlo uccidere. Non osai guardare
Bella, che però tremò di fronte al mio gesto.
Meglio… avrebbe capito di dovermi stare lontano.
- Immagino non ci sia altra scelta-. Mormorò Carlisle
portandosi una mano di fronte alla bocca e massaggiandosi il mento
pensieroso. Sentivo l’angoscia del mio piccolo Bambi
aumentare ad ogni secondo e mi ritrovai a fissare Rose, non sentendo
alcuna emozione provenire da lei. Mi avrebbe ascoltato? Ci avrebbe
seguito? Provai a renderla partecipe, avevo bisogno di tutto il loro
sostegno.
- Portala di sopra e scambiatevi i vestiti-. Le dissi calmo e
imperscrutabile. Mi fissò incredula e furiosa.
Così capii, non potevo contare su Rosalie, ce
l’aveva ancora con me per il fatto che stavo mettendo in
pericolo inutilmente la sua famiglia. Come se non fosse stata anche la
mia…
- Perché dovrei? Cosa è lei per me? Nient'altro
che una minaccia... un pericolo a cui tu hai deciso di esporre tutti
noi-. Replicò ad alta voce, facendo sussultare il mio
cerbiattino che mi fissò terrorizzata. Sorrisi appena,
comprendendo perfettamente lo stato d’animo di mia sorella.
Avevo turbato il suo Paradiso, per lei era difficile abituarsi alle
novità, soprattutto se riuscivano a metterla così
in difficoltà.
- Rose…-. Emmett le mise una mano sulla spalla tentando di
consolarla e io distolsi lo sguardo da lei, rivolgendomi a mia madre.
Volevo Rosalie con noi, tra noi, ma evidentemente non era ancora pronta.
- Esme?-. Non mi scomposi minimamente, sentendo ancora su di me gli
occhi sbalorditi e affascinati di Bella. Trovavo incredibile che non
fosse ancora corsa via disgustata da me. Esme si avvicinò a
lei sorridente, portandola subito al piano di sopra e noi intanto ci
avviammo verso la cucina.
Ci mettemmo d’accordo sul da farsi. Io, Em e Carlisle avremmo
preso la Mercedes, mentre Esme e Rosalie il pick-up per depistare il
vampiro. Così Alice, Jasper e Bella avrebbero avuto via
libera. Ripresi finalmente fiato dopo aver ascoltato gli ordini di mio
padre e aver sentito le conclusioni del mio folletto. Sembrava che
James avrebbe abboccato. E finalmente il momento dell’addio
era arrivato...
-Andiamo-. Fece Carl voltandomi le spalle. Guardai subito la mia
piccola umana sapendo che avrei dovuto lasciarla sola e
l’angoscia mi fece stringere lo stomaco in una morsa
dolorosa. Tentai di parlare, ma la gola secca non mi aiutò a
trovare le parole giuste, chiudendosi in un groppo che non voleva
saperne di scendere. Stare senza di lei, senza guardarla dormire,
allontanarmi dalla mia unica ragione di vita, dal mio vero essere,
dalla mia anima... sentivo di stare di nuovo morendo, percepivo
scivolare via ogni colore, ogni luce, respiro. Feci qualche passo verso
di lei, disperato e la strinsi contro di me, soffocandola in un
abbraccio troppo stretto. Forse le stavo facendo male, ma Bella non
fiatò, rigida, immobile e pallida. La alzai da terra,
portandola alla mia altezza e immergendomi nei suoi occhi dilaniati
dalla sofferenza, lucidi e sul punto di scoppiare in lacrime. La
baciai, accostando le mie labbra e assaggiando la sua bocca, morbida e
calda. Non sarei riuscito a resistere oltre, teso, così la
abbassai e le presi il viso tra le mani, adorandola. Continuai a
guardarla, trasmettendole tutto l’amore di cui ero capace,
accarezzandole le guance, il volto contratto in una smorfia di dolore,
amandola con ogni carezza. Mi strinse le dita tra le sue, scuotendo il
capo, scoppiando in lacrime e sentii il mio cuore frantumarsi nel petto
come se avesse ripreso vita. Dovevo voltarmi, andarmene, altrimenti non
l’avrei lasciata, mi sarei rifiutato supplicandola
perché mi portasse con lei ovunque, ma rimanesse con me.
Alla fine preso coraggio mi girai, la morte nell’anima, il
vuoto negli occhi e tutto tornò a essere grigio, come quando
lei non c’era, come quando non c’era altro che il
nulla.
E ce ne andammo, come un automa seguii mio padre e mio fratello, ormai
senza alcuna emozione nel corpo e nello spirito.
-Avanti Ed, pensa a quando staccheremo la testa al damerino. Immagina
il soffice crack della sua testa che cade e noi che gli diamo
fuoco… e col permesso del babbo poi!-. Emmett sembrava tutto
felice, trotterellava dietro nostro padre saltellando eccitato.
Riuscì a farmi sorridere per un breve minuto…
quello scimmione del cavolo. Lo afferrai per le spalle tirandolo
indietro e ringhiando, fingendo rabbia e lui parò un mio
colpo allo stomaco, scaraventandomi all’indietro.
- Rivedrai Bellina fratello, conta su di me. Non le torce nemmeno un
capello alla bimba sexy il bell’imbusto biondo…-.
Il grizzly si batté un pugno sul torace facendo voltare un
Carlisle perplesso e irritato. Annuii, contento di avere la mia
famiglia vicino per sostenermi. Sì, tutto sarebbe andato per
il meglio, dovevo crederci, altrimenti avrei condannato a morte Bella e
me stesso.
- Sbrigatevi voi due, non è ora di giocare-. Ridacchiai alle
parole di mio padre, precedendoli entrambi in macchina. Accesi il
Mercedes conscio che da quel momento in poi sarebbe iniziato il nostro
gioco. L’imperativo era vincere. Emmett mi diede il cinque e
io sgommai fuori dal garage ingranando la quinta in pochi secondi. Ci
allontanammo abbastanza, seguendo le mosse del segugio che come
previsto da Alice seguì il pick-up, ingannato
dall’odore di Bella. La donna, invece, era dietro di noi,
guardinga e attenta alle nostre mosse. Non sarebbe stato difficile
seminarla.
Presto però si accorsero entrambi del loro errore, anche se
ormai era troppo tardi. Da ore le nostre auto si erano divise e ormai
Jasper e Alice avrebbero dovuto essere sull’aereo per
Phoenix. E così iniziò la nostra caccia. I giorni
passarono, James e Victoria tentarono di capire il nascondiglio di
Bella, cercando a Forks, in ogni dove, entrando persino nella sua
camera, frugando nella sua stanza, ma non riuscimmo mai a prenderli per
tempo. La vampira poi sparì improvvisamente, lasciandolo
solo nella ricerca e io mi sentii ancora più agitato. Che
sospettasse qualcosa? Le loro menti erano confuse, il segugio era
particolarmente arrabbiato per non essere riuscito a capire prima il
nostro inganno, ma non si sarebbe arreso.
Tutt’altro… continuò nella sua ricerca
imperterrito, arrivando spesso a depistarci. Più il tempo
passava più mi sentivo angosciato, non sapevo come stesse
Bella, mi mancava terribilmente il suo odore, la sua voce, ogni
abbraccio, ogni bacio. E più ne prendevo consapevolezza,
più il fuoco dentro di me sembrava spegnersi e la mia vita
veniva meno. In più Victoria stava setacciando ogni
centimetro del paese, senza lasciarsi scappare nulla. Era tornata e ora
in due sembravano decisi a continuare.
-Edward…-. Mio padre entrò in camera mia,
preoccupato, sedendosi di fronte a me. – Edward Dio mio
ascoltami…-. Mi poggiò una mano sul ginocchio e
io alzai lo sguardo stancamente verso di lui. Non potevo fingere che
lontano da Bella tutto fosse lo stesso. Perdevo fiducia e la voglia di
combattere si affievoliva, era come se fossi morto, non sentivo
più nulla.
- Edward, vuoi veramente mollare?-. Mio padre si parò di
fronte a me alzandomi la testa. Non volevo cedere, ma come potevo
fargli capire il vuoto che sentivo dentro a causa della sua mancanza?
Bella era la mia aria, la mia droga, tutto per me, avevo praticamente
smesso di esistere.
- No, io…-. Tentai di fargli comprendere, ma non ci fu
bisogno di parole… quando incontrai i suoi occhi capii che
sapeva.
- Si fida di te Ed, conta su di te. Non puoi abbandonarla, anche se ti
senti vuoto. Coraggio! È a Vancouver,
raggiungiamolo…-. Mi feci forza, annuendo. Sapevo che aveva
ragione, che non avrei dovuto lasciarmi andare, ma ogni cosa senza la
sua presenza perdeva valore ai miei occhi, io per primo. Tentai.
Inseguimmo James fino a Vancouver, ma dopo due giorni ci accorgemmo
della sua trappola. Ci aveva depistati e seminati. La rabbia mi
sommerse, iniziai ad urlare e a distruggere qualsiasi cosa mi capitasse
a tiro. Non potevo credere che mi fosse sfuggito così
facilmente.
-E’ allo stremo…-. Commentò Em quando
rientrammo in albergo. Li guardai ansimante, arrabbiato con me stesso,
i sensi di colpa impossibili da sostenere e la sete terribilmente
potente. Avevo bisogno di sangue.
-Lo so. Dobbiamo fare qualcosa per lui…-. Fissai Carl con
odio, scoppiando in una risata isterica e incredula. Mi domandai cosa
avrebbero potuto mai fare per me. Bella era lontano, io stavo male, in
astinenza di lei, la mia unica ragione di vita, con la costante paura
che presto il segugio l’avrebbe raggiunta facendole del male.
Ma mio padre mi stupì, afferrando il cellulare e componendo
un numero che io ormai conoscevo bene.
- Alice?-. Fece Carlisle non appena si aprì la
conversazione. Sentii ogni cosa riguardo la visione che mia sorella
aveva avuto pochi minuti prima e il mondo mi crollò addosso.
E così James aveva capito il nostro piano… il
terrore mi colse impreparato. Era tutta colpa mia, io ero
l’unico responsabile. Idiota.
- Passami Bella, adesso-. Sentenziò poi Carl alzando i suoi
occhi verso i miei. Lo fissai insicuro e poi presi il cellulare dalle
sue mani, tremando. Il mio piccolo Bambi, il mio amore…
- Pronto?-. Sentii la sua voce cercarmi disperatamente e la mia anima
tornò subito nel mio cuore, ridonandomi la vita. Tutto si
colorò di nuovo, prendendo vita e la paura di perderla
tornò prepotente spingendomi a reagire.
-Bella-. Mormorai goffo e roco, sentendola sospirare di sollievo.
Tremai di piacere nel sentire il suo respiro e la immaginai stringere
il cellulare all’orecchio e arrossire di contentezza.
- Oh Edward! Ero preoccupatissima…-.
Continuò poi facendomi sogghignare. Che folle…
lei preoccupata per me. Eravamo alle solite. Dio mio quanto la adoravo
quella piccola distratta. Se qualcuno avesse solo osato torcerle un
capello avrebbe dovuto subire la mia tortura, il mio massacro.
-Bella-. Respirai frustrato, non riuscendo a trattenere un sorriso
spontaneo e contento – Bella… ti ho detto di
preoccuparti solo di te stessa-. Sapevo esattamente che in quel momento
lei stava scuotendo il capo come se avessi potuto realmente vederla,
distrutta dal dolore di avermi lontano, proprio come lo ero io che
avrei voluto stringerla a me tutta la notte, baciarla, toccarla e
drogarmi di lei. Volevo anche sentire dolore, sì, avrei
voluto anche quello. La sofferenza di non poterla avere totalmente, il
desiderio distruttivo di fare l’amore con lei…
desideravo tutto, tutto. Volevo Bella in modo assoluto.
-Dove sei?-. Chiese ansimando. Chiusi gli occhi, ascoltando il suo
cuore battere veloce e mi sentii rinascere.
-Appena fuori Vancouver. Bella, mi dispiace: l'abbiamo perso. Si muove
con prudenza, riesce sempre a starci lontano quel tanto che basta
perché mi sia impossibile sentire ciò che pensa.
Ma adesso è sparito... sembra che abbia preso un aereo.
Probabilmente tornerà a Forks per ricominciare la caccia da
capo-. Il flusso di parole mi uscì senza che riuscissi a
controllarlo, evitai perfino di respirare. Ero talmente felice di
sentire la sua voce… stupidamente al settimo cielo. Avevo
voglia di stringerla a me, proteggerla.
-Lo so. Alice l’ha visto altrove-. Rispose emozionata. Non
erano quelle le parole che avrei voluto dirle, ma di fronte alla mia
famiglia non volevo parlare delle mie emozioni, dei miei sentimenti per
lei. Mi mancava, troppo… non ce la facevo più.
-Tu però non devi preoccuparti. Non troverà
niente che lo porti a te. Devi soltanto restare lì e
aspettare che lo ritroviamo-. Tentai di tranquillizzarla, ritrovando la
mia dimensione di vampiro iperprotettivo e paranoico, sentendomi parte
di lei, della sua vita. Avrei fatto qualsiasi cosa perché
non corresse altri pericoli, avrei trovato James e l’avrei
ucciso con le mie stesse mani. Continuò a chiedermi di
Charlie, se fosse o meno protetto da Victoria. La rassicurai, Esme e
Rosalie non lo lasciavano un minuto da solo.
- Mi manchi-. Mi interruppe poi, sciogliendo quel ghiaccio che ci
manteneva formali. Mi sedetti sul divano di quella maledetta stanza
anonima e reclinai la testa all’indietro, distrutto.
L’effetto che quelle parole ebbero sul mio corpo fu
destabilizzante. Era come se una ventata di aria fresca mi avesse
riportato al mondo.
- Lo so, Bella. Credimi, lo so. È come se ti fossi portata
via metà di me stesso-. Confessai disperato. Ogni senso
sembrava perso, aveva preso tutta la mia anima, lasciando un involucro
vuoto, ma evitai di dirle quanto sconforto mi procurasse sentirla
lontana da me, saperla in pericolo.
- E allora vieni a riprendertela-. Singhiozzò facendomi
gemere. Sì, sì che l’avrei ripresa con
me. Non desideravo altro che vederla e stringerla, averla sempre al mio
fianco.
-Presto, il più presto possibile. Prima ti
salverò-. Le promisi cercando di dare un tono irremovibile
alla mia voce. Se avesse insistito sarei corso da lei, dimentico di
ciò che mi ero ripromesso. Avevo bisogno di vederla, erano
trascorse quasi due settimane e io soffrivo terribilmente, mi sembrava
di aver perso tutto, di non aver mai veramente vissuto.
-Ti amo-. Mugolò singhiozzando e scoppiando in lacrime. No,
non volevo che il mio tenero Bambi piangesse. Dovevo sbrigarmi,
sentirla stare così male mi faceva impazzire di dolore.
Avrei voluto soffrire al suo posto, una creatura simile non avrebbe mai
dovuto piangere.
- Ci credi se ti dico che, malgrado tutto quello che ti sto facendo
subire, ti amo anch'io?-. Ammisi sentendo inevitabilmente il suo cuore
accelerare i battiti. Mi beai di quel sentimento, di
quell’amore che si sentiva vivo solamente grazie alla mia
esistenza e capii quanto bisogno entrambi avevamo l’uno
dell’altra. Quasi spasmodico, disumano, privo di qualsiasi
coerenza. Avrei fatto di tutto per rivederla ancora. Avrei sopportato
qualsiasi sofferenza e tormento.
- Sì, certo che sì-. Le sue lacrime, potevo
sentirne ancora il sapore sulla mia bocca. Ma io avrei tanto voluto
sentirla sorridere per me, solo per me. Tuttavia non potevo chiederle
di farlo, non nel momento in cui la scelta di allontanarci ci stava
rendendo vuoti e privi di qualsiasi senso. Capii che l’amore
era realmente in grado di distruggere.
- Verrò a prenderti presto-. Giurai allora sperando che mi
credesse. Non sapevo quanto altro tempo avremmo impiegato per
rintracciare di nuovo il segugio e farlo fuori. Ma non potevo non dirle
che presto saremmo stati ancora insieme. Io stesso avevo bisogno di
crederlo.
- Ti aspetto-. Disse poi, ancora tra i singhiozzi. Non riuscii a
sopportare oltre e chiusi la chiamata, sentendo di nuovo il dolore e
l’angoscia invadermi. Quanto avrei resistito lontano da lei?
Quanto sarei riuscito a ignorare la sofferenza di non averla vicina?
Lentamente mi stavo rispegnendo, qualche minuto era bastato a ravvivare
la fiamma, ma ora tutto sarebbe tornato come prima. La morte avrebbe
potuto essere più dolce.
Fissai Carlisle ed Emmett che finsero di parlare tra loro,
apparentemente ignari della nostra conversazione. Eppure sapevo che
avevano ascoltato tutto. Mi alzai, ora deciso a seguire quel segugio
maledetto e mi convinsi di non dover perdere la speranza.
-Sbrighiamoci-. Feci sicuro. Questa volta lo avremmo preso. Eppure i
giorni passarono lenti e di lui nemmeno una traccia. Il terrore che
avesse scoperto il nascondiglio di Bella divenne sempre di
più certezza fino a quando non decisi di raggiungerla
comunque.
- Pensi sia così davvero?-. Mio padre non era sicuro di
quella mia sensazione, ma la sentivo più forte che mai.
Aveva capito dove si trovava, ne ero certo. Dovevamo raggiungere
Phoenix. E una volta arrivati, se non fosse stato così,
beh… almeno avrei potuto riabbracciarla.
- Secondo me lo fa perché è in crisi di
astinenza. Ha bisogno di farsi una dose…-. Emmett
poggiò il braccio fuori dal finestrino e io gli puntai le
ginocchia sulla schiena dal sedile posteriore.
- Non dire stronzate-. Ringhiai facendolo scoppiare a ridere. Ormai per
lui ero un caso senza alcuna speranza di recupero. Sperai veramente si
ingozzasse con la sua prossima preda e tornai ad ignorare le sue
stupide battute guardando fuori dal finestrino. A volte
quell’orso mi faceva perdere la pazienza.
- Ragazzi…-. Intervenne Carlisle a sedare gli animi ed
entrambi sbuffammo. Il nostro viaggio per arrivare a Phoenix era appena
iniziato, ma già mi sentivo molto più vicino a
lei. Non sapevo cosa ci aspettasse, ma per me ormai era inutile
rimanerle lontano. Non aveva più alcun senso quella caccia a
vuoto, disperata e senza scrupoli. Volevo rivederla.
Prendemmo l’aereo il pomeriggio stesso e io mi ritrovai
immerso in un’ansia senza fine. Speravo stesse bene, speravo
mi avrebbe sorriso felice di rivedermi e pregustavo il momento in cui
l’avrei potuta tenere tra le braccia. Atterrammo a Phoenix
verso sera, era già scuro, il terminal
sovraffollato di persone. Non sapevo quanto saremmo rimasti, non avevo
idea di ciò che sarebbe successo, ma in quelle ore
pomeridiane non mi avevano abbandonato brutte sensazioni. Aspettammo le
nostre valige e la mia agitazione cominciò a crescere fino a
quando non sentii i pensieri perplessi di Alice invadermi la mente.
Cominciai ad allungare i passi verso il gate d’uscita, quasi
correndo, la disperazione crescente, l’angoscia soffocante e
quando incontrai lo sguardo di mia sorella capii immediatamente cosa
fosse successo.
-No! Cristo no!-. Le andai incontro e lei si gettò tra le
mie braccia, tentando di calmarmi.
-Edward… Edward sta calmo. Sento che sta bene… ti
prego ci sono delle persone!-. Il folletto moro si strinse al mio
torace e io ricambiai l’abbraccio, come svuotato di ogni
forza. Sapevo che quella calma improvvisa era dovuta a Jasper.
-Era qui fino a venti minuti fa, vi stavamo aspettando e
ora…-. Alice sembrava veramente disperata. Sapevo che
sarebbe stato inutile prendersela con lei. Non riuscivo a capire
perché Bella fosse scappata, era evidente che lì
non c’era, percepivo ancora il suo odore, ma lei non era in
aeroporto. Improvvisamente Alice si scostò, guardandomi
negli occhi e si portò una mano dentro la tasca esterna del
giacchetto. Ne estrasse una lettera e la fissò sospettosa.
- E’ sua… beh… mi aveva chiesto di
darla a sua madre, ma…-. Non la feci terminare. Preso da uno
strano presentimento strappai la busta e presi tra le mani quel pezzo
di carta improvvisato. Era la sua calligrafia.
Edward,
ti amo. Mi dispiace
tanto. Ha preso mia madre, devo provarci. So che potrebbe non
funzionare. Mi dispiace, mi dispiace tanto.
Non prendertela con
Alice e Jasper. Se riuscirò a scappare da loro
sarà un miracolo. Per favore, ringraziali da parte mia.
Soprattutto Alice.
E per favore, per
favore, non venire a cercarlo. Credo sia proprio ciò che
vuole. Non posso sopportare che qualcun altro si faccia del male per
colpa mia, soprattutto se quel qualcuno sei tu. Ti prego, questa
è l'unica cosa che ti chiedo. Falla per me.
Ti amo. Perdonami.
Le mie mani tremarono incredule e accartocciai quella
lettera disintegrandola. James… una furia cieca si
impossessò di me e involontariamente cominciai una serie di
lunghe imprecazioni che fecero rabbrividire la mia famiglia. Jasper mi
tranquillizzò immediatamente, evitando così
scenate tra la folla.
-Edward… scusami!-. Alice non sapeva come scusarsi, ma io la
ignorai continuando a fissare il vuoto, furioso. Non facevo che pensare
alle parole che avevo letto. Erano marchiate a fuoco dentro di me e
nonostante quella calma costretta, mi sentivo morire dentro, dilaniato
dalla sensazione orribile, dalla certezza che ormai era tutto perduto,
che l’avevo persa per sempre.
- No, no…-. Continuai a sussurrare, invaso da un profondo
sentimento di sconfitta. Non riuscivo a crederci, non potevo credere
che fosse andata da lui, che mi avesse lasciato. Il mio piccolo
cerbiattino, il mio amore…
- Non è vero…-. Avrei voluto piangere, soffocato
dal mio stesso respiro. Morire… per me non era possibile,
eppure in quel momento non ci sarebbe stato niente di più
vicino alla liberazione da quel dolore, da quell’agonia
mortale che avevano invaso la mia anima. Io stavo smettendo di
esistere, perché senza di lei non aveva senso vivere.
- Edward. Riprenditi non è finita, Bella non è
morta…-. Jasper mi strattonò una spalla e io lo
guardai confuso. Percepivo prepotente il desiderio di uccidermi, di
farla finita, ma non potevo in alcun modo esaudirlo e anche questo mi
causava dolore.
- So dov’è, andiamo da lei, avanti…
è viva Edward, è ancora viva!-. Il mio folletto
mi prese il volto tra le mani fissandomi negli occhi, cercando un modo
per costringermi a reagire. Eppure mi sentivo così debole,
così vuoto e privo di qualsiasi voglia di oppormi. Sarebbe
stato molto più facile lasciarmi sommergere da quella
sensazione di nulla, perché combattere in fondo, Bella ormai
era morta, James l’aveva uccisa e io non avevo saputo
difenderla, proteggerla. Per colpa mia lei aveva sofferto, io non avrei
mai dovuto avvicinarmi a lei, non avrei mai dovuto amarla. Ero io il
responsabile della sua morte. Io, solo io. Non ero degno di esistere,
ero solo un vampiro, un essere maledetto che aveva rovinato con i suoi
istinti una creatura bella e pura, innocente.
- Edward… Portiamolo via di qui. È
sconvolto…-. Sentii Carlisle parlare con Emmett che mi
spinse tra la folla costringendo il mio corpo a muoversi. Mi
trascinarono verso la macchina, ma io percepivo solamente un profondo
vuoto, immenso, che non aveva nulla a che fare con la realtà
che mi circondava. Eccola, mi stava di nuovo chiamando, la mia vita
passata, il mio nulla perfetto, la mia eternità dorata.
- Dio… sveglia!-. Jasper imprecò spingendomi in
macchina, ma ancora una volta non reagii. A cosa sarebbe servito. Fu lo
schiaffo di Alice a farmi scuotere, i suoi singhiozzi sofferenti. Noi
non potevamo comunque piangere.
- Andiamo…-. Carlisle mise in moto e in un attimo ci
immergemmo nel traffico di Phoenix. Le luci della sera mi spinsero
però a pensare. Ogni minuto che passava scandiva un tempo
senza fine che mi avrebbe solo portato al niente. Oddio…
- Se non lo farà lui, la salveremo noi… lo faremo
noi. Siamo ancora in tempo-. Alice si tolse la giacca e lo stesso fece
Jasper. Emmett alzò le braccia in segno di assenso e si mise
a urlare contento. Mio malgrado dovetti sorridere. Una famiglia di
matti… la mia famiglia. Improvvisamente scossi la testa e
strinsi i pugni. La nebbia si diradò e io compresi. Avevano
ragione loro, non potevo ancora cedere, non finchè non fossi
stato sicuro della sua morte. Le immagini del sorriso di Bella, della
sua energia, della voglia di amarmi affollarono il mio
pensiero… il dolce suono della sua voce, la mia ninna nanna,
le notti passate nella sua stanza, i ti amo sussurrati, le parole
segrete di due amanti, il nostro mondo di vita, solo nostro. No, Bella
non era ancora morta. Non lo era ancora.
- Siete troppo lenti…-. Ringhiai aprendo lo sportello e
scendendo dalla macchina in corsa. Dovevo sbrigarmi.
Edward non sai dove andare!
I pensieri di Alice mi giunsero chiaramente alle spalle. E
così mi avevano seguito tutti. Erano infatti dietro di me.
-Indicamelo-. Le intimai mentre ci dirigevamo quattro isolati
più avanti. Non avrei mai lasciato che James uccidesse
Bella. Sperai con tutte le mie forze, con tutto me stesso di essere
ancora in tempo.
- Vi precedo!-. Urlai a mia sorella, una volta capito dove si trovava
Bella. Il buio ci faceva da scudo, le luci mimetizzavano la nostra
corsa, per strada nessuno ci avrebbe notato. Corsi… corsi
come non avevo mai corso prima, questa volta pregando, gridando al
cielo che le mie gambe volassero, perché la donna della mia
vita era troppo importante, perché ogni giorno vissuto senza
di lei sarebbe stata per me la morta stessa. Non mi restava che quella
corsa, non mi restava che credere in me stesso, per la prima volta da
quando ero nato. La mia prima prova, i miei sentimenti, le mie
capacità contro ciò che mi faceva più
male… l’assenza della donna di cui mi ero
perdutamente innamorato. E non aveva importanza se per errore o meno,
non aveva alcuna importanza se il nostro amore non era perfetto, ma
macchiato dai miei desideri, dalle mie voglie e dalle sue umane
insicurezze, perché io ci sarei sempre stato e le avrei
sempre sorriso. Sarei stato abbastanza forte, l’avrei
protetta, amata per l’eternità. Le avrei
donato tutto me stesso finché mi avesse voluto,
perché io ero suo.
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Capitolo 53 *** Angelo ***
Siamo
a Natale... e io passo per farvi un salutino. Così ho
pensato... perchè non aggiornare? E poi volevo dire
grazie... perchè mi date coraggio e tanta fiducia in me
stessa con i vostri commenti. E' molto bello. Voi non potete nemmeno
immaginare quanta carica e quanta forza mi date, siete proprio un bel
regalo di Natale. Io vorrei iniziare proprio New Moon sapete?
Però ho intenzione per l'anno nuovo di fare un regalo a me
stessa, iniziare a scrivere il mio romanzo. Questo non vuol dire che
non scriverò New Moon anzi... però magari vorrei
finire qualche altra fic prima. Nonostante su efp non ci siano tutte le
mie fic ne ho parecchie a carico e siccome io ho la brutta abitudine di
iniziare storie infinite sembra che non finiscano mai. Bah... Comunque
che ne dite se cominciassi verso giugno magari? Fine giugno? Intendo
New Moon. O forse è troppo tardi? Scrivere un romanzo non
sarà facile... mhh... devo valutare bene i tempi. O_O
Comunque non pensiamoci oggi che è Natale... mentre voi
mangiate e stramangiate io vi lascio al capitolo, a uno degli ultimi di
Mid Sun sperando di farvi piacere. Un bacione, a presto!!! Malia.
Angelo
Continuai
a correre fino a quando non arrivai di fronte alla sua vecchia scuola
di danza. Percepii immediatamente le sue urla e i pensieri esaltati di
James e inorridii. Se le avesse anche solo torto un capello
l’avrei ucciso con le mie stesse mani. Mi arrampicai verso la
finestra del piano superiore, guardando all’interno e quello
che vidi mi lasciò di sasso. Bella era a terra in un lago di
sangue, mentre quel pazzo riprendeva la scena con
un’espressione idilliaca stampata sulla faccia. Rimasi fermo
ed agghiacciato, immobilizzato. Sulle prime guardai anche io il mio
piccolo cerbiattino in modo famelico, percepivo l’odore del
suo sangue solleticarmi le narici e mi girò la testa, ma in
un attimo mi riscossi e decisi di reagire. Troppo tardi…
James era già su di lei e le stava per mordere il palmo
della mano godendo delle sue urla. Non pensai più a nulla,
scosso da un moto profondo di rabbia e furia cieca. Mi gettai contro i
vetri della finestra, distruggendola e saltando su di lui. Il
ringhiò che mi sfuggì dalla gola fece vibrare la
pareti. Il segugio mi scaraventò subito contro il muro,
lasciando cadere la camere e venne verso di me incredulo. Mi rialzai
scoprendo i canini e lo vidi fare lo stesso. Lo volevo morto quello
stronzo, lo volevo agonizzante supplicarmi di risparmiarlo. Mi avventai
su di lui sbattendolo contro gli specchi e un urlo disumani mi giunse
alle orecchie. Fottuto bastardo… mi portai di fronte a lui
sbattendolo contro la parte, ma lui reagì dandomi un calcio
sugli stinchi. Volai all’indietro sbattendo la testa contro
il pavimento e rimanendo stordito per alcuni secondi. Sentii le sue
mani prendermi per il collo e alzarmi per aria. Lo guardai con gli
occhi stretti e iniettati di sangue, pensava veramente di riuscire a
bloccarmi in quel modo? Mi divincolai sporgendomi pericolosamente in
avanti e facendo rotolare entrambi sul pavimento, che si
disintegrò sotto i miei pugni.
-Dove
sono i tuoi fratelli?-. Domando ringhiando evidentemente soddisfatto di
avermi in pugno. Credeva di essere più forte di me. Gli
sferrai un pugno nello stomaco cercando di portarlo con le spalle al
muro, ma riusciva a sfuggirmi ogni volta facendomi ringhiare frustrato.
-Purtroppo
per te, saranno qui-. Gli risposi divertito. Non sembrò
darmi ascolto e ci gettammo di nuovo in uno scontro senza fine. Ero
accecato di rabbia, e volevo sfogare tutto il mio rancore su di lui.
L’avrei fatto, mi sentivo finalmente libero di dare sfogo
alla mia vera natura. Gli morsi il collo cercando di staccargli la
carne dura, d’acciaio che faceva parte del nostro essere, ma
non ci riuscii, lui mi allontano prima che potessi muovere i miei
canini. Era molto forte e intuitivo.
Mi
gettò vicino agli specchi e in quel frangente mi accorsi del
corpo dolorante che chiedeva aiuto. Mi voltai e vidi Bella inarcar
carsi e storcere gli occhi in aria. Dolorante… quel bastardo
l’aveva morsa! Me ne ero completamente dimenticato. Il suo
profumo dolce tornò a stregarmi e come attratto mi gettai su
di lei. Leccai il sangue le era uscito dalla gamba, come un animale, la
mia lingua sul pavimento e gemetti finalmente consapevole del suo
sapore. Dio mio, era ancora più buono di come non lo avessi
immaginato. E ora lei era lì completamente alla mia
mercé, in mio potere. Mi avvicinai affamato, osservandola,
ma un dolore acuto si propagò per tutto il mio corpo quando
mi resi conto della sofferenza profonda che doveva vivere in quel
momento. Mi chinai su di lei tra il disperato e l’affamato.
Non mi accorsi di James alle mie spalle fino a quando non
parlò.
-Mossa
sbagliata…-. Ridacchiò facendo per sferrarmi un
calcio. Un’ombra mi passò alle spalle e in un
attimo Emmett e Jasper furono sul segugio sbattendolo a terra. Sospirai
sollevato e tornai a guardare Bella come imbambolato. Era
così dolce, fragrante, appetitosa… passai la mia
mano sulla sua gamba rotta e insanguinata godendo nel vedere
quell’ambrosia rossa zampillare. Com’era
bella…
-
Edward!-. Sentii la voce di Carlisle molto lontana e improvvisamente la
mani di Alice mi circondarono il collo attirandomi a sé.
-
Penseremo noi a James fratellino, hai fatto un buon lavoro-. Sentii il
suo viso sfiorarmi la guancia e un leggero bacio posarsi sulla mia
pelle. Il profumo di Alice era buono, ma in alcun modo
riusciva a coprire quello del sangue di Bella che stava diventando
fuoco dentro di me, torturando i miei sensi ed eccitandoli.
Improvviso
un suo urlo mi riportò alla realtà e tutto quello
che era successo fino a quel momento mi tornò alla mente.
-Dobbiamo
fare qualcosa per lei, Alice…-. Sentii Carlisle dare
indicazioni a mia sorella. Mi sentivo stordito, troppo intontito per
poter fare qualcosa. Guardai il mio piccolo cerbiattino sbattere le
palpebre e stringere i pugni, contorcersi dolorante. Ma cosa era
successo? Perché? La mano di Bella si aggrappò
improvvisamente al mio maglione e io mi chinai verso di lei, sentendo
il suo cuore rallentare e fermarsi.
-
Oh no! Bella, no!-. Sbottai consapevole finalmente di quello che stava
accadendo. Ansimai guardandole il volto pallido e portando le mie dita
ad accarezzare la sua fronte. Se solo il suo odore non fosse stato
così maledettamente buono. Era irresistibile per me, stavo
male.
Percepii
un ringhio profondo squarciare l’aria e l’odore di
un fuoco arrivarmi alle spalle. Il segugio era morto, per fortuna. Non
me ne curai, continuai a chinarmi su Bella avanti ed indietro, a gemere
di dolore, di piacere, senza riuscire a fare altro che singhiozzare.
-Bella,
ti prego! Bella, ascoltami, ti prego. Ti prego, Bella, ti prego!-.
Provai a prenderle il viso tra le mani, ma le mie dita erano sporche
del suo sangue dolce e caramellato. Spalancò le palpebre
mordendosi le labbra a sangue per non urlare e io mi lasciai andare ad
un gemito lungo e assente di pura sofferenza. Non avevo altro modo per
sfogarmi, se mi fossi lasciato andare lei sarebbe giù morta.
Dovevo resistere, dovevo trovare il modo di salvarla. Schiuse la bocca
come se mi avesse riconosciuto, ma non riuscì a dire nulla.
La guardai distrutto e chiusi le palpebre. Perché non a me?
Avrei voluto io sopportare il suo dolore, non lei… non lei
così innocente e dolce. Il mio angelo.
-
Carlisle!-. Chiamai finalmente. Ma lui era già al mio fianco
e stava trafficando con siringhe ed elastici. Non mi ero accorto che
Alice mi teneva per la vita impedendomi di fare sciocchezze. Le fui
grato, sapevo che anche a lei doveva costare molto stare vicino a del
sangue fresco. Mi voltai ancora a guardare Bella che
rovesciò gli occhi all’indietro lanciando un urlo
agghiacciante.
-
Bella, Bella, no! Oh ti prego, no, no!-. Iniziai a mugolare
carezzandole il viso, il collo, i capelli con una mano, mentre con
l’altra mi trattenevo la gola che era un fuoco disumano che
non mi avrebbe lasciato respirare senza che provassi il desiderio di
ucciderla subito. Eppure quel dolore così forte nel mio
cuore non voleva andarsene. Sentivo il mio cuore stringersi di
sofferenza, piangere e sperare che fosse tutto solamente un brutto
incubo. La mia unica ragione di vita era lì, a terra,
agonizzante e io non potevo fare nulla per lei, io che
l’amavo sopra ogni cosa.
Carlisle
le premette un panno bagnato sulla fronte e lei sussultò,
biascicando qualcosa.
-Ed...ard…-.
Il mio nome. Aveva bisbigliato il mio nome. Ero lì con lei,
non l’avrei lasciata, avremmo affrontato insieme quella
prova. Le afferrai la mano, sperando che riuscisse a vedermi, a
sentirmi, ma anche i miei sensi erano distorti e oltre
l’odore del suo sangue era difficile riuscire a vedere
nitidamente qualcos’altro.
-
Bella!-. Le risposi agonizzante. Girò il viso facendo cadere
quel panno e finalmente i suoi occhi si immersero nei miei. Nonostante
i brividi e i tremori ora sembrava sveglia. La fissai adorante,
cercando di infonderle un coraggio che non avevo neanche io.
-Ha
perso sangue, ma la ferita alla testa non è profonda-. Fu
Carlisle a parlare, la voce calma tranquilla. Sì, ora potevo
vederlo anche io. Sospirai più tranquillo quando lo vidi
mettere un laccio stretto intorno alla sua coscia. -Attento alla gamba,
è rotta-. Mi informò non appena cercai di alzarle
un fianco. Annuii ancora stordito. Ringraziai mentalmente Carl per la
sua presenza, se non ci fosse stato lui sarei crollato miseramente. Mi
portò una mano sulla spalla, annuendo, e io sfogai il mio
dolore ringhiando furioso che si strozzò nella mia gola. Lo
vidi tamponare anche il sangue sul fianco e pulirla con dei panni
puliti.
-
Anche qualche costola, credo-. Continuò in tono calmo e
pacato. Invidiai la sua calma, io non riuscivo a dire nulla, ero
completamente stordito. Gli indicai la mano, ma sembrò non
capire. Mi sentii improvvisamente debole e impotente.
-
Edward -. Mormorò, la voce del mio cerbiattino completamente
impastata. Se solo avessi potuto fare qualcosa per lei, mi sentivo
profondamente inutile. Continuavo a guardarla affamato e sofferente
senza riuscire a fare nulla.
-Bella,
andrà tutto bene. Mi senti Bella?-. Mi chinai su di lei
sfiorandole la fronte con un bacio, il massimo che potessi permettermi.
Le mie viscere si rivoltarono e il desiderio di morderla mi
colpì feroce. Ma lo ignorai, dovevo pensare ad altro ora, a
salvarla. Le strinsi le dita nella mia mano e sentii il suo corpo
cercare di rispondere alla mia stretta.
-Ti
amo-. Le dissi scosso. La vidi sorridere impercettibilmente e quel
piccolo gesto mi fece rinascere. Continuai a stringere la sua mano e le
questa volta mi chinai per baciarle le labbra tumide.
-
Edward -. Sussurrò guardandomi negli occhi. Ce
l’avrebbe fatta, avrei fatto qualsiasi cosa per lei. Le sarei
sempre stato vicino, sempre. La sua voce stava migliorando. La baciai
ancora sotto lo sguardo stupefatto di Alice e Carlisle.
-Sì,
sono qui-. Riuscii finalmente a dire. Articolai con uno sforzo
indicibile quelle poche parole. I nostri occhi si immersero in uno
sguardo senza fine e se avessi potuto avrei pianto. Lessi la sua
profonda sofferenza, la vidi lottare contro quel profondo dolore solo
per me, per poter distinguere il mio viso, per non farmi soffrire.
-Fa
male-. Mormorò al mio orecchio quando il suo corpo
tornò ad irrigidirsi ancora. Presi un respiro
profondo e maledii la mia debolezza. Era solo un po’ di
sangue, nient’altro che semplice sangue.
-Lo
so, Bella lo so-. Le accarezzai la guancia per l’ultima volta
tamponandole ancora la fronte, preoccupato. Presi un profondo respiro e
poi mi rivolsi sicuro verso mio padre.
-
Non puoi farci niente?-. Che domanda idiota. Lo fissai disperato e lui
mi fissò sospirando. Stava facendo già tutto il
possibile. Si alzò prendendo la valigetta che aveva portato
miracolosamente con sé.
-
La valigetta, per favore... Trattieni il respiro, Alice,
sarà meglio-. E ora cosa avrebbe fatto? Mia sorella
trattenne il respiro e tornò a guardare Bella, triste e
mortificata. Le voleva bene, potevo leggere nella sua mente la sua
profonda angoscia e i suoi sensi di colpa, ma non era affatto colpa
sua, la responsabilità dell’accaduto era solo mia,
soltanto mia.
-
Alice?-. Sentii Bella farfugliare. Il mio folletto mi
osservò dubbiosa e io annuii. Si chinò verso il
mio piccolo Bambi mettendosi al mio fianco.
-
E’ qui-. Risposi io per lei, vedendo come faticasse a trovare
le parole –Sapeva dove ti avremmo trovata-. Anche Alice si
limitò ad accarezzarle una guancia e mi ringraziò
mentalmente per aver risposto al suo posto. Si domandava come facessi a
resistere così bene. Nemmeno io lo sapevo, ma
l’angoscia che sentivo dentro ormai era più forte
di qualsiasi cosa. Se avessi perso Bella, avrei perso me stesso. Nel
momento in cui me ne resi conto riuscii a respirare più
tranquillamente.
-
Mi fa male la mano-. La sentimmo dire. Improvvisamente una sensazione
di panico mi colse, ebbi un brutto presentimento. Anche Carlisle si
irrigidì stupito.
-
Lo so, Bella. Carlisle ti darà qualcosa per calmare il
dolore-. Dissi tentando di tranquillizzarla. Ci guardammo tutti e tre
dubbiosi fino a quando un urlo di Bella non ci fece sussultare stupiti.
Qualcosa non andava… la sua sofferenza sembrava aumentare
anziché diminuire e Carl le aveva fatto una puntura di
morfina per calmare il dolore. La fissai nel panico più
totale.
-La
mano sta andando a fuoco!-. Urlò facendomi inorridire. Ora
il mio sospetto divenne certezza, ricordai la scena che avevo visto
prima di entrare e afferrai la mano di Bella colto da
un’improvvisa sicurezza. L’aveva morsa, James era
riuscito a morderla prima che io potessi spingerlo via da lei.
-
Bella?-. Tentai di tenerle il polso fermo ma sentirla continuare ad
urlare in quel modo mi straziava l’anima.
-Il
fuoco! Qualcuno spenga il fuoco!-. Le sue grida mi riempirono
l’anima e quando le guardai il palmo notai finalmente il
morso. Cristo! Quel bastardo ce l’aveva fatta. Mi sentii
morire. Carlisle tentò di farla rimanere ferma in modo
delicato, ma un demonio sembrava ora essersi impossessato di lei,
entrambi conoscevamo bene l’inizio della fine.
-
Carlisle!La mano!-. Lo fissai subito e non ci fu bisogno di altre
parole.
-
L’ha morsa-. Disse piano. Annuii, ora terrorizzato. Questo
voleva dire che Bella si sarebbe trasformata in vampiro, che avrebbe
perso la sua umanità, che non l’avrei
più vista arrossire per me, vivere spensierata. Avrebbe
cacciato e si sarebbe sentita un mostro. No, volevo evitarle quel
destino, non potevo volere questo per lei.
Alice
si alzò e si fermò di fronte alla testa di Bella
tenendola fissa con forza sul pavimento. La guardai spaventato.
-Edward,
devi farlo-. Mi intimò mia sorella, dovevo finire quello che
aveva iniziato James. Trasformarla. Evitare almeno che sentisse quel
dolore atroce che l’avrebbe distrutta. Non potevo, io non
potevo condannare a morte il mio amore. Non ci sarei mai riuscito, non
io.
-
No!-. Gridai allontanandomi. Mi alzai e guardai il fuoco in cui ormai
bruciavano i resti di James. Non l’avrei mai
fatto… come potevano non capire? Condannare alla
mostruosità eterna l’unica donna che avessi mai
amato, facendole per sempre perdere la sua anima, condannandola a
vivere sempre nel buio, senza alcuna possibilità di
normalità.
-Alice…-.
Sentii il mio amore mormorare piano. Mi girai e i suoi occhi pieni di
lacrime mi schiaffeggiarono l’anima. Vidi mia sorella
asciugarle le guance e le palpebre. Quanto dolore doveva provare e
quanto ne stavo provando io di fronte a quella visione?
-
Potrebbe esserci ancora una possibilità-. Intervenne nostro
padre facendoci sussultare. Lo fissai stupito… mi sembrava
impossibile. Ormai la trasformazione doveva essere già
iniziata.
-
Quale?-. Lo implorai comunque. Gli occhi di Bella si fissarono su di me
e la sua mano si alzò per chiamarmi. Alice e Carl rimasero
assolutamente meravigliati nel vedere la forza di Bella di fronte a
quella sofferenza. Sapevo che era forte… io lo sapevo. Mi
inginocchiai accanto a lei e le afferrai le dita martoriate.
-
Prova a succhiarle il veleno. Il taglio è piuttosto pulito-.
Sussultai. No… non era possibile. Io… questo
voleva dire condannarla a morte. Non mi sarei mai fermato in tempo,
mai. Questo perché lei era la mia droga, la mia tentazione.
Avevo assaggiato il suo sangue sul pavimento e solo ricordarne la
dolcezza e il modo di sciogliersi in bocca mi faceva gemere di piacere.
Era unico il suo gusto, proprio come il suo odore. Perché mi
chiedeva questo? Era impossibile. L’avrei uccisa.
-
Funzionerà?-. Chiese poi Alice, nervosamente.
Già, bella domanda. Ero convinto che se anche ci fosse stata
possibilità di riuscire, sarei stato io ad ucciderla.
-Non
lo so. Ma dobbiamo sbrigarci-. Mormorò fissandomi sicuro.
Invidiavo quella sicurezza, perché io avevo iniziato a
tremare spaventato. Non ce l’avrei mai fatta. Guardai prima
il volto di Alice, poi di nuovo quello di mio padre. No…
-
Carlisle, io... non so se ce la faccio-. Confessai abbassando il capo
sconfitto. Mia sorella mi abbracciò stretto e io le fui
grata per quel calore e quella fiducia. Carl sorrise enigmatico e si
inginocchiò vicino ad Alice tornando a tamponare la fronte
del mio Bambi.
-La
decisione spetta a te. Non posso aiutarti. Se tu succhierai il sangue
dalla mano, io dovrò fare in modo che smetta di sanguinare
qui, dalla testa-. Continuò il suo lavoro, mentre
io… sconvolto, solo di fronte a quella scelta,
osservai il viso pallido della donna che amavo. Le sue labbra dischiuse
e bianche, le sue palpebre quasi chiuse e doloranti, il suo petto
ansante.
-
Edward!-. Gridò. Mi chinai verso di lei, improvvisamente
sicuro e la fissai negli occhi. Lei annuì e mi
accarezzò con l’altra mano una guancia, era
sicura, si fidava di me. Ma io mi fidavo di me stesso? Sarei stato
capace di fermare il piacere che il suo sangue mi avrebbe dato?
Continuai a guardarla indeciso, il dolore stampato sul volto, mentre le
sue labbra cercavano di sussurrarmi parole che io non riuscii a
comprendere ed afferrare.
-Alice,
portami qualcosa per tenerle la gamba ferma! Edward, devi farlo subito,
o sarà troppo tardi-. Mi intimò Carlisle. Ma non
riuscivo decidermi, il volto contratto in una smorfia di dolore. Ero
sicuro che non mi sarei fermato, perché per me lei
rappresentava la tentazione più pura. Ma non potevo
perderla, non potevo condannarla. Ricordai ogni momento
trascorso in sua compagnia, ogni ti amo sussurrato, bacio profondo,
carezza… quante volte avevamo scherzato giocato, creando un
nostro mondo, un luogo dove io ero solamente Edward e lei Bella, non
c’era vampiro od umano, solo amore. La fissai ora
determinato. Avrei trovato la forza, come lei l’avrebbe
trovata per me per sopravvivere, come lei aveva avuto il coraggio di
rischiare il tutto per tutto per amore, anche io avrei fatto lo stesso.
Non mi sarei mai tirato indietro lasciandola da sola. Mai…
Le mia dita fredde le immobilizzarono il polso, questa volta duramente
e le strinsi la mano ferita. Presi un profondo respiro concentrandomi
sulla ferita e avvicinai le labbra alla sua pelle. Chiusi gli occhi
sentendo l’odore del suo sangue invadere le mie narici. E la
morsi. Inizialmente il suo urlo, le sue grida mi strapparono un gemito
acuto di sofferenza, ma poi il suo sangue velenoso entrò in
circolo in me e io dimenticai ogni cosa. Quell’ambrosia mi
stregò. Era come dissetarsi da una sorgente
d’acqua pura, il mio corpo non era mai stato così
forte, così pieno di energia. Mi sentii rinascere. La sua
vita cominciò a scorrere in me e io fui tentato di
continuare. In fondo pensai… a cosa sarebbe servito
l’amore quando potevo avere tutto di lei dentro di me, averla
per sempre con me. Poi improvvisamente immaginai il suo viso pallido e
morto, le sue labbra prive di vita, le sua mani rigide lungo un corpo
che non avrebbe mai più scaldato il mio. Non avrei mai
più visto il suo sorriso, non avrei più sentito
la sua voce dolce… mi allontanai appena in tempo, alandomi e
rannicchiandomi lontano da lei. Carlisle continuò a tenerle
la fronte, soddisfatto e Alice la gamba. Entrambi rimasero in silenzio,
mentre i battiti del cuore di Bella tornarono alla
normalità. Non c’era più veleno, era
salva.
-
Edward -. Nonostante tutto mi chiamò e io mi avvicinai a
quattro zampe, come un bambino bisognoso di perdono e di coccole. Mi
accovacciai vicino a lei e la guardai adorante.
-
E’ qui, Bella…-. Rispose Carl per me. Gliene fui
grato. Mi chinai per baciarle le labbra e lei ricambiò il
mio bacio con dolcezza.
-Resta
Edward, resta con me…-. Mormorò dolcemente. Come
facevo a dirle di no? Avrei sopportato le pene dell’Inferno
per starle vicina. Ogni cosa.
-
Sì, resto…-. Ero esausto, ma ce l’avevo
fatta. Ed ero orgoglioso di me stesso. Anche lei lo era di me, i suoi
occhi erano felici. Mi passò la mano sana tra i capelli
gemendo di dolore. La presi portandomela alle labbra e baciandola con
venerazione. Dio, quanto la amavo. Si rilassò contro di me e
io sospirai soddisfatto. Stava bene, era tutto finito, tutto quanto.
-È
uscito tutto?-. Mi chiese Carlisle preoccupato. Annuii pensandoci su,
avevo sentito il sapore della morfina nel sangue. Quindi sì,
avevo tolto tutto il veleno.
-
Il sangue mi sembra pulito. Sentivo il sapore della morfina-.
Bisbigliai più tranquillo. Mio padre si spostò
verso Bella e le accarezzò una guancia dolcemente.
-
Bella?-. La chiamò facendole aprire languidamente le
palpebre. Sorrise quando la vide tutta sonnacchiosa. Presto si sarebbe
addormentata e avremmo potuto portarla in ospedale.
-
Mmmm -. Rispose facendoci ridacchiare. Ci rilassammo definitivamente.
-Il
fuoco è spento?-. Domando Carlisle continuando a tenerle il
panno sulla fronte, che comunque aveva ormai smesso di sanguinare. Le
scostai i capelli e la accarezzai dolcemente.
-
Sì-. Bofonchiò sospirando – Grazie
Edward-. Le sfiorai ancora la bocca e lei chiuse gli occhi sorridendo.
-Ti
amo-. Le dissi preso da una profonda emozione. Un groppo mi chiudeva la
gola, quasi non riuscivo a parlare. Era viva, ancora viva, e avrei
potuto starle vicino di nuovo, vederla sorridere, sentirla parlare,
proteggerla, guardarla scivolare maldestramente, toccarla…
risi felice.
-
Lo so-. Rispose facendomi scoppiare a ridere. Cerbiattina cocciuta, mi
aveva fatto veramente spaventare con quel suo atteggiamento avventato.
Avevo creduto che non l’avrei più vista, mi ero
sentito perso, spaesato, schiacciato dalla sensazione che non
l’avrei più rivista. Non le avrei permesso di
farlo mai più, mai…
Venimmo
a sapere che l’aveva ingannata. Aveva guardato le sue
cassette di quando era bambina e le aveva fatto credere di aver
catturato sua madre. Fece in tempo a dire ad Alice che James la
conosceva e poi si senti troppo debole per continuare. La presi in
braccio tentando di farla rilassare e finalmente si
addormentò. Avrei pensato io a tutto ora, mi sarei occupato
io di lei.
La
portammo all’ospedale, adducendo ad una brutta caduta dalle
scale dell’albergo con conseguente rottura della finestra. Si
occupò Alice di creare le prove dell’accaduto e di
chiamare Charlie e Renèè. Entrambi sarebbero
arrivati il prima possibile. Nessuno dei dottori osò fare
troppe domande, Carlisle riuscì a mantenere un tono talmente
sicuro e professionale, nonché gentile, che nessuno
dubitò della sincerità delle sue parole. Io
rimasi vicino a Bella durante tutto il tempo, la guardavo dormire e
pregavo in silenzio per lei, accarezzandole le mani, parlandole per ore
sperando che mi sentisse. Volevo che percepisse quanto il mio amore per
lei fosse grande. Rimase in quello stato per tre giorni sotto vigilanza
mia e di Carlisle, le rimanevo vicino ogni minuto senza mai lasciarla
da sola, me ne andavo solo quando sentivo sua madre entrare. Lei mi
guardava stupita, chiedendosi chi fossi, ma non me l’aveva
mai chiesto espressamente. Mi trovava estremamente affascinante e si
domandava in che rapporti stessi con sua figlia. Quel pomeriggio
però gli occhi di Bella si aprirono e io fissai le sue
palpebre schiudersi affascinato. Non volevo farmi vedere immediatamente
da lei, incuriosito, ma appena si portò la mano sul naso per
togliersi il fastidio che le causavano le cannule per
l’ossigeno la bloccai con le dita.
-Ferma
lì-. Le dissi dolcemente. Mi appoggiai con il mento sul
cuscino e quando il suo viso si girò la vidi arrossire di
scatto e sorridere felice. Era bellissima, non era mai stata
più bella, provai l’istinto fortissimo di
scostarle i capelli dalla fronte, coccolarla, ma mi calmai. Non volevo
farle male.
-
Edward?-. Sbatté le palpebre insicura. Probabilmente si
stava chiedendo se stesse o meno sognando e io ridacchiai
rumorosamente. Il mio cerbiattino non si smentiva mai. Tese il viso
verso il mio, alzando le braccia, ma io scossi la testa spaventato,
portandole una mano sulla gunacia. Non doveva fare sforzi, non doveva
muoversi. – Oh Edward mi dispiace tanto!-.
Bisbigliò contrita e afflitta. Dispiacersi lei? E per cosa?
Le toccai dolcemente la gota emaciata e pallida e mi sentii morire di
fronte a quegli occhi lucidi e dispiaciuti.
-
Shhh… adesso è tutto apposto-. Mormorai poggiando
la fronte sulla sua e respirando piano. Chiuse gli occhi aggrappandosi
comunque alla mia felpa e io capii il suo bisogno di sentirmi vicino,
così mi avvicinai ancora fino a che non la sentii sospirare
tranquilla. Era incredibile che si sentisse così protetta
con me al suo fianco.
-
Cos’è successo?-. Sussurrò piano
strusciando la sua mano sulla mia maglia. Le presi le dita tra le mie e
le strinsi sul mio cuore. Non doveva preoccuparsi di nulla, doveva
solamente rilassarsi, non avrei permesso che le facessero altro male.
Ero stato io la causa di tutto, se non fossi esistito per lei le cose
sarebbero state molto meglio.
-
Era quasi troppo tardi. Stavo per arrivare troppo tardi-. Le bisbigliai
tormentato scuotendo la testa e attirandola a me. Mi avvolse con un
braccio e fummo così vicini che il mio cuore
toccò il suo e riprese finalmente a vivere.
-
Sono stata una stupida Edward. Pensavo avesse preso mia madre-.
Continuò interrompendo il mio flusso di coscienza e gemendo
dolorante. No, non era stata lei la causa di tutto, anzi aveva agito
con coraggio, anche se con la sua solita sciocca
impulsività. Avevo rischiato di perderla, solo il pensiero
mi faceva cadere in uno stato d’angoscia pesante.
-
Ci ha imbrogliati tutti-. Ammisi prendendole il viso tra le mani e
guardandola negli occhi tristi e demoralizzati. Ormai era passata, era
tutto passato, era ancora viva ed eravamo insieme. Questo contava.
-
Devo chiamare Charlie e la mamma…-. Fece improvvisamente,
consapevole di tutte le responsabilità che ora le sarebbero
toccate. Scossi la testa sorridendo, sperando con la mia notizia di
farla stare un pochino meglio.
-
Li ha chiamati Alice. Renèè è qui...
be', è in ospedale. È andata proprio ora a
mangiare qualcosa-. Dissi tranquillamente indicandole la porta ed il
corridoio. Bella seguì il mio dito e annuì,
sospirando più rilassata. Non doveva assolutamente sforzarsi.
-
Qui?-. Continuò incredula. Cercò di sedersi da
sola, ma vidi il suo volto impallidire e i suoi occhi chiudersi colti
da un improvviso conato di nausea. La afferrai, aiutandola
delicatamente a stendersi meglio sui cuscini. Che bimba
cocciuta…
-
Tornerà presto, stai tranquilla. Non muoverti-. Le intimai
sperando che mi ascoltasse. Probabilmente una richiesta inutile,
perché cominciò ad agitarsi e ad allungare le
mani verso di me. Mi avvicinai lasciando che mi abbracciasse e mi
stringesse a sé. Era troppo scossa, questo non andava bene.
-
Ma cosa le avete detto? Che cosa le avete raccontato?-.
Continuò nervosamente stropicciando le mani sulla mia felpa
nera. Sospirai afflitto, ma era giusto dirle la verità nel
caso in cui poi ne avesse parlato con sua mamma.
-Che
sei caduta da due rampe di scale e hai sfondato una finestra. Devi
ammettere che ne saresti capace-. Confessai vedendo i suoi occhi
rabbuiarsi e il suo viso impallidire ulteriormente. Poi
sospirò e tentò di muoversi, ma evidentemente il
dolore non glielo permise. Mi guardò negli occhi tentando di
convincermi ad aiutarla, ma io ignorai la sua richiesta. Assolutamente
no, non doveva muoversi di lì.
-
Quanto male mi sono fatta?-. Domandò poi guardandosi la
gamba ingessata. Finalmente se n’era accorta.
-
Hai una gamba rotta, quattro costole incrinate, un trauma cranico,
ferite superficiali e contusioni dappertutto, e hai perso molto sangue.
Ti hanno fatto qualche trasfusione. Non ho gradito, per un po' hanno
alterato il tuo odore-. Commentai tentando di non rivelarle quanta
paura avevo avuto nel vederla esanime, gridare il mio nome. Pensavo che
non ce l’avrei fatta, la trasfusione era stato veramente il
minimo. Ora era tornato tutto normale.
-
Dev’essere stato un bel fuori programma, per te-.
Constatò ridacchiando. Scossi la testa incredulo. Non aveva
capito nulla allora, il suo odore mi faceva impazzire, mi dava alla
testa, io lo adoravo. Sbuffai e le alzai piano il mento verso il mio,
facendola arrossire ancora.
-
No, il tuo odore mi piace-. Le dissi sorridendole maliziosamente. Le
sue guance divennero di un rosso porpora squisito, allontanando la
pelle bianca che tanto mi aveva fatto preoccupare.
-
Come hai fatto? – Bisbigliò sulle mie labbra. Ci
sfiorammo piano e io notai un lieve cambiamento nel suo battito
cardiaco. La domanda aveva evitato di farci travolgere dalle emozioni.
Era giusto… lei era stanca, stremata, non potevo comportarmi
da egoista.
-
Non lo so nemmeno io-. Confessai stranito. Le presi delicatamente una
mano tentando di non staccare i fili e vi poggiai sopra la testa
lasciando che l’altra mi accarezzasse. Mi sentivo un cucciolo
bisognoso di coccole e lasciai che le sue dita mi toccassero i capelli,
il viso e il collo godendo del suo profumo e del suo calore.
-
Era impossibile… trattenersi- Ammisi passando dolcemente la
mia guancia sul palmo della sua mano e sentendomi un idiota –
Impossibile. Ma ce l’ho fatta-. Continuai voltandomi per
permetterle di accarezzarmi le labbra. Lei lo fece e io mugolai
soddisfatto nel sentire di nuovo la sua fragranza avvolgermi e
torturarmi. Un vampiro sottomesso e schiavizzato da un essere
umano… incredibile. Alla fine alzai il capo e mi protesi
verso di lei – E’ evidente che ti amo-. Sussurrai
desiderando baciarla più di quanto non fosse ammissibile. Mi
sentii inesorabilmente attratto e mi allungai sul letto come un bambino
coccolone. Stavo decisamente esagerando.
-
Il sapore non è buono come il profumo?-. Si chinò
leggermente verso il mio viso e strusciò la sua guancia
contro la mia. Impossibile resisterle… mi mossi per
assaporare il suo profumo, ora forte, intenso, solamente suo e gemetti
di piacere.
-
E’ anche meglio-. Avevo la gola secca, la voce roca
– Meglio di quanto immaginassi-. Le sue dita continuarono ad
accarezzarmi i capelli e io mi strinsi al suo petto che si
alzò piano dai cuscini tentando di mettersi in equilibrio.
Non doveva fare questi sforzi poteva farle male.
-
Scusa-. Fece allora cercando di non cadere all’indietro a
causa della nausea. Mi avvicinai maggiormente tentando di non farla
stancare e lei mi alzò il mento dolcemente guardandomi negli
occhi, mortificata.
-
Come se di questo dovessi scusarti-. Le risposi triste, accarezzandole
la ferita che le aveva inferto quel bastardo. Mi irrigidii ricordando
il pericolo che aveva corso scappando lontano da me e le baciai piano
il palmo godendo della morbidezza della sua pelle.
-
E per cosa dovrei scusarmi?-. Mormorò incuriosita togliendo
la mano e facendomi alzare sconcertato. Come per cosa…
-
Per aver rischiato di sparire dalla mia vita per sempre-. Confessai
piano attirandola verso di me e abbracciandola stretta. La sensazione
di averla persa per sempre, quell’angoscia che mi aveva
soffocato d’ansia a causa della certezza che non
l’avrei mai più rivista, vederla poi
così, a terra, in un lago di sangue… mi aveva
ucciso.
-
Scusa-. Rispose stringendomi ancora più forte. Tentai di
allentare la presa per non farle troppo male, ma non aveva alcuna
intenzione di lasciarmi andare e poi era così bello poterle
stare di nuovo vicino che avevo dimenticato di trovarmi in una stanza
di ospedale.
-So
perché l’hai fatto-. Le dissi appoggiandole il
capo sulla spalla e rilassandomi - È stata comunque una
decisione irrazionale, va da sé. Avresti dovuto aspettarmi,
avresti dovuto dirmelo-. La ammonii improvvisamente consapevole di
quello che mi aveva fatto passare. Non mi ero mai sentito
così disperato, mai, da che ne avevo ricordo e ora in quel
cerbiattino si era concentrata la mia essenza, la mia vita. Senza di
lei sarei morto, definitivamente. Tutto avrebbe smesso di avere senso.
-
Non mi avresti lasciata andare-. Sussurrò poi passandomi una
mano sul volto e facendomi gemere. Strusciai il naso fino a quando
riuscii a resistere al suo profumo e poi mi allontanai. Sarebbe stato
più facile ora, ma più difficile da un lato. Era
una tentazione continua per l’Edward ragazzo. Era il
desiderio profondo di stringerla, di sentirla gemere a causa dei miei
baci, di darle qualcosa di più della solita sofferenza che
mi spingeva a starle vicino, ad accarezzarla in quel modo.
-
In effetti no. Non ti avrei lasciata-. Mi rabbuiai e la sentii tremare,
poi sussultare. La fissai spaventato, credendo di essere io il motivo
del suo spavento. Feci per scostarmi, ma lei non me lo permise. Scattai
all’istante, preoccupato.
-
C’è qualcosa che non va?-. Le domandai tornando a
toccarle il viso. Si rilassò sulle mie dita come se avessero
potuto darle sollievo e chiuse le palpebre, stanca.
-Che
fine ha fatto James?-. Mi chiese sussurrando timorosa. La guardai
scuotendo il capo, non doveva preoccuparsi di questo ora, ma solo di
riprendersi, di stare bene, per tornare a scuola, per stare con me.
-Dopo
che te l'ho tolto di dosso, se ne sono occupati Emmett e Jasper-.
Ringhiai di rabbia, avrei voluto ucciderlo con le mie stesse mani per
quello che aveva osato farle. E invece... ero stato
un’incapace e avevo rischiato di ucciderla. Non me lo sarei
mai perdonato. La amavo troppo. Non sapevo come dirglielo. Continuai a
guardarla imbambolato raccontandole ciò che era accaduto,
allontanandomi piano e rabbuiandomi sempre di più.
Mi faceva male al cuore ricordare quello che avevo provato nel vedere
il video che aveva girato quel maledetto, il dolore che le aveva
causato, la sofferenza su quel viso d’angelo, il mio angelo.
Mi portai ai piedi del letto e mi rannicchiai su me stesso, come un
bambino pieno di risentimento, proprio non riuscivo a dimenticare quei
momenti, erano marchiati a fuoco dentro di me e facevano male,
dannatamente male. Quando mi voltai per guardarla la vidi dolorante
carezzarsi entrambe le mani.
-
Ugh…-. Brontolò stringendo le palpebre. Spalancai
gli occhi spaventato e subito allungai le mani verso di lei.
-Cosa
c’è?-. Ancora più preoccupato tentai di
scacciare quella sensazione. Non potevo abbandonarmi ai sensi di colpa
con Bella in quello stato, avevo promesso a me stesso che mi sarei
occupato di lei e invece mi stavo comportando come un ragazzino. Non
avevo scuse.
-Aghi-.
Mi rispose tentando di avvicinarsi. Notai un sussulto di dolore e le
presi la mano carezzandola tra le mie. Il suo sguardo mi
supplicò di non allontanarmi da lei, ma poi si
abbandonò sui cuscini esausta. Ancora una volta
l’avevo fatta sforzare. Proprio non riuscivo ad imparare a
darle un po’ di tranquillità. Abbassai la testa
afflitto.
-E
tu, cosa ci faresti qui?-. Mormorò poi facendomi alzare di
scatto. La fissai mortificato e feci per muovermi.
-Vuoi
che me ne vada?-. Le chiesi. Avrei fatto tutto per farla stare meglio,
anche se mi fosse costata l’anima. Ma quando la fissai vidi
il dolore più profondo nei suoi occhi. Di nuovo…
ancora una volta avevo sbagliato.
-No!-.
Gridò spaventata muovendosi per raggiungermi. Mi
osservò terrorizzata e io capii che in quel momento avevamo
più bisogno l’uno dell’altra di quanto
non riuscissimo ad ammettere. -No... volevo dire, come hai giustificato
a mia madre la tua presenza? Devo preparare un alibi prima che torni-.
Mi sedetti, quasi ridendo sollevato per il mio stupido errore.
-Ah-.
Mi rilassai e le raccontai la scusa che avevamo deciso fosse
più plausibile. Io ero venuto a Phoenix per convincerla a
tornare a Forks, ma raggiungendomi in albergo lei era caduta per le
scale e rotto la finestra. Una tragedia insomma… la ammonii,
dicendole che ora il suo unico pensiero doveva essere quello di guarire
e non avrei ammesso scuse. Questa volta la guardai furioso dritto e
negli occhi e mi chinai sul suo corpo sfiorandole le labbra con il
pollice. Il suo cuore mancò qualche battito, il bip del
monitor mandò chiari segnali.
-
Sarà davvero imbarazzante-. Mormorò arrossendo.
La tentazione di baciarla divenne prepotente e io mi chinai sulla sua
bocca continuando ad accarezzarla. Ero curioso di vedere una
cosa…
-
Mmm, chissà se...-. Bisbigliai incuriosito. Le portai le
dita tra i capelli massaggiandole la nuca e sfiorai le sue labbra
all’inizio in un gesto molto innocente. Il monitor
impazzì, i suoi battiti cardiaci esplosero e lei si
agitò imbarazzata muovendosi sotto le lenzuola. Sorrisi
maliziosamente senza staccare la mia bocca che premetti definitivamente
sulla sue e in un attimo il battito si fermò, il bip divenne
un unico segnale. Quasi non riuscii a crederci. Mi allontanai di scatto
fissando l’apparecchio che ora riprese a dare segni di vita,
era un giochino divertente, ma spaventoso, io amavo ascoltare i battiti
del suo cuore. Ultimamente poi… in modo particolare.
-A
quanto pare dovrò prestare molta più attenzione
del solito-. Feci serissimo incrociando le braccia al petto e
appoggiandomi a bordo letto. Mi afferrò il braccio tentando
di attirarmi verso di sé e io non mi feci certo pregare
tornando a sfiorarle le labbra.
-
Io non avevo finito di baciarti. Non costringermi ad alzarmi-.
Sussurrò. Il monitor impazzì ancora ma questa
volta non lo ascoltammo. La baciai, in modo leggero, dolce,
trasmettendole tutto il bisogno di lei, la paura che avevo avuto, la
voglia di averla accanto. Mi accarezzò il viso con
un’emozione tale che un groppo mi chiuse la gola
già secca… mi avvicinai ancora, portandola ad
alzare il mento. Avrei voluto farle schiudere le labbra, perdermi nel
suo sapore, ma sapevo che se lo avessi fatto per entrambi non ci
sarebbe stato più ritorno. E non volevo che succedesse in
ospedale. Perciò mi accontentai di divorare quelle labbra
dolci e affatto prudenti.
-
Credo di aver sentito tua madre-. Commentai allontanandomi e vedendola
sbuffare per nulla soddisfatta. Avrei rimandato le coccole e le carezze
per un altro momento più intimo. In fondo eravamo pur sempre
in ospedale.
-
Non andartene-. Il terrore che lessi nei suoi occhi mi fece correre i
brividi lungo il corpo. No, non me ne sarei mai andato, non
l’avrei più lasciata sola, né giorno
né notte. Le sorrisi accarezzandole piano la fronte e lei
annuì aggrappandosi alla mia mano e portandosela alla bocca.
Mi domandai cosa ci trovasse di così splendido nelle mani di
un pianista, lunghe e affusolate, per giunta fredde e morte, ma Bella
sembrava non riuscire a farne a meno.
-
Non me ne andrò. Farò un sonnellino-. Ammiccai
divertito facendola finalmente sorridere. Eccolo il mio raggio di luce.
Sollevai la testa guardando la poltroncina al di là del
letto e in un attimo mi sedetti reclinando la testa
all’indietro. Lei mi guardò sghignazzando e non
mancò di fare un commento divertito.
-Non
dimenticarti di respirare-. Bisbigliò ridendo. Feci un
respiro profondo facendola scoppiare a ridere e involontariamente
sorrisi. Bastava così poco per farla tornare a vivere. Avrei
finto di dormire per l’eternità se questo avesse
potuto renderla felice e farla ridere.
La
porta si aprì e la madre di Bella entrò
sbirciando all’interno. Non mossi un muscolo, ma sentii il
suo sguardo posarsi su di me e fissarmi stupito.
-Mamma!-.
Esclamò Bella contenta e sollevata. Renée non
staccò ancora gli occhi da me avvicinandosi alla figlia
lentamente. Le stavo simpatico tutto sommato, anche se non riusciva a
capire come potesse esistere un ragazzo così bello. Meglio
per lei che non fosse mai venuta a scoprirlo, non sarebbe stato
divertente coinvolgere anche le mamme.
-
Non se ne va mai eh?-. Arrischiò a dire facendo ridere Bella
imbarazzata. Beh, poteva anche scordarselo che avrei lasciato sola la
donna della mia vita.
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Capitolo 54 *** Impasse ***
Eccoci
qui, per il 31 dell'anno ovviamente si deve aggiornare è
d'obbligo. Anche se forse si dovrebbe aggiornare il primo no? Non si
dice "chi aggiorna il primo dell'anno aggiorna tutto l'anno?". Bo non
lo so, vabbè non importa, sto facendo ragionamenti senza
senso come al solito. Iniziamo con Mid Sun, ma poi ovviamente termino
tutto il giro. Ci mancherebbe. Allora... siamo giunti al penultimo
capitolo di Mid Sun. Ah... avvertenze. Ci saranno dei cambiamenti, al
solito io devo rovinare tutto perchè non sono contenta. Ho
saltato alcune cose del dialogo di Bella e la mamma, perdono...
è che proprio non lo sopportavo. Tutta la tiritera mi stava
facendo venire l'orticaria alle mani perciò ho aggiunto una
parte finale un po' dolciotta e romanticotta. Sarà la fine
dell'anno a darmi alla testa? Bo possibile... e per l'epilogo che ci
sarà il prossimo capitolo. Beh... ho saltato il ballo. Ora
mi ammazzano. Non l'ho proprio saltato, diciamo solo che ho ripreso da
dove ha finito la Meyer. Loro che ballano e poi... poi che succede? Me
lo sono sempre chiesta e così l'ho scritto. Speriamo non ci
siano linciaggi perchè sarà una parte un po'
fuori dalle righe. Incrocio le dita. Comunque vi lascio al capitolo con
gli auguri per la fine dell'anno e un buon inizio anno 2010,
all'insegna di tante bellissime nuove esperienze e novità.
Grazie veramente a tutte e arrivederci al prossimo anno ehehehe^^
Malia.
Impasse.
Ascoltai
ansioso il loro discorso. Il mio piccolo cerbiattino aveva visto
giusto… dovevo ricordarmi assolutamente di tenere gli
occhi chiusi e respirare pesantemente. Ma non era facile quando sua
madre voleva convincerla a tornare con lei a Jacksonville e non a
Forks. Sentii Bella mugolare e gemere dolorante a causa di quella
proposta. Il suo cuore accelerò e il respiro le si fece
affannoso, non doveva fare ancora nessuno sforzo, specialmente se
emotivo. E io non potevo credere che ci saremmo divisi, il suo dolore
fu il mio, ma doveva rimanere assolutamente tranquilla.
-Io voglio vivere a
Forks. A scuola mi sono ambientata, ho un paio di amiche...-.
Replicò la mia piccola tentando di controllare il tremore
della sua voce. Assottigliai le palpebre per cercare di controllare le
sue condizioni e vidi Renèe fissarmi attenta,
incredibilmente stupita. Mi mossi agitato nel sonno, era certa che la
causa della reazione di sua figlia fossi io. -...e Charlie ha bisogno
di me. È tutto solo, lassù, e non sa neanche
cucinare-. Continuò fissando la mamma con sguardo
supplicante. Non volevo che Bella si preoccupasse, avevo il terrore che
potesse avere una ricaduta.
-Vuoi restare a
Forks?-. Fece la donna stupita, prendendole una mano delicatamente tra
le sue. Gli occhi di Renèe si posarono di nuovo su di me
– Perché?-.
-Te l'ho detto... la
scuola, Charlie. Ahi!-. Rispose Bella piegandosi in due a causa del
dolore alle costole. Maledizione non doveva muoversi così!
Spalancai gli occhi fissandola terrorizzato e lei mi
restituì uno sguardo allarmato facendomi segno con la mano
di rimettermi a dormire. Mi rilassai ancora sperando che non facesse
ancora movimenti bruschi.
- Bella, piccola mia,
tu odi Forks-. Le ricordò la madre accarezzandole la fronte
e baciandola dolcemente. Il mio cuore sembrò sussultare nel
petto e stringersi di dolore. Se lei se ne fosse andata io sarei
rimasto solo e la mia vita sarebbe finita, ma forse, pensai, per Bella
sarebbe stata la soluzione migliore. Lontano da me non avrebbe dovuto
vivere tutti quei guai.
- Non è
così male-. Rispose invece borbottando. Renèe la
guardò sconvolta, non riusciva a credere alle sue orecchie e
nemmeno io. Si rabbuiò fissando sospettosa prima sua figlia
e poi me. Si staccò da lei solo per avvicinarsi al
mio corpo apparentemente addormentato, ma io continuai a dormire
rilassato.
- E’ per
lui?-. Sussurrò facendo fremere Bella. Non mi
sfuggì la sua occhiata disperata verso di me e i suoi occhi
lucidi. Non avrebbe voluto parlare alla madre di noi.
-C’entra
anche lui-. Ammise alla fine sospirando e ributtandosi stremata sui
cuscini –Sei riuscita a parlarci un po’?-. Chiese
incuriosita dal modo in cui sua madre mi fissava. Effettivamente
cominciava ad imbarazzare anche me, mi stava squadrando dalla testa ai
piedi come se non avesse creduto realmente ai suoi occhi e i suoi
pensieri non erano meno perplessi.
È
troppo perfetto… mi spaventa…
-Sì. E
vorrei discuterne con te-. Riprese incrociando le braccia al petto. I
suoi occhi non mi lasciarono nemmeno per un attimo e io finsi di
russare lievemente.
-Di cosa?-. Rispose
Bella confusa. Quest’inizio non mi piaceva affatto. Tentai di
leggere i suoi pensieri e notai una certa confusione, avrebbe voluto
fare una ramanzina con i fiocchi alla figlia, ma aveva notato quanto io
tenessi a lei e non sapeva cosa dire.
-Penso che quel
ragazzo sia innamorato di te-. Bisbigliò piano tentando di
non farsi sentire da me. Bella deglutì imbarazzata,
arrossendo, mentre sua madre la guardava esterrefatta dalla sua
reazione.
-Lo penso anche io-.
Mormorò Bella tentando di prendere aria. Ringraziai il cielo
di stare dormendo, altrimenti non avrei proprio saputo come reagire. Mi
stavano analizzando entrambe da parte a parte. Era piuttosto
imbarazzante dovevo ammetterlo, lo sguardo femminile sapeva come
analizzare un uomo.
È
bellissimo, non c’è che dire. Gentile,
dolce… sempre presente… Pensò la donna
insospettita.
- E tu, cosa provi per
lui?-. Le chiese sua madre facendo sbuffare il mio piccolo Bambi. Ma
Renèe non ammetteva repliche, non avrebbe cambiato
argomento, voleva sapere cosa ci legava, se ero o meno il suo ragazzo.
-Direi che sono pazza
di lui-. Tossicchiò Bella facendo aggrottare la fronte a sua
madre, che si accostò al mio cerbiattino meravigliata. Mi
lasciai sfuggire un sorrisino sarcastico. E così era pazza
di me… non sapevo se esserne felice o meno. Sapeva molto di
cotta adolescenziale, ma nulla di più. Non riuscii a capire
il perché del dolore che colpì così
forte il mio cuore. Mi accorsi solo in quel momento che forse il mio
amore era molto differente dal suo. Che sciocco. Per Bella
probabilmente era tutto diverso, in fondo era solo un essere umano. Non
lo avevo messo in conto, non ci avevo mai pensato.
-Lo so, mamma. Non
preoccuparti. È soltanto una cotta-. Liquidò
Renèe così, distruggendo definitivamente il mio
cuore. Sperai che stesse solamente cercando di convincere sua madre
della veridicità delle sue parole, del fatto che i suoi
sentimenti fossero superficiali per non farla preoccupare, ma comunque
provai disagio. Mi sentii ridicolo… potevo soffrire per una
semplice frase detta ad una mamma apprensiva? Mi sentivo un bambino.
Cercai di non pensarci, rimuginare non sarebbe servito a farmi stare
meglio, tutt’altro, così tornai ad ascoltare la
loro conversazione che fortunatamente per me stava volgendo al termine.
Renèe era pronta ad andarsene.
- Ti voglio bene,
mamma-. Terminò Bella quando sua madre la
abbracciò stretta.
- Anch'io, Bella.
Cerca però di stare più attenta a dove metti i
piedi, non voglio perderti-. Renèe la strinse al petto,
commossa e io non potei trattenermi dal sorridere. Ero
d’accordo con lei… Bella doveva stare
più attenta a tutto ciò che faceva. Ma sarei
rimasto io a controllare il mio cerbiattino e a vigilare su di lei, con
me sarebbe stata al sicuro. Quando la madre uscì aspettai
che l’infermiera controllasse le sue condizioni di salute
prima di riavvicinarmi a lei.
-Hai rubato un auto?-.
Fu la prima cosa che mi chiese alzando un sopracciglio. Dovevano
essermi sfuggiti dei discorsi, com’eravamo arrivati a quel
punto? Forse ero troppo immerso nei miei pensieri. Ridacchiai
portandomi una mano dietro il collo e annuii.
-Era una bella
macchina, molto veloce-. Sussurrai birichino beccandomi
un’occhiataccia niente male. Non riuscii a trattenere una
risata spontanea e lei storse le labbra in una smorfia di rimprovero.
Evidentemente non mi conosceva abbastanza, non ero così
tranquillo come immaginava lei.
-Dormicchiato bene?-.
Mi domandò poi irrigidendosi nel letto. Il sorriso
morì sulla mia bocca lasciando il posto ad
un’espressione perplessa. Avrei preferito non ascoltare
alcune cose, ma non avevo alcuna intenzione di dirle nulla.
-Sì.
È stato interessante-. Strinse gli occhi cercando di capire
cosa intendessero le mie parole, ma io non avevo alcuna voglia di
parlarle di quello che avevo sentito. Non volevo farla arrabbiare,
né farla stare male a causa mia.
- Che cosa?-. Chiese
ignorando la mia freddezza. Inutile sperare che lasciasse cadere
l’argomento, stavo combattendo una causa persa in partenza.
Abbassai lo sguardo tentando di non farle vedere il mio turbamento, la
mia sofferenza. Per un attimo avevo creduto che mi avrebbe lasciato e
che avrebbe seguito sua madre. In fondo lei odiava Forks.
-Sono sorpreso.
Pensavo che la Florida... e tua madre... be', pensavo fosse
ciò che volevi-. Stropicciai con le dita il lenzuolo ai
piedi del letto e la sentii sospirare incredula. Non riuscii comunque
ad alzare il capo per guardarla, consapevole del male che le stavo
provocando in quel momento. Ero solo una bestia, ecco quello che ero,
sapevo solo procurarle dolore.
-Ma a te toccherebbe
restare chiuso in casa tutto il giorno. Potresti uscire soltanto di
notte, come un vero vampiro-. Commentò incerta sembrando non
capire affatto cosa avessi voluto dire realmente. Sorrisi come sempre
della sua ingenuità, ricordando il suo cuore puro. Il mio
piccolo Bambi… tornai subito serio, sospirando afflitto.
-Sarei rimasto a
Forks, Bella. O in un posto del genere. Ovunque, pur di non farti
più soffrire-. Terminai, la voce imperscrutabile, atono. Non
avrei voluto, ma non avevo altro modo per farle capire che se avesse
voluto sarebbe stata libera di allontanarsi da me. D’un
tratto il suo cuore accelerò e il monitor
cominciò a lanciare chiari segnali di tachicardia. Alzai lo
sguardo e fissai il viso pallido di Bella contorto dal dolore, dalla
sofferenza. Le sua mani sul costato tentavano di sollevare il petto per
permettere alla cassa toracica di respirare. Rimasi immobile a
guardarla, attento, senza riuscire a parlare o a fare nulla. Era colpa
mia, al solito ero io a procurarle tutta quella angoscia, quella
preoccupazione. L’avrebbe mai capito? Un giorno quando ne
avesse avuto consapevolezza sarebbe scappata via lontano da me. Non
riuscii comunque a muovermi, sorpreso da quella reazione, sbalordito da
tutta quella sofferenza. Possibile che anche lei provasse il mio stesso
bisogno e con la stessa intensità? Che non fosse solamente
una cotta come poco prima aveva detto, ma che mi amasse veramente?
Troppe domande, troppo tardi. L’infermiera arrivò
controllando le condizioni del mio piccolo cerbiattino mentre io
continuavo a guardare Bella impotente, maledicendomi per quello che le
stavo causando.
- Prendiamo un
po’ di tranquillanti, piccola?-. Domandò la donna
scostandole i capelli dalla fronte.
-No, no-.
Bisbigliò Bella portandosi le dita sul cuore e
stropicciandosi la stoffa del pigiama, affannosa e ansimante. -Sto bene
così-. Scostò con l’altra mano il corpo
dell’infermiera, come se le mancasse aria e i suoi occhi si
posarono ancora su di me.
-Non è il
caso di essere coraggiosi, cara. È meglio che non ti stressi
troppo: hai bisogno di riposo-. Continuò sperando che il mio
cerbiattino cambiasse idea. Ma Bella scosse ancora il capo sorridendole
con fatica. Veramente ero io la causa di quel dolore? Non riuscivo a
capacitarmi di avere quel potere enorme su di lei.
-D'accordo. Suona il
campanello quando ti senti pronta-. Fece quindi la donna lanciandomi
uno sguardo perplesso. Guardai i monitor come a voler dire di non aver
capito nulla, ma ero turbato da ciò che stava succedendo. Il
cuore di Bella non accennava a decelerare e il suo dolore era
più reale di quanto l’infermiera stessa non
riuscisse a vedere. Io lo sentivo, lo percepivo dentro di me. Se mi
avessero diviso ancora dal mio piccolo Bambi sarei morto e
così era per lei.
Quando quella donna se
ne andò mi permisi di prendere il viso di Bella tra le mani
e poggiare la mia fronte sulla sua.
-Shhh,
Bella… calmati-. Mormorai espirando piano sul suo viso.
Sembrò tranquillizzarsi quando le mie dita le accarezzarono
dolcemente le guance, ma il suo battito cardiaco non ne voleva sapere
di quietarsi.
-Non lasciarmi-.
Bisbigliò senza voce. Dio mio, cosa avevo fatto? Le baciai
piano le labbra, sfiorandole appena e lei chiuse gli occhi, respirando
dolorante. Non avrei mai, mai potuto vivere un secondo di
più senza la mia piccola umana. Ero perdutamente innamorato
di lei.
-No, te lo prometto.
Adesso rilassati, così chiamo l'infermiera con i
tranquillanti-. Ma nonostante le mie parole, i suoi occhi continuavano
a supplicarmi, ad implorarmi di non lasciarla. Ancora un respiro e poi
un altro, il suo affanno aumentò e nel suo sguardo lessi una
sofferenza che non le permetteva di prendere facilmente aria. Non
sapevo cosa fare e la toccai, sfiorando le sue gote, il suo collo,
percorrendo i suoi zigomi.
- Bella. Non
andrò da nessuna parte. Sarò al tuo fianco ogni
volta che avrai bisogno di me-. Le promisi giurandolo a me stesso. Che
idiota. Mi stavo comportando veramente come uno stupido e le stavo
facendo male. Ancora una volta dimostravo di essere un egoista, una
bestia.
Alzo piano le mani
prendendo il mio volto tra le dita e toccandolo con adorazione. Mi
avvicinai ancora di più sfiorandole le labbra e bramando un
contatto più profondo. Non sapevo come farle capire che
sarei rimasto sempre con lei, per l’eternità. Io
non potevo vivere in un posto dove non ci fosse il suo profumo, il suo
sorriso, la sua presenza. Era praticamente impossibile.
-Giura che non mi
lascerai-. Ansimò passandomi i polpastrelli sulle labbra e
gemendo di dolore. Il cuore aumentava le sue pulsazioni come impazzito.
Non sapevo veramente cosa fare, ero spaventato, terrorizzato. Le baciai
piano l’angolo della bocca, alzando maggiormente il suo viso
e continuando a tenerlo tra le mani, ora serio.
-Lo giuro-. Sussurrai
cauto baciandole le labbra, premendo la mia bocca sulla sua. Le
mordicchiai il labbro superiore, gustando il sapore dolce e sensuale di
quella morbidezza fino a quando non sentii il suo cuore rallentare. Non
chiusi gli occhi, ma sostenni il suo sguardo intimorito fino a quando
non la vidi rilassarsi e tornare a respirare in modo normale. Scostai
le labbra solo per sospirare ripetutamente sulla sua bocca e in quel
momento la vidi chiudere gli occhi e abbandonarsi a me.
- Va meglio?-. Le
domandai prudente. Non potevo credere che avessi un tale effetto su di
lei, mi sembrava assurdo, ma mi rendeva dannatamente felice sapere che
non potesse fare a meno di me.
-Credo di
sì-. Bisbigliò a stento provando a controllare il
dolore che ancora sentiva. Scossi la testa aiutandola a sistemarsi tra
i cuscini e digrignai i denti preoccupato.
- E’ dovuta
a me questa reazione esagerata, sono imperdonabile-. Farfugliai
costringendola a irrigidirsi contro la morbidezza del letto. Doveva
rimanere calma e tranquilla, non fare sforzi inutili e di questo dovevo
convincermi io stesso prima di lei. Era a causa mia se Bella aveva
reagito in quel modo. Nonostante la mia promessa non lasciò
andare la mia mano stringendola con forza tra le sue… mi
guardava insicura.
-Perché hai
detto una cosa del genere, prima?-. Continuò spaventata -Sei
stanco di dovermi salvare in continuazione? Vuoi davvero che me ne
vada?-. Mi domandò a raffica tornando ad agitarsi.
Maledizione. Mi avvicinai di nuovo chinandomi sul letto e
accarezzandole una tempia in modo gentile. I suoi occhi mi osservavano
senza capire e io mi accorsi di aver veramente esagerato. Era
terrorizzata.
-No, non voglio stare
senza te, Bella, certo che no. Sii razionale. Neanche doverti salvare
è un problema. Ma il fatto è che sono io stesso a
metterti in pericolo... in fondo è colpa mia se sei qui-.
Mormorai poggiandole il pollice sulla guancia e godendo del suo calore,
del suo rossore. Bella si riscosse e immediatamente si mosse verso di
me, allungandosi per abbracciarmi. Vidi il suo sforzo, la sua
sofferenza nel muoversi e rimasi sbalordito dal suo desiderio di stare
con me, fino in fondo, anche contro se stessa. Era semplicemente
pazzia…
- Sì, se
non fosse stato per te non sarei qui... viva-. Commentò
stringendo le braccia intorno alla mia vita e tirando la flebo che le
dava nutrimento. Non volevo che facesse altri sforzi, ma non sapevo
affatto come convincerla.
-A malapena. Coperta
di bende e cerotti, nemmeno in grado di muoverti-. Le risposi
tormentato dai sensi di colpa. Possibile che non riuscisse a vedere la
verità? Da quando mi aveva incontrato non le erano successe
che disgrazie, non aveva fatto che correre inutili pericoli. Tutto a
causa mia, tutto per me. Non potevo permettere che le succedesse
qualcosa.
-Non parlo dell'ultima
volta in cui ho rischiato di morire. Ce ne sono altre, scegline una. Se
non ci fossi stato tu, sarei finita a marcire nel cimitero di Forks-.
Disse convinta cercando i miei occhi. Non le permisi di leggere il mio
animo, così colpevole, così vuoto in quel
momento. Io ricordavo solamente una cosa, nella mia mente scorreva
un’immagine che non avrei mai dimenticato, mai…
-Non è
questa la parte peggiore, comunque. Non è stato averti vista
là, sul pavimento... sottomessa e picchiata. Non
è stato temere che fossi arrivato davvero troppo tardi.
Nemmeno sentirti urlare di dolore... o tutti quei ricordi
insopportabili che porterò con me per l'eternità.
No, la parte peggiore è stata sentire... sapere che non
sarei riuscito a fermarmi. Essere convinto che sarei stato io a
ucciderti-. Confessai finalmente. Una cosa era doverla difendere dagli
altri, dagli eventi, una cosa era doverla proteggere da me stesso. Per
me era impossibile prevedere quanto ancora sarei riuscito resistere a
tanta dolcezza. Il profumo e il sapore di Bella per me erano una droga.
- Ma non lo hai
fatto-. Mi fece notare lei scostandosi da me e facendomi segno di
mettere il viso sul suo grembo.
- Avrei potuto. Senza
sforzo-. Le dissi ancora, sperando che capisse, che mi cacciasse.
Invece con le mani mi portò a stendermi contro di lei e mi
accarezzò i capelli in modo gentile. Sorrisi
involontariamente… veramente sembravo un bambino bisognoso
delle sue coccole e delle sue carezze. Avevo vissuto
l’Inferno senza il mio amore.
-Prometti-.
Sussurrò facendomi sorridere tristemente.
-Cosa-. Feci io
godendo delle sue dita tra i miei capelli. Avrei voluto che non
smettesse mai di coccolarmi, ci stavo prendendo gusto a farmi
convincere da lei. E questo era decisamente pericoloso.
-Lo sai, cosa-.
Rispose sfiorandomi con i polpastrelli la guancia tracciando una scia
sul collo con le unghie. Bel metodo di persuasione, utile, ma non
avrebbe potuto farmi desistere dalla mia convinzione che avevo portato
solo male e dolore nella sua vita, piuttosto che amore. Ed era
arrabbiata con me, molto… e spaventata.
-A quanto pare non
sono abbastanza forte da poterti stare lontano, perciò
immagino che alla fine farai a modo tuo... anche a costo di farti
uccidere-. Replicai per nulla indifferente al suo tocco. Essere
dipendente in quel modo… il mio orgoglio di uomo ne stava
pesantemente risentendo, ma non potevo fare a meno di lei, era la
verità. Una necessità, un bisogno, una
maledizione che mi avrebbe portato alla dannazione, ecco
cos’era quell’amore. Perciò le mie
ultime parole erano state sgarbate. Mi divincolai alzando le spalle e
guardandola negli occhi. Il panico che vidi mi fece ammutolire. Non
potevo prometterle che non l’avrei lasciata, non
potevo… perché non riusciva a capire cosa avrebbe
comportato una cosa simile?
- Bene-.
Continuò allora furiosa alzando la voce. La fissai attonito
-Hai detto che ti sei fermato... adesso voglio sapere
perché-. Non volevo litigare con lei in quelle condizioni,
era l’ultimo mio pensiero, ma non potevo evitare di
risponderle. Sospirai rassegnato, sperando non mi cacciassero fuori
dall’ospedale per aver indotto la sua salute al
peggioramento.
- Perché?-.
Non capii il senso della domanda. Bella non avrebbe dovuto sapere che
una volta morsi la trasformazione in vampiro era irreversibile.
Assottigliai le palpebre sospettoso.
- Perché
l'hai fatto. Perché non hai lasciato che il veleno entrasse
in circolo? A quest'ora sarei uguale a te-. Terminò, la voce
ancora alta e indignata. Sulle prime ringhiai piano, desiderando
ardentemente avere Alice tra le mani e strozzarla. Sicuramente era
stata lei a dire al mio piccolo Bambi come avveniva la trasformazione.
Non risposi voltandole le spalle e avvicinandomi alla porta. Avrei
voluto uscire, lasciarla dormire, quello non era né il modo,
né il momento giusto per parlarne. Stava male e doveva
riposare, non arrabbiarsi.
-Sono la prima ad
ammettere di non essere esperta di relazioni…-. Riprese
facendomi girare verso di lei. Lo sguardo supplicante, il tono meno
adirato, mi fece segno con la mano di sedermi accanto a lei sulla
sedia. - Ma mi sembra quantomeno logico... tra un uomo e una donna deve
esserci una certa parità... per esempio, non può
toccare sempre a uno solo dei due salvare l'altro. Devono potersi
salvare a vicenda-. Concluse sospirando tormentata. Scossi la testa
sedendomi accanto a lei e incrociando le braccia sul letto. Ero
sbalordito dalla sua incoscienza. Non poteva assolutamente comprendere
la mostruosità di quello che diceva.
- Ma tu mi hai
salvato-. Ammisi appoggiando il mento sulle braccia. Lei mi
fissò aggrottando le sopracciglia e io annuii leggermente,
con convinzione. Mi aveva donato l’anima… cosa
potevo volere d’altro? Mi aveva dato un motivo per vivere,
per voler vivere ancora, finalmente felice.
- Non posso essere
sempre Lois Lane. Voglio essere anche Superman-. Sbottò
facendomi sorridere divertito. Allungai la mano per accarezzare la sua,
ma lei la ritirò lanciandomi un’occhiataccia
arrabbiata. Va bene, non avrei cercato di ingraziarmela con carezze.
Decisi di rimanere buono al mio posto.
-Non sai cosa mi stai
chiedendo-. Continuai io fissando il bordo della federa. Trasformarla
in un mostro, essere la causa della sua morta eterna, della sua
dannazione. Non me la sentivo di farlo, non potevo condannarla ad una
simile esistenza. Era tutto fuorché normale.
-Invece credo di
sì-. Replicò lei esasperata dalla mia insistenza.
No, non ne aveva idea. Non sarebbe stato così facile. Essere
vampiro non comportava solamente eternità, ma tante altre
cose che avrebbe dovuto affrontare.
-Bella, non te ne
rendi conto. Ci penso da quasi novant'anni e non mi sono ancora fatto
un'idea-. Confessai sperando tornasse sui suoi passi. Eppure avevo
capito che era testarda e che non avrebbe lasciato cadere
così facilmente l’argomento. Era il suo carattere.
-Vorresti che Carlisle
non ti avesse salvato?-. Mi chiese stupefatta. No, non era questo.
Anzi… gli ero grato per avermi dato questa
possibilità. Ma io all’epoca non avevo
più nulla, né genitori, né amici,
nulla… ero solo niente, assolutamente niente.
-No, non è
così. Ma la mia vita era giunta al termine. Non stavo
rinunciando a niente-. Specificai tentando di farle comprendere la
verità di quello che le stavo dicendo. Avrebbe dovuto
rendersi conto che al contrario di me lei aveva qualcuno, aveva una
vita, un mondo da difendere e proteggere.
-La mia vita sei tu.
Soffrirei davvero soltanto se perdessi te-. Confessò
d’un fiato facendomi fremere. Chiusi gli occhi per un attimo,
assaporando il bisogno che quelle parole mi avevano trasmesso. Fu un
balsamo per il mio cuore. Ma nonostante le credessi, sapevo quanto
sarebbe stato difficile rinunciare alla sua vita. Perciò
rimasi calmo e la guardai in modo deciso.
- Non posso farlo,
Bella, e non lo farò-. Le risposi tassativo. Non avrei
accettato altre ragioni.
- Perché
no?-. Urlò lei incredula. Non volevo discutere e distolsi lo
sguardo - E non dirmi che è troppo difficile! Dopo oggi, o
qualche giorno fa, quando è stato... be', dopo tutto questo,
dovrebbe essere una passeggiata!-. Gridò ancora facendomi
spaventare. Forse non si rendeva veramente conto di ciò che
avrebbe perso. Glielo feci notare… come avrebbe affrontato
il dolore? E Charlie, suo padre? E Renèe?
Ammutolì cercando una risposta da darmi, una risposta che
arrivò piuttosto vaga, incerta. La fissai trionfante, sapevo
di aver vinto la battaglia. Per ora. Non volevo essere io a far
terminare la sua vita e non lo avrei fatto.
- Forse non
morirò subito... ma prima o poi succederà. Ogni
giorno, ogni minuto, quel momento si avvicina. E diventerò
vecchia-. Mormorò sofferente tentando di riprendere una
respirazione normale. Era così che avrebbe dovuto essere per
me. Il suo tempo, la sua vita, avrebbe dovuto scorrere normale come se
io non fossi mai esistito. Era già tanto che mi fosse stato
permesso di starle accanto dopo tutto quello che era successo. Non
meritavo tanta felicità.
-È
così che succederà. Come dovrebbe succedere. Come
sarebbe successo se io non fossi esistito... e io non sarei dovuto
esistere-. Insistei riuscendo solamente a provocarle un moto di rabbia
che la fece sbuffare. Alzai lo sguardo incrociando il suo che non si
abbassò, affrontandomi. Non volevo più parlarne,
basta, mi rifiutai di sentirmi paragonare ad un premio, mi rifiutai di
sentire altre ragioni. Lei sarebbe rimasta umana, volente o nolente.
-Se pensi che possa
finire qui, vuol dire che non mi conosci bene. Non sei l'unico vampiro
che conosco-. Mi minacciò stringendo le dita sulla federa.
Mi rabbuiai, ringhiando piano e avvicinandomi a lei che si
sollevò maggiormente sui cuscini.
-Alice non oserebbe-.
Digrignai i denti fuori di me e Bella deglutì intimorita.
Odiavo fare la parte del cattivo, ma ora mi stavo veramente
arrabbiando. Quando dicevo no, era no. Non c’era altra strada.
-Alice ha
già visto tutto, vero? Per questo ce l'hai con lei. Sa che
un giorno... diventerò come te-. Ridacchiò Bella
facendomi infuriare. Strinsi anche io le coperte tra le mani facendola
tremare e mormorai roco, la voce atona.
-Si sbaglia. Se
è per questo, ti ha anche vista morta, ma non è
accaduto-. Mentivo, Alice fino all’ultimo momento
l’aveva vista viva, ma non volevo che Bella sapesse. Ero
disperato, pronto a tutto per farle capire cosa fosse più
giusto per lei.
-Per quel che mi
riguarda, non scommetterò mai contro di lei-.
Borbottò sicura affrontando i miei occhi decisi e
sfottendomi. Ci guardammo a lungo, così vicini da poter
sentire uno il respiro dell’altro. Era impossibile continuare
ad essere arrabbiato con lei, in fondo voleva solamente stare con me,
nient’altro, tutto questo litigio solo perché
Bella voleva dimostrarmi che io ero l’unica cosa veramente
importante per lei. Mi sentii ridicolo. Non era questo che avevo voluto
fin dall’inizio? Essere tutto per la donna che amavo? Le
nostre labbra si sfiorarono involontariamente, accendendo in entrambi
un desiderio violento di fare l’amore. Il litigio ci aveva
messo una tale rabbia in corpo che l’unica cosa che in quel
momento avevo voglia di fare era baciarla, accarezzarla, farle capire
che mi apparteneva e che avrebbe dovuto ascoltarmi.
- Dunque la
conclusione è…-. Sussurrò sulla mia
bocca, baciandomi piano. Spinsi la lingua a toccarle le labbra e la
sentii gemere di piacere. Il fatto che riuscissi a resistere
così bene era qualcosa di assolutamente negativo per il
nostro rapporto, avevo sempre più voglia di lei. Persino in
ospedale.
- Mi sembra si chiami
impasse-. Conclusi serio quando le sue labbra torturarono le mie allo
stesso modo, leggere, dolci, ma tutt’altro che gentili. Era
un fuoco che non smetteva di divorare un attimo entrambi.
Ma qualcosa mi
risvegliò dal sogno. Bella diventò immediatamente
pallida, sopportando una nuova ondata di dolore.
-Come ti senti?-. Le
domandai spingendola indietro e facendola rilassare sui cuscini.
Inizialmente non rispose, cercando di sopportare e rilassarsi, ma non
mi sfuggì il tremore del suo corpo.
- Bene-. Rispose con
gli occhi lucidi, sul punto di piangere. Il battito del cuore era
rallentato, ma di nuovo faticava a respirare. Le accarezzai la fronte
scostandole i capelli e notai gocce di sudore freddo imperlarle la
pelle.
- Non ti credo-. Le
dissi gentile, tentando di farmi dire la verità. I suoi
occhi si chiusero per qualche istante, tentando di controllare la
debolezza e io sospirai preoccupato. Testarda di una ragazza,
perché non voleva mai ascoltarmi?
-Non ho intenzione di
rimettermi a dormire-. Biascicò cercando di mantenere il
controllo. Il pallore non accennò a diminuire e le sue
labbra diventarono improvvisamente bianche, facendomi spaventare. Non
andava affatto bene, doveva riposare. Era troppo preoccupata e come
sempre la causa del suo male ero io.
-Hai bisogno di
riposo. Tutto questo discutere non ti fa bene-. Bisbigliai allontanando
le mie dita dal suo viso e allungandole verso l’interfono.
- Allora arrenditi-.
Mormorò debolmente. Schiacciai l’interruttore
senza aspettare il suo assenso e la vidi spalancare gli occhi sorpresa.
- Bel colpo!-.
L’apostrofai contento. Ma ancora una volta avevo vinto io la
battaglia.
-No!-. Rispose
afflitta fissandomi supplicante. Volevo riposasse e riprendesse tutte
le energie, poi avremmo parlato. Si arrabbiò molto
lasciandomi stupito, senza parole. Con le lacrime agli occhi si
aggrappò al mio braccio minacciando di rifiutare qualsiasi
cura le avessero somministrato. Perché tutta questa
ostinazione? Non riuscii a capire, le avevo detto che non mi sarei
allontanato.
- Bella, tu stai male.
Hai bisogno di rilassarti per guarire. Perché sei
così ostinata? Non serviranno altri aghi né cose
del genere-. Nonostante le mie parole non mi lasciò andare
stringendo la mia felpa con una tale forza che mi domandai dove
l’avesse presa. Scosse la testa pregandomi con quegli occhi
da cerbiattino e io sospirai.
- Non ho paura degli
aghi-. Bisbigliò terrorizzata- Ho paura di chiudere gli
occhi-.
Finalmente capii.
Aveva paura che la lasciassi sola, che sparissi e non mantenessi la
promessa che le avevo fatto. Mi chinai verso di lei baciandole piano le
labbra e prendendole la testa tra le mani. Era la mia vita, la mia vita
dentro quel piccolo corpo da umana, tutto ciò che era parte
di me era in lei. La fissai deciso tentando di trasmetterle tutte le
mie emozioni ed entrambi capimmo che niente ci avrebbe mai diviso.
Portò le sue mani sulle mie stringendole forte e io la
baciai ancora. Niente mi avrebbe fatto allontanare da lei, nulla.
-Ti ho detto che non
andrò da nessuna parte. Non avere paura. Fino a quando lo
vorrai, io starò qui-.
Le promisi sfiorandole
ancora la bocca. Bella sorrise dolcemente facendomi vibrare
l’anima e io tremai emozionato. Finalmente la vedevo
sorridere felice e solo per aver detto che non l’avrei
lasciata. Avevo troppo potere su di lei, cominciavo a rendermene conto.
-Stai parlando
dell'eternità, lo sai-. Rispose quando la lasciai,
fissandomi sicura. Le sorrisi scuotendo il capo e ricordando
improvvisamente le parole che aveva detto a sua madre. Il dolore
tornò a sfiorarmi il cuore e non capii come fosse possibile
provare una simile sofferenza solamente per una frase motivata dalle
circostanze. Proprio io avrei dovuto comprendere e invece…
-Oh, te la farai
passare... è soltanto una cotta-. Le ricordai distogliendo
gli occhi e facendo per allontanarmi. Allungò una mano
afferrando ancora la mia maglia e mi tirò verso di lei.
Quando la guardai scosse il capo angosciata e io mi accorsi di essere
stato profondamente colpito dalle sue parole, molto più di
quanto non avessi pensato inizialmente.
-Quando
Renée se l'è bevuta ci sono rimasta quasi male.
Sai bene che non è così-. Bisbigliò
impallidendo e stringendo ancora di più la felpa. Dannazione
no! No che non lo sapevo. Avrei voluto leggerle dentro, leggere la sua
anima e invece non riuscivo a comprendere molte cose. Mi sentii uno
sciocco, ancora una volta l’avevo fatta stare male. Le sue
labbra tremavano incredule e il suo viso era una maschera di dolore.
-È il bello
di essere umani. Le cose cambiano-. Il colpo di grazia. Possibile che
non riuscissi a tenere a freno la lingua? Non lo pensavo veramente, la
mia era solo paura. Terrore che lei non mi volesse più un
giorno, che potesse rifiutarmi disgustata, allontanarmi spaventata.
Come avrei potuto vivere senza di lei?
- Non trattenere il
respiro mentre aspetti che accada-. Ribattè convinta
attirandomi a lei e rubandomi un bacio veloce sulle labbra prima che
entrasse l’infermiera. Rimasi impalato, fermo e immobile,
sorpreso dal suo gesto. Scoppiai a ridere proprio mentre la donna si
avvicinava al letto rivolgendomi uno sguardo di rimprovero. Il mio
piccolo cerbiattino non si sarebbe mai smentita, proprio per questo ero
perdutamente e pazzamente innamorato di lei. Aspettai che
l’infermiera uscisse prima di riavvicinarmi a Bella. Le
sfiorai le guance con le labbra vedendola sorridere tra la veglia e il
sonno. Ora che aveva preso i tranquillanti poteva riposare serena.
-Resta-.
Bofonchiò supplicante.
- Sì, te lo
prometto. Come ho detto, finché lo desideri...
finché è la cosa migliore per te-. Le sussurrai
sulla fronte, aspettando che si addormentasse, che chiudesse gli occhi
e si rilassasse. Era così indifesa, così tenera
in quel momento.
- ... 'n è
la stessa cosa-. Farfugliò con il tono da bimba, facendomi
scoppiare di nuovo a ridere. Era dolcissima e io la adoravo. Le scostai
i capelli che le erano scivolati sul viso e mi accorsi di quanto amore
ci legava.
- Non preoccuparti di
questo adesso, Bella. Possiamo ricominciare a discutere quando ti
svegli-. Mormorai piano facendola sorridere, più sicura.
Annuì, ma ormai non riusciva più a resistere al
sonno.
- ...'a bene-. Disse
scivolando meglio tra le coperte e lasciando che Morfeo la seducesse.
Avrei voluto essere io a cullarla tra le mie braccia, a baciare le sue
palpebre mentre dormiva, a proteggerla e scaldarla, ma non potevo.
Sospirai avvicinandomi al suo orecchio, avevo bisogno di dirle che
l’amavo.
-Ti amo-. Bisbigliai
facendole riaprire gli occhi. Il suo sguardo perso e stanco mi
sfiorò felice e io capii che non avrei mai voluto
nient’altro nella mia eternità. Solamente
lei…
- Anche io-. Riuscii
ad articolare, facendomi correre un brivido lungo la schiena. Sorrisi
della sua insistenza, voleva rimanere sveglia, lo sapevo. Non riusciva
a sfuggirmi il modo in cui mi stringeva la felpa, tentando di non
lasciarla andare e anche la fatica che faceva nel tenere quegli
occhioni nocciola aperti per guardarmi.
- Lo so-. Sussurrai
scostandomi appena per permetterle di abbandonarsi al sonno. Ma quando
il suo viso si spostò verso il mio compresi immediatamente
che il mio tenero cerbiattino aveva bisogno del bacio della buona
notte. Le sfiorai le labbra e lei si strinse nelle spalle sonnacchiosa,
questa volta decisa a dormire.
- Grazie-. Fece con la
voce impastata. Grazie di cosa… baciarla era un piacere a
cui non avrei mai rinunciato per nulla al mondo. Avrei resistito alle
pene dell’Inferno per sentire la sua bocca posarsi sulla mia.
- Di niente-. Le
risposi piano, credendo che ormai si stesse per addormentare. Il suo
respiro era regolare, le palpebre abbassate, il battito lento e
normale. Non mi restava che voltarmi e lasciarla dormire almeno fino a
sera, quando sapevo che si sarebbe svegliata. Ma non aveva finito di
parlare, dovetti subito ricredermi.
-Edward?-. Mi
chiamò facendomi voltare. Aggrottai la fronte
sorpreso… aveva ancora voglia di parlare? Incredibile.
-Sì?-. Le
risposi stranito. Cosa poteva ancora volere? Era esausta. Mi avvicinai
insicuro sperando che non sentisse ancora dolore, ma non era quello a
cui il mio Bambi aspirava.
- Io scommetto su
Alice-. Disse prima di cadere in un sonno profondo. Rimasi allibito a
fissarla. Non sapevo se ridere o essere arrabbiato con lei. Avrei
dovuto immaginare che avrebbe fatto di tutto per avere
l’ultima parola, cocciuta com’era. Alla fine scossi
il capo e le baciai una guancia sperando che avrebbe ripreso in fretta
le forze. Volevo tornare a vederla sorridere e stare bene con me. Uscii
aspettando che arrivasse sera, con ansia. Sarei tornato in ospedale e
le avrei fatto compagnia tutta la notte, come ogni notte le avevo
parlato mentre dormiva, standole vicino, coccolandola, sperando di
vederla tornare presto in salute. Così verso le otto scappai
in ospedale senza che nessuno si accorgesse della mia presenza e
aspettai che l’infermiera uscisse dalla stanza con il vassoio
della cena per entrare e farmi vedere da lei.
-Edward!-.
Gridò, contenta di vedermi. Le avevano tolto la flebo per
fortuna. Mi avvicinai a lei felice di rivederla e le schioccai un bacio
sulla guancia. Dopo aver riposato e mangiato aveva decisamente un viso
più sereno e tranquillo.
- Piccola-. Mormorai
sereno. Allungò subito le mani verso di me e io la strinsi
con foga senza aspettare un minuto di più. Era stupendo
poter tornare ad abbracciarla. Sembrava aver ripreso le forze ora, ne
ero felice.
- Ti ha fatto bene
mangiare qualc…-. Non feci in tempo a finire la frase
perché la sua bocca premette contro la mia e le sue braccia
mi attirarono a lei, felici di potermi toccare ancora.
-Finalmente sei qui,
quando mi sono svegliata e non c’eri mi sono sentita morire-.
Confessò stringendosi al mio petto, dimentica di qualunque
cosa. Anche per me era lo stesso, vederla mi faceva stare bene, mi
rendeva felice.
- Ti avevo promesso
che non ti avrei lasciata sola, ma devo uscire anche io
dall’ospedale ogni tanto sai?-. Ridacchiai stringendole le
dita ora libere dai cerotti. Rispose alla mia stretta continuando a
baciarmi piano, estasiata. Eravamo stati per troppo tempo lontani.
Troppo per poterlo sopportare.
- Ehi piano, piano-.
Le dissi sghignazzando e scostandola piano da me – Ti fai
male…-. Le accarezzai le guance emozionato, contento di
vederla così serena, ma lei non aveva alcuna intenzione di
lasciarmi andare e mi abbracciò calorosamente ancora e
ancora.
- Ti amo, ti amo
troppo-. Sussurrò affondandomi le dita tra i capelli e
accarezzandomi con foga. Non capivo che cosa le fosse successo, fino a
poco prima stavamo litigando e punzecchiandoci su cosa ne sarebbe stato
di lei, invece ora…
- Non voglio litigare
con te-. Continuò seriamente portandosi le mie mani sul
grembo e osservandomi dispiaciuta. – Non ricordo molto bene.
Ho urlato e… capisco le tue ragioni, scus…-. Non
la lasciai finire, proprio come lei poco prima aveva fatto con me e la
baciai mordendole piano le labbra, facendola gemere di piacere. La
sentii ridacchiare contenta e fu musica per le orecchie. Era come
rinascere, la mia anima si svegliò dal suo sonno e
finalmente si rese conto che Bella era lì, di fronte a me,
viva e vitale.
- Amore-.
Bisbigliò guardandomi negli occhi, cercando ancora le mie
labbra. Avrei dovuto fermarla, ma non ero affatto affamato. Il suo
sangue mi aveva reso più forte di quanto non avessi potuto
mai immaginare, ancora lo sentivo caldo scorrere dentro di me, non lo
avrei mai dimenticato.
- Dimmi-. Le risposi
abbandonandomi sulla federa, mentre nell’ospedale
cominciavano a spegnersi le prime luci. Ridacchiò in modo
adorabile e continuò a guardarmi con sguardo malizioso e
birichino.
- Rimarrai qui con me,
vero?-. Chiese facendomi segno di salire sul suo letto. Scossi il capo
allibito. Non sarebbe stato carino dormire insieme in un letto
d’ospedale. Spalancai gli occhi facendole segno di fare la
brava, ma lei mi tirò verso di sé e io
non riuscii a resisterle. Mi fece spazio sul letto singolo e io salii
stendendomi sopra le lenzuola bianche.
- Come sta il mio
vampiro questa sera?-. Bisbigliò sdraiandosi su un lato e
poggiando il capo sul mio torace. Le scostai i capelli
all’indietro pensando ad una risposta da darle. Ero felice di
quell’accoglienza, ma non mi fidavo di lei, sapevo che
sarebbe tornata alla carica con le sue richieste.
- Sto bene, mai stato
meglio-. Confessai quando mi prese il viso tra le mani, osservandomi
adorante.
- Mi sei
mancato… pensavo di non rivederti più. Scusa
ancora per oggi… io non voglio stare senza di te. Ero
spaventata-. Ammise abbracciandomi e sospirando su di me. Lo sapevo,
avevo capito, tutto il pomeriggio non avevo fatto altro che rimuginare
sull’accaduto, sul nostro litigo. Ed era tutta colpa della
mia ansia, delle mie preoccupazioni per lei. Ma doveva comprendere il
mio atteggiamento, io la amavo.
- Lo sai quanto ti
amo… ti amo da impazzire-. Bisbigliai come un amante segreto
che di nascosto sgattaiolava nella stanza della donna amata.
– Ho bisogno di te-. Finii col dire totalmente assorto nei
suoi occhi nocciola, pulsanti e passionali nei miei.
- Dimmelo ancora,
dimmelo finchè non ti stanchi-. Sussurrò sulle
mie labbra aspettando che lo ripetessi. Scoppiai a ridere a quella
richiesta. Impossibile che io mi stancassi di dirle quanto ero
innamorato di lei. Mi sentii vivo come non ero da tempo, ragazzino
forse, ma vitale, passionale, totalmente stupido.
- Sarebbe un
problema-. Valutai tornando serio e facendole aggrottare la fronte. Il
suo musino si rattristò e io non potei resistere alla
tentazione. La avvolsi così stretta che un gemito di dolore
le sfuggì dalle labbra. Ma che idiota, era convalescente.
Quando mi scostai con gli occhi pieni di sensi di colpa, la vidi
sorridere e tornare ad abbracciarmi forte.
- Sei
bellissimo…-. Mormorò tornando a osservarmi
dolcemente. – Non puoi capire quello che provo dentro, vorrei
esplodere, vorrei… urlare non lo so-. Continuò
emozionata tentando di sollevarsi dal materasso. La bloccai scuotendo
la testa preoccupato e sentendo la stessa eccitazione crescere in me.
Doveva calmarsi altrimenti avremmo finito per commettere qualche
pasticcio.
- Ti amo-. Le dissi
piano cercando di controllare le mie emozioni. Si morse le labbra
contenta come un bimba e si sporse di nuovo verso di me.
- Posso baciarti per
sempre?-. Domandò tentando di liberarsi dalla costrizione
del gesso sulla gamba. Ridacchiai sollevandola meglio e facendola
sistemare contro di me. Avrei voluto poterle dire che di me poteva fare
ogni cosa, ma non era così, ogni bacio per lei era un
rischio e dovevamo esserne entrambi consapevoli. Se ora riuscivo a
controllarmi così bene era proprio a causa del fatto che
fossi sazio del suo sangue, così dolce e zuccherino.
- Bella…-.
Sussurrai sospirando tristemente. Mi alzò la testa con
dolcezza scuotendo il capo e carezzandomi la tempia.
- Lo so…
sta tranquillo. Sorridimi ti prego-. Disse sollevandomi il mento e
baciandomi in modo struggente. Chiusi gli occhi adorando quel sapore e
quel profumo che tanto mi facevano perdere. – Tu sei tutto
ciò per cui vale la pena vivere e morire, Edward-. Concluse
facendomi fremere. Aprii le palpebre incredulo, accostando di nuovo
alle mie le sue labbra. Non aveva idea dell’effetto che
quelle parole avevano su di me, sul mio ego di vampiro, che diventava
sempre più possessivo e geloso di lei. Non volevo pensarci
ora, ma certo la dipendenza che avevamo l’uno
dall’altra cresceva ogni minuto senza che io riuscissi a
frenarla, senza che io volessi fermarla.
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Capitolo 55 *** Epilogo ***
Eccoci
giunti all'ultimo capitolo di Mid Sun, o meglio l'epilogo di Mid Sun.
Se avete dei sospetti su come andrà a finire i vostri
sospetti sono
fondati :-P. Capitolo a rating arancione però... aiuto,
speriamo bene.
E così il nostro viaggio nella mente di Edward finisce qui e
io vi dico
grazie. Mi è piaciuta questa avventura devo proprio
confessarvelo. Ho
iniziato con estrema difficoltà chiedendomi se ne valesse la
pena, se
fossi veramente capace di creare la personalità del vampiro
Edward come
io l'avevo immaginata, come io volevo che fosse: dolce, romantico,
passionale, intelligente, unico, tanto uomo, ragazzo con desideri di
ragazzo, quanto vampiro nella sua mostruosità di creatura
sovrannaturale. L'ho umanizzato moltissimo perchè mi sono
chiesta in
cosa Bella avesse "modificato" Edward e ho dato una delle tante
risposte: lo ha reso umano e l'ha riportato alla vita... insomma avere
voglia di vivere in un'eternità fatta di nulla non
è mica semplice.
Detto questo e fatte le mie ultime considerazioni vi auguro ancora buon
anno e vi dico che senza il vostro appoggio e incoraggiamento non ce
l'avrei mai fatta a terminare. E ho imparato veramente moltissimo. A
non mettere troppi puntini di sospensione, a metterne tre invece che
due, a misurarmi con me stessa ed ogni giorno migliorare per cercare di
darvi il meglio, per farvi emozionare con me. Se ci sono riuscita non
ho fallito e quando non ci sono riuscita beh... imparerò.
Non ho certo
concluso qui questo viaggio. Dalla Meyer anche ho imparato qualcosa, ne
farò tesoro dei suoi insegnamenti, ho finalmente visto i
pregi e i
difetti di questa scrittrice e proverò anche grazie a lei a
migliorarmi. Insomma sono emozionata meglio che vi lasci al capitolo.
Un bacione forte e un abbraccio a tutti. Sempre vostra. Malia.
P.S.
Non piangete che piango anche io. -.-
Epilogo
Era
bellissima, non osavo nemmeno sfiorarla tanto era bella. Ero stregato
dalla luce della luna che danzava sul suo viso pallido, non avrei fatto
altro che guardarla per tutta la sera del ballo di fine anno. Sapevo
che non avrebbe voluto andarci, che odiava questo tipo di feste
scolastiche, ma la tentazione di vederla elegante aveva prevalso. Alice
aveva fatto un ottimo lavoro, Bella splendeva tra la folla come un
angelo del Paradiso, nonostante il gesso alla gamba. Ed era
mia…
-A cosa stai pensando? Si è fatto tardi-. Mi chiese
dolcemente durante l’ennesimo ballo. Adoravo ballare i lenti
con lei, potevo tenerla stretta e farla roteare senza alcuna
difficoltà.
- Ripensavo alla tua cieca e immotivata voglia di essere una vampira-.
Confessai solennemente facendola sorridere. Roteammo per la
pista del giardino, ormai vuota, i piedi di Bella sopra i miei per
evitare che cadesse.
- Edward. Io voglio solo stare con te. Non puoi biasimarmi per questo-.
Rispose schiettamente abbracciandomi stretto e guardandomi negli occhi.
Le accarezzai la guancia con le labbra fredde, facendola rabbrividire
nel gelo serale. Sapevo perfettamente il motivo per cui voleva essere
come me, e non mi piaceva. Essere io la causa della sua
dannazione… no mai, tassativamente mai.
- Non ne parliamo ancora, piccolina. Hai detto che per ora ti sarebbe
bastato starmi vicina in questo modo-. Ma perché avevo
ritirato fuori l’argomento? Era la mia paura, il mio chiodo
fisso che lei potesse commettere sciocchezze solo per diventare
vampira. E io non volevo, non potevo concepirlo, ma quella non era la
sera adatta, dovevo rilassarmi.
- Sì, per ora sì. Ma il fatto che io ti voglia
per sempre non aiuta. Mi fa paura invecchiare-. Ammise lasciandosi
guidare nel ballo. A breve l’avrei riportata a casa, da suo
padre, che aveva posto i paletti alla nostra relazione ritenendomi
responsabile di ciò che era successo a sua figlia. E aveva
ragione, era stata tutta colpa mia. Ma non m’importava di
lui, fino a quando avessi avuto la fiducia di Bella, il suo amore
incondizionato, avrei dimenticato il resto.
- Non ci pensare, hai solo diciassette anni. È presto per
parlare di vecchiaia-. Ribattei sincero sperando che capisse.
Sospirò annuendo, ma i suoi occhi si rabbuiarono diventando
di nuovo tristi. L’ossessione
dell’eternità la stava portando a viverla molto
male, l’avevo notato, non mancava giorno che non parlassimo
della cosa. Questo non mi piaceva, volevo che lei stesse bene, non che
accumulasse pensieri negativi.
- Sì, ma sapere che qualcosa inevitabilmente ci
dividerà, non mi dà tregua-. Riprese poi proprio
mentre la musica aveva fine. La aiutai a scostarsi da me e insieme
camminammo verso una panchina nel giardino della scuola. Quella sera
tutto il mondo mi sembrava differente e non era difficile immaginare
perché. Entrambi guardammo la luna e le stelle circostanti,
nessuno dei due però aveva voglia di parlare. Volevo solo
godere della sua presenza accanto a me. La feci abbandonare contro il
mio torace, osservando il paesaggio circostante, ma inevitabilmente
tornai a guardarla, inevitabilmente attratto dal suo candore. I suoi
occhi fissi e tristi nel vuoto mi fecero piangere l’anima,
possibile che non riuscisse a capire quanto tutto questo fosse
difficile? Non bastava schioccare le dita per essere un vampiro.
- Bella, non voglio rovinare questa sera. In fondo ci siamo divertiti-.
Le dissi accarezzandole piano i capelli. Alice le aveva fatto degli
splendidi boccoli che le ricadevano sulle spalle, dai riflessi dorati,
non avevo mai sentito un profumo più dolce di quello dei
suoi capelli. Sapevano sempre di fiori.
- Ci siamo divertiti perché ci sei tu… altrimenti
questa notte non avrebbe avuto senso-. Replicò continuando a
guardare il panorama notturno che si perdeva nelle luci del parcheggio
della Forks High School. La abbracciai circondandole la vita e iniziai
a cullarla canticchiandole la mia ninna nanna. Era strano come ogni sua
parola riuscisse a donarmi piacere, un compiacimento sottile che mi
rendeva fiero di essere il suo ragazzo. Non ne capivo
esattamente il motivo, ma i suoi complimenti mi piacevano.
- E’ una tappa fondamentale della tua vita, non farmelo
ripetere-. Conclusi cercando il suo sguardo che era tornato
alle luci del ballo. I nostri occhi si incontrarono sorridenti e io
capii che Bella non aveva alcuna intenzione di cedere. Voleva a tutti i
costi l’eternità, come non aveva molta importanza.
- E tu sei tutta la mia vita, Edward. Il paragone non sussiste. Non
continuiamo a parlarne per favore-. Tagliò corto con voce
scocciata facendomi scoppiare a ridere. Era cocciuta, terribilmente
testarda, ma proprio per questo la adoravo. Il suo desiderio di stare
con me era così forte che non riusciva a vedere la
verità che si celava dietro l’essere vampiro.
- Basta, non voglio litigare questa sera con te Bella-.
Bisbigliai baciandole il capo e scostandola da me leggermente.
Rabbrividì nell’aria fredda della sera, o forse
ero stato io con le mie mani gelide sulle sue spalle ad aver provocato
quel fremito, ma non avrei mai potuto saperlo. Quella notte noi eravamo
solamente Edward e Bella al ballo di fine anno, non un vampiro e un
essere umano. Cosa avrebbe fatto un ragazzo umano con la propria
ragazza al ballo?
- Piuttosto… cosa si fa ad un ballo di fine anno umanamente
parlando? Cosa fanno solitamente i ragazzi dopo aver ballato?-. Le
domandai incuriosito. In fondo era la prima volta anche per me, non mi
ero mai interessato a festicciole di quel tipo, proprio
perché ero solito stare lontano da compagnie umane,
soprattutto femminili. Bella si irrigidì cambiando colore e
diventando tutta rossa, ma sulle prime non capii. Non mi sembrava di
aver detto nulla di sbagliato, ma ripensando ai pensieri degli uomini
in sala mi voltai imbarazzato verso la finta fontana costruita per
l’occasione in giardino. “Bella prova
campione… dieci punti per l’idiozia”.
- Emh, ops, scusa-. Farfugliai tentando di recuperare un
po’ di contegno. Non che mi sarebbe dispiaciuto trovare un
posto isolato dove baciarmi con lei, anzi, era tutta la sera che non
pensavo ad altro che ad assaggiare le sue labbra scarlatte delineate
dal rossetto scuro. Ma comunque i pericoli incombenti erano molto
più importanti delle usanze umane.
- Niente… emh. Che ne dici invece di riportarmi a casa?
Forse è ora-. Disse impercettibilmente ancora piuttosto
impacciata. A volte avrei dovuto mordermi la lingua e pensare prima di
parlare, quella era stata sempre una mia virtù,
evidentemente stavo perdendo colpi.
- Beh Charlie questa volta non ha dato orari. Ha detto solo
“divertitevi” e qualcosa come “se non la
riporti a casa intera questa volta ti spacco le gambe”. Penso
di non essergli più molto simpatico-. Continuai tentando di
far diventare l’aria meno pesante. Bella scoppiò a
ridere prendendomi la mano e facendo per alzarsi, ma io la precedetti e
la costrinsi ad appoggiarsi totalmente contro di me. Non era il caso
che con il gesso facesse sforzi inutili.
Insieme ci incamminammo silenziosi verso l’angolo del
giardino, l’uscita, ma improvvisamente i pensieri di Alice e
Jasper mi giunsero alla mente colpendomi in pieno. Strinsi Bella a me
inevitabilmente imbarazzato e lei non capì il mio
comportamento rigido fino a quando non passammo vicino a loro, nascosti
dietro un cespuglio… si baciavano come due ragazzini. La
cosa peggiore fu scontrarci poco dopo anche con Emmett e Rosalie che
non stavano perdendo tempo in chiacchiere. Cominciai ad odiare le
usanze umane, soprattutto quando seguite alla lettera dai miei fratelli.
-A quanto pare hanno preso seriamente questa festa-.
Commentò Bella sbirciando meglio dietro la siepe. La trassi
a me tentando di non farle vedere anche i suoi amici che si davano alla
pazza gioia poco più lontano.
- Ehi, ma quelli sono Mike e Jessica…-. Strabuzzò
gli occhi incredula e io ridacchiai. Meglio riportarla immediatamente a
casa prima che le venissero strane idee in testa. O meglio…
prima che venissero al sottoscritto strane idee in testa. Le afferrai
una mano e piano mi incamminai vero la cornice fiorita
dell’entrata sorreggendo totalmente il corpo di Bella contro
il mio. Ma per la foga di portarla via di lì non notai la
scarpetta col tacco a spillo che scivolò nell’erba
lasciando il suo piede nudo.
- Edward -. Mi chiamò sottovoce aggrappandosi alla mia
giacca. Sospirai comprendendo immediatamente che qualcosa non andava e
la guardai in volto. Non mi piaceva l’atmosfera che si stava
creando tra noi, se prima eravamo molto complici, uniti, ora
c’era di nuovo un muro creato dalla vergogna e dalla
difficoltà di quel momento. Maledizione… le feci
segno di rimanere ferma e tornai piano sui miei passi prendendo subito
tra le dita la scarpa. La afferrai nell’erba bagnata e mi
diressi di nuovo in direzione di Bella che aspettava in equilibrio sul
piede nudo. Mi fermai improvvisamente colpito dal modo in cui la luce
notturna la colpiva e la guardai affascinato. Il vestito di raso blu le
stava d’incanto e le lasciava le spalle nude in modo molto
sensuale ed eccitante. Non era né troppo corto né
troppo lungo e lasciava scoperta una parte del ginocchio che rendeva la
sua gamba nuda molto erotica. Il gesso non rovinava affatto quella
meraviglia. Mi lasciai cullare per qualche secondo dal suo dolce
profumo e rimasi lì, immobile, mentre i suoi occhi si
volgevano stupiti verso di me. La fissai per qualche secondo ancora
stringendo tra le dita il tacco e tentai di scuotermi dal sogno.
Impossibile. Il suo sguardo scivolò sul mio vestito e mi
ammirò apertamente facendomi sentire un dio pagano. I suoi
occhi nocciola mi dicevano che ero bello, la sua anima mi diceva che
ero suo, il suo corpo era attratto da me con un ardore e una passione
che potevo sentire l’odore della sua femminilità
combattere per non abbandonarsi a me ogni istante. Abbassai il capo per
non mostrare il mio desiderio e mi avvicinai a lei lentamente. Dovevo
controllarmi, lasciarmi andare significava metterla ancora in pericolo,
nonostante tutto volevo che trascorresse una serata tranquilla, senza
tachicardie, batticuori o stress di alcun tipo. Avrei fatto il bravo
ragazzo, mi sarei comportato come un perfetto cavaliere. Mi fece segno
di avvicinarmi e io annuii ancora intontito. Non appena fummo
l’uno di fronte a l’altro le sorrisi e mi chinai
per rimetterle la scarpetta. Si appoggiò con le braccia su
di me facendo leva sul gesso e io le afferrai con gentilezza il
calcagno. Ma invece di rimetterle la scarpa mi ritrovai ad accarezzare
dolcemente il suo piede e a toccare la sua pelle delicata e fredda.
- Edward…-. La sentii mormorare stupita. Mi portai senza
pensare le sue dita alle labbra e vi posai un bacio leggero. Il brivido
che la scosse mi fece impazzire e quando il suo cuore prese a correre
veloce capii di essermi perso. Non avrei dovuto, e invece…
- E che cos'altro
può mai esser l'amore se non una follia molto segreta,
un'amarezza soffocante e una salutare dolcezza-.
Bisbigliai a bassa voce continuando con il pollice a disegnare cerchi
concentrici sulla sua caviglia. Sospirai sulla curva del suo piede
carezzandola con il naso, adorandola e rimettendole con delicatezza
estrema la scarpetta dal tacco a spillo che le apparteneva.
- Mia dolce Cenerentola…-. Le dissi ancora in ginocchio,
alzando il capo verso il suo viso acceso di rossore. Le sue mani ancora
ferme sulle mie spalle si chiusero intorno al mio viso e lo attirarono
a sé come attratte magneticamente. Rifiutare quel gesto
d’amore sarebbe stato come uccidere me stesso. Mi alzai
circondandole la vita con il braccio, attento a non farla cadere e mi
chinai sulla sua bocca tenera con una lentezza disarmante. Le nostre
labbra si unirono tra le luci soffuse della notte e le sue labbra
gelide si posarono sulle mie altrettanto fredde. Un brivido mi corse
lungo la schiena e mi fece gemere piano, il suo profumo
nell’aria ghiacciata era energico e brioso, mi faceva
impazzire e il suo respiro mi diede alla testa, era caldo e malfermo.
Assaporai con dolcezza quel nettare fresco e scoprii di volerne ancora
di più, anche se sapevo di non potere.
- Forse sarebbe meglio tornare a casa-. Mi staccai lievemente tentando
di convincere me stesso della validità della mia
affermazione.
- Nooo, dai…-. Si lamentò alzandosi in punta di
piedi e circondandomi il collo con le braccia. – Sempre sul
più bello-. Continuò mordendosi le labbra e
accostandole di nuovo alle mie. Avrei voluto tanto dirle no, dirle che
non potevamo farlo, che sarebbe bastato superare il limite per farle
correre gravi pericoli, ma il ragazzo in me quella sera non voleva
saperne di ascoltarmi.
- Bella, per favore-. Bisbigliai tentando di scostare le sue dita
intrecciate tra i miei capelli. Inutile cercare di resisterle, per me
era quasi impossibile, così le divorai le labbra mordendole
e portandole tra i miei denti. Bella si avvinghiò a me come
le prime volte lasciando scivolare il bacino contro il mio. Pericoloso,
dannatamente pericoloso…
- Hai detto che è una tappa importante della mia vita, anche
il bacio di fine ballo lo è…-. Mi
provocò premendo ancora di più la sua bocca sulla
mia. Possibile che fosse diventata così folle da rischiare
la morte? Le baciai forte le labbra avido di sentirle ancora, di
viverle dentro di me e le schiusi la bocca cercando la sua lingua. Un
respiro, ancora un altro, mescolammo i nostri ansiti fino a quando non
ebbi il coraggio di giocare con le sue labbra in profondità,
mordicchiare e stuzzicare la sua lingua. Dovevo smetterla, smetterla
perché la gola mi stava andando a fuoco chiedendomi di
affondare i miei canini nella sua gola morbida, ma qualcun altro non
era d’accordo. Dentro di me qualcosa mi diceva che potevo
spingermi oltre, che quella sera tutto sarebbe andato bene, che quel
bacio sarebbe stato solo l’inizio del calore e della gioia
che avrei potuto darle.
- Sei un demonietto…-. Mi scostai appena in tempo mentre un
gemito soddisfatto le sfuggiva dalle labbra. Sorrisi cercando di non
sentirmi pieno di me per l’effetto che ogni volta avevo su di
lei.
-Wow…-. Respirò affannosamente Bella portandosi
la mano alla gola – ma… va sempre meglio o
sbaglio?-. Tossicchiò nell’aria fredda e io le
afferrai la vita in silenzio sollevandola ancora. No, non andava
affatto meglio, le cose peggioravano. Il mio desiderio per lei
aumentava a dismisura coprendo il mio buon senso, non andava affatto
bene…
-Dici?-. Ringhiai portandola con me nel parcheggio della scuola. La mia
auto ci aspettava e il silenzio aveva saturato l’atmosfera.
La mia risposta era stata molto dura e distaccata. La lasciai sullo
sportello della macchina inveendo per aver dimenticato il soprabito
dentro, ma Bella mi trasse ancora a sé, una mano sulla mia
guancia.
- Calmati…-. Bisbigliò tentando di
tranquillizzare il mio animo. Non era fattibile, stavo bruciando dal
desiderio di morderla, di fare l’amore con lei, era talmente
bella che non riuscivo in alcun modo a controllare il mio istinto.
Questo mi faceva arrabbiare con me stesso.
- Non puoi capire..-. Digrignai i denti allargando i palmi delle mani
contro la carrozzeria della Volvo, lasciando che il suo corpo si
avvicinasse al mio, facendola mugolare sorpresa da quel gesto impulsivo
e incontrollato.
- Edward, sta tranquillo. Non è successo niente-. Fece
dolcemente tentando di tirarmi per i lati della giacca per trattenermi
accanto a lei. – Fammi capire…-.
Terminò prendendomi per la cravatta e attirandomi a lei.
Farle capire, farle capire… se solo non fosse stata
così maledettamente bella. Strinsi le braccia facendola
sbattere contro di me e la baciai soffocandole il respiro. Ecco come,
non avevo altro modo. Il mio bisogno di lei cresceva ogni minuto e la
paura di lasciarmi andare e commettere qualche sciocchezza mi
schiacciava il cuore. Non mi fermai la baciai a fondo, saggiando la sua
bocca, trasmettendole il mio desiderio, quella voglia sconosciuta di
lei che mi dilaniava e mi lasciava inerme. E Bella rispose senza paura,
aggrappandosi alle mie braccia, sollevandosi su di me, leccando i miei
canini senza alcun timore, cercando nella mia bocca la stessa passione
che lei mi stava dando. E c’era… c’era
moltiplicata dall’istinto del vampiro che mi portava a
volerla lì, in quel momento, senza pensare più a
nulla.
- Vado a prendere il soprabito-. Mormorai esausto, allontanandomi di
scatto da quel calore infuocato che mi faceva sempre più
male.
- Sì…-. Rispose solamente senza dire altro. Feci
qualche passo per allontanarmi, ma poi mi voltai furioso. Non se ne
parlava nemmeno, piuttosto addio giacchetto, ma lasciarla sola nel
parcheggio mai. Tornai verso di lei che mi guardò allibita e
le aprii lo sportello pronto per aiutarla a sistemarsi
all’interno.
- Edward?-. Domandò stupita dal mio comportamento, dal
cambio repentino di idee. Sbuffai raggiungendo il posto di guida ed
entrai sistemandomi la giacca. Anzi… decisi di togliermela,
così come la cravatta e mi arrotolai subito le maniche sul
gomito tentando di rilassarmi. Quando mi voltai verso Bella per vedere
come stesse la trovai a fissarmi con le labbra schiuse, imbarazzata.
- Te l’avrò detto un migliaio di volte questa
sera, ma sei bello da morire-. Mormorò scuotendo il capo e
sprofondando nel sedile cercando calore. Istintivamente girai la chiave
e accesi il riscaldamento per farla riscaldare. Sorrisi senza dire
nulla del suo complimento e mi sistemai su un lato senza accendere la
C30, perché volevo guardarla ancora. Bella mi
fissò interrogativa poi ridacchiò vergognosa.
- Riesci sempre a farmi stare bene-. Le confidai prendendole una mano
tra le mie. Il suo rossore si accentuò e io rimasi incantato
ad osservare il contrasto tra il biancore della sua pelle e il rosso
delle sue guance. Era stupendo ascoltare il suo cuore accelerare i
battiti per me e fermarsi per me.
- Sei tu che mi fai stare bene, ma… Edward,
cos’hai?-. Domandò stringendomi le dita tra le
sue. Scossi il capo con una smorfia triste. Ero solo un povero idiota,
ecco cosa, ma non era successo niente, non avrei dovuto farla
preoccupare in quel modo per me. Mi sporsi per baciarle la fronte e
chiederle perdono con gli occhi e il mio cerbiattino guidò
le nostre mani sul mio torace, all’altezza del mio cuore
ormai morto.
- Mi dirai sempre la verità vero?-. Chiese scossa. Le baciai
la mano dandomi dello stupido per averla fatta agitare e annuii sicuro
riuscendo a farla calmare. Mi sorrise stringendo più forte
le nostre dita e io alzai ancora il riscaldamento sperando di non farla
gelare troppo.
- Sei sempre il solito-. Ridacchiò sciogliendo il nostro
contatto e accendendo la radio tranquilla. Misi finalmente in moto
deciso a non combinare più guai per quella serata e ci
immettemmo nella strada che ci avrebbe portato a casa Swan. Era ormai
passata la mezzanotte quando arrivammo e subito notai la luce ancora
accesa all’interno. Charlie proprio non si sarebbe
più fidato di me.
- Io vado…-. Bisbigliò Bella aprendo lo
sportello. Dove voleva andare da sola? Immediatamente fui al suo fianco
e la sorressi fino alle scale. Charlie uscì dalla porta
correndo non appena vide la mia Volvo parcheggiata, squadrandomi da
capo a piedi a causa del mio nuovo look meno formale.
Ma chi si crede di
essere? L’Olimpo non è in America…
Afferrò sua figlia dalle mie braccia e se la
sistemò sulle spalle, lanciandomi un’occhiataccia
di quelle che nessun ragazzo avrebbe mai scordato a vita. Bella mi
guardò esasperata e io feci spallucce divertito, era solo un
papà protettivo, era normale che si comportasse
così. Il mio piccolo Bambi mi fece segno di raggiungerla
dopo in stanza e io annuii. Il tempo di tornare a casa e lasciare la
Volvo, poi sarei tornato immediatamente da lei.
-Fa presto. Mi manchi-. Sussurrò poco prima che Charlie si
abbassasse per farli entrare entrambi. Non c’era neanche
bisogno di dirlo, in dieci minuti sarei stato nella sua stanza. Il
tempo di tornare a casa e parcheggiare l’auto. Non rientrai
nemmeno a cambiarmi tanta era la fretta di rivederla… quella
serata era stata speciale, ma perché lei per me era
speciale. Corsi verso casa Swan e mi arrampicai su per la finestra
bussando alla vetrata. Mi aprì ansiosa e aspettò
che io entrassi per parlare.
- Morirò un giorno o l’altro nell’attesa
di vederti…-. Bisbigliò sospirando e gettandosi
tra le mie braccia. La strinsi a me, felice di rivederla e la aiutai a
sedersi sul letto.
- Ma hai ancora il vestito addosso?-. La rimproverai alzandole il mento
verso al mio. Mi sorrise imbarazzata e appoggiò la testa
sulla mia spalla abbandonandosi contro di me.
- Non vedevo l’ora che arrivassi e non avevo voglia di
toglierlo da sola, non ci riesco. Alice non ha calcolato che con il
gesso è un po’ difficile girarmi e aprire la zip-.
Borbottò sbuffando e scivolando dal letto per farsi prendere
in braccio da me. Che bimba, che tenero il mio cerbiattino…
ma quanto potevo odiare mia sorella in quel preciso momento? Possibile
che lo facesse apposta? Mi preparai psicologicamente a quello che
sarebbe successo.
- Forse sarebbe meglio chiamare Alice…-. Provai a dire.
Bella annuì arrossendo senza rispondere e io sospirai. Non
sapevo dove fosse mia sorella, ma presi ugualmente il cellulare e
composi il suo numero. Ovviamente era spento, Alice era
irraggiungibile...chissà perché.
- Bene…-. Mormorai per nulla contento. In fondo abbassare la
zip di un vestito da sera non doveva essere così difficile.
Inspirai piano, contento di aver resistito a cose ben peggiori e mi
avvicinai a lei imbarazzato. La guardai facendo spallucce e Bella
annuì voltando la schiena verso di me. A mali estremi
estremi rimedi.
- Non sei costretto a farlo se non vuoi, posso dormire
così-. Sussurrò poco prima che le mie dita le
scostassero i capelli dalle spalle. Quando le mie mani toccarono la sua
pelle ammutolì e non disse più nulla, trattenendo
il respiro. Non ero costretto a farlo, avevo paura di farlo. Terrore
che potesse accadere qualcosa…
- Voglio-. Mormorai afferrandole la zip e abbassandola lentamente fino
ad arrivare alla base della sua schiena. Si scoprì ai miei
occhi la sue pelle morbida, nuda e io evitai di fissarla troppo a
lungo, abbassando con gentilezza i lembi laterali del vestito.
- Gr…grazie-. Sussurrò roca tentando di mantenere
un tono di voce normale. Ma fremeva, rabbrividiva, forse a causa mia e
io non sapevo come fare, come comportarmi. Le poggiai le mani su
entrambe le spalle cercando di calmarla e il suo corpo si
rilassò subito contro il mio, i suoi capelli stuzzicarono le
mie narici con il loro forte odore floreale. Oddio, il suo
profumo… le mie dita scesero ad accarezzarle le braccia
stringendole forte e le mani di Bella si spostarono di fronte al suo
petto in un gesto immediato, insicuro. Mi piegai sul suo collo,
baciando leggero la sua spalla, godendo del sapore unico della sua
pelle e percepii un gemito di piacere sfuggirle dalle labbra. Quanto
potere avevo su di lei… Non mi fermai afferrandole i polsi e
portandoli lungo il suo corpo. L’atmosfera era ormai
bollente, cercavo di non farle notare la mia eccitazione, i miei
fremiti, ma lei non era altrettanto brava a celare il battito
forsennato del suo cuore e il suo ansimare. Le abbassai il lembo di
raso blu che le copriva il seno e mi fermai solo quando la sentii
vibrare contro di me. Il mio respiro ora si era fatto affannoso, ma i
miei gesti lenti e studiati evitavano qualsiasi atto impulsivo, ero
ancora in grado di pensare.
- Edward non…-. Deglutì quando io le abbassai la
veste al di sotto della vita. Guardai estasiato la curva della sua
schiena nuda che si andava a nascondere in un paio di mutandine di
pizzo nere e ansimai sulla sua pelle liscia. Mi chinai inginocchiandomi
sul pavimento e le baciai la spina dorsale facendola sussultare tra i
brividi. Era così morbida e gustosa, così viva,
era un fuoco che bruciava dentro di me e che non aveva fine. Le feci
scivolare il raso sulle gambe notando l’assenza della scarpa
col tacco e accarezzai lievemente un suo polpaccio causandole fremiti
caldi di piacere. Era nelle mie mani, tutto di lei ora apparteneva a
me, ogni cosa.
- Siediti-. Bisbigliai imperscrutabile, il tono serio e pacato. Bella
si rilassò sul suo letto mentre io cauto le alzavo il gesso
e le toglievo il raso blu che le impediva i movimenti. Mi rialzai
piuttosto soddisfatto di me, non avevo fatto danni irreparabili, per
ora. Forse…
- Emh…-. Sussurrò Bella totalmente rossa in viso
portandosi un ginocchio a coprirsi il petto. Sbarrai le palpebre come
un idiota. Giusto… il pigiama. Tentai di ricordare dove
Bella solitamente mettesse i suoi pigiami puliti, ma quando i miei
occhi caddero su di lei, sul suo corpo, la mia mente resettò
ogni informazione che da cento e passa anni avevo incamerato nel mio
cervello. Dio mio… era questo che provavano gli uomini?
Decisamente umiliante.
- Edward…-. Mi chiamò lei tentando di richiamare
la mia attenzione. Sospirai piano scuotendo la testa e continuando a
guardarla. Cosa potevo dirle? Sei bellissima? Mi incanti? Vorrei
toccarti… cosa? Nulla, la mia mente non pensava
assolutamente nulla. Mi portai una mano tra i capelli sentendomi
ridicolo e rimasi in silenzio a osservarla ancora per qualche minuto.
- Ahh… io…-. Riuscii ad articolare in qualche
modo facendola imbarazzare e rannicchiarsi ancora di più su
se stessa. Mi voltai senza finire per cercare nei cassetti qualcosa che
potesse coprirla e per fortuna trovai il suo pigiama nel terzo
cassetto. Ero così teso che le mie mani riuscirono a
malapena ad afferrare i pomelli del mobile. Era il suo profumo a darmi
alla testa, la sua fragranza femminile che ora cominciava a saturare
l’aria di lei. E io ero così debole, inerme di
fronte a quella dolcezza. Presi la tuta di flanella stringendola tra le
mani e presi il coraggio di voltarmi e tornare da lei solo dopo una
quarantina di preghiere veloci. La fissai mentre infreddolita si
copriva il seno con le mani, ancora rossa in viso e mi avvicinai al
letto sedendomi al suo fianco silenzioso come una pantera. Lei si
scostò venendo verso di me con le spalle e io le porsi il
pigiama come uno sciocco. Ovviamente avrei dovuto aiutarla a metterlo.
- Bella…-. Provai a dire tentando di non sembrarle troppo
impacciato. Scosse il capo silenziosa facendomi segno di non parlare e
io non fiatai, rimanendo in silenzio. Si avvicinò a me
prendendo il pigiama dalle mie mani e alzò leggermente le
spalle per poter sfiorare con il naso il mio viso. Le sue labbra
toccarono la linea delle mie mascelle, delineandole con il suo respiro
caldo e io gemetti disperato. Non potevo… non
dovevo…
- Ti prego… non…-. Sussurrai roco mentre i
boccoli le ricadevano sul volto scaldando ogni fibra del mio essere. Le
sue ginocchia si distesero sul letto e le sue braccia si scostarono dal
seno circondandomi tremanti il collo. Le cercai la bocca come un
ossesso spinto dalla brama di averla, di farla mia e le trovai subito.
Bella si strinse a me con una foga innaturale attirandomi contro di lei
sul copriletto e io le baciai la gola, ansimante, perso nel suo
profumo. La sua pelle era così morbida, così
tenera… le strofinai il naso lungo la spalla scendendo verso
l’incavo dei suoi seni e gemendo di dolore quando la mia
bocca incontrò la dolcezza di un capezzolo. Quella morbida
rotondità mi chiamò, gridò il mio
nome, tentando il mio istinto e io cedetti, leccandola, mordendola fino
ad arrivare laddove non avrei mai osato prima, dove non avrei mai
immaginato di potere. Ma Bella era sotto di me, la schiena inarcata, il
volto arrossato di piacere ed ero io, proprio io a farla impazzire. La
guardai attonito e stupito, la gola secca e avida di sangue, il corpo
tremante e l’erezione evidente nei pantaloni. Tutto quello
era sbagliato, pericoloso, ma era così terribilmente intimo
tra noi, così puro, lei era così innocente tra le
mie braccia. Le sfiorai con le dita il bacino alzandolo
dolcemente e accarezzandolo affascinato, la sua pelle era qualcosa di
etereo, perfetto e vivo, così fragile, così
debole e mia. Mia… le passai le mani sui seni fino alle
spalle sentendo un suo mugolio stupito e roco sfuggirle dalle labbra. I
miei occhi si chiusero e riaprirono ipnotizzati, non riuscivo ad
allontanarmi da lei, volevo quel calore, volevo sentirmi parte di lei,
ma non capivo, non sapevo e mi sentivo al limite, sul bordo di un
precipizio pronto ad ingoiarmi. Il mio corpo non era pronto per un
simile sforzo, la mia gola bruciava di veleno e la mia anima cominciava
a perdersi nell’oscurità del suo istinto.
- Basta…!!-. Ringhiai allontanandomi di scatto e
aggrappandomi al davanzale della finestra, aprendola per respirare aria
pura. Mi voltai verso il paesaggio respirando forte rifiutandomi di
guardarla ancora. Se mi fossi girato non avrei più risposto
di me, ne ero consapevole.
- E…Ed…dward-. Mormorò facendomi dare
un pugno contro la finestra. Dannazione! Non doveva andare affatto
così. Cosa avevo fatto? Dio mio, che pazzia, ma come avevo
potuto anche solo un attimo pensare di sfiorarla senza metterla in
pericolo?
- Aspetta, per favore-. Le intimai respirando ancora aria pura, fredda.
Mi portai una mano sul viso, ma il suo profumo era lì, fermo
sulla mia pelle, intriso sul marmo gelido e lo allontanai sofferente.
Avevo bisogno di… di… lei, avevo solamente un
bisogno pazzo e insensato di lei. Mi girai e la guardai impacciata
mettersi il pigiama. Riuscì ad infilarsi anche i pantaloni
che fortunatamente erano molto larghi e non disse nulla fino a quando
non fui di nuovo io ad avvicinarmi.
- Bel…-. Feci per dire, ma il mio piccolo cerbiattino mi
fermò con un mano e io mi bloccai, inerme. La osservai
supplicando il suo perdono in qualche modo, speravo potesse scusare
quella mia debolezza.
- No. Non farlo… non rovinare tutto.
È… Sei fantastico, vieni qui da me…-.
Le sue braccia si aprirono per accogliermi e io mi scivolai sul letto
rannicchiandomi come un bambino contro di lei che mi baciava le tempie,
le guance con una dolcezza tale da farmi sentire il più
adorato e perfetto tra gli uomini.
- Ho rischiato di metterti in pericolo-. Continuai tentando di
convincerla che quello che le avevo fatto era solo male. Ma Bella si
spostò totalmente sul letto stendendosi supina e facendomi
segno di mettermi a fianco a lei.
- Sì, hai ragione rischiato di farmi morire-.
Bisbigliò maliziosa prendendomi il viso tra le mani e
guardandomi negli occhi – Vorrei… vorrei poterti
dire quello che ho provato, ti amo, Edward. Ti amo come non riesco
nemmeno a spiegare-. Mi abbracciò stretto rilassandosi sul
cuscino e io mi abbandonai a lei. Vicino al mio piccolo Bambi tutto
aveva senso, tutto riprendeva vita, perché lei era tutta la
mia esistenza. E quelle parole mi entrarono nell’anima
facendola vibrare, innamorare ancora di più. Non
c’era limite e confine al mio sentimento, alla mia emozione,
cresceva col passare del tempo e diventava una sorta di dipendenza,
d’ossessione in un vortice d’egoismo che voleva
possederla, amarla e vederla felice.
- Anche io ti amo e… scusa non sono riuscito a
controllarmi-. Confessai abbandonando il capo sul suo petto. Era bello
sentirsi cullato e coccolato da lei, l’avevo sempre
desiderato, questa era la serata del suo ballo, ma era diventata la
nottata del mio Paradiso. Scosse il capo ridacchiando e scostandomi i
capelli dietro le orecchie.
- Sei sempre il solito, non hai sbagliato nulla. È la notte
più bella della mia vita-. Ammise arrossendo ancora e
allungando una mano per prendere la mia abbandonata sul copriletto. La
strinse e si rilassò facendomi segno di aiutarla con le
coperte. Annuii e con attenzione la aiutai a coprirsi bene.
- Dimmi che non sto sognando Edward, dimmi che sei vero e che domani ci
sarai ancora-. Sussurrò nel buio non appena spensi la luce.
Avrei voluto dirle che per lei ci sarei sempre stato, che sarebbe stato
per l’eternità, ma nemmeno io sapevo bene cosa ci
avrebbe riservato il futuro.
-Sono qui e sono il tuo incubo peggiore-. Mormorai serio. Ma Bella
ridacchiò nell’ombra rannicchiandosi contro di me
e muovendo le braccia per scaldarmi.
- Sei decisamente troppo sexy per mettere paura-. Mi
rimproverò facendomi ammutolire. Appoggiai la testa sul
cuscino rimuginando su quelle parole e poi sorrisi. Sempre la solita,
non sarebbe mai cambiata… quando mi voltai il suo respiro
era già pesante e il suo cuore aveva rallentato i battiti,
segno che il sonno stava arrivando.
- Ti amo, piccolo impiastro-. Sussurrai scostandole i capelli dalla
fronte e guardandola ammaliato. Non mi sarei mai stancato di fissarla
ogni notte, mai.
- Ti amo anche io signor Cullen, non dimenticarlo mai-.
Bisbigliò prima di addormentarsi accoccolandosi sul mio
torace. La strinsi a me con foga accarezzandole il capo e osservando un
meraviglioso sorriso imprimersi sul suo viso.
- Grazie di esistere Edward-. Mormorò alla fine biascicando
le parole, tutta insonnolita. Aspettai che si addormentasse
definitivamente canticchiandole la mia ninna nanna e poi attesi la mia
alba. Non avrei mai creduto possibile che potesse esistere di nuovo il
sole anche per me, eppure nella notte del nulla lei era arrivata e mi
aveva trascinato con sé in un nuovo cielo, in un nuovo mondo
fatto di bellezza. Mi aveva donato la vita, l’amore,
l’umanità facendomi risorgere, ritrovare me stesso
che credevo perduto per sempre. Quel ragazzo che a diciassette anni era
morto di spagnola, lo stesso che ribelle era andato contro Carlisle,
quello che non accettava la vita da mostro, quello che amava ridere e
stupirsi persino delle più piccole cose come una goccia di
pioggia o l’aria calda dell’estate trasformandole
in musica. Non ricordavo cosa fosse successo ad Edward, la mia morte,
la mia apatia che noiosa aveva accompagnato lo scorrere incessante dei
giorni, ma ormai tutto era finito, io sentivo ancora, potevo ancora
percepire tutto quanto come vivo e vero e riuscivo a stupirmene
perché Bella era accanto a me. Questa era la vita, questa
era l’esistenza. Ogni giorno imparare e stupirsi di qualcosa,
ogni giorno crescere nella speranza di poter scegliere ancora. Se ora
avevo un’anima lo dovevo unicamente a lei e avrei fatto ogni
cosa per proteggerla, anche morire. Perché se
l’amore era realmente forte quanto la morte, se veramente era
in grado di valicare l’unico limite che io non avrei mai
conosciuto, avrei fatto io in modo che potesse valicare anche
l’intera eternità e quella parola sarebbe stata un
marchio a fuoco dentro di me, nel mio cuore.
Bella… per sempre…
The end
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