The Pentacle.

di Euachkatzl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** . ***
Capitolo 2: *** . ***
Capitolo 3: *** . ***
Capitolo 4: *** . ***
Capitolo 5: *** . ***
Capitolo 6: *** . ***
Capitolo 7: *** . ***
Capitolo 8: *** . ***
Capitolo 9: *** . ***



Capitolo 1
*** . ***


Morgana incrociò le braccia al petto e inclinò la testa, valutando se il cartellone che avevano appena esposto fosse banale o fin troppo appariscente. Dal modo in cui i passanti guardavano Morgana, probabilmente era lei quella fin troppo appariscente, nei suoi pantaloncini corti e nella sua maglietta striminzita, sporca di vernice. Decise che sì, il cartellone era effettivamente mediocre e che lei e Amelia avrebbero potuto fare di meglio, sfruttando la tavolozza dei colori. Staccò il cartello dal muro e lo riportò all'interno del locale. Sentì una fulminata arrivarle dal palco, dove Amelia continuava a spostare amplificatori e bauli vari da un punto all'altro, senza un ordine logico.

"Il cartellone fa schifo" si lamentò Morgana, salendo con agilità sulle piattaforme di legno che erano state poste per collegare i vari banconi e formare un paloscenico discretamente grande. L'architettura di quel locale, del loro locale, era parecchio strana, e non era stato affatto facile spiegare ad un architetto il progetto che Amelia aveva ideato durante i suoi pomeriggi, quando era ancora a Salem, impegnata a studiare e sognare cosa avrebbe fatto quando avrebbe finito la scuola.
Il posto era effettivamente parecchio complesso, soprattutto a causa di quel palco che nessun essere umano sano di mente si sarebbe mai immaginato: varcata la porta d'ingresso, si scendevano alcuni gradini e si notava, verso la fine della stanza, una struttura circolare sopraelevata di circa un metro e mezzo, che lasciava uno spazio da entrambi i lati, per permettere alla gente di passare e dirigersi dietro al palcoscenico, dove si trovava il bancone del bar. Nulla di strano, fin qui: la vera particolarità del locale si notava salendo una delle strette scale che correvano lungo le pareti e osservando la sala dall'alto di un terrazzino. Da lì, si poteva notare il complicato gioco dei banconi, disposti in modo da formare un pentacolo rovesciato. Sulla parte posteriore, verso il fondo del locale, si trovava la curva più grande, che era stata allestita a bar. La parte anteriore veniva invece utilizzata per gli spettacoli, per far ballare le ragazze o per le esibizioni dei gruppi che talvolta suonavano lì. Quando camminare sulle strette passerelle che componevano i bracci delle stelle diventava scomodo per l'esibizione programmata, vi venivano appoggiate delle piattaforme di legno, in modo da formare un palcoscenico vero e proprio. Il progetto era stato partorito dalla mente di Amelia, che ne andava particolarmente fiera.

"Sì, probabilmente è troppo colorato rispetto al resto del locale. Sembra che stiamo pubblicizzando Woodstock" ammise Amelia, sedendosi sconfortata su un amplificatore.
Morgana guardò la ragazza negli occhi, attendendo la sua solita idea geniale. Di solito, tra loro funzionava così: Morgana sparava pensate assurde e irrealizzabili e Amelia trovava il modo di trasformarle in realtà, modificandole e adattandole alle esigenze.
Amelia sospirò e si passò una mano sul viso, stanca di tutto il lavoro che lei e Morgana dovevano fare da sole, dato che avevano speso fino all'ultimo dollaro nella ristrutturazione del locale e non potevano permettersi dei dipendenti veri e propri, ma solo qualche amico che si offriva di aiutarle ogni tanto.
"Io ci aggiungerei più nero, poi le scritte le fai di un bordeaux un attimo più chiaro, che altrimenti non si legge nulla" propose Amelia.
Non che ci fossero poi molti altri colori tra i quali scegliere: tutto il locale era arredato utilizzando solo ed esclusivamente quelle due tinte, il nero e il bordeaux. Non era certo la cosa più allegra del mondo, ma non era quello l'intento: in fondo, che colori ci si poteva aspettare per un bordello, seppur sapientemente mascherato dietro ad un normale locale di spettacoli e concerti live?
Morgana annuì, scese dal palco con un balzo e raccolse da terra la tavolozza dei colori. Apportò qualche modifica al cartellone e tornò ad appenderlo fuori, osservando soddisfatta le parole che risaltavano sullo sfondo nero: Pentacle's first night. Le venne di nuovo la pelle d'oca al pensiero che di lì a poche ore il suo sogno sarebbe diventato realtà, e che finalmente il locale che aveva sempre sognato avrebbe aperto.

Un paio di braccia le circondarono la vita, spaventandola.
"Sei pronta?" le chiese ridendo Brian, il suo migliore amico dai tempi dell'asilo. Lei sciolse l'abbraccio e gli diede un pugno ben assestato su un braccio, che a lui sembrò più una carezza.
"No, sono in ansia perché siamo in ritardo con tutto e stiamo ancora aspettando qualcuno che venga ad aiutarci" lo rimproverò Morgana. Brian sarebbe dovuto essere lì già da un bel pezzo, insieme agli altri ragazzi che ancora non si vedevano. Lui si grattò la testa imbarazzato, dicendo timidamente, come scusa: "Siamo andati a prendere l'alcool"
"L'alcool" ripeté Morgana, incrociando le braccia al petto e battendo il piede sul marciapiede grigio. "Noi abbiamo montato un palco da sole e voi siete andati a prendere l'alcool, quando sapete benissimo che ne abbiamo una stanza piena, sul retro"
"Già, la stanza dell'alcool" continuò Brian, sempre più imbarazzato, facendo preoccupare non poco Morgana. Tutto quell'imbarazzo non era nello stile di Brian. Gli appoggiò delicatamente le mani sulle spalle e portò i suoi occhi nocciola vicinissimi a quelli del ragazzo, che la scrutavano inquieti.
"Che cazzo avete fatto?" chiese, scandendo attentamente ogni singola parola.
"Come iniziare..." tentò di temporeggiare Brian, soppesando le parole e creando nella sua mente il miglior discorso possibile per giustificare l'enorme cazzata che avevano fatto lui e i suoi amici la sera prima. "Dunque, diciamo che Matt potrebbe essere riuscito a prendere le chiavi dal cappotto di Amelia, ieri mentre eravamo a casa vostra... E magari io e gli altri siamo scesi al Pentacle e abbiamo preso qualcosa, giusto per festeggiare in anticipo l'apertura..."
Morgana abbassò la testa, sconfortata: che cosa doveva fare con quel gruppo di teste di cazzo che si ritrovava per amici?
"Quanto?" chiese soltanto, preparandosi al peggio.
"Cinque vodke lisce, due Jack Daniel's e tre bottiglie di rum" disse tutto d'un fiato Brian, nella speranza che Morgana non capisse, data la velocità delle parole. "Ed è caduto lo scaffale dove avevate messo tutta la vodka alla frutta" aggiunse sottovoce.
"Ventidue bottiglie" Morgana alzò di nuovo la testa e guardò severa Brian. "In cinque minuti, siete riusciti a rompere ventidue cazzo di bottiglie"
"Tre minuti" la corresse Brian. Morgana decise che aveva sentito abbastanza e rientrò nel locale a passo spedito, sperando che i ragazzi recuperassero davvero tutto l'alcool che avevano mandato al diavolo la sera prima. E sperando anche che arrivassero in tempo per dar loro una mano prima che iniziasse ad arrivare gente.
Brian salutò Amelia a gran voce, ottenendo di rimando un sorriso e un 'ciao' appena sussurrato. Amelia era incredibilmente timida, e il più delle volte tutti i ragazzi si chiedevano che ci trovasse una ragazza come Morgana in una tipa come lei. Morgana era il sogno erotico per eccellenza della maggior parte di Huntington Beach, sia dei ragazzi che delle ragazze. Gambe lunghe e affusolate, pelle abbronzata, capelli lunghi e scuri che le ricadevano morbidi sulla schiena, un fisico magro e tonico, frutto di continui allenamenti e continue rinunce. Dall'altra parte c'era Amelia, la pallida e triste Amelia. A differenza di Morgana, la tipica californiana, Amelia veniva dal Massachusetts, dalla fredda, gelata e inquietante Salem. La pelle, l'atteggiamento e l'umore di Amelia rispecchiavano perfettamente il suo paese d'origine: una carnagione chiara, incapace di abbronzarsi nonostante il sole perenne ad Huntington Beach, una personalità introversa e, in certi casi, anche un po' perversa, e un umore sempre sotto i tacchi. Quella era Amelia, e Morgana, per qualche ragione particolare, aveva deciso di innamorarsene e portarla con sé in California.
"Ma voi parlate mai?" chiese Brian per l'ennesima volta. Morgana alzò gli occhi al cielo e per l'ennesima volta gli ripeté che non c'era bisogno di parlare ventiquattr'ore al giorno con una persona, per amarla. Brian fece spallucce, si arrampicò su una scala a pioli appoggiata ad un muro e iniziò a dare ordini a Morgana su come sistemare le luci. Amelia stava intanto finendo di cucire le pesanti tende nere che avrebbero poi appeso lungo le pareti e agli ingressi di determinate stanze, che per il momento sarebbero dovute restare nascoste.

Se qualcuno fosse entrato nel locale in quel momento, avrebbe potuto sentire la tensione prenderlo e tenerlo stretto come se si fosse trovato in una bolla d'ansia: l'atmosfera era pesantissima, e nessun essere umano sarebbe stato in grado di reggerla per troppo tempo. Nemmeno le ragazze sembravano sopportarla bene; nemmeno Amelia, sempre impassibile, che ora stava cercando di rilassarsi uscendo a fumare una sigaretta ogni dieci minuti.
"Lo sai che se continui così muori di cancro prima di stasera?" la colse di sorpresa Morgana, anche lei alla ricerca di un po' di sollievo nel giardino sul retro dell'edificio.
Amelia fece spallucce. "Non sono sicura di voler arrivare a stasera" sussurrò, ammettendo quello che stavano provando tutti: la grande ansia prima di un grande passo.
Morgana le avvolse un braccio attorno alle spalle e la attirò a sé, stampandole un bacio sulla fronte.
"Tu non devi aver paura di nulla" mormorò, nonostante nemmeno lei fosse convinta appieno di quello che stava dicendo "Sia noi che i ragazzi abbiamo lavorato sodo e stasera sarà la notte più figa della nostra vita"
Amelia guardò Morgana negli occhi, ancora insicura sul credere o no alle parole della ragazza. La baciò dolcemente sulle labbra. 
"Questo è l'inizio di tutto" concluse Morgana, per poi darle un altro bacio e tornare dentro, dato che i ragazzi erano arrivati e li sentiva già fare casino. Sentì anche qualcosa rompersi e la voce di Jimmy piuttosto alterata lanciare insulti a santi vari, e pregò intensamente che non fosse nulla di importante per la serata.
Vetri di bottiglia giacevano a terra, sparsi in mezzo a un liquido marroncino che si espandeva in una pozza sempre più larga. Morgana alzò lo sguardo verso Jimmy, rimproverandolo silenziosamente.
"Lo sai che la liquirizia è la mia preferita" gli ricordò la ragazza. Lui annuì mestamente e, a testa bassa, si diresse a prendere una delle scope appoggiate al muro. Morgana si passò una mano tra i capelli e sorrise nel vedere Amelia tornare dentro: da quel momento sarebbe stata lei a dare gli ordini, dato che era lei quella che solitamente aveva la mente lucida per poter organizzare tutto, mentre Morgana sclerava e andava fuori di testa in preda all'angoscia.
"Grande capo, ci dia gli ordini" la accolse Matt, improvvisando un saluto militare e guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Amelia, che squadrò tutti prima di iniziare a dirigere i lavori. Distribuì i compiti in parti più o meno eque, lasciando Jimmy lontano dalle bottiglie e Brian lontano da Morgana: anche se ormai erano passati anni da quando erano stati insieme, Amelia restava gelosa del rapporto che i due erano riusciti ad ottenere; avrebbe ucciso per riuscire a sentirsi così con Morgana, per riuscire a capirla anche solo guardandola, per sapere esattamente cosa fare in ogni situazione. 

Morgana, piegata a sistemare gli ultimi cavi sotto la console di fronte al palco, sentì un paio di braccia avvolgerla e un bacio leggero e caldo appoggiarsi sulla sua spalla. Sorrise nel riconoscere i modi dolci di Amelia e si rialzò, continuando a darle le spalle.
"E' tutto a posto" urlò in modo sbrigativo ai ragazzi sul palco, già con gli strumenti in mano, pronti a provare il suono. Voleva chiudere in fretta i preparativi per dedicarsi completamente alla sua ragazza, che a quanto pareva aveva un improvviso bisogno di attenzioni. Si voltò verso di lei e la baciò dolcemente, poi appoggiò la sua fronte contro quella di Amelia e la scrutò attentamente negli occhi. Gli occhi verdi di Amelia erano un libro aperto, per chi aveva la pazienza di imparare a leggerlo. Se la ragazza parlava poco, era perché i suoi occhi esprimevano più di quanto fosse necessario. Si poteva capire qualsiasi sua sensazione, smascherare ogni sua bugia. In quel momento, gli occhi di Amelia brillavano alla prospettiva di quello che sarebbe successo di lì a poco. Si baciarono nuovamente, ma vennero bruscamente interrotte da Brian, che faceva notare che la sua chitarra non suonava come dovuto per colpa di Morgana e della sua incapacità di collegare un paio di cavi.
"Gli amplificatori vanno accesi, prima di suonare" rispose a tono Amelia, che sapeva tirare fuori la lingua per le questioni che le stavano particolarmente a cuore. Come ad esempio il sesso con la sua ragazza, che non sarebbe stato rovinato da un idiota che non notava nemmeno la spia spenta di un amplificatore grande quanto un armadio. Amelia prese per mano Morgana e la accompagnò sul retro dell'edificio, dal quale partivano le scale che portavano al piano superiore, al loro appartamento.
"Dove stiamo andando?" la bloccò Morgana, stringendole più forte la mano.
"A casa" balbettò Amelia, non capendo cosa volesse fare la sua ragazza. Ovvio che stavano andando a casa, dove sarebbero potute andare? Morgana le accarezzò le guance e, sussurrando, le ricordò che c'erano molti angoli bui nel Pentacle che dovevano ancora provare.
"Come la stanza cremisi" suggerì infine, lasciando perplessa Amelia.
"Non avevo idea di inaugurarla così, sinceramente"
L'espressione di Morgana tradì una lieve delusione, ma si riprese subito quando una nuova idea sfiorò la sua mente.
"E se lo facessimo direttamente dietro al palco?"
"Dietro il bancone del bar?"
Morgana si passò la lingua sul labbro superiore, segno che stava per spararne una delle sue.
"Sopra il bancone del bar, mentre i ragazzi suonano a mezzo metro da noi"
Amelia sorrise: a volte si sentiva semplicemente disarmata di fronte alle idee che venivano a Morgana. Si sentì trascinare di nuovo dentro al locale e sentì i ragazzi che suonavano, Brian che urlava 'cazzo' ad ogni nota sbagliata e Matt che tentava di non andare in paranoia quando non riusciva ad intonarsi al primo colpo.
Amelia si sedette sul bancone nero e lucido e aprì le gambe con ben poco pudore, strappando una risatina a Morgana.
"L'altro giorno sostenevi di essere una principessa" le ricordò, avvicinandosi al suo viso e lasciando scorrere la mano sul suo interno coscia. Amelia la baciò con foga, accarezzandole le guance e sospirando pesantemente quando la mano di Morgana andò a sfiorare il suo punto più sensibile.
"Niente coccole oggi?" le chiese, giusto per temporeggiare e impedire a Morgana di farla eccitare in cinque minuti.
"No" si sentì rispondere "Oggi ho idea di farti urlare talmente forte da riuscire a sentirti sopra il casino che Jimmy sta facendo con la batteria"

"Cazzo" gridò ancora una volta Brian, rendendosi conto di aver sbagliato l'assolo per l'ennesima volta.
"Non puoi pretendere di farlo tutto perfettamente" gli ricordò Zacky, che stava approfittando della pausa per mangiare qualcosa.
"Cazzo, sì invece. Non so se tu ci tieni ad essere una merda, ma io voglio farle bene le cose" iniziò a scaldarsi Brian, prontamente fermato da Matt, ormai abituato alle sue crisi di nervi e perfettamente in grado di gestirle.
"Proviamola di nuovo" si limitò a dire il cantante, riportando la calma tra tutti.
Brian sbagliò di nuovo la stessa, benedetta nota, e ovviamente partì un 'cazzo' senza troppe cerimonie.
"Cazzo" gli fece coro una voce femminile, acuta e soffocata, seguita da un sospiro roco. I cinque ragazzi alzarono la testa in contemporanea, guardandosi intorno e cercando di capire da dove provenisse quella voce e, soprattutto, perché fosse partito quell'urletto roco. Qualcuno ci arrivò subito (Brian e la sua mente perversa in primis), a qualcuno servì più tempo, ma tutti capirono cosa stava succedendo appena dietro la parete di legno che separava il palcoscenico dalla zona del bar. La silenziosa domanda che tutti si posero all'unisono fu 'Posso andare a guardare?' e la velocissima, unanime risposta fu 'Sì, cazzo'. Posarono gli strumenti a terra, attenti a non attirare l'attenzione delle ragazze su di loro. Se avessero scoperto cosa avevano intenzione di fare, li avrebbero cacciati a calci in culo dal locale in meno di trenta secondi.
Saltarono tutti e cinque giù dal palco, con Brian e Matt a guidare la comitiva e gli altri a seguirli. Zacky, per ultimo, leggermente incerto sul da farsi, tirava la maglietta di Johnny, cercando di convincerlo che forse non era una buona idea.

Appena voltato l'angolo, Brian sussultò nel trovarsi di fronte Morgana, vestita, con le braccia incrociate al petto, ferma a guardare il gruppo in modo severo.
"Cercavate qualcosa?" domandò, nascondendo in quella domanda una serie di commenti su quanto fossero stati stupidi anche solo a sperare di riuscire a intravedere lei e Amelia fare sesso. Farlo in luoghi pubblici era uno dei loro passatempi preferiti, e con il tempo avevano escogitato metodi che Brian e gli altri non potevano nemmeno immaginare.
I ragazzi si guardarono, capendo di essere stati scoperti di brutto.
"Cercavamo... un bicchiere d'acqua" tentò di inventarsi una scusa Matt. Gli altri annuirono, confermando che erano ore che suonavano e che ormai avevano sete. Morgana annuì, aprendo l'acqua del rubinetto e riempiendo cinque bicchieri d'acqua. Li pose davanti ai ragazzi, per poi andare alla console, dove Amelia era impegnata a capire come manovrare le luci.

Quando finalmente le ragazze riuscirono a capire a quale riflettore corrispondesse ogni manopola e ogni maledetta levetta, un paio di vocette squillanti entrarono nel locale e salutarono allegramente tutti. Erano due ragazze dell'età di Morgana, che a giudicare dai vestiti dovevano essere appena uscite da sotto qualche ponte. Tutto in loro pareva sciatto e messo a caso pure a Jimmy, che non aveva una grande esperienza in fatto di moda; dalle converse vissute che portavano ai piedi, al discutibile cappello viola di una delle due. Nessun indumento stava bene con l'altro; sembrava avessero frugato in un bidone per la raccolta di vestiti per i poveri e avessero indossato la prima cosa che avevano trovato.
Morgana corse incontro alle ragazze, abbracciandole felice come non mai. Le fece sfilare davanti ad Amelia, che sorrise timidamente alle due, e si fermò quando arrivò appena sotto al palco.
"Ragazzi, queste sono le nostre ballerine per stasera" annunciò felice Morgana, lasciando a bocca aperta tutti, sia i ragazzi che Amelia, che squadrava le due tizie senza concepire con che criterio Morgana le avesse scelte. Avevano parlato delle ballerine migliaia di volte. E avevano pure preso una decisione: per un primo periodo non ci sarebbero state affatto, e il Pentacle sarebbe stato un innocente locale di musica live e alcool venduto a poco. Le loro ballerine non avrebbero solo mosso un po' il culo, per quello sarebbe bastata Morgana, le loro ballerine avrebbero avuto compiti molto più impegnativi di una semplice serata passata a ballare attorno a un palo. Loro sarebbero state la maggior fonte di guadagno del locale, il segreto meglio nascosto ma meglio conosciuto di Huntington Beach e circondario.

Amelia si avvicinò silenziosamente a Morgana e la trascinò via, chiedendole in malo modo qualche spiegazione quando furono in un luogo più appartato.
"Ci ho ripensato" fu la semplice risposta di Morgana alla filippica che Amelia le aveva appena rifilato.
"Non puoi ripensarci così dal nulla. Immaginati i clienti che vengono stasera e pensano che li faremo scopare con quelle due"
Morgana rise di gusto alla spiegazione disordinata della ragazza, le appoggiò le mani sulle spalle e la spinse a sedersi su una sedia poco distante.
"Tu devi tranquillizzarti" le sussurrò, portando i loro visi più vicini. Amelia deglutì.
"Non farle ballare. Vai tu, piuttosto"
"E se invece ci andassi tu, sul palco?"
Amelia strabuzzò gli occhi: come poteva Morgana anche solo proporre un'idea del genere? Lei non ballava. Lei non cantava. Lei non si faceva notare, passava silenziosamente davanti agli occhi di tutti, senza attirare l'attenzione su di sé. L'esatto contrario di Morgana, che riusciva a dare spettacolo anche solo passeggiando sul marciapiede, e che in fatto di palcoscenici era la più indicata per salirvi.
"Ma dai i numeri?" la rimproverò Amelia, alzandosi di scatto e sentendo Morgana ridere, mentre si avviava nuovamente nella sala principale per mandare fuori a calci in culo quelle due tizie che non avrebbe lasciato salire sul suo palco per nessuna ragione al mondo.

Nel vedere Amelia arrivare di gran carriera, i ragazzi si guardarono l'un l'altro e ognuno prese posto comodamente, chi sulle assi di legno e chi su un amplificatore, pronti a godersi una lotta tra donne. Partirono un paio di scommesse sul fatto che sarebbe volata qualche sberla.
"Voi stasera non ballate" disse Amelia, con un tono risoluto che non ammetteva repliche.
"Noi siamo state chiamate apposta per ballare" ribatté una, che si beccò una fulminata.
"Voi stasera non ballate. Voi non appoggerete mai nemmeno un piede su quel palco, al massimo se ci salirete sarà per pulirlo dopo una festa" ribadì il concetto Amelia, continuando a guardare fisse le ragazze, che sbuffarono, incapaci di trovare una rispostaccia.
Morgana arrivò in volata dal fondo del locale per tentare di salvare la situazione proprio mentre le ragazze se ne stavano andando.
"State al bar stasera" urlò per fermarle. Le due tizie si guardarono e annuirono.
"Però ci paghi" aggiunse una. L'espressione di Morgana divenne sorpresa, indecisa se quello fosse uno scherzo o la ragazza stesse parlando sul serio.
"Noi volevamo ballare e invece tu ci chiudi dietro al bar, dove nessuno ci vede. Vogliamo essere pagate"
"Fuori" chiuse il discorso Morgana, piuttosto alterata, voltandosi con le mani tra i capelli, riflettendo su come sarebbe riuscita a trovare due ballerine in meno di due ore. Guardò Amelia, che fece spallucce, a confermarle che per le ballerine avrebbero dovuto attendere che il locale spalancasse tutte le sue porte e si mostrasse per quello che effettivamente era.
"Il vostro amico che deve controllare tutto viene, vero?" domandò Morgana ai ragazzi, furiosa come non mai. Il mix di agitazione, ansia e imprevisti vari la stava facendo uscire di testa.
Matt annuì, intimidito.
"Spero che non venga anche a lui l'idea di farsi pagare, altrimenti ci sto io a prendere a calci in culo quelli che fanno casino stasera"
Amelia soppresse una risatina e uscì a fumare l'ennesima sigaretta della giornata, seguita a ruota da Brian, che più che altro necessitava di un po' d'aria fresca e di luce, dato il buio perenne che aleggiava nel locale.

"Quindi nessuno sculetterà attorno a noi stasera?" chiese, fingendo di essere deluso. Amelia fece spallucce.
"A sculettare basti tu" rispose, guardando gli alberi morti e spogli che affollavano il giardino e riflettendo sulle modifiche che avrebbero apportato per l'estate.
"Perché invece non sali tu, a sculettare?"
Amelia spostò lo sguardo su Brian, dedicandogli una lunga, scocciata occhiata.
"Non vado via solo perché mi dispiace lasciare la sigaretta a metà" commentò, e considerando chiuso l'argomento tornò a guardare il prato. Brian alzò le mani in segno di resa e finirono di fumare tranquillamente e in silenzio. Un silenzio teso e imbarazzato, ma poco importava ad Amelia, che in certi giorni si sentiva una cinica zitella, impertinente e acida. E quello era uno di quei giorni.
"Dov'è Morgana?" fece capolino Zacky dalla porta, chiedendo una sigaretta e una corda di sol in aggiunta.
"E' a prepararsi" rispose Amelia, porgendogli il pacchetto "La corda a che ti serve?"
Zacky si grattò la testa, indeciso se dire o no quello che era appena successo. Brian stava già iniziando a sudare freddo a causa di quella pausa troppo lunga: se Zacky avesse fatto saltare una corda della sua chitarra, l'avrebbe detto senza problemi. Quel lungo silenzio aveva fatto passare per la mente di Brian il dubbio che si fossero messi a giocherellare con la sua preziosa Gibson bianca, Gibson che nessuno avrebbe dovuto prendere in mano mai e poi mai. Zacky si trovò gli occhi di Brian puntati addosso, e questo non fece altro che rendere ancora più complicata la spiegazione. Decise di omettere il fatto che anche una mano di vernice bianca sarebbe stata utile, o perlomeno un qualcosa per coprire una vistosa macchia scura che spiccava sul colore candido dello strumento.
"Che cosa avete fatto?" chiese Brian scandendo con cura le parole. Zacky iniziava a sudare freddo, e la situazione precipitò quando, dall'interno del locale, si sentì Morgana urlare ai ragazzi che dovevano smetterla di rompere le cose o si sarebbe ritrovata il locale raso al suolo entro sera.

Brian corse all'interno e quasi si sentì mancare il terreno sotto ai piedi quando vide la sua chitarra a terra, con strisce che rigavano il bianco candido e il manico leggermente piegato all'insù. Si sentì posare la mano sulla spalla da Zacky.
"La corda di sol era una scusa per prepararti, probabilmente ci serviranno tutte e sei"
"Facciamo che la corda di sol te la prendo così ti ci puoi impiccare" concluse sottovoce Brian. Morgana lo guardava da sopra il palco, incapace di trovare le parole per consolarlo. Quella chitarra ce l'aveva da quando aveva iniziato a suonare l'elettrica. Si era preso un amplificatore, un cavo e quella Gibson, dopo aver passato mesi a racimolare i soldi in un modo o nell'altro. Non aveva mai permesso a nessuno di toccarla, nemmeno ai suoi migliori amici, ed era da quando aveva tredici anni che ripeteva che avrebbe usato lei al suo primo concerto, così come all'ultimo. Invece, la chitarra giaceva ora inutilizzabile sul pavimento, con le corde allentate e i graffi che la rigavano.

Quando Amelia tornò dentro, le parve di trovarsi di fronte alla scena di un delitto, con Brian seduto a terra e Morgana che tentava di consolarlo, davanti ad una chitarra rotta. Probabilmente qualcuno l'aveva accidentalmente fatta volare giù dal palco. Si guardò intorno e vide Zacky, solo, in un angolino buio del locale, in rispettoso silenzio del lutto che Brian stava vivendo.
Matt si avvicinò alla chitarra rotta e la osservò un po', zitto.
"Hai visto che si può riparare, vero?"
"Non me ne frega un cazzo se si può riparare" rispose Brian a denti stretti, tentando di reprimere tutta la rabbia che aveva per non saltare addosso a Zacky "Io devo suonare con quella tra due ore. Sono anni che dico che inizierò a suonare con questa chitarra, e che quando sarò vecchio suonerò ancora con questa chitarra. Lo vuoi capire?"
Tutti stettero in silenzio. Ad Amelia la situazione parve un po' ridicola, in fondo di buone chitarre ce n'erano a migliaia, ma rispettò il silenzio e l'atmosfera sempre più pesante che andava creandosi nell'aria. Non c'era una cosa che andasse giusta, quel pomeriggio. Le venne da chiedersi come sarebbe andata la serata, dato cosa stava succedendo in quel momento, ma preferì scacciare il pensiero e dedicarsi a risolvere il problema. Si accucciò davanti a Brian e represse con tutte le sue forze una risata, nel vedere che aveva gli occhi lucidi.
"Abbiamo capito che per stasera dovrai rinunciare alla Gibson" iniziò, soppesando attentamente tutte le parole. Morgana fermò Brian, che stava per scattare addosso ad Amelia.
"Quindi" continuò la ragazza "Ora mandiamo Zacky a cercarne un'altra, visto che è stato lui a combinare il casino, e oggi suoni con quella. Domani penseremo a cercare di riparare la Gibson"
"Ma io dovevo suonare quella" continuò a lamentarsi Brian. Amelia si alzò, seccata, facendo capire che effettivamente la sua era l'unica soluzione fattibile, e con un'occhiataccia mandò Zacky alla ricerca di un qualsiasi strumento che avrebbe potuto salvare la serata. Anche un ukulele a due corde sarebbe andato bene, tanto Brian sarebbe riuscito a tirarci fuori qualcosa. Odiava ammetterlo, avrebbe fatto di tutto per togliergli qualsiasi soddisfazione, ma Brian era fottutamente bravo a suonare.

Brian raccolse la chitarra da terra come se fosse stata una preziosa reliquia che al minimo scossone avrebbe potuto rompersi in mille pezzi, e la ripose nella custodia nera. Dopo averla messa al sicuro con la massima cura, si fece accompagnare da Morgana nell'appartamento al piano di sopra e lì la chiuse in un armadio, ben protetta da un muro di vestiti delle ragazze.
"E' abbastanza?" chiese Morgana, pentendosi della battutina in seguito all'occhiata fredda che Brian le rivolse.

Quando tornarono giù, Amelia stava armeggiando con le luci, muovendole a destra e a sinistra, affascinata. Matt, in trance, si era fissato su un riflettore e continuava a seguirlo con lo sguardo, come fanno i gattini quando si punta una lucina sul pavimento. Il tutto sembrò ridicolo a Morgana, che ordinò di tornare al lavoro: c'erano ancora parecchie cose da fare, e rimanevano loro soltanto un paio d'ore per sbrigare tutto.

Zacky tornò un'ora e mezza dopo, quando ormai l'ansia era a mille e tutti avevano già dato per scontato una sua fuga in Messico per scampare alla rabbia di Brian. Con lui, arrivò un ragazzone sui due metri, ben piantato e dalla faccia alquanto minacciosa, e la custodia nera di una chitarra elettrica. L'aveva trovata. Non importava come, se aveva speso i fondi che i suoi gli avevano riservato per il college o se l'aveva rubata: l'importante era che, nel momento in cui tutti iniziavano a disperare, quella chitarra era arrivata come manna dal cielo. Brian corse incontro a Zacky, gli strappò la custodia dalle mani e con trepidazione l'aprì. Un gruppetto di gente incuriosita si creò attorno al ragazzo, accovacciato per terra.
"E' a righe. Dove cazzo l'hai trovata una chitarra a righe, in una discarica?" domandò seccato Brian. Zacky si incazzò non poco, dato che aveva passato oltre un'ora a vagare per Huntington cercando una soluzione e un'altra mezz'ora a tentare di convincere un amico di un amico di suo cugino a lasciargli la chitarra.
"E' solo per stasera, basta che suoni e siamo a cavallo" chiuse il discorso Amelia, ponendo fine alla discussione tra Brian e Zacky prima che degenerasse. Brian sospirò seccato e salì sul palco a collegare la chitarra all'amplificatore. Avevano mezz'ora per provare prima che aprissero le porte e l'ansia ormai provocava scintille nell'aria. Provato il primo accordo, Brian si lasciò scappare un'imprecazione senza troppi fronzoli, notando solo in quel momento che le corde erano disposte a caso.
"Scusa ma che ci faceva con la chitarra, il tizio che te l'ha prestata?" sussurrò Jimmy a Zacky, anche se, date le continue imprecazioni di Brian, avrebbe potuto benissimo urlarlo e nessuno l'avrebbe comunque sentito.
"Mio cugino mi ha detto che faceva roba sperimentale..."
"Cioè smontava le chitarre e le suonava?"
"Lui ha detto solo sperimentale" si giustificò Zacky. Prese la chitarra dalle mani di Brian, che stava per lanciarla contro la parete, e cambiò in fretta le corde, tentando di metterci il meno possibile.

"Ho sentito che avete recuperato una chitarra" cinguettò Morgana tutta felice, di ritorno dall'appartamento, dove da più di un'ora era impegnata a prepararsi. Tutti si voltarono verso di lei, e il pensiero che passò nelle loro menti fu qualcosa di indefinito, tra lo stupito perché quella ragazza era fottutamente bella, al divertito di Brian, che dalla faccia sembrava dire 'Io quella gnocca me la sono portata a letto', all'orgoglioso di Amelia che diceva 'Io me la porto a letto ancora oggi'.
Morgana camminava con passo veloce su un paio di trampoli che aggiungevano quindici centimetri buoni al suo metro e settanta; le gambe lunghe erano fasciate strette in un paio di pantaloni di pelle nera e lucida. Il commento di Brian su quei pantaloni fu "Ti fisseranno tutti il culo" e la pronta risposta di Morgana fu "Dio mi ha donato questo culo e devo mettere in mostra le opere del nostro Signore". Il tutto era completato da un corsetto nero, con dei laccetti sul retro che Amelia pregustava già di sciogliere finita la serata. I capelli scuri di Morgana erano legati in una coda di cavallo, per mettere in risalto il retro del corsetto strettissimo. Amelia si chiese come facesse a respirare dentro quel coso angusto e soffocante.
Morgana si avvicinò alla sua ragazza e le stampò un plateale bacio sulle labbra, lasciando che Amelia si pavoneggiasse davanti a tutti perché quell'essere bellissimo era suo e di nessun altro.
"Tu non ti prepari?" si sentì chiedere.
"A me bastano dieci minuti" rispose, prima di uscire dal retro e salire la stretta scala che conduceva all'appartamento.
"Ma ci respiri, lì dentro?" volle informarsi Matt, chiedendosi mentalmente come avesse fatto ad infilarsi quell'indumento decisamente troppo stretto per un essere umano. Morgana ridacchiò, rassicurando che sì, respirava e godeva di ottima salute anche se dentro uno strumento di tortura.

Un improvviso assolo interruppe la spiegazione di Morgana su come era riuscita ad indossare il corsetto: Brian era finalmente riuscito a regolarsi con la chitarra, e a loro restavano solo venti minuti per provare. Tutti i ragazzi salirono sul palco, con un misto di ansia e adrenalina nelle vene, mentre Morgana si diresse verso il ragazzone che avrebbe aiutato lei e Amelia a mantenere un po' d'ordine, anche se non si aspettavano chissà quale folla.
"Tu controlli un po' in giro" gli spiegò semplicemente "Se sali quelle scale laterali arrivi sul terrazzino; per stasera non ci va nessuno, quindi lì puoi essere da solo e puoi vedere bene più o meno tutto quanto"
Il ragazzone annuì, continuando a guardarsi intorno e a cercare di orientarsi in quella sala che gli pareva più strana ogni minuto che passava. Porte grandi e nere, tende scure e archi chiusi da semplici catenelle punteggiavano le pareti. Apparentemente, quelle porte sembravano non portare da nessuna parte; qualcuno, entrando lì per la prima volta, avrebbe detto che erano dipinte, e che le tende nascondevano nient'altro che muri.
"Ma quelle porte?" volle informarsi il ragazzo.
"Quelle porte sono tutte chiuse" spiegò Morgana "E lo devono rimanere. Se becchi qualcuno che tenta di entrare in una stanza o in una delle gallerie, hai il permesso di cacciarlo a calci in culo"

Detto questo, Morgana annunciò ai ragazzi di finire di provare e andò verso le porte, che aprì con una mossa plateale. Un piccolo gruppetto di gente si era già formato davanti all'entrata, grazie soprattutto alla pubblicità che erano riusciti a fare in giro per Huntington e all'infinito giro di amici che i ragazzi avevano. Ogni amico a sua volta portava un amico, che chiedeva ad un amico se gli andava di venire, e quest'ultimo amico magari portava la sua ragazza, ed ecco fatto il mare di gente che ognuno avrebbe voluto nel proprio locale.
Morgana sorrise a tutti e lasciò il ragazzone alla porta, mentre lei si dirigeva verso il palco. Non controllò nemmeno se Amelia fosse già arrivata al bar: conoscendola, aveva probabilmente impiegato cinque minuti per prepararsi ed era già scesa, pronta e in ansia per quando le porte sarebbero state aperte. Morgana salì sul palco, afferrando la mano che Matt le porgeva, e arrivata davanti al microfono attese qualche minuto in modo che la gente si sistemasse in giro per la sala. Notò con un po' di sorpresa che di gente ce n'era parecchia, nonostante l'imponente massa di locali che facevano concorrenza al piccolo e neonato Pentacle.
Con un cenno della mano, Morgana diede ordine a Brian di iniziare a strimpellare qualcosa, qualsiasi cosa, bastava attirare l'attenzione della folla che si era radunata e già cominciava a parlottare. Tutti si voltarono verso il palco quando Brian partì con un assolo che nessuno si sarebbe aspettato, nemmeno Morgana: gli aveva detto di strimpellare qualcosa, non di imitare Slash.

"Signore e signori" disse Morgana con un largo sorriso e le lacrime agli occhi "Benvenuti al Pentacle" 

 

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Capitolo 2
*** . ***


Morgana balzò giù dal palco, lasciando Matt in balia della folla, che dopo l'assolo di Brian si aspettava un concerto epico.
"Buonasera..." sentì il ragazzo mormorare impacciato, non abituato a parlare a così tanta gente in una volta. Era il loro primo concerto, nonostante avessero passato mesi a suonare assieme, e l'ansia e l'agitazione stavano fottendo la mente di Matt. Morgana tornò sui suoi passi e si posizionò sotto al palcoscenico, tentando di incoraggiare i ragazzi, che si erano bloccati a fissare le teste che vagavano per la sala.
La ragazza risalì sulle tavole di legno, riprendendo possesso del microfono e dando una leggera spinta a Matt, in modo da farlo tornare nel mondo reale. Con un'occhiata dalla quale traboccava solo e unicamente angoscia ordinò a Brian di suonare di nuovo qualcosa di incredibilmente figo. Il ragazzo, che in fatto di egocentrismo e voglia di dare spettacolo riusciva ad eguagliare Morgana, partì con un riff sicuro e deciso. Il pubblico sembrava apprezzare, dato che nessuno aveva ancora attentato alla vita di qualcuno dei ragazzi sul palco, ma non bastava certo qualche nota buttata lì da Brian, per quanto bello fosse ciò che stava suonando. Morgana guardò Matt con uno sguardo disperato, facendogli intuire che se non avesse iniziato a cantare seduta stante, quello sarebbe stato il loro primo e ultimo concerto, nonché la prima e ultima notte del Pentacle.
"La prima la cantiamo insieme" gli urlò in un orecchio quando lui finalmente si avvicinò e Jimmy si decise a fare un po' di casino con la batteria.
"Tu non sai cantare come faccio io" le fece notare Matt, beccandosi una fulminata da Morgana, che voleva ricordargli che non era il momento per vantarsi, dato che lei stava salvando il culo a tutti.
"La adatti" rispose semplicemente lei, lasciandolo un attimo confuso. Come potevano cambiare così radicalmente Lips of Deceit? E soprattutto, lui non aveva idea di che voce avesse Morgana. Non l'aveva mai sentita cantare; non sapeva nemmeno se fosse intonata o se stesse lì sul palco solo per fare scena. Di altro avviso era Brian, che non si preoccupava affatto della voce dell'uno o dell'altro: a lui bastava suonare e farsi guardare da tutta la gente nel locale.

Finita la canzone, Morgana scese velocemente dal palco e senza farsi notare girò l'angolo e si posizionò dietro il bancone del bar, dove Amelia aveva il suo bel daffare, lasciata sola a gestire tutta la gente. Morgana sorrise dolcemente alla sua ragazza, notando che, ovviamente, non si era preparata granché, nonostante la serata fosse una delle più importanti della sua vita. Amelia si era limitata a mettersi una maglietta e una gonna, e le sue amate converse nere ai piedi. Un paio di calzini rossi facevano capolino dalle scarpe: erano il portafortuna di Amelia, li indossava ad ogni occasione importante, ogni volta che temeva che il suo carattere e le sue precauzioni non sarebbero state abbastanza e necessitava di una dose di fortuna.
"Ho sentito che anche con lo scream te la cavi" commentò Amelia, che non ebbe il tempo di ascoltare le lamentele di Morgana, dato che un consistente gruppo di amici la stava chiamando per farsi versare da bere. Quella fu probabilmente una fortuna per Amelia, che avrebbe subito altrimenti tutta la rabbia che era montata a Morgana durante quei quattro minuti di canzone. Matt non aveva adattato un bel niente, nonostante lei avesse cantato tutta la prima strofa per fargli ascoltare la sua voce. Lui non si era nemmeno sforzato di provare, aveva semplicemente cantato come faceva sempre, facendo sentire Morgana e la sua strofa fuori posto, come se fosse stata lei a sbagliare. Lei lo aveva lasciato continuare, visto che schiaffeggiarlo davanti a tutti non sarebbe stato carino, e aveva provato ad andargli dietro, cantando in un modo che non era suo, che non aveva mai provato e che le aveva distrutto la gola in pochi secondi.

Un ragazzo schioccò le dita davanti a lei, aspettando di essere ascoltato. Morgana prese un profondo respiro per non saltare addosso a quel tizio e ucciderlo e sfoderò uno dei suoi migliori sorrisi.
"Che cosa mi consigli?" chiese lui, sporgendosi sul bancone.
'Cianuro' sarebbe stata la pronta risposta della ragazza, che invece disse sorridente: "Abbiamo tutto quello che vuoi"
"Ma un'opinione da parte tua?" insistette il ragazzo.
'Acido muriatico' Morgana trattenne di nuovo i suoi pensieri e, mantenendo quell'espressione felice, rispose: "Non so, volevi qualcosa di forte o qualcosa di più leggero?"
"Tu cosa preferiresti?" le chiese nuovamente il tizio, guardandola fissa negli occhi. Morgana perse la pazienza, prese un bicchiere a caso e la prima bottiglia che vide e riempì il bicchiere, accorgendosi solo dopo che aveva riempito di rum un calice da vino.
"Quant'è?"
"Se ti levi dai coglioni all'istante è gratis" sibilò Morgana, sentendosi sollevata quando il ragazzo finalmente si voltò e se ne andò, non senza prima averle fatto un occhiolino senza senso.
"Non penso che questo sia il lavoro adatto a me" commentò Morgana. Amelia la sentì di sfuggita, farfugliando qualcosa in segno di approvazione, mentre correva da una parte all'altra del bancone. Se non altro, pensò Morgana, stavano guadagnando qualcosa.

Dopo quelli che a Morgana sembrarono anni, i ragazzi smisero di suonare e lasciarono sul palco solo Jimmy, che ora che aveva la possibilità di sfogarsi attaccò un assolo di batteria che non stava né in cielo né in terra.
"Bellezze, abbiamo sete" urlò Zacky, evidentemente esaltato, passando davanti alla gente ammassata al bar. Brian, che era sempre esaltato di suo, e che grazie al concerto che stava andando a gonfie vele era decisamente fuori di testa, scavalcò il bancone, raccolse una bottiglia di vodka da uno scaffale, e con estrema nonchalance si avviò nuovamente verso il palco, lasciando Amelia con un palmo di naso. La ragazza impiegò alcuni attimi per realizzare che Brian era appena saltato oltre il bancone, aveva preso una bottiglia senza dire niente e se n'era andato. Tutto questo davanti a lei, quando tutti sapevano benissimo che una cazzata del genere di fronte ai suoi occhi avrebbe significato morte certa. Si appuntò mentalmente di dire due parole a Brian a fine serata e di ripetere a tutti il discorso sui paletti che possono e non possono essere superati. Morgana aprì quattro bottiglie di birra e le porse ai ragazzi.
"Date da bere anche a Jimmy, che sennò muore di sete sul palco. E togliete la vodka a Brian; se lui muore di sete sul palco, gli sta bene" ordinò Morgana. I ragazzi annuirono e tornarono sul palco, eseguirono gli ordini e scoprirono che mezza bottiglia di vodka se n'era già andata.

"Ma sei rincoglionito?" chiese Zacky, rendendosi conto che Morgana l'aveva contagiato, per quanto riguardava lo sgridare gli altri.
"Avevo sete" si giustificò Brian, come se scolarsi mezza bottiglia di vodka in due sorsi fosse normale.
"Ma non è acqua fresca questa roba, te ne sei accorto?"
Brian annuì, spiegando che in effetti la gola gli bruciava un pochino. Zacky lo spinse sopra al palco, minacciando di prenderlo a calci in culo se avesse osato sbagliare anche una sola nota per colpa di quello che si era bevuto.
"Ma io sono un dio, non sbaglierei nemmeno se suonassi con le mani legate dietro la schiena" commentò a tono Brian, lasciando perplessi i ragazzi, che gli ricordarono che per suonare la chitarra servivano entrambe le mani, e che se gliele avessero legate dietro la schiena avrebbe combinato ben poco.
"Dieci dollari che più tardi vi mostro che sono in grado di suonare anche in quello stato" scommesse Brian. Gli altri fecero spallucce e fermarono Jimmy, che avrebbe volentieri continuato quell'assolo di batteria per tutta la notte.

La serata stava procedendo tranquilla, e il ragazzone che controllava la folla dall'alto del terrazzino se la passava bene: stava ascoltando buona musica, seduto comodamente con le gambe a penzoloni oltre il parapetto nero; l'unica cosa che gli dispiaceva era forse che Amelia gli aveva proibito di bere durante la festa, ma non gli pesava poi molto. Si passò le mani sul volto e diede un'altra occhiata generale alla gente al di sotto di lui; tutti ballavano, andavano al bar, qualcuno dava qualche spintone per passare, ma niente di che. La gente continuava ad arrivare, attratta dalla musica che si sentiva all'esterno del locale e dai messaggini degli amici che si stavano già godendo la festa. Tra la gente che entrava, il ragazzo non notò due ragazze che erano già state al Pentacle poche ore prima, e che erano state cacciate a forza dalle giovani proprietarie.

"Sei sicura di volerlo fare?" domandò incerta Nishelle all'amica, che invece era sicura di sé e voleva a tutti i costi farla pagare a quelle due stronze che avevano impedito loro di ballare quella sera.
"Se non vuoi farlo vattene, io mi posso arrangiare" rispose seccata Heather, scivolando in mezzo ad un gruppo di ragazzi e continuando a camminare con passo svelto verso il palco. Quelle due tizie non volevano farla salire sul palco? Lei ci sarebbe salita da sola.
"Aspetta" chiamò nuovamente Nishelle, afferrando la mano dell'amica e riuscendo finalmente a fermarla. Heather la guardò scocciata. Avevano formulato un piano perfetto, mentre tornavano a casa in autobus quel pomeriggio. Non che fosse poi un piano così elaborato: avrebbero dovuto semplicemente entrare, spintonare la gente fino ad arrivare sotto al palco e salire. Le proprietarie non se ne sarebbero accorte, relegate dietro al bancone del bar a preparare da bere per i clienti, e i ragazzi che suonavano non si sarebbero certo opposti a due ragazze mezze nude che si strusciavano contro di loro. Scocciata dal comportamento dell'amica, Heather diede una gomitata ad un ragazzo che non si decideva a lasciarla passare e proseguì calma e risoluta verso la sua meta. Nishelle sgusciò tra la gente, pedinando la rossa davanti a lei, sempre meno convinta di quello che avevano progettato di fare. Morgana le avrebbe uccise. Loro la conoscevano bene, e sapevano che quando Morgana diceva una cosa era legge: lei non era abituata a ricevere un no come risposta, e chiunque osasse disobbidirle imparava ben presto che sarebbe stato meglio non farlo.

Quando Nishelle sollevò la testa e si riscosse dai pensieri sulla severa punizione che Morgana avrebbe inflitto loro, notò che Heather era già sul palco e ballava tranquilla di fianco al chitarrista, che tuttavia non la filava di striscio. Un sorrisetto apparve sulle labbra di Nishelle, e la voglia di salire sul palco e fare casino le passò completamente: era molto meglio guardare Heather fare una figura di merda colossale pur di essere notata da quel ragazzo.
Nishelle si piazzò sotto il palcoscenico, a guardare ridendo l'amica che continuava a ballare e muoversi attorno al chitarrista, che impassibile continuava a suonare come se attorno a lui non ci fosse nessuno. Come se in quella sala ci fosse solo lui, la sua chitarra a righe un po' bruttina e nessun altro.
Una mano passò davanti al viso di Nishelle, che alzando lo sguardo vide Heather pararsi davanti a lei, infuriata come non mai. Riuscì a sollevare Nishelle di peso, prendendola da sotto le spalle, e a trascinarla contro quel ragazzo che voleva solo suonare in santa pace. Nishelle non sapeva cosa fare, in quel momento si sentì in imbarazzo come non mai: lei non voleva disturbarlo, lui sembrava così tranquillo, con la sua chitarra e la sua musica, che lei aveva paura anche solo di sfiorarlo e rompere accidentalmente quell'armonia. L'occhiataccia che le rifilò Heather le fece capire che, se avesse anche solo provato a non seguire il suo piano, sarebbe finita in guai grossi. A disagio, Nishelle mosse qualche passo, ondeggiando un po', tenendosi sempre a debita distanza dal chitarrista, che pareva non essersi accorto di tutta la confusione che stava avvenendo sul palco. Nishelle si voltò e vide che l'amica aveva cambiato obiettivo, andando a ballare attorno all'altro chitarrista, che al contrario del primo sembrava aver notato eccome il casino che la rossa stava facendo. Il ragazzo continuava a lanciarle occhiatacce, chiedendole silenziosamente di andarsene e di non rompergli le palle, Heather per tutta risposta si avvicinava sempre di più a lui, muovendosi sensuale e mettendo in mostra tutte le carte che sapeva di avere. Quando il chitarrista lasciò andare la chitarra e aprì le braccia, esasperato, Heather decise che era stato abbastanza e mosse qualche passo verso il cantante, che tentava di far sembrare tutto programmato, come se avessero già prestabilito che due tizie sarebbero dovute sbucare dal nulla per importunare il gruppo.


Morgana e Amelia sollevarono la testa in contemporanea quando sentirono Zacky mancare un bel po' di note. Già era strano il fatto che da qualche minuto la voce di Matt sembrasse più titubante e insicura rispetto al solito, ma quelle note perse da parte di Zacky erano l'evidente segno che qualcosa non andava. Le ragazze si scambiarono una rapida occhiata, e con un gesto della mano Morgana fece capire ad Amelia che erano semplicemente emozionati. Amelia scrollò le spalle e tornò al lavoro: Morgana conosceva i ragazzi da sempre, e se lei diceva che erano solo emozionati, probabilmente aveva ragione. Tuttavia a lei non suonava giusta: quei cinque erano spacconi come pochi, e le pareva strano che tutt'ad un tratto, a metà concerto, iniziassero ad emozionarsi e sbagliare note. E soprattutto: Zacky non aveva semplicemente sbagliato, si era capito perfettamente che aveva smesso di suonare. Aveva lasciato andare le corde a vuoto e poi le aveva riprese, sbagliando in pieno l'accordo successivo. Quel comportamento non era da Zacky. Da Brian se lo sarebbe aspettata, da lui si sarebbe aspettata pure una rivisitazione dell'inno inglese nel bel mezzo di Warmness On The Soul, ma Zacky era sempre pulito e preciso.
Amelia guardò di nuovo Morgana, che al contrario non era affatto preoccupata e continuava a seguire i clienti e le loro richieste.

Heather diede una decisa pacca sul sedere a Matt, iniziando poi a ballare attorno a lui. Il cantante cercava ancora di non far notare al pubblico il fastidio che provava, ma di lì a poco sarebbe scoppiato e avrebbe lanciato giù dal palco quella rossa rompicoglioni. Perché erano così ostinate a salire su quel cazzo di palco?
Brian alzò la testa, sorridendo nel vedere Matt esasperato che tentava di scacciare quella ragazza come si fa con le mosche. Osservò la biondina affianco a lui, che non aveva ancora osato avvicinarglisi. Lei lo guardava semplicemente, ferma ad osservare il modo in cui suonava. Le sorrise e si sentì soddisfatto quando la vide arrossire tanto violentemente da notare il colore sulle sue guance nonostante le vivaci luci nella sala. Lo faceva in continuazione; questa cosa lo divertiva immensamente. Lo divertiva provarci spudoratamente con tutte le ragazze, per poi andarsene e lasciarle con un palmo di naso. A volte loro si incazzavano pure, rincorrendolo e dicendogli che era uno stronzo, ma a lui poco importava: alla fine, lo era per davvero. Illudeva le persone e subito dopo infrangeva i loro sogni, il tutto perché, in realtà, era lui il più illuso di tutti, e l'unico con dei sogni miseramente infranti nel momento in cui scoprì che non poteva avere l'unica ragazza per la quale sarebbe valsa la pena innamorarsi.

Matt passò un braccio attorno alla vita della ragazza che, convinta di aver raggiunto il suo scopo, iniziò a ballare in modo ancora più sensuale, beandosi delle attenzioni che Matt sembrava dedicarle. Il cantante si portò il microfono alla bocca e, convinto di quello che faceva e consapevole delle conseguenze, disse: "La prossima la voglio dedicare alle ballerine qui sul palco".

All'annuncio di Matt, Morgana sbatté la bottiglia sul bancone, lo scavalcò e camminò spedita verso il palco, scostando con delle gomitate la gente che la intralciava. Sapeva benissimo chi c'era a importunare i ragazzi e a distruggerle la reputazione.
Nel vedere una Morgana infuriata come non mai avvicinarsi a loro, Nishelle ritenne che la loro non era stata una buona idea e tentò una fuga alla chetichella, ma Brian la fermò subito prendendola per mano. Lei lo guardò scocciata e lui in risposta le sorrise di nuovo, facendola sciogliere. Imbambolata da quel sorriso, Nishelle sarebbe rimasta su quel palco anche se la fine del mondo si fosse abbattuta su di loro.
Morgana fu ben peggio della fine del mondo.
La ragazza lasciò tutti con il fiato sospeso per qualche secondo, mentre saliva sul palco e prendeva per mano le due ragazze. Tutti si stavano aspettando come minimo un duplice omicidio con una semplice occhiata. Niente sangue, niente cose strane, semplicemente Morgana avrebbe guardato le ragazze negli occhi e loro sarebbero crollate sulle assi di legno.
Invece, fortunatamente, non successe nulla. Qualcuno ne fu sollevato, qualcuno ci rimase un po' male, dato che si aspettava una vera e propria rissa. Morgana semplicemente accompagnò le ragazze giù dal palco e le spinse sul retro del locale, dove nessuno poteva vedere che provvedimenti avrebbe preso.
Amelia si preoccupò un po' nel vedere Morgana infuriata che trascinava quelle due ragazze; non tanto per quello che sarebbe successo loro, quanto più per il fatto che la sua ragazza avrebbe preso degli accorgimenti senza di lei. Conoscendola, era perfettamente in grado di ridurle in schiavitù per il resto dei loro giorni, se qualcuno non fosse intervenuto a fermarla.

Nishelle, che continuava a maledirsi per aver seguito l'amica, e Heather, che dal canto suo era piuttosto soddisfatta di come erano andate le cose, si ritrovarono sbattute dentro ad uno stanzino buio e stretto, una specie di magazzino sul retro del locale.
"Divertitevi" le salutò Morgana sbattendo la porta. Una serratura scattò e le ragazze si trovarono al buio, con in sottofondo la musica della festa appena al di là della porta.
Nishelle si guardò intorno spaventata: ritrovarsi chiusa in uno stanzino, al buio, in compagnia di Heather, non era certo tra i suoi programmi per la serata. Heather tirò fuori dalla tasca un accendino e lo fece scattare, riuscendo ad ottenere un minimo di luce.
"Cerchiamo un interruttore" ordinò, avvicinandosi alle pareti e tastando un po' alla cieca. Quando finalmente premette il pulsante giusto, una nuda lampadina che pendeva dal soffitto illuminò fiocamente la stanza con una luce giallastra.
Guardandosi attorno, le ragazze capirono di trovarsi in un ripostiglio: scope, tende, varie casse e scatoloni, assi di legno e altri oggetti erano sparsi lungo le pareti e sul pavimento, alla rinfusa. Ad Heather venne l'ideuzza di dar fuoco a tutto con l'accendino, ma nemmeno lei aveva una mente talmente perversa da mettere in pratica quel piano: si limitò a frugare e curiosare un po' ovunque, senza trovare tuttavia qualcosa di interessante.
"E queste?" chiese la voce di Nishelle dall'altro lato della piccola stanza. Heather si voltò verso l'amica e vide che aveva in mano un grosso mazzo di chiavi.
"Sono tantissime" osservò Nishelle, scuotendo il mazzo e procurando un lieve tintinnio metallico.
"Dove le hai trovate?" chiese Heather. Nishelle le indicò un gancetto che sporgeva dal muro, di fianco alla porta. La rossa strappò le chiavi di mano all'amica e se le rigirò tra le dita. Alcune erano grosse e grigie, altre erano più sottili e leggere, di un bell'oro luccicante.
"Che porte aprono, secondo te?" domandò incuriosita Nishelle. Non che avessero già esplorato tutto il locale, ma da quello che erano riuscite a vedere tutto era concentrato in un'unica sala; tutte quelle chiavi non avevano senso.
Heather continuava a giocherellare con le chiavi, passandosele tra le dita e facendole tintinnare. Si bloccò quando, tra le chiavi grigie, quelle dorate e qualcuna di nera, ne notò una di un rosso acceso. Se la portò agli occhi e la osservò a lungo, riflettendo sul fatto che, se c'erano tutti quei colori, doveva esserci una certa suddivisione per categorie delle stanze. E se di chiave rossa ce n'era solo una, allora doveva aprire una stanza molto speciale.

"Ragazze, c'è un problema"
Amelia alzò la testa guardando Matt, che a quanto pareva era stato scelto come uccello del malaugurio.
"Il problema è che c'è silenzio! Non avete lasciato nessuno a suonare sul palco?" strillò preoccupata Morgana, all'altro lato del bancone. I ragazzi si guardarono l'un l'altro, iniziando a sudare freddo.
"Abbiamo... lasciato lì Brian" mormorò timidamente Matt, che quella sera non portava altro che cattive notizie.
Amelia si portò le mani al viso, Morgana si irrigidì di botto, iniziando a ripetere mentalmente ogni preghiera riuscisse a ricordare. Si girò lentamente verso i ragazzi, ordinando chiaramente di muovere il culo e salire di nuovo sul palco prima che Brian iniziasse a fare la primadonna.
"Ma c'è un problema" ripeté Matt. Le ragazze lo squadrarono e lui, imbarazzato, grattandosi la testa, ammise che avevano finito le canzoni.
"In che senso avete finito le canzoni?" chiese Amelia, non capendo.
"Noi abbiamo una quindicina di canzoni in tutto, non è che suoniamo da anni" protestò Matt.
"E mettetevi a suonare delle cover" Amelia trovò la soluzione in circa un decimo di secondo, facendo sentire tutti incredibilmente stupidi: quello che a loro sembrava un problema insormontabile, lei l'aveva risolto senza nemmeno darci peso.
Morgana porse loro cinque bottiglie di birra, ordinando di tornare sul palco all'istante.

Heather sentì scricchiolare una porta e si spaventò non poco; era impegnata a cercare la chiave del magazzino in mezzo al mazzo, e l'ultima cosa che si aspettava era una porta che scricchiolava.
"Qui si esce" disse semplicemente Nishelle, attraversando il passaggio che si trovava in fondo alla stanza, semicoperto da una pila di scatoloni. Heather si infilò il mazzo di chiavi attorno al polso e seguì l'amica, soddisfatta di aver scoperto con così tanta facilità una via d'uscita.
Appena trovarono un interruttore e accesero la luce, si accorsero però di trovarsi semplicemente in un'altra stanza, per giunta più piccola della precedente. Scaffali e scaffali di legno erano stati fissati alla meno peggio al muro nudo e grigio. Sopra le tavole, c'era più alcool di quanto Nishelle e Heather avessero mai visto in vita loro.
"Nishelle?" chiamò piano Heather, rivolgendo un ghigno preoccupante all'amica, che si preparò al peggio. Invece, Heather afferrò semplicemente la prima bottiglia che vide e la aprì, per poi berne una bella sorsata. Nishelle sospirò di sollievo: si stava aspettando chissà che, e invece ad Heather bastava bere.
Dato che aveva capito che quella stanza non portava da nessuna parte, la biondina tornò nella precedente e si sfilò una forcina dai capelli, intenzionata a scassinare la serratura come facevano in tutti i film. Peccato che quello non fosse un film e che la serratura fosse robusta e ben costruita.
D'un tratto, un rumore di vetri rotti ruppe il silenzio e le lamentele di Nishelle; la bionda si girò lentamente, ma sapeva benissimo chi era la causa di tutto quel trambusto.
"Che cazzo fai?" urlò ad Heather, che stava passeggiando per la stanza, appoggiando la mano all'inizio di ogni scaffale e lasciandola scivolare fino alla fine, trascinando per terra bottiglie e bottigliette. Heather si bloccò al richiamo dell'amica, la osservò, prese un'altra sorsata di rum e ricominciò a mandare in pezzi tutte quelle specie di soprammobili. Nishelle tentò di trascinare via l'amica: le andava bene l'idea di fare qualche dispetto, ma quella era una cazzata grande, che avrebbe avuto conseguenze altrettanto grandi.

"E' la terza di fila dei Guns" commentò Amelia nel sentire le note di Sweet Child O' Mine. Il bancone si era lentamente svuotato e poca gente girovagava lì intorno: erano tutti ad ascoltare incantati Matt che tentava di imitare Axl Rose, ma ben presto si sarebbero stancati, per quanto bravo potesse essere il cantante. Morgana appoggiò i gomiti al bancone e si prese la testa tra le mani, rimuginando su come dare una svolta ad una serata che stava diventando sempre più noiosa. Guardò nervosa l'orologio, che segnava le due; troppo presto per chiudere e sbaraccare tutto, troppo tardi per cambiare il tema della serata e mettere su qualche vecchio disco che tenevano in magazzino. Il tema della serata erano i ragazzi, e i ragazzi avrebbero dovuto suonare fino alla fine.
"Vai tu a cantare qualcosa" suggerì Amelia a Morgana, lanciando un sorriso all'ultimo cliente che lasciava il bancone "Fai una canzone, li fai eccitare un po' e poi torni giù"
Morgana annuì, in fondo le sembrava l'unica soluzione possibile. Si diresse verso il palco, notando lo sguardo di sollievo di Matt quando la vide arrivare: ormai erano più di tre ore che i ragazzi suonavano e non ne potevano più. Forse non era stata una buona idea concentrare tutta la serata unicamente su di loro.
"Ti prego, metti un disco" la supplicò Matt, esausto e quasi senza voce, quando Morgana fu abbastanza vicina a lui. La ragazza scosse la testa, dispiaciuta, e concluse la canzone dei Guns n' Roses, per poi passare prontamente agli Aerosmith.

Amelia si guardò un po' intorno, per poi socchiuse gli occhi, lasciando cadere la testa all'indietro: nessuno chiedeva da bere e lei era libera di godersi la voce della sua ragazza. Amava la voce di Morgana, e insisteva per farla cantare ogni volta che ne aveva l'occasione.
"Scusa?" una voce maschile interruppe la tranquillità di Amelia, che aprì gli occhi e rivolse un'occhiata acida al ragazzo di fronte a lei.
"Cosa prendi?"
"Che cosa mi consigli?" rispose lui sorridendo. L'occhiata acida di Amelia si trasformò in uno sguardo assassino.
"Acqua fresca" suggerì lei senza giri di parole. Il ragazzo non accolse volentieri l'idea e si sedette sul bancone, continuando a sorridere alla ragazza.
"Qualcosa di più forte?" chiese, sporgendosi pericolosamente verso Amelia, che si spostò all'indietro.
"Scendi dal bancone" ordinò lei ferma e risoluta, tradendo però una minima incertezza nel tono della voce. Il ragazzo la colse e ne approfittò per girare su sé stesso e portare le gambe all'interno del piccolo bar. Si avvicinò al viso di Amelia, che sentì il suo respiro puzzare di alcool e sigarette.
"Scendi" provò a ripetere lei, chiedendosi dove fosse il ragazzo che avevano preso per tenere l'ordine lì dentro.

Con estrema nonchalance, Brian si avvicinò a Morgana, mollò la chitarra e lasciò scivolare la mano sul sedere della ragazza, che si voltò e, dopo qualche passo, tirò uno schiaffo al suo. Era una cosa che avevano sempre fatto, e che ormai non consideravano più come intima o provocatoria: semplicemente si toccavano. Da quando si erano conosciuti alle elementari erano sempre stati curiosi l'uno del corpo dell'altra, finché non erano finiti a fare sesso a tredici anni. Da quel momento, ritennero di sapere abbastanza e quella curiosità finì, lasciando solo una certa intimità tra i due. Morgana avrebbe tirato uno schiaffo senza troppe cerimonie a chiunque le avesse toccato il culo, pure a Jimmy o a Matt, ma non a Brian. E ad Amelia, ovviamente.

"Cavatevela da soli" disse Morgana ai ragazzi prima di tornare al bancone dove aveva abbandonato Amelia, lasciandola sola. Quando girò l'angolo, però, notò che la ragazza non era affatto sola: a farle compagnia c'era quel coglione che prima le aveva rotto, ad inizio serata, e che ora stava importunando la sua ragazza.
"Scusa?" chiamò Morgana battendo un dito sulla spalla del ragazzo, trattenendo tutta la sua rabbia. Lui si girò e sorrise nel rivedere la moretta.
"Pensavo te ne fossi già andata" commentò lui fingendosi dispiaciuto, sporgendosi verso Morgana, che non si mosse.
"Pensavo che tu te ne fossi andato" rispose a tono lei, appoggiando le mani sui fianchi.
"No, non me ne sono andato"
"Fallo ora" chiuse il discorso Morgana, afferrandolo per un braccio e letteralmente trascinandolo verso la porta. Arrivati all'ingresso, il ragazzo decise che non aveva ancora creato abbastanza confusione e agguantò la ragazza per la vita, avvicinandola a sé. Morgana non esitò a lasciare uno schiaffo su una guancia del ragazzo, che preso alla sprovvista da quel gesto la lasciò andare e si allontanò di qualche passo.
"Con questo hai sbagliato, signorina" la minacciò lui, mentre ancora si tastava la guancia che iniziava a formicolare. Morgana gli rivolse un sorrisetto compiaciuto, tanto per fare la stronza, quando in realtà sentiva che non sarebbe riuscita a mantenere il sangue freddo ancora a lungo.
Fortunatamente, il ragazzone che avevano chiamato apposta per quelle situazioni arrivò. Dall'alto dei suoi due metri, gli fu facile spaventare il ragazzo e farlo desistere da qualsiasi tentativo di importunare ancora Morgana o Amelia. Uscì dal locale spintonando un paio di persone che stavano entrando e per tutto il resto della sera nessuno lo vide più, grazie anche al ragazzone, che era contento di aver trovato finalmente qualcosa da fare. Lui sarebbe arrivato volentieri a fare a botte, ma una rissa alla prima serata del locale non era proprio la migliore apertura che si potesse immaginare.
"Grazie" gli sussurrò Morgana, aggiungendo che a fine serata dovevano parlare. Detto ciò, tornò da Amelia, che aveva di nuovo una nuvola di persone attorno al bancone: i ragazzi avevano iniziato a suonare cover degli Iron Maiden e il pubblico si era nuovamente scaldato.
Morgana sorrise timidamente ad Amelia e tentò di dirle qualcosa per rassicurarla, ma fu interrotta dalla ragazza, che le diceva di stare ferma al bancone perché lei doveva andare in magazzino a fare rifornimento. Morgana poté solo annuire a quell'ordine così repentino e lasciò che Amelia sparisse in mezzo alla folla, diretta sul retro.

Nishelle e Heather erano sedute per terra a giocherellare con dei cocci di vetro quando sussultarono nel sentire la serratura della piccola stanza scattare. Un'ombra apparve sulla soglia in controluce e si bloccò, guardandosi intorno spaesata.
Nel semibuio della stanza, Amelia vide due figure muoversi per terra e cocci di bottiglia che luccicavano sul pavimento. Istintivamente, cacciò un urlo e sbatté la porta davanti a sé.
Appoggiò la fronte al legno scuro, riprendendo il fiato reso affannoso dallo spavento. Chi cazzo c'era nel magazzino? Avrebbe dovuto chiamare qualcuno? Erano pericolose le persone che erano dentro? In fondo, avevano fatto a pezzi metà della stanza, simpatiche non lo erano di sicuro.

"Cosa facciamo?" chiese Nishelle sottovoce all'amica, che era impegnata a trafficare con le chiavi.
"Intanto nascondo queste" rispose, infilandosi il mazzo nel reggiseno, pregando che le chiavi non tintinnassero in un momento particolarmente delicato.
La porta si aprì lentamente e la figura in controluce tornò. Heather valutò che non poteva essere Morgana, la conosceva bene e avrebbe riconosciuto il suo fisico; doveva essere per forza la sua ragazza, della quale non si ricordava nemmeno il nome.
"Cosa avete fatto?" chiese lentamente Amelia, che nel frattempo aveva collegato le idee e aveva capito che Morgana aveva chiuso le due rompiscatole in magazzino. La domanda era piuttosto retorica e Amelia non si aspettava certo una vera risposta, visto che era più che evidente quello che le ragazze avevano fatto: avevano raso al suolo la stanza dell'alcool.
Heather tentò di aprir bocca per snocciolare una risposta, ma Amelia non volle ascoltarla: prese alcune delle bottiglie ancora integre e richiuse la porta dietro di sé, non senza dire: "A fine serata ne riparliamo" prima di far scattare la serratura.
"Noi potremmo denunciarle, sono ore che ci tengono chiuse in un magazzino" protestò Nishelle rivolta all'amica, che le promise che avrebbero fatto di peggio.

"Le ragazze in magazzino hanno trovato un modo per divertirsi" commentò Amelia scavalcando il bancone, lasciando Morgana perplessa e terrorizzata allo stesso tempo. Sarebbe scattata subito a dare una lezione alle due se Amelia non l'avesse fermata, ricordandole che mancava meno di un'ora alla chiusura e che dopo avrebbero potuto sistemare tutti i conti in sospeso. Morgana annuì poco convinta, iniziando a rimuginare su cosa avrebbe fatto a quelle due troie non appena l'ultimo ospite fosse uscito dal locale.

Morgana fissò il piccolo orologio appoggiato per terra e, notando che mancavano solo venti minuti alla fine di quell'estenuante serata, posò un grande cartello con su scritto 'Chiuso' sul bancone, prese per mano Amelia e la trascinò verso il palco. Amelia continuava a dibattersi: lei odiava i palcoscenici, odiava essere guardata e soprattutto aveva paura di tutti i commenti che la gente poteva fare su di lei, che si sentiva un piccolo brutto anatroccolo affianco a Morgana.
Brian, capendo cosa aveva in mente la ragazza, iniziò a strimpellare qualcosa che gli venne in mente al momento. Ovviamente, dalla chitarra uscì una cosa che nessun essere umano sarebbe stato in grado di imitare, ma visto come aveva suonato durante la serata non ci si poteva aspettare altro.
Morgana iniziò a sciorinare ringraziamenti verso chiunque; ringraziò pure l'architetto che le aveva aiutate a disegnare il Pentacle, anche se a nessuno poteva fregarne di meno. Alla fine si decise a iniziare a cantare e tutti si risvegliarono dal torpore che quel discorso, unito a tutto l'alcool che avevano in corpo, aveva provocato loro.

"E' sempre quel cantante bello a cantare?" domandò Nishelle quando una nota decisamente troppo acuta per Matt arrivò alle sue orecchie.
"No, idiota, questa è Morgana" rispose scocciata Heather, seduta sul pavimento a giocherellare con l'accendino. Non che fosse preoccupata per quello che sarebbe successo una volta chiuso il locale; la cosa che le seccava di più era che sarebbero dovute rimanere ore ad ascoltare le lamentele di quella stronza lesbica, quando lei stava morendo di sonno e l'unica cosa che desiderava era il suo letto. 

Dall'alto del palco, Morgana salutò tutti e annunciò che la sera dopo ci sarebbe stata un'altra, enorme festa proprio al Pentacle. Amelia e i ragazzi la guardarono scioccati: erano miracolosamente arrivati alla fine di quella serata e già Morgana ne stava progettando un'altra? Jimmy già si pregustava un sonno ristoratore di un paio di settimane, e invece in nemmeno dodici ore sarebbe dovuto tornare in quel locale per aiutare le ragazze a preparare tutto. Gli cedettero leggermente le ginocchia, ma si ricompose e sorrise falsamente a tutta la gente contenta all'idea di un'altra festa come quella appena conclusa.

Quando tutto il locale si fu svuotato le ragazze poterono tirare un sospiro di sollievo: tutto era ancora integro, nessuno aveva tentato di imbucarsi in qualche stanza e, tutto sommato, si poteva dire che era stata una bella festa.
"La prossima volta non vi faremo suonare così tanto" si scusò Morgana, imbarazzata. I ragazzi fecero spallucce: in fondo, suonare a loro piaceva, anche se per quasi cinque ore di fila. Morgana fu soddisfatta del fatto che non avessero iniziato a lamentarsi e l'atmosfera poté finalmente rilassarsi: era tutto finito, per quella sera.
"Beviamo qualcosa?" chiese Zacky, facendo di colpo irrigidire Morgana, che si era appena ricordata che aveva due ospiti indesiderate chiuse nel magazzino.

Heather e Nishelle accolsero con gioia il rumore della serratura che scattava; accolsero con meno gioia la faccia contrariata di Morgana, che le accompagnò davanti a tutti gli altri, spingendole con poca grazia.
"Dobbiamo fare un discorsetto" annunciò. Si bloccò un momento, riflettendo, poi partì con l'elencare tutti gli errori che avevano fatto le ragazze quella sera, dall'entrare nel locale nonostante Amelia le avesse cacciate il pomeriggio, al salire sul palco ad importunare i ragazzi mentre suonavano. Ultimo ma non ultimo, concluse dicendo che il giorno dopo sarebbe andata a controllare cosa avevano combinato in magazzino e avrebbe deciso di conseguenza come punirle.
"Tu non puoi punirci" le rispose a tono Heather, incrociando le braccia al petto e guardandola con aria di sfida. Tutti passarono dallo sguardo della rossa a quello di Morgana, pronti ad una sberla ben assestata da parte dell'ultima.
"Stasera loro vengono a casa con voi, e domani le riportate qui" ordinò Morgana, chiamando a sé tutto il suo autocontrollo. Ci fu qualche protesta da parte dei ragazzi, che volevano solo fermarsi e festeggiare, visto che prima non avevano potuto. In fondo, era il loro primo concerto, era la prima notte del locale delle ragazze, si aspettavano una festa enorme, che probabilmente nessuno avrebbe ricordato la mattina dopo. Un'occhiataccia di Morgana, a dir poco furente, spense tutte le lamentele. I ragazzi salutarono educatamente e uscirono a testa bassa, trascinando le due rompiscatole con loro.

Non appena ebbero spento tutte le luci e chiuso a chiave il locale, Morgana salì velocemente le scale per entrare nell'appartamento e si buttò sul letto sfatto della loro camera. Sorrise nel sentire, pochi attimi dopo, Amelia mettersi a cavalcioni del suo bacino e iniziare a slacciare delicatamente i nastri del corsetto. La ragazza si abbassò e si avvicinò lentamente al viso di Morgana, sussurrandole dolcemente che, solo perché quelle due avevano rovinato la festa, non dovevano per forza rovinare tutta la notte.
"In fondo, questa è pur sempre la prima notte del Pentacle" mormorò.

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Capitolo 3
*** . ***


I ragazzi sentirono dei passi affrettati e delle vocette concitate provenire dalla cucina. Uno alla volta, si svegliarono a causa di quel trambusto e si misero in ascolto, chi dal letto, chi dal divano e chi da uno scomodo sacco a pelo. Non tutti potevano permettersi il lusso di avere un comodo giaciglio per la notte, dato che in quell'appartamento c'erano solo un materasso ad aria e una misera brandina, perciò, a rotazione, ogni notte qualcuno doveva accontentarsi del divano e del sacco a pelo, steso su un morbido tappeto lilla, un gentile regalo delle ragazze. L'idea della rotazione era venuta in mente a Zacky, stanco di non dormire mai su un letto, dato che in precedenza in quella casa vigeva la legge del più forte, e lui non lo era di certo.
"Mattiniere, le ragazze"
Heather e Nishelle si voltarono in contemporanea e la bionda sentì d'improvviso le guance colorarsi nel vedere Brian mezzo nudo che le sorrideva, esattamente come la sera prima.
"Sono le undici" commentò Heather, sempre fredda e impassibile, incrociando le braccia al petto.
"Quindi penso sia ora di tornare al Pentacle" concluse Brian, trattenendo una risatina al pensiero di Morgana incazzata che riduceva in schiavitù le due ragazze che avevano passato abusivamente la notte in casa loro. Poi si ricordò che avrebbe rivisto pure Amelia, e il suo sorriso si frantumò di botto. Raccolse i suoi vestiti e fece un giro per la minuscola casa a tirare giù dal letto tutti gli altri, beccandosi qualche insulto e parecchie lamentele.

 

Morgana si rigirò nel letto quando sentì il ronzio del campanello. Era già sveglia da un pezzo, persa a fissare Amelia accoccolata nelle coperte dormire beata. Lo faceva praticamente ogni mattina: lei si svegliava attorno alle cinque, guardava l'alba e poi tornava a letto a osservare la sua ragazza, che invece si alzava minimo alle undici. Morgana non era una tipa da lunghe dormite, le pareva di perdere tempo, e pensava che la vita fosse troppo breve per sprecarla dormendo. Di tutt'altro avviso era Amelia, che non avrebbe mai abbandonato il calore del suo letto la mattina: le lenzuola tiepide erano le sue migliori amiche e non si sarebbe mai permessa di offenderle andandosene di buon'ora.

Morgana si alzò e scese lentamente le scale, attraversò la sala del locale ancora sporca dalla festa della sera prima e aprì il pesante portone nero.
"Mi piace come sei vestita stamattina" commentò Brian, oltrepassandola e notando con piacere che Amelia era ancora di sopra. Uno alla volta, tutti salutarono Morgana, eccetto le due signorine che iniziavano a sudare freddo. Pure Heather aveva un po' di timore, dato che si era resa conto del bel casino che aveva provocato e aveva già azzardato un paio di ipotesi sulle possibili conseguenze.
Per ultimo entrò Zacky, che salutò la ragazza e abbassò improvvisamente la testa, imbarazzato, nel vedere che era ancora in intimo, appena alzata dal letto.
Morgana disse semplicemente ai ragazzi di sedersi e bere qualcosa, se ne avevano voglia; lei sarebbe tornata di sopra a vestirsi e a preparare qualcosa da mangiare per quell'esercito che aveva nel locale. Brian e Jimmy si offrirono volontari per dare una mano, ma Morgana rifiutò, dicendo che aveva già qualcuno ad aiutarla, di sopra.

 

Amelia mugugnò debolmente qualcosa quando Morgana la scosse dolcemente.
"E' presto" si lamentò.
"No, è mezzogiorno" rispose la sua ragazza. Amelia tentò di trascinarla con lei sul letto, ma la ragazza si rifiutò e la costrinse ad alzarsi, sparendo poi in cucina per preparare qualcosa.
Amelia si infilò una maglietta e un paio di pantaloncini e raggiunse Morgana, intenta a cercare una buona idea nel frigo.
"Vi aiuto io" si propose allegramente Brian, che aveva completamente ignorato Morgana, che aveva detto di non aver bisogno di aiuto, e l'aveva seguita su per le scale. Si bloccò quando arrivò in cucina e salutò Amelia con il suo miglior sorriso. La ragazza, in risposta, sollevò una mano, scese dal bancone dov'era seduta e prima di andarsene lanciò un'occhiataccia a Morgana, che capì che la presenza di Brian in cucina non era di suo gradimento.
Appena Amelia fu uscita, Morgana guardò severa il ragazzo e gli chiese chiaro e tondo cosa volesse.
"Aiutare" rispose innocente lui, facendo spallucce. L'occhiata di Morgana gli fece capire che non credeva a quello che aveva appena detto, così si sedette su una sedia e si decise a dire la verità. O perlomeno una parte.
"Non volevo stare con le due rompiscatole lì di sotto" ammise, prendendo un biscotto dalla ciotola sopra al tavolo. Morgana gli strappò il biscotto dalle mani e lo rimise a posto, ricordandogli che ormai si era offerto volontario e doveva adempiere ai suoi obblighi.

 

Amelia sorrise a tutti quando arrivò nella grande sala del locale. Sorrise anche alle due ragazze, divertita dalla punizione che avrebbe scelto Morgana di lì a poco.
"Quindi stasera la festa si fa davvero?" chiese Jimmy, offrendo un bicchiere di qualcosa ad Amelia, che rifiutò: la mattina, o comunque appena sveglia, l'unica cosa che le andava giù era un caffè nero e amaro.
"Morgana l'ha detto davanti a tutti, qualcosa dovremmo pur fare" rispose tetra la ragazza, iniziando già a farsi venire delle idee per il tema che avrebbero proposto. Ma la sua domanda più grande era: quando sarebbero state aperte tutte le porte del Pentacle?
"E se facessimo qualcosa in maschera?" propose allegro Zacky. Tutti lo fissarono, cercando di capire se si trattasse di uno scherzo o se stesse parlando seriamente.
"Una festa in maschera?" ripeté Amelia, giusto per assicurarsi di aver sentito bene.
Zacky fece spallucce come per giustificarsi, dato che ora la sua ideona non gli sembrava più così fantastica come gli era apparsa poco prima. Amelia si passò una mano sul viso, aspettando di svegliarsi completamente.

 

Poco più tardi Morgana e Brian scesero le scale e portarono il pranzo, che consisteva semplicemente in panini freddi, ma che riuscì comunque a rendere felici i ragazzi. Morgana si sedette di fianco ad Amelia e le porse una tazza di caffè fumante.
"Zacky proponeva una festa in maschera stasera" se la rise Jimmy, prendendo in giro il povero chitarrista. Qualcuno ridacchiò, qualcuno se ne stette in silenzio, Morgana disse che non era male come idea. Tutti rivolsero alla ragazza lo sguardo che prima avevano rivolto a Zacky: era seria o stava scherzando?
"Io pensavo di fare una festa in maschera quando avremmo aperto le porte" confessò Amelia, che vedeva quel tipo di festa come il più indicato per far sapere a tutti la vera natura del locale.
"Quali porte?" chiese Jimmy, incuriosito. Le ragazze si guardarono l'un l'altra: nessuna delle due aveva detto agli altri la cosa più importante da sapere su quel locale.
"Tu non gliel'hai detto?" chiese Morgana.
"Io davo per scontato che glielo avessi detto tu" rispose Amelia. Nel mentre, i ragazzi continuavano a spostare lo sguardo da una all'altra, senza capire minimamente di cosa stessero parlando.
Morgana mangiò l'ultimo boccone del suo panino e si alzò, annunciando che avrebbero rinviato la questione perché in quel momento c'era ben altro a cui pensare.
"Ad esempio, a cos'è successo in magazzino ieri sera" propose, mandando nel panico Heather e Nishelle, che in quel momento si pentirono amaramente di quello che avevano fatto.

 

Tutti iniziarono a sudare freddo quando Morgana infilò la chiave nella toppa e fece scattare la serratura. Aprì la porta dandole un leggero calcio e lasciò che la luce proveniente dall'esterno la illuminasse, senza avere il problema di accendere quella dannata lampadina che minacciava di saltare ogni volta che qualcuno la guardava.
I ragazzi trattennero bruscamente il fiato nel vedere il disastro nella stanza: le bottiglie erano quasi tutte frantumate a terra, e il loro contenuto era raccolto in una pozza che occupava gran parte del pavimento. Morgana lasciò uscire un profondo respiro e iniziò a contare per calmarsi. Amelia le posò le mani sulle spalle e appoggiò la fronte contro la sua nuca.
"Aspetta" le sussurrò, conscia che se non avesse provato a calmare Morgana, Heather e Nishelle sarebbero finite in pronto soccorso in un paio di minuti.
"Io le uccido" disse in risposta Morgana, con un tono talmente freddo e distaccato da sembrare quello di un assassino. A tutti si gelò il sangue nelle vene; istintivamente il gruppo che l'aveva accompagnata fino al magazzino fece un passo indietro. Solo Amelia rimase vicina a Morgana, sicura che quello che diceva la sua ragazza era solo rabbia e che non si sarebbe nemmeno mai immaginata di fare una cosa del genere. Continuò a tenere le sue mani appoggiate alle spalle di Morgana, massaggiandole leggermente. Morgana prese un altro profondo respiro e si voltò. Tutti trattennero il fiato e fissarono la ragazza negli occhi.
"Visto che uccidervi o picchiarvi e lasciarvi per strada è illegale" iniziò la ragazza "Lavorerete qui al Pentacle almeno finché non mi avrete pagato tutti i danni"
Tutti si rilassarono nel sentire la sentenza: non era nulla di illegale, di violento o di immorale.
"E gli interessi" aggiunse Morgana, che si era accorta di aver dato una punizione troppo leggera a quelle stronze.
Nishelle annuì, a testa bassa, mentre Heather continuò a fissare Morgana dritta negli occhi, con aria di sfida.
"Verrete pagate quattro dollari l'ora. Ora iniziate a pulire questo macello" concluse Morgana, e tutti capirono finalmente il suo piano: si era procurata due donne delle pulizie per sempre, dato che, con quattro dollari l'ora, avrebbero impiegato una vita a ripagare tutto il casino che avevano fatto.
"Non puoi schiavizzarci" affermò Heather, facendo perdere nuovamente le staffe a Morgana, che le urlò in faccia che lei poteva fare quello che le pareva dentro al suo locale, poteva assumere chi voleva e poteva pure pagarlo una miseria, se ne aveva voglia.
"Esistono i sindacati" le ricordò la rossa, con un ghigno: era convinta di averla finalmente vinta. Sfortunatamente, non si vinceva mai facilmente contro Morgana.
"Non c'è nessun contratto, Heather. Voi ufficialmente non lavorate" rispose pronta la ragazza, alzando le mani come a dire che lei non aveva nessuna responsabilità. "Però, se già state pensando di scappare, tranquille che ho un metodo per farvi arrivare a lavoro puntuali ogni mattina"
Morgana guardò i ragazzi, che scocciati annuirono: si sarebbero dovuti tenere le ragazze a casa per chissà quanto tempo.
"Non le potete ospitare voi? L'appartamento ce l'avete" protestò Johnny, al quale non andava a genio l'idea di doversi tenere in casa quei due pericoli pubblici. In tutta onestà, nemmeno agli altri piaceva la situazione, ma si erano guardati bene dall'esprimere il loro dissenso.
"Iniziate a pulire" ordinò semplicemente Morgana alle ragazze dopo aver fulminato Johnny con un'occhiata. Chiese a Zacky di stare a controllare le due e tornò nella grande sala, tenendo Amelia per mano.

 

"Dobbiamo vedere cosa ci serve per questa sera" si organizzò Amelia, prendendo un foglio di carta e una matita da sotto la console. Lisciò il foglietto spiegazzato e si mise a mangiucchiare la matita, pensierosa. "Anche se prima di tutto dovremmo capire cosa fare, questa sera" ammise, ricordandosi che Morgana, presa dall'entusiasmo, aveva annunciato una festa e nessuno aveva un'idea decente sul tema.
"Mi sa che dobbiamo ripiegare sulla festa in maschera di Zacky" si arrese subito Matt, appoggiando i gomiti alla console e prendendosi la testa tra le mani. Jimmy annuì, non totalmente convinto dell'idea, ma d'altronde era l'unica che avevano.
"Okay, quindi di sicuro servono dei vestiti per noi" Morgana afferrò il foglietto che Amelia aveva tirato fuori e vi scribacchiò un paio di cose. "L'alcool, visto che ogni giorno qualcuno deve far fuori qualche bottiglia..."
"...e qualcosa per decorare tutto" suggerì Brian. Morgana alzò la testa scocciata.
"Come la decoriamo? Lasciamola così e basta" Il suo tono stava iniziando a diventare sempre più arrabbiato, cosa che non piacque a nessuno: avevano appena iniziato ad organizzare e lei già stava perdendo la pazienza.
"Ci serve anche qualcuno che faccia spettacolo. Non possiamo lasciare il palco vuoto" ricordò Amelia, a voce talmente bassa da essere quasi impercettibile.
"Per quello mi arrangio io, non sia mai che ci ricapiti nel locale qualcuno come le due stronze di ieri sera" spiegò Morgana, che continuava ad annotare cose nel foglietto, rendendo la lista sempre più lunga.
"Da sola?" chiese Matt, pentendosi subito dopo del suo intervento, dato che Morgana lo squadrò da capo a piedi: si era ricordata.
"Tu sai ballare" disse lei soddisfatta, lasciando un paio di persone a bocca aperta, un altro paio con un ghigno stampato sul volto: era inevitabile che prima o poi sarebbe uscita quella vecchia storia.
"Non mi ricordo praticamente nulla" tentò di tirarsi indietro Matt, allungando le mani e facendo qualche passo a ritroso. Morgana lo seguì e si avvicinò a lui.
"Certo che ti ricordi, ti sei esercitato per tre mesi prima di portarmi al ballo del liceo"
Una risata acuta scaturì dal gruppo. A ridere di gusto fu soprattutto Brian, che quella storia se la ricordava eccome. Si ricordava anche che era stato proprio lui ad insegnargli, come poi insegnò anche a Zacky, ma quel segreto se lo sarebbe portato fino alla tomba.
"Okay, abbiamo trovato come riempire il palco stasera" esultò Morgana, alzando le braccia al cielo, felice. "Però su cosa la facciamo la festa, di preciso?"
"Dev'essere qualcosa per cui gli ospiti non devono avere un costume, visto che abbiamo dato così poco preavviso" rifletté Amelia, salvando inconsciamente il locale da un'enorme figura di merda: nessuno degli altri aveva pensato al fatto che, di norma, una persona non conserva travestimenti nell'armadio.

 

Tutti si sedettero per terra, in cerchio, rimuginando su quale sarebbe stato un buon tema per la festa. Venne fuori qualsiasi ipotesi, dalla festa anni '60 di Jimmy, secondo il quale bastava portare un po' di erba per ricreare l'atmosfera, alla festa in stile mondo delle fate proposta da Brian, che venne preso per il culo per anni dopo quella trovata.
"Che cazzo ti sei fatto stamattina?" gli chiese Jimmy, che aveva preso sul serio la questione: per lui era ovvio che Brian si era fatto, per avere quell'idea.
"Un paio di unicorni rosa basterebbero o ci serve anche qualche principessa in pericolo?" domandò Morgana, annotando entrambe le cose nel foglio che ancora stringeva in mano.
"Voi ragazze potreste indossare scarpette di cristallo" propose Matt.
"Sì, e io e te ci metteremo un tutù rosa e verde e svolazzeremo sopra il palco" concluse Jimmy, buttandosi all'indietro e tenendosi la pancia per il troppo ridere.
Brian continuava a seguire la discussione in silenzio, con le braccia conserte contro il petto e un broncio tipico dei bambini di cinque anni.
"Stavamo scherzando" gli ricordò Morgana, continuando però a ridere.
"Divertenti" commentò Brian con un sorrisetto falso sul viso. Si alzò e andò nel retro per controllare cosa stesse facendo Zacky con le ragazze.

 

"Dove la tenete la cassetta del pronto soccorso?" urlò Nishelle non appena Brian si parò sulla soglia del magazzino. Il ragazzo, preso alla sprovvista, balbettò qualcosa di sconnesso e incoerente: lui nemmeno sapeva se esistesse una cassetta del pronto soccorso, in quel locale.
"Cos'è successo?" si limitò a chiedere: nella penombra della stanza non riusciva a capire nulla.
"Coglione, ti abbiamo appena chiesto una cazzo di cassetta del pronto soccorso, valla a prendere" gli ordinò Heather, accovacciata sul pavimento. Brian fece dietrofront e tornò dagli altri, in preda al panico.
Amelia sollevò un sopracciglio nel vedere il ragazzo esprimere un'emozione sincera, nonostante fosse panico: di solito manteneva quella sua faccia da stronzo e non lasciava capire cosa gli passasse per la testa, se fosse felice, triste, sull'orlo del suicidio o euforico.
"Che è successo?" tentò di calmarlo Morgana, bloccandolo.
"Ce l'avete una cosa del pronto soccorso, qui?" blaterò Brian.
"Per farci cosa?" volle sapere Morgana. Non le fregava niente se le due ragazze in magazzino si erano tagliate con qualche coccio di bottiglia: erano stati loro a crearli, ora ne pagavano le conseguenze. E se avessero sporcato il pavimento di sangue, sarebbero state loro a ripulirlo.
"Non lo so" urlò Brian, al quale, evidentemente, non piacevano le emergenze di quel tipo.
"Qualcuno si è tagliato?" suggerì Amelia, avvicinandosi ai due.
"Non lo so" ripeté Brian. Morgana sospirò e, ancora appoggiata alle sue spalle, lo spinse sul retro. Lo lasciò solo quando arrivarono davanti alla porta e chiese alle ragazze cosa diavolo stesse succedendo lì dentro.
"Mi sono tagliato" rispose tranquillo Zacky, comparendo sull'uscio. Alla vista del ragazzo, Morgana si portò le mani al cuore, mentre Brian si voltò e se ne andò in bagno, correndo.
"Amelia, vai a prendere qualcosa per i tagli" urlò Morgana alla ragazza, rimasta nella sala con gli altri.
"Qualcuno venga a darmi una mano" pregò Amelia: il loro appartamento era un fottuto casino, trovare da sola un disinfettante e qualche fasciatura sarebbe stato impossibile per una persona sola. Jimmy si offrì di accompagnarla, mentre Matt e Johnny corsero da Morgana, che stava tornando nella sala con Zacky.
"Che cazzo ti è successo?" si spaventò Johnny. L'aspetto di Zacky non era dei migliori: a parte qualche graffio e qualche botta insignificante sulle braccia, aveva un evidente taglio sulla tempia sinistra, dal quale stava colando lentamente del sangue scuro.
"Ti senti bene?" chiese stupidamente Matt, che si accorse solo dopo di quanto fosse idiota la sua domanda.
"Sto bene, è solo un taglio" tentò di rassicurarli Zacky che, tutto sommato, stava bene davvero.
"Cazzo, amico, dobbiamo chiamare un'ambulanza" decise Jimmy, di ritorno dall'appartamento: lui e Amelia erano riusciti a trovare tutto in un tempo record.
"No" rispose Morgana in una frazione di secondo. Tutti si fermarono a guardarla, basiti: il loro amico stava continuando a perdere sangue da un fottuto taglio sulla testa e lei non intendeva chiamare un'ambulanza?
"Cioè, possiamo anche fare tutto da soli. E poi è solo un graffio, tempo che arrivano i medici avrà già smesso di sanguinare da un pezzo" tentò di giustificarsi la ragazza, quando invece le sue motivazioni erano ben altre: a parte il fatto che a nessuno avrebbe fatto piacere passare la serata nel locale dove un tizio si era appena ferito alla testa, se i medici fossero arrivati avrebbero visto tutto il casino che c'era nel locale. Morgana le conosceva bene le regole, e sapeva che le avevano infrante tutte: dopo la festa della sera prima non avevano messo a posto, nonostante ci fossero pure cocci di vetro sparsi nel magazzino, non avevano un fottuto kit di pronto soccorso quando invece era obbligatorio e, ciliegina sulla torta, le norme igieniche non esistevano, lì dentro. Per non parlare del fatto che abitavano illegalmente sopra al loro locale, e che di lì a poco il Pentacle avrebbe gestito un giro di prostituzione non indifferente. Insomma, tutte buone motivazioni per lasciare ogni qualsivoglia impiegato dello stato fuori da quelle mura.

 

"E' tutto finito?" chiese Brian, riemergendo dai bagni del locale. Tutti si voltarono a guardare chi aveva parlato: con il casino che era successo, nessuno aveva fatto caso all'assenza di Brian.
"Dov'eri?" gli chiese Jimmy.
"Cercavo qualche benda" si inventò una scusa il ragazzo. Quando si avvicinò e vide la fasciatura sulla tempia di Zacky rossa di sangue lo prese un capogiro, ma tentò di non darlo a vedere. Nessuno sembrò accorgersene, a parte Morgana, che conosceva bene la paura fottuta del sangue di Brian.
Infatti, giusto per divertirsi un po', decise di cambiare le bende proprio in quel momento, ridendo nel vedere Brian inventarsi una pessima scusa e fuggire di fronte a quel piccolo intervento medico che lo terrorizzava a morte.
"Va' a controllare le altre due" gli ordinò Morgana. Il ragazzo deviò dalla direzione che aveva preso e si diresse verso il fondo della sala, diretto al magazzino.
"Ma come hai fatto a tagliarti?" chiese Matt: Zacky non aveva ancora dato una spiegazione.
"E' stata Heather?" accusò subito Morgana: se fosse stata davvero la rossa, avrebbe avuto pure la scusa per sbatterla in prigione.
"Sono entrato e sono scivolato" ammise Zacky abbassando la testa. Tutti cercarono di trattenersi, ma finirono con l'esplodere in una grande risata.
"Forse era meglio se dicevi che ti aveva pugnalato la rossa" se la rise Matt, tirando un amichevole pugno sulla spalla all'amico.
"Sarebbe pure stato plausibile, la vedo bene come serial killer" aggiunse Jimmy.
"Ve la immaginate con una motosega o qualcosa del genere in mano?" rincarò la dose Matt.
"Facciamolo su questo, la festa" propose Amelia. Tutti si zittirono, cercando di capire quello che aveva appena detto; con tutta la confusione che c'era stata, si erano dimenticati del problema centrale della giornata.
"Tu sei un fottuto genio" decretò Morgana, lasciando Zacky e stampando un bacio sulle labbra della sua ragazza. "Signori, decidete che assassino volete essere per stasera" ordinò, per poi riprendere il foglietto con la lista della spesa e scrivere velocemente l'occorrente per la serata.
"Ce la fate a trovare qualcosa che mi copra la faccia?" chiese Johnny. Tutti lo guardarono senza capire.
"Chi devi essere, un Signore dei Sith?" chiese Zacky confuso.
"No, pensavo di fare lo Slenderman" spiegò Johnny. Amelia istintivamente rise, ma gli altri continuavano a non capire.
"E chi sarebbe lo Slenderman?" chiese incuriosito Jimmy.
"Non conoscete lo Slenderman?" si stupì Amelia: dopo essere nata e cresciuta a Salem, in mezzo a musei di streghe ed esposizioni di mostri, si meravigliava sempre del fatto che qualcuno non conoscesse le antiche leggende di mezza Europa. Tutti scossero la testa in segno che no, non conoscevano lo Slenderman né ne avevano mai sentito parlare. E, soprattutto, non capivano perché Amelia si fosse messa a ridere come se Johnny avesse fatto la battuta del secolo.
"Lo Slenderman è un mostro. Cioè, è un assassino, ma è una leggenda"
"E' esistito" ribatté Johnny.
"Sì, come vuoi" lo zittì Amelia "E' un mostro con un sacco di braccia, anche se sembrano più tentacoli che braccia, che rapisce i bambini"
"E li uccide" concluse Johnny per accertarsi che tutti capissero che il suo mostro era spaventoso e degno di essere classificato tra i peggiori assassini della storia.
"Ma perché devi coprirti la faccia, scusa?" chiese Jimmy, che sembrava particolarmente preso dalla storia.
"Lo Slenderman non ha tratti somatici" spiegò Amelia, continuando a chiedersi come facessero a non sapere cose così elementari. Loro non avevano mai letto Stephen King? "La leggenda dice che è perché rimase ustionato nell'incendio della sua casa, dove perse suo figlio"
"Per questo aggredisce i bambini" aggiunse Johnny, che voleva dimostrare che anche lui sapeva tutto sullo Slenderman: non poteva farsi mettere in secondo piano da quella ragazzina "Perché sta cercando suo figlio"
Tutti annuirono, interessati.
"E perché hai riso? A me sembra possa andare bene per la festa" domandò ancora Jimmy.
Amelia tossicchiò. "Lo Slenderman è alto tre metri" disse quasi sottovoce. Ci fu una risata generale e Johnny decise che l'avrebbe fatta pagare a tutti: lui voleva essere lo Slenderman quella sera, e non gli importava cosa ne pensassero gli altri.
"Johnny" attaccò un discorso Matt, piegandosi sulle ginocchia come se stesse parlando ad un bambino "Forse dovresti interpretare qualcuno alla tua altezza"
Altra risata generale, che fece incazzare non poco il ragazzo. Lui odiava le battute sulle persone basse: dopo averne ricevute per tutta la vita, ad un certo punto si era stancato. Proprio non le poteva sostenere.
"Basta così" rovinò la festa Morgana, riportando il silenzio. Non avevano tempo da perdere con tutto quello sghignazzare "Matt, visto che fai tanto il simpaticone, lo Slenderman lo farai tu"
"No, signorina: puoi vincere su tante cose, ma su questa no" protestò Matt, avvicinandosi alla ragazza e scuotendo l'indice davanti al suo naso come una vecchia e grassa signora inglese. "Io questa sera sarò Hannibal Lecter"
"E invece sarai lo Slenderman e il nanetto sarà il tuo amato Hannibal" concluse Morgana, compiaciuta. Sapeva che, dopo quella frase detta in quel tono, nessuno avrebbe osato contraddirla. Soddisfatta, si voltò e vide Brian, nascosto dietro a Jimmy, che era arrivato tentando di dire qualcosa, ma si era fermato con la bocca semiaperta e un indice alzato, come a richiedere la parola. La ragazza lo guardò con uno sguardo tra l'interrogativo e il seccato; Brian deglutì prima di portare le sue brutte notizie.
"Le ragazze non sono in magazzino"
Morgana porse la lista della spesa ad Amelia in malo modo e le ordinò di andare a prendere tutto l'occorrente assieme a Brian, dicendo che il ragazzo era pressoché inutile lì dentro, dato che si era lasciato scappare le due stronze davanti agli occhi. Il ragazzo tentò di difendersi dicendo che quando lui era andato a controllare le ragazze erano già andate via, quindi era stata Morgana a farsele scappare, ma Amelia preferì sedare la conversazione, prese Brian per mano e lo trascinò fuori dal locale.

 

"Ma l'hai sentita? Quelle due sono scappate mentre stavamo tutti in panico per Zacky: io non sono mica un idiota, io non mi lascio scappare la gente sotto al naso"
Amelia continuava ad annuire, leggendo la lista e ascoltando distrattamente le lamentele di Brian; non capiva se Morgana avesse lasciato gli unicorni rosa per un motivo o se si fosse semplicemente dimenticata di depennarli. Se l'ipotesi corretta fosse stata la prima, Amelia avrebbe avuto il suo bel daffare per trovarli.
"Ma mi stai ascoltando?" la richiamò Brian, fermandosi in mezzo al marciapiede. Lui odiava essere ignorato.
"Certo. Tu stasera chi vuoi essere?" chiese Amelia, dirottando il discorso: non aveva sentito una sola parola di tutta la serie di lamentele del ragazzo. Brian sogghignò e si avvicinò ad Amelia, portando i loro visi vicini. Appoggiò due dita sotto al mento della ragazza e lo sollevò delicatamente, in modo da assicurarsi che gli occhi verdi di Amelia fissassero i suoi color nocciola.
"Io sarò l'uomo che ha incantato centinaia di donne, semplicemente per il gusto di ucciderle quando se ne sarebbe stancato" spiegò, avvicinando la sua bocca a quella di Amelia e lasciando che il suo respiro sbattesse contro le labbra della ragazza man mano che parlava.
"E quindi io dovrei essere la tua prossima vittima?" completò il ragionamento Amelia, con il suo solito tono impassibile.
"Ovviamente. Mi sei sfuggita per troppo tempo, mia piccola preda" sussurrò Brian, continuando a guardarla negli occhi. Amelia rise, divertita da quella recita. Concluse dicendo che non sarebbe stata la sua vittima nemmeno quella sera e che avrebbe dovuto riprovarci un'altra volta. Riprese a camminare, ma Brian rimase fermo, a riflettere: per Amelia forse era stata tutta una recita, ma lui aveva appena detto una parte di tutto quello che si teneva dentro da mesi. E ora che quella piccola gocciolina aveva trovato uno spiraglio per uscire, non sarebbe passato molto tempo prima che la cascata che rinchiudeva dentro di sé uscisse e annegasse chiunque si fosse trovato nei paraggi in quel momento.

 

Morgana iniziò a distribuire i compiti, spiegando quali fossero le cose più urgenti da fare e quelle che invece si potevano anche rimandare.
"Ad esempio, lasciamo stare il magazzino. Puliamo la sala e appena tornano gli altri ci mettiamo a decorare: non abbiamo tempo da perdere" concluse, porgendo un paio di secchi e scope ai ragazzi. Lei si dedicò al bancone, dove erano sparsi bicchieri e bottiglie come se lì si fosse appena conclusa una guerra.


 

Brian posò un'ultima bottiglia di vodka nel carrello, osservò la sua piccola torre di alcool e decise di aggiungerci un'altra bottiglia di rum.
"Ora è perfetto" disse compiaciuto, indicando la sua opera. Amelia accennò un applauso, ma rovinò la festa ricordandogli che avevano completato solo il compito più semplice della giornata: dovevano iniziare a cercare le decorazioni e i costumi.
"Intanto dobbiamo capire cosa ci serve" disse Brian, tentando di riordinare le idee.
"Intanto dobbiamo pagare questa roba, visto che di sicuro nel supermercato non troveremo quello che ci serve" lo interruppe la ragazza, spingendo il carrello verso le casse. Brian le sfilò dalla tasca dei jeans la lista della spesa e la matita e depennò la voce 'alcool'. Aggiunse l'occorrente per il suo travestimento e rimise a posto il foglietto, non senza provare un certo divertimento nel vedere lo sguardo scocciato di Amelia quando le sfiorò il sedere.
"Fai schifo" commentò lei. Una piccola fitta si impadronì di Brian ma non ci diede troppo peso: di sicuro scherzava, tentò di auto convincersi. Certo, di sicuro scherzava.

"Dove dobbiamo andare?" le chiese mentre caricavano la spesa nel bagagliaio dell'auto. Amelia tentò di ricordarsi il nome del negozio, ma non riusciva a farselo tornare in mente: era piccola, quando c'era stata, e nonostante si ricordasse perfettamente il posto e come fosse fatto il negozio all'interno, il nome l'aveva completamente scordato.
"E' un negozio di travestimenti a Los Angeles" disse soltanto.
"E come fai a conoscerlo, se sei arrivata ad Huntington solo qualche mese fa?" insistette Brian: non si riusciva mai a fare una conversazione decente con quella ragazza, bisognava sempre cavarle le parole di bocca. Dopo mesi che la conosceva, lui ancora non sapeva nulla della sua vita prima della California, sapeva soltanto che era cresciuta in Massachusetts, al freddo, in un paese di streghe.
"Quando ero piccola mia madre mi costrinse ad entrare nel suo gruppo di teatro. Nulla di eclatante, facevamo stupidi spettacoli sulle streghe, come chiunque abitasse a Salem"
Brian annuì, pensando ad una piccola Amelia vestita da strega fingere di lanciare maledizioni sul pubblico.
"Eravamo brave" continuò lei "E un giorno ci chiamarono a fare uno spettacolo a Los Angeles. E mia madre, che non poteva rinunciare alla sua piccola stellina, mi caricò in macchina e mi costrinse a fare un viaggio attraverso tutti gli Stati Uniti, seduta sulle ginocchia di un vecchio schifoso che si divertiva a toccare il culo a qualsiasi bambina gli passasse vicino"
"Che cosa?" si allarmò Brian: la sua mente aveva impiegato una frazione di secondo per capire che quella frase, detta di getto da Amelia, probabilmente era la spiegazione della sua vita silenziosa e del suo carattere chiuso.
"Niente" tagliò il discorso lei, scuotendo una mano e accendendo l'auto con l'altra. Brian la fermò e la guardò negli occhi; la ragazza abbassò istintivamente lo sguardo, evitando qualsiasi imbarazzo potesse crearsi. Ecco perché non parlava mai, ecco perché lei stava sempre zitta e tentava di schivare qualsiasi conversazione inutile: perché la gente non sapeva farsi i cazzi suoi e amava le storie tristi e infelici delle altre persone.
"Ti hanno violentata quand'eri piccola" disse Brian, continuando a fissare la ragazza. Non era una domanda, la sua, era un'affermazione: lui aveva capito tutto. Amelia sospirò scocciata; doveva uscire da quella situazione al più presto.
"No" chiuse semplicemente, con un tono che non ammetteva repliche. Con uno scossone, si liberò dalla presa di Brian e partì.

 

Morgana lanciò un'occhiata ansiosa alla piccola sveglia che aveva appoggiato sul bancone poco prima di mettersi a lavorare, e il suo cuore perse un battito quando si rese conto che era tardi, troppo tardi, soprattutto perché tutti avrebbero dovuto truccarsi, allestire il locale e preparare qualche idea carina per la festa; andava bene qualsiasi cosa, a quel punto, pure un torneo di ballo della macarena nel bel mezzo di una festa di assassini. E oltretutto, doveva fare opera di convincimento su Matt per farlo ballare quella sera.

 

"Chi è che vuoi essere tu?" chiese di nuovo Amelia quando finalmente riprese a parlare, con grande gioia di Brian: durante tutto il viaggio in macchina fino a Los Angeles aveva regnato un pesante silenzio imbarazzato.
"Jack lo Squartatore" rispose il ragazzo "Te l'avevo spiegato prima"
Amelia guardò Brian, confusa.
"No, tu mi avevi detto che volevi essere un tizio che ha fatto centinaia di vittime"
"E chi sarebbe, se non Jack lo Squartatore?" domandò il ragazzo spazientito, allargando le braccia.
"Jack lo Squartatore ha ucciso cinque persone; al massimo una dozzina, ma è una leggenda" sussurrò Amelia, per evitare di far fare una figura di merda a Brian davanti alla commessa del negozio, che sorrideva cortese. Senza aspettare la risposta del ragazzo, Amelia si voltò verso la signora e la informò di tutto quello che serviva loro.

 

"E' proprio necessario il sangue finto? Capisco coltelli, vestiti del Settecento e rasoi da barba, ma il sangue serve proprio?" chiese Brian entrando al Pentacle, mentre fissava dubbioso la borsetta dove avevano riposto il frutto del loro strano shopping pomeridiano. Amelia stava per rassicurarlo che il sangue finto non avrebbe mai toccato il suo bel visino, ma Morgana le corse incontro, urlando che ci avevano messo decisamente troppo, che i clienti sarebbero arrivati in meno di un'ora e mezza e che avevano pochissimo tempo per preparare sia il trucco sia i travestimenti.
"Si può sapere cosa avete fatto in tutto questo tempo?" chiese spazientita, incrociando le braccia al petto.
"Siamo dovuti andare fino a Los Angeles per questi cazzo di travestimenti" le rispose a tono Amelia, che dopo quello che si era lasciata scappare di fronte a Brian non aveva nessuna voglia di fare conversazione, né con Morgana né con nessun altro. Morgana si zittì: non era normale che Amelia ribattesse in quel modo; capì che doveva essere successo qualcosa, ma si appuntò mentalmente di chiederglielo più tardi, quando sarebbe stato tutto più tranquillo.
"Trucchi tu i ragazzi?" chiese civettuola, tentando di calmare Amelia con una dolce carezza sulla guancia. La ragazza annuì, prese la borsetta di plastica che Brian le porgeva e trascinò il ragazzo nell'appartamento al piano di sopra, dove avrebbero trovato un po' di pace.

 

Amelia porse a Brian un elegante vestito ottocentesco, con tanto di tuba, e gli ordinò di indossarlo.
"Così, mi spoglio davanti a te?" le chiese il ragazzo, che improvvisamente si sentiva quasi intimorito da Amelia, così piena di segreti che nessuno poteva nemmeno immaginare.
"Non abbiamo tempo da perdere. Mettitelo e scendi a chiamare gli altri: ci metterò secoli con i loro costumi" ordinò la ragazza, rispedendo Brian al piano inferiore. Il ragazzo obbedì in silenzio e si vestì velocemente. Quando stava per scendere le scale, sentì Amelia chiamarlo dall'appartamento. Il suo cuore perse un battito, come succede a quegli stupidi quindicenni innamorati. Si voltò e tornò da Amelia, ansioso di sentire cosa doveva dirgli di così urgente. Vide la ragazza con in mano uno smoking e una cravatta rossa.
"Questo dallo a Matt" gli ordinò "Penso sia in grado di mettersi uno smoking senza che debba vestirlo io"

 

"Era l'ultima" disse soddisfatto Jimmy, scendendo dalla scaletta che aveva usato per appendere delle ragnatele finte ad ogni lampada del locale. Morgana aveva avuto un'idea fantastica, nell'appendere le ragnatele alle lampade: la luce soffusa creava dei giochi d'ombra sulle pareti e sul pavimento, mettendo però in risalto anche il candore perlaceo delle ragnatele.
Quando la ragazza si voltò notò un Brian vestito di tutto punto, con in mano un coltello da far venire la pelle d'oca.
"E se organizzassimo una festa sadomaso, invece di un congresso di assassini?" propose il ragazzo, facendo scivolare il finto coltello su una guancia di Morgana.
"Magari un'altra volta" sussurrò lei, per poi voltarsi e scappare di sopra, seguita dagli altri. Brian fermò Matt appena in tempo e gli ordinò di andare a cambiarsi nei bagni, visto che, secondo la signorina, uno smoking sapevano indossarlo tutti.
"Ma io non so farmi il nodo alla cravatta" ammise il ragazzo, guardando preoccupato la sottile striscia di tessuto rosso scarlatto.
"E allora vai anche tu di sopra" rispose spazientito Brian, mandando mentalmente l'amico a farsi fottere. Sperava solo che la gente si fosse dimenticata della festa, o che tutti si fossero scordati l'indirizzo del Pentacle: lui non aveva assolutamente voglia di mostrarsi vestito così, dato che iniziava a sentirsi un po' ridicolo, con addosso quei pantaloni pomposi e quella tuba decisamente troppo vistosa. Andò verso il palco, al quale erano state tolte le assi di legno, e si sedette su uno dei banconi neri che componevano quel perverso disegno che Amelia aveva elaborato nella sua mente durante la sua vita a Salem. Chissà quante altre idee altrettanto perverse poteva partorire la mente di quella moretta.

Con grande orrore, Brian si accorse di un chiacchiericcio indistinto proveniente dal fondo della sala. Alzò gli occhi e vide che un piccolo capannello di persone si era accumulato appena davanti alla porta lasciata aperta; la gente continuava a guardarsi attorno, cercando di capire come mai ci fossero ragnatele sparse per il soffitto e un tizio vestito in stile Londra vittoriana seduto sul bancone. In preda al panico, Brian balzò in piedi e, non sapendo cosa dire, improvvisò, accogliendo gli ospiti con un plateale: "Benvenuti nel vostro peggiore incubo".

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Capitolo 4
*** . ***


Amelia spalmò con poca grazia del fondotinta bianco sul viso di Zacky, che si lamentò a gran voce quando gli arrivò una manata sul taglio che si era procurato poche ore prima.
"Scusa" si affrettò a dire la ragazza, che abbandonò Zacky in attesa che il colore si asciugasse per passare ai capelli di Jimmy. C'era un fottuto casino dentro a quell'appartamento: gente che correva, che si lamentava, che rovinava il trucco ancora fresco e che si incastrava nei complicati costumi.
"Che cosa ci fa tu qui?" urlò Amelia quando notò Matt, che tentava di annodare la cravatta in un elegante nodo, ma che in pratica si stava aggrovigliando un cappio attorno al collo. Amelia si avvicinò al ragazzo e prese ad armeggiare con quella striscia di seta rossa.
"Ti faccio un Windsor, e se non ti va bene te lo tieni"
Matt annuì, chiedendosi che diavolo fosse un Windsor: esistevano forse diversi tipi di nodi per le cravatte?
Amelia osservò compiaciuta il suo lavoro, porse al ragazzo quella specie di cappuccio che gli sarebbe servito a coprirsi il volto e lo invitò ad andare di sotto e levarsi dai coglioni.
"La faccia mi tira tutta" si lamentò Zacky, tastandosi le guance indurite dal fondotinta secco.
"Dovrai farci l'abitudine" rispose secca Amelia.
Tutto l'entusiasmo del ragazzo per il suo travestimento si spense di colpo, dato che aveva appena realizzato che sarebbe dovuto stare con quella roba sul viso per tutta la sera.
"Ma manco riesco a muovere la faccia! E se dovessi fare qualche espressione minacciosa?"
"Non ne avrai bisogno" lo rassicurò Amelia, raccogliendo un po' di tempera rossa con il dito e disegnando un grande, inquietante sorriso sul volto di Zacky.

 

"Cazzo"
Brian sentì un'imprecazione poco signorile provenire dalle scale in seguito a un gran trambusto e ad un rumore di qualcosa che cadeva. Lasciò la console, dove si stava pure divertendo (aveva attaccato i Pantera da venti minuti e ancora non si decideva a cambiare gruppo), e si diresse verso l'origine del rumore, ridendo nel vedere Matt schiantato a terra come un sacco di patate.
"Non ridere e aiutami, coglione" si lamentò il cantante, pentendosi di non essersi messo il cappuccio dopo aver finito di scendere le scale: nella fretta, se l'era infilato a metà della scalinata, non facendo caso agli ultimi gradini e cadendo come un ebete. Ovviamente non raccontò nulla a Brian, si limitò ad alzarsi e a seguire il ragazzo di nuovo dietro alla console.

 

I ragazzi sentirono Morgana chiamare a gran voce Amelia dalla loro camera da letto. L'interpellata lasciò andare i capelli di Jimmy, a cui stava facendo dei ciuffi bianchi niente male, e si diresse verso la camera.
"Aiuta me, così scendo e posso controllare cosa sta succedendo" la pregò Morgana, che stava cercando di infilarsi le scarpe mentre si aggiustava il rossetto sulle labbra.
"Mi sei sempre piaciuta con questo abito" commentò Amelia, avvicinandosi alla sua ragazza e tirando con un colpo secco i nastri del corsetto, per stringerlo. Morgana trattenne bruscamente il fiato e si irrigidì, ricordandosi del motivo per il quale si era ripromessa di non indossare quel vestito mai più.
"Ci credo che si rompevano le costole, con queste cazzo di macchine di tortura addosso" si lamentò la ragazza quando Amelia tirò di nuovo i lacci. "Ma sul serio tu li usavi da piccola?"
Amelia sospirò: sì, il primo corsetto se l'era messo a quattro anni, per poi dare fuoco all'ultimo, pomposo vestito la notte prima di partire per la California con Morgana. Per quello Amelia odiava i vestiti, i corsetti e qualsiasi indumento le stesse troppo stretto addosso: era sempre stata costretta ad indossarli per mantenere quel ridicolo profilo che Salem aveva acquisito. Da quando aveva scoperto le maglie larghe e i pantaloni morbidi aveva giurato che non avrebbe mai più indossato un vestito, e così era stato.
Amelia fece un nodino civettuolo ai due nastrini e aggiustò i capelli di Morgana, legati in un'elaborata acconciatura gotica.
"Sono convincente come Bloody Mary?" chiese la ragazza, voltandosi e mostrando il fisico che quell'abito valorizzava. Amelia la guardò, pensando che le sarebbe piaciuto togliere quel vestito a Morgana, anche se significava mandare in fumo tutto il loro lavoro per una semplice scopata. Si limitò ad avvicinarsi a lei, appoggiarle le mani sulla vita e baciarla con foga, rovinando il rossetto rosso acceso che spiccava sulle labbra di Morgana.
Amelia stava ancora assaporando la morbidezza delle labbra della sua ragazza quando si sentì battere un dito sulla spalla. Si voltò, riflettendo già sulla moltitudine di parole che si sarebbe preso chiunque avesse osato interromperla, ma un urlo acuto le si fermò in gola nel vedere Johnny con una specie di maschera in faccia e un'espressione poco rassicurante. Le sue mani erano sporche di sangue e una reggeva un piede tagliato di netto, con dei segni di morsi sul dorso e senza un paio di dita.
"Ma sei rincoglionito?" gli urlò Morgana, che dopo quello spavento sentiva che il cuore stava per schizzarle via dal petto.
"Quindi sono convincente" si rallegrò Johnny. Scappò velocemente dalla stanza, salvandosi per un soffio dalla rabbia di Morgana e Amelia, e scese le scale per raggiungere gli altri.

 

"Insomma sono l'unico a cui non hanno coperto la faccia. Un motivo ci sarà" si pavoneggiò Brian, vedendo arrivare Johnny con il viso nascosto per metà da quell'adorabile maschera.
"Perché, chi è arrivato?" domandò Matt voltandosi a destra e a sinistra, facendo un giro su sé stesso e inciampando sul piede di Brian: per colpa di quel cappuccio sul viso vedeva solo luci e contorni confusi. Maledì nuovamente Morgana, che l'aveva costretto ad indossare quella roba, e tentò di togliersela, venendo prontamente fermato da Johnny.
"Non ci provare, hai il costume migliore del mondo" lo rimproverò il nanetto, ma i ragazzi capirono ben poco delle sue parole, complici la musica alta e quella maschera che non permetteva a Johnny di parlare in modo decente.
"Come hai detto?" chiese Brian, avvicinando l'orecchio alla bocca di Johnny. Il ragazzo provò a ripetere, ma l'attenzione del suo interlocutore era già stata rapita da qualcosa di molto più interessante, come ad esempio una Bloody Mary con tanto di ascia insanguinata.
"Ma tu hai riciclato il vestito di Mary Stuart dalla recita del liceo! Potevo farlo anch'io!" si lamentò Brian: anche lui sarebbe stato capace di rispolverare il suo abito da Enrico VIII, evitandosi pure la scocciatura di dover andare a Los Angeles a comprare quello che indossava in quel momento.
"Sì, ma il tuo personaggio non faceva paura" Morgana gli fece un occhiolino. Matt, che non aveva capito molto, chiese chiaro e tondo come fosse vestita Morgana, dato che non vedeva un accidente e non riusciva a connettere i discorsi tra lei e Brian.
"Sono Bloody Mary" spiegò paziente la ragazza.
"Ma ha riciclato il vestito che aveva usato tre anni fa per fare Mary Stuart alla recita del liceo" si lamentò Brian.
"Non era Mary Stuart, idiota. Era Mary Tudor" gli fece notare poco gentilmente Morgana: la storia dell'Inghilterra era una delle poche cose che aveva studiato con interesse, e odiava quando la gente faceva confusione con nomi così importanti.
"Una Mary vale l'altra" concluse Brian. Dopo quest'ultimo intervento, Morgana lo prese per un braccio e lo trascinò via, tenendogli una breve lezione di storia per fargli capire che Mary Tudor aveva ucciso centinaia di protestanti, mentre Mary Stuart aveva passato la sua vita rilassandosi in Francia e creando qualche casino religioso in Inghilterra.

 

Amelia ritoccò gli occhi di Zacky, aggiungendo un altro po' di matita: il nero non era mai abbastanza, a suo avviso.
"Posso aprirli ora?" chiese il ragazzo, annoiato da quella seduta di make up decisamente troppo lunga da sostenere.
"No" rispose secca Amelia, ritoccando il rosso attorno alla bocca del ragazzo e sospirando nel vedere che non riusciva a farlo come se l'era immaginata.
"Va bene" sbuffò infine la ragazza "Vai a prenderti un coltello in cucina, sporcalo con un po' di sangue e scendi dagli altri"
Zacky si alzò dalla sedia e trotterellò via tutto contento: finalmente Amelia aveva finito di spalmargli roba sulla faccia, che sembrava fatta di roccia da quando il primo strato di colore bianco si era asciugato sulla pelle.
"E' arrivato Zacky" commentò Johnny, anche se non era del tutto sicuro che quell'essere dalla faccia bianca e i capelli sparati in aria fosse il suo amico; semplicemente, era andato per esclusione, dato che era decisamente troppo basso per essere Jimmy.
"Chi?" chiese Matt, che aveva solo sentito la voce del nano arrivare alle sue orecchie, ma non aveva capito una sola parola del discorso. Con un'imprecazione, decise di levarsi quell'assurdo cappuccio dal viso. Gridò quando si ritrovò davanti un demonietto con un sorriso da un orecchio all'altro e un coltello puntato verso di lui.
"Cosa cazzo sei?" gli urlò in faccia, mettendo le mani davanti a sé e formando una croce con le dita.
"Sono carino, vero?" Zacky fece un giro su sé stesso, facendo ammirare a tutti il suo elegante smoking e quei capelli cementati nel gel, che avrebbero mantenuto la piega pure durante un uragano. Nel girare, fece elegantemente volteggiare il coltello sopra la testa, mandando schizzi di sangue in giro. Un paio di goccioline macchiarono il finto piede che Johnny reggeva in mano, un altro paio caddero direttamente sul pomposo cappello che indossava Brian, che aveva abbandonato Morgana per tornare dai suoi amici.
Tutti fissarono il ragazzo, che apparentemente non si era ancora accorto di nulla e stava sorridendo amichevolmente, mantenendo però una certa distanza da Zacky, che faceva decisamente troppa paura.
"Lo so che sono bello" commentò Brian pavoneggiandosi, senza domandarsi come mai tutti lo guardassero orripilati: per lui l'unica spiegazione era che dentro a quel lussuoso costume era bello da far paura.
Zacky indicò il cappello di Brian, in particolare una gocciolina di sangue finto che pendeva dalla tesa, indecisa se cadere o no sul visetto pallido del ragazzo. Varie silenziose preghiere partirono da ognuno dei ragazzi, tutte dirette a divinità diverse, ma tutte con un unico obiettivo: impedire a quella gocciolina di cadere sul naso di Brian e fargli venire un attacco di cuore. Nonostante la paura del sangue di Brian fosse una cosa assurda e priva di senso, i ragazzi la rispettavano; soprattutto Johnny, al quale Brian aveva salvato la vita un paio di volte uccidendo i ragni che avevano in casa.
"No seriamente ragazzi, che c'è?" chiese il chitarrista, che iniziava un po' a preoccuparsi del prolungato silenzio dei suoi amici.
Matt tentò un veloce scatto verso il cappello di Brian, ma non fu abbastanza tempestivo: la piccola goccia, ormai troppo pesante per continuare a stare appesa sull'orlo scuro, cadde su una guancia di Brian, che istintivamente si portò una mano alla faccia.
"Che è sta roba?" chiese, restando paralizzato nel vedere le sue dita sporche di rosso quando se le portò davanti agli occhi. Guardò i ragazzi ad uno ad uno, chiedendo lentamente se il sangue fosse finto o se provenisse davvero dalla sua faccia.
"Certo, hai un taglio qui, sulla tempia, uguale uguale a quello di Zacky" lo prese in giro Jimmy, che era arrivato nel bel mezzo della scena ed era rimasto in disparte a guardare divertito.
Brian si tastò la tempia senza farsi notare, giusto per essere sicuro che quello di Jimmy fosse uno scherzo, e poi se ne andò imbronciato.

 

Morgana si aggirava per il locale, salutando a destra e a sinistra, reggendo con noncuranza l'ascia che teneva in mano. Sbuffò nel notare che il bar era ancora chiuso: Amelia sarebbe dovuta essere lì da un pezzo, ma evidentemente non si decideva a scendere con il suo adorabile vestitino.
La ragazza adocchiò un imbronciato Brian in lontananza. Senza preoccuparsi minimamente del suo umore, gli ordinò con un gesto della mano di andare di sopra. Brian allargò le braccia, nel tentativo di dire a Morgana che non aveva capito perché dovesse salire, ma la ragazza ripeté semplicemente il gesto e lui, ormai abituato a quel genere di cose, ubbidì senza protestare oltre.

 

Brian aprì la porta e si trovò davanti a quella che sembrava una scena del crimine: vestiti, sangue, vari coltelli e oggetti taglienti, bombolette spray e bottiglie di birra erano sparsi per il pavimento e sui mobili della stanza. Un inquietante spaventapasseri comparso da chissà dove che pendeva impiccato dal soffitto completava l'opera. Brian si fermò ad osservare il suo inquietante sorriso e i suoi occhi neri e spenti, privi di qualsiasi emozione. Era maledettamente inquietante. Sentì dei passi provenire dallo stretto corridoio sul fondo della stanza e gli si mozzò il respiro nel vedere una ragazzina in camicia da notte camminare verso di lui. La osservò: era Amelia, doveva essere Amelia, a meno che una qualche bambina demoniaca fosse entrata da una finestra senza farsi notare; tuttavia i capelli neri e unticci che le ricadevano sulla faccia non permettevano di capire chiaramente chi fosse.
"Amelia?" la chiamò Brian, che tentava di prendere profondi respiri: improvvisamente gli tornarono alla mente tutti gli horror che aveva guardato, e quell'innocente salotto iniziò a farsi inquietante.
"Amelia?" chiese nuovamente. La ragazzina alzò un braccio, e a Brian parve di vedere una mano insanguinata e un sottile filo legato al polso; l'altra estremità terminava in una campanella dorata. Improvvisamente, la luce si spense, e l'unica cosa che il ragazzo fu in grado di avvertire era un cristallino scampanellio che si avvicinava sempre di più.
"Non è divertente" tentò di dire, anche se tutto quello che gli uscì dalla gola fu un lieve mormorio. "Non è divertente" ripeté a voce ancora più bassa.
Un paio di mani si appoggiarono sulle guance del ragazzo, che decise che quello era decisamente troppo e iniziò a dare manate all'aria. Quando finalmente colpì qualcosa, quel qualcosa gli urlò: "Cretino, stavo solo scherzando", per poi allontanarsi e riaccendere la luce.
Amelia si scostò i capelli dalla faccia, sporcandoli del sangue che aveva sulla punta delle dita, e guardò storto Brian, che in quel momento si sentiva profondamente stupido: aveva davvero creduto ad una presenza demoniaca che voleva ucciderlo?
"Scusa" si limitò a dire, raccogliendo un fazzoletto abbandonato sul tavolo e togliendosi dalla faccia i segni di sangue che Amelia gli aveva lasciato toccandolo.
La ragazza intinse le dita in una boccetta rossa, sporcò la camicia da notte e scese le scale, seguita da Brian.
"Ma tu chi saresti?" chiese il ragazzo, incuriosito. Amelia sospirò: possibile che nessuno sapesse nulla di assassini e mostri vari?
"Sono l'altra versione di Bloody Mary" rispose, lasciando Brian ancora confuso. La ragazza affrettò il passo e si diresse dietro al bancone, dove Morgana la aspettava impaziente.

 

"Salve, versione americana di Bloody Mary" la salutò Morgana, osservando la camicia da notte sgualcita e il colorito giallastro di Amelia.
"Salve, versione inglese" le rispose Amelia, dando un'altra occhiata all'elegante vestito che fasciava Morgana. La ragazza le diede un bacio di sfuggita e se ne andò dal bancone, lasciando il potere a lei. Amelia si guardò intorno, confusa e per nulla pronta a quell'ammasso di gente che si era accumulato davanti al bar.

 

Brian si sentì afferrare per un braccio e istintivamente si bloccò di colpo: perché quella sera non si decidevano a lasciarlo in pace? Non era abbastanza tutto il sangue finto, bisognava per forza continuare a spaventarlo?
"Sali sul palco" gli ordinò Morgana, che senza aspettare una risposta lo trascinò verso i banconi.
"Ma non doveva venirci Matt?" chiese Brian, confuso; si domandò dove fosse il suo amico, e un attacco omicida lo colse quando intuì che probabilmente si stava nascondendo da qualche parte per evitare un imbarazzante balletto sul palco.
"Sono solo solo cinque minuti. Ieri hai suonato per quattro ore e passa" lo rassicurò Morgana, che non sembrava voler allentare la presa sul braccio di Brian. La ragazza alzò lo sguardo e vide Jimmy e Zacky sul piccolo terrazzino che girava lungo le pareti del locale. I ragazzi, nel notare Morgana, alzarono i pollici e afferrarono qualche corda e un paio di pistole ad acqua.
"Che cazzo state facendo?" chiese Brian, quasi spaventato, ma non ottenne alcuna risposta: ormai erano arrivati sotto al bancone. Scocciato, vi salì e lasciò che Morgana lo guidasse in un elegante ballo.

 

Amelia stava servendo annoiata dei clienti: da un po' la musica era cambiata e era diventata più lenta, e lei si stava decisamente scocciando della gente che continuava a guardarla e additarla. Soprattutto le rompevano le palle i sapientini che raccontavano la storia di Bloody Mary, esponendola pure sbagliata; il migliore fu quello che disse che la campanella che si era legata al polso era quella del suo gatto, morto pochi giorni prima di lei.
'No, cretino, è perché sono stata sepolta viva' avrebbe voluto rispondergli a tono Amelia: non sopportava la gente che diceva cazzate parlando di cose serie, almeno per lei. Fin da piccola aveva sempre dovuto studiare storie paurose da grossi libroni, aveva dovuto guardare vari documentari che probabilmente esistevano solo a Salem, aveva dovuto prendere parte in stupide recite, impersonando a volte un assassino, a volte una bambina morta. Ma soprattutto, aveva dovuto passare nottate intere sotto le coperte, spaventata a morte da certi personaggi che aveva studiato durante il pomeriggio.
"Mi sa dire dov'è la signorina Smith?" chiese educatamente un signore vestito con tanto di giacca e cravatta, che reggeva in mano una cartellina traboccante di fogli.
"Credo si stia esibendo" rispose Amelia, ignorando tutti i clienti che chiedevano da bere e concentrandosi sullo strano signore: quanti mesi era che nessuno chiamava Morgana 'signorina Smith'? "Posso aiutarla io?"
"No, è stata lei a chiamarmi e voglio parlare con lei" insistette il tizio.
"Adesso non può" spiegò Amelia, che non aveva ancora mandato a fanculo il signore giusto perché era troppo incuriosita da lui "Dica tutto a me"
"E' per le ragazze" si arrese lui, abbassando la voce. Amelia capì al volo di quali ragazze stava parlando, restando colpita: il locale era aperto solo da due giorni e già si parlava di loro?
"Venga con me" chiese Amelia al signore; pose un cartello con scritto 'Chiuso' sul bancone e accompagnò il tizio nel giardino che dava sul retro, dal quale non si sentiva tutto il casino della festa.

 

"Mi dica tutto" disse la ragazza, accendendosi una sigaretta e porgendo il pacchetto al signore, che rifiutò educatamente.
"Mi ha chiamato la signorina Smith qualche giorno fa, preferirei parlare con lei" spiegò lui, sempre mantenendo una compostezza e una professionalità che stupì Amelia: era l'una e mezza di notte e questo tizio riusciva ancora ad essere così fresco e preciso?
"Sono io che mi occupo delle ragazze" scandì lei, appuntandosi mentalmente di fare un discorsetto a Morgana, dopo la festa: avevano deciso che le ragazze erano territorio di Amelia; perché lei doveva intromettersi?
Il tizio sospirò e porse ad Amelia un biglietto da visita bianco panna, dove c'era scritto, in eleganti lettere corsive 'Glamour Agency'. Poco più in basso, la didascalia 'Agenzia di modelle e hostess'.
"E ufficialmente cosa fate, di preciso?" chiese Amelia, che non si lasciava ingannare da un biglietto da visita, per quanto bene fosse impostato.
"Smerciamo ragazze" ammise il tipo, senza neanche tanta vergogna. Amelia annuì: certo, un'agenzia di prostituzione che si fingeva una compagnia di modelle non era esattamente legale, ma dopotutto anche il Pentacle era un 'locale di musica live', sulla carta.
Il signore porse ad Amelia la grossa cartellina che aveva in mano.
"Sono le migliori" spiegò. "Da tutto il mondo. Scegliete quelle che preferite e contattatemi"
Amelia annuì, rendendosi conto tutto d'un tratto che quello era probabilmente l'inizio di tutto: avrebbero comprato le prime ragazze e avrebbero iniziato a venderle. Si sentì un po' in colpa, inutile negarlo, ma si convinse che stava facendo la cosa giusta: dopotutto, loro avrebbero trattato bene le loro ragazze, che non sarebbero finite per strada o nei letti di qualche miserabile pervertito.
"D'accordo" disse meccanicamente Amelia, intontita e persa in vari pensieri "Grazie"
Il signore salutò e se ne andò, lasciando la ragazza in mezzo al giardino, con la cartellina in mano e un mucchio di dubbi che di colpo le attanagliavano la mente.

 

"Fortuna che erano solo cinque minuti" si lamentò Brian, al quale dolevano i piedi dopo mezz'ora passata a ballare. Era iniziato tutto bene, con un ballo tranquillo di cui non si ricordava il nome, ma la polka decisamente troppo vivace che ormai andava avanti da dieci minuti lo stava mettendo a dura prova.
Morgana sbuffò e guardò verso l'alto, cercando Jimmy e Zacky sul terrazzino. Si accorse con piacere che Matt e Johnny per una volta erano stati puntuali e la salutavano dall'alto. Con un gesto della mano, Morgana diede il permesso di iniziare.
Fu tutto molto veloce e incredibilmente inquietante.
Le luci si spensero di botto, così come la musica; le casse emisero un fischio acuto prima di non suonare più. Ci fu qualche urletto di ragazze spaventate, poi un grande faro illuminò un punto sul soffitto.
Dove non c'era nulla.
Morgana lanciò il malocchio a quei deficienti sopra al terrazzino.

 

"Dove cazzo sono le forbici?" chiese Jimmy, che reggeva tutte le corde che dovevano essere tagliate. Gli altri si guardarono l'un l'altro, allargando le braccia.
"E con cosa le taglio queste corde?" si infuriò il ragazzo. Gli venne da urlare contro tutti gli altri ma la sala era immersa nel silenzio più profondo, e un'imprecazione non sarebbe stata l'ideale.
"Zacky, hai quel coso da venti centimetri e passa, usa quello" ebbe l'ideona Matt.
Tutti si zittirono e fissarono Matt, poi passarono a fissare Zacky, che guardava Matt sconvolto.
"Sei un genio" capì al volo Jimmy. Strappò dalle mani di Zacky il coltello (che in teoria doveva essere finto, ma che in pratica aveva preso dalla cucina delle ragazze) e iniziò lentamente a tagliare le corde che aveva in mano.
"Sbrigati, che la gente sta iniziando a capire" lo esortò Matt, che stava controllando per l'ennesima volta che le pistole ad acqua fossero tutte cariche.
"Se qualcuno si fosse ricordato di quelle cazzo di forbici..." si lamentò Jimmy, che continuava a sfregare il coltello sulle corde ad una velocità inumana.

 

Amelia lasciò la cartellina nel magazzino e rientrò nel locale, trovandolo stranamente silenzioso e immerso nel buio; l'unico faro che sembrava funzionare mirava un punto vuoto del soffitto. Ormai abituata a non farsi domande, si diresse verso il bar e scavalcò il bancone, nell'indifferenza più totale: aveva altri problemi per la testa.
Un urlo agghiacciante spaccò in due il silenzio che regnava nel locale e la ragazza si voltò, spaventata. Altre urla accompagnarono il primo. Tutta la gente indicava verso l'alto, e la ragazza seguì la direzione puntata dalle loro dita. Sorrise. Ecco a cosa serviva lo spaventapasseri che Morgana le aveva chiesto di costruire.
Dal soffitto pendeva impiccato uno spaventoso, inquietante spaventapasseri. Dondolava inerte a destra e a sinistra, con una corda legata attorno al collo. Degli spruzzi investirono il pubblico e la musica tornò a suonare di nuovo, mentre Morgana scendeva con Brian dal palco senza farsi notare. Ci fu qualche altro urletto quando la gente si accorse di essere stata bagnata con del sangue finto, ma nulla di che.

 

"Ma siete fuori di testa? A qualcuno poteva partire un colpo al cuore" fu rimproverata Morgana. Brian passava dal fissare lei al guardare quella pioggia di sangue che non intendeva fermarsi. "Siete delle fottute maniache" concluse, prima di uscire a prendere una boccata d'aria fresca.
Morgana lo guardò allontanarsi: sì, forse era stato un po' forte, ma almeno le mezze seghe presenti quella sera avevano capito che in quel locale si faceva sul serio; l'ultima cosa che voleva era qualche cretino dentro al Pentacle quando finalmente avrebbe aperto come bordello.

 

"Avete voglia di improvvisare uno spogliarello?" chiese Morgana, salendo sul terrazzino e sedendosi sul pavimento. I ragazzi erano risaliti dopo essersi sparsi tra la folla e aver spaventato la gente per un po'. Zacky, con la sua faccia bianca e il sorriso da maniaco, era stato il migliore.
"Così, a dieci minuti dalla fine?" chiese Johnny, continuando a fissare incantato le centinaia di teste dei clienti che non sembravano voler smettere di ballare.
"Vai tu, così li spaventi per bene per l'ultima volta" gli propose Matt, beccandosi un pugno sul braccio. Morgana si rialzò, disse ai ragazzi di seguirla e di salutare tutti: per quella sera avevano finito.
"Siete stati fantastici" li ringraziò.

 

Dopo essere scesi, recuperarono Amelia dal bancone del bar e Brian, che stava sfogliando quello che sembrava un elenco di ragazze di Playboy in magazzino.
"Che è questa roba?" chiese alle ragazze, sinceramente incuriosito. Morgana capì al volo e rimproverò Amelia con un'occhiata.
"Il tizio è passato prima. Domani vi spiego tutto" mormorò lei, poi si diressero tutti sopra al palco, o come si potevano chiamare quelle specie di banconi messi di traverso.

 

Morgana snocciolò i soliti ringraziamenti, disse che una festa sarebbe arrivata a breve e si scusò per i colpi al cuore che avevano causato a gran parte della gente.
"Ma questo è il Pentacle" si giustificò, prima di salutare di nuovo e vedere tutti i clienti andarsene, chi un po' barcollante, chi trascinato da qualcuno, chi ancora stranamente lucido.
Matt e Jimmy fecero un giro veloce nei bagni per controllare che non vi fosse rimasto qualcuno troppo sbronzo per accorgersi che la festa era finita e, dopo essersi accertati che il campo era libero, chiusero il pesante portone d'ingresso del locale.
"Possiamo festeggiare" urlò Matt, che in un attimo si tolse giacca e cravatta e si aprì la camicia dello smoking, benedicendo il dio che aveva fatto terminare quella serata.
"Alleluia" gli andò dietro Johnny, togliendosi la maschera e lasciandola cadere per terra.
Morgana salì nell'appartamento a cambiarsi, mentre Amelia si limitò a legarsi i capelli: in fondo, era già in camicia da notte, non esisteva cosa più comoda.
Brian calcò il suo cappello sulla testa di Jimmy, schiacciandogli i capelli che Amelia aveva acconciato con tanta cura.
Zacky sgattaiolò al bar e riemerse poco dopo con qualche bottiglia. Porse il tutto ai ragazzi, tenendo per sé la sua amata vodka ai mirtilli.

 

Morgana scese parecchio dopo, dato che aveva approfittato della casa libera per farsi una lunga doccia, rilassarsi, schiacciare un pisolino e fare i suoi addominali giornalieri che si era dimenticata di fare al pomeriggio. Si trovò davanti alla scena di Jeff the Killer che dormiva sul pavimento pacificamente rannicchiato contro uno Slenderman in vena di coccole. Il quadretto era completato da Sweeney Todd, sdraiato poco più in là, e Jack lo Squartatore e Bloody Mary che discutevano amabilmente del più e del meno, mentre la ragazza giocherellava con un coltello. Il tutto sembrava un enorme, confuso crossover.

"Non dovevamo festeggiare?" chiese Morgana, sedendosi di fianco agli unici due ancora dotati di facoltà mentali. Brian si voltò e la guardò sorridendo.
"Ho scoperto che lei sa parlare" disse soddisfatto, indicando Amelia.
"Ma se io parlo sempre" gli disse la ragazza, che gattonando si accoccolò tra le braccia di Morgana.
"No" insistette Brian; per una volta, era lui ad avere ragione, e non avrebbe mollato l'osso fino alla fine.
"Sì che parlo. Morgana, diglielo tu che parlo" contestò Amelia, cercando aiuto dalla sua ragazza. L'interpellata si limitò a dire che forse era meglio chiudere lì la festa e, presa per mano Amelia, la accompagnò su per le scale.
"Ma io?" si lamentò Brian: era l'unico sveglio lì, e sinceramente non moriva dalla voglia di stare a guardare gli altri che dormivano beati.
"Vieni su" lo invitò Amelia, lasciando Morgana di sasso: da quand'è che a lei andava bene passare del tempo con Brian?
Il ragazzo, tutto contento, zampettò su per le scale, seguendo le ragazze. Si accomodò sul divano, lanciandovisi a peso morto, e guardò di nuovo il disastro che avevano creato quella sera.
Morgana andò subito in camera da letto, ancora stanca nonostante il pisolino di poco prima. Amelia la seguì lentamente, un po' barcollante: tutto quello che avevano bevuto appena finita la festa iniziava a fare effetto anche su di lei. Brian stava osservando la ragazza camminare lungo lo stretto corridoio che portava in camera, quando lei iniziò a spogliarsi. Non per essere provocante o chissà cosa, semplicemente si stava togliendo quella camicia da notte sporca di sangue prima di andare a letto. 
Il ragazzo seguì la linea dei fianchi di Amelia, la vita sottile, la sagoma delle scapole che si intravedeva appena. Notò una delicata cicatrice che correva lungo la curva del collo della ragazza, per terminare dietro l'orecchio destro, martoriato da orecchini e piercing vari. 

 

Velocemente, quasi senza rispondere delle sue azioni, Brian si alzò e si avvicinò alla ragazza. Lasciò scorrere le dita su quella linea chiara, sentendo Amelia irrigidirsi al suo tocco.
"Come mai questo taglio?" chiese Brian, continuando a sfiorare delicatamente quella cicatrice, quasi con la paura di far male ad Amelia.
"Di sicuro non me la sono fatta da sola" rispose lei, aggiungendo una risatina ubriaca alla fine. Brian tornò di colpo lucido e fissò la ragazza, che nel frattempo si era appoggiata a lui e aveva chiuso gli occhi.
"Come mai questo taglio?" ripeté la domanda, temendo la risposta. Amelia riaprì gli occhi e lo guardò.
"Non è che una persona si inventa di aprire un bordello di punto in bianco" disse la ragazza, prima di andare in camera e chiudere la porta alle sue spalle, lasciando Brian confuso da quella frase: cosa diavolo c'entrava con la sua domanda? E soprattutto, quando mai avevano parlato di aprire un bordello?

 

Tornò al piano inferiore, con la testa piena di domande, e notò Johnny che si aggirava tra gli altri, ancora a terra addormentati.
"Ma dov'eri prima?" gli chiese Brian: solo in quel momento si era accorto che, nella confusione, nessuno aveva fatto caso all'assenza del nanetto.
"Da nessuna parte, in giro" rispose l'altro, vago. Si stese per terra e iniziò a ronfare poco dopo, esausto dalla festa e dal suo giro 'da nessuna parte', come diceva lui.
Brian decise di smettere di chiedersi cose e tentò di rilassarsi, sdraiato sul pavimento freddo. Chiuse gli occhi, cercando di addormentarsi, ma capì che la sua mente non aveva voglia di collaborare, e che l'avrebbe probabilmente tenuto sveglio per tutta la notte.

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Capitolo 5
*** . ***


Brian non aveva chiuso occhio per tutta la notte e si sentiva praticamente uno straccio mentre tutti gli altri facevano colazione belli e pimpanti, assolutamente sani e senza testa pesante, nausea, domande scomode e dubbi irrequieti che affollassero loro la mente. Giusto per festeggiare il successo del neonato Pentacle, che in sole due serate era già riuscito ad attirare mezza Huntington e dintorni, Morgana si era degnata di mettersi a cucinare, e dei pancake dorati erano appoggiati invitanti sul tavolo, circondati da qualsiasi schifezza potesse essere messa a guarnire quei piccoli doni di Dio.
Il ragazzo, che sentiva che non avrebbe retto l'ennesimo discorso stupido del gruppo, preferì alzarsi e uscire dalla piccola cucina, per sedersi sul terrazzo sul tetto dell'edificio. Tecnicamente non era un vero e proprio terrazzo, e tecnicamente nessuno sarebbe dovuto salirvi, ma i 'tecnicamente' non creavano parecchi problemi a Brian. A creargli i problemi erano invece una certa ragazza e le domande che gli aveva fatto rimbalzare in mente per tutta la notte: la cicatrice, il discorso del bordello, o semplicemente il fatto che lei non volesse mai parlare con nessuno.

 

"Qualche problema?" chiese Morgana, facendo capolino dalla finestra del bagno; era la finestra più comoda dalla quale uscire per arrampicarsi sul tetto, dato il davanzale meno scivoloso degli altri. I ragazzi l'avevano imparato a proprie spese dopo che Johnny aveva quasi rischiato un volo non particolarmente piacevole dal secondo piano dell'edificio per aver provato a salire sul tetto dalla camera da letto delle ragazze.
Brian scosse la testa, ma poi si decise a chiedere a Morgana almeno un paio delle cosette che aveva in mente, giusto per calmarsi un minimo. La ragazza lo guardò storto dopo la prima domanda.

"Come siete finiti a parlare dell'aprire un bordello?" chiese incuriosita: era già un evento che Amelia e Brian parlassero, figurarsi di certi argomenti.
"Ma niente, lei ha detto questo e poi è andata via" mise le mani avanti lui; non è che gli andasse tanto di parlare della cicatrice della ragazza e del fatto che lui non si desse pace, chiedendosi come se la fosse fatta.
Morgana guardò verso il basso, gustandosi il senso di vertigine, poi sospirò e disse che, visto che ormai era giunto il momento di parlare della faccenda, tanto valeva spiegare tutto anche agli altri.

 

Amelia guardò storto Morgana e Brian, di ritorno dal tetto, chiedendosi istintivamente di cosa avessero discusso di così privato da necessitare un posto del genere; covava ancora quella punta di gelosia verso il rapporto che i due avevano: non riusciva a capire cosa avesse di tanto speciale quel ragazzo, che non sapeva farsi i cazzi propri e che doveva sempre fare domande a sproposito.
"Ragazzi, dobbiamo parlare" annunciò Morgana, sedendosi a capotavola e osservando tutti, uno alla volta. I ragazzi spostarono lo sguardo da lei a Brian, ad Amelia, per poi riportarlo sulla protagonista del discorso.

"Sei incinta" mormorò Jimmy, che sembrava stesse dicendo la verità universale nascosta da sempre alla vista dei comuni mortali. Morgana sospirò: era un discorso serio, perché se ne usciva con quelle sparate?
"Jimmy, due donne che fanno sesso tra di loro non possono avere bambini" spiegò pazientemente la ragazza. Stava per riprendere il discorso (che doveva ancora iniziare), quando il ragazzo la interruppe di nuovo.
"E chi dice che fai sesso solo con Amelia?" scherzò, tirando un pugno al braccio di Brian, seduto accanto a lui. Scese il gelo nella stanza, perché tutti sapevano che Amelia e Brian non erano esattamente migliori amici, e che lui e Morgana avevano un rapporto decisamente troppo poco innocente perché la battuta di Jimmy sembrasse uno scherzo. Erano passati secoli da quando i due erano stati assieme, ma erano ancora parecchio legati; secondo alcuni, addirittura troppo, dato il modo brusco in cui si erano lasciati.
Morgana tossicchiò, riportando l'attenzione sul punto focale della discussione.
"Se Jimmy ha finito di dire cazzate" iniziò "Dovremmo parlarvi di un paio di cose che non vi abbiamo mai detto sul Pentacle"
Detto questo, chiamò Amelia vicino a sé. La ragazza restò in piedi e si mise a fissare il tavolo, dimostrando che non aveva affatto voglia di essere lei a rivelare la scottante notizia. Morgana sospirò.
"In realtà il Pentacle non è solo un locale così, a caso" spiegò. I ragazzi si preoccuparono non poco a causa della voce insicura di Morgana: nessuno l'aveva mai sentita tremare, eppure adesso sembrava dovesse confessare di aver appena ucciso qualcuno.
"Avrete notato le stanze" prese la parola Amelia, tentando di sviare il discorso e arrivare al sodo a piccoli passi. Tutti scossero la testa, dicendo che no, non avevano mai fatto caso alla presenza di stanze.
"La sala è piena di porte, secondo voi dove portano?" fece notare Morgana, che da impaurita ora stava già diventando nervosa: tutta quella tensione le fotteva il cervello, forse era meglio dire tutto in un solo momento invece di girarci intorno. Alzò la testa e guardò gli altri, che stavano parlottando riguardo le porte. Qualcuno disse che a lui erano sempre sembrate finte, qualcun altro confessava che non si era nemmeno mai posto il problema: semplicemente c'erano delle porte, e se Morgana aveva deciso di non parlarne c'era un motivo valido.
"Il Pentacle è un bordello" interruppe tutto Amelia, alzando la voce. I ragazzi si zittirono e si voltarono a guardarla, tentando di capire se fosse uno scherzo o se la ragazza facesse sul serio. Per un paio di minuti regnò un silenzio imbarazzante, poi Zacky ebbe il coraggio di prendere la parola per primo.
"Cioè voi gestite un giro di prostituzione?" chiese, facendo una domanda ovvia ma assolutamente giustificata: non era certo facile credere che una delle persone che conosci da una vita abbia un'attività del genere.
"No, siamo uno di quei bordelli che vendono caramelle" commentò Morgana a denti stretti, innervosita. Amelia le posò una mano sulla spalla, spiegando a Zacky che sì, non avevano ancora iniziato ma di lì a poco avrebbero gestito un giro di prostituzione.
"E quando avevate idea di dircelo?" domandò acido Jimmy, che si sentiva un po' offeso da tutta la situazione: le ragazze sapevano di potersi fidare di loro, eppure non avevano detto nulla. La sua domanda non ebbe risposta, perché le due abbassarono lo sguardo, finché Matt non chiese un'ultima cosa, la questione che avrebbero dovuto prendere in considerazione per prima: quello che facevano era legale?
"No" sussurrò Morgana, continuando a fissare il vuoto. "Lo sfruttamento della prostituzione è illegale in California"
"E perché lo fate?" sbottò Brian, alzando la voce e facendo sussultare tutti. Nonostante il tono, Amelia aveva capito che la domanda non era per entrambe: era per lei. Perché la sera prima non aveva chiuso la bocca abbastanza in fretta, e si era lasciata scappare quella stupida frase. Non è che una persona si inventa di aprire un bordello di punto in bianco. Che cosa stupida.
La ragazza sentì tutti gli occhi puntati su di lei, compresi quelli di Morgana: nemmeno lei sapeva tutti i motivi che l'avevano spinta a decidere di fare quel passo.
"Avete mai fatto un giro nella periferia, di sera?" chiese, senza avere il coraggio di guardare in faccia gli altri, dato che stava improvvisando una risposta. O meglio, stava dicendo la verità, omettendo tuttavia la maggior parte dei fatti. "Ci sono tantissime ragazze, per strada, che si vendono. E non lo fanno di loro iniziativa, sono costrette. Vanno a letto con il primo pervertito che passa da quelle parti e non possono rifiutarsi. E oltretutto, non vengono pagate come dovrebbero, non hanno i controlli che meriterebbero e non sono assolutamente tutelate. Sono costrette ad andare su quella strada ogni sera, impaurite da chi potrebbe portarle a casa"
La ragazza alzò lo sguardo e vide che il suo discorso stava facendo un certo effetto: la situazione era risaputa, ma nessuno si era mai soffermato a pensare a cosa stessero vivendo quelle ragazze, costrette a vendersi.
"Ci sono dei grandi giri di sfruttamento" riprese Amelia "Alcuni sono solo una piccola parte di una mafia più grande, altri sono gestiti da gente che dirige solo quell'attività ma in fondo, in qualunque modo sia gestita la cosa, io la chiamerei schiavitù"
La parola ebbe un grande effetto su tutti: era una cosa grossa, e Amelia non l'aveva detta a sproposito.
"E quindi avete idea di tirare via dalla strada qualcuna delle ragazze?" chiese Matt; certo, l'intento era bello, ma forse non avevano fatto i conti con le organizzazioni che gestivano il giro: era una cosa molto più grande di loro.
"Ci sono ragazze destinate a venire qui, prima o poi" spiegò Morgana, prendendo la parola "Noi le adottiamo prima che finiscano sulla strada"
"E quelle sono le ragazze del libro" ragionò Zacky, alludendo al book che Brian aveva trovato la sera prima in magazzino. Le ragazze annuirono.
"Io gestirò le cose" precisò Amelia "Voi non dovrete fare assolutamente niente, per questo vi avevamo nascosto tutto. Non vogliamo che vi mettiate in pericolo. Me la sbrigherò io"
Brian si alzò, facendo stridere rumorosamente la sedia sul pavimento e facendo sussultare tutti per la seconda volta.
"Quanta nobiltà" disse, con un evidente tono sarcastico "Solo che una persona non si inventa di aprire un bordello di punto in bianco"
Morgana si alzò, giusto per rispondere a Brian dalla stessa altezza. Gli spiegò nuovamente tutta la storia, alzando la voce, spazientita: aveva capito che lui si sarebbe messo in mezzo, per fare l'eroe o solo per semplice mania di protagonismo, e lei non voleva. Brian non poteva rischiare tanto.
"Sto dicendo che possiamo dispiacerci per le puttane per strada, ma una persona sana di mente troverebbe un modo alternativo per aiutarle, non certo prenderne altre e mandarle a letto con degli sconosciuti" Brian spiegò chiaramente le sue ragioni, quando la domanda dentro ad ogni sua parola era soltanto una: perché? E quel perché voleva saperlo da Amelia, e non si sarebbe accontentato di una semplice storia che non stava nemmeno in piedi.
"Ma hai la minima idea di cosa si prova a essere messi in vendita, senza nessuno dietro a proteggerti? Lo vuoi capire che non possiamo fare niente contro quelli che già hanno un giro, ma che almeno possiamo provare a salvare qualcuno?" prese parola Amelia, sentendosi in ballo.
"Perché, tu sai com'è essere messi in vendita? Sei andata per strada a prostituirti, per caso?" chiuse il discorso Brian, lasciando la stanza nel silenzio più profondo. Amelia aveva le lacrime agli occhi, sia per la rabbia che per tutto quello che aveva appena sputato il ragazzo: che cazzo voleva saperne, lui? Non riusciva nemmeno a capire quando doveva tacere, come poteva pretendere di sapere cosa significasse ritrovarsi per strada, ogni sera, pregando che nessuno si fermasse per farti salire in macchina?
Quando la calma sembrò ristabilirsi, Morgana chiese lentamente chi voleva aiutare, almeno in parte, e chi voleva starne fuori del tutto. Disse che nessuno era obbligato, e che meno gente c'era e più comodo era il tutto da gestire. Inutile dire che, nonostante la logica di ferro, tutti vollero aiutare le ragazze: un po' perché erano le loro migliori amiche, un po' perché nessuno sapeva in che guai si stava cacciando. Pure Brian disse di voler partecipare, ufficialmente perché voleva proteggere le ragazze, in realtà perché voleva capire come mai Amelia si fosse inventata tutto quello: nonostante la storia strappalacrime, secondo lui c'era qualcosa di molto più grande, sotto.
Morgana ringraziò a bassa voce, ricordando ai ragazzi che potevano tirarsene fuori in ogni momento, e disse che prima di iniziare ad organizzare tutto bisognava dare una ripulita al locale.
"Intanto pensate a qualche buona idea" propose.
"Buona idea per cosa?" chiese confuso Zacky: buona idea su come gestire, su che ragazze scegliere, su come non farsi sgamare dalla polizia?
"Qualsiasi cosa" rispose Morgana, vaga. Si avvicinò ad Amelia e le sussurrò, badando di non farsi sentire dagli altri, che bisognava dare un'occhiata alle camere, giusto per vedere se era tutto in ordine. La ragazza annuì, dicendo che avrebbe fatto tutto lei, nonostante il numero di stanze da pulire e rassettare.

 

Erano ormai un paio d'ore che lavoravano, e i ragazzi non ce la facevano più: non erano abituati a sgobbare così a lungo, e soprattutto non erano allenati nel passare lo straccio per terra, dato che il loro appartamento era il regno del caos e degli acari.
"Non manca qualcuno?" chiese Jimmy ad un certo punto, approfittando del momento per stiracchiarsi. Tutti si guardarono intorno, notando che effettivamente mancavano un paio di persone, e non due persone qualunque. Un pensiero perverso passò per la mente di tutti, immaginandosi dove fossero quelle due personcine e cosa stessero facendo.

 

Morgana fece scorrere le dita sul tessuto di raso rosso che copriva il piccolo divanetto, posto ad un lato della stanza. Appoggiato all'altra parete, un gemello rivestito di nero, con appoggiati un paio di morbidi asciugamani.
La ragazza fece il giro della stanza per l'ennesima volta, controllando ogni singolo particolare: quella camera doveva essere perfetta, nessun dettaglio doveva sembrare fuori posto. Quella era la loro stanza migliore, la più costosa, destinata ad una ragazza speciale: la più bella, la più sexy, quella per la quale i clienti avrebbero pagato qualsiasi prezzo. Morgana si chiese se fosse la cosa giusta da fare, ma in fondo nessun'altra persona le pareva adatta per ricoprire il ruolo. Non ne aveva ancora parlato con Amelia, che si sarebbe arrabbiata parecchio nel sapere che aveva preso decisioni senza di lei, ma non le interessava poi tanto: lei aveva trovato la piccola perla del locale, ed era decisa a non permettere a nessun'altra di rubarle il posto.

 

Amelia si spaventò quando la porta della stanza si spalancò di colpo. Il giocattolino che aveva in mano cadde per terra, ma il suono fu attutito dalla morbida moquette sul pavimento.
"E' la quinta stanza in cui ti cerco" disse Brian, giusto per fare una battuta e non iniziare subito a tartassare la ragazza con domande scomode. Anche se sinceramente era un po' stupito di quante camere nascoste avesse quel locale e del fatto che nessuno se ne fosse mai accorto.
"Bravo, mi hai trovata" Amelia accennò un applauso, raccolse il giocattolino e lo chiuse in un cofanetto nero. Brian si avvicinò e le strappò la cassettina dalle mani, facendo innervosire la ragazza: dopo tutto quello che le aveva detto voleva arrivare a rompere le palle come se fosse stato tutto normale?
"Ridammi la scatola" ordinò Amelia, la voce ferma che non ammetteva repliche da parte di nessuno. Nessuno che non fosse Brian.
"E' quello che penso io?" domandò il ragazzo, incuriosito: aveva visto di sfuggita l'oggettino e, se era quello che intendeva lui, ci sarebbe stato da divertirsi, anche solo mettendo in imbarazzo Amelia. Fece per aprire il cofanetto, ma la ragazza fu più veloce e glielo strappò dalle mani.
"Sì, è quello che pensi tu, e se non te ne vai subito lo inauguro con il tuo culo" minacciò, indicando la porta in un'esplicita richiesta di levarsi dalle palle.
Il ragazzo si avviò nella direzione indicatagli da Amelia, dandole la sensazione di aver vinto, ma con un calcio chiuse la porta e si buttò pesantemente sul letto. La ragazza sospirò e fece per tirare su Brian.
"Levati, l'ho appena rifatto" si lamentò. Lui non sembrò farci caso.
"Tu sai cosa significa prostituirsi per strada" le disse, senza alcuna alterazione della voce. Senza il solito tono sarcastico, o senza quella lieve inflessione che avrebbe fatto sembrare la frase una domanda. Amelia si bloccò e si rifiutò di parlare, sfruttando i secondi per elaborare una storia convincente e non trovarsi costretta a raccontare la sua.
"Amelia" la voce di Brian la richiamò alla realtà. Il ragazzo si alzò e fece qualche passo verso di lei, le prese le mani nel tentativo di rassicurarla. "Perché non vuoi dirci il motivo per cui stai facendo tutto questo?"
"Ve l'ho spiegato prima, il motivo" mormorò lei nemmeno troppo convinta, a testa bassa, guardando il pavimento scuro. Sentì Brian sospirare, per poi tornare alla carica.
"Avevi un'amica a cui hanno fatto del male?" azzardò un'ipotesi; avrebbe voluto dirne un'altra, quella che gli sembrava la più probabile, ma non ne aveva il coraggio nemmeno lui.
"No" rispose Amelia, con la voce sempre più debole. Tutta quella situazione non le piaceva.
"Hanno fatto del male a te?" chiese Brian, tentando di sembrare il più calmo possibile, quando in realtà gli tremavano le ginocchia: aveva paura. Aveva paura perché aveva capito cosa era successo ad Amelia, e non sapeva come gestire la cosa; non sapeva se cavarle le rispose di bocca o aspettare che lei si sciogliesse, anche a costo di attendere anni.
La ragazza respirò profondamente e alzò lo sguardo.
"No" rispose nuovamente, tentando di liberarsi dalla presa di Brian con uno scossone, ma senza successo: il ragazzo continuava a tenerle stretti i polsi. Amelia stava iniziando ad andare in panico.
"Dimmelo" le ordinò: nonostante la compassione che provava iniziava a spazientirsi: lui voleva aiutarla, e lei nemmeno si sforzava di parlare.
Il tono della voce di Brian non fece altro che spaventare ancora di più Amelia, che provò nuovamente a liberarsi, ottenendo solo una presa ancora più salda da parte del ragazzo. Lo guardò, pregandolo silenziosamente di lasciarla andare, ma lui non ne voleva sapere. Non gli erano mai piaciute le persone che non si aprivano, nonostante lui fosse il primo a tacere qualsiasi suo problema, e sarebbe riuscito a far parlare Amelia, in un modo o nell'altro. Magari uno spavento avrebbe finalmente sciolto la sua lingua.
"Cosa vuoi che ti dica?" gli urlò contro Amelia, esasperata e terrorizzata: era tutto così simile, simile a tutte le volte. Era per quello che odiava gli uomini, che non voleva averne nulla a che fare: usavano la loro forza per sottometterla e schiacciarla, senza nemmeno rendersene conto. Semplicemente, lo facevano perché sapevano di avere i mezzi, quindi perché no? Perché non prendere una ragazzina e farle fare quello che voglio, visto che ne sono in grado?
"Voglio la verità, Amelia" rispose sinceramente lui. "Voglio che tu smetta di inventarti balle e inizi a parlare"
La ragazza sembrò finalmente calmarsi. Smise di dimenarsi e Brian la lasciò andare, vedendo che ormai sembrava essersi decisa a spiccicare parola. Lei si sedette sul letto e guardò il ragazzo.
"Perché ti interessa tanto?" gli chiese: nessuno si era mai particolarmente interessato al motivo per cui Amelia faceva certe cose, dalla più banale alla più contorta. Nemmeno Morgana le aveva mai davvero chiesto perché parlasse così poco, o perché non andasse d'accordo con i suoi amici; si era accontentata di stupide scuse, senza andare mai a fondo della questione.
"Perché sì" balbettò Brian, preso alla sprovvista. Perché gli interessava tanto? Amelia poteva semplicemente essere una ragazza come un'altra: non era bellissima, non era particolarmente spiritosa e non aveva grandi qualità che la facessero distinguere dalla massa. Ma, per lui, lei non faceva parte della massa: lei era un gradino al di sopra di tutti. Dal giorno in cui si erano conosciuti, quando Morgana l'aveva portata ad Huntington, Amelia era stata sempre al centro della mente di Brian, onnipresente.
La ragazza continuava a fissarlo, in attesa di una risposta decente; un banale 'Perché sì' non l'avrebbe certo convinta a spiattellare tutto a Brian. Lui continuava a guardarsi intorno, cercando le parole migliori per dirle perché gli interessasse tanto, tentando di trovare quelle frasi che avrebbero convinto Amelia pur salvandogli la faccia: il suo orgoglio continuava a prevalere, e gli imponeva di non mostrare così apertamente i suoi sentimenti; non poteva mettersi in ridicolo in quel modo.
"Perché sì" ripeté, sperando che Amelia si accontentasse di quella spiegazione.

 

"Basta" pregò Johnny, accasciandosi sui banconi della grande sala. Non ne poteva più di fare la colf, e continuava a chiedersi dove fosse finito il resto della ciurma: passi per Morgana e Amelia, che probabilmente stavano facendo qualcosa d'importante, ma pure quel traditore di Haner se l'era data spudoratamente a gambe.
Zacky e Matt riemersero dai bagni, decisamente provati dall'esperienza.
"D'ora in poi starò attento a centrare sempre il cesso, lo giuro" mugugnò il primo, seguito a ruota dal secondo, che blaterava di cose che aveva visto e che si sarebbe portato dietro per tutta la vita. Gli altri due risero: erano esauriti, ma almeno ancora sani di mente.
"La prossima volta i cessi li pulisce Haner, e con la lingua, visto che stavolta ha preferito dileguarsi" si lamentò Zacky, pensando a cosa avrebbe fatto all'amico non appena gli fosse capitato tra le mani.

 

Il traditore, come lo avevano definito i ragazzi, era comodamente seduto su un letto morbidissimo, con tanto di coperte di raso e veli che scendevano leggeri dal baldacchino. Stava fissando Amelia, ancora attendendo una spiegazione, dato che lei si era limitata a ripetere le pessime scuse che aveva propinato ai ragazzi quella mattina, per poi tenere nuovamente la bocca sigillata.
"Almeno mi dici perché non vuoi parlarne?" domandò stanco, passandosi una mano sul viso.
"Perché non capiresti" disse subito lei. Evidentemente conosceva molto bene le sue ragioni "E mi vedresti diversamente"
"Non è che abbia un particolare modo di vederti adesso" mentì Brian.
"Non ha importanza" commentò Amelia. Si alzò e si diresse verso la porta, bloccandosi quando appoggiò la mano sulla maniglia dorata. "Il taglio me lo ha fatto un tizio con cui stavo facendo sadomaso"
Detto questo, la ragazza preferì uscire dalla stanza, già pentendosi di aver rivelato anche solo quel piccolo pezzo della storia. Brian preferì restare un paio di minuti ancora sul letto, per digerire la notizia. Non sapeva come prenderla, dato il tono piatto della voce di Amelia e il fatto che non si fosse fermata a dare alcuna spiegazione. La prima idea che sfiorò la mente di Brian era che la piccola, innocente ragazzina non fosse poi così candida e pura come sembrava, ma sperava vivamente di sbagliarsi.

 

Morgana passò per l'ennesima volta un dito sulle mensole nella stanza, controllò che negli armadi tutto fosse al proprio posto e stese al meglio le lenzuola di seta nera sul letto.
Prima di uscire, sbirciò fuori attraverso lo spioncino sulla porta, giusto per assicurarsi che nessuno stesse guardando in quella direzione. Forse erano troppe precauzioni, ma avevano grandi progetti per la stanza cremisi: avrebbe dovuto diventare una specie di leggenda, nessuno avrebbe mai dovuto sapere dove fosse o come arrivarci; nessuno avrebbe nemmeno dovuto sapere come fosse fatta, prima di metterci piede di persona.
Silenziosamente, scese le scale che portavano al terrazzino e arrivò alle spalle della sua ragazza, facendola sussultare.

"Dov'eri?" le chiese Amelia. Ottenne in risposta un sussurro delicato da parte di Morgana.
"Stavo pensando che forse dovremmo testare la stanza cremisi, prima di affidarla a qualche ragazzina"
All'idea, un brivido scese lungo la schiena di Amelia, ma si arrestò bruscamente quando vide Brian avvicinarsi al gruppo, con la sua solita faccia impassibile.
"Facciamo in un altro momento" rifiutò la ragazza, lasciando perplessa Morgana: doveva essere successo qualcosa. Tuttavia non se ne preoccupò particolarmente e si dedicò ad ispezionare ogni angolo del locale, cercando qualche mancanza da parte dei ragazzi.

 

"Dobbiamo parlare" disse freddo Brian quando il gruppo si fu allontanato. Amelia alzò gli occhi al cielo: perché cazzo gli aveva detto quella stupidaggine? Sapeva benissimo a cosa sarebbe andata incontro.
"Abbiamo parlato di più oggi che in sei mesi che ci conosciamo" notò Amelia, che avrebbe sfoderato tutto lo smisurato sarcasmo di cui era dotata pur di non dover fare una chiacchierata seria con Brian.
"Sì, e dobbiamo parlare ancora" ordinò il ragazzo, che stava di nuovo iniziando a spazientirsi.
"Vuoi propormi del sadomaso, visto che ora sembro la peggior assatanata che tu abbia mai incontrato?" chiese Amelia, allargando le braccia "Te l'ho detto che mi avresti vista diversamente, figurati se ti racconto tutta la storia"
Brian ormai non ne poteva più. Lui si sforzava per capirla, per aiutarla, tentava di restare calmo ma quella ragazza non voleva far altro che farlo uscire di testa. Annuì, dicendo che da quel momento in poi l'avrebbe lasciata stare, e si unì al gruppo, che stava per iniziare l'ispezione dei bagni.

 

Morgana si complimentò con tutti, decretando che probabilmente avrebbero avuto più possibilità come donne delle pulizie che come musicisti, ottenendo in risposta qualche insulto soffocato.
"Ora ci sediamo in cerchio e ci facciamo venire qualche buona idea per la prossima festa" ordinò la ragazza, andando poi a recuperare nell'appartamento qualcosa di commestibile: i ragazzi avevano fatto un ottimo lavoro e non poteva far morire di fame i suoi schiavetti personali.
Tutti eseguirono gli ordini di Morgana, iniziando a sparare un'idea più assurda dell'altra. La discussione degenerò al punto da arrivare ad un festival di fate a Mordor, e fu a quel punto che Brian e Matt decisero di alzarsi e uscire a fumare. Amelia seguì con lo sguardo i ragazzi, in particolare uno dei due, chiedendosi se fosse il caso di scusarsi. Dopotutto, lui era stato il primo a preoccuparsi davvero per lei. Poco importava il motivo, a lui interessava sapere perché fosse silenziosa, perché non si trovasse bene in mezzo alla gente, cosa avesse fatto a Salem, cose sulle quali nemmeno Morgana si era mai davvero soffermata. Lei aveva accettato tutto, senza chiedere o altro; a volte ad Amelia sembrava che non gliene importasse affatto. Forse era arrivato il momento di decidersi e schiudersi, almeno per le persone che lo meritavano davvero.

 

Morgana e i panini che aveva preparato furono accolti da tutti con gran gioia, in particolare da un affamato Matt, che insieme a Zacky reclamava particolari diritti sul cibo, dato che erano stati loro a pulire i bagni, mentre gli atri se la spassavano in sala.
"Soprattutto il signore di fianco a me" aggiunse Zacky, indicando Brian con un cenno del capo.
"Perché, tu che hai fatto?" volle sapere Morgana, ma prima che l'interpellato potesse aprir bocca, Johnny fornì una dettagliata spiegazione sulla fuga di Brian e sul suo ritorno esattamente quando avevano finito di pulire e lustrare tutto. Morgana guardò storto il ragazzo.
"Dove sei stato?" gli chiese, con un'occhiata che avrebbe potuto uccidere.
"Era con me. Sistemavamo le stanze" lo salvò Amelia, lasciando la sua ragazza di stucco. Quei due negli ultimi giorni stavano comunicando tantissimo, rispetto ai loro soliti standard. Che cazzo stava succedendo?
Morgana contenne il suo stupore e si limitò ad annuire, considerando chiuso l'argomento e chiedendo agli altri se avevano trovato delle buone idee per la festa. Jimmy, tutto contento, prese ad illustrare il geniale programma del rave di fate che intendeva organizzare.

 

Amelia, senza farsi notare, si alzò e salì nell'appartamento. Senza esitazione, si diresse verso il bagno e da lì sul tetto dell'edificio, godendosi la brezza che saliva dal mare. Sentì dei passi avvicinarsi e maledì mentalmente chiunque l'avesse seguita: nemmeno sul tetto si poteva avere un po' di pace?
Ovviamente, dalla finestra del bagno fece capolino Brian, che non si era ancora arreso riguardo la questione Amelia.
"Avevi detto che mi avresti lasciata stare" gli ricordò lei, acida, dimenticandosi all'improvviso i buoni propositi che si era fatta poco prima sull'aprirsi e parlare.
"Dovevo dirti un'ultima cosa" ripose Brian, che quasi si ammazzò tentando di arrampicarsi: gli tremavano le mani, al pensiero della pessima idea che si era deciso di mettere in atto. "Comunque Morgana ha detto di scendere in fretta, dobbiamo scegliere le ragazze"
"Le scegliamo tutti insieme?" si stupì Amelia: le sembrava di aver spiegato abbastanza chiaramente che si sarebbe occupata lei di tutto.
"Il grande capo ha detto che anche noi abbiamo una certa esperienza, in fatto di ragazze, e che possiamo tornarle utili" si giustificò lui, alzando le mani, come a dire che almeno quella non era stata un'idea sua. "E poi, quando Jimmy ha scoperto che nella cartella c'erano anche delle cassette, è stata dura provare ad impedirgli di partecipare"
"Cioè stasera guarderemo porno" trasse le somme Amelia "Gran bella serata"

 

"Dobbiamo aspettare Brian e Amelia" urlò Morgana, tenendo la cartella alta sopra la sua testa. Grazie al suo metro e settanta, riuscì a vincere la sfida contro Johnny, ma un Jimmy decisamente avvantaggiato strappò la cartellina dalle mani della ragazza e infilò la prima cassetta nel videoregistratore che avevano portato giù dall'appartamento per l'occasione. Si sedette poi a terra comodo comodo, rivolgendo un sorrisetto compiaciuto a Morgana.
"Donna, vammi a prendere una birra" ordinò. La donna in questione gli mostrò elegantemente il suo dito medio e iniziò a scribacchiare nome e cognome della prima ragazza su un foglio.

 

Erano passati ormai dieci minuti di imbarazzante silenzio, e Brian non sapeva più che pesci pigliare per intavolare una discussione. Fortunatamente, la prima parola fu di Amelia, che chiese chiaro e tondo perché lui l'avesse seguita sul tetto. Il ragazzo sospirò. Era arrivato il momento di attuare la sua pessima idea.
"Mi avevi chiesto perché mi interessava così tanto sapere la verità" spiegò lui.
Amelia stava per dire che tutto sommato non era più così importante, che si era decisa a parlare. Che aveva capito che valeva la pena dire la verità a qualcuno, che sarebbe costato tanto ma che le avrebbe fatto guadagnare molto di più: sarebbe stata più leggera, avrebbe avuto una persona che finalmente l'avrebbe davvero capita, e non sarebbe più stata costretta a inventarsi storie che non stavano né in cielo né in terra.
Amelia non ebbe il tempo di dire tutte quelle cose.
Non ebbe nemmeno il tempo di aprir bocca, che le labbra di Brian si appoggiarono sulle sue, inaspettate. La ragazza rimase ferma, capendo ad un tratto ogni allusione, ogni interesse che lui sembrava dimostrarle. Ad un tratto lei capì tutto, e si limitò a chiudere gli occhi e ricambiare il bacio.
Ad un tratto Amelia capì che, per qualcuno, lei era davvero importante.

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Capitolo 6
*** . ***


Un potente ed elegante 'Questa è bona' di Jimmy si sparse per l'aria, attraversò la grande sala del Pentacle e salì le scale, arrivando ormai fioco ed indebolito alle orecchie di Amelia e Brian, erano persi a fissarsi negli occhi, l'uno in cerca di risposte nelle iridi dell'altro.
Tutto sommato, a Brian andava bene così: si era già preparato psicologicamente al solito silenzio imbarazzato, pieno di frasi lasciate a metà e balbettii incoerenti, ma fortunatamente Amelia aveva preferito cercare le risposte a modo suo, piuttosto che con il classico interrogatorio.
"Dovremmo scendere" mormorò il ragazzo nel sentire il vociare concitato di Jimmy e Morgana provenire dal locale: i suoni erano affievoliti e ovattati, ma si intuiva perfettamente che, due piani sotto a loro, si stava svolgendo una lotta in piena regola.

 

"Perché le hai dato solo un cinque?" domandò sconvolto Johnny, sbirciando da sopra la spalla di Morgana il foglio che lei stava compilando.
"Solo cinque?" schiamazzò Jimmy, in difesa della povera ragazza, che al momento stava mettendo in bella mostra il suo fondoschiena alla telecamera.
"E' una puttana" spiegò Morgana senza nemmeno prendersi la briga di alzare la testa e guardare i ragazzi negli occhi, continuando a scribacchiare in matita numeri e pareri sul pezzo di carta.
"E qui che lavoro dovrebbe fare, scusa?" borbottò Jimmy, ricevendo in risposta la matita esattamente in mezzo alla fronte.
"Non sono puttane" puntualizzò la ragazza. "E se le chiamate così un'altra volta la matita ve la ficco in un occhio"
"Pensavo da qualche altra parte" commentò Matt sottovoce, ma abbastanza forte per farsi sentire da Morgana.
"Una matita su per il culo non fa male; almeno non a te" rispose lei a tono, riprendendo subito dopo a guardare interessata lo schermo.
"Certo, Matt è abituato a cose più grosse" volle rincarare la dose Zacky, che fu fissato da capo a piedi da tutti.
"E tu come fai a saperlo?" chiese Jimmy, facendo avvampare il ragazzo. Nessuno badò ai tentativi di spiegazione di Zacky, dato che la ragazza nel video aveva iniziato a dar sfoggio delle sue doti canore gemendo come in preda al miglior orgasmo mai avuto.
Matt sentì che, se la ragazza avesse continuato a lungo, non sarebbe riuscito a mantenere una certa compostezza, quindi preferì alzarsi e uscire in giardino a prendere una boccata d'aria prima che la situazione degenerasse.

 

Amelia scese agilmente dal tetto, lasciandosi scivolare dentro al piccolo bagno dell'appartamento. Era visibilmente a disagio, e decise che non avrebbe spiccicato parola fino alla fine dei tempi, almeno non con Brian nel raggio di dieci chilometri. Nonostante lui avesse deciso di aprirsi e mettere in gioco tutto, lei non si sentiva affatto meglio, anzi: non ci stava più capendo nulla, e questo le provocava non pochi problemi.
 

Brian, arrivato alle scale, si accorse di non sentire più i passi di Amelia dietro di sé. Voltandosi, la notò con la coda dell'occhio chiudersi in camera. Il ragazzo attese qualche minuto, ma nessun rumore sembrava provenire dalla stanza.
Tutto quello era decisamente peggio del silenzio imbarazzante che aveva previsto.

 

Jimmy estrasse la cassetta dal videoregistratore ed era già pronto ad infilare la seconda, quando Zacky gelò tutti con l'idea del secolo.
"Ho un metodo per scegliere le ragazze in meno tempo" esordì, alzandosi addirittura in piedi per esporre la propria teoria con maggiore efficacia.
"Voi ve ne andate così posso sbrigarmela da sola?" azzardò Morgana con un sopracciglio alzato, mentre rileggeva velocemente quello che si era appuntata sulla prima ragazza.
"No" rispose Zacky, che non aveva affatto colto il sarcasmo. "Ognuno di noi prende la scheda di una ragazza e va in bagno"
Alle parole 'e va in bagno', tutti capirono al volo l'idea di Zacky, e i ragazzi si prepararono ad accoglierla a pieni voti e ad acclamare il chitarrista come loro nuovo re.
"Il primo che viene ha la ragazza vincitrice" concluse Zacky, battendo le mani, come a volersi applaudire da solo. Effettivamente, un piccolo applauso partì da Johnny e Jimmy che, entusiasti dell'idea, afferrarono prontamente un paio di cartellette ciascuno.
Morgana sospirò, facendo voltare tutti verso di sé. Un'occhiata gelida bastò a raffreddare gli animi dei ragazzi; Zacky si portò una mano dietro la testa, grattandosi imbarazzato la nuca, tentando di spiegare che il suo era solo uno scherzo.
"Se sparisce una sola scheda io prendo le vostre costole e le uso come bacchette per mangiare il sushi" minacciò la ragazza, che a volte diventava terribilmente creativa con le intimidazioni. I ragazzi deglutirono e appoggiarono le cartellette a terra, ai piedi di Morgana. Lei si passò stancamente le mani sul viso e iniziò ad analizzare la scheda della seconda ragazza, la classica russa bionda dalle gambe chilometriche.

 

Brian attese un altro paio di minuti, poi si decise ad entrare nella stanza. Non bussò nemmeno, da bravo cretino, e si ritrovò davanti alla scena di una dolce e innocente Amelia sdraiata sopra il morbido letto, con il viso rivolto verso la vetrata che costituiva quasi tutta la parete est.
Brian, dando per scontato che Amelia stesse dormendo e isolandosi da tutto piuttosto che provare ad esprimere uno straccio di emozione, si sedette sul bordo del letto, osservando la schiena della ragazza, che spuntava pallida da sotto la maglietta leggermente sollevata. Il ragazzo seguì il profilo di lei, lasciando correre lo sguardo sempre più in basso, superando la linea morbida dei fianchi e scendendo sulle gambe leggermente piegate verso il petto.
Brian pensò di non aver mai osservato una ragazza in quel modo.

 

Morgana scarabocchiò un '4' in un angolo del foglio, bocciando l'ennesima ragazza.
"Perché le stai bocciando tutte? Io me le farei dalla prima all'ultima" si incuriosì Zacky, arrivando alle spalle di Morgana con una bottiglia di birra in mano: proprio non capiva i criteri di valutazione della ragazza.
"Non sono adatte" spiegò brevemente lei, sfogliando un altro paio di schede e scartandole senza nemmeno leggere la presentazione delle ragazze.
"E cosa dovrebbero avere per essere adatte?" insistette Zacky, scorrendo distrattamente le foto. Morgana sospirò.
"Non lo so nemmeno io, cazzo. E' Amelia quella che dovrebbe gestire questa cosa, e ora se n'è andata da qualche parte proprio quando mi serve" sbottò, innervosita. Dove era andata a cacciarsi Amelia? Era stata lei, a dire di voler gestire le ragazze, e adesso che dovevano sceglierle lei scompariva.
Morgana appallottolò un foglio e lo lanciò contro il muro, esasperata. Perché aveva deciso di imbarcarsi in quella situazione, decisamente troppo difficile da gestire? E soprattutto, perché Amelia lo aveva proposto? Ad un tratto, Morgana si rese conto di non aver mai chiesto davvero alla sua ragazza perché ci tenesse così tanto a gestire un affare del genere, ma di essersi sempre accontentata di scuse veloci e sfuggenti.
"Vai a chiamare Amelia, per favore" mormorò a Zacky che, nel sentire il tono stanco della ragazza, non poté far altro che annuire debolmente ed ubbidire: vedere Morgana alla deriva non era cosa da tutti i giorni.

 

Jimmy uscì in giardino, e nell'accorgersi della mancanza del pacchetto di sigarette nella tasca dei pantaloni non si fece problemi a prendere quella che Matt stava pacificamente fumando. Incredibilmente, il ragazzo non si lanciò addosso a Jimmy con furia omicida, ma si limitò a riaprire il pacchetto e a prenderne un'altra, senza dire una parola.
"Che problema hai?" chiese Jimmy, che ormai non riusciva più a sostenere i silenzi e i comportamenti strani di tutti: Brian che spariva per non ricomparire se non dopo ore intere, Morgana che chiedeva qualcosa in modo gentile, Amelia che era sempre la solita apatica e ora pure Matt, che se ne stava in silenzio senza alcuna voglia di scherzare.
"Ci stiamo mettendo in grandi casini" spiegò lentamente il ragazzo, fissando l'erba secca sul terreno "Faremmo meglio a tirarcene fuori ora che ne abbiamo la possibilità"
Jimmy strabuzzò gli occhi.
"Cosa?" urlò, sbalordito: Matt era quello che accettava passivamente tutte le cazzate che lui proponeva, legali o meno, e proprio in quel momento si tirava indietro? "Cazzo, stai diventando pazzo? Hai idea di cosa ne verrà fuori?"
"Vent'anni di carcere?" buttò lì Matt, che vedeva davanti a loro solo una strada in ripida discesa, diretta verso l'inferno.
"No!" ribatté Jimmy, entusiasta. "Gestiremo il bordello più figo della California! Ci sbatteremo spogliarelliste tutte le sere, cagheremo soldi e potremo suonare ogni volta che vorremo!"
Il ragazzo elencò tutte le motivazioni che aveva per essere esaltato dal progetto che stavano portando avanti, ma Matt non condivideva.
"Toccate una ragazza e vi tolgo le dita per farmici una collana" minacciò Morgana comparendo sull'uscio: Jimmy parlava decisamente ad alta voce, quando era euforico.
"Macabra" commentò Matt che, decidendo di non voler affatto sorbirsi un discorso da parte di Morgana su quanto fosse importante l'appoggio di tutti, preferì filarsela all'interno del Pentacle. Si diresse verso il bar, dove Zacky e Johnny si stavano divertendo assai a mescolare qualsiasi tipo di alcolico trovassero attorno a loro.

 

Amelia, immobile, continuava a fissare apatica la vetrata davanti a lei, spostando gli occhi da un terrazzo all'altro, osservando il palazzo che aveva di fronte. Nonostante Brian fosse estremamente silenzioso, lei riusciva a sentire il suo respiro leggero e sfuggente, sentiva che lui era lì, e lei non voleva assolutamente farlo notare: sarebbe rimasta ferma su quel letto anche per sempre, se il fato lo avesse richiesto. Lei non voleva parlare con Brian, non voleva vederlo e non voleva nemmeno pensarlo: lei aveva paura. Perché di colpo qualcuno si curava di lei senza chiedere nulla in cambio, anzi continuando imperterrito nonostante i suoi rifiuti. Amelia continuava a chiedersi cosa potesse spingere una persona a fare qualcosa del genere, e l'unica risposta razionale che le veniva in mente era che, sotto sotto, Brian voleva una ricompensa, nonostante stesse facendo di tutto per nasconderlo.
Amelia non credeva negli uomini innamorati, e non avrebbe iniziato a crederci per un semplice bacio dato all'improvviso.

 

"Non ho trovato Amelia" si giustificò Zacky quando vide Morgana rientrare e dirigersi al bar.
"Tranquillo" sussurrò lei, muovendo debolmente la mano. Trascinò uno sgabello vicino al bancone e si sedette, appoggiando stancamente i gomiti sulla superficie nera. Johnny, interdetto da quel comportamento, allungò alla ragazza un bicchiere, pieno fino all'orlo di un miscuglio rosso intenso. Lei sorrise debolmente: era sfinita, sfinita da tutta quella pressione e dalle cose che ancora doveva fare; un'infinità di cose.
"E se facessimo una festa per conto nostro?" propose Zacky, sporgendosi sul bancone. Lui era sempre disponibile a festeggiare, pertanto dava per scontato che anche gli altri lo fossero.
Morgana rifiutò, scuotendo pesantemente il capo, ma dopo che Johnny le ebbe porto anche il secondo bicchiere e lei l'ebbe svuotato, ritrovò improvvisamente la sua voglia di festeggiare, venendo seguita con gioia dagli altri.

 

Brian non ne poteva più di fissare inerme Amelia e di aspettare una sua qualsiasi reazione. Non aveva ancora capito se stesse dormendo o solo fingendo, ma non si azzardava a muoversi o dire alcuna parola. Era immobile, intento a guardare quella ragazza come non aveva mai fatto con nessuna. Nessuna era mai riuscita a trattenerlo, a frenare i suoi sorrisetti maliziosi e i suoi doppisensi sapientemente studiati dentro alle frasi. Nessuna era mai riuscita ad immobilizzarlo semplicemente non facendo nulla: lui aveva sempre voluto condurre il gioco e decidere per entrambi, ma con Amelia non se la sentiva: voleva adattarsi ai suoi ritmi, aspettare pazientemente, senza correre o spaventarla.
Tuttavia, in quel momento, la ragazza sembrava così pura e in un certo senso vulnerabile, stesa sulle lenzuola candide. Quella pelle pallida, che spuntava dalla maglietta aggrovigliata, sembrava così delicata che le dita di Brian quasi formicolavano dalla voglia di scorrerci sopra, di accarezzarla e saggiarne la morbidezza. Il ragazzo deglutì, non sapendo cosa ascoltare: la sua mente gli diceva di fermarsi e aspettare Amelia, in fondo aveva appena fatto un ragionamento lunghissimo sul volerla attendere eccetera, ma dopotutto lui era Brian e il cervello lo ascoltava raramente: preferiva seguire l'istinto, quella cosa un po' animale che conserviamo dentro e che ci fa prendere decisioni avventate, a volte dall'esito positivo, a volte dall'esito decisamente disastroso.
Per una volta, Brian decise di ascoltare la sua mente e si infilò le mani in tasca. Se ne pentì già nei cinque secondi successivi, quando Amelia si rigirò sul letto e lo osservò, con uno sguardo vuoto che non lasciava trasparire alcun tipo di emozione.
"Scendiamo?" propose sussurrando Brian, un po' impacciato, mentre si chiedeva ancora cosa sarebbe potuto succedere nel seguire l'istinto.
Amelia annuì silenziosamente, alzandosi e facendo il giro del letto, diretta verso la porta socchiusa. Qualche urletto gioioso proveniente dal piano inferiore disturbò il religioso silenzio che si era creato nella stanza, e improvvisamente quell'istinto in Brian riuscì ad avere il sopravvento sul cervello: il ragazzo si alzò di scatto, chiudendo la porta appoggiandoci la mano sopra. Amelia, presa alla sprovvista, si voltò come a chiedere spiegazioni, ma il ragazzo non perse tempo: prese il viso della ragazza tra le mani e la baciò come si era sempre immaginato di fare. La baciò appassionatamente, con tutta la voglia che aveva accumulato durante quei mesi e che non aveva mai potuto sfogare. Sorpreso, sentì che Amelia non si tirava indietro, né tentava di fermarlo, anzi sembrava apprezzare e ricambiare quel bacio improvviso e un po' irruento. Brian non si fece domande, in fondo in quel momento stava seguendo il suo istinto, e il suo istinto non gli aveva mai proposto di fermarsi e riflettere sulle proprie azioni.

 

Morgana batté la mano sul bancone nero, ridendo a crepapelle per l'ennesima battuta di Jimmy, che aveva deciso di sparare più cazzate del solito, quella sera; probabilmente anche l'alcol aveva aiutato.
"Ma dove cazzo sono finiti gli altri?" chiese Johnny, che essendo quello che reggeva l'alcol meglio di tutti lì dentro, era ancora sobrio e in grado di fare efficienti connessioni logiche.
"Probabilmente staranno limonando da qualche parte" buttò lì Zacky, scatenando un'altra risata generale: già era impossibile che Amelia e Brian si guardassero in faccia, figurarsi baciarsi.

 

Brian era ancora sorpreso per il fatto che Amelia avesse deciso di non tirarsi indietro, ma non si creò molti problemi a proseguire velocemente al passo successivo: con un gesto fluido, riuscì a far scivolare Amelia e a farla cadere pesantemente sul morbido letto. Era tutto così irreale: il ragazzo non avrebbe mai creduto che sarebbe stato così facile, era già pronto ad aspettare anni anche solo per sentire la pelle di Amelia sotto le sue dita, ma era bastato seguire il caro vecchio istinto per ottenere tutto subito. Il corpo di Brian seguì quello della ragazza, ritrovandosi sopra di lei. Appoggiò i gomiti sul materasso e si fermò a fissare da vicino gli occhi verdi di Amelia, che si ostinavano a rimanere vuoti e inespressivi. Tuttavia non cercavano di scappare, non si spostavano confusi da una parte all'altra della stanza, sostenevano lo sguardo di Brian senza lasciarsi spezzare.
Le mani di Brian percorsero lentamente il corpo di Amelia, scivolando sui seni, scendendo e sfiorando l'ombelico che la maglietta lasciava esposto, fermandosi poi quando la ragazza sospirò bruscamente. Solo in quel momento, Brian si rese conto che Amelia era immobile, terribilmente rigida e che, anche se i suoi occhi non volevano ammetterlo, era terrorizzata a morte.

 

"No cazzo, tutto ma questo non lo faccio" si lamentò Jimmy nel sentire cosa gli avevano ordinato gli altri. Dopo qualche altro drink generosamente fornito da Johnny, l'unico ancora in grado di versare centrando il bicchiere, i ragazzi si erano trovati alle prese con una sfida ad Obbligo o verità particolarmente tosta.
"Perché sei cretino: scegli sempre l'obbligo" gli fece notare Zacky, che al momento stava indossando le scarpe col tacco di Morgana.
"Hai qualcosa da nascondere?" chiese Johnny, dandogli di gomito.
Jimmy sbuffò nuovamente e, borbottando, continuò a pregare di non dover adempiere al suo obbligo.
"Subito!" ordinò Zacky, e il ragazzo non poté far altro che alzarsi controvoglia e dirigersi verso il terrazzino, seguito a ruota dagli altri, che non volevano perdersi nemmeno un secondo di quell'avventura. Per Zacky non fu affatto facile salire le scale con quindici centimetri in più sotto ai talloni e parecchio alcol in corpo, ma la voglia di sfottere Jimmy era talmente grande che superò anche quell'ostacolo.
"Dov'è questo mostro?" chiese il povero malcapitato, guardandosi intorno e sperando vivamente che se ne fosse andato. Speranza vana, dato che Morgana, indicando una grande ragnatela che si era formata nel corso di quella mattinata, fece notare a tutti la presenza dell'ospite non particolarmente gradito dentro al Pentacle.
"Ma perché non lo uccidete?" si lagnò Jimmy, osservando impaurito quel ragnetto che continuava tranquillo la sua vita, senza sapere che di lì a poco sarebbe finito spiaccicato.
"Perché non ci arriviamo" spiegò Morgana: effettivamente, la ragnatela era posta abbastanza in alto, ma la sua era solo una scusa: sarebbe bastata una scopa, o qualsiasi altro oggetto per scacciare quel dannato ragno; tuttavia Jimmy era molto più divertente da utilizzare, rispetto ad una scopa.
Il ragnetto, sentendosi al centro dell'attenzione, pensò bene di scendere a dare un'occhiata. Lentamente, si abbassò, appeso ad un filo, fino ad arrivare proprio di fronte al naso di Jimmy, che in quel momento non si azzardava nemmeno a respirare. Se avesse potuto, avrebbe pure fermato il suo cuore, per non farsi notare dal ragno.

 

Brian si alzò in piedi, imbarazzato e confuso, guardando Amelia restare immobile sul letto. Il ragazzo avrebbe voluto scusarsi, in un certo senso, ma non aveva il coraggio di parlare o fare una qualsiasi mossa. Restava fermo, guardando la ragazza.
La prima a scusarsi fu invece Amelia, che sussurrò un quasi impercettibile 'Mi dispiace'.
Brian tornò a sedersi sul letto, abbassando la testa e torturandosi le mani, in preda ad un certo disagio.
"Nessun uomo mi ha mai toccata da quando sono venuta qui" proseguì la ragazza, risparmiando a Brian la scelta delle parole per una conversazione, ma facendolo sprofondare un po' di più ad ogni frase. "Però è sempre tutto così simile"
"Simile a cosa?" chiese il ragazzo, balbettando appena, continuando a giocare convulsamente con le proprie mani.
"A tutte le altre volte" rispose meccanicamente Amelia. "Siete così uguali, prendete le ragazze e le considerate di vostra proprietà"
Ogni parola era una coltellata in più per Brian, una coltellata più profonda ogni volta.
"E non vi curate affatto di cosa potrebbe pensare una ragazza. A voi non interessa se sta bene, se le state facendo male, se ha voglia di continuare o se preferirebbe andarsene: voi andate avanti imperterriti, uccidendola lentamente"
Tutto quel discorso poteva sembrare un enorme e polemico rimprovero, ma il tono apatico e spento di Amelia lo faceva sembrare una semplice esposizione di fatti, come se fossero verità universale.
Per lei, quella era l'unica realtà. Per lei, quello era l'unico sesso che un uomo era in grado di concepire. Per lei, quel fare l'amore dolcemente, quel preoccuparsi costantemente di come stesse l'altro, quel sentirsi protetti pur essendo esposti completamente, esisteva solo nei libri.

 

Un piccolo applauso si levò quando finalmente Jimmy si decise a muoversi e allungò la sua mano verso il ragnetto che, incuriosito da quell'oggetto strano, decise di salirvi ed esplorarlo.
"Sto per morire" sussurrò Jimmy, immobilizzandosi nuovamente: non voleva assolutamente spaventare il ragno, o avrebbe attaccato e sicuramente l'avrebbe ucciso (per inciso, il ragno era più piccolo di un'unghia del ragazzo).
"Andrà tutto bene" lo rassicurò Morgana, battendogli una mano sulla spalla e avviando il cronometro. Il patto era che il dolce animaletto scorrazzasse addosso a Jimmy per un minuto e mezzo, e così doveva essere. Tuttavia, dopo soli venti secondi i ragazzi si erano già stancati di stare a guardare Jimmy saltellare a destra e a sinistra come in preda ad una crisi epilettica.
"Mi è entrato nella maglietta" urlò ad un tratto, ma ormai tutti stavano scendendo le scale, con in testa l'idea di tornare al bancone e buttare giù qualcos'altro.

 

"Non avevo in mente questo" balbettò Brian come giustificazione, quando in realtà era proprio quello a cui aveva pensato in quel momento. Il suo cervello continuava a ripetergli 'Te l'avevo detto', esattamente come la maggior parte delle volte in cui decideva di seguire le pessime idee che il suo istinto gli suggeriva.
"Volevi solo farmi sentire quant'era morbido il letto?" gli andò dietro Amelia: visto che lui aveva iniziato con le cazzate, tanto valeva proseguire.
Brian rimase in silenzio, non sapendo come rispondere. In tutta onestà, lui voleva solo chiederle perché all'inizio sembrava starci, perché si chiudeva continuamente in sé stessa, perché odiasse così tanto Salem e perché nessuno sapesse nulla della sua vita prima della California.
Lui voleva chiederle tutte quelle cose, voleva urlargliele in faccia e voleva ricevere delle risposte sincere seduta stante; ma sapeva che, da quel momento in poi, per quanto riguardava Amelia avrebbe dovuto sopprimere brutalmente il proprio istinto e ascoltare solo i deboli consigli senza palle della sua mente.
"Mi dispiace" mormorò Amelia alzandosi e dirigendosi verso la porta. "Ma penso che io non sia pronta a raccontarti tutto, e che tu non sia pronto ad ascoltarlo"
'Dove siamo, in una soap opera?' si chiese mentalmente Brian, mandando allegramente a fanculo Amelia e i suoi problemi. Seguì la ragazza giù per le scale, e il suo cuore si riempì di gioia nel vedere che gli altri avevano già provveduto a tirare fuori l'alcol.

 

"E' passato o no questo minuto e mezzo? Sento il mostro vagarmi addosso" gridò Jimmy, ansioso di togliersi di dosso quel ragno. Lo sentiva, il maledetto; lo sentiva correre sulla sua pelle, alla ricerca di un punto sensibile dove sferrare l'attacco letale.
"Ne sono passati tre" lo informò Morgana, dando un'occhiata distratta al cronometro, che in realtà segnava cinque minuti e sette secondi.
A Jimmy bastò quello. Si tolse in fretta la maglietta e si parò davanti a Matt, ordinandogli di esaminarlo per trovare eventuali morsi di ragno sparsi per il suo corpo.
"Ma se il ragno non era sotto la maglietta, allora dov'è?" fece notare Brian, arrivando alle loro spalle. Jimmy cacciò un urletto da ragazzina e, dopo aver lanciato via le scarpe, si tolse i jeans, facendo far loro un aggraziato arco in aria, finendo poi addosso al povero Zacky, che perse l'equilibrio sui tacchi e cadde rovinosamente a terra.
"Arrivi tu e abbatti la gente" commentò ammirata Morgana. "Cinque punti"
"Mi dai altri cinque punti se abbatto anche Matt?" propose il ragazzo. Nel sentire quella frase, Matt iniziò a correre, urlando e muovendo forsennatamente le braccia in aria: lui conosceva anche troppo bene il trucco di Brian per abbatterlo.
"Prima devi bere anche tu" dettò le regole Morgana, porgendo a Brian una bottiglia. "E' troppo facile buttare per terra da sobrio uno che è già ubriaco"
"E chi lo dice?" ribatté Jimmy, ormai non più sotto gli effetti del trauma causatogli dal ragno, ma decisamente sotto gli effetti dell'alcol. Posò i pugni chiusi sui fianchi e tirò fuori il petto, inspirando platealmente e guardando l'infinito. Morgana gli sfiorò la pancia e il ragazzo si piegò immediatamente in due, urlando che il solletico non era valido. Nel piegarsi troppo velocemente, si sbilanciò in avanti, mosse qualche passetto, picchiò la testa sul bancone e cadde clamorosamente all'indietro.
"Bel colpo, collega" si complimentò Brian, battendo il suo pugno contro quello di Morgana. "Entro fine serata conto di averli tutti per terra"
"Affare fatto" annuì Morgana, afferrando un bicchiere e proponendo un brindisi alla loro nuova alleanza.

"Penso che Obbligo o verità sia durato abbastanza" commentò Zacky, massaggiandosi la caviglia dolorante, che nella caduta aveva assunto una posizione alquanto innaturale per una caviglia umana.
"Ora facciamo il gioco della bottiglia" propose urlando un euforico Matt, che aveva già dimenticato che Brian l'aveva preso di mira per la losca scommessa che aveva intrapreso con Morgana.
In tutta onestà, nessuno voleva giocare al gioco della bottiglia, men che meno Brian e Amelia, che volevano evitare a tutti i costi l'imbarazzo di dover baciare qualcun altro, quando fino a pochi minuti prima si trovavano una tra le braccia dell'altro; tuttavia l'entusiasmo di Matt ebbe la meglio e in pochi secondi si ritrovarono tutti in cerchio, con al centro una bottiglia di vodka gentilmente svuotata da Brian.
Il primo a girare il pericoloso strumento fu Matt, dato che era stato lui a proporre quel gioco idiota. Per un attimo, il tempo parve fermarsi. La bottiglia girava, il collo puntava prima una persona, poi un'altra, senza decidersi a fermarsi; il vetro produceva un suono ipnotico, sfregando sul pavimento liscio della sala. Tutti i ragazzi trattennero il fiato quando la bottiglia iniziò a rallentare, e cinque di loro poterono tirare un sospiro di sollievo quando si fermò su Jimmy.
"Non voglio più giocare a questo gioco" si lamentò Matt, ma ormai era fatta e, grazie ad una sonora protesta, gli altri riuscirono a farlo avvicinare al malcapitato, che a causa della botta in testa di poco prima (o più probabilmente dell'alcol di poco prima) non era pienamente cosciente di quello che stava accadendo attorno a lui.
Fu una cosa molto rapida. Le labbra di Matt si posarono su quelle di Jimmy per mezzo secondo, per poi allontanarsi repentinamente. Matt passò un buon quarto d'ora strofinandosi la bocca sulla manica della felpa, mentre Jimmy continuava a passarsi la lingua sulle labbra, probabilmente non realizzando chi l'avesse appena baciato. Dopodiché, il buon Jimmy decretò che aveva trascorso abbastanza tempo nel mondo degli umani, si lasciò cadere all'indietro e si addormentò profondamente.
"Come ha fatto a prendere sonno così in fretta?" chiese Zacky sottovoce, osservando interessato il povero batterista, che aveva pure iniziato a russare sonoramente.
"Non è che me ne importi molto" commentò Brian, facendo spallucce: Jimmy si era addormentato, quindi le probabilità di baciarlo si erano ridotte a zero, e la cosa non gli dispiaceva affatto.
"Tocca a te" gli fece notare Morgana, allungandogli la bottiglia. Prima di far partire di nuovo quell'agonia, Brian osservò tutti i partecipanti uno ad uno: Matt che ancora si stava pulendo la bocca, Morgana che guardava Jimmy dormire beato, Zacky che si massaggiava la caviglia, che aveva assunto un colorito violaceo, Johnny che tentava di nascondersi e non farsi notare, Amelia. Amelia che non faceva assolutamente niente, che spostava lo sguardo da una persona all'altra, senza mai soffermarsi davvero su qualcuno. Brian diede un colpetto alla bottiglia, che iniziò a girare mentre il ragazzo pregava di non beccare proprio Amelia. Gli andava bene tutto, si sarebbe fatto pure Johnny, se avesse significato stare alla larga dalla ragazza e dal suo silenzio inquisitore.
Ovviamente, visto che la sfiga non è mai troppa, la bottiglia si fermò esattamente tra Amelia e Matt.

"E' più vicina ad Amelia" fece prontamente notare il ragazzo, che non voleva certo baciare il suo chitarrista: Jimmy gli era bastato.
"No, è più vicina a te" ribatté Brian, facendo calare un silenzio di tomba nella stanza.
"Scusami" mormorò atterrita Morgana "Ma tu preferiresti baciare Matt piuttosto che Amelia?"
Partì una risatina da parte di Johnny, che non era coinvolto in tutto quello e trovava la situazione alquanto divertente.
"Sì" annuì Brian, avvicinandosi a Matt, che iniziò ad indietreggiare spaventato.
"Amico, non farti confondere" tentò di difendersi "I maschi devono baciare le femmine e viceversa. Non lasciarti confondere; le persone dello stesso sesso non dovrebbero baciarsi. Insomma, dai, non vorrai andare contro Madre Natura"
Al sentire ciò, Morgana si alzò e partì incazzata in un discorso che aveva già fatto a molti, riguardo il diritto di amare una persona dello stesso sesso e cazzate varie. Matt parve sollevato da tutto ciò, dato che fu portato via quasi di peso da Morgana, salvandosi da Brian e dalla sua insana voglia di baciarlo.
Il chitarrista, tutto sommato contento di non aver dovuto limonarsi nessuno dei suoi compagni di gruppo, tornò a sedersi al centro della sala, intorno a quel cerchio improvvisato. Tutto sembrava tranquillo, per lui, in quel momento: era scampato brillantemente da Amelia, da Matt, da quello stupido gioco della bottiglia e dalle altre cazzate che quella serata avrebbe previsto.

"Fermi tutti" urlò Zacky, interrompendo ognuno dei ragazzi presenti nella stanza. Tutti fissarono il ragazzo e smisero di fare quello che stavano facendo: Morgana interruppe il suo ispirato sermone, Johnny smise di ridere, Jimmy si svegliò, più perché doveva andare in bagno che per l'ordine di Zacky, e Brian ricominciò a preoccuparsi.
"Lo bacio io Brian" decise Zacky, evidentemente troppo ubriaco per rendersi conto di cosa stesse dicendo.
"Che cazzo dici?" urlò il malcapitato, alzandosi in piedi e preparandosi ad una rapida fuga verso una non predestinata meta.
"In realtà... io ho sempre voluto farlo" mormorò Zacky, grattandosi la testa imbarazzato e procurando un'incontenibile risata a tutti. Mosse qualche passo verso Brian, che iniziò a correre intorno alla sala, inseguito dal suo potenziale amante.

Amelia aveva seguito il succedersi degli eventi passivamente, senza voler entrare in tutta quella confusione. In quel momento, decise che la situazione si era spinta decisamente troppo oltre, raccolse una bottiglia di birra (incredibilmente ancora piena) abbandonata sul pavimento e uscì nel piccolo giardino dietro il locale, che a quanto pareva era il luogo preferito di chi voleva svignarsela da situazioni noiose senza dare troppo nell'occhio.

 

Morgana rise sonoramente nell'assistere al dolce bacio tra Zacky e Brian, anche se a dirla tutta sembrava più uno stupro che altro. Con la coda dell'occhio notò la sua ragazza allontanarsi, mogia mogia, apparentemente sull'orlo delle lacrime. Morgana, ad un tratto, si sentì colpevole per quel viso triste: con tutto quello che era successo, aveva perso di vista Amelia, l'aveva palesemente ignorata, e quello era il risultato. E in parte era vero, Amelia non era solo incasinata per tutto quello che Brian stava facendo: a lei mancava la sua ragazza, le mancava sentirsi dire che era bella e che era importante, le mancavano i suoi abbracci protettivi, capaci di farla sentire al sicuro, e le labbra morbide di Morgana appoggiate sulle sue. Tutto quello le mancava da morire, e in quel momento avrebbe fatto di tutto per tornare indietro e non aprire il locale, se avesse potuto: in qualche modo, sentiva che proprio il Pentacle era la causa del loro allontanamento: troppe cose da sbrigare, problemi da risolvere, e in un attimo si erano già perse di vista.

Amelia sentì qualcuno abbracciarla da dietro, e sorrise nel sentire il fresco profumo di Morgana riempirle le narici, nel sentire la stretta salda e dolce che riservava solo a lei, nel sentire un bacio delicato posarsi sulla nuca.
"Scusami" sussurrò Morgana, contro la spalla di Amelia. "Lo sai che non voglio farti soffrire"
"Lo so" rispose Amelia, ormai con gli occhi lucidi. Lo sapeva davvero: Morgana, oltre tutte le apparenze, era una persona bellissima; l'aveva sopportata con tutti i suoi silenzi e le sue paranoie, c'era sempre stata ad ogni crisi di Amelia, senza fare troppe domande scomode, semplicemente ascoltando quello che lei voleva dire e non entrando in argomenti che non le andava di affrontare. Anche quando le cose non andavano bene tra loro, anche quando Amelia diceva di non volerla più vedere, per una paranoia o per l'altra, Morgana aveva atteso e si era fatta da parte, fin quando Amelia non era tornata a cercarla, in preda a qualche crisi esistenziale.
Forse Morgana non si era fatta notare per tutto il tempo, ma Amelia sapeva che c'era sempre stata.
E se quello non era amore, Amelia non sapeva come definirlo.

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Capitolo 7
*** . ***


Amelia aprì gli occhi e, incredibilmente, non si trovò contrariata all'idea di iniziare a vivere quella giornata. Di solito, la mattina, la prima parola che le veniva in mente era una sonora e ben piantata lamentela, ma quel giorno non pensò a nulla: voltandosi, vide Morgana dolcemente accoccolata nelle coperte e pensò che, in quel momento, non ci fosse nessuna parola da aggiungere.
Morgana, sentendo che Amelia si era svegliata, aprì lentamente gli occhi e sorrise debolmente, stiracchiando poi le braccia intorpidite. Per una volta da quando avevano ufficialmente aperto il Pentacle, era tranquilla. In testa aveva le mille preoccupazioni e le mille cose lasciate in sospeso (Heather e Nishelle in giro da qualche parte, la chitarra di Brian nell'armadio, le schede delle ragazze accatastate alla rinfusa in un angolo della sala al pianterreno), ma tutto sembrava lontano ed irreale. In quel momento, lei vedeva Amelia davanti a sé, la vedeva avvicinarsi, sentiva il suo respiro calmo e sorrise quando le sue labbra la baciarono dolcemente, tentando di non interrompere il silenzio e la pace presenti nella stanza. Anche se, tutto sommato, Amelia non sarebbe mai riuscita a rovinare la tranquillità, lei che ogni volta che faceva qualcosa non si faceva notare, che era sempre dolce e contenuta, che sembrava non conoscere l'irruenza o la fretta.
Amelia scese a baciare il collo di Morgana, a mordicchiare quella pelle perennemente abbronzata, che faceva sempre a pugni con il suo color porcellana. Sentì la sua ragazza sospirare soddisfatta, quindi decise di continuare, di scendere, di mordere sempre un po' più forte e di leccare sempre un po' più lascivamente. Amelia faceva il tutto con un'estrema, esasperante lentezza, che facevano impazzire Morgana, che la maggior parte delle volte preferiva qualcosa di rapido ed esplosivo. Si notava questa preferenza in qualsiasi cosa, nella sua vita: storielle brevi destinate a spegnersi in fretta, azioni fatte con irruenza senza soffermarsi a pensare, problemi risolti affrontandoli di petto, rompendo equilibri e calpestando i piedi di parecchia gente. Quella era Morgana: forse un po' prepotente, ma sempre dolce e protettiva per le persone a cui teneva.

 

Brian la conosceva bene, la doppia faccia di Morgana, ma nonostante tutto continuava a ronzarle attorno. Come amico, per carità, ma se lei gli fosse saltata tra le braccia, certo non si sarebbe tirato indietro: lei era stata la sua prima storia, il suo primo bacio, il suo primo tutto, e sentiva che non avrebbe mai smesso di amarla, sotto sotto. Tuttavia, aveva dovuto adattarsi all'idea che lei avesse smesso di amarlo da parecchio, anzi che addirittura la sua fosse stata solo una cotta passeggera, e aveva dovuto tirare avanti e riprendersi, ricadendo qualche volta, ma rialzandosi sempre, aiutato dai suoi migliori amici, che non vedevano particolarmente di buon occhio la ragazza. A dirla tutta, si chiedevano perché Brian si ostinasse a starle vicino nonostante tutto il male che gli aveva fatto, ma lui si limitava a sorridere e sviare il discorso ogni volta che gli veniva posta quella domanda. Non perché lui non lo sapesse: perché se ne vergognava un po': lui coltivava sempre la piccola speranza che un giorno Morgana avrebbe capito cos'aveva perso, e che sarebbe tornata da lui ad elemosinare amore. E lui, ovviamente, quel giorno ci sarebbe cascato con entrambi i piedi.
C'era solo una cosa che gli avrebbe potuto far dimenticare Morgana, una cosa addosso alla quale avrebbe potuto riversare tutto l'amore che provava per una stronza, una cosa che lui sentiva così vicina, eppure così lontana.
E quella cosa era esattamente affianco a Morgana.

 

Morgana, esasperata da tutta quella lentezza, colse il momento propizio e invertì le posizioni. Amelia si trovò con la schiena contro il materasso morbido in una frazione di secondo, e tutta quella fretta e quella confusione le fecero tornare in mente il giorno prima, quando si era trovata sotto a Brian, esattamente sullo stesso letto, colta di sorpresa come in quel momento. Di colpo sembrava tutto così simile e così stranamente reale. Inspirando, le parve addirittura di sentire il profumo fresco di Brian; intrecciando le dita di Morgana con le sue, le sembrò di toccare i ruvidi calli sui polpastrelli del ragazzo. Istintivamente, Amelia si chiese come fosse il sesso con lui, perché tutto d'un tratto dopo anni pensò che forse anche un uomo fosse in grado di amare.
O almeno, che fosse in grado di amare in un modo migliore di quello di Morgana.

 

Quella mattina, Brian si alzò con molta meno gioia rispetto alle ragazze: la testa gli pesava talmente tanto che si chiedeva come potesse reggerla in equilibrio, un martello pneumatico faceva il suo lavoro sulle tempie e ogni singolo arto sembrava non voler rispondere ai comandi che il suo padrone gli impartiva. Vedendo lo stato in cui versavano gli altri ragazzi, in particolare Zacky e la sua caviglia di un viola brillante, si consolò un pochino, ma quando mosse qualche passo e vide Jimmy in piedi bello e pimpante, gli sfuggì una piccola imprecazione. Non era possibile. E non era nemmeno giusto.
Jimmy era immune ai dopo sbronza. Lui non sapeva cosa fossero o come ci si sentisse, e rideva sempre degli amici che sembravano sull'orlo della morte. Nessuno sapeva perché, ma tutti avrebbero voluto fare delle ricerche approfondite su quel ragazzo e il suo sistema immunitario, o il suo fegato, o qualsiasi cosa regolasse il dopo sbronza. Perché non era possibile che si ubriacasse fino a crollare addormentato e il giorno dopo stesse bene. No, i ragazzi non lo accettavano. Soprattutto Brian, che soffriva di emicranie post sbronza pure se la sera prima si era bevuto un bicchiere di coca cola. Forse era lui quello che aveva bisogno di farsi vedere, piuttosto che Jimmy.
"Come state?" chiese l'unico essere capace di formulare frasi senza che le meningi gli esplodessero, alzando apposta il tono di voce per far lamentare gli altri (e beccarsi una serie di insulti poco gradevoli). Ovviamente, la sua domanda ebbe come risposta solo quegli insulti, dato che nessuno si sprecò a formulare una risposta da dargli.

 

"Morgana, dobbiamo parlare" fermò tutto Amelia. L'interpellata, abbastanza contrariata, appoggiò le sue labbra su quelle della ragazza e fece scivolare una mano sul suo interno coscia, per zittirla. Amelia sospirò, ma si impose di non lasciarsi abbindolare.
"Dobbiamo davvero parlare" ripeté, stavolta con più forza, lasciando Morgana un po' sorpresa: non era da lei essere così ferma nelle decisioni. La maggior parte delle volte, Amelia diceva una cosa e Morgana la smontava cinque secondi dopo, semplicemente con un bacio o qualche stupida effusione. Quella era una cosa che mortificava Amelia, e lei semplicemente la odiava, odiava sentirsi così stupida e così innamorata, perché a volte si rendeva conto che amava la peggior persona che avesse potuto trovare.
"Possiamo farlo dopo?" sussurrò Morgana, baciando il collo della ragazza che, contrariata, si tirò su a sedere.
"No, dobbiamo farlo adesso"
Morgana, evidentemente scocciata, rivolse ad Amelia lo sguardo più acido che riusciva a fare.
"E se io non volessi parlare?" sbottò, sedendosi sul letto. Stava andando tutto così bene: erano lei, Amelia e nessun altro. Erano lei e Amelia che finalmente si erano trovate e stavano incredibilmente bene, nonostante tutto quello che le aspettava al piano inferiore, i problemi da risolvere e le questioni da sbrigare.
"Lo vedi, è questo il problema" le fece notare Amelia, che iniziava ad alzare la voce: ogni volta che la situazione si scaldava, il suo tono aumentava; era una cosa inconscia, non poteva controllarla, e spesso le discussioni degeneravano molto velocemente a causa di questo suo difetto. "Tu non vuoi parlarmi ora, come non vuoi lasciarmi fare quello che voglio, come non vuoi lasciarmi decidere della mia vita"
Morgana fissò la sua ragazza, spalancando gli occhi: mai aveva pensato a questo aspetto.
"Ho bisogno di un po' di spazio. Ho bisogno di gestire qualcosa e di scegliere per conto mio" proseguì Amelia "E ho bisogno che tu la smetta di fare la prepotente con chiunque. Lascia vivere le persone, cazzo"
Il discorso pareva essere finito, quando Amelia aggiunse, nello stesso tono forte di poco prima, "Soprattutto quelle che non conosci".

 

I ragazzi sollevarono la testa in contemporanea nel sentire una voce decisamente a tono troppo alto provenire dal piano superiore.
"Qualcun altro oltre a voi sta avendo una brutta mattinata" commentò Jimmy, che fino a poco prima pensava di salire a prendere qualche biscotto, ma che in quel momento cambiò idea.
Nessuno diede particolarmente peso a quelle urla, in fondo un litigio era normalissimo, anche se non si sarebbero mai aspettati che Amelia fosse in grado di litigare. Il pensiero di tutti cambiò quando sentirono un'altra voce alzarsi. A quel punto, i ragazzi decisero che era tempo di intervenire.
Brian si alzò, pronto a prestare i suoi servigi, ma un improvviso giramento di testa lo bloccò ancora prima di muovere qualche passo. Dopo una serie di risatine, Jimmy e Matt, che riuscivano a reggersi in piedi piuttosto bene, o almeno meglio di Brian, corsero verso le scale e salirono velocemente al piano superiore.

 

"Non è ora di finirla?" chiese Matt quando ebbe le ragazze a portata d'occhio. Si beccò una fulminata da parte di entrambe, che l'avrebbero volentieri spinto giù dalle scale: perché era arrivato ad interrompere, se sapeva benissimo che era un momento delicato?
Amelia tornò a guardare Morgana, aspettandosi da un momento all'altro la sua solita reazione: sbattendo qualcosa e borbottando, la ragazza sarebbe uscita e non si sarebbe più fatta vedere per un paio d'ore. Era sempre così, e ormai Amelia ci aveva fatto l'abitudine; Morgana, pur di non ferire il proprio orgoglio ammettendo di avere torto, preferiva andarsene e non tornare se non quando le acque si fossero calmate. Era solo questione di minuti, e anche quella volta sarebbe finita così.
"Cosa sta succedendo?" chiese Brian, che data la scarsa reattività delle sue gambe era arrivato in cospicuo ritardo. Anche lui si prese un'occhiataccia da Morgana, mentre Amelia non riuscì ad essere acida come avrebbe voluto: si ricordò che, poco prima, mentre veniva toccata dalle dita sottili di Morgana, aveva pensato a lui.
La conclusione del litigio fu diversa dalle altre volte.
Amelia abbassò la testa e uscì. Tutti si scostarono per lasciarla passare, senza avere il coraggio di dire una parola, tantomeno di fermarla. La guardarono scendere le scale, sentirono un debole saluto di Zacky che non ottenne risposta e il portone del Pentacle chiudersi pesantemente dopo qualche secondo.
Brian si voltò verso Morgana, che si era decisa a mostrarsi dispiaciuta solo dopo che Amelia se n'era andata.
"Cos'è successo?" chiese, avendo in risposta un gesto sbrigativo della mano e una fuga della ragazza verso la camera da letto.

 

Amelia, ancora in pigiama, non fece poi molta strada: appena uscita dal Pentacle, si sedette sull'orlo del marciapiede, guardando apatica il vuoto davanti a lei. La gente passeggiava tranquillamente davanti ai suoi occhi, senza troppa fretta o troppa ansia. E' ironico come le vite delle persone si incrocino per una manciata di secondi, e come in quella manciata di secondi il proprio corpo riesca a percepire se quella persona è destinata ad andarsene o a rimanere. Ad Amelia piaceva soprattutto quando le persone non restavano, a lei piaceva chiacchierare con gli estranei, salutarli e andarsene. Con loro si sentiva tranquilla, perché tanto non l'avrebbero mai più rivista, e pertanto non avrebbero cercato di aiutarla, o sfruttarla, o qualsiasi altra cosa. Erano le persone che restavano, a preoccupare Amelia, che non era esattamente abile nell'intrecciare rapporti, complice il suo essere lunatica e la sua illogica paura di dire una parola sbagliata e segnarsi a vita.
Tra tutte le persone che passavano, ad Amelia parve di notare di sfuggita due ragazze ben precise, che non aveva più visto da quando avevano saggiamente deciso di fuggire alla chetichella dal Pentacle un paio di giorni prima.

 

"Quindi?" chiese Johnny quando vide i ragazzi scendere dall'appartamento, dopo aver provato inutilmente a parlare con Morgana.
"Quindi ora mettiamo in ordine e vediamo se almeno una delle due si degna di venire a spiegarci qualcosa" rispose Matt, che non sapeva cos'altro avrebbero potuto fare, lì dentro.

 

Amelia non impiegò molto a tornare; erano passati pochi minuti (ma tutti avevano già fatto in tempo ad abbandonare l'idea delle pulizie) quando rientrò, accompagnata da Nishelle e Heather. Tutti guardarono le ragazze, in particolare Amelia, che sembrava avere la situazione sotto controllo. Dal momento in cui le due rompipalle erano scappate, avevano pensato che per tenerle al Pentacle avrebbero dovuto incatenarle e frustarle, ma a quanto pareva bastava la mano ferma di Amelia, che in certi momenti sapeva essere convincente. E quello era uno di quei momenti, dato quanto era incazzata con Morgana.
Nonostante tutta la merda che aveva detto a Heather e a Nishelle per convincerle a tornare al Pentacle e riparare i danni che avevano provocato, Amelia si sentiva ancora arrabbiata, sentiva il bisogno di sfogarsi in qualche modo, magari prendendo a pugni qualcosa, magari urlando contro qualcuno. Anche se, a dire il vero, l'unica cosa che le avrebbe fatto passare davvero l'ansia che sentiva dentro sarebbe stato dire a Morgana tutto quello che aveva ancora da dire.
Amelia non optò per quella soluzione. Non voleva rivedere la faccia di Morgana.
La ragazza mise Heather e Nishelle a pulire e lasciò gli altri a perdere tempo, raccolse le cartelline sparse per il pavimento e si chiuse in una delle stanze del locale.

 

"Quindi?" chiese nuovamente Johnny, dato che i ragazzi erano di nuovo disoccupati e non avevano nulla da fare, se non girarsi i pollici guardando Heather e Nishelle lavorare.
"Potremmo anche andare a farci un giro" propose Zacky, annoiato, facendo spallucce. L'idea non venne accolta con grande entusiasmo: un giro avrebbe fatto piacere a tutti, ma c'erano troppe questioni in sospeso all'interno di quelle quattro mura, e dovevano provare a risolverne almeno un paio.
La prima, la più importante, era tentare di ricongiungere Amelia e Morgana, o perlomeno capire cosa fosse successo: solo la sera prima sembrava non potessero vivere una senza l'altra, mentre in quel momento tra le due era guerra aperta.
"Chi parla con Morgana?" chiese Matt, guardando tutti negli occhi, uno ad uno. I ragazzi si guardarono intorno, imbarazzati, sperando di non dover adempiere a quel compito decisamente troppo gravoso da sostenere.
"E con Amelia, chi ci parla?" domandò di rimando Brian, che sapeva che almeno una delle due sarebbe ricaduta su di lui. Tutti lo fissarono, come se la risposta a quella domanda fosse più che ovvia.
"Sei tu l'unico che in sei mesi è riuscito a parlare un po' con lei" fece notare Jimmy, strappando consensi da tutti.
"Quindi sarebbe ora che ci provaste anche voi" rispose pronto Brian: si aspettava una sparata del genere da qualcuno. "E' una ragazza, non vi uccide mica"
"Teniamo Amelia per ultima" propose Matt "Troviamo qualcosa da fare per ciascuno e l'ultimo che rimane va da lei"
L'idea venne approvata, tra borbottii e lamentele, che aumentarono notevolmente quando Matt iniziò ad impartire i compiti.

 

Nel trambusto, nessuno dei ragazzi fece caso ad Heather e Nishelle, che avevano trovato il modo di sgusciare verso il retro del locale senza farsi notare da anima viva. Avevano agilmente eluso lo sguardo vigile di Jimmy, intento a lamentarsi per il compito che gli era stato assegnato, erano riuscite a superare i banconi che formavano il complicato disegno del palcoscenico ed erano infine giunte oltre il magazzino sul retro. Si trovavano esattamente ai piedi delle scale che conducevano all'appartamento quando, dall'alto, si sentì una porta sbattere e un rumore di passi leggeri e indecisi che si posavano sugli scalini.
Le due ragazze si guardarono negli occhi, non ebbero nemmeno bisogno di parlarsi per capire chi stesse scendendo le scale: dato che i ragazzi erano tutti nella sala e che Amelia si era rintanata in una stanzetta, quella a venire verso di loro non poteva essere che Morgana.
Nishelle rivolse uno sguardo disperato all'amica che, non sapendo cosa inventarsi e volendo a tutti i costi evitare il magazzino che ormai conosceva troppo bene, la prese per mano e la trascinò nel giardino dietro il locale.
"Perché qui?" sibilò Nishelle sottovoce: tra tutti i posti, quello era uno dei più improbabili dove stare: se qualcuno le avesse sorprese lì, non avrebbe avuto nessuna scusa pronta per giustificarsi.
"Preferivi salire ad abbracciare Morgana?" le rispose stizzita la rossa, guardandosi intorno e osservando con cura il giardino mezzo morto. Non era certo la perla del locale, ma le giovani proprietarie si erano ripromesse di pensarci quando sarebbe arrivata la primavera, o almeno quando avrebbero avuto qualche soldo per comprare tutto il necessario per sistemarlo.
"Quindi scappiamo anche stavolta?" chiese Nishelle, parlando a voce ancora più bassa.
Heather scrollò le spalle: se fossero scappate, avrebbero dovuto cambiare città, forse addirittura trasferirsi in Europa, adottare un altro nome e un'altra identità, e ancora Morgana sarebbe riuscita a trovarle.
"Intanto mi fumo una sigaretta" spiegò, notando un pacchetto ancora pieno appoggiato ad un tavolino di plastica. "Poi penserò sul da farsi"

 

"Perchè devo andare io da Amelia?" protestò sonoramente Zacky, che era rimasto l'unico senza incarico e che quindi avrebbe dovuto adempiere al peggiore.
"Preferisci andare da Morgana?" ribatté Brian, ricordando a tutti cos'era toccato a lui.
"Preferite farvi aggredire dalla rossa che sicuramente tenterà un'altra fuga?" si lagnò Jimmy, che avrebbe dovuto controllare le ragazze. In realtà, il suo era il compito più semplice: gli sarebbe bastato starsene seduto a fissarle, magari pure sorseggiando una birra, ma a lui piaceva di più muoversi e fare qualcosa di produttivo, piuttosto che non far nulla e annoiarsi.
"Ormai abbiamo deciso" chiuse il discorso Matt, facendo partire un'altra serie di lamentele da parte di tutti. Gli unici contenti del loro compito, in realtà, erano lui e Johnny, che avrebbero dovuto pensare ad organizzare qualcosa per la festa che ci sarebbe stata la sera.
"E come fai ad avvisare la gente che ci sarà una festa?" chiese, molto saggiamente, Johnny. "E' già mezzogiorno passato"
Matt fece spallucce.
"Quello sarà compito tuo" decise, apparendo fermo e risoluto, quando in realtà era stato preso completamente alla sprovvista. "Io vado a prendere l'occorrente per la festa e tu vai a prendere la gente"
Johnny borbottò qualcosa sottovoce su quanto il ragazzo stesse approfittando della situazione, ma nulla di più. Matt, intanto, gongolava, godendosi l'influenza e il potere che riusciva ad esercitare sui suoi compagni di gruppo.

 

Brian si incamminò a testa bassa verso l'appartamento, fermamente intenzionato a non scambiare nemmeno una parola con Morgana: quella donna era pericolosa, quando era arrabbiata.
L'idea del ragazzo era semplice: salire nell'appartamento, acquattarsi in un angolino buio per un'oretta o giù di lì, per poi scendere nuovamente dai suoi amici, dicendo di aver adempiuto ai suoi compiti e inventandosi qualche motivazione per giustificare la litigata tra le ragazze. Ovviamente, non aveva calcolato il fatto che prima o poi Morgana sarebbe scesa e avrebbe ricominciato a parlare anche con gli altri, facendo scoprire in pieno il suo piano diabolico, che in quel momento gli sembrava non avere alcuna falla.

La falla arrivò e fece sprofondare miseramente il piano geniale di Brian quando, appena posato il piede sul primo scalino, il ragazzo alzò la testa e notò una persona che scendeva le scale. Il fato volle che quella persona fosse proprio Morgana.
"Andavi da qualche parte?" chiese il ragazzo, dicendo la prima frase che gli veniva in mente, per poi raggiungere Morgana e farla tornare all'appartamento dopo averle cinto la vita con un braccio. Letteralmente, la trascinò nell'appartamento.
La ragazza tentò di protestare, ma non si impegnò poi molto: tutto sommato, stava scendendo solo perché era stanca di stare da sola, ma la compagnia era arrivata da sé.

 

Anche Zacky si incamminò a testa bassa, ma verso la stanza dove era entrata Amelia tempo prima. Si fermò quando appoggiò la mano sulla maniglia dorata e fissò sospirando il legno verniciato di un nero opaco. Quella porta sembrava fatta quasi di legno grezzo, date le tante venature, profonde e scavate, che facevano intuire come avrebbe potuto essere la stanza all'interno, e cosa vi sarebbe successo. Tutte le stanze del Pentacle avevano quella caratteristica; la stanza cremisi, invece, aveva una porta invisibile, individuabile solo ed unicamente da chi sapeva dove cercarla, e tanta segretezza poteva portare ad un'unica conclusione: lì dentro sarebbero accadute cose che sarebbero dovute rimanere celate al mondo esterno.
Zacky si decise ad abbassare la maniglia e spingere la porta, intravedendo già l'interno della stanza: pareti scure, con borchie dorate appese ad intervalli regolari, luci soffuse e opache, che creavano una sensazione di fumo nella stanza.
Amelia sobbalzò e si girò di scatto verso la porta quando la sentì aprirsi. Scorse Zacky entrare e decise di concentrarsi nuovamente sul lavoro che stava facendo, raccogliendo l'ennesima scheda e leggendo le poche righe di presentazione scritte dalla ragazza. Ci teneva ad avere ragazze intelligenti, non la prima persona che capitava: ovvio, tutte erano in situazioni complicate, avevano vissuto storie a dir poco traumatiche, ma secondo Amelia alcune avevano la precedenza su altre. La ragazza aveva obiettivi alti per le sue dipendenti: non le avrebbe chiuse in un bordello per tutta la vita, avrebbe fatto guadagnare loro il minimo per vivere e poi le avrebbe aiutate a trovarsi un lavoro, una casa, le avrebbe aiutate a farsi una vita vera, fuori da tutto quello schifo che era il mondo che loro conoscevano. Amelia contava di avere un ricambio continuo di ragazze, lento ma regolare.
Zacky, sentendosi bellamente ignorato, si fermò davanti ad Amelia e la osservò.
"Come sta andando?" chiese, non sapendo che altro dire e volendo evitare a tutti i costi la scomoda discussione che era stato mandato a fare.
"Sto tentando di trovare qualcuna dalla California, così per la sera possono essere qui, ma ci sono solo europee" si lamentò la ragazza, scorrendo una serie di fogli che avrebbe esaminato dopo.
"Le europee sono carine" commentò Zacky, non cogliendo in pieno il significato delle lamentele di Amelia.
La ragazza non rispose; si limitò a porgergli un pacco di fogli.
"Dividi le californiane, le americane in generale, le nere, le latine, le europee e le asiatiche" gli ordinò, facendo stupire il ragazzo della moltitudine di etnie che sarebbe stata presente nel locale una volta arrivate tutte le ragazze.

 

Jimmy, pronto e determinato a svolgere al meglio il compito che gli era stato assegnato, si guardò intorno e scoprì che le due ragazze se l'erano già data a gambe. Tutto il suo entusiasmo calò di botto, e dopo un sonoro e poco elegante 'Puttane' rivolto alle due, iniziò a vagare per il locale per trovarle e farle tornare al lavoro.
Le trovò solo parecchio tempo dopo, in giardino.
"Cosa fate qui?" chiese ingenuamente, pensando che stessero effettivamente facendo qualcosa di utile, magari ordinato loro da Amelia.
"Sistemiamo" colse l'opportunità Heather, ringraziando il cielo per avergli mandato quello scemo e non qualcuno di più sveglio. Per lei, Jimmy era quello scemo, mentre per Nishelle era semplicemente quello ingenuo; di conseguenza, veniva trattato come uno zerbino da una ma più dolcemente dall'altra, che considerava l'ingenuità un piccolo dono ma anche come una grande condanna. Tecnicamente, quella è la descrizione migliore che si possa fare dell'ingenuità: un dono perché permette di vedere la vita in rosa, tutte le porte aperte e ogni persona incapace di farti del male; una condanna perché, in realtà, le persone sono sempre pronte a farti del male, e l'essere così buono e innocente ti rende solamente un bersaglio facile per un'eventuale coltellata alle spalle.
Jimmy ci cadde con entrambi i piedi, annuì e tornò dentro al locale, compiacendosi di come fosse bravo a fare il supervisore.

 

Brian, esattamente come Zacky, non aveva voglia di affrontare argomenti scomodi, perciò si limitò a parlare di qualsiasi cazzata gli venisse in mente, dal come mettersi la matita senza rischiare di pugnalarsi un occhio all'imminente Big One, destinato a far galleggiare la California nel Pacifico per sempre. Tanto per passare il tempo, si diede pure all'esplorazione dell'appartamento, trovando a volte piacevoli sorprese (come il disco degli ABBA che aveva prestato a Morgana anni prima), a volte qualcosa che sarebbe dovuto rimanere nascosto (come l'ukulele a forma di pene che gli era stato regalato all'ultimo compleanno e che lui aveva saggiamente nascosto in casa di Morgana).
Nell'armadio della camera da letto, protetto da una pila di vestiti, trovò un oggetto tanto utile quanto importante, nonostante si fosse completamente dimenticato di averlo messo lì.
Praticamente, l'oggetto gli cadde addosso appena aprì l'armadio, trascinando con sé tutta la pila di vestiti che aveva davanti, e scivolando ai piedi di Brian, che lo osservò basito.
"Mi ero scordato di averla lasciata qui" mormorò, quasi sentendosi in colpa. Avrebbe dovuto farsi perdonare, lei era stata la sua migliore amica per anni e lui se l'era dimenticata, chiudendola dentro ad un armadio, per sostituirla con un'altra, decisamente più brutta e non altrettanto perfetta.
"Piccola mia, ti prometto che non succederà più" rassicurò l'oggetto, raccogliendolo da terra con più delicatezza possibile. "Mi farò perdonare, lo giuro"
Morgana stava osservando la scena di Brian che abbracciava la sua chitarra come farebbe una madre con il proprio figlio, mantenendo il religioso silenzio che il momento richiedeva. La struggente scena fu interrotta proprio dal suo protagonista, che deglutì rumorosamente e chiese a Morgana da quanti giorni fosse al Pentacle.
La ragazza lo guardò un po' storto ma, abituata a domande stupide ed improvvise, gli rispose: "Non lo so, un paio"
"Io non ho più dato da mangiare a Pinkly!" esclamò Brian, ricordandosi di colpo della sua cagnolina, lasciata sola nel piccolo appartamento dove vivevano.
Il ragazzo, senza aggiungere altro, si fiondò fuori dalla stanza, scese le scale di corsa e attraversò la grande sala. Sentì di sfuggita Jimmy dirgli di cercare Matt e Johnny, che erano usciti molto tempo prima e non erano ancora tornati, ma non ci badò molto: il suo pensiero principale, in quel momento, era la sua amata cagnolina.

 

"Perché corre così?" chiese Amelia, che si stava allacciando le scarpe: sarebbe dovuta andare con Zacky alla stazione a prendere un paio di ragazze che, incredibile ma vero, abitavano vicino e sarebbero riuscite ad esserci per la serata.
Tutti fecero spallucce, abituati alle stranezze del ragazzo.

Morgana scese in quel momento dall'appartamento, non tanto per inseguire Brian, quanto piuttosto perché riteneva di aver passato abbastanza tempo chiusa al piano di sopra, e che fosse il momento di tornare a comunicare con il mondo reale.
"Non manca qualcuno?" chiese osservando i presenti. Si beccò un'occhiataccia da Amelia, alla quale evidentemente non era ancora passato il malumore, e le rispose con uno sguardo altrettanto acido.
"Matt e Johnny dovevano trovare gente per la festa di stasera" rispose Jimmy, mentre la sua voce veniva coperta dal pesante portone che sbatteva. "E Amelia e Zacky sono andati a prendere alcune ragazze"
"C'è una festa stasera?" si stupì Morgana, iniziando a farsi prendere dal panico: era tardi, troppo tardi, e dovevano ancora decidere il tema, preparare il locale, spargere la voce e fare un sacco di altre cose. Era troppo tardi, avrebbero dovuto far iniziare la festa addirittura dopo mezzanotte, per organizzare tutto per bene.
Lo sguardo angosciato di Morgana mutò completamente quando vide entrare dalla porta sul retro due ragazze che conosceva molto bene, e lasciò il posto a un debole ma sadico sorrisetto.

 

Contro ogni previsione di Morgana, tutti tornarono in fretta al locale, chi portando due ragazze un po' spaesate, chi portando un cane, chi portando un gruppo piuttosto consistente di persone.
"Ve li lasciamo qui, noi adiamo a cercare qualcun altro" spiegò in velocità Matt, scomparendo poi di nuovo con il nano, senza dare agli altri dei chiarimenti su come fossero riusciti a trovare tutta quella gente.
Amelia prese per mano le ragazze e le portò in una stanza, dove avrebbe spiegato brevemente quale sarebbe stato il loro lavoro ma soprattutto cosa avrebbero dovuto fare quella sera: dato che non avevano avuto il tempo per spargere la voce delle attività che si sarebbero svolte al Pentacle, per quella festa le ragazze si sarebbero limitate a lasciarsi guardare dall'alto dei banconi neri del locale.
Morgana correva invece da una parte all'altra, attaccando la musica, regolando le luci, aprendo il bancone del bar e venendo passivamente osservata dai ragazzi, che la guardavano filare in giro, senza prendersi la briga di chiedere se le servisse una mano.
"Stasera state al bar" urlò loro Morgana, facendoli risvegliare da quello stato di trance in cui erano caduti. "A parte Brian, lui gestisce la musica"

 

Amelia uscì dalla stanza e lasciò andare le ragazze verso il palco, mentre qualcuno le veniva incontro con passo non proprio deciso.
"Ma questa festa fa schifo" osservò la ragazza, guardandosi intorno.
"Lo so" confermò Morgana, che ormai era arrivata vicino a lei. "Ma voglio lasciare gestire tutto ai ragazzi, giusto per vedere come se la cavano"
Amelia la guardò un po' interdetta, ma non disse nulla, capendo che Morgana non aveva ancora finito il suo discorso.
"Mi dispiace" continuò lei. "Ho capito cosa ho sbagliato, e ho capito che devo lasciare alla gente più spazio"
Amelia non credette ad una sola parola di quella frase, conscia che solo il giorno dopo Morgana avrebbe ricominciato a dare ordini a chiunque le capitasse a tiro. Un bacio della sua ragazza la fece però sciogliere e pensò che, in fondo, poteva provare a dimenticarsi di tutti i suoi errori almeno per un paio d'ore.
"Vieni con me" le sussurrò nell'orecchio Morgana, prendendola per mano e trascinandola con sé.
Amelia intuì dove sarebbero andate, e il discorso non la convinceva così tanto: aveva capito che Morgana voleva finalmente inaugurare la stanza cremisi, ma a lei non andava poi molto. In fondo, non avevano ancora trovato la ragazza per quella stanza, c'era tempo prima che qualcuno la usasse, e non capiva il perché di tutta la fretta di Morgana. Quando tentò di dirglielo erano ormai sul terrazzino, ma la ragazza non le permise di aggiungere altro e la zittì con un altro bacio.

Amelia si chiese se valeva la pena assecondarla o se era davvero il momento di spiegarle tutto quello che sentiva e tutto quello che aveva intenzione di dirle da un sacco di tempo, ma venne interrotta da Brian, con ancora in braccio il suo cane, evidentemente spaventato dalla musica e dalle luci nel locale.
"Dove posso metterla?" chiese, un po' imbarazzato, accarezzando distrattamente il pelo bianco della cagnolina.
Morgana guardò Amelia, aspettando la reazione che la ragazza aveva di solito quando cercava un momento d'intimità e questo le veniva negato: una poderosa rispostaccia. Tuttavia, la rispostaccia tardò ad arrivare, e Morgana decise che non valeva la pena impegnarsi tanto per essere dolce con Amelia, dato che lei sarebbe sempre stata la solita lunatica. Scese le scale, urtando apposta contro Brian, e si mescolò alla folla nel locale, che nel frattempo era cresciuta grazie a Matt e Johnny.

 

Brian e Amelia si guardarono per un lungo momento, mentre lo sguardo della cagnolina continuava a spostarsi dall'uno all'altra.
"Cosa sta succedendo tra voi?" chiese il ragazzo, sinceramente preoccupato.
Amelia sospirò, aprendo poi la porta della stanza cremisi e lasciando entrare il ragazzo e il suo cane.
Aveva deciso che forse valeva la pena aprirsi e sfogarsi con qualcuno, e Brian era l'unica persona disponibile in quel momento.

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Capitolo 8
*** . ***


Era già passato un anno. Un anno da quando Amelia aveva visto per la prima volta Morgana, e da quando aveva capito che quella ragazza l'avrebbe soggiogata per tutta la sua vita.
Non era stata proprio la prima volta che si vedevano, a dire il vero: si erano già incontrate tempo prima, ma avevano avuto appena il tempo di presentarsi che già Amelia era dovuta scappare via. Il loro secondo incontro era stato decisamente più lungo, e avrebbero avuto il tempo di dirsi più cose, se solo Amelia avesse avuto il coraggio di parlare; la verità era che lei aveva già sentito che Morgana sarebbe stata una delle persone più importanti della sua vita, e la sua irrazionale paura di rovinare tutto dicendo la cosa sbagliata ebbe il sopravvento. Le due ragazze passarono un pomeriggio piacevole, tutto sommato, anche se Amelia si sentiva costantemente in imbarazzo, nonché un po' in colpa, per non aver detto una parola per ore, mentre Morgana si sforzava di trovare ogni stupido argomento per evitare il classico silenzio imbarazzante. Le raccontò qualsiasi cosa: dalla sua vita, a quello che aveva fatto durante le vacanze, al perché si trovasse a Salem, così lontano dal suo paese. Amelia si ricordava ancora ogni singola parola, ogni alterazione della voce di Morgana, ogni risata che avevano fatto insieme. Ricordava persino cosa avevano mangiato quel giorno, quanto tempo ci avesse messo per prepararsi prima di uscire e i brividi che aveva sentito quando Morgana l'aveva baciata all'angolo della bocca nel momento in cui dovette tornare a casa.
Amelia ricordava perfettamente tutto, e il ripensare a quelle situazioni, che sembravano lontane secoli, le provocavano una coltellata al cuore più profonda ogni volta che si ritrovava a rimuginarci.

"Hai idea di parlarmi?" chiese Brian, riportando la ragazza nel mondo reale. Si rese conto improvvisamente di dove si trovava, perché fino a quel momento lei era stata a Salem, in riva al mare, a guardare l'acqua scura accoccolata contro Morgana.
"Parlare di cosa?" domandò di rimando la ragazza, che non aveva certo voglia di disturbare Brian buttandogli addosso tutti i suoi problemi. Di solito, per quello c'era Morgana, ma non sarebbe mai andata da lei a parlare di come stessero andando male le cose tra loro, anche se sarebbe stata la mossa migliore da fare.
"Di Morgana" sussurrò Brian, sperando che Amelia non capisse e trovasse un argomento da sola: era quella, la questione di cui parlare, eppure né uno né l'altra avevano voglia di iniziare.
Amelia si sedette pesantemente sul letto, lasciandosi poi cadere all'indietro e fissando il baldacchino di velluto bordeaux sopra di lei.
"E se parlassimo d'altro?" propose la ragazza, con voce apatica. Brian si voltò a guardarla, mentre lei continuava a fissare il soffitto: Amelia raramente guardava le persone negli occhi, in particolar modo gli uomini, a causa di timidezza, insicurezze e illogiche paranoie. Prima di guardare una persona negli occhi, avrebbe dovuto passarne di tutti i colori con lei, avrebbe dovuto fidarsi completamente, avrebbe dovuto capire che a quella persona interessava davvero lei e non il suo aspetto fisico o altre cose. Prima di guardare una persona negli occhi, Amelia doveva abbattere una serie di muri che frapponeva tra lei e il mondo intero.
"Parliamo di sesso" disse la sua cazzata Brian, al quale l'argomento piaceva parecchio, almeno quanto gli piaceva mettere in imbarazzo le sue interlocutrici.

 

Jimmy e Zacky si guardarono negli occhi, uno con un paio di bicchierini in una mano e l'altro che reggeva una bottiglia di rum.
"E noi dovremmo dare questo ben di Dio alla gente?" chiese Jimmy, che preferiva di gran lunga svuotare i bicchieri, piuttosto che riempirli.
"Che spreco" gli diede man forte Zacky, facendo oscillare la bottiglia e guardandone affascinato il contenuto, che ondeggiava elegantemente.
"Ve la date una mossa?" chiese sonoramente un ragazzo all'angolo del bancone, mettendo i due baristi improvvisati di pessimo umore.
"Ma perché è la quarta volta che parte la stessa canzone?" si lamentò Jimmy, che non ne poteva più di quella nenia, sparata a tutto volume dagli altoparlanti.
Pure gli ospiti nel locale iniziavano a stizzirsi, chiedendosi chi fosse quell'idiota del dj, che avrebbe potuto almeno togliere il loop.

 

L'idiota del dj, in quel momento, aveva di meglio da fare che togliere il loop: si era steso anche lui sul letto, appoggiandosi sui gomiti per essere in grado di controllare Pinkly, che sembrava essersi addormentata sulla morbida poltrona di pelle nera situata su un piccolo spiazzo rialzato del pavimento.
"Devo farti un interrogatorio?" domandò ad Amelia, che non accennava a voler iniziare l'argomento. D'altro canto, lei si stava chiedendo che cosa fosse passato per la mente del ragazzo, per proporre proprio quello. Forse la stanza e tutti i giocattoli che aveva dentro, forse semplicemente il suo essere stronzo.
Amelia si tirò su a sedere e guardò il ragazzo. Non lo guardò negli occhi, lo guardò quasi di sfuggita, soffermandosi però sulle sue labbra, sentendo all'improvviso nuovamente il profumo fresco di Brian, percependo le sue dita ruvide sulla pelle.
"Non serve che ti perdi ad osservarmi ogni volta" commentò Brian, mettendo Amelia ancora più in imbarazzo di quanto non fosse già.
"Io non mi perdo ad osservarti" ribatté lei, distogliendo lo sguardo e fissando Pinkly, che proprio non voleva saperne di muoversi e fare qualcosa. Se si fosse messa a zampettare per la camera, Amelia avrebbe almeno potuto fissare lei, ma invece quella traditrice l'aveva lasciata sola con Brian, e lei non sapeva assolutamente come gestire la situazione.
Nemmeno il ragazzo, a dire il vero, sapeva bene cosa fare in quel momento: dentro di lui era in corso una vera e propria guerra tra il suo istinto, che di solito le guerre le vinceva in una manciata di secondi, e il suo buon senso. Quelle battaglie erano frequenti, ma quella volta il buon senso sembrava prevalere, il che era una novità: le cose stavano cambiando.
Amelia, stanca di osservare Pinkly poltrire, spostò lo sguardo nuovamente su Brian e, dato che lui sembrava al momento occupato con ben altro per la mente e non faceva caso a lei, pensò bene di lasciar correre l'occhio su di lui. Osservò i tatuaggi intricati che aveva sulle braccia, il modo in cui gli cadeva la maglietta sulle spalle, il mento poco pronunciato, le labbra sottili, gli occhi. Proprio in quel momento, Brian decise di smettere di badare alle sorti della sua guerra interiore e si voltò, sorprendendo nuovamente la ragazza a fissarlo.
Amelia si ritrovò a guardarlo negli occhi, e tutta quella situazione riusciva a metterle addosso una tensione come poche altre.

 

Morgana corse rapida alla console quando si rese conto che non era la prima volta che sentiva la stessa canzonequella sera. Velocemente, cambiò disco e passò ad un altra decade, puntando sui primi anni '80 e l'effervescenza di quel periodo; poi, guardandosi intorno e chiedendosi cosa fare, iniziò a giocherellare distrattamente con le manopole delle luci, osservando il gioco che si creava sulle pareti. Lei non aveva voglia di stare lì: qualsiasi posto sarebbe stato meglio del Pentacle, in quel momento, avrebbe preferito anche tornare sul molo freddo di Salem, piuttosto che in quel locale pieno zeppo dei suoi problemi e delle sue ansie. Sentendosi soffocare, decise che una passeggiata non poteva certo farle male e, dopo aver messo un altro disco in coda, uscì dal Pentacle passando per il retro del locale.

 

Quel giorno Amelia era arrivata parecchio in anticipo, complice l'ansia che quell'appuntamento le aveva causato e la paura di arrivare in ritardo e far scocciare Morgana. Dovette aspettarla parecchio, a dire il vero, e già quel giorno scoprì il pessimo vizio della ragazza: lei non sarebbe mai arrivata in orario ad un appuntamento, l'avrebbe fatta aspettare secoli ogni volta, lasciandola crogiolare nell'ansia che sembrava sempre divorarla.
Amelia si era messa a passeggiare su un ponticello vicino alla stazione, sperando di vedere in lontananza Morgana avvicinarsi, ma avrebbe potuto benissimo sedersi e leggere la Divina Commedia, tanto aveva da aspettare. Era talmente presa dall'agitazione che non notò subito Morgana, mentre la ragazza saliva le scale del ponte e le veniva incontro. A dirla tutta, non la riconobbe nemmeno: l'aveva vista una sola volta, e la sua memoria per quanto riguardava le persone non era delle migliori.
Morgana la salutò con un cenno della mano, e Amelia si sentì crollare il terreno sotto ai piedi: era lei. Era lei quella che le avrebbe cambiato la vita, era lei quella che le avrebbe fatto fare esperienze che mai avrebbe immaginato di provare, era lei quella che avrebbe sconvolto tutti i suoi ideali e i suoi principi.
Morgana la abbracciò, e Amelia assaporò ogni singolo secondo in cui rimase intrappolata tra quelle braccia, sperando quasi di riuscire a fermare il tempo. Morgana aveva un modo di abbracciare particolare, che Amelia non aveva mai sentito da nessun altro. Aveva amato profondamente l'abbraccio che si erano scambiate al loro primo incontro, e aveva sempre sperato di poterlo rivivere. E in quel momento che ne aveva la possibilità, Amelia lo assaporò tutto.
Morgana non la abbracciò mai più in quel modo.

 

Amelia distolse nuovamente lo sguardo, ma Brian riportò i suoi occhi suoi propri, accarezzando delicatamente una guancia della ragazza e spingendola a voltarsi.
"Parliamo di cazzate" propose Amelia, ignorando tutti gli argomenti di conversazione che aveva messo in tavola il ragazzo e cercando la scappatoia meno imbarazzante per passare la serata. Sapeva benissimo che sarebbe potuta uscire dalla stanza in ogni momento, ma qualcosa glielo impediva: si sentiva costretta tra quelle quattro mura, incapace di prendere la porta e uscire.
Amelia capì solo dopo che il fatto non era che non poteva andarsene, il fatto era che non voleva andarsene.
"Del tipo?" chiese Brian, lasciandosi cadere sul materasso e portando le mani dietro la testa, senza mai smettere di osservare Amelia.
"Non lo so, raccontami cosa hai fatto l'estate scorsa" buttò lì la ragazza, ricordandosi dolorosamente che lei, l'estate prima, aveva trovato il coraggio di abbandonare Salem e scappare con Morgana.
Brian sbuffò, ripensando al casino del festival dov'erano andati lui e i suoi amici, e pensò che avrebbe dovuto filtrare alcune notizie, prima di farle avvicinare alle delicate orecchie di Amelia.

 

Avevano parlato di tutto un po', quel giorno. O meglio, Morgana aveva parlato di tutto un po': Amelia si era limitata ad annuire e ridere ogni tanto, maledendosi continuamente del fatto di non riuscire a spiccicare parola. Il punto era che lei si sentiva troppo piccola, in confronto a Morgana, troppo immatura, e tutte le esperienze che aveva vissuto le sembravano banali e non degne di essere raccontate ad una persona che aveva passato tutta una serie di altre cose. In realtà, non era che Morgana avesse vissuto granché, il fatto era che lei sapeva parlare e rendere ogni storia emozionante; ogni cosa ti raccontasse Morgana, sembrava la cosa più esaltante da provare nella vita, anche se ti stava semplicemente spiegando come aveva fatto a scendere dal letto quella mattina.
Morgana le raccontò di un festival dov'era stata appena prima di andare a Salem. Era un festival parecchio grosso, distante dalla California, ma tutta quella strada, a suo dire, ne era valsa la pena. Avevano trascorso una settimana diversa da quelle che passavano, l'una uguale all'altra, nella vita reale, ed era sembrato tutto un po' fuori dal mondo, quasi come se quei sette giorni fossero stati chiusi in una bolla, scoppiata quando arrivò il lunedì successivo. Morgana le raccontò di quel festival, della strada fatta in macchina con i suoi amici, della gente che conosceva in California, delle cose che facevano di solito e delle esperienze più belle che aveva vissuto con loro. Ad Amelia quel mondo che le veniva raccontato appariva come tutto quello che aveva sempre desiderato, il diventare realtà di tutti i sogni che aveva sempre avuto mentre era costretta a vivere a Salem.

 

"Ci andiamo ogni anno" aggiunse Brian, dopo aver terminato di raccontare come fossero riusciti a perdersi anche l'anno prima, andando sempre allo stesso festival. "Di solito viene anche Morgana, ma l'estate scorsa aveva di meglio da fare"
Amelia abbozzò un sorriso, pensando che sì, l'estate prima Morgana aveva preferito un passatempo decisamente più divertente (almeno a suo dire): lei era stata quel passatempo.
"Magari quest'estate vieni anche tu" chiuse Brian, pensando veramente quello che diceva: non la stava invitando solo per concludere il discorso e lasciare Amelia felice, con quell'illusione in mente: lui avrebbe davvero voluto anche lei. Perché quel festival era un po' come la loro seconda casa, e ogni anno che ci tornavano era una novità: nulla sembrava mai uguale all'anno precedente, né la gente, né le situazioni. Solo il posto era sempre lo stesso, anche se lo scoprivano sempre un po' più a fondo, andando sempre più lontano.
Amelia sorrise di nuovo, pensando che anche Morgana le aveva ripetuto mille volte che l'avrebbe portata lì, ma che tutte quelle promesse le sembravano campate in aria e nient'altro. Era sempre la stessa frase: 'Devi venire anche tu', detta velocemente alla fine della stessa storia, che a furia di risentirla era diventata noiosa.
L'invito di Brian, però, sembrava diverso: sembrava sincero, era stato detto lentamente, e il ragazzo non aveva smesso per un attimo di guardarla negli occhi. In quel momento, tutto sembrava vero e realizzabile, ogni cosa sembrava una promessa e ogni situazione sembrava talmente allettante da volerla vivere subito.
Era tutto così maledettamente simile.

 

Morgana si tolse le scarpe e mosse qualche passo sulla spiaggia fresca, sentendo i suoi piedi affondare tra i granelli di sabbia, che venivano mossi nel vento ad ogni passo. Le piaceva parecchio, camminare vicino al mare, o comunque vicino all'acqua: aveva amato Salem per l'oceano che si infrangeva contro i porti e quell'odore salmastro che si sentiva anche nel centro della città, ma il suo vero amore era il caldo, perciò aveva preferito tornare al tepore della California, portandosi però un ricordino della fredda Salem: la sua ragazza.
Morgana aveva amato Amelia, si era perdutamente innamorata non appena l'aveva vista guardarsi intorno in cima a quel ponte. Avrebbe voluto correre da lei e baciarla, in quel momento, ma temeva troppo una sua reazione sbagliata, o qualsiasi altra cosa. Il fatto era che lei non faceva mai il primo passo, non si sforzava a capire i segnali che la gente le inviava: lei aspettava, e a volte si era trovata ad aspettare tutta la vita, mentre in altre situazioni le erano bastati pochi giorni di attesa; Amelia era tra quelle ultime, dato che solo quattro giorni dopo si presentò davanti a Morgana, ubriaca, dicendole quanto fosse innamorata.
Morgana si sedette sulla sabbia, sporcandosi la gonna che aveva indossato quella sera. Si prese la testa tra le mani e pianse. Pianse e si liberò da ogni frustrazione che covava dentro da troppo tempo.

Lei era quella che non piangeva mai. Era la roccia, quella persona che non avresti mai potuto scalfire e che non sarebbe mai crollata. Era quella incaricata di sorreggere tutti, e infatti era quello che faceva la maggior parte del tempo. Lo faceva soprattutto con Amelia, che ad ogni crisi correva immediatamente da lei, elemosinando amore e attenzioni.
Morgana non aveva mai pianto di fronte a nessuno, e mai l'avrebbe fatto, ma a volte, quando si trovava sola, al buio, non riusciva più a controllarsi e a mantenere il suo profilo da stronza e si lasciava andare, affidando tutte le sue preoccupazioni e le sue ansie al silenzio.

 

Dopo aver camminato a lungo, dopo aver mostrato a Morgana i suoi piccoli posti segreti a Salem, Amelia si ritrovò seduta sull'orlo di un pontile, con i piedi a penzoloni a un metro dall'acqua e Morgana seduta accanto a lei. Stavano in silenzio, guardando il mare e ascoltando le poche persone che passeggiavano sulla strada lastricata dietro di loro, all'altra estremità del pontile.
Ad un tratto Amelia decise che, se proprio non voleva parlare, poteva almeno fare qualcosa: Morgana le piaceva, e aveva paura di aver rovinato tutto sembrando stizzita da lei, o sembrando annoiata, dato che non aveva spiccicato parola per ore.
Amelia non fece granché, non fece scene plateali degne di un romanzo, semplicemente appoggiò la testa sulla spalla di Morgana, rabbrividendo poi quando la ragazza le accarezzò dolcemente la guancia. A quel punto, Amelia si sentì meglio, si sentì in un certo senso più libera, meno impacciata, e abbracciò Morgana, che non ne fu affatto dispiaciuta.
Quel gesto era poco, nulla in confronto a ciò che facevano certe persone, ma Amelia aveva rischiato, e l'esito positivo delle sue mosse non poté far altro che donarle un po' di quella sicurezza che non aveva mai avuto.

 

Amelia stava ripensando a quella situazione, e a tutte le altre volte nelle quali aveva avuto il coraggio di fare il primo passo: quando si era dichiarata a Morgana, quando l'aveva baciata di propria iniziativa e non perché lo volesse la sua ragazza, quando aveva proposto di aprire il Pentacle. Ognuna di quelle situazioni era andata a buon fine, e tutte l'avevano resa immensamente felice. Perché fermarsi ogni volta, allora? Perché perdere sempre tempo a riflettere sulle conseguenze, se alla fine ogni cosa che faceva d'istinto andava in porto?
Brian si mise a sedere e guardò la ragazza.
"Ora parliamo di sesso, visto che l'avevo proposto prima ma tu non mi hai ascoltato"
Non parlarono di sesso. Non parlarono e basta.
Amelia, sempre con i suoi modi un po' timidi e impacciati, baciò di sfuggita le labbra di Brian. Stava già per allontanarsi quando si sentì trascinare nuovamente in quel bacio, quando sentì le mani di Brian accarezzarle le guance e le sue labbra cercare le proprie, come se non volessero assolutamente far finire così in fretta il momento. Amelia sentì la lingua del ragazzo premere contro le sue labbra; le dischiuse appena. A Brian bastò. Quasi si sentì sprofondare per come stavano andando le cose in quel momento: era successo tutto perché era riuscito a sopprimere il suo istinto e aspettare.
Amelia aveva appena imparato che le decisioni prese d'impulso non erano affatto una brutta cosa, mente Brian aveva appena imparato che era meglio far prevalere il buon senso e attendere il momento propizio per tutto.
I ruoli si stavano invertendo, e loro lentamente si stavano già cambiando.

 

Le loro lingue si sfiorarono, ma Amelia non si sentiva ancora del tutto pronta. Quasi spaventata, si tirò indietro, guardando il ragazzo negli occhi. Lui non disse niente, più per paura che Amelia interpretasse male le sue parole che per altro, e abbracciò la ragazza.
Amelia sentì quell'abbraccio che non riceveva da un anno esatto, quell'abbraccio che le aveva fatto decidere che sarebbe rimasta tra le braccia di Morgana per sempre.

 

Gli abbracci di Morgana ti facevano subito intuire che lei voleva tenerti suo per tutta la vita. Erano possessivi, quasi prepotenti, e al tempo stesso dolci e morbidi. Intrappolato in quell'abbraccio, ti sentivi speciale, perché sembrava fossi la cosa più importante per quella ragazza, e che lei avrebbe fatto qualsiasi cosa in suo potere pur di non perderti. Erano abbracci che duravano minuti interi, spesso dati in mezzo ad una folla, come quello che si scambiarono in mezzo alla stazione di Salem, quando dovettero lasciarsi dopo il loro primo e unico appuntamento. In quel momento, centinaia di persone vagavano intorno a loro, vivendo frettolosamente le loro vite, senza sapere che il tempo, per quelle due ragazze, si era fermato. Durante quegli abbracci, tutto pareva bloccarsi e diventare silenzioso; l'unica cosa che loro sentivano erano i propri respiri, i loro profumi che si mescolavano, la stretta salda delle braccia attorno alla vita, stretta che non avrebbe voluto sciogliersi per nulla al mondo. Durante quegli abbracci, Amelia si trovava con il viso premuto contro il collo di Morgana, inspirava a pieni polmoni quello che lei era, sentiva perfettamente ogni parola che le veniva sussurrata. Anche se raramente c'erano parole. Quella volta, al loro primo appuntamento, non ce ne furono. L'unica parola che Morgana le sussurrò, un po' a malincuore, fu un debole 'Ciao', ripetuto dopo averla abbracciata nuovamente e averla baciata all'angolo della bocca. Amelia si chiese per giorni se quel bacio fosse stato reale o se se lo fosse solo sognato, e a volte se lo domandava ancora, senza trovare mai il coraggio per porre la questione a Morgana: pensava se ne fosse dimenticata, dopo un anno.

 

Amelia non avrebbe mai pensato di ricevere di nuovo un abbraccio del genere, soprattutto da una persona che non fosse Morgana, soprattutto da un uomo. Eppure, in quel momento tutto sembrava perfetto e del tutto logico. Amelia sentì nuovamente le stesse identiche sensazioni che gli abbracci di Morgana le avevano provocato. Sentiva la presa stretta sul suo corpo, il profumo di Brian e la pelle morbida del suo collo, a contatto con le proprie labbra. Si sentiva protetta, e si sentiva importante, e si sentiva l'unica cosa a tenere in vita il ragazzo. Sentiva che lui l'avrebbe fatta voltare ogni volta che lei si fosse trovata sull'orlo del precipizio, e sentiva che lui avrebbe avuto il coraggio di crollare davanti a lei, senza il timore di sembrare un debole.
E mentre, appena oltre la porta della stanza cremisi, si stava svolgendo una festa, mentre la gente ballava e Jimmy sbagliava a versare le dosi nei cocktail, il tempo per loro si era improvvisamente fermato.

 

Morgana si passò un'ultima volta un dito sotto gli occhi per mettere a posto il trucco che quel pianto aveva irrimediabilmente rovinato e rientrò nel locale, dove la festa stava andando avanti a stento. Certo, la gente non se ne andava, ma non era una di quelle grandi feste in stile Pentacle, ma poco importava: la reputazione del locale non ne avrebbe risentito, o almeno quello era ciò che sperava Morgana.
La ragazza si avviò lentamente alla console e inserì il disco di ballads che era solita ascoltare in auto con Amelia quando vagavano senza una meta, canticchiando o urlando a pieni polmoni, baciandosi ai semafori e a volte anche mentre correvano. Il fatto era che in quel momento Morgana era triste e aveva voglia di ascoltare canzoni tristi, perciò le avrebbe ascoltate tutto il locale.
Non fu una buona idea.
In pochi secondi, tutte le coppie presenti nel locale si abbracciarono e si misero a ballare lentamente, aumentando la depressione di Morgana, che non aveva idea di dove fosse l'unica persona che in quel momento aveva voglia di baciare.
"Come mai questo mortorio?" chiese Matt, arrivando alle spalle di Morgana e sedendosi su una delle sedie pieghevoli abbandonate in un angolo dello spiazzo dov'era posizionata la console. Morgana si sedette sulle sue gambe e lo abbracciò: aveva bisogno di qualcuno da stringere, aveva bisogno di calore, perché in quel momento si sentiva incredibilmente sola, come mai le era successo.
"Ho sbagliato tutto" disse lei, guardando il vuoto oltre la spalla del ragazzo. Se ne era resa conto, aveva sbagliato a decidere di soggiogare Amelia e di sfruttare la sua timidezza, aveva sbagliato a pensare che a lei andasse bene che le decisioni venissero tutte prese da un'altra persona.

 

L'unica persona che Morgana avrebbe voluto baciare, in quel momento stava baciando qualcun altro.
La lingua di Brian sfiorò di nuovo le labbra di Amelia, e lei stavolta non si sentì in imbarazzo o impaurita: aveva deciso di fidarsi, di abbandonarsi completamente e di credere del tutto in quella persona. Si baciarono lentamente, lasciando che ogni tipo di emozione scorresse tra loro. Si baciarono ad occhi chiusi, eliminando ogni contatto con il mondo esterno e concentrandosi unicamente sui brividi lungo la schiena. Si baciarono senza sciogliere quell'abbraccio saldo e possessivo, per paura che lasciandosi sarebbero tornati alla realtà e tutto quello sarebbe finito.
Brian sarebbe andato avanti con quel bacio per sempre, avrebbe continuato a mordere le labbra di Amelia e a leccarle, avrebbe continuato a stringere forte la sua vita senza lasciarla andare, avrebbe continuato ad ascoltare i deboli schiocchi che provocavano e che sembravano in perfetta armonia con il silenzio nella stanza.
Fu Amelia a decidere di fare un passo in più; le sue mani scivolarono sotto la maglietta di Brian, lambendo appena la pelle del ragazzo, che non prese iniziative strane, attendendo con pazienza i ritmi di Amelia, ma restando tuttavia un po' stupito nel sentire l'abilità delle mani della ragazza. Non se l'aspettava, da una persona che all'apparenza sembrava così timida e impacciata. Non si sarebbe aspettato che sarebbe stata lei a togliergli la maglia, cosa che successe poco tempo dopo, e non si sarebbe aspettato quell'esperienza nel tracciare delicati disegni sulla pelle, che tremava dai brividi ogni volta che le dita della ragazza la sfioravano.
Amelia sapeva esattamente cosa fare ad un uomo, sapeva cosa piaceva ad ogni tipo di persona, e sapeva come riscaldare l'atmosfera e come smorzarla. Sarebbe riuscita a far venire Brian in due minuti, se ne avesse avuto voglia, in fondo c'era già riuscita con un sacco di altri uomini. Ma non era quello il suo obiettivo. Lei non voleva trattarlo come aveva trattato ogni altro uomo finito a letto con lei, e di certo non voleva essere più trattata in quel modo. In quel momento, lei stava sperimentando, stava provando un tipo di sesso che nessun cliente le aveva mai chiesto, ma che le stava riuscendo discretamente bene, data la sua grande esperienza.
Dato che aveva passato anni costretta a toccare uomini e a farli ansimare per soldi.
Amelia si tolse la felpa che indossava e la appoggiò senza fretta sulle coperte morbide del letto. Brian deglutì e respirò profondamente, notando che la ragazza sotto non indossava nulla, e che togliendosi quell'indumento aveva finalmente accettato di esporsi. E notando che era bellissima, ed era sua. Amelia quasi sorrise, sentendosi improvvisamente sicura di sé, nel vederlo così impacciato. Aveva sempre pensato che lui fosse quello da una botta e via, quello che quasi strappava i vestiti di dosso alle ragazze, ma a quanto pareva in quel momento era lei, quella che avrebbe dovuto decidere.
In realtà, tutta quell'insicurezza non era normale per Brian: era colpa del suo buon senso, che quella sera stava nettamente vincendo contro l'istinto. Stava stracciando l'istinto, lo stava facendo a pezzi e gli stava scavando la fossa. Non che il ragazzo si sentisse a disagio o simili, il fatto era che in quel momento stava assaporando appieno ogni singolo secondo che passava, senza voler affrettare le cose rovinando tutto.

Amelia si sedette a cavalcioni del bacino di Brian, al quale si tese ogni muscolo che aveva in corpo. Si baciarono, abbracciandosi di nuovo in quel modo che tanto piaceva ad Amelia: ora che aveva trovato qualcun altro in grado di farlo, e soprattutto disponibile ad elargire abbracci del genere, non l'avrebbe lasciato per nulla al mondo. La pelle di Amelia venne a contatto con quella del ragazzo, i suoi seni premettero contro il suo petto, il suo bacino scese a toccare quello del ragazzo, mentre Amelia continuava a mordicchiare le sue labbra. Il ragazzo, sempre più stupito da Amelia, sentì che dentro di sé l'istinto stava rimontando, e che le armate del buon senso stavano perdendo sempre più forza. Allungò le mani, toccò quella piccola e bellissima creatura che si ritrovava tra le braccia, sentendo chiaramente ogni singolo frammento di pelle sotto le sue dita. Premette più forte, tornò indietro, lasciando carezze leggere, poi tornò a toccare solo con la punta delle dita, descrivendo delle forme appena accennate.
Amelia aveva chiuso gli occhi, non aveva più dato retta ad alcuna immagine, si era concentrata unicamente sui brividi che correvano per il suo corpo. Sentiva le dita di Brian e i calli sui suoi polpastrelli accarezzarla con cura e attenzione, senza esagerare né far sembrare tutto troppo languido. 

 

"Dovete solo parlare" Matt tentava di rassicurare Morgana, che aveva ancora il viso affondato contro la sua spalla. "Capita a tutti di non andare d'accordo"
Morgana non rispose. Certo che capitava di non andare d'accordo, ma non per sei mesi consecutivi. Era tutto così semplice, quando erano a Salem; i problemi sembravano essere iniziati appena arrivate in California, e più precisamente quando Morgana aveva presentato alla sua ragazza i suoi amici di sempre. Amelia non ne era stata propriamente entusiasta, ma aveva preferito non farne parola con Morgana: pensava che magari, con il tempo, conoscendoli meglio, tutto si sarebbe sistemato. Si era imposta di attendere perché spesso le cose andavano così, per lei: i gruppi troppo numerosi la spaventavano, doveva conoscere una persona alla volta, frequentarla per settimane prima di poterne conoscere un'altra; entrare di colpo nella vera vita di Morgana, quella che aveva in California, era stato uno shock abbastanza grande per lei. Lì erano iniziati i problemi, che sembravano essersi affievoliti e quasi annullati durante il periodo di progettazione del Pentacle, ma che erano prepotentemente tornati subito dopo aver aperto il locale.
Morgana si chiese veramente se uno di quei problemi fossero i suoi amici: certo, erano un po' fuori di testa, avevano tutti un carattere ben diverso da quello di Amelia, ma non aveva mai preso in considerazione la seria possibilità che fossero così influenti, tanto da rovinare la loro relazione.
Forse avrebbe dovuto solo parlare con Amelia, come le aveva suggerito Matt, e capire se fosse il caso di allontanare almeno un po' i ragazzi dalle loro vite.

 

Amelia non sembrava di quell'avviso. In quel momento, si trovava stesa sul letto morbido della stanza cremisi, a fissare Brian negli occhi, aspettando. Anche il ragazzo, tutto sommato, stava aspettando: stava aspettando gli esiti della sua guerra interiore, che vedevano una resurrezione del buon senso, che fino a quel momento era sembrato spacciato.
Quell'attesa stava però iniziando a dilungarsi troppo, e a rovinare il momento creando una situazione decisamente imbarazzante per i due. Amelia passò le mani dietro la nuca di Brian, incrociando le dita. Sorrise debolmente, ma si voltò di scatto quando sentì un fruscio provenire da un angolo della stanza. Anche Brian portò improvvisamente lo sguardo verso quel punto, abbandonando gli occhi verdi di Amelia, e ricordandosi improvvisamente che non erano soli.
Pinkly si era svegliata ed era saltata giù dalla poltrona, decisa ad esplorare quel luogo nuovo e misterioso. I ragazzi risero, tornando a guardarsi negli occhi: la situazione era stata smorzata in un modo del tutto inaspettato, ma almeno era successo. Brian baciò Amelia, sentendola sorridere contro le sue labbra, ed entrò in lei senza foga, senza fretta o voglia di possederla; finalmente, istinto e buon senso avevano raggiunto un accordo, e tutto sembrava andare per il meglio.
Amelia sentì Brian. Lo sentì e lo lasciò fare, gli lasciò carta bianca, abbandonandosi completamente e abbattendo anche l'ultimo, sottile muro che li separava. Sciolse le mani intrecciate dietro la nuca del ragazzo e le lasciò cadere sui cuscini neri del letto. Socchiuse gli occhi e guardò un'ultima volta Brian, per poi chiuderli nuovamente e lasciarsi andare, totalmente in balia del ragazzo. Si limitò a muoversi lentamente, sentendo Brian dentro di lei, Brian che faceva scontrare i loro bacini senza irruenza, ma che faceva tutto per bene, facendolo durare il più possibile.
Tutto seguì quel ritmo lento ma costante, quel ritmo in grado di dare il maggior numero di brividi possibile. La cosa sembrò farsi più affannosa quando Brian sentì che si stava pericolosamente avvicinando all'apice: tentò di frenarsi, di far proseguire quel momento così perfetto ancora per un po', ma Amelia non aiutò.
La ragazza alzò le gambe, incrociandole sopra il bacino di Brian e facendo scorrere le proprie mani sulla sua schiena. Si inarcò e le sue unghie lasciarono un segno non indifferente all'altezza delle scapole del ragazzo quando una spinta più forte delle altre la colse alla sprovvista, un segno che Brian osservò giorno dopo giorno guardandosi allo specchio, finché non guarì e venne sostituito da un altro.

 

Amelia si accoccolò tra le coperte calde del letto, portandosi le ginocchia al petto, rilassata e, in un certo senso, felice. Brian, invece, si alzò e tentò goffamente di rivestirsi. La ragazza si sentì un po' morire dentro: lei non voleva che se ne andasse: per tutta la vita aveva avuto uomini che se ne andavano, lasciandola nuda e vuota su un letto, a fissare il soffitto. Lei non voleva che anche quella volta finisse così.
"Non andare via" mormorò Amelia, quasi impercettibilmente, senza riuscire a tenere a freno la lingua. Brian si fermò e guardò la ragazza.
"Non devo?" chiese, stupidamente.
"No" sussurrò di nuovo Amelia. "Per favore"
Brian tornò da lei, scivolò tra le lenzuola di seta nera; guardò la ragazza, la guardò più intensamente di quanto non avesse fatto mai, e la abbracciò, la strinse in quell'abbraccio protettivo e saldo, che urlava a pieni polmoni che non l'avrebbe mai lasciata andare.

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Capitolo 9
*** . ***


"Ti prostituivi?"
Amelia sbarrò gli occhi nel sentire quella domanda rompere il silenzio della stanza come un urlo agghiacciante. Era stata appena sussurrata, ma lei aveva potuto sentire il sangue gelarlesi nelle vene e i brividi percorrerle in un istante ogni parte del suo corpo. La ragazza si voltò, facendo frusciare le lenzuola di seta nera, e osservò Brian, che da ore intere era fermo a guardarla e a riflettere.
Il ragazzo pensava a tutto e a niente: aveva rivissuto il primo incontro con Amelia e la debole stretta di mano che si erano scambiati, il loro primo bacio che sembrava essere accaduto secoli prima nonostante fosse passato solo qualche giorno, la serata precedente, della quale ricordava perfettamente ogni secondo e ogni emozione che lo aveva investito. Oltre a quello, il ragazzo aveva ripensato al fatto che Amelia, contro tutti i pronostici, fosse incredibilmente brava a letto, e di quando gli era passata per la mente l'intuizione che la ragazza avesse passato molto più di quello che non appariva. Pochi giorni prima aveva addirittura temuto che fosse stata violentata, o che fosse stata messa a vendersi per strada, ma aveva scartato tutte quelle idee, che in quel momento parevano insensate e illogiche, e le aveva relegate in un angolo della mente.
Quella notte, però, tutti i dubbi si erano prepotentemente fatti strada dentro di lui, e avevano occupato la sua mente impedendogli di chiudere occhio e smettere di osservare la ragazza, temendo quasi di perderla, temendo di non avere il tempo di conoscerla abbastanza a fondo, in quella vita.
Per quel motivo decise di porre quella domanda, sussurrandola dolcemente ma infondendole una potenza distruttrice che investì Amelia come un'esplosione.
La ragazza socchiuse le labbra, non riuscendo però ad emettere nemmeno un suono. Le richiuse e rifletté su cosa dire: lei non conosceva abbastanza Brian da raccontargli ogni cosa. Lei non aveva raccontato nulla neppure a Morgana, con la quale aveva trascorso ogni giorno della sua vita da un anno a quella parte. Non ne aveva parlato con lei che era la sua salvatrice, che l'aveva portata via da quell'inferno, perciò sarebbe passato molto tempo prima che se la sentisse di rivelarlo a Brian.
"Sì" sussurrò quasi impercettibilmente: i suoi pensieri non avevano fatto in tempo ad essere sondati abbastanza a fondo dalla ragione che già l'istinto si era mosso, superando il buon senso e facendo muovere la sua bocca.
Il ragazzo non sentì che un respiro, tanto era soffocata quell'esile parola, che in sé racchiudeva tutta Amelia; capì la risposta leggendo le labbra della ragazza, che subito baciò per lavare via il sapore amaro di quella risposta e per rimediare a tutti i baci sporchi e spregevoli che quella bocca era stata costretta a dare. Poi strinse Amelia a sé, e lei si sentì protetta, si sentì al sicuro tra le braccia di un uomo, nonostante fossero entrambi nudi e su un letto sfatto.
Tutto era così simile alle altre volte, eppure tutto era completamente diverso.

 

Morgana si svegliò sola, nella piccola camera da letto che condivideva con Amelia, ma che quella notte, suo malgrado, era rimasta triste e vuota, abitata da una sola persona. Morgana quella notte sentì come non mai la mancanza della sua ragazza, e per la prima volta ebbe davvero paura che tutto poteva essere giunto ad una conclusione. Non aveva mai pensato a quella remota possibilità, dato il carattere mite e mai irruento di Amelia, ma in quel momento le pareva ovvio che di lì a poco sarebbe tutto finito, e la sua ragazza non sarebbe più stata sua. Sarebbe caduta tra le braccia di qualcun altro, se non era già successo; l'avrebbe vista per strada, mentre camminava felice, tenendo per mano qualcun altro; o peggio ancora, sarebbe tornata a Salem.
A Morgana si mozzò il respiro quando vide chiaramente Amelia raccogliere le sue cose e impacchettarle tutte in una valigia, pronta a tornare alla sua vecchia vita e al freddo della sua città.


 

Morgana nemmeno immaginava che Amelia non sarebbe mai tornata a Salem. Costasse quel che costasse, la ragazza sarebbe rimasta lì per sempre, al fianco di Morgana, con la quale aveva un debito che non sarebbe mai riuscita a ripagare. Amelia doveva la vita alla sua ragazza, e per quello non avrebbe mai fatto nulla che potesse farla soffrire o che potesse incrinare il loro rapporto; la scorribanda della sera precedente sarebbe dovuta rimanere un caso isolato.
Almeno quello era ciò che pensava Amelia, mentre era ancora stretta tra le braccia di Brian. Continuava a rimuginare su Morgana, che non era riuscita a scacciare dalla mente nonostante fosse crollata addormentata, esausta da tutti gli scossoni che il suo cuore aveva subito durante la giornata precedente.
L'aveva sognata; quella ragazza era rientrata in lei a tradimento, sorprendendola nei sogni, l'unica parte di sé che Amelia non riusciva a controllare razionalmente. Morgana era apparsa lì, e la ragazza non aveva avuto il coraggio necessario per scacciarla.
Ad Amelia pareva di aver visto una triste anticipazione di un loro futuro, e ripensando a quel sogno si chiese istintivamente quali fossero state le scelte che le avevano portate proprio a quella vita. Erano divise. Ognuna di loro aveva preso la propria strada, ma Amelia, in quel sogno, sentiva dentro di sé una profonda tristezza, un senso di abbandono, segno che non era stata lei a decidere di farsi una vita senza Morgana (cosa che, dopotutto, non avrebbe mai avuto il coraggio di fare): lei era stata lasciata. Ma nel sogno, Morgana era tornata, era di nuovo a Salem con lei per un motivo ben preciso: Amelia aveva avuto il coraggio di ripetere tutto di nuovo. Aveva avuto di nuovo la sfacciataggine di presentarsi ubriaca davanti alla porta di Morgana, come la prima volta, e urlarle in faccia tutto quello che sentiva. Le aveva gridato che la amava, facendosi udire da tutta Salem, le aveva gridato che si sentiva stupida, che non aveva mai sopportato le persone che non si rassegnavano, ma che lei era la prima tra loro, le aveva gridato che si era resa conto di non poter vivere un giorno in più senza di lei.
A quelle parole, la Morgana del suo sogno dimostrò una reazione parecchio diversa dalla Morgana della sua vita: le chiuse la porta in faccia, senza degnarla di una risposta, nemmeno di un segno, facendola sentire piccola e stupida. Facendola sentire indesiderabile ed indesiderata.
Dirle tutto, in quel momento, le era sembrata la cosa più logica da fare, ed invece era stata la più stupida.
Qualche giorno dopo, Amelia l'aveva incontrata. Non si erano messe d'accordo né si erano più sentite da quella sera, semplicemente si erano incontrate come facevano nei primi mesi in cui erano state assieme a Salem: sapevano dove e quando trovarsi, senza aver bisogno di tante telefonate e accordi inutili su luogo e ora.
In quel sogno erano uscite insieme, e ancora una volta Amelia si era congratulata con sé stessa per la sua irruenza e il suo coraggio di seguire l'istinto, ma non tutto andò come avrebbe voluto. Ben presto, Morgana le ripeté la solita pantomima, che lei sentiva di aver ascoltato già troppe volte: ognuna di quelle volte in cui si era sentita disperata ed era corsa da lei come era solita fare quando stavano insieme, ritrovandosi però davanti ad una porta sbarrata e a parole fredde e taglienti.
In quel sogno, la ragazza sentiva che sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe visto Morgana.

 

Amelia si era svegliata di soprassalto per la domanda che era giunta alle sue orecchie e non aveva più pensato al sogno o a Morgana; ma in quel momento, mentre Brian sembrava essersi finalmente addormentato in pace, la ragazza ebbe paura che il futuro che quel sogno le aveva fatto vivere fosse quello destinato a lei, se avesse insistito nel voler superare Morgana e nel voler prendere le decisioni da sé.
Amelia aveva deciso pochissime cose di testa sua, da quando si era messa insieme a Morgana, lasciando lei al comando per paura di farla arrabbiare contraddicendola, e di conseguenza di essere abbandonata.
Perché essere abbandonata era diventata la sua paura più grande dal momento in cui si era ritrovata invischiata nell'amore.

 

Morgana si alzò e scese dall'appartamento, tornando nella sala sporca, che come tutti sembrava soffrire i postumi dell'ultima festa: i bicchieri e quello che avevano contenuto giacevano rovesciati per terra o su qualsiasi superficie disponibile, il pavimento era ridotto ad un tappeto di impronte, addirittura un paio di magliette erano state lasciate a terra, perse da qualcuno ridotto troppo male per accorgersene. Morgana preferì sorvolare sui bagni e decise che ci avrebbe pensato quando sarebbe arrivato il momento, mentre bussava sulle porte attorno alla sala per tirare giù dal letto i ragazzi.
In via del tutto eccezionale, aveva permesso loro di dormire nelle stanzette del locale, dato che ormai era un paio di notti che non vedevano un letto, ma solo lo scomodo e freddo pavimento del Pentacle. Bussò a tutte le porte, non sapendo in quale stanza si fosse accomodato Matt, che avrebbe dovuto avere le chiavi per aprire le altre porte.
Le porte del Pentacle erano alquanto particolari (e assolutamente contrarie a qualsiasi norma di sicurezza), dato che la serratura scattava non appena la porta si chiudeva, serratura che poteva essere riaperta solo con la propria chiave. A dire il vero, c'era sempre una porta di servizio, nelle stanze, che Amelia aveva esplicitamente richiesto per una veloce fuga in caso di clienti particolarmente problematici, ma quelle porticine nascoste erano sempre mimetizzate così bene con il muro da essere parecchio difficili da notare.
Quando finalmente Matt uscì da una stanza, gironzolò pigramente da una porta all'altra, facendo scattare le serrature e liberando i ragazzi.
Morgana rise nel vedere Zacky uscire da una stanza ben precisa.
"Come hai fatto a dormire lì?" chiese, trattenendo una risatina.
"Lasciamo perdere" commentò il ragazzo, che si era svegliato di pessimo umore e aspirava solo ad un buon caffè.
Morgana seguì con la coda dell'occhio Zacky andare di sopra, poi chiuse la porta della camera, non prima di avervi però sbirciato dentro. Le sembrava tutto in ordine, dai gancetti appesi al soffitto alle corde elegantemente annodate attorno ad una complicata struttura appoggiata al muro. La ragazza rise di nuovo nel pensare a Zacky dormire sul pavimento per l'ennesima notte, dato che in quella stanza non c'era alcun letto né alcun cuscino: a cosa sarebbero mai serviti, gli oggetti morbidi, alla gente alla quale per godere serviva essere picchiati?
Morgana non aveva mai approvato quel genere di sesso, ma Amelia aveva insistito nel costruire anche quella stanza, spiegando brevemente che la gente è varia e che a qualcuno sarebbe potuto piacere. Anche se alla parola 'qualcuno' sarebbe stato più corretto sostituire 'molti', dato che la maggior parte dei clienti di Amelia avevano voluto ricorrere a qualche schiaffo per scaldare l'atmosfera e far salire l'eccitazione.

 

Matt finì di liberare tutti i ragazzi dalle varie stanze e salì all'appartamento, trovandosi di fronte ad un Zacky alquanto arrabbiato non appena ne varcò la soglia.
"Non mi hai sentito ieri?" si lamentò, appoggiando le mani sui fianchi e guardando Matt negli occhi.
"Cosa dovevo sentire?" domandò confuso l'interpellato, che in tutta sincerità non aveva sentito un bel niente.
"Ho battuto sulla porta per un sacco di tempo perché tu mi riaprissi"
"E perché?" insistette Matt, che non ci stava capendo un accidente di quella storia.
"Perché sono finito nell'unica stanza senza un letto, e mi sono dovuto fare di nuovo la notte sul pavimento, e tu da bravo stronzo mi hai lasciato lì" farfugliò Zacky, sparando velocemente le parole a causa della rabbia che gli era montata durante la notte. Tutti gli risposero con risatine insonnolite e richieste di caffè e biscotti, senza badare molto alle disavventure del piccolo chitarrista.
"Oggi che si fa?" domandò Johnny, che era allegro e pimpante, al contrario degli altri ragazzi che sembravano non dormire da giorni.
"Aspettiamo che arrivino Brian e Amelia" spiegò Morgana appoggiando sul tavolo una biscottiera e qualche tazza. "Così posso dire tutto una sola volta"
"E dove sono?" chiese sempre Johnny, curioso come un bambino. Una fitta colse Morgana nel sapere che erano insieme, che si attardavano a tornare, e che non erano in una stanza a caso.
"Non lo so" mentì, deglutendo per cercare di sciogliere il nodo che le si era formato in gola.

 

"Scendiamo?" chiese Brian, ottenendo un cenno negativo da Amelia, che stava distrattamente accarezzando Pinkly, mentre rifletteva fissando il vuoto. Il ragazzo sospirò nel vedere che era tornata la solita Amelia, che si perdeva facilmente nei suoi pensieri, isolandosi dal mondo esterno, ma non si lasciò scoraggiare dalla situazione, sapendo che da qualche parte nella ragazza c'era l'Amelia della sera prima, che faceva le cose perché ne aveva voglia, e non perché dovesse accontentare Morgana o qualcun altro.
"Va tutto bene?" domandò, e anche a quella domanda la risposta di Amelia fu negativa. Non volle però dare spiegazioni e preferì tornare nel mondo reale, nella stanza cremisi e su quel letto sfatto che stava iniziando a diventare freddo.
"Scusa" mormorò, sentendosi in colpa: Brian tentava di aiutarla e lei restava la solita apatica, incapace di parlare di sé stessa. "Scendiamo"
Si rivestirono in fretta ed uscirono dalla porta di servizio, incastrata tra due grossi armadi, impossibile da vedere a meno che non si sapesse dove cercarla. Scesero una stretta scala a chiocciola immersa nel buio, che nonostante tutto non puzzava però di chiuso e di polvere, come Brian si sarebbe aspettato; un buon profumo si spandeva lungo gli scalini e saliva leggero verso il soffitto. Era lo stesso profumo che aveva la stanza cremisi appena entrati, quando ancora tutto era perfetto e inviolato.
"Che cos'era questo edificio?" chiese curioso il ragazzo quando uscirono e si ritrovarono in un vicolo tra il Pentacle e la costruzione attigua. Non era normale che un edificio possedesse quelle intricate scale e quei passaggi segreti, incorporati nella sua struttura e sicuramente non previsti dalle ragazze, che avevano però trovato il modo ideale per sfruttarli.
"Non lo so" ammise Amelia, che sapeva di trovarsi in un palazzo alquanto particolare ma del quale non conosceva la storia nonostante le varie ricerche e le varie domande poste a chiunque le capitasse a tiro.

 

I ragazzi entrarono nell'appartamento sfruttando le scale antincendio e arrivando direttamente dalla porta finestra della cucina, l'unica che dava sul terrazzo.
"Buongiorno" salutò secca Morgana quando entrarono insieme, scrutandoli e cercando di capire cosa avessero fatto per tutto quel tempo. Amelia, senza riuscire a fermarsi, la abbracciò stretta, spinta dal sollievo nel vederla davanti a sé e dalla paura di perderla e di ritrovarsi nella situazione che aveva vissuto nel suo sogno.
A quell'abbraccio, Morgana capì che non doveva dubitare di Amelia e che tutto poteva essere recuperato e sanato, mente Brian intuì che si stava lanciando in qualcosa di grande, insinuandosi nel rapporto tra le ragazze, che sembrava sempre solido nonostante le infinite crepe che lo costellavano. In quel momento si sentì come il terzo incomodo, un morbido punto d'appoggio al quale ricorrere quando le cose sembravano sfuggire di mano ad Amelia, un rifugio dove la ragazza si sarebbe riparata in attesa che passasse il peggio e Morgana tornasse ad essere la solita, e a non incazzarsi ad ogni sbalzo d'umore della ragazza.
Perché a volte Amelia dava quell'impressione, l'impressione di essere un'approfittatrice, di usare le persone per i propri comodi, nonostante la sua innocenza e la sua ingenuità. La realtà era che la ragazza a volte semplicemente non ce la faceva da sola, e si gettava sulla prima persona che le capitava a tiro, pentendosi solo dopo di essersi mostrata debole e cercando di riprendere le distanze.
Era una cosa che Amelia faceva involontariamente, ferendo per errore le persone che tenevano di più a lei, che in quel modo si sentivano solo sfruttate.

"Questa sera sarà l'ultima in cui potremo permetterci di fare casino" spiegò Morgana, che dopo l'abbraccio di Amelia si sentiva rinfrancata e pronta ad affrontare quella giornata. "Perché tra qualche giorno apriamo ufficialmente il Pentacle come bordello, quindi dovrà essere tutto perfetto".
Continuò illustrando brevemente i piani che aveva pensato per i giorni a venire, dal modo in cui avrebbero sparso la voce alle modalità con cui sarebbero stati presi gli appuntamenti (strettamente controllati da Amelia), dal tipo di festa che avrebbero organizzato per aprire ogni porta alla distribuzione delle stanze nel locale. Disegnò uno sbrigativo schemino, siglando ogni camera con le iniziali delle attività che vi si sarebbero svolte.
"Potete ancora tirarvi indietro" ricordò Morgana, guardando i ragazzi uno ad uno e richiamando il fatto che quello in cui si sarebbero imbarcati non era esattamente legale.
Nessuno se ne tirò fuori. Tutti volevano aiutare le ragazze, nonostante non approvassero appieno la loro idea.
Morgana annuì e disse che per la loro salute mentale sarebbe stato meglio uscire dal locale almeno per quella giornata. Magari vi sarebbero tornati la sera per festeggiare in pace, ma per il momento era meglio uscire al sole e non pensare al buio che aleggiava perennemente nel Pentacle.

 

"Ma Heather e Nishelle dove sono finite?" chiese di colpo Jimmy, mentre usciva con Morgana, Johnny e Matt scendendo le scale antincendio all'esterno dell'edificio.
"Tornano domani" rispose la ragazza, che aveva la situazione sotto controllo. "Abbiamo deciso di fare un contratto decente, così verranno a lavorare normalmente e non tenteranno qualche attacco terroristico al locale"
Era una delle rare volte in cui Morgana riponeva la sua fiducia su qualcuno, spinta dalla stanchezza e dal peso che gravava sulle sue spalle; tuttavia, quella volta non si rivelò una buona scelta, dato che Heather conservava ancora, nel cassetto del comodino a casa sua, un mazzo di chiavi fabbricate per aprire porte molto speciali.

 

Brian raccolse la sua chitarra, che il giorno prima aveva abbandonato nella camera delle ragazze, e uscì dall'appartamento, fedelmente seguito dalla sua cagnolina, che data la lunga reclusione nella stanza cremisi non vedeva l'ora di zampettare all'aperto.
"Ci vai da solo?" chiese Zacky, un po' in imbarazzo, quando Brian gli sfrecciò davanti. In fondo, era stato proprio lui a rompere la chitarra, facendo lo scemo in una goffa imitazione del suo amico, e si sentiva profondamente in colpa.
"Vieni, se proprio vuoi" commentò Brian, che nel ricordarsi che lui era il colpevole avrebbe voluto sfasciargli definitivamente la chitarra in testa.
Zacky trotterellò fuori dall'appartamento, tenendosi però a debita distanza dall'amico e dalla pesante custodia che reggeva in mano.

 

L'ultima ad uscire fu Amelia, che dopo aver raccolto le chiavi e chiuso tutti i portoni si perse ad osservare il mare, che si vedeva perfettamente dalla porta d'ingresso del locale. La voce di Morgana che la chiamava la riportò alla realtà.
"Noi andiamo per conto nostro" sorrise la ragazza, prendendo Amelia a braccetto e letteralmente trascinandola via verso il viale che costeggiava la spiaggia. Brian si sentì sempre più stupido, vedendo che Amelia non opponeva alcuna resistenza a Morgana: si era illuso di poter separare quelle due, quando invece sentiva sempre più chiaramente che Amelia l'aveva usato solo come uno sfogo.
Amelia guardò Brian e accennò un piccolo sorriso per salutarlo, ma il ragazzo non la notò nemmeno, perso com'era a crogiolarsi negli auto rimproveri. La ragazza venne quindi rapita da Morgana senza nemmeno poterlo guardare negli occhi, ma solo osservandolo incamminarsi a testa bassa nella direzione opposta alla sua.

 

"Ti ricordi che giorno era ieri?" chiese Morgana in un soffio quando si sedettero su un basso scoglio lambito dall'acqua fresca dell'oceano. Avevano fatto tutto il tragitto in silenzio, data la scarsa abilità di Morgana di dire cose stucchevoli e dolci, che solitamente le uscivano di bocca appena sussurrate, dopo un grande sforzo da parte della ragazza. Le pareva sempre di essere stupida, a dire quelle frasi che sembravano sempre riciclate da vecchi romanzi rosa.
"Certo" annuì Amelia. Ovvio che se lo ricordava, lei ricordava qualsiasi giornata passata con Morgana a Salem, e sempre le avrebbe ricordate.
"Sono cambiate tante cose" osservò la ragazza, fermando il cuore di Amelia e mozzandole il respiro. La stava lasciando. Non c'erano dubbi. Sentiva già tutte le sue certezze sgretolarsi e il mondo scivolarle sotto ai piedi. Sentiva che stava per essere investita brutalmente dalla vita, senza quello scudo che Morgana era sempre stata. Sentiva che stava per iniziare a piangere, atterrata dalla paura e dal nero che correvano veloci verso di lei per afferrarla alle spalle e trascinarla con loro.
Amelia si voltò e fissò la sua ragazza negli occhi, pregandola in silenzio di dire il più velocemente possibile tutto ciò che si era ripromessa di dirle. Vide gli occhi lucidi di Morgana, e questo la fece sprofondare un po' di più: era la fine.
"Non mi lasciare" mormorò Morgana.

 

Zacky e Brian avevano abbandonato il resto del gruppo, che di certo non voleva farsi la scarpinata che loro avrebbero dovuto affrontare, e si erano incamminati verso il loro amato negozio di musica. Nel corso degli anni, avevano lentamente svaligiato quel negozio, rendendo ricco il proprietario, che ormai nutriva un certo affetto per loro: li aveva visti crescere, sia come persone che come musicisti, aveva organizzato qualche lezioncina nel retro del negozio e li aveva sempre incoraggiati a continuare per la strada che si erano prefissati, senza lasciarsi distrarre da viuzze secondarie più semplici e veloci.
Il suono cristallino del campanello annunciò l'arrivo dei due ragazzi. Per loro quello scampanellio equivaleva sempre a felicità, dato che ogni volta che entravano in quel negozio ne uscivano con qualche gran bell'oggetto in mano. Quasi dieci anni prima, Brian ne era uscito con la chitarra che in quel momento reggeva in mano, quella che sarebbe diventata la sua migliore amica e il suo maggior passatempo.
Il proprietario li accolse con la stessa affabilità con cui accoglieva tutti i clienti, ma anche con quell'accenno paterno che era solito riservare solo a loro.

"Brutte notizie?" chiese, vedendo la faccia torva di Brian mentre appoggiava la custodia sul lungo bancone di legno grezzo oltre il quale stava l'uomo.
"Preparati al peggio" avvisò il ragazzo, scoccando un'occhiata a Zacky, che si fece piccolo piccolo, ad un angolo del lungo banco.
Brian fece scattare i ganci della custodia, che data la tensione che le sue parole avevano creato nell'aria sembrarono provocare un rumore assordante. L'uomo, ansioso di vedere cosa ci fosse dentro la custodia e irritato dalla lentezza del ragazzo, sollevò in fretta il coperchio e scoprì la chitarra e la forma innaturale che aveva assunto il manico dopo che uno Zacky in vena di giocare l'aveva spedita giù dal palco.

"Si può fare qualcosa?" domandò Brian, che attendeva quella risposta con più ansia di qualsiasi altra. Si schioccò nervosamente le dita mentre l'uomo estraeva lo strumento dalla custodia e lo esaminava, muovendone i pezzi e passando le dita sulla superficie bianca e rigata da profondi graffi.
"Avrei un'idea, ma non sono sicuro che andrà in porto" commentò, senza mai staccare lo sguardo dalla chitarra. "Tornate tra qualche ora e vi so dire"
A malincuore, Brian dovette uscire dal negozio e affidare la sua bambina nelle mani di quell'uomo, confidando in lui e nei suoi poteri miracolosi.
"Tornerà come nuova" tentò di incoraggiarlo Zacky, beccandosi in risposta una spallata.
Brian si sedette sul marciapiede, appena fuori la porta d'entrata, e si prese la testa tra le mani; avrebbe atteso in quella posizione finché l'uomo non sarebbe uscito annunciando la resurrezione della sua Gibson; poco importava se sarebbero passate piogge, temporali o cataclismi, lui l'avrebbe attesa lì, e Pinkly con lui.
La cagnolina era stata tutto il tempo con i ragazzi, zampettando allegramente accanto a loro, e anche in quel momento imitava il suo padrone, distesa sul marciapiede in attesa.

 

Amelia sbatté ripetutamente gli occhi prima di capire appieno quella che le sembrava quasi una supplica proveniente da Morgana. Le aveva chiesto di non lasciarla. L'aveva pregata di non lasciarla. Morgana, che era sempre stata quella in grado di affrontare tutto di petto e senza aiuto, in quel momento le stava chiedendo di non abbandonarla a sé stessa e di starle vicino, qualsiasi cosa avrebbero dovuto affrontare.
"Perché dovrei lasciarti?" domandò ingenuamente Amelia: lei non aveva motivo di andarsene da Morgana, anzi: andarsene di sua spontanea volontà era l'ultimo dei suoi pensieri.
"Perché le cose stanno andando male, e io ho paura" spiegò in un soffio Morgana "E mi sembra che tu non mi voglia più, e che ti stia già allontanando da me; e non mi interessa cosa devo fare per riaverti vicina, se devo lasciar perdere i miei amici o se devo tornare a Salem, io voglio farlo, perché sei la cosa più importante che ho e non me ne sono mai accorta finché non ti ho più sentita vicina, e-"
Amelia zittì Morgana con un bacio; non tanto perché non le facesse piacere quello che diceva, sarebbe andata avanti ad ascoltare quel confuso monologo per ore, quanto perché non voleva che Morgana vedesse che piangeva. Amelia stava piangendo, e nel momento in cui baciò le labbra della sua ragazza strinse gli occhi e lasciò uscire silenziosamente le lacrime, sentendole scorrere lungo le guance lasciando una scia calda e umida. Piangeva per il sollievo di non aver perso Morgana, piangeva per la felicità, perché finalmente quella ragazza aveva dimostrato di tenerci a lei, piangeva perché l'aveva tradita e si sentiva terribilmente in colpa. Decise che nulla della sera prima sarebbe mai trapelato all'esterno delle quattro mura della stanza cremisi, per nessuna ragione al mondo. In quel momento, non le interessavano le parole comprensive e gli abbracci protettivi di Brian; quasi si chiese come avesse potuto pensare che lui fosse come Morgana, la sua Morgana, che amava più di qualsiasi altra cosa esistesse al mondo. Sentiva che con lei avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, infrangere qualsiasi limite si fosse posta, e che nessuno avrebbe mai potuto sostituirla.
Quella ragazza era la sua salvezza, l'unica che aveva avuto il coraggio di prenderla quando non era niente e l'unica che aveva avuto la pazienza di farla diventare qualcosa.

 

Matt, Jimmy e Johnny, lasciati soli, si chiesero a lungo cosa fare, seduti sul basso muricciolo che separava il giardino di una villetta abbandonata dalla strada che aveva di fronte. Fissavano annoiati l'asfalto nero, come ormai erano abituati a fare: capitava spesso, prima che il Pentacle entrasse nelle loro vite, di ritrovarsi tutti e cinque a chiedersi dove passare la serata, o anche solo a fare discorsi sconnessi e illogici su qualsiasi argomento venisse loro in mente.
I ragazzi sentivano una certa nostalgia di quei momenti e di quelle discussioni, ma sapevano che era necessario: il Pentacle era una buona possibilità per esibirsi e farsi conoscere un po' in giro, oltre ad essere ormai la loro seconda casa.
"Andiamo a fare il bagno" buttò lì Jimmy, ricevendo in risposta un'occhiata sconvolta di Matt, che da bravo californiano qual era iniziava a tirare fuori sciarpe e cappotti non appena il termometro scendeva sotto i venti gradi. Johnny fu invece di tutt'altro avviso e accolse con entusiasmo la proposta di Jimmy, quasi più felicemente del proponente stesso; prese i due ragazzi per mano e li trascinò verso la spiaggia, accompagnato dalle continue imprecazioni di Matt.

 

Lo scampanellio della porta del negozio strappò Brian ai suoi pensieri drammatici riguardanti il futuro funerale della sua chitarra, riportandolo al presente. Anche Zacky smise di fare quello che stava facendo e lasciò in pace il sasso con il quale stava giocherellando da una mezz'ora buona.
"E' a posto?" chiese Brian, alzandosi e fissando l'uomo con sguardo speranzoso, che tuttavia si spense in fretta. Il proprietario del negozio era visibilmente preoccupato alla notizia che avrebbe dovuto dare al ragazzo, perché sapeva quanto ci tenesse alla sua chitarra e perché si ricordava tutte le cose che si era ripromesso di fare con lei: dal primo concerto all'ultimo, passando per tutti i più grandi stadi che conosceva.
Brian deglutì: quel prolungato silenzio non gli piaceva per nulla. Non gli piaceva perché non sempre chi tace acconsente: spesso chi tace sta nascondendo brutte notizie.
L'uomo scosse la testa, voltandosi subito dopo e facendo rientrare i ragazzi nel negozio. Riconsegnò a Brian la chitarra inutilizzabile e si profuse in spiegazioni tecniche su cosa si fosse rotto e cosa si potesse recuperare dello strumento, discorsi che Brian non stette a sentire: forse poteva sembrare una cosa stupida, l'affezionarsi ad un oggetto, ma lui quella chitarra la amava davvero.

 

"Hai comunque la Schecter" tentò di consolarlo Zacky mentre camminavano verso il Pentacle, trascinando i piedi. Brian annuì: non aveva voglia di fare polemica, in quel momento.
Il suo umore parve risollevarsi un po' quando notò Amelia davanti alla porta, persa a fissare il mare mentre fumava la sua sigaretta, ma le ginocchia gli cedettero di nuovo quando vide Morgana uscire dal locale e abbracciarla, baciandola dolcemente sulle labbra.
Di cosa si era illuso? Di essere sposato con Amelia solo per averci fatto sesso? Che la storia tra Amelia e Morgana sarebbe finita in un paio di giorni e che le due non avrebbero cercato di rimediare? Che Amelia avrebbe abbandonato Morgana, quando nemmeno lui, a distanza di anni, riusciva a staccarsi completamente da lei?
Brian si era fermato in piedi, con le braccia a penzoloni lungo il corpo, investito da quella serie di domande troppo difficile da elaborare in una volta sola. Si sentì uno stupido, e si sentì male, e per l'ennesima volta maledisse quello che la gente chiamava amore, che almeno per lui rientrava nello stesso campo semantico della sofferenza e delle paranoie. Era tutto una pozza scura e sporca, dentro alla quale ti ritrovavi invischiato senza nemmeno sapere come c'eri arrivato, e dentro alla quale annegavi in fretta, a meno che non riuscissi a trovare un solido appiglio a cui aggrapparti disperatamente.

 

I tre ragazzi che avevano avuto l'ottima idea di farsi un bagno entrarono in volata nel locale, diretti ad una doccia calda e ad un asciugamano morbido, senza dare il tempo a nessuno di chiedere come mai fossero bagnati fradici o perché stessero correndo all'impazzata. Almeno ebbero l'effetto di distrarre Brian dalle sue elucubrazioni e dargli il coraggio di passare di fronte alle ragazze, salutarle a denti stretti ed entrare al Pentacle.
"Com'è andata con la chitarra?" chiese Morgana seguendolo nel locale una decina di minuti più tardi. Brian si voltò, per farle intuire tutte le brutte notizie con una sola occhiata.
Il messaggio le arrivò chiaro e conciso, così annuì e si allontanò, lasciando il ragazzo solo assieme ad Amelia. I due si guardarono a lungo, in imbarazzo; Amelia continuava a spostare il peso da un piede all'altro, dondolandosi e aspettando che qualcuno arrivasse a interrompere quei secondi, che passavano con la stessa estenuante lentezza delle ore.
Fortunatamente, un Matt allo stato brado, esattamente come mamma l'aveva fatto, sfrecciò in mezzo a loro, mandando violentemente in pezzi l'atmosfera tesa e la cappa buia che sembrava essersi formata attorno ai due ragazzi. Entrambi non si resero subito conto di cosa fosse appena successo, anzi sperarono addirittura di aver visto male, magari di essere stati ingannati da qualche impertinente effetto ottico. Tutte le loro speranze di non aver visto davvero quella scena si spensero quando sentirono Morgana urlare, dal fondo del locale: "Jimmy, restituisci a Matt l'asciugamano".

Detto ciò, la ragazza si parò davanti a Brian, reggendo in una mano un leggero cavalletto per la chitarra e nell'altra un pennarello indelebile, che porse al ragazzo. Lui la guardò stranito, chiedendosi cosa dovesse farci.
"Vuoi un autografo?" domandò, con il tono da egocentrico che era solito avere, almeno quando non si riempiva la testa di paranoie e seghe mentali.
"Sì" rispose Morgana. "E voglio anche quello di tutti gli altri"
Ogni cosa dentro al Pentacle si fermò, eccetto forse Matt che approfittò del momento di stasi per riacciuffare l'asciugamano, stretto in una mano di Jimmy, e avvolgerselo attorno alla vita.
"Siete stati i primi a suonare qui" spiegò Morgana, in quello che sembrava un innaturale momento sentimentale. "E quando sarete famosi e i soldi vi usciranno dal culo io potrò dire di avervi lanciato, e tutti vorranno venire al Pentacle e io e Amelia faremo i soldi" concluse, uccidendo brutalmente il lato dolce della situazione.
I ragazzi quasi si commossero nel constatare tutta la fiducia che Morgana riponeva in loro: lei era sicura che ce l'avrebbero fatta, forse più di quanto non lo fossero loro, e avrebbe continuato ad insistere finché non avesse finalmente visto i suoi ragazzi felici.

 

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