Meraviglia

di m_c99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduction ***
Capitolo 2: *** capitolo_2 ***
Capitolo 3: *** capitolo_3 ***
Capitolo 4: *** capitlo_4 ***
Capitolo 5: *** capitolo_5 ***
Capitolo 6: *** capitolo_6 ***
Capitolo 7: *** capitolo_7 ***
Capitolo 8: *** capitolo_8 ***
Capitolo 9: *** capitolo_9 ***
Capitolo 10: *** capitolo_10 ***
Capitolo 11: *** Finale ***



Capitolo 1
*** Introduction ***


Stellato.
Come il cielo quella notte.
Incubi.
Mi svegliai.
Erano le quattro del mattino ed io ero seduta sul bordo del letto a contemplare la mia stanza.
Bevvi.
Domani sarei dovuta tornare a scuola.
Ero stanca.
Mi riaddormentai.
Il mattino seguente sembravo una zombie, come sempre del resto.
Il rituale era sempre lo stesso.
Mi vestii.
Mangiai.
E mi incamminai verso la scuola.
Odio la scuola.
Odio la mia scuola.
Scuola privata.
Una scuola per “i cocchi di papà e mamma”.
Odio essere la cocca dei miei genitori, poi io è già tanto se ho un papà, sempre che così possa chiamarlo.
Non è che mio padre non mi voglia bene, e solo che è poco presente da quando la mamma non c’è più.
Mia mamma è morta.
Me lo ripeto sempre, perché fa male prendersi in giro con giri di parole come “scomparsa” o “deceduta”;
mia mamma è morta, fine della storia.
 
 

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Capitolo 2
*** capitolo_2 ***


Catrame.
Questo è il colore delle mie giornate, come il catrame.
Odio i miei compagni di classe.
Odio Isabella, la mia vicina di banco.
Lei si che è la cocca viziata dei suoi genitori,
è anche rappresentante di classe nonché la più popolare della scuola.
La odio.
Mi rovina la vita.
Oggi è entrata in classe e come tutti i giorni ha cominciato a prendermi in giro.
Loser.
Perdente.
Così mi chiamano tutti, una perdente sarei io,
le avrei tanto voluto lasciare le mie cinque dita sul suo bel visino.
Risate.
Nessuno mi difende.
O nessuno ha il coraggio di farlo.
Nessuno mi chiede se sto bene.
Nessuno.
Il fatto è che quanto sei una perdente lo sei è basta.
Non puoi avere amici.
Mia nonna era una donna coraggiosa.
Diceva sempre le cose come stanno.
Mi ripeteva sempre “il passato è passato, guarda avanti”
Era saggia, ma su questo si sbagliava di grosso.
Il passato non passa mai.
Resta inciso.
Come i graffiti sui muri, rimangono lì per sempre.
Il passato è sempre lì, come quei graffiti; rimangono finché qualcuno non ci ridipinge sopra.
Ma quei dipinti non sono cancellati, rimangono lì sotto ad aspettare.
Sono sempre lì.
Impressi.
 
 
 
 
 
 


 

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Capitolo 3
*** capitolo_3 ***


Grigio.
Come il colore di quella brutta mattina.
Ero uscita troppo presto di casa.
Gelidi.
Così si potevano definire i miei piedi, le mie dita, la punta del mio naso, completamente congelati.
Di solito uscivo sempre un po’ prima di casa così potevo andare in quel vecchio parco vicino alla scuola; mi piaceva stare lì.
Sola.
Sola a guardare gli uccellini che si svegliavano, la brina sulle foglie, la nebbia che si dissolveva.
Era tutto cosi… magico a quell’ora del mattino,
mi faceva quasi credere che le sofferenze non esistevano.
Spesso anche all’uscita da scuola andavo lì, per rilassarmi, ma da un po’ di tempo si riuniva un gruppetto dei miei compagni di scuola nel pomeriggio.
Così non lo feci più.
Mi avviai in classe, pronta ad una nuova giornata di sofferenze.
Notai che in classe c’era un ragazzo nuovo, era seduto in disparte, non si interessava minimamente al resto della classe.
Mi sedetti vicino a lui sperando che non gli desse fastidio.
-Ciao, io sono Camilla.
Dissi.
Accennai un sorriso.
Di solito non sorrido mai, mi da fastidio.
Mi fa sentire falsa.
Però lui era nuovo e non volevo sembrare maleducata.
Così sorrisi.
-Piacere, sono Marco.
Disse ricambiando il sorriso.
Era davvero bello.
Aveva un cappellino grigio in testa, i capelli castani gli cadevano sugli occhi.
Sembrava uno di quei ragazzi che vedi solo nei film.
I suoi occhi.
Erano verdi.
Erano verdi come le foglie di un ciliegio durante la pioggia, brillanti.
Erano verdi come il profumo del mattino, malinconici ma anche misteriosi.
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** capitlo_4 ***


Ghiaccio.
Come gli occhi di Isabella puntati addosso.
Fredda e tagliente.
Come la sua espressione quando vide che stavo parlando con qualcuno.
Con un ragazzo.
Senza che lei si fosse presentata per prima o che gli avesse sfoderato il suo fascino.
Isabella non era solo popolare, ma era anche molto bella.
Aveva tutta la classe ai suoi piedi.
Magra.
Alta.
I capelli castani e gli occhi azzurri.
Purtroppo la bellezza e la popolarità erano i suoi unici punti di forza.
Erano anche gli unici punti che nella mia scuola contavano.
Io non mi avvicinavo neanche lontanamente alla popolarità.
Figuriamoci alla bellezza.
I miei capelli sono color rame.
Ruggine.
E i miei occhi neri.
I miei occhi, stavano fissando Isabella in quel momento.
Si avvicinò, pronta a rovinare la scena.
-Ciao carissima Cami! Non mi presenti questo bel ragazzo?-
non riuscivo a credere alle mie orecchie!
Mi aveva chiamata “carissima”, faceva finta di essere carina con me per conquistare un ragazzo!
Non avrei voluto risponderle.
Non avrei dovuto.
Dopo tutto quello che mi ha fatto.
Ma non sono coraggiosa.
Non ce l’ho fatta.
Glielo presentai.
-Lui è Marco-
dissi pensando di dover stare al gioco se non volevo passare dei guai.
Sorrise.
Mostrando il miglior sorriso che aveva.
-Ciao Marco! Vieni ti presento gli altri!-
disse prendendolo per mano e portandolo in un altro gruppetto.
Marco intanto mi rivolse un mezzo sorriso e con il labiale mi chiese scusa.
Ma in ogni caso non mi importava.
Ero abituata a stare sola.
Ad essere isolata.
-che antipatica dico io!-
Mi girai e vidi una ragazza a cui non avevo mai fatto molto caso.
A dir la verità io non so nemmeno i nomi di tutti i miei compagni.
La scuola è iniziata da poco meno di un mese e non ho mai avuto intenzione di conoscere tutti i miei compagni.
O forse era perché non volevo.
-ehi scusa l’intrusione, io sono Rossella-
disse porgendomi la mano.
Sembrava simpatica.
Era anche molto carina.
Aveva gli occhi marroni e i capelli castano chiaro con uno shatush che le stava veramente bene.
-ciao, io sono Camilla-
dissi quasi sorridendo.
Parlammo per le tre ore restanti.
Finché non suonò la campanella.
-ti va oggi di pranzare insieme?-
-certo, fammi solo chiedere ai miei-
le dissi.
Finalmente un’amica.
 
 

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Capitolo 5
*** capitolo_5 ***


Rosso.
Come il pomodoro scivolato giù dal mio panino.
Come la mia faccia quando Rossella mi chiese di Marco.
-Come scusa?-
le chiesi
-sei sorda oggi? È la terza volta che ti chiedo cosa pensi di Marco e non rispondi-
-niente, sembra simpatico-
-certo e io sono una mattonella! Mi sono accorda di come lo guardi-
-e come lo guarderei scusa?-
-lo mangi con gli occhi! Ti sei innamorata sveglia!-
-ma se lo conosco appena! Gli ho detto due paroline in croce!-
-se lo dici tu…-
concluse con un sorriso malizioso.
Scoppiammo a ridere.
Le sue espressioni erano divertentissime.
Lei era divertentissima.
Avevo trovato un’ottima amica.
 
-------------------------------
 
Mentre tornavo a casa avevo pensato più e più volte al discorso fatto con Rossella.
O forse pensavo a Marco.
No.
Pensavo alla mia nuova amica.
E a quello che mi aveva detto.
Marco.
Cosa provavo?
Niente.
Cosa potevo provare?
Niente.
Lo conosco da un giorno.
E in un giorno non ci si può innamorare di un ragazzo così bello…
Non ci si può innamorare così.
Credo.

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Capitolo 6
*** capitolo_6 ***


Lilla.
Come l’alba quella mattina.
Sui toni del lilla.
Adoro l’alba.
Da sempre un senso di relax.
Non fa freddo.
Non fa caldo.
C’è semplicemente la classica sensazione di libertà mattutina.
La preparazione ad un nuovo giorno.
Un nuovo inizio.
Ero sul terrazzo che facevo colazione.
Adoro stare sul terrazzo.
The caldo al limone.
Biscotti alla cannella.
E il profumo del mattino.
Abito in un condominio all’ultimo piano.
Ma il terrazzo è il luogo migliore.
Ore 6.47.
Sesto piano.
Nel bel mezzo della mia città.
Si vedono le montagne.
La vista è stupenda.
All’improvviso senti qualcuno uscire dalla porta.
Era lui.
Marco.
-cosa ci fai tu qui?!-
-beh, io ci abito-
disse lui con un sorriso sulle labbra e un tono sarcastico.
ero stupita, spaventata, come faceva ad abitare li?
Io no l’avevo mai visto.
-bel pigiama comunque- aggiunse indicandomi
ok, ero paonazza.
-mi sono appena trasferito-
-ah…-
bloccata.
Non riuscivo a parlare.
Sono un completo disastro.
-beh…volevo chiederti scusa per ieri…non volevo lasciarti lì da sola-
ero una melanzana.
Non riuscivo a credere che si era scusato.
E per cosa poi?
Per la cattiveria di Isabella?
Era così carino.
E io dovevo smetterla di farmi film mentali.
Quindi gli diedi una risposta.
-lascia stare è normale che tu voglia stare con “l’altra gente”-
-altra gente? Scherzi?! Quelli sono tutti viziati, non starei mai con loro!-
-mi stai dicendo che non vuoi stare nel loro gruppo?-
-e perché mai dovrei?-
-forse perché sono popolari e perché piaci a Isabella…-
-davvero pensi che possa piacere a Isabella?-
Il colpo di grazia.
Non potevo crederci.
Non volevo crederci.
Anche a lui piaceva Isabella?
-da come ti ha guardata ieri sembra proprio di si… ma a te piace?-
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 7
*** capitolo_7 ***


Verde.
Come l’invidia che avrebbe provato Isabella nel sentire la risposta di Marco.
-perché dovrebbe piacermi una come lei?-
le mie orecchie erano in palla.
Prima diceva che i “popolari” erano tutti dei viziati.
Poi non voleva stare con una come Isabella.
Non riuscivo a crederci.
-non lo so, forse perché è bella e apprezzata da tutti-
Ed era la verità.
Ma lo dissi con un pizzico di enfasi perché ero sollevata dal fatto che non gli piacesse.
-no ma va, a me non piace. Ho in mente un’altra ragazza adesso-
-capisco-
-ora devo andare. Ci vediamo in classe-
e mi fece l’occhiolino.
Sarei svenuta sul terrazzo.
Dovevo muovermi anche io.
Chissà a che ragazza stava pensando…
Volevo saperne di più.
Ero contenta che non gli piacesse una come Isabella, ma chi gli piaceva allora?
Sapevo che quella mattina non l’avrei mai dimenticata.
Ero innamorata.
Credo.
Ma ero innamorata del ragazzo o del suo carattere?
 
 

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Capitolo 8
*** capitolo_8 ***


Celeste.
Come il cielo, il mare e la maglietta che avevo scelto per quella mattina.
La mia voglia di andare a scuola era esplosa al massimo.
Erano le 7.30 quando rientrai in casa, mio padre era già uscito e sarei dovuta andare a scuola a piedi.
Di nuovo.
Uffa.
In meno di dieci minuti riuscii a fare tutto.
Mascara.
Jeans.
Cardigan e All stars bianche.
Zaino in spalla e giù per le scale con il sorriso sulla bocca.
Arrivata all’ingresso della palazzina c’era Marco.
-ce ne hai messo di tempo!-
mi disse scherzando.
-cosacome? Mi stavi aspettando?-
-in realtà sono appena uscito e ti ho vista fare l’ultima rampa di scale, così ti ho aspettato-
mi fece l’occhiolino.
Di nuovo.
Erano già due nello stesso giorno.
Voleva farmi impazzire.
-non sei contenta?-
mi chiese dopo un po’ che non ebbe risposta.
-no e che…cioè… si sono contenta-
risposi un po’ imbarazzata.
Probabilmente mi ero incantata a fissare il suo sorriso.
E che sorriso.
Che figura mi sto facendo?
Sto poveretto pensa che sia pazza.
E lo sono.
-andiamo?-
chiesi tutta euforica.
-con molto piacere. Prego Madame-
disse con un sorriso.
Ok.
Entro la fine della giornata sarei morta.
Troppi suoi sorrisi.
Troppi occhiolini.
Era troppo per me.
E io ero troppo poco per lui.
 
 

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Capitolo 9
*** capitolo_9 ***


Blu.
Come gli occhiali del professore che mi penzolavano davanti al viso.
-signorina, per caso si è addormentata?-
-come scusi?-
mi ero incantata.
Di nuovo.
Erano passate tre ore dall’inizio delle lezioni eppure non riuscivo a stare attenta.
Continuavo a pensare a Marco.
Non era possibile.
Non poteva essere.
Non potevo essermi innamorata di un ragazzo come lui.
In realtà non potevo innamorarmi di lui perché lui stesso mi aveva detto che aveva già in mente qualcuna.
Ma in realtà speravo di essere io.
Ma cosa dico?!
Non potevo essere io.
Chi si sarebbe mai innamorato di me?
E anche se fosse Isabella avrebbe rovinato tutto.
In un paio di giorni o di meno se lo sarebbe ripreso.
E io sarei rimasta sola.
Come sempre.
-signorina, vorrebbe cortesemente rispondere alla mia domanda?-
-che?-
-è più meno la terza volta che le chiedo se si ricorda chi fu Carlo Magno, ma lei sembra essere da un’altra parte-
-scusi è che non mi sento tanto bene-
dissi in parte mentendo e in parte no.
Perché un po’ stavo male, ma per la storia di Marco…
-bastava dirlo no?-
-qualcuno ha voglia di accompagnarla a prendere un po’ d’aria?-
alla fine uscimmo io e Rossella.
Per fortuna.
Avevo bisogno di parlare con qualcuno.
 
 

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Capitolo 10
*** capitolo_10 ***


Rosa.
-allora? Cosa devi dirmi?-
lei si che mi capiva.
Bastava uno sguardo, un gesto che lei capiva che qualcosa non andava.
Era speciale.
-come fai a sapere che devo dirti qualcosa?-
-semplice, in classe avevi una faccia sognante e
se non fosse stata per la scusa che stavi male te lo avrei chiesto nell’intervallo-

-ah.-
-allora? Centra Marco vero?-
come faceva a sapere sempre tutto cavolo?
-si, centra lui. Vive nel mio stesso palazzo, oggi l’ho visto
abbiamo fatto colazione e siamo venuti a scuola insieme.
Ha persino detto che odia Isabella!-

-beh è una buona cosa no? Potresti ancora piacergli-
-impossibile. Mi ha detto che ha già una ragazza in mente-
-e non potresti essere tu?-
-lo ha detto a me, quindi deduco di no-
campanella.
Intervallo.
Non potevamo continuare il discorso.
C’era troppa gente.
 
 
All’uscita dopo scuola dopo aver salutato Rossi stavo camminando verso casa,
quando davanti a me si presentò un ragazzo, non l’avevo visto e gli andai addosso.

-scusa!-
gli dissi e lo aiutai a raccogliere lo zaino.
-il piacere è stato mio-
disse con un sorriso sul viso.
Lo osservai meglio.
Occhi marroni.
Capelli biondo cenere.
-il piacere di venirmi addosso?-
dissi con poca confidenza e un pizzico di imbarazzo.
-no il piacere di averti incontrata-
non sapevo cosa rispondere.
Cosa potevo dire a una risposta del genere?
-visto che non parli tu mi presento prima io, sono Davide-
disse porgendomi la mano.
 

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Capitolo 11
*** Finale ***


Sorpresa.
-io sono Camilla-
dissi.
In realtà non sapevo come mi fosse uscito, non dovevo dare troppa confidenza agli sconosciuti ma forse il fatto che fosse stato così sicuro di se mi aveva spronata.
-ce ne hai messo di tempo per rispondere-
disse con un sorriso.
-emh…-
-vabbè ci si vede-
mi salutò e se ne andò.
Era proprio strano.
Un attimo prima camminavo tranquilla e l’attimo dopo avevo un amico (?)
Certo che la vita è proprio strana.
Certe volte ti ritrovi in situazioni impossibili.
Chissà quanti altri avvenimenti mi riserverà la vita.
Chissà.

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