Rescue me

di benzodiazepunk
(/viewuser.php?uid=147812)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** We were both young when I first saw you ***
Capitolo 2: *** I’m looking through you, you are not the same ***
Capitolo 3: *** It’s the beginning of the end ***
Capitolo 4: *** Are you talking to me?! ***
Capitolo 5: *** What happened to you ***
Capitolo 6: *** Strange things ***
Capitolo 7: *** Why so crazy? ***
Capitolo 8: *** We are the end ***



Capitolo 1
*** We were both young when I first saw you ***





Rescue me
 
 

 
I close my eyes and the flashback starts
I’m standing there
On a balcony in summer air
[Love Story – Taylor Swift]
 
 
We were both young when I first saw you
 
La prima volta che incontrai Draco Malfoy ero poco più che una bambina.
Ricordo che quel giorno mia madre, mio fratello Ron ed io ci eravamo recati a Diagon Alley per comprare qualche articolo di uso quotidiano: una piuma nuova, dell’inchiostro, dei semi da piantare in giardino. La giornata era soleggiata e l’aria non era fredda, così, nonostante di solito fosse noioso per noi seguire nostra madre a fare compere, quella volta avevamo accolto con piacere l’uscita. Appena entrati nel negozio di pergamene, mio fratello che allora aveva sei anni, iniziò a tirare mia madre per la gonna, piagnucolando e insistendo perché acquistasse una boccetta di inchiostro verde smeraldo; era infatti uso che mia madre ci comprasse qualcosa 
quando uscivamo insieme per negozi, ma il regalo era appunto solo uno ed io, che non avevo nessuna intenzione di sprecare il nostro desiderio per una stupida boccetta di inchiostro, tirai un calcio negli stinchi a mio fratello cercando inutilmente di far valere le mie ragioni.
Ron non apprezzò particolarmente la mia mossa, si voltò verso di me con espressione truce e mi diede uno spintone, idea non troppo furba dato che si fece beccare immediatamente da nostra madre; in ogni caso io finii rovinosamente addosso al cliente in fila dietro di noi,  e quel cliente era nientemeno che Narcissa Malfoy.
Io mi rialzai immediatamente, impacciata e dolorante, scusandomi a mezza voce, e la signora Malfoy per tutta risposta mi lanciò uno sguardo tra lo sprezzante e lo scocciato, rivolgendosi poi a un bambino che fino ad allora non avevo nemmeno notato, ritto in piedi al suo fianco e stretto in un vestito grigio.
"Cerca di non prendere esempio, Draco" sibilò, stringendogli il braccio in una morsa.
Io, leggermente stupita dato che quel bambino non aveva fatto niente per meritarsi un tono simile, lanciai un’occhiata meravigliata alla strana coppia. Avrei voluto continuare a fissarli per capirci qualcosa ma proprio in quel momento mia madre mi trascinò fuori dal negozio senza curarsi delle mie lamentele e rimproverando Ron riguardo i comportamenti da tenere in pubblico.
In ogni caso, quel fatto finì ben presto nel dimenticatoio; nella mente di una bambina erano ben altre le cose importanti, e certamente non le stramberie di una ricca famiglia che noi nemmeno frequentavamo.
Ma il destino intendeva far incrociare la mia strada con quella di Draco Malfoy ancora molte altre volte, nonostante il mio disinteresse. Dovettero passare circa tre anni perché io lo rivedessi, e a quel punto avevo pressoché rimosso dalla memoria il nostro primo incontro.
L'occasione si venne a creare grazie a un pranzo di lavoro di nostro padre, una specie di festa per chissà quale promozione a cui presenziavano molti dipendenti del Ministero e alcuni, come noi, accompagnati dalla famiglia.
Io avevo otto anni, un caratterino piuttosto permaloso e nessuna voglia di rimanere a tavola per tutto il tempo ritenuto necessario, a maggior ragione perché i nostri genitori ci avevano costretti a sedere accanto al figlio di un collega di papà, un ragazzino maleducato e irritante che non faceva che prendere in giro tutto e tutti.
"Che brutto il tuo orologio, sembra fatto di cartone"
"Ma come tieni la forchetta?! Sembri un poppante"
"La tua gonna fa schifo, mia nonna si veste meglio di te"
Spazientita sbattei la forchetta e, sporgendomi attraverso il tavolo, affermai: "Se non sai cosa dire è meglio se stai zitto o se te ne vai al diavolo"
Detto questo mi alzai da tavola e corsi via.
Il posto dove si teneva il pranzo era situato al centro di un grande parco, ricco di aiuole, fiori e alberi. Corsi col vento di settembre che mi raffreddava le guance fino a quando una visione improvvisa mi bloccò: di fronte a me c’era un albero immenso, col tronco più grande e imponente che avessi mai visto. Le foglie erano di un ricco color arancio, i rami forti e nodosi si snodavano fin dalla base.
Rimasi a fissarlo a bocca spalancata per un tempo indefinito, cercando di immaginare quanti anni potesse avere un albero del genere e quante cose avesse visto, fino a quando una voce sottile e acuta non mi strappò dai miei pensieri.
"Mai visto un albero?"
Mi voltai di scatto, leggermente spaventata da quell'improvvisa apparizione, e mi trovai davanti un bambino dell’età di Ron, magro, biondo tanto da poter essere scambiato per albino, con un’espressione beffarda sul viso e un vestito molto elegante addosso.
"Perché, tu si? Mi sembri troppo snob per sapere che albero è"
"Certo che lo so. E so anche che non avrai mai il coraggio di arrampicarti" affermò soddisfatto.
"Certo che ho il coraggio" ribattei, piantandomi le mani sui fianchi.
"E allora vediamo chi arriva prima a quel ramo"
Non feci in tempo a rielaborare la frase che il ragazzino si era già lanciato verso il tronco dell’albero, aggrappandosi a un ramo e issandosi spèra di esso.
Io gli fui immediatamente dietro, e anche se lui era partito per primo io non ero meno agile di lui e fui svelta a raggiungerlo, e ben presto a superarlo. Sotto di me, lo vedevo schiumare di rabbia.
Ormai il traguardo si avvicinava mentre noi continuavamo ad accelerare, incuranti dell’altezza e del pericolo. Ad un tratto, però, sentii la mia gonna impigliarsi in qualcosa; pensai fosse un ramo e che se avessi tirato si sarebbe staccata, ma il tessuto continuava a tenermi bloccata. Poi, improvvisamente, uno strattone mi fece perdere l’appiglio e caddi all’indietro verso il suolo. Cercai di aggrapparmi a un ramo, senza caèire davvero cosa stesse accadendo e quantomeno tentando di limitare la caduta, ma l’ultima cosa che vidi prima di atterrare sull’erba fu il ghigno soddisfatto del ragazzino sopra di me.
"Sei un baro!" gli urlai con quanto fiato avevo in gola, ma la sua risposta non arrivò mai perché in quel momento una voce ci fece sobbalzare entrambi.
"Draco Malfoy, scendi subito di lì" ordinò una donna, avanzando con un certo cipiglio verso l’albero. Il bambino le ubbidì all’istante, affiancando la madre docilmente, ma senza privarsi della soddisfazione di lanciarmi un’ultima occhiata trionfante.
La signora Malfoy strattonò via il figlio, sbraitando riguardo il vestito costoso e nuovo che era ormai rovinato, e io non potei far altro che tornarmene dai miei genitori, dolorante e infuriata.
Da quel giorno non pensai più a Draco Malfoy, anche se mi aveva fatta arrabbiare non poco. I nostri genitori non avevano nessun tipo di rapporto, anzi, si disprezzavano vicendevolmente e tendevano ad evitarsi per quanto possibile, perciò non ebbi più modo di incontrarne il figlio per molto tempo.
Gli anni della mia infanzia passarono nella tranquillità della mia casa e nell’invidia nei riguardi dei miei fratelli che frequentavano la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts e quando, tre anni dopo, anche Ron dovette comprare la sua prima bacchetta e il necessario per il primo anno, le cose addirittura peggiorarono.
Quando accompagnammo i miei fratelli alla stazione di King’s Cross quell'anno io mi trovavo in uno stato d’animo di profonda depressione. La gente alla stazione era frenetica come sempre, e qua e là, tra le giacche e le cravatte dei babbani, si scorgevano mantelli, cappelli a punta, bauli e gufi.
Mi era sempre piaciuto osservare la gente e la stazione di Londra era un concentrato spettacolare di persone di ogni genere, ma mia madre mi distolse dalla mia contemplazione strattonandomi per un polso.
"Avanti, avanti ragazzi o farete tardi! Guarda qui, non si può nemmeno passare! Sempre pieno zeppo di babbani, figurarsi…" borbottò. Svicolammo tra la folla cercando di rimanere tutti uniti finché mia madre non si fermò di fronte a una parete. "Allora, binario numero?" domandò.
"Nove e tre quarti!" colsi l’occasione di farmi ascoltare. "Mamma, posso andare anch’io…" tentai, ma lei mi interruppe frettolosamente.
"Tu sei troppo piccola, Ginny. Sta’ zitta, adesso. Va bene, Percy, vai avanti tu" concluse, tornando a concentrarsi sui miei fratelli.
Percy sparì al di là della barriera in men che non si dica e mia madre fece un cenno a uno dei gemelli.
"Fred, ora tocca a te"
"Ma io non sono Fred, sono George" ribatté lui. "Parola mia, donna! E dici di essere nostra madre? Non lo vedi che sono George?"
"Scusami, George caro"
"Te l’ho fatta! Io sono Fred!" esclamò Fred tutto soddisfatto prima di urlare qualcosa a George e avviarsi verso la parete.
Ci stavamo giusto accingendo a passare la barriera per il binario 9 e ¾ anche noi, quando un ragazzino ci si avvicinò.
"Mi scusi" domandò con tono educato. "Mi scusi"
"Salve, ragazzo" gli si rivolse mia madre. "È la prima volta che vai a Hogwarts? Anche Ron è nuovo"
"Si" rispose lui. "Il fatto è che… il fatto è che non so come…"
"Come raggiungere il binario?" concluse mia madre al suo posto, indicando il muro oltre al quale era appena sparito George. Il ragazzino annuì. "Non ti preoccupare, devi soltanto…" iniziò a spiegare mia madre, ma io non sentii altro del suo discorso, già persa ad osservare il ragazzino che ci stava di fronte: portava grossi occhiali da vista, aveva dei capelli scuri tutti disordinati, anche se era evidente che avesse provato a pettinarsi almeno un po', e sul suo carrello spiccava la gabbia di una meravigliosa civetta bianca.
Era molto strano che qualcuno non sapesse come andare al binario, pensai; ed era ancora più strano che lui fosse lì da solo. Non potei però approfondire la questione perché appena dopo di lui a mia volta dovetti passare attraverso il muro di mattoni.
Vedere il treno per Hogwarts era sempre un’emozione, quanto avrei voluto poterci salire anche io insieme a tutti gli altri.
Fred e George si diressero in fretta verso il treno, aiutando il ragazzino di poco prima a caricare il suo baule, ed io, quando lo ebbi perso di vista, tornai a osservare la schiera di fortunatissimi ragazzi che si sarebbero recati a Hogwarts, e non di nuovo a casa come me. I miei fratelli invece, eccitati e felici, continuavano a chiacchierare facendomi quasi venire il mal di testa.
"Hei, mamma, vediamo se indovini chi abbiamo appena incontrato sul treno!" sentii la voce di Fred, e la cosa mi incuriosì tanto che tornai a voltarmi nella loro direzione. "Sai quel ragazzo coi capelli neri che era vicino a noi alla stazione? Lo sai chi è?"
"Chi è?" domandò mia madre, più per esasperazione che per curiosità.
"Harry Potter!" esclamò uno dei gemelli.
"Oh, mamma, posso salire sul treno per vederlo?" esclamai eccitata. Dopotutto Harry Potter era l’eroe di qualsiasi bambino, il neonato che era sopravvissuto alla maledizione e che aveva ucciso Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato! Tutti avevano sentito la sua storia almeno una volta e pensare che l'avevo visto senza neanche sapere che fosse lui era un pensiero decisamente assurdo. "Mamma, ti prego…"
"L’hai già visto, Ginny, e quel povero ragazzo non è mica un animale dello zoo. Ma davvero è lui, Fred? Come lo sai?" mi riprese mia madre rivolgendosi poi nuovamente a mio fratello.
"Gliel’ho chiesto. Ho visto la cicatrice. È proprio… come un fulmine"
"Povero caro… non c’è da stupirsi che fosse solo, mi dicevo. È stato così beneducato quando mi ha chiesto come raggiungere il binario!" commentò mia madre.
"Ma a parte questo, pensi che ricordi che aspetto aveva Tu-Sai-Chi?" domandò Fred.
"Ti proibisco di chiederglielo Fred!" mia madre gli lanciò un’occhiataccia. "Non ti azzardare a farlo. Non c’è proprio bisogno di ricordarglielo il primo giorno di scuola"
"D’accordo, non ti agitare tanto" ribatté mio fratello, e proprio in quel momento si udì un forte fischio.
"Svelti, su!"
Io mi sporsi in punta di piedi, e per un attimo mi sembrò addirittura di scorgere al di là di un finestrino la testa spettinata di Harry Potter; i miei fratelli salirono sul treno e si affacciarono dal finestrino per un ultimo saluto. A vederli lì, tutti pronti a partire e a lasciarmi a casa, non potei fare a meno di scoppiare in lacrime.
"Non piangere, Ginny, ti manderemo stormi di gufi" mi cercò di tranquillizzare Fred.
"Ti manderemo una tazza del gabinetto da Hogwarts!" esclamò George, immediatamente redarguito da mia madre. "Sto scherzando, ma’" rise, contagiando anche me. Tra il riso e le lacrime mi misi a rincorrere il treno finché non fu sparito dietro la prima curva, pensando che dopotutto mancava solamente un anno e poi ci sarei potuta salire anche io.







Note finali
Era da parecchio che volevo scrivere una storia su Draco e Ginny, e soprattutto volevo creare qualcosa di realistico, una ff in cui le linee generali dei romanzi venissero rispettate ma che lasciasse spazio a un rapporto diverso tra questi due personaggi che vedrei così bene insieme.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** I’m looking through you, you are not the same ***


                                                                 




 
I thought I knew you
What did I know?
You don’t look different
But you have changed
[I’m looking through you – The Beatles]
 
 
I’m looking through you, you are not the same
 
L’anno dei miei undici anni passò troppo lento e troppo noioso, e accolsi con tutta la gioia del mondo l’arrivo dell’estate.
Ron, però, quell’anno non era più il mio inevitabile compagno di giochi: a Hogwarts aveva vissuto delle avventure fantastiche con una nuova amica e soprattutto con il famoso Harry Potter, e non faceva altro che parlare di lui e di quanto fosse simpatico, di quanto fossero amici e di quante cose incredibili avessero vissuto insieme.
Quando poi, a fine estate, Harry si presentò addirittura a casa nostra per me fu troppo. Dopo averlo sentito nominare per tutta un’estate e non aver fatto altro che immaginare che persona potesse essere, per me fu un colpo di fulmine. Credo me ne innamorai all’istante, anche se per lui ero solo la sorellina del suo amico nel migliore dei casi, una sciocca ragazzina nel peggiore. In sua presenza non riuscivo a parlare ed era come se improvvisamente fossi affetta dalla sindrome dei disastri cronici: il burro mi sfuggiva dalle mani, tazze e bicchieri si infrangevano sul pavimento di continuo, il mio viso diventava color bordeaux e non c’era verso di farmi dire anche solo una cosa intelligente.
E anche se Harry rimase da noi tanto da entrare in confidenza anche con i miei genitori, io non riuscii ad ottenere lo stesso risultato, continuando ad essere inevitabilmente muta in sua presenza.
In compenso, tentavo in tutti i modi di farmi notare e di rimanere il più a lungo possibile in sua compagnia, e un'occasione in particolare mi si presentò subito come una miniera di possibilità: ricordo ancora come fosse ieri il giorno in cui ci recammo a Diagon Alley tutti insieme. Cercavo di stare il più vicino possibile a lui, di farmi notare, ma invece che permettermi di scambiare con lui qualche parola il destino preferì farmi incontrare di nuovo Malfoy.
Harry era appena sfuggito alle grinfie di Allock, un individuo che, nonostante le parole di mia madre, non mi piaceva particolarmente.
"Tu prendi questi" bofonchiò Harry nella mia direzione, scaraventando i libri regalategli da Allock nel mio paiolo. "Io me li comprerò…"
"E tu hai intenzione di cambiare divisa?" chiese Ron a Hermione.
"Non credo proprio. Non importa se ha già un anno, finché è giusta la misura"
Ron annuì e fece per aprire la porta del negozio quando qualcuno comparve a sbarrarci la strada.
"Scommetto che ti è piaciuto, non è vero, Potter?" sibilò Draco Malfoy. Sul viso aveva la solita espressione sprezzante che era toccato sopportare anche a me, anni prima. "Il famoso Harry Potter, non può neanche entrare in una libreria senza fare notizia!"
Spinta da non so quale coraggio feci un passo avanti. "Lascialo in pace, non è stato lui a volere tutto questo!" gli intimai fissandolo con le sopracciglia aggrottate.
Solo allora il ragazzo mi guardò per la prima volta, poi scoppiò a ridere. "Potter, ti sei fatto una ragazza!"
Avrei voluto ribattere, davvero, e qualsiasi cosa sarebbe andata bene ma in quel momento Hermione e Ron ci affiancarono.
"Ah, sei tu!" disse mio fratello, decisamente privo di entusiasmo. "Scommetto che sei sorpreso di vedere Harry qui, eh?"
"Non tanto sorpreso quanto di vedere te dentro un negozio, Weasley. Suppongo che i tuoi genitori faranno la fame per un mese per pagare tutta quella roba" ribatté il ragazzo.
Da quel momento in poi ricordo solo una gran confusione. Ron, che voleva gettarsi contro Malfoy, venne trattenuto e fermato da Harry ed Hermione e dall’arrivo di mio padre, ma questo non migliorò particolarmente le cose perché quelli che finirono per picchiarsi furono Lucius Malfoy e mio padre stesso, separati da Hagrid, l’unico in grado di infilarsi in una tale mischia.
"Tieni, ragazzina… prendi il tuo libro… è tutto quello che tuo padre riesce a darti!" sbottò Malfoy senior, gettando il mio libro nuovamente nel calderone.
I miei genitori, dopo l’accaduto, rimasero di cattivo umore per tutto il giorno ma l’eccitazione per l’inizio della scuola non era scemato, anzi; dopo l’arrivo di Harry avevo un motivo in più per bramare il primo di settembre e per sperare di essere smistata in Grifondoro ovviamente. Oltretutto speravo che, vedendomi a scuola e iniziando ad avere qualcosa in comune, Harry si accorgesse di me.
Le cose, però, non andarono come avevo sognato. Harry, Ron ed Hermione erano inseparabili, un trio che quasi nessuno poteva avvicinare, tantomeno io che ero solamente la sorellina troppo piccola di uno dei tre. E così continuai ad essere troppo timida e troppo impacciata ogni volta che Harry mi rivolgeva la parola.
Il primo anno non fu facile per me; tutti sanno cosa accadde e che fu proprio Harry a salvarmi; fu un’esperienza terribile che mi segnò profondamente, crebbi in fretta e iniziai a capire che il mondo non era la gabbia dorata che avevo conosciuto fino ad allora, che anche Hogwarts, la scuola dei miei sogni, sempre descritta come un contenitore di meraviglie, era ricca di pericoli.
In ogni caso insieme alla gioia di essere finalmente a Hogwarts dell’intero pacchetto dovetti anche accettare la presenza fastidiosa ed irritante di Draco Malfoy. Pur essendo spesso bersaglio delle sue prese in giro, però, non lo consideravo più di tanto; anzi, non lo consideravo affatto e dopotutto non avevo nemmeno motivo di farlo. Il mio unico pensiero era Harry, ed essendo una Grifondoro, essendo sorella di Ron, volendo essere amica di Harry Potter e parte del suo gruppo, tendevo a odiare Malfoy per principio, e analogamente lui tendeva a odiare me.
Il mio secondo anno passò piuttosto tranquillamente.
Dopo il fiasco dell’anno precedente volevo assolutamente fare in modo che l’idea di Harry nei miei riguardi cambiasse; sapevo benissimo che ormai mi considerava come una bambina ingenua e impressionabile e non come una ragazza, come invece vedeva Hermione, perciò il mio obiettivo dell’anno era rimediare.
Ma fallii nuovamente.
Harry fu per tutto l’anno concentrato sul caso di Sirius Black ed io, esclusa per l’ennesima volta, non riuscii a trovare nemmeno una scusa per avvicinarlo o per risultargli utile in qualche modo.
L’unico lato positivo fu che riuscii a creare legami molto più stretti con le mie coetanee, e non solo con le mie compagne di casa. Ad esempio feci amicizia con Luna Lovegood, la ragazza più strana, acuta e dolce che io abbia mai incontrato e insomma, stavo iniziando, nonostante tutto, a trovarmi a mio agio a Hogwarts e di conseguenza a sciogliermi un po’.
Con tutti meno che con Harry ovviamente.
Questa storia iniziava a stancarmi: io continuavo a struggermi d’amore, ad arrossire quasi a comando, a non riuscire, in generale, ad essere me stessa in sua presenza, mentre Harry viveva la sua vita senza minimamente curarsi di me.
L’ultima delusione che dovetti sopportare fu il mancato invito di Harry nei miei confronti al Ballo del Ceppo, all’inizio della Coppa Tremaghi. Nel mio intimo sapevo che non mi avrebbe mai invitata, ma continuavo a sperare, nonostante tutto; continuavo a sognare a come sarebbe stato ricevere quell’invito, a come avrebbe potuto chiedermelo, a che emozione sarebbe stata ballare con lui tutta la sera.
I sogni ad occhi aperti occuparono gran parte del mio tempo in quel periodo, ma non abbastanza da evitarmi di notare qualcosa di strano.
Il comportamento di Draco Malfoy, ad esempio.
Il comportamento di Draco Malfoy stava cambiando.
Il comportamento di Draco Malfoy nei miei confronti, stava cambiando.
Inizialmente non ci feci più di tanto caso; le battute erano aumentate, ma non erano cattive come all’inizio, in corridoio lo incrociavo in continuazione, apparentemente per caso ma troppo spesso perché lo fosse davvero,
e un paio di volte lo sorpresi addirittura a lanciarmi occhiate strane da lontano.
Ma come dicevo, non diedi peso alla cosa.
O almeno fino a quando alla vigilia del Ballo non accadde un episodio che iniziò a farmi considerare più seriamente le insinuazioni che Luna mi sussurrava di tanto in tanto.
Ero stata invitata da Neville al ballo, ed essendo lui un ragazzo molto gentile oltre che un buon amico, pur non essendo Harry avevo accettato. E tutto sommato ero contenta di andare al ballo con lui dato non avrei sopportato di ballare con un ragazzo che con tutta probabilità avrebbe tentato di baciarmi, mentre Harry era tutto felice con la sua compagna a pochi metri di distanza.
Quel pomeriggio, comunque, stavo dirigendomi piuttosto di fretta verso la torre Grifondoro, in ritardo per un appuntamento di studio con certe compagne, quando da dietro un angolo sbucò all’improvviso Goyle, uno degli amici inseparabili di Draco Malfoy. Mi si parò di fronte occupando così una metà buona del corridoio e si piantò le mani sui fianchi esordendo con "Weasley!"
Io, presa alla sprovvista, feci un balzo e rovesciai la borsa traboccante di libri per metà.
"Ma che cavolo ti prende?" esclamai indignata.
"Devo portarti un messaggio. Per il Ballo del Ceppo disdici i tuoi impegni, perché sei stata invitata proprio ora"
"Cosa!? Vuoi invitarmi al ballo Goyle?" chiesi sconcertata.
"Ma non io!" esclamò quello. "È…"
Qualsiasi cosa fosse, comunque, non lo saprete mai come non lo so io poichè non riuscì a finire la frase dato che dallo stesso angolo dal quale era sbucato lui poco prima comparve Draco Malfoy che lo agguantò per un braccio trascinandolo via a forza, balbettando dei "Lascia perdere, niente, non importa" a caso.
Nonostante l’avessi catalogato come frutto di uno scherzo tra i Serpeverde o qualcosa del genere, dopo quell’episodio iniziai a prestare più attenzione a Malfoy: mi capitava addirittura di lanciargli qualche occhiata al di là dei tavoli durante i pasti, chiedendomi se fosse stato lui il committente dell’invito e perché mai l’avrebbe fatto, domandandomi se non fosse stato qualcosa di più serio di una presa in giro, qualche volta.
Iniziai a notare addirittura che non era poi così male, con quei capelli così chiari e il fisico magro allenato a causa del Quidditch. Aveva degli strani lineamenti affilati, uno sguardo spesso truce o beffardo, ma certi giorni arrivai addirittura a considerarlo carino. Niente in confronto a Harry però, che era sempre e comunque il mio amore più o meno segreto.
All’inizio del quarto anno decisi finalmente di seguire i consigli di Hermione: mi sforzai di lasciar perdere Harry, che continuava a ignorarmi, e iniziai a vivere la mia vita, a interessarmi ad altri ragazzi, a ignorare la mia cotta così come lui ignorava me.
Iniziai una relazione con Michael Corner, un Corvonero piuttosto carino conosciuto inaspettatamente al Ballo del Ceppo l’anno precedente. Michael era simpatico, dolce, ma soprattutto divertente; con lui potevo parlare di Quidditch ed essere me stessa, ma comunque non siamo qui per approfondire la relazione con lui, che oltretutto venne interrotta proprio per diatribe sportive. Siamo qui per raccontare di Draco Malfoy no? E allora, per la barba di Merlino, parliamone.
Durante il periodo che passai insieme prima a Michael e poi a Dean Thomas, Draco Malfoy si tenne piuttosto alla larga da me. Non mi infastidiva più come i primi anni, lo incontravo poco poiché frequentavamo lezioni e soprattutto persone ben diverse, ed essendo io fidanzata non gli feci caso se non per notare, durante il mio quinto anno, il suo progressivo deperimento. Si, perché se la cosa poteva essere sfuggita ai più, non era sfuggita a me. Non so perché ma avevo iniziato a osservarlo da lontano, e il suo cambiamento non mi era sfuggito. Man mano che l’anno avanzava la sua carnagione si faceva ancora più pallida di quel che già era, e inoltre notai che tendeva pian piano ad isolarsi, allontanando quelli che facevano da sempre parte del suo gruppo e la maggior parte dei suoi amici. Aveva anche smesso di tormentare Harry Ron ed Hermione, e la cosa era oltremodo sospetta ai miei occhi.
Purtroppo, però, era sospetta appunto solamente ai miei occhi; col senno di poi molte volte mi sono chiesta se non avrei dovuto rendere partecipe qualcuno dei miei pensieri, ma Hermione ha sempre provveduto a rassicurarmi. Ogni volta che cercai di accennare alla faccenda i miei sospetti vennero snobbati e oltretutto non avevo vere prove: le mie erano solo osservazioni basate su cosa?
Non sapevo nemmeno perché il cambiamento di Draco Malfoy mi stesse così a cuore.
Non che mi stesse propriamente a cuore, ma negare che me ne interessavo sarebbe mentire.
Fu proprio quell'anno, in quel periodo, che tutto cambiò e che quindi inizia la mia storia.







Note finali
In questo secondo capitolo si può dire che la storia vera e propria sia lì lì per delinearsi e per nascere; avete ancora molti dubbi e domande senza risposte vero? Beh, non vi resta che continuare a leggere, o se volete qualche chiarimento, recensire e/o contattarmi!
Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** It’s the beginning of the end ***


                                                                





 
Save your happiness for Tomorrow
And today we will drown in your tears
A drop of your blood tastes like wine today
[The beginnign oft he end – HiM]

 
It’s the beginning of the end

Era febbraio inoltrato, fuori nevicava fitto ed io mi stavo recando svogliatamente verso la biblioteca dove avevo intenzione di mettermi in pari con le lezioni di storia della magia, o almeno di provarci considerata la mole di programma che il professore aveva già svolto e la noia che mi suscitava la suddetta materia.
Sbuffando, gettai la borsa dei libri su una sedia e mi ci sedetti di fianco. Iniziavo già a sognare la primavera, anche se avrei dovuto aspettare ancora qualche mese per averla, e concentrarmi non era facile; ma cercavo comunque di sforzarmi e di pensare ai libri piuttosto che alla libertà dal cattivo tempo che tanto agognavo.
Stavo proprio iniziando a leggere un noiosissimo capitolo del volume che mi stava di fronte quando un rumore mi distrasse, come se non riuscissi a perdere la concentrazione abbastanza anche da sola: qualcuno era inciampato nella gamba di una delle sedie, rimanendo in piedi per miracolo ma rovesciando parte del contenuto della sua borsa e tutto ciò che teneva in mano sul pavimento.
Quel qualcuno, manco a dirlo, era Draco Malfoy.
Fissai il ragazzo che, osservando tutta la sua roba sparsa nel raggio di un metro e mezzo intorno a lui, imprecò a mezza voce e asciugò prontamente con un colpo di bacchetta l'inchiostro che si stava spargendo, seguendo una venatura del pavimento. Poi rimase lì, in piedi, con espressione sfinita e rassegnata, passandosi una mano tra i capelli con un gesto stizzito.
La mia intenzione originaria era quella di ignorarlo e di tornare a storia; dopotutto io odiavo Malfoy, perché mai mi sarei dovuta occupare di lui?
Poi però il mio senso civico ebbe la meglio e mi alzai avvicinandomi a lui. Senza dire una parola mi chinai e gli porsi una boccetta di inchiostro blu rotolata lontano.
Il ragazzo mi fissò con uno sguardo che non gli avevo mai visto, uno sguardo tanto diverso da quello che aveva il Draco Malfoy che conoscevo da farmi quasi cambiare idea sul suo conto: non era beffardo né sarcastico né tantomeno rabbioso, o schifato dal fatto che una poveraccia Weasley stesse toccando la sua roba. Era piuttosto molto triste, uno sguardo sconsolato.
Per una manciata di attimi rimasi a fissarlo negli occhi, stupita. Poi tornai a raccogliere libri, piume e pergamene, e ben presto ci separammo, in silenzio, così come ci eravamo incontrati.
Io tornai a studiare, Malfoy continuò la sua ricerca di un tavolo libero, i miei pensieri si allontanarono da lui, ma ormai il dado era stato tratto, come si suol dire. Lo sguardo di Draco Malfoy iniziò a diventare qualcosa di molto simile a un’ossessione per me; ci pensavo in continuazione perché qualcosa evidentemente non andata, i conti non tornavano in qualche modo che non riuscivo a spiegarmi, e un paio di volte arrivai addirittura a sognarlo immaginandomi situazioni tragiche e assurde.
E durante i pasti mi accorgevo di lanciare occhiate al tavolo di Serpeverde, scrutando il viso del ragazzo in cerca di qualcosa di sospetto, qualcosa di strano, qualcosa di diverso. Qualsiasi cosa.
Passarono i giorni, e i giorni divennero settimane, le settimane si trasformarono in mesi e l’inverno cedette finalmente il posto alla primavera. Le giornate si stavano finalmente allungando, gli alberi e i prati del parco stavano riacquistando il loro colore verde smeraldo, l’aria non era più fredda ma fresca e frizzante; la neve si stava sciogliendo e noi studenti approfittammo immediatamente del ritrovato bel tempo per passare lunghi pomeriggi di svago, ma più spesso di studio, all’aria aperta.
"Secondo me nasconde qualcosa" affermò Harry durante una delle rare sessioni di studio che avevo trascorso insieme al trio, chiudendo di scatto un libro e facendo sobbalzare Hermione.
"Ma chi?" domandò lei, senza staccare lo sguardo dai suoi appunti.
"Draco Malfoy" affermò il ragazzo, e io quasi mi strozzai con la mia stessa lingua.
"Ancora con questa storia?" si lamentò mio fratello.
"Harry, ti fai dei film, credimi" gli fece eco Hermione.
Io rimasi in silenzio, non osando intervenire.
"Certo, come no. Sono sicuro che trama qualcosa, dove va quando sparisce, eh? A questo non sapete rispondere. E perché è così strano ultimamente? Sta tramando qualcosa" ripeté per la terza volta spostandosi una ciocca di capelli da davanti agli occhi con un gesto frustrato.
"Allora parlane con Silente" sbottò Hermione. "Adesso però faresti meglio a concentrarti sui tuoi compiti, arrovellandoti non concluderai comunque nulla" decretò.
La conversazione, però, mi aveva riempita di speranza; allora non ero la sola a pensare che qualcosa non andasse! Se anche Harry l’aveva notato voleva dire che qualcosa stava succedendo, e anche che non era un mio interesse di strana natura nei riguardi di Malfoy a farmi avere paranoie inesistenti.
Quella sera non riuscii a prendere sonno se non dopo la mezzanotte; continuai a pensare a ciò che Harry aveva detto, a quanto fosse sembrato sicuro di sé, certo nel suo sospetto, e a quanto Malfoy fosse cambiato dall’inizio dell’anno. Ormai la sua carnagione non era solamente pallida ma cerea e malaticcia, e non era più semplicemente scostante con tutti come era sempre stato, era diventato solitario e troppo silenzioso. Da un certo punto di vista addirittura troppo pacifico.
Decisi però di non parlarne apertamente a Harry, certamente i miei pensieri sarebbero stati ignorati come tutte le volte in cui ne avevo fatto cenno precedentemente e perciò mi limitai a dargli  manforte in modo discreto nelle rare occasioni in cui apriva l’argomento in mia presenza.
La fine dell’anno e il periodo dei test finali arrivarono troppo in fretta e, sopraffatta dalle incombenze scolastiche, dimenticai parzialmente Draco Malfoy. L’ultima volta che pensai a lui fu durante la finale della coppa di Quidditch, quando mandò un sostituto alla partita, sparendo nel nulla per l’ennesima volta. Poi, però, la vittoria mi fece distogliere decisamente l’attenzione dalla faccenda; i festeggiamenti nella sala comune furono rumorosissimi ed esaltanti e Harry, nel bel mezzo della baraonda, mi si avvicinò. Sorrideva da un orecchio all’altro e più mi si avvicinava più mi sembrava imbarazzato e strano.
Spalancai leggermente gli occhi, senza capire le sue intenzioni, e immediatamente mille immagini di lui che mi baciava in mezzo a tutta quella gente mi invasero la mente, facendomi prematuramente arrossire. Ma lui si avvicinava sempre di più, e proprio mentre la distanza tra i nostri visi iniziava ad accorciarsi lui arrossì e mi strinse in un caloroso abbraccio.
Fu in quel momento che le mie speranze e i miei sogni si infransero una volta per tutte. La delusione doveva essere lampante sul mio viso, fortunatamente nascosto dalla spalla del ragazzo; per lui ero ancora un’amica, nulla di più.
Sospirando, mi sciolsi dall’abbraccio e tornai ad unirmi alle mie amiche.
Non avrei mai potuto sperare in nulla di più da Harry.
Dopo quell’ultima partita tutto sembrò iniziare a crollare: i miei voti, i nostri umori, ma soprattutto le nostre certezze, le fondamenta stesse della nostra vita. La morte di Silente ci lasciò attoniti, con un vuoto nel cuore impossibile da colmare, e la consapevolezza che fosse stato proprio Severus Piton a compiere quell’atto ignobile non fece altro che alimentare la nostra disperazione.
L’arrivo dell’estate non migliorò le cose e anche se cercavamo di andare avanti, di tenere il morale alto, anche se l’Ordine della Fenice operava il più determinatamente possibile, era ovvio che nulla sarebbe mai più potuto essere come prima.
Harry Ron ed Hermione fuggirono il giorno del matrimonio di mio fratello Bill, e da allora l’incubo della guerra divenne reale.
 
"Mamma, devo tornarci" affermai, piantandomi le mani sui fianchi. "Non posso non andare a scuola, equivarrebbe a una dichiarazione di colpevolezza"
"Ma è pericoloso!" strillò mia madre forse per la centesima volta. "Arthur, diglielo"
"Cara" sospirò mio padre. La discussione era già stata aperta un milione di volte e ogni volta era finita con urli e lacrime. "Deve tornare a scuola. Il ministero è ancora libero ma Piton comanda ad Hogwarts, e risponde direttamente a Tu-Sai-Chi. Se Ginny non si presenterà qualcuno verrà immediatamente a casa nostra e nesuno sarà più al sicuro"
Mia madre tirò su col naso, spostando lo sguardo sulle sue mani, intrecciate sul tavolo.
"Avanti mamma, vedrai che andrà tutto bene. Mi farò gli affari miei, nessuno mi darà fastidio. Non succederà nulla di male" cercai di tranquillizzarla.
"Come se non sapessi" rispose, trattenendo le lacrime. "In quanti guai riesci a infilarti! Sei proprio come i tuoi fratelli, oooh!" sbottò. "Vai a preparare il baule, su" concluse prima di tornarsene in cucina, stizzita ed evidentemente preoccupata.
Ma d'altronde la prospettiva di tornare ad Hogwarts non allettava neanche me, a dire il vero; con Piton preside e una schiera di scagnozzi come professori la vita non sarebbe stata facile, lo potevo immaginare, ma dopotutto non avevo scelta. Quello era l’unico modo che avevo per tentare di proteggere la mia famiglia.
Ron era in viaggio insieme a Harry, Bill, come tutti i miei fratelli più grandi, combatteva con l’Ordine, nemmeno Fred e George se ne stavano con le mani in mano. Ed io volevo contribuire. L’unico modo che avevo era tornare a scuola e rendere la vita di quei maledetti il più difficile possibile.
Il giorno della mia partenza arrivò in fretta, e quando mi recai alla stazione di King’s Kross fu mio fratello Charlie ad accompagnarmi.
"Fai la brava e presta attenzione, mi raccomando" mi disse prima di lasciarmi salire su uno dei vagoni. "Nemmeno la scuola è più sicura… testa sul collo" mi raccomandò.
"Stai tranquillo, so il fatto mio" sorrisi.
"È proprio questo che mi preoccupa" sorrise issando il mio baule a bordo. "Buon viaggio sorellina" mi salutò.
Io gli feci un cenno con la mano, poi il treno partì e anche lui scomparve dietro di me.
Non mi ero quasi ancora staccata dal finestrino, che una voce, alle mie spalle, mi costrinse a voltarmi alzando le sopracciglia. Di fronte a me sostava Neville Paciock, con un grande sorriso stampato in volto.
"Ciao Neville! Come stai?" lo salutai felice.
"Io bene, e tu? Ho sentito che tuo fratello…" tentennò, e io trattenni il fiato. Nemmeno parlare in uno scompartimento chiuso poteva essere sicuro. "…è malato" concluse, ed io tirai un sospiro di sollievo.
Il suo sguardo, però, era eloquente.
"Si, non sta bene. Per ora non sappiamo quando si riprenderà" risposi, e lui annuì, intuendo che attualmente le notizie su Ron e gli altri erano pressoché inesistenti.
"Luna e qualche altro membro dell’ES sono un po’ più in là in uno scompartimento. Ti va di venire con noi?"
"Con piacere" sorrisi, raccogliendo il mio bagaglio e seguendolo nel corridoio.
Lo scompartimento verso il quale mi guidò Neville era verso il fondo del treno, ed era affollato come mai avevo visto. Salutando vecchi amici e conoscenze, cercai di trovare posto e mi incastrai infine tra Luna e un ragazzo che non ricordavo di aver mai visto.
"Quest’anno non sarà uno scherzo" affermò Seamus Finnigan. "Ho sentito dire che Piton ha assunto solo Mangiamorte. Ma dite che non ci saranno più la McGranitt, Vitious, gli altri?" domandò preoccupato.
"Ma certamente che ci saranno" ribattei con sicurezza. "La McGranitt non si farebbe mai licenziare, e il Ministero non permetterebbe una cosa del genere"
"Ma ho sentito dire che Tu-Sai-Chi sta prendendo il controllo anche là" aggiunse lui, abbassando la voce.
"Questo non è vero. Ci prova, ovvio, ma il Ministero è ancora indipendente, Voldemort avrà da sudare per prenderne il controllo" decretò Neville, facendo rabbrividire quelli di noi che ancora non erano abituati a sentir pronunciare quel nome.
"Non facciamoci prendere dal panico" aggiunse Michael Corner. "Tra poche ore arriveremo a Hogwarts e potremo verificare con i nostri occhi, fino ad allora pontificare non serve a niente"
Tutti annuirono e da allora il viaggio proseguì piuttosto tranquillamente, nonostante l'aria fosse tesa e carica di paura.
"Quest’anno i Serpeverde toccheranno il cielo con un dito" commentò 
acidamente Dean Thomas mentre si caricava in spalla il baule e il treno infine rallentava. Le luci di Hogwarts erano visibili nella note e al di là della paura, la sensazione di essere tornata nella mia seconda casa mi invase il cuore.
"Loro si che non avranno problemi" fece eco un altro ragazzo.
"Su questo hanno ragione, balleranno sulle tombe degli altri, o sui loro letti d'ospedale o qualcosa del genere" sussurrò Luna pensosamente, e io mi voltai a guardarla stupita; non l’avevo mai sentita parlar male di qualcuno e questo era ciò che si avvicinava di più a un commento acido che le avessi mai sentito dire. In ogni caso non potevo darle torto, l'esperienza con la Humbridge aveva insegnato qualcosa a tutti noi e quell'anno sarebbe stato anche peggio.
Scesi dal treno ci prendemmo un attimo per osservare la scuola: il castello illuminato faceva sempre il suo effetto, al di là del lago, e mentre tutti i bambini del primo anno si dirigevano dietro ad Hagrid verso le barche noialtri ci spartimmo le carrozze trainate dai Thestral.
"Siamo dimezzati" commentò Neville, guardando giù dalla carrozza e scrutando la folla.
"Molti avranno avuto paura di far tornare i ragazzi a scuola" risposi.
"Ma così è peggio" sussurrò il ragazzo. "Chi non si presenta è perché ha paura dei Mangiamorte, e se ha paura dei Mangiamorte è perché sicuramente non è dalla parte di Voldemort. È peggio" ripeté scuotendo il capo.
"Proprio per questo sono qui nonostante mia madre volesse rinchiudermi in soffitta"
"Idem per me. Oltretutto considerato il probabile corpo insegnanti che troveremo ad attenderci spero di poter essere di qualche aiuto"
"Mentre a casa sarei stata solo un peso"
"Esattamente" convenne lui. "Speriamo che la situazione non sia così terribile come viene dipinta"
Ma la situazione era davvero terribile.
Come nuovo professore di Difesa contro le Arti Oscure era stato nominato Amycus Carrow, e sua sorella Alecto aveva sostituito la professoressa di Babbanologia. Grazie al cielo le modifiche apportate al corpo insegnanti finivano lì, sorvolando sulla promozione di Piton a preside, ma avremmo avuto modo ben presto di scoprire che i due Carrow bastavano e avanzavano.
La cerimonia di smistamento avvenne come sempre, anche se la concentrazione di Serpeverde crebbe notevolmente a differenza di quella delle altre case. La paura della gente era tangibile e si ripercuoteva sull’assenza di molti ragazzini da scuola e quando arrivò il momento di tornare nei nostri dormitori nessuno di noi sapeva cosa aspettarsi.








Note Finali
In ritardo sulla mia mentale tabella di marcia, ma eccomi online col terzo capitolo di questa long, che accompagnerà voi lettori per l'estate :)
Vi ringrazio per essere qui, voi che state leggendo queste note, perchè vuol dire che siete arrivati in fondo a un altro capitolo e per me questo è già tanto! Grazie per ogni visualizzazione, e ancor di più per ogni recensione.
Finalmente la parte in cui ripercorro la storia raccontandola come Ginny l'ha vissuta è terminata; ora che lei, Luna, e tutti gli altri sono tornati a Hogwarts senza Harry e il magico trio le cose cambieranno.
A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Are you talking to me?! ***


                                                                        





 
Raised in the city under a halo of lights
Product of warand fear that we’ve been victimized
I’m the patron saint of the denials
With an angel face and a taste for suicidal
[St. Jimmy – Green Day]


 
Are you talking to me?!
 
La sera dello smistamento ero stata troppo impegnata a osservare i nuovi professori e a tenere d’occhio la Cerimonia per poter pensare a Draco Malfoy, ma il giorno seguente, a colazione, il pensiero del ragazzo fece capolino nella mia testa.
Chissà come si sentirà rinvigorito, ora che il suo protettore Piton è il Preside e che suo padre è in libertà- pensai con una vena di sarcasmo, servendomi una porzione di bacon e impadronendomi di un paio di biscotti.
Mentre un gufo planava sulla tavola porgendo a Neville la Gazzetta del Profeta mi azzardai a lanciare un’occhiata verso il tavolo dei Serpeverde: Malfoy era tornato ad essere il centro della vita sociale all’interno del suo gruppo, era attorniato dai soliti amici e ridacchiava per una qualche battuta di dubbio gusto.
Alzando gli occhi al cielo pensai che bastava davvero poco per risollevare le sorti di qualcuno, ma che nonostante tutto bastava ancora meno per affossarle; era sufficiente vedere quanto potere aveva perso Lucius Malfoy, a detta di mio padre.
Si, Malfoy era tornato quello di sempre conclusi. Nonostante ne fossi convinta, però, nel corso dei giorni seguenti continuai a tenerlo d’occhio da lontano; dopotutto la sua famiglia, da potente che era, adesso era stata notevolmente declassata all'interno della cerchia di Voldemort e questo doveva per forza portare una qualche conseguenza anche nei rapporti di Draco con gli altri a scuola.
 
"Basta, non ne posso più!" sbottai battendo una manata sul tavolo. La sala comune, quel pomeriggio, era un campo di battaglia: tre o quattro ragazzini del primo anno si rincorrevano facendo volare degli aeroplanini di carta, delle ragazze accanto al fuoco continuavano a ridere come delle oche, in ogni angolo c’erano gruppetti che chiacchieravano sguaiatamente ed io, che volevo semplicemente finire di studiare la lezione di Pozioni, non riuscivo nemmeno a capire cosa stessi leggendo, in tutta quella baraonda.
"Nemmeno quando c’erano Fred e George c’era questo caos! Neville, io vado in biblioteca" affermai raccogliendo le mie cose e gettandole alla rinfusa nella borsa. Il ragazzo annuì, continuando a leggere imperterrito il giornale.
Come riuscisse a leggere qualcosa, in quello stato, non me lo sarei mai spiegato.
Scocciata lanciai un’ultima occhiataccia alla stanza e uscii nel freddo corridoio. Rabbrividendo e maledicendo le divise scolastiche che prevedevano le gonne corte mi affrettai verso la biblioteca, spinsi la grande porta ed entrai. Purtroppo, però, la mia sala comune non doveva essere l’unica troppo caotica quel pomeriggio perché i tavoli erano tutti inesorabilmente occupati.
Sospirando girai i tacchi e mi rassegnai a studiare in Sala Grande. Lì, almeno, un posto libero l’avrei di certo trovato.
E difatti la Sala Grande era pressoché vuota, solo qualche persona occupava i posti sulle lunghe panche: un paio di ragazzini che giocavano a scacchi magici, un gruppetto di Tassorosso che chiacchierava davanti a un bicchiere di succo, due ragazze che si mettevano lo smalto alle unghie, un piccolo Serpeverde chino sui libri.
Senza esitare mi accomodai all’estremità del tavolo di Grifondoro e tirai nuovamente fuori i libri su cui stavo studiando in precedenza. La mia pace, però, non durò quanto avrei sperato.
"La vuoi piantare di scocciarmi?" urlò una voce, appena fuori dalla sala.
"No, devi smetterla di fare così, sono la tua ragazza!" rispose un’altra, acuta e fastidiosa.
"Io non ti ho mai detto di essere il tuo ragazzo" ribatté il primo, scimmiottando la voce della ragazza.
"Beh, ma lo sei, quindi…"
"Ah si? Allora da adesso non lo sono più" la interruppe l'altro. "E adesso lasciami in pace, una buona volta" decretò.
Un ragazzo varcò la porta della Sala Grande, dirigendosi a grandi passi verso il tavolo di Serpeverde. Scocciata più che incuriosita alzai lo sguardo solo per vedere Draco Malfoy sedersi, schiumante di rabbia, e aprire violentemente un libro.
"Un po’ di silenzio!" sbottai, decisamente esasperata.
"Chiudi quella bocca Weasley"
"Quello che dovrebbe chiuderla sei tu Malfoy, stai disturbando tutto il castello"
Il ragazzo non rispose, così tornai ai miei compiti senza soffermarmi più di tanto sulla facilità con cui l’avevo avuta vinta.
Pian piano, con l’avanzare del pomeriggio, la Sala Grande iniziò a svuotarsi fino a quando non fui certa di essere rimasta sola; beh, ovviamente mi sbagliavo. Quando, stanca e con un principio di mal di testa, alzai gli occhi dai libri il mio sguardo cadde subito su Malfoy, unico essere vivente presente nella sala a parte me, ancora immerso nella lettura del suo libro.
"Cosa leggi?" domandai, senza neanche rendermene conto. Il ragazzo alzò uno sguardo stupito su di me, che lo fissavo altrettanto stupita dalla mia stessa domanda, mi scrutò per qualche secondo e poi socchiuse il piccolo volume che teneva tra le mani.
“Il Miniaturista” rispose. "È un romanzo storico"
"Ne ho sentito parlare" affermai annuendo. "È bello?"
"Interessante"
Caricandomi la borsa sulla spalla gli indirizzai un breve sorriso e mi avviai verso le scale. "Buona lettura allora" lo salutai.
Malfoy non rispose, ma finché non arrivai a toccare il primo gradino della scalinata continuai a sentire il suo sguardo perforarmi la schiena.
Veloce superai la prima rampa e attraversai i corridoi, più che mai desiderosa di tornare nella confortante sala comune di Grifondoro. Da quando in qua ero così cordiale con Draco Malfoy? E da quando in qua Draco Malfoy era così cordiale con me?
D’accordo, definire cordiale il nostro scarno scambio di battute forse poteva risultare leggermente esagerato, ma io gli avevo posto gentilmente una domanda e lui educatamente mi aveva risposto, e infine io gli avevo sorriso augurandogli una buona lettura. Gli avevo sorriso. A Draco Malfoy.
Ancora leggermente scioccata pronunciai la parola d’ordine e mi ritrovai finalmente al sicuro e al caldo. Gettando la borsa da un lato, mi accomodai su una delle poltrone, godendomi il calore del fuoco e perdendomi nell’osservarne le fiamme che scoppiettavano e danzavano attorno ai ciocchi di legno.
Ma ciò che desideravo maggiormente, in quel momento, era dimenticarmi di Malfoy così evocai mentalmente l’immagine di Ron e di Harry ed Hermione; chissà dove si trovavano in quel momento, cosa stavano facendo, se erano in salvo, se stavano bene. Nonostante i numerosi impegni scolastici giornalieri che mi tenevano impegnata, parte della mia mente era sempre concentrata su di loro e preoccupata per loro. Non avrei mai voluto che partissero, avevo paura, inutile negarlo.
Con la fronte aggrottata frugai nella borsa e ne estrassi una piuma, inchiostro, e carta da lettera, decisa a scrivere ai miei genitori. In fin dei conti non ero l’unica a essere preoccupata.
 
Cari mamma e papà,
 
cominciai.
 
L’inizio dell’anno sta andando a gonfie vele. Abbiamo dei nuovi professori, ma uno non l’abbiamo ancora conosciuto. Il professore di Difesa contro le Arti Oscure sembra piuttosto severo.
La professoressa McGranitt ha già iniziato a sommergerci di compiti, perciò le mie giornate sono piene, ma dovevo aspettarmelo dopotutto.
Ho ritrovato molti amici, e per questo sono contenta, ma sono molto preoccupata per Ron. Sta bene? Inizia a guarire? Ci sono novità sulla sua malattia?
Mandatemi presto sue e vostre notizie,
a presto, vostra
Ginny
 
Rilessi brevemente le poche righe che avevo vergato, poi piegai la pergamena e la inserii in una busta. L’avrei spedita il giorno seguente.
Avrei voluto scrivere di più, descrivere più particolari, chiedere notizie più precise, ma avevo paura che la lettera fosse intercettata perciò pensai fosse meglio essere più prudenti possibile.
Quella sera andai a letto preoccupata, e dormii un sonno agitato, come sempre.
 
La mattina seguente mi alzai di buon’ora mentre le mie compagne dormivano ancora, mi vestii in fretta e mi diressi, attraversando i corridoi deserti, verso la guferia.
Fortunatamente non incontrai nessuno nonostante fossi preoccupata di venire intercettata da qualche nuovo professore, e quando arrivai sulla torre il cielo
 a est si stava schiarendo. Legai la lettera alla zampa di uno dei gufi della scuola e rimasi fuori qualche minuto, rinfrescandomi le idee grazie all’aria fredda del mattino.
Nonostante le parole noncuranti con cui avevo descritto la nuova condizione scolastica nella mia lettera, la situazione appariva grave e destinata a peggiorare. Amycus Carrow era un uomo orribile, dispotico e crudele, che puniva i figli di babbani senza motivo e che si divertiva a terrorizzare le classi, e se il mio istinto non mi tradiva la sorella non doveva essere da meno. E soprattutto, nessuno, professore o alunno che fosse, sarebbe riuscito a fermarli.
Preoccupata mi diressi infine verso la Sala Grande, decisa a fare una breve colazione per arrivare puntuale alla prima lezione di Babbanologia.
Il tavolo di Grifondoro era ancora mezzo vuoto, così come gli altri, perciò riuscii a impadronirmi di un giornale e a consumare il primo pasto della giornata più in fretta del solito. Soddisfatta, stavo uscendo dalla sala quando qualcuno mi urtò violentemente con una spallata, facendomi barcollare. Mi voltai 
indispettita in direzione del mio aggressore, e mi trovai a mezzo metro da quel pallone gonfiato di Tyger.
"Sempre il solito cretino" sbottai.
"Piccola Weasley, dove te ne vai tutta sola?" domandò, dandomi un altro spintone incitato dalle risate di due amici. "Non ci sono più il fratello e gli amichetti a difenderti" affermò, urtandomi per la terza volta.
"Hanno sempre avuto vita facile con gente come te" sibilai.
"Oh, guarda guarda" commentò in quel momento la voce strascicata e annoiata di Draco Malfoy, interrompendo Tyger che stava per rispondermi a tono. "Una piccola Weasley inviperita" disse, rivolgendomi uno sguardo irriverente.
Tutti ci voltammo nella sua direzione, Tyger e gli altri ridacchiando, io lanciandogli un’occhiataccia. Non potevo aspettarmi altro che qualche commento idiota da parte sua, nonostante mi fosse sembrato che il rapporto fra noi stesse diventando più civile. Che illusa, pensai.
"Forse non dovresti fare la furba in questo modo quando sei sola" aggiunse con un ghigno; subito dopo entrò in Sala Grande, portandosi dietro il suo gruppetto di tirapiedi.
Noioso, arrogante e stupido come al solito. Ma qualcosa, nella scena che si era appena conclusa, non mi convinceva fino in fondo. Dirigendomi verso la sala comune per recuperare i libri necessari alla giornata continuai a cercare di capire cosa, e la consapevolezza mi raggiunse a un passo dall’aula di Babbanologia: un tempo Draco Malfoy avrebbe infierito molto di più, divertendosi e approfittando della situazione. Quella mattina invece aveva detto si e no una frase, allontanando da me Tyger.
Improbabile- sussurrò la mia coscienza. Draco Malfoy non si interessa a nessuno, tantomeno a te.
Ma era andata proprio così. I fatti parlavano da soli anche se io ancora non sapevo come interpretarli: perché avrebbe dovuto fare una cosa del genere? A Draco Malfoy piaceva tormentare la gente e adorava perseguitare noi Weasley, e invece era come se quella mattina avesse voluto andarsene in fretta, tagliare il discorso, concludere velocemente quella scenata.
Non aveva alcun senso.
In ogni caso, la lezione di Babbanologia che fu uno strazio
mi distolse da quei pensieri. I tempi in cui imparavamo gli usi e i costumi dei babbani erano finiti, la professoressa Alecto Carrow, una donna isterica e malvagia, non fece altro che parlarci di quanto fosse contro natura 'incrociarsi' con dei babbani e di quanto fossero una razza inferiore, da sterminare.
Io e i miei compagni assistemmo senza proferir parola, sconvolti da quanto Hogwarts fosse cambiata, spaventati di quanto diversa si stava mostrando.
Ma il peggio doveva ancora venire.
Man mano che i giorni passavano i due Carrow diventavano sempre più violenti e dispotici, e quando Amycus arrivò a costringere un Corvonero della mia classe a effettuare una maledizione Cruciatus pensai che avevamo davvero toccato il fondo.
Quella sera, abbandonata su una delle poltrone della sala comune totalmente avvilita, arrivai alla conclusione che dovevo fare qualcosa.
Ma cosa?
Da sola potevo ben poco, ero solo una ragazzina e la maggior parte degli studenti era troppo spaventata per agire in qualsiasi modo, quindi in conclusione le mie iniziative si fermavano a…
Improvvisamente la soluzione mi fu chiara come il sole d’estate.
L’ES. ma certo, come avevo fatto a non pensarci prima? I membri dell’ES erano quelli con cui avevamo combattuto, anni addietro, contro un’analoga tirannia e chi meglio di loro avrebbe potuto opporsi al nuovo regime totalitario che si stava instaurando a lezione?
La mattina seguente avvicinai Neville a colazione, accennandogli la mia idea, e lo trovai più convinto e combattivo di quanto mi sarei mai aspettata.
"Volevo dirti la stessa identica cosa" affermò in un soffio, piantando la forchetta in una salsiccia con forza. "La situazione è destinata a degenerare, posso assicurartelo e- insomma!" sbottò. "dobbiamo fare qualcosa"
"Dobbiamo trovare qualcuno che ci aiuti"
"Quelli che erano i membri dell’ES accetteranno di sicuro, e poi sta a noi arruolare altri ribelli. Dobbiamo creare un esercito, una resistenza contro la tirannia di…"
"Ssssh" lo zittii in fretta mentre Piton sfilava tra i tavoli dirigendosi verso il posto del preside. "Dobbiamo stare attenti, e non fidarci di nessuno" conclusi.









Note Finali
Avevate perso le speranze? E invece eccomi di nuovo qui a pubblicare, perchè finalmente sono tornata a casa e ora posso dedicarmi anche a voi!
La vicenda prosegue e spero che nonostante il ritardo abbiate apprezzato questo nuovo capitolo; per far sentire la vostra voce lasciate una recensione :D
Grazie
 comunque a tutti coloro che hanno letto fin qui, alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** What happened to you ***


                                                                




 
I say I'm not that kind of person
I'm not that kind of man
I try to explain but you just don't understand
[What happened to you? – The Offspring]
 
 
What happened to you

Da quel giorno la mia vita così come quella di molti tornò ad avere un senso. Assistere impotenti ai soprusi di due Mangiamorte dichiarati aveva distrutto il morale non solo a me e a Neville, ma anche a molti altri che non avevano esitato a unirsi alla nostra causa. Ben presto le fila del nostro piccolo esercito iniziarono ad ingrossarsi e durante le lezioni, le cose seppur minimamente cambiarono.
Quando Alecto e Amycus cercavano di torturare qualche ragazzino noi ci mettevamo in mezzo, se ci costringevano a sperimentare incantesimi su qualcuno ci rifiutavamo, diventammo i paladini dei più piccoli e dei più deboli; non senza ripercussioni ovviamente, ma questo non ci avrebbe fermati. Le ferite e le punizioni non facevano altro che aumentare la nostra rabbia e la nostra determinazione.
In tutto questo, i Serpeverde sembravano piuttosto stupiti se non addirittura sconcertati dalle nostre azioni, ma dopo qualche tempo iniziarono a ignorarci, diventando del tutto indifferenti.
"Non si smentiscono mai" sbottò Neville dopo esserci incontrati all’uscita da una lezione particolarmente dura. "Non uno che si opponga a queste assurdità, nemmeno uno! Non ci posso credere"
"Non posso biasimarli" gli risposi invece io. "Dopotutto pensaci, molti dei loro genitori saranno sostenitori di Voldemort e se loro si mettessero a contestare i Carrow metterebbero in pericolo molte delle loro famiglie. Si proteggono a vicenda, come facciamo noi"
"Da quando sei così tollerante?" ridacchiò il ragazzo.
Io
per tutta risposta alzai le spalle. "Non sono tollerante; li trovo riprovevoli, ma semplicemente provo a capire le loro ragioni"
"Questo pomeriggio ci troviamo in biblioteca?" cambiò argomento Luna, rimasta in silenzio fino a quel momento. Dopotutto lei non parlava male mai di nessuno, non si interessava di queste nostre lamentele e critiche; prendeva parte alla resistenza con forza ma senza esprimersi riguardo i comportamenti altrui.
"Ho talmente tanto da studiare che credo mi troverai lì a qualunque ora" sospirai.
Così dicendo mi allontanai dirigendomi verso la sala comune e cercando di non pensare alle mille preoccupazioni che mi intasavano il cervello.
Ad un tratto uno strillo acuto mi fece sobbalzare.
Rimasi in ascolto, col cuore che tentava di uscirmi dal petto, cercando di capire cosa fosse stato quando l’urlo si ripeté più forte e prolungato: era senza dubbio la voce di un ragazzino. Senza pensarci due volte gettai la tracolla sul pavimento, sfoderai la bacchetta e mi misi a correre nella direzione da cui era provenuta la voce, senza pensare al fatto che poteva essere estremamente controproducente affrontare un Professore in duello, senza contare che sarei stata sola probabilmente contro due.
Ma in quel momento non mi importava. Non era la prima volta che i Carrow punivano corporalmente qualche alunno anche al di fuori delle lezioni perché questo aveva contravvenuto a qualche sconosciuta regola, e non avevo nessuna intenzione di rimanere a guardare o di lavarmene le mani, fosse costato quel che doveva.
Presa nella mia corsa a perdifiato attraversai il corridoio, continuai nella direzione dalla quale proveniva ora un sonoro pianto, svoltai un angolo e per poco non andai a sbattere contro qualcuno. Questo qualcuno però per qualche motivo fu veloce ad afferrarmi per le braccia, bloccando la mia corsa e costringendomi a fare una mezza giravolta sui tacchi facendomi ritrovare di fronte a lui, ansante e terribilmente arrabbiata, e nella direzione opposta a quella che dovevo seguire.
"Malfoy!" esclamai sconcertata, riconoscendo il mio assalitore. "Lasciami andare immediatamente!" strillai, ma la sua presa non accennò a diminuire. "Ti ho detto di lasciarmi, non senti cosa sta succedendo? Qualcuno è in pericolo!" esclamai dimenandomi e sentendomi una perfetta cretina nel dire l’ultima frase. Ma nessun ghigno di scherno per l’affermazione degna di un prode cavaliere affiorò sulle labbra del ragazzo, che rimase serio e rigido a bloccarmi con forza.
"Ti assicuro che non sono sordo" affermò con un tono che se non l’avessi conosciuto avrei potuto definire preoccupato, ma che probabilmente era solamente molto serio. "Ma cosa credi di poter fare andando là a bacchetta sfoderata?"
"Non sono affari tuoi" tagliai corto. "Lasciami andare"
"Finirai solo nei guai e non risolverai nulla"
"Magari non risolverò nulla ma quel ragazzino ha bisogno di aiuto! Voglio almeno tentare"
"Perché sei così irragionevole e cocciuta? Tentare non porterà a nulla di buono, non gioverà a nessuno e da nessun punto di vista"
"Non posso rimanere qui a guardare, devo fare qualcosa!"
"Non potresti fare proprio niente, mi hai sentito o no?" alzò la voce a sua volta, strattonandomi le braccia. "Saresti sola contro due… insegnanti- aggiunse, e l’esitazione che aveva avuto nel definire i Carrow ‘insegnanti’ non mi sfuggì. "Finiresti solo in infermeria, se vogliamo vederla positivamente"
"Non ho intenzione di lavarmene le mani Malfoy, e adesso lasciami andare"
"Nemmeno per sogno se non torni a ragionare!" mi urlò in faccia. "Ma lo capisci o no che questi non vedono l’ora di venire alle maniere forti? Se solo potessero vi farebbero fuori tutti all’istante, tu, Paciock, la Lovegood, e tutta la vostra banda di deficienti suicidi! È questo che vuoi?" sbraitò continuando a stringere le mie braccia in una morsa quasi dolorosa. Ma di certo non gli avrei dato la soddisfazione di lamentarmi per questo.
"E a te cosa te ne importa?" urlai a mia volta.
Malfoy non rispose, rimanendo a fissarmi in silenzio, le dita sempre strette intorno alle mie braccia.
"Non gli stanno facendo niente" disse dopo qualche secondo di silenzio, facendo tornare il tono di voce a un volume normale. "Lo stanno solo spaventando ma non gli stanno facendo nulla, e in questo momento starà arrivando la McGranitt con al seguito altri due o tre professori e sistemeranno la cosa, almeno per questa volta"
Io diedi un ultimo strattone alle braccia prima di arrendermi all’evidenza che, per qualche strana ragione, non mi avrebbe lasciata andare almeno finché la situazione
 in fondo al corridoio non si fosse stabilizzata. Allungai le orecchie e sentii il pianto sommesso del ragazzino che mi strinse il cuore, ma anche inaspettatamente gli inconfondibili passi della professoressa McGranitt.
Quell’idiota aveva ragione!
"Adesso piantala di fare l’eroina e torna con i piedi per terra" esclamò Malfoy, nuovamente sgarbato, lasciandomi andare in malo modo. Mi lanciò un’occhiata indecifrabile e infine si allontanò lungo il corridoio con passo svelto.
Io, invece, mi precipitai nella direzione opposta. Appena svoltato il secondo angolo vidi un ragazzino del primo anno, accasciato a terra di fianco alla sua borsa, e la professoressa McGranitt che lanciava fulmini dagli occhi in direzione di Alecto e Amycus Carrow che, nonostante fossero palesemente soddisfatti, sembravano non aver intenzione di infierire oltre.
"Ha avuto ciò che si meritava" affermò il primo.
"Un comportamento riprovevole per chiunque!" lo riprese invece la professoressa, guardando entrambi in cagnesco.
"Ora basta" Alecto fece un passo avanti. "Siamo professori e abbiamo il diritto di punire gli allievi indisciplinati. Ha qualcosa in contrario, professoressa?" domandò, calcando sarcasticamente l’ultima parola e allontanandosi poi dalla scena, lasciando la McGranitt, la Sprite e Vitious a lanciarsi sguardi arrabbiati e attoniti.
"Avanti, alzati in piedi" si rivolse il professore al ragazzino. "Gira alla larga da quei due se non vuoi avere guai" concluse scuotendo il capo e sospirando.
"Vieni con me caro" gli disse invece la Sprite, gentile come sempre. "Ti accompagno da Madama Chips e vedrai che ti darà qualcosa che ti farà tornare il sorriso"
Vedendo che ormai la situazione era sotto controllo mi decisi a tornare sui miei passi. Ero ancora profondamente amareggiata per essere stata così maleducatamente fermata pochi minuti prima; avrei potuto fare qualcosa, aiutare quel bambino in vista dell’arrivo dei professori. Avrei potuto aiutarlo anche se non sapevo bene come. Malfoy avrebbe solo dovuto farsi gli affaracci suoi, e invece no, ecco che improvvisamente sembra essere tutto interessato al mio destino. Che grandissima insensatezza!
Ci scommetto che l’ha fatto per farmi dispetto- pensai arrabbiata.
Completamente dimentica di ciò che dovevo fare prima di tutto quel trambusto, decisi di recarmi in sala comune per raccontare tutto a Neville; le cose stavano degenerando. Tornai lentamente sui miei passi, pensando a cosa avremmo potuto fare per bloccare quella tirannia, cercando una soluzione a tutto ciò che stava succedendo, amareggiata e piuttosto sconfortata. Svoltai i due angoli che mi separavano dall’entrata della sala comune e stavo quasi per dire la parola d’ordine quando con la coda dell’occhio scorsi una figura nell’ombra, mimetizzata in un angolo, appoggiata alla parete. Sobbalzai, portando la mano immediatamente alla bacchetta, col cuore in gola.
Ecco, era arrivato il momento: infine uno dei Carrow o un Serpeverde incaricato mi aveva sorpresa da sola e avrebbe vendicato tutte le sfide che avevo lanciato loro fino a quel momento.
Che stupida a farmi trovare così; ma avevo ancora la mia bacchetta, si, mi sarei difesa. Non avrei ceduto senza combattere.
Portai con un gesto fulmineo il braccio che stringeva la bacchetta di fronte a me, pronta.
"Fatti vedere" intimai all’ombra, imprimendo nella voce più sicurezza di quanta in realtà avessi.
La persona alzò la testa, fece un passo avanti, poi un altro e infine entrò nell'ultimo cono di luce che illuminava il corridoio.
"Ancora tu!?" esclamai, abbassando il braccio e indirizzando uno sguardo scocciato a Draco Malfoy, che avevo incontrato decisamente troppo spesso in quelle ultime ore.
"Hey, ma che bella accoglienza" scherzò lui, sogghignando alla sua solita maniera.
"Scusa se non salto dalla gioia" ribattei incrociando le braccia al petto.
"Avevo ragione?" domandò, ignorando la mia affermazione velenosa.
"Riguardo cosa?"
"I Carrow e la McGranitt"
Io storsi la bocca. Avrei preferito farmi picchiare piuttosto che ammetterlo, ma aveva avuto ragione.
"Lo prendo per un si" affermò, e questa volta la smorfia che gli comparve in viso somigliava più a un vero sorriso piuttosto che a uno dei suoi ghigni, un sorriso tirato, certo, ma comunque qualcosa che non gli avevo mai visto.
"Comunque, dimentichi la tua borsa" continuò in risposta al mio silenzio.
Spalancai gli occhi senza capire, con un’espressione che mi rendevo conto essere piuttosto idiota.
"Cosa?" domandai stupidamente. Malfoy per tutta risposta allungò una mano verso di me, tendendomi la mia tracolla che non avevo nemmeno notato fra le sue mani e di cui mi ero completamente dimenticata. Ora che ci pensavo l’avevo abbandonata poco gentilmente prima dell’inizio della mia azione eroica, peraltro mai decollata.
"Oh!" esclamai, senza saper cosa dire, completamente stupita. "G- grazie" balbettai. Mi sembrava così assurdo essere lì a ringraziare Malfoy perché mi aveva aspettata per consegnarmi la borsa.
Mi sembrava totalmente assurdo essere lì a ringraziare Malfoy, per qualsiasi cosa lo stessi facendo.
Allungai il braccio come un automa e afferrai la cinghia, ma
nel farlo la mia mano sfiorò la sua e quel contatto ebbe l'effetto di una scossa elettrica su di me. Alzai lo sguardo su di lui, che mollò immediatamente la borsa come se il contatto l’avesse scottato, ed io abbassai gli occhi, terribilmente confusa e imbarazzata.
Davvero non capivo cosa stesse succedendo. Cosa significava tutto quello? Prima la conversazione in Sala Grande, poi la scenata di quel pomeriggio, ora la borsa... quando mai si sarebbe sognato di aspettarmi di persona per una cosa del genere?
O meglio, quando mai si sarebbe sognato di interessarsi della mia borsa?
Davvero non sapevo cosa pensare. Non sapevo assolutamente cosa pensare.
"Bene, ti converrebbe entrare e startene tranquilla adesso" affermò Malfoy rompendo quel silenzio imbarazzato e passandosi una mano tra i capelli nervosamente.
"Si, si certo. Beh grazie. Mmm... ci vediamo" risposi, non sapendo assolutamente che cosa dire.
Malfoy annuì e arretrò di un paio di passi. Era così improbabile, quella scena, che chiusi e riaprii gli occhi un paio di volte prima di convincermi di non stare sognando. Infine scossi la testa, girai i tacchi e mi avvicinai al ritratto della signora grassa mentre i passi di Draco Malfoy mi informavano che se ne stava finalmente andando.
Per tutto il resto del pomeriggio fui silenziosa e pensierosa e quando infine decisi di andare a cena la scena di cui ero stata protagonista poche ore prima ancora mi girava in mente.
"Sei pensierosa" affermò Luna, percorrendo al mio fianco parte della strada che ci separava dalla Sala Grande.
"Sono solo stanca" tentai di giustificarmi, ma la ragazza mi scrutò attentamente scuotendo il capo.
"Pensi decisamente a qualcosa ma non vuoi parlarne" decretò, e in quel momento più che mai mi resi conto che la tendenza della mia amica a capire immediatamente gli stati d’animo di chi le stava accanto era incredibile. Era la persona più empatica e intuitiva che avessi mai conosciuto, sapeva sempre cosa pensava chi le stava di fronte, cosa nascondeva o come si sentiva, e questo era sì spesso imbarazzante, ma allo stesso tempo rendeva più facile parlarle.
"La scenata di questo pomeriggio è stata terribile, ho sentito" cambiò argomento.
"Si lo so. Ho visto la Sprite portare in infermeria quel ragazzino… che barbarie" commentai.
"Come si può fare una cosa del genere a un bambino?" domandò retoricamente, e io scossi il capo.
La sala grande non era esattamente il posto più adatto per intavolare una discussione del genere, così appena entrate nel caos della cena interrompemmo la conversazione salutandoci e dirigendoci come se niente fosse stato verso le nostre tavolate. Prima che potessimo separarci, però, gettai uno sguardo involontario al tavolo dei Serpeverde. Non sapevo nemmeno io perché l’avevo fatto, e Luna, attenta e osservatrice come sempre, seguì il mio sguardo per poi posare nuovamente gli occhi su di me, fissandomi in modo strano.
Io le rivolsi un sorrisetto che speravo fosse almeno leggermente incurante e fuggii verso i Grifondoro seduti a tavola.
Draco Malfoy sedeva tra i suoi amici come sempre, al centro della conversazione pur senza prendervi parte più di tanto e quando, dal mio posto, alzai gli occhi nuovamente nella sua direzione mi parve quasi di vederlo distogliere velocemente lo sguardo.
Ma forse, pensai, era solo la mia immaginazione.
Eppure stavano succedendo troppe cose strane in quel periodo, troppe cose sospette, troppe cose impossibili, non solo difficili da interpretare.
Avrei dovuto fare qualcosa a riguardo? Ignorare il tutto?
Ma ovviamente non era nella mia natura ignorare qualcosa e fare come se nulla stesse succedendo, qualsiasi cosa fosse.
Avrei dovuto chiedere consiglio perché a quanto pareva da sola non sarei riuscita ad arrivare a una conclusione. Ma a chi?
Involontariamente e automaticamente la mia testa si girò in direzione di Luna.
E ad un tratto seppi cosa fare.








Note Finali
Sono tornata! Come procede la storia? Spedita e inesorabile, e io sono curiosa di sapere cosa ne pensate :)
A prestissimo!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Strange things ***


                                                                 




 
Strange things happen on a Friday night
Girls meets boys
there's a lot of loving and kissing
under the golden moon there shines a silver light
[Strange things – John Holt]

 
Strange things
 
Io e Luna eravamo sedute nella stanza delle necessità da quasi un’ora; avevo pensato che un posto privato sarebbe stato più adatto per raccontare tutta la storia, e così le avevo parlato di tutto ciò che era successo e di come mi lasciasse perplessa e confusa.
Luna rimase in silenzio per qualche secondo dopo che ebbi terminato.
"Molto strano" commentò poi.
"Si infatti, è proprio quello che…"
"Deve aver cambiato idea molto tempo fa su di te" mi interruppe, seguendo il corso dei suoi pensieri.
"Come, scusa?" domandai, senza capire davvero dove voleva andare a parare.
"Si, certo, per essersi comportato così deve aver capito che gli piaci da molto tempo. Insomma, non si cambia atteggiamento in questo modo da un giorno all’altro"
"Ma cosa- cosa stai dicendo?!" esclamai scuotendo il capo. "Starà di certo tramando qualcosa, ma la spiegazione non può essere che questa. Io non posso… ma dai!" quasi urlai balzando in piedi, senza nemmeno il coraggio di pronunciare la frase.
"Eppure è l’unica spiegazione" affermò la ragazza guardandomi con espressione decisa.
Rimasi a fissarla per qualche secondo, poi scossi di nuovo la testa. "Non può essere così. Draco Malfoy detesta gli Weasley, mi ha sempre tormentata come ha fatto con chiunque altro e... no, teniamo piuttosto gli occhi aperti nel caso stia architettando qualcosa, ma giuro che d’ora in poi non penserò mai più a questa storia"
Ovviamente sapevo di stare mentendo a me stessa.
Ormai mi era stata messa la pulce nell’orecchio e la mia curiosità era alle stelle. Non sapevo però come avrei potuto indagare e scoprire qualcosa di più a parte parlare col diretto interessato, eventualità remota e che non avevo nemmeno preso in considerazione.
La vita a scuola, intanto, andava avanti e oserei dire andasse avanti piuttosto bene; le nostre battaglie non erano perse in partenza e questo ci diede addirittura la forza di tentare il furto della spada di Grifondoro. Sapevamo bene quanto fosse importante per la nostra causa anche se non sapevamo ancora come e nulla ci avrebbe fermati.
In ogni caso per tutte le vacanze di Natale e fino al ritorno a scuola non pensai più alla misteriosa storia di Draco Malfoy. Non avrei mai pensato quanto le cose, dopo il ritorno, sarebbero cambiate; e lo fecero in fretta, molto più in fretta di quanto avrei mai creduto possibile.
 
Il primo giorno di lezione dopo le vacanze fu piuttosto traumatico per svariate ragioni. Non che non fossimo abituati alla mole di compiti della McGranitt, non che non conoscessimo i metodi dei Carrow, ma forse la pausa dalle lezioni ci aveva fatto parzialmente dimenticare i nostri guai. Guai che ci vennero immediatamente ricordati una volta tornati al lavoro.
La sera del secondo giorno di scuola, poi, capitò qualcosa di molto strano che non aveva nulla a che fare con professori e lezioni.
Ricaduta violentemente all’interno della dura realtà scolastica, non riuscivo a dormire; sapevo essere contro le regole uscire la sera, ma avevo un dannato bisogno di aria, aria fresca che mi schiarisse le idee e non aria calda e viziata della sala comune. In punta di piedi e indossando il mantello sopra la sola vestaglia uscii in corridoio e, sempre attenta che nessuno fosse nei paraggi, respirai a pieni polmoni. La preoccupazione doveva essere chiara e lampante sul mio viso; avevo così tanto di cui preoccuparmi: per la scuola, per me e la mia battaglia, per i miei genitori, per i miei fratelli all’interno dell’Ordine che rischiavano la vita ogni giorno, per Ron, per Hermione. Per Harry. Pensavo a lui piuttosto spesso e quando ero sola immaginavo di essere partita con lui e come sarebbe stato prendere parte a quella missione. Certe notti avrei voluto solo piangere tutta la mia paura, avrei voluto che le nostre vite fossero potute essere normali. Senza guerra, malvagità, paura. Solo normali.
Senza rendermene conto ero arrivata a un piano diverso dal mio, stavo per avvicinarmi a una finestra per respirare un po’ di aria fresca quando mi accorsi che davanti al vetro c’era già qualcuno.
Se ne stava lì, aggrappato alla pietra del davanzale come se ne andasse della sua stessa vita, reggendosi così forte che le nocche delle dita si erano sbiancate, col capo leggermente piegato verso il basso e i capelli biondi che gli ricadevano davanti al viso, nascondendolo parzialmente.
Decisi che sarei dovuta andare via, cosa avrei avuto da dire a Draco Malfoy?
Cerai di arretrare silenziosamente ma nonostante fossi piuttosto brava a muovermi senza essere notata il ragazzo doveva essere altrettanto bravo a percepire la presenza di qualcuno intorno a sè perché voltò la testa di scatto, inchiodandomi con lo sguardo. I suoi occhi erano di ghiaccio pur mandando saette, la sua espressione era dura, arrabbiata. Crudele. Ma appena i suoi occhi mi misero a fuoco l’espressione sul suo viso cambiò di colpo, talmente in fretta e radicalmente da lasciarmi spiazzata.
"G- Weasley" balbettò fissandomi con stupore. "Che ci…"
"Faccio qui?" conclusi per lui. "Potrei farti la stessa domanda ma credo di non averne bisogno. Dovevo prendere un po’ d’aria, mi sentivo soffocare là dentro" conclusi indicando con un cenno del capo il corridoio alle mie spalle.
Il ragazzo annuì senza dire nulla pur continuando a fissarmi. In imbarazzo mi strinsi nel mio mantello, conscia di essere mezza nuda al di sotto di quello.
"Forse è hmm… meglio che vada" balbettai. Mi sarei aspettata un semplice cenno del capo, un’alzata di spalle, un ‘buonanotte’ senza impegno o qualcosa del genere, ma la sua risposta mi lasciò letteralmente sconcertata.
"Oh no, resta" disse, sbattendo poi le palpebre come se non credesse nemmeno lui a quello che aveva appena detto. "Da questa finestra c’è una hmm… vista incantevole. Non voglio che te ne debba andare per causa mia" concluse arrossendo.
Si, Draco Malfoy era arrossito. Nonostante l’unica illuminazione presente fosse quella della luna ne ero certa, e non potevo crederci.
Forse stavo sognando?
Mentre mi avvicinavo lentamente alla finestra mi diedi un paio di pizzicotti sul braccio, giusto per assicurarmi di essere sveglia, ma ovviamente lo ero nonostante l’assurdità della situazione.
Anche io mi appoggiai al davanzale, rimanendo comunque ad almeno mezzo metro di distanza da Malfoy.
"Ho visto… ho saputo che tuo fratello è malato" disse ad un tratto, e la mia testa scattò nella sua direzione.
"Cos’hai detto?" esclamai, scioccata.
"Si insomma ho…" Draco si guardò intorno, preoccupato che qualcuno potesse sentire ciò che stava dicendo. Ma forse ormai la copertura della malattia di Ron era saltata perché infine disse: "Ho visto tuo fratello con la sua amichetta Granger"
Io sobbalzai, il cuore che immediatamente prese a battermi furioso nel petto, e dovetti farmi forza per non avvicinarmi a lui e prenderlo dalla collottola per farmi dire di più.
"Come li hai visti? Dove? Avanti parla!" sbottai, più che mai terrorizzata. Perché non aveva menzionato Harry? Come aveva fatto a vederli? Dove? Perché? Cos’era successo loro e soprattutto adesso come stavano?
Mille domande mi turbinavano in mente, non ultima il perché avesse voluto dirmelo.
"A casa mia" disse, e il mio cuore, ne sono certa, in quel momento si fermò. "Poco tempo fa. Sono stati così stupidi da farsi catturare dai ghermidori, e nemmeno dalla squadra più sveglia. C’era uno con loro che…" si guardò intorno di nuovo. "Quegli idioti che li hanno portati non sapevano se fosse Potter o meno; li hanno portati apposta…" si fermò e scosse il capo abbassando lo sguardo. "Ma non sono più lì ora"
"E dove sono?" esalai, sicura di stare per morire.
"Non ne ho idea. Loro, con chiunque fosse con loro, se ne sono andati. Mi hanno anche…" si interruppe ancora scoppiando in una breve risata che mi fece gelare il sangue. "Non importa. Io…"
Sospirai, pensando che era davvero difficile stargli dietro se continuava a bloccarsi in quel modo, ma lui si voltò vero di me fissandomi negli occhi.
"Io spero… che siano molto lontani ora" sussurrò, così piano che feci addirittura fatica a capire cosa avesse detto. La sua affermazione mi lasciò spiazzata. Sperava fossero molto lontani? Che voleva dire?
"Tu… cosa?" domandai adeguando il mio tono di voce al suo senza nemmeno sapere il perché.
"Questa guerra fa schifo" mormorò tornando a fissare fuori dalla finestra, e per qualche strana ragione seppi che non stava mentendo, non era tutto un piano per arrivare a qualcosa, seppi che era sincero.
"Li hanno portati da voi per capire se quello fosse Harry?" domandai, desiderosa di saperne di più. Malfoy annuì. "Allora l’avete riconosciuto"
"No ecco lui…" balbettò. "Aveva qualcosa in faccia… la Granger gli aveva fatto qualcosa per… mascherarlo" sussurrò.
Un ‘Oh’ involontario uscì dalle mie labbra. "E allora…?" chiesi, senza avere il coraggio di completare la domanda.
"Hanno chiesto a me di farlo" rispose in fretta, ed io trattenni il fiato. Quando si voltò verso di me aveva un’espressione addolorata che mi strinse il cuore. "Ma io non… non potevo… non sapevo" balbettò.
La consapevolezza che quell’ultima risposta aveva portato arrivò come un fiume in piena e mi lasciò confusa e stordita. Dovevo sbagliarmi, per forza: o era un piano per raggirarmi o dovevo aver capito male. Malfoy non avrebbe mai
Ma ne ero poi davvero sicura?
Il ragazzo strinse le palpebre e si aggrappò nuovamente al davanzale della finestra.
"Adesso dovresti andare, Weasley" mi apostrofò col suo tono tornato normalmente tagliente, ma io ormai non potevo più andarmene.
Mi avvicinai di un passo, attenta ad ogni mio movimento e super consapevole di ogni suo gesto e allungai una mano verso il suo braccio. Anche lui vestiva solamente quello che doveva essere il pigiama, senza nemmeno un mantello a scaldarlo, mi accorsi solo in quel momento. Non so con quale coraggio, ma appoggiai la mano al suo avambraccio e Malfoy sobbalzò, incenerendomi con lo sguardo, ma incredibilmente non si spostò. Non mosse un muscolo a dire il vero, senza sottrarsi al mio tocco, limitandosi a guardarmi in cagnesco.
"Tu non l’hai… ma l’avevi capito vero?" mormorai, e lui chiuse gli occhi come incapace di mantenere ancora quel cipiglio.
"Dio, Malfoy" mormorai, incredula, confusa, senza sapere nemmeno io cosa stavo provando in quel momento oltre al sollievo. "Questa è la verità?" domandai. "Ti prego, devi dirmelo se è vero o se… ti prego" mi interruppi quando la mia voce iniziò a tremare, le lacrime che iniziavano a bruciarmi agli angoli degli occhi.
Draco Malfoy tornò a guardarmi, sconcertato forse dal fatto che avessi quei dubbi, forse dall’avermi sentita quasi piangere. Quasi, puntualizzai mentalmente con quello che rimaneva del mio orgoglio.
"Te lo giuro" sussurrò, ma io guardandolo negli occhi l’avevo già capito.
A quel punto non sapevo più che fare o cosa dire. L’immagine di qualche stupido libro romantico che avevo letto mi passò per la mente, ma la scacciai immediatamente con ribrezzo; era imbarazzante rimanere lì, l’uno di fronte all’altra, a fissarci negli occhi così.
"Io…" balbettai giusto per rompere quello sgradevole silenzio. "Io ti ringrazio"
Ma il ragazzo mi interruppe ancor prima che potessi finire, scuotendo il capo.
"Non so neanch’io perché te l’ho detto" confessò. "È solo che sono così…"
"Preoccupato?" tentai, e lui annuì fissandomi con gli occhi spalancati.
Non avevo mai notato quanto fossero effettivamente chiari mi ritrovai a pensare; aveva davvero degli occhi molto chiari, contornati da ciglia altrettanto chiare.
"Per, beh, tutto" concluse.
"Anch’io" sussurrai. "Per un’infinità di cose"
Malfoy mi osservò per qualche altro secondo, poi si voltò a scrutare il corridoio.
"Non dovremmo stare qui" affermò, e in quel momento ricordai che tenevo ancora la mano appoggiata al suo braccio. Mi affrettai a toglierla e lui tornò a posare il suo sguardo su di me. Merlino solo sa quanto fossi imbarazzata in quel momento. Non sapevo cosa fare, cosa dire o come comportarmi, sapevo che avrei dovuto fare qualcosa ma non sapevo cosa.
"Si, dovremmo andare" ammisi. "Ho tanto a cui pensare" affermai, e il ragazzo annuì.
"Mi dispiace di averti turbata" disse. "Forse non avrei dovuto dirti nulla. Non so nemmeno io perché l’ho fatto" ripeté.
"No. Hai fatto bene invece, ti ringrazio per questo. Io… sai, non ricevo molte notizie di loro, non so quasi niente di ciò che succede, stando qui. Ogni informazione è talmente preziosa" conclusi fissando il pavimento un po’ troppo intensamente.
"Si lo so. So cosa si prova a essere costantemente in ansia. È qualcosa che ti logora pian piano, che ti distrugge, e non sapere è ancora peggio" disse seccamente. "Ora dovremmo davvero andare" concluse poi, in imbarazzo quanto me.
Io sbottai in una breve risata, e Malfoy mi indirizzò uno sguardo interrogativo.
"Mi sembra così assurdo" dissi.
"Cosa?"
"Essere qui a parlare così con te" conclusi arrossendo.
"Mi dispiace" rispose, forse un po' troppo velocemente. Alzai lo sguardo: Malfoy era evidentemente in imbarazzo ma c’era anche qualcos’altro… qualcosa che non riuscivo a identificare.
"Buonanotte allora" disse.
"Buonanotte" risposi facendo un paio di passi indietro. Malfoy fece lo stesso, ci lanciammo un’ultima, strana occhiata e infine ci separammo allontanandoci in due direzioni opposte.

Le informazioni ricevute da Malfoy non mi aiutarono a dormire, anzi; rimasi sveglia a lungo rimuginando su quanto avevo scoperto. Sapere che Harry, Ron ed Hermione erano riusciti a cavarsela mi aveva fatto momentaneamente tirare il fiato; ciò non escludeva un pericolo imminente, ma quantomeno non erano nelle grinfie dei Malfoy o peggio, di Bellatrix Lestrange. Pensai a loro tutta la notte, senza peraltro dimenticare la strana serata di cui ero stata protagonista.
Assurdo. Non riuscivo a descriverlo diversamente.
Malfoy era un egocentrico insopportabile, crudele, rompiscatole e saccente; ma non quella sera. Le confessioni che aveva deciso di fare, o che si era lasciato sfuggire, erano sconvolgenti. Sia per quello che aveva detto, sia per come l’aveva detto. Avevo visto un lato di lui che non avrei mai immaginato potesse esistere e che sospettavo ben poche persone avessero scoperto, ero rimasta molto colpita, ma improvvisamente capii che non era completamente una sorpresa per me, perché avevo già visto qualcosa del genere, tanto tempo prima: quel giorno in biblioteca.
Mille domande mi giravano in testa: perché Malfoy aveva iniziato a comportarsi così diversamente con me? Perché mi aveva detto quelle cose? Perché mi aveva fermata quel pomeriggio, perché si era interessato alla mia borsa, a me?
Ma anche, perché continuavo a pensarci?
Ammesso e non concesso che avesse un interesse di qualche genere nei miei confronti, non era la prima volta che mi capitava ma l’avevo ignorato spesso e volentieri. Perché quella volta no?
Continuavo a pensarci, a chiedermi cosa significasse questo e quello e a come avrei dovuto comportarmi, anche se a rigor di logica non avrei dovuto comportarmi in nessun modo particolare.
Forse avrei dovuto rivalutare il tutto, ma mi sentivo in una situazione assurda da ogni punto di vista e forse per la prima volta sentivo di dover fare qualcosa, anche se non sapevo cosa.







Note Finali

Buonasera a tutti, e grazie per essere arrivati fin qui! Che leggiate la mia storia è molto importante per me, vedere crescere le visualizzazioni è sempre un piacere, e leggere le recensioni di chi vuole commentare lo è ancora di più, quindi oggi in queste note vi dico semplicemente grazie.
A tutti voi.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Why so crazy? ***


                                                                         




 
Got me lookin so crazy right now
Your love's got me lookin so crazy right now
[Crazy in love – Beyoncè]
 
 
Why so crazy?
 
Non parlai a nessuno della mia conversazione notturna con Malfoy, tenendomi il tutto per me e continuando a rimuginarci su. Durante il giorno tutto era tornato normale, con lui e la sua banda che mi lanciavano frecciatine e mi infastidivano come sempre ma io, invece che ignorarli o rispondere a tono, approfittai delle situazioni per osservare meglio Draco Malfoy arrivando alla conclusione che si comportava in modo davvero strano; era come se cercasse di sembrare normale davanti agli altri pur tentando di far capire a me che si sarebbe voluto comportare diversamente.
Era così strano che temevo di fraintendere tutto continuamente.
Tra l’altro mi sembrava una persecuzione: per un motivo o per l’altro lo incontravo di continuo, o forse ero io che lo notavo maggiormente. Sinceramente non lo sapevo, sapevo solo che tutto questo era molto strano.
Un pomeriggio, non molto tempo dopo, lo incontrai di nuovo mentre eravamo entrambi soli, ma quella volta fui quasi certa che fosse per caso. Quasi, perché avevo iniziato a dubitare di tutto, ma dalla faccia che fece il ragazzo quando mi vide entrare nella serra dove lui stava raccogliendo certe piante pensai che effettivamente non se l’era aspettato.
"Ciao" salutai, sentendomi troppo maleducata nel non dire niente e troppo stupida nel farlo.
"Ciao" mi rispose a bassa voce lui. "Anche tu qui" commentò, e io annuii dirigendomi verso ciò che cercavo.
"La Sprite ha messo anche te ai lavori forzati?" domandai, giusto per riempire il silenzio che si era creato.
"Per pozioni" mi rispose.
Senza commentare continuai quello che dovevo fare ma ad un tratto per me fu troppo. Non so cosa mi saltò in mente, forse fu l’insieme di tutto ciò che era successo fino ad allora, forse la mia natura che necessitava di andare a fondo di qualsiasi cosa, forse il sospetto che lo strano comportamento di Malfoy fosse solo una tattica, fatto sta che poco prima di concludere la raccolta delle piante per la Sprite, alzai la testa e sbottai.
"Malfoy devo chiedertelo"
Il ragazzo si drizzò a sua volta, con un’espressione tra lo stupito e l’annoiato in volto. Così si che lo riconoscevo, con una delle sue solite facce, e il pensiero mi fece quasi sorridere.
"Perché ti comporti così? Voglio dire" presi fiato col coraggio che mi stava quasi abbandonando. "Mi hai sempre odiata, e la cosa era reciproca mi pare, ma da un po’ di tempo a questa parte, insomma… mi raccogli la tracolla, mi togli da potenziali guai, mi inviti a rimanere in corridoio… anche quando te la prendi con me con i tuoi amici sei diverso. Questa cosa mi confonde. È una delle tue manipolazioni? Una tattica?" domandai, anche se non sapevo nemmeno io se ci credevo.
Malfoy mi fissò per qualche momento. "Può essere che io stia solo cercando di ottenere qualcosa" rispose sogghignando. "Può essere solo una… tattica. Chi può dirlo? E tanto, cosa importerebbe?" concluse dirigendosi svelto verso l’uscita della serra.
"Importerebbe a me!" esclamai cercando di fermarlo. "Voglio sapere la verità Malfoy, voglio saperla ora" sbraitai. Non ero abituata a essere ignorata, non volevo lasciar cadere l’argomento. Volevo la verità, punto e basta.
"Non dovrebbe importarti, maledizione!" esclamò lui, girando sui tacchi e fronteggiandomi. "Perché sei così dannatamente testarda, me lo dici? Prendi le informazioni che ti do e viviti la tua vita, ignorami, odiami, lasciami in pace!" quasi urlò.
"Mi pare che quello che dovrebbe lasciare l’altro in pace sei tu, non io" ribattei. "Io non lascio perdere mai niente"
"L’ho notato" proruppe. "Dannazione"
"Dammi una spiegazione e mi leverò di torno per sempre" dissi.
"Non ho niente da spiegare"
"Certo, come no"
"Pensa quello che ti pare"
"Sembriamo una coppia che bisticcia" affermai. "E questo non è affatto bello"
Malfoy sobbalzò alla mia affermazione, evidentemente a disagio.
"Smettila di scocciarmi, Weasley" ribatté solamente, battendo poi in ritirata.
Da quel giorno cercai di incontrare Malfoy ogni qualvolta potessi ma lui, tanto quanto sembrava facesse apposta a incrociarmi, altrettanto sembrava poi ansioso di allontanarsi; la mia curiosità e i miei sospetti, manco a dirlo, aumentavano man mano che aumentava la stranezza dei suoi comportamenti.
Stanca di aspettare un nuovo incontro casuale, circa una settimana dopo decisi di organizzare io stessa un incontro; avevo ben altro a cui pensare in quel periodo, senza che ci si mettesse Malfoy con i suoi misteri, così, dopo aver studiato per qualche giorno i suoi orari e le sue abitudini, nel tardo pomeriggio di venerdì mi appostai fuori dal campo di Quidditch in attesa. Sapevo che il venerdì andava ad allenarsi, probabilmente solo per sfogarsi e scaricare un po’ di tensione dato che quell’anno il campionato era l’ultimo dei pensieri di tutti, così aspettai, sicura che si sarebbe fatto vedere.
E infatti dopo circa venti minuti la sua ombra sbucò dagli spogliatoi portando la sua scopa sulla spalla e tenendo il capo leggermente abbassato, come suo solito.
Decisa a non sprecare l’occasione uscii dall’ombra e feci un paio di passi nella sua direzione, bloccandogli la strada verso il castello.
Il ragazzo alzò uno sguardo allarmato su di me, mi riconobbe e mi fissò per qualche secondo prima di parlare.
"Che ci fai qui?" domandò col suo solito tono annoiato.
"Cercavo te"
"Lo supponevo, considerato il fatto che ci sono solo io" rispose asciutto. "Cosa vuoi?"
"Sapere come stanno le cose. Non sono una che lascia perdere, te l’ho detto e se fossi intelligente l’avresti già capito" affermai avanzando ancora fino a trovarmi a pochi passi da lui.
Malfoy fece una smorfia. "Allora forse non sono poi così intelligente come credi?"
"Io non credo che tu sia intelligente" ribattei acida. "Dimmi quello che voglio sapere e me ne andrò, puoi starne certo"
"Lasciami in pace, dannata ragazzina" sbottò lui tentando di scansarmi, ma non era il solo ad avere un passato sportivo: senza fatica mi riposizionai di fronte a lui, bloccandogli la ritirata.
"Malfoy" sospirai. "Quella notte o ero in presenza di qualcuno che fingeva di essere te o abbiamo realmente parlato in modo civile. Perché ora fai così?"
"Così come?"
"Lo sai"
"Sono normalissimo"
"Certo" sbottai. "Normalissimo per gli standard di prima ma" mi interruppi, sentendomi una vera cretina. "Ma non eravamo migliorati? Non avevamo creato qualcosa di simile a un rapporto normale?"
Il ragazzo sbuffò e io avanzai di un altro passo. Ormai solo un metro e mezzo ci separava e il mio cuore, inspiegabilmente, batteva un po’ più veloce del normale.
"Ma io ti piaccio Malfoy?" soffiai senza rendermene praticamente neanche conto. Il ragazzo fece un passo avanti arrivando a pochi centimetri dal mio viso, con gli occhi che mandavano lampi; se avesse potuto mi avrebbe incenerita all’istante dato il grado della sua rabbia, ma io non indietreggiai né abbassai lo sguardo.
"Sei una ficcanaso rompiscatole lo sai?"
"E tu un cafone maleducato" risposi.
"Perché non ti fai mai i fatti tuoi, pensando ai tuoi stupidi amichetti?"
"Avrei dovuto chiederlo a te quando mi hai bloccata dall’aiutare quel ragazzino" ribattei, altrettanto velenosamente.
"Certo che non capisci proprio niente, Weasley" sputò lui.
"Senti chi parla, Malfoy" sibilai.
Rimanemmo a fissarci in cagnesco, a dieci centimetri di distanza, per non più di dieci secondi, col cuore che mi martellava nel petto e una strana ansia che mi cresceva dentro. Poi Malfoy avvicinò ancora il viso al mio, esitante, e io colmai quella poca distanza che ci separava alzandomi in punta di piedi e appoggiando le labbra alle sue.
Nella mia mente qualcosa mi urlava cosa diavolo stessi facendo; quello era Draco Malfoy, per l’amor del cielo! E io lo stavo baciando! Ma ormai era troppo tardi per ragionare o ponderare qualunque cosa.
Appena le nostre labbra si toccarono un brivido mi attraversò la schiena, facendomi chiudere gli occhi; Malfoy dopo essere rimasto immobile, congelato dalla mia iniziativa, si avvicinò a me di più intensificando il tocco delle labbra e passandomi, incerto, una mano tra i capelli. Non l’avrei mai immaginato ma era il più insicuro tra tutti i ragazzi che avessi mai baciato, sembrava addirittura spaventato da ciò che stava succedendo e nonostante lo potessi capire da un certo punto di vista,  dall'altro mi sembrava così strano, così lontano dall’immagine forte, baldanzosa e spavalda che mostrava a tutti.
Il nostro bacio fu incerto e leggero per appena pochi secondi; ben presto Draco perse l’insicurezza dell’inizio, intensificando il bacio e stringendomi a sé. In appena un secondo il bacio era diventato una lotta per mantenere il potere e il controllo: nessuno dei due avrebbe mai ceduto, dando all’altro la soddisfazione di una vittoria, ma quel gioco era pericoloso per entrambi, destinato a non vedere un vincitore né un vinto.
Dopo quella che mi parve un’infinità ci separammo, interrompendo quel bacio che sembrava aver spento i cervelli di entrambi. Rimanemmo a fissarci, col fiato corto, senza saper assolutamente cosa dire o cosa fare.
"Forse" iniziò lui. "Forse questo risponde alle tue domande, riguardanti hmm… la tattica per qualcosa o…"
Io annuii. Davvero non avrebbe mai fatto una cosa del genere se fosse stata solo una strategia. "Non avevi ribrezzo degli Weasley?" domandai.
"Non ti odiavo però"
Sogghignai. "Bella consolazione. Io" aggiunsi. "Io però ti odiavo solo perché lo facevano Harry Ron ed Hermione"
"Si lo so" rispose, lasciandomi stupita.
"Davvero?"
Draco annuì. "Si vedeva lontano un miglio che facevi tutto per attirare l’attenzione di quello stordito di Potter. E invece…"
"Ho attirato la tua" conclusi ridacchiando.
"Ma sta’ zitta!" sbottò lui, ma anche sul suo viso aleggiava un sorrisetto. "Comunque non credere di non piacergli, è solo che non se n’è nemmeno mai accorto che ti interessa" aggiunse tornando serio e muovendosi nervosamente sul posto. "Te l’ho detto" disse sogghignando alla sua solita maniera. "Che è stordito"
"Sei crudele Malfoy" scossi il capo, tentando di non ridacchiare.
"Pensavo lo sapessi" rispose avvicinandosi a me.
"Tutto questo è da pazzi" commentai, e lui si passò una mano sul viso.
"Non dirlo a me. Senti, forse è meglio se non ci vediamo più" disse. "Per questo cercavo di evitarti"
"Forse hai ragione, ma che male può fare?"
"Può far male se ci vedessero insieme"
"Non ci hanno visti fin’ora"
"Sono stato piuttosto fortunato" borbottò.
"Vieni" dissi solamente, prendendogli una mano e trascinandolo dalla parte opposta rispetto al castello, al di là dello stadio.
Camminammo per qualche minuto, durante i quali cercai di non soffermarmi sul fatto che stessi tenendo la mano a Draco Malfoy. Tutto sembrava così strano così… sbagliato. Ma allo stesso tempo non riuscivo a trovarci nulla di male. Io e Malfoy eravamo nella stessa situazione, l’avevo capito quella sera, davanti alla finestra e sotto la luce della luna, solo in due schieramenti opposti. Avevamo le stesse preoccupazioni, le stesse paure, entrambi volevamo solo che la guerra finisse, entrambi, nonostante tutto, ci sentivamo soli, inutili, scartati e messi da parte. Come mi ero sentita io quando Harry Ron ed Hermione erano partiti senza dirmi niente, come mi ero sempre sentita io, troppo piccola per capire o per prendere parte ad alcunché.
Eravamo solo due ragazzi. Che male ci sarebbe potuto essere?
Sedemmo sul prato, leggermente umido ma non abbastanza da spingerci a desistere, e dirigemmo lo sguardo verso l’acqua del lago.
"Basta non tornare al castello nello stesso momento" affermai.
 
Dopo quella sera Malfoy scomparve letteralmente; improvvisamente sembravamo avere orari del tutto opposti sempre ma la cosa non mi stupiva né mi preoccupava, sapevo che aveva bisogno di tempo per pensare, lo capivo, e non faticai a concederglielo.
Una settimana e mezza dopo lo trovai fuori dalla mia sala comune e, nonostante la preoccupazione che qualcuno ci potesse vedere, non potei fare a meno di sorridere.
"Che ci fai qui" soffiai, guardandomi intorno.
"Scusa se sono sparito. Non sono uno che fa così di solito"
"Tranquillo, lo so. Ma levati di qui adesso, sei pazzo a presentarti davanti alla mia sala comune?"
"Quanta confidenza che ti prendi, Weasley!" mi prese in giro.
"Mai tanta quanta ne hai presa tu quando mi ha infilato la lingua in bocca" sibilai in modo che solo lui potesse sentire, e il ragazzo mi lanciò un’occhiata scandalizzata. Io, per tutta risposta, mi avviai per il corridoio con aria soddisfatta e un sorrisetto sulle labbra.
Che bello riuscire a zittire Malfoy!
"Dove stai andando?" domandò.
"Conosci la stanza delle necessità, vero?" chiesi a mia volta, e lui, ovviamente, annuì.
"Non ho bei ricordi legati a quel posto" disse, rallentando il passo.
"Forse non sarebbe male sostituirli con ricordi più lieti" azzardai.
Malfoy fece una smorfia. "Sei proprio testarda vero? Dio, se mi avessero detto che sarei finito a seguire un Weasley probabilmente sarebbe nato un duello" commentò facendomi ridere.
"Non pensavo fosse così facile parlare con te" dissi io, camminando
nel frattempo davanti al muro.
"Non sono un alieno"
Per tutta risposta gli feci una linguaccia, proprio mentre sulla parete compariva la porta della stanza delle necessità.
"Non dovreste fare quello che fate" disse Malfoy, seduto su una poltrona di fronte a me, pochi minuti più tardi.
"Perché?"
"Perché finirete per…"
"Non possiamo lasciare che i Carrow distruggano la scuola e soprattutto gli studenti. Non è giusto, e non possiamo restare con le mani in mano"
"Ma finirete per farvi ammazzare, o per far ammazzare le vostre famiglie"
"Le nostre famiglie sanno badare a loro stesse e noi, beh, possiamo fare qualche sacrificio" affermai.
"Si, lo vedo" sbottò acido Malfoy, prendendomi il polso destro e mostrando una lunga cicatrice piuttosto fresca. Storsi la bocca, strattonando il braccio.
"Non è nulla, guarirà" risposi, e lui mi lasciò andare scuotendo il capo. "Non mi aspetto che tu capisca" aggiunsi sospirando.
"So che voi Grifondoro avete questo stupido senso di sacrificio"
"Cerco di dare un significato alla mia vita" risposi, e Malfoy rimase in silenzio, probabilmente rimuginando sulla mia affermazione.
Sospirai ancora, appoggiando le gambe su quelle del ragazzo che sobbalzò guardandomi stupito.
"Sei congelata" commentò, cercando di non sembrare troppo imbarazzato.
"Fa freddo"
"Non fa…" iniziò, ma si interruppe. Senza lasciargli il tempo di dire altro mi alzai dalla mia poltrona e mi posizionai sulla sua, o meglio, sulle sue ginocchia.
Malfoy, inaspettatamente, non fece altro che chiudere gli occhi e stringermi un po’.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** We are the end ***


                                                                  




 
Look around, look around
There's no affection, only infection
Search yourself, search yourself
Can I depend on you to surrender?
[We are the end – Alexisonfire]
 
 
We are the end
 
Da quel giorno la mia vita divenne un po’ più leggera, per quanto possibile; io e Draco di incontravamo sporadicamente, una o due volte a settimana, e perlopiù parlavamo. Ci raccontavamo eventi senza importanza delle nostre vite, ci confidavamo preoccupazioni e paure, ci sostenevamo, per quanto possibile; certo, lui ancora non capiva il nostro accanimento nel contrastare il dominio dei Carrow, io non condividevo le sue idee riguardo molte cose, molto spesso era difficile non arrivare alle mani perché Malfoy era sempre stato un narcisista egocentrico e non aveva smesso di esserlo ed io, lo ammetto, ero ancora la testarda rompiscatole di sempre. Avevamo due caratteri talmente simili che scontrarci era inevitabile.
Ma il sostegno silenzioso che ci davamo superava la seccatura dei battibecchi.
Spesso, seduti in riva al lago o su un divano nella stanza delle necessità, ci stupivamo che nessuno ci avesse ancora scoperti o che a nessuno fosse venuto nemmeno un sospetto, ma ovviamente in quel periodo a scuola c’erano problemi ben più importanti di qualche gossip e noi non ci lamentavamo della mancanza di pettegolezzi.
"La situazione peggiora ogni giorno" sospirai una sera, più stanca del solito. Le ferite sulle mie braccia non si contavano più, ero sfinita, non potevo negarlo. Non ci saremmo mai arresi ma era dura. Molto dura.
"Dovete piantarla con questa assurdità. Finirete per…"
"Farci del male? Già fatto" commentai asciutta.
"Appunto" sbottò Malfoy. "Non ha alcun senso"
"So cosa pensi a riguardo e sai cosa penso io, non ci fermeremo. Solo…" mi interruppi, tentennando.
"Cosa?" mi incitò.
"Ecco, la situazione si sta facendo troppo pesante, troppo pericolosa. Temiamo provvedimenti troppo seri e non parlo di punizioni o crucio o altro"
"So cosa intendi" annuì con fare serio. "Quindi?"
"Neville ed io pensiamo sia il momento di allontanarci da scuola. Non so per quanto ancora ci lasceranno… stare" conclusi, anche se nelle menti di entrambi era chiara e lampante la parola 'vivi'.
"Sono d’accordo. Vedo che ragionate, finalmente" esclamò il ragazzo prendendomi una mano.
"Non so come ci organizzeremo, ma quando andremo via..."
"L’unica cosa che mancherà sarà Potter" concluse per me con un’espressione indecifrabile. Lo scrutai in viso, per cercare di capire cosa gli passasse per la testa, e annuii timidamente. Non sapevo nemmeno io perché ma in quel momento avrei voluto rimanere semplicemente lì e basta, avrei voluto non lasciare mai la scuola anche se era giusto e necessario.
"È giusto così" commentò.
Non sapendo cosa rispondere, optai per un imparziale silenzio perché dopotutto non c'era nulla da dire. Le nostre vite stavano per cambiare ancora, e di nuovo per forze di causa maggiore, e di nuovo noi non potevamo farci niente se non adeguarci.
 
Gli ultimi incontri con Draco furono segnati da un’intensità che lasciava immaginare una fine imminente; era come se entrambi sapessimo che sarebbero state le ultime volte che ci saremmo visti e perciò inconsciamente forse cercavamo di trarre il massimo da ogni minuto che potevamo condividere.
Man mano che il piano di fuga prendeva forma ero sempre più ansiosa di intraprendere questa nuova parte di avventura, l’aspettativa cresceva sempre più; tanto quanto mi sentivo pronta a staccarmi dalla vita che avevo, altrettanto vedevo il comportamento di Draco mutare.
In realtà con me si comportava come sempre ma mi sembrava di vedere in lui qualcosa di diverso, una scintilla strana negli occhi ogni volta che dovevamo separarci, una nota che non avevo mai visto e non riuscivo a capire cosa fosse o a cosa fosse dovuta.
Infine, il grande giorno arrivò.
Io, Neville e gli altri avevamo organizzato tutto nei minimi particolari ed eravamo pronti.
Quella sera sarebbe stata l’ultima che avrei passato nel mio dormitorio, e di conseguenza avrei incontrato Malfoy per l’ultima volta.
La mia mente era già proiettata al futuro, ero carica di aspettative e di preoccupazioni ma nonostante tutto mi sentivo stranamente malinconica; solo qualche mese prima non avrei mai potuto pensare che avrei condiviso una serata con lui, e ora al pensiero che i nostri incontri sarebbero terminati mi sentivo addirittura triste.
Non sapevo, in realtà, nemmeno come definire la nostra relazione, eppure ero malinconica per la sua fine.
Quando uscii dal castello l’aria fresca della sera mi fece arrossare le guance e mi mosse i capelli; quella, almeno, era una nota rimasta invariata negli anni. Ricordavo bene quando osservavo Harry da lontano, sotto quello stesso venticello leggero, quando potevo ridere e scherzare senza impegno e senza preoccupazioni, quando giocavo a Quidditch liberamente.
Ora era tutto così diverso da lasciarmi senza fiato.
Draco era già seduto sul bordo del lago quando lo raggiunsi.
"Oggi è l’ultima sera eh?" disse, senza staccare gli occhi dall’acqua.
Lo osservai per qualche secondo senza dire nulla, poi mi sedetti al suo fianco.
"Così pare" commentai. "Dopotutto mi dispiace"
Il ragazzo si voltò a fissarmi con uno sguardo indecifrabile. "Perché? Per cosa?"
"Non avrei mai detto che sarebbe stato così… beh, dato che non credo avrò altre occasioni per farlo voglio ringraziarti perché si insomma, per me è stato importante. Ci siamo dati un sostegno… importante" ripetei arrossendo. Dire certe cose mi imbarazzava ma sentivo di doverlo fare, di voler rendere noto quando rilevante fosse stata la sua compagnia per me.
"Si lo so, non c’è bisogno di dirlo" mi rispose a bassa voce. "Mi dispiace che debba finire così. Da domani, o quando sarà, ci troveremo ancora contrapposti"
"Può cambiare. Sei ancora in tempo a…"
"No" scosse il capo lui. "Sai che non posso, per tante ragioni. Ognuno ha la sua vita, la sua famiglia, le sue responsabilità, e io… non posso"
"Perché no? Pensa a te stesso, sarebbe…"
"Ginny" mi interruppe, ed io mi bloccai immediatamente perché quella era la prima volta che mi chiamava per nome. "Va bene così. Non ci si sceglie la famiglia, devo restare con i miei genitori; è giusto così, non ho altra scelta. Oltretutto se anche l’avessi avuta" storse la bocca e un lampo di rimpianto gli attraversò lo sguardo. "Ora non ce l’ho più, non dopo quello che è successo l’anno scorso"
Rimasi in silenzio perché sapevo che aveva ragione, anche se non volevo ammetterlo.
Il sole pian piano calò oltre l’orizzonte, la sera ci sorprese stretti in un abbraccio e quando arrivò il momento di separarci una tristezza molto simile alla malinconia mi attenagliò il cuore.
"Devo rientrare" affermai a bassa voce, e lui annuì.
"È stato… bello" dissi completamente imbarazzata mentre mi alzavo in piedi. Prima di girarmi e andarmene gli posai un leggero bacio sulle labbra, infine feci un paio di passi indietro e mi allontanai.
"Weasley" mi sentii richiamare.
Non feci in tempo a voltarmi del tutto che Malfoy era lì, davanti a me. Mi prese piuttosto goffamente le mani e rimase in silenzio a fissarmi negli occhi per quella che mi sembrò un eternità, facendomi tornare in mente la prima volta che ci eravamo trovati a fissarci in quel modo, molto tempo prima.
"Per me lo è anche di più. Importante" aggiunse. "In un modo che non potrai forse capire e certamente mai ricambiare. Buona fortuna" concluse.
Credo che l’espressione nei suoi occhi di ghiaccio, così chiari, non la dimenticherò mai e quello che volle dire quel pomeriggio mi è rimasto nel cuore molto a lungo.
 
 
Epilogo
La mia storia con Draco Malfoy rimase sempre segreta a tutti; temevo cosa sarebbe potuto succedere se qualcuno l’avesse scoperta e certe volte, durante l'anno, mi chiesi addirittura se non fosse il caso di chiuderla lì e di smetterla di rischiare, ma prima di riuscire a prendere una qualsiasi decisione i fatti lo fecero per me.
Avevamo condiviso molti momenti, molte conversazioni, avevamo imparato a conoscerci e in parte, incredibile a dirsi, anche a capirci; eravamo stati l’uno per l’altra la spalla su cui riversare le nostre preoccupazioni, la figura con cui potevamo esprimere i nostri dubbi e le nostre frustrazioni, con lui potevamo essere disperati, tristi, sconfortati, abbattuti, e non necessariamente sempre forti e capaci di tenere alto il morale anche per tutti gli altri.
Ci eravamo aiutati a vicenda e anche se non l’avrei mai potuto immaginare, anche se nessuno l’avrebbe mai saputo, anche se durante la battaglia ci ritrovammo l’uno di fronte all’altra e non fianco a fianco, nonostante tutto questo quello che era stato non l’avrei dimenticato.
E sono sicura che non l’avrebbe fatto nemmeno lui.
 
La guerra finì e si, se ve lo state chiedendo 
sposai Harry; quello che c’era stato tra me e Draco Malfoy non aveva cambiato l'amore che provavo per lui, niente avrebbe mai potuto farlo. Ora ho due figli e aspetto il terzo, ho la vita che ho sempre desiderato e sono sincera, non potrei essere più felice. Ma dato che questa storia doveva riguardare me e Draco Malfoy, allora concluderò dicendovi questo: non si scelgono le persone che hanno un ruolo importante nella nostra vita, l’unica cosa che possiamo fare è riuscire ad avere una mente abbastanza aperta da accogliere ogni eventualità.
Ginny Weasley






 
Note finali
E così questa storia è giunta al termine. Spero che l'abbiate apprezzata, nonostante la coppia non piaccia sempre a tutti!
Voglio ringraziare tutti coloro che mi hanno seguita fino a questo punto, chi ha letto silenziosamente e soprattutto chi ha lasciato la sua preziosa opinione; è molto importante per me, e ringrazio tutti, dal primo all'ultimo!
Spero che questo sia un "a presto", grazie ancora!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3146544