Ci credi al colpo di fulmine?

di Captainsweet99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 Un buon inizio... ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 Buon compleanno Killian! ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 Un evento inaspettato ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 Le vie del destino ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 Una notte piena di stelle ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Tutto bene quel finisce bene quindi… così è stato per Biancaneve e per il principe azzurro, che hanno coronato il proprio sogno d’amore, nonostante tutto e nonostante tutti, nonostante soprattutto la regina cattiva, perché il vero amore tutto può e tutto riesce a superare, ogni incantesimo, ogni maledizione, ogni ostacolo.

Questo amore venne coronato dopo poco dal risveglio di Biancaneve con uno stupendo matrimonio, a cui erano presenti proprio tutte le creature della foresta incantata: i nani, la fata turchina, cappuccetto rosso e la nonnina, gli abitanti del villaggio; c’erano tutti tranne la Regina, ora reclusa nelle segrete in attesa di giudizio.

Il matrimonio si svolse in un aura simile a quella del Paradiso, sembrava che alla fine il “vissero felici e contenti” ce lo dovessero avere proprio tutti, e per un po’ sembrò così…

Passarono gli anni e le cose cambiarono con l’arrivo della primogenita, la principessa Emma, dolce bambina dagli occhi verdi dono della madre e dai capelli biondi eredità del padre; aveva un carattere forte e deciso già in tenera età capace di coinvolgere tutti a palazzo, perfino i servi; a col tempo però era portatrice di un animo sensibile e radioso senza uguali, generosa e seppur per molti anni figlia unica, non viziata; insomma la gioia dei propri genitori e del popolo, che vedevano in lei la loro futura regina, la protettrice dei loro destini e la Salvatrice del proprio paese.

La vita a palazzo per una bambina purtroppo poteva sembrare triste e solitaria, ma in realtà era piuttosto varia e a suo modo avventurosa: a Emma piaceva esplorare il mondo intorno a se e classificava tutti quello che vedeva con minuzioso rigore scientifico, sia ciò che riguardava la natura sia ciò che riguardava l’animo delle persone; aveva un amico a palazzo, Neal, figlio dei servi addetti alla cucina, era un ragazzo dal carattere introverso e cupo, che però la piccola principessa era riuscita a smussare grazie al suo essere solare ; era la persona ideale con cui confidarsi, era sempre stato vicino a Emma nei momenti difficili, nei primi anni della sua vita, compagno di giochi e di vita.

Ormai la bambina era alla soglia degli otto anni, quando la madre e il padre la avvicinarono per parlare del suo primo “compito” ufficiale da futura regina; avrebbe dovuto, per ora, frequentare un nuovo compagno di giochi, figlio di un amico di famiglia, re di un regno poco lontano dal loro; gli dissero che sarebbero entrati subito in sintonia, perché era molto simpatico e gentile.

Alla povera Emma non convinceva la richiesta dei genitori, perché oltre che dolce la bambina aveva un’intelligenza molto precoce che le aveva portato non pochi grattacapi…

Arrivo il giorno del primo incontro con il nuovo “amico”, si sarebbero incontrati lei e la sua famiglia al porto, dove li attendeva la nave che portava i nuovi ospiti: fu svegliata prima del solito e rassettata a dovere così da sembrare ancora più bella di quello che già era, con le gote rosse in risalto e i capelli in una articolata e soprattutto fastidiosissima  acconciatura; verso l’ora di pranzo la famiglia si diresse al porto, dove  già il mezzo di trasporto dei loro ospiti era attraccato.

Avvertiti i servi di questi ultimi, si fecero scendere dalla nave gli ospiti, erano due: il padre alto con occhi azzurri tendenti al grigio e capelli brizzolati, era imponente ed energico, ma aveva dei tratti gentili e una voce profonda e dolce; il bambino che lo accompagnava invece aveva i capelli corvini, ben pettinati e due occhioni azzurri come l’oceano, dove rischiavi seriamente di perderti. Nonostante questi tratti piacevoli e un’ altezza notevole per la sua età, aveva solo dieci anni, ma superava di due spanne la principessina, aveva uno sguardo truce e arrabbiato, come se fosse stato costretto ad andare lì e come se ne sapesse la ragione, cosa che Emma ignorava del tutto, sebbene avesse qualche sospetto…

I genitori di Emma la spinsero a presentarsi e a essere gentile, poiché quel bambino era pur sempre atterrato in una terra straniera e stava tra persone a lui sconosciute.

Allora con tutta la grazia che contraddistingueva la piccola principessa, seppur contro voglia, si avvicinò e fece un inchino e disse<< Lieta di vedervi, io sono la principessa Emma!>>

Il ragazzino non rispose si limitò a mugugnare e a voltare la testa dall’altro lato, riparò il padre presentando se stesso e il figlio:<< Incantato di conoscerla principessina Emma, io sono re Eric e questo è mio figlio Killian; scusatelo per la sua scortesia, ma è timido e non sa come porsi in situazioni del genere, ripareremo sicuramente visto che saremo per diverso tempo ospiti vostri e della vostra famiglia…>>

Detto questo salirono su due carrozze diverse, gli adulti sulla prima e i bambini sulla seconda diretti verso il palazzo reale, immersi tutti in un silenzio pieno di aspettative e di dubbi con una tensione che si poteva facilmente tagliare con un coltello...

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 Un buon inizio... ***


Il viaggio in carrozza non era andato poi così tanto male, per gli adulti, per i bambini invece era stato parecchio stressante. Sembrava avessero una calamita al contrario, non si potevano proprio digerire, il solo respirare del primo dava incredibilmente fastidio all'altro; non era una cosa volontaria, almeno per Emma, lei era gentile con tutti quindi non avrebbe fatto una grande differenza esserlo anche con il suo ospite, però c’era qualcosa in quello sguardo e in quell'espressione degli occhi che proprio la irritava; per Killian invece non era propriamente la principessa la causa di fastidio, ma la situazione, era un bambino libero, non sopportava le costrizioni, e questa era una costrizione bella e buona, fare conoscere qualcuno con l’unico intento di farli diventare intimi, per ora e poi dio solo sa cos'altro, e poi per cosa per allargare un regno che era già immenso? Il principino non avrebbe mai capito gli adulti e non ne aveva nessuna intenzione! Avrebbe mantenuto questo atteggiamento, sostenuto e scontroso, allora forse il padre avrebbe capito con chi aveva a che fare, era un bambino sì, ma sapeva già far valere le proprie idee.

A palazzo l’aria era di grande agitazione, del resto si doveva accogliere uno dei più grandi sovrani del territorio; per l’occasione erano state cavate fuori dagli angoli più sperduti del palazzo mobili, tende e lenzuola di pregio, tipica ostentazione di sfarzo di gente di sangue reale, meno normale però se si tiene conto che la regina era Biancaneve e il re il principe azzurro, alias ex pastore.

Il loro intento era però più nobile di quello che le azioni dimostravano, volevano semplicemente un futuro sicuro e felice per la loro amata figlia, con accanto qualcuno degno di lei e che avrebbe potuto aumentarne l’importanza, perché la loro piccola Emma se lo meritava…

Nei primi mesi di residenza nel castello il re ospite era stato impegnato con conferenze e faccende varie, quindi non era quasi mai al castello, mentre suo figlio era quasi sempre stato in camera sua intento a studiare mappe navali e plastici di barche a vela; la sua era una vera passione e chissà forse un giorno sarebbe riuscito a metterla a frutto, forse con un vascello tutto suo e avrebbe potuto solcare i mari in cerca di avventure; intanto lo usava come mezzo per stare il più lontano possibile dalla principessa e lei faceva altrettanto impegnatissima con le lezioni di etichetta e di tiro con l’arco, a cui la madre teneva particolarmente; doveva arrivare però il giorno in cui avrebbero dovuto stringere amicizia e giocare assieme.

Era una calda giornata d’estate e finalmente con uno scaltro sotterfugio, servitori e genitori erano riusciti a farli incontrare; avrebbero dovuto giocare nei giardini reali e per non farli sentire a disagio fecero unire a loro Neal, così da non destare il minimo sospetto.
Emma era abbastanza tranquilla vista la presenza del suo migliore amico, stessa cosa non si poteva dire invece per Killian, aveva l’aria sperduta, ma sempre con quel cipiglio di arroganza, espresso dalle sopracciglia costantemente alzate in un’espressione infastidita e indifferente.

Alla fine si decise di giocare a nascondino, a contare per prima fu Emma, mentre i bambini si nascondevano lei di tanto in tanto spiava la direzione che avevano preso così da essere avvantaggiata rispetto a loro; quando fini di contare comincio a girare per il giardino in cerca dei suoi compagni di gioco; Neal si era nascosto dietro un albero, mentre Killian ci si era arrampicato sopra; non fu difficile per Emma scovare  il suo amico di infanzia, era fin troppo prevedibile, mentre non aveva idea di dove si potesse trova il principino, non sapeva che era più vicino di quanto pensasse, proprio sopra il suo naso. Dopo cinque minuti buoni di ricerca era tornata alla tana, e ce lo aveva trovato proprio lì, che l’aspettava con un mezzo sorriso vittorioso; appena furono abbastanza vicini per parlare Killian disse:
“Un po’ lenta principessa, così per me è troppo facile vincere”

Emma trattenne a stento la rabbia, non sapeva se saltargli a dosso e tartassarlo di pugni o lasciarlo perdere e cercare di far sbollire la rabbia camminando per il parco; optò per la seconda opzione per mantenere la condotta che aveva avuto fino ad ora e che di cerco non voleva rovinare per un marmocchio spocchioso del genere.
Il tentativo non venne apprezzato, infatti dopo neanche due passi Killian cominciò a ridere compiaciuto e a quel punto la principessina non ne poté più gli piombò addosso e comincio a ficcargli le unghie nel viso e a scalciare a più non posso, neanche lei sapeva dove avesse trovato tutta quella forza, forse era il ragazzo che la irritava oppure perché non aveva mai picchiato nessuno fino ad ora ; intanto il ragazzino dagli occhi blu li sgranò per la sorpresa dovuta alla ferocia di quell’attacco, ma questa sorpresa durò solo per una frazione di secondo ,perché comincio a contrattaccare con tutta la forza che aveva e cominciarono a rotolare sull'erba fino a che non gli mancò il respiro, e ridevano, ridevano come se non ci fosse un domani, come aveva fatto un litigio a trasformarsi così velocemente in una lotta fatta per gioco? Non che non avesse avuto conseguenze, erano ricoperti da lividi e graffi, ma non ci badavano, era un po’ che entrambi non si divertivano così tanto. 

Ma un momento…!!!Cosa stava facendo, pensò Emma, lui era solo uno sbruffone e si stava prendendo gioco di lei. Si stacco da lui e lo guardo negli occhi con rabbia, incontrò uno sguardo sconcertato, a quanto pare anche lui aveva fatto le stesso pensiero. Si alzarono di scatto tutti e due e andarono in due direzioni opposte. 
Successivamente si evitarono più che poterono.
Passarono gli anni e Emma arrivò alla soglia dei sedici anni, negli anni era diventata ancora più bella che da bambina, era alta, con una figura slanciata, delle forme non troppo ne poco pronunciate e i capelli fluenti e biondi le ricadevano sulle spalle, non c’era ragazzo che non la guardasse; tutti a parte uno, Killian era cresciuto anch'esso in altezza e superava ancora, anche se di poco la principessa, si era fatto crescere i capelli che teneva legati in uno stretto codino all'indietro, si era addirittura fatto crescere un accenno di barba, stava per compiere il suo diciottesimo compleanno, mancavano pochi giorni e si era deciso di indire un ballo per festeggiare l’evento, del resto era sempre un principe.
Il rapporto tra i due aveva avuto alti e bassi, sotto gli sguardi indagatori dei genitori di lei e del padre di lui, erano in apprensione, perché volevano che i loro figli andassero d’accordo così da fare non solo il proprio bene ma anche quello di tutto il popolo a cui avrebbe giovato molto la loro unione; in questi anni le visite reciproche erano state lunghe e molteplici, in quest’ultimo periodo ci si ritrovava di nuovo al palazzo della famiglia di Emma ed è lì che si sarebbe festeggiato il passaggio all'età adulta di Killian.

Adesso comunque i due giovani si parlavano e passavano più tempo insieme, Emma aveva trovato i lati positivi in quell'atteggiamento burbero del principe ed egli aveva compreso e apprezzato l’invadenza della principessa, frutto soltanto di un impegno costante nell'avvicinarsi a lui.
Un giorno in particolare si ritrovarono nel giardino in cui avevano lottato da piccoli, riprendendo alla mente quei ricordi e quelle risate, arrivarono a un discorso di cui prima non avevano mai parlato, il matrimonio. Ormai entrambi erano consapevoli dell’impegno futuro che avevano l’uno con l’altra, ma non avevano mai osato parlarne; era arrivato il momento fatidico

A un certo punto Killian disse: “Emma, che ne pensate della decisione presa dai nostri genitori? Siete d’accordo?”
Emma non sapeva rispondere, era completamente bloccata, quindi la buttò sul ridere:” Intanto penso che dopo tanto tempo che dopo tanto tempo che ci conosciamo dovresti cominciare a darmi del tu, non credi?”
Il principe rimase con viso stupido davanti a quest’affermazione e disse soltanto:” ok…”
Emma continuò:” Penso che per il bene del regno dovremmo imparare ad andare d’accordo con l’idea di sposarci, del resto lo facciamo per il bene comune… se invece dovessi ascoltare il mio cuore non lo so,  tu non sei certo una cattiva persona, ma ci siamo mai veramente confidati e parlati a cuore aperto, ci conosciamo veramente così bene?” affermò contraddicendo la frase di poco prima.
“Penso che dovremmo cominciare a comunicare un po’ di più senza etichetta o altro, in fondo potresti anche risultarmi simpatico alla fine, non sei così male se non ci azzuffiamo o litighiamo per ogni cosa!” E sorrise.
Killian era completamente incantato da quel sorriso, non aveva mai notato quanto la principessa fosse bella e quanto i suoi occhi verdi fossero espressivi, lei aveva ragione, che cosa gli costava provarci, tra l’altro lei non era così antipatica…
Da quel momento in poi quindi i due principi presero a frequentarsi, e chi può dirlo forse quello era stato l’inizio di un’amicizia duratura o di qualcosa che col tempo si sarebbe potuto trasformare in qualcosa di più…
   





L'autrice: Ciao a tutti!!! Questo capitolo prima di essere pubblicato è stato soggetto a molta riflessione da parte mia, ho trovato un po' di difficoltà nel farli passare da bambini ad adolescenti, spero abbiate apprezzato lo sforzo, io ce l'ho messa tutta :D se vi è piaciuta recensite pure e se ci sono migliorie da fare dite con sincerità!!! Per ora è tutto al prossimo capitolo :)

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 Buon compleanno Killian! ***


Dopo l’incontro nel giardino, Emma e Killian furono impegnatissimi per i preparativi del compleanno di quest’ultimo, lei con il vestito e lui con l’accogliere gli ospiti, non c’era tempo neanche per respirare, arrivarono al giorno prima del ballo completamente sfiniti e confusi, non vedevano l’ora che tutta quella confusione finisse. Mentre ognuno tornava alla propria stanza visto l’ora tarda, si incrociarono per i corridoi, in realtà più che incrociarsi, si scontrarono, immersi com’erano entrambi nei loro pensieri, non si erano proprio accorti l’uno della presenza dell’altro, si ritrovarono entrambi a terra e si guardarono, solo per un attimo, ma quell’attimo durò un eternità.
Quando si riscossero, si alzarono di scatto, ma questa volta non scapparono l’una dall’altro e dopo un attimo di esitazione Killian fu il primo a parlare:
“Non mi fai gli auguri? È già passata la mezzanotte, sono diventato ufficialmente un uomo!!”
“A me sembri sempre lo stesso Killian, con quell’aria tra l’annoiato e l’innervosito, ma che se vuole e sottolineo se  v-u-o-l-e, può risultare simpatico” rispose e rise Emma
“Ah grazie! Del resto neanche voi vi smentite siete sempre la stessa mocciosa di anni fa”
“Mocciosa? A me? Se qui c’è qualcuno che può essere definito moccioso sei solo tu!”
“Va bene va bene, non cominciamo a litigare, dimmi pronta per il ballo, sai che siamo noi a dover aprire le danze!?!” disse alzando il sopracciglio con aria di sfida
“Eh? Cosa? Io, ballare, che scherzo è mai questo?”
“Come non lo sapevi?”
“Eh, no!”
“Non mi dire che non sai ballare!?!?” disse Killian trattenendo una risata
“Diciamo solo che non è il mio hobby preferito”
“Ecco lo sapevo, non sai ballare!” disse ridendo a crepapelle
“Perché tu si?”
“Si dà il caso che io sia un eccellente ballerino!”


“Bene, almeno sei capace in qualcosa!”
“Brutta impertinente!”
E comincio a rincorrerla…
Si fermarono davanti a un enorme balcone che dava sul mare, senza fiato; Emma si appoggiò al davanzale guardando la luna piena
“Non dovremmo essere ancora svegli, se ci scoprono siamo fritti!”
“Hai paura?”
“Certo che no, dico per te, se ti vedono qui addio ballo!”
“Me ne farò una ragione!”
“Non ti interessa la festa?”
“No, mi ci ha costretto mio padre, dice << sei diventato un uomo, è ora che ti presenti agli occhi della società>> e cose simili, uffa che noia”
“Ritornando a noi , tu non sai ballare mentre io sì, che ne dici se ti insegno qualcosa, giusto le basi, così domani non mi pesti i piedi davanti a tutti?!”
“Non lo farei mai!! Bè forse sì!!! D’accordo mister so tutto io forza iniziamo!!”
“Ok, avvicinati e appoggia la mano sinistra sulla mia spalle e la destra sul mio braccio, per il resto lascia fare a me, guido io!”
Emma fece ciò che le venne detto, non senza imbarazzo, visto che anche se si conoscevano fin da piccoli Killian era sempre e comunque un ragazzo, non poco affascinante tra l’altro doveva ammetterlo.
Cominciarono a volteggiare, uno due tre volte, sembrava che volassero a pelo d’aria, erano leggeri, poi però Emma pestò un piede al principe, che stava per capitombolare, ma non successe perché la principessa lo sorresse, questo li portò ad avvicinarsi più del dovuto, arrivarono ad avere le facce così vicine che potevano sentirsi il respiro a vicenda, si fissarono negli occhi, sorpresi, ma non infastiditi.
Killian non riusciva a respirare, non sapeva cosa gli era preso, cosa stava facendo? Perché non si spostava? Eppure sentiva il desiderio di rimanere così di non muoversi; Emma aveva il cuore che le batteva a mille, ma perché? Era Killian il principe suo amico di infanzia, perché gli faceva questo effetto? Cosa stava succedendo? Perché aveva le farfalle nello stomaco e un incredibile e irrefrenabile desiderio di baciarlo?
Queste emozioni durarono pochi secondi quanto la loro vicinanza, perché a un certo si sentì qualcuno che si schiariva la gola tossendo per segnalare la propria presenza, era Neal che aveva sentito dei rumori ed era  andato a controllare.
Neal era diventato anch’esso un bel ragazzo, con intensi occhi nocciola e capelli corti e castani, era più basso di Killian, ma ben piantato.
Aveva provato una sensazione di fastidio a vedere il principe e la principessa così vicini, del resto era sempre stato legato a Emma da un profondo affetto, che si era trasformato con il tempo in amore, un sentimento però non ricambiato, perché lei aveva in mente qualcos’altro, o qualcun altro a quanto pare.
Quel momento magico svanì in un istante e l’emozione lasciò spazio all’imbarazzo.
“Be-bene Emma avete imparato velocemente i passi, siete pronta per domani! Adesso è tardi meglio che vada” disse Killian imbarazzato
“G-grazie Killian siete stato molto gentile, anche io dovrei andare, buona notte” disse Emma balbettando
“Neal avevi bisogno di qualcosa?” continuò
“No, no avevo sentito dei strani rumori ed ero venuto a controllare, ma vedo che è tutto a posto. Buonanotte vostre altezze” e andò via
Killian e Emma si guardano un ultima volta con sguardo d’intesa ma che era a col tempo insicuro e incerto, entrambi sapevano che c’era stato qualcosa, ma nessuno dei due sapeva dire cosa, ora però era l’ora di andare a letto, il giorno dopo sarebbe stato un grande giorno per uno dei due, o forse per entrambi…
La giornata inizio già dalle prime ore del mattino in modo frenetico, non c’era da stare fermi con un evento a un passo dal suo inizio; Emma era circondata dalle sue cameriere che la ricoprivano di cipria e trucchi vari e le torturavano i capelli dalle prime luci dell’alba, non aveva neanche fatto colazione e aveva sonno, sì perché quella notte non era proprio riuscita a chiudere occhio e del resto come poteva visto quello che era successo con Killian, sembrava un sogno, non sapeva neanche lei dire il perché, ma non sembrava fosse successo davvero  tanto in quel momento erano avvolti in un aura da fiaba; bene, però adesso doveva prepararsi e non fare tante storie, presto sarebbe venuto il suo momento di intervenire alla festa del principe e doveva essere pronta, niente scuse, niente sorprese, niente imbarazzi. MA COME FARE A NON ARROSSIRE DAVANTI A LUI?
Intanto Killian era già da ore in giro per il villaggio in carrozza per omaggiare i sudditi con la sua presenza, in realtà ci era stato costretto, avrebbe preferito rimanere in camera fino all’ora del ballo, ma non poteva, la politica è importante, diceva suo padre, ma lui non era proprio dell’umore, aveva un gran mal di testa e non si reggeva in piedi, forse per le poche ore di sonno fatte o forse per quel tarlo che da un paio di giorni a quella parte lo opprimeva. E se? E se? No non poteva essere…ma, e se quelle sensazioni fossero state dovute alla principessa? No era impossibile, erano cresciuti insieme, non poteva provare una cosa simile, probabilmente era solo lo stress per il ballo…
Verso le sei del pomeriggio la sala comincio a riempirsi di invitati.
Naturalmente a Killian spettavano gli onori di casa essendo il festeggiato e quindi doveva accogliere uno per uno ogni invitato presente alla festa e intrattenerli il più possibile, quel ballo stava risultando proprio uno strazio; Emma, era ancora fuori dalla sala, ma anche arrivare fino a lì era stato faticoso, non riusciva a camminare con quel vestito di un rosso acceso, che le avrebbe lasciato sicuramente i segni sulla milza per quanto era stretto per non parlare delle scarpe, le sembrava di camminare in punta di piedi da ore, chissà quante vesciche avrebbe trovato nei suoi piedi il giorno dopo, ma pazienza, lo doveva fare per Killian, era il suo giorno e lei doveva partecipare senza lamentarsi e senza battere ciglio; tre ore dopo tutti gli invitati erano arrivati e occorreva iniziare le danze, ma Emma che non era in sala, doveva fare, anche non essendo la festeggiata, un entrata trionfale, dalla grandinata principale.
A un certo punto tutti in sala sentirono il rumore del portone che si apriva e si girarono per vedere la principessa del regno ospitante il principe festeggiato; apparve loro davanti agli occhi una bellissima donna con i capelli all’indietro in una crocchia con in mezzo petali di fiori bianchi e due ciocche di capelli che le cadevano al lato del viso a incorniciarlo, il vestito era molto vaporoso, segnava bene la sua figura mostrando non più del necessario per far rimanere estasiata la parte maschile della sala e far morire di invidia quella femminile; di certo però quello non era il suo obbiettivo, non faceva neanche caso a quelle occhiate, la principessa involontariamente, stava cercando con lo sguardo qualcuno in particolare, qualcuno che si distingueva dagli altri uomini in sala per l’alta uniforme e ancor di più per gli occhi azzurro mare così intensi e a col tempo sfuggenti; non ci volle molto per trovarli, perché quegli occhi guardavano proprio lei, con uno sguardo confuso e estasiato, non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, pur sapendo di doversi muovere, perché doveva ballare, sì ballare con lei, era suo dovere, ma come fare se gli tremavano le gambe?
Si mossero entrambi lentamente, lei scendendo le scale stando attenta a non cadere e a mettere un piede davanti all’altro senza incespicare nelle pieghe del vestito, lui con le gambe come la gelatina che si avvicinava a lei per aiutarla ad arrivare al centro della sala; a un certo punto però la principessa non riuscì più a mantenere il controllo dei propri piedi e cadde in avanti, in quel momento pensava alla vergogna che avrebbe provato di lì a poco e al dolore che certamente sarebbe stato intenso, se non che ci furono due braccia forti a impedirle di cadere, di chi erano? Si girò per vedere il viso del suo salvatore e vide quello del principe, che era corso verso di lei prontamente appena si era accorto che aveva perso l’equilibrio, di nuovo come la sera prima si trovarono parecchio vicini, ma stavolta non ebbero dubbi, si rimisero a posto e andarono verso il centro della sala.
“Grazie” disse Emma all’orecchio di Killian. Il principe sorrise…
La musica iniziò e i due si misero in posizione e incominciarono prima piano poi più velocemente a girare e girare, seguiti poi dal resto della sala; arrivarono alla fine della canzone senza inciampare, ma anche senza parlare, c’era un silenzio assordante tra loro, inspiegabile e pesante; cessata la musica si allontanarono, verso la stessa direzione quasi si fossero dati appuntamento prima, ma no invece era stato l’istinto a dire a entrambi di uscire perché avevano bisogno di parlare, di chiarire; a pochi passi dall’uscita si pararono davanti a loro i genitori di lei e il padre di lui arrestando la loro flebile corsa verso la libertà.
“dove andate?” disse Biancaneve
“Già Killian questa è la tua festa devi stare in sala” disse re Eric
“Sì, ma…” Killian guardò Emma, pallidissima in volto e continuò “ma Emma non sta bene, la stavo accompagnando a prendere una boccata d’aria, torneremo subito non preoccuparti padre”
“Mmm…” disse indeciso il re “ok andate ma non allontanatevi troppo dal palazzo e se c’è bisogno di qualcosa mandateci subito a chiamare”
Entrambi chinarono la testa in un sommesso inchino e superarono i propri genitori
“James, ma tu credi che…” disse accompagnando con uno sguardo di intesa queste parole al marito
“Si Neve direi di sì”
Intanto Killian ed Emma erano arrivati in giardino, ci erano arrivati correndo, prima però Emma si era tolta i tacchi, non li sopportava proprio più; si sedettero su una panchina davanti al lago dei cigni di palazzo, erano belli, bellissimi e a Biancaneve ricordavano la figlia, simile a quelle creature perché fiera ma a col tempo fragile; stettero in silenzio per diversi minuti, la prima che ruppe il silenzio fu Emma:
“Killian che ci sta succedendo?”
“…”
“C’è qualcosa che non va lo senti anche tu vero?”
“…”
“Forza parla, il muro è più loquace di te in questo momento”
“Ehm…”
“Si!?”
“Credo che riguardi ieri sera” disse Killian
“Ma no cosa dici e poi cosa sarebbe successo ieri sera scusa?”
“Bè quando mi hai afferrato per non farmi cadere e poi Neal è apparso all’improvviso, ecco il momento che è intercorso tra una cosa e l’altra è stato un po’ strano no?”
“ Bè ma no eravamo solo agitati per la festa di oggi niente di più e poi era tardi…”
Ma che cosa diceva? Pensava dentro di sé Emma, sapeva bene cosa era successo, ma continuava a negare l’evidenza, del resto come poteva fare altrimenti, insomma Killian, si detestavano da anni e ora che cosa diavolo era preso a lui e soprattutto… a lei
Cominciò a camminare avanti indietro davanti agli occhi confusi di Killian, che non sapeva come rassicurarla o chiarirle le idee.
“Ma sì sarà stato soltanto una scarica di adrenalina dovuta allo stress di questi giorni oppure l’aria, ma sì l’aria di questi giorni gioca brutti scherzi alla mente delle persone, me lo sarò immaginata e poi tu non hai detto niente, forse è solo una mia impressione, forse anzi sto facendo la figura dell’idiota perché alla fine non è successo niente, dannazione, sì sono io, probabilmente sto andando fuori di testa.”
Emma continuò per dieci minuti buoni a parlare e a camminare avanti e indietro, tirando fuori teorie scientifiche e cose varie per dare una spiegazione a quella situazione, mentre Killian pensava e pensava al perché fosse così difficile trovare una spiegazione plausibile all’elettricità che si era creata la sera prima tra loro due, allora capì: si doveva lasciare guidare dall’istinto e fare quello che quest’ultimo diceva anche se poteva sembrare avventato.
All’improvviso si alzò e si pose davanti a Emma, che sorpresa fece un salto all’indietro, Killian le pose le mani sulle spalle e la guidò sino alla panchina facendola sedere:
“Senti Emma ora calmati, fai dei respiri profondi…””
“O ok” sospirò  Va bene ecco sono arrivata a una conclusione, è stato tutto un equivoco, scusami di….”
Non riuscì a finire la frase, era stata interrotta da qualcosa di inaspettato, sconvolgente, ma bellissimo, un bacio, delicato e al tempo stesso sicuro, da colui dal quale lo aveva tanto desiderato ma al quale non osava dichiararsi, aveva paura di essere diventata pazza, come poteva essere, perché proprio lui?
Quando Killian si staccò dal bacio non credeva a ciò che aveva fatto, forse era stato troppo impertinente:
“Scusami Emma non dovevo, perdonami non lo farò mai più”
Emma a quelle parole sgranò gli occhi, perché le facevano così male, non aveva per niente sbagliato, perché si sentiva così male…
Killian intanto aveva abbassato gli occhi ed era arrossito per la vergogna, non che fosse la prima ragazza che baciava in diciotto anni, ma con lei era diverso, era tutto diverso con lei e poi… un secondo bacio inaspettato quanto il primo, ma questa volta dato da Emma, lo aveva preso per il colletto della giacca e aveva avvicinato a sé e lo aveva baciato, questo contatto era stato più sicuro del primo più passionale, più coinvolgente, era stato voluto, cercato, atteso.
Durò quasi un minuto e quando si staccarono dal bacio erano entrambi senza fiato e senza parole, ma felici, la felicità trapelava dagli occhi di entrambi, non c’era bisogno di parole, entrambi ormai avevano capito “cosa era successo”, quel momento non poteva essere rovinato da nessuna parola, doveva rimanere così silenzioso, ma così sconvolgente nei loro cuori…
Ma come si dice i momenti belli durano poco, infatti a un certo punto si senti la voce di Biancaneve che gridava:Ragazzi tornate in sala è l’ora della torta, che ci fate ancora in giardino??”
Emma saltò subito su essendo spaventata dal fatto che la madre potesse accorgersi di quello era successo; anche Killian si alzò di scatto e entrambi fecero cenno a Biancaneve che stavano arrivando, ma prima si presero la mano e si guardarono dolcemente un ultima volta per quella notte…
Al termine della festa era ormai notte fonda e ognuno tornò nelle proprie stanze, ma c’erano due persone all’interno del castello che proprio non riuscivano a dormire ed era la seconda volta in una settimana, purtroppo o per fortuna sembrava che  quella di restare svegli durante la notte sarebbe diventata un abitudine….
 

































































































L'autrice: Salve a tutti, per quelli che seguono la mia fanfiction scusate per la lunga attesa, ma come vedete questo capitolo è altrettanto lungo; l'idea mi è venuta subito, ma metterla in pratica si è rivelato arduo, anche perchè se avete notato ci sono molti più dialoghi del solito, spero mi siano riusciti abbastanza realistici. Nell'insieme sono soddisfatta del mio lavoro, ora sta a voi decidere se è vi piace o meno. Per ora vi saluto, a presto con il seguito :)
Mi raccomando recensite <3 <3

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 Un evento inaspettato ***



 
Di recente si vedevano più spesso i principi che giravano insieme per il palazzo e per il villaggio, sotto lo sguardo di tutti, del resto come non osservarli, erano così dolci e innocenti, erano solo dei ragazzi, travolti da un amore, che neanche loro si erano aspettati…
A palazzo era stata una sorpresa improvvisa questa vicinanza, i genitori soprattutto , non si aspettavano di vederli così uniti dopo anni passati a evitarsi costantemente.
Spesso gli argomenti delle discussioni tra Biancaneve e James erano infatti quei ragazzi, Biancaneve, aveva notato la luce negli occhi di Emma quando stava con Killian ed era felice per lei naturalmente, il re invece anche essendo contento per lo sguardo spensierato della figlia rimaneva sempre un po’ restio ad accettare la nuova vicinanza dei due, anche se era stata proprio lui a combinare la loro unione; era pur sempre un padre e si sa i padri per le figlie femmine nutrono una sorta di gelosia era un po’ infastidito, ma ammettiamolo aveva un cuore tenero e amava la figlia come la luce dei suoi occhi, come poteva non concedergli questa felicità.
Intanto i due ragazzi non potevano essere più felici, avevano trovato la propria strada seppur così giovani, una strada che faceva incrociare i loro due percorsi che fin ora avevano preso due direzioni così diverse, si amavano senza però dirlo ad alta voce, bastavano i gesti, le occhiate e i baci che si scambiavano; non era però uno di quei rapporti pieni di smancerie come ci si può immaginare, erano entrambi anime libere e non ammettevano costrizioni, tutto avveniva per caso, all’improvviso, come un fulmine a cel sereno.
Non si erano ancora confrontati direttamente con i genitori però, in realtà non avevano detto proprio nulla, anche se era abbastanza chiaro cosa stesse succedendo tra i due. Doveva prima o poi arrivare il momento di parlarne, tanto più che i due giovani, travolti dai loro sentimenti avevano preso un importante decisione…
Un giorno decisero di parlare con i genitori, erano tutti a tavola per il pranzo, tranne il padre di Killian, questi era partito, per impegni diplomatici o militari, neanche il principe sapeva nulla.
Iniziò a parlare Killian:
“Vostre maestà, forse c’è qualcosa che io e Emma dobbiamo dirvi...”
James si stava per strozzare con il boccone che aveva appena infilato in bocca e cominciò a tossire, sapeva già dove voleva arrivare.
Biancaneve disse: “Parlate pure vi ascoltiamo” con dolcezza mentre batteva la mano sulla schiena del marito che nel frattempo era diventato rosso in faccia.
“Come posso iniziare, bè già da accordi precedenti era stato previsto che io Killian ci sposassimo, giusto?” disse Emma con voce tremante
“Si esatto” disse James
Killian riprese:“Prima aveva solo un significato formale per entrambi, ma adesso le cose sono un po’ cambiate, Emma glielo dici tu o glielo dico io…”
“Ok parlo io…” un attimo di esitazione e… :”io e Killian avevano pensato di anticipare la data del matrimonio!” Calò il silenzio “Non abbiamo bisogno di aspettare, siamo convinti della decisione, lo so che può sembrare prematuro, ma è quello che vogliamo, conoscendoci meglio in questo periodo abbiamo scoperto di avere più cose in comune di quel che credevamo…” Mentre Emma proferiva queste parole, il padre si era affogato un'altra volta, questa volta bevendo, visto che non riusciva a stare fermo da quando era iniziato il discorso, mentre Biancaneve aveva fatto cadere le posate che aveva in mano a terra con un tonfo e si era messa le mani davanti alla bocca, gli occhi umidi per l’emozione:
“Oh Emma sono così felice per te, ma non credi di essere troppo giovane, non hai ancora compiuto diciassette anni e anche Killian, non credete che sia un po’ prematuro da parte vostra pensare al matrimonio proprio ora!”
“Ma no mamma te l’ho detto, dici qualcosa anche tu Killian per favore” con il viso contratto per l’ansia
Killian le prese la mano
“Vostra maestà Emma ha ragione, io non vorrei stare con altra ragazza per il resto della vita che con lei, e voi mio re ve ne prego concedetemi la mano di vostra figlia”
Il re non sapeva cosa rispondere, non riusciva ad articolare neanche una parola, era tutto confuso, cosa gli aveva appena detto sua figlia? Sposarsi? Cosa?
Ma Biancaneve rispose per entrambi :”E va bene ragazzi, se siete così convinti della vostra decisione allora, va bene, ma a quando la data delle nozze?”
“Quando deciderete voi madre!” disse Emma raggiante
“Bene allora, cominciamo i preparativi già da adesso così per l’arrivo della…”
 Biancaneve non riuscì a finire la frase che entrò una guardia :”Mi scuso per l’intrusione vostre maestà, ma c’è un dispaccio urgente per il principe Killian…”
Si vedeva che aveva corso, era agitato e sudatissimo, sembrava avesse corso una maratona.
Killian ricevette dalle sue mani la lettera, la aprì con le mani tremanti. Cosa poteva creare un tumulto così grande, forse notizie dal fronte o un imminente guerra nel suo regno?
Lesse le poche parole scritte sul foglio di carta e sbiancò in viso.
 Emma lesse mille pensieri nella mente del ragazzo uno peggiore dell’altro, non sapeva come rassicurarlo, quindi prese la lettera dalle mani di Killian e lesse anche lei; a un tratto anche il suo viso sembrava far parte della trama di un lenzuolo tanto era sbiancata.
Killian ad un tratto con viso tirato e un fil di voce disse :”Mio padre è morto e io sono stato chiamato al fronte…”
Nella stanza già silenziosa, si poteva distinguere chiaramente lo sconvolgimento di Killian alla notizia, lo smarrimento di Emma e l’apprensione dei regnanti;
Il principe si alzò tutto d’un tratto e corse via, in lacrime, seguito da Emma; non sapeva cosa pensare, era rimasto solo al mondo, cosa doveva fare adesso? Andare anche lui al fronte per farsi uccidere? Oppure cosa, rimanere e sposare Emma? In quel momento voleva solo scappare via da tutto e da tutti, era sicuro che nessuno lo avrebbe capito, era diventato orfano in un attimo, l’unico affetto che aveva adesso era Emma, sentiva però che avrebbe perso anche lei, del resto tutti coloro che lo circondavano l’avevano abbandonato, volontariamente o meno, ecco cosa pensava il povero sventura mentre correva verso il giardino del palazzo e si rifugiava sotto una grande quercia che gli fece riparo dal sole, che ormai era diventato anch’esso un fastidio, solo una persona avrebbe potuto calmarlo ed era lì accanto a lui , atterrita anche lei e dispiaciuta per il dolore che il povero Killian poteva provare in quel momento; ad un tratto con il viso volto verso il mare si senti stringere la vita da Emma che mise la sua testa nell’incavo del collo del giovane , a voler riempire quel vuoto che in meno di un minuto si era formato nel cuore del principe.
Quel vuoto però era troppo grande, aumentato ancora di più dalla rabbia per quella maledetta guerra; nella guerra non c’era onore, ci si ammazzava a vicenda senza alcuna ragione, su questo argomento lui e il padre avevano sempre discusso aspramente, Killian non sopportava l’idea dei soldati che lasciavano la loro famiglia per non tornare mai più, mentre suo padre lo riteneva un mezzo necessario alla pace, lui non era d’accordo e non lo sarebbe mai stato. Avrebbe preferito essere un ladro, un pirata, un elemosinante almeno tra di essi esisteva l’onore non si uccideva così, per divertimento, ed ecco perché aveva perso l’unica famiglia che aveva per quella stupida guerra.
 Dopo essersi sfogato tra le braccia di Emma, decise ad un tratto quale sarebbe stata la sua strada; si alzò dall’albero ancora scosso dai singhiozzi, seguito dalla principessa,
Arrivati alle porte del castello però disse :”Emma perdonami ma ho bisogno di stare solo, non fraintendere, ma preferisco se ci vediamo domani mattina a colazione”
Emma annui e fece un sorriso amaro, simbolo della comprensione verso il ragazzo, poi si avvicinò e i due si scambiarono un bacio appassionato, ma triste, un bacio che esprimeva quanto fosse disperata e irreversibile la situazione. Dopo di che si divisero e andarono a dormire.
La mattina Emma si alzò di buon ora, perché aveva dormito sì ma aveva avuto degli orrendi incubi, come se qualcosa stesse per accadere o fosse già accaduto, istintivamente, ancora con la camicia da notte si diresse verso gli alloggi di Killian, bussò parecchie volte ma nessuno le rispose.
“Killian” “Killian” gridò sbattendo i pugni contro la porta; i battenti si aprirono sotto i colpi disperati della principessa, ma non c’era nessuno, il letto era intatto e tutto era in ordine, solo un biglietto poggiato sul letto era fuori posto; Emma aveva già intuito cosa quel messaggio potesse significare, ma volle accertarsene, sperava che quello fosse un altro brutto sogno.
Lesse :”Mia cara Emma quando leggerai questa lettera io sarò già lontano, non so dove sono diretto , voglio solo andare via e stare solo. Ho lasciato una delega ai tuoi genitori per governare le mie terre, questo compito poi passerà a te. Perdonami se non ho avuto il coraggio neanche di salutarti, ma il dolore sarebbe stato troppo grande e poi non puoi amare un codardo come me, va avanti con la tua vita e dimenticati di me, ma sappi che io non dimenticherò te, sarai sempre la prima e l’ultima ad avermi rubato il cuore. Tuo per sempre Killian”
Emma finì di leggere con le lacrime agli occhi, non poteva crederci, l’aveva lasciata sola, era andato via senza neanche una spiegazione, ma come, avevano così tanti progetti, dove era finita l’idea del giorno prima di sposarsi, cosa voleva dire quel messaggio? Pensò a un tratto di aver perso la capacità di leggere e allora riprese il foglietto e corse dalla madre e le chiese di leggerlo a voce alta, ma lei ripeté le stesse identiche parole che lei aveva letto, non riusciva a crederci, ma perché? Crollo a terra in un pianto disperato circondata solo dalle braccia della madre a fargli da scudo.
 
 


Al molo Killian si voltò un ultima volta indietro e salì su una delle navi attraccate, lo avrebbe portato lontano, lontano dal dolore, dai doveri di principe, dalle condoglianze delle persone che conoscevano suo padre, lontano da tutto, ma lontano anche da Emma; il dolore di lasciarla aveva reso tutto più difficile, ma era meglio così per entrambi, soprattutto per lei, avrebbe vissuto una vita migliore senza di lui. 








L'autrice: Questo capitolo mi è uscito di getto quindi mi scuso se c'è qualche errore grammaticale o di senso; il rapporto tra Emma e Killian ha avuto una svolta, ma non bellissima come si è visto, anzi....Ho già delle idee per i prossimi capitoli e spero di aggiornare presto. Intanto attendo le vostre recensioni xD xD Spero vi piaccia...

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 Le vie del destino ***


Era l’alba quando Emma si alzò dal suo letto, come al solito negli ultimi tempi, del resto chi aveva voglia di dormire in questo momento, di sicuro non lei, aveva troppe cose da fare per pensare al riposo, ormai a ventitré anni suonati non poteva più permettersi di indugiare con i suoi doveri da regina, nonostante i suoi genitori fossero ancora in vita e continuassero a governare egregiamente come fin ora avevano fatto.
Però la principessa doveva pensare ad altre mille cose, la nomina di alcune cariche, il rapporto con gli altri regni e soprattutto con i cittadini che era quello più complicato, ma che le stava più a cuore visto i problemi in cui imperversava il regno; povertà infatti si era fatta sentire più spesso negli ultimi anni, molte famiglie che nei periodi precedenti avevano vissuto una vita piena di agi, adesso si trovavano ad essere normali contadini, dopo aver perso i loro averi e coloro che erano contadini prima, adesso chiedevano l’elemosina agli angoli delle strade dopo aver perso le proprie terre, che non riuscivano più a coltivare ed erano costretti a vendere. Questo era solo uno degli scenari che si potevano riconoscere nel regno, sebbene non fosse l’unico a trovarsi in questa situazione, anzi si poteva ritenere fortunata la gente che vi abitava, ci si trovava in una situazione di agio, incredibilmente, rispetto ad altri domini.
Emma in questi anni era maturata moltissimo, nel suo carattere si erano sommate tutte le esperienze che la vita gli aveva dato, brutte e belle, rendendola ancora più fiera e sicura di sé, ma anche più cupa e con meno fiducia nel prossimo.
Quel giorno la principessa avrebbe dovuto avere a che fare con l’esercito, riorganizzarlo e mandarlo a pattugliare i confini, la solita routine…e poi di seguito pubbliche relazione e cena con i genitori; da un po’ di tempo non aveva tempo per se stessa, per svagarsi, per pensare, per gioire, ma teneva duro perché sapeva che il regno e i suoi genitori ne avevano bisogno.
Al calar del sole terminati i suoi compiti, andò nella sala grande per cenare con i genitori, che nel frattempo erano invecchiati, mantenendo però, il principe un aria fiera e coraggiosa, e la madre tratti dolci e delicati, con i capelli neri intramezzati da piccoli fili bianchi che le incorniciavano il viso. Emma invece non era cambiata molto era però più alta e i capelli le ricadevano lunghissimi sulle spalle, gli occhi erano sempre due lucenti smeraldi e le labbra erano rosee e sottili.
Entrò in sala, con ancora indosso i vestiti indossati la mattina, una camicia bianca e un gilè panna, con pantaloni dello stesso colore, che facevano assomigliare la principessa più a un cavaliere dall’armatura lucente; del resto era noto a tutti che la principessa preferiva i vestiti più maschili agli enormi abiti da dama di corte e i suoi genitori, sua madre in particolare, non potevano fare altro che accettarlo, visto che la regina Biancaneve stessa in passato girava per la foresta  vestita allo stesso modo e cavalcando all’amazzone; Emma si sedette e dopo aver salutato i genitori cominciò a mangiare in silenzio.
Questo silenzio, fu interrotto però da Biancaneve…
“Emma io e tuo padre abbiamo qualcosa da dirti” disse guardando il marito con aria preoccupata
“Si Emma io e tua madre, abbiamo preso una decisione per quanto riguarda le condizione del popolo e i rimedi da prendere” disse il re
“Va bene, ditemi pure!” disse guardando attentamente i genitori, Emma infatti aveva fin da piccola un sesto senso che le faceva capire se nei paraggi c’era qualcosa che non andava. ”Non girateci tanto intorno se è così grave, lo sapete che odio le attese”
“D’accordo tesoro, ma tu dovrai prometterci di stare calma…”disse ansiosa la regina.
Emma strizzo gli occhi: “Non vi prometto niente, ma voi ditemi, cosa succede, cosa avete deciso?”
“Bè Emma, io e tua madre abbiamo deciso di farti fare un altro tentativo per la scelta del tuo futuro sposo” il re fece una pausa  “quindi domani ci sarà un ballo durante il quale conoscerai dei pretendenti tra i quali sceglierai il tuo futuro sposo…”
Emma nel momento in cui il padre aveva proferito questa frase aveva fatto cadere la forchetta sul piatto e aveva fissato i genitori negli occhi per capire se quello era un crudele scherzo o un’allucinazione. Non ricordavano come era andata con Killian qualche anno prima, sul serio pensavano che si sarebbe fatta spezzare il cuore un'altra volta da un altro uomo, pensava Emma; erano anni che la principessa aveva chiuso il cuore all’amore, addirittura al suo caro Neal, amico di sempre, che un giorno due anni prima le aveva rivelato il suo amore e le aveva chiesto di scappare con lui, non aveva voluto illuderlo che mai avrebbe potuto provare qualcosa per lui, perché non provava altro che un profondo affetto fraterno per lui. Per quasi un anno non si erano parlati, ma poi lui aveva capito che preferiva essere almeno amico di Emma, non potendo esserne l’amante.
Emma in quel momento non riusciva a parlare, provava la stessa sensazione, che aveva provato quando aveva trovato la lettera di addio di Killian sul letto, quella mattina in cui lui era scappato in seguito alla morte del padre.
“Tesoro, non reagire così” disse Biancaneve cercando la mano di Emma, che intanto la ritrasse.
“Lo facciamo per il tuo bene, prima o poi dovrai dimenticare Killian e dovrai andare avanti, e poi lo sai il regno ne ha bisogno..” continuò la regina.
“Ma sapete anche quanto ho sofferto” disse Emma reprimendo a stento la rabbia e stringendo i pugni sotto il tavolo” Adesso voi due non potete più darmi ordini, sono maggiorenne e decido io per me stessa. Per quanto riguarda il regno, è una mia responsabilità mi premurerò di trovare un modo per provvedere al popolo. Queste sono le mie ultime parole, vi è chiaro?” disse guardando con occhi infuocati prima il padre e poi la madre.
Un pugno battè contro il tavolo, era il re James:” No, Emma finché vivrai sotto il mio tetto dovrai sottostare alle mie regole e io ho deciso che tu parteciperai a questo ballo che ti piaccia o no”
“Oh James, non fare così” disse Biancaneve
“Non intrometterti Neve, tu domani parteciperai al ballo e sceglierai un pretendente e lo sposerai. Hai capito Emma?”
Emma non aveva mai visto uno scatto d’ira simile da suo padre, il re magnanimo della foresta incantata, il padre più dolce e comprensivo al mondo. Ok, forse Emma era stata un po’ dura, ma si erano resi conto di cosa gli stavano chiedendo?
A quanto pareva no! Bene, pensò Emma, non poteva ribattere in quel momento, ma di sicuro la questione non era conclusa, non era più una bambina, adesso era lei a prendere in mano le redini della propria vita.
 
 
Ore dopo, a notte fonda Emma, stava uscendo furtivamente dalla sua camera, non si era neanche cambiata, aveva preparato una sacca con l’essenziale per vivere almeno per qualche settimana, poi avrebbe trovato un impiego da qualche parte, perché sì la principessa Emma stava fuggendo dal palazzo, e dalla sua estenuante e infelice vita; non erano un animale da tenere chiuso in una teca e da mostrare in pubblico a proprio piacimento. Aveva avvertito Neal della fuga e lui aveva promesso di non farne parola a nessuno, il giorno dopo avrebbe detto a tutti che Emma era andata a cavalcare prima dell’alba, così quando si sarebbero accorti della fuga della principessa lei sarebbe stata già troppo lontana.
All’inizio era stato un po’ restio ad aiutarla, non voleva perderla ancora, aveva chiesto se poteva andare con lei, ma lei aveva rifiutato, lui aveva un lavoro e una famiglia da mantenere e poi aveva bisogno di qualcuno su cui contare al palazzo nel caso ci fossero state complicazioni. La principessa gli promise che gli avrebbe scritto appena possibile per fargli avere sue notizie e gli avrebbe dato anche il suo indirizzo. A quel punto Neal non poté rifiutare….
Arrivata alle cucine, Emma prese la porta di servizio per uscire dal palazzo, non voleva mica farsi scoprire!
Guardò fuori dalla porta per vedere se c’era qualche sentinella di guardia, cosa improbabile visto l’ora e il luogo. A quel punto Emma si immerse nel buoi della notte.
Dopo un’ora buona Emma si era trovata nel cuore del villaggio, che oramai conosceva come le sue tasche, visto il tempo che ci passava; conosceva quindi anche il posto dove chiedere informazioni, per navi che sarebbero potute partire dal porto a quell’ora della notte.
Entrò quindi in una taverna, non di certo una delle migliori del paese, anzi era tra le più malfamate, ma era il posto giusto se avevi bisogno di un passaggio, lontano dal regno senza essere scoperta, senza dover rivelare la tua identità, l’unica cosa necessaria era o i soldi, o due braccia saldate al corpo disposte a lavorare.
Emma si diresse al bancone, sicura di non essere riconosciuta visto che non era mai veramente entrata nel locale, ma solo avutone notizie tramite la sua fama; chiese un boccale di birra all’uomo al di là del bancone che vedendo che era una donna fece una gran faccia sorpresa, portandole comunque ciò che aveva chiesto.
Bevuto il boccale di birra, Emma, per niente brilla, chiamò l’uomo e disse:
“Buon uomo, sto cercando un passaggio fuori dal regno, sa se al porto c’è una nave che può partire anche subito?”
“Siete in fuga eh bella signorina, perché non rimanete a bere ancora un po’” disse uscendo dal bancone e avvicinandosi a lei” Siete così carina, avrete di certo bisogno di un po’ di compagnia” disse ridendo disgustosamente e cercando di avvicinare la mano al viso di lei, mentre la principessa indietreggiava.
Emma non sapeva cosa fare, era sola e indifesa, le armi di certo non sarebbero servite all’interno di quella locanda visto che tutti erano ben attrezzati, addirittura quel disgustoso essere, che di certo l’avrebbe uccisa senza esitare. A un certo punto però…
“Non di sicuro della vostra mio caro” senti dire Emma alle sue spalle e vide un uncino che artigliava gli abiti dell’uomo di poco prima e lo allontanava da lei. Emma conosceva quella voce, eccome se la conosceva, era un po’ diversa adesso, forse più profonda, ma di certo sapeva a chi apparteneva. Killian.
Emma tirò il cappuccio della sua mantellina a coprirle gli occhi e si girò, vide Killian, il principe, con abiti pirateschi, senza una mano, con i capelli corti e arruffati e una cicatrice che gli solcava il volto.
Non ci poteva credere cosa ci faceva lì? In quell’orrendo tugurio, e vestito a quel modo poi…
“My lady, scusi questo buon uomo, stasera forse ha bevuto un po’ troppo!” disse guardando negli occhi il vecchio barista.
“Si capitano, scusi se ho importunato la sua amica, vado subito a prepararle un bicchiere di room” disse l’uomo spaventato, non capitava tutti i giorni vedere il Capitano della Jolly Roger preoccuparsi per qualcuno.
“Grazie, grazie tante” disse Emma balbettando, ancora sorpresa da chi si trovava davanti.
“Bè vi consiglio di andarvene non è posto per signore questo”
Emma segui il consiglio del capitano e uscì di corsa dalla taverna.
Dopo non sapeva neanche quanto Emma cessò di correre con il cuore in gola, non ci credeva, il suo Killian era lì ed era un capitano dei pirati; perché non gli aveva rivelato chi era, perché non lo aveva abbracciato e poi preso a schiaffi per averla abbandonata?. Non lo sapeva…. Sapeva però che aveva bisogno di qualcuno  che la aiutasse a fuggire, e lui era la persona giusta….
Decise che sarebbe andata al porto, senza farsi riconoscere per la principessa Emma, ma per un umile passeggiera, che per fuggire avrebbe anche lavorato come mozzo in mezzo a una ciurma di uomini.
Si diresse quindi di gran carriera al porto; a un certo punto si fermo titubante: ma un momento come si chiamava la sua nave? Ce n’erano così tante al porto, adesso come faceva a capire qual’era. Doveva tentare, era rischioso, ma doveva tentare.
Salì su un enorme vascello, paragonabile alla nave reale, che però si distingueva da quella per un nome dipinto sulla prua: Jolly Roger, bè un nome fantasioso, non c’è che dire, sperava le avrebbe portato fortuna…
Salì sulla nave, era stranamente silenziosa, non si sentiva neanche un respiro, ma Emma sapeva di essere spiata, e ne ebbe la conferma quando vide una figura nera stagliarsi davanti ai suoi occhi, nascosta dal buio della notte, ma che il risplendere dell’uncino rendeva inconfondibile e aveva una spada in mano puntata alla sua gola. Bè per lo meno non l’aveva riconosciuta!
“Chi osa salire sulla mia nave senza il mio permesso, fatevi riconoscere!”
“Ss-scusatemi capitano, sono la donna della locanda, quella che avete difeso” disse Emma balbettando.
Killian aveva gli occhi sgranati, ma sì certo era la donna che era stata aggredita dal locandiere; non sapeva perché l’aveva difesa, aveva qualcosa di familiare, ma non sapeva ancora cosa però…
“Oh mi scuso per l’aggressione, ma sa com’è non si sa mai con la brutta gente che c’è in giro”
“Strano detto da un pirata” si fece scappare Emma per pentirsene subito dopo.
A Killian quell’impertinenza non era proprio nuova, ma non sapeva dire chi gli ricordava quella donna, sta di fatto che sgranò gli occhi per la sorpresa, nonostante questo però non si sentiva di aggredire quella donna, a cosa era servito dunque difenderla!?
 “Sì in effetti avete ragione” disse Killian con un mezzo sorriso” Visto che sono un pirata, allora porgo io a voi una domanda, che ci fate qui sulla mia nave?” “Non avete paura di me?”
“No” esordì Emma, ma cosa le prendeva? Da dove veniva tutta quella sicurezza?
“Wow, siete schietta signorina” disse il capitano alzando un sopracciglio e ghignando ancora più sorpreso di prima “Bè sentiamo che volete?”
“Un passaggio sulla vostra nave!” disse Emma sicura e decisa
Killian scoppiò in una fragorosa risata, mentre Emma arrossiva fino alla punta delle orecchie, non poteva arrendersi.
“Perché avete scelto proprio la mia nave?” disse Killian “Non sarebbe meglio per voi aspettare domani? E poi nella mia ciurma non c’è spazio per una donna”
“Sono in fuga” disse  all’improvviso tutto d’un fiato Emma
Killian non rispose subito, quella risposta lo aveva lasciato senza parole, capiva il bisogno della donna e l’avrebbe aiutata, ancora una volta... ”Bene” disse Killian più rilassato “Allora benvenuta sulla Jolly Roger, io sono il capitano Killian Jones, però la gente mi chiama con un pittoresco soprannome, Capitan Uncino”
Emma era ancora sorpresa della facilità con cui il capitano l’aveva accettata a bordo, ma non osava replicare, meglio tenerselo amico, senza contare che aveva avuto la fortuna di non essere stata riconosciuta. Il suo soprannome le piaceva, sì gli stava proprio a pennello.
“E il vostro nome?” esordì a un tratto Killian
Emma rimase in silenzio per qualche secondo, non sapeva come presentarsi, come faceva a inventare un nome così su due piedi? Quando stava per dire qualcosa, il capitano la interruppe: “Lasciate perdere, non è necessario che me lo diciate, vorrà dire che lo scoprirò da solo, siete diretta in qualche luogo in particolare?”
Emma scosse la testa e disse: “Ovunque purché sia lontano da qui!”
“Bene allora, sistematevi nella mia cabina, domani vi presenterò alla ciurma!” disse Killian, quella donna era capace di sorprenderlo, come da tanto tempo nessuno era riuscito, gli piaceva, era forte e sicura, meglio di tanti altri uomini del suo equipaggio.
Emma era grata a Killian per la discrezione che stava avendo… ma un momento, cosa???? Nella sua cabina???
“Perdonatemi l’impertinenza capitano, ma preferirei dormire in una cabina per i fatti miei!”
“Non preoccupatevi” disse Killian, notando il timore della ragazza “Non voglio di certo importunarvi, voi dormirete sul mio letto e io dormirò a terra! Non vorrete di certo dormire con i miei uomini? Non so se le loro intenzioni sono buone quanto le mie, perciò forza muovetevi!”
Emma trasse un sospiro di sollievo e finalmente, trovato un sicuro passaggio verso la libertà si sistemò nella cabina di Killian; era una cabina degna di un capitano, ma più ordinata di quello che di aspettava, Killian era sempre stato così meticoloso? Non che ricordasse…
Era ancora sulla soglia, quando senti alle sue spalle il capitano, saltò su in un istante, non l’aveva proprio sentito arrivare e inoltre la sua figura la metteva in soggezione, nonostante sapesse chi si nascondesse dietro quella maschera da mascalzone “Bene, quello è il letto, sistematevi pure!” disse Killian.
“G-grazie” disse Emma
Lasciò la sacca ai piedi del letto, si tolse le scarpe, e si stese sul letto, era morbido e anche piuttosto grande, profumava di menta e rum, probabilmente quello era anche l’odore di chi ci dormiva…
“Non vi togliete la mantella?” disse Killian ad un tratto facendo sobbalzare Emma
“No, ehm, ho freddo, preferisco tenerla” disse Emma
 “Come volete” disse Killian.
Emma si stava appisolando quando senti qualcosa di pesante sopra la testa, si girò e vide un coperta.
“Tenete, con questa di certo non avrete freddo”
“G-grazie”
“Insomma sapete dire solo questo?!” disse Killian ridendo dolcemente.
“No è che non mi aspettavo tanta gentilezza da un pirata!”
“Ah be la faccenda del pirata! Non sarò di certo un principe dedito all’etichetta, ma di certo non permetto che una giovane donna muoia assiderata!”
Emma rise per la battuta non voluta che il capitano aveva appena fatto, bè in effetti lui era o meglio era stato un principe, ma era meglio non dire niente almeno per ora, non poteva saltare la sua copertura.
“Cosa avete da ridere?”
“Nulla, nulla scusatemi! Buonanotte capitano!”
 “Buonanotte” disse Killian che intanto si era preparato un giaciglio per terra.
Quella notte era stata alquanto strana per entrambi, Killian aveva “conosciuto” qualcuno che dopo tanti anni aveva risvegliato la sua curiosità e Emma aveva ritrovato qualcuno di molto importante per lei, non sapeva bene cosa aveva provato a trovarselo davanti, era confusa, cosa avrebbe fatto nei prossimi giorni? Non sapeva neanche questo, sapeva solo che su quella nave si sentiva stranamente sicura…









L'autrice: E anche questo capitolo è giunto al termine, come avete visto Emma e Killian si sono ritrovati, qualcuno più consapevole dell'altro, è stato un incontro casuale, dettato dal destino, chissà cosa avverrà nei prossimi capitoli!?! Vi lascio sulle spine, se volete sapere come prosegue la storia dovrete attendere il prossimo capitolo, io prometto di pubblicare il più presto possibile, per ora è tutto. Un abbraccio enorme. Ale.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 Una notte piena di stelle ***


Quando all’alba Emma si svegliò, ebbe un sussulto, dove si trovava? Non era nel suo letto, né sulla carrozza o nei giardini del palazzo…E poi capì, ma certo la nave pirata, Killian, la fuga.
Era stordita, certo adesso si ricordava ogni dettaglio della notte prima, ma non sapeva ,non aveva idea di quale fosse la ragione per la quale aveva scelto di salire proprio su quella nave, proprio di quel capitano, Killian,o Uncino o in qualunque modo si facesse chiamare adesso… quella della notte prima era stata una decisione presa di istinto, aveva visto l’immediata possibilità di scappare dalla propria vita e dai propri doveri, per una volta e aveva agito; certo c’erano tante altre navi tra cui scegliere per partire, ma il cuore le diceva che il destino in qualche modo facendole incontrare Killian le aveva dato un segno, il segno che quella era la strada da seguire, o in questo caso il vascello.
Si alzò con questa confusione in testa, ma anche con una gran voglia di cibo, la sera prima alla fine non aveva neanche cenato e adesso aveva un enorme buco nello stomaco; si preparò in fretta, sistemò il vestito, si mise le scarpe e si rinfrescò il viso. Uscì dalla cabina e salì sul ponte; c’erano un sacco di uomini al lavoro, e tra quelli Killian che reggeva il timone, guardando l’orizzonte; lo stava per raggiungere, quando fu fermata da un marinaio, con dei buffi occhiali spessi e un cappello rosso:
“Bene, bene una donna a bordo, sapete siete davvero carina, volete farmi un po’ di compagnia stasera?” disse accarezzandole i capelli
“Ehm, ma no!!! Tenete le vostre manacce lontano da me!” disse Emma ritraendosi
“Non fate la preziosa mia cara!” disse ridendo
“SPUGNAA!!” si sentì dietro le spalle dell’uomo “Cosa stai facendo? stai lontano dalla signorina!”
“Ma capitano, è una donna, perché non la lasciate a me?”
“Spugna, te lo dirò solo un'altra volta e se non ti allontani da lei sappi che ti aspetta la passerella!”
“Si si capitano, scusatemi!!”
“Mm…bene, vedo che hai capito” disse Killian fissandolo furioso.
Emma intanto assisteva alla scena non sapendo se ridere o darsela a gambe.
“Scusatelo mia signora Spugna tende a non sapersi controllare quando si trova davanti una bella donna”
Emma arrossì
“Adesso riunirò la mia ciurma per presentarvi come mia ospite, dopodiché nessuno oserà avvicinarvi senza il vostro consenso…”
“Grazie, capitano!” disse Emma, ancora le faceva strano chiamarlo così.
“Non preoccupatevi! Comunque non c’è bisogno di darmi del voi!” disse con un sorriso furbo sulle labbra.
Emma ricordava un Killian timido e introverso, evidentemente era cambiato molto in questi anni.
“Bene, capitano, allora anche voi potete fare a meno di darmi del voi!”
“Vedo che cominci a fidarti di me!” disse Uncino sorridendo.
“Sono nelle vostre, ehm nelle tue mani adesso, non posso farne a meno!”
“Però non vi togliete la mantellina, c’è qualcuno da cui non volete farvi riconoscere per caso!” disse Killian punzecchiandola.
“Ehm, no ve l’ho detto, ho costantemente freddo!”
“Non riuscite proprio a non darmi del voi vero!? Bè passando ad altro, la prossima tappa del viaggio della Jolly Roger è Locksley, potrete scendere lì!”
Emma fu presa dal panico!! No, quella cittadina era troppo vicina, probabilmente le notizie della sua fuga si erano già diffuse, non poteva fermarsi lì, l’avrebbero trovata e riportata subito al castello! Non poteva permetterlo!
“Capitano, perdonatemi , ma-ma preferirei proseguire il viaggio con voi , non sono troppo sicura che Locksley sia il posto giusto dove fermarmi!”
Killian era sorpreso, preferiva veramente continuare il viaggio insieme a una ciurma di pirati invece che rimanere in quella tranquilla cittadina? C’era qualcosa che non tornava al capitano della Jolly Roger, probabilmente quella ragazza temeva qualcuno, nella foresta incantata, voleva scappare il più lontano possibile da quella terra…
“Se posso chiedere, perche?”
“Ve l’ho detto, non posso rimanere a Locksley! Ma se non siete disposto ad accompagnarmi fermatevi pure io proseguirò con un altro vascello!” disse Emma presa da un moto di stizza.
“No, non se ne parla neanche non posso permettere che vi succeda qualcosa!”
“Capitano, siete forse preoccupato per me?” disse Emma sorridendo, Killian non aveva certo perso la sua galanteria diventando pirata, cercava solo di fare il duro, ma a quanto pare con lei non vi riusciva.
“No” disse Killian imbarazzato tutt’ad un tratto “dico solo che essendo mia ospite non posso permettere che vi imbattiate in qualcuno che non abbia intenzioni buone quanto le mie”, ma cosa gli prendeva, da quando faceva quei discorsi senza senso, e poi che risposta era quella?
“Grazie” disse Emma, poco convinta dalla risposta del capitano e divertita dal suo comportamento.
La principessa tornò in cabina, preferiva di gran lunga stare da sola finché Uncino non avesse parlato con la sua ciurma e poi era stanca, aveva dormito male quella notte, troppe preoccupazioni, troppi dubbi; quindi si appoggiò sul letto e si appisolò in men che non si dica, pensando alla casa ormai lontana e cosa l’aspettava al di là del mare.
Killian, intanto, aveva riunito i suoi uomini e spiegato che la nuova ospite, non doveva essere disturbata in nessun caso, pena la morte,a meno che lei stessa non l’avesse voluto; la ciurma, era abbastanza stranita dal comportamento del suo capitano, era raro che si comportasse così per una donna, di solito se ne salivano a bordo erano di passaggio e per non più di una notte, cosa aveva questa di speciale?
Intanto la nave approdò a Locksley, e gli uomini scesero per fare rifornimento di provviste e armi, mentre Killian, scendeva in cabina; trovò la sua passeggera dormire, beatamente nel suo letto. Vedendola, ebbe un moto di tenerezza, sembrava così indifesa mentre dormiva, ma aveva rivelato, in così poco tempo che la conosceva, un animo forte e deciso, era anche piuttosto bella, sembrava un cigno, un bellissimo cigno maestoso, bellissimo ma a col tempo fragile; c’era un'altra persona che corrispondeva a quella descrizione, ma ormai, pensava il capitano, probabilmente quella persona non si ricordava neanche più di lui e se ne conservava qualche memoria probabilmente non era neanche piacevole…
Emma, si svegliò d’un tratto, sentendo dei rumori nella cabina, si girò di scatto! Oh, era il capitano, tirò un sospiro di sollievo; stava seduto su una sedia di fronte alla scrivania, con il viso appoggiato sul tavolo, probabilmente, stava riposando, ma sentendo la ragazza svegliarsi, si tirò subito in un lampo, imbarazzato, perché la sua ospite lo aveva colto in un momento di debolezza. Emma intanto sorrideva, non riusciva proprio a vedere Killian come un famigerato capitano dei pirati, nonostante l’apparente aggressività del ragazzo.
 
“Capitano, c’è qualcosa che non va?” disse Emma
“No, no niente, perché questa domanda?”
“Niente, mi era sembrato che aveste qualcosa da dirmi!” disse Emma curiosa
“Ah si certo, siamo arrivati al villaggio di Locksley, io devo raggiungere i miei uomini, per i rifornimenti, intanto se voi volete scendere e fare acquisti, sappiate che ripartiamo stasera al tramonto!”
“Bene, sì , grazie, certo, bè in effetti avrei anche un po’ fame, credo andrò a mettere qualcosa sotto i denti!”
“Perdonatemi, ma perché non avete detto prima che avete fame, non c’è bisogno di scendere in città per questo, c’è abbastanza cibo sulla nave, vi faccio subito preparare qualcosa da uno dei miei uomini, aspettate solo un secondo!”
“No, no non c’è n’è bisogno, non datevi disturbo , provvederò io a cerca qualcosa, potrei anche preparare qualcosa per la ciurma, avranno sicuramente fame alla fine della giornata!” disse Emma sorridendo dolcemente
“ Ma voi, non dovete..” disse Killian senza parole
“No, no voglio farlo è un modo per ripagarvi  per il passaggio sulla vostra nave!” disse Emma interrompendolo con una mano in segno di silenzio, voleva che la ascoltasse, non era di certo una bambina, sapeva benissimo quello che faceva
“Come volete” disse Killian, in un sussurro e si inchinò; meglio andarsene, l’aria era diventata stranamente irrespirabile lì dentro.
E uscì dalla cabina.
 
Alla sera quando, ormai i rifornimenti erano terminati, Killian e i suoi uomini tornarono alla nave, intanto Emma aveva finito di preparare il cibo per la ciurma, così questi venne distribuito e al termine  Killian prese il timone, gli uomini raggiunsero i propri giacigli, mentre Emma, raggiunse Uncino a prua.
 Emma si pose in silenzio accanto al timone e cominciò a guardare l’orizzonte, aveva un milione di pensieri per la testa, la sua famiglia, nei cui confronti si sentiva parecchio in colpa, ma che nonostante questo detestava per la decisione presa: costringerla a sposarsi, dopo quello che era successo, dopo che… Killian era scappato; adesso Killian, era accanto a lei lì sulle nave, e non l’aveva riconosciuta, ma del resto quanto tempo era passato, sette, otto anni? Lei lo aveva riconosciuto subito però, la sua aura, era inconfondibile, era molto cambiato nel comportamento e anche nell’aspetto, ma nonostante questo, aveva sempre la stessa luce negli occhi, che solo una volta aveva visto spegnersi, quell’unica volta, che aveva decretato la fine di tutto, di tutta la felicità, di tutta la favola.
“Questo cielo, mi rievoca tanti ricordi, l’ho già visto una volta, con una persona molto importante per me, è pieno di stelle come quella notte!” disse Killian ad un tratto.
Emma sapeva a cosa si riferiva, sapeva di quale sera parlava e chi era quella persona tanto speciale per lui, solo che lui non era consapevole di averla proprio accanto.
“Scusatemi” aggiunse il capitano  “non voglio annoiarvi con i miei discorsi senza senso, ma sento che con voi posso confidarmi”
“No, prego continuate pure, parlatemi del cielo di quella notte”
“Bè, non c’è molto da dire, era luminosissimo, era la sera dei miei diciotto anni e quella sera diedi il mio primo bacio, ero in un grande giardino, davanti a un laghetto, davvero un bello scenario, un lago di….” Disse Killian scavando nella propria memoria.
“Di cigni” disse Emma, d’istinto.
“Sì esatto, di cigni, ma voi, come…” Killian sgranò gli occhi, la gola gli si era chiusa d’un tratto, aveva difficoltà a respirare e le mani gli sudavano.
“Emma” disse Killian abbandonando il timone e girandosi verso di lei.
Si avvicinò e le tolse il cappuccio del mantello, dal quale straripò la sua chioma bionda.
Non ci poteva credere, Emma, ecco chi era, come aveva fatto a non riconoscerla? Ma certo, che stupido, chi poteva essere altrimenti…la presenza di chi altri poteva scombussolare l’animo del pirata se non quella della principessa…
“Emma, sei proprio tu, sei stata tu per tutto questo tempo”
Emma aveva gli occhi lucidi, non poteva fare a meno di piangere, il fuoco che le ardeva nel petto anni fa, probabilmente non si era spento del tutto…
“Sì Killian” disse tra le lacrime.
Killian cercò di asciugarle le lacrime con la mano, accarezzandole il viso.
Emma non ne poté più e affondo il viso sul suo petto
“Killian, perché te ne sei andato?” disse la principessa tra i singhiozzi
Il capitano per una volta dopo tanti anni, non sapeva cosa dire, non poteva credere di avere la donna che amava da sempre tra le proprie braccia, che piangeva e gli chiedeva perché l’aveva lasciata e lui non sapeva cosa rispondere. Si sentiva uno stupido vigliacco.
“Sono stato un vigliacco Emma” disse stringendola
“Non ti meritavo allora e non ti merito neanche adesso, e tu perché? Perché sei fuggita?”
“Non adesso Killian, poi giuro che ti racconterò tutto, ma adesso stringimi, non voglio svegliarmi e rendermi conto che è tutto un sogno”
“Un bellissimo sogno” disse Killian stringendola ancor di più a sé.
 



L'autrice: Scusate se ho fatto passare così tanto tempo per pubblicare, ma ero indecisa sulla piega da dare alla storia, spero che siate soddisfatti del risultato, aspetto vostre recensioni e a presto....
Ps: Sto scrivendo una fan fiction a quattro mani con Captainswan girl, "No one gets to decide who I am." , passate se ne avete l'occasione. Baci :))))
 

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