Le anime gemelle...

di Suicide Crown
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La misteriosa ragazza dal passato misterioso: Enji. ***
Capitolo 2: *** Identità svelata... ***



Capitolo 1
*** La misteriosa ragazza dal passato misterioso: Enji. ***


Le anime gemelle

 

 

  • Neh, Teddy – una ragazza stava seduta sulla panchina di un parco solitario. Non vi era anima viva, per questo amava rimanere lì per lunghe e interminabili ore. Di fronte vi era un fiume stretto e lungo che circonferenziava il parco brulicante di erba. La ragazza era bellissima: lunghi e lisci capelli argentati le davano un tocco di mistero, e aveva un' occhio bendato con una garza bianca, per cui si intravedeva solo l'occhio sinistro di un blu zaffiro impenetrabile e profondo. Aveva un' altra garza sulla guancia destra, e uno sguardo inespressivo e impenetrabile. Indossava un corto vestitino nero, dove lasciava scoperte le gambe esili e bendate anch'esse. Sotto il seno quasi inesistente vi era un nastro di seta a strisce lilla e viola scuro che si annodava con un fiocco dietro la schiena. Il vestitino lasciava scoperte le braccia magre e bendate. Stringeva a se un peluche, più precisamente un coniglietto di stoffa di colore viola scuro, e come occhi due bottoni color nocciola. Enji guardava il coniglietto di peluche con affetto, lasciando trasparire l'ondata di inquietitudine che vi era in lei.

  • Finalmente siamo soli. Quegli uomini non smettevano di inseguirci, chissà perchè – Enji guardò il cielo con un sorriso spento e nero. Esso intanto era coperto da nuvole nere e insidiose, solo uno spiraglio di luce toccava il letto del fiume, benedicendolo. Enji, come se avesse trovato la risposta ad una domanda, sobbalzò e sgranò l'unico occhio che aveva.

  • Ah, ho capito! - esclamò la ragazza, e un'ondata di vento gelido fece volteggiare i suoi capelli lunghi e argentati. Poi si rivolse al suo amato coniglietto di peluche.

  • Forse ci stavano inseguendo perchè stavo cercando di strangolare quel ragazzo che ha osato toccarmi – la sua voce era cantilenante, poi scoppiò in una fragorosa risata che echeggiò in tutto il parco.

  • Umani!! Sono così ingenui... - vicino la sponda opposta del fiume vi era un ragazzo che guardava fisso negli occhi Enji e il coniglietto di peluche. Esso era bellissimo: il corpo era esile come quello di Enji, due occhi lilla e grandi gli davano un' aria che non passava inosservata, e aveva dei morbidi capelli del medesimo colore. Anche lui teneva in mano un peluche, più precisamente era un' orsacchiotto. Il suo nome era Kanato. Enji, non notando la sua presenza, parlava al suo coniglietto di cose banali che per lei erano importanti. Ad un tratto la ragazza alzò lo sguardo e vide il ragazzo che la guardava, ora come se fosse irato dal fatto che non se ne fosse accorta subito. Enji, come un soffio, balzò in piedi e fece un lieve inchino verso di lui. E usando sempre la sua voce cantilenante disse:

  • Buonasera! Come mai sei fuori a quest'ora? - Enji gli rivolse un lieve sorriso prima di girare su se stessa, mentre i suoi morbidi capelli volteggiavano intorno a lei. Kanato, con sguardo irato, le rivolse subito la parola, facendola sobbalzare.

  • Ti interessa? - disse con sguardo minaccioso e intimidatorio. Tra loro calò il silenzio più profondo, mentre una farfalla dal colore degli occhi di Kanato passava sopra il letto del fiume che divideva lui ed Enji. Un lampo squarciò l' aria, e cominciò a scendere giù una pioggerella umida.

  • Perchè hai un occhio bendato? - disse Kanato, mentre la guardava con curiosità. Enji, allora, scoppiò in una fragorosa risata, poi divenne d' un tratto seria.

  • Potresti impressionarti... Umano! - la ragazza cominciò a ridacchiare sonoramente, così Kanato, decisamente irato, sorpassò il fiume con un balzo e cominciò a camminare verso di lei. Enji continuò a ridacchiare, mentre il ragazzo le avvolgeva il collo con le sue mani, stringendo la presa. Enji, con un lieve gesto della mano, gli accarezzò la guancia dolcemente. A quel tocco gli occhi di Kanato sembravano come ipnotizzati, come ammaliati dal suo sguardo pieno di bipolarismo come il suo.

  • Stringi la presa ancora di più, non preoccuparti per me – il tono di voce di Enji risuonò fastidioso nella mente di Kanato, si sentiva quasi preso in giro.

  • Allora ti accontento subito! - Kanato aveva un tono di voce inquietante, cosa che arrivò alle orecchie di Enji. Mentre lui stringeva ancora di più la presa, lei cominciò a parlare con la sua solita voce cantilenante.

  • Che strano... mi sono accorta che siamo molto simili noi due...- Kanato, sentendo le parole di Enji, sobbalzò indietreggiando.

  • Eh? - la ragazza ridacchiò, ora sforzando la sua voce per via della presa salda di Kanato.

  • Di cosa ti stupisci? Ormai dovresti saperlo che noi due siamo anime gemelle!! -

  • io non vorrei essere mai la tua anima gemella!! Tch. Sei ripugnante, non riesco a starti vicino - La ragazza, sentendo quelle parole, cominciò a dipingere il suo volto di tristezza. Subito dopo scoppiò in una risata inquietante, seguita da un lampo che illuminò il cielo di una luce bianca.

  • Ahahah, hai pensato una cosa veramente stupida! Ascoltami: il mio occhio destro mi è stato asportato dal mio fratello minore, mentre le bende che vedi sul mio corpo non sono altro che duri anni di soffferenze!!- un' altro lampo squarciò l' aria, e ora la pioggia divenne incessante. Kanato allora, sentendo quelle parole, cominciò a stringere di più la presa, facendo gemere lei.

  • Cosa intendi con... sofferenze? - le parole del ragazzo risuonavano fredde e allarmanti alle orecchie di lei, cosa che la fece ridacchiare. Poi cominciò a chiedere con tono freddo a Kanato:

  • Ce li hai presente i Mukami? - e il suo viso venne rigato da lacrime di dolore.

 

 

 

Ciaooooooooooooooo!!! <3 Ecccomi qui con un' altra storia da suicidio!! <3 Come state?? Io piuttosto bene, sto solo morendo di caldo!! XD

Bene, ora la vostra scocciatrice vi lascia con delle immagini riguardanti il capitolo!!! <3

Byeeeeeeeeeeeeeeee XD

 

Kanatino <3 La nostra Enji-chan!!! <3

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Capitolo 2
*** Identità svelata... ***


- Ce li hai presente i Mukami? - e il viso di lei venne rigato dalle lacrime. Lacrime di dolore, di sofferenza rigavano quel volto stanco.
- Cosa?... Non so di cosa tu stia parlando!! -  con un soffio scaraventò Enji a terra, facendole sbattere la testa sul suolo bagnato dalla pioggia. Kanato la fulminò con un occhiata, mentre lei cercava di alzarsi ridacchiando. Poi cominciò a dire, sempre in tono cantilenante:
- Non dirmi che non sai nulla, sciocchino!! Vuoi la prova? - con un balzo si avvicinò a lui, i centimetri che li dividevano erano diventati nulli. Enji cominciò a sfilarsi la benda dal collo, lasciando intravedere due buchi, due canini affondati nel suo fragile collo. Kanato rimase sorpreso non appena vide la ferita che le aveva inflisso uno dei Mukami, la seconda famiglia di vampiri che lui e i suoi fratelli conoscevano bene.
- Ecco!! Contento adesso? Hai capito perchè mi trovo in questo stato!?- disse lei, avvicinando sempre di più il suo viso a quello del vampiro.
- Non so di cosa tu stia parlando!!!- Kanato cominciò a strattonarla per le spalle, provocandole un rossore nel punto in qui lui teneva salda la presa.
- Allora ti pongo un' ultima domanda: chi sei tu? - il viso di lei si contrasse in una smorfia lasciva, mentre Kanato era come ipnotizzato da quella domanda.
- un... vampiro. Per questo dovresti starmi alla larga se non vuoi che anche io perfori il tuo collo!!! - la sua voce risuonò pazza, inquietante e strana alle orecchie di lei. Enji, in tutta risposta, scoppiò in una risata che echeggiò in tutto il parco.
- Sì, certo!!!- e sparirono in una nuvola di fumo.

Si teletrasportarono dentro un grande salone decorato con marmo lucido e arredato nei minimi particolari. Kanato conosceva bene quel posto: era il salone d' ingresso della Villa Mukami, quel posto e quella famiglia da lui odiata. Enji cominciò a girare lentamente su se stessa, come se stesse ballando qualcosa, canticchiando allegramente. Kanato rimase allibito a guardare la scena piuttosto strana. Non aveva mai visto una ragazza come lei, strana e uguale a lui in tutti i minimi particolari. Kanato continuava a guardarla, quando un gemito provenire dal lato del salone lo fece riscuotere. Si girò in direzione della voce e vide una figura sdraiata sul divano in velluto di colore lilla. Kanato, rivolgendo uno sguardo a Teddy, cominciò a parlargli. La sua voce era poco più di un sussurro.
- Neh, Teddy. Andiamo a controllare? - il ragazzo allora, si diresse verso il divano dove vi era la figura, e questo era uno dei Mukami, più precisamente Azusa. Era il vampiro che lui odiava profondamente: odiava il fatto che si tagliasse da solo per piacere, solo per vedere il sangue, la cosa da lui amata. Odiava il fatto che desse un nome alle bende che avvolgevano le sue braccia graffiate e doloranti. Quando il vampiro si svegliò e cominciò ad inquadrare Kanato che lo guardava minaccioso con Teddy stretto tra le braccia, cominciò ad incurvare le sue labbra in un accenno di sorriso.
- Kanato-kun, che ci fai qui? - disse Azusa con sguardo interrogativo. Kanato allora, minaccioso, cominciò a puntare un dito contro la giovane , che stava ancora ballando e canticchiando.
- Bhè, chiedilo a lei!!- disse lui, alzando la voce in modo da farsi sentire. Enji allora, guardò in direzione di Kanato e, in tutta risposta, cominciò a sorridergli. Subito dopo Kanato si ritrovò faccia a faccia con Enji che gli accarezzò la guancia. Per un attimo ebbe la sensazione che le sue mani tremassero, poi si riscosse non appena rivolse la parola ad Azusa.
- Buonasera, Azusa-kun. Hai dormito bene? - lui la guardò con disprezzo, cosa che Kanato non riusciva a spiegarsi. I suoi fratelli guardavano Yui con malizia e divertimento negli occhi, mentre lei veniva disprezzata. Azusa cominciò a guardare la ragazza, squadrandola da capo a piedi. Infine aggiunse:
- Sei bagnata. Così allagherai il pavimento. Esci fuori, non ti voglio tra i piedi!! - disse Azusa, volgendo uno sguardo verso la porta, e un lampo squarciò il cielo. Enji allora, guardò Azusa, rivolgendogli un sorriso lascivo prima di sparire nella nuvola di fumo.
Kanato, rivolgendosi a Teddy, cominciò a parlargli con voce cantilenante.
- Neh, Teddy. Cosa sta succedendo? Dovremmo andarcene? - disse, sorridendo. Stavano per dirigersi verso la porta, quando Azusa si teletrasporto davanti a lui, bloccandogli il passaggio.
- Aspetta, Kanato-kun. Dobbiamo parlare - e si teletrasportarono nella sala del tè, la stanza dove vennero accolti la prima volta i Sakamaki. Si sedettero nel solito tavolo in cristallo, le sedie anch' esse del medesimo materiale. Un minuto di silenzio li avvolse, passandolo guardandosi negli occhi l' un l' altro. Poi fu Kanato a spezzare il silenzio.
- dimmi chi è lei. Esigo una risposta - Kanato strinse a sè Teddy, mentre Azusa sobbalzò al tono freddo e duro del vampiro.
- E va bene. Ma sappi che potresti rimanere sconvolto - cominciò a stuzzicarlo lui. Kanato, in tutta risposta, esclamò:
- Parla! - e Azusa cominciò a raccontare.
- 10 anni fa scoppiò un incendio vicino il confine di Tokyo. Passai di lì per caso, stavo facendo una passeggiata per schiarirmi le idee. Mi girai alla mia sinistra e vidii quella villa che stava bruciando. Si vedeva solo fuoco, e delle persone che gridavano terrorizzate. Io rimasi lì, a guardare le fiamme per lunghi e inetrminabili istanti. Non li aiutai, non spettava a me farlo. Dopo dieci minuti arrivarono i pompieri che spensero il fuoco in un secondo... ma niente da fare, centinaia di persone morirono in quell' incendio. Non sapevo niente di quella villa, non l' avevo mai vista. Seppi solo che i residenti avevano il cognome di Asahina - Azusa fece una breve pausa, prima di ricominciare.
- Dopo l' accaduto, la zona della tragedia venne transennata, cosicchè nessuno potesse entrarci. Ma mi era sorto un dubbio: e se qualcuno fosse rimasto vivo? Entrando nel luogo del delitto potevo anche ottenere delle informazioni in più. Non sapevo perchè, ma quello che era accaduto mi incuriosiva. Così, in una notte gelida e buia, sorpassai la transenna ed entrai in quel che rimaneva della villa. Mentre camminavo, calpestai molti cristalli. Forse erano i resti dei lampadari, oppure semplicemente di un tavolo da sala molto costoso. Camminai a lungo, quella villa era immensa, fino a che non entrai dentro una stanza: essa aveva le pareti di un colore viola scuro, rovinato dalle fiamme. Vi erano diversi residui sparsi per terra: gioielli, scatole di cartone, nastri per capelli. Ma c'era una cosa che mi attirava - Azusa deglutì, poi continuò.
- C'era una foto che mi attirava particolarmente. Era deposta sotto tante macerie, ma la cosa strana è che era ancora intatta, non vi era nessuna bruciatura. La esaminai bene: raffigurava una donna alta e magra. Essa aveva dei lunghi capelli biondi raccolti in una crocchia ben sistemata, e un paio di occhi blu come il cielo, il  suo volto serio e distaccato. Accanto a lei vi era un' uomo che poteva avere una trentina d'anni. Esso era praticamente uguale alla donna raffigurata accanto a lui, solo che aveva i capelli più corti. E in mezzo a loro vi era una bambina: 14 anni, non di più. Capelli argentati e lunghi che le davano un tocco di mistero, e due occhi azzurri, profondi e penetranti. Sorrideva e teneva le mani alle due perone accanto a lei. Rimasi come ipnotizzato quando la vidii, non riuscivo a spiegarmi la mia reazione - Kanato ebbe un sussulto, e Azusa se ne accorse.
- L' ambiente lì stava diventando piuttosto lugubre, e sentivo delle voci e delle luci di torce che camminavano verso la casa. Così, senza pensarci un' attimo nascosi dentro la camicia della divisa la foto e mi incamminai verso la porta del retro per uscire. Ma qualcosa mi bloccò: d' un tratto una mano gelida mi accarezzò la guancia, facendomi sobbalzare. Subito mi venne in mente un accaduto che avvenne quando io ero piccolo. Era come un flashback, non riuscivo a spiegarmi perfettamente cosa fosse. Ho visto solo una donna, mia madre, che era seduta su una sedia e guardava oltre la finestra con sguardo assente. Così, io gli venni incontro per abbracciarla... ma lei mi respinse, scaraventandomi a terra. Quando finì il flahback, senti le lacrime che mi rigavano il volto. Lei mi guardò sorridendomi, quasi in modo lascivo. Subito dopo cominciai ad odiare quel sorriso, quella ragazzina. Essa ruppe il silenzio, dicendomi che se l' avessi portata con me lei mi avrebbe dato una possibilità per rivedere i miei genitori e ucciderli. E quindi vendicarmi di tutto il male che mi avevano inflisso. E la ragazzina di cui sto parlando... è Enji, colei che ti ha portato qui - Kanato cominciò a guardarlo dritto negli occhi, e Azusa disse, rispondendo alla domanda nella sua mente.
- sto dicendo la verità - e subito la porta sì aprì con uno scricchiolio, facendo sobbalzare i presenti. Entrò Enji che, con un balzo, si sedette anche lei con loro, e li guardò con sguardo lascivo.
- avanti, che aspettate? Perchè avete smetto? Continua, Azusa-kun - e il silenzio calò nella stanza.

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