La guerra dei Sette Regni

di TheDevil
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Schede OC ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***
Capitolo 6: *** Capitolo V ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII ***



Capitolo 1
*** Schede OC ***


La guerra dei Sette Regni

Quando la guerra era la normalità tra i Sette Regni di Fiore e i draghi volavano liberi nel cielo, i sette Signori dei Draghi decisero di porre un freno ai massacri.
Ognuno di essi si legò ad un mortale , uno per Ogni Regno.
Accanto ad essi, furono assegnati ad ogni Regno, due uova di drago, in modo che alla fine, ogni Regno potesse contare sulla forza di tre Cavalieri.
I Draghi miravano a correggere il cuore degli uomini e invece ne furono corrotti.
Rivalità, Odio, Rabbia, fecero in modo che i Cavalieri usassero il loro potere per divenire l'ago della bilancia dei conflitti.
E adesso ognuno di loro cerca nel proprio Regno un modo per far dischiudere le altre due uova, così da rompere l'equilibrio e conquistare gli altri Regni.


Angolo dell'Autore: Salve a tutti, come va? La scheda è in basso, spero che vi possa interessare questa avventura.
In questa tabella ci sono i sette Cavalieri che hanno già un drago e saranno i vostri superiori.

-Regno del Fuoco                 -Natsu (presi)
-Regno del Metallo               -Gajeel (presi)
-Regno della Tempesta            -Laxus presi)
-Regno dell'Aria                 -Wendy (presi)
-Regno delle Paludi              -Cobra (presi)
-Regno dell'Oscurità             -Rogue (presi)
-Regno della Luce                -Sting (presi)


Ci sono alcune regole da dover rispettare 

-Se volete partecipare, dovete scrivere nella recensione il Regno di cui volete far parte e il sesso del Cavalieri (un maschio e una femmina ciascuno).

-Una volta compilata e rimandata la scheda Oc, io la controllerò e vi segnalerò eventuali problemi.

-Gli Oc sono massimo quattordici.

-Per ogni dubbio potete scrivermi.

Beh che dire... Spero parteciperete in tanti... E a presto.
 

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Capitolo 2
*** Capitolo I ***


Buonasera a tutti voi, Sono fiero di presentarvi il primo capitolo della storia “La guerra dei Sette Regni” Spero che i personaggi siano stati resi bene, inoltre voglio esortare coloro che hanno richiesto il posto, ma che non hanno compilato la scheda a inviarmela, oppure in alternativa, comunicarmi tramite MP di non voler partecipare, in modo che possa rimettere il posto come vacante.
Inoltre voglio ricordare che ci sono comunque ancora quattro posti ancora disponibili e che chiunque voglia partecipare è il benvenuto, lasciando una recensione al primo Capitolo in cui specifichi il Sesso (anche se sono rimasti solo maschi) e il Regno d’appartenenza del cavaliere
Per adesso i posti liberi sono  
-Cavaliere di fuoco Maschio
-Cavaliere dell’aria Maschio
-Cavaliere della luce Maschio
-Cavaliere metallo Maschio
E adesso bando alle ciance e buon divertimento con la lettura del Capitolo.

Capitolo I

Regno Della Tempesta.
Il regno della Tempesta si trova nella zona nord-est del continente di Fiore, stretto tra grosse catene montuose, il nome deriva dai temporali che squarciano il cielo praticamente in continuazione, ma se il tempo è inclemente con la popolazione, non si può dire così per la qualità della vita.
Allo scopo di convivere con questi fulmini, la Capitale del Regno, la città di Kuasta, aveva utilizzato delle conoscenze scientifiche al fine di immagazzinare la forza dei fulmini e grazie ad essa la vita scorreva tranquilla nella grande città e soprattutto nel Palazzo Reale dove il Sovrano risiedeva con i suoi collaboratori più fidati, godendosi la vita tranquilla e la vecchiaia, anzi, lo avrebbe anche fatto se non fosse per il nipote scapestrato che si ritrova.
-Dov’è quel maledetto?- urlò Re Makarov, chiamato da tutti  i suoi concittadini Maestro, che in quel momento si dimenava affannosamente.
-Maestro, non dovrebbe affaticarsi così tanto, si ricordi che è anziano-  dice un uomo sulla trentina con i lunghi capelli verdi che lo seguiva, sperando di poterlo calmare, tuttavia senza risultato  –E comunque credo che Laxus sia andato a volare con Storm.
-Dannato Moccioso- sbraitò il vecchio prima di tirare un grosso sospiro per poi aggiungere -Chiamalo Freed, ho bisogno di parlargli immediatamente.
Nello stesso istante, molti metri sopra le teste di Makarov e del suo interlocutore, stavano un drago e il suo cavaliere, intenti a volare nei cieli della Capitale.
Nascosti tra le nuvole, nessuno poteva vederli, ma lo spettacolo doveva essere stupefacente: il drago aveva le scaglie di un colore giallo grano, esattamente come i capelli del suo cavaliere, il collo lungo era sormontato da spine di un colore blu elettrico, lo stesso colore degli occhi e degli artigli.
Il cavaliere invece sedeva sulla sella fiero, non preoccupandosi dei fulmini che gli ballanvano intorno e guidava il suo drago con dei semplici spostamenti del suo peso.
-E’ fantastico volare tra i fulmini- la voce del drago si fece strada nella mente del suo Cavaliere che volutamente ignorò il commento della sua compagna di volo, poiché non voleva ammettere che anche lui amva volare in compagnia della sua dragonessa.
Ma in realtà più che la sua dragonessa, Storm è ben presto diventata quasi una madre per lui che la sua vera madre non l’aveva mai conosciuta, perciò gli da un grossa pacca sulla spalla  e gli dice –Fammi vedere come si vola- e subito la dragonessa rispose –Adesso vedrai- lanciandosi in mezzo alle nuvole nere, danzando e capovolgendosi, mentre Laxus si godeva il volo, immerso nei suoi ricordi.
-Ehi Laxus, tuo nonno chiede di te, dice che è importante- una voce conosciuta si mette in contatto con lui e lo distoglie dal suo volo e mentre la dragonessa, ignara di tutto, continua a volteggiare nella tempesta, Laxus risponde –Dici al vecchio che adesso torniamo, ci vediamo nel nido-
-Ehi dolcezza, dobbiamo tornare a terra- dice Laxus alla sua dragonessa, che sbuffando inverte la rotta per tornare al Nido.
Il Nido non è altro che la torre più alta della Capitale del Regno della Tempesta, dove Storm si rifugiava quando, stanca di volare, cerca riposo, naturalmente, sotto il Nido ci sono gli appartamenti di Laxus: se c’è qualcosa che un Cavaliere non sopporta è doversi allontanare dal suo drago.
Già dall’alto Laxus si accorse che il nonno non era solo, sensazione confermata da Storm che accelerò per raggiungere in minor tempo possibile il nido e quando atterra, né drago, né Cavaliere possono reprimere un’esclamazione di sorpresa.
Accanto a Makarov c’è una ragazza dalla pelle olivastra, dai capelli di uno strano colore verde e con un taglio del tutto inconcepibile: da un lato, quello destro i capelli arrivano al massimo alla spalla, dall’altro i capelli arrivano fino a metà schiena.
Anche gli occhi hanno un colore davvero sorprendente,  un rosa davvero molto scuro che sembra quasi sfociare nel rosso.
Sulle spalle porta un enorme falce.
-E questa chi diavolo è, vecchio?
-Ehi biondino, guarda che io sono qui, puoi anche chiedere a me- dice la ragazza con aria bellicosa.
-Ha il fuoco la ragazza- commenta la dragonessa, ridacchiando.
Re Makarov si lisciò i baffi nel suo solito gesto che dimostra la sua impazienza per poi volgere lo sguardo dietro le caviglie della ragazza, invitando implicitamente il nipote a fare lo stesso.
Laxus spalanca la bocca stupefatto, a nascondersi dietro le caviglie della ragazza c’è un cucciolo di drago, piccolissimo che non poteva avere più di poche ore, con le scaglie di uno strano colore tra il grigio e l’azzurro, che scuoteva veloce la testa affusolata come infastidito da qualcosa.
Anche Storm si accorse della presenza del piccolo drago e sporse il collo in modo da avvicinarsi, curiosa al cucciolo, ed esaminandolo emise un mugolio che Laxus avrebbe sicuramente detto di delizia.
-Come vedi Laxus, un uovo in nostro possesso si è dischiuso, ed è nato questo cucciolo e Neren è il suo cavaliere, perciò, è tutta tua- e prima che il nipote potesse abbozzare una protesta, il vecchio si voltò e scappò via, ignorando le imprecazioni di Laxus.
Dopo essersi calmato, Laxus riportò la sua attenzione sulla sua discepola e cominciò a girargli attorno, esaminandola da cima a piedi.
-Di solito quando si incontra un maestro si usa presentarsi.
-Mi chiamo Neren Ekirus- risponde la ragazza.
-Neren, allora io sarò il tuo maestro, quando ti insegno non tollero che tu ti distragga, e voglio il massimo impegno, posso parlare con il tuo drago?- chiede Laxus, ansioso di conoscere il piccolo, mentre anche Storm, distesasi a terra è interessata a questo scambio di parole.
-Parlare con il mio drago?- risponde Neren confusa e Laxus a queste parole si stampa una mano sulla faccia, disperato.
-Noi draghi parliamo con i nostri Cavalieri tramite il contatto telepatico- spiega Storm alla ragazza che sorpresa non può evitare di lanciare un urlo, procurando alla dragonessa un eccesso di risatine.
-Per la prima volta ti aiuterò io a stabilire il collegamento, poi però dovrai imparare da sola, siediti di fronte al tuo drago.
Neren obbedisce senza fiatare e anche il draghetto sembra impaziente, facendo dondolare lentamente il lungo collo.
-Ecco, adesso chiudi gli occhi e concentrati, percepisci il drago davanti a te e poi parlagli con la tua mente, non c’è nulla di più facile.
Neren si concentra, tenendo gli occhi chiusi, e sta per lasciar perdere quando finalmente percepisce una piccola esattamente davanti a sé.
-Neren- la chiama il cucciolo di drago, con la sua voce profonda, sicuramente appartenente a un maschio –Ciao, mi hai fatto aspettare molto-
-Scusami- dice Nerem, aprendo gli occhi e accarezzando la testa al drago che chiude gli occhi completamente neri, godendosi quella carezza –Adesso però devo darti un nome…-
Neren così rifletté per un po’ per poi sorridere e dire ad alta voce –Ti chiamerai Reegrois, ti piace?
Il draghetto sembrò apprezzare il nome scelto e acconsentì vigorosamente con la testa.
-Bene, adesso che Reegrois ha un nome, lui può raggiungere Storm mentre io e Nerem cominciamo la seconda lezione- disse Laxus, proiettando i pensieri sia al piccolo drago che alla ragazza.
Laxus estrasse le due spade gemelle che aveva ai fianchi e le puntò contro la ragazza dicendo –Il tuo fisico è allenato e robusto, devi essere stata addestrata fin da piccola, fammi vedere cosa sai fare con quella falce.
-Non vedo l’ora, maestro- disse la ragazza arrogante.
Laxus si lanciò all’attacco a testa bassa, mulinando le due spade e lasciando il tempo a Nerem solo di estrarre la falce e parare il colpo, per poi colpire la ragazza con una gomitata alla bocca dello stomaco, costringendola ad arretrare, per poi evitare un fendente che rischiava di decapitarlo, ma che sbilanciò la ragazza in avanti che venne colpita di nuovo per poi essere disarmata.
-Non male ragazzina- concesse Laxus –al piano inferiore ci sono le tue stanze, le lezioni ricominciano domani alle otto del mattino.
E detto questo Laxus si avviò verso le scale e raggiungendole lasciò Nerem in ginocchio sul pavimento, scioccata dalla facilità con cui il suo maestro l’aveva disarmata.
Reegrois si avvicinò alla sua amica, accarezzandola con la testa, un gesto che fu ricambiato da Nerem che però imprecò forte –Non l’ho nemmeno fatto sudare, sono patetica- disse.
-Non è così piccola- gli disse la voce melodiosa di Storm –E’ vero, che attualmente non sei al suo livello, ma questo è solo perché i sensi di Laxus, la sua velocità, la sua forza sono amplificati dalla mia magia, adesso per te è impossibile stargli dietro, ma quando tu e Reegrois imparerete, potrai combattere con Laxus ad armi pari.
Le parole della dragonessa un po’ consolarono la ragazza.
-Neren.
-Si dimmi piccolo.
-Io ho fame, quando si mangia?- 

 
Regno della Luce
Il Regno di Luce si trovava all’estremo nord del Continente e prendeva il nome dal fenomeno del “Sole di Mezzanotte” grazie al quale per sei mesi all’anno il sole non scompariva mai dalla volta celeste, diffondendone la luce.
Sotto questo cielo, volava un possente drago bianco, che grazie alla forte luce sembrava mandare bagliori.
Sulla sua sella sedeva fiero un cavaliere biondo, con indosso una maglia azzurra e dei pantaloni bianchi.
-Sting ci stiamo mettendo nei guai- lo avvertì il drago bianco, con voce cavernosa.
-Weiss, è la decima volta che lo ripeti da quando abbiamo lasciato la Capitale, cosa vuoi che succeda?
-So solo che per quella ragazza tu butti al vento tutto quello che ti ho insegnato.
Sting lasciò perdere, cominciando la lunga discesa verso casa.
Al limitare del Regno della Luce, isolata dalle città e da tutti gli scocciatori, vi era una grossa villa, su due piani, dove abitava la sua famiglia e dove anche lui tornava ogni qual volta ne aveva l’opportunità.
Weisslogia atterrò in una radura che era stata ricavata, abbattendo gli alberi davanti alla stessa casa quando il giovane si era legato al drago.
Una persona lo stava aspettando seduta nel portico della casa, con un libro sulle gambe e sorseggiando una bibita fresca, ma alzò lo sguardo appena vide il drago bianco scendere a terra.
La ragazza, alta nella media, aveva dei lunghissimi capelli biondi, molto chiari, quasi albini, con alcune ciocche sistemate in delle trecce, i suoi occhi erano azzurri come il cielo e il sorriso dolce, mostrava un volto delicato, e molto bello.
Vestiva una maglia nera senza spalline e una gonna a pieghe di colore rosa, con stivali molto alti di colore marrone.
Al collo poi portava un grosso cuore d’oro bianco
-Mamma, papà, Sting è arrivato- urlò la ragazza ai genitori dentro casa, e andò ad abbracciare il Cavaliere che la strinse forte dopo quei giorni in cui era stato costretto a rimanere a palazzo.
-Ciao Ailea- la accolse Sting tra le braccia.
Altre due persone erano uscite dalla casa e si stavano dirigendo verso Sting: una donna alta e bellissima dai capelli biondo cenere e un uomo molto simile a Sting ma con una barba bionda.
-Allora figliolo, tutto bene a palazzo?- chiese il genitore, informandosi.
-Tutto bene, cioè Re Jude mi tratta come uno schiavo ma nel complesso, va tutto bene.
-Sting vieni dentro a riposarti- gli ordinò gentilmente la madre accarezzandogli la guancia e i tre entrarono nella grande casa.
Mentre c’era questo scambio di battute, Ailea andò a salutare anche Weisslogia.
-Ciao zio- lo salutò la ragazza.
-Ciao scricciolo- la salutò il grosso drago bianco, portando i suoi occhi completamente bianchi all’altezza del viso della ragazza – Cosa stavi leggendo?-
-Anatomia dei draghi- rispose la ragazza tutta contenta con uno splendido sorriso.
-Ah si? E chi l’ha scritto?- chiese curioso Weisslogia.
-Wendy, l’ha scritto con l’aiuto del suo drago Grandine.
-Quella dragonessa è sempre stata strana- sospirò Weisslogia.
-Scusa zio ma Sting è riuscito a portarmi quello che gli ho chiesto?- chiese la ragazza interrogativa, facendo sospirare il drago.
-Si- disse, ricordando che la ragazza per ottenerlo  aveva cominciato a perseguitare Sting con i suoi capricci che alla fine, come al solito, ci era cascato con tutte le scarpe e aveva acconsentito a quella follia: rubare un uovo di drago che Re Jude si ostinava a tenere chiuse nella speranza che una si aprisse per la principessa Lucy e a nulla erano valse le parole del Cavaliere che aveva spiegato che le uova si dischiudevano solo al tocco di un predestinato.
-Tengo l’uovo nella mia bisaccia, puoi prenderlo- disse tanto le possibilità che si schiuda sono minime.
La ragazza allora mise la mano nella bisaccia che Weisslogia portava sulla sella e ne estrasse un grosso uovo, bianco con venature dorate, Ailea lo stava studiando attenta e dopo averlo appoggiato a terra si era messa ad accarezzarlo dolcemente, finché non sentì un ticchettio che veniva dall’interno.
-E’ Normale che ci sia questo ticchettio?- chiese la ragazza al drago –Non ricordo di aver mai letto nulla del genere in uno dei miei libri.
-Un ticchettio? Oh Merda…
Intanto all’interno della casa, Gordon Eucliffe e suo figlio Sting stavano parlando della situazione politica del Paese.
-Re Jude muoverà guerra contro il Regno delle Ombre?- chiese il capofamiglia sorseggiando un bicchiere di vino.
-Non finché avremo addestrato tutti i Cavalieri, è convinto che aspettando, l’uovo si schiuderà davanti alla principessa Lucy e che diventerà il secondo Cavaliere, ma non accadrà mai, a nulla servono le parole mie e di Weiss, non ci ascolta, credo che il mio divenire Cavaliere del Regno non gli sia affatto piaciuto.
Gordon Eucliffe sorrise alle parole del figlio: nonostante fossero stati accettati da Re Jude, rimanevano comunque degli stranieri, fuggiti dal Regno delle Ombre quando un tentativo di rivolta era andato male.
Sting ricordava benissimo quella notte, quando lui stesso aveva dieci anni e Ailea solo tre, quando erano stati costretti a fuggire, e nella fuga aveva perso due zii e il nonno e lui aveva giurato vendetta.
-Re Jude non muoverà un passo finché non saremo riuniti tutti e tre i Cavalieri, sperando che nel frattempo nel Regno dell’ombra non siano pronti ad accoglierci.
-E questo non accadrà mai perché il Re non cerca di far schiudere le uova.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHH- la voce di Ailea li riscosse dalla loro conversazione, mentre Sting non avvertiva pericolo nella mente di Weisslogia ma solo una disarmante sorpresa, i due uomini uscirono veloci in giardino, rimanendo immobili alla scena,
Ailea era seduta a terra visibilmente spaventata e davanti a lei un cucciolo di drago, scodinzolava e la guardava: sembrava molto allegro mentre Weisslogia scuoteva la testa, come se non credesse ai suoi occhi e volesse svegliarsi da quell’incubo.
Intanto il cucciolo continuava ad avvicinarsi ad Ailea che però vinta la sorpresa iniziale, cominciò a studiarlo attentamente: il cucciolo aveva le scaglie dello stesso colore del guscio,: bianche nella parte superiore del corpo e dorate in quella inferiore, e la studiava con i suoi occhietti gialli con la pupilla verticale, ma la cosa che più sorprendeva dell’aspetto del cucciolo erano le ali, addirittura sei, ricoperte di morbide piume candide, molto diverse da quelle usuali che consistevano in una membrana, Ailea alzò la mano davanti al muso del draghetto che si fece accarezzare, scodinzolando felice.
-Ciao- lo salutò Ailea, mettendosi in contatto telepaticamente con il cucciolo per la prima volta –Io sono Ailea-
-Ciao- disse la voce musicale del drago, sicuramente un maschio-dammi un nome Ailea-
La ragazza parve rifletterci un attimo, portandosi il dito indice sotto il mento, tutto sotto lo sguardo attonito di Sting e di Weisslogia, poi la ragazza si alzò e portando in alto il cucciolo disse –Ti chiamerai Kilmore, ti piace? – e il drago espresse il suo assenso assentendo con la testa e sbattendo le ali.
Mentre questa scena si svolgeva davanti a loro, anche un altro drago e un altro cavaliere stavano comunicando mentalmente.
-Ehi Ailea, non mi presenti il tuo drago?- disse Sting –E’ sempre buona educazione chiedere prima al Cavaliere se può parlare con il suo drago, questa è la prima lezione che ti insegno come Maestro, visto che dovrai addestrarti- per poi passare a parlare in via telepatica –Ciao Kilmore, io sono Sting e lui è Weisslogia, saremo i vostri maestri da ora in avanti-.
-Adesso devo andare ad avvertire il Re, tu resta qui, dovrei tornare domani o al massimo tra due giorni, scusa padre, ma il dovere mi chiama, salutami anche la mamma.
E detto questo salì veloce in sella a Weisslogia per poi spiccare con lui il volo verso la Capitale mentre Alaine e Kilmore li guardarono allontanarsi.

 
Regno Del Fuoco
 

Il Regno del Fuoco si trova nella parte più occidentale del Continente di Fiore, ed è così chiamato perché completamente circondato da vulcani, che costituiscono una barriera naturale contro gli invasori, ma nelle pianure interne il clima è temperato, la terra è fertile e in generale la vita è tranquilla, ma non è stato sempre così.
Fino a pochi anni prima, il Regno era stato teatro di un caos generalizzato, in cui ogni signorotto si comportava come un monarca assoluto all’interno dei suoi possedimenti.
Per fortuna, pochi anni prima erano intervenuti i draghi e uno in particolare, con in sella uno strano ragazzo dai capelli rosa che schierandosi a favore della regina legittima a sedere sul trono, aveva messo fine alle rivolte.
La Regina Erza regnavano da qualche anno e adesso la situazione era tranquilla, se si escludono le rare visite che il Cavaliere e il suo Drago facevano di tanto in tanto alla reggia e che procuravano un sacco di guai alla reggia, ma spesso i due se ne stavano dentro un vulcano attivo, per i fatti loro, oppure volavano tranquilli da un luogo all’altro senza nessuna preoccupazione.
Era giorno di mercato a Aberon, capitale del Regno del Fuoco, e molte persone si erano riversate nella piazza, dove i venditori urlavano, o contrattavano il prezzo delle loro merci, ma in mezzo a tutta questa baraonda una figura coperta da un mantello correva, inseguita dalle guardie.
Erano quasi sul punto di prenderla, quando venne trascinata in un vicoletto, sparendo dalla vista.
Quando le guardi passarono, ignorando la stradina laterale in cui il fuggitivo era scomparso, questi si voltò verso la figura che lo aveva aiutato.
Si trattava di una ragazza di circa venti anni, con i capelli biondi con qualche ciocca castana e gli occhi verde splendente, la carnagione chiara e un bracciale d’oro al polso destro.
Indossava dei pantaloni di pelle nera e un corpetto marrone sopra una camicia bianca, e al fianco una spada.
-Grazie- disse la figura, togliendosi il cappuccio del mantello e mostrando il suo volto alla sua salvatrice che si trovò di fronte degli occhi castani e una cascata di capelli rossi.
-Ma tu sei la Regina Erza- disse la ragazza sconvolta.
-SHHH- disse Erza tappando la bocca alla sua salvatrice –Sto scappando dalle guardie di palazzo, oggi non mi va di rimanere ferma a palazzo, ho voglia di muovermi-.
Peccato che in tutto il tempo che avevano perso nel discorrere le guardie di palazzo li avevano circondate e adesso quello che pareva il loro capo si era inginocchiato davanti alla Regina –Maestà dovete tornare a palazzo-.
-E va bene Gray, tornerò, ma spero che la mia nuova amica voglia accompagnarmi a palazzo.
E prima che potesse dire qualcosa, la ragazza si ritrovò circondata dalle guardie di palazzo e a nulla valsero le sue proteste.
-Allora come ti chiami?- chiese Erza mentre scortate da due ali di guardie di palazzo, venivano riportate a palazzo.
-Ai Haibara- rispose quella annoiata eppure il suo nome parve ridestare qualcosa nei ricordi di Erza, finché non si trovarono all’interno del cortile del palazzo, quando la Regina diede ordine al gruppo di fermarsi –Gray, passami la spada- ordinò perentoria al capo delle guardie che senza alcuna domanda -e tu estrai la tua, è un ordine Haibara- prima di scagliarsi veloce come una furia, tanto veloce che Ai riuscì solo ad estrarre la spada e a parare il primo fendente prima di rispondere.
Solo grazie all’addestramento che suo padre le aveva imposto riusciva a tenere il passo della Regina, che probabilmente aveva riconosciuto il nome della sua famiglia e adesso per chissà quale motivo continuava ad attaccarla.
-Dovrei rimandarti da tuo padre- disse la regina in un momento di pausa.
-EH No, io di quello non voglio sentirne proprio parlare, per mandarmi da lui dovrai chiudermi in un sacco- rispose sprezzante, ricominciando ad attaccare con un fendente che la regina riuscì a parare e a deviare sulla sua sinistra.
-Adesso basta- disse Erza abbassando l’arma e restituendola al capo delle guardie -vieni con me, avanti non ti riconsegno a tuo padre-
E detto questo la bionda si ritrovò a correre dietro alla sovrana sbuffando come una locomotiva, sicura che quella situazione gli avrebbe portato solo guai.
Erza continuava a camminare a passo svelto, percorrendo lunghi corridoi e salendo scale che portavano sempre più in alto, fino a trovarsi in una grossa sala ricolma di preziosi, e al centro su un piccolo altare di marmo erano conservate due grosse pietre.
Lo sguardo di Ai fu catturato dalla pietra di colore rosso, che pareva mandare bagliori nella sua direzione e senza aspettare l’invito di Erza, cominciò a camminare nella direzione della pietra e l’accarezzo circospetta.
Per un attimo non accadde nulla, tanto che Erza pensò di essersi sbagliata e che avesse valutato male quella ragazza, poi però pian piano sentì che c’era uno strano rumore e che nel guscio dell’uovo di drago si stavano aprendo delle profonde crepe e che una piccola testa di colore rosso fuoco, ma con gli occhi bianchi da rettile, stava facendo capolino tra il guscio dell’uovo.
Ai non sembrava affatto sorpresa della piega che avevano preso gli eventi, e per prima cosa aiutò il cucciolo di drago ad uscire dal guscio, una scena che Erza si limitò a guardare, conscia che nessuno doveva intromettersi tra il Cavaliere e il Suo Drago, soprattutto in un momento delicato come quello.
Natsu gli aveva spiegato che il rapporto che lega un Cavaliere al suo Drago, era così intenso che una minima minaccia al compagno indifeso avrebbe potuto scatenare la furia del Cavaliere e lei non voleva trovarsi tra la sua spada, solo per un malinteso.
Intanto il cucciolo di drago si era liberato dal guscio dell’uovo e adesso se ne stava tra le braccia del suo cavaliere annusando l’aria, ma mentre Erza rimaneva a guardare, Ai aveva stabilito il primo contatto telepatico con il cucciolo
-Ciao-
-Ciao, piacere di conoscerti Ai- rispose il piccolo drago con le scaglie rosso rubino, che aveva una voce dolce.  
-Conosci il mio nome?
-Ti ho sentita arrivare Ai, io sarò il tuo compagno per la vita, ma prima dovresti darmi un nome- la voce era davvero melodiosa e la ragazza pensò si trattasse di una femmina, perciò cominciò a snocciolare nomi femminili uno dietro l’altro, tutti respinti dal cucciolo.
-Non mi stai aiutando, possibile che nessuno di questi nomi ti piaccia?- gli chiese la ragazza ormai spazientita da quei continui rifiuti.
-Mi piace Karen, il primo che hai detto, peccato fosse nome da femmina.
-Ah sei un maschietto- disse la ragazza arrossendo per la gaffe appena fatta.
-Non importa, per i draghi non c’è differenza tra maschio o femmina, puoi chiamarmi Karen.
E detto questo il cucciolo di drago appoggiò la testa sul seno di Ai e sembrò addormentarsi e Ai non poté trattenere un sorriso tenero .
In quello stesso momento, lontano, in una caverna alla base di un vulcano in eruzione, aveva trovato riparo un curioso ragazzo dai capelli rosa che se ne stava seduto vicino al fuoco e che aspettava che il suo dragone finisse di fare il suo quotidiano bagno nella lava incandescente, quando la sua siesta fu turbata da una scarica di adrenalina che sentì anche il drago.
-Igneel, hai sentito?- nonostante la distanza il contatto telepatico permaneva, affidabile come sempre.
-Certo che ho sentito Natsu- rispose il dragone di fuoco che pareva essere travolto dalla felicità -pare che sua maestà abbia finalmente trovato una discepola in grado di far aprire l’uovo, adesso dovremo fare da maestri, ti senti pronto-.
-Che domanda stupida Igneel, sai benissimo che sono tutto un fuoco.  

 
Regno delle Paludi
 
Il Regno delle Paludi era uno dei più inospitali luoghi che si possano immaginare: la quasi totalità del territorio è ricoperto da un’intricata rete di canali e acquitrini in cui prosperano malattie, e animali velenosi, eppure anche in questo luogo, sebbene in numero molto inferiore rispetto agli altri Regni, il genere umano ha continuato a vivere, abituandosi all’ambiente, specializzandosi nel combattere i miasmi e i veleni che impregnavano l’aria.
La popolazione era divisa in tribù per la maggior parte nomadi che si spostavano da un luogo all’altro in cerca di migliori condizioni di vita, e solo pochi fortunati erano abbastanza abbienti per potersi permettere una abitazione permanente in una delle poche zone abitabili.
Questo rendeva il lavoro di Cobra estremamente massacrante: il Cavaliere era stato incaricato da Re Brain II di volare per il Paese con le due uova di drago e di trovare i prescelti davanti ai quali le uova si sarebbero schiuse.
Lui e Cubellios, uno splendido drago viola con alcune squame delle zampe di colore bianco perla, volavano cercando di trovare le tribù nomadi che si accampavano qua e là, eppure ne avevano già provato diverse e quelle maledette uova non volevano proprio saperne di schiudersi.
-Cubellios, adesso dove ci dirigiamo?
Il drago per un secondo non rispose, annusando l’aria, cercando di captare qualcosa, per poi virare leggermente verso est, dove sentiva la puzza di quei sudici umani.
Eh già, poiché Cubellios odiava gli umani, anzi tollerava solo la compagnia di Cobra e non si sarebbe mai schierato al loro fianco se non costretto dagli altri sei signori dei Draghi.
Era immerso in questi pensieri Cubellios quando il suo cavaliere gli lanciò un muto allarme e il drago si accorse che erano completamente circondati da uno sciame di vipere del cielo, che sebbene per lui non fossero un problema, erano velenosissime per il suo cavaliere, ma prima che potesse fare qualcosa, una di queste vipere morse Cobra dietro al Tallone che in pochi secondi svenne, accasciandosi sulla sella del drago che lanciò un grido disperato d’aiuto.
Cobra si svegliò tre giorni dopo, disteso su un pagliereccio con un terribile mal di testa e con il piede fasciato con delle foglie, probabilmente di qualche erba medicinale.
-Ah finalmente ti sei svegliato- disse una voce maschile che se ne stava ai piedi del suo giaciglio con un mortaio a pestare quelle che sembravano erbe medicinali.
-E tu chi saresti- chiese Cobra
-Mi chiamo  Duncan Phyllobates- rispose il ragazzo, alzando per la prima volta gli occhi dal suo lavoro, in modo che cobra potesse guardarlo per bene: non era molto alto, e aveva dei lunghi capelli, legati in una coda di cavallo alta che lasciava ricadere un ciuffo in avanti sull’occhio destro di colore dorato, la pelle era chiara e le labbra erano colorate di nero, probabilmente con qualcuna delle piante che si trovavano nei paraggi.
-Sei stato tu a salvarmi? E dove è Cubellios?
-Uffa non scocciarmi, sto lavorando lo vedi? Il tuo drago è a caccia.
-Se ti scoccia così tanto salvarmi, perché non mi hai lasciato morire?
-Mi interessava studiare il tuo drago, non ne ho mai visto uno così da vicini, adesso sta zitto, che sto lavorando.- e detto questo si rimise a pestare con il suo mortaio e non degnò Cobra di uno sguardo.
Rimasero in silenzio per molto tempo, Duncan occupato a pestare le erbe, Cobra disteso a riposare e nel mentre a cercare Cubellios che dopo vari tentativi da parte del cavaliere finalmente si avvicinò abbastanza per sentire i suoi richiami.
-Cobra, stai bene?  E’ colpa mia ero distratto e quelle stronze hanno attaccato sottovento, così non ho sentito il loro odore, stai bene?-
-Si, sto bene, ma che mi dici di questo idiota? – chiese infastidito Cobra a Cubellios.
-Credo che sia uno di quelli che preferiscano la solitudine alla vita civile di voi umani, è un tipo eccentrico, forse un po’ suonato, però l’ho visto trafficare con le piante e pare uno che sa il fatto suo, e comunque quando sono nei paraggi gli si illuminano gli occhi e mi fa un sacco di complimenti, ha anche posto come condizione alla tua guarigione un volo, sembra un fissato per gli animali ma pare che non gli piacciano troppo gli esseri umani, adesso però cerca di dormire, dobbiamo ripartire al più presto-.
Passarono diversi giorni e Cobra si rimetteva in forze, sotto le cure di Duncan che però non era certo diventato più amichevole, se non con Cubellios, ogni volta che lo vedeva all’esterno della caverna, Duncan non gli toglieva mai gli occhi di dosso, finché arrivò il giorno della partenza.
-Ti ringrazio per avermi curato Duncan.
-Sai bene che non l’ho fatto per te.
-Però prima che parta io e Cubellios siamo convinti di doverti mostrare una cosa- e detto questo prese dalle bisacce le due uova di drago che si portavano dietro e le mise davanti a Duncan che le guardava con sguardo estasiato, e mosse la mano verso una di esse per accarezzarla.
Era di un intenso colore rosso porpora con le venature bianche e cominciò a schiudersi appena la mano di Duncan sfiorò quella liscia superfice che si riempì di crepe e con forza ne uscì un drago anche esso di colore rosso porpora che ruggì il suo inno alla vita.
-Oh allora Cubellios aveva ragione, benvenuto tra i Cavalieri dei Draghi, Duncan.
-E cosa devo fare adesso?
-Niente di difficile: sopravvivi, io devo andare- e detto questo si arrampicò sulle gambe di Cubellios e si sedette sul suo dorso, per poi girarsi di nuovo verso Duncan e continuare –E abbi cura del tuo draghetto, io e Cubellios torneremo a prendervi e vi addestreremo- e detto questo presero il volo, scomparendo tra le nuvole.
Duncan intanto guardava sbigottito il drago che zampettava tranquillo tra le erbe dell’acquitrino, per poi volgere il capo verso il suo cavaliere ed esclamare –Hai ancora molto da guardare? Dovresti darmi un nome, prima che me lo dia da solo.
Il ragazzo per un attimo guardò il draghetto porpora che continuava a guardarsi intorno per poi esclamare    -Colostethus- e tentò di accarezzargli la testa, ma il cucciolo si sottrasse a quella carezza e rispose –Si, mi piace, farà paura a tutti gli altri draghi-.
E detto questo non si scambiarono più nessuna parola per tutto il giorno: se quello era l’inizio pensò Duncan, sarebbe stata davvero molto dura.


Angolo dell'Autore
Spero che il Capitolo vi sia piaciuto e che tutti i personaggi finora comparsi siano apprezzati, Per il prossimo capitolo non ho ancora il numero sufficiente per scriverlo, ma appena i personaggi mi arriveranno, mi metterò al lavoro... perciò a presto 
Devil

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Capitolo 3
*** Capitolo II ***


Salve a tutti, come va? Allora, prima di lasciarvi al capitolo, faccio una piccola precisazione: le età dei Cavalieri/Dragon Slayer sono tutte mie e verranno fornite in una nota a fine capitolo, inoltre la figura di Wendy è completamente stravolta, per il semplice motivo che farla troppo giovane sarebbe stato uno squilibrio di forze troppo grosso con gli altri Cavalieri.
Bene per adesso è tutto, buona lettura.
 

Regno Dell’Oscurità

Il Regno dell’Oscurità è con quello della Palude il peggiore dove vivere, si trova nella zona nord-ovest del continente dove pesanti nuvole nere ricoprivano il cielo e poiché stiamo parlando del Regno più violento e dove i crimini sono più efferati, questo ha fatto sorgere nelle leggende degli altri Regni, la convinzione che l’ombra oscura del cielo sia discesa anche sui cuori degli abitanti, rendendoli violenti e inumani.
La situazione in realtà era molto migliorata qualche anno prima, quando il drago oscuro Skiadrum si era legato a uno degli abitanti del luogo e poi aveva cominciato a vegliare su quelle formiche che tremavano dinnanzi alla sua forza.
Skiadrum e il suo Cavaliere volavano nel cielo oscuro, quasi invisibili, visto che il drago, oltre che avere le scaglie nere come la pece, aveva la particolarità di emettere del fumo nero dal suo corpo, seguendo una delle strade principali, percorse dai pochi viaggiatori che si arrischiavano a commerciare in quella landa desolata.
-Drum, sei sicuro che questa sia la direzione giusta?- chiese il suo cavaliere.
-Sensi di drago- gli rispose il compagno, come sempre di poche parole.
Rogue intanto sul suo dorso, ripensava a gli avvenimenti della mattina, quando re Jiemma era salito trafelato sulla cima della torre dove Skiadrum e lui si rintanavano spesso, dopo una giornata di allenamenti.
Gli aveva raccontato di come una carovana era stata assaltata da una banda di ladri e le uova di drago che trasportavano di città in città erano state rubate, e Re Jiemma gli aveva ordinato di partire immediatamente per recuperare il bottino e sterminare la banda di ladri.
Una ricerca resa molto più semplice dal fiuto di Skiadrum che ripercorrendo la strada, aveva trovato il punto in cui la carovana era stata attaccata e c’erano ancora corpi distesi sulla strada, lasciati insepolti, a marcire al sole.
Skiadrum atterrò vicino a quei corpi e si mise ad annusare l’aria, in cerca di indizi mentre Rogue studiava il territorio: chiunque avesse guidato i banditi non doveva essere uno sprovveduto, in quel punto la strada percorreva una stretta curva a gomito, e le rocce da una parte nascondevano la visuale, dall’altra sovrastavano la strada: un piccolo manipolo di arcieri avrebbe potuto costringere alla fuga un intero esercito.
-Ho trovato una traccia Rogue- lo informo Skiadrum.
-Andiamo, ne ho già le tasche piene di questa storia- e salì sul dorso del suo drago che spalancò le ali fatte d’ombra e volò in direzione delle montagne.
I briganti in quel momento erano impegnati a festeggiare in uno dei loro rifugi, ricavati da una stretta caverna, e intenti a bere e sicuri che nessuno avrebbe mai potuto scovarli, non avevano nemmeno piazzato delle sentinelle di guardia, perciò Rogue entrò indisturbato, sguainando la sua spada nera come la pece mentre Skiadrum, essendo troppo grosso non poté entrare all’interno.
Nella grotta Rogue fu colpito dall’odore di alcol e dal rumore della festa dei briganti, amplificate al massimo dai suoi sensi di drago.
-E tu chi cazzo sei?- urlò il primo brigante che lo vide,attirando l’attenzione di tutti gli altri che subito presero le armi per difendersi.
-Io sono Rogue Cheney, cavaliere del drago, Re Jiemma vi condanna a morte per furto di proprietà Reale, adesso attuerò la sentenza.
Detto questo partì all’attacco e usando sia la magia che la sua spada in poco tempo compì una vera e propria strage, con il sangue che arrivava alle caviglie e uno scempio di corpi sventrati che sul volto portavano ancora l’espressione di sconcerto e di terrore che li aveva colti quando la magia del Cavaliere li aveva avvolti in un manto oscuro dal quale non erano più usciti.
Rogue vagò un po’ per il rifugio, cercando di recuperare le uova di drago, ma ne trovò solamente una, depositata in un angolo, su un cuscinetto rosso, ma dell’altra nessuna traccia.
La sua perlustrazione fu disturbata da un rumore di passi che si avvicinavano, e mentre Rogue pensò che avrebbe potuto farsi dire in che luogo fosse nascosto l’uovo, vide davanti a sé una ragazza.
Doveva avere sui venti o ventuno anni, e si guardava intorno inorridita dalla mattanza del Cavaliere, sebbene nemmeno un piccolo urlo sfuggisse dalle sue labbra.
Era una ragazza abbastanza alta, con i capelli castani tagliati molto corti, che lasciavano intravedere due orecchini identici, una carnagione molto pallida che risaltava il colore degli occhi verdi che però al centro lanciavano dei riflessi ambrati quasi ipnotici.
Quegli stessi occhi che lo guardavano con sguardo accusatorio ed omicida.
-Maledetto! Tu hai fatto questo- e senza dargli il tempo di rispondere gli lanciò due pugnali, uno per mano che Rogue deviò grazie alla sua magia oscura che si conficcarono nella parete alle sue spalle.
-Re Jiemma vi ha condannato a morte per furto- rispose Rogue freddamente e senza dire un’altra parola puntò la sua spada, ancora rossa di sangue, in direzione della ragazza che dal canto suo, si armò di due piccoli pugnali, uno per mano e si mise in posizione da combattimento.
-Dove hai nascosto l’altro uovo di drago?- chiese Rogue ancora fermo nella sua posizione.
-Non te lo dirò mai- rispose la ragazza sorridendogli.
-Se questa è la tua volontà!- e facendo ricorso alla magia, grazie alle ombre l’afferrò per le braccia e per le gambe, costringendola a mettersi in ginocchio e tenendola ferma.
-Ti ripeto, dov’è l’uovo?
-Non lo so- rispose ancora la ragazza.
-Bene, allora non mi sei di nessuna utilità- e Rogue alzò la spada per portare un colpo definitivo sul collo della ragazza, finendo così la questione, tanto l’uovo prima o poi l’avrebbe trovato da solo.
-Fermati Rogue- la voce di Skiadrum si fece largo nella sua mente.
-Cosa c’è Drum?- gli chiese Rogue con la spada ancora alta.
Skiadrum non gli rispose a parole ma gli inviò un’immagine di ciò che in quel momento aveva davanti agli occhi: sotto le zampe possenti del drago dell’ombra era bloccato qualcosa che lasciò Rogue senza parole, un cucciolo di drago che lanciava strilli spaventati.
Dalla visuale del drago, poteva vedere che era un draghetto con le scaglie sul dorso nero lucido, mentre quelle del muso e del corpo di un cupo verde foresta, ma sulle ali diventavano di un verde ancora più chiaro.
Il drago squittiva evidentemente spaventato dalla figura di Skiadrum, eppure Rogue era a conoscenza che il suo drago non avrebbe mai attaccato un cucciolo, ma questo probabilmente non lo sapeva nemmeno la ragazza inginocchiata davanti a lui, perciò lasciò che l’immagine della visuale di Skiadrum arrivasse anche alla sua prigioniera che cominciò a dimenarsi e ad urlare come un’ossessa, pregando che lasciassero andare il cucciolo di drago.
Una reazione oltremodo particolare che fece capire il rapporto che legava le due persone.
-Come ti chiami?
-Tsuki Breathill- rispose la ragazza, ancora legata tramite le ombre.
Rogue la colpì forte alla base del collo con il pomello della spada e la ragazza perse i sensi, così se la caricò in spalla come un sacco di patate, notando che aveva delle mani lunghe e affusolate, segno di chi aveva faticato poco, e che al polso portava diversi braccialetti, tra cui uno con un pendente a forma di pesce.
Rogue si chiese quale strada aveva intrapreso la giovane per essere diventata un capo di banditi, e caracollò in direzione del drago che ancora teneva fermo il cucciolo tra le sue zampe.
Quando il cucciolo vide la sua compagna sulle spalle di Rogue guaì ancora più forte, calmandosi solo quando il Cavaliere si decise a parlare con la sua mente.
-Io sono Rogue e lui Skiadrum, non vogliamo farvi del male, ma per ordine del Re devo portarvi a palazzo, come ti chiami?
-Il mio nome è Nymeria- disse fissandolo con i suoi occhi rossi come braci –Non fare del male a Tsuki-.
-Non preoccuparti, Tsuki starà benissimo, adesso andiamo- e detto questo la issò sul dorso di Skiadrum e prendendo, insieme al piccolo drago che sicuramente non aveva ancora imparato a volare, anche l’ultimo uovo rimasto, pensò che anche Re Jiemma poteva essere soddisfatto visto che era partito per recuperare due uova e riportava con sé indietro un drago e un Cavaliere.     
 

Regno dell’Aria

Il Regno dell’Aria è situato al centro del Continente ed è uno dei due Regni che non ha sbocchi sul mare, ma l’aria è talmente dolce che pare essere fermi in un’eterna primavera e i campi fertili e il clima mite fanno si che uomini e natura possano convivere al meglio.
Ma la vera particolarità del Regno dell’Aria è che essa, oltre alla parte terrena del Regno ha anche una parte aerea che si libra nell’aria, e che ha portato gli animali a un nuovo grado evolutivo e moltissimi hanno sviluppato ali.
Gli umani si sono adattati a queste condizioni ammaestrando un tipo di animale che è vive esclusivamente da queste parti: Il Legion, una specie di grosso cavallo alato che può essere sia cavalcato che usato come bestia da traino per raggiungere le isole più in alto.
Ci sono due isole che dominano su tutta la regione, sulla prima è stata costruita la città di Edolas, divenuta capitale del Regno, sull’altra, leggermente più in alto ma molto meno estesa, è stata invece costruita la Reggia dove risiedeva la famiglia Reale.
E in cima alla torre più alta della Reggia, vi era una grossa terrazza dove spesso stava seduta la principessa del Regno che era stata molto fortunata in quanto era stata scelta dalla dragonessa Grandine come suo cavaliere e aveva potuto sfuggire alla vita di palazzo che le era stata riservata dalla nascita.
La principessa Wendy adorava stare sdraiata con il capo poggiato al ventre di Grandine e a guardare il cielo e fu in quella posizione che Re Gerard  trovò la sua sorellina mentre in compagnia di un uomo dall’aspetto trasandato, saliva fin sulla grossa terrazza.
Wendy aveva circa 26 anni e i suoi faticosi allenamenti ne avevano fatto una donna forte e determinata anche se rimaneva comunque una donna bellissima, dai lunghi capelli blu e gli occhi azzurri, lunghe gambe, anche se purtroppo il seno era quasi del tutto inesistente.
-Sorellina- la chiamò Gerard che nonostante i ruoli, continuava a tenere un rapporto genuino con la giovane.
-Eccomi Gerard, dimmi tutto- la giovane sorridendo lo guardò con i suoi occhioni blu.
-Quest’uomo è Samir, ed è un abitante del Regno, ha una storia da raccontare e spera che tu possa aiutarlo.
L’uomo aveva lo sguardo attratto come una calamita dalla figura di Grandine che mostrava tutta la sua bellezza: era un dragonessa anche vanitosa, con piume di un candido colore bianco che ricoprivano le scaglie e il muso non era appuntito come quello della maggior parte dei draghi, ma morbido e affusolato, dai tratti quasi umani.
Samir però intanto cominciò a raccontare di due orfani che vivevano con lui e con una donna e che avevano mostrato delle particolari capacità, sia fisiche che magiche e che adesso avevano bisogno di un addestramento adatto giacché stavano diventando troppo potenti.
Due gemelli, un maschio e una femmina, due maghi e guerrieri, suo fratello probabilmente aveva già fatto il collegamento, ritenendo che almeno uno dei due avesse tutti i requisiti necessari per essere Cavaliere.
Mentre Samir parlava e spiegava a Wendy la situazione, Gerard era sceso nelle armerie reali, il luogo più sicuro del Regno dove venivano conservate le due uova di drago, una di colore azzurro ghiaccio con venature viola, l’altro blu notte, li prese e li depose in una particolare sacca in modo che non si rompessero durante il volo e li affidò a Grandine, legandoglieli al collo.
Intanto Wendy dopo aver ascoltato la storia di Samir aveva deciso di mettere alla prova i due giovani: anche se le piangeva il cuore per la vita difficile che avevano dovuto affrontare, lei non poteva prendersi cura di tutti gli orfani, li avrebbe addestrati solo nel caso le uova si fossero dischiuse davanti a loro, altrimenti sarebbe tornata a palazzo.
Il villaggio da cui Samir era partito si trovava molto lontano da Edolas, ma a dorso di drago il viaggio fu molto più veloce e in poche ore giunsero in una radura abbastanza vicina dalla loro meta e abbastanza estesa perché l’imponente mole di Grandine potesse atterrarvi tranquillamente.
Durante il viaggio i due non si erano scambiati molte parole, e solo una volta atterrati, Samir guidò la ragazza verso la casa al limitare della foresta dove viveva la sua famiglia adottiva mentre la dragonessa rimaneva nella radura, visto che non poteva muoversi come voleva.
Furono accolti da una situazione familiare per Samir e nuova per Wendy: c’era una piccola casa in legno al limitare di un grande bosco e davanti ad essa un campo coltivato in cui un ragazzo di circa vent’anni stava lavorando, mentre sotto il portico c’erano altre due persone, una ragazza che assomigliava molto al ragazzo e che Wendy immaginò che i due potessero essere i gemelli del racconto di Samir, inoltre insieme alla ragazza, giocava tranquillamente una bambina di circa dieci anni che in quel momento volse lo sguardo nella loro direzione e tutta contenta gridò: -E’ tornato Samir-.
A quelle parole i due gemelli smisero nelle loro attività e guardarono nella loro direzione, guardando la ragazza dai lunghi capelli blu, camminare accanto al loro amico.
Wendy intanto studiava i due gemelli che si erano affiancati guardinghi, osservandoli molto attentamente: entrambi avevano i capelli di un colore bianco perla, la femmina lunghi fino alle scapole, ma legati in una coda alta da un elastico nero, adornato con un fiore blu, il ragazzo invece aveva capelli corti, con un unico ciuffo che gli scendeva in mezzo agli occhi, inoltre i loro lineamenti erano assolutamente identici, e gli occhi avevano lo stesso colore verde foresta.
Differivano invece gli abiti, mentre il ragazzo indossava una maglia senza maniche larga di colore blu e degli shorts di colore bianco che lasciavano scoperte le gambe, mentre il ragazzo utilizzava dei pantaloni che scendevano poco oltre il ginocchio, sempre di colore blu e una maglia bianca con dei disegni rossi.
-Ragazzi venite qui, vi presento una persona, si chiama Wendy.
-Oh, tu sei la principessa del Regno- disse stupefatta la ragazza
-Ehi vecchio, non è che hai sequestrato la principessa e la porti qua per nasconderla… Come se non avessimo già abbastanza guai … Ahia- rispose il ragazzo, beccandosi un colpo in testa dalla sorella che continuò  -Non ascolti Alshain principessa, io mi chiamo Altair e questa è la nostra casa, lei è la benvenuta, come ho detto questo è Alshain e lei è Ume- disse la ragazza indicando la bambina dai capelli viola che se ne stava tranquilla in braccio alla ragazza.
-E’ un piacere conoscervi, ma sono qui per un motivo preciso, su insistenza di Samir, ho deciso di insegnarvi la scherma e la magia, a patto che, riusciate a far schiudere queste uova.
-E come dovremmo fare?- chiese Alshain incrociando le braccia al petto.
-Devi toccarlo ragazzino-
La voce era giunta da lontano direttamente nella mente di tutti i presenti che sobbalzarono a quel suono e si guardarono intorno alla ricerca della sua fonte, ma non videro nulla se non il sorriso della principessa che divertita spiegò: -Quella è la voce del mio drago Grandine, anche lei sarà vostra maestra nel caso i draghi escano dal loro guscio.
-Perfetto, ci mancava solo una lucertola troppo cresciuta.
-Adesso me lo mangio- brontolò burbera la dragonessa sempre a distanza.
-Su adesso basta- disse Wendy cercando di riportare la calma, e detto questo prese le due uova di drago dalla grossa borsa che Samir si era portato dietro fin dalla radura dove avevano lasciato Grandine e le mise davanti ai due ragazzi.
Entrambi i ragazzi furono attratti magneticamente da quelle due uova perfette posate sul pavimento e mentre Altair lasciava nelle mani di Samir la piccola Ume, Alshain toccò per primo l’uovo, il quale cominciò a incrinarsi, segno che da dentro qualcosa si muoveva e il ragazzo non poté trattenere un urlo di sorpresa alla vista del muso del draghetto che usciva faticosamente da quella prigione.
Già nel primo minuto di vita il cucciolo di drago cominciò a guardarsi intorno curioso, annusando l’aria e soprattutto l’uovo che aveva accanto a sé per poi emettere qualche verso e caracollare nella direzione di Alshain che lo prese in braccio, studiandolo.
Aveva un corpo ben proporzionato, dalle scaglie del colore blu notte e gli occhi ambrati, sul corpo svettavano delle piccole punte dorsali di colore azzurro ghiaccio, e tra le braccia del suo cavaliere mugolava soddisfatto, strusciandogli la testa sui vestiti, con un occhio però continuava a guardare l’uovo che ancora attendeva poggiato al suolo.
Spinta dal coraggio del fratello, anche Altair dopo un attimo di esitazione si avvicinò al secondo uovo e allo stesso modo del primo, cominciò a scricchiolare appena poggiata la mano sul guscio, finché non ne uscì un piccolo drago di colore azzurro ghiaccio, con il corpo affusolato e punte dorsali, artigli e un piccolo paio di corna di colore bianco, che prima si guardò un attimo intorno, per poi lanciare un ruggito al cielo.
Peccato che invece di un ruggito ne uscì uno strano suono intermittente, intervallato da degli scatti in avanti del collo.
Solo in un secondo momento Altair si rese conto che stava tossendo.
Il drago che intanto se ne stava tra l braccia di Alshain si divincolò e messo al suolo si avvicinò all’altro annusandolo curioso, l’altro per poi dire :-Va tutto bene sorellina?- gli chiese con voce melodiosa e preoccupata.
L’altro la guardò con espressione feroce per poi rispondere –Sono un maschio- disse con tono offeso, evitando poi un morso giocoso da parte dell’altro drago e partendo all’attacco, in un ruzzolare di denti e artigli.
Altair e Alshain sembravano preoccupati da quella scena ma Wendy sorrise al loro sguardo ansioso, dicendo loro:- Non preoccupatevi, stanno solo giocando, hanno bisogno di fraternizzare tra di loro, altrimenti la convivenza potrebbe essere difficile, ma comunque come avete intenzione di chiamarli?-
Altair si portò il dito sotto il mento, per poi scegliere il nome –Si chiamerà Mirzam- e a quelle parole della sua compagna, il piccolo drago azzurro smise di giocare con l’altra e si fiondò vicino al suo cavaliere.
Lo stesso fece anche la piccola dragonessa blu notte che si strusciò vicino alla gamba del suo Cavaliere, stracciandogli tra l’altro il pantalone all’altezza del ginocchio, fino a quando anche Alshain decise il nome per il suo drago –Ti chiamerai Rahi, che vuol dire primavera perché oggi è il 21 marzo.
Wendy guardò i primi momenti di draghi e Cavalieri che imparavano a conoscersi, mentre anche la piccola Ume, faceva la conoscenza dei due, inviò un’immagine mentale a Grandine che a distanza brontolò soddisfatta da quella piega che avevano preso gli eventi
-Credo che qui sarà una permanenza lunga
Wendy non rispose subito ma osservando come quella famiglia si era allargata giurò che li avrebbe guidati al meglio.

 
 

Regno Del Metallo

Il Regno del Metallo è un Regno che si estende nella parte orientale del Continente ed è così chiamato perché la struttura del Regno si sviluppò in una miriade di Città-Stato che sono state perennemente in lotta tra loro e solo quando la città di Tarnag ha preso il sopravvento, è nato un vero e proprio Regno che ha preso il controllo della regione circostante.
Tutto ciò era stato possibile grazie ad un Re guerriero che si era imposto ma soprattutto grazie al fatto che il Drago del Regno si fosse legato con un abitante della città.
Nel cortile della Reggia del Metallo due persone si stavano allenando da parecchio tempo: il primo era un uomo sulla trentina con lunghi capelli corvini, con il volto ricoperto di piercing, nella mano una grossa spada dalla lama nera che il maestro muoveva deciso per parare gli affondi del suo allievo.
L’allievo invece continuava a girare intorno al suo avversario, colpendo il suo maestro, deciso ad ottenere la sua approvazione, inconscio che dall’alto una persona lo stesse osservando.
Il ragazzo era molto alto, più del suo maestro, sottile, ma con un fisico scolpito, segno che doveva essersi allenato moltissimo nella sua vita all’utilizzo della spada, che teneva a una mano, mentre con l’altra si scostò le lunghe ciocche nere che sfuggivano al codino basso che teneva fermi i lunghi capelli neri che incorniciavano due splendidi occhi verde smeraldo, intenti a  studiare il suo maestro e a chiarirsi le idee su quali fossero le mosse successive da portare.
-Avanti Sora, se aspetto ancora un po’ diverrò vecchio- lo spronò ad attaccare il suo maestro.
-Eccomi Gajeel- disse Sora, affilando lo sguardo e partendo all’attacco, con la spada pronto a colpire, mentre Gajeel aspettava immobile nella sua posizione.
Alle loro spalle, a vegliare sullo scontro c’era un enorme drago grigio, con le scaglie di una stana forma che sembravano coprire il corpo del gigante come un’armatura, se ne stava accucciato con la testa sulle zampe, come se il duello davanti a lui lo lasciasse indifferente.
Il cortile, a parte loro era completamente deserto, e nessuno poteva udire il clangore delle spade che si scontravano l’una contro l’altra.
Alla fine con una torsione del polso Gajeel fece volare via la spada dalla mano di Sora che cadde seduto al suolo con il fiatone, mentre la nera spada di Gajeel tornava nel fodero.
-Stai diventando bravo- gli disse Gajeel ma per tutta risposta ricevette uno sguardo freddo e vendicativo da parte del giovane che scosse la testa, facendo oscillare l’orecchino pendente che portava al lobo sinistro.
Un altro suono però giunse alle orecchie dei due che stavano lì a recuperare fiato, anche se il solo boccheggiante a terra era Sora, una coppia di persone stava camminando nella loro direzione, uno era un uomo molto alto, con i capelli castani legati in alto da una coda di cavallo, vestito di blu e rosso, che camminava maestoso nella loro direzione, seguito da una ragazza bassa e dai capelli turchini che caracollava al seguito dei lunghi passi dell’uomo.
-Maestà- lo salutò Gajeel, abbassando il capo in segno di rispetto, e anche il drago alzò lo sguardo in direzione del Re.
-Gajeel sono indispettito da questo tuo comportamento, Sora oltre che allenarsi nel combattimento dovrebbe anche studiare.
-Sono consapevole di questo Maestà, ma Sora mi ha chiesto di continuare ancora un po’ con i nostri allenamenti, visto che ancora non è riuscito a disarmarmi e inoltre credo che non abbia molto in simpatia la sua insegnante ghihihihi- rispose il Cavaliere ghignando in direzione della suddetta insegnante.
-E’ vero Sora?- chiese Re José.
Il ragazzo non rispose e distolse lo sguardo, come se il re non fosse meritevole della sua attenzione, come era sempre stato il loro rapporto, per una colpa di suo padre, aveva perso quel nipote e adesso doveva far di tutto pur di conquistare quell’affetto, perché forse un giorno sarebbe toccato a lui succedere al trono del Metallo.
-Vai con la tua insegnante in biblioteca a studiare- gli disse burbero Re José, e mentre Sora e la donna se ne andavano all’interno a studiare.
-Maestà, il momento è quello adatto per far schiudere una delle due uova davanti a Sora- disse Gajeel.  
-Non esiste un candidato migliore in tutto il Regno- si inserì il drago con una voce cavernosa.
-Lo so Gajeel, Metallikana, al più presto lo farò.
Intanto mentre Re José, Gajeel e Metallikana parlavano del nipote del Re, Sora seguiva la sua insegnante all’interno della biblioteca di palazzo.
-Signorina Levy, non è vero che lei non mi è simpatica- disse Sora.
-Non preoccuparti Sora, sono sicura che sia stata tutta un’invenzione di Gajeel, quel Cavaliere a volte si comporta in modo strano con me, non so davvero che dire.
Sora scosse la testa, incredulo sul fatto che la sua insegnante non si fosse ancora resa conto che il Cavaliere fosse attratto da lei e mentre elaborava questi pensieri, si chiusero nella biblioteca, dove cominciarono a memorizzare nozioni di storia e di geografia.
Le ore trascorsero veloci, anche per la bravura di Levy che coinvolgeva Sora nello studio delle materie più noiose, anche se i due non si accorsero che vicino a loro aveva preso posto l’unico Cavaliere che ascoltava rapito la voce della tutrice di Sora e solo quando le ore disposte all’insegnamento volsero alla fine, il burbero cavaliere si fece avanti.
-Ehi piccoletta, Sora deve venire con me.
La ragazza gonfiò le guance in segno di risentimento verso le parole di Gajeel, ma salutò gentilmente il ragazzo che seguì il suo maestro verso l’ala ovest del palazzo, una zona per lui sempre stata off-limits dove c’erano anche le stanze private di suo zio il Re.
Gajeel lo condusse nella stanza privata del re dove questi lo stava aspettando con le mani dietro la schiena, in contemplazione di due uova tenute su due diversi piedistalli.
-Sora, queste sono due uova di drago, tua madre te ne avrà parlato, ed è il momento adatto ormai per vedere se una di queste uova si schiuderà davanti a te, cosa di cui sia Gajeel che io siamo sicuri, avanti, basta che tocchi e se sei predestinato a diventare un cavaliere, questi si schiuderà.
Una delle due uova lo attirava particolarmente: era di colore nero e aveva delle venature di colore grigio argento che mandavano bagliori sotto la luce delle lampade che illuminavano la sala.
Sora camminò in direzione di quest’uovo e titubante lo toccò, sentendo immediatamente che una forza agiva all’interno dell’uovo, lottando per uscire da quella prigione.
Il piccolo drago lottò per qualche minuto, ma solo quando il guscio cominciò a incrinarsi, Sora aiutò il piccolo ad uscire, lavorando con le mani dove il piccolo colpiva con il muso, notando che era dello stesso colore del suo uovo: le squame erano nere come il carbone ma in alcuni punti c’erano delle venature grigio-argentee e i suoi occhi rossi erano già svegli e attenti alla realtà che lo circondava.
Sora prese il cucciolo di drago tra le braccia, ma questi si divincolò dalla sua presa e si arrampicò sul vestito del novello cavaliere e aggrappò i suoi artigli alla spalla, annodando la coda intorno al collo del cavaliere e annusando curioso l’aria circostante.
Sora gli accarezzò il muso, stabilendo per la prima volta il contatta naturale tra drago e cavaliere.
Gajeel sorrise a quell’affetto che stava nascendo tra quelle due entità che sarebbero diventate una, scoprendosi un po’ per volta, si ritrovò a pensare di invidiare un po’ Sora visto che il legame tra lui e Metallikana era nato quando il suo drago era già adulto.
Intanto Sora e il suo drago cominciavano a comunicare tramite la mente, scambiandosi qualche brandello di informazione, ma Sora rimase estremamente sorpreso quando il piccolo drago si diede una spinta sulla sua spalla e aprendo le ali, le sbatté goffamente cercando di volare, ma rischiò di cadere a peso morto se non fosse stato per Sora che si lanciò in avanti per afferrarlo prima che cadesse al suolo.
-Ma cosa fai?- gli chiese Sora, stupito dalla sua stessa reazione.
-Voglio imparare a volare- gli rispose il drago come se fosse la risposta più ovvia.
-Ti insegnerà Metallikana, Gin-
-Gin è il mio nome?- chiese allora fissandolo con gli occhi rossi
-Si, se ti piace.
-Mi piace davvero… Adesso perché non andiamo a fare un giretto?
Sora aveva già abbastanza prove per capire che il suo compagno e lui avevano caratteri opposti.
 
 

Regno Della Tempesta

-Potresti ripetermi per favore per l’ultima volta che cavolo ci facciamo qui?- chise una donna vestita di verde e dai lunghi capelli castani ondulati che le scendevano morbidi sul corpo sinuoso.
-Quante volte te l’ho detto Ever, siamo venuti qui perché Laxus è super-impegnato con l’addestramento del nuovo cavaliere e non può lasciare il Nido- disse un uomo coperto da un’armatura e con gli occhi celati da un elmo di ferro e metallo, i due seguivano rumorosamente un altro individuo dai lunghi capelli verdi che procedeva silenzioso davanti a loro.
-E fino qui ci siamo, ma perché dobbiamo trovare un tipo tanto strano?- chiese la donna chiamata Ever che pareva non gradire quella gita fuori programma.
-Perché Laxus e Master Makarov sono convinti che potrebbe essere lui il secondo cavaliere che sarà addestrato da Laxus.
-Ma che stupidaggini, ma ti rendi conto della descrizione che ci hanno dato? Uno così non lo vai a cercare, al massimo se lo incontri casualmente provi a cambiare strada- urlò esasperata la donna.
Peccato che ormai i due, abituatisi alla presenza nevrotica della donna, semplicemente la lasciarono sfogare finché non ne ebbe abbastanza.
Intanto Freed rifletteva su quella situazione, stavano cercando un uomo descritto alquanto dettagliatamente ma di cui non si conosceva né il nome né le capacità, ma solo l’aspetto fisico o al massimo il suo abbigliamento, ma nonostante la presenza di quella pazza di Evergreen, loro, il Rajinshu, l’armata del Dio del Tuono, erano i migliori stregoni del Regno della Tempesta ed erano i fedeli compagni di avventure di Laxus, prima che questi divenisse cavaliere, ma anche dopo.
Lui, Evergreen e Bixlow avevano cominciato la ricerca dove gli ultimi avvistamenti avevano data per certa la presenza di quell’individuo.
La città di Brera era una grossa città vicina alla capitale del regno ma la sua tecnologia nello sfruttamento dell’energia dei fulmini non era all’avanguardia come nella grande città vicina, ecco perché la vita scorreva tra molte più difficoltà.
Se però c’era un luogo dove si potevano trovare i vagabondi quelli erano le grosse locande, sempre piene di avventori che si scambiavano notizie e che dividevano il sidro di mele.
Era proprio in una di queste locande che il trio si stava dirigendo, quando Freed avvolto nel suo abito rosso spinse la porta, varcando una soglia in cui la puzza di fumo e di alcol e il rumore delle risate, si confondevano in una cacofonia che dava alla testa.
-Il puledro impennato, bella locanda di merda- si lasciò sfuggire il mago mascherato
-Non essere volgare Bixlow- lo riprese Evergreen che intanto si era messa il cappuccio a coprire il volto, in modo da non attirare attenzioni indesiderate.
-Benvenuti Signori, come posso servirvi?
-Prendiamo due stanze, una singola e una doppia- rispose Freed dando un paio di monete di rame all’oste che incassò con fare ossequioso e invitò i tre a rifocillarsi nella sala comune della locanda, ed era proprio quello che volevano.
Si sedettero in una angolo appartato ad osservare gli avventori, ma nessuno dei più rumorosi pareva rispondere alla descrizione del loro bersaglio, e solo quando in tarda serata Evergreen notò un movimento sospetto in uno degli angoli più bui della sala, realizzarono di essere nel posto giusto.
In quell’angolo c’era un ragazzo che si avvicinava ai venticinque anni e che stava seduto, eppure svettava su tutti i suoi vicini, segno che doveva essere molto alto e aveva delle spalle ampie, coperte però da un mantello consumato che nascondeva anche il viso, ma i particolari che misero Ever sull’attenti furono l’abitudine del soggetto a giocare con una sfera di vetro,  facendola scorrere tra le mani e soprattutto il fatto che fosse a piedi nudi, mentre si limitava a lanciare occhiate in tutte le direzioni, per poi alzarsi ed uscire dalla locanda con passo sicuro.
I tre del Rajinshu si alzarono immediatamente e seguirono quella figura che cominciò a correre tra i vicoli, cercando di seminare i suoi inseguitori, che però erano maghi esperti nella caccia e nel catturare i bersagli e ben presto il ragazzo si trovò con le spalle al muro, mentre i tre lo bloccavano.
Fermo, li osservò tutti e tre per poi sguainare una vecchia spada che portava alla vita, togliendosi il cappuccio che fino a quel momento gli aveva celato il volto, mostrando dei lineamenti fieri e orgogliosi e uno sguardo che sfidava chi aveva davanti a combattere.
Toltosi l’impaccio del cappuccio, ai maghi non rimaneva che ammirare il volto del bersaglio, perfettamente descritto da un loro informatore: i capelli scuri e arruffati incorniciavano lineamenti duri e decisi e degli occhi grigio-azzurri.
-Cosa diavolo volete da me?- disse il ragazzo sulla difensiva.
-Vogliamo solo che tu ci segua, abbiamo l’ordine di portarti al palazzo- si fece avanti Bixlow, che era anche il meno paziente del gruppo.
-E nel caso decidessi di rifiutare?- chiese il ragazzo con sguardo bellicoso.
-Beh non ne hai la facoltà: Figure Eyes- disse Bixlow togliendosi la maschera dell’elmo e mostrando i suoi occhi al ragazzo che cadde come un burattino a cui avevano tagliato i fili.
 
Quando finalmente il ragazzo si risvegliò era in una grossa camera da letto, disteso su un materasso di piume e con il suo mantello e la sua spada che erano appoggiati alle pareti affianco al letto, segno evidente che non era un prigioniero ma più un ospite invitato con fermezza.
Si alzò dal letto stiracchiandosi e indossò il mantello consumato e il cappuccio, deciso ad uscire da quella camera e non farci più ritorno, peccato che qualcuno non era evidentemente d’accordo con questo suo piano di fuga, infatti appena aprì la porta per uscire dalla stanza venne fermato da due guardie che lo pregarono gentilmente, ma puntandogli le alabarde al petto di tornare dentro la stanza ed attendere che sua Maestà re Makarov gli andasse a far visita.
Non dovette attendere molto finché un uomo di piccola stazza entrasse nella stanza e lo guardasse con espressione impassibile mentre lui aveva ricominciato a giocare con una biglia di vetro.
-Ragazzo, tu sei Hake Black, mio nipote mi ha parlato di te, dice che hai del talento.
Hake che a furia di rimuginare sul suo soggiorno nel palazzo Reale si era fatto un’idea su chi gli volesse parlare, ebbe la conferma che era stato Laxus a cercarlo.
Non che fossero amici, ma almeno Hake si fidava abbastanza di lui per non voler fuggire a gambe levate appena lo vedeva spuntare all’orizzonte.
-E adesso dov’è?- chiese il ragazzo al monarca, riponendo la biglia di vetro in una delle sacche della sua cintura.
-E’ impegnato in un compito che spero ben presto dovrai svolgere anche tu, seguimi – rispose, uscendo dalla stanza e percorrendo i lunghi corridoi e le vaste sale della reggia, incontrando di tanto in tanto servitori intenti nella pulizia o guardie che vigilavano, ma tutti si inchinavano in segno di rispetto al loro monarca che da parte sua rispondeva con un cenno a tutti.
Dopo qualche minuto di cammino, Hake e il vecchio cominciarono a scendere nei sotterranei dove si celavano i grandi tesori del Reame della Tempesta, ammassti disordinatamente in giro per la stanza, quasi come fossero di poco valore in confronto ad una grossa pietra di colore nero che se ne stava appoggiata su un altare di pietra, quasi si trattasse di un oggetto sacro.
O sguardo di Hake fu attratto immediatamente da quella pietra.
-Avanti ragazzo, puoi anche toccarla, non morde mica- lo esortò Makarov emozionato dalla possibilità di vedere schiudere il secondo uovo di drago proprio davanti a lui, mentre Hake portava la mano a contatto con il guscio che si ruppe subito in mille pezzi, e dal quale uscì un cucciolo di drago con le scaglie grigio scuro, come nuvole piene di tempeste e gli occhi gialli curiosi che guardavano la mano del suo Cavaliere che gli accarezzò la testa.
Makarov guardò emozionato quella scena, senza osare disturbare i due che si stavano conoscendo proprio in quel momento.
-Kaze- mormorò il giovane e il piccolo drago ruggì la sua approvazione a quel nome datogli dal Cavaliere.
Intanto al Nido, c’erano due persone che si stavano allenando nell’uso delle armi, Laxus che rimaneva fermo a parare gli affondi di Neren che con la sua falce continuava ad attaccare senza tregua, mentre Reegrois osservava curioso tra le zampe di Storm che si comportava come una vera madre con il cucciolo di drago, osservandolo mentre i due cavalieri combattevano.
Ma quando l’uovo si schiuse sia Storm che Reegrois annusarono l’aria e avvertirono l’odore di un altro cucciolo della loro specie.
Anche Laxus e Neren, distratti dai loro draghi si fermarono un attimo per assaporare la novità, grazie alle menti dei due draghi, Laxus sentiva la felicità della sua dragonessa.
-Bene, per oggi basta Neren, andiamo a salutare il nuovo Cavaliere e a conoscere il Nuovo Drago.
La ragazza rinfoderò la sua falce dietro la schiena e ignorando completamente quello che Laxus le aveva detto se ne tornò nelle sue stanze, seguita da Reegrois.
-Che ragazza problematica- disse la dragonessa scuotendo un po’ la testa.
-Niente di ingestibile, dolcezza- la blandì Laxus, dandole una carezza dietro l’orecchio.
-Sarà, ma quei due insieme potrebbero dare del filo da torcere anche a te- se la rise Storm.
Cavolo, non aveva pensato a quello, adesso sarebbe stata davvero dura allenarli insieme.

 
 
Note Dell’Autore
Ecco le età dei Cavalieri dei draghi diciamo canonici.
-Laxus  30 anni
-Cobra 29 anni
-Natsu, Gajeel, Sting, Rogue 28 anni
-Wendy 26 anni
 
Beh non mi è rimasto molto da scrivere in verità, perciò, con la speranza che vi sia piaciuto, vi lascio, e vi do appuntamento per il prossimo capitolo dove saranno presentati gli ultimi cinque Cavalieri… A Presto

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Capitolo 4
*** Capitolo III ***


Buonasera a tutti, VOGLIO FARE UN GIOCO CON VOI!
Chiusa questa parentesi enigmistica, vi do il benvenuto con il nuovo Capitolo, l’ultimo di presentazione della mia fic ad OC “La Guerra dei Sette Regni”, mentre le regole del gioco sono specificate alla fine, per adesso vi lascio dicendovi che nello scorso Capitolo c’era una citazione abbastanza facile da individuare de “Il Signore degli Anelli” ma nessuno me l’ha fatta notare, c’è una citazione anche oggi… La noterete?
Buona Lettura a tutti…
 

Regno Del Fuoco

Ad Ai Haibara non era stato consentito di tornare a casa sua dopo che l’uovo di Karen si era schiuso, ed era stata invitata, in modo alquanto forzato a rimanere a palazzo, dove erano state messe a sua disposizione delle stanze molto confortevoli, molto vicine alle stanze della Regina, la quale aveva anche convinto gli armigeri di palazzo a consentire a Karen di rimanere a dormire con la sua compagna.
Fu una notte molto particolare per Ai, anche perché Karen non la smise un attimo di muoversi in giro per la stanza ad esplorare tutti gli angoli e solo quando la ragazza perse definitivamente la pazienza, il cucciolo si decise a fermarsi e a raggiungere il suo Cavaliere sul letto e rannicchiandosi vicino a lei, finalmente chiuse gli occhi, mentre Ai abbracciandolo si accorse di quanto fosse caldo il suo ventre.
La nottata fu tranquilla ma per Ai non lo fu il risveglio: Karen pareva essere agitato e continuava a darle colpetti con il muso sulla spalla, ma si stava avvicinando al volto.
-Lasciami dormire ancora un po’ Karen…- disse girandosi dall’altro lato, ma il tentativo di riaddormentarsi fu stroncato dal draghetto che, accortosi che i colpetti non davano alcun risultato, cominciò a mordicchiare dolcemente la spalla della ragazza che alla fine si mise a sedere, stropicciandosi gli occhi con  fare assonnato, per poi dare una carezza sul capo di Karen che si piegò sotto quella dimostrazione d’affetto, anche se non era quello il motivo per cui l’aveva svegliata.
-Svegliati Ai, sta arrivando, presto preparati e scendiamo…- disse il draghetto, scodinzolando come un matto e facendo mille versi.
-Non capisco, chi sta arrivando?- Chiese ancora Ai, ancora assonnata.
Karen però non le rispose a parole ma le inviò delle sensazioni olfattive,  ed era strano per lei, osservare il mondo attraverso un odorato forse mille volte superiore al suo, ma sentì distintamente nell’aria un odore di fumo, e di qualcosa che non sapeva ben definire.
-E’ l’odore di un drago che si avvicina, presto scendiamo in cortile, sta arrivando.
Ai, spinta dal cucciolo, si vestì in fretta e furia, seguita da Karen che nonostante la fretta continuava a guardarsi intorno inquieto, ancora in esplorazione di tutto quello che poteva vedere alla reggia.
Nel cortile del Palazzo Reale, stava ferma ed immobile ad aspettare il Cavaliere del Regno di Fuoco, la Regina Erza, con i capelli che danzavano come fuoco alla brezza primaverile, e quando vide Ai e Karen avvicinarsi, sorrise loro, invitandoli a rimanere, ma non aggiunse altro, rimanendo in attesa di qualcosa.
Non dovettero aspettare molto in quella posizione, anche se il primo a vedere un puntino all’orizzonte fu Karen che cominciò ad agitarsi e a ruggire in segno di saluto.
-Sta arrivando il tuo maestro Ai, non giudicarlo male dal suo aspetto e comportamento- la pregò Erza, mettendola anche in soggezione nei confronti, di sicuro si trattava di un guerriero di forza straordinaria, magari anche dal carattere difficile e sicuramente non sarebbero andati d’accordo … e poi lei non voleva un maestro, lei aveva sempre fatto tutto da sola, avrebbe portato a termine anche questa avventura e l’avrebbe anche detto ad Erza se lo spettacolo che le si presentò davanti non le avesse rubato tutte le parole.
Un drago enorme di colore rosso fuoco, con la parte inferiore del corpo di colore giallo e con diverse cicatrici sull’enorme corpo, atterrò con eleganza, permettendo al cavaliere di scendere dal suo dorso e atterrare davanti alla Regina.
Aveva dei capelli di uno stranissimo colore rosa, lunghi fino alle spalle e un corpo muscoloso, ma il suo sorriso disarmante si rivolse per prima alla regina che però a differenza dell’uomo non pareva troppo felice di rivederlo.
-Ti sono cresciuti i capelli- disse Erza, studiandolo con tono critico.
-Sai, nei vulcani dove mi hai esiliato non ci sono barbieri- disse il Cavaliere giustificandosi.
-Non ci sono nemmeno palazzi, ponti, strade, scuole, ospedali da distruggere se è per questo- disse la regina incrociando le braccia, ma poi sorrise e abbracciò il suo Cavaliere che rispose subito all’abbraccio, sorridendo felice.
-Ti trovo benissimo, Maestà- disse il ragazzo.
-Per te è sempre e solo Erza- rispose la regina – E comunque Natsu, ti presento la tua prima allieva, lei è Ai, Ai, questi è Natsu, Cavaliere del regno del Fuoco e sarà il tuo maestro- Natsu allora sorrise alla ragazza che spiazzata si ritrovò ad arrossire mentre gli stringeva la mano.
Nello stesso istante Karen gironzolava attorno alle enormi zampe del drago di fuoco, ammirato dalla sua mole e dal colore delle sue scaglie.
-Ciao, io sono Karen e tu come ti chiami?- chiese il cucciolo, attirando l’attenzione del grosso dragone che si chinò con il lungo collo per guardarlo meglio, con il suo occhio color del bronzo, grosso quanto uno scudo.
-Io sono Igneel e sono il tuo maestro- per poi voltare di nuovo lo sguardo verso il suo compagno che stava parlando con la Regina e con il nuovo Cavaliere, naturalmente lui già sapeva dove Natsu voleva andare a parare, niente di buono secondo il suo onesto e non richiesto parere, ma quel ragazzo aveva una testa dura quando ci si metteva che, se fosse stato dotato di una minor pazienza, gli avrebbe staccato la testa già da molto tempo.
-Assolutamente no Natsu, non libereremo Shoici Inuzuki solo perché tu ritieni che l’altro uovo possa schiudersi davanti a lui, è fuori discussione, possiamo aspettare- urlò Erza al Cavaliere che aveva perso il sorriso e adesso rimaneva con le mani conserte, come se la decisione presa fosse incontestabile, ma comunque si affrettò a spiegare –Ma non funziona così, se è Sho il Cavaliere Predestinato, l’uovo non si dischiuderà mai davanti a nessun altro.
Il discorso andò ancora un po’ avanti su questa falsa riga e alla fine fu Erza a cedere, specificando :-Posso accettare che tu lo veda ma a una condizione: in caso l’uovo non si schiuda davanti a lui, rimarrà in carcere, nel caso si schiuda ti prendi tutte le responsabilità-
-Accetto- rispose Natsu senza riflettere nemmeno un attimo, cosa che fece alzare al cielo gli occhi di Igneel.
-Bene, allora andiamo, vorrei che anche Ai venisse con noi, almeno si farà l’idea di che persona si troverà accanto durante l’addestramento- disse Erza cominciando a camminare nella direzione del palazzo.
Ai non sapeva che sotto il pavimento si estendevano le prigioni del regno stesse, raggiungibili con un’unica entrata e completamente sotterranee in modo da impedire qualunque via di fuga.
Esistevano sette livelli delle prigioni e il gruppetto, comporto da Ai, Natsu, Erza e da tre guardie scese al loro seguito, si stavano dirigendo proprio verso il livello più basso, mentre Karen e Igneel restavano nel cortile del palazzo.
Le prigioni erano umide e buie, e scendevano nel sottosuolo come una specie di imbuto, divenendo sempre più anguste, così all’ultimo livello c’era solamente una cella, occupata da un prigioniero pericolosissimo.
-Ai, questi è Shoichi Inuzuki, ex cacciatore di taglie, assassino, mercenario, e parecchi altri crimini- disse Erza, facendo segno ad Ai di sbirciare dalla sbarre della cella.
Ai rimase delusa per la seconda volta nella giornata: si aspettava un energumeno della faccia cattiva, invece all’interno della cella c’era un ragazzo all’incirca della sua stessa età, incatenato alle pareti attraverso due manette d’acciaio, era difficilmente visibile data l’oscurità nella cella, perciò uno dei carcerieri fece scattare la serratura e consentì a Natsu e ad Erza, seguite da Ai, di entrare.
Il ragazzo fu illuminato dalla luce della torcia e, quando alzò lo sguardo nella direzione dei suoi ospiti, Ai lo studiò con vivo interesse.
Si aspettava un energumeno, invece si ritrovava davanti un ragazzo della sua stessa età, certo con un fisico muscoloso e allenato, ma non eccessivamente grosso, i capelli biondo cenere che finivano in ciocche di colore verde, come verdi erano anche i suoi occhi che lanciavano bagliori, sul viso, sotto l’occhio destro dava bella mostra di sé una cicatrice, mentre all’orecchio pendeva un orecchino d’argento.
-Shoichi, sai perché sono qui?- esordì la regina Erza, guardandolo fisso negli occhi.
-Posso immaginarlo, e anche se non mi piace farlo da incatenato, posso anche sacrificarmi per questa volta- rispose il ragazzo sorridendo sadico e facendo arrossire la Regina, più di rabbia che di imbarazzo.
Ai prese la situazione in mano e si avvicinò minacciosa al ragazzo che alzò lo sguardo nella sua direzione, studiandola un attimo, per poi sorridere sadico –Mi dispiace deluderti, ma dovrai aspettare il tuo turno in silenzio- disse ridendo.
-Ma come ti permetti- urlò Ai, facendo qualche passo in avanti, prima di incontrare gli occhi di Sho che in un attimo si fecero minacciosi, costringendola ad arretrare finché non si ritrovò con le spalle al muro, sconvolta dall’aura omicida che veniva dal ragazzo, ancora incatenato.
-Adesso basta Sho- intervenne Natsu – quando ti ho sbattuto qui dentro sapevo che questo giorno sarebbe arrivato, perciò ascolta ciò che Erza ha da dirti, altrimenti ti decapito con la mia spada, in barba alle leggi del Regno- ma Shoichi si limitò a sbadigliare davanti al Cavaliere.
-Natsu ha garantito per te e nel caso l’uovo di drago si aprisse al tuo tocco, ti lascerò nelle sue mani, e ti farò uscire di qui, accetti?- chiese Erza.
-Certo che accetto, se mi fa uscire di qui- disse con un tono che non preannunciava niente di buono.
-Bene, allora Gray, entra pure- ordinò la regina, facendo si che il Capo delle guardie di palazzo, Gray Fullbuster, potesse entrare nella cella, portando tra le mani il grosso uovo di drago, che Sho studiò con attenzione: era di un colore rosso, con delle strane forme gialle e arancioni che parevano disegni di fiamme che danzavano sul guscio.
Sho non fu liberato dalle catene, anzi fu Natsu ad avanzare verso di lui e a mettergli l’uovo a contatto con il corpo.
Per un attimo non accadde nulla, ma poi cominciarono a sentirsi dei rumori che venivano all’interno dell’uovo e alla fine questi si schiuse tra le mani di Natsu, per la disperazione di Erza e la repulsione di Ai che con quello non ci voleva avere a che fare in nessun modo.
Il cucciolo di drago aveva delle grosse squame di colore rosso e la parte inferiore del corpo di colore giallo e come aspetto era molto simile a Igneel, ma aveva una particolarità: la coda, le zampe e il collo nella parte superiore erano ricoperte da fiamme vive che lanciavano bagliori per il sotterraneo.
Il draghetto si voltò verso il suo compagno, studiandone le catene –Incatenato, bel cavaliere che mi sono scelto!- comunicò con voce bassa, non riuscendo a nascondere una sghignazzata.
-Mi stai prendendo in giro microbo?- rispose avvelenato.
-Naturalmente, avanti, scegli il mio nome.
-Per adesso non ne ho voglia, te lo darò più avanti- disse il ragazzo, per poi concedersi un altro grosso sbadiglio e rivolgersi di nuovo a Erza:- Rivoglio i miei vestiti e soprattutto la mia Naginata- disse, dopo che Gray gli ebbe tolto le manette, massaggiandosi i polsi –inoltre ho bisogno di un bel bagno caldo.
Ma prima che potesse fare almeno un passo, Natsu gli mise al polso due bracciali identici.
-E questo cosa significa?- gli chiese Sho interdetto.
-Significa che appena provi a scappare, succede questo- e il cavaliere schioccò le dita e le braccia di Sho vennero schiacciate verso il basso da un peso che evidentemente il neo-cavaliere non poteva sopportare, perciò Natsu aggiunse –Così non potrai scappare- e sorrise: Natsu poteva anche apparire ingenuo, ma quando occorreva sapeva anche far funzionare il cervello.  
 

Regno Del Metallo

Le locande del Regno del Metallo erano sempre piene, poiché i soldati dopo essersi allenati e dopo aver combattuto per tutto il giorno, avevano anche bisogno di svagarsi, e le locande erano il posto perfetto: i soldati si riunivano lì non creando troppi guai, i locandieri avevano un aiuto dalle casse del Regno e tutti erano contenti.
Purtroppo però non era sempre facile mantenere l’ordine, soprattutto quando a entrare in questi postriboli erano le compagnie mercenarie, nel giorno in cui venivano pagate per fare il loro sporco lavoro, un lavoro che consisteva in scontri tra i signorotti difficilmente controllabili dal potere centrale.
In uno di questi luoghi sudici se ne stava una compagnia mercenaria a bere e a mangiare e a sputtanarsi il ricavato di quel mese.
-Ehm signori, potreste evitare di distruggere tutto?- chiese l’oste facendosi piccolo piccolo e naturalmente rimase inascoltato, anzi, i ragazzi cominciarono a fare ancora più casino, ballando sui tavoli e urlando a squarciagola, completamente ubriachi.
-Peccato non ci sia qualche giovane donzella ad allietarci la serata- disse uno dei ragazzi più ubriachi della brigata.
-C’è Rin- disse un altro ridendo e il compagno che aveva parlato per primo guardò in un angolo dove una ragazza se ne stava seduta in a leggere un grosso tomo che si era portata dietro e con una bevanda analcolica davanti.
Non era ne’ molto alta, né molto formosa, ma era molto carina con i capelli biondi che davanti le arrivavano sul seno piccolo, indietro alla base del collo, gli occhi di colore verde, un aspetto quasi da bambina, nonostante avesse più di vent’anni.
Era vestita con una maglia verde senza maniche e una giacca nera che le copriva le spalle, abbinata ad una minigonna nera, decorata con delle catene che scendono sul lato destro e una grossa cintura di borchie che la teneva ferma, ai piedi dei sandali con qualche centimetro di tacco, per ovviare alla mancanza di altezza, legata dietro la schiena c’era una grossa falce completamente di metallo, portata trasversalmente in modo da non toccare il pavimento.
Quando si alzò per farsi riempire il bicchiere, l’uomo che aveva parlato avanzò verso di lei e senza farsi sentire e senza dire una parola, cercò di toccare il sedere della ragazza, ma venne bloccato da quest’ultima che poi si voltò, colpendolo con una ginocchiata allo stomaco e poi un forte pugno al volto, per poi prenderlo per i capelli e gettarlo in strada, rompendo i vetri della finestra.
-Maniaco- disse la ragazza nel silenzio che seguì quella piccola rissa, ma poi tutti i mercenari cominciarono a ridere a crepapelle, lanciando epiteti poco carini verso l’uomo scaraventato in strada: era meglio non provocare Rin.
Intanto in strada c’era un uomo coperto da un cappuccio nero che aveva assistito al volo dalla finestra del mercenario.
Era stato inviato in quel luogo su una strana segnalazione da parte di un signorotto che aveva avuto problemi con uno dei suoi mercenari, spergiurando che in un momento di rabbia gli occhi di quella donna fossero passati dal verde al giallo oro, un segnale che aveva incuriosito Re José e aveva messo sull’attenti Gajeel che era immediatamente partito con Metallikana che però adesso era costretto a rimanere fuori dalla cittadina per evitare problemi.
Gajeel alla fine si fece coraggio ed entrò nella locanda, trovandosi davanti il solito spettacolo, fatto da cori beceri, da risate, da puzza di alcol. Avrebbe tanto voluto unirsi ai festeggiamenti, ma era in missione ufficiale.
Si sedette ad un tavolo appartato dove poté osservare la ragazza senza essere vista, sorpreso da come fosse simile a quella piccoletta che insegnava a Sora, anche perché era china su un grosso libro e pareva intenta a leggere, anche se alle volte alzava la testa, come sentendosi osservata.
Gajeel era sicuro che si fosse accorta che qualcuno la osservava, ma era anche sicuro che non avesse capito chi, almeno finché un gruppo di persone non si frappose tra lui e il suo bersaglio e , quando si tolsero, vide che la ragazza non era più seduta su quella sedia.
Gajeel scattò in piedi e si guardò attorno, ma dovette usare il suo fiuto per riuscire a capire la direzione presa dalla ragazza.
Uscì dalla locanda, annusando l’aria, nella quale riusciva ancora a percepire l’odore della ragazza, cominciò a seguirla, di corsa, visto che appena uscita dalla locanda anche la ragazza aveva cominciato a correre a perdifiato, sperando di seminare il suo inseguitore, purtroppo inutilmente, giacché Gajeel non solo aveva dalla sua i sensi acuiti grazie alla magia del drago, ma anche una forza, una velocità e una resistenza molto superiori a tutti gli altri esseri umani, perciò alla fine riuscì a piombarle davanti e a bloccarla, ma Rin fece un balzo indietro estraendo la lunga falce e prendendo la posizione di difesa.
-Aspetta, non sono venuto qui per combattere- la fermo Gajeel mettendo le mani in mostra, come a dimostrare di essere disarmato, poi si scoprì il capo, lasciando cadere una grossa massa di capelli neri e aggiungendo –Voglio solo parlare-.
-Io ti conosco, tu sei Gajeel Redfox- disse la ragazza, abbassando la sua arma e aprendo la bocca in una comica “O” che fece sorridere il ragazzo, ma poi rialzò l’arma e la puntò contro il moro e continuò –Cosa vuoi da me?-
-So che hai avuto problemi con il tuo datore di lavoro- disse Gajeel e la memoria di Rin andò a un po’ di tempo prima, quando ad una cena del suo acquirente, aveva incontrato il signorotto  che aveva fatto uccidere i suoi genitori e in quel frangente si era così tanto arrabbiata da far cambiare il colore dei suoi occhi, e probabilmente qualcuno se ne era accorto.
Alla mancata risposta della ragazza Gajell stava ormai perdendo la pazienza e se quella non si fosse decisa ad abbassare quella falce, avrebbe dovuto costringerla con la forza e non è che gli andasse granché.
-Lascia che parli io con lei- gli suggerì Metallikana parlandogli con la mente –Potrei essere un po’ più convincente di te- e senza aspettare una minima risposta da parte del suo Cavaliere, il drago toccò con la mente, la coscienza dell’umana, la quale sobbalzò.
-Umana, io sono Metallikana, il drago di questo buzzurro di Gajeel- disse il drago con tono profondo, stupendo la ragazza.
-P-piacere di conoscerla- disse la ragazza.
-Io e Gajeel non vogliamo farti del male, siamo venuti qui per proporti un’opportunità, vorremmo che tu provassi a toccare l’uovo del drago rimasto e che tu diventi un Cavaliere, il fatto che i tuoi occhi cambino colore è un segno, a molti predestinati sono comuni questi tipi di trasformazioni, puoi fidarti di Gajeel, non vuole farti del male.
La ragazza era ancora un po’ ritrosa nel seguire quell’uomo imponente davanti a lei, però alla fine si fece coraggio e, rassicurata dalle parole del drago, seguì il moro nelle vie laterali della piccola cittadina, giungendo al limitare del bosco, dove Ren vide per la prima volta Metallikana, rimanendo impressionata dalla mole del drago di ferro.
Gajeel invece dopo averle parlato brevemente in strada, non le aveva più rivolto la parola, e adesso se ne stava con la testa ficcata in un’enorme bisaccia, alla ricerca di qualcosa, che alla fine tirò fuori, sebbene con un po’ di fatica.
-Finalmente- disse, portando alla luce della luna un grosso uovo di colore grigio antracite, poggiandolo al suolo e facendo qualche passo indietro, come a voler lasciare tutto il tempo del mondo alla ragazza.
Rin fece due passi in direzione dell’uovo e vi si inginocchiò vicino, ma non lo toccò, fin quando non fu Metallikana con uno sbuffo infastidito a darle l’ultima spinta, e facendole poggiare una mano sul guscio levigato.
L’uovo cominciò subito a scricchiolare, segno che qualcuno all’interno si agitava per uscire da quella “prigione” e alla fine un musetto di colore grigio scuro e con gli occhi rossi la guardò con espressione sveglia e cominciò a emettere stridii in direzione di Rin che per un attimo rimase immobile di fronte a quella scena per poi urlare in tono deliziato e prendere in braccio il cucciolo al grido di :-Ma quanto sei carino, Cenere!- lasciando perplesso il povero Gajeel relegato al ruolo di spettatore impotente.
-Cenere? Ma che nome è?- chiese il draghetto, ma più che offeso sembrava divertito.
-Ah, scusa, allora ti chiamerai Ery, ti piace?
-Già va meglio- disse leccandole la faccia contento.
Gajeel sbuffò a quella scena, una mercenaria che diventava una bambina non era il massimo quando si trattava di combattere, ma lui li avrebbe trasformati in perfetti Cavalieri.
 

Regno della Luce

Sting era stato punito per la sua azione sconsiderata, ma per fortuna Re Jude pareva almeno essersi messo l’anima in pace sul fatto che sua figlia Lucy non sarebbe mai diventata uno dei Cavalieri, quindi a parte una sfuriata di quelle memorabili alla fine non aveva subito una sorte troppo nefasta.
Nella Capitale del Regno della Luce, la città di ilirea, il palazzo reale era un luogo per lo più inaccessibile a tutti, solo la famiglia reale, composta da Re Jude, sua moglie Layla e la principessa Lucy, e la servitù poteva entrare, con l’eccezione di Sting e Weisslogia, che potevano andare e venire nel cielo quando volevano.
Sting in quel momento era proprio nel palazzo privato di re Jude, in compagnia della principessa che leggeva un libro seduta in veranda, sorseggiando una tazza di the, mentre il Cavaliere la guardava incantato.
La principessa era splendida, nulla da dire e Sting si era innamorato di lei la prima volta che l’aveva vista, ma non aveva mai avuto sentore che Lucy ricambiasse i suoi sentimenti perciò si era messo l’animo in pace, anche se non riusciva ancora a rinunciare alla sua compagnia.
-Come sta tua sorella Sting?- gli chiese Lucy, senza alzare gli occhi dal libro.
-Immagino che in questo momento stia esplorando un mondo nuovo insieme al suo drago- rispose Sting rimanendo sul vago, sapeva che in realtà Lucy avrebbe voluto diventare anche lei un Cavaliere, purtroppo il destino aveva deciso diversamente.
La domanda successiva fu interrotta da un ragazzo che entrò rispettoso nella camera: era un servitore, alto, con un fisico agile e scattante, aveva i capelli spettinati arancioni e gli occhi di colore diverso: a destra era verde mentre a sinistra blu scuro, portava una canottiera bianca un po’ larga e i pantaloni lunghi fino al ginocchio neri e gli scarponi neri, una divisa un po’ anomala per un servitore.
-Sting ti presento Eneko Ravan, è arrivato da pochi giorni insieme a sua sorella, viene anche lui dal paese delle ombre.
Sting gli porse la mano che fu stretta dal ragazzo con un sorriso sincero, poi pensò che se adesso faceva il servitore, probabilmente nel Regno delle Ombre era uno schiavo; una piaga vomitevole che esisteva solo nel Regno delle Ombre.
-Come ti trovi qui?- gli chiese il Cavaliere.
-Molto bene, Re Jude è una persona generosa e ci tratta bene- rispose, guardandolo negli occhi e a quello sguardo sentì che probabilmente quei due colori di occhi diversi potevano essere un segno del nuovo Cavaliere.
-Potrebbe essere- gli disse Weisslogia, collegandosi istantaneamente con lui, -Ma sta attento, se l’uovo si schiudesse…- e non completò la frase, ma il significato era palese: per quanto Re Jude potesse essere considerato una persona generosa, non avrebbe mai permesso che un servo, per di più straniero diventasse Cavaliere del Regno, ma in quel momento Re Jude non era a palazzo, girava invece per la città, amministrando la giustizia e svolgendo i suoi compiti da monarca, un’occasione che difficilmente si sarebbe ripresentata, perciò Sting afferrò sia Eneko che Lucy e li costrinse a seguirlo attraverso i corridoi del palazzo.
-Signore, dove stiamo andando?- gli chiese Eneko, ancora costretto a seguirlo a causa della sua presa.
-A fare una prova, non hai nulla da temere- disse Sting continuando a correre.
-Infatti, quello che deve temere sei tu- lo interruppe Weisslogia dal giardino della casa.
-Sta zitto Weiss-.
Li condusse tutti e tre davanti a una grossa porta di ferro, l’entrata della sala del tesoro, dove nemmeno lui aveva la possibilità di entrare, ma per fortuna Sting ci aveva già pensato, portando con sé anche Lucy che in quanto erede della casata Heartphilia, disponeva della chiave per accedervi, ma era un po’ titubante all’idea.
-Mi assumerò tutte le responsabilità del caso- la incoraggiò Sting e solo allora la principessa Lucy tirò una catenella che aveva legata al collo, estraendo così dal vestito un piccolo pendente a forma di stella che inserì in una fessura della porta, la quale si aprì immediatamente con uno scatto secco.
Una volta aperta però, Sting ed Eneko impallidirono alla vista di così tante ricchezze e anche Weisslogia che continuava a seguire l’opera del suo compagno rimase sbalordito.
La sala era molto ampia e i tesori erano ammucchiati sul pavimento in modo caotico, con un’unica eccezione, l’uovo di drago messo in bella mostra su un piedistallo di pietra, trattato alla stregua di un oggetto di culto.
Era di colore Bianco con dei riflessi azzurrini e pareva essere composto da scaglie sovrapposte l’una alle altre.
Eneko fu subito attratto da quella pietra, ma fu prima fermato da Sting, prima di consegnarsi all’ira del monarca desiderava fare un ultimo tentativo, anche se sapeva che non sarebbe servito a nulla, perciò disse: -Principessa Lucy, voglio che lei faccia un ultimo tentativo per schiudere l’uovo-.
Lucy si avvicinò titubante all’uovo, come aveva fatto spesso e lo sfiorò con la mano, ma quando la ritrasse non successe assolutamente nulla, e mentre i secondi passavano, Sting si sentiva sempre più ansioso: stava per arrivare il momento della verità, quindi fece segno a Eneko di avvicinarsi all’uovo.
Il ragazzo non pareva essere spaventato dall’eventualità di divenire un Cavaliere, perciò senza esitazione mise la mano destra sul guscio dell’uovo.
A differenza di prima, questa volta l’uovo presentò subito delle crepe sul guscio esterno, finché lottando contro le pareti, ne uscì un piccolo drago di colore azzurro molto chiaro, con gli occhi di colore blu scuro.
Subito il cucciolo emise un piccolo ruggito nella direzione di Eneko che lo aiutò ad uscire dal guscio e a scendere sul pavimento, dove il drago mosse i primi passi, sotto gli occhi di Eneko, di Lucy che non aveva mai visto un cucciolo di drago e di Sting che mentalmente però imprecava.
Intanto però Eneko e il drago non avevano ancora stabilito il loro primo contatto, mentre il drago annusava in giro e si guardava intorno, come a studiare l’ambiente circostante.
-Cosa aspetti a parlare con il tuo drago?- gli chiese Sting riscossosi dai suoi pensieri.
-Come devo fare?- chiese confuso il ragazzo.
-E’ tutto istinto, deve essere una cosa naturale, concentrati solo sul drago- disse Lucy intervenendo nella conversazione tra i due Cavalieri.
Eneko si concentrò e alla fine riuscì a mettersi in contatto con il suo drago –Ciao- al suono della sua voce, il drago fermò la testa che continuava a muoversi frenetica, esplorando la stanza.
-Ciao- rispose il drago, avvicinandosi al suo Cavaliere.
-Io mi chiamo Eneko Ravan-
-Lo so, ti stavo aspettando, ma io come mi chiamo?- il drago gli chiese curioso e il ragazzo si guardò intorno, alla ricerca di un nome e lo sguardo gli cadde su un’illustrazione di un angelo intento a suonare una tromba: conosceva benissimo quella storia, perciò disse –Ti chiamerai Israfil, come l’angelo del giudizio-.
Guardare di nuovo un Cavaliere e un Drago creare il proprio legame consolò un po’ Sting, il quale era cosciente che appena tornato Re Jude non si sarebbe limitato a strigliarlo.
 
 
 

 Regno Della Palude     

 Il Regno della Palude non era molto vasto eppure c'era una persona che lo stava girando in lungo e in largo, cercando qualcuno che forse non era nemmeno nato, o forse era semplicemente disperso tra le miriadi di tribù nomadi che viaggiavano alla ricerca di un posto più favorevole all'insediamento stabile, ma poi ripensò anche a Duncan e si rese conto che semplicemente poteva essere un eremita, nemmeno poi tanto rari nella zona.
-Erik, sento l’odore di esseri umani, potremmo scendere e chiedere informazioni a loro- la voce di Cubellios si fece strada nella sua mente, e il giovane assentì alla sua richiesta, quindi il drago si diresse verso terra, riuscendo a raggiungere un gruppo di tende che lasciavano intendere un gruppo di nomadi che si erano stanziati nella zona.
Quando il drago si fece vedere dalle vedette del villaggio improvvisato, qualcuno lanciò l’allarme, ma poi, il Cavaliere smontò da Cubellios, e le voci si placarono quando il famoso Cobra toccò terra elegantemente.
Un uomo anziano con delle lunghe basette bianche che gli scendevano fino al petto si fece avanti, sorretto da un bastone, sormontato dalla scultura di una mezzaluna.
-Salve capo- lo salutò Cobra –Vorrei chiedervi sfruttare per un po’ la vostra ospitalità- naturalmente, la sua richiesta fu esaudita in un secondo, sia perché era un ospite di riguardo, ma anche perché l’ospitalità tra le tribù nomadi era sacra, perciò si sedette davanti al fuoco, con una coppa di sidro in mano e seduto accanto al capo-villaggio, parlando della situazione economica del Paese e dei vari problemi che le paludi arrecavano alle persone.
Nello stesso momento Cubellios stava disteso con il muso poggiato al suolo e con gli occhi chiusi, riposandosi dopo il lungo viaggio o almeno lo avrebbe fatto se i bambini del villaggio lo avessero lasciato in pace, anche se in realtà, lui amava i bambini molto più che gli adulti, ma questi gli facevano il solletico alle squame e lo pizzicavano ed era una sensazione sgradevole, perciò alla fine sbuffò e si voltò dall’altro lato sperando di scoraggiarli, ma naturalmente quando si mosse, i bambini cominciarono ad urlare ancora più forte, rendendo impossibile il riposo al drago.
Da par suo,  Cobra continuava a bere il sidro gentilmente offerto dal capo villaggio e mangiando del pane e una saporita zuppa, che lo rimise al mondo.
-Capo, ho una domanda da farti, sto cercando delle persone con capacità speciali, mica sai dirmi se nel villaggio c’è qualcuno?-
Il Capo rifletté per un attimo su quella strana richiesta, per poi specificare che nessuno al villaggio aveva tali capacità, però appena finito di parlare un’altra voce si intromise nel discorso.
Era una ragazza alta e molto bella, con capelli viola che le scendevano tipo caschetto e che incorniciavano due splendidi occhi verde foresta, e gli sorrideva –Beh abbiamo incontrato quella ragazza che ha guarito parecchie persone del gruppo, quella che si circondava di bambini, mi pare si chiamasse Ekathe o qualcosa del genere-.
Cobra continuava a guardarla impalato e solo quando il capo del villaggio si schiarì la voce per attirare la sua attenzione, Cobra riuscì a staccare lo sguardo da quella visione e lo riportò sul suo interlocutore :             -Kinana, mia figlia, che forse ha ragione, questa strana ragazza vive isolata, e quando viene tra la gente si circonda di bambini e poi usa le erbe per guarire chiunque senza chiedere nulla in cambio… Una strana ragazza davvero.
-Beh potremmo fare un tentativo- intervenne Cubellios che anche se rimaneva sdraiato lontano, sentiva benissimo i discorsi fatti dagli umani.
-Cosa ci costa tentare?- acconsentì il Cavaliere, alzandosi dalla sua posizione e salutando con un inchino il capo-villaggio, lanciando un occhiata alla ragazza che si accorse di lui e sorrise.
Stava già montando in sella a Cubellios quando venne richiamato da una voce femminile che gli faceva cenno di attendere, e che una volta raggiuntolo, gli mise tra le mani una grossa borraccia, e disse –Questo è un po’ del nostro sidro per il viaggio, Signor Cobra- e il Cavaliere fu colpito da quella ennesima gentilezza da parte della ragazza.
-Erik- le disse invece di ringraziarla.
-Come scusi?- domandò la ragazza che non capì quello che il giovane intendesse.
-Cobra è il mio soprannome, il mio vero nome è Erik- disse, dando a Cubellios il segnale di partenza e prendendo il volo, sventolando la mano in direzione della ragazza.
-Le hai detto il tuo nome e non lo dici a nessuno… Non è che hai intenzione di tornare in zona?-
-Ma sta zitto- Disse Cobra, registrando nella sua mente la risata del drago.
 
La palude era intricatissima in quel punto e Cubellios non riusciva a trovare nessun punto in cui poter atterrare, tanto che alla fine Cobra fu costretto a prendere l’uovo dalla bisaccia di Cubellios e scendere mentre il drago continuava il suo volo.
-Vado a cercare un posto in cui riposare, raggiungimi appena hai concluso la missione.
-Contaci, ma non ti allontanare troppo-
Il drago rispose con un grugnito per poi invertire la rotta e partire alla ricerca di uno spiazzo abbastanza grande da poter offrire rifugio alla sua enorme mole.
Cobra invece era sceso agilmente dagli alberi con assicurato al corpo l’uovo di drago, precauzione inutile visto che il guscio all’esterno era duro come la più resistente delle pietre, cercò di percepire qualche rumore o qualche suono nell’aria che riuscisse a svelare la presenza della ragazza che stava cercando, ma tutto taceva nella foresta, ma si sentiva un odore particolare, vicino ma molto debole, come se qualcuno stesse cercando di nasconderlo e avrebbe fatto anche un ottimo lavoro se i suoi sensi non fossero stati influenzati dalla presenza di Cubellios.
-Ekathe, esci fuori, mi chiamo Cobra e sono venuto qui per parlare- urlò in direzione dell’odore.
Cobra sentì un lieve rumore provenire dalle ombre della foresta, dove, una ragazza stava mezza nascosta dietro un tronco coperto di muschio e si affacciava solo con il viso per studiare meglio l’uomo che l’aveva chiamata.
-Perché non vieni fuori? Voglio solo parlare- disse Cobra, tentando di farla uscire dal nascondiglio.
-Cosa vuoi?- disse invece la ragazza senza spostarsi di un millimetro.
-Sono un Cavaliere dei Draghi e sto cercando persone speciali per addestrarle.
-Non mi interessa- disse la ragazza, rimanendo nascosta dietro l’albero.
-Beh peccato, per te avevo portato un uovo che aspetta solamente te per schiudersi- Cobra poggiò l’uovo al suolo con deferenza: sapeva benissimo che se nel caso fosse stata lei la predestinata, non avrebbe mai potuto resistere alla voglia di toccare quel guscio e una volta creato il legame, sarebbe stato impossibile per lei abbandonare il drago.
La ragazza appena vide l’uomo fare qualche passo indietro, uscì dal suo nascondiglio, mostrando la sua figura al Cavaliere: era una ragazza alta, con un fisico asciutto e la carnagione abbronzata dalla vita che conduceva all’aria aperta, il suo viso aveva lineamenti delicati ed era incorniciato da capelli dal colore della menta ma che alle punte divenivano sempre più scuri, fino a sfociare nel nero delle punte che gli arrivavano al collo, mentre gli occhi erano di colore dorato, con le pupille come due fessure.
Indossava un top verde e dei pantaloncini corti di pelle nera, così come di pelle nera erano anche gli schinieri e le protezioni sugli avambracci.
Per finire al collo portava una pendente a forma di serpente.
La ragazza si avvicinò circospetta come un animale selvatico, evidentemente il vivere da sola nella palude aveva sviluppato la sua prudenza e l’aveva resa insicura nel rapportarsi con un’altra persona, quindi a Cobra non rimase che attendere il momento della verità.
Alla fine la ragazza si decise a toccare l’uovo e per un attimo Cobra credette di aver fatto un altro buco nell’acqua, ma poi la vide mentre ritirava la sua mano come se si fosse scottata e mentre sgranava gli occhi per la sorpresa: sul guscio dell’uovo si stavano aprendo tante piccole crepe, e tanta fu la gioia di Cobra che inviò un’immagine mentale a Cubellios che ruggì anche lui felice che quella ricerca fosse finita.
La ragazza continuava a guardare l’uovo un po’ titubante, ma Cobra questa volta non intervenne, anzi fece ancora qualche passo indietro, deciso a non disturbare in un momento fondamentale come quello.
Quando uscì dall’uovo il drago si mostrò in tutta la sua bellezza: era molto particolare, di tre colori diversi: le squame si presentavano su tutto il corpo con un colore verde foresta con delle linee marrone corteccia e le membrane delle ali di un colore verde acceso, ma queste ali non spuntavano dal dorso ma si estendevano tra le zampe anteriori e quelle posteriori e le teneva ripiegate in modo che non strusciassero a terra.
Inoltre sul suo dorso si innalzavano alcune squame formando delle punte dorsali che andavano dal collo fino alla punta della coda, per poi dividersi in due e arrivare sopra gli occhi, Inoltre sulla punta del muso si stagliava un corno ricurvo che rientrava verso il centro degli occhi.
Vinta ormai la diffidenza verso  il draghetto, Ekathe cominciò ad accarezzare la testa del cucciolo, che mugulò soddisfatto di quelle coccole, anzi si strusciò sul corpo della ragazza come alla ricerca di una maggiore attenzione, e la ragazza per la prima volta da quando Cobra l’aveva conosciuta sorrise, stabilendo per la prima volta il contatto con il draghetto.
-Riesci a sentirmi?- chiese la ragazza.
-Certo Ekathe!- rispose quello con voce cavernosa, appartenente a un essere sicuramente di sesso maschile.
-Come fai a sapere il mio nome?- chiese incuriosita la ragazza
-Io conosco tutto di te, non solo il tuo nome
-E tu come ti chiami?-
-Dovresti darmelo tu un nome- disse ridendo con tono gutturale.
-Visto il colore delle tue ali, direi che ti chiamerò Acidius- per poi assestargli delle piacevoli grattatine dietro l’orecchio, cosa che Acidius sembrò gradire in modo particolare.
-Bene, adesso che avete finito la presentazione, dobbiamo partire, Re Brain II vorrà fare conoscenza con i suoi nuovi Cavalieri-.
-E speriamo che questi  due possano compiere la missione che il Re ci affiderà- ma questo lo disse solo a Cubellios che rimaneva in ascolto da lontano.
    

Regno delle Ombre

Nelle pianure della terra delle Ombre, non era raro imbattersi in guerrieri raminghi che vagavano di città in città, alla ricerca di qualche lavoretto con cui pagarsi qualcosa da mangiare e da bere, poco importa se tale lavoro fosse legale o meno, e sebbene molti Signori e Vassalli se ne servissero, pagandoli anche profumatamente, essi erano visti in malo modo da tutti.
In quel momento uno di questi raminghi stava cavalcando il suo nero destriero, con il volto e il corpo coperto da un mantello grigio, consumato dal lungo viaggio che il cavaliere stava compiendo da solo, con l’unica compagnia della spada al fianco, proseguiva sulla strada che si addentrava sempre più in una foresta oscura, grazie alla quale avrebbe accorciato e di molto il suo viaggio, diretto alla Capitale: Agrod
Se la si osservava da un punto di vista completamente disinteressato, le foreste di Terra delle Ombre erano rigogliose, ma quando ti ci addentravi, erano opprimenti e silenziose, come se nemmeno gli animali arrischiassero a far rumore in un luogo pericoloso come quello, dove si nascondevano banditi e tagliagole.
Il Ramingo però non temeva queste persone, anzi spesso era stato tra i cacciatori di banditi, sotto gli ordini di qualche signorotto intento a proteggere i suoi possedimenti.
Il Ramingo si fermò ad abbeverarsi ad un ruscello che fiancheggiava la strada, togliendosi ilo cappuccio del mantello e mostrando dei capelli lunghi fino al mento e che parevano di uno strano colore castano-rossiccio, e gli occhi di un verde intenso, e sul volto dalla carnagione chiara c’erano delle lentiggini.
Il Ramingo si bagnò il volto e i capelli per rinfrescarsi, ma poi sentì qualcosa che lo mise in allarme; il rumore di spade e scudi che cozzavano, un segnale di una battaglia, ma sinceramente avrebbe fatto a meno di intervenire, ma la sua meta era proprio in direzione di quei rumori, perciò decise di dare un occhiata, se il suo intervento fosse stato necessario avrebbe combattuto, altrimenti avrebbe aggirato la battaglia, perciò rimontò in sella e galoppò in direzione dei rumori.
Nascosto tra le fronde degli alberi vide che c’era un gruppo di banditi che stava assaltando una carrozza difesa da pochi uomini appiedati che cercavano nel miglior modo possibile di respingere coloro che li avevano attaccati.
Avrebbe fatto volentieri a meno di immischiarsi, ma lui aveva giurato quando era stato investito Cavaliere e le parole del suo giuramento erano una delle poche cose di cui gli importasse.
Un Cavaliere è votato al coraggio … La sua spada sostiene i deboli… La sua ira abbatte i malvagi.
Perciò alla fine estrasse la sua spada e senza scendere da cavallo si lanciò tra le file dei briganti che sorpresi da quell’attacco così fulmineo, furono presi tra due fuochi e lenti nel riorganizzarsi, ma soprattutto per paura che quel Cavaliere non fosse solo, batterono in ritirata, nascondendosi tra il folto bosco.
Il Cavaliere ramingo placò il suo stallone che continuava a nitrire, eccitato dall’odore del sangue che si alzava dai corpi dei feriti e dei morti che rimanevano sul terreno.
Dalla carrozza intanto si aprì la porta e ne uscì una bellissima donna, non era molto alta, ma aveva un volto dai fini lineamenti, capelli neri come la pece e occhi neri come pozzi senza fondo, il tutto corredato da un fisico scolpito, ma inguainato in un abito ricco ma molto scomodo, la donna si avvicinò al Cavaliere tra le proteste della sua scorta.
-Maestà, quest’uomo è un ramingo, non è prudente avvicinarcisi troppo- disse uno degli uomini, frapponendosi tra la donna e il Cavaliere.
-Calmati Dobengal, io vedo solamente un cavaliere che ci ha  aiutato- disse per poi sorridere all’indirizzo dell’uomo porgendogli la mano in un chiaro gesto.
L’uomo si inchinò davanti alla dama e le baciò la mano con deferenza, come voleva il codice cavalleresco :
-Il mio nome è Akira Umi- disse, capendo alla fine con chi avesse a che fare, la principessa ed erede al trono Minerva Orlando.
-Akira, dove sei diretto? Potremmo fare il viaggio insieme, noi siamo diretti a Agrod- disse la Principessa, studiando quello che aveva l’aspetto di un ragazzo sulla ventina d’anni, coperto da un lungo mantello grigio, ma che sotto di questo doveva indossare almeno una parte dell’armatura, sicuramente schinieri e avambracci di metallo, e se non sbagliava aveva intravisto anche un pettorale di metallo.
-Si, sono diretto anche io lì- rispose il cavaliere che rimontò in sella allo stallone mentre Minerva ritornava in carrozza e la carovana poté rimettersi in viaggio verso la sua destinazione.
Il percorso fu tranquillo e mentre Akira cavalcava tranquillo, con il volto nuovamente celato dal cappuccio, dall’interno della carrozza c’era qualcuno che lo stava ancora studiando: Minerva non sapeva perché ma quel ragazzo gli dava una strana sensazione, come se avesse nei lineamenti qualcosa di familiare ma non riusciva a capire bene cosa.
Il resto del viaggio fu tranquillo e la Principessa con la sua scorta arrivarono alla fortezza che fungeva da palazzo Reale, nel quale cortile c’erano alcuni dignitari di corte e qualche guardia, mentre mancava Re Jiemma, probabilmente occupato con qualche questione fondamentale per il governo del Regno.
Minerva scese dalla carrozza con grazia e fu accolta da un uomo con i capelli biondi e lunghi, dal fisico esile che le diede il benvenuto con un’elegante baciamano.
-Rufus, dov’è mio padre?- chiese la principessa a suo interlocutore.
-E’andato al confine Sud- rispose quello alzando lo sguardo.
-Bene- disse –Sulla strada abbiamo incontrato questo cavaliere che ci ha aiutato in una situazione spiacevole, sarà per un po’ nostro ospite, finché lo vorrà- disse indicando Akira che ancora se ne stava in sella, silenzioso.
-Bene, faccio preparare una camera per gli ospiti, ah, abbiamo ricevuto una comunicazione da Rogue, dice che ci sono importanti novità e che sta volando quanto più velocemente possibile indietro.
-Quindi ha recuperato le uova?- domandò Minerva.
-Presumibilmente-
-Portalo nella sala del trono quando torna, lo aspetterò lì.
 
La camera di Akira era molto spartana, ma al ramingo faceva piacere di tanto in tanto potersi concedere un letto morbido dove dormire invece che il suo solito sacco a pelo la Principessa era stata molto gentile ad invitarlo e a concedergli ospitalità, nonostante non avesse chiesto nulla in cambio per il suo aiuto, ma gli aveva chiesto di farle compagnia nella sala del trono appena si fosse ristorato dalle fatiche del viaggio; davvero uno strano comportamento che ad Akira non piaceva per nulla, tuttavia si costrinse a rivestirsi con i suoi abiti da viaggio e con la mezza armatura che portava sempre e si fece indicare da uno degli schiavi che vagava per qui corridoi dove potesse trovare la sala del trono.
Quando ci entrò però rimase sorpreso: si aspettava una stanza ampia e lussuosa, e ampia lo era di certo, ma completamente spoglia se si fa eccezione per un tavolo di legno e un trono di marmo bianco scarsamente decorato, su cui non era seduto nessuno in quel momento, mentre al tavolo era seduta, con le gambe accavallate la principessa Minerva che conversava con altre due donne, probabilmente dame da compagnia, mentre sorseggiavano dei calici di vino.
Le due dame si assomigliavano molto, probabilmente sorelle, la prima e che pareva più grande aveva lunghi capelli bianchi e occhi azzurro cielo, mentre la seconda aveva capelli molto più corti, ed avevano entrambe un fisico statuario.
-Akira, vieni siediti, queste sono Sorano e Yukino Aguria, mie carissime amiche, stavo raccontando loro quello che è successo nella foresta dei banditi e di come sei intervenuto a salvarmi.
-Siete stato molto valoroso- disse la maggiore delle sorelle, sorridendogli con educazione ma piuttosto freddamente.
-La ringrazio, Mia Signora- rispose il ragazzo con altrettanta freddezza e prendendo posto alla tavola.
-La ragione per cui ti ho fatto rimanere Akira è una mia intuizione, ma ti sarà tutto più chiaro appena Rogue sarà qui, è appena atterrato e… Oh eccolo qui, e quella chi diavolo è?
Rogue era entrato nella sala, portando sulle spalle, come un sacco di patate il corpo di una ragazza minuta che se ne stava svenuta e sotto il braccio una grossa pietra levigata.
-Maestà, mentre ero in missione ho trovato questa ragazzina- cominciò a dirle inchinandosi e continuando –Ho recuperato quest’uovo di drago ma l’altro era perso.
-Ma che dici Rogue?- urlò la principessa allarmata.
-Si è schiuso davanti a questa ragazzina, che probabilmente quando si sveglierà avrà voglia di uccidermi, adesso il drago è in compagnia di Skiadrum nel cortile del palazzo, si chiama Nymeria.
La principessa si massaggiò le tempie per fare chiarezza tra i suoi pensieri, alla fine era una notizia positiva la dischiusa di un uovo, magari se non avesse voluto uccidere il maestro sarebbe stato ancora meglio, ma alla fine si decise e chiamò uno degli schiavi gli ordinò –Mettila a dormire in una camera, poi io andrò a spiegarle la situazione- lo schiavo obbedì velocemente prendendo delicatamente la ragazza dalle spalle del Cavaliere e portandola fuori dalla stanza.
Rimasero solo loro quattro nella stanza e Rogue aveva notato Akira e lo guardava con vivo interesse, finché Minerva non se ne accorse e li presentò.
Anche Akira guardava Rogue, ma più che altro interessato a quella grossa pietra che aveva sotto il braccio e che pareva chiamarlo con tutta la sua forza, tanto che non si accorse nemmeno che gli altri due stavano parlando di lui, ma mosse qualche passo verso il Cavaliere che dal canto suo affilò lo sguardo, come a sfidarlo ad avvicinarsi, ma Akira lo ignorò.
-Rogue, lascialo provare- sentì la voce di Minerva, anche se pareva molto lontana mentre vedeva Rogue abbassarsi e poggiare l’uovo sul pavimento della sala e allontanarsi di qualche passo, in modo che Akira potesse finalmente poggiare la mano sull’uovo.
Il tempo parve fermarsi, per Akira, quando udì dei piccoli rumori che facevano intendere che qualcuno stava tentando di rompere il guscio dell’uovo, e piccolo crepe si creavano su di esso, fin quando un grosso pezzo si staccò del tutto e fece uscire una testa di colore nero affusolata che emetteva versi dolci come se stesse cantando.
Anche le altre tre persone stavano guardando quel drago completamente nero che si scuoteva per eliminare dal corpo gli ultimi resti del guscio dell’uovo per poi avvicinarsi al suo Cavaliere e annusarlo, per poi sfregare la testa vicino a una delle sue gambe-
Il neo-cavaliere fissò il suo drago per poi accarezzargli la testa, e ottenere dei mugolii soddisfatti e alla fine pensò: - Sono un Cavaliere dei Draghi.
-Certo- disse il piccolo drago che si dimostrò subito essere una femmina –Io sarò la tua compagna per la vita- disse con tono dolce.
-Devo darti un nome allora, ti chiamerò Yami.
-E’ un bellissimo nome- disse la piccola dragonessa emettendo versi felici.
Intanto Minerva, Yukino, Sorano e Rogue guardavano la scena e mentre la prima pareva felice, l’ultimo era pensieroso, possibile che in pochi giorni si stessero dischiudendo tutte le uova dei draghi?    




 
Note dell’Autore
Ecco qua, abbiamo finito con le presentazioni, allora, vogliamo parlare del gioco? Niente di più semplice, Ognuno degli autori di OC potrà mandarmi per MESSAGGIO PRIVATO e ripeto MESSAGGIO PRIVATO…
Una lista di tre nomi del compagno ideale per una relazione del suo personaggio, partendo da quello che preferite, poi il secondo e infine il terzo, inoltre ci tengo a precisare che questi tre nomi devono essere degli OC…
Questo gioco oltre a servirmi per farmi un’idea delle coppie, mi serve anche per decidere le vittime nella storia: Uomo avvisato…
Notate Bene che non per forza seguirò le vostre indicazioni…
Per quanto riguarda le citazioni, il primo che le indovina entrambe riceverà un piccolo premio nella storia, ma in questo caso vi prego di scriverla nelle recensioni per una questione di chiarezza :)
Per finire le recensioni sono sempre ben accette, anche se negative, non fate problemi a scrivermele.
Detto questo ho detto tutto, DIAMO INIZIO AL GIOCO

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Capitolo 5
*** Capitolo IV ***


Salve a tutti… Allora ecco il IV Capitolo della Storia, un paio di avvertimenti, è un capitolo di passaggio in cui mi sono concentrato un po’ di più sullo spiegare la magia di questo mondo, che è una sorta di mescolanza tra quella Made in Fairy Tail e Made in Eragon, ma tutto è spiegato come al solito…
Chiedo scusa a Guzza e ad Heartly, ho in mente il vostro premio, ma non è ancora il momento, dovrete pazientare un po’.
Comunque non posso concederlo solo a loro, perciò il gioco della citazione c’è ancora, una frase tratta da un film che ha vinto 5 premi oscar, se la troverete, lo stesso premio sarà dato anche a voi (Naturalmente Guzza e Heartly non possono scriverlo nelle recensioni, se vogliono possono mandarmelo per MP, ma non ci sarà un altro premio per voi)
Inoltre ho scritto di due “poteri” che ho leggermente modificato gradirei l’opinione dei creatori in proposito…
La mappa messa all’interno del capitolo l’ho fatta io, serve per i Confini, non lamentatevi che è troppo scarna :P
Credo di aver scritto tutto, perciò buona lettura…
 

Regno dell’Aria

La casa dove Altair e Alshain vivevano era molto confortevole e soprattutto molto affollata, poiché insieme ai due gemelli, vivevano la piccola sorellina Ume, un amico di famiglia, cioè Samir che si era occupato di loro quando erano rimasti orfani e che aveva intrapreso il viaggio fino alla capitale e una anziana signora di nome Tani che aveva insegnato i rudimenti della magia ad Altair, se a questi si aggiungevano anche due piccoli draghi iperattivi e una dragonessa che sbuffava come una ciminiera, per Wendy si prospettavano dei lunghissimi giorni dove avrebbe dovuto allenare due Cavalieri.
Quello era il giorno in cui i Cavalieri del Regno dell’aria avrebbero cominciato il proprio addestramento, partendo dalle basi teoriche.
Wendy entrò nella stanza che faceva da sala da pranzo e trovò la vecchia Tami intenta a preparare la colazione per tutta la strana famiglia.
-Buongiorno- la salutò Wendy con uno sbadiglio.
-Buongiorno- disse l’anziana, senza distogliere l’attenzione dal fuoco, così che Wendy potesse studiarla un attimo: era una vecchia bassa e dai corti capelli grigi, il volto segnato da una ragnatela di rughe, ma gli occhi celesti come il cielo erano vigili e attenti, le mani che in quel momento stavano armeggiando con il cibo avevano dita lunghe e affusolate che davano un senso di grande sicurezza.
-Signora, dove sono Altair e Alshain?- chiese Wendy.
-Vi stanno aspettando in giardino, Alshain sta lavorando, Altair è con la piccola Ume.
Wendy ringraziò la signora e uscì dalla casa, trovandosi di fronte, nel portico, Altair con in braccio la piccola Ume mentre giocavano tra di loro insieme ai due piccoli draghi che continuavano a litigare tra di loro, al contrario Alshain lavorava il piccolo orto insieme a Samir, mentre Grandine se ne stava stesa al sole vicino all’orto dove i due uomini lavoravano.
-Ragazzi, cominciamo- urlò la ragazza, mentre i due neo-Cavalieri si avvicinavano alla loro insegnante per essere iniziati alla vita da Cavaliere, si sedettero tutti insieme vicino a Grandine, cosicché anche Rahi e Mirzam potessero ascoltare.
-Allora, cosa sapete dirmi della magia?- chiese Wendy, con un approccio soft alla materia.
-Sappiamo usarla- rispose Alshain.
La risposta cadde nel silenzio di Wendy, stupita da quella affermazione, tanto che pure Grandine sollevò il capo incuriosita, per poi avvicinarlo ai due gemelli che guardarono la dragonessa.
-Cosa significa che sapete usarla? – chiese la dragonessa, conversando con le loro menti, mentre Mirzam e Rahi si facevano più attenti.
-E’ stata Tami a insegnare ad Altair la magia di guarigione, è diventata molto brava- sussurrò Alshain, a lui non piaceva parlare di magia –Io invece l’ho usata per la prima volta quando ne ho avuto la necessità…-
Wendy assentì grave, poteva succedere che una persona particolarmente dotata, riuscisse in particolari situazioni, di solito gravi a utilizzare la magia.
-Alshain riesce a far esplodere le cose- si intromise Altair, evidentemente indispettita dalla spiegazione dei suoi poteri da parte del fratello, che le diede un grosso pizzicotto sul braccio, nel tentativo di farla stare zitta ma ottenne invece un piccolo urlo dalla ragazza.
-Basta- disse Wendy con calma –allora fatemi capire bene, sapete usarla ma non conoscete la teoria giusto?- i due ragazzi annuirono, mentre i draghi si posizionavano vicini ai propri cavalieri.
-Bene- disse Wendy sfregandosi i palmi delle mani –allora la magia si divide in due parti, la prima è detta “magia bianca” di solito consiste negli incantesimi curativi, nella cura della natura, nella capacità di interagire con l’ambiente circostante, anche la capacità di parlare con i draghi è per un certo verso “magia bianca”, poi c’è la “magia nera” che è la magia di tipo aggressivo, ma è molto più difficile da comprendere perché ogni essere umano ne ha un solo tipo particolare, per esempio io sono padrona del vento- e così dicendo mosse la mano quasi con fare noncurante, creando uno squarcio nel suolo.
-Alshain, potresti farmi vedere il tuo potere- gli chiese Wendy, prendendo dal suolo un pezzo di legno caduto da uno degli alberi vicini.
Alshain si concentrò per un attimo, ispirando quanta più aria potesse, per poi chiudere la mano puntata in direzione del pezzo di legno che esplose tra le mani di Wendy.
-Non ha fatto rumore- pensò la ragazza, annusando il pezzo di legno –e non ha neanche l’odore di bruciato-
-Questo perché non è una vera e propria esplosione- rispose Grandine.
Wendy per un attimo rifletté guardando Alshair che esultava per essere riuscito a superare la prova.
-Pressione Atmosferica- giunse alla conclusione la ragazza, ricordando gli insegnamenti di suo fratello.
“Tutte le cose al loro interno hanno aria”, quindi probabilmente Alshain agiva sull’aria interna del bersaglio, espandendola, in modo da dare l’impressione di poter fare esplodere le cose.
-Magia nera di altissimo livello- disse Grandine.
-Faremo del nostro meglio per insegnargli a controllarla- concluse Wendy.
 

Regno Della Palude

Cobra mentre era a dorso del suo drago si disse che quello che aveva appena fatto non era affatto da maestro diligente, anzi, probabilmente nemmeno da maestro, poiché dopo aver raccolto i due Cavalieri li aveva portati a sud del Regno, nel luogo più inospitale e dove vivevano le specie animali più pericolose e semplicemente li aveva abbandonati lì, urlandogli un “Cavatevela per due mesi qui e poi vi addestrerò”, per poi volare via sul dorso di Cubellios che se la rideva tranquillamente.
In verità non era solo il disinteresse per la sorte dei due Cavalieri a costringerlo a comportarsi così, quanto il richiamo nella Capitale che aveva ricevuto dagli stregoni del Re.
Dauth era l’unica città stabile del Regno e quindi ne era diventata la Capitale, poiché luogo di residenza del Re, ma come città era molto diversa da quelle degli altri Regni: sorgeva infatti su uno dei pochi fiumi e le case non erano di pietra o di mattoni, ma erano palafitte di legno che si innalzavano su più livelli, tanto che alcune arrivavano a svariati piani, grazie al legno particolare che cresceva solo nella zona, resistente ma molto flessibile.
La Reggia non faceva certo eccezione, una immensa palafitta di legno su diversi piani, estremamente lussuosa, come una cattedrale in mezzo a un deserto di miseria.
Cubellios atterrò proprio davanti a questa reggia di legno, in una radura aperto apposta per consentire alla mole gigantesca del drago di posarsi in tranquillità, senza distruggere nulla.
Cobra scese dal dorso del suo Compagno, ma rimasero in contatto telepatico in modo che potesse ascoltare ogni parola del discorso di Brain, che lo attendeva come suo solito, seduto sul trono all’ultimo piano.
La sala del trono era molto ampia e luminosa, con finestre che si affacciavano da ogni lato e che davano un ottima visuale sul tutto il territorio circostante.
-Cobra, ben arrivato, sei riuscito a trovare i Cavalieri?- disse Re Brain, guardando fuori dalla finestra.
-Si, maestà, sono entrambi nella Zona Morta- rispose il Cavaliere inchinandosi rispettosamente.
-Quindi sei mesi e potranno combattere- disse Re Brain, mormorando quasi tra sé e sé –Cobra, ti ho chiamato per dirti una cosa importante, tra sei mesi daremo il via al piano, se qualcosa dovesse andare storto, ti ho nominato mio successore al Trono.
-Cosa? Io? Ma perché? C’è Macbeth…- disse il Cavaliere sorpreso da quella rivelazione.
-Macbeht è un uomo senza moralità, lo sai sin da quando eri ragazzo... Macbeth non può governare, non deve assolutamente governare- disse il re in tono affranto –mio figlio non siederà sul mio stesso trono, sarai tu il mio successore?
Cobra abbassò il capo in segno di assenso, senza scorgere il volto del suo Re, piegato in un sorriso.
Intanto nelle pericolose paludi della “Zona Morta” due giovani avevano cominciato il loro addestramento, sopravvivendo alla prova che il loro Maestro aveva affibbiato loro.
Non era facile per Duncan e Ekathe trovarsi a stretto contatto dopo anni che avevano vissuto in solitudine, per fortuna ci pensarono i loro draghi ad avvicinarli, Colostethus infatti era un drago vanitoso e un po’ arrogante che si era preso la licenza di fare da compagno anziano ad Acidius, il quale, calmo com’era aveva semplicemente lasciato intendere all’altro di accettare la sua autorità.
I due draghi erano ancora molto piccoli e dunque incoscienti sul mondo che li circondava, in un posto molto pericoloso, anzi letale per le specie non abituate.
Ecco perché ben presto, la necessità di proteggere al meglio i loro compagni, alla fine portò Duncan ed Ekathe ad avvicinarsi, sempre nel loro modo un po’ particolare: lui la osservava come se fosse una specie esotica, lei invece non si nascondeva più dietro gli alberi quando erano a stretto contatto.
Ma era la sera il momento in cui si avvicinavano ancora di più, quando seduti davanti al fuoco, sfamavano i loro draghi, ancora troppo piccoli per procacciarsi il cibo da soli, e Duncan osservava attentamente Ekathe, guardando bene i suoi lineamenti delicati.
Fu riscosso da un ringhio e si accorse che Acidius lo guardava ringhiando e sbuffando, come se volesse minacciarlo, mentre dall’altro lato percepiva l’ilarità di Colostethus, che se la rideva beatamente.
-Acidius dice che fissi troppo intensamente Ekathe-  gli spiegò il suo draghetto.
Ecco quello che ci mancava in quel frangente, un cucciolo di drago geloso della sua Compagna.
 
 

  Regno Della tempesta

Laxus non aveva alcuna voglia di insegnare a quei due i principi della magia sul Nido, e infatti adesso se ne stavano in aperta campagna, in modo che evitassero di distruggere qualcosa, dopo che Storm aveva caricato tutti sul suo dorso e li aveva trasportati senza fatica fuori dalla città.
-Hake, Neren, oggi diamo inizio alle lezioni sui draghi, è una parte importante del vostro addestramento, per prima cosa una domanda, cosa avete capito del vostro rapporto con il drago?
I due rimasero per un attimo in silenzio, la primo guardando Reegrois, il secondo portando la sua attenzione su Kaze, che intanto continuavano a guardarsi in giro curiosi, esplorando, sempre vegliati da Storm, che da buona madre-dragonessa era attenta alla salvaguardia dei due cuccioli.
-E’ un rapporto simbiotico- si arrischiò a rispondere Hake Black, che chissà perché, ogni volta che ne aveva l’occasione si rimetteva a giocherellare con una delle sfere che si portava sempre dietro.
-Esatto, quando siete con il vostro drago, non è come parlare usando la mente, è più un immenso scambio di informazioni, come una mente sola che lavora grazie a due corpi distinti e separati, adesso siete ancora giovani e non lo sentite ancora, ma fidatevi quando vi dico che dopo dieci anni io e Storm siamo la stessa cosa, nel bene e nel male…
-Cosa significa?- chiese a questo punto Neren
-Significa che ci sono anche lati negativi, ognuno di noi influenza l’altro, noi diventiamo meno selvatici e riceviamo il dono della favella, voi diventate più forti, veloci e resistenti, inoltre imparate la magia …
-Eppure c’è ancora di più, essendo connessi, la perdita di uno di noi costerebbe la morte, o in alcuni casi la pazzia, riuscite a capire perché?
A quelle parole un silenzio di tomba calò sul gruppetto, fu Neren a rispondere per prima :-Lo posso immaginare.
-Il dolore è già un colpo abbastanza forte- assentì Laxus  – anche se non sempre determinante, il vero danno è la perdita di parte della tua mente, parte della tua identità.
Storm parlò, direttamente alle loro menti :- Non lasciate mai che il vostro compagno muoia e non cercate guai in questo momento in cui i draghi sono molto vulnerabili, quando saranno più grandi però dovrete stare doppiamente attenti, sarete voi i bersagli dei vostri nemici.
-Storm ha ragione naturalmente, i draghi sono immuni allo scorrere del tempo, muoiono solo di spada e per alcune rare malattie, per arrivare all’età adulta impiegano sei mesi, in questo lasso di tempo crescono in maniere esponenziale, poi la loro crescita si stabilizza, in realtà non smettono mai di crescere ma ad un ritmo molto lento.
-Dopo sei mesi possiamo essere cavalcati e inoltre impariamo ad usare il nostro soffio e possiamo riprodurci e soprattutto giungiamo in uno stato in cui il modo più facile per ucciderci è attraverso la vostra morte…
-Ma per giungere ai sei mesi avrete molto da lavorare…
-…Ecco perché è meglio cominciare subito…
-… La mattina combatterete…
-…La sera mediterete
-…Per acquistare il vostro potere magico è chiaro?
-Intanto i vostri draghi impareranno a volare e a combattere in aria e a cacciare naturalmente
Questa era stata una dimostrazione abbastanza impressionante del grado di fusione che un drago e un cavaliere potevano raggiungere, arrivando a parlare insieme come se condividessero anche i pensieri, ma poi Laxus estrasse dai suoi fianchi la coppia di spade, una gialla e una blu, in perfetto accordo con le scaglie di Storm e prese posizione, attendendo che anche Neren e Hake lo attaccassero insieme.
Fu così che cominciarono gli allenamenti di spade per i due neo-cavalieri mentre Storm cominciava le lezioni di volo per Reegrois e Kaze
 

Regno Del Fuoco

All’estremo sud del Regno del Fuoco ci sono i vulcani più attivi e caldi, con la conseguenza che la zona è completamente disabitata e per questo motivo scelta da Natsu come luogo ideale per la crescita di due draghi del fuoco.
Anche Sho pareva trovarsi a proprio agio in quella situazione, quella che invece pareva soffrire molto il caldo era Ai, una situazione davvero singolare per un Cavaliere che aveva la magia nata da un Drago di fuoco.
Natsu aveva spiegato sia a Sho che ad Ai in cosa consisteva il legame che condividevano, purtroppo la spiegazione era stata più volte interrotta dagli sbadigli di Sho che pareva davvero poco interessato a quanto il loro maestro diceva.
In quel momento si trovavano all’esterno della grotta che utilizzavano come rifugio e il caldo era davvero insopportabile, e mentre Natsu se ne stava seduto su un grosso masso a masticare un bel pezzo di carne, i due Cavalieri si allenavano all’uso delle loro armi, da un lato stava Sho che impugnava una lunga Naginata, dall’altro c’era Ai con la sua spada, ma mentre il primo, fresco come una rosa sorrideva strafottente all’indirizzo della sua avversaria, questa era sudata e sbuffante, segno inequivocabili di chi stesse dominando quella battaglia.
Ai si fece forza alzandosi in piedi e partendo all’attacco di Sho che dal canto suo si limitò a spostare la Naginata, parando l’affondo con la lama e colpendo il piede d’appoggio della ragazza, mandandola lunga distesa al suolo e puntando la lama al collo della ragazza.
-Che seccatura- disse Sho rialzando la lama e reprimendo un grosso sbadiglio.
-Ancora una volta- disse Ai, incapace di arrendersi, mentre il ragazzo dal canto suo fece due passi indietro per dar modo alla ragazza di alzarsi e di recuperare la posizione, a contrario suo che rimase fermo, appoggiato all’asta della naginata, in attesa.
Ai ancora una volta si lanciò in direzione del ragazzo, fintando un attacco a destra, con conseguente sbilanciamento di Sho, che per un attimo fu in precario equilibrio, ma nel momento in cui Ai stava per portare finalmente il primo colpo alla gamba di Sho, questi la colpì allo stomaco con un calcio, costringendola in ginocchio.
A quel punto il ragazzo scoppiò in una sonora risata, così come Natsu in un profondo sospiro, era evidente come sebbene fossero entrambi allenati all’uso delle armi, la grande esperienza di Sho come killer lo aveva reso un avversario troppo ostico per la sua giovane allieva.
-Ti ci vorranno ancora anni per colpirmi- disse voltando le spalle alla sua compagna di addestramento.
L’aria in quel momento tremò quando la ragazza si alzò improvvisamente da terra, stringendo il pugno dinnanzi a sé, mentre Shoichi si voltò, percependo il pericolo, infatti riuscì a malapena a schivare una getto di fiamme nere come la pece, scaturite dalla mano di Ai.
-Maledetta stronza- urlò Sho con il suo istinto omicida di nuovo sveglio, scattando in direzione della ragazza adesso stremata per la fatica dell’evocazione, e se fosse stata sola, probabilmente sarebbe morta in quell’istante, ma per sua fortuna Natsu con la sua spada rossa come un rubino si frappose tra Sho e Ai, salvandole la vita.
In quel momento arrivò anche Igneel che atterrato alle spalle di Natsu ruggì furioso in direzione di Sho che si ritrasse.
Natsu intanto era andato a sorreggere Ai che dopo quel dispendio di energie pareva essere provata.
-Cos’erano quelle fiamme nere? Odoravano di morte- chiese Natsu a Igneel, inviandogli un’immagine mentale di quello che era successo precisamente.
-Fiamme fatue- rispose Igneel dopo aver riflettuto per un attimo –Consumano l’anima del bersaglio senza intaccarne il corpo… E’ un potere spaventoso- disse il drago, mentre Karen continuava a dare colpetti ad Ai, sperando di svegliarla, senza risultato.
Natsu sospirò, in una settimana aveva già rischiato di perdere almeno uno dei Cavalieri, quell’addestramento si rivelava molto più duro del previsto.   
 

Regno Della Luce

Sting Eucliffe non era mai stato uno che sentiva la fatica, anzi era un tipo abbastanza energico e solare, cosa che aiutava molto quando doveva insegnare a un allievo dotato come Eneko Ravan, dimostratosi un lavoratore instancabile, con le idee chiare che imparava a usare la sua Kusarigama, un’arma in verità alquanto insolita per un Cavaliere, ma chi era lui per sindacare tale scelta?
Il vero problema però non era lui, ma sua sorella Ailea che non era mai stata iniziata alla via delle armi e che appena aveva preso in mano un’arma l’aveva lasciata cadere, rischiando di tagliarsi un piede, ricordava ancora i capricci della sorella quando aveva spiegato la differenza tra la magia bianca e nera -Con la magia nera attacchiamo i nostri nemici- aveva detto Sting, ricoprendo il suo braccio con una sfavillante luce bianca, e la mostrò ai suoi due allievi.
-Ma se possiamo utilizzare la magia per combattere , a cosa ci serve imparare a combattere con le armi?- chiese Ailea che prese la palla al balzo.
-Ottima domanda- fu Weisslogia a rispondere per il suo Cavaliere –Ogni essere vivente ha dentro di sé una punta di magia bianca che lo protegge dagli attacchi magici, ma nessuno ha uno “scudo” potente come quello di un drago e in conseguenza come il vostro.
-Fin da quando sono comparsi maghi abbastanza potenti da strappare la vita con un singolo incantesimo, la magia bianca ha creato uno scudo contro tali attacchi magici…
-Altrimenti non ci sarebbe scampo a un duello magico, entrambi i contendenti si ucciderebbero al primo colpo.
-Ma questo scudo funziona solo contro gli attacchi di origine magica, non protegge dagli attacchi fisici, inoltre tale scudo può essere indebolito dalle ferite di spada e quando lo scudo nemico diventa più debole del vostro incantesimo…- Sting lasciò la frase in sospeso, ma né Eneko né Ailea ebbero bisogno di indagare ulteriormente su cosa il loro maestro avrebbe dovuto dirgli.
-Perciò da oggi dovrete concentrarvi sullo scoprire il vostro potere, senza dimenticarvi che dovrete continuare ad esercitarvi con le vostre armi…
Intanto Israfil e Kilmore continuavano a giocare tra di loro, ignorando i loro Cavalieri e i loro Maestri, anche perché Sting e Weisslogia avevano spiegato che per almeno una settimana sarebbero stati come dei bambini piccoli e l’unica cosa che il dragone si arrischiava a fare era insegnargli a volare.
-Allora, pausa finita, ricominciate i combattimenti- disse Sting rialzandosi.
Ailea gonfiò le guance e si rifiutò di alzarsi, ma visto che la sua ostinazione non riuscì a smuovere Sting dalla sua decisione, mise su il suo miglior broncio.
Questo era successo qualche giorno prima, adesso Sting se ne stava in disparte ad osservare l’allenamento, sempre che di allenamento si potesse parlare, quando Ailea riusciva a perdere la spada ad ogni singolo colpo di Eneko, che però pazientemente aspettava che la ragazza la recuperasse e ricominciasse la solita pantomima.
Insieme a Sting ad osservare gli allenamenti c’era Re Jude Heartphilia, monarca del regno, che scuoteva la testa all’incapacità di combattere di Ailea.
-Sting, non posso credere che quella ragazza sia un Cavaliere…
-Maestà, come le ho già spiegato, l’uovo di drago si schiude solo davanti alla persona adatta, è un incantesimo fatto dai sette draghi sovrani, non c’è possibilità di errore- cercò di spiegare Sting.
-I Signori dei Draghi hanno commesso già un errore quando si legarono a voi…
Beh, come dare torto al Re, ma da buon fratello Sting doveva difendere la sua sorellina, che in quel momento cadde all’indietro, mentre Eneko tentava di afferrarla per rimetterla in piedi, Sting ebbe l’impulso di portare la mano davanti agli occhi, ma si trattenne.
-Non è la stessa cosa, sono convinto che diventerà un valoroso Cavaliere- e detto questo Sting troncò il discorso, raggiungendo i due allievi e congedandoli dagli allenamenti per quel giorno, mentre lui si diresse in biblioteca: doveva trovare un modo per aiutare sua sorella. 
 

Regno Del Metallo

Nella grossa piazza delle armi della Reggia del Metallo c’era un silenzio irreale, raro da quando Rin era arrivata a palazzo e aveva cominciato ad allenarsi insieme a Sora per diventare un vero Cavaliere, sotto la guida di Gajeel.
Per i suoi gusti Gajeel era un insegnante severo e meticoloso nella pratica della scherma, e combatteva con una spada nera, simile al materiale che rivestiva Metallikana e che mandava bagliori quando, senza troppa fatica, il suo proprietario aveva sconfitto sia Sora che Rin.
Anche il suo rapporto con Sora però si era dimostrato complicato: lei diffidente mentre lui era un ragazzo fin troppo freddo e quando Gajeel li aveva presentati si erano limitati ad uno scambio di cenni del capo, senza nemmeno stringersi la mano, non un buon inizio a parere di Gajeel e Metallikana che avevano auspicato un rapporto semplice tra i due Cavalieri
Per sua fortuna Rin aveva anche incontrato una persona con cui condividere uno delle sue grandi passioni, quella dei libri, che poi fosse anche la sua insegnante per quanto riguardava la parte teorica dell’addestramento era un di più nemmeno troppo sgradevole per la ragazza.
Quel giorno Rin e Sora non dovevano seguire l’addestramento con Gajeel, poiché questi era volato insieme a Metallikana, al fine di insegnare i primi passi nel volo a Gin e Ery, perciò si erano chiusi in biblioteca con Levy.
-Oggi parliamo della nascita dell’ordine dei draghi- disse, posizionando davanti a entrambi una mappa dei Sette Regni.
 
-I Sette Regni, tutti governati da Re e Regine, sapete come siamo arrivati a questa suddivisione?
Sora naturalmente annuì visto che conosceva la vera storia, quella che i dotti conoscevano a menadito, ma Rin scosse la testa, sebbene conoscesse la versione della storia che si tramandava tra il Popolo, non conosceva la versione vera.
-I confini non erano così semplici da tracciare come oggi, cambiavano in continuazione, insieme ai massacri che gli uomini compivano, per decenni ci sono state guerre, a volte con un Regno a volte con un altro, questa situazione ebbe fine dieci anni fa.
-Quando i sette signori dei draghi si legarono a sette ragazzi?- ipotizzò Rin.
-Giusto- gli fece eco Levy –L’intenzione dei Draghi era quella di costituire un ordine supremo, estraneo ai giochi di potere, che potesse vegliare sulla pace, figuriamoci che esiste una terra qui- e indicò con la mano il centro della mappa dove c’era una piccola zona senza alcuna dicitura – che doveva essere il Regno dei Cavalieri, ma qualcosa andò storto.
-Cosa andò storto?- chiese Rin, completamente conquistata dalla voce di Levy.
-Il legame tra draghi e Cavalieri fu così potente da cambiare le stesse intenzioni dei draghi, che naturalmente in origine non avevano nessun riguardo per le vicende umane, ma il legame con il proprio Cavaliere era così potente che cose come il senso del dovere, l’amore per la patria o anche per le persone a per cui i Cavalieri provavano affetto, si installarono nella mente dei draghi, cambiandoli per sempre.
-In pratica i sette draghi sono diventati schiavi dei nostri sentimenti- disse Gajeel manifestandosi nella biblioteca.
-Non esagerare- disse Levy –diciamo più che altro che incantesimi del genere hanno sempre un prezzo.
-E i draghi hanno pagato quello più alto- disse Sora, concludendo il discorso.
 

Regno dell’Ombra

Tsuki e Akira avevano cominciato il loro addestramento come Cavalieri dei Draghi il giorno stesso che Tsuki aveva ripreso conoscenza e parlato con la principessa Minerva, che aveva risolto, a modo suo, l’odio che Rogue si era procurato da parte della sua allieva quando ne aveva ucciso i compagni.
Solo Tsuki sapeva cosa si fossero detti all’interno di quella stanza, ma di certo quando ne era uscita la ragazza aveva un’espressione assente, e non parlava con nessuno, Nymeria esclusa.
Akira invece dal canto suo, era tenuto ad obbedire alla Famiglia Reale, quindi per lui non era assolutamente un problema rimanere lì come Cavaliere dei draghi.
Rogue era un ottimo insegnante e la sua conoscenza spaziava su tutti gli argomenti, dalla botanica alla scherma, alternando ai due ragazzi lezioni teoriche da lezioni pratiche, mentre Skiadrum portava i cuccioli di drago con sé per insegnargli l’arte del volo.
I draghi andavano via di mattina e tornavano a sera inoltrata, e una di quelle sere però Skiadrum dopo essere tornato guardò i suoi due allievi e chiese:-Quali sono le regole per sfuggire a una corrente ascensionale?-
-Non lo so- disse Akira, mentre Tsuki scuoteva la testa.
-Chi ha vinto l’ultimo duello?- chiese Rogue ai due draghetti che non seppero dare una risposta.
Rogue affilò lo sguardo –Molto male, dovete imparare a condividere tutto con il vostro compagno e non si tratta di un semplice parlarsi con la mente, quanto di un continuo scambio di informazioni, anche se a distanza… Ti taglieresti un braccio? Voleresti con un’ala sola? Certo che no, e allora perché non condividere anche le altre informazioni? Questo è il vero senso di essere un Cavaliere… Mi aspetto che siate più diligenti nella prossima occasione, per oggi l’addestramento è concluso, a domani- e così detto voltò le spalle ai suoi due allievi e montò in groppa a Skiadrum volando via nel cielo.
Anche Tsuki si voltò per rientrare, seguita da Nymeria, quando fu richiamata da Akira: -Aspetta Tsuki, che ne dici di cenare insieme stasera, in fondo siamo compagni di addestramento, presto condivideremo il campo di battaglia, forse è il caso di conoscerci un po’ meglio…- disse il Cavaliere.
La Ragazza lo fissò con i suoi intensi occhi dorati, per poi negare –No-.
-Perché?- chiese Akira.
-Perché sei fedele a questa gente e la cosa non mi piace.
-Anche tu ti stai addestrando qui…
-Io sono costretta, andiamo Nymeria- e lo lasciò lì ad interrogarsi su quelle poche parole, con Yami che gli caracollava vicina, aspettando che il suo Cavaliere si decidesse a muoversi, finché non lo morse delicatamente all’altezza della caviglia.  
-Ah scusa Yami, andiamo a mettere qualcosa sotto i denti- si riscosse Akira, rientrando nel palazzo, ma con nella mente una domanda scomoda: Cosa significava che lei era costretta?
 

 
 Ecco qua, spero che il Capitolo vi sia piaciuto, alla prossima XD.

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Capitolo 6
*** Capitolo V ***


Buonasera a tutti voi, in questa caldissima sera di Luglio, ho scritto il quinto Capitolo della Storia, in cui si cominciano a vedere i primi combattimenti, inoltre ho dato a heartly e ad Honeyzen il loro premio, ma dovrete leggerlo per scoprirlo…
Chiedo scusa a Guzza, ma non riesco proprio a capire cosa usare per lei, spero di darti il premio nel prossimo capitolo… SCUSAAAAAA
E comunque voglio fare un appello, poiché parecchie persone dopo avermi dato il loro personaggio non mi hanno più recensito – mandato messaggi o dato segni che comunque apprezzassero la storia, vi invito a farvi vivi… Anche perché ho altre persone che mi hanno chiesto OC, quindi non siete indispensabili…
PS se sperate in una morte epica per gli OC, perdete questa speranza, li farò morire in modo ridicolo…
Detto questo vi auguro buona lettura
 

REGNO DELLA TEMPESTA

Erano passati sei mesi da quando Hake Black e Neren Ekirus erano diventati gli allievi di Laxus, eppure non avevano legato molto, anzi proprio per nulla e non la smettevano mai di litigare, lei troppo orgogliosa e testarda, lui troppo strafottente, l’unico che riusciva a placare il loro desiderio di litigare era Laxus.
Peccato che in quel momento non fosse presente, si era diretto a sud per una fantomatica missione diplomatica nel Regno della Palude.
Neren e Hake stavano scontrandosi  con l’uso delle armi, ma non con la magia che pure avevano imparato a utilizzare, ma che quando Laxus era lontano, era preclusa loro.
La ragazza si lanciò contro Hake urlando e brandendo la falce al di sopra della testa, così da cercare di colpire l’avversario con un fendente, ma l’uomo parò il colpo grazie alla sua spada, per poi colpire la ragazza con un pugno, con il quale Neren venne sbalzata all’indietro, ma con una capovolta atterrò sul ginocchio, e riconquistata la posizione eretta partì di nuovo all’attacco, ma questa volta Hake invece di attenderla come suo solito, scattò in avanti, brandendo la sua spada, poco affilata, che si sarebbe scontrata con il collo della ragazza se questa non si fosse tirata indietro con uno scatto felino e fece scontrare la sua falce con la lama di Hake, dallo scontro esplose un mare di scintille.
Mentre i due però si scontravano senza rivolgersi la parola, due draghi se ne stavano comodamente sdraiati al suolo, Kaze, il drago grigio nero di Hake, seguiva lo scontro con attenzione, mentre Reegrois, era distratto dalla carcassa di un cervo che aveva catturato poco prima quando in volo avevano sorvolato le grosse pianure del Regno della Tempesta.
-Stai migliorando sempre di più Neren- disse Hake, provocando la sua compagna che odiava quando lui le dava consigli o la criticava, e che quindi con un urlo si diresse verso di lui, fendendo l’aria con la falce.
-Basta così- la voce di Makarov, giunto fino al campo di addestramento, non sentito da nessuno dei due cavalieri li bloccò ai loro posti, sorpresi di vederlo lì.
-Maestà, cosa ci fa qui?- chiese Hake, riponendo la spada, imitato da Neren.
-Visto che Laxus non è nel Regno, ho bisogno di voi per portare a termine delle missioni importanti- il sovrano fece una pausa, come a riflettere su chi fosse il più adatto, poi riprese :-Neren, sta arrivando dal Regno della Luce, una delegazione di due Cavalieri e voglio che tu vada ad accoglierli e li accompagni ovunque loro vogliano, niente colpi di testa e soprattutto nessuno scontro con loro, ci siamo capiti?- chiese Makarov alla ragazza, che annuì secca.
-Hake, per quanto riguarda te, alcuni banditi stanno assaltando la città di Siltherin, ad est, devi fermarli e consegnarli al governatore della città, lord Justine, il fratello maggiore di Freed, se è tutto chiaro, partite che non c’è un minuto da perdere- e senza attendere alcuna risposta, Makarov voltò le spalle ai due Cavalieri e se ne tornò al palazzo Reale.
-Ehi, sta attento- gli disse Neren, mentre ormai pronta a partire si apprestava a salire su Reegrois, che intanto aveva smesso di mangiare.
-Anche tu- le rispose il giovane, sistemando la sella su Kaze –e mi raccomando anche a te Reegrois- il drago rispose a quella esternazione con uno sbuffo irritato, poi entrambi presero il volo, ognuno nella sua direzione.
Hake durante il suo viaggio si concesse una pausa vicino ad un ruscello dove mangiò un boccone, mentre Kaze aveva tranquillamente catturato un bisonte selvatico e adesso se lo stava mangiando con voracità.
Il viaggio dei due riprese, lento e tranquillo, fino alla dimora di Lord Justine che uscì dal suo palazzo per accogliere gli ospiti.
Lord Justine, il cui nome di battesimo era Light, era un uomo molto alto e dal portamento nobile, i cui capelli, di un verde foresta erano lunghi fino alle spalle, e incorniciavano un volto gioviale, reso vivo da due occhi verde foresta che scrutavano attenti i suoi due ospiti.
-Benvenuti nella mia residenza, Cavaliere e Drago, sono onorato di fare la vostra conoscenza- disse con voce cortese ma fredda il lord.
-Sono venuto qui per la crisi dovuta agli attacchi notturni, non è mia intenzione fare conversazione- rispose Hake, a cui il nobile non pareva stare esattamente simpatico.
-Bene- rispose quello, ignorando il tono di voce dell’interlocutore, gli spiegò in breve la missione –Da giorni un gruppo di briganti assalta la zona, approfittando dell’oscurità, tra di loro ci sono dei maghi, per questo abbiamo dovuto chiamare te-.
-Capisco- disse il ragazzo, per poi voltarsi verso Kaze –Comincia a fare un giro nella zona, se c’è qualcosa di sospetto, chiamami subito- e il drago diede il suo cenno d’assenso con un ruggito per poi spiccare il volo.
-Se vuoi, puoi rifocillarti all’interno del palazzo- gli disse Lord Light. 
-No grazie Lord Light, preferisco andarmene in giro e chiedere qualche informazione.
Hake si recò nella città dove cominciò la sua indagine, parlando con i cittadini, soprattutto con le famiglie che avevano visto questi briganti, e più raccoglieva informazioni, più la cosa lo lasciava interdetto, poiché quasi nulla era stato rubato, ma in compenso venivano rapite le persone, alcuni ipotizzando che ci potesse essere in seguito la richiesta di riscatto, altri credendo che semplicemente lo facevano per ucciderli.
-Hake, oltre il bosco c’è una radura in cui sono riunite diverse persone- lo informò Kaze che in volo, gli inviò un’immagine mentale, dove alcuni individui ammassavano legname in grossa quantità, ricevuta l'immagine mentale, Hake cominciò a correre in quella direzione, raggiungendo un punto dal quale poteva osservare quelle figure incappucciate senza essere visto, mentre nello stesso momento, Kaze si allontanava per rimanere celato.
 Si sbagliavano tutti quando pensavano che quelle incursioni nella città fossero opera di semplici briganti, dotati di qualche stregone da strapazzo.
No, la scena che si presentò dinnanzi a Hake era completamente differente, al centro di un cerchio di persone era stata issata una grossa pira di legno, pronta ad essere appiccato il fuoco, mentre da un lato c’erano delle persone legate.
Hake aveva dato disposizioni a Kaze di rimanere in disparte, poiché probabilmente la presenza di un drago avrebbe causato la fuga delle persone, che adesso si preparavano ad un qualche tipo di rituale.
-Fratelli- disse quello che stava al centro del cerchio, vicino alla pira –Oggi è finalmente il momento, abbiamo sofferto, siamo stati scacciati, derisi, presi per ciarlatani, ma oggi finalmente il nostro Dio tornerà con noi.
Nessuna risposta se non un mormorio diffuso tra il cerchio di quelli che parevano essere fedeli in preghiera.
-E’ una sorta di culto- constatò Hake, facendo si che le immagini che gli si presentavano davanti giungessero anche a Kaze, il quale rispose con un borbottio a proposito della stupidità umana.
-Ma per ogni vittoria vi è bisogno di un sacrificio, per dare vita a nostro padre c’è bisogno di un pegno di fede, perciò accendete la pira- alcuni uomini con delle fiaccole si fecero avanti dal cerchio e appiccarono il fuoco.
-Portate avanti i doni per nostro Padre- e quando uomini armati di lance cominciarono a spingere le persone legate verso le fiamme, Hake decise di intervenire, lanciandosi tra i credenti, abbattendo le persone che gli si paravano davanti, coprendo i suoi pugni con un vortice di vento.
Nello stesso momento dalla foresta circostante si alzò il possente ruggito di Kaze, pronto ad accorrere in aiuto del suo cavaliere, anche se i suoi nemici non parevano essere delle vere e proprie minacce, ma nella concitazione dello scontro si trovò a pochi passi dal fuoco e quando lo guardò, accadde qualcosa che non aveva previsto.
Il mondo intorno a lui scomparve e delle immagini si susseguirono davanti ai suoi occhi, il volto di una donna dai lunghi capelli neri che gli sorrideva mentre veniva divorato dalle fiamme.
Anche se quelle immagini erano durate appena pochi secondi, un senso di inquietudine gli strinse nel petto, ma si costrinse ad ignorarlo e a riportare l’attenzione sul suo avversario.
-Che c’è ragazzo, paura del fuoco?- disse il capo dei Credenti, mentre si toglieva il cappuccio che gli aveva indossato per tutto il tempo, mostrando una lunga zazzera bionda che gli arrivava fino alle scapole, che incorniciava due occhi rossi e folli –Hai fermato il sacrificio e questo lo devi pagare, nel nome di Nostro Padre.
Il giovane Cavaliere non rispose, registrando in un angolo della sua mente che Kaze stava arrivando e probabilmente aveva notato quello che gli era successo, si preparò a combattere, estraendo la spada e impugnandola con la mano destra, mentre la sinistra venne circondata dal vortice di vento.
-Ahahahahahaah cosa intendi fare con quella spada smussata?- chiese il biondo generando attorno alle sua braccia delle fiamme nere, che vennero lanciate in direzione del moro che dal suo canto le deviò con una semplice torsione del vento nelle sue mani, ma appena le due magie vennero a contatto, il volto della donna apparve di nuovo nella mente del giovane, che scosse il capo, mentre sentiva la voce di Kaze che lo riportò alla realtà, giusto in tempo per evitare un diretto destro alla mascella.
Mentre i due combattevano però, si era alzato il vento e il fuoco cominciò a lambire gli alberi poco lontani, che ben presto avrebbe dato il via ad un incendio che avrebbe messo in pericolo la città poco lontana.
Gli uomini che poco prima gli avevano dato problemi, adesso erano concentrati sulla figura di Kaze che volando continuava ad usare il suo ruggito per colpire e allontanare i nemici, mentre rimanevano immobili a studiarsi Hake e lo stregone.
Ma alla fine questi non poté fare altro che arrendersi quando Kaze si voltò verso di lui e ruggì con tutta la sua rabbia, lo stregone alzò le mani in segno di resa.
Ma mentre combattevano il fuoco partito dalla pira si era propagato e adesso minacciava seriamente la città e i possedimenti di Lord Justine, perciò il ragazzo si assicurò di legare per bene le mani e i piedi dello stregone e veloce come un fulmine salì in groppa a Kaze che decollò immediatamente.
-Dobbiamo evacuare subito la città- disse il drago mentre furiosamente sbatteva le ali per aumentare la velocità.
-Non c’è tempo, dobbiamo fermare l’incendio, fermati in aria, proverò a fermare il tutto con il mio potere magico, e speriamo che funzioni.
Il drago era evidentemente in disaccordo con il suo padrone, ma alla fine decise di ubbidirgli, rimanendo a mezz’aria, vide che Hake si preparava a colpire il fuoco con il suo potere magico.
Il vento che generò però da uno dei suoi attacchi magici era completamente inutile di fronte a quel mare di fuoco che si stanziava di fronte a loro e inoltre il Cavaliere era disturbato dalle visioni di “quella” donna il cui volto era incorniciato da una maschera di fuoco.
Nel momento in cui lo scoramento però lo stava per sopraffare, Hake ricordò un’altra cosa: le parole del fabbro che gli aveva donato la sua spada “Credi nella spada anche in situazioni disperate, lei ti aiuterà sempre” e se quella non era una situazione disperata, come si poteva definire?
Hake estrasse la spada e la studiò un attimo: era la sua solita lama malconcia, senza il filo, come poteva essergli d’aiuto in situazioni difficili, Hake aveva bisogno di riflettere, ma venne disturbato da Kaze che non capiva bene cosa il suo compagno stesse facendo.
-Dammi solo un secondo- lo implorò il ragazzo.
-Vuoi usare il tuo potere o no?- ruggì esasperato il drago che non volendo gli diede l’illuminazione giusta.
Hake evocò il suo potere nella mano sinistra mentre con la destra reggeva la spada dinnanzi a sé e con il braccio ancora coperto dal suo potere magico.
La spada lo assorbì completamente e cambiò aspetto, da una spada vecchia e poco affilata, divenne una spada enorme, con un filo perfetto, lunga quanto lui e larga come il suo torace, ma a dispetto delle dimensioni, la sentiva leggerissima e la manovrava senza sforzo, inoltre percepiva che al suo interno c’era una grossa riserva di potere magico.
Hake portò la spada verso l’alto, impugnandola con due mani, per poi scagliare un fendente, grazie al quale dalla spada si scagliarono delle fortissime raffiche di vento, simili al suo potere magico, ma estremamente più forti che spensero le fiamme.
Hake dopo aver usato per la prima volta il potere della spada, cadde in ginocchio sul dorso del suo drago, respirando rumorosamente alla ricerca di ossigeno.
-Va tutto bene, Hake?- chiese il drago, preoccupato.
-Si, sto bene, è solo stato faticoso- rispose Hake, mentre la sua spada tornava al suo aspetto originario –Sono solo distrutto dalla fatica-
-Non dovresti mai usarla se non in situazioni estreme- disse il Drago al suo Cavaliere.
-Lo so, andiamo a prendere quello stregone e torniamo dal Re, ti dispiace se dormo durante il viaggio?- chiese.
-No, riposati, ci penso io- concesse il drago, mentre Hake gli dava un paio di pacche sulle spalle per poi chiudere gli occhi.  
 
 

REGNO DELLA LUCE

 Erano ormai passati mesi da quando Ailea aveva cominciato il suo allenamento insieme ad Eneko e stava migliorando a vista d’occhio, soprattutto per quanto riguardava l’uso della spada, grazie soprattutto all’intenso lavoro di Sting, che studiata la fisionomia della sorella, aveva per lei optato un cambio d’arma, ricordando da qualche parte nel suo inconscio una spada di una particolare etnia del Regno Delle Ombre, utilizzata soprattutto nell’attacco a sorpresa, che consisteva in una lama molto sottile e di conseguenza molto leggera e maneggevole, con l’unico inconveniente del danneggiarsi troppo in fretta, anche con Eneko che non faceva della potenza la sua arma migliore.
Sting aveva cercato di imporre alla lama una grande varietà di incantesimi di protezione, in modo che il metallo potesse divenire più resistente, ma evidentemente commetteva qualche errore, visto che la lama non resisteva a molti colpi da parte sua, e certo Ailea non poteva andare in battaglia con un tale handicap.
-Quello di cui ha bisogno, è una spada magica- gli disse Weisslogia, conscio del suo problema.
Le spade magiche erano però una merce estremamente rara e solo pochissimi armaioli riuscivano a  forgiarle, usando come base una parte del corpo di una bestia magica, come dei draghi, infatti la stessa spada che portava lui al fianco era stata creata partendo dalla zanna di Weisslogia.
-L’unico armaiolo che conosco capace di creare una spada del genere si trova nel Regno della Tempesta, e non è detto che possa volerci aiutare- rispose mentre osservava Ailea evitare un colpo dell’arma di Eneko, conscia che non poteva pararlo –Ma è anche evidente che così non può continuare-.
-Ragazzi, facciamo una pausa, Ailea, preparati che tra poco io, tu, Weisslogia e Kilmore andremo in missione, mi aspetto che tu Eneko, insieme a Israfil, continuiate ad allenarvi anche in mia assenza…- disse voltandosi verso Weisslogia e rimettendosi a parlare esclusivamente con il suo drago.
I due giovani Cavalieri si voltarono e raggiunsero i loro draghi, ormai giunti all’età adulta, che avevano completato il loro addestramento, ma che comunque rimanevano molto affettuosi con i loro compagni, soprattutto Kilmore che accettò volentieri le carezze di Ailea.
Sting per addestrarli li aveva portati nel profondo Nord, dove il freddo era insopportabile e le prede per i draghi erano scarse, avevano dovuto necessariamente fare di necessità virtù e collaborare.
Ailea in quel momento riscaldava le mani davanti al fuoco del campo, con la schiena appoggiata al ventre tiepido di Kilmore che la proteggeva anche con una delle sue sei ali, mentre Eneko preparava una zuppa.
-Brrrrrr, che freddooooo- si lamentò la ragazza.
-Su, non è così male, stai per partire in missione con tuo fratello- le rispose Eneko con un sorriso, al fine di rassicurarla.
-Sarà pericoloso- disse Israfil collegandosi alle mente anche di Ailea e ottenendo in risposta un borbottio da parte di Kilmore che non aveva gradito quell’uscita.
-Ma dai Is, smettila- disse Eneko assestando una pacca al suo drago in tono scherzoso.
-Sei pronta Ailea?- La voce di Sting la riscosse dai suoi pensieri, e accennò un cenno di assenso con il capo, quindi il fratello maggiore le ordinò :-Saliamo in groppa e partiamo-.
Sting salì con eleganza in groppa a Weisslogia, mentre Ailea ebbe qualche difficoltà in più, a causa delle sei ali del suo drago, che avevano costretto Sting a costruire una sella particolare, apposta per le esigenze
della sorella e mentre i quattro prendevano il volo, da terra Eneko lisalutava, guardandoli sparire nel cielo limpido del nord.
Volare con Kilmore era per Ailea un’esperienza fantastica, ogni volta che gli saliva in groppa, si sentiva completa, anche se in quel momento il clima era davvero rigido.
-Va tutto bene principessa?- le chiese Kilmore, che aveva cominciato a chiamarla così da quando l’aveva vista fare i capricci con suo fratello, un po’ per prenderla in giro, un po’ per affetto.
-Certo, sono sempre felice quando possiamo volare insieme- rise lei, lasciando perdere il tono canzonatorio di Kilmore.
Volarono per ore e ore sul Regno della Luce, senza mai fare una pausa e Ailea non poteva davvero immaginare dove suo fratello volesse portarla, quindi Kilmore seguiva Weisslogia.
Dovevano ormai aver quasi superato tutto il Regno della Luce, quando in lontananza videro una figura che non si aspettavano assolutamente: davanti a loro, possente con le ali che battevano nell’aria per tenersi sospeso stava un dragone dalle scaglie di colore grigio-azzurro su cui, seduta stava una ragazza con una grande falce di traverso sulla schiena, evidentemente in attesa della loro venuta, li salutò alzando la mano e facendo cenno di scendere al suolo, in una radura che faceva capolino tra i boschi al confine, indicazione che Kilmore e Weisslogia seguirono.
La ragazza scese dal suo drago e si fece incontro ai due visitatori, portando la sua attenzione essenzialmente su Sting e ignorando Ailea.
-Io mi chiamo Neren e lui è Reegrois- si presentò la ragazza –Cavalieri della Tempesta, vi diamo il benvenuto nel nostro Regno, ed è un piacere conoscervi- disse la ragazza in tono marziale, scrutandoli con attenzione
entrambi.
-Mi aspettavo di vedere Laxus ad accoglierci- rispose Sting –Io sono Sting, mentre lei è mia sorella Ailea, siamo venuti a parlare con Glaedr per la costruzione di una nuova spada.
A quella rivelazione, Neren fu spiazzata, mentre Ailea sospirò rumorosamente per la sorpresa :- Vuoi farmi costruire una spada magica dal Glaedr? Ma è il miglior alchimista del Continente, tantissime spade magiche
sono state create dalla sua arte, compresa la tua, davvero vuoi regalarmi una spada del genere Fratellone? Grazie, grazie davvero- disse la ragazza lanciandosi al collo del fratello.
Neren li guardò interdetta per poi voltare le spalle alla coppia e dirigersi verso Reegrois che annusava l’aria, evidentemente nervoso di trovarsi di fronte a due draghi sconosciuti e potenzialmente pericolosi.
-A cosa pensi Neren?- le chiese Reegrois, spiccando di nuovo il volo.
-Lasciamo perdere Reegrois- disse Nerene, accarezzandogli la testa, mentre questi si alzava in volo, seguito da Weisslogia e Kilmore, e li guidò verso la loro meta, molto vicina al confine Nord, quindi ci misero davvero poco a giungervi.
I tre Cavalieri arrivarono alla casa di Glaedr l’alchimista, una casa piccola e isolata, nelle profondità del bosco, con al fianco una forgia funzionante, da cui usciva un denso fumo nero.
-Glaedr è una persona importante- li informò Neren.
-Ehi vecchio- urlò Sting, ignorandola del tutto –Vieni fuori che devo parlarti.
Un uomo sui quaranta anni uscì dalla forgia, completamente ricoperto di fuliggine, e da un grembiule di cuoio tipico dei fabbri, pulendosi una parte della fuliggine dal volto, mostrando un volto corrucciato, degli splendidi occhi azzurri e capelli e barba nera.
-Speravo che mi sbagliassi e che non fosse la tua voce, e invece mi trovo di fronte questo impiastro biondo davanti casa, che c’è, la tua spada ti da problemi?- disse spazientito l’alchimista.
-Ciao vecchio, come ti va la vita?- chiese Sting sorridente.
-Bando alle ciance Sting, che vuoi?- chiese sgarbato.
-Dai Glaedr, questa è mia sorella Ailea- disse indicando sua sorella all’uomo – ho qualche problemino nel procurarle una spada, di solito combatte con quegli spadini che usano quella etnia del regno dell’Ombra, ma non posso mandarla in battaglia con quella.
-E perciò credi che io possa costruire una spada su misura per lei… Scordatelo!- disse Glaedr.
Ailea guardava l’uomo barbuto con tanto di occhi, mentre suo fratello cercava di farlo ragionare –E dai, hai forgiato la mia spada, perché non la sua?
Glaedr lo guardò con sguardo infuocato, per poi rispondere spazientito –Dovresti saperlo che le spade dei cavalieri sono fatte di Stellacciaio- lo sguardo di Sting fece intendere al fabbro che non aveva assolutamente la minima idea di cosa potesse essere, ma nei paraggi c’era Ailea che rispose per lui
alla domanda –Lo Stellacciaio è un metallo leggendario, non esiste sulla terra, si dice che venga prodotto solo dai meteoriti,  che entrando a contatto con l’atmosfera, solidifichino i minerali al suo interno- disse la ragazza, procurandosi uno sbuffo esasperato da Neren che sinceramente trovava già antipatica quella
ragazza.
-Beh almeno qualcuno che sa qualcosa c’è, ma non esiste più Stellacciaio nel Continente, l’ultimo blocco lo usai per costruire tre lame: la spada di Rogue, la tua spada e con il poco che mi era rimasto ti ho fatto anche
quella daga che porti insieme alla spada.
-Beh allora non ci sono problemi- disse Sting, afferrando la sua daga e lanciandola a Glaedr che la prese a volo, osservandola da vicino –Fondila e ricavane quella spada.
-Quella spada si chiama stocco- precisò Ailea.
Nello stesso momento Kilmore vagava per la radura annusando curioso l’aria, cercando di tenere sotto controllo tutte le vicinanze, ma il suo olfatto era disturbato dall’odore di tempesta che proveniva dal corpo del drago che intanto, probabilmente annoiata dalla conversazioni degli umani, aveva cominciato anche lui ad annusare in giro.
-Dovrebbe essere abbastanza, ma Sting, avrò bisogno del tuo aiuto per fondere questo pugnale e dei tuoi incantesimi, vieni nella forgia- e detto questo i due scomparirono all’interno della piccola officina.
All’esterno rimasero solamente Neren ed Ailea,  con la prima che accarezzava il muso di Reegrois e la seconda che la guardava.
 -Grazie per farci da guida- disse Ailea per rompere il ghiaccio, ma non ottenendo alcuna risposta dalla ragazza che si ostinava a mantenere il silenzio.
-Ah, oggi è stato davvero un sollievo saltare gli allenamenti- continuò la ragazza imperterrita, cercando di avviare un discorso con la ragazza, incurante di Kilmore che tentava di evitare che la sua compagna si cacciasse nei guai.
-Uffa ma perché mi ignori?- chiese alla fine la bionda gonfiando le guance.
-Senti, non ti offendere ma io non ti sopporto, basta guardarti per vedere che sei una principessina viziata, e guarda tuo fratello che sacrifica un pugnale di un acciaio leggendario per costruirti una lama…
-Ehi non esagerare, come te io mi alleno molto.
Neren non riuscì a reprimere una risata cattiva –Ti alleni molto? Le tue mani sembrano non aver mai toccato una spada e poi vogliamo parlare del tuo fisico? Sei esile come un giunco… Mi chiedo come abbia fatto l’uovo a schiudersi davanti a una  mocciosa come te, immagino che sia un drago stupido e infantile, magari che preferisce farsi coccolare piuttosto che scendere in battaglia…
Adesso stava esagerando pensò Ailea guardandola con odio, poteva tranquillamente insultare lei, ma non avrebbe permesso a nessuno di parlar male di Kilmore davanti a lei.
-Adesso smettila- urlò Ailea con gli occhi azzurri che cambiarono colore in un attimo, diventando dorati, mentre a loro volta Reegrois si metteva alle spalle di Neren mentre Kilmore dietro a quelle di Ailea, ringhiando sommessamente.
-Fammi vedere quello che sai fare, biondina- disse Neren estraendo la falce dalla guaina che portava direttamente dietro la schiena.
Ma prima che potessero cominciare ad attaccarsi, una presenza che avevano completamente dimenticato, quella di Weisslogia intervenne, ruggendo forte e mettendo le due sull’attenti, così come i due draghi che però continuavano a guardarsi minacciosi.
-Smettetela subito mocciose, Ailea, ricordati che siamo ospiti, comportati bene, e tu piccoletta- disse rivolgendosi a Neren –Non provocarla, altrimenti dovrai risponderne a me.
Dopo l’intervento di Weisslogia gli animi si calmarono definitivamente e ognuna delle due ignorò l’altra finché Sting non finì il suo lavoro ed uscì dalla fucina insieme a Glaedr, con in mano una spada ricoperta da un panno.
-Abbiamo finito, prova la tua spada, Ailea- disse Sting, togliendo il panno.
Nelle poche ore che erano stati rinchiusi nella forgia, Ailea aveva pensato che la sua spada non avrebbe brillato per eleganza, con una semplice guardia a croce e invece soprattutto l’elsa doveva essere stata modellata con cura maniacale, in argento, era composta da una sorta di gabbia che chiudeva quasi completamente la mano, fatta di sottili fili d’argento, mentre la lama brillava di una tenue luce bianca, come brillava il pugnale di Sting.
La lama era sottile come l’aria, ma quando Ailea la prese, sentì che pesava davvero poco, perciò menò qualche fendente di prova e qualche affondo, per poi sorridere soddisfatta e riponendo la spada nella sua guaina si gettò al collo di Sting :- Grazie fratellone, è perfetta per me, e grazie anche a te Glaedr
per questa spada straordinaria.
Sting la staccò con  gentilezza dal suo collo e le sorrise, per poi rivolgersi a Neren –Ti ringrazio per averci
scortato, adesso puoi tornare a Kuasta, e ricordati di porgere i miei saluti a Laxus.
Neren abbassò la testa, come in segno di ringraziamento, per poi voltarsi verso Reegrois e balzargli agilmente in groppa e sparire all’orizzonte.
-Andiamo anche noi, Eneko ci starà aspettando- disse Sting seguito da sua sorella, presero il volo ognuno con il proprio drago, lasciando Glaedr ad osservarli dal basso.
-Sono contento di aver lavorato con lo Stellacciaio, ma avrei preferito che mi pagassero- e tutto immusonito se ne tornò nella fucina. 
 
  

REGNO DELLA PALUDE

Ekathe Hindrus era nascosta tra gli acquitrini del Regno Della Palude, in una zona abbastanza folta che, sfruttando anche il colore di Acidius, serviva per nasconderlo alla visuale esterna e a nasconderne soprattutto l’odore: insieme a Cobra, stavano progettando la prima mossa di Re Brain per cominciare la guerra di conquista, ricordava bene le parole di Cobra mentre studiavano scrupolosamente l’attacco.
-Ricordati che l’uomo che andiamo ad affrontare è forse il più potente di tutti i Cavalieri, dovremo coordinarci al massimo per prenderlo di sorpresa.
Anche Acidius dava segni di nervosismo imminente, poiché nonostante i molteplici allenamenti con Cubellios e con Colostethus, questa era la prima volta che avrebbe messo in gioco la sua vita in un combattimento serio.
Anche Duncan era in zona, ma per qualche ragione non avrebbe attaccato insieme a loro, restando con il suo drago nelle retrovie.
-Sta Arrivando- la voce di Cobra la riscosse dai suoi pensieri, anche perché pure Acidius cominciava a sentire l’odore di un drago in avvicinamento.
All’orizzonte dal Nord stava entrando nel campo visivo del Cavaliere una gigantesca figura, di colore grano che volava decisa verso di loro, considerando la distanza, quel drago doveva essere ancora più grosso di Cubellios.
I minuti parevano non trascorrere mai, ma intanto il frastuono delle possenti ali che sbattevano per tenere l’enorme corpo sospeso nell’aria, innervosiva drago e Cavaliere.
-Stai calma Ekathe, andrà tutto bene- tentò di rassicurarla Acidius, ma si sentiva anche dal tono della sua mente che anche lui non era troppo tranquillo in quel momento.
Il drago giallo si avvicinava sempre di più al punto di non ritorno, in cui Cobra sarebbe sbucato fuori ad affrontarlo e la tensione cresceva.
Poi giunse il momento in cui il drago attraversò la linea immaginaria che congiungeva lei e Cobra, il segnale concordato per uscire allo scoperto ed attaccare, in groppa ai loro draghi, sia Ekathe che Cobra decollarono lanciandosi a tutta velocità contro il drago giallo, estraendo entrambi le proprie armi.
Ekathe si lanciò contro il Cavaliere brandendo la sua alabarda, ma venne parata facilmente dall’uomo che impugnava una spada blu elettrico nella mano sinistra, mentre con la destra impugnava una spada gialla come le squame del suo drago, aveva fermato un colpo della spada viola di Cobra.
Quel lieve scambio di colpi aveva fatto sì che Ekathe potesse avvicinarsi a Laxus abbastanza da vederlo bene in volto, un uomo dallo sguardo duro, con una grossa cicatrice a forma di fulmine, ma la sua attenzione fu distratta dalla virata brusca che Acidius fu costretto a fare per evitare un colpo d’ala da parte del drago giallo.
-Quel drago mi fa paura- disse Ekathe.
-Dragonessa- rispose Acidius  mentre il ruggito di sfida della dragonessa scuoteva anche l’aria –è una femmina-.
L’uomo in sella alla dragonessa stava guardando fisso con aria minacciosa Cobra che da par suo stava in piedi sulla sella di Cubellios, pronto a scattare al minimo segnale di pericolo.
-Cobra, cosa significa questo?- chiese l’uomo rivolgendosi al Cavaliere della Palude –pensavo venissi per trattare e invece mi attacchi- disse, accompagnato dal ruggito di Storm.
-Cambio di programma Laxus, ordini del Re- e detto questo Cubellios si scagliò contro Storm, tentando di usare le zampe anteriori per ferire la dragonessa nella parte inferiore del corpo, ma grazie al suo collo estremamente lungo, e ai suoi artigli, Storm riusciva a tenere a distanza Cubellios e anche Acidius che tentava di aiutare il suo maestro, anche se la differenza di stazza era notevole.
Ekathe cercava con la sua alabarda di avvicinarsi il più possibile per colpire Laxus che era concentrato completamente su Cobra, ma Storm glielo impediva tenendola a distanza di sicurezza, costringendo Acidius a virare parecchie volte per evitare gli artigli blu come il fulmine.
Per cercare di risolvere quell’impasse, Laxus passò al contrattacco, in un momento in cui Cubellios e Storm si trovarono a stretto contatto, Laxus usò l’ala spiegata della sua dragonessa per salire sulla groppa di Cubellios e ritrovarsi faccia a faccia con Cobra, che lo accolse con un sorriso sornione.
Nello stesso istante Storm cominciò a ignorarli, voltandosi istantaneamente verso Acidius e Ekathe, guardandoli con i suoi occhi blu.   
-Viene verso di noi- constatò Acidius, sbattendo le ali e cercando di raggiungere una posizione più elevata, in modo da rendere meno evidente la differenza di stazza.
La dragonessa ruggì, lanciandosi all’attacco verso il giovane drago che la evitò tuffandosi in picchiata, eppure non riuscì ad evitare l’artiglio che lo graffiò alla zampa, ferendolo leggermente, e provocando un ringhio di dolore.
-Acidius, stai bene?- gli chiese Ekathe mentre ancora si sentiva l’urlo vittorioso da parte di Storm che riprese l’attacco, costringendo Acidius a volarle intorno e a sfuggire ai suoi morsi.
Intanto Cubellios volava più tranquillamente, visto che non poteva fare manovre particolari, poiché sulla sua schiena si scambiavano colpi Laxus e Cobra.
Cobra impugnava la sua spada viola, dalla quale sgorgava un liquido scuro, sicuramente velenoso, mentre l’altra mano si era trasformata, ricoprendosi di squame di colore viola, mentre Laxus aveva nelle mani le sue due fedeli spade ed era circondato da un’aura di fulmini.
I due si scagliarono l’uno contro l’altro e le spade cozzarono facendo scaturire delle scintille, Laxus provò a colpire con l’altra spada mentre la prima bloccava quella di Cobra, ma il cavaliere parò la spada con il braccio, che ricoperto di scaglie, subì solamente una piccola ferita, e Cobra contrattaccò con il suo veleno, scagliandolo in direzione di Laxus grazie al movimento delle mani, ma il biondo lo evitò saltando all’indietro, sparando anche lui una scarica elettrica che però andò fuori bersaglio.
-Che c’è Cobra, mi pare tu sia in difficoltà, non ti aspetterai che quel cucciolo e quella mocciosa battano Storm!- lo provocò Laxus, puntando una delle due spade nella sua direzione.
Cobra non rispose, ma scagliò il suo veleno verso Laxus che lo disperse ruotando velocemente la spada.
Tra gli alberi e le piante della fitta foresta, nascosti alla vista e all’odorato degli altri tre draghi, se ne stavano Duncan Phyllobates e Colostethus che seguivano la battaglia, pronti a far scattare la trappola che Cobra aveva ideato per rendere inoffensivo il più potente dei cavalieri, tuttavia, soprattutto il drago porpora dava dei segni di impazienza, non aveva digerito di essere stato escluso dalla battaglia, ma gli ordini di Cobra e Cubellios non si discutevano.
-Cosa diavolo sta facendo Acidius? Si sta facendo battere da un drago del tuono, quando scende lo ammazzo- ringhiò sommessamente, ma Duncan vedeva che quel drago giallo era molto più grosso di Acidius, perciò diede una pacca leggera al corpo del suo drago, in modo da tranquillizzarlo almeno leggermente e disse :- Tieniti pronto, tra qualche secondo andiamo anche noi-.
 Colostethus avrebbe voluto ruggire ma si trattenne.
Intanto  Storm continuava a cercare di colpire con i suoi artigli affilati Acidius che però, forte della maggiore mobilità donatagli dalla minore stazza continuava a rimanere fuori portata, ecco perché, stanca di attendere ancora portò la testa al’indietro e “soffiò” una valanga di fulmini che furono però per la maggior parte evitati da Acidius che si allontanò nell’altra direzione.
Nello stesso istante l’ultimo Cavaliere della Palude venne allo scoperto, salendo veloce come un fulmine in direzione di Cubellios, estraendo dalla cintura una serie di pugnali, li afferrò con le dita, aspettando il momento giusto che Colostethus passasse affianco alla coppia, nel momento in cui furono a portata di lancio, Duncan li lanciò tutti insieme, mentre Laxus, voltatosi all’improvviso, li parò ad uno ad uno con le sue due spade e con i suoi fulmini.
Cobra però nello stesso istante si era spostato dalla sua posizione, raccogliendo al volo uno dei pugnali che Duncan aveva lanciato e che era finito nel suo palmo per poi rilanciarlo in direzione di Laxus, che ancora voltato di spalle, non si accorse della manovra del nemico e venne colpito alla spalla.
Nello stesso istante si sentì il ruggito di disperazione di Storm, segno che il dolore, provato dal Cavaliere, raggiungeva anche il drago che voltò la testa nella loro direzione, ma stavolta fu Acidius che ruggì il suo liquido verde, che colpì alla zampa Storm.
Al contatto la zampa cominciò a fumare.
Laxus si strappò il pugnale dalla spalla e guardò Cobra con odio –Pensi che basta così poco a battermi?- gridò in direzione del moro, per poi avanzare di qualche passo.
-E’ incredibile che tu riesca ancora a resistere, questo veleno paralizzerebbe un drago- rispose Cobra, mentre le ginocchia di Laxus cedevano al veleno.
Storm intanto era arrivata di fronte a loro e si preparava a combattere per difendere la vita del suo Cavaliere.
-Cubellios, cerca di parlarle e di tranquillizzarla.
-Storm, non vogliamo uccidervi e non lo faremo se ti arrendi- le disse Cubellios, parlando direttamente alla mente della dragonessa, la quale non rispose ma ruggì violentemente, tanto che Ekathe e Duncan furono costretti a coprirsi le orecchie con le mani, poi però la dragonessa disse.
-Va bene, mi arrendo.
Fu così che Cobra, Ekathe e Duncan riuscirono ad imprigionare Laxus, e lo portarono nella Capitale. 
 
 Laxus si svegliò in una cella parecchie ore dopo, ma più che una cella quella sembrava la camera di una locanda, con un comodo letto, un armadio e delle sedie e un tavolo, evidentemente anche se sconfitto, rimaneva un prigioniero importante.
Cercò con la mente Storm che se ne stava nel cortile, in compagnia di Cubellios e degli altri due draghi che la sorvegliavano, ma pareva stare bene.
-Laxus- disse sollevata la dragonessa –Finalmente ti sei svegliato, quel veleno ti ha steso per bene-
-Per quanto tempo ho dormito? E cosa vogliono?- chiese Laxus.
-hai dormito per diverse ore, ma non ho capito cosa vogliono esattamente.
Un bussare leggero alla porta lo riscosse dalla sua conversazione con Storm, e si sorprese di vedere entrare nella stanza con un vassoio di cibo ,la ragazza che aveva contribuito alla sua sconfitta.
-Bene ti sei svegliato, ho portato la cena- disse la ragazza.
-Posso sapere il motivo dell’attacco?- chiese l’uomo, ancora sorpreso che Cobra lo avesse attaccato in quel modo.
La ragazza parve riflettere un attimo se rispondere o meno all’interrogativo dell’uomo, poi cominciò a parlare: -Tu ami la tua patria?- gli chiese.
-Naturalmente- rispose Laxus.
-Anche noi la amiamo, eppure non è un Regno per tutti, molte persone non riescono a vivere in queste terre paludose e malsane, amiamo la nostra terra, ma amiamo ancora di più i suoi abitanti, e vogliamo proteggerli, e non c’è altro modo che procurarsi della nuove terre in una zona più ospitale, in modo che i nomadi possano trovare pace, ma da quando i draghi sono comparsi,  è diventato impossibile per un
Regno attaccarne un altro, ma non è più così…
-Volete attaccare la tempesta?- chiese Laxus.
-No, Re Brain sa bene che se attaccassimo la Tempesta, Makarov risponderebbe, ostaggio o meno, noi vogliamo semplicemente che la Tempesta resti a guardare la nostra alleanza…- la ragazza si alzò in piedi e gli sorrise –Ti ho detto abbastanza per farti un’idea, stai in campana Cavaliere.
 

REGNO DELL’OMBRA

Akira Umi si svegliò con la luce del sole che filtrava tra le ante della sua finestra, si stropicciò gli occhi, ancora colmi di stanchezza e guardò al suo fianco la donna con cui aveva passato la notte, dormire serena, mentre per lui il dovere da Cavaliere lo chiamava.
Cercò per prima cosa con la mente di mettersi in contatto con Yami, trovandola già sveglia.
-Buongiorno- le disse Akira.
-Buongiorno, dormito bene?- gli rispose la dragonessa.
-Bene, anche se poco- disse non nascondendo un sorriso, provare a nasconderglielo sarebbe stato inutile, visto che alla prima distrazione il loro collegamento mentale glielo avrebbe svelato.
Mentre era immerso nella sua conversazione mattutina con Yami, Akira non si accorse che dietro di lui la donna si era svegliata e silenziosa come un’ombra era strisciata alle sue spalle, abbracciandolo da dietro e strusciando il seno con la sua schiena, baciandolo sul collo.
-Devo andare- gli disse Akira, non riuscendo a reprimere un sorriso a quelle carezze.
-Ah che noia Cavaliere, te lo hanno mai detto che le dame sono volubili e che una di loro potrebbe decidere di passare il proprio tempo con un altro uomo?- disse la donna.
-Beh non questa dama- disse il ragazzo voltandosi e passando una mano tra i capelli albini della sua interlocutrice, per poi cercare un passionale bacio da quelle labbra che aveva cominciato ad apprezzare da pochi mesi.
Incredibile come Sorano potesse apparire fredda nella vita reale e passionale nella loro intimità, cosa che ad Akira sarebbe anche andata bene, se non che aveva un incontro con Re Jiemma, la principessa Minerva e Rogue, perciò alla fine si staccò a malincuore dalla donna :-Mi dispiace, mia Signora, ma ho un consiglio di guerra- e cominciò a rivestirsi, mentre Sorano si lasciò cadere sul letto.
-Che strano, ma Tsuki non è in missione? Come può essere che si faccia un Consiglio di Guerra senza uno dei Cavalieri del Regno-
La stessa domanda che si era posto senza trovare una risposta, era vero che Tsuki non pareva essere completamente allineata alla posizione del Sovrano, ma per combattere una guerra come quella, i draghi sarebbero stati la carta vincente.
Nei giorni passati infatti, Il Regno dell’Ombra aveva cominciato a raccogliere i propri soldati, con in mente di cominciare una guerra di conquista, ma come tutti, Akira sapeva che la vera variante all’interno dello scacchiere sarebbe stato il numero di draghi.
-Beh io vado, ci vediamo stasera- disse Akira uscendo dalla porta, con Sorano che lo salutava con la mano.
Mentre camminava per i lunghi corridoi della Reggia, i servi affaccendati nelle loro mansioni si inchinavano rispettosi dinnanzi ad Akira che rispondeva con dei cenni del capo, fino ad arrivare dinnanzi all’immenso portone nero della sala del Trono, dove si tenevano i Consigli di Guerra.
Akira entrò nella grossa stanza spoglia, trovandola piena di tutti coloro che avevano diritto ad essere lì, così cominciò il giro dei saluti, incominciando con un inchino a Re Jiemma che imponente se ne stava seduto sul trono e si carezzava la barba in un’espressione pensierosa, poi in secondo luogo si inchinò alla principessa Minerva che gli rispose con un sorriso, infine salutò Rogue, seduto pigramente su una sedia.
Avrebbero dovuto assistere anche Skiadrum e Yami che però si sarebbero accontentati di seguirla tramite le immagini mentali inviate dai loro Cavalieri.
-Benvenuti a questo Consiglio di Guerra- li accolse Re Jiemma con la sua voce profonda –vi ho convocato perché ci sono molte cose da discutere, in primo luogo Rogue, come procede il raduno delle truppe?-
Rogue fissò il suo sovrano, per poi rispondere –In pochi giorni abbiamo radunato quasi tutte le forze del Regno, mancano solo le ultime tribù che al momento della chiamata si trovavano nella punta estrema del Regno, ma mi aspetto che presto arrivino a darci man forte, insomma siamo pronti per partire.
Il Re parve soddisfatto della risposta ricevuta, quindi si rivolse a Minerva :-Figlia mia, io ho avuto fiducia in te e ti ho seguita in questo tuo piano, come stanno andando i preparativi?-
Minerva fece una pausa teatrale prima di spiegare una mappa al centro del tavolo, su cui erano tracciati i Confini del Continente, con i sette Regni annessi, per poi cominciare a spiegare –Abbiamo avviato i contatti con i Regni del Metallo e Della Palude, li abbiamo convinti ad unirsi a noi, contro un unico obbiettivo, mi pare che fino a qui sia facile da capire- disse la Principessa con un sorriso maligno –il Regno Dell’Aria vanta le migliori condizioni climatiche e , se consideriamo le terre sospese, anche la maggiore estensione, oltre che una popolazione abbastanza scarsa in numero, perciò daremo vita ad un triplice attacco, dai tre lati.
-Ma se non sbaglio, ci sono dei Regni che potrebbero decidere di aiutare l’Aria- si intromise Rogue, studiando attentamente la mappa.
-Il problema grosso era rappresentato dalla Tempesta, ma adesso anche quel regno è fuorigioco- sorrise di nuovo ancora più malevola –Il vecchio Re Makarov non si azzarderà ad intervenire, se Laxus, il suo cavaliere prediletto, suo nipote è tenuto in ostaggio da Cobra della Palude, ammetto che la sua cattura è stata una vera e propria truffa, ma finché Laxus è vivo e nelle mani di Cobra, la Tempesta sarà fuori.
-In questo modo anche il Fuoco sarà costretto a rimanere fuori- osservò Akira.
-Esattamente, se entrasse nel territorio della Tempesta questa sarebbe un’intrusione e regolata di conseguenza, mentre nel caso volesse arrivare dal Sud, attraversando al Palude, allora troverà i due discepoli di Cobra che li fermeranno.
-Rimane solo la Luce- disse Rogue.
-Ho un informatore, pare che nel Regno, uno dei Due discepoli di Sting non goda della simpatia del sovrano e anche il suo maestro non la ritiene pronta alla battaglia, è facile presumere che non si muoveranno in aiuto dell’Aria e anche se lo facessero, rimarremo comunque in superiorità numerica- concluse la Principessa.
Il Re annuì soddisfatto alle parole della sua erede, per poi chiedere –E sono pronti i tuoi allievi?- chiese
-In linea teorica si- rispose Rogue –Non ho assolutamente dubbi su Akira, lo ritengo pronto per scendere in battaglia, il discorso per Tsuki è purtroppo ben diverso- Rogue fece una pausa –Mi dispiace ma di lei non mi fido, non la porterei con me in battaglia, anzi, potrebbe rivelarsi pericolosa…-
-Ma Tsuki è un ottimo Cavaliere, ormai combatte alla pari sia con me che con Rogue- cercò di intervenire Akira.
-La riuscita del nostro piano è più importante anche di un Cavaliere dei Draghi, e se è pericolosa, non voglio che una persona del genere possa far vacillare il nostro esercito- concluse il Re.
-Cosa vuoi che facciamo- chiese Rogue con tono freddo.
-Non abbiamo altra scelta, dovremo ucciderla- disse il sovrano, freddo come una lama di ghiaccio.
-Credo di avere un piano anche per questo, ma Akira, dovrai prometterti che nell’istante di calare il colpo, la tua mano non vacillerà- disse Minerva, guardandolo seria, senza l'accenno di alcun sorriso.
Quelle parole risuonarono nell’immensa stanza, ma alla fine il giuramento del Cavaliere che gli imponeva di eseguire gli ordini del Sovrano, lo costrinse ad accettare, anche se il suo cuore era stretto da una mano con dita di ghiaccio.   
 

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Capitolo 7
*** Capitolo VI ***


Salve a tutti voi affezionati (spero) lettori, vi chiedo perdono per l’immensa assenza che avete dovuto sopportare, ma finalmente arriva il Capitolo VI della storia “La Guerra dei Sette Regni” per farmi perdonare ho scritto un capitolo bello lunghetto (sono 14 pagine scritte senza interlinea e a carattere 11) anche se ci sono solamente tre scene, vengono coinvolti 5 OC, 3 cavalieri della vecchia generazione più altri 2 che fanno una comparsata quindi ci sono i primi intrecci… Perciò godetevi lo spettacolo
Vi lascio un appuntamento per le feste di Natale in cui spero di pubblicare il prossimo capitolo… Naturalmente c’è un accennino al prossimo capitolo… Basta arrivare alla fine.
Ah prima di continuare… Ringrazio Guzza che mi ha mandato messaggi per spronarmi a continuare (ti avevo detto mercoledì, invece Martedì).
Naturalmente Honey che mi segue sempre anche nelle altre storie… e un accenno me lo fa sempre.
 

Capitolo VI

Regno del Fuoco

Ad Aberon, Capitale del Regno del Fuoco, mentre Igneel e i suoi allievi erano nei giardini del palazzo, impossibilitati a muoversi poiché ormai erano tanto grandi da causare danni ingenti a qualunque edificio si fosse malauguratamente trovato nelle loro vicinanze, così, mentre Natsu entrava nella Reggia per discutere con la Regina Erza, Shoichi ne aveva approfittato per squagliarsela e vagabondare per la città indisturbato, peccato che dopo pochi minuti ormai Sho aveva decisamente perso la strada e adesso si dirigeva nei sobborghi malfamati, dove si poteva incontrare la peggiore feccia del Regno.
-Dove diavolo stai andando Sho?
-Lasciamo stare Magnus-gli rispose piccato il giovane, odiava quando veniva punto sul vivo dal suo drago che lo contattava telepaticamente per aiutarlo, come se lui glielo avesse mai chiesto, anche se condividevano la mente, questo non voleva dire che doveva impicciarsi di ogni suo affare.
-Guarda che il più maturo deve tenere d’occhio il cucciolo- disse il drago di fuoco, ridacchiando e ricevendo in risposta un borbottio indistinguibile.
Shoichi si guardò intorno, notando che le case erano addossate le une alle altre, mentre dai pochi vicoli che vedeva, l’aria era viziata, un ambiente malsano e pericoloso, in cui però il Cavaliere si trovava a suo agio, memore del suo passato…
Camminando per quelle strade il giovane notò tantissimi volti che lo scrutavano perplessi, in fondo tra mendicanti e farabutti, il suo volto pulito doveva stonare, ma nessuno si arrischiò a disturbare il suo vagabondaggio, finché i suoi piedi non lo portarono davanti a una di quelle bettole dove la rissa è all’ordine del giorno, e infatti nemmeno il tempo di spalancare la porta e il giovane dovette schivare il corpo di un uomo lanciato con violenza, per raggiungere uno degli sgabelli che erano vicini al bancone.
La bettola era squallida, con dei tavoli e sedie di legno che davano la sensazione di essere lì da tempo immemore, che scricchiolavano ad ogni movimento o contatto di quelli che li occupavano, allo stesso modo il pavimento era lercio e incrostato, e l’aria era appestata dall’odore di fumo e birra scadente, mentre il rumore che tutti gli avventori facevano, ridendo e colpendosi a vicenda, erano assordanti.
Il gestore della bettola doveva essere un uomo che aveva superato la quarantina da un pezzo, aveva una posizione curva sui boccali che riempiva a ripetizione, come se non avesse altro che un orrenda birra nera come il carbone.
-Cosa vuoi?- chiese scorbutico l’oste a Sho che osservò con un sopracciglio inarcato gli occhi opachi e i denti gialli, notando come mancasse il canino destro, probabilmente strappato da un pugno di qualche avventore.
-Una pinta- disse Sho, e quello eseguì l’ordine borbottando chissà quale maledizione, mentre Sho si voltava con la schiena appoggiata al bancone, cominciò a sorseggiare quella bevanda disgustosa, dal gusto amarognolo.
Intanto nella locanda qualcuno stava giocando a freccette e si vantava della sua abilità nel mirare, sfidava gli altri, mentre la sua combriccola, in cui stavano altri tre uomini festeggiavano rumorosamente con la vincita delle scommesse che il primo era riuscito a portare a casa, e uno di loro si accorse che Sho li stava fissando, e si alzò dal suo posto raggiungendolo: era un uomo dalla pelle scura, con folti capelli neri e con un fisico magrissimo, gli si appoggiò sulla spalla, dicendo :-Hai abbastanza fegato ragazzo? Il mio amico è pronto a mettere in ballo tutto quello che ha guadagnato oggi, allora te la senti?-
-Non ho mai giocato a questo gioco- cercò di svicolarsi inutilmente Shoichi, mentre quell’uomo lo alzò prendendolo sottobraccio e portandolo a sette passi dal bersaglio, mentre il sedicente campione di freccette lo aspettava, a differenza del suo amico era un tipo basso e tarchiato, con uno strano colorito, quasi violastro, con due braccia grosse come tronchi di quercia.
-Allora marmocchio, il gioco è semplice, il bersaglio ha dieci cerchi concentrici, più ti avvicini al centro e più il punteggio è alto, da 1 a 10, dopo tre lanci si fa la somma e chi fa il punteggio maggiore vince… Quanto vuoi mettere in palio?- chiese sfregandosi le mani, mentre altri due compari se ne stavano seduti scrutandolo.
-Ho un centinaio di Jewels- rispose Shoichi, rovistando nelle sue tasche, mentre l’uomo basso accettava la sfida, e mettendosi in posizione, lanciò le tre freccette, colpendo due volte nove e una volta otto, facendo poi cenno al suo avversario di lanciare a sua volta.
Shoichi rimase immobile per qualche istante, poi prese le tre frecce, sistemandole negli incavi tra le dita, mentre gli spettatori cominciarono a ridere di quella buffa posizione di lancio, mentre uno degli spettatori gli urlò: -Ehi moccioso, guarda che non si lanciano così-.
Sho lo ignorò e lanciò le tre freccette contemporaneamente, mandandole a bersaglio in linea retta, colpendo due volte il nove e una volta il dieci, zittendo nello stesso momento l’ilarità di tutta la bettola e trasformando gli sfottò in oh di ammirazione.
Lo sconfitto parve non prenderla affatto bene, prima sputò a terra con rabbia, poi imprecò con violenza e malvolentieri allungò i 100 Jewels che Sho si era guadagnato e che lo stesso ragazzo prese dalle mani dell’uomo, per poi tornare a sedersi al suo sgabello, continuando a sorseggiare la birra e ad osservare le persone che si muovevano intorno a lui.
Tra i tavoli della bettola, ad aiutare il vecchio oste c’era una ragazza dai capelli color fuoco che serviva come meglio poteva da bere agli avventori, cercando di sfuggire alle attenzioni indesiderate dei porci che le ronzavano intorno, ma l’attenzione dalla donna fu distolta dall’entrata in scena di un'altra ragazza dall’aria bellicosa, che spalancò la porta con un calcio.
Un coro di oh stupefatti si alzò dagli uomini alla vista della figura femminile che si stagliava in controluce sulla porta, la quale ignorò decisamente tutti gli sguardi e fece un paio di passi all’interno, mentre Shoichi si voltò, cercando di non farsi scoprire dalla ragazza con cui aveva condiviso l’addestramento di Natsu.
-Shoichi Inuzuki- proruppe a voce alta la ragazza, fermandosi alle sue spalle e mettendo i pugni sui fianchi, mentre Shoichi si voltava lentamente, come fosse stato colto sul fatto.
-Ti avevo chiesto per cortesia di non allontanarti da palazzo- gli disse Ai Haibara.
-Scusa principessa- disse Shoichi, che aveva cominciato a chiamarla in quel modo per darle sui nervi, come del resto successe anche in quell’occasione, dato che Ai affilò lo sguardo trapassandolo, ma prima che potesse dare la sua risposta, venne interrotta da un vassoio che si infranse al suolo, portandosi nella sua caduta i boccali pieni, interrompendo i due Cavalieri che stavano litigando, mentre si voltarono e videro che la ragazza che stava servendo era stata attirata con la forza dallo stesso gruppo che poco prima aveva sfidato Shoichi.
-Chi ti ha avvertito che mi trovavo qui? Ah non dirmelo, Magnus- riprese Shoichi ignorando volutamente le grida della ragazza, che pregava gli uomini di lasciarla andare, mentre nella sua mente gli arrivava l’eco della risata del suo drago, evidentemente in ascolto della conversazione.
Dal canto suo invece Ai non riusciva a distogliere lo sguardo da quello che stava accadendo, rivolgendosi poi a Shoichi, chiedendogli :-Vuoi lasciarla alla loro mercé?- con una punta di astio nella voce.
-Puoi benissimo intervenire tu, io non ne ho voglia- rispose Shoichi che sbadigliò come per sottolineare il concetto che quella non fosse la sua battaglia.
-Sai benissimo che Natsu mi proibisce di combattere- sibilò minacciosa Ai –e comunque credevo che nel tuo codice ci fosse qualcosa a proposito del non molestare le donne- disse maligna la ragazza –e poi non dirmi che il grande Shoichi Inuzuki ha paura di quattro tagliagole da strapazzo.
-Giusto per essere chiari, non ho mai detto che non molesto le donne- disse Sho, alzandosi dal suo posto –solo che odio i Dongiovanni, e comunque forse menare un po’ le mani potrebbe essere divertente- disse il ragazzo, mentre voltava le spalle ad Ai e si avvicinava al gruppetto, mentre la ragazza si sedette sullo sgabello del compagno d’armi, prendendo la birra lasciata da questi e sorseggiandola per un secondo prima di sputarla e di chiedersi come potesse bere una tale porcheria.
Il Cavaliere intanto camminava tranquillo in direzione degli uomini, fermandosi davanti al tavolo su cui c’erano dei bicchieri (molti) vuoti e quattro uomini che all’inizio lo ignorarono, ma poi tutti e quattro si volsero verso di lui con sguardo minaccioso –Vattene via moccioso- disse quello che pareva essere il capo del gruppetto, un uomo di mezza età dai capelli neri come la notte, sebbene radi, con la mascella squadrata coperta da una ispida barbetta nera e un fisico imponente, teneva sulle sue ginocchia la ragazza che guardava Sho con uno sguardo implorante.
Il ragazzo rispose –Lasciate stare la ragazza e nessuno si farà male- la sua voce fu solo un sussurro, ma chiunque vicino avrebbe potuto dire come la temperatura nella stanza fosse scesa di qualche grado, tanta la tensione nell’aria e la furia omicida che si poteva leggere negli occhi del Cavaliere, ma forse i suoi interlocutori avevano bevuto qualche bicchiere di troppo per rendersi conto del pericolo, ecco perché l’uomo magro che prima gli si era avvicinato estrasse veloce un pugnale dalla fondina che aveva al suo fianco e lo lanciò in direzione di Sho che con un movimento fluido lo bloccò, stringendolo tra le dita, finché grazie al suo potere magico, il ragazzo sciolse completamente la lama e il metallo di cui era composta gocciolò ai piedi del ragazzo, e lì dove toccarono il pavimento si alzarono dei piccoli sbuffi di fumo.
Un silenzio sbigottito accolse la dimostrazione di potere magico, mentre i quattro uomini si lanciarono insieme all’attacco di Sho, ma questi nemmeno si mosse, colpendoli in rapida successione e scaraventandoli su tavoli e sedie di legno che si schiantarono sotto la pressione degli uomini.
-Aspetta adesso mi ricordo dove diavolo ti ho visto- urlò l’oste da dietro il bancone dove aveva trovato riparo, indicandolo con un dito e con lo sguardo atterrito –Quei capelli con le strane sfumature verdi, ma adesso che ti vedo lottare, ho capito, tu sei quell’assassino, quel mostro che solo il Cavaliere Natsu è riuscito a catturare, esci subito da questa locanda, non voglio avere nulla a che fare con te.
Ai vista quella scena si alzò dallo sgabello e si rivolse al gestore della locanda –Ma cosa dite, questa locanda è un covo di tagliagole e lui ha…
-Basta così principessa- disse Sho stoppando le sue proteste sul nascere, e rovistò nelle sue tasche mettendo delle banconote sul tavolo dicendo –Questo è per i danni.
-Non voglio nulla da te, mostro- urlò l’uomo, sputando sul denaro, mentre Shoichi voltò le spalle e uscì dalla locanda, seguito da Ai.
Il ragazzo si fermò all’esterno della locanda e guardò Ai, che scosse le spalle, come a voler allontanare qualche pensiero, per poi superarlo e cominciare a correre per le strade, evitando gli ostacoli e le persone che passeggiavano, durante il tragitto gli spiegò –Natsu e la Regina ci stanno aspettando per un Consiglio di Guerra- disse la bionda, mentre il compagno correva, sospirando, ma dentro di sé era felice di poter finalmente combattere sul serio.
Arrivarono al palazzo in pochi minuti, e si sorpresero come Natsu ed Erza fossero insieme ai loro tre draghi nei giardini della villa, con alcune persone sconosciute ai due.
-Siete in ritardo, mocciosi- li accolse Igneel, redarguendoli con il suo sguardo severo.
-Scusa Maestro- disse Ai dispiaciuta, mentre Sho si limitò a scrollare le spalle e a raggiungere Magnus, accovacciato sulle zampe posteriore, ma con l’occhio vigile, lo  salutò dicendo –C’è eccitazione nell’aria, c’è qualcosa che si muove ed è grossa- disse il drago, poi continuò –Molti di questi nobili ritengono che la tua presenza sia un insulto alla loro figura, e solo Natsu e la Regina sono dalla tua parte, perciò comportati bene- lo raccomandò Magnus, ma Sho, come se non avesse sentito si sedette con la schiena appoggiata al ventre del drago e con le braccia dietro al collo, chiuse gli occhi, suscitando un mormorio di disapprovazione da tutti e uno di rassegnazione da Magnus, mentre Natsu fece una risata genuina.
Al contrario Ai non aveva salutato nessuno e anche lei come il ragazzo aveva raggiunto il suo drago, ma a differenza del compagno, lanciava sguardi di fuoco nei confronti di una persona in particolare, che aveva preso posto tra i Consiglieri della Regina.
-Adesso che ci siamo tutti, ho convocato questo consiglio di Guerra perché l’equilibrio dei Sette Regni è stato stravolto dalla comparsa dei nuovo Cavalieri, e perché abbiamo ricevuto una richiesta di soccorso dal Paese dell’Aria- introdusse la Regina Erza, per poi continuare.
-E perché dovremmo accorrere in aiuto del Regno dell’Aria?-chiese uno dei presenti.
-Se l’Aria cade, l’equilibrio stabilito dai sette draghi crollerà di colpo- spiegò Igneel, parlando con la mente a tutti i presenti –Intervenire in questa guerra è d’obbligo, in realtà non siamo qui per decidere se intervenire o meno…
-Siamo qui solo per decidere il modo- completò Natsu ad alta voce.
-La vera preoccupazione è il rifiuto della Tempesta a far entrare i nostri Cavalieri e il nostro esercito nel loro territorio, non sappiamo il perché, ma Makarov pare non volersi schierare, mentre Re Jude è troppo pavido per inimicarsi tre Regni.
-Siamo tagliati fuori- disse semplicemente Shoichi nemmeno aprendo gli occhi e non  muovendo un solo muscolo dalla sua posizione.
-Maestà, con tutto il rispetto, credo che un nostro impegno non sia né necessario e nemmeno favorevole
Inimicarsi tre dei Regni per soccorrere l’Aria- le parole furono pronunciate da un uomo di mezza età biondo.
-Lord Haibara, la nostra scelta è irrevocabile, siamo qui solo per spiegare come intendiamo muoverci.
-Se desiderate scavalcarmi, nessun guerriero del mio casato parteciperà a questa guerra maestà, sappiatelo, io accettai a suo tempo la vostra Supremazia sul Regno, ma nessuno dei miei scenderà in guerra e questo comprende anche mia figlia.
Ai spalancò gli occhi davanti alle pretese dell’uomo e camminando in avanti accecata dall’ira si portò al centro del cerchio del consiglio dove incenerì con un solo sguardo l’uomo biondo che aveva appena finito di parlare, per poi rispondergli con palese astio:-Tu, maledetto, come osi avanzare pretese su di me dopo quello che mi hai fatto? Dovrei ucciderti qui e adesso…
L’uomo incassò stoicamente la sfuriata della figlia, poi sorrise amabilmente nella sua direzione e rispose :-Anche se quello che hai detto può essere vero, io resto tuo padre e ho dei diritti su di te, perciò ti ordino di non imbarcarti in questa impresa che potrebbe costarti la vita.
L’atmosfera si stava surriscaldando e tutti ascoltavano in silenzio il diverbio tra i due, anche i draghi seguivano interessati il litigio, e finanche Sho aveva aperto gli occhi per guardare, e solo l’intervento di Natsu, con il suo sereno sorriso convinse i due a deporre le armi.
-Ho io la soluzione adatta che potrà risolvere questa situazione- esclamò il giovane…

 

Regno delle Ombra.

Al confine settentrionale del Regno Delle Ombra, sorgeva quella che un tempo era una grossa città, ma che con il tempo aveva perso la sua importanza, anche per la vicinanza con le terre del Nord, completamente selvagge, dove si aggiravano bande guerriere nomadi che si spingevano sempre più a sud al fine di compiere razzie, ed erano divenuti talmente audaci da attaccare anche la città di Morgul, ben protetta dalle mura, ormai in rovina.
Il vero problema però non erano le bande di razziatori che scendevano di tanto in tanto, quanto le creature spaventose che raramente giungevano a sud.
Creature partorite dall’inferno stesso e che creavano disastri immani.
Nel cielo della città di Morgul, volava al di sopra delle nuvole una enorme figura squamata che si confondeva con le nuvole e con il nero della notte, sulla sua groppa, celata da un mantello da viaggio, nero come l’inchiostro, una figura si ergeva silenziosa.
-Questo incarico mi puzza- disse Nymeria mentre batteva forte le ali per sostenere la sua imponente mole.
-Anche a me, cosa vorrebbe significare questa missione a pochi giorni dall’inizio della guerra? Re Jiemma che si priva di un Cavaliere per una missione nelle terre del Nord?- rispose Tsuki, mentre si dirigeva su una montagna che si ergeva imponente vicino alla stessa città, il luogo in cui avrebbero incontrato il loro contatto, ma proprio mentre stavano scendendo.
-Non credi che questa possa essere l’occasione adatta per scappare?- chiese Nymeria.
Tsuki represse una risata e rispose semplicemente :-Per andare dove? A nord ci sono le terre selvagge, mentre tutte le altre direzioni sono sotto il dominio del Regno Delle Ombra, e comunque non posso nascondermi a lungo da Rogue e da Skyadrum… No il piano migliore per scappare è quello di attendere la battaglia.
La coppia formata da Cavaliere e Drago si voltò in volo su una delle pendici della montagna, dove abbarbicata sorgeva una casupola, adatta ad ospitare appena un solo uomo, ma con uno spiazzo abbastanza grande dal consentire a un drago di atterrare e di accucciarsi comodamente.
-Ehi Cavaliere- una voce cavernosa raggiunse Tsuki mentre stava scendendo dalla groppa della sua cavalcatura e ne sfilava la sella –Raggiungimi in casa, in modo che possa ragguagliarti sulla missione.
Tsuki avanzò fin sulla porta, dove prima diede due colpi secchi, per poi entrare all’interno, infischiandosene di apparire maleducata.
All’interno l’arredamento era spartano: la casa consisteva in una sola camera con in un angolo un pagliericcio dove l’uomo che lì abitava si stendeva per dormire, al centro invece c’era un tavolo con delle sedie in legno, mentre in un angolo stava un braciere, su cui un uomo seduto di spalle attizzava il fuoco e rimescolava un calderone.
-Siediti Cavaliere, sto preparando un po’ di cibo, così potrai ristorarti dal lungo viaggio, ma mi dispiace per il tuo drago, dovrà andare a caccia se vuole mangiare, io non ho provviste sufficienti ad una creatura così grande.
-Nymeria si arrangerà- rispose Tsuki prendendo posto su una sedia in legno –Come al solito- brontolò la dragonessa, spiegando le sue ali per cominciare la sua caccia.
L’uomo era alto e con le spalle larghe, le braccia possenti di chi è abituato a lavorare duramente, i capelli di un colore nero carbone, mentre gli occhi erano penetranti e di un colore rosso acceso, poteva avere una quarantina d’anni, l’uomo si sedette di fronte alla ragazza, allungandogli una ciotola in cui c’era una zuppa di vegetali.
  Tsuki assaggiò un po’ di zuppa, che la ristorò dopo il freddo della notte e del volo, mentre il suo ospite la lasciò rifocillarsi in pace, ravvivando il fuoco del braciere, passarono così diversi minuti di silenzio, intervallati solo dagli scoppiettii del fuoco, finché non fu l’uomo a interromperlo, una volta che Tsuki ebbe finito la sua cena.
-Mi chiamo Shukan, qualche giorno fa ho visto una grossa ombra che passava davanti alla luna, perciò sono uscito e nel cielo c’era una mostruosità volante, si muoveva come un serpente, l’ho visto che si dirigeva in città, poi è scomparso, da allora sono passati tre giorni e non l’ho più visto, doveva essere gigantesco.
Tsuki ascoltò attentamente il racconto dell’uomo, confrontandolo con le indicazioni che le erano state date a palazzo, dove gli avevano dato un libro rilegato in pelle, che aveva letto durante il viaggio.
Individuò subito la creatura che si era spinta fino alla città dalle terre del nord.
-La creatura arrivata fino in città è un Leviatano- disse Tsuki, mentre nello stesso istante da qualche parte Nymeria affondava i suoi denti nella gola di un cervo, provocando un piccolo conato di vomito al Cavaliere, inconveniente quando vivevi in simbiosi con un drago.
-Ma come fa una bestia del genere a non essere notata dalle persone? Seguendo la sua traiettoria dovrebbe essere arrivato in città- constatò l’uomo.
-Sicuramente- rispose Tsuki –I leviatani sono delle bestie che possono utilizzare la magia per trasformarsi, con questa magia riescono ad avvicinarsi al cibo…-.
-Benissimo, la tua cultura è sorprendente- disse Shukan battendo le mani e sorridendo –volevo essere sicuro che Jiemma mi avesse mandato qualcuno che sapesse il fatto suo, ti chiedo perdono- aggiunse chinando la testa.
-Nessun problema- rispose Tsuki sorridendo a sua volta, per poi alzarsi dal tavolo, mentre richiamava Nymeria attraverso la mente si avviò verso la porta, per poi aggiungere: -I leviatani sono animali notturni, quindi è meglio che io entri in città stanotte stessa, trovarlo non sarà un problema.
-Appena la caccia sarà conclusa torna qui con i denti del leviatano- disse l’uomo lasciando che la ragazza uscisse dalla casupola.
Dopo una breve rincorsa Tsuki saltò nel vuoto su cui la casupola si affacciava, atterrando sul dorso di Nymeria, magie possibili solo tramite la connessione tra Cavaliere e drago.
La città era attorniata di mura, ma era nera come la notte senza stelle, l’infiltrarsi all’interno fu semplice, visto che a Tsuki bastò lasciarsi cadere su una delle torri più alte, mentre la dragonessa prese di nuovo quota oltre le nuvole, per evitare di essere intercettata da qualcuno.
All’interno della città invece Tsuki chiuse gli occhi per concentrarsi, il suo contatto con Nymeria gli aveva consentito di sviluppare i cinque sensi, perciò come un segugio, cominciò a sentire tutti gli odori dell’aria, concentrandosi sulle fonti in movimento che sapessero di sangue e di morte: i leviatani erano cacciatori notturni insaziabili.
Tsuki cominciò a correre per le strade deserte della città di Morgul, evitando gli ostacoli come meglio poteva, sperando di raggiungere in tempo la bestia, prima che potesse mietere un’ulteriore vittima nella sua sete di sangue, passò in mezzo a due guardie che camminavano per la città barcollanti, evidentemente ubriache che forse nemmeno si accorsero del passaggio della ragazza, che continuava a seguire il suo naso, mentre il vento le fischiava tra le orecchie e cancellava qualunque altro rumore, tranne quello di un urlo straziante, di donna che si levò alto nel cielo, congelando allo stesso tempo il sangue nelle vene di Tsuki, che voltato l’ultimo angolo si trovò di fronte uno degli spettacoli più raccapriccianti si possano immaginare: una donna, probabilmente una prostituta che indietreggiava strisciante, mentre una figura antropomorfa era china sui resti del corpo di una seconda donna, intenta a strappargli pezzi di carne e a spargere sangue vermiglio sul suolo, ignorando per adesso l’altra donna, troppo impegnato nel suo macabro banchetto.
Tsuki si fermò un attimo, indecisa sul da fare o meno, poi si riscosse dal suo torpore, e lanciò verso la figura uno dei suoi pugnali da lancio, in modo da colpirlo alle spalle, ma la lama invece di conficcarsi nella carne della bestia gli rimbalzò semplicemente addosso, finendo al suolo, ma la bestia, distratta dall’urto si voltò alla ricerca dell’origine della distrazione e si accorse di Tsuki, che per la prima volta lo guardò in faccia.
Tsuki aveva letto che i leviatani utilizzavano una sorta di trasformazione intermedia mentre si nutrivano della sua preda e infatti il volto della creatura era trasformato: non esistevano su quella faccia occhi, naso o orecchie, la testa era completamente occupata da una bocca spalancata e grondante sangue, ma il leviatano, fiutata la minaccia tornò al suo aspetto umano e il suo volto divenne completamente umano, se si fa eccezione per la bocca, molto più larga del normale e dei denti affilatissimi anche in questa forma.
-Desideri tanto diventare il mio prossimo pasto mocciosa?- la voce del mostro era cavernosa e rauca, quasi raschiante, intervallata da una risatina agghiacciante.
-Non hai capito nulla, sono venuta qui per ucciderti- rispose Tsuki, portando i coltelli davanti al corpo.
Il mostro partì subito all’attacco, sfruttando un muro per attaccare il Cavaliere dell’alto, ma Tsuki che poteva vantare i riflessi di un drago lo schivò, tentando un affondo, ma anche questa volta il suo pugnale non trapassò la pelle della coriacea bestia, perciò fu costretta a indietreggiare precipitosamente, prima di ritrovarsi troppo a stretto contatto con il leviatano e correre il rischio di subire un morso.
Nello stesso istante in cui la ragazza indietreggiava provò di nuovo a colpire con un lancio di uno dei suoi pugnali, ma nemmeno stavolta riuscì a scalfirlo, anzi provocò la risata del suo nemico, che tentò di nuovo di avvicinarsi.
Intanto però il trambusto stava attirando l’attenzione di qualcuno e Tsuki sapeva che i curiosi avrebbero aiutato il mostro a scappare e messo in pericolo gli stessi cittadini.
-Non posso correre il rischio di coinvolgere le persone innocenti- Tsuki chiuse gli occhi per richiamare il suo potere magico e il suo corpo cominciò una lenta trasformazione: le braccia e le gambe si allungarono, divenendo più muscolose e grosse, per poi ricoprirsi di dure scaglie, il petto divenne più ampio,  il collo si allungò a dismisura, mentre anche il volto si trasfigurava divenendo simile a quello di un orso e invece che la ragazza, al suo posto c’era un mostro spaventoso che ruggì nella direzione della Creatura che spaventatasi fece due passi indietro, per poi voltarsi e spiccare un grosso balzo che lo portò ad arrampicarsi sui muri degli edifici circostanti, finché non sparì completamente alla vista della ragazza che si voltò all’indirizzo della donna incolume, che era rimasta paralizzata a guardare lo scontro tra l’entità sovrannaturale e la ragazza.
-Stai bene?- chiese Tsuki, cercando di scuoterla.
-Si, ma cosa era?- chiese la donna, terrea in volto.
-Non importa, vai via, devo inseguirlo, prima che scappi e attacchi qualcun altro- disse Tsuki, voltandosi e cominciando a correre nella stessa direzione che aveva preso il leviatano, cominciando anche ad arrampicarsi sulle mura dove fosse possibile, sfruttando le mura addossate le une alle altre, comunicando intanto con Nymeria, che aspettava in volo oltre le nuvole.
-Nymeria, sei pronta?- le urlò mentalmente Tsuki.
-Pronta, appena sale in quota lo prendo- disse la dragonessa.
Tsuki continuò a correre, seguendo la traccia di sangue fresco e di morte che si spargeva nell’aria, arrampicandosi sulle finestre, finché giunse ai tetti, dove poté correre liberamente, saltando da un tetto all’altro e evitando i comignoli che qua e là si alzavano, ma la cosa più importante era che poteva vedere la sua preda, ormai non più in fuga, avendo raggiunto il limite estremo della città, trovandosi in un vicolo cieco, Tsuki rallentò il passo, fino ad arrivare al mostro che ringhiò braccato.
-Finalmente ti sei fermato- disse Tsuki estraendo di nuovo i suoi pugnali.
L’ombra di un sorriso attraversò il volto ringhiante del Leviatano che rispose –Sono qui, ma con quegli stecchini credi forse di potermi uccidere? La mia armatura è impenetrabile.
Tsuki lo fissò studiandolo, soppesando il fatto che la pelle del mostro fosse così dura, ma ricordava benissimo un passaggio del libro su cui aveva studiato in cui si spiegava come sebbene la pelle fosse praticamente impenetrabile quando era in forma umana, era ancora più dura in forma mostruosa, ma le squame non erano perfettamente assemblate, perciò la tattica di Tsuki era quella di farlo trasformare e spostare la battaglia in cielo, perciò alla fine decise di riporre entrambi gli stiletti nelle loro custodie.
-Potere del negromante… Evocazione- pronunciò Tsuki chiudendo gli occhi e unendo le mani, mentre in lontananza si sentivano degli ululati come di lupi in avvicinamento e dalle ombre della notte si materializzarono tre figure mostruose, quelle di tre cerberi, grossi quanto dei leoni dal pelo nero come la notte e con le tre teste che sbavavano fameliche, essi si affiancarono a Tsuki che accarezzò quello più vicino che intanto ringhiava all’indirizzo della Creatura.
-Attaccate- ordinò imperiosa Tsuki, mentre i tre mastini scattarono contro il leviatano, paralizzato dal terrore, ma consapevole su come la sua difesa fosse impenetrabile, almeno finché il primo dei cani non lo colpì al braccio, affondando il morso tanto in profondità da costringerlo ad urlare e a reagire con un colpo che frastornò il primo dei cerberi, ma già gli altri due erano pronti a contrattaccare, quando il leviatano vistosi ormai messo alle strette ringhiò tutto il suo astio per poi cominciare la trasformazione nel suo vero aspetto.
Il risultato fu una creatura ripugnante, simile ad un grosso verme, un enorme verme, molto più lungo di Nymeria con il muso allungato e coperto da scaglie lisce e nere, viscide al tatto, con gli occhi rossi come braci, prive di qualunque barlume di intelligenza, cominciò a salire di quota, con un movimento molto simile a quello di un serpente che striscia sulla terra, si alzò in volo, lanciando un ruggito alla luna.
Nello stesso istante sui tetti, i tre cerberi sparirono all’istante dopo l’avvenuta trasformazione, mentre da sopra le nuvole appariva la figura di Nymeria, in picchiata, cercando di raggiungere il suo Cavaliere che intanto evitò il muso del Leviatano che tentò di rinchiudersi su di lei, distruggendo alcuni edifici, ma facendogli perdere qualche secondo prezioso che consentì a Nymeria di colpirlo con una possente zampata e di atterrarlo ancora di più tra le macerie delle case.
-Nymeria, via dalla città, adesso- urlò Tsuki salendo in groppa a Nymeria, prendendo posto tra le scapole della dragonessa che con i possenti muscoli delle sue ali si diede le prime spinte per giungere in quota e raggiungere una posizione di vantaggio contro il Leviatano che si alzava lentamente in volo, dopo aver liberato l’enorme corpo dalle macerie.
-Procediamo come stabilito?- chiese Nymeria al suo cavaliere.
-Unico modo per liberarcene presto- rispose  Tsuki, portando tra le mani un lungo spadino sottile, il più lungo della sua collezione: L’unico punto debole del Leviatano era una vertebra cervicale, che si scopriva quando il mostro abbassava la testa, se veniva colpito in posizione normale l’armatura di scaglie impediva a qualunque arma di penetrare.
Nymeria volò prendendo ancora qualche metro di altezza, per poi dirigersi verso il nemico che ruggì al suo indirizzo, spalancando l’enorme bocca e tentando di ghermire il corpo della dragonessa che riuscì a evitarlo con un poderoso colpo d’ali, che la fece virare verso sinistra, in modo che si trovasse di nuovo fuori portata e che tramite lo spostamento d’aria rischiò di far cadere Tsuki, intanto messasi in piedi sulla schiena del suo drago.
Nymeria prese ancora qualche metro di distanza e poi si tuffò in picchiata in modo da finire sotto il corpo del leviatano che si piegò su sé stesso per raggiungere ancora la dragonessa che approfittò di quell’occasione per per usare il suo soffio: Nymeria aprì le sue fauci ruggendo una valanga nera che colpì il mostro al ventre, costringendolo a cadere di qualche metro e a subire una zampata sul fianco dalla stessa Nymeria, che lo ferì lievemente sul fianco destro.
Il leviatano si trovava sempre più alle strette, mentre Tsuki continuava a tenere un equilibrio precario sul dorso della sua dragonessa, che adesso volava intorno al suo nemico, cercando di trovare una definitiva apertura.
-E’ sfinito Nymeria, dobbiamo solo colpirlo nel punto stabilito e sarà finita, quando vuoi, io sono pronta.
-Adesso, Tsuki.
Tsuki intanto aveva concentrato il suo potere magico, così da alzare una immensa foschia nera che potesse celare la presenza del drago al suo nemico, così che potesse attaccarlo in maniera definitiva, Nymeria diede un piccolo colpo d’ali in modo da portarsi esattamente sotto la gola del leviatano, in un punto talmente duro da impedire persino ai suoi denti di affondare fino alla carne, ma costringendolo ad abbassare la testa.
Il ruggito di dolore del Leviatano fu palese, ma non bastava ancora ad ucciderlo, perciò Tsuki, affaticata dall’incredibile uso della magia, attinse alle sue ultime risorse energetiche e ancora in equilibrio su Nymeria corse in direzione della sua ala, in equilibrio sul bordo a centinaia di metri d’altezza, arrivò fino al limite estremo, prima di sfruttare un colpo d’ali di Nymeria che la lanciò in aria, abbastanza in alto da superare il corpo del Leviatano, che nemmeno la vide, quando con la caduta Tsuki, affondo il suo stiletto tra le vertebre del collo scoperte dal peso della dragonessa che costringeva il leviatano a tenere la testa chinata.
-Colpito- disse Tsuki, lasciandosi cadere sulla schiena di Nymeria, ancora prima che il leviatano lanciasse un rantolo che avrebbe potuto essere sia di disperazione che di dolore e cominciare una caduta veloce, e meno male che durante la battaglia si erano allontanati velocemente dalla città visto che la caduta di un’immane rettile del cielo avrebbe sicuramente causato moltissime vittime.
La carcassa del mostro senza vita invece cadde senza danni in una prateria deserta, spazzata dal vento, ma senza alcun danno, tranne quello alle orecchie di Tsuki, visto che appena atterrati Nymeria decise di lanciare un ruggito di vittoria al cielo.
-Capisco la tua euforia, ma così diventerò sorda- si lamentò Tsuki assestando una pacca scherzosa tra le scapole della dragonessa che in risposta ruggì di nuovo, e Tsuki poteva comprenderla, in fondo anche lei sentiva le sue sensazioni: trionfo e euforia.
Ma Tsuki non dimenticava di dover compiere una missione, perciò si avviò verso la bocca spalancata del leviatano, anche se non potè esimersi dal tapparsi il naso per il fetore che la bocca della Bestia emanava, amplificata tra l’altro dai sensi del drago.
Ma strappare dei denti dalla bocca del leviatano non si dimostrò un compito facile, anche perché tra i suoi bagagli, Tsuki non aveva portato alcuna arma pesante con cui romperli.
-Pensi di potermi aiutare?- chiese sarcastica Tsuki alla dragonessa che ancora si pavoneggiava per la vittoria ottenuta, ma si fermò all’istante, rispondendo –Possiamo aspettare che si decomponga-.
-Non abbiamo tutto questo tempo- si lamentò Tsuki.
-Allora c’è un'unica soluzione- disse la dragonessa, avvicinandosi al corpo del Leviatano e cominciando a rosicchiare le squame del collo, tirando e mordendo, artigliando e strappando, l’idea della dragonessa si manifestò anche nella mente del cavaliere che sentì il suo disgusto nel prefigurarsi il risultato finale: staccare la mascella al cranio del Leviatano per portarla a Shukan che li stava aspettando alla sua casupola.
E tira e spingi e rosicchia e mordi, alla fine la mascella della Creatura si staccò sul serio, imbrattando di sangue rancido la dragonessa che si scrollò il capo con disgusto, ma alla fine si fece coraggio e afferrò con le zampe il bottino e salita anche Tsuki in groppa, spiccò di nuovo il volo.
-A cosa pensi servano questi denti?- chiese la dragonessa curiosa.
-Non ne ho la più pallida idea- rispose il Cavaliere –Ma spero che abbia qualcosa da mangiare, sono stanchissima, usare tutta quella magia mi ha sfinito.
-Togliere la vista a una creatura così grossa deve essere stato faticoso, ma le tue illusioni stanno diventando sempre più realistiche- si complimentò la dragonessa, ma la ragazza non era molto soddisfatta e rispose:
-Non credo che siano molto funzionali in battaglia contro un Cavaliere…
Lasciarono cadere il discorso, volando placidamente verso la loro meta e più volte Tsuki fu sul punto di addormentarsi, cullata dal ritmo lento del volo di Nymeria, e anche essa stessa continuava a dirle che era il caso di dormire, ma la ragazza preferiva stare sveglia e parlare con Shukan.
-Testona, almeno siamo arrivati- sbuffò la dragonessa, infatti in lontananza era finalmente visibile la casupola sul bordo della montagna e con la vista acuta del drago, si riusciva anche a vedere Shukan che scrutava l’orizzonte, e uscire per accoglierle quando si eressero in tutta la loro magnificenza sullo spiazzo davanti la casa.
-Bentornate, vedo che ce l’hai fatta- constatò l’uomo, con in mano una sorta di seghetto.
-Si- rispose solo Tsuki, troppo affaticata anche per parlare, e Shukan capì, le disse solamente –Riposati adesso, al tuo risvegli c’è una sorpresa ad attenderti.
Tsuki assentì, e anche Nymeria provò gratitudine nei confronti dell’uomo, mentre il drago si accucciava, il Cavaliere si distese sul suo ventre, in modo che il suo calore la accompagnasse nel Mondo dei Sogni, dopo essere stata coperta dall’ala della sua compagna.
Il mattino dopo Tsuki fu svegliata dal bacio tiepido del sole del mattino, mentre Shukan usciva dalla sua casa coperto completamente di fuliggine e con un grosso fagotto in mano, a coprire qualcosa.
-Ah ti sei svegliata, buongiorno, stanotte ho costruito le armi che mi aveva chiesto di costruire Re Jiemma per te- e l’uomo mostrò il risultato del suo lavoro –Per prima cosa ho fatto la spada, poi visto che avevo altri denti e ti volevo ringraziare, ho modellato anche i pugnali da lancio, anche se Re Jiemma non me li aveva chiesti.
La ragazza rimase di sasso: lei si era sempre rifiutata di utilizzare la spada, ma prese i coltelli e li studiò attentamente: erano otto di varia lunghezza, ognuno con caratteristiche precise, tutti molto affilati e leggerissimi, tanto che la ragazza si chiese la loro effettiva utilità.
-Prova a lanciarlo contro quelle rocce, con tutta la forza che hai e non preoccuparti- sorrise l’uomo –non sono pugnali normali.
Tsuki eseguì e con sua somma sorpresa, invece che rimbalzare sulla parete rocciosa come normale, la lama affondò fino all’elsa all’interno della montagna, e Tsuki non poté reprimere un gridolino di sorpresa.
-Sono pugnali forgiati grazie ai denti che mi hai portato- spiegò il fabbro –Sono magici, silenziosi e letali…
-Sono stupendi- disse Tsuki esaminandoli meglio, per poi prendere la spada, ma quella non la utilizzò, semplicemente la ripose tra le sue bisacce, quelle che avrebbe portato indietro nella Capitale.
-Ti ringrazio molto per il tuo dono- disse Tsuki inchinandosi di fronte a colui che aveva costruito quelle meraviglie, che rispose con un gesto del capo.
Tsuki e Nymeria presero il volo, svanendo dopo poco alla vista, con l’uomo che le salutava con la mano, ma i dubbi che le due non avevano osato esporre, adesso rimbombarono nelle loro menti.
-Re Jiemma non voleva che tu avessi queste armi- constatò Nymeria.
-Vuol dire che non si fida di noi, consegneremo la spada, ma nasconderemo i pugnali, spero che non accada nulla durante il viaggio.
-Dovremo stare molto più attente da adesso in avanti- constatò Nymeria, battendo forte le ali e aumentando la velocità.
 

Regno Dell’Aria

Al confine tra il Regno dell’Aria e quello del Metallo esiste una piccola vallata che funge da via di comunicazione tra i Due Regni, ed è l’unico posto in cui un esercito numeroso come quello che si preparava ad invadere l’aria, avrebbe potuto transitare, mentre tutto intorno si estendevano alte montagne, difficili da valicare con una moltitudine di uomini sprovvisti di legion.
Ecco perché Re Gerard aveva mandato lì Wendy e Altair, sperando di poter controbattere con la strategia alla superiorità guerriera dell’esercito nemico, le due avevano fatto montare il campo e adesso gli stendardi garrivano al vento, mentre Altair esplorava con volto corrucciato il terreno.
Wendy invece passava in rassegna le truppe, controllando le cavalcature alate che probabilmente sarebbero state fondamentali per la vittoria della battaglia.
Altair se ne stava invece insieme a Mirzam in disparte, con un nodo allo stomaco, preoccupata della situazione, e dalla mancanza del fratello gemello piantagrane e della sorellina, rimasta a palazzo con re Gerard, il primo sarebbe poi ripartito verso Nord, nella speranza di riuscire a resistere il tempo necessario affinché Altair e Wendy potessero raggiungerlo e dargli una mano con i Cavalieri dell’Ombra, anche se Re Gerard era sicuro, secondo non si sa quali informazioni che l’Ombra non si sarebbe mossa ancora per un po’.
-Va tutto bene Altair- disse Mirzam, splendente al sole, tentando di rincuorare la ragazza, in fondo non avevano alcun bisogno che esprimessero a voce i loro stati d’animo.
Mirzam a differenza del suo Cavaliere era eccitato per la possibilità di confrontarsi con un drago diverso da Grandine e da Rahi, in uno scontro all’ultimo sangue.
Le due sensazioni di angoscia e di eccitazione si stavano scontrando.
Alla fine della sua ispezione Wendy si avvicinò ad Altair e le strinse una spalla con la mano, la principessa era in armatura argentea, che la copriva da capo a piedi, di una foggia molto simile a quella che indossava la stessa Altair, ed entrambe avevano legato le chiome in modo che potessero indossare gli elmi senza problemi.
Gli occhi verdi di Altair continuavano a vagare sul campo che presto sarebbe stato teatro di una tremenda battaglia, l’inquietudine sua che non trovava sollievo nella vicinanza della sua maestra, e nemmeno da Mirzam che rimaneva in disparte.
-Hai paura Altair? – chiese Wendy.
Aveva davvero paura? No, la paura le era sconosciuta da quando l’uovo si era schiuso, aveva avuto davvero paura in passato, quando era una ragazza indifesa, quando la madre aveva avuto complicazioni per la gravidanza di Ume e poi le sensazioni di Mirzam erano troppo forti per far sì che la paura prendesse il sopravvento.
Ripassò mentalmente tutto quello che aveva imparato durante l’addestramento, riteneva improbabile che qualcuno potesse essere lontanamente potente quanto Wendy, e comunque ci sarebbe stata al loro fianco Grandine.
Ma una voce maligna all’interno della sua testa le ricordò che anche i loro nemici avevano dalla loro parte due draghi, di cui uno anziano come Grandine, e un cavaliere abituato alle lotte, abituato alla violenza del Regno del Metallo, abituato alla guerra.
Guardò di nuovo Mirzam le cui squame azzurro ghiaccio brillavano al sole, lo vide mentre agitava la coda, annusando l’aria piena di elettricità.
-Si- alla fine ammise Altair, realizzando che avrebbe voluto trovarsi dovunque ma non in quel posto, ad aspettare dei nemici.
-E’ normale avere paura tesoro- disse la voce di Grandine, espandendo i suoi pensieri tra lei, Wendy e Mirzam, cercando di tranquillizzarli –Ma devi farti forza, quando l’uovo di Mirzam si è schiuso davanti a te, ti ha fatto diventare responsabile di questo Regno, credi che un drago potrebbe mai sbagliare  la scelta del suo compagno?- le ultime parole furono dette con un tono leggermente più minaccioso con Mirzam che le dava dei colpetti col muso.
Wendy sorrise alle parole di Grandine, anche il suo drago aveva tanta fiducia quanto lei in Altair, come nel fratello che era più adatto alla battaglia, per questo Gerard aveva scelto Alshain a combattere da solo, sebbene fosse più impulsivo.
Un Legion in avanscoperta volava veloce nella loro direzione e da che era un puntino lontano nel cielo che si avvicinava, divenne sempre più grande, finché non venne fatto atterrare dal suo Cavaliere che scese trafelato e si inginocchiò davanti alla coppia di Cavalieri e Draghi.
-Principessa, un’armata immensa si avvicina, alla testa ci sono due draghi con i loro cavalieri.
-Bene, Altair, a te il comando dei Legion, aspetta il momento adatto per attaccare.
Nascosta alla vista del nemico, su un isoletta del cielo, un immenso battaglione di Legion aveva preso posto, nascondendosi dagli occhi degli esploratori del Metallo, impossibilitati a muoversi per aria, una mancanza che sarebbe costata cara se tutto fosse andato secondo i piani stabiliti, perciò le due donne si salutarono e mentre i neo-Cavalieri raggiungevano l’isolotto, Wendy indossò il suo elmo da battaglia e saltò in groppa a Grandine, spiccando il volo per incontrare Gajeel.
Avanzavano lentamente, in fondo avevano portato con sé parecchi macchinari che venivano utilizzati per gli assedi delle città, oltre che macchine di nuova invenzione volte alla cattura dei legion, le bestie volanti che più volte avevano significato la sconfitta in passato, ma tutto questo sarebbe cambiato visto che Gajeel era alla testa del suo esercito, affiancato da Sora che da quando erano partiti si era rifiutato di parlare con chiunque escluso il suo drago che invece pareva impaziente di combattere visto che continuava ad annusare l’aria con interesse.
-Sento elettricità nell’aria- disse Gin al suo cavaliere, il quale non rispose, scrutando con occhio clinico il cielo, poiché anche lui si sentiva elettrizzato.
Gajeel lo aveva costretto ad utilizzare un’armatura a placche con disegnato sul petto lo stemma della sua Casata, una sorta di spirito di colore viola, un’inutile spreco di metallo a suo avviso, considerando la sua magia, ma il Maestro aveva insistito adducendo come motivazione che l’erede al trono non si sarebbe mai potuto presentare in battaglia come un poveraccio.
Metallikana e Gin invece erano nudi, anche se in realtà Re José aveva proposto di costruire un’armatura adatta per entrambi, ma il Signore dei Draghi di Metallo aveva specificato come nessun metallo fosse abbastanza robusto da essere una valida protezione per i loro organi, per poi aggiungere che appesantirsi con armature del genere avrebbe danneggiato la loro mobilità, perciò il Re aveva desistito.
-Sta arrivando qualcuno, Grandine, dovremmo andargli incontro- disse Metallikana, estendendo i suoi pensieri anche ai due allievi, perciò i due draghi si staccarono e in un territorio al centro tra i due eserciti, i tre draghi si incontrarono, scendendo al suolo.
-Gajeel, non posso dire di essere felice di rivederti- esordì Wendy, studiando il nerboruto Cavaliere, rivestito da un’armatura a placche di colore nero, con un elmo che vagamente ricordava la testa di un drago.
Gajeel ghignò all’indirizzo della donna; i capelli tirati all’indietro rendevano evidenti i piercing :-Invece io sono contento di rivederti donna, finalmente scoprirò quanto vali- parole dure che scatenarono la reazione di Grandine che ringhiò all’indirizzo di Gajeel, ricevendo due ringhi di risposta da Metallikana e da Gin, mentre Sora rimaneva in silenzio.
-Gerard è disposto a lasciar perdere tutto se vi ritirerete oltre i confini- disse Wendy, tendendo l’ultimatum, che venne respinto con una risata da Gajeel  -Sei in inferiorità numerica e da sola contro due draghi, perché dovrei tornare indietro? Lascia queste terre a noi del Metallo, il tuo popolo potrà vivere in Pace, sotto Re Josè.
-Sei impazzito? Non abbiamo null’altro da aggiungere Gajeel, ci ritroviamo sul campo da battaglia- disse Wendy facendo cenno a Grandine di tornare indietro, lasciando da soli i due cavalieri del Metallo.
Wendy tornò indietro al suo campo, dove ormai la parte più consistente del suo esercito era armata e schierata, pronta al combattimento, aspettando che la Principessa ordinasse l’attacco.
L’esercito dell’aria era composto da migliaia di uomini appiedati, ma la parte davvero importante erano i circa dodicimila cavalieri di Legion che avrebbero dovuto colpire incessantemente il nemico dall’alto, dove avrebbero potuto agire indisturbati, mentre altri tremila cavalieri sarebbero rimasti nascosti per intervenire al momento opportuno agli ordini di Altair.
Wendy alzò la sua spada, quella ottenuta da un artiglio di Grandine, di colore bianco, come le piume delle ali della sua cavalcatura che fiera si ergeva come faro di speranza per quel popolo che difendeva la sua terra contro un nemico giunto per razziare, giunto per distruggere la sicurezza di un Regno Pacifico.
-Attaccate- urlò Wendy mentre i Capitani urlavano ordini e i trombettieri suonavano le trombe e un urlo di rabbia e belluino si diffondeva tra le fila.
Dall’altro lato del campo, i soldati del Metallo, formati nella disciplina delle loro città fortezza erano già pronti a schierarsi, disponendosi in legioni quadrate, pronte a formare delle formazioni compatte, atte a resistere alla forza d’urto dei nemici, mentre proteggevano la fila davanti con gli scudi e tenendo le lance puntate verso l’alto in modo che i Legion che calavano in picchiata si ferivano a contatto con queste ultime, mentre se facevano cadere oggetti dall’alto, semplicemente venivano bloccate dagli scudi.
La ferrea disciplina dei combattenti del Metallo avrebbe potuto anche questa volta garantire la vittoria, ma gli uomini dell’aria cominciarono a sfondare le linee terrestri, costringendo gli uomini a combattere corpo a corpo e a non poter più proteggere i compagni d’arme e la battaglia che era cominciata come un’ordinata dimostrazione di tattiche militari, divenne confusa, con i Legion che volavano in picchiata e facevano sfaceli di uomini.
Nell’aria però tre draghi rimanevano sospesi in aria, due scuri a contrapporsi alla bianchissima Grandine, mentre in sella i Cavalieri si studiavano al meglio.
-Non sottovalutarla Sora, è un avversario temibile- gli comunicò Gajeel, come se lui poi non lo sapesse e quella nanetta non lo avesse continuamente redarguito sul fare attenzione all’unico cavaliere donna della Generazione precedente, senza contare che la misura di Gin era molto inferiore a quella del drago.
I tre draghi scattarono nello stesso istante, come se avessero ricevuto qualche strano segnale, e prima che potessero accorgersene la spada di Gajeel venne respinta da quella di Wendy che sfruttando il rimbalzo della lama, cercò di colpire Sora che riuscì a parare il fendente con un colpo di spada ben assestato, mentre i tre draghi si scambiavano feroci zampate e colpi di coda, rendendo difficoltoso ai Cavalieri tenere l’equilibrio.
Metallikana riuscì a colpire Grandine al ventre, ma la dragonessa rispose al calcio con il suo Ruggito di vento che costrinse il drago del metallo a prendere quota, mentre Gin con una difficoltosa manovra, portò il suo Cavaliere abbastanza vicino da colpire Wendy, ma questa riuscì a evitarlo portando il busto all’indietro e a contrattaccare, sfruttando le lame di vento della sua magia che lasciarono incolume il cavaliere ma graffiarono le scaglie di Gin a cui sfuggì un gemito di dolore.
-Tutto bene?- chiese Sora preoccupato
-Quelle lame di vento sono pericolose- constatò Gin, rimettendosi in posizione eretta.
Mentre i tre draghi e i cavalieri combattevano alti nel cielo, la battaglia a terra continuava cruenta, mentre nelle retrovie dell’esercito del Metallo si alzavano torri in legno, su cui erano montate gigantesche balestre che scagliavano i loro dardi in aria, colpendo i Legion che volavano in gruppo, disperdendoli e rendendoli più vulnerabili, in questo modo era più semplice abbatterli.
La battaglia a terra continuava con alterne vicende e molti uomini morirono in quella valle dispersa, per l’ambizione di un Re, ma anche in aria vi erano alterne vicende, con Gajeel che colpiva sia con la sua spada che con le braccia trasformate in metallo, e Wendy che scagliava lame di vento in tutte le direzione, tenendo a distanza un Sora che ancora non aveva sfruttato la sua magia, mentre i draghi continuavano ad azzuffarsi, colpendosi con zampate o con le ali, cercando di mordere il drago nemico alla gola.
Ferma nella sua posizione Altair guardava la battaglia continuare, uomini morire e Legion cadere dal cielo, schiantandosi sugli uomini che combattevano a terra.
L’aria era divenuta irrespirabile e i clangori delle spade si mischiavano ai lamenti dei moribondi e dei feriti, mentre gli avvoltoi e i corvi si sentivano gracchiare in lontananza, ma non osavano avvicinarsi, mentre ancora Altair rimaneva ferma a guardare la sua maestra tenere testa a due Cavalieri nemici.
Tra i draghi le offensive continuavano e appena la distanza tra loro lo consentiva, anche i Cavalieri si scambiavano colpi di spada e di magia.
Il duello intanto in aria si spostava sempre più in disparte nei confronti del campo di battaglia, e le balestre giganti facevano strage dei Legion ancora in volo, perciò, dato che la distanza le permetteva di volare abbastanza indisturbata prima di essere intercettata, ferma in groppa a Mirzam guardò i suoi tremila uomini, tutti pronti all’azione e alzando la spada, diede il segnale d’attacco.
Tutti i Legion si alzarono in volo nello stesso istante, accompagnati dal ruggito del drago azzurro che diede tre veloci colpi d’ali per decollare, mentre Altair si mise in equilibrio sul drago, reggendosi solo con le gambe, mentre tra le mani stringeva un arco e le sue frecce, mentre alla vita, portava una coppia di lame gemelle, dono della sua maestra.
Mirzam ben presto lasciò alle sue spalle gli uomini e sferzando l’aria scese in picchiata sulle legioni del Regno Del Metallo, facendone strage, mentre la sua compagna usava la sua magia al fine di colpire i soldati che combattevano sprovvisti di difese magiche e che stramazzavano al suolo di fronte alla furia del Cavaliere in maniera inspiegabile.
Dall’altro lato del campo, Gajeel si era accorto della presenza del secondo drago appartenente al Regno dell’Aria, e aveva subito spronato Sora a raggiungerla, ma Wendy non aveva consentito al giovane Cavaliere di volare in direzione della sua allieva, trattenendo i due con la sua magia, e ancora si trovava frapposta tra loro, mentre la ragazza distruggeva le balestre giganti, tra le grida entusiaste dei soldati che vedevano i Legion impossibili da fermare.
-Adesso basta- urlò Sora, evidentemente arrabbiato da quella situazione di impasse, chiudendo gli occhi, per concentrarsi, richiamò a sé le lame dei caduti al suolo e le fece levitare di fronte a sé, lanciandole nell’istante successivo verso Wendy che per difendersi fu costretta a creare un muro d’aria che lanciò le armi in tutte le direzioni, ma questo muro consentì a Gajeel e Metallikana di attaccare direttamente la donna, che si ritrovò a fare i conti nel corpo a corpo con il nerboruto cavaliere che arrivando a breve distanza la colpì al viso con la mano trasformata in acciaio e tentò poi di trafiggerla con la sua lama nera, ma Grandine virò bruscamente in basso, così che il colpo del Cavaliere andasse a vuoto.
Ma questo scambio di colpi diede la possibilità a Sora di volare veloce in direzione di Altair, ancora intenta a colpire le ultime balestre, tanto che Mirzam si accorse solo all’ultimo secondo di essere divenuto il bersaglio di Gin che lo travolse nel suo volo, tanto che per riprendere l’equilibrio Mirzam fu costretto a una difficile manovra aerea.
Gin e Mirzam si studiarono in volo per qualche secondo prima di scagliarsi l’uno contro l’altro, cercando di azzannarsi vicendevolmente a alla gola, e mentre loro si avvicinavano Sora notò che il Cavaliere era una ragazza.
Sora intanto aveva chiuso gli occhi, ancora per concentrarsi ed evocare la sua magia, rendendosi conto che la resistenza magica della sua nemica era inferiore ai suoi poteri si concesse un breve sorriso.
-Portami il più vicino possibile al Cavaliere- disse Sora con la mente.
Gin eseguì subito e arrivò a stretto contatto con Mirzam e Sora alzò la mano, comandando alle due armi di lasciare le mani della loro padrona e di raggiungerlo e quelle lo obbedirono, sfuggendo alla presa della ragazza.
Sora si concesse un sorriso sprezzante nei confronti della sua nemica che invece veloce come una furia, agguantò l’arco e le frecce, scagliandone tre in rapida successione verso il ragazzo, ma quelle tre frecce si fermarono a pochi centimetri di distanza dalla loro.
Allora Altair cercò di far ricorso alla sua magia, presa dal panico, tentò di uccidere il suo nemico, bloccandogli gli organi interni, ma si accorse con sgomento che le difese magiche di Sora erano talmente forti da resistere a ogni suo tentativo.
Per cercare di salvare il suo Cavaliere Mirzam ruggì contro il drago nemico e tentò di allontanarsi, ma così facendo si scoprì e venne colpito al fianco da un morso di Gin che lo ferì gravemente, strappando brandelli di carne dal ventre del drago nemico che cominciò a sanguinare copiosamente.
Sora era già pronto a colpire e Altair chiuse gli occhi, aspettando il colpo, l’ultimo suo pensiero fu per Mirzam, pregando che almeno il suo Compagno sopravvivesse alla sua morte, ma con gli occhi chiusi non si accorse di una figura che leggera e veloce era entrata nel campo di battaglia: a cavallo di un Legion c’era un ragazzo, che non indossava alcuna armatura, ma con dei semplici abiti da viaggio, si teneva in equilibrio sulla Cavalcatura, con in mano una lunga naginata.
I capelli biondi con le punte verdi si muovevano al vento, mentre Shoichi Inuzuki si lanciava dal suo Legion, colpito e ucciso con un colpo di coda da Gin, nel tentativo di proteggere il suo Cavaliere da quel pericolo, travolgeva Sora che venne disarcionato e i due caddero nel vuoto, senza che Gin potesse fare alcunché, mentre ancora teneva stretta tra le fauci la carne di Mirzam.
Durante la battaglia non se ne erano accorti, ma erano scesi molto di quota, quindi la caduta non fu dannosa per nessuno dei due
-Gin, pensa al drago e al Cavaliere, io penso a questo bellimbusto- disse mentalmente Sora al suo drago, mentre guardava il ragazzo che faceva roteare la sua arma.
-E tu chi saresti?- chiese Sora al nuovo arrivato, mentre cominciavano a girare in tondo puntandosi vicendevolmente le armi.
-Sho Inuzuki- disse il ragazzo in un soffio, poi attaccò il suo nemico con la sua Naginata, respinta con un fendente dalla spada di Sora che poi lo attaccò con ferocia, come Gajeel gli aveva insegnato, alternando finte e affondi, ma il nuovo venuto pareva essere pari a lui in velocità e in destrezza, cosa inconcepibile, visto che lui era un Cavaliere.
-Sei bravo con le armi- disse Sho, sorridendo satanico nei confronti del cavaliere, mentre intorno a loro la battaglia continuava, così come nei cieli, dove Gin continuava a combattere con Mirzam e Altair.
Sfruttando al meglio il suo potere, Sho trasformò le sue braccia, che assunsero un colore rosso fuoco, cominciarono a fumare.
-Hai trasformato le tue braccia in lava- notò Sora, guardando ammirato il suo nemico che continuava a sorridere sornione, sorriso che però venne ricambiato da Sora che allargò le braccia –Ricordati amico mio che io sono un Cavaliere del Metallo… E siamo su un campo di battaglia- e Sora attinse al suo potere, richiamando a sé ogni oggetto metallico nelle vicinanze, che, come animato di vita propria parve mettersi a disposizione del Cavaliere, andando a ricoprirne le braccia, che divennero enormi.
-Magnetismo- sorrise Sho –potrebbe essere interessante- e senza aggiungere altro si lanciò in direzione di Sora che scagliò gli oggetti nella direzione del nemico, ma prima che si potesse verificare qualsiasi contatto la loro attenzione venne distratta dal lungo suono di un corno in lontananza, che Sora riconobbe subito come quello del suo popolo che suonava la ritirata immediata dal campo di battaglia, ordine che già alcuni soldati cominciavano a eseguire.
Nel frattempo Gajeel e Wendy avevano continuato a lottare, anche se ben presto il forte Cavaliere del Metallo aveva preso il sopravvento sulla principessa dell’aria, che riusciva a rispondere sempre con più difficoltà alle violente offensive del nemico.
Anche Grandine adesso aveva subito molte ferite e il sangue grondava dai tagli che si era procurata, mentre Metallikana, complice anche la sua armatura di scaglie, non aveva subito ferite considerevoli.
Metallikana usò il suo soffio per colpire ancora una volta Grandine, ferendola ulteriormente e costringendola a planare verso il suolo, anche se Wendy cercava in qualunque modo di aiutarla con la sua magia curativa, ma quelle ferite necessitavano comunque di tempo e adesso la sua compagna era in grave pericolo.
Grandine, stremata dalle ferita era scesa al suolo e aveva poggiato la testa al suolo, sconfitta e sfinita dalla battaglia e anche Metallikana adesso era sceso al suolo e torreggiava su di lei, pronto a colpirla e a ucciderla, assestando un colpo.
-Avanti, uccidila Metallikana- gli ordinò Gajeel, ma il drago esitava, fino a quando non si sentì un grosso ruggito in lontananza.
Gajeel, Metallikana e Wendy si voltarono all’unisono, rimanendo folgorati dalla visione: due enormi draghi volavano in quella direzione con gran fracasso: il primo di colore viola, con alcune scaglie di colore argento, in groppa un Cavaliere dai capelli castani, accanto a lui un drago di colore oro, con artigli, occhi e placche dorsali blu elettriche, e sul suo dorso un imponente Cavaliere biondo.
Gajeel era interdetto, quella strana coppia non avrebbe dovuto essere lì, imprecò malamente e salì in groppa a Metallikana.
-Ritirata- urlò ai suoi soldati, che intanto continuavano a combattere, ma che cominciarono una disordinata ritirata.
Anche dall’altro lato del campo, Gin e Sora sentirono i corni suonare la ritirata e mentre Gin abbandonava la sua battaglia per dirigersi verso il suo Cavaliere, questi avrebbe voluto continuare il combattimento, ma doveva, almeno in quella occasione, sottostare agli ordini di Gajeel.
-Ci rivedremo presto Shoichi Inuzuki- disse Sora, salendo in groppa a Gin e spiccando il volo, senza che Sho intervenisse, anzi questo dissolse il suo potere e la lava che ricopriva le braccia scomparve.
Il drago azzurro che volteggiava in cielo, scese e il suo cavaliere volteggiò a terra e si fece incontro a Shoichi.

-Grazie per il tuo aiuto- disse Altair, offrendo la mano allo sconosciuto, che prima la guardò, poi si decise a stringerla –Sono Shoichi Inuziki, ma tutti mi chiamano Sho, e sono Cavaliere del Regno del Fuoco.
-Altair Gomeisa- rispose la ragazza, sorridendo –Cavaliere del Regno dell’Aria, e questi è Mirzam- disse, indicando con la mano il drago che piegò il collo e lo fissò con il suo occhio viola, per poi collegarsi alla mente del Cavaliere :-Ti ringrazio per il tuo aiuto, Cavaliere-.
-Vieni, raggiungiamo gli altri- disse la ragazza, salendo sul drago, mentre intorno a loro gli uomini dell’esercito cominciavano a soccorrere i feriti che si lamentavano.
Anche Sho si innalzò sul drago, notando come la ragazza si guardasse intorno, percependo il turbamento del Cavaliere, non disse nulla.
Mirzam si alzò in volo subito dopo, forse su un ordine silenzioso della ragazza, ma così facendo, arrivarono in un baleno dove si erano riuniti gli altri tre Cavalieri, luogo in cui Wendy aveva cominciato a curare Grandine, la più provata tra i draghi, tanto che appena atterrato Mirzam, anche Altair corse in direzione delle sue maestre, aiutando la dragonessa dove possibile.
Una volta terminata la guarigione, Grandine rimase distesa al suolo, mentre Altair e Wendy si dedicavano alla guarigione di Mirzam dopo il morso che aveva subito al fianco e quando le due finirono la loro opera, il drago si distese accanto alla sua maestra recuperando le energie perse, al contrario Wendy prima si passò la mano sulla fronte per detergere il sudore e la fatica, poi si voltò nella direzione dei tre Cavalieri che erano giunti per aiutarli.
-Vi ringrazio per il vostro intervento, Laxus, Cobra e Shoichi, non sorprenderti che io conosca il tuo nome- disse la donna in risposta al vago cenno di stupore da parte di Sho –Ho appena visto nei ricordi di Mirzam tutto quello che è successo, cavaliere del fuoco.
Sho si ritrovò al centro dell’attenzione, perciò spiegò: -Siamo bloccati dalla Tempesta, dalla Palude e dalla Luce, non ci potevamo esporre in alcun modo, perciò Natsu ha deciso di mandarmi in incognito, i confini della Tempesta sono tanto ampie da non poter essere monitorati per intero… Non per un solo uomo, ma non mi aspettavo certo di trovare voi qui.
I due Cavalieri si scambiarono uno sguardo e fu Kobra a raccontare la sua storia.
   
            

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Capitolo 8
*** Capitolo VII ***


Buonasera a tutti voi, cari amici, forse qualche lettore abituale mi è rimasto, ma credo che sia difficile data l’immensa assenza che ho avuto… Beh non mi dilungherò sulle cause, ma spero che qualcuno sia felice di leggere un aggiornamento di questa storia ad OC… Non so quando aggiornerò di nuovo, ma vi prometto che questo non sarà l’ultimo capitolo.
Veniamo alla data odierna, ho pensato di cominciare con un breve riassunto di quello che è successo finora
Un’avvertenza, spero non ci siano molti errori di grammatica perché l’ho riletto molto superficialmente, dato che oggi era l’ultimo giorno per poter aggiornare…
Buon divertimento a tutti
 
La strada percorsa.
Regno del Fuoco
La regina Erza fuggendo dalla vita di palazzo fa un incontro interessante con una ragazza armata di spada, mettendola alla prova scopre che la ragazza è figlia di un Lord del Regno e immaginandone il valore le presenta una delle uova di drago in suo possesso, che si schiude davanti a lei, dall’altra parte del Regno, Natsu ed il suo drago Igneel avvertono la nascita del drago e si mettono in viaggio per raggiungere la capitale, dove scendono nelle segrete per liberare un violento criminale, Sho Inuzuki davanti al quale si apre il secondo uovo.

Regno della Luce.
Sting Eucliffe ha una sorella curiosa di scoprire tutto quello che c’è da sapere sui draghi e lo convince a prendere in prestito un uovo, ma arrivato a casa, l’uovo si schiude davanti ad Ailea Eucliffe, mettendo nei guai Sting il quale è costretto ad iniziare l’addestramento, contrariando Re Jude il quale sperava che l’uovo si schiudesse davanti alla principessa Lucy.
Il secondo cavaliere viene riconosciuto dallo stesso Sting, si tratta di un servo della principessa Lucy Eneko Ravan

Regno della Tempesta
Re Makarov al fine di trovare i Cavalieri fa in modo che le Uova continuino a girare per il Regno e si schiude davanti a una ragazza di nome Neren Ekirus la quale viene affidata a Laxus che incarica il suo Raijinshu di trovare un suo vecchio rivale: Hake Black che viene rintracciato e costretto a tornare al castello dove prende in carico il secondo cucciolo di drago.

Regno Delle Paludi
Le due uova di drago del Regno sono state affidate a Cobra il quale vola con il suo drago Cubellios per cercare i prescelti, compito non facile visto che molti vivono da eremita… Attaccato da strane creature il Cavaliere viene ferito e curato da uno strano ragazzo : Duncan Phyllobates il quale diventa il primo cavaliere del Regno, l’altro è una ragazza che viaggia per il Regno curando le persone malate:  Ekathe Hindrus.
 
Regno dell’Aria
Gerard, Re del Regno dell’Aria riceve la visita di un uomo: Samir il quale racconta la storia di due giovani di cui si è preso cura: Altair e Alshain Gomeisa davanti ai quali si schiudono le due uova di drago.
 
Regno Del Metallo
Re Josè ha preso con sé il nipote: Sora Aisu affidandolo a Gajeel che lo ha addestrato in modo da farlo diventare un guerriero e renderlo degno di essere un Cavaliere, per trovare l’altro, Gajeel parte, seguendo alcune voci che parlano di un feroce mercenario, alla fine si scoprirà che tale mercenario è una ragazza di nome  Rin Reckless.
 
Regno dell’Ombra
La carovana che porta delle uova è stata attaccata dai banditi e le uova vengono rubate, così Rogue e il suo drago vengono incaricati di recuperare le uova, trovano i banditi e li massacrano ma trovano che una delle due uova si è schiusa davanti al capo dei banditi: Tsuki Brehatill.
Nel frattempo la principessa Minerva viene attaccata, ma in sua difesa si erge un Cavaliere:  Akira Umi che viene condotto a palazzo e gli viene affidato uno dei due draghi.
 
LA Guerra
Dopo sei mesi di allenamento in cui i draghi raggiungono l’età adulta, e i cavalieri si addestrano per diventare guerrieri, cominciano i preparativi alla guerra: Il regno della Palude, del Metallo e dell’Ombra si alleano insieme e mentre Kobra attacca Laxus, insieme ai suoi discepoli, facendolo prigioniero, cominciano i movimenti delle truppe: Re Josè attacca il Regno dell’Aria e solo l’intervento di sho Inuzuki, Kobra e Laxus salvano Wendy e Altair dalla sconfitta.
Hake scopre i poteri della sua Spada, mentre Ailea Eucliffe riceve in dono uno stocco magico da suo fratello,
Nel Regno dell’Ombra Re Yiemma e Minerva cominciano a dubitare di Tsuki e ordiscono un piano per ucciderla, ma Tsuki nel frattempo si appropria di lame magiche ricavate dai denti di leviatano.
 
Regno della Luce
Eneko Ravan amava starsene per conto suo, rintanato in un angolo a leggere qualche romanzo e quel giorno manco a dirlo se ne stava seduto in un angolo dei giardini di palazzo, nascosto da un albero basso, e nessuno sapeva dove trovarlo, se non il suo drago Israfil che continuava a volare qualche centinaio di metri più in alto, ma il loro contatto mentale continuava ad essere attivo, una sensazione che nessuno poteva spiegare a parole.
Eneko era assorto nella lettura ma si accorse che qualcuno scostava le fronde basse dell’albero che lo nascondeva al mondo, così alzò gli occhi, giusto in tempo per trovarsi di fronte alla principessa Lucy e, come voleva l’etichetta si alzò.
-Maestà- disse chinando la testa in segno di rispetto.
-Eneko, non mi aspettavo di trovarti qui, stai leggendo?- chiese la principessa, notando che tra le mani del Cavaliere c’era un grosso librone -posso unirmi a te?- disse, mostrando sia il suo splendido sorriso che un grosso tomo che portava tra le mani.
Il giovane sorrise in un muto assenso e la principessa prese posto accanto a lui.
Aveva i capelli raccolti in una coda alta in modo da mettere i fini lineamenti in risalto, e mettere ancora più in mostra gli espressivi occhi nocciola.
-Cosa c’è Eneko?- chiese la principessa sorridendogli, tanto che il giovane distolse lo sguardo imbarazzato.
-Nulla- rispose, voltando la pagina del libro che aveva tra le mani, facendo allargare ancora di più il sorriso della principessa.
-Eneko, un uomo a cavallo sta correndo in direzione della Capitale, i suoi pensieri sono allarmanti, e anche Kilmore sta avvisando Ailea, mentre Sting è andato direttamente a colloquio col sovrano, Weisslogia dice che vi incontrate tra qualche minuto al portone principale della reggia.
-Grazie Israfil-.
Il giovane Cavaliere scattò in piedi, anche troppo veloce visto che la principessa sussultò a quel movimento improvviso.
-Mi perdoni principessa, sono convocato all’ingresso della reggia- spiegò il giovane chinando la testa in segno di commiato, mentre la principessa gli fece cenno di andare.
Eneko voltò i tacchi e cominciò a correre alla volta della sua destinazione, evitando i servi che operosi passavano da un compito all’altro in dipendenza della mansione affidatagli, molti lo guardavano con curiosità, altri gli sorridevano, altri lo guardavano con ostilità, tutti sapevano che fino a poco tempo prima lavorava anche lui all’interno del castello e nemmeno lui l’aveva dimenticato, cercando di sorridere a tutti i suoi vecchi compagni.
Eneko scese diverse rampe di scale e finalmente riuscì ad arrivare a destinazione, scoprendo con orrore che era l’ultimo arrivato, persino dopo il Re che per l’occasione aveva indossato la corona, che portava solo in occasioni ufficiali.
-Sei in ritardo- lo redarguì il sovrano con estrema severità.
-Scusi- disse Eneko che era quello che si trovava più lontano dal punto di incontro, e intanto si guardò attorno, scorgendo i tre draghi che apparivano alquanto nervosi, Ailea che sembrava interessarsi poco di quello che le accadeva intorno, ma che portava al suo fianco la spada che Sting le aveva regalato e dalla quale non si separava mia e lo stesso Sting, con un’espressione concentrata sul volto, ma appena si accorse che il suo allievo lo stava guardando, distese il volto e gli sorrise, ed Eneko distolse lo sguardo, arrossendo.
Tutti rimasero in silenzio in attesa, finché finalmente un scalpiccio di zoccoli sul selciato di pietra annunciò l’arrivo di un uomo a cavallo, dall’aspetto macilento e sfinito, i vestiti dell’uomo erano impolverati e il cavallo schiumava sangue tanto che violentemente era stato spronato.
L’uomo era sfinito, tanto da lasciarsi cadere dalla cavalcatura, ma riprese subito l’equilibrio, gettandosi ai piedi del sovrano che con un cenno del capo gli diede il permesso di parlare.
-Maestà, la città di Ederath è stata attaccata tre giorni fa dal Regno dell’Ombra, io vengo da lì, Re Yiemma si è mosso alla testa di un immenso esercito di soldati e non è tutto, con lui c’è il Cavaliere Nero: Rogue, il suo drago era tanto grosso da oscurare il sole, abbiamo cercato di resistere, ma la città è completamente distrutta e la stima delle vittime è incalcolabile… e mentre Re Yiemma e il suo esercito attaccavano Ederath Altri due draghi si sono diretti a Sud-Ovest, in direzione di Raden… Maestà la supplico faccia qualcosa.
Re Jude rimase per un attimo in silenzio, soppesando le opportunità che gli restavano per opporsi a quella che pareva essere una invasione in piena regola dei suoi territori.
-Per adesso date da mangiare e da rifocillarsi a quest’uomo, mentre voi Cavalieri seguitemi nella sala del trono, vi darò lì i miei ordini.
Detto questo si voltò e camminò all’interno della reggia, seguito a breve distanza dai suoi cavalieri, mentre i draghi, per colpa della loro mole, rimanevano all’esterno, ma comunque collegati alla menti dei loro Cavalieri in modo da conoscere parola per parola le istruzione che Re Jude avrebbe dato.
Eneko raggiunse il suo maestro, così da camminare al suo fianco, mentre dall’altra parte camminava Ailea, stranamente silenziosa.
-Ailea?- La chiamò Sting che a sua volta si era accorto dello strano silenzio della sorella.
-Ah si?- chiese quella stranita, come se si fosse appena risvegliata da un lungo sonno.
-Va tutto bene?- Le chiese il fratello –Mi sembri assente, sei preoccupata per la possibilità tu debba scendere in battaglia?-
-No, c’è solo qualcosa che non mi convince nel racconto di quell’uomo- disse Ailea, portando il dito indice a sostenere il mento come a riflettere su cosa gli sfuggisse in quella situazione.
Sting sorrise a sua volta –Io e Weiss abbiamo controllato la mente dell’uomo, non abbiamo trovato al suo interno alcuna traccia di menzogna, quell’uomo è sincero- la rassicurò il Cavaliere, ottenendo però solo una scrollata di spalle da parte della sorella.
Eneko invece si fidava ad occhi chiusi del giudizio del suo maestro, quindi continuò a camminare al suo fianco, in direzione della sala del trono, dove trovarono Re Jude già seduto sul suo trono, in con la schiena dritta e lo sguardo fisso su di loro che li scrutava al di sopra delle mani giunte sotto il mento.
I tre Cavalieri si inginocchiarono, come voleva l’etichetta quando attendevano disposizioni dal loro Re.
-Sting, voglio che tu vada a Ederath e che risolva la situazione, la tua priorità è quella di mettere in ritirata l’esercito dell’ombra, mentre tu Eneko, ti dirigerai a sud-ovest in direzione di Raden, intercetta i draghi che sono andati in quella direzione, mi fido di te, per Ailea invece ho un compito particolare, di cui ti parlerò in separata sede…
-Maestà, è una follia- proruppe Sting, incapace di trattenersi –Eneko in questo modo si ritroverà a combattere da solo contro due Cavalieri…
-Spera allora di averlo addestrato bene- lo interruppe il sovrano, inasprendo lo sguardo, evidentemente disturbato dalla protesta di Sting, il quale però non si arrese –Lasci almeno che Ailea vada con lui, così sarà uno scontro due contro due.
-ADESSO BASTA STING- ordinò con voce imperiosa Re Jude -Ho già detto di avere altri ordini per Ailea e il fatto che tu sia un Cavaliere non ti dispensa dall’eseguire i miei ordini senza discutere, perciò avete un’ora di tempo per prendere le vostre armi, le vostre cavalcature ed eseguire gli ordini… E’ chiaro Sting? Eneko?-
Probabilmente Sting avrebbe voluto ancora protestare, ma Eneko si alzò e prima che il suo maestro potesse rispondere dichiarò la sua disponibilità ad eseguire la missione affidatagli e a Sting non rimase altro da fare che alzarsi e seguire il suo allievo.
-Aspetta Eneko- gli urlò dietro il Cavaliere, mentre il ragazzo continuava a camminare in direzione della sua stanza, solo correndo lo raggiunse e lo trattenne per la spalla.
-che c’è?- chiese il giovane Cavaliere distogliendo lo sguardo.
-E me lo chiedi? Perché sei uscito dalla stanza in questo modo?- chiese il biondo tenendolo fermo per le spalle e costringendolo a guardarlo negli occhi.
Eneko non rispose subito, soppesando le parole, ma poi anche lui lo fissò negli occhi:- Io posso farcela.
Sting lo lasciò, ma continuò a guardarlo negli occhi :-Credi che io abbia dubbi su di te Eneko? Combattere contro due Cavalieri e i loro draghi è una cosa che anche io mi guarderei bene dal fare.
-Noi non abbiamo scelta- continuò Eneko, liberandosi dalla presa del suo maestro e continuando a camminare nella direzione della sua stanza, dove indossò la sua armatura e legò alle spalle la sua Kusarigama.
-Non credi di essere stato un po’ irriguardoso nei confronti del tuo Maestro?- la voce di Israfil gli attraversò la mente all’improvviso, se essere un Cavaliere dei Draghi presentava qualche svantaggio, beh, quello era l’assoluta mancanza di privacy all’interno della propria mente.
-Quando torneremo farò pace con lui- gli rispose Eneko, ricevendo in risposta un borbottio senza senso.
Israfil lo stava aspettando nel portone, per quanto riguarda lui, era già pronto e stranamente sentiva una vaga eccitazione, come se il suo drago non vedesse l’ora di mettersi in viaggio e confrontarsi con i due nemici che lo attendevano.
Anche Weisslogia era in attesa e dalla sua immensa figura bianca si sentiva solo serenità, come se la prospettiva di combattere contro un suo simile non scalfisse la sua sicurezza.
Eneko chinò la testa in segno di rispetto all’indirizzo del drago bianco che rispose al suo gesto con un pacato sbuffo.
Anche Sting alla fine decise di farsi vivo, indossava la sua tenuta da combattimento, e la sua spada che quando non era impugnata appariva come una normale lama, e solo quando impugnata rivelava i suoi poteri magici.
-Andiamo- disse semplicemente Sting, saltando in groppa al suo drago, subito imitato da Eneko, ma mentre Weisslogia rimase silenzioso e mentre dispiegava e batteva le ali per prender quota, Israfil diede voce alla sua eccitazione con un possente ruggito.
Eneko si accorse solo quando erano ormai ad alta quota che da una delle torri erano affacciate la principessa Lucy e Ailea che sventolavano le mani in segno di saluto.
I due Cavalieri, maestro ed allievo volarono in direzione est in silenzio, ognuno che parlava esclusivamente con il proprio drago.
-Eneko, a questo punto io e Weisslogia andiamo in direzione Nord, tu continua, a sud, così incontrerai i tuoi nemici, ricordati cosa ti ho insegnato quando combatti contro due nemici, resta in alto e usa la tua magia quanto più possibile… Spero che la sorte ti arrida.
-Grazie Maestro, anche a te.
Weisslogia virò e prese la sua direzione, in modo che Sting potesse concentrarsi sul suo obbiettivo, in fondo, anche per lui non si prospettava un compito facile, quello di combattere contro Rogue, uno dei Cavalieri più astuti e letali, così come Skyadrum, il drago nero.
Il volo durò ancora qualche ora, la città era abbastanza lontana, ma ormai i primi edifici si vedevano in lontananza.
-C’è qualcosa di strano- disse Weisslogia, annusando l’aria, inviando le sue sensazioni anche a Sting che a sua volta cominciò a guardarsi intorno.
La città, che nel racconto dell’uomo che era giunto a Ilirea doveva essere distrutta, si ergeva imponente come al solito davanti allo sguardo del Cavaliere, passato diverse volte in quelle zone, quando era impegnato nella ronda dei confini.
-Cosa diavolo sta succedendo?- chiese retoricamente Sting a Weisslogia, poi però qualcosa di strano successe e il mondo cominciò a girare attorno al cavaliere che si ritrovò a testa in giù in groppa al suo drago, mentre Weisslogia veniva colpito al fianco da un grosso oggetto che lo sbilanciò, tanto che Sting rischiò di cadere, mentre il suo drago ruggiva e dispiegava le ali in modo da tenere l’equilibrio.
Sting tentò di voltarsi verso destra, ma per qualche motivo il suo corpo non obbedì agli ordini della mente, così si volto verso sinistra, trovandosi davanti null’altro che il cielo azzurro.
Weisslogia intanto precipitava verso l’alto, incapace di coordinarsi, Sting capì vagamente che stava succedendo qualcosa di strano, perciò si mosse prima da un lato poi dall’altro e finalmente vide che c’era un drago di colore nero che li sovrastava e sulla sua groppa un cavaliere in armatura che aveva la mano destra aperta nella loro direzione, e in quel momento comprese.
Erano all’interno di un’illusione creata dal Cavaliere, probabilmente in quel momento tutto era al contrario, la destra era la sinistra e il sotto era il sopra, un pensiero che Sting condivise immediatamente con il suo drago, il quale cominciò a coordinarsi in maniera sufficiente affinché Sting alzasse l’indice destro e lanciasse un piccolo fascio di luce in direzione del drago nero.
Il piccolo proiettile colpì il drago a una delle ali trapassandola e questo sbilanciamento fece sì che la mano del Cavaliere in groppa al drago fosse sbalzata via e perdesse il controllo di Sting.
Il mondo rientrò in asse per Sting e per Weisslogia il quale recuperò facilmente l’equilibrio e si lanciò all’attacco del drago nemico, ed era evidente che non si trattasse di Rogue: Il drago era molto più piccolo, sicuramente uno dei giovani dell’ombra.
Weisslogia giunse all’altezza del nemico e si fermò planando, in modo che Sting potesse estrarre la sua spada che al tocco del suo padrone sembrava mandare splendidi bagliori li luce bianca.
Sting si accorse che il Cavaliere davanti a lui era una ragazza guardandola in volta, questa estrasse dalla sua giubba dei coltelli, prendendone uno per mano.
-Ragazza, arrenditi prima che sia troppo tardi e dimmi dov’è Rogue- urlò Sting.
La ragazza non diede cenno di averlo udito, anzi evidentemente diede un ordine silenzioso al suo drago il quale ruggì prima di lanciarsi verso il basso, cercando di ottenere una posizione di vantaggio nei confronti di Weisslogia che però era molto più grande e soprattutto esperto nei combattimenti aerei nei confronti del giovane drago che si ritrovò la strada in picchiata sbarrata da una zampata del drago bianco che lo colpì al fianco, graffiandogli il ventre.
Il Cavaliere ne approfittò della vicinanza per scagliare uno dei pugnali verso Sting, il quale colpì lo stesso con la sua spada, dallo scontro il Cavaliere sentì alzarsi una nota acuta, ma l’arma venne deviata senza problemi.
-Muoviamoci all’attacco e costringiamoli a terra- disse Weisslogia che ricevette un vago cenno d’assenso di Sting.
Weisslogia si lanciò contro il drago più piccolo spalancando le enormi ali e impedendogli qualunque via di fuga che non fosse il basso, anche se nel frattempo il Cavaliere aveva lanciato due pugnali in direzione di Weisslogia, un particolare che Sting nemmeno aveva considerato, conscio che nessuna arma forgiata da essere umano avrebbe potuto trapassare le scaglie di Weisslogia, ma poi avvertì un senso di dolore che veniva dalla mente del drago.
Sting abbandonò la sella e mentre il suo compagno era ancora in volo si sporse, lasciandosi cadere a centinaia di metri dal suolo, appendendosi però alla zampa del suo drago, in cui si erano conficcati i due pugnali, e quando il Cavaliere biondo li estrasse, si rese conto che erano leggerissime ma che avevano inciso le squame di Weiss come un coltello nel burro “che diavolo di materiale sono”
Dall’altro lato del campo di battaglia, sulle spalle del suo drago nero Nymeria, Tsuki Brehatill cercava di trovare una soluzione rapida a quello scontro impossibile: il suo piano di distruggere il senso dell’orientamento a drago e cavaliere aveva funzionato ma per un tempo troppo limitato, quel Biondo doveva essere in gamba almeno quanto Rogue per essersi saputo orientare nella sua illusione a quella velocità, adesso era costretta a combattere e per fortuna i pugnali che gli erano stati donati da Shukan erano abbastanza letali da ferire un drago.
-Attenta Tsuki, credo che lo abbiamo fatto arrabbiare- disse Nymeria, quando videro che Sting rimaneva in bilico reggendosi solo alla zampa del drago, estraendo i due pugnali che lo avevano colpito, per poi arrampicarsi sul corpo del compagno e rimettersi in sella, sebbene rimanesse in piedi sulla schiena del drago bianco.
Tsuki lo vide alzare il pugno destro, nella quale concentrò una grossa quantità di luce che poi scagliò nella loro direzione e solo lo scarto di Nymeria e la sua abilità nel volo la portarono ad evitarla, ma esponendosi alle grinfie del drago bianco che la agguantò con una zampata ad un’ala, in modo da portare il corpo di Nymeria sotto il proprio e costringerla a seguirlo a terra.
L’atterraggio fu molto brusco e molti alberi vennero sradicati dai corpi immensi dei due draghi, mentre nel frattempo Weisslogia ruggì trionfante per poi ringhiare a pochi centimetri dal collo di Nymeria, costretta all’immobilità sia dalla minaccia del drago bianco che dal suo peso.
Tsuki intanto era riversa al suolo: era riuscita a sganciarsi dal corpo del drago giusto in tempo per non finire schiacciata, ma adesso era riversa al suolo senza fiato per l’urto subito e svettava su di lei Sting che la teneva sotto scacco con la sua spada.
-In piedi- le intimò Sting minaccioso e alla ragazza non rimase che obbedire, ma con lo sguardo continuava a sfidarlo –Dove è Rogue?- domandò.
-A Raden- rispose Tsuki senza accennare una minima resistenza.
-Ma l’uomo che era venuto a Ilirea…- poi però capì, era stata quella ragazza che con i suoi poteri aveva creato le illusioni nella mente dell’uomo –Sei stata tu!- la accusò Sting incapace di nascondere la rabbia per essere stato preso in giro.
I tasselli del puzzle cominciavano a prendere posto, ma non capiva ancora a cosa mirasse in realtà Rogue…
-Eneko è in pericolo- alla fine disse Sting, voltando le spalle alla ragazza.
-Ormai è troppo tardi gli disse quest’ultima, lascia perdere, troverai solamente Rogue ad attenderti e allora ti ucciderà, il tuo allievo è spacciato.
Sting si voltò rapidissimo e portò la spada a contatto con il collo della ragazza, ma inspiegabilmente fu fermato dal drago bianco. –Fermati, ragiona, Rogue l’ha mandata qui per far sì che tu la uccidessi.
Sting rinfoderò la spada –Salvando questa ragazza potresti aver portato il Regno della Luce alla distruzione- disse Sting
-Oppure potrei averlo salvato.
Tsuki e Nymeria che si era rimessa in piedi, rimasero ferme a guardare Sting e Weisslogia che prendevano il volo e scomparivano nelle nuvole
 
Eneko Ravan aveva continuato a volare in direzione di Raden, conscio che ben presto si sarebbe trovato di fronte due temibili Cavalieri e contro i quali avrebbe dovuto dare il meglio di sé per proteggere il proprio Regno, ma tutto quello a cui si era immaginato non bastò a prepararlo allo scenario che si ritrovò davanti, lì dove sorgeva la città di Raden si alzava una grossa colonna di fumo grigio scuro: la città era completamente in fiamme e nulla che lui potesse fare l’avrebbe salvata.
-C’è qualcosa che non va!- lo mise in allerta Israfil.
Eneko si concentrò un attimo, giusto in tempo per sentire nell’aria l’odore di un drago che ricordava quello di Weisslogia…
Poi un ruggito, un grosso urto che sbilanciò Israfil e quasi lo sbalzò di sella, mentre un drago nero come la notte più oscura si avventava su Israfil che tentò di reagire, ma quello veloce come un cobra fece scattare le mascelle sul collo del drago.
Eneko non riuscì a capire bene cosa fosse accaduto, ma tentò di mettersi in contatto telepaticamente con Israfil, la cui coscienza però pareva allontanarsi.
Eneko fu preso dal panico e cominciò ad urlare a squarciagola, ma nella sua mente nessuna voce rispose e il giovane capì di essere rimasto solo.         
 
REGNO DELL’ARIA
Alla fine della battaglia Kobra, Laxus, Wendy, Altair e Shoichi si erano riuniti nella tenda, ma non tutti erano volenterosi di ascoltare le novità che portavano i due cavalieri giunti in soccorso.
Shoichi dava segni di insofferenza e quando Wendy chiese ai due di raccontare cosa li avesse portati lontano dai loro Regni, il giovane si alzò e dichiarò :-Non mi interessa la loro storia, io ho eseguito gli ordini che mi erano stati imposti, se permettete vado a fare un giro- e detto ciò uscì dalla tenda, scomparendo alla vista.
-Altair, ti dispiacerebbe sorvegliare il nostro ospite?- disse Wendy sospirando.
Altair non rispose, se non alzandosi e uscendo dalla tenda in risposta alla richiesta di Wendy, una volta fuori voltò la testa a destra e a sinistra, cercando i capelli biondi e verdi di Shoichi, e li notò mentre voltava l’angolo in direzione del campo di battaglia, perciò cominciò a correre nella sua direzione, ma appena voltato l’angolo se lo ritrovò di fronte con le sopracciglia aggrottate.
-Non mi va di essere seguito- disse il giovane alla ragazza.
-Così come tu hai ricevuto degli ordini dalla regina, anche io ho ricevuto l’ordine di seguirti dalla mia maestra- rispose la giovane caparbiamente, incrociando le braccia sotto il seno, facendo sorridere Shoichi che però subito si ricompose, perciò disse –Non ho altro da fare, quindi potrò sopportare la tua compagnia ancora per un po’.
-Bene, allora seguimi- disse Altair che lo prese per la manica della giacca, costringendolo a seguirla attraverso le viuzze che si erano create con le tende dell’accampamento, molte persone erano all’esterno e festeggiavano la vittoria, tantissimi urlavano alla ragazza di unirsi a loro e brindare, Altair rispondeva ai saluti di tutti, ma rifiutava gentilmente, sempre con un sorriso, facendo così sbuffare Sho che un goccio lo avrebbe preso volentieri.
Alatair invece lo condisse in una zona dove i rumori della festa erano lontani e le tende si ergevano molto più grandi: un luogo che Sho aveva subito indovinato, il luogo dove venivano curati i feriti.
-Perché diavolo siamo qui?- chiese il ragazzo.
-Visto che non abbiamo molto da fare ho pensato potessimo renderci utili, in fondo molti di questi uomini potrebbero salvarsi se curati.
Sho si bloccò, costringendo a fermarsi anche la ragazza che lo trascinava –La mia magia non è adatta a curare.
Altair roteò gli occhi verso l’alto, per poi dire :-Farò tutto io, tranquillo.
I due alla fine entrarono nella prima tenda e l’odore di cancrena e morte colpì l’odorato fine di Altair e Sho come un pugno.
-Cosa diavolo state facendo?- urlò Altair fermando uno dei guaritori che ammassava i corpi dei moribondi in un angolo senza riguardo per i lamenti e la sofferenza di quei soldati.
L’uomo si divincolò dalla presa del cavaliere e la guardò con condiscendenza –Sono feriti che non possono essere curati, dobbiamo salvare i feriti lievi che possono tornare sul campo.
Altair tremava di indignazione di fronte a quelle parole, di fronte a uomini che avevano dato la vita per il Regno trattati come dei rifiuti, lasciati a morire senza che si facesse nulla per almeno alleviare le sofferenze, ed evidentemente nemmeno Shoichi rimase impassibile di fronte a quel guaritore, infatti si avvicinò fino a trovarsi a meno di due passi da quello, lo guardò con espressione truce per poi estrarre un pugnale da una delle pieghe del suo abito, ma non lo impugnò, e anzi, tenendolo per la lama lo porse all’uomo, per poi spiegare :- Se sei tu a decidere chi vive e chi muore, è tuo dovere impugnare la lama e trapassare il cuore dell’uomo, dovrai ascoltare le loro ultime parole… Chi emette la sentenza deve avere anche il coraggio di impugnare la lama.
L’uomo arretrò di un passo sotto lo sguardo minaccioso di Shoichi, tanto che inciampò in una sedia dietro di lui, per cadere riverso al suolo.
-Proprio come immaginavo- disse Shoichi, impugnando il pugnale e puntando la lama contro la gola dell’uomo a terra –Da adesso a coordinare i medici sarà Altair e voi seguirete le sue istruzioni, è chiaro?-.
Altair sorpresa dalle parole del ragazzo si mise subito all’opera, acconciandosi i capelli in una coda alta con un elastico nero, decorato con un fiore blu, curava i feriti sia grazie alla magia che con metodi convenzionali, Shoichi rimase a guardarla lavorare.
Solo in un caso si interessò, alzandosi dalla sedia e avvicinandosi al cavaliere alla lettiga di uno dei fanti.
L’uomo era ancora cosciente ma molto vicino alla morte.
-Non posso salvarlo nemmeno con la magia- disse Altair più rivolta a sé stessa che ad altri che le stavano intorno, poi gli passò le mani sul volto e l’uomo spirò serenamente.
Dopo ore di lavoro in cui Altair curò molti, donando una serena morte a coloro che avevano ricevuto ferite troppo gravi per essere curate, la ragazza si concesse una pausa, notando che il Cavaliere del fuoco era sparito, sorpresa si rivolse a una delle guaritrici che passavano di lì, la quale la informò che il ragazzo era uscito molto tempo prima, mentre lei era nel pieno del lavoro.
-Tranquilla è qui con me, l’ho intrappolato una volta che è uscito dalla tenda- disse Mirzam, non riuscendo a nascondere la soddisfazione e inviandole una immagine mentale in cui il giovane stava seduto su un tronco a fissare qualcosa.
-Bene, vi raggiungo subito- disse Altair, correndo a perdifiato nella direzione in cui si trovavano Mirzam e Shoichi, e subito arrivò nel luogo dove i due si erano fermati, ma dovette fermarsi a diversi metri dal ragazzo, avvertendo un senso di minaccia pesante come il ferro proveniente dalla figura del giovane che guardava nella direzione in cui l’esercito del Regno del Metallo.
Altair cominciò a camminare nella sua direzione, ma l’aria pareva farsi opprimente e le dava un certo disagio, tanto che Mirzam cominciò a ringhiare in direzione del Cavaliere di Fuoco che si voltò, sul viso disegnata un espressione feroce, ma appena vide Altair i lineamenti si distesero e questa poté respirare più tranquillamente.
-Stavo pensando a Sora- disse Shoichi come a voler spiegare qualcosa –Quel ragazzo potrebbe essere un interessante passatempo, stavo pensando di continuare il mio viaggio-.
Altair spalancò gli occhi per la sorpresa –Vuoi continuare a combattere? Non hai nemmeno il tuo drago, come pensi di poter sopravvivere?
Shoichi scosse la testa come a voler scacciare un pensiero molesto, poi disse –Non importa, adesso ho solo voglia di tornare a casa e ritrovare Magnus.
Shoichi si alzò dal tronco su cui era seduto e si avvicinò alla ragazza, finché non furono ad un solo passo di distanza…


Lo stesso giorno, dopo che Shoichi ed Altair erano usciti dalla tenda, Wendy versò due coppe di vino ai suoi ospiti e una per sé stessa, porgendole poi ai due Cavalieri che le erano venuti in aiuto nel corso della battaglia contro Gajeel.
-Avevamo avuto delle notizie- cominciò Wendy, guardando negli occhi Kobra, il quale fece spallucce, prima di guardare negli occhi Laxus e rispondere alla domanda implicita di Wendy.
-Diciamo che c’è stato un cambio al vertice che ci ha fatto riconsiderare i termini del nostro accordo con i Regni del Metallo e il Regno dell’Oscurità.
Kobra cominciò a raccontare la sua storia
 
Da settimane ormai i guerrieri del Regno della Palude si stavano riunendo in una delle pianure abbastanza vicine al regno dell’Aria, tutti sapevano che di lì a poco, nel momento in cui i guerrieri dispersi in tutto il Regno si sarebbero riuniti avrebbero varcato i confini.
Kobra era lì con l’esercito, la sua tenda sorgeva su un rialzo che gli permetteva una buona visuale su tutto l’accampamento, guardava i suoi soldati mentre si addestravano, scuotendo la testa, guardando quella accozzaglia di soldati che in comune non avevano nulla, che provenivano spesso da clan litigiosi tra loro e fino al giorno prima probabilmente si sarebbero sgozzati per una preda.
Cubellios faceva compagnia al suo Cavaliere, condividendone i pensieri in uno scambio silenzioso e impegnativo, tanto che non si accorsero dell’arrivo di una ragazza e del suo drago che rimasero per qualche secondo fermi a guardare i loro insegnanti, poi la ragazza decise di rendere nota la sua presenza.
-Ehm, Ehm- ma poi quando Kobra si voltò interrogativo nella sua direzione, si nascose subito dietro l’ala spiegata del suo drago, il quale sbuffò.
-Ekathe, quante volte devo dirti di non essere stupida e di mostrare un po’ di carattere- la rimproverò, anche se dolcemente Kobra che in quel periodo alla fine si era affezionato a quella ragazza, poi le chiese :-Dove è Duncan?-,
-E’ andato a fare qualche esplorazione, dice che questa guerra non è affar suo.
Kobra imprecò a mezza voce e Cubellios ridacchiò divertito –Speriamo che non si cacci nei guai.
 
Duncan Phyllobates si era allontanato in groppa a Colostethus, ma poi era sceso a terra, dove stava studiando alcune piante che gli davano buone sensazioni, mentre il suo drago era andato a caccia.
Duncan stava controllando la terra e la vegetazione che sorgeva nei pressi di un sentiero, quando sentì un forte rumore di zoccoli, ma imperterrito continuò ad esaminare le foglie che scendevano fin quasi al suolo.
Non si fermò nemmeno quando i cavalieri si fermarono alle sue spalle, uno di loro lo apostrofò.
-Ehi eremita, dove è l’accampamento?- chiese il primo e quello più vicino a Duncan, il quale non rispose ancora e nemmeno si voltò, concentrato come era sullo studio delle erbe.
-Ehi sto dicendo a te? Sei sordo oppure solamente stupido?- disse quello portando la mano alla lancia che diresse con la punta sulla spalla del ragazzo, che ancora una volta ignorò il suo interlocutore.
Allora l’uomo diede un colpo con il piatto della lancia alla testa del Cavaliere, non molto forte, ma comunque un colpo fastidioso, tra le risate dei suoi compagni.
Le risate ebbero vita breve quando dal cielo piombò un drago lievemente imbruttito dal trattamento riservato al suo cavaliere, Colostethus atterrò e lanciò un potente ruggito che fece impennare i cavalli di tutto il gruppo, facendoli fuggire, mentre gli uomini cadevano goffamente al suolo o rimanevano in balia degli animali imbizzarriti, un solo uomo riuscì a calmare il cavallo e a tenerlo fermo, anche quando il drago sporse il collo fino a mostrare i denti ad appena un metro dal cavaliere.
L’uomo era uno dei più giovani del gruppo e non si era smossa di un millimetro, aveva le palpebre socchiuse, anche se i muscoli, visibili dalla giacca smanicata erano tesi nello sforzo di tenere ferme le redini, ma nessun altro movimento tradiva il suo stato di tensione.
-Colostethus, adesso basta!
-Era il caso che intervenissi io? Umani- disse il drago non celando il suo disprezzo, ma poi si voltò dall’altro lato ignorando tutti.
-Cavaliere- lo richiamò il ragazzo a cavallo.
-Si, sono Duncan Phyllobathes, cavaliere del Regno della Palude.
-Io sono il principe Macbet- si presentò il giovane, porgendo la mano a Duncan che alla fine la strinse –sto cercando l’accampamento dell’esercito, se tu fossi tanto gentile da mostrarmelo…
Il Cavaliere questa volta non poté opporsi al volere di chi era di sangue reale, altrimenti Kobra lo avrebbe ammazzato, perciò si mise alla testa del gruppo e inviando il suo drago ad avvertire dell’arrivo del principe, rimase al suo fianco, informandolo della situazione dell’esercito, rispondendo alle sue domande, Duncan si rese conto che il principe non pareva entusiasta della spedizione.
Quando il bosco lasciò il posto alla vallata dove risiedeva l’accampamento, ad attenderli c’erano Ekathe e Kobra con i rispettivi draghi più Colostethus e migliaia di soldati, che si assiepavano ai lati e che sorprendendo il Cavaliere inneggiavano al giovane Principe, come mai si era inneggiato al Re, il quale aveva deciso di non presenziare all’arrivo del figlio, rimanendo rintanato nella sua tenda a preparare i piani di battaglia.
-Benvenuto principe- disse Kobra chinando appena il capo in segno di rispetto.
-Cavaliere- disse il giovane guardandosi intorno –noto l’assenza di mio padre, forse è troppo occupato per accogliere il figlio che ha tradito?- chiese il giovane con gli occhi di fuoco.
Il cavaliere incassò la stoccata e sorrise mellifluo –Si scusa per l’assenza, ma ci tiene ad invitarti nella sua tenda stasera per un banchetto, anche se per poche persone.
-Bene- disse il Principe per poi voltare il suo destriero e seguito dai Cavalieri della sua scorta.
Vedendo il principe allontanarsi Ekathe si sporse verso Duncan dicendogli :- Pare che tra Kobra e il principe non corra buon sangue vero?-.
-Per forza- si intromise Cubellios che evidentemente aveva captato la domanda –Macbet non ha digerito la decisione del Re di nominare Kobra come suo successore… bah Umani, prima di quella decisione erano uniti come fratelli- disse il drago scuotendo la testa.
Duncan insofferente a quella conversazione si voltò, nella sua mano stretta a pugno teneva un oggetto che avrebbe potuto cambiare il destino del Regno.
 
La sera arrivò veloce e Duncan ed Ekathe si incamminarono insieme verso la tenda del Re dove si erano riuniti tutti i Capitribù più importanti, di comune accordo avevano deciso che i loro draghi sarebbero stati dispensati da quel noioso impegno.
Entrando nella tenda si accorsero che la temperatura all’interno era fredda: i capitribù sembravano essere divisi su due fronti: da un lato gli anziani che circondavano Brain come se fossero una guardia d’onore, al contrario i più giovani bevevano e parlavano con Macbet, Kobra invece si era seduto nel mezzo, apparentemente indifferente a quello che succedeva all’interno della tenda, quindi lo raggiunsero, anche se Duncan aveva dovuto vincere la resistenza di Ekathe che sfuggiva agli sguardi di tutti.
-Bene finalmente siamo tutti qui- disse il Re, alzando un calice, dando così l’inizio alla cena, una sorta di immenso buffet dove chiunque poteva muoversi come meglio poteva e parlare con chi voleva, inutile dire che i Cavalieri vennero presi immediatamente d’assalto, alla ricerca di favori e amicizie che potessero risultare utili più avanti.
Duncan era annoiato e parlava il meno possibile, legato ad una benda nella mano, un qualcosa che se lo avessero scoperto avrebbe potuto portarlo alla morte, ma non si scoraggiò, cercando qualcuno, quando finalmente lo individuò, si diresse silenzioso verso di lui, era distratto, voltato di spalle rispetto a lui, l’occasione perfetta che stava aspettando.
La mano a pochi centimetri dalla pelle scoperta della spalla, un movimento rapidissimo, Duncan punse il principe con l’ago che aveva legato ad un bracciale, invisibile e impercettibile, tanto che nemmeno il principe si accorse di nulla.
Duncan si voltò e si allontanò, aveva due minuti prima che il veleno facesse effetto e il principe cominciasse a rantolare, in preda agli spasimi mortali.
Duncan fece appena in tempo a fare un cenno d’assenso a Re Brain e a Kobra quando un rumore fece voltare tutti che si ritrovarono davanti uno spettacolo agghiacciante: il Principe Macbet aveva fatto cadere al suolo il calice d’argento dal quale stava bevendo e respirava rumorosamente tenendosi stretto il collo con la mano destra, come se cercasse di liberare le vie respiratorie con la forze, poi cadde a terra, dimenandosi.
Il re fu lesto ad accorrere in aiuto del figlio, sostenendolo e urlando all’omicidio, un interpretazione davvero sorprendente, ma nel caos che si era generato passò completamente inosservata   , tra gente che urlava e che estraeva le spade, minacciava, Ekathe che cercava di prestare soccorso al principe ma che fu stoppata da Kobra.
-Non c’è nulla da fare, il principe è morto- disse Kobra, mettendo fine alla confusione e con Re Brain che sollevava il corpo di suo figlio tra le braccia.
La notizia si diffuse come un incendio tra gli uomini dell’accampamento, la notizia che il principe tanto amato fosse stato ucciso da una mano nemica e che nessuno era riuscito a vedere nulla.
I Cavalieri dal canto loro tacevano: Kobra era inavvicinabile da tutti se non da Re Brain, Duncan era sempre più isolato, scorbutico e irraggiungibile, mentre Ekathe si nascondeva da qualche parte insieme al suo drago.
E la notte passò, ed era il momento di celebrare l’ultimo saluto al Principe tanto amato, il corpo sfilò tra due ali di folla dei soldati, seguita dal corteo, composto in testa da Re Brain, dai tre Cavalieri e da tutti i Capotribù.
Il corpo del Principe venne adagiato su una catasta di legno, luogo in cui sarebbe stato bruciato, come da tradizione nelle terre delle Paludi.
-Uomini delle Paludi, siamo qui oggi colpiti dalla disgrazia- cominciò il Re, con l’esercito in silenzio, molti uomini piangevano –qualcuno ha avvelenato mio figlio, il nostro amato Principe, qualcuno crede che io non amassi mio figlio e che gli avessi tolto il trono, ma non è così, quello che ho fatto è stato solo perché un Re ha delle responsabilità nei confronti prima del suo popolo e solo in seguito della sua famiglia.
La folla ascoltò col fiato sospeso le parole del Sovrano, parole che parevano uscire dal cuore dell’uomo.
-Vieni Kobra- il Cavaliere moro fece qualche passo avanti, inginocchiandosi di fronte al Re che estrasse la spada, poggiando il piatto sulla spalla prima destra e poi sinistra –Da adesso io ti riconosco come mio figlio e successore al mio trono.
Kobra si alzò  e guardò Brain negli occhi –E io dichiaro in questo momento che tu Brain hai complottato per uccidere tuo figlio- a quelle parole scoppiò il putiferio, tra urla e spade sguainate, molti uomini cercarono di farsi avanti per raggiungere il Re che invece era rimasto di stucco, ma poi riprese il controllo, spinto dalla rabbia si avventò contro Kobra a mani protese, ma quello non si fece sorprendere ed assestò un pugno sul naso del Re, mentre molti uomini estraevano le proprie lame e venivano tenuti a bada da Duncan ed Ekathe che avevano estratto anche loro le armi e si erano posizionati alle spalle di Kobra, difendendolo.
La situazione parve mettersi per il peggio se dall’alto non fossero giunti i tre draghi che ruggendo si precipitarono in aiuto dei loro Cavalieri e gli uomini, ormai impossibilitati ad intervenire, abbassarono le armi.
Kobra costrinse il re a mettersi in ginocchio, poi lo guardò con commiserazione e si rivolse a tutti gli uomini che aspettavano una spiegazione: -Uomini della Palude- cominciò –Quest’uomo, che voi chiamate Re, altri non è che uno sciacallo che per paura di perdere il trono ha attentato alla vita del suo stesso figlio, ricattando, corrompendo e ingannando coloro che sono suoi sottoposti.
-Menzogna- urlò il Re dalla sua posizione in ginocchio, cercando di alzarsi, ma Ekathe lo colpì con un calcio dietro il ginocchio, costringendolo a stare al suolo.
-Se è vero che ho complottato per assassinare mio figlio, è anche vero che tu sei stata la mente che ha ordito tutto il piano, e il tuo discepolo ha iniettato il veleno, siamo quindi tutti colpevoli, se io non sono degno di governare, allora non lo sei nemmeno tu.
Kobra dal canto suo fece un cenno a Duncan che da parte sua si avvicinò al feretro del principe e lo toccò semplicemente con la mano sulla spalla, lì dove il giorno prima gli aveva iniettato il veleno.
Il Principe come se fosse stato punto da una vespa sobbalzò e inspirò rumorosamente con gli occhi sbarrati, e un Oh di meraviglia si sparse per l’esercito, mentre il Re aveva gli occhi sbarrati.
-Come è possibile? Il principe era morto, io stesso ho controllato l’assenza di cenni vitali.
-E’ opera di Duncan- sorrise Kobra, aiutando Macbet ad alzarsi, il principe pareva ancora un po’ scosso, ma a parte quello sembrava stare bene e la notizia passava di bocca in bocca per tutto l’esercito.
-Il veleno che lei mi ha dato Maestà era molto raro, e praticamente non esisteva alcun antidoto, e credo che nessuno avrebbe potuto maneggiarlo, se non con i miei poteri- cominciò a spiegare Duncan ad alta voce, a beneficio del pubblico –Ho fatto degli esperimenti e sul limitare della foresta ho scoperto che esiste una pianta che annulla gli effetti del veleno, anche se non completamente, somministrandola si porta il soggetto in uno stato di morte apparente.
-E quando gli avresti somministrato l’antidoto?- chiese il Re.
-Ieri durante il nostro primo incontro ci siamo stretti la mano, quando ha preso il veleno aveva già in corpo l’antidoto- spiegò Duncan, mostrando la mano destra.
-Avete ingannato il vostro Re, Maledetti- urlò Brain in preda alla rabbia, gli occhi iniettati di sangue, come se fosse impazzito.
-Abbiamo agito per evitare un massacro e impedire ad un folle di distruggere il suo popolo.
-Cosa ho sbagliato dannazione?-.
-Hai sbagliato nel ritenere che io possa tradire Macbet- disse Kobra –Siamo cresciuti come fratelli e i fratelli non si tradiscono mai… Portatelo via.
Due uomini della guardia del Re si avvicinarono e presero Brain da sotto le scapole, ormai sconfitto l’ex sovrano si lasciò trascinare dalle due guardie.
-E adesso rimane solo una cosa da fare- disse Kobra che arrivò di fronte a Macbet e si inginocchiò.
-Io Kobra, riconosco Macbet come mio legittimo sovrano- annunciò a tutti gli uomini dell’esercito della Palude, poi si alzò in piedi ed impugnando la sua spada l’alzò verso l’alto, cominciando a urlare –Lunga vita a Re Macbet.
In breve tempo tutta la vallata risuonò delle urla degli uomini, mentre Macbet abbracciava Kobra, riconoscendolo infine come fratello.
-Il mio primo ordine è quello di tornare alla Capitale e lì dovremmo liberare Laxus, inoltre ho un’altra missione per te…   
 
-Ed ecco perché io e Laxus siamo insieme e siamo venuti nel Regno dell’Aria- il racconto finì, così come era finito da tempo il vino che Wendy aveva versato nei calici, di Laxus e Kobra.
-Un racconto incredibile, quindi adesso è Macbet Re della palude, lui e Gerard sono amici fin da quando qualche anno fa è venuto in visita nel Regno dell’Aria.
Kobra assentì –Mi ha raccontato dell’amicizia con Gerard… Perciò anche data questa circostanza siamo pronti a continuare la guerra contro il Metallo al vostro fianco.
Wendy lo guardò come se non riuscisse a capire, poi spiazzò il Cavaliere dicendo :-Non abbiamo intenzione di continuare la guerra.
-COOOSAAA?- urlò Kobra spalancando gli occhi e la bocca in segno di estrema sorpresa –Ma loro vi hanno attaccato e adesso sono in rotta, dobbiamo approfittarne.
Wendy alzò la mano stoppando le proteste del Cavaliere –Gerard non vuole una guerra offensiva che possa arrecare danno al suo popolo e per cosa poi? Non abbiamo nessun interesse nel Regno del Metallo.
Kobra batté il pugno sul tavolo arrabbiato, ma per fortuna c’era Laxus che lo stoppò con un cenno della mano –Questa conversazione non ha ragione d’essere, non è Wendy che può decidere se continuare la guerra oppure no, in quanto cavaliere, ha il dovere di riferire tutto a Gerard ed è a lui che spetta la decisione finale.
Wendy assentì, mentre Kobra sbuffò e infuriato voltò le spalle –Aspetteremo la risposta di Gerard e detto questo uscì dalla tenda, mentre Laxus e Wendy fecero solo in tempo a vederlo salire in groppa al suo drago viola e sparire verso il cielo infinito.
-E quindi adesso è il mio turno di tornare a casa- disse Laxus, avviandosi anche lui verso Storm che lo attendeva appollaiata su una collinetta.
-Bada a te Wendy, il Metallo è sconfitto, ma ancora lontano dall’essere in ginocchio.
 
REGNO DEL FUOCO
Aberon, la Capitale del Regno del Fuoco è in una posizione che le consente una difficile possibilità di intervento militare nel Continente, ma che allo stesso tempo le consente di essere isolata e lontana da qualunque guerra, ecco perché per aiutare Gerard, Erza aveva acconsentito all’idea di inviare solo Shoichi, peccato che non avevano considerato che un certo drago le avrebbe causato diversi problemi e chi se lo aspettava che Magnus avrebbe sentito a quel modo l’assenza di Shoichi.
Beh almeno adesso avrebbe avuto qualche motivo di distrazione visto che l’Oscurità aveva attaccato il Regno della Luce, e lei non aveva potuto fare nulla per intervenire materialmente sul campo visto che aveva già rinunciato a uno dei tre Cavalieri.
Erza sentì bussare alle porte della stanza dove gestiva gli affari del Regno e non si sorprese quando vide Ai Haibara entrare, con la sua spada legata in vita.
-Mi aveva chiamato Regina Erza?- chiese la ragazza inginocchiandosi.
-Si Ai, sto per affidarti una missione importante- disse la regina in tono solenne –Come sai il Regno della Luce sta subendo un’invasione da parte del Regno delle Tenebre e poiché noi siamo in buoni rapporti con Re Jude, ho deciso di sostenerlo.
La ragazza si fece attenta, era forse il momento in cui anche lei e Karen di entrare in combattimento?
-Ecco perché ti mando a Nord, ai confini del Regno del Fuoco, dove riceverai la visita di un Cavaliere della Luce, il tuo compito è quello di scortarlo fino al Palazzo.
Ai non riuscì a nascondere la delusione, ed Erza se ne accorse poiché sorrise al volto imbronciato del suo Cavaliere: -So che avresti voluto andare in battaglia come Shoichi, ma non sei ancora pronta per combattere, ti assicuro che ben presto verrà il tuo momento… E comunque anche questa è una missione importante, perciò prendi Karen ed esegui la tua missione.
Erza non diede modo ad Ai di protestare e si chinò nuovamente su dei documenti che parevano avere un’aria ufficiale.
Ai si inchinò alla sua Regina per poi voltare le spalle e incamminarsi verso il cortile, dove Karen era sdraiata al sole, in compagnia di Magnus, sempre più di cattivo umore vista la lontananza con Shoichi, mentre non era dato sapere il luogo dove fossero Natsu ed Igneel si fossero recati.
-Karen, hai sentito tutto, andiamo in missione al Nord, dobbiamo essere molto veloci.
-Arriveremo al confine in men che non si dica.
-Lo spero davvero, ho voglia di allenarmi ancora oggi, anche se mi chiedo l’utilità di farlo da sola, ancora nessuna notizia di Sho?- chiese la ragazza a Magnus, il quale rispose con un borbottio di diniego.
Ai salì in groppa a Karen, il quale diede due possenti colpi delle ali per sollevarsi da terra, poi cominciò a salire, sempre più su, finché il castello di Aberon non apparve come una casa delle bambole e allora puntò il muso verso Nord, mentre Ai si abbandonava al tepore rassicurante del corpo del drago.
-La missione è solo quella di scortare un Cavaliere?- chiese Karen, il dubbio che si avvertiva nel suo timbro mentale.
-Si- rispose Ai, la quale adesso che ci pensava, trovava strano che un Cavaliere dovesse scortare un secondo Cavaliere.
Quando un drago vola riesce a percorrere distanze che per un uomo appiedato o comunque a cavallo coprirebbe in un tempo estremamente più lungo, ecco perché Ai si ritrovò molto presto al Confine tra il Regno del Fuoco e il Regno della Tempesta.
Karen annusò l’aria –Non ci sono odori particolari, ma siamo controvento, il drago della luce potrebbe essere molto più vicino di quanto crediamo
Ai assentì distratta, scrutando anche lei il cielo, in cerca di un puntino che dimostrasse la presenza di qualcosa in avvicinamento e in effetti non dovettero aspettare molto perché in lontananza si presentassero due sagome, che parevano avvicinarsi ad estrema velocità, Ai li riconobbe come due draghi: il primo era di un colore grigio-azzurro, il secondo bianco e dorato, ma con la strana caratteristica di avere sei ali.
Avrebbe dovuto immaginare che nel breve tratto sottoposto al Regno della Tempesta, il drago della Luce avrebbe dovuto essere scortato da un altro Cavaliere.
I due draghi atterrarono entro i Confini del Regno del Fuoco, dove i due Cavalieri smontarono: Ai si ritrovò di fronte due ragazza, la prima era esile e le sorrise calorosamente, la seconda aveva uno sguardo molto più duro e portava un’enorme falce sulle spalle.
-Sei tu che devi prendere in custodia la piaga? Ti avverto non ha fatto altro che lamentarsi che soffriva di vertigini e che aveva la nausea, meno male ho dovuto sciropparmela per solo poco tempo, non ti invidio proprio.
Ai cadde dalle nuvole, come era possibile che un Cavaliere soffrisse di vertigini e avesse la nausea mentre era in aria?
-Non essere così dura, Neren- disse il secondo Cavaliere, sorridendo – Principessa, per favore lasci le piume di Kilmore, il Cavaliere che dovrà scortarci a palazzo è già qui.
-No, ho paura di scendere dal drago!- Ai sentì rispondere una voce femminile, nascosta dalla mole del drago bianco, mentre Neren sbuffava spazientita.
-Perdonala, il mio nome è Ailea Eucliffe, questi è invece il mio drago, Kilmore- diede una pacca al ventre del drago bianco –mentre la voce che hai sentito è quella della Principessa Lucy.
-Oh- disse Ai, sorpresa dall’identità del loro ospite –Io mi chiamo Ai Haibara, il mio drago è Karen- si presentò anche lei.
-E così ci siamo presentati tutti, io tolgo il disturbo, voglio tornare a Kuasta… Arrivederci Ai, Addio Mocciosa- disse Nere, saltando sul suo drago.
-Sono una guerriera come te!- urlò Ailea rivolta alla ragazza.
-Quando avrai davvero voglia di dimostrarlo vieni a Kuasta, ti dimostrerò la differenza tra un Cavaliere e una Mocciosa- e detto questo prese il volo con il suo drago per sparire all’orizzonte.
-Che Antipatica- disse Ailea cacciando fuori la lingua.
-Dovremmo andare, la regina Erza aspetta la principessa Lucy- le due ragazze salirono sui rispettivi draghi, decollando nella direzione contraria che Ai aveva percorso all’andata.
-La principessa Erza ha acconsentito di proteggere la principessa della Luce, non è questa una dichiarazione di guerra all’Ombra?- chiese Karen ad Ai, mentre stavano volando in direzione di Aberon.
-Si, ma la mossa di Re Jude è molto furba, lasciando qui la principessa sa che anche qualora la guerra si mettesse male, gli abitanti non riconoscerebbero mai come legittimo sovrano Re Yiemma, salvaguardando anche la vita della figlia, ma la Regina Erza non è stupida, sa benissimo che per venire ad attaccare il Regno di Fuoco deve invadere la Tempesta e Re Makarov non è il tipo che resta a guardare- spiegò Ai.
Nessun inconveniente disturbò il viaggio di Ai ed Ailea, che arrivarono ben presto ad Aberon e nel cortile del palazzo, trovarono con sorpresa anche Igneel e Natsu che stavano parlando con Magnus, ma che si voltarono per vedere chi fosse il drago che stava scendendo insieme ad Ai, probabilmente il Cavaliere non aveva ancora avuto modo di essere informato della loro presenza.
-Maestro, la Regina mi ha ordinato di condurre qui il Cavaliere della Luce- spiego Ai a Natsu che cadde completamente dalle nuvole, meno male che c’era Igneel con lui, il quale rispose –Benvenuto Cavaliere-
L’interpellata si inchinò di fronte ai due che gli erano stati presentati e rispose –Il mio nome è Ailea Eucliffe e sono in missione ad accompagnare la Principessa Lucy.
-Ah e dove è?- chiese Natsu disinteressato.
Dalla groppa del drago si affacciò una testa e guardò nella direzione in cui sentì le voci, Ai poté notare un ovale perfetto incorniciato da splendidi capelli dorati, ma quello che la colpì fu lo stupore che notò sul volto del suo maestro che guardava in direzione della principessa con gli occhi sbarrati, incapace di pronunciare qualunque sillaba di senso compiuto.    
 
 
REGNO DELLA LUCE
Sting e Weisslogia avevano volato come due fulmini e in poco tempo avevano raggiunto la città di …….. trovandosi di fronte lo spettacolo che ore prima Eneko Ravan aveva visto dall’alto.
Weisslogia vide qualcosa che lo mise in allerta, vicino alle porte della città il drago nero di Rogue era fermo e scrutava il cielo, apparentemente tranquillo, perciò il drago bianco cominciò l’atterraggio e appena toccò il suolo, Sting scese a volo dalla sua cavalcatura, trovandosi di fronte a Rogue, già pronto con la spada nella mano.
-Maledetto, dov’è Eneko?- urlò quando si ritrovò a pochi metri di distanza.
-Lo rivuoi? Ma ti avverto, non è molto in forma- disse Rogue, facendo un cenno, ed un uomo armato si fece avanti, trascinando Eneko Ravan che lo seguiva docilmente, lo sguardo spento e i piedi che strusciavano sul suolo.
-Non riesco a mettermi in contatto con Israfil- lo avvertì Weisslogia, e Sting rabbrividì a quelle parole, sapeva già cosa era successo.
-Ridammi Eneko, Rogue…
-Ma certo, lascialo andare – ordinò Rogue al soldato che tagliò le corde che lo tenevano legato e il Cavaliere cominciò a camminare lentamente in direzione di Sting, ma poi Rogue sparò dalla mano un raggio oscuro che colpì Eneko al centro del petto, trapassandolo e facendolo crollare al suolo.
-NOOOOOOOOOO- urlò Sting, avventandosi sul Cavaliere dell’ombra con la spada sguainata che fendeva l’aria e che fu parata da quest’ultimo con la sua spada oscura, mentre i due draghi si lanciavano l’uno contro l’altro.
-Ti ucciderò per quello che hai fatto Rogue, maledetto.
      
 
Note dell’autore
Allora spero vi siate divertiti a leggerlo almeno quanto io a scriverlo, so che i draghi stanno avendo un po’ meno spazio, ma è fisiologico, anche perché se dovessi tenerli sempre in considerazione sarebbero 28 personaggi… Comunque ho appena ucciso il mio primo OC, mi dispiace ma le promesse si mantengano siano esse quelle di morte…
Ricordate che una recensione è sempre ben accetta… E un saluto a voi tutti 

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Capitolo 9
*** Capitolo VIII ***


Buonasera a tutti carissimi (Spero) se ci siete (Non mi sorprenderei se non ci foste) lettori, un nuovo Capitolo della storia più ritardataria di tutte… ma vabuò il tempo questo è…
Voglio però scusarmi con coloro che mi hanno recensito e non hanno ricevuto risposta… lo farò credo nella giornata di sabato…
Fatemi sapere se incontrate qualche riferimento (Ce ne sono parecchi) forse ho qualche premio per gli OC che indovinano ;)
Non vi trattengo, vi lascio la storia così potrete uccidermi almeno perché ho scritto malissimo… Un abbraccio.
 
La Strada Percorsa
Dopo sei mesi di allenamento in cui i draghi raggiungono l’età adulta, e i cavalieri si addestrano per diventare guerrieri, cominciano i preparativi alla guerra: Il regno della Palude, del Metallo e dell’Ombra si alleano insieme e mentre Kobra attacca Laxus, insieme ai suoi discepoli, facendolo prigioniero, cominciano i movimenti delle truppe: Re Josè attacca il Regno dell’Aria e solo l’intervento di sho Inuzuki, Kobra e Laxus salvano Wendy e Altair dalla sconfitta.
Hake scopre i poteri della sua Spada, mentre Ailea Eucliffe riceve in dono uno stocco magico da suo fratello,
Nel Regno dell’Ombra Re Yiemma e Minerva cominciano a dubitare di Tsuki e ordiscono un piano per ucciderla, ma Tsuki nel frattempo si appropria di lame magiche ricavate dai denti di leviatano.
Il Regno dell’Ombra fa la sua prima mossa, tradendo gli altri e non attaccando l’aria, Re Yiemma attacca il Regno della Luce e con un trucco riesce ad attirare Sting contro Tsuki nella speranza di ucciderla ed Eneko Ravan contro Rogue.
Rogue uccide Eneko, ma Sting non affonda il colpo contro Tsuki che viene lasciata viva, intanto sul campo di Battaglia, mentre Shoichi e Altair curano i soldati, Kobra racconta a Wendy cosa è successo nella Palude dove con inganni, Re Brain è stato deposto a favore del principe Macbet, amico di Re Gerard e contrario alla guerra.
Kobra incita Wendy ad attaccare il Metallo, ma la giovane rifiuta.
Nel frattempo Ai viene incaricata di andare ad accogliere qualcuno, facendo così conoscenza di Ailea Eucliffe (sorella di Sting) e della principessa Lucy, scortandole a corte. Nel Regno dell’ombra alla scoperta della morte di Eneko, Sting e Rogue cominciano il loro duello.
 
Regno della Luce (Campo di Battaglia)
Nello stesso istante in cui le lame di Sting e Rogue si scontrarono, anche i due draghi, con i loro possenti ruggiti, si avventarono l’uno contro l’altro e lo scontro fu tremendo, mentre con le zampe anteriori Weisslogia e Skyadrum tentavano di colpirsi al ventre, uno dei punti più deboli dell’intero corpo del nemico.
I due Cavalieri prima erano a pochi centimetri con le spade a contatto, poi si allontanarono giusto per un secondo, prima che Sting si avventasse di nuovo contro Rogue, menando un fendente dall’alto verso il basso, deciso a colpire il Cavaliere nero tra il collo e la spalla e vendicare in questo modo Eneko in modo veloce, ma Rogue si spostò immediatamente indietro, in modo che il fendente andasse a vuoto, poi accorciò immediatamente la distanza e con la punta della spada cercò di trafiggere Sting il quale però aveva deviato la lama nera con quella bianca, arretrando di un passo, poi facendo due balzi indietro, in modo da mettersi a distanza di sicurezza.
Sting si passò la mano davanti al volto, poi sospirò rumorosamente, in modo do schiarirsi i pensieri: nell’affrontare un nemico del calibro di Rogue aveva bisogno di tutte le sue facoltà e in quel momento era poco lucido.
Nel frattempo i due draghi avevano aperto le ali e si erano alzati verso il cielo, ma stranamente, dopo il primo violento scontro, parevano girarsi intorno, indecisi se attaccare per primi o attendere gli sviluppi dello scontro dei Cavalieri.
Rogue passò da un’impugnatura a una mano a una a due mani, ma la sua postura era rilassata ed anzi esibiva un lieve sorriso a favore del suo nemico che intanto schiumava di rabbia.
-Sting, ti vedo poco lucido- lo derise Rogue.
-Taci, maledetto- gli urlò contro Sting che strinse con più forza l’impugnatura della lama –ti prometto che non la passerai liscia per quello che hai fatto- la rabbia era così tangibile che sopra di loro Weisslogia lanciò un ruggito poderoso che scosse le chiome degli alberi e le fondamenta delle mura della città ormai in rovina, mentre Sting infine inspirava di nuovo forte, in modo da ritrovare la lucidità, finché perfettamente calmo e tranquillo si concesse il lusso di sorridere al suo nemico :- E’ giunto il momento di regolare i conti Rogue.
-Oscurità o Luce, Sting, stabiliamo finalmente quale delle due è la maggiore forza del creato.
E di nuovo i due Cavalieri scattarono l’uno verso l’altro, ma appena arrivarono a tiro entrambi deviarono e si trovarono di lato, i rispettivi fendenti andarono a vuoto, ma i pugni di entrambi, ammantati di luce e di ombra si scontrarono a mezz’aria, bloccandosi vicendevolmente, mentre le spade venivano richiamate e si scontravano di nuovo di fronte ai due Cavalieri, che però questa volta avevano avvolto le due lame nei rispettivi poteri magici e con esse cercavano di sopraffare l’altro, ma si rimaneva in stallo, ecco perché i due come di comune accordo saltarono all’indietro, ma nel farlo Sting allungò la mano libera e dalla punta delle dita vennero scagliati cinque proiettili di luce che saettarono all’indirizzo di Rogue, il quale creò dal nulla uno scudo oscuro che risucchiò i proiettili di luce di Sting e li scagliò indietro contro il Cavaliere Bianco che venne colpito in pieno, ma che naturalmente non poteva essere danneggiato dalla sua stessa magia, perciò i proiettili semplicemente lo attraversarono, mentre lui incurante ricominciò ad attaccare, per accorgersi che Rogue era scomparso dalla sua vista.
-Dove diavolo sei finito?- urlò Sting.
-Qui- rispose Rogue, prima di colpirlo a tradimento con un pugno alle spalle, ma quando Sting si voltò di nuovo, non vide niente, solo il paesaggio brullo e desolato e un movimento sul suolo, tanto veloce che per un attimo avrebbe giurato di averlo solo immaginato, ma poi venne di nuovo colpito alle spalle e di nuovo, voltandosi ebbe la stessa impressione.
-Sting, ti vedo un po’ disorientato- lo canzonò Rogue, colpendolo più volte e in rapida successione, ma attardandosi un attimo di troppo, in modo che Sting capisse il trucco e saltasse più in alto possibile e dal suo corpo irradiasse una luce fortissima che avvolse tutto il panorama circostante, accecando il Cavaliere dell’Ombra e costringendolo ad uscire allo scoperto, lo attaccò cercando di sfruttare la momentanea cecità dovuta alla grossa luce che aveva sprigionato dal suo corpo, ma Rogue poteva contare oltre che sulla vista anche con gli altri sensi affinati dal suo legame con il drago dell’Oscurità e senza alcuna difficoltà evitò la lama del nemico, e riprese le distanze.
Mentre al suolo un duello mortale aveva avuto inizio, nel cielo i due draghi parevano essere molto più tranquilli e sbollito la rabbia per il primo attacco, entrambi rimanevano fermi nelle loro posizioni, battendo le ali quel tanto che bastava per rimanere sospesi in aria e solo le code che nervose sferzavano l’aria mostravano la tensione di Weisslogia e Skyadrum.
Agli occhi di un osservatore estraneo  i due contendenti parevano dunque studiarsi per capire il modo migliore per attaccare, invece i due draghi erano impegnati in una serrata conversazione.
-Sono felice di rivederti Weisslogia, da quanti anni non potevamo parlare come ai vecchi tempi?- chiese Skyadrum puntando gli occhi vermigli sulla figura del drago di fronte a lui.
-Anni che ti hanno cambiato Skyadrum… Hai dimenticato il tuo onore Signore dei Draghi d’Ombra?- chiese Weisslogia colmo di rammarico nei confronti del suo simile –Il drago che io conoscevo non avrebbe mai ucciso un cucciolo.
Il drago nero emise un rumore molto simile a quello che doveva apparire come un sospiro, ma poi rispose :-Quel drago non era un cucciolo, era maturo, sebbene da poco…
La risposta fu interrotta dal ruggito di Weisslogia che interruppe Skyadrum, il quale però non si scompose più di tanto.
-La tua risposta non ha senso, sebbene Israfil fosse un drago adulto, non aveva mai affrontato prima una battaglia e quanti secoli di esperienza ha meno di te?-
Skyadrum lasciò che il suo vecchio amico si sfogasse, ma poi rispose –Non siamo più quelli di anni fa Weiss, non siamo più liberi!- e dalle sue parole traspariva tutta l’amarezza.
Un lampo attraversò la mente di Weisslogia e per un attimo si ritrovò con la mente a quel giorno in cui lui e i suoi sei compagni avevano deciso di stringere alleanza con gli umani Siete sicuri? L’incantesimo che mi chiedete di compiere vi cambierà per sempre Queste erano state le parole di una voce cavernosa, ma loro sette non avevano capito a cosa quella voce si riferisse e avevano pagato la loro ignoranza e la loro arroganza, diventando quello che erano, legati a creature molto più deboli di loro, avevano conosciuto sentimenti che nella loro vita selvatica non avevano mai provato.
-Siamo diventate creature civili Skyadrum- rispose pacato Weisslogia.
-Civili Weisslogia? Guarda sotto di te, io vedo città distrutte e sento il dolore della guerra e di tutto ciò che ho fatto, eppure la parte di me che è legata a Rogue sa che ha fatto la cosa giusta – La voce di Skyadrum sembrava quasi una richiesta di aiuto.
-Stai rinnegando forse il giuramento?- chiese Weisslogia ruggendo ancora più forte.
-Se fossi un drago libero ci avrei rinunciato già tempo fa- dalla sua voce si sentiva tutta l’amarezza per la libertà perduta –diciamoci le cose come stanno, il giuramento che abbiamo fatto altro non è che una prigione priva di catene.
Non disse altro prima di battere poderosamente le ali e tentare di colpire Weisslogia al ventre, ma il drago bianco lo bloccò e lo respinse indietro, prima di eruttare un fascio di luce dalla bocca che però mancò il bersaglio con Skyadrum che veloce come un’ombra si spostava e a sua volta sputava un fascio nero dalla bocca, schivato anche esso dal drago bianco, il quale disse semplicemente.
-Se pensi questo del nostro giuramento, ti farò un regalo in ricordo della nostra vecchia amicizia, ti libererò dalla tua prigione priva di catene- e scattò in avanti, avventandosi con le zanne e gli artigli, impegnando Skyadrum in un corpo a corpo all’ultimo sangue.
E mentre il combattimento aereo entrava nel vivo, quello a terra continuava, e i due nemici cercavano di uccidersi ad ogni fendente, eppure il duello pareva continuare sui binari del perfetto equilibrio con il movimento delle spade invisibile agli occhi di comuni mortali, ma le scintille che scaturivano dai contatti dimostravano come ognuno dei due mirasse ad uccidere.
Sting tentò di colpire allora Rogue con un pugno allo stomaco, ma quello dissolse il punto in cui il pugno avrebbe dovuto centrarlo e intrappolò il braccio del cavaliere bianco e lo colpì due volte con due testate, e lo costrinse ad indietreggiare per evitare il fendente della spada nera che gli tagliò qualche ciocca di capelli, prima che potesse rispondere all’attacco colpendo il cavaliere nero al ginocchio, sbilanciandolo, questa volta l’attacco sorprese Rogue che riuscì con un guizzo a parare in caduta con la spada l’affondo di Sting e a deviarlo, e a fare in modo di indietreggiare e riprendere fiato, una cosa che Sting non poteva concedergli, ecco perché dal nulla formò un gran numero di spade che sfrecciarono in direzione di Rogue, il quale tentò come in precedenza di proteggersi con uno scudo fatto di oscurità, ma stavolta le spade invece che essere assorbite come i proiettili di poco prima, girarono attorno alla barriera e accerchiarono Rogue il quale sorpreso venne colpito al braccio, e gli scappò un lamento, ma strinse più forte la lama e recuperò la posizione.
-Ti ho preso eh?- disse Sting sorridendo –Sappi che potevo ucciderti con quel colpo, ma ho preferito mirare ad un punto non vitale, meriti di soffrire molto di più che per un colpo secco.
-Quanta rabbia in corpo Cavaliere- rispose Rogue –Ma ti assicuro che ti pentirai di non avermi ucciso in questo momento che potevi farlo.
Sting ripetè la magia che aveva fatto qualche secondo prima, ma stavolta Rogue lo copiò perfettamente e le spade saettarono nelle direzioni opposte, e se mentre alcune si scontrarono a mezz’aria scomparendo all’istante, altre raggiunsero il rispettivo avversario, ed entrambi dovettero schivare o parare le restanti lame con la spada, ma anche questa manovra non sortì alcun effetti per nessuno dei due contendenti.
Rogue si gettò a testa bassa contro il Cavaliere della Luce, che non poté far altro che parare la lama nera con la sua, contrattaccando poi con un fendente, ma anche Rogue fu veloce a parare e il clangore delle spade che si scontravano ad altissima velocità, riempì l’ambiente, quasi a contrastare il frastuono dei due draghi.
-Di questo passo non finiremo mai- pensò Sting passandosi una mano sulla fronte per detergersi il sudore –devo trovare un modo per concludere questo duello- pensieri analoghi erano nella mente di Rogue –Devo batterlo in fretta, più il duello si allunga e più è possibile che il vincitore venga scelto dalla sorte… Ed è una cosa che io non mi posso permettere.
Rogue inspirò, poi evocò una delle sue magie più potenti –Shadow Drive- il corpo del Cavaliere si ricoprì di macchie nere e anche attorno al suo corpo pareva espandersi un’aura di pura ombra, e il Cavaliere non diede nemmeno il tempo a Sting di realizzare pienamente cosa stesse accadendo e si ritrovò a parare con affanno la spada, ma venne colpito due volte, una volta con la spada che gli ferì il braccio sinistro, quello che non reggeva la spada e poi era stato colpito al volto da un sinistro del Cavaliere Nero.
Tentò di mettere qualche passo di distanza tra sé e il suo nemico sparando un raggio di luce bianca dalla mano, ma il raggio, sebbene fosse andato a segno, non aveva provocato alcun danno e anzi, pareva che il Cavaliere non avesse assolutamente sentito il colpo e adesso lo incalzava di nuovo, Sting non poté far altro che difendersi come meglio poteva, finché alla fine non decise di contrattaccare.
Il fendente di Rogue venne fermato con un braccio da Sting, così che il Cavaliere Nero si accorgesse che il biondo aveva la pelle ricoperta da scaglie di colore bianco, esattamente identiche alle sue, non poté reprimere un moto di sorpresa.
-Credi forse di essere l’unico a conoscere questa tecnica Rogue?- chiese Sting respingendo con un calcio al volto il Cavaliere nero che colpito venne sbalzato indietro di qualche metro, per poi recuperare la posizione di guardia e assistere allo spettacolo delle scaglie bianche che ricoprivano il corpo di Sting e la luce che si irradiava dalla sua figura nello stesso modo in cui l’oscurità si irradiava dalla sua.
I draghi interruppero quel momento di pausa, precipitando avvinghiati a pochi metri dai due Cavalieri che li guardarono, per poi scattare nella direzione della caduta, entrambi chiamando il proprio drago, i quali non si fecero distrarre dalla presenza dell’altro e si separarono immediatamente, così che i Cavalieri potessero salire agili in groppa.
Il duello si sarebbe concluso in aria, con il Cavaliere in groppa al proprio drago, così come era giusto, così come doveva essere.
I due draghi scattarono l’uno verso l’altro con un colpo poderoso delle ali e solo quando si ritrovarono a poca distanza i due Cavalieri si scambiarono i colpi di spada.
Weisslogia colpì Skyadrum con un ruggito, ma era troppo vicino e quello ne approfittò e allungando il collo, lo morse lì dove l’ala si attacca al dorso del drago.
Un ruggito di dolore proruppe dalla gola di Weisslogia e allo stesso modo una sensazione dolorosa si espanse nella mente di Sting che allarmato controllò subito in che stato fosse la sua cavalcatura e trovò l’ala gravemente ferita: poteva ancora volare, ma non poteva fare movimenti veloci o bruschi, indispensabili per un combattimento aereo.
Devo concludere lo scontro al prossimo attacco pensò il Cavaliere Bianco
E’ spacciato pensò il Cavaliere Nero.
Sting concentrò tutta la sua magia, ogni briciolo di energia magica nel braccio e la luce si solidificò sempre di più, fino a raggiungere le dimensioni di un’enorme sfera bianca, Rogue allo stesso modo solidificò l’oscurità proveniente dal suo corpo e allo stesso modo creò una immensa sfera nera, con i contorni meno definiti di quella bianca.
-Questa è la fine Rogue: Adesso Eneko e Israfil verranno vendicati.
-E’ tutto inutile contro il potere dell’oscurità Sting- urlò Rogue e con un ruggito Skyadrum calò in picchiata contro il drago bianco che rimaneva fermo a fatica, sbattendo le ali furiosamente.
Le due sfere di magia cozzarono e quasi si fusero, rimanendo per un attimo stabili, poi l’ombra prese il sopravvento.
 
 
Regno della Luce (Città di Ilirea)
-Siamo arrivati- disse Minerva, in piedi sulla groppa di un drago nero come una notte senza luna, guardando in lontananza la città di Ilirea che si estendeva imponente ai suoi piedi, erano ancora lontani, tanto che alzando il braccio, poteva far rientrare tutta l’immensa città nella mano stretta a pugno.
Akira Umi intanto accanto a lei osservava in silenzio la città che stavano per attaccare, non si sentiva preoccupato, piuttosto teso per la sua prima vera battaglia, una tensione che riusciva ad avvertire provenire anche da Yami, perciò gli diede una pacca sul collo per tranquillizzarlo.
Dalla città dovevano averli avvistati perché si sentivano i corni che davano l’allarme.
-Siamo quasi a tiro delle baliste- Akira informò la principessa Minerva che da parte sua annuì a sorrise sadica, anche lei sapeva che le armi convenzionali non avrebbero avuto alcuna utilità contro un drago, perciò rimase tranquilla stringendo la sua lancia.
I rumori proveniente dalla città si moltiplicavano e all’improvviso arrivarono anche i primi dardi di balista, ma erano lanci ancora troppo lunghi per essere precisi o dannosi e mancarono il bersaglio, anche se Yami continuava il suo volo in maniera lineare, anche se questo li portava sempre più vicini.
-Maestà, adesso si ballerà un po’!- disse Akira, ricevendo un cenno d’assenso da parte della principessa Minerva, seduta sulla sella che avrebbe dovuto essere occupata dal Cavaliere che invece rimaneva in piedi sulla groppa del drago.
-Sei pronto Yami?- chiese il Cavaliere che ricevette un ringhio di assenso –Perfetto, andiamo!
Yami cominciò la picchiata sui bastioni della città di Ilirea, dalla sua bocca scaturirono un turbine di fiamme nere che andarono a colpire un gruppo di soldati asserragliati su di un torrione, poi Yami si posò con le zampe sulle mura e cominciò a colpire le sentinelle con gli artigli e le zanne, finché non creò il vuoto attorno a lui, per riprendere immediatamente il volo e ricominciare a uccidere le guardie asserragliate in altre postazioni.
-Non capisco, dov’è il drago della luce?- chiese Minerva, dando voce al dubbio che cominciava a sorgere anche nella mente di Akira.
-Possibile che non sia qui?- Si chiese Akira.
-Se è in zona non è possibile che non sia intervenuta.
-L’unico modo per scoprirlo è di andare a palazzo.
Yami si alzò in volo sbattendo le ali furiosamente per prendere velocità, lontano, difeso da possenti mura, il palazzo reale di un bianco immacolato li attendeva, il luogo dove probabilmente si sarebbe deciso il destino del Regno della Luce.
Yami atterrò in un ampio giardino, ruggendo di sfida, mentre Akira saltava con grazia dalla sua cavalcatura e allo stesso tempo aiutava Minerva a scendere, ma mentre compiva queste operazioni, drago e cavaliere vennero raggiunti da sette uomini armati che indossavano  mantelli bianchi.
Yami ruggì di nuovo, ma stavolta fu Akira a fermarlo con una pacca, si sarebbe occupato personalmente di quegli uomini.
-Riprendi il volo, ma resta nei paraggi, avrò bisogno del tuo aiuto qualora comparisse il Cavaliere.
-Va bene, sta attento alla principessa.
Akira estrasse la spada, gli era stata consegnata prima di partire ed era davvero particolare, leggerissima e con un filo seghettato che non aveva mai visto in nessuna arma, Re Yiemma gli aveva detto che non era stata fatta con l’acciaio ma con i denti di una creatura mostruosa e gli aveva anche assicurato che nessun tipo di acciaio avrebbe potuto reggere il paragone con quella spada, beh lo avrebbe scoperto in pochi secondi.
-Cavaliere- lo salutò l’uomo che stava al centro del gruppo, aveva capelli lunghissimi e biondi, legati alla fine da un nastro, i suoi abiti più che da battaglia parevano essere adatti per una festa di palazzo, ma lo sguardo era deciso e dunque alzò la spada, prendendo la posizione di battaglia, imitato dagli altri sei.
-Immagino voi siate le guardie del Re- disse, soppesandoli ad uno ad uno: uno era molto giovane ed aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri, altri due erano abbastanza anziani con i volti oscurati da barbe rossicce, il quarto era alto e possente con i capelli di un tenue colore verde acqua, un altro aveva occhi e capelli neri, infine il sesto aveva capelli rossi e il volto coperto da una maschera.
Akira li studiò per un attimo, mentre Minerva non pareva intenzionata a prendere parte nemmeno a questo scontro, e si accorse che non c’era alcuna traccia di paura negli occhi dei suoi nemici, ma che nessuno di loro attaccava, come se aspettassero che facesse lui la prima mossa e d’altronde sicuramente le guardie sapevano che il loro vantaggio era solo numerico.
Akira non attaccò, facendo roteare la spada nel suo palmo, poi attaccò il cavaliere con il volto coperto dalla maschera, il quale reagì veloce, ma non abbastanza, alzò il braccio per tentare di parare il fendente con la spada, ma l’arma di Akira non incontrò l’acciaio bensì il braccio.
La spada d’osso di leviatano si fece strada tra carni, tendini e osso come se fosse burro e amputò il braccio dell’uomo come niente, questi si lasciò cadere al suolo urlando come un ossesso.
Stupiti dalla velocità dell’attacco del Cavaliere Nero, gli uomini tardarono a reagire, così Akira riuscì a parare il primo fendente, e a evitare il secondo, colpendo il terzo armato con un calcio allo stomaco e allontanandolo.
Un colpo più forte dei precedenti lo costrinse a parare la spada con il piatto della sua lama e poi a dover parare il pugno successivo con la mano, l’uomo che lo stava mettendo in difficoltà era il gigante con i capelli verde acqua, il quale però fu spinto indietro di nuovo.
Akira notò che i due uomini con la barba parevano essersi fatti più in disparte, mentre il giovane dai capelli biondi e quello che doveva essere il Capitano delle guardie cercavano in qualche modo di dare manforte al gigante.
Akira menò un fendente che si scontrò a mezz’aria con la lama del gigante, e lì il Cavaliere capì cosa il suo sovrano avesse voluto dire, la lama della guardia di palazzo venne tranciata in due e il pezzo di metallo volò via, mentre non pago, Akira colpì il biondo con un pugno allo stomaco, questi si accasciò al suolo, in ginocchio, incontrando la morte per mano di Akira che lo trapassò da parte a parte con un affondo fluido, mentre a rimanere a combattere era rimasto solamente il Capo delle guardie.
-Potresti arrenderti Capitano, sei rimasto solo- disse Akira, ignorando i rimanenti combattenti che erano rimasti immobili a guardare il combattimento e ormai avevano anche abbassato le loro spade.
-Io non mi arrenderò mai- disse guardando con odio i suoi ormai ex compagni, per poi attaccare il Cavaliere nero in un ultimo e disperato attacco, ma Akira era pronto, e con una torsione del polso lo disarmò, lanciando la spada verso l’alto, la afferrò al volo, puntandole entrambe nella direzione del suo nemico, ma non affondò il colpo, anzi rimase fermo.
-Coraggio e dedizione sono due qualità che la mia Signora apprezza molto, sarebbe un vero spreco se ti uccidessi adesso, deciderà la Principessa- disse Akira, riponendo la spada appena raccolta nel fodero e tenendo la sua nella mano destra.
-Di voi invece non sappiamo davvero cosa farcene- continuò Akira rivolgendosi ai tre Cavalieri che erano rimasti in disparte durante tutto lo scontro: l’ombra di Akira tremolò un attimo, per poi allungarsi a dismisura e raggiungere le figure delle tre guardie che rimasero immobili e spiazzate finché dal suolo delle lame d’ombra non si materializzarono e colpirono al cuore i tre, che si accasciarono al suolo senza un grido, ma con il terrore dipinto sul volto.
Minerva aveva assistito a tutta la battaglia in silenzio e adesso guardava il risultato: cinque morti e due sconfitti che il suo cavaliere aveva deciso di risparmiare, Akira non aveva nemmeno il fiatone dopo aver affrontato sette Cavalieri… Quattro si corresse subito dopo.
Akira intanto si guardava intorno, avevano dato le spalle al palazzo reale vero e proprio e adesso che ci pensava le guardie reali erano uscite da una piccola chiesetta, Akira e la principessa Minerva si incamminarono immediatamente in quella direzione, salendo i tre scalini che portavano all’interno della cappella.
Entrati videro che l’interno era illuminato da una miriade di candele e che quella che avevano scambiato per una cappella appariva più come…
-Una tomba- disse Akira, vedendo una figura inginocchiata nella penombra delle candele, una figura che sentita quella voce si era lentamente alzata e voltata.
Era in completa armatura, l’unica cosa non indossata era l’elmo, lasciato per terra, ma la fattura dell’armatura e il colore oro lucido lasciavano ben pochi dubbi su chi potesse essere l’uomo.
-Sei tu dunque il boia? Solo un ragazzo, eppure già un forte Cavaliere, dammi una morte onorevole, non ho alcun rimpianto- disse estraendo la spada dal fianco.
Akira alzò la spada in segno di saluto al Re che andava incontro alla sua sorte con onore e coraggio, i due scattarono l’uno contro l’altro in un duello dall’esito scontato.
Eppure Akira ebbe pietà del vecchio monarca, parò un paio di fendenti, poi fu volontariamente più lento a parare un affondo in modo che il suo nemico potesse ferirlo al fianco, prima di essere disarmato.
Senza più la possibilità di difendersi Re Jude non arretrò di un passo di fronte al suo assassino che alzò di nuovo la spada in omaggio al Re che fece un cenno di assenso con la testa subì l’affondo definitivo del Cavaliere Nero che lo trapassò da parte a parte.
Senza un lamento Re Jude si accasciò a terra, morto.
Re Minerva sospirò e non disse una parola, non aveva parlato affatto per tutta la durata della missione, ma adesso era il momento di prendere il controllo.
-Andiamo Akira- disse Minerva voltando le spalle ad Akira che però prima di raggiungere la sua principessa si fermò a chiudere le palpebre del vecchio re e a coprirlo con il suo mantello.
Minerva si incamminò lentamente ma con passo imperioso, fece cenno ai due superstiti di seguirla, e si incamminò con la sua scorta improvvisata all’interno della residenza della Famiglia Reale, si incamminò percorrendo i corridoi e salendo le scalinate, dritte alla sala del trono, dove aprì le porte imperiosamente.
All’interno della sala del trono c’erano una miriade di persone, ma tutte si ammutolirono quando dalla porta entrò la Principessa del Regno dell’Ombra, seguita da un Cavaliere con la spada sguainata e macchiata di sangue e da due Cavalieri della Scorta del Re feriti e sconfitti.
Minerva ignorò tutti e percorse i metri che la separavano dal trono, finché lo raggiunse e si lasciò cadere su di esso.
-Il Re è morto- annunciò Akira Umi con la spada levata –Lunga vita alla Regina.
 
 
Regno della Luce (Campo di Battaglia)
Re Yiemma cavalcava in quello che era stato il campo di battaglia tra Sting e Rogue e i due draghi, e anche se aveva cercato di assistere al duello da distanza di sicurezza, non aveva potuto essere sicuro dell’esito della sfida, un esito che avrebbe fatto la differenza tra la riuscita e il fallimento del suo piano.
Aveva visto le energie magiche dei due Cavalieri prendere la forma sferica immane che si erano scontrati, poi tutto era diventato confuso, ma avrebbe presto saputo.
Re Yiemma fermò il cavallo, ma non riuscì a nascondere il sorriso di soddisfazione allo spettacolo che aveva davanti: Rogue era ferito in più punti, anche abbastanza gravemente pareva, ma era in piedi, anche se il sangue sgorgava copiosamente da un taglio che si era procurato sotto gli occhi e si manteneva un braccio dolorante, quello che aveva generato la magia e aveva poi sopportato lo scontro, ma disteso ai suoi piedi c’era Sting.
Il biondo cavaliere era riverso al suolo immobile e i capelli ne nascondevano il volto, ma giaceva immobile e nel mezzo del petto c’era un buco di grosse dimensioni.
A poca distanza speculari ai loro Cavalieri stavano i draghi, Skyadrum pareva essere l’unico illeso dei quattro, riposava accucciato, e quasi pareva vegliare su Weisslogia che aveva la testa schiantata e il corpo ridotto ad un’unica cascata di sangue.
-E’ morto?- chiese Re Yiemma.
-No, non ancora, ed è meglio così, mi serve vivo- rispose il Cavaliere dell’ombra.
Rogue evocò la sua concentrazione, attingendo anche alla energia di Skyadrum che lo lasciò fare :-Arte Segreta dell’ombra: Assorbimento.
Una lunga ombra si aprì dinnanzi al corpo di Rogue, andando ad avvolgere completamente quello di Sting, il quale cominciò a scomparire lentamente,  come se fosse assorbito dal terreno, lentamente, ad un ritmo quasi ipnotico, il corpo del Cavaliere della Luce scomparve, senza lasciare traccia, ma l’ombra sotto di lui era grossolana e non ben definita, e continuava a muoversi, sebbene il Cavaliere rimanesse fermo, con gli occhi chiusi, poi ad un segnale impercettibile delle mani, l’ombra cominciò a defluire verso il Cavaliere e dal terreno sembrò alzarsi fino a rivestire il Cavaliere, come un bozzolo.
E alla fine tutto tornò normale, almeno apparentemente.
Le ferite parevano essersi rimarginate, solo gli abiti del Cavaliere Nero rimanevano danneggiati, anche le cicatrici e le escoriazioni sul volto e il corpo erano scomparse, con un’unica eccezione, quella sul volto, si era chiusa, ma sarebbe rimasta una profonda cicatrice, forse il prezzo, misero, da pagare per la morte del Cavaliere Bianco.
Rogue aprì gli occhi e Re Yiemma si accorse che quegli occhi scuri erano invece diventati chiari: segno inconfutabile che la tecnica era riuscita.
Rogue evocò la sua magia, ma stavolta la mano destra si avvolse di un’aura oscura, mentre quella sinistra era circondata da una sfavillante luce bianca.
-Pare che la tecnica abbia funzionato, adesso ho il potere dell’Oscurità e della Luce, tutto concentrato nelle mie mani- disse il Cavaliere –Spero che Akira abbia conquistato il Regno.
-Il Regno della Luce è solo il primo obbiettivo, se hai assorbito il potere di Sting, allora abbiamo finalmente abbastanza forza da sconfiggere tutti i Cavalieri dei Sette Regni… Che Minerva si tenga questo Regno dimenticato da Dio, a me spetta un dominio più ampio.
E forse inconsciamente mentre parlava era già rivolto verso Sud… Nella direzione del Regno di Makarov.
 
 
 
Regno Del Fuoco
Ailea Eucliffe schivò con difficoltà un fendente di Ai che però la colpì con il taglio della mano sull’impugnatura e la lama magica che il fratello le aveva donato colò via lontana.
-Ahia- si lamentò Ailea massaggiandosi la mano.
Ai la guardò ancora senza capire, erano giorni che si allenavano insieme, o almeno tentavano di allenarsi insieme, visto che la bionda non pareva essere in grado di ricevere un solo colpo, senza lamentarsi o far cadere la spada.
Come era possibile che una ragazzina del genere possa essere un cavaliere? Si chiese Ai guardando il drago dalle sei ali, che placido pareva riposare in un angolo, interessato a quello che stava facendo il suo cavaliere, ma Ai non sapeva ben dire se sperasse in un miglioramento o se stesse vigilando allo scopo di salvaguardarne l’incolumità.
Era immersa in questi pensieri quando dalla posizione di attesa che Magnus stava tenendo, il drago di fuoco alzò di scatto al testa e ruggì fortissimo all’indirizzo del cielo, per poi spiegare le ali e prendere immediatamente il volo, senza dare alcuna spiegazione, anche se Karen pure era scattato in piedi, e anche Kilmore parve registrare un vago interesse per il comportamento strano da parte del suo simile.
-Oh, finalmente pare che Shoichi sia di ritorno, meno male, cominciavo a preoccuparmi per lui e per Magnus- disse Natsu che in quell’istante era uscito dal castello, in compagnia della Regina Erza e della principessa Lucy.
Ai abbassò la testa all’indirizzo della Regina che le sorrise materna, ma subito voltò il bel viso verso il cielo, nella direzione in cui Magnus era sparito.
Aspettarono qualche minuto in cui nessuno si arrischiò a proferir parola, poi in lontananza cominciò a vedersi un puntino che cominciava ad ingrandirsi, e ben presto arrivò sulle loro teste, atterrando nel giardino del palazzo reale.
Dalla sua immensa figura scese elegante dalla sua cavalcatura, sorrise al comitato di benvenuto che gli si era presentato davanti e si inchinò, anche se era difficile capire se lo facesse per rispetto o per scherno.
-Ehi Sho, bentornato, stavo cominciando a pensare di doverti venire a riprendere- disse Natsu sorridendo.
Sho agitò i capelli biondi –Sono affamato e assetato, il viaggio è stato lungo e sono…
-Aspetta, mi riferirai dopo- lo interruppe la Regina Erza.
Shoichi si guardò interno, notando che assieme alla Regina Erza, ad Ai e a Natsu, c’era anche una quarta persona, che non conosceva, ma notò nello stesso istante un drago.
Mentre era impegnato in questo ragionamento, Shoichi si ritrovò davanti uno scricciolo di ragazza che gli tendeva la mano.
-Ailea Eucliffe, Cavaliere della Luce- disse seria, guardando negli occhi Sho, il quale le strinse la mano senza pensarci –Shoichi Inuzuki- rispose in tono neutro.   
-Andiamo all’interno Sho, dobbiamo parlare.
La Regina Erza, Shoichi e Natsu si voltarono e rientrarono all’interno del Palazzo, lasciando le due ragazze all’esterno del palazzo.
Ai guardò Ailea che le fece un occhiolino con aria complice –Non sei curiosa di sapere cosa hanno da dirsi i grandi?
-Certo, seguimi- disse Ai, ricambiando il sorriso della ragazza, mentre i due draghi rimanevano tranquilli, indifferenti alle intenzioni dei suoi Cavalieri.
Ai fece strada al Cavaliere della Luce, facendole fare il giro del palazzo, fino ad arrivare ad una finestra, oltre la quale c’era lo studio della Regina.
Sebbene la finestra fosse chiusa, non era un problema ascoltare le parole all’interno grazie al loro udito di drago.
Era Shoichi ad aver iniziato il racconto –Abbiamo combattuto nel Regno dell’Aria, contro un’armata del Regno del Metallo, ho combattuto personalmente contro uno dei discepoli di Gajeel, ed è molto forte, in un combattimento lungo, senza l’aiuto di Magnus potrei anche essere sconfitto, ma resto comunque a lui superiore.
La regina assentì a quelle parole, anche se non si fidava completamente di Sho, era almeno contente di sapere come erano andate le cose nel Regno dell’Aria dalla sua voce.
-Continua Shoichi- proseguì Natsu.
-Abbiamo combattuto, ma Gajeel stava per sopraffare Wendy, quando da lontano abbiamo sentito i corni che annunciavano l’arrivo di qualcuno, ci siamo fermati e in lontananza abbiamo visto Laxus e Kobra arrivare dall’alto.
Erza e Natsu si scambiarono uno sguardo soddisfatto –Abbiamo ricevuto dei messaggi da Re Macbet, messaggi di pace, il cambio di monarca nel Regno della Palude avviene nel momento migliore per noi, poteva scatenarsi una guerra in tutto il Continente, invece pare che la guerra sia destinata a finire presto.
-Il Metallo è sconfitto ed in ritirata, la Palude è diventata nostra alleata, così come lo sono Makarov e Gerard.
-Resta solo l’Ombra- disse Shoichi.
Il clima sereno che si era creato all’interno dello studio cambiò repentinamente, un cambio talmente evidente che anche fuori le due ragazze lo avvertirono.
-L’Ombra sta diventando un grosso problema- ammise Natsu incrociando le braccia.
-Sto pensando di inviare le truppe contro Yiemma e Rogue- ammise Erza con rabbia.
Sho non capiva a cosa fosse dovuto tutto quell’astio in un confronto che alla fine nemmeno li riguardava.
-Abbiamo stretto alleanza con il Regno della Luce durante la tua assenza- gli spiegò Erza –abbiamo acconsentito ad ospitare la Principessa Lucy e il Cavaliere che l’accompagna.
Shoichi alzò il sopracciglio in segno di sorpresa.
-LA principessa ha avuto un mancamento alla notizia, adesso sta riposando-spiegò Natsu incrociando le braccia al petto.
Ailea aggrottò le sopracciglia: si domandò per quale assurdo motivo lei non fosse stata informata del mancamento della Principessa.
-Ho saputo quello che è successo, l’Ombra ha invaso il Regno della Luce- disse Shoichi.
-Le tue notizie sono vecchie-disse Natsu.
-Il Regno della Luce non esiste più- spiegò la Regina Erza –Minerva è la Regina di quello che è uno Stato satellite del Regno dell’Ombra, uno dei giovani Cavalieri ha espugnato la Capitale da solo, uccidendo il Re.
Ailea sentì mancarsi la terra sotto i piedi.
-E Come può permetterlo Sting?-.
-Sting è stato ucciso in duello da Rogue, così come l’altro Cavaliere del Regno della Luce.
Fu troppo per Ailea Eucliffe che emise un  grido strozzato dietro quella finestra e Ai la guardò con gli occhi sgranati, immobile, incapace di reagire a quelle notizie.
Il momento di stasi venne interrotto dalla finestra che si apriva, dalle mani di Natsu che le afferravano entrambe per gli abiti e le portava entrambe dentro lo studio, al cospetto della Regina Erza, ma questa non potè dire nulla.
-STIIINNNGGGGG- l’urlo di dolore di Ailea scosse l’animo dei quattro presenti, ma non fu solo l’animo ad essere scosso, gli occhi della ragazza cambiarono colore e da azzurri divennero dorati, mentre il corpo si sollevava di qualche centimetro dal suolo, ed avvolto da una splendente luce dorata.
Ali fatte di pura luce si materializzarono alla sue spalle.
Natsu fece appena in tempo ad afferrare Ai e a mettersela dietro le spalle, prima che un onda di energia si sprigionasse dal corpo della ragazza e distruggesse tutti gli oggetti.
Ailea ne approfittò per uscire dalla finestra, dove Kilmore la stava già aspettando, veloci come fulmini presero il volo.
-Maestro, si sta dirigendo verso nord- gridò Ai, già pronta a seguire la ragazza.
-Lo so- rispose semplicemente Natsu, che però non si mosse dalla sua posizione.
-Non ha intenzione di aiutarla?- chiese Ai.
-Al contrario, quando ho scoperto quello che è successo, ho fatto quello che meglio potevo per garantirle la salvezza… Non ti sei chiesta in questi giorni dove è andato a finire Igneel?
Adesso che ci pensava erano due giorni che il vecchio drago non si faceva vedere.
-Vado a controllare come sta la principessa Lucy- disse Natsu, prima di uscire dallo studio della Regina.
Sperando di poter scampare alla furia della Regina che l’aveva sorpresa ad origliare, anche Ai cercò di uscire dalla stanza.
-Ai, resta nello studio, devo parlarti- disse la Regina e anche se non c’era traccia di rabbia, la nota di sconfitta che sentiva nella voce della sua sovrana la mise in allarme ancora di più che se le avesse urlato contro.
 
 
Regno della Tempesta (Al Confine con il Regno del Fuoco)
Volava velocissimo Kilmore, e sulla sua groppa, appiattita sul corpo del drago, Ailea piangeva, e allo stesso tempo teneva la stretta serrata sulla spada, dono fattole da Sting.
Suo fratello era morto, e lei non c’era perché era troppo debole per combattere, mandata a fare da balia alla principessa Lucy, in modo da tenerla lontana dalla battaglia, una fortuna che non aveva avuto Eneko, spedito in prima linea e anche lui ucciso.
-Abbiamo compagnia- la distrasse Kilmore, quasi urlando nella sua mente per farsi ascoltare dalla ragazza.
Ailea alzò lo sguardo, appena in tempo per vedere una coppia di draghi che stavano volando nella sua direzione: li conosceva entrambi: uno era Igneel, il drago rosso di Natsu, al suo fianco un drago più piccolo, di colore grigio-azzurro.
-Sono Neren e Reegrois- disse il drago con la sua voce profonda.
Ailea li aveva riconosciuti, e sinceramente non avrebbe dovuto stupirsi di vederli lì, tuttavia non aveva voglia di ascoltare Neren, ma Reegrois le si pose davanti, bloccando il volo di Kilmore che non potendo superarlo, si limitò a ringhiargli contro.
-Io torno da Natsu, lascio tutto a te- disse Igneel, facendosi ascoltare anche da Kilmore ed Ailea, battendo forte le ali e superando il drago della luce, avviandosi nella direzione che lo avrebbe riportato ad Aberon, la Capitale del Regno del Fuoco.
-Cedi il passo Neren!- disse Ailea.
-Prenditelo se ne sei capace- urlò Neren alzando l’indice in segno di sfida.
Ailea non si aspettava certo una risposta del genere, ma lanciata la sfida non poteva certo rinunciare a priori, ecco perché diede un segnale a Kilmore, il quale si lanciò in avanti, ma uno scatto fulminio di Reegrois lo mandò fuori bersaglio, tanto che il drago della tempesta lo colpì con una zampata alla scapola, lì dove una delle sei ali si attaccava al dorso del drago.
Neren ne approfittò immediatamente, usando il collo di Reegrois come una rampa di lancio, Ailea la vide saltare a decine di metri d’altezza nel vuoto, per atterrare sul dorso di Kilmore e appena toccate le squame del drago prese la falce che portava trasversalmente sul dorso e menò un fendente che avrebbe colpito Ailea ancora sotto shock, ma di nuovo fu la magia di Ailea che si attivò creando una barriera di luce che respinse la lama.
Ma non durò a lungo, Ailea rimaneva immobile, ferma, incapace di reagire, così Neren le sgusciò alle spalle e la prese per i capelli.
Impietosa le portò la gola a pochi centimetri dalla lama.
-E tu credi di poter uccidere Rogue? Nemmeno sei capace di tenermi testa.
Lacrime questa volta di rabbia cominciarono a scendere dagli occhi di Ailea.
-Ti capisco- disse poi Neren togliendo la lama dalla gola di Ailea e riponendola dietro la schiena –Anche io se fossi in te vorrei partire subito e ucciderlo, ma ragiona, quante possibilità hai adesso di vendicarti di Rogue, quando questi ha ucciso tuo fratello? E asciugati quelle lacrime mocciosa-
Ailea continuava a piangere in ginocchio sulla groppa di Kilmore, ma poi si sfregò il volto con il dorso della mano, poi alzò il viso a incrociare lo sguardo di Neren.
-Bene, adesso andiamo, Igneel è venuto fino al Kuasta per parlare col Master, il Re ha qualcosa da proporti.
Non attese risposta e si lanciò di nuovo nel vuoto, cadendo sul dorso di Reegrois che aveva assunto la posizione giusta per accogliere il suo Cavaliere.
-Seguiamoli- disse Kilmore alla mente del suo cavaliere che però ancora una volta non rispose, lasciandosi condurre dagli eventi.
Il battito delle ali di Kilmore, il ritmo stancante e le forti emozioni avevano stremato Ailea che si addormentò sulla groppa del suo drago, e si svegliò solo quando quest’ultimo la scrollò con gentilezza con il muso dopo essere atterrato.
Ailea si guardò intorno, registrando la presenza degli incessanti fulmini e delle immani costruzioni che immagazzinavano l’energia elettrica.
-Vieni Ailea, Il Master ti sta aspettando- disse Neren.
Il Cavaliere della Tempesta avanzò e salì le scale che portavano all’interno della Reggia, su cui svettava una immensa torre, alta fino al cielo.
L’interno della Reggia era molto semplice, molto diversa dalla Reggia della Luce in cui era abituata a girare; i marmi bianchi erano splendidi ma semplici e c’erano poche persone in giro nel palazzo, per la maggior parte persone che lavoravano all’interno, come paggi.
Neren ed Ailea superarono diversi corridoi e diverse sale, fino all’arrivo davanti a una porta di legno con intarsi di legno dorato, su cui svettava uno stemma araldico, Ailea lo riconobbe come quello della Tempesta, probabilmente quella era la stanza in cui Re Makarov riceveva i suoi ospiti.
Neren bussò decisa alla porta, poi aspettò un attimo prima che una voce maschile desse il permesso di entrare.
Neren entrò per prima seguita da Ailea che si guardò intorno: al centro della stanza c’era una grossa scrivania, imponente ma piena di scartoffie, documenti dall’aria ufficiale che parevano ammassarsi, alle spalle della scrivania stavano due grosse finestre che cercavano di far entrare un po’ di luce, ma il cielo plumbeo non era perfetto per lo scopo, ecco perché c’erano diverse lacryma elettriche proiettavano luce che creava uno strano gioco di luci ed ombre sulle spoglie pareti.
-Master le ho portato Ailea.
Da dietro la scrivania ne uscì un uomo molto basso con una pelata che mandava bagliori, si avvicinò alle due ragazze tenendo la mano destra alta in segno di saluto.
-Ciao Ailea- disse il vecchio, guardandola con tristezza –Mi dispiace per quello che è successo.
Ailea sentì gli occhi pizzicare nuovamente, cercando di non tradire la tristezza per quello che era successo davanti al Re della Tempesta deglutì a vuoto.
-Non è un peccato piangere se ti fa sentire meglio- disse Makarov, e allora Ailea si asciugò le mani con il dorso della mano, poi però si rifiutò di mostrare oltre la sua debolezza.
-Perché mi ha voluto vedere Maestà?- chiese Ailea.
-Chiamami Master, lo fanno tutti e se accetterai la mia offerta potresti passare molto tempo con noi.
Ailea si fece attenta e Makarov continuò il suo discorso –E’ un dato di fatto che il piano di Yiemma è andato a buon fine, Il Regno della Luce come lo conosciamo non esiste più e sebbene Re Jude abbia avuto la prontezza di salvare sua figlia, adesso è la Principessa Minerva a regnare in vece di suo padre.
Makarov fece una pausa e tornato alla scrivania versò dell’acqua in tre bicchieri, offrendone uno ad Ailea, uno a Neren e tenendo l’ultimo per sé che vuotò in un solo sorso, poi continuò –Voler fare giustizia è un tuo sacrosanto diritto, tuttavia, Erza ha ritenuto che tu non fossi pronta per tornare nel suo Regno, e affrontare Rogue, in generale, anche parlando con Laxus, secondo lui nessuno dei giovani Cavalieri può ancora lottare contro i vostri Maestri.
Anche se uno sbuffo di Neren testimoniava il disaccordo della ragazza, Makarov continuò a parlare come se niente fosse :- Considerando questo, Natsu ed Erza hanno pensato che avresti avuto più possibilità addestrandoti con mio nipote Laxus, in modo che tu possa diventare più forte, Laxus, Neren ed Hake ti aiuteranno quando sarà il momento.
-E lei cosa ci guadagna?- chiese Ailea che non era stupida.
Il Master sorrise –Semplice, ci guadagno un quarto Cavaliere che possa fare la differenza in caso di battaglia.
Ailea pensò che non aveva nulla da perdere, quindi accettò la proposta del Master.
-Sapevo che l’avresti fatto, allora Neren, saresti così gentile da portare Ailea al nido? Laxus la starà già aspettando, era impaziente di mettersi al lavoro- e detto questo le congedò con un gesto della mano le due ragazze.
-Vieni- disse Neren ed uscì dallo studio, con Ailea che silenziosa la seguiva, su una infinita rampa di scale, che l’avrebbero portata al cospetto del suo nuovo maestro, che avrebbe sostituito Sting il pensiero le diede una fitta al cuore.
-Prima che arriviamo- disse Neren, fermatasi davanti a una porta –ti avverto che Laxus non solo è molto severo, ha anche metodi di allenamento disumani, e non tollera che un allievo possa dirgli di no.
-Grazie Neren- disse Ailea a bassa voce, i loro battibecchi non avevano senso in quel momento.
Neren aprì la porta e si ritrovò su un immenso terrazzo, dove stavano comodi quattro draghi, tre giovani e uno più anziana, che Ailea riconobbe subito essere Storm, la dragonessa di Laxus, anche se l’aveva vista nei libri era davvero imponente.
Gli altri draghi erano Kilmore, Reegrois e uno grigio scuro, quasi nero che non aveva mai visto, doveva essere il drago dell’altro Cavaliere della Tempesta.
Al centro del terrazzo due uomini stavano combattendo, Ailea riconobbe immediatamente Laxus con in mano le sue due famose spade gemelle, mentre l’altro era un ragazzo alto che portava con se una grossa spada, alta quasi quanto lei, ma la brandiva con eleganza, come se non ne sentisse affatto il peso.
-Laxus, è arrivata Ailea- li interruppe a voce alta Neren, sovrastando il frastuono delle spade che si scontravano.
I due uomini guardarono in direzione della ragazza e si separarono, ma l’unica cosa che notò la ragazza fu il rimpicciolirsi della spada del secondo uomo.
-Bene, Hake vai a riposare, proveremo la spada in un secondo momento, anche tu Neren, non ho bisogno di te per il momento, adesso voglio rimanere solo con la mia nuova allieva.
I due ragazza se ne andarono, Neren indifferente e silenziosa, il secondo, Hake, dopo averle scoccato un’occhiata incuriosita (e aver notato che aveva occhi grigi), le aveva fatto un sorriso tirato per poi correre dal suo drago, salirgli in groppa e scomparire nel cielo plumbeo.
-Per quanto mi riguarda non ero d’accordo a prendere un cavaliere, siamo già abbastanza in tre, ma il Vecchio oltre che mio Nonno è anche il mio Re, perciò ho dovuto obbedire, per quanto possa valere mi dispiace per quello che è successo a tuo fratello.
-Grazie Laxus.
-Il fatto che i miei allievi mi chiamino per nome, non vuol dire che tu possa prenderti questa confidenza, è chiaro?
Il rimbrottò colpì Ailea, la quale però annuì –Si, Maestro.
-Bene attaccami pure, vediamo cosa sai fare- disse Laxus, con le gambe larghe e ben piantate al suolo.
Ailea non si mosse –Non usi le spade.
-Stai facendo troppe domande, quando do un ordine mi aspetto tu lo esegua immediatamente.
Ailea estrasse la spada e cominciò ad attaccare Laxus… Cominciò così il suo periodo di addestramento.
 
 
 
 
Angolo dell’Autore
Eh beh come vi è parso? Io mi sono divertito e molto a scrivere del duello Sting vs Rogue, spero di averlo reso bene come lo avevo immaginato, e poi cosa ve ne pare del dialogo Weisslogia/Skyadrum? Pone molti interrogativi vero?
E la nuova versione di Rogue?
La parte dell’assorbimento è naturalmente ispirata al Rogue del Futuro, così come lo è il suo potere no, è chiarissimo e lineare…
Akira conquista una città da solo… Bravo.
L’ultima parte è stata la più difficile, mi piace molto Ailea come personaggio e beh difficile parlare della perdita di un familiare e non sfociare nel troppo o troppo poco…
Vabe queste sono opinioni… Allora fatemi sapere cosa ne pensate… e perdonate gli errori che potranno esserci… Alla prossima e spero in parecchie recensioni… Buonanotte

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