Love In Paris di katerina_21 (/viewuser.php?uid=61702)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Campagna parigina ***
Capitolo 2: *** Beccata! ***
Capitolo 3: *** Il pranzo ***
Capitolo 4: *** Zorbing ***
Capitolo 5: *** Ingessature e Abbracci ***
Capitolo 6: *** Preparativi ***
Capitolo 7: *** Il ballo ***
Capitolo 8: *** Lacrime trattenute ***
Capitolo 9: *** Verità ***
Capitolo 10: *** Notre-Dame ***
Capitolo 11: *** Granite e Foto ***
Capitolo 12: *** Caramello caldo ***
Capitolo 13: *** Ricordi, muschio e lacrime salate ***
Capitolo 14: *** La gelosia è una brutta bestia, lo sai vero? ***
Capitolo 15: *** Non sarai mai sola ***
Capitolo 16: *** Ne valeva la pena rischiare tutto o no? ***
Capitolo 17: *** Non smettere di credere per me vuol dire vivere ***
Capitolo 1 *** Campagna parigina ***
Ecco qui la mia nuova FF sui
Jonas Brothers, come promesso. L'ho scritta di getto e spero vi piaccia
quanto a me è piaciuto scriverla! In questo primo capitolo
si capisce un pò il carattere dei personaggi da me inventati
(le sorelle Gautier) e mi piacerebbe sapere chi preferite di
più tra le tre, anche se forse è un pò
presto per dirlo visto che stiamo solo al primo capitolo. Poi, poi...
vi dico subito che nel prossimo capitolo due delle sorelle e due dei
fratelli Jonas si incontreranno... E ho già in mente un
pò di cose.
Per questa storia ho preso un pò spunto dal libro che sto
leggendo: "Segreti d'amore" di Rosie Rushton. Infatti tratta proprio di
tre sorelle ed i caratteri sono un pò simili a quelli dei
personaggi da me inventati ma la storia del libro non avviene a Parigi
e naturalmente non ci sono certo i Jonas Brothers!
I Jonas Brothers
non mi appartengono e non voglio assolutamente rappresentare la loro
vita o il loro carattere.
Un bacio a tutte. Spero che vi piaccia come inizio! Recensite.
-Capitolo Uno-
Campagna parigina
Portami
dove mi devi portare
Africa,
Asia o nel primo locale
fammi
vedere che cosa vuol dire partire davvero
Portami
dove non posso arrivare
dove
si smette qualsiasi pudore
fammi
sentire che cosa vuol dire viaggiare leggeri
Sei
sempre così il centro del mondo
il
viaggio potente nel cuore del tempo andata e ritorno...
[Ligabue - Il centro del mondo]
Ciao,
è deciso per stasera: tutti al Club X alle ore nove. Fatti
vedere.
Danielle Gautier squittì deliziata e
inizò a ballare per la stanza a piedi nudi.
- E' fatta - annunciò a Blanche, la gatta bianca decisamente
sovrappeso che, insonnolita la osservava appisolata sul letto. La
ragazza tornò a digitare i tasti del suo cellullare
freneticamente.
Ci sarò. Un
bacio.
Forse era meglio cancellare l'ultima parola, altrimenti
avrebbe dato l'impressione di una ragazza senza un minimo di contegno.
Dopo un momento di esitazione Danielle alzò le spalle e
schiacciò su INVIA. Poi alzò il materasso del suo
letto, disturbando Blanche che saltò a terra miagolando
infastidita, e afferrò il suo diario dalla copertina
scarlatta.
- Scusami Blanche... - mormorò divertita. Sfogliò
velocemente le pagine del quadernino e sorrise assorta. A volte le
veniva voglia di strappare tutta quella carta e bruciarla...si sentiva
così stupida quando rileggeva ciò che aveva
scritto con tanto ardore...ma poi pensava a quanto sarebbe stato
spassoso rileggere quel diario tra qualche anno e si tratteneva.
Giovedì 14
Benjamin Laurent finalmente mi ha invitato ad uscire insieme! E stasera
succederà qualcosa, me lo sento.
Prima che potesse aggiungere altro la voce acuta della
madre si fece strada per le scale.
- Sbrigati Danielle, tua sorella aspetta!
Danielle sbuffò contrariata. Clarisse quel giorno compieva
sedici anni e avrebbero festeggiato tutte insieme al suo ristorante
preferito, Magnifique.
- Si mamma arrivo, arrivo...- urlò di
rimando. In realtà non aveva nessuna voglia di trascorrere
quel pomeriggio con le sorelle e la madre...ma era costretta,
purtroppo. A diciotto anni si hanno ben altri pensieri per la testa che
il compleanno della propria sorellina. E poi lei si sarebbe dovuta
preparare per quella sera. Ancora non riusciva a crederci: Benjamin
Laurent sarebbe finalmente caduto ai suoi piedi. Iniflò le
zeppe dorate e si lanciò un'occhiata allo specchio.
Naturalmente non avrebbe detto niente alla madre, sarebbe morta di
crepacuore se avesse saputo che la figlia diciottenne frequentava
locali notturni come il Club X, non era certo un posto tranquillo...ma
non ci sarebbero stati problemi perchè avrebbe tenuto
nascosto il suo appuntamento perfino alle sue sorelle. Danielle
passò una mano tra i capelli rossi come il fuoco e
lanciò un bacio alla propria immagine riflessa. Benjamin non
avrebbe resistito al suo fascino, no di certo. Tirò fuori
una maglietta dall'armadio strapieno e la infilò
velocemente. Per un attimo desiderò ardentemente di avere un
fisico a manico di scopa come quello di Evelyne.
- Danielle vuoi scendere per l'amor di Dio? - la voce arrabbiata della
madre le fece venire la pelle d'oca. - Eve è già
dentro l'auto e stiamo aspettando solo te! Sbrigati!-
Clarisse corse entusiasta verso la madre, che, appoggiata all'auto,
tamburellava nervosa le dita sul tetto della vettura..
- Mamma, mamma! Guarda qui! - porse un volantino a Julie, che lo
osservò attentamente.
- Che roba è questo Zorbing? - domandò confusa -
Rotolare giù da una rupe...rinchiusi in una sfera?!- lesse
ad alta voce sbalordita. - Clarisse, non credo proprio che tu possa
fare certe cose. Già quando vai in giro con quello
skateboard sono un pò preoccupata...ma questo mi sembra
davvero troppo! -
- Ma...mamma! E' la cosa più strepitosa che esista! E poi
è sicurissimo al cento per cento! - ribattè
Clarisse sicura.
Julie sbuffò stancamente e borbottò un "ne
riparleremo".
Clarisse salì in macchina spazientita e lanciò
un'occhiata a Evelyne, che, tranquilla, sedeva sul sedile con le mani
strette sul volante.
- Mamma, chiama di nuovo Danielle...arriveremo domani al Magnifique...-
borbottò scocciata. - Eve va così
piano...-
- Lo spero bene! E' solo una principiante.
- Ancora per poco...- sogghignò Eve sfilandosi il
cappello di lana e buttandolo sui sedili posteriori. Scrollò
i lunghi capelli biondi e sorrise. - Non temete tra un pò vi
stupirò a tutte con il mio talento nel guidare e...-
- Eccola! - la interruppe Clarisse indicando la sorella di mezzo. -
Forza Danielle! Quanto ci hai messo! Non stiamo mica andando a una
sfilata di moda! -
- E allora? - ribattè Danielle sbattendo la portiera
dell'auto. - Voglio sempre essere al
top. Anche se si tratta del compleanno della mia
sorellina. - aggiunse sorridendo.
- Anche se la sorellina sembra che debba andare a un addestramento
militare... - intervenne Julia lanciando un'occhiata alla figlia
più piccola dallo specchietto retrovisore. - Clarisse, non
potresti vestire un pò più carina? Le tue sorelle
sono sempre attente a queste cose e... -
- E' una guerra persa, mamma - la interruppe Clarisse ostinata. - E poi
è anche il mio compleanno, che diamine. - aggiunse calandosi
il cappellino da baseball sui capelli biondi come il miele.
- E' un peccato che ti conci in uesto modo, sai? - prese tra le dita
una ciocca dei capelli secchi della sorella. - Non sai cosa darei per i
capelli tuoi e di Evelyne...- continuò Danielle malinconica.
- Danielle smettila, i tuoi capelli sono splendidi...- la
rimproverò Julia. Forse proprio perchè la chioma
ramata di Danielle era uguale alla sua.- Eve! - urlò Julie
Gautier aggrappandosi saldamente al cruscotto dell'auto. - Piano con la
frizione! -
- Ops.. .- bisbigliò Evelyne dispiaciuta.
Joe Jonas ammirò con attenzione la casa che si erigeva
davanti a lui come un castello.
- Non è una meraviglia la campagna parigina? -
domandò Denise avvicinandosi al figlio con una spessa
valigia rossa in mano. - Questa vacanza proprio ci voleva. - aggiunse
la donna sospirando. Dopo mesi e mesi di stress aveva prenotato il
primo volo per Parigi. Sebbene all'inizio i ragazzi erano un
pò incerti, alla fine si erano convinti e qualche giorno
dopo erano partiti. Strinse la mano del marito e gli sorrise.
Kevin si avvicinò lentamente, con Frankie sulle spalle. - Di
chi hai detto che è la casa? - domandò.
- Una vecchia amica. Lei è partita e proprio per questo mi
ha proposto di stare qui quest'estate - rispose la donna serena. - Mi
ha anche detto che abbiamo dei vicini molto simpatici e non siamo
troppo isolati dalla città. Con la metro è facile
arrivare al centro di Parigi.-
Danielle lanciò un'occhiata all'orologio appeso alla parete.
Erano passate tre ore e ancora erano lì in quel cavolo di
ristorante. Sbuffò. Quanto ci voleva per scartare qualche
regalo e mangiare una stupidissima torta? Guardò Clarisse
che, entusiasta, alzava in alto il nuovo skateboard come se fosse una
collana di diamanti. Lanciò un'ultima occhiata al cellullare
che se ne stava lì immobile senza squillare.
Sbuffò per l'ennesima volta e mandò un veloce sms
a Colette.
Diamine, Clarisse non si
muove. E sono già le diciannove.
Doveva escogitare un piano. Non poteva perdere quell'occasione d'oro.
Proprio non poteva. Benjamin era il ragazzo più bello della
scuola e ora che era iniziata l'estate le aveva domandato di andare con
lui al Club X. Bhe non esattamente con lui ma comunque Benjamin ci
sarebbe stato. Insieme a più o meno mezza Parigi.
- Danielle, che cos'hai? - le domandò Eve
sorridendo.
Evelyne Gautier era una diciannovenne tranquilla, la classica ragazza
modello. E a volte Danielle la guardava con invidia, pensando a quanto
fosse fortunata. Lei non aveva crisi isteriche. Mai. E non piangeva.
Non aveva pianto nemmeno quando era morto il loro caro papà,
molti anni prima. In quel periodo Julie aveva trascorso le giornate
singhiozzando, distesa sul divano come se fosse morta, Clarisse era
ingrassata di quattro chili in una settimana ingozzandosi di patatine e
gelato e lei era rimasta chiusa in camera sua per giorni e giorni senza
toccare cibo, consumando tutte le lacrime che aveva in corpo. Evelyne
invece si era limitata a sedersi un istante con le mani tra i capelli e
gli occhi un pò lucidi. Poi aveva preso in mano la
situazione e visto che Julie non svolgeva nessun lavoro domestico si
era rimboccata le maniche e aveva iniziato lei a lavare e stendere i
panni, pulire casa, rifare i letti e cucinare. Fortunamente la cucina
di Eve era così terribile che nemmeno la madre era riuscita
a mandare giù un boccone di quei piatti disgustosi e piano
piano si erano tutte riprese dal lutto.
- Niente. Non ho niente. - rispose. Non poteva raccontare tutto a Eve,
non voleva rischiare. Magari domani mattina si sarebbe infilata sotto
il suo letto e l' avrebbe svegliata per poi rivelargli ogni cosa, non
tralasciando naturalmente i particolari. Se ce ne sarebbero stati.
Ad un tratto ebbe un' idea magnifica. Sorrise e fece finta di niente,
mandando giù l'ultimo boccone di torta alla panna e
applaudendo all'ennesimo regalo scartato dalla sorella minore.
Nick si buttò sul divano fissando il soffitto. In
realtà non era molto contento di trascorrere le vacanze in
quella casa sperduta nella campagna francese. Anzi, quando Denise aveva
annunciato la bella notizia per poco non gli veniva un colpo. Voleva
starsene a Los Angeles, in California. Non a Parigi.
Invece Kevin era entusiasta del viaggio e Joe era ansioso di
conquistare le ragazze parigine.
Insomma lui era l'unico ad essere scocciato. L'unico normale in quella
famiglia. Sbuffò e affondò la testa sul cuscino.
Quella casa era anche un pò inquietante...ogni volta le
travi di legno scricchiolavano pericolosamente ed aveva una paura boia
che gli crollasse il soffitto addosso. Oppure c'erano i topi! Si
lagnò sotto voce e pensò a come avrebbe trascorso
la notte in una casa così. Per fortuna dormiva con Joe...
Si alzò e lentamente si affacciò dalla finestra.
Si estendeva da subito una distesa di prato verdognolo e degli alberi
alti e rigogliosi circondavano la casa. Però, si notava in
lontananza un'altra casetta, un pò più piccola
della loro. Nick aguzzò la vista e notò che le
serrande erano abbassate. Forse anche i loro vicini erano partiti,
stufi della campagna francese. Lo poteva ben capire...era lì
da due ore e già si annoiava. Joe, Kevin e Frankie invece
erano in giro per prati a fare chissà cosa...ma a lui
proprio non andava di fingere di divertirsi perciò era
rimasto a casa. Denise invece era impegnarsi ai fornelli. A quanto pare
voleva cucina una bella cena per festeggiare.
"Ma festeggiare cosa?" Si chiedeva lui.
Poprio non riusciva a non tenere il broncio...Perciò tutti
si sarebbero dovuti adeguare e sopportare in silenzio il suo cattivo
umore e la sua faccia offesa.
- Pronto? Come? Oddio...certo vengo subito - Danielle
attaccò il telefono e sfruttando le sue doti da attrice,
guardò la madre con gli occhi lucidi. - Oh mamma...non puoi
capire! Matthew è ha avuto un incidente...mi ha chiamato
l'ospedale proprio ora! Mi dispiace ma...devo proprio andare! -
esclamò soffocando un finto singhiozzo.
- Oddio tesoro, certo. Ma Matthew non è il tuo ex-ragazzo?
Perchè hanno chiamato te? -
Sgranò gli occhi sorpresa. Ops... aveva dimenticato un
piccolo particolare.- Si, ma...vedi...chiede di me e perciò
hanno chiamato me perchè sua madre
è partita - improvvisò.
- Oh, va bene tesoro. Allora vai...se vuoi ti accompagno... -
- No, no! - si bloccò, accorgendosi di aver alzato un
pò troppo la voce. - Cioè... non devi. Voglio
andarci da sola. -
Julie annuì seria e Danielle sospirò sollevata.
Aveva inscenato una telefonata con la sua amica, Colette. Era stato
proprio un colpo di genio quello e si vedeva lontano un miglio che era
un' attrice nata. Altrimenti perchè il teatro era la sua
passione da quando era alta un metro e un tappo?
Sorrise soddisfatta e chiamò il primo taxi che vide. Si, si
sarebbe andato tutto per il meglio. Liscio come l'olio.
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Capitolo 2 *** Beccata! ***
Grazie a Jollina la verde e
Beautiful_disaster e grazie per aver recensito! ( A proposito grazie
per i complimenti, beh si ho tredici anni, credo di essere la
più piccolina XD comunque grazie davvero) Spero che anche
questo capitolo vi piaccia. Buona lettura!
-Capitolo Due-
Beccata!
La cosa
più importante che tu possa
imparare è amare e lasciarti amare.
[Dal film Moulin Rouge!]
Non poteva crederci! Era al Club X, il locale più
in e
recente di tutta Parigi.
Cercò con lo sguado Benjamin tra la massa di gente che
ballava
scatenata al centro della pista. Sorrise quando lo individuò
al
bancone del bar. Si avvicinò, facendosi spazio a gomitate.
Stava
per toccare la spalla del ragazzo quando si accorse di Charlotte
Bernard, che oltre ad avere un anno in più di lei aveva
anche la
fama di essere una tipa facile. Aggrottò le sopracciglia
infuriata.
"Diamine. Ci stava provando proprio con Benjamin." pensò,
vedendo la ragazza bere il suo drink guardandolo dritto negli occhi.
Grugnì
infuriata. Dopo tanta fatica era questo il risultato? Scosse la testa,
ben decisa a non arrendersi e si passò una mano tra i lunghi
capelli ramati.
- Benjamin! - il ragazzo si voltò, sentendo la voce
squillante di Danielle.
Sorrise alla ragazza, che sentì per un istante il cuore
fermarsi
di botto. Benjamin le prese la mano e la trascinò nel bel
mezzo
della pista, iniziarono a ballare e la cosa più deliziosa fu
godersi fino all'ultimo l'espressione furibonda di Charlotte Bernard.
- Oh no, mamma... ti scongiuro non farlo, non farlo! Danielle mi
ucciderà! - Clarisse lanciò un'occhiata
supplicchevole
alla madre, bloccandola prima che potesse aprire la porta di casa. - Ti
prego... fallo per me almeno! -
Julie sbuffò furiosa e fissò la figlia minore
dritto
negli occhi. - Clarisse Gautier fammi immediatamente passare. -
- Mamma, non è così drammatico. -
Intervenì Eve
con poca convinzione. Un'occhiata furibonda di Julie bastò a
farla tacere.
- Vieni con me, Evelyne. - Le ordinò la madre. La ragazza
obbedì e la seguì, lanciando un'occhiata
preoccupata alla
sorella minore. Clarisse sospirò, mentre la porta di casa si
chiuse con un tonfo. Sentì il rombo della macchina partire e
fece qualche passo in salone.
Iniziò a leggere distrattamente i biglietti d'auguri.
Perchè
diamine non aveva tenuto la bocca chiusa? E soprattutto
perchè
diamine aveva messo le mani sul cellulare di Danielle? Se non lo avesse
fatto, non avrebbe visto che nell'elenco delle "chiamate ricevute" non
compariva il numero dell'ospedale e soprattutto non avrebbe letto i
messaggi che si erano scambiate la sorella e la sua amica, Colette. In
realtà Clarisse aveva pensato di mantenere il segreto
così avrebbe ottenuto un pò di soldi per andare
al
cinema. Ma non erano passati due minuti dal loro rientro che le cose
avevano iniziato a precipitare: Julie si era improvvisamente ricordata
di aver incontrato la madre di Matthew proprio quella mattina, al
supermercato. Era perciò impossibile che fosse partita.
- Forse Danielle si è sbagliata...- aveva azzardato Eve.
Clarisse aveva tenuto la bocca chiusa, decisa a non pronunciare nemmeno
una parola. Julie però aveva insistito nel chiamare la
signora
Roy, per chiederle come stava il figlio.
Clarisse rabbrividì ripensando a quello che era successo
subito dopo.
Alla madre di Matthew era quasi venuto un colpo quando Julie le aveva
detto dell'incidente. Per fortuna Matthew era ritornato in casa proprio
in quel momento, salvo e senza nessuna traccia di osse rotte o traumi
cranici.
Quando Julie aveva riagganciato il telefono era decisa a sapere tutta
la verità. Allora
Clarisse non aveva più retto.
- E' al Club X - aveva pronunciato quella frase pentendosi subito. Si
era morsa il labbro, pregando che Julie non l'avesse sentita.
Figuriamoci.
Joe lasciò cadere il bastone sbuffando.
- Kev, che facciamo? Mi sto annoiando. - si lamentò. Frankie
si rabbuiò improvvisamente, lui si era divertito finora,
giocando a cavalieri. Poco prima aveva trovato, insieme a Joe, due
bastoni, simili a delle spade, e da lì gli era venuta la
splendida idea di utilizzarli proprio come armi. Dopo un'ora trascorsa
recitando dei spadaccini però, il fratello maggiore si era
stancato, forse proprio perchè l'aveva battuto tre volte di
seguito. Frankie ridacchiò soddisfatto. Kevin nemmeno aveva
tentato di sconfiggerlo, troppo preso nel leggere una rivista. Ma
Frankie sapeva che in realtà aveva paura di essere umiliato.
- Non so Joe... - rispose Kevin distrattamente, ancora con il naso
attaccato alla rivista. Joe sbuffò e alzò gli
occhi al cielo, poi si avvicinò al fratello e gli
strappò dalle mani il periodico.
- Nemmeno mi hai ascoltato! - esclamò Joe indispettito. -
Che ne dite se andiamo a vedere chi abita lì? -
domandò Joe indicando la villa dei vicini. Frankie
alzò le spalle incurante.
- Va bene... - rispose Kevin alzandosi.
La musica rimbombava e Danielle notò che la folla si stava
diradando. Charlotte si era avvicinata ancheggiando, sbattendo come una
cerbiatta i
grandi occhi blu. Danielle l'avrebbe volentieri strozzata.
- Benjamin...c'è una festa tutta la notte qui vicino. Che ne
dici, ci andiamo? - domandò la ragazza ignorandola
completamente. Danielle sbuffò. Per fortuna però
il
ragazzo aveva continuato a fissarla, trascurando Charlotte che
continuava a strusciarsi inutilmente contro di lui.
- Danielle tu vieni? - le chiese Benjamin sorridendo.
Stava quasi per rispondere di sì quando si
ricordò che in
teoria lei non avrebbe dovuto nemmeno essere lì. Charlotte
colse al volo
l'occasione per ridere perfidamente. La squadrò con aria di
superiorità e disse: -
Benjamin, la bimba deve andare a ninna. Lasciala stare...-
Il ragazzo la guardò un pò deluso e a quella
vista
Danielle sentì il cuore farsi letteralmente a pezzi. Per
delle
stupide regole non poteva ottenere ciò che voleva.
Sospirò, osservando con disprezzo Charlotte che continuava a
ballare lanciando occhiate ammiccanti a Benjamin.
Ad un tratto accadde qualcosa di terribile.
- Danielle! Esci subito!
"Non può essere" pensò Danielle. Chiuse gli occhi
sperando che quella voce fosse solo frutto della sua immaginazione. E
invece le grida si fecero ancora più acute.
- Danielle! Dove sei?!
Oh no era davvero lei. Chi aveva spifferato tutto? Colette non poteva
essere stata, assolutamente e le sue sorelle non sapevano niente...
lanciò un'occhiata a Benjamin e Charlotte che avevano smesso
di
ballare e la guardavano stupiti.
- Te l'ho detto, Ben. Danielle deve andare a ninna.
Prima che potesse contrabattere, Julie spuntò davanti a lei,
con
la faccia arcigna e la bocca piegata in una smorfia furiosa. - Vieni
subito con me. SUBITO. - La trascinò all'uscita,
strattonandola
attraverso un mare di facce curiose. Poco dopo erano in macchina. Eve
teneva lo sguardo basso, Julie lanciava occhiate furiose allo
specchietto retrovisore, mentre Danielle sentiva gli occhi riempirsi di
lacrime mano a mano che si avvicinavano a casa. Benjamin ora
sicuramente pensava che fosse una bambina. Sicuramente.
Soffocò
un singhiozzo.
- Come hai fatto a scoprirlo? - chiese rabbiosa.
- Telefonando alla madre di Matthew. E a quel punto Clarisse mi ha
raccontato la verità. - rispose Julie seria.
- Clarisse? - domandò lei confusa. - E lei come l'ha
scoperto?
- Con il tuo telefono...- rispose Eve. - Ha letto i messaggi ricevuti
e...
- Quella piccola impicciona! - sbottò Danielle furiosa. Le
lacrime ancora pungevano, insolenti.
- Non intendeva...- fece per dire Eve.
- Lo so, lo so...- la interruppe Danielle borbottando. Julie
parcheggiò l'auto velocemente, ancora con la bocca piegata
in una smorfia furiosa. Danielle scese di corsa, scoppiando a
piangere.
- Danielle! - la chiamò la madre. Lei continuò a
correre,
con gli occhi appannati. Nemmeno capiva dove stava andando, non vedeva
niente. Ad un tratto andò a sbattere contro qualcosa.
Alzò il viso e incontrò lo sguardo di due occhi
profondi come un abisso. Allora quel qualcosa era un qualcuno...
- Ehi...- dissero quegli occhi. O almeno lo disse chi possedeva quegli
occhi. Sorrise incerta, tirando su con il naso e allontanandosi dal
ragazzo barcollando. Si accorse perciò di un altro ragazzo,
un pò
più alto del primo, con i capelli ricci e gli occhi verdi.
C'era
anche un bambino, che, mano nella mano con il secondo ragazzo, la
fissava sorpreso. Si asciugò in fretta le lacrime e
osservò con attenzione quei tre. Sembravano fratelli. Forse
erano i nuovi vicini di cui aveva sentito parlare la madre qualche
giorno fa.
- Scusa... - mormorò imbarazzata, rivolta al ragazzo con cui
si era scontrata. - Mi dispiace. -
- Non fa niente. - disse quello sorridendole. Aveva un bel sorriso,
pensò Danielle.
Eve la raggiunse, con il fiatone. - Ehi, Danielle...che ti
è...-
si interruppe quando si accorse che la sorella non era affatto sola. -
Oh. - disse.
Poco dopo Julie versò il tè in cinque grosse
tazze blu.
Portò il vassoio in salone, dove erano seduti Frankie, Joe,
Kevin e infine Eve. Danielle invece era scomparsa nella sua camera,
lasciando i nuovi ospiti con la sorella maggiore. Clarisse
già dormiva, inconsapevole che la mattina seguente Danielle
gliela avrebbe fatta pagare.
- E' buonissimo questo tè, signora Gautier. -
approvò Kevin sorridente. Eve lo continuava a fissare,
incantata da quei modi tanto sicuri e quegli occhi verdi, proprio come
la campagna parigina. - Uno dei migliori tè che io abbia mai
assaggiato. - continuò.
Julie ridacchiò compiaciuta. Julie Gautier amava i
complimenti.
- Cos'è successo a vostra figlia? - domandò Joe
curioso. Kevin gli diede una gomitata. - Ahi! Che c'è? Io
non...- proseguì Joe, lanciando un'occhiata irritata al
fratello maggiore.
- Non importa, - iniziò Julie sorridendo, ormai addolcita
dal complimento di Kevin. - Bhe ecco Danielle sa bene che non voglio
che frequenti certi locali e soprattutto sa bene che non voglio che mi
menta... e oggi l'ha fatto. - concluse sospirando.
Joe sorseggiò dalla sua tazza pensieroso. Avrebbe voluto
sapere qualcosa di più su Danielle. Perchè
piangeva? Nemmeno sapeva il perchè fosse tanto interessato a
quella ragazza; forse perchè quegli occhi blu lo avevano
colpito subito, quegli occhi che contrastavano tanto con i suoi lunghi
capelli rossi. Sorrise, senza nemmeno renderne conto. Alzò
lo sguardo e incontrò quello di Kevin, che lo guardava con
un'aria strana.
- Che ti prende? - gli bisbigliò. Joe scosse la testa,
cercando di nascondere le sue emozioni dallo sguardo attento del
fratello maggiore. Si soffermò a guardare Frankie che
mangiucchiava un biscotto di malavoglia.
- Mi dispiace...ma noi andiamo, ci stanno aspettando, non
è vero Kev? -
Kevin lo osservò sorpreso, poi annuì, lanciando,
con grande sorpresa di Joe, una veloce occhiata a Eve.
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Capitolo 3 *** Il pranzo ***
Alloraaa grazie a chi ha
recensito:
Jollina la verde:
Fedelissima!!! (XD) bhe prima di tutto credo proprio che hai azzeccato
in pieno. Tra Joe e Danielle...bhe leggi questo capitolo e vedrai! Un
bacio e mi raccomando continua a recensire!
Stargirl312: Nuova
lettrice! Spero che anche questo capitolo ti piaccia! Un bacio
Blinkina: eccoti anche
qui! Sono onorata di avere una fan come te! Grazie! Dimmi se ti piace
anche questo capitolo. Bacio
Buona lettura!
Recensite...
-Capitolo Tre-
Il pranzo
Bang bang, he shot me down
Bang bang, I hit
the ground
Bang bang, that
awful sound
Bang bang, my baby
shot me down
[Bang bang - Nancy Sinatra]
Julie rise divertita ad una battuta del signor Jonas, mentre
Danielle alzò gli occhi al cielo. Non poteva credere che
dopo la serata disastrosa di ieri dovesse anche sorbirsi un pranzo
così noioso. Per lo più Eve sembrava molto presa
da Kevin ed i due continuavano a chiacchierare come vecchi amici ad un
angolo della sala da pranzo. Danielle sbuffò. Non capiva
proprio come si erano cacciate in quella situazione.
Quella mattina Julie aveva preparato una deliziosa colazione e l'aveva
portata nella camera della figlia di mezzo, sentendosi un pò
in colpa per la scenata della sera prima. Danielle naturalmente aveva
rinunciato a mantenere il suo broncio e, vedendo la cioccolata calda
con i biscotti zuccherati che Julie aveva sistemato su un vassoio come
solo una madre sa fare, aveva sorriso radiosa e aveva iniziato a
mangiare, comodamente sdraiata sul suo letto.
Si era già scordata di tutto quello che era successo la sera
prima quando la madre aveva avuto la bella idea di invitare la famiglia
Jonas a pranzo. E se pensava che i due figli della signora Denise
l'avevano vista in lacrime...bhe le veniva il mal di stomaco. Nessuno
l'aveva mai vista piangere, escludendo naturalmente le due sorelle e la
madre.
Danielle infilò con forza il cucchiaino nella mousse la
cioccolato e se ne infilò una bella quantità in
bocca.
Almeno c'era il cioccolato a tenerle compagnia.
Evelyne sbirciò di nascosto Kevin, che rideva divertito e
mangiava nel frattempo la sua mousse al cioccolato.
Dio,
com'era carino.
In vita sua, Evelyne Gautier non era mai arrossita pensando a un
ragazzo. Ma sapeva che quando a una ragazza batte forte il cuore e le
gambe diventano di gelatina incontrando lo sguardo di un ragazzo... bhe
può significare solo due cose: o la ragazza a problemi di
circolazione, oppure è innamorata persa.
E per lei ora valeva il secondo caso. Era innamorata persa di Kevin
Jonas, un cantante famoso. In realtà lei non aveva mai
ascoltato una canzone sua e dei suoi fratelli. Dopo tutto una come lei,
che adora la musica classica...come poteva sapere dell'esistenza dei
Jonas Brothers?
Continuò a fissare il ragazzo, con una mano sulla guancia e
il gomito appoggiato sul tavolo.
Ormai la mousse al cioccolato se l'era dimenticata.
Nick sbuffò l'ennesima volta, studiando attentamente la
situazione.
A capo tavola era seduto suo padre, con accanto la madre e Julie. Poi
c'erano Evelyne e Kevin.
Nick notò con disprezzo che la ragazza continuava a fissare
suo fratello mischiando con il cucchiaino da tre ore la sua mousse.
Poi c'era Danielle, che, come lui, sbuffava e brontolava tra
sè e sè, fissando ogni tanto l'orologio appeso al
muro. Joe, dal canto suo, le lanciava occhiate eloquenti, ignorate
completamente però dalla ragazza. Nick trattenne a stento
una risata maligna.
"Stavolta non hai avuto molto successo, fratellino" pensò
Nick sogghignando. "Evidentemente le francesine non sono incantate dal
tuo incredibile fascino".
Seduta ad un angolo, Clarisse fissava gli ospiti in modo distaccato.
"Forse è la soluzione migliore..." ragionò il
ragazzo. "Forse questa ragazza ha capito che l'unico modo per non
annoiarsi è isolarsi completamente. E non sbuffare e
brontolare."
Sorrise suo malgrado, divertito dall'espressione apatica della
sedicenne.
Notò che i suoi capelli erano molto belli, biondi come
quelli della sorella maggiore, ma trascurati. Erano trattenuti infatti
in una coda un pò disordinata.
Gli occhi erano di un blu intenso, e, immaginò Nick, che
Clarisse avrebbe cercato di nascondere la loro bellezza, se solo avesse
potuto. Era vestita in modo particolare. Lui era abituato alle ragazze
della sua età del suo ambiente che davano un eccessiva
importanza all'aspetto fisico, ma non sembrava così per
Clarisse. Era totalmente ribelle, fuori dalle regole. Si notava dal
modo di camminare, dall'aria strafottente e dai modi anticonvenzionali,
non seguiva certo nessun Galateo.
La t-shirt larga che indossava, nascondeva le sue curve, che
però si potevano ben immaginare. I pantaloni così
enormi che probabilmente perfino lui ci avrebbe navigato dentro.
Nick sorrise, pensando a quanto era stramba quella ragazza.
Joe lanciò un'ultima occhiata a Danielle, che lo ignorava
completamente.
"Che diamine!" pensò. "Di solito almeno un po' di effetto lo
faccio!"
Immerso nei suoi pensieri, non si accorse che la ragazza si era alzata
ed era uscita dalla casa, chiudendo piano la porta. Alzò lo
sguardo e notò che Danielle non c'era più. Si
alzò di botto, e senza sapere nemmeno lui che stesse
facendo, corse, raggiungendo Danielle, che seduta su un masso strappava
l'erba frustata.
Si avvicinò cautamente, non sapendo che dire. Cosa poteva
dirle? "Ciao come va?" sarebbe sembrato un'idiota, anche se
probabilmente la ragazza se n'era accorta da un pezzo.
Si schiarì la voce e Danielle si voltò sorpresa.
- Ce vuoi? - sbottò.
- Niente. - rispose.
- Allora vattene. - borbottò Danielle nervosamente.
"Oh no questo è troppo." pensò Joe aggrottando le
sopracciglia. - Oh bhe lo faccio subito! Dopo tutto ho altro di meglio
da fare che seguire una principessina imbronciata! Ti do un consiglio:
scendi dal tuo bel trono. - esclamò. Il ragazzo
sgranò gli occhi, sorpreso di quello che aveva appena detto,
o meglio, urlato. Ma quella ragazza lo faceva imbestalire. Sia
perchè gli piaceva, non poteva negarlo, sia
perchè sembrava così presa da sè da
non accorgersi degli altri.
Danielle boccheggiò, confusa e sbalordita. Quel ragazzo le
sembrava l'ennesimo corteggiatore senza spina dorsale, ma evidentemente
si sbagliava.
- E poi che diamine, hai minimamente pensato al fatto che probabilmente
nemmeno noi moriamo dalla voglia di sorbirci questo noiosissimo pranzo?
- continuò Joe ormai in carica.
- Bhe vedendo la faccia da pesce lesso di tuo fratello davanti a
Eve...direi di no. - rispose lei ironica.
Joe non potè non ridacchiare. Effettivamente era vero. Suo
fratello Kevin era cotto a puntino di quella bionda.
- Già... ma Nick non mi sembra molto entusiasta. E nemmeno
Frankie al dire il vero. - ribattè Joe, sorridendo.
Joe si sedette accanto alla ragazza, e strappò una spiga
infilandosela in bocca.
- Strano, non ti facevo così campagnolo. -
osservò Danielle scrutandolo.
- Bhe io non ti facevo così cittadina. - replicò
Joe ridacchiando.
- Mamma, potrei andare a fare Zorbing? Il primo corso è
proprio oggi...- disse Clarisse pregando con gli occhi la madre, che,
però, era voltata di spalle, intenta nel lavare i piatti.
- Clarisse, falla finita. Quello Zorbin lì.. come si
chiama...- borbottò Julie.
- Zorbing. - la corresse Clarisse.
- Ecco. Quello Zorbing è pericoloso. Tra l'altro dovrei
mandarti da sola? Non mi sembra che i tuoi amici frequentino quel
corso... - osservò Julie asciugnado con uno straccio un
piatto.
- Ma mamma! Tom è malato, ha la bronchite. E Colette...bhe
Colette... - balbettò lei.
- Colette non la mandano, giusto? Ecco hai visto? Non sono l'unica
"mamma cattiva" - sorrise astuta la madre. Clarisse alzò gli
occhi al cielo, malidicendosi mentalmente per aver nominato l'amica.
- Bhe ma se ci andassi con qualcuno...mi ci manderesti? -
domandò speranzosa, con già un preciso piano in
testa.
- Sì, certamente. - rispose Julie ridendo. - Ma tanto
nessuno vuole fare quello.. quel Sobin...-
- Zorbing. - la corresse nuovamente la figlia. - Comunque aspetta e
vedrai... - ridacchiò furbamente.
Nick era seduto sul divano di casa Gautier, aspettando che qualcuno lo
venisse a chiamare e lo riportasse a casa sua.
Magari non quella di Los Angeles...ma almeno nella casa nuova.
Osservò Frankie, che, annqoiato quanto
lui, fissava concentrato le sue mani pitturate di blu.
Un paio di enormi pantaloni gli ostacolarono la vista, facendogli
alzare lo sguardo scocciato.
- Che vuoi? - domandò.
- Mi devi fare un favore. - rispose Clarisse, ignorando completamente
il tono infastidito di Nick. Il ragazzo alzò un sopracciglio
scettico.
- E perchè dovrei accontentarti? -
- Perchè in cambio farò tutto quello che vuoi! -
esclamò la ragazza con occhi supplichevoli. - Ti prego...-
aggiunse, imitando alla perfezione lo sguardo "cuccioloso" del fratello
mezzano di Nick.
Lui alzò gli occhi al cielo, però un po'
intenerito.
- E cosa dovrei fare? - domandò lui.
Clarisse sorrise grata. - Evvai! - gridò. Nick si
alzò dal divano, un pò preoccupato. - Mamma esco
a fare Zorbing! - urlò lei.
"Zorbing?" pensò Nick. "Che diamine è?"
- Che cosa? Clarisse Gautier,
Dimmi.Immediatamente.Cosa.Diamine.Stai.Facendo - Julie la
incenerì con lo sguardo e Nick sentì un brivido
lungo la schiena. Ma evidentemente Clarisse era immune allo sguardo
micidiale della madre.
- Nick si è offerto gentilmente di accompagnarmi alla prima
lezione. - Clarisse lanciò un'occhiata eloquente a Nick, che
annuì terrorizzato. - Bhe...quindi come tu hai detto poco
fa...mi avresti mandato se ci fosse stato qualcuno con me...ed eccolo
qua! - esclamò la ragazza sorridendo. - Bhe ciao mamma, ci
vediamo! - ridacchiò e trascinò il ragazzo per un
braccio, uscendo di corsa di casa e ridendo come una matta. Nick,
contagiato dall'allegria isterica di Clarisse, scoppiò a
sghignazzare come un bambino. Cosa che non faceva da molto tempo.
Alla fine, tutti noi a volte dobbiamo comportarci come
bambini...altrimenti finiremmo per scordarci cosa si prova ad esserlo.
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Capitolo 4 *** Zorbing ***
Bene bene! Ho ottenuto
ben 5 recensioni! Spero che continuerò ad avere questo bel
risultato! ^-^
Alloraaa iniziamo col
rispondere alle recensioni, come al solito...
Stargirl312:
Sono davvero contenta che l'ultima frase ti sia piaciuta, anche
perchè è stata scritta da me e non è
quindi una citazione. Credo però sia vero. Alla fine uno
deve sempre ricordare cosa si prova ad essere un bambino, e credo che,
con una come Clarisse, Nick non lo scorderà! Grazie per i
complimenti, spero che continuerai a recensire! Baci.
Blinkina:
Ti confesso una cosa. Io nemmeno sapevo cosa fosse lo zorbing, prima di
leggere il libro da cui ho preso spunto per questa storia! Ma credo che
nessuno lo sappia! xD Comunque, per farti le idee più chiare
ti riscrivo quello che ho trovato su internet (cosa faremmo senza?!) :
"Lo Zorbing è uno sport nato alla fine degli anni
‘90 che consiste
nell’entrare in una futuristica sfera in PVC e rotolare
giù da un
pendio .Questo sport è frutto dalla mente di due signori
neo-zelandesi:Andrew Akers e Dwane van der Sluis; la cui idea originale
era di usare la sfera (chiamata Zorb) per camminare
sull’acqua. Lo zorbing è ora famosissimo tanto che
nelle principali località
turistiche europee viene proposto come sport al fianco dei
già più
collaudati sci e snowboard; in tutto il mondo si sono formate
comunità
di Zorbonauti(e cosi che si chiama chi pratico questo sport) che
“rotolano” su qualsiasi superficie, dal
normalissimo terreno fino alle
lande ghiacciate passando per deserti, montagne e fiumi." Un bacio.
Jollina la verde:
Ahah! Infatti credo che la faccia che farà Nick
sarà unica! Pffff immaginatelo! Davvero, davvero
terrorizzato! Ma credo lo saremmo tutti, davanti un pendio! Povero...in
che guaio si è cacciato!!! Per quanto riguarda Joe e
Danielle...bhe non so bene come far "evolvere" la situazione, ma credo
che farò succedere qualcosa, anche perchè ormai
è ovvio che accadrà qualcosa tra i due! Eve e
Kevin, bhe ormai già sono partiti quei due in un modo tutto
loro, ma ho una bella idea per approfondire la loro quasi-relazione.
Che credo sarà divertente quasi quanto lo Zorbing...okay non
resisto di dò una piccola anticipazione: Lezioni di guida!
(come hai potuto vedere nel primo capitolo Eve deve prendere la
patente) Ma la faccia di Nick quando dovrà fare lo zorbing
non la supera nessuno!!
Ice_Bubble:
Ma nooo trovo la tua ff adorabile! E anche molto originale! Comunque
grazie hai chiamato la mia misera storiella "opera d'arte"!!! Wow ti
ringrazio sul serio! Sono felice che ti piaccia Clarisse
perchè io l'adoro! La trovo abbastanza impulsiva... e molto
ribelle, come ha detto anche Nick nel capitolo precedente. Spero
continuerai a recensire, un bacio!
Baci a tutte, vi adoro! <3
Kate_
P.S. Mi dispiace se farò qualche errore di battitura (come
nel capitolo precedente, quando Danielle dice "ce" invece che "che"!)
ma scrivo di fretta, e quando ricontrollo non me ne accorgo! Sorry! X3
Tra l'altro la tastiera del mio computer è mezza rotta! ( la
"q" non funziona molto bene e nemmeno il 7, mentre la ù non
ha proprio il tasto sopra...) Okay, lo ammetto. E' completamente rotta!
Un'ultima cosa: questo capitolo è un pò cortino,
spero mi perdonerete! Grazie per la pazienza e buona lettura!
-Capitolo Quattro-
Zorbing
A
quelli che dicono che sono troppo giovani
vorrei dire: si può guidare a sedici anni, andare in querra
a diciotto, bere alcool a ventuno e andare
in pensione a sessantacinque.
E allora a quale età bisogna innamorarsi?
Nick sgranò gli occhi terrorizzato.
"Dio santo in che guaio mi sono cacciato..." pensò
deglutendo nervosamente.
Clarisse gli diede una leggera pacca sulla spalla, sorridendo.
- Rilassati, la prima volta può fare paura. -
ridacchiò.
- T...te l'hai già fatto prima? Questo Zorbing, intendo. -
domandò Nick balbettando. Non si sentiva più le
gambe.
- No! - esclamò Clarisse come se fosse ovvio. Nick
rabbrividì. Quella ragazza era pazza e lui aveva accettato
di farle un favore senza nemmeno sapere di che si trattasse!
Probabilmente era più pazzo di lei. Se Joe l'avesse visto in
quel momento sarebbe scoppiato a ridere: tremava come una foglia ed era
pallido come un fantasma. - Ehi, ehi...non ti preoccupare! E' sicuro al
cento per cento! - aggiunse Clarisse sorridendo, accorgendosi
dell'espressione sconvolta del ragazzo.
- Sicuro al cento per cento?! - ripetè lui sbigottito. - Ma
sei matta? Rotolare giù da una rupe dentro una stupida sfera
trasparente! - esclamò, cercando di ridere. Ma il risultato
fu abbastanza scarso, sembrava avesse ingoiato un rospo.
Deglutì, sentendo le gambe cedergli.
- Nat, smettila è tutto apposto! -
- Nick. Mi chiamo Nick! - urlò. Ora sembrava più
lui il pazzo, però
Clarisse alzò un sopracciglio divertita. " Poverino."
pensò.
- Scusa, non dovevo trascinarti fin qui. Se vuoi non farlo, non
importa. Tanto mia madre non c'è. - disse Clarisse alzando
le spalle. - Diremo che hai fatto Zorbing anche se non è
vero...- aggiunse.
Nick distolse lo sguardo dalla ragazza, pensieroso. Dopo tutto se era
sicuro al cento per cento...e poi non voleva certo che Clarisse
pensasse che fosse una femminuccia! Non poteva tirarsi indietro...
lanciò una veloce occhiata alla ragazza, che
sospirò sconsolata osservando l'istruttore far entrare un
undicenne dentro la sfera.
- No, no. Lo farò anche io. -
Clarisse sorrise raggiante e prese la mano di Nick.
Danielle infilò le mani nelle tasche dei jeans, sospirano
flebilmente. Joe camminava accanto a lei, e ogni tanto si passava una
mano tra i capelli, osservando il meraviglioso panorama e i numerosi
alberi che si inalzavano lungo il percorso.
- E' bella la campagna. - affermò lui, pensieroso.
- Già. - annuì Danielle. - Ma io preferisco la
città. I negozi, la gente, i locali, il casino...-
continuò gesticolando velocemente con le mani.
Joe sorrise di nascosto, trovando quell'abitudine che molto spesso
odiava, adorabile.
Dopo che Danielle si azzittì, seguì un momento di
imbarazzato silenzio, in cui Joe ne approfittò per
osservarla più attentamente, sebbene non facesse altro da
quando l'aveva vista la prima volta.
I capelli rossicci ondeggiavano disordinati sulle spalle sottili,
donandole un aspetto più "contattabile". Sembrava una
ragazza al di fuori di qualunque portata, con quel naso perfetto ed il
fisico slanciato...e poi quegli occhi blu, così particolari
incutevano insicurezza. Caratteristica che Joe non aveva, ma che
sentiva quando era accanto a Danielle.
- Le tue sorelle sembrano delle tipe apposto. - affermò.
Gli occhi della ragazza sembrarono illuminarsi.
- Oh sì! Loro sono semplicemente...loro. - concluse,
arrossendo appena. - Sai, Eve può sembrare distaccata
all'apparenza, ma in realtà è una ragazza
sensibile, piena di qualità. E' generosa, così
tanto da mettere gli altri prima di lei, ha una dote innata per il
disegno e tra l'altro è al classica artista un pò
lunatica con la testa fra le nuvole. E' molto simile a me per alcuni
aspetti... ma al contrario di me è molto fragile, e una
semplice offesa riuscirebbe a mortificarla. Molto spesso si carica
sulle spalle le colpe degli altri, rimanendo piegata dal loro peso... e
altrettanto spesso rimane strabiliata dalla cattiveria degli uomini...
mentre io mi ci sono abituata...- Danielle alzò lo sguardo
sul ragazzo, che la osservava incuriosito. - Che c'è? -
domandò.
- Niente. E' solo che parlando di Eve smebravi molto più
estroversa. - rispose Joe sorridendo.
- Io sono aperta. E' solo che mi hai incontrato in un brutto momento...
- rispose Danielle ad un tratto amareggiata. Joe preferì non
fare domande, e ignorò il cambio d'umore improvviso della
ragazza.
- Parlami di Clarisse. - propose lui.
- Oh, la piccola Clarisse... A soli sedici anni è
già una ribelle. Perfino più di me. - sorrise
intenerita. - Credo sia affascinata dal brivido della paura. O
forse...beh...da quando è morto papà ha iniziato
ad essere attratta dagli sport estremi. Non so, io credo sia
perchè l'adrenalina la fa distrarre dai suoi
pensieri...principalmente da quelli sulla morte o su
papà...- mormorò.
- Mi dispiace...- bsibigliò Joe pentito.
- Oh, no! Papà è morto ormai da qualche anno e
non mi fa più male parlarne. Avevo sedici anni allora, e
Clarisse solo tredici. Una ragazzina di quell'età, cosa
può pensare della morte? Di sicuro è convinta sia
colpa di qualcuno, quando invece non è di nessuno. Il cancro
è una malattia, non una persona con cui potersela prendere.
E se una persona che ami muore... la cosa che più ti libera
dal dolore è accusare qualcuno, o qualcosa. Clarisse non ha
potuto farlo. Io e Eve ce ne siamo fatte una ragione, ma lei no.-
soffiò Danielle.
Joe poggiò una mano sulla spalla della ragazza, che si
voltò e lo abbracciò, sentendo il suo impulso.
Pianse. Pianse per la sua sorellina. Pianse per suo padre, che non
poteva più vederla crescere. Pianse per Eve. Ma soprattutto
pianse per lei.
- Allora. Tranquilla. Accendi il motore. - le ordinò Kevin.
Evelyne sospirò e obbedì.
- Non temere, ho dato lezioni di guida anche a Joe. - disse lui
sorridendo.
- E com'è andata? - domandò Eve uscendo dal
parcheggio.
- Bhe è stato bocciato. - bisbigliò Kevin. Eve
frenò di colpo. - Ma poi ha passato l'esame, la seconda
volta. - aggiunse frettolosamente Kevin.
Imboccarono la prima strada per la città.
- Inizia a rilassarti e parlami di qualcosa. - le consigliò.
- Io non lo so... che vuoi sapere? - domandò Evelyne.
- Non saprei. Parlami di te. -
Evelyne ridacchiò imbarazzata, stringendo le mani sul
volante. - Oh, bhe non saprei. Ecco, io sono una tipa riservata. -
- L'ho notato. - sorrise Kevin. Eve arrossì. - Ma lo sono
anche io. - aggiunse.
- Ecco...io adoro disegnare, così come Danielle ama
recitare. Sono legata tantissimo alle mie sorelle, soprattutto a
Danielle, visto che abbiamo poca differenza d'età. Io sto
per compiere venti anni, mentre lei ne ha appena diciotto. Con lei mi
confido tantissimo e ci scambiamo i vestiti...e anche se siamo per
molti versi diverse...bhe ci intendiamo alla perfezione. -
sospirò, mantenendo lo sguardo sulla strada. Kevin sorrise
appena, cercando di incontrare lo sguardo concentrato di Eve.
- No, aspetta, metti la seconda... altrimenti...- Kevin si interruppe,
accorgendosi che aveva appena posato la mano su quella di Eve, nel
tentativo di cambiare marcia. La ritrasse subito, stupito. E Eve
tentò di fare finta di niente, cercando di bloccare il
groppo che le s'era formato nello stomaco.
"Perchè diamine ha ritratto la mano?" pensò.
- Wow! E' stato stupendo! - urlò Nick entusiasta. - Dico,
non me l'aspettavo! Invece è supendo! Ho sentito
l'adrenalina scorrermi nelle vene è una cosa...come una
droga! Ora capisco perchè sei talmente fissata! -
continuò gridando.
Clarisse scoppiò a ridere, divertita dalla voce isterica del
ragazzo. - Nick, calmati! - esclamò rallegrata.
Quel ragazzo era proprio matto. Forse perfino più di lei.
- Ma davvero, è stato incredibile! - affermò
Nick, abbassando appena il tono di voce.
Clarisse ridacchiò, osservando le sfere trasparenti rotolare
giù dalla rupe.
Sapeva che a Nick sarebbe piaciuto lo Zorbing, così come
sapeva che sarebbe piaciuto a lei.
Sorrise al ragazzo, che ancora estasiato, ridacchiava, sotto l'effetto
euforizzante degli sport estremi. Scosse la testa, pensando a quante
volte lei e Colette avevano riso istericamente per ore dopo aver fatto
boogie jumping.
Era evidente che aveva trovato un altro compagno di avventure. E
soprattutto qualcun a cui insegnare l'arte dello skateboard.
- Nick, ho in mente grandi cose per te...- disse la ragazza.
Nick si voltò smettendo all'improvviso di ridacchiare.
- Oh, no. Ti prego. Una volta mi è bastato... -
mormorò preoccupato.
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Capitolo 5 *** Ingessature e Abbracci ***
Ecco un nuovo capitolo!
Scusate, non ho scritto molto e non posso nemmeno ringraziarvi a tutte!
Spero continuerete lo stesso a recensire, un bacione a tutte quelle che
seguono la mia storia e anche a chi legge solamente. Vi Adoro <3
Kate_
P.S. Questo capitolo non è un granchè e scusatemi
per gli eventuali errori. MI RACCOMANDO RECENSITE!
-Capitolo Cinque-
Ingessature e Abbracci
Lei che se potessi torneresti indietro
tutta la tua vita fino al primo incontro
Lei... lei che non L'ha capito mai...
Lei cHe non gliel hai detto mai...
E adesso pensi a lei che da quel giorno non
l'hai piu sentita..
Lei che se potessi chiederesti scusa lei
lei che chissà se dormirà
o se stanotte come te...
Credeva non ci fosse più e invece
sei lì nel cuore dove l'hai lasciata tu...
[Gianluca Capozzi - Lei]
Danielle si staccò da Joe con violenza, come se solo ora si
fosse accorta che aveva abbracciato il ragazzo.
- Oddio...- bisbigliò imbarazzata.
- Che c'è? - domandò Joe sorpreso, alzando piano
le spalle. Danielle ignorò la sua domanda e
iniziò a camminare verso casa, passandosi una mano sulla
fronte sudata. Joe iniziò a rincorrerla, mentre la ragazza
affrettò il passo nervosa, borbottando tra sè e
sè.
- Oddio. - ripetè.
Joe alzò un sopracciglio divertito e bloccò la
ragazza per la manica della felpa, lanciandole una lunga e penetrante
occhiata, alla quale Danielle abbassò lo sguardo a disagio.
"Che diamine ti prende Danielle? Te non abbassi mai lo sguardo!" si
rimproverò mentalmente fermandosi e cercando invano di non
incontrare gli occhi divertiti del ragazzo. Vagò con lo
sguardo per il prato, poi per gli alberi, poi per il cielo. Niente.
Ritornava lo stesso a fissare il viso di Joe.
- Niente. Non ho niente. - borbottò infastidita. Joe
ridacchiò e lei gli lanciò un'occhiataccia
arcigna.
"Come se le cose non fosssero già abbastanza complicate... "
pensò Danielle. Non poteva innamorarsi di uno come Joe
Jonas! Insomma, certo, lei era sempre e incondizionatamente innamorata
di qualcuno, o almeno le era sempre interessato un ragazzo e non era
mai rimasta senza qualcuno nella testa.
Ora però basta, doveva almeno sforzarsi di non soffrire
più. Per nessuno ragazzo. Anche se il ragazzo in questione
le faceva diventare le gambe di gelatina.
- Sabato fanno una festa al capannone, qui a poca distanza. - disse,
pentendosi subito di aver pronunciato quelle parole. Non avrebbe dovuto
invitarlo, perchè le erano scappate via quelle parole dalla
bocca? Le cose erano due: o voleva invitarlo...o voleva invitarlo.
- Ci sarò! Vedrai...e porterò anche i miei
fratelli! - rispose Joe entusiasta.
Il ballo di inizio Estate era una tradizione che resisteva ormai da
molto tempo nella campagna parigina. Si teneva ogni anno in un vecchio
capannone abbandonato, che veniva puntualmente ripulito da cima in
fondo, decorato e anche illuminato con tante piccole lucette. Insomma,
veniva praticamente rimesso a nuovo. Lo organizzavano per lo
più gli studenti della scuola, mentre gli insegnanti ne
erano completamente esclusi.
Le sorelle Gautier erano solite parteciparvi. Almeno per quanto
riguardava Eve e Danielle, mentre invece Clarisse si teneva lontano da
quel capennone anche se ancora non era il periodo del ballo.
Clarisse saltò sul suo skateboard sorridendo come una
bambina che scarta i regali di Natale. Nick la guardò
dubbioso, osservandola mentre, con alcune acrobazie scavalcò
una panchina.
- Ho già fatto skateboard, ma non a questi livelli. - disse
Nick incrociando le braccia. Clarisse frenò al suo fianco,
squadrandolo con aria di sfida. - Ma comunque proverò a fare
qualcosa... - mormorò assorto. Clarisse ridacchiò
e scese dallo skateboard, posandolo ai piedi del ragazzo.
- Okay. Allora vai, dai. -
Nick annuì e saltò su lo skate. Aveva un buon
equlibrio, riflettè Clarisse. E sembrava a suo agio sullo
skate. Nick si avvicinò alla panchina, aumentando di
velocità. Clarisse arricciò il naso titubante.
- Forse non è una grande... - non terminò la
frase che un tonfo la interruppe. Nick era a terra, accanto alla
panchina, accartocciato come una carta di una caramella. La ragazza
urlò piano e corse verso il ragazzo.
- Nick, Nick! - lo chiamò lei preoccupata. Si
inginocchiò vicino a lui e lo scosse con forza. Nick si
voltò ridacchiando, con il braccio tenuto stretto contro il
petto.
- Ah ah te l'ho fatta... - mormorò lui sogghignando.
Clarisse lo colpì sulla spalla scocciata e si
alzò in piedi furiosa, quando udì un piccolo
gemito.
- Nick...? -
- Ho paura di essermi rotto il braccio. -
Denise corse verso il figlio, seduto su una sedia d'ospedale con il
braccio ingessato poggiato sulle gambe.
- Nick! - urlò. - Che diamine, Nick! Che è
successo? - lanciò un'occhiata a Clarisse, che seduta
accanto al ragazzo, fissava imbarazzata il pavimento.
- Niente, mamma. Sai, lo skateboard...-
- Skateboard?! - ripetè. - Quando mai hai fatto skateboard?!
-
- Ecco... io... - balbettò Nick distogliendo lo sguardo da
quello infuriato di Denise.
- E' colpa mia signora Jonas, - intervenne Clarisse. - l'ho convinto io
a fare skateboard... - continuò coraggiosa.
Denise boccheggiò confusa, guardando prima il figlio poi la
ragazza, che in piedi, fissava ostinatamente la parete di fronte a lei.
Probabilmente aveva paura di incontrare il suo sguardo.
- Oddio, Danielle... - mormorò ad un tratto Eve. La rossa
distolse lo sguardo dal suo armadio per posare gli occhi sulla sorella.
- Credo che non piaccio a Kevin. - continuò con un soffio
Evelyne.
Danielle alzò gli occhi al cielo, gettando un mini vestitino
fucsia a terra. - Smettila, Eve! Sei una noia! Quel Kevin è
pazzo di te, vedrai. - sbottò.
- Non lo so... l'altro giorno, sai no che mi dà lezioni di
guida? - Danielle annuì. - Bhe ecco ci siamo toccati le mani
per sbaglio e lui l'ha subito levata, come se avesse preso una scossa!
O si fosse bruciato! Insomma se lo ripugno tanto... perchè
si è offerto di aiutarmi per prendere la patente? - si
crucciò Eve sprofondando la testa sul cuscino.
Danielle gettò un altro vestitino a terra, rabbrividendo
disgustata per il cattivo gusto che aveva avuto l'anno passato.
- Eve, rilassati, andrà tutto bene. E molto probabilmente
lui ha levato la mano perchè gli piaci, fidati. Oppure
è gay... -
- Gay?! - esclamò la bionda mettendosi a sedere. - Oh no,
non credo proprio. -
- Credici invece. Poi io di queste cose me ne intendo! - si
vantò Danielle alzando le spalle con finta umiltà.
Eve stava per contrabattere quando la porta si aprì,
chiudendosi subito dopo. Clarisse era davanti a loro con un'espressione
rabbiosa sul volto.
- Che succede? - domandò preoccupata Evelyne.
- Niente! - sbottò la sorella buttando il cappellino con la
visiera a un lato della grande stanza. Eve si affrettò a
raccoglierlo. Condividere la stanza con due persone disordinate come le
sue sorelle era molto difficile. Soprattutto per una maniaca
dell'ordine come lei.
- Come no, come no... - la canzonò Danielle ridacchiando.
Clarisse alzò gli occhi al cielo brontolando.
- E va bene, ho fatto fare Zorbing e skateboard a Nick e sua madre
Denise si è incacchiata di brutto. Infatti si è
lamentata con mamma e ora anche lei è arrabbiata con me. -
mormorò Clarisse osservando il nulla dietro le spalle della
sorella. - Ora Nick mi odierà per sempre... gli ho fatto
rompere il braccio! - esclamò sgranando gli occhi.
Danielle scoppiò a ridere, mentre Eve scosse la testa con
aria di disapprovazione.
- Quello deve essere proprio cotto di te per ridursi in questo modo! -
esclamò Danielle ridacchiando. Smise quando notò
il rossore improvviso sulle guance di Clarisse. - Oh. Mio. Dio -
scandì la rossa sconvolta. - Clarisse Gautier si
è presa una cotta! Incredibile! Bhe allora devo intervenire
io, è logico. Vedrai, al ballo di inizio Estate farai un
figurone e lui cadrà letteralmente ai tuoi piedi! -
continuò eccitata.
- Che?! - urlò Clarisse. - Ballo di inizio Estate?! Te lo
scordi! -
- Ecco fatto. "Danielle Cupido" è all'opera... -
mormorò Eve scuotendo la testa sconsolata.
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Capitolo 6 *** Preparativi ***
Grazie ragazze, vi adoro
<3
Continuate
a recensire!
Sbrodolina:
Sono contentissima che sei anche qui! La mia fedele lettrice di All You
Need Is Love, mi segue anche questa long! Grazie mille per i
complimenti, e bhe nel prossimo capitolo potrai leggere con i tuoi
occhi l'effetto che farà Clarisse a tutti, insomma si
incomincia a capire anche da questo capitolo.
Spero che anche questo sia di tuo gradimento, così come
spero che continuerai a recensire! Smack
Jollina la verde:
E' giààà Danielle Cupido. E tra
l'altro credo sia un po' la versione femminile di Joe! Spero questo
capitolo ti piaccia, baci!
-Capitolo Sei-
Preparativi
L'amore non è
razionalità
[Raf - Infinito]
Danielle si passò una mano tra i capelli
rossicci, storcendo
appena il naso. Osservò avvilita la sorella minore, che
seduta
malamente su una sedia del camerino di prova, la squadrava con aria di
sfida.
- Ti prego. - bisbigliò.
- No. Assolutamente no. -
- Ma dai, che ti costa? -
- Non indosserò mai quel
vestito. - sibilò Clarisse incrociando le braccia ostinata.
Danielle osservò a lungo quel viso così diverso
dal suo,
quegli occhi irremovibili, la bocca carnosa piegata in una
smorfia
risoluta. Sorrise appena, stringendo il tessuto dell'abito che teneva
tra le mani. Scosse lentamente il capo e alzò gli occhi al
cielo. Poi, con un finto sospiro rassegnato, da brava attrice qual'era,
appese nuovamente il vestito alla relativa stampella.
- E
pensare che io ci ho messo tanto impegno per trovare questo vestito, in
mezzo a tanti altri... - fissò una seconda volta l'abito con
un
sospiro e si diresse verso uno scaffale del negozio.
- No... - la bloccò Clarisse, tentennante. - Dai, lo provo.
Ma tanto al ballo non ci vengo lo stesso. -
Danielle sorrise furbamente e si voltò verso la sorella,
entusiasta.
- Okay, okay. Intanto prova il vestito, poi ne riparliamo! -
Clarisse alzò gli occhi al cielo e afferrò
bruscamente la
stampella. Entrò nel camerino con passo strascicato e
tirò la tenda con forza.
Eve ispezionò il suo armadio, in cerca di qualcosa di
decente da
indossare. Sugli scaffali niente, solo delle magliette un po'
scolorite, vecchi jeans logori e appenso un solo vestito elegante.
Misero, di un lilla troppo chiaro, tanto sa sembrare bianco. Evelyne
scosse la testa esausta. Non aveva un solo vestito decente, lei i soldi
li utilizzava in altri modi, al contrario di Danielle, che appena aveva
qualche bancanota tra le mani correva al primo negozio e si comprava di
tutto e di più.
Sospirò e richiuse le ante dell'armadio con lentezza,
cercando di non scoppiare a piangere.
Doveva
trovare qualcosa,
qualunque cosa. Altrimenti al ballo non ci sarebbe andata. Ma forse era
la soluzione migliore. Tanto Kevin non l'amava. Che ci andava a fare?
Si lasciò cadere sul letto con un tonfo.
Fissò a lungo il soffitto, in cerca di una qualunque
risposta al suo dilemma.
Iniziò a contare le crepe, ma poi le venne un'idea.
M'ama, non m'ama, m'ama, non m'ama. M'ama.
Sorrise appena, sentendo il cuore aumentare di qualche battito.
L'amava!
Le morì il sorriso sulle labbra. Ma che faceva? Stava
perfino impazzendo. Kevin non l'amava, punto e basta.
Nick cercò di infilarsi la camicia, senza ottenere grandi
risultati.
- Che succede fratellino? - Kevin lo osservò incuriosito,
già completamente vestito e pettinato.
- Per colpa di questo stupidissimo gesso non riesco a infilarmi la
camicia... - borbottò lui gettando l'indumento a terra. Si
sedette sul divano passando la mano non ingessata su una gamba, nel
vano tentativo di lisciare il tessuto, ormai totalmente sgualcito.
- Dà qua, faccio io -
Kevin fece indossare la camicia al fratello con attenzione quasi
materna. Il silenzio tra i due era molto pesante e Nick non
potè
fare a meno di lanciare un'occhiata al fratello, incuriosito.
- Che ti succede? - domandò aggrottando appena le
sopracciglia.
- Niente, niente. -
Il minore alzò gli occhi al cielo. - Smettila, ti conosco. -
- E va bene... - si arrese Kevin scrollando le spalle. - Evelyne, la
sorella della tua amichetta... -
- Non è la mia amichetta! - la interruppe Nick nervoso.
- E va bene, e va bene... - Kevin alzò le spalle e
osservò il fratello scettico. - A me sembrava che fra voi
due ci
fosse qualcosa...Comunque le sto dando lezioni di guida e non so il
perchè ma ecco... io sto con Meg come sai bene e non dovrei
sentirmi in quel
modo quando sono in compagnia di Eve... capisci? -
- L'unica cosa che so è che non capisco come tu possa stare
con
una come Meg. E' incredibilmente schizzinosa e antipatica... -
mormorò Nick storcendo il naso infastidito. Meg era la nuova
ragazza di Kevin e oltre ad essere molto viziata, trattava Nick come se
avesse l'età di Frankie.
- Per certi aspetti è vero... ma è una brava
ragazza... - borbottò Kevin poco convinto.
Nick sbuffò cinico.
- Non è tanto male...comunque pensa che viene tra qualche
giorno
a trovarmi. - continuò il maggiore sovrappensiero.
Come l'avrebbe presa Eve?
- Dai Clarisse, vuoi uscire si o no?! -
- No! -
Danielle alzò gli occhi al cielo e spostò la
tenda del
camerino con forza, trovandosi davanti ad una ragazza bionda, con la
vita stretta e i fianchi proporzionati al resto del corpo. Era una
bella ragazza e sicuramente non
era Clarisse. Non poteva essere lei.
- Oddio. - mormorò la rossa strabiliata.
- Lo so, lo so! Sono orribile, me lo tolgo subito questo stupido
vestito... ridammi i miei bei jeans! -
- Oh no, no! - si affrettò Danielle. - Sei stupenda
sorellina,
oddio mi sto perfino commuovendo! Stasera spezzerai molti cuori, me lo
sento! -
Clarisse distolse lo sguardo dubbiosa.
- Non credo sia una buona idea. - bisbigliò incerta. - Io
non
sono così. Non sono quella... - indicò lo
specchio,
lanciando un'occhiata turbata a quel riflesso. I capelli erano li
stessi, biondi, un po' secchi, legati in una coda disordinata e gli
occhi erano rimasti uguali, blu e cupi.
Ma il suo corpo...sembrava quello della sedicenne che era e ne aveva
paura. Il seno era ben evidente dato la scollatura a V e il vestito
lungo fino alle ginocchia scopriva le gambe perfette, modellate dal
tanto sport che la ragazza praticava.
- Io non sono così. - ripetè.
Danielle le lanciò una lunga occhiata comprensiva e poso le
mani sulle sue spalle.
- Te sei quello che vuoi essere. Non c'è niente di male a
essere
un po' vanitosi a volte. E perchè no? A mostrare la propria
bellezza. Perchè tenti in tutti i modi di nasconderla? -
- Io... non lo so. Credo che ho paura di essere giudicata solo per il
mio aspetto fisico e non per quello che c'è dentro di me. -
- Se alludi a Nick... bè non temere non ti
giudicherà per
il tuo aspetto fisico. Non lo farà, ne sono sicura. -
Clarisse stava per controbattere quando cambiò idea.
Alla fine era inutile negarlo, era cotta a puntino di Nick Jonas.
Eve sorrise raggiante. Quello sì che era un vero armadio!
Esaminò uno a uno i vestiti della sorella, appesi alle
rispettive stampelle e ordinati a secondo del colore.
Chissà perchè ma Danielle era ordinata solo
quando si trattava del suo armadio.
Evelyne battè le mani entusiasta. Quello era il
paradiso.
Sarebbe entrata nell'armadio e ci sarebbe rimasta, se solo avesse
potuto.
Sfiorò un vestito lungo, rosso, con l'allacciatura dietro il
collo. Poi ne accarezzò un altro, più corto,
giallo
limone, con delle paillettes applicate su il lato destro.
Semplicemente stupendi.
Dopo tutto, sua sorella l'avrebbe perdonata. O no?
Buste, pacchetti di tutti i tipi, da ogni tipo di negozio.
Danielle lanciò un'occhiata felice alla sorellina, che
trotterellava al suo fianco. I capelli biondi lasciati finalmente
liberi e dopo una capatina dal parrucchiere erano brillanti e
ricadevano con dei piccoli boccoli sulle spalle della ragazza.
Sospirò soddisfatta. Anche lei si sentiva più in
forma
che mai. I lunghi capelli rossi e lisci lasciati sciolti come
al solito
e la frangia scendeva perfetta sulla fronte ambrata.
Inoltre il vestito che aveva comperato, (l'ennesimo abito che avrebbe
indossato una sola volta e poi tenuto nell'armadio per anni) era
davvero spettacolare. Blu notte, senza spalline, aderente fino ai
fianchi e lungo fino alle ginocchia.
Sì, avrebbe decisamente fatto colpo quella sera.
Ma forse, un ragazzo in particolare avrebbe apprezzato il suo
abbigliamento.
Vesito di
Clarisse ---> http://imgs.yoox.biz/34/34012708_2.jpg
Vesitito di Danielle --->
http://www.bazarissimo.com/pimages/pict1564_204216_grand_04.jpg
( Per vederli dovete copiare il link sulla barra sopra la
pagina, chiaro?)
Per vedere il vestito di Eve dovrete aspettare il prossimo
capitolo. Baci, vi adoro <3
|
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Capitolo 7 *** Il ballo ***
Ecco il nuovo capitolo.
=)
Dico solo che ringrazio le mie due fedelissime lettrici, Jollina la
Verde e Sbrodolina. Grazie di cuore <3 Vi adoro.
-Capitolo Sette-
Il ballo
C'è chi odia,
c'è chi ama,
io non riesco a dormire quando sento un tuo pensiero che mi
chiama
[Pensa a me - Mc feat. Taky]
Una Evelyne sorridente
si esaminò allo specchio, un po' preoccupata.
Quel vestito blu
davvero le piaceva tanto. Era di Danielle, ma di
sicuro lo avrebbe ceduto, dopo tutto tra sorelle ci si aiuta. Sorrise
raggiante e si esaminò attentamente. Il corpo magro fasciato
in
quell'abito come la notte, aderente fino ai fianchi. Forse le era un
po' largo sul petto, ma era comprensibile visto che Danielle era molto
più formosa di lei.
Comunque se lo sarebbe
fatto andare bene. E non avrebbe rinunciato a quell'abito per nulla al mondo...
Nick
sospirò. Finalmente quella maledetta giacca era infilata.
Kevin ansimò al suo fianco.
Aveva faticato per
riuscire a
fargliela entrare; quel maledetto gesso gli impediva di svolgere la
più semplice delle azioni. Ad un tratto si
ricordò che ad
un ballo, generalmente, si balla. Lui come sarebbe riuscito a ballare
con Clarisse, con quel braccio fasciato?
Clarisse.
Perchè
diamine aveva pensato a lei? Scrollò violentemente la testa
e si
osservò allo specchio. Lo smoking gli donava e nonostante il
braccio ingessato... poteva ritenersi soddisfatto.
- Perchè hai
addosso il mio vestito?! -
- Ecco, pensavo che tu
avresti potuto prestarmelo, visto che io non ne ho uno decente... -
- Assolutamente no!
Sceglitene un altro, quello me lo metto io! -
- Ma... - Eve
spalancò gli occhi sorpresa.
"Questo vestito lo devo
indossare io assolutamente" pensò, non
ragionando più con la sua testa ma seguendo solo il suo
istinto femminile. Quello che aveva indosso era il classico vestito che
appena lo vedi pensi: "Deve essere mio". E ad Eve non passava nemmeno
nell'anticamera del cervello il pensiero di cederlo.
- Spogliati, mi devo
preparare. - la ammonì Danielle sogghignando.
O almeno a Eve
sembrò che stesse sogghignando.
- No. -
- No? -
ripetè la mezzana sbalordita.
- Mi piace come mi sta
e non ho nessuna intenzione di cederlo. Inoltre sta sicuramente meglio
a me. - sibilò Eve cattiva.
- Dammelo
immediatamente! - Danielle iniziò a cercare di
slacciarle il vesito, ottenendo ben pochi risultati. Ne
scaturì
un specie di lotta, durante la quale le sue sorelle inziarono a
schiaffeggiarsi, spintonarsi e graffiarsi. Clarisse accorse
preoccupata, già vestita e truccata, ma peggiorò
ancora
di più la situazione e quindi si tenne ben lontana dalle due
furie che si stavano azzuffando, urlando insulti e imprecazioni.
- Che succede qui?! -
la voce potente e auterevole di Julie risuonò nella stanza,
facendo immobilizzare tutte e tre le ragazze.
- Mamma? -
domandò incerta Danielle, ancora con una mano tra i capelli
ormai arruffati di Eve.
- Vi pare il modo di
comportarsi? Litigare per un vestito! - le riprese
arrabbiata. Una mano sul fianco e l'altra agitata in aria come una
bacchetta.
- Non un vestito, il vestito!
- rispose Eve affannata. - Sta bene a tutte e due, anzi più
a me
che a lei, ma nessuna delle due ha intenzione di cederlo! -
Danielle
annuì, rendendosi dopo conto delle parole della sorella. -
Più a me che a lei?! Ma per favore! A malapena
riesci a riempirlo! -
Eve spalancò
la bocca, punta dal vivo. - Cooosa?! -
- Smettetela! Il
vestito dovrebbe indossarlo Danielle, poichè
è lei che l'ha comprato, mentre per te Eve... bhe bastava
chiedere, ho io l'abito giusto per te, visto che abbiamo lo stesso tipo
di corporatura... - mormorò Julie pensierosa.
- Uffa... -
brontolò la maggiore lanciando un'occhiataccia a una
trionfante Danielle.
Le luci colorate
risplendevano nella sala, da una parte c'era il palco,
dove suonava un gruppo sconosciuto, mentre la pista da ballo era
completamente piena, così come il tavolo da bar.
- Mha! Siamo cento
volte meglio noi... - asserì Joe squadrando
gli individui che si scatenavano sul palco, al ritmo di una chitarra
elettrica e una batteria.
Kevin annuì
mentre Nick nemmeno li ascoltava, stava in
realtà esaminando la sala, forse nella disperata ricerca di
qualcuno.
- Fratellino? Che fai,
tenti di individuare Clarisse? - lo schernì Kevin
ridacchiando. Si interruppe quando la vide.
Evelyne sorrise,
sentendosi per la prima volta bella. Aveva anche fatto l'ingresso
trionfale! Sorrise raggiante ed esaminò la sala, incontrando
subito dopo un paio di occhi verdi meravigliati e brillanti come due
diamanti. Gli rivolse un'occhiata raggiante e gli si
avvicinò elegantemente.
- Salve... -
mormorò.
- Buona sera! -
esclamò Kevin. - Stai molto bene stasera. -
- Anche tu. -
I due si scambiarono un
sorriso e quando partì un lento, Kevin si inchinò
sorridendo e le porse la mano.
- Mademoiselle... -
Eve sorrise e
appoggiò la sua mano su quella del ragazzo
- Oh merci... -
- Ehi Clarisse!
Clarisse! - urlava, sbracciandosi per farsi notare dalla bionda, che,
di spalle, non lo sentiva a causa della musica a tutto volume. -
Clarisse! - ripetè invano. Si precipitò verso di
lei, dando qualche gomitata qui e là. La chiamò
nuovamente, stavolta usando un tono più basso e finalmente
lei si voltò. A Nick quasi venne un colpo.
La Clarisse che
conosceva, con i capelli secchi, legati in una disordinata coda; la
Clarisse con i jeans di due taglie più grandi e le t-shirt
enormi, la Clarisse con lo skate sotto i piedi era stata sostituita da
una ragazza che ci assomigliava molto vagamente. Gli occhi - quei
bellissimi occhi - erano sempre di quel blu cupo e misterioso, in cui
ti perdi dentro per quanto sono profondi. Ma per il resto quella
ragazza era l'opposto della Clarisse che Nick conosceva. Il suo corpo
grazioso era fasciato in un vestito altrettanto bello, che riusciva
alla perfezione nel suo intento: far immaginare.
Nick riusciva a
immaginare tutto con la sola forza del pensiero. Arrossì
appena capendo che la sicurezza che aveva accumulato era ormai
andata a farsi benedire.
- C...Clarisse... Sei
bellissima... - balbettò distogliendo lo sguardo dalla
ragazza raggiante. - Quasi non sembri tu. - aggiunse lui.
Quel sorriso che aveva
illuminato il volto di Clarisse si spense all'istante all'udire di
quelle parole mugugnate.
"Quasi
non sembri tu"
"Che intende dire?"
pensò preoccupata. "Non gli piaccio... non dovevo dar retta
a Danielle, maledizione!" Clarisse si passò una mano nella
chioma bionda. Non la riconobbe. Solitamente i suoi capelli erano
secchi, mentre invece quelli erano morbidi e lucidi, boccolosi, come
quelli di una bambola.
"Una bambola, mi sono
trasformata in una bambola" pensò rabbrividendo.
- Non che tu non mi
piaccia, anzi... ti trovo in forma. -
brontolò Nick rosso come un peperone.
Clarisse sorrise. -
Grazie, anche tu sei in forma...apparte... - indicò
velocemente il braccio del ragazzo, imbarazzata.
- Oh, no guarda... non
mi fa male. Sul serio... -
- Bene. Allora puoi
ballare? - domandò Clarisse, pensando tra sè e
sè dove avesse trovato tanta grinta e sfacciataggine.
- Sì... -
rispose Nick confuso.
- Allora mi inviti o lo
devo fare io? -
- Mmmm dire un bel
sei... -
- Ma che quello al
massimo cinque, non di più! -
Danielle e Colette
erano appoggiate al bancone del bar, assegnando un voto approssimativo
a ogni ragazzo che passava.
- Quello è
un dieci e lode, direi! - esclamò ad un tratto Colette
raddrizzandosi. Danielle si voltò verso il punto che
indicava l'amica e individuò una chioma nera che non avrebbe
mai voluto vedere.
- Oh no... -
mormorò, poi con un unico sorso, mando giù tutto
il drink contenuto nel bicchiere che aveva tenuto saldamente in una
mano fino ad allora. - Oh no... - ripetè scuotendo la testa.
- Che hai, Dani? -
domandò Colette osservandola attentamente. - Lo conosci? -
Non ricevendo nessuna
risposta la ragazza emise un urletto entusiasta. - Lo conosci! Lo
conosci! Ti prego, ti prego fammelo conoscere! - starnazzò
Colette esultante. - Sempre che non ti interessa.... - aggiunse subito
dopo. - Ti interessa? -
Danielle
boccheggiò, non sapendo bene come rispondere. Gli
interessava Joe Jonas? Incontrò lo sguardo dell'amica. Era
chiaro lontano un miglio che nel frattempo Colette stava pregando in
mente sua in una risposta negativa.
- Se mi interessa? -
domandò la rossa più a sè stessa che
ad altri. - No, certo che no. -
Vestito Eve
---> http://img98.imageshack.us/img98/8039/abitoblugirlqt8.png
Ricordatevi naturalmente di copiare il link nella barra in alto.
Un bacio (L)
.
|
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Capitolo 8 *** Lacrime trattenute ***
Uff sto ricevendo
pochissime recensioni, precisamente sempre due, da parte di Sbrodolina
e Jollina la Verde (le mie adorate e fedelissime lettrici grazie vi
adoro ragazze <3)
Per carità, non mi lamento a me piace scrivere e non lo vedo
come un obbligo questa storia, però preferirei avere
più stimoli, mi capite? E' come se, mettiamo... uno
scrittore (non che io sia una scrittrice, non mi ci avvicino nemmeno
lontanamente) scrivesse molti libri ma avesse pochi fan. Bhe sarebbe
una delusione. Quindi lancio un appello a chi mi tiene tra i preferiti,
a chi legge o a chi recensiva prima e ora non lo fa più. Non
vi dico naturalmente di recensire ogni capitolo, ma almeno ogni tanto!
Ve ne sarei molto riconoscente!
Ora passiamo ai ringraziamenti delle mie due più care
lettrici:
Sbrodolina:
Oh quanto sei dolce! Paragonarmi addirittura a una fata è un
vero onore per me, anche perchè ho sempre adorato le fate.
Sono contentissima, se non di più, che ti convolga nella
storia e ti faccia ridere, perchè questo è
proprio il mio intento! Bhe sì, innanzitutto Joe
è da dieci e lode e poi Eve (sì, si scrive
così) e Kev sono davvero molto dolci insieme, anche se
avranno non pochi problemini, come anche leggerai in questo capitolo.
Un bacio, continua a recensire!
Jollina la Verde:
Poverina! Influenza! E hai comunque recensito! Wow sei davvero una
soddisfazione! Comunque spero che nel frattempo ti sia passata e che tu
ora stia meglio. Sono contenta ti piaccia il vestito nuovo di
Eve, perchè per trovarlo ci ho messo un pomeriggio intero!
Per quanto riguarda Nick e Clarisse... bhe io li trovo molto buffi, per
così dire, perchè sono impacciati e molto
divertenti. Comunque ci hai visto giusto: visto che Danielle non ammete
che le piace Joe... bhe si crearanno grossi malintesi. Ma non ti rovino
la sorpresa! Un bacio <3
Buona lettura, un bacio a tutti
(L)
Kate_
-Capitolo Otto-
Lacrime trattenute
You are the Dancing Queen
young and sweet only seventeen
Dancing Queen
feel the beat from the
tambourine, oh yeah
you can dance, you can jive
having the time of your life
see that girl, watch that scene
dig in the Dancing Queen
[Dancing Queen - Abba]
Danielle fulminò con un'occhiata l'amica, che
però
era troppo occupata a fissare Joe Jonas ogni volta che passava davanti
al bar per accorgersene.
- Dài fammelo conoscere, ti prego! - i suoi pensieri vennero
interrotti dalla voce squillante di Colette, che con le mani giunte
come in segno di preghiera, la fissava supplichevole. E ora come faceva
ora a rimangiarsi la sua stupida risposta?
- Sì. Aspetta un momento che lo chiamo. -
"E mica mi sto zitta eh?" pensò in mente sua Danielle.
- Joe! - urlò in mezzo alla folla che ballava a tempo di
musica.
Danielle intravide con soddisfazione Clarisse e Nick, che ridendo come
due bambini si divertivano con giravolte e caschè. Joe Jonas
sorrise alla rossa, felice più di un bambino che scarta i
regali
a Natale. Le si avvicinò e lei potè ammirarlo in
tutto il
suo fascino: la giacca nera, la camicia bianca un pò
spiegazzata... e quei capelli così folti, in cui avrebbe
volentieri immerso la mano. Danielle scosse la testa, pensando a come
l'alcol le facesse subito uno strano effetto. Non avrebbe dovuto
decisamente più bere.
- Joe, volevo farti conoscere la mia amica Colette. Vieni! -
Il sorriso del ragazzo si spense all'improvviso. Aveva capito tutto.
Danielle si avvicinò all'amica e le bisbigliò
all'orecchio:- Ci chiacchieri per un minuto o due poi, mentre stai per
andare via gli dici qualcosa di provocante. Tutto chiaro? - - Oddio,
non ce la posso fare. Mi ha visto? - Colette si mordicchiò
il
labbro inferiore, mentre il panico le si disegnò sul volto
già teso.
- Oh, per l'amor del cielo! - Danielle diede uno spintone all'amica,
che
per poco non svenne quando si ritrovò tra le braccia di Joe.
- Sai, Colette mi ha detto che conosce il vostro gruppo, i Jonas
Brothers. - intervenne Danielle capendo che la situazione era
disastrosa. Colette le lanciò un'occhiata perplessa, mimando
con
le labbra: - I che? -
Danielle trattenne un risolino e guardò Joe che per fortuna
non sembrava essersi accorto di nulla.
- Adora la vostra musica! - continuò Danielle lanciando
un'occhiata a Colette, la quale annuì poco convinta.
- Cosa? Oh. Grazie. - Joe fissò qualcosa di impreciso dietro
la sua spalla.
" Mi sa che sarà più complicato del previsto. "
si disse Danielle sospirando.
Colette era lì in piedi accanto a lei, rossa come un
pomodoro
molto maturo. In realtà era più simile a un pesce
rosso
fuori dalla sua brocca, con quella bocca spalancata.
- Siete molto bravi. - continuò Danielle perdendo ormai le
speranze.
- Sì, sicuramente meglio di molti altri gruppi in vetta alle
classifiche. - intervenne Colette timidamente.
- Davvero la pensi così? - domandò Joe,
finalmente più partecipe alla conversazione.
Danielle cercò di ignorare che stava guardando lei, e non Colette.
- Sai, sei bellissima stasera. -
- L'hai ripetuto almeno un milione di volte, Kevin... -
balbettò Eve imbarazzata.
Lì, abbracciata al ragazzo di cui era innamorata, in mezzo
alla
pista, con la musica di sottofondo. Era tutto così
perfetto.
- Non posso farne a meno... - le bisbigliò lui.
Evelyne rabbrividì, sentendo le labbra del ragazzo sfiorarle
l'orecchio. Lui si avvicinò di più, tanto che Eve
avvertì con un tremito il fiato caldo di Kevin accarezzarle
il collo. I loro
nasi quasi si toccavano e le loro bocche si avvicinavano, per poi
allontanarsi di nuovo, in una danza tormentata.
- N...non posso. - soffiò lui allontanandosi. La mano, che
prima era
scesa lentamente verso il fondoschiena della ragazza, ora era di nuovo
al suo posto. Il
volto era molto distante e lo sguardo lontano. Continuavano a ballare,
ma come due estranei. Freddi. Distaccati. Gelidi.
L'atmosfera si era spenta così velocemente che Evelyne a
malapena se ne era accorta. Sentiva le lacrime pungerle ai lati degli
occhi, la bocca tremare appena. Niente, lui continuava imperterrito a
fissare il vuoto dietro di lei.
Perchè continuava ad illuderla? Prima sembrava che anche lui
ricambiasse i suoi sentimenti... e poi invece la rifiutava,
provocandole una sofferenza indescrivibile.
Evelyne appoggiò dolcemente il capo sul petto del ragazzo.
Chiuse gli occhi e sospirò, trattenendo le lacrime. Non si
allontanò da quel ragazzo che la faceva tanto star male. Non
ce la faceva; avrebbe preferito continuare a tormentarsi per lui, che
stargli lontano.
Kevin accarezzò delicatamente i capelli biondi di Evelyne,
mentre continuavano a ballare. O meglio: a dondolarsi da un lato
all'altro senza però spostarsi dal punto in cui si
trovavano. Abbracciati, stretti l'uno all'altro.
La testa della ragazza era appoggiata al suo petto e lui non voleva che
si staccasse. Lo sentiva con ogni fibra del suo essere: avrebbe voluto
baciarla. Poco prima, quando aveva mormorato quel "non posso" si era
sentito morire. Nemmeno sapeva dove l'avesse trovata quella forza. Se
fosse stato per lui l'avrebbe baciata con passione.
Kev sospirò flebilmente, pensando tra sè e
sè quanto fosse strana Evelyne. Le aveva detto che non
poteva baciarla e lei aveva continuato a ballare con lui. Non era
scappata, non aveva urlato, non l'aveva picchiato. Si era limitata a
guardarlo e poi a stringersi a lui, provocandogli un brivido lungo la
schiena.
Se Meg avesse saputo di Evelyne che avrebbe detto? Come avrebbe reagito?
Oh bhe caro Kevin... non temere troverai presto le risposte che tu
cerchi.
Dopo tutto Meg ti verrà a trovare tra qualche giorno...
Nick si stava divertendo da morire. Ballava come non aveva mai ballato
in vita sua, rideva come non aveva mai fatto.
Clarisse e lui avevano trascorso la serata saltellando e esibendosi in
una serie di caschè e giravolte degne di questo nome. Ormai
non capiva dove si trovava per quanto la testa gli girava. La ragazza
gli fece segno di seguirla e Nick obbedì, barcollando mentre
cercava di seguirla.
Nemmeno aveva bevuto un goccio di alcol ma l'euforia che aveva in
circolo nelle vene bastava da sola.
- Mi sono stancata di ballare. - disse Clarisse urlando un po' per
farsi sentire.
- Anche io. Mi gira la testa! - rispose lui sorridendo. Non si era mai
divertito tanto. Era strano che il buon vecchio Nick se la stesse
spassando in quel modo. Era sempre stato un tipo serioso, con lo
sguardo responsabile e la bocca mai
piegata in un sorriso. Non era un ragazzo allegro o
solare, affatto. La madre per definirlo diceva che era un ragazzo
responsabile e maturo. Non proprio il massimo per un sedicenne.
Eppure, da
quando aveva conosciuto quella stramba ragazza con lo sguardo sempre
vivo e il sorriso sempre pronto... era uscito fuori un altro Nick, un
altro lui, che non credeva esistesse. Era ridiventato un bambino vivace
e giocherellone.
Quasi si sembrava Joe.
- Mi diverto con te. - mormorò senza riuscire a trattenersi.
Clarisse si voltò sorpresa a guardarlo. Poi sorrise
teneramente e si sporse verso lui, dall'altra parte del tavolino che
avevano trovato libero. Il cuore di Nick iniziò a battere
più forte, tanto che lui si portò una mano al
petto, pensando che anche da fuori si sentisse quel baccano.
Ma si era agitato per niente. Clarisse si limitò a dargli un
bacino all'angolo della bocca, facendolo ugualmente arrossire e
sorridere stupidamente.
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Capitolo 9 *** Verità ***
Eccomi qui ragazze! Perdonatemi,
perdonatemi davvero per il ritardo mostruoso! *si china in ginocchio e
chiede perdono*.
Ma sono
stata davvero occupata in questi giorni e vi avviso subito che anche in
questa settimana non aggiornerò perchè parto per
il Camposcuola! Yuppiiii
Tra
l'altro gli esami di terza media si avvicinano e quindi
dovrò studiare, purtroppo.
Ma per
scusarmi vi ringrazio una per una e vi faccio leggere questo nuovo
capitolo, che mi è costato MOLTA fatica (è anche
un po' cortino *si nasconde sotto al tavolo*). Tra l'altro qui a casa
mia ci sono ben tre cani: uno mio, uno di mia nonna e uno di un'amica
di mia sorella, che gliel'ha lasciato per tutta la settimana.
Perciò potete immaginare in che stato sono, tra corse,
litigi e l'abbaiare continuo, anche in piena notte. In più
ci si mette mia sorella che russa. Okay basta che così vi
annoio!
Passiamo ai ringraziamenti, careH!
Jeeeeee:
Che bello una luova lettrice! Sono contentissima. Che poi io
sono proprio come te, leggo le ff ma non recensico mai! Spero che d'ora
in poi te però lo farai! (Ma ti capisco se non lo fai)
xD oddio nota quanto è contorto questo
ringraziamento. Vabbè meglio che ti lascio leggere
và! Un bacio <3
Stargil312:
Yuppiiii una fan accanita! Okay allora mi raccomando continua a
recensire! Non ti preoccupare, non mi abatterò
perchè comunque mi diverto a scrivere questa storia! (P.S.
Nick e Clarisse sono adorabili, è vero, ma in questo
capitolo non ci saranno, per accontentarti il prossimo sarà
quasi interamente dedicato a loro!)
Jollina la verde:
Okay, dirò a tutti quello che pensi e quello che devono
fare! XD hehehe apparte gli scherzi, come al solito hai indovinato...
bhe ti lascio alla lettura cara! Un bacio
EllieGoodman:
Wow stavolta le recensioni sono tante! bhe spero continuerai a
recensire, un bacione <3
Balessia: Sono
contenta che tu sia stata sincera, sai? Certo, un po' mi dispiace
perchè Danielle e Joe sono la mia coppia preferita, ma
comunque apprezzo la tua onestà! Poi sono contentissima che
anche qui tu abbia recensito! *yuppi nuova lettrice!* Un bacio.
Buona lettura a tutte!
Kate_
-Capitolo Nove-
Verità
L'amore non vede i difetti, l'amicizia li ama.
[Anonimo]
- Uno, due, tre... Forza ragazze! Manca poco! Fate un
movimento circolare con le braccia, che devono rimanere all'altezza
delle spalle...e un, due e tre! -
Una voce starnazzante e molto fastidiosa proveniva da casa Gautier.
Danielle ansimava davanti alla tv, con gli shorts di tessuto e la
cannottiera un po' sbrindellata. Seguiva con fatica la donna dall'altra
parte dello schermo, che con un sorriso raggiante e del finto sudore
spruzzato per tutto il corpo magro e tonico, si muoveva velocemente da
una parte all'altra, compiendo movimenti ben poco verosimili. Almeno
per una persona normale.
- Chi diamine me lo fa fare...questa brutta gallina... -
brontolava in tanto lei, mentre senza ottenere buoni risultati cercava
di imitare l'insegnante della tv. Danielle si
passò stancamente una mano sulla fronte, imperlata dal
sudore.
- Ma infatti chi te lo fa fare... - intervenne Colette, che, seduta
comodamente sul divano, la osservava critica mentre sgranocchiava un
crossaint. - Che poi te hai un corpo perfetto, mica come me! -
continuò la mora.
- E dai, Col... smettila. - rispose Danielle affannata, cercando di
sfiorare la punta del suo piede. - Accidenti... - mormorò,
rinunciando poi a svolgere quell'esercizio disumano. Si alzò
dal tappetino che aveva sistemato a terra come le vere professioniste e
rinfilò il DVD nella sua custodia, sbuffando quanto
notò la copertina: la donna gallina sorrideva irritante con
le braccia alzate e le gambe piegate, in modo di mettere il suo bel
ventre piatto in evidenzia.
- Ecco, visto che hai finito con questa pagliacciata... che ne dici se
cerchiamo il misterioso Joe? - propose Colette sbriciolando con le dita
il croissant già mangiucchiato..
Danielle sgranò gli occhi sorpresa. Non si aspettava che
l'amica ci iniziasse a tenere così tanto a quel ragazzo.
- Wow... allora ti interessa davvero. - disse infatti.
- Bhe sì... c'è qualcosa di male? -
- No, no. Solo che non credevo. Comunque abita qui vicino, sai? -
continuò Danielle trattenendo un sorriso. - Lì. -
indicò dalla finestra del soggiorno la casa dei Jonas, che
era molto evidente in mezzo al verde dei tanti alberi.
- Ti prego, andiamoci! - esclamò Colette. Danielle distolse
lo sguardo da quello supplichevole dell'amica. La sera prima quasi
stava svenendo, mentre Joe continuava a fissarla e ignorava
completamente i patetici tentavi di Colette, che, inutilmente, aveva
cercato di attirare la sua attenzione in tutti i modi.
Danielle ritornò a fissare la casa dei Jonas e
avvertì un brivido lungo la schiena. Che diamine le
prendeva? Non avrebbe dovuto sentirsi così. E poi ormai Joe
era di Colette, era riservato a lei e non poteva rovinare tutto! Erano
amiche e le amiche non si tradiscono mai per un misero e inutile
ragazzo.
Eve lanciò un'occhiata nervosa a Kevin, che, seduto accanto
a lei, sembrava molto tranquillo, a differenza sua.
Accese il motore e partì, con le mani che le tremavano per
l'emozione. Più che altro era emozionata perchè
c'era lui, lì accanto a lei.
Sbirciò di nascosto il viso serio e concentrato del ragazzo,
che spartiva ordini e consigli sulla guida come un vero e esperto
insegnante. Strinse appena le mani sul guidante, pensando alla sera
prima e come si era sottratto da lei, dal bacio che avrebbe volentieri
schioccato sulle labbra morbide di lui.
Non sapeva nemmeno come era riuscita ad accettare una seconda lezione.
Se fosse stata una ragazza sana di mente, con un po' di sale in zucca,
avrebbe sicuramente rifiutato di sedere accanto a uno come Kevin per
un'intera oretta, con anche il rischio di qualche inavvertito
sfioramento di mani.
Che poi era già successo.
- Svolta a sinistra, Eve.
-
Quasi sussultò, quando sentì il modo in cui
pronunciava il suo nome. Con attenzione, dolcezza ma anche una vena di
desiderio. O almeno così le sembrava, ma probabilmente era
solo una delle sue solite impressioni completamente sbagliate.
Eve ubbedì e girò il guidante. Stava diventando
davvero brava e tra meno di un mese avrebbe avuto l'esame di teoria.
Era molto meno preoccupata di qualche mese prima. Di sicuro stava
acquistando sicurezza.
Non si poteva certo dire lo stesso in amore. Rimaneva la solita timida
e impacciata Evelyne, quella che alle medie era arrossita come un
peperone quando il più carino della scuola si era azzardato
a guardarla di sfuggita. Ancora poteva sentire l'eco delle risate
maligne di quelle streghe delle Cheerleader.
- Senti, volevo scusami per l'altra sera... è solo che sono
fidanzato. - Buttò tutto d'un fiato Kevin, voltando poi la
testa verso il finestrino, in modo di non incontrare lo sguardo
sablordito di Eve, che con le mani strette sul guidante lo osservava
sbalordita.
Per fortuna svoltò in tempo prima di finire contro un
albero. Mai dare certe notizie a una ragazza innamorata mentre sta
guidando. Mai.
- Ehi per poco non ci rimettavamo la pelle! Sei matta? -
esclamò Kevin ben agganciato al suo sedile.
Questo era davvero troppo. Eve sospirò e strinse di
più le mani sul volante, piegando la bocca in una smorfia
per trattenere gli insulti che si sarebbe lasciata scappare molto
facilmente.
- Eh no! Io matta? Sei tu che mi dici certe cose mentre sto guidando! -
sbottò mantenendo questa volta lo sguardo sulla strada.
- Perchè questa certe cose ti fanno questo
effetto? - La punzecchiò lui trattenendo un sorriso
soddisfatto.
Eve boccheggiò presa in contropiede. - Bhe di sicuro non
pensavo che eri fidanzato! Non dopo come ti sei comportato con me... -
- Perchè, come mi sono comportato? -
- Smettila di rispondere con delle domande! Sono io che ti sto
chiedendo perchè non me l'hai detto prima! -
- Prima di cosa? - continuò Kevin divertito dall'isteria di
Eve.
- E che diavolo! Smettila! Sei insopportabile! -
Danielle era davvero preoccupata. Stava solo infilandosi ancora di
più nei guai.
Lei era stracotta di Joe Jonas, inutile negarlo ormai.
Osservò Colette che, raggiante, suonò per ben due
volte il campanello di casa Jonas. Alzò gli occhi al cielo,
pensando a come le era venuto in mente di cedere così
facilmente. Non avrebbe dovuto accontentare l'amica.
Lanciò un'occhiataccia alla mora, che quasi saltellava sul
posto mentre stringeva tra le braccia il cesto che aveva preparato con
tanto amore.
Avevano trascorso il pomeriggio preparando quel regalo. Un'insieme di
formaggio, biscotti e crossaint francesi disposti nel cesto con cura e
attenzione.
Un volto un po' stravolto apparì sul ciglio della porta e
Danielle cercò di ignorare l'urletto enusiasta soffocato a
malapena dall'amica. Brontolò tra sè e
sè e cercò di sistemarsi sulla faccia un sorriso
raggiante.
Joe la guardò sorpreso.
Bhe forse il sorriso era troppo. Ritornò alla sua solita
espressione annoiata-superiore e osservò Colette, che, un
po' impacciata, sistemava tra le braccia del ragazzo sempre
più confuso il grande cesto ricoperto da carta velina
arancione.
- Questo è per te... - mormorò la mora arrossendo
sotto la fangetta.
Danielle sospirò e decise che, da buona amica, avrebbe
dovuto sistemare la situazione.
- Siamo venute per salutarti, sai Colette ci teneva molto a rivederti
dopo ieri sera... che ne dici se usciamo stasera noi tre? Magari porto
anche qualcuno per me, altrimenti sono costretta a guardarvi flirtare
per tutto il tempo! - intervenne con la sua migliore voce frizzante e
spiccata.
Certo, forse aveva un po' esagerato con quell'ultima frase, ma non
intendeva certo trascorrere la serata con due che non si parlavano
nemmeno! Avrebbe dovuto improvvisare una specie di monologo, e anche se
era molto brava in queste cose, non era certo il suo primo pensiero.
Azzardò un sorriso che venne ricambiato subito da Joe,
felice di poter uscire con la sua amata Danielle.
- Colette, mi fai un favore? Puoi andare a poggiare il cesto in cucina?
- domandò Joe mantenendo lo sguardo sulla rossa, che
ricambiò confusa. Ignorarono Colette, che, trotterellando,
entrò in casa Jonas.
- Cosa stai combiano Danielle? - le domandò semplicemente
quando l'altra ragazza era abbastanza lontana da non sentirlo. Lei
abbassò lo sguardo, presa in contropiede. Quel paio di occhi
color nocciola la spiazzavano ogni volta.
- Io... niente, cerco di aiutare una mia amica. -
- Ah sì? E metti a rischio la tua
felicità? Io voglio stare con te, Danielle, non con Colette.
-
Prima che potesse contrabattere una voce interruppe il loro scambio di
sguardi.
- Dove lo poggio?! Qui il tavolo è pieno di roba! -
urlò dall'altra parte della casa Colette.
Danielle varcò la soglia, sfiorando così il petto
di Joe. Si scambiarono un ultimo sguardo, uno di fronte all'altro,
così vicini che le punte dei loro nasi si toccavano.
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Capitolo 10 *** Notre-Dame ***
Oddio che
ritardo pazzesco! Ma dove scusarmi, ho avuto un camposcuola di quattro
giorni, (oddio come mi manca di giàà) sono stata
male per una settimana, ho dovuto studiare un sacco per non rimanere
indietro e c'è stato anche il mio compleanno (che tra
l'altro l'ho trascorso a casa con la febbre -_-"). Quindi direi che
sono giustificata, no? ^-^
Bè spero che recensirete lo stesso, perchè ho
davvero ma davvero bisogno di qualche recensioncina, sapete??
Iniziamo però col recensire alle vostre passate recensioni xD
jeeeee:
hehe lo so Danielle non si sta comportando molto bene! Bhe in
questo capitolo ci saranno Nick e Clarisse, finalmente! (E perfortuna
non gli succede niente di tragico ^-^) continau a recensire, un bacio.
Ellie Goodman: In
realtà per me è il contrario, io sono Danielle e
Colette bhe è qualunque altra persona xD (proprio questa
mattina mi sono fatta un po' di aerobica con i DVD) Credo comunque che
per vedere Meg dovrai aspettare il prossimo capitolo! A quanto pare
Nick e Colette è la coppia più gettonata, quindi
in questo capitolo... diciamo che ho un po' provveduto! Spero non
rimarrete deluse! Continua a recensire, mi raccomando.
Balessia:
Grazie a te per aver recensito! Spero che mi perdonerai per
il mio ritardo! ^-^ Comunque in questo capitolo potrete tutte voi fan
di Clarisse&Nick leggere una bella scenetta (non ti anticipo
niente, però) Uh che bello! Qualcuno che come me
sta per essere sconvolto dagli esami!! Sono contenta di avere una
lettrice mia coetanea! Un bacio continua a recensire
E ora lancio un appello:
Jollina
la verdeeee dove sei finita? Mi manchiii perchè
non recensisci più?? :'(
Rivoglio anche sbrodolina!!!
MA DOVE SIETE FINITE
TUTTE E DUE???
Un bacio a tutte e buona lettura!
Kate_
-Capitolo Dieci-
Notre-Dame
No, non
mi rendo conto ma so
che non prendo sonno se penso
che ti perderò.
Voglio gridarlo al mondo: l'amore non dura un giorno, no.
[Ancora un po' - Gemelli Diversi]
Clarisse era davvero
innamorata.
Era soprattutto felice e da qualche giorno non faceva altro che ballare
per la casa, suscitando un po' di preoccupazione in Julie, che la
continuava a fissare sospettosa. Bhe, non aveva poi tutti i torti! Sua
figlia minore si era trasformata in una ragazza dall'aspetto curato e
mentre tre giorni fa la preoccupazione più grande della
sedicenne era quanto il suo skate fosse pulito, ora invece si
preoccupava di lavarsi i capelli regolarmente, (finalmente) e di
laccarsi le unghie di un bel rosa perlato. Rosa. Il colore
femminile per eccellenza e lo usava sua figlia! La figlia che fino a
poco tempo fa odiava con tutta la sua forza qualunque tipo di
rosa.
Julie si appoggiò pensierosa al lavello della cucina,
osservando con attenzione Clarisse, la quale fischiettava seduta sul
divano, mentre leggeva una rivista e si passava lo smalto sulle unghie
dei piedi. La madre si avvicinò lentamente, con l'ombra di
un sorriso sul viso. Si sa, no? L'intuito di una mamma non sbaglia
quasi mai.
- Devi dirmi qualcosa, cara? -
Clarisse alzò sorpresa lo sguardo da Top Magazine
(vedendo di che rivista si trattava Julie sgranò un poco gli
occhi) e sfilò le cuffiette dell'i-pod dalle orecchie.
- No, mamma. Perchè me lo chiedi? - domandò lei
sorridendo flebilmente.
- Ma niente, ti vedo strana in questi giorni. E poi sei molto cambiata,
non credi? -
- Sì, è vero. Ma credo sia merito per lo
più di Danielle e del ballo... -
La ragazza non terminò la frase che si perse a fissare il
vuoto, con un sorriso un po' ebete sulla faccia. Julie
ridacchiò, trovando la conferma che cercava ai suoi sospetti
nello sguardo perso della figlia.
- Non me la dai da bere, Clarisse. E' chiaro come il sole che sei
innamorata cotta. Chi è? -
Clarisse deglutì, tornando a fissare la madre. - Nessuno.
Non c'è proprio nessuno e figurati se una come me
è innamorata cotta! Non è che mi stai scambiando
per Danielle? -
- No tesoro, sto parlando proprio con te, Clarisse Gautier. -
- Ah bè, se la metti così... - mormorò
abbassando lo sguardo. Fissò per un momento la rivista,
aperta su un articolo che trattava per lo più i brufoli e i
punti neri ed iniziò a parlare. - Ecco, lui è
Nick Jonas, hai presente? E' quel ragazzo con i riccioli castani... che
è venuto qui a pranzo l'altro giorno con la sua
famiglia...la famiglia che abita nella casa qui vicino. - Clarisse
sorrise di nuovo, visualizzando in mente sua l'immagine del nuovo amico.
- Oh! Sì che ce l'ho presente! A quanto pare questi fratelli
Jonas stanno dando filo da torcere a tutte e tre le ragazze Gautier
eh?! -
Clarisse alzò le spalle e tornò a leggere la sua
rivista, mentre Julie ritornò in cucina a cuocere il pollo
per il pranzo.
- Non dovresti comportarti in questo modo, sai? -
- Tu dici eh?! Mi stai facendo impazzire Danielle, io non voglio
Colette. Voglio te. -
Joe fissò negli occhi la ragazza, sorridendo soddisfatto
quando la vide arrossire. Poteva anche segnare un punto a suo favore,
ma era davvero dura riuscire a convincere quella testarda ragazza dai
capelli rossi.
- La devi smettere, Joe. Colette ci sta davvero male per te... guarda
come si riduce. - mormorò lei in tutta risposta, indicando
velocemente l'amica, che, canticchiando una canzone dei Jonas Brothers,
(aveva letto tutte le riviste che li riguardavano in una sola notte per
passare come fan accanita) preparava il tè nella
cucina di casa Jonas. - Lei non è uno straccio usa e getta,
lo sai vero?! - continuò minacciosa puntando contro il
ragazzo il suo indice.
- Adesso basta! - esclamò Joe stufo. Ma, quando Colette si
voltò meravigliata, ritornò ad un tono di voce
normale e continuò a parlare facendo ben attenzione a non
essere ascoltato dalla ragazza. - Io non mi sono mai mostrato
interessato a Colette, sei tu
che hai tirato sù questa commedia! Non voglio
passare per un bastardo e se te continui con questi stupidi giochetti,
finirò per stufarmi sul serio! -
Danielle abbassò lo sguardo, sentendosi un po' in colpa.
- Ti prego, - mormorò. - fallo per me, esci con Colette
qualche sera... solo perchè le voglio bene e voglio vederla
sorridere! Non per altro! -
- E va bene... - si ritrovò a rispondere Joe. -
Però voglio qualcosa in cambio... -
- E cosa?! - domandò Danielle sorpresa, fraintendendo il
senso delle parole del ragazzo. - Ti avverto che io non sono una... -
- Zitta. - la fermò lui prima che potesse completare la
frase. - Non intendevo quello che stai pensando! Voglio solo
uscire con te una sera, niente di più. -
La rossa distolse lo sguardo da quello penetrante di Joe e sorrise
imbarazzata.
- E va bene, ma di nascosto, sia chiaro! -
Joe annuì, già abbastanza contento di essere
riuscito a ottenere un appuntamento, sebbene non dei più
romantici.
Proprio quando stava per chiederle il giorno e l'ora, Colette
tornò con un vassoio nelle mani, raggiante come al solito.
- Ecco qua il tè! - esclamò.
Nick era preoccupato. Era riuscito a ottenere un "appuntamento" (se
così si poteva chiamare un incontro alle quattro del
pomeriggio in una creperia vicino al
Notre-Dame) con Clarisse la sera prima, al ballo. E mentre
quando aveva saputo la notizia era rimasto contento, ora che era
lì, seduto ad un tavolino mentre l'aspettava, non faceva
altro che fissare la sua gamba destra, che tremava da sola.
Ma eccola che lei arriva, un po' spaesata si guarda attorno, con una
mano sulla fronte per trovarlo sotto il forte sole di Giugno. Indossa
un vestitino estivo, lungo fino a sopra le ginocchia, di un rosa
pastello così chiaro che sembra trasparente. Nick
arrossisce, pensando a quanto è bella, lì con il
Notre-Dame dietro le spalle e i capelli biondi lasciati sciolti sulle
spalle.
Clarisse finalmente lo guarda e sorride radiosa, correndogli subito
dopo incontro.
- Ciao, ho fatto una fatica per arrivare fino a qua! Non sai che corsa
che mi sono fatta! - dice sedendosi. Poggia la borsetta bianca sula
tavolino e si passa una mano tra i capelli. Quella che ha davanti non
è una sedicenne, è una donna sicura, che ha
trovato già il suo posto nel mondo.
Nick non può fare a meno di fissarla. mente ordina una
crepes alla nutella e sorride educata al cameriere, anche lui
ipnotizzato da quegli occhi così blu e così belli.
- Allora, che mi dici? - gli domanda, dopo che anche lui ha ordinato
(espresso senza zucchero).
- Ma niente... solo che trovo Parigi sempre più bella. -
risponde, cercando inutilmente di distogliere lo sguardo da quello
radioso di Clarisse.
- Lo so, Parigi è così bella. - mormora lei
chiudendo appena gli occhi. - Che poi il Notre-Dame è il mio
posto preferito. Batte perfino la Torre Eiffel! -
- Ma come fai a parlare così bene l'inglese? - le domanda
Nick, sempre incantato da quella ragazza così bella. Per un
momento Clarisse sembra intristirsi e lui già è
tentato di scusarsi per la sfacciataggine, ma lei finalmente gli
risponde.
- Mio padre mi ha inseganto a parlare l'inglese quando ero piccola,
avevo circa dodici o tredici anni... e lui me l'ha fatto amare, come se
fosse la mia seconda lingua. Anche lui amava le lingue straniere, gli
piaceva impararle da solo, con solo la sua forza di volontà
ad aiutarlo. Era un uomo forte, sai? -
- Era? -
- Sì, è morto pochi anni fa. - si limita a
rispondere lei, con un'aria malinconica, non disperata nè
arrabbiata. Solo malinconica.
Nick è quasi tentato di alzarsi e abbracciarla, di baciarla
sulla fronte. E lo fa. Lento come in un film a rallentatore si alza e
si avvicina a Clarisse, poi l'abbraccia stretta contro il petto e la
bacia sulla fronte, spostandole i capelli biondi.
Lei è quasi pietrificata contro il suo petto. Poi inzia a
tremare e Nick capisce che sta piangendo, ma non dice niente e continua
ad abbracciarla, accarezzandola ogni tanto il capo.
Eccoli lì, due ragazzi, poco più che bambini,
stretti uno contro l'altro, uniti più che mai.
E quell'abbraccio, lo sanno pure loro, è più
forte di qualunque bacio, più sconvolgente di qualunque
scena d'amore.
Quell'abbraccio è loro e basta e rimarrà impresso
nelle loro menti, bruciante come un fuoco ardente.
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Capitolo 11 *** Granite e Foto ***
Eccomi
quaaa. Finalmente Vacanze di Paqua, vero ragazze? (e metto la v
maiuscola perchè sono le Vacanze per eccellenza per me,
quelle prima degli esami :S)
Ed ecco qua un bel
capitolo, pronto per essere letto, come regalo di Pasqua da parte della
vostra Caterina!
(sicuramente non batte
il cioccolato dell'uovo di Pasqua, ma è il pensiero che
conta, giusto? xD)
EllieGoodman:
lo so sono stata IMPERDONABILE! Non ho aggiornato da non so
quanto, ma spero mi perdonerete xD comunque la tua recensione mi ha
dato da pensare, perchè ho trasformato la Clarisse dei primi
capitoli senza pensare davvero alle conseguenze, e su questo sono stata
un po' una sciocca, quindi cercherò di rimediare nei
prossimi capitoli, facendo, diciamo così, "ragionare" la
nostra Clarisse! La povera Danielle a quanto pare non
è sopportata da nessuna di voi! ^-^ be' effettivamente
trattare così un'amica non è esattamente un
esempio da seguire... per quanto riguarda Meg, ecco è
esattamente come tutte voi penso vi aspettate che sia (ovvero una
barbie senza cervello) ma comunque non ti anticipo più
niente. un bacio e continua a recensire!
jeeeeee:
hahaha :D dai capita a tutti di confondersi xDxD Comunque sono
contentissima che adori Nick e Clarisse, perchè è
così anche per me e ci ho messo tanto a scrivere quella
scena ^-^ per quanto riguarda Danielle/Colette (xDxD) che fa
il tè... be' poverina che ci può fare? Comunque
eccoti accontentata con un nuovo capitolo! Baci recensisci eh?!
Jollina la verde:
Yuppiii eccoti! Mi mancavano le tue luuunghe recensioni! Wow
l'India! E com'è?? (però poverina sei
stata male come me xD) Lo so che non condividi il
comportamento di Danielle, insomma, chi lo farebbe?! Però ci
doveva stare un po' di "pepe" e qualcosa di brutto deve succedere. E
poi credo sia anche di insegnamento: a un'amica è meglio
dire tutto subito, altrimenti si rischia col rimandare all'infinito e
poi insomma per un ragazzo non ne vale la pena (anche se questo ragazzo
è Joe Jonas *_*)
Per Clarisse, be' ora vedrai come si evolve la situazione xDxD (P.s per
quanto riguarda la tua ff non temere che recensirò, appena
avrò un attimo di tempo, ma devo leggermi con tutta
tranquillità l'ultimo capitolo X3 ) un bacio carah! smackkk
recensisci eh?
Buona Pasqua Ragazze!
SMACK
Kate_
-Capitolo Undici-
Granite e Foto
Vorrei
sapere chi sei, adesso chi sei
Nel tuo sguardo io non vedo chi sei
Adesso chi sei
Eri tutto e ora non so più chi sei
[Gemelli Diversi - Adesso chi sei]
Kevin sobbalzò quando il rumore stridulo del
campanello lo riportò alla realtà: era
troppo preso
a ricordare la giornata trascorsa con la sua bella Eve, in macchina da
soli. In realtà avevano solo discusso per tutto il tempo ma
a
lui sembrava lo stesso di aver passato il pomeriggio più
bello
della sua vita. Forse perfino migliori di quelli trascorsi in tour con
i suoi fratelli... forse perfino più bello di quello di
qualche
anno fa, quando per la prima volta una ragazza lo aveva riconosciuto
per strada e gli era corsa incontro urlando: "Sei uno dei Jonas
Brothers, vero?! Sei Kevin? ".
Sì, decisamente quello che aveva appena trascorso era il
migliore pomeriggio della sua vita.
Si alzò lentamente, sperando sotto sotto che alla porta ci
fosse
una ragazza bionda, una ragazza che ben conosceva. O che forse sperava
di conoscere meglio. Ma in realtà non c'era Eve sulla soglia
di
casa Jonas. Al suo posto c'era Meg.
Kevin quasi rabbrividì dal ribrezzo quando la mora gli
buttò le braccia al collo, riempiendolo di rossetto per
tutto il
viso. Chissà che faccia avrebbe fatto Nick vedendo quella
scena... probabilmente avrebbe fatto una smorfia degna di questo nome,
con tanto di lingua buttata fuori.
- Oh tesoro mio! Quanto mi sei mancato amore! Sei contento della
sorpresa, vero?
-
Forse Nick aveva ragione. La voce di Meg sembrava quella di una
gallina. E poi, ora che la guardava meglio, quelle unghie laccate di
rosso gli sembravano un po' quelle di una strega... Eve non aveva le
unghie così. Eve le teneva al naturale le unghie, corte e
curate. Proprio come lui.
Per non parlare di quel nido di capelli biondi platino, così
falsi...e così diversi da quelli della sua Eve. Oppure quei
vestiti così volgari, da finta brava ragazza: la gonna jeans
con
il risvolto, cucito apposta per mostrare qualche centimetro di gambe in
più, le camicette un po' sbottonate, ma di colori pastello,
per
ingannare le mamme dei tanti ragazzi che erano passati,
diciamo
così, nella vita di quella ragazza un po' troppo frivola per
i
suoi gusti.
E' davvero questa la sua fidanzata? La ragazza che aveva tanto amato e
desiderato?
Ora gli sembrava una sconosciuta.
E perfino Eve, conosciuta solo poche settimane prima, gli sembrava
molto più affascinante e simpatica di quell'estranea che era
lì davanti a lui.
- Sì... - riuscì a mormorare Kevin, soffocato
dalle effusioni della sconosciuta.
- Sono molto contento. -
In realtà dal tono di voce che aveva tirato fuori non lo
sembrava affatto, anzi al contrario! Ma Meg era già troppo
occupata a squadrare la casetta campagnola con occhio attento,
iniziando a gracchiare subito dopo di essere una ragazza troppo di
classe per poter abitare in un posto
così squallido.
Nick sorrise, per l'ennesima volta, mentre sfogliava le foto che lui e
Clarisse si erano scattati il pomeriggio prima.
Erano frammenti di vita, quelli che teneva tra le mani. Momenti
irrinunciabili, irrepitibili, che non avrebbe potuto riguardare come in
una videocassetta. Poteva solo accontentarsi di quelle foto un po'
stupide, ma così adorabili.
La prima raffigurava lui che faceva la linguaccia e Clarisse che lo
baciava sulla guancia. Sorrise e arrossì, ripensando a come
si
era sentito quando aveva sentito nuovamente quelle labbra morbide
appoggiarsi delicate sulla sua guancia destra. Si rigirò sul
suo
letto e poggiò il capo sulla mano stretta a pugno.
Passò alla seconda foto, che era davvero ridicola, molto di
più della prima. Trattenne a stento una risata e la
osservò con attenzione: lui si tirava con un dito il naso in
sù, mostrando una buona parte delle narici e come al solito
aveva tirato fuori la lingua. Invece Clarisse aveva storto gli occhi,
ed era così buffa che Nick non potè fare a meno
di
pensare quanto fosse bella anche con quella smorfia sulla faccia.
Nick si alzò dal letto e pose le foto in una scatola di
cartone, piena di lettere, bigliettini d'auguri e ricordi vari.
Sorrise e richiuse il coperchio della scatola, per poi riporla al suo
posto di sempre: sopra l'armadio, al sicuro da occhi indiscreti.
Dopotutto Nick Jonas era un ragazzo ordinato, soprattutto con i suoi
ricordi, i suoi sogni. Non voleva che qualcuno ci infilasse le sua
manacce, lì in mezzo a tanta speranza e tanta
felicità.
Nick si risedette sul suo letto, pensieroso. Certo che Clarisse era
davvero cambiata, ed anche in poco tempo... forse troppo poco.
La Clarisse che aveva conosciuto era quella con i jeans larghi e i
capelli secchi, legati in una coda disordinata, o al massimo in due
treccine arruffate, mentre invece era una ragazza curata, che vestiva
come tutte le sue coetanee e che non usciva di casa se non era truccata
o pettinata per bene.
Era davvero quella, la ragazza che amava? Forse gli mancava un po' la
vecchia Clarisse, quella che si comportava da maschiaccio e nascondeva
le sue curve. Per carità, era rimasta comunque una sedicenne
simpatica, con cui chiacchierare senza dover fingere di essere
qualcun'altro... con lei poteva essere il Nick un po' bambino, che
pochi avevano la fortuna di conoscere. Ma comunque c'era qualcosa che
mancava, nella nuova Clarisse.
Eve battè veloce il costo della granita e sorrise cordiale
alla cliente, che tentava inutilmente di tenere a bada un moccioso di
circa quattro anni.
- Luc, falla finita, mon
dieu! - sbraitò la donna, agitando
pericolosamente il bicchiere, colmo di granita alla fragola. Eve storse
la bocca preoccupata e si avvicinò al piccolo, che, steso
sul pavimento del bar, si disperava agitando i pugni e battendoli sulle
eleganti lastre di marmo.
- Piccolo, che cosa succede? - gli domandò lei,
inginocchiandosi. La donna, che nel frattempo aveva iniziato a battere
nervosamente un piede sul pavimento, le lanciò un'occhiata
scettica e storse il naso dubbiosa.
Il piccolo Luc sollevò il visino e piantò i suoi
occhi azzurrissimi in quelli di Eve.
- Maman non
mi compra le caramelle... - singhiozzò. Evelyne gli sorrise
dolcemente e tese la mano, aiutando il bimbo ad alzarsi.
- Facciamo così... le caramelle te le regalo io, va bene? -
Luc annuì entusiasta e afferrò il pacchetto di
fruitelle dalle mani di Eve.
- Luc, ringrazia questa gentile ragazza! - esclamò la madre,
trattenendo per un manica il figlio, che già stava per
catapultarsi fuori dal caffè.
- Merci - mormorò Luc a occhi bassi.
Eve gli sorrise e lo osservò correre fuori dal bar. I
bambini dispettosi erano uno degli inconvenienti nel lavorare in un
caffè vicino alla scuola materna di Parigi, ma Eve
voleva bene ai bambini e non le dispiaceva strappare un sorriso a
qualche ragazzino in lacrime.
E poi le piaceva lavorare in un bar: poteva osservare la gente senza
nessuno che la rimproverava e poteva sempre immaginare la vita dei
clienti abituali, che spesso si sedevano da soli ad un angolo appartato
del locale, ordinando un caffè accompagnato magari da
qualche biscotto al cioccolato.
Era sempre interessante vederli alzarsi e andare via, pagando come il
solito il conto e lasciando qualche spicciolo come mancia.
Che c'era di male nel sognare? Immaginare la vita degli altri era
sempre stato il suo passatempo preferito, fin da quando era solo una
bimba.
Eve si rese conto che stava fissando le porte a vetri del bar da almeno
cinque minuti, persa nei suoi pensieri, quando una voce conosciuta la
fece sobbalzare.
- Insomma, lavori qua? - domandò la voce. - Te la cavi bene
con i bambini, dovresti fare la maestra. -
- Kevin, cosa vuoi? - sbottò lei in modo brusco, voltandosi
a guardarlo dritto in quegli occhi così verdi.
- Be', vorrei due granite. Una alla fragola e una alla menta, grazie. -
- Due
granite? - ripetè lei, calcando particolarmente quel "due".
- Sì. Due.
-
Eve trattenne uno sbuffo e si recò alla macchina delle
granite, seguendo nel frattempo con lo sguardo Kevin sedersi ad un
tavolino vicino alla grande vetrina, che dava sulle stradine di Parigi,
con sopra scritto in corsivo: " Cafè ".
Continuò a fissarlo, senza riuscire a
distogliere lo sguardo, osservando i capelli ricci, i lineamenti
delicati e perfino le braccia chiare che uscivano dalle maniche della
leggera t-shirt che indossava.
Ma poi, il sorriso che era spuntato sulle sue labbra in modo
involontario si spense, con l'arrivare di una barbie bionda
platino dalla voce starnazzante.
- Amore! Eccomi, certo che è proprio vero... Parigi
è una citta magnifica! Ho comprato tantissimi vestiti, e
tutti firmati! -
Eve trattenne a malapena una smorfia disgustata e si
avvicinò ai due, tenendo in equilibrio il vassoio con i due
bicchieri di granita.
- Oh! Ma hai ordinato la granita anche per me! - esclamò la
barbie vedendola arrivare. Eve la osservò attentamente: i
capelli lunghi e di un biondo platinato palesemente finto, la bocca
tesa perennemente in una moina di sufficienza e la gonna jeans che
metteva bene in mostra le gambe lunghe e abbronzate. Era completamente
il suo opposto, non la rispecchiava nemmeno un po'. Come poteva pensare
di piacere a Kevin, se poi lui andava con certe ragazza così
poco simili a lei?
Lanciò una veloce occhiata al ragazzo, che seduto la
osservava con un'espressione strana, lasciandola davvero perplessa. Era
confuso? O triste? Oppure si sentiva in colpa? Non avrebbe saputo
dirlo. Riusciva a vedere solo due occhi verdi particolarmente accesi,
che la fissavano, perforandole l'anima, il cuore, tutto.
Eve poggiò il vassoio sul tavolino, ma poi le venne un'idea.
Un'idea talmente stupida e insensata che nessuno gli avrebbe dato
retta, tantomeno una come lei, sempre precisa e ordinata. Ma Eve stava
impazzendo, e anche molto lentamente. Doveva liberarsi, sfogare la sua
rabbia e la sua frustazione. Riversarla in qualche modo su quella
barbie platinata con le unghie laccate. Quella frase le
ritornò in mente, tagliente come un coltello affilato: " E' solo che sono fidanzato."
E allora afferrò il bicchiere di granita alla
menta e lo rovesciò addosso a Kevin, poi agguantò
quello colmo di granita alla fragola e lo buttò sui capelli
biondi della barbie.
Si gustò per bene la scena: osservò in silenzio
la barbie che starnazzava come una gallina e urlava, ricoperta dal
liquido rosa appiccicatticcio, (anche in tinta con i vestiti fucsia che
indossava) mentre Kevin balzò in piedi sconvolto con
gli occhi verdi lampeggianti e le mani strette in un pugno,
anche lui sporco dalla testa ai piedi da una sostanza verde che pareva
più vomito, che granita.
- Ma chi è questa?! - continuava a urlare la barbie,
strattonando Kevin con forza.
Allora non era poi così stupida, aveva capito che c'era
sotto qualcosa, fra
lei e il suo ragazzo verde.
Eve sorrise malefica e sbuffò, ignorando gli starnazzi della
barbie, le grida del proprietario del cafè e i lamenti della
donna delle pulizie, che avrebbe dovuto pulire nuovamente il pavimento
di marmo.
- Mi licenzio, Pierre, non temere. - gridò Eve, sorridendo
soddisfatta. Buttò il grembiule da cameriera a terra e corse
fuori dal negozio, non sapendo se scoppiare a piangere o a ridere.
Anche Clarisse, come Nick, era chiusa in camera, approfittando del
fatto di poter godere di un po' di privacy, ora che le sue due sorelle
non erano a casa.
Condividere la stanza con altre due persone era difficile per una
sedicenne, ma lei come al solito si era adeguata, alzando le spalle
quando aveva ricevuto la "bella" notizia. Quando il signor Gautier era
ancora con loro, vivevano tutti e cinque in una villetta, al centro di
Parigi, e lei non doveva dividere la stanza con nessuno, ne aveva una
tutta per lei, sui toni del verde e con delle tendine gialle canarino.
Era una camera particolare: non era rosa come quelle di tutte le sue
coetanee, ma personalizzata. Era il suo mondo incantato.
Mentre ora che sono solo in quattro, e tutte donne, la sua camera
è solo la stanza dove dorme, niente di più.
Le mancava tanto il suo papà, il suo eroe. L'uomo che la
faceva ridere quando era triste, che le cantava le ninna-nanne e le
raccontava le avventure di Ulisse al posto delle fiabe prima di andare
a dormire. Come poteva crescere senza suo padre? Senza quell'ombra
silenziosa che la seguiva quando lei andava sullo skate.
Non poteva e proprio non ci riusciva.
Doveva ammetterlo però: ora che c'era Nick pensava di meno
al suo papà... e un po' ci stava male: non doveva smettere
di pensarci, doveva continuare a stare male, o almeno così
credeva, perchè in questo modo avrebbe reso giustizia a
tutti i sacrifici del signor Gautier.
Clarisse si alzò dal letto, asciugandosi gli occhi
già diventati umidi.
Si avvicinò allo specchio e quasi le prese un colpo. Quella
non era lei, quello specchio doveva funzionare male, non poteva essere
così diversa.
La trasformazione era stata veloce, quasi istantanea e lei nemmeno se
n'era accorta: la pelle curata, liscia come la seta, i capelli morbidi
e setosi, come quelli di una bambola di porcellana e poi quel corpo,
che non riusciva a sentire suo. Era slanciata, già alta
almeno un metro e settanta, con un seno abbastanza pieno e una vita non
troppo stretta, ma che comunque si allargava in due fianchi morbidi, da
donna. Non poteva essere lei; Clarisse Gautier era una sedicenne con i
jeans XXL trattenuti a malapena da una cinta, con le magliettone da
ragazzo e gli occhi struccati.
Come era possibile che in pochi giorni si fosse trasformata in una
ragazza simile? Forse questa ragazza, che ora era spuntata fuori, era
sempre stata lì sotto, al sicuro sotto quegli abiti
deformanti. Forse lei era sempre stata così, ma non se n'era
mai accorta e l'intervento di Danielle era stato decisivo per farla
uscire fuori.
Eppure alla Clarisse riflessa in quello specchio, con lo sguardo un po'
perso ma comunque intenso, mancava qualcosa. Mancava la sua vera
essenza, la sua anima. Era solo un involucro vuoto, un guscio senza
carattere, senza entità.
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Capitolo 12 *** Caramello caldo ***
Nuovo capitolo proprio a
Pasquetta! Avete mangiato tanta cioccolata, vero?
Scusatemi ma non ho proprio tempo di ringraziarvi a una per una,
perchè devo studiare latino e geografia e iniziare spagnolo
(OMG ma come diamine faccio?!) Questi dieci giorni sono volati e
purtroppo DOMANI si torna a scuola.*______*
Be' per consolarvi un po' e coccolarvi, anche, vi regalo questo
capitolo, sebbene non sia un granchè e non è
certo all'altezza di una bella barretta di cioccolato!
Mmmm ho proprio un'idea. Facciamo così: leggete questo
capitolo mangiando cioccolata e sentendo una bella canzone, quello che
preferite voi. Ok?
Buona lettura e buona cioccolata (yummm ora mi è venuta
anche voglia o.O)
Kate_
-Capitolo Dodici-
Caramello caldo
L'unica
cosa peggiore nel sapere che il ragazzo che ti piace
ha
già la ragazza è sentir parlare di lei. E l'unica
cosa
peggiore
del sentire parlare di lei è vederla.
- Senti, mamma non ho proprio nessuna voglia di andare a cena da
quelli lì!
- Danielle incrociò le braccia e mise il
broncio, mentre con una mano afferrò la tazza colma di
latte,
Nesquik e cereali al cioccolato.
Julie alzò gli occhi al cielo e si lasciò andare
a un sospiro.
- "Quelli lì", come li chiami te, sono i nostri vicini...-
mormorò stancamente la donna. - E ci hanno invitato molto
gentilmente questa sera per una pizza e qualche antipasto, niente di
più. Ora per favore, fammi respirare Danielle! Sono appena
tornata a casa e sono solo le nove e mezza di mattina. -
Danielle borbottò qualcosa che assomigliava vagamente a un
"EChiSeNeImporta" e affondò il cucchiaio nel latte, alla
ricerca di qualche residuo di cereale al cioccolato. Sarebbe dovuta
uscire con Joe l'indomani e non aveva nessuna voglia di doverselo
sorbire anche quella sera, per lo più con tutta la famiglia
al
completo. A quanto pare più cercava di tenerselo alla larga
e
farlo mettere con Colette, più peggiorava la situazione e
Joseph
Jonas le girava attorno come un cagnolino scodinzolante.
Sembrava che lui le leggesse nel pensiero e a volte quasi temeva che
Joe era a conoscenza della sua unica debolezza, del suo punto dolente:
ovvero proprio lui.
Se n'era resa conto solo l'altro giorno quanto i loro visi si erano quasi sfiorati. Le
si era fermato il cuore e le mani avevano iniziato a tremarle... questo
voleva dire solamente una cosa, o
no?
Eppure questa sua piccola cotta le sembrava una tragedia, quando invece
poche settimane prima avrebbe colto l'occasione al volo e si sarebbe
precipitata subito tra le braccia di uno come Joe Jonas. Questa volta
invece aveva
soffocato i suoi sentimenti, ignorando anche quelli di Joe, e aveva
tentato in tutti di modi di far innamorare il ragazzo di Colette... ma
a
quanto pare non aveva funzionato.
- Te invece hai intenzione di fare tante storie come tua sorella? -
domandò Julie a una Clarisse intenta nel limarsi le unghie.
- No, no mamma. Per me va benissimo!
- esclamò lei sorridendo
raggiante, non potendo fare a meno di pensare al fatto che avrebbe
rivisto Nick, il suo
Nick.
Julie sorrise con l'aria di saperla lunga, ma non disse niente e
lanciò un'occhiata all'orologio appeso sulla parete della
cucina.
- Ora devo andare, devo fare qualche compra... che ne dite se nel
frattempo date una sistemata a casa e fate un salto giù in
città per comprare una bottiglia di vino? Dopotutto non
possiamo
mica presentarci a mani vuote. -
- Io non ne ho nessuna intenzione! - sbottò Danielle
mandando giù il poco latte che rimaneva nella tazza. -
Già è tanto che vengo a questa stupia cena e per
giunta dovrei anche scomodarmi a comprare qualcosa da portare! -
Julie roteò gli occhi, ma decise di ignorare l'intervento
della figlia mezzana. Proprio in quel momento scese dalle scale Eve,
già vestita e pettinata.
- Perfetto Dani, ci andremo io e Clarisse a comprare una benedetta
bottiglia di vino. - si limitò a dire la maggiore, lanciando
un'occhiata d'intesa a Clarisse, la quale era troppo presa nel
sistemarsi le unghie per accorgersene.
- Perfetto. - sospirò Julie. - Ecco i soldi. -
Evelyne prese le due banconote e si sedette su una sedia della cucina,
scrutando la sorella minore.
- Che c'è?! - domandò Danielle scocciata. -
Perchè mi guardi così? -
- Sei abbastanza nervosa oggi, sorellina...
- mormorò lei ridendo sotto i baffi. - Non è che
qualcuno ti sta facendo lentamente, ma molto lentamente, impazzire? -
Danielle alzò gli occhi al cielo, ma non rispose. Che
avrebbe potuto fare altrimenti se non darle ragione?
Poco dopo due delle sorelle Gautier scorrazzavano per la
città, tenendosi a braccetto, con una torta mimosa in
equilibrio tra le braccia della maggiore.
- La conosci Ashley, la mia amica delle medie, vero? -
domandò ad un tratto Eve, ravviandosi una ciocca di capelli
sfuggita dalla coda che li teneva raccolti. Clarisse annuì,
stupita. - Be' l'ho incontrata ieri, mentre uscivo dal lavoro.... e sai
una cosa? E' completamente cambiata, a momenti neanche la riconoscevo!
-
Clarisse distolse lo sguardo da quello della sorella maggiore, capendo
dove voleva andare a parare.
- Abbiamo parlato un po' e lei era un'altra persona. Secondo te
perchè è cambiata tanto? Certo, è
vero, si cresce e quindi di conseguenza si cambia anche. Ma una parte
di noi, quella più importante, deve rimanere intatta. I
nostri principi base devono rimanere gli stessi, non credi? -
- Principi di base? - ripetè lei con voce tremante.
All' improvviso aveva sentito i suoi occhi farsi lucidi.
- Sì, quello in cui crediamo. Quello che ci distingue da
tutti gli altri. I nostri sogni, i nostri hobby... a proposito
dov'è finito il tuo skate?- buttò lì
Eve, cercando di non essere troppo schietta. Si voltò per
guardare la sorella minore, ma la vide con le mani sugli occhi,
tentando di cacciare via le lacrime.
- Oh tesoro... - mormorò allora, abbracciandola nel bel
mezzo della strada, con la torta un po' schiacciata tra loro due. - Sai
bene quanto ti voglio bene, e quanto te ne vorrò sempre
anche se cambierai e non sarai più la mia piccola
Clarisse... ma non devi essere un'altra persona per piacere agli altri.
E sta sicura che a Nick
piaci così come sei, come ti ha conosciuto. -
La sorella minore annuì una seconda volta, per poi iniziare
a piangere a singhiozzi, soffocati per fortuna dal giacchetto jeans
della sorella sul quale era appoggiata.
- La mia ribelle e dolce Clarisse rimarrà sempre
sè stessa, anche se non si veste più allo stesso
modo e non si interessa più tanto al suo vecchio skate...
l'importante è che tu continui a riconoscerti, quando ti
guardi allo specchio. L'importante è che vuoi bene e a te
stessa e al tuo corpo. Lo capisci, vero? -
- Ma io non so più chi sono! Quando vedo il mio riflesso,
non capisco se Clarisse
è la ragazza bionda truccata alla perfezione o
la ragazza skater, con i pantaloni di due taglie in più...
non so più che fare Eve... aiutami, ti prego! -
sbottò la sedicenne, liberandosi tutto ad un tratto dal peso
enorme che le schiacciava lo stomaco da ormai qualche giorno.
- Non sono i vestiti a determinare quello che sei. - si
limitò a rispondere Eve, con l'ombra di un sorriso sul viso.
- Andrà tutto bene piccola, non ti preoccupare.-
Clarisse si liberò dall'abbraccio e tirò su col
naso.
- Sì, ne sono certa anche io. - disse, tentando un sorriso.
- Non è che per caso potresti darmi un fazzoletto? Sai, non
vorrei che tutti mi scambiassero per un panda, con tutto il rimmel
colato. -
- Oh, te lo puoi anche scordare il fazzoletto! - esclamò Eve
ridacchiando. - Questa è la punizione per non avermi detto
di te e Nick! -
- Siamo solo amici, nient'altro. - rispose lei arrossendo. - E te e
Kevin, invece? - domandò ammiccando. Ma poi se ne
pentì quando vide il largo sorriso della sorella spengersi
al pronunciare di quel nome. - Oh dio, Eve mi dispiace! Che
è successo? -
La bionda alzò le spalle, cercando di sembrare incurante. -
Ma niente, una sciocchezza. Lui è solo... fidanzato. -
Clarisse sgranò gli occhi strabiliata.
- Non ci credo! -
- Giuro... e pensa che ieri ho fatto fare a tutti e due un bel bagno
con la granita. Fragola e menta; proprio una bella accoppiata. -
Clarisse la osservò sospettosa e Eve, notando l'espressione
ingenua della sorella, scoppiò a ridere.
Quella sera, a casa Jonas, l'aria era molto tesa.
Joe andava avanti e indietro per la sala da pranzo, mormorando tra
sè e sè frasi sconnesse, Kevin era seduto sul
divano pensieroso, tanto da ignorare gli inutili tentativi di Meg di
attirare la sua attenzione. Nick, invece, si controllava allo specchio
ogni mezz'ora e nel resto del tempo lanciava occhiate disgustate alla
compagna del fratello maggiore, la quale ricambiava con altrettanto
rancore.
- Stanno arrivando. - disse ad un tratto Joe. Con quella semplice frase
si scatenò l'inferno:
il signor Jonas andò ad aprire la porta, Denise
portò le olive e gli stuzzicadenti a tavola e invece i tre
fratelli Jonas si scambiarono un'occhiata di puro terrore. Gli unici
che sembravano tranquilli erano Meg, che non sapeva che tra gli
invitati vi era anche "la cameriera pazza" (così l'aveva
definita appena era tornata a casa) e Frankie, che ignaro di quello che
si stava per scatenare, giocava tutto tranquillo con un dinosauro di
plastica.
La porta si aprì e quattro figure femminili comparvero nel
soggiorno di casa Jonas. La prima era Julie, che, con la torta tra le
braccia, salutò tutti quanti per poi rintanarsi con Denise e
Paul in cucina.
Calò un imbarazzato silenzio, rotto dopo qualche minuto da
una voce molto più acuta del normale.
- Ma... ma te sei la cameriera pazza! - urlò Meg balzando in
piedi. - Non ti avvicinare! Qualcuno mi aiuti, oh dio santo mi vuole
uccidere, lo so! -
- Aspetta che prenda la patente... non potrai più uscire di
casa! - ridacchiò Eve. Ma Danielle si accorse subito che non
era una risata felice e che gli occhi tristi della sorella erano
puntati su Kevin, che stava abbracciando una tremante bionda.
"Deve essere la famosa
fidanzata del bastardo" dedusse giustamente la rossa.
Stava per sedersi a tavola per iniziare a finire le olive, quando una
mano la afferrò per un braccio. Si voltò. Era Joe.
- Non puoi fare così. - disse lui fissandola dritto negli
occhi. Lei tirò via il braccio liberandosi della stretta di
lui.
- Non posso mangiare delle olive? Credevo le avessero messe sul tavolo
proprio per essere mangiate. - disse lei fingendo di non aver capito.
- No, non intendevo quello...- borbottò lui. - Ma
perchè mi tratti così? Perchè ti
ostini a farmi piacere Colette? -
Danielle fissava dritto davanti a sè, con il mento in alto e
il collo dritto. - E' un'ottima ragazza. Vi vedo bene insieme, ecco
tutto. -
- Ma lei non è te... - Danielle sobbalzò,
avvertendo il fiato caldo di lui accarezzarle l'orecchio. Voltandosi si
ritrovò a pochi centimetri di distanza dal viso del ragazzo,
che la fissava intensamente. L'eco di quelle parole ancora le risuonava
nella testa.
"Lei non è te".
Era una melodia, e se avesse potuto avrebbe registrato quella frase e
se la sarebbe risentita ogni volta che era triste.
- E' meglio che non usciamo domani... - mormorò. Le mani le
sudavano e il volto lo sentiva infuocato, come se stesse sotto al sole.
Joe sembrò per un attimo deluso ma poi riacquistò
la sua aria impenetrabile, da ragazzo misterioso e affascinante.
- Ti prego... - le bisbigliò lui riavvicinandosi al suo
orecchio.
La sua voce era suadente, assomigliava al caramello caldo, che si
scioglieva in bocca lentamente, con dolcezza. Sembrava un angelo
dannato con quel ciuffo di capelli davanti l'occhio e lo sguardo
profondo. Ma la voce di Joe era imbattibile, era ciò che
preferiva di più in lui, ma anche ciò che
più la terrorizzava.
- E va bene... - si arrese lei. - Però poi mi lasci in pace
e esci solo
con Colette, va bene? -
Joe annuì. In mente sua in realtà aveva ben altri
piani.
Eve non ce la faceva più. Avrebbe voluto alzarsi e iniziare
a urlare contro quella barbie platinata, per poi scappare via e
ritornarsene a casa.
Voleva solo starsene da sola con il suo dolore, magari con anche una
vaschetta di gelato al cioccolato e un libro di Danielle Steel. E
invece era lì, davanti a lei e quello lì,
che non la finivano di baciarsi e tubare come dei piccioncini. Sentiva
le lacrime pizzicarle gli occhi, così come sentiva gli occhi
di Clarisse - che sorellina premurosa - osservarla con attenzione. E
invece lui,
Kevin, la ignorava, non rivolgendole nemmeno uno sguardo. Niente, come
se non ci fosse.
- Spero che non ti dia fastidio, ma sai io e il mio Kev non
facciamo altro che baciarci! -
Questo era davvero troppo. Meg la guardava con un falso sorrisino e
teneva una mano ben legata a quella di Kev, che continuava a non
rivolgerle nemmeno uno sguardo. Il modo in cui aveva calcato quel
"mio", in senso di possesso, il tono di voce che aveva usato e poi lui. Lui che non
la guardava e la ignorava, lui che ad un tratto non le accarezzava
più i capelli, non l'abbracciava, non le sfiorava la mano.
Eve si fece forza e ricambiò con altrettanta
falsità il sorriso che le aveva rivolto poco prima Meg, poi
si alzò e si diresse al bagno. Una volta dentro si
lanciò un'occhiata allo specchio. Eccola là,
Evelyne Gautier.
Ma che le prendeva? Non poteva stare male per uno come quello
là, non poteva proprio. Era patetica.
- Eve. -
Si voltò, spaventata. Era lui.
- Kevin. -
Lui chiuse la porta del bagno e poi le si avvicinò. Eve,
automaticamente, arretrò.
- Non voglio farti male. Sono sempre io, Kev. - mormorò lui.
Lo sguardo triste, familiare. Ma certo, era proprio il suo stesso
sguardo. - Io, non ce la faccio più, Evelyne. Non so che
fare. -
- Lasciala. - disse Eve senza ragionare.
Kevin alzò lo sguardo sorpreso. - Non posso. Lei
è la mia ragazza non so da quanto tempo, cerca di capirmi! -
- Non posso capirti, non posso proprio. - sibilò Eve,
trattenendo la rabbia che le cresceva sempre di più dentro
al cuore.
- Non fare così... la lascerò, te lo giuro.
Però non ora. -
- E quando? -
L'impazienza l'avrebbe divorata, non poteva vivere in quel modo.
- Io... io non lo so! Dammi tempo eh? -
Eve annuì, quando in realtà avrebbe voluto urlare
e battere i pugni sul petto di lui, dirgli che lo amava e che non
sopportava vederlo con la barbie. Proprio non ci riusciva. Due braccia
l'avvolsero, confortanti, amichevoli e una testa si appoggiò
sulla sua.
- Aspetta, Eve. Aspettami. -
Poi le due braccia sciolsero l'abbraccio e una bocca si posò
delcata sulle sue labbra.
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Capitolo 13 *** Ricordi, muschio e lacrime salate ***
Eccomi
ragazze! Scusate per il ritardo, non ci speravate più eh?
(bè nemmeno io a dire la verità xD)
Comunque ecco il nuovo
capitolo! Inizio a chiedermi quando si daranno una mossa "questi qua"!
La fanno tanto complicata...!!!! xDxD
Iniziamo subito col
ringraziare così mi tolgo il pensiero... (OMG è
Mezzanotte e sei!)
_FrancySoffi_:
Ok adesso è passata da un bel po' Pasqua, ma comunque te lo
dico: fregatene e mangiala pure la cioccolata! Ma sono sicura che l'hai
fatto, come tutte noi. Io l'uovo di Pasqua l'ho finito a Pasquetta! Non
ha avuto una vita molto lunga con me, poverino! Comunque, cioccolata a
parte, Joe e Danielle sono davvero terribili. In senso buono,
ovviamente. Non possono fare a meno di stare vicini! *__* Un bacio e
continua a recensire :P
Jollina la verde:
Brava! Hai fatto bene a mangiarne tanta di cioccolata leggendo lo
scorso capitolo! Hehehe infatti mi domando anche io di che si lamenta
tanto Danielle, insomma stiamo parlando di Joe Jonas! xDxD Hai ragione
anche per quanto riguarda Eve, insomma aspettare sì, ma fino
a un certo punto! Dopo tutto io li odio i ragazzi che stanno con un
piede in due scarpe! (si dice così vero? x3) Un bacio e
continua a recensire!
Jeeeeee:
Meno male che lo scorso capitolo ti ha tirato su di morale! Spero che
tu non sia più di cattivo umore, ma se ancora lo sei spero
allora che anche questo capitolo ti sia di aiuto! xD Un bacio!
Buona lettura a tutte!
Kate_
-Capitolo Tredici-
Ricordi, muschio e lacrime salate.
Ma se
cerco lo vedo
l'amore va veloce e tu stai indietro.
Se cerchi mi vedi
il bene più segreto fugge all'uomo che non guarda mai avanti.
[Indietro - Tiziano Ferro]
Si baciarono a lungo. O almeno così
sembrò a Kevin.
Poi però si ricordo dell'altra, della sua ragazza. Non
poteva credere che si stesse baciando con Eve quando Meg era proprio
seduta tranquillamente a pochi metri di distanza. Solo una porta a
coprirli. Una porta nemmeno chiusa a chiave.
Si staccò bruscamente da Eve, che ancora con gli occhi
chiusi, strinse la bocca come se si aspettasse quella reazione
improvvisa. Kevin non potè fare a meno di passare il suo
indice su quelle gote leggermente arrossate. Avrebbe voluto
ricordarsela così, avrebbe voluto intrappolare quell'istante
tra i suoi ricordi, tenerselo ben stretto. Ma i ricordi sono
così delicati, come leggeri fili d'oro, che si spezzano con
facilità a una minima pressione. I ricordi sono facili da
perdere, smarrire in mezzo a tanti altri.
- Scusami. -
Quante volte ancora le avrebbe pronunciato quella semplice parola?
Quella richiesta di un perdono, che forse non sarebbe mai arrivato.
Eve aprì gli occhi e li fissò in quelli
verdissimi di Kevin. In quel momento però erano di un verde
scuro, tetro. Sembravano muschio.
Muschio e notte.
- Non voglio le tue scuse. - sibilò Eve, con le mani
tremanti strette in due pugni sul petto di Kev. - Voglio delle
certezze. -
- Quelle non posso dartele. Scusami. -
La cena trascorse per il resto tranquilla, tra battutine senza senso di
Meg, discorsi appassionati di Julie e perle di saggezza del signor
Kevin.
Ma la tavola era silenziosa, quasi inquietante. Kevin fissava il suo
piatto, ignorando le occhiate silenzione di Eve e le carezze di Meg,
Nick e Clarisse di guardavano di soppiatto, cercando di capire cosa
mancasse, mentre Joe e Danielle giocavano al gatto col topo.
Facile indovinare chi fosse il felino.
- Joe,
smettila di starmi sempre col fiato sul collo. - bisbigliò
Danielle con le spalle rivolte verso il ragazzo.
- Non posso farne a meno. -
Danielle raschiò via con forza i resti di frittata dal
piatto, per poi passare a quello seguente, passatole proprio da Joe.
- Grazie. - disse, afferrando la stoviglia senza tanta delicatezza. E
infatti andò a finire dritto per terra, in mille pezzi.
Tutti e due si chinarono per raccogliere i cocci.
- Guarda che hai combinato! - sbottò Danielle digrignando i
denti.
- Io?! Ora che c'entro?! -
- E' sempre colpa tua! - rispose lei, forse non riferendosi esattamente
al piatto, ma a un altro tipo
di cocci. - Che ci sei venuto a fare qua? Perchè non mi
lasci in pace, eh?! Perchè non stai con Colette e basta?
Devi complicarmi così la vita? -
La voce potente della rossa andò pian piano sfumando,
riducendosi poi in singhiozzi soffocati.
- Devi proprio farmi sentire così? Io non voglio! Non voglio
proprio! - continuò, - non so nemmeno che sto dicendo... -
Tirò su col naso, cercando di non fare caso al volto di Joe,
a poca distanza dal suo.
- Io ti amo, Danielle. -
Io ti amo, Danielle. Io
ti amo, Danielle. Io ti amo, Danielle. Io ti amo, Danielle. Io ti amo, Danielle.
Quante volte ancora quella frase le sarebbe
echeggiata nella testa? Quante volte ancora avrebbe sentito il suo
cuore fermarsi di botto, in quel modo così brusco? E quel
nodo all'altezza della gola invece, quando si sarebbe sciolto? Con
quella frase si era solamente stretto di più, facendole
mancare il respiro. Aveva bisogno d'aria.
Rimase lì, imbambolata, con una mano a mezz'aria nel
raccogliere l'ultimo frammento di piatto.
Gli occhi indagatori di Joe la scrutavano silenziosi, in attesa di una
risposta. Magari di un ricambio.
E Danielle ricambiò, a modo suo. Alzò lentamente
lo sguardo e appoggiò le mani dietro al collo del ragazzo,
per poi baciarlo appassionatamente.
- Ehi. -
Clarisse alzò lo sguardo dallo specchio, incontrando quello
dolce di Nick, sulla soglia della porta.
Trattenne a stento una risatina. Sembrava fuori posto lì nel
bel mezzo, indeciso se entrare o no nella sua stanza.
Nel suo cuore.
Arrossì appena, quando si rese conto
del suo bizzarro pensiero.
- Entra. - lo invitò, sorridendo gentilmente.
Nick le si avvicinò a passo incerto, con le mani calate
dentro le tasche dei blue jeans. Si guardò attentamente
attorno, scrutò le foto attaccate al muro e i vari schizzi
di Eve accatastati sulla scrivania della maggiore.
Poi il suo sguardo si andò a posare sullo skate di Clarisse,
che usciva appena da sotto il suo letto.
- Il tuo skate... - mormorò. Era una frase lasciata a
metà, che voleva fosse continuata proprio da lei. Ma
Clarisse era troppo presa nel guardare il suo passatempo di infanzia,
il suo vero primo amore. Gli occhi le se appannarono
appena, ma cercò di ignorare il fastidioso bisogno di
versare lacrime.
- Mi ero chiesto dove fosse finito. -
Fu come una pugnalata. Capì subito che in realtà
Nick avrebbe voluto dire "dove
fosse finita". Si riferiva a lei, non certo allo skate.
- Non lo so nemmeno io...- bisbigliò lei, incrociando le
braccia all'altezza del petto.
- Vieni qui. -
Clarisse si sedette accanto al riccio, che le circondò le
spalle con un braccio
- Ci sono io qui, non
aver paura. -
E allora Clarisse ci credette, come quando suo padre le aveva per la
prima volta raccontato una fiaba.
-Papà,
papà! Me la racconti una fiaba? A Danielle le rimbocchi
sembre le coperte prima di andare a dormire, mentre a me sempre la
mamma!-
La piccola Clarisse
strattonava con forza - per quanto lo può essere una bimba
di appena cinque anni - la manica della camicia del signor Gautier.
- Non ti va bene la
mamma? -
- Sì, ma
stasera voglio il papà. -
Gli occhioni blu della
piccola lo fussavano supplicanti. Quegli occhi avrebbero fatto
conquiste, lo sapeva bene il signor Gautier.
- E va bene. -
Poco dopo i due erano
insieme, in quella cameretta tanto diversa da quelle delle coetanee di
Clarisse.
- Ti voglio raccontare
una piccola fiaba, non tanto lunga perchè sia te che io
abbiamo sonno. Lo sai no, che le principesse vivono felici e contente e
che trovano sempre il principe azzurro? Lo sai che sconfiggono la
strega cattiva? -
La bimba annuì entusiasta, aspettandosi già la
solita fiaba che Julie le raccontava ogni sera. Ma si sbagliava.
- A volte non è così. A volte i principi azzurri
sono... orchi. Le streghe sono le principesse e le principesse sono
streghe. Clarisse, voglio che tu lo impari già da adesso:
niente è come sembra essere. A volte gli uomini sono
impazienti di ottenere il loro lieto fine, che non sempre
c'è. Spesso il lieto fine è solo riuscire ad
andare avanti, battere le streghe cattive anche senza ottenere il
principe azzurro. Mi capisci?-
La piccola Clarisse annuì, anche se in realtà non
aveva tanto capito.Voleva solo sentirsi raccontare la fiaba.
- Comunque... c'era una volta una bambina...-
- Non una principessa?! - domandò subito Clarisse, un po'
delusa.
- No, non interrompermi. Era una bambina con gli occhi blu e i capelli
biondi. Era la fotocopia della sorella maggiore, ma aveva qualcosa in
più, qualcosa di speciale. Sapeva tirare fuori il meglio
delle persone. Sapeva rimanere sè stessa in ogni occasione e
non vergognarsi mai di quello che era e di ciò che amava.
Andava contro corrente, ma non era la pecora nera. Era una piccola
ribelle, in un mondo tanto buio e pericoloso riusciva a farsi strada da
sola, con quegli occhi vispi a proteggerla. -
- E non aveva paura? -
- Sì, ogni tanto si sentiva sperduta, e non sapeva se
coninuare a essere quella piccola ribelle. Ma poi ritrovava la
sicurezza e il coraggio di essere sè stessa. Di essere
Clarisse Gautier. -
- La bambina sono io?-
- Sì, diciamo che sei te. -
- Ma... - la piccola Clarisse ragionò un attimo, poi
continuò, - il mondo è davvero buio e pericoloso?
-
- A volte si Clarisse, ma
non aver paura, ci sarò io. -
**
- Ti odio! Ti
odio! -
Danielle aprì la porta di casa, sorpresa.
- Colette, che succede?! -
La mora iniziò a battere i pugni sulla sua spalla, con
violenza, quasi con disperazione. Danielle la bloccò.
- Mi vuoi dire che cosa succede?! -
- Hai anche
la faccia tosta di domandarmerlo?! - sbottò Colette con gli
occhi rossi dal pianto. - Me l'hanno detto, sai?! Vi hanno
visti tutti, l'altra sera. Te e Joe a baciarvi vicino alla Torre
Eiffel! Ti sei divertita Dani? Sei contenta ora? Eccomi: la povera,
patetica, senza speranze Colette è qui di fronte a te, in
tutto il suo splendore! Chi sa quante risate vi sarete fatti te e Joe
alle mie spalle... Giusto? O mi sbaglio forse? -
- No, no Col! Ti sbagli! - tentò Danielle senza tanti
risultati. Per una volta non aveva una scusa pronta, davanti a quegli
occhi arrossati tanto familiari, a quelle mani strette in pugno, a quei
singhiozzi tormentati. Non poteva aver ridotto in quel modo la sua migliore
amica. Non poteva credere che fosse colpa sua.
Non poteva pensare che non l'avrebbe consolata lei, perchè
era proprio lei la causa di tanto dolore, ma un'altra delle loro
amiche. Non poteva credere che Colette si sarebbe ingozzata di gelato
per colpa sua. E lei non avrebbe mangiato con lei quel gelato. Non
avrebbero guardato film strappalacrime e non le avrebbe accarezzato i
capelli come era solita fare quando Colette era triste per qualche
ragazzo.
Fissò ancora per qualche istante quegli occhi disperati,
delusi e furiosi. Tante emozioni, tanto dolore e tutto per causa sua.
E lei invece? Lei invece se ne stava lì, zitta, colpevole,
sulla soglia della porta, con solo quel familiare nodo all'altezza
della gola a farle compagnia.
Era divenuto perfino più stretto.
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Capitolo 14 *** La gelosia è una brutta bestia, lo sai vero? ***
Okaaaay.
Ora davvero non potete perdonarmi. Insomma, ho pubblicato praticamente
un mese fa! *ScusateScusateScusateScusateScusateScusateScusateScusate!*
Prometto che cercherò di impegnarmi un po' di
più! (anche se non credo che riuscirò a mantenere
questa promessa) ma dovete capirmi: ora i miei vestiti sono in una
valigia, dormo sil divano con mia sorella e mia nonna e devo studiare
per gli esami fuori al terrazzo (è qui che sono mentre
scrivo). E tutto questo perchè? Perchè mi
ristrutturano la camera *yuppi* ma probabilmente potevano evitare di
farlo sotto esami... * il 15 giugno iniziano! Mancano solo diciassette
giorni O.o*
Oddio, credo che andrò a suicidarmi. Devo ancora finire la
tesina e non ho proprio idea di come farò alla prova
d'invalsi (quella di matematica soprattutto xD)
HELP ME PLEASE!
Ora vado e scusate DAVVERO se non vi ringrazio, ma non ho la forza
fisica per farlo (ho la schiena a pezzi e mi dovrei fare la doccia se
non voglio puzzare come una capra).
Un bacio, ragazze e cercate di non odiarmi troppo, eh?!
**Magari una recensioncina piccola piccola in più mi
farà accellerare i ritmi, che dite? xD*
Vostra,
sempre e comunque, Cate.
-Capitolo Quattordici-
La gelosia è una
brutta bestia, lo sai vero?
Non devi piangere no, adesso asciuga quelle lacrime.
Non piangere no, devi strappare quelle pagine.
Cancella il suo ricordo, la sua voce, le risate
poi dimentica il suo viso presto arriverà
l'estate. Dai non piangere, no.
[Non devi piangere - Sent]
A
Danielle sembrava di essere rimasta sdraiata da una vita.
Rannicchiata come un riccio, si teneva con le braccia le ginocchia
strette al petto. Era come se fosse tornata quattordicenne, quando
molti anni prima aveva combinato lo stesso guaio. Lei era innamorata
dell'amore, di ciò che si provava e non dei ragazzi che
frequentava. Ma con questa sua strana fissazione, aveva fatto soffrire
tante persone, tra cui anche sue amiche.
Ed ora è successo di nuovo: stessa storia, stessi
sentimenti,
stesso dolore. Eppure era più profondo del solito quel buco
all'altezza del petto. Forse era perchè Colette, la sua cara
Colette, era la persona che più la comprendeva e ascoltava,
fino
a pochi minuti prima.
Ma ora, con il casino che aveva combinato, dubitava perfino che l'amica
le avrebbe più rivolto la parola!
Una lacrima solitaria le bagnò la guancia. Scese lenta,
quasi inesorabile, lasciando una scia salata sulla pelle liscia della
ragazza.
E poi Joe, che le aveva tanto dato retta e che avrebbe dovuto lasciarla
perdere fin dall'inizio, perchè lei portava solo guai, non
era
la persona giusta per nessuno, non lo sarebbe mai stata. Faceva solo
del male.
- Ecco qua il gelato! -
Clarisse agguantò il Cucciolone in
modo quasi famelico e sorrise
raggiante. A Nick sembrò tanto bella, in quel momento, con i
capelli biondi lasciati scompigliati sulle spalle e il sole che le
rendeva gli occhi ancora più blu del solito, quasi azzurri.
- Il Cucciolone l'ho sempre adorato! - esclamò la ragazza
mordicchiando il biscotto. Nick scoppiò a ridere quando si
accorse si un baffo di cioccolato in bella vista sopra il labbro. - Che
c'è?! - domandò confusa Clarisse.
Nick sorrise e si avvicinò molto lentamente alla ragazza,
poi con l'indice la pulì.
- Grazie... - mormorò Clarisse abbassando lo sguardo. Nick
notò divertito di come era arrossita con solo quel semplice
contatto. Stava per avvicinare le sue labbra a quelle della bionda e
forse sì, stava succedendo! Quel piccolo bacio che avrebbe
tanto voluto donarle... ma non aveva mai avuto il coraggio, stava per
accadere.
- Clarisse! -
I due si riscossero, all'udire quella voce calda e quasi melodica. Nick
si voltò irritato e quando si accorse che chi aveva
interrotto quel momento tanto importante era un bel biondo, si
irritò ancora di più. Clarisse invece non
sembrava tanto infastidita, anzi. Fissava il ragazzo sconosciuto con la
bocca aperta, sbalordita.
- George?! -
"George?!" ripetè in mente sua Nick, sempre più
rosso di rabbia.
Clarisse sembrava si fosse perfino dimenticata di lui e infatti corse
verso George e lo abbracciò, buttandogli le braccia al
collo. Nick si avvicinò a quei due, indeciso se essere
geloso o solo arrabbiato.
- Nick,
questo è George! Il mio migliore amico da sempre! -
esclamò Clarisse voltandosi verso il riccio. Aveva una luce
particolare negli occhi. Una luce che a Nick non piaceva proprio per
niente. - Ma non ti eri trasferito? - domandò la bionda,
stavolta rivolta verso George.
Biondo e
bello. Pensò Nick osservandolo attentamente.
Alto più di lui, con delle spalle larghe e un fisico che
sembrava ben scolpito, sebbene fosse coperto da una t-shirt verde mela.
Gli occhi erano di un semplice marrone, ma molto grandi e affettuosi,
il volto aveva lineamenti regolari e i capelli lo incorniciavano alla
perfezione. Sembrava un po' il dio Apollo.
- Sì, infatti. La California è stupenda, bimba. -
Bimba?!
Nick era quasi tentanto di mollargli un bel pugno su quel viso tanto
perfetto.
- Ma mi sono deciso a mollare per un po' il surf e venirti a trovare
per l'estate... dio santo sei uno schianto! Quando ti avevo lasciato
eri uno scricciolo con i capelli arruffati! Quasi, quasi vorrei essere
di qualche anno più piccolo... Ma chi è il tuo
amico? - domandò George guardando Nick. Non sembrava avesse
usato un tono di voce strafottente, ma Nick lo considerò
ugualmente una persona sgradevole per essersi accorto solo ora della
sua presenza.
Clarisse sorrise, e per una volta non era rivolta verso George. A Nick
gli si scaldò il cuore.
- Lui è Nick. - disse soltanto.
Sembrava avesse appena presentato una persona importante come
la regina d'Inghilterra o il presidente degli Stati Uniti, con quel
tono fiero e orgoglioso che aveva utilizzato. Nick tese la mano verso
George, un po' meno preoccupato.
- Oh, il fidanzatino di turno? Attento
eh?! Che questa ragazza sta diventando fin troppo bella per ridursi a un solo
ragazzo! -
Clarisse ridacchiò divertita, mollando un leggero pugno
sulla spalla del biondo. Nick osservò attentamente quel
George: era riuscito a dire una frase del genere senza sembrare
scortese... ma comunque quelle parole bruciavano troppo per non essere
notate. Clarisse però sembrava non essersene accorta e
continuava a scherzare con il suo amico ritrovato.
Nick era davvero infastidito e forse George lo sapeva fin troppo bene.
- Mi dici che ti succede? -
Joe era, chissà perchè, sulla soglia della porta.
Danielle aprì gli occhi ma la figura longilinea di Joe era
troppo sfocata. Sbattè le palpebre un paio di volte
finchè non riuscì a visualizzare il ragazzo e
tutto ciò che la circondava.
- N...niente. - borbottò lei rannicchiandosi di
più. Avrebbe sovuto fare un bel discorsetto a sua madre su
come non si lasciano entrare in casa alcune persone. Alcune persone
tipo Joe.
- Non mi prendere in giro... - ribattè in modo secco il
moro. Si avvicinò al divano.
- Lasciami... - ribattè debolmente la rossa.
Joe però la afferrò per i polsi così
forte che le fece male e la costrinse ad alzarsi, in modo
così brusco che per un momento Danielle ebbe paura. Quando
però incontrò gli occhi del moro, ci lesse solo
una pena infinita, un amore troppo forte per essere contenuto. Ma
soprattutto il bisogno che lui aveva di lei. Caramello.
- Che vuoi?! - sbottò lei questa volta con il solito tono
strafottente.
- Voglio che tu mi dica cosa è successo! Non ti sei
presentata al nostro appuntamento! Voglio che tu mi dica
perchè Colette mi ha chiamato e in lacrime mi ha detto che
non c'era bisogno che uscissi con lei questa sera! Voglio sapere
perchè tua madre quando aperto la porta mi ha guardato
dubbiosa e solo dopo che l'ho pregata di farmi entrare mi ha
accontentato! Voglio sapere perchè stai piangendo e
perchè non mi guardi più come facevi ieri! -
Danielle sentì piano piano il cuore accartorciarsi come un
foglio usato. Sentì gli occhi appannarsi e la gola farsi
secca. Aveva il disperato bisogno di un bicchiere d'acqua. Aveva
decisamente pianto troppo.
- Ti prego, Danielle. Ti prego. -
Il tono era quasi implorante e poco mancava che unisse le mani in segno
di preghiera. Danielle sarebbe scoppiata a ridere, guardando Joe con
quell'aria disperata in faccia, se la situazione non fosse
così particolarmente delicata.
- Colette ci ha scoperti. -
Joe si immobilizzò, con ancora le mani strette sulle spalle
della rossa.
- S...si sistemerà tutto... - mormorò.
Ma non ne sembrava convinto nemmeno lui un granchè.
- Senti, non capisco proprio perchè non ti piace George. -
Nick alzò gli occhi sorpreso. Era così
concentrato a fissare le punte dei suoi piedi che nemmeno si era
accorto che ormai il biondo se n'era andato. Clarisse lo fissava con le
braccia incrociate, in attesa di una risposta.
- Non è che non mi piace... - borbottò lui. -
Solo che proprio non capisco cosa ci trovi in lui. -
Clarisse sembrò ferita. Manco a dire che lo avesse detto a
lei.
- Lui è il mio migliore amico! Lo conosco da sempre! Da
prima di te... -
Nick piegò la bocca in una smorfia. Poteva anche evitare
l'ultima frase.
-Mi ha aiutato sempre, anche quando mio padre se n'è andato!
E avevo solo tredici anni, mentre lui quasi sedici.-
continuò lei quasi con le lacrime agli occhi. -Ma te non
puoi capire, evidentemente. Credevo fossi diverso Nick! -
Con questa sola frase, Clarisse corse via. E Nick, malgrado tutto si
ritrovò a pensare che cosa cavolo avesse detto di
male.
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Capitolo 15 *** Non sarai mai sola ***
Oddio stavolta ho superato
davvero il limite. Ma proprio non ci riesco ad essere puntuale! E'
più forte di me!
Be'
credo che dovrete rileggervi tutta la storia per capire a che punto
eravate arrivate xD probabilmente vi sarete scordate tutta la storia,
proprio come me!
Un bacio... con la
speranza che non mi odiate troppo per i miei terribili ritardi.
Vostra
Cate.
Ps. Questo non è un capitolo molto lungo...
-Capitolo Quindici-
Non sarai mai sola.
Ho
camminato con la testa piena di te. il tuo ritratto e
l’inebriante
serata trascorsa insieme ieri mi hanno lasciato i sensi in subbuglio.
Dolce,
incomparabile, quale strano effetto hai sul mio cuore!
Ma
cosa
mi resta ancora quando dalle tue labbra e dal tuo cuore traggo un amore
che mi consuma come il fuoco?
[Napoleone
a Giuseppina]
Danielle aveva
deciso: era inutile continuare con questa storia, doveva prendere in
mano le redini della situazione e sistemare il guaio che aveva
combinato. Solo lei poteva farlo, non Joe nè Colette.
Danielle sobbalzò al vibrare del suo cellulare. Lo
afferrò e lesse il messaggio appena ricevuto.
Alle 9.00 vieni a casa mia.
Ti devo parlare, Col.
Adesso iniziava
davvero a sentirsi male. Cosa mai le doveva dire di tanto importante e
con tanta urgenza? Aveva deciso Colette per lei e voleva mettere fine
alla loro amicizia? Non lo sapeva, era diventato difficile capire cosa
pensassero gli altri. Forse era cieca. Forse non era abbastanza
sensibile per rendersi conto delle sue azioni e di ciò che
provocavano. Era una persona cattiva mentre Eve e Clarisse erano le
ragazze più buone che avesse mai conosciuto.
Forse era stata adottata.
Sospirò e si buttò sul suo letto, tra riviste e
vestiti. Non poteva non pensare che una volta tanto sarebbe rimasta davvero sola. E se
lo meritava.
- Okay. Sono pronta. -
L'esaminatore sorrise gentile e annuì.
Evelyne sospirò confortata. Almeno non era Kevin, che le
trasmetteva ansia appena poggiava le mani sul volante.
Iniziò a guidare seguendo le istruzioni che le dava
l'istruttore. Ma in realtà con la mente era lontana,
viaggiava e viaggiava, ma soprattutto pensava a Kevin, ai suoi occhi,
al loro bacio in bagno, alle sue parole e... a Meg.
Ma soprattutto pensò all'ultimo loro incontro, nella
macchina di Julie.
- Mio dio Eve, sii un
po' più sicura! Guidi troppo a scatti! -
Evelyne si era sentita
offesa come non mai. Come osava rivolgersi a lei con quel tono, quando
era talmente triste da non riuscire nemmeno a spiccicare una parola?!
Ma soprattutto come faceva a fare finta di niente dopo quel bacio?!
- Forza, metti la prima.
-
- Adesso basta! - aveva
urlato Eve all'ennesimo ordine. - Non ce la faccio più a
fare finta di niente! -
Aveva accostato ed era
rimasta ferma con le mani strette sul volante.
Doveva assolutamente sfogarsi, dire a Kevin tutto quello che era nel
suo cuore.
- Non posso continuare così! Non riesco a capire come tu ci
riesca quindi PER FAVORE, dimmi almeno come diamine fai a ignorare i
miei ed i tuoi sentimenti! Come fai a continuare a stare con una
ragazza che non ami?! Ma soprattutto perchè mi tratti in
questo modo?! Proprio non lo sopporto!-
Le lacrime ormai scorrevano tranquille, sotto lo sguardo colpevole di
Kevin, che non spiccicava una parola.
Eve lo aveva guardato con odio, poi con la manica del giubbotto jeans
si era asciugata le lacrime ed aveva infine fatto inversione per
tornare a casa.
Le lacrime le pungevano gli occhi, aveva tanto bisogno di
piangere. E pensare che non era mai stata una persona dalla lacrima
facile, quella era Danielle.
Forse stava finalmente imparando a sfogarsi, a piangere. Ad amare.
- Sìììì -
Julie e Clarisse corsero in ingresso, ritrovandosi davanti a una
Evelyne in fibrillazione.
- Che è successo?! - domandò Julie un po'
spaventata.
Eve le saltò addosso e l'abbracciò ridendo. -
Mamma ce l'ho fatta! Mamma sono passata! -
Clarisse battè le mani entusiasta e l'abbracciò
felicissima, mentre Julie sorrise raggiante.
- Be' allora bisogna proprio festeggiare! Vado a preparare la crostata
con la marmellata di more, la tua preferita!-
Appena Julie sparì in cucina, dove probabilmente sarebbe
rimasta per molto tempo, Eve rivolse alla sorella minore un'occhiata
preoccupata.
- Dov'è Danielle? -
- Dov'è Colette, signora? -
- In camera sua, vai pure cara. -
Danielle sorrise alla mamma di Colette e salì le scale
lentamente, preoccupata per come sarebbe stata accolta dall'amica.
Bussò.
- Avanti.
- la voce era flebile, quasi un soffio.
Aprì la porta ed entrò, senza guardare la ragazza
afflosciata sul letto. Poi però fu costretta ad alzare lo
sguardo ed incontrò quello ferito di Colette.
Sobbalzò. Si era illusa che i giorni di attesa sarebbero
riusciti a migliorare la situazione ma ormai aveva capito che il tempo
non serviva a nulla. L'unica cosa che poteva fare era farle capire che
le voleva bene e che nessun ragazzo avrebbe dovuto dividerle. Ma non
era brava con le parole e proprio non riusciva a spiccicarne una
davanti a quello sguardo deluso. Lo sguardo deluso di un'amica non era
per niente incoraggiante per un discorso.
- Ciao. - mormorò. Non riusciva a non rivolgerle la parola
se non con un tono di scusa.
Qualunque cosa avrebbe detto sarebbe suonata sempre come una domanda o
una scusa. Non era così che parlavano le vere amiche.
- Ciao. - rispose semplicemente Colette.
Danielle aspettò qualche minuto, ma poichè
nessuna delle due parlava, domandò il motivo del messaggio.
- Volevo parlarti, dopo quello che è successo. - Colette si
alzò in piedi, come per farle intendere che non era
diventata una depressa ma che riusciva ancora a camminare e reggersi in
piedi. - Ormai ho rinunciato con Joe, naturalmente. Ma ho capito una
cosa. - attese qualche minuto, poi continuò: - Non voglio
fare la parte della maestrina ma so che l'amore non si ostacola. E
quando vi ho visto baciarvi, quando ho notato il modo in cui ti
sfiorava, il modo in cui ti guardava,
ho capito che lui ti ama davvero.
In realtà ho impiegato un bel po' di giorni per
comprenderlo, ma mi perdonerai. Sai, non ero esattamente lucida.-
Ridacchiò. Ma non era una risata contenta, anzi.
- Non posso ostacolare la vostra relazione sia perchè il
senso di colpa sarebbe duro da sopportare... - le lanciò
un'occhiata e Danielle capì che la stava rimproverando.
- Ma anche perchè è così che fanno le
amiche, quelle vere. Le amiche vere perdonano sempre, sanno sorriderti
anche se dentro muoiono ogni giorno che passa... ma soprattutto non
mettono al repentaglio un'amicizia importante per uno stupido ragazzo. -
Ormai Colette era in lacrime e un paio di volte aveva dovuto
interrompere il suo discorso per i singhiozzi che le avevano mozzato il
respiro.
Danielle la abbracciò e con sorpresa si accorse che l'amica
non si era allontanata scocciata.
Insieme iniziarono a piangere. Ma non erano lacrime di rancore o rabbia
o delusione. Erano lacrime di perdono, di felicità e
soprattutto d'amicizia.
Clarisse, Eve e Julie erano sedute in cucina a chiacchierare e ridere
spensierate.
Ad un tratto il campanello suonò. Julie andò ad
aprire, mentre le due sorelle continuavano a sghignazzare ad a
lanciarsi pezzi di crostata.
- Clarisse! E' George! -
La bionda saltò in piedi e sorrise raggiante. Poi corse
incontro all'amico e lo abbracciò.
- Che ci fai qua? - domandò a pochi centimetri da lui.
- Volevo chiederti se non ti va di fare un po' di skate con il
sottoscritto. Magari hai bisogno di qualche lezione di ripasso da un
esperto... - rispose George ridacchiando.
- Alla faccia! Certo che sei un tipo modesto eh?! - scherzò
Clarisse.
George sorrise, ma poi divenne serio e la guardò
intensamente negli occhi. Si avvicinarono cautamente e alla fine le
labbra si sfiorarono incerte.
Clarisse si allontanò allarmata e dopo essersi schiarita la
voce mormorò imbarazzata: - Vado a prendere lo
skate... -
I due non potevano sapere che qualcuno aveva assistito alla scena,
abbastanza scosso.
Nick Jonas stava correndo lontano da casa Gautier, con un mazzo di
fiori in una mano e gli occhi chiusi, nel tentativo di trattenere le
lacrime.
- Ho visto abbastanza... - mormorò.
Ma si sbagliava perchè era corso via proprio prima che
Clarisse si allontanasse dal biondo.
Si sà: gli occhi vedono solo quello che vogliono.
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Capitolo 16 *** Ne valeva la pena rischiare tutto o no? ***
Wow mi
sorprendo da sola. Finalmente non ho aspettato due mesi prima di
aggiungere un nuovo capitolo. Be' ragazze eccomi finalmente! Sono stata
a casa e ne ho APPROFITTATO, anche a costo di diventare matta a
starmene qui seduta a scrivere mentre FUORI c'è il sole xD
Ma tanto domani, dopo domani e dopo domani ancora vado al mare,
quindi... un giorno a casa non fa male a nessuno!
AAahhh ragazze non la sentite anche voi l'aria estiva?? Calda e afosa
quanto volete, ma comunque mille volte meglio di doversene stare a casa
a studiare!! oddio se penso che ho scelto il classico ogni tanto penso:
Ma che cosa ho fatto?!
Comunque, questo non vi interessa immagino.
Ecco qua il nuovo capitolo, tutto per voi. E devo essere sincera che ne
sono abbastanza soddisfatta questa volta, soprattutto il discorsetto
tra Joe e Kevin mi ha colpito xD
Ma lascio a voi il parere... E RECENSITE PERCHE' NE HO BISOGNO, CHIARO?
Capisco che me lo sono meritato
visto che non mi sono impegnata a scrivere nell'ultimo periodo... ma
forza su, si sa che la forza di volontà dello scrittore
dipende da quanti lasciano una recensione! xD
sorprendetemi anche voi, please! *___*
grazie a chi ha recensito lo scorso capitolo <3
un bacione
Cate
-Capitolo Sedici-
Ne valeva la pena rischiare
tutto o no?
Da
quando non mi hai più cercato
mi sembra molto più difficile.
Credevo di essere più forte
di quella sera e di tutte le parole.
Ed è bastato un solo sguardo,
basta una volta
e non lo scordi più.
[Appena prima di partire - Zero Assoluto]
(N.b sentitela! E' fatta apposta per la storia di Eve e Kevin!)
Continuava a
domandarsi come aveva potuto essere così stupido, ma
soprattutto così cieco. Avrebbe dovuto agire subito e ora si
sentiva talmente idiota all'idea di quel mazzo di fiori. Avrebbe dovuto
comportarsi in un modo diverso.
Nick battè il pugno contro il muro, infuriato. Non poteva
crederci! Quel George le aveva soffiato sotto il naso Clarisse ancor
prima che riuscisse a farla diventare la sua ragazza. Non
poteva nemmeno arrabbiarsi con lei perchè dopo tutto ancora
non stavano insieme ufficialmente.
Eppure...
Eppure si sentiva talmente infuriato che nemmeno ci pensava.
Gli sembrava che lui e Clarisse stessero già insieme senza
il bisogno di una dichiarazione, di un bacio o altro. Per lui era tutto
così ovvio, così limpido e cristallino che faceva
fatica a pensare che per la ragazza non fosse lo stesso.
E forse era proprio questo il problema.
Clarisse passò una mano tra i capelli legati, mentre la
strada scorreva sotto il suo skate.
Era ritornato sotto i suoi piedi, finalmente. Ed era merito di George,
inutile negarlo.
Era così confusa. Lei teneva tanto a Nick, era un po' il suo
migliore amico ma sentiva che comunque c'era qualcosa in
più, qualcosa al di là dell'amicizia, un
sentimento più forte e potente. Ormai però si era
abituata ad uscire con Nick senza sperare più in un bacio...
lui era troppo timido e lei troppo insicura.
Tuttavia non poteva fare finta di non ricordare quel quasi bacio,
quando George era riapparso dal nulla.
Chissà, forse se non fossero stati interrotti, lei e Nick si
sarebbero fidanzati, finalmente.
Era tutto così confuso... ed ora che era riapparso George,
la sua cotta di infanzia, non poteva non pensarlo almeno un po'. Aveva
sprecato tanti giorni nella sua infanzia sperando almeno in uno sguardo
da parte del bel biondo, senza mai ottenere nulla... e ora che era
tornato invece la guardava in quel modo che aveva sempre desiderato.
Era imbarazzata, perchè sapeva che le attenzioni del ragazzo
erano dovute solo dal suo aspetto, mentre Nick la guardava veramente,
vedeva ogni cosa, non solo il bel visetto. La scelta era ovvia, quindi:
Nick.
Eppure era così difficile...
-Ho fatto pace con Colette...- mormorò Danielle appoggiata
alla spalla di Joe. Erano in mezzo al bosco, solo loro due e la natura.
E lei non si era mai sentita così felice come in
quell'istanto.
- Sono contento. - rispose lui continuando ad accarezzare i lunghi
capelli fiammeggianti della ragazza.
Era così bello starsene con lei... non sentiva mai il
bisogno di parlare per forza.
Era contento anche quando se ne stavano in silenzio, ognuno assorto nei
propri pensieri perchè sentiva che tuttavia erano lo stesso 'vicini'.
- Che ne dici se stasera andiamo in un locale?- domandò ad
un tratto Danielle pensierosa. - Ti faccio conoscere i miei amici!
C'è anche Evelyne.-
- Amici? - ripetè Joe dubbioso.
- Sì, amici. Tranquillo con alcuni ci sono stata, ma sono
storie passate... -
Joe deglutì. Ora sì che si sentiva a suo agio.
- Ah. - disse soltanto. Che altro poteva dire?!
Danielle scoppiò a ridere, anche un po' sguaiatamente. Joe
era imbronciato, dopo tutto era lei che sarebbe dovuta essere gelosa,
con tutte le fan che aveva!
Lo baciò dolcemente, sempre ridacchiando. Era
così tenero quando irritato!
- Sei mille volte meglio te, tranquillo. -
Joe sorrise, un po' rincuorato. - Quante volte lo hai già
detto? -
- Parecchie. - sghignazzò Danielle dispettosa. - Ma stavolta
è vero...-
Joe era decisamente compiaciuto.
- Posso parlarti? -
Kevin alzò lo sguardo dalla tv e notò il minore
sulla soglia del salotto, che scrutava inacidito Megan.
Annuì e si alzò, ignorando il mugolio infastidito
della ragazza.
Joe lo tirò per una manica e lo trascinò in
cucina.
- Hey! - sbottò il maggiore infastidito. - Che
c'è? -
Il moro tirò un bel respiro e lo fissò
intensamente negli occhi.
- Ma che ci trovi in quella lì?! -
- Mi bastava Nick a farmi la predica, ora ti ci metti pure tu...-
borbottò Kevin abbassando lo sguardo.
- Kev, lo facciamo per te... -
- ... perchè ti vogliamo bene. Sì, lo so Joe. -
Il moro sorrise divertito, ma tornò serio quando vide che il
maggiore non scherzava. Lui e Nick erano preoccupati per Kevin. Decisamente preoccupati.
Era chiaro lontano un miglio che era cotto di Eve, eppure non trovava
nemmeno il coraggio di mollare Megan, quella stupida gallina!
- Senti Kev, io so bene che a volte è difficile lasciare le
ragazze per paura di farle soffrire, ma dovresti trovare un po' di
coraggio diamine! Ti rovini solo le vacanze se cotinui così.
E poi non è giusto per te! Noi ti vogliamo bene e ti
conosciamo, forse meglio di quanto tu ti conosca da solo... Sei
innamorato di Eve, Kevin. -
Kevin alzò gli occhi al cielo. Possibile che non capivano?!
- Non centra niente Megan. Non ho paura di lasciarla. -
Joe lo continuò a fissare, sempre più sospettoso.
- E allora di cosa hai paura?! -
- Oddio! Ma perchè non capite! Forse te e Nick non vi ponete
questo problema con Clarisse e Danielle ma... noi staremo qui solo per
l'estate! Io non sono per le avventure e anche se lo fossi con Eve
vorrei qualcosa di più! Siamo in Francia, diamine! Quanto
può durare? E quanto sarà doloroso dividermi da lei quando
dovrò ripartire? Come potrò sopportare le sue
lacrime quando la guarderò per l'ultima volta?!
Sarà dura dirle addio e io non voglio innamorarmi ancora di
più di adesso! -
Joe era senza parole. Non avrebbe mai immaginato che il motivo fosse
questo ed era commosso, sul serio. Ma proprio non riusciva a capire
come Kevin riuscisse a continuare a stare con Megan
Kevin lo guardò e come se avesse letto i suoi pensieri,
continuò a parlare, un po' più a bassa a voce.
- Continuo a stare con lei non perchè la amo, ma
le voglio bene è un po' come una sorella per me... In
più mi permette di distrarmi, di non pensare a lei... Tu non hai
idea di come stia Joe... te hai ottenuto quello che volevi, ora hai la
tua bella storia d'amore e non pensi a quando finirà
(perchè sai che succederà!) ma io non riuscirei
mai a baciare Evelyne senza continuare a pensare a quando la
dovrò lasciare per tornare in America, alla mia vita, alla
nostra vita, ai Jonas Brothers... Quando tutto questo
finirà, cosa rimarrà se non i ricordi?! E io non
li voglio i ricordi, non mi farebbero dormire la notte.
Preferisco i rimpianti,
te lo assicuro. -
Joe era ammutolito. Non sapeva cosa dire e come ribattere. Era partito
carico di aspettative, sicuro che avrebbe fatto ragionare Kevin e lo
avrebbe convinto a mettersi con Evelyne ma ora le motivazioni
del maggiore erano talmente schiaccianti da mettere in crisi perfino la
sua storia con Danielle.
- Kev, dovresti dire tutto questo a lei, non a me. - fece una pausa,
pensando a cosa dire con attenzione. - Se fossi al suo posto, non pensi
che vorresti sapere perchè la persona che ti ama e che tu
ami non vuole stare con te? -
- Probabimente lei nemmeno l'ha capito Kevin e dovresti dirglielo te.
Sono serio. Stasera vado ad un locale con Danielle e ci sarà
anche Evleyne. E te vieni. Non accetto risposte negative, sei
avvertito. -
Kevin, inaspettatamente sorrise, subito ricambiato dal fratellino.
- E va bene... - mormorò, con un sospiro.
Ma Joe sapeva bene che se non avesse voluto non avrebbe risposto
così.
La sera giunse presto e Joe e Kevin erano più eccitati di
bambini.
- Dì a Meg che non può venire perchè
siamo tutti maschi... - bisbigliò Joe all'orecchio del
fratello maggiore.
- Sai bene che non posso Joe. -
Il moro alzò gli occhi e sbuffò sonoramente,
falsamente scocciato. In realtà sapeva che il suo piano
sarebbe funzionato, sebbene ci fosse stata Megan.
Lui e Danielle avrebbero fatto fidanzare Evelyne e Kevin. Questo era
certo.
Il locale era abbastanza chiassoso, quanto bastava per dover far urlare
chi voleva conversare invece che ballare.
Al bancone del bar erano comodamente seduti un gruppo di ragazzi, tra
cui Colette, Evelyne e Danielle.
Tutte e tre scrutavano la folla, alla ricerca di due ragazzi.
- Li vedete? - urlò Danielle per farsi udire dalle altre
due.
- No! - risposero in coro Colette ed Eve.
Evelyne sorseggiò il suo drink, malinconica. Che c'era
venuta a fare lì?!Ma era colpa sua se si lasciava
coinvolgere dalla sorella, lo sapeva bene.
Sobbazò quando si accorse che Danielle stava ballando con
Mat, il famoso ragazzo del finto incidente (N.D primo-secondo
capitolo). E se Joe l'avesse vista? Come faceva ad essere tanto
spericolata?! Era proprio questa la differenza tra le due.
Lei, la timida, inaccessibile Evelyne e Danielle, la bella, scalmanata
ed esuberante ragazza senza freni.
Quanto avrebbe voluto essere come lei...
Si guardò attorno, giusto per controllare se Joe era nei
paraggi e fu allora che lo vide. Era appena entrato, proprio accanto a
Joe.
I loro sguardi si incontrarono per uno splendido, tormentato istante e
anche in mezzo a quel casino e sotto quelle luci psichedeliche poteva
benissimo annegare in quel prfondo abisso verde di mistero.
Quel momento idillico fu però interrotto dalla voce acuta di
Colette.
- Eve! Non credo Joe sia molto contento! -
Eve distolse lo sguardo dai quei profondi occhi verdi e
osservò attentamente Joe, che era come impietrito alla vista
di Danielle che ballava scalmanata vicino Mat.
Rabbrividì, oh no questa non ci voleva proprio. Doveva
assolutamente intervenire per il bene della sorella.
Si avvicinò alla coppia scalmanata, facendo a gomitata e
finalmente li raggiunse.
Danielle la guardò sorpresa, un po' infastidita.
- E' arrivato Joe e non mi sembra il caso! - le urlò dentro
all'orecchio. Danielle sobbalzò al nome del ragazzo e le
lanciò un'occhiata riconoscente, prima di allontanarsi e
sparire in mezzo alla folla.
- Eve...-
All'udire quella voce sussultò. L'avrebbe riconosciuta
sempre e comunque. Kevin...
Si voltò e incrociò lo sguardo intenso del
ragazzo. Rabbrividì.
- Sono venuto per parlarti... -
- Non mi sembra il luogo adatto. - ribattè lei acida.
Kevin sembrò ferito e Eve si sentì
improvvisamente in colpa, ma durò poco perchè una
vocetta gracchiante li interruppe.
- Kev! Tesoruccio!
Balliamo?! -
La testa platinata di Megan fece capolino da dietro Mat, che continuava
a ballare scatenato.
- Scusa! VADO A VOMITARE! - Urlò Eve a un Kevin sbalordito.
Si allontanò verso il bagno, domandandosi se l'aveva davvero
detto o no.
- Che stavi facendo? -
- Eh?! -
Joe tentò di mordersi la lingua per non farsi prendere dal
panico. Odiava quel posto: perchè doveva essere tanto
rumoroso?! Già era difficile per lui domandargli certe cose
come un fidanzartino geloso (che poi lui era un fidanzatino
geloso) figuriamoci urlarle.
- Che stavi facendo? - ripetè di nuovo, questa volta urlando.
Danielle parve sorpresa, forse un po' irritata.
- Ballavo! Sono qui per questo! -
Joe stava iniziando a irritarsi. Nel bosco non l'aveva mica detto
però che voleva ballare.
In più con qualcun'altro e non con lui.
Danielle parve accorgersi della sua espressione perchè
gridò: - Non sarai mica geloso!? -
Geloso?
Lui?!
Forse era un tipo possessivo, questo sì. Ma geloso proprio
no.
Lui? Geloso?! E quando mai!
Ma onestamente si sembrava geloso anche lui; quando l'aveva vista
ballare contro quel ragazzo gli si era fermato il cuore e avrebbe
voluto prendere a pugni quel biondino fino a fargli sanguinare il naso.
Oddio, se mi sentisse
papà... pensò Joe rabbrividendo.
Danielle, nel frattempo, non udendo nessuna risposta alla sua domanda,
sorrise con l'aria di chi la sapeva lunga.
- Va be' ho capito. - disse sorridendo. - Vieni te li faccio conoscere!
-
Joe si trattenne nel brontolare. Non voleva passare per un noiosone col
muso lungo. Si sarebbe scatenato quella sera, come no!
Seguì la zazzera di capelli rossi, che sotto quelle luci
risaltava come non mai. Alla fine si ritrovò davanti una
serie di facce curiose.
- Ragazzi, questo è Joe, il mio ragazzo! -
Nascose a malapena un sorriso compiaciuto, udendo l'ultima, fatidica
parola.
- Joe, questi sono: Hugo, Juan, Fleur, Catherine e Matt. -
Il moro strinse la mano a quei ragazzi, dimenticandosi già i
loro nomi. Ma non potè fare a meno di lanciare un'occhiata
fulminante a Matt, riconoscendolo.
- C'è anche Colette... - continuò Danielle,
sempre con un tono molto alto.
Joe la salutò timidamente.
Era imbarazzante.
- Ciao, Joe. - lo salutò cortese la mora.
Joe sorrise, almeno c'era una faccia amica.
La serata proseguì tranquilla, Joe non fu più
geloso di Matt e notò rassicurato che quest'ultimo aveva
ballato anche con Catherine, Fleur e Colette, non in modo diverso di
come aveva ballato con la sua ragazza.
Joe e Danielle se la stavamo godendo un mondo, scatenandosi in mezzo
alla pista, mente un dj di scatenava sopra il palchetto.
All'improvviso la musica si fermò e Joe si sorprese
sentendosi un po' dispiaciuto.
- Ti ho fatto una sorpesa... -
Alzò gli occhi e incontrò quelli blu della
ragazza. La squadrò sospettoso. Che intedeva con la parola
'sorpresa'?!
Ma la risposta alla sua domanda non tardò ad arrivare.
- Signori e signori una fedelessima frequentatrice di questo pub,
Danielle Gautier... - Joe si voltò e notò un
ragazzo, di circa trent'anni, sul palco, con il microfono stretto in
una mano. - ... ci ha consigliato di sentire il suo ragazzo cantare,
Joe Jonas signori! -
Un applauso si levò dalla sala e alcune ragazze, che
evidentemenete conoscevano i Jonas Brothers, urlarono: 'VAI JOE!'
Joe era a bocca aperta. Lanciò un'occhiata a Danielle, che
sorrideva colpevole e lo spingeva verso il palco.
Finalmente riuscì a farlo salire e scoppiò a
ridere quando notò l'espressione sconvolta del suo ragazzo,
in piedi come un tronco su quel palchetto.
E pensare che il famoso Joe Jonas era abituato a palchi molto
più grandi!
- Allora Joe, cosa intendi cantarci?! -
Il moro lo guardò, con un aria un po' persa. Notò
che il trentenne aveva un percing sul labbro.
- Ehm... Tonight.
- mormorò lui al microfono.
Ma che gli prendeva?! In genere mica era così timido. Ma da
solo, senza i suoi fratelli a fargli compagnia era tutto più
difficile. Poi però incontrò lo sguardo di
Danielle, in mezzo a quello di tanta altra gente e capì che
lei era lì.
Iniziò a cantare e non smise nemmeno un secondo di fissarla
negli occhi, capendo che anche se le parole di Kevin lo avevano colpito
lui la amava e non avrebbe preferito i rimpianti ai ricordi come invece
avrebbe fatto Kevin.
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Capitolo 17 *** Non smettere di credere per me vuol dire vivere ***
Carissime!
Ecco
il capitolo! E' uno degli ultimi, attenzione!!!
E' si è giunta l'ora di mettere la parola fine a questa
long... la trascino avanti da troppo tempo!. *scuote la testa
sconsolata*
Cooomunque!
Che si dice da quelle parti?
ehm si non fateci caso. -.-"
Recensite,
che me ne aspetto almeno cinque
di recensioni, capito???
Grazie
per i 22 Preferiti e a chi ha recensito lo scorso capitolo!
(Megamega bacione a tutte e quattro)
-Capitolo Diciassette-
Non smettere di credere per me
vuol dire vivere.
Forse
non sai quel che darei
per
renderti felice.
Piangi
lacrime di aria.
Lacrime
invisibili, che solamente
gli
angeli san portare via.
Ma
cambierà stagione, ci saranno nuove rose
ci
sarà dentro te e all'aldilà nell'orizzonte
una
piccola poesia.
[Una
poesia anche per te - Elisa]
Clarisse correva come non aveva mai corso in vita sua.
Era strano da dire, ma nemmeno con lo skate andava così
veloce.
Spinse con forza l'indice sul campanello, tanto che quello
suonò gracchiante come una cornacchia.
Apettò qualche minuto, durante i quali si rese conto che era
un po' troppo presto per piombare così in casa Jonas.
Una massa di riccioli fece capolino dalla porta socchiusa. Poi Clarisse
potè vedere anche il viso.
Il viso di Nick.
- Clarisse? - domandò il ragazzo. Aveva gli occhi socchiusi
e la scrutava come se fosse un'aliena.
- Scusa l'ora. - mormorò lei abbassando il capo. Si sentiva
una
stupida ma doveva fare qualcosa, sentiva il bisogno di parlargli.
Rialzò lo sguardo e si accorse che Nick indossava solo una
t-shirt e dei boxer neri. Avvampò.
- C'è un motivo per cui mi hai svegliato? -
domandò Nick sbadigliando, ancora con gli occhi mezzi
chiusi.
- Ehm...sì. - balbettò Clarisse, pensando a
qualcosa di sensato da dire. - Ti volevo parlare. -
- Alle otto di mattina?! - domandò Nick sorpreso.
- Sono una tipa... ehm... mattutina.
-
- Me ne sono accorto. Aspetta che mi metto qualcosa. -
Clarisse annuì e attese. Le era sembrato tanto ovvio e
coinciso il discorso che doveva fargli...
Ora però non si ricordava più niente.
Nick si infilò un paio di jeans scuri poi si diede una
veloce occhiata allo specchio. Terribile.
Si sciacquo il viso, poi ritornò da Clarisse.
- Facciamoci una passeggiata ok? - propose. Lei annuì.
Era stranamente poco loquace e lo preoccupava. Forse lo stava per
lasciare. No, non erano mai stai insieme non poteva lasciarlo. Allora
forse voleva dirgli che non poteva più uscire con lui, che
ora
stava con George.
Gli avrebbe spaccato la faccia. A George naturalmente, non a lei.
- Sai, da quando ti ho visto ho subito capito che eri un ragazzo in
gamba, uno di quelli che non si vede più in giro. - Nick si
voltò sorpreso: Clarisse si era fermata e i suoi occhi blu
lo
scrutavano intensamente, scavandogli perfino l'anima. - Non ho subito
capito cosa provavo, all'inizio negavo i miei sentimenti, rifiutandomi
di fare certi
pensieri...
su di te... - Clarisse arrossì, imbarazzata. Sapeva che
avrebbe
dovuto pronunciare certe parole che fino ad allora erano sconosciute.
Parole come 'amore'.
- Io non sapevo che mi prendeva: quando ti vedevo il mio cuore si
fermava ed ero felice, anche solo di guardarti. Nemmeno con George mi
era mai capitato... certo da bambina quando lo guardavo pensavo che era
bello e che lo avrei sposato. Ma non era lo stesso, assolutamente no.
Io non ero... innamorata
di George... -
Nick deglutì. Avrebbe voluto mettersi a ballare per la
felicità.
- Io non sapevo cos'era l'amore. Non lo immaginavo nemmeno. Invece
ora... Ora lo so. -
Clarisse teneva il capo chino, quasi non si vedevano gli occhi. Solo
quando alzò lo sguardo Nick si rese conto che erano bagnati.
Stava piangendo.
- Nick... ti ricordi cosa stavi per fare quando è tornato
George? - domandò lei mordendosi il labbro.
Il riccio sapeva la risposta. La sapeva. Eppure aveva la bocca
impastata, non riusciva a dire nemmeno una parola.
Clarisse lo fissò per qualche minuto.
- Te lo ricordi, vero? -
Nick avrebbe voluto urlare: - Sì Clarisse, sì! Me
lo ricordo! -
Avrebbe voluto baciarla e non perdere tempo. Stavolta nessuno li
avrebbe interrotti.
Eppure i piedi erano incollati alla terra e non riusciva a muovere
nemmeno un muscolo. Nick credette che al posto della gola vi era un
grosso nodo, perchè non riusciva a pronunciare nessuna
parola.
Era come se fosse paralizzato, lì in piedi in mezzo alla
campgna
francese, con il sole appena sorto che illuminava il profilo spaventato
di Clarisse.
Lei lo guardò un altro po', con gli occhi colmi di lacrime.
Si sentiva umiliata.
Non voleva essere lì. Voleva scappare, lontano dalla
sciocchezza che aveva appena commesso.
Stava per voltarsi quando una voce la fermò. Fu come una
brezza
d'aria fresca, un oasi pacifica in mezzo al deserto. Fu come in un
sogno.
- Clarisse... -
Lei si voltò, ancora con le lacrime agli occhi. Poi non vide
più nulla ma poteva benissimo sentire le labbra di Nick
contro
le sue in una danza appassionata di mani, labbra, lingue, dita e tutto
il resto dei loro corpi.
- Se la canzone si chiama Single Ladies* te non puoi mica ballare! -
Eve era ad un angolo della cucina, con le braccia incrociate e gli
occhi al cielo mentre Colette e Danielle continuavano a discutere.
- Ma che importa! - esclamò la rossa. - Io voglio ballare!
Non mi importa niente che sono fidanzata! -
Ahi. Mossa sbagliata.
Pensò Eve versando il caffè nelle
tazzine.
- Ah! - sbottò Colette puntando l'indice contro l'amica. -
Non ti importa?! Sei matta per caso? -
Danielle roteò gli occhi stufa.
- Eddai, hai capito bene che intendevo!- disse allargando le braccia. -
Te mi hai capita, vero Eve? -
Ma per fortuna la maggiore non ebbe il tempo di rispondere.
- Certo! E' facile per te parlare, dopo tutto sono io che ho rinunciato
a tutto per te! - sbraitò Colette con gli occhi in fiamme.
Danielle spalancò la bocca, sbalordita.
- Come puoi attaccarmi in questo modo?! E' un gesto meschino! E' una
coltellata alle spalle! -
Colette sembrò sul punto di ridere. - Ma per favore, te sei
l'ultima persona in questo mondo che può incolparmi per
'coltellate alle spalle'! -
Danielle sembrò punta sul vivo.
- TIME OUT! - urlò Eve, ormai stufa. La discussione andava
avanti da almeno mezz'ora. - Chiederemo a Clarisse di essere una delle
Single Ladies! E te, Danielle, ti preparerai qualche canzone da cantare
da sola! -
La rossa sembrò doppiamente offesa.
- COOOSA?!
- esclamò, riducendo gli occhi blu in due fessure. - Sei mia
sorella!
Come puoi farmi questo?! -
- E dai, Dan... Si sta parlando soltanto di un numero... -
Danielle si alzò dalla sedia, battendo il pugno sul tavolo
con forza.
- Finiscila! - la rimproverò Colette. - Chiederemo alla
vostra
sorellina di cantare con noi e te la smetterai di comportarti da
bambina capricciosa! -
- Sarai tu una bambina capricciosa! Brutta... -
Ma Colette non seppe mai cos'era perchè Clarisse
entrò in casa provocando un agitazione notevole.
Le tre ragazze le corsero incontro, cogliendola di sorpresa.
- Che volete? - domandò, con uno strano sorrisino in faccia.
- Dì di no Clari! Lo sappiamo tutte che non ti piace ballare
nè cantare quindi fai un favore a tutti se... -
- Ballare? Cantare? - ripetè confusa la biondina, scrutando
Danielle.
- Aspetta un attimo... - mormorò Eve pensierosa. - Ma
dov'eri?! E' mattina presto e te sei tornata ora? -
Clarisse avvampò.
- Ooooh! Qui gatta ci cova! - esclamò Danielle, dimenticando
apparentemente la faccenda delle Single Ladies.
Clarisse arrossì ancora di più. Posò
le chiavi sul comodino e si sedette in cucina.
- Allora? - insistè Eve, incrociando le braccia proprio come
avrebbe fatto Julie Gautier.
- Allora mi sono baciata con Nick... - mormorò.
Le tre ragazze ammutolirono e continuarono a guardarla con la bocca
aperta.
- Ecco, non può far parte delle Single Ladies! -
esclamò Danielle sogghignando.
Ma nessuna l'ascoltava più, perchè sia Colette
che
Evelyne sparavano domande alla povera Clarisse, che sembrava
rimpicciolirsi col passare dei minuti.
Dopo aver raccontato tutto e dopo che Danielle la costrinse a ripetere
di nuovo com'era stato il bacio e l'espressione di Nick, Clarisse
potè capirci qualcosa della faccenda delle Single Ladies.
- Allora, - incominciò Colette. - Eve ed io abbiamo pensato
di
preparare un spettacolo per fare in modo che la campagna non sia
distrutta per fare spazio a centri commerciali e roba simile... -
- Vogliono distruggere la campagna?! - ripetè Clarisse
sorpresa.
- A quanto pare sì, ma crediamo che con questo spettacolo
riusciremo benissimo a salvarla. I materiali per il palco sono
già pronti, visto che come sai mio padre è
falegname...
Ora occorre solo che tutti quelli del paese e chi è
interessato
inizi a muoversi per organizzare qualche spettacolo.
Sono già pronti i gemelli Pier e Juan, Catherine, Charlotte,
Fleur, Hugo, Matt... -
- E qual'è il problema? - domandò Clarisse non
capendo.
Danielle alzò gli occhi al cielo.
- Il problema è che non mi vogliono far ballare e cantare
con
loro Single Ladies perchè dicono che visto che sono
fidanzata
con Joe non è corretto.Ti sembra normale? -
Clarisse cercò di evitare lo sguardo della rossa.
- Quindi chiediamo a te di prendere il suo posto. - disse Eve
sorridendole.
La bionda spalancò la bocca.
- Stai scherzando?! Non indosserei mai quelle tutine nere! -
Danielle sorrise trionfante, mentre Eve e Colette si lanciarono
un'occhiata.
- E va bene Danielle. Hai vinto. -
(*)= Single Ladies
è la nuova canzone di BEYONCE. E' molto carina e le nostre
protagoniste balleranno come nel video della canzone.
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