Love In Paris

di katerina_21
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Campagna parigina ***
Capitolo 2: *** Beccata! ***
Capitolo 3: *** Il pranzo ***
Capitolo 4: *** Zorbing ***
Capitolo 5: *** Ingessature e Abbracci ***
Capitolo 6: *** Preparativi ***
Capitolo 7: *** Il ballo ***
Capitolo 8: *** Lacrime trattenute ***
Capitolo 9: *** Verità ***
Capitolo 10: *** Notre-Dame ***
Capitolo 11: *** Granite e Foto ***
Capitolo 12: *** Caramello caldo ***
Capitolo 13: *** Ricordi, muschio e lacrime salate ***
Capitolo 14: *** La gelosia è una brutta bestia, lo sai vero? ***
Capitolo 15: *** Non sarai mai sola ***
Capitolo 16: *** Ne valeva la pena rischiare tutto o no? ***
Capitolo 17: *** Non smettere di credere per me vuol dire vivere ***



Capitolo 1
*** Campagna parigina ***


Ecco qui la mia nuova FF sui Jonas Brothers, come promesso. L'ho scritta di getto e spero vi piaccia quanto a me è piaciuto scriverla! In questo primo capitolo si capisce un pò il carattere dei personaggi da me inventati (le sorelle Gautier) e mi piacerebbe sapere chi preferite di più tra le tre, anche se forse è un pò presto per dirlo visto che stiamo solo al primo capitolo. Poi, poi... vi dico subito che nel prossimo capitolo due delle sorelle e due dei fratelli Jonas si incontreranno... E ho già in mente un pò di cose.
Per questa storia ho preso un pò spunto dal libro che sto leggendo: "Segreti d'amore" di Rosie Rushton. Infatti tratta proprio di tre sorelle ed i caratteri sono un pò simili a quelli dei personaggi da me inventati ma la storia del libro non avviene a Parigi e naturalmente non ci sono certo i Jonas Brothers!
I Jonas Brothers non mi appartengono e non voglio assolutamente rappresentare la loro vita o il loro carattere.
Un bacio a tutte. Spero che vi piaccia come inizio! Recensite.

-Capitolo Uno-
Campagna parigina

Portami dove mi devi portare
Africa, Asia o nel primo locale
fammi vedere che cosa vuol dire partire davvero
Portami dove non posso arrivare
dove si smette qualsiasi pudore
fammi sentire che cosa vuol dire viaggiare leggeri
Sei sempre così il centro del mondo
il viaggio potente nel cuore del tempo andata e ritorno...
[Ligabue - Il centro del mondo]

Ciao, è deciso per stasera: tutti al Club X alle ore nove. Fatti vedere.
Danielle Gautier squittì deliziata e inizò a ballare per la stanza a piedi nudi.
- E' fatta - annunciò a Blanche, la gatta bianca decisamente sovrappeso che, insonnolita la osservava appisolata sul letto. La ragazza tornò a digitare i tasti del suo cellullare freneticamente.
Ci sarò. Un bacio.
Forse era meglio cancellare l'ultima parola, altrimenti avrebbe dato l'impressione di una ragazza senza un minimo di contegno. Dopo un momento di esitazione Danielle alzò le spalle e schiacciò su INVIA. Poi alzò il materasso del suo letto, disturbando Blanche che saltò a terra miagolando infastidita, e afferrò il suo diario dalla copertina scarlatta.
- Scusami Blanche... - mormorò divertita. Sfogliò velocemente le pagine del quadernino e sorrise assorta. A volte le veniva voglia di strappare tutta quella carta e bruciarla...si sentiva così stupida quando rileggeva ciò che aveva scritto con tanto ardore...ma poi pensava a quanto sarebbe stato spassoso rileggere quel diario tra qualche anno e si tratteneva.
Giovedì 14
Benjamin Laurent finalmente mi ha invitato ad uscire insieme! E stasera succederà qualcosa, me lo sento.
Prima che potesse aggiungere altro la voce acuta della madre si fece strada per le scale.
- Sbrigati Danielle, tua sorella aspetta!
Danielle sbuffò contrariata. Clarisse quel giorno compieva sedici anni e avrebbero festeggiato tutte insieme al suo ristorante preferito, Magnifique.
- Si mamma arrivo, arrivo...-  urlò di rimando. In realtà non aveva nessuna voglia di trascorrere quel pomeriggio con le sorelle e la madre...ma era costretta, purtroppo. A diciotto anni si hanno ben altri pensieri per la testa che il compleanno della propria sorellina. E poi lei si sarebbe dovuta preparare per quella sera. Ancora non riusciva a crederci: Benjamin Laurent sarebbe finalmente caduto ai suoi piedi. Iniflò le zeppe dorate e si lanciò un'occhiata allo specchio. Naturalmente non avrebbe detto niente alla madre, sarebbe morta di crepacuore se avesse saputo che la figlia diciottenne frequentava locali notturni come il Club X, non era certo un posto tranquillo...ma non ci sarebbero stati problemi perchè avrebbe tenuto nascosto il suo appuntamento perfino alle sue sorelle. Danielle passò una mano tra i capelli rossi come il fuoco e lanciò un bacio alla propria immagine riflessa. Benjamin non avrebbe resistito al suo fascino, no di certo. Tirò fuori una maglietta dall'armadio strapieno e la infilò velocemente. Per un attimo desiderò ardentemente di avere un fisico a manico di scopa come quello di Evelyne.
- Danielle vuoi scendere per l'amor di Dio? - la voce arrabbiata della madre le fece venire la pelle d'oca. - Eve è già dentro l'auto e stiamo aspettando solo te! Sbrigati!-

Clarisse corse entusiasta verso la madre, che, appoggiata all'auto, tamburellava nervosa le dita sul tetto della vettura..
- Mamma, mamma! Guarda qui! - porse un volantino a Julie, che lo osservò attentamente.
- Che roba è questo Zorbing? - domandò confusa - Rotolare giù da una rupe...rinchiusi in una sfera?!- lesse ad alta voce sbalordita. - Clarisse, non credo proprio che tu possa fare certe cose. Già quando vai in giro con quello skateboard sono un pò preoccupata...ma questo mi sembra davvero troppo! -
- Ma...mamma! E' la cosa più strepitosa che esista! E poi è sicurissimo al cento per cento! - ribattè Clarisse sicura.
Julie sbuffò stancamente e borbottò un "ne riparleremo".
Clarisse salì in macchina spazientita e lanciò un'occhiata a Evelyne, che, tranquilla, sedeva sul sedile con le mani strette sul volante.
- Mamma, chiama di nuovo Danielle...arriveremo domani al Magnifique...- borbottò scocciata. - Eve va così piano...-
- Lo spero bene! E' solo una principiante.
- Ancora per poco...-  sogghignò Eve sfilandosi il cappello di lana e buttandolo sui sedili posteriori. Scrollò i lunghi capelli biondi e sorrise. - Non temete tra un pò vi stupirò a tutte con il mio talento nel guidare e...-
- Eccola! - la interruppe Clarisse indicando la sorella di mezzo. - Forza Danielle! Quanto ci hai messo! Non stiamo mica andando a una sfilata di moda! -
- E allora? - ribattè Danielle sbattendo la portiera dell'auto. - Voglio sempre essere al top. Anche se si tratta del compleanno della mia sorellina. - aggiunse sorridendo.
- Anche se la sorellina sembra che debba andare a un addestramento militare... - intervenne Julia lanciando un'occhiata alla figlia più piccola dallo specchietto retrovisore. - Clarisse, non potresti vestire un pò più carina? Le tue sorelle sono sempre attente a queste cose e... -
- E' una guerra persa, mamma - la interruppe Clarisse ostinata. - E poi è anche il mio compleanno, che diamine. - aggiunse calandosi il cappellino da baseball sui capelli biondi come il miele.
- E' un peccato che ti conci in uesto modo, sai? - prese tra le dita una ciocca dei capelli secchi della sorella. - Non sai cosa darei per i capelli tuoi e di Evelyne...- continuò Danielle malinconica.
- Danielle smettila, i tuoi capelli sono splendidi...- la rimproverò Julia. Forse proprio perchè la chioma ramata di Danielle era uguale alla sua.- Eve! - urlò Julie Gautier aggrappandosi saldamente al cruscotto dell'auto. - Piano con la frizione! -
- Ops.. .- bisbigliò Evelyne dispiaciuta.

Joe Jonas ammirò con attenzione la casa che si erigeva davanti a lui come un castello.
- Non è una meraviglia la campagna parigina? - domandò Denise avvicinandosi al figlio con una spessa valigia rossa in mano. - Questa vacanza proprio ci voleva. - aggiunse la donna sospirando. Dopo mesi e mesi di stress aveva prenotato il primo volo per Parigi. Sebbene all'inizio i ragazzi erano un pò incerti, alla fine si erano convinti e qualche giorno dopo erano partiti. Strinse la mano del marito e gli sorrise.
Kevin si avvicinò lentamente, con Frankie sulle spalle. - Di chi hai detto che è la casa? - domandò.
- Una vecchia amica. Lei è partita e proprio per questo mi ha proposto di stare qui quest'estate - rispose la donna serena. - Mi ha anche detto che abbiamo dei vicini molto simpatici e non siamo troppo isolati dalla città. Con la metro è facile arrivare al centro di Parigi.-

Danielle lanciò un'occhiata all'orologio appeso alla parete. Erano passate tre ore e ancora erano lì in quel cavolo di ristorante. Sbuffò. Quanto ci voleva per scartare qualche regalo e mangiare una stupidissima torta? Guardò Clarisse che, entusiasta, alzava in alto il nuovo skateboard come se fosse una collana di diamanti. Lanciò un'ultima occhiata al cellullare che se ne stava lì immobile senza squillare. Sbuffò per l'ennesima volta e mandò un veloce sms a Colette.
Diamine, Clarisse non si muove. E sono già le diciannove.
Doveva escogitare un piano. Non poteva perdere quell'occasione d'oro. Proprio non poteva. Benjamin era il ragazzo più bello della scuola e ora che era iniziata l'estate le aveva domandato di andare con lui al Club X. Bhe non esattamente con lui ma comunque Benjamin ci sarebbe stato. Insieme a più o meno mezza Parigi.
- Danielle, che cos'hai? -  le domandò Eve sorridendo.
Evelyne Gautier era una diciannovenne tranquilla, la classica ragazza modello. E a volte Danielle la guardava con invidia, pensando a quanto fosse fortunata. Lei non aveva crisi isteriche. Mai. E non piangeva. Non aveva pianto nemmeno quando era morto il loro caro papà, molti anni prima. In quel periodo Julie aveva trascorso le giornate singhiozzando, distesa sul divano come se fosse morta, Clarisse era ingrassata di quattro chili in una settimana ingozzandosi di patatine e gelato e lei era rimasta chiusa in camera sua per giorni e giorni senza toccare cibo, consumando tutte le lacrime che aveva in corpo. Evelyne invece si era limitata a sedersi un istante con le mani tra i capelli e gli occhi un pò lucidi. Poi aveva preso in mano la situazione e visto che Julie non svolgeva nessun lavoro domestico si era rimboccata le maniche e aveva iniziato lei a lavare e stendere i panni, pulire casa, rifare i letti e cucinare. Fortunamente la cucina di Eve era così terribile che nemmeno la madre era riuscita a mandare giù un boccone di quei piatti disgustosi e piano piano si erano tutte riprese dal lutto.
- Niente. Non ho niente. - rispose. Non poteva raccontare tutto a Eve, non voleva rischiare. Magari domani mattina si sarebbe infilata sotto il suo letto e l' avrebbe svegliata per poi rivelargli ogni cosa, non tralasciando naturalmente i particolari. Se ce ne sarebbero stati.
Ad un tratto ebbe un' idea magnifica. Sorrise e fece finta di niente, mandando giù l'ultimo boccone di torta alla panna e applaudendo all'ennesimo regalo scartato dalla sorella minore.

Nick si buttò sul divano fissando il soffitto. In realtà non era molto contento di trascorrere le vacanze in quella casa sperduta nella campagna francese. Anzi, quando Denise aveva annunciato la bella notizia per poco non gli veniva un colpo. Voleva starsene a Los Angeles, in California. Non a Parigi.
Invece Kevin era entusiasta del viaggio e Joe era ansioso di conquistare le ragazze parigine.
Insomma lui era l'unico ad essere scocciato. L'unico normale in quella famiglia. Sbuffò e affondò la testa sul cuscino.
Quella casa era anche un pò inquietante...ogni volta le travi di legno scricchiolavano pericolosamente ed aveva una paura boia che gli crollasse il soffitto addosso. Oppure c'erano i topi! Si lagnò sotto voce e pensò a come avrebbe trascorso la notte in una casa così. Per fortuna dormiva con Joe...
Si alzò e lentamente si affacciò dalla finestra. Si estendeva da subito una distesa di prato verdognolo e degli alberi alti e rigogliosi circondavano la casa. Però, si notava in lontananza un'altra casetta, un pò più piccola della loro. Nick aguzzò la vista e notò che le serrande erano abbassate. Forse anche i loro vicini erano partiti, stufi della campagna francese. Lo poteva ben capire...era lì da due ore e già si annoiava. Joe, Kevin e Frankie invece erano in giro per prati a fare chissà cosa...ma a lui proprio non andava di fingere di divertirsi perciò era rimasto a casa. Denise invece era impegnarsi ai fornelli. A quanto pare voleva cucina una bella cena per festeggiare.
"Ma festeggiare cosa?" Si chiedeva lui.
Poprio non riusciva a non tenere il broncio...Perciò tutti si sarebbero dovuti adeguare e sopportare in silenzio il suo cattivo umore e la sua faccia offesa.

- Pronto? Come? Oddio...certo vengo subito - Danielle attaccò il telefono e sfruttando le sue doti da attrice, guardò la madre con gli occhi lucidi. - Oh mamma...non puoi capire! Matthew è ha avuto un incidente...mi ha chiamato l'ospedale proprio ora! Mi dispiace ma...devo proprio andare! - esclamò soffocando un finto singhiozzo.
- Oddio tesoro, certo. Ma Matthew non è il tuo ex-ragazzo? Perchè hanno chiamato te? -
Sgranò gli occhi sorpresa. Ops... aveva dimenticato un piccolo particolare.- Si, ma...vedi...chiede di me e perciò hanno chiamato me perchè sua madre è partita - improvvisò.
- Oh, va bene tesoro. Allora vai...se vuoi ti accompagno... -
- No, no! - si bloccò, accorgendosi di aver alzato un pò troppo la voce. - Cioè... non devi. Voglio andarci da sola. -
Julie annuì seria e Danielle sospirò sollevata. Aveva inscenato una telefonata con la sua amica, Colette. Era stato proprio un colpo di genio quello e si vedeva lontano un miglio che era un' attrice nata. Altrimenti perchè il teatro era la sua passione da quando era alta un metro e un tappo?
Sorrise soddisfatta e chiamò il primo taxi che vide. Si, si sarebbe andato tutto per il meglio. Liscio come l'olio.

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Capitolo 2
*** Beccata! ***


Grazie a Jollina la verde e Beautiful_disaster e grazie per aver recensito! ( A proposito grazie per i complimenti, beh si ho tredici anni, credo di essere la più piccolina XD comunque grazie davvero) Spero che anche questo capitolo vi piaccia. Buona lettura!


-Capitolo Due-
Beccata!

La cosa più importante che tu possa
imparare è amare e lasciarti amare.
[Dal film Moulin Rouge!]

Non poteva crederci! Era al Club X, il locale più in e recente di tutta Parigi.
Cercò con lo sguado Benjamin tra la massa di gente che ballava scatenata al centro della pista. Sorrise quando lo individuò al bancone del bar. Si avvicinò, facendosi spazio a gomitate. Stava per toccare la spalla del ragazzo quando si accorse di Charlotte Bernard, che oltre ad avere un anno in più di lei aveva anche la fama di essere una tipa facile. Aggrottò le sopracciglia infuriata.
"Diamine. Ci stava provando proprio con Benjamin." pensò, vedendo la ragazza bere il suo drink guardandolo dritto negli occhi. Grugnì infuriata. Dopo tanta fatica era questo il risultato? Scosse la testa, ben decisa a non arrendersi e si passò una mano tra i lunghi capelli ramati. 
- Benjamin! - il ragazzo si voltò, sentendo la voce squillante di Danielle. Sorrise alla ragazza, che sentì per un istante il cuore fermarsi di botto. Benjamin le prese la mano e la trascinò nel bel mezzo della pista, iniziarono a ballare e la cosa più deliziosa fu godersi fino all'ultimo l'espressione furibonda di Charlotte Bernard.

- Oh no, mamma... ti scongiuro non farlo, non farlo! Danielle mi ucciderà! - Clarisse lanciò un'occhiata supplicchevole alla madre, bloccandola prima che potesse aprire la porta di casa. - Ti prego... fallo per me almeno! -
Julie sbuffò furiosa e fissò la figlia minore dritto negli occhi. - Clarisse Gautier fammi immediatamente passare. -
- Mamma, non è così drammatico. - Intervenì Eve con poca convinzione. Un'occhiata furibonda di Julie bastò a farla tacere.
- Vieni con me, Evelyne. - Le ordinò la madre. La ragazza obbedì e la seguì, lanciando un'occhiata preoccupata alla sorella minore. Clarisse sospirò, mentre la porta di casa si chiuse con un tonfo. Sentì il rombo della macchina partire e fece qualche passo in salone.
Iniziò a leggere distrattamente i biglietti d'auguri. Perchè diamine non aveva tenuto la bocca chiusa? E soprattutto perchè diamine aveva messo le mani sul cellulare di Danielle? Se non lo avesse fatto, non avrebbe visto che nell'elenco delle "chiamate ricevute" non compariva il numero dell'ospedale e soprattutto non avrebbe letto i messaggi che si erano scambiate la sorella e la sua amica, Colette. In realtà Clarisse aveva pensato di mantenere il segreto così avrebbe ottenuto un pò di soldi per andare al cinema. Ma non erano passati due minuti dal loro rientro che le cose avevano iniziato a precipitare: Julie si era improvvisamente ricordata di aver incontrato la madre di Matthew proprio quella mattina, al supermercato. Era perciò impossibile che fosse partita.
- Forse Danielle si è sbagliata...- aveva azzardato Eve. Clarisse aveva tenuto la bocca chiusa, decisa a non pronunciare nemmeno una parola. Julie però aveva insistito nel chiamare la signora Roy, per chiederle come stava il figlio.
Clarisse rabbrividì ripensando a quello che era successo subito dopo.
Alla madre di Matthew era quasi venuto un colpo quando Julie le aveva detto dell'incidente. Per fortuna Matthew era ritornato in casa proprio in quel momento, salvo e senza nessuna traccia di osse rotte o traumi cranici.
Quando Julie aveva riagganciato il telefono era decisa a sapere tutta la verità. Allora Clarisse non aveva più retto.
- E' al Club X - aveva pronunciato quella frase pentendosi subito. Si era morsa il labbro, pregando che Julie non l'avesse sentita.
Figuriamoci.

Joe lasciò cadere il bastone sbuffando.
- Kev, che facciamo? Mi sto annoiando. - si lamentò. Frankie si rabbuiò improvvisamente, lui si era divertito finora, giocando a cavalieri. Poco prima aveva trovato, insieme a Joe, due bastoni, simili a delle spade, e da lì gli era venuta la splendida idea di utilizzarli proprio come armi. Dopo un'ora trascorsa recitando dei spadaccini però, il fratello maggiore si era stancato, forse proprio perchè l'aveva battuto tre volte di seguito. Frankie ridacchiò soddisfatto. Kevin nemmeno aveva tentato di sconfiggerlo, troppo preso nel leggere una rivista. Ma Frankie sapeva che in realtà aveva paura di essere umiliato.
- Non so Joe... - rispose Kevin distrattamente, ancora con il naso attaccato alla rivista. Joe sbuffò e alzò gli occhi al cielo, poi si avvicinò al fratello e gli strappò dalle mani il periodico.
- Nemmeno mi hai ascoltato! - esclamò Joe indispettito. - Che ne dite se andiamo a vedere chi abita lì? - domandò Joe indicando la villa dei vicini. Frankie alzò le spalle incurante.
- Va bene... - rispose Kevin alzandosi.

La musica rimbombava e Danielle notò che la folla si stava diradando. Charlotte si era avvicinata ancheggiando, sbattendo come una cerbiatta i grandi occhi blu. Danielle l'avrebbe volentieri strozzata.
- Benjamin...c'è una festa tutta la notte qui vicino. Che ne dici, ci andiamo? - domandò la ragazza ignorandola completamente. Danielle sbuffò. Per fortuna però il ragazzo aveva continuato a fissarla, trascurando Charlotte che continuava a strusciarsi inutilmente contro di lui. 
- Danielle tu vieni? - le chiese Benjamin sorridendo.
Stava quasi per rispondere di sì quando si ricordò che in teoria lei non avrebbe dovuto nemmeno essere lì. Charlotte colse al volo l'occasione per ridere perfidamente. La squadrò con aria di superiorità e disse: - Benjamin, la bimba deve andare a ninna. Lasciala stare...-
Il ragazzo la guardò un pò deluso e a quella vista Danielle sentì il cuore farsi letteralmente a pezzi. Per delle stupide regole non poteva ottenere ciò che voleva. Sospirò, osservando con disprezzo Charlotte che continuava a ballare lanciando occhiate ammiccanti a Benjamin.
Ad un tratto accadde qualcosa di terribile. 
- Danielle! Esci subito!
"Non può essere" pensò Danielle. Chiuse gli occhi sperando che quella voce fosse solo frutto della sua immaginazione. E invece le grida si fecero ancora più acute.
- Danielle! Dove sei?!
Oh no era davvero lei. Chi aveva spifferato tutto? Colette non poteva essere stata, assolutamente e le sue sorelle non sapevano niente... lanciò un'occhiata a Benjamin e Charlotte che avevano smesso di ballare e la guardavano stupiti.
- Te l'ho detto, Ben. Danielle deve andare a ninna. 
Prima che potesse contrabattere, Julie spuntò davanti a lei, con la faccia arcigna e la bocca piegata in una smorfia furiosa. - Vieni subito con me. SUBITO. - La trascinò all'uscita, strattonandola attraverso un mare di facce curiose. Poco dopo erano in macchina. Eve teneva lo sguardo basso, Julie lanciava occhiate furiose allo specchietto retrovisore, mentre Danielle sentiva gli occhi riempirsi di lacrime mano a mano che si avvicinavano a casa. Benjamin ora sicuramente pensava che fosse una bambina. Sicuramente. Soffocò un singhiozzo.
- Come hai fatto a scoprirlo? - chiese rabbiosa.
- Telefonando alla madre di Matthew. E a quel punto Clarisse mi ha raccontato la verità. - rispose Julie seria.
- Clarisse? - domandò lei confusa. - E lei come l'ha scoperto?
- Con il tuo telefono...- rispose Eve. - Ha letto i messaggi ricevuti e...
- Quella piccola impicciona! - sbottò Danielle furiosa. Le lacrime ancora pungevano, insolenti.
- Non intendeva...- fece per dire Eve.
- Lo so, lo so...- la interruppe Danielle borbottando. Julie parcheggiò l'auto velocemente, ancora con la bocca piegata in una smorfia furiosa. Danielle scese di corsa, scoppiando a piangere.
- Danielle! - la chiamò la madre. Lei continuò a correre, con gli occhi appannati. Nemmeno capiva dove stava andando, non vedeva niente. Ad un tratto andò a sbattere contro qualcosa.
Alzò il viso e incontrò lo sguardo di due occhi profondi come un abisso. Allora quel qualcosa era un qualcuno...
- Ehi...- dissero quegli occhi. O almeno lo disse chi possedeva quegli occhi. Sorrise incerta, tirando su con il naso e allontanandosi dal ragazzo barcollando. Si accorse perciò di un altro ragazzo, un pò più alto del primo, con i capelli ricci e gli occhi verdi. C'era anche un bambino, che, mano nella mano con il secondo ragazzo, la fissava sorpreso. Si asciugò in fretta le lacrime e osservò con attenzione quei tre. Sembravano fratelli. Forse erano i nuovi vicini di cui aveva sentito parlare la madre qualche giorno fa.
- Scusa... - mormorò imbarazzata, rivolta al ragazzo con cui si era scontrata. - Mi dispiace. -
- Non fa niente. - disse quello sorridendole. Aveva un bel sorriso, pensò Danielle.
Eve la raggiunse, con il fiatone. - Ehi, Danielle...che ti è...- si interruppe quando si accorse che la sorella non era affatto sola. - Oh. - disse.

Poco dopo Julie versò il tè in cinque grosse tazze blu.
Portò il vassoio in salone, dove erano seduti Frankie, Joe, Kevin e infine Eve. Danielle invece era scomparsa nella sua camera, lasciando i nuovi ospiti con la sorella maggiore. Clarisse già dormiva, inconsapevole che la mattina seguente Danielle gliela avrebbe fatta pagare.
- E' buonissimo questo tè, signora Gautier. - approvò Kevin sorridente. Eve lo continuava a fissare, incantata da quei modi tanto sicuri e quegli occhi verdi, proprio come la campagna parigina. - Uno dei migliori tè che io abbia mai assaggiato. - continuò.
Julie ridacchiò compiaciuta. Julie Gautier amava i complimenti.
- Cos'è successo a vostra figlia? - domandò Joe curioso. Kevin gli diede una gomitata. - Ahi! Che c'è? Io non...- proseguì Joe, lanciando un'occhiata irritata al fratello maggiore.
- Non importa, - iniziò Julie sorridendo, ormai addolcita dal complimento di Kevin. - Bhe ecco Danielle sa bene che non voglio che frequenti certi locali e soprattutto sa bene che non voglio che mi menta... e oggi l'ha fatto. - concluse sospirando.
Joe sorseggiò dalla sua tazza pensieroso. Avrebbe voluto sapere qualcosa di più su Danielle. Perchè piangeva? Nemmeno sapeva il perchè fosse tanto interessato a quella ragazza; forse perchè quegli occhi blu lo avevano colpito subito, quegli occhi che contrastavano tanto con i suoi lunghi capelli rossi. Sorrise, senza nemmeno renderne conto. Alzò lo sguardo e incontrò quello di Kevin, che lo guardava con un'aria strana.
- Che ti prende? - gli bisbigliò. Joe scosse la testa, cercando di nascondere le sue emozioni dallo sguardo attento del fratello maggiore. Si soffermò a guardare Frankie che mangiucchiava un biscotto di malavoglia.
- Mi dispiace...ma noi andiamo, ci stanno aspettando, non è vero Kev? -
Kevin lo osservò sorpreso, poi annuì, lanciando, con grande sorpresa di Joe, una veloce occhiata a Eve.

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Capitolo 3
*** Il pranzo ***


Alloraaa grazie a chi ha recensito:
Jollina la verde: Fedelissima!!! (XD) bhe prima di tutto credo proprio che hai azzeccato in pieno. Tra Joe e Danielle...bhe leggi questo capitolo e vedrai! Un bacio e mi raccomando continua a recensire!
Stargirl312: Nuova lettrice! Spero che anche questo capitolo ti piaccia! Un bacio
Blinkina: eccoti anche qui! Sono onorata di avere una fan come te! Grazie! Dimmi se ti piace anche questo capitolo. Bacio
Buona lettura! Recensite...
-Capitolo Tre-
Il pranzo

Bang bang, he shot me down

Bang bang, I hit the ground
Bang bang, that awful sound
Bang bang, my baby shot me down

[Bang bang - Nancy Sinatra]


Julie rise divertita ad una battuta del signor Jonas, mentre Danielle alzò gli occhi al cielo. Non poteva credere che dopo la serata disastrosa di ieri dovesse anche sorbirsi un pranzo così noioso. Per lo più Eve sembrava molto presa da Kevin ed i due continuavano a chiacchierare come vecchi amici ad un angolo della sala da pranzo. Danielle sbuffò. Non capiva proprio come si erano cacciate in quella situazione.
Quella mattina Julie aveva preparato una deliziosa colazione e l'aveva portata nella camera della figlia di mezzo, sentendosi un pò in colpa per la scenata della sera prima. Danielle naturalmente aveva rinunciato a mantenere il suo broncio e, vedendo la cioccolata calda con i biscotti zuccherati che Julie aveva sistemato su un vassoio come solo una madre sa fare, aveva sorriso radiosa e aveva iniziato a mangiare, comodamente sdraiata sul suo letto.
Si era già scordata di tutto quello che era successo la sera prima quando la madre aveva avuto la bella idea di invitare la famiglia Jonas a pranzo. E se pensava che i due figli della signora Denise l'avevano vista in lacrime...bhe le veniva il mal di stomaco. Nessuno l'aveva mai vista piangere, escludendo naturalmente le due sorelle e la madre.
Danielle infilò con forza il cucchiaino nella mousse la cioccolato e se ne infilò una bella quantità in bocca.
Almeno c'era il cioccolato a tenerle compagnia.

Evelyne sbirciò di nascosto Kevin, che rideva divertito e mangiava nel frattempo la sua mousse al cioccolato.
Dio, com'era carino.
In vita sua, Evelyne Gautier non era mai arrossita pensando a un ragazzo. Ma sapeva che quando a una ragazza batte forte il cuore e le gambe diventano di gelatina incontrando lo sguardo di un ragazzo... bhe può significare solo due cose: o la ragazza a problemi di circolazione, oppure è innamorata persa.
E per lei ora valeva il secondo caso. Era innamorata persa di Kevin Jonas, un cantante famoso. In realtà lei non aveva mai ascoltato una canzone sua e dei suoi fratelli. Dopo tutto una come lei, che adora la musica classica...come poteva sapere dell'esistenza dei Jonas Brothers?
Continuò a fissare il ragazzo, con una mano sulla guancia e il gomito appoggiato sul tavolo.
Ormai la mousse al cioccolato se l'era dimenticata.

Nick sbuffò l'ennesima volta, studiando attentamente la situazione.
A capo tavola era seduto suo padre, con accanto la madre e Julie. Poi c'erano Evelyne e Kevin.
Nick notò con disprezzo che la ragazza continuava a fissare suo fratello mischiando con il cucchiaino da tre ore la sua mousse.
Poi c'era Danielle, che, come lui, sbuffava e brontolava tra sè e sè, fissando ogni tanto l'orologio appeso al muro. Joe, dal canto suo, le lanciava occhiate eloquenti, ignorate completamente però dalla ragazza. Nick trattenne a stento una risata maligna.
"Stavolta non hai avuto molto successo, fratellino" pensò Nick sogghignando. "Evidentemente le francesine non sono incantate dal tuo incredibile fascino".
Seduta ad un angolo, Clarisse fissava gli ospiti in modo distaccato.
"Forse è la soluzione migliore..." ragionò il ragazzo. "Forse questa ragazza ha capito che l'unico modo per non annoiarsi è isolarsi completamente. E non sbuffare e brontolare."
Sorrise suo malgrado, divertito dall'espressione apatica della sedicenne.
Notò che i suoi capelli erano molto belli, biondi come quelli della sorella maggiore, ma trascurati. Erano trattenuti infatti in una coda un pò disordinata.
Gli occhi erano di un blu intenso, e, immaginò Nick, che Clarisse avrebbe cercato di nascondere la loro bellezza, se solo avesse potuto. Era vestita in modo particolare. Lui era abituato alle ragazze della sua età del suo ambiente che davano un eccessiva importanza all'aspetto fisico, ma non sembrava così per Clarisse. Era totalmente ribelle, fuori dalle regole. Si notava dal modo di camminare, dall'aria strafottente e dai modi anticonvenzionali, non seguiva certo nessun Galateo.
La t-shirt larga che indossava, nascondeva le sue curve, che però si potevano ben immaginare. I pantaloni così enormi che probabilmente perfino lui ci avrebbe navigato dentro.
Nick sorrise, pensando a quanto era stramba quella ragazza.

Joe lanciò un'ultima occhiata a Danielle, che lo ignorava completamente.
"Che diamine!" pensò. "Di solito almeno un po' di effetto lo faccio!"
Immerso nei suoi pensieri, non si accorse che la ragazza si era alzata ed era uscita dalla casa, chiudendo piano la porta. Alzò lo sguardo e notò che Danielle non c'era più. Si alzò di botto, e senza sapere nemmeno lui che stesse facendo, corse, raggiungendo Danielle, che seduta su un masso strappava l'erba frustata.
Si avvicinò cautamente, non sapendo che dire. Cosa poteva dirle? "Ciao come va?" sarebbe sembrato un'idiota, anche se probabilmente la ragazza se n'era accorta da un pezzo.
Si schiarì la voce e Danielle si voltò sorpresa.
- Ce vuoi? - sbottò.
- Niente. - rispose.
- Allora vattene. - borbottò Danielle nervosamente.
"Oh no questo è troppo." pensò Joe aggrottando le sopracciglia. - Oh bhe lo faccio subito! Dopo tutto ho altro di meglio da fare che seguire una principessina imbronciata! Ti do un consiglio: scendi dal tuo bel trono. - esclamò. Il ragazzo sgranò gli occhi, sorpreso di quello che aveva appena detto, o meglio, urlato. Ma quella ragazza lo faceva imbestalire. Sia perchè gli piaceva, non poteva negarlo, sia perchè sembrava così presa da sè da non accorgersi degli altri.
Danielle boccheggiò, confusa e sbalordita. Quel ragazzo le sembrava l'ennesimo corteggiatore senza spina dorsale, ma evidentemente si sbagliava.
- E poi che diamine, hai minimamente pensato al fatto che probabilmente nemmeno noi moriamo dalla voglia di sorbirci questo noiosissimo pranzo? - continuò Joe ormai in carica.
- Bhe vedendo la faccia da pesce lesso di tuo fratello davanti a Eve...direi di no. - rispose lei ironica.
Joe non potè non ridacchiare. Effettivamente era vero. Suo fratello Kevin era cotto a puntino di quella bionda.
- Già... ma Nick non mi sembra molto entusiasta. E nemmeno Frankie al dire il vero. - ribattè Joe, sorridendo.
Joe si sedette accanto alla ragazza, e strappò una spiga infilandosela in bocca.
- Strano, non ti facevo così campagnolo. - osservò Danielle scrutandolo.
- Bhe io non ti facevo così cittadina. - replicò Joe ridacchiando.

- Mamma, potrei andare a fare Zorbing? Il primo corso è proprio oggi...- disse Clarisse pregando con gli occhi la madre, che, però, era voltata di spalle, intenta nel lavare i piatti.
- Clarisse, falla finita. Quello Zorbin lì.. come si chiama...- borbottò Julie.
- Zorbing. - la corresse Clarisse.
- Ecco. Quello Zorbing è pericoloso. Tra l'altro dovrei mandarti da sola? Non mi sembra che i tuoi amici frequentino quel corso... - osservò Julie asciugnado con uno straccio un piatto.
- Ma mamma! Tom è malato, ha la bronchite. E Colette...bhe Colette... - balbettò lei.
- Colette non la mandano, giusto? Ecco hai visto? Non sono l'unica "mamma cattiva" - sorrise astuta la madre. Clarisse alzò gli occhi al cielo, malidicendosi mentalmente per aver nominato l'amica.
- Bhe ma se ci andassi con qualcuno...mi ci manderesti? - domandò speranzosa, con già un preciso piano in testa.
- Sì, certamente. - rispose Julie ridendo. - Ma tanto nessuno vuole fare quello.. quel Sobin...-
- Zorbing. - la corresse nuovamente la figlia. - Comunque aspetta e vedrai... - ridacchiò furbamente.

Nick era seduto sul divano di casa Gautier, aspettando che qualcuno lo venisse a chiamare e lo riportasse a casa sua.
Magari non quella di Los Angeles...ma almeno nella casa nuova.
Osservò Frankie, che, annq
oiato quanto lui, fissava concentrato le sue mani pitturate di blu.
Un paio di enormi pantaloni gli ostacolarono la vista, facendogli alzare lo sguardo scocciato.
- Che vuoi? - domandò.
- Mi devi fare un favore. - rispose Clarisse, ignorando completamente il tono infastidito di Nick. Il ragazzo alzò un sopracciglio scettico.
- E perchè dovrei accontentarti? -
- Perchè in cambio farò tutto quello che vuoi! - esclamò la ragazza con occhi supplichevoli. - Ti prego...- aggiunse, imitando alla perfezione lo sguardo "cuccioloso" del fratello mezzano di Nick.
Lui alzò gli occhi al cielo, però un po' intenerito.
- E cosa dovrei fare? - domandò lui.
Clarisse sorrise grata. - Evvai! - gridò. Nick si alzò dal divano, un pò preoccupato. - Mamma esco a fare Zorbing! - urlò lei.
"Zorbing?" pensò Nick. "Che diamine è?"
- Che cosa? Clarisse Gautier, Dimmi.Immediatamente.Cosa.Diamine.Stai.Facendo - Julie la incenerì con lo sguardo e Nick sentì un brivido lungo la schiena. Ma evidentemente Clarisse era immune allo sguardo micidiale della madre.
- Nick si è offerto gentilmente di accompagnarmi alla prima lezione. - Clarisse lanciò un'occhiata eloquente a Nick, che annuì terrorizzato. - Bhe...quindi come tu hai detto poco fa...mi avresti mandato se ci fosse stato qualcuno con me...ed eccolo qua! - esclamò la ragazza sorridendo. - Bhe ciao mamma, ci vediamo! - ridacchiò e trascinò il ragazzo per un braccio, uscendo di corsa di casa e ridendo come una matta. Nick, contagiato dall'allegria isterica di Clarisse, scoppiò a sghignazzare come un bambino. Cosa che non faceva da molto tempo.
Alla fine, tutti noi a volte dobbiamo comportarci come bambini...altrimenti finiremmo per scordarci cosa si prova ad esserlo.

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Capitolo 4
*** Zorbing ***


Bene bene! Ho ottenuto ben 5 recensioni! Spero che continuerò ad avere questo bel risultato! ^-^
Alloraaa iniziamo col rispondere alle recensioni, come al solito...
Stargirl312: Sono davvero contenta che l'ultima frase ti sia piaciuta, anche perchè è stata scritta da me e non è quindi una citazione. Credo però sia vero. Alla fine uno deve sempre ricordare cosa si prova ad essere un bambino, e credo che, con una come Clarisse, Nick non lo scorderà! Grazie per i complimenti, spero che continuerai a recensire! Baci.
Blinkina: Ti confesso una cosa. Io nemmeno sapevo cosa fosse lo zorbing, prima di leggere il libro da cui ho preso spunto per questa storia! Ma credo che nessuno lo sappia! xD Comunque, per farti le idee più chiare ti riscrivo quello che ho trovato su internet (cosa faremmo senza?!) : "Lo Zorbing è uno sport nato alla fine degli anni ‘90 che consiste nell’entrare in una futuristica sfera in PVC e rotolare giù da un pendio .Questo sport è frutto dalla mente di due signori neo-zelandesi:Andrew Akers e Dwane van der Sluis; la cui idea originale era di usare la sfera (chiamata Zorb) per camminare sull’acqua. Lo zorbing è ora famosissimo tanto che nelle principali località turistiche europee viene proposto come sport al fianco dei già più collaudati sci e snowboard; in tutto il mondo si sono formate comunità di Zorbonauti(e cosi che si chiama chi pratico questo sport) che “rotolano” su qualsiasi superficie, dal normalissimo terreno fino alle lande ghiacciate passando per deserti, montagne e fiumi." Un bacio.
Jollina la verde:  Ahah! Infatti credo che la faccia che farà Nick sarà unica! Pffff immaginatelo! Davvero, davvero terrorizzato! Ma credo lo saremmo tutti, davanti un pendio! Povero...in che guaio si è cacciato!!! Per quanto riguarda Joe e Danielle...bhe non so bene come far "evolvere" la situazione, ma credo che farò succedere qualcosa, anche perchè ormai è ovvio che accadrà qualcosa tra i due! Eve e Kevin, bhe ormai già sono partiti quei due in un modo tutto loro, ma ho una bella idea per approfondire la loro quasi-relazione. Che credo sarà divertente quasi quanto lo Zorbing...okay non resisto di dò una piccola anticipazione: Lezioni di guida! (come hai potuto vedere nel primo capitolo Eve deve prendere la patente) Ma la faccia di Nick quando dovrà fare lo zorbing non la supera nessuno!!
Ice_Bubble: Ma nooo trovo la tua ff adorabile! E anche molto originale! Comunque grazie hai chiamato la mia misera storiella "opera d'arte"!!! Wow ti ringrazio sul serio! Sono felice che ti piaccia Clarisse perchè io l'adoro! La trovo abbastanza impulsiva... e molto ribelle, come ha detto anche Nick nel capitolo precedente. Spero continuerai a recensire, un bacio!
 Baci a tutte, vi adoro! <3
Kate_
P.S. Mi dispiace se farò qualche errore di battitura (come nel capitolo precedente, quando Danielle dice "ce" invece che "che"!) ma scrivo di fretta, e quando ricontrollo non me ne accorgo! Sorry! X3
Tra l'altro la tastiera del mio computer è mezza rotta! ( la "q" non funziona molto bene e nemmeno il 7, mentre la ù non ha proprio il tasto sopra...) Okay, lo ammetto. E' completamente rotta! Un'ultima cosa: questo capitolo è un pò cortino, spero mi perdonerete! Grazie per la pazienza e buona lettura!

-Capitolo Quattro-
Zorbing

A quelli che dicono che sono troppo giovani
vorrei dire: si può guidare a sedici anni, andare in querra
a diciotto, bere alcool a ventuno e andare
in pensione a sessantacinque.
E allora a quale età bisogna innamorarsi?


Nick sgranò gli occhi terrorizzato.
"Dio santo in che guaio mi sono cacciato..." pensò deglutendo nervosamente.
Clarisse gli diede una leggera pacca sulla spalla, sorridendo.
- Rilassati, la prima volta può fare paura. - ridacchiò.
- T...te l'hai già fatto prima? Questo Zorbing, intendo. - domandò Nick balbettando. Non si sentiva più le gambe.
- No! - esclamò Clarisse come se fosse ovvio. Nick rabbrividì. Quella ragazza era pazza e lui aveva accettato di farle un favore senza nemmeno sapere di che si trattasse! Probabilmente era più pazzo di lei. Se Joe l'avesse visto in quel momento sarebbe scoppiato a ridere: tremava come una foglia ed era pallido come un fantasma. - Ehi, ehi...non ti preoccupare! E' sicuro al cento per cento! - aggiunse Clarisse sorridendo, accorgendosi dell'espressione sconvolta del ragazzo.
- Sicuro al cento per cento?! - ripetè lui sbigottito. - Ma sei matta? Rotolare giù da una rupe dentro una stupida sfera trasparente! - esclamò, cercando di ridere. Ma il risultato fu abbastanza scarso, sembrava avesse ingoiato un rospo. Deglutì, sentendo le gambe cedergli.
- Nat, smettila è tutto apposto! -
- Nick. Mi chiamo Nick! - urlò. Ora sembrava più lui il pazzo, però
Clarisse alzò un sopracciglio divertita. " Poverino." pensò.
- Scusa, non dovevo trascinarti fin qui. Se vuoi non farlo, non importa. Tanto mia madre non c'è. - disse Clarisse alzando le spalle. - Diremo che hai fatto Zorbing anche se non è vero...- aggiunse.
Nick distolse lo sguardo dalla ragazza, pensieroso. Dopo tutto se era sicuro al cento per cento...e poi non voleva certo che Clarisse pensasse che fosse una femminuccia! Non poteva tirarsi indietro... lanciò una veloce occhiata alla ragazza, che sospirò sconsolata osservando l'istruttore far entrare un undicenne dentro la sfera. 
- No, no. Lo farò anche io. -
Clarisse sorrise raggiante e prese la mano di Nick.

Danielle infilò le mani nelle tasche dei jeans, sospirano flebilmente. Joe camminava accanto a lei, e ogni tanto si passava una mano tra i capelli, osservando il meraviglioso panorama e i numerosi alberi che si inalzavano lungo il percorso.
- E' bella la campagna. - affermò lui, pensieroso.
- Già. - annuì Danielle. - Ma io preferisco la città. I negozi, la gente, i locali, il casino...- continuò gesticolando velocemente con le mani.
Joe sorrise di nascosto, trovando quell'abitudine che molto spesso odiava, adorabile.
Dopo che Danielle si azzittì, seguì un momento di imbarazzato silenzio, in cui Joe ne approfittò per osservarla più attentamente, sebbene non facesse altro da quando l'aveva vista la prima volta.
I capelli rossicci ondeggiavano disordinati sulle spalle sottili, donandole un aspetto più "contattabile". Sembrava una ragazza al di fuori di qualunque portata, con quel naso perfetto ed il fisico slanciato...e poi quegli occhi blu, così particolari incutevano insicurezza. Caratteristica che Joe non aveva, ma che sentiva quando era accanto a Danielle.
- Le tue sorelle sembrano delle tipe apposto. - affermò.
Gli occhi della ragazza sembrarono illuminarsi.
- Oh sì! Loro sono semplicemente...loro. - concluse, arrossendo appena. - Sai, Eve può sembrare distaccata all'apparenza, ma in realtà è una ragazza sensibile, piena di qualità. E' generosa, così tanto da mettere gli altri prima di lei, ha una dote innata per il disegno e tra l'altro è al classica artista un pò lunatica con la testa fra le nuvole. E' molto simile a me per alcuni aspetti... ma al contrario di me è molto fragile, e una semplice offesa riuscirebbe a mortificarla. Molto spesso si carica sulle spalle le colpe degli altri, rimanendo piegata dal loro peso... e altrettanto spesso rimane strabiliata dalla cattiveria degli uomini... mentre io mi ci sono abituata...- Danielle alzò lo sguardo sul ragazzo, che la osservava incuriosito. - Che c'è? - domandò.
- Niente. E' solo che parlando di Eve smebravi molto più estroversa. - rispose Joe sorridendo.
- Io sono aperta. E' solo che mi hai incontrato in un brutto momento... - rispose Danielle ad un tratto amareggiata. Joe preferì non fare domande, e ignorò il cambio d'umore improvviso della ragazza.
- Parlami di Clarisse. - propose lui.
- Oh, la piccola Clarisse... A soli sedici anni è già una ribelle. Perfino più di me. - sorrise intenerita. - Credo sia affascinata dal brivido della paura. O forse...beh...da quando è morto papà ha iniziato ad essere attratta dagli sport estremi. Non so, io credo sia perchè l'adrenalina la fa distrarre dai suoi pensieri...principalmente da quelli sulla morte o su papà...- mormorò.
- Mi dispiace...- bsibigliò Joe pentito.
- Oh, no! Papà è morto ormai da qualche anno e non mi fa più male parlarne. Avevo sedici anni allora, e Clarisse solo tredici. Una ragazzina di quell'età, cosa può pensare della morte? Di sicuro è convinta sia colpa di qualcuno, quando invece non è di nessuno. Il cancro è una malattia, non una persona con cui potersela prendere. E se una persona che ami muore... la cosa che più ti libera dal dolore è accusare qualcuno, o qualcosa. Clarisse non ha potuto farlo. Io e Eve ce ne siamo fatte una ragione, ma lei no.- soffiò Danielle.
Joe poggiò una mano sulla spalla della ragazza, che si voltò e lo abbracciò, sentendo il suo impulso.
Pianse. Pianse per la sua sorellina. Pianse per suo padre, che non poteva più vederla crescere. Pianse per Eve. Ma soprattutto pianse per lei.

- Allora. Tranquilla. Accendi il motore. - le ordinò Kevin.
Evelyne sospirò e obbedì.
- Non temere, ho dato lezioni di guida anche a Joe. - disse lui sorridendo.
- E com'è andata? - domandò Eve uscendo dal parcheggio.
- Bhe è stato bocciato. - bisbigliò Kevin. Eve frenò di colpo. - Ma poi ha passato l'esame, la seconda volta. - aggiunse frettolosamente Kevin.
Imboccarono la prima strada per la città.
- Inizia a rilassarti e parlami di qualcosa. - le consigliò.
- Io non lo so... che vuoi sapere? - domandò Evelyne.
- Non saprei. Parlami di te. -
Evelyne ridacchiò imbarazzata, stringendo le mani sul volante. - Oh, bhe non saprei. Ecco, io sono una tipa riservata. -
- L'ho notato. - sorrise Kevin. Eve arrossì. - Ma lo sono anche io. - aggiunse.
- Ecco...io adoro disegnare, così come Danielle ama recitare. Sono legata tantissimo alle mie sorelle, soprattutto a Danielle, visto che abbiamo poca differenza d'età. Io sto per compiere venti anni, mentre lei ne ha appena diciotto. Con lei mi confido tantissimo e ci scambiamo i vestiti...e anche se siamo per molti versi diverse...bhe ci intendiamo alla perfezione. - sospirò, mantenendo lo sguardo sulla strada. Kevin sorrise appena, cercando di incontrare lo sguardo concentrato di Eve.
- No, aspetta, metti la seconda... altrimenti...- Kevin si interruppe, accorgendosi che aveva appena posato la mano su quella di Eve, nel tentativo di cambiare marcia. La ritrasse subito, stupito. E Eve tentò di fare finta di niente, cercando di bloccare il groppo che le s'era formato nello stomaco.
"Perchè diamine ha ritratto la mano?" pensò.

- Wow! E' stato stupendo! - urlò Nick entusiasta. - Dico, non me l'aspettavo! Invece è supendo! Ho sentito l'adrenalina scorrermi nelle vene è una cosa...come una droga! Ora capisco perchè sei talmente fissata! - continuò gridando.
Clarisse scoppiò a ridere, divertita dalla voce isterica del ragazzo. - Nick, calmati! - esclamò rallegrata.
Quel ragazzo era proprio matto. Forse perfino più di lei.
- Ma davvero, è stato incredibile! - affermò Nick, abbassando appena il tono di voce.
Clarisse ridacchiò, osservando le sfere trasparenti rotolare giù dalla rupe.
Sapeva che a Nick sarebbe piaciuto lo Zorbing, così come sapeva che sarebbe piaciuto a lei.
Sorrise al ragazzo, che ancora estasiato, ridacchiava, sotto l'effetto euforizzante degli sport estremi. Scosse la testa, pensando a quante volte lei e Colette avevano riso istericamente per ore dopo aver fatto boogie jumping.
Era evidente che aveva trovato un altro compagno di avventure. E soprattutto qualcun a cui insegnare l'arte dello skateboard.
- Nick, ho in mente grandi cose per te...- disse la ragazza.
Nick si voltò smettendo all'improvviso di ridacchiare.
- Oh, no. Ti prego. Una volta mi è bastato... - mormorò preoccupato.


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Capitolo 5
*** Ingessature e Abbracci ***


Ecco un nuovo capitolo! Scusate, non ho scritto molto e non posso nemmeno ringraziarvi a tutte! Spero continuerete lo stesso a recensire, un bacione a tutte quelle che seguono la mia storia e anche a chi legge solamente. Vi Adoro <3
Kate_
P.S. Questo capitolo non è un granchè e scusatemi per gli eventuali errori. MI RACCOMANDO RECENSITE!


-Capitolo Cinque-
Ingessature e Abbracci

Lei che se potessi torneresti indietro
tutta la tua vita fino al primo incontro
Lei... lei che non L'ha capito mai...
Lei cHe non gliel hai detto mai...
E adesso pensi a lei che da quel giorno non l'hai piu sentita..
Lei che se potessi chiederesti scusa lei
 lei che chissà se dormirà

o se stanotte come te...
Credeva non ci fosse più e invece sei lì nel cuore dove l'hai lasciata tu...
[Gianluca Capozzi - Lei]


Danielle si staccò da Joe con violenza, come se solo ora si fosse accorta che aveva abbracciato il ragazzo.
- Oddio...- bisbigliò imbarazzata.
- Che c'è? - domandò Joe sorpreso, alzando piano le spalle. Danielle ignorò la sua domanda e iniziò a camminare verso casa, passandosi una mano sulla fronte sudata. Joe iniziò a rincorrerla, mentre la ragazza affrettò il passo nervosa, borbottando tra sè e sè.
- Oddio. - ripetè.
Joe alzò un sopracciglio divertito e bloccò la ragazza per la manica della felpa, lanciandole una lunga e penetrante occhiata, alla quale Danielle abbassò lo sguardo a disagio.
"Che diamine ti prende Danielle?  Te non abbassi mai lo sguardo!" si rimproverò mentalmente fermandosi e cercando invano di non incontrare gli occhi divertiti del ragazzo. Vagò con lo sguardo per il prato, poi per gli alberi, poi per il cielo. Niente. Ritornava lo stesso a fissare il viso di Joe.
- Niente. Non ho niente. - borbottò infastidita. Joe ridacchiò e lei gli lanciò un'occhiataccia arcigna.
"Come se le cose non fosssero già abbastanza complicate... " pensò Danielle. Non poteva innamorarsi di uno come Joe Jonas! Insomma, certo, lei era sempre e incondizionatamente innamorata di qualcuno, o almeno le era sempre interessato un ragazzo e non era mai rimasta senza qualcuno nella testa.
Ora però basta, doveva almeno sforzarsi di non soffrire più. Per nessuno ragazzo. Anche se il ragazzo in questione le faceva diventare le gambe di gelatina.
- Sabato fanno una festa al capannone, qui a poca distanza. - disse, pentendosi subito di aver pronunciato quelle parole. Non avrebbe dovuto invitarlo, perchè le erano scappate via quelle parole dalla bocca? Le cose erano due: o voleva invitarlo...o voleva invitarlo.
- Ci sarò! Vedrai...e porterò anche i miei fratelli! - rispose Joe entusiasta.

Il ballo di inizio Estate era una tradizione che resisteva ormai da molto tempo nella campagna parigina. Si teneva ogni anno in un vecchio capannone abbandonato, che veniva puntualmente ripulito da cima in fondo, decorato e anche illuminato con tante piccole lucette. Insomma, veniva praticamente rimesso a nuovo. Lo organizzavano per lo più gli studenti della scuola, mentre gli insegnanti ne erano completamente esclusi.
Le sorelle Gautier erano solite parteciparvi. Almeno per quanto riguardava Eve e Danielle, mentre invece Clarisse si teneva lontano da quel capennone anche se ancora non era il periodo del ballo.
Clarisse saltò sul suo skateboard sorridendo come una bambina che scarta i regali di Natale. Nick la guardò dubbioso, osservandola mentre, con alcune acrobazie scavalcò una panchina.
- Ho già fatto skateboard, ma non a questi livelli. - disse Nick incrociando le braccia. Clarisse frenò al suo fianco, squadrandolo con aria di sfida. - Ma comunque proverò a fare qualcosa... - mormorò assorto. Clarisse ridacchiò e scese dallo skateboard, posandolo ai piedi del ragazzo.
- Okay. Allora vai, dai. -
Nick annuì e saltò su lo skate. Aveva un buon equlibrio, riflettè Clarisse. E sembrava a suo agio sullo skate. Nick si avvicinò alla panchina, aumentando di velocità. Clarisse arricciò il naso titubante.
- Forse non è una grande... - non terminò la frase che un tonfo la interruppe. Nick era a terra, accanto alla panchina, accartocciato come una carta di una caramella. La ragazza urlò piano e corse verso il ragazzo.
- Nick, Nick! - lo chiamò lei preoccupata. Si inginocchiò vicino a lui e lo scosse con forza. Nick si voltò ridacchiando, con il braccio tenuto stretto contro il petto.
- Ah ah te l'ho fatta... - mormorò lui sogghignando. Clarisse lo colpì sulla spalla scocciata e si alzò in piedi furiosa, quando udì un piccolo gemito.
- Nick...? -
- Ho paura di essermi rotto il braccio. -

Denise corse verso il figlio, seduto su una sedia d'ospedale con il braccio ingessato poggiato sulle gambe.
- Nick! - urlò. - Che diamine, Nick! Che è successo? - lanciò un'occhiata a Clarisse, che seduta accanto al ragazzo, fissava imbarazzata il pavimento.
- Niente, mamma. Sai, lo skateboard...-
- Skateboard?! - ripetè. - Quando mai hai fatto skateboard?! -
- Ecco... io... - balbettò Nick distogliendo lo sguardo da quello infuriato di Denise.
- E' colpa mia signora Jonas, - intervenne Clarisse. - l'ho convinto io a fare skateboard... - continuò coraggiosa.
Denise boccheggiò confusa, guardando prima il figlio poi la ragazza, che in piedi, fissava ostinatamente la parete di fronte a lei. Probabilmente aveva paura di incontrare il suo sguardo.

- Oddio, Danielle... - mormorò ad un tratto Eve. La rossa distolse lo sguardo dal suo armadio per posare gli occhi sulla sorella. - Credo che non piaccio a Kevin. - continuò con un soffio Evelyne.
Danielle alzò gli occhi al cielo, gettando un mini vestitino fucsia a terra. - Smettila, Eve! Sei una noia! Quel Kevin è pazzo di te, vedrai. - sbottò.
- Non lo so... l'altro giorno, sai no che mi dà lezioni di guida? - Danielle annuì. - Bhe ecco ci siamo toccati le mani per sbaglio e lui l'ha subito levata, come se avesse preso una scossa! O si fosse bruciato! Insomma se lo ripugno tanto... perchè si è offerto di aiutarmi per prendere la patente? - si crucciò Eve sprofondando la testa sul cuscino.
Danielle gettò un altro vestitino a terra, rabbrividendo disgustata per il cattivo gusto che aveva avuto l'anno passato.
- Eve, rilassati, andrà tutto bene. E molto probabilmente lui ha levato la mano perchè gli piaci, fidati. Oppure è gay... -
- Gay?! - esclamò la bionda mettendosi a sedere. - Oh no, non credo proprio. -
- Credici invece. Poi io di queste cose me ne intendo! - si vantò Danielle alzando le spalle con finta umiltà.
Eve stava per contrabattere quando la porta si aprì, chiudendosi subito dopo. Clarisse era davanti a loro con un'espressione rabbiosa sul volto.
- Che succede? - domandò preoccupata Evelyne.
- Niente! - sbottò la sorella buttando il cappellino con la visiera a un lato della grande stanza. Eve si affrettò a raccoglierlo. Condividere la stanza con due persone disordinate come le sue sorelle era molto difficile. Soprattutto per una maniaca dell'ordine come lei.
- Come no, come no... - la canzonò Danielle ridacchiando. Clarisse alzò gli occhi al cielo brontolando.
- E va bene, ho fatto fare Zorbing e skateboard a Nick e sua madre Denise si è incacchiata di brutto. Infatti si è lamentata con mamma e ora anche lei è arrabbiata con me. - mormorò Clarisse osservando il nulla dietro le spalle della sorella. - Ora Nick mi odierà per sempre... gli ho fatto rompere il braccio! - esclamò sgranando gli occhi.
Danielle scoppiò a ridere, mentre Eve scosse la testa con aria di disapprovazione.
- Quello deve essere proprio cotto di te per ridursi in questo modo! - esclamò Danielle ridacchiando. Smise quando notò il rossore improvviso sulle guance di Clarisse. - Oh. Mio. Dio - scandì la rossa sconvolta. - Clarisse Gautier si è presa una cotta! Incredibile! Bhe allora devo intervenire io, è logico. Vedrai, al ballo di inizio Estate farai un figurone e lui cadrà letteralmente ai tuoi piedi! - continuò eccitata.
- Che?! - urlò Clarisse. - Ballo di inizio Estate?! Te lo scordi! -
- Ecco fatto. "Danielle Cupido" è all'opera... - mormorò Eve scuotendo la testa sconsolata.

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Capitolo 6
*** Preparativi ***


Grazie ragazze, vi adoro <3
Continuate a recensire!
Sbrodolina: Sono contentissima che sei anche qui! La mia fedele lettrice di All You Need Is Love, mi segue anche questa long! Grazie mille per i complimenti, e bhe nel prossimo capitolo potrai leggere con i tuoi occhi l'effetto che farà Clarisse a tutti, insomma si incomincia a capire anche da questo capitolo.
Spero che anche questo sia di tuo gradimento, così come spero che continuerai a recensire! Smack
Jollina la verde: E' giààà Danielle Cupido. E tra l'altro credo sia un po' la versione femminile di Joe! Spero questo capitolo ti piaccia, baci!


-Capitolo Sei-

Preparativi

L'amore non è razionalità
[Raf - Infinito]


Danielle si passò una mano tra i capelli rossicci, storcendo appena il naso. Osservò avvilita la sorella minore, che seduta malamente su una sedia del camerino di prova, la squadrava con aria di sfida.
- Ti prego. - bisbigliò.
- No. Assolutamente no. -
- Ma dai, che ti costa? -
- Non indosserò mai quel vestito. - sibilò Clarisse incrociando le braccia ostinata. Danielle osservò a lungo quel viso così diverso dal suo, quegli occhi irremovibili, la bocca carnosa piegata in una smorfia risoluta. Sorrise appena, stringendo il tessuto dell'abito che teneva tra le mani. Scosse lentamente il capo e alzò gli occhi al cielo. Poi, con un finto sospiro rassegnato, da brava attrice qual'era, appese nuovamente il vestito alla relativa stampella.
- E pensare che io ci ho messo tanto impegno per trovare questo vestito, in mezzo a tanti altri... - fissò una seconda volta l'abito con un sospiro e si diresse verso uno scaffale del negozio.
- No... - la bloccò Clarisse, tentennante. - Dai, lo provo. Ma tanto al ballo non ci vengo lo stesso. -
Danielle sorrise furbamente e si voltò verso la sorella, entusiasta.
- Okay, okay. Intanto prova il vestito, poi ne riparliamo! -
Clarisse alzò gli occhi al cielo e afferrò bruscamente la stampella. Entrò nel camerino con passo strascicato e tirò la tenda con forza.

Eve ispezionò il suo armadio, in cerca di qualcosa di decente da indossare. Sugli scaffali niente, solo delle magliette un po' scolorite, vecchi jeans logori e appenso un solo vestito elegante. Misero, di un lilla troppo chiaro, tanto sa sembrare bianco. Evelyne scosse la testa esausta. Non aveva un solo vestito decente, lei i soldi li utilizzava in altri modi, al contrario di Danielle, che appena aveva qualche bancanota tra le mani correva al primo negozio e si comprava di tutto e di più.
Sospirò e richiuse le ante dell'armadio con lentezza, cercando di non scoppiare a piangere.
Doveva trovare qualcosa, qualunque cosa. Altrimenti al ballo non ci sarebbe andata. Ma forse era la soluzione migliore. Tanto Kevin non l'amava. Che ci andava a fare?
Si lasciò cadere sul letto con un tonfo.
Fissò a lungo il soffitto, in cerca di una qualunque risposta al suo dilemma.
Iniziò a contare le crepe, ma poi le venne un'idea.
M'ama, non m'ama, m'ama, non m'ama. M'ama.
Sorrise appena, sentendo il cuore aumentare di qualche battito. L'amava!
Le morì il sorriso sulle labbra. Ma che faceva? Stava perfino impazzendo. Kevin non l'amava, punto e basta.

Nick cercò di infilarsi la camicia, senza ottenere grandi risultati.
- Che succede fratellino? - Kevin lo osservò incuriosito, già completamente vestito e pettinato.
- Per colpa di questo stupidissimo gesso non riesco a infilarmi la camicia... - borbottò lui gettando l'indumento a terra. Si sedette sul divano passando la mano non ingessata su una gamba, nel vano tentativo di lisciare il tessuto, ormai totalmente sgualcito.
- Dà qua, faccio io -
Kevin fece indossare la camicia al fratello con attenzione quasi materna. Il silenzio tra i due era molto pesante e Nick non potè fare a meno di lanciare un'occhiata al fratello, incuriosito.
- Che ti succede? - domandò aggrottando appena le sopracciglia.
- Niente, niente. -
Il minore alzò gli occhi al cielo. - Smettila, ti conosco. -
- E va bene... - si arrese Kevin scrollando le spalle. - Evelyne, la sorella della tua amichetta... -
- Non è la mia amichetta! - la interruppe Nick nervoso.
- E va bene, e va bene... - Kevin alzò le spalle e osservò il fratello scettico. - A me sembrava che fra voi due ci fosse qualcosa...Comunque le sto dando lezioni di guida e non so il perchè ma ecco... io sto con Meg come sai bene e non dovrei sentirmi in quel modo quando sono in compagnia di Eve... capisci? -
- L'unica cosa che so è che non capisco come tu possa stare con una come Meg. E' incredibilmente schizzinosa e antipatica... - mormorò Nick storcendo il naso infastidito. Meg era la nuova ragazza di Kevin e oltre ad essere molto viziata, trattava Nick come se avesse l'età di Frankie.
- Per certi aspetti è vero... ma è una brava ragazza... - borbottò Kevin poco convinto.
Nick sbuffò cinico.
- Non è tanto male...comunque pensa che viene tra qualche giorno a trovarmi. - continuò il maggiore sovrappensiero.
Come l'avrebbe presa Eve?

- Dai Clarisse, vuoi uscire si o no?! -
- No! -
Danielle alzò gli occhi al cielo e spostò la tenda del camerino con forza, trovandosi davanti ad una ragazza bionda, con la vita stretta e i fianchi proporzionati al resto del corpo. Era una bella ragazza e sicuramente non era Clarisse. Non poteva essere lei.
- Oddio. - mormorò la rossa strabiliata.
- Lo so, lo so! Sono orribile, me lo tolgo subito questo stupido vestito... ridammi i miei bei jeans! -
- Oh no, no! - si affrettò Danielle. - Sei stupenda sorellina, oddio mi sto perfino commuovendo! Stasera spezzerai molti cuori, me lo sento! -
Clarisse distolse lo sguardo dubbiosa.
- Non credo sia una buona idea. - bisbigliò incerta. - Io non sono così. Non sono quella... - indicò lo specchio, lanciando un'occhiata turbata a quel riflesso. I capelli erano li stessi, biondi, un po' secchi, legati in una coda disordinata e gli occhi erano rimasti uguali, blu e cupi.
Ma il suo corpo...sembrava quello della sedicenne che era e ne aveva paura. Il seno era ben evidente dato la scollatura a V e il vestito lungo fino alle ginocchia scopriva le gambe perfette, modellate dal tanto sport che la ragazza praticava.
- Io non sono così. - ripetè.
Danielle le lanciò una lunga occhiata comprensiva e poso le mani sulle sue spalle.
- Te sei quello che vuoi essere. Non c'è niente di male a essere un po' vanitosi a volte. E perchè no? A mostrare la propria bellezza. Perchè tenti in tutti i modi di nasconderla? -
- Io... non lo so. Credo che ho paura di essere giudicata solo per il mio aspetto fisico e non per quello che c'è dentro di me. -
- Se alludi a Nick... bè non temere non ti giudicherà per il tuo aspetto fisico. Non lo farà, ne sono sicura. -
Clarisse stava per controbattere quando cambiò idea.
Alla fine era inutile negarlo, era cotta a puntino di Nick Jonas.

Eve sorrise raggiante. Quello sì che era un vero armadio!
Esaminò uno a uno i vestiti della sorella, appesi alle rispettive stampelle e ordinati a secondo del colore.
Chissà perchè ma Danielle era ordinata solo quando si trattava del suo armadio.
Evelyne battè le mani entusiasta. Quello era il paradiso.
Sarebbe entrata nell'armadio e ci sarebbe rimasta, se solo avesse potuto.
Sfiorò un vestito lungo, rosso, con l'allacciatura dietro il collo. Poi ne accarezzò un altro, più corto, giallo limone, con delle paillettes applicate su il lato destro.
Semplicemente stupendi.
Dopo tutto, sua sorella l'avrebbe perdonata. O no?

Buste, pacchetti di tutti i tipi, da ogni tipo di negozio.
Danielle lanciò un'occhiata felice alla sorellina, che trotterellava al suo fianco. I capelli biondi lasciati finalmente liberi e dopo una capatina dal parrucchiere erano brillanti e ricadevano con dei piccoli boccoli sulle spalle della ragazza.
Sospirò soddisfatta. Anche lei si sentiva più in forma che mai. I lunghi capelli rossi e lisci lasciati sciolti come al solito e la frangia scendeva perfetta sulla fronte ambrata. 
Inoltre il vestito che aveva comperato, (l'ennesimo abito che avrebbe indossato una sola volta e poi tenuto nell'armadio per anni) era davvero spettacolare. Blu notte, senza spalline, aderente fino ai fianchi e lungo fino alle ginocchia.
Sì, avrebbe decisamente fatto colpo quella sera.
Ma forse, un ragazzo in particolare avrebbe apprezzato il suo abbigliamento.



Vesito di Clarisse ---> http://imgs.yoox.biz/34/34012708_2.jpg
Vesitito di Danielle ---> http://www.bazarissimo.com/pimages/pict1564_204216_grand_04.jpg
( Per vederli dovete copiare il link sulla barra sopra la pagina, chiaro?)
Per vedere il vestito di Eve dovrete aspettare il prossimo capitolo. Baci, vi adoro <3


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Capitolo 7
*** Il ballo ***


Ecco il nuovo capitolo. =)
Dico solo che ringrazio le mie due fedelissime lettrici, Jollina la Verde e Sbrodolina. Grazie di cuore <3 Vi adoro.

-Capitolo Sette-
Il ballo

C'è chi odia, c'è chi ama,
 io non riesco a dormire quando sento un tuo pensiero che mi chiama

[Pensa a me - Mc feat. Taky]


Una Evelyne sorridente si esaminò allo specchio, un po' preoccupata.
Quel vestito blu davvero le piaceva tanto. Era di Danielle, ma di sicuro lo avrebbe ceduto, dopo tutto tra sorelle ci si aiuta. Sorrise raggiante e si esaminò attentamente. Il corpo magro fasciato in quell'abito come la notte, aderente fino ai fianchi. Forse le era un po' largo sul petto, ma era comprensibile visto che Danielle era molto più formosa di lei.
Comunque se lo sarebbe fatto andare bene. E non avrebbe rinunciato a quell'abito per nulla al mondo...

Nick sospirò. Finalmente quella maledetta giacca era infilata. Kevin ansimò al suo fianco.
Aveva faticato per riuscire a fargliela entrare; quel maledetto gesso gli impediva di svolgere la più semplice delle azioni. Ad un tratto si ricordò che ad un ballo, generalmente, si balla. Lui come sarebbe riuscito a ballare con Clarisse, con quel braccio fasciato?
Clarisse. Perchè diamine aveva pensato a lei? Scrollò violentemente la testa e si osservò allo specchio. Lo smoking gli donava e nonostante il braccio ingessato... poteva ritenersi soddisfatto.

- Perchè hai addosso il mio vestito?! -
- Ecco, pensavo che tu avresti potuto prestarmelo, visto che io non ne ho uno decente... -
- Assolutamente no! Sceglitene un altro, quello me lo metto io! -
- Ma... - Eve spalancò gli occhi sorpresa.
"Questo vestito lo devo indossare io assolutamente" pensò, non ragionando più con la sua testa ma seguendo solo il suo istinto femminile. Quello che aveva indosso era il classico vestito che appena lo vedi pensi: "Deve essere mio". E ad Eve non passava nemmeno nell'anticamera del cervello il pensiero di cederlo.
- Spogliati, mi devo preparare. - la ammonì Danielle sogghignando.
O almeno a Eve sembrò che stesse sogghignando.
- No. -
- No? - ripetè la mezzana sbalordita.
- Mi piace come mi sta e non ho nessuna intenzione di cederlo. Inoltre sta sicuramente meglio a me. - sibilò Eve cattiva.
- Dammelo immediatamente! - Danielle iniziò a cercare di slacciarle il vesito, ottenendo ben pochi risultati. Ne scaturì un specie di lotta, durante la quale le sue sorelle inziarono a schiaffeggiarsi, spintonarsi e graffiarsi. Clarisse accorse preoccupata, già vestita e truccata, ma peggiorò ancora di più la situazione e quindi si tenne ben lontana dalle due furie che si stavano azzuffando, urlando insulti e imprecazioni.
- Che succede qui?! - la voce potente e auterevole di Julie risuonò nella stanza, facendo immobilizzare tutte e tre le ragazze.
- Mamma? - domandò incerta Danielle, ancora con una mano tra i capelli ormai arruffati di Eve.
- Vi pare il modo di comportarsi? Litigare per un vestito! - le riprese arrabbiata. Una mano sul fianco e l'altra agitata in aria come una bacchetta.
- Non un vestito, il vestito! - rispose Eve affannata. - Sta bene a tutte e due, anzi più a me che a lei, ma nessuna delle due ha intenzione di cederlo! -
Danielle annuì, rendendosi dopo conto delle parole della sorella. - Più a me che a lei?! Ma per favore! A malapena riesci a riempirlo! -
Eve spalancò la bocca, punta dal vivo. - Cooosa?! -
- Smettetela! Il vestito dovrebbe indossarlo Danielle, poichè è lei che l'ha comprato, mentre per te Eve... bhe bastava chiedere, ho io l'abito giusto per te, visto che abbiamo lo stesso tipo di corporatura... - mormorò Julie pensierosa.
- Uffa... - brontolò la maggiore lanciando un'occhiataccia a una trionfante Danielle.

Le luci colorate risplendevano nella sala, da una parte c'era il palco, dove suonava un gruppo sconosciuto, mentre la pista da ballo era completamente piena, così come il tavolo da bar.
- Mha! Siamo cento volte meglio noi... - asserì Joe squadrando gli individui che si scatenavano sul palco, al ritmo di una chitarra elettrica e una batteria.
Kevin annuì mentre Nick nemmeno li ascoltava, stava in realtà esaminando la sala, forse nella disperata ricerca di qualcuno.
- Fratellino? Che fai, tenti di individuare Clarisse? - lo schernì Kevin ridacchiando. Si interruppe quando la vide.

Evelyne sorrise, sentendosi per la prima volta bella. Aveva anche fatto l'ingresso trionfale! Sorrise raggiante ed esaminò la sala, incontrando subito dopo un paio di occhi verdi meravigliati e brillanti come due diamanti. Gli rivolse un'occhiata raggiante e gli si avvicinò elegantemente.
- Salve... - mormorò.
- Buona sera! - esclamò Kevin. - Stai molto bene stasera. -
- Anche tu. -
I due si scambiarono un sorriso e quando partì un lento, Kevin si inchinò sorridendo e le porse la mano.
- Mademoiselle... -
Eve sorrise e appoggiò la sua mano su quella del ragazzo
- Oh merci... -

- Ehi Clarisse! Clarisse! - urlava, sbracciandosi per farsi notare dalla bionda, che, di spalle, non lo sentiva a causa della musica a tutto volume. - Clarisse! - ripetè invano. Si precipitò verso di lei, dando qualche gomitata qui e là. La chiamò nuovamente, stavolta usando un tono più basso e finalmente lei si voltò. A Nick quasi venne un colpo.
La Clarisse che conosceva, con i capelli secchi, legati in una disordinata coda; la Clarisse con i jeans di due taglie più grandi e le t-shirt enormi, la Clarisse con lo skate sotto i piedi era stata sostituita da una ragazza che ci assomigliava molto vagamente. Gli occhi - quei bellissimi occhi - erano sempre di quel blu cupo e misterioso, in cui ti perdi dentro per quanto sono profondi. Ma per il resto quella ragazza era l'opposto della Clarisse che Nick conosceva. Il suo corpo grazioso era fasciato in un vestito altrettanto bello, che riusciva alla perfezione nel suo intento: far immaginare.
Nick riusciva a immaginare tutto con la sola forza del pensiero. Arrossì appena capendo che la sicurezza che aveva accumulato era ormai andata a farsi benedire.
- C...Clarisse... Sei bellissima... - balbettò distogliendo lo sguardo dalla ragazza raggiante. - Quasi non sembri tu. - aggiunse lui.
Quel sorriso che aveva illuminato il volto di Clarisse si spense all'istante all'udire di quelle parole mugugnate.
"Quasi non sembri tu"
"Che intende dire?" pensò preoccupata. "Non gli piaccio... non dovevo dar retta a Danielle, maledizione!" Clarisse si passò una mano nella chioma bionda. Non la riconobbe. Solitamente i suoi capelli erano secchi, mentre invece quelli erano morbidi e lucidi, boccolosi, come quelli di una bambola.
"Una bambola, mi sono trasformata in una bambola" pensò rabbrividendo.
- Non che tu non mi piaccia, anzi... ti trovo in forma. - brontolò Nick rosso come un peperone.
Clarisse sorrise. - Grazie, anche tu sei in forma...apparte... - indicò velocemente il braccio del ragazzo, imbarazzata.
- Oh, no guarda... non mi fa male. Sul serio... -
- Bene. Allora puoi ballare? - domandò Clarisse, pensando tra sè e sè dove avesse trovato tanta grinta e sfacciataggine.
- Sì... - rispose Nick confuso.
- Allora mi inviti o lo devo fare io? -

- Mmmm dire un bel sei... -
- Ma che quello al massimo cinque, non di più! -
Danielle e Colette erano appoggiate al bancone del bar, assegnando un voto approssimativo a ogni ragazzo che passava.
- Quello è un dieci e lode, direi! - esclamò ad un tratto Colette raddrizzandosi. Danielle si voltò verso il punto che indicava l'amica e individuò una chioma nera che non avrebbe mai voluto vedere.
- Oh no... - mormorò, poi con un unico sorso, mando giù tutto il drink contenuto nel bicchiere che aveva tenuto saldamente in una mano fino ad allora. - Oh no... - ripetè scuotendo la testa.
- Che hai, Dani? - domandò Colette osservandola attentamente. - Lo conosci? -
Non ricevendo nessuna risposta la ragazza emise un urletto entusiasta. - Lo conosci! Lo conosci! Ti prego, ti prego fammelo conoscere! - starnazzò Colette esultante. - Sempre che non ti interessa.... - aggiunse subito dopo. - Ti interessa? -
Danielle boccheggiò, non sapendo bene come rispondere. Gli interessava Joe Jonas? Incontrò lo sguardo dell'amica. Era chiaro lontano un miglio che nel frattempo Colette stava pregando in mente sua in una risposta negativa.
- Se mi interessa? - domandò la rossa più a sè stessa che ad altri. - No, certo che no. -


Vestito Eve ---> http://img98.imageshack.us/img98/8039/abitoblugirlqt8.png
Ricordatevi naturalmente di copiare il link nella barra in alto.
Un bacio (L)

.

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Capitolo 8
*** Lacrime trattenute ***


Uff sto ricevendo pochissime recensioni, precisamente sempre due, da parte di Sbrodolina e Jollina la Verde (le mie adorate e fedelissime lettrici grazie vi adoro ragazze <3)
Per carità, non mi lamento a me piace scrivere e non lo vedo come un obbligo questa storia, però preferirei avere più stimoli, mi capite? E' come se, mettiamo... uno scrittore (non che io sia una scrittrice, non mi ci avvicino nemmeno lontanamente) scrivesse molti libri ma avesse pochi fan. Bhe sarebbe una delusione. Quindi lancio un appello a chi mi tiene tra i preferiti, a chi legge o a chi recensiva prima e ora non lo fa più. Non vi dico naturalmente di recensire ogni capitolo, ma almeno ogni tanto!
Ve ne sarei molto riconoscente! 
Ora passiamo ai ringraziamenti delle mie due più care lettrici:
Sbrodolina: Oh quanto sei dolce! Paragonarmi addirittura a una fata è un vero onore per me, anche perchè ho sempre adorato le fate. Sono contentissima, se non di più, che ti convolga nella storia e ti faccia ridere, perchè questo è proprio il mio intento! Bhe sì, innanzitutto Joe è da dieci e lode e poi Eve (sì, si scrive così) e Kev sono davvero molto dolci insieme, anche se avranno non pochi problemini, come anche leggerai in questo capitolo. Un bacio, continua a recensire!
Jollina la Verde: Poverina! Influenza! E hai comunque recensito! Wow sei davvero una soddisfazione! Comunque spero che nel frattempo ti sia passata e che tu ora stia meglio.  Sono contenta ti piaccia il vestito nuovo di Eve, perchè per trovarlo ci ho messo un pomeriggio intero! Per quanto riguarda Nick e Clarisse... bhe io li trovo molto buffi, per così dire, perchè sono impacciati e molto divertenti. Comunque ci hai visto giusto: visto che Danielle non ammete che le piace Joe... bhe si crearanno grossi malintesi. Ma non ti rovino la sorpresa! Un bacio <3

Buona lettura, un bacio a tutti (L)
Kate_

-Capitolo Otto-
Lacrime trattenute

You are the Dancing Queen
young and sweet only seventeen
Dancing Queen
feel the beat from the tambourine, oh yeah
you can dance, you can jive
having the time of your life
see that girl, watch that scene
dig in the Dancing Queen
[Dancing Queen - Abba]

Danielle fulminò con un'occhiata l'amica, che però era troppo occupata a fissare Joe Jonas ogni volta che passava davanti al bar per accorgersene.
- Dài fammelo conoscere, ti prego! - i suoi pensieri vennero interrotti dalla voce squillante di Colette, che con le mani giunte come in segno di preghiera, la fissava supplichevole. E ora come faceva ora a rimangiarsi la sua stupida risposta? 
- Sì. Aspetta un momento che lo chiamo. -
"E mica mi sto zitta eh?" pensò in mente sua Danielle.
- Joe! - urlò in mezzo alla folla che ballava a tempo di musica. Danielle intravide con soddisfazione Clarisse e Nick, che ridendo come due bambini si divertivano con giravolte e caschè. Joe Jonas sorrise alla rossa, felice più di un bambino che scarta i regali a Natale. Le si avvicinò e lei potè ammirarlo in tutto il suo fascino: la giacca nera, la camicia bianca un pò spiegazzata... e quei capelli così folti, in cui avrebbe volentieri immerso la mano. Danielle scosse la testa, pensando a come l'alcol le facesse subito uno strano effetto. Non avrebbe dovuto decisamente più bere.
- Joe, volevo farti conoscere la mia amica Colette. Vieni! -
Il sorriso del ragazzo si spense all'improvviso. Aveva capito tutto.
Danielle si avvicinò all'amica e le bisbigliò all'orecchio:- Ci chiacchieri per un minuto o due poi, mentre stai per andare via gli dici qualcosa di provocante. Tutto chiaro? - - Oddio, non ce la posso fare. Mi ha visto? - Colette si mordicchiò il labbro inferiore, mentre il panico le si disegnò sul volto già teso.
- Oh, per l'amor del cielo! - Danielle diede uno spintone all'amica, che per poco non svenne quando si ritrovò tra le braccia di Joe.
- Sai, Colette mi ha detto che conosce il vostro gruppo, i Jonas Brothers. - intervenne Danielle capendo che la situazione era disastrosa. Colette le lanciò un'occhiata perplessa, mimando con le labbra: - I che? -
Danielle trattenne un risolino e guardò Joe che per fortuna non sembrava essersi accorto di nulla.
- Adora la vostra musica! - continuò Danielle lanciando un'occhiata a Colette, la quale annuì poco convinta.
- Cosa? Oh. Grazie. - Joe fissò qualcosa di impreciso dietro la sua spalla.
" Mi sa che sarà più complicato del previsto. " si disse Danielle sospirando.
Colette era lì in piedi accanto a lei, rossa come un pomodoro molto maturo. In realtà era più simile a un pesce rosso fuori dalla sua brocca, con quella bocca spalancata.
- Siete molto bravi. - continuò Danielle perdendo ormai le speranze.
- Sì, sicuramente meglio di molti altri gruppi in vetta alle classifiche. - intervenne Colette timidamente.
- Davvero la pensi così? - domandò Joe, finalmente più partecipe alla conversazione.
Danielle cercò di ignorare che stava guardando lei, e non Colette.

- Sai, sei bellissima stasera. -
- L'hai ripetuto almeno un milione di volte, Kevin... - balbettò Eve imbarazzata.
Lì, abbracciata al ragazzo di cui era innamorata, in mezzo alla pista, con la musica di sottofondo. Era tutto così perfetto.
- Non posso farne a meno... - le bisbigliò lui. Evelyne rabbrividì, sentendo le labbra del ragazzo sfiorarle l'orecchio. Lui si avvicinò di più, tanto che Eve avvertì con un tremito il fiato caldo di Kevin accarezzarle il collo. I loro nasi quasi si toccavano e le loro bocche si avvicinavano, per poi allontanarsi di nuovo, in una danza tormentata.
- N...non posso. - soffiò lui allontanandosi. La mano, che prima era scesa lentamente verso il fondoschiena della ragazza, ora era di nuovo al suo posto. Il volto era molto distante e lo sguardo lontano. Continuavano a ballare, ma come due estranei. Freddi. Distaccati. Gelidi.
L'atmosfera si era spenta così velocemente che Evelyne a malapena se ne era accorta. Sentiva le lacrime pungerle ai lati degli occhi, la bocca tremare appena. Niente, lui continuava imperterrito a fissare il vuoto dietro di lei.
Perchè continuava ad illuderla? Prima sembrava che anche lui ricambiasse i suoi sentimenti... e poi invece la rifiutava, provocandole una sofferenza indescrivibile.
Evelyne appoggiò dolcemente il capo sul petto del ragazzo. Chiuse gli occhi e sospirò, trattenendo le lacrime. Non si allontanò da quel ragazzo che la faceva tanto star male. Non ce la faceva; avrebbe preferito continuare a tormentarsi per lui, che stargli lontano.

Kevin accarezzò delicatamente i capelli biondi di Evelyne, mentre continuavano a ballare. O meglio: a dondolarsi da un lato all'altro senza però spostarsi dal punto in cui si trovavano. Abbracciati, stretti l'uno all'altro.
La testa della ragazza era appoggiata al suo petto e lui non voleva che si staccasse. Lo sentiva con ogni fibra del suo essere: avrebbe voluto baciarla. Poco prima, quando aveva mormorato quel "non posso" si era sentito morire. Nemmeno sapeva dove l'avesse trovata quella forza. Se fosse stato per lui l'avrebbe baciata con passione.
Kev sospirò flebilmente, pensando tra sè e sè quanto fosse strana Evelyne. Le aveva detto che non poteva baciarla e lei aveva continuato a ballare con lui. Non era scappata, non aveva urlato, non l'aveva picchiato. Si era limitata a guardarlo e poi a stringersi a lui, provocandogli un brivido lungo la schiena.
Se Meg avesse saputo di Evelyne che avrebbe detto? Come avrebbe reagito?
Oh bhe caro Kevin... non temere troverai presto le risposte che tu cerchi.
Dopo tutto Meg ti verrà a trovare tra qualche giorno...

Nick si stava divertendo da morire. Ballava come non aveva mai ballato in vita sua, rideva come non aveva mai fatto.
Clarisse e lui avevano trascorso la serata saltellando e esibendosi in una serie di caschè e giravolte degne di questo nome. Ormai non capiva dove si trovava per quanto la testa gli girava. La ragazza gli fece segno di seguirla e Nick obbedì, barcollando mentre cercava di seguirla.
Nemmeno aveva bevuto un goccio di alcol ma l'euforia che aveva in circolo nelle vene bastava da sola.
- Mi sono stancata di ballare. - disse Clarisse urlando un po' per farsi sentire.
- Anche io. Mi gira la testa! - rispose lui sorridendo. Non si era mai divertito tanto. Era strano che il buon vecchio Nick se la stesse spassando in quel modo. Era sempre stato un tipo serioso, con lo sguardo responsabile e la bocca mai piegata in un sorriso. Non era un ragazzo allegro o solare, affatto. La madre per definirlo diceva che era un ragazzo responsabile e maturo. Non proprio il massimo per un sedicenne.
Eppure, da quando aveva conosciuto quella stramba ragazza con lo sguardo sempre vivo e il sorriso sempre pronto... era uscito fuori un altro Nick, un altro lui, che non credeva esistesse. Era ridiventato un bambino vivace e giocherellone.
Quasi si sembrava Joe.
- Mi diverto con te. - mormorò senza riuscire a trattenersi. Clarisse si voltò sorpresa a guardarlo. Poi sorrise teneramente e si sporse verso lui, dall'altra parte del tavolino che avevano trovato libero. Il cuore di Nick iniziò a battere più forte, tanto che lui si portò una mano al petto, pensando che anche da fuori si sentisse quel baccano.
Ma si era agitato per niente. Clarisse si limitò a dargli un bacino all'angolo della bocca, facendolo ugualmente arrossire e sorridere stupidamente. 

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Capitolo 9
*** Verità ***


Eccomi qui ragazze! Perdonatemi, perdonatemi davvero per il ritardo mostruoso! *si china in ginocchio e chiede perdono*.
Ma sono stata davvero occupata in questi giorni e vi avviso subito che anche in questa settimana non aggiornerò perchè parto per il Camposcuola! Yuppiiii
Tra l'altro gli esami di terza media si avvicinano e quindi dovrò studiare, purtroppo.
Ma per scusarmi vi ringrazio una per una e vi faccio leggere questo nuovo capitolo, che mi è costato MOLTA fatica (è anche un po' cortino *si nasconde sotto al tavolo*). Tra l'altro qui a casa mia ci sono ben tre cani: uno mio, uno di mia nonna e uno di un'amica di mia sorella, che gliel'ha lasciato per tutta la settimana. Perciò potete immaginare in che stato sono, tra corse, litigi e l'abbaiare continuo, anche in piena notte. In più ci si mette mia sorella che russa. Okay basta che così vi annoio!
Passiamo ai ringraziamenti, careH!
Jeeeeee:  Che bello una luova lettrice! Sono contentissima. Che poi io sono proprio come te, leggo le ff ma non recensico mai! Spero che d'ora in poi te però lo farai! (Ma ti capisco se non lo fai)  xD oddio nota quanto è contorto questo ringraziamento.  Vabbè meglio che ti lascio leggere và! Un bacio <3
Stargil312: Yuppiiii una fan accanita! Okay allora mi raccomando continua a recensire! Non ti preoccupare, non mi abatterò perchè comunque mi diverto a scrivere questa storia! (P.S. Nick e Clarisse sono adorabili, è vero, ma in questo capitolo non ci saranno, per accontentarti il prossimo sarà quasi interamente dedicato a loro!)
Jollina la verde: Okay, dirò a tutti quello che pensi e quello che devono fare! XD hehehe apparte gli scherzi, come al solito hai indovinato... bhe ti lascio alla lettura cara! Un bacio
EllieGoodman: Wow stavolta le recensioni sono tante! bhe spero continuerai a recensire, un bacione <3
Balessia: Sono contenta che tu sia stata sincera, sai? Certo, un po' mi dispiace perchè Danielle e Joe sono la mia coppia preferita, ma comunque apprezzo la tua onestà! Poi sono contentissima che anche qui tu abbia recensito! *yuppi nuova lettrice!* Un bacio.
Buona lettura a tutte!
Kate_
-Capitolo Nove-
Verità


L'amore non vede i difetti, l'amicizia li ama.
[Anonimo]

-  Uno, due, tre... Forza ragazze! Manca poco! Fate un movimento circolare con le braccia, che devono rimanere all'altezza delle spalle...e un, due e tre! -
Una voce starnazzante e molto fastidiosa proveniva da casa Gautier.
Danielle ansimava davanti alla tv, con gli shorts di tessuto e la cannottiera un po' sbrindellata. Seguiva con fatica la donna dall'altra parte dello schermo, che con un sorriso raggiante e del finto sudore spruzzato per tutto il corpo magro e tonico, si muoveva velocemente da una parte all'altra, compiendo movimenti ben poco verosimili. Almeno per una persona normale.
- Chi diamine me lo fa fare...questa brutta gallina...  - brontolava in tanto lei, mentre senza ottenere buoni risultati cercava di imitare l'insegnante della tv.  Danielle si passò stancamente una mano sulla fronte, imperlata dal sudore.
- Ma infatti chi te lo fa fare... - intervenne Colette, che, seduta comodamente sul divano, la osservava critica mentre sgranocchiava un crossaint. - Che poi te hai un corpo perfetto, mica come me! - continuò la mora.
- E dai, Col... smettila. - rispose Danielle affannata, cercando di sfiorare la punta del suo piede. - Accidenti... - mormorò, rinunciando poi a svolgere quell'esercizio disumano. Si alzò dal tappetino che aveva sistemato a terra come le vere professioniste e rinfilò il DVD nella sua custodia, sbuffando quanto notò la copertina: la donna gallina sorrideva irritante con le braccia alzate e le gambe piegate, in modo di mettere il suo bel ventre piatto in evidenzia.
- Ecco, visto che hai finito con questa pagliacciata... che ne dici se cerchiamo il misterioso Joe? - propose Colette sbriciolando con le dita il croissant già mangiucchiato..
Danielle sgranò gli occhi sorpresa. Non si aspettava che l'amica ci iniziasse a tenere così tanto a quel ragazzo.
- Wow... allora ti interessa davvero. - disse infatti.
- Bhe sì... c'è qualcosa di male? -
- No, no. Solo che non credevo. Comunque abita qui vicino, sai? - continuò Danielle trattenendo un sorriso. - Lì. - indicò dalla finestra del soggiorno la casa dei Jonas, che era molto evidente in mezzo al verde dei tanti alberi.
- Ti prego, andiamoci! - esclamò Colette. Danielle distolse lo sguardo da quello supplichevole dell'amica. La sera prima quasi stava svenendo, mentre Joe continuava a fissarla e ignorava completamente i patetici tentavi di Colette, che, inutilmente, aveva cercato di attirare la sua attenzione in tutti i modi.
Danielle ritornò a fissare la casa dei Jonas e avvertì un brivido lungo la schiena. Che diamine le prendeva? Non avrebbe dovuto sentirsi così. E poi ormai Joe era di Colette, era riservato a lei e non poteva rovinare tutto! Erano amiche e le amiche non si tradiscono mai per un misero e inutile ragazzo.

Eve lanciò un'occhiata nervosa a Kevin, che, seduto accanto a lei, sembrava molto tranquillo, a differenza sua.
Accese il motore e partì, con le mani che le tremavano per l'emozione. Più che altro era emozionata perchè c'era lui, lì accanto a lei.
Sbirciò di nascosto il viso serio e concentrato del ragazzo, che spartiva ordini e consigli sulla guida come un vero e esperto insegnante. Strinse appena le mani sul guidante, pensando alla sera prima e come si era sottratto da lei, dal bacio che avrebbe volentieri schioccato sulle labbra morbide di lui.
Non sapeva nemmeno come era riuscita ad accettare una seconda lezione. Se fosse stata una ragazza sana di mente, con un po' di sale in zucca, avrebbe sicuramente rifiutato di sedere accanto a uno come Kevin per un'intera oretta, con anche il rischio di qualche inavvertito sfioramento di mani.
Che poi era già successo.
- Svolta a sinistra, Eve. -
Quasi sussultò, quando sentì il modo in cui pronunciava il suo nome. Con attenzione, dolcezza ma anche una vena di desiderio. O almeno così le sembrava, ma probabilmente era solo una delle sue solite impressioni completamente sbagliate.
Eve ubbedì e girò il guidante. Stava diventando davvero brava e tra meno di un mese avrebbe avuto l'esame di teoria. Era molto meno preoccupata di qualche mese prima. Di sicuro stava acquistando sicurezza.
Non si poteva certo dire lo stesso in amore. Rimaneva la solita timida e impacciata Evelyne, quella che alle medie era arrossita come un peperone quando il più carino della scuola si era azzardato a guardarla di sfuggita. Ancora poteva sentire l'eco delle risate maligne di quelle streghe delle Cheerleader.
- Senti, volevo scusami per l'altra sera... è solo che sono fidanzato. - Buttò tutto d'un fiato Kevin, voltando poi la testa verso il finestrino, in modo di non incontrare lo sguardo sablordito di Eve, che con le mani strette sul guidante lo osservava sbalordita.
Per fortuna svoltò in tempo prima di finire contro un albero. Mai dare certe notizie a una ragazza innamorata mentre sta guidando. Mai.
- Ehi per poco non ci rimettavamo la pelle! Sei matta? - esclamò Kevin ben agganciato al suo sedile.
Questo era davvero troppo. Eve sospirò e strinse di più le mani sul volante, piegando la bocca in una smorfia per trattenere gli insulti che si sarebbe lasciata scappare molto facilmente.
- Eh no! Io matta? Sei tu che mi dici certe cose mentre sto guidando! - sbottò mantenendo questa volta lo sguardo sulla strada.
- Perchè questa 
certe cose ti fanno questo effetto? - La punzecchiò lui trattenendo un sorriso soddisfatto.
Eve boccheggiò presa in contropiede. - Bhe di sicuro non pensavo che eri fidanzato! Non dopo come ti sei comportato con me... -
- Perchè, come mi sono comportato? -
- Smettila di rispondere con delle domande! Sono io che ti sto chiedendo perchè non me l'hai detto prima! -
- Prima di cosa? - continuò Kevin divertito dall'isteria di Eve.
- E che diavolo! Smettila! Sei insopportabile! -

Danielle era davvero preoccupata. Stava solo infilandosi ancora di più nei guai.
Lei era stracotta di Joe Jonas, inutile negarlo ormai.
Osservò Colette che, raggiante, suonò per ben due volte il campanello di casa Jonas. Alzò gli occhi al cielo, pensando a come le era venuto in mente di cedere così facilmente. Non avrebbe dovuto accontentare l'amica.
Lanciò un'occhiataccia alla mora, che quasi saltellava sul posto mentre stringeva tra le braccia il cesto che aveva preparato con tanto amore.
Avevano trascorso il pomeriggio preparando quel regalo. Un'insieme di formaggio, biscotti e crossaint francesi disposti nel cesto con cura e attenzione.
Un volto un po' stravolto apparì sul ciglio della porta e Danielle cercò di ignorare l'urletto enusiasta soffocato a malapena dall'amica. Brontolò tra sè e sè e cercò di sistemarsi sulla faccia un sorriso raggiante.
Joe la guardò sorpreso.
Bhe forse il sorriso era troppo. Ritornò alla sua solita espressione annoiata-superiore e osservò Colette, che, un po' impacciata, sistemava tra le braccia del ragazzo sempre più confuso il grande cesto ricoperto da carta velina arancione.
- Questo è per te... - mormorò la mora arrossendo sotto la fangetta.
Danielle sospirò e decise che, da buona amica, avrebbe dovuto sistemare la situazione.
- Siamo venute per salutarti, sai Colette ci teneva molto a rivederti dopo ieri sera... che ne dici se usciamo stasera noi tre? Magari porto anche qualcuno per me, altrimenti sono costretta a guardarvi flirtare per tutto il tempo! - intervenne con la sua migliore voce frizzante e spiccata.
Certo, forse aveva un po' esagerato con quell'ultima frase, ma non intendeva certo trascorrere la serata con due che non si parlavano nemmeno! Avrebbe dovuto improvvisare una specie di monologo, e anche se era molto brava in queste cose, non era certo il suo primo pensiero.
Azzardò un sorriso che venne ricambiato subito da Joe, felice di poter uscire con la sua amata Danielle.
- Colette, mi fai un favore? Puoi andare a poggiare il cesto in cucina? - domandò Joe mantenendo lo sguardo sulla rossa, che ricambiò confusa. Ignorarono Colette, che, trotterellando, entrò in casa Jonas.
- Cosa stai combiano Danielle? - le domandò semplicemente quando l'altra ragazza era abbastanza lontana da non sentirlo. Lei abbassò lo sguardo, presa in contropiede. Quel paio di occhi color nocciola la spiazzavano ogni volta.
- Io... niente, cerco di aiutare una mia amica. -
- Ah sì? E metti a rischio la tua felicità? Io voglio stare con te, Danielle, non con Colette. -
Prima che potesse contrabattere una voce interruppe il loro scambio di sguardi.
- Dove lo poggio?! Qui il tavolo è pieno di roba! - urlò dall'altra parte della casa Colette.
Danielle varcò la soglia, sfiorando così il petto di Joe. Si scambiarono un ultimo sguardo, uno di fronte all'altro, così vicini che le punte dei loro nasi si toccavano.

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Capitolo 10
*** Notre-Dame ***


Oddio che ritardo pazzesco! Ma dove scusarmi, ho avuto un camposcuola di quattro giorni, (oddio come mi manca di giàà) sono stata male per una settimana, ho dovuto studiare un sacco per non rimanere indietro e c'è stato anche il mio compleanno (che tra l'altro l'ho trascorso a casa con la febbre -_-"). Quindi direi che sono giustificata, no? ^-^
Bè spero che recensirete lo stesso, perchè ho davvero ma davvero bisogno di qualche recensioncina, sapete??
Iniziamo però col recensire alle vostre passate recensioni xD
jeeeee: hehe lo so Danielle non si sta comportando molto bene!  Bhe in questo capitolo ci saranno Nick e Clarisse, finalmente! (E perfortuna non gli succede niente di tragico ^-^) continau a recensire, un bacio.
Ellie Goodman:  In realtà per me è il contrario, io sono Danielle e Colette bhe è qualunque altra persona xD (proprio questa mattina mi sono fatta un po' di aerobica con i DVD) Credo comunque che per vedere Meg dovrai aspettare il prossimo capitolo! A quanto pare Nick e Colette è la coppia più gettonata, quindi in questo capitolo... diciamo che ho un po' provveduto! Spero non rimarrete deluse! Continua a recensire, mi raccomando.
Balessia:  Grazie a te per aver recensito! Spero che mi perdonerai per il mio ritardo! ^-^ Comunque in questo capitolo potrete tutte voi fan di Clarisse&Nick leggere una bella scenetta (non ti anticipo niente, però)  Uh che bello! Qualcuno che come me sta per essere sconvolto dagli esami!! Sono contenta di avere una lettrice mia coetanea! Un bacio continua a recensire
E ora lancio un appello:  Jollina la verdeeee dove sei finita? Mi manchiii perchè non recensisci più?? :'(
Rivoglio anche sbrodolina!!! MA DOVE SIETE FINITE TUTTE E DUE???

Un bacio a tutte e buona lettura!
Kate_

-Capitolo Dieci-
Notre-Dame

No, non mi rendo conto ma so
che non prendo sonno se penso
che ti perderò.
Voglio gridarlo al mondo: l'amore non dura un giorno, no.
[Ancora un po' - Gemelli Diversi]




Clarisse era davvero innamorata.
Era soprattutto felice e da qualche giorno non faceva altro che ballare per la casa, suscitando un po' di preoccupazione in Julie, che la continuava a fissare sospettosa. Bhe, non aveva poi tutti i torti! Sua figlia minore si era trasformata in una ragazza dall'aspetto curato e mentre tre giorni fa la preoccupazione più grande della sedicenne era quanto il suo skate fosse pulito, ora invece si preoccupava di lavarsi i capelli regolarmente, (finalmente) e di laccarsi le unghie di un bel rosa perlato. Rosa. Il colore femminile per eccellenza e lo usava sua figlia! La figlia che fino a poco tempo fa odiava con tutta la sua forza qualunque tipo di rosa.
Julie si appoggiò pensierosa al lavello della cucina, osservando con attenzione Clarisse, la quale fischiettava seduta sul divano, mentre leggeva una rivista e si passava lo smalto sulle unghie dei piedi. La madre si avvicinò lentamente, con l'ombra di un sorriso sul viso. Si sa, no? L'intuito di una mamma non sbaglia quasi mai.
- Devi dirmi qualcosa, cara? -
Clarisse alzò sorpresa lo sguardo da Top Magazine (vedendo di che rivista si trattava Julie sgranò un poco gli occhi) e sfilò le cuffiette dell'i-pod dalle orecchie.
- No, mamma. Perchè me lo chiedi? - domandò lei sorridendo flebilmente.
- Ma niente, ti vedo strana in questi giorni. E poi sei molto cambiata, non credi? -
- Sì, è vero. Ma credo sia merito per lo più di Danielle e del ballo... -
La ragazza non terminò la frase che si perse a fissare il vuoto, con un sorriso un po' ebete sulla faccia. Julie ridacchiò, trovando la conferma che cercava ai suoi sospetti nello sguardo perso della figlia.
- Non me la dai da bere, Clarisse. E' chiaro come il sole che sei innamorata cotta. Chi è? -
Clarisse deglutì, tornando a fissare la madre. - Nessuno. Non c'è proprio nessuno e figurati se una come me è innamorata cotta! Non è che mi stai scambiando per Danielle? -
- No tesoro, sto parlando proprio con te, Clarisse Gautier. -
- Ah bè, se la metti così... - mormorò abbassando lo sguardo. Fissò per un momento la rivista, aperta su un articolo che trattava per lo più i brufoli e i punti neri ed iniziò a parlare. - Ecco, lui è Nick Jonas, hai presente? E' quel ragazzo con i riccioli castani... che è venuto qui a pranzo l'altro giorno con la sua famiglia...la famiglia che abita nella casa qui vicino. - Clarisse sorrise di nuovo, visualizzando in mente sua l'immagine del nuovo amico.
- Oh! Sì che ce l'ho presente! A quanto pare questi fratelli Jonas stanno dando filo da torcere a tutte e tre le ragazze Gautier eh?! -
Clarisse alzò le spalle e tornò a leggere la sua rivista, mentre Julie ritornò in cucina a cuocere il pollo per il pranzo.

- Non dovresti comportarti in questo modo, sai? -
- Tu dici eh?! Mi stai facendo impazzire Danielle, io non voglio Colette. Voglio te. -
Joe fissò negli occhi la ragazza, sorridendo soddisfatto quando la vide arrossire. Poteva anche segnare un punto a suo favore, ma era davvero dura riuscire a convincere quella testarda ragazza dai capelli rossi.
- La devi smettere, Joe. Colette ci sta davvero male per te... guarda come si riduce. - mormorò lei in tutta risposta, indicando velocemente l'amica, che, canticchiando una canzone dei Jonas Brothers, (aveva letto tutte le riviste che li riguardavano in una sola notte per passare come fan accanita)  preparava il tè nella cucina di casa Jonas. - Lei non è uno straccio usa e getta, lo sai vero?! - continuò minacciosa puntando contro il ragazzo il suo indice.
- Adesso basta! - esclamò Joe stufo. Ma, quando Colette si voltò meravigliata, ritornò ad un tono di voce normale e continuò a parlare facendo ben attenzione a non essere ascoltato dalla ragazza. - Io non mi sono mai mostrato interessato a Colette, sei tu che hai tirato sù questa commedia! Non voglio passare per un bastardo e se te continui con questi stupidi giochetti, finirò per stufarmi sul serio! -
Danielle abbassò lo sguardo, sentendosi un po' in colpa.
- Ti prego, - mormorò. - fallo per me, esci con Colette qualche sera... solo perchè le voglio bene e voglio vederla sorridere! Non per altro! -
- E va bene... - si ritrovò a rispondere Joe. - Però voglio qualcosa in cambio... -
- E cosa?! - domandò Danielle sorpresa, fraintendendo il senso delle parole del ragazzo. - Ti avverto che io non sono una... -
- Zitta. - la fermò lui prima che potesse completare la frase.  - Non intendevo quello che stai pensando! Voglio solo uscire con te una sera, niente di più. -
La rossa distolse lo sguardo da quello penetrante di Joe e sorrise imbarazzata.
- E va bene, ma di nascosto, sia chiaro! -
Joe annuì, già abbastanza contento di essere riuscito a ottenere un appuntamento, sebbene non dei più romantici.
Proprio quando stava per chiederle il giorno e l'ora, Colette tornò con un vassoio nelle mani, raggiante come al solito.
- Ecco qua il tè! - esclamò.

Nick era preoccupato. Era riuscito a ottenere un "appuntamento" (se così si poteva chiamare un incontro alle quattro del pomeriggio in una creperia vicino al Notre-Dame) con Clarisse la sera prima, al ballo. E mentre quando aveva saputo la notizia era rimasto contento, ora che era lì, seduto ad un tavolino mentre l'aspettava, non faceva altro che fissare la sua gamba destra, che tremava da sola. 
Ma eccola che lei arriva, un po' spaesata si guarda attorno, con una mano sulla fronte per trovarlo sotto il forte sole di Giugno. Indossa un vestitino estivo, lungo fino a sopra le ginocchia, di un rosa pastello così chiaro che sembra trasparente. Nick arrossisce, pensando a quanto è bella, lì con il Notre-Dame dietro le spalle e i capelli biondi lasciati sciolti sulle spalle.
Clarisse finalmente lo guarda e sorride radiosa, correndogli subito dopo incontro.
- Ciao, ho fatto una fatica per arrivare fino a qua! Non sai che corsa che mi sono fatta! - dice sedendosi. Poggia la borsetta bianca sula tavolino e si passa una mano tra i capelli. Quella che ha davanti non è una sedicenne, è una donna sicura, che ha trovato già il suo posto nel mondo.
Nick non può fare a meno di fissarla. mente ordina una crepes alla nutella e sorride educata al cameriere, anche lui ipnotizzato da quegli occhi così blu e così belli.
- Allora, che mi dici? - gli domanda, dopo che anche lui ha ordinato (espresso senza zucchero).
- Ma niente... solo che trovo Parigi sempre più bella. - risponde, cercando inutilmente di distogliere lo sguardo da quello radioso di Clarisse.
- Lo so, Parigi è così bella. - mormora lei chiudendo appena gli occhi. - Che poi il Notre-Dame è il mio posto preferito. Batte perfino la Torre Eiffel! -
- Ma come fai a parlare così bene l'inglese? - le domanda Nick, sempre incantato da quella ragazza così bella. Per un momento Clarisse sembra intristirsi e lui già è tentato di scusarsi per la sfacciataggine, ma lei finalmente gli risponde.
- Mio padre mi ha inseganto a parlare l'inglese quando ero piccola, avevo circa dodici o tredici anni... e lui me l'ha fatto amare, come se fosse la mia seconda lingua. Anche lui amava le lingue straniere, gli piaceva impararle da solo, con solo la sua forza di volontà ad aiutarlo. Era un uomo forte, sai? -
- Era? -
- Sì, è morto pochi anni fa. - si limita a rispondere lei, con un'aria malinconica, non disperata nè arrabbiata. Solo malinconica.
Nick è quasi tentato di alzarsi e abbracciarla, di baciarla sulla fronte. E lo fa. Lento come in un film a rallentatore si alza e si avvicina a Clarisse, poi l'abbraccia stretta contro il petto e la bacia sulla fronte, spostandole i capelli biondi.
Lei è quasi pietrificata contro il suo petto. Poi inzia a tremare e Nick capisce che sta piangendo, ma non dice niente e continua ad abbracciarla, accarezzandola ogni tanto il capo.
Eccoli lì, due ragazzi, poco più che bambini, stretti uno contro l'altro, uniti più che mai.
E quell'abbraccio, lo sanno pure loro, è più forte di qualunque bacio, più sconvolgente di qualunque scena d'amore.
Quell'abbraccio è loro e basta e rimarrà impresso nelle loro menti, bruciante come un fuoco ardente.

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Capitolo 11
*** Granite e Foto ***


Eccomi quaaa. Finalmente Vacanze di Paqua, vero ragazze? (e metto la v maiuscola perchè sono le Vacanze per eccellenza per me, quelle prima degli esami :S)
Ed ecco qua un bel capitolo, pronto per essere letto, come regalo di Pasqua da parte della vostra Caterina!
(sicuramente non batte il cioccolato dell'uovo di Pasqua, ma è il pensiero che conta, giusto? xD)
EllieGoodman:  lo so sono stata IMPERDONABILE! Non ho aggiornato da non so quanto, ma spero mi perdonerete xD comunque la tua recensione mi ha dato da pensare, perchè ho trasformato la Clarisse dei primi capitoli senza pensare davvero alle conseguenze, e su questo sono stata un po' una sciocca, quindi cercherò di rimediare nei prossimi capitoli, facendo, diciamo così, "ragionare" la nostra Clarisse!  La povera Danielle a quanto pare non è sopportata da nessuna di voi! ^-^ be' effettivamente trattare così un'amica non è esattamente un esempio da seguire... per quanto riguarda Meg, ecco è esattamente come tutte voi penso vi aspettate che sia (ovvero una barbie senza cervello) ma comunque non ti anticipo più niente. un bacio e continua a recensire!  
jeeeeee: hahaha :D dai capita a tutti di confondersi xDxD Comunque sono contentissima che adori Nick e Clarisse, perchè è così anche per me e ci ho messo tanto a scrivere quella scena ^-^  per quanto riguarda Danielle/Colette (xDxD) che fa il tè... be' poverina che ci può fare? Comunque eccoti accontentata con un nuovo capitolo! Baci recensisci eh?!
Jollina la verde: Yuppiii eccoti!  Mi mancavano le tue luuunghe recensioni! Wow l'India! E com'è??  (però poverina sei stata male come me xD)  Lo so che non condividi il comportamento di Danielle, insomma, chi lo farebbe?! Però ci doveva stare un po' di "pepe" e qualcosa di brutto deve succedere. E poi credo sia anche di insegnamento: a un'amica è meglio dire tutto subito, altrimenti si rischia col rimandare all'infinito e poi insomma per un ragazzo non ne vale la pena (anche se questo ragazzo è Joe Jonas *_*)
Per Clarisse, be' ora vedrai come si evolve la situazione xDxD (P.s per quanto riguarda la tua ff non temere che recensirò, appena avrò un attimo di tempo, ma devo leggermi con tutta tranquillità l'ultimo capitolo X3 ) un bacio carah! smackkk recensisci eh?

Buona Pasqua Ragazze!
SMACK
Kate_

-Capitolo Undici-
Granite e Foto

Vorrei sapere chi sei, adesso chi sei
Nel tuo sguardo io non vedo chi sei
Adesso chi sei
Eri tutto e ora non so più chi sei
[Gemelli Diversi - Adesso chi sei]


Kevin sobbalzò quando il rumore stridulo del campanello lo riportò alla realtà: era troppo preso a ricordare la giornata trascorsa con la sua bella Eve, in macchina da soli. In realtà avevano solo discusso per tutto il tempo ma a lui sembrava lo stesso di aver passato il pomeriggio più bello della sua vita. Forse perfino migliori di quelli trascorsi in tour con i suoi fratelli... forse perfino più bello di quello di qualche anno fa, quando per la prima volta una ragazza lo aveva riconosciuto per strada e gli era corsa incontro urlando: "Sei uno dei Jonas Brothers, vero?! Sei Kevin? ".
Sì, decisamente quello che aveva appena trascorso era il migliore pomeriggio della sua vita.
Si alzò lentamente, sperando sotto sotto che alla porta ci fosse una ragazza bionda, una ragazza che ben conosceva. O che forse sperava di conoscere meglio. Ma in realtà non c'era Eve sulla soglia di casa Jonas. Al suo posto c'era Meg.
Kevin quasi rabbrividì dal ribrezzo quando la mora gli buttò le braccia al collo, riempiendolo di rossetto per tutto il viso. Chissà che faccia avrebbe fatto Nick vedendo quella scena... probabilmente avrebbe fatto una smorfia degna di questo nome, con tanto di lingua buttata fuori.
- Oh tesoro mio! Quanto mi sei mancato amore! Sei contento della sorpresa, vero? -
Forse Nick aveva ragione. La voce di Meg sembrava quella di una gallina. E poi, ora che la guardava meglio, quelle unghie laccate di rosso gli sembravano un po' quelle di una strega... Eve non aveva le unghie così. Eve le teneva al naturale le unghie, corte e curate. Proprio come lui.
Per non parlare di quel nido di capelli biondi platino, così falsi...e così diversi da quelli della sua Eve. Oppure quei vestiti così volgari, da finta brava ragazza: la gonna jeans con il risvolto, cucito apposta per mostrare qualche centimetro di gambe in più, le camicette un po' sbottonate, ma di colori pastello, per ingannare le mamme dei tanti ragazzi che erano passati, diciamo così, nella vita di quella ragazza un po' troppo frivola per i suoi gusti.
E' davvero questa la sua fidanzata? La ragazza che aveva tanto amato e desiderato?
Ora gli sembrava una sconosciuta.
E perfino Eve, conosciuta solo poche settimane prima, gli sembrava molto più affascinante e simpatica di quell'estranea che era lì davanti a lui.
- Sì... - riuscì a mormorare Kevin, soffocato dalle effusioni della sconosciuta. - Sono molto contento. -
In realtà dal tono di voce che aveva tirato fuori non lo sembrava affatto, anzi al contrario! Ma Meg era già troppo occupata a squadrare la casetta campagnola con occhio attento, iniziando a gracchiare subito dopo di essere una ragazza troppo di classe per poter abitare in un posto così squallido.

Nick sorrise, per l'ennesima volta, mentre sfogliava le foto che lui e Clarisse si erano scattati il pomeriggio prima.
Erano frammenti di vita, quelli che teneva tra le mani. Momenti irrinunciabili, irrepitibili, che non avrebbe potuto riguardare come in una videocassetta. Poteva solo accontentarsi di quelle foto un po' stupide, ma così adorabili.
La prima raffigurava lui che faceva la linguaccia e Clarisse che lo baciava sulla guancia. Sorrise e arrossì, ripensando a come si era sentito quando aveva sentito nuovamente quelle labbra morbide appoggiarsi delicate sulla sua guancia destra. Si rigirò sul suo letto e poggiò il capo sulla mano stretta a pugno.
Passò alla seconda foto, che era davvero ridicola, molto di più della prima. Trattenne a stento una risata e la osservò con attenzione: lui si tirava con un dito il naso in sù, mostrando una buona parte delle narici e come al solito aveva tirato fuori la lingua. Invece Clarisse aveva storto gli occhi, ed era così buffa che Nick non potè fare a meno di pensare quanto fosse bella anche con quella smorfia sulla faccia.
Nick si alzò dal letto e pose le foto in una scatola di cartone, piena di lettere, bigliettini d'auguri e ricordi vari.
Sorrise e richiuse il coperchio della scatola, per poi riporla al suo posto di sempre: sopra l'armadio, al sicuro da occhi indiscreti.
Dopotutto Nick Jonas era un ragazzo ordinato, soprattutto con i suoi ricordi, i suoi sogni. Non voleva che qualcuno ci infilasse le sua manacce, lì in mezzo a tanta speranza e tanta felicità.
Nick si risedette sul suo letto, pensieroso. Certo che Clarisse era davvero cambiata, ed anche in poco tempo... forse troppo poco.
La Clarisse che aveva conosciuto era quella con i jeans larghi e i capelli secchi, legati in una coda disordinata, o al massimo in due treccine arruffate, mentre invece era una ragazza curata, che vestiva come tutte le sue coetanee e che non usciva di casa se non era truccata o pettinata per bene.
Era davvero quella, la ragazza che amava? Forse gli mancava un po' la vecchia Clarisse, quella che si comportava da maschiaccio e nascondeva le sue curve. Per carità, era rimasta comunque una sedicenne simpatica, con cui chiacchierare senza dover fingere di essere qualcun'altro... con lei poteva essere il Nick un po' bambino, che pochi avevano la fortuna di conoscere. Ma comunque c'era qualcosa che mancava, nella nuova Clarisse.

Eve battè veloce il costo della granita e sorrise cordiale alla cliente, che tentava inutilmente di tenere a bada un moccioso di circa quattro anni.
- Luc, falla finita, mon dieu! - sbraitò la donna, agitando pericolosamente il bicchiere, colmo di granita alla fragola. Eve storse la bocca preoccupata e si avvicinò al piccolo, che, steso sul pavimento del bar, si disperava agitando i pugni e battendoli sulle eleganti lastre di marmo.
- Piccolo, che cosa succede? - gli domandò lei, inginocchiandosi. La donna, che nel frattempo aveva iniziato a battere nervosamente un piede sul pavimento, le lanciò un'occhiata scettica e storse il naso dubbiosa.
Il piccolo Luc sollevò il visino e piantò i suoi occhi azzurrissimi in quelli di Eve.
- Maman non mi compra le caramelle... - singhiozzò. Evelyne gli sorrise dolcemente e tese la mano, aiutando il bimbo ad alzarsi.
- Facciamo così... le caramelle te le regalo io, va bene? -
Luc annuì entusiasta e afferrò il pacchetto di fruitelle dalle mani di Eve.
- Luc, ringrazia questa gentile ragazza! - esclamò la madre, trattenendo per un manica il figlio, che già stava per catapultarsi fuori dal caffè.
- Merci -
mormorò Luc a occhi bassi.
Eve gli sorrise e lo osservò correre fuori dal bar. I bambini dispettosi erano uno degli inconvenienti nel lavorare in un caffè vicino alla scuola materna di Parigi, ma Eve voleva bene ai bambini e non le dispiaceva strappare un sorriso a qualche ragazzino in lacrime.
E poi le piaceva lavorare in un bar: poteva osservare la gente senza nessuno che la rimproverava e poteva sempre immaginare la vita dei clienti abituali, che spesso si sedevano da soli ad un angolo appartato del locale, ordinando un caffè accompagnato magari da qualche biscotto al cioccolato.
Era sempre interessante vederli alzarsi e andare via, pagando come il solito il conto e lasciando qualche spicciolo come mancia.
Che c'era di male nel sognare? Immaginare la vita degli altri era sempre stato il suo passatempo preferito, fin da quando era solo una bimba.
Eve si rese conto che stava fissando le porte a vetri del bar da almeno cinque minuti, persa nei suoi pensieri, quando una voce conosciuta la fece sobbalzare.
- Insomma, lavori qua? - domandò la voce. - Te la cavi bene con i bambini, dovresti fare la maestra. -
- Kevin, cosa vuoi? - sbottò lei in modo brusco, voltandosi a guardarlo dritto in quegli occhi così verdi.
- Be', vorrei due granite. Una alla fragola e una alla menta, grazie. -
- Due granite? - ripetè lei, calcando particolarmente quel "due".
- Sì. Due. -
Eve trattenne uno sbuffo e si recò alla macchina delle granite, seguendo nel frattempo con lo sguardo Kevin sedersi ad un tavolino vicino alla grande vetrina, che dava sulle stradine di Parigi, con sopra scritto in corsivo: " Cafè ".
Continuò a fissarlo, senza riuscire a distogliere lo sguardo, osservando i capelli ricci, i lineamenti delicati e perfino le braccia chiare che uscivano dalle maniche della leggera t-shirt che indossava.
Ma poi, il sorriso che era spuntato sulle sue labbra in modo involontario si spense, con l'arrivare di una barbie bionda platino dalla voce starnazzante.
- Amore! Eccomi, certo che è proprio vero... Parigi è una citta magnifica! Ho comprato tantissimi vestiti, e tutti firmati! -
Eve trattenne a malapena una smorfia disgustata e si avvicinò ai due, tenendo in equilibrio il vassoio con i due bicchieri di granita.
- Oh! Ma hai ordinato la granita anche per me! - esclamò la barbie vedendola arrivare. Eve la osservò attentamente: i capelli lunghi e di un biondo platinato palesemente finto, la bocca tesa perennemente in una moina di sufficienza e la gonna jeans che metteva bene in mostra le gambe lunghe e abbronzate. Era completamente il suo opposto, non la rispecchiava nemmeno un po'. Come poteva pensare di piacere a Kevin, se poi lui andava con certe ragazza così poco simili a lei?
Lanciò una veloce occhiata al ragazzo, che seduto la osservava con un'espressione strana, lasciandola davvero perplessa. Era confuso? O triste? Oppure si sentiva in colpa? Non avrebbe saputo dirlo. Riusciva a vedere solo due occhi verdi particolarmente accesi, che la fissavano, perforandole l'anima, il cuore, tutto.
Eve poggiò il vassoio sul tavolino, ma poi le venne un'idea. Un'idea talmente stupida e insensata che nessuno gli avrebbe dato retta, tantomeno una come lei, sempre precisa e ordinata. Ma Eve stava impazzendo, e anche molto lentamente. Doveva liberarsi, sfogare la sua rabbia e la sua frustazione. Riversarla in qualche modo su quella barbie platinata con le unghie laccate. Quella frase le ritornò in mente, tagliente come un coltello affilato: " E' solo che sono fidanzato."
E allora afferrò il bicchiere di granita alla menta e lo rovesciò addosso a Kevin, poi agguantò quello colmo di granita alla fragola e lo buttò sui capelli biondi della barbie.
Si gustò per bene la scena: osservò in silenzio la barbie che starnazzava come una gallina e urlava, ricoperta dal liquido rosa appiccicatticcio, (anche in tinta con i vestiti fucsia che indossava) mentre Kevin balzò in piedi sconvolto
con gli occhi verdi lampeggianti e le mani strette in un pugno, anche lui sporco dalla testa ai piedi da una sostanza verde che pareva più vomito, che granita.
- Ma chi è questa?! - continuava a urlare la barbie, strattonando Kevin con forza.
Allora non era poi così stupida, aveva capito che c'era sotto qualcosa, fra lei e il suo ragazzo verde.
Eve sorrise malefica e sbuffò, ignorando gli starnazzi della barbie, le grida del proprietario del cafè e i lamenti della donna delle pulizie, che avrebbe dovuto pulire nuovamente il pavimento di marmo.
- Mi licenzio, Pierre, non temere. - gridò Eve, sorridendo soddisfatta. Buttò il grembiule da cameriera a terra e corse fuori dal negozio, non sapendo se scoppiare a piangere o a ridere.

Anche Clarisse, come Nick, era chiusa in camera, approfittando del fatto di poter godere di un po' di privacy, ora che le sue due sorelle non erano a casa.
Condividere la stanza con altre due persone era difficile per una sedicenne, ma lei come al solito si era adeguata, alzando le spalle quando aveva ricevuto la "bella" notizia. Quando il signor Gautier era ancora con loro, vivevano tutti e cinque in una villetta, al centro di Parigi, e lei non doveva dividere la stanza con nessuno, ne aveva una tutta per lei, sui toni del verde e con delle tendine gialle canarino. Era una camera particolare: non era rosa come quelle di tutte le sue coetanee, ma personalizzata. Era il suo mondo incantato.
Mentre ora che sono solo in quattro, e tutte donne, la sua camera è solo la stanza dove dorme, niente di più.
Le mancava tanto il suo papà, il suo eroe. L'uomo che la faceva ridere quando era triste, che le cantava le ninna-nanne e le raccontava le avventure di Ulisse al posto delle fiabe prima di andare a dormire. Come poteva crescere senza suo padre? Senza quell'ombra silenziosa che la seguiva quando lei andava sullo skate.
Non poteva e proprio non ci riusciva.
Doveva ammetterlo però: ora che c'era Nick pensava di meno al suo papà... e un po' ci stava male: non doveva smettere di pensarci, doveva continuare a stare male, o almeno così credeva, perchè in questo modo avrebbe reso giustizia a tutti i sacrifici del signor Gautier.
Clarisse si alzò dal letto, asciugandosi gli occhi già diventati umidi.
Si avvicinò allo specchio e quasi le prese un colpo. Quella non era lei, quello specchio doveva funzionare male, non poteva essere così diversa.
La trasformazione era stata veloce, quasi istantanea e lei nemmeno se n'era accorta: la pelle curata, liscia come la seta, i capelli morbidi e setosi, come quelli di una bambola di porcellana e poi quel corpo, che non riusciva a sentire suo. Era slanciata, già alta almeno un metro e settanta, con un seno abbastanza pieno e una vita non troppo stretta, ma che comunque si allargava in due fianchi morbidi, da donna. Non poteva essere lei; Clarisse Gautier era una sedicenne con i jeans XXL trattenuti a malapena da una cinta, con le magliettone da ragazzo e gli occhi struccati.
Come era possibile che in pochi giorni si fosse trasformata in una ragazza simile? Forse questa ragazza, che ora era spuntata fuori, era sempre stata lì sotto, al sicuro sotto quegli abiti deformanti. Forse lei era sempre stata così, ma non se n'era mai accorta e l'intervento di Danielle era stato decisivo per farla uscire fuori.
Eppure alla Clarisse riflessa in quello specchio, con lo sguardo un po' perso ma comunque intenso, mancava qualcosa. Mancava la sua vera essenza, la sua anima. Era solo un involucro vuoto, un guscio senza carattere, senza entità.


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Capitolo 12
*** Caramello caldo ***


Nuovo capitolo proprio a Pasquetta! Avete mangiato tanta cioccolata, vero?
Scusatemi ma non ho proprio tempo di ringraziarvi a una per una, perchè devo studiare latino e geografia e iniziare spagnolo (OMG ma come diamine faccio?!) Questi dieci giorni sono volati e purtroppo DOMANI si torna a scuola.*______*
Be' per consolarvi un po' e coccolarvi, anche, vi regalo questo capitolo, sebbene non sia un granchè e non è certo all'altezza di una bella barretta di cioccolato!
Mmmm ho proprio un'idea. Facciamo così: leggete questo capitolo mangiando cioccolata e sentendo una bella canzone, quello che preferite voi. Ok?
Buona lettura e buona cioccolata (yummm ora mi è venuta anche voglia o.O)
Kate_

-Capitolo Dodici-
Caramello caldo

L'unica cosa peggiore nel sapere che il ragazzo che ti piace
ha già la ragazza è sentir parlare di lei. E l'unica cosa
peggiore del sentire parlare di lei è vederla.


- Senti, mamma non ho proprio nessuna voglia di andare a cena da quelli lì! - Danielle incrociò le braccia e mise il broncio, mentre con una mano afferrò la tazza colma di latte, Nesquik e cereali al cioccolato.
Julie alzò gli occhi al cielo e si lasciò andare a un sospiro.
- "Quelli lì", come li chiami te, sono i nostri vicini...- mormorò stancamente la donna. - E ci hanno invitato molto gentilmente questa sera per una pizza e qualche antipasto, niente di più. Ora per favore, fammi respirare Danielle! Sono appena tornata a casa e sono solo le nove e mezza di mattina. -
Danielle borbottò qualcosa che assomigliava vagamente a un "EChiSeNeImporta" e affondò il cucchiaio nel latte, alla ricerca di qualche residuo di cereale al cioccolato. Sarebbe dovuta uscire con Joe l'indomani e non aveva nessuna voglia di doverselo sorbire anche quella sera, per lo più con tutta la famiglia al completo. A quanto pare più cercava di tenerselo alla larga e farlo mettere con Colette, più peggiorava la situazione e Joseph Jonas le girava attorno come un cagnolino scodinzolante.
Sembrava che lui le leggesse nel pensiero e a volte quasi temeva che Joe era a conoscenza della sua unica debolezza, del suo punto dolente: ovvero proprio lui. Se n'era resa conto solo l'altro giorno quanto i loro visi si erano quasi sfiorati. Le si era fermato il cuore e le mani avevano iniziato a tremarle... questo voleva dire solamente una cosa, o no? Eppure questa sua piccola cotta le sembrava una tragedia, quando invece poche settimane prima avrebbe colto l'occasione al volo e si sarebbe precipitata subito tra le braccia di uno come Joe Jonas. Questa volta invece aveva soffocato i suoi sentimenti, ignorando anche quelli di Joe, e aveva tentato in tutti di modi di far innamorare il ragazzo di Colette... ma a quanto pare non aveva funzionato.
- Te invece hai intenzione di fare tante storie come tua sorella? - domandò Julie a una Clarisse intenta nel limarsi le unghie.
- No, no mamma. Per me va benissimo! - esclamò lei sorridendo raggiante, non potendo fare a meno di pensare al fatto che avrebbe rivisto Nick, il suo Nick.
Julie sorrise con l'aria di saperla lunga, ma non disse niente e lanciò un'occhiata all'orologio appeso sulla parete della cucina.
- Ora devo andare, devo fare qualche compra... che ne dite se nel frattempo date una sistemata a casa e fate un salto giù in città per comprare una bottiglia di vino? Dopotutto non possiamo mica presentarci a mani vuote. -
- Io non ne ho nessuna intenzione! - sbottò Danielle mandando giù il poco latte che rimaneva nella tazza. - Già è tanto che vengo a questa stupia cena e per giunta dovrei anche scomodarmi a comprare qualcosa da portare! -
Julie roteò gli occhi, ma decise di ignorare l'intervento della figlia mezzana. Proprio in quel momento scese dalle scale Eve, già vestita e pettinata.
- Perfetto Dani, ci andremo io e Clarisse a comprare una benedetta bottiglia di vino. - si limitò a dire la maggiore, lanciando un'occhiata d'intesa a Clarisse, la quale era troppo presa nel sistemarsi le unghie per accorgersene.
- Perfetto. - sospirò Julie. - Ecco i soldi. -
Evelyne prese le due banconote e si sedette su una sedia della cucina, scrutando la sorella minore.
- Che c'è?! - domandò Danielle scocciata. - Perchè mi guardi così? -
- Sei abbastanza nervosa oggi, sorellina... - mormorò lei ridendo sotto i baffi. - Non è che qualcuno ti sta facendo lentamente, ma molto lentamente, impazzire? -
Danielle alzò gli occhi al cielo, ma non rispose. Che avrebbe potuto fare altrimenti se non darle ragione?

Poco dopo due delle sorelle Gautier scorrazzavano per la città, tenendosi a braccetto, con una torta mimosa in equilibrio tra le braccia della maggiore.
- La conosci Ashley, la mia amica delle medie, vero? - domandò ad un tratto Eve, ravviandosi una ciocca di capelli sfuggita dalla coda che li teneva raccolti. Clarisse annuì, stupita. - Be' l'ho incontrata ieri, mentre uscivo dal lavoro.... e sai una cosa? E' completamente cambiata, a momenti neanche la riconoscevo! -
Clarisse distolse lo sguardo da quello della sorella maggiore, capendo dove voleva andare a parare.
- Abbiamo parlato un po' e lei era un'altra persona. Secondo te perchè è cambiata tanto? Certo, è vero, si cresce e quindi di conseguenza si cambia anche. Ma una parte di noi, quella più importante, deve rimanere intatta. I nostri principi base devono rimanere gli stessi, non credi? -
- Principi di base? - ripetè lei con voce tremante. All' improvviso aveva sentito i suoi occhi farsi lucidi.
- Sì, quello in cui crediamo. Quello che ci distingue da tutti gli altri. I nostri sogni, i nostri hobby... a proposito dov'è finito il tuo skate?- buttò lì Eve, cercando di non essere troppo schietta. Si voltò per guardare la sorella minore, ma la vide con le mani sugli occhi, tentando di cacciare via le lacrime.
- Oh tesoro... - mormorò allora, abbracciandola nel bel mezzo della strada, con la torta un po' schiacciata tra loro due. - Sai bene quanto ti voglio bene, e quanto te ne vorrò sempre anche se cambierai e non sarai più la mia piccola Clarisse... ma non devi essere un'altra persona per piacere agli altri. E sta sicura che a Nick piaci così come sei, come ti ha conosciuto. -
La sorella minore annuì una seconda volta, per poi iniziare a piangere a singhiozzi, soffocati per fortuna dal giacchetto jeans della sorella sul quale era appoggiata.
- La mia ribelle e dolce Clarisse rimarrà sempre sè stessa, anche se non si veste più allo stesso modo e non si interessa più tanto al suo vecchio skate... l'importante è che tu continui a riconoscerti, quando ti guardi allo specchio. L'importante è che vuoi bene e a te stessa e al tuo corpo. Lo capisci, vero? -
- Ma io non so più chi sono! Quando vedo il mio riflesso, non capisco se Clarisse è la ragazza bionda truccata alla perfezione o la ragazza skater, con i pantaloni di due taglie in più... non so più che fare Eve... aiutami, ti prego! - sbottò la sedicenne, liberandosi tutto ad un tratto dal peso enorme che le schiacciava lo stomaco da ormai qualche giorno.
- Non sono i vestiti a determinare quello che sei. - si limitò a rispondere Eve, con l'ombra di un sorriso sul viso. - Andrà tutto bene piccola, non ti preoccupare.-
Clarisse si liberò dall'abbraccio e tirò su col naso.
- Sì, ne sono certa anche io. - disse, tentando un sorriso. - Non è che per caso potresti darmi un fazzoletto? Sai, non vorrei che tutti mi scambiassero per un panda, con tutto il rimmel colato. -
- Oh, te lo puoi anche scordare il fazzoletto! - esclamò Eve ridacchiando. - Questa è la punizione per non avermi detto di te e Nick! -
- Siamo solo amici, nient'altro. - rispose lei arrossendo. - E te e Kevin, invece? - domandò ammiccando. Ma poi se ne pentì quando vide il largo sorriso della sorella spengersi al pronunciare di quel nome. - Oh dio, Eve mi dispiace! Che è successo? -
La bionda alzò le spalle, cercando di sembrare incurante. - Ma niente, una sciocchezza. Lui è solo... fidanzato. -
Clarisse sgranò gli occhi strabiliata.
- Non ci credo! -
- Giuro... e pensa che ieri ho fatto fare a tutti e due un bel bagno con la granita. Fragola e menta; proprio una bella accoppiata. -
Clarisse la osservò sospettosa e Eve, notando l'espressione ingenua della sorella, scoppiò a ridere.

Quella sera, a casa Jonas, l'aria era molto tesa.
Joe andava avanti e indietro per la sala da pranzo, mormorando tra sè e sè frasi sconnesse, Kevin era seduto sul divano pensieroso, tanto da ignorare gli inutili tentativi di Meg di attirare la sua attenzione. Nick, invece, si controllava allo specchio ogni mezz'ora e nel resto del tempo lanciava occhiate disgustate alla compagna del fratello maggiore, la quale ricambiava con altrettanto rancore.
- Stanno arrivando. - disse ad un tratto Joe. Con quella semplice frase si scatenò l'inferno: il signor Jonas andò ad aprire la porta, Denise portò le olive e gli stuzzicadenti a tavola e invece i tre fratelli Jonas si scambiarono un'occhiata di puro terrore. Gli unici che sembravano tranquilli erano Meg, che non sapeva che tra gli invitati vi era anche "la cameriera pazza" (così l'aveva definita appena era tornata a casa) e Frankie, che ignaro di quello che si stava per scatenare, giocava tutto tranquillo con un dinosauro di plastica.
La porta si aprì e quattro figure femminili comparvero nel soggiorno di casa Jonas. La prima era Julie, che, con la torta tra le braccia, salutò tutti quanti per poi rintanarsi con Denise e Paul in cucina.
Calò un imbarazzato silenzio, rotto dopo qualche minuto da una voce molto più acuta del normale.
- Ma... ma te sei la cameriera pazza! - urlò Meg balzando in piedi. - Non ti avvicinare! Qualcuno mi aiuti, oh dio santo mi vuole uccidere, lo so! -
- Aspetta che prenda la patente... non potrai più uscire di casa! - ridacchiò Eve. Ma Danielle si accorse subito che non era una risata felice e che gli occhi tristi della sorella erano puntati su Kevin, che stava abbracciando una tremante bionda.
"Deve essere la famosa fidanzata del bastardo" dedusse giustamente la rossa. Stava per sedersi a tavola per iniziare a finire le olive, quando una mano la afferrò per un braccio. Si voltò. Era Joe.
- Non puoi fare così. - disse lui fissandola dritto negli occhi. Lei tirò via il braccio liberandosi della stretta di lui.
- Non posso mangiare delle olive? Credevo le avessero messe sul tavolo proprio per essere mangiate. - disse lei fingendo di non aver capito.
- No, non intendevo quello...- borbottò lui. - Ma perchè mi tratti così? Perchè ti ostini a farmi piacere Colette? -
Danielle fissava dritto davanti a sè, con il mento in alto e il collo dritto. - E' un'ottima ragazza. Vi vedo bene insieme, ecco tutto. -
- Ma lei non è te... - Danielle sobbalzò, avvertendo il fiato caldo di lui accarezzarle l'orecchio. Voltandosi si ritrovò a pochi centimetri di distanza dal viso del ragazzo, che la fissava intensamente. L'eco di quelle parole ancora le risuonava nella testa.
"Lei non è te". Era una melodia, e se avesse potuto avrebbe registrato quella frase e se la sarebbe risentita ogni volta che era triste.
- E' meglio che non usciamo domani... - mormorò. Le mani le sudavano e il volto lo sentiva infuocato, come se stesse sotto al sole.
Joe sembrò per un attimo deluso ma poi riacquistò la sua aria impenetrabile, da ragazzo misterioso e affascinante.
- Ti prego... - le bisbigliò lui riavvicinandosi al suo orecchio.
La sua voce era suadente, assomigliava al caramello caldo, che si scioglieva in bocca lentamente, con dolcezza. Sembrava un angelo dannato con quel ciuffo di capelli davanti l'occhio e lo sguardo profondo. Ma la voce di Joe era imbattibile, era ciò che preferiva di più in lui, ma anche ciò che più la terrorizzava.
- E va bene... - si arrese lei. - Però poi mi lasci in pace e esci solo con Colette, va bene? -
Joe annuì. In mente sua in realtà aveva ben altri piani.

Eve non ce la faceva più. Avrebbe voluto alzarsi e iniziare a urlare contro quella barbie platinata, per poi scappare via e ritornarsene a casa.
Voleva solo starsene da sola con il suo dolore, magari con anche una vaschetta di gelato al cioccolato e un libro di Danielle Steel. E invece era lì, davanti a lei e quello lì, che non la finivano di baciarsi e tubare come dei piccioncini. Sentiva le lacrime pizzicarle gli occhi, così come sentiva gli occhi di Clarisse - che sorellina premurosa - osservarla con attenzione. E invece lui, Kevin, la ignorava, non rivolgendole nemmeno uno sguardo. Niente, come se non ci fosse.
- Spero che non ti dia fastidio, ma sai io e il mio Kev non facciamo altro che baciarci! -
Questo era davvero troppo. Meg la guardava con un falso sorrisino e teneva una mano ben legata a quella di Kev, che continuava a non rivolgerle nemmeno uno sguardo. Il modo in cui aveva calcato quel "mio", in senso di possesso, il tono di voce che aveva usato e poi lui. Lui che non la guardava e la ignorava, lui che ad un tratto non le accarezzava più i capelli, non l'abbracciava, non le sfiorava la mano.
Eve si fece forza e ricambiò con altrettanta falsità il sorriso che le aveva rivolto poco prima Meg, poi si alzò e si diresse al bagno. Una volta dentro si lanciò un'occhiata allo specchio. Eccola là, Evelyne Gautier.
Ma che le prendeva? Non poteva stare male per uno come quello là, non poteva proprio. Era patetica.
- Eve. -
Si voltò, spaventata. Era lui.
- Kevin. -
Lui chiuse la porta del bagno e poi le si avvicinò. Eve, automaticamente, arretrò.
- Non voglio farti male. Sono sempre io, Kev. - mormorò lui. Lo sguardo triste, familiare. Ma certo, era proprio il suo stesso sguardo. - Io, non ce la faccio più, Evelyne. Non so che fare. -
- Lasciala. - disse Eve senza ragionare.
Kevin alzò lo sguardo sorpreso. - Non posso. Lei è la mia ragazza non so da quanto tempo, cerca di capirmi! -
- Non posso capirti, non posso proprio. - sibilò Eve, trattenendo la rabbia che le cresceva sempre di più dentro al cuore.
- Non fare così... la lascerò, te lo giuro. Però non ora. -
- E quando? -
L'impazienza l'avrebbe divorata, non poteva vivere in quel modo.
- Io... io non lo so! Dammi tempo eh? -
Eve annuì, quando in realtà avrebbe voluto urlare e battere i pugni sul petto di lui, dirgli che lo amava e che non sopportava vederlo con la barbie. Proprio non ci riusciva. Due braccia l'avvolsero, confortanti, amichevoli e una testa si appoggiò sulla sua.
- Aspetta, Eve. Aspettami. -
Poi le due braccia sciolsero l'abbraccio e una bocca si posò delcata sulle sue labbra.

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Capitolo 13
*** Ricordi, muschio e lacrime salate ***


Eccomi ragazze! Scusate per il ritardo, non ci speravate più eh? (bè nemmeno io a dire la verità xD)
Comunque ecco il nuovo capitolo! Inizio a chiedermi quando si daranno una mossa "questi qua"! La fanno tanto complicata...!!!! xDxD
Iniziamo subito col ringraziare così mi tolgo il pensiero... (OMG è Mezzanotte e sei!)
_FrancySoffi_: Ok adesso è passata da un bel po' Pasqua, ma comunque te lo dico: fregatene e mangiala pure la cioccolata! Ma sono sicura che l'hai fatto, come tutte noi. Io l'uovo di Pasqua l'ho finito a Pasquetta! Non ha avuto una vita molto lunga con me, poverino! Comunque, cioccolata a parte, Joe e Danielle sono davvero terribili. In senso buono, ovviamente. Non possono fare a meno di stare vicini! *__* Un bacio e continua a recensire :P
Jollina la verde: Brava! Hai fatto bene a mangiarne tanta di cioccolata leggendo lo scorso capitolo! Hehehe infatti mi domando anche io di che si lamenta tanto Danielle, insomma stiamo parlando di Joe Jonas! xDxD Hai ragione anche per quanto riguarda Eve, insomma aspettare sì, ma fino a un certo punto! Dopo tutto io li odio i ragazzi che stanno con un piede in due scarpe! (si dice così vero? x3) Un bacio e continua a recensire!
Jeeeeee: Meno male che lo scorso capitolo ti ha tirato su di morale! Spero che tu non sia più di cattivo umore, ma se ancora lo sei spero allora che anche questo capitolo ti sia di aiuto! xD Un bacio!

Buona lettura a tutte!
Kate_

-Capitolo Tredici-
Ricordi, muschio e lacrime salate.

Ma se cerco lo vedo
l'amore va veloce e tu stai indietro.
Se cerchi mi vedi
il bene più segreto fugge all'uomo che non guarda mai avanti.
[Indietro - Tiziano Ferro]


Si baciarono a lungo. O almeno così sembrò a Kevin.
Poi però si ricordo dell'altra, della sua ragazza. Non poteva credere che si stesse baciando con Eve quando Meg era proprio seduta tranquillamente a pochi metri di distanza. Solo una porta a coprirli. Una porta nemmeno chiusa a chiave.
Si staccò bruscamente da Eve, che ancora con gli occhi chiusi, strinse la bocca come se si aspettasse quella reazione improvvisa. Kevin non potè fare a meno di passare il suo indice su quelle gote leggermente arrossate. Avrebbe voluto ricordarsela così, avrebbe voluto intrappolare quell'istante tra i suoi ricordi, tenerselo ben stretto. Ma i ricordi sono così delicati, come leggeri fili d'oro, che si spezzano con facilità a una minima pressione. I ricordi sono facili da perdere, smarrire in mezzo a tanti altri.
- Scusami. -
Quante volte ancora le avrebbe pronunciato quella semplice parola? Quella richiesta di un perdono, che forse non sarebbe mai arrivato.
Eve aprì gli occhi e li fissò in quelli verdissimi di Kevin. In quel momento però erano di un verde scuro, tetro. Sembravano muschio.
Muschio e notte.
- Non voglio le tue scuse. - sibilò Eve, con le mani tremanti strette in due pugni sul petto di Kev. - Voglio delle certezze. -
- Quelle non posso dartele. Scusami. -

La cena trascorse per il resto tranquilla, tra battutine senza senso di Meg, discorsi appassionati di Julie e perle di saggezza del signor Kevin.
Ma la tavola era silenziosa, quasi inquietante. Kevin fissava il suo piatto, ignorando le occhiate silenzione di Eve e le carezze di Meg, Nick e Clarisse di guardavano di soppiatto, cercando di capire cosa mancasse, mentre Joe e Danielle giocavano al gatto col topo.
Facile indovinare chi fosse il felino.
- Joe, smettila di starmi sempre col fiato sul collo. - bisbigliò Danielle con le spalle rivolte verso il ragazzo. 
- Non posso farne a meno. -
Danielle raschiò via con forza i resti di frittata dal piatto, per poi passare a quello seguente, passatole proprio da Joe.
- Grazie. - disse, afferrando la stoviglia senza tanta delicatezza. E infatti andò a finire dritto per terra, in mille pezzi.
Tutti e due si chinarono per raccogliere i cocci.
- Guarda che hai combinato! - sbottò Danielle digrignando i denti.
- Io?! Ora che c'entro?! -
- E' sempre colpa tua! - rispose lei, forse non riferendosi esattamente al piatto, ma a un altro tipo di cocci. - Che ci sei venuto a fare qua? Perchè non mi lasci in pace, eh?! Perchè non stai con Colette e basta? Devi complicarmi così la vita? -
La voce potente della rossa andò pian piano sfumando, riducendosi poi in singhiozzi soffocati.
- Devi proprio farmi sentire così? Io non voglio! Non voglio proprio! - continuò, - non so nemmeno che sto dicendo... -
Tirò su col naso, cercando di non fare caso al volto di Joe, a poca distanza dal suo.
- Io ti amo, Danielle. -
Io ti amo, Danielle. Io ti amo, Danielle. Io ti amo, Danielle.
Io ti amo, Danielle. Io ti amo, Danielle.
Quante volte ancora quella frase le sarebbe echeggiata nella testa? Quante volte ancora avrebbe sentito il suo cuore fermarsi di botto, in quel modo così brusco? E quel nodo all'altezza della gola invece, quando si sarebbe sciolto? Con quella frase si era solamente stretto di più, facendole mancare il respiro. Aveva bisogno d'aria.
Rimase lì, imbambolata, con una mano a mezz'aria nel raccogliere l'ultimo frammento di piatto.
Gli occhi indagatori di Joe la scrutavano silenziosi, in attesa di una risposta. Magari di un ricambio.
E Danielle ricambiò, a modo suo. Alzò lentamente lo sguardo e appoggiò le mani dietro al collo del ragazzo, per poi baciarlo appassionatamente.

- Ehi. -
Clarisse alzò lo sguardo dallo specchio, incontrando quello dolce di Nick, sulla soglia della porta.
Trattenne a stento una risatina. Sembrava fuori posto lì nel bel mezzo, indeciso se entrare o no nella sua stanza.
Nel suo cuore.
Arrossì appena, quando si rese conto del suo bizzarro pensiero.
- Entra. - lo invitò, sorridendo gentilmente.
Nick le si avvicinò a passo incerto, con le mani calate dentro le tasche dei blue jeans. Si guardò attentamente attorno, scrutò le foto attaccate al muro e i vari schizzi di Eve accatastati sulla scrivania della maggiore.
Poi il suo sguardo si andò a posare sullo skate di Clarisse, che usciva appena da sotto il suo letto.
- Il tuo skate... - mormorò. Era una frase lasciata a metà, che voleva fosse continuata proprio da lei. Ma Clarisse era troppo presa nel guardare il suo passatempo di infanzia, il suo vero primo amore. Gli occhi
le se appannarono appena, ma cercò di ignorare il fastidioso bisogno di versare lacrime.
- Mi ero chiesto dove fosse finito. -
Fu come una pugnalata. Capì subito che in realtà Nick avrebbe voluto dire "dove fosse finita". Si riferiva a lei, non certo allo skate.
- Non lo so nemmeno io...- bisbigliò lei, incrociando le braccia all'altezza del petto.
- Vieni qui. -
Clarisse si sedette accanto al riccio, che le circondò le spalle con un braccio
- Ci sono io qui, non aver paura. -
E allora Clarisse ci credette, come quando suo padre le aveva per la prima volta raccontato una fiaba.

-Papà, papà! Me la racconti una fiaba? A Danielle le rimbocchi sembre le coperte prima di andare a dormire, mentre a me sempre la mamma!-
La piccola Clarisse strattonava con forza - per quanto lo può essere una bimba di appena cinque anni - la manica della camicia del signor Gautier.
- Non ti va bene la mamma? -
- Sì, ma stasera voglio il papà. -
Gli occhioni blu della piccola lo fussavano supplicanti. Quegli occhi avrebbero fatto conquiste, lo sapeva bene il signor Gautier.
- E va bene. -
Poco dopo i due erano insieme, in quella cameretta tanto diversa da quelle delle coetanee di Clarisse.
- Ti voglio raccontare una piccola fiaba, non tanto lunga perchè sia te che io abbiamo sonno. Lo sai no, che le principesse vivono felici e contente e che trovano sempre il principe azzurro? Lo sai che sconfiggono la strega cattiva? -
La bimba annuì entusiasta, aspettandosi già la solita fiaba che Julie le raccontava ogni sera. Ma si sbagliava.
- A volte non è così. A volte i principi azzurri sono... orchi. Le streghe sono le principesse e le principesse sono streghe. Clarisse, voglio che tu lo impari già da adesso: niente è come sembra essere. A volte gli uomini sono impazienti di ottenere il loro lieto fine, che non sempre c'è. Spesso il lieto fine è solo riuscire ad andare avanti, battere le streghe cattive anche senza ottenere il principe azzurro. Mi capisci?-
La piccola Clarisse annuì, anche se in realtà non aveva tanto capito.Voleva solo sentirsi raccontare la fiaba.
- Comunque... c'era una volta una bambina...-
- Non una principessa?! - domandò subito Clarisse, un po' delusa.
- No, non interrompermi. Era una bambina con gli occhi blu e i capelli biondi. Era la fotocopia della sorella maggiore, ma aveva qualcosa in più, qualcosa di speciale. Sapeva tirare fuori il meglio delle persone. Sapeva rimanere sè stessa in ogni occasione e non vergognarsi mai di quello che era e di ciò che amava. Andava contro corrente, ma non era la pecora nera. Era una piccola ribelle, in un mondo tanto buio e pericoloso riusciva a farsi strada da sola, con quegli occhi vispi a proteggerla. -
- E non aveva paura? -
- Sì, ogni tanto si sentiva sperduta, e non sapeva se coninuare a essere quella piccola ribelle. Ma poi ritrovava la sicurezza e il coraggio di essere sè stessa. Di essere Clarisse Gautier. -
- La bambina sono io?-
- Sì, diciamo che sei te. -
- Ma... - la piccola Clarisse ragionò un attimo, poi continuò, - il mondo è davvero buio e pericoloso? -
- A volte si Clarisse, ma non aver paura, ci sarò io. -

**
- Ti odio! Ti odio! -
Danielle aprì la porta di casa, sorpresa.
- Colette, che succede?! -
La mora iniziò a battere i pugni sulla sua spalla, con violenza, quasi con disperazione. Danielle la bloccò.
- Mi vuoi dire che cosa succede?! -
- Hai anche la faccia tosta di domandarmerlo?! - sbottò Colette con gli occhi rossi dal pianto. - Me l'hanno detto, sai?! Vi hanno visti tutti, l'altra sera. Te e Joe a baciarvi vicino alla Torre Eiffel! Ti sei divertita Dani? Sei contenta ora? Eccomi: la povera, patetica, senza speranze Colette è qui di fronte a te, in tutto il suo splendore! Chi sa quante risate vi sarete fatti te e Joe alle mie spalle... Giusto? O mi sbaglio forse? -
- No, no Col! Ti sbagli! - tentò Danielle senza tanti risultati. Per una volta non aveva una scusa pronta, davanti a quegli occhi arrossati tanto familiari, a quelle mani strette in pugno, a quei singhiozzi tormentati. Non poteva aver ridotto in quel modo la sua migliore amica. Non poteva credere che fosse colpa sua.
Non poteva pensare che non l'avrebbe consolata lei, perchè era proprio lei la causa di tanto dolore, ma un'altra delle loro amiche. Non poteva credere che Colette si sarebbe ingozzata di gelato per colpa sua. E lei non avrebbe mangiato con lei quel gelato. Non avrebbero guardato film strappalacrime e non le avrebbe accarezzato i capelli come era solita fare quando Colette era triste per qualche ragazzo.
Fissò ancora per qualche istante quegli occhi disperati, delusi e furiosi. Tante emozioni, tanto dolore e tutto per causa sua.
E lei invece? Lei invece se ne stava lì, zitta, colpevole, sulla soglia della porta, con solo quel familiare nodo all'altezza della gola a farle compagnia.
Era divenuto perfino più stretto.

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Capitolo 14
*** La gelosia è una brutta bestia, lo sai vero? ***


Okaaaay. Ora davvero non potete perdonarmi. Insomma, ho pubblicato praticamente un mese fa! *ScusateScusateScusateScusateScusateScusateScusateScusate!*
Prometto che cercherò di impegnarmi un po' di più! (anche se non credo che riuscirò a mantenere questa promessa) ma dovete capirmi: ora i miei vestiti sono in una valigia, dormo sil divano con mia sorella e mia nonna e devo studiare per gli esami fuori al terrazzo (è qui che sono mentre scrivo). E tutto questo perchè? Perchè mi ristrutturano la camera *yuppi* ma probabilmente potevano evitare di farlo sotto esami... * il 15 giugno iniziano! Mancano solo diciassette giorni O.o*
Oddio, credo che andrò a suicidarmi. Devo ancora finire la tesina e non ho proprio idea di come farò alla prova d'invalsi (quella di matematica soprattutto xD)
HELP ME PLEASE!
Ora vado e scusate DAVVERO se non vi ringrazio, ma non ho la forza fisica per farlo (ho la schiena a pezzi e mi dovrei fare la doccia se non voglio puzzare come una capra).
Un bacio, ragazze e cercate di non odiarmi troppo, eh?!
**Magari una recensioncina piccola piccola in più mi farà accellerare i ritmi, che dite? xD*

Vostra, sempre e comunque, Cate.


-Capitolo Quattordici-

La gelosia è una brutta bestia, lo sai vero?


Non devi piangere no, adesso asciuga quelle lacrime.
Non piangere no, devi strappare quelle pagine.
Cancella il suo ricordo, la sua voce, le risate
poi dimentica il suo viso presto arriverà
l'estate. Dai non piangere, no.
[Non devi piangere - Sent]
 

A Danielle sembrava di essere rimasta sdraiata da una vita. Rannicchiata come un riccio, si teneva con le braccia le ginocchia strette al petto. Era come se fosse tornata quattordicenne, quando molti anni prima aveva combinato lo stesso guaio. Lei era innamorata dell'amore, di ciò che si provava e non dei ragazzi che frequentava. Ma con questa sua strana fissazione, aveva fatto soffrire tante persone, tra cui anche sue amiche.
Ed ora è successo di nuovo: stessa storia, stessi sentimenti, stesso dolore. Eppure era più profondo del solito quel buco all'altezza del petto. Forse era perchè Colette, la sua cara Colette, era la persona che più la comprendeva e ascoltava, fino a pochi minuti prima.
Ma ora, con il casino che aveva combinato, dubitava perfino che l'amica le avrebbe più rivolto la parola!
Una lacrima solitaria le bagnò la guancia. Scese lenta, quasi inesorabile, lasciando una scia salata sulla pelle liscia della ragazza.
E poi Joe, che le aveva tanto dato retta e che avrebbe dovuto lasciarla perdere fin dall'inizio, perchè lei portava solo guai, non era la persona giusta per nessuno, non lo sarebbe mai stata. Faceva solo del male.

- Ecco qua il gelato! -

Clarisse agguantò il Cucciolone in modo quasi famelico e sorrise raggiante. A Nick sembrò tanto bella, in quel momento, con i capelli biondi lasciati scompigliati sulle spalle e il sole che le rendeva gli occhi ancora più blu del solito, quasi azzurri.
- Il Cucciolone l'ho sempre adorato! - esclamò la ragazza mordicchiando il biscotto. Nick scoppiò a ridere quando si accorse si un baffo di cioccolato in bella vista sopra il labbro. - Che c'è?! - domandò confusa Clarisse.
Nick sorrise e si avvicinò molto lentamente alla ragazza, poi con l'indice la pulì.
- Grazie... - mormorò Clarisse abbassando lo sguardo. Nick notò divertito di come era arrossita con solo quel semplice contatto. Stava per avvicinare le sue labbra a quelle della bionda e forse sì, stava succedendo! Quel piccolo bacio che avrebbe tanto voluto donarle... ma non aveva mai avuto il coraggio, stava per accadere.
- Clarisse! -
I due si riscossero, all'udire quella voce calda e quasi melodica. Nick si voltò irritato e quando si accorse che chi aveva interrotto quel momento tanto importante era un bel biondo, si irritò ancora di più. Clarisse invece non sembrava tanto infastidita, anzi. Fissava il ragazzo sconosciuto con la bocca aperta, sbalordita.
- George?! -
"George?!" ripetè in mente sua Nick, sempre più rosso di rabbia.
Clarisse sembrava si fosse perfino dimenticata di lui e infatti corse verso George e lo abbracciò, buttandogli le braccia al collo. Nick si avvicinò a quei due, indeciso se essere geloso o solo arrabbiato.
- Nick, questo è George! Il mio migliore amico da sempre! - esclamò Clarisse voltandosi verso il riccio. Aveva una luce particolare negli occhi. Una luce che a Nick non piaceva proprio per niente. - Ma non ti eri trasferito? - domandò la bionda, stavolta rivolta verso George.
Biondo e bello. Pensò Nick osservandolo attentamente. Alto più di lui, con delle spalle larghe e un fisico che sembrava ben scolpito, sebbene fosse coperto da una t-shirt verde mela. Gli occhi erano di un semplice marrone, ma molto grandi e affettuosi, il volto aveva lineamenti regolari e i capelli lo incorniciavano alla perfezione. Sembrava un po' il dio Apollo.
- Sì, infatti. La California è stupenda, bimba. -
Bimba?! Nick era quasi tentanto di mollargli un bel pugno su quel viso tanto perfetto.
- Ma mi sono deciso a mollare per un po' il surf e venirti a trovare per l'estate... dio santo sei uno schianto! Quando ti avevo lasciato eri uno scricciolo con i capelli arruffati! Quasi, quasi vorrei essere di qualche anno più piccolo... Ma chi è il tuo amico? - domandò George guardando Nick. Non sembrava avesse usato un tono di voce strafottente, ma Nick lo considerò ugualmente una persona sgradevole per essersi accorto solo ora della sua presenza.
Clarisse sorrise, e per una volta non era rivolta verso George. A Nick gli si scaldò il cuore.
- Lui è Nick. - disse soltanto.
Sembrava avesse appena presentato una persona importante come la regina d'Inghilterra o il presidente degli Stati Uniti, con quel tono fiero e orgoglioso che aveva utilizzato. Nick tese la mano verso George, un po' meno preoccupato.
- Oh, il fidanzatino di turno? Attento eh?! Che questa ragazza sta diventando fin troppo bella per ridursi a un solo ragazzo! -
Clarisse ridacchiò divertita, mollando un leggero pugno sulla spalla del biondo. Nick osservò attentamente quel George: era riuscito a dire una frase del genere senza sembrare scortese... ma comunque quelle parole bruciavano troppo per non essere notate. Clarisse però sembrava non essersene accorta e continuava a scherzare con il suo amico ritrovato.
Nick era davvero infastidito e forse George lo sapeva fin troppo bene.

- Mi dici che ti succede? -
Joe era, chissà perchè, sulla soglia della porta. Danielle aprì gli occhi ma la figura longilinea di Joe era troppo sfocata. Sbattè le palpebre un paio di volte finchè non riuscì a visualizzare il ragazzo e tutto ciò che la circondava.
- N...niente. - borbottò lei rannicchiandosi di più. Avrebbe sovuto fare un bel discorsetto a sua madre su come non si lasciano entrare in casa alcune persone. Alcune persone tipo Joe.
- Non mi prendere in giro... - ribattè in modo secco il moro. Si avvicinò al divano.
- Lasciami... - ribattè debolmente la rossa.
Joe però la afferrò per i polsi così forte che le fece male e la costrinse ad alzarsi, in modo così brusco che per un momento Danielle ebbe paura. Quando però incontrò gli occhi del moro, ci lesse solo una pena infinita, un amore troppo forte per essere contenuto. Ma soprattutto il bisogno che lui aveva di lei. Caramello.
- Che vuoi?! - sbottò lei questa volta con il solito tono strafottente.
- Voglio che tu mi dica cosa è successo! Non ti sei presentata al nostro appuntamento! Voglio che tu mi dica perchè Colette mi ha chiamato e in lacrime mi ha detto che non c'era bisogno che uscissi con lei questa sera! Voglio sapere perchè tua madre quando aperto la porta mi ha guardato dubbiosa e solo dopo che l'ho pregata di farmi entrare mi ha accontentato! Voglio sapere perchè stai piangendo e perchè non mi guardi più come facevi ieri! -
Danielle sentì piano piano il cuore accartorciarsi come un foglio usato. Sentì gli occhi appannarsi e la gola farsi secca. Aveva il disperato bisogno di un bicchiere d'acqua. Aveva decisamente pianto troppo.
- Ti prego, Danielle. Ti prego. -
Il tono era quasi implorante e poco mancava che unisse le mani in segno di preghiera. Danielle sarebbe scoppiata a ridere, guardando Joe con quell'aria disperata in faccia, se la situazione non fosse così particolarmente delicata.
- Colette ci ha scoperti. -
Joe si immobilizzò, con ancora le mani strette sulle spalle della rossa.
- S...si sistemerà tutto... - mormorò.
Ma non ne sembrava convinto nemmeno lui un granchè.

- Senti, non capisco proprio perchè non ti piace George. -
Nick alzò gli occhi sorpreso. Era così concentrato a fissare le punte dei suoi piedi che nemmeno si era accorto che ormai il biondo se n'era andato. Clarisse lo fissava con le braccia incrociate, in attesa di una risposta.
- Non è che non mi piace... - borbottò lui. - Solo che proprio non capisco cosa ci trovi in lui. -
Clarisse sembrò ferita. Manco a dire che lo avesse detto a lei.
- Lui è il mio migliore amico! Lo conosco da sempre! Da prima di te... -
Nick piegò la bocca in una smorfia. Poteva anche evitare l'ultima frase.
-Mi ha aiutato sempre, anche quando mio padre se n'è andato! E avevo solo tredici anni, mentre lui quasi sedici.- continuò lei quasi con le lacrime agli occhi. -Ma te non puoi capire, evidentemente. Credevo fossi diverso Nick! -
Con questa sola frase, Clarisse corse via. E Nick, malgrado tutto si ritrovò a pensare che cosa cavolo avesse detto di male. 


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Capitolo 15
*** Non sarai mai sola ***


Oddio stavolta ho superato davvero il limite. Ma proprio non ci riesco ad essere puntuale! E' più forte di me!
Be' credo che dovrete rileggervi tutta la storia per capire a che punto eravate arrivate xD probabilmente vi sarete scordate tutta la storia, proprio come me!
Un bacio... con la speranza che non mi odiate troppo per i miei terribili ritardi.
Vostra Cate.

Ps. Questo non è un capitolo molto lungo...


-Capitolo Quindici-

Non sarai mai sola.


Ho camminato con la testa piena di te. il tuo ritratto e l’inebriante serata trascorsa insieme ieri mi hanno lasciato i sensi in subbuglio.
Dolce, incomparabile, quale strano effetto hai sul mio cuore!
Ma cosa mi resta ancora quando dalle tue labbra e dal tuo cuore traggo un amore che mi consuma come il fuoco?
[Napoleone a Giuseppina]

Danielle aveva deciso: era inutile continuare con questa storia, doveva prendere in mano le redini della situazione e sistemare il guaio che aveva combinato. Solo lei poteva farlo, non Joe nè Colette.
Danielle sobbalzò al vibrare del suo cellulare. Lo afferrò e lesse il messaggio appena ricevuto.

Alle 9.00 vieni a casa mia.
Ti devo parlare, Col.

Adesso iniziava davvero a sentirsi male. Cosa mai le doveva dire di tanto importante e con tanta urgenza? Aveva deciso Colette per lei e voleva mettere fine alla loro amicizia? Non lo sapeva, era diventato difficile capire cosa pensassero gli altri. Forse era cieca. Forse non era abbastanza sensibile per rendersi conto delle sue azioni e di ciò che provocavano. Era una persona cattiva mentre Eve e Clarisse erano le ragazze più buone che avesse mai conosciuto.
Forse era stata adottata.
Sospirò e si buttò sul suo letto, tra riviste e vestiti. Non poteva non pensare che una volta tanto sarebbe rimasta davvero sola. E se lo meritava.

- Okay. Sono pronta. -
L'esaminatore sorrise gentile e annuì.
Evelyne sospirò confortata. Almeno non era Kevin, che le trasmetteva ansia appena poggiava le mani sul volante.
Iniziò a guidare seguendo le istruzioni che le dava l'istruttore. Ma in realtà con la mente era lontana, viaggiava e viaggiava, ma soprattutto pensava a Kevin, ai suoi occhi, al loro bacio in bagno, alle sue parole e... a Meg.
Ma soprattutto pensò all'ultimo loro incontro, nella macchina di Julie.
- Mio dio Eve, sii un po' più sicura! Guidi troppo a scatti! -
Evelyne si era sentita offesa come non mai. Come osava rivolgersi a lei con quel tono, quando era talmente triste da non riuscire nemmeno a spiccicare una parola?! Ma soprattutto come faceva a fare finta di niente dopo quel bacio?!
- Forza, metti la prima. -
- Adesso basta! - aveva urlato Eve all'ennesimo ordine. - Non ce la faccio più a fare finta di niente! -
Aveva accostato ed era rimasta ferma con le mani strette sul volante.
Doveva assolutamente sfogarsi, dire a Kevin tutto quello che era nel suo cuore.
- Non posso continuare così! Non riesco a capire come tu ci riesca quindi PER FAVORE, dimmi almeno come diamine fai a ignorare i miei ed i tuoi sentimenti! Come fai a continuare a stare con una ragazza che non ami?! Ma soprattutto perchè mi tratti in questo modo?! Proprio non lo sopporto!-
Le lacrime ormai scorrevano tranquille, sotto lo sguardo colpevole di Kevin, che non spiccicava una parola.
Eve lo aveva guardato con odio, poi con la manica del giubbotto jeans si era asciugata le lacrime ed aveva infine fatto inversione per tornare a casa.
Le lacrime le pungevano gli occhi, aveva tanto bisogno di piangere. E pensare che non era mai stata una persona dalla lacrima facile, quella era Danielle.
Forse stava finalmente imparando a sfogarsi, a piangere. Ad amare.

- Sìììì -
Julie e Clarisse corsero in ingresso, ritrovandosi davanti a una Evelyne in fibrillazione.
- Che è successo?! - domandò Julie un po' spaventata.
Eve le saltò addosso e l'abbracciò ridendo. - Mamma ce l'ho fatta! Mamma sono passata! -
Clarisse battè le mani entusiasta e l'abbracciò felicissima, mentre Julie sorrise raggiante.
- Be' allora bisogna proprio festeggiare! Vado a preparare la crostata con la marmellata di more, la tua preferita!-
Appena Julie sparì in cucina, dove probabilmente sarebbe rimasta per molto tempo, Eve rivolse alla sorella minore un'occhiata preoccupata.
- Dov'è Danielle? -

- Dov'è Colette, signora? -
- In camera sua, vai pure cara. -
Danielle sorrise alla mamma di Colette e salì le scale lentamente, preoccupata per come sarebbe stata accolta dall'amica.
Bussò.
- Avanti. - la voce era flebile, quasi un soffio.
Aprì la porta ed entrò, senza guardare la ragazza afflosciata sul letto. Poi però fu costretta ad alzare lo sguardo ed incontrò quello ferito di Colette.
Sobbalzò. Si era illusa che i giorni di attesa sarebbero riusciti a migliorare la situazione ma ormai aveva capito che il tempo non serviva a nulla. L'unica cosa che poteva fare era farle capire che le voleva bene e che nessun ragazzo avrebbe dovuto dividerle. Ma non era brava con le parole e proprio non riusciva a spiccicarne una davanti a quello sguardo deluso. Lo sguardo deluso di un'amica non era per niente incoraggiante per un discorso.
- Ciao. - mormorò. Non riusciva a non rivolgerle la parola se non con un tono di scusa.
Qualunque cosa avrebbe detto sarebbe suonata sempre come una domanda o una scusa. Non era così che parlavano le vere amiche.
- Ciao. - rispose semplicemente Colette.
Danielle aspettò qualche minuto, ma poichè nessuna delle due parlava, domandò il motivo del messaggio.
- Volevo parlarti, dopo quello che è successo. - Colette si alzò in piedi, come per farle intendere che non era diventata una depressa ma che riusciva ancora a camminare e reggersi in piedi. - Ormai ho rinunciato con Joe, naturalmente. Ma ho capito una cosa. - attese qualche minuto, poi continuò: - Non voglio fare la parte della maestrina ma so che l'amore non si ostacola. E quando vi ho visto baciarvi, quando ho notato il modo in cui ti sfiorava, il modo in cui ti guardava, ho capito che lui ti ama davvero. In realtà ho impiegato un bel po' di giorni per comprenderlo, ma mi perdonerai. Sai, non ero esattamente lucida.-
Ridacchiò. Ma non era una risata contenta, anzi.
- Non posso ostacolare la vostra relazione sia perchè il senso di colpa sarebbe duro da sopportare... - le lanciò un'occhiata e Danielle capì che la stava rimproverando.
- Ma anche perchè è così che fanno le amiche, quelle vere. Le amiche vere perdonano sempre, sanno sorriderti anche se dentro muoiono ogni giorno che passa... ma soprattutto non mettono al repentaglio un'amicizia importante per uno stupido ragazzo. -
Ormai Colette era in lacrime e un paio di volte aveva dovuto interrompere il suo discorso per i singhiozzi che le avevano mozzato il respiro.
Danielle la abbracciò e con sorpresa si accorse che l'amica non si era allontanata scocciata.
Insieme iniziarono a piangere. Ma non erano lacrime di rancore o rabbia o delusione. Erano lacrime di perdono, di felicità e soprattutto d'amicizia.

Clarisse, Eve e Julie erano sedute in cucina a chiacchierare e ridere spensierate.
Ad un tratto il campanello suonò. Julie andò ad aprire, mentre le due sorelle continuavano a sghignazzare ad a lanciarsi pezzi di crostata.
- Clarisse! E' George! -
La bionda saltò in piedi e sorrise raggiante. Poi corse incontro all'amico e lo abbracciò.
- Che ci fai qua? - domandò a pochi centimetri da lui.
- Volevo chiederti se non ti va di fare un po' di skate con il sottoscritto. Magari hai bisogno di qualche lezione di ripasso da un esperto... - rispose George ridacchiando.
- Alla faccia! Certo che sei un tipo modesto eh?! - scherzò Clarisse.
George sorrise, ma poi divenne serio e la guardò intensamente negli occhi. Si avvicinarono cautamente e alla fine le labbra si sfiorarono incerte.

Clarisse si allontanò allarmata e dopo essersi schiarita la voce mormorò imbarazzata: - Vado a prendere lo skate... -

I due non potevano sapere che qualcuno aveva assistito alla scena, abbastanza scosso.
Nick Jonas stava correndo lontano da casa Gautier, con un mazzo di fiori in una mano e gli occhi chiusi, nel tentativo di trattenere le lacrime.
- Ho visto abbastanza... - mormorò.
Ma si sbagliava perchè era corso via proprio prima che Clarisse si allontanasse dal biondo.
Si sà: gli occhi vedono solo quello che vogliono.


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Capitolo 16
*** Ne valeva la pena rischiare tutto o no? ***


Wow mi sorprendo da sola. Finalmente non ho aspettato due mesi prima di aggiungere un nuovo capitolo. Be' ragazze eccomi finalmente! Sono stata a casa e ne ho APPROFITTATO, anche a costo di diventare matta a starmene qui seduta a scrivere mentre FUORI c'è il sole xD
Ma tanto domani, dopo domani e dopo domani ancora vado al mare, quindi... un giorno a casa non fa male a nessuno!
AAahhh ragazze non la sentite anche voi l'aria estiva?? Calda e afosa quanto volete, ma comunque mille volte meglio di doversene stare a casa a studiare!! oddio se penso che ho scelto il classico ogni tanto penso: Ma che cosa ho fatto?!
Comunque, questo non vi interessa immagino.
Ecco qua il nuovo capitolo, tutto per voi. E devo essere sincera che ne sono abbastanza soddisfatta questa volta, soprattutto il discorsetto tra Joe e Kevin mi ha colpito xD
Ma lascio a voi il parere... E RECENSITE PERCHE' NE HO BISOGNO, CHIARO?
Capisco che me lo sono meritato visto che non mi sono impegnata a scrivere nell'ultimo periodo... ma forza su, si sa che la forza di volontà dello scrittore dipende da quanti lasciano una recensione! xD
sorprendetemi anche voi, please! *___*

grazie a chi ha recensito lo scorso capitolo <3
un bacione
Cate


-Capitolo Sedici-

Ne valeva la pena rischiare tutto o no?

Da quando non mi hai più cercato
mi sembra molto più difficile.
Credevo di essere più forte
di quella sera e di tutte le parole.
Ed è bastato un solo sguardo,
basta una volta
e non lo scordi più.
[Appena prima di partire - Zero Assoluto]
(N.b sentitela! E' fatta apposta per la storia di Eve e Kevin!)


Continuava a domandarsi come aveva potuto essere così stupido, ma soprattutto così cieco. Avrebbe dovuto agire subito e ora si sentiva talmente idiota all'idea di quel mazzo di fiori. Avrebbe dovuto comportarsi in un modo diverso.
Nick battè il pugno contro il muro, infuriato. Non poteva crederci! Quel George le aveva soffiato sotto il naso Clarisse ancor prima che riuscisse a farla diventare la sua ragazza. Non poteva nemmeno arrabbiarsi con lei perchè dopo tutto ancora non stavano insieme ufficialmente.
Eppure...
Eppure si sentiva talmente infuriato che nemmeno ci pensava. Gli sembrava che lui e Clarisse stessero già insieme senza il bisogno di una dichiarazione, di un bacio o altro. Per lui era tutto così ovvio, così limpido e cristallino che faceva fatica a pensare che per la ragazza non fosse lo stesso.
E forse era proprio questo il problema.

Clarisse passò una mano tra i capelli legati, mentre la strada scorreva sotto il suo skate.
Era ritornato sotto i suoi piedi, finalmente. Ed era merito di George, inutile negarlo.
Era così confusa. Lei teneva tanto a Nick, era un po' il suo migliore amico ma sentiva che comunque c'era qualcosa in più, qualcosa al di là dell'amicizia, un sentimento più forte e potente. Ormai però si era abituata ad uscire con Nick senza sperare più in un bacio... lui era troppo timido e lei troppo insicura.
Tuttavia non poteva fare finta di non ricordare quel quasi bacio, quando George era riapparso dal nulla.
Chissà, forse se non fossero stati interrotti, lei e Nick si sarebbero fidanzati, finalmente.
Era tutto così confuso... ed ora che era riapparso George, la sua cotta di infanzia, non poteva non pensarlo almeno un po'. Aveva sprecato tanti giorni nella sua infanzia sperando almeno in uno sguardo da parte del bel biondo, senza mai ottenere nulla... e ora che era tornato invece la guardava in quel modo che aveva sempre desiderato. Era imbarazzata, perchè sapeva che le attenzioni del ragazzo erano dovute solo dal suo aspetto, mentre Nick la guardava veramente, vedeva ogni cosa, non solo il bel visetto. La scelta era ovvia, quindi: Nick.
Eppure era così difficile...

-Ho fatto pace con Colette...- mormorò Danielle appoggiata alla spalla di Joe. Erano in mezzo al bosco, solo loro due e la natura.
E lei non si era mai sentita così felice come in quell'istanto.
- Sono contento. - rispose lui continuando ad accarezzare i lunghi capelli fiammeggianti della ragazza.
Era così bello starsene con lei... non sentiva mai il bisogno di parlare per forza.
Era contento anche quando se ne stavano in silenzio, ognuno assorto nei propri pensieri perchè sentiva che tuttavia erano lo stesso 'vicini'.
- Che ne dici se stasera andiamo in un locale?- domandò ad un tratto Danielle pensierosa. - Ti faccio conoscere i miei amici! C'è anche Evelyne.-
- Amici? - ripetè Joe dubbioso.
- Sì, amici. Tranquillo con alcuni ci sono stata, ma sono storie passate... -
Joe deglutì. Ora sì che si sentiva a suo agio.
- Ah. - disse soltanto. Che altro poteva dire?!
Danielle scoppiò a ridere, anche un po' sguaiatamente. Joe era imbronciato, dopo tutto era lei che sarebbe dovuta essere gelosa, con tutte le fan che aveva!
Lo baciò dolcemente, sempre ridacchiando. Era così tenero quando irritato!
- Sei mille volte meglio te, tranquillo. -
Joe sorrise, un po' rincuorato. - Quante volte lo hai già detto? -
- Parecchie. - sghignazzò Danielle dispettosa. - Ma stavolta è vero...-
Joe era decisamente compiaciuto.

- Posso parlarti? -
Kevin alzò lo sguardo dalla tv e notò il minore sulla soglia del salotto, che scrutava inacidito Megan. Annuì e si alzò, ignorando il mugolio infastidito della ragazza.
Joe lo tirò per una manica e lo trascinò in cucina.
- Hey! - sbottò il maggiore infastidito. - Che c'è? -
Il moro tirò un bel respiro e lo fissò intensamente negli occhi.
- Ma che ci trovi in quella lì?! -
- Mi bastava Nick a farmi la predica, ora ti ci metti pure tu...- borbottò Kevin abbassando lo sguardo.
- Kev, lo facciamo per te... -
- ... perchè ti vogliamo bene. Sì, lo so Joe. -
Il moro sorrise divertito, ma tornò serio quando vide che il maggiore non scherzava. Lui e Nick erano preoccupati per Kevin. Decisamente preoccupati. Era chiaro lontano un miglio che era cotto di Eve, eppure non trovava nemmeno il coraggio di mollare Megan, quella stupida gallina!
- Senti Kev, io so bene che a volte è difficile lasciare le ragazze per paura di farle soffrire, ma dovresti trovare un po' di coraggio diamine! Ti rovini solo le vacanze se cotinui così. E poi non è giusto per te! Noi ti vogliamo bene e ti conosciamo, forse meglio di quanto tu ti conosca da solo... Sei innamorato di Eve, Kevin. -
Kevin alzò gli occhi al cielo. Possibile che non capivano?!
- Non centra niente Megan. Non ho paura di lasciarla. -
Joe lo continuò a fissare, sempre più sospettoso.
- E allora di cosa hai paura?! -
- Oddio! Ma perchè non capite! Forse te e Nick non vi ponete questo problema con Clarisse e Danielle ma... noi staremo qui solo per l'estate! Io non sono per le avventure e anche se lo fossi con Eve vorrei qualcosa di più! Siamo in Francia, diamine! Quanto può durare? E quanto sarà doloroso dividermi da lei quando dovrò ripartire? Come potrò sopportare le sue lacrime quando la guarderò per l'ultima volta?! Sarà dura dirle addio e io non voglio innamorarmi ancora di più di adesso! -
Joe era senza parole. Non avrebbe mai immaginato che il motivo fosse questo ed era commosso, sul serio. Ma proprio non riusciva a capire come Kevin riuscisse a continuare a stare con Megan 
Kevin lo guardò e come se avesse letto i suoi pensieri, continuò a parlare, un po' più a bassa a voce.
 - Continuo a stare con lei non perchè la amo, ma le voglio bene è un po' come una sorella per me... In più mi permette di distrarmi, di non pensare a lei... Tu non hai idea di come stia Joe... te hai ottenuto quello che volevi, ora hai la tua bella storia d'amore e non pensi a quando finirà (perchè sai che succederà!) ma io non riuscirei mai a baciare Evelyne senza continuare a pensare a quando la dovrò lasciare per tornare in America, alla mia vita, alla nostra vita, ai Jonas Brothers... Quando tutto questo finirà, cosa rimarrà se non i ricordi?! E io non li voglio i ricordi, non mi farebbero dormire la notte. Preferisco i rimpianti, te lo assicuro. -
Joe era ammutolito. Non sapeva cosa dire e come ribattere. Era partito carico di aspettative, sicuro che avrebbe fatto ragionare Kevin e lo avrebbe convinto a mettersi con Evelyne ma ora le motivazioni del maggiore erano talmente schiaccianti da mettere in crisi perfino la sua storia con Danielle.
- Kev, dovresti dire tutto questo a lei, non a me. - fece una pausa, pensando a cosa dire con attenzione. - Se fossi al suo posto, non pensi che vorresti sapere perchè la persona che ti ama e che tu ami non vuole stare con te? -
- Probabimente lei nemmeno l'ha capito Kevin e dovresti dirglielo te. Sono serio. Stasera vado ad un locale con Danielle e ci sarà anche Evleyne. E te vieni. Non accetto risposte negative, sei avvertito. -
Kevin, inaspettatamente sorrise, subito ricambiato dal fratellino.
- E va bene... - mormorò, con un sospiro.
Ma Joe sapeva bene che se non avesse voluto non avrebbe risposto così.

La sera giunse presto e Joe e Kevin erano più eccitati di bambini.
- Dì a Meg che non può venire perchè siamo tutti maschi... - bisbigliò Joe all'orecchio del fratello maggiore.
- Sai bene che non posso Joe. -
Il moro alzò gli occhi e sbuffò sonoramente, falsamente scocciato. In realtà sapeva che il suo piano sarebbe funzionato, sebbene ci fosse stata Megan.
Lui e Danielle avrebbero fatto fidanzare Evelyne e Kevin. Questo era certo.

Il locale era abbastanza chiassoso, quanto bastava per dover far urlare chi voleva conversare invece che ballare.
Al bancone del bar erano comodamente seduti un gruppo di ragazzi, tra cui Colette, Evelyne e Danielle.
Tutte e tre scrutavano la folla, alla ricerca di due ragazzi.
- Li vedete? - urlò Danielle per farsi udire dalle altre due.
- No! - risposero in coro Colette ed Eve.
Evelyne sorseggiò il suo drink, malinconica. Che c'era venuta a fare lì?!Ma era colpa sua se si lasciava coinvolgere dalla sorella, lo sapeva bene.
Sobbazò quando si accorse che Danielle stava ballando con Mat, il famoso ragazzo del finto incidente (N.D primo-secondo capitolo). E se Joe l'avesse vista? Come faceva ad essere tanto spericolata?! Era proprio questa la differenza tra le due.
Lei, la timida, inaccessibile Evelyne e Danielle, la bella, scalmanata ed esuberante ragazza senza freni.
Quanto avrebbe voluto essere come lei...
Si guardò attorno, giusto per controllare se Joe era nei paraggi e fu allora che lo vide. Era appena entrato, proprio accanto a Joe.
I loro sguardi si incontrarono per uno splendido, tormentato istante e anche in mezzo a quel casino e sotto quelle luci psichedeliche poteva benissimo annegare in quel prfondo abisso verde di mistero.
Quel momento idillico fu però interrotto dalla voce acuta di Colette.
- Eve! Non credo Joe sia molto contento! -
Eve distolse lo sguardo dai quei profondi occhi verdi e osservò attentamente Joe, che era come impietrito alla vista di Danielle che ballava scalmanata vicino Mat.
Rabbrividì, oh no questa non ci voleva proprio. Doveva assolutamente intervenire per il bene della sorella.
Si avvicinò alla coppia scalmanata, facendo a gomitata e finalmente li raggiunse.
Danielle la guardò sorpresa, un po' infastidita.
- E' arrivato Joe e non mi sembra il caso! - le urlò dentro all'orecchio. Danielle sobbalzò al nome del ragazzo e le lanciò un'occhiata riconoscente, prima di allontanarsi e sparire in mezzo alla folla.
- Eve...-
All'udire quella voce sussultò. L'avrebbe riconosciuta sempre e comunque. Kevin...
Si voltò e incrociò lo sguardo intenso del ragazzo. Rabbrividì.
- Sono venuto per parlarti... -
- Non mi sembra il luogo adatto. - ribattè lei acida.
Kevin sembrò ferito e Eve si sentì improvvisamente in colpa, ma durò poco perchè una vocetta gracchiante li interruppe.
- Kev! Tesoruccio! Balliamo?! -
La testa platinata di Megan fece capolino da dietro Mat, che continuava a ballare scatenato.
- Scusa! VADO A VOMITARE! - Urlò Eve a un Kevin sbalordito.
Si allontanò verso il bagno, domandandosi se l'aveva davvero detto o no.

- Che stavi facendo? -
- Eh?! -
Joe tentò di mordersi la lingua per non farsi prendere dal panico. Odiava quel posto: perchè doveva essere tanto rumoroso?! Già era difficile per lui domandargli certe cose come un fidanzartino geloso (che poi lui era un fidanzatino geloso) figuriamoci urlarle.
- Che stavi facendo? - ripetè di nuovo, questa volta urlando.
Danielle parve sorpresa, forse un po' irritata.
- Ballavo! Sono qui per questo! -
Joe stava iniziando a irritarsi. Nel bosco non l'aveva mica detto però che voleva ballare. In più con qualcun'altro e non con lui.
Danielle parve accorgersi della sua espressione perchè gridò: - Non sarai mica geloso!? -
Geloso?
Lui?!
Forse era un tipo possessivo, questo sì. Ma geloso proprio no.
Lui? Geloso?! E quando mai!
Ma onestamente si sembrava geloso anche lui; quando l'aveva vista ballare contro quel ragazzo gli si era fermato il cuore e avrebbe voluto prendere a pugni quel biondino fino a fargli sanguinare il naso.
Oddio, se mi sentisse papà... pensò Joe rabbrividendo.
Danielle, nel frattempo, non udendo nessuna risposta alla sua domanda, sorrise con l'aria di chi la sapeva lunga.
- Va be' ho capito. - disse sorridendo. - Vieni te li faccio conoscere! -
Joe si trattenne nel brontolare. Non voleva passare per un noiosone col muso lungo. Si sarebbe scatenato quella sera, come no!
Seguì la zazzera di capelli rossi, che sotto quelle luci risaltava come non mai. Alla fine si ritrovò davanti una serie di facce curiose.
- Ragazzi, questo è Joe, il mio ragazzo! -
Nascose a malapena un sorriso compiaciuto, udendo l'ultima, fatidica parola.
- Joe, questi sono: Hugo, Juan, Fleur, Catherine e Matt. -
Il moro strinse la mano a quei ragazzi, dimenticandosi già i loro nomi. Ma non potè fare a meno di lanciare un'occhiata fulminante a Matt, riconoscendolo. 
- C'è anche Colette... - continuò Danielle, sempre con un tono molto alto.
Joe la salutò timidamente.
Era imbarazzante.
- Ciao, Joe. - lo salutò cortese la mora.
Joe sorrise, almeno c'era una faccia amica.

La serata proseguì tranquilla, Joe non fu più geloso di Matt e notò rassicurato che quest'ultimo aveva ballato anche con Catherine, Fleur e Colette, non in modo diverso di come aveva ballato con la sua ragazza.
Joe e Danielle se la stavamo godendo un mondo, scatenandosi in mezzo alla pista, mente un dj di scatenava sopra il palchetto.
All'improvviso la musica si fermò e Joe si sorprese sentendosi un po' dispiaciuto.
- Ti ho fatto una sorpesa... -
Alzò gli occhi e incontrò quelli blu della ragazza. La squadrò sospettoso. Che intedeva con la parola 'sorpresa'?!
Ma la risposta alla sua domanda non tardò ad arrivare.
- Signori e signori una fedelessima frequentatrice di questo pub, Danielle Gautier... - Joe si voltò e notò un ragazzo, di circa trent'anni, sul palco, con il microfono stretto in una mano. - ... ci ha consigliato di sentire il suo ragazzo cantare, Joe Jonas signori! -
Un applauso si levò dalla sala e alcune ragazze, che evidentemenete conoscevano i Jonas Brothers, urlarono: 'VAI JOE!'
Joe era a bocca aperta. Lanciò un'occhiata a Danielle, che sorrideva colpevole e lo spingeva verso il palco.
Finalmente riuscì a farlo salire e scoppiò a ridere quando notò l'espressione sconvolta del suo ragazzo, in piedi come un tronco su quel palchetto.
E pensare che il famoso Joe Jonas era abituato a palchi molto più grandi!
- Allora Joe, cosa intendi cantarci?! -
Il moro lo guardò, con un aria un po' persa. Notò che il trentenne aveva un percing sul labbro.
- Ehm... Tonight. - mormorò lui al microfono.
Ma che gli prendeva?! In genere mica era così timido. Ma da solo, senza i suoi fratelli a fargli compagnia era tutto più difficile. Poi però incontrò lo sguardo di Danielle, in mezzo a quello di tanta altra gente e capì che lei era lì.
Iniziò a cantare e non smise nemmeno un secondo di fissarla negli occhi, capendo che anche se le parole di Kevin lo avevano colpito lui la amava e non avrebbe preferito i rimpianti ai ricordi come invece avrebbe fatto Kevin.

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Capitolo 17
*** Non smettere di credere per me vuol dire vivere ***


Carissime!
Ecco il capitolo! E' uno degli ultimi, attenzione!!!
E' si è giunta l'ora di mettere la parola fine a questa long... la trascino avanti da troppo tempo!. *scuote la testa sconsolata*

Cooomunque! Che si dice da quelle parti?
ehm si non fateci caso. -.-"

Recensite, che me ne aspetto almeno cinque di recensioni, capito???
Grazie per i 22 Preferiti e a chi ha recensito lo scorso capitolo!
(Megamega bacione a tutte e quattro)


-Capitolo Diciassette-
Non smettere di credere per me vuol dire vivere.


Forse non sai quel che darei
per renderti felice.
Piangi lacrime di aria.
Lacrime invisibili, che solamente
gli angeli san portare via.
Ma cambierà stagione, ci saranno nuove rose
ci sarà dentro te e all'aldilà nell'orizzonte
una piccola poesia.
[Una poesia anche per te - Elisa]


Clarisse correva come non aveva mai corso in vita sua.
Era strano da dire, ma nemmeno con lo skate andava così veloce.
Spinse con forza l'indice sul campanello, tanto che quello suonò gracchiante come una cornacchia.
Apettò qualche minuto, durante i quali si rese conto che era un po' troppo presto per piombare così in casa Jonas.
Una massa di riccioli fece capolino dalla porta socchiusa. Poi Clarisse potè vedere anche il viso.
Il viso di Nick.
- Clarisse? - domandò il ragazzo. Aveva gli occhi socchiusi e la scrutava come se fosse un'aliena.
- Scusa l'ora. - mormorò lei abbassando il capo. Si sentiva una stupida ma doveva fare qualcosa, sentiva il bisogno di parlargli. Rialzò lo sguardo e si accorse che Nick indossava solo una t-shirt e dei boxer neri. Avvampò.
- C'è un motivo per cui mi hai svegliato? - domandò Nick sbadigliando, ancora con gli occhi mezzi chiusi.
- Ehm...sì. - balbettò Clarisse, pensando a qualcosa di sensato da dire. - Ti volevo parlare. -
- Alle otto di mattina?! - domandò Nick sorpreso.
- Sono una tipa... ehm... mattutina. -
- Me ne sono accorto. Aspetta che mi metto qualcosa. -
Clarisse annuì e attese. Le era sembrato tanto ovvio e coinciso il discorso che doveva fargli...
Ora però non si ricordava più niente.

Nick si infilò un paio di jeans scuri poi si diede una veloce occhiata allo specchio. Terribile.
Si sciacquo il viso, poi ritornò da Clarisse.
- Facciamoci una passeggiata ok? - propose. Lei annuì.
Era stranamente poco loquace e lo preoccupava. Forse lo stava per lasciare. No, non erano mai stai insieme non poteva lasciarlo. Allora forse voleva dirgli che non poteva più uscire con lui, che ora stava con George.
Gli avrebbe spaccato la faccia. A George naturalmente, non a lei.
- Sai, da quando ti ho visto ho subito capito che eri un ragazzo in gamba, uno di quelli che non si vede più in giro. - Nick si voltò sorpreso: Clarisse si era fermata e i suoi occhi blu lo scrutavano intensamente, scavandogli perfino l'anima. - Non ho subito capito cosa provavo, all'inizio negavo i miei sentimenti, rifiutandomi di fare certi pensieri... su di te... - Clarisse arrossì, imbarazzata. Sapeva che avrebbe dovuto pronunciare certe parole che fino ad allora erano sconosciute. Parole come 'amore'.
- Io non sapevo che mi prendeva: quando ti vedevo il mio cuore si fermava ed ero felice, anche solo di guardarti. Nemmeno con George mi era mai capitato... certo da bambina quando lo guardavo pensavo che era bello e che lo avrei sposato. Ma non era lo stesso, assolutamente no. Io non ero... innamorata di George... -
Nick deglutì. Avrebbe voluto mettersi a ballare per la felicità.
- Io non sapevo cos'era l'amore. Non lo immaginavo nemmeno. Invece ora... Ora lo so. -
Clarisse teneva il capo chino, quasi non si vedevano gli occhi. Solo quando alzò lo sguardo Nick si rese conto che erano bagnati. Stava piangendo.
- Nick... ti ricordi cosa stavi per fare quando è tornato George? - domandò lei mordendosi il labbro.
Il riccio sapeva la risposta. La sapeva. Eppure aveva la bocca impastata, non riusciva a dire nemmeno una parola.
Clarisse lo fissò per qualche minuto.
- Te lo ricordi, vero? -
Nick avrebbe voluto urlare: - Sì Clarisse, sì! Me lo ricordo! -
Avrebbe voluto baciarla e non perdere tempo. Stavolta nessuno li avrebbe interrotti.
Eppure i piedi erano incollati alla terra e non riusciva a muovere nemmeno un muscolo. Nick credette che al posto della gola vi era un grosso nodo, perchè non riusciva a pronunciare nessuna parola.
Era come se fosse paralizzato, lì in piedi in mezzo alla campgna francese, con il sole appena sorto che illuminava il profilo spaventato di Clarisse.
Lei lo guardò un altro po', con gli occhi colmi di lacrime. Si sentiva umiliata.
Non voleva essere lì. Voleva scappare, lontano dalla sciocchezza che aveva appena commesso.
Stava per voltarsi quando una voce la fermò. Fu come una brezza d'aria fresca, un oasi pacifica in mezzo al deserto. Fu come in un sogno.
- Clarisse... -
Lei si voltò, ancora con le lacrime agli occhi. Poi non vide più nulla ma poteva benissimo sentire le labbra di Nick contro le sue in una danza appassionata di mani, labbra, lingue, dita e tutto il resto dei loro corpi.

- Se la canzone si chiama Single Ladies* te non puoi mica ballare! -
Eve era ad un angolo della cucina, con le braccia incrociate e gli occhi al cielo mentre Colette e Danielle continuavano a discutere.
- Ma che importa! - esclamò la rossa. - Io voglio ballare! Non mi importa niente che sono fidanzata! -
Ahi. Mossa sbagliata. Pensò Eve versando il caffè nelle tazzine. 
- Ah! - sbottò Colette puntando l'indice contro l'amica. - Non ti importa?! Sei matta per caso? -
Danielle roteò gli occhi stufa.
- Eddai, hai capito bene che intendevo!- disse allargando le braccia. - Te mi hai capita, vero Eve? -
Ma per fortuna la maggiore non ebbe il tempo di rispondere.
- Certo! E' facile per te parlare, dopo tutto sono io che ho rinunciato a tutto per te! - sbraitò Colette con gli occhi in fiamme.
Danielle spalancò la bocca, sbalordita.
- Come puoi attaccarmi in questo modo?! E' un gesto meschino! E' una coltellata alle spalle! -
Colette sembrò sul punto di ridere. - Ma per favore, te sei l'ultima persona in questo mondo che può incolparmi per 'coltellate alle spalle'! -
Danielle sembrò punta sul vivo.
- TIME OUT! - urlò Eve, ormai stufa. La discussione andava avanti da almeno mezz'ora. - Chiederemo a Clarisse di essere una delle Single Ladies! E te, Danielle, ti preparerai qualche canzone da cantare da sola! -
La rossa sembrò doppiamente offesa.
- COOOSA?! - esclamò, riducendo gli occhi blu in due fessure. - Sei mia sorella! Come puoi farmi questo?! -
- E dai, Dan... Si sta parlando soltanto di un numero... -
Danielle si alzò dalla sedia, battendo il pugno sul tavolo con forza.
- Finiscila! - la rimproverò Colette. - Chiederemo alla vostra sorellina di cantare con noi e te la smetterai di comportarti da bambina capricciosa! -
- Sarai tu una bambina capricciosa! Brutta... -
Ma Colette non seppe mai cos'era perchè Clarisse entrò in casa provocando un agitazione notevole.
Le tre ragazze le corsero incontro, cogliendola di sorpresa.
- Che volete? - domandò, con uno strano sorrisino in faccia.
- Dì di no Clari! Lo sappiamo tutte che non ti piace ballare nè cantare quindi fai un favore a tutti se... -
- Ballare? Cantare? - ripetè confusa la biondina, scrutando Danielle.
- Aspetta un attimo... - mormorò Eve pensierosa. - Ma dov'eri?! E' mattina presto e te sei tornata ora? -
Clarisse avvampò.
- Ooooh! Qui gatta ci cova! - esclamò Danielle, dimenticando apparentemente la faccenda delle Single Ladies.
Clarisse arrossì ancora di più. Posò le chiavi sul comodino e si sedette in cucina.
- Allora? - insistè Eve, incrociando le braccia proprio come avrebbe fatto Julie Gautier.
- Allora mi sono baciata con Nick... - mormorò.
Le tre ragazze ammutolirono e continuarono a guardarla con la bocca aperta.
- Ecco, non può far parte delle Single Ladies! - esclamò Danielle sogghignando.
Ma nessuna l'ascoltava più, perchè sia Colette che Evelyne sparavano domande alla povera Clarisse, che sembrava rimpicciolirsi col passare dei minuti.
Dopo aver raccontato tutto e dopo che Danielle la costrinse a ripetere di nuovo com'era stato il bacio e l'espressione di Nick, Clarisse potè capirci qualcosa della faccenda delle Single Ladies.
- Allora, - incominciò Colette. - Eve ed io abbiamo pensato di preparare un spettacolo per fare in modo che la campagna non sia distrutta per fare spazio a centri commerciali e roba simile... -
- Vogliono distruggere la campagna?! - ripetè Clarisse sorpresa.
- A quanto pare sì, ma crediamo che con questo spettacolo riusciremo benissimo a salvarla. I materiali per il palco sono già pronti, visto che come sai mio padre è falegname... Ora occorre solo che tutti quelli del paese e chi è interessato inizi a muoversi per organizzare qualche spettacolo.
Sono già pronti i gemelli Pier e Juan, Catherine, Charlotte, Fleur, Hugo, Matt... -
- E qual'è il problema? - domandò Clarisse non capendo.
Danielle alzò gli occhi al cielo.
- Il problema è che non mi vogliono far ballare e cantare con loro Single Ladies perchè dicono che visto che sono fidanzata con Joe non è corretto.Ti sembra normale? -
Clarisse cercò di evitare lo sguardo della rossa.
- Quindi chiediamo a te di prendere il suo posto. - disse Eve sorridendole.
La bionda spalancò la bocca.
- Stai scherzando?! Non indosserei mai quelle tutine nere! -
Danielle sorrise trionfante, mentre Eve e Colette si lanciarono un'occhiata.
- E va bene Danielle. Hai vinto. -




(*)= Single Ladies è la nuova canzone di BEYONCE. E' molto carina e le nostre protagoniste balleranno come nel video della canzone.

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