Cicatrici

di Lady Moonlight
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Come farfalle ***
Capitolo 3: *** Segreti e verità ***
Capitolo 4: *** Il profumo della neve ***
Capitolo 5: *** Chi sei? ***
Capitolo 6: *** Il giudizio ***
Capitolo 7: *** Vanadis ***
Capitolo 8: *** Catene ***
Capitolo 9: *** Incubi e fiamme ***
Capitolo 10: *** Marionette ***
Capitolo 11: *** Questione di scelte ***
Capitolo 12: *** Figlia del tradimento ***
Capitolo 13: *** La magia del sangue ***
Capitolo 14: *** Le lande di Jotunheim ***
Capitolo 15: *** I Nibelunghi ***
Capitolo 16: *** Cicatrici ***
Capitolo 17: *** La sfida dei re ***
Capitolo 18: *** La leggenda di Fáfnir ***
Capitolo 19: *** Il crepuscolo degli dei ***
Capitolo 20: *** La Convergenza ***
Capitolo 21: *** Ritorno ad Asgard ***
Capitolo 22: *** L'ombra della morte ***
Capitolo 23: *** Senza maschera ***
Capitolo 24: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



Premessa: La fanfiction si baserà principalmente sugli eventi accaduti nei film Thor e The Avengers, in quanto non conosco nello specifico i fatti raccontati nei fumetti. Saranno anche raccontati e/o modificati fatti riguardanti le leggende sulle divinità nordiche.
Per l'aiuto e i consigli ricevuti per questo capitolo ringrazio: Jales, Nocturnia e kuma_cla 
Per l'aiuto con il banner ringrazio: Keiko
 

 
 
Prologo



Freya non versa una sola lacrima quando vede il fuoco bruciare la sua casa, la sua famiglia. Osserva l'edificio mentre viene divorato dalle fiamme e il suo unico pensiero è rivolto al Padre degli Dei.
Odino è lì, al suo fianco, ma è arrivato tardi. Non è giunto in tempo per salvare nessuno, ma Freya non lo accusa di nulla.
È sollevata, in realtà.
Il sospiro che le esce non è un preludio al pianto, o alla disperazione che una bambina comune dovrebbe provare in quel momento.
I cavalieri di Odino sciamano intorno ai giardini della villa, ma nemmeno la servitù è sopravvissuta. Il calore è così intenso che Freya prova quasi l'illusione di star bruciando.
Il rosso si staglia nel cielo notturno come una macchia di sangue dipinta da un pittore su una tela nera.
Il sangue, quello vero, è solo sulle sue mani di bambina. Lei le rotea più volte davanti agli occhi, ricordandosi ciò che ha fatto per poter fuggire dal nemico, abbandonando il resto della sua famiglia.
Famiglia...
Non è certa di poter considerare tale i due individui che l'hanno cresciuta. Si chiede cosa penserebbe Odino se gli rivelasse la verità sul fratello che ha passato una vita al suo fianco prima dell'arrivo di Frigga.
Naturalmente non intende rivelare nulla. Non ha intenzione di apparire come un piccolo cucciolo bisognoso di compassione.
Lei è forte, lo è sempre stata. Non si è mai lasciata piegare da quel padre folle e crudele che il fato le ha destinato.
Per un attimo, quando aveva affondato il pugnale nel petto del nano che aveva tentato di ucciderla, aveva pensato di voltarsi, correre nella camera dei genitori e urlare loro di fuggire, ma il fuoco stava già divorando la casa.
Non lo aveva fatto e non avrebbe mai permesso al rimorso di sopraffarla.
Freya è una guerriera, è stata cresciuta per essere tale. Più forte di una valchiria, più potente di un comune utilizzatore del Seiðr[1].
È solo grazie alla magia che è riuscita a sfuggire a quelle fiamme che ora si riflettono nei suoi occhi.
Anche quello... è un particolare che tacerà ad Odino.
Si porta distrattamente una mano al collo, lì dove sente il peso del monile d'oro[2] che ha strappato dalla gola del nano morente. Sfiora la superficie della pietra e il suo sguardo si incupisce.
"Freya..." la voce di Odino è rotta, spezzata. Le poggia una mano sulla spalla e la sospinge al suo fianco, in un gesto protettivo. "Una vendetta." le spiega, stringendo la presa su di lei, costringendola a mordersi le labbra per non emettere un grido di dolore. "Nani provenienti da Svartálfaheimr[3], un regno che in passato io e Víli[4] abbiamo combattuto a lungo..."
Freya smette ben presto di prestare ascolto alle parole del Padre degli Dei. Una parte di lei, una grande parte, si sente quasi in dovere di ringraziare i nani per quell'assurdo tentativo di ferire Asgard.
Forse il cuore di Odino sta piangendo la perdita di un fratello, ma il suo non sta piangendo nulla.
Asgard sopravvivrà, come sempre è stato e sempre sarà.
"Loki, accompagna Freya ai cavalli." ordina il Padre degli Dei.
Freya si volta e non fa nulla per mascherare la sorpresa di ritrovarsi a fissare il secondogenito di Odino.
Loki è qualche centimetro più basso di lei e il suo sguardo trasuda orgoglio quando annuisce al desiderio del padre. Le sfiora la spalla, quasi scocciato nel doverle ricordare che i cavalli sono nella direzione opposta a quella che lei vorrebbe percorrere.
"Seguimi." mormora autoritario, scambiando un ghigno divertito con il fratello, Thor. L'altro scuote la testa e alza gli occhi al cielo.
"Mi dispiace per la tua famiglia." le dice Thor, camminandole alle spalle.
Freya non risponde, se lo facesse ha il dubbio che potrebbe finire con il mostrare i suoi reali sentimenti.
"Non temere, cugina." È Loki a parlare, con un tono arrogante che non le ricorda né Thor né il saggio Odino.
Saggio... Anche su quel particolare Freya ha qualche perplessità.
"Nostro padre non lascerà impunito questo attacco." continua.
Questa volta è Thor a sogghignare. "Nessuno può permettersi di attaccare Asgard e sperare di non incorrere nelle ire del Padre."
I cavalli li attendono ai margini del giardino, gli zoccoli scalpitano nervosi sulla parte di terreno sterrato. Freya ignora deliberatamente la mano che le offre Loki e sale da sola in groppa all'animale che le è stato assegnato.
Solo dopo si chiede se avrebbe fatto meglio a mostrarsi reticente e spaventata. Ma non è nella sua natura mostrarsi debole e fingere è qualcosa che non le è mai riuscito bene.
Pulisce le mani sui vestiti bruciacchiati e sporchi di cenere. Il sangue si confonde sulla stoffa e Freya è rassicurata nel sentire il pugnale premerle sulla coscia.
Fa girare il cavallo e per l'ultima volta porta lo sguardo sulle macerie fumanti di una casa odiata e una famiglia mai realmente voluta.
Le cose cambieranno, si dice, mentre qualcosa si agita nella sua mente.
Un pensiero... l'ombra di un pensiero.
Freya cerca di afferrarlo, ma l'improvvisa presenza di Odino le confonde le idee.
"Andiamo." dice il Padre degli Dei.
E Freya obbedisce, non può fare altrimenti.


 



 

[1] Seiðr: più comunemente noto come magia.
[2] Brísingamen: collana che nel mito fu forgiata dai nani che la donarono a Freya a patto che giacesse con loro, ma qui ottenuta in modo diverso.
[3] Svartálfaheim: secondo Wikipedia è il mondo abitato dai nani e dagli elfi oscuri.
[4] Víli: realmente fratello di Odino, ma per esigenze di trama la sua storia sarà “riscritta”.
 
Note: Innanzitutto, grazie per chi ha avuto il coraggio di arrivare fin qui u_u
La storia è nata basandosi sul personaggio mitologico di Freya, sebbene di ispirazione si tratti. Molti dei fatti narrati si baseranno sulla rivisitazione di questo personaggio che di fatto è possibile considerare più come una mia creatura che la dea narrata nelle leggende.
Man mano che la storia proseguirà segnalerò nelle note i fatti e i nomi ripresi dalla mitologia classica per distinguere le parti originali del mito da quelle che modificherò.
Nello specifico, la Freya del mito era considerata la dea dell'amore, della seduzione, della fertilità, della guerra e delle virtù profetiche. Inoltre, era un’esperta nelle arti magiche, caratteristica che manterrà anche nella fanfiction. Infine, Freya possedeva la collana Brísingamen, forgiata dai nani che gliela donarono a patto che giacesse con loro, ma qui ottenuta in modo differente.
Il primo capitolo, salvo imprevisti, lo posterò giovedì! :D
Nota II: in questi giorni ho provato a creare un trailer. Se volete vederlo: QUI


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Capitolo 2
*** Come farfalle ***


Capitolo 1: Come farfalle
 
 
 
Quando era tornato su Asgard, come prigioniero e figlio abbandonato, Loki aveva immaginato una folla di asgardiani urlanti che acclamavano Thor e beffeggiavano lui.
Non era accaduto. Non c'era stata nessuna folla, nessuna parola di scherno per il dio degli inganni. In effetti, non c'era stato proprio nulla, nemmeno Heimdall pronto a ricordargli i suoi fallimenti.
L'idea di essere ignorato a quel modo lo faceva infuriare e sembrò un ringhio il verso che fuoriuscì dalla museruola che Thor gli aveva infilato.
In risposta suo fratello aveva sospirato e lo aveva condotto nel cuore di Asgard, assicurandosi che nessun soldato o civile si accorgesse di loro.
Erano giunti di notte e sembravano muoversi nella notte come ladri, non come i figli di un re.
Loki si era fermato bruscamente, quando davanti a lui i battenti dorati del palazzo di Odino si erano aperti in un tacito invito a proseguire. Thor lo aveva spronato a proseguire e lui gli aveva lanciato uno sguardo carico di odio.
La sua mente non aveva smesso un istante di pensare alla giusta vendetta che avrebbe rivolto a tutti i suoi nemici; quelli su Midgard e quelli su Asgard.
Oh, sì, Loki non aveva dubbi sul fatto che si sarebbe vendicato di coloro che lo avevano sfidato.
E poi, un pensiero più spiacevole lo aveva colpito come un fulmine.
Thanos.
Si era ritrovato a stringere i pugni per evitare di rivelare un tremito inopportuno alle mani. Le parole che l’Altro gli aveva rivolto in merito ad una sua disfatta erano aghi che si conficcavano nei suoi pensieri, togliendogli la giusta lucidità.
Se fallirai... Se il Tesseract non ci verrà consegnato... Non esisteranno regni, o lune deserte, né crepacci dove lui non verrà a trovarti. Pensi di conoscere il dolore? Lui ti farà capire quanto quel dolore sia niente!
Ma ora, Loki non aveva tempo di pensare al suo vecchio alleato, questioni ben più importanti richiamavano la sua attenzione.
 
 
La porta della sala del trono si apre, rivelando le figure di Frigga e Odino in piedi l'una accanto all'altro.
Quella vista lo infastidisce, ma la sensazione passa in fretta quando le braccia di sua madre lo stringono in un abbraccio... materno.
Loki odia la debolezza con cui si è abbandonato a quel tepore tanto familiare e si maledice per essersi mostrato tanto patetico di fronte allo sguardo attento del Padre degli dei.
"Loki..." il sorriso che gli rivolge sua madre è triste, ma c'è sollievo nel modo in cui pronuncia il suo nome. "Sei vivo." mormora, quasi incredula di fronte a quella verità.
Loki si accorge in ritardo della vicinanza di Thor e dell'eccessiva premura con cui gli scioglie i legacci di quella fastidiosa museruola.
Pensa che non ci sarebbe stata vetta o abisso che il suo rancore per Thor non avrebbe potuto raggiungere. Thor il figlio prediletto, Thor l'eroe di Midgard, Thor l'orgoglio di Asgard... Avrebbe potuto continuare all'infinito nell'elencare i meriti affibbiati al dio del tuono.
"Sarai condotto nelle prigioni, Loki, e sarai privato dei tuoi poteri." interviene Odino, con la voce stanca. "Questi bracciali forgiati dai nani..." prosegue, alzando gli oggetti in questione "...Sopprimeranno il tuo Seiðr. Solo qualcuno che possiede sangue di Asgard potrà liberarti da questa... costrizione, ma visto i tuoi trascorsi, quale asgardiano potrebbe sopportare su di sé il peso della tua liberazione?"
Loki rimane in silenzio, ma la rabbia cresce dentro di lui. Si dice che ha davanti solo un vecchio, un vecchio stanco e sfinito e che lui potrebbe facilmente sconfiggerlo. Ma poi ricorda chi è Odino, quello che ha fatto, e una miriade di sentimenti contrastanti minacciano di soffocarlo.
Quando era su Midgard aveva previsto che gli sarebbe toccata una punizione simile a quella ricevuta, ma ugualmente gli risulta inaccettabile il fatto che Odino lo voglia privare del Seiðr.
La magia è l'unica cosa che lo contraddistingue da Thor, che lo rende... speciale. Senza il Seiðr diventerà troppo simile ai mortali che detesta.
"Perché non uccidermi, Padre?" gli domanda sarcastico, mentre la sua mascella protesta.
Odino lo ignora, ma la sua schiena sembra ingobbirsi e le rughe attorno agli occhi accentuarsi. Frigga lo raggiunge, sussurrandogli qualcosa che Loki non comprende.
"Fratello." lo ammonisce Thor.
"Smettila di chiamarmi così!" l'eco delle sue parole rimbomba tra le pareti dorate della sala.
"Tu sei mio figlio, nostro figlio." commenta Frigga, ferita.
"Sei Loki Odinson." aggiunge Odino.
"E cosa ne pensano i vostri sudditi? Volete farmi credere che non sono disgustati dal figlio abbandonato di Laufey?" grida, prima di sentire la mano di Thor sulla spalla.
"Il popolo conosce il tuo tradimento, ma nulla di più."
Malgrado la situazione, Loki prova un'onda di sollievo avvolgerlo. A loro non lo ammetterà mai, ma è grato che non abbiano rivelato al mondo le sue origini di Jotun.
Mostro.
Scuote la testa, ma il pensiero è ancora lì.
"Andate." intima Odino, cupo. "Attenderai il mio giudizio, Loki."
 
 
La cella che lo attende non è quella riservata ai peggiori criminali di Asgard.
Loki la definirebbe quasi confortevole, se ciò non togliesse il fatto che quella è una prigione e che tale è destinata a rimanere. Si siede sul letto, massaggiandosi la mascella, e guarda il sole calare a ovest, attraverso la piccola finestra che gli hanno concesso di avere.
C'è un regno la fuori, un regno che sarebbe dovuto essere suo e invece non lo è.
Una guardia entra portandogli del cibo e scuote la testa. Rimane con lui finché non finisce il pasto ed esce, lasciandolo nuovamente alla sua solitudine.
Loki cerca le stelle, passando i minuti a contarle -sebbene sappia sia un'impresa impossibile- e si domanda cosa abbia pensato quel soldato fedele a... Odino.
Non suo padre, Odino.
Si ripete più volte quella considerazione nella mente, finché è soddisfatto del risultato e sicuro che non penserà più al Padre degli dei come a suo padre.
Quella notte sogna. Sogna la sua disfatta su Midgard: il mostro verde chino su di lui e l'uomo d'acciaio sorridere compiaciuto della sua sconfitta.
Quando si sveglia l'alba sta nascendo e lui è in un bagno di sudore.
Infuriato, batte i pugni sulle pareti ma l'unico risultato che ottiene è provocarsi dolore.
Privo di poteri, un comune asgardiano... No, lui è il figlio di Laufey, è più di un comune asgardiano.
Quel pensiero non gli è di alcun conforto e il tempo passa in maniera esasperante. Loki medita sulla sua vendetta, ma trova quel silenzio quasi opprimente.
Quando vede uno dei corvi di Odino volare a cerchio davanti alla finestra della sua prigione, un ghigno gli sorge spontaneo. L'uccello lo guarda con i suoi occhi scuri, emette un verso -quasi un lamento- e si allontana.
 
 
Il terzo giorno della sua incarcerazione è così esasperato che si costringe a chiedere alle guardie se gli possa essere concesso qualche libro da leggere. È certo che Frigga asseconderà i suoi capricci e la nostalgia per lei lo fa sussultare.
Vorrebbe potersi strappare dal petto quei sentimenti inopportuni per far spazio solo a rabbia e dolore, ma più tenta di scacciarli più quelli lo opprimono.
Gli manca ciò che era stato, eppure del suo passato non ricorda altro che ombre. Odia se stesso per tutte quelle debolezze, quelle contraddizioni... ma forse è proprio perché è il dio degli inganni che la sua esistenza è così... vuota.
Che assurdità!
Loki non capisce come sia potuta venirgli in mente un'idea così malsana. Impazzirà davvero se rimarrà in quella cella senza nulla da fare per un solo, altro, giorno.
Thor non è mai andato a fargli visita e si sorprende nel considerare che la cosa quasi gli dispiace. Quasi, perché non ha la forza di sopportare le melense frasi di Thor sul loro legame.
Non esiste un legame tra loro. Non è mai esistito.
Eppure, proprio mentre pensa a quello rivede lui e Thor da bambini mentre giocano in giardino.
La furia lo assale improvvisa e Loki getta a terra il vaso di fiori che Frigga ha fatto consegnare dalle guardie.
Odia quella prigionia e promette a se stesso che quando uscirà di lì tutti i suoi nemici la pagheranno cara, come ancora non lo sa, ma pareggerà i conti che ha con loro.
 
 
Freya affretta il passo e assume un'espressione vacua, di smarrimento. È a conoscenza di ciò che Frigga e suo cugino Thor vogliono informarla, ma lei deve apparire sorpresa per quella convocazione.
Ingannare è qualcosa che le riesce quasi naturale dopo tutti gli anni che ha passato alla corte di Odino.
Il pugnale preme sulla sua coscia, nascosto sotto il vestito che Frigga le ha regalato per il compleanno passato.
Saluta sbrigativamente Lady Sif, ignorando lo sguardo truce che le rivolge. Conosce perfettamente i motivi del suo astio. Sif è convinta che sia disonorevole il fatto che lei non abbia voluto entrare nell'esercito di Odino; è tradizione che i membri della famiglia reale siano tutti in grado di combattere per poter difendere il regno. La guerriera ritiene il suo atteggiamento un affronto, uno sfregio all'onore reale.
Conoscesse la verità, Freya si domanda se non la considererebbe alla stregua di Loki.
Loki...
È a causa di suo cugino se Asgard è così agitata. Odino non lo ammetterebbe, ma Freya sa che le conseguenze delle azioni di Loki hanno rivelato la profonda fragilità della famiglia reale.
Il reame è spezzato, perché c'è una parte del popolo che ha approvato il tentativo del dio degli inganni di distruggere Jotunheim. Una reazione che Freya non può condannare; per anni tra Jotunheim e Asgard è regnato un odio profondo e reciproco.
Freya è un'osservatrice. Suo padre l'ha addestrata bene anche in quello e sa riconoscere il mutamento nell'anima di una persona, le sfumature dei sentimenti.
Suo padre... cerca di pensare a lui il meno possibile, lo odia, ma una parte di lei gli è grata per gli insegnamenti che le ha impartito. Quando è morto, in modo tanto inglorioso per il guerriero che era stato in passato, non ha versato una sola lacrima.
Alcune dame di corte le rivolgono una breve riverenza e Freya si sforza di sorridere. Non vede l'ora di tornarsene nella sua casa, tra le montagne, per poter sfuggire a tutti quei falsi modi di fare che hanno a corte.
Due guardie la salutano con un cenno del capo, invitandola ad entrare negli appartamenti della regina.
"Cugina!" esclama Thor andandole incontro.
Freya ha sempre trovato l'atteggiamento del principe eccessivamente espansivo, ma mentirebbe se dicesse che i modi di Thor la infastidiscono.
"Mi dispiace averti fatto chiamare con così poco preavviso, ma..." Frigga si zittisce e le regala un rapido abbraccio. "Sono contenta che tu ora sia qui, Freya." C'è un che di nostalgico nel modo in cui pronuncia il suo nome e Freya non riesce a capirne la ragione.
"Abbiamo bisogno di te." annuncia Thor con rammarico.
"Ditemi, dunque."
 
 
Freya annuisce per tutto il tempo, mostrandosi comprensiva quando serve e fingendosi addolorata quando Thor accenna all'attacco dei Chitauri su Midgard.
Per un istante si chiede se sia diventata senza cuore, se i suoi sentimenti siano stati distrutti dall'opera di follia di suo padre...
Ma no. Lei non ha lasciato che il fratello di Odino la distruggesse. La sua mente è ancora presente, intatta, ma è fredda e gelida quasi quanto le piane di Jotunheim.
Per questo nessuno è mai stato capace di scoprire i suoi segreti, per questo conosce tante verità quasi quanto Heimdall.
"Nostro padre lo ha privato dei suoi poteri e la cella è sorvegliata notte e giorno dalle guardie."
Freya annuisce, ma fatica a capire. Già sapeva del destino di Loki, ma proprio non comprende come quella faccenda abbia a che fare con lei. Cosa si aspettano Thor e Frigga da lei?
"Qualcuno deve fargli tornare il senno." asserisce il principe con lo sguardo cupo. "Con noi, con la sua famiglia, Loki si rifiuta di parlare. Non vuole desistere dai suoi folli obiettivi." tuona Thor, dando un pugno al tavolino.
Frigga sobbalza, lei si limita a sbattere più volte le palpebre.
"Mio figlio è confuso, ha bisogno di una guida." prosegue la regina.
Oh, ora le è chiaro ciò che si aspettano da lei. Non le occorre sentire il resto delle loro parole per sapere che si aspettino che sia lei la guida che occorre a Loki.
Freya realizza all'improvviso che si è fatto silenzio ed attendono una sua risposta.
"Mia regina..." obietta, perché non può lasciare che la credano indifferente a quell'ordine. "Io, davvero, io non... Il principe Loki non ascolterà le mie parole e..."
Frigga la interrompe con un alzata della mano. "Ricordo... Una volta c'era un legame fra di voi. I primi tempi che eri a palazzo non facevi altro che seguirlo ovunque andasse." Sorride e Freya non può spiegarle che il reale motivo per cui si intratteneva con Loki era osservarlo utilizzare il Seiðr per capire fino a dove arrivasse l'abilità del principe.
 
 
Freya è annoiata da quello spettacolo di muscoli sfoggiato da Thor e Sif. Si dondola sull'erba con le gambe avvolte dalle braccia e osserva l'ennesimo tentativo del principe di colpire l'asgardiana alle gambe.
È già trascorso un mese dal suo arrivo a palazzo e il tempo scorre in modo eccessivamente lento per i suoi gusti. Loki, al suo fianco, con un libro appoggiato alle ginocchia deve pensarla come lei perché all'improvviso si volta e le rivolge un sorriso cospiratore.
"Vuoi vedere una cosa, Freya?" le domanda entusiasta.
Lei annuisce e la mano di Loki afferra la sua, conducendola sicura tra le alte siepi del labirinto dei giardini reali. In poco tempo raggiungono il cuore di quel nascondiglio improvvisato e Loki si china sul terreno per afferrare una manciata di pietre.
Freya è perplessa. "Cosa vuoi fare?" gli domanda curiosa.
"Shh, osserva." la riprende Loki senza smettere di sorridere. Il braccio del principe si leva in alto e il pugno che racchiude i sassi si apre, ma non sono pietre quelle che si librano nel cielo, sono farfalle.
 
 
"È passato molto tempo, mia regina." replica Freya, cercando di riprendere il controllo. "Il principe Loki non-"
Questa volta è un'altra voce ad interromperla. "Le nostre speranze sono riposte in te. Per salvare Loki da se stesso ci occorre il tuo aiuto." commenta Odino, comparso all'improvviso alle sue spalle. "Senza i suoi poteri è debole, indifeso. Non potrebbe nuocerti in alcun modo, Freya, ma non credo che tenterebbe di ferirti."
Non con le armi forse, ma Freya sa bene che il potere del dio degli inganni sta nelle parole. Privato del Seiðr, quella è l'unica forza d'attacco rimasta a Loki.
L'idea che suo cugino sia stato privato della magia la turba più di quanto vuole ammettere. Il Seiðr fa parte di lei quanto di Loki, qualcosa che nemmeno il Padre degli dei ha il diritto di togliere a suo piacimento.
Odino ha spezzato un figlio, prendendo quella scelta pur sapendo cosa avrebbe significato per Loki.
Freya non ha mai dimenticato suo padre. Non ha mai scordato le sue parole cariche di disprezzo ogni volta che la guardava e vedeva una femmina, anziché un giovane uomo.
 
 
"Più forte, Freya. Più forte!" grida Víli, prima di schiaffeggiarla sul volto. "Impara ad essere forte, figlia, perché i tuoi avversari non perdoneranno le tue debolezze!" esclama.
Freya ansima, le mani che tremano e una rabbia cocente che le nasce nel petto. "Padre, io..."
Ha sbagliato, lo sa. Non avrebbe dovuto chiamarlo con quel tono lamentoso, quasi supplichevole.
Il calcio di Víli alle costole la fa cadere in avanti e un altro colpo la mette bocconi, con la testa appoggiata al pavimento. Non ha idea di quanto tempo sia rimasta in quella posizione a subire in silenzio, ma quando si alza, barcollando, ha solo voglia di afferrare quell'uomo e ucciderlo.
 
 
Loki nota che quel giorno c'è uno strano via vai di guardie e un fastidioso brusio di sottofondo che lo infastidisce. Chiude il libro che stava leggendo e fissa pensieroso la copertina per qualche secondo.
Se continua di quel passo svuoterà la biblioteca di Asgard e non gli rimarrà nient'altro da fare per trascorrere il tempo in prigione.
Alza svogliatamente lo sguardo verso la finestra, mentre alle sue spalle sente la porta della cella aprirsi. Non si volta, immagina sia la solita guardia che gli porta la sua reazione di cibo.
"Loki."
Lui si irrigidisce per un istante nel sentire pronunciare il suo nome con tanta confidenza e finalmente si gira.
Freya è più o meno come se la ricorda; capelli biondi, espressivi occhi grigi, labbra rosate e un incarnato pallido. Con il tempo è arrivato a superarla in altezza, ma è innegabile il fatto che Freya possegga un corpo da guerriera. Ricorda come fosse ieri le risate di scherno di Thor quando lo prendeva in giro della sua altezza con la cugina. Tuttavia, prima come ora, è certo che se volesse potrebbe prendere la vita di Freya con estrema facilità.
"Padre Tutto deve sentire davvero il peso dei suo anni se manda te a parlarmi, cugina." Loki pronuncia bene l'ultima parola, quasi potesse trasformarla in un insulto.
Freya regge in mano un vassoio pieno di pietanze che appoggia sul tavolo ingombro di libri con apparente noncuranza.
"Mi dispiace." commenta lei con un sospiro. "Immagino che nessuno di noi vorrebbe trovarsi qui in questo momento."
Loki la fissa perplesso. Di tutte le cose che aveva immaginato lei gli rispondesse, quella non era prevista. E lui detesta non essere il conduttore dei giochi.
"La tua famiglia ti manda i suoi saluti." la sente aggiungere.
"Non provi paura per essere rimasta sola nella tana del mostro, cugina?" sogghigna Loki, mostrandole un'espressione feroce.
"Conosci il mio nome, cugino." replica lei, pungente.
Loki serra la mascella. È la prima volta che qualcuno replica tanto sfacciatamente alle sue parole e per un attimo non può che apprezzare l'atteggiamento insolente di Freya.
La osserva: il portamento fiero, l'espressione assorta, lo sguardo acuto...
Si chiede come non ha potuto notare prima quei particolari che ora gli sembrano tanto interessanti. Se gioca bene le sue carte Freya potrebbe diventare un'ottima pedina nel suo piano di fuga.
"Vattene. Non ho intenzione di parlarti."
"Non c'è bisogno che parliamo di nulla." obietta Freya. "Resterò qui. Devo fare delle ricerche." gli mostra i libri che ha portato con sé e Loki la fulmina con lo sguardo.
 
 
Freya si sistema in un angolo, le gambe incrociate e il duro pavimento sotto di sé. Non le da alcun fastidio il freddo che le avvolge le gambe mentre pagina dopo pagina cerca notizie sulla collana dei nani che mai si è tolta dal giorno in cui la sua famiglia è morta.
Vorrebbe sapere di più su quell'oggetto, sui nani che hanno attaccato Víli, ma tutti gli sforzi che ha compiuto in quegli anni non sono valsi a nulla. Nemmeno recarsi su Svartálfaheim è servito a risolvere il mistero.
"Tu... tu, dovresti odiarmi." interviene Loki all'improvviso.
Freya si lascia sfuggire un sorriso compiaciuto. Immaginava che prima o poi Loki avrebbe parlato. Conosce abbastanza bene il dio degli inganni da sapere che non può resistere alla curiosità che il loro incontro deve avergli suscitato.
"Perché dovrei? A me non hai fatto nulla." gli risponde pacata.
Non gli dice qual è il vero motivo, sebbene anche quella sia una motivazione esatta. Nulla di quello che Loki potrebbe fare o dire riuscirebbe a mutare quella sentenza.
 
 
"Devo ricredermi, figlia, dopotutto non sei la delusione che pensavo."
Figlia...
Lui la chiama sempre così. Non Freya, figlia. Come se lei gli appartenesse, come se lei non fosse altro che una pedina nelle mani di un giocatore.
Ma lei non è quello che crede suo padre.
"Vi ringrazio, padre."
Non ha la forza di guardare il terreno, lì dove la creatura giace su un fianco, immobile e fredda. Il sangue che macchia i suoi vestiti non è rosso, ma nero e vischioso.
Freya trattiene a stento le lacrime. La paura che Víli possa accorgersi di come le mani le tremino la terrorizza. Sulla schiena porta ancora i segni dell'ultima volta che ha tentato di disobbedirgli.
Sua madre, Skaði[1], la osserva a pochi passi di distanza, immobile e distante quasi quanto la creatura a cui ha tolto la vita. È grazie a lei e all'uso del suo Seiðr se Heimdall non potrà mai venire a conoscenza di ciò che accade nella loro famiglia.
Detesta quella situazione, ma le occorrerebbe un miracolo per cambiare il corso del suo destino.
 
 
"Menti." la accusa Loki, tagliente.
Eppure nell'istante stesso in cui espone quel giudizio, qualcosa lo fa vacillare. Lo sguardo di Freya è troppo limpido, troppo luminoso e in qualche modo lo ferisce. Lo feriscono quegli occhi, grigi come le montagne rocciose in cui lei è nata, privi di ombre.
No. Loki osserva meglio. Ci sono ombre, segreti, in quegli occhi. Si domanda perché prima di quel momento non ha mai prestato molta attenzione a Freya.
Oh, lo sa il perché, naturalmente.
Thor.
Era troppo impegnato nel studiare le mosse del figlio di Odino per preoccuparsi di altri.
"Forse." gli risponde lei, enigmatica.
 
 
"Dovresti smetterla di preoccuparti per lui."
La voce di Sif è dura, tagliente come le lame che lei porta sempre con sé.
Thor non riesce a guardarla in faccia. Non riuscirebbe a sopportare l'espressione che la guerriera gli rivolge ogni volta che Loki viene menzionato.
In questo momento vorrebbe solo dimenticare tutto quello che è successo e stringere Jane tra le braccia. Ma la sua mortale è su Midgard e il Bifrost è andato perduto.
Forse potrebbe chiedere a Loki, è certo che lui potrebbe conoscere altri modi per viaggiare tra i mondi...
Thor si irrigidisce e Sif lo guarda, inclinando la testa sulla spalla.
Non può chiedere nulla a Loki. Suo fratello non vuole rivolgergli la parola e se anche lo facesse, Thor dubita che sarebbe disposto ad aiutarlo.
E poi... ha già abbastanza problemi senza doverci aggiungere la nostalgia che prova per Jane.
"Non è qualcosa che possa smettere di provare da un giorno all'altro." le fa notare, più bruscamente di quanto vorrebbe.
"Thor, Loki è un traditore."
Lui stringe le mani a pugni e le volta le spalle. A volte crede che Sif lo faccia di proposito, irritarlo a quel modo.
"Devo andare a parlare con Heimdall." conclude, congedandola.
 
 
"Ricordi le farfalle, Loki?" gli domanda Freya, alzandosi in piedi.
Loki non mostra alcuna emozione nel risponderle. Non ha bisogno di chiedere spiegazioni per sapere che le farfalle di cui parla sono quelle che lui le aveva mostrato da ragazzo.
"Conosci le loro caratteristiche?" prosegue sua cugina.
Lui inarca un sopracciglio, pensieroso e preso alla sprovvista da quella richiesta. Ci pensa, ma stranamente la sua mente non sa rispondere a quel quesito.
La cosa lo infastidisce, perché non sopporta il modo supponente con cui lei lo guarda.
"Tu sei come una farfalla." gli dice malinconica.
E lo lascia così, di nuovo solo e più irritato di quando Thor gli ha infilato al volto quella dannatissima museruola.
 
 
Loki si aspettava qualche parola di entusiasmo, forse un applauso, ma sua cugina lo fissa seria e attenta. Per un attimo si domanda se lei abbia intenzione di rivelare quel segreto ai suoi genitori e la cosa gli fa gelare il sangue nelle vene.
Simila un colpo di tosse, mentre osserva le sue farfalle volare oltre la siepe del labirinto. Freya non ha ancora detto nulla e ora lui si sente a disagio. Non credeva di poter provare un'emozione simile di fronte ad altri che non fossero Odino o Heimdall.
Snervante.
"Allora?" domanda sprezzante. "Cosa ne pensi?" si sente in dovere di specificare. Non crede che Freya sia stupida -di certo non può raggiunge il livello di Sif, in merito- e quell'attesa lo sta logorando.
"Erano molto belle." gli dice, semplicemente. "Puoi rifarlo?"
E allora Loki sogghigna, mentre alza lo sguardo verso Freya.
Ormai lo sa. Lei non dirà nulla ai suoi genitori e lui si sente stranamente fiero per aver trovato un'alleata con cui condividere quel segreto.
Afferra una nuova manciata di sassi e altre farfalle svolazzano intorno a loro.
"Certo." le risponde con orgoglio.
 
 
Freya si allontana tra le ombre di Vàlaskjàlf[2], negli oscuri passaggi del palazzo che nella memoria di molti sono andati perduti, vie smarrite che in passato sono state utilizzate come tunnel di fuga in caso di guerra.
Conosce quei luoghi abbandonati con la perizia posseduta da una spia o una ladra. Cammina senza prestare attenzione, la mente catturata da ricordi incancellabili.
 
 
"Tu sei come queste farfalle, figlia." le aveva detto un giorno suo padre.
Era un pomeriggio tranquillo e stranamente Víli non aveva avuto nulla di cui lamentarsi. Freya si era costretta ad ascoltare quelle parole, che grondavano veleno più acido di quello stillato dal leggendario Jormungand[3].
"Ora sei solo una piccola larva, un bruco. Ma un giorno ti trasformerai e come queste farfalle che si librano inconsapevoli tra i prati diventerai un'arma perfetta. Tu sarai lo strumento che mi permetterà di avere Asgard tra le mie mani."
 
 
 

 
Capitolo betato da: Jales

 
 

[1] Skaði: anche nel mito è la madre di Freya, ma il suo sposo non è però Víli.
[2] Vàlaskjàlf: è il palazzo reale dove si trova il trono di Odino.
[3] Jormungand: gigantesco serpente che secondo la leggenda fu generato da Loki, unitosi alla gigantessa Angrboða.



 
Note: Eccoci al primo capitolo! Spero vi sia piaciuto^^
Già dal prossimo capitolo le vicende di questi poveri personaggi (sì, li maltratterò molto LOL) entreranno nel vivo. Cosa ne pensate di Freya, per il momento?
Grazie a chi ha aggiunto tra preferiti, ricordate, seguite la ff! Sono onorata <3
Se ve lo state chiedendo: è un periodo in cui mi sto decisamente Lokizzando LOL Sto passando al lato oscuro v.v Prima ero fissata con Thor, ora solo con Loki xD Comunque anche il bel biondone avrà la sua fetta di storia, non temete!
Aggiornamento: salvo imprevisti il prossimo giovedì :P


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Capitolo 3
*** Segreti e verità ***


Capitolo 2: Segreti e verità
 
 
 
È notte e Freya vaga tra le vie della città dorata. L'apparenza è il male di Asgard perché sotto tutto quel brillare c'è un popolo sofferente e una civiltà sull'orlo della rovina.
Loki deve aver imparato quella lezione da tempo, non per nulla è diventato il dio degli inganni.
Freya non vuole pensare a lui più del dovuto. Non vuole ricordare gli occhi sofferenti di Thor o le lacrime di Frigga. Non ha idea della punizione che Odino potrebbe infliggere a Loki, ma vuole cercare di rimandare l'inevitabile.
Aveva stretto un patto con se stessa, una volta, e le parole di quel giorno lontano le rimbombano nel cervello come se la sua bocca le stesse dicendo in quel momento.
"Non li tradirò. Devo proteggerli. Combatterò per loro."
Non era stata lei però a rivelarsi una traditrice. Come era stato possibile che un fratello tradisse un altro fratello?
Il dolore è lì, sepolto dai ricordi di un passato remoto, di quando tre ragazzini correvano nei giardini di Odino.
Non è forse per onorare quella promessa se sta dando la caccia a coloro che cospirano contro Odino? Freya si nasconde all'angolo di una via e sporge di poco la testa per afferrare meglio il discorso pronunciato dai due asgardiani con il volto mascherato.
"...questa sera... sì, alla vecchia arena dei combattimenti."
"..terrà un discorso?"
"Sì, ci racconterà del figlio del Padre degli dei."
Thor?
Freya si appiattisce contro il nascondiglio improvvisato e per un attimo lascia che l'euforia per quella scoperta abbia il sopravvento sul resto. È più di un mese che tenta di dare la caccia a quel gruppo di rivoltosi che minacciano la stabilità del regno. Deve agire con prudenza se vuole riuscire a rintracciare il leader di quella rivolta e fare in modo che le guardie di Odino lo rinchiudano in prigione.
Un tuono squarcia il silenzio della notte; la rabbia di Thor è così palpabile che Freya si chiede cosa sia accaduto.
 
 
Loki arriccia appena le labbra, mentre osserva la pioggia mescolarsi ai fulmini chiamati dal figlio di Odino. Trova estremamente appagante sapere che suo fratello è turbato, o meglio ancora infuriato.
Qualunque sia il motivo, il problema quella volta non è lui e Loki si interroga sulla possibile causa. Un nemico?
Sistema una ciocca ribelle dietro l'orecchio e si volta, mostrando a Sif un sorriso di circostanza. L'ha sentita borbottare prima di arrivare alla sua cella ed è grato di non essersi lasciato prendere alla sprovvista.
"Lady Sif... quale onore." la deride.
"Loki." la guerriera gli rivolge uno sguardo di accusa. "Odino è stato magnanimo nel concederti questa... prigione." fa una smorfia, esaminando l'ambiente.
"Generoso, sì." commenta lui a labbra serrate. "Potrei quasi commuovermi. Cosa vuoi, Sif?"
La presenza della guerriera lì non gli è gradita. Non c'è mai stato nulla che lo legasse a lei e l'ha sempre mal sopportata. Loki trova quella mente debole, incapace di pensare a nulla che non sia Thor o il combattimento.
Sif non è mai stata e mai potrà essere qualcuno capace di attirare il suo interesse.
"Puoi ingannare Thor, Loki, e forse Odino, ma non me. Stai escogitando qualche piano, qui dentro..." Sif muove un cenno in direzione della sua prigione. "Lady Freya è molto amata da tua madre, mi è oscuro il motivo per cui Frigga desidera che lei trascorra del tempo con te."
"Forse le piaccio?" la interrompe Loki con un ghigno compiaciuto.
Il dio degli inganni trova quella conversazione tanto inutile quanto patetica, ma può permettersi di perdere qualche minuto ad ascoltare il cucciolo scodinzolante di Thor.
Per un istante si domanda chi, tra la midgariana e Sif, possa essere la femmina più esasperante. Non invidia per nulla l'evidente incapacità di Thor di trovarsi una donna.
"Come osi!" la voce di Sif è stridula. "Insinuare una simile idea è follia!" sibila, come se fosse lei ad essere il soggetto di quelle battute.
"Credevo che Freya non ti piacesse, Sif. Ricordo che la ignoravi ogni volta che ti era possibile." dice mellifluo.
Sif ha il volto contratto in una smorfia di rabbia a stento trattenuta.
Loki non è per nulla impressionato. Una volta, forse, avrebbe prestato attenzione alla rabbia della guerriera, ma molte delle sue prospettive sono cambiate dopo l'incontro con Thanos.
Il pugno che gli tira alla guancia arriva fulmineo e Loki lo incassa senza farsi sfuggire alcun lamento. Dopotutto, rimane il dio degli inganni e non ha intenzione di dare a Sif alcuna soddisfazione.
"Da quanto, desideravi farlo?" Loki parla lentamente, per essere certo che le sue parole vengono comprese fino in fondo. "Da quando ti ho tagliato i capelli? O, forse, ancora prima? Non sono il solo che dissimula i propri sentimenti..."
Il volto di Sif impallidisce e lui tira indietro la testa e ride.
Ride con tanto gusto che lui stesso ne rimane sorpreso.
Credevi che non conoscessi il tuo affetto per Thor?
"Thor può essere uno stupido, ma perfino un bambino si renderebbe conto di quello che provi per lui. Ma sei arrivata tardi, Sif. Ora il suo cuore appartiene ad una fragile mortale di Midgard. Scommetto che nei tuoi sogni le torci il collo con-"
"Basta!"
Loki la guarda soddisfatto e incrocia le braccia al petto. "Immagino che tu non sia venuta qui per parlarmi dei tuoi sospetti." le concede.
"Qualcuno ambisce alla tua morte. Il Padre degli dei ti chiede di essere... cauto" ringhia Sif, guardandosi alle spalle.
Thanos?
Loki si irrigidisce, guardando con altri occhi i fulmini che scuotono il cielo.
Mi ha trovato?
Sif deve essersi accorta della sua incertezza e sorride come se Odino lo avesse appena condannato a morte. "Devono essere parecchi coloro che desiderano la tua testa." gli fa notare la guerriera, guardandosi distrattamente le unghie.
Loki lascia andare il respiro che ha trattenuto fino a quel momento. "Vedo che sono molti... i traditori nella casa di Odino."
 
 
Mjolnir sembra vibrare di vita propria nelle sue mani.
Thor schiude appena le labbra e lascia che il fulmine cada a terra. Ignora di proposito le parole con cui Heimdall lo sprona alla prudenza.
Ormai è tardi.
"Principe Thor!" tuona la voce del Guardiano.
"Non permetterò a nessuno di minacciare la vita di mio fratello!" replica furioso.
No, nessuno poteva separarlo nuovamente da Loki ora che lo aveva ritrovato.
Heimdall era stato chiaro poco prima quando lo aveva informato sull'oscura minaccia che si stava avvicinando ad Asgard.
"La mia vista è offuscata, principe. Un dominatore del Seiðr, abile e astuto, blocca le mie capacità. Non c'è comunque ragione di credere che il pericolo sia vicino."
"Mio padre è informato di ciò..." considera amaramente. "...E non mi ha detto nulla?" si sente ferito, escluso da una questione che lo riguarda in prima persona. Loki può essere un traditore, ma è suo fratello e Thor non ha mai trovato il coraggio di abbandonarlo, nemmeno di fronte alla morte di Phil Coulson.
"Il Padre degli dei ha molte preoccupazioni. La dea Hela è in fermento, gli Jotun si uccidono tra loro ora che Laufey è morto, i nani di Svartálfaheim sono in guerra con gli elfi, i loro vicini, e a tutto ciò va aggiunto il tradimento di Loki."
"Hela ha avuto il suo compenso per avermi permesso di manifestarmi su Midgard.[1]" obietta, fissando le nubi diradarsi nel cielo.
Heimdall lo guarda e per un attimo Thor ha l'impressione di scorgere i mondi che a lui sono preclusi in quegli occhi ambrati.
Poi la postura del guardiano si irrigidisce, la mano si sposta sull'elsa della spada e la testa si china di lato quasi stesse ascoltando i sussurri portati dal vento.
"Ci sono disordini in città." lo informa Heimdall.
"Di nuovo?" Thor sposta lo sguardo sugli edifici dorati, facendo vagare a lungo lo sguardo. "Si stanno facendo più audaci."
"E più numerosi." lo avverte il guardiano.
"Chi guida queste rivolte ai danni di mio padre?" Thor stringe il martello e si chiede come sia possibile che il tradimento di Loki abbia mostrato il lato oscuro di Asgard.
"Andate." lo sprona Heimdall. "Alla vecchia arena."
 
 
L'arena è grande, enorme. Blocchi di pietra creano un anello circolare su più livelli e al centro una distesa di sabbia bianca, dove in un tempo remoto i migliori guerrieri di Asgard si sono sfidati a duello.
Freya si cala il cappuccio sul viso e cammina lentamente, mescolandosi alla folla che è giunta lì per ascoltare il discorso di un traditore del regno.
Finalmente potrà scoprire chi si cela dietro i disordini cittadini e consegnare quel nemico alla giustizia di Odino.
Riconosce i volti di alcuni asgardiani, servitori e ancelle di Vàlaskjàlf, e si chiede se la loro sia curiosità o desiderio di cambiamento, di ribellione.
Sotto il mantello le dita stringono il gelido acciaio di un pugnale.
"... sta arrivando..."
"... il maestro..."
"Lo avete visto?"
Freya presta poca attenzione ai pettegolezzi di quel pubblico. Si sposta rapida da un punto all'altro dell'arena, sgattaiolando non vista nell'ombra. Percepisce il Seiðr scorrere attorno a sé, ma ci sono troppe persone e localizzare la fonte d'origine di tutta quella magia è un problema.
Il bagliore delle torce non è sufficiente per mostrarle il punto in cui potrebbe comparire il leader della rivolta e l'idea di fallire la turba.
Lo avverte prima che i suoi occhi lo vedano.
C'è un uomo al centro dell'arena, più in basso del punto in cui lei si trova. Se ne sta dritto e fiero, ma il suo volto è coperto da una maschera con i simboli di Jormungand in piena vista. Indossa un'armatura nera e il mantello verde è sospinto in alto dal vento. Emana un Seiðr così intenso che lei si domanda se la sua sia stupidità o coraggio. Freya è certa che Heimdall non ci impiegherà molto per individuarlo.
Lo sconosciuto agita pigramente in aria la mano, china il capo sul collo e cinque guerrieri gli si stringono attorno, proteggendolo da eventuali nemici.
La folla è un unico grido: "Aster! Aster..."
"Benvenuti, cercatori della verità. Tutti noi, viviamo nella menzogna che il Padre degli Dei..."
Freya scivola verso il basso, tra i sussurri concitati della gente. Nessuno le presta particolare attenzione e lei si porta al limitare dell'arena, fermandosi un istante per ascoltare. Appoggia le mani sulla balaustra, salta ed atterra sulla superficie sabbiosa.
"Asgard è debole, i suoi nemici in continuo aumento. Mondi lontani, sconosciuti, si alleano contro di noi... per annientarci!" dice Aster, emettendo quasi un sibilo dalla maschera. "E cosa fa il Padre degli dei? Egli è debole, un vecchio il cui giudizio è ottenebrato dall'affetto per i figli."
Freya allunga la mano dietro la schiena e afferra il familiare pugnale da lancio.
"Il principe Thor ha quasi innescato una guerra con Jotunheim, Loki ha decimato la razza dei giganti di ghiaccio ed è venuto meno ai principi di Asgard. La sua follia ci ha messo tutti in pericolo!"
La gente tace, ma alcuni dei presenti fanno dei segni affermativi con il capo, segno che condividono quei pensieri.
"Tutti voi sapete cosa è avvenuto su Midgard. I Chitauri sono una minaccia reale, un nemico che presto reclamerà la propria vendetta." Le parole escono roche dalla maschera di Aster, inghiottite dalla curiosità dei presenti.
Freya saggia la presa del pugnale, trovando conforto dal freddo del metallo. Serra la mascella e si concentra sulla figura mascherata.
"Dovremo essere pronti per l'arrivo di quel momento!" la voce è profonda, incantata con il Seiðr per apparire più ipnotica.
Freya vede l'effetto della magia riflesso negli sguardi vacui e distanti del pubblico.
I cinque guerrieri di Aster, che hanno i volti coperti dalle visiere degli elmi, portano le mani alle armi e sfoderano contemporaneamente le loro spade, alzandole al cielo.
"Ma se siete giunti fin qui, è per conoscere la verità sul figlio di Odino. Ebbene la avrete! Le mie labbra non pronunceranno alcuna menzogna."
Freya scatta. Balza in avanti, nascondendosi dietro una colonna spezzata, desiderosa di scoprire chi è colui che parla di verità quando è egli stesso il primo a portare una maschera.
Si ferma, prende fiato e per un istante ha l'impressione di scorgere i visi dei Tre guerrieri e di Sif tra il pubblico di asgardiani.
"Il Padre degli Dei discute di giustizia tra le mura del suo palazzo, ma non è giustizia ciò che ha elargito al dio degli inganni. Il sentimento per Loki offusca il giudizio del Padre degli dei, l'amore per Thor lo rende incapace di vedere l'inesperienza del principe. Per il crimine commesso, Loki non sarebbe dovuto essere giustiziato di ritorno ad Asgard? Non è forse questa la fine che sarebbe toccata a qualsiasi altro asgardiano?"
Freya preferisce non guardare, mentre la folla esplode in un boato di acclamazione.
Non è così semplice!
Vorrebbe urlare a tutti quel pensiero, tentare di difendere Loki, ma è... complicato. Non vuole giustificare le azioni del dio degli inganni, ma è certa che prima di condannare Loki occorrerebbe sentire i fatti raccontati dalle sue labbra, fossero anche menzogne o follie di un pazzo.
E poi... Thor le aveva detto che la mente di Loki era stata manovrata da qualcun altro: Thanos, un nemico pericoloso e sconosciuto.
"E cosa dire di Thor? La sua mente è giovane, inesperta, fragile. Si lascia condizionare dalle esigenze di Midgard, dimenticandosi che è Asgard la sua casa. Vive di gloria riflessa; uno specchio che mostra i limiti di Odino."
Freya scuote la testa e alza lo sguardo al cielo notturno. La pioggia ricomincia a cadere, lenta e gelida.
"Ribelliamoci, compagni! Facciamo sentire le nostri voci al Padre degli dei. Noi siamo Asgard! Non Thor, non Odino, noi!"
L'applauso e i fischi interrompono il discorso di Aster e Freya immagina la smorfia di soddisfazione che deve esserci su quel volto, dietro la maschera.
Freya fa un respiro profondo e sonda la potenza del Seiðr avversario. È una magia strana, quella che avvolge Aster. Densa e insidiosa, come se non solo la maschera che porta al volto nascondesse qualcosa.
"Osservate..." comunica Aster, creando davanti a lui un immaginario cerchio nell'aria. Quando il giro è compiuto una barriera di fiamme nere separa lui e i suoi cinque seguaci dal resto degli asgardiani riuniti nell'arena.
Freya non muove un muscolo, ma non avverte alcun calore provenire da quelle fiamme -nere come le piume di Huginn e Muninn[2].
Sussurri di stupore si diffondo tra gli spettatori e il serpente sulla maschera di Aster sembra muoversi, quasi animato di vita propria.
"Gli Æsir[3] temono i dominatori del Seiðr. Hanno paura..." Aster si gira, mentre le fiamme scompaiono poco alla volta. "La conoscenza della magia è insegnata a pochi eletti, servi di Odino. Una forza troppo potente perché secondo il Padre degli dei possa rimanere a disposizione di chiunque. È grazie a questa ristretta cerchia di privilegiati se gli Æsir controllano Asgard." Nel dirlo sfodera la sua lama; un metallo scarlatto che come elsa possiede due serpi attorcigliate.
Freya sa di non dover esitare, eppure la sua mente è restia ad attaccare quel nemico del regno. Si trova in una posizione sicura, privilegiata, protetta dai resti di alcune colonne spezzate. Se agisse con l'ausilio della sola forza fisica potrebbe rischiare di essere catturata, se facesse ricorso al Seiðr, Heimdall potrebbe scoprirla e Odino condurla davanti al giudizio dei Dodici[4].
Non ha mai visto nessuno esercitare il Seiðr su così tante persone; lo credeva impossibile.
"Ma, ora..." prosegue Aster, muovendosi verso le gradinate. "Questo privilegio non sarà più negato a nessuno. Seguitemi e io mostrerò a voi tutti i segreti della magia... Seguitemi e Asgard-"
Il fragore dei fulmini copre le parole di Aster. Freya alza lo sguardo e i suoi occhi seguono la figura di Thor al centro della tempesta.
"Thor Odinson!" grida e sussurra la folla, portandosi le mani al volto.
"Fermatelo!" sibila Aster, mentre il panico scende nell'arena.
 
 
Per Freya il tempo dell'esitazione è finito. Alza il pugnale, lo afferra al volo, calcola la forza necessaria per centrare il nemico e lo lancia.
Ha pagato quell'oggetto una fortuna. Proviene dalle fucine dei nani e il metallo di cui è fatto è stato pensato per perforare le difese nemiche.
L'arma prosegue dritta fino al bersaglio, perforando la corazza e affondando nella carne.
Aster barcolla un solo istante, abbassa lo sguardo sul petto -lì dove la macchia scarlatta si sta diffondendo- e Freya ha quasi l'impressione che lui non sia sorpreso. I suoi cinque compagni si schierano attorno al loro leader e Aster si strappa con violenza il pugnale, stritolandolo nella sua mano come un comune pezzo di carta.
"Coraggiosa... o stupida." commenta il ribelle, voltandosi lentamente.
"Leale." replica Freya, indietreggiando per evitare di essere circondata e coprendosi meglio il volto.
"Una guerriera. Ma non una valchiria." La voce di Aster è roca, come se qualcuno avesse tentato di strangolarlo e non ci fosse riuscito. "Devi essere Lady Sif." commenta.
Freya non rimane impressionata, ma si stupisce che lui non abbia ancora fatto ricorso al Seiðr. "Lady Sif ha i capelli neri." replica. Stupidamente le torna in mente l'episodio che ha reso la chioma di Sif una bizzarra anomalia tra gli asgardiani. Ricorda che Loki aveva passato tre settimane su Svartálfaheim per convincere i nani a fabbricare una nuova chioma per Sif.
La gente riunita all'arena si sta riversando nel cerchio di sabbia, correndo impazzita in ogni direzione pur di sfuggire alla furia di Thor e alle guardie di Odino.
"Dunque ho ragione. La tua è stupidità, ragazza." dice Aster, facendo segno ai suoi uomini di attaccarla.
"La tua, invece, è quella di sfidare il Padre Tutto." La notte è illuminata di lampi azzurri e viola.
Freya piega il ginocchio, si lascia scivolare sul fango, ruota il busto e con un calcio colpisce alle gambe due dei suoi aggressori, facendoli cadere.
Sfodera un nuovo pugnale, ma qualcuno della folla la urta alla spalla e la lama scivola sul terreno dell'arena.
Da qualche parte la voce di Thor intima a tutti i presenti di arrendersi e di consegnarsi alla giustizia di Odino.
"Andiamocene." afferma Aster, scoccandole un'occhiata glaciale da oltre la maschera.
Freya sobbalza e la mano corre alla gola. La sensazione che avverte è quella di una forza gelida che sta tentando di soffocarla.
Cade a terra, la mente che cerca una via di fuga. Si è lasciata prendere alla sprovvista e ora ne paga le conseguenze.
"Fermi! Fermatevi!" riconosce la voce di Volstagg e per la prima volta teme quello che potrebbe accadere se Thor o uno qualsiasi dei tre guerrieri la trovasse lì, vestita da guerriera e in quello stato pietoso.
Freya trema, di paura e di rabbia, mentre avverte la magia crescere come una marea dentro di sé. Il Seiðr di Aster è potente, oscuro e pericoloso, ma la presa su di lei si sta facendo più debole.
Le dita sfiorano la sabbia bagnata e tracciano sul terreno una runa del comando.[5] Userebbe la voce in circostanze normali, anziché affidarsi al tracciamento delle rune, ma la gola brucia come se avesse ingoiato fuoco liquido e non può permettersi di perdere altro tempo.
Bastano pochi secondi e la terra attorno trema, creando solchi e innalzando dossi frastagliati che rallentano la strada ai tre guerrieri.
Freya si alza, ansima e si guarda attorno, poi parte all'inseguimento di Aster.
Il terreno dell'arena è diventato accidentato anche per lei, ma riesce a mantenere un contatto diretto con i suoi obiettivi. Si sposta da un asgardiano all'altro mentre Sif, alle sue spalle, recupera la distanza che le dividono minacciando di intralciarla. Non ha mai avuto occasione di combattere con Sif, nemmeno durante le sue ronde notturne, ma non la teme. Basterebbe una sola parola e il Seiðr potrebbe facilmente avere il sopravvento sulla guerriera.
Vede Aster salire i gradini e il suo primo istinto è quello di invocare la magia per spazzarlo via con una raffica di vento.
Ma non può fare nulla. Mentre Freya appoggia il primo piede sui gradoni di pietra, Thor cade dal cielo -come la stella da cui è stato forgiato Mjolnir.
Freya si immobilizza e le sue labbra si schiudono in un gesto d'impazienza.
Vede Aster scomparire insieme ai suoi cinque fedeli seguaci e Thor voltarsi nella sua direzione, fissandola con uno sguardo glaciale che a Freya per un'istante ricorda quello ferito di Loki il giorno in cui...
 
 
Freya non dovrebbe trovarsi lì, ma il suo compito è quello di osservare, osservare sempre, e quello che Odino sta dicendo a Loki è quanto di più sorprendente si sarebbe mai immaginata dal Padre degli dei.
La sala delle reliquie è silenziosa, se non per quelle parole rivelatorie che rimbombano come un'eco, riempiendola come mai quel luogo è stato.
"...il figlio di Laufey.[6] " continua il padre degli dei.
Freya sussulta e guarda in direzione del cugino, ben nascosta dietro muri di pietra e ferro. Il Distruttore non è in vista, ma tiene sempre sotto sorveglianza le sbarre che lo imprigionano.
"Il figlio di... Laufey." ripete Loki. Freya può solo provare ad immaginare come deve sentirsi il secondo erede al trono.
Loki è disperato. Freya lo capisce dalle sua parole, dalla disperazione e dall'incredulità che quella rivelazione ha portato. Anche lei è sorpresa, sbigottita, e si appoggia al muro, torturando con le mani la collana che porta sotto la veste. Segue il discorso tra i due, quasi fosse lei stessa la persona ferita dal comportamento di Odino.
Ha sperimentato sulla sua pelle il tradimento di un padre e di una madre; quelle parole sono una fiamma che riaccende il fuoco di rabbia che lei ha sepolto nel suo cuore.
"...Pensavo che avremmo potuto unire i nostri regni, un giorno. Costituire un'alleanza, creare una pace durevole... attraverso te." le parole di Odino, ora, devono apparire ridicole perfino a lui. C'è esitazione nella sua voce, il desiderio di chi preferirebbe combattere una nuova guerra anziché rivelare quel segreto.
"Cosa?" La domanda di Loki sembra quasi una supplica.
Freya strige i pugni, silenziosa.
"Ma quei piani non hanno più importanza." Adesso il Padre degli dei sembra quasi sollevato, libero da un peso che non avrebbe mai voluto portare.
C'è amore per un figlio nello sguardo che rivolge a Loki, ma Freya non è certa che il cugino possa vederlo. Lei ci riesce; troppe volte ha scorto solo odio e disprezzo negli occhi di Víli.
"Allora io non sono niente più che un'altra reliquia rubata! Relegata quassù finché non potrò essere utile!"
Freya sobbalza e si porta una mano alla bocca.
Loki è ferito, non può che dargli ragione. Una parte di lei prova il bisogno di andare da lui e consolarlo come farebbe con un animale ferito, ma il dio degli inganni non è una bestiolina indifesa e lei non è la dolce Frigga.
Avverte un cambiamento nel flusso del Seiðr proveniente da Loki e stringe ancora più forte la collana.
Non fare nulla. Non puoi fare nulla. Lasciali. Lasciali soli.
Continua a ripetersi quelle parole in una litania senza fine, ma rimane ad osservare. Non può farne a meno, come se lei fosse un'ape e Loki e Odino fiori dal profumo irresistibile.
Odino non mostra esitazioni nel rispondere. "Perché deformi le mie parole?"
"Avresti potuto dirmi ciò che ero fin dal principio, perché non l'hai fatto?"
Freya chiude gli occhi un solo istante e il Víli dei suoi ricordi le si mostra in un ghigno crudele: "Ora sei solo una piccola larva, un bruco. Ma un giorno ti trasformerai e come queste farfalle che si librano inconsapevoli tra i prati diventerai un'arma perfetta. Tu sarai lo strumento che mi permetterà di avere Asgard tra le mie mani."
Asgard tra le sue mani... Lei ha sempre saputo ciò che era. Un nemico da cui Asgard avrebbe dovuto difendersi perché proveniva da Asgard stessa. E Freya non aveva dubbi sul fatto che avrebbe eseguito gli ordini di Víli, per puro terrore, se lui fosse stato ancora in vita.
"Tu sei mio figlio... Ho cercato di proteggerti dalla verità."
"Perché? Perché io sono il mostro da cui i genitori mettono in guardia i propri figli la notte?"
"No..." Odino scuote la testa, stanco e sconfitto.
"Bene, tutto a senso ora..."
Ma Freya non ascolta altro. Non vuole farlo. Non avrebbe dovuto sapere nemmeno ciò a cui ha assistito. Le parole di gelosia di Loki nei confronti di Thor sono vere, questo lei lo sa. Ha vissuto con loro abbastanza a lungo, dopo la morte dei suoi genitori, da intuire la verità. Probabilmente, si dice che però lei non è la persona giusta per capire certi sentimenti. Non ha mani avuto fratelli e se li avessi avuti...
Non ne ha, questo è il punto. Riesce a capire il risentimento e il dolore di Loki, ma non potrà mai farlo fino in fondo.
Si riscuote in tempo per vedere Odino lasciarsi scivolare al suolo e Loki osservarlo, troneggiando su di lui come un re che non potrà mai essere.
Mai poi Loki si piega e Freya legge paura in quegli occhi verdi.
Le guardie arrivano immediatamente e portano via il Padre degli dei.
È silenzio ciò che rimane... e rabbia.
 
 
 

 

Capitolo betato da: Jales
 
[1]Seconda la mia versione dei fatti, Odino recupera l’energia oscura chiedendo aiuto ad Hela. La questione verrà approfondita più avanti.
 
[2]Huginn e Muninn: i due corvi di Odino.
 
[3] Æsir: sono gli dei di Asgard. Nella mia versione si differenziano dai semplici asgardiani, cittadini di Asgard.
 
[4] Giudizio dei Dodici: dodici Æsir, tra cui anche Frigga e Odino, responsabili di giudicare particolari crimini.
 
[5] Runa del comando: simboli utilizzati da incantatori minori, incapaci di fare ricorso al Seiðr attraverso la mente. Utilizzate da Freya per liberarsi dall’incantesimo di Aster.
 
[6] Discorso ripreso dal film.
 
 
 
Note: Premesso che non odio Sif, è innegabile che i suoi atteggiamenti verso Loki o possibili minacce facciano saltare i nervi, almeno per me xD
Specificato questo, spero che quanto accaduto nel capitolo sia chiaro. Per dubbi siete liberi di chiedere ù_ù
Aggiornamento: salvo imprevisti giovedì prossimo! Buon rientro a scuola a tutti gli studenti! :D


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Capitolo 4
*** Il profumo della neve ***



Capitolo 3: Il profumo della neve
 
 
 


 
Thor non l'ha vista. Non ha visto lei.
Lo sguardo di suo cugino è diretto in un punto alle sue spalle. Sul lato ovest dell'arena... in fiamme.
Freya crede che il fuoco sia stato generato da alcune torce cadute durante la fuga precipitosa dei presenti. In ogni caso, le fiamme stanno rapidamente aumentando.
Thor serra la mascella e la supera senza degnarla di un'occhiata. Solo in quell'istante si rende conto di aver utilizzato il Seiðr per celarsi agli occhi di tutti.
Freya corre. Sale le scale, rintracciando le ultime tracce di magia lasciate da Aster. All'esterno dell'arena il caos è ancora maggiore. Tra valchirie e soldati di Odino, ci sono una trentina di guerrieri che stanno presidiando il luogo.
Individua Aster in una zona d'ombra, mentre a mani nude lui spezza il collo di una giovane valchiria[1]. La ragazza cade al suolo, ma nessuno sembra farci caso nella confusione persistente.
Freya si fa largo tra la calca di persone e afferra la lancia della valchiria. Questa volta non si farà prendere alla sprovvista. Ha già innalzato una barriera di protezione tra lei e il mondo esterno. Spera solo che Heimdall non si accorga proprio di lei tra tutti quegli asgardiani.
"Stupida sciocca." mormora la voce cavernosa di Aster.
Freya si volta all'improvviso e l'asta della lancia attraversa l'addome di Aster, perforando la corazza e rompendogli le costole. Un fiotto di sangue nero cola giù dalla ferita.
"Una sciocca preparata." replica, strattonando la lancia all'indietro.
Dei cinque guerrieri al seguito di Aster ha perso ogni traccia, ma nessun altro nemico sembra essere nei paraggi.
Il serpente verde sulla maschera di Aster si agita e Freya ha quasi l'impressione di sentirlo soffiare come se si trovasse lì in carne e ossa. Un'illusione... inutile per chi come lei sa riconoscere i segni del Seiðr.
L'altro sogghigna, riprendendo una posizione eretta. Il sangue ha smesso di scorrere come se la ferita si fosse rimarginata.
"Per quanti sforzi tu possa fare... Non riuscirai mai ad uccidermi."
"Cosa sei?"
"Un incubo, un fantasma, un'ombra... un dio." aggiunge, facendo un gesto vago della mano. "Asgard conoscerà il sapore della mia vendetta."
"Perché?" Freya prende un nuovo pugnale e piega le ginocchia pronta per attaccare. "Da che mondo provieni?"
"Un mondo che tu non puoi, e mai potrai, conoscere." prosegue con una nota quasi accondiscendente nella voce.
Il dolore alla gamba arriva improvviso e Freya ruota rapida su se stessa per colpire lo sconosciuto che l'ha ferita. Si libera del pugnale conficcato nel suo polpaccio, digrignando i denti per il dolore.
Riconosce quel nemico come uno dei cinque seguaci di Aster e lo atterra con un calcio al petto, costringendolo a terra con il suo peso.
"La fine di questo regno... si avvicina." sussurra la voce di Aster, facendosi sempre più distante.
Freya vorrebbe voltarsi, ma è costretta a rinunciare quando il guerriero sotto di lei comincia ad agitarsi nel tentativo di liberarsi.
Utilizza il Seiðr per paralizzarlo e allunga le mani per sfilargli il cappuccio che gli copre il volto. Vuole sapere chi è, avere risposte alle domande che affollano la sua mente, ma sa anche che non ha tempo.
Presto Thor o qualche guardia raggiungerà quel posto e lei dovrà essere già scomparsa per quel momento.
La stoffa è ruvida tra le sue mani e il guerriero geme come se quel contatto lo ferisse. Freya strappa il cappuccio con un gesto vicino e ciò che vede...
Niente.
C'è solo ombra; un velo di tenebre che occulta i lineamenti del suo avversario.
"Cosa siete?" dice, quasi ringhiando. "Non conosco nulla di simile a voi."
Non ottiene alcuna risposta se non lamenti e sibili indistinti.
Freya si alza, costringendo l'altro a fare lo stesso e lo trascina lungo le vie di Asgard.
"Caleranno le tenebre... sulla città dorata."
Freya si guarda attorno. Non le piacciono e mai le sono piaciute le minacce. Quella, in particolar modo, le provoca un brivido freddo lungo la schiena.
"Ragazzina ingenua. Tu non potrai fare nulla."
"Lo vedremo." bisbiglia come risposta.
La voce ride, una risata lunga e stridula, simile al latrato di un cane ferito.
"Asgard cadrà. Odino cadrà... Sarà solo una questione di tempo."
 
 
La voce scompare così come è apparsa, lasciando Freya al familiare abbraccio della notte. Il suo sguardo si sposta sul prigioniero, ma le mani ora stringono solo un mucchio di stracci logori.
Non c'è più alcun corpo da stringere, quasi questo fosse evaporato come neve al sole.
"Uno Spettro..." mormora pensierosa.
Le luci di alcune torce si fanno più vicine, insieme allo sferragliare delle armature. Freya getta a terra la lancia della valchiria morta e si muove furtiva verso Vàlaskjàlf. Zoppica alla gamba destra e più volte è costretta a fermarsi per riprendere fiato.
La fasciatura improvvisata sul momento gronda sangue ed è quasi certa che la lama del pugnale fosse avvelenata.
I giardini del palazzo non sono ben sorvegliati quella sera e Freya li attraversa senza incorrere in nessuno degli ospiti graditi ad Odino. Non ci sono state feste quella sera; la regina era indisposta.
Freya si è spesso chiesta se Frigga condivida con qualcuno le visioni che i suoi occhi le mostrano. Immagini del futuro, infiniti futuri, e si domanda quanto quella conoscenza debba pesare sulle spalle della regina.
Sa che da qualche parte esiste una sala piena di pitture disegnate da Frigga stessa con scene di avvenimenti futuri, ma non ha mai indagato.
Per questo, si chiede se Frigga fosse già a conoscenza del tradimento di Loki o... di lei.
Ad Asgard si racconta che Frigga non possa rivelare ciò di cui è a conoscenza perché perderebbe il suo dono, ma a cosa serve conoscere il futuro se non è possibile cambiarlo?
 
 
Freya ha imparato a riconoscere a memoria tutti i passaggi segreti celati tra le mura di Vàlaskjàlf all'età di tredici anni. A quattordici ha scoperto quali erano quelli ancora sorvegliati dalle guardie di Odino, a quindici quelli da evitare per non rischiare di finire in trappole potenzialmente mortali.
Raggiunge in fretta il passaggio che da al suo appartamento, quello che sarebbe spettato a Víli in quanto fratello del sovrano.
Getta i vestiti nel camino, lasciando che diventino cenere, e sparge una pomata curativa sulla ferita al polpaccio.
Il sollievo è immediato, ma l'espressione di Freya è tesa. Quel nemico non è come tutti gli altri che ha affrontato nell'ombra. È protetto dal Seiðr ed è...
Freya si rende conto che non ha idea di cosa sia Aster o chi sia la voce che le ha prospettato la fine di Asgard.
Si addormenta sognando un mondo di ombre e dolore.
 
 
"Sei venuta presto." commenta Loki, osservando infastidito Freya.
Certo, quella è una presenza migliore di Sif, ma ugualmente indesiderata.
"Zoppichi." osserva, mentre lei appoggia una pila di libri sul pavimento.
"Una caduta da cavallo. I Tre guerrieri hanno soffocato le loro risate in boccali di vino quando l'hanno saputo." replica con una smorfia.
"Non ti ho chiesto nulla." le fa notare, solo per il gusto di irritarla.
Freya sospira, scuotendo la testa, ma non coglie la sua provocazione.
"C'è stato un violento temporale questa notte." dice vaga.
Questa volta è il turno di Loki di ignorare quella considerazione. Sa benissimo che Freya deve conoscere ciò che è accaduto la sera precedente, ma non le darà la soddisfazione di vederlo chiedere notizie di Thor.
Freya apre un libro e ne studia l'indice dei capitoli con interesse. Le dita sfiorano le parole con attenzione, quasi temesse che l'inchiostro potesse rovinarsi.
In effetti, Loki nota che è un volume antico e si domanda cosa Freya possa mai cercare. Nei suoi ricordi non la rammenta né come una ragazzina acuta, né come guerriera.
Mediocre, la definirebbe, eppure trova i suoi gesti terribilmente familiari; le mani di chi è abituato a sfogliare libri notte e giorno.
"Storia dei nove regni." legge Loki. Si china in avanti, verso Freya, e con una mossa fulminea le ruba il libro, sogghignando di fronte alla sua espressione stupita. "Una lettura... pesante. Cosa vuoi sapere?" sfoglia alcune pagine illustrate con finto interesse.
"Qualcosa su..." Freya esita "...nulla."
Loki stringe i pugni. "Dimmelo!" ordina. Si rende conto che il suo è un capriccio infantile, ma non sopporta l'idea che altri gli mentano e getta il libro addosso alla parete. La prigione, decisamente, non gli fa bene. "Pensi che non lo scoprirò? Pensi che solo perché Odino mi ha rinchiuso qui dentro... non sia più una minaccia?" La rabbia che tiene dentro da giorni esplode all'improvviso e Loki non può fare nulla per dissimularla o tentare di recuperare la calma. È bastato uno stupido libro e pochi frasi scambiate con Freya per farlo esplodere come il mostro verde, Hulk.
Si tocca i braccialetti che Odino gli ha imposto per impedirgli di usare il Seiðr e guarda l'apparente stato di calma di Freya. Detesta quegli occhi grigi che un po' gli ricordano le piane ghiacciate di Jotunheim e detesta quello sguardo carico di... compassione?
No, non è compassione e Loki non sopporta l'idea di non sapere cosa quella asgardiana pensi di lui.
"No. Io credo che tu lo sia una minaccia, Loki." Freya si massaggia la gamba con fare stanco. "Non la più pericolosa, ma pur sempre una minaccia."
"Cosa...?" Loki è stupito, infuriato. Come osa, quell'inetta, affermare che Asgard debba temere nemici più forti di lui? "Tu dovresti temermi." ringhia, rendendosi conto troppo tardi di dover apparire simile ad un animale ferito.
Freya si alza dall'angolo in cui si era seduta e recupera il libro che lui ha gettato.
Le mani di Loki si muovono di propria iniziativa e le dita si stringono attorno al pallido collo della ragazza. I loro occhi si incrociano, ma in quelli di Freya non si rispecchia la paura e il timore che lui agognava vedere.
Loki rafforza la stretta, ma Freya nemmeno tenta di difendersi. I segni delle sue mani sul collo sono ben visibili; rossi come il mantello di Thor.
"Lasciala!"
Sif fa irruzione nella prigione con la lama sguainata, afferrandolo brutalmente per le spalle e gettandolo in un angolo.
"State bene?" domanda a Freya, sfiorandole il collo.
"Sì." La voce di sua cugina esce forte e sicura e Loki ne rimane impressionato.
C'è qualcosa in Freya... qualcosa che lo disorienta e gli fa desiderare scoprire i segreti che lei gli cela.
Non è normale il comportamento che ha tenuto, come se sapesse che volendo avrebbe potuto liberarsi facilmente di lui. Nemmeno Sif sarebbe riuscita a rimanere tanto impassibile se qualcuno avesse tentato di strangolarla.
"Venite." mormora Sif, invitando Freya a seguirla fuori dalla cella. "Racconteremo l'accaduto alla regina e-"
"No." la risposta di Freya è secca e decisa. "Non dirai nulla a nessuno, Sif. Non è accaduto nulla."
"Cosa?"
Loki inclina la testa di lato e arriccia appena le labbra, notando l'espressione sconvolta della guerriera.
Sif si riprende in fretta, abbassando di poco l'arma. "Non siete lucida. Loki ha tentato di uccidervi, il Padre degli dei dovrebbe essere inform-"
"Sono perfettamente in me, Sif. Ti ringrazio per l'interessamento, ma sto bene. Piuttosto, ci conosciamo da quando eravamo ragazze, dovresti smetterla di rivolgerti a me con il protocollo di corte."
Lo sguardo di Sif si incupisce. "Devo insistere, Freya. Permetti almeno ad un guaritore di verificare il tuo stato di salute. Potrebbe darti qualcosa anche per la gamba."
A Loki non sfugge il modo in cui Freya si irrigidisce e lui non può che rimanere ancora più incuriosito dallo strano comportamento della cugina. "Una caduta da cavallo, eh?" commenta divertito.
Sif non coglie la sua insinuazione -come potrebbe, ottusa com'è?- ma Freya incrocia i suoi occhi ed è finalmente paura la scintilla che scorge in quello sguardo.
"Farò come dici, Sif." commenta Freya in modo accondiscendente.
"Vi accompagno dal guaritore."
Freya posa una mano sul braccio di Sif, sorridendole in modo incoraggiante. "Non occorre."
Loki conosce quel sorriso di circostanza, che coinvolge solo i muscoli facciali. È l'espressione che lui ha utilizzato per anni quando le circostanze richiedevano che mettesse in atto le sue doti di ingannatore.
"Ci vediamo domani, cugina?" domanda Loki, sia per irritare Sif che per infastidire Freya.
In risposta, sente solo il freddo metallo della spada di Sif premergli sulla gola.
 
 
Ci ha messo dieci minuti per liberarsi di Sif ed è da quando ha lasciato la cella di Loki che ha l'impressione di aver sbagliato tutto. Ha sbagliato.
Decine di anni a simulare timidezza ed ecco che proprio di fronte al dio degli inganni la sua recita va in frantumi.
Per qualche motivo le risulta difficile fingersi ciò che non è davanti a lui. In Loki vede ciò che sarebbe potuta essere lei se suo padre non fosse stato assassinato; il suo futuro mancato.
Per questo non può fare a meno di tentare di capire il comportamento di Loki e cercare di cambiarlo.
Il figlio di Laufey può non essere innocente, ma nemmeno il Padre degli dei è privo di colpe che hanno decretato la fine di numerose razze.
Nessuno ad Asgard può essere considerato innocente. Su tutti loro gronda il sangue di numerosi popoli e illudersi del contrario è pura follia. Sono un popolo di guerrieri e i guerrieri uccidono.
Loki può aver scatenato una guerra, ma le scelte che ha compiuto non sono state che conseguenze di azioni messe in moto da altri.
Lei stessa aveva un destino nato sotto il segno del sangue.
 
 
"Fa male, madre." La voce di Freya è un sussurro, ma Skaði la sente comunque.
"Sfrutta il dolore. Il dolore è forza, il dolore fortifica." sibila Skaði, colpendola con un incantesimo.
Freya non riesce a trattenere i singhiozzi. Per quanto si sforzi non riesce a muovere la spalla sinistra e il cuore batte troppo velocemente.
"Domina la tua mente e potrai apprendere i segreti del Seiðr."
"Non... non ci riesco. Fa troppo male, madre."
Il colpo al petto è immediato e Freya sente l'aria sfuggirle dai polmoni troppo in fretta, troppo velocemente.
Batte la testa sul pavimento e l'ultima cosa che vede sono gli occhi di ghiaccio di sua madre; così chiari e distanti che la fanno rabbrividire.
"Impara in fretta, Freya. La pazienza di tuo padre ha un limite."
 
 
"Fratello, Sif mi ha detto..." Thor scuote la testa, quasi a volersi liberare di un pensiero fastidioso. Il dio del tuono guarda Loki e spera che sia lui a continuare il discorso. "Ciò che hai fatto a Freya... potevi ucciderla, Loki. Non credevo che saresti arrivato a tanto. Nostra cugina-"
"Tua cugina." lo corregge Loki con un lampo di furia negli occhi. "E quante volte ti ho già ripetuto di non chiamarmi fratello?"
Thor ignora l'ultimo commento con un sospiro sfinito. "Ho passato la notte a cercare coloro che vogliono la tua testa."
"Appesa su una picca immagino." interviene Loki.
Thor scuote la testa di fronte alla cocciutaggine del fratello. È stato fuori fino all'alba e ciò che ha ricavato è un manipolo di prigionieri che ad un primo interrogatorio non sembrano sapere nulla. La loro unica colpa è quella di aver partecipato alla riunione dell'individuo con la maschera che vuole Loki morto.
Suo padre non ha apprezzato il discorso tenuto da Aster, che Heimdall gli ha riferito, ed ha ordinato di catturare l'uomo mascherato.
"Non dovresti prenderti gioco di chi attenta alla tua vita."
Loki si siede sul letto della sua cella e gli rivolge uno sguardo gelido. "Commovente. Vuoi farmi credere che ora ti importi qualcosa? Non mi era parso la pensassi così a New York, quando mi hai condotto in catene davanti ai tuoi amichetti."
"Non ho mai desiderato la tua morte, Loki."
In precedenza, Thor non è mai stato in quella cella ed è sollevato nel vedere che non è una delle solite prigioni date a comuni delinquenti. Non avrebbe sopportato l'idea di sapere Loki in uno spazio tanto piccolo da avere l'impressione che mancasse l'aria.
"Ma tu mi hai ucciso, figlio di Odino. Privandomi del Seiðr mi lasci alla mercé di chiunque."
Thor accusa il colpo e si sforza di non apparire turbato. "Le guardie sorvegliano ogni accesso alla tua..."
"Prigione?" lo deride Loki, completando la frase al suo posto. "Questo luogo ha tutte le caratteristiche per diventare la mia tomba. Un sollievo, immagino, per Padre sapere che non occuperò il mausoleo di famiglia."
"Stai dicendo assurdità." interviene Thor, sfilandosi l'elmo dal viso.
"Oh, questa è una novità. Credevo che fossi tu quello solito a dire sciocchezze." replica Loki, tagliente.
Entrambi rimangono in silenzio per alcuni minuti, mentre fuori dalla finestra il sole tramonta all'orizzonte.
"Madre è preoccupata." rivela Thor.
Lo sguardo di Loki si addolcisce un poco e il dio del tuono si dice che non tutte le speranze di far rinsavire il fratello sono perdute. "Sta ricamando un arazzo per la tua camera, per quando... tornerai in te." si affretta ad aggiungere.
Loki distoglie lo sguardo, dandogli le spalle. "Allora è tempo sprecato." si limita a dire.
 
 
Frigga l'ha fatta chiamare nelle sue stanze e Freya non può che obbedire agli ordini della regina. La trova su una delle tante terrazze di Vàlaskjàlf, circondata da tre ancelle che si affretta a congedare quando la vede.
"Come sta mio figlio, Freya?" La voce di Frigga è stanca, ma è un sorriso carico di affetto quello che le rivolge quando la invita a sedersi.
"Bene. La prigionia gli darà il tempo di riflettere sulle sue azioni."
... e su un piano di fuga.
"Confido nel tuo aiuto. Il futuro è così oscuro..." mormora la regina e Freya non può fare a meno di irrigidirsi. "Mi dispiace impedirti di tornare alla tua casa. So che non ami la vita di corte. Loki sa essere molto irritante quando vuole."
"Loki è mio cugino, farò quanto in mio potere per aiutare la mia famiglia." replica Freya.
Lo sguardo di Frigga appare turbato e la regina le consiglia di ammirare il tramonto. "Da piccolo, Loki veniva sempre qui per vederlo. Mi obbligava a rimanere con lui perché Thor preferiva allenarsi con suo padre."
Freya se lo immagina: un ragazzino dalla pelle più pallida degli altri che fissa l'orizzonte con un'attenzione insolita per qualcuno della sua età.
Loki è come il tramonto in un certo senso, non è né luce né oscurità. È una creatura smarrita che ha perso la strada da seguire. Quanto ora si trovi lontano dal sentiero, Freya non saprebbe dirlo.
"Mi manca mio figlio." le dice Frigga. "Convincerò Odino a relegarlo nelle sue stanze. Senza Seiðr, Asgard non ha nulla da temere da lui." c'è una pausa e Freya fissa il punto in cui rimangono le rovine del Bifrost. Quante volte, lei stessa, lo ha utilizzato per visitare Svartálfaheim e altri mondi conosciuti?
"Fui io ad iniziarlo ai segreti della magia." spiega Frigga. "Loki non ha mai posseduto la forza e l'abilità di Thor per il combattimento. Si sentiva inutile... Ora, vorrei non avergli mai mostrato l'utilizzo del Seiðr. Quanto accaduto è anche colpa mia." termina la regina.
Freya schiude le labbra, ma tace.
Prova invidia nel sentir parlare di Loki con tanto affetto da Frigga.
Il dio degli inganni non riesce a comprendere la fortuna che ha avuto avendo Frigga e Odino come genitori, ma lei se ne rende perfettamente conto.
La rabbia e l'odio per Víli e Skaði è sempre lì, in agguato.
Freya è nata femmina, anziché maschio, e non ha avuto l'occasione di Loki di essere trovata da qualcuno che l'ha amata, nonostante le differenze.
Per anni, Víli l'ha fatta sentire inutile decretando che avrebbe desiderato vederla morire alla nascita.
"Perdonami, ti sto annoiando con le preoccupazioni di una madre. A volte dimentico come devi sentirti tu, senza la presenza dei tuoi genitori..."
"Siete stata la sostituta migliore ad una madre che io potessi mai desiderare, zia." la rassicura Freya, appoggiandosi alla balaustra. "Non avete nulla da rimproverarvi."
No, Freya è sicura. Tra tutti gli asgardiani, Frigga è l'ultima che Loki potrebbe mai odiare.
 
 
Freya è seduta in un campo di fiori e Loki, al suo fianco, sta leggendo un libro che lei non ha mai visto nella biblioteca del palazzo. A lei non presta alcuna attenzione, ma quando Frigga si allontana con le sue ancelle Loki segue con attenzione i movimenti della regina.
Da lontano, Frigga lo nota e saluta entrambi con un cenno della mano ed un sorriso che a Freya fa quasi male.
Da qualche parte, tra gli alberi, Thor e i Tre guerrieri stanno gridando qualcosa a Sif, mentre Loki borbotta qualcosa a proposito della stupidità del fratello.
Freya trattiene a stento un sorriso, incrocia le braccia dietro la schiena e si lascia cadere all'indietro.
Al profumo dei fiori, per un istante, si sostituisce quello della neve.

 
 
 
 
 
 
Capitolo betato da: Jales
 

[1]              Valchirie: guerriere d’élite al servizio di Odino.
 
 
 
 
Note: Appena concluso il primo giorno di lezione all’università e sono sfinita ù_ù
Quindi, poche parole. Grazie infinite a tutte le persone che hanno aggiunto la ff tra preferite-seguite-ricordate! Se vorrete farmi sapere cosa ne pensate della storia prometto che non ucciderò nessuno LOL
A presto!


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Capitolo 5
*** Chi sei? ***


Capitolo 4: Chi sei?
 
 
 
Che Loki lo desiderasse o meno, era diventato lui la principale fonte di pettegolezzi di tutta Asgard. Non c'era guerriero, precettore o ancella che non nominasse il dio degli inganni almeno una volta al giorno.
Quel nome era costantemente sulle bocche di tutti e Freya cominciava a trovare quella cosa snervante. Passare per i corridoi di palazzo significava dover affrontare un'infinità di sussurri malevoli che mettevano in cattiva luce anche i restanti membri della casa reale.
 
La sala dei banchetti è semideserta a quell'ora della mattina, ma Freya riesce comunque a notare Volstagg impegnato nel divorare un cinghiale, Fandral fare la corte ad una giovane asgardiana e Hogun fissare qualcosa alle spalle di Sif.
Thor è in mezzo ai Tre guerrieri e non sembra aver apprezzato un commento fatto su Loki da una delle guardie.
Suo cugino la saluta e lei risponde in maniera piuttosto sbrigativa, prima di avanzare verso le cucine e di chiedere due piatti pieni di dolci che ha deciso di portare con sé nelle prigioni.
Ricorda che a Loki sono sempre piaciuti i dolci e ha il vago sospetto che il cibo dei prigionieri non sia particolarmente appetibile.
"Non credo che addolciranno il carattere di Loki." commenta Sif quando lei le spiega le sue intenzioni.
"Non credo ci riuscirebbero nemmeno con il tuo, Sif." le risponde infastidita.
Volstagg scoppia a ridere e il cinghiale gli va di traverso, costringendo Thor a dargli una pacca sulla schiena.
Sif ha le labbra serrate e fissa Freya come un cacciatore di fronte alla sua prossima preda, mentre Hogun scuote lentamente la testa.
"Buona giornata." augura a tutti, prima di andarsene.
 
 
"La mia intrepida cugina è tornata!" esclama Loki, canzonando la sua ospite. "Ammetto di essere sorpreso." continua "Non credevo che dopo l'incidente di ieri avresti avuto il coraggio di parlarmi di nuovo."
"Punti di vista, immagino." considera Freya.
Loki lancia in aria la mela e la riprende prima che possa cadere a terra. Ha passato l'ultima ora facendo quell'esercizio, constatando con sollievo che almeno la sua forza e i suoi riflessi sono ancora quelli di un tempo.
Stringe il frutto, quasi sovrappensiero, e lo lancia verso l'ospite inattesa.
Freya è girata dall'altra parte, intenta ad appoggiare due piatti sul tavolo, ma il suo braccio scatta all'indietro e prima che la mela possa colpirla al volto lei la afferra con prontezza e la fissa sorpresa. Non sembra capacitarsi neanche lei di quello che ha appena fatto.
Loki ride, il capo rivolto all'indietro, e prova un'impagabile sensazione di vittoria nello scoprire che le sue impressioni su Freya non erano false.
Quale è il tuo segreto, Freya?
"Straordinario." osserva Loki, riprendendo il controllo. "Chi avrebbe mai detto che tu possedessi simili qualità. Ti ricordo ancora come la ragazzina ricoperta di sangue che rifiutò il mio aiuto quando mio pad... Odino venne a strapparti dalle fiamme."
Non smette di sogghignare il dio degli inganni, orgoglioso di avere davanti a sé una pedina dal valore insperato. I bracciali forgiati dai nani sono fastidiosi, ma ora esiste qualcuno che potrebbe aiutarlo. Deve solo portare Freya dalla sua parte ed è certo di riuscirci. Deve riuscirci.
"È... stato un caso." obietta Freya, fissando inorridita le sue mani e poi lui. "E in merito ai ricordi su quanto è accaduto quella notte... Rammentiamo le cose diversamente."
"Dicesti che il sangue apparteneva a tua madre." continua Loki, imperterrito nel voler scoprire la verità. "Comincio ad avere qualche dubbio sulla versione ufficiale di questa storia. Chi hai ucciso, Freya?"
"Avevo tredici anni, Loki. Pensi davvero che avrei potuto uccidere qualcuno? È Sif la guerriera, non io. La tua è pazzia." lo accusa furente.
Freya mente. Loki riconosce un bugiardo quando lo vede, ma pensa che è troppo presto per soddisfare simili curiosità. Deve ottenere la fiducia di Freya e non può farlo continuando a stuzzicarla a quel modo.
Decide di cambiare argomento. "Oh, la mia non è mai stata follia, ma tu questo lo sai vero? Come va la gamba, oggi?"
Sì, la sua non è mai stata la mente di un folle, ma quella di un uomo spezzato e distrutto. Lei non può sapere i motivi che lo hanno condotto ad agire in quel modo, nessun asgardiano lo sa a detta di Thor, ma è una scintilla di comprensione quella che vede passare negli occhi di Freya. Loki si domanda fino a che punto lei intuisca, quanto sappia di tutta la faccenda.
Freya non esita un istante a rispondergli. "Bene, era solo una caduta da cavallo."
"E il collo?" le chiede Loki, portandosi automaticamente una mano al suo. "Devi aver provato terrore, nevvero? L'aria che scivola via dai polmoni, la stretta sulla gola che impedisce di chiedere aiuto... Una fortuna che sia arrivata Sif."
"Una fortuna." gli fa eco Freya.
Loki si sforza di mantenere un tono di voce calmo, mentre dentro freme. Lui è il dio degli inganni, come osa Freya mentire davanti a lui?
"Cosa hai portato?" la interroga, sporgendosi a destra per vedere cosa contengono i piatti che lei ha messo da parte.
"Qualcosa che avrei fatto meglio a lasciare in cucina: torta e biscotti."
Loki non può fare a meno di allungare una mano avida verso il primo biscotto e addentarlo con foga. Vede Freya inarcare i sopraccigli con fare sconsolato.
"Prego, non c'è di che." commenta ironica passandogli un piatto.
 
 
Loki non ricorda più da quanto tempo il cibo ha smesso di avere gusto. L'ultima volta che ha mangiato era un re, poi... bhe, poi non c'era più stato tempo per assaporare certi bisogni terreni.
"Puoi mangiare anche i miei se lo desideri." lo informa Freya, indicandogli l'altro piatto. "Non ho fame."
Anche quella è una menzogna, ma Loki non vede perché dovrebbe preoccuparsene visto che lui ne trarrà solo vantaggi. Non la ringrazia, ma Freya non sembra aspettarsi il contrario da lui. Loki potrebbe quasi abituarsi ad averla intorno, se Odino decidesse di rinchiuderlo lì per il resto dell'eternità.
Ma lui non rimarrà lì tanto a lungo. Troverà il modo di fuggire e tutti i suoi nemici la pagheranno per come lo hanno trattato.
Loki trascorre il resto della mattina ad osservare Freya, la cui mente sembra essersi smarrita tra le pagine dei libri.
Si domanda quando è stato che la sua cella si sia trasformata in una piccola stanza studio. Anche lui dovrebbe provare a cercare se in qualche volume è scritto un modo per liberarsi e fuggire, ma non riesce a concentrarsi con Freya nei paraggi.
E poi, è quasi confortante dividere la propria solitudine con altri.
"Che cosa sai delle guerre combattute tra elfi oscuri e nani?" chiede Freya.
Loki si sente euforico come quando da bambino è riuscito a dare forma alla sua prima illusione. Nessuno prima di allora si è mai preso il disturbo di chiedere a lui spiegazioni di qualsiasi genere. Thor rideva ogni volta che tentava di illustrargli le infinite possibilità del Seiðr, gli altri si limitavano ad evitarlo.
Loki si appoggia alla parete, meditando su come esporre il discorso. "Nessuno rammenta più il motivo che ha scatenato il conflitto, non i libri comunque." ci tiene a precisare. "La storia di Svartálfaheim si perde tra miti e leggende. I nani incolpano gli elfi, gli elfi i nani... Non credo che nessuno di loro sappia più la ragione che li ha spinti a combattersi. Perché vuoi saperlo?" domanda sospettoso.
Freya abbassa gli occhi, giocherellando distrattamente con qualche ciocca di capelli. "Mio padre e mia madre, come hai ricordato poco fa, furono uccisi da un manipolo di nani provenienti da Svartálfaheim. Da quella notte, il mio interesse per quel mondo non fa che aumentare."
Nel complesso, Loki ritiene accettabile quella spiegazione, ma sa anche che si tratta solo di una mezza verità e la cosa lo infastidisce. Ha inghiottito l'ultima fetta di torta e per il momento decide di tacere. È convinto che il momento propizio per scoprire la verità su Freya arriverà e che lui deve solo attendere.
"Secondo alcuni fu per colpa di una donna: Ashery[1], principessa degli elfi, che fu rapita dal re dei nani, Gonthur[2], e costretta a sposarlo. Gli elfi per indignazione chiesero la loro vendetta, iniziando una guerra. Stando ad altre fonti..." prosegue Loki. "...la colpa fu di un nano che, ucciso un elfo, si inimicò tutto il resto della razza."
"Il diverso non è mai accettato ben volentieri." commenta Freya e Loki preferisce non rispondere. C'è qualcosa nel modo in cui Freya lo guarda che gli fa credere lei possa vedere lo Jotun che è in lui. Scaccia l'idea dalla testa e sbuffa, incrociando le braccia al petto. "Miglior esempio di me..." replica beffardo.
 
 
Freya non ha idea del perché si sia trattenuta tanto a lungo nella cella di Loki. Avrebbe potuto andarsene subito dopo aver portato il suo regalo, o quando il dio degli inganni ha cominciato a dubitare di lei, delle sue parole, eppure è ancora lì; gambe incrociate e un libro sulle ginocchia.
Nessuno si è spinto oltre quelle prigioni per vedere Loki e Freya preferisce evitare di pensare a quanto ciò possa o non possa ferire l'uomo che si trova davanti.
Se concentra il Seiðr negli occhi, sulla vista, Freya riesce a vedere al di là dell'incanto operato da Odino e guardare Loki come lo Jotun che sarebbe potuto essere.
...Se Laufey non l'avesse abbandonato a morte certa.
Loki è un gigante di ghiaccio anomalo. Troppo piccolo, dalle sembianze troppo umane, per essere figlio di uno Jotun purosangue.
Non lo trova brutto o ripugnante, forse perché ha visto esseri peggiori, o forse perché Loki è Loki e lei ha passato l'infanzia al suo fianco, ignorando la verità.
In ogni caso, immagina che la reazione del popolo di Asgard non sarebbe simile alla sua. D'altra parte anche lei è un'anomalia, un'anomalia differente, ma pur sempre un'anomalia.
"Tra una settimana è il tuo compleanno." dice, per spezzare il silenzio che si è creato.
"Festività inutile. Non mi occorre ricordare quando-" Loki si interrompe di colpo e Freya è tentata di annuire di dirgli che capisce cosa prova, ma tace.
"Già, ho sempre odiato i compleanni." il commento le sfugge di bocca e lei tenta di sorridere per evitare di dover riferire scomode verità.
"Davvero?" Ora Loki è tornato a prestargli attenzione e lei non ha idea se il fatto sia positivo o meno.
"Tutti quei regali, quei cerimoniali infiniti..." fa un gesto vago della mano, mentre le spalle si irrigidiscono.
"Così noiosi." asserisce Loki.
 
 
"Un pugnale degno di un re." osserva suo padre, rigirandosi l'arma tra le mani. "E per un re è destinato." commenta con uno sguardo folle. "Prendilo."
Freya afferra il pugnale al volo, ammirando l'elsa intarsiata di gemme, opera dei nani.
"Tua madre ti ha fatto un gran dono, figlia."
"Sì, padre." risponde Freya con tono monocorde.
"Ucciderai mio fratello, le tue gesta saranno lodate in eterno."
Freya deglutisce, le labbra serrate e la voglia di mettere alla prova quel pugnale su Víli. "Come volete, padre."
Víli sorride, soddisfatto. "Buon compleanno, Freya."
 
 
"Noiosi, sì." conviene Freya.
"La tua mano sta tremando." dice Loki, indicandola.
Lei le nasconde entrambe dietro la schiena. "Non è nulla." replica.
Loki si stringe nelle spalle quasi a voler dire che a lui non importa, ma è impossibile non notare il lampo di curiosità che gli attraversa lo sguardo.
Le sbarre della cella stridono ed una guardia annuncia l'arrivo del pranzo. Quella lancia un'occhiata perplessa a Freya, poi fa cenno ad un compagno di posare il cibo sul tavolo.
"Minestra." mormora Loki con una smorfia schifata. "La detesto. Non credevo che l'avrei mai detto ma al momento invidio Volstagg e i suoi cinghiali."
Freya non può fare a meno che ridere, sebbene un pensiero molesto la infastidisca. Il Seiðr è agitato, irrequieto, e di conseguenza anche lei lo è.
Non capisce cosa c'è che non vada e il sorriso continua ad aleggiare sulle sue labbra.
La guardia esce e Loki avanza verso il pranzo con l'espressione di un condannato a morte. "Non ti chiederò se vuoi favorire." dice ironico, immergendo il cucchiaio nella ciotola e mescolando con fare annoiato.
Freya si alza, sconcertata per come la magia si è accumulata dentro di sé in un muto grido d'allarme.
"Sei pallida." Il parere di Loki non le è di conforto e Freya lancia un'occhiata alle guardie per assicurarsi che siano ancora alla loro postazione.
Loki si stringe nelle spalle e fa per portarsi il cucchiaio ricolmo di minestra alle labbra quando Freya gli stringe un polso con foga.
"Aspetta!" L'ordine è così improvviso e perentorio che il cucchiaio scivola dalle mani di Loki che fissa inorridito il suo braccio.
"Ma cosa...!"
Freya segue la direzione del suo sguardo e si irrigidisce. Si morde il labbro e prende un respiro profondo.
Devo calmarmi.
Si ripete quella frase ancora e ancora, mentre allenta la presa su Loki.
Da blu, il braccio del dio ricomincia ad assumere il suo solito color carne, ma lo sguardo inorridito di Loki rimane e l'accusa che legge nei suoi occhi è pesante come il segreto che Freya si porta nel cuore.
"Che cosa sei?" sibila Loki, fissandola con rabbia. "Chi sei, tu?"
Freya muove un passo all'indietro, non prima di aver gettato a terra la ciotola di minestra che rotola fino all'altra estremità della cella.
"E tu?" gli domanda di rimando, ferita per quanto trova assurda la situazione.
Il figlio di Laufey o il figlio di Odino?
"Non bere ne mangiare nulla. La minestra era avvelenata. Devo avvertire il Padre degli dei."
Lo lascia così.
Non gli deve nulla, si dice, né spiegazioni né altro.
Freya non si accorge di correre finché non incontra Thor nel corridoio, che la afferra per un gomito chiedendole cosa le è accaduto.
"La vita di Loki è in pericolo." si limita a dire e il dio del tuono sparisce nella direzione dalla quale lei è appena arrivata.
 
 
Loki non capisce e se c'è una cosa che detesta da sempre è proprio l'ignoranza. Il sapere è potere e quel potere in particolare è l'unico che gli rimane.
È ancora impegnato nell'osservare il suo braccio quando Thor fa irruzione con Mjolnir tra le mani.
"Loki! Stai bene?" tuona la voce di Thor, scuotendolo completamente dai suoi pensieri. "Cos'è accaduto? Freya ha detto..."
"Cosa?" lo sprona Loki. Cosa ha raccontato Freya? Deve saperlo. Deve vederla.
"...che eri in pericolo." prosegue Thor, scrutando la cella come se dovessero spuntare nemici invisibili da ogni angolo. "Dove sono i nemici? Quando li prenderò, nostro padr-"
"Thor..." Loki lo interrompe prima che possa nascergli un principio di emicrania, ma Thor non gli da tregua.
"Dimmi dove!"
Loki non riesce a trattenersi dal prendere in giro il dio del tuono. È sempre stato semplice ingannarlo con le parole. "Nella zuppa."
Thor è furente. "Sono serio, fratello."
"Anche io. Hanno tentato di avvelenarmi."
Il figlio di Odino sembra volergli concedere il beneficio del dubbio. "Come lo hai scoperto? Veleno? Sono pochi i veleni capaci di nuocere agli Æsir."
"Ma io non sono un Æsir, giusto? Non completamente, almeno!" esclama Loki.
Non ha intenzione di parlare a Thor di Freya, perché dovrebbe farlo poi? Se la tradisse ha il sospetto che qualsiasi speranza lui avesse riposto in lei verrebbe infranta.
"Rafforzerò la vigilanza. Troveremo il colpevole e lo puniremo. Severamente." aggiunge Thor. "Come hai capito che era veleno?" lo interroga sospettoso, fissando i bracciali dei nani.
Loki si punta il dito alla testa. "Io ho studiato molte discipline, rammenti Thor? E il Tesseract ha ampliato di molto le mie conoscenze."
Una menzogna, l'ennesima, e quasi gli dispiace che Thor non abbia alcun dubbio.
"Qualcuno in grado di oltrepassare le difese di Asgard. L'uomo con la maschera è astuto..." mormora il dio del tuono.
"Un uomo con la maschera, dici?" Loki incrocia le braccia al petto. "Com'era?"
"Non l'ho visto. I prigionieri che Sif ha catturato hanno descritto così questo nemico. L'hanno chiamato Aster. Ti dice nulla?"
"No." Loki scuote la testa. "Ma non avrà la mia testa." sibila. "Trovo umiliante il fatto che abbiano voluto usare del veleno per uccidermi. Sono diventato patetico come i miseri midgardiani che tanto ti ostini a voler proteggere."
"È stata le gente di Midgard a sconfiggerti."
"Un errore di calcolo." ribatte trattenendo la rabbia che lo pervade. "La prossima volta non accadrà." ci tiene a precisare.
"Non ci sarà una prossima volta, Loki."
Tacciono entrambi, Thor intento a fissare i resti della sua cena, lui impegnato a fissare l'orizzonte dalle grate della sua finestra.
C'è un intero universo che lo attende, fuori, e Loki non intende farlo aspettare a lungo.
 
 
Il sepolcro è ricoperto di edera, sebbene Odino abbia ordinato ad alcuni servitori di tenere in ordine la tomba di Víli. La costruzione è stata eretta secondo il parere dei migliori architetti di Asgard; un mausoleo di pietra bianca e grigia che rende onore ai traditori del regno.
Sono sempre state rare le volte che Freya ha trascorso in quel luogo di morte; più per mantenere le apparenze che per la necessità di far visita a due cadaveri.
La tomba dei suoi genitori è stata eretta nella Valle degli Eroi, uno spiazzo erboso poco lontano da Vàlaskjàlf e raggiungibile a cavallo. Il prato è perennemente ricoperto di fiori e la leggenda vuole che rappresentino i guerrieri asgardiani morti durante una delle grandi battaglie combattute su Asgard.
Freya non ha idea se quella vecchia storia possa corrispondere al vero, ma lì il Seiðr è forte, percepibile persino dai bambini.
Una guardia di Odino la segue da lontano e lei sospetta che lo faccia per ordine di Thor. Nell'erba c'è una figura femminile intenta a raccogliere i fiori che Freya, invece, ha quasi il timore di sfiorare.
Sono poche le persone che si spingono fin lì e lei decide di avanzare, di scoprire chi è la ragazza che si cela dietro il mantello.
"Lady Sigyn.[3]" la chiama, sorpresa.
L'altra sobbalza e si volta verso di lei con un sorriso imbarazzato. Ha le gote arrossate, i capelli scarmigliati dal vento e tra le mani corone di fiori intrecciati.
"Lady Freya." la saluta Sigyn con un breve inchino. "Mi dispiace aver disturbato il vostro... lutto." le dice, lanciando un'occhiata al sepolcro.
"Non sono in lutto da moltissimi anni." replica Freya, più bruscamente di quanto avesse voluto.
Sigyn sobbalza come se lei le avesse dato uno schiaffo. "I fiori qui sono molto belli." tenta di giustificarsi.
"Puoi prenderne quanti vuoi." la rassicura.
Freya trova la cosa bizzarra. Ricorda Sigyn come una ragazza timida e schiva, perennemente in imbarazzo e perennemente impaurita dalle occhiate d'astio che le lanciava Loki ogni volta che si presentava a corte a seguito di suo padre.
Entrambi erano stati promessi sposi l'una dell'altro da bambini ed entrambi detestavano quell'idea. Per qualche ragione Freya prova fastidio nel sapere ciò.
"Non sapevo fossi giunta a palazzo." le dice, osservando le mani di lei recidere altri fiori.
"Sono arrivata ieri. Mio padre doveva parlare con il Padre degli dei." risponde Sigyn, intrecciando gli steli tra loro. "Voleva essere presente per... la sentenza di Loki." esita nel nominare il dio degli inganni e non la guarda negli occhi quando lo fa.
Ovviamente.
Il padre di Sigyn è uno dei dodici consiglieri di Odino, sarebbe stato insolito se non si fosse presentato per la sentenza del principe cadetto.
"Oh, quest'erba è ottima per alleviare il dolore provocato da febbre." le spiega Sigyn, indicandole una pianta medicinale. "Quella, invece, provoca allucinazioni." continua, mostrandole una pianta dalle sfumature violacee.
Freya si congeda con discrezione, con un sorriso e la promessa che si sarebbero riviste a corte.
 
 
La pietra è gelida sotto le sue mani, ma Freya non bada a quel particolare e le dita seguono i segni delle iscrizioni incise sulla tomba dei suoi genitori.
Da qualche parte Sigyn sta canticchiando una vecchia ballata che Freya ricorda di aver letto in un libro.
Vorrebbe sbriciolare quel monumento, ridurlo in polvere, ma non lo farà. Non può farlo, esattamente come non può rivelare nulla della sua infanzia.
Si accascia al fianco di quel mausoleo maledetto e chiude gli occhi per un breve istante.
 
Sdraiato sul letto della sua dimora eterna, Víli era stato onorato con tutto il rispetto e l'attenzione dedicata ad un re. La salma era stata preparata dai guaritori di Odino e i sarti avevano cucito un completo da guerriero.
Qualcuno gli aveva giunto le mani al petto e sotto di esse aveva appoggiato l'elsa della spada con cui in vita suo padre aveva mietuto numerose vittime e ferito lei in altrettante occasioni.
Nessuno però era stato capace di porre rimedio al danno che il fuoco aveva operato sulle carni di Víli. La maggior parte della pelle sotto la tunica era bruciata, ma coperta dai vestiti; lo stesso non si poteva dire del volto.
Freya allunga la mano e le dita tracciano senza pietà il contorno di quel viso in parte carbonizzato. La parte destra è quella meno rovinata, la sinistra è un agglomerato di carne viva e nera.
"Freya..." il richiamo di Odino le giunge distante, ma sente con chiarezza la presa del Padre degli dei sulla sua spalle. "Ricordarlo per come era in vita." le suggerisce, trascinandola lontana.
Oh, Freya vorrebbe quasi ridere. Ridere e piangere.
Lei ha tutta l'intenzione di ricordare Víli per come è adesso: una creatura sconfitta che mostra finalmente la sua vera faccia; quella di un demone.
Freya si lascia portare via, lungo la navata del mausoleo pieno di fiori. Servono per soffocare il puzzo della carne bruciata, ma Freya respira quell'aria acre come il miracolo che attendeva da tempo.
"Stai tremando. Non dovresti stare qui. Dovevo dare ascolto al consiglio di Frigga e..."
Freya non presta attenzione a ciò che dice suo zio.
"Condoglianze."
"Una perdita terribile per Asgard."
"Una famiglia così unita..."
"...Terribile."
Le voci si confondono tra loro e Freya si sforza di prestare attenzione ad ogni asgardiano che la guarda come una pecorella indifesa in procinto di andare al macello. Non rivolge la parola a nessuno di loro e prosegue nel punto in cui dovrebbe trovarsi sua madre.
Skaði non è stata risparmiata dalle fiamme. Ciò che resta del suo corpo è stato sigillato nella bara e solo Odino ha posato gli occhi sul suo cadavere per accertarsi della morte effettiva.
Freya trova ironico che proprio Skaði, abile dominatrice del Seiðr, e non Víli abbia ottenuto quel risultato. È quasi delusa di scoprire che sua madre non sia stata capace di mettere a frutto gli insegnamenti che a lei, invece, hanno salvato la vita.
Il funerale è celebrato in fretta e il sepolcro sigillato da Odino in persona.
Thor e Loki la aspettano ai margini del prato fiorito e Frigga è con loro.
"Povera piccola." la sente mormorare, scuotendo la testa.
Freya avverte lo sguardo di Loki su di sé, ma non ha il coraggio di guardarlo in quegli occhi dal colore troppo simile a quello di Víli.
"Sei strana." le sussurra il cugino. "Dovresti piangere. Padre lo ha fatto..."
Freya pensa che è consiglio giusto, un consiglio che dovrebbe provare a seguire.
Quando torna nella sua camera, Freya prende un pugnale e si incide un taglio sul palmo della mano. Le lacrime esitano a mostrarsi anche allora, ma ora Freya ha capito.

Sa come dovrà fare per tessere le sue menzogne.


 


 Capitolo betato da: Jales
 

[1]              Ashery: personaggio inventato, principessa degli elfi oscuri.
[2]              Gonthur: personaggio inventato, re dei nani.
[3]              Sigyn: nella tradizione mitologica moglie di Loki


Note: Appena risorta dalle mie ceneri dopo due giorni di influenza! xD Fortuna che la prossima settimana non dovrò andare in università ù_ù Voi come ve la siete passata? Questa sera Iron Man in tv. Chi di voi lo guarderà?
Tornando alla storia... Come vi sembra? Mi devo peparare a ricevere una montagna di pomodori?


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Capitolo 6
*** Il giudizio ***


Capitolo 5: Il giudizio
 
 
 
È Thor a bloccarla nei corridoi che portano alle sue stanze. Freya si impone di rimanere calma, ma le peggiori prospettive si affacciano nella sua mente.
"Cosa succede?" domanda, mentre quattro guardie armate di lance fanno irruzione nei suoi alloggi.
"Heimdall ha individuato un picco anomalo nel Seiðr provenire da questa zona del palazzo." le spiega Thor.
Freya si irrigidisce. "Se sono nemici li cattureremo." la rassicura il principe, che deve aver attribuito quella sua reazione alla paura di possibili attacchi.
Lei annuisce e appoggia la mano sulla maniglia della porta. È ghiacciata e per un breve istante Freya pensa che sia stato Loki il fautore di quell'evento imprevisto.
Thor entra prima di lei e Freya lo lascia ispezionare ogni angolo, assicurandosi che il dio del tuono non scopra il passaggio segreto nascosto dietro ad un arazzo.
"Fa freddo." mormora un soldato, appostato al fianco di una finestra serrata.
"Sì." concorda Freya, scoccando un'occhiata a Thor. "Qualcuno è stato qui."
"Chiunque sia stato, ora sembra essere scomparso." considera suo cugino.
Freya vorrebbe dargli ragione, ma qualcosa la blocca. Un soffio d'aria gelida le provoca un brivido lungo la schiena e i suoi occhi si focalizzano sulle ombre anomale che si muovono sul pavimento della terrazza.
"Quelle ombre." dice, indicando a Thor il punto in questione.
Il dio del tuono appare perplesso. "Non c'è nulla lì." commenta. "Parlare con Loki deve averti affaticata. Lascerò qualcuno a sorvegliare la stanza. Devo dire a Heimdall ciò che è successo."
Thor e le guardie escono, lasciandola sola, e Freya si affretta a richiamare a sé la magia per non farsi cogliere impreparata.
Le ombre si muovono, cambiano aspetto, ed ora è una figura senza volto né nome quella che la fissa; nero che si staglia oltre la luce del sole.
"Cosa vuoi da me, spettro?"
"Quel che mi spetta di diritto. Ciò che Brísingamen mi ha tolto dovrà essermi restituito." bisbiglia la voce e Freya si rende conto di averla già sentita durante l'inseguimento di Aster.
"Non so di cosa stai parlando." interviene Freya, tenendosi a distanza.
Lo spettro scuote la testa e la figura sembra sbiadire per un attimo. "Lo saprai e quando questo avverrà tornerai a me, figlia del silenzio." la voce ride e l'ombra scompare.
Freya si muove all'indietro senza perdere di vista la terrazza e quando le mani trovano la maniglia della porta, è un sibilo ciò che le esce dalla bocca. Si volta, la pelle delle dita hanno assunto un preoccupante colore violaceo e il gelo del metallo che ha sfiorato le è penetrato fin nelle ossa.
Freya affonda i denti nel braccio e soffoca quel dolore insopportabile, ricorrendo alla magia curativa del Seiðr. Rimane a lungo in quella posizione e scaccia via di malo modo l'ancella che Frigga ha inviato per aiutarla con le vesti.
Il dolore è una sensazione persistente e Freya ha il terrore che la sua mano non riacquisti più la sensibilità di un tempo. Scaccia quell'incubo dai suoi pensieri e si sforza di pensare a come dover agire. Non riesce a capire se Aster e lo spettro siano due avversari singoli o se siano alleati; non si capacita di come lo spettro la abbia trovata e non comprende cosa la voce sconosciuta voglia ottenere da lei.
Freya è sola in quella partita mortale e nel buio dell'incoscienza non può fare a meno di chiedersi come ci sia riuscito Loki, a vivere in quello stato di perenne solitudine. Vorrebbe conoscere il suo segreto, ma poi gli insegnamenti di Víli le tornano alla mente: “Più forte, Freya. Più forte! Impara ad essere forte, figlia, perché i tuoi avversari non perdoneranno le tue debolezze!"
 
 
Freya capisce che qualcosa non va quando si rende conto di essere in un sogno.
È nella casa dei suoi genitori e le fiamme sono attorno a lei ma non è una Freya bambina quella che ricambia il suo sguardo smarrito da uno specchio. Quando sfiora la superficie dell'oggetto quello si frantuma e il fuoco la spinge ad uscire da quella stanza.
Corre e scorge il corpo del nano che lei stessa ha ucciso molti anni prima, ma quando cerca la collana tra le mani di quell'intruso non la trova.
Le fiamme ormai sono attorno a lei e Freya non può fare nulla per evitarle.
Brucia.
 
 
Freya si risveglia sul pavimento e corre sulla terrazza in cerca di aria. Le manca il respiro e l'odore di fumo non le è mai parso tanto reale come in quel momento. Non ci sono ombre, ora, e la luna risplende alta nel cielo. Secondo Thor è piuttosto simile a quella di Midgard ma Freya questo non può dirlo.
Erano anni che il cuore non le batteva nel petto tanto furiosamente.
Freya sa cosa sono i sogni, ma non le è mai capitato di farne alcuno, nemmeno da bambina.
Teme ciò che le sta capitando e si tasta la mano ferita per assicurarsi che l'arto sia ancora lì. Le occorrono risposte, ma a chi può porre le sue domande?
 
 
È trascorsa una settimana, ma Loki non ha più avuto notizie di Freya, con grande soddisfazione di Sif che ogni giorno gli rammenta la sua impossibilità di parlarle.
"Hai tentato di ucciderla, pensi davvero che voglia vederti? Sei un traditore Loki, Freya dovrebbe occupare altrimenti il suo tempo. Il Padre degli dei le troverà un promesso sposo degno del suo rango e..."
Loki non conosce la ragione, ma ride. Ci sono giorni che trova Sif talmente patetica che l'unica reazione possibile è riderle in faccia.
"Sposarsi? Perdonami Sif, ma forse non conosciamo la stessa Freya. Ricordi cosa accade l'inverno del... che anno era?"
Loki si chiede come accidenti sia possibile che sia finito con il parlare di Sif di nozze. Ah, sì, la guerriera stava commentando qualcosa a proposito del suo fidanzamento con lady Sigyn e all'improvviso si era ritrovato partecipe degli ultimi pettegolezzi di Asgard. Uno di quelli lo vedeva protagonista come l'amante segreto di Freya.
L'idea era talmente ridicola che persino Sif si era indignata nel raccontarglielo.
"Comunque, non ha importanza... mia madre aveva organizzato una festa, ma Freya rifiutò categoricamente di concedere un solo ballo ai presenti. No, ad esseri onesti ballò con Thor." Loki fissa il muro con lo sguardo accigliato.
"Per un certo periodo sono stati promessi." interviene Sif, intenta a lucidare la spada.
"Davvero?"
"Sì, non lo sapevi?"
"No, ma scommetto che la detesti anche per questo motivo." sogghigna Loki. "Le guerriere non sono solite sposarsi o avere figli." prosegue il dio degli inganni. "E un re ha bisogno di eredi, non di una donna che le scaldi il letto." la provoca. "Saresti disposta a rinunciare a ciò che sei per Thor? Nemmeno il dio del tuono vale tanto."
Il volto di Sif è livido di rabbia. "Oppure... pur di averlo, saresti disposta a vedere il trono accanto al suo occupato da una misera midgardiana? La vita degli abitanti di Midgard è breve, un granello di sabbia che si disperde nel vento, un battito di ciglia rispetto al futuro degli Æsir. Lui potrebbe venire da te... Dopo."
"Io potrò essere sempre il dopo, Loki, ma chi verrà da te? Tu resterai solo e l'eternità è lunga per essere trascorsa in solitudine."
"Ma io non sarò solo, Sif." la corregge Loki. "Avrò l'universo."
Sif lo ignora. "Preparati, le guardie saranno qui a momenti. Oggi sarai giudicato da Odino."
 
 
Il Padre degli dei è seduto sul suo trono dorato e Frigga e Thor sono al suo fianco. Tutta Asgard è lì, nella sala delle udienze, per poter ascoltare il giudizio di Odino.
Ogni punto di accesso è sorvegliato da guardie scelte e valchirie, mentre Huginn e Muninn sorvolano la zona.
Freya è appoggiata ad una colonna, lo sguardo fisso verso i battenti dai quali giungerà Loki. È trascorsa una settimana da quando l'ha visto l'ultima volta ed è sicura che il tempo non è bastato per fargli dimenticare ciò che ha visto quando gli ha afferrato il braccio. Si è tenuta lontana da Loki un po' per codardia, un po' perché doveva cercare risposte che non ha mai ottenuto.
Drappi di seta verde decorano l'intera sala -un tributo di Frigga suppone.
Thor le ha detto che su Midgard verde è il colore delle speranza e non è forse negli inganni che si cela la più grande delle speranze? Illusioni...
"Che Loki Odinson sia condotto al mio cospetto." tuona la voce di Odino.
Le porte d'oro vengono aperte e Loki sfila davanti a quel pubblico di asgardiani con l'arroganza che ha sempre avuto.
Freya sospetta che si senta tanto sicuro solo perché il Padre degli dei lo ha presentato davanti a tutti ancora come suo figlio. C'è l'ombra di una colpa indelebile nello sguardo di suo zio ed una di rimorso in quello di Thor.
Due guardie affiancano il dio degli inganni, ma non è in catene che viene accompagnato al cospetto di Odino.
I sussurri cessano quando Loki muove il primo passo verso Hliðskjálf[1]. Tra la folla, Freya vede lady Sigyn indietreggiare di un passo come se temesse che il dio degli inganni potesse ferirla. In effetti, considera, Sigyn è sempre stata al centro degli scherzi di Loki quando era presente a corte.
Sif invece ha una mano sull'elsa della spada e Fandral è costretto a trattenerla per il braccio.
Loki avanza e Odino si alza in piedi. Freya non ricorda di averlo mai visto tanto vecchio e sfinito, ma non si azzarderebbe mai a sottovalutare la forza di suo zio in battaglia.
L'espressione del dio degli inganni è impassibile, ma quando la affianca lui volta appena la testa ed è un sorriso, che sa di segreti svelati, quello che le rivolge. Freya non fa nulla per fargli intendere che la sua minaccia non può turbarla. Se Loki intendesse minacciarla davanti ad Odino lei negherebbe ogni cosa ed è certa che il Padre degli dei crederebbe a lei, anziché al figlio traditore.
Doveva essere il destino di Loki: venire considerato un bugiardo anche quando sosteneva il vero.
"Popolo di Asgard...tutti sapete il motivo per cui oggi siamo riuniti qui." esordisce Odino. "Mio figlio è accusato di tradimento..."
Freya sposta la sua attenzione su Heimdall. Il Guardiano la sta osservando e perfino per lei è difficile sostenere quello sguardo. Si volta, innervosita, con la fastidiosa e persistente sensazione di avere su di sé l'attenzione di Heimdall.
"Come ti proclami, Loki?" prosegue il Padre degli dei.
"Colpevole." L'eco si sparge nella sala, ma a differenza di altri Freya non è affatto sorpresa per quella risposta tagliente.
"Dunque, è così. Ammetti i tuoi crimini verso Asgard e verso Midgard."
Frigga stringe le labbra e afferra il braccio di Thor come se lui potesse salvarla da quanto sta avvenendo.
"Ti privai dei poteri quando Thor ti riportò ad Asgard. Per il genere di crimini da te commessi dovrebbe essere la morte, la pena. Ho condannato uomini per molto meno." continua Odino, tornando a sedersi.
Freya si muove tra file di asgardiani ed è con un sussulto che si rende conto di essersi avvicinata al limitare della zona presidiata dalle guardie, troppo vicina a Loki per ignorare la sua rigidità.
"Perché risparmiarti?" domanda il Padre degli dei, alzando il volto alla folla.
I fischi di sdegno aumentano d'intensità e qualcuno lancia addosso a Loki della frutta. Freya guarda la mela marcia ai suoi piedi e pensa che, dopotutto, il popolo di Asgard si sia contenuto.
D'altra parte, perché gli asgardiani dovrebbero preoccuparsi del futuro di Midgard o del destino degli Jotun?
Sono egoisti, gli asgardiani, falsi e ipocriti, bravi a combattere le guerre altrui ma non a vivere la pace. Freya, invece, desidera solo che quei disordini vengano risolti per poter tornare a vivere lontana dagli intrighi di corte.
Il frutto che cola dal viso di Loki è rosso come il sangue ed è esattamente ciò che sembra mentre scivola al suolo.
Il dio degli inganni ha la mascella serrata e gli occhi socchiusi, quasi potesse individuare i colpevoli di quel gesto.
"Trovate i responsabili." tuona alta e feroce la voce di Odino. "Conduceteli qui!"
Frigga si è portata una mano sul volto e gli occhi non lasciano mai la figura di Loki. È evidente che vorrebbe scendere e raggiungere il figlio, ma Thor la trattiene scuotendo lentamente il capo.
Freya volta appena la testa, ma interrompe il gesto quando avverte su di sé il fiato di uno sconosciuto e un'arma puntata alla schiena.
"Non muoverti." le ordina la sconosciuto, ma lei allunga la mano tra le pieghe dell'abito e nota che attorno a lei un'altra decina di persone, tra ancelle e servitori, sono state prese come ostaggio.
Freya si chiede come Heimdall può essersi fatto sfuggire un simile atto di ribellione. In verità, è quasi ammirata per il coraggio che quelli asgardiani stanno dimostrando affrontando Odino a viso scoperto. Avere degli ostaggi non li salverà e Freya dubita che i rapitori abbiano idea del valore posseduto dai singoli prigionieri.
Ora è calato il silenzio nella sala delle udienze e il Padre degli dei si alza dal trono, brandendo la lancia Gungnir[2].
 
 
Thor è incredulo. Nessun asgardiano prima d'allora ha mai sfidato suo padre in modo tanto diretto e meschino. Non c'è onore nel farsi scudo con il corpo di innocenti e un simile atto di codardia lui non può sopportarlo.
Loki si è voltato verso la folla e a Thor non sfugge il modo in cui sta fissando l'uomo che stringe a sé il corpo di Freya.
Rabbia? Fastidio? Impotenza?
Non riesce a capirlo, ma quando mai è stato in grado di comprendere suo fratello?
Thor aiuta sua madre a sedersi e affianca il padre con Mjolnir in mano. Rivolge un breve cenno d'assenso a Sif e ai Tre guerrieri che si sono avvicinati agli ostaggi.
Huginn e Muninn emettono un verso stridulo e affondano i loro artigli sullo schienale d'oro di Hliðskjálf.
Alcune valchirie si sono avvicinate al trono, in attesa di ordini, ma Odino fa loro segno di rimanere in disparte e alza l'indice in direzione dei nemici. "Parlate." dice pacato.
È un giovane, colui che si fa avanti a nome dei compagni, e Thor non può che provare un senso di sconfitta, sentendosi tradito dal popolo che dovrebbe governare.
"Padre degli dei..." la voce è insicura, debole, e per un attimo Thor crede che potrebbe perdonare quell'atto di disobbedienza, ma poi scruta le espressioni spaventate degli ostaggi e quella sicurezza vacilla.
Sua cugina è l'unica che si dimostra impassibile, ma immagina che quell'esperienza sia nulla rispetto a quella di veder bruciare i genitori nella propria casa. Thor ricorda che Freya non ha versato una sola lacrima ai funerali dei suoi zii. Presume che la sua sicurezza stia nel fatto che Odino si trova in quella stessa sala.
"...Vi offriamo un accordo. La vita di vostro figlio in cambio della loro." annuncia lo sconosciuto, strattonando una delle ancelle di Frigga.
"Le vite di nessuno dei miei figli è in vendita!" esclama sua madre.
Odino fa cenno alla regina di rimettersi seduta. "Come avete eluso lo sguardo di Heimdall?" domanda.
Thor non capisce. Perché suo padre esita, anziché agire?
"Esiste qualcuno... Qualcuno più abile dei vostri sacerdoti nell'uso del Seiðr, che ci ha permesso di ingannare il Guardiano. Consegnateci Loki. La condanna su di lui sarebbe comunque morte."
Thor ha un fremito di rabbia.
"Credete questo? Il mio giudizio non è ancora stato espresso." replica Odino. "Chi vi comanda? Colui che si cela dietro una maschera?"
"Per quale motivo volete Loki?" interviene Thor, ignorando l'occhiata d'ammonimento di suo padre.
La replica è immediata. "Consegnatelo."
"Mai" afferma Frigga, scendendo con lentezza le scale. "Dovreste prima strapparmi il cuore dal petto... non avrete mio figlio e non avrete Asgard." aggiunge, mentre due guardie la affiancano. "Thor." chiama. "Siete arrivati fin qui, ma il vostro coraggio è pari alla vostra poca lungimiranza. Le guardie di Odino vi cattureranno."
Thor guarda il padre, ma Odino non sembra preoccupato per la sorte della moglie e il suo unico occhio è rivolto verso Heimdall. Il dio del tuono non può fare altro che affiancare Frigga e sperare che sua madre abbia ragione.
 
 
"Verrò con voi."
Loki non guarda sua madre mentre dichiara le sue intenzioni, ma scruta Freya per capire fino a che punto lei sarebbe disposta a spingersi pur di mantenere il suo segreto. Lo lascerebbe morire? Di certo, non avrebbe ragioni sufficienti per salvarlo.
Chi sacrificherebbe se stesso per salvare il dio degli inganni?
"Un gesto lodevole." proclama il giovane asgardiano. "Dunque possedete una coscienza, principe."
"Loki!" l'esclamazione sorpresa di Frigga lo ferisce più di quanto voglia ammettere a se stesso. Le parole pronunciate da sua madre sono state un balsamo temporaneo per ferite che non si chiuderanno mai del tutto.
"L'hai detto tu, che il giudizio di Odino sarebbe stata una condanna a morte. Dunque, perché esitare? Consegnandomi a te potrei evitare un destino... sgradito." osserva, facendo tintinnare tra loro i bracciali dei nani.
Freya muove appena le labbra, ma lui capisce e inclina la testa di lato.
Ignora di proposito i sussurri malevoli della gente che lo chiama traditore. Cosa ne sanno, loro, di chi è Loki?
"Questo... non potete saperlo." obietta l'altro.
"So che non mi volete morto, o avreste lasciato che il Padre degli dei emettesse la sua condanna." gli fa notare, quasi con fastidio. "E non esiste nulla di più definitivo della morte." prosegue Loki. "Suppongo perciò che qualunque cosa voi desiderate ottenere sia... maggiormente tollerabile." conclude ghignando.
"Fratello!" la voce di Thor è così irritante che non può fare a meno di fare una smorfia.
"Traditore ancora una volta." commenta l'asgardiano. "Lui ci aveva avvertiti." il servitore che ha in ostaggio emette un sussulto, ma viene rilasciato. "Un segno di buona fede." è la risposta a quel gesto. "Ma non credere che sia un'alternativa alla morte ciò che il mio signore ti offre."
"Anche tu sei un traditore, ora." gli fa notare.
"Per una giusta causa." è la replica infastidita.
Ogni causa è giusta, sarebbe tentato di dirgli, ma è davvero così? Cosa rimane del suo sogno di governare su Asgard? Due bracciali forgiati dai nani e una verità che avrebbe preferito essergli taciuta per sempre...
Sente i passi leggeri di Frigga e quelli sgraziati di Thor farsi più vicini e decide che l'esitazione non è una caratteristica che gli si addice.
Prendere tempo... è quel genere di cosa che farebbe l'uomo di latta. Ma Tony Stark non è un modello che ha intenzione di imitare.
Ricordare quell'individuo non gli è di alcun aiuto per mantenersi lucido. Ancora non gli è ben chiaro il motivo per cui l'anonimo Ares dovrebbe volere la sua testa. Loki non lo ha mai sentito nominare e di certo non può essere un seguace di Thanos.
Avanza di un passo. Non è mai stato bravo quanto Thor nei combattimenti corpo a corpo, ma potrebbe cavarsela abbastanza a lungo per permettere...
Permettere a chi? Chi tra tutti quei presenti vorrebbe aiutarlo?
Loki non ha intenzione di morire. Di certo non lì, davanti a tutto quel pubblico sgradito.
Non ha intenzione di rinunciare tanto facilmente ai suoi propositi di vendetta. Se non può essere il re di Asgard o il sovrano di Midgard...
Che cadano insieme a me!
Loki non ha dubbi e sorride mentre il piano prende forma nella sua testa. Ucciderà quel misero insetto, salverà gli ostaggi e otterrà la clemenza di Odino. Riavuta la fiducia di Thor e del Padre degli dei, sarà semplice -semplice come la prima volta che lo ha fatto- ingannare tutti loro.
 
 
Non lo farà, non lo farà.
Thor continua a ripeterselo: Loki non li seguirà, non avrebbe senso, non può tradire loro padre un'altra volta.
Non può permetterlo e fa per superare sua madre, quando Frigga lo ferma.
"Aspetta." dice calma. "Lascialo agire come meglio crede."
"Ma madr-"
Frigga lo interrompe e Thor si chiede a cosa serve essere il possessore di Mjolnir in una simile situazione.
Vorrebbe avere la certezza di sua madre, ma tutto ciò che sa è che quella potrebbe essere la loro ultima occasione per impedire a Loki di compiere altre follie.
 
 
Sif non ha mai provato simpatia per Loki e non ha mai nascosto di preferire Thor al fratello. Quando sia nato quel sentimento, lei non saprebbe dirlo, ma è stato rimorso e colpa ciò che ha provato il giorno in cui il Bifrost è andato distrutto e il dio degli inganni perduto nell'infinità dell'universo.
Perfino adesso, mentre guarda Loki avanzare verso lo sconosciuto nemico, crede che non sia la morte la condanna più adatta per qualcuno come lui.
Se morisse sarebbero gli altri a portare il peso della sua scomparsa e Sif non riuscirebbe a sopportare di scorgere tristezza negli occhi di Thor.
Frigga, probabilmente, sarebbe la più provata per quella perdita, ma nemmeno l'animo del Padre degli dei ne uscirebbe inalterato.
Sif detesta Loki e il sentimento è reciproco, ma non riesce a togliersi dalla mente lo strano sguardo di complicità che Freya e il dio degli inganni si sono scambiati.
"Lasciateli e verrò con voi." dice Loki.
Andrai? Un gesto eccessivamente altruistico, non credi?
Sif è nata per essere una guerriera; è ciò che ha sempre voluto essere ed è ciò che è diventata.
Ha sempre messo i sentimenti in secondo piano; perché altrimenti come puoi trucidare un'intera razza e riuscire a sopravvivere al rimorso?
"Se tenterai di ingannarmi..." avverte il giovane asgardiano "...la ragazza morirà." prosegue indicando Freya.
Sif non ha mai apprezzato la cugina di Thor, non che Freya fosse irritante o scostante come Loki, ma era... diversa. Non è mai stata capace di capire le sue scelte, le sue ragioni, e non ha mai visto in lei nulla di eccezionale.
Ma in questo momento non può fare a meno di chiedersi se come con Loki, anche con Freya non sia riuscita a guardare oltre l'apparenza.
L'occhio di Odino è tornato a volgersi verso il figlio e la nipote con aria grave. Come re, il Padre degli dei è di fronte ad un complicato dilemma e, in quanto guerriera, Sif sa che sta valutando le migliori possibilità di successo.
"Pensi che possa importarmi della sua vita?" obietta Loki, suscitando un grugnito da parte di Thor.
Sif fa un cenno in direzione dei Tre guerrieri e insieme si appostano alle spalle di quattro nemici. Valuta che se saranno veloci le possibilità di vittoria aumenteranno notevolmente.
"Questi ostaggi non sono nulla per me, ma se fate loro del male non avrete una sola possibilità di uscire vivi da qui." fa notare Loki, con l'aria di chi troverebbe più stimolante parlare con una pietra.
Sif avrebbe voglia di afferrarlo per i capelli e raparlo a zero, come lui fece con lei, solo per togliersi la soddisfazione di fargli provare la stessa umiliazione che patì in passato.
"Dieci miseri e deboli ostaggi. Ecco quanto vale il principe degli inganni." sogghigna il guerriero. "Un prezzo irrisorio."
"Ma, almeno, io lo ho... un prezzo." sibila Loki.
Non fosse troppo impegnata nel ricordare a se stessa di odiarlo, Sif apprezzerebbe la capacità di Loki di ottenere sempre l'ultima parola su tutto.
Ogni ostaggio viene spinto in avanti. Freya e Loki si incontrano a metà strada e Sif spera davvero che sia stato un caso lo sfiorarsi di dita tra i due.
O, forse è lei, che dopotutto sta dando inutile importanza ad un dettaglio insignificante.
Loki alza le mani in segno di resa e due asgardiani sconosciuti lo afferrano per le braccia, impedendogli di fuggire.
"Fermateli!" L'ordine di Odino è ciò che fa scattare Sif in avanti, gettando a terra uno dei traditori.
Thor si muove rapido verso il fratello, ma qualcosa che Sif non riesce a vedere lo blocca.
Cosa stai aspettando, Thor?
L'uomo che ha sotto di sé si agita e la ferisce lievemente ad una mano, ma lei non molla la presa. Stringe l'elsa della spada e la sbatte con violenza sulla testa dello sconosciuto.
"Fai la nanna." suggerisce prima di alzarsi per passare al nemico successivo.
 
 
Loki sogghigna, soddisfatto dell'ennesimo inganno che ha creato. La vittoria è una sensazione sublime e lui intende godersela fino in fondo, anche se è solo grazie all'aiuto di Freya che è stata possibile quella messa in scena.
Loki osserva il suo doppio sé tra le mani dei due traditori mentre svanisce come foschia mattutina. La folla esplode in un boato incredulo mentre lo sguardo di tutti si sposta su di lui.
Thor è stato fermato da Freya che probabilmente gli sta facendo notare la novità. "Cosa significa?" la domanda del dio del tuono è piuttosto scontata e il suo sguardo cerca immediatamente la presenza dei due braccialetti.
Loki vorrebbe ridere, e sarebbe quasi tentato di dire al suo pubblico chi si nasconde dietro la maschera indossata da Freya, ma l'idea che potrebbe sfruttare in futuro quella conoscenza a suo vantaggio lo ferma.
Non solo lei è una dominatrice del Seiðr, ma è anche piuttosto dotata, e Loki non si capacita di come abbia potuto apprendere quell'arte.
"Loki?" Odino lo sta raggiungendo e la sua è una domanda che non può evitare.
Frigga si sposta di lato "Sono stata io. Ho celato il vero Loki con l'aiuto del Seiðr e ne ho creato una copia illusoria. È mio figlio, signore di Asgard."
Lo sguardo di Odino si addolcisce appena, ma quello di Frigga non lascia gli occhi di Freya.
"È la verità?"
Loki annuisce, ma non capisce perché rispondere visto che ogni sua risposta è vista con sospetto. In ogni caso deve apparire davvero sincero -o forse Odino è semplicemente invecchiato?- perché il Padre degli dei si porta la mano al mento, meditando su quanto accaduto.
Freya sta conversando con Thor e a Loki non piace il modo in cui sta tentando in tutti i modi di andarsene. Sif li raggiunge e lui è costretto a voltarsi verso la regina che lo osserva preoccupata.
"Ho suggerito io a Loki come agire."
Frigga si sta prendendo una responsabilità che non le compete e Loki si chiede se sua madre sappia quanto ciò può essere rischioso. Vuole salvarlo? Alleggerire la pena che Odino esprimerà?
Se non fosse tanto preoccupato per le sue sorti, Loki le urlerebbe che la giustizia di Odino non lo spaventa, che la affronterà con gioia, ma è una menzogna e la sua mente ne è perfettamente consapevole.
Solo uno sciocco o uno stupido non temerebbe il Padre degli dei e lui non è quel tipo di individuo.
"Ho salvato la vita degli ostaggi." interviene Loki, rincarando la dose. "Asgard mi è debitrice di dieci vite."
Sif si volta di scatto e lo sguardo che gli rivolge è puro odio. Lui rimane impassibile.
"Il vostro giudizio deve essere mutato, padre." C'è sollievo nel modo in cui Thor pronuncia quella frase e Loki ne rimane turbato. Era davvero la morte ciò che il Padre degli dei aveva in serbo per lui?
No, lui era suo...
Figlio? Non sono mai stato suo figlio. Ha sempre preferito Thor, ha sempre...
Odino gli da le spalle e Loki vede perfettamente il turbamento di Freya quando il re di Asgard si rivolge a lei.
"Mio fratello era un uomo saggio. Hai ereditato questa sua caratteristica, Freya?"
"Non credo." è la risposta guardinga.
Odino accenna ad un sorriso e Loki trova quel gesto sospetto.
"Dunque che sia questo il mio giudizio: Loki Odinson rimarrà privo dei suoi poteri, ma potrà tornare a vivere a palazzo riprendendo su di sé il titolo di principe. Tuttavia, i suoi movimenti verranno sorvegliati e così sarà finché io non gli concederò il mio perdono."
C'è silenzio nella sala e Loki non dubita che tutti quegli asgardiani sognassero di poter ammirare la sua testa mozzata e appesa alle mura di Vàlaskjàlf.
Da parte sua, si ritiene soddisfatto.
Odino gli ha offerto la migliore possibilità possibile per mettere in atto la sua vendetta e Loki non intende sprecarla.
 
 
 
 
 
Capitolo betato da: Jales
 
[1]              Hliðskjálf: nome con cui è noto il trono di Odino.
[2]              Gungnir: nome della lancia di Odino.


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Capitolo 7
*** Vanadis ***


 
 
Capitolo 6: Vanadis
 
 
 

"Sapevo che saresti venuta. Immagino che tu ti stia chiedendo per quale ragione io abbia mentito a mio marito." Frigga incrocia le mani sul ventre e la invita a seguirla in giardino.
"Me lo sono chiesta." risponde Freya, scostando il ramo di un albero per farsi strada.
"Per salvare Loki, prima di tutto, ma anche per te. Il futuro ha in previsione altro... per entrambi." mormora la regina.
"Voi sapevate." Non è un'accusa, ma una verità che Freya ha sempre preferito evitare. Non può sapere quanto la regina conosca e ciò è l'unica cosa che riesce a confortarla in quelle circostanze.
"Il futuro muta in continuazione. Non commettere l'errore di credere che la mia vista sia infallibile." le dice Frigga. "Tuttavia, nel tempo, ci sono sempre dei punti fermi, eventi inevitabili che accadranno indipendentemente dalla scelta dei singoli."
Freya non è certa di comprendere, ma è lieta che Frigga voglia condividere con lei quelle informazioni.
"Come facevo a sapere della capacità che possiedi sul dominio del Seiðr?" prosegue la regina di Asgard. "Tua madre era un'abile seiðkona[1], quel genere di dono in genere si trasmette ai figli."
Freya vorrebbe ribattere che Thor non è per niente abile nella manipolazione del Seiðr e che Loki non è realmente figlio dei regnanti di Asgard, ma tace.
"Ma questo era solo un sospetto. Non avevo prove sulla tua abilità. Gli anni che hai trascorso a corte non mostrarono alcuna stranezza, nessun segno che la magia si piegasse al tuo comando."
"Non riesco a capire." interviene Freya, sfiorando i petali di un fiore.
"Il giorno che Loki è tornato, ho sognato. Non ti dirò ciò che ho visto, ma è così che ho capito. Ciò che non capisco è il motivo che ti ha spinto a salvare Loki."
Freya chiude un istante gli occhi.
"Non lo so..." sussurra. "Qualcuno doveva risolvere quella situazione. Ho pensato che affidandomi al Seiðr e alla scaltrezza di Loki avrei potuto ingannare i nemici."
"Sono stati condotti nelle prigioni. Verranno interrogati finché non sveleranno dove si trova l'uomo con la maschera." spiega Frigga, sistemandosi una ciocca di capelli.
"Aster..." mormora Freya, fermandosi davanti al labirinto in cui da ragazzini lei e Loki si erano nascosti. Si chiede se da qualche parte esistano ancora le farfalle create dal dio degli inganni.
"Il futuro mi è oscuro. C'è una minaccia che nemmeno i miei occhi sanno vedere. E tu s-"
"Madre!"
Frigga sobbalza, mentre Thor le raggiunge. Freya si chiede se sia merito della liberazione di Loki se il dio del tuono appare tanto sollevato.
"Siete stata straordinaria! Creare un'illusione di Loki! Le vostra gesta saranno cantate dai bardi in ogni angolo dei Nove Regni!"
Freya scuote appena la testa e Frigga guarda il figlio con una strana dolcezza nello sguardo. Thor esagera sempre con i complimenti e lei si domanda se in gioventù anche Odino o Víli assomigliassero al dio del tuono.
"Dov'è tuo fratello?" Frigga interrompe il figlio con un movimento della mano.
Thor alza le spalle in un gesto che Freya trova irritante visto che è di Loki che stanno parlando.
"Nelle sue stanze, sta ammirando l'arazzo che avete tessuto per lui, madre."
 
 
Loki sfiora con una certa malinconia la superficie del letto che per centinaia d'anni è stato un rifugio sicuro in cui tornare. C'erano sempre state le braccia di Frigga ad accoglierlo, allora, e un buon libro con cui trascorrere le serate più buie.
L'ultimo volume che ha letto è ancora appoggiato sul comodino, una foglia a tre punte incastrata tra le pagine per rammentargli il punto in cui era arrivato con la lettura.
Nulla è cambiato ad Asgard se non lui.
Loki si chiede come sia possibile per qualcuno amare e detestare tanto se stessi allo stesso tempo.
Si cambia gli abiti della prigione, indossandone di altri più adatti al suo rango e osserva l'ultimo dono di sua madre; un arazzo che è stato appeso alla parete della stanza solo poche ore prima.
C'è un cervo che cammina in una tormenta di neve e una farfalla di fuoco che vola sopra di lui.
Loki sa che deve esserci un significato nascosto in quella rappresentazione, ma non è mai stato in grado di decifrare gli enigmi di Frigga e decide che non gli importa. Se è un avvertimento teme che non potrà essergli di grande aiuto.
Ciò che ora gli importa è parlare con Freya. Vuole scoprire qualsiasi cosa la riguardi e per farlo deve vederla.
 
 
Thor ha insistito a lungo per accompagnarla nelle scuderie e Freya non ha potuto negare al dio dl tuono quel capriccio infantile.
"...e Hulk ha sconfitto Loki." le spiega Thor. Suo cugino le ha raccontato così tanto e così a lungo di Midgard e del gruppo degli Avengers che Freya crede che sarebbe in grado di riconoscere perfino Hulk se le comparisse davanti all'improvviso.
"E tu lo hai riportato ad Asgard." considera Freya, varcando la porta della scuderia. "Credi che potrebbero attaccarci, questi Chitauri, un giorno?"
"Padre afferma che hanno bisogno di tempo per ricostruire la loro armata. Asgard dista molto dal punto di universo in cui stavano quando hanno attaccato la Terra. Per ora sono altri i nemici che minacciano il regno e per qualche motivo anche la vita di Loki." afferma, con una nota preoccupata nella voce. "Oh, e ti ho raccontato di come l'uomo di metallo, Tony Sta..."
...Stark, ha sconfitto l'esercito dei Chitauri lanciando una strana arma midgardiana…
"...midgardiana nel varco interdimensionale?" conclude Thor.
Freya sorride accondiscendente, poggiando una mano sul braccio di Thor come in passato era solita fare a cerimonie ufficiali. Il principe le rivolge uno sguardo malinconico e lo sente sospirare.
"E di Jane Foster cosa mi dici?" chiede, nella speranza di rasserenargli l'umore.
"Si stanno prendendo cura di lei. Mi sarebbe piaciuto poterla incontrare, ma forse è stato meglio così." le confida il dio del tuono. "Un giorno ci rivedremo."
Freya annuisce, non fa alcun commento sulla brevità della vita mortale.
"Deve essere bella, Midgard." dice pensierosa.
Thor sembra dover riflettere sulla risposta. "Lo è a suo modo."
Freya rafforza la presa sul suo braccio, mentre si fermano per ammirare il destriero di Odino. Il manto nero di Sleipnir è stato lucidato da poco e il cavallo nitrisce quando Thor allunga la mano per accarezzarlo.
"Sei certa di non volere che ti accompagni?" le domanda.
"È solo una cavalcata nei boschi, Thor. E poi tu hai molto a cui pensare. Tornerò prima di sera." gli promette, allontanandosi.
"Oggi anche Loki sarà presente al banchetto. Madre ha insistito molto per avere una cena in... famiglia. Forse potresti venire anche tu."
È davvero imbarazzo ciò che coglie sul volto arrossato di Thor? "Odino avrà sicuramente molto da dire, non credo sia una buona idea." Osserva Freya.
"Se ci sarai tu, Loki potrebbe sentirsi meno a disagio." la prega Thor, porgendole le briglie del suo cavallo.
Freya non può che ammirare lo spirito fraterno che Thor manifesta da quando Loki è tornato. Forse è stata la paura di aver creduto perso per sempre un fratello, o forse si tratta di semplici sensi di colpa, ma il dio del tuono appare intenzionato a non commettere due volte lo stesso errore.
Freya salta in sella all'animale, dandogli una leggera carezza al collo e fissa Thor con più attenzione del solito. Ha sempre amato quegli occhi celesti, più scuri, ma più limpidi di quelli di Skaði. Non c'è menzogna in quello sguardo, non ci sono segreti.
"Non ti prometto nulla, ma cercherò di soddisfare la richiesta del futuro sovrano di Asgard." lo prende in giro. "Ho sentito dire che non è piacevole avere un re come nemico."
Freya affonda i talloni nel costato del destriero e si allontana prima di sentire la replica di Thor.
 
 
Loki continua a ripetersi che non gli importa nulla degli sguardi carichi di sospetto con cui gli asgardiani lo guardano. Dopotutto, non sono molto diversi dagli sguardi che gli rivolgevano prima.
Si dice che può sopportarlo, dovrà semplicemente indossare una delle sue maschere il tempo necessario per recuperare i suoi poteri e fuggire da lì.
Fuggire... se lo facesse sarebbe una fuga eterna. Una fuga da Thor, una fuga da Thanos...
"Siedi con me, Loki."
Non si è accorto di sua madre finché la sua voce non l'ha raggiunto. Frigga è seduta su una panchina, circondata da boccioli di rosa e davanti a lei si trova il labirinto.
Loki, ora, vede sotto un'altra luce ciò che è accaduto tra le siepi di quel monumento naturale quando lui e Freya erano solo ragazzini. Prova una sorda rabbia nel sapere che il motivo per cui Freya non ha detto nulla è che anche lei era una manipolatrice del Seiðr.
"Sto cercando Freya, madre." le dice, scrutando i volti di guerrieri e ancelle senza trovare quello che gli occorre.
"Se ne è andata. Thor l'ha accompagnata alle stalle, voleva cavalcare." gli spiega Frigga, lisciandosi le pieghe della veste. "Siedi, dobbiamo parlare."
Sì, dovevano farlo, ma Loki non crede di essere pronto per affrontare una conversazione con sua madre. Tuttavia, obbedisce a quella richiesta in modo piuttosto docile.
"L'arazzo che avete tessuto è molto bello." commenta Loki, preferendo rimanere su argomenti poco spinosi.
"Sì, lo credo anche io." mormora Frigga con un sorriso. "Ma non è per parlare di questo che ti ho fatto sedere."
"Perché avete mentito a Odino? Perché avete protetto il segreto di Freya?" domanda Loki, reclinando la testa all'indietro e fissando le forme delle nuvole.
Sua madre gli stringe la mano. "Ho protetto entrambi." bisbiglia.
"Da quanto sapevate dell'abilità di Freya? Come ha potuto imparare da sola gli antichi sortilegi?"
"L'ho scoperto il giorno in cui Thor ti ha ricondotto ad Asgard. Tuttavia, è stata sua madre ad insegnarle come dominare il Seiðr. Skaði era una seiðkona eccezionale, ma il modo in cui Freya destreggia la magia è... stupefacente. Ha infranto la legge di tuo padre ed è riuscita a tenere celato ad Heimdall questo segreto."
Loki è convinto di aver visto solo una minima parte di ciò che Freya sarebbe in grado di fare ed è la prima volta che si domanda come potrebbe essere sfidare in combattimento qualcuno abile quanto lui nell'utilizzo del Seiðr.
Non può fare a meno di chiederselo: come sarebbe stato avere qualcuno con cui condividere le idee sulla magia, mentre Thor e i Tre guerrieri si dilettavano nell'uso delle armi?
Loki detesta Freya in questo momento. Non è forse anche lei una traditrice di Asgard? Perché, quindi, non dovrebbe subire anche lei la furia di Odino?
"Avete scrutato il futuro, non è così, madre?"
Madre, madre, madre... Loki non capisce per quale motivo non riesce a chiamare Frigga con il suo nome.
Non è mia madre.
Odia quella debolezza e lui non può permettersi di essere debole. I sentimenti sono una lama a doppio taglio; prima o poi si ritorcono sempre contro colui che gli ha provati, nella maniera più improbabile.
"Ho visto uno dei tanti percorsi possibili. Io e tuo padre sappiamo benissimo che prima o poi te ne andrai. Thor non lo crede, ma tuo fratello è sempre stato cieco su certe questioni. Quando quel giorno arriverà, desidero soltanto che tu sia cauto."
Frigga sospira e lascia andare la sua mano. Loki sente una bruciante sensazione nel petto, come se quelle parole fossero un addio.
"Ma c'è tempo..." aggiunge la regina di Asgard, alzandosi in piedi. "Resta con noi, Loki. Rimani."
Quella frase non sembra veramente essere rivolta a lui. Sembra una supplica, una preghiera che una parte di lui vorrebbe esaudire.
Ma poi si volta e incrocia gli occhi celesti di una dama che lo guardano come se solo quel semplice atto potesse farlo sparire.
No, Loki non può restare ad Asgard. Nulla lo trattiene in quel luogo, se non una vendetta che consumerà lentamente e che ridurrà il Regno Eterno in rovina.
 
 
Ci sono troppe cose che a Freya non sono chiare: gli spettri che sembrano volere qualcosa da lei, un uomo con la maschera e abile nell'uso del Seiðr che desidera la morte di Loki, Heimdall la cui vista vacilla...
Chi si trova dietro tutti quelli eventi? Chi può essere così potente da esercitare un simile potere?
Freya accarezza il fianco del cavallo, spronandolo a rallentare. C'è una figura in mezzo ad alberi e arbusti, tra le rovine di un vecchio tempo. Le colonne, una volta di lucido marmo, sono abbandonate al suolo e su di esse c'è l'uomo che lei attendeva.
"Hai la spada?" chiede sbrigativa, scendendo da cavallo.
"Quanta fretta. Speravo di ricevere qualche complimento."
"Siryo, hai la spada si o no?"
Freya scuote la testa e guarda sospettosa l'involucro di pezza ammassato tra l'erba.
"Se sono qui, la risposta mi sembra ovvia." replica l'altro con fare annoiato. "Sono o non sono il miglior ladro dei Nove Regni?"
Freya rotea gli occhi al cielo, infastidita. "Risparmiami la commedia. Sono di fretta."
Siryo si stringe nelle spalle e le mostra ciò per cui è stata costretta a ricorrere al suo aiuto. Vanadis, la spada di suo padre, brilla d'argento e polvere di rubini. Freya non vede quell'arma da quando Víli è morto. Credeva quella spada perduta finché non ha saputo che Tyr, il dio della guerra, l'aveva aggiunta alla sua collezione privata tacendo a tutti quel ritrovamento.
 
 
"Vanadis[2] è stata forgiata insieme a Gungnir nel cuore di un vulcano. Non è splendida?" suo padre ruota l'arma, ammirandone i riflessi alla luce delle stelle.
Freya la trova una spada magnifica, ma non intende rivelare quel particolare a Víli. "È da lei che deriva il tuo nome." dice, puntandole la lama alla gola. "Ne sarai all'altezza, si?"
Freya annuisce.
"Meglio per te, figlia. Meglio per te... per noi." sibila compiaciuto.
 
 
"Vanadis..." mormora Freya, la voce roca.
Quella spada è sua, lo è sempre stata anche quando era Víli ad impugnarla.
Non è un caso se entrambe portano lo stesso nome.
Freya lo ha sentito la prima volta che ha impugnato Vanadis; un legame che rendeva quell'arma sua e solo sua.
È mia.
"Entrare nella casa di Tyr[3] è stato un gioco da ragazzi. Più che un'abitazione sembrava un museo di guerra. Mai visti tanti cimeli militari in vita mia." le racconta Siryo, camminandole intorno con fare meditabondo. "Oh, e dovresti vedere Tyr! Lo credo che è stato nominato dio della guerra, il suo aspetto è quello di un gigante pronto a combattere in ogni momento."
Freya riesce solo a bisbigliare un: "Conosco Tyr..."
"Comunque... uscire dalla casa non è stato altrettanto semplice. Un labirinto sarebbe stato più facile da espugnare, fidati."
Freya alza finalmente lo sguardo, incrociando gli occhi scuri di Siryo. Lo conosce da trecento anni e non l'ha mai delusa una volta. È un ladro piuttosto abile e una spia eccezionale. Gli ha salvato la vita una volta, mentre sfuggiva ad un gruppo di elfi oscuri su Svartálfaheim e da allora ha ottenuto la sua leatà e fiducia. È l'unico che abbia mai conosciuto il segreto di lady Freya Vanadis e lei si era sempre assicurata che tenesse la bocca chiusa ricoprendolo d'oro.
La storia di Siryo è piuttosto comune: soldato al servizio di Odino che dopo la fine della guerra su Niflheimr[4] venne congedato e anziché cercarsi un lavoro onesto, bhe... Freya non è la persona più adatta per giudicare le scelte altrui.
"La vera difficoltà è sorta quando ho dovuto scambiare la falsa copia della spada con quella autentica. Avresti potuto dirmi che quella dannatissima arma era l'oggetto più sorvegliato dell'intera abitazione!"
Freya è sorpresa. "Non lo sapevo."
"Lo so, lo so... Ci tieni troppo alla mia incolumità per rischiare di perdermi." la prende in giro, facendole l'occhiolino.
Freya sospira. Molti anni prima lei e Siryo erano stati amanti, ma all'epoca lui cercava qualcosa che Freya non sarebbe mai stato in grado di dargli. Erano troppo diversi, sono diversi, e lei non è mai riuscita a ricambiare il sentimento che provava Siryo.
"Comunque..." riprende Siryo con un colpo di tosse "...non vorrei allarmarti, no davvero, ma... ecco, potrebbe darsi che Tyr abbia scoperto il tuo incantesimo per rendere quel sasso una spada."
Freya trattiene il respiro e lascia andare Vanadis a terra -rischiare di uccidere Siryo non sarebbe una mossa saggia- e di lui ha ancora bisogno.
"... e le sue urla quando sono finalmente riuscito ad uscire... sembravano quelle di un intero esercito. Ci teneva davvero a quella spada..."
Freya non teme che Tyr possa riuscire a rintracciare Siryo o lei, ma è comunque una scocciatura dove fare attenzione a chi potrebbe riconoscere Vanadis.
"Spero che almeno tu abbia fatto attenzione venendo qui." commenta Freya. Perché se Siryo si fosse fatto spiare da qualcuno... quello si che era un problema.
"Tranquilla. Sono o non sono la migliore spia di tutt-"
"Siryo, non è la giornata adatta..." lo interrompe.
"Oh, oh, oh... siamo nervosetti. Qualcuno ha scoperto cosa fai fuori dal palazzo d'oro?" il tono di Siryo è divertito e Freya gli rivolge un'occhiata glaciale.
"Ah..."
"Già." lo riprende Freya, dirigendosi al suo cavallo per sistemare Vanadis sulla sella. "E prima che me lo chiedi: no, non ho intenzione di darti alcun nome."
"Così mi ferisci!" ridacchia Siryo, ricordandole il motivo per cui lo ha lasciato.
Il cavallo nitrisce e Freya gli sussurra qualcosa all'orecchio per tranquillizzarlo, poi afferra un sacchetto e lo lancia a Siryo che dopo aver fatto tintinnare le monete all'interno fischia compiaciuto.
"È sempre un piacere fare affari con te." dice, nascondendo celere il suo compenso in una tasca dei vestiti.
"A proposito di affari... ho un nuovo lavoro per te." lo avverte.
Siryo si volta di scatto e Freya trova particolarmente fastidioso quell'atteggiamento di morbosità nei confronti del denaro. D'altra parte a lei non è mai mancato nulla e preferisce tacere. Ha visto mondi in cui la gente moriva di fame, dunque non può fare una colpa a Siryo se desidera accumulare sempre più ricchezze. "Hai sentito dei disordini ad Asgard, immagino."
"Sì, un individuo sfuggevole questo Aster."
"Voglio che scopri tutto il possibile su di lui. Chi è? Chi si cela dietro la maschera? Cosa vuole?"
"Sarà complicato." osserva Siryo.
"Tu trovami queste informazioni e stai certo che diventerai il ladro e la spia più ricco di Asgard e Vanheim."
 

 
 
 
 
 
 Capitolo betato da: Jales
 

[1]Seiðkona: maga, incantatrice, dominatrice del Seiðr.
[2] Vanadis: nella mitologia un altro nome con cui è nota la dea Freya. La spada descritta non ha nulla a che fare con il mito, come il fatto che sia stata forgiata in un vulcano insieme a Gungnir, la lancia di Odino. Nella storia, la scelta di dare a Freya il nome che qui in origine apparterrebbe alla spada è stata fatta per sottolineare i piani di tradimento che Víli nutre per la figlia.
[3] Tyr: in mitologia è davvero il dio della guerra. Per descriverlo mi sono presa parecchie libertà, non conoscendo nulla di lui. L’ho immaginato come un patito di armi e reliquie.
[4] Niflheimr: mondo delle nebbie, nominato anche da Loki nel film “Thor”
 
 
Note: Banner iniziale ad opera mia e dell’aiuto di Keiko. Non la ringrazierò mai abbastanza per il bellissimo font che ha trovato!<3
Grazie a tutti quelli che continuano a seguire la storia! :D 


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Capitolo 8
*** Catene ***


Capitolo 7: Catene
 
 
 
Loki fissa con attenzione le rune segnate dall'insegnante, ignorando con maestria i borbottii scontenti di Thor e tracciando sulle pergamene i segni appena imparati.
"Non capisco e sono stanco di rimanere chiuso qui!" le lagne di Thor sono un continuo martellare nelle orecchie, fastidiose e irritanti.
"Vostro padre verrà a portarvi alle lezioni di combattimenti solo al tramonto, principe Thor. Cercate di concentrarvi, ora. Prima imparerete, prima potrete andare all'arena." lo riprende la loro precettrice con un sospiro sfinito.
"Ho concluso." l'affermazione di Freya arriva inaspettata e tutti si voltano verso di lei.
Thor sbadiglia. "Impossibile." afferma, voltandosi verso di lui in cerca di conferma. Loki allunga il collo ed effettivamente nota che sua cugina ha già finito gli esercizi che la precettrice le ha assegnato.
L'insegnante annuisce, mentre dichiara che Freya può uscire dalla biblioteca per passare come preferisce il tempo che le rimane.
Thor sbuffa contrariato e Loki non può che osservare Freya con un'insolita ammirazione. Non credeva sua cugina tanto capace e anche il nuovo insegnante mezzo sordo, che sua madre ha rifilato a tutti loro, sembra condividere quel parere.
"Voglio andarmene anche io." borbotta suo fratello, mettendo il broncio. "Detesto le rune. Non mi piacciono." continua imperterrito.
"Neanche a me." si intromette Freya e Loki pensa che sia piuttosto strana una simile affermazione detta da qualcuno che di rune sembra saperne più del dovuto.
Thor e Freya si scambiano un sorriso e lui si sente escluso da quel sentimento che intravede su quei volti familiari. È infastidito, ma non capisce il perché.
 
 
Loki è irritato dalla sfuggevolezza con cui Freya evita di incrociare il suo cammino. Non potrà evitarlo per sempre e lui pregusta già il momento in cui potrà parlarle.
Pezzo dopo pezzo, frammenti di una fanciullezza a cui Loki non ha mai dato peso si dipanano davanti ai suoi occhi, rivelandogli la verità di una ragazza che ora gli appare poco più di una sconosciuta.
I suoi passi rimbombano solitari tra i corridoi di Vàlaskjàlf e Loki si lascia guidare da quel ritmo sicuro e familiare. Scende le scale ed è con grande soddisfazione che nota come le guardie gli liberino la strada senza porgli domande.
Un giorno vi inchinerete di nuovo dinanzi a me.
Loki si crogiola in quel pensiero come un bambino farebbe davanti alle lusinghe dei propri genitori. Trova bizzarro che come prigioniero, per quanto non rinchiuso in gabbia, Odino gli abbia concesso di muoversi ovunque liberamente. Probabilmente Heimdall o un qualche divinatore sta scrutando ogni sua mossa, ma Loki non è preoccupato. In quel modo, sarà il Padre degli dei ad intervenire se qualcuno attenterà nuovamente alla sua vita.
Loki varca la porta della sala dei trofei ed è un ghigno soddisfatto quello che mostra alla prigione, ormai deserta, del Distruttore. Si sposta verso il tesoro più prezioso degli Jotun e lo osserva con fare pensieroso. Se ora lo afferrasse, nessuno potrebbe fermarlo e con il potere fornitogli dallo Scrigno degli Antichi Inverni sarebbe semplice tentare la fuga.
E poi?
Poi scenderebbe su Midgard, completando l'opera che più di mille anni prima il defunto Laufey non fu in grado di fare: condurre la Terra in una nuova Era Glaciale.
E poi?
Otterrebbe vendetta sul popolo di Asgard.
E poi?
Loki non lo sa. Il futuro, il suo futuro, gli è oscuro e sconosciuto. Thor è sempre stato fortunato nel suo ruolo di principe ereditario: ha un destino già tracciato e un futuro di gloria davanti a sé.
Lui non ha niente se non trame e inganni; la tela di un ragno che rimane costantemente privato della preda.
Loki sfiora lo Scrigno, ma non si azzarda a prenderlo. Rivedere la sua natura Jotun non è un qualcosa che gli sia gradito.
"Padre diceva che saresti venuto." Thor lo guarda con attenzione, spostando lo sguardo da lui allo scrigno
"E Odino ha sempre ragione." replica mellifluo. "Speravi di vedere il mostro, Thor? Mi spiace aver deluso le tue aspettative." sibila Loki.
"Madre e Padre ci aspettano per la cena." dice il dio del tuono, dandogli le spalle.
"Uuh, il ricongiungimento della famiglia felice." risponde Loki con astio.
"Non essere infantile, fratello." lo riprende Thor, facendogli crescere la voglia di ridergli in faccia.
La voce di Loki esce tagliente, furiosa. "Non.Sono.Tuo.Fratello." sillaba a denti stretti. "E non mi comporto in maniera infantile. Ci pensano abbastanza i Tre guerrieri a farlo."
 
 
Quando Freya raggiunge Vàlaskjàlf, Vanadis veste l'illusione di una sacca da viaggio. La spada è meno pesante che nei suoi ricordi di bambina e lei non ha difficoltà nel maneggiarla.
Lascia il cavallo alle cure dello stalliere e raggiunge le sue stanze senza prestare troppa attenzione ai tentativi di Fandral di attirare alcune ancelle di Frigga.
Freya lascia cadere il mantello sul pavimento e lancia sul letto la sacca che prende immediatamente le fattezze originali di Vanadis.
L'applauso che si diffonde come un allarme per tutta la stanza la mette in allerta e la mano scatta ad afferrare il pugnale, lanciandolo alle sue spalle senza voltarsi indietro.
"Questo non era divertente."
"No, non lo era." conviene Freya, lanciando a Loki un'occhiata infastidita. "Cosa ci fai qui?"
Il pugnale lo ha ferito di striscio ad una guancia, ma il taglio sta già guarendo e Freya ringrazia la buona sorte per non averle permesso di uccidere il figlio di Odino. Sarebbe stato decisamente troppo problematico nascondere la morte del dio degli inganni.
"Non temi che Heimdall ci possa ascoltare o vedere?"
"Lo sguardo del Guardiano non può soffermarsi a lungo in questa stanza e se lo facesse non vi troverebbe nulla di sospetto."
"Notevole." Loki la raggiunge, superandola, e le sue mani corrono a sfiorare la lama di Vanadis.
Freya sente il bisogno di afferrare l'arma e puntargliela alla gola, ferendolo proprio come lui ha tentato di fare le prime volte che lei è andata a fargli visita nella sua cella. "La spada di tuo padre." commenta Loki, dopo averla osservata con cura. "Odino credeva fosse andata perduta."
"Lo era fino ad oggi. Il dio Tyr la teneva tra le sue collezioni di guerra."
Freya non sa perché gli sta raccontando quelle cose. Loki sa già fin troppo sulla sua doppia identità e rivelargli altro sarebbe pericoloso per entrambi. "Ma ora occorre a me ed è mia." calca l'ultima parola e il dio degli inganni sembra afferrare il concetto, anche se non appare interessato all'arma.
"Non ho bisogno di una vecchia spada." ribatte infatti Loki, guardandola come se una simile affermazione non dovrebbe nemmeno aver voce di esistere.
"E cosa vorresti? Che ti liberassi dai bracciali dei nani?" obietta Freya, sarcastica.
Lo sguardo di Loki si adombra, ma il dio degli inganni non risponde alle sue osservazioni. "Chi ti ha insegnato l'uso del Seiðr?"
"Mia madre." dice schietta, guardando con fastidio le macchie di terriccio che le hanno sporcato la gonna.
"Dal tono che hai usato deduco che non eravate in buoni rapporti."
Freya si toglie il nastro tra i capelli, disfando con una mano la treccia che li univa. "Era un rapporto... particolare." si concede di dire.
"Sei sempre così sfuggevole?" domanda Loki, incrociando le braccia sul petto.
"Potrei dire lo stesso di te."
Il dio degli inganni sorride, come se trovasse divertente la situazione. Freya posa un fermaglio sul mobile e lancia uno sguardo a Vanadis. "Cosa ti ha mostrato il Tesseract?"
 
 
Loki sbatte più volte le palpebre, certo di non aver ben compreso quale sia stata la richiesta di Freya. Lei però lo fissa seria e attenta, in attesa di una risposta. È la prima che gli pone un simile quesito, nemmeno Thor o Odino hanno voluto sapere qualcosa.
"Menzogne... Verità e menzogne, tante quante sono le stelle." Loki chiude gli occhi, ma non ha bisogno di concentrarsi per ricordare tutto ciò che ha imparato dal momento del suo esilio. "Mi ha mostrato mondi sconosciuti, esseri così spaventosi che perfino loro temono se stessi. Creature..." Loki deglutisce e lo spettro di Thanos si affaccia nella sua mente. "...esseri viventi che nessuno vorrebbe incontrare."
 
 
Loki cade. Cade e non riesce a fermarsi. Urla, ma le sue parole si perdono nell'infinità dell'universo.
C'è oscurità attorno a lui, un nero così assoluto che perfino lui teme cosa potrebbe esserci quando quel nero finirà. Perché tutto ha una fine e Loki ha il terrore di ciò che potrà trovare quando smetterà di cadere.
Loki affoga in un mare di stelle; è sepolto da sistemi solari di cui Odino non gli ha mai raccontato nulla e ha paura.
Quel viaggio tra il nulla e la morte è qualcosa che non aveva previsto. Le Norne avrebbero dovuto recidere il filo della sua vita, ma così non è stato e lui si sente impotente.
Nel suo vagare sa di aver invocato il nome di suo padre -Odino non Laufey- e quello di Thor, ma tutto ciò che ha ricevuto in cambio è stato il silenzio.
Quando il suo viaggio finisce, Loki è solo lo spettro di ciò che era un tempo il dio degli inganni. Debole e stanco spera che quell'asteroide sperduto tra l'immensità dei Nove Regni si trasformi nella sua tomba.
"Che fine patetica." Loki non ha la forza di spostare lo sguardo sulla creatura che ha parlato, ma qualcosa nel suo tono di voce lo fa rabbrividire.
"Un re esiliato e sconfitto. Un re tradito, umiliato... Un patricida." lo sconosciuto sembra divertito e nell'incoscienza Loki si domanda come quell'essere possa conoscere la sua storia.
"Ti brucia la sconfitta, sì? Vorresti avere vendetta?" La creatura si china su di lui e la mano con cui lo afferra sembra rilasciare lava incandescente.
Loki grida, ma le sue urla non fanno alcun effetto sullo sconosciuto dalla pelle rossa e gli occhi viola. "Oh, magari preferiresti che ti concedessi la morte? Piccolo e fragile Gigante di Ghiaccio..."
 
 
Loki si riscuote con un brivido e stringe le mani a pugno. È vivo e quella consapevolezza non gli è di conforto, perché Thanos...
"Non può raggiungerti qui."
Loki non ha idea di quando Freya si sia avvicinata, ma ora è davanti a lui e gli basterebbe fare un solo passo in avanti per sfiorarla. "Colui dal quale ti nascondi... Non può raggiungerti qui."
Loki vorrebbe esserne altrettanto sicuro, ma non può. "Io non sto fuggendo." replica, perché l'onore e l'orgoglio sono ancora parte di lui.
"Hai lo stesso sguardo di qualcuno che conoscevo un tempo... molto tempo fa." gli spiega Freya, dandogli le spalle. "Il mio."
 
 
Freya evita di guardarsi allo specchio. Vedrebbe solo il riflesso di una sconosciuta e lo sguardo di qualcuno che ha smesso di sperare. I punti del corpo in cui Víli l'ha colpita, per rammentarle cosa accade quando non porta a compimento i suoi incarichi, le fanno male e la sconfitta ha il sapore dell'acido.
"Siamo tutti servi o schiavi." mormora, facendo sobbalzare la donna che si sta prendendo cura delle sue ferite.
"Ma gli schiavi non hanno alcuna promessa di libertà. Voi potreste ribellarvi, un giorno, e fuggire."
Freya prende in mano la spazzola, ma non riesce a celare una smorfia di dolore. "Qui siamo tutti in catene, Sonea. Io ne ho solo una più lunga delle altre."
 
 
"E da cosa fuggivi, se posso chiederti? Da una gonna troppo lunga o un vestito troppo stretto? O, forse, i tuoi genitori ambivano la tua morte?" ringhia Loki.
Freya sobbalza come se le avessero dato uno schiaffo e la furia che la assale è così violenta che è costretta a stringere i pugni finché dalla pelle le sgorga sangue.
"Tu invece fuggi da tutto e niente." sibila, guardandolo negli occhi. "Scappi da te stesso e continuerai a farlo in eterno. Sei solo un vigliacco che si fregia del titolo di dio."
Loki serra la mascella. "Come osi, io ero il tuo re!" ribatte il dio degli inganni e Freya lo trova un discorso talmente penoso che gli volta le spalle, cercando nell'armadio qualcosa di adatto per la cena.
"Un re illegittimo. Non lo saresti mai diventato se non avessi ingannato Thor in modo tanto meschino. E tu stesso... sei stato la rovina per il titolo che portavi." lo interrompe.
Freya avverte uno spostamento d'aria alle sue spalle, ma non si volta e il pugno di Loki si scontra con il muro della parete al suo fianco.
"Potrei ucciderti con una sola parola." gli rammenta, consapevole di quanto lo debba ferire quella vulnerabilità indesiderata.
"E ne saresti capace?" la deride Loki, troppo vicino perché possa scorgere la malinconia che l'ha assalita.
"Non hai idea di cosa potrei essere capace."
 
 
Il sangue è di uno strano colore verde. L'elfo oscuro è riverso a terra; il collo spezzato e gli occhi sbarrati. Freya non ha esitato un attimo ad ucciderlo quando ha sentito qualcuno introdursi nella sua camera.
Svartálfaheim è un mondo strano; pieno di foresti nella parte occidentale e ricoperto di montagne e vulcani nella parte orientale, controllata dai nani.
A Freya non piace, ma suo padre l'ha condotta lì per uno scopo e immagina che a Víli non dispiacerà ciò che ha appena compiuto.
Fruga tra i vestiti del cadavere per capire cosa volesse quell'elfo e sul pavimento rotolano monete di indubbio stampo asgardiano.
Freya si costringe a fare dei respiri profondi, mentre capisce che l'unico scopo di quell'assassino era tentare di ucciderla su ordine di Víli. Non è la prima volta che suo padre la mette alla prova, ma Freya si sente comunque nauseata.
Sua madre la starà osservando attraverso il Seiðr, quindi si costringe a rimanere impassibile.
Freya si china sul cadavere, strappa il pugnale dal petto e lo pulisce sugli abiti dell'elfo. Sapere che quell'individuo era un assassino di professione non le è di alcun conforto. In ogni caso raccoglie le monete sparse sul pavimento e le restituisce al proprietario, mormorando rapida una frase di perdono.
Ma Freya lo sa: non potrà mai esserle concesso alcun perdono per ciò che ha fatto.
 
"Ora dovresti andartene." Freya fa cenno a Loki di dirigersi all'uscita, ma il dio degli inganni non sembra propenso a voler esaudire quella richiesta. "La cena con i tuoi genitori sarà servita tra poco e io detesto essere in ritardo." specificò.
"Dovrebbe importarmene?" Un'ombra passa tra gli occhi di Loki. "Come hai fatto a scoprire che ero uno Jotun? Te lo ha detto Thor?"
Freya afferra un abito e lo getta sul letto con talmente poca grazia da indurla ad espirare bruscamente. "Thor non rivelerebbe a nessuno un simile segreto. Vuoi saperlo? Ero presente il giorno che Odino ti raccontò delle tue vere origini, quando Thor fu esiliato e il Padre degli dei cadde nel sonno di Odino." Freya scosta una tenda e osserva il panorama. "Soddisfatto?"
Nessuna risposta le arriva. La porta viene chiusa con uno scatto e Freya chiude gli occhi.
 
 
Quando Loki esce non sa dire cosa si agita nel suo animo.
Rabbia? Forse, dopotutto Freya lo ha visto per ben due volte nella sua versione di Jotun.
Paura? No, non paura, ma allora cosa? Dolore?
No, Loki non ha idea di come dovrebbe affrontare quella notizia. Probabilmente è la vergogna ciò che più si avvicina ai suoi attuali sentimenti.
Umiliante.
La mano si schianta una seconda volta sul muro e questa volta si formano delle piccole crepe. Il secondo colpo crea una voragine e al terzo, pezzi di intonaco cadono al suolo.
Quando alza lo sguardo e incrocia quello di lady Sigyn, Loki riprende il controllo di se stesso e la supera senza degnarla di alcuna parola. Sente la voce di lei che lo chiama, ma il dio degli inganni non si volta.
Sapere che una volta erano -che sono- fidanzati gli provoca ribrezzo, ma la cosa non gli importa visto che dopotutto lui non ha intenzione di sposarsi.
Fandral sta sorridendo ad un gruppo di sue ammiratrici ed è abbastanza lesto da riuscire a rubare un bacio ad una giovane fanciulla che lo fissa estasiata.
Quando una ancella si mette davanti alla sua strada, Loki le ringhia di spostarsi e la spinge di lato senza troppe cerimonie.
"Ehy, Loki!" l'esclamazione indignata di Fandral è qualcosa che non può proprio sopportare in quel momento. "Non essere invidioso!" lo prende in giro il biondo, suscitando l'ilarità delle sue ammiratrici.
Scatta verso di lui come una furia, ma è Hogun a fargli un cenno negativo con il capo. "Non farlo." gli consiglia e Loki volta le spalle e si allontana.
Non può permettere che girino altre voci sgradevoli sul suo conto, così decide di indossare una delle sue maschere migliori: sorride ed è solo un dio sorridente ciò che quella gente vedrà.
 
 
Thor è l'ultimo ad arrivare e Freya non se ne può dire sorpresa. Il dio del tuono si presenta nella sala con un magnifico sorriso sul volto e Odino gli fa cenno di muoversi e di prendere posto al fianco di Loki.
"Sei in ritardo, Thor." lo riprende Frigga con un sospiro. "Avresti potuto almeno avvertire."
"Perdonatemi, madre" risponde Thor, lanciando un'occhiata a suo fratello.
Loki si è chiuso in un silenzio tombale da quando si è seduto, ma Odino sembra aver fatto appello a tutto la sua pazienza di genitore e non ha fatto commenti.
Il Padre degli dei si porta un calice ricolmo di vino alle labbra e Thor lo imita.
Frigga sorride con aria imbarazzata quando afferra la mano di Loki e gli sussurra qualcosa all'orecchio. Il dio degli inganni aggrotta la fronte con fare perplesso, ma non risponde.
"È molto che non cenavamo tutti insieme." esordisce la regina, scoccandole un'occhiata di rimprovero. Freya socchiude le labbra, ma non se la prende. Vivere a corte non le è mai piaciuto e gli ultimi anni non ha mai passato molto tempo tra le mura di Vàlaskjàlf.
Thor si è fiondato come una belva sullo spezzatino di cervo e Loki gli sta rivolgendo uno sguardo sprezzante. Freya riempie il suo piatto con delle patate e passa il resto al dio del tuono che sembra soffrire di una terribile astinenza da cibo.
"I prigionieri hanno parlato?" La voce di Odino è ferma e guarda Thor con insistenza.
"No." Thor scuote la testa e lascia cadere nel piatto l'osso che ha in mano. "Dicono che Odi... che voi padre sarete sconfitto e che il vostro regno avrà fine. Dicevano tutti le stesse cose e chiamavano ininterrottamente il nome di Aster come se potesse giungere a liberarli. Abbiamo dovuto bendarli per farli smettere."
"Domani manderò un sacerdote alle prigione. Forse i suoi metodi saranno più persuasivi." commenta il sovrano di Asgard.
Freya è concorde con lui. I sacerdoti sono capaci di utilizzare il Seiðr per manipolare la mente delle persone e sebbene molto spesso quest'ultime rischino di impazzire il risultato è praticamente assicurato.
"Potrei arrivare a credere che vi importi qualcosa della mia vita." interviene Loki con fare quasi distratto.
L'occhio di Odino punta sul dio degli inganni come farebbe quello di un cacciatore. "Non farmi pentire di averti tolto dalle prigioni." dichiara, per poi tornare ad ignorare il figlio.
"Loki..." il richiamo di Frigga è quello di una madre preoccupata.
"Immagino vi piacerebbe rimettermi addosso quella fastidiosa museruola!" grida Loki, sbattendo i pugni sul tavolo.
Ora ha la completa attenzione di tutti i presenti e Freya si domanda perché ha voluto esaudire la richiesta di Thor di presentarsi lì.
"Bada a come parli! Potrei anche accontentarti!" tuona la voce di Odino.
"Padre, Loki non..." interviene Thor, subito zittito.
"Avrei potuto consegnarti ai Giganti di Ghiaccio e non l'ho fatto. Avrei potuto lasciarti nelle mani dei midgardiani e non è successo. Non sei nemmeno rimasto in una cella e ora puoi camminare per i corridoi di Vàlaskjàlf facendo sfoggio del tuo titolo. Sto cercando colui che attenta alla tua vita e... nessuno sa di te."
Il silenzio cala nella sala e perfino i servitori si spostano negli angoli più lontani per non dover affrontare la collera di Odino.
Freya stringe le pieghe della gonna e la sua mente non può che notare le piccole somiglianze che legano il Padre degli dei al defunto Víli. "Sei rimasto un ragazzino immaturo, Loki." prosegue il Padre degli dei. "Un bambino che prova rabbia per l'adulto che ha portato via i suoi giocattoli. Mi aspettavo di più... da te." mormora, massaggiandosi la ferita che Laufey gli ha inflitto molto anni prima, portandosi via il suo occhio. "Entrambi avete molto da imparare." il re sospira e tutti gli anni che porta sembrano crollargli addosso.
Thor abbassa lo sguardo sul suo piatto e Loki serra la mascella. "Sono stato troppo comprensivo con voi." conclude Odino, tornando a sedersi.
Frigga ripone sul tavolo il bicchiere e fa per parlare, ma un istante dopo sembra ripensarci.
"Tra quattro giorni sarà il tuo compleanno, Loki." decide di intervenire Freya, sperando di alleggerire la tensione. Loki non sembra minimamente interessato alla cosa, ma Thor ingoia il suo ultimo pezzo di cinghiale e ordina alla servitù di portargli della birra.
"Madre ha organizzato una festa!" esclama il dio del tuono, mostrando più entusiasmo di tutti. Freya si volta verso Frigga che accenna ad un sorriso.
"So che non ti piacciano..." dice Frigga, voltandosi verso Loki, che mostra una smorfia scontenta. "Ma ho pensato che tutta Asgard dovesse sapere del tuo ritorno."
"Come se potesse interessare a qualcuno." borbotta il dio degli inganni.
"Che ti piaccia o meno ti presenterai alla festa." ordina Odino. "Ci saremo tutti." aggiunge, scoccandole un'occhiata che Freya non riesce a interpretare.
"Come volete, zio." replica pensierosa.
Il Padre degli dei torna a rivolgersi a Loki. "E tu..." insiste, cercando lo sguardo del figlio. "...Ti comporterai come si conviene ad un principe di Asgard." ci tiene a precisare con un cenno della mano.
Freya riesce quasi a immaginare la contrarietà di Loki per quel comando al quale non può che sottostare.
"O ti assicuro che quei braccialetti rimarranno ai tuoi polsi per il resto dell'eternità!" la minaccia è talmente evidente che Loki spezza a metà il coltello che teneva in mano.
"E ora, lasciateci tutti. Voglio parlare da solo con mia moglie." Odino si alza in piedi, appoggiandosi a Gungnir, ed uno dei suoi corvi va a posarsi sulla cima della lancia.
Loki è il primo ad uscire, mentre Thor la accompagna cavallerescamente alle porte della sua camera.
"Credi che cambierà, Loki, in futuro?" le domanda, mentre Freya varca la soglia della stanza.
Non sa rispondergli e non se la sente di dargli una speranza che potrebbe essere morta ancor prima di aver avuto vita.
"Il cambiamento è una prerogativa della vita." gli sussurra, sfiorandogli la guancia con un dito. "Ma non è detto che il cambiamento che cerchi potrebbe rivelarsi positivo."
Thor è perplesso quando se ne va e per qualche ragione Freya prova tristezza nel vederlo camminare solo per i corridoi del palazzo. Vorrebbe conoscere il modo per ricostruire il Bifrost solo per poter vedere nuovamente Thor sorridere con sincerità.
 



Capitolo betato da: Jales

 

Nota1: Vi ricordo che se volete potete vedere il trailer della storia QUI
Nota2: Quanti di voi hanno già visto Thor2? Spero di non essere l'unica a non averlo visto LOL
Nota3: Con tutta probabilità gli aggiornamenti rallenteranno causa università. Cominciano le sessioni di esami e io sono già in crisi T.T
Concludo ringraziando tutte le persone che leggono e seguono la storia :D Spero vorrete farmi sapere cosa ne pensate del capitolo! ;P



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Capitolo 9
*** Incubi e fiamme ***



Capitolo 8: Incubi e fiamme
 
 
 
Freya sogna e si ritrova a correre nella casa in fiamme della sua infanzia. Ancora. Questa volta però è diverso perché la collana dei nani è al suo collo e lei è solo una bambina.
Non c'è fumo e benché il fuoco lambisca gli angoli di ogni stanza non avverte il suo calore sulla pelle.
Freya inciampa e quando si alza nota Vanadis abbandonata sotto un cumulo di macerie e una mano perlacea che la tiene stretta tra le dita. Non si ferma oltre in quel luogo e corre rapida verso il corridoio.
Freya ansima, si guarda attorno spaurita e ciò che vede è un mostro di ghiaccio e sangue che sogghigna in modo divertito. "Ora chi è che potrebbe ucciderti con una sola parola?" ringhia l'essere, facendola indietreggiare.
La Freya bambina sa che è solo un sogno e che quel Gigante di Ghiaccio non dovrebbe essere in grado di spaventarla in alcun modo, ma il fuoco è alle sue spalle e davanti c'è un muro di ghiaccio invalicabile.
Stringe la presa sulla collana e studia le sue possibilità di fuga con un'ansia che non le appartiene. Una farfalla dorata occupa la sua visuale e Freya decide di seguirla.
Corre incontro al gigante, ma quando lo raggiunge di lui non rimane altro che neve e nebbia. Freya stringe i denti e scivola sul sangue del cadavere del nano per poi rimettersi in piedi e zoppicare fino alle scale.
C'è una nuova figura nel salone, in basso. La sua precettrice, Sonea, le sorride gentile prima di scomparire tra le tenebre della casa. "Addio..." le sussurra.
Freya grida il suo nome, la supplica di aiutarla, ma quando fa per scendere una catena compare ai suoi piedi e le impedisce di proseguire oltre la sua fuga.
Poi compare lo spettro: un'ombra, nera come l'inchiostro con cui lei ha imparato a scrivere da bambina.
Ora Freya è nuovamente nel suo corpo di adulta e tira disperatamente le catene che la imprigionano, ma i suoi tentativi sono vani.
"Ciò che Brísingamen mi ha tolto dovrà essermi restituito." recita lo spettro, protendendosi verso di lei.
Freya urla, mentre le fiamme si fanno più minacciose alle sue spalle e il calore insopportabile. Le dita si stringono attorno alla collana...
 
 
Loki non riesce a prendere sonno quella notte. Più cerca di chiudere gli occhi, più ha la sensazione che qualcosa non sta andando nel modo giusto.
Si alza dal letto, getta un'occhiata all'arazzo di Frigga, e esce dalla stanza nei corridoi semi illuminati. Le guardie che incontra non badano a lui, troppo impegnate nel combattere il sonno che su Loki non sembra avere alcun effetto.
Supera la sala dei banchetti e non trova strana la presenza dei Tre guerrieri lì. Ciò che lo stupisce è l'assenza di Thor, ma non perde tempo a chiedersi dove possa trovarsi il dio del tuono.
Loki non sa dirsi da dove nasce la sensazione che lo porta a spingersi nell'ala ovest del palazzo, ma quando capisce dove sta andando si ferma sui gradini d'ingresso e alza gli occhi sulle finestre degli alloggi di Freya.
Un bagliore anomalo proviene da quella direzione e senza pensarci Loki si ritrova a correre.
Quando raggiunge il piano che cerca, l'aria che lo colpisce al volto è fastidiosamente calda e si domanda se Freya abbia tentato un qualche incantesimo finito male. Il crepitio delle fiamme lo raggiunge subito dopo, accompagnato dallo sgradevole odore di fumo.
Vuoi bruciare viva, Freya?
Quella constatazione gli riporta alla mente le circostanze in cui morirono il fratello di Odino e sua moglie, lasciando ad Asgard una giovane orfana.
Dove sono le guardie? Perché non c'è nessuno?
Loki non ha tempo -non c'è tempo- e si getta con violenza sulla porta, ingoiando un gemito di dolore quando i suoi abiti entrano in contatto con il metallo incandescente.
I cardini cedono immediatamente e Loki soffoca un colpo di tosse, facendosi strada tra fumo e fiamme. Si chiede come Freya possa essere stata tanto stupida, poi, si interroga sul perché non ha fatto ricorso alle sue doti nell'uso della magia per rimediare a quel disastro.
Loki sente delle urla provenire dal cortile e si ritrova a sperare che i soccorsi arrivino presto, perché non ha intenzione di morire per salvare un'ingrata ragazza.
"Sarà meglio che tu sia ancora viva quando ti troverò, mi hai sentito Freya?"
Non gli giunge alcuna risposta e anche se non lo ammetterebbe dinanzi a nessuno, Loki comincia ad essere preoccupato. Domande del tipo: perché la sto aiutando, continuano ad assillarlo.
Una tenda infuocata gli cade addosso e Loki riesce a schivarla solo all'ultimo istante.
Infine, la vede e Loki pensa di non aver mai assistito prima d'ora a qualcosa di così strano e bello. Pericoloso, gli suggerisce la voce della ragione, ma lui non l'ascolta.
Freya è stesa nel suo letto, sembra dormire -Loki non accetterebbe altre spiegazioni- ma il fuoco non la sfiora minimamente. Vanadis giace a terra e tutto attorno la stanza è lambita da lingue di fuoco cremisi, che bruciano ogni cosa.
Malgrado la situazione, Loki si prende il tempo di guardarla. La pelle di Freya è pallida ai riflessi delle fiamme, una regina che giace morente sul suo letto di morte -potrebbero credere altri- ma non lui. Freya potrebbe dormire in eterno, ma non una sola fiamma oserebbe sfiorare la sua pelle.
È più bella di quanto lui ricordi, molto, molto di più, e Loki rimane turbato da quel pensiero molesto e non necessario.
Una regina che potrebbe ridurre in cenere i Nove Regni.
Loki viene distratto da un mobile che crolla ai suoi piedi e la parte più razionale di lui prende nuovamente il controllo. Il caldo all'improvviso non è più un fattore così ignorabile, per lui che proviene da un mondo di ghiaccio e neve, e le fiamme stanno diventando troppo alte e pericolose.
Loki piega le ginocchia, prende la rincorsa e salta nell'unico punto che considera sicuro: al fianco di Freya.
Lì le fiamme non lo tormentano e Loki è libero di allungare una mano e poggiarla sulla fronte della ragazza. Il respiro di Freya è appena accennato e le dita stringono un monile intorno al suo collo, come se da quello dipendesse la sua sopravvivenza.
Loki guarda il fuoco e l'insolito bagliore dorato, domandandosi per la decima volta che cosa sia di preciso.
Dall'altro lato della stanza sente la voce di Thor chiamare il nome di Freya e il dio degli inganni capisce che quella situazione deve avere fine.
"È tempo per te di svegliarti." dice e nel farlo Loki scuote Freya per le spalle. "Svegliati!"
 
 
Nel sogno la voce ha un tono quasi rassicurante e Freya vorrebbe accontentare la sua richiesta. Tutto ciò che desidera è uscire da quella casa, ma lo spettro è vicino e le fiamme...
Freya si volta, ma il fuoco che fino a un attimo prima incombeva su di lei, ora sembra quasi volerla proteggere.
"Freya..."
Si sveglia di soprassalto, ansimando, e l'unica cosa che sa è che si trova nella stretta rassicurante di due braccia che sembrano non volerla abbandonare.
 
 
Loki sbatte più volte le palpebre, quando si rende conto di chi sta abbracciando. Freya sembra tranquilla nelle sue braccia e da quando ha aperto gli occhi le fiamme che li circondavano sono scomparse. Oh, sarebbe davvero imbarazzante se Thor lo trovasse in quello stato e le spiegazioni che dovrebbe dare... Troppe, decisamente troppe.
Si alza, lasciandola sola e lo sguardo che lei gli rivolge sembra volergli chiedere: perché?
Una domanda alla quale, Loki è certo, Freya potrà rispondere da sola quando tornerà in sé. Lei cerca di sedersi e per un breve istante Loki si chiede se ha fatto bene ad allontanarsi, visto il modo supplichevole con cui Freya sembra aver bisogno del suo aiuto.
"Fratello!"
L'arrivo di Thor lo fa sobbalzare e Freya emette un sospiro sfinito, mentre guarda perplessa il caos che regna attorno a lei. Loki le mormora qualcosa che assomiglia ad un: "te lo spiego dopo", anche se nemmeno lui ha la minima idea di cosa sia accaduto.
"Che cosa è successo? Cosa ci fai tu, qui?"
Appunto.
Loki prende tempo. È il dio degli inganni e le menzogne sono il suo pane quotidiano -Thor d'altra parte crederebbe perfino che i pesci possano volare.
"Non riuscivo a dormire e ho visto le fiamme dal giardino. Sarebbe stato un peccato lasciar bruciare la tua adorata cugina, non credi?" annuncia sarcastico.
Thor fa per aprire bocca, e lo sguardo contrariato che lancia a lui e Freya fa fremere Loki di indignazione. "Freya?" chiama il dio del tuono.
"Sarai lieto di sapere che Freya ha richiamato il Seiðr nel sonno. In effetti, è piuttosto insolito che la magia si manifesti in età così tardiva, ma può accadere." Quella è una mezza verità ma Loki non si aspetta che Thor possa capire le sue spiegazioni.
Freya ha lo sguardo rivolto al pavimento, ma lui coglie perfettamente il rapido movimento che compie per celare la spada sotto il letto.
"Sembra che Freya abbia un valore, dopotutto." sogghigna, immaginandosi l'espressione dell'interessata. "Se non l'avessi svegliata avrebbe potuto bruciare tutto il palazzo senza rendersene conto." prosegue Loki, gustandosi l'espressione di gratitudine del fratello. "Le insegnerei a controllare la magia, ma..." fa tintinnare tra loro i bracciali e Thor sembra prendere davvero in considerazione l'idea che Loki ha lanciato. "...Consiglio di affidarla alla supervisione di qualche sacerdote e se sarà fortunata tra un secolo, o giù di lì, sarà perfett-"
Freya alza di scatto la testa ed è un pezzo di legno bruciato quello che arriva sul volto di Loki.
Thor scoppia in una rumorosa risata, il tipo che Loki gli ha sempre invidiato, e gli rifila un colpo sulle spalle che lo fa boccheggiare.
"Ottima mira, cugina." si complimenta il dio del tuono, spostandosi verso Freya. "Ti farò preparare una nuova stanza per la notte."
"S-Sì, grazie." balbetta lei, tornando a sedersi sul letto.
"Non temere. Nessuno è bravo quanto Loki quando si tratta di conoscere i segreti del Seiðr. Se dice che è solo una questione di controllo..."
Freya non sembra prestare attenzione alle parole di Thor e Loki non può fargliene una colpa se in quel momento la sua arte recitativa -come la sua del resto- è piuttosto scarsa.
Il dio del tuono si avvicina a Freya e la mano si posa un istante sulla sua fronte. "Bruci, chiederò a lady Sigyn di prepararti qualcosa per la febbre. La sua conoscenza sulle erbe medicinali è molto apprezzata tra i guaritori."
"Non mi occorre nulla." replica Freya.
"Questa è inesatto, cugina."
"Thor..." la voce di Freya esita, sconfitta.
Loki le si avvicina offrendole il braccio e lei lo fulmina con lo sguardo. "La accompagno." si limita a dire, guadagnandosi l'occhiata apprensiva di Thor.
 
 
Freya non apprezza tutte le attenzioni che le stanno rivolgendo. Non sopporta l'espressione preoccupata di lady Sigyn, né quella allarmista di Sif che scruta ogni angolo della stanza come se un pentapalmo dovesse comparire da un momento all'altro. Ha già abbastanza problemi senza dover fingersi una fanciulla moribonda, sconvolta da ciò che ha fatto.
In realtà, sconvolta lo è, ma il motivo sta nella sua incapacità di spiegarsi come abbia potuto dar origine ad un simile evento senza esserne consapevole.
Loki, che se ne sta chino sul suo capezzale come farebbe un marito devoto le sta facendo perdere la pazienza. Sa che sfrutterà quel salvataggio per mettersi ulteriormente in luce tra li Æsir e la cosa non può che innervosirla.
"Tenete. Una tisana ai fiori di Ilanya per aiutarvi a dormire." le spiega Sigyn mettendole in mano una tazza bollente.
Freya la prende in mano accennando un sorriso di ringraziamento. Il problema è che lei non desidera affatto dormire. Dormire significherebbe avere altri incubi, sogni che preferirebbe evitare.
Sif esce dalla stanza borbottando qualcosa in merito a Loki e Freya vede l'interessato sogghignare quasi avesse appena vinto un premio incalcolabile.
"Potete andare, lady Sigyn." dice Loki con un cenno della mano.
"Thor ha detto di non lasciare sola lady Freya." commenta Sigyn con le guance arrossate.
"Infatti, non sarà sola." le fa notare Loki, seccato.
"Mi spiace, devo restare."
Freya appoggia la tazza sul tavolo e si massaggia la testa con movimenti lenti e sfiniti. Per completare quella giornata tutt'altro che positiva le mancava proprio il litigio dei due promessi sposi mal assortiti.
"Andatevene via entrambi." suggerisce, indicando loro la porta. "Desidero riposare."
L'espressione di Loki è puro sconcerto, quella di Sigyn semplice sorpresa.
Quando escono, Freya si alza dal letto e si affaccia al balcone. Mai come in quel momento ha sentito la mancanza del Bifrost. Le servono risposte e il luogo in cui può cercarle è Svartálfaheim.
Le dita sfiorano la gemma cremisi della collana.
"Brísingamen... È così? È questo il nome che ti hanno dato?"
 
 
"Siete preoccupato? Lady Freya non correrà alcun pericolo se-"
Loki zittisce Sigyn con lo sguardo. Come osa accusarlo di... preoccupazione?
"Non dire sciocchezze." le sibila di rimando.
Loki è infuriato, non certo preoccupato per la salute di Freya. È così, deve essere così, perché altre opzioni non possono essere contemplate. È infuriato per come lei l’ha trattato davanti a Thor e perché non ha scoperto nulla di utile sul suo conto.
"Da come la... guardavate... Credevo che le voci fossero vere. Pensavo che foste... amanti. Siete stato voi a salvarla dall'incendio..." Sigyn esita e distoglie lo sguardo da lui.
Loki stringe i pugni, la mascella serrata e la voglia incontenibile di distruggere qualcosa. Ma non c'è nulla di utile allo scopo nelle vicinanze e Sif è dietro una colonna ed è solo apparenza il modo in cui finge di ignorarli.
"Se anche fosse?" sibila Loki.
Sigyn sobbalza e le mani le tremano leggermente quando si scosta i capelli dal viso. "I-Il nostro fidanzamento... la gente ride alle mie spalle, mi schernisce." Ha gli occhi umidi e Loki per un istante è tentato di voltarle le spalle e tornare nella sua camera. Se c'è una cosa che detesta è il pianto delle donne e gli strilli insopportabili dei bambini.
"Quindi? Nessuno si è mai preso il disturbo di chiedermi cosa ne pensassi della mia futura sposa. Ciò che ti preoccupa per me non ha alcuna importanza. Sei patetica, Sigyn. Vieni da me a chiedere consigli, invece che correre da tuo padre per annullare il fidanzamento. Io non ti desidero, Sigyn. Non ti ho mai voluta."
Se è un singhiozzo quello che Loki crede di sentire, non è certo pietà quella che rivolgerà a Sigyn. "Smettila di fingere che ti importi. Noi non ci sposeremo, ma se ti è di conforto Freya non è una delle mie amanti." Loki si chiede come potrebbe essere altrimenti.
Una regina che potrebbe ridurre in cenere i Nove Regni.
Il pensiero lo prende allo sprovvista e le labbra si incurvano all'insù, in una smorfia che potrebbe voler dire tutto o niente.
"Una delle tue amanti?" la voce di Sigyn è stridula e acuta, mentre si porta una mano al petto.
Mai quante quelle avute da Thor, considera il dio degli inganni. Il figlio di Odino è sempre stato il preferito in tutto ma ha l'impressione che il suo esilio su Midgard lo abbia davvero cambiato. In cosa, Loki deve ancora capirlo, ma il cambiamento c'è indubbiamente stato.
"Non mostrarti così ingenua e fintamente turbata. Se parliamo di amanti, tuo padre ne ha avute almeno dieci dalla morte di tua madre." commenta Loki, voltandosi verso la porta oltre la quale si trova Freya.
Lo schiaffo lo coglie impreparato e deve fare ricorso a tutta la sua pazienza per evitare di mettere le mani addosso ad una donna.
"Se fossi un uomo vi avrei già sfidato a duello." gli dice Sigyn.
"Se tu fossi un uomo..." precisa Loki, ponderando bene le parole. "...a quest'ora saresti solo polvere."
Quando le lacrime di Sigyn le bagnano il viso, Loki le accoglie come una conferma che tra loro due non potrà esserci altro che disprezzo reciproco.
"Un tempo... eri diverso..." sussurra Sigyn.
"Tu non sai nulla." è la replica del dio degli inganni. "Nulla..."
 
 
"Un giorno, Sigyn sarà tua moglie, Loki." le parole di Odino sono come uno schiaffo per il giovane Loki. "Il vostro legame rafforzerà quello esistente tra Asgard e Vanheim."
Loki si volta verso il fratello, ma Thor appare divertito dalla notizia. Gran parte della corte è riunita lì e Sigyn è solo un pallido volto sbiadito tra la folla. Un volto insignificante che lui sa già di odiare.
Freya si trova accanto a Frigga e si volta in direzione della sua futura sposa con fare curioso. Poi il suo sguardo torna su di lui e Loki stringe i pugni, mentre si avvia verso la donna che un giorno, forse, potrebbe diventare la madre dei suoi figli.
Quando entrambi erano poco più che fanciulli, Loki era solito prendersi gioco della fragilità di Sigyn, ma ora... ora è consapevole dell'occhio di Odino puntato su di lui e il dio degli inganni non vuole deludere il Padre degli dei.
Si china leggermente verso Sigyn e le bacia la mano mentre dentro freme di rabbia per la scelta operata di Odino.
Sorride, ma quando la folla si prodiga nell'applauso finale, Loki guarda il trono vuoto del padre, non gli occhi verdi della sua promessa.
 
 
"Cosa succede? Voi lo sapete?"
Frigga è stata la prima che è giunta a trovarla quella mattina e Freya prova sollievo. "Stai cambiando, Freya."
La risposta non le piace né la soddisfa. Ha visto come ha operato il cambiamento su Loki e lei non vuole fare una fine simile. "Ogni cosa sta cambiando." aggiunge criptica, la regina.
"Voi conoscete il futuro..." mormora Freya.
"Sì, e nel tuo vedo ombre... e fiamme. Se metterai Asagrd in pericolo, Odino agirà di conseguenza."
Freya sobbalza. Per anni ha tentato di vigilare, nascosta, sul regno ed ora... Frigga le sta dicendo che sarà in parte responsabile della sua distruzione? "Presto..." lo sguardo della regina è assente e Freya si chiede quanto si ricorderà di quel momento, una volta ripresasi dalla trance.
Nella stanza in cui la regina dipinge il futuro è presente anche il suo?
 
 
"Per prima cosa è fondamentale possedere un forte equilibrio mentale, lady Freya. Il Seiðr obbedisce solo ad una volontà forte, decisa..."
Freya non riesce a credere di star perdendo il suo tempo ascoltando gli insegnamenti di un vecchio sacerdote zoppo e incredibilmente noioso. Non dovrebbe mostrarsi a lui un'apprendista tanto promettente, ma è inconcepibile per lei trattenersi con lui tanto a lungo.
"Un incubo, o più probabilmente un ricordo spiacevole deve aver attivato questa vostra capacità. Ricordo come vostra madre -oh, una seiðkona straordinaria!- scoprì la sua attitudine per la magia quando scagliò accidentalmente addosso ad una parete il nobile Víli. Credo che vostro padre sia rimasto colpito da Skaði fin d'allora."
Freya annuisce, come se davvero quella scoperta sui suoi genitori potesse interessarla.
"Naturalmente, voi avete studiato le antiche rune... Ottimo. I migliori incantatori sono coloro che padroneggiano meglio la lingua perduta. Ora, osservate la mia mano. Vedete cosa si può ottenere con..."
Freya sposta lo sguardo e lì, sul davanzale di una finestra, i corvi di Odino ricambiano l'occhiata gracchiando nella sua direzione.
 
 
"Perché mio padre dice che sei una schiava, Sonea?"
Freya si volta e osserva la mano della sua precettrice tremare. Il libro cade a terra e lei si piega per riprenderlo e consegnarlo a Sonea.
"Siamo in ritardo con la tabella di marcia. Queste rune non le imparerete chiacchierando."
Freya vuole avere una risposta, deve averla, e si alza dalla sedia con passo zoppicante. "Rispondimi." le ordina più brusca di quanto vorrebbe.
Sonea sobbalza, le rughe attorno agli occhi si fanno più accentuate e la donna si sfiora la cicatrice che le attraversa la guancia destra.
"Sono una traditrice, Freya. Sai cosa significa?" Sonea fa una pausa e il suo sguardo si adombra. "Nell'ultima guerra contro gli elfi oscuri ho venduto informazioni su Asgard in cambio di oro."
"Perché?" domanda Freya.
"Amavo la ricchezza, il lusso, il potere. Ero... bella, un tempo." esita e Freya non può fare a meno di osservare il viso smunto, i capelli rovinati e i vestiti semplici. "Ero brava con la manipolazione del Seiðr. Non abbastanza per prendermi gioco di tuo padre. Ora..." tossicchia Sonea "...dovremmo tornare agli studi."
Freya guarda attraverso i vetri che la separano dal mondo esterno. Nel giardino, i bambini dei servitori giocano sull'erba, mentre lei è costretta ad imparare il significato delle rune.
"Diventerò come te?" domanda, ma la risposta non le arriva e Freya può intuirne il motivo.
 
 
Freya scuote appena la testa, cercando di liberarsi dal peso di quei ricordi. La sessione di insegnamento è finita da molto tempo, ma lei è rimasta immobile in quella stanza per diversi minuti, anche dopo l'uscita del sacerdote.
Ricorda l'incubo che ha fatto su Sonea e si domanda da quanto tempo non ha più sue notizie. Durante l'incendio che uccise i suoi genitori, in precedenza, quello stesso giorno, Sonea era stata allontanata da Víli per adempire a qualche commissione e per questo era stata l'unica domestica a salvarsi.
Era andata a vivere in città, lavorando in una di quelle locande in cui Thor, Sif e i Tre guerrieri amavano trascorrere le serate in compagnia di un boccale di birra.
Sonea sapeva. Conosceva il suo segreto, l'aveva vista crescere e l'aveva protetta; per quanto ciò le era stato possibile. Freya aveva con lei un debito di riconoscenza che, sapeva, non avrebbe mai potuto ripagare a dovere.
Lei le era stata vicina quando gli altri, bambini e servitori, fuggivano e le aveva mostrato il significato di gentilezza e amore.
Freya sospira e si incammina verso l'uscita. Fa per aprire la porta, ma è Loki quello che entra, sbattendosi l'uscio alle spalle.
"Buon giorno anche a te." lo saluta, ironica.
"Niente fiamme, oggi?" è la replica del dio degli inganni. "Come hai fatto a crearle? Non era fuoco normale, di ciò che è bruciato non sono rimaste ceneri... sembra che pareti e oggetti siano semplicemente svaniti, nel nulla."
Freya si porta la mano al collo, ma non mostra a Loki la sua collana. Per qualche ragione non è pronta a rivelargli i sospetti che ha su Brísingamen. Le risposte che cerca può trovarle solo su Svartálfaheim e Bifrost o no, ha intenzione di raggiungere il regno dei nani quando l'uomo mascherato verrà trovato e portato in prigione.
"Quelle fiamme..." prosegue Loki, pensieroso. Freya sa a cosa sta pensando: quello stesso fuoco lui lo ha già visto, esattamente come lei, molti anni prima, quando erano poco più che bambini.
Qualcuno bussa alla porta e una guardia entra con rigore militare e una lettera stretta tra le mani.
"Il messaggio è arrivato questa mattina." comunica l'asgardiano, porgendole il foglio di pergamena.
 
 
"Che cosa le è accaduto?" chiede Thor, mentre esamina il cadavere ai suoi piedi. "Il corpo è completamente annerito, sembra-"
"Veleno." interviene Sif. "Questo tipo di veleno è..."
"Lo stesso con cui tentarono di avvelenare Loki." conferma Thor. "Veleno proveniente dalle zanne di Jormungand."
Sif si volta verso di lui, la mano serrata sull'elsa della sua arma. "Ma il Grande Serpente fu esiliato. Sei stato tu a sconfiggerlo, Thor." gli ricorda.
"L'uomo con la maschera, Aster..." commenta Thor, distogliendo gli occhi dal cadavere. "Indossava un'armatura con i simboli di Jormungand."
"Credi sia stato lui? La cosa è collegata?" Sif si sposta verso la finestra della locanda ed emette un sibilo che attira l'interesse di Thor. "Loro cosa ci fanno, qui?"
 
 
"Dove vai?" chiede Loki, mentre insegue Freya per i corridoi di Vàlaskjàlf.
Lei non gli risponde e con uno scatto fulmineo lui le afferra il polso, costringendola a fermarsi. "Cosa c'è scritto su quella missiva?"
"Lasciami." Freya si libera con facilità dalla sua presa, proseguendo rapida verso le stalle. È turbata per qualcosa che Loki non conosce e lui detesta non sapere cosa succede.
La rincorre tra i saloni e i giardini e Freya lo lascia fare, sebbene si volti continuamente per lanciargli occhiate infastidite.
Quando montano a cavallo e si dirigono nel cuore della città, le mani le tremano e Loki se ne accorge. Così come nota l'abilità e il modo sicuro con cui conduce il cavallo. Si domanda se i Tre Guerrieri avrebbero ancora voglia di ridere di lei se sapessero che Freya non è esattamente la persona più portata per cadere da cavallo.
Cavalcano in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. È Freya ad interrompere l'apparente quiete che c'è tra loro.
"È morta una persona. Una persona che conoscevo e a cui tenevo." gli spiega con un sospiro che sa di sconfitta. "Perciò ti chiederò di mostrare un po' di rispetto quando saremo davanti al suo cadavere." conclude brusca.
Stranamente, Loki non sa cosa rispondere. Si limita a seguire Freya chiedendosi cosa sia stata per lei quella persona.

 




Questo capitolo non è stato betato.
 

Nota: Sono piena di impegni e gli appunti chiamano, quindi scappo! ù_ù Spero che il capitolo vi sia piaciuto ;P  Grazie a tutti!  ^.^

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Capitolo 10
*** Marionette ***


 


Capitolo 9: Marionette
 
 


È Sif a raggiungerli, Loki riconoscerebbe ovunque quella chioma scura e quell'andamento sicuro. Sul volto ha un espressione furiosa e incredula.
Il dio degli inganni ricambia l'occhiata che gli rivolge per poi spostare lo sguardo su Thor, appoggiato allo stipite della porta.
"Dov'è lei?" chiede Freya. È una richiesta la sua, un ordine a cui Sif in quanto guerriera dovrebbe sottostare.
"Di chi sta parlando? Cosa ci fate qui?" replica Sif, avvicinandosi ulteriormente a loro. "State interferendo con il nostro lavor-"
"Dov'è il corpo?" si intromette Freya.
"Rispondi." interviene Loki, rivolgendo a Sif un ghigno soddisfatto.
Né lui né Freya attendono la risposta e avanzano verso l'entrata della locanda. Thor si fa da parte per lasciarli entrare e afferra Sif per cercare di placare la sua rabbia. "Per quale motivo siete qui?" domanda il dio del tuono.
Loki lo ignora e si guarda attorno. La taverna è un locale semplice. Al muro sono appesi trofei di caccia e ovunque l'aria ristagna di odore di birra e vino. Alcune sedie sono state gettate a terra, ma per essere uno dei luoghi frequentati da Thor è più pulito di quanto Loki si aspettasse.
"Per vederla." mentre fornisce quella risposta Freya non sembra essere molto consapevole. "Immagino sia stata uccisa o voi non vi trovereste qui." aggiunge lei voltandosi verso Thor, che l'ha quasi raggiunta.
"Conoscevi la vittima?" la interroga il principe di Asgard.
Freya si immobilizza al fianco del balcone di legno. "Sì..." si limita a sussurrare, prima di chinarsi in avanti.
Anche Loki si sporge verso il punto in cui si trova Freya e i suoi occhi scorgono il volto del cadavere; una donna con gli occhi spalancati e una mano serrata sul petto.
È quasi certo di aver sentito Freya singhiozzare, ma non è sicuro visto che le è alle spalle. Un'insolita scoperta, considera. Si chiede nuovamente chi fosse quella donna: per lei Freya ha versato lacrime quando per i genitori ha concesso solo silenzio.
"Chi era, Freya?" Thor li affianca e la sua voce appare stanca.
"Quando ero bambina si prese cura di me. Una schiava di mio padre." dice Freya, allungando la mano per abbassare le palpebre al cadavere. "Si chiamava Sonea."
Alle sue spalle, Loki avverte Sif sobbalzare. Gli schiavi non erano mai visti bene ad Asgard. D'altra parte, in quale mondo i traditori erano considerati con clemenza?
Loki non ha prestato molta attenzione ai dettagli prima, ma ora si rende conto di quanto la pelle di quella donna morta sia sbagliata, diversa.
Nera.
Le dita corrono ai bracciali dei nani in un gesto diventato ormai istintivo e Loki si volta. Sif lo sta fissando e lui si ripromette che un giorno le strapperà quei dannatissimi occhi dalla faccia, così finalmente la smetterà di guardarlo.
 
 
Freya si siede sul muro di pietre che percorre il viale alberato dietro la locanda e osserva il panorama. Tra le mani la lettera che l'ha informata della morte di Sonea è piegata in due metà perfette.
Non si volta, ma è consapevole del fatto che Loki l'ha raggiunta appoggiandosi con la schiena al muro.
"Quindi?" le domanda. "Cosa intendi fare ora?"
Freya sospira, maledicendosi per l'ennesima volta di essersi immischiata con le vicende che riguardano Loki. Ha il sospetto che porti davvero sfortuna avere a che fare con lui.
"Immagino mi occuperò della vendita della locanda. L'avevo comprata per Sonea, per sdebitarmi di un vecchio debito... Mi raccontava spesso delle avventure serali di Thor... era un disastro." sorride, ma in realtà sta solo pensando a come fare per trovare Aster ed ucciderlo. Thor le ha raccontato del veleno di Jormungand -come se lei non lo avesse notato- e la lettera le ha fornito tutto ciò che le serviva per sapere senza ombra di dubbio la verità sull'assassino.
Le parole esatte erano state: La schiava è morta, il ladro la raggiungerà presto. Sotto era stato disegnato uno schizzo di Jormungand e una maschera inespressiva.
Come facesse quell'uomo a conoscere le uniche due persone che per lei avessero significato qualcosa in passato non se lo capacitava, ma se era lo scontro ciò che Aster voleva lei non si sarebbe certo tirata indietro. Si augura solo che Siryo non sia così stupido da farsi trovare prima che lei scopra il nascondiglio del traditore.
"Hai regalato una taverna ad una schiava?" il tono di Loki è divertito, curioso.
"I trofei di caccia sono miei." gli dice con noncuranza. " Mi ci sono voluti tre giorni per catturare il pentapalmo che orna l'ingresso."
"Notevole... Hai deciso di uscire allo scoperto?" la interroga Loki.
Freya salta giù dal muretto e calcia un sasso con più forza del necessario. "Ormai sai la verità. Non avrebbe senso fingere con il dio degli inganni." replica atona. Il foglio tra le sue mani brucia fino a diventare cenere che viene sparsa nel vento.
"Giusta osservazione. Quindi cosa farai? Non è strano che Aster abbia ucciso proprio la tua tutrice tra tutti?"
"Affatto. Quell'uomo mi conosce, anche se non capisco come. Sei tu il suo obiettivo primario, io più un effetto collaterale."
Ciò che davvero la preoccupa è il fatto che la sera prima, nei suoi incubi di fiamme, ha visto Sonea allontanarsi da lei come un fantasma avrebbe detto addio al mondo. "Che cosa è successo al Grande Serpente dopo la sua sconfitta da parte di Thor? Aster deve avere molto del suo veleno con sé, non può essere una coincidenze." osserva Freya.
"Le leggende e le storie su Jormungand sono infinite." commenta Loki.
Freya guarda il dio degli inganni, pensierosa. "Ma in tutte loro c'è sempre qualcosa di vero. In quale mondo può essersi rifugiato? Una serpe gigante... qualcuno dovrà pur averla notata."
"I midgardiani sono stupidi, ma mi sarei accorto di Jormungand se fosse stato sulla Terra... Jotunheim è una terra troppo inospitale, Asgard è da escludere..."
 
 
"Guardali. Sembrano essere tornati bambini. Discutevano spesso tra loro anche allora." considera Thor, ignorando lo sbuffo spazientito di Sif.
"Loki sta tessendo le sue ragnatele, Thor. Ci tradirà tutti, di nuovo."
"Non puoi esserne certa."
"Vedo Loki per quello che è: un invidioso, egoista e folle assassino."
Thor alza lo sguardo al cielo limpido. "Ma ha salvato Freya, ieri notte. E prima ancora... durante la proclamazione del suo giudizio..."
"Si trovava al posto giusto nel momento giusto." è la replica di Sif. "Sfrutta il suo potere per compiacere se stesso. Pensa a ciò che ha fatto su Midgard. Se tu non fossi intervenuto cosa sarebbe accaduto ai mortali?"
"La sua mente era stata manovrata da altri." le dice Thor.
"Queste sono solo scuse, Thor. Loki è sempre stato diverso. Sempre."
Thor serra la mascella perché Sif non può sapere quanto Loki sia diverso. Sposta nuovamente lo sguardo su Freya e Loki. Gli sembra che stiano discutendo e il dio del tuono prova sollievo nel sapere che esiste almeno qualcuno su tutta Asgard con cui Loki desideri ancora parlare.
"Potrebbe cambiare. Io sono cambiato su Midgard."
Sif scuote la testa. "Ma anche lui l'ha fatto. E sono questi i risultati."
 
 
"Quando eri su Midgard... hai conosciuto Jane Foster?"
Loki tira le redini del cavallo e lo fa affiancare a quello di Freya. Non capisce perché Freya debba essere interessata all'umana e accarezza distrattamente il collo dell'animale.
"No, ma quando tornerò tra i mortali la andrò a cercare." sibila acido. Solo sentir nominare quel nome lo infastidisce, lo infastidisce oltre ogni dire.
Freya ride, mentre si volta verso di lui. "Non credo. Se le accade qualcosa Thor non esiterà ad ucciderti."
Loki fa una smorfia, ma non replica. "Perché stiamo parlando della mortale?"
"Conversazione."
"Bene." sogghigna lui. "Allora possiamo parlare di te. Quando hai cominciato a utilizzare il Seiðr?"
"Ho ricevuto i primi insegnamenti all'età di sei anni." gli dice inespressiva.
Loki rimane colpito dalla risposta. Lui ha cominciato a manipolare la magia a undici anni, pochi prima che Freya andasse a vivere a corte.
"Perché?" chiede. Non è consigliabile essere introdotti al Seiðr così prematuramente, i rischi sono più alti dei benefici, quindi...
I lineamenti di Freya si fanno più duri, marcati, rammentandogli che è una guerriera e una seiðkona colei che affianca.
"Segreti di famiglia. Dovresti chiedere le motivazioni a mio padre, ma sfortunatamente è morto."
Loki sorride. "Avvertirei il sapore della menzogna anche a decine di anni luce da qui."
"Sì, sei più bravo di me nei giochi degli inganni." gli concede Freya. "Dobbiam-"
Si interrompe bruscamente, facendo fermare il cavallo e Loki la imita.
Sulla strada è comparso un ragazzino in armatura, una recluta dell'Accademia. Ha lo sguardo vacuo, perso nel nulla e Loki si domanda come sia possibile che i suoi superiori lo lascino andare in giro in quelle condizioni. Quanti bicchieri di vino si è bevuto per ridursi in quel modo?
"Spostati." gli ordina sbrigativo con un cenno della mano.
Freya scende dal cavallo con un balzo. "Zitto." ordina voltandosi verso Loki. "E resta dove sei." sibila.
Il ragazzo ha sguainato la spada e lo fissa con un'espressione che fa infuriare Loki ancora di più. Nota che su una guancia lo sconosciuto porta l'emblema di Jormungand, esattamente come gli asgardiani che tentarono di catturarlo il giorno in cui Odino lo sottopose a giudizio.
Il dio degli inganni ignora il suggerimento di Freya e la segue senza timore. È divertito, anzi, dalla stupidità di quel giovane asgardiano.
"Ora ho capito..." mormora Freya, avvicinandosi al loro avversario. "Sono controllati dal potere del serpente. Il simbolo..."
Loki annuisce, chiedendosi perché nemmeno lui ci ha mai fatto caso prima d'ora. Adesso gli sembra così chiaro il motivo per cui i prigionieri di Thor non hanno mai rivelato nulla. Non potevano.
"Imprigionati nel loro stesso corpo. Marionette." conferma Loki.
"Quindi è Jormungand che si cela dietro questi attacchi?" la domanda non è rivolto a lui e Loki non risponde, ma Freya appare turbata, più di quanto dovrebbe.
 
 
Freya vorrebbe davvero credere che il mistero su Aster sia stato risolto, ma i dubbi sono troppi e le certezze minime. Ma se fosse vero... Che tipo di legame c'è tra Aster e Jormungand? Dove si trova il Grande Serpente? Perché uccidere Loki? E lo spettro con cui lei ha parlato? Chi è? Cosa vuole da lei?
Attorno a lei il Seiðr è instabile e irrequieto, difficile da controllare. Freya lo percepisce come una tempesta implacabile che si agita senza tregua.
"Ti sei perso?" domanda al ragazzino.
L'altro si volta, i riflessi del sole sulla spada che brillano in modo fastidioso.
"Mi sono perso?" le fa eco. "Il principe deve essere ucciso." aggiunge, puntando l'arma verso il petto di Loki.
Il dio degli inganni avanza e Freya crea una barriera di protezione attorno al suo corpo. È perfettamente consapevole del fatto che anche senza i suoi poteri Loki sarebbe capace di difendersi da quel ragazzo, ma non vuole rischiare di scoprire che la lama è impregnata del veleno di Jormungand.
La recluta dell'Accademia scatta in avanti e Freya fa altrettanto. Lo disarma in pochi secondi, colpendolo alla nuca e torcendogli il braccio all'indietro.
"Non farlo." la voce di Loki la sorprende, mentre avvicina il braccio al tatuaggio del serpente. "Non credo sia saggio toccarlo."
Ma Freya non lo ascolta, perché dovrebbe?
Sfiora il tatuaggio con le dita e si sente soffocare. L'aria le manca e nella testa il vero io del ragazzo la supplica di aiutarlo.
La realtà torna a mettersi a fuoco all'improvviso. Freya è a terra, senza fiato, e Loki torreggia su di lei con un'espressione contrariata.
"Ti avevo avvertito." è tutto ciò che lui le dice.
Solo quando riacquista la lucidità Freya capisce che è stato Loki ad aiutarla, separandola con la forza dal ragazzo.
"Devi dire a Thor ciò che abbiamo scoperto." gli ordina lei. "Deve sapere che quelle persone non rispondono delle proprie azioni."
"Diglielo tu." replica tagliente il dio degli inganni. "Ma non puoi vero? Non puoi raccontargli questo senza rivelargli chi sei realmente."
Freya abbassa la testa e stringe i pugni.
 
 
Freya guarda la neve cadere ed è un sorriso quello che le spunta sul viso. Loki non è altrettanto felice di quel cambio di clima e la affianca guardando insieme a lei fuori dalla finestra.
"È bellissima..." sussurra lei con fare malinconico. Ha sempre amato l'inverno, perché in quella stagione suo padre lasciava sempre la tenuta di montagna per recarsi in città, lasciandola sola con i domestici. Quando a primavera la neve si scioglieva, Freya attendeva il ritorno di Víli con il cuore in gola pregando che giungesse il più tardi possibile.
"È fredda." commenta Loki, per nulla entusiasta. "Thor vuole organizzare una sfida in due squadre: Jotun contro asgardiani. Ovviamente lui sarà nelle squadra degli asgardiani. Io in quella degli Jotun." dice stizzito.
"Una gara con la neve? Come si vince?"
Loki le lancia una strana occhiata e lei si stringe nelle spalle. "La squadra che riesce a colpire più volte gli avversari è considerata vincitrice." spiega sbrigativo. "E vince sempre lui." aggiunge con una smorfia infastidita.
"Posso partecipare?" domanda Freya.
"Tu?" Loki è divertito e Freya vorrebbe cancellargli dal volto quel sorriso con un pugno ben assestato.
""Sei una ragazza..."
"Anche Sif lo è." obietta lei.
"Ma Sif... è diversa."
Anche io.
La voglia di pronunciare quel pensiero ad alta voce è tanta. "Se mi prendi in squadra con te ti assicuro che vinceremo."
In tutta risposta Loki si porta una mano allo stomaco e scoppia a ridere.
 
 
Freya ricorda che quel giorno di neve, come tutti gli altri degli anni a venire, Loki ha perso. Il problema è che anche lei non ne è uscita vincitrice.
Il ragazzo dell'Accademia ha perso i sensi e lei è costretta a metterlo in sella da sola, perché chiedere aiuto a Loki sarebbe come chiedere un favore alla dea Hela.
"Lo dirai a Thor?" domanda al dio degli inganni.
"No." la risposta di Loki la lascia furente e infastidita.
"Diglielo." Freya cerca di mantenere la calma, ma ha il sospetto che da Víli non abbia ereditato un briciolo della sua pazienza.
"Non sono uno schiavo come il cadavere della tua precettrice. Sono un principe, un re... Non ho intenzione di sottostare alle tue richieste."
"Ti ho salvato la vita più di una volta." gli ricorda lei.
"Dovevi lasciarmi morire."
Freya allunga la mano, compiendo un rapido movimento del polso. "Potrei farlo ora." le dita sono sospese nell'aria e Loki si tasta la gola in cerca di ossigeno. "Non puoi resistere a lungo senza respirare e se tu morissi ora ho giusto un colpevole a portata di mano."
"Non... lo faresti."
Freya sospira. "No." È a malincuore che spezza l'incantesimo su Loki. "Ma tu dirai ciò che abbiamo scoperto a Thor o farò... questo."
La pelle di Loki muta all'improvviso in sfumature blu e celesti. Freya guarda il dio degli inganni negli occhi, rossi come braci, e ancora una volta interrompe quell'illusione.
"Ti assicurò che ti mostrerò ad Asgard per quello che sei e allora nemmeno Odino sarà capace di evitarti l'esilio."
 
 
"C'è qualcosa che non va in Freya." Sif si siede e lancia un'occhiata a Volstagg, troppo impegnato nell'ingoiare la sua porzione di minestra per fare caso a lei.
"Oh, Sif... tu sei paranoica." interviene Fandral, salutando un'ancella. "Solo perché ha scoperto di possedere il Seiðr, non significa che-"
"Parla con Loki." lo interrompe lei, afferrando un bicchiere di vino.
"Anche tu ci parli." le fa notare Volstagg, pulendosi la barba con il dorso della mano. " E Thor e Odino... Anche la regina."
"È... diverso." Replica Sif, socchiudendo gli occhi. Nemmeno lei sa bene in cosa, ma quando quel pomeriggio gli ha visti...È successo qualcosa, qualcosa che lei non si riesce a spiegare. Ricorda il modo in cui Loki guardava Freya la sera precedente, quando l'aveva salvata dall'incendio e ancora prima... Come se lui conoscesse qualcosa che lei ignora, che Thor ignora, e si stesse divertendo a prendersi gioco di tutti loro.
"Loki potrebbe convincere Freya ad aiutarlo a fuggire, a liberarlo dai bracciali dei nani..."
"E dove potrebbero fuggire, Sif?" interviene Hogun. "Il Bifrost è distrutto, Heimdall lo sorveglia e qualcuno sta tentando di ucciderlo."
Alcuni servitori posano sul tavolo nuove pietanze e Sif rimane in silenzio per alcuni secondi.
"Passano parecchio tempo insieme." si decide a dire. "Prima nelle prigioni e ora... Cavalcavano insieme, questo pomeriggio. Loki l'ha accompagnata ad una locanda. Perché l'avrebbe fatto se non per un tornaconto personale? Lo conosciamo abbastanza bene per sapere che non farebbe null-"
"E non potrebbe averglielo chiesto lei, di accompagnarla?" domanda Fandral. "Tu hai detto che conosceva la locandiera, che fu la sua precettrice."
Sif, inarca un sopracciglio e guarda con scarso appetito il cibo che si è messa nel piatto.
"Avrà avuto paura di cadere da cavallo!" sghignazza Volstagg, scambiando un'occhiata con Fandral.
No.
Se c'è una cosa che Sif ha capito è che Freya non ha difficoltà nel domare un cavallo. "E se ci sbagliassimo su di lei? Cosa sappiamo su Freya?"
"È la nipote del nostro re." osserva Hogun.
"Loki è suo figlio." ribatte Sif. "Ciò non gli ha mai impedito di mentire e di tradirci tutti."
"Sif..."
"No, Fandral. So quello che ho visto oggi. Freya cavalcava quel cavallo come una guerriera. E sorrideva mentre parlava con Loki!" esclama. "Poi sono spariti e quando sono tornati avevano con loro un prigioniero e Loki ha detto a Thor che Aster sta controllando le loro menti."
Volstagg sbatte il pugno sul tavolo e lei e Hogun si voltano per guardarlo. "Ti da così fastidio che Loki possa provare a cambiare? Forse stavano, davvero, parlando e basta."
Sif lo ignora e cerca l'appoggio di Fandral. "Un traditore non può cambiare in così poco tempo. Loki ci sta usando. Sta usando Thor." insiste.
"Thor se la cava benissimo da solo." borbotta Volstagg prima di tornare a mangiare.
"Vedi inganni dove non ce ne sono, Sif. Freya ha passato la maggior parte della sua infanzia e della sua adolescenza a corte, con noi." aggiunge. "Ti ricordi che abbia mai fatto qualcosa per cui ora potrebbe essere additata come traditrice?" le domanda Fandral, passandosi una mano tra i capelli. "Vuoi accusarla perché passa del tempo con Loki e parla con lui? Questa è follia anche per te."
Le porte della sala si aprono e la sala si fa più silenziosa. Sif si volta, ma non è Thor -colui che credeva di trovare- ad avvicinarsi.
"Guardiano." mormora la guerriera, abbassando il capo.
Volstagg affoga il viso nel boccale di birra, tossendo a secondi alterni, l'espressione di Hogun si fa più inespressiva del solito e Fandral cerca distrazione sull'abito scollato di una cortigiana.
Heimdall li supera senza dire nulla, ma Volstagg le tira addosso un osso che in principio doveva essere appartenuto ad un cosciotto di pollo.
"Finiremo di nuovo nei guai a causa tua." la rimprovera scorbutico.
"Sif." la chiama Fandral. "Se proprio vuoi indagare su qualcuno cerca di capire chi si nasconde sotto la maschera di Aster. Se Thor sapesse che hai dubbi su Freya... lascia perdere." conclude.
Sif gli volta le spalle e spezza a metà un pezzo di pane. Ha intenzione di scoprire la verità su Freya e se per farlo dovrà agire da sola... lo farà.
 
 
Loki non ha idea di quanto tempo sia passato da quando è entrato nella sala delle reliquie. Lo sguardo è calamitato da un unico oggetto: il Tesseract. In quel momento lo Scrigno degli Antichi Inverni ha perso ogni interesse ai suoi occhi.
Loki allunga la mano e pensa che sarebbe un gioco da bambini sottrarre ora l'oggetto che potrebbe salvargli la vita. Thanos ricompenserà il suo coraggio -la promessa mantenuta- e allora lui potrà tornare ad essere libero, lontano dal Titano e da Odino.
Ma il Tesseract non gli sarebbe di alcuna utilità durante la fuga. Senza il dominio sul Seiðr e l'impossibilità di sfruttare la fonte di energia del cubo, verrebbe catturato e rinchiuso nuovamente nelle celle di Asgard.
"Presto il Tesseract verrà spostato altrove."
Odino è alle sue spalle e Loki si volta con calma, le mani intrecciate dietro la schiena.
"...In un luogo dove la sua energia potrà rivelarsi utile." le dita di Odino scorrono sulla benda dell'occhio mancante e Loki lo osserva in silenzio.
Da bambino aveva amato quel padre, adorato, ma ora non ha posto che per rabbia e dolore nel suo cuore di ghiaccio.
"Tu non dovrai mai più cercarlo. Il Tesseract non è stato creato per obbedire ai desideri di un singolo individuo. Il suo potere non può essere controllato, né la sua forza utilizzata per fini egoistici."
Il dio degli inganni serra le mani a pugno e muove un passo di lato. Se perde il Tesseract, Thanos lo ucciderà.
Peggio. Sarà Loki ha desiderare la morte, quando non ne potrà più delle torture fisiche e mentali che il Titano gli infliggerà.
"Menti. Non sposterai il Tesseract. Lo nasconderai tra queste reliquie, finché non sarà qualcun altro a trovarlo." replica tagliente.
Odino sospira mentre si appoggia alla sua lancia. I riflessi dorati di Gungnir ricordano a Loki il suo passato da re e lui non riesce ad accettare che non siederà mai più sul trono di Asgard.
"E quando quel momento arriverà..." prosegue Loki.
"Allora vorrà dire che anche per Asgard sarà giunto il momento di cadere." replica brusco il sovrano degli Æsir. "Speravo che in questo periodo di tempo il tuo desiderio di vendetta si fosse acquietato. Sapere che non è così è il dolore più grande che come padre sono costretto a sopportare. Da re accetto il tuo disprezzo, ma come sovrano non mi pentirò mai delle scelte compiute."
"Voi mi avete mentito, tradendomi nel peggior modo possibile! Chi sono io?!" Le grida di Loki riecheggiano in ogni angolo della sala. "Mi avete tolto tutto e ora non mi rimane niente!"
"No, non è vero. Possiedi ancora la vita. Sarà lei a mostrarti chi sei realmente."
"Queste non sono che parole vuote. Perfino Thor sarebbe stato in grado di trovare una risposta migliore." Loki gli da le spalle e affonda le unghie nel braccio.
"Allora ti dirò ciò che tu non desideri sentire. Hai ancora una famiglia, Loki. Tua madre desidera la tua felicità più di ogni altra cosa..."
"Mi avete mai amato?" lo interrompe Loki.
La lancia di Odino colpisce il pavimento con violenza. "La tua domanda non merita risposta. Ti avrei tenuto con me o allevato come un figlio altrimenti?"
"Allora non mi avete amato abbastanza." sibila Loki. " Il vostro amore era debole."
 
 
La sala delle udienze è piena di gente e Odino siede sul trono incutendo timore a tutti i presenti. Quando si alza in piedi Loki stringe la mano di Thor in cerca di rassicurazione.
Il Padre degli dei fa ad entrambi cenno di raggiungerlo e loro si apprestano ad affiancarlo.
"Mio figlio: Thor." Odino allunga la mano. "E il principe Loki." aggiunge. "Il loro destino è quello di diventare re, un giorno."
Thor sorride, ma Loki si sente troppo a disagio per qualsiasi reazione ci si aspetti da lui.
La folla applaude e Loki vorrebbe solo rifugiarsi tra le braccia di Frigga.
 
 
Loki ricorda e il ricordo è più doloroso di quanto si aspetta. Odino l'ha sempre definito principe, non figlio, e solo ora che conosce la verità ne comprende il motivo. Frigga non aveva mai fatto differenze, l'aveva amato e protetto, perfino dalla collera di Odino.
Loki non è mai stato il figlio di nessuno, non è mai stato nulla. Per questo desidera distruggere Asgard e conquistare Midgard, così il suo nome si guadagnerà un posto nella storia dell'universo.
Se è destinato ad essere un mostro, allora sarà il mostro che otterrà ogni cosa.
 




Questo capitolo non è stato betato.

Nota: Auguri a tutti! Buon Natale e Buon inizio 2014! ^^ Spero perdonerete il ritardo, ma il tempo per scrivere è veramente poco T__T
Grazie a tutti<3


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Capitolo 11
*** Questione di scelte ***





Capitolo 10: Questione di scelte
 
 

Freya osserva Sif mentre gira furtiva nei suoi appartamenti privati, frugando tra quel che resta della sua camera. L'odore di fumo è appena percettibile, è notte e lei si sta celando dietro il Seiðr per evitare di essere vista dalla guerriera.
Sif non troverà nulla lì, se non cenere e abiti a brandelli distrutti dalle fiamme. Vanadis è al sicuro tra le sue mani e Freya si chiede cosa penserebbe Thor di quella iniziativa personale.
Alle sue spalle provengono gli scricchiolii di porte aperte e Freya si appiattisce contro il muro. I Tre Guerrieri fanno il loro ingresso uno dopo l'altro e lei si chiede per quale assurdo motivo quei quattro debbano fare ogni cosa in gruppo. A Freya ricordano tanto quel genere di animali che per sopravvivere sono costretti a rimanere in branco.
Lei ha imparato ad essere forte da sola; aggrapparsi all'aiuto di altri è solo un modo più rapido per cadere insieme.
"Se qualcuno ci scoprisse..." borbotta Volstagg
"Con il chiasso che fai, qualcuno ci noterà senz'altro." lo zittisce Fandral.
"Ricordaci perché abbiamo deciso di assecondare questo tuo folle proposito." aggiunge Hogun.
Sif si volta e sorride. "Perché in fondo, in fondo, mi volete bene."
"In questo momento propenderei più per staccarti la testa che per l'abbracciarti." commenta Volstagg.
"Cos'hai trovato?" chiede Hogun, muovendosi silenzioso da un angolo all'altro.
È con soddisfazione che Freya vede l'espressione di Sif adombrarsi. "Niente. Non c'è nulla qui."
Fandral simula dei colpi di tosse. "Ti avevamo avvertito, Sif. Ora... che ne dite se andiamo giù alla nuova locanda che hanno aperto? Ho sentito dire che ci sono splendide cameriere nel servire i tavoli."
Freya si immobilizza quando Sif si ferma proprio davanti a lei. Potrebbe sfiorarla se allungasse la mano e allora sarebbe la fine. Guarda la guerriera socchiudere gli occhi e tornare indietro. "Resto dell'idea che lei nasconda qualcosa."
Si allontanano verso i corridoi e Freya spezza l'incantesimo che la occulta al mondo esterno. "E hai ragione, Sif..."
 
 
Quella mattina Freya si alza all'alba ed è con fastidio che scopre Loki nelle scuderie, seduto su un cavallo e tra le mani le redini di un altro animale già sellato.
"Ho pensato di farti compagnia alla cerimonia funebre." le dice con la sua tipica espressione seccata.
"Potrei commuovermi per tanta generosità." replica Freya, balzando sulla sella. "Oserei pensare che la tua è solo una scusa per ottenere informazioni sul mio conto." aggiunge ironica.
L'ultima cosa che vuole mentre concederà il suo ultimo saluto a Sonea è avere Loki tra i piedi.
"Potrei sorprenderti." risponde Loki, seccato. "Magari ho deciso di venire solo per offrirti una spalla su cui piangere."
Sì, e io in realtà sono Odino.
Freya scuote la testa e sprona il cavallo ad accelerare l'andatura. "Facciamo una gara." gli propone.
"Che tipo di gara?" le domanda Loki, sospettoso.
"Il primo tra noi che arriverà alla piazza delle fontane avrà il diritto di porre una domanda all'altro." gli spiega.
"Preparati a perdere." sogghigna il dio degli inganni.
 
 
Quando aveva proposto quella gara, Freya si era prefissata come unico scopo la possibilità di distrarre Loki abbastanza a lungo da permetterle di passare in tranquillità quella cavalcata mattutina. I suoi piani erano andati in frantumi quando aveva capito che il principe aveva preso a cuore le sorti di quella sfida.
Così, ora, Freya si trova a stringere più forte le cosce attorno al corpo del cavallo e ad incitare l'animale ad essere più veloce.
Non si cura affatto degli asgardiani che si affacciano dalle finestre per osservare quella folle corsa, né del vento che le frusta i capelli in faccia. Quando vede la piazza delle dieci fontane sorride, convinta che Loki non potrà mai raggiungerla.
Poi però il suo cavallo rallenta il ritmo all'improvviso e Loki la supera con un fastidioso e irritante sorriso stampato sul volto.
Il fruscio dell'acqua delle fontane la riscuote dal pensiero che ha appena perso una sfida contro il dio degli inganni e Freya smonta dalla sua cavalcatura con la sensazione che un nemico l'abbia appena pugnalata al cuore.
"Sembrerebbe che tu sia la perdente." esordisce Loki, guardandosi attorno.
Gli alberi delle strade sono in fiori ed è poca la gente che cammina per strada. I riflessi del sole si stagliano sulle abitazioni e Asgard è un tripudio di oro e argento. L'edera ricopre alcune statue di marmo ed è solo il volto, ciò che si scorge dal punto in cui si trovano loro.
Ce n'è una con le ali, proveniente da Midgard che Freya ha sempre trovato affascinante. Angeli, li chiamano i mortali, ma sono solo creature di finzione e lei distoglie lo sguardo.
"Già..." le rode ammettere la sconfitta. "Ti offro la colazione." aggiunge, indicandogli una locanda.
Loki inclina la testa di lato e la guarda. "Posso permettermi la colazione. Non mi renderò ridicolo facendomela pagare da una donna." le dice con una smorfia.
"Come vuoi." replica Freya, legando i cavalli al tronco di un albero. "Allora offrimela tu."
 
 
Loki afferra un grappolo d'uva e osserva Freya mentre ricopre di marmellata alcune fette di pane. Da quando si sono seduti al tavolo non si sono rivolti che poche parole e lui comincia ad essere stufo di quel silenzio.
"Se stai per farmi la tua domanda-premio ti ricordo che ne hai a disposizione solo una." lo informa Freya, mescolando il suo latte di capra.
Loki rivolge un'occhiata al locandiere che non li ha persi di vista un solo momento.
"Non può sentirci." lo rassicura Freya.
"Non vuoi che orecchie indiscrete possano sentire le tue parole." osserva il dio degli inganni, appoggiandosi meglio allo schienale della sedia. "Tu mi incuriosisci. Pensavo che Asgard non avesse più alcun segreto per me, ma mi sbagliavo..."
"Pensi che perché hai ricevuto nuove conoscenze dal Tesseract, tu abbia imparato tutto? Il Tesseract fu creato dopo la nascita di Asgard, dopo quella di Odino e mio padre. Ciò che il cubo contiene non è che una parte della verità. Non contiene riferimenti alla Grande Creazione, né conosce i segreti della Magia del Sangue... perché tutto questo è nato molto prima di lui."
"Ma conosce il resto." replica Loki.
E va oltre ogni tua immaginazione.
"E tu te ne sei abbeverato come un assetato nel deserto, non riuscendo a distinguere tra acqua e veleno. Ora conosci la verità del Tesseract, ma non l'effettiva verità." commenta Freya.
"Sei solo parole, Freya. Il Tesseract è potere, energia. Pensi di potermi redimere?" Loki si china in avanti, sopra il tavolo. "Non puoi. Asgard ha creato un mostro e il mostro pretende vendetta." sibila il dio degli inganni.
"Ma il mostro è in catene." replica lei, addentando il pane. "E il Grande Serpente vuole la tua morte. Il topo scappa e si nasconde. Tu cosa farai?"
Loki socchiude gli occhi. "Ciò che so fare meglio: mentirò e ingannerò."
 
 
"Mi stai spiando?"
Loki sobbalza, mentre si scosta da un lembo della tenda e si avvia sicuro verso Freya. L'accampamento è stato posto poco lontano dall'incendio avvenuto alla villa e Odino ha ordinato a lui e Thor di badare a Freya.
"No."
È una menzogna, come quando dice a Thor che lui non teme i temporali, ma questo lei non può saperlo.
Freya lo guarda socchiudendo gli occhi. Grigi, un colore insolito, considera lui.
È la terza volta che incontra la cugina; la prima lontano dalle mura di Vàlaskjàlf. A quanto sosteneva suo padre, suo zio non era un tipo che socializzava volentieri. Quando Víli giungeva ad Asgard lo faceva da solo o in compagnia della moglie, non con la figlia, se non le due rare volte che Odino lo obbligò.
"Cosa stai facendo?" le chiede, raggiungendola.
"Leggo."
"Un libro su Hel?" domanda Loki perplesso.
"Non penso che i miei genitori si trovino nel Valhalla." gli risponde Freya, sfogliando rapida alcune pagine.
Thor entra nella tenda con passo sicuro e Loki indietreggia fino a raggiungerlo. Non le piace Freya. La trova strana e non lo entusiasma dover passare il tempo con lei. "Padre ha catturato i nani responsabili dell'assassinio." esordisce Thor.
Freya scatta in piedi, gli occhi spalancati e una smorfia che a Loki sembra quasi l'accenno di un sorriso.
"Stai bene, cugina? La ferita al braccio sta guarendo?" si informa Thor.
Freya volta loro le spalle. "Sì... sto bene. Voi potete andare... Non mi accadrà nulla."
Loki segue Thor fuori dalla tenda. Sleipnir, il cavallo a otto zampe, è poco più in là, ma di Odino non c'è alcuna traccia. I soldati hanno formato dei gruppi al limitare della foresta e ora si stanno divertendo scambiandosi aneddoti di guerra. Thor adora ascoltare quelle storie, Loki invece apprezza di più i miti e le leggende degli altri mondi.
"È strana... Freya." commenta Loki, cercando l'approvazione di Thor.
Il fratello si limita a scrollare le spalle e a voltarsi verso di lui. "È una femmina." Thor sbuffa, come se il fatto che Freya sia una ragazza giustifichi la sua stranezza. Loki non è d'accordo, ma si limita a seguire il fratello verso il punto in cui Odino li sta attendendo.
 
 
"Non potrai ingannare per sempre il resto del mondo. Anche Odino pensava di poter continuare a mentirti sulla tua natura di Jotun, ma alla fine tu hai scoperto la verità." osserva Freya.
Loki serra la mascella e si guarda la mano. È pelle di asgardiano quella che vede, non quella di un abitante di Jotunheim. Non è certo di voler sapere come il Padre degli dei sia stato capace di renderlo così, né di come Freya sia riuscita a spezzare a quel modo l'incantesimo.
Loki sogghigna. "Ed ho scoperto anche il tuo segreto." le fa notare mellifluo. "Chi sarà il prossimo che riuscirà a carpirli? Sif sembra una scommessa vincente su cui puntare."
"Quando il momento arriverà, accetterò l'esilio e lascerò Asgard." risponde Freya, dando un morso ad una mela.
"Vuoi farmi credere che Odino esilierebbe la sua unica nipote? Solo perché gli ha nascosto la sua abilità nel Seiðr e nel combattimento? No, non lo farebbe."
Freya abbassa gli occhi sul piatto ed è uno sguardo che -in altre circostanze- Loki definirebbe triste, se non fosse per il modo in cui lei gioca con il coltello lanciandolo in aria e riprendendolo prima che possa cadere.
"Tu vedi la superficie Loki, ma un lago nasconde molti segreti sotto il velo dell'acqua. Io sono il pesce che mangia altri pesci."
Loki ferma a mezz'aria il bicchiere. "Questo è interessante." asserisce, mimando il gesto di brindare a qualcosa. "Quanto pensi di essere forte?"
"Quanto basta."
"Allora rispondi a questo: Non hai mai pianto la morte dei tuoi genitori perché sei stata tu ad ucciderli?"
"Hai appena sprecato la tua domanda." è la risposta di Freya.
Loki non lo crede. Ha imparato che conoscere il nemico, i suoi desideri e i suoi sogni, è il modo più rapido per averlo sotto scacco. Thor, ad esempio... È così facile intuire che i suoi punti deboli sono la mortale e la famiglia. O, Sif, il cui unico timore è la perdita del dio del tuono.
"Vuoi la verità? La verità è che speravo sparissero dai Nove Regni."
 
 
Freya deve ammettere con se stessa che prova un certo piacere nel sapere di riuscire a sorprendere Loki. È stimolante avere a che fare con lui, sebbene la sua compagnia lasci alquanto a desiderare.
Il Seiðr è una bolla protettiva che li separa dal resto del mondo e per un attimo Freya vuole credere che non esistano luoghi all'infuori di quello in cui è ora.
La maschera che porta è ogni giorno più pesante e l'unica persona con cui poteva parlare, Sonea, è stata assassinata. Sta cominciando a credere che suo padre avesse ragione quando la definiva una persona debole.
"Ma se proprio ci tieni a saperlo... Non li ho uccisi io. Se anche l'avessi fatto, e ti assicuro che la tentazione era grande, non avrei pianto comunque. Le lacrime sono troppo preziose per sprecarle su certi individui."
"Perché avresti voluto ucciderli?"
"Tu perché hai ucciso Laufey?" obietta Freya. "Ecco cosa accumunava i miei genitori e il tuo padre naturale: erano mostri. Hai mai provato pietà per un mostro?" Freya scuote la testa. "Oh, no... certo che no. Grazie a te Jotunheim è un mondo in rovina e buona parte degli asgardiani ha ampiamente dimostrato di aver apprezzato questo tuo atto scellerato."
"E tu cosa pensi?"
"Una parte di me crede che la distruzione di Jotunheim sarebbe avvenuta comunque prima o poi; i Giganti di Ghiaccio avrebbero tentato di riprendersi lo Scrigno e Asgard sarebbe entrata in guerra. Penso che tu hai solo rimandato l'inevitabile. Cosa penso delle tue azioni? Le credo le azioni di un irresponsabile."
"E cosa pensi di te stessa?" la incalza Loki.
Freya guarda fuori dalla finestra nel punto dove hanno lasciato i cavalli. "Che non sono meglio di te."
 
 
Freya guarda le monete sparse sul tavolo della locanda, poi distoglie lo sguardo. L'elfo oscuro si complimenta un'altra volta con lei per come ha gestito la caccia al grifone[1], ma Freya detesta ricordare il motivo per cui è stata pagata.
I soldi scivolano a terra, ma non si china a raccoglierli.
Suo padre non necessita di denaro e lei non desidera oro macchiato di sangue.
Il corpo della creatura è stato posto su un carro, coperto con un lenzuolo, e Freya riesce ad avvertire su di sé lo sguardo senza vita del grifone.
"Tuo padre ti ha addestrata bene." commenta l'elfo.
Freya gli punta l'arma al petto. È una mossa istintiva la sua; l'unica risposta che Víli le abbia mai insegnato. Violenza per violenza, morte per morte.
"È così." sposta la lama della spada fino alla gola dell'altro e lo guarda deglutire. "Non pensare di uccidermi con il pugnale che tieni nascosto tra i vestiti. E..." aggiunge Freya, guardandosi alle spalle. "...Non chiamare il tuo compagno. Sì, so di lui... i contrabbandieri non lavorano mai da soli."
"Cosa vuoi?" ringhia l'elfo, deglutendo.
"Un premio." replica Freya, spostando lo sguardo verso il corpo senza vita del grifone. "Una piuma."
 
 
Frigga ripone i pennelli sul tavolo e osserva con sguardo critico i dipinti che ha appena terminato. Sono due e così come sono non hanno alcun significato.
Ha passato la notte a dipingere, lontana da Odino e il loro letto, incapace di fermarsi fino ad ora.
La regina di Asgard si alza in piedi; davanti a lei decine di file di tele coperte da lenzuoli bianchi. Frigga non ama che il futuro le si palesi davanti. Perfino lei, a cui è stato donato il dono della preveggenza, sa che non tutto ciò che deve avvenire è già segnato.
Lascia la stanza senza voltarsi mai indietro, avvolgendosi le braccia attorno al busto.
 
 
Loki non vorrebbe ammetterlo, ma stare con Freya è l'unico modo che conosce per passare il tempo. Un tempo si sarebbe unito a Thor e ai Tre guerrieri in qualche folla impresa, ma il bifrost è andato perduto e lui è un prigioniero nella casa di Odino.
Guida il cavallo alle spalle di Freya con fare quasi meccanico, decisamente più interessato a studiare i movimenti della seiðkona. Stanno scendendo verso le cascate, dove una barca nera sta attendendo in riva alle acque. Al suo interno, circondata da pallidi fiori bianchi, Loki riesce a vedere il cadavere di Sonea, la mentore di Freya.
Sono gli unici giunti fin lì per dare l'addio alla schiava. L'unico altro individuo presente alla cerimonia è un sacerdote.
"Agli schiavi e ai traditori non è concessa alcuna pira funebre." è il commento di Freya. "I loro corpi sono adagiati su delle barche, trascinate dalla corrente fino al raggiungimento del vuoto e delle stelle. Sonea sosteneva che l'universo assorbiva quei corpi, concedendo allo spirito di tornare in vita per redimersi dei suoi peccati."
"È una favola per bambini." osserva Loki. "Probabilmente lo diceva a se stessa perché conosceva il suo destino." dice critico, guadagnandosi l'occhiata d'astio di Freya.
"Non essere tanto ansioso di elargire giudizi. Questo potrebbe essere il nostro futuro." obietta lei, indicandogli la barca. "Disintegrati nel vuoto. Ogni segno della nostra presenza nel mondo scomparsa."
Loki la lascia parlare, ma è certo che nessuno dei due creda davvero a quel futuro. Loro sono destinati a qualcosa di più grande, di più avvincente.
E se così non fosse... allora sarà Thanos a prendersi la sua vita, distruggendolo.
Pensi di conoscere il dolore? Lui ti farà capire quanto quel dolore sia niente!
 
 
Loki non si accorge di essere arrivato alla riva fino a quando Freya fa fermare bruscamente il cavallo davanti a lui. L'animale nitrisce e lui scende agilmente dalla sua groppa, atterrando sul terreno acciottolato.
È una piana grigia quella che hanno di fronte e oltre... le stelle.
Da quando è precipitato dal bifrost, Loki non è più capace di vedere le stelle come faceva in un tempo passato. Quei minuscoli punti lucenti hanno assistito alla sua disfatta, l'hanno cullato nella sua caduta e sono stati testimoni del suo incontro con il Titano.
Loki è il figlio della notte, le stelle semplici messaggere di sfortuna e gloria.
La barca dondola sulle acque e i fiori creano un insolito contrasto con il cadavere annerito, contaminato dal veleno di Jormungand.
Freya si china sul corpo di Sonea e Loki la scorge mentre poggia una piuma sul petto della schiava.
Il sacerdote intona il canto funebre e lui rimane in silenzio fino a quando Freya immerge le gambe nel letto del fiume e sospinge la barca verso la cascata.
Quando lei lo raggiunge, in silenzio e con il viso costantemente chino sul terreno, Loki pensa che stia piangendo.
Ma poi Freya alza lo sguardo e i suoi occhi esprimono solo rabbia e desiderio di vendetta. Loki conosce quell'espressione, ma ne è ugualmente colpito. Non scorge più le lande gelide di Jotunheim in quegli occhi grigi, ma solo un cielo coperto di nubi che promette tempesta.
 
 
Si è nascosta tra le insenature delle rocce Sif, desiderosa di scoprire il motivo per cui Loki rimanga tanto in contatto con Freya. Non le piace il modo in cui lui la sta osservando e che assomiglia quasi ad ammirazione. Non c'è mai stato nulla che suscitasse nel dio degli inganni un tale sentimento e Sif non si capacita di come proprio Freya sia riuscita a farglielo provare.
Se Thor le desse ascolto...
Sif sospira. Thor non la ascolta mai quando si tratta di Loki e a quanto pare anche quando si parla di Freya.
Volstagg è stato chiaro il giorno prima, quando l'ha invitata a lasciar perdere quella faccenda, ma Sif non riesce ad allontanare dalla testa il giorno in cui i seguaci di Aster sono entrati a Vàlaskjàlf e Frigga ha fatto ricorso al Seiðr per creare una copia di Loki.
Non dovrebbe dubitare della parola della regina, eppure...
Sif si avvolge nel mantello e guida il suo cavallo verso i suoi due bersagli, seguendoli da lontano.
 
 
"Dovresti tenere le mani più in alto. Se continui a stringere la spada come fai ora non imprimerai mai abbastanza forza nel colpo."
Sif si volta verso Freya; il sudore che le scivola sul volto e l'impellente desiderio di provare la spada su qualcosa di vivo.
"Tu cosa ne sai?" sibila furiosa, osservando il suo vestito pieno di pizzi e il libro che tiene in mano con le pagine ingiallite dal tempo.
Sono tre giorni che Sif prova e riprova ciò che il suo maestro le ha detto di fare, inutilmente, non ottenendo mai un risultato soddisfacente. Il manichino di paglia ha ancora la testa sul collo, quello di Thor e dei suoi compagni no. Perfino Loki è riuscito in quell'esercizio prima di lei.
Sif non può dimostrarsi debole, l'ha promesso a sua madre prima che morisse, e detesta il modo in cui Freya la fa sentire minuscola al suo cospetto. Può non essere figlia di re e sovrani, ma questo non fa di lei qualcuno di stupido o incapace. Conosce Freya da sei mesi, da quando lei si è trasferita a Vàlaskjàlf, ma non riesce comunque ad inquadrare il suo carattere.
"I libri non insegnano queste cose. Sei tutta parole e nulla di fatto. Come Loki." aggiunge Sif, alzando la spada. Pronunciare quel nome le provoca ancora fastidio. È passato un anno da quando il secondogenito di Odino le ha tagliato i capelli e ancora non riesce a sopportare la vista della sua chioma scura.
Come la sua. Come i capelli di Loki.
"Ci sono libri che insegnano a combattere." ribatte Freya che non sembra preoccupata dai suoi cambi d'umore.
Sif preferisce non rispondere. Cosa ne può sapere una damerina di corte, dopotutto?
Si sposta nuovamente verso il manichino e mira verso il collo, ottenendo però scarsi risultati. La lama colpisce più volte il legno e la paglia, scalfendoli, ma senza mai tranciare la testa con un colpo netto.
"Sposta il peso sulla gamba destra, allunga la sinistra. No, aspetta. Non devi essere così precipitosa, la precisione è tutto in questo esercizio." le spiega Freya e Sif si rende conto che senza volerlo ha seguito i suoi consigli.
"Fai passi più brevi, carica la forza nelle braccia." aggiunge Freya.
Sif stringe i denti, ma obbedisce.
E poi... la testa del manichino cade a terra e rotola fino ai piedi di Freya che le rivolge un sorriso radioso.
Per Sif è naturale ricambiare quel sentimento e all'improvviso la reticenza che fino a quel momento ha dedicato all'altra ragazza svanisce come neve al sole.
"Grazie." le dice e lo crede davvero.
Non le importa più sapere che Freya ha i capelli biondi e lei neri, se l'altra passa il tempo libero sui libri e lei a combattere. "Vorresti provare?" Le chiede porgendole la spada.
L'espressione di Freya le sembra quella di una persona combattuta tra due scelte e Sif la guarda perplessa. "Meglio di no." le risponde Freya, indicandole il libro che tiene sulle ginocchia. "Preferisco guardarti."
 
 
"Sif ci sta seguendo." annuncia Freya, impedendo a Loki di voltarsi. "Speravo che dopo ieri sera avrebbe smesso di indagare, ma non è mai stata una persona che si arrende facilmente." commenta.
"Ma guarda... non la pensavo tipo da funerali." commenta Loki, alzando le spalle.
"Pensi di essere spiritoso? Se indaga su di me..." gli fa notare Freya. "...significa che indaga anche su di te."
"Lasciala fare. Prima o poi si stuferà." ribatte il dio degli inganni.
"Come si è stancata di parlare di te alle tue spalle?" ribatte ironica, guidando nuovamente il cavallo verso il cuore della città.
"Come riesci ad ingannare la vista di Heimdall?" chiede Loki all'improvviso.
"Te l'ho detto. Skaði era molto abile con il Seiðr. I segreti della magia sono trasmessi di generazione in generazione nella mia famiglia. Sono incantesimi antichi, andati persi con il trascorrere dei secoli."
"Spiegami." taglia corto il dio degli inganni.
Freya non si prende il disturbo di voltarsi. "Solo nei tuoi sogni potresti credere che ti direi qualcosa." ribatte ironica.
"Sono innocuo, rammenti?" obietta Loki, raggiungendola e mostrandole i bracciali ai polsi.
Freya sorride appena. "Quando la tua bocca non pronuncerà più alcuna parola e di te non rimarrà che polvere." sentenzia.
 
 
 
 
 


Questo capitolo non è stato betato.
 

[1] Grifone: non penso e non credo che nell’universo MARVEL esistano, ma come avrete notato nella mia storia ci sono aggiunte e modifiche, quindi Freya ha ucciso un grifone. ù__ù
 
Note: la scena del funerale è stata scritta prima che vedessi Thor2 e devo dire che ci ho un po’ azzeccato xD Ovviamente le differenze ci sono u_u
Devo dire che scrivere di Freya e Loki mi soddisfa particolarmente, perché entrambi sono piuttosto complessi ed è sempre una sfida cercare di renderli al meglio! Spero che il tentativo sia riuscito!
Detto questo, in teoria da febbraio dovrei avere più tempo, visto che mi manca un solo esame e ricominceranno le lezioni, e spero di poter aggiornare più velocemente!
Fatemi sapere ;)
By Cleo^^


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Capitolo 12
*** Figlia del tradimento ***




Capitolo 11: Figlia del tradimento
 
 
Ho trovato ciò che cercavi.
Ti farò avere notizie.
S.
 
 
Sif rilegge per l'ennesima volta quella lettera indirizzata a Freya, ma non c'è nulla in quelle parole che possa offrirle indizi compromettenti sulla cugina di Thor. Riconsegna la lettera alla guardia, guardandola allontanarsi verso il palazzo.
"Sif..."
La voce di Frigga, alle sue spalle, la sorprende e la guerriera si porta rapida il braccio al petto, chinando la testa. "Mia regina."
"Mia nipote ti ha forse recato un torto?" le domanda Frigga con le mani poggiate sul grembo.
In questo momento, Sif desidererebbe scomparire, ma si limita ad alzare lentamente il viso. "Nessun torto." le risponde cauta.
Frigga le rivolge una strana espressione e una delle sue ancelle raggiunge la sovrana, affiancandola. "La regina è stanca, lady Sif." commenta quella.
"Non è su Vàlaskjàlf che il tuo sguardo si dovrebbe posare." le consiglia la moglie di Odino.
Sif muove un passo all'indietro e rimane in silenzio.
"Domani è il compleanno di Loki. È mio desiderio che anche tu presenzi alla festa, Sif. " Frigga si appoggia all'ancella, e prosegue. "Per una sera, lascia da parte la guerriera... lascia che altri veglino su Asgard." mormora.
Se ne va lasciandola perplessa e con nuovi dubbi da risolvere.
 
 
"Sapevo di trovarti qui. Da ragazza passavi ore intere ad osservare il bifrost." le dice Thor, appoggiandosi anche lui alla balaustra della balconata. "Padre dice che ha trovato un modo per ripararlo."
Freya si volta e gli sorride. È felice per Thor, di ciò che quella notizia deve significare per lui. "Non informare Loki. Potrebbe reagire in modo imprevisto." commenta, mentre in lontananza vede Heimdall fissare qualcosa nel vuoto creato dal bifrost.
Thor ride e Freya ha la sensazione che tutto l'universo ruoti attorno a quel sorriso. "Ieri ho trovato lady Sigyn che piangeva nel giardino. Credo che fosse colpa di mio fratello."
"È sempre colpa di Loki, no?" osserva lei, amara.
Il dio del tuono sorride e scuote la testa divertito. "Loki ha sempre preferito i libri alle ragazze. E ha sempre detestato l'idea di doversi sposare prima di me. Non ha mai sprecato un'occasione per ferire Sigyn."
"Non si può dire lo stesso di te." ribatté Freya, dandogli un colpo affettuoso alla spalla. "Ma con Jane sarà diverso, vero?"
Thor si volta, dando le spalle al bifrost e fissando le mura di Vàlaskjàlf con fare pensieroso. "Jane diventerà mia moglie." afferma sicuro. "Sarà la sposa più bella che Asgard abbia mai visto."
"Immagino che lo sarà."
Ma io non sarò qui per vederla.
Quel pensiero la colpisce più a fondo di quanto sospetti e per un istante le stelle sono l'unica cosa che Freya riesce a guardare. Non rimarrà ad Asgard ancora a lungo. Il tempo sta scadendo, sebbene non sappia spiegarsi quella strana sensazione.
"Non sembri felice, cugina." dice Thor, accigliato.
"Oh, lo sono. Stavo solo pensando... quindi, nulla di grave." lo rassicura, prendendolo in giro.
 
 
Vanadis è inerte nelle sue mani. Quando la impugna, Freya riesce ad avvertire il desiderio di sangue che nutre quell'arma, ma in quel momento è solo un pezzo di metallo inutile.
Con lentezza ne percorre i dettagli; l'elsa tempestata di rubini e la lama che brilla come argento liquido.
Vanadis sarebbe dovuta essere il prezzo da pagare ai nani per avere informazioni su Brisingamen, ma Freya non è più certa di quella decisione.
Può ottenere le informazioni che le servono anche in altri modi e, dopotutto, il potere di Vanadis potrebbe tornarle utile...
Freya si alza e appoggia la spada alla parete, occultandola con un incantesimo.
 
***
 
È un mondo d'oro e di gioielli, Asgard, e non è mai stato il suo. Freya lo vede e ciò che vede la spaventa. Non c'è che rabbia e invidia negli sguardi e nei sorrisi che gli Æsir rivolgono a Odino e Thor.
Si domanda quando sia cominciata la disfatta del Regno Eterno. Con Víli? Con Loki? O, forse, con Odino stesso?
I musici della festa riprendono a suonare, più rapidi, più implacabili e le voci del coro si uniscono alla melodia.
Ovunque lo sguardo si posi, ogni angolo di Vàlaskjàlf è gremito di gente a cui non importa nulla della celebrazione del compleanno di Loki. Stretti nei loro abiti più sfavillanti, gli invitati alla festa si aggirano come falchi in attesa di trovare l'esca ideale che cada facilmente nella loro trappola.
Freya è quasi inconsapevole del gesto che compie portando il calice di vino alle labbra. Accenna un sorriso ad alcuni Lord e saluta con un rapido inchino il dio della guerra, Tyr, che non la ricambia. Agghindato con pellicce e d'armi di ogni genere gli appare più simile ad un mortale che a un asgardiano.
"Lord Tyr." esordisce lei con calma.
"Freya... pensavo che Odino ti avesse relegato in quella sperduta villa tra le montagne. E comunque dove si trova il festeggiato? Mi manca l'azione, la battaglia, le grida dei nemici..." borbotta Tyr. "Avrei voluto prendere parte allo scontro su Midgard. Il sangue sarebbe sgorgato a fiumi."
Freya lo lascia parlare e si chiede se il dio della guerra farà qualche accenno alla scomparsa di Vanadis.
"... e i miei mastini da caccia sono stati sistemati nelle stalle. Come bestie, capisci? Ah, ecco Thor... Oh, e quella è...?" le domanda Tyr indicando la giovane al fianco del principe.
"Lady Sif." risponde lei in automatico, colpita dal vestito che indossa la guerriera.
"Credevo che Lady Sif non si presentasse a corte per simili occasioni. Di certo, non ha più il corpo acerbo di quando si presentò da me per ottenere il permesso di diventare una guerriera." osserva Tyr, quasi compiaciuto.
"Se vi sentisse è probabile che vi staccherebbe la testa." gli risponde con leggerezza, sorridendo appena.
Tyr si volta, afferra un boccale di birra e ne ingurgita il contenuto tutto d'un fiato. "Non ricordavo che anche tu avessi la lingua affilata come Loki. D'altra parte, il nostro principe è un tipo persuasivo... ma i suoi gusti di letto sono alquanto... discutibili." considera sibillino.
Freya sobbalza, ingoiando la rabbia e la vergogna che quella frase implica. "Come osate? Insinuare che io-"
Tyr le fa cenno di tacere e i suoi occhi scuri sembrano assorbire tutto ciò che li circonda. Le si avvicina più di quanto sarebbe lecito in feste come quelle e Freya sente il suo respiro gelido sul collo. "Rivoglio indietro la mia spada."
"Una spada non è oggetto da collezione. Vanadis non vi appartiene." sibila Freya, cercando il pugnale che ha nascosto tra le pieghe dell'abito.
"State bene, Lord Tyr?"
Freya sposta la testa di lato e guarda Thor con gratitudine. In quelle vesti rosse e oro, il figlio di Odino incarna perfettamente l'ideale di sovrano voluto da Asgard.
"Ah, principe Thor!" esclama Tyr, facendo un passo indietro. "Stavo giusto dicendo a vostra cugina quanto quell'abito le rendesse giustizia. Per un attimo mi ha ricordato la mia defunta moglie." prosegue, afferrando da un servitore l'ennesimo boccale di birra.
 
 
"Ehy, Sif!" esclama Volstagg, dandole una pacca sulla spalla. "A cosa è dovuto questo... cambiamento?" borbotta, soffocando le risate.
Sif non cede alla provocazione e fa un giro su se stessa, sorridendo appena.
Fandral si cimenta in un lungo fischio d'apprezzamento e lei rotea gli occhi al cielo.
"Va bene. Non indosso spesso la divisa da cerimonia, ma ora state esagerando." commenta Sif con più freddezza di quanto vorrebbe. "Ricordatemi di non indossare mai una gonna quando voi sarete nelle vicinanze." lei rotea gli occhi al cielo. "Infantili."
"Certo... quando indosserai una gonna significherà la fine di Asgard!" replica Volstagg con una grassa risata.
L'unico del gruppo a rimanere impassibile è Hogun e in cuor suo Sif si sente un po' offesa. Eppure, considera, ha desiderato così a lungo essere riconosciuta come guerriera...
Ma ora è solo questo ciò che gli altri vedono in lei, una combattente. Non è una donna ciò che vede Thor, non una ragazza ciò che vedono i Tre guerrieri.
Sif decide che è tempo d cambiare argomento. "Dov'è Freya?" domanda, cercando di non sembrare troppo ansiosa di conoscere la risposta.
Fandral scuote le spalle e Volstagg apre la bocca, senza però dire nulla.
"Prima era in compagnia di Thor e Lord Tyr." le fa sapere Hogun, intento a fissare qualcosa alle sue spalle.
"E Loki?" chiede Sif.
"Noi non l'abbiamo ancora visto."
 
 
Loki sta conversando con sua madre, quando Odino li affianca insieme a Sigyn.
"Loki." lo chiama con il suo tipico fare autoritario. "Lady Sigyn gradirebbe molto danzare con te e i balli inizieranno tra poco... Accompagnala." l'ordine è mascherato con un sorriso di circostanza, ma l'unico occhio buono del sovrano di Asgard lo osserva con freddezza e distacco.
"Sono certa che Loki apprezzerà la vostra compagnia, Sigyn. Vostro padre è qui? Vorrei parlargli." interviene Frigga, mettendosi al fianco della giovane asgardiana.
Loki serra la mascella e offre il braccio a Sigyn che lo stringe con esitazione.
"Lady Sigyn..." mormora con fare assente.
L'accompagna nel cuore della festa, mentre l'orchestra intona un nuovo ballo e le coppie di invitati si sistemano ordinatamente al centro della sala.
Sigyn poggia una mano sulla sua spalla e Loki deve ammettere con se stesso che è piuttosto bella, agghindata com'è di gioielli e stoffe preziose. Lui l'afferra per un fianco, più forte di quanto dovrebbe, e nota con piacere la smorfia che lei gli rivolge.
"Che cosa hai detto a Odino?" le domanda quando è certo che orecchie indiscrete non li possano sentire.
"Ho riferito a vostro padre che non nutro per voi alcun tipo di affetto e che non desidero sposarvi."
L'insolita schiettezza di Sigyn lo fa sorridere, insieme all'idea che Odino abbia ascoltato le lamentele di una giovane asgardiana non ricambiata.
"Quale coraggio..." si fa beffe di lei il dio degli inganni.
Sigyn abbassa lo sguardo e Loki è entusiasta della possibilità che l'asgardiana faccia una scenata davanti a tutta la corte. In quel modo quella farsa della festa avrebbe fine e lui potrebbe tornarsene in biblioteca ad escogitare un modo per liberarsi dei bracciali dei nani.
Come si aspettava, Sigyn incassa quelle parole senza preoccuparsi di ribattere e i suoi passi si fanno più incerti.
"E tuttavia, il Padre degli Dei non ha voluto spezzare il fidanzamento." gli comunica lei, alzando la testa ma senza guardarlo davvero.
"Altri due balli e potremmo andare ognuno per la nostra strada." è la replica di Loki.
"Perché mi detestate tanto?" domanda Sigyn in un sussurro appena udibile.
Lui la osserva, guidandola prima un passo a sinistra e poi due in avanti. "Sei fragile e la tua fragilità è debolezza per chiunque ti stia attorno." le risponde. "Sei stata concepita, Sigyn, con l'unico scopo di far ottenere, un giorno, il Regno a tuo padre. Sei stata plasmata per diventare mia moglie e io non sopporto le imposizioni."
"Sarebbe stato diverso se fossi stata una guerriera o una dominatrice del Seiðr?"
Loki non può fare a meno di sorridere di fronte all'ingenuità di Sigyn. "Lo vedi? Perché poni domande così sciocche, così inutili? Credi davvero che avrebbe fatto qualche differenza? Tu non potresti mai essere una guerriera, Sigyn. Non ne hai lo spirito."
"Ma Lady Sif..."
"Sif?" le fa eco Loki, sogghignando. "Non vorrai davvero paragonarti a lei. Siete diverse come luce e ombra. Le tue mani guariscono, quelle di Sif sono lorde di sangue." le mormora all'orecchio.
"State cercando di spaventarmi?"
"Perché... ne ho forse bisogno?"
 
 
Freya si si appoggia alla balaustra dorata del terrazzo e osserva le stelle, cercando di cogliere le scie luminose di quelle che hanno concluso il loro ciclo vitale. Una volta, Odino le aveva raccontato che su Midgard si era soliti credere che quando un astro moriva e cadeva sulla terra, la stella precipitata avrebbe realizzato un desiderio.
Aveva chiesto conferma al Padre degli Dei se quella leggenda fosse vera e in risposta aveva ottenuto solo un sorriso e un colpetto affettuoso alla fronte.
Trovava bizzarro che su Midgard credessero a quel genere di storie per bambini, visto che su quel mondo il Seiðr era sconosciuto.
"La festa non è di tuo gradimento?"
È Loki ha interrompere i suoi pensieri e lei si volta, osservandolo avanzare.
"E tu ti sei stufato della tua accompagnatrice?" domanda, indicandogli la sala da ballo, oltre le tende che separano il terrazzo dall'interno.
Loki sorride, prima di raggiungere anche lui al balaustra. "Temo che questa serata non si rivelerà piacevole per nessuno dei due."
"Tyr sa che ho la spada." gli confida Freya. "E non capisco come sia possibile."
"Il ladro ti ha tradito?" chiede il dio degli inganni, scuotendo le spalle disinteressato.
Freya serra i pugni e scuote la testa. "No, lui non oserebbe tanto. Se mi tradisse lo consegnerei alla giustizia di Asgard e lui ci tiene a mantenere la testa sul collo." Mentre parla vede la scia di una stella cadente e Freya considera che non ha alcun desiderio da voler realizzare.
L'unico che abbia mai voluto, la morte dei suoi genitori, si è concretizzato da tempo.
"Non credi che Odino noterà la tua assenza? Manderà qualcuno a cercarti..." osserva Freya.
"E chi verrà a cercare te?" la provoca Loki con un sorriso malizioso.
Lei fa per replicare, ma le parole non vogliono uscire e lui è così vicino che per un istante Freya si limita a guardarlo. Si domanda se qualcuno, oltre a lei, si sia mai accorto dello sguardo ferito e tradito di Loki.
Quelli sono anche i suoi occhi e Freya desidererebbe cancellare quelle invisibili cicatrici da lui... da lei.
Quando all'improvviso le labbra di Loki sono sulle sue, per un momento Freya si lascia andare a quel tocco, al sapore di neve appena caduta, e ricambia quel gesto con un'urgenza quasi famelica.
Non c'è alcuna tenerezza, nulla di romantico o sentimentale nel modo in cui le loro bocche si incontrano e si scontrano, in un ritmo spezzato e inebriante.
È Freya la prima a staccarsi e a guardarsi attorno come se si aspettasse di trovare alle sue spalle un pubblico indesiderato.
Si sfiora le labbra con la costante sensazione che quell'errore, quell'evento inaspettato, lo pagherà a caro prezzo in futuro.
Gli occhi di Loki non l'hanno mai abbandonata, hanno studiato i suoi movimenti con la risolutezza di una spia, e lei prova il forte desiderio di strappargli quell'espressione soddisfatta dal viso.
Freya non può che darsi della stupida per essere caduta nella tela del ragno tanto ingenuamente. Ma se c'è una cosa di cui è certa è che Loki ha sbagliato i suoi calcoli se crede che lei correrà tra le sue braccia come una semplice cortigiana di corte.
Forse, il dio degli inganni potrà anche farsi beffa di Thor, ma non sarà lei la prossima delle sue vittime.
"Vanadis..."
Freya riconosce quella voce senza bisogno di voltarsi ed è sollevata all'idea di avere una scusa qualsiasi per non dover inaugurare una scomoda e spiacevole conversazione con Loki.
"Devo andare." lo informa, e avverte una strana e insolita sfumatura di imbarazzo nella propria voce.
E poi, percepisce anche altro: Sif, nascosta da qualche parte che li sta spiando.
 
 
"Vanadis..."
Loki sposta il collo e non gli piace il giovane asgardiano che vede davanti. Non apprezza la facilità con cui ha spostato l'attenzione di Freya su di lui, né il modo con cui lei lo sta guardando.
Con sollievo.
"Devo andare." commenta Freya, allontanandosi da Loki senza che il dio degli inganni tenti di fermarla. Perché dovrebbe?
Quell'attimo di debolezza non ha significato nulla. Voleva semplicemente liberarsi di una curiosità insolita e ha ottenuto quanto voleva. Ha ottenuto una conquista inattesa, sebbene sospetti che quella vittoria non durerà a lungo.
È compiaciuto, anzi, ed ansioso di vedere come Freya tenterà di vendicarsi.
Ciò nonostante decide di seguirli.
 
 
Sif è turbata, nascosta dietro strati di tende di velluto, mentre osserva due degli eredi del regno tornare alla festa come se nulla fosse accaduto. Assistere al bacio tra Loki e Freya l'ha scossa, fortificando ulteriormente i suoi sospetti.
Potrebbe essere... un caso, forse. Eppure, trova che ci sia qualcosa... Cosa non saprebbe definirlo, ma sa che Freya non è innocente come vorrebbe far credere.
 
 
C'è una musica lieve nell'aria, quella prodotta da un'arpa dorata, e le danzatrici si muovono lente nel loro vortice di stoffe colorate.
Freya rivolge a tutti gli invitati un sorriso quando lei e Siryo si spostano ai margini della sala. Non gli ha parlato mentre Loki poteva sentirla, ma ora ha urgenza di sapere cosa accade.
Siryo ha l'aspetto di un uomo in fuga e Freya sospetta che abbia scoperto qualcosa di piuttosto spiacevole. Gli porge un bicchiere d'acqua e attende con trepidazione che lui parli.
"Mi dispiace..." mormora lui, il volto cinereo. "Mi dispiace..." ripete deglutendo.
"Siryo, sono impegnata se non lo hai notato. Tyr ha scoperto l'inganno della spada e..." Freya sospira, guardando l'altro mentre dalla folla proviene un mormorio sommesso. Lei non ci da peso, certa che sia il solito discorso pronunciato da Odino in simili occasioni.
"Mi disp-"
"Smettila!" sibila Freya, arretrando infastidita. "Dimmi di Aster." sussurra, guardandosi attorno circospetta.
Fa per aggiungere altro ma osserva con perplessità che i musici hanno smesso di suonare e l'ambiente si è fatto più scuro, come se fossero state spente delle luci.
Il pugnale è nelle sue mani in pochi secondi, mentre gli asgardiani attorno a lei cominciano a esprimere le loro preoccupazioni, avvicinandosi alle vetrate della sala o verso le uscite.
"Mi dispiace, Freya. Devi scappare. Credo che lui st-"
"Siryo!" esclama lei per farlo tacere, scoccandogli un'occhiata infastidita.
In risposta le giunge un gorgoglio indistinto e fa appena in tempo a vedere il ladro crollare sul pavimento, trafitto da una freccia al torace.
Freya alza lo sguardo e ciò che vede è un centinaio di soldati con il simbolo di Aster pronti ad avanzare nella sala da entrambe le entrate.
 
 
In meno di un minuto il caos si è sparso ovunque e per un breve istante Loki ha quasi il timore di ritrovarsi solo e indifeso tra quella calca di asgardiani.
Attorno a lui le prime vittime di quell'attacco inaspettato giacciono in pozze di sangue cremisi, gli strumenti musicali riversi sul pavimento, e l'espressione vacua di chi non ha nemmeno avuto il tempo di rendersi conto di quanto stava accadendo.
Loki afferra con rabbia un pugnale dal cadavere di una delle guardie di Odino e cerca di capire cosa sta avvenendo. I Tre Guerrieri combattono sul lato opposto della sala, ma sembrano in difficoltà e i pochi soldati rimasti a presidiare la festa non sembrano essere messi meglio.
In lontananza il suono del corno di guerra, risuona in ogni angolo di Asgard.
"Freya! Allontan-"le grida d'allarme di Sif si perdono nella mischia della battaglia e Loki fa appena in tempo a vedere Freya mentre affonda la lama di un'arma nel ventre di un nemico e lo scaraventa al suolo.
Lui gira attorno ad una colonna, cogliendo di sorpresa alle spalle un altro avversario e si rialza pronto a difendere se stesso da chiunque possa tentare di ucciderlo.
Si rammarica di non avere il tempo per godersi la sorpresa sul volto di Sif quando ha visto il modo con cui Freya ha neutralizzato l'asgardiano nemico. In altre circostanze, sarebbe stato qualcosa di assolutamente appagante.
Poi, è il turno di sua madre di gettarsi nella mischia, lontana dalla protezione di Thor e Odino.
Frigga muove la lama con velocità e precisione mentre si fa largo tra la folla. Solo allora, Loki si accorge che sta tentando di proteggere Sigyn che la segue impaurita.
"Che stai facendo?"
Le urla piene di rabbia di Freya lo spronano a cambiare direzione e la raggiunge mentre Sif tenta di afferrarle un braccio.
"Non farlo mai più, Sif." le comanda Freya. "Non sono io il nemico."
"Hai tradito Asgard, hai tradito Thor!" risponde Sif con astio. "Stai tramando insieme a Lok-"
La guerriera cade in avanti, la spalla sinistra trafitta da una freccia e Freya la afferra prima che possa cadere.
"M-Maledizione." ansima Sif, guardando l'asta di legno che l'ha ferita. "Non riesco a muovere il braccio." aggiunge con una nota di panico nella voce.
"È colpa di sostanze paralizzanti. Le loro armi ne sono interamente cosparse." le spiega Freya, chinandosi su di lei per analizzare la ferita.
"Che cosa vuoi fare?" le domanda Loki, prima di scagliare un pugnale verso un nemico.
"Devo estrarre la freccia." risponde, senza nemmeno guardarlo. "Occupati dei nostri aggressori. Tienili occupati."
Loki vorrebbe dirle che non ha la minima intenzione di rischiare la vita per Sif, men che meno senza l'aiuto del Seiðr, ma la battaglia lo richiama ben presto a combattere e a lui non resta altro che difendersi.
 
 
Freya impugna l'asta della freccia con decisione e scambia un ultima occhiata con Sif. Sanno entrambe che quanto seguirà non sarà affatto piacevole.
"Fallo." mormora la guerriera, stringendo i denti.
Freya annuisce e spinge la freccia più a fondo nella carne, fino a quando non vede la punta uscire dall'altra parte della spalla e spezza l'asta in due. A quel punto ci mette poco per estrarre quanto rimane dell'arma dal corpo di Sif.
Dal foro nella pelle il sangue scorre rapido sui vestiti e Freya preme i palmi delle mani sulla ferita.
"Non muoverti." ordina a Sif.
"Che cosa fai?" domanda l'altra, cercando di rialzarsi.
"Cicatrizzo, così potrai tornare a combattere." le risponde Freya, ignorando l'occhiata allarmata della guerriera.
Decide di ignorare le successive domande invadenti di Sif, concentrandosi solo sul flusso del Seiðr per poter guarire la ferita. Non è mai stata abile con la magia curativa e restare attenti in una simile situazione è decisamente complicato.
Da qualche parte le giungono le urla infuriate di Loki e le grida d'aiuto degli Æsir che non hanno mai avuto bisogno di imparare a difendersi nella loro vita.
"Da quanto tempo lo sai fare?" le chiede Sif quando lei ha finito di sistemarla. Il Padre degli Dei ne è a conoscenza? È tradimento esercitare il Seiðr senza la supervisione di un sacerdote." ansima la guerriera.
Freya si sente all'improvviso la gola secca perché qualunque cosa dirà, da quel momento, tutto sarà diverso.
Ma ciò che prova, ciò che crede, non ha più importanza. Lei è la figlia del tradimento. E per una volta è grata a suo padre di aver fatto di lei proprio ciò che occorre ad Asgard per essere salvata.
Un capro espiatorio, un colpevole necessario.
Freya sorride, sollievo e rabbia che la cullano in ciò che si accinge a fare. Lascerà a Sif il compito di descrivere a Odino i dettagli di quel momento, quando quella situazione si sarà sistemata. Non dubita di come apparirà al Padre degli Dei e per un istante si immagina il sorriso compiaciuto di Víli che annuisce soddisfatto.
Forse, suo zio non ne sarà nemmeno troppo sorpreso dopo il tradimento subito da Loki. In ogni caso, Odino non potrebbe mai conoscere la verità su suo padre e Freya non intende arrecargli altro dolore, aggiungendo alla lista l'infedeltà di Víli.
"Che stai..." borbotta Sif, rimettendosi in piedi. "Dobbiam-"
Freya la guarda negli occhi e inclina la testa di lato. "Lunga vita al re." mormora, prima di calare un pugno sul viso della guerriera.
Basta poco perché Sif perda i sensi e Freya si sente in colpa per averla trattata a quel modo. In effetti, per la recita che ha in mente, non ha molto senso averle salvato la vita per poi aggredirla subito dopo.
Nasconde il corpo di Sif dietro una colonna, sperando che il sangue che la ricopre la mostri ai nemici come una vittima dell'attacco.
Poi si volta, e i suoi occhi cercano la figura di Loki.
 
 
 
 


Questo capitolo non è stato betato.

Note: Il giorno del compleanno si è tutti più buoni (?), quindi ho deciso di festeggiarlo con voi e questo capitolo. Immagino che qualcuno stesse aspettando il bacio tra Freya e Loki... xD Vedremo come le cose tra i due evolveranno u_u
Eh, niente. Spero vi sia piaciuto^^


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Capitolo 13
*** La magia del sangue ***




Capitolo 12: La magia del sangue
 
 
 
"Dobbiamo andarcene!" esclama Freya, afferrando Loki per un braccio. Attorno a loro la battaglia continua ad infuriare "Questo gruppo che Aster ha inviato non potrà mai avere la meglio su i soldati di Odino. No, lo scopo non è mai stato la conquista di Vàlaskjàlf... stanno cercando te e anche me."
Gli espone i suoi pensieri mentre invoca il Seiðr per aiutare una valchiria in difficoltà.
"Liberami." la richiesta di Loki non la sorprende e decide di ignorarlo con un sospiro seccato. "Potrei aiutarti." aggiunge lui.
"O potresti tradirmi e fuggire." gli fa notare, correndo verso uno degli antichi arazzi che raffigurano Bor. L'immagine celebrativa del passato re occupa una considerevole porzione del muro e lei si affretta a cercare il punto in cui sa esserci celato un dei tanti passaggi segreti del palazzo.
 
 
È una notte, non diversa da tutte le altre che ha trascorso a Vàlaskjàlf, quella in cui Freya si avventura fuori dalla sua stanza, seguendo i passaggi segreti tracciati sulle mappe che suo padre le ha fatto imparare a memoria.
Víli è morto da più di due mesi, ma le sue parole e i suoi insegnamenti sono ancora ben vividi nella sua mente.
Freya svolta nel corridoio di destra, supera lo scheletro di qualcuno che -a differenza sua- si è perso molti decenni prima, e spinge uno dei mattoni sporgenti dalla parete, rivelando l'uscita da quelle vie perdute.
Conosce la sala in cui si trova.
È la sala dei banchetti e delle cerimonie pubbliche, addobbata con arazzi alti quanto le pareti e statue di vecchi eroi. C'è anche quella di Víli da qualche parte, ma non si prende il disturbo di cercarla.
Si muove in silenzio, camminando sotto la volta di pietra e ammirandone il dipinto della raffigurazione dei Nove Regni.
Le piace la sensazione che le trasmette quel luogo, di serenità e grandezza.
Freya guarda l'immagine di Midgard e si domanda se, quel piccolo pianeta blu, sia bello come lo ha dipinto l'artista.
 
 
Freya lancia un'ultima occhiata a Thor. L'erede di Odino ha richiamato a sé il suo martello ed i nemici cadono attorno a lui uno dopo l'altro. Una parte di lei vorrebbe aiutarlo, l'altra è consapevole che quella sarà l'ultima volta in cui vedrà Thor senza che lui tenti di ucciderla o catturarla.
"Se ora fuggi non potrai mai più tornare indietro." osserva Loki, mentre guarda impassibile il sangue che ricopre il lucido pavimento marmoreo della sala.
"Non ho mai avuto la possibilità di tornare indietro." replica lei, lanciando il suo ultimo pugnale contro un soldato di Aster. "Muoviti." ordina al dio degli inganni, indicandogli di infilarsi nel corridoio segreto.
"Il tuo nome verrà associato a quello dei traditori. Odino non smetterà mai di cercarti." il tono di Loki è neutro, ma Freya scorge il divertimento nei suoi occhi. "Trascorrerai ogni singolo giorno della tua vita scappando." aggiunge.
"Non sono mai fuggita da nulla, Loki." commenta, creando una sfera di fuoco fatuo che lascia fluttuare tra le strette pareti del passaggio. "I miei genitori non mi hanno cresciuta per essere una codarda." glielo dice guardandolo negli occhi, affinché quelle parole gli entrino bene in mente.
"Mi stai dando del codardo?" sibila lui.
"Ti sto solo dicendo ciò che io ho visto in te."
"Perché tu pensi di essere su un piedistallo, vero? Hai tradito Asgard tanto quanto me!" esclama il dio degli inganni, puntandole il dito in forma di accusa. "Per anni ti sei mostrata solo come ciò che non eri. La tua maschera non sarà visibile, ma la porti sempre con te."
"In questo siamo uguali. Indossiamo entrambi delle maschere. Tutti hanno dei segreti che preferiscono celare al resto del mondo." obietta Freya. "Per di qua."
aggiunge, superandolo e avanzando per prima.
Non ha intenzione di parlare con Loki di ciò che è, o di ciò che è stata. Ci sono questioni più urgenti a cui deve pensare, per primo come fare per lasciare Asgard inosservata.
Freya ha sempre avuto pronto un piano per la fuga nel caso una situazione simile si fosse presentata. Víli amava programmare ogni mossa in anticipo e lei ha imparato ben presto a sfruttare i vantaggi garantiti da una buona strategia.
Tuttavia, in nessuno dei suoi progetti era prevista la presenza di Loki al suo fianco.
"Per quale motivo stiamo andando verso le tue stanze?" interviene il dio degli inganni.
"Devo recuperare Vanadis, potrebbe tornarci utile." spiega lei, sfiorandosi la ferita che si è procurata al braccio e sanandola con l'aiuto del Seiðr.
Vorrebbe aggiungere altro ma vacilla in avanti, improvvisamente stordita.
 
 
Loki si ferma bruscamente quando sia accorge che qualcosa non va in Freya. Le sembra instabile nei movimenti, quasi barcollante, ed ha la mano attorno alla gola, stretta su un pendente che lui non riesce a vedere.
Un rantolo di dolore lo mette in allerta e Loki si chiede se Aster li ha trovati e se stia giocando con Freya a colpi di Seiðr.
"Fa... caldo." gli dice lei, senza voltarsi e dominando il suo tono sofferente.
No, non fa caldo, considera il dio degli inganni osservando la patina di sudore che ricopre la pelle della ragazza. Le sembra quasi febbricitante, esattamente come quel giorno che l'ha trovata nel letto e la stanza attorno a lei bruciava.
Loki non è mai stato il tipo che si allarma per così poco, ma ha imparato che le coincidenze su Asgard non sono mai solo quello che appaiono.
Freya riprende a camminare e lui la segue mettendo tra loro una breve distanza. Non ha intenzione di finire incenerito se lei non fosse in grado di controllare... qualsiasi cosa le stia accadendo.
In ogni caso, deve ammettere che trova ammirevole il modo in cui la figli di Víli continua a proseguire nei suoi proposti.
La parte razionale di Loki vorrebbe abbandonarla e trovare qualcuno che possa liberarlo da quei bracciali, mentre un'altra vuole scoprire cosa le sta accadendo.
"Tu e Thor..." interviene Freya, interrompendolo dai suoi pensieri. "... di preciso, cosa avete fatto al Grande Serpente? Come avete sconfitto Jormungand?"
"Ha importanza?" domanda Loki, scuotendo le spalle.
Davanti a lui, Freya si ferma, appoggiandosi alla parete. "Quella creatura vuole vendetta, è evidente. Ma perché cerca te e non Thor? Cosa è successo il giorno in cui l'avete cacciato?"
"È accaduto più di un secolo fa... non puoi pretendere che io sappia quali tipo di pensieri vagano nella mente di un serpente. Jormungand è una bestia folle e insensata, ogni leggenda su di lui lo può confermare."
Lei sospira e quando si scosta dal muro, Loki nota le impronte di due mani incavate nella roccia come se la pietra si fosse sciolta nel punto in cui si era appoggiata Freya.
È certo che anche lei abbia notato quel particolare, ma nessuno dei due ne fa parola. "Devi ricordare cosa è successo quel giorno, Loki." conclude lei, lapidaria.
 
 
Quel giorno, Loki è in biblioteca e sta leggendo un antico volume riguardante il mondo di Svartálfaheim. Quello su Midgard è stato una lettura noiosa e inutile e ora spera di trovare qualcosa di più interessante.
Sta sfogliando la seconda pagina quando Thor fa l'ingresso nella sala, dirigendosi verso di lui con un'espressione trionfante sul viso. Suo fratello afferra una sedia, accomodandosi di fronte a lui con una serie di borbotti che il dio degli inganni non riesce a capire.
"Grandi notizie, Loki!" esclama Thor, lanciando al cielo il suo pugno chiuso.
"Padre ti ha dato il consenso per cominciare una guerra su Jotunheim?" chiede ironico, facendosi beffe del fratello. "O sei riuscito a battere Sif alla corsa dei cavalli?" prosegue, voltando un'altra pagina.
In tutta risposta, Thor si alza in piedi e gli da una spinta giocosa alla spalla. "Meglio fratello!"
Loki decide di prestargli finalmente attenzione e guarda gli occhi di Thor brillare di un'insolita eccitazione. Deve essere accaduto qualcosa di davvero straordinario se il dio del tuono mostra uno sguardo tanto agguerrito e quasi esaltato.
"Thor, parla! Cos'è successo?" lo sprona Loki, che non ha intenzione di perdere minuti preziosi nell'attesa che suo fratello si degni di rivelargli l'enigma.
"Partiamo!" esclama il possessore di Mjolnir, guadagnandosi occhiate truci dagli altri frequentatori della biblioteca.
Il dio degli inganni si impone di mantenere la calma, domandandosi come possano essere fratelli due individui tanto diversi in aspirazioni e fatti.
"Partiamo per dove, Thor?"
"Andremo a caccia, Loki! Noi e i Tre Guerrieri! Padre ci ha assegnato il compito di affrontare il Grande Serpente!"
 
 
Il calore dentro di lei sta diventando insopportabile e Freya si lancia con rabbia verso il muro, forzando l'uscita ad aprirsi verso l'esterno. La porta, inglobata nelle pareti, si spalanca facendo cadere dell'intonaco e lei barcolla sul pavimento ansimando.
"Pensi di farcela a fuggire in questo stato?" interviene Loki, alle sue spalle, scoccandole un'occhiata inquisitoria. "Che cos'hai?"
"Non lo so..." sussurra Freya, scuotendo la testa per schiarirsi le idee. "Ma sono sopravvissuta al veleno degli elfi oscuri e ti assicuro che il mio corpo non cederà tanto facilmente."
In verità, non è più certa di nulla, ma non vede perché lui dovrebbe saperlo.
"Potrei aiutarti se tu mi liberassi." la voce di Loki è bassa e sinuosa. "Il Tesseract mi ha mostrato molte cose..."
Freya piega le labbra in una smorfia divertita. "Certo non ti ha indicato come sfuggire a Thor." commenta. "E ora sei qui."
"Siete qui."
Quell'inattesa intrusione la coglie impreparata e lei si volta con le mani rivolte verso l'avversario, pronta a lanciare un incantesimo. Alle sue spalle sente Loki frugare tra i vestiti alla ricerca di altri pugnali.
La figura che si staglia davanti a lei la conosce: un agglomerato di ombre che lambiscono e creano lo spettro umanoide che ha già incontrato in precedenza.
"Stai indietro." ordina Freya a Loki, spostandosi verso la parete a cui è appoggiata Vanadis. Per una volta il dio degli inganni sembra darle ascolto.
"Quella spada non vi servirà."
"Che cosa sei, spettro?" interviene Loki.
Le ombre che celano il volto della creatura si agitano e un vento gelido si insinua tra di loro. Freya accoglie quella brezza con gratitudine, prima di stringere tra le mani la spada di suo padre.
"Tu riesci a vederlo?" É sorpresa di scoprire che anche Loki lo riesce a distinguere dalle altre ombre, quando Thor e altre guardie non ci sono riuscite. Tuttavia, osservando meglio lo spettro, nota qualcosa di diverso dal loro precedente incontro. Ci sono delle catene, lunghe e spesse, inconsistenti come le altre ombre che circondano la figura e che sembrano sparire nel pavimento.
"La figlia del silenzio e il figlio dell'inganno... voi mi appartenete."
"Appartenere... a te? Io sono un re!" dichiara Loki, prima che Freya lo possa zittire. "Se a qualcuno appartengo, allora è solo a me stesso che rispondo."
Lo spettro ride e Freya trova che ci sia qualcosa di agghiacciante nel modo in cui lo fa. Con la mano libera sfiora Brísingamen e non le sfugge il modo in cui la creatura si volta impercettibilmente verso di lei.
"Ciò che mi è stato tolto dovrà essermi restituito." recita. "E tuttavia le circostanze sono mutate. Ci sarà tempo per me di riprendere ciò che mi è dovuto."
"Cosa cerchi?"
"Tu, che sei la figlia del silenzio e la nuova padrona di Brísingamen, figlia del traditore e portatrice del fuoco..." annuncia lo spettro, allungando una mano in avanti.
Freya sobbalza involontariamente e alza Vanadis, quasi la spada possa farle da scudo contro parole di cui non comprende appieno il significato. Alle sue spalle avverte un movimento di Loki e un pugnale trapassa lo spettro, conficcandosi nella parete di fronte.
"Sono un'ombra, figlio del ghiaccio. Non sono realmente qui. Altri però arriveranno presto... i servi di Aster, come lui si fa chiamare in questa esistenza."
"Se non vuoi ucciderci..." interviene Freya, cauta "... perché ti mostri a noi?" Attende una risposta, mentre afferra il suo mantello da viaggio e delle urla indistinte provengono dal corridoio del palazzo.
"Lui mi ha tradito e ora... sarete voi ad aiutarmi."
Freya fa per replicare, ma la porta della stanza viene divelta dai cardini ed entrano due servi di Aster che sogghignano soddisfatti.
"Trovati." sibilano i nemici.
"Sfortunatamente per voi." fa notare lei, lanciandosi in avanti con Vanadis. Abbatte il primo con una rapido fendente laterale che trancia a metà l'arma avversaria, per poi immergere la lama nel petto nemico.
Il corpo cade sul tappeto, inzuppandolo, e Freya si prepara per il nuovo attacco, ma Loki la precede ingaggiando uno scontro corpo a corpo con l'altro asgardiano.
"Che cos-" Freya non completa la frase quando si accorge che lo spettro è scomparso, si limita ad osservare il punto in cui era apparso in precedenza, ma non trova alcuna traccia di quel passaggio.
Nello stesso momento l'avversario del dio degli inganni emette un ultimo verso strozzato, prima di accasciarsi inerte al suolo.
"Le difese di Vàlaskjàlf sono spezzate. Incontreremo altri soldati se tenteremo di uscire dal palazzo." osserva Loki. "Qual è il tuo piano?" la interroga.
"A noi non occorre lasciarlo."
"Cosa intendi?"
Freya accenna ad un sorriso. "La magia del sangue è antica. Mi basterà evocarla e, Bifrost o no, lasceremo questo Regno. Svartálfaheim." precisa "Sarà lì che troverò le risposte che cerco."
"E cosa stai cercando?" la incalza Loki.
Freya non lo guarda, mentre si inoltra nuovamente tra i passaggi segreti del palazzo reale. "Lo sento, Loki. Il fuoco. Questo potere mi sta consumando, vuole che io lo liberi." gli rivela, alzando le mani.
 
 
Una regina che potrebbe ridurre in cenere i Nove Regni.
Loki non riesce ad evitare di pensarlo nuovamente, mentre la segue nelle profondità di Vàlaskjàlf. E si chiede se quel potere possa diventare suo.
"Fermo." gli ordina Freya e lui obbedisce controvoglia.
"Perché ci siamo fermati?" le chiede infastidito.
"Questo bivio..." sussurra lei, con l'espressione accigliata. "Non dovremmo essere qui. Torniamo indietro."
Sembra turbata e Loki vuole saperne la ragione. "Hai dimenticato la strada?" la schernisce, afferrandola prima che possa dirigersi verso il precedente incrocio. "Che cosa c'è lì?" aggiunge, guardando nella stessa direzione dello sguardo di Freya.
"...Tua madre." ribatte lei, scuotendo la testa come a schiarirsi le idee. "La stanza di tua madre." specifica. "La sala dei dipinti, dei futuri possibili. Torn-"
Non conclude la frase e il dio degli inganni ne intuisce il motivo quando sente il passo pesanti di uomini in corsa e lo sferragliare delle loro armi. "Sembra che non abbiamo scelta." ribatte lui che ha sempre creduto quella stanza un'invenzione fantasiosa.
Naturalmente, è a conoscenza delle facoltà divinatorie di sua madre. Più di una volta Frigga ha salvato la vita di Odino, ma lui non ha mai dato peso a quell'insolito dono.
"Conoscere il futuro può far perdere la ragione a chiunque, se non si è pronti ad accettare le conseguenze." dichiara Freya, facendogli segno di precederla. "Qualunque cosa troveremo non prestargli attenzione." gli consiglia con un sospiro stanco.
 
 
Thor lancia il martello addosso ad un gruppo di nemici e si guarda attorno alla ricerca di Loki. L'ha visto solo per brevi attimi durante il combattimento e sa benissimo che senza il Seiðr suo fratello è vulnerabile.
È preoccupato anche per Freya e non vuole pensare all'eventualità che fra i morti di quel giorno, in quella sala, possa trovarsi anche lei.
Suo padre è circondato da un gruppo di valchirie e non sembra essere ferito in modo grave, sospetta che il sangue che ha addosso appartenga più ai nemici che al sovrano di Asgard.
"Heimdall!" tuona la voce di Odino, quando il Guardiano entra zoppicante e con l'espressione tesa. "Come hanno potuto superare le difese?" domanda, portandosi una mano all'occhio bendato.
"Ho trovato delle rune... tracciate con il sangue di Jormungand." spiega il guerriero, voltandosi verso il dio del tuono. "Il Serpente vive."
Thor stringe i pugni e distoglie lo sguardo. Non comprende come quella creatura sia sopravvissuta e perché abbia aspettato tanto a vendicarsi se è ancora viva. Tuttavia, in passato, lui è riuscito a trovarla ed ha intenzione di scovarla nuovamente per ucciderla con le sue mani e mondare quell'affronto ad Asgard.
"Avete trovato Aster?" chiede a Heimdall che però scuote il capo.
"Non ha partecipato all'attacco. Ha lasciato che gli altri si sporcassero le mani per lui."
"Thor!" lo chiama suo padre, facendogli segno di avvicinarsi. "Raduna i guerrieri e ispeziona il palazzo. Cattura i traditori e rinchiudili nelle prigioni. Dobbiamo riorganizzare le difese di Asgard..." sentenzia Odino, chiamando a sé uno dei suoi corvi. "Heimdall, cerca Tyr. Devo discutere con lui un piano d'azione." Il re di Asgard si volta ed esce spedito dalla sala, impugnando con fermezza la lancia dorata simbolo del suo potere.
Thor fa cenno ad alcuni guerrieri di seguirlo e dopo aver richiamato a sé Mjolnir si mette sulle tracce dei nemici. Non ha intenzione di tornare da suo padre con le mani vuote, dovesse disfare Vàlaskjàlf pietra dopo pietra.
 
 
I colpi alle loro spalle si fanno sempre più violenti, ma Freya ha sigillato l'uscita del passaggio con il Seiðr e occorrerà molto tempo ai nemici prima di riuscire ad abbattere quella barriera.
Loki osserva un'ultima volta la parete tremare per i pugni dei soldati di Aster e si volta.
C'è una parte dell'anima di Frigga lì dentro; centinaia di dipinti coperti da lenzuoli bianchi che attendono che qualcuno li sveli. Fila e fila di tele ammassate ad ogni angolo, appese a pareti, e altre riposte su appositi sostegni. La poca luce presente filtra dalle finestre poste ai due lati opposti delle mura e l'aria pare pesante, vecchia, con sentore di pittura.
Lui ne rimane sorpreso. Vorrebbe parlare con sua madre di ciò che ha trovato, raccontargli tutto -come faceva un tempo- ma non può e quella certezza lo coglie impreparato. Perché Frigga c'è sempre stata per lui, forse anche più che per Thor, e non gli ha mai chiesto nulla in cambio.
E all'improvviso la preoccupazione lo assale. Che cosa è accaduto a sua madre? Era così preso ad aiutare Freya, a studiare le sue mosse, che non ha pensato alla sicurezza della regina...
Sulle sue mani piene di sangue nemico vede quello di Frigga e Loki non è più sicuro di aver fatto la scelta giusta seguendo Freya.
"Il futuro non è scritto, è mutevole... Tua madre deve aver sempre sperato che-"
"Cosa stai dicendo?" la interrompe Loki, serrando i pugni con fare minaccioso.
La sente ansimare come se avesse corso per ore, ma non è la sua salute a preoccuparlo.
Oh, ha perfettamente intuito dove Freya vuole arrivare con quelle parole, ma accettarle... Ha bisogno che sia lei a dirglielo, di rendere reale quel sospetto che sta prendendo forma nella sua mente.
"Perché Frigga ha sempre saputo... è pur essendo a conoscenza di quanto tu avresti fatto, o farai..." commenta Freya, guardandolo con un misto di compassione. "...ha continuato ad amarti."
"Zitta!" le ordina Loki, facendo cadere un dipinto a terra e scoprendone il contenuto. Non vuole sentire altro da quella bocca, né alzare lo sguardo per incrociare un cielo pronto a dare tempesta. Ma non gli occorre farlo. Gli stessi occhi che vuole evitare lo stanno fissando dal quadro che ha divelto, più giovani, più sinceri, ma grigi... Gli occhi di una Freya bambina.
 
 
È lei.
Una Freya più giovane, spaventata, terrorizzata, ma...
Guardare quella versione precedente di sé la sorprende, perché era l'immagine di una lei futura, non certo uno spettro del passato ciò che si sarebbe aspettata di trovare in quel luogo.
"Sei tu... circondata dalle fiamme." è il primo commento di Loki.
Freya non muove un passo.
"E sei..."
"...morta." conclude lei, socchiudendo gli occhi.
"Dunque..." osserva il dio degli inganni con calma. "Questo quadro mostra un passato evitato, un evento mai avvenuto." prosegue, indicandole lo squarcio nel petto della ragazzina. "Una versione di quanto sarebbe potuto accadere quella notte... Vorrei poter parlare con mia madre." aggiunge.
Freya abbassa lo sguardo, scrutando gli abiti macchiati di sangue. "Quel giorno... Ricordo che a cena era stato servito il cervo che mio padre aveva catturato il pomeriggio precedente. I domestici sbagliarono a cucinarlo e lui minacciò di licenziarli, ma era un avvertimento così abitudinario che nessuno di loro vi badò molto." racconta, sorpresa dalle sue stesse parole. "Quella sera non ci allenammo, insolito, ma non feci domande. Lui le detestava e in ogni caso raramente esponeva agli altri i suoi progetti." continua, avanzando di un passo verso la tela.
"Perché me ne stai parlando? Credevo che ti infastidisse raccontare di quell'evento." replica Loki.
"E infatti è così." lo zittisce Freya. "Avevo solo bisogno di dirlo ad alta voce per capire... Perché la regina ha tenuto un simile dipinto?" C'è qualcosa che non le torna, qualcosa che le sfugge, un dettaglio che...
"L'ala est è stata la prima zona della villa a venire divorata dalle fiamme, ma nessuno si accorse del fuoco finché non fu troppo tardi." rammenta lei. "Mi svegliai a causa di alcuni colpi sordi che si ripetevano ad intervalli regolari..."
"Una richiesta d'aiuto dei domestici? Un allarme?" interviene Loki.
"Colpi di asce." gli spiega infastidita. "Erano i nani giunti a reclamare vendetta su mio padre. Quando li vidi, la casa era ormai interamente in fiamme e le loro armi si stavano accanendo sul cadavere di uno degli uomini di Víli. Usai il Seiðr per gettare due di quegli intrusi tra le fiamme, ma altri nani mi raggiunsero alle spalle e cominciammo a combattere." Si ferma un istante e cerca l'indizio che è convinta celi quella tela dipinta.
Non vuole raccontare il resto, ma è come se le parole trattenute per tutti quegli anni non vogliano più essere fermate. Si riscuote da quel ragionamento quando sente gli uomini di Aster dare un colpo più forte all'uscita del passaggio segreto.
Non bada a loro e allunga il braccio in avanti, verso il dipinto, sfiorando per un breve attimo i lineamenti del suo volto. Le fiamme scaturiscono all'improvviso dal punto che ha toccato e Freya ritira la mano come una bambina che è stata sorpresa a rubare il giocattolo del fratello.
"Cosa sto diventando..." sussurra.
 
 
Loki non sa rispondere a quella domanda, ma non gli piace il modo in cui Freya fissa il braccio che ha dato fuoco alla tela. È la stessa espressione che ha colto alla sprovvista anche lui quando Odino gli ha rivelato la verità sulle sue origini.
Un mostro.
In un moto di rabbia le afferra la mano. "Il fuoco non può bruciare il ghiaccio." le dice e lei sembra rilassarsi un po' di fronte a quella semplice constatazione.
Quando la lascia lo sguardo offuscato di Freya sembra riacquistare la consapevolezza di ciò che li circonda.
"Non possiamo attendere oltre." interviene lei guardandosi alla spalle.
Loki non si accorge immediatamente di ciò che vuole fare ed è troppo tardi quando Freya alza Vanadis e si incide un taglio nel braccio.
"Se impazzita?" sibila, mentre il sangue sgocciola sul pavimento.
"La Magia del Sangue richiede un prezzo." gli risponde lei con una smorfia. "Potrai osservare ciò che al Tesseract non è dato sapere." prosegue, immergendo le dita della mano nel sangue e tracciando nell'aria i simboli delle rune. "Andremo a Svartálfaheim."
Loki non replica a quella destinazione. Per lui un mondo vale l'altro, almeno fino a quando Thanos non potrà raggiungerlo.
Alza gli occhi, mentre Freya è intenta a recitare antichi incantesimi, osservando il modo in cui le rune cremisi sembrano volteggiare attorno a loro, inglobandoli in una sfera di luce rossa.
"Tieni a mente la nostra destinazione. Non credo che ti piacerebbe ritrovarti a Midgard nella dimora del mostro verde."
Loki serra la mascella e non ribatte. Vuole capire di più sul funzionamento di quell'incantesimo perché è certo che potrebbe tornargli utile in futuro.
Freya sembra stremata dal processo, ma non è preoccupata per la riuscita della loro fuga da Asgard. Lui vuole quella conoscenza, quel potere che potrebbe permettergli la conquista dei Nove Regni.
La vista gli si offusca quando la voce di Freya tace e le forze gli vengono meno.
La prima cose che percepisce, quando i suoi sensi ritornano, è il freddo che avvolge il suo corpo.
È piuttosto sicuro che Svartálfaheim non sia un pianeta così inospitale né che assomigli tanto a...
"Jotunheim."
 
 




Questo capitolo non è stato betato.

Note: Sorry, sorry, sorry. Sono in ritardo, ma il mio tempo libero è ai minimi storici, quindi spero che il capitolo vi sia piaciuto e di fare ammenda con questo! Grazie a tutte le persone che inseriscono la storia tra seguiti/preferiti/ricordate! <3

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Capitolo 14
*** Le lande di Jotunheim ***



 
Capitolo 13: Le lande di Jotunheim
 
 

"Jotunheim." mormora Loki, guardando con incredulità il mondo in cui sono finiti. "Questo non è Svartálfaheim." sibila, quasi bisognoso di ribadire quell'ovvietà. È solo ghiaccio e nebbia ciò che li circonda, un luogo che lui ha sempre sperato di non dover mai più visitare.
Avrebbe dovuto essere polvere, Jotunheim, e solo un ricordo. Il vento gelido di quel pianeta, tuttavia, non lo infastidisce né lo turba come dovrebbe.
Quando si volta, pronto ad inveire contro l'artefice di quell'inatteso risvolto, Freya è poggiata ad una roccia e ai suoi piedi la neve è macchiata di sangue. Le rune circondano lo spazio attorno a lei come pennellate di un artista folle e dal gusto macabro. Poi i secondi passano e i simboli arcaici lasciano il posto solo a rivoli cremisi che si ghiacciano a contatto con la neve.
In lontananza un suono gutturale si ripete più volte e lui non osa immaginare a quale tipo di creatura può corrispondere un richiamo simile.
Qualcosa di grosso, considera con una smorfia di disgusto. Qualcosa che la nebbia tiene al sicuro, qualcosa che preferirebbe non dover incontrare senza il potere del suo Seiðr.
"Dannazione." sibila Freya tossendo e con lo sguardo annebbiato. "Ho perso troppo sangue. Non credevo che..." la sua voce si affievolisce e Loki la raggiunge mettendole un braccio dietro le spalle per sostenerla.
È colpito da ciò che lei è riuscita a fare, ma non gli piace il prezzo che sta pagando per averli fatti fuggire da Asgard. "Dobbiamo trovare una grotta o qualcosa di simile." sbotta il dio degli inganni che avverte la debolezza di Freya. "Hai bisogno di riposo e poi... poi ci porterai via da questo mondo."
Perché non aveva intenzione di passare altro tempo su Jotunheim e prima avrebbero lasciato quel luogo, prima avrebbe potuto uccidere Aster con le sue mani.
In risposta ottiene solo un gorgoglio indistinto soffocato da risa di scherno. "Riposo? Loki non hai idea di come sono messa." ribatte lei, soffocando dei colpi di tosse. "Non hai fatto caso alle impronte che ho lasciato nel ghiaccio?"
Lui serra la mascella e abbassa lo sguardo. Ci sono piccole pozze d'acqua nei punti in cui Freya ha camminato, solchi liquidi "Un asgardiano non può resistere molto a lungo con simili temperature. E io non ho freddo, Loki, capisci? Fa così caldo..."
Il dio degli inganni non ha mai lasciato che il panico sopraffacesse la sua mente, ma deve ammettere che non è una situazione piacevole quella in cui si trovano. Ha il sospetto che gli Jotun non accoglierebbero di buon grado colui che ha tentato di eliminare la loro patria e quanto a Freya...
Preferisce non pensare a cosa potrebbe accadere a lei.
"Sta arrivando qualcosa..." gli bisbiglia Freya, guardandosi attorno con fare nervoso.
E poi Loki lo percepisce, il leggero tremore che scuote il suolo attorno a loro, creando crepe nella superficie di ghiaccio. Il suono, il lamento della creatura che ha sentito in precedenza si ripete, ma ora è più vicino, più nitido, e a lui basta alzare lo sguardo per rendersi conto che la bestia sconosciuta sta correndo verso di loro...
"Un Ghoul, infestano le zone nel nord del pianeta." spiega Freya, staccandosi da lui e barcollando in avanti. "Deve aver fiutato il mio sangue... i Ghoul non vanno mai a caccia da soli, gli altri membri del branco devono essersi posizionati sulle alture per poterci attaccare dall'alto." osserva, afferrando l'elsa di Vanadis con un lamento di dolore. Gli lancia un pugnale e Loki lo prende al volo.
La nebbia si dirada e tre figure animali sbucano dalle rocce, muovendosi accucciate come felini. Gli artigli affondano nella neve, mentre la loro coda sferza il vento di continuo. Le zanne bianche sporgono dalle fauci ringhianti e Loki si china in avanti pronto a combattere.
"Devo pensare che tu li abbia già affrontati?" domanda Loki, per nulla sorpreso.
"Sono veloci e punteranno alle tue gambe." lo mette in guardia Freya, lasciandosi sfuggire l'ennesimo colpo di tosse.
"Sei sicura di poter combattere?"
"Stai zitto, Lok-"
Freya non conclude la frase e lui fa appena in tempo a spostarsi di lato per evitare l'attacco di una di quelle creature. L'ultima cosa che Loki vede, prima del tentativo del Ghoul di azzannarlo nuovamente, è Freya mentre precipita dalla sporgenza insieme ad una di quelle orrende bestie.
 
 
"Si chiamano Ghoul, Freya." le spiega Skaði, indicandole il recinto contenente le creature. "Popolano le zone più inospitali del pianeta. Sono intelligenti, per essere degli animali ringhianti di questo mondo." prosegue sua madre, che a differenza sua non sembra provare alcun disagio nel trovarsi nel cuore di un mercato Jotun.
"Un tempo erano cavalcature di guerra, ma con la pace stipulata da tuo zio il sovrano di Jotunheim è stato costretto a ridare loro la libertà... come se i Ghoul potessero notare la differenza." commenta acida.
Skaði le afferra la mano, quasi infastidita per averla costretta a darle spiegazioni. Attraversano le bancarelle in fretta, ignorando i venditori che cercano di attirare la loro attenzione offrendo vecchi cimeli di guerra.
"Armi arrugginite, ecco cosa hanno da offrirci." sibila sua madre, prima di abbandonarla all'esterno di una grotta con l'ordine di non uscire da lì.
Freya obbedisce, mentre i tenui raggi del pallido sole di Jotunheim svaniscono oltre le montagne di ghiaccio. Comincia ad avere freddo, ma Skaði le ha proibito di fare ricorso al Seiðr e non le resta che sfregare le mani tra loro sperando che sua madre ritorni presto a prenderla.
Non credeva di poterlo pensare, ma è quasi certa di preferire il mondo di polvere e rovine di Svartálfaheim a quel regno bianco e azzurro dal cielo sempre coperto.
 
 
***
 
Sif si riprende poco alla volta, il braccio ancora parzialmente paralizzato e il sangue che ha smesso di colarle sui vestiti.
In un attimo ricorda ogni cosa e si issa in piedi, spostando dalle sue gambe il cadavere di un nemico. La sala della festa è una tomba di colore cremisi che macchia le pareti dorate.
Qua e là sente i lamenti sofferenti degli asgardiani sopravvissuti e la rabbia emerge con una prepotenza inaudita. È colpa di Freya, sua, se non ha potuto combattere. Quante vite avrebbe potuto salvare se quella traditrice non le avesse fatto perdere i sensi? E Loki? Dove sono finiti? Sono stati catturati?
Muove i primi passi barcollando, prendendo poi maggiore sicurezza anche nei movimenti. Si appoggia ad una colonna solo per lasciare che un pugno vi cali sopra con violenza. I danni sono minimi e Sif non se ne cura in ogni caso.
Thor. Deve trovare Thor, avvertirlo.
Nessuno ha mai voluto ascoltare i suoi dubbi in merito al tradimento di quei due ed ora Asgard... Si ferma nel corridoio vuoto.
Sif non capisce. È stato Aster ad attaccare il palazzo e Freya ha combattuto contro i suoi guerrieri. Anche Loki l'ha fatto e allora...
Scuote la testa. Sono traditori, entrambi. Non ha idea di cosa fosse il loro obiettivo -forse la fuga di Loki-? ma ora deve sbrigarsi. Deve riferire di cosa è stata testimone ad Odino, certa che lui risolverà tutto.
"Sif!"
Thor la raggiunge alle spalle, il martello tra le mani e lo sguardo turbato. Un taglio poco profondo gli percorre la guancia sinistra e il mantello è parzialmente strappato. Sembra stare bene e lei si concede un sospiro di sollievo. "Sei ferita." osserva Thor, guardando il foro lasciato dalla freccia che l'ha colpita alla spalla.
Sif annuisce e nota come Thor si guarda attorno sospettoso. È irrequieto e non sembra particolarmente interessato a ciò che le è accaduto. Un tempo, capisce con malinconia, si sarebbe preoccupato maggiormente per la sua ferita. Ma forse è giusto così.
Allontana da sé ricordi che in quel momento non le sono di alcun aiuto e afferra Thor per un braccio, pronta per dirgli ogni cosa.
"Sono preoccupato. Hai visto mia cugina?" interviene il dio del tuono, facendola irrigidire. "Loki?" prosegue lui, ignorando la sua reazione. "Li ho perso di vista durante lo scontro e non li ho più visti. Loki non può usare il Seiðr e Freya... Devo trovarli!" esclama, stringendo un pugno. Si volta nella direzione dalla quale è venuto e riprende rapido il suo cammino.
Sif lo segue e non pensa alle conseguenze quando grida: "Hanno tradito Asgard, Thor! " L'erede al trono si ferma, ma non la guarda.
"L'ho vista, Thor. Ho visto Freya mentre faceva ricorso al Seiðr e uccideva i nemici. E poi..." L'aveva aiutata con la ferita. "E poi mi ha aggredito. Ero ferita e... ho perso i sensi." rivela tutto d'un fiato.
Thor la raggiunge come una furia, afferrandola malamente. Sif non riesce a reggere l'occhiata che le rivolge e abbassa il capo verso il pavimento.
"Cosa hai detto?" domanda lui, sforzandosi di non alzare la voce.
"Lei ti ha mentito. Per tutto questo tempo..."
"No." il dio del tuono serra la mascella. "No... Freya non sa usare il Seiðr. Chi le avrebbe insegnato a farlo? Non può essere vero, Sif. Il nemico ti deve aver ingannato."
"Thor..." Sif allunga le mani quasi a volerlo consolare, ma si ferma prima di oltrepassare un confine che entrambi si sono imposti di non varcare. "Mi dispiace." sussurra. Lo pensa davvero e ancora non capisce come Freya abbia potuto fare questo a lui. Era come una sorella per Thor e...
"Stai sbagliando, Sif." ripete lui, quasi a voler convincere se stesso.
"Sono fuggiti insieme, lei e Loki. Li ho visti." Non vuole ferirlo più del necessario, ma Thor deve capire. È il principe di Asgard non può permettersi simili tentennamenti. Il regno è stato attaccato e lui non deve tentennare.
Sif si porta una mano al braccio ferito, nascondendo una smorfia di dolore.
"No." il dio del tuono guarda qualcosa fuori dalla finestra e lei si domanda a cosa stia pensando. "Questa è una menzogna. Devo parlare con mia madre. Lei..." fa una pausa. "Saprò la verità, Sif, ma Freya..." La abbandona senza aggiungere altro, senza guardarla.
Mi dispiace.
Perché Odino deve sapere, Asgard deve sapere. E lo saprà, dovesse lei ottenere in cambio null'altro che l'odio di Thor.
 
 
***
 
 
Loki è esausto. Ha ucciso tre di quelle bestie prime che le altre battessero in ritirata e ora il suo unico pensiero è quello di ritrovare Freya. Le serve per andarsene da quel luogo e poi... Non è nemmeno sicuro che sia sopravvissuta alla caduta e l'idea che possa essere morta lo disturba in modi che non riesce a spiegarsi. È un gesto involontario quello che compie portandosi le mani alle labbra, ma la mente gli rammenta fin troppo bene cosa è accaduto solo poche ore prima.
Gli sembrano passati secoli dal momento in cui a baciato Freya sotto le stelle di Asgard all'istante in cui a squarciato la gola all'ultimo Ghoul.
È ferito alla gamba destra, dove le zanne delle creature hanno attraversato la carne, ma può ancora muoverla e si spinge nel banco di nebbia, lasciandosi scivolare lungo le pendici scoscese della montagna.
Non ha idea di come si dovrà comportare quando ritroverà Freya. Fino ad allora è sempre stata lei ad avere in mano la situazione, e si trova spiazzato nel non avere elaborato un piano di riserva.
Loki cade in un cumulo di neve fresca e quando si rialza comprende di averla ritrovata. Lei è stesa su un blocco di ghiaccio e poco più in là c'è il Ghoul che l'ha attaccata con il ventre squarciato.
Vanadis è abbandonata al fianco di Freya, ma Loki non l'ha mai vista tanto pallida in vita sua. Le labbra hanno assunto una sfumatura violacea e i vestiti che indossa sono lacerati e fatti a pezzi sulla schiena.
Quando la raggiunge lei non sembra fare caso a lui, sebbene i suoi occhi siano aperti e fissi sulla creatura che ha ucciso.
"Freya..." la chiama e Loki nota una punta di inquietudine nella sua voce. Lei non gli risponde e il dio degli inganni l'aiuta ad alzarsi, sostenendola e ignorando il dolore alla sua gamba.
Barcollano in avanti e lui ci impiega qualche secondo prima di recuperare l'equilibrio per poter avanzare. Deve trovare un rifugio e...
La neve ha cominciato a scendere con maggiore intensità quando hanno ripreso a muoversi. Freya alterna stati di incoscienza a momenti di lucidità e per tenerla sveglia Loki le racconta del giorno in cui ha tagliato i capelli di Sif e di come quelli non sono mai più tornati biondi.
Il vento che soffia contro di loro li fa rallentare, ma Loki stringe i pugni e prosegue con rabbia. La tormenta li sta raggiungendo e le sue mani sono rese scivolose dal sangue che ricopre la schiena di Freya.
Quando cadono e lei sussulta, il dio degli inganni crede che quella sarà la loro fine. Avrebbe preferito cadere su Asgard combattendo contro Aster, ma forse è il destino dei traditori morire lontani da tutto ciò a cui tengono.
Loki si toglie il mantello e copre lui e Freya, sebbene la pelle di lei sia così calda che si domanda se abbia davvero bisogno di altri strati di vestiti.
"Quindi... hai deciso di arrenderti e di farmi morire qui con te." le dice Loki, consapevole che lei non lo può sentire. "Su questo insulso pianeta di ghiaccio." prosegue, sistemandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Quando si rende conto di ciò che ha appena fatto, il dio degli inganni ritira la mano di scatto, sorpreso per quel gesto non programmato.
Almeno non morirà per mano di Thanos, riflette, e in qualche modo la cosa lo rassicura.
La ferita alla gamba pulsa in modo fastidioso e lui si concede di chiudere un istante gli occhi, di ricordare Frigga e l'infanzia vissuta ad Asgard.
Quando li riapre, c'è la sagoma di un'ombra che si muove nella nebbia dalla forma umanoide.
Loki afferra Vanadis, ma finge di dormire e attende che il nuovo sconosciuto si avvicini maggiormente per poterlo attaccare di sorpresa.
Il nemico si china su Freya, frugando fra i suoi abiti e lui serra la mascella.
"Toccala ancora e sei morto." sibila Loki, scattando in avanti.
"T-Tu... tu... lei è viva?" balbetta l'altro.
Il dio degli inganni non risponde, mentre studia il vecchio nano che si trova davanti. Di tutte le creature che si aspettava di trovare un nano non era sulla sua lista. Gli punta la lama al collo, soddisfatto nel vedere l'altro sobbalzare.
"Chi sei?" lo interroga, minacciandolo con la spada.
"Thrain... sono solo un povero vecchio nano. Credevo che foste morti..." gli spiega, ma a Loki non piace il modo in cui lo ha detto. "Sei un razziatore di cadaveri." comprende disgustato, prendendosi il tempo di osservarlo meglio.
Thrain indossa abiti troppo grandi per lui, lerci di sangue Jotun e sulle spalle ricurve porta una zaino e due asce naniche. In quella posizione appare più basso della media dei nani e la barba incolta gli conferisce l'aspetto di un sopravvissuto ad una vita di stenti.
"Siete asgardiani..." mormora il vecchio dopo aver analizzato le loro vesti, probabilmente pensandoci di ricavare qualcosa. "Cosa fanno degli asgardiani su Jotunheim?" chiede, alzando il sopracciglio.
"Affari nostri." replica Loki.
"È morta?" si informa nuovamente Thrain, indicando Freya. Fa per abbassarsi nuovamente su di lei, ma il dio degli inganni lo ferma facendo pressione sulla sua gola con Vanadis.
"Mi sembrava di averti detto di non toccarla." gli rammenta. "Lei non è morta e se anche lo fosse non ti permetterei di sfiorare il suo cadavere, nano." lo insulta.
"I morti sono tutti uguali." cerca di convincerlo Thrain, mostrandogli una dentatura nera come il sangue dei pentapalmi. "Il vecchio Thrain tratterà bene la tua amichetta." aggiunge con una smorfia che nelle intenzioni dovrebbe essere una sorta di sorriso.
Loki lo ignora. "Sei un esule di Svartálfaheim..." constata. "Un criminale, a giudicare dal tuo aspetto, che ha visto tempi migliori."
L'espressione di Thrain si rabbuia. "Io sono un eroe!" sbotta quello, gettando un pugno verso il cielo.
"Sei qui da molto tempo." prosegue indifferente alle parole del nano. "Io e la mia amica abbiamo bisogno di risposo... portaci alla tua casa." ordina Loki. "O staccherò la tua testa dal collo." conclude compiaciuto.
 
 
Sono ore che camminano senza aver raggiunto alcuna meta e trasportare Freya sta diventando difficoltoso anche per lui.
"Se pensi di tradirmi..." avverte Thrain, quasi ringhiando "...la mia faccia sarà l'ultima cosa che vedrai nella tua patetica esistenza."
Il nano emette un lungo sospiro e indica un punto alle pendici delle montagne.
"Una grotta." sbotta Loki, per nulla entusiasta della sistemazione.
"Casa mia... casa vostra." borbotta Thrain, varcando per primo la soglia. "Una dimora umile... inadatta per ospitare asgardiani."
C'è qualcosa di strano nel modo in cui il nano parla di Asgard, ma Loki è troppo impegnato a controllare le condizioni di Freya per preoccuparsi di lui. Appoggia la guerriera su un giaciglio di vecchie pezze logore, lasciando che la schiena sia rivolta verso l'alto per poter esaminare le ferite inflitte dal Ghoul.
"Avrai dell'oro se mi aiuterai a salvarle la vita." annuncia il dio degli inganni, guardando la reazione di Thrain. "Il Padre degli Dei saprà ben ricompensarti per questo servigio." Loki stringe i pugni, rifiutandosi di pensare oltre ad Odino. Tutto quello che conta in quel momento è salvare Freya.
"Chi siete, ragazzo?"
Thrain appoggia lo zaino a terra e si volta grattandosi la barba con fare pensieroso. I suoi piccoli occhi scuri sembrano valutare ogni possibile ipotesi prima di spostarsi su Freya.
"Lei è Freya, figlia di Víli, e io sono Loki... figlio di Odino." si presenta il dio degli inganni con fare quasi teatrale. Non ha intenzione di rinunciare al suo titolo per una mera questione di orgoglio se da esso può trarre benefici.
È uno strano sguardo quello con cui Thrain osserva la seiðkona e lui si sposta impercettibilmente verso di lei, nascondendola parzialmente alla vista. Poi il nano sembra rilassarsi e annuisce con cipiglio burbero.
"Sarà meglio sistemare quella schiena o la carne esposta si infetterà. E le infezioni non sono mai un bene..." bofonchia Thrain, afferrando delle bende pulite da una sporgenza della roccia, improvvisata come scaffale. "Pensaci tu. Io accendo il fuoco e sciolgo della neve per pulire i tagli."
Loki annuisce, prendendo le bende, e si avvicina a Freya in modo quasi impacciato, non sapendo bene cosa fare. Ad Asgard erano i guaritori ad occuparsi di simili questioni e l'unica volta che su un campo di battaglia aveva dovuto curare una ferita al braccio di Thor aveva fatto un pessimo lavoro e Sif era dovuta intervenire per aiutare il dio del tuono.
Per qualche istante rimane immobile, poi vedendo i brividi di febbre che attraversano il corpo di Freya decide a intervenire.
Con il pugnale lacera le parti di vestiti che il Ghoul non ha distrutto e lascia libera la schiena per poter proseguire nel suo lavoro. Il sangue ha smesso di fuoriuscire, ma gli è evidente che lei ne deve aver perso molto.
In quel momento, Thrain lo raggiunge con una bacinella d'acqua e dopo aver immerso una pezza nel liquido, Loki comincia a disinfettare la zona di pelle squartata dagli artigli della creatura. Nota che ci sono tre grossi solchi che attraversavano la schiena di Freya in verticale, ma ciò che lo colpisce sono le cicatrici più chiare e più vecchie che spiccano in modo anomalo.
Le sfiora con attenzione, sperando che possano essere solo il frutto della sua fantasia, ma sono reali, fin troppo.
"Segni lasciati da molti colpi di frusta..." commenta Thrain che se è sorpreso non lo da a vedere.
Loki non risponde.
 
 
Non si concede il lusso di dormire. Si è medicato la gamba ferita, ma preferisce tenere d'occhio Thrain perché c'è qualcosa nel comportamento di quel nano che non riesce a capire.
Per distrarsi pensa a Frigga e all'arazzo che gli ha donato e che raffigura un cervo e una farfalla di fuoco che si muovono in una tormenta di neve. Crede di aver capito cosa rappresenta: chi se non lui e Freya mentre vagavano tra i ghiacci di Jotunheim? Eppure... trova quella soluzione troppo semplice.
Vaga con gli occhi sulla figura di Freya che nel suo stato di incoscienza si è mossa rannicchiandosi di lato.
"Cos'è quello?" domanda Thrain, fissando il collo della seiðkona.
Loki segue il suo sguardo e nota che effettivamente c'è qualcosa: una collana d'oro in cui è incastonata una piccola pietra cremisi.
Scrolla le spalle con fare indifferente. "È una collana." dice al nano, ribadendo l'ovvio.
"Credo di conoscerla." ribatte l'altro, prendendolo alla sprovvista.
"Che assurdità."
"Ti dico che... Naturalmente potrei sbagliare, ma..." bisbiglia Thrain, sfiorandosi la barba con fare pensieroso. Nei suoi occhi Loki scorge l'avidità di qualcuno che ha trovato qualcosa di insperato e la cosa lo infastidisce.
Il nano si alza in piedi camminando avanti e indietro lungo il perimetro della grotta e lui non capisce cosa progetta di fare fino a quando è troppo tardi.
Malgrado l'età, le dita di Thrain raggiungono il monile con una velocità inaspettata e Loki si alza di scatto, pronto a fronteggiarlo per una tale impudenza.
Tuttavia, accade qualcosa che nessuno dei due era pronto a vedere.
Mentre la mano del nano si stringe attorno alla collana, Freya ha un sussulto e il braccio destro si alza di scatto verso quello di Thrain afferrandogli il polso.
"Questo... è qualcosa che non ti appartiene." annuncia la voce della guerriera. I suoi occhi sono aperti, ma sono fiamme quelle Loki vede non le iridi grige ereditate dai genitori. Ne rimane abbagliato e non può che sorridere di fronte al terrore che distorce i lineamenti del nano.
Lui la trova magnifica, terribile e splendida.
Una regina che potrebbe ridurre in cenere i Nove Regni.
E mai come in quel momento, Loki desidera che Freya diventi sua, solo sua. Lei gli appartiene, il suo potere gli appartiene.
Thrain grida e cerca di liberare la mano, ma la guerriera non lo lascia e piega la testa verso di lui, quasi sorridendo. "Brísingamen ha un'unica padrona."
E poi Freya tace, ha un altro sussulto e infine giace nuovamente inerte a terra, gli occhi chiusi e i lineamenti tesi.
Il nano, ora libero, cade sul terreno, e Loki lo guarda scalciare freneticamente all'indietro nel tentativo di allontanarsi.
"S-Si è svegliata..." balbetta Thrain portandosi le mani al petto. "Lei si è... Lei ha... ha preso la mia mano e-"
"È stato bellissimo." commenta il dio degli inganni, avvicinandosi a Freya per esaminare il ciondolo.
"T-tu... Tu non hai idea... Lei si è svegliata! Capisc-" strilla il vecchio.
"Oh, io capisco molto, molto, bene." bisbiglia Loki, facendo scivolare le dita sulla guancia di Freya. "Il destino mi offre nuove possibilità, scenari che non avrei mai sperato trovare."
"No, tu non puoi capire." afferma Thrain alzando la voce. "Brísingamen si è ridestata dal suo lungo sonno."
Ma Loki non lo ascolta. "La mia insospettabile farfalla di fuoco."
E sorride, sorride come non ha più fatto da molto tempo.
 
 



 

 

Note: Ed eccomi! :D Visto il nuovo banner, vi piace?
Questo è uno dei capitoli che attendevo di scrivere con impazienza ed è uno dei miei preferiti u_u
Detto questo: è probabile che non riuscirò ad aggiornare fino a settembre causa intenso studio per esami e anche perché mio nonno non sta bene...
Ad ogni modo, tranquilli, la storia non sarà dimenticata anzi! Le mie mani prudono per scrivere i nuovi capitoli, ma mi devo sforzare di evitarlo se non voglio rimandare esami xD
Ah, il nome Thrain è preso in prestito dal buon vecchio Tolkien!
Buone vacanze a tutti! Per il resto vi lascio i miei contatti web.


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Capitolo 15
*** I Nibelunghi ***


 

Dedicato a mio nonno.
Mi piace ricordarti come l'uomo che si aggirava nel prato,
tra le mele mature, e sorvegliava la casa.
Buon viaggio
.




Capitolo 14: I Nibelunghi
 
 
 
Le fiamme sono ovunque. Il grande salone della villa brucia senza sosta, ma Freya non ci bada più di tanto. Le colonne di marmo cadono una dopo l'altra e i ritratti dei suoi antenati diventano ben presto cenere. L'ha già visto accadere così tante volte, nei ricordi e nei suoi sogni, che preoccuparsi le sembra solo uno spreco di energie.
È seduta a terra, le gambe incrociate, e sta guardando il riflesso che le rimanda lo specchio davanti a lei.
"Cosa vedi?" mima la figura davanti a lei, giocando con la catena che ha al collo.
Freya, da parte sua, è immobile e annota solo l'aumento di calore lì attorno.
"Vedo Freya. Me stessa." si decide a dire, poco interessata all'andamento di quel sogno. Sa benissimo che non può essere la realtà, tanto più che ricorda ancora la brezza gelida di Jotunheim sulla pelle.
"Solo Freya? Nient'altro? Forse, dovresti osservare meglio..."
E lei accontenta quell'assurda proiezione di se stessa, studiando meglio la figura nello specchio. L'immagine si è fatta più chiara e finalmente capisce cosa l'altra volesse dire. L'altra sé ha occhi fiammeggianti e Freya non capisce se le fiamme che la avvolgono sono reali o la proiezione di quelle che ardono alle sue spalle.
"Cosa sei?" domanda.
"Cosa sei, tu." la corregge la figura.
"Cosa sono, io?" chiede, per nulla convinta di voler sapere la risposta.
"Possiedi tutti gli indizi." commenta l'altra. "Ricorda: Brísingamen ha una sola padrona."
Il suo riflesso scompare insieme allo specchio e ogni cosa attorno a lei viene inghiottita dall'oscurità.
 
 
Loki ha sprecato intere ore per convincere il nano che Freya non gli farà alcun male, ma Thrain è sconvolto e sembra non prestare attenzione a ciò che gli dice. Si muove nella grotta come un topo in trappola, mentre fuori infuria una tempesta. A un certo punto deve avergli intimato di fermarsi perché il nano si è accasciato a terra con un'espressione cinerea.
Thrain fissa Freya come se dovesse trasformarsi in un mostro e il suo sguardo non si è mai spostato dalle cicatrici che lei porta sulla schiena.
Loki non riesce a guardarle, invece. La sua mente comincia a capire, a mettere insieme tutti i tasselli che ha imparato a conoscere sul passato della guerriera.
È di proposito che sposta la sua attenzione su altro; qualcosa che non implichi provare sentimenti così contrastanti.
 
 
Alfheim è il mondo delle tre lune, regno degli elfi di luce. Non esistono deserti o oceani lì, solo una distesa infinta di verde e alberi secolari. La prima volta che Loki è stato lì ha pensato che Alfheim fosse il prolungamento dei giardini di corte, ma più selvaggi e misteriosi.
Quel mondo è un intrico di foreste e specie uniche, dai colori brillanti e i profumi esotici.
L'unico che sembra immune da quel fascino naturale è Fandral che sventola un fazzoletto davanti al naso, per proteggersi da insetti e pollini sgraditi. Sif, invece, si aggira sul sentiero scrutando ogni pianta come se dovesse aggredirli da un momento all'altro.
Se la guerriera fosse stata attenta nelle ore di geografia, Loki pensa che saprebbe che gli alberi carnivori si aggirano solo nella zona a nord del pianeta, dove il clima è molto più secco.
Thor, che è in cima al gruppo, si ferma all'improvviso e Volstagg finisce addosso a Hogun, il quale gli scocca un'occhiata risentita.
Loki si sporge in avanti e nota che ci sono tre elfi sul sentiero, appoggiati a dei funghi alti quasi quanto loro.
Lui trova affascinante quell'insolita varietà vegetale e rimane ad osservarli, studiandone il colore violaceo del cappello e quello quasi perlaceo del gambo. Si domanda se siano velenosi o commestibili.
"Siete in ritardo, asgardiani." pronuncia l'elfo dai capelli quasi argentei.
La fisionomia di quella razza è diversa da quella degli elfi oscuri di Svartálfaheim. Sono più simili ad asgardiani e midgardiani. La loro pelle non è pallida e le orecchie sono meno appuntite. La loro particolarità più evidente sono gli occhi con pupille verticali.
Tutti è tre gli estranei sono muniti di arco e freccia, ma nessuna arma è puntata su di loro. Se osassero attaccare i figli di Odino, il re di Asgard non darebbe tregua a quel mondo, cominciando una guerra che non lascerebbe ad Alfheim alcuna possibilità di vittoria.
"Nessuno è giunto ad accoglierci." replica Thor.
"Credevamo aveste predisposto dei soldati ed una guida per il nostro arrivo." interviene Sif.
Gli elfi parlano tra loro, escludendoli dalla conversazione e Loki, da quella lingua sconosciuta, riesce solo a capire il nome dello sconosciuto che ha parlato per primo. Sylar.
"Vi stavano aspettando venti dei miei soldati migliori." rivela l'elfo.
Thor mette il broncio e Loki non dubita che il suo cervello rimuginerà a lungo su un fatto che a tutti gli altri appare ovvio. Jormungan ha già mietuto le prime vittime.
"Dobbiamo presumere che siano morti, dunque?" interviene Sif, tesa e sospettosa.
"Morti e digeriti." commenta Loki, con un ghigno.
 
 
Il dolore alla schiena è la prima cosa che Freya prova quando si sveglia. Per un attimo, crede che troverà Sonea a medicarla, come quando era bambina, ma lei è morta e non tornerà. Anche Siryo l'ha abbandonata e il dolore fisico si confonde con quello dell'anima.
Freya chiude gli occhi. Non vuole vedere quella parete di ghiaccio, non vuole ricordare nulla.
Si lascia cullare dal suo dolore chiedendosi, non per la prima volta, quale sia il suo ruolo in quella vita mai voluta.
 
 
Freya osserva i suoi genitori dalla finestra della villa. Sono in giardino e discutono per qualcosa che lei non riesce a capire. Víli alza la mano e sua madre non fa in tempo ad evitare lo schiaffo. Quando Skaði si volta, Freya può leggere tutta la rabbia che prova.
Entrambi si spostano verso le stalle e lei rimette a posto la tenda, prima che qualche domestico possa trovarla a spiare i suoi genitori.
"Sai che non dovresti farlo."
Freya sobbalza e Sonea le poggia una mano sulla spalla.
"Non dovrei fare molte cose." obietta lei. "Però le faccio comunque."

"Ti metterai nei guai. Non dovresti dire simili cose, tuo padre..." Sonea si porta una mano alle labbra e si zittisce.
"Mio padre." Freya sputa quelle parole come fossero veleno. Presto compirà tredici anni e l'unica cosa che è capace desiderare è la scomparsa di chi le ha donato la vita. "Un giorno ti porterò via da questo posto, Sonea. Andremo a vivere nella capitale e..."
La porta si apre e rivela Skaði ferma sull'uscio, la bocca schiusa in un'espressione severa. È sempre stata bella sua madre, più bella di Frigga le hanno detto alcuni, ma mai le ha mostrato un sorriso sincero.
Forse c'era stata attrazione una volta tra lei e Víli, forse amore, ma tutto ciò che li lega ancora è il sogno di una corona e di una vendetta. A Freya c'è voluto molto tempo per capirlo ed è stata Sonea che le ha dato conferma dei suoi sospetti.
Vendetta su Odino, la corona di Odino... Se di suo padre ha sempre saputo la motivazione che lo spingeva ad ottenere il Regno Eterno, per Skaði non è stato così.
Sua madre alza la mano come se volesse tracciare nell'aria una runa, ma poi si ferma, esita. "Verrà a trovarci il fratello di tuo padre tra pochi giorni." la informa con fare indolente.
Freya si morde la lingua e sente i muscoli irrigidirsi. Odino... È nata e stata plasmata per ucciderlo, ma trova l'idea così... Non è in grado di definire cosa prova; un connubio troppo diverso di emozioni senza significato.
Sente tutto e assolutamente niente.
Odino è un nome, un bersaglio come lo sono stati tanti altri prima di lui. È il suo re, uno zio, la guida di Asgard... ed è pure un volto e un individuo fra mille altri.
"Ci saranno anche i figli." prosegue Skaði. Sua madre fa schioccare la lingua e la esamina, alzandole il mento verso di lei affinché Freya la guardi negli occhi. "Dovrai essere pronta." stringe la presa e Freya si morde le labbra. "Un sorriso, un abbraccio al tuo caro... zio. Lui non sospetterà. E Odino sarà morto prima che le guardie possano intervenire."
Se sua madre si è accorta del tremore che le scuote le spalle non lo da a vedere. "Non deluderci, Vanadis. Non si torna indietro."
 
 
Non si torna indietro.
Freya soffoca un gemito di dolore. Non ha bisogno di ricordare le parole di Skaði per sapere quanto quella frase sia vera.
Il giorno in cui la villa dei suoi genitori è bruciata è anche quello in cui Odino sarebbe dovuto arrivare per fare visita al fratello.
Tutto era cambiato quella notte, il suo destino e quello di tutta Asgard.
Il tempo non può essere avvolto su se stesso.
Freya si sforza di respirare regolarmente ma il dolore è troppo intenso per essere semplicemente ignorato.
Il corpo le brucia come una fiamma inestinguibile e la schiena... Tenta di muoversi, ma lo sforzo è semplicemente troppo. È stanca e debole e l'unico conforto che le arriva è il sollievo provato con il contatto della pelle a quella grotta umida e gelida.
Percepisce la presenza di Loki alle sue spalle e un'altra che la turba in modi che non capisce.
Non sarebbe dovuta andare così. Era Svartálfaheim il mondo su cui sarebbero dovuti arrivare, non Jotunheim. Solo adesso si accorge dell'errore che ha commesso non tenendo conto delle origini di Loki.
Sangue chiama sangue.
 
 
Le ferite alla schiena di Freya sono profonde e non sembrano intenzionate a guarire molto in fretta. Loki si è accorto da pochi minuti che lei si è svegliata, ma non si sono rivolti alcuna parola.
Si avvicina a lei con cautela e le toglie le bende impregnate di sangue per poterne mettere di nuove. Quando la tocca, Freya sobbalza e il dio degli inganni esita, lanciando un'occhiata al nano.
Thrain ha gli occhi spalancati e la bocca serrata, come se volesse dire qualcosa ma non ha il coraggio di dirla. Loki mentirebbe se dovesse dire di non essere preoccupato. Lo è, e non desidera restare a lungo su Jotunheim, ma l'unica in grado di aiutarlo ad andarsene è stesa su un mucchio di stracci, troppo esausta per fare qualsiasi cosa.
"Freya..." sussurra il suo nome, come se si trovasse nuovamente davanti la bambina del labirinto e quella del segreto delle farfalle.
Lei non gli risponde subito, ma apre gli occhi e fissa la parete di ghiaccio che si trova di fronte. Ha un taglio superficiale sulla fronte di cui lui non si è accorto prima e all'improvviso Loki non desidera altro che quell'ennesima cicatrice sparisca dalla sua vista. Non le chiede come sta, non avrebbe senso e Freya nemmeno lo degnerebbe di una qualsiasi replica.
"Dove... dove siamo?" sussurra la guerriera.
Loki si china in avanti e le medica come può la schiena, ma dalle ferite il sangue ricomincia a scorrere. Si osserva le mani macchiate di cremisi e per la prima volta in vita sua vorrebbe avere Sigyn al suo fianco. La sua promessa sposa saprebbe cosa fare, mentre lui si sente così... Inutile.
Stringe i pugni e senza accorgersene le sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchia. Si guardano per un momento, poi Freya chiude di nuovo gli occhi. "Sono stanca." gli rivela e Loki crede di cogliere molti più significati in quella frase.
"Riusciremo ad andarcene." le assicura, ignorando i borbottii indistinti del nano.
A lei però non sfugge mai nulla. "Chi è?" vuole sapere, mentre cerca di voltarsi.
"Dovresti riposare. Devi usare il Seiðr sulla ferita o gli squarci si infetteranno."
"Il Ghoul è morto?"
Loki sospira. "L'hai ucciso." conferma.
Freya tossisce e allunga una mano verso di lui afferrandogli il polso. "Allora dobbiamo andarcene!" non grida ma la sua voce ha un tono che sa di urgenza. "I Ghoul sono come cani da caccia per gli asgardiani." prosegue lei. "Se non sono tornati indietro i loro padroni andranno a cercarli."
Loki serra le labbra e non dice nulla. Significa che devono muoversi in fretta se non vogliono avere incontri sgraditi con qualche Jotun, ma con Freya in quelle condizioni non potrebbero andare troppo lontani.
"Ah, ah..." interviene Thrain. "Sì, la ragazza ha ragione. Andate via. Lontano, lontano... Lontano da questo povero vecchio nano."
Freya spalanca gli occhi e avvolge le dita attorno alla collana, ma prima che Loki possa chiederle il motivo di quella reazione lei perde i sensi.
 
 
 
È in una stanza sotterranea, piena di fiaccole e oggetti antichi. Alcuni li riconosce. Mjolnir, il martello tonante, è adagiato su un cuscino di velluto rosso, mentre Vanadis è conficcata al centro di una roccia e lei si avvicina per osservarla meglio.
Voltandosi, Freya si rende conto di trovarsi all'interno di una fucina. I forni sono accesi e attorno ad essi i nani si adoperano incessantemente per lo sviluppo di armi e oggetti ornamentali. I metalli fusi scivolano come lava negli stampi e ovunque c'è l'incessante rumore di martelli che battono ferro e altri elementi più preziosi.
C'è un via vai di nani che trasportano carbone e attrezzi pesanti nell'oscurità di quel luogo. Hanno i volti sporchi di fuliggine e sudore e Freya non riesce ad associarli in alcun modo a quelli che hanno attaccato lei e i suoi genitori.
Scuote la testa e quando alza lo sguardo, trova il suo doppio con gli occhi di fiamme.
"Brísingamen." chiama, rendendosi conto di non essere sorpresa di trovare lì con lei la proiezione della collana.
L'altra Freya le sorride, quasi indulgente, e la invita con un cenno della mano a guardare i fabbri all'opera.
"Tu sai molte cose, padrona. Io le ho viste." dice Brísingamen.
Freya non risponde. Non le è piaciuto il modo in cui l'altra l'ha chiamata, troppo simile al modo in cui gli schiavi si rivolgevano a suo padre.
"Dove siamo?"
Brísingamen schiude le labbra. "Nei mie ricordi. Ciò che un tempo è stato... Voi asgardiani definireste nascita questo momento. Tu hai studiato ciò che è avvenuto qui. I libri parlano, i libri raccontano..."
E lei finalmente comprende... Vanadis, Mjolnir, una lancia che assomiglia in modo impressionante a Gungnir, lo scettro di Odino.
"Siamo nel palazzo dei Nibelunghi." commenta incredula. "La stirpe dei Nibelunghi, i nani capaci di forgiare le antiche armi degli dei."
"Sì, è così che si chiamavano i miei creatori." conferma Brísingamen.
Freya si appoggia ad una colonna e medita su quanto ha scoperto. Riesce a spiegarsi molto cose ora a partire dal potere distruttivo della sua collana.
I Nibelunghi appartenevano ad una stirpe di nani scomparsa da centinaia di anni e i loro segreti nell'arte della forgiatura erano andati perduti con essi. Di loro si conosceva così poco che la leggenda si era mescolata alla storia dando vita a miti e favole per bambini.
Erano per le armi che i Nibelunghi erano noti. Imbattibili, micidiali... il sogno di ogni guerriero. Possederne una era il desiderio segreto di ogni re e per migliaia di anni quelle armi erano state al centro di guerre che avevano provocato il caos nei Nove Regni.
Alcune erano andate perdute, altre distrutte, ma quelle che erano sopravvissute bastavano a far tremare i loro avversari. Inoltre, si diceva che le armi dei Nibelunghi possedessero una propria volontà, simile ad un'autocoscienza, e Freya cominciava a crederlo. Mjolnir non aveva accettato nessuno all'infuori di Thor, persino quando Odino aveva privato il figlio dei suoi poteri e l'aveva abbandonato su Midgard. Lo Scrigno degli Antichi Inverni sembrava si facesse controllare solo dagli Jotun e quanto a Brísingamen...
"Hai detto che sono la tua padrona, perché?" domanda Freya, facendo un passo in avanti.
"Eri degna della mia salvezza."
"Cosa dovrebbe significare?" obietta la guerriera.
"Osserva." ordina Brísingamen.
E Freya guarda. Esamina con attenzione il piccolo oggetto dorato che un nano sta modellando. Il fabbro sta incidendo delle lettere runiche e poco alla volta Brísingamen comincia ad assumere le sembianze della collana che porta al collo.
Il ciondolo ha una forma triangolare, un rubino è incastonato nel centro e trasversalmente il metallo è attraversato da due fasce di rune. Viene riposto in una scatola e spostato insieme ad altri oggetti su un piedistallo di metallo.
"Quello spazio è stata la mia casa per lungo tempo."
"Ma tu sei un'arma. Sei stata forgiata per la guerra. I Nibelunghi non ti hanno mai utilizzata?"
"Avevano paura." Brísingamen stringe i pugni e i suoi occhi brillano minacciosi. "Ma la mia nuova padrona è diversa."
Freya sente un brivido freddo lungo la schiena, ma non fa nulla per ribattere.
"Spazzerò via i tuoi nemici. Non cenere, non polvere, rimarrà di loro." tuona Brísingamen.
La figlia di Asgard allunga la mano e sfiora i contorni dell'altra se stessa. È una copia perfetta di sé e Freya avverte il calore delle fiamme emanare da quell'involucro di carne.
Brísingamen sorride, un sorriso così luminoso che Freya si chiede se anche lei sarebbe in grado di riprodurlo.
"Ti ho tenuto con me per quasi mille anni."
"Sì."
"Eri solo una collana, un gingillo rubato ad un nano morente."
"Sono questo e molto... molto altro, padrona."
"Sei Brísingamen. Questo è il tuo nome."
"Il mio nome." conferma la figlia dei Nibelunghi.
"E mi appartieni, Brísingamen? Sei mia?"
"Il vincolo non può essere reciso. Seguirò la mia padrona fino al giungere della mia, o della sua, distruzione. Se sarà in grado di utilizzarlo, il mio potere le apparterà." fa una pausa "La mia forza è al tuo servizio."
 

 
***
 
 
Thor bussa alla porta degli appartamenti dei genitori e attende.
È una delle ancelle di sua madre ad invitarlo a entrare e lui prosegue da solo, stringendo Mjolnir tanto forte che per un attimo crede di poterlo spezzare.
Frigga è seduta su un divano, il vestito strappato e i capelli in disordine, ma sembra stare bene. Sono altri quelli feriti nello scontro, Odino per primo, ma il Padre degli Dei è nella sala del trono per discutere con Lord Tyr dei piani per fronteggiare quella minaccia.
Thor vorrebbe abbracciarla ed essere ricambiato come quando era solo un bambino per avere l'illusione che tutto finirà bene, ma non può permettersi tentennamenti, così rimane in piedi e attende che sia la regina a fare la prima mossa.
"Lasciatemi con mio figlio." ordina Frigga alle ancelle.
Thor si rilassa appena e osserva le pattuglie che sorvolano il cielo di Asgard, in cerca di minacce.
"Voi lo sapevate, madre?" domanda con rabbia e delusione. "Sif mi ha detto cosa ha fatto Freya con il Seiðr. Cosa significa?"
Frigga esita e per un attimo Thor vorrebbe afferrarle le spalle e scuoterla finché non gli darà una spiegazione. L'ultima volta che è stato tanto in ansia è avvenuto quando Loki è caduto dal Bifrost e tutti lo credevano morto.
È cresciuto con Freya come con una sorella mai avuta e tutto ciò che sa è che Sif non può avergli detto il vero. Menzogne.
Sua cugina non avrebbe avuto motivo né di tradire lui, né tantomeno Asgard.
"È colpa di Loki?" accusa ad alta voce il fratello.
Lei scuote la testa e afferra le mani di Thor. "Vi ho cresciuto come se foste tutti miei figli, ma... Freya è sempre stata diversa, Thor."
Quella frase non fa che innervosire ulteriormente il dio del tuono. "Dovete spiegarmi madre. Dovete farlo." Non c'è cattiveria nella sua voce, ma ha il diritto di sapere la verità. Non vuole commettere per due volte l'errore fatto con Loki, non se può evitarlo.
La regina di Asgard si lascia cadere su una poltrona dorata e scuote la testa come a volersi liberare di pensieri sgraditi. "Ricordi tuo zio, Víli?"
Thor di lui ha una memoria sfumata: un uomo alto, robusto, simile a Odino. Un tipo autoritario e possente, che poco sopportava la presenza sua e di Loki.
"È sempre stato geloso di tuo padre, ambiva ad una corona che tuo nonno decise di affidare a Odino, anziché lui." prosegue Frigga, mettendolo al corrente della verità. "Dubito che tuo padre abbia mai sospettato del profondo risentimento nato in Víli. Erano molto legati in gioventù."
"Cosa state cercando di dirmi?"
La regina di Asgard sospira. "Abbi pazienza, Thor." lo rimprovera. "Ricorderai Skaði, immagino. Alcuni ritratti di tua zia sono ancora appesi nelle sale di Vàlaskjàlf. È sempre stata una donna bellissima. I bardi cantavano le sue lodi, i poeti componevano versi in suo onore. Tutti la invidiavano, io la invidiavo." ammette Frigga. "Ma Odino scelse me quando venne l'ora per lui di prendere moglie e Skaði non me lo perdonò mai."
Thor annuisce e rimane in silenzio, anche se crede che tutto quel parlare sia inutile. Lui deve trovare Freya e ha il sospetto che conoscere il passato della famiglia non sia particolarmente utile al suo scopo.
"E così Skaði sposò Víli e il loro risentimento continuò a crescere. Al tempo della nascita di Freya si era appena conclusa la guerra con Jotunheim. Credo fu in quel momento che a tuo zio venne... l'idea. Fu a causa dell'ennesimo litigio con tuo padre: Víli voleva annientare i Giganti di Ghiaccio, Odino non era d'accordo."
"Non credo di capire, madre." la interrompe lui. "Freya e Loki possono essere in pericolo. Ho bisogno di-"
"Thor!" il tono di voce di Frigga non ammette repliche. Sono rare le volte in cui lei alza la voce e il dio del tuono si costringe nuovamente ad aspettare le spiegazioni della regina.
"Tuo padre non conosce nulla di quanto sto per dirti. E tu non dovrai dirlo a nessuno. Sarebbe capace di uccidere sua nipote se... non importa."
Lui sobbalza come se fosse stato trafitto da una spada. Uccidere... Freya? Sente un peso opprimente all'altezza del petto perché teme che le parole di sua madre possano essere vere. Odino ne sarebbe capace, lo sa, ed è doloroso accettare quella realtà.
Thor non può permettere che ciò accada. Non può succedere e basta, non a Freya, non a Loki.
Frigga ha gli occhi lucidi, prossimi al pianto ed è scossa da tremori incontrollati. Lui non ha idea di come dover reagire. Sua madre non gli ha rivelato ancora nulla e perfino lui è profondamente turbato per quello che gli dirà.
"Víli e Skaði non volevano una figlia. Una ragazza non era utile ai loro scopi, ma... non ebbero altri eredi." Frigga si liscia una piega del vestito e prende un respiro profondo. "Non so esattamente cosa le fecero... posso solo immaginarlo. Era solo una bambina, Thor, molto più piccola di te e Loki quando loro cominciarono ad allenarla. La iniziarono ai segreti del Seiðr all'età di sei anni e Freya sopravvisse."
Il dio del tuono si sente a disagio ora, le mani strette a pugno e Mjolnir abbandonato in qualche angolo della stanza. Sei anni. Thor non riesce a immaginarsi quello che la madre gli racconta è... troppo, semplicemente troppo.
"Poi passeranno ai combattimenti. La crebbero nell'arte della guerra e dello spionaggio e Freya imparò ogni cosa."
Thor schiude le labbra per parlare, ma le parole gli mancano e tace.
"Hanno allevato a loro unica figlia come un'arma da rivolgere contro Asgard, contro tuo padre. Freya doveva uccidere Odino, Thor."
"Non... madre, io non-" Non sapevo.
"Ma poi Skaði e Víli sono morti. Freya è venuta a vivere qui..."
Thor serra la mascella ed è sollevato nel ricordare che, sì, i genitori di Freya sono morti. Non lo fossero, è convinto che li avrebbe uccisi lui stesso.
"Madre..." bisbiglia, quasi timoroso. "Come sapete tutto questo?"
Vede Frigga fissare qualcosa alle sue spalle e il suo volto sbiancare come quello di un cadavere. "Madre?" chiama, guardingo.
Thor si gira e guarda a sua volta.
Appollaiato sul cornicione di una finestra, uno dei corvi di Odino li sta osservando con la testa inclinata di lato, l'occhio bianco, anziché nero.
Prima che possa pensare davvero a ciò che sta facendo, Thor fa un balzo in avanti, richiamando a sé il martello, ma l'animale spalanca le ali, gracchia, e vola fuori dalla finestra prima che lui possa impedirlo.
Quando si gira non ha bisogno di sentire le suppliche di Frigga per correre da suo padre e impedirgli di dare un ordine che rovinerebbe per sempre la loro famiglia.
 




 

Note: Ed eccomi tornata, come promesso! Questo è un capitolo che ho adorato scrivere e che attendevo di pubblicare per sapere la vostra opinione! Ho amato scrivere di Brísingamen! Voi che dite? Piaciuto? <3

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Capitolo 16
*** Cicatrici ***


 



Capitolo 15: Cicatrici
 

 
Freya stringe i denti e soffoca il dolore, mentre, aiutata da Loki, cambia posizione. Vuole tenere sotto controllo l'entrata della grotta e vedere con i suoi occhi il nano che li ha aiutati.
Al momento sono soli, lei e il dio degli inganni. A quanto pare Thrain è uscito per controllare le trappole che usa per procurarsi qualche piccola preda e tarda a rientrare.
"Non puoi fidarti di quel nano." avverte Loki, maledicendo il Ghoul che l'ha ferita.
"Non mi fido, certo che no." replica lui. "Ma non potevo fare altro che seguirlo viste le tue condizioni." la accusa. "Credi di riuscire a camminare?"
Camminare? Freya scuote la testa e la appoggia alla parete di roccia. Strisciare, forse, o magari nemmeno quello.
Sta usando le sue energie per controllare il potere di Brísingamen e finché non imparerà a gestirlo Freya dubita di poterne fare ricorso.
Si accorge che Loki le sta osservando insistentemente la schiena e, da come la guarda, Freya capisce che deve aver visto le sue cicatrici. Vorrebbe riuscire a nasconderle con il Seiðr, come ha sempre fatto, ma non ci riesce e in ogni caso lui le ha già scorte.
Quando il dio degli inganni si decide ad esplorare quell'argomento, Freya non ne è sorpresa. Immagina che a parti invertite anche lei sarebbe curiosa.
"È stato... doloroso?"
"Sì." chiude gli occhi, avvertendo il tocco freddo di Loki sulla pelle. È una sensazione piacevole; la carezza confortante che da bambina ha atteso invano. "Fa ancora male." gli rivela, senza cercarne lo sguardo.
"Perché?"
"Disubbidienza." Era stata pura follia disattendere gli ordini di Víli.
"Chi è stato? Quando?" il tono di Loki è duro. Si è alzato in piedi e ora la fissa con troppa intensità.
E Freya cede sotto quello sguardo, non può farne a meno. Si chiede se una volta caduta sarà più facile rialzarsi. Se riuscirà finalmente ad andare avanti, lasciarsi tutto alle spalle, cancellare quelle cicatrici.
Per un attimo si concede quella debolezza, ma lo sa. Le cicatrici sono impresse sulla sua pelle come un tatuaggio. Resteranno per sempre.
"È accaduto molto tempo fa..."
 
 
Alfheim è un mondo che le piace; pieno di piante rigogliose e fiori colorati. Le trasmette una libertà che non ha mai avuto e mai potrà avere se continuerà a rimanere al fianco di Víli.
In mezzo a quella foresta verdeggiante, spruzzata di rosso e viola, da qualche parte, si nasconde l'elfo che suo padre le ha ordinato di uccidere. Non ha chiesto più informazioni del necessario, sapendo che in ogni caso Víli non le avrebbe dato alcuna motivazione.
Freya cammina sola, sotto le fronde di rami cadenti e si prende più tempo del dovuto per analizzare quel nuovo e sconosciuto terreno di caccia.
I pochi elfi che ha incontrato non l'hanno fermata ne hanno chiesto informazioni.
Ci mette due giorni per arrivare nel punto della mappa indicata da Víli.
È nella zona nord del pianeta, la parte più inospitale e selvaggia. Freya sa di dover fare attenzione, ma la distanza messa tra lei e i genitori la rendono troppo euforica e troppo distratta.
Per questo, quando una radice le si attorciglia attorno alla caviglia non è in grado di reagire prontamente come vorrebbe. È trascinata in aria prima che possa recidere il ramo verde e spinato che le irrita la pelle, sospesa sopra un bocciolo di fiore gigante che si schiude poco alla volta.
Freya conosce la storia sulle piante carnivore di quel luogo, sa di dover agire prima che i petali rilascino il polline paralizzante e così invoca l'aiuto del Seiðr.
È il vento a rispondere alla sua chiamata d'aiuto. Una folata leggera si trasforma in una lama letale e invisibile che recide il prolungamento del fiore.
Lei cade senza fare rumore, ma atterra in un terreno accidentato e la caviglia non riesce a reggere il suo peso.
Freya grida, sostenendosi su un solo piede. È zoppicando e mordendosi il labbro inferiore che attraversa il nuovo tratto di foresta. Ha innalzato una barriera protettiva, ma la durata dell'incantesimo è limitata e deve trovare un luogo dove poter vedere i danni della caduta e valutare come procedere.
Supera rami e oltrepassa rovi di spine, poi la vede. La grotta è come un bicchiere d’acqua nel deserto pietroso di Svartálfaheim e lei si lascia cadere a terra. Il dolore al piede è costante e impossibile da ignorare, così si decide a valutare i danni.
È una frattura e il Seiðr impiegherà giorni a sanarle la ferita. Troppo tempo.
Freya appoggia una mano sulla caviglia e inizia a mormorare la formula di guarigione.
 
 
L'incontro con l'elfo avviene alle prime luci dell'alba, quando nel cielo di Alfheim risplende una sola luna e Freya si sforza di tenere aperti gli occhi. Lui corre nella grotta con una ferita alla tempia e lei si mette immediatamente in allerta, afferrando un paio di pugnali da lancio.
Lo riconosce subito come il suo bersaglio: occhi violacei e capelli bianchi come la pallida luna di Asgard e Midgard.
Freya gioisce di quella fortuna inaspettata, mentre l'altro si immobilizza e la guarda stranito.
Fuori dal nascondiglio, lei percepisce chiaramente la presenza di altri individui, forse cacciatori di taglie. L'elfo non si muove, valuta le proprie alternative, poi decide di entrare.
È un pensiero strano quello di Freya, eppure non può fare a meno di notare quanto il suo obiettivo sia... bello. Diverso.
Si chiama Sylar, ricorda lei, ed è imparentato con la famiglia reale di Alfheim.
"Una ragazzina... di Asgard." constata lui. "Vi istruiscono sempre più giovani."
Freya non perde tempo a fingere, chiarito che entrambi sospettano l'identità dell'altro. La domanda le sorge spontanea e le parole sfuggono dalle sue labbra. "Perché vogliono ucciderti?"
"Ambisci alla mia morte e non lo sai, ragazzina?"
Freya socchiude gli occhi, infastidita. Dovrebbe ucciderlo e basta -non si conversa con il nemico- ma il desiderio di sapere è tanto.
"Sei la schiava di qualche cacciatore di taglie? Il tuo padrone ti ha mandata da sola?"
Lei inorridisce per quel paragone poco opportuno e offensivo. "Non ho alcun padrone." ribatte lei. E tuttavia, riflettendoci, Freya capisce che quell'affermazione non è del tutto vera.
"Oh... sei una di quelle orfane adottate per essere mandate al macello, dunque."
Freya scatta in avanti, malgrado la fitta di dolore alla caviglia. Non sopporta le parole di quell'elfo perché, anche se sbaglia, lei intravede comunque un frammento di verità. È cresciuta senza una vera famiglia ed ha imparato a sottostare ad ogni richiesta di Víli.
"Hai mai impugnato un'arma solo per il gusto di farlo e non per uccidere?" prosegue Sylar.
Freya ha gettato l'elfo a terra e ora è china su di lui. Basterebbero pochi secondi per porre fine a quella missione; solo un rapido movimento del polso per affondare il pugnale nella gola del suo bersaglio.
Gli occhi di Sylar sono due gemme viola e le labbra leggermente striate d'azzurro, sono piegate in una smorfia.
Lui deve averla vista zoppicare perché le afferra il piede ferito e stringe la mano sulla caviglia. "Pensaci. Sei un'assassina per scelta o per necessità? Desideri questa vita? La morte è la fine di tutto... Per ogni vita che prenderai, perderai anche un frammento di te stessa."
Solo parole, è quello che pensa Freya. Non sempre è possibile scegliere.
Non sempre.
 
 
"Ho risparmiato una vita che avrei dovuto recidere. Una scelta che mi è costata cara." mormora Freya e Loki la sente appena. "Lui mi ha fatto pagare la mia mancanza di obbedienza nell'unico modo che conosceva."
Il dio degli inganni schiude le labbra. Vuole sapere tutto, conoscere la verità.
"Chi è stato?" le ripete di nuovo. Vuole sentire quel nome, dare forma al sospetto che è andato crescendo nella sua mente.
Freya esita, emette un lamento di dolore e alla fine alza lo sguardo. È allora che Loki nota la somiglianza con Odino. Non ci ha mai prestato attenzione prima, ma la forma degli occhi e la forza che emanano è simile a quella del re di Asgard. Hanno assunto una sfumatura cupa, un colore simile alla cenere che il fuoco lascia dietro di sé.
"Per anni, dopo la sua morte, ho rifiutato di nominarlo. Sarebbe stata una debolezza, il sussurro di una paura che avevo imparato a non temere mai più."
Loki attende. Non vuole forzarla più del dovuto per paura che non gli riveli nulla.
"Víli." sibila Freya. "Figlio di Bor, fratello di Odino, marito di Skaði, detentore della spada Vanadis. Mio padre."
 
 
La frusta colpisce una, due, tre volte. Freya perde presto il conto del numero delle ferite che si aprono sanguinanti sulla sua schiena.
Víli è rapido e indifferente al dolore che le provoca.
Sono soli, lei non ha idea di dove si trovi sua madre e nemmeno vuole saperlo.
Una punizione giusta, continua a ripetere suo padre.
"Ti passerà la voglia di disubbidire." le alita in faccia, mentre le solleva la testa per i capelli. "Cento frustate ogni volta che lascerai scappare un bersaglio." continua. "Quell'elfo doveva morire."
Víli la lascia andare e Freya soffoca tutto: lacrime, dolore e rabbia. Non fa che ripetersi che permettere a Sylar di fuggire sia stato un errore.
"I ribelli non sopravvivono mai a lungo." commenta suo padre, osservandola alle sue spalle.
Freya cade a terra, incapace di sostenersi ancora sulle gambe ed è con gratitudine che accoglie il freddo proveniente dalle lastre del pavimento. Ha la vista offuscata, ma si rifiuta di svenire davanti a Víli.
"Non potrai usare il Seiðr per lenire il dolore e curare le ferite. Che questi segni ti rimangano sulla pelle. Saranno da monito alle tue azioni."
Lei deglutisce, contando le gocce di sangue che dalla sua pelle cadono a terra.
Alla fine non resiste più e cade in un piacevole oblio.
Quando si risveglia, ha la sensazione che le braccia le siano state strappate dal corpo e la schiena...
È Sonea a prendersi cura di lei, ma gli impacchi di ghiaccio e le pomate guaritive servono a poco contro il dolore. La veglia giorno e notte per dieci lunghi giorni, fino a quando il dolore scompare.
Non le cicatrici però. Quelle sono lì, orribili e rosse sulla pelle appena guarita.
Sono una confusione di linee orizzontali e verticali e Freya non riesce a fissarle a lungo. Vuole cancellarle dalla sua schiena, così come vuole cancellare dalla sua esistenza Víli e Skaði.
 
 
Loki muove un passo all'indietro e si immobilizza. La rabbia è emersa con il nome pronunciato da Freya, eppure c'è anche altro. È incredulo davanti a quella verità, sorpreso un'altra volta dei risvolti presi dalla vita della guerriera. Quei segni sulla schiena sono troppo reali per fingere che siano una menzogna.
Loki espira bruscamente e maledice per l'ennesima volta i bracciali che gli impediscono di utilizzare il Seiðr.
"Capisci, ora? Non sei stato l'unico a rimanere ferito da un padre." gli suggerisce Freya. "Ma Odino ti amava, Loki."
Lui non risponde. Quando si tratta di Odino, il dio degli inganni non è sicuro di nulla. Ma non può dimenticare ciò che gli ha fatto, quello che è successo.
Il Padre degli Dei l'ha tradito e la ferita gronda ancora sangue.
"Lui aveva bisogno di un'arma." replica. "Mi ha cresciuto per avere il controllo di Jotunheim."
"Sbagli." lo interrompe Freya. "Víli aveva bisogno di un'arma. Odino aveva tutto e ti ha accolto nelle sue braccia come un figlio."
"Voleva controllarmi." obietta.
"Desiderava che tu fossi felice."
Loki sogghigna e scuote la testa. Non troveranno mai un punto comune in quella faccenda e non gli interessa.
Freya si irrigidisce e punta lo sguardo sull'entrata della grotta, cercando qualcosa nella tormenta.
"Il nano è via da troppo tempo. È accaduto qualcosa." gli bisbiglia.
Loki annuisce. Che gli Jotun li abbiano trovati?
Riesce solo a pensare ai modi in cui verranno uccisi dopo che quel popolo primitivo scoprirà che sono di Asgard. Non riuscirà a proteggere né lui né tantomeno Freya.
Entrambi avvertono all'unisono i passi pesanti di qualcuno che arriva correndo. Devono appartenere a Thrain perché i giganti di ghiaccio farebbero più attenzione.
"Dove sei stato stupid-" Loki si interrompe quando vede l'altro irrompere nel rifugio. Un pugnale è conficcato nel petto del nano anziano e i vestiti sono zuppi di sangue. Thrain tossisce e si volta appena in direzione di Freya che lo guarda con gli occhi spalancati e l'espressione familiare di Sif quando desidera uccidere qualcuno.
"Sapevo..." dice con le ultime parole che gli restano. "... che sarei morto se mai ti avessi rivisto. Ma tu... perché sei ancora viva?"
Thrain crolla sulle ginocchia e poi cade in avanti. Loki non ha tempo per analizzare le ultime parole del nano. I loro nemici arriveranno presto e...
Freya è la prima a reagire. Con una mano afferra Vanadis e la pianta nel terreno ghiacciato per aiutarsi a mettersi in piedi. Barcolla in avanti e Loki capisce subito che è incapace di reggersi in piedi da sola.
Se anche li vedesse, Heimdall non potrebbe aiutarli in alcun modo senza l'ausilio del Bifrost.
Se è giunta la sua ora Loki intende combattere fino a quando non gli resterà più fiato in corpo. Anche Freya è del suo stesso parere, ma...
Morire... Non trova nulla di consolante nel sapere che la morte non giungerà per mano di Thanos.
"Andrò avanti per primo." mormora a Freya, deciso nel cercare di... salvarla? Non è in grado di salvare se stesso, figurarsi lei.
"Loki..."
Lui si volta appena a quel richiamo. Non crede di aver mai visto la paura sul viso di Freya, ma è quello che percepisce dall'espressione che lei gli rivolge.
La mano della guerriera si muove rapida sulle sue braccia, fino ad arrivare all'altezza dei polsi.
Loki trattiene il respiro quando le dita si fermano in corrispondenza dei bracciali dei nani.
"Devi andartene." gli dice Freya, risoluta. "Gli Jotun non conoscono il volto di Loki, il distruttore del loro mondo. Fa che continuino a non saperlo."
Le rune che lei pronuncia ad alta voce, nel giuramento che lo libererà dai bracciali, sono dette con chiarezza e risolutezza.
Quando le fasce di metallo si aprono e permettono a Loki di togliersi quegli oggetti imperniati di Seiðr, è sollievo misto a colpa ciò che prova il dio degli inganni.
Sente scorrere la magia nelle sue vene, ma non c'è gioia in quella riconquista.
"Scappa finché puoi farlo." gli suggerisce Freya.
Loki la guarda. Crede davvero che potrebbe abbandonarla, lasciarla nelle mani di quei mostri di ghiaccio?
Forse una parte di lui lo farebbe. Vuole salvarsi, ma non se significa essere ricordato come un codardo. Non darà altri motivi ad Odino per farsi beffeggiare ad Asgard.
Delle voci cavernose e profonde giungono dall'esterno e Loki si mette davanti a Freya per tentare di rallentare l'inevitabile. Lei sbuffa e tossisce.
"Non possiamo farcela, lo sai. Il Seiðr che stai riacquistando è ancora troppo debole. Ingannali e vattene."
"E poi?" le domanda con rabbia. "Vagherò su questo mondo di ghiaccio finché non mi troveranno?" È furioso con se stesso e con lei, che si offre tanto facilmente al sacrificio.
"Torna ad Asgard, trova il modo."
Mai. Loki si rifiuta di accettare una simile idea. Guarda la schiena di Freya, le cicatrici che le deturpano la pelle, e si domanda come potrebbe tornare da Odino e accettare un simile destino.
"Non restare per me."
Loki deglutisce. Per lei? Non lo fa per Freya, ma per il suo orgoglio.
"La decisione è mia e ho fatto la mia scelta."
"Pazzo!" sibila la guerriera ansimando per lo sforzo di rimanere in piedi.
"Devo proprio esserlo."
 
 
Rimanere in quella posizione le richiede sia uno sforzo mentale che fisico, ma Freya non ha intenzione di abbandonare Vanadis. Le occorre la spada per difendersi e non può lasciare che un'arma dei Nibelunghi cada nelle mani degli Jotun.
Ha liberato Loki dai bracciali dei nani ed è tormentata dall'idea che entrambi cadranno su Jotunheim, dimenticati da tutto e tutti.
Sarà colpa sua se il figlio di Odino morirà lì, sua, se Thor perderà un fratello e Frigga un figlio.
La presa sulla spada è debole e prima che lei possa rendersene conto l'arma le scivola dalle dita, cadendo sul sangue ghiacciato di Thrain. Gli occhi del nano sono opachi e spenti, ma lei li ricorda.
Thrain doveva essere alla villa il giorno in cui i suoi genitori morirono. Odino aveva fatto esiliare i nani sopravvissuti all'attacco e all'incendio su altri mondi ed evidentemente lui era finito lì.
Jotunheim. Patria dei giganti di ghiaccio, che avevano dato il via a molte guerre, che avevano attaccato Midgard che...
Era il pianeta d'origine di Loki.
Certo...
Freya sobbalza per l'intuizione che ha appena avuto, per il piano che potrebbe salvare almeno uno di loro. Al dio degli inganni non piacerà la sua proposta -oh, la odierà!- ma non avrà il tempo per sollevare obiezioni.
Raccoglie le ultime energie che le rimangano, concentrandole nel palmo della mano, e poi si protende in avanti fino a sfiorare la pelle scoperta del braccio di Loki.
È un attimo.
La pelle di lui muta in un azzurro sempre più scuro, fino a raggiungere un intenso colore blu. Gli occhi brillano di una sfumatura cremisi, mentre si volta a guardarla.
"Non rivelare il tuo vero nome." gli rammenta Freya, crollando sulle ginocchia.
Loki è furioso e sorpreso, ma anche colpito per quella trovata, lo capisce dalla sua espressione assorta.
"Di loro che sono una tua... una schiava. Un'esiliata di Asgard."
Freya non ha tempo di dirgli altro, una fitta alla schiena la fa crollare definitivamente a terra e cinque Jotun varcano l'entrata della grotta.
 
 
Loki maschera la sorpresa con l'arroganza tipica degli Jotun e afferra malamente Freya per un braccio. Lei è sua, di certo non ha intenzione di cederla a una di quelle creature di ghiaccio.
"Cosa abbiamo qui?" domanda la voce dello Jotun più alto, che si fa avanti per primo. Loki presume sia il capo di quella banda. Ha una parlata fluida che a primo impatto gli ricorda Laufey, ma la cosa al momento è del tutto irrilevante.
"Chi sei, ragazzo?" quello fa una pausa e allunga il collo a sinistra per esaminare il corpo di Freya. "Una femmina asgardiana?"
"Una schiava." si affretta a dire. "Il nano l'aveva... l'ha rapita. L'avete ucciso prima che potessi farlo io." aggiunge.
"Da dove viene?"
"Esiliata dalla città d'oro."
Lo Jotun muove un passo in avanti. "E tu? Sembri gracile quanto un asgardiano. Puzzi come lei."
Loki si sforza di mantenere un'espressione neutra. "La ragazza è schiava della mia famiglia da molti anni. Una piccola ribelle, ho dovuto punirla diverse volte." fa un cenno sbrigativo alla schiena di Freya mentre lei continua a tenere la testa rivolta verso il basso. "Ha tentato la fuga ed è stata trovata dal nano."
Lo Jotun grugnisce. "Credevi di poter scappare?" si rivolge direttamente a Freya, sputandole addosso. "Stupida asgardiana." La spinge con un calcio e la guerriera si lascia sfuggire un lamento.
"Ha uno strano accento. Da dove credi che venga, Khol?" interviene un secondo gigante di ghiaccio, riferendosi a lui e rivolgendosi al capo.
Loki ha studiato il pianeta in passato. Jotunheim è pressoché diviso in villaggi più o meno abitati, ci sono tre città più popolate ed una di queste è la capitale Jotunna[1].
Non ha idea di dove lui e Freya si trovino in quel momento. "Dal... sud." si sforza di ricordare il nome di qualche villaggio. "Jarja.[2]" Se non sbaglia fu uno degli insediamenti che gli asgardiani attaccarono al tempo della guerra.
"Un lungo viaggio... Perché? Sei qui per la sfida dei re?"
Loki annuisce con lentezza. Ha già sentito parlare di un evento simile, ma non ricorda i particolari di cosa consista.
"E la schiava?" Khol fa per afferrare i capelli di Freya, ma lui lo ferma, mettendosi in mezzo.
"Appartiene a me." sibila il dio degli inganni, stringendo il pugnale dietro la schiena.
Gli Jotun ridono, lanciandogli sguardi di scherno. Lui vorrebbe strappare loro gli occhi e squarciarli le viscere, ma il pensiero di Freya ferita lo trattiene dal lanciarsi in una battaglia persa in partenza.
"È solo una cagna asgardiana, ferita e sfregiata. Non sopravvivrà a lungo al freddo di Jotunheim."
Da come gli Jotun osservano la guerriera, Loki è certo che quelle parole non rispecchino affatto quello che le farebbero se lui non fosse presente. L'idea è così rivoltante che, mentre stringe i pugni, del ghiaccio si forma sulla superficie della pelle.
"Siete stati voi ad uccidere i nostri Ghoul da ricognizione? I sopravvissuti ci hanno condotto qui." ringhia Khol, mostrando i denti.
Loki serra la mascella.
"Prendeteli." ordina l'altro e immediatamente i quattro Jotun rimasti di schierano al fianco di Freya e Loki, immobilizzandoli.
"Verrete a Jotunna con noi. In un modo o nell'altro troverò il modo per farvi ripagare il vostro debito."
 
 
***
 
 
Quando Thor varca la porta della sala del trono e trova Sif inginocchiata davanti al trono di suo padre, capisce che è tardi. Il corvo che ha spiato la sua conversazione con Frigga è appollaiato sull'avanbraccio di Odino.
Avanza senza degnare la guerriera di un'occhiata e si inginocchia anche lui al cospetto del re di Asgard.
"Padre-"
"Con te e tua madre parlerò più tardi. In privato." lo ammonisce, accarezzando distrattamente le piume del volatile.
Thor serra la presa sull'impugnatura di Mjolnir e alza la testa. La sala è piena di guardie, consiglieri, ancelle e servitori del palazzo. Tutti hanno lo sguardo puntato su Sif e lui è perfettamente conscio che la guerriera deve aver riferito all'intera Asgard di Freya e... Loki.
In quel momento, Thor la sta detestando. Sif l'ha salvato innumerevoli volte in passato, ma... Il tradimento brucia come fuoco sul suo cuore.
Non può discutere con suo padre davanti a tutti quegli asgardiani, ma devono parlare. Odino non può tirarsi indietro da quella faccenda come ha fatto con Loki.
Il corvo inclina la testa verso il cielo e vola via nell'esatto momento in cui Odino si alza in piedi. "Vanno organizzate nuove difese." annuncia. "Il Bifrost sarà presto nuovamente utilizzabile. Scoveremo i traditori del regno e li distruggeremo!"
Thor decide di andarsene, prima di poter dire cose di cui si pentirebbe, e lascia la sala tra gli applausi del pubblico.
Sif l'ha seguito, a testa alta e con lo sguardo fiero, il modo con cui affronta ogni cosa.
"In questo momento, Sif, preferirei non discutere con te di nulla." accelera il passo, ma l'asgardiana non sembra intenzionata a chiudere lì il discorso.
"Qui non si tratta di Freya o di Loki, Thor. Si tratta di Asgard!" esclama.
Thor si ferma e torna indietro con occhi furenti. "Tu non hai idea di cosa Asgard abbia fatto a lei!" Ha alzato la voce più del previsto, ma nella mente ha impressa ogni parola che Frigga gli ha rivelato.
Sif è confusa e non può darle torto. "Freya?" Lei socchiude gli occhi come se potesse intuire cosa si nasconde dietro quella dichiarazione, ma Thor non ha intenzione di aggiungere altro.
"Basta così, Sif." la interrompe prima che possa dire altro. "Devo trovarli, che a mio padre piaccia o meno. Riporterò entrambi a casa. Asgard è l'unico luogo a cui entrambi appartengono."
 
 


 
 
 

[1] Jotunna: ho cercato in giro per il web ma non ho trovato notizie sul nome di una capitale per Jotunheim. Mi sono arrangiata di fantasia
[2] Jarja: villaggio inventato.



Ed eccoci al capitolo omonimo alla storia. Gustatevi l'aggiornamento perché vedo il mio futuro pieno di impegni! Sorry! T.T



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Capitolo 17
*** La sfida dei re ***





Capitolo 16: La sfida dei re
 
 

 
Sono trascorsi due giorni da quando Loki ha potuto parlare con Freya. Stanno marciando verso Jotunna, la capitale di quel mondo, e vento e ghiaccio non hanno dato tregua a nessuno durante quel viaggio.
Vanadis è nelle mani di Khol. Lo Jotun l'ha raccolta dalla grotta del nano, credendolo un cimelio rubato da Thrain a qualche cadavere, e ogni volta che estrae l'arma dal fodero rimane ad ammirarne le incisioni per minuti che a Loki sembrano ore.
Il dio degli inganni vorrebbe ridere del suo destino. Dai bracciali nanici è passato alla prigionia nelle mani degli Jotun.
Su Jotunheim è difficile capire la sottile differenza che c'è tra la notte e il giorno. Eppure, Loki è certo di averla compresa. Quando scende la notte e cala un'oscurità appena più scura del giorno, il vento si placa e per un breve istante si possono vedere una manciata di stelle.
È a quel punto che gli Jotun, come nei giorni precedenti e in quel preciso istante, si fermano. Non rivolgono il minimo sguardo in cielo, ma slegano le loro provviste e coperte dalla groppa dei Ghoul. Poi liberano anche gli animali e Loki rimane a fissarli fino a quando scompaiono all'orizzonte in cerca di qualche preda.
Quella notte hanno trovato riparo dietro a due lastre di ghiaccio sovrapposte che creano una sorta di tetto e li proteggono dalle tempeste.
Loki stringe i pugni, mentre osserva Khol trascinare a peso morto Freya sulla neve. Quei due giorni di marcia forzata l'hanno stremata e non ha idea di quanto lei possa resistere ancora. Ha bisogno di cure per la schiena e...
Il dio degli inganni non riesce a sopportare il modo in cui Khol le sfiora la pelle o le accarezza i capelli quando lei è troppo stanca per allontanare la testa.
Tutti gli asgardiani conoscono le storie di ciò che hanno fatto gli Jotun alle valchirie durante l'ultima guerra e di come le guerriere, poi, si siano tolte la vita. Loki non riesce nemmeno a concepire l'idea di Freya che...
Scuote la testa, affondando le mani nel suolo ghiacciato, ma nemmeno il pensiero della vendetta su Odino riesce a distogliergli l'attenzione da quel punto fisso.
"Fragile e debole. Credevo sarebbe morta." esordisce Khol, mentre getta Freya al suo fianco. "Una schiava docile: non si è mai lamentata."
Lo Jotun se ne va con un ghigno sprezzante e Loki si affretta a raggiungere la guerriera. È rannicchiata su se stessa, il vestito della festa è ormai uno straccio sporco di sangue, e ha un taglio sulle labbra screpolate dal freddo.
"Cosa ti hanno fatto?" sibila Loki, sobbalzando quando fa per sfiorarla e nota la differenza della loro pelle. Non si abituerà mai alla sua natura di gigante di ghiaccio e non vuole toccarla con quell'aspetto mostruoso.
"Niente." sussurra Freya, voltandosi appena. "Non permetterei loro di toccarmi."
"Li ucciderò uno alla volta." le promette con rabbia.
Lei si avvicina, appoggiando la testa alla sua spalla e Loki ne è così sorpreso che si irrigidisce. Gli Jotun non stanno facendo caso a loro, troppo presi nel consumare il loro pasto frugale.
"Posso provare a guarirti la schiena." le propone. "Non sono mai stato bravo nelle arti curative, ma-"
Freya lo interrompe stringendogli la mano. "Gli Jotun conoscono a malapena le basi del Seiðr. Possono eseguire solo incantesimi semplici. Non devono sospettare, Loki."
"Mi stai chiedendo di assistere al tuo tormento."
"La sofferenza... fortifica."
"Oppure uccide." le fa notare con rabbia. Non vuole immaginare cosa le abbia fatto Víli per renderla così ostinata. "Ti senti in colpa per essere sopravvissuta?"
Freya sussulta. "E tu? Quando sei caduto dal ponte del Bifrost tutti ti abbiamo creduto perduto. Ti ho visto... Quella notte, mentre affrontavi Thor e ingannavi Laufey."
"Hai freddo?"
"Stai eludendo la domanda."
"Anche tu." replica il dio degli inganni. "Dovresti provare a riposare."
"Dormire significherebbe avere altri incubi. Nei sogni le fiamme non mi danno mai alcuna tregua."
"Vuoi parlarne?"
Freya si fa più vicina e ogni centimetro di distanza tra loro è annullata. "Non adesso." gli sussurra sfinita. "Mi dispiace averci condotto qui. Saremmo dovuti giungere a Svartálfaheim."
"Non pensarci." le consiglia Loki. "La colpa è del sangue che scorre nelle mie vene."
"Ti insegnerò a padroneggiare la magia del sangue. Conosci già le rune e sei abile con il Seiðr. Ce ne andremo da questo mondo."
Loki è entusiasta dell'idea, ma ciò che Freya gli ha detto implica che ci vorranno altri giorni per andarsene da lì. È onorato e al tempo stesso spaesato dalla proposta di Freya. "Potrei tradirti." le fa notare.
"Non lo farai. Non ora."
Loki sorride, gettando la testa all'indietro. "Quanta sicurezza..." bisbiglia al vento. "Non si può cambiare la natura di un lupo."
 
 
***
 
"Non entravo in queste stanze da molto tempo."
"Dalla volta in cui avete trovato una delle vostre ancelle sotto le mie lenzuola." risponde prontamente Thor, impegnato a slacciarsi il mantello. In altre circostanze lui avrebbe riso della sua stessa battuta, ma non era quello il caso.
"Tuo padre non ha idea di dove possano essersi nascosti."
"Nemmeno io." replica a Frigga. L'ha tenuta al corrente delle sue ricerche, ma tutte hanno dato esiti negativi.
"Perché non sono ad Asgard, Thor."
Il dio del tuono si volta e il mantello scivola a terra. Si guarda attorno sospettoso, ma non ci sono spie o corvi in quella stanza.
La regina di Asgard gli rivolge un mesto sorriso, mentre si aggira tra i mobili della camera. Si ferma davanti ad una piccola tela che raffigura la loro famiglia al tempo in cui Thor e Loki erano dei ragazzini disobbedienti.
"Ma il Bifrost è... madre, come hanno potuto viaggiare senza-"
"Come ha fatto Odino a mandarti su Midgard alla ricerca di Loki? Ha conferito con Hela e lei gli ha concesso la materia oscura di cui avevi bisogno per materializzarti sul mondo umano."
Thor annuisce, anche se in realtà non è mai stato partecipe di ciò che avvenuto tra la regina di Hel e il re di Asgard.
"Ci sono altri modi, naturalmente. Più rischiosi, più imprevedibili... Il segreto per viaggiare tra i mondi è un sapere che in pochi conoscono e ancora meno sono coloro in grado di utilizzarlo."
"Ma Freya ne è capace." commenta Thor. "Non posso raggiungerli senza l'aiuto del Bifrost."
"È così." concorda Frigga, voltandosi. Tiene le braccia lungo i fianchi, ma poi le allunga in avanti, invitandolo a raggiungerla.
Thor obbedisce e sua madre gli poggia le mani sulle guance, sfiorandogli i capelli. "Mi ricordo quando sei nato: fuori dalle mura di Vàlaskjàlf infuriava una tempesta e tuo padre era lontano, impegnato a risolvere qualche disputa in uno dei Nove Regni. Odino è tornato da me solo un mese dopo, in tempo per partecipare alla guerra contro gli Jotun." Alle loro spalle, qualcuno bussa alla porta, ma entrambi ignorano quel richiamo.
"Ci è voluto un anno prima che lui tornasse a casa: senza un occhio, ma con un fagotto di pezze che nascondeva il corpo minuto di tuo fratello. Ho amato Loki fin dal primo sguardo. Promisi a me stessa che l'avrei cresciuto come se fosse stato frutto del mio grembo. Odino me lo concesse e fu facile costruire una recita che ci permise di presentarlo ad Asgard come figlio legittimo.
Voglio bene a entrambi, così come a Freya.
A volte... Odino dimentica di essere padre tanto quanto è re."
La carezza di Frigga scivola delicata sulla sua pelle, quando lui si decide a distogliere lo sguardo. "Non essere in collera per le sue decisioni. Cerca di proteggerci, a modo suo. Il carattere di tuo padre è stato forgiato da molte battaglie, Thor."
Il silenzio tra loro si protrae fino a quando l'ennesimo richiamo dall'esterno della porta convince il dio del tuono a verificare cosa ci sia di tanto urgente.
È un giovane guerriero quello che trova, con due lame gemelle issate sulla schiena.
"Principe Thor." lo chiama con voce grave. "Heimdall vi ha convocato. Ci sono nuovi disordini in città."
 
 
***
 
 
Quando Freya si sveglia, strattonata da Khol che grugnisce e le sputa addosso insulti a cui nemmeno fa caso, è sola. Loki si deve essere allontanato prima che lo Jotun li trovasse insieme e lei si limita ad eseguire le richieste del gigante di ghiaccio. Più si mostrerà remissiva e debole più, in futuro, sarà facile scappare.
I Ghoul sono stati preparati per la marcia e Khoul la trascina fino al suo animale, legandole una corda attorno ai polsi. La stringe più del necessario e Freya si affretta a muovere le dita delle mani per verificarne la sensibilità.
Poi lo Jotun si avvicina e le tira i capelli, annusandone una ciocca come farebbe un cane da caccia.
"Hai ancora impresso su di te l'odore di Asgard." commenta. Le dita del gigante tastano la pelle scoperta del suo collo con avidità, obbligandola a fissarlo negli occhi. "Possiedi lo sguardo di una belva."
Freya scatta all'indietro, ma la corda si tende oltre il limite e lei finisce con il volto nella neve. Ansima e trema come se avesse affrontato cento guerrieri e si sente umiliata per quella debolezza che non ha mai avuto.
"Potrei decidere di tenerti con me se sopravvivrai fino a Jotunna." Khol si lecca le labbra e sogghigna. "Come risarcimento per le bestie uccise dal tuo padrone... Si dice che giacere con voi femmine di Asgard provochi un piacere senza eguali. Sarebbe un peccato se Laki non condividesse una simile rarità."
È disgustata da quelle parole, ma darlo a vedere non sarebbe saggio.
"Hai un nome?"
Freya annuisce. "Il padrone mi chiama Vanadis." sussurra, mostrandosi impaurita. Il suo secondo nome, il nome della spada che ora è legata al fianco del Ghoul.
"Vana-dis." ripete l'altro, storpiandone il suono. "E Laki." aggiunge, riferendosi al dio degli inganni. "Nomi insulsi, come i proprietari." Khol si volta, afferra le redini del Ghoul e gli monta in sella, spronandolo a partire.
Freya è costretta a muoversi con loro. La corda si stringe in modo doloroso attorno ai polsi e lei si affretta a seguire lo Jotun. Loki e gli altri Ghoul li precedono, mentre loro chiudono la comitiva. Lei è troppo lenta, impacciata e debole per riuscire a mantenere un ritmo sostenuto.
Le gambe affondano nel manto nevoso a ogni passo che compie e perfino la vista si sta indebolendo a causa di tutto quel bianco che li circonda.
Ogni volta che cade o scivola su qualche lastra di ghiaccio è tentata di lasciare che il torpore la avvolga, ma poi alza lo sguardo e pensa che deve trovare Aster. Trovarlo e ucciderlo.
"Jotunna ti piacerà, asgardiana." dice Khol, che tenta continuamente di fare conversazione con lei, come se a Freya potesse importare qualcosa. "Era il gioiello di Jotunheim... un tempo. Prima che il secondogenito di Odino usasse il Bifrost come arma contro di noi!" ringhia lo Jotun e per quanto lei ci provi non riesce davvero a provare alcun tipo di compassione. "L'energia che ha generato ha distrutto le alti torri costruite in secoli di fatica... se potessi, ucciderei il principe Loki con le mie mani!"
Freya tace, ma sposta lo sguardo verso il dio degli inganni, che marcia al fianco di un Ghoul esattamente come lei. Non dubita che tutti gli abitanti di quel pianeta desiderino la sua morte, come lui ha voluto la loro.
"Laufey era un re debole, abituato a secoli di inattività. Ha lasciato che il figlio di Odino lo raggirasse. Mai fidarsi degli asgardiani!" inveisce, alzando la voce.
Raggirato non solo dal figlio di Odino, ma dal suo stesso sangue, osserva Freya. E trova che ci sia qualcosa di ironico in tutto quello.
 
 
Freya ha dieci anni quando vede per la prima volta il re degli Jotun.
Si trova con sua madre, fuori da una taverna che ha visto giorni migliori, e attendono che il corteo attraversi la strada. Gli Jotun urlano e acclamano il nome del loro re che è tornato vittorioso da una battaglia che ha combattuto al nord contro dei giganti ribelli.
Laufey ha un fisico possente, è alto, e mostra ai suoi sudditi un fastidioso ghigno ribelle che Freya trova insopportabile. Non capisce perché si senta tanto fiducioso di sé, quando Odino l'ha sconfitto più di dieci anni prima, privando il suo popolo dello Scrigno degli Antichi Inverni e rendendolo facile preda di attacchi. Non vede cosa ci sia da gioire di un mondo di macerie e ghiaccio.
"Si glorifica della morte del suo stesso popolo." commenta sua madre, avvolta in una splendida pelliccia bianca. "La sfida dei re lo ha visto uscire come vincitore, ma... Mi chiedo quanto durerà il suo regno."
Freya segue la madre, distogliendo l'attenzione dal ritorno del sovrano.
"Sai cosa significa?" domanda Skaði, precedendola nella risposta. "Jotunheim non è Asgard e le leggi qui sono diverse. Il diritto di sedere al trono non è stabilito in modo dinastico. Figlio, nipote o fratello del re non avrebbe alcuna importanza... Gli Jotun sono un popolo di primitivi, come gli umani che per secoli hanno arrancato alla ricerca del controllo del fuoco, e tutto ciò che sono lo devono alla violenza.
Essere re significa essere forti, più forti degli altri. L'unico modo che hanno per dimostrare ciò è tramite una gara, una sfida... e il vincitore avrà il diritto di sedersi sul trono. Chiunque può sfidare chiunque." le spiega sua madre.
"E tuttavia... se anche ad Asgard vi fosse una simile legge... Dimmi, Freya. Chi credi starebbe seduto sul trono, Odino o tuo padre?"
Tutto ciò che ottiene Skaði è silenzio.
 
 
 
 
Sono ore che marciano in fila indiana sulle strade lastricate che conducono alla capitale e Freya non prova che stanchezza. Ogni altro pensiero è subordinato a questo e una parte di lei è consapevole di quanto ciò sia pericoloso.
Jotunna le appare come la città devastata che è: dalle torri spezzate ai giganti razziatori che si aggirano tra le case abbandonate. Non è rimasto nulla dello sfarzo che Laufey ha costruito in anni di sacrifici e conflitti.
La maggior parte della abitazioni sono vuote e lasciate allo sfacelo. I tetti delle torri si sono sciolti sotto la potenza del Bifrost e appaiono come stalattiti protese verso il cielo. Sulle strade si incrociano solo guerrieri, celati dietro cappucci neri, che grugniscono versi incomprensibili.
Mentre avanzano verso il cuore della capitale, dove le costruzioni in ghiaccio si uniscono alla pietra creando un'insolita unione, Freya si chiede cosa stia accadendo ad Asgard.
Non fa che pensare agli eventi che l'hanno condotta lì, chiedendosi come sia stato possibile per Aster entrare a Vàlaskjàlf. Trova assurdo che Heimdall non si sia accorto di nulla, se non quando era troppo tardi.
Qualcuno la spintona in avanti e lei socchiude gli occhi per cercare di liberarsi dai cristalli di neve che le offuscano la vista. Intorno ai polsi legati, la carne ha cominciato a sanguinare, ma il dolore è mitigato dal gelo di quel mondo.
Khol li sta guidando al centro della capitale, facendo procedere il loro gruppo tra gli Jotun che camminano nel senso opposto.
Freya intuisce che molti abitanti stanno abbandonando quella città di morte, lasciandola in balia di coloro che desiderano riconquistare il potere perduto da Laufey. Non sono che un popolo diviso, senza guida, e questo potrebbe tornare a vantaggio suo e di Loki.
Riflette senza sosta, pianificando una fuga che spera potrà arrivare. Non le rimangono che dubbi e ricordi. Ricordi e dubbi...
Freya si strofina il volto e vede il mondo barcollare e farsi sfuocato. Le figure si confondono tra loro, diventano ombre, e lei inciampa sui suoi stessi piedi.
Cade a terra senza avere più la forza per rialzarsi.
La neve le scivola in bocca, sulla lingua e Freya tossisce, ricordandosi di respirare.
Le pedine di Aster... come hanno fatto ad entrare indisturbati nel palazzo reale?
Si strofina la mano sulla bocca e alza la testa solo per trovarsi davanti agli occhi il viso di Khol che la osserva massaggiandosi il mento con fare pensoso.
"Alzati." le ordina.
Da qualche parte, dietro i corpi dei Ghoul, sente la voce di Loki senza capire però cosa stia dicendo.
Lo Jotunheim smuove la neve con i piedi, lanciandogliela addosso, ma Freya non ha la forza per reagire e accusa il colpo in silenzio.
"Alzati o ti uccido." le dice lapidario, impugnando Vanadis.
La vista della spada le fa ritrovare abbastanza forze da eseguire il comando e con fatica si rimette in piedi, senza mai guardare in direzione del dio degli inganni.
Quando il loro viaggio verso l'ignoto procede, Freya studia con stupore il tremore che ha alle mani.
 
 
"Il fuoco ti spaventa?"
Freya si volta verso Sonea, intenta a pulire la locanda che lei stessa le ha regalato pochi anni prima. Non riesce a capire.
"La tua mano destra, Freya..." le indica Sonea. La sua vecchia balia si avvicina con fare lento, il viso deturpato dall'età e dalle torture inflitte da Víli. Si siede di fronte a lei, su una vecchia poltrona di stoffa rossa, piegandosi in avanti per gettare altra legna nel camino acceso.
"No. Non ho mai temuto il fuoco." risponde, osservandosi il braccio. Freya inclina la testa di lato e per essere certa di ciò che dice allunga la mano sul fuoco, proteggendosi la pelle con il Seiðr.
"Ho sentito delle cerimonia di incoronazione." annuncia Sonea, sistemandosi con fare distratto la gonna.
"Odino l'hai interrotta a causa di alcuni Jotun che si sono introdotti nelle sale sotterranee del palazzo. Un piccolo gruppo... Hanno cercato di rubare lo Scrigno degli Antichi Inverni."
La sente sospirare e scuotere la testa. "Sai che certe cose non dovresti dirmele. Qualcosa ti turba o non saresti qui."
"Thor e Loki sono andati su Jotunheim."
Sonea dischiude la bocca, sorpresa. "Perché?"
"Alcune volte, Thor si è fermato alla tua locanda... dovresti sapere quanto è impulsivo." le fa notare. "Forse avrei dovuto fermarlo. Trattenerlo ad Asgard con una qualche scusa."
"Perché me lo stai raccontando? Cos'è accaduto su Jotunheim?"
Freya si alza in piedi, voltandosi verso la sala vuota di avventori. Manca poco all'alba, ma quando ha lasciato Vàlaskjàlf per raggiungere Sonea sapeva che l'avrebbe trovata alzata.
"L'irruzione su Jotunheim è avvenuta ieri." rivela.
"Non li avrai seguiti!" esclama Sonea, alzandosi a sua volta e guardandola dritta negli occhi.
"No, certo che no."
I lineamenti della locandiera si distendono e Freya si sente in colpa per averla fatta preoccupare inutilmente.
"Va bene..." annuisce Sonea, cauta. "Qual è il problema, quindi?"
Freya prende tempo, si dirige al balcone e afferra una bottiglia di vino riempiendosi un calice di vetro. Lo assapora con lentezza, ma le sembra di bere cera anziché vino.
"Odino ha esiliato Thor su Midgard, privandolo di ogni potere." rivela alla fine, anche se non è quella la cosa che la preoccupa maggiormente. Il re di Asgard deve avere un piano se ha allontanato il legittimo erede al trono, e comunque...
Loki è il problema. O meglio, non lui, ma quello che Odino gli ha rivelato. Forse entrambe le cose. Le è difficile capire quanto una simile verità potrebbe influenzare il dio degli inganni.
Ma non può dire a Sonea cosa ha scoperto sul conto di Loki. Nessuno deve scoprire il segreto di Frigga e del Padre degli Dei.
"Se non sapessi chi sei, bambina mia, direi che hai paura."
"Mi è stato insegnato a non averne." replica Freya.
Sonea sorride indulgente e le toglie il calice dalle dita. "La paura non funziona così, Freya. La paura non ha regole."
 
 
 
Khol li ha rinchiusi nella stessa cella e Loki non può che ringraziare la stupidità di quel gigante di ghiaccio. Evadere da quel luogo gli appare molto più semplice ora.
Si volta verso Freya, osservandone il viso provato e pallido. È rannicchiata su vecchie coperte logore e lui non ha la forza di svegliarla per discutere della loro fuga. Non l'ha mai vista tanto debole e indifesa, ma trova che ci sia qualcosa di affascinante nell'averla così fragile alla sua portata.
L'idea gli sorge all'improvviso, folle e geniale al tempo stesso.
Si avvicina alla guerriera e appoggia le dita ai lati della sua tempia, chiudendo gli occhi. La reazione è immediata e potente.
Quando Loki solleva le palpebre i ricordi di Freya scorrono davanti a lui come un flusso di immagini continue.
Se lei non vuole rivelargli nulla, allora sarà lui a prendere da sé le informazioni che desidera. Di certo, non ha intenzione di sentirsi in colpa per quell'intrusione.
La memoria di Freya è un labirinto senza fine. Ogni volta che Loki crede di aver afferrato un ricordo quello sfuma davanti a luì, lasciandolo perplesso e frustrato. Tutto è sfuggente e il dio degli inganni si chiede se quel fatto rispecchi la natura della guerriera.
Gli occorre molto tempo, e più pazienza di quanta lui solitamente ne abbia, per riuscire finalmente a leggerle la mente. Ma anche allora... sono solo frammenti.
 
"Tu sarai lo strumento che mi permetterà di avere Asgard tra le mie mani."
 
"Caleranno le tenebre... sulla città dorata."
"Ragazzina ingenua. Tu non potrai fare nulla."
"Asgard cadrà. Odino cadrà... Sarà solo una questione di tempo."
 
"Domina la tua mente e potrai apprendere i segreti del Seiðr."
"Non... non ci riesco. Fa troppo male, madre."
"Impara in fretta, Freya. La pazienza di tuo padre ha un limite."
 
"Condoglianze."
"Una perdita terribile per Asgard."
"Una famiglia così unita..."
"...Terribile."
 
"Vanadis è stata forgiata insieme a Gungnir nel cuore di un vulcano. Non è splendida?"
"È da lei che deriva il tuo nome."
"Ne sarai all'altezza, si?"
 
"La stirpe dei Nibelunghi, i nani capaci di forgiare le antiche armi degli dei.
 
Ti ho tenuto con me per quasi mille anni."
"Sì."
"Eri solo una collana, un gingillo rubato ad un nano morente."
 
"Ti passerà la voglia di disobbedire."
"Cento frustate ogni volta che lascerai scappare un bersaglio."
 
"La sfida dei re lo ha visto uscire come vincitore, ma... Mi chiedo quanto durerà il suo regno."
"Sai cosa significa?"
"...e il vincitore avrà il diritto di sedersi sul trono. Chiunque può sfidare chiunque."
 
 
Quando Loki sente la coscienza di Freya risvegliarsi, interrompe il flusso del Seiðr, ma è troppo tardi per nasconderle ciò che ha fatto.
"Hai frugato nei miei ricordi come un ladro." sibila furiosa, mentre lui fa un passo indietro.
"Volevo sapere."
"Potevi chiedere."
Loki scuote la testa e sogghigna. "E avrei ricevuto risposta?"
La vede stringere i pugni e poi riaprirli come se non sapesse cosa fare. "Avrei dovuto immaginare che avresti tentato di farlo, prima o poi."
Lui le volta le spalle, camminando fino a limitare delle cella. "Tuo padre..."
"Non ho intenzione di parlare di lui." lo interrompe Freya.
"E che mi dici di Brísingamen? Pensavi di dirmelo? Credevi di potermi ingannare o manipolare come ha fatto Odino?" tuona Loki.
Dall'esterno della loro prigione provengono le grida infastidite delle guardie che ordinano loro di tacere.
"Te ne avrei parlato quando la situazione sarebbe migliorata!" Freya tossisce e per un istante, lui si sente colpevole per averla trattata in modo tanto brusco.
"Loki..."
La ignora, fino a quando la voce di Freya si alza di tono, chiamandolo nuovamente.
Quando si decide a prestarle attenzione, si accorge immediatamente di cosa è accaduto. Le gambe e i polsi di Freya sono avvolti da spessi strati di ghiaccio che le impediscono qualunque movimento.
"Potresti liberarmi?"
Lui annuisce, e con un rapido movimento del polso fa sparire il ghiaccio che la ricopre.
"Non eri consapevole di cosa facevi, vero?" gli domanda Freya, massaggiandosi le caviglie.
Loki detesta sapere che lei ha ragione. Studia la sua pelle blu domandandosi quali altre sorprese potrebbe rivelargli e non ne è entusiasta. Non avere il controllo di sé è quanto di peggio potesse capitargli in quella situazione. Vuole andarsene da Jotunheim, rivuole il suo vero aspetto, quello che ha imparato a conoscere da quando ne ha memoria.
Quando entrambi sentono dei passi pesanti avvicinarsi verso l'entrata della cella si girano scambiandosi un rapido cenno della testa.
Loki richiama a sé il Seiðr e non è sorpreso quando si ritrova davanti Khol.
"Vieni qui, ragazza." ordina a Freya che però rimane ferma.
"Lei non va da nessuna parte." chiarisce il dio degli inganni, abbandonando le braccia lungo i fianchi.
Khol ride e gli artigli delle sua mani stridono sulla superficie di pietra. "Siete due prigionieri, se tu non l'avessi notato, e il mio signore vuole avere l'asgardiana. È curioso di incontrarla. Non ne capitano molte da queste parti. Sembra che abbiano paura di noi." li beffeggia lo Jotun.
Loki non è particolarmente sorpreso nello scoprire che Khol lavora per qualcuno di più potente, ma lo irrita enormemente il modo in cui si rivolge a loro.
"Il tuo signore dovrà trovarsi un'altra asgardiana. Lei appartiene a me."
Khol tace ed è il battito di un paio di mani che interrompe quel silenzio.
"Avventato. Molto avventato." commenta una voce sconosciuta.
Nel momento in cui un secondo Jotun emerge dalla galleria adiacente la cella, Loki socchiude gli occhi e lo osserva.
La stazza è quella di Thor, ma la somiglianza si conclude lì, considera il dio degli inganni. Indossa una corazza di metallo, insolito per un gigante di ghiaccio, e sfoggia nella mano destra una lunga e affilata scheggia di ghiaccio.
"Vorresti privarmi di ciò che desidero?"
Con la coda dell'occhio vede Freya cercare di dirgli qualcosa, ma non ci presta attenzione.
"Tu vorresti fare lo stesso con ciò che è mio." replica Loki.
Khol si sposta per far passare avanti l'altro e ora che lo scruta meglio, Loki è colpito dal colore della sua pelle.
Bianca. Anomala. Troppo chiara.
Freya muove le labbra e lui coglie un unico nome: Thrym.
Loki socchiude gli occhi e ingoia gli insulti che gli sono saliti alle labbra. Conosce quel nome. Tutti gli asgardiani sono a conoscenza delle gesta del gigante pallido.
Thrym è l'incubo dei bambini di Asgard; lo Jotun che attende sotto il letto il giungere della notte per nutrirsi di coloro che hanno disobbedito ai genitori.
Una favola che all'improvviso è troppo reale per relegarla ad una sciocca fantasia.
Il gigante inclina la testa di lato e ride. Una risata fredda, priva di divertimento, e per un attimo Loki ripensa a quella di Thanos.
C'è una cicatrice che solca la parte sinistra del volto di Thrym, fino alle labbra, e gli conferisce una strana espressione.
"L'asgardiana diventerà mia. Si unirà alle altre mie spose e servirà solo il mio letto."
Loki sobbalza come se l'avessero schiaffeggiato e si gira lentamente verso Freya.
Lei è in piedi, con le labbra serrate e un pericoloso brillare negli occhi. Avanza piano, le mani chiuse attorno a Brísingamen e lui teme cosa potrebbe accaderle se usasse il potere della collana in quelle condizioni precarie.
"Ti sfido." le parole gli sfuggono prima che Loki se ne renda conto, ma non è pentito di ciò che ha innescato. "Io ti sfido." ripete con rabbia.
"Tu, sfidare me?" lo deride Thrym, quasi sorpreso dalla proposta.
Khol, nascosto dietro l'altro gigante ha la bocca spalancata e lo guarda quasi chiedendogli se è pazzo.
"Non hai possibilità di vittoria." ringhia Thrym, scagliandosi con violenza contro la cella. "Tu appartieni al popolo. Non sei un re."
E Loki vorrebbe ridere. Ridere fino a star male. Perché lui è un re, è stato un re, e un re di nuovo sarà.
"Davvero?" lo schernisce a sua volta. "Scopriamolo."





 


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Capitolo 18
*** La leggenda di Fáfnir ***




Capitolo 17: La leggenda di Fáfnir
 
 
 
 
"Sei stato molto..." Freya si porta l'indice alle labbra, indecisa su quale sia il termine più adatto da utilizzare in quel frangente. "...Stupido." conclude con un sospiro sfinito.
Loki è seduto in un angolo, su una specie di nicchia scavata nella roccia, e lei lo trova decisamente troppo rilassato per uno che ha sfidato il gigante pallido ad un combattimento potenzialmente mortale.
I due Jotun se ne sono andati da diversi minuti, eppure Freya si sente ancora a disagio.
"Prego. Ti ho solo salvato dalle peggiori umiliazioni che potevano capitarti." risponde il dio degli inganni. "Sembri stare meglio."
"Non è divertente." gli fa notare, cupa.
"No, non lo è." conviene Loki, assorto in altri pensieri.
Freya alza lo sguardo e esamina la cella in cui si trovano. Per tre quarti è stata ricavata scavando all'interno della montagna, motivo per cui c'è una foro in alto, dal quale entra costantemente vento gelido.
"Hai visto la cicatrice che Thrym ha sul viso?" gli domanda, sfregando le mani tra loro per tentare di riscaldarle.
"Impossibile non notarla." commenta Loki.
"Fu mio padre a ferirlo." rivela Freya, scacciando dalla mente il volto di Víli. "Accadde durante l'ultima guerra. Si scontrarono sul campo di battaglia, mentre Laufey era impegnato nel tentativo di uccidere Odino."
"Peccato che Víli non lo abbia ucciso." fa notare il dio degli inganni.
"Non ci andò nemmeno vicino." prosegue lei con il racconto. "Mia madre mi ha rivelato che quella è stata l'unica occasione in cui mio padre uscì perdente da una battaglia. Thrym lo ferì ad una gamba e fu solo grazie all'intervento di Lord Tyr se si salvò. Ricordo che in inverno Víli odiava uscire di casa perché la gamba gli doleva e zoppicava in modo evidente."
"Una sfortuna che non si siano uccisi a vicenda." ritratta Loki con una smorfia e Freya accenna ad un sorriso.
"Comunque... come monito di quel combattimento mio padre lasciò a Thrym il segno che ora gli deturpa il viso."
Loki rimane in silenzio, ma si volta verso di lei, guardandole la schiena. Freya si irrigidisce e si appoggia alla roccia soffocando il dolore che ciò le provoca. Non vuole che lui veda di nuovo quei segni, simboli della sua condanna. È una questione che la lascia troppo vulnerabile e lei non può essere debole.
"Come pensi di riuscire a sconfiggerlo?" dice, cercando di riportare l'attenzione sullo Jotun.
"L'inganno è la mia arte. Mi verrà in mente qualcosa."
Freya ha il sospetto che lui non abbia la minima idea di come fare per vincere la sfida, ma, in fondo, nel suo sangue scorre davvero quello del defunto re di Jotunheim e lei ha imparato a non sottovalutare il dio degli inganni.
Prende Brísingamen tra le mani e gioca distrattamente con il gioiello in modo quasi infantile.
"Thrym ha detto che vi scontrerete tra una settimana..." ragiona ad alta voce, lanciando una rapida occhiata fuori dalla finestra. Fa alcuni rapidi calcoli mentali e assottiglia le labbra quando si rende conto di ciò che ha scoperto.
"La Convergenza." entrambi formulano la parola nello stesso istante.
Loki si alza in piedi e lei lo guarda camminare avanti e indietro lungo la cella.
"L'allineamento dei pianeti è un evento molto raro." considera lui, ad alta voce.
"Heimdall ne ha parlato a Thor." si intromette Freya. "I Nove Regni non saranno mai tanto vicini come in quel momento."
"In quel giorno i confini tra i mondi saranno molto labili. Se trovassimo uno squarcio..."
Sì, se trovassero uno dei passaggi... Non avrebbero bisogno di usare né la magia del sangue né il Bifrost. Un portale capace di trasportali da un luogo all'altro senza alcuna fatica.
"Ma non sappiamo in quale punto di Jotunheim il portale potrebbe manifestarsi." puntualizza Freya. "E gli Jotun potrebbero seguirci. Non abbiamo garanzie che-"
"È la nostra migliore possibilità di fuga." la interrompe
"Potremmo finire su Muspelheim o, peggio, su Hel." gli fa notare. La sola idea la fa rabbrividire. Si è recata un'unica volta su Muspelheim e le è bastato per una vita intera. Un mondo di fuoco e creature mostruose nate dalla lava.
E se fosse Hel... nessuna creatura vivente può vivere nel regno dei morti.
"Thor lo troverebbe divertente."
Freya trattiene il fiato. È la prima volta da quando Loki è tornato su Asgard che lo sente parlare del fratello in modo quasi nostalgico.
"Thor trova divertenti parecchie cose." gli fa eco lei, nascondendo un sorriso.
"Troppe." sibila Loki.
 
 
Freya non ha toccato il cibo che le guardie hanno lasciato per loro. La sua ciotola è ancora intatta, mentre il contenuto di quella di Loki è disseminato sulla parete fuori dalla cella.
L'ennesima mossa stupida compiuta dal dio degli inganni. Devono mantenersi in forze se vogliono fuggire e rifiutare il poco cibo che i giganti daranno loro non è saggio.
"Non lo hanno avvelenato." gli fa notare con un sospiro. "Il Seiðr ci avrebbe avvertiti se così fosse stato."
Non aggiunge altro perché ha la sensazione che la testa potrebbe scoppiarle da un momento all'altro. Il dolore sta diventando insopportabile e lei si massaggia gli occhi, chiudendoli per pochi secondi.
Ha idea che la ferita alla schiena si stia infettando, ma non può dirlo a Loki perché ha il sospetto che potrebbe fare qualche altra follia. Può resistere. Gli asgardiani sono forti e guariscono rapidamente. Non è la prima volta che si trova in una situazione critica.
Tuttavia il dolore alla testa sta superando la soglia sopportabile.
Freya respira lentamente, cercando di ricordare le parole di suo padre. Trova che ci sia un che di calmante nel sapere che lui è morto mentre i suoi insegnamenti l'hanno salvata più volte da situazioni impreviste.
La fitta che segue la coglie alla sprovvista e Freya si morde la lingua per impedirsi di urlare. Sente il sangue scivolarle lungo la gola e appoggia la testa alla parete.
"Padrona."
Freya sobbalza e apre gli occhi. Davanti a lei c'è la figura sbiadita di Brísingamen. È come osservare una proiezione nata dal Seiðr, ma quell'immagine la turba. L'altra lei è in piedi, le mani unite e appoggiate sul grembo, la testa inclinata di lato.
È stata lei ad invocarla o l'arma le si è mostrata di propria iniziativa?
"Qualcosa vi tormenta?" le domanda, quasi affranta.
"Puoi leggere i miei pensieri?" Come Loki? Non lo dice ad alta voce, ma la tentazione di farlo è grande.
"Con chi stai parlando?" interviene il dio degli inganni, fissandola con sospetto.
Lo ignora. "Perché sei qui?"
Brísingamen tace e lei le rivolge uno sguardo truce. "Sono l'unica che può vederti?"
L'altra annuisce e Freya si rivolge a Loki. "Sto-"
"Stai avendo delle allucinazioni?" la interrompe prima che possa spiegargli qualcosa.
"Non sarei così comprensiva se avessi delle allucinazioni. Dunque, Brísingamen? Perché sei qui?" insiste, tornando a rivolgersi all'arma.
La figlia dei Nibelunghi si sposta al fianco di Loki e la sua mano spettrale attraversa quella del dio degli inganni, come se avesse voluto afferrarla. "Le tue domande, i tuoi dubbi... Percepisco il tuo tormento, il non conoscere logora lo spirito." esordisce, studiando con fare interessato il movimento delle dita. "Sono qui per aiutarti, padrona. Ogni tuo desiderio, ogni richiesta..."
Freya annuisce senza far davvero caso alle parole che le vengono dette. I ricordi la sommergono all'improvviso e non può che osservare le fiamme agitarsi negli occhi di Brísingamen con la sensazione di averle già viste... molto tempo prima.
"I nani..." bisbiglia tra sé. "E Aster."
"Cosa vuoi dire?" interviene Loki.
Già, cosa vuole dire? È come se stesse mettendo insieme una parte dei pezzi del puzzle, ma le mancassero i tasselli finali.
"Quella notte..." non specifica quale, ma Loki ha compreso e Brísingamen tace. "I nani ci colpirono di sorpresa. Nessuno si accorse di loro fino a all'ultimo minuto. Credo che Skaði se ne rese conto prima di mio padre ma... erano stati presi alla sprovvista, nel pieno della notte, e non reagirono in tempo."
E lei aveva corso. Aveva corso più veloce delle fiamme che divoravano ogni cosa... e si era salvata.
"Gli uomini di Aster... come sono entrati a Vàlaskjàlf? Il palazzo reale, il più sorvegliato di tutta Asgard, come? Nessuno ha notato nulla di strano alla festa e..." Scaccia dalla memoria il ricordo degli occhi senza vita di Siryo. Non ha avuto il tempo di pensare alla sua morte e di certo non può farlo ora.
"Vorresti dire che c'è un nesso? Tra i nani e Aster?" interviene Loki, scettico.
"È quasi come se... fossero stati celati dal Seiðr. Invisibili."
"Questo non è possibile." le fa notare lui. "I nani non sono capace di manovrare il Seiðr e se anche lo fossero... non esiste un incantesimo così forte. I tuoi genitori li avrebbero scoperti e per quanto riguarda Aster... C'erano troppi asgardiani alla festa, Odino compreso. Qualcuno si sarebbe accorto di loro se avessero usato un semplice incantesimo celante."
"È vero, ma..." Freya alza lo sguardo e trova Brísingamen che le sorride apertamente.
"La risposta è qui." le suggerisce indicando se stessa. "E lì." continua indicando il ciondolo che la guerriera porta al collo.
Ed è allora che Freya capisce, maledicendosi per non esserci arrivata prima.
"Brísingamen è un'arma. Un'arma creata dai Nibelunghi." ragiona ad alta voce. "Ma non è l'unico oggetto forgiato dai nani. Ce ne sono molti altri e la loro storia si mescola a fiabe e leggende."
"Mjolnir, Gungnir..." elenca Loki. "Vanadis."
"Sì, sono solo alcune delle armi create. Gungnir e Vanadis sono conosciute come le armi gemelle. Forgiate nel cuore di un vulcano, il loro metallo proviene dal cuore di un'unica stella morente. Hanno una caratteristica in comune: annullano l'effetto di qualsiasi altro manufatto magico. Prendiamo Mjolnir; accanto a Vanadis diventerebbe un semplice martello, incapace di volare o generare fulmini."
"Va bene e quin-"
"Conosci la leggenda del drago Fáfnir, vero?"
Loki annuisce. "Frigga ci leggeva la sua storia da bambini."
A lei nessuno raccontava quel genere di storia, nemmeno Sonea. Se conosce la leggenda di Fáfnir è perché ha letto di lui nei libri custoditi ad Asgard.
"Fáfnir[1] era un drago nero che abitava nelle viscere di un vulcano su Muspelheim. Avido d'oro e pietre preziose un giorno gli giunsero voci delle ricchezze presenti nel regno di Vanaheim e lì arrivò. Seminando fiamme e terrore raccolse in una grotta un enorme tesoro, deciso a custodirlo fino alla fine dei tempi.
La popolazione meditò quindi di mandare un eroe capace di uccidere il drago e recuperare l'oro. Scelsero il giovane più valoroso e gli diedero un anello[2] forgiato dai nani, in grado di rendere invisibile il proprietario.
Il guerriero allora indossò l'anello ed entrò nella grotta dove sconfisse il drago, ma venne a sua volta ucciso."
"In realtà non si sa se l'eroe sia effettivamente morto." la corregge Loki. "Tutte le leggende però concordano sul fatto che dell'anello si è persa ogni traccia."
"E se non fosse così? Se qualcuno avesse ritrovato l'anello dei Nibelunghi? Le armi dei nani sono difficili da distruggere."
"Presumiamo che sia così... che i nani ed Aster abbiano usato l'anello."
"È così." obietta Freya. "L'effetto dell'anello è stato annullato quando i nani venuti per uccidere mio padre si sono avvicinati a Vanadis, lo stesso è accaduto agli uomini di Aster quando l'anello è entrato in contatto con la mia spada o la lancia di Odino durante la festa."
"È esatto, padrona." conferma Brísingamen prima di svanire come un soffio di nebbia.
Quando scompare Freya si morde il labbro inferiore, provando istintivamente un senso di sollievo. "Sappiamo come si muove Aster possiamo-" si blocca, consapevole di quello che stava per dire.
"Avvertire Thor? Aiutare Asgard? Siamo ricercati, Freya. Non vorrei doverti ricordare l'ovvio ma hai ufficialmente aiutato me a fuggire."
"Tecnicamente ti ho salvato la vita."
"Non credo che Odino coglierebbe la differenza."
Lei sospira. Non ha voglia di litigare con Loki. "Pensiamo ad uscire da qui. Ci occuperemo di Aster a tempo debito."
 
 
***
 

Thor guarda le rovine attorno a sé, incredulo di fronte all'attacco sferrato dagli elfi oscuri. La città è in preda alla disperazione.
La gente fugge tra le strade, mentre palazzi cadono sotto i colpi di cannone delle astronavi nemiche. Alcuni edifici sono in fiamme e il fumo si alza scuro verso il cielo.
Sospeso sopra Vàlaskjàlf grazie al potere di Mjolnir, Thor si inclina in avanti e si lancia verso il basso, diretto su un gruppo di nemici che sta cercando di oltrepassare la barriera protettiva attivata da Heimdall.
In mezzo a quegli elfi uno solo è senza maschera. Il suo viso è di un colore pallido, gli occhi di un azzurro slavato e sorride mentre lui gli va incontro.
"Come osate violare la città d'oro?" tuona Thor, facendo roteare il martello.
"Ho atteso centinaia di anni per distruggere Asgard e la discendenza di Bor." replica l’avversario.
"Chi sei?" lo interroga con rabbia.
"L'oscurità calerà su tutti voi, una volta che l'Aether tornerà nelle mie mani. I nove mondi cadranno."
"Tu osi sfidare la forza di Asgard?" chiede, quasi sorpreso di fronte a quella dichiarazione.
Aether... gli sembra un nome familiare, ma non rammenta dove può averlo sentito. C'è qualcosa che lo mette a disagio nel modo in cui l'elfo lo osserva.
Thor libera la sua arma, ma anziché colpire il suo obiettivo la corsa di Mjolnir è fermata da una guardia elfica che intercetta il colpo.
"Le voci della debolezza del regno di Odino sono giunte fino a Svartálfaheim." annuncia l'altro, compiaciuto. "L'uomo dal volto sconosciuto, Aster, si è rivelato un insolito alleato."
Thor si immobilizza e l'elfo scambia qualche parola con uno dei suoi sottoposti.
"Tuo padre... dove nasconde ciò che mi appartiene di diritto? Avete massacrato il mio popolo ed ero io vi ripagherò con la stessa moneta." gli assicura con un ghigno.
Malekit.
Il nome gli affiora alle labbra, ma Thor non lo pronuncia. Il sovrano degli elfi oscuri... Credeva che suo nonno lo avesse ucciso. Da bambino suo padre amava raccontare a lui e Loki di come Malekit e la sua armata fosse stata sconfitta. Non in modo definitivo, a quanto sembrava.
"Sarai arrestato e giudicato secondo le leggi di Asgard." sentenzia Thor, indirizzando un fulmine verso Malekit.
Troppo lento per evitarlo l'elfo si protegge il volto con una mano. La pelle sfrigola e le grida di Malekit risuonano cariche di rabbia e dolore. Barcolla all'indietro e un altro elfo lo sorregge mentre tentano di sfuggirgli.
Thor li insegue, ma è costretto a fermarsi quando più avanti si accorge della presenza dei tre guerrieri. Sono in difficoltà, accerchiati da un numero consistente di nemici e per un attimo non sa cosa fare.
Fandral è ferito ad un braccio, mentre Hogun fatica a rispondere ai colpi.
Il dio del tuono si volta e vede Malekit salire su una navicella nera che si avvia subito dopo, diretta chissà dove.
"Ti ucciderò." promette, mentre corre ad aiutare i suoi compagni.
 
 
***
 

Freya sta peggiorando. Loki lo capisce da come il respiro le è diventato difficoltoso, da come gli incubi non le danno tregua e...
Il corpo della guerriera trema, ha un sussulto e lui è subito al suo fianco. La stringe chiamandola senza tregua, incurante di rivelare alle guardie il suo vero nome. Le sfiora la fronte bollente e mormora qualche formula imparata dai guaritori.
Ha bisogno di cure che lui non può darle e la paura che possa morire lì e ora, in un modo così sbagliato, lo destabilizza. Le strappa i bendaggi alla schiena e sussulta nel vedere il pus dell'infezione scorrerle sulla pelle arrossata.
Lei socchiude gli occhi, scivolandogli addosso e Loki capisce che deve essere lui a prendere in mano la situazione. Gli rimane una sola possibilità, la peggiore, ma non può lasciarla morire senza tentare di salvarla.
La solleva da terra e mentre si dirige verso le sbarre può solo chiedersi se quella sarà l'ultima che gli sarò dato vederla. Il dolore lo colpisce in modo subdolo, ma si rifiuta di cedere e lasciare che prenda il sopravvento sulla parte razionale.
"L'asgardiana sta male!" annuncia, richiamando l'attenzione degli Jotun.
"Che muoia!" risponde uno con una scrollata di spalle.
Loki deve contare fino a dieci prima di fare un nuovo tentativo. Sente Freya agitarsi, mormorare il nome di Víli, e allora la stringe più forte.
"È la promessa sposa di Thrym." dice Loki con una calma glaciale. "Non credo che il vostro signore prenderebbe bene la notizia della sua morte."
Le guardie si scambiano un cenno del capo e si avvicinano a lui circospetti.
"Posala a terra." ordinano, indicando Freya. "E allontanati da lei."
Loki eseguisce il comando e rimane alle spalle di Freya, pronto ad utilizzare il Seiðr in caso di pericolo. Gli costa molto trattenersi quando uno degli Jotun la colpisce al fianco per verificare la sua reazione.
"È messa male. Thrym non ne sarà contento." commenta il gigante di ghiaccio. "Portiamola via." Afferrano Freya per le braccia e la trascinano lontano da lui come uno straccio da buttare.
Loki si siede sul ghiaccio e cerca di pensare ad altro. Ricorda le sere in compagnia di Frigga, le sue parole confortanti e riporta alla mente i motivi per cui una volta amava Odino.
"Menzogne. Solo bugie e inganni." mormora.
 
 
***
 
 
"Malekit attaccherà ancora." esordisce Odino, accasciato sul trono.
Thor annuisce e volge lo sguardo verso sua madre. Frigga è appoggiata ad una colonna insieme a due ancelle e Sigyn. La promessa sposa di suo fratello è irrequieta e continua a disfare e rifare la treccia come se quel gesto potesse tranquillizzarla.
"Lo credevo morto." commenta il dio del tuono.
Il Padre degli Dei sospira. "Lo credevamo tutti. È stato astuto da parte sua attaccare ora. Sa bene che non gli capiterà in futuro un'altra situazione simile. Aster deve essere trovato e imprigionato, prima che altri vecchi nemici si uniscano ai propositi degli elfi oscuri."
"Malekit ha detto che farà calare l'oscurità sui Nove Regni." lo avverte Thor e il pensiero non può che correre a Midgard e a Jane.
"Dobbiamo prepararci ad affrontare questa nuova minaccia. Presto la ricostruzione del bifrost sarà completata, ma fino a quel momento dovremo affrontare gli elfi qui, ad Asgard."
Odino fa un cenno della mano e Heimdall si presenta al suo cospetto. "Malekit ha lasciato il nostro mondo. Si dirige a Svartálfaheim."
"Thor." lo chiama suo padre. "Raduna i guerrieri, organizza i turni di guardia."
fa una pausa e si alza dal trono, sostenuto da Gungnir. I corvi addestrati del re volano in cerchio sopra di lui per qualche secondo prima di uscire alla ricerca di spie.
"Cosa ne è di mia... nipote?" chiede, rivolgendosi al Guardiano. "L'avete trovata?"
"La sua presenza sfugge alla mia vista." replica Heimdall.
Thor non sopporta sentire il modo in cui Odino si rivolge a Freya e decide di rivolgergli una nuova domanda.
"Cos'è l'Aether? Perché Malekit pensava che fosse ad Asgard?"
"Aether... non sentivo pronunciare il nome di quella reliquia da molti anni." spiega il re con uno sguardo assorto. "Gli elfi oscuri plasmarono quest'arma dall'oscurità e la chiamarono Aether[3]. Mentre le altre reliquie spesso sembrano gemme, l'Aether è fluido e in continua mutazione." prosegue. "Trasforma la materia in materia oscura. Si nasconde nei corpi per estrarre energia dalla loro forza vitale.
Malekit provò ad utilizzare il potere dell'Aether perché voleva far tornare l'universo nell'oscurità, ma tuo nonno, Bor, lo fermò dando il via ad un periodo di pace che perdurò per migliaia di anni."
"E cosa accadde all'Aether?"
"Non poteva essere distrutto così mio padre decise di nasconderlo."
"Ed è qui, ad Asgard?" insistete Thor, avvicinandosi a Odino.
"No. Sarebbe stato troppo pericoloso. Un rischio che Asgard non poteva correre."
"Perché adesso? A parte i disordini provocati da Aster, perché Malekit è ricomparso proprio ora? Perché aspettare migliaia di anni prima di agire?"
Heimdall si gira verso di lui e gli occhi brillano di un insolito bagliore dorato. "A causa della Convergenza."
"Cosa significa?"
"Durante la Convergenza il potere dell'Aether è estremamente forte, difficile da contrastare. Malekit vuole sfruttare questo evento per i suoi scopi."
Odino si avvicina a Frigga, ma sua madre sta guardando lui e Thor intuisce che ha bisogno di parlargli.
"Se non conosciamo l'ubicazione dell'Aether non possiamo impedirgli di trovarla." interviene Volstagg che, insieme a Sif e agli altri guerrieri, è rimasto in silenzio.
"È così." conferma il Padre degli Dei. "Auguriamoci che non riesca a rintracciarlo, perché in caso contrario... sarà guerra."
 
 
 
 
 

Note: Gli esami incombono, ma ho trovato il tempo per aggiornare! Come avrete notato ci sono parecchie note, ma ci tenevo a farvi sapere da dove ho preso l’ispirazione per il drago e l’anello! Si capisce che amo Tolkien? xD
Tenete gli occhi aperti perché dai prossimi capitoli comincerò a svelare ogni enigma! <3


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[1] Fáfnir nella leggenda: Figlio del re nano Hreiðmarr e fratello di Reginn e Ótr, nella Saga dei Völsungar Fáfnir era un nano dotato di un potente braccio e uno spirito coraggioso, ed era il più forte e aggressivo dei tre figli di Hreiðmarr; faceva la guardia alla dimora di suo padre, costruita completamente in oro puro e adornata di gemme preziose. La storia di Fáfnir viene raccontata da suo fratello Reginn al figlio adottivo Sigfrido: dopo che Loki uccise per sbaglio Ótr, Hreiðmarr ricevette l'anello di Andvari dal dio per rimediare alla perdita del figlio. Fáfnir, saputo dell'anello magico, Andvaranautr, uccise il padre per impossessarsene, senza dividere le ricchezze del padre col fratello Reginn che aveva partecipato all'omicidio.
Trasformatosi in serpe o drago (simbolo di avidità), nasconde il proprio tesoro in una caverna nella foresta; viene poi ucciso da Sigfrido. Prima di morire Fáfnir ammonisce Sigfrido che l'anello sarà la sua rovina, senza però essere ascoltato.
Per il drago mi sono ispirata a questa leggenda che a sua volta ispirò Tolkien per il drago Smaug ne “Lo Hobbit”.
 
[2] L’anello di Andvari nella mitologia: Andvari viveva sotto le sembianze di un luccio nella cascata detta "Andvarafors" ("cascata di Andvari", per l'appunto) e possedeva molto oro, che era generato continuamente dal magico anello che possedeva: Andvaranautr.
La vicenda inerente al suo oro e all'anello comincia con l'uccisione di Ótr, che era temporaneamente trasformato in una lontra, da parte degli dèi, in particolare Loki; non appena il padre di Ótr, Hreiðmarr, venne a sapere della morte di quest'ultimo, imprigionò gli dei, che per riottenere la libertà dovettero pagare un guidrigildo: riempire la pelle di lontra con dell'oro. Per pagare il riscatto, Loki si recò da Rán, prese in prestito la sua rete da pesca, e si recò nella cascata "Andvarafors", catturando il luccio, che era Andvari, trasformatosi. Così il nano fu obbligato a consegnare al dio tutte le sue ricchezze, compreso il magico anello, infatti da quel momento in poi Loki decise che egli non avrebbe più dovuto possedere neppure un soldo. Per questo motivo Andvari maledisse l'oro e proclamò che l'anello sarebbe stato una disgrazia per ogni suo successivo portatore, e Loki dichiarò che avrebbe riferito la maledizione al suo futuro possessore.
Nello specifico, qui l’anello possiede lo stesso potere dell’Unico anello presente ne “Il Signore degli Anelli”, concedendo quindi al proprietario di diventare invisibile.
 
[3] La spiegazione sull’Aether è ripresa dal discorso di Odino nel film.




 

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Capitolo 19
*** Il crepuscolo degli dei ***





Capitolo 18: Il crepuscolo degli dei
 

 
 
Asgard festeggia e Thor non ne capisce la ragione. Seduto ad uno dei tanti tavoli imbanditi di Vàlaskjàlf beve l'ennesimo boccale di birra, senza avvertirne davvero il sapore sulla lingua.
Uomini sono morti per difendere il regno, la città ha subito pesanti danni e suo padre è seduto in cima a quella sala che mangia e sorseggia vino come se tutto ciò che contasse fosse la ritirata di Malekit.
Quell'elfo tornerà e Aster si aggira indisturbato tra loro con le sue spie e il potere di Jormungand.
Gli manca Freya e perfino Loki. Non era pronto per scoprire la verità su ciò che lei ha subito da bambina e non può parlarne con nessuno perché nessuno gli darebbe retta.
Si alza ignorando lo sguardo ammonitore di Fandral e si incammina verso le scuderie, l'unico luogo in cui è certo di poter rimanere da solo. I corridoi che attraversa sono bui e silenziosi.
Quando giunge alla meta che si era prefissato accoglie con piacere l'odore del fieno umido e del crine dei cavalli. Sleipnir sta dormendo su un giaciglio di paglia e il suo pelo nero è lucido e curato. Da bambino il cavallo di Odino lo spaventava, ma con gli anni ha imparato ad amarlo. Lo supera senza disturbarlo e accarezza distrattamente la cavalla amata da sua madre.
Poi si lascia cadere su un mucchio di fieno, incrocia le braccia dietro la testa e chiude gli occhi per un istante.
Frigga è stata chiara quando gli ha detto che per salvare Asgard occorre che lui riporti a casa Freya per il giorno della Convergenza, ma Thor non ha idea di come fare per trovarla.
"Quando sarà il momento saprai cosa fare." gli aveva detto sua madre.
Eppure lui non è così fiducioso e teme quel che il destino porterà a tutti loro.
Forse si è addormentato, o forse no, ma quando riapre gli occhi Sif è lì e lo guarda in modo assorto.
"Nascondi sempre a tutti la tua sofferenza." gli fa notare, facendo ondeggiare i capelli corvini. "Hogun e Volstagg sono preoccupati per te. Mi sono offerta di venire a parlarti. Immaginavo che ti avrei trovato qui."
"Mi dispiace." le risponde senza ben sapere per cosa si sta scusando.
"Vuoi parlarne?"
"Tutto è cambiato. Loki... Freya."
Sif si siede accanto a lui e stringe tra le dita qualche filo di fieno. "Io ti sembro cambiata?" gli chiede all'improvviso con una tale intensità che Thor ne rimane spiazzato.
Le cerca la mano e la stringe nella sua. "Tu sei sempre Sif. La migliore amica, guerriera e compagna d'avventure che un principe potrebbe avere." le dice. Perché è vero. Anche se a Sif non può raccontare nulla di Freya o delle vere origini di Loki e anche se per quello hanno avuto delle discussioni lei rimane l'unica a cui un giorno potrebbe rivelare quei segreti.
Sif scioglie la stretta e si alza in piedi dandogli le spalle, ma Thor non smette di sorridere anche se comincia a intuire che qualcosa non va. Le spalle della guerriera sembrano tremare e lui si alza in piedi pronto a chiederle spiegazioni.
"Scusami... mi sono appena ricordata che oggi ho il turno di guardia al bifrost. Heimdall mi starà aspettando... Vado."
E Thor la lascia andare. Sente che è giusto così, che è la cosa migliore da fare, e non indaga oltre sullo strano comportamento della guerriera.
Non ha bisogno di preoccuparsi anche per lei, continua a ripetersi.
 
 
***
 
 
Prima ancora di aprire gli occhi Freya capisce che c'è qualcosa di profondamente sbagliato.
È sbagliato il letto caldo e confortevole sotto di sé, sbagliati sono i vestiti che indossa e più assurdo è il corpo che le dorme affianco e le stringe la vita con un braccio.
Scatta in piedi ignorando la debolezza che la coglie ed esamina ciò che la circonda. Si trova in una stanza piena di tende e corpi femminili addossati alle pareti. Appartengono a più razze: ci sono donne Jotun, elfe di Alfheim, due asgardiane, perfino schiave provenienti della galassia Kora.
Indossano tutte degli abiti rossi; veli che coprono appena il loro corpo.
C'è un camino che riscalda l'ambiente, ma si trovano in un palazzo di Jotunheim e le fiamme possono poco contro il ghiaccio perenne.
"Temevo che non ti saresti più svegliata." sussurra una donna alle sue spalle. È quella che prima la stava abbracciando ed è nuda.
Freya distoglie lo sguardo e sente l'altra ridere, prendersi gioco di lei.
"Siamo fatte allo stesso modo, sorella. Non c'è nulla da nascondere."
Ha una voce gradevole ma l'istinto le consiglia di stare allerta.
"Ora sono vestita, puoi voltarti se lo desideri." la informa e lei si accorge che in realtà è solo una ragazzina, cresciuta però troppo in fretta.
Freya la asseconda e prende nota dei capelli, rossi come il tramonto, e degli occhi verdi come le pietre che impreziosiscono l'elsa di Vanadis.
"Sei umana." ragiona ad alta voce.
"Una schiava." la corregge. "Mi chiamo Mys. Tu affermi che sono umana, e in effetti Midgard è il mondo dal quale provengo, ma un gruppo di pirati spaziali mi rapì quando ero molto piccola ed ora... sono solo una schiava." ripete, per nulla turbata.
"Per quale motivo sono qui?"
Mys scende dal letto e le sorride. Freya non ricambia e la guarda con astio crescente.
"Tutte noi pensavamo che saresti morta. Anche il tuo padrone deve averlo pensato e ha chiesto aiuto al nostro signore." spiega Mys, mentre tenta di afferrarle una mano. "L'infezione era estesa a tutta la schiena e per giorni hai delirato a causa della febbre. Sei sopravvissuta contro tutte le previsioni... ma dicono che voi asgardiani abbiate un fisico forte."
Freya trattiene il fiato e si osserva nello specchio. Ci sono tre nuove cicatrici sulla sua pelle, ma la cute è liscia e appena rosata.
"Krishna ha fatto un buon lavoro con te. Ti ha curato con il sapere della sua arte e il padrone è stato molto soddisfatto."
"Per quanto ho dormito?"
Mys si porta una mano alle labbra e scuote la testa. "Circa tre giorni." le dice infine.
Tre giorni. Freya volta le spalle allo specchio e chiude gli occhi. Loki doveva essere stato disperato se ha chiesto aiuto per lei alle guardie Jotun. Sfiora la stoffa bianca che la fascia, senza capire perché a lei sia stato riservato quel colore.
"Credevo che una legge vietasse di rubare i bambini di Midgard." parla ad alta voce, senza rivolgersi realmente a Mys.
"Il trattato che lo impedisce fu firmato pochi anni fa e in ogni caso... c'è sempre chi infrange le leggi."
"Questo è vero." asserisce la guerriera.
"Ma non devi angustiarti per me." la interrompe la ragazza umana. "Sono lieta di poter servire il padrone Thrym. Lui dona sofferenza, ma anche piacere."
Freya è disgustata da quelle parole perché ha finalmente intuito cosa sia il luogo in cui si trova. Un serraglio. Una prigione in cui il gigante pallido rinchiude le sue concubine, rendendole cieche e schiave della sua volontà. Quelle donne non sono che marionette plasmate per placare la voracità di Thrym.
"Sapevo che la sua mente era deviata... ma mai fino a questo punto. Lui non avrebbe dovuto sfidarlo." considera amaramente. Non nomina Loki perché ha idea che chiunque là dentro la tradirebbe alla prima occasione.
"Ricordi qualcosa del tuo mondo?" chiede a Mys.
L'altra si porta una mano alla testa e barcolla come se avesse un mancamento. "Ti senti bene?"
"È la nausea." chiarisce la ragazza. "Mi prosciuga di ogni forza. Questa settimana il malessere non mi da tregua."
Freya l'aiuta a stendersi sul letto e si irrigidisce a quel commento. "Sei incinta?" non riesce a frenare le parole e capisce di aver messo Mys in imbarazzo.
"No." il modo in cui giunge la risposta, rapida e coincisa, tranquillizza la guerriera. "Thrym fa in modo che questo non possa accadere. Ci fa bere un liquido scuro prima di... prenderci."
Ora è Freya a dover trattenere un conato. L'idea di quello che devono sopportare quelle schiave la disgusta e non può fare a meno che pensare a Sonea.
"Krishna afferma che la colpa è del mio corpo mortale. Dice che il popolo di Midgard è soggetto a molte malattie e infezioni. È vero?"
"Proveniamo da mondi diversi." valuta Freya. "Non conosco i problemi dei mortali e non sono una guaritrice."
Mys ha ripreso un colorito migliore e lei ne è sollevata. La schiava allunga una mano verso di lei e fa scorrere le dita sulla pelle nuda del braccio. "Il padrone vuole che tu sia pronta. Pronta per lui."
Freya emette un verso strozzato e si allontana nuovamente da Mys. "Non devi toccarmi mai più." la minaccia.
"Non ti piacciono le donne, è per questo?"
"Tu... non devi toccarmi." sibila con rabbia.
"Sì, padrona." Mys fa una sorta di inchino e lei sobbalza.
"Perché mi hai chiamato così? Non sono la tua padrona." Detesta quel termine, così come odia quando è Brísingamen ad utilizzarlo.
Mys alza la testa. "Ma presto lo sarai. Quando il mio padrone, Thrym, ucciderà il tuo fragile signore e verrà incoronato re, allora-"
"Non accadrà nessuna delle due cose." replica sicura.
"Sei una veggente? Affermare una cosa con così tanta certezza..."
Freya le rivolge un'occhiata di biasimo. "Mys hai passato la tua intera esistenza in una gabbia." le fa notare quasi con gentilezza. "Non conosci nulla dell'universo e il poco che sai è solo il riflesso di altre persone. Scommetto che non rammenti più il viso dei tuoi genitori o il tuo mondo." Non gliene fa una colpa, ma tutte le schiave chiuse in quella stanza sembrano quasi soddisfatte del loro status e per lei quello è un pensiero inconcepibile.
"Non mi piace quello che dici." le risponde l'umana con la fronte corrucciata.
"Sei a disagio."
"Sì..."
"Bene. Perché è questo che dovresti provare vivendo qui."
"Thrym si prende cura di tutte noi." obietta Mys stringendo le coperte.
Freya distoglie lo sguardo e rimane in silenzio. Lei ha avuto Sonea, mentre la mortale nessuno. Continua a ripeterselo fino a quando sente il respiro di Mys farsi più pesante e la vede dormiente tra le lenzuola
Poi decide di agire. La porta non è lontana e lei la raggiunge con passi lievi e furtivi. Il corpo è ancora provato dalla stanchezza, ma sufficientemente in forze per permetterle di fare ciò che ha in mente.
Traccia in aria i simboli delle rune e poi le chiama per nome. I battenti si aprono senza produrre alcun rumore e lei si ammanta del potere del Seiðr per rendersi invisibile.
Non ci sono guardie a controllare le schiave e mentre percorre gli alti corridoi del palazzo che un tempo doveva essere stato di Laufey cerca di orientarsi per capire dove possano essere le prigioni.
Attraversa una sala piena di Jotun seduti ad una tavola imbandita che fanno baldoria e la supera afferrando per sé e per Loki due tozzi di pane dall'aspetto gradevole.
Cammina verso i livelli inferiori, finche trova il passaggio che si affaccia sulle prigioni.
 
 
Da quando Freya non è più con lui, Loki ha avuto molto tempo per pensare. Vuole andarsene da quel mondo e rivuole indietro il suo vero aspetto. A volte, quando gli Jotun a guardia della cella non gli prestano attenzione, riprende le sue sembianze di asgardiano e il sollievo è così grande che rischia di sopraffarlo.
Si è tenuto in forze mangiando ciò che i giganti di ghiaccio gli portano: cibo disgustoso di cui preferisce ignorare l'origine, ma dorme poco e continua a chiedersi cosa ne sia stato della guerriera.
Ha a disposizione altri quattro giorni per prepararsi alla Convergenza e alla sfida dei re. Vuole uccidere Thrym con le sue mani e poi lasciare Jotunheim per sempre.
Non ha ancora deciso dove andrà, ma al momento la cosa non gli importa purché si tratti di un mondo lontano dal potere di Thanos e l'influenza di Asgard.
"...Credevo fossero morti."
"No ...con i nani."
Il discorso frammentario delle guardie lo incuriosisce e si avvicina alle sbarre per sentire meglio i loro scambi di battute.
"E non si sono uccisi a vicenda?"
"Che vuoi che ne sappia? Non mi intendo delle faccende di quel mondo!"
"Deve aver perso la testa, io credo. Migliaia di anni nascosto chissà dove..."
"... attaccato Asgard."
"Qualcuno dovrebbe raccontargli cosa è accaduto all'ultima razza che ha sfidato Asgard."
"Come hai detto che si chiama?"
"Malekit."
Loki non si rende conto di aver trattenuto il respiro fino a quando le parole delle guardie si trasformano in gemiti strozzati e poi anche quelli tacciono. Il Seiðr lo avverte della presenza di un intruso, ma nell'immediato non riesce a capire se si tratta di un nemico o un alleato.
Per un'istante crede che Thanos gli abbia sguinzagliato dietro Nebula, ma non è la figlia adottiva del titano quella che varca la cella.
Freya sembra stare relativamente bene per una che solo tre giorni prima era ad un passo della morte, ma il grigio vivido dei suoi occhi gli suggerisce che ha scoperto qualcosa che la rende nervosa.
"Asgard è stata attaccata." non perde tempo in convenevoli la guerriera e lui si lascia sfuggire un sorriso.
"Ben ritrovata anche a te." la saluta Loki. Non vuole chiamare felicità ciò che prova rivedendola, ma ha il sospetto che qualunque cosa sia si avvicina di molto a quel sentimento. "Stai... bene?"
"Mi hai ascoltato mentre parlavo? Ti ho appena detto che Asgard-"
"Stai meglio, sì." la interrompe con un'alzata di spalle. Crede di star diventando come Thor: uno sciocco sentimentale.
Freya gli lancia addosso qualcosa di tondo e lui lo afferra. "Un pezzo di pane. Gli Jotun fanno scambi di beni con mercanti e pirati spaziali. Pensavo l'avresti preferito all'intestino di Yaak."
Loki le mostra una smorfia. Decisamente avrebbe gradito non sapere di essersi nutrito per giorni dell'intestino di un pesce.
"Gli elfi oscuri hanno assaltato Vàlaskjàlf. Aster e ora Malekit... Loki, dobbiamo aiutarli."
"Io non devo aiutare nessuno. Non devo nulla ad Asgard."
Malekit. Naturalmente ricorda quel nome. L'elfo che voleva far piombare l'universo nell'oscurità. Thanos gli aveva anche riferito qualcosa a proposito dell'Aether... un'altra delle reliquie a cui lui era interessato.
"Vuoi fuggire come un codardo?" lo provoca.
"Vuoi finire nelle celle di Odino? Da una prigione all'altra?" ribatte lui. "E si può sapere cosa hai fatto alle guardie?"
"Dormiranno per qualche ora." lo fredda lei con un'occhiata infastidita.
"Sei più intrattabile del solito." dichiara Loki.
Freya varca le sbarre e si mette di fronte a lui. "Lo saresti anche tu se un certo gigante di ghiaccio ti avesse portato nel suo bordello personale, insieme ad una ventina di schiave. Loro indossano tutte un vestito rosso." indica il suo abito di veli bianco e Loki deglutisce, sforzandosi di non fissare troppo a lungo le zone in cui la pelle è scoperta. "Quel pazzo vuole sposarmi davvero e stai certo che mi farà mettere un vestito cremisi anche a me dopo la prima notte di nozze!"
Freya ha il viso arrossato e per la prima volta da quando hanno lasciato Asgard Loki desidera baciarla di nuovo. Flette le dita delle mani e si impone di rimanere fermo.
"E poi c'è quella ragazza, una midgardiana." prosegue la guerriera. "Lei dice di no, ma io credo sia incinta. Se di Thrym o di qualche altro Jotun..."
"Incinta?" la interrompe Loki. "Se lo è non sopravvivrà al parto." La cosa non gli interessa e non vede perché debba importare a lei. "Come ci è finita su Jotunheim un abitante di Midgard?"
"Mercenari, pirati, commercianti... chi lo sa. E comunque lei è qui."
"E perché credi che sia incinta?" sospira Loki, tanto sconsiderato da assecondare quella discussione.
"Perché è debole, ha la nausea... si teneva la testa tra le mani. Ma..." Freya esita un istante. "C'è altro. Il Seiðr ha percepito qualcosa di anomalo in lei. E nulla è più anomalo di un mezzosangue concepito tra una mortale e un gigante di ghiaccio."
"Non vedo perché tu te ne debba preoccupare. È chiaro che la madre non potrà portare a termine la gravidanza."
"È una ragazzina!" esclama lei, punta sul vivo. "Troppo giovane per morire."
"I midgardiani hanno un ciclo di vita breve. La maggior parte è fortunato se raggiunge i settant'anni. Ma perché ne discutiamo? Lo sai anche tu." taglia corto.
Freya gli da le spalle ed esce dalla cella. "Ci vediamo fra quattro giorni. Se Thrym ti farà a pezzi non chiedere il mio aiuto." conclude.
Loki si passa una mano tra i capelli e tace.
 
 
 
A volte, Freya è certa di capire come si deve sentire Thor quando fissa Loki con uno sguardo assassino. Mentre rientra nel serraglio delle schiave sbatte la porta alle proprie spalle e incurante di chi la può vedere si sposta verso il bagno. Lì afferra una spazzola e scioglie i nodi che ha tra i capelli, tirando con forza.
"In quel modo si rovineranno." sussurra una voce femminile.
"Non mi importa nulla dei capelli." risponde Freya, osservando dallo specchio la figura dietro di sé. "Provieni dalla galassia Kora." L'altra annuisce. È impossibile non notare la pelle nera e gli occhi viola, tipici di quella zona dell'universo.
"Sono Krishna." si presenta.
"Ah, l'amica di Mys. Dovresti fare più attenzione alla midgardiana."
"E tu dovresti assicurarti che tutti dormano davvero prima di utilizzare il Seiðr, asgardiana." ribatte. "Dall'espressione che hai al momento sembra che tu voglia uccidermi." deglutisce Krishna, battendo nervosamente il piede sul pavimento.
"Potrei farlo." le assicura Freya, prima di distogliere lo sguardo e puntarlo nuovamente sui capelli.
"Thrym vorrà vederti ora che ti sei svegliata. Ti chiederà di ballare."
"Ballare?"
"Sai farlo?"
Freya stringe più forte la spazzola. "Sì." Danzare non era tanto diverso dal combattere. Sua madre l'aveva istruita su come poter ottenere su di sé l'attenzione degli uomini e lei aveva imparato.
"Ha una cicatrice sul volto, non fissarla." le impartisce con voce grave. "Ho visto i segni che hai sulla schiena. Lui ti farà di peggio."
"Ne dubito." Freya tira indietro la testa e ride, non curandosi di cosa l'altra possa pensare. "Ma ti ringrazio per il suggerimento."
"Possiedi il dono del Seiðr e sei sicura delle tue capacità e magari, chissà, potresti davvero riuscire a uccidere Thrym se lo volessi, ma rimane il fatto che ti trovi in una fortezza e gli Jotun odiano Asgard oltre ogni misura."
"Giusta osservazione." le concede. "Sei furba... e intelligente."
Krishna accenna ad un inchino e incurva le labbra in un sorriso. "Questo perché io e te non siamo nate schiave. Le altre donne di Thrym sono state allevate per il piacere, ma noi siamo in questo mondo per circostanze avverse. I tuoi occhi ardono..."
Freya si guarda allo specchio, certa di trovare lo sguardo in fiamme di Brísingamen ma quelli che vede sono i solo i suoi occhi.
"Tu non sei di questo mondo." sentenzia Krishna.
Confusa, Freya sbatte più volte le palpebre. "Sono di Asgard, lo hai detto anche tu."
L'altra però tace, le volta le spalle e si allontana.
 
 
 
C'è una scintilla di follia nel modo in cui Thrym la guarda mentre muove i fianchi al suono di flauti e clavicembali. È una musica rilassante, ma Freya è tesa e agitata. La colpa è di Mys e della strana sensazione che la coglie ogni volta che si azzarda a lanciare occhiate nella sua direzione.
Gli strumenti smettono di suonare e il gigante pallido applaude. Le sorride in modo sinistro ed è orrendo il modo in cui la cicatrice gli modifica i lineamenti del viso.
"Non appena ucciderò quel giovane e gracile Jotun festeggeremo le nostre nozze." le annuncia Thrym. "E tu sarai mia."
Freya si esibisce in un inchino e si ritira dietro una tenda, dove le altre schiave attendendo di essere chiamate. Ridono e scherzano, ma non Krishna che ha gli occhi chiusi e le mani sollevate a coppa sopra la testa. Sta pregando, ma smette quando lei si avvicina.
"Come sono i tuoi dei?" chiede curiosa.
"I Jitani credono in un unico dio: la morte. Ti sembra strano?"
Freya le si siede accanto e sfiora Brísingamen. "Molti popoli credono le genti di Asgard degli dei. Noi cresciamo con questa convinzione."
"E lo siete, dei?"
Lei si stringe nelle spalle. "Se non lo siamo, rimaniamo quanto ciò di più simile a loro. Yggdrasil è il cuore dell'universo, ciò che tiene unito i Nove Regni, l'albero della vita: colui che toglie e colui che dona. Noi Asgardiani crediamo che l'universo compia cicli periodici di nascita e morte. Ad ogni ciclo corrisponde un Ragnarok, il crepuscolo degli dei, e in seguito... Torniamo. La nostra forma fisica resta immutata e il processo continua e continua."
Freya tace. Quella è la storia che le hanno insegnato fin da bambina. Sono state le Norne, coloro che tessono il destino di ogni creatura vivente, a narrare per prime quella verità.
"La vostra sembra una condanna." commenta Krishna. "Vagate per esistenze intere... ancora e ancora."
"Ogni volta che ci reincarniamo il nostro essere si sfalda. Perdiamo qualcosa..." la voce le si è affievolita senza che se ne rendesse conto. "Ricordi..." mormora inquieta.
Memorie passate. È così, si rende conto. "Il Ragnarok non può essere evitato."
... No, non è vero. Un tempo...
Assorta, Freya si accorge tardi del rumore provocato da un vaso caduto e finito in frantumi. Quando si volta, Mys è accasciata addosso ad un mobile e ansima come se avesse corso per ore.
Krishna è la prima a correre da lei e Freya la imita, ma preferisce rimanere in disparte. Per un momento è convinta di scorgere un bagliore cremisi che si agita sotto la pelle dell'umana ma l'istante passa e la guerriera non gli da importanza.
Un brivido tuttavia le corre lungo la schiena quando si materializza, accanto al corpo della mortale, quello inconsistente dello spettro.
L'aspetto è uguale all'ultima volta che l'ha visto, così come le catene che si trascina dietro, assenti al loro primo incontro.
"Non ti rimane più molto tempo, figlia del silenzio." le dice con voce imperiosa.
"Devi liberarmi. Aiutami e in cambio salverò Asgard." prosegue, ma le ombre che la avvolgono si fanno più flebili e impalpabili.
Freya non riesce a capire. Come può aiutare qualcosa o qualcuno che nemmeno conosce?
In verità, quella creatura la spaventa. "Non conosco nemmeno il tuo volto." le fa notare.
Lei la ignora. "Ciò che mi è stato tolto dovrà essermi restituito... ma riterrò il tuo debito saldato se distruggerai il Grande Serpente per me. A tempo debito capirai." sostiene, prima di continuare. "Durante la Convergenza dovr-" Lo spettro emette un suono stridulo, fastidioso, e si accartoccia su se stesso finché scompare, inglobato dalle altre ombre della stanza.
Non rimane traccia del suo passaggio.
Per la seconda volta in pochi giorni Freya diventa consapevole di ciò che significa temere qualcosa... e non le piace. Non le piace affatto.
 
 





 

Note: Ed eccomi con il nuovo capitolo! L'avevo pronto da qualche giorno, ma volevo pubblicarlo per il mio compleanno! ;P Mi perdonate?
Giuro, manca poco e svelerò ogni mistero!


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Capitolo 20
*** La Convergenza ***





Capitolo 19: La Convergenza
 
 

 
Mys ha passato gli ultimi quattro giorni a letto, ma quella mattina, mentre Freya la vede alzarsi a fatica e vestirsi per andare ad assistere alla sfida dei re le sembra ancora più debole.
"Posso farcela, tranquilla." la sente bisbigliare a Krishna che le sta acconciando i capelli. L'altra schiava non risponde, ma è chiaro che è preoccupata per la mortale.
"Il tuo corpo è incompatibile per portare in grembo il figlio di uno Jotun." insiste a farle notare la guerriera. Sono giorni che le chiede di darle retta, ma Mys è irremovibile.
"Perché mi torturi così?" piagnucola l'umana. "Non sono incinta. Tutte le sere mi assicuro di prendere la medicina."
"Lasciala stare." la difende Krishna. "Non vedi come è fragile? Preoccupati di indossare il tuo abito da sposa. Thrym vuole celebrare le nozze mentre il sangue di quel prigioniero è ancora fresco. Vuole raccoglierlo in due calici per il brindisi."
Mys accenna ad un conato di vomito e Freya non può che darle ragione. I giganti di ghiaccio sono pieni di schiocche tradizioni, ma di certo quella di completare un unione con del sangue è ripugnante.
"Festeggeremo versando il sangue di qualcuno, questo è certo." promette a Krishna ed è una minaccia che desidera portare a termine.
 
 
***
 
 
"Quando i portali si apriranno tu dovrai attraversarli." gli mormora Frigga all'orecchio. "Sorridi, tuo padre ci sta osservando." aggiunge, baciandogli la fronte.
Thor esegue il consiglio, indirizzando un cenno ad Odino che torna a parlare dei piani d'attacco con Heimdall e Lord Tyr.
"Non te ne ho parlato prima perché temevo che orecchie indiscrete sarebbero state a sentire. Non sai mai di chi puoi fidarti in questo palazzo, Thor."
"Loki e Freya non sono ad Asgard, vero madre? Lo sospettavo, ma non capivo come. Come è possibile?"
La regina scuote la testa e gli fa cenno di tacere mentre vengono superati da un paio di valchirie in tenuta da combattimento. "Non è tempo né luogo per parlare di questo."
"Quindi..."
"Jotunheim." bisbiglia Frigga.
A Thor ci vuole qualche secondo per metabolizzare la notizia ed evitare di alzare la voce. "Sono pazzi? Di tutti i mondi, di tutti i posti... sono andati sul pianeta che più di ogni altro desidera la morte di Loki?"
"Hanno bisogno di te." asserisce sua madre e lui non stenta a crederlo. "Ho visto..." Frigga esita e Thor comincia a pensare al peggio. "...cose, avvenimenti. Malekit troverà l'Aether e quando lo farà tu dovrai essere ad Asgard, con Freya e tuo fratello. È importante."
"Ma mio padre..."
"Lascia che sia io ad occuparmi di Odino."
 
 
***
 
 
Loki non si era aspettato di rivedere Freya prima della sfida, ma una parte di lui ne è ugualmente deluso. La guerriera gli ha inviato un messaggio però: un biglietto nascosto nel suo ultimo pasto prima dello scontro.
"Con me o senza di me. Con te o senza di te."
La frase è chiara. Se uno di loro avrà occasione di scappare da Jotunheim dovrà coglierla con o senza l'altro.
Brucia la carta nel palmo della mano, interrogandosi su cosa gli riservirà il futuro. Ha uno strano presentimento e l'ultima volta che ha avuto un cattivo presagio si è ritrovato senza fiato nell'attico di Tony Stark mentre fissava i Vendicatori.
Loki scuote la testa e si alza non appena vede Khol affacciarsi alle sbarre e aprire la porta della prigione. Ha ancora bene impresso il momento in cui a minacciato Freya puntandole addosso Vanadis e vorrebbe ucciderlo lì e ora. Si costringe a reprimere quell'istinto perché lui è Loki, non Thor, che agisce d'impulso e trascinato dalle emozioni.
"Ti consolerà sapere che potrai rivederla un'ultima volta." esordisce lo Jotun, facendogli cenno di uscire.
Ad attenderlo ci sono tre guardie, messe lì per impedirgli la fuga nel caso volesse venir meno ai suoi propositi evitando l'incontro con il gigante pallido.
"Di certo non guarderà te." lo provoca.
Khol grugnisce e Loki lo segue lungo i corridoi del palazzo. Curiosamente, pensa a come sarebbe potuta essere la sua vita se Laufey non lo avesse abbandonato ma cresciuto come suo erede.
"Prenditi pure gioco di me, finché ancora ti è dato farlo, perché presto sarai carne per il mio ghoul."
"Devo proprio dirtelo: non mi dispiacerà disattendere i tuoi propositi."
"L'unico motivo per cui non ti uccido qui e ora è solo per evitare il disappunto di Thrym."
"Davvero ammirevole." si fa beffe di lui.
Khol porta una mano alla spada e a quel punto Loki si accorge che non è Vanadis che ha con sé. È un'arma dalla fattura grezza, per nulla piacevole.
Non fa domande per evitare sospetti e si lascia guidare fuori dal palazzo, lungo un sentiero scosceso.
Stranamente quel giorno non nevica, ma c'è solo una tenue foschia e il Seiðr ribolle nelle sue vene a causa dell'imminente arrivo della Convergenza.
Il panorama si apre a lui: una distesa di ghiaccio e gradoni intagliati nella roccia, sul fianco della montagna.
Avrebbe dovuto intuire che su Jotunheim non dovevano esistere le grandi e circolari arene costruite ad Asgard.
Ai lati delle tribune, celati in nicchie scure, si nascondono due sentinelle: mostri giganteschi come quello ucciso da Thor quando andò a parlare con Laufey. Sono immobili e dormienti come statue, ma se Thrym dovesse suonare il corno che li risveglia sarebbero guai.
Mentre studia il campo di sfida si rende conto che la fuga sarà più semplice di quanto immaginava. Non esistono barriere artificiali e qualunque direzione prenderà lo porterà lontano da Jotunna.
Khol lo porta al centro dello spazio e rimane al suo fianco insieme al resto delle guardie in attesa dell'arrivo di Thrym.
Loki alza lo sguardo e la vede. Freya è seduta sugli spalti in un abito bianco, circondata da donne e ragazze con vestiti cremisi. Lo sta guardando, facendo dei gesti in direzione del cielo.
Lui volge gli occhi in alto e nota con piacere la comparsa dei primi passaggi interdimensionali. La Convergenza ha avuto inizio e presto tutti i Nove Regni saranno finalmente accessibili.
 
 
Da quando hanno raggiunto i loro posti Mys non ha fatto altro che tossire e lamentarsi per il gelo. Krishna le ha ceduto la sua pelliccia e l'umana ha balbettato delle parole di ringraziamento prima di eclissarsi tra le altre schiave.
Freya osserva il dio degli inganni nel suo aspetto di Jotun poi volta la testa a destra e a sinistra.
Le sentinelle sono creature spaventose, dalla pelle dura e spessa, hanno zanne grandi quanto la stazza di Thor. Il loro compito, come quello di Heimdall ad Asgard, è quello di sorvegliare e proteggere Jotunna da attacchi nemici.
"Portami con te." sussurra Krishna all'improvviso.
Freya si gira verso di lei, consapevole che nello stesso istante il gigante pallido ha fatto la sua comparsa nel cuore dell'arena.
"So che stai progettando di fuggire e se c'è qualcuno che può riuscire a scappare dalle grinfie di Thrym credo che possa essere tu."
"Abbandonerai Mys? Pensavo ci tenessi a lei."
La schiava china il capo e si morde il labbro inferiore. "Puoi salvarci?" chiede.
"Può darsi." le risponde cauta. "Non posso darti alcuna certezza. Quanto veloce sai correre?"
"Per lasciare questo posto? Veloce, molto veloce." garantisce.
Freya annuisce e torna a concentrarsi su Loki. Thrym lo ha raggiunto e gli sta dicendo qualcosa. È molto più alto del dio degli inganni e ha una mole non indifferente. Indossa una spessa armatura di metallo, ma le parti da cui è composta provengono da corazze di differenti origini.
"Krishna." la chiama. "Resta vicina a Mys e tieniti pronta."
Nel cielo sono comparsi i varchi per cinque dei Nove Regni, ma non Asgard. Riesce a vedere le lande avvolte dalla nebbia di Niflheim, il fuoco di Muspelheim, le piante carnivore di Alfheim, le alti torri d'argento di Vanaheim e perfino il mondo dei mortali, Midgard.
 
 
"Puoi prendere tutte le armi che desideri." gli annuncia Thrym, ghignando. "Schiaccerò il tuo piccolo cranio e non ci sarà arma che potrà salvarti."
Loki non risponde e valuta che il gigante pallido possiede all'incirca la stessa mole di Hulk. È un agglomerato di muscoli ma, per quanti ne abbia, non potrà mai arrivare a possedere la forza del mostro verde.
Loki avanza di un passo ed esamina le armi a disposizione. Ce ne sono di ogni tipo e misura, ma il suo sguardo si sofferma su una lancia asgardiana. L'ha riconosciuta per via delle rune e dal metallo utilizzato per forgiarla. Ottima sia in difesa che in attacco.
"Asgard." sputa Thrym mentre afferra una pesante mazza ferrata. "Che siano maledetti tutti i sudditi del dio orbo."
Loki sorride. È la prima volta che sente qualcuno appellarsi ad Odino in quel modo. Fa roteare in aria la lancia e la riafferra poco dopo.
Si posizionano sul ghiaccio, di fronte al pubblico di Jotun e gli spettatori si zittiscono. Un giudice annuncia i loro nomi, ricordando a tutti i presenti il motivo di quella disputa e le regole a cui si deve attenere coloro che combattono per la sfida dei re.
Sono le stesse norme che adottano gli asgardiani nei loro incontri, motivo per cui lui annuisce senza farci realmente caso.
Poi il giudice si allontana ed è emesso il fischio d'inizio.
Si trovano a pochi passi di distanza l'uno dall'altro quando Thrym parla.
"All'inizio, quando Khol mi parlò di una schiava asgardiana giunta a Jotunna e in fin di vita pensai di venderla. Di questi tempi gli asgardiani sono merce rara. C'è a chi piace collezionarli."
Il gigante si lecca le labbra, porta il braccio all'indietro e fa dondolare in avanti la catena della mazza.
"Ma poi ho pensato che poteva entrare nella mia, di collezione. Ho mogli e schiave in gran numero ma nessuno si chiama come l'arma che mi procurò...questa." si indica la cicatrice che gli deturpa il volto e Loki prova un affondo con la lancia.
"Uno sfregio orribile." conviene il dio degli inganni.
"Vanadis, non è divertente? Sento ancora il sapore del sangue in bocca quando ripenso al giorno in cui il fratello di Odino-"
"Odino aveva un fratello?" lo interrompe Loki, fingendosi sorpreso.
Thrym sogghigna. "Oh, sì. Morto e sepolto. Mi è dispiaciuto non averlo potuto uccidere con le mie mani."
Con ironia Loki pensa che la lista di coloro che volevano eliminare Víli è piuttosto lunga.
"Hai mai fatto caso agli occhi della tua schiava? No?"
Loki piega le ginocchia e indirizza la lancia verso il piede di Thrym. Lo ferisce di striscio e il sangue lascia una scia gocciolante sul ghiaccio.
La folla grida e Loki si compiace di sé.
Lo Jotun emette un verso furioso e si lancia su di lui con tutto il corpo. Preso alla sprovvista Loki cade sotto il suo peso e sbatte la testa sul terreno. La lancia gli scivola di mano e mentre tenta di riprenderla lo sguardo si focalizza sul passaggio nel cielo: Svartálfaheim.
 
 
 
Freya stringe gli occhi, ma la vista non le sta giocando alcuno scherzo. Sono navi degli elfi oscuri quelle che vede in procinto di varcare il portale e per un folle, interminabile attimo, pensa che le attenderà lì e si vendicherà di quello che Malekit ha fatto ad Asgard.
Nessuno Jotun sembra prestare attenzione alla Convergenza, tutti sono troppo occupati nel seguire la sfida dei re.
Loki è a terra, impegnato in un corpo a corpo con Thrym e a lei vengono in mente i combattimenti in accademia tra Thor e il dio degli inganni.
Krishna e Mys si sono avvicinate a lei e stanno parlando tra loro.
"Ricordo quel giorno... era il compleanno di papà e avevamo passato il pomeriggio in salotto..." racconta la flebile voce dell'umana. "A guardare la televisione."
Freya non conosce quel termine midgardiano, ma nell'arena Loki e Thrym si sono rimessi in piedi, studiando ognuno le proprie mosse.
"Star Wars..." Mys ridacchia. "Navi spaziali, alieni, mondi diversi... forse era un segno. Io odiavo quei film, ma a papà piacevano tanto..."
Poi l'umana sobbalza, singhiozzando in modo convulso.
Lei non le presta attenzione. Loki ha recuperato la lancia e Freya stringe i pugni mentre Thrym ferma l'asta con le mani, cercando di toglierla all'avversario.
"Mi faceva paura... l'uomo nero."
"Ehy, Mys, va tutto bene, Mys." cerca di tranquillizzarla Krishna.
"Mi fa male. Ho male ovunque." boccheggia la mortale.
E Freya la guarda. Lascia perdere lo scontro con Loki e la osserva con attenzione. Per la seconda volta coglie un bagliore rosso sotto la pelle della midgardiana e si ritrova a stringere i bordi del suo abito con forza. Poi alza la testa.
Le navi di Malekit si sono avvicinate all'apertura del varco e lei sa che quello non ha senso. Per quale assurdo motivo l'esercito di Malekit vorrebbe dirigersi a Jotunheim?
"L'Aether." esala, voltandosi di scatto verso Mys.
Corre verso l'umana senza sapere bene nemmeno lei cosa fare. Spintona una delle schiave e cerca di afferrare Mys per un braccio, ma una forza sconosciuta si sprigiona addosso a lei, lanciandola all'indietro.
Cade diversi metri più in là, addosso a due Jotun che sibilano e cercano di fermarla, ma Freya è già in piedi, fuori dalla loro portata, e sta correndo verso Krishna che scioccata si è portata le mani al volto.
Mys è svenuta, accasciata sulla roccia e Freya la afferra, facendo segno a Krishna di imitarla.
"Dobbiamo andare. Ora!" esclama. Nel cielo le prime vetture esplorative degli elfi stanno emergendo su Jotunheim.
"C-co.. C-cosa è s-stato?" balbetta l'altra.
Non ha tempo per risponderle e mentre il pubblico di Jotunna esplode in un grido unanime Freya le fa strada verso le gallerie che portano all'arena. Non ha idea di cosa sia accaduto tra Loki e il gigante pallido, ma non può rimanere lì, allo scoperto, per accertarsene.
Vorrebbe avere con sé almeno un'arma ma Vanadis è perduta ed è insopportabile la sensazione di vulnerabilità che avverte su di sé.
Krishna sobbalza ad ogni rumore e trema.
"Stanno venendo a prenderla." le rivela Freya, afferrando l'asta di una bandiera. Strappa la stoffa dal metallo e pensa con aria critica che potrebbe servirle contro qualche Jotun.
"Gli elfi oscuri. Mys ha trovato qualcosa che non avrebbe dovuto... scoprire. Deve essere stata una bambina curiosa da piccola."
"Io non capisco. Perché Mys sta male? Cos'era quella luce rossa?"
"Nel suo corpo... si nasconde il potere di una reliquia persa da millenni. La sta distruggendo dall'interno perché si nutre di energia vitale. Mys aveva ragione: non è incinta." E per quello si sarebbe scusata con lei una volta che quella storia fosse finita. "Hai visto il cielo? Sai cosa sta avvenendo?"
"Al mio villaggio gli anziani usavano il termine unione dei mondi."
 
 
 
"Piccola spia asgardiana!" sibila Thrym, pulendosi il mento da un rivolo di sangue.
Loki sorride, finalmente a suo agio nel suo vero corpo.
"Avevo intuito di quella femmina, figlia di Víli, ma tu... uno stregone che si finge uno Jotun. Credevo che nessun asgardiano si sarebbe mai spinto a tanto."
Tutto il pubblico lo sta fissando e a lui non importa. Nessuno di loro conosce l'aspetto di Loki e se anche fosse... Che imparino a temerlo!
"Perché non l'hai uccisa?" chiede, sforzandosi di non pensare al corpo senza vita di Freya.
"Morte... una fine troppo rapida da concedere all'erede dell'uomo che mi ha reso un mostro."
"Lo eri anche prima." ribatte Loki con un sorriso di scherno. Muove le mani davanti a sé, assumendo nuove sembianze.
"Una bambina?"
"Una bambina molto, molto, pericolosa." lo corregge Loki. Si china in avanti e afferra una manciata di neve.
"Sei ridicolo, stregone!" Thrym si porta una mano allo stomaco e ride. "Inganni e sotterfugi... non mi sconfiggerai in questo modo."
Loki non risponde, ma allunga il braccio ricoperto di sangue e studia il pallore di quella pelle. È il ricordo più vivo che ha di Freya, quando da bambina è fuggita dalla villa in fiamme dei genitori.
"Tu sai cosa sono le farfalle, gigante pallido? Conosci le loro caratteristiche?"
L'altro grugnisce e tenta di colpirlo, ma lui lo schiva.
"Sono piccole, fragili e molte di loro vivono solo per poche ore. Ma sono magnifiche, non credi? Con i loro diversi colori... catturano immediatamente l'attenzione di chiunque. Ma più il disegno delle loro ali è complesso, più sono pericolose, velenose."
"Commovente." replica lo Jotun, mostrandogli i canini affilati.
Loki si stringe nelle spalle e apre il palmo della mano dove ha raccolto la neve.
Soffia un'unica volta e uno sciame di farfalle vola frenetico verso Thrym.
Ma non sono le farfalle che molti anni prima lui ha creato per Freya, tra le siepi del labirinto di Asgard. Quelle erano il frutto della sua inesperienza, della sua giovane età.
Lo Jotun lancia un grido, poi un altro. Thrym è a terra, in una pozza di sangue, mentre le farfalle mutano aspetto e diventano proiettili di ghiaccio che gli perforano la carna.
"Ti avevo avvertito. Più sono belle, più sono pericolose."
 
 
"Chi è quella bambina? Sembra quasi..." Krishna si interrompe e Freya sente un groppo alla gola.
Fastidio. Quella illusione la irrita enormemente.
"Quel folle..." commenta con freddezza. Loki, o meglio la bambina, lei, ha lanciato verso lo Jotun un pugno di neve che è mutata prima in farfalle e poi in lame di ghiaccio.
"Thrym, lui è...è caduto." la voce di Krishna è incerta. "Sembra-"
"È morto." le conferma la guerriera, mentre percorrono l'ultimo tratto della galleria sotto gli spalti ed escono allo scoperto. Un boato fragoroso accompagna il loro ingresso all'arena.
Freya si volta e guarda gli Jotun in piedi che gridano insulti e fischiano la loro disapprovazioni, ignari dell'arrivo dei velivoli elfici. La nave madre è ancora distante, ma i jet d'assalto si avvicinano sempre più veloci.
Il primo colpo da fuoco che lanciano, Freya lo vede al rallentatore: un missile che raggiunge la tribuna dei giganti alle spalle mentre loro sono troppo occupati ad inveire contro Loki. Blocchi di ghiaccio e pietre crollano in un boato fragoroso e sollevano una nube di polvere.
"Gli elfi non si fermeranno fin quando Mys sarà nelle loro mani." grida Freya, sovrastando il rumore del combattimento in atto.
Nello stesso istante la midgardiana comincia a tossire violentemente ed è sangue ciò che le cola dalla bocca. Krishna strilla spaventata, accucciandosi sulla schiava e lei è costretta a pensare ad un nuovo piano di fuga. Non ha armi e due ragazze che le impediscono di agire liberamente.
"Sta morendo!" singhiozza Krishna.
Freya si volta di scatto. "N-Non respira più! Aiutala, ti prego!" la implora.
L'Aether si muove sul corpo di Mys come una nube di fumo, incontrollabile. Le vene brillano di rosso rubino e la schiava sembra una torcia in mezzo all'oscurità.
La guerriera scioglie il nodo al suo mantello e lo poggia rapida sul corpo di Mys, per impedire agli elfi di scorgerla. Quello però le farà guadagnare solo pochi minuti, minuti che l'umana non ha.
I giganti di ghiaccio si stanno scagliando verso la prima ondata di elfi, ma non potranno trattenerli a lungo.
"Aiutala!" urla nuovamente Krishna, stringendole un braccio.
L'unico modo che Freya conosce per salvarla è quella di liberare la ragazza dal peso dell'Aether, ma lei non è in grado di farlo. Malekit potrebbe, ne è certa, ma non rischierà la salvezza di una vita quando è l'intero universo ad essere in pericolo. Se consegnasse Mys per aiutarla la reliquia finirebbe nelle mani degli elfi oscuri.
"Mi dispiace." sussurra ed è vero. A ormai tanti crimini sulla coscienza che quello si limiterà ad aggiungersi alla lunga lista di peccati commessi. Non è capace di salvare nessuno lei, non è Thor, non possiede un cuore così altruista. Le è stato insegnato a valutare rischi e vantaggi e qui il pericolo è troppo grande per rischiare.
"Dobbiamo portarla ad Asgard." continua pacata.
Krishna ha il volto rigato di lacrime. "Come? Come facciamo?" singhiozza, ignara dei suoi pensieri.
"Il portale per la città dorata si aprirà fra qualche secondo. Aspettami qui. Andrò a recuperare-"
L'esplosione alle loro spalle le scaraventa in aria, gettandole in avanti. Cadono sul ghiaccio nel punto in cui Loki e Thrym si sono sfidati. Il cadavere del gigante pallido è poco più in là così come le armi preparate per la sfida. Freya si rialza immediatamente facendo leva con i bracci e scatta verso un arco, sfuggendo al raggio mortale di un velivolo che le sta sparando addosso.
Tende la corda verso il guidatore elfico e materializza tra le dita una freccia che punta al collo del nemico. Prende bene la mira e rilascia il colpo. L'asta perfora la gola dell'elfo che perde la guida e precipita in basso.
Lei si volta e corre da Krishna. È ferita ad un braccio e con quello sano regge il corpo squarciato di Mys. La midgardiana ha lo stomaco perforato dalle armi elfiche, il sangue le cola dalle labbra e l'Aether striscia fuori dal suo cadavere come un verme da una mela marcia.
Krishna ha smesso di piangere e ha lo sguardo vacuo. Prima che Freya possa raggiungerla o urlarle un avvertimento la gemma dell'infinito fluttua verso la mano della schiava e il corpo di Krishna ne assorbe l'essenza.
"Dannazione!" esclama la guerriera dando un pugno al ghiaccio.
"Ci provi gusto ad infilarti in faccende che non ti riguardano."
Le parole di Loki la raggiungono alle spalle ed è sollievo ciò che prova mentre si volta. "Sei tornato."
Gli occhi del dio degli inganni brillano di qualcosa a cui lei non sa dare nome.
"Ho pensato che se posso uccidere il gigante pallido... eliminare Aster non dovrà essere un gran problema." dice tranquillo. "Vuole la nostra testa, ma saremo noi ad avere la sua. E se qualche elfo oserà intralciarci..."
"Taglieremo anche la loro." conclude Freya.
 
 


 
 
 


 
Note:
E siamo al capitolo 20! *-*
Sì, è un periodo in cui sono fissata con Alice nel Paese delle Meraviglie e "Tagliatele la testa!" xD
Per quanto riguarda l’affermazione di Loki sulle farfalle è vera: se il disegno sulle farfalle è più complesso significa che sono più velenose ed è un avvertimento per i predatori.
Piccola nota sull'Aether: come avete capito ho preferito non infilare Jane nella questione anche perché credo che in Thor-The Dark World abbiano usato proprio male il suo personaggio. ^^
A presto! <3



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Capitolo 21
*** Ritorno ad Asgard ***




Capitolo 20: Ritorno ad Asgard
 
 
 
"Aster è stato individuato in città."
È Sif a riferirgli la notizia, ansimante e sudata. È corsa lì dal bifrost, dove Heimdall l'ha avvertita della nuova minaccia.
"Tuo padre è già partito con un gruppo di soldati e di valchirie." prosegue lei, mentre i Tre Guerrieri si affacciano da un altro corridoio per venire loro incontro.
Ma Thor presta attenzione solo a metà. Il suo sguardo è fermo sul cielo e sui portali creati dalla Convergenza.
"Il re non ha mai fallito." replica. Poi alza il braccio e richiama a sé il martello che arriva qualche secondo più tardi. "Tenete Aster occupato." ordina.
"Thor?" L'espressione di Sif è un misto di stupore e incomprensione.
Il dio del tuono stringe l'impugnatura di Mjolnir e si solleva dal suolo.
"Cosa vuoi fare?" grida Sif, ormai un punto lontano, affacciata dal palazzo.
Non le risponde.
Il varco per Jotunheim è davanti a sé.
 
 
***
 
 
"Dobbiamo prendere quel velivolo!" esclama Freya, mentre Loki si getta Krishna a peso morto sulle spalle. "Così potremmo attraversare il portale." considera rapidamente.
Gli Jotun stanno combattendo contro gli elfi e per farlo hanno risvegliato anche le sentinelle. Quei mostri giganti si sono scagliati contro le navicelle elfiche, ringhiando e sbavando. Altri soldati stanno arrivando da Jotunna e lei e Loki devono fare in fretta se non vogliono rimanere coinvolti in quella battaglia.
"Gli elfi ci seguiranno su Asgard. Sentono la presenza dell'Aether. "
"Ma l'esercito di Asgard è l'unico che può sconfiggere quella flotta. Gli elfi vogliono far piombare l'universo nel caos."
"Mys... Mys... Mys..." ripete Krishna e Freya le lancia una rapida occhiata.
"Ti senti in colpa?"
"Non è stata colpa mia." si difende lei, raccogliendo la lancia che Loki ha usato per combattere Thrym.
"Allora non guardarla come se fossi tu la responsabile della situazione." le dice.
Freya si morde il labbro inferiore e avanza verso il velivolo elfico che ha abbattuto poco prima trafiggendo il guidatore con una freccia.
"Ho ucciso molti elfi nel corso della mia vita." rivela al dio degli inganni. "Assassini, mercenari... ricercati. Prima o poi ogni nostra azione ci torna indietro."
"Stai diventando sentimentale." la provoca Loki.
"È una cosa che ha detto Thor."
"Bhe, questo spiega tutto."
Davanti a loro cinque elfi oscuri stanno correndo in quella direzione, pronti a fare fuoco con le loro armi al plasma. Freya riprende in mano l'arco e passa la lancia a Loki. Deve chiudere un istante gli occhi per trovare la concentrazione che le permette di mutare l'aria in frecce mortali, ma quando le sente assumere forma sotto le dita le basta poco per prendere la mira.
Uno ad uno i nemici cadono e i loro colpi vanno tutti a vuoto.
"Perché hai preso le mie sembianze per uccidere Thrym?"
"Non lo sai?"
Si sta prendendo gioco di lei e Freya sospira una, due, tre volte e infine sbuffa.
"Non farlo più. Mi ha irritato rivedermi come ragazzina." Glielo dice chiaro e tondo, perché non vuole che Loki ripeta quell’inganno.
Corrono fino al mezzo che gli porterà finalmente lontani da lì. Mentre il dio degli inganni sistema Krishna su veicolo Freya si accerta che questo non abbia subito danni e lancia un'occhiata al cielo dove il portale per Asgard sta prendendo forma, parzialmente coperto dalle nubi.
Prende lei la guida e per una volta Loki tiene i suoi commenti per sé. Alle loro spalle la nave madre degli elfi oscuri ha attraversato il confine dei mondi ed è gigantesca mentre orbita sopra le loro teste.
Freya non perde altro tempo e schiaccia il pulsante d'accensione per poi spostare le mani sui comandi direzionali. Il velivolo si alza di qualche centimetro, quasi restio a partire ma poi si solleva nell'aria e lei tira un sospiro di sollievo. Ce l'hanno fatta e ora può permettersi di pensare al destino che attende Krishna.
"Muoviti!" le grida Loki sopra il rombo del motore. "Gli elfi stanno mandando dei rinforzi aerei per cattur-"
Freya sterza bruscamente a sinistra, mentre un colpo al plasma attraversa il cielo dove un attimo prima c'erano loro. "Non guidavo questi affari da un sacco di anni!" esclama lei, sorridendo in direzione di Loki. "Una volta ho partecipato ad una corsa clandestina."
"E come è finita?" urla Loki.
La risposta è portata via dallo sferzare implacabile del vento e dalle grida di battaglia sotto di loro. Freya attraversa un banco di nebbia e prende quota per raggiungere il portale. È costretta a socchiudere gli occhi e per un attimo è quasi certa di aver visto qualcosa sfrecciare verso di loro da quella direzione.
Un raggio di energia li colpisce di striscio e l'equilibrio del velivolo si destabilizza. Krishna scivola via dal suo posto e Loki non riesce ad afferrarla in tempo.
Precipita.
 
 
 
Freya. Thor la vede guidare un velivolo elfico e trova che sia magnifica con quell'aria fiera e selvaggia che le vede sul volto. Ma non ha tempo di pensare a lei mentre varca il confine di Jotunheim. Mjolnir sta raggiungendo una notevole velocità e lui sfreccia accanto a Loki e la cugina per raggiungere la ragazza che sta precipitando.
La afferra in un modo per nulla delicato, ma gli elfi oscuri stanno puntando verso di lui e non ha tempo da perdere.
"Thor!"
Freya grida il suo nome e lui la affianca. Non riesce a trattenere il sorriso anche quando sposta lo sguardo su Loki che borbotta qualcosa, quasi contrariato.
"State bene?" chiede, mentre volano tutti verso Asgard. "Perché gli elfi oscuri stanno attaccando Jotunheim?"
"Non attaccano Jotunheim, ma noi! Abbiamo trovato l'Aether!" esclama lei.
"Cosa?" domanda incredulo. "Come sapevate che..."
"Non ha importanza il come, Thor." lo fredda Loki con un'occhiataccia. "Il punto è che gli elfi ci seguiranno ad Asgard, quindi spero che Odino abbia pronto l'esercito e-"
"Aster ha attaccato la città." interviene il dio del tuono, scagliando un fulmine verso i velivoli dei nemici. Scuote la testa, augurandosi che Sif e i Tre Guerrieri riescano a trattenerlo fino al suo ritorno. Poi torna a guardare Loki e studia i suoi polsi liberi. "Che fine hanno fatto i tuoi braccialetti?"
Né il dio degli inganni né Freya sembrano volergli rispondere.
"Sono stata io." ammette alla fine sua cugina e le nocche delle sue mani sbiancano mentre stringe con maggior forza i comandi del mezzo elfico. "Non c'erano alternative. Mi dispiace." aggiunge in un soffio.
"Non importa." E lo pensa davvero. Loki è più utile come dominatore del Seiðr e presto Asgard sarà sotto assedio.
"La ragazza, Krishna..." riprende Freya e a lui sembra quasi che abbia un macigno sul cuore.
"È lei ad avere l'Aether." Loki gli fa un cenno e Thor abbassa il viso su quello Krishna, abbandonata tra le sue braccia. "Per questo Malekit ci sta dando la caccia. Dovrà estrarle la reliquia dal corpo per usarne il potere e potrebbe essere la tua unica occasione per distruggere l'Aether."
Il varco per Asgard è sempre più vicino e Thor sente che qualsiasi cosa accadrà...
"Freya." chiama e il suo tono di voce è urgente. "Sif ha-"
Lei deglutisce e gli rivolge un cenno d'assenso. "Va bene." lo interrompe. "Non c'è bisogno che tu dica nulla." fa una pausa, quasi a dover trovare le giuste parole. "Sono sulla lista dei traditori del regno, è così? È giusto. Sì, lo è." mormora. "Prima o poi sarebbe dovuto accadere. Forse è meglio così."
"Mia madre mi ha raccontato ogni cosa. Parlerò con il Padre degli Dei, tu non puoi..."
"No, Odino ha rag-"
"Mio padre sbaglia!" tuona Thor e sfoga la sua rabbia scatenando una tempesta di fulmine contro la nave madre di Malekit.
Loki batte le mani tra loro, imitando un applauso. "Finalmente un argomento su cui siamo d'accordo!" In risposta, il dio degli inganni ottiene una gomitata da parte di Freya che fa sbandare il velivolo verso destra.
"Non è proprio il momento adatto per parlare di questo. La situazione è grave." considera lei. "E peggiorerà. Quando Malekit attraverserà il portale Asgard si ritroverà a combattere sia contro di lui che contro Aster."
"Affronterò io il sovrano degli elfi oscuri." si fa avanti Thor. "Come ha detto Loki: quando estrarrà la reliquia dal corpo di questa ragazza agirò. Le navi degli elfi sono una minaccia più grande di quella rappresentata da Aster al momento."
"Krishna morirà se l'Aether rimarrà nel suo corpo troppo a lungo. La salverai, Thor?" lo prega Freya.
C'è qualcosa nel modo in cui lei gli ha porto quella domanda che lui si sente in dovere di rispondere affermativamente.
Poi non c'è più tempo per dire altro. Il varco è davanti a loro e insieme lo attraversano.
 
 
La zona bassa della città d'oro è in fiamme. Il fumo si alza fino al cielo: un odore acre che le rivolta lo stomaco. Le grida di civili e soldati non si contano e gli animali delle stalle si riversano spaventati nelle vie del centro. Il caos è ovunque.
Freya nota che alcuni asgardiani stanno tentando la fuga verso il fiume e poi le montagne. Le valchirie cavalcano i loro destrieri volanti, attaccando dal cielo, ma è difficile intuire chi sono i seguaci di Aster che si nascondono tra la popolazione.
Freya non fa in tempo a rallentare il velivolo che dal varco emerge la nave madre degli elfi oscuri. Enorme, e troppo rapida nella sua corsa verso la conquista dell'aether, si inabissa nelle acque del mare per poi terminare il suo viaggio sulla bianca spiaggia di Asgard.
"Lo ucciderò." promette Thor, l'espressione solenne e furiosa. "E questa volta mi assicurerò che sia per sempre." aggiunge.
"Buona fortuna." gli augura Freya, ingoiando la rabbia per ciò che sta accadendo sotto di loro.
Il dio del tuono esita un istante, poi si rivolge al fratello. "Cosa intendi fare, Loki?"
L'altro si stringe nelle spalle. "Ho un conto in sospeso."
"E tu?" le domanda Thor.
Freya guarda l'abito bianco scelto da Thrym e il sangue di Mys che lo macchia. "Aster è mio. Ha ucciso due persone a cui tenevo molto. Fosse l'ultima cosa che faccio-"
"Non sarà affatto l'ultima." la interrompe il figlio di Odino. "La affido a te, fratello." Thor tace, infine scuote la testa e vola in direzione della nave madre degli elfi oscuri con Krishna al seguito.
Freya lo guarda finché la sua figura scompare tra nuvole e fumo. Alle sue spalle, Loki ha indossato l'armatura verde e dorata segno che malgrado tutto anche lui combatterà per il regno eterno.
"Un azione piuttosto teatrale." commenta lui, guardando le fiamme espandersi in ogni direzione.
"E se lo dici tu..." lo beffeggia, ma senza reale cattiveria. "Vanadis è perduta." mormora prima che lui possa parlare. "Ho impiegato anni a cercarla e per altrettanti l'ho creduta distrutta. Ora che ne ho bisogno..."
"Puoi sempre usare Brísingamen." le ricorda.
Ma Freya non vuole usarla. C'è qualcosa di oscuro e pericoloso in quel monile, qualcosa che non riesce a spiegarsi.
 
 
Loki avverte l'esitazione di Freya come se appartenesse a lui. Se avesse lo scettro... basterebbe volgere verso Vàlaskjàlf e trafugarlo dai sotterranei. Oppure lo Scrigno degli Antichi Inverni e meglio ancora il Tesseract.
Sarebbe facile riottenerli ora che il Distruttore è perso e la città sotto attacco.
Eppure è restio ad agire, esattamente come la guerriera.
"Starà bene... Frigga?" gli domanda lei, distraendolo.
"Sono certo che i migliori soldati di Odino veglieranno su di lei." replica sicuro.
"E Thor?"
Loki sospira. Thor, Thor, Thor... sempre e solo Thor. "Thor se la caverà, come sempre." dice acido.
Freya annuisce e guida il velivolo verso il basso. Sono a pochi metri da terra quando dei colpi al plasma distruggono il motore e loro sono costretti a saltare nel vuoto.
Loki rotola in un vicolo, un braccio a proteggergli la testa e l'altro steso in avanti nel tentativo di frenare la caduta. Quando si ferma, tossendo e sputando polvere, trova davanti a sé un...
Non è un elfo. Indossa la divisa dei sostenitori di Malekit, un elmo con corna appuntite, le zanne gli sfiorano il mento e la pelle emana uno strano calore.
Elfo berserker è l'unica definizione che gli sfiora la mente. Quella creatura è più alta, minacciosa e possente. Qualunque cosa ne abbia mutato la natura è potente e oscura.
Loki allunga la mano verso la caviglia dell'avversario e una patina di ghiaccio comincia ad avvolgergli il piede. Prima che un pugno lo colpisca dall'alto, il dio degli inganni si rimette in piedi e scaglia un pugnale nel petto dell'altro.
L'attacco non sortisce alcun effetto e il mostro grugnisce infastidito. Il petto gli si illumina di una cupa luce rossa e il ghiaccio si scioglie, rendendolo libero nei movimenti.
Loki si guarda attorno. Freya non è da nessuna parte e si impone di non pensare troppo a lei. Ha una creatura ripugnante da uccidere, poi sarà il turno di Aster.
Accanto a lui c'è una lancia abbandonata da qualche soldato di Asgard. L'afferra stringendola con forza e con una rabbia che sente crescere sempre di più. Ne ha abbastanza di quella storia: di Aster, di Malekith, dell'Aether...
Ogni strada della città si è trasformata in un campo di battaglia.
Il mostro avanza, ma Loki ha calcolato bene il punto in cui la corazza non protegge il suo occupante. Con un cenno della mano fa apparire altro ghiaccio che congela l'elfo dalla cintola in giù. Gli basta quel breve momento: la lancia affonda nella carne, spaccando tendini e muscoli, poi Loki la strattona all'indietro e un fiotto di sangue scuro si sparge sul terreno.
Il mostro emette dei suoni gutturali nella lingua degli elfi, ma lui non si prende il disturbo per tentare di capire cosa dica.
Per ultimo traccia nell'aria il simbolo di una runa antica e il ghiaccio avvolge completamente la creatura. Non ha intenzione di correre rischi ora che è tanto vicino a trovare l'emissario del Grande Serpente.
Volta le spalle al nemico e comincia a correre.
Il vicolo che percorre si apre verso la piazza in cui ha vinto la gara proposta da Freya con i cavalli. I fiori sugli alberi sono ormai appassiti e la vasca della grande fontana al centro è spezzata a metà.
Infine lo vede: Aster è davanti a lui.
 
 
 
Freya scuote la testa per schiarirsi le idee. La caduta le ha provocato un taglio sopra il sopracciglio sinistro che non smette di sanguinare. Si porta una mano alla ferita e vi preme sopra, appoggiandosi un istante al muro. Si trova in una via laterale che porta alla piazza delle fontane e decide di avviarsi in quella direzione, sperando di capire meglio come dover procedere.
Non fa in tempo a muovere i primi passi che qualcuno le si pare davanti. La figura è avvolta da una nube di polvere e lei ci mette qualche secondo per intuire chi sia.
Il corpo sottile e fluido di Sif avanza deciso verso di lei e Freya si morde le labbra incerta su come agire. La lancia a due punte di Sif al momento è ancora in forma di spada, ma non è quello a preoccuparla.
L'espressione della guerriera è vacua e sul viso è impressa, come un tatuaggio, l'immagine di un serpente nero.
"Alla fine hai lasciato che quella creatura ti manipolasse." l'accusa.
"Lui ti vuole." la voce di Sif è fredda e priva di alcuna inflessione.
"Cosa mi dici di Thor, Sif?" le chiede nel tentativo di risvegliare la vera lei.
L'altra inclina la testa. "Thor ci ha abbandonati."
Freya sussulta. Sif crede che...? "No, lui sta combattendo contro Malekit, proprio adesso."
"Menzogne."
Sif si lancia su di lei e Freya da forma ad una sfera di energia che dal palmo della sua mano si lancia contro la guerriera. Il fatto di non avere alcuna arma a portata di mano le è di svantaggio.
Mentre l'altra barcolla all'indietro, Freya si china e disegna i tratti della runa della terra, innalzando una barriera di roccia tra loro. Poi, prima che Sif possa accorgersi delle sue intenzioni Freya balza sul muro e cala su di lei dall'alto.
La colpisce con un pugno alla tempia che costringe Sif ad abbandonare la spada, poi la spinge contro il terreno.
La guerriera grida e scalcia e Freya è costretta a liberarla.
Ansimando riprendono le proprie posizioni di attacco. Camminano in cerchio, mentre i cavalli alati delle valchirie volano sopra di loro sfrecciando verso Vàlaskjàlf.
"Ti porterò da lui." ripete Sif, detergendosi la fronte dal sudore.
"Perché? Cosa vuole da me?" replica Freya.
"Vendetta." le risponde con un ghigno.
I lineamenti di Sif sono distorti in modo quasi grottesco. "Sono io quella che reclama vendetta, non certo lui."
"Tu lo hai ferito."
Ma non lo ha ucciso. Ricorda bene che Aster non ha sofferto per le ferite che per altri sarebbero state mortali. La stava cercando per quello? Sonea era stata uccisa a causa di un futile motivo di... orgoglio? E lo stesso Siryo?
"E Loki?" la domanda le sorge spontanea. Perché cercare di avvelenarlo? Lui non poteva avergli arrecato alcun torto: era su Midgard e prima ancora disperso in qualche angolo dell'universo quando Aster aveva fatto le prime comparse.
Sif però non le risponde e si stringe nelle spalle in un comportamento che Freya trova assurdo.
Quante volte ha fantasticato di combattere in duello Sif? Ora che ne ha la possibilità la cosa la irrita solamente. Quella non è la donna che ha imparato a conoscere e nemmeno la ragazzina a cui ha dato consigli in un campo di allenamento.
"Mi dispiace, Sif, ma c'è qualcuno che intendo uccidere. Quando tutto questo sarà finito mi ringrazierai." Nel momento in cui glielo dice si strappa un capello e lo soffia addosso alla guerriera. Subito il filo dorato cambia forma e una corda si avvolge attorno a Sif immobilizzandola totalmente.
Il serpente sul viso della ragazza si agita e Freya si china per sfiorarlo. Il dolore è immediato ma sopportabile e si domanda come sia possibile togliere l'incanto di Aster.
"I Tre Guerrieri ti troveranno e sapranno cosa fare." le sussurra Freya. Non ha certezze, ma deve mettere la parola fine a quella storia e per farlo...
"Lo ucciderò anche per te." conclude, dandole le spalle.
La fine della strada è davanti a lei e Freya avverte addosso a sé una strana frenesia. Sente che quella è la direzione giusta per giungere al suo obiettivo ed è impaziente di incontrarlo. Vuole risposte e non ha più intenzione di attendere oltre.
Una delle numerose fontane che adorna la città d'oro è davanti a lei, il marmo frantumato e la vasca svuotata. La statua dell'uomo con le ali è girata nella sua direzione e le punta addosso l'indice, quasi minacciandola. È a quel punto che percepisce la forza del Seiðr nemico.
Infine lo vede: Aster è davanti a lei.
 
 


 
 


 

Note: con l'uscita di oggi nelle sale di "Age of Ultron", eccomi qui! Capitolo di passaggio, dal prossimo si entra nella fase finale della narrazione!
Spero comunque che vi sia piaciuto! <3
Mancano poche recensioni per arrivare alla soglia delle 200! Che dite, mi aiutate a raggiungere un nuovo record? :D



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Capitolo 22
*** L'ombra della morte ***





Capitolo 21: L'ombra della morte
 
 
 

Arrivano nello stesso istante. Freya ha appena il tempo di rendersene conto che Aster fa un balzo all'indietro e lei rischia di finire addosso a Loki. Rotola di lato per evitarlo, mentre il dio degli inganni si destabilizza in avanti per tentare di frenare la corsa.
Mentre loro assumono nuove posizioni Aster inclina la testa e ride, agitando le mani in un'imitazione di applauso.
"Ed eccovi: le mie prede." dice compiaciuto.
"Folle! Cosa credi di ottenere?" gli grida Freya con rabbia. "Non ucciderai Odino e non riuscirai nemmeno a distruggere il Regno Eterno!"
"Tu!" Aster le punta addosso il dito, il mantello nero che si agita nel vento. "La prima volta che ti ho visto... ho creduto davvero che fossi Lady Sif. Una ragazza che si ergeva sola nell'arena e che credeva di potermi uccidere. Una guerriera... Avevo intuito che non potevi essere una valchiria perché non ne portavi insegne e armatura. Una guerriera, dunque."
"Che ti ucciderà." specifica Freya.
Loki è davanti a lei e approfittando della distrazione di Aster ha lanciato uno dei suoi pugnali nella spalla del nemico.
Il manico dell'arma emerge dalla carne di Aster e lui la estrae con calma, come se la cosa non lo riguardasse, infine si porta la lama alla bocca, leccandola e pulendola dal suo stesso sangue. Il serpente verde sulla sua maschera si muove in cerchio quasi avesse apprezzato quel gesto.
"Qual è il tuo legame con Jormungand?"
Aster sembra emettere un sibilo, poi lancia il pugnale verso Loki che ne devia la traiettoria con l'aiuto del Seiðr.
"Perché hai tentato di uccidermi?" interviene Loki, sovrapponendosi all'interrogativo di Freya.
In piedi su ciò che resta della fontana il loro avversario leva lo sguardo al cielo, contemplando lo scontro tra elfi oscuri e asgardiani in sella a cavalli alati. Mentre lo osserva, Freya focalizza l'attenzione sulla ferita. Come la prima volta che lo ha combattuto lo squarcio nella carne sembra essersi rimarginato.
"I nemici di Asgard sono più di quanti voi possiate immaginare." afferma compiaciuto.
Alle sue spalle, Freya sente chiaramente la risata di scherno di Loki. "Ma davvero? Una considerazione davvero molto illuminante."
Aster si volta nuovamente verso di loro, poi si muove rapido. Balza sul lastricato della piazza e si avventa sul dio degli inganni che riesce a bloccarne la spada grazie a due pugnali.
Freya si scaglia di peso contro di lui ed entrambi finiscono a terra. Tenta di strappargli la maschera, ma Aster grugnisce e le assesta un pugno alla mascella. Il sapore del sangue le invade il palato e barcolla all'indietro.
È Loki ad afferrarla e rimetterla in piedi. Le sfiora lo zigomo, già gonfio, e lei coglie una strana luce nel suo sguardo.
Decide di non attribuirgli alcun significato, perché le uniche volte in cui ha assistito a quel cambiamento...
"Sto bene." gli assicura prima che lui possa fare domande.
Loki annuisce e un attimo dopo dieci copie di lui circondano Aster che non sembra affatto turbato.
Non è mai turbato, considera Freya. Non teme di essere ferito, né di essere catturato... Nasconde un segreto pericoloso che devono scoprire per poterlo battere.
"Il principe di Asgard..." commenta Aster. "I Chitauri sono rimasti molto, molto, insoddisfatti... di te. Hai condotto gran parte del loro esercito in rovina."
Loki e le sue copie dischiudono le labbra, mostrando una smorfia di preoccupazione sul viso.
"Mostri di sapere molte cose..." lo interrompe Freya, tracciando nell'aria la runa del fuoco. "Cose che non dovresti conoscere." aggiunge.
"Jormungand conosce ogni cosa, il Grande Serpente vede tutto."
"Collabori con lui?"
In risposta Aster inclina la testa all'indietro ed emette una risata acuta e profonda che la fa rabbrividire. Freya deglutisce poi alza i palmi al cielo e fa cadere su di lui una pioggia di fiamme blu.
Il loro avversario grida ed emette strani lamenti. L'odore della carne bruciata ricorda a Freya l'incendio di quando era bambina, ma continua a fissarlo, insensibile di fronte ai suoi gemiti di dolore.
Eppure Aster si rialza in piedi, l'armatura incandescente e una crepa nella maschera che gli nasconde il volto.
Loki gli lancia addosso una scarica di energia che l'altro rimanda indietro, colpendo il vero dio degli inganni, non una copia, e facendolo precipitare addosso ad una statua che si spezza sotto il corpo del secondogenito di Odino.
Freya porta la mano al fianco, ma è aria ciò che trova non Vanadis.
Aster a differenza sua non esita e la raggiunge in brevi falcate con la sua lama dal metallo nero.
"Speravo che voi sareste stati degni avversari." le bisbiglia all'orecchio, mentre lei è costretta a chiamare il Seiðr per creare una barriera.
Loki lo raggiunge alle spalle, l'espressione livida di rabbia e gli affonda nel torace un pezzo di ghiaccio acuminato.
Aster tossisce, poi allunga la mano per estrarre anche quell'oggetto estraneo.
"Se ti tagliassimo la testa... moriresti?" commenta Freya.
"Io dico che vale la pena fare un tentativo." osserva Loki ghignando. "Vediamo se riesci a farti ricrescere anche quella."
Ma poi accade qualcosa di imprevisto.
Lo spettro compare alle spalle di Aster: una figura nera e incappucciata, inafferrabile come le ombre della sera. Trascina con sé le catene che Freya ha già notato nei loro precedenti incontri. Avanza lento, ma quando le sue dita sfiorano la tempia di Aster questo cade in ginocchio, sibilando e scuotendo la testa come se dovesse liberarsi di un incubo.
"Ti credevo prigioniera." geme la voce di Aster, fissando lo spettro.
"Cosa vuoi?" obietta Loki, molto più pratico.
L’ombra si sposta su di lui in meno di un battito di ciglia e Freya fa appena in temo a chiamarlo per nome che anche il dio degli inganni si trova ansimante rannicchiato sotto la statua dell'angelo.
Lei indietreggia, studiando il movimento di ogni ombra per timore che lo spettro possa prenderla alla sprovvista.
"Non riesci ad ucciderlo?" la voce che le parla è come ghiaccio nel cuore. Fredda, impersonale e che promette indicibili torture. Indica Aster, agonizzante quanto Loki. "La resa non è una scelta contemplabile, o sbaglio? Forse c'è una spiegazione, non credi?"
Freya si sforza di vedere un volto al di là del cappuccio, ma coglie solo ombre. "Cosa vuoi dire?" lo interroga con timore. La paura che cresce dentro di lei è irrazionale, qualcosa che non riesce a spiegarsi. Eppure...
Lo spettro le si avvicina. "Che sapore ha la morte? Tu lo conosci?"
È una voce strana: a tratti giovane e in altri assomiglia a quella di un anziano
Freya decide che è meglio assecondarlo. "Molti esseri viventi sono morti per mano mia."
La figura ride. "Oh, conosco bene le tue vittime. Le ho incontrate."
La guerriera sente un brivido correre lungo la schiena. Quell’ombra le provoca un profondo disagio.
"Non lo ricordi? Piccola Vanadis." gracchia lo spettro con la voce arrocchita. "Tu conosci la morte." Protrae la mano anche verso di lei e Freya non riesce a muoversi mentre le sfiora la pelle del braccio. Un dolore acuto, simile a mille aghi che le penetrano nella carne, si fa strada in lei.
Freya scrolla la testa, ma è piena di immagini di fiamme che lambiscono il suo corpo e non riesce a liberarsene.
La visione la fa arretrare di un passo. "Perché?" chiede scioccamente.
"Perché?" le fa eco l'ombra con rabbia. "Perché ci siamo già incontrate io e te, quando tu eri solo una bambina."
"No" Freya indietreggia ancora. Una paura che non capisce le scorre nelle vene ed è difficile contrastarla.
"Tu conosci già la risposta."
"No..." l'immagine del dipinto di Frigga le torna prepotentemente alla mente.
"La morte ti conosce, Vanadis. E tu conosci la morte."
Freya rimane impietrita, e sente Loki alle sue spalle emettere un lamento.
"Per questo puoi vedermi. Piccola bambina... così coraggiosa da sfidare i nani e le fiamme... così sciocca da morire... E così avida di vita." lo spettro esala un sospiro. "Mi sei sfuggita dalle mani a causa di quel piccolo pezzo d'oro. Ma ciò che Brísingamen mi ha tolto dovrà essermi restituito." recita la figura e mai come in quel momento Freya ha chiaro cosa significa.
 
 
 
Quella notte non riesce a prendere sonno. La mattina successiva è previsto l'arrivo di Odino e... il suo omicidio. Freya ha pensato tutto il giorno a come renderà possibile quella morte. Mentre si gira dall'altra parte del letto sente un leggero odore di fumo, come se dalle cucine avessero dimenticato qualcosa nel forno. Si alza a piedi nudi e socchiude la porta della camera, ma la mano rimane ferma sulla serratura.
C'è una figura la fuori, bassa e tarchiata, con barba e capelli folti. Un nano. Si aggira furtivo per la villa, reggendo due asce tra le mani ed è illuminato da un bagliore scarlatto.
Fuoco, comprende lei. Può avvertire il calore delle fiamme strisciare lente fino alla sua stanza. Non morirà così, decide. Sa combattere, è stata addestrata, lotterà per la sua vita.
Per quale ragione i nani si trovino lì a poca importanza; non intende fare la fine del topo.
Freya sbircia oltre la porta. Il nano le da le spalle e lei gli salta addosso con furia, spezzandogli il collo in pochi secondi. Cadono entrambi a terra e lei si rialza con una delle asce strette tra le mani.
Scende le scale fino al piano di sotto, dove le fiamme stanno divorando l'atrio e la cucina, ed è lì che scorge il nuovo nemico.
Ride nel modo folle e esagerato dei buffoni di corte, ghignando e soffocando la propria euforia in sorsi di birra che tracanna dalla sua borraccia di pelle grigia.
Quando il nano la vede, ferma sulle scale, lo sguardo si incupisce e le dita corrono a sfiorare uno strano monile d'oro che ha al collo.
"Da qui non puoi fuggire." Dichiara lui, impugnando meglio l'ascia.
Freya grida e si scaglia in avanti, chiamando a sé l'aiuto del Seiðr. Ma accade qualcosa, una mossa, che lei non è riuscita a prevedere. Il nano lancia l'ascia in aria verso di lei e nel breve momento che passa dal compimento di quel gesto Freya capisce che non la potrà evitare.
L'arma la scaraventa all'indietro, nell'androne che precede le scale e la inchioda alla parete. Mentre scivola verso il basso con il sangue che le cola addosso, Freya ha tutto il tempo per rendersi conto dei danni riportati dal suo corpo. Ha le costole tagliate dalla lama, un polmone perforato e sospetta che anche il cuore...
Tossisce, soffocandosi nel suo stesso sangue. Gli occhi sono pesanti e le fiamme tutte attorno bruciano ogni cosa. Il nano cammina verso di lei con uno strano scintillio sul petto, una luce, e Freya capisce che non vuole finisca in quel modo.
Non così. Non così, continua a ripetere con l'ultima scintilla di ragione che le rimane. Di fronte a lei c'è uno specchio e riesce a cogliere l'ombra di una persona al suo interno. Una massa oscura che la spaventa.
Il nano l'ha raggiunta e Freya gli sussurra qualcosa.
"Le ultime parole di una ragazzina morente." commenta lui. "Come dici?" chiede chinandosi su di lei, tanto vicino che Freya ne sente il fiato sulla faccia.
Lei riesce ad alzare il palmo della mano dove con il sangue ha tracciato la runa della morte che brilla minacciosa. Le costa tutte le sue ultime energie, ma ci riesce. Adagia l'arto sul petto del nano, bardato nelle sua armatura, accanto allo strano monile d'oro.
"Tu muori con me." bisbiglia.
L'atro ha un sussulto, le pupille si dilatano e mentre il suo corpo si accartoccia su se stesso come un pezzo di carta, la catena della collana si strappa e scivola tra le mani bagnate di Freya.
Lei chiude gli occhi.
Il battito del suo cuore è fermo.
Il respiro è cessato.
Il sangue ha smesso di circolare.
Ma c'è qualcuno che la chiama oltre le tenebre, una voce estranea e ammaliante.
 
 
 
"Hela." sussurra con incredulità ed orrore, fissando lo spettro con nuova comprensione.
"Credevi di essere speciale? Oh, sì, lo sei. Quasi quanto il principe di Asgard." dice, indicando Loki. "Ma lui è sfuggito alla morte per mio volere e quello di Odino e non lo definirei esattamente morto. Ma tu... tu travalichi le mie leggi."
Freya indietreggia impaurita mentre lo spettro avanza e Brísingamen brucia sul suo petto.
Aster è ancora piegato su se stesso, come se la presenza di Hela lo indebolisse.
"Eri la mia bambina preferita." trilla la voce della dea. "Hai condotto su Hel molte anime perdute."
Lei deglutisce. Tutti quei morti...
"Ma tu non sei mai venuta. Così sono stata costretta a cercarti. Tu e... Loki naturalmente." Il suo sguardo si sposta sul figlio di Odino, esausto e incredulo.
"Tu mi sei stata sottratta dal volere di Brísingamen e Loki da quello di Odino. Avevamo fatto un patto io e lui... Ho concesso la Materia Oscura a Thor per scendere su Midgard e il Padre degli Dei mi promise in cambio suo figlio. Loki sarebbe divenuto il mio consorte una volta ricondotto ad Asgard."
Hela si china su Freya e la mano trema mentre le sfiora una guancia. "Così oscura e pericolosa." sospira, rivolgendosi a lei come ad un'amante. "Il Ragnarok non avrà pietà per nessuno."
Freya le allontana il braccio in modo brusco e barcolla, incespicando nei suoi stessi passi.
È morta, morta, morta.
Lo rammenta bene il ritratto di Frigga: quel corpo gracile ed esamine riverso al suolo. E ricorda. Ricorda. Ricorda.
Automaticamente si porta una mano sul petto dove non c'è alcuna cicatrice a testimoniare gli eventi di quella notte. Come ha potuto dimenticare?
E quel sangue... il sangue che le imbrattava le vesti quando Odino era giunto alla villa. Suo, solo suo.
"Sono...morta." dirlo ad alta voce rende tutto più reale e concreto. Un urlo di disperazione le sale nel petto, ma lei lo soffoca mordendosi il dorso della mano e inghiottendo il sangue.
 
 

"Lei non è morta." sibila Loki, facendosi avanti. Lo sguardo di Freya è lontano, distante, perso in pensieri che lui non può raggiungere.
Hela, lo spettro di Hela, ride e si avvicina a lui questa volta. "Ah, il mio promesso sposo."
Lui trasalisce e stringe i denti per la rabbia. "Puoi toglierti dalla mente che io ti possa sposare." sputa tutto il suo disprezzo, ma l'altra non sembra farci caso.
E Odino, quel maledetto! Come ha osato farsi gioco di lui alle sue spalle?
Hela ruota su se stessa allargando le braccia e le catene ai polsi tintinnano tra loro. Il suono sembra riscuotere Freya che torna a fissarla.
"Tempo fa tu mi hai detto che avresti ritenuto saldato il mio debito se avessi distrutto il Grande Serpente. Spiegati." ordina la guerriera con un tremito nella voce.
Hela emette uno strano verso, poi annuisce. "Non ti sembra strano?" punta il dito su Aster e Loki segue quella direzione. "Quante volte avete ferito il suo corpo? Perché non muore?" fa una pausa. "Forse è già morto?" dice con un pizzico di ironia.
"Aster è un cadavere." ride istericamente la dea dei morti. "Una marionetta nelle mani di Jormungand. Volevo che la Serpe portasse Asgard nel caos per vendicarmi della promessa infranta di Odino. L'ho sopravalutato."
Loki inclina la testa di lato. "È sfuggito al tuo controllo." suggerisce.
Hela sospira e mostra le catene. "Sì. Mi ha ingannato. Quando lo spirito di un morto prende possesso di un altro corpo...” scuote la testa prima di proseguire. “Ho lasciato che Jormungand tornasse tra i vivi per ottenere soddisfazione su Odino, ma il mio piano è degenerato. Io sono in parte viva e in parte morta." continua. "Quando il mio spirito esce da Hel il mio corpo è incustodito. Jormungand mi ha imprigionato nel mio stesso regno ed è accaduto quel giorno..." continua, voltandosi verso Freya. "Non potevo lasciare che Aster facesse tutto ciò che gli passava per la mente così di tanto in tanto lo controllavo. Ma lo scontro all'arena, quando tu lo hai inseguito... avevo a portata di mano la portatrice di Brísingamen e mi sono attardata più del dovuto. Mentre ero occupata con te, nel mio regno, Jormungand si intratteneva con me. Quando sono tornata nel mio corpo era troppo tardi, ero diventata sua prigioniera."
Loki studia il corpo piegato di Aster che mugugna cose incomprensibili e si agita come farebbe un serpente. "Come lo uccidiamo quindi?" domanda pratico, tornando al problema più imminente.
Non vuole indugiare troppo su Hela e la sua semi ossessione per Freya. Non vuole nemmeno pensare al ritratto di sua madre. Quello che hanno visto nella stanza dei dipinti non era un futuro evitato, ma un passato accaduto. Frigga ha sopportato quella consapevolezza per tutto il tempo?
"Non potete. Vi ho accennato o no al fatto che sia già morto?" interviene Hela.
È Freya a parlare. "Ma tu hai detto che-"
"Sì, che devi distruggere il Grande Serpente... su Hel." chiarisce. "E poi dovrai liberarmi o i morti si riverseranno tra i vivi e sarà la fine. Non è giunto ancora il tempo del Ragnarok."
Loki si porta davanti a Freya, intimandola a stare dietro di lui. È stata una reazione improvvisa alle parole dello spettro e il suo corpo ha agito prima della mente.
"E per salvarti dovrebbe morire lei?" obietta Loki. "Potrebbe essere una trappola per quanto ne sappiamo."
"La decisione non spetta a te." lo liquida Hela con un cenno della mano. "Tu sai..." la sua voce è poco più di un sussurro ed è ancora la guerriera la destinataria del suo interesse. "...sai come fare per raggiungermi su Hel. Ma devi fare presto."
Lo spettro ha un sussulto e le ombre che attorniano la figura della dea sembrano tremare. "Jormungand cerca di fermarmi." boccheggia, prima di aggrapparsi alle spalle di Freya. "Tu... tu mi appartieni." conclude, svanendo poco dopo.
Accanto alla fontana distrutta Aster emette una sorta di fischio, riprende una posizione eretta e cammina verso di loro. La maschera che nasconde il viso è crepata, ma salda sulla sua pelle e il serpente che vi è disegnato si agita di continuo.
Loki ha il sospetto che ora lei e la guerriera siano davvero nei guai. È mentre tenta di elaborare un buon piano di fuga che Thor accorre in loro aiuto. Ha la corazza sfregiata e il mantello a brandelli, ma nel complesso sembra stare meglio di loro.
"Malekit?" gli domanda mentre lo affianca.
"Se ne sta occupando nostro padre." replica il dio del tuono.
Aster emette un sibilo. "Dunque è qui: l'erede, il figlio prediletto."
Thor però non sembra intenzionato a parlare e si avventa su Aster con tutta la sua forza. Rotolano e si rialzano, poi cadono di nuovo a terra, ferendosi a suon di pugni.
I suoni bassi e continui che provengono da Aster rivelano sempre più la natura di Jormungand.
Mentre vola sopra di loro, una valchiria lancia una lancia nel ventre del nemico che subito dopo la estrae colpendo a sua volta la combattente di Asgard. Lei perde il controllo del cavallo e precipita all'estremità della piazza.
Thor grida degli insulti che Loki non arriva a capire e scarica la potenza di Mjolnir sul volto di Aster. Il fulmine sfrigola con violenza sulla maschera e nell'aria si leva l'acre odore di carne bruciata. Aster grida, cerca di gettarsi sull'altro, infine si strappa la maschera con violenza.











 


Note: Ed eccoci alle risposte per alcuni enigmi. Dunque ora sapete come nella mia testa Thor ha raggiunto Midagrd nel primo “Avengers”, conoscete il reale significato del dipinto di Frigga,  un evento realmente accaduto, e chi è realmente Aster!
Soddisfatti? Spero che vogliate lasciarmi qualche vostro parere perché mi piacerebbe davvero scoprire se sospettavate qualcosa di simile o se sono riuscita a stupirvi!
Inoltre, vi informo che credo la storia si concluderà tra due capitoli, massimo tre! Quindi non siate timidi e ditemi se vi ho annoiato a morte! LOL
By Cleo^^



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Capitolo 23
*** Senza maschera ***





Capitolo 22: Senza maschera
 
 
 

"TU!" la voce di Thor grida rabbia e incredulità. "Uomo vile e codardo! Che la terra si possa aprire sotto i tuoi piedi e inghiottirti!" Il figlio di Odino riprende in mano il martello e si avventa nuovamente su Aster. "Sarà un piacere ucciderti!" Loki osserva la scena come se si trovasse davanti ad uno specchio divinatore. Vede e comprende, ma una parte del cervello non sembra intenzionata a metabolizzare quella nuova scoperta.
Gira su se stesso con una lentezza irreale e i suoi occhi verdi si posano su quelli lucidi e spalancati di Freya.
Lei e lì, in piedi, nello stesso punto in cui tutti loro hanno visto il volto del nemico di Asgard.
Le urla di Thor e i suoi fulmini volano da una direzione all'altra e l'erede al trono sembra l'unico in grado di agire.
Loki si muove verso di lei. I capelli le si agitano nel vento e il petto si alza e abbassa troppo velocemente.
Poi, Freya si accuccia a terra come una bambina e le braccia si protendono verso la schiena. Non è un abbraccio, comprende lui immediatamente, ma un tentativo di difesa.
"Sangue del suo sangue." mormora lei, dondolandosi in avanti. "Una farfalla brucia se si avvicina troppo alle fiamme. Una larva spesso rimane solo una larva... Le catene non si spezzano, non si spezzano, non si spezzano."
Il dio degli inganni la guarda spiazzato. Quelle parole non hanno senso. Sono i vaneggiamenti di una ragazzina, i piagnistei di una bambina.
"Non è stato un miracolo... no, non lo è stato... certo, se avessi saputo, immaginato..." prosegue lei.
"Thor lo ucciderà." interviene lui, stringendo le mani a pugno.
Lei alza lo sguardo, "No. Hai sentito... Hela ha detto-" Freya ansima e si porta una mano alla gola. "Morta, morta, morta... la dea dei morti. E giungerà il Ragnarok, quando Yggdrasill appassirà. Sarà annunciato dal canto di Víðópnir e i Nove Regni tremeranno e-"
Quando Aster si volta verso di loro, Freya sobbalza e le mani corrono al viso.
"Io lo... lo ricordo. Metà volto mangiato dalle fiamme, l'altro..."
Loki serra la mascella e tace. E cosa potrebbe dirle? Immagina che la sensazione sia simile al giorno in cui ha incontrato Laufey ad Asgard per poi ucciderlo davanti agli occhi di Odino.
Tormento e rabbia.
Nessuno ha osato pronunciare il reale nome di Aster fino a quel momento ed è lei la prima a farlo. Lo dice balbettando e lui può solo stringere i pugni, la pelle mutata in ghiaccio.
"Víli."
 
 
Suo padre.
Dare un nome a quel volto non è stato gratificante o utile. L'incubo peggiore della sua vita e lì che combatte contro Thor e la guarda con astio e una smorfia che ne deturpa i lineamenti.
Non è invecchiato di un giorno. È la copia più giovane di Odino, ma con il viso sfigurato da cicatrici e un solo occhio buono, grigio come il fumo che invade il cielo.
"Chiedimelo e io lo ucciderò un'altra volta... per te." sussurra la voce provocante di Brísingamen.
Freya ha uno spasmo incontrollato alla mano destra ed è costretta a usare la sinistra per immobilizzarla e recuperare un minimo di contegno.
"Non è mai stato un miracolo." bisbiglia rivolta a se stessa. "L'incendio... sono stata io."
Sì, era stata lei a completare l'opera di distruzione dei nani. Ora vede tutto con maggiore chiarezza. Quando aveva ripreso i sensi, gli abiti pieni di sangue e il cadavere del nano sulle sue gambe... Aveva pronunciato una sola parola, una: "Uccidili."
...Mentre le pregiate colonne di marmo bianco erano cadute, gli arazzi erano mutati in cenere, le vetrate si erano sciolte per il calore... E prima che se ne potesse accorgere loro erano morti.
"Sì, li hai uccisi tu." la voce di Loki è bassa e carezzevole. "Non sei la prima asgardiana ad avere ucciso i propri genitori."
Lui le sfiora il collo con le dita e Freya capisce bene ciò che vorrebbe dirle e non dice. Il dio degli inganni vuole ancora vendicarsi su Odino.
"Lascerai a Thor il compito di annientarlo?" la sprona, mentre le dita indugiano sulle sue labbra.
Freya le dischiude e volta la testa. "Non può sconfiggerlo. E nemmeno noi possiamo."
Le mani di Loki si stringono attorno al suo collo ma non c'è forza in quella stretta, molto dissimile dal giorno in cui ha tentato di strangolarla.
"Cosa mi stai facendo?" sussurra Loki.
Freya sente la gola secca. Non è una sciocca e nemmeno una bambina sprovveduta. Loki non è il primo uomo che indugia nell'osservarla in quel modo così... intimo.
"Cosa ti sto facendo?" fa eco alla domanda di lui.
"Sei come veleno..." è la replica secca e decisa. "Ma sei anche l'antidoto che ne annulla gli effetti." continua Loki che sembra essersi dimenticato il campo di battaglia che li circonda. "Un'enigma. Una regina che potrebbe ridurre in cenere i Nove Regni. Una bambina persa nel labirinto. Una farfalla."
Freya chiude gli occhi. C'è qualcosa di profondamente sbagliato in quella situazione, eppure...
Apre gli occhi e quelli di Loki sono lì: brillanti come gli smeraldi e saldi nelle convinzioni.
E lei è morta... e... rinata. Perché non dovrebbe approfittare di quella nuova possibilità?
Allunga il braccio verso di lui e affonda le mani nei suoi capelli tirandolo verso di sé. Loki non obietta e asseconda il movimento.
Le loro bocche si trovano immediatamente e malgrado tutto è un bacio che Freya si trova a definire dolce, quasi gentile. È differente da quello famelico e esigente della notte della festa.
Loki la stringe a sé, costringendola a rimettersi in piedi e non la lascia un solo istante. Continua a baciarla ignorando i boati dei fulmini e per pochi secondi lei chiude gli occhi, lasciando che sia il dio degli inganni a dettare il ritmo di quei baci. Cede a quella tempesta che il suo cuore non aveva previsto, prima che la mente possa fermarla.
Geme di piacere quando i baci di Loki si fanno più intensi e profondi, ma ignorare la voce di Víli, di Aster, comincia ad essere difficile. Troppo.
Si stacca dalle labbra di lui quasi con rammarico, mordicchiandole un'ultima volta.
Loki poggia la fronte su quella di Freya e a lei sfugge un sorriso involontario.
"Sei voi due avete finito... gradirei il vostro aiuto!" esclama Thor.
"Geloso, fratello?" lo provoca il dio degli inganni e in risposta Freya gli regala una gomitata nelle costole. "Va bene, va bene, vado ad aiutarlo." concede Loki avviandosi verso i due avversari.
Lei fa per seguirlo, ma qualcuno la tira all'indietro per il braccio sinistro e la guerriera rabbrividisce mentre una sgradevole sensazione le scivola sottopelle.
L'arto di Hela è più freddo delle lande di Jotunheim e le strappa dal petto l'effimera felicità che ha provato con Loki.
"Moriranno... ognuno di loro." sentenzia lo spettro. La dea la lascia andare e indica un punto alle sue spalle. "Puoi salvarli o condannarli tutti."
"Per quale motivo Brísingamen ha scelto me?"
"Tu sapresti dirmi il motivo per cui Mjolnir a scelto Thor?" ribatte Hela. "Chiunque impugnerà questo martello, se ne sarà degno, riceverà il potere di Thor". cita, facendo il verso alle parole di Odino. “Credi che il principe lo sia, degno? Forse lo è ora, dopo il suo ritorno da Midgard... Ma prima? Le armi degli dei, le armi dei Nibelunghi..." Hela le volta le spalle. "Ognuna di loro esercita una propria volontà. Non avrai da me risposta migliore di questa."
"Non sei capace di dare risposte chiare?" la provoca Freya.
"Io sono la Morte. Nulla è più certo di questa verità universale. Dall'inizio alla fine... ogni cosa passa attraverso me."
 
 
Loki raggiunge Thor rimuginando sulle parole di Hela. Sulla pelle ha impresso il sapore dei baci di Freya ed è una sensazione anomala quella che prova se ripensa alla guerriera.
"Di nuovo riuniti: io e voi... È stato così anche l'ultima volta." interviene Aster.
Loki non ricorda la voce di Víli, ma la trova perfino più pungente di quella di Odino, sebbene sia Jormungand il vero nemico.
Thor sta facendo roteare il martello, segno che presto tenterà un nuovo attacco.
Il dio degli inganni serra la mascella. "Per quale motivo hai scelto di indossare proprio questo corpo?"
Aster si osserva le braccia come se la domanda l'avesse stupito. "Ma non l'ho fatto." ribatte con calma. "Hela pensava che sarebbe stato divertente. Voleva irritare il Padre degli Dei e... la ragazza."
Loki stringe i pugni.
"Hela?" domanda Thor, con una certa apprensione e lui ricorda che il figlio di Odino non è al corrente di quanto è stato scoperto sul conto del loro nemico.
Gli risponde in fretta, tacendo però alcuni particolari.
"Viscido rettile." sputa Thor, lanciando Mjolnir contro l'avversario. "Sei tu, dunque, la causa di ogni nostro problema. Ti ho ucciso una volta... lo farò ancora." sentenzia.
Aster muove dei passi a lato delle statue in rovina. "Ingannatore." sibila, mostrando loro la parte del viso bruciato dalle fiamme. "S-s-sei tu, la caus-s-sa della mia disfatta." prosegue con la sua vera voce, indicando Loki.
"Ah." commenta lui con scarso interesse. "Ti riferisci a quello. Per questo hai tentato di uccidermi?"
È quasi divertito dalla piega che hanno preso gli eventi.
 
 
 
Ci sono voluti due giorni per rintracciare il Grande Serpente. Nascosto nel fitto della vegetazione di Alfheim è stato capace di mimetizzarsi tra i funghi giganti e gli alberi secolari. Né loro né gli elfi sono stati capaci di trovarlo, almeno fino a quel momento.
Ora Jormungand si innalza davanti a loro, le squame verdi e dure come l'acciaio. Loki rimane impressionato dalla sua grandezza, sebbene non ci siano dubbi che nelle leggende le sue dimensioni siano state notevolmente aumentate.
Il serpente sibila e apre la bocca, rivelando una serie di denti acuminati. Ha il ventre gonfio, segno che probabilmente deve ancora digerire le guardie elfiche che Sylar ha inviato il giorno in cui sono giunti in quel mondo.
Poi, come se fosse un drago, inarcala testa e... sputa. Il veleno, nero e denso, scioglie come acido tutto ciò che incontra.
Il grido di dolore di Hogun giunge alle sue orecchie nel momento esatto in cui si lascia avvolgere dal potere protettivo del Seiðr.
Thor si è alzato nel cielo, pronto a chiamare a sé i fulmini, mentre gli elfi rimasti scagliano frecce verso la creatura.
Ma la sua corazza è troppo dura e spessa. Sif è riuscita appena a scalfirla e si è arrampicata sul dorso del serpente nel tentativo di trovarne un punto debole.
Loki capisce subito che contro Jormungand possono vincere solo giocando d'astuzia.
"Tu e i tuoi elfi pensate di riuscire ad attirare la sua attenzione?" domanda a Sylar, che sembra offeso per quell'insinuazione.
"Se ciò che stai progettando di fare può portare a qualche vantaggio..." ribatte l'arciere.
"Lascia che Jormungand vi segua fino al crepaccio." Loki sposta lo sguardo sulla voragine nel terreno che divide in due quella valle. "Scorre un fiume laggiù... o così indicano le mappe di Alfheim presenti ad Asgard."
"Quindi?" ribatte l'altro.
"Farò credere al Grande Serpente che in quel punto non vi sia alcun baratro. I suo occhi vedranno solo una distesa ininterrotta di terra."
Loki è compiaciuto del suo piano e osserva con pazienza i tentativi inutili dei Tre Guerrieri mentre affrontano il terrore dei Nove Regni.
Nel frattempo, chiude gli occhi e lascia che il Seiðr fluisca libero fuori dal suo corpo. Gli occorre molta concentrazione per riuscire a mantenere la presa sulla mente di Jormungand e lo sforzo gli sta prosciugando ogni energia.
La terra trema mentre il mostro si muove alla ricerca degli elfi. Sylar lo ha accecato ad un occhio e i lamenti del serpente sono incessanti.
Thor grida qualcosa e Sif urla una risposta di rimando, ma Loki è sfinito e non si preoccupa di ciò che si stanno dicendo.
Il terreno nei limiti della spaccatura frana sotto la mole gigantesca della creatura e a lui bastano pochi secondi per osservare la massa lucente e scattante del corpo di Jormungand venire trascinata nel vuoto. E poi, giù, giù.. fino al fiume. L'impatto con l'acqua arriva poco dopo, seguito dalla scarica inarrestabile dei fulmini di Thor.
Una nube nera si alza verso il cielo mentre Loki cade a terra e suo fratello si prende tutti i meriti di quell'impresa. Le ultime forze che gli rimangono vengono meno e la vista si offusca.
 
 

"Il mio cadavere è rimasto a marcire in quel fiume per giorni. I pesci hanno banchettato con il mio corpo mentre voi e gli elfi brindavate alla mia s-s-sconfitta."
"La fine che tocca ad ogni perdente." ribatte Loki. Ricorda che quell'incantesimo gli ha prosciugato ogni goccia del Seiðr e che non ha potuto ricorrere alla magia per un mese a causa di quello.
In quell’istante Thor scaraventa Mjolnir sul torace di Aster che vola all'indietro per diversi metri prima di fermarsi.
"Bel colpo." è costretto ad ammettere il dio degli inganni.
"Parla troppo per essere un cadavere." commenta Thor.
Poi Jormungand è di nuovo in piedi e la terra trema quando lui e il figlio di Odino riprendono a colpirsi.
Loki però sa bene che quella situazione non può protrarsi in eterno e che deve cercare una soluzione.
L'illuminazione gli giunge improvvisa ed è così semplice che pure lui stenta a credere a quel colpo di fortuna.
Allunga la mano nella tasca dell'armatura e le dita sfiorano la superficie fredda del metallo. Sorride.
Ha custodito lì i bracciali dei nani, certo che prima o poi gli sarebbero tornati utile ed il momento è giunto.
"Dicevano che eri intelligente!" esclama, rivolgendosi ad Aster. "Ma un rettile rimane pur sempre un rettile... e i serpenti sono capaci solo di strisciare... nel fango e nella polvere."
Jormungand sposta l'attenzione su di lui e inutili sono i tentativi di Thor di distrarlo.
Un bagliore cremisi lo acceca per un istante e quando Loki recupera la vista, Aster è già su di lui. Il freddo della lama nemica si fa strada nella spalla destra e il dio degli inganni grida.
Barcolla sul posto, poi Jormungand estrae l'arma facendo zampillare il sangue sul terreno e Loki si morde la lingua. La spada gli ha lacerato tendini e muscoli così si ritrova con un arto che penzola inerme al suo fianco e un dolore acuto e persistente.
Si volta, in tempo per vedere Odino giungere verso di loro in groppa a Sleipnir. Il volto del Padre degli Dei è ricoperto di sangue e la sua armatura spezzata, ma cavalca rapido verso di loro, scoccando continue occhiate che vanno da lui a Thor.
Attorno a loro l'aria è diventata incandescente ed è difficile respirare a causa dei fumi dell'incendio.
Thor scaglia un fulmine addosso ad Aster e Loki fa in tempo per scorgere lo sconcerto che passa sul viso di Odino, riconoscendo nel nemico il fratello perduto. Sleipnir nitrisce e si impenna su se stesso, ma il Padre degli Dei ne riprende il controllo.
Loki si slancia in avanti e affonda il pugnale nel polpaccio dell'avversario che cade a terra.
"Thor!" chiama, ignorando il dolore. "Tienilo fermo!" ordina e il dio del tuono si fa avanti stringendo Aster in una morsa immobilizzante.
“Non potete uccidermi.”
“Chi ha parlato di ucciderti?”
È a quel punto che Loki ne approfitta per infilare i bracciali dei nani ai polsi dell'avversario. La faccia di Víli si distorce in una smorfia grottesca e dalla bocca comincia a fuoriuscire sangue nero, come se stesse soffocando. Infine il corpo si irrigidisce e Aster ritorna ad assumere l'aspetto di un semplice cadavere, un burattino ormai inanimato.
Loki vorrebbe sorridere e sputare su quel corpo tutti gli insulti che conosce, ma il nome che Odino grida al vento gli fa trattenere il fiato e ruotare di scatto la testa.
"Freya!"
Il Padre degli Dei chiama quel nome ancora una volta, seguito subito dopo dalla voce di Thor.
"No." dice Loki. "No." ripete con maggior convinzione. "Non può farlo."
Thor lascia cadere il cadavere di Víli e tutti puntano lo sguardo al cielo, lì dove il portale per Hel risplende di una fulgida luce rossa.
Freya è in groppa ad uno dei cavalli delle valchirie e solca il cielo sempre più velocemente.
Odino grida qualcosa, Thor alza in aria Mjolnir.
Ma è tardi. Loki ne è così consapevole che avverte perfino un fastidio insopportabile all'altezza del cuore.
Tardi. Era stato tardi fin dall'inizio. Avrebbe dovuto capire che Freya non si sarebbe tirata indietro alle parole di Hela.
Si era concesso di sperare, però, e la speranza lo ha condotto a quel risultato.
Il cielo è di un azzurro terso nel punto in cui Freya cavalca verso l'ultimo varco aperto durante la Convergenza. Sembra la scena di uno di quei dipinti epici amati tanto dai mortali, riflette Loki scioccamente.
Thor si è alzato in volo, diretto al suo inseguimento ma non ce la farà a raggiungerla. È questione di secondi prima che il portale si chiuda.
Loki non distoglie lo sguardo, ma Freya non si volta neanche una volta.
Poi accade.
Inevitabile.
Prevedibile.
Sbagliato.
Freya è inghiottita dalla luce di Hel, Thor urla, Odino osserva impassibile.
Loki cade in ginocchio.
 
 
 
 



 

 
Niente panico (?)
Siamo giunti al penultimo capitolo, il prossimo sarà l’epilogo. Ditemi… qualcuno di voi aveva ipotizzato che sotto la maschera ci fosse il padre di Freya e al tempo stesso Jormungand?
Ho assolutamente bisogno di sentire i vostri pareri! <3
Dovrei aggiornare presto ma, in caso di intoppi, causa esame il 10 di storia medioevale, auguri a tutti i maturandi!





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Capitolo 24
*** Epilogo ***




Nota pre-lettura: la settimana scorsa è stata pubblicato un precedente capitolo(informazione nel caso vi fosse sfuggito l'aggiornamento)




Epilogo
 
 
 
Hel è una piana infinita di sterile sabbia rossa. Un mare piatto e uguale a se stesso in ogni punto in cui lo sguardo può vagare.
Freya ansima e cade a terra. Fa caldo, troppo, quasi quanto l'incendio che sta distruggendo Asgard in quel momento. L'aria sa di zolfo e di cadaveri in putrefazione.
Le gira la testa e le mani affondano nella terra bollente. Dietro di lei il cavallo della valchiria morta emette un nitrito soffocato, poi rotea gli occhi al cielo e cade su un fianco: morto.
I vivi non possono sopravvivere su Hel, non senza il consenso di Hela e Freya ha il sospetto che lei non sia molto incline a concedere eccezioni.
Ovunque, sagome nere e senza volto, camminano in fila indiana. Ciondolano di lato, a destra e sinistra, come se fossero ubriache.
La gola le brucia e la guerriera comprende che quelle sono le anime dei morti non destinate al Valhalla. Riconosce creature provenienti da tutti i Nove Regni e un brivido d'angoscia le corre lungo la schiena.
Quello sarà il suo ultimo viaggio.
Ne è convinta perché sente già le forze scemare via dal suo corpo.
Stringe la presa su Brísingamen e avanza in quella pianura color del sangue.
Riconosce dei volti, ma non ha il coraggio di chiamarli o di attirarne l'attenzione perché non ha idea di quello che potrebbe accadere.
Le gambe affondano nella sabbia e ai piedi Freya sente un calore insopportabile che le ustiona la pelle.
Non è nulla, si dice. Passerà. Ma più avanza nel cuore di quel mondo sconosciuto più il dolore si intensifica.
I lamenti dei morti e le loro incessanti preghiere di supplica sono un vociare fastidioso che non l’aiutano a trovare un minimo di orientamento.
Una figura si posiziona davanti a lei e Freya sobbalza quando la riconosce.
"Da quella parte." enuncia la voce piatta di Siryo, alzando il braccio e puntandolo in un punto alla sua sinistra.
"S-Siryo." balbetta Freya e per la prima volta da quando lui è morto sente gli occhi inumidirsi di rabbia e nostalgia. "Sei finito in questo luogo maledetto." osserva pacata.
Gli occhi del ladro sono opachi come quelli di un cieco e non sembrano vederla realmente. "Da quella parte." ripete e lei annuisce, muovendosi silenziosa.
Siryo scompare tra la folla e la guerriera è costretta a farsi largo con la forza in mezzo a quel fiume di gente.
Incontra Sonea rannicchiata dietro ad un masso, intenta a tracciare dei segni sulla sabbia. Mentre si avvicina, Freya capisce che si tratta di una freccia.
La sua precettrice le sta indicando la direzione da percorrere per giungere fino allo spirito imprigionato di Hela e a quello di Jormungand.
"Mi dispiace." le bisbiglia, ma senza aspettarsi alcuna risposta.
Sonea sembra quasi annuire prima di mescolarsi anche lei alle altre anime.
A loro due seguono altri morti che le suggeriscono la via. Freya è turbata all'idea di poter incontrare anche i suoi genitori, ma si sforza di proseguire.
Quella storia deve concludersi lì e ai vivi deve essere concessa la possibilità di fare le proprie scelte. Lo fa per Thor, per Frigga, Sif, Odino... Perfino per Loki.
Non si è concessa la possibilità di vederlo un'ultima volta quando ha preso la decisione di andare su Hel perché sarebbe stato troppo crudele... per entrambi.
Freya ansima e finalmente scorge le mura di un grande castello dalle pietre nere.
Si trova sulla cima di una rupe, affacciata ad un cratere dove i morti si gettano per essere inghiottiti dall'oscurità.
Le sembrano trascorsi secoli, e magari è così, quando finalmente giunge al portone d'ingresso della dimora di Hela. Dal cortile interno sente giungere i sibili infastiditi del Grande Serpente, segno che il suo obiettivo è lì.
Deve attraversare diversi androni e sale colonnate prima di individuare il luogo giusto.
Quando finalmente individua la mole gigantesca di Jormungand, avvolta attorno al corpo di Hela non può fare a meno di sussultare e di celarsi dietro ad un muro.
"Quel fetido ingannatore!" strilla la voce rauca del serpente, agitando la lingua in modo scoordinato.
Hela ride e getta la testa all'indietro. Freya ne osserva il volto senza mascherare l'orrore che scuote il suo. Il viso della dea sembra possedere due facce. La pelle della parte destra è liscia e rosata, le labbra sono rosse come mele mature e l'occhio è di un profondo blu. Ma l'altra metà... L'iride è bianca, la pelle è piena di pustole purulenti e sotto ad essa si intravede il bianco delle ossa.
Vomiterebbe se ne avesse la forza, invece stringe i pugni respirando il tanfo di morte che pervade quel luogo.
"Astuto, non trovi?" è la replica della dea dei morti, intenta a soffocare un lamento quando Jormungand stringe le spire attorno al suo corpo.
"Puoi tenermi prigioniera, ma non puoi uccidermi. Sconfiggere la morte va oltre le tue possibilità."
"Hela, la sfregiata." replica il serpente con malignità. "Continui a credere che quanto sia successo riguardi solo tu e me."
La dea emette un verso simile ad un ringhio che Freya non definirebbe umano.
"Viscida creatura." sputa Hela. "È stata un'idea di quel verme, è così?"
La guerriera scivola a terra, portandosi una mano sulla fronte. Non capisce di cosa stanno parlando, ma se indugiasse ad ascoltare oltre... Un’occasione così, per prendere il nemico alla sprovvista, non le ricapiterà tanto facilmente.
La forma umana di Brisingamen è comparsa davanti a lei, china in avanti come se volesse sfiorarla e ne avesse timore.
"Non ti facevo così ingenua, Hela." prosegue Jormungand. "Ma è vero che di te le leggende descrivono quanto sei pazza. Saresti stata la perfetta consorte di Loki."
"Brísingamen." chiama Freya stringendo la collana. "Conosci il mio desiderio."
Si alza in piedi, rivelandosi alle due creature che si stanno affrontando verbalmente.
"La vostra richiesta sarà esaudita, padrona."
"Miðgarðsormr, " dichiara la guerriera, alzando le braccia con i palmi rivolti verso il corpo del serpente. "Come custode della collana Brísingamen condanno la tua anima all'oblio." Le parole le escono naturali e per quanto strano Freya sa che sono giuste.
Hela ride, in quel suo modo secco e stridulo che ricorda tanto i versi dei corvi di Odino. "Giudice e giuria, Vanadis. Tuo padre sarebbe fiero."
Freya la ignora e avanza lenta mentre davanti a lei si forma un muro di fuoco. In principio Jormungand rimane fermo, quasi spaesato, poi però le fiamme lambiscono le sue scaglie verdi e il serpente comincia a dimenarsi.
Tenta di strisciare lontano, di scappare fuori dal castello ma Freya non glielo concede.
È davanti a lui quando il fuoco crepita sulla sue viscida pelle, rinsecchendola come foglie davanti al calore di un camino.
"Cos-s-s... tu... fai?" sibila la creatura.
"Non si torna indietro dal mio potere. Brísingamen... " tace un istante. "Io non perdono e non concedo nulla. Questa è la mia sentenza per te, Jormungand."
Freya dischiude le labbra. "Brucia."
 
 
"E così ti sei risvegliata." Hela si alza in piedi e guarda i resti di Jormungand attorno a sé. Di fronte, gli occhi di Freya sembrano bruciare come fiamme.
"La mia padrona è debole." le risponde il volto imbronciato di Brísingamen.
"Ti sei manifestata contro la sua volontà." le rammenta Hela, nascondendo il viso deturpato dietro una massa di capelli neri. "E questo mondo la indebolisce."
"Fintanto che sarà legata a me-"
"Risparmiami le tue parole, Brísingamen. Non ne ho bisogno."
Le volta le spalle, incamminandosi nei corridoi del suo palazzo, certa che l'arma dei Nibelunghi la seguirà.
Quando giungono nella sala del trono Hela prende posto sul suo scranno, scacciando in malo modo il cucciolo di flareon bianco.
"Quella creatura... è viva." osserva Brísingamen.
"Mi è stata offerta come tributo. Pensavo potesse rivelarsi una convivenza interessante, ma non smette mai di lamentarsi e se ne va in giro ad azzannare i morti. Ha tentato pure di cibarsi di Jormungand."
"Carino..."
"È una femmina." la corregge Hela.
"Il precedente padrone aveva una tigre dei boschi. Questo animale... sembra simile."
Il flareon emette una specie di ringhio, poi si avvicina alla sconosciuta annusandole la mano. Hela sospira.
"È tardi, Brísingamen. Sveglia la tua padrone e poi… Torna a dormire.."
 
 
 
Non ha idea di cosa sia accaduto, ma la smorfia della dea dei morti riporta Freya alla realtà. Si trovano in una sala enorme, dal lastricato nero e con ampie finestre che danno sullo strapiombo in cui si gettano gli spiriti.
C'è anche il cucciolo di un flareon che le lecca le dita e muove la coda come farebbe un gatto di Asgard.
"Sei libera." constata la guerriera, spaesata.
"Mi hai liberato." replica Hela accompagnando le parole ad un gesto vago della mano. "Devi imparare a controllare Brísingamen."
Freya annuisce con lentezza e decide che per il momento può accantonare quel fatto... strano.
Entrambe tacciono per alcuni momenti e l'animale corre davanti alle vetrate emettendo un verso a metà tra un miagolio e un ringhio.
"Perché sono viva?" si decide a chiedere, temendo la risposta.
Hela appoggia i gomiti al trono e allunga le gambe in avanti. Freya prova ad evitare di fissare troppo a lungo il suo viso, ma lo sguardo cade inevitabilmente sulla parte rovinata del volto.
"Orribile, vero?" asserisce la regina dei morti. "Questa faccia è la mia condanna e la mia salvezza. Per metà morta e per metà viva... eppure ho deciso io di governare su Hel. Non c'era posto per me nei mondi dei vivi."
Freya immagina di poter capire...
È colta da un attacco violento di tosse e quando scosta le mani le trova macchiate di sangue.
"E mi dispiace dover affermare che questo non è il luogo adatto a te. Non è oggi che riscuoterò la tua vita... E lo dico con sommo dispiacere, fidati." aggiunge Hela con un sorriso desolato.
L'implicazione di ciò che significa lascia la guerriera senza fiato.
"Ma Asgard? Nemmeno il Regno degli Æsir è più un opzione per te... Odino non è mai stato incline al perdono e se anche ti concedesse la grazia..." Hela sorride in modo macabro mentre del pus scivola sulla porzione di pelle marcia. "Se scoprisse il tuo legame con Brísingamen ti condannerebbe a passare l'eternità nella grotta di Fenrir. Non sarebbe piacevole. Inoltre, ad Asgard credono che tu sia-"
"Morta." completa Freya. "Va bene, lascia che lo credano." concede con un brivido.
Thor. Non vuole pensare a come reagirà il dio del tuono. E Loki?
"Mi nasconderò in qualche pianeta sperduto della galassia. Non mi troveranno."
Ma Hela ride, come se trovasse quella proposta un aneddoto divertente.
"Non posso ucciderti, mia cara Vanadis, ma ciò non significa che non posso decidere le sorti del tuo destino."
Freya indietreggia, finendo con lo scontrarsi con il cucciolo di flareon che emette un lamento di protesta.
"La Materia Oscura ti condurrà su un piccolo mondo, questo te lo concedo, e non potrai che condizionarne la sorte."
Freya le da le spalle, come se quel gesto possa in qualche modo difenderla.
"Terra... ma forse tu la conosci meglio con il nome di Midgard?"
La risata di Hela si fa più potente e lei barcolla all'indietro.
"C'è un detto curioso su Midgard: il battito d'ali di una farfalla può generare un tornado dall'altra parte del mondo. E tu hai mosso le tue, custode di Brísingamen, ma hai scosso il destino di Asgard e con esso quello del resto dell'universo. Cosa ricordi del precedente Ragnarok?"
Freya annaspa e si porta una mano alla gola.
Niente, è la risposta. Non c'è nulla da ricordare.
Tace mentre l'oppressione al petto diventa insostenibile e gli occhi lacrimano per il dolore.
Hela fa una smorfia e inclina la testa di lato, come se fosse delusa dall'assenza di risposte. "Eppure sei tu che... non importa." conclude, alzandosi in piedi. "Accadono cose strane su Midgard che sfuggono al controllo degli Æsir." prosegue.
Il flareon le si è avvicinato di nuovo e Freya tenta di non prestargli attenzione, almeno finché le sue piccole zanne non affondano nel suo polpaccio.
La guerriera soffoca un grido di dolore e sorpresa.
"Oh, andiamo... ti avevo detto che morde qualsiasi cosa le capita a tiro!" strilla Hela.
"Ha fame!" sbotta lei di rimando. "Di cosa deve nutrirsi in un mondo pieno di morti? Una fortuna che sia così piccola e... innocua. I flareon non sono famosi per la loro tenerezza!" ansima, piena di rabbia.
Hela la liquida con uno sguardo sprezzante. "Parlavamo di Midgard, comunque..."
"Thor conosce quel mondo... se avvengono eventi strani-"
"Thor? Non ci credi veramente." obietta la dea in maniera sarcastica. "Stiamo perdendo tempo. Odino presto manderà i suoi corvi per controllare che fine abbia fatto la sua unica nipote." Nelle mani si materializza una massa nera non uniforme e dall'aspetto instabile.
"Materia Oscura." mormora Freya.
Hela lancia in aria la sfera, aprendo un varco nel soffitto della fortezza che sembra poter trascinare via ogni cosa. Freya scivola in avanti, incapace di rimanere ancorata al terreno.
"Oh..." commenta Hela, rifilandole uno sguardo quasi dispiaciuto. "Devo avvertirti che gli asgardiani non sono molto ben visti su Midgard dopo la visita di Loki."
La guerriera stringe i denti.
"Eviteri di irritarli se fossi in te."
Con un ultimo sforzo Freya tenta di lanciarsi su Hela, ma un nuovo attacco di tosse le toglie il fiato e le energie.
La dea ride e scuote la testa. "Non sarà un viaggio piacevole."
Infine, Hela fa un passo in avanti e la spinge verso il vuoto con un sorriso che farebbe impallidire i peggiori inganni di Loki. "Al prossimo incontro."
Freya grida, maledice il suo nome...
Poi è il vuoto, l'oscurità.
E una luce azzurra all'orizzonte.
 
 
 





 

 
 
Ed eccoci qui, giunti alla fine di questo viaggio durato quasi due anni! Devo dire che è bello e pauroso al tempo stesso mettere finalmente la parola fine ad una storia che ho amato.
Freya è nata in un’estate di due anni fa, ma pubblicata solo successivamente e sono stata felicissima di vedere che le sue vicende vi sono entrate nel cuore.
Avete dei dubbi sul finale? Vi ha soddisfatto? Vi aspettavate altro? Spero vogliate dirmelo per farmi capire eventuali mie mancanze.
Un grazie enorme a tutti voi che malgrado la mia lentezza nell’aggiornare avete continuato a seguirmi! Se sono arrivata fin qui è anche grazie al vostro sostegno! <3
Se, invece, siete disperati e il finale non vi ha convinti… Niente paura, a settembre/ottobre potrete continuare a leggere la storia di Freya che proseguirà nel sequel “Radici” e sarà pubblicato nella sezione dedicata agli Avengers!
Stay Tuned! :D (E se avete voglia mandatemi le vostre energie positive per l'esame che avrò il 10^^ )
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