Nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile di StormLight94 (/viewuser.php?uid=70510)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cambiamenti improvvisi e situazioni inaspettate ***
Capitolo 2: *** Nuove conoscenze e appuntamenti non previsti ***
Capitolo 3: *** Situazioni compromettenti e contratti annullati ***
Capitolo 4: *** Parole sbagliate e sensi di colpa ***
Capitolo 5: *** Incontri sul pianerottolo e amicizia di Shrodinger ***
Capitolo 6: *** Intromissioni non volute e pregiudizi infondati ***
Capitolo 7: *** Ricevimenti e consigli di Cosmopolitan ***
Capitolo 8: *** chiarimenti e proposte ***
Capitolo 1 *** Cambiamenti improvvisi e situazioni inaspettate ***
capit1
Nessuno ha mai detto
che sarebbe stato facile
CAPITOLO
UNO
Cambiamenti improvvisi e situazioni inaspettate
"Le teste sono in una scienza a parte"
Leonard
tornò a casa più raggiante che mai. Meno di ventiquattro ore prima si trovava a
Las Vegas con la sua promessa sposa intenti a dire il fatidico sì davanti ad un
Elvis Presley troppo magro e basso per riuscire a passare per una sua copia
spiaccicata e con due testimoni improvvisati.
Erano semplicemente due ragazzi, anche loro fidanzati e dove lei era
incinta, conosciuti nel bar dell'hotel e che scoprirono soltanto in seguito
avevano voluto partire alla volta della città del peccato per potersi
finalmente sposare ed andando così contro ai pareri contrari della famiglia
dello sposo.
Solo
quando erano in viaggio per il ritorno Leonard si accorse che nemmeno sapeva il
nome dei due ragazzi. Ma cosa gliene importava adesso? Era finalmente riuscito
a mettere l'anello al dito all'ormai storica donna che da ben otto lunghissimi
anni si era appropriata del suo cuore e che mai era riuscita ad uscirne
nonostante entrambi avessero provato di tutto pur di dimenticarsi.
«
Ancora non ci credo che abbiamo fatto questa pazzia! » esultò Penny mentre si
guardava l'anello che luccicava sotto la luce del sole.
«
Intendi il viaggio o il fatto che ci siamo sposati? » chiese distogliendo per
un breve secondo la vista dalla strada e con una leggera preoccupazione negli
occhi che fece sorridere la ragazza.
«
Il viaggio, Leonard, il viaggio » disse appoggiando la mano sul suo braccio con
un gesto affettuoso.
«O-okay...sai
era per essere sicuro » balbettò cercando di sorriderle in modo rassicurante,
ma ne uscì una smorfia imbarazzata. « E per la storia di quella ragazza...»
«
Leonard non ne voglio più sapere. È successo e basta, ormai è inutile tirare
fuori la questione. Se ho deciso di sposarti lo stesso è perché ti amo e voglio
passare il resto della mia vita con te. E poi sono decisamente più gnocca di
lei »
Leonard
rise. « Come fai a saperlo? Non l'hai mai vista »
«
Oh, andiamo Leonard. Ti sfido a farti qualcuna più gnocca di me » disse
scettica lasciando il ragazzo un po' perplesso.
«
Comunque, nonostante non sia la prima volta che mi sposo a Las Vegas, devo dire
che mantiene sempre un certo fascino. Non so, sarà che questa volta Elvis mi
sembrava decisamente meglio »
Leonard
strinse le labbra quando Penny accennò nel primo matrimonio a Las Vegas poiché
gli ricordò tutta la disavventura avuta con Zack il giorno del ringraziamento
dell'anno precedente. Per fortuna tutto si era risolto e adesso era lui il
marito non Zack perciò decise di non rovinare il momento con inutili
discussioni.
«
Decisamente meglio? Non oso immaginare com'era l'Elvis che ti ha sposato la
prima volta! » rise mentre dava brevi occhiate alla moglie che intanto anche
lei si era lasciata andare in una risata cristallina.
«
Vuoi proprio saperlo? Era grasso e portava una parrucca perché sotto si
vedevano i suoi capelli biondi. Almeno questo qui aveva i suoi veri capelli »
«
Per fortuna non c'ero allora » disse avvicinando il viso al suo per darle un
bacio visto che erano fermi al semaforo.
«
Già, una vera fortuna. Ma se ci fossi stato saremmo sposati da...uhm...»
«
Un anno, quattro mesi e dodici giorni » venne in soccorso il marito prendendole
la mano sinistra e guardando ancora una volta la fede, quasi volesse essere
sicuro che ci fosse ancora e non fosse un sogno.
Penny
sorrise e si avvicinò al suo orecchio mentre Leonard cercava di mantenere la
concentrazione per non rischiare di finire nella corsia opposta. Impresa molto
difficile dato che sentiva il fiato della ragazza accarezzargli il lobo. «
Quando fai così mi sembri Sheldon sai? »
«
Hai ragione. Cercherò di non farlo più » disse ricambiando il sorriso.
Penny
ritornò al suo posto e guardò fuori dal finestrino per un po' poi con il mento
appoggiato al palmo della mano si rivolse a suo marito.
«
A proposito dello stramboide, sai per caso perché ha insistito così tanto per
farci scegliere una data? »
Leonard
scrollò le spalle. « Chi lo sa cosa ha partorito questa volta la sua mente
malata. Credo che finché non sarà proprio lui a dircelo non lo sapremo mai »
«
Il fatto è che fino a qualche mese fa era in piena crisi perché sapeva che
prima o poi te ne saresti andato e adesso tutto d'un tratto vuole mandarti via
a tutti i costi per chissà quale ragione. Non pensi sia strano? »
Leonard
arricciò le labbra e sospirò leggermente. Se lo era chiesto, certo, ma ad
essere onesti in questo momento non gli importava molto. Si era appena sposato
e nel giro di un paio di giorni si sarebbe definitivamente trasferito da Penny.
Cosa voleva di più dalla vita?
«
Non lo so Penny, avrà le sue ragioni. Ma che ti importa alla fine? »
«
Pensavo te lo avesse detto o che ne avesse parlato con qualcuno »
«
Con me no di certo. Con gli altri nemmeno altrimenti lo avrei saputo »
Penny
si mordicchiò il labbro pensierosa. Erano anche due giorni che non sentiva Amy.
Forse era successo qualcosa. Forse c'era qualcosa che non volevano dire.
Leonard
osservò la moglie assumere un'aria di chi sta immaginando mille ipotesi per
riuscire a giungere alla corretta soluzione dell'enigma.
«
Tu pensi sia successo qualcosa? »
Alzò
le spalle. « No, però credo ci sia un motivo se un uomo vuole avere una casa
tutta per sé, ma è un'ipotesi troppo assurda e azzardata per uno come Sheldon »
«
Davvero? E cosa sarebbe? » chiese curioso sistemandosi gli occhiali.
Penny
ci pensò su qualche secondo, incerta se rivelargli o meno il suo scenario
appena immaginato, ma si limitò invece a fare un gesto evasivo con la mano. «
Nah, lascia stare. È un'ipotesi davvero assurda, Leonard » disse con un mezzo sorriso poi
tornò a guardare davanti a sé.
Forse
però così assurdo poteva benissimo non esserlo.
Leonard
entrò nel suo- ormai- vecchio appartamento con un grosso sorriso sulle labbra.
Chiuse la porta un leggero calcio e cercò immediatamente l'amico con lo
sguardo. Voleva fargli vedere la fede, dirgli che tutte le ipotesi, le
congetture e le scommesse che aveva fatto insieme a Raj e Howard sul loro
futuro insieme si erano appena dimostrate infondate. Voleva anche dirgli che se
ne sarebbe andato entro due giorni così poteva avere casa libera. Era convinto
di trovarlo davanti al computer con tanto di cuffiette mentre giocava ad un
gioco di ruolo insieme ad altri giocatori sparsi per il globo, oppure a
guardare un episodio di Game Of Thrones così poteva in seguito fargli spoiler
sulle prossime morti il tutto accompagnato da un sorrisetto compiaciuto di
fronte alla faccia imbronciata di Leonard per essersi rovinato interi episodi.
Invece
con suo grande stupore Sheldon era seduto sul divano, al suo solito posto
ovviamente, mentre osservava con aria assente un punto non ben precisato della
cucina. Il braccio sinistro appoggiato su una gamba dove faceva rigirare
qualcosa di piccolo tra le dita della mano mentre il gomito destro era
abbandonato sopra il bracciolo e con due dita appoggiate alla tempia e altre
due alle labbra.
Leonard
provò a chiamarlo, ma lui non rispose, troppo assorto dai suoi pensieri per
accorgersi di una persona che pronunciava il suo nome. Dovette schioccargli le
dita davanti al viso un paio di volte prima che quest'ultimo sbattesse gli
occhi e inclinasse leggermente la testa verso di lui.
«
Ehi, che succede? Ti senti bene? »
«
A meraviglia » borbottò e Leonard sarebbe rimasto sorpreso dalla sua improvvisa
capacità di usare il sarcasmo nel momento opportuno, se non fosse per
quell'espressione da funerale che ricopriva il suo volto.
«
Non capisco...quando siamo partiti andava tutto bene » domandò perplesso. Erano
passate una ventina di ore, cosa potrebbe mai essere accaduto di tanto tragico
da costringerlo ad abbandonarsi in quello stato di chi sembrava gli fosse
crollato il mondo addosso?
Forse
centrava qualcosa l'aver voluto di punto in bianco restare da solo in
quell'appartamento. Aspettò qualche
secondo, ma l'unica cosa che provenne da Sheldon fu un lungo sospiro di
sconforto.
«
Vuoi parlarne? »
Sheldon
gli schioccò un'occhiataccia.
Non
voleva parlare, ma aveva bisogno di uno sfogo glielo leggeva negli occhi per
cui ignorò quello sguardo severo e si sedette sulla poltrona in parte.
«
Sappi che non ho nessuna intenzione di muovermi da qui finché non mi dirai che
cos'è successo »
«
Allora mi sa che rimarrai lì per sempre » ribatté con tono glaciale.
Leonard
però non si arrese ed incrociando le braccia al petto pensò velocemente ad un
modo per far sputare il rospo a quel testone. Proprio mentre era nel bel mezzo
di un suo pensiero notò che la mano di Sheldon per tutto il tempo non aveva
smesso di rigirare tra le dita un piccolo oggetto che però ancora non era ben
riuscito ad identificare. Forse se Sheldon non fosse stato così preso dagli
ultimi eventi avrebbe mostrato più discrezione nel tenere quella cosa così
preziosa in mano per non farla vedere a nessuno se non alla persona
interessata.
Leonard
aguzzò la vista e quando finalmente riuscì a capire cosa fosse rimase senza
parole.
Un
anello.
Sheldon
teneva tra le mani un anello. E non uno appartenente al mondo del Signore degli
Anelli, ma uno di quelli che si vedono in gioielleria con un piccolo diamante
sopra e che ogni donna sogna di poter indossare almeno una volta nella vita.
Improvvisamente,
come un flash, tutte le cose si collegarono in un puzzle che dava finalmente
un'immagine nitida.
Aver
insistito tanto per avere casa libera, l'aver visto Sheldon parlare a lungo con
sua madre quando era venuta a trovarlo pochi giorni fa, l'anello...
Ora
tutto aveva un senso.
Leonard
non ci poteva credere. Era tutto così assurdo, così strano, così...perfetto. Se aveva ragione quello sarebbe
stato uno dei momenti più felici della sua intera vita tra il suo matrimonio e con un
altro imminente.
«
Sheldon hai...hai un anello...» fu tutto quello che riuscì ad articolare e il
fisico teorico chiuse immediatamente la mano a pugno e la nascose dietro la
schiena.
«
No, non è vero » disse con una leggera punta di panico per essere stato
scoperto.
«
Sì invece, l'ho visto! » esclamò mettendosi sul bordo della poltrona per
avvicinarsi di più. « Hai un anello in mano e sono piuttosto sicuro che non si
tratta dell'anello che Frodo doveva gettare nel monte Fato »
Sheldon
ormai non poteva più ribattere in alcun modo perciò si limito semplicemente a
riportare la mano sulla gamba e rilassare i muscoli finché non schiuse le dita
mostrando così l'anello con un piccolo diamante brillare sotto la luce.
«
Oh mio Dio » Leonard si alzò di scatto e si portò entrambe le mani sulla bocca,
incredulo. « Ecco perché volevi farci sposare a tutti i costi, ecco perché hai
insistito tanto...»
«
Leonard...» cercò di interromperlo, ma il fisico sperimentale nemmeno lo stava
a sentire.
«
Quando lo hai preso? Con chi...? Ma no sei andato da solo, altrimenti a
quest'ora lo avremmo già saputo tutti...»
«
Leonard » provò di nuovo, indurendo il tono, ma non fu sufficiente.
«
Amy come ha reagito? Com'è stata la proposta? Sarà stata felicissima, non
vedeva l'ora di—»
«
Leonard! » sbottò infastidito e l'amico finalmente decise di prestargli
attenzione.
«
Cosa? Cosa c'è che non va? »
«
Se l'anello è ancora qui significa che Amy ancora non lo sa » disse con ovvietà
mostrandogli l'oggetto.
«
Giusto...allora cosa aspetti? » disse visibilmente emozionato e risedendosi di
nuovo sulla poltrona. « Possiamo aiutarti noi se vuoi. Anzi no, è meglio se fai
tutto tu così sarà più personale...Però è anche vero che combineresti un
disastro, ne sono sicuro...» si massaggiò il mento con aria pensierosa.
«
Non ci sarà bisogno » mormorò freddo mentre stringeva con forza il bracciolo
del divano.
«
Hai già pensato a tutto? Ti prego, prima di fare qualunque cosa dimmi cos'hai
in mente » disse preoccupato.
«
Niente, io non—» non riuscì a finire la frase che Leonard lo invase di domande
nuovamente.
«
Ti conviene inventarti qualcosa, amico, ormai la decisione l'hai presa. Tanto
sei già sicuro al cento per cento che Amy ti dirà di sì, per cui non c'è alcun
problema » disse con un grande sorriso.
Sheldon
sentì un brivido lungo la schiena e la dura, terribile consapevolezza che solo
lui era a conoscenza di come erano esattamente le cose tra di loro adesso. Dopo
qualche secondo scosse la testa.
«
Non posso farle nessuna proposta, Leonard...» sussurrò con un filo di voce
abbassando lo sguardo.
«
Ma come? Sheldon ormai hai deciso, non tirarti indietro adesso! Non—»
«...perché
Amy mi ha lasciato » alzò finalmente lo sguardo su di lui e Leonard rimase
senza fiato vedendo quegli occhi azzurri lucidi.
Leonard
ci mise un minuto intero per riprendersi da quella notizia. Un intero minuto in
cui fissava incredulo il suo migliore amico il quale cercava in tutti i modi di
evitare il suo sguardo pungente.
«
C-c-come sarebbe a dire che ti ha lasciato? Sheldon, cosa le hai fatto!? »
disse istintivamente, dando per scontato che fosse lui la causa di tutto anche
se non poteva affatto saperlo.
«
Cosa le ho fatto? » ripeté alzandosi in piedi e assottigliando lo sguardo per
la rabbia. « Io non le ho fatto proprio un bel niente! Non so perché abbia
preso questa decisione, va bene? » gridò incrociando poi le braccia e
indietreggiando un po'. Non se lo aspettava nemmeno lui di alzare la voce in
quel modo.
«
D'accordo. Ripetimi esattamente quello che ha detto » disse calmo portando
entrambe le mani in avanti.
Sheldon
sospirò, ma decise lo stesso di parlare. « Ha parlato sul fatto che voleva
pensare alla nostra relazione, al nostro futuro...»
«
Voglio le parole esatte » lo interruppe bruscamente. Con la memoria eidetica
che si ritrovava la sua non era una richiesta tanto assurda.
Il
fisico schioccò la lingua prima di riprendere. « 'È difficile dirti queste cose
perché ti amo, ma ho bisogno di pensare alla nostra relazione e voglio fare un
passo indietro. Spero che tu capisca' »
Leonard
si sfregò il mento. « Non sono un esperto, ma non credo che ti abbia lasciato.
Semplicemente ha voluto prendersi una pausa »
«
E cosa significa? » chiese timoroso e curioso allo stesso momento. Forse non
era una cosa così negativa come pensava. Se Leonard aveva ragione, non si erano
nemmeno lasciati per cui questa era una cosa positiva, no?
«
Capita a quasi tutte le coppie un momento in cui entrambi vogliono fermarsi un
attimo per vedere a che punto è la propria relazione e per essere sicuri di
voler davvero, sì insomma...»
«
Di voler stare con il rispettivo compagno » concluse al suo posto.
«
Mi dispiace, non volevo essere così diretto » mormorò profondamente addolorato.
Sapeva molto bene come stesse l'amico in questo momento, quali emozioni lo
stavano sconvolgendo silenziosamente all'interno. Rabbia, dolore, paura,
confusione, incredulità. Erano davvero tante e tutte combattevano una contro
l'altra per predominare, ma lasciare che una di queste emozioni prevalga
sull'altra sarebbe stato disastroso per una persona normale, figurarsi per uno
come Sheldon Cooper. Solo Dio avrebbe potuto sapere come avrebbe reagito e come
sarebbero state le conseguenze.
«
Ma io sono già sicuro, Leonard » disse guardandolo dopo un lungo momento di
riflessione. « Io sono sicuro di voler stare con lei, non ho più alcun dubbio »
«
Lo so. Amy ha solo bisogno di riflettere un po'. Dalle tempo » gli mostrò un
sorriso abbozzato per incoraggiarlo un po', ma Sheldon si incupì ancora di più.
«
D'accordo » disse dopo un lungo sospiro in cui sperò che anche tutto il suo
dolore fuoriuscisse dal suo corpo. Non aveva mai nemmeno preso in
considerazione, in tutto questo tempo, che Amy non fosse felice di stare con
lui. Vedeva che era felice, i suoi sorrisi erano sinceri e cercava sempre con
molto piacere e molta insistenza la sua compagnia. Tranne nell'ultimo periodo,
che occupava circa un paio di mesi, in cui gli sembrava che Amy fosse diversa
rispetto alle altre volte. Sembrava assente, con la mente rivolta ad altro e
più di una volta si era dimenticata di chiamarlo durante i loro momenti della
giornata in cui il Contratto tra Fidanzati enunciava espressamente la
possibilità di parlarsi al telefono.
Che
cosa era andato storto, allora?
«
Le darò un po' di tempo se è questo che le convenzioni sociali impongono »
disse aspramente e lentamente si girò fino a dare le spalle a Leonard. Osservò
per un paio di secondi l'anello che aveva tra l'indice e il pollice e con un
altro sospiro lo posò sulla sua scrivania, accanto al Gollum che amava tenere
lì sopra accanto al computer.
Leonard
rimase immobile nel centro della stanza con due dita che massaggiavano
l'attaccatura del naso e l'orecchio teso per sentire quando Sheldon avrebbe
chiuso la porta della camera così avrebbe potuto fiondarsi da Penny e
raccontarle tutto, sperando che potesse darle un dannatissimo consiglio. Non si
era mai ritrovato nella situazione di dover affrontare uno Sheldon in una crisi
di coppia con tanto di problemi di cuore annessi, era tutto così nuovo e a
tratti inverosimile che non ci aveva mai nemmeno pensato. Di solito era lui ad affrontare problemi su
problemi con la sua donna, non Sheldon.
Prima
di vederlo sparire dietro l'angolo del corridoio che lo portava in camera
Sheldon si fermò.
«
Per favore non dire a nessuno di questa cosa »
«
Di Amy? »
«
No, del fatto che stavo per...darle l'anello. Farei solo la figura dell'idiota
con gli altri. Inoltre non voglio che Amy lo venga a sapere adesso »
«
Va bene non lo dirò a nessuno. Te lo prometto »
Sheldon
annuì appena in un muto gesto di ringraziamento e poi sparì lungo il corridoio.
Quattro secondi dopo sentì la porta chiudersi e la casa cadde in un silenzio
tombale.
«
Sheldon non c'è oggi? » disse Raj dopo essersi seduto al tavolo della mensa e
guardando il posto vuoto accanto a sé.
«
No. Ha deciso di prendersi le ferie » spiegò Leonard mentre rigirava pensieroso
la pasta nel piatto. Se lo sarebbe aspettato dopotutto che Sheldon avrebbe preferito
rimanere lontano dal lavoro per un po', infondo era stato tutto improvviso e
quella decisione l'aveva profondamente turbato. Ma era comunque strano non
vederlo lì in mensa e da tutta mattina non faceva altro che chiedersi come
stava e cosa stesse facendo.
«
Davvero? Ma lui odia le ferie! » intervenne Howard guardando sorpreso Leonard e
ricordandosi tutti i dramma e le lamentele che propinava ogni volta che il rettore
dell'università lo costringeva a prendersi una settimana di vacanza forzata.
«
È vero, non è da Sheldon decidere di stare a casa dal lavoro di sua spontanea
volontà » si aggiunse Raj e assunse
un'espressione decisamente seria. « Di' la verità: gli hai detto come finisce
la quarta stagione di Game Of Thrones e adesso sta piangendo disperato perché
gli mancavano solo due episodi per sapere il finale. Amico, sei un mostro senza
cuore lasciatelo dire »
«
Cos—no! Non gli ho detto come finisce Game Of Thrones! » sbottò appoggiando con
gesto stizzito la forchetta nel piatto. « E poi è lui che mi fa sempre spoiler
» disse con tono sommesso.
«
Beh, se fosse stato una persona come tutti gli altri avrei pensato che avesse
deciso di prendersi qualche giorno per far passare ad Amy un week-end di
passione e follie, ma sappiamo che è più probabile vedere un Big Foot che
cavalca un unicorno nella Terra di Mezzo che questo » disse e Howard ridacchiò
per il paragone fatto dall'amico. « Non è il loro quinto anniversario questo? »
«
Già, è il loro quinto anniversario...» prese ad osservare il piatto davanti a
sé. «...e forse anche l'ultimo » mormorò tra sé e sé, ma si accorse di non aver
abbassato a sufficienza la voce poiché appena rialzò lo sguardo vide i due
amici fissarlo ad occhi spalancati e con il cibo che lentamente scivolava giù
dalla forchetta sospesa a mezz'aria.
«
C-cosa hai detto? » Howard si avvicinò un po' di più giusto per essere sicuro
di aver capito quello che l'amico aveva appena detto.
Leonard
guardò prima uno e poi l'altro, poi alzò le spalle con un gesto rassegnato e
sospirò. « A quanto pare si sono lasciati »
Raj
boccheggiò. « Non dire cazzate! »
«
Già! È impossibile che si siano lasciati! Odio ammetterlo, ma erano sicuramente
quelli più uniti e che andavano più d'accordo tra tutti! » proruppe
l'ingegnere.
Raj
annuì più volte. « Ed erano anche quelli che stavano insieme da più tempo...»
«...e
che non sono mai stati in crisi o si sono lasciati in tutti questi anni! »
«
Non si sono proprio lasciati, diciamo che si sono presi una pausa » disse
Leonard guardando prima uno poi l'altro.
Tutti
e tre si appoggiarono allo schienale e si scambiavano sguardi perplessi e
preoccupati per quella notizia che era stata una doccia fredda per tutti.
«
Amy ha voluto prendersi del tempo per pensare » aggiunse Leonard prima che uno
dei due chiedesse chi era il responsabile e quale fosse la ragione.
«
Se avessi pensato a chi avrebbe lasciato chi
avrei scommesso mille volte su Sheldon » mormorò Raj dopo essersi parzialmente
ripreso dallo shock. « Amy praticamente lo ha sempre adorato! »
«
Quindi è per questo che ha voluto rimanere a casa per un po' » Howard strinse
le labbra e Leonard annuì.
«
Sheldon che soffre per amore. Alla fine ci passano davvero tutti » aggiunse Raj
malinconico.
«
È la prima volta che lo vediamo in questa situazione, chissà come reagirà. C'è
per caso un manuale che spieghi come ripararlo nel caso si guasti? » disse
Howard con un mezzo sorriso cercando di smorzare un po' la tensione senza
sortire alcun effetto però.
«
Secondo te come vuoi che reagisca? » lo rimbeccò l'indiano squadrandolo. « Si
starà struggendo per il suo amore perduto mentre ripensa ai bei momenti passati
insieme accompagnato da una colonna sonora triste e deprimente. Ovviamente
mentre si strafoga di dolci per sopperire il vuoto lasciato da Amy »
«
Sì, e poi chiama le sue amichette del cuore. Stiamo parlando di Sheldon, non di
una ragazzina delle superiori! » disse sarcastico Howard guardando male
l'amico.
«
Io ho reagito così quando sono stato lasciato da Lucy! »
«
Sappiamo tutti come hai reagito quando Lucy ti ha lasciato e ti ripeto che, per
quanto ognuno affronti a modo suo il dolore, tu lo hai fatto in modo ridicolo
ed inquietante per essere un uomo di trent'anni » disse cercando di mostrarsi
calmo mentre portava le mani in avanti per dare la sua spiegazione.
«
Avevo torto prima, sei tu il mostro senza cuore non Leonard! »
Howard
sbuffò ed alzò gli occhi al cielo, ma prima di ribattere Leonard gli toccò il
braccio per attirare la sua attenzione ed indicò un punto alle sue spalle.
L'ingegnere perplesso si girò appena e quello che vide lo lasciò senza parole.
«
È Amy quella? » disse Raj allungando il collo per vedere meglio.
«
Già, e chi è il tizio con cui sta parlando? » continuò Leonard assottigliando
lo sguardo.
«
Quello è Ryan Green il nuovo chimico farmaceutico » mormorò Howard guardando da
sopra la sua spalla.
Raj
incrociò le braccia e fissò attentamente i due ragazzi. « Non mi sembra così
abbattuta, o sbaglio? » puntualizzò quando vide Amy ridere e mettersi
nervosamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«
No, nemmeno a me » sibilò Leonard stringendo il bordo del tavolo. Sheldon era a
casa in uno stato di mezza depressione e Amy invece aveva l'aria tranquilla,
rideva per giunta in compagnia di quel Ryan. Più guardava quella scena più si
sentiva scioccato e nauseato allo stesso tempo.
Non si sarebbe mai aspettato un comportamento del genere da parte di
Amy.
Howard
si rigirò con un sospiro. « Signori, ecco a voi mister "Pausa di
riflessione" »
Eccomi di nuovo qui ad intasare questa sezione con i miei deliri. Non potevo non scrivere qualcosa dopo il traumatico inaspettato finale di stagione! Chi non è rimasto con quest'espressione dopo gli ultimi trenta sencondi? --> D:
Dato
che gli autori sono esseri crudeli e malvagi perché, insomma, non si
può far finire una stagione in questo modo quando ci sono quattro mesi
di pausa, accidenti <.< ho deciso di cimentarmi in quest'impresa
e immaginare un mio personalissimo continuo della 8x24. Forse alcune
situazioni non accadranno mai nella serie e forse Sheldon è OOC anzi sicuramente, ma sinceramente non mi interessa molto xD
Il
titolo, così come le frasi a inizio capitoli, sono pezzi di una
famosissima canzone dei Coldplay 'The Scientist', canzone che adoro e a
cui mi sono ispirata per questa fanfiction <3 Ho visto che la
traduzione varia da sito a sito perciò mi sono presa la libertà di
scegliere le versioni che più mi aggradano.
Ringrazio intanto chiunque sia giunto fino a qui e chi avrà voglia di seguirmi anche in questa nuova fanfic.
Dico
solo che è già finita e che avrà sette capitoli, ma per un paio di
settimane non so quando avrò il computer libero e perciò non potrò
essere regolare con gli aggiornamenti <.<
Piccola anticipazione del prossimo capitolo!
'Arrivato
davanti all'ingresso del laboratorio di biologia sentì due voci provenire
dall'interno. Una era chiaramente di Amy mente l'altra era indubbiamente di
Ryan.
Iniziò
a sudare freddo.
Si
avvicinò con circospezione e rimase mezzo nascosto dietro al muro. Si affacciò
quel tanto che gli bastava per distinguere le frasi.
Ryan
si sistemò sulla sedia un po' incerto. « Ti va se stasera usciamo a mangiare qualcosa
insieme? »'
Amy cosa farà? Accetterà oppure no?
Spero di riuscire ad aggiornare per settimana prossima, altrimenti slitta a quella dopo ancora.
A presto!
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Capitolo 2 *** Nuove conoscenze e appuntamenti non previsti ***
asd
Nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile
CAPITOLO DUE
Nuove conoscenze e appuntamenti non previsti
"Stavo solo calcolando cifre e numeri
mettendo i tuoi problemi da parte"
Per la quinta volta nel giro di dieci minuti Sheldon si ritrovò a controllare il cellulare.
Nelle ultime trentasei ore
aveva passato gran parte del tempo ad alternare lo sguardo tra lo
schermo del suo telefono e ad aggiornare la sua pagina di Facebook
nella speranza di vedere un solo, breve messaggio da parte di Amy.
Aspettava impaziente che gli dicesse che era tutto a posto, che sarebbe
tornato tutto esattamente com'era prima di quello screzio che li aveva
portati a non parlarsi e a non chiamarsi per due giorni interi. Aveva
bisogno di sentirglielo dire.
L'aveva anche chiamata
più di una volta, ma lei non gli rispose mai. Gli mandò
semplicemente un'e-mail in cui diceva che, per poter effettivamente
pensare alla loro relazione, era necessario che non si sentissero e non
si vedessero. Lo invitava anche a fare altrettanto e di pensare bene
cosa volesse davvero dalla
loro relazione. Fu quell'e-mail a spingerlo ad alzare la cornetta del
telefono e a chiedere al dottor Gebolauser di voler utilizzare quella
settimana di ferie che gli spettava di diritto. Il direttore
dell'università non si chiese nemmeno il perché di quella
decisione improvvisa e con così poco preavviso e non gli
importò neanche di avere degli studenti senza il loro docente di
Fisica Quantistica quella mattina, troppo contento di avere un'intera
settimana libera dalle lamentele e dalle assurde richieste del fisico
teorico.
Soddisfatto Sheldon si disse che avrebbe usato quel tempo per pensare e per recuperare un po' di serie tv arretrate.
Se i primi tre giorni
passarono relativamente tranquilli al quarto gli sembrò di
impazzire. Restare chiuso in casa non faceva altro che ingigantire
quell'opprimente sensazione di non essersi comportato nel modo giusto
con Amy e che per colpa sua adesso lei non avrebbe più voluto
stare insieme a lui. Non riusciva a fare nient'altro se non guardare
ossessivamente i suoi mezzi tecnologici che lo legavano ad Amy e a
chiedere continuamente a Penny qualche notizia della fidanzata la quale
però si limitava a scuotere la testa in segno di dissenso
affermando che erano giorni che non la sentiva.
Aveva usato quel tempo
anche per riflettere come gli aveva dopotutto suggerito la neurobiologa
e nonostante le numerose ore passate ad arrovellarsi il cervello ancora
non era riuscito a capire quale fosse il problema.
Era per la battuta di
Flash? Per aver cercato di baciarla di nuovo quando interruppe il
contatto? Aver pensato ad una serie tv mentre la baciava?
O forse doveva tornare
più indietro, forse a quando non l'aveva ascoltata mentre
parlava del suo lavoro o che tutti i suoi progetti futuri non
comprendevano Amy. Non riusciva ancora a capirlo. Quello che sapeva per
certo era che Amy era arrabbiata con lui. Così tanto da voler
prendere un momento per riflettere.
Un momento che sperò potesse finire il prima possibile.
Il giorno dopo, stanco di
avere la mente perennemente occupata da quei pensieri, decise di andare
al lavoro, ignorando così i giorni di ferie che ancora gli
aspettavano. Almeno così avrebbe tenuto la mente occupata.
Appena varcò l'ingresso Gebolauser sbuffò sonoramente ed
alzò gli occhi al cielo, senza curarsi di avere il fisico
proprio davanti agli occhi, dicendosi mentalmente che era stato tutto
troppo bello per essere vero.
« Ehi, sei qui » disse Raj con un sorriso andandogli incontro appena lo vide fermo nell'ampio ingresso.
« Dove dovrei essere
se non qui nel posto in cui i fisici studiano l'origine dell'universo
mentre gli altri "scienziati" » e qui mimò le virgolette
con le dita « sono utili solo quando portano il caffè?
» disse con un sorrisetto strafottente mentre alcuni ricercatori
che passavano di lì gli scoccarono un'occhiataccia sentendo
quello aveva detto.
« Potevi anche usarli
tutti i giorni di ferie e non solo un paio » obiettò
Howard affiancandosi all'indiano e guardando male Sheldon.
« Non ho tempo per
stare a casa ad oziare. I premi Nobel non si trovano nei sacchetti
delle patatine » affermò Sheldon superando l'astrofisico e
l'ingegnere per avviarsi verso il suo ufficio.
Entrambi lo fissarono attentamente da dietro mentre lo seguivano stando però ad una certa distanza.
« Beh, non mi sembra
messo male » mormorò Raj rivolto a Leonard dopo che
quest'ultimo li affiancò accorgendosi solo ora che Sheldon aveva
finalmente abbandonato quelle quattro mura domestiche per arrivare da
solo fino in università. Si chiese perché non gli fece
sapere nulla.
« È proprio
questo il problema. Mi sembra troppo tranquillo. Ieri è rimasto
tutta sera a premere il tasto dello smartphone per vedere se fosse
arrivato un messaggio e oggi è qui come se niente fosse »
spiegò Leonard sistemandosi gli occhiali con due dita.
« Quindi sei rimasto ancora con lui? »
« Solo per questi
giorni, poi mi trasferirò definitivamente da Penny. Sarei
già da lei se non fosse per questo casino »
sospirò. « Ho anche preparato praticamente tutto »
« Capisco » disse annuendo appena.
Si incamminarono insieme
verso i propri laboratori quando Howard si bloccò di colpo e
spostò lo sguardo prima su uno e poi sull'altro. Raj e Leonard
lo guardarono perplessi.
« Sheldon sa di Ryan? »
Amy non aveva molta voglia
di lavorare quella mattina. Anzi, se avesse potuto sarebbe rimasta
volentieri a casa, ma c'era quell'esperimento da concludere e non
poteva rimandare il lavoro inutilmente.
Sheldon mancava da quattro
giorni e ovviamente si era chiesta più e più volte il
motivo della sua assenza. Che stesse riflettendo come gli aveva
suggerito nell'e-mail? Se così fosse aveva davvero preso
seriamente l'invito fatto dalla ragazza, cosa che la lasciò
parecchio sorpresa.
Le mancava davvero molto,
molto più di quanto si sarebbe immaginata. La tentazione di
chiamarlo o scrivergli era forte, ma non poteva precipitarsi di nuovo
da lui se prima non aveva le idee ben chiare. Non sarebbe stato giusto
per Sheldon né tantomeno per lei.
Chissà cosa stava pensando in questo momento, se lo chiedeva ogni momento in cui aveva la mente libera.
Anche lei stava riflettendo
in quei giorni e si era accorta che era molto più difficile di
quanto pensasse. Non si trattava solo di trovare i pregi e i difetti di
quella relazione, ma era un qualcosa di molto più profondo,
qualcosa che ancora faticava a trovare.
Se avesse potuto sarebbe rimasta a casa a pensare esattamente come stava facendo lui in questo momento.
Si accomodò su uno
dei tavoli liberi della biblioteca dell'università, nel posto
più lontano e nascosto possibile. Appoggiò uno dei grandi
volumi di biologia ed iniziò a sfogliarlo anche se non sapeva
bene cosa stesse cercando. Voleva solo trovare un modo per non andare
in laboratorio e restare da sola per un po'. Erano più di due
mesi che lavorava con un nuovo collega, un chimico farmaceutico, per
sperimentare dei nuovi farmaci contro le dipendenze da eroina e altri
stupefacenti e, nonostante avesse sempre apprezzato la sua compagnia,
quel giorno non si sentiva in vena di alcun tipo di conversazione.
Guardò l'ora. Sicuramente ora la stava aspettando per prendere
il caffè come facevano tutte le mattine.
Sperò che non si arrabbiasse per avergli dato buca senza alcun preavviso.
« Sheldon non
accetterà mai » sbuffò Leonard una volta giunti
davanti alla porta dell'ufficio dell'amico.
« Si tratta solo di
mangiare fuori invece che in mensa, non è la fine del mondo!
» esclamò Howard esasperato alzando gli occhi al cielo.
« Non possiamo
nascondergli Ryan in eterno » obiettò invece il fisico
sperimentale. Era una pessima idea mangiare fuori, Sheldon avrebbe dato
di matto.
« Non si tratta di
nasconderglielo, ma di non farglielo vedere in compagnia di Amy
finché non si capisce come stanno le cose tra di loro »
continuò Howard allargando le braccia in segno di ovvietà.
« Hai idea di come
potrebbe reagire se la vedesse parlare con un altro uomo quando sono
quattro giorni che non parla con lui? Potrebbe dare di matto come
quando gli hai rovinato il fumetto di Iron Man o addirittura
formattarsi e ritornare lo Sheldon freddo e privo di sentimenti di un
tempo! »
« Come fa a
formattarsi? Non è un computer! » esclamò Leonard
esasperato per le teorie dei suoi amici appoggiando una mano sulla
maniglia della porta.
« Vuoi correre il
rischio? » disse serio Howard mettendosi di fronte a lui. Leonard
ci pensò per qualche secondo e le immagini di uno Sheldon
dispotico, esageratamente lamentoso e sempre con la necessità di
mostrarsi superiore a tutto e a tutti gli passarono davanti agli occhi.
Anche se presto non avrebbero più vissuto insieme sarebbero
stati comunque distanti una decina di metri e solo Dio sa come avrebbe
potuto rendere tediosa ed impossibile la sua vita avendolo
semplicemente come vicino di casa.
« No, non voglio correre il rischio » mormorò aprendo finalmente la porta.
Sheldon, che dava la schiena all'ingresso, si girò appena e guardò tutti e tre come se fossero impazziti.
« Entrate senza bussare? »
« Ehm...sì? »
Sheldon assottigliò lo sguardo per aver ottenuto come risposta un'altra domanda.
« Sì. Mi sono
dimenticato scusa » si affrettò a mostrarsi dispiaciuto
per quella grave mancanza. Cominciavano già male.
Il fisico si limitò
a un breve sospiro e appoggiò il pennarello blu che aveva usato
fino a quel momento per scrivere alla lavagna sulla scrivania di legno.
« Cosa volete? Perché siete tutti qui? La vostra presenza rende opprimente e soffocante la stanza »
Howard guardò di
sottecchi Leonard dicendogli con lo sguardo che ormai il processo di
formattazione era già stato avviato e presto avrebbero rivisto
lo Sheldon di cinque anni prima, quello che ancora non aveva conosciuto
Amy.
« Volevamo chiederti
se potevamo mangiare fuori oggi » disse Raj facendo un passo in
avanti, pronto a sorbirsi la furia di Sheldon al posto dei suoi amici.
Sheldon incrociò le braccia al petto e alzò un sopracciglio scettico.
« Fuori? » disse con esagerato e profondo disgusto.
« Sì per
cambiare aria! Sempre la solita mensa, sempre il solito Kripke che ti
dà fastidio...perché non andiamo da un'altra parte,
amico? » Howard arrivò in soccorso dell'amico mostrando un
atteggiamento fin troppo euforico per un semplice pranzo fuori dalla
mensa nella speranza di convincerlo.
« Punto primo non
capisco questo tuo entusiasmo, secondo io e te dobbiamo ancora
rivalutare il nostro concetto di amicizia e terzo io mangio in mensa
perché è lì dove ho sempre mangiato da quando ho
iniziato a frequentare quest'università. Mangiare fuori non
è nemmeno lontanamente contemplabile »
« Cosa intendi con
rivalutare il nostro concetto di amicizia? Pensavo avessimo chiarito
quando siamo andati in Texas! » esclamò Howard offeso.
« Ma non puoi essere
un po' più elastico una volta tanto? » si aggiunse Raj
sorpassando Howard e il suo disappunto.
« Io elastico? Io
sono sempre elastico! È il motivo per cui non vi ho cacciati
quando siete entrati senza bussare e che perda il mio preziosissimo
tempo ad ascoltare le vostre idiozie! » esclamò
allontanandosi dalla scrivania. « E ora se volete piantarla di
farmi perdere tempo vorrei andare a mangiare. Sono già in
ritardo di dieci minuti » e detto questo uscì lasciando i
tre amici immobili.
Camminava a passo svelto
per i corridoi evitando gli studenti che chiacchieravano tra di loro e
i professori che discutevano su qualche partita di football.
Tutta le tensione e lo
stress accumulato in quei giorni lo aveva sfogato sui suoi amici e un
po' gli dispiacque avergli risposto così male, alla fine sapeva
che lo stavano facendo per lui, ma l'idea di mangiare fuori restava
comunque fuori discussione e ancora non capiva da dove saltasse fuori.
Si sedette al suo tavolo e
dopo l'ennesima provocazione di Kripke che ignorò totalmente
lasciandolo basito ed insoddisfatto poté finalmente iniziare a
mangiare.
Poco dopo fu raggiunto
anche dagli altri che si sistemarono con i vassoi nei loro posti senza
smettere di guardare nervosamente le persone che avevano attorno.
« È inutile
che continuiate a guardarvi attorno in quel modo, so chi state cercando
» disse senza alzare gli occhi dal piatto.
« D-davvero? » disse Leonard con una punta di panico. Non poteva saperlo, nessuno gli aveva parlato di Ryan prima.
« Certo. Mi pare evidente che stiate cercando Amy »
Leonard si lasciò
andare in un sospiro di sollievo e si sistemò meglio sulla sedia
dopo essersi voltato per guardare due scienziati entrare dalla porta.
« Non preoccupatevi
so che Amy lavora qui e che le probabilità di incontrarci siano
molto alte, ma ho tutto sotto contro—» si bloccò
appena vide la ragazza in questione entrare in mensa.
Amy ricambiò il suo
sguardo e timidamente gli fece un sorriso per poi guardare il pavimento
e sedersi in un altro tavolo.
Ebbe l'impulso di alzarsi e
di andare da lei, ma non era sicuro che lo avrebbe gradito. Aveva detto
che per un po' era meglio se non si parlavano così decise di
accettare quella dolorosa richiesta. Se questo era un modo per riavere
indietro Amy allora era più che disposto ad aspettare.
Tornò a guardare il
piatto, deciso ad ignorarla, ma l'attrazione che aveva per Amy lo
costrinse ad alzare nuovamente lo sguardo per cercare il suo e
trovò quegli occhi verdi che gli erano mancati così tanto
guardarlo intensamente e velati di una certa malinconia.
Appena finito di mangiare
giunse il momento di tornare al lavoro e furono piuttosto soddisfatti
di constatare che Ryan non si fosse nemmeno presentato. Erano davvero
timorosi di vederlo entrare, sedersi al tavolo con Amy ed iniziare a
conversare come se fossero stati amici di lunga data. Accompagnarono
Sheldon al suo ufficio, un po' per essere sicuri di non imbattersi in
Ryan lungo i corridoi, un po' per curiosità di una sua reazione
dopo che rimase in silenzio per tutto il tempo dopo aver visto Amy.
Si fermarono davanti alla
porta e tutti e tre tirarono un sospiro di sollievo per aver
completato, almeno per quel giorno, la missione in modo ottimale. Ma
come aveva detto Leonard non potevano nascondergli Ryan in eterno e
prima o poi Sheldon sarebbe stato costretto a porsi di fronte alla
realtà dei fatti.
« Okay...quindi siamo arrivati » disse Howard dondolandosi sulle gambe e sfregandosi le mani nervoso.
« Sì, anche se
sapevo raggiungere da solo il mio ufficio visto che sono dieci anni che
percorro quotidianamente i corridoi di questa università e ormai
praticamente ogni angolo è perfettamente conosciuto dal
sottoscritto, merito anche della mia prodigiosa memoria
eide—»
« Va bene abbiamo
capito, ciao » sbuffò spazientito l'astrofisico già
annoiato dai suoi lunghi discorsi poco interessanti.
« La prossima volta
stai tranquillo che non ti accompagniamo » borbottò invece
Leonard che si aspettava almeno un "grazie ragazzi, sono contento di
avere amici come voi" e che sapeva mai avrebbe sentito fuoriuscire da
quella bocca.
« Ora, se volete
scusarmi, io sarei arrivato e dato che siete stati piuttosto opprimenti
oggi senza alcun particolare motivo mi limito semplicemente a
rivolgervi un superficiale cenno con la testa in segno di saluto. Cia'
» disse aprendo finalmente la porta e rivelando sul fondo la sua
lavagna bianca che conteneva un'equazione a cui aveva lavorato tutta
mattina senza giungere ad alcuna soluzione. Guardò i numeri con
attenzione ed assottigliò lo sguardo per un paio di secondi
quando capì perché non riusciva a tirar fuori il
risultato corretto.
« Amy mi distrae
continuamente » mormorò tra sé e sé e solo
Raj lo sentì il quale si limitò a guardarlo un po'
dispiaciuto. Prima di richiudere la porta una voce alle sue spalle
catturò la sua attenzione. Non l'aveva mai sentita prima e,
curioso com'era, immediatamente si voltò per dare un volto alla
voce sconosciuta.
« Ehi ragazzi come state? »
Raj sbiancò, Howard
rimase immobile con l'espressione fissa e Leonard dapprima aprì
e richiuse la bocca un paio di volte, poi finalmente ebbe il coraggio
di articolare qualche parola. Ryan si trovava di fronte a loro con un
sorriso smagliante e l'aria solare.
« B-bene. E tu? »
Il giorno prima il
direttore dell'università convocò alcuni dei più
prestigiosi ricercatori per presentare il nuovo chimico farmaceutico e
spiegò che avrebbe collaborato con il Caltech per un periodo di
circa un anno e poi, forse, si sarebbe trasferito definitivamente con
loro. Ryan inquadrò subito Leonard, Raj e Howard e nonostante
gli sembrassero un po' strani decise lo stesso di fare la loro
conoscenza. Non sapeva perché, ma già dalla prima
impressione gli stavano simpatici e infatti nel giro di un paio di ore
confermò quello che aveva pensato su di loro.
E il giorno prima Sheldon
non c'era per questo non conosceva affatto l'individuo che aveva di
fronte. Il fisico continuava ad osservare Ryan con l'aria vagamente
interessata. In un altro momento sarebbe semplicemente entrato
ignorando tutti, ma questa volta invece una vocina dentro di sé
gli disse di rimanere.
« Non c'è male
» scrollò le spalle. « Ero così concentrato
sul lavoro che mi sono persino dimenticato di pranzare! Se vi avessi
visto mi sarei unito a voi »
Sheldon alzò un
sopracciglio scettico. « Scusa e tu chi saresti? Non avresti
potuto unirti a noi perché le regole sociali impongono che per
condividere il pranzo con altri bisogna essere dei conoscenti anche se
questo non è sufficiente a garantire un posto al tavolo, infatti
la conoscenza deve essere portata ad un livello superiore in cui tra le
due o più parti ci sia un certo grado di intimità, la
quale ovviamente varia in base al tipo di amicizia che si pone. Non
è detto che due persone che si conoscono da anni siano anche
molto legati » si limitò a dire con aria di sufficienza.
Ci mancava solo che gente sconosciuta si mettesse a pranzare con lui. A
malapena sopportava Howard.
Ryan sbatté gli
occhi un paio di volte travolto da quel fiume di parole. « Tu
devi Sheldon C...mmh...aspetta vediamo se mi ricordo...»
alzò gli occhi al cielo per pensare. Dopo un paio di secondi li
riabbassò e schioccò due dita. « Sheldon Copert!
Giusto? »
Il fisico teorico lo
guardò con aria di profondo disgusto sentendo il suo cognome
storpiato. « Oh buon Dio se presti alle tue ricerche la stessa
attenzione che presti nell'imparare i nomi ti conviene cambiare lavoro.
Ti ci vedrei bene a coltivare mirtilli » disse chiedendosi come
si potesse non imparare un cognome tanto semplice e diffuso come il
suo. « E comunque sono il dottor Cooper, fisico teorico in
possesso di una laurea e due dottorati di ricerca » si
affrettò a concludere.
« Hai ragione,
perdonami. Ho sentito parlare tanto di te e finalmente ho avuto il
piacere di conoscerti » disse cercando di rimediare alla
figuraccia fatta.
« Già,
immagino che tu abbia sentito parlare tanto di me. Infondo io sono
famoso qui per essere la mente più brillante e geniale, quella
che spicca al di sopra di tutta questa gente mediocre che ogni giorno
si avvicina ai propri almanacchi a ai propri microscopi pensando di
essere in grado di cambiare il mondo » affermò con un
piccolo sorriso strafottente. « Poveri illusi » aggiunse
mettendosi le mani dietro la schiena e guardando un punto dietro Ryan.
« E comunque tanto è un piacere per te avermi conosciuto
quanto non lo è stato affatto per me, dato che mi stai facendo
perdere un mucchio di tempo prezioso con le tue chiacchiere futili
» disse tornando alla serietà di prima.
Il chimico iniziò a
ridacchiare nervosamente come faceva ogni persona non abituata ai
discorsi di Sheldon. « Okay...» si limitò a dire in
mancanza di altro.
Il fisico era finalmente in
procinto di chiudersi la porta alle spalle e immergersi nuovamente
nella matematica sperando, per almeno un paio di ore, di non pensare ad
Amy. Aveva davvero bisogno di una tregua.
« So che siete
impegnati ragazzi, ma volevo chiedervi soltanto una cosa prima »
Leonard lo guardò impaziente incitandolo mentalmente a darsi una
mossa. Prima Ryan si allontanava meglio era. « Sapete dirmi dove
posso trovare Amy? Di solito quando non lavoriamo insieme ci
incontriamo la mattina alla macchinetta a prendere il caffè, ma
oggi stranamente non sono ancora riuscito a vederla »
A quelle parole Sheldon
aprì la porta di scatto e lo fissò con gli occhi
spalancati. Chi era quello? Cosa voleva da Amy? E cosa significava che
lavoravano insieme, prendevano il caffè e che oggi ancora non
era riuscito a vederla?
Ryan non fece nemmeno caso allo sguardo infuocato che Sheldon gli riservava.
« Ehm...io non lo so
» rispose Leonard dopo un tentennamento iniziale. Anche se avesse
voluto non avrebbe potuto dirglielo perché effettivamente non
sapeva dove poteva essere.
« Forse è in
laboratorio, oppure in biblioteca » disse Raj e Howard gli
scoccò immediatamente un'occhiataccia omicida.
« Ma certo, che
stupido che sono, sarà rimasta anche lei bloccata con il lavoro.
Vado subito a guardare allora. Grazie! » e con un bel sorriso di
ringraziamento si allontanò velocemente lungo il corridoio.
« Ma che ti salta in
mente?! Non puoi dare questo genere di informazione al nemico! »
sussurrò Howard a bassa voce all'astrofisico.
« Hai ragione sono
un'idiota! Ma ha l'aria di una persona gentile e simpatica e ho ceduto
» si giustificò tenendo anche lui la voce bassa per non
farsi sentire da Sheldon. Ma il fisico aveva ancora gli occhi fissi
nella direzione in cui Ryan si era diretto anche se lui ormai non c'era
più.
Solo ora trovò le
parole che gli erano rimaste bloccate in fondo alla gola. « Chi
è quello? » domandò con aria cupa.
« Lui è...è Ryan Green il nuovo chimico farmaceutico » rispose Leonard.
« E per quale assurdo
motivo sta cercando Amy? » chiese sempre rivolto al suo migliore
amico il quale si limitò a rispondere con un'alzata di spalle.
« Aspetta, ma
dove vai? » gridò rivolto al fisico teorico il quale aveva
iniziato a percorrere a passo svelto il lungo corridoio per raggiungere
il Dipartimento di Biologia e, più precisamente, il laboratorio
della sua fidanzata.
Ovviamente non diede alcuna risposta a Leonard.
Il suo unico obiettivo ora era trovare Amy.
« Posso entrare? » domandò dopo aver bussato leggermente alla porta aperta.
Amy si voltò appena,
giusto per vedere chi era anche se la sua voce era inconfondibile. Gli
sorrise mentre con la testa gli faceva cenno di sì.
« Certo, tanto qui ho
quasi finito » disse appoggiando la penna sul block notes pieno
di appunti e cancellature. Alla fine aveva optato per mettere da parte
i suoi pensieri e ritornare al suo esperimento. Sapeva che sarebbe
stato questione di poco prima che Ryan la raggiungesse.
« Ti ho portato il
caffè, ma credo che ormai sarà diventato freddo »
disse mordendosi il labbro e appoggiando il bicchiere di carta sul
tavolo.
« Non importa, lo apprezzo molto. Nessuno mi aveva mai portato il caffè in laboratorio »
Ryan schioccò la
lingua. « Felice di essere il primo allora » le
mostrò un sorriso e lei sorrise a sua volta. Dopo qualche
secondo di imbarazzante silenzio Amy decise di riprendere in mano la
situazione.
« Hai letto gli ultimi risultati? Credo che questa volta ci siamo »
« Sì, ho dato
un'occhiata veloce...però prima vorrei chiederti una cosa
» disse dopo averla fissata un po' troppo a lungo negli occhi
verdi.
Sheldon individuò il
laboratorio di Amy ed affrettò il passo sentendo nel contempo
una morsa allo stomaco. Cosa avrebbe dovuto fare una volta arrivato?
Sarebbe andato da lei e poi? Se Ryan fosse arrivato prima? E se li
avesse trovati insieme che parlavano? E se si fosse arrabbiata nel
vederlo quando gli aveva detto chiaramente che adesso non era il
momento per vedersi? E se invece fosse stata felice?
Troppi quesiti, troppi
dubbi attanagliavano la sua geniale mente e sapeva che soltanto una
volta arrivato davanti alla porta avrebbe potuto dissipare ogni suo
dubbio, avere una risposta ad ogni sua domanda, bella o brutta che
fosse.
Arrivato davanti
all'ingresso del laboratorio di biologia sentì due voci
provenire dall'interno. Una era chiaramente di Amy mente l'altra era
indubbiamente di Ryan.
Iniziò a sudare freddo.
Si avvicinò con
circospezione e rimase mezzo nascosto dietro al muro. Si
affacciò quel tanto che gli bastava per distinguere le frasi.
Ryan si sistemò sulla sedia un po' incerto. « Ti va se stasera usciamo a mangiare qualcosa insieme? »
« Mi stai invitando a cena? »
« Sì
cioè no! Si tratta solo di una cena tra colleghi, nulla di
più e...» sospirò mettendosi una mano nei capelli.
« Scusa non dovrei dirti queste cose so che sei fidanzata
e...lascia perdere, dimentica » disse mettendo le mani in avanti
in segno di scusa.
Amy sorrise leggermente, un
sorriso triste però. « Le cose tra me e il mio fidanzato
non vanno proprio benissimo ultimamente »
Sheldon trattenne il
respiro. Aveva apertamente ammesso che non stava andando per nulla bene
tra di loro. Certo, lo aveva capito da un pezzo, ma fece comunque male
sentirlo dire così ad alta voce e rivolta a quel tizio.
« Mi dispiace. Non sempre è facile, anche se si sta insieme da tanto tempo »
Amy annuì appena.
« Lo so, solo che avrei voluto che certe cose andassero
diversamente » lo guardò. « Scusa, non voglio
annoiarti con i miei problemi. Piuttosto, stavi parlando di una
cena...ipoteticamente dove sarebbe? » Infondo cosa c'era di male
in una tranquilla cena tra colleghi?
Il fisico sgranò gli occhi. Non poteva...non poteva davvero accettare.
« Beh...ti piace il cinese? »
« Certo, è il mio preferito »
« Ottimo allora perché è anche il mio preferito » disse sorridendo. « Alle otto? »
« Perfetto »
« Benissimo,
così possiamo parlare delle nostra ricerca e dei nuovi risultati
usciti questa mattina. Già sento profumo di fama e ricchezza, tu
no? » chiese e Amy rise.
« A dire il vero sento solo odore di disinfettante e plastica » ora era il turno di Ryan ridacchiare.
E mentre i due ragazzi
avevano iniziato a parlare del loro lavoro Sheldon era rimasto immobile
come una statua ad osservarli. Ancora non credeva che Amy, quella sera,
sarebbe uscita con Ryan per una cena. Di giovedì, quando loro
avevano la loro consueta cena romantica da quattro anni ormai.
Si sentiva davvero spossato
come se fosse stato investito da un pullman. Allora Amy era davvero
decisa a voltare pagina e a dimenticarsi di lui? Quindi era questo il
suo modo di fermarsi e riflettere sulla loro relazione? Uscendo con
qualcun'altro?
Amy aveva come la
sensazione che qualcuno la stesse fissando. Era da qualche minuto ormai
che aveva questa impressione e decise di voltarsi verso la porta, ma
non vide nessuno.
~°~
Penny si portò il
bicchiere di vino rosso alle labbra e mentre assaggiava il liquido
osservava di sottecchi Amy. Era contenta di rivederla dopo giorni che
non la sentiva anche se aveva trovato parecchio strano ritrovarsela
così all'improvviso quel pomeriggio davanti casa sua. Non voleva
soffermarsi troppo su questo aspetto, infondo poco importava sapere
perché avesse deciso di punto in bianco di farsi rivedere, non
era quello l'importante. Piuttosto si accorse che era parecchio strana,
più strana del solito e la colpa la dava a quello che stava
succedendo con Sheldon. Come darle torto? Non era facile la situazione
che si era creata, ma almeno aveva deciso di ricercare la compagnia
delle sue amiche e questo era già importante.
Amy disse sì e no due parole per tutto il pomeriggio.
« Quindi stasera si va a ballare? »
Amy le scoccò
un'occhiata per nulla entusiasta. Penny la notò e subito
alzò la voce di un tono per rimarcare il suo disappunto.
« Dai Amy, per
favore! Ne abbiamo già parlato tempo fa! Il vestito da prestarti
ce l'ho e ti assicuro che nessun ragazzaccio verrà da te a darti
fastidio. Pensavo che ormai ti avessimo convinte » disse cercando
di coinvolgerla un po'. Avevano parlato per settimane di andare a
ballare tutte insieme e quella doveva essere la sera in cui finalmente
avrebbero fatto qualcosa di diverso che restare in casa a bere vino e
spettegolare su colleghi e vicini di casa.
Amy scosse la testa e si
sistemò sul divano iniziando a lisciarsi la gonna blu scuro
sulle ginocchia. « Stasera sono già impegnata, mi dispiace
»
Penny corrugò la
fronte. Strano che uscisse per conto suo, non era da lei. Amy restava
in compagnia soltanto di loro e se non era con loro era con Sheldon, ma
sapevano tutti come stavano le cose tra di loro adesso e, proprio per
questo, voleva che Amy si svagasse un po' e non pensasse a niente,
almeno per una sera soltanto.
« D'accordo. E quindi che cosa farai? » indagò Penny non del tutto convinta del comportamento dell'amica.
Amy si limitò a scrollare le spalle. « Andrò via. Non è nulla di importante » disse vaga.
Bernadette
assottigliò lo sguardo. « Nulla di importante o nulla che
non vuoi dire? » Forse era proprio per questo che aveva deciso di
punto in bianco di unirsi alla serata tra ragazze.
« Voi divertitevi pure senza di me » le rispose con un piccolo sorriso tirato.
Penny portò le mani
sui fianchi e la guardò con un'espressione di rimprovero.
« Amy cosa ci nascondi? »
« Io? Assolutamente niente » disse con noncuranza e bevendo un generoso sorso di vino.
« C'è qualcosa
che non vuoi dirci? Magari che riguarda Sheldon? » la
punzecchiò Bernadette sapendo che quello era un suo punto debole
e che avrebbe ceduto presto.
« N-no, non è successo niente » balbettò guardando velocemente prima una e poi l'altra.
Penny sospirò. « Tesoro, non sai mentire, esattamente come Sheldon »
Amy sbuffò leggermente e si sistemò gli occhiali. Ormai non sarebbe più riuscita a tenerlo nascosto.
« Stasera ho un
impegno con...Ryan Green » sospirò. « Usciamo fuori
a cena » disse in un soffio ed entrambe le ragazze si
irrigidirono.
« Esci con Ryan...Green? » disse Bernadette con gli occhi sbarrati per lo stupore.
« È solo una
cena tra colleghi, nulla di più » si affrettò a
rispondere prima che fraintendessero. E infatti era così. Cenava
semplicemente con un collega che l'avrebbe ascoltata parlare del suo
lavoro e, perché no, magari le avrebbe dato anche un consiglio.
« E chi è?
» domandò Penny guardando la microbiologa. Quest'ultima si
allungò per prendere il portatile rosa appoggiato sul tavolino.
« Aspetta te lo
faccio vedere » digitò velocemente sulla tastiera del
computer il nome del ragazzo e dopo dieci secondi girò il
portatile verso di loro, mostrando ad entrambe la pagina di Facebook di
Ryan.
Penny lo osservò
attentamente. « Non male il ragazzo, ma chi è? »
esclamò iniziando a sfogliare le sue foto.
« È un chimico
farmaceutico. Ha lavorato con noi per qualche settimana quattro o
cinque mesi fa » spiegò Bernadette.
« Un chimico?!
Davvero? » esclamò Penny guardandola mezza sconvolta.
Bernadette annuì. « Perché tutti i nerd che conosco
io non sono così? Ma non poteva essere lui il coinquilino di
Sheldon? » borbottò tra sé e sé, ma venne
udita chiaramente da entrambe le ragazze. « Non è che
possiamo venire anche noi stasera? »
« Penny ti ricordo
che sei sposata adesso. Con Leonard » disse seriamente la
microbiologa facendo alzare lo sguardo della ragazza su di sé.
« Lo so lo so, solo
che questo è piuttosto carino rispetto ai soliti scienziati che
sono abituata a vedere. Se lo avessi incontrato anni fa ci avrei fatto
sicuramente un pensierino » chiuse il computer e lo
riappoggiò nel punto di prima. « Vi siete conosciuti al
lavoro immagino »
« Non esattamente.
Comunque lavora con me e dapprima ci limitavamo a scambiarci due
chiacchiere davanti alla macchinetta del caffè poi anche a
pranzo quando non riesco ad andare a mensa e adesso mi ha chiesto di
uscire a cena »
« Come colleghi » disse non convinta.
« Come colleghi » ripeté per conferma.
Le due bionde si scambiarono uno sguardo preoccupato. Poi Bernadette interruppe il silenzio.
« Non pensi che ti
abbia chiesto di uscire come colleghi solo perché sapeva che
altrimenti non avresti accettato? Credo che lui abbia in mente
qualcos'altro di una semplice chiacchierata di lavoro »
Amy iniziò a ridere.
« Ti assicuro che non è così. Ryan è solo un
ottimo collega e parlare in un ristorante invece che in
università è molto meglio »
« Però a te piace »
Amy si bloccò e guardò Penny con gli occhi sgranati. « Ma cosa stai dicendo? »
« Sì,
altrimenti non avresti mai accettato di uscire con lui. E ho come la
sensazione che hai voluto prenderti questa fantomatica "pausa di
riflessione" » mimò le virgolette con due dita «
perché ancora non hai capito cosa esattamente provi per lui.
Sbaglio? »
Penny la guardava seriamente ed Amy trattenne il respiro.
« Ti sbagli invece. Non ho mai voluto prendere questa pausa da Sheldon per Ryan »
« E allora per cosa? »
Amy sprofondò nel
divano ed incupì il viso. « Io...io non lo so. Amo Sheldon
dico davvero, ma certe volte ho come la sensazione di star perdendo
tempo con lui. La nostra relazione sembra arrivata ad un punto morto e
comincio ad essere stanca di dover chiedere per avere un po' della sua
attenzione quasi fosse una richiesta fuori dal mondo. Mi piacerebbe
comportarmi come tutte le altre coppie, vorrei che dimostrasse quanto
ci tiene a me senza alcun timore o paura » abbozzò un
piccolo sorriso. « Ryan invece è gentile, è carino,
è simpatico e divertente. Si interessa davvero di me
e—» si bloccò e strinse le labbra accorgendosi di
tutto quello che aveva appena detto del suo collega.
« Ed è l'opposto di Sheldon » concluse Penny al suo posto iniziando a giocare con la sua fede.
Un silenzio tombale cadde in casa.
« Sheldon lo sa? » domandò timidamente la microbiologa.
« No, non gli ho
detto nulla. Non credo sia il momento adatto » disse ripensando a
come l'aveva guardata stamattina. Uno sguardo carico di risentimento,
dispiacere e malinconia. Improvvisamente indurì lo sguardo.
« E poi non c'è proprio nulla da dirgli! Io e Ryan siamo
semplici amici, va bene? Solo perché usciamo a cena non
significa che ci sia un secondo fine! » sbottò alzandosi.
« Ma sei comunque
fidanzata! Amy devi pensare anche a questo. Cosa faresti se fosse
Sheldon ad uscire con una collega, mettiamo Alex, mentre siete in un
momento della vostra relazione così delicato? » Bernadette
si alzò a sua volta per fronteggiarla.
« Le caverei
immediatamente gli occhi se osasse anche solo provare a guardarlo,
quella stronza » sbottò arrabbiandosi come se davvero Alex
avesse chiesto a Sheldon di uscire insieme.
« Visto? E la stessa cosa la sta provando anche Sheldon » disse Penny.
« Non è
uscendo con Ryan che risolverai i tuoi problemi » disse
schiettamente Bernadette. Amy sospirò rendendosi conto che aveva
ragione.
« Hai ragione. Io...non avrei dovuto accettare, lo so. Gli manderò un messaggio per disdire »
« No, glielo mandi
adesso. Fammi vedere che glielo invii » disse Penny tirando fuori
il cellulare dalla sua borsa e allungandoglielo. Amy titubante lo
afferrò. Dieci secondi dopo premette il tasto invio.
« Contente? »
« Hai fatto la cosa giusta, fidati »
Amy voleva ribattere quando
sentì bussare alla porta. Ad ogni colpo sentiva il cuore
accelerare riconoscendo a chi apparteneva quell'insolita ed
inconfondibile bussata.
Penny incrociò le braccia e sbuffò. « Entra! »
Sheldon entrò con l'espressione imbronciata.
« Perché
quella faccia? Qualche ragazzino cinese ti ha fatto il culo ad un
videogioco? » ridacchiò Penny punzecchiandolo un po'.
Ormai lo conosceva da così tanto tempo che sapeva cosa avrebbe
fatto nel corso di tutta la settimana dal tanto le sua routine era
monotona e priva di cambiamenti. E da qualche giorno aveva iniziato a
passare più tempo a giocare ai videogiochi online contro
giocatori sparsi in tutto il mondo. Forse era un modo per evadere un
po' dalla realtà.
« Non mi va di parlarne » borbottò.
« Se pensi di essere
bravo a far qualcosa ricordati che ci sarà sempre un bambino
cinese più bravo di te » continuò Penny senza
smettere di sorridere.
« Inizio a pensare
che tu abbia ragione, come quel ragazzino coreano più bravo di
me nella fisica che ho avuto la sfortuna di incontrare anni addietro.
Se non fosse per la sua mente sempliciotta da comune tredicenne dedita
al divertimento e ai piaceri della vita a quest'ora sarei a lavorare in
un fast food. Ma comunque sarei stato molto più bravo di te come
cameriere » disse guardando intensamente la bionda la quale si
limitò a sospirare.
« Cosa sei venuto a fare qui? »
« Giusto, per colpa
delle tue chiacchiere mi stavo quasi per dimenticare. Ero in procinto
di prendere la mia consueta tisana post partita settimanale a League of
Legends quando mi sono accorto di non avere la tisana ai frutti rossi.
So che ne hai un po' in dispensa perché anche Leonard adora quel
tipo di tisana e sono sicuro che l'avrà comprata quando l'altro
ieri è andato con te a fare la spesa. Quindi non è che me
ne presteresti—» si bloccò quando si accorse chi
c'era in quella stanza insieme a Bernadette e Penny. Aveva pensato alla
possibilità di incontrarla da Penny, ma aveva urgente bisogno
della tisana ai frutti rossi e in un modo o nell'altro doveva
procurarsela. E poi era convinto che fossero giorni che non si sentisse
più con la vicina di casa.
Incrociò i suoi
occhi per la seconda volta in quel giorno e, a differenza di quando
erano in mensa, ora non riusciva a staccarglieli di dosso. La
osservò a lungo in quell'espressione diventata improvvisamente
seria e apparentemente priva di ogni emozione.
Amy non trovava il coraggio di dire nulla. O forse, non sapeva nemmeno cosa dire.
Sheldon con fatica tornò a guardare la padrona di casa. « Beh, ne hai un po' oppure no? » chiese freddamente.
Penny senza dire nulla come
suo solito solo per il gusto di provocarlo e prenderlo un po' in giro
andò a cercare in dispensa la tisana che voleva e sempre senza
pronunciare una parola gliela porse.
« Tieni »
« Grazie. Alla fine
posso sempre contare su Leonard anche se non è più mio
coinquilino » disse con aria di sufficienza.
Amy abbassò lo
sguardo. « Io devo andare » mormorò e Sheldon
sentì un brivido lungo la schiena. Sapeva dove stava andando.
Non la guardò nemmeno mentre raggiungeva la porta.
« Penny, Bernadette...buona serata » le salutò uscendo prima di lei e non degnandole la minima attenzione.
Le due ragazze le lanciarono uno sguardo eloquente.
« Sapeva che saresti uscita con Ryan, dunque » affermò Penny incrociando le braccia.
« Impossibile. Non poteva saperlo »
« Allora perché non ti ha nemmeno rivolto la parola? »
« Perché
abbiamo concordato che non ci saremmo parlati o visti in questo
periodo. E, giustamente, sta facendo quello che gli ho chiesto di fare.
Ora scusate, ma devo andare » disse con tono piatto afferrando la
sua borsa e uscendo a testa bassa dall'appartamento della sua migliore
amica. Questo era quanto aveva detto a loro, ma dentro di sé
sapeva che Sheldon era a conoscenza della sua uscita con Ryan. Non
sapeva come lo avesse saputo, ma era sicuramente così.
Bastò il suo sguardo per farglielo capire.
Da una parte fu sollevata di aver mandato quel messaggio.
Guidò verso casa
immaginandosi i ragazzi cenare come al solito nell'appartamento 4A e
parlare del più e del meno come facevano sempre. Nonostante
Penny le avesse chiesto più volte di restare lei rifiutò
categoricamente. Non voleva stare da loro per cena, non dopo
l'occhiataccia che Sheldon le aveva lanciato e come avesse voluto a
tutti i costi evitarla. Non le rivolse nemmeno una parola e questo la
ferì molto anche se era stata proprio lei a dirgli di non
parlarsi per un po'. Pensava che ritrovandosi nella stessa stanza
almeno un cenno di saluto se lo sarebbero scambiati. Non avrebbe
sopportato di restare nella stessa stanza con lui e comportarsi come se
non si conoscessero, o peggio, come se l'uno non esistesse per l'altra.
Una volta arrivata accese
la tv e si gettò sul divano sperando che un film potesse
distrarla. Anche solo novanta minuti sarebbero stati più che
sufficienti per darle un attimo di respiro da quei continui pensieri
che occupavano costantemente la sua mente brillante. Mentre era
completamente assorta dal film sentì qualcuno bussare alla sua
porta. In un primo momento pensò fosse Penny, ma non poteva
essere lei era sicuramente con i ragazzi a cena in quel momento.
Andò ad aprire pensando ad una scusa per mandare via lo
scocciatore, chiunque fosse stato. Invece rimase molto sorpresa nel
ritrovarsi davanti un ragazzo molto familiare.
« Ryan? Cosa ci fai qui? »
« Hai detto che non
volevi più uscire perciò sono venuto a trovarti. Ho
portato il gelato » disse mostrando una borsina di plastica con
dentro una vaschetta di gelato.
Amy guardò prima il ragazzo poi il gelato e poi ancora il ragazzo. Alla fine si spostò per farlo passare.
« Entra »
Ryan si guardò un
po' attorno. « Quando mi hai mandato quel messaggio ci sono
rimasto un po' male. Oggi mi sembravi abbastanza entusiasta e tutto
d'un tratto mi dici che non vuoi più uscire. Ho pensato che
forse era successo qualcosa e così sono passato di qua visto che
non avevo nulla da fare e—» improvvisamente si fermò
e spalancò gli occhi come se avesse avuto una rivelazione.
« Oh...magari sei qui
con il tuo fidanzato e stavate facendo...e io vi ho interrotti...scusa
me ne vado via subito » disse frettolosamente ripensando al
messaggio che gli aveva mandato. Ma certo, ovviamente avevano fatto
pace e ora stavano passando del tempo insieme in intimità.
Provò un'improvvisa gelosia immaginandola baciarsi e stare
vicina con il suo fidanzato.
Amy lo fermò per il braccio. « Non c'è nessuno Ryan. Sono a casa da sola »
« Ah...beh almeno non
ho interrotto niente » ridacchiò nervoso passandosi una
mano nei capelli per l'imbarazzo. Fu anche sollevato nel sapere che
nessun fidanzato era qui, quindi forse non era ancora stato risolto
niente. Meglio così.
Amy si intenerì nel
vederlo con lo sguardo basso. Tirò fuori la vaschetta di gelato
e andò a prendere due cucchiai.
« Perché il gelato? » chiese curiosa la ragazza ritornando in salotto.
« Mi sono ricordato
che hai detto che le cose tra te e il tuo ragazzo non vanno tanto bene
e ho pensato che il gelato ti avrebbe tirato su di morale. Il
cioccolato produce serotonina, il cosiddetto ormone della
felicità. E non dirmi che sei a dieta perché non ci credo
» Ryan sorrise e Amy ne abbozzò uno a sua volta. Non
sapeva come sentirsi. Era la prima volta che qualcuno si interessava
così tanto a lei e le faceva una sorpresa di questo tipo. Ryan
era un ragazzo premuroso e un po' di gentilezza ogni tanto ci voleva.
« Come facevi a sapere dove abitavo? » disse allungandogli un cucchiaio.
« Mi sottovaluti, Amy
» disse misterioso Ryan sedendosi sul divano. « Stavi
guardando Cinderella Story? »
« Ehm...sì. Non fanno nient'altro »
« Stai aspettando anche tu il principe azzurro? » disse senza guardarla e aprendo la vaschetta.
I principi azzurri esistono
solo nelle favole di questo ne era certa. E Sheldon non ne aveva
l'aspetto né tantomeno il carattere, ma lei non era mai stata in
cerca del perfetto principe azzurro.
Amy si sedette accanto a
lui senza dire nulla. Affondò il cucchiaio nella morbida crema
prendendone una bella porzione. Mangiare il gelato insieme nella stessa
vaschetta era una cosa semplice e molto comune eppure lei non l'aveva
mai fatto prima. Non aveva mai avuto amiche per farlo e Sheldon odiava
mangiare nello stesso piatto. Era piacevole condividere qualcosa con
qualcuno.
Ryan intanto le riservava
delle brevi occhiate. Aveva lo sguardo pensieroso e avrebbe pagato
qualunque cosa pur di sapere cosa le stesse passando per le mente in
quel preciso istante.
« Sarei dovuta andare a casa del mio fidanzato stasera, ma non ho voluto »
« Perché? »
« Perché...» si morse il labbro.
« Se non vuoi dirmelo non importa. Non voglio costringerti »
« Mi sono presa una
pausa da lui dopo cinque anni che stiamo insieme perché non so
più nemmeno io cosa voglio »
Ryan la guardò
confuso. Non era a conoscenza di nulla della loro relazione, non sapeva
nemmeno chi fosse questo fidanzato.
« Comincio a far
fatica a sopportare la sua freddezza, la sua poca attenzione per me, il
suo voler mettermi sempre al secondo posto. Però nello stesso
momento so che lui è fatto così e non voglio che cambi.
Non voglio che diventi un'altra persona per colpa mia »
« Forse non sa come mostrarti il suo affetto. Non tutti amano mettere in mostra i propri sentimenti »
Amy sospirò girando
il cucchiaio nel gelato mezzo sciolto. « Sheldon è un
ragazzo particolare, molto, molto particolare »
Ryan sgranò gli
occhi e mandò giù il gelato in fretta causandogli un
breve dolore alla fronte. « Sheldon? Aspetta, intendi Sheldon
Cooper? »
« Sì esatto »
La fissò
intensamente ancora per qualche secondo. « Ah, capisco. Concordo
nel dire che sia piuttosto particolare come ragazzo »
mormorò ricordando la conversazione avuta quella mattina in cui
praticamente lo aveva quasi insultato solo per aver osato pronunciare
il suo cognome in modo errato.
Amy si tormentò
l'unghia del pollice. « Ogni volta che penso che la nostra
relazione possa finalmente muoversi un po' vengo sempre e costantemente
illusa per niente. Quando ha detto di amarmi ero convinta che sarebbe
finalmente cambiato qualcosa tra di noi, non solo sul piano fisico ma
anche su quello emotivo. Pensavo che saremmo andati a vivere insieme o
che Sheldon sarebbe stato meno restio nel volere un po' di contatto
fisico e invece, ovviamente, non è cambiato quasi niente.
Abbiamo solo dormito una volta insieme e basta. Inoltre quando ha
iniziato a fare progetti futuri mi ha inclusa? Ovviamente no, tanto io
non conto nulla giusto? Sì, perché non avrebbe scelto di
andare su Marte senza di me, anche se poi si è corretto e ha
addirittura ammesso che potremmo avere dei figli su Marte solo per
poterli definire marziani » sbottò sistemandosi i capelli
che le erano andati davanti alla faccia. « Non possiamo nemmeno
baciarci quando vogliamo. Ti sembra possibile? » Si stava solo
sfogando, non si aspettava nemmeno che Ryan la stesse a sentire.
Infondo a chi importava dei suoi problemi?
Il chimico invece aveva
l'espressione attenta, ma la fronte era leggermente corrugata per la
perplessità di quello che Amy aveva appena detto. Era uno sfogo
abbastanza strano da sentire. Non era la prima volta che sentiva degli
amici lamentarsi per la loro relazione, ma quella era senza dubbio la
prima volta che veniva tirato in ballo un viaggio per Marte. Tra
l'altro cosa significava che avevano dormito insieme solo una volta?
Non era possibile che non avessero avuto alcuna intimità in
cinque anni che stavano insieme.
« Perdonami, Amy, ma
credo di non capire bene quello che intendi. Viaggio per Marte? Solo
una volta avete dormito insieme? E perché non potete baciarvi
quando volete? » chiese sempre più confuso ad ogni
domanda.
« Abbiamo un contratto che sancisce ogni aspetto della nostra relazione. Si chiama contratto tra Fidanzati »
A Ryan andò di
traverso il gelato e dovette tossire energicamente un paio di volte per
poter tornare a respirare. « Il che roba?! »
« Te lo faccio vedere
» andò in camera a prendere il documento tenuto con cura
nel cassetto del comodino. « Questo è il contratto tra
Fidanzati. È un documento che vincola e regola i comportamenti
delle parti che lo hanno sottoscritto, ovvero il fidanzato e la
fidanzata » spiegò tranquillamente.
Il ragazzo sbatté
gli occhi più volte ancora incredulo. « Stai scherzando
vero? » disse iniziando a sfogliarlo.
« No, affatto. Non ho
mai trovato assurdo questo documento, anzi lo trovo romantico, ma la
tua reazione dice il contrario » ecco perché Penny le
aveva detto più volte di non dire a nessuno, sopratutto ai
colleghi, del particolare tipo di relazione che avevano.
« E a te sta bene? » chiese appoggiando il documento nello spazio che c'era tra di loro.
« Come ho già detto non lo trovo assurdo, anzi mi è sempre sembrato parecchio romanti—»
« Pensi sia una cosa
normale avere delle regole messe per iscritto su come ci si deve
comportare? Ho solo visto la sezione "tenersi per mano" e trovo sia
assolutamente assurdo. Dovresti essere libera di prendere per mano il
tuo fidanzato quando ne hai voglia e non solo quando stai per scivolare
o come supporto morale per il vaccino antinfluenzale! »
« E nel caso si vinca il premio Nobel » aggiunse.
« Questo in una
relazione non dovrebbe esserci » disse prendendo in mano il
documento e mostrandoglielo. « Perché tu devi essere
libera di fare quello che ti senti di fare al momento. Se vuoi
prenderlo per mano lo prendi, se vuoi baciarlo lo baci. Se non vuoi
stare con lui non ci stai. La relazione tra una coppia è questo
»
Amy guardò prima
l'oggetto nella mano del ragazzo e poi lui. Forse aveva ragione. Lei
doveva essere libera di fare ciò che si sentiva di fare e non
per delle regole che Sheldon si era autoimposto. Improvvisamente
però ebbe un'illuminazione e strappò di mano il contratto.
« Ma noi non ci
prendiamo per mano solo in queste circostanze. Lo facciamo anche al
cinema, quando c'è qualcosa che ci preoccupa o quando dobbiamo
dare una notizia importante a qualcuno » gli occhi si
illuminarono. « Mi ha preso per mano quando Howard stava per
partire per lo spazio e quando abbiamo detto a Leonard e Penny che
volevamo prenderci una tartaruga » sfogliò il contratto
fino alla sezione aggiunta di recente, ovvero quella che riguarda i
baci. « Così come ci siamo baciati sotto il vischio a
Natale nonostante non ci fosse stato nessun appuntamento romantico e
abbiamo fatto uno sleepover in un fortino anche se non c'è
scritto da nessuna parte che possiamo farlo »
Ryan era ancora più confuso ora che furono tirati in ballo fortini e tartarughe.
« Sheldon non sta
più seguendo questo contratto, o almeno, non nel modo rigido con
cui lo faceva prima...» guardò il chimico. « Capisci
cosa significa? »
« Mmh...credo di no »
« Significa che si sta adattando alle mie esigenze. Sta cambiando e io non me ne sono nemmeno accorta »
Ryan la osservò a
lungo. Sorrideva adesso, riusciva a vederlo anche se aveva i lunghi
capelli che le ricoprivano il profilo del viso, gli occhi invece
malinconici. Forse stava ricordando qualcosa. Avrebbe voluto
abbracciarla, ma probabilmente non lo avrebbe apprezzato in questo
momento.
« Forse è solo
un'altra tua illusione » disse debolmente il chimico infrangendo
così i suoi sogni come una pietra che colpiva un castello fatto
interamente di vetro. Amy tirò su la testa e lo fissò
negli occhi scuri.
E se avesse avuto ragione?
E se ancora una volta stava vedendo una cosa che in realtà non esisteva?
« Amy...» si
avvicinò un po' di più. « Non pensi che se stesse
cambiando come dici tu a quest'ora ci sarebbe lui qui e non io? »
La neurobiologa rimase
senza parole. Quando aveva sentito bussare alla porta una piccolissima
parte di sé sperò che si trattasse di Sheldon che aveva
deciso di raggiungerla e dirle che avrebbe fatto di tutto per lei,
qualsiasi cambiamento lei volesse. Ma ovviamente Sheldon non avrebbe
mai fatto nulla di tutto ciò, probabilmente non stava nemmeno
pensando a lei in questo momento.
« Sì...hai ragione » mormorò con un filo di voce. Si era illusa un'altra volta per niente.
Amy sembrava così
piccola e indifesa in quel momento che Ryan si intenerì. Tra
l'altro non aveva tolto un secondo gli occhi di dosso dalla ragazza.
Prima osservava il profilo del viso, poi i capelli scendere lungo le
spalle, gli occhi verdi così belli e le labbra rosee su cui si
era soffermato più a lungo. Appena conosciuta l'aveva trovata
abbastanza strana doveva ammetterlo, ma poco dopo aver iniziato a
lavorarci insieme aveva imparato a conoscerla e scoprì che in
realtà era divertente, ironica, geniale. Era un tipo di ragazza
che non si incontra facilmente e forse era quasi unica. Non era affatto
strana, era solo una che non aveva passato una vita facile. Non voleva
che per colpa di quel fisico Amy soffrisse perché non se lo
meritava.
Ryan gli sfiorò
leggermente la mano ed Amy non la ritrasse da quel tocco. «
Vorrei averti conosciuta prima di Sheldon »
Amy non disse nulla. Sentì la mano di Ryan appoggiarsi sopra la sua.
« Se io fossi al
posto di Sheldon non ti obbligherei a sottoscrivere un contratto di
questo tipo. Saresti libera di fare tutto quello che vuoi. Di tenere
per mano, abbracciare e baciare quando vuoi, senza regole »
« Ryan...» mormorò appena.
« Scusa devo andare.
Non voglio fare tardi stasera » disse frettolosamente alzandosi
di scatto e raggiungendo la porta.
Amy rimase immobile al suo
posto seguendolo semplicemente con lo sguardo fino a quando non
uscì e la casa cadde di nuovo in un confortevole silenzio.
Decise di andare a dormire.
Un sonno ristoratore l'avrebbe aiutata a fare chiarezza l'indomani
mattina, sia su Sheldon sia sulla strana ammissione di Ryan.
E prima di addormentarsi, per un momento soltanto, immaginò Ryan al posto di Sheldon.
Buon pomeriggio!
Ora che sono ritornata in possesso del pc posso finalmente tornare a pubblicare questa fanfic!
Beh, diciamo che
sono successe un po' di cose, no? Sheldon, nonostante gli sforzi degli
amici, è comunque venuto a conoscenza di Ryan e quando Amy ha
accettato di uscire con lui a cena c'è rimasto molto male.
Povero :(
Amy è
sempre più in dubbio, ma almeno sappiamo che questa pausa non
è stata presa per Ryan. E quest'ultimo sta iniziando a far
capire le sue intenzioni.
Ma ora cosa accadrà?
Piccolissimissimo spoiler del prossimo capitolo!
"Il chimico accorciò la distanza ed Amy fece un passo indietro.
Andarsene. Doveva andarsene. O almeno così il suo cervello le
ordinava di fare. Ma allora perché le sue gambe non si
muovevano?"
Il terzo capitolo arriverà domenica/lunedì prossimo.
Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione!
Grazie a tutti i
lettori che sono giunti fino a qui e a chi ha voluto fermarsi due
minuti per farmi sapere cosa ne pensava del primo capitolo. <3
A presto!
|
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Capitolo 3 *** Situazioni compromettenti e contratti annullati ***
qwwee
CAPITOLO TRE
Situazioni compromettenti e contratti annullati
"Problemi di scienza, scienza e progresso
non parlano forte come il mio cuore."
Sheldon si passò
una mano sul viso stancamente. Non era quasi riuscito a chiudere occhio
quella notte perché la sua mente non voleva dargli tregua.
Continuava costantemente a riproporre immagini in cui Amy e Ryan
parlavano insieme, si tenevano per mano, si scambiavano sguardi
d'intesa. Gli scenari poi si modificavano e le ipotesi diventavano
sempre più elaborate e più dolorose mano a mano che il
tempo passava. Li immaginava mentre le loro labbra si toccavano e le
mani esploravano l'uno il corpo dell'altra, arrivando ad un tipo di
intimità in cui Sheldon non solo non era mai giunto da quando
stava insieme ad Amy, ma nemmeno si sentiva pronto per farlo.
Mentre guardava distrattamente i fogli posti ordinatamente sulla
scrivania pensò a Penny che, poco dopo aver visto Amy uscire, si
fiondò nel suo appartamento e gli raccontò per filo e per
segno tutto quello che lui già aveva origliato la mattina fuori
dal laboratorio di Amy. Sapeva della cena e sapeva di Ryan e quando
glielo disse Penny rimase sbalordita. Dopo lo straniamento iniziale,
con due mani sui fianchi e l'espressione severa, gli chiese per quale
assurdo motivo non si fosse precipitato a raggiungere Amy per impedirle
di uscire con qualcuno che non fosse lui.
Ma Sheldon rimase immobile e debolmente le disse che non gli importava
niente di loro e che potevano fare quello che volevano. Penny se ne
andò incredula per tutta quell'indifferenza e quella freddezza
mostrata dal fisico teorico, ma non si rese conto che in realtà
stava solo nascondendo, con il suo solito tono apatico e
disinteressato, il profondo dolore che stava provando in quel momento.
Una persona coraggiosa sarebbe andata da Ryan per far valere le sue
ragioni ed intimandolo di stare il più lontano possibile dalla
sua donna, ma lui non era una persona coraggiosa, non lo era mai stato.
Voleva solo far finta di niente, far finta di non sapere niente, ma non
ci riusciva. Anche solo l'idea di Ryan che parlava con Amy lo
disgustava. Con Stuart era stato facile, ancora non stavano insieme
né tantomeno provavano dei sentimenti profondi l'uno per l'altra
per cui non fu difficile intromettersi al loro appuntamento ed
assicurarsi che Stuart non ci avrebbe mai più riprovato.
Ora invece era diverso.
Stavano insieme da cinque anni, avevano imparato a conoscersi e ad
apprezzare sia i pregi che i difetti dell'altro e più passavano
i giorni più era convinto di voler passare il resto della sua
vita con lei e anche Amy lo aveva ammesso quando Sheldon aveva proposto
di andare su Marte. Allora come aveva potuto mentirgli così?
Come aveva potuto guardarlo negli occhi tutto questo tempo e dirgli che
lo amava?
Era così assorto dai suoi pensieri che non si accorse del
cellulare che incessantemente vibrava sulla scrivania. Quando
finalmente abbassò lo sguardo e vide il numero di sua madre,
perplesso ed incuriosito sbloccò la chiamata e si portò
il dispositivo all'orecchio.
« Mamma? Che cosa c'è? » chiese leggermente
preoccupato. Sapeva dei suoi orari all'università e non era mai
capitato che lo disturbasse nel bel mezzo del lavoro per cui il primo
pensiero fu che fosse accaduto qualcosa alla sua nonnina.
« Come vanno le cose? » chiese dolcemente la donna.
« Bene, bene...» mentì abbassando la voce di un
tono. Una parte di sé si chiese perché non cercare il suo
aiuto. Forse lei avrebbe saputo cosa fare, già una volta aveva
sistemato le cose tra di loro. Eppure, orgoglioso com'era, chiedere
aiuto a qualcuno, tantomeno a sua madre, non era concepibile.
Questa volta ci sarebbe riuscito da solo.
« Le bugie fanno piangere Gesù, lo sai vero? » lo
rimproverò tuttavia senza che ci fosse biasimo nella sua voce.
Sheldon sbuffò sonoramente ed alzò gli occhi al cielo.
« Immagino che Penny ti abbia raccontato tutto quindi
perché non smetti di girarci intorno e arrivi subito al dunque?
»
Mary fece una breve pausa. « D'accordo, hai ragione. Shelly,
quello che voglio dirti è che devi fare qualcosa. Amy ha voluto
staccarsi un po' da te perché ha paura che tu non voglia
impegnarti seriamente con lei e che non la ritieni abbastanza
importante...»
Sheldon strinse le labbra in una linea dura. Se solo avesse saputo cosa aveva intenzione di chiederle.
«...se davvero non ti interessa di Amy e Ryan, se davvero sei
così convinto che Amy abbia voluto metterti da parte allora vai
e diglielo. Guardala negli occhi e dille che non ti interessa nulla di
lei, che non la ami più »
Il fisico schiuse la bocca per lo stupore di sentire sua madre dire quelle cose.
« Ma cosa dici? A me interessa eccome di Amy! Ho così
paura che possa lasciarmi per Ryan che non ci dormo la notte! »
ammise pentendosi immediatamente dopo. Sentì sua madre sorridere.
« Era proprio questo quello che volevo sentirti dire. Sono sicura che Amy ti ami tantissimo e—»
« E se così non fosse? » la interruppe. « E se
lei non mi amasse più? O peggio, se non mi avesse mai amato?
»
« Sai anche tu che non è così. Caro, se lei non ti
avesse mai amato come dici tu l'avresti persa molto tempo fa, credimi
»
A quello Sheldon non seppe replicare. Sua madre aveva ragione, come sempre del resto.
« Amy non vuole lasciarti per Ryan, fidati di me. Ma tu devi
dirle tutto quello che provi per lei, senza paura » prese una
breve pausa ed addolcì il tono. « È l'unico modo
per riaverla con te » concluse e aspettò qualche commento
da parte di suo figlio.
La risposta da parte del fisico non tardò ad arrivare. Con
entrambi i gomiti appoggiati sulla scrivania e lo sguardo corrucciato
abbassò la voce quasi avesse paura che qualcuno potesse sentirlo.
« Sei sicura mamma? Sei sicura che agendo in questo modo, ovvero
rivelando tutti i miei sentimenti come un hippie ad un Love In, Amy
tornerà da me? » chiese serio.
« Ne sono certa, solo fidati di me. Ieri hai permesso che uscisse
con Ryan, ma oggi tu le farai capire quanto sei motivato a
riconquistarla »
« D'accordo » disse debolmente. Sembrava molto più facile a dirsi che a farsi.
« Fammi sapere poi com'è andata » disse con tono più sollevato e con un sorriso.
« Okay...» mormorò e dopo averla salutata chiuse la
chiamata. Guardò per qualche minuto il muro di fronte a
sé per riflettere attentamente sulle parole di sua madre. Aveva
ragione e non poteva far finta di niente.
La amava e avrebbe fatto di tutto per riaverla.
Improvvisamente carico di una nuova e inaspettata determinazione decise
di cogliere la palla al balzo e, senza indugiare ulteriormente, si
affrettò ad andare da Amy per fare chiarezza.
Ryan arrivò in laboratorio al solito orario. Era da ieri sera
che ripensava alle strane regole che caratterizzavano la relazione di
Amy con Sheldon. Non poteva credere che una ragazza come lei avesse
deciso di sottostare a quelle assurde richieste per tutto questo tempo.
E infatti non era felice come avrebbe dovuto, questo era palese. Se Amy
fosse stata la sua di ragazza l'avrebbe resa felice ogni singolo giorno
della sua vita. Mentre era nel bel mezzo dei suoi pensieri la
neurobiologa entrò e si sistemò al suo posto senza
dire nulla. Lo sguardo serio tenuto fisso sui suoi appunti,
l'espressione concentrata e apparentemente disinteressata a tutto
ciò che non riguardasse la sua ricerca.
Come aveva potuto pensare anche solo per un momento di avere Ryan al
posto di Sheldon? Si sentiva stupida a voler cambiare il suo fidanzato
con qualcuno di così diverso. Se lei amava Sheldon c'era un
motivo.
Alzò leggermente lo sguardo sul collega seduto nel tavolo di fronte al suo.
Doveva ammettere che però aveva un certo fascino con quei
capelli biondo cenere ondulati, gli occhi marroni e gli occhiali che
gli davano un'aria più seria. Forse aveva un naso un po' troppo
lungo, ma doveva ammettere che era ben proporzionato al suo viso. Si
formò una ruga per la concentrazione sulla fronte del ragazzo e
con la penna iniziò a tamburellare sulle labbra sottili.
Sospirò leggermente. Doveva smetterla di guardare quel ragazzo,
doveva ritornare a concentrarsi sul suo lavoro. E poi lei il fidanzato
ce l'aveva già, geniale e straordinario come non ne aveva mai
visti, per cui cosa gliene importava di Ryan?
Dopo un bel po' di tempo passato in silenzio e senza scambiarsi uno
sguardo per un solo istante, il chimico improvvisamente spalancò
gli occhi e appoggiò la penna sul tavolo sorridendo alla ragazza
che intanto aveva abbassato la testa per non fargli capire che l'aveva
osservato per tutto il tempo.
« Forse ci siamo »
« Cosa? »
« Credo di aver capito cosa stiamo sbagliando » si
alzò e si sedette accanto alla ragazza mostrando un foglio con
le equazioni matematiche che stavano cercando di risolvere. «
Dobbiamo usare un altro tipo di algoritmo. È più
complicato, ma non impossibile. Il tuo ragazzo è un fisico
teorico, no? Perché non chiediamo a lui di darci una mano?
»
Amy fece segno di no. « Non credo sia una buona idea » Ci
mancava solo che si presentava insieme a Ryan per chiedergli un favore
quando erano giorni che non si parlavano e a malapena si incrociavano
nei corridoi dell'università. Non dopo lo sguardo pieno di
risentimento che le aveva rivolto soltanto la sera prima a casa di
Penny.
« Mmh...capisco » disse semplicemente. Poi le rivolse un
sorriso accennato. « Allora troveremo un altro modo per
risolverlo »
« Grazie »
« Non ti preoccupare. Posso capire quello che stai provando »
« Davvero? » chiese sorpresa. Che avesse affrontato anche
lui qualcosa di simile alla sua situazione? Forse aveva qualche
consiglio da darle, magari lui sapeva cosa fare.
« Sì. Tempo fa stavo con una ragazza, ma solo dopo un paio
di anni abbiamo cominciato a litigare e a non andare più
d'accordo. Lei un giorno ha fatto le valigie e se n'è andata
senza nemmeno dirmi nulla »
« Mi dispiace » disse a bassa voce.
Ryan alzò le spalle. « Non ci parlavamo quasi più e
a malapena ci sopportavamo. Alla fine doveva succedere »
Il viso di Amy si incupì. E se fosse successo anche a lei? E se
Sheldon per questo decidesse all'improvviso di andarsene via da lei per
sempre?
Ryan notò la tristezza aleggiare nei suoi occhi e si
affrettò a dire qualcosa per risollevarle il morale. « Ma
questo non significa che accadrà anche a voi! Presto
tornerà tutto come prima e sono sicuro che Sheldon non
partirà all'improvviso come ha fatto la mia ex ragazza senza
dirti nulla » sorrideva, ma Amy non riusciva proprio a
ricambiare. Voleva solo incoraggiarla un po', ma non sapeva che facendo
così aveva toccato un tasto dolente. Soltanto un anno prima si
era sentita abbandonata quando il fisico era partito senza premurarsi
di dirlo a qualcuno, lasciandola sola per più di un mese.
« Credo sia meglio tornare al lavoro » disse apatica. Non
voleva pensare a questo adesso, ne aveva abbastanza di pensieri che non
facevano altro che deprimerla.
Bastò riprendere in mano la scienza e il lavoro a cui si era
dedicata con passione ed entusiasmo per mesi per farle ritrovare una
certa serenità. Finalmente aveva smesso, almeno per il momento,
di pensare a Sheldon e di chiedersi per la milionesima volta se stava
facendo la cosa giusta.
Scriveva e cancellava, scriveva e cancellava ancora. Doveva riuscire a
risolvere quel maledetto algoritmo, accidenti. Improvvisamente
l'illuminazione. Forse...
« Credo di aver risolto l'algoritmo » esclamò
correndo immediatamente da Ryan per fargli vedere il risultato. Lui si
fermò per guardare con attenzione i numeri impressi sulla carta.
« In questo modo abbiamo capito come applicare il principio attivo nel nuovo medicinale. Amy, ormai manca poco! »
« Dobbiamo solo sperimentarlo sugli animali e vedere se dà
i risultati sperati. Se funziona, il nostro farmaco sulle dipendenze
potrebbe rivoluzionare la medicina! »
Ryan la osservò a lungo, era entusiasta come una bambina a cui avevano appena fatto il regalo dei suoi sogni.
« L'ho sempre detto che sei geniale, Amy » disse gentilmente. Amy arrossì per i complimenti.
« Ho...ho solo risolto un algoritmo » abbassò un po' la voce.
Ryan si avvicinò prendendo con due dita il bordo della manica
del camice da laboratorio della neurobiologa. « Non ti
sottovalutare. Non era affatto semplice risolvere quell'algoritmo e
grazie a te possiamo finalmente avere dei risultati positivi. Sono
settimane che siamo fermi »
Spostò le dita dalla manica al lato della guancia per spostarle
i capelli di lato. Amy avvertì il cuore accelerare
improvvisamente. Cosa stava succedendo? Cosa le stava facendo Ryan
semplicemente sfiorandola con due dita?
Il chimico accorciò ancora la distanza e Amy fece un passo indietro.
Andarsene. Doveva andarsene. O almeno così il suo cervello le
ordinava di fare. Ma allora perché le gambe non si muovevano?
« V-vado a portare i risultati al dottor Köhler...»
mormorò voltandosi per raggiungere la porta, ma Ryan
appoggiò una mano sulla sua spalla, fermandola. Il cuore di Amy
batteva all'impazzata.
Sheldon attraversò i corridoi quasi correndo e più di una
volta rischiò di scontarsi con qualche studente o professore che
sbucava fuori all'improvviso da una della aule. Riuscì perfino
ad evitare quel logorroico dottor Miller del dipartimento di Geologia e
un Kripke che era decisamente più in vena del solito nel voler
punzecchiarlo e prenderlo in giro per qualcosa che nemmeno aveva voluto
sentire. Aveva ben altro da fare al momento che dar retta a un tizio
fissato con i sassi e ad un petulante fisico intelligente quanto un
mollusco.
Arrivato al laboratorio dove la ragazza lavorava aveva il
fiatone. Aspettò qualche secondo per fare mente locale e pensare
a come iniziare il suo discorso e, anche se non fu facile,
riuscì a trovare una frase d'effetto con cui aprire il tutto.
Varcò la soglia con un piccolo sorriso soddisfatto, ma appena
vide la scena davanti a sé il sorriso si smorzò e se
avesse avuto qualcosa in mano probabilmente si sarebbe schiantato al
suolo.
Ryan teneva il polso di Amy in una presa stretta e i loro corpi erano
vicinissimi così come i loro visi. Sheldon poteva chiaramente
vedere le loro labbra toccarsi, così come notò le dita
del ragazzo che accarezzavano il lato del volto di Amy.
« Ma cosa...? » disse Sheldon trovando non si sa come le parole che erano morte in fondo alla gola.
Amy si voltò e quando lo vide all'ingresso con gli occhi
sgranati e il volto pallido come un lenzuolo, spalancò gli occhi
e trattenne il respiro.
Sheldon fece un paio di passi indietro e si appoggiò alla
maniglia mentre continuava a fissare entrambi con l'espressione
sconvolta.
Amy si staccò con uno strattone dalla presa del ragazzo e si
avvicinò al fidanzato. « Aspetta, non è come pensi!
» esclamò, ma il fisico se n'era già andato dopo
che le sue gambe avevano finalmente trovato la forza per muoversi.
Amy sentì il panico impossessarsi di lei. Non doveva succedere,
non doveva accidenti! Non doveva vederli così. Gli corse dietro
sperando di riuscire a trovarlo e di parlargli anche se era sicura non
l'avrebbe ascoltata.
Lo raggiunse fino all'ingresso dell'università dove, per
fortuna, non c'era nessuno che passava. Il cielo era grigio e
minacciava di piovere da un momento all'altro.
« Fermati, per favore! »
Nemmeno l'ascoltava. Doveva solo uscire a prendere dell'aria e sperare
che Amy si allontanasse da lui cosa che, ovviamente, la ragazza non
sembrava voler fare.
« Ascoltami, ti prego! »
Dato che Amy non aveva nessuna intenzione di demordere, testarda
com'era, Sheldon si fermò di colpo e la neurobiologa
rallentò il passo fino a fermarsi a pochi passi dietro di lui.
Una lieve pioggerellina aveva iniziato a bagnare entrambi, ma nessuno
dei due parve farci caso.
« Sheldon, per favore, ascoltami » iniziò lei, ma
venne subito interrotta dal fisico che si voltò di scatto e le
lanciò uno sguardo carico di risentimento.
« Non hai nessuna giustificazione, Amy, nessuna. Vi ho visti in laboratorio, non puoi mentirmi »
« Lascia almeno che ti spieghi...» provò a difendersi, ma Sheldon non sembrava voler ascoltare nulla.
« Non c'è nulla da spiegare! Hai voluto prenderti una
pausa da me, ieri sei uscita a cena con quel chimico da due soldi e
oggi vi siete baciati. Credo che sia tutto piuttosto eloquente. Le
spiegazioni sono superflue » disse duramente mentre stringeva i
pugni per la rabbia. Si udì un tuono e l'intensità della
pioggia crebbe infradiciando i due ragazzi in pochi secondi.
« Non puoi giungere a delle conclusioni se non hai sentito la mia
versione dei fatti » continuò lei, rabbrividendo nel
sentire l'acqua scenderle lungo la schiena.
« Non voglio sentire niente. Non voglio sentire di come vi siete
conosciuti, da quanto tempo vi frequentate o da quanto ti concedi a lui
quando io non sono nei paraggi »
Amy sgranò gli occhi, colpita da quelle parole. « Cosa?!
Io non ti ho mai tradito! Non puoi davvero pensare questo di me!
»
« Invece lo penso perché da quello che ho visto oggi non
mi dai altre possibilità. E chissà quante altre volte lo
hai fatto senza che io lo sapessi » disse amareggiato e Amy
sentì la pelle accapponarsi, non per la pioggia che la stava
inzuppando dalla testa ai piedi, ma per lo sguardo e il tono di voce
gelido come non aveva mai sentito da lui. Sentì improvvisamente
gli occhi inumidirsi. « Aspetta, rifletti un attimo. Stai
giungendo a delle conclusioni affrettate io— »
« Contratto tra Fidanzati paragrafo trentadue comma uno: recessione dal contratto...»
Amy schiuse la bocca, capendo immediatamente cosa intendesse. Lo stava pensando sul serio, non poteva crederci.
«...si può retrocedere dal contratto quando subentrano le
seguenti condizioni: a) una della parti decide di trasferirsi in un
altra città, Stato o Nazione e l'altra non trova alcuna
motivazione valida per lasciare il proprio domicilio, b) nel momento in
cui si riscontra che non c'è più alcuna affinità
né intellettuale né emotiva, c) quando una delle parti
compromette il lavoro dell'altra » assottigliò lo sguardo
ed abbassò così tanto la voce da risultare roca. «
Il contratto è da considerarsi immediatamente nullo nel momento
in cui si riscontra un tradimento da una delle due parti »
Amy scosse la testa. Nemmeno se la ricordava quella parte. Era
semplicemente impossibile che ci sarebbe stato un tradimento tra di
loro, per questo non aveva mai avuto l'interesse di imparare quella
parte del contratto. Le lacrime che a fatica aveva cercato di
trattenere adesso stavano bagnando le guance, mescolandosi con le gocce
di pioggia. Non voleva perderlo, non voleva lasciare il primo e unico
uomo che aveva mai amato.
« No, no, per favore...sei arrabbiato e ti capisco, ma ti prego
fammi spiegare » lo implorò, ma l'espressione priva di
emozione sul suo viso le fece capire che non sarebbe mai stato disposto
ad ascoltarla, non adesso almeno.
Sheldon non mutò l'espressione del volto, apparentemente
disinteressato dalle lacrime che copiose si riversavano sul suo viso o
dai singhiozzi che a stento riusciva a trattenere.
« Io e te adesso siamo semplici conoscenti » concluse
superandola per ritornare in università. Il temporale smise e si
riusciva ad intravedere un debole raggio di sole sbucare tra le nuvole
nere. Mentre camminava sentiva il pianto di Amy farsi più
intenso come se avesse finalmente tolto i freni e ad ogni singulto
avvertiva il cuore e lo stomaco stretti in una morsa. Ancora una volta
gli chiese di fermarsi e di aspettare, soltanto una perché una
volta entrato non sentì più nulla.
Percorse velocemente i corridoi che in quel momento gli parvero molto
più lunghi del solito. Incrociò Kripke sul suo cammino il
quale colse subito l'occasione per tentare di fare qualche battuta per
prenderlo in giro visto che poco prima non ci era riuscito, ma Sheldon
gli urlò di togliersi di mezzo, lasciandolo esterrefatto ed
ammutolito. Era sicuramente la prima volta che reagiva con così
tanta rabbia contro di lui.
Raggiunto l'ufficio chiuse la porta a chiave e si sedette alla
scrivania, ma invece di trovare un modo per asciugare i vestiti si
limitò a fissare il legno della porta con occhi spenti mentre
sgocciolava sui fogli che aveva davanti. Continuava a materializzarsi
nella sua mente l'immagine di Amy e Ryan vicini, lui che le toccava la
guancia e le loro labbra unite.
Perché gli aveva fatto questo? Non le importava dei suoi
sentimenti? Come aveva potuto tradirlo in questo modo quando lui si
fidava ciecamente di lei?
Sentì qualcosa di opprimente a livello del petto e strinse con
forza il labbro tra i denti mentre tentava di arrestare il moto di
emozioni che stavano furiosamente facendo capolino dentro di sé.
Quando sentì le guance bagnarsi capì di non essere
riuscito a trattenersi e che le emozioni avevano avuto la meglio. Si
portò una mano sul viso per nasconderlo nonostante non ci fosse
nessuno lì a vederlo.
E per la prima volta in vita sua pianse per una donna.
Amy impiegò qualche minuto prima di entrare e, asciugandosi
velocemente le lacrime sulla manica del cardigan, corse subito a
rifugiarsi nel laboratorio dove era sicura nessuno l'avrebbe
disturbata. Stava per entrare quando avvertì una mano sulla sua
spalla.
« Ehi, va tutto bene? »
Amy riconobbe subito la voce di Ryan. Con un gesto secco si
staccò dalla sua presa. « Lasciami. Non toccarmi nemmeno
» disse tagliente senza nemmeno guardarlo. Il chimico
mollò immediatamente la presa e osservò la porta
chiudersi senza poter dire o fare nulla.
~°~
« Ho paura sia successo qualcosa oggi » disse Leonard
rivolgendo una breve occhiata alla bionda in piedi davanti ai fornelli
mentre tentava di preparare qualcosa da mangiare.
« Perché? » chiese aggrottando la fronte a girandosi appena per guardarlo al di sopra della spalla sinistra.
« Perché quando l'ho riportato a casa oggi non ha detto
una sola parola e aveva un'espressione che non gli avevo mai visto. Era
un misto tra rabbia, delusione e sconforto. Non sembrava nemmeno lui
»
Penny fece un cenno con la testa verso la porta. « Vai a vedere
allora. Ora che ci penso non sento Amy da oggi pomeriggio »
« Tu chiamala io intanto vado a dare un'occhiata » disse
alzandosi e dirigendosi verso la porta. Penny annuì e
immediatamente cercò il numero della sua amica sulla rubrica. Il
numero suonò a vuoto e, preoccupata, decise di andare
direttamente da lei. Prese la borsa e si precipitò lungo le
scale mentre mandava un messaggio a Leonard dicendogli che era da Amy.
Riuscì a raggiungere la macchina senza cadere dalle scale e
mettendo immediatamente in moto si avviò verso l'abitazione
della neurobiologa.
Sheldon non aveva più detto una sola parola per tutto il
pomeriggio e nemmeno quando Leonard gli disse che il suo ristorante
preferito aveva chiuso il giorno prima rispose. Una volta giunto a casa
si chiuse la porta alle spalle e si gettò sul divano dove rimase
immobile per le ultime due ore. Continuava a ripensare alla scena vista
in laboratorio e a chiedersi cosa avesse sbagliato in tutto questo
tempo. In questo modo si spiegava perché Amy fosse tanto
distratta negli ultimi mesi e perché si fosse arrabbiata tanto
per una battuta su Flash detta senza nemmeno pensarci. Forse le serviva
solo un pretesto per litigare con lui e avere la scusa di Ryan.
Da quanto tempo fingeva con lui? Da un paio di settimane, da mesi? O da anni?
Era stata una persona così orribile da meritarsi questo?
Eppure era lui che la ascoltava e le stava vicino quando aveva qualcosa che non andava. Era lui che la prendeva per mano e faceva tutte quelle cose da bravo fidanzato perché sapeva quanto Amy ci tenesse. Era sempre lui che
l'abbracciava nei momenti in cui aveva bisogno di conforto, si prendeva
cura di lei quando era malata nonostante la sua fobia per i germi e i
batteri. Ed era ancora lui che
le aveva chiesto di essere la sua ragazza, di averle regalato la tiara
e di aver detto di amarla. Non Ryan. Ryan non aveva fatto proprio un
bel niente per lei. Non la conosceva come la conosceva lui, non avevano
passato lo stesso tempo insieme e scommetteva anche che nemmeno sapeva
quali fossero i suoi hobby o le sue passioni. Ryan non avrebbe mai
potuto capirla come la capiva lui perché non sarebbe stato in
grado di comprenderla. Lui ci riusciva invece e non perché
avevano passato molto tempo insieme o perché si conoscevano da
parecchio, ma perché erano simili, molto più di quanto
non sembrerebbe. Loro due si completavano a vicenda, ecco perché
Sheldon non era mai riuscito a staccarsi da lei nonostante nei primi
tempi avesse paura del legame che si stava creando tra di loro. Un
legame troppo profondo per i suoi gusti, troppo forte e troppo
necessario. Perché infondo, lui lo sapeva bene, aveva bisogno di
Amy. Senza di lei come sarebbe ora la sua vita?
Sentì la porta aprirsi silenziosamente e il suo coinquilino,
nonché migliore amico, entrò cautamente avvicinandosi
poi, un po' titubante al fisico teorico. Sheldon ora era seduto alla
scrivania, sguardo fisso al computer ed espressione al massimo della
concentrazione. La cosa che balzò subito all'occhio fu il
cassetto della scrivania completamente aperto e i fogli all'interno,
solitamente sistemati in perfetto ordine, tutti alla rinfusa.
Allungò il collo per vedere cosa stesse facendo e riconobbe
immediatamente il famoso videogioco Minecraft.
« Che cosa vuoi? » sbottò il fisico teorico senza
nemmeno voltarsi. Con il suo udito da vulcaniano non gli fu difficile
sentire i deboli passi dell'ex coinquilino.
« Sto andando in fumetteria, vuoi venire? » disse per
rompere il ghiaccio. Forse nel tragitto per giungere al negozio di
Stuart si sarebbe aperto un po'.
« Sono già stato ieri » rispose secco continuando a premere i tasti della tastiera.
« Chiediamo agli altri se vengono qui a giocare a Dungeons and
Dragons? » continuò lui sapendo già tuttavia la
risposta.
« No, da quando Howard non fa più il Dungeon Master fa schifo »
« E se venissero tutti qui a cena? »
« Senti...» questa volta rizzò la schiena e
finalmente si decise a guardarlo. « Non hai una moglie da cui
andare? Perché non intrattieni un coito con lei invece di
restare qui a disturbarmi? » disse freddamente.
« Ti stai isolando troppo ultimamente, non dovresti. Siamo tuoi amici e vogliamo aiutarti »
« Va bene seguirò il tuo consiglio. Ora esci » disse
facendo finta di essere interessato a quello che Leonard stava dicendo.
« Non me ne vado finché non ammetti che hai bisogno di
aiuto » insisté incrociando le braccia al petto e
guardandolo con sfida.
« D'accordo, allora preparati a restare in piedi lì fermo
per tutta la notte. Quanto resisterai? » si alzò e chiuse
il portatile non prima di fermarsi per sostenere il suo sguardo di
sfida con uno altrettanto pungente. Leonard vacillò constatando
il muro che il fisico aveva deciso di costruire. Era da tanto che
Sheldon non poneva le distanza tra di loro, sembrava di essere tornati
indietro nel tempo. Sospirò ed iniziò a guardarsi intorno
fino a quando non notò una piccola scatolina di velluto blu
nell'angolo vicino al mobiletto su cui appoggiavano le chiavi. La
raccolse e anche senza aprirla sapeva cosa conteneva. Si girò
con gli occhi spalancati verso Sheldon tenendo l'oggetto con due dita
ben in vista.
« Che cosa ci fa questo qui? » chiese guardando prima la
scatolina poi il ragazzo. Sheldon non rispose, si limitò a
stringere le labbra.
« L'hai lanciata vero? » Leonard si avvicinò di un
passo. In questo modo si spiegava anche il cassetto aperto e i fogli
alla rinfusa.
Sheldon abbassò lo sguardo iniziando a tormentare il bordo della maglietta.
« Perché? Sheldon cosa è successo? » chiese serio e con una punta di esasperazione nella voce.
Il fisico impiegò qualche secondo prima di riuscire a spiegare. « Ho...ho visto Amy e Ryan oggi...»
Leonard corrugò la fronte, iniziando già a sospettare il peggio.
«...mentre si stavano baciando » disse solo lasciando Leonard sconvolto.
« Sei...sei sicuro? Forse ti sei sbagliato »
Sheldon gli scoccò un'occhiataccia. « Non mi sono
sbagliato, io non mi sbaglio mai. Erano vicini, Ryan le accarezzava una
guancia...insomma facevano le stesse cose che facciamo io e lei!
» sbottò.
Il silenzio cadde nella stanza. Leonard non poteva credere che Amy
avesse davvero baciato Ryan, ma se lui diceva che li aveva visti non
c'erano altre spiegazioni. Non pensava sarebbero giunti a tanto
né che lei si comportasse in questo modo. Alla fine è
vero che le persone non si conoscono mai fino in fondo.
« L'ho lasciata. Le ho detto che il nostro contratto è
stato annullato e che adesso siamo semplici conoscenti » disse
debolmente smettendo di stringere il bordo della maglietta e mostrando
gli occhi lucidi.
Leonard si limitò a guardare la scatolina contenente l'anello.
Sapeva molto bene come si sentiva, aveva provato la stessa cosa quando
Priya gli disse che era ritornata con il suo ex fidanzato. Solo che lui
non stava per chiederle di sposarlo, né tantomeno avevano
parlato fino a poco tempo prima di progetti futuri. No, forse non
sapeva come si stesse sentendo in questo momento.
« Cosa vuoi farci con questo? »
Sheldon guardò la scatolina tra le sue dita e poco dopo distolse
lo sguardo, tornando a sedersi e assumendo di nuovo la stessa
espressione indecifrabile che da giorni si ostinava ad indossare.
« Sbarazzatene. Non lo voglio più qui »
Leonard titubante infilò l'oggetto in tasca ed uscì sapendo che ora era molto meglio lasciarlo da solo.
Non si sarebbe sbarazzato dell'anello, lo avrebbe tenuto fino a quando
le cose non si sarebbero sistemate perché lui, infondo, ancora
credeva in loro. Credeva che sarebbero tornati insieme perché si
rifiutava anche solo di pensare che Amy lo avesse lasciato per un altro.
E finché non avesse visto tutto questo con i suoi occhi l'anello sarebbe rimasto lì con lui.
« Ah, un'altra cosa » disse Sheldon guardandolo
intensamente per qualche secondo. « Puoi iniziare a trasferirti
da Penny domani. Non occorre che tu resti ancora qui »
« Non c'è alcuna fretta, Sheldon. Posso restare qui ancora un po' se vuo—»
« Sei sposato adesso. Devi vivere con tua moglie non con il tuo
migliore amico » affermò deciso. « Me la
caverò anche da solo » concluse tornando a guardare il
computer.
« Come vuoi » mormorò con un sospiro.
Prima di uscire lo udì dire un'ultima cosa, un solo debole
sussurro rivolto più a se stesso che all'amico rimasto in piedi
ad osservare la scatolina con l'aria di chi non avesse la più
pallida idea di cosa fare.
« Non ne voglio più sapere di donne »
dichiarò sigillando in questo modo una promessa fatta a motivo
del dolore causato per essere stato ferito da l'unica donna che aveva
davvero amato.
Leonard non trovò nulla con cui ribattere e si limitò
soltanto ad uscire sperando che Penny sarebbe stata più
fortunata di lui.
Penny salì le scale del palazzo in cui abitava con aria
parecchio pensierosa. Il racconto di Amy l'aveva lasciata senza parole
e quando la ragazza abbandonò la sua tipica espressione apatica
per far posto ad un fiume di lacrime, Penny si sentì impotente
ed inutile. Avrebbe voluto fare qualcosa per lei, ma non sapeva cosa
fare se non rimanere lì e cercare di darle un po' conforto. Non
poteva nemmeno prendersela con Sheldon come al solito perché in
questo caso non centrava proprio nulla, anzi era forse l'unica vera
vittima. Le disse che avrebbe provato a parlare con il fisico e che
forse sarebbe addirittura riuscita a farlo ragionare e a convincerlo a
parlare con lei per ottenere la tanto agognata spiegazione dei fatti
che Amy non era riuscita a dire, ma la neurobiologa affermò con
decisione che nessuno di loro avrebbe dovuto mettersi in mezzo, nemmeno
lei. Quando Penny le chiese il perché le disse semplicemente che
non poteva lasciar sempre agli altri il compito di sistemare le cose
tra di loro e che, almeno per questa volta, ci sarebbero riusciti
soltanto loro due. Sempre se Sheldon fosse effettivamente disposto a
darle una seconda possibilità.
Quando giunse nel suo appartamento Leonard era lì ad aspettarla mentre seduto al tavolo mangiava svogliatamente un dolce.
« Come è andata? » chiese quest'ultimo senza alzare gli occhi dal suo piatto.
« Non bene. Amy era parecchio giù. Non l'avevo mai vista così »
« Ti ha raccontato cos'è successo? » disse freddamente.
« Sì e qualunque cosa ti abbia raccontato Sheldon non è come sembra »
« Chissà perché in queste situazioni non è
mai come sembra » continuò lui stringendo poi le labbra
con forza.
« Leonard...»
« Amy è una stronza. Se proprio voleva farlo poteva essere
chiara con Sheldon fin da subito, senza fare le cose alle sue spalle
» sbottò alzando la testa per guardarla.
« Devo raccontarti come sono andate davvero le cose, Leonard »
« Perché non lo dici direttamente a lui allora? »
« Perché vuole essere Amy a dirglielo, anche se forse Sheldon non l'ascolterà mai »
Leonard sospirò a lungo e allontanò il piatto con il
dolce ancora quasi interamente intatto. « Nemmeno Sheldon sta
bene. Vai tu da lui, forse con te sarà più disposto a
parlare »
Penny si armò di tutta la pazienza del mondo prima di uscire dal
suo appartamento. « Dovrebbero iniziare a pagarmi per tutto il
supporto psicologico che offro ad entrambi » disse chiudendosi
poi la porta alle spalle.
Entrò nell'appartamento dove per anni aveva mangiato da sola
insieme a quei quattro ragazzi un po' particolari, dove avevano riso e
si erano presi in giro a vicenda, raccontandosi segreti e confidandosi
su qualunque cosa. Provò una certa malinconia a ripensare a quei
momenti in cui sembrava che tutto fosse semplice e dove non c'erano
grandi preoccupazioni o responsabilità. Le sembrava di essere
cresciuta tantissimo in quei otto anni. Non lo aveva mai detto a
Bernadette o ad Amy, ma le mancava passare del tempo solo con i
ragazzi. Essere l'unica femmina del gruppo non le dispiaceva affatto,
così come trovava molto più intimo restare intorno al
tavolino da caffè soltanto loro cinque. Era più facile
aprirsi e confidarsi quando non c'erano mogli o fidanzate presenti. Ma
anche quelli erano tempi andati e li avrebbe sempre ricordati con
grande piacere e con un po' di malinconia anche.
Il salotto, come la cucina, erano deserti. Sembrava non ci fosse
nessuno, ma sapeva che Sheldon doveva essere lì da qualche
parte. Raggiunse la sua camera dove sapeva lo avrebbe trovato
rannicchiato sul letto nella stessa identica posizione in cui lo
trovò quando scoprì che i risultati della sua ricerca al
Polo Nord erano stati alterati dai suoi stessi amici. Lo aveva trovato
così piccolo ed indifeso quella volta che non riuscì a
non intenerirsi.
Bussò un paio di volte, ma nonostante non le rispose nessuno
aprì la porta ugualmente e si affacciò quel tanto che
bastava per dare una veloce occhiata all'interno e vedere le condizioni
in cui riversava il fisico teorico.
Lo ritrovò seduto sul pavimento, schiena appoggiata al bordo del
letto mentre rigirava tra le mani un modellino di un treno, quello che
aveva comprato insieme ad Amy dopo un intero pomeriggio passato nel
negozio di modellismo appena aperto. Amy non era stata molto entusiasta
all'idea di aver speso tutto il pomeriggio in un negozio del genere, ma
la felicità e la soddisfazione dipinta sul volto del fisico
teorico dopo l'acquisto fu sufficiente per ripagarla di quel sacrificio.
Penny, quando intravide l'espressione spenta sul suo viso, si
intenerì nello stesso identico modo di quando tornò dalla
spedizione anni prima, anche se questa volta Sheldon cercava di
mostrarsi più forte, come se non volesse che i sentimenti
prendessero il sopravvento su di lui. Ma infondo anche lui era
cresciuto in questi anni.
« Sheldon? » lo chiamò cautamente e quest'ultimo
alzò appena lo sguardo per posarlo su di lei. « Come stai?
»
« Non dovresti stare in camera mia. Non è permesso alle
ragazze di restarci » disse senza alcuna traccia di emozione
nella voce.
« Vuoi che esca allora? » chiese facendo un passo indietro ed iniziando a chiudere la porta.
Sheldon ci pensò per un paio di secondi poi sospirò. « No, resta qui »
« D'accordo » si sedette accanto a lui e si portò le
gambe al petto appoggiando poi le braccia sulle ginocchia. Restarono in
silenzio per un po' e nessuno dei due osò guardare l'altro.
Penny osservava il pavimento mentre Sheldon il suo treno.
« Quando stavo per comprare questo modellino Amy mi ha chiesto
perché ne volessi prendere un altro quanto ne possiedo
già a decine. Le ho risposto che non tutti i treni sono uguali e
che ogni modellino è differente da un altro anche se raffigura
lo stesso tipo di treno. Il fatto che i modelli siano uguali non indica
che siano uguali anche i treni. Potrebbe esserci qualche particolare
diverso, anche se sembra inutile o insignificante. Così lei si
è offerta di regalarmelo e quando le ho chiesto perché mi
ha semplicemente risposto che quando mi fa un regalo e mi vede felice
allora è felice anche lei » appoggiò il treno in
parte a sé e finalmente si girò verso la bionda seduta in
parte che lo aveva ascoltato con attenzione per tutto il tempo. «
Come può una persona che ha detto una cosa come questa arrivare
a fare qualcosa del genere? »
« Sheldon...»
« Lo ha fatto senza preoccuparsi che potessi vederla. Eravamo
nella stessa università, a soli una trentina di metri di
distanza. Potevo passargli accanto senza che mi accorgessi di nulla, ma
il caso ha voluto invece che li vedessi. Da quanto tempo va avanti
questa cosa? »
« Sono sicura che c'è una spiegazione logica per tutto...»
Sheldon piegò l'angolo della bocca in un sorriso sbilenco.
« Proprio tu parli di logica, Penny? A momenti non sai manco
cos'è la logica...cosa vuoi saperne? »
« Sheldon » lo rimbeccò indurendo un po' il tono.
Capiva la situazione e tutto, ma non accettava che la sua intelligenza
venisse insultata così gratuitamente. « Se vuoi che resto
qui niente battute cattive o sarcastiche su di me, okay? »
Sheldon restò in silenzio, accettando l'accordo.
« Vorrei solo sapere perché. So che non sono stato molto
gentile con lei e che spesso l'ho trattata male o con indifferenza, ma
non penso di meritarmi questo. O forse sì? »
« Nessuno si merita questo, Sheldon »
« Lei era tua amica, ti raccontava tutto. Non ti ha mai parlato di questo...Ryan? »
Distese le gambe e tirò indietro la testa fino ad appoggiarla al
bordo del letto. Ora guardava solo il soffitto. « Sì
me ne ha parlato un paio di giorni fa » rispose con un filo di
voce.
Sheldon si incupì. Avrebbe preferito che Penny non sapesse
nulla, invece anche lei ne era a conoscenza, ma aveva preferito
tenerselo per sé. Di chi si poteva fidare ora?
« Ma l'unica cosa che mi ha detto è che Ryan era solo un
collega e che non le interessava minimamente approfondire la sua
conoscenza »
Aveva mentito pure a Penny, non ci credeva.
« Vedo quanto non le interessasse conoscere meglio quel chimico.
Allora evidentemente deve essere solo scivolata e con le labbra
è andata a toccare le sue. Ma guarda te » sbottò
sarcastico portandosi le gambe al petto e avvolgendole con le braccia.
« Sheldon, devi sapere che...» si morse però il
labbro e lasciò il discorso sospeso a metà. Aveva
promesso ad Amy che non gli avrebbe rivelato come fossero andati
realmente i fatti. Voleva essere Amy stessa a spiegarglieli, nel
momento in cui lui avesse voluto ascoltarla.
« Devo sapere cosa? » disse il fisico dopo un interminabile
minuto di silenzio, come se si fosse ricordato solo ora di avere una
frase in sospeso da parte della bionda.
Penny si spostò i capelli dietro l'orecchio, ma essendo ancora
troppo corti le ricaddero davanti. « Devi sapere che Amy ti ama
tantissimo e che ci tiene davvero molto a te, più di quanto non
ti sembra »
Sheldon appoggiò la fronte sulle ginocchia, nascondendo il viso.
La bionda gli appoggiò cautamente una mano sulla spalla per
fargli capire che ci sarebbe sempre stata per lui.
« Non ci credo » mormorò infine lasciando Penny amareggiata.
« Tesoro...»
« Voglio restare da solo adesso »
Penny strinse la sua spalla e poi rilasciò la presa poco alla
volta. Infine si alzò e si tolse dell'immaginaria polvere dai
pantaloni. Prima di uscire si fermò e lo guardò un'ultima
volta.
« Se hai bisogno sai dove trovarmi »
Poi chiuse la porta.
Ehm, ah, okay. *Regala cioccolatini per consolare le povere anime che sono arrivate fino a qui*
Questo capitolo è venuto decisamente più deprimente di
come me lo aspettavo, ma praticamente si è scritto da solo per
cui ho deciso di tenerlo così.
Qui invece di migliorare le cose stanno precipitando! Ma pazientate,
miei cari, infondo abbiamo ancora quattro capitoli e le cose forse potrebbero rimettersi a posto *risata malvagia*.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, magari lasciando un breve commento, bello o brutto che sia non importa.
Ora vi lascio, a prestissimo con il quarto capitolo^^
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Capitolo 4 *** Parole sbagliate e sensi di colpa ***
cacacac
Nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile
CAPITOLO QUATTRO
Parole sbagliate e sensi di colpa
"Nessuno ha mai detto che sarebbe stata così dura"
Leonard
diede un'occhiata all'amico seduto sul divano al suo fianco. Erano
venti minuti che stavano guardando un episodio di Babylon 5 e per tutto
questo tempo Sheldon non aveva detto una sola parola. Si limitava ad
osservare lo schermo con sguardo spento e a sospirare ogni tanto.
Leonard si alzò e prese il joystick della PS4 e glielo porse con
un sorriso. Sheldon spostò appena lo sguardo su di lui e assunse
un'espressione interrogativa.
« Giochiamo a Bloodborne. Come hai detto tu è un gioco stra figo »
« Io non ho mai detto
che il gioco è "stra figo". Ho semplicemente detto che è
una delle cose più belle mai create dalla mente umana »
mormorò apatico. « E comunque no, non ne ho voglia »
Leonard sospirò e
riappoggiò l'oggetto sul tavolino di vetro. « Sheldon devi
reagire. Non puoi buttarti giù in questo modo, non sembri
nemmeno più tu! »
« Non capisco cosa
intendi, Leonard. Io faccio esattamente le stesse cose di prima »
disse senza togliere gli occhi dallo schermo.
« Ah, davvero? Sono
tre giorni interi che sei in pigiama e che stai seduto su quel divano.
Le uniche volte in cui ti sei alzato sono solo state per andare in
bagno e a dormire! »
« Il week end lo
passo sempre con Amy e adesso, beh...adesso—» si
bloccò. Non trovava nemmeno il coraggio di proseguire.
« Sheldon lo so che stai soffrendo molto, ma devi reagire. Almeno provaci! »
«
Reagire...reagire...per quale motivo dovrei farlo? »
mormorò con aria mogia allontanando lo sguardo dall'amico.
« Perché messo
così sembri patetico. Cosa pensi che farai se non provi nemmeno
un po' a reagire? Non uscirai più di casa, cosa che stai
già facendo; non vorrai più vedere nessuno, altra cosa
che stai già facendo; e in queste condizioni anche il tuo lavoro
è compromesso dato che non sei nemmeno in grado di fare
un'addizione elementare »
Sheldon sospirò ancora una volta. « Lo so, ma è...è difficile »
« Devi ricominciare a fare le stesse cose di prima. Ecco cominciamo da stasera. Cosa vuoi che prendo di cena? »
« La domenica—»
« Lo so la domenica sera mangi da Amy. Ma adesso le cose sono cambiate per cui pensa a cosa vorresti mangiare »
Sheldon guardò nello
spazio tra il suo fianco e il bracciolo del divano e tirò fuori
un sacchetto di patatine. Lo aprì e se ne portò una
generosa manciata in bocca.
« Questo » disse semplicemente indicando il sacchetto.
Leonard si passò una
mano sulla fronte. « È quello che hai mangiato ieri sera e
l'altro ieri sera ancora. E anche a colazione stamattina. Insieme a
mezza vaschetta di gelato »
« Il gelato è
finito. Comprane ancora se vai al supermercato stasera. Anche i
biscotti al cioccolato, quelli al burro e quelli senza lattosio sono
finiti. E le caramelle gommose e le barrette al cioccolato ricoperte di
caramello »
Leonard prese un respiro.
« Non prenderò altre schifezze, Sheldon. Sono giorni che
mangi solo quella robaccia! »
« E allora? Chi sei
tu per dirmelo, il mio medico per caso? No, per cui posso mangiare
tutte le schifezze piene di zuccheri e grassi aggiunti che voglio
» disse mangiando le sue patatine.
« Dammi qua! »
sbottò Leonard esasperato allungandosi per strappargli di mano
il sacchetto. Sheldon lo guardò male, poi scrollò le
spalle e si protese sul bracciolo per afferrare il tubo di pringles
appoggiato accanto al divano. Lo aprì e addentò subito
una patatina. « Glutammato monosodico sei indubbiamente il mio
ingrediente preferito » disse rivolto al tubo di Pringles.
Leonard alzò gli occhi al cielo esasperato. « Non ci credo...»
La porta si aprì e
Penny entrò con un sorriso raggiante e in mano un piatto con dei
french toast caldi con la marmellata. Il profumo dolce si diffuse
immediatamente per tutta la stanza.
« Guarda cosa ti ho
preparato, Sheldon. I french toast esattamente come piacciono a te
» appoggiò il piatto sul tavolino di fronte al ragazzo e
ingrandì ancora di più il sorriso. « Spero siano
buoni. Avanti assaggia! »
Sheldon guardò prima la bionda poi il dolce messo davanti a lui. Non si mosse e il viso si incupì improvvisamente.
« Cosa c'è? Ero convinta ti piacessero e—»
« Amy mi prendeva
sempre i french toast la domenica mattina. Qualche volta li faceva lei
ed erano...davvero buoni » mormorò appena.
« Io...io pensavo di tirarti su un po' il morale in questo modo...» disse Penny dispiaciuta.
« È tutto il
giorno che mangia dolci. Credo che il morale se lo sia tirato su da
solo » disse Leonard guardando con rimprovero l'amico.
« Mi dispiace...so
che stai cercando di non pensare ad Amy adesso e invece è
bastato uno stupido toast per farti tornare in mente lei »
Sheldon si alzò di
scatto. « Ogni cosa mi ricorda lei, Penny. Lì è
dove si sedeva sempre quando cenavamo insieme agli altri »
indicò il posto dove si era seduta la bionda. Poi andò
verso la cucina. « Questa è la tazza dove beveva sempre
lei e questa è la tisana che sceglieva sempre. A me non piace,
ma la compro lo stesso perché so che la preferita di Amy »
mostrò i due oggetti ai ragazzi come se da quella distanza non
riuscissero a vederli. Si spostò a passo svelto verso la
libreria posta dietro al divano.
« Questo è i
libro di biologia che ha lasciato qui settimana scorsa, questo è
il libro di Jurassic World che mi ha regalato dopo che siamo andati a
vedere il film al cinema e questo è il pass per il nostro primo
Comic Con fatto insieme due anni fa. L'ho conservato »
« Sheldon...»
« Queste sono le carte di un gioco che abbiamo inventato noi, questi gli scacchi 3D dove una volta mi ha quasi battuto
e sul portatile ho una cartella con tutte le fotografie salvate. Non
riesco a non pensare a lei, Penny, perché qualsiasi cosa guardo,
leggo o faccio mi ricorda Amy »
Leonard e Penny si
scambiarono uno sguardo in cui chiedevano l'uno all'altra cosa
potessero fare o dire per farlo sentire meglio. Ma in quel momento non
veniva in mente nulla a nessuno dei due.
Il fisico teorico
appoggiò con cura gli scacchi sulla libreria e tornò a
sedersi al suo posto. Appoggiò le mani sulle ginocchia e le
strinse.
« Perché sto
soffrendo così tanto? » sussurrò debolmente rivolto
più a se stesso che ai due amici.
Dopo essersi seduta sul
bracciolo del divano Penny mise una mano sulla sua spalla come ormai
stava facendo da giorni nel tentativo di dargli almeno un minimo di
sollievo. Si accorse di averlo toccato più volte in queste
settimane che in tutti gli otto anni in cui si conoscevano. E, rispetto
alle altre volte, non si era mai lamentato o allontanato da quel gesto.
Sheldon lo trovava piuttosto rassicurante anche se non lo avrebbe mai
ammesso.
« Perché sei
ancora innamorato di lei, ecco perché stai soffrendo così
tanto. L'amore è il sentimento più bello e più
completo di tutti, ma è anche quello più doloroso »
Sheldon si fermò a
riflettere attentamente. Forse l'analisi di Penny aveva un senso, forse
era proprio per questo che stava soffrendo così tanto.
Si girò appena per
riuscire a guardarla in uno dei suoi soliti modi attenti e
analizzatori. « Allora c'è un'unica soluzione: devo
disinnamorarmi di lei »
Penny lo fissò per
un paio di secondi e corrugò la fronte perplessa. « Non
è così semplice né scontato come pensi tu. Non hai
un tasto di riavvio come il computer in cui ti basta premerlo per
cancellare immediatamente tutti i sentimenti che provi per lei »
tolse la mano dalla sua spalla. « E poi è questo che vuoi
veramente? »
« No » ammise. « Non voglio cancellare tutto quanto. Ma non so nemmeno cosa fare »
« Devi avere pazienza. Solo il tempo guarisce le ferite del cuore »
Leonard si sedette sulla
poltrona in parte. « Esatto, ma prima devi iniziare a reagire e
smetterla di piangerti addosso. Tanto per cominciare smetti di
ingozzarti di schifezze dalla mattina alla sera e poi domani mattina ti
lavi, ti vesti e ritorni al lavoro »
Sheldon fece una smorfia infastidita. « Devo proprio? »
« Sì, devi! »
« Ma io sto così bene anche a casa! »
Leonard incrociò le
braccia e gli scoccò un'occhiataccia. « Ma davvero?
È perché stai bene a restare tutto il giorno sul divano a
riempirti di dolci o perché hai paura di affrontare Amy? »
Sheldon si irrigidì e lo fissò intensamente a sua volta. « Io non ho paura di Amy »
« Allora non hai
nessun motivo per saltare il lavoro domani » continuò
Leonard e l'amico spostò lo sguardo davanti a sé come
ogni volta che iniziava a pensare su qualcosa.
« Hai ragione »
esclamò alzandosi all'improvviso. « Non ho nessun motivo
per non venire all'università domani e continuare con le mie
ricerche. Non posso restare qui in casa tutto il tempo ci sono troppe
cose da fare, troppe teorie da dimostrare, troppi scienziati da
sminuire »
Leonard sorrise vedendo l'amico ricominciare a riprendere in mano la sua vita.
« Esatto, così si fa. Vuoi che Barry ti freghi il premio Nobel? »
« Assolutamente no!
Non permetterò mai a quella specie di omuncolo impossibilitato
di pronunciare la erre in modo normale di mettere le sue manacce sul
MIO premio Nobel. Né in questa vita né nella prossima
»
« Verrò a
prenderti domani mattina al solito orario » disse il fisico
sperimentale avviandosi verso l'uscita seguito a sua volta da sua
moglie.
« Certo, domani
sarò pronto e carico per una nuova giornata » disse
iniziando a buttare via tutte le cartacce e le lattine di bibite
lasciate in giro per il salotto.
« Ah, Leonard »
lo chiamò e quest'ultimo si fermò immediatamente
aspettando una sua qualche richiesta particolare o una puntualizzazione
su qualcosa come faceva sempre. « Sei un buon amico » disse
invece sorprendendo sia lui sia Penny ed entrambi gli sorrisero
un'ultima volta prima di uscire.
« Accidenti se
è disordinato qui dentro » disse infastidito guardandosi
attorno con entrambe le mani appoggiate sui fianchi.
« Sei riuscito a farlo riprendere, non ci credo » disse Penny una volta rientrata nell'appartamento.
« Incredibile vero? Ancora non so come ho fatto »
« Forse perché sei quello che meglio sa cosa sta passando »
« Io però non
sono arrivato a quei livelli dopo essere stato lasciato da te
innumerevoli volte » si abbandonò sul divano della ragazza
e prese in mano il telecomando, ma non accese la televisione.
« Solo perché
Sheldon non ti ha mai permesso di ridurti così. Se ti avesse
visto mettere in disordine casa lasciando in giro cartacce di snack e
lattine di birra ti avrebbe cacciato via, poco ma sicuro » anche
lei si abbandonò a fianco del marito, dopo aver preso qualcosa
da bere.
« Quello che conta è che ritorni come prima »
Leonard abbozzò un mezzo sorriso. Alla fine ci era voluto davvero poco per farlo uscire da quello stato depressivo.
....ma ovviamente non si risolse tutto così facilmente come pensava perché la vita non funziona in questo modo.
Quando andò a prenderlo l'indomani lo trovò ancora in camera sotto le coperte.
« Che cosa fai ancora qui? Sheldon, dobbiamo andare »
« No. Io non mi muovo da qui »
Leonard sospirò esasperato. « Perché? Qual è il problema adesso? »
« Il problema
è che non ho nessun motivo per allontanarmi da questa camera per
andare al lavoro, per andare a comprare qualcosa o per fare qualsiasi
altra cosa preveda l'uscire da questo appartamento » disse
tirandosi le coperte fin sopra la testa come se stesse cercando di
nascondersi da Leonard, dalle parole che avrebbe detto, da tutto quanto
stava accadendo nella sua vita in quelle poche settimane.
« Ne abbiamo
già parlato ieri. Pensavo fossi motivato a ricominciare di nuovo
» disse addolcendo il tono il più possibile e sedendosi
sul bordo del letto.
« Lo pensavo anche
io, ma poi mi sono svegliato stamattina e ho pensato che rimanere a
casa sarebbe stato molto meglio »
Leonard sapeva che il
motivo era solo per Amy. Aveva paura di incrociarla per i corridoi, di
vederla passargli accanto e di non poterle parlare. Aveva paura di
trovarla con Ryan, di vederli insieme e felici e questo per Sheldon era
insopportabile. Aveva paura di restare da solo, di non avere più
nessuno intelligente e simile a lui con cui condividere le proprie
idee, parlare e inventare battute che capivano e divertivano soltanto
loro due. Gli mancava ridere insieme a lei, sentirla raccontare quello
che aveva fatto durante la giornata, che tipo di lavoro aveva svolto o
semplicemente parlare di pettegolezzi su gente che non aveva mai
sentito prima.
Se avesse potuto tornare
indietro avrebbe prestato più attenzione ai suoi discorsi, tutti
i suoi discorsi, anche quelli più futili o poco interessanti.
Avrebbe ascoltato ogni sua singola parola e le avrebbe impresse tutte
nella sua mente.
Gli mancava anche guardarla
negli occhi. Li aveva sempre trovati particolarmente belli: così
grandi, espressivi, di un verde brillante. Se il suo viso non
trasmetteva alcuna emozione lo facevano i suoi occhi. E questo rendeva
ancora più difficile capire cosa stesse provando o pensando
perché tutte le emozioni le celava dietro lo sguardo. Ma Sheldon
stava imparando a capirla e ad interpretare i suoi sguardi non era
più così complicato come prima. Ormai poteva dire di
riuscirci quasi sempre.
Ma c'era dell'altro ancora.
Sheldon sentiva la mancanza
del suo corpo. Toccare la sua mano e vederla sorridere dolcemente
mentre la stringeva a sua volta, sentirla vicino a sé mentre
guardavano un film insieme. Forse non si abbracciavano spesso né
tantomeno si abbandonavano alle normali effusioni che caratterizzano
tutte le coppie, ma per lui semplicemente averla accanto era più
che sufficiente. Non aveva bisogno di altro.
Così come avvertiva
sempre più spesso la mancanza di avvicinare il viso al suo e
sfiorare lentamente le labbra con e sue prima appoggiarle completamente
e sentire il loro sapore, di sfiorare delicatamente la guancia con il
pollice o di appoggiare la mano sul suo ginocchio o sul suo fianco.
In quei giorni gli era
capitato spesso di sognare mentre la baciava. Un bacio lungo ed intenso
dove quasi sempre non si limitava alle sole labbra, ma lo approfondiva
e riusciva perfino a sentire la sensazione delle loro lingue che si
toccavano e si intrecciavano con una foga sempre maggiore. Sentiva
anche che il solo bacio non gli bastava più. E immediatamente
iniziava a slacciare il cardigan, poi la gonna e infine la lasciava con
nulla indosso. Il più delle volte il sogno si interrompeva qui,
ma a volte era capitato che continuasse, nel modo più nitido e
dettagliato possibile. Non mancavano i baci che dalle labbra scendevano
lungo il collo, il petto e l'addome. Il corpo accaldato di Amy sotto al
suo, i gemiti che uscivano dalle sue labbra premute contro il suo
orecchio. E quando si svegliava per un paio di secondi era
convinto che avrebbe trovato Amy stesa al suo fianco dormire
placidamente. L'illusione peggiore che il suo cervello potesse fargli.
« Sheldon...»
la voce di Leonard lo distolse dai suoi pensieri. « Pensi che sia
meglio rimanere a casa anche se oggi in università ci
sarà Hawking? »
A quelle parole Sheldon si
tirò su di scatto, liberandosi immediatamente della coperta.
« Ci sarà Hawking oggi? » chiese per avere
un'ulteriore conferma ed essere sicuro di aver capito bene.
« Sì, hai sentito bene »
« Quindi dici che se
gli faccio vedere l'ultimo articolo che ho scritto sulla Materia Oscura
lo leggerà? » disse speranzoso.
« Assolutamente.
Anzi, scommetto che approfitterà dell'occasione per farti i suoi
complimenti per il nostro articolo pubblicato di recente »
Il fisico teorico schiuse
la bocca per lo stupore e gli occhi si illuminarono. Ricevere i
complimenti da Steven Hawking di persona era uno dei suoi sogni.
« Ma se non ti vesti
e non vieni in università non potrà mai dire quanto
grandioso e geniale sei stato nel risolvere quei calcoli »
continuò Leonard sapendo bene quali tasti toccare. E infatti
Sheldon nel giro di due secondi era giù fuori dal letto alla
ricerca di qualcosa da mettersi.
« Hai ragione, se non
vengo non potrà mai vedere di persona la mente geniale che si
cela dietro all'idea che presto rivoluzionerà tutta la scienza
»
« Che comunque resta la MIA idea » puntualizzò Leonard indurendo lo sguardo.
« Leonard non
prenderti sempre tutto il merito come fai ogni volta. Hai avuto un'idea
carina, ma i calcoli che la dimostrano li ho fatti io. Se fosse rimasto
tutto nelle tue mani saresti ancora lì a cercare di capire come
risolvere la radice quadrata di quattro » disse con aria
strafottente e di superiorità.
Leonard stava per
replicare, ma alla fine lasciò perdere. Non era il momento di
mettersi a discutere ora, doveva essere sicuro che Sheldon sarebbe
uscito per davvero e che non ci avrebbe ripensato all'ultimo secondo.
« Allora, ti sbrighi o no? » disse quest'ultimo con impazienza guardando Leonard ancora fermo davanti alla porta.
Sì, alla fine ci era voluto poco. Se lo avesse saputo avrebbe usato la scusa di Hawking molto prima.
~°~
« Amy...»
La ragazza leggeva i suoi
appunti, guardava i grafici, controllava i risultati; il tutto senza
degnare Ryan della minima attenzione. Il chimico si passò una
mano nei capelli e sospirò mentre si accomodava su uno dei
sgabelli ed appoggiava i gomiti sul tavolo del laboratorio. Era
testardo e non sarebbe bastato il mutismo di Amy per convincerlo ad
andare via. Il giorno prima, dopo che Amy scappò per rincorrere
Sheldon, Ryan non osò nemmeno avvicinarsi alla ragazza per paura
di una sua reazione. Era giustificata dopotutto, Ryan sapeva di non
essersi comportato nel migliore dei modi, ma lei in fin dei conti non
si era nemmeno tirata indietro.
Amy gli piaceva e questo
ormai non poteva più negarlo. Erano rimasti da soli in
laboratorio diverse volte negli ultimi due mesi, ma quella volta,
complici sia la sera in cui erano rimasti da soli a casa sua mangiando
gelato, sia l'ammissione da parte della ragazza che le cose con il
fidanzato non andavano bene, bastò per far fare a Ryan una cosa
sconsiderata.
Dopo che Amy si
voltò per ritornare al suo lavoro le aveva afferrato il polso,
l'aveva attirata a sé e semplicemente appoggiò
delicatamente le labbra sulle sue, il tutto sotto lo sguardo scioccato
di Amy. Sarebbe stato tutto perfetto, pensò Ryan, se non fosse
venuto quello strano tizio conosciuto poche ore prima ad interromperli.
« Senti che cosa vuoi
da me? » sbottò la neurobiologa appoggiando con stizza i
fogli sul tavolo e guardandolo in cagnesco.
« Voglio solo chiederti scusa. Mi dispiace, te lo assicuro...»
« Beh, non me ne faccio proprio niente delle tue scuse »
« Possiamo rimettere
le cose a posto se me ne dai la possibilità. Facciamo finta che
tutto questo non sia mai accaduto » disse accennando un mezzo
sorriso.
« Hai una bella
faccia tosta sai? Non possiamo far finta che non sia successo niente,
Ryan! Non dopo che Sheldon ti ha visto! » esclamò
incredula di fronte alla superficialità mostrata dal chimico. Si
girò lentamente per rimettersi davanti ai suoi appunti ed
abbassò lo sguardo sulle pagine tuttavia senza leggere una
parola. « Sheldon mi ha lasciata. È stata tutta colpa tua
»
Ryan alzò un sopracciglio. « Solo mia? Non mi pare tu ti sia allontanata »
Amy schiuse la bocca e facendo leva con il braccio girò la sedia verso di lui per poterlo guardare negli occhi scuri.
« Quindi stai dicendo
che la colpa è anche mia? Sei stato tu quello mi ha preso il
braccio e mi ha baciata, non io » disse secca. « Se non
fosse venuto Sheldon ti avrei detto io chiaramente di smetterla e di
non riprovarci mai più »
Ryan sorrise beffardo.
« Non credo che mi avresti detto così. Anzi, sono sicuro
che se Sheldon non ci avesse interrotto avresti ricambiato e sai
perché? » si avvicinò ed Amy trattenne il respiro.
« Perché infondo un po' ti piaccio anche io »
Amy indurì lo sguardo. « Fuori »
Ryan non si fece intimidire
da quell'espressione severa né dal tono di voce autoritario.
« Pensaci un attimo, Amy. Adesso sei single, puoi ricominciare a
guardarti attorno. Abbiamo passato del tempo insieme e abbiamo
constatato che ci troviamo bene a stare l'uno con l'altra quindi
perché non provarci? Possiamo avere una possibilità se me
ne dai l'occasione »
Amy non diede alcun segno
di cedimento. Rimase con la schiena ritta e gli occhi incatenati nei
suoi senza voler in alcun modo abbassare per prima lo sguardo. «
Noi siamo solo colleghi Ryan e nulla di più. Perché non
riesci a capirlo? »
« Perché non credo assolutamente che per te noi due siamo solo colleghi. Amy, lo so che tu—»
La ragazza scosse la testa, non tollerando altre parole, false, da lui.
« Esci. Adesso!
» alzò la voce e Ryan fu costretto a cedere per primo e,
senza aggiungere una parola e con lo sguardo basso, si avviò
lentamente verso la porta. Prima di uscire le disse un'ultima cosa.
« Mi dispiace
davvero, Amy. Non pensavo che per colpa mia ti saresti lasciata con
Sheldon. Vorrei solo che non soffrissi così perché non te
lo meriti. Spero mi perdonerai »
Amy vedeva la sua
espressione sinceramente e profondamente pentita, ma era comunque
arrabbiata con lui. Era tutta colpa sua, solo sua.
Provò a ritornare al
suo lavoro, ma le parole di Ryan si sovrapponevano ad ogni suo
tentativo di trovare la concentrazione necessaria per procedere con i
suoi esperimenti.
Possiamo avere una possibilità se me ne dai l'occasione.
Non le importava di Ryan,
non le importava delle sue stupide parole, l'unica cosa che le premeva
era trovare un modo per rimettere le cose a posto con Sheldon. Avrebbe
fatto qualunque cosa fosse nelle sue possibilità per ritornare
insieme a lui.
Penny le aveva detto che
Sheldon non aveva voluto vedere nessuno quel giorno, nemmeno Leonard.
Come poteva dargli torto? Nemmeno lei avrebbe voluto la presenza di
qualcuno, ma Penny era praticamente entrata senza nessun invito e non
si mosse da casa finché Amy non fu costretta a raccontarle tutto
quello che accadde, lasciandola esterrefatta.
Non sapeva quello che
passava per la testa del fisico. I suoi ragionamenti e il suo modo di
pensare il più delle volte erano difficili da capire perfino per
lui figurarsi per gli altri. L'unica cosa di cui era certa era che
stava soffrendo esattamente come stava soffrendo lei, perché
doveva essere così altrimenti confermava l'ipotesi secondo cui a
lui di lei non gli fregava niente. Ma sapeva non era così.
Sheldon l'amava, a modo tutto suo, ma l'amava davvero e questa era
l'unica cosa per cui valeva la pena lottare ora.
Howard, Raj e Leonard
occuparono come di consueto il tavolo della mensa durante l'ora della
pausa. Si scambiarono delle occhiate poi tutti e tre presero a parlare
insieme. Si fermarono, si guardarono ancora e lasciarono Raj iniziare.
« Quello che mi hai scritto ieri in chat è...è vero? »
Leonard annuì. « Sì, gli Shamy non stanno più insieme perché Amy ha baciato un altro »
Howard inarcò le
sopracciglia stupito. « Alla fine ci avevo visto giusto con
questo Ryan...perché ha baciato Ryan, no? »
« Sì è
sempre lui » mescolò l'insalata con la forchetta. «
Anche se Penny ieri mi ha detto che è stato lui ad iniziare e
che Amy neanche voleva »
Raj si bloccò con la forchetta a mezz'aria. « Ma questo Sheldon non lo sa »
« Sheldon adesso non
vuole stare a sentire nessuno » borbottò Leonard pensando
a come Sheldon interrompesse ogni tentativo da parte sua di introdurre
Amy nei suoi discorsi.
« Dobbiamo trovare un modo per far sì che parlino e chiariscano tutto »
« Chiarire cosa,
Howard? » disse Leonard abbassando il braccio. « Amy ha
permesso che qualcun'altro la baciasse e inoltre hanno passato molto
tempo insieme in questi ultimi mesi. Mi dispiace, ma questa volta sono
dalla parte di Sheldon »
« Ma Amy non vuole
stare con Ryan, Leonard! È questo che vogliamo che Sheldon
capisca! Lui l'ha lasciata solo perché è convinto che Amy
non voglia più stare con lui, altrimenti perché farlo?
»
« Come fai a essere
tanto sicuro che non voglia stare con Ryan? » disse appoggiando
entrambi i gomiti sul tavolo e fissandolo negli occhi.
« Beh, ma
perché è ovvio » disse con sicurezza guardando
l'indiano seduto al suo fianco che annuì più volte a
conferma delle parole di Howard.
Leonard alzò un
sopracciglio perplesso e l'ingegnere proseguì. « È
la matematica che lo dice, Leonard. L'algoritmo usato da quel sito di
incontri dice che Amy Farrah Fowler è il partner perfetto per
Sheldon così come lo è lui per lei. Non puoi negare che
quei due non troveranno mai qualcun'altro di così compatibile in
tutte e sette le miliardi di persone che popolano il pianeta »
Leonard arricciò le labbra non convinto di quella teoria e tornò a mangiare senza dire altro.
« Quindi cosa
suggerisci di fare, Howard? » riprese il discorso l'astrofisico
il quale aveva iniziato a massaggiarsi il mento pensieroso poi
schioccò le dita appena gli venne un'idea. « Che ne dite
se li chiudiamo in una stanza e non apriamo finché non si sono
chiariti? »
« Sheldon soffre di
claustrofobia. Gli verrebbe un infarto ancora prima di aprire bocca
» bocciò la sua idea Leonard.
« E se scrivessimo
delle lettere super romantiche indirizzate ad entrambi a nome di uno e
dell'altra? » continuò Raj già immaginandosi a
scrivere le cose più romantiche e sdolcinate che gli venissero
in mente.
« Così quando
Sheldon vede che è da parte di Amy la straccia senza nemmeno
aprirla. E poi Sheldon non scriverebbe mai una cosa del genere, non
è il suo stile »
« Inoltre devono
essere loro a parlarsi non possiamo essere noi a fare da tramite
» disse Howard rivolto al suo migliore amico.
« Questa volta ci
sono » Raj sorrise e guardò prima uno e poi l'altro per
creare un po' di suspense. « Facciamo una caccia al tesoro »
« Un'altra? »
sbottarono all'unisono Howard e Leonard ripensando a quella organizzata
un anno prima e dove Bernadette per poco non costrinse Raj a scappare
in India per fuggire alla sua ira dopo aver cercato un "tesoro" che era
sempre rimasto nelle loro tasche.
« Questa sarà
diversa ovviamente » disse imbronciandosi. « Semplicemente
la faremo fare soltanto a Sheldon ed Amy finché, dopo aver
risolto enigma su enigma, non si ritroveranno in un posto molto
particolare per loro, come il bar dove si sono incontrati per la prima
volta, e quando si rivedranno lì e si ricorderanno quello che
è successo da quel giorno decideranno di parlare e di
dimenticare tutto, tornando così insieme » Raj concluse la
sua idea con un piccolo sospiro e l'aria sognante.
Entrambi lo guardarono come se si fosse rincretinito all'improvviso.
« Non siamo in una
commedia romantica degli anno ottanta, Raj. Se pensi che una cosa del
genere funzioni sei davvero un imbecille »
« Io lo apprezzerei molto se capitasse a me » si difese dalle parole di Howard.
Tutti e tre si appoggiarono
allo schienale ed iniziarono a mordersi il labbro mentre le idee
venivano bocciate ancora prima che prendessero forma a parole.
« Li mettiamo uno di
fronte all'altra e vediamo che succede? » propose infine Howard
ricevendo un'occhiataccia dall'indiano.
« Tu il romanticismo
non sai neanche dove sta di casa » lo ammonì. L'ingegnere
si limitò ad alzare lo sguardo.
« Sempre meglio della tua inutile caccia al tesoro »
« Zitti sta arrivando » li richiamò il fisico iniziando subito a mangiare.
Howard si portò immediatamente una mano sul mento. « Quindi che dite me la faccio crescere la barba o no? »
« Se ti fai un
tatuaggio sul braccio e ti fai un po' di muscoli potresti essere la
versione piccola e bruttina di David Beckham » ridacchiò
Raj per poi diventare improvvisamente serio. « Cosa darei per
essere lui »
Sheldon si sedette di malavoglia con gli amici e regalò ad ognuno un'occhiata di sufficienza.
« Sempre a discutere
di argomenti molto interessanti e stimolanti, vero? » disse
sarcastico sistemando il tovagliolo sulle gambe.
« Perché,
David Beckham non lo trovi interessante e stimolante? » lo
rimbeccò l'indiano. « Potrei diventare gay per lui »
Leonard gli mostrò un sorrisetto finto. « Credo che Beckham non serva per questo »
Raj si limitò ad
abbassare lo sguardo sul suo piatto e tutti e quattro iniziarono a
mangiare senza dire una sola parola, un po' per paura, un po' per
mancanza di argomenti, un po' per essere così presi dai pensieri
da non avere il tempo nemmeno per stare a sentire gli altri.
« Amy non l'ho vista
oggi...chissà cosa starà facendo » pensò ad
alta voce Raj e Leonard si batté una mano sulla fronte.
Howard, dopo aver capito le
intenzioni dell'astrofisico, intervenne a sua volta. « Già
me lo stavo chiedendo anche io. Ehi, perché non andiamo a
trovarla dopo pranzo? È sempre lì chiusa in laboratorio,
dovrebbe uscire un po' più spesso »
« Giusto! Poi
sappiamo tutti come è fatta. È un po' solitaria ed
è così intelligente e meticolosa nel suo lavoro e in
tutto quello che fa che non trova mai il tempo per distrarsi un po'.
Non come me che quando mi annoio qui guardo film in streaming e
incasino le pagine di Wikipedia » sorrise Raj.
Howard assaggiò una
fetta di torta. « Non so perché, ma quando vedo questa
torta mi viene in mente il dolce che ha fatto per Natale quest'anno, ve
lo ricordate? Dovremmo chiederle di farlo più spesso »
disse allargando le braccia e sorridendo a sua volta.
« Scusate, possiamo cambiare argomento? » disse freddamente Sheldon senza nemmeno alzare gli occhi dal piatto.
L'ingegnere abbassò
lo sguardo sulla sua fetta di torta. Era più difficile di quanto
pensasse. Non era particolarmente avvezzo a questo tipo di
conversazione e non aveva nemmeno idea di cosa dire. Ma qualcosa doveva
pur fare.
« Sheldon, io credo che tu debba parlare con Amy e sentire quello che lei ha da dire »
« E perché
mai? » appoggiò la forchetta e fissò Howard
intensamente. « Non c'è nulla che lei mi debba spiegare
perché i fatti sono già abbastanza chiari di per
sé. Amy non mi vuole più e ha trovato qualcun altro con
cui stare, fine della discussione »
« Forse non sai come
sono andati i fatti realmente » continuò lui debolmente.
Quel modo in cui il fisico lo osservava gli metteva parecchio disagio.
« So come sono andate le cose, non ho bisogno di sapere nient'altro » tagliò corto sistemandosi sulla sedia.
Se pensavano di fargli cambiare idea si sbagliavano di grosso.
Amy decise di lasciare il
suo lavoro e i suoi pensieri per dirigersi in mensa per pranzare.
Voleva anche mettere le cose in chiaro con Sheldon, dirgli che non
voleva affatto stare con Ryan e che l'unica cosa che le premeva era
ritornare con lui. Stava aspettando la fine del week end solo per
quello. In mensa sarebbe stato più facile parlare. Non sarebbero
rimasti da soli in casa e, cosa più importante, avrebbe dovuto
ascoltarla per forza senza correre il rischio di ritrovarsi la porta
sbattuta in faccia ancora prima di aprire bocca. Okay, Sheldon non le
avrebbe mai sbattuto la porta in faccia né avrebbe fatto finta
di non esserci solo per non aprirle, ma era comunque meglio non
rischiare.
Sapeva anche che lo avrebbe
trovato in compagnia dei suoi amici e forse per questo sarebbe stato
più disposto ad ascoltarla. Ormai considerava Leonard e gli
altri come una seconda famiglia e non aveva alcun problema a parlare di
fronte a loro di una cosa così delicata. Ormai poteva solo
sperare che Sheldon l'ascoltasse.
Con il vassoio in mano si
apprestò a cercare un tavolo libero. Gli avrebbe parlato dopo
pranzo, sicuro. Guardò i tavoli e il primo che notò,
ovviamente, fu quello occupato da Sheldon e gli altri. Il fisico
teorico nemmeno prestava attenzione a chi gli stava attorno, troppo
intento a discutere con Howard di chissà cosa.
Amy deglutì e con
fatica si impose di guardare altrove. Finalmente si avviò verso
il tavolo libero, ma quando passò accanto al tavolo del suo ex
fidanzato si bloccò e spalancò gli occhi.
« Ho detto che di Amy
non mi interessa più nulla e sono ben deciso a voltare pagina.
Anzi, da quando non c'è più sento che finalmente le cose
nella mia vita stanno andando per il verso giusto. Posso tornare a
concentrarmi pienamente sul mio lavoro senza che lei mi distragga
continuamente »
Amy, sentendo tutto,
lentamente si voltò verso di lui e Sheldon, dapprima con lo
sguardo corrucciato, appena la vide immediatamente sgranò gli
occhi e sentì il cuore accelerare. Aveva sentito quello che
aveva appena detto, glielo leggeva dall'espressione del volto diventata
improvvisamente buia.
La neurobiologa strinse con
forza il vassoio incredula dalle sue parole. Pensava stesse soffrendo
esattamente come lei e invece era già ben disposto a voltare
pagina e dimenticarsi di lei. Oltretutto dimostrava che di lei
non gli importava nulla e non solo, l'aveva anche accusata di avergli
peggiorato la vita.
« Sono felice che
adesso tu stia meglio senza di me, anzi se lo avessi saputo prima ti
avrei lasciato da tempo così avresti potuto continuare con la
tua vita senza dover fingere di star bene solo per farmi contenta
» affermò senza staccargli gli occhi di dosso, ma il tono
estremamente calmo mise ancora più in soggezione Sheldon il
quale non riusciva a trovare il coraggio nemmeno di muoversi.
Anche i tre amici non osarono fiatare. Li guardavano e aspettavano che uno dei due facesse qualcosa.
« Io non—»
« Mi chiedo solo
perché tu non me lo abbia detto prima » lo interruppe.
Sheldon abbassò lo sguardo senza trovare la forza per replicare.
Abbattuta e sconvolta da
quell'affermazione e dal fatto che Sheldon non provasse nemmeno ad
abbozzare uno straccio di scusa Amy fece dietrofront per allontanarsi
il più possibile da lui.
« Amy...»
Sheldon si alzò e la chiamò istintivamente appena la vide
allontanarsi, ma si risedette subito non appena varcò la soglia
scomparendo dietro la porta.
La vide andarsene e immediatamente sentì lo stomaco chiuso nella stretta e dolora morse dei sensi di colpa.
« Complimenti » sbottò ironico il fisico sperimentale scoccando un'occhiataccia all'amico seduto in parte.
Amy, dopo aver abbandonato
il vassoio su un tavolo vuoto ed essere uscita, si appoggiò al
muro e si tolse gli occhiali mentre sentiva quelle orribili parole
ripetersi nella mente. Non poté fare a meno di chiedersi se quei
cinque anni non fossero stati in realtà tutta una grossa
illusione nella quale sperava di avere una importanza rilevante nella
vita del fisico quando in realtà non era vero, ma che anzi la
ritenesse allo stesso livello di quelli che a malapena poteva
sopportare. Ma in questo modo si spiegava perché fosse
così restio ad avere dell'intimità con lei e
perché la loro relazione andava avanti alla velocità di
una tartaruga morta.
Aveva trovato solo ora il coraggio di dire quello che pensava da anni?
Giunse alla conclusione di
essersi innamorata di un uomo che non l'avrebbe mai amata come voleva e
che quei cinque anni passati insieme era stato solo tempo ed energie
buttate.
Inventò una scusa
con il suo superiore per poter tornare a casa prima quel giorno
perché non sopportava nemmeno un secondo di restare nello stesso
edificio con Sheldon. Se le fosse ricapitato di vederlo questa volta
non sarebbe riuscita a trattenere le lacrime. Aveva già pianto
una volta di fronte a lui, non voleva rifarlo ancora.
Arrivò a casa con
fatica per via degli occhi lucidi che le impedivano di vedere bene la
strada, abbandonò giacca e borsa nel primo posto che le
capitò e lentamente raggiunse la camera dove si sedette sul
bordo del letto. Quella stanza era appena diventata un rifugio da cui
sperava potesse sentirsi sempre protetta.
Prima di addormentarsi
spesso le capitava di immaginare come sarebbe stato il loro futuro
insieme. Immaginava la casa in cui avrebbero vissuto, i luoghi che
avrebbero visitato, i premi e i riconoscimenti per i loro lavori di
neurobiologa e di fisico teorico, magari Sheldon avrebbe vinto anche il
Nobel e lei sarebbe stata in prima fila ad acclamarlo e a condividere
la gioia con lui. Le piaceva immaginare il loro matrimonio, il momento
in cui le avrebbe giurato amore eterno senza che nessun altro sentisse
perché glielo avrebbe semplicemente sussurrato all'orecchio.
Immaginò quando avrebbero avuto il loro primo figlio.
Tutto questo adesso sarebbe
rimasto solo frutto della sua immaginazione perché ormai tutto
quello che aveva pensato ed immaginato nel corso degli anni non ci
sarebbe mai stato.
Guardò la foto sul
comodino, quella che li ritraeva dopo il ballo organizzato sul tetto
del palazzo. L'afferrò ed iniziò ad osservarla nei minimi
dettagli. Era una delle pochissime foto che aveva di lui e ci era
particolarmente affezionata perché le ricordava una delle serate
più belle della sua vita. La sera in cui avevano ballato insieme
e la stessa in cui Sheldon per la prima volta aveva detto di amarla.
Erano davvero felici, lo si notava da come Amy gli teneva stretto il braccio e sorrideva rivolta a lui.
Più la guardava
più si rese conto di quanto lo amasse, di quanto avrebbe voluto
cancellare tutto e ritornare a quella sera quando sembrava che niente
avrebbe potuto rovinare quello che erano diventati dopo tanto tempo
passato insieme.
Se potesse tornare indietro
non si sarebbe arrabbiata per la battuta su Flash, non gli avrebbe mai
detto di prendersi una pausa e adesso starebbero in università a
mettersi d'accordo se quella sera avrebbero visto un film al cinema o
sarebbero semplicemente rimasti a casa a parlare.
Cosa le era saltato in mente? Aveva mandato tutto in aria quello che aveva ottenuto in cinque anni con Sheldon per Ryan?
L'immagine a poco a poco
divenne sfocata e le lacrime che aveva trattenuto caddero in piccole
gocce sul vetro che proteggeva la fotografia.
E poi da quando lei non c'è più le cose nella mia vita stanno finalmente andando per il verso giusto.
Quindi si sbagliava, solo
lei stava soffrendo, Sheldon no. Lui stava bene adesso che era
ritornato a stare da solo come quando lo era prima di conoscerla, prima
di provare dei forti sentimenti per qualcuno, prima ancora di riuscire
a concepire il significato di innamorarsi di qualcuno. E adesso lui
stava bene perché era ritornato al punto in cui tutto andava
come aveva previsto, senza nessuna Amy che gli scombussolasse
continuamente la sua perfetta routine.
Ma anche lei adesso era
sola. Ritornare dai suoi amici significherebbe rivedere Sheldon ogni
giorno e lei non voleva rivederlo, non voleva passare del tempo con
lui. Sarebbe tornata anche lei all'inizio dove non aveva nessuno a cui
affidarsi se non se stessa, un inizio in cui non prevedeva qualcuno
irrompere all'improvviso nella sua vita e stravolgerla completamente.
Sarebbe ritornata sola, avrebbe pensato al suo lavoro e nient'altro.
Con un impeto causato dalla
rabbia tolse la fotografia dalla cornice e gettò quest'ultima
per terra. Osservò ancora una volta loro due stretti uno accanto
all'altra e che sfoggiavano un sorriso davanti all'obiettivo. Prese con
due dita il bordo ed iniziò a scendere verso il fondo
finché la fotografia non fu divisa in due metà.
Gettò i pezzi su un punto del letto il più possibile
lontano da sé e si asciugò il viso bagnato con la manica.
Prese il cellulare ed iniziò a scorrere la rubrica fino a
trovare il numero di Ryan. Tentennò qualche secondo prima di
premere il tasto verde della chiamata.
Se Sheldon era disposto a voltare pagina lo avrebbe fatto anche lei.
Pochi secondi dopo
sentì il cellulare vibrare per l'arrivo di un messaggio. Era
convinta fosse Ryan e invece inaspettatamente era Rajesh.
-Ehi, tutto bene?
Si morse leggermente il labbro un po' incerta.
-Sì, tutto bene, non ti preoccupare.
Quattro secondi dopo un altro messaggio.
-Sicura?
Sospirò.
-No, non sto affatto bene. Ma non è niente, davvero. Passerà.
-Cerchi di sminuire, ma lo so che stai soffrendo molto. Ti va se passo da te? Sto tornando adesso da Emily.
Amy ci pensò su. Non
aveva voglia di vedere nessuno, aveva detto a Penny e Bernadette di
lasciarla da sola e che ci avrebbe pensato lei a contattarle quando si
sentiva pronta. Ma sentiva comunque il bisogno di parlarne con
qualcuno, qualcuno di cui si fidasse al cento per cento. Non si era mai
confidata con Raj eppure in quel momento era convinta che sarebbe stato
la persona migliore con cui aprirsi e far emergere tutti i suoi dubbi.
Voleva il parere di qualcuno che non fossero le sue amiche. Raj era un
ragazzo, ma era molto più sensibile rispetto agli altri e aveva
sempre buoni consigli per tutti. Sicuramente lui l'avrebbe ascoltata e
le avrebbe anche detto cosa fare.
-D'accordo. Ti aspetto.
Un altro breve suono seguito dallo schermo illuminato.
-10 minuti e sono da te.
Esattamente dieci minuti
dopo Rajesh era seduto sul divano di Amy mentre quest'ultima portava
una bottiglia di vino e due bicchieri. La bottiglia era già
aperta ed era piena per due terzi. Raj iniziò a versare un po'
di quel liquido rosso nel suo bicchiere.
« Non starai mica
prendendo la strada di Penny, vero? » disse per sdrammatizzare un
po' alludendo alla bottiglia trovata già aperta.
Amy sorrise appena. «
No, non mi sto dando all'alcolismo se è quello che intendi. Ma
ogni tanto qualche bicchiere di vino ci vuole, sopratutto in situazioni
come questa » si versò un po' di vino anche lei, ma
lasciò il bicchiere ancora appoggiato al tavolino.
Raj schioccò le labbra e sospirò prima di appoggiare il bicchiere a sua volta.
« Sheldon è la
persona più intelligente che io abbia mai conosciuto, ma a volte
mi stupisco di quanto sia stupido »
« Pensavo fosse
cambiato e invece è sempre il solito egocentrico ed egoista che
pensa sempre a se stesso. Se non mi aveva mai voluto allora
perché è rimasto sempre con me? Stavo per andare a
chiedergli scusa, ma questo punto è stato meglio se non
l'ho fatto »
« Amy...» Raj
si spostò un po' più vicino a lei. « Sheldon non
pensava davvero a quello che ha detto. E lo sai anche tu » la
guardava dritta negli occhi ed Amy sostenne a sua volta quello sguardo
pungente. Una parte di sé sapeva che Raj aveva ragione, eppure
questa volta decise di non ascoltarla. Soffriva e si sentiva in colpa
per aver permesso a Ryan di avvicinarsi a lei e sentire dall'ex
fidanzato quelle cose aveva reso quel dolore inutile. Inutile
perché era convinta di essere importante per lui quando in
realtà non lo era.
« Ma certo che lo
pensava davvero! Per quale motivo lo avrebbe detto altrimenti? »
sbottò avvertendo la rabbia crescerle dentro. « Si
è stancato di me così come della nostra relazione. A dire
il vero è già tanto che abbia resistito per ben cinque
anni » sentì gli occhi inumidirsi e batté le
palpebre più volte per ricacciare indietro le lacrime.
Rajesh sospirò facendo finta di non accorgersi del tentativo di Amy di nascondere gli occhi lucidi.
« Ti ha mai parlato
di una certa Ramona? » chiese all'improvviso ed Amy alzò
lo sguardo su di lui perplessa nel sentire quel nome nuovo ed, in un
certo senso, incuriosita. Cosa centrava questa ragazza con tutto quanto?
« No, chi è? »
« Non ti ha
raccontato di Ramona Nowitzki? » domandò inarcando le
sopracciglia per lo stupore. Lei fece cenno di no ancora una volta.
« Ramona era una studentessa di fisica che si era presa una cotta
assurda per Sheldon dopo che quest'ultimo tenne una lezione ad un corso
dove c'era anche lei. Lo adorava, faceva di tutto per lui. Gli portava
la colazione, gli offriva la cena, lo aiutava con le ricerche e ha
perfino minacciato Penny di stargli alla larga perché secondo
lei Sheldon era una specie di "dono all'umanità" o qualcosa del
genere e di certo non poteva perdere il suo tempo con una come Penny
» Rajesh sorrise ricordandosi quella strana ragazza che avevano
trovato improvvisamente nell'appartamento di Sheldon e che li aveva
più o meno velatamente minacciati di andarsene perché
voleva stare da sola con lui. Questo particolare non lo disse
però, Amy non era proprio dell'umore adatto per sentire di
un'altra ragazza rimasta da sola con Sheldon a parlare di chissà
cosa.
« Quindi questa
Ramona è una specie di...ex-fidanzata? » chiese piuttosto
perplessa e quasi incredula. Possibile che Sheldon avesse avuto
un'altra ragazza prima di lei e che non ne avesse mai sentito parlare
prima?
« No, non è
una sua ex-fidanzata. Era più un...non so nemmeno io cos'era a
dire il vero » bevve un sorso di vino e diede una veloce occhiata
alla ragazza seduta accanto la quale aveva iniziato a guardare il
pavimento per riflettere. « Comunque sia, ad un certo punto
Ramona era diventata così ossessiva da non lasciare Sheldon
libero un minuto. Arrivò addirittura a fermarsi da loro a
dormire—»
« Si è fermata
a dormire con Sheldon?! » urlò e spalancò gli
occhi. Una mezza sconosciuta si era fermata a dormire da lui quando a
lei c'erano voluti anni prima di poterlo fare? Non ci credeva.
« Non con Sheldon, ma da
Sheldon. Rimaneva sul divano a dormire. E comunque si è fermata
solo un paio di volte. Credo. Però Amy non è questo il
punto » spostò la bottiglia di vino lontano dalla sua
portata quando si rese conto che più di metà l'aveva
bevuta solo lei. Amy si imbronciò, ma non disse nulla.
« Allora qual
è il punto, scusa? » Ancora non capiva cosa accidenti
centrasse questa qui e perché Raj avesse voluto tirarla fuori
all'improvviso.
« Nonostante Ramona
avesse fatto di tutto per lui, Sheldon non la sopportava. Sai cosa
disse una volta a Leonard? » aspettò qualche secondo e la
fissò negli occhi verdi. « "Leonard, trova un modo per
sbarazzarti di lei" » vedendo l'espressione di stupore sul volto
della ragazza Raj proseguì. « Anche tu hai fatto di tutto
per lui eppure non si è mai lamentato una sola volta di te
né ha mai fatto intendere che volesse allontanarti da sé
» le appoggiò affettuosamente una mano sul suo ginocchio.
« Appunto, non si è mai lamentato perché ho sempre fatto tutto quello che voleva lui »
« Ma anche lui ha
fatto tante cose per te, riflettici un attimo. Ti prende per mano e ti
bacia come vuoi tu, ti porta fuori a cena come vuoi tu, festeggia
San Valentino ogni anno come vuoi tu. È venuto anche alla cena
di Natale a tema vittoriano come volevi tu quando se l'avessi fatta io
non si sarebbe nemmeno presentato »
Amy sapeva che Raj aveva
ragione. Di nuovo. E come aveva già detto a Ryan, Sheldon stava
cambiando per lei, forse lentamente, forse in modo quasi
impercettibile, ma stava cambiando. E solo per lei.
« Sei l'unica persona
che ascolta davvero, Amy. Nemmeno con Leonard si comporta così.
Scommetto che se gli chiedessi di buttarsi in un fosso lo farebbe solo
perché sei stata tu a dirglielo » rise cercando di
sdrammatizzare ed Amy riuscì ad abbozzare un mezzo sorriso.
« Dai, voleva fare un figlio con te dopo appena quattro mesi che
vi conoscevate! Come fai a dire che non sei mai stata importante per
lui? »
Amy si morse l'interno
della guancia rimanendo in silenzio per ben cinque lunghi minuti.
Analizzava ogni singola parola detta da Raj. Da quelle parole sentite
in mensa, a Ramona, al fatto che Sheldon avesse fatto un sacco di cose
solo per lei. Dopo tutto questo alzò lentamente lo sguardo su di
lui.
« Se avessi ragione a
quest'ora ci sarebbe lui qui e non tu » disse esattamente le
stesse parole di Ryan quando si presentò da lei per vedere se
stesse bene. « Sono venuti qui tutti tranne chi avrebbe dovuto
venire davvero. Ho sbagliato con Ryan, lo so, ma Sheldon doveva
ascoltarmi »
« È arrabbiato adesso. Dagli tempo »
« Credo di essere
stata più che paziente con lui e di avergli dato fin troppo
tempo. Se davvero è come dici tu, se davvero sta soffrendo e gli
manco allora me lo deve dire lui » disse indurendo il tono.
Improvvisamente lo schermo
del cellulare si illuminò per una chiamata in arrivo ed entrambi
lessero il nome di Ryan. Raj si alzò.
« Spero tu
stia facendo la cosa giusta » disse semplicemente facendo un
rapido cenno con la mano verso il cellulare appoggiato sul tavolino,
uscendo poi in fretta prima che Amy potesse rispondere.
Eccomi qui^^
Ho dovuto aggiungere un paio di cose e sistemare altre per questo ci ho
messi così tanto per pubblicare, ma spero che il capitolo ne sia
valsa la pena. Sì, anche questo è molto allegro come
potete vedere u.u lo so, mi odiate per questo, ma che ci devo fare?
Purtroppo la storia ha preso questa piega qui.
Per l'inizio del capitolo, ovvero Sheldon e la sua depressione
post-rottura con Amy, mi sono ispirata ad un episodio di How I Met Your
Mother, quello in cui, appunto, Marshall viene lasciato da Lily.
Quell'episodio l'ho adorato anche se mi ha messo una certa tristezza e,
anche se non sono sicura che Sheldon reagirebbe mai così, ho
pensato che comunque non poteva restare indifferente dopo essersi
lasciato con Amy. Per cui questo è quello che venuto fuori xD
Ringrazio sempre chi ha avuto la voglia di giungere fino a qui e un
grazie enorme a chi ha lasciato una recensione nei capitolo precedenti.
Alla prossima^^
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Capitolo 5 *** Incontri sul pianerottolo e amicizia di Shrodinger ***
sdad
Nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile
CAPITOLO CINQUE
Incontri sul pianerottolo e amicizia di Shrodinger
"Sono venuto per incontrarti, dirti che mi dispiace.
Dovevo trovarti per dirti quanto ho bisogno di te"
Dato che il matrimonio a Las Vegas era stata una cosa
improvvisata all'ultimo momento e che nessuno degli amici era presente,
sia Leonard che Penny decisero di fare una cerimonia per rendere
partecipi tutti quanti. E poi un matrimonio non è un vero
matrimonio se non c'è una cerimonia, no?
« Allora, dici che per fine settimana prossima potrebbe andare bene? »
« Direi di sì.
Prima la facciamo e prima ci leviamo il pensiero. Tra l'altro, vuoi
davvero invitare Barry Kripke? Ma non è quel tuo collega
bulletto che ti prende sempre in giro? » chiese Penny perplessa.
« Beh, all'addio al
celibato di Howard era presente così come alla cerimonia. E poi
è sempre divertente vederlo litigare con Sheldon »
Penny alzò gli occhi
al cieli. « Sarà...a proposito del dottor Stramboide, gli
hai detto se viene? Sai, vorrei preparare psicologicamente i miei
parenti ad affrontare l'amichetto pieno di stranezze di mio marito
» disse cerchiando la data sul calendario con un pennarello
rosso.
« No, glielo dico più tardi quando andrò di là a vedere Gotham insieme a lui »
La bionda spostò lo
sguardo dal calendario al marito ed emise un piccolo sbuffo. «
Ancora non capisco perché non guardi qui le serie tv, a casa tua
»
« Perché
quando non dormi, russando ed impedendomi di sentire i dialoghi, passi
tutti e i quaranta minuti a dire quanto sia stupido quello che guardo
» affermò facendo il finto offeso.
« Giusto, giusto, mi
stavo dimenticando. Però se qualcosa dei nostri piani cambia per
colpa sua questa volta mi arrabbio sul serio con te, Leonard Hofstader
» disse minacciosa puntandogli un dito contro.
Leonard le diede un bacio a
fior di labbra. « Ti prometto che faremo tutto quello che vorrai.
A proposito, Amy ti ha detto se viene? »
La bionda sbuffò.
« Non mi risponde al cellulare e nemmeno al messaggio che le ho
mandato. Vorrei solo sapere cosa le sta passando per la testa e...oh,
aspetta mi ha risposto! » esclamò guardando la notifica
sul cellulare. Lesse il messaggio e il viso si incupì.
« Che c'è? » chiese il ragazzo allungando il collo per vedere meglio.
« Quello che c'è scritto non ti piacerà »
Dopo più di mezz'ora
Leonard tornò nel suo vecchio appartamento trovando subito uno
Sheldon irritato che, dal suo posto fisso, lo fissava malamente e
tamburellava con le dita sul bracciolo del divano.
« Alla buon ora. Hai
trovato un branco di pecore lungo la strada che ti ha impedito il
passaggio? » sbottò sarcastico alzandosi e portandosi a
pochi passi da lui.
« Dai, sono comunque giusto no? Non sono in ritardo » si difese Leonard dando una veloce occhiata all'orologio.
« Tre minuti prima
dell'inizio del nuovo episodio di Gotham, il finale di stagione per
giunta. Se fossi arrivato per tempo avrei potuto illustrarti il
riassunto di tutti gli episodi precedenti » indicò la
lavagna alle sue spalle su cui c'erano scritti numeri, nomi, brevi
descrizioni di eventi e numerose frecce che collegavano tutto. Al
centro un grosso "JOCKER" era cerchiato di rosso ed era circondato da
numerosi punti di domanda.
Con uno sbuffo annoiato
Leonard alzò gli occhi al cielo fino a quando sentì un
qualcosa di morbido strusciarsi contro le sue gambe costringendolo
così a riabbassarlo ai suoi piedi. Si sorprese nel vedere un
grazioso gatto siamese fare le fusa e miagolare.
«
Sheldon...c'è un gatto qui » disse come se fosse sotto
l'effetto delle allucinazioni. Che ci faceva un gatto in casa quando
ben sapeva quanto Sheldon odiasse gli animali domestici che, a detta
sua, erano solo un veicolo di germi e batteri dotati di zampe e baffi?
« Ah, sì lui è Steve Rogers. Mi chiedo dove siano gli altri » disse guardandosi attorno.
« Steve? Altri? Sheldon quanti gatti ci sono? » esclamò Leonard spostando Steve con un leggero calcio.
« Quello è Bruce Banner, poi ci sono Tony Stark e Thor che sono lì dietro »
Leonard seguì il suo
sguardo prima sul divano e poi dietro al bancone della cucina dove i
suddetti gatti subito si avvicinarono pensando che avessero qualcosa da
mangiare.
« Ci sono anche Loki
e Clint Barton da qualche parte. E questa qui è Natasha Romanoff
. Tranquillo è sterilizzata. » prese in braccio una gatta
nera e rossa e la rivolse verso l'amico con una zampa alzata. «
Di' ciao a Leonard »
Il fisico sperimentale
aprì e richiuse la bocca un paio di volte, non sapendo bene da
dove cominciare se non dalla cosa più ovvia che notò.
« Hai chiamato i
gatti come gli Avengers » constatò, infine, con tono
calmo. La cosa importante adesso era mostrarsi tranquilli e non dare di
matto perché, come aveva visto una volta in un documentario,
questo è il modo migliore quando si ha che fare con un pazzo.
« Sì esatto.
Ma ne voglio altri per chiamarli Joss Weadon, Kevin Feige e,
ovviamente, Stan Lee » disse con un sorriso rimettendo a terra
Natasha.
Leonard si sistemò
gli occhiali dopo aver dato un'ultima occhiata al salotto e constatando
che tutti quei gatti c'erano davvero e che non se li era immaginati.
« Sheldon, prima che
chiami l'ospedale psichiatrico, perché hai tutti questi gatti?
» disse avvicinandosi lentamente, quasi avesse paura che da un
momento all'altro potesse impazzire completamente.
« Perché
adesso che non ho più un coinquilino e sono, di conseguenza,
solo per la maggior parte del tempo ho pensato che un gatto mi avrebbe
tenuto compagnia »
« Uno, non sette! »
« Forse mi sono
lasciato prendere la mano » affermò. « Inizialmente
non sapevo decidermi come chiamarlo, troppo indeciso tra Tony e
Thor, così ho rimediato a questo dubbio amletico comprandone
sette in modo da dare ad ognuno il nome di uno degli Avengers »
fece schioccare la lingua contro il palato. « Tu hai solo le
action figure io invece ho un'intera squadra di Vendicatori felini.
Ah-ah » lo schernì come se questo fosse un motivo di vanto.
Leonard ignorò
completamente tutto quello che aveva detto sulla scelta dei nomi dato
che in quel momento era del tutto superfluo. « Sheldon capisci
che stai cercando di colmare il vuoto lasciato da Amy rimpiazzandolo
con dei gatti? Il motivo per cui ti senti solo non sono io che mi sono
trasferito da Penny, ma la tua rottura con Amy. Ti devo forse ricordare
cosa accadde l'ultima volta? »
Sheldon mostrò
un'espressione impassibile. « Ricordo perfettamente cosa accadde
e ricordo anche i venticinque gatti stipati in camera mia, così
come ricordo l'arrivo di mia madre e la sua insistenza a sbarazzarmi
dei gatti a causa dell'odore, a detta sua, decisamente troppo pungente
ed insopportabile. Ma questa volta è diverso, Leonard. Non sto
usando questi felini per rimpiazzare Amy »
« Ah no? »
disse l'ex-coinquilino incrociando le braccia e lasciando trapelare
attraverso il tono di voce e lo sguardo tutto il suo scetticismo.
« No, perché
come ben saprai, anzi no non lo sai perché non te l'ho ancora
detto, sono riuscito a superare questa rottura con Amy e adesso che non
sono più impegnato in una relazione e non ho più alcun
motivo ad assolvere le mie incombenze da fidanzato, posso finalmente
tornare a concentrarmi sulle mie ricerche senza alcun tipo distrazione.
Insieme ai miei gatti » concluse con un piccolo sorriso di
trionfo sedendosi poi alla scrivania e dandogli le spalle.
Leonard osservò la
sua schiena sapendo bene che non era assolutamente vero quello che
stava dicendo. Lo conosceva troppo bene e ormai era in grado di capire
quello che pensava, così come era in grado di interpretare quei
suoi sorrisetti e quelle battutine sarcastiche solo come un modo per
non far capire agli altri quello che davvero stava provando e pensando
in quel momento.
Anche se davvero era
riuscito a superare la rottura con Amy come sosteneva, non sarebbe mai
riuscito a concentrarsi sulla scienza perché la mente sarebbe
stata troppo occupata dalla ex fidanzata, dai rimorsi, dalla nostalgia
e dai sensi di colpa.
« Quindi Amy non ti manca neanche un po'? »
Sheldon fermò le
dita che freneticamente premevano i tasti della tastiera per rizzare la
schiena e voltarsi lentamente verso l'amico. Uno strano sorriso
accondiscendente gli dipingeva le labbra.
« Mio caro Leonard se
pensi che, dopo tutto questo tempo, io senta la mancanza della mia
ex-fidanzata, dell'unica donna con cui abbia mai avuto una relazione
romantica e dell'unica persona al mondo con cui abbia avuto
dell'intimità, sei davvero un povero idiota che non mi conosce
affatto, nonostante i dieci anni passati insieme »
« Un povero idiota? » disse alzando un sopracciglio.
« Un povero idiota,
esatto » ripeté. « Non capisco perché
continui a sottolineare questa cosa, Leonard. Io sto benissimo. Non
sento affatto, in alcun modo, la mancanza di Amy. Ci siamo conosciuti,
abbiamo passato del tempo insieme e basta, ora è finita ed
è tempo di andare avanti e di—» bastò dare
una veloce occhiata allo schermo per bloccarsi e lasciare che quel
sorrisetto che mostrava tutta la sua sicurezza e la sua convinzione
abbandonasse lentamente le sue labbra. Si era dimenticato di avere
ancora la foto di Amy come salvaschermo. Bastò rivedere una sua
vecchia fotografia per sentire immediatamente una dolorosa morsa allo
stomaco dovuta alla nostalgia. Sorrideva lì, ma incredibilmente
non si ricordava il perché. Non ricordava nemmeno quando fosse
stata fatta. Voleva vedere di nuovo quel sorriso, voleva vederla
felice, voleva vederla accanto a sé.
Leonard si avvicinò fino a mettersi in parte a lui. Lo sentì parlare con tono flebile.
« Ma certo che mi
manca. Mi manca tantissimo. Non mi sono mai sentito così solo in
tutta la mia vita » un gatto rosso, quello di nome Tony Stark,
iniziò a strusciarsi contro la sua gamba per attirare
l'attenzione. Sheldon non ci fece nemmeno caso. « E sono ben
consapevole che questi gatti non riusciranno mai a sostituire Amy,
nemmeno se ne avessi cento. Nessuno riuscirà mai a sostituirla
»
Leonard sospirò ed
addolcì il tono. « Perché continui con questa
farsa, Sheldon? Perché non dici apertamente che Amy non solo ti
manca, ma che non sei nemmeno più arrabbiato e che vuoi tornare
con lei? Fingere che non ti importi nulla non ti aiuterà ad
alleviare il dolore che stai provando in questo momento »
Ma tenere tutto dentro
sarebbe stato più facile da sopportare. Non voleva essere
compatito, non voleva che la gente si impietosisse per lui, non voleva
stupide parole e frasi fatte solo per farlo sentire meglio. Ma doveva
ammettere che rivelarlo a Leonard, anche se si trattava solo di una
microscopica parte dei suoi sentimenti, era già un sollievo.
« Che cosa posso
fare, Leonard? Amy vuole stare con Ryan non con me. E non posso di
certo biasimarla per questo. Non dopo quello che le ho detto »
« Le hai parlato dopo quello che è successo in università? »
« No...non ne ho
avuto l'occasione » mormorò. Il fatto è che
più volte aveva preso il cellulare per chiamarla, ma poi mille
dubbi avevano iniziato ad attanagliarlo. Gli avrebbe risposto?
L'avrebbe ascoltato? Si sarebbe arrabbiata di più? O sarebbe
stata felice di sentirlo di nuovo? E, cosa più importante, cosa
le avrebbe detto? Avrebbe trovato delle scuse sufficienti per farsi
perdonare? Gli avrebbe creduto?
E se...Ryan avesse risposto al suo posto?
Tutte queste domande lo
avevano fatto desistere continuamente dal comporre il suo numero e
parlarle e più il tempo passava più si sentiva in colpa.
Amy lo aveva ferito baciando Ryan e lui l'aveva ferita ancora di
più dicendo che non l'aveva mai ritenuta importante.
Leonard si sedette sul divano ed appoggiò le braccia sulle ginocchia.
« Amy non ha mai baciato Ryan, è stato lui ad iniziare. »
Sheldon spalancò gli occhi e si girò lentamente.
« Tu come...»
« Me lo ha detto Penny. È andata da Amy e quest'ultima le ha raccontato tutto »
« Quindi questo cosa significa? » chiese titubante Sheldon non capendo bene come stessero le cose a questo punto.
Leonard alzò
leggermente il labbro in un mezzo sorriso. « Significa che non ha
mai voluto baciarlo né ha mai mostrato dell'interesse verso di
lui. Anche se tu sei convinto del contrario »
« Ne...sei sicuro? »
L'amico annuì e
Sheldon tornò di fronte al portatile, con lo sguardo fisso verso
lo schermo e con la foto della ragazza ancora lì.
Questo cambiava le cose. Se Amy non aveva mai baciato Ryan allora l'opinione che si era fatta su di loro era del tutto errata.
Ora capiva perché
Amy voleva a tutti i costi parlargli, implorandolo di fermarsi e di
ascoltarla. Era questo che voleva dirgli. Voleva dirgli che non era
Ryan ad interessarle e che non aveva nessuna intenzione di lasciarlo
per lui.
Ma dicendo che ora dell'ex
fidanzata non gli importava più nulla e che poteva fare quello
che voleva che tanto non gli interessava, aveva dato l'impressione ad
Amy che davvero ormai di lei non gli importava più nulla e che
poteva fare quello che voleva perché non gli interessava
minimamente, portandola così ad avvicinarsi a Ryan.
Il viso si incupì.
Forse se le avesse dato
l'opportunità di spiegarsi tutto questo non sarebbe successo.
Forse sarebbero riusciti a sistemare le cose e a tornare insieme come
prima.
«
Sheldon...» la voce divenne roca « Amy non ha mai voluto
stare con Ryan e non ha mai pensato di lasciarti per lui »
Restarono in silenzio per
parecchi minuti. Si era sbagliato con Amy e l'aveva volontariamente
allontanata da sé. Non sapeva più nemmeno a cosa pensare.
« Voglio solo dirti
che a volte le persone sbagliano. Io ho baciato una ragazza quando ero
in spedizione nel mare del Nord e Penny mi ha perdonato. Forse puoi
farlo anche tu »
Ma lui non era più
arrabbiato con Amy. Incolpava soltanto se stesso per tutto quanto, a
partire da quando aveva fatto quella battuta mentre si baciavano.
Doveva trovare un modo per rimettere le cose a posto, per farsi perdonare da lei. Era tutto nelle sue mani ora.
« C'è un'altra cosa che devo dirti »
Sheldon lo guardò stancamente. « Cosa? »
« Settimana prossima ci sarà una cerimonia per il nostro matrimonio. Ci saranno tutti »
Gli occhi del fisico
brillarono. Se ci fosse stata anche Amy avrebbe sfruttato
quell'occasione per sistemare tutto. Era la sua ultima
opportunità. Come avrebbe fatto era ancora un mistero. Ci
avrebbe pensato successivamente.
« Va bene » disse semplicemente.
« Però so quanto non sopporti questo genere di cose quindi se vuoi puoi anche fare a meno di venire »
Sheldon corrugò la
fronte. « Perché mai non dovrei venire? Sono il tuo
migliore amico e so che questo è un evento importante per te.
Anche se, conoscendoti, avrai lasciato tutto nelle mani di Penny e
già prevedo un mezzo disastro »
« Perché...» prese un respiro « Perché ci sarà anche Ryan »
Sheldon schiuse la bocca, incredulo. Ma che stava dicendo?
« Hai invitato il mio mortale nemico?! » gridò.
« Ho dovuto invitarlo
altrimenti Amy non veniva » e questo bastò per farlo
zittire all'istante. « Quindi se non vuoi venire io lo capisco e
va bene anche così »
« No, verrò lo stesso »
« Sei sicuro? »
« Certo. Non mi farò intimidire da quel chimico da strapazzo »
Leonard annuì, da una parte sollevato, dall'altra preoccupato. « Okay...»
« E comunque tu, dato
che hai invitato il mio mortale nemico e non so più bene come
considerarti, finisci di nuovo nello stato che ho ribattezzato
già una volta con il termine di "amicizia di Shrodinger", ovvero
in cui sei contemporaneamente sia mio amico che mio nemico »
« Oh, Signore...tutto, ma non l'amicizia di Shrodinger »
« Preferisci il principio di Indeterminazione di Heisenberg? »
« In questo momento preferisco solo non essere mai venuto qui » sbottò esasperato.
« Allora aiutami con
Amy e il tuo stato di amico-nemico verrà immediatamente
revocato. E ora sbrigati che Gotham è già iniziato »
Leonard rimase fermo a fissarlo. Aiutarlo con Amy? E come avrebbe fatto?
~°~
Dopo aver bevuto un sorso
di vino rosso Penny appoggiò il bicchiere sul tavolino e
guardò le due amiche sedute sul divano. Né lei e
né Bernadette avevano detto poi molto quella sera e Emily,
stanca di tutto quel silenzio, si ravvivò i capelli rossi e
lanciò un'occhiata torva alle due bionde.
« A saperlo che
sarebbe stato così noioso sarei rimasta a casa a guardarmi Saw
L'Enigmista. Almeno avrei riso un po' » disse piuttosto
schiettamente guadagnandosi un'occhiataccia dalla padrona di casa.
Penny si trattenne dal dirle che poteva benissimo tornarsene a casa
visto che sarebbe stato solo un bene per tutti, ma era una persona
educata e non lo avrebbe mai detto. Oltretutto Emily era la ragazza di
un suo caro amico e doveva sforzarsi di andare d'accordo.
« Hai ragione, scusa, è che stavo pensando ad Amy » sfregò le mani sul tessuto dei pantaloni.
« Già anche
io. Sono giorni che non la vedo e quando la chiamo inventa sempre una
scusa per liquidarmi in fretta » intervenne la microbiologa.
Emily aggrottò la fronte perplessa. « Per quale motivo? È successo qualcosa? »
Penny sgranò gli occhi. « Non sai niente? »
La dermatologa si
limitò ad una alzata di spalle. « In genere quando sto con
Raj lui cerca solo di capire se nell'armadio tengo davvero i resti dei
miei ex fidanzati » bevve un sorso della sua bibita. « E
per la cronaca tengo solo i vestiti. Mi piace troppo prenderlo in giro.
Quando si spaventa è adorabile » sorrise immaginando il
suo faccino spaventato. Bernadette sorrise forzatamente a sua volta.
« Semplicemente è iniziato con Amy che si è presa una pausa da Sheldon...»
« Questo lo so, la famosa pausa di riflessione » la interruppe.
«...e abbiamo
scoperto che adesso ha un mezzo interesse per un certo Ryan Green.
Inoltre Leonard mi ha detto che Sheldon li ha visti baciarsi e ha
deciso immediatamente di lasciarla. E da quel momento non si sono
più visti né parlati praticamente »
La rossa arricciò le
labbra. « Peccato erano una bella coppia anche se un po' strani.
Mi ricordano molto Jack e Sally di Nightmare Before Christmas in cui
lei cerca in tutti i modi di ottenere delle attenzione da Jack. Certo,
Sally poteva ricucirsi le braccia da sola e Jack era uno scheletro con
tanto di giacca e cravatta, ma per il resto sono identici! »
ridacchiò, ma il suo paragone non divertì allo stesso
modo le due ragazze.
« Sheldon è
sempre il solito che agisce di impulso. Non ha neanche provato a farsi
dare una spiegazione da Amy! » sbottò Penny tracannando un
generoso sorso di vino.
« Perché tieni
la parte ad Amy? Sheldon ha agito nel modo giusto lasciandola dopo
averli colti in fragrante. Se fosse successo a me con Raj trovereste
davvero dei suoi resti nel mio armadio » disse seria Emily.
« Anche io ho
scoperto che Leonard aveva baciato un'altra ragazza e, pensa un po',
proprio quando eravamo in viaggio per sposarci. Inizialmente mi sono
arrabbiata, ma poi mi sono detta che non mi interessava nulla cosa
aveva fatto perché Leonard stava per sposare me e non
quell'altra » accavallò una gamba sull'altra e la
guardò intensamente, fiera del suo comportamento dopo quella
notizia. La vecchia Penny avrebbe dato di matto, ma quella nuova,
ovvero quella più matura e responsabile, aveva agito nel
migliore dei modi affermando al suo promesso sposo che lo avrebbe
sposato comunque.
Emily si passò un
dito sotto il mento e batté gli occhi un paio di volte, come se
cercasse di capire quello che lei aveva appena detto.
« Esatto, Leonard ha
fatto una sciocchezza da ubriaco e si è pentito immediatamente.
Inoltre, come hai detto tu, ha sempre voluto stare con te e sposarti.
Amy era ben consapevole di quello che faceva, non si trovava a
centinaia di chilometri di distanza da sola e cosa più
importante ha voluto prendersi una pausa da Sheldon probabilmente per
Ryan. Non sappiamo nemmeno se provi effettivamente qualcosa per lui o
no. Perciò il paragone che hai fatto poco prima con te è
del tutto insensato »
Penny rimase un attimo
spiazzata dal ragionamento della dermatologa. Era evidente che, essendo
l'ultima del gruppo, non era a conoscenza di certi dettagli.
Appoggiò entrambi i piedi a terra e le puntò un dito
contro.
« Ehi, tu non conosci
Amy come la conosco io, okay? Io so, anzi ne sono più che certa,
che Amy non ha mai avuto intenzione di stare con Ryan perché
l'unico che vuole, mi correggo, l'unico che ama è Sheldon.
Inoltre giorni fa sono stata da lei e mi ha detto piangendo che non
voleva ricambiare il bacio e che per colpa di Ryan Sheldon l'aveva
lasciata. Perciò qui quella che dice cose insensate sei tu non
io, chiaro? »
Emily sostenne il suo
sguardo per qualche secondo poi sospirò ed alzò entrambe
le mani in segno di resa.« D'accordo se lo dici tu...» era
inutile mettersi a litigare con lei. Raj l'aveva avvertita che era
testarda e che era difficile farle cambiare idea. Nonostante questo non
capiva come si potesse rimanere dalla parte di Amy, arrivando
addirittura ad incolpare Sheldon!
Calò di nuovo il silenzio e Bernadette, per paura che le due ragazze iniziassero a litigare sul serio propose qualcosa.
« Che ne dite se
andiamo fuori invece di starcene qui? Conosco un bel posto dove andare
se volete » il bel sorriso della microbiologa convinse entrambe
ad accettare. Un po' di svago non avrebbe certo fatto male.
Andarono al locale del
centro scelto da Bernadette e l'atmosfera mondana che si respirava fece
diventare Penny malinconica ricordando i tempi del liceo e i tre anni
prima di conoscere Leonard e Sheldon.
« È da una
vita che non entro più in un posto simile » disse alzando
la voce per sovrastare la musica. « Leonard odia questi posti
»
« Andiamo a prendere
da bere. Voglio qualcosa di superalcolico! Tanto non sono io che guido
» squittì entusiasta Bernadette adocchiando un cocktail
nelle mani di una ragazza seduta ad un tavolo vicino.
« Lo avete fatto a
posta a far guidare me, vero? » disse Penny guardando male
l'amica che conosceva da più tempo. Bernadette appoggiò
un mano sul suo braccio. « Puoi prendere solo una birra piccola,
okay? »
La bionda alzò gli occhi al cielo.
« Ehi, ma...quella non è Amy? » chiese Emily dopo aver dato una leggera gomitata a Penny.
« Ma figurati, Amy
non vorrebbe mai in un posto del ge—oh, porca paletta è
lei! » esclamò quando la riconobbe seduta a diversi tavoli
di distanza. C'era poca luce e numerose persone le passavano davanti,
ma quella era senza dubbio la sua amica.
Bernadette si alzò sulle punte per vedere meglio. « Ma che ci fa qui da sola? »
« Non è sola
» entrambe le ragazze si girarono verso Emily che con la testa
aveva fatto un breve cenno verso il bancone.
Ryan portò due bicchieri colmi di un liquido colorato al tavolino ed Amy gli sorrise.
« Che vi avevo detto? » disse Emily e Penny schiuse la bocca incredula.
« Ma allora sta davvero con Ryan! Mi ha mentito! »
« Che cosa facciamo? »
« So io cosa
fare...» la rappresentante farmaceutica si sistemò la
borsa sulla spalla e raggiunse il tavolino occupato da Amy e Ryan
facendosi spazio tra la folla poco elegantemente.
« Ciao ragazzi come
state? Ma che coincidenza incontrarvi qui. Io sono Penny piacere
» disse con un sorriso finto tendendo la mano verso il ragazzo il
quale la strinse con piacere.
Amy guardò con gli
occhi spalancati le tre amiche che già avevano preso una sedia e
si erano sistemato a loro stesso tavolo.
Ryan cercò di
mostrarsi contento, ma fece fatica a mascherare la sua espressione
delusa ed infastidita per l'interruzione.
« Allora, cosa mi raccontate? » chiese guardando prima uno poi l'altra.
« Siamo usciti per
festeggiare il successo della nostra ricerca. Anche noi riceveremo un
premio non soltanto Leonard e Sheldon » spiegò Amy con un
piccolo sorriso.
« Wow, caspita che
bravi! Scommetto che avrete passato un sacco di tempo insieme in
laboratorio da soli perché si sa, in questo genere di cose
bisogna dedicare molto tempo ed energie per ottenere i risultati che si
vogliono. Sheldon sapeva che lavoravate insieme e che vi vedevate ogni
giorno? »
Amy e Ryan si scambiarono
una veloce occhiata poi il chimico si schiarì la voce. «
Credo che andrò a prendere qualcosa da mangiare » disse un
po' teso.
Dopo essersi allontanato Amy la guardò male.
« Che cosa stai facendo? »
« Tu che cosa stati facendo! Amy perché sei qui con Ryan? »
« Te l'ho spiegato prima il motivo! Stiamo festeggiando—»
« Non ci credo » la interruppe. « Non siete qui solo per la ricerca, c'è dell'altro sotto »
Amy incrociò le
braccia e spostò lo sguardo sulle persone appoggiate al bancone
tra le quali c'era anche il chimico.
« Mi avevi detto che
non volevi stare con lui, che volevi tornare con Sheldon e che ti
sentivi in colpa per quanto accaduto. Stavi piangendo quando me lo hai
detto e adesso ti vedo fuori con Ryan?! » alzò la voce.
« E poi perché lo vuoi a tutti i costi al ricevimento?
»
« Io e Sheldon non
stiamo più insieme ergo posso uscire con chi voglio »
disse freddamente. « E se Ryan viene al ricevimento almeno
avrò qualcuno con cui parlare che non mi giudica continuamente
» sbottò guardandola con sfida. Voleva anche dire che
così anche se ci fosse stato Sheldon avrebbe avuto qualcuno con
cui distrarsi per quella sera, senza dover continuamente pensare
all'ex-fidanzato e a farsi prendere dalla malinconia e dalla tristezza.
« Non ho nessuna intenzione di invitarlo, Amy »
« Allora io non verrò »
Penny si tormentò il
labbro con i denti. Le avrebbe detto tranquillamente che poteva anche
fare a meno di venire a questo punto, ma Leonard le aveva detto che
Sheldon sarebbe venuto al ricevimento solo ed esclusivamente per Amy.
Se non ci fosse stata c'era un'alta probabilità che nemmeno lui
si sarebbe presentato e non avere due dei suoi amici più
importanti alla cerimonia del suo matrimonio sarebbe stato davvero
triste. E lei voleva che quel giorno fosse felice e sereno per tutti.
Penny si rilassò
sulla sedia. « Sheldon sta soffrendo adesso. E anche tu. Gettarsi
subito in un'altra relazione non ti aiuterà » disse
abbassando il tono.
« Oh no, ti assicuro
che Sheldon non sta soffrendo, credimi » disse Amy con un sorriso
ironico rigirando il bicchiere tra le mani.
Loro non sapevano quello che lei aveva sentito uscire dalla sua bocca in università.
« Aspetta, cosa
intendi dire che non sta soffrendo? Amy, ti ha visto mentre baciavi un
altro come fai a dire che non sta soffrendo? Lo sai che sono giorni che
non esce di casa? Non gioca a paintball nei week end, non vuole fare
maratona di film, non partecipa più alle serate videogiochi. Non
è nemmeno andato a vedere il nuovo film degli Avengers insieme
agli altri! »
Amy scrollò le
spalle. « Non mi interessa » immediatamente serrò la
mascella e strinse le labbra in una linea dura. Voleva dare l'aria di
essere indifferente, ma quelle parole la lasciarono parecchio turbata.
Sheldon non amava uscire di casa questo lo sapevano tutti, ma c'erano
cose a cui comunque non rinunciava come ad esempio uscire per andare al
lavoro, in fumetteria o al cinema a vedere un film atteso a lungo ( e
sapeva quanto impazientemente attendesse il sequel di The Avengers dal
tanto le aveva tormentato l'anima nei mesi prima dell'uscita). E se
come dice Penny non era nemmeno andato a vedere un film che aspettava
da anni o che non partecipava alle serate videogiochi, allora forse si
era sbagliata su quello che lui doveva provare per lei.
Ma allora perché non
glielo diceva? Perché non le chiedeva scusa, non la chiamava e
non le diceva quanto in realtà gli mancasse?
« Non ti interessa?
Davvero? » Penny corrugò la fronte e si fissarono per
parecchi secondi prima che Amy iniziasse a giocherellare con la sua
collana e ad abbassare lo sguardo sul drink che ancora non aveva
toccato.
Ryan tornò e Penny
si alzò di scatto. « Andiamocene » ordinò e
le altre due ragazze obbedirono senza dire una parola.
« Non ti stai nemmeno
accorgendo di rimanere da sola comportandoti in questo modo »
disse Penny a bassa voce in modo che sentisse solo la diretta
interessata la quale rimase impassibile alle sue parole.
Dopo aver guardato male Ryan se ne andò seguita dalle due amiche.
« È successo
qualcosa? » domandò il chimico dopo aver visto
l'occhiataccia che la bionda riservò prima a lui poi alla
neurobiologa.
« Niente, lascia perdere »
Dopo un paio di ore
decisero di alzarsi ed avviarsi verso casa. L'indomani avrebbero dovuto
parlare davanti a degli scienziati provenienti da altre
università ed Amy voleva riposarsi a sufficienza per riuscire a
tenere il discorso in modo eccellente. Aveva le guance leggermente
rosse per l'alcol.
« Ti sei divertita?
» chiese premurosamente Ryan allacciandosi il cappotto. Voleva
accarezzarle la schiena, ma non lo fece.
« Sì, grazie per questa serata. Ne avevo bisogno »
« Non vorrei essere
troppo invadente, ma oggi ti ho vista parecchio giù e, insomma,
pensavo che uscire e far qualcosa di diverso ti avrebbe fatto stare
meglio » disse timidamente allontanando lo sguardo dal suo.
Amy sorrise, ma poco alla volta il sorriso si spense e gli occhi si inumidirono.
Ryan preoccupato le poggiò una mano sulla spalla.
« Ehi, va tutto bene? »
Amy annuì con la testa più volte e tirò su con il naso. « Sì, sì »
Il chimico abbassò la voce diventando serio. « Sei sicura? »
Amy indugiò qualche
secondo prima di parlare. Con qualcuno doveva pur sfogarsi e lui era
l'unico che l'avrebbe ascoltata ora come ora. « Sheldon mi ha
lasciata dopo che ci siamo visti in laboratorio...» Ryan fece
cenno di sì con la testa, già a conoscenza di questo
particolare. « Io pensavo stesse soffrendo come sto soffrendo io
e invece...» si bloccò. Ancora non credeva a quello che
aveva sentito.
« E invece? »
« E invece non gli
interessa affatto! L'ho sentito mentre diceva che adesso che non stiamo
più insieme la sua vita è migliorata, che tutto sta
andando per il verso giusto! » scoppiò a piangere e Ryan
istintivamente l'abbracciò. « È da ieri che penso a
quello che ha detto » disse dopo essersi calmata.
Il ragazzo si limitò
a tenerla stretta a sé come se fosse stata una bambina che aveva
bisogno di conforto dal genitore.
« Mi dispiace. Se ha
detto quelle cose è perché non ti merita. Nessuno direbbe
mai una cosa del genere dopo essere stati insieme per cinque anni
»
« Nonostante mi abbia
ferita in questo modo non riesco a smettere di amarlo »
mormorò contro il suo petto. Ryan sorrise appena da sopra la sua
testa. Le cose non potevano andare meglio di così.
« Andrà tutto
bene vedrai » la allontanò quel tanto che bastava per
guardarla negli occhi. Dopo averle sfiorato il mento con il pollice
passò un braccio attorno alle sue spalle. « Vieni ti
accompagno a casa »
« No, grazie. Prenderò un taxi »
« Oh...come vuoi » sussurrò deluso.
« È che...voglio stare da sola adesso »
« Certo, capisco
» lentamente avvicinò il viso al suo. Poteva sfruttare
quest'occasione, si disse. Amy però girò la testa di lato
così che Ryan appoggiasse le labbra sulla guancia calda. Non se
la sentiva ancora di legarsi sentimentalmente a qualcuno. Forse non era
nemmeno sua intenzione farlo.
Era così confusa in quei giorni che non sapeva nemmeno dire come si sentisse o cosa volesse fare.
« Buonanotte allora » disse Ryan infine un po' in imbarazzo.
« Buonanotte anche a te »
Guardò la schiena
del ragazzo mentre si allontanava e dopo un lungo sospiro alzò
un braccio per chiamare un taxi. Tirò fuori il cellulare per
vedere chi la stesse chiamando e quando vide il nome del suo ex
fidanzato avvertì una morsa allo stomaco. Da una parte ebbe
l'impulso di rispondere solo per sentire di nuovo la sua voce e parlare
normalmente come avevano sempre fatto, ma dall'altra la paura che la
stesse chiamando solo per qualche sciocchezza la convinsero a riporre
il cellulare nella borsa e lasciare che continuasse a suonare.
Dopo aver sentito partire
la segreteria telefonica per l'ennesima volta, Sheldon si arrese e
ripose il cellulare sulla scrivania. Alla fine si era convinto ed aveva
provato a rintracciarla, ma lei aveva voluto ignorarlo. Constatò
che nemmeno presentarsi a casa sua sarebbe stata una buona idea.
Sicuramente non gli avrebbe aperto e si sarebbe perciò fatto un
viaggio in autobus per niente e lui non voleva usufruire di
quell'automezzo infernale se non fosse stato sicuro al cento per cento
che sarebbe servito a qualcosa.
Ma d'altronde come
biasimarla? Aveva detto delle cose cattive, cose che non pensava sul
serio e che l'avevano profondamente ferita. Doveva solo far zittire
Wolowitz che con la sua insistenza lo aveva letteralmente sfinito al
punto di sbottare con un: "di lei ora non mi interessa più
nulla" il quale doveva servire solo a farlo desistere dal continuare a
spingerlo verso Amy. Il destino invece aveva voluto che Amy passasse
proprio in quel momento e sentisse ogni cosa.
In questo momento si odiava.
L'aveva lasciata pensando
che non volesse più stare con lui perché aveva trovato
Ryan. Non voleva più parlarle perché il dolore che
provava era troppo intenso e rivederla avrebbe soltanto aumentato
quell'orribile sensazione di essere stato tradito ed abbandonato. Non
le aveva dato l'opportunità di spiegarsi così che non
venne a sapere quello che in realtà Amy voleva, quello che
veramente era successo.
E ora la neurobiologa era convinta di aver fatto bene a lasciarlo perché come aveva detto lui soltanto il giorno prima di Amy non gli era mai importato nulla.
Prese tra le mani il Gollum
appoggiato accanto al computer e iniziò a rigirarlo come se
fosse stato un esaminatore che osservava minuziosamente anche il
più piccolo ed insignificante dettaglio di un oggetto raro e
prezioso.
Che cosa avrebbe potuto
fare adesso se non restare a guardare? Avrebbe visto la donna che amava
accanto a qualcuno che non sarebbe stato lui.
Aveva anche provato a
dedicarsi esclusivamente al suo lavoro, ritornare ad una condizione in
cui niente e nessuno poteva distrarlo dal raggiungimento del suo
obiettivo. Ovvero come quando era solo, dove la sua vita era monotona e
senza nessun cambiamento. Esattamente come l'aveva sempre pianificata.
Ma non ci riusciva perché i suoi pensieri erano sempre rivolti ad Amy, a lei soltanto.
Dato che era venerdì
e venerdì è il giorno in cui esce Batman afferrò
la sua tracolla beige e uscì per raggiungere il nuovo negozio di
fumetti di Stuart.
Ora che ci pensava era la
prima volta da giorni che usciva per qualcosa che non fosse il recarsi
in università. Non voleva andare da nessuna parte, a
malapena sopportava di vedere i suoi amici, aveva perfino bidonato
l'uscita per The Avengers: Age of Ultron appena uscito perché
non aveva nessuna voglia di andarci. Lui, che amava ogni singolo film
della Marvel -tranne Lanterna Verde, quello aveva fatto pietà- e
che aspettava con impazienza l'uscita da mesi.
Di sicuro era la prima volta che si sentiva così ed era una sensazione davvero tremenda.
Per fortuna Stuart aveva aperto in una zona vicino a casa sua così poteva andarci a piedi tutte le volte che voleva.
Il negozio era popolato da
ragazzini che se ne stavano davanti alla parete contenente le
novità che sfogliavano e discutevano tra di loro, da trentenni
seduti ad un grande tavolo a giocare a quello che sembrava una nuova
versione di Dungeons and Dragons e da ben due ragazze che fissavano i
propri amici o fidanzati a braccia conserte alzando di tanto in tanto
gli occhi al cielo per l'esasperazione.
« Ciao Sheldon, posso aiutarti? » chiese Stuart gentilmente appena si accorse del fisico.
« Oggi è
uscito Batman come ben saprai. Quindi gradirei che tirassi fuori il mio
numero il più in fretta possibile e senza farmi perdere tempo
con gli obblighi sociali imposti ai negozianti per intrattenere la
clientela e senza cercare di vendermi a tutti i costi qualcosa di
superfluo »
Stuart, che capì
sì e no metà di quello che aveva detto, si limitò
a fissarlo con espressione spaesata. In genere c'era Leonard ad
aiutarlo, ma questa volta doveva fare tutto per conto proprio.
« Nervosetto oggi,
eh? Aspetta che vado a vedere nel retro » disse appoggiando sul
bancone gli oggetti nuovi da collezione che stava sistemando.
Sheldon iniziò a
tamburellare con le dita il vetro posto su tutto il bancone e da cui si
potevano vedere all'interno oggetti e fumetti piuttosto rari e costosi.
Si guardava attorno e storceva il naso di fronte a tutto quel baccano
causato dalle esclamazioni sia dei ragazzini sia dei trentenni.
Almeno prima non c'era nessuno e si stava in pace.
Mentre perlustrava il
negozio notò di fronte a sé, proprio vicino al ripiano
con i vecchi albi, un ragazzo e una ragazza discutere. Lui teneva in
mano un numero di Flash e cercava come di scusarsi mentre lei era
piuttosto arrabbiata a giudicare da come si muoveva nervosamente sul
posto e dagli sbuffi che lanciava fin troppo spesso per i suoi gusti.
Sembrava ce l'avesse con lui per qualcosa che aveva detto riguardo a
Flash, ma non ne era sicuro. Non era molto bravo a decifrare le
emozioni umane e quindi forse semplicemente sembrava irritata e nervosa
perché doveva andare in bagno.
Eppure quella scena era
molto familiare. Invece di girarsi e lasciar perdere si ritrovò
inspiegabilmente a fissarli con attenzione stando ben attento a non
perdersi nemmeno una sillaba.
« Non capisco
perché tu sia arrabbiata, Samantha » disse il ragazzo
biondo con gli occhiali guardandola sinceramente confuso.
Samantha sbuffò.
« Perché pensavo che mi avresti portata in un posto carino
stasera! Nathan, ormai stiamo insieme da due anni e pensavo che fosse
scontato che stasera avrei voluto andare in un ristorante invece che in
fumetteria! »
« Domani ti porto
fuori a cena, te l'ho promesso. Stasera sono uscito troppo tardi dal
lavoro e il ristorante in cui volevo andare non aveva posti liberi. E
poi oggi usciva Flash versione speciale non potevo perdermelo »
disse con un sorriso. Samantha chiuse gli occhi un paio di secondi, poi
li riaprì e lo fissò intensamente. Abbassò la
voce, ma Sheldon riuscì a sentirla ugualmente.
« A volte ho come la
sensazione che tu preferisca passare del tempo con i tuoi amici che
stare con me e che...» si morse il labbro. «...e che ami
più questi personaggi di fantasia di me » ammise.
« No, no, non
è assolutamente vero » appoggiò il fumetto sul
ripiano e le afferrò entrambe le mani. « Io ti amo
Samantha, sei tutto per me. Sei la persona più importante che ho
al mondo e niente e nessuno potrà mai sostituirti »
La ragazza abbozzò un piccolo sorriso. « Dici davvero? »
« Ma certo! Anzi sai cosa facciamo? Ti porto in un bel posto dove mangiare, okay? Chi se ne frega di Flash »
« Va bene » annuì e Nathan le passò un braccio attorno alle spalle, portandola verso l'uscita.
Sheldon li seguì con
lo sguardo fino a quando non fu più in grado di vederli.
L'ultima immagine fu Nathan sorridere rivolto a Samantha mentre
passavano davanti alla vetrina.
Mentre aspettava Stuart
ripensava continuamente alla scena appena vista con quei due ragazzi.
Samantha era arrabbiata perché Nathan voleva stare in fumetteria
a leggere Flash invece di prestare attenzione alla sua ragazza, un po'
come lui che voleva vedere la serie tv omonima insieme ad Amy durante
il loro quinto anniversario. La neurobiologa però si era
arrabbiata davvero molto, arrivando a non parlargli per giorni, mentre
Samantha no. Perché?
Sospirò.
Perché Nathan aveva detto di amarla, che era importante per lui
e aveva abbandonato i suoi piani per la serata per far felice la
ragazza, cosa che lui con Amy non aveva fatto. E tutto questo l'aveva
portata ad andare da Ryan, uno che non si sarebbe fatto distrarre da
personaggi di fantasia, ma che avrebbe dedicato tutta la sua attenzione
solo ed esclusivamente ad Amy.
« Ehi...ehi Sheldon, ci sei? » Stuart stava sventolando la mano davanti alla sua faccia per attirare l' attenzione.
Come se si fosse appena risvegliato Sheldon lo guardò appena. « Mmh? Hai trovato il numero che mi serviva? »
« Sì, eccolo
» disse iniziando già a battere lo scontrino. Sheldon lo
prese, ma non guardò nemmeno la copertina.
« A cosa stavi pensando? » chiese Stuart curioso.
« Niente » si affrettò a rispondere.
Stuart sapeva che qualcosa
non andava bene. Aveva origliato qualcosa da Howard e Bernadette sul
fatto che Sheldon ed Amy non stavano più insieme.
Sheldon stava per andarsene quando Stuart lo fermò. « Amy è venuta qui un paio di settimane fa »
Il fisico si girò
lentamente con la fronte aggrottata. Strano, Amy non veniva mai da sola
in fumetteria, non c'era nulla che potesse catturare il suo interesse
all'interno di quel negozio.
« E cosa ci è venuta a fare? »
Stuart si abbassò
per cercare qualcosa messo nella parte bassa del ripiano dietro al
bancone e quando si tirò su appoggiò l'action figure di
Jocker di fronte a lui.
« Voleva prendere questo, ma all'ultimo secondo ci ha ripensato e l'ha lasciato qui »
Sheldon si avvicinò
per osservare meglio l'oggetto. Si ricordò quando fece vedere ad
Amy la lista dei desideri di Amazon e si era soffermato a lungo su
questa action figure, affermando che l'avrebbe acquistata alla prima
occasione.
« C'era qualcosa di
speciale? » continuò il ragazzo dietro al bancone
aspettandosi una risposta da Sheldon che però non arrivò.
Di speciale c'era il loro
anniversario ed è evidente che Amy voleva fargli un regalo, ma
all'ultimo momento, chissà per quale motivo, ci aveva ripensato.
Si chiese il perché di quel cambio di idea. Forse sapeva
che lui odiava i regali e che avevano più volte ribadito che lo
scambio di doni durante ricorrenze e festività era superfluo.
Oppure sapeva che avrebbe solo fatto un gesto carino che non sarebbe
mai stato ricambiato.
Inaspettatamente
tirò fuori il portafogli ed appoggiò alcune banconote in
modo ordinato sul bancone. « Prendo anche questo »
Senza aggiungere
nient'altro Stuart si limitò ad incartare l'oggetto e a riporlo
in una borsina di plastica che poi gli porse.
Tutto il tragitto del
ritorno lo fece con la mente occupata da mille pensieri che si
accavallavano l'un l'altro senza lasciargli respiro.
Giunto all'ingresso del
palazzo in cui viveva sentì dei passi riecheggiare lungo le
scale. Probabilmente era uno dei suoi vicini, pensava, anzi doveva
essere sicuramente così. Infondo chi poteva essere altrimenti?
Ma la figura che si
materializzò a metà ultima rampa di scale lo
lasciò sorpreso e spiazzato allo stesso tempo.
Amy scendeva lentamente e
la mano appoggiata al corrimano l'aiutava a sostenersi per colpa
dell'alcol che le aveva causato dei giramenti di testa. Con la testa
bassa ancora non si era accorta di chi si trovava di fronte a sé
e che non aveva smesso di fissarla, quasi fosse stato pietrificato sul
posto.
Sceso anche l'ultimo
gradino fu costretta ad alzare gli occhi e chi vide la lasciò
basita, non ancora pronta per vederlo né tantomeno affrontarlo.
« Sheldon...»
« Amy...che cosa ci fai qui? » disse debolmente, quasi avesse paura anche solo di parlare nella sua direzione.
La ragazza sistemò
gli occhiali e finse di cercare qualcosa nella borsa solo per evitare
il modo pungente con cui continuava a guardarla.
« Ho visto che mi hai chiamata ben quattro volte nel giro di un'ora stasera...»
Sheldon annuì e guardò il pavimento.
«...all'inizio ero
decisa ad ignorarti e a far finta di niente. Poi però si
è insinuato il dubbio che ti fosse accaduto qualcosa e sono
venuta a controllare, ma non ti ho trovato »
« Ero in fumetteria » disse piegando il braccio per farle vedere la borsina che aveva in mano.
Amy fece un piccolo sorriso triste. « Già, è venerdì oggi. Il che significa fumetteria »
« Precisamente. E poi
non sei più il mio contatto delle emergenze adesso. Annullando
il contratto ho dovuto ripiegare su qualcun altro in caso di
necessità »
«E chi sarebbe? » chiese stupita.
« Penny »
« Penny? » disse alzando un sopracciglio perplessa.
« Sì, Penny.
Lei è il mio nuovo contatto delle emergenze ora. Mi aiuta sempre
quando ho l'influenza e avendola come vicina di casa è
più facile. Inoltre deve rendermi il favore quando l'ho portata
al pronto soccorso anni fa dopo che è scivolata nella vasca
perché si ostinava a non usare delle paperelle adesive »
strinse le labbra ed abbassò la voce. « Non ho più
bisogno di te ora »
« Bene »
sibilò tagliente. Era sempre stata lei il suo contatto delle
emergenze negli ultimi due anni e si ricordava ancora bene quanto fosse
contenta quando le fece quel regalo per San Valentino. Anche se spesso
le sue chiamate erano tutto tranne che delle vere emergenze se non per
un ipocondriaco come lui, era comunque grata per quel ruolo. Si sentiva
speciale e significava che Sheldon si fidava ciecamente di lei. E
quando le aveva detto che era diventata il suo contatto per le
emergenze aveva anche ammesso che se stesse per morire l'ultima persona
che voleva vedere sarebbe stata proprio lei. Pensandoci ora la
considerava già una dichiarazione d'amore anche se lo disse
più di due anni fa e subito non l'aveva capita. Ora che anche
quel suo ruolo era finito nelle mani di Penny non c'era più
nulla che li legasse. La fiducia che provava per lei si era infranta e
se fosse successo davvero qualcosa avrebbe preferito avere Penny al suo
fianco e non lei.
Lo superò per
andarsene. E si era anche preoccupata per lui, accidenti. Sapeva che
avrebbe fatto meglio a tirare dritto per casa senza fare soste.
« Quindi avrai
chiaramente capito che non ti ho chiamata per un'emergenza » la
sua voce era debole, ma arrivò chiaramente alle orecchie della
neurobiologa la quale immediatamente arrestò la sua corsa per
l'uscita.
« E allora per cosa? » disse con tono apatico dandogli la schiena.
« Quello che ho detto in università, io...io non volevo. Non pensavo davvero a quelle cose »
« Non le avrai
pensate, ma le hai dette però » si voltò
incrociando le braccia dando tutta l'impressione che non credesse
affatto a quello che stava dicendo.
« Volevo solo far star zitto Wolowitz »
« Affermando che stai meglio senza di me? Ottimo » sbottò ironica stringendo la borsa con forza.
« Senti, io...»
« Ero con Ryan
stasera » disse con un sorrisetto di sfida. Lo vide irrigidirsi e
prendere un grosso respiro. Proprio ciò che voleva.
« E mi ha detto una
cosa. Dice che non mi meriti » si avvicinò fino ad
arrivargli a pochi passi di distanza. « Sai, incomincio a
pensarlo davvero »
« Non è vero. Sai che non è così »
Amy scosse la testa più volte. « Non ne sono più così sicura »
Sheldon si avvicinò
di un passo. Non osò andare oltre. « Ryan non è
quello giusto per te, lo sai anche tu »
Alzò lo sguardo e il
modo in cui lo guardava negli occhi lo mise parecchio a disagio.
« E lo saresti tu invece? »
Sheldon non sapeva come
rispondere. Lei sicuramente era quella giusta per lui, ormai non aveva
più alcun dubbio, ma non poteva dire lo stesso per se stesso.
Forse era proprio perché non lo considerava quello giusto che la
portò ad allontanarsi per cercare qualcun altro.
Notò le sue pupille
dilatate e le guance rosse e capì che c'era abbastanza alcol in
corpo da non renderla perfettamente lucida. In questo momento era
inutile discutere. Era adirata e aveva bevuto, sarebbe stato solo
controproducente continuare la conversazione.
« Torna a casa, Amy » le suggerì con premura. Avrebbero finito domani di parlare.
Amy fraintese quello che
era solo un consiglio rivolto per il suo bene, pensando che volesse
solo mandarla via perché infastidito. Arricciò le labbra
con una smorfia. « Ryan aveva ragione »
Prima di andarsene Sheldon
fu abbastanza veloce da afferrarle il polso e costringerla a guardarlo
nuovamente. Quella vicinanza dopo tutto quel tempo fece accelerare il
battito del cuore ad entrambi.
« Non puoi stare con Ryan. Amy, non sopporto di vederti con qualcun altro »
« Adesso non stiamo
più insieme. Hai annullato il nostro contratto. Come hai detto
tu ora siamo semplici conoscenti »
Sapeva quello che aveva
detto e sentirselo dire da lei fu un duro colpo che subì senza
muovere ciglio. Non voleva farle vedere il turbamento che provava
dentro di sé.
Schiuse la bocca e lasciò che le parole scorressero senza che pose alcun freno.
« Sei tutto per me,
sei la persona più importante che ho al mondo »
sussurrò. Amy sgranò gli occhi sorpresa.
Si ritrovò a
ripetere le stesse parole dette dal ragazzo in fumetteria. Non sapeva
bene perché, ma in quel momento gli sembrava la cosa giusta da
fare. Forse ingenuamente pensava che sarebbe accaduta la stessa cosa,
che ancora loro avrebbero finito per uscire abbracciati e sorridendosi
a vicenda. « Io ti amo Amy e so che anche tu mi ami »
Abbassò lo sguardo
sul pavimento. « Io non so più a cosa pensare »
ammise e Sheldon irrigidì i muscoli ed aumentò la presa.
« Quando ci eravamo
appena conosciuti provavo angoscia e diffidenza verso di te
perché stavi entrando prepotentemente nella mia vita. Non avevo
pianificato nella mia vita la presenza di una donna e il fatto che tu
continuassi a far parte sempre più frequentemente della mia
routine mi faceva sentire come se non fossi più padrone della
mia vita, come se tutto quello che avevo pianificato stesse poco a poco
svanendo sotto i miei stessi occhi. Mi odiavo perché non
riuscivo ad allontanarti. Mi odiavo perché più passava il
tempo e più sentivo di aver bisogno di te » allentò
la presa e poco alla volta le sue dita si schiusero finché non
liberò il polso della ragazza. « Poi ho smesso di farlo.
Ho smesso di odiarmi perché avevo capito che averti con me era
l'avvenimento imprevisto che ha distrutto completamente il mio concetto
di vita portando a crearne uno tutto nuovo, uno che non mi sarei mai
nemmeno sognato di avere. Eppure, ora, non mi dispiace affatto »
Amy non disse nulla. Le parole sembravano incastrate in fondo alla gola.
« Ho comprato venticinque gatti quando quattro anni fa hai detto che non volevi più saperne di me »
« E non stavamo
nemmeno insieme. Ci conoscevamo soltanto da pochi mesi » disse
atona. Se a quel tempo aveva reagito così chissà ora.
« Tu non puoi
andartene via da me ora. Non dopo avermi cambiato così tanto. Ti
sei presa una pausa per pensare e questo, anche se con fatica, riesco a
capirlo. Capisco anche quanto sia difficile stare con me e che spesso
ti ho delusa o reso infelice. Ma non ho mai pensato, nemmeno per un
istante, che tu non fossi importante per me o che avrei preferito non
averti mai incontrata. Ti sto rivelando queste cose, come un hippie che
predica quelle sciocchezze sulla pace e sull'amore, perché
voglio che tu capisca quello che io penso davvero di te »
Amy non sapeva come rispondergli. Si sarebbe aspettata di tutto, ma non una rivelazione di questo tipo.
« Che cosa devo fare? » chiese la neurobiologa stancamente.
Sheldon prese qualche secondo prima di rispondere, come se stesse pensando alla risposta, ma lui sapeva già cosa dire.
« Il nostro contratto
è comunque stato annullato, per cui sussistono ancora le
precedenti condizioni » non solo doveva riacquistare la sua
fiducia, ma voleva comunque essere sicuro al cento per cento che Amy
avrebbe voluto stare con lui. Non l'avrebbe costretta a restare con lui
se non era davvero felice. La pausa che si era presa restava ancora un
punto da risolvere.
Il viso di Amy si
incupì. Era sciocca a credere che sarebbe bastato così
poco per risolvere tutto e ritornare insieme. Ma era davvero questo
quello che voleva?
Stava per replicare, ma lui
non le lasciò il tempo di parlare. « Quindi mi
limiterò solo ad aspettare come mi hai chiesto. Aspetterò
tutto il tempo che ti serve » concluse salendo in fretta le scale
pur di non rimanere nemmeno un secondo lì.
Amy sentì gli occhi inumidirsi, ma questa volta ebbe la forza di non piangere.
Hola!
Che cosa posso dire di questo capitolo? Alla fine non c'è poi
molto da dire. Sheldon ha, come dire, "aperto gli occhi" su Amy e Ryan
e forse è arrivato finalmente il momento in cui
l'ascolterà.
Al ricevimento ci saranno sia Sheldon che Ryan, quindi le cose potrebbero precipitare un pochino xD
Tra l'altro, chi non vorrebbe una colonia di gatti chiamati come gli Avengers? Io sì.
Ormai manca poco, siamo vicini al finale e quindi significa che tra un
po' non avrò più nulla su cui delirare, la tristezza
<.<
Ringrazio sempre tutti i lettori e tutti quelli che hanno lasciato anche un breve commento. Grazie <3
A presto! :D
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Capitolo 6 *** Intromissioni non volute e pregiudizi infondati ***
456
Nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile
CAPITOLO SEI
Intromissioni non volute e pregiudizi infondati
"Correndo in cerchio, a caccia di code.
E tornare così come siamo"
Due mesi prima
Dopo
tutti questi anni passati insieme Amy si chiese per quale assurdo
motivo Sheldon fosse così restio ad incontrare sua madre. Ogni
volta aveva sempre una scusa pronta da usare per liquidare un suo
invito: impegno con il lavoro, lutto per la morte di un personaggio di
una serie tv, acquisto di un nuovo videogioco attesissimo; ma la scusa
più bella che avesse sentito fu quando disse che non poteva
venire perché la sua maglia preferita con i robot era a lavare
ed era assolutamente impensabile uscire di casa senza la sua maglia
preferita con i robot.
Parcheggiò l'auto
nel piccolo cortile dell'abitazione e si apprestò a suonare il
campanello. Sua madre immediatamente le aprì e, appena la vide,
l'accolse in casa con un sorriso dolce.
« Ciao Amy, come va? » domandò.
« Bene...bene »
La donna diede un'occhiata alle sue spalle, ma non vedendo nessuno la sua espressione si corrucciò.
« Sei qui da sola? Dov'è il tuo ragazzo? »
« Oh, lui
è...impegnato con una ricerca. Lavora fino a tardi in questi
giorni. » si affrettò a rispondere mentre si toglieva il
giubbino ed evitava di rivolgerle lo sguardo. Fu la prima scusa che le
venne in mente dato che quando gli aveva proposto quella stessa mattina
di andare da sua madre lui l'aveva liquidata dicendo che la sera
avrebbe giocato con i ragazzi a Dungeons and Dragons e che per nessun
motivo al mondo avrebbe saltato la partita, nemmeno se fosse venuto
giù l'Apocalisse. Per cui alla fine dovette cedere ed
andò da sola, visto che sua madre non la vedeva da diverso tempo
e sapeva quanto ci tenesse.
La donna arricciò
leggermente le labbra come era solito fare quando qualcosa non andava
come programmato, ma Amy fece finta di niente.
« Lo avrò
visto sì e no un paio di volte in tutto questo tempo. Dimmi, fa
per caso apposta a saltare i miei inviti? »
Amy titubante si
spostò i capelli. « No, affatto. Purtroppo i tuoi inviti
coincidono sempre con altre sue attività ed a malincuore
è costretto a rifiutare » disse cercando di mostrarsi
dispiaciuta. Usò apposta la parola "malincuore" sperando che sua
madre ci credesse davvero, anche se in questo momento probabilmente
Sheldon stava facendo i salti di gioia per non essere venuto.
« Sarà...ma
avrei voluto che ci fosse anche lui stasera. Non sono mai riuscita a
conoscerlo più di tanto e vorrei cambiare la mia opinione che ho
di lui fin dall'inizio »
Amy alzò un sopracciglio perplessa. « Quale opinione? »
La donna si sistemò
la gonna prima di rispondere. « Mi è sempre sembrato un
po', anzi, parecchio strano » si accomodò sul divano ed
invitò con un gesto della mano la figlia a fare altrettanto.
« Oltretutto ricordo ancora quella conversazione via Skype fatta
qualche anno fa e fu piuttosto...destabilizzante » disse
ripensando a quell'assurdo dialogo avuto con il ragazzo poco dopo che
sua figlia aveva iniziato a frequentarlo.
Amy si sistemò gli
occhiali nervosamente. Ricordava bene cosa si erano detti e, se fosse
tornata indietro, mai e poi mai avrebbe permesso a Sheldon di avere
quel tipo di conversazione con sua madre. Ancora adesso si vergognava.
« Stava solo
scherzando mamma. Lui non parla mai di quelle cose in genere »
affermò in difesa del ragazzo. La donna annuì poco
convinta.
« Comunque sia resto
sempre dell'idea che sia parecchio fuori di testa » disse seria
guardandola negli occhi ed Amy serrò la mascella sentendo quella
frase. Non le piaceva che dicessero quelle cose su di lui, sopratutto
se erano persone a cui voleva bene e sopratutto se lo facevano senza
conoscerlo affatto, o con velata cattiveria come stava facendo lei.
« Forse può
sembrare un po'...» rifletté un paio di secondi sulla
parola giusta da usare. «...eccentrico, ecco. Ma non è una
cattiva persona »
« Questo non lo metto
in dubbio, ma l'unica cosa che voglio chiederti è: sei sicura
che sia quello giusto per te? »
Amy inclinò leggermente la testa di lato. « Certo che ne sono sicura »
Sua madre sospirò ed
iniziò a tormentarsi l'orlo della gonna, gli occhi fissi sulle
dita che stringevano il tessuto.
« Perché me lo chiedi? » continuò la ragazza osservando i movimenti delle sue mani.
« Non fraintendere,
sono contenta che tu abbia finalmente una relazione, era da così
tanto tempo che volevo vederti insieme a qualcuno...»
« Ma...?» la spronò lei a proseguire dato che si era fermata.
« Ma io avrei voluto vederti insieme a qualcun'altro, qualcuno che fosse diverso da questo Sherman »
« Primo, lui si
chiama Sheldon e non Sherman e secondo, non capisco cosa intendi per
diverso » disse abbastanza perplessa dal discorso che sua madre
stava tirando fuori.
« Avrei tanto voluto
vederti con un giovane avvocato affascinante e bellissimo, magari anche
ricco, e che fosse sempre gentile e romantico con te. Qualcuno che ti
trattasse come ti meriti » spiegò soffermandosi
volutamente sulla parte del gentile e romantico. Spesso Amy si
lamentava al telefono con la madre affermando che Sheldon non sempre si
comportava come avrebbe voluto, ma il suo era semplice sfogo, non
voleva affatto far intendere che non fosse felice di stare con lui.
Amy si sistemò meglio sul posto ed incrociò le mani che poi appoggiò sulle cosce.
« Sheldon non
sarà un avvocato, ma è un ricercatore, uno scienziato,
laureato con il massimo dei voti ed in possesso di due dottorati.
È considerato una delle menti più brillanti di tutto il
Caltech e le sue ultime ricerche sulla Materia Oscura sono già
fonte di ampie discussioni da ricercatori anche fuori
dall'Università. I soldi non gli mancano ed è anche molto
affascinante con quegli occhi azzurri e la pelle pallida come la
cera...» disse guardando poi un punto dietro la donna con aria
sognante. «...e anche se non è molto affettuoso e non ama
esternare i propri sentimenti so che ci tiene molto a me »
concluse soddisfatta degli elogi rivolti al suo fidanzato.
« Da quanto tempo le
cose sono rimaste immutate tra di voi? » A quella domanda Amy
vacillò un attimo. Sapeva molto bene qual era il suo punto
debole e ora lo stava usando contro di lei per ribaltare la
discussione. Abbassò lo sguardo e sua madre proseguì.
« Se ci tenesse
davvero come dici di te e della vostra relazione a quest'ora quantomeno
vivreste insieme già da tempo. Non dico di essere sposati, ma
sicuramente tu non saresti da sola nel tuo appartamento mentre lui vive
ancora con il coinquilino » affermò secca.
Una parte di sé
concordava con le parole della madre. Ormai avevano fatto certi
progressi non indifferenti, eppure nonostante tutti i passi avanti
compiuti nella loro relazione lei ancora tornava a casa da sola la
sera. Ma se ancora non erano giunti a questo era perché avevano
ancora bisogno di tempo. Non voleva affrettare inutilmente le cose e
voleva aspettare che Sheldon fosse pronto e non costringerlo per un suo
capriccio.
« Ti ripeto che lui
ci tiene molto a me e se ancora non viviamo insieme è solo
perché vogliamo essere sicuri di questo passo. E poi di come
procede la nostra relazione non ti deve interessare »
sbottò infastidita. Odiava quando la gente le faceva notare
questa cosa. Non lo sopportava dai suoi colleghi di lavoro, dai suoi
amici e sopratutto da sua madre.
« Hai ragione, scusa,
non volevo intromettermi. » disse prendendo una mano della
figlia. « A me interessa solo che tu sia felice, okay? »
« E io lo sono, mamma » affermò guardandola intensamente negli occhi.
La donna sorrise
leggermente. « Settimana prossima ho invitato degli amici a
pranzo e ci sarà anche il loro figlio, un chimico di grande
talento a giudicare da come ne parlano e vorrei che venissi anche tu
»
Il fatto che omise
volutamente Sheldon non le piacque come cosa. Dal suo sguardo ebbe come
la sensazione che stesse progettando qualcosa.
« Non lo so, io—»
« Ho già detto che ci sarai anche tu » disse allargando il sorriso. « Non puoi rifiutarti »
« Forse sono impegnata »
« Non hai nessun impegno che non possa essere procrastinato »
« Sheldon lavora, vorrei che ci fosse anche lui »
« Non importa, si
annoierà, gli farai un piacere » continuò lei
imperterrita a smontare le sue scuse. Non sapendo più cosa
inventarsi si limitò ad annuire.
« D'accordo. A quanto pare non ho scelta...»
« Ottimo »
sorrise entusiasta e si alzò diretta in cucina. Amy la
seguì con lo sguardo finché non la vide scomparire dietro
l'angolo dove iniziò a sentire rumore di piatti e posate. Pochi
secondi dopo si riaffacciò nuovamente verso di lei.
« Non vedo l'ora che
vi conosciate! Vedrai quanto è bello ed intelligente Ryan
» ammiccò con lo sguardo nella usa direzione.
Una strano sentimento si fece largo dentro di sé.
Aveva come la sensazione che sarebbe andato storto qualcosa.
~°~
«...e quindi adesso
mia madre vuole a tutti i costi che io vada a questo pranzo per
conoscere questo Ryan! » sbottò appoggiando stizzita la
tazza contenente la sua tisana rilassante ai frutti di bosco.
Sheldon annuì svogliatamente mentre scorreva la sua pagina facebook sul cellulare.
« Mi stai ascoltando? » disse minacciosa assottigliando lo sguardo.
Sheldon sospirò e blocco lo schermo dello smartphone prima di posare gli occhi su di lei.
« Perché mi racconti queste cose? » domandò con un velo di esasperazione nella voce.
« Sono la tua
ragazza! Che cosa dovrei raccontarti se non i fatti più
importanti e interessanti della giornata appena trascorsa? »
« Appunto, i fatti
più importanti ed interessanti, come indica l'articolo 11,
paragrafo 7, comma 2B nel nostro Contratto e che tu hai firmato »
disse spiegando con fare professionale. « Tutto questo che hai
raccontato non è né importante e, ti assicuro, nemmeno
interessante » concluse alzandosi e portando la tazza nel
lavandino.
« Quindi il fatto che
mia madre abbia detto che sei strambo, che avrebbe preferito vedermi
con qualcun'altro e che voglia a tutti i costi farmi conoscere questo
chimico affascinante non ti reca alcun tipo di disturbo? » lo
guardò scettica mentre lui lentamente tornava a sedersi nel
posto in cui si trovava prima.
Sheldon guardò un
punto dietro di lei per qualche secondo mentre rifletteva, poi
arricciò le labbra e scrollò le spalle. « No, non
mi reca alcun disturbo. Non è di certo la prima persona che dice
che sono strambo, ho imparato ad ignorare i commenti della gente un
sacco di tempo fa »
« E di questo Ryan cosa mi dici? »
« Ti sei sempre
lamentata di non aver mai avuto un gruppo sociale con cui condividere i
tuoi interessi e adesso che puoi conoscere qualcuno di nuovo ti
lamenti. Quindi non capisco dove sia il problema »
« Nemmeno se sai che mia madre ha organizzato tutto apposta per farci incontrare? »
Lui appoggiò
entrambi gli avambracci sul tavolo ed intrecciò le dita
come se stesse tenendo una lezione a degli studenti. « Abbiamo
già messo in chiaro i sentimenti che proviamo l'uno per l'altra,
giusto? Per cui, ripeto, non vedo dove sia il problema »
Amy lo guardò
stupita. Sia per il suo voler a tutti i costi ribadire che non c'era
assolutamente nulla di male in quello che aveva detto o fatto sua madre
sia perché non pensava nutrisse tutta questa fiducia in
lei. Un altro fidanzato avrebbe probabilmente avuto una reazione
decisamente più indignata, al contrario della sua che era stata
particolarmente tranquilla e rilassata.
« D'accordo, allora
andrò a questo pranzo in cui ci sarà anche Ryan...»
continuò lei non del tutto convinta.
« Ottimo. Deduco che
ora i tuoi dubbi siano stati ampiamente risolti e che concorderai con
me che sono stati venti minuti sprecati quando avremmo potuto fare
qualcosa di più costruttivo »
« Del tipo? »
Anche se la strana sensazione che provava da quando era tornata a casa
non era ancora svanita sentì lo stesso una piacevole sensazione
di felicità quando lui le propose di fare qualcosa insieme.
« Non so cosa vuoi
fare tu, ma io devo finire di costruire la Morte Nera con i Lego
» proruppe alzandosi e stando ben attento a prendere la
costruzione messa in un angolo per paura che qualcuno dei suoi amici ci
finisse addosso e che la rovinasse. La appoggiò sul tavolino da
caffè e si affrettò a cercare la scatola contenente tutti
gli altri pezzi.
Amy corrucciò lo
sguardo quando realizzò che lei non era stata contemplata nel
suo piano per passare la serata insieme. Più volte si erano
ritrovati a passare ore nella stessa stanza senza tuttavia interagire
l'uno con l'altra poiché impegnati in altre attività
ludiche, ma questa volta era diverso. Voleva la sua compagnia, voleva
fare qualcosa insieme a lui.
« Posso darti una mano se vuoi » si offrì avvicinandosi ed inginocchiandosi sul tappeto.
« E rischiare che un
tuo gesto maldestro rovini ancora una volta la mia opera? L'ultima
volta nel prendere un pezzo hai accidentalmente - e qui ancora non sono
sicuro sia stato davvero accidentale - colpito il lato dell'astronave
staccandone un grosso pezzo, costringendomi a rallentare il mio lavoro
di ben due ore sulla tabella di marcia per ricostruire ciò che
tu hai rovinato a causa della tua distrazione » affermò
spostando intenzionalmente la Morte Nera lontano dalla sua portata.
« Non l'ho fatto apposta lo sai bene » si giustificò lei aggiustandosi gli occhiali.
« Non mi interessa, ma tu la mia Morte Nera non la tocchi » disse minaccioso lanciandole uno sguardo d'avvertimento.
Amy rimase a guardarlo
mentre meticolosamente incastrava i vari pezzi l'uno con l'altro per
qualche minuto in religioso silenzio poi, stanca di essere ignorata, si
alzò e afferrò le sue cose. Se doveva stare da sola tutto
il tempo sarebbe stata la stessa cosa se fosse rimasta a casa invece
che in quell'appartamento.
« Dove vai? » disse lui guardandola curioso.
« Vado a casa »
rispose e sperò che Sheldon si alzasse, chiudesse la porta e le
dicesse che avrebbe giocato con i Lego in un altro momento
perché adesso la cosa che più gli premeva era stare con
lei.
E ovviamente tutto questo non accadde.
Il fisico fece un gesto
evasivo con la mano e ritornò a guardare i pezzi sul tavolo.
« Va bene, buonanotte allora » disse senza nemmeno
guardarla.
Amy rimase ancora per un
paio di secondi nella vana speranza di vedere anche solo un
piccolissimo gesto o espressione che potesse far intendere che lui in
realtà desse molta più importanza a lei che a uno stupido
gioco. Ma da come era preso a cercare i pezzi Amy capì che
forse, per lui, non era poi così importante come credeva.
Insomma, chi era che preferiva passare il proprio tempo con un gioco
piuttosto che stare con la propria fidanzata? Solo lui.
Con un lungo sospiro si chiuse la porta alle spalle mentre scendeva lentamente le scale.
E senza alcun preavviso si
ritrovò a pensare a questo ragazzo di cui non conosceva nulla,
nemmeno il volto, a parte il nome.
Ryan.
~°~
La porta si aprì ed una signora vestita elegantemente fece accomodare sul divano gli ospiti appena arrivati.
« Sei sempre vestita
così bene, Jane » le fece i complimenti una donna dai
lunghi capelli biondi e dall'aspetto di chi avesse usufruito della
chirurgia per tentare di mantenere l'aspetto il più giovanile
possibile. La madre di Amy si crogiolò di fronte alle lodi di
quella donna benestante e mentre si sistemava il vestito non
poté non notare il modo con cui ostentava la borsa in pelle
firmata e un cappotto molto costoso.
« Grazie, ma la tua borsa è davvero meravigliosa »
« Lo so è di
Louis Vuitton comprata a Parigi nel mio ultimo viaggio. È
l'ultimo modello » si vantò e la appoggiò sul
divano mettendola bene in mostra. « Piuttosto, la tua Amy
non viene stasera? »
« È un po' in ritardo non preoccupatevi. Sarà qui a momenti »
« Ryan, tesoro,
aggiustati quella camicia. Non vedi che hai i bottoni delle maniche
slacciati? » lo rimproverò sua madre lanciandogli
un'occhiataccia.
Ryan sbuffò. «
Non sono un bambino, non c'è bisogno che mi fai notare queste
cose davanti a tutti » borbottò iniziando ad allacciarsi i
bottoni.
La padrona di casa
ridacchiò e fu soddisfatta nel vedere come il ragazzo fosse
decisamente più affascinante rispetto alle altre volte.
Pochi secondi dopo una Amy
piuttosto trafelata fece il suo ingresso mentre reggeva in una mano un
piatto pieno di biscotti e con l'altra cercava di sistemarsi i capelli
e gli occhiali.
« Scusate il ritardo!
Ho avuto problemi al lavoro e i biscotti ho dovuto rifarli
perché si erano bruciati! » esclamò chiudendo la
porta con un calcio e bloccandosi di fronte alle quattro persone che
aveva davanti. Sua madre le aveva lanciato un'occhiataccia assassina e
la signora che non conosceva la squadrava dalla testa ai piedi con
superficialità mentre l'uomo accanto a lei, suo marito
probabilmente, la guardava leggermente divertito.
Si accorse solo ora di aver
fatto un po' una figura del cavolo con quelle persone dall'aria
sofisticata e snob. Abbozzò un mezzo sorriso e distolse lo
sguardo per portarlo su sua madre in cerca di un'ancora di salvezza, ma
invece degli occhi scuri di sua madre incontrò quelli verdi di
un ragazzo che non aveva mai visto, ma la cui bellezza la lasciò
senza parole. Era alto, i capelli spostati di lato con il gel e un
sottile strato di barba contornava i lineamenti perfetti di quel viso.
Da sotto la camicia intravedeva anche i muscoli e si chiese se non
avesse avuto una specie di allucinazione o se davvero un ragazzo del
genere esistesse veramente e si trovasse proprio lì, di fronte a
lei.
Il ragazzo si
avvicinò e afferrò il piatto, dopo averle sorriso si
diresse verso la cucina. « Ho fame, quand'è pronto?
»
Amy non riusciva a
togliergli gli occhi di dosso. Lo osservava come incantata mentre
appoggiava il piatto sul tavolo e si sistemava in un posto guardandosi
attorno curioso.
Jane la guardò con
un sorriso compiaciuto quando constatò che sua figlia ancora non
aveva distolto lo sguardo dal ragazzo.
« Forza cara vai a
sederti » disse appoggiando una mano sulla sua schiena e
accompagnandola all'unico posto libero, ovvero di fronte a Ryan.
Dopo essersi accomodata
iniziò a tormentare il tovagliolo per l'agitazione e tentava di
guardare tutti gli altri presenti, eccetto lui. In genere non aveva
alcun tipo di problema ad interagire con un uomo, ma con Ryan non era
affatto la stessa cosa. Fu come essere proiettati indietro di tre anni
quando incontrò l'affascinante ex fidanzato di Penny di cui si
era presa una mezza cotta.
« Quindi tu sei Amy, la biologa » iniziò lui dopo averla osservata a lungo.
« Neurobiologa
» lo corresse lei e adesso fu costretta ad incrociare i suoi
occhi verdi, cosa che non voleva assolutamente fare, ma che le
convenzioni sociali obbligavano a fare quando si stava tenendo una
conversazione con qualcuno.
« Giusto, ricordavo male allora »
« Invece tu sei...»
Dato che l'uomo di fronte a
lei aveva così tanta voglia di conversare tanto vale impegnarsi
e partecipare a sua volta senza apparire inutilmente scorbutica.
« Ryan Green, chimico
farmaceutico» disse con un sorriso allungando la mano verso di
lei. Amy impacciata gliela strinse.
« Un chimico? Quando
ero all'ultimo anno delle superiori ero profondamente indecisa se
studiare chimica o biologia al college »
Il ragazzo alzò le
sopracciglia un po' sorpreso. « Davvero? In genere la chimica non
è molto considerata dalle donne. Al mio corso ce ne saranno
state quattro o cinque, non di più. Cosa ti ha spinto a
scegliere la biologia? »
« Beh, una volta per
sfuggire ad un gruppo di ragazze che aveva sempre l'abitudine di
tormentarmi mi sono chiusa in un'aula vuota della scuola. Dato che si
erano appostate fuori dalla porta e avevo capito che avrei passato un
sacco di tempo lì dentro ho iniziato a dare un'occhiata intorno
e trovai sulla cattedra un libro di neuroscienza. Iniziai a leggerlo e
me ne innamorai subito. Credo sia stato quello a spingermi a scegliere
la biologia e poi a specializzarmi in neurobiologia. Inoltre una mia
zia è una biologa molecolare e mi ha sempre incoraggiata ad
approcciarmi a questo campo di studio » spiegò accennando
un breve sorriso quando tirò in mezzo la zia scienziata, l'unica
della sua famiglia ad aver intrapreso una carriera universitaria a
parte lei.
« Storia
interessante, a parte per le ragazze bulle della tua scuola. Io per
fortuna non ho mai sofferto di bullismo »
"Chissà per quale
motivo" pensò subito lei. Era ovvio che da ragazzo doveva essere
stato uno dei tanti popolari che facevano svenire le ragazze
semplicemente con lo sguardo. Se poi era anche intelligente la combo
bellezza e intelligenza doveva aver mietuto parecchie vittime.
« Io invece ero uno
parecchio solitario, timido ed introverso e invece di uscire a giocare
con gli altri bambini rimanevo in casa a giocare con il piccolo
chimico. Mi divertivo un mondo a fare degli pseudo esperimenti con i
liquidi e vedere cosa succedeva se mischiavo una cosa con un'altra.
Volevo cercare un modo per creare un'esplosione come fanno sempre
vedere nei cartoni animati » rise e Amy ridacchiò a sua
volta.
« Creare un'esplosione? »
« Sì, volevo
crearne una per mio fratello. Sai, per vendicarmi. Non andavamo molto
d'accordo da piccoli come puoi notare » disse iniziando ad
assaggiare quello che Jane gli aveva messo nel piatto. Della semplice
carne arrosto, ma l'aspetto così come il profumo erano parecchio
invitanti.
La madre di Amy anche se
impegnata a discutere con la sua ospite di tanto in tanto lanciava
occhiate a sua figlia, giusto per vedere come si stesse relazionando
con Ryan. Sorrise soddisfatta quando li vide parlare tranquillamente ed
interagire come se si conoscessero da tempo.
« Non so
perché, ma questa cosa dell'esplosione mi ricorda il raggio
della morte che il mio fidanzato voleva costruire per usarlo contro i
figli dei vicini. Fortuna che non ci è mai riuscito o avrebbe
sterminato metà razza umana »
« Anche questa
sarebbe stata un'ottima soluzione, ma un raggio della morte sarebbe
stato decisamente troppo fuori dalle capacità di un bambino di
otto anni » disse sistemandosi gli occhiali con la spessa
montatura nera che se li avesse indossati qualcun'altro sarebbe stato
un mezzo sfigato, ma che a lui stavano benissimo. « Deduco che
anche il tuo fidanzato non se la passava bene allora »
« Infatti. Credo sia inevitabile quando possiedi un quoziente intellettivo di centottantasette »
Ryan sentì il boccone andargli di traverso.
« C-centottantasette? » chiese sbalordito una volta liberata la gola dal pezzo di carne.
« Sì, si
ì diplomato a quattordici anni e a sedici aveva già il
primo dottorato di ricerca. È un genio » sul suo volto si
formò un sorriso orgoglioso.
« Caspita...anche lui è un biologo? »
Amy fece segno di no con la
testa. « È un fisico teorico. Si sta occupando della
materia oscura in questo momento »
Ryan arricciò le labbra mostrando una lieve nota di fastidio.
« Che c'è? » chiese la ragazza non capendo quel cambio di espressione.
« In genere non
sopporto i fisici teorici o i fisici in generale, diciamo. Si credono
sempre superiori a tutti e disprezzano tutto ciò che per loro
non è "vera scienza", quindi praticamente tutto ciò che
non rientra strettamente nel campo della fisica. Spesso hanno una
particolare avversione per l'ingegneria, la geologia e la chimica,
anche se sinceramente non ho mai capito il perché » bevve
un sorso di birra e per un attimo si fece pensieroso. « Okay,
forse per la geologia hanno ragione. Credo che quella la trovino
ridicola perfino i geologi stessi »
Amy si portò i
capelli dietro la spalla e si affrettò a cercare di difendere il
suo fidanzato anche se la sua descrizione coincideva fin troppo con il
modo di pensare di Sheldon.
« Ma Sheldon non
è così. Non si vanta mai di essere un supergenio
né cerca sempre di mostrarsi superiore agli altri.
Già...ed è anche...uhm...parecchio umile, sì
umile. Oh, e non detesta affatto l'ingegneria o la geologia! Anzi, mi
ha sempre detto che se non fosse diventato un fisico sarebbe diventato
un ingegnere...aerospaziale » disse bevendo dell'acqua e
allontanando lo sguardo dal suo. Si stupì di se stessa della
quantità di balle che aveva detto in appena trenta secondi. Se
Sheldon l'avesse sentita l'avrebbe insultata fino alla fine dei suoi
giorni.
Ryan sorrise ad
appoggiò i gomiti sul tavolo, mostrando un orologio costoso che
spuntava da sotto la camicia. « Ottimo allora. Sarebbe l'unico
fisico a comportarsi in questo modo tra tutti quelli che ho conosciuto.
Meglio così, allora. Altrimenti credo sia una tortura doverci
stare insieme non credi? »
Amy annuì appena.
« Sì...credo di sì » disse debolmente. Una
tortura? Sì, certo, non era facile starci insieme, ma definirlo
una tortura era decisamente esagerato.
« Tu, invece? Avrai una fidanzata immagino » disse per sviare la conversazione da lei.
Ryan per tutta risposta iniziò a ridere, lasciando Amy piuttosto perplessa.
« Chissà
perché sono tutti convinti che io sia felicemente fidanzato o
sposato » disse appoggiando il gomito sulla sedia. « No,
Amy, sono single. Nessuna ragazza »
« Scusa, hai ragione.
Dato che non lo sapevo non avrei dovuto affermare con così tanta
sicurezza che fossi impegnato. Avrei potuto formulare una domanda,
sarebbe stato più appropriato, anche se forse in questo modo
sarei apparsa comunque un po' invadente chiedendoti una cosa
così personale dopo solo un paio d'ore che ci conosciamo, ma
comunque è una cosa che in genere si dice per rompere il
ghiaccio o per conoscersi meglio quindi avrebbe potuto andare bene lo
stesso » Amy prese un respiro dopo quel lungo fiume di parole che
quasi da solo aveva preso a fuoriuscire in maniera del tutto
incontrollata. Non sapeva nemmeno perché avesse detto
velocemente tutte quelle cose, come se stesse cercando di scusarsi di
un qualcosa che non aveva fatto. Pensava di aver fatto una pessima
figura, invece il chimico sorrise divertito. Non c'era nessun accenno
di perplessità o di fastidio sul suo volto e questo
rasserenò Amy.
« Tranquilla, nessun
problema » rispose facendo un cenno con la mano e addolcendo lo
sguardo. Anche se si erano appena conosciuti per Ryan non fu difficile
capire che Amy era una ragazza particolare. Non strana, questo non lo
avrebbe mai detto, ma particolare sì. Perché era senza
dubbio un tipo di ragazza che non aveva mai conosciuto o che non aveva
mai voluto conoscere, a essere precisi. Non erano i suoi vestiti fuori
moda a farglielo pensare, o il fatto che non portasse alcun cenno di
trucco sul viso, non era mai stato un tipo da soffermarsi solo
sull'aspetto esteriore. Quello che lo colpiva era il suo carattere, la
sua intelligenza che riusciva a nascondere bene dietro
quell'atteggiamento un po' impassibile e distaccato, ma che era pronta
a tirarla fuori nel momento che secondo le i trovava più
opportuno, come in questo caso. La prima impressione che ebbe fu che
Amy doveva essere una persona cinica, ma dotata anche di una certa
ironia che poteva risultare pungente e fastidiosa per chi non riusciva
a capire quello che lei in realtà tendeva sottolineare. Non era
certo del perché gli desse quell'impressione, ma una parte di
sé voleva averci azzeccato. Donne così interessanti non
erano facili da trovare.
« Non sei fidanzato,
Ryan? » Jane rivolse uno sguardo sorpreso al ragazzo seduto al
suo fianco. Aveva origliato alcune frasi mentre faceva finta di
ascoltare il viaggio in Messico dei genitori del ragazzo per il loro
anniversario, ma a quell'affermazione la curiosità ebbe il
sopravvento.
« No signora, non sono fidanzato »
« E come mai? Se mi permetto, non dovresti avere problemi nel trovare la persona più adatta a te »
« Il mio Ryan ha
deciso di prendersi una pausa » rispose la donna al suo posto,
arricciando lievemente le labbra nello stesso identico modo di Ryan
quando qualcosa lo infastidiva. « Spero che questa pausa non duri
così a lungo da non riuscire a vedere dei nipoti, un giorno
» aggiunse indurendo appena il tono.
« Mamma, non ho
intenzione di rimanere da solo a vita. Prima o poi mi sistemerò
solo che ora non è il momento » disse spazientito dopo
aver ripetuto questa frase per la centesima volta. Da quando si era
lasciato con la sua storica ragazza sua madre gli aveva fatto un sacco
di pressioni perché iniziasse a frequentarne un'altra. Ma lui
non voleva ora, aveva bisogno di tempo per riprendersi anche se sua
madre ancora non riusciva a capirlo.
« È la stessa
cosa che diceva anche Amy. Era sempre un "non è il momento" o
"ora no, forse in futuro". Poi però ha conosciuto Sherman
ed è cambiata completamente »
« È Sheldon
non Sherman! » sbottò Amy esasperata alzando gli occhi al
cielo. Quanti anni ci volevano ancora prima che imparasse il suo nome?
Non era difficile, accidenti. A meno che non lo facesse apposta a non
volerlo imparare e se si trattava di sua madre poteva benissimo essere
così.
« Sheldon,
Sherman...fa lo stesso. Resta comunque il fatto che da quando hai
iniziato a frequentarlo sei molto diversa. A volte quasi non ti
riconosco più! Prima non sapevi neanche cos'era l'alcol e
ora mi racconti di come vai a Las Vegas a ubriacarti con le tue amiche!
»
Julienne, la madre di Ryan,
spalancò gli occhi sbigottita e sia Ryan che suo padre la
guardarono sorpresi. Di certo non immaginavo Amy comportarsi in un
certo modo. Pensavano fosse la classica "brava ragazza", di certo non
una che amava bere e partecipare a feste o almeno così credevano
loro.
Amy, sentendo tutti quegli
sguardi pungenti carichi di giudizi addosso, si affrettò a
cercare un modo per giustificarsi e non fare una pessima figura.
« Per vostra
informazione è capitato solo una volta di andare a Las Vegas,
quando i nostri fidanzati erano impegnati con importantissime ricerche
e non eravamo ubriache, ma solo un po' brille. Avevamo calcolato male
la gradazione alcolica dei nostri drink » spiegò
sistemandosi gli occhiali e usando un tono il più convincente
possibile. Se avessero saputo che le importantissime ricerche dei
ragazzi si erano concluse con una maratone di Ghostbusters e che sia
lei che Bernadette erano perfettamente a conoscenza di quanto e di
quali tipi di alcol erano composti i loro drink dato che avevano scelto
apposta i più alcolici solo per fare un dispetto a Penny dato
che non poteva bere, li avrebbe scandalizzati a vita.
I Green erano una famiglia
per bene e piuttosto all'antica oltre che di mentalità chiusa e
un comportamento del genere, almeno per i genitori, sarebbe stato
intollerabile. Tranne Ryan. Lui sorrideva divertito e cercava di
immaginarsi come potesse essere una come Amy da ubriaca.
E poi la colpa se era cambiata così tanto era di Penny se proprio si voleva incolpare qualcuno.
« Non è
successo solo una volta, Amy. Se non sbaglio è capitato anche
quando la tua amica non ti ha portata a scegliere il vestito per il suo
matrimonio. Ti sei ubriacata in un parcheggio come una ragazzaccia di
strada! E tutte le volte che bevi quando esci con Sheldon dove le
mettiamo? » continuò sua madre alzando il tono della voce.
« Amy, cara, hai problemi di alcolismo? » chiese Julienne piuttosto scioccata.
Amy guardò la donna
duramente. « No, non ho problemi di alcolismo! » disse, poi
si rivolse a sua madre. « Per il vestito ero più che
giustificata. Avevano fatto tutto alle mie spalle e senza dirmi niente!
Non ci saresti rimasta male anche tu? » alzò la voce a sua
volta dimenticandosi per un momento di avere degli ospiti. « E
poi io non bevo mai quando esco con Sheldon. Solo quando festeggiamo
qualcosa mi concedo il lusso di prendermi un bicchiere di champagne,
capirai che tragedia! » sbottò sarcastica. Per fortuna non
sapeva di tutte le volte che si ritrovava a bere vino scadente con le
sua amiche e parlare di gossip e ragazzi.
« Ma devi ammettere
che in questi cinque anni hai iniziato a fare cose che prima non
avresti mai fatto. Sei così diversa adesso » disse con
delusione.
« Sono diversa
perché sono cresciuta, mamma. Non capisco, dovresti essere
contenta che finalmente mi sia fatta degli amici e che ho un ragazzo
dato che hai fatto ANNI ad assillarmi su quanto volessi vedermi in un
relazione con qualcuno. Invece mi sembri delusa »
« Non sono delusa, Amy. Però sai cosa penso di Sheldon »
« Lo so che non ti
piace, okay? So che vorresti vedermi con qualcun'altro, ma io lo amo e
non ho nessuna intenzione di lasciarlo » Nessuno sarebbe stato
come lui e non le interessava minimamente sapere l'opinione di sua
madre. Lei era felice con Sheldon e non avrebbe permesso a qualcuno di
rovinarle la sua felicità.
« Perché? Che cos'ha questo Sheldon che non va? » domandò Ryan curioso.
« Non ha assolutamente nulla che non va, Ryan...» rispose stancamente Amy.
Jane le lanciò
un'occhiataccia come a confutare immediatamente le parole della figlia.
Si rivolse al ragazzo accennando un breve sorriso ironico.
« Devi sapere che il
fidanzato di mia figlia non è affatto come tutte le persone
normali di questo mondo. Per prima cosa detesta ogni forma di contatto
fisico. Sul serio, anche solo l'idea che qualcuno possa sfiorarlo lo fa
andare fuori di testa. Ora, come puoi avere una relazione "normale" con
qualcuno che non vuole essere nemmeno toccato per sbaglio? »
« Mamma...»
« E poi sai che legge
ancora i fumetti e gioca ai videogiochi? A trent'anno passati ancora
pensa a quelle sciocchezze invece di pensare a mettere su famiglia e
vivere per proprio conto. Ancora convive con il suo coinquilino, pensa
te. Si comporta come un ragazzino! »
« Mamma, per favore, non—»
« Deve essere
parecchio immaturo se a quest'età pensa a cose tanto sciocche e
frivole come queste. Per fortuna il mio Ryan ha passato questa fase
molti anni fa e ora come ora non si sognerebbe mai di comportarsi in un
modo tanto infantile » intervenne Julienne tenendo lo sguardo
basso sulle proprie mani che stavano sistemando il tovagliolo con cura.
Amy riusciva a leggere l'espressione quasi schifata sul suo volto
nonostante fosse per metà nascosto dai lunghi capelli biondi.
Si stavano facendo una cattiva idea sul suo fidanzato per colpa di sua madre e questo non poteva accettarlo.
« Sì, è
piuttosto immaturo » confermò Jane. « Pensa
che una volta non è venuto alla festa di compleanno di mia
sorella perché ha preferito rimanere a casa a giocare con il
computer! E ha fatto venire Amy da sola! Penso che se un ragazzo ci
tenesse davvero alla propria fidanzata non l'avrebbe mai lasciata
andare da sola alla festa dopo che quest'ultima ha detto a tutti che ci
sarebbe stato il suo fidanzato » questa volta guardò
seriamente Amy e per qualche secondo un silenzio imbarazzante cadde
nella stanza.
La neurobiologa
sentì la rabbia montarle dentro. Non poteva aver davvero
insinuato per una sciocchezza simile accaduta anni fa che Sheldon non
ci tenesse davvero a lei. Sapeva quanto il fisico la ritenesse
importante e quanto l'apprezzasse e proprio questo lo portò a
esprimere chiaramente i suoi sentimenti per lei.
Ma sua madre non sapeva
tutto questo né riusciva a vedere quello che lei vedeva in lui.
Era solo accecata dai pregiudizi e dalla cattiva impressione che si era
fatta di Sheldon fin dall'inizio.
« Adesso basta!
» disse alzandosi e lasciando tutti di stucco. « Se hai
intenzione di parlare male di Sheldon tutta sera allora io non ho
nessun motivo per rimanere qui »
Afferrò le sue cose
e uscì di casa ignorando sua madre che le ordinava di ritornare
dentro, manco fosse una ragazzina che stesse scappando di casa.
Aprì la macchina, ma
si bloccò quando sentì dei passi dietro di lei. Convinta
che fosse Jane si girò di scatto mostrando uno sguardo carico di
risentimento, ma con grande stupore si ritrovò Ryan.
« Cosa ci fai qui?
» chiese sorpresa, abbandonando l'atteggiamento ostile che stava
mostrando nel caso fosse stata Jane a venirle incontro e non il chimico.
« Beh, stai andando via e volevo salutarti »
« Oh...ehm, okay »
Ryan allungò una mano verso di lei. « Amy, è stato un vero piacere conoscerti »
La ragazza gliela strinse
un po' impacciata. Era calda e aveva una presa salda, forte. «
Anche per me è stato un piacere, Ryan » disse abbozzando
un mezzo sorriso.
« La prossima volta che ci vedremo spero che non finirà in questo modo »
« Già, lo
spero » sospirò. « Ma non vengo spesso da queste
parti e sono parecchio occupata in questo periodo per cui...»
Ryan sorrise. « Credo
che ci vedremo molto prima di quanto pensi » infilò le
mani in tasca e la guardò per un paio di secondi, poi
abbassò lo sguardo. « Buonanotte, allora »
« Buonanotte »
disse perplessa osservando il ragazzo allontanarsi lungo il vialetto di
casa per ritornare dagli altri.
Si mise al posto guida e guardò il suo riflesso nello specchietto retrovisore.
Cosa intendeva che ci sarebbero rivisti molto prima di quanto pensasse?
Dopo essere giunta a
Pasadena e aver constatato che era ancora presto per rientrare a casa,
decise di passare prima da Sheldon. Aveva ancora un'ora buona prima che
lui andasse a dormire così ne avrebbe approfittato per stare un
po' in sua compagnia.
Ad aprirle fu Sheldon il quale subito corrugò la fronte perplesso nel vedere la fidanzata davanti alla porta.
« Amy? Cosa ci fai qui? Non dovresti essere da tua madre? »
Lei lo superò e una volta entrata in salotto anche Leonard e Penny la guardarono sorpresi.
« Sì, ma
abbiamo finito in fretta così ho deciso di passare di qua dato
che è ancora presto » rispose velocemente cercando di non
incrociare lo sguardo di nessuno per paura che potessero leggere le sue
emozioni.
« Sono solo le nove,
Amy. Per aver finito così in fretta vi sarete ingozzati senza
ritegno. Avete almeno masticato prima o ingoiavate le cose tutte
intere? » scherzò la bionda seduta sul divano abbracciata
al fidanzato. « Tra l'altro non doveva esserci anche un ospite o
qualcosa del genere? »
« No, non c'era
nessuno. Alla fine hanno dato buca all'ultimo quindi non abbiamo
nemmeno cenato, per questo sono tornata presto »
« Aspetta, avete finito in fretta di cenare o non avete cenato proprio, non ho capito » disse Leonard.
« E dai, Leonard, non
è mica difficile da capire » intervenne Sheldon
chiudendo la porta. « Lei e sua madre stavano aspettando gli
ospiti e dato che non arrivavano hanno iniziato a mangiare poi le hanno
chiamate e, senza alcun preavviso, hanno avvisato dicendo che per un
motivo non ben noto non potevano più essere presenti e visto che
ormai la cena era rovinata Amy è tornata a casa prima. Giusto,
Amy? »
« Mmh...sì,
sì è andata così » mentì. Non
voleva raccontare cosa fosse successo in realtà.
« Visto? Te l'ho
detto che da quando stai insieme a Penny le tue già precarie
capacità mentali si sono affievolite ulteriormente. Appena vi
sposerete troverai difficile anche capire le cose più elementari
come la Lagrangiana di Proca »
« So che cos'è
la Lagrangiana di Proca e posso anche spiegartela in questo momento se
vuoi » sbuffò Leonard alzando gli occhi al cielo.
« Ho detto che le tue
capacità si ridurranno ancora quando ti sposerai, non adesso. Ma
perché non presti mai attenzione a quello che dico? »
sbottò infastidito tornando a sedersi al suo posto.
« Perché se dovessi dar retta a tutto quello che dici a quest'ora sarei rinchiuso in un manicomio »
« Se dessi retta a
tutto quello che dico saresti un fisico sperimentale di fama mondiale,
invece che un patetico scienziatino che non sa fa fare i conti senza
calcolatrice »
« Una volta ho usato la calcolatrice, Sheldon. Una. Volta. Sola » disse esasperato appoggiando la testa sul divano.
« Appunto, una basta e avanza. Sai a che età ho smesso io di usare la calcolatrice? »
Penny sospirò e Leonard fece lo stesso. « No, quando? »
« In realtà
non c'è un'età in cui ho smesso perché, fatto
divertente, non ho mai nemmeno iniziato ad usarla. Ho sempre fatto
tutti i calcoli a mente senza l'ausilio di alcun strumento elettronico
»
« Che cosa divertente » disse sarcastico sistemandosi gli occhiali.
« Lo so che è
divertente, per questo ho anticipato la frase con "fatto divertente".
La tua capacità di sottolineare l'ovvio mi lascia sempre
sorpreso. A volte mi chiedo se tu lo faccia apposta »
« Era sarcasmo, Sheldon » disse Amy dalla cucina mentre apriva il frigo in cerca di qualcosa da bere.
« Oh, dodici su
diciannove questo mese. Credevo di aver battuto il mio precedente
record invece per colpa sua l'ho rovinato. Spero tu sia contento,
Leonard »
Penny, che non ne poteva
più di star in mezzo ai due fuochi e che da quella mattina
Sheldon era più insopportabile del solito, si girò verso
il fisico teorico, corrugando la fronte e assumendo uno sguardo
minaccioso. « Se non stai zitto per il resto della sera giuro che
ti ficco la spada Lungo artiglio di Jon Snow giù per la gola
»
Per tutta risposta Sheldon
batté gli occhi lentamente un paio di volte. « Mi
sorprende come tu abbia azzeccato non solo il nome della spada, ma
addirittura il nome del suo utilizzatore. Inizio ad avere più
fiducia nell'umanità »
« Guarda che Il Trono di Spade lo guardo pure io insieme a voi, se non ci hai fatto caso »
Sheldon la guardò con sufficienza. « Sappiamo tutti perché guardi il Trono di Spade »
« Non è per quel motivo »
« Sì, invece »
« Ti dico di no! »
Amy li guardò confusa. « Penny guarda una serie tv fantasy? Seriamente? »
« Penny lo guarda solo per i coiti frequenti e piuttosto espliciti che infarciscono l'intera serie »
« Non è solo per quello! Ci sono anche i draghi! »
« Certo, questo è quello che vuoi far credere »
Amy rimase immobile con la
bottiglietta d'acqua sospesa a mezz'aria. Sheldon la guardò non
capendo perché lo stesse fissando. « Amy? A cosa stai
pensando? »
« Voglio vedere il Trono di Spade »
« Finalmente ti sei
decisa. Ho passato anni a cercare di convincerti. È
perché hai scoperto che ci sono i draghi vero? »
« Mmh...sì...per i draghi...certo...»
« Ottimo. Prendo il cofanetto con la prima stagione » disse con un sorriso.
Amy si sedette nel posto vicino a quello di Sheldon e che Penny le aveva lasciato libero.
« Ti piacerà
un sacco, vedrai. Ma dovresti leggere i libri, nella serie molte cose
sono state tralasciate o non approfondite o modificate. Nei libri
invece...»
« Sì, sì, sì...metti il dvd ora »
Una volta iniziato il primo
episodio Penny si accoccolò a Leonard. Anche Amy voleva fare la
stessa cosa, ma non sapeva se Sheldon lo avrebbe apprezzato. Le vennero
in mente le parole di sua madre e il fatto che Sheldon non sopportasse
alcun contatto fisico perciò, a voler confutare
quell'affermazione, si avvicinò di più a lui.
Passò un braccio attorno al suo e glielo strinse, poi
appoggiò la tempia sulla sua spalla. Quando sentì le dita
del fisico iniziare ad intrecciarsi alle sue, sorrise. Sapeva di aver
avuto ragione e che sua madre si sbagliava.
Finito l'episodio dovettero svegliare Penny che si era addormentata e aveva iniziato a russare.
« Impressioni? » chiese Sheldon ad Amy una volta che spense il televisore.
« Capisco che abbia
una sorella super gnocca, capisco che è stato un lungo viaggio e
che, una volta arrivati, sono stati tutti impegnati con
Ted—»
« Ned » la corresse.
« Giusto, Ned e il
re, ma non poteva aspettare di tornare a casa per farlo quando nessuno
li avrebbe visti, invece di nascondersi in un posto che perfino un
bambino riesce a trovare facilmente? Insomma, sei il fratello della
regina, un po' di attenzione dovresti mostrarla »
« Oh...quindi è questo quello che ti ha colpito? »
Amy ci pensò su qualche secondo. « Sì, questo »
« Capisco...allora hai iniziato a guardarlo per lo stesso motivo di Penny »
« No, non è vero »
« Allora per cosa? »
« Per...i draghi? »
Sheldon incrociò le braccia e la fissò seriamente. « Non ci sono draghi nel primo episodio »
« Noi andiamo
è tardi sono ben...caspita quasi le undici. Stasera, Leonard,
siamo rimasti in piedi a lungo » si sorprese Penny per l'orario.
In genere alle dieci già erano mezzi addormentati sul divano
davanti ad un film.
« È meglio se
vado anche io. È stato un episodio carino, magari domani
possiamo vedere il secondo » Amy si mise la borsa sulla spalla e
iniziò ad avviarsi verso l'uscita.
« Davvero? »
chiese speranzoso il suo fidanzato, già con gli occhi che gli
brillavano per essere riuscito a portare un'altra persona nel mondo
creato da George Martin.
« Davvero. Non mi piace il fantasy, ma questa serie non sembra male »
« Aspetta...non è che vuoi iniziare a vederlo per i coi—»
« NON È PER
QUELLO! » urlò lasciando il fisico basito e un po'
spaventato. La stessa paura che aveva avuto quando gli aveva urlato di
passarle il burro a tavola e che aveva premuto il tasto rec della
videocamera.
« O-okay...» mormorò dopo essersi ripreso dallo shock.
L'accompagnò alla
porta e quando Leonard e Penny uscirono fermò Amy appoggiando
una mano sulla sua spalla. « Sono contento che tu sia passata di
qui stasera » mormorò accennando un breve sorriso.
Amy sorrise a sua volta. « Anche io sono contenta di aver passato del tempo con te »
« Buonanotte »
« Aspetta...»
Sheldon la guardò confuso.
« Non dimentichi
niente? » disse addolcendo lo sguardo e spostandosi i capelli di
lato. Sheldon capì immediatamente.
« Questa non è la serata appuntamento »
« Ma è molto
simile alle serate appuntamento che facciamo sempre, solo che questa
volta non siamo andati al ristorante »
Stava per dirle che il
fatto che entrambe le serate siano simili non significa che per questo
sarebbe andato contro le regole del contratto tra fidanzati e le
avrebbe dato un bacio. Dovevano seguire delle regole e non lasciare che
tutto andasse secondo il caso. Però dal primo momento in cui
mise piede in casa quella sera si era accorto che qualcosa non andava
bene in Amy. All'iniziò pensò di essere lui la causa del
problema, ma non aveva mostrato nessun atteggiamento negativo verso di
lui, anzi aveva cercato del contatto fisico e questo ormai sapeva che
era una cosa positiva. Perciò se non era lui il problema
cos'era? Centrava forse il fatto che fosse tornata così presto
da sua madre? Ma non aveva fatto alcun cenno a qualcosa che possa
averla turbata durante la sera prima di raggiungerli perciò
finì col pensare che semplicemente le donne sono strane e
difficili da capire.
« E va bene. Uno veloce però »
Gli occhi le si illuminarono. « Velocissimo »
Si alzò sulle punte
per raggiungerlo e quando toccò le sue labbra si sentì
improvvisamente bene. Sembrava che tutto quello accaduto prima non
fosse mai successo. Lentamente Amy si staccò.
« Avevi detto che
sarebbe stato un bacio veloce se non erro » disse il fisico
guardandola negli occhi, ma non c'era alcuna traccia di rimprovero
nella sua voce.
« Infatti è
stato veloce » sorrise un po' maliziosa e si avvicinò
ancora senza però toccare le sue labbra. « Quello
più lungo lo lasciamo per il nostro anniversario »
mormorò sfiorandolo appena facendolo rabbrividire. Dovette far
forza a tutto se stesso per non ribaciarla nuovamente.
Una volta rientrato in casa si sentì accaldato e con il cuore che batteva molto più velocemente del normale.
Non andò
immediatamente a cercare su internet quei sintomi che apparivano ogni
volta che vedeva Amy e che lo facevano sentire sempre così
strano.
Sorrideva ancora mentre raggiungeva la camera.
Ormai aveva capito a cosa era dovuto.
~°~
La sveglia non aveva
suonato e per colpa di questo Amy stava praticamente correndo per i
corridoi dell'università nel tentativo di raggiungere il
Dipartimento di Biologia al più presto. Oltre alla sveglia si
era aggiunto il traffico più intenso del solito, la colazione
bruciata e Sheldon che l'aveva tenuta venti minuti al telefono
chiedendole se era stata lei a rompere la sua tazza di Chewbecca e
nascondendo poi le prove dietro al mobile, nella speranza che lui non
si accorgesse. Solo dopo averlo convinto con tutti i modi possibili ed
immaginabili che non era stata lei la causa della tazza rotta, ma molto
probabilmente Raj e Howard l'ultima volta che erano stati lì,
poté finalmente lasciare l'appartamento per recarsi al lavoro.
« Dottoressa Fowler,
finalmente. » Un uomo, il professore a capo del Dipartimento, le
si avvicinò tendendole la mano e sorridendole gioviale. Amy si
asciugò prima il palmo umidiccio sul camice bianco poi gliela
strinse.
« Dottor Smith, mi
scuso per il ritardo. Ho avuto numerosi contrattempi, mi dispiace
ancora » disse cercando di mettere a posto camice e capelli e
riprendendo un po' il respiro.
« Non si preoccupi.
In genere è sempre perfettamente puntuale, una volta può
capitare di arrivare in ritardo. Anche se si tratta di soli dieci
minuti, quindi nulla di grave »
Entrambi si avviarono verso
i laboratori. Amy vedeva le sue colleghe mormorare tra di loro e
sorridere, ma non riuscivano a capire perché. C'erano anche
diverse studentesse che era sicura non frequentassero nessun corso di
Biologia, ma per chissà quale ragione ora erano lì a
rivolgere brevi occhiate verso il suo laboratorio mentre parlottavano
tra di loro.
Ma che stava succedendo?
« Il suo collega la sta aspettando » disse indicando la porta aperta.
« Chi? »
« Il suo collega, dottoressa. Sa, il chimico con cui inizierà a lavorare »
« Oh, certo. Pensavo non sarebbe stato qui prima di venerdì »
« Infatti, ma il
trasferimento è stato più veloce del previsto. Inizierete
con cinque giorni d'anticipo a questo punto »
« Perfetto, perdere
tempo non è mai stato nel mio—» si bloccò
quando, una volta varcata la soglia, si accorse del ragazzo in
piedi che leggeva i suoi appunti lasciati il venerdì sera sulla
scrivania.
« Ryan? »
Il chimico alzò subito lo sguardo su di lei e sorrise. « Amy è un vero piacere rivederti »
Eccomi qui^^
Perdono per il mio ritardo immenso, ma sono state due settimane piene
di robe che non sto nemmeno qui ad elencarvi. Non avevo il tempo di
fare niente e purtroppo anche la fanfiction ne ha risentito <.<
Pensavate di trovarvi il capitolo del riceviemento, eh? Invece no!
Questo è solo un piccolo flashback di come si sono incotrati per
la prima volta Amy e Ryan e chi è stato l'artefice di tutto.
Tutta colpa sua, la odio xD
Non ho idea di come si chiami la madre di Amy, non penso nemmeno lo
abbiano mai detto nella serie per cui se per caso è stato detto
e io non lo sapevo chiedo scusa.
Detto questo ci si vede, ormai mancano solo due capitoli.
A presto!
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Capitolo 7 *** Ricevimenti e consigli di Cosmopolitan ***
741
Nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile
CAPITOLO SETTE
Ricevimenti e consigli di Cosmopolitan
"Dimmi i tuoi segreti e fammi le tue domande.
Ricominciamo tutto da capo."
Erano passate due settimane da quando aveva fatto quella
telefonata via skype dicendogli che lo amava, ma che aveva bisogno di
tempo. Due settimane da quando Sheldon li aveva visti baciarsi in
laboratorio e aveva prontamente annullato il loro contratto,
definendola d'ora in avanti come una semplice conoscente. Due settimane
in cui a malapena si incrociavano per i corridoi dell'università
e se capitava di vedersi in lontananza prontamente cercavano di
cambiare direzione, come se avessero paura anche solo scambiarsi uno
sguardo in più o di ritrovarsi troppo vicini per riuscire a
sopportare quel breve contatto che avrebbero dovuto scambiarsi se
fossero passati sfiorandosi appena.
Ad eccezione di quella sera
in cui avevano parlato all'ingresso del palazzo in cui abitava il
fisico teorico non c'erano state altre interazioni tra di loro.
Amy preferiva così.
Più gli stava lontano più sarebbe stato semplice
soffocare il dolore che lentamente la straziava dall'interno. Non
frequentava più l'ormai abitudinario gruppo di amici
perché sapeva che Sheldon sarebbe stato presente e doveva
evitarlo a tutti i costi se voleva effettivamente prendersi del tempo
per se stessa. Ora l'unico che le dava un po' di compagnia era Ryan, ma
non era come essere con i suoi amici. O con Sheldon. Nonostante fosse
così diverso da loro, quasi fin troppo comune ed ordinario per i
suoi standard e la sua abitudine, stare insieme a lui a parlare non le
dispiaceva. Provava ancora rimorso per quel bacio dato a tradimento e
forse era anche un po' arrabbiata, ma cosa sarebbe servito ad
incolparlo? A niente perché in fin dei conti non poteva comunque
cancellare quello che era stato fatto e ritrovarsi completamente sola
non era una scelta che avrebbe voluto fare o accettare. Ed era anche
costretta a lavorarci con lui ogni giorno.
« Amy, lo sai che mi piacerebbe davvero venire con te, ma credo che mi sentirei piuttosto a disagio »
« Come? Scusa, non ti stavo ascoltando »
Ryan appoggiò il
bicchiere con il suo caffè macchiato sul tavolino. Si fermavano
spesso dopo il lavoro, forse perché nessuno dei due aveva voglia
di tornare a casa per stare da solo.
« Intendo al ricevimento che hanno organizzato per il matrimonio dei tuoi amici »
« Mi serve un
accompagnatore, Ryan. Non mi va di andarci da sola. E poi a Leonard e
Penny stai simpatico. Vedrai che sarà divertente » lo
incoraggiò accennando sulle labbra un breve sorriso. Non ne era
tanto convinta. Leonard era sempre teso quando c'era lui e Penny
lanciava occhiatacce di continuo prima a lei e poi al chimico, quasi
aspettasse solo il momento giusto per rinfacciarle che stava sbagliando
tutto.
No, aveva decisamente bisogno di qualcuno con cui distrarsi al ricevimento.
Ryan scosse la testa.
« Non credo di stargli molto simpatico, sai? » ammise dopo
aver pensato al modo un po' freddo e restio con cui gli altri ragazzi
intrattengono un'abbozzata conversazione con lui quando si incontrano
per puro caso in giro per la Caltech. « E poi Sheldon mi odia.
Continua a guardarmi male e a dire che sono un chimico fallito per
cui...»
« Stai simpatico a
Leonard e agli altri e Sheldon non ti odia. Odia un sacco
di cose, ma non te. Credo. E poi anche a me diceva che non sono una
vera scienziata solo perché sono una biologa. Quindi stai
tranquillo »
Ryan parve rilassarsi un
po'. Sperò davvero che le cose fossero semplici come le
descriveva lei. Invece non ne era tanto sicuro.
« Quindi dovrò prendere lo smoking...»
« Sì e ti conviene fare in fretta perché il ricevimento è domani »
« Domani?! »
esclamò. « Mi sono dimenticato! » prese il cellulare
in fretta e furia e si apprestò a chiamare qualcuno il tutto
sotto lo sguardo divertito della ragazza. « Devo chiedere a mio
fratello se ne ha uno da prestarmi »
Quella scena bastò
per far dimenticare momentaneamente la morsa allo stomaco che ormai
avvertiva da giorni al solo pensiero di entrare nel sala dei
ricevimenti accompagnata da Ryan ed incrociare lo sguardo di Sheldon.
« Matt? Ti prego
dimmi che hai uno smoking in condizioni decenti da prestarmi...»
rivolse una brave occhiata alla ragazza che intanto stava finendo di
bere il caffè. «...devo accompagnare una mia amica ad un
matrimonio, okay? » alzò gli occhi al cielo sbuffando
sentendo le prese in giro del fratello più grande. Si
allontanò un po' quando venne tirato in ballo un argomento
delicato. « No non ancora, ma ci sto lavorando. Credo che dopo la
cerimonia porterò la relazione ad un livello superiore...se
capisci cosa intendo » guardò la punta delle scarpe con
aria annoiata. « Non stanno più insieme, Matt per questo
ti ho detto che molto probabilmente il nostro rapporto cambierà
domani sera. Se tutto andrà bene settimana prossima ti presento
la mia nuova ragazza! » esclamò con un sorriso a trentadue
denti per poi guardarsi intorno per paura che qualcuno, o meglio
qualcuna, avesse sentito tutto.
«
Ti prego, dimmi che non lo hai detto con un'espressione ebete in faccia
quando la ragazza in questione è a pochi metri da te
»
« Ma figurati, cosa vai a pensare? » borbottò sperando gli credesse.
Incrociò ancora una
volta gli occhi con quelli verdi di lei e le mostrò un piccolo
sorriso il quale venne timidamente ricambiato.
« Devo andare adesso.
Passo domani a prendere lo smoking. Ciao » riattaccò a
tornò al suo posto. Il caffè era diventato freddo, ma a
lui non importava.
« Dicevamo? Ah sì, il problema smoking è risolto »
« Ottimo »
« E tu il vestito?
Già ce l'hai? » era davvero curioso di sapere cosa avrebbe
indossato. Non l'aveva mai vista con qualcosa che potesse definirsi
elegante o raffinato o semplicemente alla moda. Non gli interessava
particolarmente il suo abbigliamento, ma era convinto che sotto sotto
poteva essere una bella donna se sapeva scegliere il giusto vestito.
Amy annuì. «
Sono andata con un'amica un paio di giorni fa. Sai, dovevo fare da
damigella d'onore nel caso Penny si fosse finalmente decisa a sposarsi,
poi però hanno deciso di rovinare tutto spostando la cerimonia a
Las Vegas. Ora passerò come una semplice invitata » mise
il broncio pensando al suo sogno rovinato.
Ryan ridacchiò. « Non passerai inosservata, credimi »
« Come fai a saperlo? »
Il chimico si limitò
ad alzare la spalle. « Dico semplicemente che una ragazza carina
come te verrà comunque notata ad un ricevimento. Anche se non
sarà la damigella d'onore »
Amy si ritrovò ad arrossire involontariamente.
« Scusami devo andare adesso. Mia sorella sarà a casa mia a momenti con i bambini »
« Non fa niente. Ci vediamo domani »
Pagò per entrambi e poi si affrettò a raggiungere la macchina parcheggiata davanti all'università.
Ryan sapeva metterla a suo
agio e sapeva come farla sentire apprezzata. Nonostante questo dentro
di sé cominciava a credere che Penny avesse ragione.
Il completo che Sheldon
aveva deciso di indossare quella sera era decisamente diverso rispetto
a quello indossato pochi mesi prima quando era stato costretto a
partecipare a quel ballo organizzato dalle ragazze. Non che fosse
macchiato o rovinato, semplicemente si era accorto di dover comprarne
uno nuovo. Quello che vedeva riflesso nello specchio era un completo
ancora più elegante e la qualità della stoffa era senza
dubbio migliore, perfino un non esperto come lui se ne era accorto.
Doveva essere di qualche stilista famoso a giudicare dal prezzo visto
sul cartellino che lo aveva fatto sbiancare immediatamente e
dall'estrema quanto improvvisa gentilezza mostrata dal commesso quando
disse di essere interessato proprio a quel completo.
Si mosse un po' da una
parte e un po' dall'altra per riuscire a guardarsi nell'insieme e fece
quasi fatica a riconoscersi non essendo abituato a tutta
quell'eleganza. Si sistemò la cravatta nera di seta ancora una
volta e diede un'occhiata veloce all'orologio per essere sicuro di
essere in tempo.
Ovviamente era in largo
anticipo e per ingannare un po' l'attesa riprese in mano la rivista
Cosmopolitan appoggiata sul letto. La sfogliò fino all'articolo
interessato.
Come riconquistare il tuo ex.
I consigli erano rivolti ad
un pubblico femminile, ma poteva comunque estrapolarli e ribaltarli a
suo favore. Si era fatto prestare la rivista da una studentessa mentre
la stava leggendo prima dell'inizio delle lezioni. Aveva immediatamente
adocchiato il titolo e, senza pensarci due volte, l'aveva chiesta alla
ragazza promettendo di restituirgliela e quest'ultima, con
un'espressione interrogativa sul volto, gliela porse senza fare domande.
Già una volta aveva
letto un articolo sempre della suddetta rivista che spiegava come
superare una rottura con il proprio ex e, inaspettatamente, si era
rivelato parecchio utile tanto che riuscì a chiudere
definitivamente il capitolo Teoria delle stringhe.
Ripensi
con nostalgia a quanto eravate felici e non riesci a rinunciare alle
abitudini che vi legano. Senza di lui le giornate hanno meno colore.
Era vero. Senza di lei le
giornate erano diventate monotone e grigie. Si ritrovava spesso a
ricordare i momenti felici passati insieme e questo lo rendeva ancora
più abbattuto. Forse non avrebbe più passato momenti
simili con lei.
Ripensi
al vostro primo bacio ma non riesci a ricordare l'ultimo. Se pensi che,
da quando vi siete lasciati, lui è libero di baciare un'altra ti
va il sangue alla testa.
Lui aveva una memoria
eidetica, si ricordava ogni singolo bacio dato da un anno a questa
parte. Il primo però, quello dato sul treno il giorno di San
Valentino, era quello che ricordava più dettagliatamente. Era
anche quello che più gli piaceva far tornare alla mente
perché era stato unico ed imprevedibile. Lo aveva lasciato con
una strana euforia addosso e ancora non aveva detto ad Amy che quella
sera avrebbe voluto ribaciarla una seconda, terza volta. Era stato
così piacevolmente colpito da voler metterlo come appuntamento
fisso dopo le cene romantiche, che poi era diventato ogni volta che lo
riportava a casa, e adesso ogni volta che ne avevano la
possibilità.
L'ultimo bacio non voleva
nemmeno ricordarlo invece. Avrebbe voluto cancellarlo dalla mente se
avesse potuto. Era stato quello a rovinare tutto.
Anche se è finita, ti ha resa una persona migliore.
Si soffermò un po'
di più su questa frase. Senza dubbio da quando stava con lei era
diventato più affettuoso e di larghe vedute, ma ancora non
sapeva se gli piaceva o no. Era cambiato tanto per lei, era cresciuto e
aveva imparato più cose sui sentimenti e le relazioni
umane in quei cinque anni che in tutta la vita. E in parte doveva
ringraziare Amy.
È
passato del tempo e ti sei resa conto che, nonostante tutto, lo ami
ancora. Sei disposta a superare l'accaduto e iniziare un nuovo capitolo
della vostra relazione, più maturo e consapevole.
Sospirò. Iniziare un
nuovo capitolo sarebbe stato difficile, ma non impossibile. L'amava
ancora ed era certo che il sentimento era reciproco ed era solo questo
il motivo per cui avrebbe fatto di tutto per riaverla. Era disposto a
superare il tradimento di Amy? Sì, lo era. Infondo Amy non
voleva baciarlo e Ryan si stava solo approfittando di lei come gli
aveva detto Penny. Avrebbero risolto la questione e non ne avrebbero
mai più riparlato. Insieme ce l'avrebbero fatta.
E poi c'erano i consigli
veri e propri. Si parlava di organizzare cene a lume di candela per
parlare, partire per un week end da soli senza distrazioni per
ritrovare la sintonia, cercare di riaprire il dialogo, scrivere una
lunga e-mail in cui mettere per iscritto tutti i suoi sentimenti -e qui
ci aveva pensato più volte, ma non sapendo cosa scrivere e la
paura di risultare troppo patetico l'avevano fatto desistere-, cambiare
look e cercare di rendersi più attraenti in modo che il ragazzo
-ragazza nel suo caso- lo notasse maggiormente. Ed ecco il motivo per
cui aveva deciso di comprare un completo nuovo e decisamente molto
più elegante e raffinato per il ricevimento. Questo era stato
l'unico consiglio riportato dalla rivista per cui valeva la pena
provare. Gli altri erano tutti troppo fuori dalla sua portata.
Chiuse la rivista e la gettò sul letto.
Raggiunse l'appartamento di
fronte al suo e prima ancora di riuscire a bussare Leonard gli si
parò davanti incespicando nel ritrovarsi l'ex coinquilino
con il pugno alzato pronto a dar inizio al suo modo strambo di bussare.
« Hai spaccato il secondo, Sheldon. Pensavo di essere in anticipo »
« Leonard il secondo
non si può spaccare, è una misura di tempo e il tempo non
è qualcosa di fisico. Come puoi intaccare qualcosa che non si
può vedere né materialmente toccare? »
« È un modo di
dire » sbuffò già stanco di lui. Certe volte era
davvero difficile sopportarlo. Anzi, si corresse, era sempre difficile sopportarlo ed ora che era emotivamente a pezzi lo era ancora di più.
« Wow, ma che
figurino! » esclamò Penny uscendo e chiudendo a chiave non
prima di aver squadrato l'amico da capo a piedi con un bel sorriso.
Aveva sempre pensato che fosse un ragazzo niente male se solo smettesse
di indossare maglie con i robot, i draghi o forme geometriche. Lo
indicò con il dito. « È nuovo? Non mi pare di
avertelo mai visto indosso »
« Sì è
nuovo. Ora possiamo andare per cortesia? » si sistemò la
giacca un po' impacciato per il modo intenso con cui la bionda lo
fissava.
« Ma certo. Prima lo
scienziato strambo » lo invitò Penny facendo un gesto con
la mano verso la rampa di scale il quale si limitò solo a
lanciarle un'occhiataccia torva prima di iniziare a scendere.
In piedi, davanti al tavolo
in cui veniva servito l'aperitivo, Sheldon rigirava annoiato il liquido
nel bicchiere. Probabilmente era l'unico ad aver preso qualcosa di
analcolico, ma non gli importava minimamente. Non aveva mai sopportato
l'alcol e poi doveva rimanere lucido quella sera. Non poteva
permettersi di fare qualcosa di stupido o imbarazzante.
Ascoltò
distrattamente i dialoghi del gruppetto di ragazzi che aveva in parte e
appurò che dovevano essere amici di Penny a giudicare dalla
povertà dei contenuti della conversazione, dall'inutilità
dell'argomento trattato -gare di motocross gli sembrava di aver capito-
e dai modi di dire rozzi e volgari.
Sospirando e distogliendo
l'attenzione da quelle futilità si chiese dove fosse Amy e
perché ci stesse mettendo così tanto. Si ricordò
che non sarebbe venuta da sola, il suo mortale nemico le avrebbe fatto
da accompagnatore e proprio per questo probabilmente era in ritardo.
Amy non tardava mai, era precisa e meticolosa e perfettamente puntuale
come lui.
Forse era successo qualcosa
o forse erano impegnati a fare qualcos'altro. Il solo pensiero di
Amy impegnata in qualche attività con lui lo mandava in tilt e
cercò immediatamente di scacciare quell'assurda ipotesi prima
che cominciasse a dare di matto. Amy non poteva essere in ritardo per
quel motivo, non lo accettava. Amy però era comunque con Ryan e
questo bastò per farlo accecare dalla gelosia. Non avrebbe
sopportato di vederlo starle vicino, di allungare le mani verso di lei
o di sfiorarla soltanto.
Poi finalmente li vide.
Amy aveva un bel vestito
rosso senza spalline che si stringeva alla vita e poi ricadeva morbido
fino ai piedi. La cintura di brillanti che le risaltava la vita, la
schiena e le spalle scoperte e i capelli che ricadevano in dolci
boccoli le davano una sensualità che Sheldon non aveva mai visto
prima. Non sembrava nemmeno la sua Amy. La fissò talmente a
lungo da perdere la cognizione del tempo. Se al ballo aveva ammesso di
averla trovata carina, qui era semplicemente splendida. Doveva essere
andata con Bernadette a prendere il vestito perché non pensava
che Amy fosse così audace da indossare qualcosa del genere.
Amy si guardò attorno.
« Mi stanno guardando? » domandò sottovoce a Ryan mentre si spostava i capelli.
Sorrise. « Sì. Visto? Te lo avevo detto che non saresti passata inosservata »
Dopo aver annuito
passò ad esaminare gli invitati. C'erano molti amici di Penny,
qualche collega di Leonard che aveva sempre incrociato in mensa, ma con
cui non aveva mai proferito parola, Barry Kripke -che accidenti ci
faceva Kripke?- e poi ovviamente i parenti più stretti degli
sposi. Quella alta e con l'aria severa, oltre che vagamente disgustata
ed infastidita, doveva essere la madre di Leonard. Penny le aveva detto
una volta che assomigliava tantissimo a Sheldon e che per questo
andavano anche molto d'accordo. Effettivamente ora che la osservava
bene aveva gli stessi atteggiamenti e modi di fare del fisico.
Istintivamente nel nominare
nella sua mente Sheldon iniziò a guardarsi intorno chiedendosi
se lo avrebbe visto. Che sciocchezza, certo che lo avrebbe visto. Si
era appena sposato il suo migliore amico era ovvio che sarebbe stato
presente così come lei doveva esserci per Penny o si sarebbe
offesa a morte.
Per questo si era preparata
prima per affrontarlo. Si era esercitata davanti allo specchio per
mostrarsi fredda ed impassibile in modo da potersi atteggiare come una
semplice conoscente, esattamente come lui voleva.
Quando però
incrociò i suoi occhi azzurri capì che prepararsi prima
non era servito a nulla. Vacillò un attimo constatando che la
stava fissando, non in modo aspro o arrabbiato, ma sorpreso e
malinconico nello stesso momento. Avvertì un tuffo al cuore.
Si ritrovò a
fissarlo anche lei più del dovuto e nonostante numerose persone
passassero davanti a loro il contatto visivo rimaneva sempre
perfettamente intatto quasi i loro occhi fossero stati due magneti.
Sheldon stava benissimo
vestito così, era molto più affascinante e magnetico
rispetto a tutte le altre volte che lo aveva visto in giacca e cravatta.
« Eccoti finalmente!
» Penny le andò incontro e l'abbracciò
affettuosamente riservando poi a Ryan un sorriso palesemente finto.
« Venite, là
al tavolo stanno servendo gli aperitivi. Vi stanno aspettando tutti
» Amy notò Howard farle cenno di saluto con la mano.
Strinse le labbra quando notò tutti i ragazzi lì in piedi
e il fisico teorico era l'unico a darle le spalle.
« Magari dopo. Forse è meglio se andiamo direttamente a sederci »
« Insisto. Non si
può iniziare a festeggiare senza un buon drink, no? » la
prese per il braccio e la costrinse a seguirla. Amy riluttante si
lasciò trascinare.
« Sei incantevole con
questo abito e il rosso ti dona a meraviglia. Sei andata con Bernie,
vero? Le avevo detto infatti di prendere qualcosa di, come dire, diverso
rispetto ai soliti vestiti di dubbio gusto che ami tanto indossare
» le mise in mano un bicchiere e le fece l'occhiolino, mostrando
una certa malizia nello sguardo dopo aver dato una breve occhiata a
Sheldon.
« Inizialmente non
volevo affatto indossare un vestito del genere. Insomma guardami!
Sembro una prostituta! » sbottò sistemandosi la scollatura
a forma di cuore che non era nulla di esagerato o volgare, ma che
mostrava fin troppo per i suoi gusti. « Poi però ho
pensato che in questo modo sarei comunque stata al centro
dell'attenzione, visto che qualcuno
» scoccò un'occhiataccia alla bionda « non ha voluto
fare un matrimonio tradizionale e quindi non ho potuto avere la
possibilità di farti da damigella d'onore » concluse
incrociando le braccia sotto al seno e rimarcando il più
possibile nella voce tutto il suo disappunto.
Sheldon non aveva detto una
sola parola. Era rimasto un po' in disparte e alternava lo sguardo dal
bicchiere che aveva in mano ancora mezzo pieno ed Amy. Ancora non si
era voltata per guardarlo. Ryan invece le stava praticamente
appiccicato manco ci fosse della colla a tenerli uniti. Tornò ad
osservare il profilo della neurobiologa. Il trucco che aveva usato era
semplice e solo accennato e non gli dispiacque affatto. Non amava
quando le donne snaturavano troppo il loro visto mettendo strati e
strati di trucco. Stava parlando con Penny e sembrava piuttosto
tranquilla ad una prima impressione.
« Sheldon » fra
tutti quelli che avevano deciso di rivolgergli la parola stasera lui
era senza dubbio quello meno gradito. Era perfino al di sopra di
Kripke. Ma d'altronde era al primo posto nella sua lista di nemici
quindi nessuno poteva risultare più irritante e fastidioso di
lui.
« Le donne, eh?
Sempre a parlare di trucchi e vestiti » continuò Ryan
nonostante l'occhiataccia del fisico avrebbe fatto rabbrividire
chiunque. Si portò al suo fianco e prese un drink alcolico.
« Dottor Cooper, prego » lo rimbeccò piuttosto freddamente degnandolo solo di una superficiale attenzione.
« Beh, pensavo che
avrei potuto chiamarti per nome dato che ormai ci conosciamo. Dottor
Cooper è piuttosto formale, non trovi? » disse
sostenendo senza alcun problema il suo sguardo, come se lo stesse
sfidando.
Sheldon si spostò
quel tanto che bastava per guardarlo appena. « Non credo che ci
conosciamo al punto di poterci chiamare come se fossimo amici
perché noi due, Ryan Green, non siamo amici. Non lo siamo e non
lo saremo mai » sibilò senza tanti giri di parole. Il
chimico ridacchiò e Sheldon si chiese cosa ci fosse di
divertente. Non aveva mica raccontato una barzelletta, accidenti.
« Ho capito. Sei arrabbiato perché io ed Amy stiamo insieme ora »
Sheldon impallidì e trattenne il respiro. « State...insieme? » disse debolmente.
Ryan fece girare il liquido
nel bicchiere per un po' poi bevve un lungo sorso. « Non ancora,
ma sarà solo questione di tempo » indicò la ragazza
con la mano che reggeva il bicchiere. « È splendida questa
sera, non trovi? Ammetto che a fatica riesco a toglierle gli occhi di
dosso »
Il fisico non mosse un muscolo. A malapena respirava.
Ryan abbassò la
voce. « Ti consiglio di lasciar perdere, Sheldon. Ti
risparmieresti un sacco di sofferenze inutili. Amy è felice con
me quindi perché rovinare tutto? »
A quelle parole fu come
ricevere uno schiaffo in faccia. Amy felice di stare con lui? Non ci
credeva. La conosceva fin troppo bene e non avrebbe avuto nulla
spartire con Ryan Green, era fuori discussione. Amy era troppo
intelligente, troppo speciale e troppo diversa dalle altre donne per
accontentarsi di un semplice chimico senza alcun talento particolare.
Sostenne il suo sguardo di sfida con un po' di fatica. Lasciar perdere?
Mai e poi mai, non era il tipo.
« Oh, ci sono le
tartine con i gamberetti, le adoro! » esclamò il chimico
abbandonando l'ostilità per far posto all'entusiasmo e con una
mano allungò il piatto per farsi servire dal cameriere.
Sheldon lo guardava disgustato. Non si sarebbe fatto fregare da uno così stupido.
« Amy non starà mai con te. Toglitelo dalla testa » affermò con sicurezza dopo un lungo silenzio.
« Tu dici? » si
voltò lentamente riservandogli un ultimo sorriso arrogante prima
di andare al tavolo occupato dagli altri. « Vedremo »
Dopo un lungo tentennamento
anche Sheldon raggiunse gli amici che ridevano e scherzavano come al
solito. Notò con disappunto che l'unico posto libero era di
fronte ad Amy. Sarebbe stato perfetto se in parte a lei non si fosse
seduto Ryan. Dovevano aver fatto apposta a lasciarlo libero, ma alla
fine si sedette lo stesso. Infondo non poteva di certo fare una
polemica per un posto.
« Come mai avete
deciso di sposarvi a Las Vegas? » domandò il chimico con
una certa curiosità rivolto ai due sposi.
« Oh, beh,
perché ci andava di farlo. Quella sera eravamo entrambi liberi
quindi ci siamo detti 'perché no?' » rise Penny
toccando l'orecchino lungo di brillanti.
« Eravamo fidanzati
da più di un anno e ci eravamo stancati di attendere ancora
» aggiunse Leonard versandosi del vino.
« So che non avete
quasi mai parlato delle nozze in tutto questo tempo e poi
improvvisamente partite e vi sposate. È una cosa curiosa »
« Non volevamo
affrettare troppo le cose. Io con il lavoro nuovo, Leonard con i suoi
esperimenti...eravamo, e siamo tuttora, in un periodo in cui ci sono
dei cambiamenti notevoli nelle nostre vite e per il matrimonio ci
sembrava giusto attendere » Penny bevve un sorso di vino. «
Quando però Sheldon ha insistito perché scegliessimo una
data in modo che andassimo a vivere insieme, ci siamo resi conto che
sposarci era l'unica cosa che volevamo davvero. Quindi ecco il
perché di Las Vegas » concluse stringendo la mano del
fisico sperimentale il quale ricambiò con un largo sorriso.
Amy non sapeva che fosse
stato Sheldon a spingerli a prendere quell'importante decisione. Per
quale motivo? Fino a qualche mese prima era in crisi nel sapere che
prima o poi l'amico se ne sarebbe andato e non voleva accettarlo, ora
scopre che era stato proprio lui a convincerli a scegliere una data per
il matrimonio. Doveva esserci qualcosa sotto, Sheldon non faceva mai le
cose a caso o senza pensarci.
« È una bella
storia » disse il chimico sorridendo. « Anche a me
piacerebbe fare una cosa improvvisata di questo tipo. Prendere la mia
fidanzata una sera, dirle che andiamo a cena fuori e invece portarla a
Las Vegas e chiederle di sposarmi in quel momento. Vorrei proprio
vedere la sua reazione » rise guardando poi Amy la quale
mostrò solo un mezzo sorriso tirato.
« Come vuoi che
reagisca? » sbottò Sheldon improvvisamente. « La tua
fidanzata si aspetta che la porti a cena fuori come di consueto e
invece senza dirle nulla la porti a Las Vegas dove per colpa di un
inganno la ragazza si trova in una situazione da cui non può
uscire e alla tua proposta, per non spezzarti il cuore, accetta di
sposarti contro la sua volontà. Gran bel matrimonio, complimenti
» disse sarcastico.
Ryan indurì lo
sguardo. « Non tutti sono rigidi e amano le cose previste in
anticipo come te, Sheldon. Scommetto che la mia ragazza mi direbbe di
sì anche se la portassi sulla cima di una montagna!
»
« Oh, ma davvero? Povera ragazza allora non vorrei essere nei suoi panni! »
« D'accordo, basta
matrimonio. Perché non parliamo di scienza, eh? La scienza piace
a tutti qui, no? » intervenne Penny sperando di deviare la
conversazione e di raffreddare gli animi.
« Giusto, parliamo di
come io e Leonard abbiamo pubblicato un articolo scientifico che
è stato considerato innovativo e geniale da numerosi scienziati
famosi e di alto livello? » disse il fisico con aria di
superiorità e di strafottenza.
« Leonard ha avuto
l'idea da quello che so. Tu ti sei solo limitato a svolgere i calcoli.
Tutt'altro piuttosto semplici devo dire » ribatté Ryan
sapendo di aver colto il suo punto debole quando vide l'entusiasmo sul
suo viso spegnersi poco alla volta. Era troppo arrogante e con l'aria
di chi sa sempre più degli altri per lasciargliela vinta.
« Pensi che dovremmo fare qualcosa per allontanarli? » sussurrò Bernadette all'orecchio del marito.
« Scherzi? Magari
finirà con una bella rissa. Già me lo immagino il titolo
del video che posterò su youtube: "fisico teorico e chimico
farmaceutico si prendono a pugni durante un matrimonio". Farò
migliaia di visualizzazioni! »
Bernadette lo rimproverò con lo sguardo e l'ingegnere si limitò a sbuffare.
« Comunque sia noi
abbiamo un articolo che rivoluzionerà la fisica, tu cosa hai
fatto di importante per tutto questo tempo? » affermò
appoggiando un gomito sul tavolo e pregustando già la
povertà delle sue ricerche. Avrebbe dimostrato la sua infinita
superiorità su quell'essere.
« Io ed Amy abbiamo
fatto una ricerca che verrà premiata settimana prossima. L'idea
è stata di entrambi, non gliel'ho rubata per poi vantarmi in
giro dicendo che ho fatto tutto da solo, senza nemmeno menzionarla
nell'articolo pubblicato »
« Anche noi abbiamo
appena ricevuto un premio se vuoi proprio saperlo. E poi io non ho
rubato l'idea di nessuno né mi sono vantato di aver fatto tutto
da solo » rispose sentendosi chiamato in causa. Era palese che si
stesse riferendo a lui.
« Non è quello che si sente in giro » incrociò le braccia e aspettò la sua mossa.
« La gente parla solo
per dare aria alla bocca. A malapena sanno quello che fanno cosa vuoi
che ne capiscano di ricerche sulla Materia Oscura? E comunque...»
piegò l'angolo della bocca in un sorriso sghembo. « La
fisica è migliore della chimica » concluse.
Ryan batté gli occhi
non capendo cosa centrasse l'ultima affermazione. « Ma cosa dici?
La Chimica non è una sottodisciplina della Fisica. Studiamo i
vostri stessi argomenti come la meccanica quantistica o la
termodinamica. L'unica cosa che si differenzia è l'approccio
alla materia e alla sua interazione con l'energia. Non ho mai capito
perché voi fisici vi considerate sempre superiori a tutti
» disse con una smorfia infastidita.
« Mmh...forse perché lo siamo? »
Prima che Ryan potesse replicare Amy lo anticipò. « Adesso basta, tutti e due »
« Ma è stato lui ad iniziare! » sbottarono entrambi all'unisono.
« Non mi interessa
chi ha cominciato. Dovrebbe essere una serata piacevole, non ho voglia
di vedere gente litigare » disse tagliante squadrando entrambi i
ragazzi i quali, anche se riluttanti, decisero di smettere di
punzecchiarsi a vicenda, ma questo non toglieva che potevano comunque
scambiarsi sguardi d'odio.
« Se fossimo in Game
of Thrones e io fossi il Lord di Grande Inverno ti avrei già
fatto decapitare » borbottò il fisico facendosi udire
chiaramente da Ryan.
« Come prego? » disse in tono glaciale e guardandolo male.
« Hai sentito benissimo »
« Avete sentito Amy, ora basta! » sbottò Penny battendo una mano sul tavolo.
Fortuna la musica e il chiacchiericcio erano sufficienti per distogliere l'attenzione da loro.
Sheldon si alzò, non
tollerando un minuto di più la presenza di quell'essere.
Andò in bagno per darsi una rinfrescata sentendo i nervi a fior
di pelle.
Amy si rivolse al ragazzo seduto al suo fianco guardandolo in malomodo. « Perché hai detto quelle cose? »
« Cosa? Che ha rubato l'idea di qualcun altro spacciandola per sua? È la pura e semplice verità »
« No, non è
vero te l'ho pure spiegato. Lo ha aiutato a svolgere i calcoli e il
fatto che il nome di Leonard non fosse presente è stato solo un
errore »
« Amy, è arrogante e spocchioso come pochi. Non puoi dargliela sempre vinta »
La ragazza ignorò
quell'ultimo commento. « Resta il fatto che non dovevi dire
quelle cose quando non sai nulla di lui né di come si sono
svolti i fatti »
Ryan sospirò e
guardò ad uno ad uno i ragazzi seduti al tavolo. « Hai
ragione. Scusa mi dispiace. Non dovevo dire quelle cose e non dovevo
reagire quando mi ha provocato » si rivolse a Penny. « Non
voglio che il tuo ricevimento venga rovinato per colpa nostra »
disse visibilmente dispiaciuto.
Amy guardò il posto
vuoto davanti a sé. Forse poteva andare a vedere come stava. O
forse poteva fare finta di niente. Forse nemmeno voleva la sua
compagnia in quel momento.
Ma più lo guardava
allontanarsi più crebbe dentro di lei la consapevolezza che
restare lì seduta non sarebbe servito, che doveva alzarsi e
raggiungerlo il più in fretta possibile.
E questo fu esattamente quello che fece.
Gettò il tovagliolo
sul tavolo e immediatamente si fiondò a cercarlo. Passando tra
gli invitati cercò di non perderlo di vista anche se non fu
facile. Stava per raggiungerlo quando una donna le si parò
davanti all'improvviso facendole perdere di vista il ragazzo. Si
allungò un po' sopra la donna per riuscire a scorgere qualcosa
di lui tra la gente, ma ormai era come scomparso.
« Amy, cara, come
stai? » disse sorridendo. La neurobiologa riconobbe
immediatamente l'accento spiccato del sud e prima ancora di abbassare
gli occhi su di lei capì che si trattava della madre di Sheldon.
« Scusi signora
Cooper, non l'avevo vista » mentì spudoratamente
sfoggiando un breve sorriso di circostanza. In genere apprezzava
scambiare due parole con lei, ma adesso era parecchio di fretta e aveva
paura di non raggiungerlo in tempo.
« Chiamami pure Mary,
tesoro. Quante volte te lo devo dire? » la rimproverò
dolcemente e tenendo sempre un bel sorriso fisso sulle labbra.
« Sì...»
disse solo. A giudicare dal modo cortese con cui le rivolgeva la
parola ebbe la sensazione che Sheldon non le avesse ancora detto cosa
stesse accadendo tra di loro in questo periodo. Non sapeva del bacio di
Ryan, non sapeva della loro rottura, non sapeva che avevano fatto
settimane a non parlarsi o vedersi ad eccezione di quella volta al di
fuori del pianerottolo di casa sua.
Distolse lo sguardo dalla donna di nuovo per cercarlo. Forse era uscito per questo non le vedeva tra gli invitati.
« Va tutto bene? » chiese Mary notando l'espressione tesa sul volto della ragazza.
« Certo, va tutto
benissimo. Stavo solo guardando se..uhm...servivano ancora i cocktail
» disse sperando di essere risultata abbastanza convincente e
sopratutto che non avesse visto il fisico teorico passarle accanto.
Mary però non era
stupida anche se sembrava essere ingenua dal modo sempre gentile con
cui si rivolgeva agli altri e sopratutto dai racconti fatti dal figlio
in cui esaltava la sua mente da lui definita "sempliciotta". E infatti
il sorriso si spense poco alla volta per sostituirlo con uno sguardo
più serio.
« Ne sei sicura?
» Prima che Amy potesse annuire Mary proseguì. «
L'altro giorno l'ho chiamato e mi è sembrato parecchio diverso
dal solito. Non saprei nemmeno dirti esattamente, ma sembrava come
apatico. Credo che nemmeno mi abbia ascoltato e quando gli ho detto che
sarei venuta per il matrimonio di Penny e che avrei voluto passare a
salutarvi mi ha liquidato dicendo che non avevi tempo e che non ci
saresti stata »
Per un attimo la
verità minacciò di saltarle fuori dalla bocca. Stava per
dirle tutto quanto, tutto quello che era accaduto nelle ultime
settimane e quanto si sentisse affranta, confusa ed insicura. Ma questi
pensieri si limitarono solo a passargli per la mente e cercò di
non far trasparire nulla di tutto ciò sul suo volto. Non si
sarebbe sfogata con lei. Non voleva essere compatita, non era nel suo
carattere. E cosa più importante non voleva che lei si mettesse
in mezzo tra di loro. Come aveva già detto alla sua amica
avrebbero trovato loro il modo di sistemare tutto. Dovevano farlo.
Si portò una ciocca
di capelli sfuggita dall'acconciatura dietro l'orecchio e
sfoggiò uno dei suoi sorrisi più convincenti.
« Ha ragione. Il
lavoro mi impegna così tanto che...a malapena riusciamo a
vederci » abbassò il tono della voce e Mary la
osservò per qualche secondo come se stesse cercando di
convincersi delle parole della ragazza.
« Capisco. Allora forse è per questo che mi è sembrato un po' strano »
« Lo credo anche io » confermò con tono piatto.
« Okay...se per caso hai bisogno di qualcosa non esitare a chiedere »
Amy si limitò ad annuire e Mary le toccò il braccio in un gesto confortante.
« Sai, a volte
può sembrare un po' freddo e distaccato, ma ti assicuro che ha
molto a cuore te e i tuoi sentimenti. Non l'ho mai visto affezionarsi a
qualcuno come con te » strinse appena la presa al suo braccio e
sorrise. « Grazie per avere così tanta pazienza con lui
»
Amy annuì ancora una
volta ed osservò per qualche secondo la donna allontanarsi,
sentendo spezzarsi qualcosa dentro di sé. L'aveva ringraziata
per avere pazienza quando nell'ultimo periodo aveva mostrato tutto
tranne che pazienza. Ebbe quasi l'impulso di fermarla e dirle che era
stata una persona orribile e che non si meritava tutta questa fiducia
da lei.
Se la pazienza è la
virtù dei forti allora lei era una debole. E questa sua
debolezza l'aveva portata a perdere lentamente, poco alla volta,
tutto ciò che le stava più a cuore. Quanto avrebbe
aspettato ancora prima di rendersene conto?
Sheldon si sentiva
decisamente meglio, ma non del tutto ancora. Prima di ritornare al
tavolo pensò di uscire un attimo, giusto per vedere le notifiche
su Facebook e Twitter. All'interno del ristorante internet non prendeva
e non c'era nemmeno un wi-fi a cui collegarsi. Sbuffò vedendo la
rotellina girare e la pagina di Facebook non caricarsi ancora. Una
volta uscito si rese conto di non essere stato l'unico ad avere avuto
quell'idea. Avrebbe preferito mille volte essere da solo. Si
guardò attorno per curiosità, studiando le persone e i
loro atteggiamenti solo per cercare di indovinare che tipo di persone
erano. Il primo individuo che vide fu un ragazzo alto e biondo che
parlava tranquillamente con altri suoi due amici. Lo aveva intravisto
un paio di volte uscire dall'appartamento della vicina per cui dedusse
che fosse un suo amico di lunga data. Non un ex, questo ne era certo,
dato che i patti con Leonard erano stati ben chiari: niente ex al
proprio matrimonio. Questo non era stato un problema per nessuno dei
due. Penny non manteneva più i contatti con i suoi precedenti
fidanzati e Leonard non aveva avuto abbastanza ragazze da riempire le
dita di una mano.
Guardò altrove quando si accorse di averli fissati troppo a lungo e ricevendo un'occhiataccia da due di loro.
C'era solo una coppia che
intenta a discutere su non si sa cosa -non aveva nessuna intenzione di
ascoltare i loro litigi- e una donna che parlava al telefono con
un'amica mentre teneva per la mano il figlioletto di tre anni che
cercava di dimenarsi dalla sua presa per andare a fare qualcosa di
più divertente che rimanere fermo ad ascoltare i discorsi della
madre.
Dopo un po' decise di
allontanarsi e di raggiungere il laghetto posto a circa una ventina di
metri da dove si trovava lui. Almeno era sicuro che nessuno lo avrebbe
disturbato. Osservò la superficie dell'acqua, ma il buio
impediva di vedere la propria immagine riflessa. Si girò e
appoggiandosi alla recinzione di legno iniziò a scorrere la sua
pagina di Facebook che finalmente si era caricata.
Quando Amy uscì
iniziò immediatamente a cercarlo con lo sguardo. Il giardino al
di fuori del ristorante di lusso scelto da Penny era davvero enorme,
con alberi, statue e fontane. In fondo poteva vedere un laghetto, ma
non credeva fosse lì dato che era una zona isolata e buia.
Sheldon aveva paura del buio, di questo ne era certa.
Si guardò attorno,
ma di lui non c'era la minima traccia. Eppure era sicura di averlo
visto uscire poco prima. Sospirando pensò che molto
probabilmente era rientrato e che a quest'ora era già al tavolo.
Forse era meglio così, pensò. Se lo avesse raggiunto cosa
avrebbe potuto dirgli?
Stava per tornare indietro
quando sentì avvicinarsi qualcuno alle sue spalle e toccarle il
gomito. Sussultando si girò di scatto.
« Shel—Oh » si fermò quando si accorse che non era lui.
« Ryan...non ti ho sentito arrivare. Cosa ci fai qui? »
« Volevo prendere una
boccata d'aria » disse scrollando le spalle con noncuranza.
L'unico motivo era che aveva visto entrambi andarsene fuori e qualcosa
dentro di lui gli aveva detto di seguirli. Il fatto che fosse geloso di
loro era ormai evidente.
« Okay...»
disse semplicemente la ragazza tenendo lo sguardo fisso sul giardino
nella speranza di vederlo. Ma ormai era convinta che Sheldon fosse
tornato indietro per cui non aveva più alcun motivo di restare
lì fuori.
« Lo stai cercando? » chiese il chimico indurendo appena il tono della voce. Amy non ci fece nemmeno caso.
« Sì. Ero sicura fosse qui, ma non lo vedo »
« Sarà
rientrato molto probabilmente. Andiamo a vedere? » La prese per
il braccio e la tirò delicatamente, ma lei non si mosse. In
realtà non pensava fosse tornato dentro.
« Amy...» si
mise davanti a lei. « Non c'è qui fuori è inutile
che continui a cercarlo » disse freddamente. Amy lo guardò
negli occhi e poi abbassò lo sguardo.
« Forse hai ragione »
Non era particolarmente
entusiasta all'idea di rientrare, ma poi era sicuro che Leonard gli
avrebbe tenuto il muso e si sarebbe lamentato con lui per giorni se non
si fosse più fatto vedere. E le lamentele dell'ex coinquilino
erano davvero insopportabili certe volte.
Tornò indietro tenendo lo sguardo basso. Mentre saliva la scalinata riconobbe immediatamente la voce di Amy.
« Faremo meglio a rientrare allora »
Si fermò
immediatamente. Gli dava la schiena per cui lei ancora non lo aveva
visto. Sarebbe stato tutto perfetto se fosse stata sola, se non ci
fosse stato quel Ryan che le teneva il braccio e impaziente la guardava
per vedere se si sarebbe decisa o meno a tornare dagli altri.
Sarebbero stati da soli,
all'aperto e senza nessuno che li avrebbe infastiditi. Avrebbe potuto
sfruttare l'occasione per parlare finalmente con lei senza interruzioni.
Più li osservava
più sentiva la rabbia crescergli dentro. In quel momento si
accorse di non aver mai odiato qualcuno come Ryan. E ancora l'immagine
di lui che la baciava si materializzava nella sua mente.
« Aspetta »
disse il chimico dando al fisico il profilo. Ancora non si era accorto
di Sheldon a qualche metro di distanza. « Hai il rossetto un po'
sbavato. » Con il pollice andò all'angolo della bocca per
toglierle la macchia. Appena il dito si posò sulla sua pelle
Sheldon scattò verso di lui.
« Non toccarla
» lo minacciò stringendo con forza le dita attorno al suo
braccio. Ryan rimase sorpreso in un primo momento, poi strinse le
labbra per il fastidio che sentiva al braccio.
« Lasciami » replicò duramente fissandolo negli occhi.
« Prima togli la mano, Ryan »
Riluttante il chimico obbedì. Il braccio gli faceva male, non pensava avesse tutta questa forza.
Amy rimase immobile a
guardare. Il modo con cui si guardavano entrambi la fece rabbrividire.
Era certa che si sarebbero messi le mani addosso da un momento
all'altro.
Quando aveva detto che non
sopportava di vederla con qualcun altro stava dicendo sul serio. Il
modo con cui ancora stringeva il suo braccio e la tensione sul suo
volto ne era la prova.
« Sheldon, lascialo » disse con tono fermo sperando l'ascoltasse.
Il fisico immediatamente
fece quanto gli disse ed arretrò di qualche passo. Dopo averle
rivolto una breve occhiata salì in fretta gli ultimi gradini,
sparendo dietro la porta.
Quando tornò
indietro aveva un'espressione talmente cupa e seria in volto che Penny
e Leonard si scambiarono uno sguardo perplesso. Subito dopo Amy e Ryan
si sedettero ai loro posti e i due sposi capirono che il chimico
centrava sicuramente qualcosa.
Sheldon stava per dire qualcosa, ma l'occhiataccia d'avvertimento che Leonard gli rivolse lo convinse a tacere.
Passò il tempo a
rigirare pigramente il cibo nel piatto senza quasi assaggiarlo. Non
disse più nulla, nemmeno quando i ragazzi tirarono fuori
l'argomento: "il martello di Thor può distruggere lo scudo di
Captain America?" il quale portò le ragazze a sbuffare
sonoramente mentre Ryan rimase perplesso dalla strana discussione.
Neanche sapeva chi fossero questo Thor e questo Captain America. Per
fortuna non durò a lungo, visto che senza i commenti di Sheldon
fu piuttosto facile giungere ad una conclusione che potesse essere
ritenuta soddisfacente per tutti.
Più passava il tempo
più le bottiglie di vino vuote sul tavolo aumentavano. Erano
quasi tutti alticci, Penny forse un po' ubriaca e sicuramente il loro
era il tavolo più rumoroso e chiassoso dell'intera sala.
«...e lei risponde:
"Di tutti i tuoi amici, tu sei quello che ce l'ha più
grosso".» Immediatamente tutti iniziarono a ridere fino alle
lacrime per la battuta fatta dalla sposa. Se fossero stati sobri
probabilmente avrebbero ridacchiato solo, ma dopo tutto quel vino anche
la cosa più stupida del mondo li avrebbe fatti morire dal
ridere. Ovviamente Sheldon non mosse un muscolo per la battuta ed Amy
abbozzò solo un breve sorriso, giusto per far vedere che era
coinvolta anche lei, ma non aveva bevuto quasi niente da quando si era
seduta al tavolo. E poi non era stata per niente divertente la battuta
raccontata da Penny.
La sposa, notando che
Sheldon era l'unico a non aver riso, appoggiò il bicchiere sul
tavolo e lo guardò ridacchiando. « Aspetta adesso te la
spiego, tesoro. Allora c'era questo ragazzo che—»
« Ho capito la
battuta, Penny. Solo che non l'ho trovata divertente » disse
tranquillamente. « Io sono per un livello di comicità
decisamente più alto » guardò la ragazza la quale
sospirò. « Vi racconto io una battuta divertente »
« Oh,
Signore...cameriere altro vino, grazie » disse Penny alzando gli
occhi al cielo e richiamando l'attenzione di un ragazzo che stava
servendo il tavolo vicino.
Sheldon guardò Amy per un paio di secondi prima di iniziare.
« Okay, allora...Ad
una festa matematica si incontrano diverse espressioni come x^2, 3sinx,
4Sqr(x^(-2)) e molte altre... Ad un certo punto x^2 vede in un
angolino, mogio mogio, il Ln(5xsinx^2/2)/7cos(tg(Ln(x^(-(1/2)))), e gli
chiede: "Perché te ne stai lì tutto solo e triste?" Lui
gli risponde: "Sai, io non mi integro
facilmente" » cercò di trattenersi, ma fu più forte
di lui ed iniziò a ridere. Solo Raj ridacchiò parecchio
divertito, ma era anche quello che aveva bevuto più di tutti e
in quel momento qualunque cosa era un pretesto per iniziare a ridere.
Gli altri si limitarono a scambiarsi un paio di occhiate e dei
sorrisetti tirati, tranne Penny che lo guardò confusa senza aver
capito un accidente di quello che aveva detto. Amy invece iniziò
a ridere di cuore e Sheldon si sentì improvvisamente bene nel
sentire quella risata che gli era mancata così tanto. Ryan si
limitò a fissarli senza espressione e Sheldon, sentendosi
osservato, gli ricambiò un breve sorriso strafottente.
« Ti spiego la battuta, credo che tu non l'abbia capita affatto »
« L'ho capita, Sheldon. Non fa ridere » tagliò corto.
« Ovvio che non ti fa ridere. Non sei un matematico né tantomeno un fisico »
Ryan alzò gli occhi al cielo esasperato. Cominciava ad averne piene le scatole di lui.
Amy si passò un dito
sotto l'occhio per asciugarlo sperando che il trucco non si fosse
rovinato. Si sistemò il vestito ed appoggiò entrambi gli
avambracci sul tavolo.
« Questa è stata un'ottima battuta devo ammetterlo, ma anche io ne ho una divertente »
Sheldon si sistemò sulla sedia ed incrociò le braccia. « Ti ascolto »
Penny sbuffando allungò il bicchiere verso Leonard. « Vino »
« Shh, voglio sentire » le fece cenno di arrangiarsi da sola visto che voleva ascoltare anche lui.
Ora Amy aveva tutti gli occhi puntati addosso, in attesa della sua battuta.
« "Ricomponiti" disse la parentesi al polinomio; "così scomposto, ti si vedono i binomi" »
Questa volta era il turno
del fisico teorico scoppiare a ridere ed Amy avvertì una
piacevole sensazione invaderla fin nella parte più profonda di
sé. Da quanto tempo non facevano uno dei loro giochi matematici?
O una battuta che soltanto loro due trovavano divertente? Le era
mancato vederlo ridere. Si fissarono a lungo negli occhi perdendosi
nell'azzurro di uno e nel verde dell'altra.
Bernadette si
allungò verso il marito per sussurrare delle parole. «
Come sono carini, non trovi? Hai visto come si stanno guardando? »
Howard li fissò in
silenzio per qualche secondo poi si rivolse a sua moglie. « Se
davvero la riconquista con quelle battutacce mi butto da un ponte
»
« Perché? »
« Perché hai
idea di quante ne abbia pensate e provate prima di conoscerti per
conquistare una donna? E ora scopro che tutto quello che serve è
un'integrale e una battuta mezza sconcia sui polinomi? » disse
incredulo.
Lei gli rivolse un'occhiataccia severa.
Improvvisamente, dopo che
Sheldon e Ryan si guardarono male per l'ennesima volta, la musica di un
lento riempì la grande stanza. Sheldon rimase sorpreso quando
riconobbe la musica e anche Amy lo era da come cercò
immediatamente di trovare lo sguardo del fisico.
Penny afferrò una
mano del marito. « Grazie a Dio non sentirò più
battute incomprensibili e senza senso! » disse avviandosi verso
il centro della sala.
Tutti si alzarono e
raggiunsero le altre coppie che avevano iniziato a ballare dolcemente
tenendosi stretti l'uno all'altra, tranne Ryan, Amy e Sheldon che
rimasero ai loro posti in silenzio e un po' tesi.
Il fisico pensò che
questo fosse il momento migliore per farsi avanti e far capire ad Amy
quanto ci tenesse a riaverla con sé. Un ballo sarebbe stato
perfetto. Avrebbero avuto modo di star da soli per un po' e poter
finalmente parlare senza che quel chimico si intromettesse. Non era
molto sicuro però se effettivamente avrebbe accettato di ballare
con lui o meno.
Amy sospirò e
piegò il tovagliolo con cura che poi appoggiò accanto al
piatto. Di tanto in tanto guardava tutte quelle coppie muoversi a ritmo
di musica e cercò di mascherare la tristezza che improvvisamente
avvertì crescere dentro di sé. A Sheldon però non
sfuggi quell'ombra malinconica che aleggiava nello sguardo della
ragazza e finalmente decise di fare la sua mossa, senza ulteriori
tentennamenti.
« Amy, vuoi ballare con me? »
Sheldon sgranò gli
occhi sentendo quelle parole provenire da Ryan. Lo aveva anticipato di
solo mezzo secondo. Amy lo guardò sorpresa, non aspettandosi
quell'invito da parte del chimico. Era convinta che una volta le avesse
detto di non essere bravo a ballare. Pensò di essere contenta
che qualcuno le chiedesse di ballare, ma non era così. A dire il
vero non provava niente.
« Mmh...io non
so...» indugiò non sapendo cosa fare. Istintivamente
guardò il fisico il quale a malapena respirava.
« Per favore. Un
ballo solo, non chiedo tanto » la implorò addolcendo il
tono ed appoggiando una mano sulla sua spalla nuda. Amy alla fine
cedette.
« D'accordo » mormorò con un filo di voce.
L'unica cosa che avrebbe
potuto farle cambiare idea era che la stessa domanda fosse fatta da
Sheldon, ma lui sembrava come pietrificato. Gli riservò
un'ultima occhiata sperando che dicesse qualcosa, qualunque cosa pur di
fermarla, ma nemmeno una parola uscì dalla sua bocca. Questo le
fece male. Non gli importava nemmeno di vederla ballare con qualcun
altro.
Ryan sorrise e prendendola per mano la fece alzare.
« Amy...» lo
sentì chiamarla debolmente, ma il chimico teneva stretta la sua
mano e non la fece fermare. Arrivati vicino alle altre coppie
appoggiò le mani sui suoi fianchi per poi trasportarla
dolcemente sulle note della musica.
Sheldon non si era mai
sentito così abbattuto ed amareggiato come in quel momento.
Aveva indugiato mezzo secondo di troppo e adesso lei stava ballando con
Ryan.
Alla fine ce l'aveva fatta. Gli aveva portato via la sua donna senza che lui potesse far nulla per impedirlo.
Sentì gli occhi
pizzicare ed affondò i denti con così tanta forza nel
labbro da sentire il sapore metallico del sangue. Ryan gli rivolse un
sorriso da lontano. Un sorriso di vittoria.
La vista di loro due che
ballavano tranquillamente era insopportabile perciò
lasciò il tavolo, proprio mentre Leonard stava ritornando, per
allontanarsi il più possibile in modo che non potesse vederli.
Amy si accorse di Sheldon
che usciva dalla sala velocemente. Sapeva che era per loro due che se
n'era andato e si sentì tremendamente in colpa per aver
accettato di ballare con Ryan. Fu come se lo avesse tradito una seconda
volta. Ryan l'aveva guardata dolcemente e per questo non era riuscita a
dir di no anche se in cuor suo sperava che quelle parole venissero da
Sheldon. Se fosse stato lui a chiederglielo gli avrebbe detto di
sì senza pensarci due volte.
L'istinto le disse di
raggiungerlo e chiedergli scusa, non solo per il ballo, ma per tutto.
La presa ferrea di Ryan però non la lasciava andare.
« Aspetta, il ballo non è ancora finito »
« Lasciami, devo andare »
« Dove? »
« Non ti interessa » disse duramente strattonando il braccio e liberando il polso dalla sua mano.
Si fece largo tra i tavoli ed i camerieri raggiungendo l'uscita dove aveva visto Sheldon andare.
Ryan, sospirando, provò a seguirla, ma due ragazze si misero davanti a lui. Il chimico le guardò confuse.
« Mi spiace, ma tu non vai da nessuna parte » disse Bernadette minacciosa.
« Esatto. Se provi a
seguirla mi incazzo davvero » sbottò Penny incrociando le
braccia e cercando di mantenere l'equilibrio per non cadere a causa dei
tacchi alti e della notevole quantità di alcol ingerito.
Invece di ritrovarsi
all'esterno come pensava c'era un lungo corridoio con diverse porte sui
lati. Erano tutte chiuse tranne una dove proveniva anche della luce.
La raggiunse e si
affacciò constatando che era una grande stanza, più
grande ancora di quella dove si stava svolgendo il ricevimento. Aveva
mobili pregiati, delle grandi finestre che davano su uno splendido
giardino e un bel pianoforte a coda al centro. Probabilmente questa
sala veniva usata per ricevimenti importanti o balli di gala.
Appoggiato alla parete alla
sua destra c'era un divanetto dall'aria antica e Sheldon era seduto
lì sopra, le mani che stringevano il bordo di legno e lo sguardo
fisso sulla punta delle scarpe.
La neurobiologa lentamente
si avvicinò a lui e Sheldon, sentendo i passi di qualcuno, si
impose di ignorare lo scocciatore. Probabilmente era Leonard che gli
diceva perché se ne fosse andato o forse un cameriere che gli
diceva che non poteva rimanere lì. La misteriosa figura gli si
fermò quasi davanti e notando l'orlo di un lungo vestito rosso,
appartenente solo ad una persona tra gli invitati, lo convinse ad
alzare il mento portandolo ad incrociare gli occhi verdi della sua ex
fidanzata.
« Amy...» mormorò sorpreso.
Lei si sedette accanto a lui.
« Hai già
finito di ballare con Ryan? » chiese con tono glaciale osservando
il quadro di fronte a sé. Un mare in tempesta. Strinse con
più forza il bordo del divanetto facendo sbiancare le nocche.
« Ti ho seguito appena ho visto che ti stavi allontanando »
« Avresti fatto meglio a rimanere di là con lui »
« Sheldon...»
si voltò appena per guardare il suo profilo. Il fisico con
fatica cercava di non incrociare il suo sguardo. Guardarla negli occhi
lo avrebbe fatto soffrire di più. « Io non volevo rimanere
di là con lui. Volevo venire qui e vederti »
« Perché? »
Sospirò. « Perché mi manchi »
Sheldon finalmente si volse verso di lei, ma non disse nulla.
« Non ho fatto altro
che pensare a te in questo periodo, in ogni momento della giornata
pensavo sempre a te. Anche dopo avermi ferita dicendo che non ti era
mai importato di me non ho smesso un solo momento di ricordare con
nostalgia i momenti passati insieme e a desiderare di tornare indietro
»
Il fisico si morse
l'interno della guancia pensieroso. Amy prese una pausa ed
iniziò a lisciare con le mani la gonna del vestito. Dato che
Sheldon non diceva nulla proseguì.
« Non volevo ballare
con Ryan, ha insistito così tanto che ho ceduto. So che te ne
sei andato per questo, Sheldon. Solo non capisco perché tu non
abbia cercato di fermarmi »
« Non ci sono
riuscito. Stavo per chiederti di ballare con me. Sono stato così
colto alla sprovvista dalla domanda di Ryan che non sono più
riuscito a dire nulla. Poi tu hai accettato, sei andata via con lui, ha
messo le sue mani su di te e non ho resistito oltre »
mormorò. « E poi non sapevo nemmeno se avresti accettato
»
« Se me lo avessi chiesto ti avrei detto di sì. Senza pensarci due volte »
« Davvero? »
« Sì, davvero »
« Allora
perché hai accettato di ballare con lui? Perché siete
usciti insieme in queste settimane? Perché lo hai invitato al
ricevimento? » disse senza nascondere il suo disappunto, alzando
il tono ad ogni domanda.
« Non lo so...non mi
sono mai sentita così confusa e in crisi come in questo momento
» questa volta tenne lo sguardo basso. Non aveva il coraggio di
guardarlo.
« Prima conosco
questo Ryan con cui inizio a lavorare insieme, poi tu fai una battuta
sulle serie tv durante il nostro quinto anniversario. Mi arrabbio e ti
chiedo una pausa. Non ti sento né ti vedo per giorni e poi ci
vedi in laboratorio mentre Ryan mi bacia senza che io volessi. Mi lasci
senza che ti possa spiegare come stanno le cose e quando decido di
venire da te per chiederti scusa e tornare insieme ti sento dire che di
me non ti è mai importato nulla. Penso che tu voglia voltare
pagina e lasciare tutto alle spalle quando poi ci incontriamo fuori
casa tua e mi dici tutte quelle cose facendomi sentire in colpa. Ryan
si mostra interessato a me e tu non fai nulla. Adesso mi ignori per
tutta sera, appena ci vedi fuori hai un attacco di gelosia nei suoi
confronti e lo minacci di non toccarmi. Torni ad ignorarmi per tutto il
tempo finché non fai una battuta che sapevi avrei trovato
divertente solo io. Ryan mi chiede di ballare con lui, tu non dici
niente e quando iniziamo a ballare te ne vai via arrabbiato. Io cosa
devo pensare dopo tutto questo? »
Sheldon rimase in silenzio per qualche secondo. Doveva sapere solo una cosa prima.
« Lo ami? »
« Cosa? »
« Ryan, lo ami? »
Amy rimase sorpresa da
quella domanda. Era questo che aveva in mente da tutto il tempo? Questa
volta si ritrovò a fissarlo negli occhi azzurri, così
vicino dopo tanto tempo. Improvvisamente gli venne in mente tutto
quello accaduto in quelle settimane. Scambiarsi sguardi malinconici in
università, sforzarsi per non parlarsi, la conversazione avuta
sul pianerottolo in cui lui ribadiva l'amore che provava per lei, la
risata dopo la battuta fatta sui polinomi, il modo in cui si sono
guardati tutta sera, il senso di disagio quando aveva lasciato il
tavolo per ballare con Ryan. Ora sentiva che la confusione stava pian
piano scomparendo dalla sua mente.
Ora poteva dargli una risposta certa.
« No, non lo amo né sono mai stata interessata a lui. Sai bene che amo solo una persona »
A quelle parole Sheldon non
perse tempo e si fiondò sulle sue labbra iniziando a baciarle
dolcemente. Una mano appoggiata sul suo ginocchio e una dietro alla
nuca per attirarla il più possibile verso di sé quasi non
volesse ci fosse alcuno spazio tra di loro. Amy rimase spiazzata da
quel gesto tanto istintivo e le ci volle qualche secondo per realizzare
che davvero Sheldon la stava baciando nuovamente. Ricambiò anche
lei, prima dolcemente e poi con forza e una velocità sempre
maggiore appoggiando le mani sulle spalle e stringendole.
Si baciarono a lungo, le labbra che iniziavano a fare male e rendendosi conto solo ora di quanto si fossero mancati.
Sheldon fu il primo a staccarsi per riprendere fiato, la fronte appoggiata alla sua.
« Rimettiamo le cose
a com'erano prima. Torniamo insieme, reintegriamo il contratto tra
fidanzati e torniamo a quando tutto andava bene »
« Non è così facile...» mormorò.
Trattenne il respiro. « Hai detto che di lui—»
« Non ho mai chiesto questa pausa da te per lui, Sheldon. Mai »
« Non
capisco...allora per cosa? » ora era davvero confuso. Se non era
per Ryan qual'era il motivo che l'aveva spinta a lasciarlo da parte?
« Perché le cose come stavano prima tra di noi non mi andavano più bene »
Prima che Sheldon aprisse
bocca Amy proseguì. « Quando ho conosciuto Ryan ho capito
che volevo di più dalla nostra relazione. Sono cinque anni che
ci conosciamo, un periodo in cui sono successe un sacco di cose.
C'è chi è sposato da anni, chi lo ha appena fatto, chi
non vede l'ora di farlo e in tutto questo ci siamo noi, che il massimo
che abbiamo ottenuto è qualche bacio dato quando siamo da soli e
uno sleepover »
Sheldon si incupì
constatando che aveva ragione. « Però sapevi come
sarebbero state le cose quando ci siamo conosciuti per la prima volta.
Anzi sei stata tu a dirmi che non volevi nessun contatto fisico con me
e anche quando ti ho chiesto di diventare la mia ragazza ed ho ribadito
il concetto hai accettato senza alcun problema, o sbaglio? »
« Hai ragione, ma ora
sono una donna diversa rispetto a com'ero cinque anni fa »
iniziò a mordicchiarsi il labbro e si spostò i capelli di
lato. « Ho accettato tutto quello che hai proposto nel contratto
che sono stata costretta sottoscrivere perché avevo troppa paura
di perderti » ammise con tono flebile.
Sheldon rimase in silenzio. Non sapeva cosa dire, come se la sua mente fosse offuscata da una fitta nebbia.
« Ho sopportato tanto
in questi anni, ma ho imparato a conoscerti e ad amarti per come sei e
so che questo è già tanto per te, ma io voglio sapere se
questo è il massimo per te o se vuoi dell'altro »
« Che cosa intendi? » aveva intuito a cosa si riferisse, ma voleva sentirglielo dire, giusto per avere conferma.
Si allontanò un po' appoggiandosi allo schienale imbottito. « Quando pensi al futuro come te lo immagini? »
Deglutì leccandosi
poi le labbra per prendere un po' di tempo. Forse era una domanda
trabocchetto. « I-immagino di vincere il premio Nobel, di
diventare uno scienziato di fama mondiale »
« D'accordo. Successo professionale. Cos'altro poi? »
« Beh...che noi due
stiamo insieme e che sarai lì quando riceverò il premio
per congratularti con me e per redigere la mia biografia »
« Bene. E poi? »
Cos'altro voleva ancora?
Niente, questo gli bastava. Indugiò un paio di secondi. «
Che...mi preparerai i french toast tutte le mattine? »
« Hai mai pensato a dei figli? Se acquistare una casa tua? Se sposarti? »
All'ultima domanda Sheldon
vacillò. Se solo Amy avesse saputo cosa voleva chiederle il
giorno in cui lei gli fece quella maledetta chiamata su Skype. Ora non
starebbero avendo questa conversazione. Ci aveva pensato a tutte queste
cose e anche ad altre, solo che non ne aveva mai fatto cenno a lei.
« Amy...» si
mosse sul posto in modo da girarsi verso di lei. « Queste cose
sono difficili. Sai bene quanto odio i cambiamenti »
« Lo so. Ma anche tu
sei cambiato, guarda solo come mi hai baciata poco prima. Fino a
qualche anno fa non pensavo nemmeno mi avresti mai baciata in tutta la
vita » disse con un mezzo sorriso ripensando a come Sheldon
l'avesse baciata così intensamente e a lungo.
Il fisico si
imbarazzò. « Forse mi sono lasciato prendere
troppo...» constatò lasciando la ragazza divertita.
Amy appoggiò una
mano sulla sua. « Vedi? Puoi riuscire a fare tutto questo, non
è impossibile. Ma devi volerlo davvero altrimenti non ci
riuscirai mai » gli accarezzò il dorso con il pollice. Era
un gesto che le piaceva fare durante le cene quando, prima raramente
ora sempre più spesso, Sheldon decideva di prenderla per mano
per primo. Aveva la pelle incredibilmente morbida e al fisico non
dispiaceva sentirla mentre lo accarezzava dolcemente. « Hai anche
detto di amarmi per primo, chi lo avrebbe mai detto? » sorrise.
« Stavi per dirlo tu
per prima e il fatto che ti abbia rivelato i miei sentimenti è
stato solo perché ho capito di provare qualcosa di profondo
verso di te durante il mio viaggio in treno. In quei quarantacinque
giorni ho avuto modo di pensare a lungo su svariate cose ed è
stato solo in quel momento che ho capito che il mio affetto verso di te
superava quello che provavo verso chiunque altro. Superava di gran
lunga quello per Leonard, o per mia madre o perfino quello della mia
nonnina. Sentivo costantemente un peso dentro di me e non ho mai smesso
un solo momento di pensare a te. Ho elaborato tutti i fattori
scatenanti di quella mia strana sensazione che avvertivo costantemente
per capire quale fosse il motivo e alla fine sono giunto alla
conclusione che tutto questo era causato dall'amore »
Rimase sorpresa pensando a
quanto tempo prima avesse capito i sentimenti che provava per
lei.« Potevi almeno chiamarmi quando volevi tornare indietro
»
« Sai bene perché non l'ho fatto »
« Lo so, ma lo sai
che non avrei mai perso la fiducia e la stima verso di te. Non
chiamandomi mi hai fatta sentire inutile e poco importante per te
»
« Amy, sono stato
lontano per un mese e mezzo. Non ti ho nemmeno avvisata della mia
partenza. Avevo paura di rivederti, paura di trovarti arrabbiata con me
» disse indurendo il tono.
« Non avrei mai potuto essere arrabbiata dopo che non ti ho visto per—»
« Non sono riuscito a
prendermi cura di me da solo per meno di due mesi. Come potrò
mai essere in grado di prendermi cura di te in futuro? » disse
accorgendosi troppo tardi di quello che aveva detto. Aveva ammesso
questo suo timore come se nulla fosse e infatti l'espressione sul volto
di Amy non tardò a mostrare tutto il suo stupore.
« Che cosa intendi dire? »
« Esattamente quello che ho detto. Hai voluto parlare del nostro futuro insieme, questo è quello che penso »
Ora era Amy a essere
completamente senza parole. Sheldon aveva paura di non essere in grado
di prendersi cura di lei in futuro e questo, forse, era il motivo per
cui non riusciva ad impegnarsi seriamente. Il motivo non era il poco
interesse verso di lei o la superficialità con cui considerava
la loro relazione, era esattamente il contrario. Era così preso
da aver paura di non essere all'altezza per lei.
Smise di accarezzargli il
dorso della mano per concentrarsi totalmente su di lui. Era rimasta
sconcertata da quella rivelazione che non si sarebbe mai aspettata.
« Amy...» prese
un respiro. Ormai era nel bel mezzo della conversazione e non sarebbe
riuscito a tirarsi indietro. Una parte di sé lo spingeva a
rivelare tutto quello che pensava e che per quelle due settimane lo
aveva attanagliato giorno e notte. « A me interessa solo che tu
stia con me. Sempre. Voglio averti accanto a me per tutta la vita, il
resto non mi importa »
La neurobiologa schiuse la
bocca e se non fosse per l'emozione che provava avrebbe sentito la mano
di Sheldon stringersi alla sua.
« Queste settimane in
cui siamo stati lontani mi sono sentito così vuoto e solo da
comprare una decina di gatti sperando di poterti sostituire. Ma la
verità è che niente e nessuno avrebbe mai potuto prendere
il tuo posto. Mi sei mancata come se fossi stato privato di ogni forza
» la strinse con un po' più di forza e questa volta
riuscì ad avvertire le dita strette alle sue.
« Dici davvero? »
Lui annuì. «
Dubita che le stelle siano fuoco, dubita che il sole si muova, dubita
che la verità sia mentitrice; ma non dubitare mai del mio amore
»
Ora Amy era commossa. Aveva gli occhi lucidi.
« Shakespeare »
affermò riconoscendo subito la citazione. « Sono le parole
più belle che abbia mai sentito. Credo di essermi innamorata di
te ancora più di prima »
E dopo giorni Sheldon finalmente sorrise.
« Non sono bravo con
queste cose per cui preferisco usare delle citazioni. E sapevo che ti
saresti arrabbiata se avessi usato una citazione di Spiderman »
Amy appoggiò la testa sulla sua spalla. Questo era uno dei momenti più belli di tutta la sua vita.
« Forse sì. Shakespeare è il mio poeta preferito in assoluto »
« Lo so. E tra l'altro non capisco perché alla gente piaccia così tanto »
« A dire il vero non pensavo nemmeno avessi letto l'Amleto »
« Ho dovuto studiarlo
come tutti al liceo. Ore e ore buttate quando avrei potuto fare
più esercizi di matematica e portarmi avanti con il programma
»
Amy rise immaginandolo annoiato e disinteressato mentre leggevano e spiegavano i versi che componevano l'opera.
Rimasero per un po'
così, tenendosi semplicemente compagnia stando uno vicino
all'altra. Avevano bisogno di sentirsi nuovamente vicini.
« Eppure quando
volevi farmi conoscere tua madre e ti ho chiesto se ti eri follemente
innamorata di me mi hai quasi riso in faccia » disse dopo un po'
ricordando improvvisamente quel dettaglio di quattro anni prima.
Amy alzò le spalle.
« Che ci posso fare? Hai pontificato la via verso il mio cuore in
un modo che nessun'altro ha mai fatto prima »
La musica arrivava ovattata
alle loro orecchie. Aveva ancora la mano stretta nella sua e se fosse
stato per lui non l'avrebbe mai lasciata
Improvvisamente Amy si alzò e costrinse il fisico a fare lo stesso.
« Ho sbagliato a ballare con Ryan »
« Un errore imperdonabile » il fisico fece scivolare la mano lungo il suo braccio nudo per poi fermarla sul fianco.
« Agli errori si
può sempre rimediare, no? » disse avvicinandosi lentamente
a lui a guardandolo dal basso verso l'alto. Appoggiò le mani
sulle sue spalle. « Prima hai detto che volevi farmi una domanda
»
« Sì...» bofonchiò.
« Ebbene? »
Sospirò. « E va bene, ma non avrà lo stesso effetto »
Amy si limitò a scrollare le spalle con un gesto di noncuranza.
« Vuoi...ballare con me? »
Sorrise. « Sì, Sheldon. Voglio ballare con te »
La prese per i fianchi e la
guidò sulle note del lento che appena si udiva in lontananza, ma
a loro non importava se si sentiva poco o se non c'era nessuno o se Amy
ogni tanto inciampava nel vestito lungo che non era abituata a portare.
Si fermarono solo per
guardarsi negli occhi ancora una volta, come se volessero vedere anche
la più piccola sfumatura nelle loro iridi. Come se fossero due
calamite, si sentirono improvvisamente attratti e avvicinando il viso
poco alla volta volevano solo ridurre quella breve distanza e unire le
labbra nuovamente. Amy ebbe la sensazione che fossero passati anni
dall'ultima volta che si erano baciati o che semplicemente stavano
così bene insieme.
Ma una voce ben conosciuta alle sue spalle li interruppe.
« Amy? »
Questo capitolo è
lunghissimo, venti pagine di word, ma non volevo tagliarlo ancora visto
che già sarebbe un capitolo diviso in due parti. Spero non sia
stato noioso^^
Scappo che sono di frettissima e come sempre ringrazio tutti quelli che
sono giunti fino a qui e che hanno speso un po' del loro tempo per
lasciare un commento.
Vi ringrazio tantissimo.
Ci si vede con l'ultimo capitolo, a presto!
|
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Capitolo 8 *** chiarimenti e proposte ***
123
Nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile
CAPITOLO OTTO
chiarimenti e proposte
"Dimmi che mi ami, torna ed assillami.
Oh, mi precipito all'inizio"
Lentamente, quasi avesse paura di sapere chi aveva dietro di
sé, si voltò verso l'uomo che l'aveva chiamata. Ryan
stava fermo sulla soglia ad osservarli. Lo sguardo assottigliato,
le labbra strette e le braccia rigide lungo i fianchi. Sospirò e
rilassò un po' i muscoli delle braccia, allargandole ed aprendo
le mani tenute strette a pugni fino a quel momento.
« Cosa significa? »
La neurobiologa si mosse
nella sua direzione, ma venne tenuta ferma dal fisico che la trattenne
per la mano che ancora non aveva voluto lasciare. Se pensava che
avrebbe permesso che si avvicinasse a lui si sbagliava di grosso. Amy
lo rassicurò appoggiando semplicemente una mano sulla sua
diventata improvvisamente fredda e con lo sguardo gli disse di fidarsi
di lei. Non del tutto convinto dalla sua decisione, la lasciò
comunque andare.
« Ryan, sei un ragazzo gentile e premuroso, un ottimo collega ed amico...»
« Ma? » disse scettico.
«...ma io non provo nulla per te, mi dispiace »
Ryan si irrigidì di
nuovo e questa volta iniziò a tormentare il labbro con i denti.
« Non capisco...pensavo di piacerti. Perché avresti voluto
passare tutto quel tempo con me, allora? E perché invitarmi a
questo ricevimento? » disse alzando un po' il tono. Si sentiva
preso in giro e questo lo faceva innervosire parecchio.
« Ero in un periodo
di vulnerabilità e confusione e stando con te pensavo di
dimenticare e di evitare i problemi, invece di affrontarli »
« Ah, quindi sono
stato un semplice sostituto e nulla di più? Un ripiego dato che
non avevi più nessuno? » rispose aspramente.
Amy indurì il tono.
« Devo forse ricordati che è per colpa tua se ho rischiato
di non avere più nessuno? »
Ryan inaspettatamente
iniziò a ridere. « La famosa storia del bacio dato a
tradimento. Sappiamo entrambi che avresti ricambiato benissimo se
Sheldon non ci avesse visto »
Amy sentì la rabbia
farsi strada dentro di sé e sapeva benissimo che il fisico aveva
spalancato gli occhi a quell'affermazione data con così tanta
sicurezza da Ryan.
« No, non è vero. Non avrei mai
ricambiato mettitelo bene in testa. Non avrei mai tradito Sheldon
» disse muovendo un passo verso di lui e dando una veloce
occhiata al ragazzo dietro di lei. Il fisico le accennò un
sorriso ed Amy si sentì immediatamente più tranquilla.
« Ero davvero
convinto di avere una possibilità con te. Quando vi siete
lasciati volevo già farmi avanti, ma pensavo fosse troppo
presto. Invece ora rimpiango di non aver approfittato del momento
» disse mostrando un certo rammarico sia nella voce sia nello
sguardo.
« Mi spiace averti
rovinato i piani, allora » disse freddamente. « E comunque
non ti avrei detto di sì, di questo ne sono certa. » Ora
aveva capito che tipo di persona era. Una che non avrebbe pensato due
volte ad approfittarsi di una ragazza che si era appena lasciata e che
si ritrovava in un momento delicato solo per un proprio capriccio ed
interesse. Però nonostante ciò non poteva negare che
stare in sua compagnia non era stato male. Infondo la ascoltava e la
trattava bene e più di una volta aveva cercato di tirarle un po'
su il morale.
E infatti non ci
pensò due volte a farglielo notare. « Anche se
ammetto di essermi trovata bene con te » disse addolcendo appena
il tono. Ryan annuì e si mise le mani in tasca, dando una breve
occhiata al fisico teorico che lo fissava duramente da dietro di lei.
« Quindi è finita? » mormorò infine dopo un breve silenzio.
« Non è mai
nemmeno iniziata, Ryan » disse con un sospiro esasperato
massaggiandosi il centro della fronte con due dita.
« Okay...»
disse semplicemente facendo dietrofront ferito nell'orgoglio, ma si
voltò ancora prima di uscire. « Se dovessi
ripensarci...»
Sheldon si avvicinò
di un passo ed appoggiò entrambe le mani sulle spalle della
ragazza. « La signora ha appena detto di non essere interessata
»
Ryan annuì
più volte stringendo le labbra. « Certo, ovvio »
guardò ancora una volta entrambi prima di andarsene. «
Spero che siate felici insieme » disse senza alcun cenno di
sincerità o di entusiasmo nella voce.
Quando lo vide uscire Amy
poté finalmente rilassare i muscoli tesi, ma le mani di Sheldon
erano ancora ferme sulle sue spalle nude.
« Se n'è
andato? » chiese quest'ultimo senza smettere di fissare
l'ingresso quasi avesse paura di vederlo ritornare. In quel caso
avrebbe mostrato tutta la sua poca gentilezza.
Amy ridacchiò. « Sì, se n'è andato »
« Bene. Iniziavo a non sopportarlo più »
Amy tornò a sedersi
sul divanetto. Le sembrava di aver affrontato mille cose quelle sera e
ora era letteralmente sfinita. Avrebbe voluto tornare a casa e
sdraiarsi.
Il fisico rimase in piedi.
« Quindi...adesso la nostra relazione a che punto è?
» domandò cauto, forse per il timore di sollevare qualcosa
di così delicato, oppure per paura di una risposta diversa da
quella che si immaginava.
Amy si concesse del tempo
per riflettere. Non era una domanda così facile come pensava
né la risposta così scontata. Voleva del tempo per
pensare e ne aveva avuto più che a sufficienza, poteva dire.
Oppure che non era mai stata sua intenzione tirarsi indietro e che
potevano semplicemente far finta che non fosse successo niente, anche
se non sarebbe stato così facile come voleva credere. Invece
disse un'altra cosa ancora.
« Il contratto
è stato annullato, giusto? So che non è previsto un
reintegro in caso di...tradimento » pronunciò l'ultima
parola con fatica.
« Sì, ma in
questo caso non sussiste questa condizione perché non mi hai mai
tradito in realtà. Quindi il contratto non è mai stato di
per sé annullato »
Amy sorrise appena quando si sentì dire di non averlo mai tradito.
« Allora ritorniamo a
come eravamo il giorno del nostro anniversario. Direi che potrebbe
andare » disse la ragazza massaggiandosi il mento pensierosa.
« Quindi usciamo insieme il giovedì per la cena romantica? »
« Sì »
« Ci chiamiamo e ci sentiamo regolarmente? »
« Sì »
« Ci abbracciamo e ci...baciamo? »
« Sheldon...»
trattenne una risata e appoggiò il palmo della mano sulla sua
guancia. « Faremo le stesse cose che facevamo prima. Questo
intoppo nella nostra relazione non avrebbe mai dovuto esserci. Mi
dispiace averti fatto soffrire e mi dispiace averti chiesto del tempo
pensare quando sapevo benissimo quello che volevo »
« Hai detto che le cose com'erano prima non ti andavano più bene » puntualizzò.
« Mi hai detto quello
che avrei voluto sentire non solo nel nostro anniversario, o durante
questi cinque anni, ma in tutta la vita » sorrise. « Mi hai
detto che per te sono così importante da non esserci nessuno al
mondo in grado di sostituirmi e che mi vuoi accanto a te per tutta la
vita. Mi hai appena reso la donna più felice del mondo »
Sheldon la attirò a sé in un abbraccio. Voleva sentire il corpo stretto al suo ancora una volta.
« Ho avuto una grande
paura di perderti. Non so cosa avrei fatto se te ne fossi andata via da
me » mormorò flebilmente sopra la sua testa.
« Questo non accadrà mai, te lo prometto »
« Amy...» la spostò e la guardò intensamente negli occhi. « Non farlo mai più »
Finalmente tornarono nella
sala accanto insieme agli altri invitati. Penny appena li vide corse
loro incontro seguita anche dagli altri amici.
« A giudicare da come
Ryan se n'è andato furioso e dal tuo sorriso stampato in faccia
credo che voi due siete appena tornati insieme » esclamò
entusiasta rivolta all'amica.
« Sì, hai ragione » disse la neurobiologa allargando ancora di più il sorriso.
« Visto che dicevo?
Ve l'avevo detto che si sarebbero messi insieme al mio ricevimento.
Fuori i soldi, ho vinto! » gridò rivolta agli amici i
quali borbottando misero mano ai portafogli.
« Avete scommesso su
di noi? » domandò scioccata mentre osservava le banconote
appoggiarsi sul palmo aperto della bionda.
« Esatto. Ho
costretto Bernadette a farti comprare un vestito fantastico che avrebbe
lasciato Sheldon a bocca aperta, vi abbiamo fatto sedere uno di fronte
all'altra e abbiamo messo la stessa musica del ballo in cui avete detto
per la prima volta di amarvi. Insomma, se non avesse funzionato tutto
questo non so cos'altro avremmo dovuto fare »
« Pensavo che volevate restare fuori da questa cosa...» mormorò Amy.
Penny le fece l'occhiolino. « Non abbiamo mai voluto restarne fuori, Amy. Aspettavamo solo il momento giusto »
La brunetta la
ringraziò mentalmente. Sotto sotto sperava davvero che Penny
inventasse qualcosa al riguardo. Non poteva far finta che non stesse
accadendo niente.
« Anche se quando
Bernadette ti ha vista ballare con Ryan abbiamo dovuto trattenerla o
veniva a picchiarvi tutti e due » esclamò Howard guardando
prima sua moglie e poi Amy la quale sorrise immaginando la scena.
Bernadette ridacchiò nervosamente. « Ma smettila, Howie, non è andata così »
« Fortuna che si
è risolto in fretta altrimenti avremmo dovuto costringere
Sheldon a salire sul palco e farti la proposta davanti a tutti »
aggiunse Leonard bevendo del vino.
Amy corrugò la fronte. « Proposta? »
Sheldon incenerì l'amico con lo sguardo.
« Dichiarazione,
volevo dire dichiarazione. Ah, l'alcol che offusca i pensieri è
una rovina » disse nervosamente indicando il bicchiere. Per
fortuna nessuno parve farci caso alla gaffe appena fatta.
« Non sarei mai salito sul palco, Leonard, mai e poi mai »
« Nemmeno se fosse servito per riconquistarla? » lo punzecchiò Howard.
« L'ho già riconquistata per cui il problema non si pone » tagliò corto.
« È la
leggenda del filo rosso ragazzi. E voi ancora mi prendete in giro per
questa cosa » intervenne Raj barcollando appena e tracannando un
generoso sorso di vino bianco.
« La leggenda del filo rosso? » domandò Penny curiosa.
« È una
leggenda giapponese in cui si dice che ogni persona alla nascita porta
un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra che lo unisce alla
sua anima gemella. Non importa quanto tempo ci vorrà o che
ostacoli dovranno affrontare, alla fine le due persone sono destinate
ad incontrarsi » spiegò Sheldon annoiato.
« Oh, ma com'è romantico! » Bernadette sbatté gli occhi con aria sognante.
« No, è stupido » ribatté il fisico.
« Tu e il romanticismo non sai proprio dove stia di casa, eh? » replicò acida la microbiologa.
Amy prese il braccio del ragazzo e si strinse a lui. « Un filo rosso che non si è mai spezzato o rovinato »
Sheldon alzò gli
occhi al cielo con un piccolo sbuffo. « Amy, non puoi davvero
credere a queste cose. Le leggende sono solo storielle di fantasia e
nulla di più. Non c'è nessun filo rosso invisibile che
lega le persone, lo sanno tutti che l'amore è solo questione di
scienza. Gli esseri umani si attraggono in base a delle reazioni
chimiche. Tutto qui »
Lo guardarono in silenzio
per qualche secondo. « Come li rovini tu i momenti non li rovina
nessuno » borbottò Penny sentendo l'entusiasmo spegnersi
poco alla volta.
« Forza che la notte
è ancora giovane, tutti in pista! » urlò l'indiano
agitando un braccio verso l'alto. Emily lo guardò esasperata.
« A volte vorrei che fosse astemio »
Dopo parecchio tempo e un
Raj completamente ubriaco Amy guardò l'orologio constatando che
era piuttosto tardi e che forse avrebbe fatto meglio a tornare a casa.
« Vuoi che ti accompagni a casa, Sheldon? » chiese il fisico sperimentale notando Amy alzarsi e sbadigliare.
« Non ti preoccupare Leonard, posso portarlo io » sorrise rivolta al fidanzato il quale ricambiò appena.
« Vorrei insistere dicendo che non mi reca alcun disturbo, ma mentirei quindi d'accordo, fai come vuoi »
Amy si girò verso il fisico teorico aspettando una sua risposta.
« Va bene, possiamo
andare anche adesso, anche se ormai il mio sonno è stato
irrimediabilmente compromesso, visto che è passata da un bel
pezzo l'ora per andare a dormire »
Prima di uscire però Amy vide il fotografo scattare delle foto ad una coppia di invitati e le venne un'idea.
« Aspetta, prima dobbiamo fare una cosa »
« Che cosa? Ehi, dove
stiamo andando? » domandò incuriosito quando la ragazza lo
trascinò per un braccio da un uomo sulla cinquantina con in mano
una macchina fotografica professionale e piuttosto costosa
all'apparenza.
« Dobbiamo fare una foto. Voglio un ricordo di questa serata »
« Ma perché?
Già sei in possesso di una fotografia che ci ritrae ad una festa
in cui abbiamo anche ballato insieme » mugugnò poco
entusiasta all'idea di mettersi in posa.
Amy strinse le labbra.
« Mmh, se ti riferisci alla foto fatta dopo la riproposta del
ballo di fine anno scolastico non ce l'ho più »
Sheldon si fermò di colpo, interrogandola con lo sguardo. Amy si dondolò un po' sul posto tormentandosi le mani.
« Potrei averla accidentalmente strappata quando mi hai lasciata » mormorò vergognandosi un po'.
« Oh » disse. « Non pensavo saresti arrivata a tanto. Adoravi quella fotografia »
« Lo so »
« Beh, è una reazione naturale suppongo. C'è chi fa anche di peggio »
Lui aveva gettato l'anello
lontano da sé e aveva dichiarato di non voler più saperne
di donne in tutta la sua vita, mentre lei aveva stracciato una cosa le
ricordava uno dei momenti più belli della sua vita. Solo ora si
rese veramente conto di quanto avesse sofferto. Per questo
lasciò che Amy lo guidasse davanti all'uomo senza fare inutili
discussioni e cercò di sfoggiare uno dei sorrisi migliori.
Voleva che almeno questa rimanesse con lei per molto tempo.
Dopo aver salutato tutti
uscirono all'aperto dove la tranquillità e la calma tipiche
dell'ora tarda li accolsero piacevolmente.
Non dissero una sola parola
durante tutto il tragitto e, una volta giunti di fronte
all'appartamento, Amy, un po' impacciata, si sistemò il vestito
sentendo l'imbarazzo farsi strada dentro di sé.
Non sapeva cosa si facesse
in genere in queste situazioni. Si erano appena rimessi insieme e
probabilmente un'altra coppia avrebbe festeggiato per tutta la notte,
trovandosi a casa da soli dopo essere stati costretti a stare lontani
l'uno dall'altra per un lungo periodo. Ma non loro. Erano diversi da
tutti gli altri e già il fatto che Sheldon avesse rivelato
così apertamente i suoi sentimenti, l'aver ballato con lei e
sentire la sua mano stretta alla sua per tutto il resto del ricevimento
fu il miglior festeggiamento che potesse volere.
« Se vuoi puoi rimanere qui stanotte. È tardi per tornare a casa »
Amy sgranò gli occhi sorpresa e smise di tormentare la stoffa rossa del vestito.
« Intendi un altro sleepover? »
« Sì, qualcosa
del genere » tese una mano verso l'interno e la invitò ad
accomodarsi. Si portò dietro al bancone dove iniziò a
cercare la scatola di alluminio contenente le tisane e prese anche due
tazze, una gialla e una verde.
Amy intanto si guardava attorno. Era così bello essere tornati alla normalità.
Un miagolio e due gatti che
si strusciavano contro la sua gamba la fecero ricredere sul fatto che
fosse tornato tutto come prima.
« Hai ancora dei
felini a quanto vedo » disse ricordandosi poi quello che aveva
detto quella sera riguardo all'aver comprato dei gatti per sostituirla.
Sheldon rimase con la teiera in mano, rendendosi conto solo ora di avere ancora tutti e sette i Vendicatori in casa.
« Sì, ma me ne
sbarazzerò domani stesso. Sto iniziando a non sopportare
più quest'odore pungente di lettiera per gatti »
Amy allontanò i due
gatti per paura che le rovinassero il vestito con le unghie. «
Sheldon, cosa avresti fatto se non fossi più tornata? »
domandò improvvisamente mentre osservava i gatti allontanarsi da
lei. La domanda era sorta spontanea, infondo. Ora che era di nuovo con
lui Sheldon sentiva immediatamente il bisogno di eliminare quei animali
che stavano praticamente occupando casa sua, ma se lei non fosse
tornata? Se le cose fossero andate diversamente cosa sarebbe successo a
lui? E a lei?
Sheldon si irrigidì.
Non poteva rispondere alla sua domanda perché non aveva la
minima idea di come si sarebbero svolti i fatti se al posto di tornare
a casa con lui sarebbe tornata con Ryan. Ma da quello che aveva potuto
capire in quelle settimane, senza di lei non poteva più stare,
ormai era un dato di fatto. Aveva bisogno di lei come l'aria, doveva
sempre sentirla vicina se voleva continuare a vivere.
Riempì le tazze con
l'acqua calda e studiò l'interno della scatola di alluminio con
meticolosa attenzione in cerca della giusta tisana.
« Quale gusto preferisci? » disse per deviare il discorso.
Amy smise di prestare
attenzione ai gatti e si concentrò sul fisico il quale stava
aspettando impaziente una sua risposta.
« Mmh...» si
sedette sullo sgabello di fronte al ragazzo. « Qual è la
tisana adatta ad un continuo cambiamento dello stato emotivo avvenuto
nel giro di poche ore? »
« Continuo cambiamento? »
« Sì. Prima
ero preoccupata ed angosciata all'idea di vederti, poi affranta ed in
colpa per aver ballato con Ryan ed infine emozionata e felice quando
siamo tornati insieme. Hai sempre una bevanda calda per ogni stato
emotivo, ma se se ne sono susseguiti ben tre così intensi, come
agiresti? »
« Non saprei
risponderti. In genere affronto la scelta della tisana in base allo
stato emotivo che provo in quel determinato momento, ma anche io non
saprei bene come sentirmi ora. Nonostante sia soddisfatto per come si
sia risolta la questione tra di noi, sento di essere ancora parecchio
infastidito se ripenso a Ryan e a come abbia osato mettere le sue
manacce su di te »
« Quindi cosa suggerisci di fare? »
« Suggerirei di prendere la tisana ai frutti rossi. È quella che va bene per ogni emozione a mio parere »
Si spostò i capelli
con due dita sistemò gli occhiali. « Se va bene per ogni
situazione perché allora ti ostini a prendere tutte queste
tisane diverse? »
Sorrise. « Perché altrimenti mi stancherei a prendere sempre la stessa, non credi? »
Amy annuì e
ricambiò il sorriso a sua volta. Sheldon le allungò la
tazza gialla con la bustina di tisana scelta immersa nell'acqua.
Mescolarono con calma ed in silenzio. Il rumore del cucchiaino contro
la tazza era l'unica cosa che si sentiva.
« Mi è mancato
condividere una tisana con te. Era diventata una piacevole abitudine
» disse il ragazzo prendendone un sorso generoso.
« Hai ragione. Ammetto che bere una tisana da sola non è la stessa cosa che farlo con qualcun'altro »
« È sempre più bello quando qualcosa che ti piace la fai in compagnia »
Amy inclinò la testa
di lato piacevolmente sorpresa da quelle parole. «
Sì...penso che tu non abbia tutti i torti »
« Ma è ovvio. Non a caso sono l'uomo saggio qui » affermò con superiorità.
Riposero le tazze nel lavandino e raggiunsero il centro del salotto dove rimasero fermi e con lo sguardo basso per un po'.
« D'accordo, credo che tu abbia un pigiama nascosto qui da qualche parte suppongo »
Amy fece cenno di sì.
« Aspetta » lo
fermò andandogli incontro e sfiorando il braccio con due dita.
« Non sei più arrabbiato con me, vero? » Voleva
sentirglielo dire, ne aveva bisogno.
« No. Lo ero,
certamente, ma ora non più. Sarei dovuto venire da te prima a
parlarti, avremmo rimesso le cose a posto subito senza lasciar passare
tutto questo tempo e senza tutti questi equivoci che ci hanno fatto
allontanare »
« Lo so, hai ragione. La colpa è mia »
« La colpa è di entrambi. Più tua che mia ovviamente, ma in qualche modo centriamo entrambi »
« Okay...»
sorrise appena sapendo che ora non era più arrabbiato con lei.
Le dava un senso di tranquillità ora.
Si portò due dita sulla fronte sentendo delle fitte.
« Non ti senti bene? » chiese il fisico notando la sua espressione di fastidio.
« Niente, è
solo un po' di mal di testa » si diresse verso cassetto della
scrivania di Sheldon dove sapeva teneva la sua farmacia personale e lo
aprì. In mezzo a disinfettanti, cerotti e tachipirina ci sarebbe
stato sicuramente qualcosa anche per il mal di testa.
Iniziò a frugare
all'interno, ma una scatolina di velluto blu attirò la sua
attenzione. La prese con due dita e sentì il cuore accelerare.
Non poteva essere vero, doveva esserci una spiegazione logica.
«
Sheldon...cos'è questo? » chiese con una voce più
acuta del normale rivolgendo al ragazzo l'oggetto trovato.
Sheldon sbiancò
all'improvviso domandandosi cosa ci facesse lì. La raggiunse in
fretta e strappò la scatolina dalla sua mano. Era tutta colpa di
Leonard, doveva essere stato lui a rimetterla al suo posto. Ma quando
lo aveva fatto? E sopratutto perché?
« Niente,
è...è solo una scatolina di velluto blu. Forse è
di Leonard, anzi sicuramente è sua. Chissà cosa ci faceva
nella mia scrivania » rispose frettolosamente incapace di trovare
una scusa convincente.
« Da quanto tempo ce l'avevi? » mormorò appena.
« Da un bel po'
» ammise con un sospiro sapendo che Amy non avrebbe creduto a una
sola bugia che avrebbe inventato. « Volevo trovare il momento
giusto...»
« Credo sia questo il momento giusto »
Amy lo fissava così
intensamente che Sheldon sentì le parole fermarsi in fondo alla
gola. Che cosa avrebbe dovuto dirle adesso? Non si era preparato e non
sapeva nemmeno da che parte iniziare.
Ma Amy lo stava aspettando per cui qualcosa doveva pur dire. Lasciò che le parole uscissero da sole, senza fermarle.
Guardò la scatolina stretta tra le dita e prese un respiro.
« Amy, già ti
ho detto che sei la persona più importante che ho al mondo e che
ti amo come non ho mai amato nessun altro in tutta la mia vita. Sai
rendermi più debole e più forte allo stesso momento. Sei
come la kriptonite per Superman e il martello degli dèi per
Thor. Mi hai reso un uomo migliore, un uomo che non pensavo sarei mai
diventato e tutto questo è solo per merito tuo »
Ora Amy stava seriamente
per commuoversi. Voleva interromperlo e dirgli che andava bene anche
così, ma lo lasciò continuare.
« Ho abbandonato la
teoria delle Stringhe non perché era senza sbocchi come ho
sempre voluto farvi credere, ma perché non riuscivo a
concentrarmi e pensavo sempre ad altro. Ho provato a cambiare studio
nella speranza di ritrovare la concentrazione perduta, ma non è
cambiato niente. Amy, tu mi distrai. Mi distrai dal primo momento in
cui ti ho incontrata. Ti penso in ogni momento anche se tu sei convinta
che non sia vero »
« Sheldon...»
« Non ho finito. Ti
ho chiesto di fare molte cose per me e tu le hai sempre fatte senza
discutere o lamentarti e sei l'unica che è sempre stata dalla
mia parte, in ogni momento. Ora però c'è ancora una cosa
che voglio chiederti »
Aprì la scatolina
mostrandole l'anello all'interno. Amy sentì lo stesso la terra
mancarle sotto i piedi e si portò una mano sulla bocca per
l'incredulità anche se già sapeva cosa stava per
succedere. Era tutto così bello che doveva per forza essere un
sogno. Le infilò l'anello all'anulare sinistro visto che Amy era
paralizzata per l'emozione.
« Diventa mia moglie. È questa l'ultima cosa che ti chiedo »
« Oh mio
Dio...» sussurrò guardando l'anello luccicante attorno al
suo dito. Cercò di trattenersi, ma le lacrime iniziarono a
rigarle il volto lasciando il fisico sconcertato.
« Ho...ho fatto qualcosa di sbagliato? Non ti piace quello che ho detto? Eppure pensavo—»
« Sto piangendo perché sono felice, Sheldon » disse con voce rotta tirando su con il naso.
« Oh...immagino di aver fatto le cose giuste allora »
« Non ci posso
credere...» continuò sistemando l'anello e allungando il
braccio davanti al viso per vederlo meglio. Era splendido, senza
dubbio. Era convinta che la loro relazione sarebbe rimasta stantia
nello stesso identico modo per moltissimi anni ancora e invece, senza
che se lo sarebbe mai aspettata, Sheldon le aveva messo un anello al
dito e le aveva espressamente chiesto di diventare sua moglie. E per di
più era da un pezzo che ci stava pensando. Avrebbe voluto
ritirare tutto quello che aveva detto e pensato su di lui nell'ultimo
periodo.
« Vorrei tornare al
college e sbatterlo in faccia a quella stronza di Christy, che diceva
che sarei rimasta sola per tutta la vita perché nessuno mi
avrebbe voluta. Cosa ne dici? È sufficiente come prova per
dimostrarti che hai fallito miseramente nella tua vita visto che sei
divorziata e con un lavoro precario? » sbottò sentendo un
senso di vittoria pervaderla come se stesse parlando ad una Christy
invisibile.
« Questo è un
vero Tiffany, non come quella patacca fatta di diamanti riciclati che
Leonard ha dato a Penny » spiegò Sheldon dopo averla
osservata attentamente in silenzio mentre rimirava il suo anello in
ogni angolazione come se ci fosse sempre qualcosa in più da
scoprire, un dettaglio che non era stato notato prima.
Improvvisamente un tic nervoso prese di mira l'occhio sinistro di Sheldon. « Amy, allora ti decidi a rispondere? »
Lei lo guardò confusa. « Eh? »
« La risposta alla mia domanda. Ancora non me ne hai data una »
Amy fece finta di non capire. « Quale domanda? Non mi pare di aver sentito una domanda prima »
« Avanti, sai cosa intendo. Ora rispondimi » disse con voce grave.
Amy fece cenno di no con la
testa. « Non posso darti una risposta se prima non è stata
posta una domanda, no? » fece atteggiandosi con la stessa aria di
superiorità del fidanzato.
Sheldon si limitò a sospirare. Sapeva sempre come metterlo con le spalle al muro. « E va bene »
La neurobiologa smise di prestare attenzione all'anello per guardarlo negli occhi.
« Vuoi proprio tutta la formula, eh? »
« Certo »
« Posso fare a meno di inginocchiarmi? »
« Solo se mi prendi per mano mentre me lo chiedi »
« Devo proprio? »
« Se non lo fai ti
obbligo a farmi la proposta in un luogo pubblico dove ci sarà
davvero, ma davvero tanta gente a guardarti » disse minacciosa.
Il pensiero di decina di persone che lo fissavano incuriositi gli fece
accapponare la pelle. Amy allungò una mano e lui,
titubante, l'afferrò tra le sue.
« Sapevi che in certe culture le proposte di matrimonio comprendono—»
« Chiedimelo e basta! » sbottò un po' impaziente.
Il fisico prese un respiro. « Amy, vuoi sposarmi? » disse nel modo più rapido ed indolore possibile.
Amy addolcì lo
sguardo e lo abbracciò istintivamente, stringendolo con forza
quasi avesse paura che scappasse. « Ma certo che voglio sposarti.
Aspetto questo momento da anni » mormorò con la guancia
contro il suo petto.
« Credo che ci siamo abbracciati fin troppo questa sera » disse allontanandola delicatamente.
Il sorriso e gli occhi di
Amy che brillavano per l'emozione fu una delle cose più belle
che avesse mai visto. Avrebbe voluto vedere quel luccichio negli occhi
e quel suo volto illuminato così tanto ogni giorno per tutto il
resto della sua vita. In quel momento promise a se stesso che si
sarebbe impegnato perché ciò accadesse.
Sheldon avvicinò il
viso al suo per strapparle un altro bacio. Ne aveva persi molti in
quelle settimane, ora doveva recuperarli.
Schiuse la bocca e
lasciò che la lingua iniziasse a leccarle le labbra, facendosi
spazio e toccando i denti finché anche lei non la schiuse quel
tanto che bastava per permettere alla lingua di incontrare la sua ed
approfondire così il bacio. Anche se improvviso, quel gesto
così audace non le dispiacque affatto.
Sheldon, con la mano
dapprima appoggiata al fianco, ora stava lentamente salendo fino a
ritrovarsi all'altezza dello stomaco. Le labbra iniziarono a non
bastargli più, voleva sentire altro. Iniziò a lasciare
baci sulla mandibola, lungo il collo, fino alla clavicola dove ci
rimase solo un po' prima di scendere ancora fino ad arrivare alla
scollatura del vestito. Con il pollice iniziò a sfiorare la
parte bassa del seno. Amy sentì il cuore accelerare. Non pensava
si sarebbe spinto a tanto. Reclinò la testa all'indietro quando
tornò a baciarle il collo diventato bollente come il resto del
suo corpo. Mentre la mano saliva ed esplorava nuove zone del suo corpo
con i denti iniziò a mordicchiare la pelle sensibile del collo.
I respiri di entrambi erano diventati più veloci e ad Amy
sfuggì un gemito quando morse con un po' più di forza e
ci passò la lingua sopra. Delicatamente la prese per i fianchi e
la spinse verso il divano senza mai staccare le labbra dalla sua pelle.
Una volta seduta Sheldon piegò una gamba e sedette sopra di essa
in parte a lei. La mano sinistra le sfiorava la zona appena sotto
l'orecchio mentre l'altra appoggiata al cuscino del divano gli dava il
sostegno. Amy chiuse gli occhi avvertendo ogni tocco sulla sua pelle
come un qualcosa che aveva sempre desiderato da molto, molto tempo.
Sembrava che non si volesse mai allontanare come se tutto il suo mondo
fosse racchiuso dentro di lei e che lei soltanto sarebbe stata in grado
di renderlo felice.
« Sheldon...»
mormorò e il fisico immediatamente si fermò
allontanandosi appena. Cosa stava facendo? Come aveva fatto a passare
da un semplice bacio a...quello? Guardò la macchia rossa sul
collo della ragazza e si alzò di scatto. L'aveva toccata e
baciata e addirittura mordicchiata come se fosse stato accecato dagli
ormoni e non fosse in grado di controllarsi.
Imbarazzato, non riusciva
nemmeno a reggere il suo sguardo. « Credo che andrò a
mettermi il pigiama » mormorò debolmente allontanandosi
verso il bagno con passo spedito. Amy lo osservò mentre si
allontanava e decise di cambiarsi a sua volta mentre lo aspettava. Non
riusciva a togliersi dalla mente quello che era appena successo.
Davvero Sheldon l'aveva toccata e baciata in quel modo?
Il fisico ci mise un po' più tempo del solito a cambiarsi e quando tornò rivolse alla ragazza un breve sorriso.
Amy lo stava aspettando pazientemente sul divano. Aveva lo sguardo fisso davanti a sé. Si chiese a cosa stesse pensando.
« Sei pronto? »
chiese girandosi per guardarlo. Lui annuì semplicemente ed Amy
si alzò per raggiungerlo. Dallo sguardo tenuto basso e dal modo
un po'impacciato con cui gli stava vicino si rese conto che forse Amy
aveva capito cosa lo aveva spinto ad allontanarsi all'improvviso. O
forse era semplicemente imbarazzata esattamente come lui.
« Allora buonanotte » disse con tono piatto la ragazza avviandosi verso la camera di Leonard.
« Aspetta » Amy si fermò e lo guardò interrogativa.
« Il letto di Leonard non è pronto dato che ormai non vive più qui »
« Sheldon, non
dormirò sul divano né tantomeno ho intenzione di mettermi
alle due del mattino a fare un fortino in mezzo alla stanza »
replicò lei.
« Non farei mai
dormire una ragazza sul divano, non sarebbe una cosa che un gentiluomo
farebbe. Mamma mi ha sempre insegnato a trattare bene le donne »
Amy si sistemò gli occhiali. « Cosa facciamo allora? »
« Beh, visto che la
camera di Leonard non è consona per l'utilizzo né ho il
suo permesso per farti dormire nel suo letto e che il divano è
fuori discussione rimane solo un posto dove puoi restare »
lasciò il discorso in sospeso per un paio di secondi, poi
abbassò la voce. « Dormirai in camera mia »
Questa era senza dubbio una
cosa che non si sarebbe mai aspettata di sentire. Ma infondo solo pochi
minuti prima le aveva chiesto di sposarlo e prima ancora si erano
baciati in un modo che mai avevano fatto fino a quel momento.
Sì, c'erano state parecchie cose inaspettate quella sera.
« Okay...» mormorò dopo essersi ripresa. Gli occhi le brillavano per l'emozione.
Percorsero il corridoio e,
arrivati all'ingresso della camera del fisico, quest'ultimo si
fermò. Amy riuscì a leggere la sua espressione tesa e un
po' nervosa. Sembrava anche più pallido del solito.
Sospirò sentendo l'emozione e l'entusiasmo spegnersi poco alla
volta, così come il sorriso che fino a quel momento incorniciava
le sue labbra mentre ora era solo una linea che mostrava una certa
amarezza. Dopo tutto questo ancora era restio al solo dormire insieme?
Perché non riusciva a fare una cosa tanto semplice e comune come
questa?
« Senti, se non vuoi non importa lascia stare. Andrò a preparare il letto di Leonard » disse a bassa voce.
« Perché? »
« Perché
è evidente che sei teso per il semplice fatto che condividiamo
lo stesso letto solo per dormire. Il fatto è che tu non sei
ancora pronto come pensi, Sheldon. Il matrimonio è una cosa
seria e non va preso alla leggera. Credo che dobbiamo aspettare ancora
» disse iniziando a sfilarsi l'anello, ma Sheldon la fermò
prontamente appoggiando la mano sulla sua.
« Non voglio
aspettare ancora, non dopo che ho rischiato di perderti. Anche se
adesso porti un anello e questo ci rende ufficialmente fidanzati non
siamo obbligati a scegliere una data nell'immediato futuro. Possiamo
sposarci domani, fra un anno, o fra dieci anni. Quando vogliamo noi
»
Amy sorrise appena. « Okay...»
« Bene » mormorò rilassandosi un po' e sorridendole leggermente.
Raggiunsero il letto e si
infilarono sotto le coperte tirandole poi fin sotto il mento, il tutto
senza dire nulla e senza nemmeno sfiorarsi. Restarono per un bel po'
immobili ad osservare il soffitto. Amy sapeva che sapeva che Sheldon
non stava dormendo, voleva sapere perché.
« Sheldon? »
« Mmh? »
« Non riesci a dormire? »
« No. E tu? »
« Nemmeno io »
prese una pausa di qualche secondo, chiedendosi se fargli quella
domanda che da un po' stava pensando. Ma infondo nessuno dei due
riusciva a dormire quindi perché no?
« Posso farti una domanda? »
« Se proprio non puoi farne a meno...»
« Perché mi hai offerto una bevanda calda quando ci siamo incontrati per la prima volta al bar? »
Sheldon corrugò la fronte perplesso. « Come mai questa domanda? »
« Rispondi e basta »
Il fisico rifletté
per un po'. « Beh, perché come ti ho detto poc'anzi, mamma
mi ha sempre insegnato ad essere gentile con le donne e quindi sapevo
che ad un primo appuntamento bisogna offrire qualcosa alla ragazza
»
« Solo questo? »
Sheldon attese qualche
secondo prima di rispondere. « No, certo che no. » Anche se
non la guardava sentiva il suo sguardo pungente addosso. « Appena
ti ho vista c'era qualcosa che mi aveva attirato di te, ma non saprei
dirti esattamente cosa. Forse il modo un po' infastidito con cui
guardavi gli altri o il portamento rigido tipico di una donna
diffidente che cercava solo di non attirare troppo l'attenzione su di
sé. Oppure per il cardigan viola che portavi e che ho trovato
molto carino o che mi sono accorto dei tuoi occhi verdi appena ho
incrociato il tuo sguardo. O forse per avermi detto che ogni contatto
fisico era fuori discussione e finalmente sentivo che c'era
qualcun'altro come me e che non ero il solo a pensarlo »
Si voltò per
guardarla e la vide abbassare lo sguardo pensierosa. « E tu hai
accettato subito la mia offerta. Per essere una che era stata costretta
a partecipare all'appuntamento non ci hai pensato due volte »
Amy aprì la bocca,
ma la richiuse subito. Sheldon aveva ragione, non ci aveva mai pensato.
Era stata costretta ad andare a quell'appuntamento nonostante non
volesse ed era convinta che appena avrebbe visto questo misterioso
individuo semplicemente gli avrebbe detto che non era interessata,
senza far perdere del tempo ad entrambi. Invece appena lo vide anche
lei si era sentita immediatamente attratta senza tuttavia capirne il
motivo.
« Trovavo il tuo modo
di parlare e di porti molto affascinante. Non avevo mai incontrato uno
come te e pensavo che scambiare due parole sarebbe stato interessante.
Inoltre eri il primo a sembrare intelligente per davvero. Tutti gli
altri che ho incontrato appena dopo il "ciao" già si capiva che
la loro intelligenza non superava quella di un individuo medio »
Sheldon sorrise. « Lo dici come se fosse una cosa negativa »
« Io non volevo un uomo comune. Io volevo trovare il migliore »
« E lo hai trovato? »
Lo guardò negli occhi per un po' poi finalmente rispose. « Sì, l'ho trovato »
Sheldon si avvicinò
e, titubante, iniziò ad accarezzare il suo fianco e poi la
schiena. Mano a mano che passava la mano sulla sua schiena
cominciò a rilassarsi. Non era poi così male dopotutto.
Amy appoggiò la fronte al suo petto godendosi appieno quelle coccole.
« Ti prometto che
sarò sempre il migliore per te » mormorò
appoggiando le labbra sulla sua testa. « Non voglio perderti
ancora »
Amy alzò il mento e
si ritrovò con le labbra a pochi centimetri di distanza dalle
sue. « Non mi perderai mai. » E questa volta fu lei ad
avvicinarsi ed iniziare il bacio. Bastò poco prima che
iniziassero ad approfondirlo sentendo le loro lingue intrecciarsi come
se lo avessero fatto altre mille volte prima. Si stupirono di quanto
fosse tutto facile e naturale.
Senza sapere come si
ritrovò a cavalcioni sopra di lui mentre Sheldon la teneva
saldamente per i fianchi quasi avesse paura che scappasse da un momento
all'altro. Si fermarono per un breve momento, giusto perché il
fisico le togliesse gli occhiali e li appoggiasse con cura sul
comodino.
Amy si portò una
ciocca di capelli dietro l'orecchio ed avvicinò il viso al suo,
sfiorandogli la punta del naso. « Nessuno mi porterà via
da te »
Sheldon infilò la
mano tra i suoi capelli e tenendola per la nuca appoggiò ancora
una volta le labbra alle sue. Mentre la teneva si tirò su ed
entrambi si ritrovarono seduti uno di fronte all'altra. Giocò
con l'orlo della maglia prima di sollevarla poco alla volta rivelando
la pelle chiara sotto di essa.
« Dimmi che sei mia,
Amy, dimmelo » mormorò tenendo le labbra contro alle sue
senza smettere di sollevare la maglia finché non gliela
sfilò dalla testa.
« Sono tua, per
sempre » cercò i bottoni della maglia che iniziò a
slacciare velocemente, impaziente di sfilargli la parte superiore del
pigiama. Una volta slacciata gliela tolse e la gettò sul
pavimento. « E tu Sheldon? Tu sarai mio? » disse ansimando
appena e tenendo gli occhi chiusi avvertendo le sue dita toccarle i
fianchi, l'addome e infine il petto.
Sheldon intrecciò la
mano nella sua, quella che portava l'anello che le aveva dato poche ore
prima. Con due dita le sollevò il mento.
« Per tutta la vita. »
E anche l'ultimo capitolo è andato.
Come vi è
sembrato? Uno schifo? Un aborto? Una chiaro esempio di gente che
dovrebbe andare a coltivare la terra invece di perdere tempo a scrivere
fanfiction?
Spero che la
storia non sia stata orribile, ma dopo il finale dell'ottava stagione
mi andava di scrivere qualcosa e volevo anche che fosse un pochino
diversa, con un po' di angst che non fa mai male e che finisse
però come vorremmo che tutti finisse <3
Ringrazio chiunque sia giunto fino a qui, chi ha recensito e chi ha messo la storia nelle seguite/preferite/ricordate.
Speriamo che la nona stagione ispiri altre fanfiction, non vedo l'ora di tornare a scrivere ancora *.* <3
Grazie ancora e alla prossima^^
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