L'alba del Decimo

di Baka_Empire
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Chiamata ***
Capitolo 2: *** La Supplica ***
Capitolo 3: *** Mochida ***
Capitolo 4: *** Il Confronto ***
Capitolo 5: *** La Sorpresa ***
Capitolo 6: *** L'arrivo della Nebbia ***



Capitolo 1
*** La Chiamata ***


Era una normale giornata di scuola con un cielo sereno senza ombra di nubi portatori di pioggia.
Nella scuola Media Namimori si stava svolgendo una tranquilla e noiosa lezione di matematica.
“Che bella giornata, “pensò un ragazzo dai capelli marroni distraendosi dalla noiosissima lezione di matematica “noiosa, ma pur sempre meglio dei pericoli che abbiamo dovuto trascorrere nel futuro. Da quando Reborn è tornato in Italia su richiesta del Nono, non lo sento da parecchio e per essere sinceri mi manca parecchio,” pensò alle sue strambe avventure e al solo pensiero sorrise “mi mancano le avventure trascorse e i suoi strani metodi di farmi diventare un degno Boss della mafia.”
Da qualche tempo, infatti, erano ritornati dal futuro e il suo legame con i suoi amici si era fatto man mano sempre più forte e solidale, giungendo al punto che non potevano evitare di vedersi e trascorrere qualche ora insieme a divertirsi tutti insiemi.
Sentendosi come una Famiglia.
Una Famiglia unita.
Guardandosi attorno notò che Gokudera Hayato stava scrivendo qualcosa su foglio e sembrava totalmente disinteressato alla lezione, Yamaoto Takeshi continuava a sonnecchiare normalmente come se niente fosse, mentre Kyoko Sasagawa e Hana Kurukawa prendevano diligentemente appunti.
“Tutto come il solito” pensò con un sorriso tra le labbra “con l’eccezione dell’arrivo di Chrome con Ken e a Chikusa.”
Infatti, dall’avventura del futuro, Chrome, Haru e Kyoko avevano legato molto e poiché alla Namimori conosceva la Famiglia del Decimo, decise di trasferirsi là tra la felicità dei suoi amici.
Chrome frequentava la classe di Kyoko mentre i suoi amici, Ken e Chikusa frequentavano la classe del fratello di Kyoko, Ryohei, essendo più grandi di lei.
Al suo arrivo Chrome era stata accolta con gioia e curiosità dalla classe e ormai si era ambientata intrecciando nuove amicizie, anche se all’inizio per la sua natura timida era stato traumatico socializzare con i suoi compagni e non ce l’avrebbe fatta senza l’aiuto della sua Famiglia.
Immerso nei suoi pensieri e ricordi non si accorse dei richiami del professore che un spazientito si mise di fronte a lui urlandogli – Sawada!
L’ interpellato per la sorpresa sussultò e disse – S-si? – con aria timida e preoccupata della reazione del professore sapendo bene che non era stato attento.
-Sawada, vieni alla lavagna e risolvimi quest’equazione poiché non sei attento alle mie spiegazioni – disse con un sorriso malefico.
Con un sospiro di rassegnazione per l’imminente figuraccia si alzò, perché non sapeva neanche di cosa stavano parlando poiché nelle ultime lezioni si distraeva facilmente e aggiungendo al fatto che non capiva praticamente niente di matematica, era praticamente finito.
Mentre stava facendo il primo passo verso il patibolo sotto le risate dei suoi compagni di classe, si fermò all’improvviso sentendo il ronzio dell’altoparlante della scuola.
-Bzz… Bzz... Ciaosssu, la Famiglia Vongola è pregata di recarsi urgentemente in vicepresidenza-
Silenzio. Stupore. Curiosità.
Ecco cosa provocò alla classe a quelle misteriose parole dette dall’ altoparlante. Mentre il silenzio si prolungava per un tempo che sembrava infinito tutti, pensavano a quelle parole chiedendosi un’unica cosa: chi o che cosa era la Famiglia Vongola?
Immerso in questo rigoroso silenzio Tsuna, era ancora in piedi e l’incredulità e lo stupore erano in pratica dipinti in faccia, ma nessuno si accorse del suo turbamento finchè con voce fioca, disse quasi in un sussurro udibile per via del silenzio creatosi in aula.
Erano delle strane parole che in molti non riuscirono a capire fino in fondo, ma quelli che riuscirono a capire fremettero di paura di fronte a quelle domande che si stava ponendo il loro Boss.
-Quella voce. Non è possibile... -  dallo stupore la sue espressione si distese diventando felice -  Finalmente Reborn è tornato – dalla felicità però il suo volto si adombrò all’ improvviso –perchè è tornato e soprattutto perchè è andato in Italia? Sarà successo qualcosa?
Alle sue parole nessuno fiatò mentre lo stupore e la curiosità si facevano strada nel volto nei suoi compagni.
Questo silenzio fu interrotto da una domanda, che riuscì a rompere quella bolla di silenzio che si era creato.
-Ehm... Sawada sembra che tu sappia di cosa stiano parlando... Cosa è esattamente la Famiglia Vongola? – la domanda era stata fatta dal professore in modo talmente diretto e semplice che il Decimo sobbalzò.
L’interpellato a quella domanda sembrava essere cascato dalla luna, infatti, disse con voce colma d’imbarazzo – beh… Ecco... Vede…
Il resto della classe lo guardava con curiosità credendo che con il suo imbarazzo sapesse spiegare questa storia.
Mentre i suoi amici con sguardo preoccupato non sapevano cosa rispondere.
-Tsuna... - disse Yamamoto che sentendo quell’annuncio si era svegliato.
-Tsu-chan... - disse Kyoko non sapendo come aiutarlo.
-Decimo... - disse Gokudera pensando di far saltare in aria tutti per aver messo in imbarazzo il Boss.
-Boss... - disse Chrome non sapendo come gli altri come poterlo aiutare.
Ogni richiamo da parte dei suoi più fidati amici la classe s’insospettì ed erano ormai certi che loro sapevano qualcosa ma sembravano aspettare che Sawada si decidesse a parlare.
Dopo le loro parole tutti aspettavo quelle definitive, quelle del giovane Boss.
 

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Capitolo 2
*** La Supplica ***


Dopo alcuni istanti di silenzio il Decimo Boss Vongola alzò la testa con uno sguardo serio e risoluto, tutti in quello sguardo ne notarono qualcosa di diverso.
Molti sapevano che quando Sawada assumeva quello sguardo poteva diventare una persona diversa, in senso buono, destando ammirazione e rispetto da parte di tutti per il suo comportamento gentile e generoso.
Cambiava così tanto da non sembrare più lui. Diventava più maturo. Più consapevole.
Il silenzio fu improvvisamente spezzato dalla voce del giovane Vongola.
-Io, Sawada Tsunayoshi – incominciò col silenzio che alleggiava intorno a lui – insieme a Gokudera Hayato... - l’interpellato si alzò con la preoccupazione dipinta in volto -... Yamamoto Takeshi… – pure lui si alzò ma non sembrava per niente in ansia, ansi, sorrideva come al solito - ... e a Chrome Dokuro dobbiamo andare in vicepresidenza. - disse con una voce talmente autoritaria e sicura, da non ammettere repliche, tanto che il professore per lo stupore non poté fare che annuire.
Con un sospiro incominciò a incamminarsi verso l’uscita della classe sotto lo sguardo stupita e curiosa della classe.
Prima di riuscire a uscire dalla classe fu fermato dallo scatto di Kyoko che si era alzata bruscamente.
-Tsu-chan, ti prego fammi venire con te! – disse con tono supplichevole e arrossendo lievemente per la sua richiesta.
Per tutta risposta il giovane Boss la guardò per molto tempo negli occhi come se volesse capire i ragionamenti che faceva la ragazza per chiedere una cosa del genere, non accorgendosi però di averla fatta arrossire di più, quest’ ultima fu la prima a distogliere lo sguardo per via dell’imbarazzo della richiesta e soprattutto per l’intensità dello sguardo del suo amico, pensando per la prima di come il suo sguardo fosse così affascinante e magnetico.
Quando sentì la risposta da parte del suo amico, si rattristò, anche se dalle sue parole era palese che fosse preoccupato per la sua incolumità – no, Kyoko tu resterai qua, non voglio coinvolgerti in qualcosa di possibilmente pericoloso, perché se ti succedesse qualcosa, tuo fratello mi ammazza  e io non me lo perdonerai mai – gli rispose facendola arrossire per le sue premure – inoltre non voglio vederti ferita... per qualsiasi motivo.– disse guardandola con un’intensità tale da ipnotizzarla e farla rimanere muta.
Quando vide il ragazzo voltarsi, credendo probabilmente il discorso concluso si riprese e lo richiamò – ti prego se c’è mio fratello, voglio esserci anch’io! Voglio essere d’aiuto! Per favore non mi mandare via! – disse cercando di convincerlo sia con lo sguardo sia con la voce.
-Ma…- provò a dire il giovane Vongola, ma venne subito interrotto dalla dolce voce della sua amica che non voleva un no come risposta –ti prego solo te puoi darmi il permesso!
Nessuno si aspettava quest’ ultima frase e molti si chiesero perché un ragazzo di poche qualità, come Tsunayoshi, potesse avere una tale influenza verso gli altri arrivando addirittura a decidere chi poteva venire o meno!
Il ragazzo si voltò un’altra volta e guardandola come prima sembrava sul punto di cedere per via degli occhi da cucciolo bastonato di Kyoko, al quale non sapeva dire proprio dire di no, con un sospiro di rassegnazione disse – d’accordo, puoi venire con noi - vedendo però la sua espressione di felicità e di soddisfazione non poté che sorridere, dicendo, subito dopo come avvertimento – ci penserà tuo fratello a impedirtelo…-.
La ragazza guardava il giovane ragazzo con riconoscenza e gratitudine non preoccupandosi troppo delle sue parole, infatti, era rimasta come sempre stregata dal sorriso del suo amico e arrossì senza saperne il motivo.
Era da un po’ che aveva questo tipo di reazione e non ne capiva il motivo, sapeva solo che quando era in compagnia di Tsuna si sentiva protetta e al sicuro come non gli era mai successo fino ad ora.
Questo si rifletteva anche verso le persone che interagivano quotidianamente con lui perché intorno a lui c’era sempre un’atmosfera serena e allegra che ti metteva di buon umore e da questo capivi com’erano le sue capacità di leader.
Infatti, mentre erano nel futuro a combattere una guerra per metà loro, fatta di dolore e lacrime, aveva ammirato come tutti del resto, la capacità del giovane Boss di farsi carico delle proprie decisioni e di come fosse stato il collante che aveva unito tutti nei loro momenti più difficili per questo nessuno dubitava delle sue parole o delle sue azioni, anzi, riponevano massimo fiducia nelle sue decisioni.
Aveva inoltre continuato a comportarsi così anche quando erano ritornati dal futuro, facendo da intermediario nelle varie dispute esterne e interne della propria Famiglia riuscendo a risolvere situazioni gravose e non in maniera encomiabile.
Come il Cielo doveva esattamente comportarsi.  
Quando si riscosse dai suoi pensieri, riuscì a seguire le sue ultime parole - ... e personalmente non son sicuro della tua scelta.
Lei per tutta risposta gli rispose – non preoccuparti! Non sarà sola eppoi... – concluse con imbarazzo – ci sarai tu a proteggermi! – concluse con forza e arrossendo come non mai, sia per la sorpresa delle sue parole che non erano riuscite a controllare, sia per l’imbarazzo.
Accorgendosi dello strano silenzio che regnava in classe, dove era lei la diretta interessata di quel silenzio si chiese il motivo di ciò.
Stava per chiedere il motivo di quello strano silenzio quando con un lampo di lucidità si accorse il motivo del perché.
Consapevole di essere totalmente fuori tempo con la conversazione e di essere totalmente rossa, come un pomodoro, disse con una voce colma d’imbarazzo -…. D-d-d-opottutto ci sarà anche mio fratello! - disse con un sorriso imbarazzato- sperando vivamente che Tsuna non avesse fatto caso a quello strano silenzio.
“fortuna che ho detto anche mio fratello sennò... Ma che diavolo mi sta succedendo? È da un po’ che alla presenza di tsu-chan mi sento strana. “ pensò cogliendo con la coda dell’occhio i sogghigni delle ragazze presenti in classe arrossendo ancora di più, non credeva che sarebbe diventata di colore bordeaux nel giro di 10 minuti, consapevole che appena ne avessero avuto possibilità sarebbe stata assalita insieme a Chrome, dalle loro domande.
L’unica differenza era che sarebbe stata lei la più tartassata dalle ragazze in cerca di gossip, per definire il suo rapporto con Tsuna. Al solo pensiero rabbrividì e incamminò con un sospiro dietro al giovane ragazzo che la stava sconvolgendo sempre di più.
Assorta in questi pensieri si ritrovò a formulare uno strano pensiero, facendola ulteriormente arrossire, più
del dovuto, “però devo ammetterlo Tsuna è proprio un bravo ragazzo ed è anche bell... ma che sto dicendo? Tsuna-chan b-b-bello?!?!?!” pensò arrossendo ancora di più per le sue stesse parole e per i suoi pensieri.
A quelle parole Tsuna rispose con un sorriso e sembrò non accorgersi dello stano silenzio che si era diffuso intorno a loro, e si decise a uscire dall’aula consapevole però che quel dialogo era stato ascoltato da tutta la classe e desideroso di non dare ulteriore spettacolo.
Era quasi riuscito a uscire dall’aula quando fu fermato da una voce famigliare e al tempo stesso irritante e odioso che durante tutta quella conversazione era rimasta zitta ad ascoltare, ma oramai era deciso a intervenire.
-Ehi ImbranaTsuna! Aspetta un attimo!

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Capitolo 3
*** Mochida ***


-Ehi ImbranaTsuna credi davvero che ci basti questo come scusa? Prof, lo dica anche lei! Non s’insospettisce neanche un po’ per l’annuncio e per le sue parole? – disse una voce con tono sprezzante e arrogante.
Questa voce apparteneva a Mochida, il leader del club di kendo che durante una sfida con Tsunayoshi aveva perso miseramente insieme ai capelli che gli aveva strappato.
Per questo motivo fu costretto a dover saltare l’anno, per cercare un rimedio che gli permettesse di uscire da casa con dei capelli degni di quel nome.
Da allora era risaputo a molti il suo odio verso Sawada per via della sua magra figura e dei suoi capelli, ma soprattutto era invidioso del suo rapporto con Kyoko, perché delle voci non ancora confermate, dicevano che stavano insieme poiché facevano di tutto per rimanere insieme e questo Mosuke non lo accettava.
Non accettava che un tipo inutile come Sawada potesse stare con una bellezza come Kyoko, per questo lo odiava e cercava in tutti i modi per metterlo in cattiva luce agli occhi di tutti, soprattutto davanti a Kyoko ma purtroppo senza successo.
-Prof non dice niente? Cinque studenti vanno in Vicepresidenza ed è un tipo come ImbranaTsuna a decidere chi viene e no? Non le pare un po’ sospetto? – rincarò la dose – inoltre non vorrebbe sapere cosa è questa fantomatica Famiglia Vongola di cui hanno annunciato? – chiese con tono voce deciso e arrogante incontrando l’approvazione del resto della classe, essendo pure loro molto curiosi di questa strana storia.
Purtroppo nessuno aveva fatto attenzione alla reazione violenta del Guardiano della Tempesta, alias Hayato Gokudera, non accettava che la parola del suo amato Decimo fosse messo in dubbio o solamente critica da un essere insignificante come quello.
-Senti razza di perdente! Come osi… – urlò pieno dalla rabbia già pronto a scagliarsi contro Mochida col chiaro intento di fargli molto male, ma venne interrotto dalle forti braccia di Yamamoto Takeshi, ovvero, il Guardiano della Pioggia che cercava di rabbonirlo cercando di non fargli fare un altro passo – calma… Calma... – disse sempre col suo tono allegro e spensierato, seguito con il suo tradizionale sorriso a trentadue denti.
-Stà zitto Maniaco del Baseball!!! – ribattè invece Gokudera che cercava in tutti i modi di staccarsi alla presa ferrea del giocatore per potersi scagliare contro la persona che aveva messo in dubbio la parola del suo Boss.
A quel punto Mochida disse una cosa che diede il colpo di grazia facendo sì che entrambi i Guardiani della Pioggia e della Tempesta erano già pronti a scagliarsi contro Mochida – Gokudera, Yamamoto perchè state in compagnia di un perdente come Sawada? Sapete benissimo che potete avere una compagnia migliore rispetto a quel povero sfigato. Siete entrambi capaci di trovarvi una compagnia migliore, amicizie forti, ma se lo volete, dovete smollare quello smidollato che avete dietro– disse con voce strafottente e irrisorio.
I due interpellati non riuscirono a proferire parola, perché a quel punto s’intromise Chrome, tra la sorpresa di Mochida – e tu saresti la compagnia forte? – disse con tono ironico e facendo le virgolette con la mano per sottolineare l’idiozia della sua affermazione – ma non farmi ridere, il Boss è molto più forte di te. Sbaglio oppure no, ma questo “smidollato” ti ha battuto dopo aver, acconsentito alla tua sfida tanto tempo fa? – chiese prendendolo in giro, essendo a conoscenza di quel fatto accaduto tempo addietro.
L’interpellato strinse i denti e quasi ringhiò ricordando la vergogna e l’umiliazione subita da parte di Tsunayoshi, mentre i Guardiani e alcuni compagni della classe si stavano mettendo a ridere vedendo che con quella semplice frase Chrome era riuscito a zittirlo.
Cercando di riacquistare la lucidità poiché la rabbia per via del ricordo di quell’evento lo avevano sconvolto rischiando di fargli perdere il controllo, disse con tono sempre più sprezzante e arrogante stavolta rivolto verso Chrome – quindi te ne hanno parlato, scusa ma questi non sono affari che ti riguardano, sai potresti cacciarti in guai che non pensi nemmeno. – disse con tono provocatorio.
-Non mi fai paura – ribattè Chrome – so difendermi e inoltre il Boss mi protegge e non ti consiglio metterti contro di lui. – disse con tono sicuro.
-Ahahaha! Il Boss sarebbe ImbranaTsuna? Non farmi ridere! E lui sarebbe in grado di proteggerti? Ma andiamo lui non è capace di fare niente! Ha vinto contro di me solo per fortuna ma è e resterà per sempre un perdente!
Questo fu troppo per la pazienza degli altri due Guardiano mentre ascoltavano la conversazione e ammiravano e approvavano le parole di Chrome.
Queste furono le parole che fecero perdere la testa ai Guardiani presenti in aula che erano, praticamente convinti di dargli una lezione per il suo commento poco gradevole nei confronti di un ragazzo che entrambi rispettavano e ammiravano come nessun altro.
Purtroppo, prima che riuscissero anche solo a sfiorarlo furono fermati dalla mano di Tsunayoshi che nell’intento di fermarli lo aveva appoggiato sulle loro spalle.
-Decimo...- mormorò Gokudera stupita del suo gesto.
-Tsuna..- mormorò anche Yamamoto che al pari di Gokudera era stupito come lui.
Il diretto interessato disse con un sorriso – lasciate perdere ragazzi non ne vale la pena di mettersi nei guai per delle sciocchezze che ha detto, non ha capito niente e se continua così, dubito fortemente che riuscirà a capire. 

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Capitolo 4
*** Il Confronto ***


Il ragazzo dopo aver fermato l’azione, che di certo sarebbe trasformata in uno spargimento di sangue, da parte dei suoi Guardiani rimase fermo in mezzo all’aula come se volesse richiamare a sé i propri pensieri.
Nel silenzio generale.
Visto che tutti attendevano con trepida attesa una sua decisone.
Un suo ordine.
Nessuno fiatava e nessuno voleva rompere quella strana bolla di silenzio creatosi perciò attendevano un suo movimento, ma non sapevano che il Vongola non guardava nessuno in particolare come se fosse un telespettatore esterno che guardava la sua serie tv preferita, fissava un punto imprecisato dalla finestra come se volesse volare fuori dalla finestra e andare via da tutti quei problemi che lo assalivano.
Voleva scappare da questi problemi.
Voleva andare via.
Scappare dalle sue responsabilità.
Voleva comportarsi come un ragazzo delle medie e divertirsi con i suoi amici.
Ma non poteva.
Non sarebbe scappato come faceva sempre, avrebbe affrontato tutto e tutti per proteggere i suoi amici, la sua Famiglia, e nessuno glielo avrebbe impedito.
Dopotutto, aveva imparato dal futuro che doveva essere più responsabile e non sarebbe stato da solo, aveva degli amici sinceri di cui si poteva fidare.
Tornando a sé decise di risolvere alla svelta questa conversazione inutile e dettata dalla gelosia, perché lo sapeva che tutta le offese, le critiche varie e la sceneggiata iniziale era dovuto alle sue emozioni rivolte contro di lui; aveva delle cose più importanti da fare piuttosto che pensare alle emozioni di un ragazzo che non gli era mai stato poi tanto simpatico.
Sempre con la stessa calma si rivolse alla persona che gli era di fronte, che nel frattempo, si era alzata per poter affrontare meglio i due Guardiani, siccome sembravano sul punto di scagliarsi contro, per via delle sue precedenti parole e erano avanzati minacciosi e con la rabbia ben impressi nei loro occhi per via delle sue offese.
Con un sospiro carico di stanchezza per quella situazione assurda disse – sai Mochida... – prendendosi una pausa guardò fuori dalla finestra vedendone il cielo azzurro sorrise, pensando amaramente di come la situazione stesse degenerando nonostante il bel tempo fuori dalla finestra, per poi ritornare serio - ... io so benissimo che tu mi odi.
Da come reagì, Tsuna sorrise brevemente vedendo chiaramente, grazie al suo istinto ereditato dai suoi predecessori Vongola, di come quella sua affermazione lo abbia al tempo scosso e stupito.
Mentre faceva questa sua considerazione, nessuno fiatò e nessuno disse niente, tranne i suoi Guardiani che si erano irrigiditi e avevano serrato la mascella per la rabbia e lo stupore per via di quell’affermazione, mentre Mochida a quelle parole rimase impassibile.
Per gli altri sembrava impassibile, infatti, non muoveva un muscolo ne cambiava espressione ma il giovane Boss vedeva chiaramente di come lo spadaccino fosse nervoso, forse non voleva che Kyoko lo odiasse per la considerazione detta, e di come cerca faticosamente di pensare a qualcosa da poter ribattere alla sua frase detta in modo così diretto e semplice al tempo stesso.
Con un leggero sorriso canzonatorio, continuò -Probabilmente ti chiederai come faccio a saperlo ma sta tranquillo non me l’ha detto nessun dei tuoi amici quindi non incolparli per niente, ma l’ho capito da me un giorno...
-Ipotizziamo che quello che tu stia dicendo sia vero, quando è successo, sono proprio curioso... – ma non riuscì a finire la frase che Tsuna disse – è stato un saluto, un semplice e quasi innocente saluto.
-Un saluto? - chiese incredulo.
-Già, me lo ricordo ancora, stavamo uscendo dalla scuola quando tu passasti per caso e Kyoko per gentilezza ti salutò.
Tu risposi al saluto ma prima di andartene mi guardasti, in modo tale da farmi capire quello che tu pensi di me. - lo disse con una tale sicurezza nella voce e nello sguardo che tutti i presenti che ascoltavano questa assurda conversazione non fecero altro che crederci.
-Lo sapevo, stai impazzendo – disse con finta apprensione e con un sorriso forzato– comunque non significa niente e scusa come ti stavo guardando?
Ignorandolo continuò vedendo chiaramente che fosse in difficoltà -Significa tutto invece, con quel semplice sguardo carico di risentimento e rabbia ho capito subito che tu oltre ad avercela ancora con me per aver perso la sfida che tu mi hai lanciato tanto tempo addietro, - lanciandogli un sorrisetto di derisione - ti senti invidioso della presenza di Kyoko nel mio gruppo oppure ti disturba il fatto che sta’ vicino a me?
A quella domande Mochida non seppe come rispondere mentre tutti attendevano una sua replica.
-Per me? – chiese Kyoko perplessa da quella affermazione, durante quello scambio di battute non aveva fatto altro che ascoltare ed era stupefatta dall’ affermazione da parte di Tsuna, non si era mai accorta che ci fosse una “faida” del genere tra i due ragazzi e questo per colpa sua!
Ma nessuno dei due sembrava considerarla impegnati come erano a studiarsi a vicenda nel vano tentativo di capire i pensieri dell’altro.
-Penso che tu sappia e capisca quello che ti ho detto e visto che tu non mi sopporti c’è una ragione in più per non dirti niente. -terminò, consapevole delle espressioni incredule dei suoi compagni di classe.
Fu chiaro a tutti a quel punto, a parte la diretta interessata, quale fosse il nocciolo di quella strana conversazione tra i due: stavano discutendo per le attenzioni di una ragazza! Che altri non era che Kyoko!
Quando arrivarono a questa conclusione molti erano stupefatti, altri increduli, altri ancora avevano già intuito da tempo questa cosa, ma tutti sia maschi che femmine furono d’accordo su una cosa: Sawada Tsunayoshi e Kensuke Mochida sembravano stessero marcando il territorio, notarono anche che l’unico consapevole era solo Mochida mentre Sawada sembrava solo più protettivo, più del solito.
Mentre i vari componenti della classe arrivavano ognuno a questa conclusione la conversazione dei due continuava lo stesso. 
-Ah sì? – disse Mochida anche se non credeva molto alle sue parole – ipotizziamo che quello che diciamo sia vero cosa ma cosa c’entra sul fatto che tu non puoi dirci cosa sia la Famiglia Vongola? – chiese nervoso e irritato a tutti quei giri di parole inutili e soprattutto ansioso di spostare la questione su un altro argomento visto che quello precedente si era fatto un po’ scottante per i suoi gusti.
-Non credo proprio che tu voglia sapere questa risposta, e immagino che tu sappia che non ti dirò niente. Arrivederci. – concluse la conversazione troncando così le repliche di chiunque.
-Aspetta Sawada io non ho ancora finito! – gli urlò dietro, ma quest’ultimo non si prese nemmeno la briga di rispondere visto che si era incamminato verso la porta senza degnarlo di un’ulteriore sguardo.
Cercando di fermarlo gli chiese quasi con ansia – se quello che mi dici è vero, perchè ti porti dietro Kyoko?
A questa domanda invece il Decimo Boss della Famiglia Vongola si fermò e svoltandosi affermò – capisco la tua preoccupazione e se fosse stato per me non avrebbe mai avuto mai conosciuto questo ma... Purtroppo è andata diversamente. Se è per farti sentire meglio la proteggerò anche a rischio della mia vita. -
A quelle parole Kyoko si sentì felice come non aveva mai provato prima e le pulsazioni del suo cuore presero a battere furiosamente nella sua cassa toracica per via della dolcezza e della sicurezza di quelle parole dette con uno sguardo così sicuro, conosceva quello sguardo lo aveva visto molto spesso nel futuro mentre combatteva o semplicemente sosteneva gli altri, sapeva che avrebbe mantenuto fedelmente quelle sue parole.
“Grazie Tsu-chan...” disse col pensiero, con un sorriso che man mano si allarga sul suo viso, e la sua felicità non accennava a diminuire per via delle parole dette dal moro “cosa mi stà succedendo? Perchè mi sento così felice a quelle parole?” si chiese perplessa da queste sue nuovi emozioni.
Intanto mentre pensava e cercava di capire queste sue nuove emozioni sentì, la replica del leader del club del kendo– no, non mi consola affatto non hai paura che Kyoko potrebbe farsi del male da quanto di quel poco che mi stai dicendo, e per inciso non si è capito nulla?
-Io non ti sto’ dicendo proprio niente, sei tu che prendi tutte queste supposizioni e io non ti ho dato nessuna conferma – ribattè il Vongola.
-Allora dammela te questa cazzo di conferma! – quasi urlò Mochida per la frustrazione di queste risposte troppo ambigue da riuscire a confonderlo.
Con un sospiro, sembrava stanco come se credesse fosse ovvio la sua risposta, il Vongola infatti disse con una voce decisamente stanca – Kyoko ha scelto questo e nonostante io sia riluttante che venga con noi è una sua scelta che io non posso fare altro che accettare visto che è la sua decisione e questo dovrebbe valere anche per te mio caro spadaccino.
-Umpf… Non mi hai risposto Sawada.
-Se non hai capito cosa ti volevo dire con questa frase allora lascia stare. – replicò quasi arrabbiato – ho altre cose da fare piuttosto che spiegarti l’abc delle parole.
Fece andare avanti Kyoko che nel frattempo si era avvicinata e la seguì a ruota vedendo che i suoi amici erano davanti all’ uscita pronti e impazienti di sapere il motivo di quella misteriosa chiamata ma anche ansiosi di lasciare la classe dove il clima era diventato troppo soffocante per i loro gusti.
Sembrava che sarebbero riusciti finalmente ad uscire da quella maledetta aula però…
Non riuscirono neanche a fare un passo perché il loro leader venne colpito da un pugno e per colpa di quel gesto subito alle spalle e all’ improvviso lo fece quasi cadere per terra ma all’ ultimo minuto riuscì a stare stranamente in piedi ma con si vedeva un rivolo di sangue scendere dalla sua bocca.
Era stato Mochida.
Lo stava guardando dall’ alto in basso ridendo dalla soddisfazione ancora con la mano destra alzata incurante delle possibili reazioni dei suoi amici inoltre dal suo sguardo non sembrava affatto pentito.

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Capitolo 5
*** La Sorpresa ***


La sensazione del sangue tra le labbra. Il dolore della sua guancia destra.
Queste furono le percezioni di Sawada.
La preoccupazione di Kyoko. La rabbia dei suoi Guardiani. L’ incredulità dei suoi compagni di classe.
Queste furono le emozioni dei presenti.
La soddisfazione di quel gesto. La liberazione di tutta la rabbia, gelosia che aveva contro Sawada liberato in un solo colpo. Soddisfazione, benessere.
Queste furono le sensazioni di Mochida.
Ma il giovane spadaccino non aveva fatto molta attenzione alle possibili conseguenze delle sue azioni prese troppo avventatamente.
Il pugno fu incassato senza problemi da Tsuna e non ebbe alcuna reazione in proposito come se non gli avesse fatto alcun male o non gli importasse per niente della sua incolumità, pochi, infatti sapevano che un pugno del genere non avrebbe fatto di certo cadere il ragazzo e sapevano altrettanto che il ragazzo non avrebbe alzato nemmeno un dito al riguardo.
La reazione, purtroppo per il leader del club del kendo, lo ebbero i suoi amici e non erano affatto contenti dell’azione che il diretto responsabile aveva commesso, anzi, erano fuori dalla rabbia in particolar modo il Guardiano della Tempesta, Hayato Gokudera, nonché il suo autoproclamato braccio destro, anche se era ben consapevole che il pugno non gli aveva fatto niente.
Era infuriato solo per il fatto che il suo amato Decimo aveva preso un pugno e si era fatto male, pensava unicamente a questo e al solo pensiero stava vedendo rosso sangue, il sangue di Mochida.
-Tsuna…. – mormorò nel frattempo Yamamoto preoccupato – stai bene?
-Tsu-chan…. – disse Kyoko che nel frattempo era corsa a dargli un fazzoletto perché di sfuggita aveva visto del sangue provenire dal suo labbro spaccato.
-Boss… - disse invece Chrome che era rimasta paralizzata e stupefatta dalla reazione che aveva compiuto Mochida nei confronti di Tsuna non credeva possibile che lo avesse colpito per un’assurdità del genere.
Il più arrabbiato di tutti, anche se quella parola non riassumeva tutta la rabbia che provava, era Gokudera che vedendo il suo Boss attaccato non resistette nell’ impulso di spedirlo all’ inferno.
-Adesso tu mi hai veramente rotto, lurido bastardo! – esclamò fuori di sé – ti farò rimpiangere di aver attaccato il Decimo, brutto essere insignificante! – terminò estraendo le sue amate dinamite.
-Gokudera tranquillo non è successo niente – disse il Decimo giunto alle spalle del suo braccio destro, fermando momentaneamente la sete di sangue che aveva invaso il Guardiano della Tempesta era palese a tutti che solo l’autorità del ragazzo di fianco a lui lo teneva a freno a compiere azioni avventate che di certo ci sarebbero state delle conseguenze che di certo per lui non sarebbero state felici.
-Ma, Decimo… - disse il suo braccio destro, perplesso, del fatto che il giovane Vongola lo avesse fermato, in un’azione che per lui era giusta ed era soprattutto una buona azione per l’umanità, sbarazzarsi di un essere inutile come quello.
-Non ti preoccupare Gokudera, ho subito di peggio – disse cercando di rassicurarlo – e di più doloroso – disse ironico rivolgendosi a Mochida, che sentendo quelle parole digrignò i denti e fece finta di nulla, anche se dentro di sé ribolliva dalla rabbia che era pronta a esplodere come niente.
-Non mi interessa! Devo ucciderlo! Così da poter ridare onore al tuo nome! – ribatté sicuro e deciso il Guardiano.
-Sopravvivrò – rispose semplicemente come se la cosa non gli toccasse più di tanto.
-Ma… - cercò di convincerlo sapendo però che non sarebbe riuscito a convincerlo.
-Non ti preoccupare Gokudera non è successo niente di che, quindi, per favore rilassati – gli chiese con un mezzo sorriso.
-Uff, ok se lo dici lei…  – concesse il Guardiano anche se non era del tutto convinto dalle parole del Boss.
-Grazie, - disse, ma per poi rivolgersi verso Mochida disse quasi con tono freddo e tagliente non da lui, sorprendendolo – dovresti ringraziarmi sai?
-E perché di grazia? – chiese ironico.
-Ti ho appena salvato la vita. – gli rispose semplicemente, come se fosse la cosa più ovvia.
-Bè, grazie allora – disse beffardo – ma io non ho paura di quel pivello di Gokudera.
Il diritto interessato digrignò i denti e stava per attaccarlo di nuovo andando nonostante le parole del Decimo, ma venne interrotto da una risata da parte del Vongola.
-Bè che c’è di così divertente? – chiese irritato il leader del kendo sentendosi preso in giro.
-Le tue parole – cercò di rispondergli ancora troppo preso dalle risate che lo stavano scuotendo da capo a piedi – sai, tu dovresti avere paura di Gokudera lui potrebbe farti tanto male se solo lo volesse – gli disse ironico – ma purtroppo per te, non so se riuscirai indenne da questa aula. – disse tornando improvvisamente serio.
-Perchè? – disse scocciato da tutti questi giri di parole. – Vuoi darmi te una lezione?
-Hai pensato alle tue possibili conseguenze per l’azione che ai compiuto? – rispose invece con un’altra domanda facendolo irritare ancora di più.
-Questo non ti riguarda ImbranaTsuna, invece di fare tutti questi giri di parole potresti rispondermi in modo diretto e semplice? Non avrei mai immaginato che tu potessi fare tutti discorsi che non portano a nulla!!
-Davvero? – chiese – Davvero, pensi che stia facendo dei giri di parole per niente? Nei sei sicuro? Non hai pensato che tu sia talmente stupido da non capire le mie parole? – chiese provocandolo.
Tutti quanti si misero a ridere, tranne Mochida che rosso dalla rabbia urlò – COSAA?!?!?!!?
Ignorandolo Tsuna finalmente si decise a rispondere – vedi, tu quando attacchi ci metti tutto il tuo impegno e tutta la tua potenza. – disse guardandolo direttamente negli occhi -  Se da una parte potrebbe essere una cosa positiva dall’altra sarebbe… Come dire... Problematica, tu non riusciresti a spostare la direzione del tuo colpo se uno te lo schivasse senza problemi, che tra l’altro avrei potuto fare anche io e senza problemi. – glielo rinfacciò senza problemi gustandosi la sua irritazione a quella affermazione – Comunque hai visto chi avevo dietro di me prima che tu mi colpissi? – vedendo la sua espressione confusa emise uno sbuffo di incredulità e irritazione – vedendo la tua espressione confusa presumo che tu non sappia di cosa stia parlando. Vedi caro Mochida dietro di me c’era Kyoko e se mi fossi spostato lei si sarebbe fatto male.
Tutti erano stupiti, compreso lo stesso Mochida che per la prima volta stava pensando a quello che sarebbe potuto accadere e pensando alle conseguenze impallidì, e la stessa Kyoko che si rese conto che Tsuna invece di vederla ferita aveva deciso di proteggerla incassando lui stesso il colpo, invece di schivarlo e questo la faceva stare ancora sembrare più protetta e al sicuro in suo presenza, a quel pensiero sorrise, però rivolgendosi a Tsuna gli chiese in imbarazzo - Ehm, Tsu-chan…. – lo richiamò con imbarazzo e gratitudine.
-Dimmi – gli rispose sorridendo vedendo la sua espressione che man mano diventava sempre più rossa.
-Grazie – gli disse senza guardarlo in faccia.
-Di niente, ti avevo detto che ti avrei protetto anche a costo della mia stessa vita – gli disse quasi in un sussurro, ma, purtroppo per loro quella frase venne sentita da tutti scaturendo sorrisini da parte di tutti in particolar modo dalle ragazze che ormai li vedevano già al matrimonio.
Sentendo quelle parole Kyoko alzò di scatto lo sguardo verso il Vongola ma non riuscì a reggere il suo sguardo perché distolse per prima lo sguardo e arrossì fino all’ inverosimile.
Nessuno dei due notò gli sguardi dei loro compagni di classe, infatti erano come se fossero in mondo tutto loro e il collegamento erano gli occhi, occhi che non si staccavano gli uni dagli altri, legati da una strana calamita.
Vedendo quella scenetta che gli faceva ribollire lo stomaco dalla gelosia e dalla rabbia, Mochida, decise di interrompere quella scenetta che riteneva orribile.
-Che cosa toccante – disse, dimostrando a tutti che pure lui aveva sentito quella frase – ma ti rifaccio la domanda di prima, a chi ti riferivi prima visto che non avrei dovuto aver paura di quello stupido di Gokudera? – divertendosi a provocare il Guardiano della tempesta.
-Semplice, lo sai vero che il fratello di Kyoko si chiama Ryohei e nei suoi confronti è estremamente – usando le stesse parole del Senpai – geloso, possessivo e soprattutto protettivo?
-Si, lo so, ma che c’entra?
-Semplice lui ha visto tutto. – disse semplicemente indicando qualcuno dietro alle sue spalle.
Vedendo chi era Mochida impallidì come un cadavere e mormorò un chiaro e semplice – oh, merda.
Le sue parole furono molto esaurienti.

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Capitolo 6
*** L'arrivo della Nebbia ***


Tutto questo era successo in una manciata di minuti, in modo così rapido e frenetico che molti dovevano ancora metabolizzare tutte queste sequenze di eventi da risaltare l’inverosimile o il ridicolo, dipendeva dai punti di vista.
Era palese a tutti che Sawada volesse evitare l’argomento in proposito della “Famiglia Vongola”, oppure di come il rapporto fra lui e Kyoko, che era considerata da tutti impossibile da conquistare, si fosse evoluto in qualcosa che nemmeno loro potevano lontanamente immaginare, oppure come non notare la sicurezza e la fiducia nello sguardo e nelle parole del giovane giapponese, ma soprattutto di come le persone che ovviamente facevano parte di quella strana “Famiglia” si affidassero completamente a lui e accettassero completamente e senza riserva le sue parole.
Se la classe, incluso il professore, avevano notato queste cose nel poco, breve e nebuloso dialogo che c’era stato fra i due era ovvio pensare che il pugno fosse un mezzo per scaricare la frustrazione da parte di Mochida avendo probabilmente intuito di aver perso su tutta la “linea Kyoko” contro il moro dalla prima volta che lo ha visto, o meglio, sfidato in quel fatidico giorno in palestra.
 
Adesso tutti capirono perché Gokudera e gli altri compagni di Sawada non avevano risposto alle provocazioni, semplicemente, erano impegnati a trattenere un furioso Ryohei che vedendo e in seguito sentendo le spiegazioni date da Tsuna era in pratica impazzito dalla rabbia.
-Come osi prendere di mira la mia adorata sorellina?!?!?! – sbraitò in piena crisi di rabbia.
-Ecco, ehm. Vedi… Hai frainteso - cercò di balbettare una risposta decente ma vedendo l’avvicinarsi da parte del fratello di Kyoko amplificata dalla sua faccia sicuramente furiosa, impallidiva ad ogni passo del pugile nonostante due ragazzi forti e robusti come Gokudera e Yamamoto, cercassero in tutti i modi di trattenerlo per evitare una sonora batosta per Mochida, anche se per entrambi non sarebbe dispiaciuto, ma sapevano che se non lo facevano loro ci avrebbe pensato Tsuna a fermarlo.
-No, non ho frainteso proprio niente! Ho visto tutto! Hai dato un colpo alle spalle a Sawada e se lui si fosse spostato avrebbe colpito Kyoko e questo Mochida non te lo perdonerò! – gli gridò contro per poi rivolgersi ai due Guardiani che ancora lo stavano trattenendo con un sordo ringhio degno di un felino - Voi due mollatemi che devo dare un gancio fino all’estremo! Testa di Polpo mollami e anche tu Yamamoto!
-Sta’ calmo Testa di Prato! – disse Testa di Polpo alias Gokudera Hayato cercando di trattenerlo, purtroppo il Guardiano del Sole sembrava un’anguilla che cercava di fuggire.
-Su, su tua sorella non è stata colpita quindi stai tranquillo! – disse Yamamoto con un sorriso forzato, anche se lui stesso stava ribollendo di rabbia per via dell’azione sconsiderata compiuta da Mochida, ma aveva fiducia nel giudizio di Tsuna e solo lui avrebbe preso la giusta decisione, lo dovette pensare anche Gokudera perché disse: - Testa di Prato, calmati! Non sei te che devi prendere le decisioni qua dentro né tanto meno noi, deve essere il Decimo a farlo e dovrai rispettare tale decisione che ti piaccia o no!
Sentendo quelle parole Ryohei si calmò un po’, pure lui come Yamamoto credeva nel giudizio di Tsuna, infatti non lo aveva mai deluso finora, quindi avrebbe riposto in lui la sua fiducia.
Sentendo le parole dette da Gokudera il giovane Vongola non poté che sorridere di fronte a tanta fiducia nel suo giudizio che lui riteneva non veritiero.
-Fratellone, lo so che sei furioso – vedendo la sua espressione ancora accigliata aggiunse con ironia – immagino che quel termine sia solo un eufemismo. Comunque devi stare tranquillo, hai visto? Kyoko non si è fatta nemmeno un graffio ti avevo promesso che avrei protetto le ragazze e tutti voi, quindi non ti preoccupare ok?
-Ok – concesse infine il fratello di Kyoko – ma non voglio vederla ferita o in pericolo quindi mi raccomando, proteggila.
-Sempre – promise il giovane Boss con voce sicura e decisa.
Nessuno si aspettava quelle parole dette con tanta sicurezza e con tanta convinzione, quindi tutti ne rimasero sorpresi, ma la più sorpresa fu Kyoko che rivolgendosi a suo fratello chiese – di quale promessa state parlando e soprattutto perché credete che io abbia bisogno di protezione? Non sono più una bambina! So badare a me stessa! – ormai era tutta rossa, non si aspettava certo che Tsuna avesse fatto una promessa del genere a suo fratello per rassicurarlo della sua incolumità.
Questa notizia aumentava l’imbarazzo che stava provando, perché sapeva che tutti ben presto avrebbero capito che lei era sotto la protezione di Tsuna, se da una parte questo pensiero gli faceva di certo piacere da una parte qualcosina dentro di lei diceva che i suoi compagni di classe avrebbero potuto fraintendere quella affermazione e sperava in cuor suo che questo non accadeva sennò sarebbe morta dall’ imbarazzo dalle loro affermazioni.
-Ma come Kyoko, non vuoi che ti protegga? – gli rispose Tsuna con un sorriso a trentadue denti tutto rivolto a lei.
Di fronte a quel sorriso il cuore della diretta interessante sembrò accelerare sempre di più al tal punto che credeva che sarebbe uscita dalla sua cassa toracica.
“Sta’ calma!” urlò dentro di sé cercando di calmare queste pulsazioni “Dannazione! Ma che mi sta’ succedendo? Come mai quel sorriso mi scalda così tanto? E soprattutto perché avverto queste pulsazioni del cuore?”
A quelle domande purtroppo la ragazza non seppe rispondere ma alla domanda del ragazzo di fronte di lui si, – ma certo che lo voglio che credi? – disse la prima cosa che le venne in mente poiché era ancora troppo presa dalle sue pippe mentali, quando si accorse dello strano silenzio che si era formato, della faccia sorpresa di tutti e del sorriso soddisfatto di Tsuna, Kyoko si rese conto improvvisamente di quello che aveva detto e quando ne prese la consapevolezza, arrossì a più non posso.
Cercando di rimediare, anche se probabilmente era troppo tardi, disse con voce tremante – ehm… Ecco… - poi decise di tacere perché si stava scavando la fossa da sola e visto che ormai era inutile smentire chiese a Tsuna che aveva ancora quel sorrisino in faccia – non dovevamo andare?
-Giust.. – non fece nemmeno in tempo a finire la frase che venne nuovamente interrotto.
-Cos’è tutto questo baccano che sta’ disturbando la quiete della scuola Media Namimori? – chiese una voce decisamente irritata e seccata.
La voce apparteneva al più forte Guardiano delle Nuvole del Decimo Boss della Famiglia Vongola, nonché Presidente del Comitato Disciplinare della scuola Media Namimori, Hibari Kyoya.
La sua voce fece scattare sull’attenti l’intera classe e tutti ebbero un brivido di paura alla sua vista.
-H-Hibari… cosa la porta qua? - chiese il professore piuttosto nervoso per la sua presenza in classe.
Era riconosciuto a tutti, che quando Hibari era irritato eri fortunato se non ti picchiasse a morte ma se era arrabbiato o furioso era meglio che non fossi il responsabile del suo cambio d’umore o e ne saresti pentito amaramente.
In quel momento era chiaro a tutti che Hibari fosse furioso, e tutti capirono che aveva visto il gesto sconsiderato di Mochida, i loro dubbi vennero confermate dalle successive parole del Guardiano.
-Chi ha osato dare un pugno ad un compagno di classe all’interno della scuola? – era ovvio che la domanda fosse retorica perché il suo sguardo freddo e decisamente pauroso, era tutto rivolto a Mochida che si sentiva trapassato da quello sguardo – è severamente vietato dal regolamento scolastico quindi ti pesterò a morte! – finì tirando fuori i suoi amatissimi tonfa pronto a scagliarsi contro il povero Mochida che man mano che la situazione degenerava impallidiva sempre di più.
I telespettatori di questa “esecuzione” non poterono fare altro che guardare lo svolgersi degli eventi con rammarico verso Mochida che chiedeva con lo sguardo aiuto ai suoi amici, mentre i Guardiani non poterono che trattenere la propria soddisfazione alla vista della faccia terrorizzata del povero ragazzo.
Tutti si aspettavano il peggio in questa situazione.
Tutti erano ormai sicuri che la furia di Hibari avrebbe lasciato agonizzante un povero Mochida.
Mentre a tutti sembrava che il tempo rallentasse man mano che Hibari si stava avvicinando per mettenere in atto la sua personale punizione, nessuno fiatava finché…
-Hibari, apprezzo la tua voglia di mantenere e rispettare le regole della scuola, ma non pensi che questo gesto sia leggermente estremo? –chiese una voce un po’ ironica e al tempo stesso intimorita, interrompendo di colpo i passi del Presidente del Comitato Disciplinare.
 

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