Virtual Story - Level 1

di Yoshiko
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Password: church ***
Capitolo 2: *** Password: hill ***
Capitolo 3: *** Password: ocean ***
Capitolo 4: *** Password: wood ***
Capitolo 5: *** Password: banquet ***



Capitolo 1
*** Password: church ***


Leaves Time
password: church


-Vi dichiaro pertanto marito e moglie…- fissandoli con i suoi occhi da miope attraverso le lenti degli occhiali appollaiati sul sottile naso aquilino, il sacerdote si tese sorridente verso i due ragazzi in piedi davanti a lui. Prese le loro mani destre, le unì una nell’altra e si rivolse al giovane in elegante e certamente costosissimo completo scuro -Ora può baciare la sposa.-
-In che senso?- Mark Landers si scosse dal torpore che lo aveva assalito e tornò bruscamente alla realtà. Ritirò la mano come se se la fosse scottata e al suo fianco Jenny, che indossava uno splendido abito bianco, fece lo stesso.
-Come in che senso?- colto alla sprovvista il prete lo fissò con gli occhi socchiusi -Nel senso che vi ho uniti in matrimonio e che lei adesso può baciare sua moglie.- sorrise paziente.
-Cos’ha fatto?- Mark impallidì mentre le parole del sacerdote acquistavano senso nella sua testa.
-Vi ho sposati or ora e…-
-Ci ha sposati? Come ci ha sposati?-
-Se questo è uno scherzo non lo trovo divertente…- balbettò Jenny incredula, voltandosi e scostando il lungo velo da sposa che oltre ad essere più pesante di quel che avrebbe mai immaginato, le impediva di vedere cosa ci fosse dietro di lei.
Alle sue spalle la chiesa era gremita di invitati, così tanti che tutti quei volti si confusero nella sua mente impedendole di riconoscere a chi appartenessero. I fiori bianchi che decoravano gli banchi di legno massiccio e l’altare, quelli del bouquet appoggiato sul cuscino di velluto dell’inginocchiatoio davanti a lei e quelli lungo le navate, emanavano un profumo così conturbante e intenso da stordirla. Non riusciva a capire nulla… Cosa ci faceva lì con Mark? Dov’era finito Philip? Chi diavolo erano tutte quelle persone?
-Non ho mai visto niente di simile…- commentò a voce bassa qualcuno poco distante.
-Io sì, qualcosa del genere…- rispose qualcun altro -E la sposa è fuggita via con il testimone…-
Jenny si volse verso la navata laterale, incrociando le espressioni divertite di un paio di fotografi, uno appoggiato al cavalletto della telecamera, l’altro con il viso celato da una grande macchina professionale. Celato sì, ma non abbastanza da riuscire a nascondere il sorrisetto che incurvava le sue labbra. Jenny lo fissò confusa e quello approfittò della magnifica inquadratura frontale per immortalare il bel volto della sposina: il lampo del potentissimo flash quasi l’accecò.
Accanto a lei Mark non si accorse di niente, completamente estraneo a tutto quello che lo circondava perché troppo occupato a discutere imperterrito con il sacerdote in paramenti da cerimonia, incolpando lui di tutto. Ma quando, con la coda dell’occhio, la vide barcollare, le agguantò un gomito con una stretta d’acciaio che la fece gemere e la sostenne in piedi al suo fianco.
-Non ci provare…- sibilò secco, l’idea che Jenny volesse sfuggire a quella situazione imbarazzante con un teatrale svenimento, complicando ancor più le cose. Tornò a rivolgersi al prete -Lei si è certamente sbagliato… Probabilmente si tratta di uno scambio di persona. Non sono io il suo fidanzato, non ho mai pensato di sposarla… Io non voglio sposarmi!-
La signora Landers, seduta subito alle spalle della coppia, udendo le secche parole del figlio gemette.
-Che sciagura!-
Sebbene completamente intontonito, Mark riconobbe la voce di sua madre, si volse in cerca di lei, la vide insieme alla sorella e scavalcò, rovesciandolo sul tappeto, il sedile imbottito di velluto blu che aveva occupato fino a pochi istanti prima. Trascinandosi dietro Jenny, gli occhi ancora socchiusi e lacrimanti, la raggiunse e si fermò davanti a lei.
-Ma’, che diavolo sta succedendo qui?-
Quelle parole provocarono un immediato e inquietante brusio tra gli ospiti che occupavano i primi banchi da quel lato. Parecchi colli si allungarono verso di loro: gli invitati non volevano lasciarsi sfuggire neanche una parola.
La signora Landers lo guardò negli occhi. Le assurde parole di Mark l’avrebbero resa protagonista dei pettegolezzi non soltanto del quartiere ma dell’intera prefettura. Le vicine e i parenti avrebbero parlato di lei e Mark per almeno due mesi, rielaborando l’accaduto quanto bastava per renderlo più interessante e fantasioso. Scoppiò improvvisamente in lacrime, lasciando di stucco il ragazzo.
-Mamma, che ti prende ora?-
-Ma… Mark…- si lamentò Jenny con gli occhi ancora sofferenti, stringendogli il braccio per richiamare la sua attenzione. Si passò una mano guantata sul viso e riprese a guardarsi intorno, scrutando i volti degli invitati alla ricerca Philip. Il ragazzo doveva assolutamente essere lì da qualche parte: non poteva averla lasciata sola in un pasticcio simile.
-Perché mi fai questo?- le spalle della signora Landers erano scosse dai singhiozzi -Perché un dispiacere del genere alla tua povera mamma?-
Accanto a lei la figlia le porse un fazzoletto e la donna se lo passò sul viso per asciugarsi le lacrime.
-Questo cosa? Che dispiacere?- Mark la guardò frustrato -Cos’è questa farsa? Cosa ci faccio qui? Sposato per giunta? E perché proprio con Jenny?- un pensiero improvviso gli balenò nella mente e si volse verso la ragazza, a cui stringeva ancora la mano -Cosa diavolo hai combinato?-
-I… Io?- lo fissò sconcertata.
-Sì, tu.- certo, se lui non era stato, la colpa doveva essere certamente sua -In qualche modo devi avermi incastrato e…-
-Mark!- la signora Landers sollevò gli occhi dal fazzoletto bagnato e posò sul figlio uno sguardo di fuoco -Non rivolgerti così a tua moglie!-
-Moglie?!- le fece eco.
Jenny fece un passo indietro e barcollò, indecisa se svenire o darsela a gambe. Le insinuazioni di Mark avevano finito di confonderla e ora la testa le doleva. Dietro di loro gli ospiti formavano un muro compatto e lei cominciava a sentirsi soffocare. Ad aggiungere altro scompiglio, intervenne il prete armato di crocefisso e tutti gli strumenti del mestiere che agitò con fervore davanti ai due novelli sposi, convinto che i ragazzi fossero finiti sotto l’influenza del maligno a causa di chissà quale diabolico sortilegio.
-Vi aiuterò!- esclamò inzuppandoli con l’acqua santa.
-Ehi! Ehi! Di qua!- il grido improvviso riuscì a superare la confusione, arrivando alle orecchie della coppia -Ehi! Ehi! Ehi!- continuò insistente finché non fu certo che lo avessero udito.
Fu Mark ad individuare per primo il braccio che si agitava all’impazzata sopra le teste degli invitati. Socchiuse gli occhi, mise a fuoco lo sconosciuto saltellante e riconobbe Bruce. Stringendo la presa intorno al polso di Jenny, a spintoni e gomitate si fece largo tra gli invitati raggiungendo faticosamente Harper, l’uscita della chiesa e la salvezza.
-Aspettate! Dove andate?- la madre di Mark li inseguì sulla scalinata.
Gli ospiti e il prete le furono subito dietro e rincorsero i tre lungo la stradina di campagna che dalla collina della piccola chiesa, scendeva serpeggiando tra sterminate coltivazioni di granoturco pronto al raccolto.
-Come ci si sente da sposati?- Bruce li guardò, poi dietro di loro scorse gli invitati, o almeno buona parte di loro. Li inseguivano, decisi a riacciuffarli per riportarli davanti all’altare e non perdere così il succulento banchetto che avrebbe chiuso il matrimonio -Accidenti che ossi duri!-
Jenny si voltò indietro e incespicò nel vestito. Per poco non finì a terra. Mark se ne accorse, si fermò e tornò accanto a lei. Si chinò a sollevarle il velo e lo strascico e glieli mise in mano perché non la intralciassero.
-Non potevi metterti qualcosa di più comodo?-
Lei replicò acida.
-Se avessi saputo che sarebbe finita così, lo avrei sicuramente fatto!-
-E come pensavi che sarebbe finita?-
-Veramente non pensavo neppure che sarebbe cominciata…-
-Non far finta di non sapere nulla, devi entrarci qualcosa per forza…- Landers gesticolò innervosito e gli occhi gli caddero sul cerchietto d’oro intorno all’anulare della mano sinistra -La fede no!- esclamò scioccato. Cercò di sfilarselo ma non ci riuscì.
-Ehm…- Bruce richiamò la loro attenzione, gli occhi preoccupati sugli inseguitori che si facevano sempre più vicini -Forse è meglio se…-
Jenny non gli diede il tempo di continuare, le parole di Mark l’avevano ferita.
-Io? E secondo te come avrei fatto?- rispose quasi isterica -Non penserai che sia stata io ad organizzare tutto questo a tua insaputa!- un frastuono improvviso e infernale la costrinse ad urlare -Come avrei potuto fare?-
Vennero investiti da un vento vorticoso che alzò da terra polvere, foglie e tutto ciò che non resistette a quelle folate scatenate. Anche il vestito di Jenny si sollevò in aria e cominciò a svolazzare come una bandiera, attorcigliandosi attorno al suo esile corpo.
-Vi serve mica un passaggio?- Benji si sporse dalla fusoliera di un piccolo elicottero bianco e blu che si librava sopra le loro teste, creando un frastuono infernale.
Mark alzò il viso, riconobbe l’inconfondibile cappellino di Price e sollevò una mano per ripararsi gli occhi dalla polvere.
-Cosa diavolo ci fai lì sopra?-
-Benji, che fortuna!- Jenny non riuscì a credere a tanta buona sorte e gli sorrise felice per averla scampata. Alle loro spalle la marea di gente continuava a correre verso di loro. Poche decine di metri e sarebbero stati riacciuffati e riportati in chiesa -Ci fai salire?- scostò spazientita il velo che continuava a svolazzare qua e là finendole sul viso.
-Certamente! Sono qui apposta!- si abbassò ancora un po’ finché fu sufficientemente vicino a terra da permettere alla giovane di posare una scarpetta candida sul pattino d’acciaio e issarsi a bordo, aiutata da Mark e Bruce.
-Giù le mani!- esclamò sgomenta, sentendo qualcuno premerla sulle natiche. Rimase precariamente e pericolosamente aggrappata all’elicottero, si volse ed incenerì entrambi con un’occhiataccia.
-Vuoi darti una mossa?-
Mark le afferrò una caviglia, la sollevò all’improvviso e la scaraventò all’interno del velivolo. Jenny rotolò sui sedili in un miscuglio di pizzo, sete e veli e finì dalla parte opposta dell’abitacolo, schiacciata contro il vetro del finestrino.
Poi Landers si issò sull’elicottero, prendendo posto accanto alla ragazza e tese la mano a Bruce che con un’agilità che nessuno si sarebbe mai aspettato, tanto meno lui stesso visto quanto l’elegante vestito scuro lo impacciasse, saltò a bordo e si sedette accanto a Benji, al posto del copilota.
Il portiere diede una spinta allo sportello facendolo scorrere sui binari finché non si chiuse, afferrò la cloche con tutte e due le mani e si sollevò nel cielo.
-Da quando in qua sai pilotare un elicottero?- domandò Mark meravigliato, senza degnare di uno sguardo la sposina seduta al suo fianco.
Jenny cercò di emergere dalle pieghe del vestito in cui era sprofondata. Non ci riuscì.
-Mi aiuti?-
Landers si limitò a lanciarle un’occhiataccia, aspettando inquieto la risposta di Benji. Ma poi, sentendola sbuffare e vedendola davvero in difficoltà, arrotolata com’era nello strascico e nei merletti, le si accostò. Con tanta fatica da parte di entrambi, Jenny riuscì a togliersi il velo che le si era avvolto attorno, appallottolarlo spazientita e gettarlo alle sue spalle.
-Sei arrivato proprio al momento giusto!- si congratulò Bruce, allacciandosi la cintura mentre il portiere virava per librarsi sulla chiesa e sulle teste degli invitati, tutti a naso in su.
Benji passò rasente ad un albero, facendo volare via cinguettando tutti i suoi occupanti. Sotto di loro c’era una donna che si sbracciava e gridava disperata.
-Quella non è tua madre, Landers?-
-Sì…- Mark la salutò agitando la mano.
-Mark! Dove stai andando?- la disperazione fu tale che le sue parole raggiunsero gli occupanti dell’elicottero, superando il frastuono assordante dei rotori.
-In luna di miele!- urlò Bruce con un grande sorriso, sporgendosi dal finestrino e ricambiando il saluto.
Price passò intorno al campanile, poi riprese quota e si sollevò nell’immensità del cielo blu. Scampato il pericolo, Mark si lasciò cadere esausto sulla spalliera del sedile, ormai al sicuro.
-Dicevo…- riprese -Da quando hai la patente di volo?-
Il portiere accennò un sorriso.
-Mai avuta.-
Bruce, accanto a lui, divenne cadaverico.
-TU SEI COMPLETAMENTE FUORI!- Mark si aggrappò con le unghie al sedile del pilota, il volto contratto dal terrore e una voglia pazza di gettare nel vuoto quell’incosciente.
-Non gridare… È tutto sotto controllo.-
-Be… Benji…- balbettò Jenny, bianca come il vestito che indossava. Non aveva mai sofferto il mal d’aria ma ora stava così male che se avesse potuto avrebbe vomitato -Sei sicuro?-
-Certo Jenny, stai tranquilla!-
-SPIEGAMI COME DIAVOLO POSSIAMO STARE TRANQUILLI SE FINIREMO PER SCHIANTARCI AL SUOLO!- urlò Mark coi capelli dritti dalla paura.
-Ti ho detto di non gridare, mi distrai!- Benji spinse avanti la cloche e l’elicottero si piegò in picchiata. Poi la ritirò bruscamente indietro, mandando Landers a gambe all’aria.
Bruce chiuse gli occhi e cominciò a pregare.
-È la fine… è la fine…-
-Prima di morire voglio il divorzio…- piagnucolò Jenny, aggrappandosi alla cintura di sicurezza appena allacciata.
-Anch’io!- Mark si tirò su seduto, massaggiandosi un bernoccolo spuntatogli in quell’istante sulla fronte.
Benji lanciò un’occhiata veloce ai sedili posteriori.
-Non capisco dove sia il problema. Se voi due siete sposati… e lo siete vero? Perché io non posso pilotare un elicottero?-
Bruce aprì gli occhi e fissò l’amico sollevato, quasi entusiasta.
-Certo! Non fa una piega!-
Il portiere continuò, la voce carica di divertimento.
-Se la prossima volta non mi invitate alla cerimonia, vi lascerò a piedi.-
-Prossima volta? Quale prossima volta?- Jenny lanciò, un’occhiataccia indignata a Mark -Una è già troppa!-
-Non vedo l’ora di vedere la faccia di Callaghan quando lo saprà.-
Il commento di Benji ebbe il potere di ammutolire la coppia appena dichiarata e ci vollero parecchi minuti prima che qualcuno rompesse il silenzio. Lo fece Bruce, mentre osservava il paesaggio boscoso che scorreva veloce sotto di loro.
-Dove stiamo andando?-
-Non ne ho idea.-
Jenny osservò i tetti di un piccolo paesino apparire tra gli alberi e scomparire in pochi istanti.
-Dove siamo?-
-Non lo so.- il portiere scosse la testa -Se lo sapessi saprei anche dove andare…-
-Non c’è una cartina da qualche parte?- Mark ficcò il viso nello spazio tra i due sedili anteriori e scrutò tutti i buchi dei portaoggetti.
-No, qui davanti no. Ho già cercato.- Benji inserì il pilota automatico e si volse -Prova a vedere dietro… qualcosa ci sarà sicuramente.-
-Ci siamo persi?- domandò Jenny affranta, continuando a lanciare occhiate al di là del vetro.
-Per perdersi bisogna sapere dove si è diretti.-
-Sei così rassicurante…- gli sorrise lei -Hai sempre una risposta per tutto.-
L’appunto a Mark diede fastidio, ma fece finta di non sentirla e continuò a frugare ovunque finché per cercare anche sotto il loro sedile, con un gesto brusco e spazientito le sollevò gli innumerevoli strati di gonne che invadevano tutto lo spazio disponibile. Lei sussultò, arrossì e lo colpì sulla mano che aveva afferrato il vestito.
-Ehi! Che stai facendo?-
Landers alzò gli occhi adirato e la mollò.
-Non riesco a vedere niente con tutta questa stoffa!-
-Sì, d’accordo… Ma ci penso io!-
-Guarda Jenny che può farlo…- rise Bruce che aveva visto -È tuo marito…-
Due paia di occhi di fuoco lo fecero ritrarre. Si volse intimorito e tornò a fissare il cielo davanti a sé.
-Eccola!- Mark sollevò una mappa, l’aprì e la esaminò, cercando invano un punto di riferimento o qualcosa che potesse aiutarlo a capire dove diavolo fossero.
Jenny si allungò incuriosita verso la cartina, sfiorandogli il collo con i petali vellutati dei fiori dell’acconciatura. Il suo profumo gli solleticò le narici.
-Allora? Dove siamo?-
Mark l’allontanò bruscamente e si tirò indietro.
-Non starmi appiccicata!-
Lei spalancò gli occhi offesa e si mise in piedi con un tale impeto che l’elicottero oscillò, facendo gemere Bruce. Piegato da un lato, il velivolo perse quota. Jenny si aggrappò ai sedili, lo stomaco in gola, immobilizzata dal terrore, finché Benji, la cloche tra le mani, con un’abile manovra riuscì a stabilizzare l’apparecchio.
Mark si volse a guardarla bluastro. La cartina si era accartocciata tra le sue dita.
-Sei pazza?-
Lei non lo sentì neppure. Si chinò verso Bruce.
-Scambiamoci il posto o rischio di aprire lo sportello e fare una sciocchezza.-
-Alla faccia della crisi del settimo anno…- rise Benji.
Jenny si scostò per far passare Bruce. Impacciata dal vaporoso vestito da meringa, scavalcò a fatica lo spazio tra i due sedili anteriori, sollevando l’abito più che poté fino a lasciare intravedere su, oltre il ginocchio, le merlettate giarrettiere di pizzo bianco. Quando si fu seduta al nuovo posto risistemò con pazienza le gonne che avevano ricoperto una buona metà degli strumenti di volo.
Benji le lanciò un’occhiata carica di approvazione.
-Niente male davvero… È proprio vero che la biancheria delle spose ha un fascino tutto partico… ouch!-
Qualcosa lo colpì forte sulla testa e quando si volse vide la mano di Mark ancora sollevata, gli occhi dell’amico che lampeggiavano di fastidio.
-Insomma Landers, fai pace con te stesso! Non puoi negare il tuo matrimonio e poi fare il marito geloso!-
-Ha ragione.- Bruce annuì, tirando fuori dalla tasca della giacca una graziosa bomboniera. Sciolse il laccetto di raso e si ficcò in bocca un confetto -Buoni, dove li avete comprati?-
I tre si volsero a guardarlo.
-Danne uno anche a me.- Benji allungò una mano e lui si affrettò ad ubbidire.
Anche Jenny si volse per prenderne uno e incrociò gli occhi di Mark che la fissava sbigottito.
-Oh, insomma!- scoppiò -Smettila di guardarmi così! Sembra che tu abbia sposato un mostro!-
La voce del ragazzo risuonò di nuovo leggermente stridula.
-Il problema non è chi ho sposato, ma l’essermi sposato! Anche se non capisco come mai abbia sposato proprio te…- scosse la testa, si sfilò la cravatta dal collo e si slacciò un paio di bottoni della camicia bianca, ormai ridotta ad uno straccio fradicio di sudore. Vedendo che la situazione caldo non migliorava, si sfilò anche la costosa giacca nera e la lanciò dietro a far compagnia al velo da sposa.
Benji prese un altro confetto e posò gli occhi su Mark.
-Tra voi due c’è sempre stato qualcosa. Callaghan aveva ragione ed avrebbe dovuto stare più attento. Mai fidarsi degli amici.-
Bruce ci mise del suo.
-In ogni caso Jenny non ha tutti i torti. Non sei per niente gentile, con lei.-
-Diamine Harper, chiudi quella ciabatta!- Mark gli ficcò in gola un altro confetto, rischiando di farlo strozzare.
Benji rise, poi decise di tornare al problema di partenza. Già da un po’ sotto di loro non si vedevano altro che alberi di tutte le sfumature del verde e di una ventina di specie diverse.
-Allora, dove siamo?-
Mark recuperò la mappa e l’aprì di nuovo, lisciando i margini che aveva accartocciato.
-Ah… ecco…- assunse un’espressione concentrata -Siamo qui.-
Jenny si volse indietro a guardarlo.
-Qui dove?-
-Beh, qui!- insistette lui, limitandosi ad indicare un punto sulla pianta.
-Landers, sei scemo o cosa?- infierì il portiere, continuando a mantenere una rotta che non solo non sapeva dove li avrebbe portati, ma che non aveva idea se fosse quella giusta o meno -Dove dobbiamo andare?-
-Sempre dritto.-
-Sempre dritto? Vuoi dire nord?-
-Tu va’ sempre dritto…-
-Questo posto ha un maledetto nome oppure no?-
-No.-
-Maledizione, razza di somaro!- sbottò Benji -Non sei neanche capace di leggere una stupidissima cartina!- gliela strappò di mano e l’aprì sulle proprie gambe, restando a guardare sconcertato un pallino rosso lampeggiante sormontato da una scritta nera “SIETE QUI” che si muoveva sulla carta insieme al cerchietto, seguendo pian pianino il loro percorso. Più in alto una freccetta blu indicava la strada che dovevano percorrere: “DA QUESTA PARTE”.
Il volto di Benji si trasformò in una maschera inespressiva. Senza dire una parola e con gli occhi fissi davanti a sé, chiuse la carta e la porse a Jenny che lo fissava preoccupata.
Mark sogghignò.
-Hai visto, idiota? Che ti avevo detto? Sono ingradissimo di leggere una stupida mappa…-
-E chi non saprebbe farlo?- il portiere cominciò per la prima volta a chiedersi in che razza di incubo fosse finito. A questo punto l’unica cosa da fare era andare avanti e trovare qualcuno che potesse tirarli fuori dai guai… perché qualcun altro doveva pur esserci da qualche parte!

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Capitolo 2
*** Password: hill ***


Leaves Time
password: hill


-Che splendida serata… non è vero, Holly?-
Patty si asciugò le mani nel grembiule annodato in vita e si affacciò sulla porta spalancata della piccola casa. Osservò estasiata il disco rosso del sole al tramonto che calava pigramente dietro le montagne. La casetta di legno col camino in pietra sorgeva su una collina circondata da boschi verdi e tranquilli. Intorno non c’erano altre abitazioni e gli unici rumori che spezzavano il silenzio erano il gorgoglio rilassante dell’acqua cristallina del torrente che scorreva su un lato della casa, il cinguettare degli uccelli e il frusciare del vento tra le foglie degli alberi. Quel luogo era veramente il paradiso.
Holly si alzò dal tavolo, raggiunse la ragazza e le circondò le spalle con un braccio.
-Davvero stupendo… e anche molto romantico…- le disse con un sorriso che la mandò in estasi.
Si baciarono finché uno sgradevole odore di bruciato non arrivò alle loro narici e quando divenne così pungente da farla tossire, Patty si staccò dal fidanzato, spostò gli occhi sulla campagna deserta e si chiese se nel bosco fosse scoppiato un incendio. Non vide fumo da nessuna parte e all’improvviso si ricordò dell’arrosto che aveva lasciato a cuocere nel forno.
Piombò nel panico, le sfuggì un gemito e spinse via Holly con una tale foga che il ragazzo, sbilanciato all’indietro, inciampò sul gradino della soglia e cadde malamente, finendo con la nuca contro lo stipite della porta. La sua testa risuonò con uno schiocco.
Patty piombò in cucina. Fiamme arancioni si levavano dal forno insieme a colonne di fumo nero. Fu un attimo. Le scintille raggiunsero il ripiano di legno, le tende della finestra e i pensili in noce. Nel giro di un secondo tutto fu avvolto dal fuoco. Arretrò spaventata, piangendo e tossendo, soffocata dal fumo che aveva intriso l’aria.
-Holly!- invocò terrorizzata -Holly! Holly!!-
Lui non accorse perché non la sentì. Era rimasto a terra mezzo intontito dall’urto, incapace di reagire e di tirarsi su.
Con gli occhi arrossati e pieni di lacrime, Patty riuscì a raggiungere il lavandino continuando a chiamare il fidanzato. Aprì l’acqua e la gettò sul fuoco creando altro fumo e inquietanti sfrigolii.  Il legno dei mobili era secco e stagionato e stava bruciando come carta. Patty indietreggiò verso la porta e rendendosi conto di non poter fare più niente, abbandonò la cucina. Il mobilio ardeva scoppiettando e le fiamme, sempre più alte, arrivarono presto a blandire le travi del soffitto.
-Holly! Accidenti Holly!- gridò in lacrime, assistendo impotente a quel terribile spettacolo, a quello sfacelo. Gli occhi fissi sull’incendio, indietreggiò fino alla porta d’ingresso, dove aveva lasciato il ragazzo. Voltandosi in cerca di lui, lo vide a terra. Sussultò.
-Holly!- lo raggiunse impaurita e cercò di riscuoterlo.
Lui non reagì in nessun modo e Patty, rassegnata alla perdita della casa ma non certo a quella del fidanzato, lo afferrò per le braccia e lo trascinò faticosamente nel cortile in un punto in cui né fumo né scintille potevano raggiungerli. Si guardò intorno, vide la piccola fontanella dell’aiuola, vi trascinò accanto il corpo esanime di Holly e gli gettò in faccia così tanta acqua che lui tornò in sé per non affogare.
-E… ehi!- si tirò seduto e si portò una mano alla nuca dolorante.
Patty scoppiò in lacrime e gli si gettò tra le braccia, stendendolo di nuovo.
-La nostra casetta sta bruciando!- pianse disperata.
Holly sollevò il viso e guardò incredulo le fiamme che si levavano alte dalla loro piccola dimora di legno, ridotta ormai ad un luminosissimo falò.
-Che diavolo è successo?-
-Si è bruciato l’arrosto!- singhiozzò Patty.

-Un incendio…-
La voce di Mark svegliò Bruce che sonnecchiava stanco accanto a lui. Lo individuò anche Benji e cominciò ad abbassarsi verso terra.
-Che fai?-
-Approfitto della luce per scendere…- rispose distratto, i nervi tesi sulla manovra di atterraggio -Siamo in riserva e sono ore che sorvoliamo il buio più totale.-
-Ma così finiremo tra le fiamme!-
-Per chi mi hai preso, idiota di un cretino? Pensi che voglia bruciare all’inferno? Vuoi capirlo o no che se non atterriamo dove c’è un po’ di luce finiremo per schiantarci contro qualche albero?-
Mark tacque, tenendo gli occhi sul falò che più scendevano e più si faceva grande e pericoloso.
-È una casa…- Jenny fissò il suolo sotto di lei -E laggiù c’è qualcuno…-
-Molto bene.- s’entusiasmò Benji -Così finalmente riusciremo a sapere dove diavolo ci troviamo.- si concentrò nell’atterraggio e non disse più una parola finché l’elicottero non si fu posato sull’erba. Allora spense il motore e aprì lo sportello saltando a terra, desideroso di sgranchirsi le gambe.
Jenny lo raggiunse stiracchiandosi e osservando le fiamme che stavano finendo di consumare l’abitazione.
-Che disastro!-
Un attimo dopo anche Mark e Bruce furono accanto a loro.
Patty, in ginocchio accanto a Holly, riconobbe immediatamente il cappellino del portiere.
-Benji!-
Bruce li vide e corse verso i due.
-Non posso crederci! Che fortuna sfacciata!-
Il gruppetto si riunì e mentre Holly, ancora frastornato e gocciolante, si metteva in piedi con l’aiuto di Bruce e di Patty, Benji riprese ad osservare la casa.
-Siete stati voi?-
Patty si asciugò le lacrime e annuì.
-Mi si è bruciato l’arrosto.-
Scoppiarono a ridere tutti, tranne Mark che, accanto a Jenny, sbuffò sconcertato.
-Ridicolo! Sempre più ridicolo!-
-Come accidenti sei vestito?- Holly lo fissò -Anzi, come siete vestiti tu e…- al buio non fu in grado di identificare la macchia bianca che gli era accanto.
Ci riuscì Patty.
-Jenny! Cosa ci fai in abito da sposa?-
-Be’, ecco…-
-Oh, già. Voi non lo sapete…- Benji guardò divertito i due sposini -Landers e Jenny oggi sono convolati a nozze…-
-Non c’è niente da ridere!- Mark già non ne poteva più. Fece un passo avanti e agitò minacciosamente un pugno in direzione del portiere.
-Fermo, fermo!- lo acchiappò Jenny, trascinata per qualche metro dalla foga del ragazzo. La seta e il tulle le ondeggiarono intorno in un’allegra danza -È inutile che te la prendi con lui, non è mica colpa sua!-
Patty continuò a fissarli incredula.
-Davvero vi siete sposati? E Philip?- si guardò intorno -Dov’è?-
-Magari lo sapessi!-
Benji pensò che fosse il caso di rassicurarla.
-Se domani anche lui accenderà un falò come questo, vedrai che lo troveremo.-
Bruce scosse la testa.
-Se fossi in voi io non avrei così fretta…- sapeva che l’amico non sarebbe stato contento di quel matrimonio -Comunque comincio ad avere fame… non pensate che sia ora di cenare?-
Patty gemette e guardò affranta la casetta ormai ridotta in cenere.
-Il mio arrosto…-
Benji tornò verso l’elicottero.
-Chissà che non ci sia qualcosa da mangiare… da qualche parte…-
Jenny gli trotterellò dietro speranzosa, il vestito ormai ridotto ad uno straccio.
-Hai fatto la spesa prima di partire?-
-No.-
Frugarono l’elicottero da cima a fondo, accumulando ogni cosa che avrebbe potuto essere non solo commestibile ma anche utile. Trovarono di tutto: cibo, bevande e anche un kit da campeggio per cucinare. Holly poi, continuando a esplorare l’interno dell’abitacolo, ne uscì tenendo tra le mani un graziosissimo piccolo sacchetto di velo candido.
-E questo cos’è?- sollevò l’oggetto verso il bagliore dell’incendio.
Incuriosita Patty gli tolse l’affarino dalle mani.
-Avete fatto anche le bomboniere?-
Mark, un muso lungo fino a terra, la fissò con le braccia incrociate sul petto. Non le rispose e le voltò le spalle.
Lei ignorò il suo atteggiamento scortese, sciolse il nastrino e frugò tra i confetti fino a tirar fuori il bigliettino che cercava. Riconsegnò la bomboniera a Holly che ne approfittò per ficcarsi in bocca un confetto, aprì il cartoncino e lesse:
Mark&Jenny 
Oggi sposi

-Accidenti! Ma allora è proprio vero!-
-Ne dubitavi?- Landers appoggiò la schiena contro il tronco di un albero che avrebbe voluto piuttosto prendere a testate.
Holly parlò a bocca piena, scuotendo la testa.
-A Philip questa cosa non piacerà per niente…-
-Non c’è altro?- Bruce lanciò un’occhiata a quello che Jenny e Benji avevano tirato fuori dal velivolo.
-E cos’altro vuoi?- il portiere si tolse il cappellino e si passò un braccio sulla fronte per asciugarsi il sudore.
La ragazza accanto a lui lo vide, scosse la testa e riesumò un fazzoletto. Scese dall’elicottero con un salto, gli andò vicino e glielo passò il volto accaldato. Lui si tirò indietro.
-Sai cosa penso, Jenny?-
-Cosa?-
-Che dovresti cercarti qualcosa di più comodo da indossare… Non che l’abito da sposa non ti doni, ma certo un è il massimo per fare un viaggio…-
Lei sospirò.
-Ci avevo già pensato ma non ho trovato nulla. C’è di tutto ma nessun tipo di vestito…-
-L’importante è che non moriremo di fame.- Patty stese un telo a terra e cominciò a fare l’inventario delle cibarie.
-C’è anche un fornelletto da campo.- Holly cercò di accenderlo con un fiammifero e Mark si accostò dubbioso.
-Non ne hai abbastanza di fuoco, Hutton?-
Patty spalancò gli occhi.
-Oh, santo cielo! Come sei elegante! Non me n’ero accorta prima, ma l’abito scuro ti dona moltissimo!-
Landers la scrutò sospettoso, tentando di capire se dicesse sul serio o si stesse prendendo gioco di lui. E gli sembrò sincera…

Cenarono in silenzio alla luce delle ultime fiamme che avevano consumato l’abitazione rendendola un mucchio di pietre bruciacchiate, poi riposero al suo posto tutto il riponibile e si prepararono ad affrontare la notte all’aperto.
-Domani mattina dovremo trovare il modo di fare il pieno.- Benji s’infilò dentro il sacco a pelo -O non andremo da nessuna parte.-
Mark ne recuperò un altro  e lo aprì a terra poco lontano.
-Il pieno? E dove?-
-Quello era l’ultimo!- Jenny tornò a mani vuote dall’elicottero e fissò Landers con uno sguardo d’accusa.
Lui si fermò come stava, in ginocchio.
-La prima vostra notte di nozze…- rise Bruce divertito.
-Oh, non infierire. Poverini…- li difese Patty -Deve essere già abbastanza imbarazzante.-
Mark si accorse che i compagni lo guardavano. Sbuffò, si mise in piedi stizzito e allungò le mani verso le coperte che aveva steso, verso il letto che aveva appena finito di prepararsi.
-Ma prego!- esclamò seccatissimo -Sia mai detto che io faccia dormire al freddo mia moglie!-
Jenny si avvicinò guardinga.
-E tu dove dormi?-
-Ma sulla nuda terra, ovviamente!-
Lei esitò.
-Mi dispiace…-
-Non dispiacerti e approfitta, Jenny…- Holly rise abbracciando Patty e infilando la testa tra i suoi capelli che quel giorno odoravano un po’ di bruciaticcio.
Jenny gli diede retta. Che altro poteva fare? Si sfilò le scarpe e cercò di infilarsi nel sacco a pelo, cosa che, naturalmente, non le riuscì. O lei o il vestito, quella era la dura realtà. Dopo numerosi tentativi intrapresi sotto gli occhi divertiti di Mark, alla fine rinunciò e si sedette a terra, tirando le gambe al petto e appoggiando il mento sulle ginocchia, gli occhi lucidi di frustrazione.
Il ragazzo se ne stette in silenzio per un po’ ma poi, quando si accorse che le lacrime avevano preso a rigarle le guance, la raggiunse.
-Perché piangi?-
-Perché questa situazione è assurda!- tirò su col naso -Perché odio questo vestito…- si passò il dorso della mano sugli occhi -Perché non so che fine abbia fatto Philip…- abbassò il volto sulle gambe e venne scossa dai singhiozzi -Perché tu sei insopportabile e credi che la colpa di tutto sia mia!-
-Ma no… Jenny…- protestò -So benissimo che la colpa non è tua… Mi sono innervosito e me la sono presa con te…- le posò una mano sulla spalla e cercò di consolarla -Vedrai che troveremo Philip. Se abbiamo trovato Holly e Patty, riusciremo a ripescare anche lui…-
La giovane annuì e si calmò.
-Ora cerca di dormire…- sollevò la parte superiore del sacco a pelo e aiutò Jenny ad infilarsi dentro, lasciando fuori la maggior parte del vestito.
-E tu?- domandò lei vedendolo sedersi al suo fianco.
-Sto qui, non preoccuparti…-
Jenny non si preoccupò e si addormentò immediatamente.
Nel giro di un’ora si levò una nebbia fredda e densa. La collina venne avvolta da un’umidità tale da ammuffire persino le ossa. Bagnato come un pulcino, tremando per il freddo e temendo di buscarsi una polmonite, dopo aver resistito il più possibile Mark si arrese. Scostò Jenny e si infilò sotto le coperte, stringendo poi la giovane contro di sé per tentare di scaldare con il suo il proprio corpo scosso da violenti brividi di freddo.

-È quasi un peccato svegliarli.- Benji lanciò un’occhiata divertita ai due novelli sposi che dormivano abbracciati nel sacco a pelo.
Bruce annuì.
-Se solo avessi una macchinetta fotografica…-
Detto e fatto. Una fotocamera digitale di ultimissima generazione gli comparve tra le mani lasciando tutti sbalorditi.
-Stupendo!- il ragazzo se l’accostò al viso, inquadrò i dormienti e scattò su di loro almeno dieci foto.
-Harper… Harper! Harper, Harper!!- il richiamo di Benji si fece sempre più alto e perentorio. Lo braccò mentre saltellava intorno al sacco a pelo, finché non riuscì ad acchiapparlo -Come diavolo hai fatto?-
Lui abbassò gli occhi sulla macchinetta fotografica.
-Ho spinto il pulsante! Spero solo che la risoluzione sia buona perché…-
-Non quello, idiota!-
-Bruce…- si avvicinò anche Holly -Benji vuol sapere come sei riuscito a far comparire una macchinetta fotografica dal nulla. E sinceramente vorrei saperlo anch’io.-
-L’avete visto anche voi. Ho detto che la volevo ed eccola qui…-
-No, dico…- fremette Price -Ti sembra normale?-
L’amico ci pensò un attimo, poi scosse la testa.
-Hai ragione, avrei dovuto chiedere qualcosa di più utile, come… per esempio…- rifletté attentamente -Dunque…-
Vedendolo in difficoltà, Patty corse in suo aiuto.
-Il pieno per l’elicottero.-
-Già.- Harper si colpì la fronte con il palmo della mano -Hai perfettamente ragione. Il pieno.-
Cadde il più assoluto silenzio e i tre rimasero ad aspettare col fiato sospeso che succedesse qualcosa. Passò un minuto, ne passarono due, tre… e non comparve nessuna tanica di benzina, né un distributore o un’immensa autocisterna.
Bruce sospirò.
-Peccato… Ci avrebbe fatto comodo…- fece un’ultima foto ai resti ancora fumanti di quella che doveva essere stata una graziosa casetta e si avvicinò all’elicottero.
Accantonando momentaneamente il miracolo a cui avevano appena assistito, i ragazzi ripresero a radunare le loro cose e a caricare il velivolo.
-Non ci siamo! Non ci siamo!- Benji scomparve all’interno della fusoliera -Se non sistemate tutta questa roba con un po’ di criterio non riusciremo mai ad entrarci in sei!-
Holly tornò infastidito verso Patty.
-A volte è peggio di una vecchia zitella.-
-E che qualcuno svegli quei due…- il portiere fissò il bagaglio con le cinghie di sicurezza perché durante il volo non viaggiasse di qua e di là finendo addosso a qualcuno -È ora di alzare i tacchi!-
Patty annuì e scosse Jenny. La ragazza aprì gli occhi e si ritrovò tra le braccia di Mark. Lo shock fu tale che emise un urlo così potente da far perdere almeno tre anni di vita al giovane consorte. Quello balzò fuori dal sacco a pelo atterrito, con il cuore in gola per lo spavento.
-Maniaco pervertito!- l’assalì Jenny, scostando il vestito e alzandosi imbufalita -Hai approfittato che dormissi per allungare le mani?!- sollevò lo strascico avvolgendoselo intorno al braccio e si diresse indignata verso l’elicottero.
-Dannata ragazzina!- le gridò dietro Mark -Se vuoi liberarti di me non hai bisogno di farmi venire un infarto! Ti concedo il divorzio più che volentieri!- pronunciate quelle parole, barcollò e si afflosciò a terra come uno straccio.

-Landers non è fatto per il matrimonio.- inserito il pilota automatico per mantenere la rotta, Benji si girò a guardare il ragazzo che giaceva sul sedile posteriore, la testa appoggiata sopra gambe di Jenny, un fazzoletto bagnato sulla fronte -È sposato da meno di un giorno e guardate già com’è ridotto…-
Holly scosse la testa sospirando e lanciò un’occhiata a Patty che frugava tra i bagagli, in cerca della valigetta dei medicinali.
-Sei sicuro che ci sia, Benji?-
-Certo! L’ho vista ieri…-
-Non riesco a trovarla.-
-Non è un grande problema…- Price lanciò un’occhiata a Bruce -Coraggio, falla apparire!-
L’amico lo fissò sconcertato.
-Su su! Hai fatto materializzare una macchinetta fotografica, hai riempio il serbatoio di carburante… ora trova un’aspirina.-
-Non so se…- l’altro cominciò a temere quello strano dono. E se non avesse funzionato?
-Eccola, l’ho trovata!- si fece sentire Patty trionfante, togliendolo miracolosamente dai guai.
Mark si mosse, gemette e socchiuse gli occhi, posandoli sui contorni confusi di un viso chino su di lui.
-Tutto bene?- il volto sfocato mosse le labbra e riconobbe la voce di Jenny.
-Sì, più o meno…- cercò di tirarsi su ma restò incastrato in quella posizione, con le gambe bloccate dietro il sedile di Benji.
-Tieni, prendi questa.- Patty gli ficcò in bocca una compressa e allungò un bicchiere d’acqua all’amica che l’aiutò a tirarsi su e a bere.
Mark riuscì a mettersi seduto.
-Cos’era?-
-Hai la febbre…- Jenny gli appoggiò il fazzoletto bagnato sulla fronte e lo tenne fermo lì -Era un’aspirina.-
Bruce lo fissò malizioso.
-Che hai combinato stanotte?-
-Vuoi proprio saperlo?- il compagno annuì incuriositissimo -Sono morto di freddo!- lanciò un’occhiata accusatrice a Jenny e le guance già rosse di febbre gli si imporporarono ancor di più -Mi sono infilato nel sacco a pelo semplicemente perché stavo gelando!-
Anche lei arrossì, in preda ad un tenue senso di colpa.
-Mi dispiace…-
-Che poi…- Landers la osservò attentamente ovunque -Se anche avessi voluto allungare le mani, spiegami come avrei potuto fare! Sei più imbottita di un materasso!-
-Può darsi…- intervenne Benji con tono saccente -Ma se tu avessi dato un’occhiata a quello che c’è sotto l’imbottitura, sicuram…-
La pezza bagnata volò dalla fronte di Mark al il viso di Benji. Lui si scostò, urtò la cloche con un ginocchio e disinserì il pilota automatico. L’elicottero sussultò e cominciò rapidamente a perdere quota. Price reagì immediatamente e lo risollevò a fatica. Poi si volse a guardare Mark, pallidissimo.
-Volete smetterla una buona volta di infastidirmi? Non vedete che è pericoloso distrarmi?-
Landers lo fissò indignato.
-Sei tu che stai dando fastidio a noi!-

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Capitolo 3
*** Password: ocean ***


Leaves Time
password: ocean


Osservando le pinne dorsali dei due squali che nuotavano ormai da ore intorno al relitto, il ragazzo si chiese quanto sarebbe stato doloroso morire sbranato da quegli orribili pesci. Da un giorno e mezzo si trovava sulla zattera, sotto i raggi roventi del sole, esposto al freddo della notte, senza cibo né acqua. Da qualche ora all’orizzonte scorgeva la linea scura della terra che all’inizio gli aveva acceso una speranza di salvezza, infrantasi rapidamente nel momento in cui si era reso conto che senza un remo o una vela gli sarebbe stato impossibile raggiungerla.
La corda marcia che teneva legati i tronchi si lacerò ancora una volta e lui ritrasse di scatto i piedi mentre il legno su cui li aveva tenuti appoggiati finora si staccava dagli altri e si allontanava tra le onde. Chiuse gli occhi e giacque immobile, aspettando una fine che ormai doveva essere vicina. La gola riarsa gli bruciava ad ogni respiro, la fame era tale che lo stomaco aveva smesso di brontolare dalla sera precedente e ora, ad intervalli regolari, era assalito da violenti crampi. La sua pelle era irritata dai minuscoli granelli di salsedine che impregnavano anche i jeans e la camicia e i capelli neri si erano divisi in ciocche per l’umidità. Il sole abbagliante splendeva sulle onde e gli riverberava negli occhi accecandolo e quel silenzio assoluto rotto soltanto dal tenue gorgogliare del mare gli provocava allucinazioni auditive così realistiche che se non fosse stato certo di essere nella desolazione oceanica più assoluta, avrebbe giurato di sentire il rumore di un motore farsi sempre più vicino. Sarebbe prima impazzito e poi morto oppure il contrario?
Solo quando il frastuono diventò insopportabile e venne accompagnato da raffiche di vento tali da agitare la distesa d’acqua e la zattera che restava zattera per miracolo, spalancò gli occhi e alzò la testa. Sopra di lui un elicottero bianco e blu si avvicinava rapidamente fendendo l’aria. Balzò in piedi così all’improvviso che un altro tronco si staccò dal relitto, rendendo la piattaforma ancora più instabile. Scossa dalle onde create dalle raffiche di vento dei rotori, la zattera si agitò furiosamente sotto il giovane che solo per un pelo riuscì a non finire in pasto agli squali.
-Ehi!- lo salutò Benji affacciato al posto di guida -Non vorrai farti un bagno proprio ora!- e senza aspettare risposta virò, voltò l’elicottero e avvicinò all’amico il lato opposto della fusoliera.
Lo sportello si spalancò e Jenny comparve in un vortice di merletti candidi, come un angelo sceso dal cielo per portarlo in salvo.
-Philip! Philip!- gridò tendendo le braccia, mentre il vestito svolazzava intorno a lei incorniciando la sua figura minuta.
Rendendosi conto che non stava sognando, Callaghan quasi pianse di sollievo.
-Jenny!-
-Scendi ancora un po’…- ordinò Holly a Benji, valutando la distanza tra loro e il naufrago.
-Ok, ma ti avverto che non siamo equipaggiati per un ammaraggio e che se tocchiamo l’acqua coliamo a picco come il Titanic.-
-Il Titanic non era una nave?- domandò Bruce confuso.
-Grazie per l’avvertimento Price…- replicò Mark febbricitante, circondando con un braccio i fianchi di Jenny che nell’entusiasmo di aver ritrovato il fidanzato, si spencolava nel vuoto rischiando di cadere in mare. Con tanta fatica e altrettante proteste da parte di lei, riuscì a scostarla e a prendere il suo posto. Si allacciò la cintura di sicurezza intorno alla vita e allungò un braccio verso Philip, perché potesse aggrapparvisi e salire a bordo -Coraggio!- lo incitò.
L’altro annuì e tese le mani verso l’amico. Un attimo prima di afferrarlo, un luccichio all’anulare sinistro attirò inopportuno la sua attenzione.
-Cos’è quello?-
-Cretino! Che domande fai? Ti sembra il momento?- Mark lo issò sull’elicottero. Nell’attimo stesso in cui il piede di Philip lasciava la zattera, le corde cedettero e i tronchi si sparpagliarono tra le onde.
-Oh, Philip!- Jenny gli si gettò tra le braccia in un turbinio di veli che quasi soffocarono Mark, seduto tra loro.
-Ehi! Un attimo!- Landers si slacciò la cintura di sicurezza e sgusciò sui sedili sotto di lei per allontanarsi il più possibile dalle loro effusioni.
Holly allungò una mano e spinse in avanti lo sportello spalancato per richiuderlo.
-E ora dove andiamo?- domandò Bruce al portiere.
-Controlla la cartina.-
-Devi tornare indietro, verso terra.-
-Ricevuto.- Benji inserì la rotta, attivò il pilota automatico e si volse ad osservare Philip -Stai bene?- era così esausto da riuscire a malapena a ricambiare l’entusiasmo di Jenny.
-Sì.- si guardò intorno -Avete dell’acqua?-
-Abbiamo tutto.- Patty gliene porse una bottiglia.
Philip ne trangugiò una buona metà e si fermò soltanto quando Jenny gliela tolse dalle mani.
-Non così tanta tutta insieme…-
Un po’ ristorato lui annuì, poi la guardò con più attenzione.
-Cos’hai addosso?-
Lei si irrigidì.
-I… In che senso?-
Solo il fruscio della mappa che Bruce stava ripiegando interruppe il silenzio di quel tragico momento.
-Che vestito è?-
-Un vestito da sposa…- si agitò a disagio sul sedile e lanciò a Mark un’occhiata involontaria che venne immediatamente notata.
Philip notò anche l’abbigliamento dell’amico, capì e sussultò frastornato. Afferrò la mano sinistra di quella che era diventata improvvisamente la sua ex fidanzata, si allungò verso Landers dall’altro lato, recuperò anche la sua e osservò le due fedi.
-Che accidenti significa questo?-
Mark ritirò subito la mano.
-È stato un caso.- gli volse le spalle per puntare il suo disagio sulla distesa azzurra dell’oceano.
Quella risposta priva di senso fece perdere a Philip tutto il controllo che stava cercando disperatamente di mantenere. Si sporse oltre Jenny, acchiappò Mark per la camicia bianca e lo scosse in malo modo.
-Ci si sposa per caso?-
-Ci si sposa in due!- gli strinse il polso e gli fece mollare la presa -Rivolgiti anche a lei! Questo…- e indicò l’anello -Non me lo sono messo da solo!-
-Vigliacco…- lo rimproverò Benji.
Landers udì l’insulto ma non gliene importò. Quella febbre lampo lo aveva sfiancato e non aveva nessuna voglia di litigare per qualcosa che lui stesso non solo non capiva, ma non era neanche in grado di spiegare.
Philip, da parte sua, riconoscendo che Mark non aveva tutti i torti, tornò a fissare Jenny.
-Allora?-
Lei strinse le spalle.
-Cosa vuoi che ti dica?-
-Ah, non so! Fai tu!-
-Assaggia un confetto!- Bruce gli porse la bomboniera -Senti che buoni!-
-Dannazione Harper!- saltò su Mark -Quante ne hai rubate?-
-Cosa te ne importa? Li avete comprati per mangiarli, no?-
-Ma non perché ti ci rimpinzassi in questo modo!-
-Mark, lascialo in pace.- intervenne Jenny -Sono molto più contenta che li mangi lui piuttosto che quegli avvoltoi che erano in chiesa.-
Landers divenne paonazzo.
-Come diavolo ti permetti di dare dell’avvoltoio a mia madre e ai miei fratelli?-
-Ahi ahi!- Benji scosse la testa -Ha toccato la sacra famiglia…-
-Non loro, idiota! Non intendevo loro…- Jenny incrociò le braccia -Non capisci niente, come al solito.- si volse adirata verso Philip che li fissava sconcertato -Che c’è?-
Il giovane riacquistò tutto il suo sangue freddo.
-Sto ancora aspettando spiegazioni!-
Lei abbassò gli occhi dispiaciuta.
-Io non so spiegarti…- disse con un filo di voce -Non ci capisco niente…-
Philip cominciò a sospettare che i due gli avessero sempre nascosto qualcosa.
-Assurdo! Vi siete sposati e non sapete perché?- il suo tono fu così velenoso che Jenny sussultò.
-Insomma Callaghan!- tonò a protestare Mark, già stanco di sentirlo. Se non avesse messo definitivamente fine a quel fastidiosissimo terzo grado, il compagno sarebbe andato avanti così per tutta la giornata -Smettila di fare domande cretine! Almeno fino a quando non riuscirai a spiegarci per quale motivo ti abbiamo ripescato su una zattera sgangherata in mezzo all’oceano!-
Philip ammutolì, incapace di rispondere. Apparentemente ridotto al silenzio, voltò le spalle ai due e rimase a guardare il mare al di là del vetro, rifiutandosi di alzare gli occhi persino su Jenny.
-Perché non ci fermiamo per mangiare?- suggerì Bruce.
Patty annuì d’accordo.
-Però trova un bel posto, Benji. Possibilmente pianeggiante e con un prato.-
-Se ci fosse anche qualche alberello a fare ombra sarebbe meglio.- Holly cercò il luogo adatto puntando gli occhi verso il basso, al di là del vetro.
-E che non sia troppo lontano da una sorgente.- aggiunse Jenny esigente.
Il portiere non gradì le loro pretese.
-Perché lo domandate a me? Le richieste impossibili vanno fatte a Harper!-
-Bruce, mi raccomando, allora…- gli sorrise Patty accattivante -Datti da fare!-
L’amico sospirò e aprì di nuovo la pianta, sperando che quel pezzo di carta gli suggerisse la direzione da prendere. La freccetta lampeggiava indicando l’ovest e dopo aver dato la rotta al pilota, si ficcò in bocca un altro confetto.
-Cominciano a non bastarmi più.- osservò l’orologio. La fame stava arrivando perché era ormai ora di pranzo.
Jenny lanciò l’ennesima occhiata a Philip che continuava a voltarle le spalle e non aveva più parlato da quando Mark lo aveva zittito. Continuando a osservare il paesaggio sotto a loro si tormentava nervosamente le mani, la sua schiena era rigida e i muscoli del suo volto erano tesi.
Gli si accostò e insinuò una mano tra le sue.
-Sei arrabbiato?-
Lui non l’allontanò ma le rispose con un sorrisetto sarcastico, senza neanche voltarsi.
-Dovrei esserlo?-
-No. Non dovresti.-
Evidentemente la sua risposta non gli piacque. Afferrò di nuovo la bottiglia dell’acqua, allontanando così la mano di lei.
-Signori passeggeri…- Benji manovrò l’elicottero perché cominciasse la discesa -Ho trovato il posto che fa per voi. Allacciate le cinture.-
-Aspetta…- protestò Bruce leggendo la mappa -Non è qui che dobbiamo fermarci…-
-Come no?- il portiere si sporse dal finestrino -Guardate, ci sono gli alberi, l’erba, il ruscello, tutto quello che avete chiesto…-
-Sì, ma la freccia dice di proseguire…-
-Proseguiremo dopo. Non troveremo facilmente un altro posto così.-
-Ma…-
-Bruce…- lo interruppe Patty -Benji ha ragione. Guarda, è proprio come l’abbiamo chiesto. La cartina ci sta soltanto indicando la direzione che dovremo prendere dopo…-
Mentre Bruce alzava le spalle sconfitto, tutti allacciarono le cinture di sicurezza e restarono a guardarsi intorno in silenzio finché il velivolo non fu atterrato e poterono saltare giù.
-Non ne potevo più!- una volta a terra Holly sollevò le braccia e si stiracchiò -Ero tutto incriccato.-
Mark si aggirò intorno alle ragazze, già occupate a stendere i teli sull’erba.
-Si mangia?-
-Soltanto se ci dai una mano.-
Anche Benji le raggiunse.
-Tra quanto è pronto?-
-Be’, poco… e molto di meno se smettete di pensare che preparare il pranzo sia esclusivamente compito nostro…-
-Io il mio compito ce l’ho già.- replicò il portiere -E anche molto faticoso…-
-Faticoso…- gli rifece il verso Landers -Non sbatti mica le braccia per far volare l’elicottero!-
Jenny ignorò i due che continuavano a rimbeccarsi e vide l’ex fidanzato allontanarsi verso gli alberi e il ruscello.
-Philip, dove vai?-
Lui non le rispose, non si voltò neppure. Raggiunse la sorgente, si sfilò la camicia e si inginocchiò sulla riva per lavarsi di dosso la salsedine. Ne era ricoperto e gli prudeva da morire.
Patty sgomitò l’amica che era rimasta a guardarlo.
-Vai… Approfitta, no?-
-E tu?-
-Verranno ad aiutarmi, non preoccuparti.-
Jenny annuì, tornò verso l’elicottero, afferrò un asciugamano e raggiunse di corsa il ruscello, l’abito che le ondeggiava sulle gambe, l’orlo che accarezzava l’erba. Philip aveva immerso la testa nell’acqua per togliere il sale dai capelli e si accorse di lei soltanto quando si tirò su e gli porse l’asciugamano. Lui lo prese e se lo passò sul volto senza dire una parola.
-Vuoi che ti aiuti?-
-Gli hai chiesto il permesso?-
-Non sei divertente…-
-Sto parlando sul serio.-
Jenny sospirò, si sedette sulla riva e si abbracciò le ginocchia, cercando di capire cosa gli passasse per la testa.
-Ok, allora Mark mi ha detto che posso.-
-Harper, cosa significa questo?-
Il grido infuriato di Benji la fece sussultare. Lei e Philip si volsero verso i compagni, non riuscirono a udire il concitato scambio di parole che seguì, ma Patty li chiamò.
-Si parte!-
Ancora gocciolante Philip si tirò su sbuffando, si asciugò alla meglio e si rinfilò la camicia. Tornò verso l’elicottero, senza neppure assicurarsi che Jenny lo stesse seguendo.
-Allora?-
Holly si volse.
-Non abbiamo più niente da mangiare!-
-Com’è possibile?- Jenny superò Philip e raggiunse l’elicottero. Le provviste erano state lì fino al momento dell’atterraggio. Ne era sicura, l’aveva viste quando aveva passato a Patty le coperte da stendere sull’erba. Non le trovò.
-È sparito tutto.- mormorò incredula -Bruce! Cos’è successo?-
Il ragazzo alzò le spalle.
-Non ho fatto niente, non ho detto niente… Non capisco proprio…-
Risalirono sull’elicottero, Benji avviò il motore, afferrò la cloche e si sollevò da terra.
-E ora dove andiamo?- domandò Philip. Stavolta si era seduto davanti, accanto al pilota. Tutto pur di star lontano dai due sposi.
Il portiere rispose distratto, indaffarato nella manovra di decollo.
-Consulta la cartina.-
L’altro, recuperò la mappa, l’aprì e i suoi occhi sconcertati si posarono sulla solita lampeggiante e beffarda freccetta che indicava sud-est. Si riprese all’istante, diede le coordinate al pilota e sprofondò nel silenzio.
Jenny, seduta negli ultimi posti accanto a Patty, si guardò di nuovo alle spalle.
-Non riesco a crederci. Come può essere sparito tutto?-
Fu Mark a risponderle.
-Non vale la pena che continui a chiedertelo. Non hai ancora capito che stiamo passando da un’assurdità all’altra?-
Lei non si convinse.
-Sì, ma come fa a sparirci sotto gli occhi tutta quella roba?-
A Patty venne da ridere.
-Perché non hai assistito all’apparizione della macchinetta fotografica! Se l’avessi vista, ora non ti stupiresti più di niente.-

-Eve, per favore, mi passi le tartine?-
Julian giaceva comodamente disteso su una sdraio, i piedi a mollo nell’acqua di un’immensa piscina che brillava d’azzurro più del cielo.
Lei alzò la testa, allungò un braccio verso il tavolino, afferrò il vassoio e glielo passò. Poi tornò a bearsi del sole.
-Qui è veramente una pacchia.- sistemò meglio gli occhiali scuri e si cosparse e braccia di crema abbronzante.
Julian appoggiò il vassoio a terra e annuì, la bocca piena.
-Vuoi ancora del succo di frutta?- le chiese per ricambiare il favore.
Evelyn prese il bicchiere che lui le porgeva.
-Grazie.-
Julian si tirò su e si guardò intorno, socchiudendo gli occhi al riflesso del sole sull’acqua.
-Si sta troppo bene per essere realtà… Tra poco vedrai che ci sveglieremo.-
-Allora dobbiamo godercela finché dura.-
Il ragazzo annuì e si tuffò nella piscina. Riemerse poco più in là e la chiamò.
-Perché non vieni anche tu?- si scostò i capelli bagnati che gli si erano appiccicati sulla fronte e nuotò verso di lei.
Evelyn si volse e per rosolarsi ben bene anche la schiena, sganciò la parte superiore del costume.
-Ora non ne ho voglia.-
-È un peccato…- se Amy fosse stata lì, sicuramente lo avrebbe raggiunto in acqua e avrebbero potuto giocare insieme.

Mark puntò la villa che stavano sorvolando.
-Accidenti che casa!-
Jenny unì le mani, estasiata.
-C’è anche la piscina…-
-Scendiamo, forse troveremo qualcosa da mangiare…- propose Holly.
Philip annuì.
-Ero meno affamato quando mi avete trovato.-
-Invece di lamentarti consulta la cartina.- Mark era seduto proprio dietro di lui e sottolineò l’ordine colpendogli una spalla.
Callaghan si inviperito ma poiché anche Holly e Benji lo esortavano a controllare la pianta, fu costretto a farlo.
-Sì, possiamo scendere.-
-È la nostra meta?- chiese Benji.
-Per il momento sì.-
-Sei sicuro?- insistette Holly.
-Sì.-

-Che diavolo…- imprecò Evelyn, quando il frastuono dell’elicottero divenne così insopportabile da costringerla a coprirsi le orecchie con le mani. Si allacciò la parte superiore del bikini e si volse per guardare.
Julian emerse dalla piscina e la raggiunse, restando in piedi, gocciolante e sbalordito, ad osservare il velivolo atterrare nel verde prato dell’immenso giardino. Lo stupore dei due raggiunse il culmine quando Philip saltò giù seguito da Mark e da tutti gli altri.
-Ma guarda un po’ che bella sorpresa!- Price smontò per ultimo dopo aver spento i rotori -Che ci…-
-Fate qui?- finì Julian.
Evelyn annuì.
-Ah, non…-
-Chiederlo a noi…- terminò Patty.
-Oh perfetto…- Mark si arrotolò stizzito le maniche della camicia che gli erano scese fino ai gomiti -Abbiamo tutti le idee chiare!-
Jenny si avvicinò al tavolino e si servì subito del succo di frutta.
-Che caldo che fa… Posso, vero?-
-Prego…- annuì Evelyn con un gesto distratto della mano, troppo occupata a rispondere alla raffica di domande con cui Bruce la stava assalendo.
Affamati com’erano, i nuovi arrivati si gettarono sulla decina di tartine a cui Julian aveva già largamente dato fondo e Holly riuscì a conquistarsi l’ultima dopo una lotta all’ultimo sangue con Price. Ma poi fu costretto a cederla a Patty che lo guardava implorante.
-C’è nient’altro? Sono ore che non mangiamo.-
-Provate a vedere in casa.- Evelyn indicò la villa con un gesto della mano. Lei e Bruce si erano seduti sul bordo della piscina, i piedi immersi nell’acqua, e sembravano completamente presi da loro stessi.
La portafinestra della veranda era chiusa. Mark tornò verso Julian che li fissava sconcertato chiedendosi perché, se il sogno era finito, Amy non c’era…
-Ross, sgancia le chiavi.-
-Che chiavi?-
-Quelle di casa.-
-Non le ho.-
-Non le hai?- insistette Benji -Questa non è casa tua?-
-No…-
Il portiere alzò gli occhi al cielo.
-Di male in peggio.- raggiunse Philip e Mark che pur di riuscire a entrare, stavano tentando in qualche modo di scassinare la serratura. Nonostante i loro sforzi però la finestra non cedette di un millimetro.
-E se rompessimo il vetro?- domandò Philip.
-Callaghan, tu sei un teppista.- Mark lo fissò sgomento -E secondo me anche pericoloso.-
L’amico ci pensò un po’ su, poi rispose.
-No, sono un idiota. Che diavolo ci faccio qui a parlare con te?-
-E io che ne so?-
-Bah…- indignato si volse verso Julian -Rompiamo il vetro?-
-Sei matto?! Poi chi paga i danni?-
-Cosa te ne importa? Non è casa tua, il padrone non c’è, nessuno ci sta guardando…-
-Assolutamente no.-
-E va bene. Fate un po’ come vi pare.- e seccato si allontanò da loro, tornando verso la piscina.
A mollo nell’acqua Patty lo vide avvicinarsi e puntò il dito indice contro di lui.
-Fermo dove sei, Philip!-
Il giovane si bloccò all’istante, sconcertato.
-Non fare un altro passo!-
La testolina di Jenny emerse accanto a quella di Patty.
-Ah, che bello…- sospirò deliziata. Gli voltava le spalle e non l’aveva visto -Non vedevo l’ora di rinfrescarmi un po’… Il vestito mi soffocava…-
A quelle parole rivelatorie, gli occhi di Philip vagarono qua e là e trovarono in un attimo ciò che si aspettavano di vedere: l’abito di Jenny era stato abbandonato su una sdraio in un cumulo di vaporosa stoffa bianca, accanto ai vestiti di Patty. Capì perché l’amica non voleva che si avvicinasse e ora non aveva certo più intenzione di farlo. Tornò sui suoi passi, raggiunse il tavolo e si versò in uno dei due bicchieri quelle poche gocce di succo di frutta che erano rimaste dopo il passaggio dei compagni, pensando che più tardi anche lui si sarebbe fatto un bagno per togliersi di dosso ogni residuo di salsedine. Si stravaccò su una delle sedie a sdraio, incrociò le braccia dietro la testa e chiuse gli occhi.
-Ho fatto il giro di tutta la casa…- sentì dire Holly mentre tornava davanti alla finestra che Mark e Benji cercavano ancora di aprire -La porta è chiusa e le altre finestre sono sbarrate.-
Il cucchiaino che il portiere stava usando per forzarne l’intelaiatura si spezzò ferendolo.
-Maledizione!-
La mano si coprì in un attimo di sangue e Holly divenne terreo.
-Ci mancava soltanto questa!- porca miseria, se Benji si faceva male, nessun altro avrebbe potuto pilotare l’elicottero. Raggiunse il tavolino trascinandosi dietro l’insanguinato compagno e gli avvolse un fazzoletto di carta intorno alla mano.
Philip li guardò.
-L’avevo detto io che sarebbe stato meglio rompere il vetro.-
Gli amici gli lanciarono un’occhiataccia torva mentre Jenny e Patty si avvicinavano, nuotando fino al bordo della piscina.
-Che succede?-
-Benji si è ferito…-
Le due si guardarono indecise. Chi sarebbe stata la fortunata a riemergere per soccorrere il compagno? Tirarono a sorte.
-Philip, sii gentile…- Jenny lo chiamò -Passami l’asciugamano.-
-Quale?-
-Quello su cui sei seduto.-
Si alzò, lo recuperò e lo allungò verso la giovane che restò a guardarlo, in attesa.
-E ora cosa c’è?- cominciò a perdere la pazienza. Non aveva forse fatto quello che gli era stato chiesto?
Lei arrossì.
-Puoi tenerlo aperto? Non ho niente addosso…-
Il giovane sbuffò, allargò le braccia e lo tenne disteso mentre Jenny si issava sul bordo della piscina e si metteva in piedi. Philip la ricoprì e lei si avvolse l’asciugamano intorno al corpo.
-Grazie…-
Benji li osservò curioso, tamponandosi la mano con il fazzoletto ormai intriso di sangue. A piedi nudi lei raggiunse il prato, arrivò all’elicottero e si issò nella fusoliera per cercare la cassetta dei medicinali. Quando l’ebbe trovata, stringendosi addosso il telo da bagno, tornò di corsa verso il portiere. Gli prese la mano, scostò il fazzoletto ed esaminò il taglio con area critica.
-Non è niente…- si schermì lui.
-Già, per fortuna…-
Philip tornò annoiato dai compagni, ancora a discutere davanti alla finestra chiusa.
-Allora che si fa?-
-Rompiamo il vetro?- adesso a Mark l’idea di Philip non sembrava più tanto assurda.
-Neanche per sogno!- insistette Ross -Se ci pescano a fare una cosa del genere ci arrestano di sicuro!-
-Chi ci vede? Chi ci arresta?- Holly si guardò intorno -Non c’è nessuno qui oltre noi!-
Il rumore di un vetro infranto li fece sobbalzare. Si volsero verso Philip, incrociarono il suo ghigno soddisfatto, poi spostarono gli occhi sulla finestra che aveva davanti, ridotta in frantumi. Tra i vetri, a terra, spuntava una grossa pietra divelta dal lato del vialetto.
Julian trasecolò.
-Sei impazzito?-
-Ha fatto bene.- intervenne Holly -Tu ci avresti lasciato tutto il pomeriggio a discutere…-  superò i vetri sparpagliati ovunque, scostò la tenda e s’infilò nell’abitazione.
-Sarebbe meglio se ti mettessi addosso qualcosa.- consigliò Mark a Julian, scostando anche lui le tende per entrare dietro Philip -Non puoi venir via così.-
-Via? Via dove?-
-Via.- Landers scavalcò i vetri e lo lasciò lì.
Jenny gli comparve improvvisamente accanto, facendolo sobbalzare. Aveva rindossato l’abito da sposa e le scarpe.
-Se ci fosse qualche vestito pulito…-
Attraversò il varco e Benji la seguì. Alla fine anche Julian, rimasto ormai solo accanto alla finestra infranta, si decise ad entrare.
Si catapultarono in cucina, alla ricerca di qualcosa da mettere nello stomaco. Aprendo uno sportello dopo l’altro, Holly aveva radunato sul tavolo qualche mela e una mezza dozzina di pomodori
-Per essere una casa così grande non è che ci sia molto da mangiare…-
-Infatti.- annuì Mark, la testa ficcata nel frigorifero.
Philip entrò, recuperò un frutto e l’addentò. Landers lo vide e scattò.
-Che cazzo fai? Il cibo va razionato!-
-Non rompermi le palle! Sono stato un giorno e mezzo senza mettere niente nello stomaco e devo ancora rifarmi degli arretrati!-
Mark lasciò perdere le ricerche, appoggiò le mani sul tavolo e si sporse verso di lui.
-Chissene strafrega dei tuoi arretrati! Da quando ti abbiamo ripescato non hai fatto altro che rompere i coglioni! Avremmo fatto molto meglio a lasciarti su quel relitto…-
Proprio nell’istante in cui reagiva, Philip sentì qualcuno aggrapparsi al suo braccio e fermarlo.
-Non dire più una cosa simile!- Jenny fissò Mark con uno sguardo di fuoco e lui ricambiò con un’occhiata beffarda.
-Altrimenti?-
La giovane non lo seppe e l’unica reazione che ebbe fu quella di stringere con forza il braccio di Philip. Non disse una parola, volse le spalle a tutti e uscì dalla cucina trascinandosi dietro il ragazzo.
-Avete fatto pace?- domandò Benji incrociandoli nel corridoio. Poiché nessuno dei due gli rispose e lui non si aspettava che lo avrebbero fatto, sparì come era comparso.

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Capitolo 4
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Leaves Time
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-Mamma! Mamma!-
La bambina piangeva seduta a terra, accanto alla ragazza svenuta. Lo sportello era rimasto spalancato dopo l’urto della vettura contro l’albero e dal cofano, divenuto un ammasso di lamiere accartocciate, si levavano spirali di fumo grigie e minacciose.
-Mamma!- la piccola continuava a gridare disperata, con i pugni sugli occhi chiusi, il volto sporco di terra, il vestitino strappato e dolorosi graffi insanguinati su gambe e braccia -Mamma! Mamma!-
Riscossa dai suoi richiami insistenti, la giovane tornò bruscamente alla realtà. Aprì gli occhi, si guardò intorno e la vide. Confusa, spaventata e sofferente si mise faticosamente in piedi per ricadere subito in ginocchio: la testa le girava e ogni muscolo del corpo le doleva. Si guardò. Il vestito che indossava era a brandelli, aveva perso le scarpe e i collant neri avevano strappi ovunque. Aveva ferite sulle braccia, sulle ginocchia, sul volto ma muovendosi piano si rese conto di non avere nulla di rotto. Alzò il viso verso la bambina. Aveva smesso di piangere e che la fissava con gli occhi gonfi di speranza e di lacrime. In un attimo la piccola si mise in piedi e si rifugiò fra le sue braccia, ricominciando a singhiozzare a dirotto.
-Mamma! Mamma!-
La ragazza restò immobile e frastornata. Non riusciva a capire che ci facesse lì, cosa fosse successo e chi fosse quella bimba che, staccatasi bruscamente da lei, la prese per mano e cercò di trascinarla verso la vettura. Era notte fonda e l’oscurità le avvolgeva: solo i fari della macchina, rimasti accesi dopo lo schianto,  illuminavano quello spazio buio e desolato.
-Papà! Papà!- la bambina le afferrò la gonna e le indicò l’auto, da cui cominciavano a levarsi minacciose lingue di fuoco.
Lì dentro c’era ancora qualcuno. Sopportando le fitte lancinanti che le squassavano il corpo rendendole ogni movimento un supplizio, la ragazza girò intorno alla macchina e si aggrappò allo sportello del guidatore. Una persona giaceva riversa sul volante, il volto riverso tra le braccia, le mani imbrattate di sangue. Afferrò lo sportello e tentò di aprirlo ma la serratura era bloccata dalle lamiere accartocciate. Si ferì le mani quando le infilò attraverso il vetro in pezzi, tentando di aprire lo sportello da dentro.
-Maledizione!-
Lanciò occhiate terrorizzate alle lingue di fuoco bluastro che spuntavano dal cofano. Doveva fare presto. Si aggrappò di nuovo alla maniglia, tirò verso di sé con tutta la forza che le era rimasta e quando quella si ruppe restandole tra le dita, cadde a terra urtando la bambina che le era rimasta accanto. Si volse a guardarla.
-Via, vai via!- tentò di scacciarla ma la piccola non si mosse -Allontanati! Non puoi restare qui! È pericoloso!-
Con gli occhi colmi di paura, quella si aggrappò convulsamente alla sua gonna.
-Aspettami lì.- disse allora più dolcemente, sorridendo per rassicurarla e indicandole un terrapieno abbastanza lontano ma non abbastanza da perderla di vista.
La bambina la guardò confusa.
-Vai, qui non puoi aiutarmi. Aspettami lì e non ti muovere. Su, coraggio.- stavolta fu così convincente che la piccola ubbidì -Resta lì e non muoverti!-
Poi tornò a litigare con lo sportello. Era allo stremo delle forze e aveva le mani ricoperte dal sangue che rendeva scivoloso tutto ciò che toccava. Si fermò per riprendere fiato e con un gesto di rabbia e di sconforto, diede un calcio alla carrozzeria.
Lo sportello posteriore si aprì con un cigolio sinistro che la fece rabbrividire. Se ne avesse avuto il tempo si sarebbe messa a saltare dalla gioia. Invece, infilandosi di nuovo nel finestrino a pezzi, graffiandosi i fianchi e la schiena con le schegge di vetro che spuntavano dall’intelaiatura, si allungò tra le spalle dello sconosciuto e il sedile, gli slacciò la cintura di sicurezza e riuscì ad azionare la leva dello schienale. Lo abbassò e spinse indietro il corpo privo di sensi dello sfortunato autista. Lanciò un’occhiata inorridita al suo volto coperto di sangue, si tirò di nuovo indietro e passò allo sportello posteriore, tirando quel corpo prima sul sedile, poi fuori della macchina.
Con uno sforzo titanico che quasi le fece scoppiare il cuore, lo trascinò a fatica fino ai piedi della bambina, appena un istante prima che l’auto si trasformasse una sfera infuocata. Stringendo a sé la piccola e facendole scudo con il proprio corpo, si preparò ad un’esplosione che per fortuna non ci fu.
Pian piano tutto ciò che nell’auto vi era di combustibile si consumò e il fuoco andò spegnendosi. Continuando a tenere la bimba stretta a sé, confortata dal suo corpicino profumato e caldo, la ragazza si accoccolò esausta sul terreno.

-Passiamo la notte qui?-
-Certo Bruce.- Holly porse il proprio piatto a Patty che stava sparecchiando la tavola -Non è il caso di decollare col buio. E poi qui abbiamo i letti.-
A Mark spuntò un sorrisetto.
-Già. Chi sarà lo sfortunato che dormirà sul divano?-
-Gli sfortunati, vorrai dire.- puntualizzò Evelyn -C’è un letto matrimoniale, due letti singoli, uno a castello… Due di voi resteranno sul divano.-
-Perché noi?- domandò Benji, sentendosi improvvisamente maschilista.
Jenny finì di radunare i bicchieri.
-Perché Patty, Evelyn ed io dormiremo nel letto matrimoniale.-
Il portiere rinunciò a protestare, solo loro tre non avrebbero avuto niente da ridire a dormire appiccicate nello stesso letto.
-Non capisco perché perdete tempo a riordinare.- Holly le osservò, prese da quell’inutile occupazione -Domani mattina ce ne andremo e non metteremo mai più piede in questa casa.-
Mark incrociò le braccia e scosse la testa.
-Puro perfezionismo femminile.-

La ragazza si svegliò rabbrividendo al primo chiarore dell’alba, intirizzita dal freddo e stordita dal dolore che l’aveva perseguitata durante tutto il sonno. La bambina dormiva ancora tra le sue braccia e mentre la osservava, chiedendosi chi fosse, si trovò a fissare le proprie mani incrostate di sangue, così massacrate che non riuscì a muovere un dito senza sussultare. Si tirò su cercando un po’ di sollievo alle fitte che le squassavano il corpo, svegliando suo malgrado la piccola. Lei cominciò a singhiozzare. 
-È tutto a posto ora…- cercò di tranquillizzarla -Non preoccuparti, è tutto passato…- e ricordando cosa fosse passato, si appoggiò su un gomito e gettò un’occhiata alla figura che giaceva accanto a lei, esattamente come l’aveva lasciata. Il volto era una maschera di sangue rappreso. Si chiese con orrore se fosse ancora vivo…
La bambina seguì il suo sguardo e si mise seduta, gli occhi colmi di lacrime.
-Papà non sta bene…-
-Se solo avessimo un po’ d’acqua…- la ragazza si tirò su soffocando un urlo. Ogni movimento era una sofferenza troppo grande…
La piccola si staccò da lei, si aggirò tra i resti carbonizzati della macchina e frugò tra i rottami che giacevano tutt’intorno. All’improvviso si chinò a terra, raccolse una bottiglia d’acqua miracolosamente intatta e tornò verso di lei sorridendo contenta.
-Guarda mamma!-
Fu in quell’istante che finalmente la ragazza capì che la piccola si stava rivolgendo proprio a lei e non a qualcuno che non c’era e che invocava per paura. E allora papà…
Convinta fino ad un attimo prima di aver salvato la vita ad uno sconosciuto ma ora spaventata a morte, barcollò verso di lui. Dimenticò per un istante che le sue mani erano tutte una ferita, aprì la bottiglia dell’acqua, finì di strappare un lembo del vestito che le pendeva inutile sulle gambe e ripulì dal sangue il viso dello sconosciuto, scoprendone finalmente i lineamenti.
Quello mosse una mano, mandando in visibilio la bimba. Poi gemette e spalancò gli occhi.
-Amy!-
Le lacrime sgorgarono dagli occhi della ragazza.
-Mamma, perché piangi? Stiamo tutti bene… hai visto?-
In condizioni migliori di Amy, quello si mise seduto e si guardò intorno, cercando di capire cosa fosse successo. Poi, vedendo che la bambina ballava dalla gioia e che l’amica continuava a singhiozzare, le mise una mano sulla spalla.
-Oh… Tom…- gemette lei -È terribile…-
-Sì, lo vedo…- la guardò serio, preoccupato dal sangue rappreso che la ricopriva -Come siamo finiti qui?-
La bambina si avvicinò.
-È stata la mamma a tirarti fuori, sai?- indicò quello che restava dei rottami.
Tom non seppe di cosa stupirsi, se delle condizioni della macchina o da come la bimba si era riferita ad Amy.
-Mamma?- le fece eco.
Lei sospirò.
-Non lo so… Non ci capisco niente…-
-Be’, ci penseremo dopo…- Tom accantonò quel problema, perché ce n’era un altro più urgente da affrontare -Ora bisogna fare assolutamente qualcosa per le tue ferite…- si guardò intorno -Dove diavolo siamo?-
-Non lo so…-
La bambina gli si avvicinò e gli si aggrappò al collo.
-Stavamo andando dai nonni. Non ti ricordi, papà?-
-Papà?- ripeté sgomento, osservando il visetto che lo fissava felice vicinissimo al suo. Scosse la testa e mormorò -Ok, penseremo dopo anche a questo…-

Bruce chiuse la cartina e la ripose nel portaoggetti.
-Siamo arrivati.-
-Arrivati dove?- Evelyn si affacciò al finestrino. Guardò in basso e non vide altro che le chiome verdi di un fitto bosco.
-Dove dovevamo arrivare. La freccia sulla mappa non lampeggia più.-
-Qui sotto non c’è niente!- Philip si sporse dall’altro lato della fusoliera -O meglio, ci sono solo alberi…-
-No, aspetta!- Patty socchiuse gli occhi per tentare di mettere a fuoco ciò che aveva attirato la sua attenzione -C’è qualcuno laggiù!-
Jenny, che sedeva al suo fianco, si appoggiò contro il vetro e individuò qualcosa di bianco e saltellante che si agitava all’impazzata.
-Sembrerebbe un bambino…-
Mark si sporse per guardare.
-Un bambino? Cosa ci fa un bambino laggiù?-
-Credo che sia il caso di scoprirlo.- Holly fece cenno a Benji di svolgere in tutto e per tutto il suo compito di pilota.
-E come?- protestò quello -Come facciamo ad atterrare? Ci sono soltanto alberi…-
-Questo è un problema tuo.- insistette Holly -Dobbiamo atterrare.-
-Come mio? Non ci siete anche voi su questo dannato elicottero?-
-Certo, ma sei tu che lo piloti.-
Patty scorse il grigio dell’asfalto tra le chiome verdi.
-Lì c’è una strada.-
-Sei pazza? Non posso farlo! Se mi beccano mi arrestano!-
-Benji…- rispose lei secca -Qui sotto c’è un bambino che sta chiedendo aiuto. Smetti di far storie e scendi!-
Il portiere si volse a guardarli, chiedendosi se facessero sul serio. Incrociò gli sguardi dei compagni e tornò ad occuparsi del pannello di controllo.
-Indossate il paracadute, non garantisco nulla.-
E invece si rivelò così abile far atterrare l’elicottero sull’asfalto con una manovra da maestro, senza causare danni né a loro né al velivolo, a parte un nugolo di foglie che si staccarono dai rami e che turbinarono furiosamente intorno a loro. Benji spense il motore e saltò a terra, seguito subito da Bruce e da Holly.
-Aspettate qui…-
Julian, Mark e Philip annuirono, restando a bordo insieme alle ragazze.
Pochi passi tra gli alberi e si imbatterono nella bambina che avevano scorto dall’alto. Lei si bloccò e li guardò impaurita facendo un passo indietro, pronta a fuggire.
Holly lo capì e le sorrise rassicurante.
-Eravamo sull’elicottero e siamo scesi per aiutarti.-
La piccola indietreggiò spaventata.
-Non devi aver paura, sei tu che ci hai chiamati…-
Lei esitò. Le ci volle un istante per capire che doveva fidarsi. Alla fine sembrò convincersi e ricambiò il sorriso, avvicinandosi a Holly e prendendolo per mano.
-Dove sono i tuoi genitori?-
Gli occhi della piccola si riempirono di lacrime.
-Abbiamo avuto un incidente e mamma e papà sono feriti…-
I tre si scambiarono un’occhiata.
-Portaci da loro.-
La piccola annuì e trascinò Holly fino ai resti della macchina bruciata.
-Evidentemente non sei l’unico ad avere problemi col fuoco…- si lasciò sfuggire Benji con una punta di divertimento. Il sorriso che gli era salito alle labbra scomparve all’improvviso quando posò gli occhi sui volti stanchi e insanguinati di Amy e Tom, seduti a terra sotto un albero -Oh merda!-
Li raggiunsero di corsa mentre i due si voltavano, stupiti dalla loro improvvisa apparizione. Gli occhi di Amy si riempirono di nuovo di lacrime.
-Amy! Tom! State bene?-
-Vivi…- rispose Tom, inginocchiato a terra a ripulire le ferite della ragazza.
-Se lo dici tu…- Bruce li guardò scettico -Ce la fate ad alzarvi?-
-Io sì. Ma non credo che Amy…-
Benji si chinò e la sollevò tra le braccia.
-Aggrappati, o rischi di cadere.-
La giovane gli mostrò in silenzio le mani ferite.
-Ok, come non detto…-
Mark passeggiava avanti e indietro davanti al portello aperto dell’elicottero. Era sceso per dare un’occhiatina ai dintorni e sgranchirsi un po’ e fu il primo a vederli.
-Eccoli…-
Julian balzò giù dal velivolo, quasi lo travolse e corse come un pazzo verso il gruppetto.
-Ma è Tom!- esclamò Philip scendendo dietro a lui.
-Patty… La cassetta del pronto soccorso…- Jenny afferrò uno dei sacchi a pelo, lo trascinò a terra e si calò giù dietro ad Evelyn e Philip. Come al solito inciampò nel vestito e finì con la faccia tra le coperte, maledicendo la propria goffaggine e quell’abito che non sopportava più. Si tirò su sbuffando e allargò il sacco a pelo sull’erba. Patty arrivò un istante dopo con i medicinali e ordinò a Benji, braccato da un Julian stravolto, di andare da loro.
-Fai piano…- si raccomandò Ross agitandosi frenetico intorno al portiere che depositava la ragazza sulle coperte.
-Certo che faccio piano!-
Holly spinse Tom verso le amiche e recuperò la bimba. Poi si avvicinò a Mark.
-Portala a fare un giretto…-
Landers notò i graffi sul corpicino della piccola e lo fissò sconcertato.
-Anche lei ha bisogno di cure.-
Holly scosse la testa e insistette.
-Portala sull’elicottero e dalle qualche confetto.-
-Che accidenti stai dicendo?-
L’altro lanciò un’occhiata a Julian, sull’orlo di una crisi di nervi, poi afferrò Mark per il colletto della costosa camicia griffata.
-Per una volta ubbidisci senza fare tante storie! Se parli un po’ con lei capirai…-
Mark lo fissò un istante, scosse la testa per niente convinto, ma prese lo stesso la piccola per mano e le sorrise.
-Come ti chiami?-
-Juliet…-
Holly sospirò e tornò verso gli altri. Gli occhi di Julian erano incollati su Amy, ancora così sconvolta da non avere la forza di parlare. Con il terrore di farle male, Patty e Jenny le stavano disinfettando le mani, dito per dito, con una delicatezza e una pazienza infinite. Poco discosta Evelyn, in ginocchio accanto a Tom, gli stava ripulendo il viso dal sangue.
-Che vi è successo?-
-Non chiederlo a me… Quando ho ripreso i sensi era già tutto finito…-
-Che strano…- Evelyn si fermò, lo guardò confusa e scosse la testa.
-Cosa?- domandò Tom.
-Il tuo viso era completamente imbrattato di sangue ma ora che l’ho ripulito non vedo nessuna ferita.-
Amy li guardò.
-Era qui.- s’indicò un punto sulla fronte.
Evelyn scostò i capelli di Tom, mettendo in luce la pelle liscia e rosea, senza un graffio. Lo stesso Tom si portò le mani alla testa, incredulo.
-Meglio così, no?-
Lui annuì in silenzio.
-Ho finito.- Jenny lasciò la mano di Amy -Dove altro sei ferita?-
-Ovunque…-
La giovane si armò di cotone e di disinfettante e lo passò su ogni lembo di pelle macchiato di sangue. Ma poi, ad un certo punto, si fermò.
-Mi sembri sana come un pesce, Amy. A parte le mani.-
-Meno male!- gioì Julian.
Patty si guardò intorno.
-Chi è la bambina che era con voi?-
Tom non la vide più e balzò in piedi. Il suo cuore perse un battito, si era completamente dimenticato di lei.
-Dov’è?-
Quasi l’avesse chiamata, Juliet comparve correndo. Subito dietro di lei arrivò Mark, che la inseguiva per fermarla.
-Mamma! Mamma! Mamma!- si fiondò tra le braccia di Amy.
Julian sussultò.
-“Mamma?”- la sua voce risuonò stridula.
Holly lanciò un’occhiata di fuoco a Mark che alzò le spalle.
-Voleva tornare qui a tutti i costi…- si giustificò -È una bambina testarda…-
Amy accarezzò piano i capelli della bimba per rassicurarla. Sentiva gli occhi di Julian su di sé e non aveva il coraggio di guardarlo. Poi si fece forza e alzò il viso, le guance in fiamme.
La curiosità di Philip peggiorò la situazione.
-Amy è tua madre? E tuo padre chi sarebbe?-
Holly sussultò, una voglia matta di prenderlo a pugni. Tom e Amy si guardarono di sottecchi, poi Juliet sorrise, alzò un braccio e indicò a tutti il proprio papà.
Tom se ne accorse, sbiancò e scosse la testa imbarazzato.
-Credo ci sia un errore… È ovvio che suo padre non posso essere io…-
Gli occhi di Juliet si gonfiarono di lacrime. Fu un attimo, poi cominciò a singhiozzare disperata.
-Papà non mi vuole più bene! Papà non mi vuole più bene!-
Non ci fu verso di calmarla. Nonostante i tentativi di Amy e dei compagni, la bambina smise di piangere soltanto quando Tom, spinto avanti da una Patty impietosita, non si rassegnò a rinnegare la sua affermazione e a prenderla in braccio come padre.
Julian assistette in silenzio alla riappacificazione, con gli occhi fissi sulla bella famigliola. Quando Philip gli posò comprensivo una mano sulla spalla, si volse glaciale.
-Tutto sommato a te è andata bene…- lanciò un’occhiata a Mark e Jenny seduti l’uno accanto all’altra -Quanto meno il matrimonio non l’hanno consumato…-
Amy, che era rimasta a guardarlo, lo sentì e lo fissò affranta. Se avesse avuto la forza di farlo avrebbe tentato di spiegargli che non aveva mai visto quella bimba prima di ieri e che doveva trattarsi di un equivoco. Invece lasciò perdere, esausta e ancora sconvolta da ciò che aveva passato.
Evelyn si sedette accanto a lei e appoggiò a terra un pacco di biscotti rispuntati come per magia nell’elicottero quando quella mattina avevano ripreso il volo.
-Hai fame?-
Tom mise giù la bambina, che si avvicinò e ne prese uno.
-Holly…- Patty gli andò accanto -Quei tre sono distrutti. Restiamo qui fino all’ora di pranzo. Hanno bisogno di riposo, soprattutto Amy e la piccola…-
Benji li vide parlottare e li raggiunse per ascoltare. Poi annuì d’accordo.
-Io non ho fretta.-
Così, mentre metà di loro si dava da fare per rendere più confortevole quella tappa del loro viaggio, l’altra metà era così avvilita che per quanto provasse a rendersi utile non era che d’intralcio. A Julian e Philip, che non erano mai andati così d’amore e d’accordo, fu affidato il compito di accendere il fuoco. Cosa di cui si occuparono svogliati, radunando in cerchio delle pietre e raccogliendo un po’ di rami secchi. Dopodiché rimasero seduti lì accanto, gli occhi fissi sulle fiamme.
Mark e Jenny si occuparono di trovare un luogo confortevole e tranquillo dove stesero a terra coperte e cuscini, su cui fecero coricare Amy e la bambina. Si addormentarono subito, esauste com’erano, piombando in un sonno profondo e senza sogni. I due sposini, che evidentemente avevano parecchie cose da dirsi, rimasero nei pressi, per conto loro. Seduti sull’erba si scambiarono sussurri, lanciando frequenti occhiate preoccupate ai due fuochisti.
Tom aveva dormito profondamente per parecchie ore ed era forse il più fresco e riposato di tutti. Sedeva ben sveglio tra i compagni, raccontando tutto ciò che, di quello che era successo, aveva capito: ossia quasi niente. Non aveva sonno Tom, ma era affamato e tra una pausa di riflessione e l’altra ingoiò parecchi confetti, che trovò deliziosi.
-Julian mi sembra piuttosto contrariato.- gli lanciò l’ennesima occhiata abbattuta.
Holly gli mise una mano sulla spalla.
-Non preoccuparti, gli passerà.-
L’altro sospirò, amareggiato di essere la causa di tanto malumore.
-Quei due si sono trovati…- li schernì Benji -Avranno un mucchio di cose da dirsi.-
Holly lo zittì brusco.
-E tu cerca di non farti sentire. La situazione è già abbastanza ingarbugliata.-
Patty guardò Mark e Jenny, poi posò gli occhi su Amy, indugiando ad osservare la piccola che dormiva tranquilla tra le braccia della ragazza.
-Complimenti Tom. È davvero una bella bambina…-
-Pa… Patty!- divenne paonazzo -Non penserai che sia davvero mia figlia!-
-Non c’è niente di cui vergognarsi. Anche io ne vorrei una così…-
Bruce e Benji, accanto a lei, fecero uno sforzo enorme per trattenere le risate mentre Holly arrossì fino alla punta del ciuffo.
-Molto romantico, davvero…- il portiere s’intromise -Ma per favore non ora… Siamo già in troppi sull’elicottero e anche solo un chilo in più potrebbe esserci fatale…- sfiorato da un’idea improvvisa, spostò i suoi neri occhi accusatori in quelli del capitano -Ehi Hutton, cosa avete combinato prima che vi trovassimo?-
-Stavamo andando a cena…-
-E prima?-
-Stavamo parlando…-
-Sì, ma prima?-
Holly rifletté.
-Non ricordo…-
-Ahà!- Bruce gli puntò contro il dito indice -Benji, dovremo trovare un elicottero più grande…-
-Non dire sciocchezze…- arrossì Patty colpendolo sulla schiena.
Il ragazzo sussultò e le lanciò un’occhiataccia dolorante.
-Mi hai fatto male!-
-Esagerato…-
Mostrandole la lingua, Bruce si allontanò, andando a gironzolare tra Julian e Philip.
-Che si dice di bello?-
Quelli posarono su di lui due paia di occhi seccati.
-Ok, ok, come non detto…- si tirò indietro intimidito -Ora ho capito perché Amy e Jenny vi stanno lontane… Con una faccia del genere fate davvero paura.-
-Gira a largo.- lo minacciò Philip.
Bruce non gli diede retta, ci pensò un po’ su e finì per sedersi di fronte a loro.
-Per quanto tempo ve ne starete qui col muso lungo?-
-Poco, se hai intenzione di tenerci compagnia.-
Holly si avvicinò.
-Allora? Come va questo fuoco?-
Julian gli indicò le fiamme con un cenno del capo.
-Brucia.-
Patty comparve dietro al capitano con una pentola ricolma d’acqua.
-Io vorrei un po’ di tè… Dove l’appoggio?-
Philip fu costretto a riscuotersi dall’indolenza. Con l’aiuto di un bastone che aveva tenuto da una parte per poter gestire il fuocherello, sistemò due pietre una accanto all’altra, tolse la pentola dalle mani della ragazza e l’appoggiò equilibrio sui sassi.
La voce di Mark li raggiunse.
-Io veramente avrei voglia di mettere nello stomaco qualcosa di più consistente che non acqua calda.-
-È ancora presto per mangiare…- lo zittì Tom, sedendosi a terra a gambe incrociate -E poi Amy sta ancora dormendo.-
Julian lo guardò infastidito. L’amico gli aveva appena fregato la frase.
-Sì, sarebbe carino aspettarla.- annuì Evelyn, prendendo posto accanto a Bruce.
Jenny fece timorosamente capolino alle spalle di Mark, incrociò per un attimo lo sguardo di Philip e accorgendosi che lui la ignorava, invece di andargli accanto come aveva pensato di fare, rimase dov’era. Poi Patty la chiamò.
-Jenny, visto che sei ancora in piedi prenderesti dei bicchieri?-
Quella annuì e tornò verso l’elicottero. Appena fu abbastanza lontana da non udirlo, Mark si rivolse a Philip.
-La pianti una buona volta?-
Quello si volse.
-Di fare cosa?-
-Di tenerle il muso! Cosa pensi di ottenere comportandoti in questo modo? Non ti accorgi che la ferisci?-
Philip rimase di sasso.
-Ah, la ferisco?! E secondo te io come dovrei sentirmi?- si alzò in piedi indignato e Mark lo imitò.
-Pensi che ci siamo sposati perché lo volevamo?-
-Se non lo volevate perché lo avete fatto?-
I compagni li fissarono, indecisi se intervenire o lasciarli sfogare.
-Siete degli idioti tutti e due!- Mark lanciò un’occhiata a Julian -Possibile che non capiate? Ci troviamo tutti e quattro in una situazione spiacevole e non dipende da noi!-
-Spiacevole?- Philip rise sprezzante -Secondo te sposare Jenny… o avere una figlia da Amy…- fissò Tom che divenne viola -È spiacevole?-
Mark perse il controllo, fece un passo verso di lui e gli afferrò il colletto della camicia, sollevandolo quasi da terra.
-Razza di imbecille! Vuoi capirlo o no che è tutto un dannato equivoco?-
Holly e Benji si alzarono per fermarli e Jenny, che stava tornando verso di loro, li raggiunse di corsa.
-Cosa state facendo?- domandò sgomenta.
Né Mark né Philip fecero caso a lei.
-E come mai ti sei accorto dell’equivoco solo dopo aver detto “sì”?-
-Basta Callaghan! Ti rimetterò a posto il cervello, fosse l’ultima cosa che faccio!-
Philip afferrò i polsi del compagno e riuscì a liberarsi dalla stretta.
-Ma guardati…- scosse la testa beffardo -Hai ancora la fede al dito…-
Mark esplose e gli si scagliò contro.
-Io questo lo uccido!-
L’altro lo schivò e l’amico colpì soltanto l’aria. Un secondo dopo, Holly, Benji e Tom lo acchiapparono, immobilizzandolo.
-Calmati Mark… Non serve a niente reagire in questo modo…-
Philip lo fissò con un sorrisetto ironico, poi spostò lo sguardo su Jenny che li fissava costernata. Sotto gli occhi roventi del ragazzo, afferrò la fede e tentò di strapparsela dal dito con una tale violenza che le si riempirono gli occhi di lacrime. Ma l’anello non venne via neanche quando lo strinse tra i denti. E allora, infuriata, volse le spalle a tutti e si allontanò.
Dopo la sfuriata di Mark, Julian rinsavì. Si sentì molto in colpa gli insulti lanciati tra sé e sé ad Amy e Tom. Così si alzò, raggiunse la coperta e di sedette accanto lei, aspettando paziente che si svegliasse per scusarsi.

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Capitolo 5
*** Password: banquet ***


Leaves Time
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-Maledizione Harper!- Benji era fuori di sé da quando si era accorto che la spia arancione sul pannello di controllo aveva preso a lampeggiare -Com’è possibile? È finito il carburante!-
Vicino a lui, al posto del copilota, non c’era Bruce ma Philip, così si volse indietro per cercarlo.
-E io che ne so?-
-Come che ne sai? Fai qualcosa, dannazione!-
-E cosa?-
Intorno a loro il cielo si faceva sempre più scuro. Holly si sporse tra i sedili di Philip e Benji.
-Se siamo a secco approfittane per atterrare. Meglio trovare un posto dove passare la notte prima che cominci a piovere…-
Il portiere annuì, disinserì il pilota automatico e spinse avanti la cloche per scendere verso terra.
-A destra…- suggerì Amy, scrutando fuori del finestrino sopra la testolina della bimba che le sedeva accanto -Ci sono delle luci.-
Il portiere le individuò, virò e puntò verso quella direzione. Un lampo illuminò il cielo, Patty sussultò e strinse la mano di Holly.
-Se un fulmine ci colpisce, ci farà male?-
-No.- rispose Philip, allacciandosi la cintura di sicurezza.
Benji sorvolò qualche fattoria circondata dai campi su cui pascolava il bestiame. Se non avesse trovato una pista migliore, poteva sempre atterrare tra le mucche.
-Lì c’è un parcheggio.- Julian indicò un piazzale di terra bianca che ospitava numerose macchine.
-Chissà se è a pagamento…- borbottò Bruce -E che tipo di tariffa ci faranno pagare…-
Jenny socchiuse gli occhi all’oscurità che scendeva su di loro, poi il cielo venne illuminato da un altro lampo.
-È il parcheggio di un ristorante.-
-Perfetto, così potremo mangiare finalmente qualcosa di decente.- Mark era stanco di cibarsi di scatolette.
-Con quali soldi?-
-Un problema alla volta, eh?- consigliò Holly, seguendo col fiato sospeso le manovre di atterraggio. Non che non si fidasse di Benji. Finora non aveva mai sbagliato però… l’amico non era un pilota!
Anche stavolta arrivarono a terra senza problemi e quando Price spense i motori, i ragazzi saltarono giù. Riuscirono ad infilarsi sotto l’ampio portico del ristorante un attimo prima che si scatenasse un acquazzone. Julian arrivò per ultimo e qualche goccia la prese.
-Appena in tempo…-
-Sentite che profumino…- Bruce annusò l’aria come un segugio da caccia e chiuse gli occhi estasiato -Come rimpiango il vostro banchetto di nozze…-
Mark e Jenny finsero saggiamente di non aver sentito. Accanto a loro Holly tirò fuori il portamonete.
-Quanto avete con voi?-
I ragazzi si frugarono le tasche e misero insieme una somma così esigua che non sarebbe stata sufficiente neanche a sfamare la bambina.
-Avevo sperato in qualcosa di più…-
Patty guardò afflitta la pioggia che veniva giù scrosciando. Il parcheggio si era già allagato.
-Dovremo tornare a mangiare nell’elicottero…-
-Prendiamo almeno un dolce per Juliet…-
Holly allungò ad Amy quel poco che avevano radunato. Patty le seguì oltre la porta a vetri.
-Ne approfitto per fare un salto in bagno.-
Jenny le corse dietro.
-Aspettami, vengo con te.-
Percorsero un breve corridoio e mentre Amy si fermava davanti alla cassa, le due amiche si infilarono la toilette. Dentro c’era già una donna.
-Jenny!- la signora Landers, le mani sotto il getto d’acqua del lavandino, la fissò attraverso il riflesso dello specchio -Finalmente!-
La ragazza sussultò, le sfuggì un grido sorpreso e impallidì. Si bloccò in mezzo alla porta e Patty, che le camminava dietro, le finì addosso.
-Vi stiamo aspettando da quasi due ore! Come mai ci avete messo tanto? Problemi con le foto?-
Patty superò l’amica ed entrò nel bagno. Agitò la mano davanti agli occhi della ragazza che si era incantata a fissare la donna.
-Chi è?-
-La signora Landers…-
-Cara…- la donna si avvicinò alla sposa, le prese le mani e gliele strinse nelle sue -Non devi essere così formale… Tanto più che ora anche tu sei la signora Landers. Dov’è Mark?-
-Q… qui fuori…- balbettò Jenny -Sta aspettando…-
-Oh, bene…- la donna la prese sottobraccio e la condusse fuori dal bagno -Allora sarà meglio tornare in sala. I vostri invitati sono affamati….-
Patty incrociò lo sguardo supplicante dell’amica, lasciò perdere la toilette e le seguì.
-Mark!- sua madre agitò un braccio e attirò su di sé, oltre all’attenzione del figlio, le occhiate stupite dell’intero gruppetto.
Lui sobbalzò.
-Non è possibile…-
-Coraggio Mark, è già tardi…- lo sollecitò lei, continuando a tenere stretta una Jenny che tentava in tutti i modi volatilizzarsi.
-Tardi per cosa?- domandò Evelyn vedendola sistemare alla meglio il vestito di Jenny dal quale, magicamente, erano sparite tutte le macchie. Sembrava appena uscito dalla boutique.
-Mia madre…-
-E cosa ci fa qui?-
-Preferisco non saperlo…- gemette Landers.
-Anch’io.- gli fece eco Philip.
-Mark! Cosa stai aspettando?-
-Arrivo…-
Rassicurata, la donna fece dietrofront portandosi via la sposa. Patty le guardò allontanarsi verso la sala, poi raggiunse gli amici.
-Non ci crederete…- incrociò lo sguardo sconvolto di Mark -Siamo finiti al vostro banchetto di nozze!-
-Fantastico!- Bruce saltò dalla gioia -Allora possiamo mangiare…- si corresse -Possiamo abbuffarci gratis!-
Landers lo fissò, sospettoso.
-C’entri mica qualcosa?-
Il sorriso contento di Bruce si tramutò un una smorfia di imbarazzo che lasciò subito il posto alla preoccupazione più pura quando il volto del compagno divenne una maschera di collera.
-Harper! Come ti è saltato in mente?-
Benji gli si parò davanti.
-Non fare tante storie… Secondo me per una volta Bruce ha avuto un’ottima idea.-
-Non è stata un’idea!- quello indietreggiò di un passo -O almeno non è stato intenzionale! Ho soltanto rimpianto il vostro pranzo! Avete sentito quello che ho detto, no?-
-Dovevi tacere! E neanche pensarlo!-
-Mark…- Evelyn gli si mise davanti e gli sistemò la cravatta -Ormai ci siamo, tanto vale approfittarne.-
-Anche perché non è carino lasciare sola Jenny, e non sarà facile portarla via da tua madre.- insistette Patty spingendolo verso la sala.
Il ragazzo tentò ancora qualche debole e inutile protesta, poi venne trascinato via. Holly si accorse che Philip restava saldamente piantato dov’era. Sembrava intenzionato a non fare neppure un passo.
-Su, muoviti.-
-Scherzi? Piuttosto digiuno!-
-Non ti lascerò qui, a costo di trascinarti a tavola…-
Lui rise, nervoso.
-E pensi di riuscirci?-
-C’è poco da ridere! Su, cammina!-
-Neanche morto!-
-Visto che so che sai che alla fine l’avrò vinta, perché non saltiamo questa inutile discussione e non andiamo a sederci?-
-E chi ti dice che riuscirai a convincermi?
-Non sarò io a farlo ma la tua gelosia. Tra meno di tre minuti ti affaccerai nella sala da pranzo per vedere cosa stanno combinando Jenny e Mark, quindi…-
-Su Philip…- Tom lo esortò, afferrandolo per un braccio -Una simile occasione non ti ricapiterà di sicuro!-
-Lo spero!-
Nell’immenso salone dalle enormi vetrate che si affacciavano sulla campagna circostante, avevano preso posto non meno di duecento invitati già intenti a rimpinzarsi. In fondo, tra due colonne di marmo bianco, circondato da magnifiche composizioni floreali, c’era il tavolo rotondo degli sposi al quale gli amici avevano preso prepotentemente posto nonostante le proteste dell’intera sala che avrebbe preferito di gran lunga lasciare i due coniugi soli e liberi di sperimentare, lontano dalle chiacchiere, i loro primi momenti di vita matrimoniale.
Sotto lo sguardo ormai rassegnato degli invitati, i tre ritardatari, vestiti in modo assolutamente inaccettabile come del resto tutti gli altri, attraversarono il salone illuminato a giorno e raggiunsero i compagni.
-Ce l’avete fatta!- li accolse Julian, seduto tra Amy e Mark.
Philip scostò la prima sedia che gli capitò davanti.
-Ci siamo persi…-
Juliet, che gli sedeva accanto, lo guardò arrabbiata.
-Questo è il posto del mio papà!-
-Abbi pazienza…- Amy guardò imbarazzata l’amico e Philip, senza dire una parola, si alzò e scambiò il proprio posto con Tom.
Dall’altra parte del tavolo Bruce aprì il menù e si lasciò sfuggire un fischio di ammirazione. Evelyn, che gli era vicino, gli affibbiò una dolorosa gomitata tra le costole.
-Non farti riconoscere come al solito!-
Il giovane gemette, poi sollevò il menù e lo mostrò agli altri.
-Ce n’è veramente da scoppiare!-
Benji glielo tolse di mano per leggerlo. Diede una rapida scorsa, poi spostò gli occhi su Mark.
-Dove hai preso tutti questi soldi? Hai ipotecato la casa di Jenny?-
Quello gli lanciò un’occhiataccia.
-Se penso che sto per offrirti la cena mi sento male…- si interruppe quando Jenny gli si accostò per osservare l’altro lato della sala. Era già da un po’ che lo faceva -Cosa stai cercando?-
-I miei genitori… Non è possibile che non ci siano…-
-In chiesa c’erano?-
-No, non li ho visti…-
-Landers non li avrà invitati per risparmiare…- rise il portiere, versandosi un po’ d’acqua. Poi si accorse che erano gli unici a non mangiare ancora -Il tavolo degli sposi non dovrebbe essere servito per primo?-
-No.- gli rispose Mark con stesso tono sarcastico che aveva usato lui -Per risparmiare ci porteranno soltanto la frutta. Del resto voi non eravate previsti e dieci bocche in più non sono poche…-
Amy lo fissò sconcertata, sentendosi anche un po’ invadente.
-Non eravamo stati invitati?-
Jenny anticipò Mark.
-Ma certo che sì!-
-Soprattutto Philip…- Bruce rise, tirò fuori la fotocamera digitale ultimissima generazione se non di più, si guardò intorno, si alzò in piedi e si allontanò dal tavolo.
-Sorridete!- ordinò e scattò. Mentre tornava verso di loro, controllò l’anteprima -Philip, avevo detto di sorridere.-
Mark scoppiò a ridere.
-Non vedi? Non può farlo, ha una contrazione muscolare alla mascella…-
-Su, Philip…- Tom lo scosse -Non fare quella faccia…-
-Tieni, fai una foto agli sposi!- Bruce gli allungò la macchinetta sulla tovaglia color avorio -Gli sei proprio davanti.-
Fu Holly a prenderla ed avvicinarla a Philip che la fissava incredulo, sgomento. Dall’altra parte del tavolo Jenny lo guardava trattenendo il fiato, pronta a scappare se avesse anche soltanto provato ad eseguire l’ordine di Bruce. Nel momento in cui le dita del ragazzo si allungarono esitanti a sfiorare l’oggetto, cominciarono ad arrivare piatti pieni di delizie e la foto venne dimenticata.
-E pensare che non vi abbiamo fatto neanche il regalo.- Julian riempì di vino il bicchiere di Amy, quello di Mark e poi si servì -È per questo che non ci avevi invitati?-
Landers annuì.
-Probabile…-
-Cosa vorreste?- domandò Evelyn.
Benji sorrise.
-Contanti, che altro?-
Per una volta Mark non lo contraddisse, anzi annuì d’accordo. Jenny lo guardò.
-Per farci cosa?-
-Per cominciare a pagare i debiti…-
-Che debiti?-
Landers fece un gesto vago, agitando nell’aria la forchetta.
-Per tutta questa roba…-
La sposa smise bruscamente di mangiare, appoggiò le mani sul tavolo e lo fissò.
-Benji ha ragione? Ho sposato davvero un morto di fame?-
Philip quasi si strozzò.
-E che ne so?- offeso Mark ignorò l’amico che, davanti a lui, soffocava. Si frugò nelle tasche, tirò fuori il portamonete e lo aprì, mostrandolo a Jenny -L’unica cosa che so è che qui non c’è niente!-
-Non voglio passare la mia vita a saldare i tuoi debiti!-
Philip si schiarì la voce.
-Pensi che questa situazione sarà permanente?-
Jenny arrossì, rendendosi conto di essersi lasciata trasportare in po’ troppo dalla quell’assurda situazione.
-Non è che voi due ci state prendendo gusto?- Julian li scrutò sospettoso.
Arrossirono all’unisono.
-Che carini…- Evelyn sorrise estasiata -Su Philip, scattagli una foto…-
Il ragazzo le lanciò un’occhiata adirata, afferrò stizzito la macchinetta e premette il pulsante, tanto per far contenti gli amici. Dopo aver immortalato l’imbarazzo della coppia in un paio di scatti, aprì l’anteprima. Scorrendo a ritroso, sfogliò le altre immagini caricate nella memoria. Si fermò allibito quando sotto i suoi  occhi comparvero le foto che Bruce aveva scattato a Mark e Jenny mentre dormivano abbracciati nel sacco a pelo.
In un attimo l’ira svanì e il suo volto si trasformò una maschera di ghiaccio. Dopo aver guardato e riguardato le immagini, lasciò sul display un bellissimo primo piano di entrambi e allungò la macchinetta verso Jenny. La ragazza la prese incuriosita, la voltò e sussultò scioccata. Poi si volse adirata verso Mark.
-È colpa tua!-
Lui le strappò via la macchinetta.
-Harper, scommetto che sei stato tu! Chi ti ha dato il permesso di fotografarci?-
-Nessuno…- ammise quello -Non potevo farlo?-
-No che non potevi!-
-E perché? Stavate soltanto dormendo!-
-Eravate così carini…- commentò Patty.
-Davvero un peccato svegliarvi.- annuì persino Holly, mentre un cameriere cominciava a portar via i piatti vuoti.
Philip si agitò a disagio sulla sedia, sentendo che la fame cominciava a passargli.
La madre di Mark comparve accanto a loro. Appoggiò una mano sulla spalliera della sedia del figlio, l’altra su quella di Holly e li guardò.
-Tutto bene?-
Bruce annuì entusiasta.
-Benissimo signora. Il cibo è ottimo.-
-Sono contenta che ti piaccia.- gongolò lei -Jenny ed io abbiamo impiegato settimane per scegliere il ristorante e il menù…-
-Ah sì?- domandò la ragazza sorpresa.
La donna la fissò.
-Cos’hai? È da questa mattina che sei strana…-
-Questa mattina?- le fece eco lei.
-Sì, in chiesa.-
-In chiesa?- ripeté ancora più stupita, cercando negli sguardi dei compagni una spiegazione che nessuno di loro fu in grado di darle.
Gli occhi della donna si socchiusero sospettosi, girò intorno al tavolo e le fu accanto.
-Ti senti bene?- le mise una mano sulla fronte, con una confidenza che a Philip diede fastidio. Chi accidenti si credeva di essere quella?
Jenny era fresca come una rosa, così si scostò da lei rassicurata.
-Ricordati di non mangiare i funghi.- si raccomandò -Potrebbero far male al bambino.-
Mark si irrigidì.
-Che bambino?-
Sua madre li fissò sconcertata, poi scoppiò a ridere.
-Capisco…- disse allontanandosi -Che scherzi stupidi…- concluse, convinta che i due si fossero messi d’accordo per burlarsi di lei.
E non appena fu abbastanza lontana, Patty si sporse sopra al tavolo e fissò l’amica negli occhi.
-Jenny, sei incinta per caso?-
La giovane divenne scarlatta, si portò le mani allo stomaco muovendole su e giù, tastandosi come poté. Non sentì nulla. La sua pancia era piatta e liscia come sempre. Mark impallidì e abbassò gli occhi sulle dita di lei.
-Ma… ma no…-
-È un matrimonio riparatore?-
Landers si volse di scatto verso Tom, poi i suoi occhi si spostarono su Philip, che era diventato cadaverico.
-E no!- fece due più due, secondo gli schemi del suo cervello ormai provato da tante assurdità -Non voglio andare fallito per l’errore che ha commesso qualcun altro… Eh, Callaghan?-
Quello si riscosse, indignato.
-“Eh Callaghan”, cosa? Se l’errore è stato mio, perché avresti dovuto sposarla tu?-
-Perché io ero all’oscuro di tutto! Se lo avessi saputo non ci saremmo sposati!-
Jenny spostò lo sguardo dall’uno all’altro, seguendo ammutolita il loro botta e risposta. Non riusciva a credere alle proprie orecchie.
-Cioè…- puntualizzò Philip -L’hai sposata perché non lo sapevi?-
-Sì! No! Maledizione! Stai cercando di incastrarmi?!-
Benji sogghignò, godendosi lo spettacolo. Callaghan lo udì e lo incenerì con un’occhiataccia.
-Sto cercando di capire! Maledetto te!-
-Anche noi…- annuì Bruce con la bocca piena. E infatti non aveva perso una parola.
Mark replicò a tono.
-Invece di mettere sotto accusa quello che ho fatto io sposando Jenny, perché non pensi a come ti sei comportato tu abbandonandola?-
-E tu perché non provi a pensare anche solo per un attimo che l’errore sia tuo?-
-È impossibile!-
-Perché?-
-Non potrei mai farlo!-
-Sposarla sì, andarci a letto no? Non pensi che una cosa implichi l’altra?-
Jenny smise di ascoltarli, amareggiata dal tono che aveva preso quella discussione che la riguardava. Si dicessero un po’ quello che volevano… lei era stanca di entrambi. Scostò la sedia e si alzò.
-Vado in bagno.-
Non appena sparì dalla sala, Patty esplose.
-Dico, ma siete impazziti? Vi rendete conto di come la state trattando?-
Evelyn annuì infuriata.
-Siete veramente disgustosi!-
-Come pensate che ci sia rimasta a sentire ciò che avete detto?- infierì Amy.
Accanto a lei Juliet, che non aveva capito una parola, annuì dando ragione alla mamma. Persino Tom diede loro addosso.
-Sono completamente d’accordo, siete inqualificabili.-
Patty riprese a parlare.
-Posso anche arrivare ad accettare l’atteggiamento isterico di Mark che pur di salvare la faccia, la ferisce in continuazione… Ma tu, Philip!- lo guardò negli occhi -Non sei assolutamente scusabile!-
-Ora vai a cercarla!- gli ordinò Amy.
-È in bagno!-
-Dicono tutte così…- Benji scosse la testa -E poi chissà dove finiscono…-
Nel momento in cui Philip si alzava, un fulmine si schiantò da qualche parte nei dintorni, abbattendo uno dei pali dell’alta tensione. Le lampadine esplosero nei lampadari con un frastuono infernale e l’intera sala piombò nel buio.

Evelyn spalancò gli occhi e si strappò via gli occhiali stereografici che aveva sul viso. Accanto a lei Tom se li tirò sulla testa e si guardò intorno. Erano seduti di fronte ad uno schermo semicilindrico che ora non trasmetteva più nessuna luce.
-Ho fatto uno strano sogno…-
Un uomo in camice bianco aprì la porta a vetri e li raggiunse curioso.
-Allora? Com’è andata? Vi siete divertiti?-
-Assolutamente no.- Mark ripose gli occhiali sul bracciolo della poltroncina e si alzò.
Holly, che gli sedeva accanto, lo imitò.
-In che razza di realtà ci ha mandato, professore?-
-E lo chiedi a me?-
-Credo che l’errore sia stato far compilare a Bruce il questionario…- sospirò Julian, lanciando all’amico un’occhiata accusatrice.
Lui si difese.
-Vi ricordo che quando siamo arrivati, nessuno voleva prendersi questa responsabilità!-
-Insomma, si può sapere cos’è successo?-
-No che non si può sapere!- Philip strinse la mano di Jenny che gli sedeva accanto.
Il professore si rassegnò e tornò verso la consolle dei comandi. Amy si guardò intorno.
-Dov’è Juliet?-
Julian si volse.
-Credo che non sia mai esistita…-
-Volete fare un altro giro?-
I ragazzi si guardarono indecisi, Patty lanciò un’occhiata all’orologio e Holly rispose.

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