Virtual Story - Level 1 di Yoshiko (/viewuser.php?uid=1750)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Password: church ***
Capitolo 2: *** Password: hill ***
Capitolo 3: *** Password: ocean ***
Capitolo 4: *** Password: wood ***
Capitolo 5: *** Password: banquet ***
Capitolo 1 *** Password: church ***
Leaves Time
password:
church
-Vi dichiaro pertanto marito e moglie…- fissandoli con i
suoi occhi da miope attraverso le lenti degli occhiali appollaiati sul
sottile naso aquilino, il sacerdote si tese sorridente verso i due
ragazzi in piedi davanti a lui. Prese le loro mani destre, le
unì una nell’altra e si rivolse al giovane in
elegante e certamente costosissimo completo scuro -Ora può
baciare la sposa.-
-In che senso?- Mark Landers si scosse dal torpore che lo aveva
assalito e tornò bruscamente alla realtà.
Ritirò la mano come se se la fosse scottata e al suo fianco
Jenny, che indossava uno splendido abito bianco, fece lo stesso.
-Come in che senso?- colto alla sprovvista il prete lo fissò
con gli occhi socchiusi -Nel senso che vi ho uniti in matrimonio e che
lei adesso può baciare sua moglie.- sorrise paziente.
-Cos’ha fatto?- Mark impallidì mentre le parole
del sacerdote acquistavano senso nella sua testa.
-Vi ho sposati or ora e…-
-Ci ha sposati? Come ci ha sposati?-
-Se questo è uno scherzo non lo trovo
divertente…- balbettò Jenny incredula, voltandosi
e scostando il lungo velo da sposa che oltre ad essere più
pesante di quel che avrebbe mai immaginato, le impediva di vedere cosa
ci fosse dietro di lei.
Alle sue spalle la chiesa era gremita di invitati, così
tanti che tutti quei volti si confusero nella sua mente impedendole di
riconoscere a chi appartenessero. I fiori bianchi che decoravano gli
banchi di legno massiccio e l’altare, quelli del bouquet
appoggiato sul cuscino di velluto dell’inginocchiatoio
davanti a lei e quelli lungo le navate, emanavano un profumo
così conturbante e intenso da stordirla. Non riusciva a
capire nulla… Cosa ci faceva lì con Mark?
Dov’era finito Philip? Chi diavolo erano tutte quelle persone?
-Non ho mai visto niente di simile…- commentò a
voce bassa qualcuno poco distante.
-Io sì, qualcosa del genere…- rispose qualcun
altro -E la sposa è fuggita via con il testimone…-
Jenny si volse verso la navata laterale, incrociando le espressioni
divertite di un paio di fotografi, uno appoggiato al cavalletto della
telecamera, l’altro con il viso celato da una grande macchina
professionale. Celato sì, ma non abbastanza da riuscire a
nascondere il sorrisetto che incurvava le sue labbra. Jenny lo
fissò confusa e quello approfittò della magnifica
inquadratura frontale per immortalare il bel volto della sposina: il
lampo del potentissimo flash quasi l’accecò.
Accanto a lei Mark non si accorse di niente, completamente estraneo a
tutto quello che lo circondava perché troppo occupato a
discutere imperterrito con il sacerdote in paramenti da cerimonia,
incolpando lui di tutto. Ma quando, con la coda dell’occhio,
la vide barcollare, le agguantò un gomito con una stretta
d’acciaio che la fece gemere e la sostenne in piedi al suo
fianco.
-Non ci provare…- sibilò secco, l’idea
che Jenny volesse sfuggire a quella situazione imbarazzante con un
teatrale svenimento, complicando ancor più le cose.
Tornò a rivolgersi al prete -Lei si è certamente
sbagliato… Probabilmente si tratta di uno scambio di
persona. Non sono io il suo fidanzato, non ho mai pensato di
sposarla… Io non voglio sposarmi!-
La signora Landers, seduta subito alle spalle della coppia, udendo le
secche parole del figlio gemette.
-Che sciagura!-
Sebbene completamente intontonito, Mark riconobbe la voce di sua madre,
si volse in cerca di lei, la vide insieme alla sorella e
scavalcò, rovesciandolo sul tappeto, il sedile imbottito di
velluto blu che aveva occupato fino a pochi istanti prima.
Trascinandosi dietro Jenny, gli occhi ancora socchiusi e lacrimanti, la
raggiunse e si fermò davanti a lei.
-Ma’, che diavolo sta succedendo qui?-
Quelle parole provocarono un immediato e inquietante brusio tra gli
ospiti che occupavano i primi banchi da quel lato. Parecchi colli si
allungarono verso di loro: gli invitati non volevano lasciarsi sfuggire
neanche una parola.
La signora Landers lo guardò negli occhi. Le assurde parole
di Mark l’avrebbero resa protagonista dei pettegolezzi non
soltanto del quartiere ma dell’intera prefettura. Le vicine e
i parenti avrebbero parlato di lei e Mark per almeno due mesi,
rielaborando l’accaduto quanto bastava per renderlo
più interessante e fantasioso. Scoppiò
improvvisamente in lacrime, lasciando di stucco il ragazzo.
-Mamma, che ti prende ora?-
-Ma… Mark…- si lamentò Jenny con gli
occhi ancora sofferenti, stringendogli il braccio per richiamare la sua
attenzione. Si passò una mano guantata sul viso e riprese a
guardarsi intorno, scrutando i volti degli invitati alla ricerca
Philip. Il ragazzo doveva assolutamente essere lì da qualche
parte: non poteva averla lasciata sola in un pasticcio simile.
-Perché mi fai questo?- le spalle della signora Landers
erano scosse dai singhiozzi -Perché un dispiacere del genere
alla tua povera mamma?-
Accanto a lei la figlia le porse un fazzoletto e la donna se lo
passò sul viso per asciugarsi le lacrime.
-Questo cosa? Che dispiacere?- Mark la guardò frustrato
-Cos’è questa farsa? Cosa ci faccio qui? Sposato
per giunta? E perché proprio con Jenny?- un pensiero
improvviso gli balenò nella mente e si volse verso la
ragazza, a cui stringeva ancora la mano -Cosa diavolo hai combinato?-
-I… Io?- lo fissò sconcertata.
-Sì, tu.- certo, se lui non era stato, la colpa doveva
essere certamente sua -In qualche modo devi avermi incastrato
e…-
-Mark!- la signora Landers sollevò gli occhi dal fazzoletto
bagnato e posò sul figlio uno sguardo di fuoco -Non
rivolgerti così a tua moglie!-
-Moglie?!- le fece eco.
Jenny fece un passo indietro e barcollò, indecisa se svenire
o darsela a gambe. Le insinuazioni di Mark avevano finito di
confonderla e ora la testa le doleva. Dietro di loro gli ospiti
formavano un muro compatto e lei cominciava a sentirsi soffocare. Ad
aggiungere altro scompiglio, intervenne il prete armato di crocefisso e
tutti gli strumenti del mestiere che agitò con fervore
davanti ai due novelli sposi, convinto che i ragazzi fossero finiti
sotto l’influenza del maligno a causa di chissà
quale diabolico sortilegio.
-Vi aiuterò!- esclamò inzuppandoli con
l’acqua santa.
-Ehi! Ehi! Di qua!- il grido improvviso riuscì a superare la
confusione, arrivando alle orecchie della coppia -Ehi! Ehi! Ehi!-
continuò insistente finché non fu certo che lo
avessero udito.
Fu Mark ad individuare per primo il braccio che si agitava
all’impazzata sopra le teste degli invitati. Socchiuse gli
occhi, mise a fuoco lo sconosciuto saltellante e riconobbe Bruce.
Stringendo la presa intorno al polso di Jenny, a spintoni e gomitate si
fece largo tra gli invitati raggiungendo faticosamente Harper,
l’uscita della chiesa e la salvezza.
-Aspettate! Dove andate?- la madre di Mark li inseguì sulla
scalinata.
Gli ospiti e il prete le furono subito dietro e rincorsero i tre lungo
la stradina di campagna che dalla collina della piccola chiesa,
scendeva serpeggiando tra sterminate coltivazioni di granoturco pronto
al raccolto.
-Come ci si sente da sposati?- Bruce li guardò, poi dietro
di loro scorse gli invitati, o almeno buona parte di loro. Li
inseguivano, decisi a riacciuffarli per riportarli davanti
all’altare e non perdere così il succulento
banchetto che avrebbe chiuso il matrimonio -Accidenti che ossi duri!-
Jenny si voltò indietro e incespicò nel vestito.
Per poco non finì a terra. Mark se ne accorse, si
fermò e tornò accanto a lei. Si chinò
a sollevarle il velo e lo strascico e glieli mise in mano
perché non la intralciassero.
-Non potevi metterti qualcosa di più comodo?-
Lei replicò acida.
-Se avessi saputo che sarebbe finita così, lo avrei
sicuramente fatto!-
-E come pensavi che sarebbe finita?-
-Veramente non pensavo neppure che sarebbe cominciata…-
-Non far finta di non sapere nulla, devi entrarci qualcosa per
forza…- Landers gesticolò innervosito e gli occhi
gli caddero sul cerchietto d’oro intorno
all’anulare della mano sinistra -La fede no!-
esclamò scioccato. Cercò di sfilarselo ma non ci
riuscì.
-Ehm…- Bruce richiamò la loro attenzione, gli
occhi preoccupati sugli inseguitori che si facevano sempre
più vicini -Forse è meglio se…-
Jenny non gli diede il tempo di continuare, le parole di Mark
l’avevano ferita.
-Io? E secondo te come avrei fatto?- rispose quasi isterica -Non
penserai che sia stata io ad organizzare tutto questo a tua insaputa!-
un frastuono improvviso e infernale la costrinse ad urlare -Come avrei
potuto fare?-
Vennero investiti da un vento vorticoso che alzò da terra
polvere, foglie e tutto ciò che non resistette a quelle
folate scatenate. Anche il vestito di Jenny si sollevò in
aria e cominciò a svolazzare come una bandiera,
attorcigliandosi attorno al suo esile corpo.
-Vi serve mica un passaggio?- Benji si sporse dalla fusoliera di un
piccolo elicottero bianco e blu che si librava sopra le loro teste,
creando un frastuono infernale.
Mark alzò il viso, riconobbe l’inconfondibile
cappellino di Price e sollevò una mano per ripararsi gli
occhi dalla polvere.
-Cosa diavolo ci fai lì sopra?-
-Benji, che fortuna!- Jenny non riuscì a credere a tanta
buona sorte e gli sorrise felice per averla scampata. Alle loro spalle
la marea di gente continuava a correre verso di loro. Poche decine di
metri e sarebbero stati riacciuffati e riportati in chiesa -Ci fai
salire?- scostò spazientita il velo che continuava a
svolazzare qua e là finendole sul viso.
-Certamente! Sono qui apposta!- si abbassò ancora un
po’ finché fu sufficientemente vicino a terra da
permettere alla giovane di posare una scarpetta candida sul pattino
d’acciaio e issarsi a bordo, aiutata da Mark e Bruce.
-Giù le mani!- esclamò sgomenta, sentendo
qualcuno premerla sulle natiche. Rimase precariamente e pericolosamente
aggrappata all’elicottero, si volse ed incenerì
entrambi con un’occhiataccia.
-Vuoi darti una mossa?-
Mark le afferrò una caviglia, la sollevò
all’improvviso e la scaraventò
all’interno del velivolo. Jenny rotolò sui sedili
in un miscuglio di pizzo, sete e veli e finì dalla parte
opposta dell’abitacolo, schiacciata contro il vetro del
finestrino.
Poi Landers si issò sull’elicottero, prendendo
posto accanto alla ragazza e tese la mano a Bruce che con
un’agilità che nessuno si sarebbe mai aspettato,
tanto meno lui stesso visto quanto l’elegante vestito scuro
lo impacciasse, saltò a bordo e si sedette accanto a Benji,
al posto del copilota.
Il portiere diede una spinta allo sportello facendolo scorrere sui
binari finché non si chiuse, afferrò la cloche
con tutte e due le mani e si sollevò nel cielo.
-Da quando in qua sai pilotare un elicottero?- domandò Mark
meravigliato, senza degnare di uno sguardo la sposina seduta al suo
fianco.
Jenny cercò di emergere dalle pieghe del vestito in cui era
sprofondata. Non ci riuscì.
-Mi aiuti?-
Landers si limitò a lanciarle un’occhiataccia,
aspettando inquieto la risposta di Benji. Ma poi, sentendola sbuffare e
vedendola davvero in difficoltà, arrotolata
com’era nello strascico e nei merletti, le si
accostò. Con tanta fatica da parte di entrambi, Jenny
riuscì a togliersi il velo che le si era avvolto attorno,
appallottolarlo spazientita e gettarlo alle sue spalle.
-Sei arrivato proprio al momento giusto!- si congratulò
Bruce, allacciandosi la cintura mentre il portiere virava per librarsi
sulla chiesa e sulle teste degli invitati, tutti a naso in su.
Benji passò rasente ad un albero, facendo volare via
cinguettando tutti i suoi occupanti. Sotto di loro c’era una
donna che si sbracciava e gridava disperata.
-Quella non è tua madre, Landers?-
-Sì…- Mark la salutò agitando la mano.
-Mark! Dove stai andando?- la disperazione fu tale che le sue parole
raggiunsero gli occupanti dell’elicottero, superando il
frastuono assordante dei rotori.
-In luna di miele!- urlò Bruce con un grande sorriso,
sporgendosi dal finestrino e ricambiando il saluto.
Price passò intorno al campanile, poi riprese quota e si
sollevò nell’immensità del cielo blu.
Scampato il pericolo, Mark si lasciò cadere esausto sulla
spalliera del sedile, ormai al sicuro.
-Dicevo…- riprese -Da quando hai la patente di volo?-
Il portiere accennò un sorriso.
-Mai avuta.-
Bruce, accanto a lui, divenne cadaverico.
-TU SEI COMPLETAMENTE FUORI!- Mark si aggrappò con le unghie
al sedile del pilota, il volto contratto dal terrore e una voglia pazza
di gettare nel vuoto quell’incosciente.
-Non gridare… È tutto sotto controllo.-
-Be… Benji…- balbettò Jenny, bianca
come il vestito che indossava. Non aveva mai sofferto il mal
d’aria ma ora stava così male che se avesse potuto
avrebbe vomitato -Sei sicuro?-
-Certo Jenny, stai tranquilla!-
-SPIEGAMI COME DIAVOLO POSSIAMO STARE TRANQUILLI SE FINIREMO PER
SCHIANTARCI AL SUOLO!- urlò Mark coi capelli dritti dalla
paura.
-Ti ho detto di non gridare, mi distrai!- Benji spinse avanti la cloche
e l’elicottero si piegò in picchiata. Poi la
ritirò bruscamente indietro, mandando Landers a gambe
all’aria.
Bruce chiuse gli occhi e cominciò a pregare.
-È la fine… è la fine…-
-Prima di morire voglio il divorzio…- piagnucolò
Jenny, aggrappandosi alla cintura di sicurezza appena allacciata.
-Anch’io!- Mark si tirò su seduto, massaggiandosi
un bernoccolo spuntatogli in quell’istante sulla fronte.
Benji lanciò un’occhiata veloce ai sedili
posteriori.
-Non capisco dove sia il problema. Se voi due siete sposati…
e lo siete vero? Perché io non posso pilotare un elicottero?-
Bruce aprì gli occhi e fissò l’amico
sollevato, quasi entusiasta.
-Certo! Non fa una piega!-
Il portiere continuò, la voce carica di divertimento.
-Se la prossima volta non mi invitate alla cerimonia, vi
lascerò a piedi.-
-Prossima volta? Quale prossima volta?- Jenny lanciò,
un’occhiataccia indignata a Mark -Una è
già troppa!-
-Non vedo l’ora di vedere la faccia di Callaghan quando lo
saprà.-
Il commento di Benji ebbe il potere di ammutolire la coppia appena
dichiarata e ci vollero parecchi minuti prima che qualcuno rompesse il
silenzio. Lo fece Bruce, mentre osservava il paesaggio boscoso che
scorreva veloce sotto di loro.
-Dove stiamo andando?-
-Non ne ho idea.-
Jenny osservò i tetti di un piccolo paesino apparire tra gli
alberi e scomparire in pochi istanti.
-Dove siamo?-
-Non lo so.- il portiere scosse la testa -Se lo sapessi saprei anche
dove andare…-
-Non c’è una cartina da qualche parte?- Mark
ficcò il viso nello spazio tra i due sedili anteriori e
scrutò tutti i buchi dei portaoggetti.
-No, qui davanti no. Ho già cercato.- Benji
inserì il pilota automatico e si volse -Prova a vedere
dietro… qualcosa ci sarà sicuramente.-
-Ci siamo persi?- domandò Jenny affranta, continuando a
lanciare occhiate al di là del vetro.
-Per perdersi bisogna sapere dove si è diretti.-
-Sei così rassicurante…- gli sorrise lei -Hai
sempre una risposta per tutto.-
L’appunto a Mark diede fastidio, ma fece finta di non
sentirla e continuò a frugare ovunque finché per
cercare anche sotto il loro sedile, con un gesto brusco e spazientito
le sollevò gli innumerevoli strati di gonne che invadevano
tutto lo spazio disponibile. Lei sussultò,
arrossì e lo colpì sulla mano che aveva afferrato
il vestito.
-Ehi! Che stai facendo?-
Landers alzò gli occhi adirato e la mollò.
-Non riesco a vedere niente con tutta questa stoffa!-
-Sì, d’accordo… Ma ci penso io!-
-Guarda Jenny che può farlo…- rise Bruce che
aveva visto -È tuo marito…-
Due paia di occhi di fuoco lo fecero ritrarre. Si volse intimorito e
tornò a fissare il cielo davanti a sé.
-Eccola!- Mark sollevò una mappa,
l’aprì e la esaminò, cercando invano un
punto di riferimento o qualcosa che potesse aiutarlo a capire dove
diavolo fossero.
Jenny si allungò incuriosita verso la cartina, sfiorandogli
il collo con i petali vellutati dei fiori dell’acconciatura.
Il suo profumo gli solleticò le narici.
-Allora? Dove siamo?-
Mark l’allontanò bruscamente e si tirò
indietro.
-Non starmi appiccicata!-
Lei spalancò gli occhi offesa e si mise in piedi con un tale
impeto che l’elicottero oscillò, facendo gemere
Bruce. Piegato da un lato, il velivolo perse quota. Jenny si
aggrappò ai sedili, lo stomaco in gola, immobilizzata dal
terrore, finché Benji, la cloche tra le mani, con
un’abile manovra riuscì a stabilizzare
l’apparecchio.
Mark si volse a guardarla bluastro. La cartina si era accartocciata tra
le sue dita.
-Sei pazza?-
Lei non lo sentì neppure. Si chinò verso Bruce.
-Scambiamoci il posto o rischio di aprire lo sportello e fare una
sciocchezza.-
-Alla faccia della crisi del settimo anno…- rise Benji.
Jenny si scostò per far passare Bruce. Impacciata dal
vaporoso vestito da meringa, scavalcò a fatica lo spazio tra
i due sedili anteriori, sollevando l’abito più che
poté fino a lasciare intravedere su, oltre il ginocchio, le
merlettate giarrettiere di pizzo bianco. Quando si fu seduta al nuovo
posto risistemò con pazienza le gonne che avevano ricoperto
una buona metà degli strumenti di volo.
Benji le lanciò un’occhiata carica di approvazione.
-Niente male davvero… È proprio vero che la
biancheria delle spose ha un fascino tutto partico… ouch!-
Qualcosa lo colpì forte sulla testa e quando si volse vide
la mano di Mark ancora sollevata, gli occhi dell’amico che
lampeggiavano di fastidio.
-Insomma Landers, fai pace con te stesso! Non puoi negare il tuo
matrimonio e poi fare il marito geloso!-
-Ha ragione.- Bruce annuì, tirando fuori dalla tasca della
giacca una graziosa bomboniera. Sciolse il laccetto di raso e si
ficcò in bocca un confetto -Buoni, dove li avete comprati?-
I tre si volsero a guardarlo.
-Danne uno anche a me.- Benji allungò una mano e lui si
affrettò ad ubbidire.
Anche Jenny si volse per prenderne uno e incrociò gli occhi
di Mark che la fissava sbigottito.
-Oh, insomma!- scoppiò -Smettila di guardarmi
così! Sembra che tu abbia sposato un mostro!-
La voce del ragazzo risuonò di nuovo leggermente stridula.
-Il problema non è chi ho sposato, ma l’essermi
sposato! Anche se non capisco come mai abbia sposato proprio
te…- scosse la testa, si sfilò la cravatta dal
collo e si slacciò un paio di bottoni della camicia bianca,
ormai ridotta ad uno straccio fradicio di sudore. Vedendo che la
situazione caldo non migliorava, si sfilò anche la costosa
giacca nera e la lanciò dietro a far compagnia al velo da
sposa.
Benji prese un altro confetto e posò gli occhi su Mark.
-Tra voi due c’è sempre stato qualcosa. Callaghan
aveva ragione ed avrebbe dovuto stare più attento. Mai
fidarsi degli amici.-
Bruce ci mise del suo.
-In ogni caso Jenny non ha tutti i torti. Non sei per niente gentile,
con lei.-
-Diamine Harper, chiudi quella ciabatta!- Mark gli ficcò in
gola un altro confetto, rischiando di farlo strozzare.
Benji rise, poi decise di tornare al problema di partenza.
Già da un po’ sotto di loro non si vedevano altro
che alberi di tutte le sfumature del verde e di una ventina di specie
diverse.
-Allora, dove siamo?-
Mark recuperò la mappa e l’aprì di
nuovo, lisciando i margini che aveva accartocciato.
-Ah… ecco…- assunse un’espressione
concentrata -Siamo qui.-
Jenny si volse indietro a guardarlo.
-Qui dove?-
-Beh, qui!- insistette lui, limitandosi ad indicare un punto sulla
pianta.
-Landers, sei scemo o cosa?- infierì il portiere,
continuando a mantenere una rotta che non solo non sapeva dove li
avrebbe portati, ma che non aveva idea se fosse quella giusta o meno
-Dove dobbiamo andare?-
-Sempre dritto.-
-Sempre dritto? Vuoi dire nord?-
-Tu va’ sempre dritto…-
-Questo posto ha un maledetto nome oppure no?-
-No.-
-Maledizione, razza di somaro!- sbottò Benji -Non sei
neanche capace di leggere una stupidissima cartina!- gliela
strappò di mano e l’aprì sulle proprie
gambe, restando a guardare sconcertato un pallino rosso lampeggiante
sormontato da una scritta nera “SIETE QUI” che si
muoveva sulla carta insieme al cerchietto, seguendo pian pianino il
loro percorso. Più in alto una freccetta blu indicava la
strada che dovevano percorrere: “DA QUESTA PARTE”.
Il volto di Benji si trasformò in una maschera inespressiva.
Senza dire una parola e con gli occhi fissi davanti a sé,
chiuse la carta e la porse a Jenny che lo fissava preoccupata.
Mark sogghignò.
-Hai visto, idiota? Che ti avevo detto? Sono ingradissimo di leggere
una stupida mappa…-
-E chi non saprebbe farlo?- il portiere cominciò per la
prima volta a chiedersi in che razza di incubo fosse finito. A questo
punto l’unica cosa da fare era andare avanti e trovare
qualcuno che potesse tirarli fuori dai guai…
perché qualcun altro doveva pur esserci da qualche parte!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Password: hill ***
Leaves Time
password:
hill
-Che splendida serata… non è vero, Holly?-
Patty si asciugò le mani nel grembiule annodato in vita e si
affacciò sulla porta spalancata della piccola casa.
Osservò estasiata il disco rosso del sole al tramonto che
calava pigramente dietro le montagne. La casetta di legno col camino in
pietra sorgeva su una collina circondata da boschi verdi e tranquilli.
Intorno non c’erano altre abitazioni e gli unici rumori che
spezzavano il silenzio erano il gorgoglio rilassante
dell’acqua cristallina del torrente che scorreva su un lato
della casa, il cinguettare degli uccelli e il frusciare del vento tra
le foglie degli alberi. Quel luogo era veramente il paradiso.
Holly si alzò dal tavolo, raggiunse la ragazza e le
circondò le spalle con un braccio.
-Davvero stupendo… e anche molto romantico…- le
disse con un sorriso che la mandò in estasi.
Si baciarono finché uno sgradevole odore di bruciato non
arrivò alle loro narici e quando divenne così
pungente da farla tossire, Patty si staccò dal fidanzato,
spostò gli occhi sulla campagna deserta e si chiese se nel
bosco fosse scoppiato un incendio. Non vide fumo da nessuna parte e
all’improvviso si ricordò dell’arrosto
che aveva lasciato a cuocere nel forno.
Piombò nel panico, le sfuggì un gemito e spinse
via Holly con una tale foga che il ragazzo, sbilanciato
all’indietro, inciampò sul gradino della soglia e
cadde malamente, finendo con la nuca contro lo stipite della porta. La
sua testa risuonò con uno schiocco.
Patty piombò in cucina. Fiamme arancioni si levavano dal
forno insieme a colonne di fumo nero. Fu un attimo. Le scintille
raggiunsero il ripiano di legno, le tende della finestra e i pensili in
noce. Nel giro di un secondo tutto fu avvolto dal fuoco.
Arretrò spaventata, piangendo e tossendo, soffocata dal fumo
che aveva intriso l’aria.
-Holly!- invocò terrorizzata -Holly! Holly!!-
Lui non accorse perché non la sentì. Era rimasto
a terra mezzo intontito dall’urto, incapace di reagire e di
tirarsi su.
Con gli occhi arrossati e pieni di lacrime, Patty riuscì a
raggiungere il lavandino continuando a chiamare il fidanzato.
Aprì l’acqua e la gettò sul fuoco
creando altro fumo e inquietanti sfrigolii. Il legno dei
mobili era secco e stagionato e stava bruciando come carta. Patty
indietreggiò verso la porta e rendendosi conto di non poter
fare più niente, abbandonò la cucina. Il mobilio
ardeva scoppiettando e le fiamme, sempre più alte,
arrivarono presto a blandire le travi del soffitto.
-Holly! Accidenti Holly!- gridò in lacrime, assistendo
impotente a quel terribile spettacolo, a quello sfacelo. Gli occhi
fissi sull’incendio, indietreggiò fino alla porta
d’ingresso, dove aveva lasciato il ragazzo. Voltandosi in
cerca di lui, lo vide a terra. Sussultò.
-Holly!- lo raggiunse impaurita e cercò di riscuoterlo.
Lui non reagì in nessun modo e Patty, rassegnata alla
perdita della casa ma non certo a quella del fidanzato, lo
afferrò per le braccia e lo trascinò
faticosamente nel cortile in un punto in cui né fumo
né scintille potevano raggiungerli. Si guardò
intorno, vide la piccola fontanella dell’aiuola, vi
trascinò accanto il corpo esanime di Holly e gli
gettò in faccia così tanta acqua che lui
tornò in sé per non affogare.
-E… ehi!- si tirò seduto e si portò
una mano alla nuca dolorante.
Patty scoppiò in lacrime e gli si gettò tra le
braccia, stendendolo di nuovo.
-La nostra casetta sta bruciando!- pianse disperata.
Holly sollevò il viso e guardò incredulo le
fiamme che si levavano alte dalla loro piccola dimora di legno, ridotta
ormai ad un luminosissimo falò.
-Che diavolo è successo?-
-Si è bruciato l’arrosto!- singhiozzò
Patty.
-Un incendio…-
La voce di Mark svegliò Bruce che sonnecchiava stanco
accanto a lui. Lo individuò anche Benji e
cominciò ad abbassarsi verso terra.
-Che fai?-
-Approfitto della luce per scendere…- rispose distratto, i
nervi tesi sulla manovra di atterraggio -Siamo in riserva e sono ore
che sorvoliamo il buio più totale.-
-Ma così finiremo tra le fiamme!-
-Per chi mi hai preso, idiota di un cretino? Pensi che voglia bruciare
all’inferno? Vuoi capirlo o no che se non atterriamo dove
c’è un po’ di luce finiremo per
schiantarci contro qualche albero?-
Mark tacque, tenendo gli occhi sul falò che più
scendevano e più si faceva grande e pericoloso.
-È una casa…- Jenny fissò il suolo
sotto di lei -E laggiù c’è
qualcuno…-
-Molto bene.- s’entusiasmò Benji -Così
finalmente riusciremo a sapere dove diavolo ci troviamo.- si
concentrò nell’atterraggio e non disse
più una parola finché l’elicottero non
si fu posato sull’erba. Allora spense il motore e
aprì lo sportello saltando a terra, desideroso di
sgranchirsi le gambe.
Jenny lo raggiunse stiracchiandosi e osservando le fiamme che stavano
finendo di consumare l’abitazione.
-Che disastro!-
Un attimo dopo anche Mark e Bruce furono accanto a loro.
Patty, in ginocchio accanto a Holly, riconobbe immediatamente il
cappellino del portiere.
-Benji!-
Bruce li vide e corse verso i due.
-Non posso crederci! Che fortuna sfacciata!-
Il gruppetto si riunì e mentre Holly, ancora frastornato e
gocciolante, si metteva in piedi con l’aiuto di Bruce e di
Patty, Benji riprese ad osservare la casa.
-Siete stati voi?-
Patty si asciugò le lacrime e annuì.
-Mi si è bruciato l’arrosto.-
Scoppiarono a ridere tutti, tranne Mark che, accanto a Jenny,
sbuffò sconcertato.
-Ridicolo! Sempre più ridicolo!-
-Come accidenti sei vestito?- Holly lo fissò -Anzi, come
siete vestiti tu e…- al buio non fu in grado di identificare
la macchia bianca che gli era accanto.
Ci riuscì Patty.
-Jenny! Cosa ci fai in abito da sposa?-
-Be’, ecco…-
-Oh, già. Voi non lo sapete…- Benji
guardò divertito i due sposini -Landers e Jenny oggi sono
convolati a nozze…-
-Non c’è niente da ridere!- Mark già
non ne poteva più. Fece un passo avanti e agitò
minacciosamente un pugno in direzione del portiere.
-Fermo, fermo!- lo acchiappò Jenny, trascinata per qualche
metro dalla foga del ragazzo. La seta e il tulle le ondeggiarono
intorno in un’allegra danza -È inutile che te la
prendi con lui, non è mica colpa sua!-
Patty continuò a fissarli incredula.
-Davvero vi siete sposati? E Philip?- si guardò intorno
-Dov’è?-
-Magari lo sapessi!-
Benji pensò che fosse il caso di rassicurarla.
-Se domani anche lui accenderà un falò come
questo, vedrai che lo troveremo.-
Bruce scosse la testa.
-Se fossi in voi io non avrei così fretta…-
sapeva che l’amico non sarebbe stato contento di quel
matrimonio -Comunque comincio ad avere fame… non pensate che
sia ora di cenare?-
Patty gemette e guardò affranta la casetta ormai ridotta in
cenere.
-Il mio arrosto…-
Benji tornò verso l’elicottero.
-Chissà che non ci sia qualcosa da mangiare… da
qualche parte…-
Jenny gli trotterellò dietro speranzosa, il vestito ormai
ridotto ad uno straccio.
-Hai fatto la spesa prima di partire?-
-No.-
Frugarono l’elicottero da cima a fondo, accumulando ogni cosa
che avrebbe potuto essere non solo commestibile ma anche utile.
Trovarono di tutto: cibo, bevande e anche un kit da campeggio per
cucinare. Holly poi, continuando a esplorare l’interno
dell’abitacolo, ne uscì tenendo tra le mani un
graziosissimo piccolo sacchetto di velo candido.
-E questo cos’è?- sollevò
l’oggetto verso il bagliore dell’incendio.
Incuriosita Patty gli tolse l’affarino dalle mani.
-Avete fatto anche le bomboniere?-
Mark, un muso lungo fino a terra, la fissò con le braccia
incrociate sul petto. Non le rispose e le voltò le spalle.
Lei ignorò il suo atteggiamento scortese, sciolse il
nastrino e frugò tra i confetti fino a tirar fuori il
bigliettino che cercava. Riconsegnò la bomboniera a Holly
che ne approfittò per ficcarsi in bocca un confetto,
aprì il cartoncino e lesse:
Mark&Jenny
Oggi sposi
-Accidenti! Ma allora
è proprio vero!-
-Ne dubitavi?- Landers appoggiò la schiena contro il tronco
di un albero che avrebbe voluto piuttosto prendere a testate.
Holly parlò a bocca piena, scuotendo la testa.
-A Philip questa cosa non piacerà per niente…-
-Non c’è altro?- Bruce lanciò
un’occhiata a quello che Jenny e Benji avevano tirato fuori
dal velivolo.
-E cos’altro vuoi?- il portiere si tolse il cappellino e si
passò un braccio sulla fronte per asciugarsi il sudore.
La ragazza accanto a lui lo vide, scosse la testa e riesumò
un fazzoletto. Scese dall’elicottero con un salto, gli
andò vicino e glielo passò il volto accaldato.
Lui si tirò indietro.
-Sai cosa penso, Jenny?-
-Cosa?-
-Che dovresti cercarti qualcosa di più comodo da
indossare… Non che l’abito da sposa non ti doni,
ma certo un è il massimo per fare un viaggio…-
Lei sospirò.
-Ci avevo già pensato ma non ho trovato nulla.
C’è di tutto ma nessun tipo di
vestito…-
-L’importante è che non moriremo di fame.- Patty
stese un telo a terra e cominciò a fare
l’inventario delle cibarie.
-C’è anche un fornelletto da campo.- Holly
cercò di accenderlo con un fiammifero e Mark si
accostò dubbioso.
-Non ne hai abbastanza di fuoco, Hutton?-
Patty spalancò gli occhi.
-Oh, santo cielo! Come sei elegante! Non me n’ero accorta
prima, ma l’abito scuro ti dona moltissimo!-
Landers la scrutò sospettoso, tentando di capire se dicesse
sul serio o si stesse prendendo gioco di lui. E gli sembrò
sincera…
Cenarono in silenzio alla luce delle ultime fiamme che avevano
consumato l’abitazione rendendola un mucchio di pietre
bruciacchiate, poi riposero al suo posto tutto il riponibile e si
prepararono ad affrontare la notte all’aperto.
-Domani mattina dovremo trovare il modo di fare il pieno.- Benji
s’infilò dentro il sacco a pelo -O non andremo da
nessuna parte.-
Mark ne recuperò un altro e lo aprì a
terra poco lontano.
-Il pieno? E dove?-
-Quello era l’ultimo!- Jenny tornò a mani vuote
dall’elicottero e fissò Landers con uno sguardo
d’accusa.
Lui si fermò come stava, in ginocchio.
-La prima vostra notte di nozze…- rise Bruce divertito.
-Oh, non infierire. Poverini…- li difese Patty -Deve essere
già abbastanza imbarazzante.-
Mark si accorse che i compagni lo guardavano. Sbuffò, si
mise in piedi stizzito e allungò le mani verso le coperte
che aveva steso, verso il letto che aveva appena finito di prepararsi.
-Ma prego!- esclamò seccatissimo -Sia mai detto che io
faccia dormire al freddo mia moglie!-
Jenny si avvicinò guardinga.
-E tu dove dormi?-
-Ma sulla nuda terra, ovviamente!-
Lei esitò.
-Mi dispiace…-
-Non dispiacerti e approfitta, Jenny…- Holly rise
abbracciando Patty e infilando la testa tra i suoi capelli che quel
giorno odoravano un po’ di bruciaticcio.
Jenny gli diede retta. Che altro poteva fare? Si sfilò le
scarpe e cercò di infilarsi nel sacco a pelo, cosa che,
naturalmente, non le riuscì. O lei o il vestito, quella era
la dura realtà. Dopo numerosi tentativi intrapresi sotto gli
occhi divertiti di Mark, alla fine rinunciò e si sedette a
terra, tirando le gambe al petto e appoggiando il mento sulle
ginocchia, gli occhi lucidi di frustrazione.
Il ragazzo se ne stette in silenzio per un po’ ma poi, quando
si accorse che le lacrime avevano preso a rigarle le guance, la
raggiunse.
-Perché piangi?-
-Perché questa situazione è assurda!-
tirò su col naso -Perché odio questo
vestito…- si passò il dorso della mano sugli
occhi -Perché non so che fine abbia fatto
Philip…- abbassò il volto sulle gambe e venne
scossa dai singhiozzi -Perché tu sei insopportabile e credi
che la colpa di tutto sia mia!-
-Ma no… Jenny…- protestò -So benissimo
che la colpa non è tua… Mi sono innervosito e me
la sono presa con te…- le posò una mano sulla
spalla e cercò di consolarla -Vedrai che troveremo Philip.
Se abbiamo trovato Holly e Patty, riusciremo a ripescare anche
lui…-
La giovane annuì e si calmò.
-Ora cerca di dormire…- sollevò la parte
superiore del sacco a pelo e aiutò Jenny ad infilarsi
dentro, lasciando fuori la maggior parte del vestito.
-E tu?- domandò lei vedendolo sedersi al suo fianco.
-Sto qui, non preoccuparti…-
Jenny non si preoccupò e si addormentò
immediatamente.
Nel giro di un’ora si levò una nebbia fredda e
densa. La collina venne avvolta da un’umidità tale
da ammuffire persino le ossa. Bagnato come un pulcino, tremando per il
freddo e temendo di buscarsi una polmonite, dopo aver resistito il
più possibile Mark si arrese. Scostò Jenny e si
infilò sotto le coperte, stringendo poi la giovane contro di
sé per tentare di scaldare con il suo il proprio corpo
scosso da violenti brividi di freddo.
-È quasi un peccato svegliarli.- Benji lanciò
un’occhiata divertita ai due novelli sposi che dormivano
abbracciati nel sacco a pelo.
Bruce annuì.
-Se solo avessi una macchinetta fotografica…-
Detto e fatto. Una fotocamera digitale di ultimissima generazione gli
comparve tra le mani lasciando tutti sbalorditi.
-Stupendo!- il ragazzo se l’accostò al viso,
inquadrò i dormienti e scattò su di loro almeno
dieci foto.
-Harper… Harper! Harper, Harper!!- il richiamo di Benji si
fece sempre più alto e perentorio. Lo braccò
mentre saltellava intorno al sacco a pelo, finché non
riuscì ad acchiapparlo -Come diavolo hai fatto?-
Lui abbassò gli occhi sulla macchinetta fotografica.
-Ho spinto il pulsante! Spero solo che la risoluzione sia buona
perché…-
-Non quello, idiota!-
-Bruce…- si avvicinò anche Holly -Benji vuol
sapere come sei riuscito a far comparire una macchinetta fotografica
dal nulla. E sinceramente vorrei saperlo anch’io.-
-L’avete visto anche voi. Ho detto che la volevo ed eccola
qui…-
-No, dico…- fremette Price -Ti sembra normale?-
L’amico ci pensò un attimo, poi scosse la testa.
-Hai ragione, avrei dovuto chiedere qualcosa di più utile,
come… per esempio…- rifletté
attentamente -Dunque…-
Vedendolo in difficoltà, Patty corse in suo aiuto.
-Il pieno per l’elicottero.-
-Già.- Harper si colpì la fronte con il palmo
della mano -Hai perfettamente ragione. Il pieno.-
Cadde il più assoluto silenzio e i tre rimasero ad aspettare
col fiato sospeso che succedesse qualcosa. Passò un minuto,
ne passarono due, tre… e non comparve nessuna tanica di
benzina, né un distributore o un’immensa
autocisterna.
Bruce sospirò.
-Peccato… Ci avrebbe fatto comodo…- fece
un’ultima foto ai resti ancora fumanti di quella che doveva
essere stata una graziosa casetta e si avvicinò
all’elicottero.
Accantonando momentaneamente il miracolo a cui avevano appena
assistito, i ragazzi ripresero a radunare le loro cose e a caricare il
velivolo.
-Non ci siamo! Non ci siamo!- Benji scomparve all’interno
della fusoliera -Se non sistemate tutta questa roba con un
po’ di criterio non riusciremo mai ad entrarci in sei!-
Holly tornò infastidito verso Patty.
-A volte è peggio di una vecchia zitella.-
-E che qualcuno svegli quei due…- il portiere
fissò il bagaglio con le cinghie di sicurezza
perché durante il volo non viaggiasse di qua e di
là finendo addosso a qualcuno -È ora di alzare i
tacchi!-
Patty annuì e scosse Jenny. La ragazza aprì gli
occhi e si ritrovò tra le braccia di Mark. Lo shock fu tale
che emise un urlo così potente da far perdere almeno tre
anni di vita al giovane consorte. Quello balzò fuori dal
sacco a pelo atterrito, con il cuore in gola per lo spavento.
-Maniaco pervertito!- l’assalì Jenny, scostando il
vestito e alzandosi imbufalita -Hai approfittato che dormissi per
allungare le mani?!- sollevò lo strascico avvolgendoselo
intorno al braccio e si diresse indignata verso l’elicottero.
-Dannata ragazzina!- le gridò dietro Mark -Se vuoi liberarti
di me non hai bisogno di farmi venire un infarto! Ti concedo il
divorzio più che volentieri!- pronunciate quelle parole,
barcollò e si afflosciò a terra come uno
straccio.
-Landers non è fatto per il matrimonio.- inserito il pilota
automatico per mantenere la rotta, Benji si girò a guardare
il ragazzo che giaceva sul sedile posteriore, la testa appoggiata sopra
gambe di Jenny, un fazzoletto bagnato sulla fronte -È
sposato da meno di un giorno e guardate già
com’è ridotto…-
Holly scosse la testa sospirando e lanciò
un’occhiata a Patty che frugava tra i bagagli, in cerca della
valigetta dei medicinali.
-Sei sicuro che ci sia, Benji?-
-Certo! L’ho vista ieri…-
-Non riesco a trovarla.-
-Non è un grande problema…- Price
lanciò un’occhiata a Bruce -Coraggio, falla
apparire!-
L’amico lo fissò sconcertato.
-Su su! Hai fatto materializzare una macchinetta fotografica, hai
riempio il serbatoio di carburante… ora trova
un’aspirina.-
-Non so se…- l’altro cominciò a temere
quello strano dono. E se non avesse funzionato?
-Eccola, l’ho trovata!- si fece sentire Patty trionfante,
togliendolo miracolosamente dai guai.
Mark si mosse, gemette e socchiuse gli occhi, posandoli sui contorni
confusi di un viso chino su di lui.
-Tutto bene?- il volto sfocato mosse le labbra e riconobbe la voce di
Jenny.
-Sì, più o meno…- cercò di
tirarsi su ma restò incastrato in quella posizione, con le
gambe bloccate dietro il sedile di Benji.
-Tieni, prendi questa.- Patty gli ficcò in bocca una
compressa e allungò un bicchiere d’acqua
all’amica che l’aiutò a tirarsi su e a
bere.
Mark riuscì a mettersi seduto.
-Cos’era?-
-Hai la febbre…- Jenny gli appoggiò il fazzoletto
bagnato sulla fronte e lo tenne fermo lì -Era
un’aspirina.-
Bruce lo fissò malizioso.
-Che hai combinato stanotte?-
-Vuoi proprio saperlo?- il compagno annuì incuriositissimo
-Sono morto di freddo!- lanciò un’occhiata
accusatrice a Jenny e le guance già rosse di febbre gli si
imporporarono ancor di più -Mi sono infilato nel sacco a
pelo semplicemente perché stavo gelando!-
Anche lei arrossì, in preda ad un tenue senso di colpa.
-Mi dispiace…-
-Che poi…- Landers la osservò attentamente
ovunque -Se anche avessi voluto allungare le mani, spiegami come avrei
potuto fare! Sei più imbottita di un materasso!-
-Può darsi…- intervenne Benji con tono saccente
-Ma se tu avessi dato un’occhiata a quello che
c’è sotto l’imbottitura,
sicuram…-
La pezza bagnata volò dalla fronte di Mark al il viso di
Benji. Lui si scostò, urtò la cloche con un
ginocchio e disinserì il pilota automatico.
L’elicottero sussultò e cominciò
rapidamente a perdere quota. Price reagì immediatamente e lo
risollevò a fatica. Poi si volse a guardare Mark,
pallidissimo.
-Volete smetterla una buona volta di infastidirmi? Non vedete che
è pericoloso distrarmi?-
Landers lo fissò indignato.
-Sei tu che stai dando fastidio a noi!-
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Password: ocean ***
Leaves Time
password:
ocean
Osservando le pinne dorsali dei due squali che nuotavano ormai da ore
intorno al relitto, il ragazzo si chiese quanto sarebbe stato doloroso
morire sbranato da quegli orribili pesci. Da un giorno e mezzo si
trovava sulla zattera, sotto i raggi roventi del sole, esposto al
freddo della notte, senza cibo né acqua. Da qualche ora
all’orizzonte scorgeva la linea scura della terra che
all’inizio gli aveva acceso una speranza di salvezza,
infrantasi rapidamente nel momento in cui si era reso conto che senza
un remo o una vela gli sarebbe stato impossibile raggiungerla.
La corda marcia che teneva legati i tronchi si lacerò ancora
una volta e lui ritrasse di scatto i piedi mentre il legno su cui li
aveva tenuti appoggiati finora si staccava dagli altri e si allontanava
tra le onde. Chiuse gli occhi e giacque immobile, aspettando una fine
che ormai doveva essere vicina. La gola riarsa gli bruciava ad ogni
respiro, la fame era tale che lo stomaco aveva smesso di brontolare
dalla sera precedente e ora, ad intervalli regolari, era assalito da
violenti crampi. La sua pelle era irritata dai minuscoli granelli di
salsedine che impregnavano anche i jeans e la camicia e i capelli neri
si erano divisi in ciocche per l’umidità. Il sole
abbagliante splendeva sulle onde e gli riverberava negli occhi
accecandolo e quel silenzio assoluto rotto soltanto dal tenue
gorgogliare del mare gli provocava allucinazioni auditive
così realistiche che se non fosse stato certo di essere
nella desolazione oceanica più assoluta, avrebbe giurato di
sentire il rumore di un motore farsi sempre più vicino.
Sarebbe prima impazzito e poi morto oppure il contrario?
Solo quando il frastuono diventò insopportabile e venne
accompagnato da raffiche di vento tali da agitare la distesa
d’acqua e la zattera che restava zattera per miracolo,
spalancò gli occhi e alzò la testa. Sopra di lui
un elicottero bianco e blu si avvicinava rapidamente fendendo
l’aria. Balzò in piedi così
all’improvviso che un altro tronco si staccò dal
relitto, rendendo la piattaforma ancora più instabile.
Scossa dalle onde create dalle raffiche di vento dei rotori, la zattera
si agitò furiosamente sotto il giovane che solo per un pelo
riuscì a non finire in pasto agli squali.
-Ehi!- lo salutò Benji affacciato al posto di guida -Non
vorrai farti un bagno proprio ora!- e senza aspettare risposta
virò, voltò l’elicottero e
avvicinò all’amico il lato opposto della
fusoliera.
Lo sportello si spalancò e Jenny comparve in un vortice di
merletti candidi, come un angelo sceso dal cielo per portarlo in salvo.
-Philip! Philip!- gridò tendendo le braccia, mentre il
vestito svolazzava intorno a lei incorniciando la sua figura minuta.
Rendendosi conto che non stava sognando, Callaghan quasi pianse di
sollievo.
-Jenny!-
-Scendi ancora un po’…- ordinò Holly a
Benji, valutando la distanza tra loro e il naufrago.
-Ok, ma ti avverto che non siamo equipaggiati per un ammaraggio e che
se tocchiamo l’acqua coliamo a picco come il Titanic.-
-Il Titanic non era una nave?- domandò Bruce confuso.
-Grazie per l’avvertimento Price…-
replicò Mark febbricitante, circondando con un braccio i
fianchi di Jenny che nell’entusiasmo di aver ritrovato il
fidanzato, si spencolava nel vuoto rischiando di cadere in mare. Con
tanta fatica e altrettante proteste da parte di lei, riuscì
a scostarla e a prendere il suo posto. Si allacciò la
cintura di sicurezza intorno alla vita e allungò un braccio
verso Philip, perché potesse aggrapparvisi e salire a bordo
-Coraggio!- lo incitò.
L’altro annuì e tese le mani verso
l’amico. Un attimo prima di afferrarlo, un luccichio
all’anulare sinistro attirò inopportuno la sua
attenzione.
-Cos’è quello?-
-Cretino! Che domande fai? Ti sembra il momento?- Mark lo
issò sull’elicottero. Nell’attimo stesso
in cui il piede di Philip lasciava la zattera, le corde cedettero e i
tronchi si sparpagliarono tra le onde.
-Oh, Philip!- Jenny gli si gettò tra le braccia in un
turbinio di veli che quasi soffocarono Mark, seduto tra loro.
-Ehi! Un attimo!- Landers si slacciò la cintura di sicurezza
e sgusciò sui sedili sotto di lei per allontanarsi il
più possibile dalle loro effusioni.
Holly allungò una mano e spinse in avanti lo sportello
spalancato per richiuderlo.
-E ora dove andiamo?- domandò Bruce al portiere.
-Controlla la cartina.-
-Devi tornare indietro, verso terra.-
-Ricevuto.- Benji inserì la rotta, attivò il
pilota automatico e si volse ad osservare Philip -Stai bene?- era
così esausto da riuscire a malapena a ricambiare
l’entusiasmo di Jenny.
-Sì.- si guardò intorno -Avete
dell’acqua?-
-Abbiamo tutto.- Patty gliene porse una bottiglia.
Philip ne trangugiò una buona metà e si
fermò soltanto quando Jenny gliela tolse dalle mani.
-Non così tanta tutta insieme…-
Un po’ ristorato lui annuì, poi la
guardò con più attenzione.
-Cos’hai addosso?-
Lei si irrigidì.
-I… In che senso?-
Solo il fruscio della mappa che Bruce stava ripiegando interruppe il
silenzio di quel tragico momento.
-Che vestito è?-
-Un vestito da sposa…- si agitò a disagio sul
sedile e lanciò a Mark un’occhiata involontaria
che venne immediatamente notata.
Philip notò anche l’abbigliamento
dell’amico, capì e sussultò
frastornato. Afferrò la mano sinistra di quella che era
diventata improvvisamente la sua ex fidanzata, si allungò
verso Landers dall’altro lato, recuperò anche la
sua e osservò le due fedi.
-Che accidenti significa questo?-
Mark ritirò subito la mano.
-È stato un caso.- gli volse le spalle per puntare il suo
disagio sulla distesa azzurra dell’oceano.
Quella risposta priva di senso fece perdere a Philip tutto il controllo
che stava cercando disperatamente di mantenere. Si sporse oltre Jenny,
acchiappò Mark per la camicia bianca e lo scosse in malo
modo.
-Ci si sposa per caso?-
-Ci si sposa in due!- gli strinse il polso e gli fece mollare la presa
-Rivolgiti anche a lei! Questo…- e indicò
l’anello -Non me lo sono messo da solo!-
-Vigliacco…- lo rimproverò Benji.
Landers udì l’insulto ma non gliene
importò. Quella febbre lampo lo aveva sfiancato e non aveva
nessuna voglia di litigare per qualcosa che lui stesso non solo non
capiva, ma non era neanche in grado di spiegare.
Philip, da parte sua, riconoscendo che Mark non aveva tutti i torti,
tornò a fissare Jenny.
-Allora?-
Lei strinse le spalle.
-Cosa vuoi che ti dica?-
-Ah, non so! Fai tu!-
-Assaggia un confetto!- Bruce gli porse la bomboniera -Senti che buoni!-
-Dannazione Harper!- saltò su Mark -Quante ne hai rubate?-
-Cosa te ne importa? Li avete comprati per mangiarli, no?-
-Ma non perché ti ci rimpinzassi in questo modo!-
-Mark, lascialo in pace.- intervenne Jenny -Sono molto più
contenta che li mangi lui piuttosto che quegli avvoltoi che erano in
chiesa.-
Landers divenne paonazzo.
-Come diavolo ti permetti di dare dell’avvoltoio a mia madre
e ai miei fratelli?-
-Ahi ahi!- Benji scosse la testa -Ha toccato la sacra
famiglia…-
-Non loro, idiota! Non intendevo loro…- Jenny
incrociò le braccia -Non capisci niente, come al solito.- si
volse adirata verso Philip che li fissava sconcertato -Che
c’è?-
Il giovane riacquistò tutto il suo sangue freddo.
-Sto ancora aspettando spiegazioni!-
Lei abbassò gli occhi dispiaciuta.
-Io non so spiegarti…- disse con un filo di voce -Non ci
capisco niente…-
Philip cominciò a sospettare che i due gli avessero sempre
nascosto qualcosa.
-Assurdo! Vi siete sposati e non sapete perché?- il suo tono
fu così velenoso che Jenny sussultò.
-Insomma Callaghan!- tonò a protestare Mark, già
stanco di sentirlo. Se non avesse messo definitivamente fine a quel
fastidiosissimo terzo grado, il compagno sarebbe andato avanti
così per tutta la giornata -Smettila di fare domande
cretine! Almeno fino a quando non riuscirai a spiegarci per quale
motivo ti abbiamo ripescato su una zattera sgangherata in mezzo
all’oceano!-
Philip ammutolì, incapace di rispondere. Apparentemente
ridotto al silenzio, voltò le spalle ai due e rimase a
guardare il mare al di là del vetro, rifiutandosi di alzare
gli occhi persino su Jenny.
-Perché non ci fermiamo per mangiare?- suggerì
Bruce.
Patty annuì d’accordo.
-Però trova un bel posto, Benji. Possibilmente pianeggiante
e con un prato.-
-Se ci fosse anche qualche alberello a fare ombra sarebbe meglio.-
Holly cercò il luogo adatto puntando gli occhi verso il
basso, al di là del vetro.
-E che non sia troppo lontano da una sorgente.- aggiunse Jenny esigente.
Il portiere non gradì le loro pretese.
-Perché lo domandate a me? Le richieste impossibili vanno
fatte a Harper!-
-Bruce, mi raccomando, allora…- gli sorrise Patty
accattivante -Datti da fare!-
L’amico sospirò e aprì di nuovo la
pianta, sperando che quel pezzo di carta gli suggerisse la direzione da
prendere. La freccetta lampeggiava indicando l’ovest e dopo
aver dato la rotta al pilota, si ficcò in bocca un altro
confetto.
-Cominciano a non bastarmi più.- osservò
l’orologio. La fame stava arrivando perché era
ormai ora di pranzo.
Jenny lanciò l’ennesima occhiata a Philip che
continuava a voltarle le spalle e non aveva più parlato da
quando Mark lo aveva zittito. Continuando a osservare il paesaggio
sotto a loro si tormentava nervosamente le mani, la sua schiena era
rigida e i muscoli del suo volto erano tesi.
Gli si accostò e insinuò una mano tra le sue.
-Sei arrabbiato?-
Lui non l’allontanò ma le rispose con un
sorrisetto sarcastico, senza neanche voltarsi.
-Dovrei esserlo?-
-No. Non dovresti.-
Evidentemente la sua risposta non gli piacque. Afferrò di
nuovo la bottiglia dell’acqua, allontanando così
la mano di lei.
-Signori passeggeri…- Benji manovrò
l’elicottero perché cominciasse la discesa -Ho
trovato il posto che fa per voi. Allacciate le cinture.-
-Aspetta…- protestò Bruce leggendo la mappa -Non
è qui che dobbiamo fermarci…-
-Come no?- il portiere si sporse dal finestrino -Guardate, ci sono gli
alberi, l’erba, il ruscello, tutto quello che avete
chiesto…-
-Sì, ma la freccia dice di proseguire…-
-Proseguiremo dopo. Non troveremo facilmente un altro posto
così.-
-Ma…-
-Bruce…- lo interruppe Patty -Benji ha ragione. Guarda,
è proprio come l’abbiamo chiesto. La cartina ci
sta soltanto indicando la direzione che dovremo prendere
dopo…-
Mentre Bruce alzava le spalle sconfitto, tutti allacciarono le cinture
di sicurezza e restarono a guardarsi intorno in silenzio
finché il velivolo non fu atterrato e poterono saltare
giù.
-Non ne potevo più!- una volta a terra Holly
sollevò le braccia e si stiracchiò -Ero tutto
incriccato.-
Mark si aggirò intorno alle ragazze, già occupate
a stendere i teli sull’erba.
-Si mangia?-
-Soltanto se ci dai una mano.-
Anche Benji le raggiunse.
-Tra quanto è pronto?-
-Be’, poco… e molto di meno se smettete di pensare
che preparare il pranzo sia esclusivamente compito nostro…-
-Io il mio compito ce l’ho già.-
replicò il portiere -E anche molto faticoso…-
-Faticoso…- gli rifece il verso Landers -Non sbatti mica le
braccia per far volare l’elicottero!-
Jenny ignorò i due che continuavano a rimbeccarsi e vide
l’ex fidanzato allontanarsi verso gli alberi e il ruscello.
-Philip, dove vai?-
Lui non le rispose, non si voltò neppure. Raggiunse la
sorgente, si sfilò la camicia e si inginocchiò
sulla riva per lavarsi di dosso la salsedine. Ne era ricoperto e gli
prudeva da morire.
Patty sgomitò l’amica che era rimasta a guardarlo.
-Vai… Approfitta, no?-
-E tu?-
-Verranno ad aiutarmi, non preoccuparti.-
Jenny annuì, tornò verso l’elicottero,
afferrò un asciugamano e raggiunse di corsa il ruscello,
l’abito che le ondeggiava sulle gambe, l’orlo che
accarezzava l’erba. Philip aveva immerso la testa
nell’acqua per togliere il sale dai capelli e si accorse di
lei soltanto quando si tirò su e gli porse
l’asciugamano. Lui lo prese e se lo passò sul
volto senza dire una parola.
-Vuoi che ti aiuti?-
-Gli hai chiesto il permesso?-
-Non sei divertente…-
-Sto parlando sul serio.-
Jenny sospirò, si sedette sulla riva e si
abbracciò le ginocchia, cercando di capire cosa gli passasse
per la testa.
-Ok, allora Mark mi ha detto che posso.-
-Harper, cosa significa questo?-
Il grido infuriato di Benji la fece sussultare. Lei e Philip si volsero
verso i compagni, non riuscirono a udire il concitato scambio di parole
che seguì, ma Patty li chiamò.
-Si parte!-
Ancora gocciolante Philip si tirò su sbuffando, si
asciugò alla meglio e si rinfilò la camicia.
Tornò verso l’elicottero, senza neppure
assicurarsi che Jenny lo stesse seguendo.
-Allora?-
Holly si volse.
-Non abbiamo più niente da mangiare!-
-Com’è possibile?- Jenny superò Philip
e raggiunse l’elicottero. Le provviste erano state
lì fino al momento dell’atterraggio. Ne era
sicura, l’aveva viste quando aveva passato a Patty le coperte
da stendere sull’erba. Non le trovò.
-È sparito tutto.- mormorò incredula -Bruce!
Cos’è successo?-
Il ragazzo alzò le spalle.
-Non ho fatto niente, non ho detto niente… Non capisco
proprio…-
Risalirono sull’elicottero, Benji avviò il motore,
afferrò la cloche e si sollevò da terra.
-E ora dove andiamo?- domandò Philip. Stavolta si era seduto
davanti, accanto al pilota. Tutto pur di star lontano dai due sposi.
Il portiere rispose distratto, indaffarato nella manovra di decollo.
-Consulta la cartina.-
L’altro, recuperò la mappa,
l’aprì e i suoi occhi sconcertati si posarono
sulla solita lampeggiante e beffarda freccetta che indicava sud-est. Si
riprese all’istante, diede le coordinate al pilota e
sprofondò nel silenzio.
Jenny, seduta negli ultimi posti accanto a Patty, si guardò
di nuovo alle spalle.
-Non riesco a crederci. Come può essere sparito tutto?-
Fu Mark a risponderle.
-Non vale la pena che continui a chiedertelo. Non hai ancora capito che
stiamo passando da un’assurdità
all’altra?-
Lei non si convinse.
-Sì, ma come fa a sparirci sotto gli occhi tutta quella
roba?-
A Patty venne da ridere.
-Perché non hai assistito all’apparizione della
macchinetta fotografica! Se l’avessi vista, ora non ti
stupiresti più di niente.-
-Eve, per favore, mi passi le tartine?-
Julian giaceva comodamente disteso su una sdraio, i piedi a mollo
nell’acqua di un’immensa piscina che brillava
d’azzurro più del cielo.
Lei alzò la testa, allungò un braccio verso il
tavolino, afferrò il vassoio e glielo passò. Poi
tornò a bearsi del sole.
-Qui è veramente una pacchia.- sistemò meglio gli
occhiali scuri e si cosparse e braccia di crema abbronzante.
Julian appoggiò il vassoio a terra e annuì, la
bocca piena.
-Vuoi ancora del succo di frutta?- le chiese per ricambiare il favore.
Evelyn prese il bicchiere che lui le porgeva.
-Grazie.-
Julian si tirò su e si guardò intorno,
socchiudendo gli occhi al riflesso del sole sull’acqua.
-Si sta troppo bene per essere realtà… Tra poco
vedrai che ci sveglieremo.-
-Allora dobbiamo godercela finché dura.-
Il ragazzo annuì e si tuffò nella piscina.
Riemerse poco più in là e la chiamò.
-Perché non vieni anche tu?- si scostò i capelli
bagnati che gli si erano appiccicati sulla fronte e nuotò
verso di lei.
Evelyn si volse e per rosolarsi ben bene anche la schiena,
sganciò la parte superiore del costume.
-Ora non ne ho voglia.-
-È un peccato…- se Amy fosse stata lì,
sicuramente lo avrebbe raggiunto in acqua e avrebbero potuto giocare
insieme.
Mark puntò la villa che stavano sorvolando.
-Accidenti che casa!-
Jenny unì le mani, estasiata.
-C’è anche la piscina…-
-Scendiamo, forse troveremo qualcosa da mangiare…- propose
Holly.
Philip annuì.
-Ero meno affamato quando mi avete trovato.-
-Invece di lamentarti consulta la cartina.- Mark era seduto proprio
dietro di lui e sottolineò l’ordine colpendogli
una spalla.
Callaghan si inviperito ma poiché anche Holly e Benji lo
esortavano a controllare la pianta, fu costretto a farlo.
-Sì, possiamo scendere.-
-È la nostra meta?- chiese Benji.
-Per il momento sì.-
-Sei sicuro?- insistette Holly.
-Sì.-
-Che diavolo…- imprecò Evelyn, quando il
frastuono dell’elicottero divenne così
insopportabile da costringerla a coprirsi le orecchie con le mani. Si
allacciò la parte superiore del bikini e si volse per
guardare.
Julian emerse dalla piscina e la raggiunse, restando in piedi,
gocciolante e sbalordito, ad osservare il velivolo atterrare nel verde
prato dell’immenso giardino. Lo stupore dei due raggiunse il
culmine quando Philip saltò giù seguito da Mark e
da tutti gli altri.
-Ma guarda un po’ che bella sorpresa!- Price
smontò per ultimo dopo aver spento i rotori -Che
ci…-
-Fate qui?- finì Julian.
Evelyn annuì.
-Ah, non…-
-Chiederlo a noi…- terminò Patty.
-Oh perfetto…- Mark si arrotolò stizzito le
maniche della camicia che gli erano scese fino ai gomiti -Abbiamo tutti
le idee chiare!-
Jenny si avvicinò al tavolino e si servì subito
del succo di frutta.
-Che caldo che fa… Posso, vero?-
-Prego…- annuì Evelyn con un gesto distratto
della mano, troppo occupata a rispondere alla raffica di domande con
cui Bruce la stava assalendo.
Affamati com’erano, i nuovi arrivati si gettarono sulla
decina di tartine a cui Julian aveva già largamente dato
fondo e Holly riuscì a conquistarsi l’ultima dopo
una lotta all’ultimo sangue con Price. Ma poi fu costretto a
cederla a Patty che lo guardava implorante.
-C’è nient’altro? Sono ore che non
mangiamo.-
-Provate a vedere in casa.- Evelyn indicò la villa con un
gesto della mano. Lei e Bruce si erano seduti sul bordo della piscina,
i piedi immersi nell’acqua, e sembravano completamente presi
da loro stessi.
La portafinestra della veranda era chiusa. Mark tornò verso
Julian che li fissava sconcertato chiedendosi perché, se il
sogno era finito, Amy non c’era…
-Ross, sgancia le chiavi.-
-Che chiavi?-
-Quelle di casa.-
-Non le ho.-
-Non le hai?- insistette Benji -Questa non è casa tua?-
-No…-
Il portiere alzò gli occhi al cielo.
-Di male in peggio.- raggiunse Philip e Mark che pur di riuscire a
entrare, stavano tentando in qualche modo di scassinare la serratura.
Nonostante i loro sforzi però la finestra non cedette di un
millimetro.
-E se rompessimo il vetro?- domandò Philip.
-Callaghan, tu sei un teppista.- Mark lo fissò sgomento -E
secondo me anche pericoloso.-
L’amico ci pensò un po’ su, poi rispose.
-No, sono un idiota. Che diavolo ci faccio qui a parlare con te?-
-E io che ne so?-
-Bah…- indignato si volse verso Julian -Rompiamo il vetro?-
-Sei matto?! Poi chi paga i danni?-
-Cosa te ne importa? Non è casa tua, il padrone non
c’è, nessuno ci sta guardando…-
-Assolutamente no.-
-E va bene. Fate un po’ come vi pare.- e seccato si
allontanò da loro, tornando verso la piscina.
A mollo nell’acqua Patty lo vide avvicinarsi e
puntò il dito indice contro di lui.
-Fermo dove sei, Philip!-
Il giovane si bloccò all’istante, sconcertato.
-Non fare un altro passo!-
La testolina di Jenny emerse accanto a quella di Patty.
-Ah, che bello…- sospirò deliziata. Gli voltava
le spalle e non l’aveva visto -Non vedevo l’ora di
rinfrescarmi un po’… Il vestito mi
soffocava…-
A quelle parole rivelatorie, gli occhi di Philip vagarono qua e
là e trovarono in un attimo ciò che si
aspettavano di vedere: l’abito di Jenny era stato abbandonato
su una sdraio in un cumulo di vaporosa stoffa bianca, accanto ai
vestiti di Patty. Capì perché l’amica
non voleva che si avvicinasse e ora non aveva certo più
intenzione di farlo. Tornò sui suoi passi, raggiunse il
tavolo e si versò in uno dei due bicchieri quelle poche
gocce di succo di frutta che erano rimaste dopo il passaggio dei
compagni, pensando che più tardi anche lui si sarebbe fatto
un bagno per togliersi di dosso ogni residuo di salsedine. Si
stravaccò su una delle sedie a sdraio, incrociò
le braccia dietro la testa e chiuse gli occhi.
-Ho fatto il giro di tutta la casa…- sentì dire
Holly mentre tornava davanti alla finestra che Mark e Benji cercavano
ancora di aprire -La porta è chiusa e le altre finestre sono
sbarrate.-
Il cucchiaino che il portiere stava usando per forzarne
l’intelaiatura si spezzò ferendolo.
-Maledizione!-
La mano si coprì in un attimo di sangue e Holly divenne
terreo.
-Ci mancava soltanto questa!- porca miseria, se Benji si faceva male,
nessun altro avrebbe potuto pilotare l’elicottero. Raggiunse
il tavolino trascinandosi dietro l’insanguinato compagno e
gli avvolse un fazzoletto di carta intorno alla mano.
Philip li guardò.
-L’avevo detto io che sarebbe stato meglio rompere il vetro.-
Gli amici gli lanciarono un’occhiataccia torva mentre Jenny e
Patty si avvicinavano, nuotando fino al bordo della piscina.
-Che succede?-
-Benji si è ferito…-
Le due si guardarono indecise. Chi sarebbe stata la fortunata a
riemergere per soccorrere il compagno? Tirarono a sorte.
-Philip, sii gentile…- Jenny lo chiamò -Passami
l’asciugamano.-
-Quale?-
-Quello su cui sei seduto.-
Si alzò, lo recuperò e lo allungò
verso la giovane che restò a guardarlo, in attesa.
-E ora cosa c’è?- cominciò a perdere la
pazienza. Non aveva forse fatto quello che gli era stato chiesto?
Lei arrossì.
-Puoi tenerlo aperto? Non ho niente addosso…-
Il giovane sbuffò, allargò le braccia e lo tenne
disteso mentre Jenny si issava sul bordo della piscina e si metteva in
piedi. Philip la ricoprì e lei si avvolse
l’asciugamano intorno al corpo.
-Grazie…-
Benji li osservò curioso, tamponandosi la mano con il
fazzoletto ormai intriso di sangue. A piedi nudi lei raggiunse il
prato, arrivò all’elicottero e si issò
nella fusoliera per cercare la cassetta dei medicinali. Quando
l’ebbe trovata, stringendosi addosso il telo da bagno,
tornò di corsa verso il portiere. Gli prese la mano,
scostò il fazzoletto ed esaminò il taglio con
area critica.
-Non è niente…- si schermì lui.
-Già, per fortuna…-
Philip tornò annoiato dai compagni, ancora a discutere
davanti alla finestra chiusa.
-Allora che si fa?-
-Rompiamo il vetro?- adesso a Mark l’idea di Philip non
sembrava più tanto assurda.
-Neanche per sogno!- insistette Ross -Se ci pescano a fare una cosa del
genere ci arrestano di sicuro!-
-Chi ci vede? Chi ci arresta?- Holly si guardò intorno -Non
c’è nessuno qui oltre noi!-
Il rumore di un vetro infranto li fece sobbalzare. Si volsero verso
Philip, incrociarono il suo ghigno soddisfatto, poi spostarono gli
occhi sulla finestra che aveva davanti, ridotta in frantumi. Tra i
vetri, a terra, spuntava una grossa pietra divelta dal lato del
vialetto.
Julian trasecolò.
-Sei impazzito?-
-Ha fatto bene.- intervenne Holly -Tu ci avresti lasciato tutto il
pomeriggio a discutere…- superò i vetri
sparpagliati ovunque, scostò la tenda e
s’infilò nell’abitazione.
-Sarebbe meglio se ti mettessi addosso qualcosa.- consigliò
Mark a Julian, scostando anche lui le tende per entrare dietro Philip
-Non puoi venir via così.-
-Via? Via dove?-
-Via.- Landers scavalcò i vetri e lo lasciò
lì.
Jenny gli comparve improvvisamente accanto, facendolo sobbalzare. Aveva
rindossato l’abito da sposa e le scarpe.
-Se ci fosse qualche vestito pulito…-
Attraversò il varco e Benji la seguì. Alla fine
anche Julian, rimasto ormai solo accanto alla finestra infranta, si
decise ad entrare.
Si catapultarono in cucina, alla ricerca di qualcosa da mettere nello
stomaco. Aprendo uno sportello dopo l’altro, Holly aveva
radunato sul tavolo qualche mela e una mezza dozzina di pomodori
-Per essere una casa così grande non è che ci sia
molto da mangiare…-
-Infatti.- annuì Mark, la testa ficcata nel frigorifero.
Philip entrò, recuperò un frutto e
l’addentò. Landers lo vide e scattò.
-Che cazzo fai? Il cibo va razionato!-
-Non rompermi le palle! Sono stato un giorno e mezzo senza mettere
niente nello stomaco e devo ancora rifarmi degli arretrati!-
Mark lasciò perdere le ricerche, appoggiò le mani
sul tavolo e si sporse verso di lui.
-Chissene strafrega dei tuoi arretrati! Da quando ti abbiamo ripescato
non hai fatto altro che rompere i coglioni! Avremmo fatto molto meglio
a lasciarti su quel relitto…-
Proprio nell’istante in cui reagiva, Philip sentì
qualcuno aggrapparsi al suo braccio e fermarlo.
-Non dire più una cosa simile!- Jenny fissò Mark
con uno sguardo di fuoco e lui ricambiò con
un’occhiata beffarda.
-Altrimenti?-
La giovane non lo seppe e l’unica reazione che ebbe fu quella
di stringere con forza il braccio di Philip. Non disse una parola,
volse le spalle a tutti e uscì dalla cucina trascinandosi
dietro il ragazzo.
-Avete fatto pace?- domandò Benji incrociandoli nel
corridoio. Poiché nessuno dei due gli rispose e lui non si
aspettava che lo avrebbero fatto, sparì come era comparso.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Password: wood ***
Leaves Time
password:
wood
-Mamma! Mamma!-
La bambina piangeva seduta a terra, accanto alla ragazza svenuta. Lo
sportello era rimasto spalancato dopo l’urto della vettura
contro l’albero e dal cofano, divenuto un ammasso di lamiere
accartocciate, si levavano spirali di fumo grigie e minacciose.
-Mamma!- la piccola continuava a gridare disperata, con i pugni sugli
occhi chiusi, il volto sporco di terra, il vestitino strappato e
dolorosi graffi insanguinati su gambe e braccia -Mamma! Mamma!-
Riscossa dai suoi richiami insistenti, la giovane tornò
bruscamente alla realtà. Aprì gli occhi, si
guardò intorno e la vide. Confusa, spaventata e sofferente
si mise faticosamente in piedi per ricadere subito in ginocchio: la
testa le girava e ogni muscolo del corpo le doleva. Si
guardò. Il vestito che indossava era a brandelli, aveva
perso le scarpe e i collant neri avevano strappi ovunque. Aveva ferite
sulle braccia, sulle ginocchia, sul volto ma muovendosi piano si rese
conto di non avere nulla di rotto. Alzò il viso verso la
bambina. Aveva smesso di piangere e che la fissava con gli occhi gonfi
di speranza e di lacrime. In un attimo la piccola si mise in piedi e si
rifugiò fra le sue braccia, ricominciando a singhiozzare a
dirotto.
-Mamma! Mamma!-
La ragazza restò immobile e frastornata. Non riusciva a
capire che ci facesse lì, cosa fosse successo e chi fosse
quella bimba che, staccatasi bruscamente da lei, la prese per mano e
cercò di trascinarla verso la vettura. Era notte fonda e
l’oscurità le avvolgeva: solo i fari della
macchina, rimasti accesi dopo lo schianto, illuminavano
quello spazio buio e desolato.
-Papà! Papà!- la bambina le afferrò la
gonna e le indicò l’auto, da cui cominciavano a
levarsi minacciose lingue di fuoco.
Lì dentro c’era ancora qualcuno. Sopportando le
fitte lancinanti che le squassavano il corpo rendendole ogni movimento
un supplizio, la ragazza girò intorno alla macchina e si
aggrappò allo sportello del guidatore. Una persona giaceva
riversa sul volante, il volto riverso tra le braccia, le mani
imbrattate di sangue. Afferrò lo sportello e
tentò di aprirlo ma la serratura era bloccata dalle lamiere
accartocciate. Si ferì le mani quando le infilò
attraverso il vetro in pezzi, tentando di aprire lo sportello da dentro.
-Maledizione!-
Lanciò occhiate terrorizzate alle lingue di fuoco bluastro
che spuntavano dal cofano. Doveva fare presto. Si aggrappò
di nuovo alla maniglia, tirò verso di sé con
tutta la forza che le era rimasta e quando quella si ruppe restandole
tra le dita, cadde a terra urtando la bambina che le era rimasta
accanto. Si volse a guardarla.
-Via, vai via!- tentò di scacciarla ma la piccola non si
mosse -Allontanati! Non puoi restare qui! È pericoloso!-
Con gli occhi colmi di paura, quella si aggrappò
convulsamente alla sua gonna.
-Aspettami lì.- disse allora più dolcemente,
sorridendo per rassicurarla e indicandole un terrapieno abbastanza
lontano ma non abbastanza da perderla di vista.
La bambina la guardò confusa.
-Vai, qui non puoi aiutarmi. Aspettami lì e non ti muovere.
Su, coraggio.- stavolta fu così convincente che la piccola
ubbidì -Resta lì e non muoverti!-
Poi tornò a litigare con lo sportello. Era allo stremo delle
forze e aveva le mani ricoperte dal sangue che rendeva scivoloso tutto
ciò che toccava. Si fermò per riprendere fiato e
con un gesto di rabbia e di sconforto, diede un calcio alla carrozzeria.
Lo sportello posteriore si aprì con un cigolio sinistro che
la fece rabbrividire. Se ne avesse avuto il tempo si sarebbe messa a
saltare dalla gioia. Invece, infilandosi di nuovo nel finestrino a
pezzi, graffiandosi i fianchi e la schiena con le schegge di vetro che
spuntavano dall’intelaiatura, si allungò tra le
spalle dello sconosciuto e il sedile, gli slacciò la cintura
di sicurezza e riuscì ad azionare la leva dello schienale.
Lo abbassò e spinse indietro il corpo privo di sensi dello
sfortunato autista. Lanciò un’occhiata inorridita
al suo volto coperto di sangue, si tirò di nuovo indietro e
passò allo sportello posteriore, tirando quel corpo prima
sul sedile, poi fuori della macchina.
Con uno sforzo titanico che quasi le fece scoppiare il cuore, lo
trascinò a fatica fino ai piedi della bambina, appena un
istante prima che l’auto si trasformasse una sfera infuocata.
Stringendo a sé la piccola e facendole scudo con il proprio
corpo, si preparò ad un’esplosione che per fortuna
non ci fu.
Pian piano tutto ciò che nell’auto vi era di
combustibile si consumò e il fuoco andò
spegnendosi. Continuando a tenere la bimba stretta a sé,
confortata dal suo corpicino profumato e caldo, la ragazza si
accoccolò esausta sul terreno.
-Passiamo la notte qui?-
-Certo Bruce.- Holly porse il proprio piatto a Patty che stava
sparecchiando la tavola -Non è il caso di decollare col
buio. E poi qui abbiamo i letti.-
A Mark spuntò un sorrisetto.
-Già. Chi sarà lo sfortunato che
dormirà sul divano?-
-Gli sfortunati, vorrai dire.- puntualizzò Evelyn
-C’è un letto matrimoniale, due letti singoli, uno
a castello… Due di voi resteranno sul divano.-
-Perché noi?- domandò Benji, sentendosi
improvvisamente maschilista.
Jenny finì di radunare i bicchieri.
-Perché Patty, Evelyn ed io dormiremo nel letto
matrimoniale.-
Il portiere rinunciò a protestare, solo loro tre non
avrebbero avuto niente da ridire a dormire appiccicate nello stesso
letto.
-Non capisco perché perdete tempo a riordinare.- Holly le
osservò, prese da quell’inutile occupazione
-Domani mattina ce ne andremo e non metteremo mai più piede
in questa casa.-
Mark incrociò le braccia e scosse la testa.
-Puro perfezionismo femminile.-
La ragazza si svegliò rabbrividendo al primo chiarore
dell’alba, intirizzita dal freddo e stordita dal dolore che
l’aveva perseguitata durante tutto il sonno. La bambina
dormiva ancora tra le sue braccia e mentre la osservava, chiedendosi
chi fosse, si trovò a fissare le proprie mani incrostate di
sangue, così massacrate che non riuscì a muovere
un dito senza sussultare. Si tirò su cercando un
po’ di sollievo alle fitte che le squassavano il corpo,
svegliando suo malgrado la piccola. Lei cominciò a
singhiozzare.
-È tutto a posto ora…- cercò di
tranquillizzarla -Non preoccuparti, è tutto
passato…- e ricordando cosa fosse passato, si
appoggiò su un gomito e gettò
un’occhiata alla figura che giaceva accanto a lei,
esattamente come l’aveva lasciata. Il volto era una maschera
di sangue rappreso. Si chiese con orrore se fosse ancora
vivo…
La bambina seguì il suo sguardo e si mise seduta, gli occhi
colmi di lacrime.
-Papà non sta bene…-
-Se solo avessimo un po’ d’acqua…- la
ragazza si tirò su soffocando un urlo. Ogni movimento era
una sofferenza troppo grande…
La piccola si staccò da lei, si aggirò tra i
resti carbonizzati della macchina e frugò tra i rottami che
giacevano tutt’intorno. All’improvviso si
chinò a terra, raccolse una bottiglia d’acqua
miracolosamente intatta e tornò verso di lei sorridendo
contenta.
-Guarda mamma!-
Fu in quell’istante che finalmente la ragazza capì
che la piccola si stava rivolgendo proprio a lei e non a qualcuno che
non c’era e che invocava per paura. E allora
papà…
Convinta fino ad un attimo prima di aver salvato la vita ad uno
sconosciuto ma ora spaventata a morte, barcollò verso di
lui. Dimenticò per un istante che le sue mani erano tutte
una ferita, aprì la bottiglia dell’acqua,
finì di strappare un lembo del vestito che le pendeva
inutile sulle gambe e ripulì dal sangue il viso dello
sconosciuto, scoprendone finalmente i lineamenti.
Quello mosse una mano, mandando in visibilio la bimba. Poi gemette e
spalancò gli occhi.
-Amy!-
Le lacrime sgorgarono dagli occhi della ragazza.
-Mamma, perché piangi? Stiamo tutti bene… hai
visto?-
In condizioni migliori di Amy, quello si mise seduto e si
guardò intorno, cercando di capire cosa fosse successo. Poi,
vedendo che la bambina ballava dalla gioia e che l’amica
continuava a singhiozzare, le mise una mano sulla spalla.
-Oh… Tom…- gemette lei -È
terribile…-
-Sì, lo vedo…- la guardò serio,
preoccupato dal sangue rappreso che la ricopriva -Come siamo finiti
qui?-
La bambina si avvicinò.
-È stata la mamma a tirarti fuori, sai?- indicò
quello che restava dei rottami.
Tom non seppe di cosa stupirsi, se delle condizioni della macchina o da
come la bimba si era riferita ad Amy.
-Mamma?- le fece eco.
Lei sospirò.
-Non lo so… Non ci capisco niente…-
-Be’, ci penseremo dopo…- Tom accantonò
quel problema, perché ce n’era un altro
più urgente da affrontare -Ora bisogna fare assolutamente
qualcosa per le tue ferite…- si guardò intorno
-Dove diavolo siamo?-
-Non lo so…-
La bambina gli si avvicinò e gli si aggrappò al
collo.
-Stavamo andando dai nonni. Non ti ricordi, papà?-
-Papà?- ripeté sgomento, osservando il visetto
che lo fissava felice vicinissimo al suo. Scosse la testa e
mormorò -Ok, penseremo dopo anche a questo…-
Bruce chiuse la cartina e la ripose nel portaoggetti.
-Siamo arrivati.-
-Arrivati dove?- Evelyn si affacciò al finestrino.
Guardò in basso e non vide altro che le chiome verdi di un
fitto bosco.
-Dove dovevamo arrivare. La freccia sulla mappa non lampeggia
più.-
-Qui sotto non c’è niente!- Philip si sporse
dall’altro lato della fusoliera -O meglio, ci sono solo
alberi…-
-No, aspetta!- Patty socchiuse gli occhi per tentare di mettere a fuoco
ciò che aveva attirato la sua attenzione
-C’è qualcuno laggiù!-
Jenny, che sedeva al suo fianco, si appoggiò contro il vetro
e individuò qualcosa di bianco e saltellante che si agitava
all’impazzata.
-Sembrerebbe un bambino…-
Mark si sporse per guardare.
-Un bambino? Cosa ci fa un bambino laggiù?-
-Credo che sia il caso di scoprirlo.- Holly fece cenno a Benji di
svolgere in tutto e per tutto il suo compito di pilota.
-E come?- protestò quello -Come facciamo ad atterrare? Ci
sono soltanto alberi…-
-Questo è un problema tuo.- insistette Holly -Dobbiamo
atterrare.-
-Come mio? Non ci siete anche voi su questo dannato elicottero?-
-Certo, ma sei tu che lo piloti.-
Patty scorse il grigio dell’asfalto tra le chiome verdi.
-Lì c’è una strada.-
-Sei pazza? Non posso farlo! Se mi beccano mi arrestano!-
-Benji…- rispose lei secca -Qui sotto
c’è un bambino che sta chiedendo aiuto. Smetti di
far storie e scendi!-
Il portiere si volse a guardarli, chiedendosi se facessero sul serio.
Incrociò gli sguardi dei compagni e tornò ad
occuparsi del pannello di controllo.
-Indossate il paracadute, non garantisco nulla.-
E invece si rivelò così abile far atterrare
l’elicottero sull’asfalto con una manovra da
maestro, senza causare danni né a loro né al
velivolo, a parte un nugolo di foglie che si staccarono dai rami e che
turbinarono furiosamente intorno a loro. Benji spense il motore e
saltò a terra, seguito subito da Bruce e da Holly.
-Aspettate qui…-
Julian, Mark e Philip annuirono, restando a bordo insieme alle ragazze.
Pochi passi tra gli alberi e si imbatterono nella bambina che avevano
scorto dall’alto. Lei si bloccò e li
guardò impaurita facendo un passo indietro, pronta a fuggire.
Holly lo capì e le sorrise rassicurante.
-Eravamo sull’elicottero e siamo scesi per aiutarti.-
La piccola indietreggiò spaventata.
-Non devi aver paura, sei tu che ci hai chiamati…-
Lei esitò. Le ci volle un istante per capire che doveva
fidarsi. Alla fine sembrò convincersi e ricambiò
il sorriso, avvicinandosi a Holly e prendendolo per mano.
-Dove sono i tuoi genitori?-
Gli occhi della piccola si riempirono di lacrime.
-Abbiamo avuto un incidente e mamma e papà sono
feriti…-
I tre si scambiarono un’occhiata.
-Portaci da loro.-
La piccola annuì e trascinò Holly fino ai resti
della macchina bruciata.
-Evidentemente non sei l’unico ad avere problemi col
fuoco…- si lasciò sfuggire Benji con una punta di
divertimento. Il sorriso che gli era salito alle labbra scomparve
all’improvviso quando posò gli occhi sui volti
stanchi e insanguinati di Amy e Tom, seduti a terra sotto un albero -Oh
merda!-
Li raggiunsero di corsa mentre i due si voltavano, stupiti dalla loro
improvvisa apparizione. Gli occhi di Amy si riempirono di nuovo di
lacrime.
-Amy! Tom! State bene?-
-Vivi…- rispose Tom, inginocchiato a terra a ripulire le
ferite della ragazza.
-Se lo dici tu…- Bruce li guardò scettico -Ce la
fate ad alzarvi?-
-Io sì. Ma non credo che Amy…-
Benji si chinò e la sollevò tra le braccia.
-Aggrappati, o rischi di cadere.-
La giovane gli mostrò in silenzio le mani ferite.
-Ok, come non detto…-
Mark passeggiava avanti e indietro davanti al portello aperto
dell’elicottero. Era sceso per dare un’occhiatina
ai dintorni e sgranchirsi un po’ e fu il primo a vederli.
-Eccoli…-
Julian balzò giù dal velivolo, quasi lo travolse
e corse come un pazzo verso il gruppetto.
-Ma è Tom!- esclamò Philip scendendo dietro a lui.
-Patty… La cassetta del pronto soccorso…- Jenny
afferrò uno dei sacchi a pelo, lo trascinò a
terra e si calò giù dietro ad Evelyn e Philip.
Come al solito inciampò nel vestito e finì con la
faccia tra le coperte, maledicendo la propria goffaggine e
quell’abito che non sopportava più. Si
tirò su sbuffando e allargò il sacco a pelo
sull’erba. Patty arrivò un istante dopo con i
medicinali e ordinò a Benji, braccato da un Julian
stravolto, di andare da loro.
-Fai piano…- si raccomandò Ross agitandosi
frenetico intorno al portiere che depositava la ragazza sulle coperte.
-Certo che faccio piano!-
Holly spinse Tom verso le amiche e recuperò la bimba. Poi si
avvicinò a Mark.
-Portala a fare un giretto…-
Landers notò i graffi sul corpicino della piccola e lo
fissò sconcertato.
-Anche lei ha bisogno di cure.-
Holly scosse la testa e insistette.
-Portala sull’elicottero e dalle qualche confetto.-
-Che accidenti stai dicendo?-
L’altro lanciò un’occhiata a Julian,
sull’orlo di una crisi di nervi, poi afferrò Mark
per il colletto della costosa camicia griffata.
-Per una volta ubbidisci senza fare tante storie! Se parli un
po’ con lei capirai…-
Mark lo fissò un istante, scosse la testa per niente
convinto, ma prese lo stesso la piccola per mano e le sorrise.
-Come ti chiami?-
-Juliet…-
Holly sospirò e tornò verso gli altri. Gli occhi
di Julian erano incollati su Amy, ancora così sconvolta da
non avere la forza di parlare. Con il terrore di farle male, Patty e
Jenny le stavano disinfettando le mani, dito per dito, con una
delicatezza e una pazienza infinite. Poco discosta Evelyn, in ginocchio
accanto a Tom, gli stava ripulendo il viso dal sangue.
-Che vi è successo?-
-Non chiederlo a me… Quando ho ripreso i sensi era
già tutto finito…-
-Che strano…- Evelyn si fermò, lo
guardò confusa e scosse la testa.
-Cosa?- domandò Tom.
-Il tuo viso era completamente imbrattato di sangue ma ora che
l’ho ripulito non vedo nessuna ferita.-
Amy li guardò.
-Era qui.- s’indicò un punto sulla fronte.
Evelyn scostò i capelli di Tom, mettendo in luce la pelle
liscia e rosea, senza un graffio. Lo stesso Tom si portò le
mani alla testa, incredulo.
-Meglio così, no?-
Lui annuì in silenzio.
-Ho finito.- Jenny lasciò la mano di Amy -Dove altro sei
ferita?-
-Ovunque…-
La giovane si armò di cotone e di disinfettante e lo
passò su ogni lembo di pelle macchiato di sangue. Ma poi, ad
un certo punto, si fermò.
-Mi sembri sana come un pesce, Amy. A parte le mani.-
-Meno male!- gioì Julian.
Patty si guardò intorno.
-Chi è la bambina che era con voi?-
Tom non la vide più e balzò in piedi. Il suo
cuore perse un battito, si era completamente dimenticato di lei.
-Dov’è?-
Quasi l’avesse chiamata, Juliet comparve correndo. Subito
dietro di lei arrivò Mark, che la inseguiva per fermarla.
-Mamma! Mamma! Mamma!- si fiondò tra le braccia di Amy.
Julian sussultò.
-“Mamma?”- la sua voce risuonò stridula.
Holly lanciò un’occhiata di fuoco a Mark che
alzò le spalle.
-Voleva tornare qui a tutti i costi…- si
giustificò -È una bambina testarda…-
Amy accarezzò piano i capelli della bimba per rassicurarla.
Sentiva gli occhi di Julian su di sé e non aveva il coraggio
di guardarlo. Poi si fece forza e alzò il viso, le guance in
fiamme.
La curiosità di Philip peggiorò la situazione.
-Amy è tua madre? E tuo padre chi sarebbe?-
Holly sussultò, una voglia matta di prenderlo a pugni. Tom e
Amy si guardarono di sottecchi, poi Juliet sorrise, alzò un
braccio e indicò a tutti il proprio papà.
Tom se ne accorse, sbiancò e scosse la testa imbarazzato.
-Credo ci sia un errore… È ovvio che suo padre
non posso essere io…-
Gli occhi di Juliet si gonfiarono di lacrime. Fu un attimo, poi
cominciò a singhiozzare disperata.
-Papà non mi vuole più bene! Papà non
mi vuole più bene!-
Non ci fu verso di calmarla. Nonostante i tentativi di Amy e dei
compagni, la bambina smise di piangere soltanto quando Tom, spinto
avanti da una Patty impietosita, non si rassegnò a rinnegare
la sua affermazione e a prenderla in braccio come padre.
Julian assistette in silenzio alla riappacificazione, con gli occhi
fissi sulla bella famigliola. Quando Philip gli posò
comprensivo una mano sulla spalla, si volse glaciale.
-Tutto sommato a te è andata bene…-
lanciò un’occhiata a Mark e Jenny seduti
l’uno accanto all’altra -Quanto meno il matrimonio
non l’hanno consumato…-
Amy, che era rimasta a guardarlo, lo sentì e lo
fissò affranta. Se avesse avuto la forza di farlo avrebbe
tentato di spiegargli che non aveva mai visto quella bimba prima di
ieri e che doveva trattarsi di un equivoco. Invece lasciò
perdere, esausta e ancora sconvolta da ciò che aveva passato.
Evelyn si sedette accanto a lei e appoggiò a terra un pacco
di biscotti rispuntati come per magia nell’elicottero quando
quella mattina avevano ripreso il volo.
-Hai fame?-
Tom mise giù la bambina, che si avvicinò e ne
prese uno.
-Holly…- Patty gli andò accanto -Quei tre sono
distrutti. Restiamo qui fino all’ora di pranzo. Hanno bisogno
di riposo, soprattutto Amy e la piccola…-
Benji li vide parlottare e li raggiunse per ascoltare. Poi
annuì d’accordo.
-Io non ho fretta.-
Così, mentre metà di loro si dava da fare per
rendere più confortevole quella tappa del loro viaggio,
l’altra metà era così avvilita che per
quanto provasse a rendersi utile non era che d’intralcio. A
Julian e Philip, che non erano mai andati così
d’amore e d’accordo, fu affidato il compito di
accendere il fuoco. Cosa di cui si occuparono svogliati, radunando in
cerchio delle pietre e raccogliendo un po’ di rami secchi.
Dopodiché rimasero seduti lì accanto, gli occhi
fissi sulle fiamme.
Mark e Jenny si occuparono di trovare un luogo confortevole e
tranquillo dove stesero a terra coperte e cuscini, su cui fecero
coricare Amy e la bambina. Si addormentarono subito, esauste
com’erano, piombando in un sonno profondo e senza sogni. I
due sposini, che evidentemente avevano parecchie cose da dirsi,
rimasero nei pressi, per conto loro. Seduti sull’erba si
scambiarono sussurri, lanciando frequenti occhiate preoccupate ai due
fuochisti.
Tom aveva dormito profondamente per parecchie ore ed era forse il
più fresco e riposato di tutti. Sedeva ben sveglio tra i
compagni, raccontando tutto ciò che, di quello che era
successo, aveva capito: ossia quasi niente. Non aveva sonno Tom, ma era
affamato e tra una pausa di riflessione e l’altra
ingoiò parecchi confetti, che trovò deliziosi.
-Julian mi sembra piuttosto contrariato.- gli lanciò
l’ennesima occhiata abbattuta.
Holly gli mise una mano sulla spalla.
-Non preoccuparti, gli passerà.-
L’altro sospirò, amareggiato di essere la causa di
tanto malumore.
-Quei due si sono trovati…- li schernì Benji
-Avranno un mucchio di cose da dirsi.-
Holly lo zittì brusco.
-E tu cerca di non farti sentire. La situazione è
già abbastanza ingarbugliata.-
Patty guardò Mark e Jenny, poi posò gli occhi su
Amy, indugiando ad osservare la piccola che dormiva tranquilla tra le
braccia della ragazza.
-Complimenti Tom. È davvero una bella bambina…-
-Pa… Patty!- divenne paonazzo -Non penserai che sia davvero
mia figlia!-
-Non c’è niente di cui vergognarsi. Anche io ne
vorrei una così…-
Bruce e Benji, accanto a lei, fecero uno sforzo enorme per trattenere
le risate mentre Holly arrossì fino alla punta del ciuffo.
-Molto romantico, davvero…- il portiere
s’intromise -Ma per favore non ora… Siamo
già in troppi sull’elicottero e anche solo un
chilo in più potrebbe esserci fatale…- sfiorato
da un’idea improvvisa, spostò i suoi neri occhi
accusatori in quelli del capitano -Ehi Hutton, cosa avete combinato
prima che vi trovassimo?-
-Stavamo andando a cena…-
-E prima?-
-Stavamo parlando…-
-Sì, ma prima?-
Holly rifletté.
-Non ricordo…-
-Ahà!- Bruce gli puntò contro il dito indice
-Benji, dovremo trovare un elicottero più grande…-
-Non dire sciocchezze…- arrossì Patty colpendolo
sulla schiena.
Il ragazzo sussultò e le lanciò
un’occhiataccia dolorante.
-Mi hai fatto male!-
-Esagerato…-
Mostrandole la lingua, Bruce si allontanò, andando a
gironzolare tra Julian e Philip.
-Che si dice di bello?-
Quelli posarono su di lui due paia di occhi seccati.
-Ok, ok, come non detto…- si tirò indietro
intimidito -Ora ho capito perché Amy e Jenny vi stanno
lontane… Con una faccia del genere fate davvero paura.-
-Gira a largo.- lo minacciò Philip.
Bruce non gli diede retta, ci pensò un po’ su e
finì per sedersi di fronte a loro.
-Per quanto tempo ve ne starete qui col muso lungo?-
-Poco, se hai intenzione di tenerci compagnia.-
Holly si avvicinò.
-Allora? Come va questo fuoco?-
Julian gli indicò le fiamme con un cenno del capo.
-Brucia.-
Patty comparve dietro al capitano con una pentola ricolma
d’acqua.
-Io vorrei un po’ di tè… Dove
l’appoggio?-
Philip fu costretto a riscuotersi dall’indolenza. Con
l’aiuto di un bastone che aveva tenuto da una parte per poter
gestire il fuocherello, sistemò due pietre una accanto
all’altra, tolse la pentola dalle mani della ragazza e
l’appoggiò equilibrio sui sassi.
La voce di Mark li raggiunse.
-Io veramente avrei voglia di mettere nello stomaco qualcosa di
più consistente che non acqua calda.-
-È ancora presto per mangiare…- lo
zittì Tom, sedendosi a terra a gambe incrociate -E poi Amy
sta ancora dormendo.-
Julian lo guardò infastidito. L’amico gli aveva
appena fregato la frase.
-Sì, sarebbe carino aspettarla.- annuì Evelyn,
prendendo posto accanto a Bruce.
Jenny fece timorosamente capolino alle spalle di Mark,
incrociò per un attimo lo sguardo di Philip e accorgendosi
che lui la ignorava, invece di andargli accanto come aveva pensato di
fare, rimase dov’era. Poi Patty la chiamò.
-Jenny, visto che sei ancora in piedi prenderesti dei bicchieri?-
Quella annuì e tornò verso
l’elicottero. Appena fu abbastanza lontana da non udirlo,
Mark si rivolse a Philip.
-La pianti una buona volta?-
Quello si volse.
-Di fare cosa?-
-Di tenerle il muso! Cosa pensi di ottenere comportandoti in questo
modo? Non ti accorgi che la ferisci?-
Philip rimase di sasso.
-Ah, la ferisco?! E secondo te io come dovrei sentirmi?- si
alzò in piedi indignato e Mark lo imitò.
-Pensi che ci siamo sposati perché lo volevamo?-
-Se non lo volevate perché lo avete fatto?-
I compagni li fissarono, indecisi se intervenire o lasciarli sfogare.
-Siete degli idioti tutti e due!- Mark lanciò
un’occhiata a Julian -Possibile che non capiate? Ci troviamo
tutti e quattro in una situazione spiacevole e non dipende da noi!-
-Spiacevole?- Philip rise sprezzante -Secondo te sposare
Jenny… o avere una figlia da Amy…-
fissò Tom che divenne viola -È spiacevole?-
Mark perse il controllo, fece un passo verso di lui e gli
afferrò il colletto della camicia, sollevandolo quasi da
terra.
-Razza di imbecille! Vuoi capirlo o no che è tutto un
dannato equivoco?-
Holly e Benji si alzarono per fermarli e Jenny, che stava tornando
verso di loro, li raggiunse di corsa.
-Cosa state facendo?- domandò sgomenta.
Né Mark né Philip fecero caso a lei.
-E come mai ti sei accorto dell’equivoco solo dopo aver detto
“sì”?-
-Basta Callaghan! Ti rimetterò a posto il cervello, fosse
l’ultima cosa che faccio!-
Philip afferrò i polsi del compagno e riuscì a
liberarsi dalla stretta.
-Ma guardati…- scosse la testa beffardo -Hai ancora la fede
al dito…-
Mark esplose e gli si scagliò contro.
-Io questo lo uccido!-
L’altro lo schivò e l’amico
colpì soltanto l’aria. Un secondo dopo, Holly,
Benji e Tom lo acchiapparono, immobilizzandolo.
-Calmati Mark… Non serve a niente reagire in questo
modo…-
Philip lo fissò con un sorrisetto ironico, poi
spostò lo sguardo su Jenny che li fissava costernata. Sotto
gli occhi roventi del ragazzo, afferrò la fede e
tentò di strapparsela dal dito con una tale violenza che le
si riempirono gli occhi di lacrime. Ma l’anello non venne via
neanche quando lo strinse tra i denti. E allora, infuriata, volse le
spalle a tutti e si allontanò.
Dopo la sfuriata di Mark, Julian rinsavì. Si
sentì molto in colpa gli insulti lanciati tra sé
e sé ad Amy e Tom. Così si alzò,
raggiunse la coperta e di sedette accanto lei, aspettando paziente che
si svegliasse per scusarsi.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Password: banquet ***
Leaves Time
password:
banquet
-Maledizione Harper!- Benji era fuori di sé da quando si era
accorto che la spia arancione sul pannello di controllo aveva preso a
lampeggiare -Com’è possibile? È finito
il carburante!-
Vicino a lui, al posto del copilota, non c’era Bruce ma
Philip, così si volse indietro per cercarlo.
-E io che ne so?-
-Come che ne sai? Fai qualcosa, dannazione!-
-E cosa?-
Intorno a loro il cielo si faceva sempre più scuro. Holly si
sporse tra i sedili di Philip e Benji.
-Se siamo a secco approfittane per atterrare. Meglio trovare un posto
dove passare la notte prima che cominci a piovere…-
Il portiere annuì, disinserì il pilota automatico
e spinse avanti la cloche per scendere verso terra.
-A destra…- suggerì Amy, scrutando fuori del
finestrino sopra la testolina della bimba che le sedeva accanto -Ci
sono delle luci.-
Il portiere le individuò, virò e puntò
verso quella direzione. Un lampo illuminò il cielo, Patty
sussultò e strinse la mano di Holly.
-Se un fulmine ci colpisce, ci farà male?-
-No.- rispose Philip, allacciandosi la cintura di sicurezza.
Benji sorvolò qualche fattoria circondata dai campi su cui
pascolava il bestiame. Se non avesse trovato una pista migliore, poteva
sempre atterrare tra le mucche.
-Lì c’è un parcheggio.- Julian
indicò un piazzale di terra bianca che ospitava numerose
macchine.
-Chissà se è a pagamento…-
borbottò Bruce -E che tipo di tariffa ci faranno
pagare…-
Jenny socchiuse gli occhi all’oscurità che
scendeva su di loro, poi il cielo venne illuminato da un altro lampo.
-È il parcheggio di un ristorante.-
-Perfetto, così potremo mangiare finalmente qualcosa di
decente.- Mark era stanco di cibarsi di scatolette.
-Con quali soldi?-
-Un problema alla volta, eh?- consigliò Holly, seguendo col
fiato sospeso le manovre di atterraggio. Non che non si fidasse di
Benji. Finora non aveva mai sbagliato però…
l’amico non era un pilota!
Anche stavolta arrivarono a terra senza problemi e quando Price spense
i motori, i ragazzi saltarono giù. Riuscirono ad infilarsi
sotto l’ampio portico del ristorante un attimo prima che si
scatenasse un acquazzone. Julian arrivò per ultimo e qualche
goccia la prese.
-Appena in tempo…-
-Sentite che profumino…- Bruce annusò
l’aria come un segugio da caccia e chiuse gli occhi estasiato
-Come rimpiango il vostro banchetto di nozze…-
Mark e Jenny finsero saggiamente di non aver sentito. Accanto a loro
Holly tirò fuori il portamonete.
-Quanto avete con voi?-
I ragazzi si frugarono le tasche e misero insieme una somma
così esigua che non sarebbe stata sufficiente neanche a
sfamare la bambina.
-Avevo sperato in qualcosa di più…-
Patty guardò afflitta la pioggia che veniva giù
scrosciando. Il parcheggio si era già allagato.
-Dovremo tornare a mangiare nell’elicottero…-
-Prendiamo almeno un dolce per Juliet…-
Holly allungò ad Amy quel poco che avevano radunato. Patty
le seguì oltre la porta a vetri.
-Ne approfitto per fare un salto in bagno.-
Jenny le corse dietro.
-Aspettami, vengo con te.-
Percorsero un breve corridoio e mentre Amy si fermava davanti alla
cassa, le due amiche si infilarono la toilette. Dentro c’era
già una donna.
-Jenny!- la signora Landers, le mani sotto il getto d’acqua
del lavandino, la fissò attraverso il riflesso dello
specchio -Finalmente!-
La ragazza sussultò, le sfuggì un grido sorpreso
e impallidì. Si bloccò in mezzo alla porta e
Patty, che le camminava dietro, le finì addosso.
-Vi stiamo aspettando da quasi due ore! Come mai ci avete messo tanto?
Problemi con le foto?-
Patty superò l’amica ed entrò nel
bagno. Agitò la mano davanti agli occhi della ragazza che si
era incantata a fissare la donna.
-Chi è?-
-La signora Landers…-
-Cara…- la donna si avvicinò alla sposa, le prese
le mani e gliele strinse nelle sue -Non devi essere così
formale… Tanto più che ora anche tu sei la
signora Landers. Dov’è Mark?-
-Q… qui fuori…- balbettò Jenny -Sta
aspettando…-
-Oh, bene…- la donna la prese sottobraccio e la condusse
fuori dal bagno -Allora sarà meglio tornare in sala. I
vostri invitati sono affamati….-
Patty incrociò lo sguardo supplicante dell’amica,
lasciò perdere la toilette e le seguì.
-Mark!- sua madre agitò un braccio e attirò su di
sé, oltre all’attenzione del figlio, le occhiate
stupite dell’intero gruppetto.
Lui sobbalzò.
-Non è possibile…-
-Coraggio Mark, è già tardi…- lo
sollecitò lei, continuando a tenere stretta una Jenny che
tentava in tutti i modi volatilizzarsi.
-Tardi per cosa?- domandò Evelyn vedendola sistemare alla
meglio il vestito di Jenny dal quale, magicamente, erano sparite tutte
le macchie. Sembrava appena uscito dalla boutique.
-Mia madre…-
-E cosa ci fa qui?-
-Preferisco non saperlo…- gemette Landers.
-Anch’io.- gli fece eco Philip.
-Mark! Cosa stai aspettando?-
-Arrivo…-
Rassicurata, la donna fece dietrofront portandosi via la sposa. Patty
le guardò allontanarsi verso la sala, poi raggiunse gli
amici.
-Non ci crederete…- incrociò lo sguardo sconvolto
di Mark -Siamo finiti al vostro banchetto di nozze!-
-Fantastico!- Bruce saltò dalla gioia -Allora possiamo
mangiare…- si corresse -Possiamo abbuffarci gratis!-
Landers lo fissò, sospettoso.
-C’entri mica qualcosa?-
Il sorriso contento di Bruce si tramutò un una smorfia di
imbarazzo che lasciò subito il posto alla preoccupazione
più pura quando il volto del compagno divenne una maschera
di collera.
-Harper! Come ti è saltato in mente?-
Benji gli si parò davanti.
-Non fare tante storie… Secondo me per una volta Bruce ha
avuto un’ottima idea.-
-Non è stata un’idea!- quello
indietreggiò di un passo -O almeno non è stato
intenzionale! Ho soltanto rimpianto il vostro pranzo! Avete sentito
quello che ho detto, no?-
-Dovevi tacere! E neanche pensarlo!-
-Mark…- Evelyn gli si mise davanti e gli sistemò
la cravatta -Ormai ci siamo, tanto vale approfittarne.-
-Anche perché non è carino lasciare sola Jenny, e
non sarà facile portarla via da tua madre.- insistette Patty
spingendolo verso la sala.
Il ragazzo tentò ancora qualche debole e inutile protesta,
poi venne trascinato via. Holly si accorse che Philip restava
saldamente piantato dov’era. Sembrava intenzionato a non fare
neppure un passo.
-Su, muoviti.-
-Scherzi? Piuttosto digiuno!-
-Non ti lascerò qui, a costo di trascinarti a
tavola…-
Lui rise, nervoso.
-E pensi di riuscirci?-
-C’è poco da ridere! Su, cammina!-
-Neanche morto!-
-Visto che so che sai che alla fine l’avrò vinta,
perché non saltiamo questa inutile discussione e non andiamo
a sederci?-
-E chi ti dice che riuscirai a convincermi?
-Non sarò io a farlo ma la tua gelosia. Tra meno di tre
minuti ti affaccerai nella sala da pranzo per vedere cosa stanno
combinando Jenny e Mark, quindi…-
-Su Philip…- Tom lo esortò, afferrandolo per un
braccio -Una simile occasione non ti ricapiterà di sicuro!-
-Lo spero!-
Nell’immenso salone dalle enormi vetrate che si affacciavano
sulla campagna circostante, avevano preso posto non meno di duecento
invitati già intenti a rimpinzarsi. In fondo, tra due
colonne di marmo bianco, circondato da magnifiche composizioni
floreali, c’era il tavolo rotondo degli sposi al quale gli
amici avevano preso prepotentemente posto nonostante le proteste
dell’intera sala che avrebbe preferito di gran lunga lasciare
i due coniugi soli e liberi di sperimentare, lontano dalle chiacchiere,
i loro primi momenti di vita matrimoniale.
Sotto lo sguardo ormai rassegnato degli invitati, i tre ritardatari,
vestiti in modo assolutamente inaccettabile come del resto tutti gli
altri, attraversarono il salone illuminato a giorno e raggiunsero i
compagni.
-Ce l’avete fatta!- li accolse Julian, seduto tra Amy e Mark.
Philip scostò la prima sedia che gli capitò
davanti.
-Ci siamo persi…-
Juliet, che gli sedeva accanto, lo guardò arrabbiata.
-Questo è il posto del mio papà!-
-Abbi pazienza…- Amy guardò imbarazzata
l’amico e Philip, senza dire una parola, si alzò e
scambiò il proprio posto con Tom.
Dall’altra parte del tavolo Bruce aprì il
menù e si lasciò sfuggire un fischio di
ammirazione. Evelyn, che gli era vicino, gli affibbiò una
dolorosa gomitata tra le costole.
-Non farti riconoscere come al solito!-
Il giovane gemette, poi sollevò il menù e lo
mostrò agli altri.
-Ce n’è veramente da scoppiare!-
Benji glielo tolse di mano per leggerlo. Diede una rapida scorsa, poi
spostò gli occhi su Mark.
-Dove hai preso tutti questi soldi? Hai ipotecato la casa di Jenny?-
Quello gli lanciò un’occhiataccia.
-Se penso che sto per offrirti la cena mi sento male…- si
interruppe quando Jenny gli si accostò per osservare
l’altro lato della sala. Era già da un
po’ che lo faceva -Cosa stai cercando?-
-I miei genitori… Non è possibile che non ci
siano…-
-In chiesa c’erano?-
-No, non li ho visti…-
-Landers non li avrà invitati per risparmiare…-
rise il portiere, versandosi un po’ d’acqua. Poi si
accorse che erano gli unici a non mangiare ancora -Il tavolo degli
sposi non dovrebbe essere servito per primo?-
-No.- gli rispose Mark con stesso tono sarcastico che aveva usato lui
-Per risparmiare ci porteranno soltanto la frutta. Del resto voi non
eravate previsti e dieci bocche in più non sono
poche…-
Amy lo fissò sconcertata, sentendosi anche un po’
invadente.
-Non eravamo stati invitati?-
Jenny anticipò Mark.
-Ma certo che sì!-
-Soprattutto Philip…- Bruce rise, tirò fuori la
fotocamera digitale ultimissima generazione se non di più,
si guardò intorno, si alzò in piedi e si
allontanò dal tavolo.
-Sorridete!- ordinò e scattò. Mentre tornava
verso di loro, controllò l’anteprima -Philip,
avevo detto di sorridere.-
Mark scoppiò a ridere.
-Non vedi? Non può farlo, ha una contrazione muscolare alla
mascella…-
-Su, Philip…- Tom lo scosse -Non fare quella
faccia…-
-Tieni, fai una foto agli sposi!- Bruce gli allungò la
macchinetta sulla tovaglia color avorio -Gli sei proprio davanti.-
Fu Holly a prenderla ed avvicinarla a Philip che la fissava incredulo,
sgomento. Dall’altra parte del tavolo Jenny lo guardava
trattenendo il fiato, pronta a scappare se avesse anche soltanto
provato ad eseguire l’ordine di Bruce. Nel momento in cui le
dita del ragazzo si allungarono esitanti a sfiorare
l’oggetto, cominciarono ad arrivare piatti pieni di delizie e
la foto venne dimenticata.
-E pensare che non vi abbiamo fatto neanche il regalo.- Julian
riempì di vino il bicchiere di Amy, quello di Mark e poi si
servì -È per questo che non ci avevi invitati?-
Landers annuì.
-Probabile…-
-Cosa vorreste?- domandò Evelyn.
Benji sorrise.
-Contanti, che altro?-
Per una volta Mark non lo contraddisse, anzi annuì
d’accordo. Jenny lo guardò.
-Per farci cosa?-
-Per cominciare a pagare i debiti…-
-Che debiti?-
Landers fece un gesto vago, agitando nell’aria la forchetta.
-Per tutta questa roba…-
La sposa smise bruscamente di mangiare, appoggiò le mani sul
tavolo e lo fissò.
-Benji ha ragione? Ho sposato davvero un morto di fame?-
Philip quasi si strozzò.
-E che ne so?- offeso Mark ignorò l’amico che,
davanti a lui, soffocava. Si frugò nelle tasche,
tirò fuori il portamonete e lo aprì, mostrandolo
a Jenny -L’unica cosa che so è che qui non
c’è niente!-
-Non voglio passare la mia vita a saldare i tuoi debiti!-
Philip si schiarì la voce.
-Pensi che questa situazione sarà permanente?-
Jenny arrossì, rendendosi conto di essersi lasciata
trasportare in po’ troppo dalla quell’assurda
situazione.
-Non è che voi due ci state prendendo gusto?- Julian li
scrutò sospettoso.
Arrossirono all’unisono.
-Che carini…- Evelyn sorrise estasiata -Su Philip, scattagli
una foto…-
Il ragazzo le lanciò un’occhiata adirata,
afferrò stizzito la macchinetta e premette il pulsante,
tanto per far contenti gli amici. Dopo aver immortalato
l’imbarazzo della coppia in un paio di scatti,
aprì l’anteprima. Scorrendo a ritroso,
sfogliò le altre immagini caricate nella memoria. Si
fermò allibito quando sotto i suoi occhi
comparvero le foto che Bruce aveva scattato a Mark e Jenny mentre
dormivano abbracciati nel sacco a pelo.
In un attimo l’ira svanì e il suo volto si
trasformò una maschera di ghiaccio. Dopo aver guardato e
riguardato le immagini, lasciò sul display un bellissimo
primo piano di entrambi e allungò la macchinetta verso
Jenny. La ragazza la prese incuriosita, la voltò e
sussultò scioccata. Poi si volse adirata verso Mark.
-È colpa tua!-
Lui le strappò via la macchinetta.
-Harper, scommetto che sei stato tu! Chi ti ha dato il permesso di
fotografarci?-
-Nessuno…- ammise quello -Non potevo farlo?-
-No che non potevi!-
-E perché? Stavate soltanto dormendo!-
-Eravate così carini…- commentò Patty.
-Davvero un peccato svegliarvi.- annuì persino Holly, mentre
un cameriere cominciava a portar via i piatti vuoti.
Philip si agitò a disagio sulla sedia, sentendo che la fame
cominciava a passargli.
La madre di Mark comparve accanto a loro. Appoggiò una mano
sulla spalliera della sedia del figlio, l’altra su quella di
Holly e li guardò.
-Tutto bene?-
Bruce annuì entusiasta.
-Benissimo signora. Il cibo è ottimo.-
-Sono contenta che ti piaccia.- gongolò lei -Jenny ed io
abbiamo impiegato settimane per scegliere il ristorante e il
menù…-
-Ah sì?- domandò la ragazza sorpresa.
La donna la fissò.
-Cos’hai? È da questa mattina che sei
strana…-
-Questa mattina?- le fece eco lei.
-Sì, in chiesa.-
-In chiesa?- ripeté ancora più stupita, cercando
negli sguardi dei compagni una spiegazione che nessuno di loro fu in
grado di darle.
Gli occhi della donna si socchiusero sospettosi, girò
intorno al tavolo e le fu accanto.
-Ti senti bene?- le mise una mano sulla fronte, con una confidenza che
a Philip diede fastidio. Chi accidenti si credeva di essere quella?
Jenny era fresca come una rosa, così si scostò da
lei rassicurata.
-Ricordati di non mangiare i funghi.- si raccomandò
-Potrebbero far male al bambino.-
Mark si irrigidì.
-Che bambino?-
Sua madre li fissò sconcertata, poi scoppiò a
ridere.
-Capisco…- disse allontanandosi -Che scherzi
stupidi…- concluse, convinta che i due si fossero messi
d’accordo per burlarsi di lei.
E non appena fu abbastanza lontana, Patty si sporse sopra al tavolo e
fissò l’amica negli occhi.
-Jenny, sei incinta per caso?-
La giovane divenne scarlatta, si portò le mani allo stomaco
muovendole su e giù, tastandosi come poté. Non
sentì nulla. La sua pancia era piatta e liscia come sempre.
Mark impallidì e abbassò gli occhi sulle dita di
lei.
-Ma… ma no…-
-È un matrimonio riparatore?-
Landers si volse di scatto verso Tom, poi i suoi occhi si spostarono su
Philip, che era diventato cadaverico.
-E no!- fece due più due, secondo gli schemi del suo
cervello ormai provato da tante assurdità -Non voglio andare
fallito per l’errore che ha commesso qualcun
altro… Eh, Callaghan?-
Quello si riscosse, indignato.
-“Eh Callaghan”, cosa? Se l’errore
è stato mio, perché avresti dovuto sposarla tu?-
-Perché io ero all’oscuro di tutto! Se lo avessi
saputo non ci saremmo sposati!-
Jenny spostò lo sguardo dall’uno
all’altro, seguendo ammutolita il loro botta e risposta. Non
riusciva a credere alle proprie orecchie.
-Cioè…- puntualizzò Philip
-L’hai sposata perché non lo sapevi?-
-Sì! No! Maledizione! Stai cercando di incastrarmi?!-
Benji sogghignò, godendosi lo spettacolo. Callaghan lo
udì e lo incenerì con un’occhiataccia.
-Sto cercando di capire! Maledetto te!-
-Anche noi…- annuì Bruce con la bocca piena. E
infatti non aveva perso una parola.
Mark replicò a tono.
-Invece di mettere sotto accusa quello che ho fatto io sposando Jenny,
perché non pensi a come ti sei comportato tu
abbandonandola?-
-E tu perché non provi a pensare anche solo per un attimo
che l’errore sia tuo?-
-È impossibile!-
-Perché?-
-Non potrei mai farlo!-
-Sposarla sì, andarci a letto no? Non pensi che una cosa
implichi l’altra?-
Jenny smise di ascoltarli, amareggiata dal tono che aveva preso quella
discussione che la riguardava. Si dicessero un po’ quello che
volevano… lei era stanca di entrambi. Scostò la
sedia e si alzò.
-Vado in bagno.-
Non appena sparì dalla sala, Patty esplose.
-Dico, ma siete impazziti? Vi rendete conto di come la state trattando?-
Evelyn annuì infuriata.
-Siete veramente disgustosi!-
-Come pensate che ci sia rimasta a sentire ciò che avete
detto?- infierì Amy.
Accanto a lei Juliet, che non aveva capito una parola, annuì
dando ragione alla mamma. Persino Tom diede loro addosso.
-Sono completamente d’accordo, siete inqualificabili.-
Patty riprese a parlare.
-Posso anche arrivare ad accettare l’atteggiamento isterico
di Mark che pur di salvare la faccia, la ferisce in
continuazione… Ma tu, Philip!- lo guardò negli
occhi -Non sei assolutamente scusabile!-
-Ora vai a cercarla!- gli ordinò Amy.
-È in bagno!-
-Dicono tutte così…- Benji scosse la testa -E poi
chissà dove finiscono…-
Nel momento in cui Philip si alzava, un fulmine si schiantò
da qualche parte nei dintorni, abbattendo uno dei pali
dell’alta tensione. Le lampadine esplosero nei lampadari con
un frastuono infernale e l’intera sala piombò nel
buio.
Evelyn spalancò gli occhi e si strappò via gli
occhiali stereografici che aveva sul viso. Accanto a lei Tom se li
tirò sulla testa e si guardò intorno. Erano
seduti di fronte ad uno schermo semicilindrico che ora non trasmetteva
più nessuna luce.
-Ho fatto uno strano sogno…-
Un uomo in camice bianco aprì la porta a vetri e li
raggiunse curioso.
-Allora? Com’è andata? Vi siete divertiti?-
-Assolutamente no.- Mark ripose gli occhiali sul bracciolo della
poltroncina e si alzò.
Holly, che gli sedeva accanto, lo imitò.
-In che razza di realtà ci ha mandato, professore?-
-E lo chiedi a me?-
-Credo che l’errore sia stato far compilare a Bruce il
questionario…- sospirò Julian, lanciando
all’amico un’occhiata accusatrice.
Lui si difese.
-Vi ricordo che quando siamo arrivati, nessuno voleva prendersi questa
responsabilità!-
-Insomma, si può sapere cos’è
successo?-
-No che non si può sapere!- Philip strinse la mano di Jenny
che gli sedeva accanto.
Il professore si rassegnò e tornò verso la
consolle dei comandi. Amy si guardò intorno.
-Dov’è Juliet?-
Julian si volse.
-Credo che non sia mai esistita…-
-Volete fare un altro giro?-
I ragazzi si guardarono indecisi, Patty lanciò
un’occhiata all’orologio e Holly rispose.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=31507
|