Demon's Blood

di Homu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'incontro ***
Capitolo 2: *** Lo scontro in arena ***
Capitolo 3: *** La famiglia Akuma ***
Capitolo 4: *** Primi Agguati ***
Capitolo 5: *** La Punizione ***



Capitolo 1
*** L'incontro ***


Demon's Blood capitolo 1

Demon's Blood 

Capitolo 1 -L'Incontro-

 

Una figura femminile scendeva con eleganza i gradini in pietra che portavano alle celle dei gladiatori.  Queste celle erano diverse per ogni categoria di demoni che ci alloggiavano: quelle per i mezzidemoni e gli schiavi erano in pietra, dove venivano stipante quindici persone in trenta metri quadri, mentre quelle dei demoni di alto rango erano fatte di marmo e ci alloggiava un singolo demone nel medesimo spazio.

La ragazza scese l’ultimo gradino, per poi ravvivarsi i suoi lunghi capelli neri. Indossava un abito nero, che le arrivava fin sotto il ginocchio, che sembrava essere fatto della stessa essenza dell’oscurità. Aveva due grandi ali nere, con una striatura bianca ad inizio piume, gli occhi erano di un color grigio scuro che la faceva sembrare una bambola, data anche la sua pelle chiara. Dai lineamenti sembrava avere sedici anni, ma in realtà ne aveva una quindicina in più,  i demoni invecchiavano lentamente per poi bloccare il loro aspetto fisico ai trent’anni.

Era un demone di alto rango, si poteva intuire facilmente dai suoi movimenti sicuri e poco modesti.

La demone si diresse verso la cella MD-2, dove si trovavano i mezzidemoni del ghiaccio e altri non classificati.

Le guardie non appena la videro, scattarono sull’attenti e poi si inchinarono, tale trattamento veniva riservato solo ai Demon Lord, la classe demoniaca per eccellenza.

Lei non degnò di uno sguardo quei demoni, mentre fissava con attenzione le persone rinchiuse.

Un bagliore di soddisfazione le illuminò il viso quando vide una mezzodemone del ghiaccio dai capelli corti e di un azzurro intenso, come i suoi occhi. La ragazza dimostrava soltanto diciott’anni ed era ridotta veramente male, piena di tagli e ferite che mettevano in evidenza la sua magrezza.

La Demon Lord fece cenno alle guardie di prelevarla e queste, senza fiatare, ubbidirono e scortarono la prescelta in una cella singola.

 

Camminando per i sotterranei, la demone in nero si accorse chiaramente della differenza tra le celle degli schiavi e di quelle dei demoni che erano lì per scelta.

Si intuiva anche dai corridoi: la parte dei primi era fatta di una pietra scura e malamente illuminata, con delle infiltrazioni di zolfo che riempivano anche le celle di una maleodorante puzza. La parte dei demoni, al contrario, era fatta di un marmo più chiaro e illuminata come fosse giorno dalle torce, senza strani odori in giro.

Le guardie spinsero la schiava contro una sedia, per poi uscire inchinandosi all’altra, mentre entrambe si sedevano.

 

-Come ti chiami, gladiatrice?- disse la Demon Lord con un tono di voce pacato e soave.

Gli occhi di ghiaccio della sua interlocutrice andarono a cercare quelli grigi di lei, riservandole uno sguardo vuoto per poi fissare il pavimento della cella.

-Ok, non dirmelo se vuoi. Io mi chiamo Yami Akuma, demone dell’oscurità di classe Lord.- disse con la fierezza consona a quelli del suo rango.

-Cosa vuole da una mezzodemone come me una demone di così alto rango?- chiese la gladiatrice in un sussurro. Aveva imparato a diffidare delle altre creature negli anni che era stata nell’Arena, e una convocazione del genere era molto sospetta. Puzzava d’imbroglio.

-Sono io che faccio le domande, piccola gladiatrice- disse ridendo e avvicinandosi a lei – se vuoi altre informazioni da me, prima devi darmi quelle che cerco io.- le sorrise, sistemandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio e ferendola sotto di esso con le sue lunghe unghie. – Delizioso…- aggiunse infine, leccandosi il sangue che si era depositato sul suo dito.

La mezzodemone rabbrividì, per poi sottrarsi alla mano dell’altra e mettendosi una delle sue sulla ferita, ghiacciandola. Sospirò nel sentire il freddo su di sé per poi riaprire gli occhi e notare lo sguardo divertito dell’altra.

-Ice. Darkaga Ice, mezzodemone del ghiaccio.- disse in un sussurro. Per qualche strana ragione avvampò alla vista del dito che l’aveva ferita nella bocca dell’altra, che si stava gustando le poche gocce di sangue che era riuscita a toglierle.

Dal canto suo Yami si stava divertendo a vedere quelle reazioni.

-Molto bene, vedo che ci capiamo, Ice. Altra domanda, con che arma te la cavi meglio?-

-Non vedo il perché dovrebbe saperlo, signorina “sono un Demon Lord, ammiratemi”. Se non mi vuole dire perché mi ha richiesto in una cella singola può pure andarsene e farmi ritornare in quella vecchia.- rispose Ice alzando la voce, per poi sbuffare.

Yami si irrigidì e le riservò un’occhiata torva, per poi respirare profondamente. Odiava quando le persone alzavano la voce senza motivo.

In un primo momento le sfiorò il pensiero di non dirle né farle niente poi però, dato che la gladiatrice sarebbe entrata al suo servizio, non voleva che pensasse che un tale atto non fosse adeguatamente punito; quindi si avvicinò a lei, con passi volontariamente brevi per poi tirarle un sonoro schiaffo, che fece cadere l’altra contro il pavimento.

La ragazza dagli occhi di ghiacciò fissò l’altra stupita, incapace di pensare che quella creatura così minuta fosse stata in grado di buttarla al suolo con un solo movimento. Si massaggiò la guancia dolorante per la botta e poi la guardò con un misto di rabbia e di scuse.

Era difficile da domare, la mezzodemone.

-Chiedo scusa- disse rialzandosi, continuando a toccarsi dove le doleva.

Yami si sistemò una ciocca di capelli dietro un orecchio, facendo poi un cenno d’assenso con la testa.

Ice avvampò di nuovo nel guardarla, maledicendosi per questo.

-Preferisco le spade bastarde, comunque.- disse mormorando mentre fissava il terreno.

Yami sorrise e le andò vicino, alzandole la testa e accarezzandole la guancia lesa, togliendo la mano quando l’altra rabbrividì.

-Ottimo. Allora vado al succo della questione. Ti ho vista combattere e mi piace il tuo stile. Vorrei farti una proposta: ti andrebbe di ottenere la libertà? O per lo meno, una specie?

Ice la guardò storta. Era già successa un cosa simile. Tutti le avevano detto che le avrebbero dato la libertà, ma alla fine era sempre stata riportata nelle Arene, a combattere per la sua vita.

-E perché dovrebbe farmi un simile dono? Non le diverte vedermi mentre combatto? D’altronde è per questo che siete qui.-

La demone le lanciò un sorriso leggermente malinconico. Lei non andava nelle arene di sua spontanea volontà. Era suo padre ad intimarla a seguirlo. E lei doveva obbedire.

Negli anni però aveva osservato questa ragazza con gli occhi spenti, che vinceva ogni combattimento a cui veniva sottoposta senza ricevere troppi danni.

-Non mi piace  vedere i combattimenti Ice, anzi lo detesto. Ma ringrazio che mio padre mi imponga di venire qui, perché ho trovato in te la persona giusta.-

-Persona giusta, per cosa esattamente?- chiese, mormorando incuriosita.

-Voglio donarti la libertà Ice, se starai al mio fianco. Dovrai proteggermi da chiunque tenti di uccidermi o altro. Dovrai essere la mia ombra. Ice Darkaga, vuoi essere la mia campionessa?- rispose Yami, guardandola negli occhi.

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Capitolo 2
*** Lo scontro in arena ***


Demon's Blood capitolo2

Capitolo 2  - Lo scontro in arena-

 

Quando la demone uscì, Ice rimase a fissare il punto in cui scomparve, finché due guardie la fecero alzare con poca cortesia.

Era ancora indecisa sul da farsi, se accettare o meno la proposta di quella ragazza. Ogni dannata volta che si era fidata, quelle creature l’avevano ingannata, ferita, usata. Con la scusa di liberarla avevano abusato di lei fisicamente, considerandola solo un oggetto; Ice finiva sempre per ribellarsi e veniva rispedita nelle Arene. Ora lei era diventata previdente nei loro confronti, solo che non riusciva a togliersi dalla testa gli occhi grigi di Akuma, così bisognosi di lei, come se volesse ardentemente, per qualche strana ragione, solo e soltanto lei.

Continuò a pensare al nostro incontro per tutto il tragitto, al suo schiaffo, alle sue labbra che le mordevano l’orecchio e alla sua lingua che le leccava il sangue. Non si rese nemmeno conto che stesse camminando tanto era concentrata nel ricordare ogni piccolo dettaglio. Quando si ridestò dai suoi pensieri era nella solita cella, con gli altri mezzodemoni del ghiaccio che si stavano nutrendo. Cercò il suo pranzo ma trovò solo un foglio, una pergamena arrotolata, senza alcun sigillo in ceralacca da cui tutti stavano distanti, sapendo cosa significasse, con su scritto “Ice Darkaga salta il pasto per prepararsi al prossimo scontro”. Sbuffò. I suoi camerati avevano nel piatto carne di Gnar in misura abbondante. Era molto strano che venisse dato loto quell’animale dato che, anche se magro, era più nutriente di una bestia qualunque.

-Vinci il prossimo combattimento e potrai decidere se venire con me- le aveva detto la Demon Lord prima di andarsene.

Forse questa era una sua prova, doveva vincere in determinate condizioni per poterla servire. Sorrise alla provocazione di Yami e si concentrò per il combattimento che di lì a poco sarebbe avvenuto.

 

Dopo che la demone aveva lasciato la cella singola si era applicata nell’ organizzazione dello scontro, che sarebbe diventato un vero e proprio test: l’avversario sarebbe stato un demone del fuoco al servizio di suo padre, uno stupido energumeno che la paura della morte, col tempo, aveva reso leggermente più arguto.

Ice entrò nell’arena e la guardia le fornì una spada bastarda, che la gladiatrice fece roteare per saggiarla. Era perfetta.

Dall’altra parte del campo allo sfidante vennero dati due pugnali, armi contro cui non riusciva a cavarsela senza subire molti danni, a volte anche gravi.

“Non capisco se mi voglia svantaggiare o altro” pensò con il sorriso sulle labbra. Face roteare ancora la spada, il fischio che faceva fendendo l’aria la tranquillizzava prima degli scontri.

Il demone del fuoco sembrò prenderla molto alla leggera. Dopotutto, cosa avrebbe potuto mai fare una piccola mezzodemone del ghiaccio, malnutrita, contro di lui? Praticamente niente.

Ice iniziò ad avvicinarsi lentamente, studiandolo, conscia che la sua vita sarebbe potuta finire quel giorno; fendette ancora l’aria con la spada e sospirò, prima di guardarlo con occhi gelidi e scattare verso di lui. Fece scontrare le loro lame, lui con i pugnali incrociati si difese, cercando di respingere l’offensiva improvvisa e dopo esserci riuscito la spinse indietro.
La gladiatrice fece un salto di un paio metri all’indietro.

Questa volta toccò all’energumeno partire alla carica, era talmente pesante che la ragazza sentì il terreno vibrare e si scansò appena in tempo per evitare entrambe le lame, riuscì anche ad assestargli un colpo sul braccio destro, causandogli un taglio superficiale che prendeva in larghezza tutto il braccio, dopodiché saltò all’indietro. Lui si toccò il punto in cui era stato ferito e notò che usciva del sangue. Ice vide la rabbia del demone crescere di attimo in attimo.
Quella razza di demoni era facile da trattare: non appena la loro forza veniva messa in discussione perdevano la testa, e questo andava in favore di Ice.

Il gladiatore strinse con più forza i pugnali, scuro in volto per la rabbia, correndo verso di Ice e sferrando una serie di colpi, troppo iracondo per essere davvero pericoloso. La gladiatrice capì che tra poco il duello sarebbe finito ed aveva buone speranze di riuscita, ma nonostante questo non smise mai di rimanere concentrata.

Subì diverse ferite, più e meno gravi, ma la maggior parte dei colpi riuscì ad evitarli. Per un momento si permise di pensare al suo futuro, alla scelta che avrebbe dovuto fare, anche se conosceva già a risposta. Sarebbe andata con lei, avrebbe seguito Yami Akuma.

La serie dei colpi che l’uomo le sferrava si interruppe, quindi si allontanò di parecchi metri, prima di alzare lo sguardo dell’avversario e lo vide fermo, in una sottospecie di posizione difensiva. Il suo respiro era diventato pesante e si passava una mano sudicia sul viso, asciugandosi il sudore dagli occhi.

Ice approfittò del momento per permettersi un respiro più grande, asciugandosi il sangue che le colava dalla fronte e le oscurava la vista. Si leccò la mano sporca di sangue, quel sapore ferroso le ridiede un minimo di energia. Ogni volta che leccava del sangue si sentiva più forte, piena di adrenalina.

Il demone si stava ancora riprendendo, quando Ice lo immobilizzò, creando con la sua magia dei blocchi di ghiaccio su piedi e mani, facendoli inspessire ed allungare, fino a che non fu immobilizzato fino alla vita e alle spalle.

L’energumeno cercò di scioglier quei blocchi con il suo fuoco, ma evidentemente era troppo stanco per poter usare i suoi poteri e la sua forza non bastava neanche a scalfirli; non appena vide che la mezzodemone stava ricoprendo la sua lama con del ghiaccio si divincolò sempre di più, con terrore, il che fece divertire Ice, che si stava lentamente avvicinando a lui.

Con un colpo secco ed un ghigno, lo colpì al collo, tagliandoli la testa, che rotolò in mezzo al terreno.

La gladiatrice rimase a fissare il capo del suo avversario per un bel pezzo, cosa che non aveva fatto nel combattimento: occhi spalancati, bocca seria ricoperta da una barba folta e lunga, con i capelli impiastricciati sul volto, dovevano essere sfuggiti al nastro che li legava in una coda di cavallo.

Guardò poi in mezzo alla folla, eccitata per lo scontro appena concluso. Anche lei si sentiva piena di adrenalina, avrebbe voluto continuare a conficcare una spada dentro ad un corpo, vedere il sangue uscire… scosse la testa per liberarsi da quei pensieri.

C’era molta gente nell’arena quel giorno ed Ice cercò un paio di occhi grigi in mezzo a quelli di altri, cercava gli occhi appartenenti a quella Demon Lord che l’aveva incastrata in quella sfida che inizialmente sembrava impari. Notò una discussione negli spalti dei ranghi alti ed indirizzò lì lo sguardo. Trovò nelle figure che stavano litigando il suo viso.

Accanto ad Akuma un essere lasciò il suo posto, notevolmente arrabbiato. Negli occhi grigi di lei riuscì a leggere soddisfazione ed orgoglio.

Quella demone era orgogliosa di lei? Come poteva esserlo? Che non guardasse il suo rango sociale, ma soltanto alla sua bravura?

Sperò che fosse per quello. Sperò finalmente di aver trovato una creatura che, se anche legata da un vincolo serva-padrona, non la trattasse come un animale. Sperò che Yami fosse diversa dai suoi precedenti padroni.

All’improvviso vide tutto nero e sentì il suolo dell’arena contro il suo corpo. Poi più niente.

Una voce nella sua testa continuava a dirle:

-Ottimo lavoro Ice, sono fiera di te.-

 

Yami sugli spalti si alzò e scese, frettolosamente ma trattenendo il passo per non dare troppi sospetti.

Vide che delle guardie stavano riportando dentro il corpo svenuto della gladiatrice, mentre degli altri appendevano la testa mozzata su degli spuntoni, lasciandola in pasto agli animali che si nutrivano della carne putrefatta.

La demone raggiunse quelli che tenevano il suo corpo e ordinò loro di portarla nella stanza singola e di depositarla con delicatezza sul letto.

Dopo che se ne furono andati prese una sedia e la sistemò accanto al suo letto, per poi sedersi. Le sistemò i capelli, togliendoli dal suo volto, per poterla vedere meglio. Prese un fazzoletto ed andò a bagnarlo, per toglierle il sangue dal viso. Le sorrise e poi curò i suoi tagli.

Prese una mano tra le sue, cercando di passarle un po’ di energia.

-Sei stata bravissima Ice, proprio come mi aspettavo. Sono fiera di te.-

Detto questo arrossì, alzandosi dalla sedia, ed evocò una spada bastarda: l’elsa era decorata con corna di capra, che andavano a finire poco sotto l’impugnatura; la lama invece, proprio sotto l’elsa, era incavata da una parte e seghettata dall’altra, con delle rune arcane di colore viola che prendevano tutta la parte piatta della spada. Il materiale di cui era fatta la spada era un metallo grigio-bluastro, molto leggero ma letale per chiunque ricevesse un colpo, il Frostmune.

Yami appoggiò la spada sul tavolo, accanto ad una tunica azzurro ghiaccio. Tornò dal corpo sdraiato sul letto; la ragazza si era addormentata. Sorrise, mordendole il lobo dell’orecchio per leccare alcune gocce del suo sangue. Sin dalla prima goccia si era accorta che quello della gladiatrice era il sangue più buono che avesse mai assaggiato.

Le accarezzò il viso, arrossendo, per poi andarsene verso casa.

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Capitolo 3
*** La famiglia Akuma ***


Capitolo 3

Capitolo 3- La famiglia Akuma

 

Era finalmente uscita dall’Arena in cui era stata rinchiusa per anni ed ora si trovava all’ingresso di un campo di battaglia probabilmente ancora più pericoloso, la villa degli Akuma. Davanti all’enorme cancello c’erano due guardie con armature scintillanti con l’emblema della Casata che servivano in rilievo sul petto.
Ice aveva indagato sul quella Demon Lord che le aveva offerto lavoro come sua guardia del corpo. Quello che aveva scoperto incrementava in modo esponenziale i dubbi che aveva su di lei
; si diceva in Arena che la famiglia Akuma fosse una delle più forti, se non quella con maggior potere tra i clan dell'oscurità, grazie a delle capacità donate direttamente dalla divinità dell'oscurità denominata "Oscura Signora".
Le guardie all’entrata la guardarono con aria schifata, rigonfi del loro orgoglio di purosangue, ma la lasciarono entrare, bisbigliando qualcosa che somigliava ad “Adesso si fa difendere dagli schiavi pur di disobbedire al padre”.
Scuotendo la testa e stringendo l’elsa della spada, la stessa che le aveva lasciato sul tavolo la demone, bussò al portone d’ingresso della reggia.

 Non si sentiva molto rumore provenire dall’interno della casa. Le due governanti che le aprirono la porta la scortarono in una stanza in cima alle scale, raccomandandosi di presentarsi alla signorina ed al signor Akuma dopo essersi ripulita accuratamente e aver indossato la veste che le era stata regalata dalla signorina Yami. Ice, nonostante tutti i servitori che abitavano in quella reggia, era l'unica di sangue misto e anche quella con meno poteri. Dopo un bagno abbastanza lungo per cancellare l’odore di sangue, sudore e di polvere, indossò quella tunica azzurro ghiaccio e si mise la spada dietro la schiena, dirigendosi verso il salone delle udienze, da dove proveniva tutto il poco rumore della casa. Quando la presentarono, tutti i nobili presenti nella stanza si girarono, coprendo le loro risate con un ventaglio davanti alle labbra o con lisciatine di baffi. Ice si avvicinò ai due troni, dove i proprietari di casa erano seduti, e si inchinò sussurrando il suo nome e quello che avrebbe fatto se ne fosse stata in grado, ovvero proteggere la demone.
Yami le sorrise, rassicurante, mentre il padre la guardò con odio. La mezzosangue aveva capito che le creature come lei non gli piacevano, era uno di quei Demon Lord che odiava tutti i  non puri.
“Non sarà una vita facile” si disse osservando di soppiatto l’altra demone, quando si alzò dal suo posto.

-Perdonatemi padre, accompagno la mezzosangue a visitare il castello, dopodiché mi riposerò nelle mie stanze, sono leggermente affaticata. Con il vostro permesso- disse inchinandosi al demone, che le fece segno di andarsene, per poi piegarsi nuovamente verso gli invitati- signori e signore.- Gli altri nobili si inchinarono al passaggio delle due continuando a bisbigliare sulla nuova arrivata.
Yami camminava decisa davanti ad Ice, nel più totale silenzio. L’ex gladiatrice notò le corna della signorina, cosa che prima non aveva fatto, forse anche a causa dell’oscurità delle celle.
-Le avevo nascoste con un incantesimo. Sempre meglio non mostrare quanto potere si ha, in luoghi del genere.- le disse, senza smettere di camminare, prima di girarsi verso di lei.
-Sì, se c’è silenzio e mi concentro riesco a leggere nella mente delle creature.- continuò sorridendole.
La guerriera arrossì, abbassando lo sguardo. Così la sua nuova padrona poteva giocare con le menti altrui, uno dei poteri più pericolosi dei demoni dell’oscurità.
Fissò nuovamente quelle corna nere dalla forma inusuale, si alzavano di un poco, per poi allungarsi dietro la testa, scendendo seguendo i capelli.
-Non ne ho mai viste di questa forma, se posso permettermi di dirlo- rispose abbassando il capo, maledicendosi per aver parlato.
-Siamo solo noi due, non essere rigida. Andiamo nelle mie stanza, lì potremo parlare con maggiore libertà rispetto ad un semplice corridoio.- commentò girandosi e continuando a camminare, guidando la sua guardia del corpo attraverso corridoi, non mancando di descriverle le stanze in cui passavano.

Appena entrata nei suoi alloggi la proprietaria di casa si stese sul letto in posizione prona, invitando l’altra ad avvicinarsi e sedersi sul letto matrimoniale.
-Parlavamo delle corna, giusto? In effetti soltanto la nostra famiglia le ha di questa forma, e neanche tutti i membri; io ad esempio le ho ricevute da mio nonno, che a sua volta le ha ricevute dal suo, da quel poco che so indica la differenza di potere.- le disse guardandola con la coda dell’occhio e spiegando le ali.
-Effettivamente ce le ha lunghe e grosse quanto suo padre.- notò Ice, sapendo che in base a questi particolari si riconosceva il potere di un demone.
L’altra mugolò in assenso, muovendo lentamente le ali, prima di sussurrare alla mezzodemone di massaggiarle, sorridendo. Dopo secondi di sbigottimento ubbidì, leggermente imbarazzata: le ali di Yami erano morbide e sembravano quasi angeliche. Iniziò a toccarle la membrana bianca, quella nella parte superiore, cercando di non stringere troppo forte, perché sapeva di avere delle mani ruvide e callose, per via della sua vita da guerriera.
Dopo un po’ di gemiti, la demone mosse le ali, pregando Ice di fare con un po’ più di delicatezza se le fosse possibile; la guerriera si scusò arrossendo, e riprovò a massaggiarla. Questa volta la padrona non si lamentò anzi, con un sorriso sul viso, cominciò a rilassarsi con gli occhi chiusi.
-Raccontami di te. Come vivevi prima di finire in Arena?-
-Se posso permettermi, perché le interessa saperlo? Non sono nessuno di cui valga la pena sapere.-
-Mi interessa perché sei la mia guardia del corpo. Devo conoscerti per poter fare affidamento su di te, specialmente dato che sono perennemente a rischio di vita.- disse senza smettere di sorridere -ora puoi lisciarmi le piume?-
L’ex gladiatrice ubbidì, andando ad accarezzarle singolarmente ogni piuma, notando la loro consistenza, erano più dure di quello che sembravano, avrebbero potuto trapassare una cotta di maglia se le avesse scagliate ad una velocità abbastanza elevata.
-Mia madre è, o era, la signora di un castello in una provincia delle Lande Ghiacciate. Un demone purosangue di classe media. Mio padre invece era lo stalliere di palazzo. Ovviamente la relazione non era ufficiale e quando mia madre mi diede alla luce, cacciò mio padre da palazzo e mi scaricò ai membri della servitù.
La mia vita continuò pressoché normalmente e quando raggiunsi l’età per impugnare una spada, rimasi con il maestro d’armi per allenarmi; quando ricevetti la sua approvazione mi arruolai nell’esercito e mia madre mi mise a capo di una piccola guarnigione. Un giorno eravamo in ricognizione vicino ad un nostro villaggio e cademmo in un imboscata, i miei compagni furono uccisi davanti ai miei occhi e io fui trasportata in questa città e venduta all’Arena, in quanto sapevano chi fossi, forse grazie a delle spie nel palazzo. Ho vissuto metà della mia vita a combattere per sopravvivere e tutti i lord che mi presero con loro abusarono del mio corpo, per poi riportarmi in Arena, dato ero restia a dar loro piacere. Questa è la mia storia.- raccontò senza smettere di lisciarle le piume, smise soltanto quando Yami mosse le ali, prima di ritrarle.

La corvina era rimasta ad ascoltare in silenzio la storia della sua guardia del corpo e quando ebbe finito le rimase addosso una strana sensazione, un dolore al petto. Non le era mai capitato, forse era quella cosa che chiamavano “compassione”. Il soffrire insieme ad un’altra creatura era una cosa nuova per lei.
-Per quanto valga, mi dispiace per ciò che è successo. In un certo senso abbiamo una storia simile.-
Ice stava per replicare, ma la demone non glielo concesse, mettendole un dito davanti sulla bocca, prima di stendersi supina per guardarla meglio.
-Mio padre mi odia. Secondo un’antica credenza della mia famiglia ogni due generazioni il primogenito deve essere un maschio, non ha ritenuto opportuno dirmi il motivo. Quando sono nata ha ucciso mia madre, incolpandola del mio sesso. Mia nonna me lo rivelò in punto di morte, quando avevo dieci anni e da quel giorno ho iniziato ad odiarlo di rimando. Quell’uomo mi ha sempre tenuta rinchiusa, facendomi fare commissioni soltanto per suo tornaconto personale, ma un giorno mi sono resa conto di avere nel mio corpo più potere di lui e da allora gli tengo testa, conscia che se avesse tentato di ammazzarmi avrei potuto difendermi. Ultimamente ha insistito tanto nel trovarmi una guardia del corpo che mi ha fatto pensare che volesse uccidermi proprio con una di quelle, anche per questo ho deciso di andare sugli spalti in arena e cercare un essere che non avrebbe mai potuto corrompere. La mia scelta è ricaduta su di te, data la tua bravura con la spada e il tuo status di mezzodemone. In un certo senso ti ho usato e di questo mi dispiace leggermente, ma non rimpiango la scelta che ho fatto, prendendoti al mio servizio.
Mio padre probabilmente cercherà di cacciarti da palazzo, ma finché non vorrai andartene di tua iniziativa, per una ragione valida, cercherò di ostacolarlo il più possibile. Posso affidare la mia vita nelle tue mani, Ice Darkaga?-

La demone la fissò dritta negli occhi mentre pronunciava le ultime frasi ed Ice ebbe l’impressione che la stesse guardando dentro, cercando suoi dubbi o resistenze e questo la spaventò, però non distolse lo sguardo dalla sua signora anzi lo ricambiò perdendosi in quell’oscuro viola.
-Sono grata dell’onore che mi state offrendo, mia signora. Morirei pur di salvarvi la vita- le rispose inchinandosi
-Non essere così formale quando siamo solo noi due- le disse sorridendo, appoggiando una mano sulla sua guancia – ti ringrazio per quello che farai da ora in avanti.- la guerriera arrossì e la padrona continuò, ridendo – nonostante la tua maturità diventi rossa ad una velocità inaudita!-
L’altra rimase affascinata dalla risata della più giovane, ritrovandosi a pensare che forse, il suo alloggio in quella villa sarebbe stato più piacevole del previsto.
Dopo qualche minuto in silenzio la corvina si alzò, spiegando nuovamente le ali e portò la sua guardia del corpo con sé, facendole terminare il giro della reggia.
Le mostrò le cucine, la biblioteca, dove Yami passava la maggior parte del tempo, gli alloggi delle guardie, le sale da pranzo e le mura di cinta. Ice rimase affascinata dalle differenze che c’erano tra il castello nelle sue terre e quello della famiglia Akuma. Nonostante la bellezza dei cristalli di ghiaccio che ricoprivano quello nelle Lande, gli affreschi di battaglie passate, i rilievi sul tempio e i ritratti di ogni componente del nucleo familiare curati nei minimi dettagli erano spettacolari, nel posto in cui avrebbe servito da quel giorno fino alla morte. Tornarono dentro il palazzo, dopo aver visto il campo di allenamento che le avrebbe tenute occupate l’indomani.
Quella sera, a cena, il padre della demone rimase scandalizzato e infastidito dalla presenza al loro stesso tavolo della mezzodemone, con grande gioia della figlia.

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Capitolo 4
*** Primi Agguati ***


cap 4

Capitolo 4 - Primi agguati

 

-Vi state scoprendo troppo mia signora. Al vostro nemico basterebbe fare così- disse la mezzodemone tirando all'altra un calcio sullo stomaco, prima di colpirle l'arco con la spada, disarmandola, per poi avvicinarla rapidamente al collo di Yami, tutto nel giro di cinque secondi.- e la vostra vita sarebbe conclusa.-

La corvina sbuffò staccandosi da Ice per andare a recuperare l’arco.

-Cosa dovrei fare per non finire uccisa in questo modo?- disse prendendo e poi leccando il sangue uscito dal piccolo graffio sul collo. La spada che le aveva era davvero ben affilata.

-Per prima cosa non state così scoperta e non spingete troppo con il vostro arco. Con la coda degli occhi cercate di prestare attenzione al corpo del vostro opponente, dovreste notare lo spostamento del piede che terrà in equilibrio il vostro assalitore ed il movimento dei suoi fianchi, prima che sferri il calcio. Saltate all’indietro per schivare e cominciate ad attaccarlo il prima possibile a distanza.-

Durante le ore successive si scontrarono diverse volte e solo alla fine Yami riuscì ad anticipare i movimenti della sua guardia del corpo, che le sorrise soddisfatta rinfoderando la spada, per poi togliere il fodero da dietro la sua schiena per poggiarlo su una roccia e passò uno straccio alla sua signora, che lo afferrò al volo.

-Ho fatto bene la mia scelta- sussurrò rientrando in casa.

 

La guerriera si aggirava silenziosa tra le mura del castello, alla ricerca di eventuali sospetti. Le guardie di palazzo si spostavano al suo paraggio, come se fosse appestata. Ice non li degnò di troppe attenzioni, e continuò la sua ronda fino a che non vide la sua signora in camicia da notte, fuori dalla sua camera che guardava il soffitto, quando l’altra la notò le sorrise e le fece cenno di entrare nei suoi alloggi.

Un po’ scombussolata dalla richiesta di Yami, la seguì poco dopo, chiedendosi cosa volesse da lei.

-Mio padre non ti darà mai una delle armature conservate per le guardie di palazzo, questo è poco ma sicuro- disse la demone con voce grave, accomodandosi sul letto insieme all’altra – e tu di certo non puoi andare in giro con quella- indicò l’armatura di pelle che indossava anche in arena- sei un mezzodemone che serve gli Akuma, anche se mio padre lo nega.-

La guardia del corpo  guardò l’armatura ormai usurata dal tempo, chiedendosi cosa avesse di male: proteggeva a sufficienza anche se era brutta esteticamente, con qualche rattoppo qua e là.

-Domani andremo a fare compere, sia per me che per te- pronunciò con tono deciso, che non ammetteva repliche –vedrò di convincere mio padre a farci uscire, in qualche modo.-

L’altra non aprì bocca, certa che non sarebbe stato utile a far cambiare idea alla sua signora, ma annuì con un cenno del capo.

La corvina le sorrise, facendole notare che anche lei poteva parlare per potersi pronunciare in favore o in contrasto, con una qualsiasi idea avesse a che fare con la sua persona.

 

La via del mercato era affollata come al solito: i piccoli demoni correvano per le strade, stando attenti comunque a non urtare le bancarelle, sapendo di rischiare la morte; signore si aggiravano alla ricerca di carne di qualità a basso prezzo, mentre i loro mariti si scambiavano opinioni riguardo alle famiglie che svettavano tra l’oligarchia, gli Akuma, Ignis e Lainen.

Ice camminava poco dietro a Yami, per non perderla mai di vista nel caos della folla. Aveva brutti ricordi di posti affollati.

Guardarono da diversi fabbri, ma nessuna armatura sembrava comoda alle mezzodemone: erano tutte troppo grosse per muoversi con agilità.

Le due stavano per rinunciare, quando visitando la bancarella dell’ultimo fabbro la servitrice notò un’armatura in pelle, con due spallacci di ferro uno sensibilmente più grande dell’altro.

-Mia signora, se posso permettermi, credo di aver trovato quella adatta- disse senza guardarla negli occhi, indicandola con un cenno del capo.

La Demon Lord studiò la pelle e gli spallacci prima di dare il suo assenso all’acquisto ed estrarre l’oro dal sacchetto posto sulla cintola.

Il mercante si inchinò, ringraziando la corvina che scortò in un angolo nascosto la sua guardia del corpo, facendole indossare la nuova armatura.

-Com’è?- le chiese titubante

-Perfetta. Vi ringrazio per averla comprata, mia signora.- disse piegandosi leggermente in avanti, rialzandosi soltanto dopo che l’altra le aveva scompigliato i capelli sorridendo.

Tornarono insieme verso la reggia, ma Ice sentiva che quella pace sarebbe finita a breve.

Nessuna delle due si accorse che una figura le stava pedinando.

 

Passarono dei giorni da quando erano andate al mercato, ma la sensazione di pericolo della creatura dai capelli blu non svanì. Mentre Yami era intenta nella lettura la sua guardia del corpo stava in un angolo della stanza con la spada sulle gambe, pronta a sguainarla in qualsiasi momento.

Stavano rientrando ognuna nelle proprie stanze, prima che un messaggero del capofamiglia fermasse la sua signora e l’altra rimase ad ascoltare, avvicinandosi ai due.

-Il lord Vostro padre ha organizzato una cerimonia per l’anniversario della vostra nascita signorina, che si terrà tra due giorni nel salone grande. Voi e la vostra serva siete invitate ad unirvi nelle Vostre migliori vesti e a rispettare l’ordine di casa. - riferì senza osare guardare la demone negli occhi.

Dopo che il messaggero se ne fu andato, Ice sentì che doveva entrare nella camera con la sua padrona, come se sapesse che avrebbe dovuto calmarla o qualcosa di simile; dentro la camera la corvina era appoggiata alla finestra, stringendosi un braccio fino a farlo sanguinare.

Avrebbe dovuto affrontare nuovamente tutta quella falsità negli occhi delle persone e la Demon Lord non lo accettava: non le piaceva il fatto di avere nobili in casa sua che dicevano una cosa e pensavano l’esatto opposto, pretendenti per niente interessati a lei stessa ma al suo titolo e alla sua fama.

La guerriera si avvicinò a lei, preoccupata per il braccio della sua signora e si fece sentire, cercando di non spaventarla; l’altra si girò e fece pochi passi timorosi prima di appoggiare la testa su una sua spalla. La mezzodemone del ghiaccio le cinse la vita con le braccia,  dopo aver curato i graffi che la sua padrona si era inflitta, ghiacciandoli.

-Sei l’unica creatura sincera in questa villa, Ice. Ho bisogno del tuo aiuto.- mugolò Yami cercando di non lasciare uscire le lacrime che sentiva riempirle gli occhi.

-Non vi lascerò sola. - le confermò l’ex gladiatrice rafforzando la presa delle sue braccia sulla sottile vita della nobildemone, sentendo che la bocca dell’altra si era rilassata in un sorriso. Le sembrò di sentire un “grazie”, ma non ci avrebbe giurato.

Trascorsero parecchi minuti in quella posizione, prima che la più piccola si staccasse, girandosi ancora verso la finestra, cercando di non far capire all’altra che era felice. Provava davvero molta gioia per quelle quattro parole che si era sentita dire.

-Sarai il mio cavaliere per il ballo?- le chiese scherzosamente.

La guardia del corpo le circondò la vita con un braccio e le intrecciò le loro dita, iniziando un lento valzer che durò cinque minuti. La corvina era piacevolmente sorpresa della capacità di guida dell’altra, prima di ricordarsi che aveva già vissuto in una corte, nel suo precedente castello.

-Sarei più che lieta di farvi da accompagnatrice, anche per tutta la serata, mia signora. Grazie per l’onore che mi offrite.- le rispose inchinandosi leggermente

La padrona di casa le sorrise, prima di tirare fuori dall’armadio il suo abito nuovo: era di un intenso viola, senza spalline e con una fascia che le avrebbe stretto la vita, lungo quasi fino ai piedi; quando lo ebbe indossato Ice arrossì vistosamente. Le stava perfettamente.

 -Vi sta d’incanto, mia signora. Sembrate l’incarnazione della divinità che voi venerate.- anche l’altra arrossì per quei complimenti.

Si guardarono per qualche istante, prima che la guerriera salutasse la corvina e si recasse nelle sue stanze.

L’indomani fece una corsa ad una bancarella del mercato ed acquistò un fiocco rosso scuro, che aveva adocchiato durante le compere di ieri, pensando che alla demone sarebbe stato bene con quel vestito addosso.

Arrivò il giorno del ballo e la mezzodemone sentì lo stomaco stringersi. C’era qualcosa che non andava, avrebbe passato la serata in compagnia della sua dama, per proteggerla dal pericolo che sentiva avvicinarsi. Prima di uscire dagli alloggi della signorina le legò il fiocco sui suoi capelli, attenta a non spettinarle i capelli e coprirle le corna.

Yami era al settimo cielo per il regalo appena ricevuto: continuava a guardarsi allo specchio nel suo armadio per ammirare il modo sublime in cui si abbinava a tutta la sua persona. Non se lo sarebbe più tolto dalla testa, durante il giorno.

L’accompagnatrice le sorrise e le porse il braccio, che l’altra non esitò ad accettare, appoggiando delicatamente la sua mano; scesero le scale che portavano al salone grande e tutti gli occhi furono attratti dalla giovane purosangue.

-Siete davvero incantevole, Yami- le sussurrò all’orecchio Ice facendole scendere l’ultimo gradino, prima che furono separate dalla folla.

-Siete stupenda Vostra grazia- disse un giovane demone dagli occhi verdi, mentre pensava che gli sarebbe bastato farla sua per avere tutti i diritti di un membro della famigli Akuma.

Tutti i complimenti che le rivolsero furono soltanto maschere, celate a nascondere la volontà di essere tra i prediletti di una famiglia appartenente all’oligarchia di quel mondo.

Fortunatamente la guerriera riuscì a non perderla di vista e prima che qualche altro demone le chiedesse di ballare si presentò da lei e le prese delicatamente la mano, inchinandosi.

Gli occhi grigi della sua padrona si illuminarono quando si rese conto che non l’aveva lasciata, come le aveva promesso. Iniziarono a ballare un valzer e si dimostrò una guida sublime, come già appurato due sere prima; il braccio dietro alla sua schiena la teneva stretta saldamente a lei, mentre le dita intrecciate erano semplicemente perfette, anche se piene di calli a causa degli anni di combattimento. La sua spalla era robusta, ma morbida allo stesso tempo ed il suo respiro sulla pelle profumava di qualcosa di fresco. Presto i loro occhi si persero a fissarsi a vicenda, grigio immerso nell’azzurro ghiaccio, i loro battiti erano sincronizzati, così come i loro movimenti: non avevano bisogno di guardare quello che faceva la propria partner per capire cosa dovevano fare.

I nobili demoni si fermarono ad ammirarle, indignati che una semplice mezzodemone potesse guidare così bene una persona di così alto rango.

Quando la musica finì non staccarono gli occhi una dall’altra, finché non si mossero per uscire in giardino.

Dopo qualche minuto, senza che neanche avessero detto una parola, una melodia arrivò alle loro orecchie.

-Te la senti di ballare qui fuori Ice? Voglio stare lontana dai pensieri di quella gente per un po’.-

Si stavano per rimettere a danzare quando un pugnale sfiorò il collo della Demon Lord, andando a conficcarsi in un albero alle loro spalle, prima che una misteriosa figura atterrasse innanzi a loro ed attaccò Yami con furia, che evocò all’istante il suo arco, creato con oscurità solida, e parò il colpo di spada appena in tempo.

La guardia del corpo estrasse la sua spada dal fodero e caricò l’estraneo, che saltò all’indietro schivando il fendente.
La corvina evocò varie frecce create con l’oscurità e  le scagliò contro il suo assalitore che riuscì a schivarne la maggior parte, le poche altro lo ferirono di striscio, mentre si spostava cercando di evitare un’altra carica dall’altra.

Ice e lo sconosciuto combattevano e fortunatamente per le due, la guerriera stava avendo la meglio, finché il demone non le annebbiò la vista, buttandole dei granelli di terra negli occhi: a quel punto attaccò nuovamente l’arciera, che parò ancora il suo assalto e riuscì a schivare il calcio che le stava per assestare, nel modo in cui le era stato insegnato, riuscendo a farlo indietreggiare lanciando una freccia dietro l’altra, prima che l’assassino cadesse a terra, trafitto dalla lama di Ice.

I nobili all’interno accorsero poco dopo, spaventati dal clangore delle armi, quando la creatura dai capelli azzurri estrasse la sua lama dal corpo senza vita dell’altro, notando con la coda dell’occhio la faccia incredula ed arrabbiata del padrone di casa.

 

Dopo aver spiegato la situazione ai nobili invitati, le guardie della reggia portarono il corpo nella fossa comune più vicina.
Nelle menti degli altri demoni aleggiava soltanto una domanda:
“Chi è così stupido da affrontare un componente degli Akuma in casa propria?”

Quando gli ospiti uscirono, rammaricandosi di quello che era successo alla signorina, le due si ritirarono negli alloggi della corvina che ringraziò l’altra di averle salvato la vita, prima di andare nel suo bagno privato per lavarsi, togliendosi il puzzo di combattimento. Rimasta sola, Ice decise di andare nella sua camera a sciacquarsi velocemente, tornando quasi immediatamente nella camera di Yami, che dopo essersi messa in vestaglia da notte le ricordò che avevano un ballo in sospeso.
L’ex gladiatrice sorridendo, afferrò la sua signora, danzando su una musica immaginaria, udibile solo dai loro cuori.

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Capitolo 5
*** La Punizione ***


capitolo 5

Capitolo 5- La punizione-

 

A quanto pare anche i nobili potevano ammalarsi e questo Ice lo scoprì dopo vent’anni di servizio in casa Akuma: Yami era stesa a letto che tossiva e nessuno sapeva che fare. La guardia del corpo era al suo capezzale con una faccia stranita, perché tutta quella situazione era strana: solitamente i cittadini poveri e gli schiavi in Arena prendevano malattie inerenti al luogo in cui vivevano. Dei Lord ammalati… era una cosa nuova per lei.
La sua signora stava riposando, con a fianco il fiocco che le aveva regalato il giorno in cui il loro legame si era stretto ancora di più. Ad ogni ballo, campionessa e nobile erano impegnate l’una con l’altra per tutta la serata.
Ci furono numerose aggressioni nel corso del tempo, ma insieme riuscirono a fronteggiarle tutte e tornare alla villa vive.
Un colpo di tosse distolse la mezzodemone dai suoi pensieri, facendole stringere la mano intrecciata a quella della sua padrona, che lentamente aprì gli occhi, illuminati da un flebile sorriso.
-Non affaticatevi troppo, signorina- disse alzandosi per reggerla, quando la corvina cerò di mettersi a sedere.
-Volevo solo stare seduta, in – si interruppe a causa di un colpo di tosse abbastanza roca – modo da poterti guardare meglio.-
Notando il panno asciutto e sporco sulla sua testa, la demone se lo tolse, poggiandolo sul comodino accanto al suo letto.
-Vado a prendervi un altro panno mia signora- le sussurrò, dopo averle appoggiato le sue labbra sulla fronte.
Ice uscì dagli alloggi della sua padrona, recandosi vicino alle cucine dove, in un baule, si trovavano i panni puliti.
In quel momento si accorse che uno stalliere stava aggiungendo qualcosa al bicchiere con il sangue per la demone.
Entrò in cucina, sorprendendo l’umile servitore sul fatto. Ormai quasi tutti rispettavano l’abilità in combattimento della guerriera ed alcuni ne erano anche spaventati.
-Cosa hai messo all’interno della ciotola?- disse, puntandogli contro un gladio. Preso dal panico l’altro bevve quel sangue e dopo qualche colpo di tosse, vomitò il sangue e cadde inerme al suolo.  Ice rimise il gladio alla cintola e chiamò aiuto, prima di andarsene a portare il panno alla sua signora.
Una volta entrata trovò la corvina intenta a leggere, quindi andò nel bagno per inumidire lo straccio mettendolo poi sulla fronte dell’ammalata, accarezzandole una guancia e sedendole accanto.
-Ho fame… quando arriva il sangue?- le chiese guardandola negli occhi, come fosse una bambina piccola. La gladiatrice si sbottonò la camicia, per scoprirsi il collo.
-Non beva il sangue che vi danno, ho scoperto che qualcuno aggiungeva qualcosa e sospetto sia questo che vi ha reso così. Nutritevi pure da me finché ne necessitate Yami.-
La Demon Lord non se lo fece ripetere una seconda volta, e leccò il suo collo, prima di addentarlo e affondare i denti dentro la carne della sua guardia del corpo, che mugolò di dolore, ma anche di piacere. Per i demoni era una cosa estremamente eccitante sia succhiare il sangue che donarlo, era difficile smettere.
La corvina spinse via Ice, dopo averle leccato il collo per bere le ultime gocce di sangue. Aveva gli occhi viola e le pupille dilatate, mentre la mezzodemone si congelava la ferita la osservava curiosa: cosa significa quel cambiamento di colore?

Dopo una settimana, nella quale si nutrì esclusivamente dalla guerriera, Yami si ristabilì completamente, a parte un po’ di febbre, ma le restò comunque un problema più serio da risolvere ovvero la fame nei confronti di Ice. Non aveva mai assaporato del sangue così buono, era quasi una droga, più ne beveva più ne voleva, ma cercò di non farlo notare alla sua guardia del corpo, preoccupata che se ne andasse via da quella casa, via da lei. In quei giorni la Demon Lord l’aveva pregata di restare al suo fianco durante la notte, in modo da rinfrescarla se avesse avuto caldo, cosa molto probabile data la temperatura un po’ alta. L’ex gladiatrice aveva accettato e ogni sera entrava nel suo letto, mentre l’altra si stringeva a lei, inspirando il suo profumo. In quei momenti la corvina si sentiva veramente a casa, quando era tra quelle braccia muscolose e piene di cicatrici era felice come non lo era mai stata. Le piaceva toccare quelle ferite ruvide, in contrasto con la pelle liscia e fredda della mezzodemone del ghiaccio. Durante le notti si svegliava e sorrideva a vederla sdraiata accanto a lei. Avrebbe tanto voluto che non venisse mai giorno, che la demone dai capelli blu continuasse a respirare beata e tranquilla su di lei. Erano stati mesi tranquilli da quando la nobile era guarita, nessuna incursione a palazzo, nessun agguato nelle vie del mercato ed era strano, vista la quantità di gente che avrebbe ucciso per avere lo status di più grande importanza negli Inferi. Ice continuava ore ed ore ad allenarsi con la spada contro i manichini, quasi annoiata dal non avere nemici da affrontare, non le piaceva stare con le mani in mano e in momenti di pazzia rimpiangeva il tempo passato nell’Arena, dove di avversari ne aveva fin troppi.
La voglia di combattere seriamente con qualcuno influì sul suo modo di agire la sera in cui si unì alla pattuglia e vide che nessuno prendeva il ruolo con troppa serietà.
-Smettila di darci ordini, lurida mezzosangue.- le disse un demone, ripreso a bighellonare durante la ronda.
-Agisco per la sicurezza della signorina Akuma. Se voi faceste meglio il vostro lavoro non avrebbe dovuto prendere una “mezzosangue” al suo servizio, o sbaglio?- gli rispose con un sorriso in viso. Non le piaceva il modo di atteggiarsi di certe guardie.
-“Sicurezza”. E una semplice mezzodemone dovrebbe proteggere una Demon Lord? Credi davvero di poterla proteggere meglio di una di noi, guardie di palazzo?- si alzò dalla sua sedia, andando incontro ad Ice e spingendola, prima di estrarre la spada. –Dai fammi vedere quanto timore dovresti incutermi-
-No. Non devo provare il mio valore in un combattimento contro di te. Nel caso ci cimentassimo in un duello, perderei la vita, ma sicuramente non per mano tua.-
-Credi di riuscire a ferirmi in modo tale da farti condannare per tradimento? Il tuo ego mi pare un po’ troppo grande per il tuo rango. Prendi la tua spada e mostrami quello che sai fare.- prima di darle il tempo di rispondere le si scagliò contro ed Ice sguainò in tempo la sua arma per parare il colpo.

L’avversario si allontanò nel modo più veloce che la sua armatura pesante gli consentiva, era molto goffo con tutto quel peso, mentre l’altra con la sua armatura di pelle era più rapida.
“Meglio che gli faccia continuare a pensare che sono un’inetta, sperando che finisca in fretta questa pagliacciata, non ci tengo ad essere punita a causa di un purosangue pieno d’orgoglio” pensò, mentre girava intorno a lui, con tutta l’intenzione di non prendere il duello seriamente. Ingaggiò lei il combattimento, con un affondo che l’altro deviò con il piatto della lama, per poi tirarle un calcio che lei non schivò. Intorno ai due sfidanti si era riunita una folla di guardie, che risero per la pessima figura che stava facendo la prescelta della loro signora.
La seconda azione la iniziò lui, che afferrò le mani dell’avversaria tirandola verso di sé mentre si avvicinava con la sua spada, causandole una ferita al collo non troppo grave.
L’odore del sangue iniziò a risvegliare in Ice la voglia di combattere seriamente. La tanto noiosa pace vedeva in questo scontro una via d’uscita, eppure la mezzodemone non voleva approfittarne.
I demoni intorno a loro continuavano a bisbigliare, deridendo le scarse abilità che stava dimostrando l’ex gladiatrice in quello scontro, nonostante la fama raggiunta, ed il clangore delle spade e i rumori degli spettatori, spinsero Yami ad uscire sul tetto, incuriosita. Quando si avvicinò e riconobbe in una delle due figure la sua guardia del corpo, accelerò il passo per capire cosa stesse succedendo. Notando la figura della sua signora in lontananza i dubbi sul nascondere le sue abilità incominciarono a salire. Alla fine, consigliata dall’adrenalina crescente dentro di sé, decise di fare sul serio, volendo far capire alla sua padrona che non aveva scelto la creatura sbagliata a cui affidarsi.
La guardia di palazzo, vedendo che la sua sfidante non decideva a muoversi la caricò, ma quella sapendo la mossa che avrebbe fatto, spostò il suo peso sulla gamba sinistra evitando l’affondo per poi colpire la spada avversaria spingendola verso il basso e rialzandola per andare a scalfire il braccio destro del nemico. La folla si ammutolì. Il prossimo attaccò lo ingaggiarono nello stesso istante: il demone alzò la spada in un attacco diretto al viso, ma Ice parò costringendo l’altro a tentare un colpo verso le gambe, però la guerriera fermò anche quello e con un gioco di gambe riuscì ad applicare la forza sufficiente per spostare la spada e infliggergli una ferita allo sterno, riportandosi alla posizione originale. Sorrise soddisfatta, notando lo sguardo divertito di Yami e quello incredulo dell’altra folla. Il sorriso si spense quando, il suo sfidante guardo divertito un punto dietro a lei.
-Ti ospito qui e tu mi ricambi rompendo l’armatura di una mia guardia e ferendola in modo grave? Impara figlia mia, questo è ciò che fanno i luridi mezzosangue, vengono in casa tua e ti recano danno.- tuonò Dukerg Akuma, il padre della signorina, guardando adirato la vincitrice dello scontro.
-Ma padre non è stata colpa…- iniziò a dire la demone, ma il padre la zittì indicando le varie guardie che avevano formato la folla.
-Ogni creatura qui presente testimonierà che la tua serva ha provocato questo scontro. Io credo alla loro parola, non alla tua Yami. Tu- disse indicando la vincitrice, bianca per la paura,- avvicinati immediatamente ed inginocchiati, rivolgendo a me la schiena.- Lei eseguì abbandonando la spada nel mezzo della via, gli occhi sbarrati dal timore. Due guardie la bloccarono in quella posizione e sentiva il demone dell’oscurità pronunciare parole in una lingua antica. Yami cercò di raggiungere la sua guardia quando capì cosa il padre avesse intenzione di fare, ma due dei presenti la bloccarono in tempo. Ice rivolse il suo sguardo terrorizzato verso la sua padrona e questa non poté far altro che assistere alla scena gridando e supplicando al padre di non farlo. Il signor Akuma mise entrambe le mani sulle corna della mezzodemone e, utilizzando molto potere magico e molta forza gliele ruppe, strappandole via. Un demone purosangue senza corna non valeva nulla negli Inferi, una come lei ancora meno.
Le urla di dolore della guerriera si sparsero per tutto il palazzo, insieme a quelle della sua signora. Dukerg si avvicinò allo sfidante uscito sconfitto e gli diede un sacco strabordante di oro, che quello sorridendo prese, mentre con l’aiuto degli altri si recò in infermeria per essere medicato. La creatura dai capelli blu svenne, accasciandosi al suolo e la demone dell’oscurità riuscì a liberarsi da quelli che la trattenevano, correndo verso di lei e prendendola tra le braccia in lacrime. La folla si diradò lasciando sole le due. Yami strinse forte a se la sua gladiatrice, senza smettere di piangere mormorandole rassicurazioni e scuse.

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