May I have this dance(r)?

di Lady Lee
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Blaine Anderson ***
Capitolo 2: *** Impercettibile ***



Capitolo 1
*** Blaine Anderson ***


“Può darsi che non sarai mai felice.
Perciò non ti resta che danzare,
danzare così bene da lasciare tutti a bocca aperta.”
(Haruki Murakami)
 

Blaine Anderson

 
K
urt camminava a passi lenti, guardandosi intorno con aria tranquilla. Amava quella sensazione che solo la cosapevolezza di essere in orario – o in anticipo – poteva dargli.
Gli era sempre piaciuto camminare, in realtà. Non tanto per l’attività in sé, quanto per l’opportunità che quest’ultima gli dava, cioè quella di poter osservare la gente. Le persone passeggiavano serene, oppure correvano in fretta, ridendo o mangiando o parlando al telefono, e lui le scrutava senza mai mutare il proprio sguardo, come per non far trasparire il proprio interesse attraverso gli occhi cerulei.
Adorava vedere il mondo muoversi attorno a lui, la città era frenetica, e ciò gli risultò alquanto insolito per essere un anonimo giovedì di maggio. Voci, suoni e rumori accompagnavano il suo passeggiare correndo e inseguendolo, come a ricordargli che la vita è fatta anche di rapidità e di un inevitabile desiderio di euforia.
Kurt prese un lungo respiro, assaporando l’aria fresca che una leggera ed istantanea folata di vento aveva portato. Socchiuse gli occhi in quel momento. Continuò a camminare e a guardare le persone intorno a lui, ma non vi dava più tanta importanza. Ora era quell’aria primaverile che lo trasportava, l’atmosfera serena che si era creata attorno a lui.
Era diretto al Dance Studio, la scuola di danza classica che Rachel frequentava da quando era bambina. Questo sport, d’altronde, era sempre piaciuto anche a Kurt stesso. Nonostante, in effetti, lei avesse insistito per far iscrivere anche il suo migliore amico al corso, ripetendogli che il suo fisico slanciato sarebe stato più che adatto, egli aveva rifiutato categoricamente, affermando di essere negato per la danza.
La lezione di Rachel sarebbe terminata alle 18, ed erano ancora le 17:45. Kurt non si meravigliò della propria puntualità, e ne era anche pienamente soddisfatto. Era convinto che gli sarebbe stata per sempre utile nella vita. Più volte aveva immaginato il suo futuro, ed era consapevole del fatto che non aveva altre certezze oltre che gli sarebbe piaciuto diventare una star a Broadway – e la sua puntualità, ovviamente.
La sua più grande passione era il canto, per questo faceva parte del Glee Club del liceo McKinley, che frequentava all’ultimo anno. Ed era anche tra i migliori.
Alle 17:47 guardò l’orologio bianco che portava al polso, entrò nella sala d’aspetto, salutò la ragazza alla reception, che ormai lo conosceva, visto che non era la prima volta che Kurt andava a prendere Rachel.
La ragazza gli disse che sarebbe potuto andare ad assistere alla lezione senza problema. Kurt accettò, e si fece guidare attraverso lo stretto corridoio della palestra – che ospitava diversi tipi di corsi, dall’hip-hop al jazz – fino ad una grande vetrata, che si rivelò essere la parete stessa dell’aula di danza classica. Attraverso quest’ultima era visibile tutto: tuttavia nessuno si accorse dela sua presenza, perché il punto in cui si trovava non era illuminato. Le altre pareti erano completamente coperte da specchi, esattamente come Kurt le aveva immaginate.
L’insegnante era una donna di mezza età, con i capelli biondi raccolti in una coda, indossava degli occhiali da vista e dei pantaloni fascianti. Tutti gli alunni e le alunne indossavano leggnings neri e una canottiera dello stesso colore.  Stavano eseguendo degli esercizi alla sbarra, una mano appoggiata su di essa e l’altra tesa con il braccio, in alto, mentre le gambe si piegavano in un pliè.
Kurt osservava  i ragazzi con un’espressione assorta che manifestava tutto il suo interesse per la danza.
Tutti in quella stanza avevano più o meno la stessa età di Kurt e Rachel, quindi circa 17 anni.
Il fisico di tutti i balllerini era simile, che fossero femmine o maschi: erano magri, alti, ed eleganti.
Di tutti, tranne uno. Un ragazzo poco più bassino degli altri, con i capelli gellati intrappolati in una pettinatura per quale evidentemente aveva speso molto tempo. Aveva le gambe e le braccia muscolose, e Kurt dovette riconoscere che erano decisamente sexy.
Tuttavia, i suoi movimenti erano estremamente aggraziati. Erano intensi e travolgenti, oltre che sinuosi. Anche con i semplici esercizi che stavano eseguendo, quel ragazzo riusciva ad esprimere le proprie emozioni attraverso dei gesti del corpo.
Kurt rimase a guardarlo mentre eseguiva un attitude, tendendo la gamba in avanti. I suoi occhi erano ambrati, di un colore dolce e luminoso, che non aveva mai visto fino ad allora. La sua espressione era seria ma rilassata, le labbra rosee leggermente socchiuse.
Il lampadario che pendeva dal soffitto emanava una luce forte e giallastra, che illuminava il volto del ragazzo risaltando la tonalità particolare della sua pelle, e la sua fronte era imperlata di sudore.
Lo sguardo di Kurt si soffermò sulle sue mani, che erano molto curate e si muovevano velocemente con gesti rapidi ma premeditati.
Rimase colpito da quel ragazzo, e continuò a fissarlo fino a quando tutti uscirono dalla stanza, dirigendosi verso gli spogliatoi. Fu allora che si accorse che la scena alla quale aveva assistito era reale: quasi gli era sembrato che quel ragazzo dai tratti mediterranei fosse stato frutto della sua immaginazione.
Rachel gli si avvicinò salutandolo con un grande sorriso e un veloce Ciao, Kurt, poi anche lei si diresse verso gli spogliatoi.
A quanto pare il ragazzo che tanto aveva ammirato non era ancora uscito dall’aula, e stava parlando con l’insegnante. Un minuto dopo anche lui passò nel corridoio e il suo sguardo sfiorò quello di Kurt, e fu un secondo, un attimo solo, ma per Kurt fu sufficiente, e quella sera pensò solo agli occhi del ballerino.
Dopo essersi sistemata, Rachel comparve nella sala d’attesa dove Kurt la stava aspettando. I sue si abbracciarono.
‹‹Kurt, ho una fame!›› esclamò lei.
‹‹Bel Grissino?›› il ragazzo sorrise.
Il Bel Grissino non era molto distante dal Dance Studio, e i due amici vi arrivarono chiacchierando e ridendo. Dopo aver comprato qualcosa da bere e da mangiare scelsero un tavolino sul lato destro del locale.
Passarono pochi minuti, e poi il ragazzo che Kurt aveva infinitamente ammirato durante la lezione di danza entrò, passandosi una mano tra i capelli che adesso erano ricci e visibilmene umidi, segno che si era evidentemente appena fatto una doccia. Indossava una polo verde a maniche corte e dei pantaloni blu, abbinato ad essi aveva un papillon attorno al collo.
Kurt smise di parlare improvvisamente, e Rachel si girò istintivamente seguendo la traiettoria del suo sguardo per capire chi stesse guardando. Fece un sorrisino che lasciava trasparire un velo di malizia, poi urlò: ‹‹Blaine!››
Blaine. Kurt ripetè nella sua testa quel nome, scoprirlo era stata una conquista.
Il ragazzo si voltò e sorrise, salutando con un gesto della mano.
Blaine, occhi radianti ed espressione teneramente stanca.
I loro occhi si guardarono nuovamente, ma Kurt potè giurare che non si trattò di un gesto involontario.
‹‹Si chiama Blaine Anderson. È uno dei migliori della scuola, nonostante non abbia il fisico tipico dei ballerini.›› sentenziò Rachel, sorseggiando il suo succo di frutta. ‹‹Ho visto come lo guardavi, Kurt… come ti sembra?››
Kurt sorrise, ‹‹Gay›› rispose.
E da quel momento, nella sua testa non ci fu altro pensiero se non gli occhi meravigliosi di Blaine Anderson.
 

Note: è la prima long-fic Klaine che scrivo, e anche la prima fic che pubblico su Glee.
Tengo molto a questa storia, nel senso che per me ormai ha un valore affettivo. 
Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate nelle recensioni, ogni parere, commento o consiglio per me ha grande importanza.
Vi ringrazio per aver letto! :)
A presto, 

             Lee 

 

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Capitolo 2
*** Impercettibile ***


Note: so che questi primi capitoli sono noiosi, ma Blaine e Kurt si stanno ancora conoscendo... e voglio, prima di tutto, delineare bene i caratteri dei personaggi. Detto ciò, buona lettura!

  Lee
 






Impercettibile
 

 
Q
 

uel  martedì, mentre passeggiava diretto al Dance Studio, Kurt provò un’insolita emozione, che ipotizzò fosse una specie di ansia. Il cuore gli batteva velocemente, ma non impiegò molto a capire che non era l’affanno che portava a quella sensazione. Socchiuse gli occhie e fece un respiro profondo per cercare di calmarsi.
Poi, i suoi pensieri lo condussero agli occhi di Blaine Anderson. E allora capì che la sua euforia era dovuta al deisiderio che aveva di guardare quegli occhi di nuovo, e incatenarsi al suo sguardo.
Ciò, per lui, sfiorava la soglia delle cose che considerava assurde.  Com’era possibile, d’altronde, che un ragazzo che aveva visto una volta sola gli facesse provare una sensazione simile? Non gli era mai successo.
E soprattutto, rimase sbalordito quando si chiese che tipo di sentimento fosse quello che lo stava travolgendo e non seppe trovare una risposta concreta. Infatuazione? Ammirazione? Meraviglia?  Erano tante le parole che correvano nella sua testa, e la sua indole razionale ne stava risentendo: era completamente incapace di formulare un pensiero coerente senza tentare allo stesso tempo di allontanare quella sensazione.
Ci riuscì, e per un attimo mise da parte Blaine e l’indagine da psicanalista che stava conducendo a se stesso per focalizzarsi sui propri futuri impegni – cose comunque abitudinarie, come fare shopping, ma che non rientravano nella sua routine.
Erano le 19.30 quando entrò al Dance Studio. La lezione di Rachel era appena finita, e Kurt sapeva che avrebbe dovuto aspettare almeno un’altra decina di minuti prima che l’amica fosse pronta per andare a cena con lui.
Vide altri alunni che lasciavano la palestra, ma tra questi non c’era Blaine. A quel pensiero, provò di nuovo quella sensazione. Che stavolta gli sembrò un… vuoto, come se gli mancasse qualcosa.
Sentì una risata provenire dal corridoio che aveva percorso la settimana precedente, e subitò riconobbe che si trattava di quella di Rachel. Inconfondibile e cristallina, una risata piena di energia.
Alla sua destra c’era Blaine, che camminava più indietro di lei e sorrideva.
Blaine, capelli mori adorabilmente ordinati e papillon bordeaux.     
Lo guardò mentre si avvicinava, reggeva con la mano la cinghia della borsa che portava a tracolla.
Ed ecco che provò nuovamente quell’emozione, il suo cuore accelerò e assunse un’espressione quasi sorpresa, come se fosse colpito dalla bellezza del ragazzo davanti a lui.
‹‹Kurt!›› esclamò Rachel, sorridendo e abbracciando l’amico.
‹‹Ciao›› disse lui, spostando nervosamente lo sguardo da lei a Blaine, muovendo gli occhi da destra a sinistra.
 Rachel, Blaine, Rachel, Blaine, Rachel, Blaine, Blaine, Blaine, Blaine.
Lo fissò per un attimo, e si accorse appena delle sue parole ‹‹Ciao, io sono Blaine›› disse, tendendogli la mano, i suoi occhi, di un colore chiaro ma caldo, brillavano.
“Lo so” pensò Kurt, “certo che lo so.”                              
‹‹Io sono Kurt.›› gli strinse la mano – e un poco tremava – sorridendo, evitando di sembrare imbarazzato.
Rachel nel frattempo osservava la scena compiaciuta, soddisfatta di averli fatti conoscere. ‹‹Io e Kurt stiamo andando a cena in un ristorante qui vicino›› sentenziò, ‹‹ti va di unirti a noi?››
Quando il contatto con la mano di Blaine venì a mancare, Kurt abbassò lo sguardo, posandolo sui propri mocassini.
‹‹Sarebbe un piacere per me›› dichiarò il moro, guardando il ragazzo di fronte a lui. Le guance di Kurt assunsero un colorito più roseo del solito, e le sue labbra sìincurvarono in un sorrisetto appena accennato.
I tre si incamminarono verso il locale, e Rachel prese le redini della conversazione parlando della pasta deliziosa che facevano lì. Kurt annuiva ogni tanto, commentando i suoi piatti preferiti.
L’interno era arredato in modo semplice ma elegante, tuttavia non raffinato. C’erano delle finestre a nastro che nelle ore diurne rendevano la sala molto luminosa.
Entrati nel ristorante – il nome era “La Belle Èpoque” – subito accorse Brittany, con i capelli lunghi biondi raccolti in una coda alta. La frangetta le copriva parte della fronte, donandole un’aria seria, in contrasto con i suoi occhi chiari e vispi, che invece lasciavano trasparire un’eccessiva allegria, per essere una ragazza che stava lavorando. Ma Brittany era fatta così, vicace e allo stesso tempo responsabile. Lavorava alla Belle Èpoque come cameriera, ed era per questo motivo che Kurt e Rachel avevano scoperto il posto: Brittany frequentava il liceo McKinley, come loro, e faceva parte del Glee Club.
‹‹Ciao, ragazzi›› salutò la ragazza.I suoi amici la baciarono sulla guancia. Lei guardò Blaine: ‹‹Non ti ho mai visto qui›› enunciò.
‹‹No, non ci ero mai venuto.›› disse semplicemente lui.
Fu Rachel ad occuparsi delle presentazioni, cosa che Kurt riteneva un’inutile formalità. Gli tornò in mente la scena di poco prima, quando Blaine gli aveva preso la mano e aveva detto il suo nome senza aspettare che fosse Rachel a farlo. Pensò che questa spontaneità gli piaceva molto. Non solo quella, in realtà.
Poi, si accomodarono in un tavolo e Brittany lasciò loro i menù. Dopo averli sfogliati, Rachel ordinò la pasta, Kurt un’insalata di pollo. Blaine aspettò che il castano ordinasse per poi dire: ‹‹Lo stesso per me.››
Si creò un attimo di silenzio, mentre la ragazza portava via i menù. Fu Rachel ad interromperlo, dicendo con aria entusiasta: ‹‹Sai, Kurt, io e Blaine faremo il saggio tra poco… metteremo in scena un balletto.››
‹‹Sì, al Teatro di Lima›› continuò Blaine, ‹‹pensi di venire?›› la sua espressione era rilassata.
Kurt lo guardò e descrisse il suo volto come quello di un ragazzo felice. Visibilmente felice. Quel sentimento positivo di Blaine inondò anche lui, trasmettendogli un senso di pace e tranquillità.
‹‹Direi di sì›› rispose Kurt, riempiendosi il bicchiere di acqua naturale. ‹‹Ma… sono invitato?››
‹‹Direi di sì›› lo imitò Rachel, sfoggiando un sorriso.
Arrivarono i piatti e la serata passò in modo tranquillo. Risero, parlarono di film e di Broadway, di musica, di Vogue.
Kurt aveva imparato, nel tempo, come comportarsi in questo tipo di occasioni: non toccò argomenti personali, si mostrò interessato, ma non invadente. Una delle sue prerogative era quella di lasciare alle persone i propri spazi, assicurandosi che gli altri facessero lo stesso con lui.
 Parlare con Blaine fu piacevole. Era brillante e divertente, oltre che bello. Più volte Kurt aveva sorpreso se stesso a concentrarsi sulle sfumature degli occhi del moro piuttosto che sulle parole di Rachel.
Uscirono dal locale verso le 22. Rachel disse che era stanca, così, dopo aver salutato entrambi e ringraziato per la serata, si dileguò, voltando verso sinistra in direzione di casa sua.
‹‹Io… mh… abito di là›› mormorò Kurt, indicando la strada che si apriva dietro di lui.
Blaine lo guardò. Sembrava che stesse riflettendo su qualcosa, perché dapprima aggrottò le sopracciglia in un gesto impercettibile – e Kurt era davvero bravo a cogliere quel tipo di cose – e poi le sue labbra si incurvarono verso l’alto, in un sorriso appena accennato, ma sincero. Poi: ‹‹Ti accompagno›› disse semplicemente, con un tono impercettibilmente speranzoso.
Kurt non seppe perché – o forse non voleva riconoscere il perché – ma il suo battito cardiaco cominciò ad accelerare.  
Sorrise e sussurrò: ‹‹Grazie…›› arrossendo lievemente.
 



 

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