Imagine Dragons

di Caos_92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Into The Hole ***
Capitolo 3: *** This is Life ***
Capitolo 4: *** Sally ***
Capitolo 5: *** Il Lago Salato ***
Capitolo 6: *** Lettere Distorte ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


La giornata era appena iniziata. Il sole stava splendendo sopra i tetti della città, che sembravano essere formati da innumerevoli specchi, che riflettevano raggi di vite, quasi spenti da persone grigie. E Charlie lo sapeva ma lui non credeva nel grigio.

Lui infatti era formato da un arcobaleno interiore, tutto suo e colorato da ogni diversa tonalità.

Eppure, il mondo che osservava dalla finestra era grigio e lui lo odiava.

Qual'era il problema?

Non poteva una persona odiare un colore senza vederlo? Senza averlo mai visto?

Le strade gremite da persone, i negozi affollati, un fioraio nel mezzo di una piazza. Cosa potrebbe voler dire vivere una vita comune?

Charlie si voltò di scatto, perso nei propri pensieri che non gli piacevano. Non poteva sopportare quella realtà. Possibile che un ragazzo a soli 17 anni potesse capire e sentire cose che gli altri non potevano vedere?

"Charlie".

Il ragazzo si girò lentamente.

Lo vedeva. Lo sentiva. Lo poteva percepire.

Non aveva paura, no. Anche se davanti a lui si trovava un dragone che occupava due terzi della stanza. Le scaglie bianche su cui la luce giocava strani scherzi, colorandole di riflessi variopinti, e occhi verdi come pietre brillanti.

Charlie sorrise appena.

"Perché ti fai vedere? Loro non vogliono".

"Loro non sono niente".

Il drago aveva appena parlato e i suoi occhi erano come diamanti. E Charlie non aveva mosso nemmeno un muscolo.

Tutto per il ragazzo, era reale.

Anche il drago lo era, fino a qualche mese fa.

Fino a quando, per l'esattezza, non si era scoperto che lui soffriva di schizofrenia.  

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Capitolo 2
*** Into The Hole ***


intothehole

-La speranza è l'ultima a morire-.

Furono queste le parole di sua madre, all'ultima visita. E Charlie non aveva approvato. Cosa voleva dire? Che lui era davvero un pazzo?

Perché? Perché proprio a lui? Insomma, il drago lo vedeva da quando aveva memoria. E allora, che c'era di così tanto strano?

Ah, già... Perché tanto la sua era definita una malattia!


Il ragazzo bestemmiò improvvisamente.


Tutti si girarono.

Oh-oh. Non era solo e se ne era completamente dimenticato, tanto era perso nei suoi pensieri.

-Allora, Charlie? Tocca a te.-

Il giovane stagista si voltò lentamente verso di lui.

La mente di Charlie tornò alla realtà: era in una stanza dalle pareti chiare, intorno a lui seduti in cerchio, c'erano altri ragazzi e ragazze, giusto... Era la seduta di gruppo.

-Ehm? A me?-

Alcuni ridacchiarono, ma qualcuno li interruppe con un lungo shhhh. Tutti, d'altronde, erano curiosi di sapere dell'ultimo arrivato.

-Ah giusto... Ehm, ecco io non so bene cosa dovrei dire. Cioè, okay, dovrei sfogarmi e lamentarmi di qualcosa qui, giusto? Ma io... Non ho nulla da dire.-

Il giovane stagista, seduto su una poltrona, si aggiustò gli occhiali sul naso. Charlie si chiese se quel tizio fosse davvero esperto o lo avessero messo lì solo per fare quelle stupide riunioni, che a lui non servivano a niente.

-Beh, Charlie, non preoccuparti. Se non vuoi parlare con noi, fai pure. Ma appena vorrai, noi saremo qui ad ascoltarti.-

Il ragazzo si morse il labbro. Il silenzio che irruppe in quella stanza era asfissiante, nonostante questo però Charlie non pronunciò una parola.

-Ok. Bobby, tocca a te.- Fu un sollievo che lo stagista avesse dato la parola ad un altro ragazzo, seduto appena dopo Charlie. E lui potesse tornare nei suoi reconditi pensieri.


Era in ospedale, reparto di Psichiatria.

E tutto gli sembrava un inferno. I suoi genitori lo avevano rinchiuso li. Com'era possibile?

-La speranza è l'ultima a morire-, aveva detto sua madre. Ma Charlie si sentiva che avrebbe potuto morire prima lui in quel buco di reparto e la speranza sarebbe andata a marcire con il ragazzo in una bara. E quest'ultima li avrebbe inghiottiti nel suo Buco Nero.

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Capitolo 3
*** This is Life ***


this is life

bohboh

Nel suo nuovo Universo, Charlie era costretto troppe volte a doversi guardare indietro, ma non sapeva nulla di quei mostri bianchi con denti affilati...


-Charlie?-

Il ragazzo alzò la testa, pronunciando un verso gutturale involontario, che era suo solito emettere quando qualcuno lo distraeva dal suo mondo.

Un altro ragazzo, proprio colui che lo aveva indisposto, passò prima lo sguardo da lui, poi al foglio che Charlie teneva stretto e ancora, viceversa.

Charlie seguì lo sguardo, ma non ne capì il significato fin tanto che non guardò il disegno...


Rappresentava un bambino, con i capelli neri e gli occhi blu. Tutto intorno a quel bambino era nero, ma lo circondavano dei mostri con gli occhi rossi e il corpo bianco. La cosa più sconcertante del disegno era rappresentato dalle menti di quei mostri. Il cervello di ognuno era sproporzionato in confronto alla testa trasparente e sembrava che tutti quei cervelli stessero cercando di raggiungere il bimbo con dei tentacoli.


E lo aveva disegnato lui. Oddio, Charlie si spaventò del foglio che teneva appena con mano tremante. Si stava per fino dimenticando dell'altro ragazzo, quando quest'ultimo gli prese il foglio con veemenza e gli disse: -Tu, caro mio, sei fuori di testa. Lo sai, vero?- Così, se ne andò, tenendosi il disegno.

Charlie provò ad alzarsi, per seguire quel simpaticone, ma prima di riuscire a fare un passo, qualcuno gli mise una mano sulla spalla per fermarlo.

-E' meglio non istigarlo, quello lì.-

Il ragazzo si voltò, davanti ai suoi occhi si stagliava una figura femminile. I capelli biondi e gli occhi marroni di lei erano un contrasto con i capelli neri e gli occhi chiari di Charlie.

-Sì, ma mi ha preso il disegno!- Sbraitò quest'ultimo, ancora arrabbiato. La ragazza sorrise: -Anche a me rubava le mie poesie, i primi tempi...-

Charlie fu incuriosito. Che poesie scriveva quella ragazza? E come mai era qui, in un ospedale psichiatrico? Ma non voleva essere indiscreto, quindi frenò la sua curiosità, domandando invece: -I primi tempi?-

-Già, per Ray, il ragazzo che ti ha preso il disegno, tutti quelli che arrivano per ultimi qui dentro sembrano essere delle prede facili.- La ragazza mimò con le mani delle virgolette in aria, per poi proseguire: -Quindi, in questo caso tu sei la preda, l'ultimo arrivato. Non pensare che lo farà sempre, appena arriverà nuova gente, per lui sarai indifferente.-


Charlie annuì, ma non gli sembrava lo stesso giusto: -Comunque io sono Charlie. Tu?-

-So bene chi sei! Io sono Sally.-

Detto così la ragazza si allontanò, lasciando lui leggermente confuso... Ma, per non fare la parte dell'idiota, si risedette sulla sedia dove prima stava disegnando. Cercò il suo blocco di fogli e il suo astuccio sul tavolo, ma questi erano spariti. In compenso, trovò un ragazzino più piccolo di lui che stava colorando con i suoi colori, sui suoi fogli.

Bene, disse tra sé e sé, sospirando. Si alzò dalla sedia, ma il ragazzino lo prese per la manica.

-Se vuoi, possiamo disegnare assieme...-

Charlie, stava per accettare l'offerta dello sconosciuto, quando da fuori la finestra lo vide. Un drago stava volando per il cielo nuvoloso e le sue scaglie riflettevano un arcobaleno tutto intorno.

Avrebbe voluto affacciarsi, scavalcare la finestra e volare con lui... Ma no. Alle finestre c'erano le sbarre. Improvvisamente, fu preso da una rabbia inispiegabile... Lui avrebbe solo voluto volare con il suo drago. Il pugno al muro e il dolore alla mano lo fece tornare alla realtà e, mentre gli infermieri lo raggiungevano di corsa, Charlie scoppiò in lacrime.

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Capitolo 4
*** Sally ***


Il giorno dopo, Charlie si svegliò nel letto della sua stanza. Per fortuna aveva una stanza tutta sua: le pareti erano chiare e le tende delle finestre erano azzurre. A sinistra c'era il letto, a destra una scrivania e la porta che recava al bagno.

Charlie si alzò, si mise una maglietta e un paio di jeans. Quel giorno aveva la seduta privata con il suo psicologo... Non stavano andando bene, le sedute. Il ragazzo non aveva molta voglia di parlare di lui, del suo passato e del drago. E così le sedute passavano, in silenzio...


Charlie uscì dalla propria camera. Era l'orario di colazione, sapeva che tutti sarebbero stati lì. Tutti a chiacchierare e mangiare un pasto che sapeva di merda, secondo lui. Così, invece di andare dritto verso la mensa, si incamminò per l'unico luogo dove si poteva prendere un po' di aria...

Suo cugino era venuto a fargli visita l'altro giorno; era l'unica persona della famiglia che non aveva terrore di lui, infatti lo aveva salutato con un abbraccio e poi avevano parlato di tutto e un po'. Gli aveva lasciato un pacchetto di sigarette e un accendino.

Quindi, il ragazzo raggiunse la porta che mandava sul balcone e l'aprì di botto.

Restò sorpreso, poichè Sally se ne stava lì in piedi a fumare.

-Ciao.- Lo salutò tranquillamente.

Charlie ricambiò con un cenno e chiese: -Ma qui si può fumare così?-

-In teoria no...- La ragazza sorrise, -Ma tanto gli infermieri non dicono nulla. Spesso sono loro i primi a venire a fumare e a parlare, delle volte anche con i pazienti . Alcuni sono gentili, pensa che se non hai sigarette te ne offrono pure, se sanno che fumi...-

Charlie sorrise e ne accese una: -Beh, spero che mio cugino torni presto a farmi visita... E' lui che fa da spacciatore.-

Sally scoppiò a ridere: -Beato te!-


E così, i due iniziarono a parlare.


Charlie non aveva parlato quasi con nessuno da quando era lì, tranne che con la sua famiglia... E il conversare con una ragzza della sua età lo faceva sentire meglio, più...normale.

L'unico argomento di cui entrambi non parlarono era il motivo che li aveva portati ad essere rinchiusi in quel buco di un reparto psichiatrico.

Rimasero fuori fino a che non riempirono il posacenere e qualcuno li venne a cercare. L'infermiere in questione si rivolse ai due in tono neutro e amichevole allo stesso tempo: -Sally, ti cercano per la terapia. E Charlie deve mangiare ancora.-


I due ragazzi quindi seguirono l'uomo; una volta che Sally si fu allontanata, Charlie chiese a quest'ultimo : -Senti, come si chiama il ragazzino di ieri? Ho paura di averlo spaventato...-

L'infermiere sorrise e rispose: -Sam-


Un giorno andrò a chiedergli scusa, gli dirò... Sono solo un povero matto. Ormai è troppo tardi per me, tutto durerà per me. Tutto l'inferno che provo, per me esiste davvero.


Charlie si concentrò talmente tanto su qual pensiero, che quasi non si rese conto di essere arrivato in mensa.

Cosa c'era di così tanto sbagliato in lui? Cosa doveva dimostrare quella società grigia che se la prendeva con chi non voleva saperne della realtà? Di una realtà talmente malata... Che alla fine, i veri pazzi non erano rinchiusi in un ospedale psichiatrico, ma fuori...

Si destò da quei pensieri, appena lo vide.. Un ragazzo seduto in disparte esattamente come lui, dalla scompigliata chioma color platino. Non riuscì a vederlo bene in volto poichè lo sconosciuto si stava alzando dal tavolo. Charlie credette di doverlo raggiungere, invece non si mosse...


Non era più l'ultimo arrivato, ormai faceva parte di quel reparto come tutti gli altri.

Da un lato, il sollievo lo raggiunse... Ma dall'altro, poteva dire di sentirsi del tutto invisibile.

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Capitolo 5
*** Il Lago Salato ***


L'autunno era alle porte dell'ospedale, Charlie si sentiva come se ogni cosa stesse morendo dentro di lui, come quelle rosse foglie degli alberi nel giardino che cadevano a terra e sembravano formare un tappeto ovunque... Un tappeto pronto ad inghiottire chiunque fosse passato da lì.

Charlie si trovava in camera sua, da solo, seduto sul bordo del letto. Il Drago era con lui, occupava un terzo della stanza e la lunga coda dalle sfumature colorate dell'arcobaleno, avvolgeva piano Charlie, stringendolo.

-A cosa pensi, giovane umano?-

Lo sguardo del ragazzo si spostò dagli occhi luminosi della cratura a terra.


-Penso che sono qui da un mese ormai... E non cambia nulla.-

A quelle parole, improvvisamente Charlie si alzò e iniziò a piangere, mentre il drago evaporava dalla stanza.

Le lacrime erano salate e continuavano a cadere dalle guance del ragazzo, scorrendo verso il pavimento della stanza e rendendo la moquette un piccolo stagno.

Charlie fu preso dal panico e smise immediatamente di piangere, ma l'acqua continuava a salire.


Oddio, non pensavo che sarei morto tra le mie stesse lacrime...


Il ragazzo si guardò intorno: l'unico modo per sopravvivere era aprire l'uscio della stanza, o altrimenti sarebbe annegato. Si sforzò di camminare verso la porta, le gambe che sembravano dure come marmo contro l'acqua che sembrava volerlo inghiottire.

Charlie riuscì ad attraversare la stanza, cercando di aprire la porta, che però sembrava essere stata chiusa a chiave. Il panico ancora lo assalì e iniziò ad urlare.

La porta si aprì di botto, facendolo cadere nel lago e il ragazzo gridò ancora, dimenandosi terrorizzato.


L'infermiere allora lo afferrò e lo rimise in piedi.

-Basta, Charlie, calmati. Non c'è niente.-

Il ragazzo si osservò attorno: l'acqua era sparita, tutto era in ordine come se nulla fosse successo.

-Vieni-.

Charlie seguì l'uomo vestito di bianco, un passo dopo l'altro, sconcertato.

Andarono in mensa e il ragazzo notò con un sospiro che quest'ultima era vuota. Un'infermiera si sedette su una sedia di fianco a lui e gli porse un bicchiere d'acqua e una pastiglia.


-Ecco perché le prendi, Charlie, perché la schizofrenia non è solo sentire e vedere un drago. Ma puoi farti lo stesso male.-

Solo allora Charlie notò di avere un ginocchio sbucciato... In cosa consiste una vita normale?

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Capitolo 6
*** Lettere Distorte ***


Il ragazzo si trovava in camera sua, perso tra i suoi pensieri; da due giorni, dopo il suo piccolo incidente, si era raccolto in un silenzio e in una chiusura interiore assoluta. Usciva dalla sua stanza solo per andare alle sedute con il suo psichiatra, le quali erano aumentate.
Charlie aveva per fino smesso di andare in mensa e non aveva contatti con nessuno, tranne gli infermieri che venivano a dargli gli psicofarmaci e da mangiare.
 
Eppure, nonostante la sua chiusura, aveva ricevuto parecchie lettere e disegni di incoraggiamento. Molti bambini e ragazzi del reparto lo avevano preso in considerazione, tra cui Sam e un'altro bambino di cui non sapeva il nome, ma che si era firmato nella lettera come 'Budino'. E, inevitabilmente, sopra la scrivania, c'era un foglio piegato a metà, che, con una grafia tondeggiante, rappresentava testualmente le parole:
 
Da Sally
A Charlie

 
Il ragazzo, con mani tremanti, aprì finalmente la lettera:
 
Caro Charlie,
Come stai? Mi spiace che tu sia stato male l'altro giorno, spero adesso tu possa sentirti un po' meglio, ma anche se non fosse così, ti capisco. Posso immaginare come tu ti senta.
 
Queste poche righe iniziali, le scrivo solo per discrezione, ora arrivo al punto cruciale. Beh, Charlie, tu sei una bella persona e tu te ne dovresti convincere. I colori che ti circondano in questo mondo grigio, fanno di te un piccolo esploratore in un universo parallelo, come se tutti stessero guardando attraverso uno specchio e ci fosse una stella variopinta che viaggia a milioni anni luce da qui. Ecco, è questo quello che mi viene in mente quando ti guardo. Devi esserne convinto... Non sei pazzo, Charlie, tu semplicemente sei circondato da persone che non sanno quello che vedi. Perché il tuo sguardo va oltre, oltre questo foglio, oltre questo mondo. Cerca solo di accettarti Charlie, non pensare che il mondo possa farti marcire...
 
Un abbraccio,
Sally
 

Charlie alzò gli occhi dal foglio. Piangeva e rideva allo stesso tempo. Sally aveva davvero ragione e il ragazzo si accorse solo in quel momento di avere le lacrime agli occhi, quello lo fece ridere ancora di più. Così, Charlie si asciugò le lacrime, si alzò dalla sedia e, con tutto il coraggio che aveva, aprì la porta della camera ed uscì.   

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