Suoni e colori

di 50shadesofLOTS_Always
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Parcheggio il motorino nello spazio riservato. Spengo il veicolo e mi sfilo il casco dalla testa,liberano la cascata di riccioli perennemente in disordine. L'aria calda di fine estate si scontra col primo vento autunnale,tipico del primo giorno di scuola. Mentre nascondo il casco sotto al sellino,Tiberio arriva col suo scooter e parcheggia accanto a me. I suoi occhi tendenti al verde mi sorridono dietro alla visiera trasparente. Spegne il suo motorino e si toglie il casco,dandosi una scossa al corti capelli scuri << Ciao Giadina >> dice vezzeggiativo e mi abbraccia forte. Il suo profumo familiare é come una cioccolata calda in gennaio << Ciao Tiberio >> mormoro ancora un pò assonnata << E cosí ci ritroviamo nella stessa scuola >> esordisce mentre mette le chiavi del motorino in tasca,assieme al cellulare << Credevo di essermi liberata di te,almeno a scuola,due anni fa >> rispondo con puntiglioso sarcasmo. Lui accenna ad una risata,prima di rabbuiarsi in volto. Se non fossi bocciata,probabilmente nemmeno lui avrebbe perso l'anno. É stata colpa mia. Ciò che non ho davvero compreso,é perché mi ha seguita all'artistico dopo due anni di alberghiero mentre io frequentavo lo scientifico. Forse era destino. Mi sfugge però l'ironia del fatto. << Come stai oggi? >> mi chiede mentre ci avviamo al cancello della scuola << Me lo hai chiesto l'altro giorno... - lo rimprovero - Sto' come sempre... >>. Alza gli occhi al cielo un pò ingrigito per la coltre di nuvole,che si sposta sotto la spinta del vento, proprio sopra le nostre teste. 

Nel cortile della scuola,ci sono molti studenti. Molte ragazze,ma soprattutto troppi ragazzi per i miei gusti. Immagini violente mi annebbiano il cervello per un attimo,costringendomi ad afferrare il braccio di Tiberio,che mi rivolge uno sguardo turbato << Non ti faranno del male... Hanno la nostra età... >> mi sussurra mentre ci facciamo spazio fra la muta folla << É proprio questo che mi preoccupa... >> rispondo a bassa voce. Avevano la nostra età quelli che mi stuprarono nell'estate di un anno fa. Ricordo tutto,come se fosse accaduto ieri. Avevo appena finito la prima superiore e la scuola aveva organizzato una festa. Mi sono divertita con le mie compagne di classe,fino a che non sono dovuta tornare a casa. Abitando a pochi isolati dal luogo della festa,avevo deciso di tornare a piedi. Un gruppo di ragazzi ubriachi però mi aveva seguita. Quando me ne sono accorta,mi erano già saltati addosso. Non avevo mai provato tanta paura in vita mia. Ho lottato con tutte le mie forze,ma non sono riuscita ad evitare il prevedibile. Erano in quattro. Ed io ero sola. Da allora Tiberio si consuma in un immotivato senza di colpa,che non dovrebbe appartenergli. Per questo ha perso l'anno di scuola. Le molteplici terapie da tre diverso psichiatri non erano serviti e solo la presenza di Tiberio,mi faceva stare bene. Gli devo la vita. Letteralmente

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Entriamo in una delle tante aule,presenti du tre piani di edificio. Edificio che risale come minimo agli anni '70. Una targhetta accanto allo stipite della porta,porta la scritta 2A. L'odore di pulito é pressoché inesistente Mi siedo ad un banco, costretta dalla mano di Tiberio sulla mia schiena,che mi spinge gentilmente. Mi guardo intorno. La classe é piccola. L'intonaco giallo che assunto ormai un tono ocra,é staccato il alcuni punti delle quattro pareti ed annerito dall'umidità negli angoli in alto. Gli infissi lignei delle finestre sono pieni di scritte oscene e di nomi,con calligrafie a dir poco incomprensibili. L'unica cosa ancora integra é la lavagna nera appesa dietro alla cattedra ancora vuota,del professore. Entrano un'altra decina di studenti prima che un uomo,almeno sulla sessantina,vestito con un completo giacca e cravatta,faccia il suo ingresso mentre stringe una ventiquattr'ore il una mano << Buongiorno,ragazzi >>. Mi alzo in piedi contemporaneamente agli altri,ricambiando il saluto,e dopo qualche minuto,annuncia di dover fare l'appello. Apre il registro ed inizia a chiamarci in ordine alfabetico << Marco Rossi... >> chiama dopo un pò. Mi volto quando vedo un ragazzo alzarsi in piedi. La sedia strilla sul pavimento mentre mi prendo del tempo per osservare il profilo del ragazzo,che fino a questo momento,era rimasto seduto nel banco accanto a quello di Tiberio,a circa un braccio di distanza << Vedo che hai cambiato scuola,dopo aver perso un anno all'ITIS >> << Sí >> ammette con voce sicura. Noto che é vestito discretamente: un maglioncino color panna,un paio di jeans firmati Armani ed un paio di scarpe sportive,anch'esse di marca << Dimmi... Pratichi uno sport? >> domanda l'uomo in cravatta << Due a dir la verità... - tutti lo fissano come se fosse un alieno - Calcio e danza... >>. Tiberio solleva entrambe le sopracciglia sorpreso mentre io non riesco a smettere di osservare Marco. Il prof gli pone altre due domande a cui non faccio caso,troppo intenta a cogliere i dettagli della figura del ragazzo. Marco. Mi piace il suo nome. Ha cinque lettere come il mio,Giada. Mentre si siede,mi rivolge un fugace sguardo impassibile. Non riesco a capire cosa pensi. E la cosa mi lascia un che di piacevole sgomento misto ad una pacata irritazione. Di solito sono piuttosto empatica,eppure questo ragazzo sembr a un mistero ai miei occhi.

Durante le due ore seguenti,mi affeziono facilmente al prof di letteratura. La mattinata scorre in fretta e presto mi scordo perfino di Marco. Nel pomeriggio,prendo il motorino per raggiungere la scuola di danza. Sono ormai undici anni che pratico questa sublime arte del corpo. É l'unica cosa che mi fa' stare bene  col mio corpo,oltre alla presenza di Tiberio. Ho dovuto cambiare scuola di danza,poiché gli orari nella precedente non andavano più bene. La cosa positiva é che conosco già l'insegnante,Andrea,visto che ho frequentato qualche suo stage su danza contemporanea. Deve avere circa trent'anni,ma il suo fare da ragazzo smorza la maturità del suo corpo. Mi aspetteranno un'ora e mezzo di modern-jazz e un'altra ora e mezzo di classico.


*****


Dopo essermi cambiata, raggiungo la sala dove Andrea mi presenta al mio nuovo gruppo di ballo. Passo in rassegna dei volti,mano a mano che mi elenca i vari nomi. Mi soprendo nel vedere Irene,una ragazza che ho già visto stamattina in classe. Infatti,mi saluta con un bel sorriso cordiale. I capelli biondi sono raccolti in una coda di cavallo mentre i suoi occhi azzurri brillano,messi in risalto dal body color prugna. Ora capisco cosa stava guardando Tiberio questa mattina. Ma lo stupore aumenta quando ritrovo il viso di Marco,che mi sorride timidamente mentre se ne sta' seduto sul lucido parqué di legno.


*****


La prima lezione scorre abbastanza piacevolmente,grazie anche alla presenza di Irene che mi aggiorna sulla scuola e sui componenti del gruppo. Sostanzialmente siamo le uniche normali fra le altre otto ragazze. Cambiamo sala per iniziare la lezione di classico,dove mi accoglie una donna sulla quarantina coi capelli bruni lunghi fino alla clavicola. Mi sorride con gli occhiali grandi, posati delicatamente sul naso. Ad un suo cenno,mi sistemo alla sbarra dietro ad Irene in modo da seguire bene l'esercizio,che una volta svolto dal lato sinistro,mi volto per eseguirlo dal lato destro. Sgrano leggermente gli occhi quando mi ritrovo alle spalle di Marco. Quando la musica comincia,sono costretta a seguirlo. Nel frattempo,osservo le sue spalle larghe ed i muscoli della schiena messi in risalto dalla maglietta a maniche corte,attilata,i cui bordi sono saggiamente infilati in un paio di pantaloni neri,anch'essi aderenti fino al ginocchio per poi scendere un pò più morbidi sulle caviglie. Non mi accorgo che l'esercizio é terminato,fino a che i miei occhi non incontrano quelli di Marco che si é girato nuovamente per un nuovo esercizio. Noto solo adesso le sue profonde iridi nocciola con delle pagliuzze dorate,delineate da un contorno color cioccolato. Le sue labbra carnose si increspano in un bonario sorriso << Scusa... >> farfuglio mentre sento le guance farsi incandescenti. Scusa per cosa poi? << Fa' niente... >> dice e la sua voce giunge alle mie orecchie calda e rassicurante. Abbozzo un sorriso mentre il suono della sua voce rimbomba nella mia testa,come una palla matta che rimbalza furiosamente in una piccola stanza. Sento il suo sguardo scorrere lungo le mie gambe,su per la schiena in parte scoperta per il body nero fino alla crocchia in cui ho raccolto i miei ricci.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Non ho mai creduto a Dio. Ne sono accaduti di fatti a me,nel mondo,che nemmeno il più crudele degli dei lascerebbe correre. Non ho mai creduto alla fortuna,magari al Destino e al Caso. Ma non alla fortuna,anche perché  la mia dea bendata é pure cieca. E ne ho la prova in questo momento. La sveglia non é suonata ad io ho fatto tardi. Dopo aver parcheggiato in fretta e furia il motorino,prendo i due quaderni che non entravano nella zaino e mi avvio verso il cancello. La campanella suona squillante non appena metto piede in classe. Traggo un respiro di sollievo,ma il Fato non ha ancora finito di prendermi in giro. Non mi accorgo di un mio compagno di classe e gli vado addosso. Mi chino per raccogliere i quaderni mentre lui fa' lo stesso. Alzo lo sguardo incontrando quello di Marco,che dopo avermi riconosciuta abbozza un sorriso << Scusa non ti avevo visto... >> dico sperando che non se la prenda << Non preoccuparti... >> risponde con lo stesso tono rassicurante di ieri sera a lezione. Raccoglie uno dei quaderni e me lo porge mentre ci raddrizziamo in piedi contemporaneamente << Grazie... >> mormoro prendendo l'oggetto. Appena una nuova prof entra in classe,mi accorgo che Tiberio non é venuto. Mi siedo comunque al mio banco in silenzio e senza farmi notare,mando un sms a Tiberio.

Che fine hai fatto,furfante?
Inviato alle ore 08:15 del 16/09/2014. 

Resto a guardare fuori dalla finestra,osservando come l'ultimo polline di stagione svolazzi attorno agli alberi del cortile,che lentamente perdono le loro verdi foglie col progedire dell'autunno. Sento la prof chiamare il mio nome << Mi sai dire,Giada,cosa pensava Leopardi? Giusto per dimostrare che stavi ascoltando... >> dice con finta arroganza la donna bionda,seduta alla cattedra. Mi sistemo sulla sedia mentre ad un banco e trenta centimetri di distanza,avverto lo sguardo di Marco addosso << Leopardi trasse i suoi primi pensieri da Rosseaux,un intellettuale francese,che sosteneva che la vera felicità la si scopre quando si é piccoli e non si sente il peso del mondo sulle spalle. Questo perché non si é ancora entrati in contatto col mondo degli adulti,che presenta dei limiti posti dalla cruda realtà... - riprendo il mio tono sicuro,declinato precedentemente da dei cattivi ricordi - Leopardi però nel corso della sua vita,approfondirà tale tesi fino ad allontanarsene per poi elaborarne una più personale,secondo la quale la Natura ovvero il meccanismo che controlla la vita umana,é sostanzialmente indifferente alla sofferenza dell'uomo. Ed é da qui che si trae il suo lato più pessimistico. Personalmente credo che Rosseaux abbia in parte ragione,proprio sul fatto che si é felici solo quando si é bambini... In fin dei conti,quanti adulti possono affernare dire di esserlo? >>. Mi volto verso Marco,che inarca un sopracciglio e sorride sorpreso mentre la prof ricomincia la sua spiegazione.  


*****  

Torno a casa e non appena entro,sento un buonissimo profumo di cibo << Oh,cara! Sei in perfetto orario... >> esclama mia zia poggiando un piatto di pasta fumante davanti ai miei occhi. Vivo coi miei zii da quando avevo dieci anni. Mia madre e mio padre sono separati e solo mio padre sembra essere cresciuto per maturità. La cosa non mi disturba affatto,anzi la trovo perfino vantaggiosa. Mentre mangio,il mio cellulare vibra per l'arrivo di un messaggio. 

Scusa se ti rispondo solo adesso. Farò ammenda :) Non sono venuto a scuola perché mia madre non si sentiva molto bene. 
Ps: vediamoci in piazza. Devo parlarti. 
Ricevuto alle ore 13:30 del 16/09/2014. 

Fisso il telefonino confusa. Non capisco di cosa dobbiamo parlare. Mi ricorda il tono di rimprovero che assume un genitore,quando avverte il figlio che sa che ha fatto una gran stronzata. Il punto é che lui non é mio padre ed io non ho fatto niente! Gli rispondo con un semplice 'ok' prima di riprendere il pranzo. 

******

Arrivo per le 16 nella piazza comunale. Lo vedo seduto ad una panchina e mi avvicino silenziosamente. Solleva gli occhi nei miei e mi sorride << Ehy - mormoro mettendomi seduta accanto a lui - Allora... Quale segreto devi confidarmi? >>. Lo prendo in giro mentre mi da una gomitata. Mi osserva ancora per qualche attimo in silenzio,con un'espressione troppo seria da attribuirgli << Devo andare via di qui per qualche giorno... >> esordisce mentre un senso di panico striscia nella mia mente << A quanto corrisponde il tuo "qualche"? >> dico sottolineando le virgolette con un gesto delle dita << Non lo so... Dai tre ai cinque giorni >> risponde facendo un gesto vago con una mano. Lo guardo mentre quel lieve timore si ingrandisce. Si diffonde e scivola fin nei meandri più bui della mia psiche. Mi afferra per le braccia << Nessuno ti farà del male... Okay? >> sussurra col viso vicino al mio,come per accertarsi che comprenda le sue parole. Deglutisco sonoramente prima di lasciarmi cadere fra le sue braccia,a cui mi aggrappo con entrambe le mani. Stringo fra le dita,la stoffa della sua felpa << Ho incaricato quel Rossi di tenerti d'occhio... >> dice schiacciando gentilmente la testa contro il suo petto. Il battito del suo cuore ha un effetto balsamico. Ho smesso di ascolarlo,ma ora mi sento di nuovo a casa.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Parcheggio il motorino e mi sfilo il casco per poi riporlo sotto al sellino mentre ripenso alle parole di Tiberio,riguardo alla scelta di Rossi come "Angelo Custode". Tiberio non é il tipo da affidarmi a qualcuno che non conosce come le proprie tasche. La sua risposta non fa' altro che inquietarmi: 'Ha la nostre età... E poi c'é chimica fra voi...', ha detto facendo spallucce. Tsk! Chimica?! Lui che scienze non l'ha mai studiata. Scuoto la testa rassegnata,accertandomi di avere tutto con me. Devo ammettere che l'assenza del mio migliore amico,non mi fa' stare tranquilla. Ogni volta che metto piede fuori casa,mi sento sempre vulnerabile,nonostante la mia lingua biforcuta attenui questo mio aspetto. La mancanza di un filtro bocca-cervello é forse l'unica arma che mi é rimasta dopo quella sera. Il senso di smarrimento torna a farsi sentire e mi attanaglia lo stomaco. Inoltre,Tiberio ha avuto l'inconsueta sfacciataggine di non darmi spiegazioni sulla sua partenza. Era misteriosamente cupo e criptico, cosa che mi rende ansiosa ed irritata. Spero solo che torni presto. Mentre attraverso la strada,sento gli sguardi dei ragazzi addosso. Sono più grandi alcuni e mi terrorizzano a morte. Alcuni ricordi tornano a galla,facendomi vacillare mentalmente. Resta calma,resta calma. Come se avesse sentito le mie mute preghiere,Marco compare all'angolo della strada,oltre il cortile recitato da cui sporgono le fronde degli alberi. Ha le cuffie nelle orecchie mentre mi cammina incontro con passo sicuro e ritmico. Accenna ad un sorriso e per un attimo,l'idea che Tiberio lo abbia informato di quell'evento mi rende ancor più nervosa. Lo osservo mentre si avvicina con un andamento moderato. Indossa un paio di jeans,una maglietta a maniche lunghe e con lo scollo a V ed un paio di sneakers bianche. Quei suoi capelli,apparentemente tanto ribelli e quegli occhi ambrati,tanto ammalianti mi mandano in tilt il cervello. É come se attorno a lui,gravitasse un alone eterea sicurezza. Lo stesso alone che aleggia su Tiberio. La cosa mi lascia piacevolmente sorpresa << Ciao >> mormora togliendosi le cuffie dalle orecchie. Sorrido restando in silenzio per un attimo. Lo osservo di sottecchi mentre attendiamo il suono della campanella per entrare << Cosa ascoltavi? >> chiedo cercando di approfondire l'aspetto esoterico di Marco Rossi,ancora non chiaro alle mie abilità empatiche. Lui mi rivolge uno sguardo calmo << Non ho un cantate preferito,ma sono affezionato in generale alla musica italiana... Alle volte,ho dei gusti un pò... >> si sofferma a pensare il termine adatto << Eclettici... >> finisco al suo posto. Annuisce lasciando il posto al silenzio,stavolta meno imbarazzante. Musica italiana. Un punto per te nei miei confronti, Rossi.

*****

Durante le lezioni,mentre prendo appunti oziosamente,Marco mi fissa di tanto in tanto come se da un momento all'altro dovessi uscire dalla finestra. Anche durante l'intervallo,se ne sta in un angolo a consumare il suo panino senza scollare gli occhi da me. Credo che Tiberio abbia frainteso un pò il significato dell'espressione "tenere d'occhio". Ad un tratto,Irene mi si avvicina. Le sorrido caldamente. Il suo fare spumeggiante mi coinvolge in qualsiasi momento e la cosa non mi fa' pensare che ho un bodyguard attaccato alla suola delle scarpe,come una chewgum << Ehy! >> esordisce prima di addentare la sua colazione. Le sorrido mentre cominciamo a parlare delle lezioni di danza,argomento che mi distrae in fretta << Sai,ho sentito che quest'anno faranno fare un assolo... >> dice con fare cospiratorio dopo qualche minuto << Di contemporaneo? >> domando incuriosita << No,di punte! - il suo tono si alza di due ottave per l'eccitazione - Di contemporaneo,non lo so. Ma é sicuro che ci sarà un passo a due con Marco... >> sussurra avvicinando il viso al mio,lanciando delle occhiate al Signor Rossi. Inarco un sopracciglio << Quanto sai su Rossi? >> chiedo fingendo un tono disinteressato << Abbastanza da farti venire il mal di testa >> dice con un'espressione furba e soddisfatta di sé stessa. Oh,Tiberio! Hai adocchiato quella giusta,furfante! Gli darà del filo da torcere. La osservo negli occhi cerulei,cristallini aspettando che mi faccia venire un'emicrania << Hai delle domande da pormi? >> << Da quanto tempo pratica danza? >>. Sondiamo il terreno << Dieci anni >> risponde sicura << Sai perché é stato bocciato all'ITIS? >> << Dicono che abbia perso l'anno di proposito... >> mormora a bassa voce << Che vuoi dire? >>. La mia voce esce più sconcertata di quanto avrei voluto << Lui non ha mai voluto frequentare quel liceo,ma questo. Cosí si é ribellato al padre,facendo lo sciopero dello studio... >> confessa tutto d'un fiato. La cosa si fa' interessante. Credevo fosse un santarellino,invece si sta' rivelando un artista a dir poco fuori di testa. Mi piace. Irene continua a parlarmi di altro,ma io sono concentrata sulla figura di Marco affacciato alla finestra << Sai se é fidanzato? >> le chiedo improvvisamente lasciandola interdetta << Cosa? >> << É impegnato?! >> dico di nuovo mantendo la calma << Sapevo che c'era qualcosa fra lui e una tipa del nostro gruppo di ballo... Ma era lei quella che si faceva un pò troppe fantasie >> risponde acida abbassando nuovamente la voce << Chi? >> << Quella coi capelli neri... >>. La guardo di scatto,come se mi avesse dato un pizzicotto << Rossella... >>. Quel nome mi lascia un certo sapore amaro in bocca. Lo squadro e non sembra cosí estroverso come dice. Anzi. 


****

Sistemo i lacci della seconda scarpetta attorno alla caviglia,faccio un fiocco e lo nascondo nell'incavo della caviglia. Provo a salire sulle punte per testare la scivolosità del parqué. Arriccio il naso contrariata e mi avvicino alla cassetta,per sporcare un pò la punta e la suola delle scarpette con la pece. Non mi va' di rompermi la caviglia. Nel mentre  che le altre si allacciano le punte,Marco mi si avvicina << Vieni ti spiego gli esercizi al centro intanto... >> mormora con un lieve sorriso ad increspargli le labbra. Lo seguo in un angolo della sala e mi insegna due esercizi da svolgere,uno in diagonale e l'altro al centro. Ne approfitto per osservarlo minuziosamente i dettagli del suo volto e del resto del corpo. Non avevo mai notato veramente la sua bellezza. Mentre parla,lo ascolto con attenzione. Poi l'insegnante ci richiama,liberandomi dallo stato di trans che mi aveva colto con la vicinanza di Marco e ci dice di metterci in fila. Non avevo compreso che l'esercizio andava fatto in coppia,fino a che non mi ritrovo a ballare con Marco. Fortuna che non c'é alcun tipo di contatto fisico. L'insegnante mi sorride,riempiendomi di complimenti. La cosa mi fa' arrossire leggermente mentre mi sento stranamente osservata. Volto lo sguardo ed incontro il volto rabbioso di Rossella.

Anche la lezione di contemporaneo passa in fretta,fra riscaldamento e variazioni ancora da montate in coreografie. Andrea ci richiama e ci sediamo in cerchio << Ho deciso che quest'anno faremo la rappresentazione di Aladin. Questo per voi é l'ultimo saggio che passerete con i bambini,perché il prossimo anno,voglio fare due spettacoli divisi... - esordisce entusiasto della sua stessa idea - Ma tornando al presente. Aladin. Innanzitutto, io ho già scelto i protagonisti... >>. Avverto la tensione salire mentre molte ragazze si sporgono in avanti,compresa Irene. Non so perché ma la situazione non mi tranquillizza affatto. Ho uno strano presentimento. Brutto. E quando ciò accade,significa una sola cosa: guai << Marco,impersonerá Aladin. Mentre Jasmine su consiglio dell'altra insegnante,la farai tu... >> annuncia fissandomi. Oddio. Annuisco dopo qualche istante,ancora presa dallo "shock". Questo significa un passo due. Contatto fisico << Potrei sapere su che base é stata fatta questa scelta? >> chiedo cercando di mantenere una voce salda << Ti avevo giá notato anni fa ai miei stage. Inoltre,l'altra insegnante ha catturato la tua abilità nel muoverti in entrambi gli stili >> afferma con decisione. Al che mi zittisco,senza sapere cosa fare. Abbozzo un sorriso quando incontro lo sguardo di Marco. L'idea che possa anche solo abbracciarmi é inconcepibile per adesso. Non posso. Eppure un tarlo mi rode la psiche. C'é una strana attrazione nei suoi confronti e forse é questo,quello che mi terrorizza maggiormente. Più di un suo contatto fisico. Oh,Tiberiio torna presto!

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Tre giorni dopo... 

Marco. Marco Rossi. Lo osservo mentre sottolinea il libro di storia,seduto al posto di Tiberio accanto a me. Abbiamo parlato di danza,evitando accuratamente l'argomento "passo a due". Il mio sguardo é posato da due ore sulle sue mani,sulle sue dita affusolate che stringono l'evidenziatore giallo mentre il prof spiega incessantemente il processo di stanziamento dei primi ominidi. Continuo ad osservargli le mani,cercando di immaginare la sensazione che darebbero durante una presa durante una coreografia. I miei occhi salgono dalle sue mani lungo gli avambracci,dove si intravedono le vene sotto la pelle apparentemente morbida. E ancora più in alto verso il bicipite allenato per le ore di danza,messo in mostra dalla stoffa attillata della maglietta,poi lungo il collo fino al suo profilo,che ho scrutato nei minimi dettagli. Dettagli che non ho dimenticato,come le labbra schiuse e maledettamente invitanti e le ciglia lunghe,incurvate all'insu. I capelli spettinati più del solito gli ricadono in ciocche sulla fronte,aggrottata per la concentrazione sulle parole del libro. Non credevo di doverlo mai ammettere,ma questo ragazzo mi affascina. Quasi non ho sentito la mancanza di Tiberio. Quasi. Improvvisamente, un paio di occhi nocciola mi guardano << Ehy... Tutto a posto? >> sussurra mentre le sue sopracciglia si piegano in un'espressione vigile << Sí... >> dico accennando ad un sorriso. Lui ricambia e restiamo a fissarci per istanti lunghi giorni. Mesi. Anni. Non mi stancherò mai di perdermi nei suoi occhi,cosí rassicuranti. Anche più di quelli di Tiberio,troppo spesso indagatori. Guarda un attimi il prof,per accertarsi che non ci stia guardano << Mi chiedevo se oggi ti andava di prendere un gelato... Sempre se il tempo ce lo permetterà... >>. Un appuntamento,eh?! << D'accordo... >>. Lui sorride stavolta un pò di più.

*****

Abbiamo parlato a lungo. Abbiano discusso di musica,libri e di danza. Credo di non essere mai stata così bene con un ragazzo << Senti come mai questo appuntamento? >> chiedo puntigliosa << Cosa ti fa' credere che questo sia un appuntamento? >> risponde come colto in fallo << Primo: non hai risposto alla mia domanda e me ne hai posta un'altra... Secondo: dammi un valido motivo che smentica la mia tesi >>. Lui mi rivolge un meritata occhiataccia prima che gli sfugga una risata << Sei sempre cosí irritante?! >> dice in finto tono spazientito << Ah-ah-ah! Mi stai porgendo altre domande senza risposte >> lo rimprovero giocosamente << Va bene! - sbuffa quasi esasperato - Non é un appuntamento,ma semplicemente un incontro amichevole. E le motivazioni sono due: la prima é che posso vegliare su di te e la seconda,é che volevo conoscerti meglio... >>. La sua voce si abbassa gradualmente sulle ultime sillabe,assumendo una sfumatura piú melliflua e sensuale,come per celare altre parole. Sorrido,fortunatamente senza arrossire alla sua marcata sincerità. Mentre ci godiamo forse l'ultimo gelato di stagione,ci fermiamo su una panchina del parco per gustarlo con calma. Purtroppo il caldo imprevisto,scioglie il mio gelato e come é sempre accaduto,mi ritrovo con le labbra piene di cioccolato. Lui ride e pesca un fazzoletto della tasca dei pantaloni,porgendomelo << Ora? >> chiedo sghignazzando << Aspetta... >> dice prendendo il fazzolleto per poi pulirmi l'angolo della bocca. Cavolo! Cosí é troppo vicino,decisamente! Si blocca con la mano che stringe il fazzoletto,a mezz'aria e semvra imbambolato << Wow... >> mormora con aria trasognata. Posso avvertire il suo respiro sulle mie guance. Il suo alito profuma di menta e di dolce,per via del gelato e del chewgum che si é infilato in bocca da poco. Sento la mia pelle accaldarsi quando la punta del suo naso sfiora la mia. Grazie a Dio,il mio telefono vibra nella tsca dei jeans. Occasione per staccarsi da Marco,che imita il mio atteggiamento senza imbarazzarsi. Guardo il messaggio,restandone un pò sorpresa << C'é un qualche problema? >> mi chiede,guardandomi accigliato << Devo raggiungere Tiberio a casa sua... >> gli dico con la bile che risale per l'esofago << Ti accompagno al tuo motorino... >> annuncia alzandosi in piedi. 
Una volta davanti al mio scooter mi osserva mentre mi sistemo il casco. Lui scansa gentilmente le mie mani e me lo allaccia sotto il mento,soffermandosi con le dita in una fugace carezza << Sta' attenta >> mormora con tono serio. Annuisco << Grazie per il gelato >> dico prima di dare gas.

*****

Arrivo di fretta e freno bruscamente sotto a casa di Tiberio. Sfilo il casco e tolgo solo le chiavi,mettendomele in tasca. Attraverso il cortile cementato,entrando nella proprietà privata e lo vedo in piedi a capo chino,lo sguardo rivolto ai suoi piedi << Tiberio... >> richiamo la sua attenzione e per la prima volta in tutta la mia vita,vedo delle lacrime scivolargli sul viso un pò squadrato. Il volto sempre sorridente e sbruffone é accartocciato per un dolore interiore,celato nei suoi occhi tendenti al verde,che ora mi guardano in uno sguardo misto fra l'angoscia e la solitudine. Ho letto il suo messaggio più volte per riuscire a racapezzarmi,senza successo.

"Mio padre é morto". 

Quelle semplici parole mi hanno fatto tremare le ginocchia. Mi mordo il labbro inferiore senza sapere cosa dire. Non voglio sbagliare << Io... >>. Mi avvicino cautamente,fissandolo come se per lo conoscessi solo adesso << Perché?! >> mi chiede improvvisamente. Lo guardo,incapace di dargli una risposta. Non avevo mai udito la sua voce tanto flebile e tremante << Perché?! Perché proprio lui!? >> continua a imperterrito a rivolgermi la stessa domanda a cui io non posso dar risposta. Non avevo mai visto quei suoi occhi tanto spensierati cosí spenti e pieni di dolore << Io... -farfuglio cercando una banale scusa da rifilargli,anche solo per confortarlo - Non lo so... >> sussurro mentre per poco non si lascia cadere a terra. Lo abbraccio cosí stretto da farmi male alle braccia. Le sua mi stringono mollemente,come se non ne avesse le forze. Chiudo gli occhi,cercando di ingoiare il groppo alla gola nel sentire i suoi singhiozzi convulsi che gli fanno sobbalzare le spalle << Odio tutti,odio questa vita... - mugola con la fronte sulla mia spalla mentre prendo un profondo respiro per non piangere - Mi odio... >>. Quelle parole sono troppo. Lo stringo ancora di più lasciando che si sfoghi,come se dovesse scomparire lontano dai miei occhi.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Aspetto che sistemi il casco sotto al sedile del motorino,in disparte con le spalle appoggiate ad un muretto che recinta il giardino di una casa. I suoi movimenti sono stanchi e rivelano il suo dolore. É come se la morte di suo padre gli avesse prosciugato la voglia di vivere,la vita stessa. Mi si avvicina,con lo zaino che pende da una spalla. I suoi occhi sono gonfi e bordati di rosso,segno che ha passato la notte in bianco e nelle lacrime amare. Il suo sguardo é spento,eppure si sforza di sorridermi come a non volermi trascinare nella sua depressione. La mia prima reazione é quella di abbracciarlo. Non voglio che si senta solo,come mi sono sentita io << Io ci sarò sempre... >>. Le parole mi escono di bocca e per un attimo,mi stringe di più. Quando si stacca da me,mi arruffa i capelli sulla testa << Andiamo >>. La sua voce é flebile,ancora arrochita dai singhiozzi del pianto convulso,che deve averlo tormentato ogni minuto. Lo seguo verso la scuola dove,appoggiato al cancello, Marco mi aspetta con le cuffie nelle orecchie. Tiberio sembra irrigidirsi e lo saluta con un silenzioso cenno del capo. Marco ricambia prima di puntare di nuovo gli occhi su di me. Mi fermo un attimo,qualche passo indietro a Tiberio << É tornato >> esordisco con una stupida ovvietà << Ho visto... - lo guarda con circospezione - Sta' bene? >> << Non é la sua giornata... >> rispondo cercando una scusa valida per liquidare la questione. Lui sembra capire l'antifona e mi esorta ad entrare,visto il trillo assordante della campanella.

Durante le ore di lezione,Tiberio é assente. Il suo sguardo é fisso nel vuoto e mi sono vista costretta ad informare,senza scendere nei dettagli,i prof dell'accaduto per evitare che gli mettessero delle immeritate ed assurde note disciplinari. Rifiuta perfino il panino e se ne sta' seduto al banco. Lo osservo con una forte fitta al cuore mentre Irene parla. Vorrei ascoltarla,ma vedere il migliore amico in quello stato mi impedisce di essere almeno un pò allegra. La biondina se ne accorge e mi bussa alla spalla,per attirare la mia attenzione << Che hai? >>. Con mia somma sorpresa,non c'é irritazione nella sua voce << Niente. Solo che non amo vedere Tiberio in quello stato >>. Lei gli rivolge uno sguardo fugace,ma intenso. Tanto che le brillano gli occhi. Forse Tiberio é corrisposto,andando contro ogni sua previsione. La osservo e sembra rapita dalla sua immagine << Sembra triste >> << Togli il sembra... >> rettifico con lieve acidità. Purtroppo dopo quella sera,sono cambiata. Mi sono privata di qualsiasi sentimento,nascondendoli la maggioranza delle volte,lasciando solo esternare rabbia ed indifferenza. Tiberio ormai si é abituato,ma so che il mio comportamento a dir poco lunatico e pessimista lo ferisce. Forse é per questo che non riesco ancora a fidarmi di Marco. Non del tutto almeno. Irene mi guarda con malcelata curiosità,mista ad un cipiglio di invidia << Ci tieni a lui... >>. Le sue parole sembrano una constatazione agrodolce. La guardo dritta negli occhi << Per me é come un fratello... Niente di più.. - sottolineo quelle parole,rivolgendole un bonario sorriso - Non ho intenzione di sottrartelo... >>. Le sue pupille si ritirano,lasciando spazio alle sue iridi azzurrine. Il volto diventa paonazzo e le gote diventano rosse di imbarazzo. Bingo! << I... Io... >> balbetta cercando invano di difendersi << Va tutto bene... Sei ricambiata - gli svelo con un sussurro - Però ti avverto: non farlo soffrire più di quanto stia subendo ora... >>. Non so perché, ma quelle parole mi escono come un'esplicita minaccia,che le fanno defluire il sangue dal viso. Prima che possa aprire bocca,Marco mi si avvicina << Andrea mi ha mandato un messaggio... - dice con calma - Vorrebbe che andassimo a danza oggi. Vuole montare la coreografia del passo a due >>. Deglutisco sonoramente << Okay... >> rispondo sperando di non tradirmi. La campanella di fine intervallo mette fine a qualsiasi discussione.

****

Mentre Marco ripassa la sua variazione,Andrea mi insegna la mia parte. La stoffa dei calzini mi permette di fare anche tre piroette,senza scivolare << E gamba su,piccolo plié e quattro scené... Cinque,sei,sette,otto e uno! - richiama Marco che si avvicina subito - E all'uno devi avere i palmi delle tue mani sui suoi... >> dice mostrandomi il gesto ed annuisco,costretta ad ingoiare un fiotto di saliva. Lancio uno sguardo a Marco,che sembra impassibile. Probabilmente ci ha fatto l'abitudine << Poi da qui,fingi di allontanarti. Lui ti afferra per un braccio,fai un passo e ti dai una spinta con le gambe cosicché lui possa sollevarti... >>. Resto interdetta << Vuoi che faccia la "presa dell'angelo"? >> chiedo preoccupata << Sí. Tranquilla,non é niente di difficile... >>. Già,per lui non é difficile. Mi avvicino a Marco per provare mentre sento le gambe farsi gelatina. Prendo un bel respiro mentre lui posa le mani sui miei fianchi. Oddio. Cerco di calmare il cuore mentre con un cenno,Marco mi da' l'okay. Il suo tocco é più leggero di quanto credessi. Mi do una lieve spinta,appoggiandomi per un attimo alle sue spalle. In un secondo,mi ritrovo sospesa in aria,trattenuta solo dalle braccia di Marco tese verso l'alto a reggermi. Trattengo gli addominali per stabilizzarmi,inarcando leggermente la schiena << Sguardo in alto,lontano... Allunga le braccia,stendi le punte dei piedi... Bene. Puoi scendere >>. Improvvisamente, Marco mi lascia andare per poi afferrarmi per la vita,con le braccia avvolte attorno ai miei fianchi. Abbasso lo sguardo per incontrare i suoi occhi furbi. Gli lancio un'occhiataccia di fuoco,ma vedendo il suo sorriso impertinente non riesco a mantenere la faccia indignata << Non farlo mai più >> lo ammonisco mentre mi rimette coi piedi a terra. Nel farlo,il mio corpo scivola su suo ed avverto i suoi muscoli tesi,nonostante le calze spesse ed il body nero. Mi sento accaldata e terribilmente in imbarazzo. Riprendiamo col resto della coreografia per dieci minuti abbondanti prima che ci lasci andare. Prendo la mia bottiglia d'acqua dopo essermi messa un asciugamano attorno al collo << Ci vediamo domani a scuola... >> esordisce allegramente. Io annuisco prima di ritirarmi nello spogliatoio. Chiudo la porta e mi ci appoggio con le spalle,prendendo un lungo respiro per tranquillizzarmi. Era terribilmente vicino. Ricordo ancora i brividi che mi hanno percorso gelidamente la spina dorsale,quando le sue mani erano posate sui miei fianchi. Chiudo gli occhi,bevendo un altro sorso d'acqua costringendo il mio cuore a diminuire il battito,visto che potrebbe benissimo scoppiarmi nel petto.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Qualche giorno dopo...

Lo osservo adagiare il mazzetto di fiori freschi ai piedi della lapide. Solo due giorni fa',domenica,c'é stato il funerale. Una cerimonia sentita,silenziosa a cui Tiberio ha voluto che io assistessi. Ho dovuto trattenere le lacrime per asciugare quelle del mio migliore amico,ora seduto sui talloni di fronte alla tomba di suo padre << Non doveva andarsene... >> mormora con voce spenta,come se fosse un fantasma. Mi chino,vicino a lui,posandogli una mano sulla spalla << Tutti noi vorremmo che le persone a cui teniamo di piú,vivessero piú a lungo... >>. Lui inclina la testa di lato per poggiarla sulla mia spalla << Bologna era la sua ultima possibilità... Per questo,io... >>. Lo fermo prima che aggiunga altro << Non serve che mi spieghi... >> lo rassicuro a bassa voce. Lui mi osserva prima di poggiare la fronte nell'incavo del mio collo,piangendo << Fa' male... >> sussurra fra i singhiozzi << Lo so... >> sussurro in risposta,non potendo dirgli altro.

*****

Scaldo le caviglie,a cui ho allacciato le mie affezionate punte imbancate per la pece. Oggi Andrea mi ha ceduto una sala per provare prima della lezione. La danza é il mio solo modo per liberare la mente dai pensieri,svuotarla e sfogarmi. É l'unico modo per stare in pace col mio corpo e ripristinare i miei equilibri. Metto in play lo stereo e comincio a ballare senza freni. Senza provare una coreografia. Eseguo i passi che mi vengono,le pirouettese che sento di fare ed i salti che voglio fare. La musica rimbomba imperterrita ed io mi arrendo al suo incantesimo di note,seguendola. Alzo la gamba con un solo slancio,salendo sulla punta e gettando le braccia in alto prima di scivolare in spaccata. Stringo le gambe al petto,prima l'una poi l'altra,girando su me stessa e rialzandomi con una semplice rovesciata invertita. Preparazione,cinque fuettès,tre pirouettès e salto alla seconda. Mentre la musica finisce con unico suono di violino,la sala piomba nel silenzio,interrotto solo dal mio respiro pesante e dal ronzio quasi impercettibile delle luci al neon. Improvvisamente, sento qualcuno applaudire alle mie spalle. Mi volto di scatto e vedo Marco sulla soglia,con indosso una T-Shirt,dei pantaloni di tuta e dei calzini,alti fino al polpaccio << Da quanto mi stavi spiando? >> chiedo,abbassando il cappuccio della felpa che dopo il salto si era posato sulla mia testa << Da poco... - dice entrando nella sala - Se balli cosí bene da sola,perché non ti applichi nel nostro passo a due? >> chiede e sembra quasi offeso. Lo squadro dall'alto in basso << Perché il passo a due é diverso... >> sbotto come punta sul vivo. Sembra che Tiberio abbia taciuto << Ti sbagli. Il tuo problema non é il passo a due in sé... >>. Alzo gli occhi al cielo << Ah,no?! E sentiamo qual é? >>. Lui punta gli occhi nei miei,ipnotizzandomi << Il tuo problema sono io. Non ti fidi di me >>. In realtà,non mi fido di nessun "cromosoma y". Ad un tratto,me lo ritrovo ad un passo di distanza << Devi imparare a farlo e per prima cosa... - mormora sfilandomi gli occhiali - Questi se ne vanno >> << Scherzi?! Come vuoi che balli,se non vedo dove vado! >> dico stizzita mentre vedo la sua sagoma allontanarsi per un attimo. Non riesco a distinguere bene i contorni,ma riesco a vedere il suo sorriso sardonico << É questo il punto. Non hai bisogno di vedere,ti basta sentire... >> sussurra facendosi più vicino col volto. Ora lo vedo bene. Il suo volto é a meno di una spanna dal mio ed avverto il leggero soffio del suo respiro caldo,dal sapore di mentolo << Cos'é che ti fa' paura? >> mi chiede con le labbra vicine al mio orecchio,senza toccarmi. E se avesse capito? No,mio Dio non può aver capito una cosa del genere! << L'oblio... >> sussurro d'istinto. Siamo soli in una sala da ballo e chiunque fosse esterno a quest'assurda situazione,potrebbe pensare qualsiasi cosa. Avverto il suo sorriso divertito << Non é il momento di far filosofia... Mi riferisco a qualcosa di concreto,di più superficiale e semplice... >>. Abbasso lo sguardo, fissando un punto non ben precisato del parqué sotto i nostri piedi << Ho paura delle tue mani... >>. Lui sembra irrigidirsi per un brevissimo lasso di tempo << Perché? >>. Resto in silenzio,come senza parole. Cerco di non far trapelare la mia ansia,ma non é semplice con lui cosí vicino. Troppo vicino forse. Eppure la sua presenza é quasi confortante. << Se credi che stia facendo domande indiscrete,sei libera di darmi un calcio... >>. Mi sfugge una risata nervosa << A quest'ora avresti le gambe in pezzi... >>. La sua risata riempe le pareti vuote della stanza per qualche secondo << Cos'hanno le mie mani che non vanno? - chiede perplesso - Se pensi che possa farti del male,ti sbagli di grosso... >> mormora con stizza,quasi fosse ferito dalla mie silenziose insinuazioni sulla sua vera natura maschile. Apro la bocca,decisa a parlare mentre lo guardo da sotto le ciglia,ma la porta della sala si apre di colpo. Una ragazza un pò più bassa di me e dal viso fine,entra come se fosse di casa. I capelli lisci e corvini raccolti in una coda,ondeggiano ad ogni suo passo << Rossella,non abbiamo finito >> esordisce Marco con un tono gentile. Finto,cosí come il suo sguardo amorevole ed il sorriso accennato. Un'espressione la sua,che mi mette i brividi << Scusa,ma ho bisogno della sala per l'assolo di punte... >> sputa con noncuranza. Noto le mani di Marco stringersi a pugno,lungo i fianchi mentre Rossella si volta a guardarmi << Avete provato il passo a due? >>. Inarca un sopracciglio scuro con fare arrogante mentre mi si avvicina << Sí e siamo anche ad un buon punto >> dico senza lasciar spazio ad ulteriori scambi di battute mentre prendo la mano di Marco nella mia. Le nostre dita si intrecciano subito,come un riflesso naturale. Lei mi fissa gelidamente,ma non mi spaventa. Alla fine cede al mio sguardo e si limita ad iniziare le prove,mentre io e Marco usciamo dalla sala.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


<< C'é qualcosa che devi dirmi? >> sussurra Tiberio,inclinandosi nella mia direzione mentre la prof di scienze spiega il primo capitolo di genetica Mendeliana. Musica per le mie orecchie,assetate di cultura generale. Ma almeno per adesso,é un altro dei miei cinque sensi ad essere in estasi. Marco ed io ci stiamo fissando alternativamente con fugaci occhiate. Sguardi veloci come fossero illegali. << Lui dovrebbe essere illegale... >> mormoro a me stessa,meritandomi una gomitata da parte del mio migliore amico. Gli rivolgo un'occhiata di fuoco << Ahi! - sussulto a bassa voce - Che vuoi?! >> sbotto irritata. Mi ha interrotto la visuale su Marco,che onestamente credo che mi abbia fatto un incantesimo << Che ti é successo ieri sera? >> chiede e sembra quasi preoccupato. Inarco un sopracciglio,un pò stupita del suo atteggiamento,piú iperprotettivo del solito << Le ho cantate da una del mio gruppo di ballo,okay? - lui riduce gli occhi a due fessure,facendomi sospirare per l'esasperazione - Ho tenuto Marco per mano... >> << Scherzi?! >> domanda scettico << Mi poni sotto interrogatorio,costringendomi a dire il vero per poi darmi della bugiarda? Perdonami, amico ma é davvero meschino da parte tua,citando Lord Darken Rahl(1)... >>. Ci zittiamo quando la prof,una donna sulla quarantina e di bassa statura si alza in piedi,sbattendo le mani sul tavolo mentre la sedia viene spinta indietro con un fragoroso stridio metallico. Gesto che fa' sobbalzare metà classe,quella metà che non prestava attenzione alle sue parole. Al contrario di me,invece << Giada,ti spiacerebbe ripetermi la seconda legge di Mendel? >>. Annuisco << La seconda legge di Mendel,conosciuta anche come la segregazione dei caratteri,afferma che il carattere recessivo apparentemente scomparso nella prima generazione filiale,si ripresenta nella seconda generazione filiale col carattere dominante in un rapporto costante di tre ad uno. - riprendo fiato sotto lo sbigottimento generalizzato,che sembra aver infestato la classe come un virus - Ciò significa che il seme di Pivus Sativum che presenterà fenotipicamente il carattere recessivo,é sicuramente genotipicamente omozigote. Per quanto riguarda gli altri tre semi che presentano il carattere dominante fenotipicamente,possono essere sia genotipicamente omozigoti che eterozigoti >> concludo lasciando di sasso la esile donna alla cattedra che,dopo avermi assegnato un voto in più sul registro,torna alla spiegazione ignorandomi per tutta la durata dell'ora e riuscendo cosí a farmi scampare dalla persecuzione di Tiberio.

*****

<< Senti,ma Tiberio ti ha mai detto niente su di me? >> chiede Irene spazzolandosi i capelli color del sole. La guardo col mascara tra le dita << Tiberio é un "cromosoma y",ricordatelo - le dico puntandole il tubetto di mascara - Per quanto mi riguarda, i suoi occhi parlano per lui. E di te,bimba,parlano bene... >> concludo con affettuosa sincerità,prima di terminare il mio make-up. Avverto il suo sorriso sornione che coinvolge quegli occhi azzurrini,che tanto le invidio. Stasera usciamo con la classe,ciò significa pub e sigarette. Ma soprattutto birra! Non che sia alcolista,ma una birretta con tanto di pizza é la mia serata tipo. Anche perché sarei un'ipocrita ad ubriacarmi,quando sono stati quattro ragazzi ubriachi a spezzarmi la vita. Ci stiamo preparando dopo un intero pomeriggio passato a parlare di libri e serie tv,il nostro maggior punto in comune. Per questo sono finita a casa di Irene,che ha insistito a volersi preparare con me. La sua casa é decisamente spaziosa,considerando che é un semplice appartamento. Lo adoro! Mi sento osservata mentre sbatto le palpebre. Mi volto a guardarla e sembra ponderare le parole che sta' per pronunciare << Sai,Marco oggi durate l'intervallo mi ha fatto delle domande... - silenzio - Su di te >> esordisce esitante,fissandomi di sottecchi come se temesse la mia reazione. Mi ricorda Tiberio << Cosa ti ha chiesto? >> domando con sospettosa circospezione. Marco non ha capito che sta camminando in un prato pieno di mine,che presto o tardi,lo faranno saltare in aria. Almeno figurativamente << Mi ha raccontato della vostra lezione di ieri sera... - 'Spione!',urla acidamente la mia vocina interiore - E mi ha chiesto il perché ti fai abbracciare solo da Tiberio. O meglio,perché eviti qualsiasi contatto fisico con chiunque... - sospiro - In effetti,é una domanda che mi sono posta anch'io... >> dice con timidezza. Metto via il mascara,mettendo su la scenata della ragazza forte << É una lunga storia ed é triste... >> dico con un mormorio sconsolato << In che senso triste? >> chiede ancora più perplessa << É triste perché dimostra quanto sia profonda la depravazione dell'umanità... >> dico con malinconia,rabbiosa e rancorosa,come se ci fosse del veleno nelle mie parole. Lei resta per un attimo sconcertata,ma poi le sue labbra sottili si increspano in un sorriso << Quando te la sentirai,mi racconterai questa storia... >>. Annuisco e le regalo un accenno di sorriso,giusto per non farle sentire in colpa per la sua curiosità. 

Il pub é piuttosto piccolo,ma decisamente accogliente. Il bancone,che ricorda quello dei saloon western dietro al quale si trova una barista,fa' da re in un locale arredato in stile rustico: tavoli e sedie in legno scuro lucidato,pavimento in terracotta e pareti di un color ocra tenue,su cui sono stati appesi dei quadri. Alcuni paesaggistici,altri sono semplici foto in bianco e nero incorniciate.  Oltrepassiamo i primi tavoli per arrivare in una seconda stanza dove é stato preparato un tavolo lungo,messo con un lato rivolto alla parete,dove seduti su un'unica panca imbottita ci sono quasi tutti i ragazzi di classe. Tiberio mi punta immediatamente prima di spostare lo sguardo su Irene,che arrossisce come se avesse preso fuoco. Vorrei ridere,ma provo a trattenermi. I miei tentativi non sono vani,poiché lo sguardo di Marco incontra subito il mio come se fosse un magnete. Indossa una semplice camicia bianca,dei jeans scuri e delle scarpe da ginnastica,rigorosamente firmate. I capelli ambrati sono spettinati, come se si fosse fatto una doccia da poco. Il pensiero di lui sotto la doccia mi mette in soggezione. 'Cavolo,riprenditi idiota!',impreca la mia voce razionale,permettendomi di riacquistare la mia composta lucidità. Stranamente non mi sento a disagio nella mia camicetta merlettata rosa antico pallido,semitrasparente. Ho optato per dei leggins neri e per delle Superga bianche. Niente di eagerato. Amo i tacchi,ma per stasera,dopo quasi una settimana passata sulle punte,ho voglia di comodità. Irene nel suo maglioncino grigio,si siede accanto a me esattamente di fronte a Tiberio,che non appena arriva il cameriere si assicura che solo i più "maturi di cervello" prendano una semplice birra. La cosa si riduce ad una cerchia di otto presenti,inclusi lui,me e Marco. Il ragazzo-cameriere con indosso la divisa del pub,mi sorride cordialmente  mentre tiene in mano tacquino e penna << Io una birra ed una margherita >> dico mostrando la carta di identità. Mi guarda quasi perplesso << Hai davvero diciasette anni? >> chiede confuso. A tutti sembro più grande << Sorprendente vero? - dico cercando di ironizzare - Metti in dubbio il mio documento?! >>. Mi rende la carta trattenendosi dal ridere mentre incrocio lo sguardo infuocato di Tiberio << Pensavo che avessi chiuso con l'alcol... >> ringhia a bassa voce mentre il ragazzo passa alle altre ordinazioni << Sbaglio o sei stato tu a dirmi di godermi la vita? - apre la bocca senza riuscire a controbattere - E poi a differenza di questi nanerottoli,io reggo bene la birra... >>. Ricevo delle occhiatacce da parte dei ragazzi di classe,che si sentono feriti nell'orgoglio visto che ci separa un solo anno di età. Volto lo sguardo verso Marco,che invece sembra divertito dalla situazione.

(1) Lord Darken Rahl = personaggio malvagio,antagonista di Richard Rahl,il protagonista della saga fantasy La Spada Della Verità,scritta da Terry Goodkind.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Sono appena le 22:15. I lampioni illuminano la strada,il cui asfalto riluce lievemente per le gocce di pioggia sulla sua superficie,che hanno smesso di cadere appena venti minuti fa. Osservo Tiberio camminare davanti a me al fianco di Irene,già brilla. Per lo meno,sembra reggere due LongIsland. Lui non ha smesso di corteggiarla neanche un minuto però. 'Furfante',penso mentre mi nasce un sorrisetto furbo a fior di labbra,prima di bere un altro sorso di birra << Non credevo che bevessi >> la voce di Marco mi distoglie dai miei pensieri. Lo guardo mentre abbasso la bottiglia,stringendone ancora il collo con una mano << Che ti aspettavi da una che é nata in Germania? >> sbotto punta su uno dei miei nervi scoperti. Vado fiera di non essere al cento per cento italiana. Amo la terra in cui sono nata,dove il gelo delle montagne soffia contro la pelle cosí forte da entrarti nelle vene. Lui sembra sorpreso << Si spiegano tante cose... >> mormora tornando a guardare davanti a sé. Le sue parole rimangono là,fluttuano nel silenzio per nasconderne delle altre mentre continuiamo a passeggiare.

Siamo un bel gruppone di adolescenti e non passiamo inosservati ai passanti,la maggior parte anziani. Alcuni accompagnati da amici a quattro zampe. Decidiamo di fermarci nell'area erbosa del parco comunale dove le parole di tutti restano sospese,come un fil di seta appena tessuto da un ragno che vola via,sospinto dalla brezza autunnale tipica delle prime sere di ottobre. I lampioni non servono a scacciare il buio,che si annida sotto le fronde degli alberi dove ci siamo noi. Alcuni dei ragazzi ne approfittano per fumare. Ilaria, una delle compagne di classe con cui ho fatto amicizia oltre ad Irene,mi sorride porgendomi una sigaretta. I caprlli lunghi e color dell'ebano le ricadono morbidamente sulle spalle mentre i suoi grandi occhioni neri mi scrutano gentili. La guardo con un mezzo sorriso che sta' fra il rimprovero e lo sgomento. Sto' per risponderle,ma Marco accetta la sigaretta al mio posto. Seguo le sue dita catturare il tubicino di carta,al cui interno brucia del tabacco lasciando nell'aria delle nuvolette di fumo che si arricciano,si contraggono fino a svanire lasciando solo un forte odore di bruciato << Tu fumi? >> dico piuttosto sconcertata mentre mi osserva,ipnotizzandomi. Il fumo esce dalla morbida fessura delle sue labbra,facendogli assumere un aspetto quasi esoterico. É vicino. Molto vicino. Il suo profumo di menta si mischia a quello del tabacco mentre inclina leggermente la testa di lato << C'é una prima volta per tutto,non credi? - mormora cedendo di nuovo la sigaretta ad Ilaria,che ci ignora deliberatamente - E poi tu bevi >> conclude in lieve tono accusatorio << Sei un ballerino. Il fumo non é per i ballerini >> sbotto innervosita dal suo comportamento e dalle sue insinuazioni << Giusto. Meglio la birra... >> risponde con noncuranza strappandomi la birra di mano,con un solo guizzo. Si porta la bocca della bottiglia alle labbra,bevendo un sorso della bevanda,ancora fresca. Mi porge di nuovo la bottiglia con fare arrogante mentre i miei occhi si posano sulle gocce ambrate che gli imperlano le labbra. D'istinto mi bordo il labbro inferiore passandoci poi la punta della lingua,sperando di poter sentire l'amaro sapore di birra. Lo stesso che ora impregna le sue labbra invitanti. Non mi accorgo del respiro che accelera,come non mi accorgo che si avvicina a me,passo dopo passo costringendomi ad arretrare fino a che la mia schiena non incontra la corteccia di un albero. Marco si appoggia con un palmo della mano al tronco e mi sovrasta. Immerge lo sguardo nel mio,scavandomi l'anima senza pietà. Un senso di panico mi attanaglia lo stomaco, la stessa paura che provai quella sera << Allontanati >> ordino con tono di comando << No >> risponde categorico << Ho detto,allontanati >> dico mentre la mia voce si affievolisce sulle ultime sillabe,senza sortire il loro significato sul bellissimo ragazzo di fronte a me. Provo a concentrarmi sul suo volto,che spesso é nei miei pensieri. Pensieri piacevoli al contrario di quanto potessi credere. Ma ora,cosí vicino,in una postura che rivendica la possessione e l'egemonia fisica,non riesco a vederlo. Non riesco a vedere Marco. Rivedo solo quella sera. Le mie urla attutite dalle mani di quello scarto di società,rendendomi inerme. Chiudo gli occhi con forza,i singhiozzi che mi annodano la gola e le lacrime che si fanno strada sul mio volto mentre sento dei passi farsi vicini << Che cazzo fai?! - la voce di Tiberio é un tuono che spacca il silenzio tranquillo del parco  - Ti avevo detto di starle a debita distanza! >> dice sempre più furioso mentre lo spinge sempre piú forte, obbligandolo ad allontanarsi da me << Non le ho fatto niente! Te lo giuro,Tiberio >> cerca di difendersi e mi guarda mortificato per un crimine,che in fin dei conti non ha commesso << Non giurare,Rossi >> ringhia puntandogli il dito addosso. Marco scaccia via la sua mano e per poco non si prendono a manate << Cazzo,non sono un maniaco! Non le metterei mai le mani addosso! >>. Il viso é paonazzo,si sente tramortito. Ma quelle immagini non smettono di torturarmi il cervello. Gli altri cominciano a difenderlo,confusi forse piú di lui e Tiberio si convince. Mi guarda di scatto dopo che ho sentito domandare delle petulanti scuse,all'indirizzo di Marco. Mi si avvicina con cautela e mi afferra per le spalle << Stai bene? >>. Aggrotta la fronte,incerto mentre annuisco. Mi sento rimpicciolire mentre mi abbraccia. Il suo calore é familiare,sicuro. Stringo la sua felpa tra le dita << Non mi ha fatto niente... >> sussurro col fiato corto << Lo so... Altrimenti gli avrei già spaccato la testa... >> mormora a bassa voce mentre le sue dita mi accarezzano i capelli. Irene mi si avvicina << Tutto a posto? >> dice con un lieve sorriso,posandomi la mano sulla spalla. Annuisco prima di chiudere gli occhi mentre Tiberio mi scalda fra le sue braccia.

****

É mezzanotte e mezza. Alcuni sono già andati via. Siamo rimasti solo io,Marco,Tiberio,Irene,Ilaria,due ragazze ed altri due ragazzi. Praticamente metà classe. Tiberio mi sorveglia,come un falco tanto che riesco a sentire il suo sguardo addosso. Mi volto per guardarlo un attimo per rendermi conto che non é me che sta' controllando. Seguo i suoi occhi e noto la figura di Marco,che cammina lentamente con le mani nelle tasche. Si guarda intornoe  di tanto in tanto,solleva gli occhi alle stelle. Infischiandomene di Tiberio,mi avvicino a Marco che mi guarda con la coda dell'occhio. Lui allunga una mano nella mia direzione e noto che ha ancora la mia bottiglia di birra. Sorrido prima di prenderla << Grazie... >> mormoro lusingata dal fatto che mi abbia lasciato l'ultimo sorso. Trovo un cestino e ci getto la bottiglia prima di tornargli vicino << Ti ho fatto del male? >> chiede lasciandomi spiazzata. La sua voce é contrita e bassa,come se temesse di pronunciare quelle parole << Marco,io... >>. Lui non mi guarda e la cosa mi manda in bestia. Lo afferro per un polso,strattonandolo per far sí che si volti  a guardarmi. Lui lo fa' aggrottando la fronte contrariato mentre tengo la sua mano fra le mie. La sua pelle calda a contatto con la mia,perennemente congelata mi lascia percossa da scariche di adrenalina,mista a serotonina. Un mix potente che non avevo mai sperimentato con nessuno << Non é stata colpa tua. Il problema sono io,sono i miei ricordi che non vanno... >>. Mi guarda probabilmente ancora più perplesso di prima. Poi sposta gli occhi sulle nostre mani per poi tornare ai miei occhi,che non l'hanno lasciato un secondo << É stata anche colpa mia. Non ho rispettato i tuoi spazi. Scusa... >> mormora mentre abbozzo un sorriso << Perdonato >> dico incarcando le labbra in un sorriso. Lui sembra prendere un sospiro mentre la sua mano si solleva fino al mio volto. Esita per poi riabbassarla e riprendere a camminare.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


La mattinata ha assunto temperatura glaciali. Io e Marco non ci siamo rivolti la parola e la cosa mi ha sorprendentemente rammaricata. Non é da lui non prestarmi un minimo di attenzione. Tiberio non é stato molto di compagnia,visto che era impegnato a fare il latin-lover con Irene,che nel suo incanto,ci é cascata con entrambe le scarpe. Le ore di scuola sembravano interminabili,ma per fortuna,la campanela si é decisa a suonare. Prendo il motorino e mi dirigo direttamente a danza,dopo aver fatto una breve sosta in un forno,dove ho arraffato un panino per pranzo e un bombolone per merenda. Mi ci vorranno zuccheri dopo tre ore di danza. Entro nello spogliatoio con discrezione,salutando Irene con un sorriso << Ehy! - esordisce raggiante - Temevo che non venissi >> << Mi sono fermata a prendere qualcosa per mangiare,avevo fame... >> mi giustifico posando la sacca sulla panca lignea. Lei comincia a blaterare su Tiberio e la cosa mi diverte. Lui che conquista una ragazza in sole poche ore e mentre lei era brilla con due soli semplici drink. Sospiro e continuo ad ascoltarla mentre mi cambio per la lezione. Quando entriamo in sala,Rossella sta' già provando la propria coreografia con altre due ragazze sotto lo sguardo di Andrea,che mi saluta con un cenno della mano << Ciao... >>. Mi volto e vedo Marco,che sfortunatamente per la mia parte irrazionale,indossa un paio di pantaloni,dei calzini neri ed una maglietta a maniche corte che mette bene in vista le sue braccia allenate << Ciao >> dico con un lieve sorriso << Volevo chiederti scusa per stamattina. Ti ho evitato e non lo meritavi >>. Lo scruto attentamente,leggermente divertita dalla sua smorfia frustrata << Temevi di buscarne da Tiberio?! >> lo sfotto,osservando come il suo viso cambi espressione. Si morde l'interno della guancia,forse per evitare di mandarmi a quel paese << Ti diverti a prendermi in giro... >> mormora in un tono irritato con un cipiglio di divertimento. Trattengo una risata mentre lo guardo negli occhi,ora di un intenso color nocciola. 

Mentre mi scaldo,Rossella mi si avvicina col suo solito comportamento da Miss Puzza-Sotto-Il-Naso. I suoi capelli neri raccolti come consuetudine in una coda di cavallo,ondeggiano ad ogni suo passo. Mi guarda dall'alto in basso coi suoi occhi scuri. Ora mi ha stufata. Mollo la presa sul piede ed abbasso la gamba << C'é qualche problema? >> chiedo cercando di mantenere la calma. Sono le persone come lei che mi fanno saltare i nervi << Il mio é semplice stupore - risponde con noncuranza - Stupore nei confronti della scelta di Andrea >> << Ti dico una cosa,Rossella - dico calcando il suo nome,facendolo sembrare quasi un insulto - Non basta avere un bel faccino per ballare bene. Cresci,un pochino! >>. Lei si zittisce immediatamente e prima che possa controbattere, Andrea mi chiama. Mi avvicino a lui << Potresti provare il passo a due per favore? >> domanda con un sorriso. Ha l'aria stanca,probabilmente é qui da stamani. Annuisco << Ci manca da montare solo gli ultimi due otto >> lo avverto mentre Marco mi si avvicina << Va bene >>. Mi sistemo all'angolo della sala aspettando il mio turno. Osservo Marco muoversi con eleganza prima di voltarsi verso di me. Sembra un altro ragazzo. I suoi occhi inchiodano i miei e mi invitano silenziosamente a far vedere cosa sappiamo fare. Seguendo la musica,prendo la rincorsa. Uno,due,tre passi. Mi aggrappo alla sua spalla sinistra mentre l'altro suo braccio mi avvolge la vita,sollevandomi e trattenendomi al suo fianco mentre mi fa' volteggiare. La sensazione di averlo cosí vicino,le sue mani sui miei fianchi mi fanno rabbrividire piacevolemente. Mi posa a terra con leggerezza mentre arrivo sulla mezza punta. Developè. Afferro la sua mano mentre vado in arabesque. Seguiamo i passi,che ormai vengono spontanei come se li conoscessimo da sempre. Sento gli occhi di Rossella addosso,ma non m'importa molto. Gli giro intorno con dei tourné-relevé fino ad arrivargli a pochi centimentri dal suo volto. Poso le mani sul suo petto per fermarmi mentre le altre ragazze in sala applaudono timidamente. Sento sotto i palmi della mani il suo cuore battere all'impazzata,in contemporanea col mio. Mi perdo per un attimo nei suoi occhi mentre il tempo sembra dilatarsi. La stanza svanisce e restiamo soli,nella nostra dimensione privata. Scorgo però qualcosa nel suo sguardo. Assomiglia al dolore,ma non riesco a capirlo fino in fondo. É la stessa sfumatura che ho colto ieri sera,durante la passeggiata dopo il pub. Mi sorride impertinente come al solito,nascondendo quel dolore criptico mentre Andrea scoppia brutalmente la nostra bolla,per poi spiegarci l'ultima parte dela coreografia.

****

Esco dagli spogliatoi distrutta. Sono stanchissima e l'unica cosa che vorrei adesso é una bella doccia. Mi dirigo ai parcheggi dove ho lasciato il motorino,avvolgendomi il foulard attorno al collo per evitare di prendere un malanno. Prendo le chiavi dalla sacca senza trovarle,quando delle voci adirate attraggono la mia attenzione. Mi volto ed in fondo al parcheggio,vedo Marco accanto al suo motorino e Rossella che gli sta' accanto. Il volto dalla pelle diafana ora é paonazzo,rendendole le guance più purpuree del normale. Mi avvicino di soppiatto, nascondendomi dietro a delle vetture fingendo di cercare qualcosa in terra << Cos'era quel sorriso?! >> chiede lei su tutte le furie. Marco le rivolge uno sguardo gelido,ma non freddo come le sue stesse parole << Esci dalla mia vita,ma soprattutto non darle fastidio >>. Lei lo guarda,sollevando entrambe le sopracciglia << Oh,sei diventato il suo principe azzurro adesso! Ti sei sbattutto anche lei?! >>. Improvvisamente,Marco si irrigidisce ed assume un atteggiamento calmo. Troppo calmo. Tiberio lo fa' spesso quando la rabbia gli annebbia il cervello. E non é un buon segno. La afferra per il colletto del giubbotto griffato << Te lo dirò solo un'altra volta: io non ti amo! Va bene?! Tu non sei niente per me. Niente >>. La sua voce é pericolosamente bassa e sa' di minaccia. La mascella tesa lascia intuire che stia stringendo i denti,come se trattenendosi stesse compiendo uno sforzo disumano. Allenta la presa mentre solleva il sellino dello scooter per prendere il casco << Ma che ti succede? Non sei piú lo stesso... >> mormora Rossella,giocando con una ciocca dei suoi capelli. Marco le scaccia via la mano con uno schiaffo << Non é un mio problema >> sibila velenoso prima di mettersi il casco ed andarsene. Prendo le mie chiavi,metto in moto il motorino e lo seguo.

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Svolto alla curva per raggiungerlo ad un semaforo,fermo al rosso. Mi volto a guardarlo,cercando i suoi occhi oltre la mia e la sua visiera mentre gli faccio segno di accostare cinquecento metri piú avanti,in un piccolo parcheggio pubblico. Non appena scatta il verde ci dirigiamo nello spiazzo,quasi sgombro a parte tre macchine parcheggiate. Mi fermo accanto a lui e mi tolgo il casco mentre lui fa' lo stesso,dopo che abbiamo spento i motorini. Non appena se lo toglie,si ravviva i capelli con una mano e la cosa mi fa' perdere un battito. Dio,quanto é bello! Sbatto le palpebre un paio di volte,come se mi stessi svegliando da un sogno. E che sogno! Mi guarda,attendendo delle spiegazioni << Non so come potrai vederla,ma ho ascoltato la conversazione fra te e Rossella... - lui sospira guardandosi nel riflesso del casco. Il silenzio fra noi si stende come un drappo pesante,polveroso. Lo osservo e rivedo quel dolore nel suo sguardo,basso e perso nel vuoto << É gelosa di te,vero? >> dico a bassa voce mentre annuisce con fare assente. C'é qualcosa di piú però. Qualcosa di piú serio e non riguarda Rossella << Marco,guardami... >> dico seria,abbassando la voce di un'ottava. Le sue labbra sono chiuse in una linea dura. Ad un tratto,scende dallo scooter e sistema il casco sotto la sella. Lo guardo incrociando le braccia e decisa a voler sapere tutto << Vieni con me >> mormora mentre lo seguo senza indugio. Cammino dietro di lui mentre superiamo una stradina sterrata per poi entrare in un cortile,attraverso un piccolo cancello. Mi fa' strada lungo il giardino posteriore dove emergono degli altissimi cipressi verdeggianti. Superiamo alcune palazzine,fino a che non ci fermiamo sotto una di esse dall'intonaco rosato,decisamente sbiadito da quello originario. Lui prende delle chiavi dalla tasca dei jeans,infilandole nella serratura ed apre il portone,facendomi entrare per prima << Quarto piano >> dice prima che io riesca ad emettere un suono. Salgo le scale,facendo scivolare la mano sul corrimano lucido. Mi fermo davanti alla porta con su scritto Rossi. Lui si ferma coi piedi su uno zerbino consumato e mi guarda,come se avesse paura delle sue stesse parole << Non fissare troppo mia madre. A mio padre da' fastidio... >> dice con un fil di voce,prima di aprire la porta << Papà,sono a casa >> dice mentre resto a fissarlo dubbiosa. Lui mi afferra per un polso,obbligandomi ad entrare << Buonasera. É permesso? >> chiedo mentre Marco si chiude la porta alle spalle con un leggero clank. Una donna esile si avvicina un pò dondolante verso di noi. I capelli scuri sono raccolti in un morbido chignon ed il volto scarno e pallido sembra troppo piccolo per contenere due occhi nocciola,profondi come quelli di Marco,che scatta in avanti verso di lei e la raggiunge << Mamma,che ci fai in piedi? Dovresti usare almeno le stampelle >> mormora in finto rimprovero,sorreggendola. Stampelle? << Oh,Marchino smettila di brontolare... - risponde facendogli una carezza mentre non riesco a trattenere un sorriso,al suono del nomignolo - Piuttosto presentami questa bella ragazza >>. Mi avvicino lentamente e le stringo piano la mano. La pelle é tiepida << Mi chiamo Giada. É un piacere conoscerla Signora Rossi >> dico accennando ad un sorriso cordiale. Lei ricambia più calorosamente. Noto solo adesso che la maglia le sta' larga,come se fosse di due taglie piú grande << Cara,chiamami pure Paola - si rivolge a Marco - Non stare lí impalato! Offrile qualcosa >>. Lui scuote la testa sorridendo e mi guarda << Un bicchier d'acqua andrà benissimo >> rispondo accondiscendente. Torno a guardare Paola che però sembra appassire come un fiore delicato al sole di agosto. Marco sbianca e la tiene per un braccio,accompagnandola in camera. 

****

Con l'unghia del pollice,gratta nervosamente il bordo del piano da cucina mentre tengo fra le mani il bicchiere d'acqua << I medici non sanno cos'ha di preciso. Perde peso senza alcuna dieta,é sempre stanca anche dopo 10 ore di sonno... - le parole gli escono flebili,strette come se dovessero passare per l'asola di un ago - Ieri pomeriggio,ha insistito per non andare a coricarsi. Avevo notato che sentiva freddo,nonostante le avessi ripetuto piú volte di mettersi qualcosa con le maniche lunghe. Ho institito ed ho fatto per toccarla su un braccio,ma lei ha avuto paura. Era terrorizzata. Il suo polso é la metà del tuo... Si vergogna di sé stessa... >> conclude prima di appoggiarsi al piano con entrambe le mani,come se gli girasse la testa. Poso il bicchiere,osservandolo mentre china la testa verso il basso sconsolato. Ecco perché tutte quelle domande ad Irene su di me,sul mio odio per il contatto. Ecco il motivo di quella lezione extra. Vuole capire che differenza c'é fra me e sua madre. Vuole capire la differenza fra i nostri timori,apparentemente cosí simili. Abbasso lo sguardo e prendo un profondo respiro,consapevole di ciò che starò per dire << Un anno fa,dopo una festa,stavo tornando a casa. Avevo bevuto solo una birra,ma non mi ero comunque accorta che ero seguita... - lui si volta verso di me. Ora ho la sua completa attenzione,punto i miei occhi nei sua - Erano ubriachi fradici. Avranno avuto una ventina di anni. Mi saltarono addosso,erano in quattro e troppo forti per me... Mi stuprarono,questa é la verità >>. Riprendo a respirare regolarmente. Non mi ero resa conto di trattenere il fiato. Resta pietrificato e non dice niente,forse per paura di sbagliare. Volto lo sguardo altrove,pur di non sostenere i suoi occhi. Noto che apre la bocca per dire qualcosa,ma sembra ripensarci << Non dirlo a nessuno >> concludo tornando a guardarlo mentre risponde affermativamente con un cenno del capo. Di nuovo quel silenzio disagiante ci avvolge fino a che non udiamo qualcuno inserire la chiave nella serratura della porta d'ingresso << Dev'essere mio padre... - mi guarda un pò nervoso - Lui non sa' che faccio danza,perciò tu sei solo una compagna di classe >>. Annuisco vigorosamente prima che un uomo in giacca e cravatta con una ventiquattr'ore in una mano,faccia il suo ingresso. É alto almeno un metro ed ottanta e la cosa sembra superflua considerando la stazza. La mascella su cui si accenna un principio di barba,squadrata,insieme alle sopracciglia aggrottate in un'espressione seriosa,gli restituiscono un'aria autoritaria << Buonasera Signor Rossi >> dico educatamente e per un millesimo di secondo sul suo viso,scorgo un sorriso << Salve... - risponde prima di rivolgersi a Marco - Dov'é tua madre? >> domanda abbassando la voce,come se si fosse improvvisamente arrabbiato << In camera >> risponde Marco di pari tono. Avverto sulla pelle la tensione elettrica che c'é fra loro. Forse é per la storia dello sciopero dello studio. Suo padre si allontana con discrezione mentre guardo Marco negli occhi << Meglio se vado o mi daranno per dispersa >> << Ti accompagno al parcheggio >> annuncia prendendo le chiavi con sé. 

Arrivati allo spiazzo,alzo istintivamente lo sguardo al cielo e noto che una spessa coltre grigiastra di nuvole si é adunata sopra le nostre teste. Il vento umido sa' già di pioggia,di temporale. Torno con lo sguardo su Marco << Domani avrei bisogno di riprovare la coreografia,sempre se hai tempo >> dice interrompendo il silenzio << No problem >> accenno ad un sorriso,riuscendo a coinvolgerlo. Il vederlo giú di morale metterebbe tristezza a chiunque << Ah e poi... Volevo chiederti se domenica sei libera >>. Le sue parole sono cariche di insicurezze << Dovrei,perché? >> domando incuriosita dal suo atteggiamento anomalo << Ho una partita di calcio,al campetto comunale. Dopo,ceniamo con una pizza >>. 'É una trappola!' strilla la mia vocina. 'No,é un appuntamento!' le rispondo mentalmente. Prima di mettermi il casco,mi avvicino a lui,le labbra a due millimetri dalla sua guancia << Ci penserò,Marchino... >> sussurro calcando il suo nomigliolo materno mentre le mie labbra pronunciano le parole,sfiorando la sua pelle,come in un bacio. Mi allontano,allacciandomi il casco e mi allontano dando gas. Sullo specchietto,lo vedo sorridere come un ebete e la cosa sembra  contagiosa,visto che sento le mie labbra incresparsi.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


É stato strano constatare ancora una volta, le molteplici sensazioni che percorrono il mio animo,ogni qualvolta Marco si trovi nelle vicinanze. Da quando l'ho conosciuto,sono sempre stata bene con lui e per qualche strano motivo,non l'ho temuto sul serio nonostante i cattivi ricordi. Certo,Tiberio mi é sempre vicino e dopo quasi undici anni di amicizia,qualcuno penserebbe che ho una cotta per lui. Ma la cosa che più mi sorprende é il fatto che Marco ha uno strano effetto su di me. Sento di potermi fidare di lui e spesso, é come se ci conoscessimo da una vita << Posso fare un esperimento? >> la sua voce calda,come il caramello,mi riscuote dai miei pensieri. Lo guardo indecisa se acconsentire o meno << Okay... >>. La sala da ballo é illuminata da soli due neon e le quattro mura imprigionano il suo profumo,che si distingue dal deodorante per ambienti. Si avvicina allo stereo e lo accende,facendo partire una canzone. Un assolo di chitarra. Tango. Lo fisso perplessa mentre lui si mette al centro della sala << Tu sai ballare il tango? >> chiedo scettica << No,ma non é questo il mio obbiettivo. Balla >> ordina gentilmente << Questo può servire al nostro passo a due? >> domando sembre con piú stizza << Dipende se funziona >> risponde facendo spallucce. Sollevo gli occhi al cielo,poi gradualmente prendo il ritmo ed inizio a ballare.  Lui però non si muove e resta in piedi,fermo con le braccia lungo i fianchi ed i piedi distanziati di pochi centimetri. Mette timidamente in mostra il suo petto,sotto alla t-shirt nera. Sfrutto ogni centimetro di parqué,perfino gli angoli. Gli ballo,girandogli intorno spinta dalla curiosità di fargli una domanda,che da ieri,mi ronza nel cervello come una mosca << Mentre portiamo a termine questo esperimento,rispondimi ad una domanda - lui acconsente con un cenno della testa - Tu e Rossella... Cosa c'é stato fra voi? >>. Il suo volto diventa inespressivo,spaventosamente imperturbabile ed impassibile. Continuo a ballare sulle note del tango,che si fa' gradualmente piú passionale ed intenso << Siamo stati insieme per quattro mesi. Poi... >> << Poi? - domando per spronarlo a parlare - Fammi indovinare: tu ti sei fidato... >> dico mentre le note di chitarra rallentano come i miei movimenti. Gli arrivo alle spalle ed infilo una mano nello spazio fra il suo fianco ed il braccio << E lei... - continuo allungando l'altro braccio da sopra la sua spalla opposta,verso lo specchio - Ti ha messo le corna... - piego un braccio,avvolgendogli la parte alta dell'addome dove il suo diaframma si alza e si abbassa ritmicamente,senza toccarlo - Con un altro tipo,ma la cosa non ti ha disturbato più di tanto... >> concludo prima di aggrapparmi a lui e scivolargli avanti,superandolo con una spaccata. Gli arrivo davanti per riprendere a ballare intorno a lui << Complimenti. A chi hai cavato queste informazioni? >> << A nessuno - rispondo con tranquillità - Sei un libro aperto >>. Gli torno di nuovo alle spalle,sollevo una gamba allacciandola intorno alla sua mentre mi tengo ad una sua spalla per poi distendermi orrizzontalmente con la schiena inacrcata a pochi centimetri dal pavimento. Sospesa come per magia. L'unica cosa che mi permette di non cadere é la mia gamba piegata per avvolgere la sua. La musica si interrompe mentre io riprendo fiato. Lui mi guarda sullo specchio con un sorrisetto soddisfatto,ma anche vagamente divertito. In silenzio,allunga un braccio dietro di sè per porgermi una mano. Io la afferro,tornando in posizione verticale mentre slaccio la gamba. Lo guardo trattenendo un sorriso. A quanto pare ho superato il test.

Quella domenica... 

Questa settimana é stata meno frustrante della precedente. Avendo già chiuso la coreografia del passo a due,ho potuto concentrarmi con Andrea ed il resto del gruppo di ballo sulle altre variazioni,ancora da montare e ripulire. Inoltre,ho potuto dedicarmi un pò allo studio mentre Marco al calcio. Lo osservo mentre corre da una parte all'altra,inseguito da altri ragazzi. Gli avversari cercano di sottrargli il pallone mentre i suoi compagni tentano di aiutarlo a segnare punti. Non mi é mai piaciuto il calcio,ma d'altronde non posso negarlo agli altri. Per un attimo,il mio cuore sobbalza vedendo Marco scivolare sul prato verde e ben curato. Si rotola su un fianco prima di rialzarsi,con un unico ed agile movimento,e riprendere a correre. Se si farà male,sarà un problema per me e l'intero saggio di danza. Soprattutto perché l'unico sostituto é Lorenzo,un ragazzo di vent'anni del gruppo superiore. Ed io che ho sudato per fidarmi di Marco. Mi sfugge un sorriso al ricordo del nostro "tango" un paio di giorni fa. Le ovazioni di gioia dei tifosi mi distolgono dai ricordi mentre cerco di partecipare,seppur controvoglia. La partita si conclude con 2-0 per la squadra locale,quella di Marco che mi saluta dal campo sotto lo sguardo velenoso che altre ragazze mi rivolgono. Poco importa. Mi alzo dalla panchina metallica,su cui mi ero seduta in disparte per vedere lo "scontro" e raggiungo l'entrata dello spiazzo,fuori dalla piccola struttura dove ci sono bagni e spogliatoi. Mi appoggio alla grata del cancello e cerco di darmi una calmata. Ci sono troppi ragazzi intorno ed alcuni si avvicinano anche troppo per i miei gusti. Mi osservano senza scovare la mia identità per poi rigare dritto. Alcuni di loro escono per recarsi fra le braccia delle loro fidanzate,di cui molte ho visto sbavare su Marco. La loro ipocrisia e lampante falsità irrispettosa mi diverte a tal punto da farmi sorridere,nascosta dal cappuccio della felpa nera,sopra ad una t-shirt che indosso insieme ad un paio di jeans ed alle mie affezionate Converse nere. Il leggero vento sposta alcune ciocche dei miei capelli che mi ricadono sulle spalle,sfuggendo al cappuccio. Lo vedo uscire dalla porta,salutando l'allenatore per poi dirigersi nella mia direzione. Mi sorride ravvivandosi i capelli umidi con una mano. Mmh,fresco di doccia. 'Tieni a bada gli ormoni',sussurra ammonitrice la mia parte razionale. Eppure ci sono forze ugualmente forti ed opposte che mi attraggono a lui,non solo fisicamente. Come se non bastasse,la sua presenza sta' diventando sempre più piacevolmente frequente nelle mie giornate. Noto con soddisfazione che indossa una camicia bianca,candida e fresca di lavatrice tanto,che ne avverto l'ammorbidente profumato alla lavanda,insieme ai jeans scuri ed un paio di scarpe da ginnastica << Sai conosco un posto dove fanno dell'ottima pizza. Niente a che fare con quella pasta molliccia da asporto >>. Sto' per rispondergli affermativo,quando un suo compagno di squadra si avvicina mano nella mano con una ragazza,diversa dalle altre per i capelli rasati da una parte ed un brillantino al naso,che lo ignora deliberatamente,troppo impegnata con la sigaretta. O almeno fino a che non posa lo sguardo da maniaca sessuale su Marco << Allora vieni con noi,Rossi? >> chiede il moro dandomi una veloce occhiata prima che uno strano senso di protezione verso Marco,mi attanagli lo stomaco. Impercettibilmente,quasi invisibile,agli occhi di tutti fuorché della probabile e sospetta ninfomane corvina davanti a me,mi avvicino a Marco fino a sfiorargli il braccio. Lei mi guarda sbruffona mentre inarco un sopracciglio. So difendere ciò a cui tengo,bambolina! << No,ho promesso a Giada una pizza decente... Magari un'altra volta >> risponde lui senza accorgersi della silenziosa lotta fra me e la corvina,che definirei piú avvoltoio date le analogie somatiche,ma soprattuto comportamentali << Va bene... - si rassegna,quasi dispiaciuto - Allora,buona serata >>. Si congeda educatamente,portandosi via la ragazza. Appena svoltano l'angolo,mi allontano da Marco che mi fissa stranito << Tutto a posto? >> chiede con un'aria vagamente divertita << Sí.. - cerco di assumere un tono disinvolto - Come mai hai rifiutato la cena coi tuoi compari? >> domando incuriosita dal suo diniego dato al moro << Ho pensato che un luogo con troppi ragazzi non ti sarebbe piaciuto. Inoltre, Tiberio mi ha proposto di raggiungerlo dopo cena >> si giustifica per poi superarmi di qualche passo per farmi da guida. Mi sorge una domanda << Il tuo borsone dov'é?>> << L'ho lasciato a mio zio. É anche il mio allenatore... >>. Ecco spiegata la strana somiglianza. Mi lancia uno sguardo indagatore,uno di quelli che spesso mi rivolge Tiberio per sapere realmente ciò che penso << Sei strana stasera... >> mormora quasi più a sé stesso << Perché di solito sono normale?! >>. Lui ridacchia prima di attraversare sulle strisce verniciate sull'asfalto,ma che ora si vedono a stento. Il suono della sua risata resta incastonato fra i timpani ed il cervello,come un intrigante blocco fra le sinapsi. Dopo cinque minuti,svoltiamo in una traversa secondaria dove troneggia un gazebo color crema,decorato con fiori e lucine colorate,su cui spicca la scritta "Da Ipo". L'atmosfera é semplice,non troppo romantica,ma anche intima e privata richiamando quei ristoranti borghesi di Parigi. Lui mi fa' cenno di avanzare e raggiungo l'elegante tendone,dove sotto stanno già cenando altre persone << Va bene qui fuori? >> chiede gentilmente come consuetudine. Annuisco con un lieve sorriso prima che un cameriere ci faccia accomodare ad un tavolo ben apparecchiato,in un angolo del gazebo. Quasi in disparte e lontanto dalle chiecchiere degli altri clienti. Dopo pochi attimi,un uomo di mezza età si avvicina con un grande sorrisoin direzione di Marco che si alza per salutarlo,ricevendo una sonora ma amichevole pacca sulla spalla << Marco,sei cresciuto! - esordisce allegramente arruffandogli i capelli ambrati - Che ci fai qua? >> << Ho portato con me una mia amica per farle assaggiare la tua pizza >> risponde con convinzione. 'Esibizionista',sibila noiosamente la mia vocina acida,che ricaccio nei meadri scuri della psiche. Mi alzo con garbo prima di stringere la mano all'uomo,che ha tutto l'aspetto di un gigante buono << Buonasera,Signorina! - dice accennando ad un baciamano galante,facendomi sorridere - Riguardatevi da questo brigante mascalzone! Credetemi Signorina, quando vi dico che é talee  e quale a suo padre. Un vero Don Giovanni! >> dice prendendo in giro Marco,che però non si scompone e sorride paziente. L'uomo,che poi si presenta come Ipo,chef e proprietario del ristorante,si allontana nel locale promettendoci un'ottima margherita.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Lo osservo mettersi a sedere di fronte a me,non appena Ipo ci lascia soli << E cosí sei un donnaiolo... >> schernendolo,quasi accusandolo giocosamente. Lui scuote la testa rassegnato prima di cambiare argomento. Infatti ci ritroviamo a parlare di nuovo del duetto e dei passi piú problematici che dovremmo ripassare,come i passaggi delle prese,prima e dopo. Restiamo un pò silenzio prima che un cameriere ci porti le pizze,che almeno dal profumo e dall'aspetto,sembrano davvero ottime come mi hanno ripetuto Marco ed Ipo. 

Dopo cena,il mio stomaco non brontola piú come prima. Ovviamente,Marco ha insistito per pagare e non ho potuto ribattere << Ora dove mi porti? >> domando curiosa sulle intenzioni di Tiberio << Ci aspetta con il resto della classe in quel pub sulla statale. Ha detto che hanno allestito una discoteca >> annuncia con disinvoltura mentre cammina con entrambe le mani nelle tasche dei jeans << Sei stato silenzioso a tavola... - commento guardandolo di sottecchi - Tutto a posto? >> << Sí,non preoccuparti >> risponde per liquidare in fretta la questione. La cosa che mi insospettisce é il fatto che stia nascondendo qualcosa,o almeno questa é una mia impressione. Dopo quasi mezz'ora di camminata,attraversiamo un parcheggio abbastanza affollato da vetture di ogni sorta. Entriamo nel locale e da oltre una porta si sente la musica rimbombare in modo prorompente. Marco spinge la maniglia rossa e il caldo soffocante della discoteca ci investe. La folla di ragazzi e ragazze si muove a ritmo con la musica,alternativamente,facendola sembrare una distesa d'acqua spinta dalle correnti piú superficiali. Marco allunga lo sguardo verso il bancone posto ad angolo nella grande sala. Solleva un braccio facendo cenno a qualcuno che non riesco però a vedere. Si volta e mi porge una mano << Vieni,ho visto Tiberio e gli altri! >> urla per farsi sentire sulla musica che rituona fra le pareti ed il pavimento fino a rimbombare nella mia cassa toracica,quasi asfissiante. Prendo la sua mano e le nostre dita si intrecciano indossolubili. Non mollo la presa per timore di essere trascinata dalla folla festante,che per giunta,mi spinge da una parte all'altra impedendomi di far uso del mio equilibrio. Fortuna che ho messo le lenti a contatto,altrimenti i miei occhiali non sarebbero sopravvissuti. E francamente ho paura per la mia incolumità. Arriviamo finalmente al bancone dove troviamo già gli altri,piuttosto su di giri. Tiberio mi sorride dandomi un buffetto sulla guancia con fare paterno << A volte mi metti in imbarazzo! >> sibilo con sarcasmo,alzando la voce per farmi sentire. Lui ride e scuote la testa rassegnato. Ormai sa' che sono fatta cosí. Rivolge il suo sguardo da scanner inceneritore su Marco,che intanto ha ordinato due birre. Me ne porge una,a cui Tiberio ruba un sorso prima di buttarsi a ballare con Irene. Resto seduta sullo sgabello,con la schiena rivolta al bancone mentre osservo gli altri saltare a tempo di musica house-commerciale << Spero che passino qualcosa di italiano qui dentro o rischio di addormentarmi >> commento un pò stizzita all'indirizzo di Marco,che condivide con un cenno del capo. É cosí strano oggi. Resto vicina a lui bevendo la mia birra,ma dopo mezz'ora di "pace",Irene torna verso di me prendendo le mie mani nelle sue << Dai,vieni! >> urla con un sorrisone sul volto. Tiberio sembra avere l'effetto di una droga su di lei << No,non mi va! E poi non so ballare su questa roba >> dico agitando distrattamente una mano << Oh,andiamo! Tu che non sai ballare,Miss Sono-Colei-Che-Ha-Superato-Rossella >> mi prende in giro. Alzo gli occhi al cielo mentre scendo dallo sgabello dopo aver posato la bottiglia sul bancone. Lancio uno sguardo a Marco che mi sorride << Vai >> dice mentre Irene mi trascina con forza verso gli altri. Lei ride e mi prende in giro perché su queste musiche non ho mai ballato. Non sono un'amante della discoteca e per questo,non la frequento regolarmente. Gradualmente riesco a sciogliermi e a ballare seguendo la musica. Per stavolta,riesco a divertirmi come una normale diciasettenne. Mentre ballo avverto una presenza alle mie spalle. Sorrido e mi volto,trovandomi Marco a pochi centimetri << Sbaglio o avevi detto di non saper ballare? >> dice mentre la musica cambia. Si abbassa un poco e diventa lenta. Perfetto. Adesso devo ballare con lui. Tiberio ha già imprigionato Irene fra le sue braccia e stanno ballando in silenzio,come il resto dei presenti. Abbasso un attimo lo sguardo per poi risollevarlo verso quello di Marco. I suoi occhi nocciola mi mozzano il fiato come sempre. Il suo sorriso irriverente si affaccia puntuale su quel suo viso di bambino. É bello da far male. Mi porge le mani,i palmi rivolti verso l'alto. Lo guardo divertita,suscitandogli una risatina gutturale. Lo imito posando al contempo le mani sulle sua,che presto cambiano posto. Un palmo della sua mano scivola sul mio fianco,leggero mentre l'altra mano é leggermente sollevata e tiene la mia,delicata. Poso la mia mano libera sulla sua spalla e iniziamo a muoverci timidamente,seguendo il lento senza staccare gli occhi dai sua. Dopo un poco però prendo iniziativa ed abbandono quella scomoda posizione rigida per assumerne una piú rilassata. Porto entrambe le mani dietro al suo collo,giocando coi suoi capelli con le dita. Le sue braccia si spostano incerte fino ad avvolgermi i fianchi e parte della schiena,come in un abbraccio. Poso la fronte contro la sua,socchiudendo gli occhi come se la sua vicinanza mi causasse dolore. Ho il cuore che batte cosí forte,che il sangue pompa velocemente nei timpani,rendendomi quasi sorda. Il suo respiro é quasi accecante. Il profumo piacevole di menta,mischiato alla birra,mi accarezza il viso. Mi guarda da sotto le lunghe ciglia,come se non sapesse cosa aspettarsi. Mio Dio,é vicino! Inclina la testa di lato in modo impercettibile,avvicinando il volto al mio. Le sue labbra fin'ora irraggiungibili,che promettevano tentazioni,sfiorano la mia guancia avvicinandosi all'angolo della bocca. Mi ritrovo a chiedermi che sapore avranno quelle sue labbra dannate. Di birra. Di menta. Mi ritrovo ad imprecare mentalmente,attendendo morbosamente di dar risposta la mio quesito ma all'ultima frazione di secondo,si allontana come scottato. Fanculo! Scioglie le sue braccia e mi guarda quasi dispiaciuto. Ma per cosa? Si porta due dita alle labbra,le bacia e le posa sulla pelle della mia guancia. Accenna ad un sorriso << Torno alla birra >> mormora qualche attimo prima che la musica torni a tuonare nel locale.

Passa un'ora senza che me ne renda conto. Sorrido ad Irene,che sembra intenzionata a ballare ancora. Non so dove trovi tutte queste energie. Guardo verso il bancone e vedo Marco ancora lí,seduto sullo sgabello e riverso sul piano. Mi avvicino e conto due bottiglie di birra oltre alla mia. Una é ancora a  metà << Marco... >> lo scuoto gentilmente fino a che non solleva la testa. Ha le palpebre semichiuse ed un sorriso sciocco a fior di labbra  << Mi gira la testa... >> si lamenta,strofinandosi una mano sul visob<< Avanti scendi da lí che ti porto fuori a prender aria... >> dico esortandolo con un gesto della mano. Gli metto un braccio attorno alle spalle e faccio cenno a Tiberio di uscire,chiamando anche gli altri. Arrivati fuori,l'aria fredda della sera fornisce ristoro a tutti. Le macchine corrono sulla statale. Sporadiche come le pozze d'acqua piovana di pochi minuti fa,a giudicare dal vento umido. Inspiro profondamente mentre Marco si appoggia a me,dato che non riesce nemmeno a stare in piedi << Che é successo? >> chiede Tiberio avvicinandosi << Un pivello della birra >> << Ehy! Guarda che ci sento! >> dice con voce offesa << Bene. É un passo avanti >> rispondo sarcastica << Meglio fargli fare una passeggiata >> commenta Tiberio. Seguiamo il gruppo e qualcuno ne approfitta per fumarsi una sigaretta. O anche piú di una. Dopo dieci minuti,arriviamo in un piccolo parcogiochi per bambini. Intravedo delle panchine sotto alcuni cipressi e mi avvicino ad una di esse,trascinando Marco e lo faccio sedere << Grazie >> biascica a bassa voce. Scuoto la testa contrariata << Non sei abituato a bere cosí tanto vero? >> dico mentre gli altri si accomodano al termine dello scivolo,sul castello di legno o sulle altalene,che scricchiolano in modo inquietante << No,in effetti no. Però sto bene >> risponde sollevando un dito per enfatizzare le sue parole << Sí,certo >> mormoro fra me e me. Noto che in una mano stringe ancora il collo di una bottiglia di birra e gliela strappo dalla presa << No... >> si lamenta allungandosi verso la bottiglia,che prontamente allontano dalle sue mani << Questa la finisco io >> dico seria. Lui sbuffa in un modo che mi diverte a livelli incredibile. Non é certo una bella situazione << Siediti >> mormora battendo leggermente la mano sulla panchina,accanto a sé. Incerta,mi siedo e bevo un sorso di birra. Lo guardo dubbiosa ed il mio sesto senso mi dice che qualcosa non va' << Perché hai bevuto due birre sapendo che non le avresti rette? >> << Volevo festeggiare visto che mia madre sta' meglio >> si giustifica facendo spallucce e per un attimo,penso che sia il suo sarcasmo. Mi rendo conto però non sta' mentendo. É serio. Sul viso gli si dipinge una smorfia di disgusto. Comprendo quando lo vedo voltarsi e rimettere. Chiudo gli occhi,ignorando i suoni disagianti a pochi centimetri da me. Tossisce,mugolando infastidito. Lo guardo mentre torna a sedersi normalmente << Stai meglio? >> chiedo poggiando in terra la bottiglia vuota << Sí,solo che mi gira ancora la testa >> risponde con un fil di voce,massaggiandosi le tempie << Vieni qui >>. Lo faccio stendere,facendogli posare la testa sulle mie ginocchia. Chiude gli occhi con un sospiro mentre osservo minuziosamente i dettagli del suo volto e come la luna,giochi sulla sua pelle. Sorrido << Andare in discoteca ti addolcisce >> mormora con un sorriso impertinente << Ah davvero? A te invece ti rende un pò troppo ribelle >>. Ride anche se é stanco << Avrei dovuto baciarti prima >> mormora tornando un pò serio << Avrei potuto darti un pugno >>. Sorride alla mia risposta prima di sollevare di nuovo le palpebre << E se ti baciassi adesso? >> mi domanda inarcando un sopracciglio con fare di sfida << Hai appena vomitato... - osservo con ironia - Non sei il mio tipo da almeno cinque minuti >>. Sorrido e lui fa' lo stesso prima di chiudere di nuovo gli occhi. Già. Avresti dovuto baciarmi,idiota. Affondo le dita fra i suoi capelli,ignorando Tiberio che mi lancia occhiate di sospetto.

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Mi sveglio di scatto,aprendo gli occhi e mi rendo improvvisamente conto di non essere a casa mia. Mi guardo intorno e mi ritrovo su un letto singolo,avvolta da un piumino blu chiaro. I mobili bianchi contrastano col tappeto risalente agli anni '20,su cui risalta un rosso scuro. Sulla parete di fronte al letto,una piccola scrivania affiancata ad una libreria. Poi delle foto appese. Sorrido riconoscendo Tiberio da bambino e mi alzo avvicinandomi ai quadretti. In una ci siamo io e lui col resto dei nostri compagni di classe alle elementari. Scorro su un'altra cornice e noto una foto dove ci siamo sempre noi due,al suo decimo compleanno. Un'altra piú recente dove facciamo delle smorfie orribili ed un'altra ancora dove c'é anche Irene. O meglio,ci siamo io ed Irene in primo piano e lui,che si affaccia dietro di noi. Scuoto la testa divertita prima che il mio sguardo si abbassi,posandosi su una piccola cornice sulla scrivania. Osservo Tiberio da bambino abbracciato ad un uomo,di bel aspetto,con cui condivide i tratti somatici, soprattutto il sorriso. Un tuffo al cuore mi fa' sprofondare l'anima sotto terra. Prendo la foto con delicatezza e la avvicino al volto per catturarne i dettagli. Sospiro prima di rimetterla al suo posto << Sei sveglia >>. La sua voce mi fa' sobbalzare. Lui ridacchia prima che gli rivolga un'occhiataccia << Sí,lo sono... >> sorrido bonariamente. Si avvicina a me e da' un veloce sguardo alle foto << Vuoi che te le faccia stampare? >> << No,le ho anch'io in camera. Magari potresti farmi una copia di quella dove siamo con Irene? >>. Annuisce e sorride prina di passarmi un braccio attorno alle spalle << Sono passati tanti anni... >> commenta malinconico osservando ancora le foto. Ce ne sono alcune anche con sua madre e sua sorella,che ora vive in Inghilterra col marito da ormai tre anni. Mi stringe un pò più forte << Troppi... >> mormoro istintivamente. Lo guardo di sottecchi e noto della tristezza nel suo sguardo. La stessa che provo io nel sapere che sto per completare un terzo della mia vita. Mi stacco gentilmente dal suo abbraccio e noto solo adesso che le mie converse sono sul pavimento vicino al letto,in fondo al quale é poggiata la mia felpa << Che ci faccio a casa tua? >> << Ti sei addormentata profondamente sulla panchina di ieri sera. Ho provato a svegliarti,ma credo che le birre ti abbiano fatto da sonnifero. E cosí ho avvisato tua zia che ti portavo a casa mia... - inarco un sopracciglio - Tranquilla,le ho spiegato che non sono un maniaco. Le ha parlato anche mia madre >>. Ridacchio al pensiero della reazione di mia zia quando tornerò a casa. Lo guardo << E Marco? >> domando senza riuscire a nascondere la preoccupazione << Nonostante volessi lasciarlo là,ho preso il suo cellulare per chiamare suo padre e lui é venuto a riprenderselo >>. Fa' spallucce come se meritasse una medaglia al valore. Sorrido. Almeno non lo ha lasciato sulla panchina. 

Con la scusa di andare in bagno mentre sua madre ci prepara la colazione,mi dileguo nella piccola stanza piastrellata e chiudo la porta. Prendo il cellulare e compongo il numero. L'unica serie da nove cifre che ricordo a memoria,oltre a quella di Tiberio,Irene e mia zia. Uno squillo. Due. Tre. Avanti,rispondi scemo! << P... Pronto? >> bofonchia ancora assonnato << Marco >> sorrido al suono che assume il suo nome sulle mie labbra. Ma che mi sta' facendo? 'Ti piace',sussurra la mia coscienza. La scaccio via per il momento << Giada... Oddio,ma dove sei? Ieri sera... >>. Sembra svegliatosi tutto insieme << Sto' bene - dico per tranquillizzarlo - Hai smaltito la sbornia,Mr Birra? >>. Lo prendo in giro mentre ridacchia. Me lo immagino il suo viso spiaccicato sul cuscino stropicciato,i capelli ambrati in disordine ed un sorriso da cretino sulle labbra << Non ancora... >> sbuffa stanco << Tutto bene? I tuoi non hanno fatto domande? >> domando sorpresa << Mia madre mi ha salvato da mio padre,che se avesse potuto,mi avrebbe fatto smaltire la sbronza a suon di ceffoni - rido mentre posso avvertire la sua occhiataccia - Ti diverti sulle disgrazie della gente eh?! >>. Ridiamo per qualche secondo ancora prima che mi venga in mente una cosa << Sai,fra qualche giorno é il compleanno di Tiberio e vorrei organizzargli una festicciola con tutti voi di classe e qualche suo amico esterno. Gli altri mi hanno già confermato... >> << Parteciperò >> risponde subito con decisione,interrompendomi a metà frase << Oh... Perfetto allora... >>.

*****

<< E cinque,sei,sette,otto... Perfetto! >> dice Andrea con un veloce applauso. Slaccio le gambe dai fianchi di Marco,che con delicatezza mi mette giú a terra. Sorrido << Prima che andiate,voglio parlare con voi e Rossella... - esordisce facendole un cenno con la mano - Ci é stato offerto di partecipare ad un concorso,che si terrà al Teatro Verdi di Firenze. - 'Oh,porca vacca!',mormora la mia vocina - Ho pensato subito a voi tre,due passi a due che ho già abbozzato. Marco farai un altro contemporaneo con Giada,visto che vi vedo molto portati per questo stile. Rossella,tu lavorerai con Luciana (l'insegnante di classico) ad un passo a due con Marco... - 'Cosa?! Scherza vero?',strilla di nuovo la mia vocina con stizza - Non so ancora se porteremo entrambe le coreografie e c'é molto da fare. Voi ci state? >>. Annuisco in contemporanea con Marco e Rossella,che sembra far di tutto perché non esploda. Posso quasi vedere il mostro dell'invidia accecarle gli occhi. 

La tensione nello spogliatoio é tangibile. Rossella non fa' altro che lanciarmi frecciatine infuocate e la cosa sta' iniziando a darmi sui nervi. Pensa che ho deciso io la cosa? Comincio a pensare che sia matta da legare. É evidente che ha messo le corna a Marco,perché ora si fa' in quattro per volerlo indietro? Mica é un pupazzo. Fortuna che la voce della spumeggiante biondina mi distoglie dai pensieri << É fantastico! - esclama Irene infilandosi il maglioncino rosa pallido con un sorriso,che ricambio affettuosamente - Non sei felice? >> chiede quasi per assicurarsi del mio stato d'animo. Sorrido come una scema << Sí... Sí,lo sono... >>. Significa ore in piú da passare con Marco. Rossella può anche andare a quel paese!

Due giorni dopo... 

Il garage di mia zia é a posto. Ilaria sta' attaccando l'ultimo festone,il piú grande. Uno striscione bianco con su scritto 'Buon Compleanno Tiberio +17!'. Siamo dello stesso anno e fra noi scorrono solo due mesi di differenza. La prossima sarò io e diventerò maggiorenne. La cosa buffa é che sono nata ad Agosto. Ma io odio il caldo. Ironia della vita. Noto che Irene sta' gonfiando altri palloncini,aggiungendoli agli altri sparsi sul pavimento. Guardo l'orologio e noto che sono le 20 in punto. Spero che Marco si presenti, anche se in ritardo. << Bene,signori! - alzo la voce per farmi sentire da tutti - É appena scattata la fase "Allocco". Sto' per chiamare il festeggiato,perciò silenzio altrimenti vi prendo a calci >> punto loro il dito,fingendo una minaccia. Prendo il cellulare e compongo il numero mentre gli altri si zittiscono,per il loro bene. Porto il telefono all'orecchio e dopo due squilli,risponde << Giada... >>. Lo interrompo bruscamente fingendo di piangere << Tiberio... Tiberio,ti prego devi aiutarmi! >> fingo addirittura un singhiozzo. So che mi odierà piú tardi << Dove sei? >> chiede spaventato. Faccio segno ok agli altri << Mi hanno rinchiusa in un garage. Credo di essere in via Amendola... Ho paura >> cerco di essere piú convincente possibile,ma non é facile. Sia perché gli sto' per provocare un infarto con una bugia bella grossa. Sia perché Ilaria sta' sghignazzando,rischiando di far saltare il mio personaggio e quindi la copertura << Va bene. Stai calma... Sto' arrivando! >> dice con decisione prima di riattaccare. Chiudo la chiamata e rido con Ilaria << É fatta >>. Scusa Tiberio!

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


La festa procede bene. Le pizze svaniscono una dopo l'altra insieme ai panini e al resto del buffet,gentilmente offerto da mia zia con la partecipazione di un pò di tutti. Infatti,la torta ha voluto farla Irene in tutti i modi. E forse é stata la cosa migliore,visto il modo in cui lei e Tiberio si guardano. Non l'ho mai visto cosí felice e non riesco a non esserlo anch'io. Ad un tratto si alza dalla panca,venendomi incontro a braccia aperte. Lo abbraccio forte << Stavo per chiamare la polizia >> sussurra ridendo. Lo imito << Scusa se ti ho spaventato,ma non saresti venuto altrimenti >> cerco di giustificarmi mentre mi allontano un poco da lui,mantenendo le mani sulle sue braccia << Spaventato? Avrei potuto restarci secco! - abbasso lo sguardo mentre ridiamo - Ma ne é valsa la pena >> dice infine pizzicandomi una guancia << Sei terribile >> lo prendo in giro dandogli un giocoso pugno sul petto << Mi sembri... Felice ultimamente... >> osserva guardandomi con sospetto << Davvero? >> chiedo con una punta di sarcasmo,inarcando un sopracciglio come al solito. Lui socchiude gli occhi a fessura,fingendosi circospetto << Non é che quel Rossi ti piace? >> mi accusa punzecchiandomi alle costole. Scaccio via le sue mani con un lieve sorriso. Non voglio che pensi che mi sono rammolita. Ho una reputazione io! << Dici cavolate senza aver bevuto un goccio d'alcol >> lo prendo in giro mentre scuote il capo. Ad un tratto,sento qualcuno sollevare un poco la serranda del garage per entrare. Marco mi sorride e si avvicina a Tiberio,prendendogli una mano prima che si appoggino spalla a spalla in un silenzioso saluto << Buon Compleanno >> dice amichevole. Tiberio,con mia sonma sorpresa,abbandona l'armatura da rompiscatole ed accenna perfino ad un sorriso. Forse mi sono perda qualcosa << Grazie >> risponde pacato prima di lasciarci soli. Marco si volta per guardarmi ed il suo sorriso svanisce per lasciare spazio ad un'espressione contrita << Mi spiace di aver tardato. Mio padre ha fatto storie... >>. Lo fermo posandogli l'indice sulle labbra,facendolo zittire. Lui sgrana gli occhi stupito << Per soli venti minuti? Non é una tragedia. E poi sei venuto no?! >> dico facendo spallucce. Tolgo il dito e finalmente,torna quel suo sorriso sincero << Ci é cascato eh? >> sussurra al mio orecchio. Sa' che gli altri non sospettano niente << Sí,ma gli ho causato un attacco cardiaco >> << Devo preoccuparmi per la mia incolumità? >> domanda fingendosi dubbioso << Rossi,stai facendo del sarcasmo? Ammirevole >> dico imitando Severu Piton. Lui scuote la testa e si arrende << Non posso competere >> dice con finta amarezza. 'Ti piace',sibila di nuovo la mia coscienza. 

Per volere del festeggiato,usciamo dal garage per le 21:30 con ancora le bottiglie di birra in mano. Birra che ho portato clandestinamente nel fondo di mia zia,che se dovesse venirlo a sapere,mi ucciderebbe. Mentre passeggiamo lungo le rive dell'Arno,Marco cerca di rubarmi la bottiglia << No,tu no >> << Oh,andiamo! - sbuffa - Ho diciasette anni anch'io >> si lamenta << Sí,ma non sono io quella che si é ubriacata meno di due giorni fa >> dico in finto rimprovero mentre lui mette su un broncio adorabile. Sorrido mentre lui mette in scena la classica smorfia del bambino capriccioso. Smorfia che gli si addice in pieno. Non riesce però a continuare e scoppia a ridere,trascinandomi con sé. Poi incrocia le braccia sul petto,lasciato scoperto dal giubbotto in pelle che mette in mostra la T-shirt bianca. Intanto i suoi occhi sono fissi nei miei. É come se fossimo soli. Soli nella nostra bolla privata. La stessa bolla che ritroviamo in sala da ballo. Gli altri sono concentrati a fumare o a ridere e non ci notano,in piedi sotto le fronte di pioppo che sta perdendo le foglie,già tinte di sfumature vermiglie con la graduale avanzata dell'autunno << Sai,mia madre mi ha chiesto di te... >> esordisce timidamente sposatndo il peso da una gamba all'altra << E tu che le hai detto? >> domando un pò incuriosita mentre bevo un altro sorso di birra. La bevanda scorre lenta e fresca nella mia gola mentre lo osservo << Che ho sbagliato a non baciarti l'altra sera... >>. Il suo tono di voce si abbassa notevolmente ed il mio cuore accelera,dopo un sussulto mentre compie un passo verso di me. Ancora il suo profumo di menta mi arresta le sinapsi. 'Va bene,Giada. Sta' calma,respira. In fondo é solo un bacio. Che sarà mai!?',mormora incoraggiante la mia coscienza. Lentamente,in modo quasi straziante,Marco si accosta col volto al mio come ha già fatto in discoteca. Le sue labbra si posano sulle mia,leggerissime come la brezza marina. 'Coscienza,fottiti!'. Questo non é un bacio. É la mia disfatta. Chiudo gli occhi,assaporando la sensazione di percepire la morbidezza delle sue labbra. Porto le braccia attorno al suo collo,stringendo ancora in una mano la bottiglia di birra ormai semi vuota << Adesso posso bere un sorso di birra? >> soffia sulla mia bocca mentre riprendo fiato << Devo pensarci... >> sussurro con un sorriso prima di catturargli un secondo bacio << Ehy voi due! Che fate là al buio?! Venite,abbiamo acceso un faló! >>. La voce inconfondibile di Matteo,un ragazzo di classe,ci interrompe bruscamente << Un giorno sterminerò questi nanerottoli... >> sibilo irritata dal fatto che ci abbiano interrotto mentre sciolgo le braccia da dietro la sua nuca. Lui ride prima di seguirmi verso gli altri,seduti disordinatamente intorno ad un fuocherello improvvisato. Dubito della legalità di tale falò,ma trovo un vecchio tronco e mi ci siedo sopra. Tiberio mi osserva sospettoso,senza scollare lo sguardo da Marco che rimasto in piedi,si appoggia con la schiena ad un albero.

Dopo qualche risata,ad Ilaria viene in mente un gioco. Ruba il cappello con la visiera a Matteo e lo lancia a Tiberio,proponendo una variante del gioco della bottiglia. Tiberio mi guarda,esitando. Sa' a cosa potrò andare incontro. Gli faccio un cenno affermativo,senza convincerlo del tutto << Marco,tu giochi? >> chiede mentre lo osserva sedersi accanto a me << Okay >>. Tiberio lancia il berretto a Lorenzo << Obbligo o verità? >> chiede dando il via a questa folle idea << Verità >> << Quante canne ti fumi al giorno? >>. Tutti ridacchiano compreso Lorenzo mentre mi limito a scuotere il capo rassegnata << Credo cinque al giorno >> risponde lui un pò brillo per la birra << Credo?! >> lo prende in giro Tiberio,prima che Lorenzo lanci di nuovo il berretto verso qualcun'altro. Noto che Marco mi sta' fissando da un pò,ignorando gli altri << Temi che possano chiederti "quello"? >> mormora a bassa voce perché lo senta solo io. Lo osservo,ma non faccio in tempo a rispondere che Matteo gli lancia il cappello << Obbligo o verità,Rossi? >>. Lui alza gli occhi al cielo e mi rivolge un'occhiata << Tu che mi consigli? >>. Sollevo le mani,tirandomene fuori << Va' dove ti porta il cuore >>. Gli altri si mettono a ridere << Verità >> dice alla fine << Dato che tutti qui dubitino che tu sia etero... - ridono e sento anche qualche 'Mr Calzamaglia' da parte di alcuni ragazzi - Quante ragazze ti sei fatto? >> << Fate davvero schifo! >> dice Irene con tono quasi indignato,senza però riuscire a non ridere come gli altri. Guardo Marco aspettando una risposta << Sono stato fidanzato una volta,ma non ho mai superato la seconda tappa >> ammette sorridendo << Woo! Abbiamo un verginello,ragazzi! >> dice Matteo sghignazzando << Perché tu sei sessualmente attivo? >> domando irriverente inarcando un sopracciglio. Lui mi guarda in segno di sfida << Piú di quanto tu pensi >> << Beh,ti dirò: pensavo che non avessi niente lí sotto. Fino ad ora credevo fossi donna >> lo prendo in giro e subendo il fuoco della sua occhiataccia mentre gli altri continuano a ridere. Marco lancia il berretto a Tiberio << Obbligo o verità >> chiede col suo consueto sorriso sbilenco << Obbligo >> risponde con decisione,quasi sfidandolo << Dai un bacio ad Irene >>. Lo sapevo. Comincio a ridere seguita dagli altri mentre le guance di Irene diventano purpuree per l'imbarazzo. Tiberio la guarda con un sorriso da imbecille << Sarà breve ed indolore >> mormora smorzando il disagio della bionda,prima di stamparle un bacio sulle labbra. Casto,contro le mie aspettative. Tiberio continua col gioco fino a che Ilaria non mi lancia il berretto. Lo prendo rigirandolo fra le mani mentre tutti sembrano fermarsi. Marco e Tiberio si guardano,sapendo già cosa sta' per chiedere la ragazza corvina. Uno. Due. Tre. << Obbligo o verità? >> chiede Ilaria coi suoi occhi scuri. Passo in rassegna dei volti e noto che sembrano tutti d'accordo,nel caso in cui io scelga la seconda opzione. Dopotutto prima o poi,si sarebbe venuto a sapere. E poi non mi piace nascondermi << Verità >> rispondo alla fine mentre Ilaria mi guarda. Non sembra contenta di volermi fare questa domanda,ma vedo la curiosità che la corrode << Perché non ti fai toccare da nessuno? >> domanda mentre Tiberio le rivolge un'espressione furiosa,come solo lui sa fare << Non mi sembra una domanda da porre... >> dice a denti stretti. Sospiro,convinta a rivelare la cosa << Non amo il contatto fisico... >> << Giada,no >> mi interrompe Tiberio bruscamente << Cosa cambierebbe? Dimmi. Era scontato che prima o poi,tutti si sarebbero posti questa domanda... - lui si ammutolisce,ma scuote il capo sperando nel mio silenzio - Un anno fa,sono stata violentata da quattro ragazzi ventenni, completamente ubriachi come eravate voi qualche sera fa al pub >> mormoro con voce atona,assente.. Mentre dico ciò,vedo i loro volti sbiancare. Matteo sgrana gli occhi,il sangue defluisce velocemente dal viso di Irene rendendo i suoi occhi ancor piú chiari mentre Tiberio si passa le mani fra i capelli. Marco mi guarda impassibile mentre gli occhi di Ilaria si riempono di un acquoso senso di colpa. Li osservo,seduti in silenzio. Lorenzo e alcuni hanno lo sguardo perso nel vuoto << Perciò,Matteo... Prima di chiedere a Marco quante ragazze si é fatto,chiedimi quanti ragazzi mi hanno fatta - dico alzandomi e rendendogli il berretto blu - Rispondimi a questa verità: essere etero ti da' il consenso di stuprare una ragazzina completamente sola? >>. Lo guardo ancora un istante prima di avvicinarmi a Tiberio e stampandogli un bacio sulla guancia << Buon compleanno. E vedi di tornare a casa in orario: sai che tua madre si preoccupa molto se non sa dove sei... >> lo ammonisco prima di chinarmi ed abbracciare velocemente Ilaria << La tua curiosità non mi ha ferita. Non potevi sapere la mia risposta. Non piangere >> dico prima di drizzarmi di nuovo in piedi,raccogliendo la mia bottiglia. Guardo Marco << Mi accompagni per favore? >>. Lui annuisce vigorosamente e si alza mentre mi avvio verso casa.

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Il vento scuote le fronde degli alberi,sospingendoli quasi con delicatezza mentre le foglie vibrano armoniosamente. Intanto la luna rischiara il paesaggio attorno a noi,giocando con l'acqua dell'Arno che scorre placida. Marco cammina silenzioso accanto a me,con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni mentre la ghiaia scricchiola sotto le suole delle nostre scarpe. Il vento freddo della sera mi sposta i capelli << Hai freddo? >> chiede premuroso << No. Mi piace il freddo... >> dico accennandogli un sorriso << Perché hai detto quelle cose a Matteo? >> domanda interrompendo il silenzio,accompagnato dal gracidare delle rane << Credi che il tuo orientamento sessuale possa in qualche modo influenzare le tue azioni e quindi,giustificare un atto violento come lo stupro?  >> << No,non mi danno fastidio gli omosessuali. Ma... >> lo interrompo << A me danno fastidio quelli che ragionano come Matteo. Fanno della sessualità un pretesto di emarginazione sociale,quando invece dovrebbe essere una cosa normalissima parlarne. - dico cercando di spiegarmi - Ciò che dovremmo affrontare adesso,sono la politica,la società,il lavoro... Fare dei dialoghi logici e costruttivi,invece fanno a gara a chi si masturba di piú. Mi danno fastidio tutti coloro che parlano senza filtro bocca-cervello. Ecco perché gli ho detto quelle cose... >> concludo alleggerendo la voce. Non voglio che pensi che sia arrabbiata con lui. Mi guarda forse sorpreso o colpito << Andiamo... >> mormoro esortandolo ad accompagnarmi. 

Il frinire dei grilli riempe il silenzio notturno,che avvolge la cittadina. Arrivati sotto casa,mi volto a guardarlo. Tiene lo sguardo basso << Vuoi salire? >> domando per attirare la sua attenzione. Lui porta gli occhi verso i mia << No,grazie. Devo tornare a casa >> dice con un lieve sorriso << Non sono arrabbiata con te >> mormoro per sciogliere qualsiasi suo dubbio << Lo so... - dice facendo un passo in avanti per stamparmi un casto bacio sulla fronte - Buonanotte >> << Buonanotte >> rispondo con un sorriso prima che mi dia le spalle per andarsene nel buio,interrotto regolarmente dalla luce dei lampioni.

****

Lo osservo provare il passo a due con Rossella. Il Lago dei Cigni. Un classico del balletto. Eppure né Andrea né Luciana sembrano soddisfatti della variazione. Continuo a guardarli e noto che Marco sembra svogliato. Impassibile << Stop. Stop,fermi! Marco non sei immedesimato nel personaggio. >>. Lui abbassa lo sguardo mettendosi le mani sui fianchi. Andrea mi guarda cercando una risposta,ma non so cosa dirgli. Faccio spallucce mentre Rossella incrocia le braccia sotto il seno,guardando Marco indispettita << Lo so che sono due ore che proviamo,ma non puoi lasciarti andare ora. Forza,riproviamo! E per favore Marco,concentrati >> lo incita Luciana. Riprendo a scaldarmi,tirando le gambe per prepararmi alle prove. Dopo un pò,Marco si siede di fronte a me << Non dovresti provare? >> chiedo circospetta << Ho già fatto,Rossella deve rivedere alcuni passi con Luciana >> dice passandosi le mani sulla stoffa dei pantaloni,sulle cosce. Mi sporgo in avanti,poggiando il busto sulle gambe tese i cui muscoli tirano gradualmente ed afferrandomi le caviglie. Ad un tratto,Marco prende un mio piede ed inizia a scaldarlo facendolo muovere lentamente. Punta,flessione,punta,flessione. Lo guardo con perplessità << C'é qualcosa che vuoi dirmi? >> domando con sospetto. Lui smette di scaldarmi il piede,fissando gli occhi nei mia << Mi chiedevo se... >> << Marco,Giada per favore venite al centro e provate il contemporaneo... >> Andrea non gli fa' terminare la frase e siamo costretti ad alzarci.

Stavolta i passi sembravano diversi. Non seguivo solo la musica. Il mio corpo si muoveva di conseguenza a quello di Marco. I miei passi ero conseguenti ai suoi. Come se fossimo un tutt'uno. Penso a questo nello spogliatoio mentre mi lego le scarpe fra le chiacchiere delle altre ragazze. Irene sembra silenziosa << Tutto bene? >> << Sí... >> mormora con un fil di voce << É per quello che ho detto ieri sera al faló? >> << No,anche se mi ha un pò sconvolta... - dice con sincerità mentre mi carico il borsone a tracolla - Mi dispiace per quello... >> << Dicono che il dolore passi... - le schiocco un veloce bacio sulla guancia - Ci vediamo domani a scuola >>. Esco salutandola e chiudo la porta alle mie spalle. Mi guardo un attimo sullo specchio,sistemandomi un ricciolo ribelle dietro l'orecchio e mi dirigo nel corridoio adiacente per uscire. Mentre lo attraverso,una mano che conosco bene mi afferra per un braccio trascinandomi con forza nello spogliatoio maschile. Mi spinge sulle porta chiusa e mi guarda negli occhi << Dobbiamo parlare... >> dice con decisione << Dovevi per forza chiudermi qui dentro con te? >> domando mentre poso le mani sul suo petto per allontanarlo. Solo ora noto che é a dorso nudo << Ti spiacerebbe metterti una maglietta? >> << Perché? >> domanda con aria di sfida. Da chi ha imparato ad essere cosí sbruffone? Alzo gli occhi al cielo,sospirando pesantemente << Coss devi dirmi? >> chiedo,decisa a voler chiudere la questione il piú velocemente possibile << Quel bacio,ieri sera... Che vuol dire? >> << Sarei io a doverti porre questa domanda,visto che sei stato tu a baciarmi >> rispondo sollevando l'indice per obiettare << Ma il secondo bacio me lo hai dato tu >> dice mentre sul volto gli si dipinge un sorriso. Quel sorriso. Quello impertinente. Bastardo! Sa' che ha ragione,ma ora che gli rispondo?! Faccio per parlare,ma lui mi interrompe << Non cercare di rigirare la situazione >> mi ammonisce << É una minaccia Signor Rossi? >> domando mentre riprendo la mia compostezza,che vacilla notando che é ancora senza maglietta. Maledetto Rossi! << No,é un avvertimento. Sono pur sempre un gentiluomo >> risponde con malcelata arroganza. Mi sta' imitando. Lo guardo negli occhi << Per te cosa é significato? >> chiedo a bruciapelo e subito le sue guabce si colorano. Ah-ah,beccato! Ebbene anche Marco Rossi ha un suo lato timido << Che ti fidi di me >> ammette tutto d'un fiato << Cosa te lo fa' credere? >> << Sei ancora qui >> risponde inarcando un sopracciglio,come per sottolineare l'ovvio. Mi avvicino a lui,incapace di resistergli e lo bacio. Di nuovo. Ma che cavolo mi succede? Mi stacco dalle sue labbra,ancora troppo vicine mentre lui mi guarda da sotto le ciglia,con la fronte contro la mia << Questo cos'era? >> domanda con un sussurro. Lo guardo negli occhi << Sta' zitto... >>. Le mie dita si infilano fra i suoi capelli ambrati mentre mi rendo conto solo adesso che sono imprigionata sotto di lui. Devo uscire da qui o non riuscirò a concludere questo dialogo << Devo andare >> annuncio,ma lui non accenna al minimo spostamento << Qual é il problema? >> mormora col viso vicino al mio. Il suo profumo é forte e mi inebria,quasi come una droga. É diverso dal profumo di Tiberio,eppure é altrettanto familiare e  rassicurante << Sei troppo vicino e non riesco a ragionare lucidamente >> ammetto innervosita. Toglie i palmi della mani dalla porta,liberandomi dal sua invisibile prigione. É davanti a me,meravigliosamente bello. Troppo bello per me << Mi spaventi. Mi spaventi tu e tutto quello che é collegato a te. Sono molto confusa al momento,perciò non farti strane idee... - mi guarda stranito,come se parlassi aramaico e gli lascio un bacio sulla guancia - Ci vediamo domani a scuola >> concludo prima di uscire dallo spogliatoio,quasi correndo. Fortuna che non mi ha vista nessuno,altrimenti non avrei avuto una spiegazione per ciò. Che diavolo gli ho detto? 'Come può non farsi strane idee!',mi ricorda odiosamente la mia coscienza 'L'ho solo baciato!',le rispondo io con stizza. 'Due volte,piú una',sibila di nuovo. La caccio via sperando che la smetta di confondermi.

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Una settimana dopo...

É strano riaverlo vicino dopo tutto quello che é successo nell'ultimo periodo. Non riesco a togliermi dalla mente quel bacio,la sera del compleanno di Tiberio. Non riesco a togliermi dalla bocca il sapore delle sue labbra,che ora so per certo che sono morbide come credevo fin dall'inizio. Senza contare il fatto che sono costantemente vicina a lui. Siamo seduti nell'aula di disegno e stiamo utilizzando la tecnica dell'acquerello per un progetto scolastico a cui nemmeno il prof da' molto peso,ma visto che é costretto noi dobbiamo seguirlo. Adoro questo professore ed amo la sua materia. Ho sempre amato disegnare a mano libera,fin da quando ero solo una bambina. Inoltre,lui é un uomo di tutto rispetto. Divertente e severo nelle giuste dosi. Inoltre dice che ho talento e la cosa,non per vantarmi,ma fa' salire la mia autostima alle stelle. Lo guardo mentre spiega ad Irene l'angolazione che deve avere il pennello. I capelli brizzolati,la statura alta ed una figura piuttosto importante per via delle spalle grandi. Dev'essere stato un bel ragazzo,come ora é decisamente un bell'uomo. La moglie é deciaamente fortunata. Ma la mia attenzione é rivolta a qualcuno piú coetaneo per me. Marco é seduto accanto a me,stende il colore impugnando elegantemente il pennello. Osservo i movimenti della sua mano,che lascia dietro di sé una scia verde intenso su foglio ruvido. Noto la sua espressione accigliata,segno che é profondamente concentrato sul suo lavoro. Come me,se non fosse per la sfumatura vermiglia che ha assunto l'acqua nel mio bicchiere. Cosí chiedo al prof di poter andare al bagno per cambiarla e mi allontano,passando vicino a dei cavalletti ed esco dall'aula. Cammino lungo il corridoio vuoto,giungendo alla porta del bagno delle ragazze. Di solito,c'é sempre qualche studente alle macchinette. Afferro la maniglia della porta del bagno con un lieve sospiro. Faccio per aprire,ma sento qualcuno prendermi per i fianchi e trascinarmi nel bagno dei professori. Sto' per urlare quando mi rendo conto che é Marco. Lo fulmino con lo sguardo mentre chiude la porta alle sue spalle << Ti é dato di volta il cervello?! Che diciamo quando un prof vorrà pisciare? >>. Lui mi guarda coi suoi occhi nocciola e posando il proprio bicchiere d'acqua sul lavandino << Gli diremo di aspettare fino a che tu non mi darai una risposta >> risponde infervorato. Dannazione,é testardo! << Risposta a cosa? >> chiedo fingendo di non sapere,ma in realtà,so cosa intende. Noto uno strano nervosismo nel suo modo di fare,decisamebte inconsueto << Una risposta a ieri. Mi baci dal nulla e poi dici di non farmi strane idee.. >> sbotta sollevando le mani con malcelata  frustrazione << Non hai pensato che forse non ho la risposta?! >> dico facendogli assumere un'espressione di muto sconcerto. Solleva gli occhi verso il soffitto e si passa le mani fra i capelli ansioso. Il movimento delle braccia verso la sua testa fa' sollevare l'orlo della sua maglietta,scoprendo il bordo dei boxer con su scritto Emporio Armani << Smettila di passarti le mani fra i capelli >> lo riprendo con stizza. Lui mi osserva << Perché? >> domanda perplesso << Mi metti in soggezione >> rispondo facendo un gesto vago con la mano. Si ferma con le mani sui fianchi e mi fissa. Il suo sguardo si assottiglia e gli occhi si chiudono leggermente a fessura,prima di tornare a guardarmi con intensità. Il colore nocciola subisce un veloce mutamento e diventano caramello,assumendo un'aria languida e melliflua come la sua voce abbassata di due toni,rendendolo sensuale << Ti metto in soggezione eh? >> domanda quasi a sé stesso con fare cospiratorio. Fa' un passo nella mia direzione, ma non indietreggio. Lui si passa di nuovo una mano fra i capelli,provocandomi. Improvvisamente,sento la gola e la bocca inaridirsi. Il mio sguardo truce vacilla come la mia sicurezza e stavolta,però non é paura. Sto' cedendo al suo fascino e la cosa mi fa' sentire una cretina. Con spavalda arroganza quanto finta,arriva a due centimetri da me e mi cattura col suo sguardo predatore. Data la vicinanza,le sue pupille si dilatano << Non dici niente? >> sussurra facendomi sciogliere << Ma tu sai solo parlare?! >> lo rimprovero giocosamente prima di circondargli il collo con le braccia ed attirarlo verso di me. Prima che possa sfiorare le sue labbra con le mia,lui interpone un dito al nostro bacio << Prima la risposta,poi il bacio... >> sussurra in finto rimprovero,come se stesse rimproverando una bambina capricciosa << Davvero ti interessa di piú la risposta?! >> domando inarcando un sopracciglio. Lui mi fissa rimproverandomi e sospiro. O la va,o la spacca << Va bene... - abbasso lo sguardo,incapace di incontrare quei pozzi aurei - La realtà é che non ho mai dovuto ammettere i miei sentimenti per qualcuno,ma... Sei diventato l'eccezione e devo confessarti che mi piaci sul serio... >> << Non noto del sarcasmo,signorina... >> mormora stupito e palesemente divertito mentre mi sfiora la guancia con la punta delle dita. Un brivido mi attraversa la spina dorsale. Stop! 'Riprenditi!',grida la mia vocina interiore. Sorrido come un ebete << Meglio tornare in classe... >> dico staccandomi da lui e cambiando in fretta l'acqua nel bicchiere,per poi uscire in silenzio senza voltarmi. Sono consapevole dei suoi occhi su di me.

****

Lo guardo,sbuffando. Sono stanchissima. Ormai sono quasi due ore che siamo chiusi in questa sala,a provare e riprovare la coreografia. E manca solo una settimana al concorso << Avanti,non é possibile che non ti abbiano mai fatto questo gioco! >> dice guardandomi mentre se ne sta' disteso sul pavimento ligneo,con le ginocchia piegate << Non amo molto gettarmi sulla gente sai?! >> sbotto irritata. Sospiro poi mi faccio coraggio e mi abbasso su di lui,facrndo congiungere le nostre mani << Ehy,guardami... - dice lui distogliendomi dal guardare in basso - Non devi pensare a niente. Guarda solo i miei occhi al resto penso io... Non ti farò cadere >>. Obbedisco e mi concentro sui suoi occhi mentre le nostre dita si intrecciano in una presa ferrea ed al contempo,appoggia la pianta dei suoi piedi sulle mie anche. Mi do' una lieve spinta,in modo che possa sollevarmi mentre compio una sforbiciata. Resto sospesa sopra di lui,che mi tiene per le mani e senza un apparente motivo,iniziamo a ridere. Riproviamo "il gioco dell'areoplano" ancora un paio di volte fino a che non diventa un unico movimento fluido e privo di rigidità. Poi mettiamo la musica e continuiamo a provare, ripartendo d'accapo e proseguendo coi passi. Si china abbastanza perché possa poggiare un piede sulla sua coscia e sedermi sulle sue spalle mentre gira piano su sé stesso << Spero di non cadere... >> borbotto sentendomi come su una giostra impazzita << Ora devi scendere... - i nostri sguardi si incontrano sullo specchio - Pronta? >>. Annuisco vigorosamente e faccio passare una gamba sopra la sua testa,scivolando verso il basso. Trattengo un braccio attorno alla sue spalle mentre un suo braccio mi trattiene all'altezza del costato,come in un casqué inverso. Guardo verso il basso mentre la sua mano libera trattiene le mie gambe piegate che lentamente,porto davanti al petto,rannicchiandomi su me stessa e mi abbraccia prima di farmi scendere con calma. Ci raddrizziamo lentamente ed i nostri sguardi tornano sullo specchio. Ora viene la parte piú difficile per me. I suoi occhi nocciola non abbandonano i miei sul riflesso vitreo e credo che sappia cosa sto' pensando << Fa' un bel respiro e dimmi quando sei pronta... >> dice con voce calma,bassa. Avverto il suo petto alzarsi ed abbassarsi sfiorando le mie scapole. Sul suo viso vedo la spossatezza. Sollevarmi non dev'essere una passeggiata. Peso pur sempre 48 chili. Con un cenno della testa,gli faccio capire che sono pronta. Solleva la mano destra e la appoggia sulla mia spalla e la spingo via gentilmente. Ripeto il gesto spingendo via la sua mano,che alla terza volta sfiora il mio addome,aumentando gradualmente l'aggressività e andando a tempo coi battiti della musica. Uno,due,tre. Poi le sue braccia mi avvolgono in un abbraccio stretto. Troppo stretto << Marco,aspetta... >>. Sto' per liberarmi,ma lui non cede e nonostante la musica prosegua incurante,proviamo la coreografua senza seguirla. Piano,scioglie il suo abbraccio afferrandomi i polsi. Compiendo uno sforzo psicologico,scaccio via le sue mani che mollano la presa. Mi giro verso di lui,allargando le braccia e sollevandomi sulle punte dei piedi. Mi lascio cadere in avanti,verso le sue braccia che presto mi avvolgono in un abbraccio piú lento e dolce. Poso la fronte nell'incavo del suo collo mentre indietreggia,trascinadomi con tutto il mio peso addosso da sostenere. Le punte dei miei piedi scivolano sul pavimento con lieve attrito e compiuti i suoi tre passi,si ferma restando silenzioso. Mi appoggio alle sue spalle per rimettermi in piedi mentre lancia uno sguardo all'orologio << É tardi. - esordisce spostandomi una ciocca di capelli,sfuggita alla coda,dietro l'orecchio - Sei a piedi? >> chiede premuroso. Resto ancora sorpresa dal mio autocontrollo e dalla sua pazienza nei miei confronti ed in quelli della mia mente,un pò malata dai ricordi << Sí... >> mormoro confusa e col fiato corto. Mi sento accaldata ed avrei voglia di farmi una doccia. Lui si china per prendere la mia bottiglietta d'acqua,che avevo lasciato vicino al battiscopa,che corre lungo tutto il perimetro dell'enorme stanza. Me la porge con un lieve sorriso << Per oggi basta cosí - annuncia con sguardo premuroso - Va' a cambiarti,cosí poi ti accompagno a casa >>. Si allontana asciugandosi il viso con l'asciugamano di spugna che si era portato dietro. Mi concedo qualche secondo per osservare la sua figura atletica prima che sparisca dietro la porta degli spogliatoi maschili. Mentre riprendo fiato,mi sento osservata. Guardo sullo specchio,notando Rossella alle mie spalle che esce dallo spogliatoio,invece femminile,entrando direttamente nella sala << Non farci l'abitudine... - mormora con espressione impassibile - Faceva cosí anche con me >> dice con un'arrogante insinuazione. Osservo il modo con cui incrocia le braccia sul petto ed narco un sopracciglio per poi socchiudere gli occhi a fessura,rivolti verso i sua di cerbiatta,accentuati da una spessa linea nera di eyeliner. Mi scorrono in mente diversi aggettivi a dir poco raffinati da affibbiarle,ma me li risparmio << Chiudi quella bocca... >> sibilo lasciandola interdetta. Scuoto la testa uscendo dalla sala << Ma chi ti credi di essere?! >> sbotta stringendo i pugni,appena un istante prima che compia un passo. Cerco di trattenermi perché se c'é una cosa che Tiberio mi ha insegnato,é non rispondere al fuoco con la benzina. Eppure spesso lui ha infranto questa regola,perciò... Perché non posso farlo anch'io? << Senti,Rossella... Io non voglio problemi,ma lasciati dire una cosa: questo non é il tuo regno. Potrai anche essere la prima ballerina di questa scuola,ma a me non interessa proprio un bel niente... Un consiglio? Deponi la coroncina,cosí forse avrai delle vere amiche >>. La guardo facendo un passo indietro prima di voltarmi,raggiungendo la porta. Poso una mano sulla maniglia fredda << Ah e un'altra cosa... - dico ad alta voce,sicura che mi sta' fisssando - Sta' lontana da Marco o la prossima volta,passerai una brutta lezione sulle punte... >>. Esco,sicura che abbia recepito il messaggio fra le righe. É una minaccia vuota,ma servirà a metterla al suo posto. O almeno spero. Per lo meno,smetterà di infastidirmi. Non sono un tipo che si fa' mettere i piedi in testa.

Angolo Autrice: Salve Lettori! Perdonate il mio ritardo,ma mi sono dovuta dedicare ad altre ff che non aggiornavo da un pò. Scusate se il capitolo é un pò piú corto,ma prometto di rimediare col prossimo. A presto! 😘

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


<< Sicura? Ultima chance... >> dice con un lieve sorriso ed annuisco,cercando di imitarlo. Lui solleva la mano salutandomi,prima di allontanarsi col borsone sulla spalla nello stesso istante in cui Tiberio,svolta l'angolo. Indossa i suoi soliti pantaloni ed un giubbotto blu e rosso,con una striscia bianca all'altezza del petto. Il cappuccio di una felpa verde,come le pagliuzze nei suoi occhi castani, fa' capolino dietro alla sua nuca. Resto rannicchiata sul muretto,con le ginoccia al petto ed i capelli sciolti. La coda mi stava dando fastidio. Lo osservo saltellare allegramente con un paio di chiavi fra le mani,che fa' tintinnare di proposito. Oggi é andato a ritirare la sua minicar << Ciao Giadina! >>  trilla avvicinadosi << Ciao... >> borbotto sollevando il mento dalle ginocchia. Incontro per un attimo i suoi occhi,prima di riabbassare lo sguardo verso l'asfalto << Devo richiamare quel Rossi? >> chiede chinandosi davanti a me sui talloni << Mi spaventa... >> dico a bassa voce << Cosa? >> << Mi spaventa quello che provo quando sono con lui... Sto' cosí bene che ho paura di perderlo... - lui mi osserva con aria un pò confusa - E poi lo hai visto? É irraggiungibile, perché dovrebbe provare interesse per una come me? >> << Perché pensi sempre al peggio di te stessa? Alzati e ti porto a casa... Sragioni quando sei stanca >> mormora mentre si carica la mia borsa su una spalla. Lo seguo con le mani in tasca senza dar troppo peso al vento gelido che ci investe. Mi fermo osservando un attimo il piccolo veicolo rosso. Mi sfugge un sorriso mentre guardo Tiberio,che ammicca al suo nuovo gioiellino. Apro lo sportello e mi accomodo sul piccolo sedile,allacciandomi la cintura. Non parliamo durante il breve viaggio. Un pò perché non mi va. E un pò perché sono concentrata sul come comportarmi domani con Marco. Sembrava deluso nel sapere che avrei chiamato Tiberio per farmi riaccompagnare a casa,con la scusa che era di strada. Solo quando la piccola vettura si ferma,mi riscuoto dal flusso prorompente dei miei pensieri << Devo preoccuparmi? >> mi chiede con un vago sorriso sulle labbra << No... Faccio da sola stavolta... >> << Se allunga le mani,fai un fischio... >>. Alzo gli occhi al cielo mentre allungo un braccio sui sedili posteriori per recuperare la mia borsa. Lo guardo per poi abbracciarlo con forza. Lui ricambia e mi stampa un bacio sulla fronte prima di darmi un fraterno pizzicotto sulla guancia << Va' a letto >> mi ammonisce piú serio mentre scendo dalla vettura << Signor sí,signore! >> dico scattando in un finto saluto militare. Adoro scherzare con lui. Ride mentre mette di nuovo in moto il trabiccolo per poi andarsene,una volta che ho richiuso lo sportello. Alle 21 di sera,dopo una cena leggera e mezza vaschetta di gelato,vado in camera. Mentre scosto le coperte,il mio cellulare emette il cinguettio di un messaggio. Lo prendo e leggo:

Da: Marco Rossi,ricevuto alle ore 21:04

Buonanotte,Signorina :) 

Sorrido all'sms e dopo aver gongolato per dieci minuti davanti al display,rispondo con un semplice augurio di buonanotte. 

****

Mi guardo attorno,aspettando che gli altri si alzino per la solita passeggiata post-sbornia. Il pub ha sempre il solito odore di acre,eppure cosí lieve,dell'alcol e del legno ormai familiare ed accogliente. Ma ovunque io vada da settembre a questa parte,c'é sempre quella nota di menta mista al caffé. E non ci sono dubbi su chi sia il proprietario. Mi volti verso due occhi color nocciola,che credo non mi abbiano mollata nemmeno un secondo. Non c'é stato spazio per un vero saluto,se non fosse per un 'ciao' appena borbottato. Non so,ma la situazione é diventata quasi anormale. Ci spostiamo velocemente fuori dal locale,già gremito di clienti. Non appena metto il piede fuori,una raffica improvvisa di vento gelido sferza prepotente il mio viso,dando una bella scossa ai miei sensi,assopiti a causa dell'aria pesante nel pub. Dopo aver discusso se andare o meno in discoteca,decidiamo di andare al parco comunale. La srreda é pressocché deserta,tranne per sporadiche vetture che passano accanto a noi,indefferenti. Mi avvicino di soppiatto alle spalle di Marco,che cammina chiacchierando con altri due ragazzi di classe. Sfioro la sua mano,ma non si volta. Non so se sta' fingendo di proposito o se non si é davvero accorto della mia presenza. Compio un passo piú lungo cosicché le mie dita possano intrecciarsi con le sua. Stavolta mi osserva con la coda dell'occhio ed un sorriso sbilenco a fior di labbra. Sorrido di rimando mentre torna alla sua conversazione senza mollarmi la mano. La sua pelle é calda e sembra avere proprietà sopporifere,tanto che mi ritrovo a camminare con la guancia appoggiata alle sue spalle,proprio in mezzo alle scapole. Raggiungiamo il parco comunale accontentandoci delle magnolie e dei prati,illuminati fiocamente qua e là da dei lampioni risalenti almeno agli anni '20. Tiberio mi si avvicina,posandomi una mano sulla spalla << Tutto bene? >> << Sí... >> rispondo con un basso mormorio mentre gli faccio cenno verso Irene,intenta a chiacchierare con le altre ragazze. Lui sorride e si allontana verso di lei. Quando mi volto,resto a dir poco inorridita. Osservo Marco guardare le stelle, con una sigaretta in mano di dubbia entità. Stringo forte la presa sulla sua mano,attirando la sua attenzione. Lui si gira,tranquillo,sfilandosi la sigaretta dalle labbra << Che c'é? >> chiede e mi stupisco dal tono innocente della sua voce << Dammi la sigaretta >> ordino a bassa voce perché mi senta solo lui. Lui scuote il capo e cerco di strappargliela di mano,invano. Solleva il braccio allontanando la sigaretta dalla mia presa,come se mi prendesse in giro. Indietreggia pur di non cedere e sembriamo ridicoli. Tento di agguantarla,senza pensare al rischio di potermi bruciare << Ti prego,smettila... >>. Lui si porta ancora una volta la sigaretta alle labbra,facendo un lungo tiro per poi restituirla al primo proprietario,a cui rivolgo un'occhiata poco amichevole. Si dilegua mentre torno a guardare Marco,ancora lí in piedi mentre riccioli di fumo spirano dalla fessura,creatasi dalle sue labbra schiuse. Il suo fiato di menta si mischia al fumo di tabacco condensando nell'aria in una buffa nuvoletta,fino a sparire << Tutto,ma non le sigarette... >> lo ammonisco,puntandogli un dito contro il petto. Al centro,fra i pettorali nascosti da una maglietta bianca. Deglutisco sonoramente mentre il palmo della mia mano si distende sul suo petto,sotto al quale sento il battito cardiaco. China la testa,come se fosse improvvisamente stanco,poggiando la sua fronte contro la mia << Che idea devo farmi adesso? >> sussurra mentre alzo gli occhi verso i sua. Due pozzi aurei che sembrano inghiottire tutto ciò che gravita attorno a loro,come un buco nero. Non mi accorgo della sua mano che si posa sulla mia,ancora sul suo petto. Faccio un passo indietro,consapevole che la dua vicinanza non aiuta la mia razionalità e distolgo lo sguardo dal suo. Ma lui stringe la presa attorno al mio polso,impedendomi di allontanare la mano da lui << Marco,tu... Tu sei troppo per me. Non posso,hai cosí tanto da dare che sarebbe ingiusto se ti tenessi con me. É come se riuscissi a catturare i raggi del sole,trattenendoli egoisticamente senza condividerli... - lo guardo col cuore in gola,che galoppa imperterrito - Sei irraggiungibile per me,sotto ogni aspetto... E io non posso darti niente,se non una testa incasinata ed un passato pesante che ti trascinerebbe giú... >>. Lui si acciglia,aggrottando la fronte in un brevissimo secondo prima di riassumere un'espressione pacata. Uno strano scintillio gli illumina gli occhi e so per certo,che non é la luce dei lampioni << Lo sai che ho un debole per le teste incasinate? >> mormora con un sorriso sbilenco,carico di ingenua complicità << Marco,sul serio... >> << Zitta... >> ordina gentilmente prima di attirarmi fra le sue braccia. Avvicina il viso al mio,posando un casto bacio sulle mie labbra. La sua mano ancora attorno al mio polso,mi costringe a tenere la mia di mano contro il suo petto mentre lo guardo negli occhi. Appoggio la mano libera,con delicatezza,sul suo viso prima di farla scivolare dietro al suo collo dove le mie dita si intrecciano ai suoi capelli ambrati << Sei cosí bello... >> sussurro inconsciamente. "Bello dal far male",aggiungo mentalmente mentre sento le mie guance accaldarsi sotto il suo sguardo pragmatico << Se lo dicono in molte,dev'essere vero... >> risponde con malcelata vanità prima di baciarmi di nuovo. Stavolta piú intensamente. Le sue labbra si trasformani in un incantesimo infinito,da cui non voglio allontanarmi. Siamo costretti ad interromperci,quando l'aria inizia a scarseggiare nei polmoni. Prima che si allontani troppo, catturo il suo labbro inferiore fra i denti. Sento il suo sorriso contro le mie labbra mentre lo osservo,aspettando che i suoi occhi incontrino i mia. Le sue iridi ora sembrano miele. Allento il leggero morso sul suo labbro mentre mi appoggio completamente a lui << Vieni... - mormora con le labbra che sfiorano il lobo del mio orecchio destro - Voglio portarti in un posto... >>. Mi prende per mano ed iniziamo a camminare. 

Dopo quasi due isolati,fra palazzine e giardini arriviamo sulle sponde del fiume. Osservo l'acqua dell'Arno scintillare per la luna pallida,semioscurata da sporadiche nuvole di passaggio sospinte dal vento notturno. I sassolini scricchiolano rumorosamente sotto le suole delle mie Converse. Anche stasera,questo paio di scarpe mi ha riservato una piacevole sorpresa. Volto lo sguardo verso Marco,che guarda il fiune scorrere sotto i nostri occhi e sembra abbia un'aria pensierosa << Perché siamo qui? >> chiedo incuriosita. Lui si gira con un lieve sorriso << Qui é dove si sono conosciuti i miei... >> sussurra come se non volesse disturbare la quiete del posto. Il gracidare delle rane sembra quasi lontano. Improvvisamente, mi accorgo che non siamo soli. Un fruscio alle mie spalle e sassolini che scricchiolano. Mi volto di scatto,ma é troppo buio perché veda qualcosa << Marco,possiamo andare? >> domando bruscamente. Mi guardo intorno in cerca di un'ombra sospetta mentre mi sembra di rivivere un'inquietante sensazione di smarrimento. Lui mi rivolge uno sguardo confuso,quasi offeso << Ma siamo appena arrivati... >> si lamenta. Gli stringo forte la mano quando noto un trio di ragazzi << Marco,dammi retta... É meglio andare >>. Segue il punto di interesse su cui ho posato gli occhi e sembra che parte del sangue,gli sia defluito dal volto << Sta' calma. Non ti accadrà niente... >> dice,ma sembra voler autoconvincersi. Sembrano della nostra età,o forse di un anno piú grandi,ed io non sono abbastanza forte per aiutarlo,in caso di bisogno. Quindi é praticamente solo contro altri tre ragazzi << Allontaniamoci con calma e facciamo finta di niente... >> suggerisce a bassa voce mentre ci dileguiamo senza troppa fretta verso l'ombra dei pioppi,che si ergono quasi a riva. Cerco di ignorare la sensazione di panico,che striscia lungo la mia spina dorsale mentre mi spinge davanti a sé. Mancano circa una cinquantina di metri al piccolo boschetto che ci riporterebbe nella cittadina,ma avvertiamo altri passi dietro di noi insieme a delle risate dettate dall'ebrezza << Dove andate cosí di fretta? >> chiede uno di loro. Continuo a camminare,tenendo stretta la mano di Marco che però di ferma alle mie spalle. "No,pezzo di idiota! Ignorali!",vorrei dirgli ma é come se avessi perso la facoltà di parlare << Non sono affari vostri >> sbotta guardandoli mentre lascia andare la mia mano. Resto dietro le sue spalle,col viso rivolto verso il basso sperando che ci lascino stare << Senti,vogliamo solo divertirci,okay? Unitevi a noi >>. Si spalleggiano a vicenda,con le pupille dilatate per chissà quale sostanza che hanno ingerito << Va' da Tiberio... >> sussurra in modo talmente flebile che mi devo sforzare per sentirlo << Non ti lascio qui... >> dico di pari tono. Lui mi guara con la coda dell'occhio oltre la spalla << Corri,Giada... Ora >>. Lo guardo stringendogli forte la mano mentre do un'occhiata a tre tizi. Con uno scatto improvviso,inizio a correre piú veloce che posso. Sposto con rabbia i rami degli alberi per evitare di graffiarmi il viso. Scanso alcune radici sporgenti per non cadere. Se mi rompo una caviglia adesso,sono fregata. Perdo la cognizione del tempo quando finalmente sbuco fuori dal bosco. Mi guardo indietro e sembra che abbia scampato il pericolo. Mentre sto riprendendo fiato,uno dei tre sbuca fuori dai cespugli. Sgrano gli occhi,ma quando cerco di correre mi afferra per i fianchi sollevandomi e schiacciandomi contro di sé. Caccio un urlo dettato dalla sorpresa e forse anche dalla paura evocata dai ricordi,che ora mi annebbiano il cervello,impedendomi di reagire. Mi tappa la bocca con una mano mentre scalcio,cercando di liberarmi. Ho le braccia bloccate e nonostante io mi dimeni,non riesco a sfuggirgli. Indietreggia trascinandomi con sé. Punto i piedi e riesco ad assestargli un calcio nell'inguine. Geme di dolore,ma non molla la presa. La mano che prima mi faceva tacere,ora é piú bassa. Profondamente schifata,gli do un morso sulla mano. Finalmente mi lascia andare e lo spingo via da me,facendolo finire sul ruvido asfalto mentre ricomincio a correrrle verso il parco. Poi mi sovviene un'idea. Senza smettere di correre,allungo una mano nella tasca fel mio giubbotto e prendo il cellulare. Mi do della stupida. "Perché non ci ho pensato prima!". Compongo il numero e dopo due squilli finalmente risponde << Pronto? >> << Giada,ma dove sei? >>. La voce preoccupata di Irene mi innervosisce << Passami Tiberio! >> sbraeto credo,facendola sussultare. Con gli occhi che guizzano di qua e di là,cerco qualcuno che possa aiutarmi,ma sono nella zona piú isolata del paese e non passa nemmeno un'anima viva << Giada,che succede? >> chiede sbrigativo << Marco mi ha portata... >> << Quel Rossi lo spezzo in due >> ringhia al telefono << Fammi finire,dannazione! - lo rimbecco furiosa - Mi aveva portato il riva al fiume... Sono arrivati tre tizi... Io sono scappata... Ma lui é rimasto lí... Da solo! >>. L'affanno per la corsa e la paura per Marco mi spezzano la voce << Ti vengo incontro! Sta' calma >> dice e riattacca mentre mi nascondo sotto ad un porticato in sua attesa. Spero che non insorgano altri problemi.

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


Mentre ci avviciniamo verso Marco,avverto la tensione salire sempre piú forte e prorompente. Tiberio e gli altri ragazzi di classe si avvicinano ai tre,ancora intenti a prendersela con Marco riverso a terra,che si muove appena << Andate via o vi prendo a calci in culo personalmente! >> sbraeta Tiberio spingendoli via con forza,facendoli barcollare all'indietro. Irene mi blocca il braccio prima che riesca a raggiungerlo << Che fai? >> mi libero dalla presa << Mia zia é infermiera e mi ha fatto imparare a memoria il manuale del pronto soccorso... >> dico guardandola seria. Mi volto di nuovo verso Marco e gli corro incontro mentre la ghiaia scricchiola sotto le suole delle scarpe. Lo scavalco con una gamba e mi abbasso su di lui,per poterlo prendere per le spalle e girarlo delicatamente sulla schiena. Serra la mascella mentre mi chino di fianco a lui. Gli incornicio il volto con le mani,costringendolo a guardarmi << Marco... Va' tutto bene... >>. Sul suo volto,compare un sorriso idiota nonostante il viso accartocciato in una smorfia di dolore << Li ho stesi,visto?! >>. Scuoto la testa,lasciandomi sfuggire un lieve sorriso. 'Il mio eroe!',sospira incantato il mio ego << Dipende dai punti di vista >> commento con sarcasmo. Ridacchia,ma si ferma subito portandosi una mano al fianco << Mi fa' piacere sentire il tuo schifoso humor dopo averle appena prese da tre sconosciuti... >> bofonchia fingendosi offeso << Il piacere é tutto mio... - rispondo alquanto ironica - Fa' un lungo respiro profondo... >>. Lo vedo espirare lentamente per poi interrompersi bruscamente << Cazzo... - sibila a denti stretti - Fa' un male cane... >>. Mi acciglio preoccupata prima di passare il telefono a Tiberio << Chiama il 118 e riferisci che un ragazzo é stato picchiato e adesso,ha delle costole incrinate forse una fratturata e rischia la perforazione della parte toracica del fegato... >>. Lui obbedisce mentre Marco mi guarda stranito << Come...?! >> << Vuoi sapere una cosa di me? La mia lettura preferita é il manuale del paramedico... >> gli mormoro cercando di tenergli su il morale. Lui accenna un sorriso mentre un lontano ululare di sirene,si fa' gradualmente piú vicini. Il suono dell'ambulanza sembra rassicurarlo. Deve averne prese.

****

É stato imbarazzante spiegare a mia zia tutto quello che é accaduto ed ho quasi rischiato di stare in punizione,per due mesi. Ho messo in pericolo Marco e la cosa mi pesa molto sulla coscienza. Se fossi rimasta,forse non sarebbe nelle condizioni in cui é ora. Condizioni che gli impediscono di accompagnarmi al concorso di danza. Andrea é disperato << Almeno il saggio di fine anno potrai farlo? >> chiede massaggiandosi nervosamente le guance << Sí... Mi hanno detto tre mesi a riposo... >> risponde con un'impotente alzate di spalle. Oltre alle costole incrinate,si é ritrovato un polso fratturato. Per giunta sinistro,quello con cui scrive e questo significa duplice copia di appunti da scrivere << Te la senti di portare un assolo? - ora si rivolge a me - Potremmo sfruttare i passi del passo a due,in modo da rimediare al tempo perso... >> propone con sguardo speranzoso. Dimenticavo il doppio di tempo a danza,ma fortuna che questo durerà solo una settimana. Tranne per gli appunti << Okay >> dico con un lieve sorriso mentre Andrea sembra aver riacquistato i suoi venti chili persi dieci minuti fa,al nostro arrivo << Bene. Allora domani ti vorrei qui,anche se non é la tua lezione... Abbiamo un sacco di lavoro da fare >>. Ovviamente gli dico che ci sarò. Ci congeda ed usciamo dalla scuola in tranquillità. Attraversiamo una via trafficata da macchine e furgonicini prima di arrivare nella zona piú importante del paese. Il centro é affollato ed i negozi sono ancora aperti nonostante sia quasi ora di cena. A questo pensiero, mi viene una stuzzicante idea << Ti va' di fermarti a cena da me? >> gli chiedo distogliendolo dai suoi pensieri. Si volta a guardarmi inarcando un sopracciglio << Devo fidarmi?! >> chiede in vena di scherzi << Mia zia ha il turno di notte,perciò cenerei da sola... - gli faccio gli occhioni dolci,sperando che accetti il mio invito - Ho un sacco di film a casa... >> << Io ho la pay tv a casa mia,con tanto di partite di calcio >> mormora vanitoso << Ho il gelato ed una marea di schifezze... - guarda un attimo davanti a sé,scansando un ciclista,come per ponderare il da farsi - E poi sono brava a cucinare >> cerco di tentarlo e lui sorride,strorcendo la bocca per finta indecisione << Okay,ci sto' >>. Superiamo le strisce e ci allontaniamo dal centro per poter raggiungere casa mia,che invece si trova in una zona piú periferica. Dopo qualche minuto,prendo le chiavi dalla tasca dei jeans e saliamo le scale,quando ormai il sole é scomparso all'orizzonte sollevando il manto blu costellato di stelle luminose,simili a piccole e lontane lucciole.

Sono riuscita a preparare del pollo fritto,ovviamente surgelato,come le crocchette di patate che ho infilato in forno per venti minuti. Un pasto veloce,quasi da fastfood,ma abbastanza decente. Ci sediamo sul divano,circondati da le schifezze peggiori da acquistare al supermercato: pacchetti di patatine al formaggio,popcorn pieni di burro,caramelle di ogni sorta e barrette di cioccolata. Il film? Pirati dei Caraibi,Ai Confini del Mondo. Uno dei miei preferiti della Disney. Il massimo praticamente << Perché dovrei imbarcarmi con voi? Quattro hanno tentato di uccidermi di cui una ci é riuscita >> ripeto insieme al Capitam Jack Sparrow,tentando miseramente di imitarlo. Marco si volta a guardarmi sconcertato,con un sorriso sbilenco e vagamente divertito << Precisamente,quante volte lo hai visto? >> << Ormai ho perso il conto >> mormoro strappando un pezzo di cordoncino di caramella alla fragola. Lui sorride scuotendo il capo prima di tornare ai suoi popcorn. Passano i minuti ed arriviamo poco dopo la metà del film,quando siamo quasi sul punto di spegnere tutto e dormire << Hai avvisato tua madre? >> domando prima di infilarmi un'altra caramella in bocca << Sí. Le ho detto che sarei rimasto qui,é un problema? >> << No,affatto... >> rispondo facendo spallucce ed ignorando il disagio che sta' crescendo in me. Lui dormirà qui. Nella mia stessa casa. Oddio. Mi distraggo concentrandomi di nuovo sul film,fino a che lo stomaco non inizia a farmi male. Cerco una posizione piú comoda sul divano,sperando che il dolore all'addome cessi. Tento di non farci caso e finalmente,riesco a mandare giú tutte le caramelle che ho ingerito << Troppi dolci in una volta eh? >> chiede,divertendosi del mio passato malessere. Gli rivolgo un'occhiata torva << Già... >> mormoro infastidita. Mi soffermo ad ossercare il suo profilo prima che si volti di nuovo verso di me. Mi avvicino a lui spinta dall'assillante desiderio delle sue labbra. Lui sorride appena,inclinando il viso verso il mio per poi baciarmi. Senza staccare le labbra dalle sua mi sposto sul divano,sedendomi a cavalcioni su di lui. Niente di stravagante,visto che non é la prima volta che stiamo cosí appiccicati. Mi stacco dalle sue labbra,arrossate come le sue guance << Non me lo aspettavo... >> confessa con un cipiglio di stupore mentre gli su dipinge un sorriso stupidamente sornione,che si riflette nelle sue iridi color caramello. Abbasso lo sguardo sulle mie dita,che intreccio nervosamente pur di evitare i suoi occhi. Johnny Depp blatera qualcosa alla tv mentre Marco non smette di fissarmi. Decido di mettere fine a questa osservazione e mi chino di nuovo su di lui. Gli incornicio il volto con le mani mentre le sua si posano sulle mie coscie,coperte dai jeans. Prendo possesso della sua bocca mentre affondo le dita fra i suoi capelli d'ambra,tirandoli lievemente e costringendolo a reclinare la testa all'indietro,sullo schienale del divano. Boccheggia mentre scendo sul suo collo,lasciandogli una lunga scia di baci. Mi fermo un attimo e lo osservo con un sorrisetto conpiaciuto a fior di labbra. Ha gli occhi chiusi e la bocca leggermente schiusa da cui spira un respiro lento,ma spezzato << Stai bene? >>. Annuisce debolmente con un'espressione beata,come quella di qualcuno che é appena entrato in Paradiso. Non credevo di potergli fare questo effetto. Dopo qualche istante,solleva di nuovo le palpebre ed il suo sorriso sardonico si allarga assumendo una sfumatura giocosa << Te l'ho già detto che ho un debole per le teste incasinate? >>. Ridacchio  strofinando la punta del naso contro la sua,prima che catturi le mie labbra in un altro bacio. Si sistema sul divano mentre una sua mano scivola dietro la mia nuca,spingendomi contro di sé. L'altro suo braccio mi avvolge delicatamente i fianchi mentre le mia gola si fa' secca per la voglia morbosa di lui. La sua bocca si fa' piú esigente e scivola in modo straziante sulla mia gola,dove inizia a succhiare. Lo lascio fare mentre il mio respiro si fa' irregolare. Mi appoggio ai suoi bicipiti quando si allontana dal mio collo con lo stesso sorrisetto furbo di sempre. I suoi occhi nocciola brillano,come accesi da un fuoco interiore << Ora siamo pari,signorina... >>. Sorrido prima di tornare seduta accanto a lui mentre tremo al solo pensiero essergli stata cosí vicina << Come spiegherò a mia zia il tuo succhiotto? >> domando fingendomi innervosita << Puoi sempre dire che é colpa di Jack Sparrow >> mormora arricciando il naso << Capitano! Capitan Jack Sparrow >> lo correggo mentre scoppiamo a ridere. 

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


Pochi giorni dopo... 

É stata una settimana d'inferno. Le lezioni di danza sembravano non finire mai. Montare la coreografia non é stato semplice neanche per Andrea,che ora fa' un cenno all'autista che ci apre le porte del bus. Uno ad uno saliamo sul mezzo. Io e Marco per ultimi e troviamo posto in terza fila. Gli cedo il posto al finestrino,il mio preferito. "Per lui puoi fare un'eccezione",trilla la mia vocina. Sorrido fra me mentre lo aiuto a sedersi. Mi siedo accanto a lui << Hai gli antidolorifici? - annuisce e stringe i denti - Devo abbassarti il sedile? >>. Annuisce di nuovo,guardandomi negli occhi. Mentre Andrea fa' l'appello,mi sporgo sul fianco di Marco verso il finestrino,in cerca della leva per lo schienale del sedile. La trovo e la tiro,posando una mano sullo schienale,vicino alla sua testa << Non capisco perché sei voluto venire,sapendo di avere due costole incrinate e un polso fratturato? >> borbotto aspramente quasi piú rivolta a me stessa che a lui << Lo dipingi come una tragedia... - gli rivolgo un'occhiata torva - E poi mi sarei mai potuto perdere l'assolo della mia ragazza? >>. Lo guardo negli occhi,restando chinata su di lui con una mano sullo schienale per non cadergli addosso << E cosí sono la tua ragazza... Credevo di essere una testa incasinata >> mormoro fingendomi sorpresa << La mia ragazza con la testa incasinata >> ribatte lui con un sorriso da cretino stampato in viso. Alzo gli occhi al cielo,tornando a ricompormi sul mio sedile e rispondo al mio nome quando Andrea lo pronuncia.

Durante il breve viaggio,sonnecchio con la testa appoggiata alla sua spalla alternando il sonnellino,a momenti di osservazione paesaggistica mentre Marco fa' lo stesso,guardando fuori dal finestrino con le cuffie nelle orecchie. Mi ricorda la prima volta,che l'ho visto quando Tiberio era andato a Bologna. Lo aveva nominato il mio nuovo 'Angelo Custode di Riserva'. Mentre la mia mente vaga fra i ricordi piú recenti,mi prendo del tempo per osservarlo ancora una volta. Il naso dritto,le labbra piene e la mascella lievemente squadrata. Senza rendermene conto,le mie dita si sono intrufolate fra i suoi capelli ambrati. Giocherello con le corte ciocche dei suoi capelli sulla nuca,continuando ad accarezzarlo con la punta dell'indice sul lobo dell'orecchio fino alle basette. Lui si volta,forse disturbato dal mio tocco e mi osserva sorridendo << Vuoi ascoltare? >> chiede con un sussurro,porgendomi una cuffietta. Sorrido di rimando mentre la afferro,infilandola nell'orecchio. Subito la voce di Laura Pausini,la mia cantante preferita fin dall'infanzia,mi invade piacevolmente i timpani. Mi ritrovo a canticchiare le parole di "Due innamorati come noi",decisamente una delle mie preferite della Pausini. Specialmente nell'ultimo periodo con Marco,e mi stupisco di sentirla dal suo I-Pod. Lo guardo mentre le parole della canzone mi scivolano sulle labbra,ormai impresse nella mia mente. Vivide e associate a lui,che mi guarda intensamente << Stanotte voglio te,a consumarmi il cuore... Ridere,poi ritrovarsi a far l'amore... >> sussurro a tempo con la musica,sapendo che sta ascoltando la canzone mentre legge le parole sulle mie labbra. Mi scruta,cercando di carpire i miei pensieri fino a che non arriva al messaggio lanciato con la canzone. Devo ammetterlo a me stessa: Marco mi attrae fisicamente. Non é il tipo di ragazzo palestrato,ma ha il suo fascino. E poi é un ballerino e non avete idea dei suoi addominali. Se qualche sera fa,non mi avesse fermata sul divano... Una volta giunto alla mia allusione,sgrana gli occhi e le sue pupille si dilatano,inghiottendo le iridi nocciola. Arrossisce sulle guance,dove ormai le fossette create dai suoi sorrisi,sono svanite e distoglie lo sguardo,scuotendo lievemente il capo in un misto fra lo scioccato e il divertito. Rido sotto i baffi,mordicchiandomi nervosamente il labbro. Continuo ad ascoltare la musica con lui,quando sento le sua mano scivolare verso la mia,stringendola gentilmente. Il contatto con la sua pelle é una scarica diretta di serotonina al mio cervello e quasi mi stordisce,rendendomi dipendente del suo contatto << Stai accelerando... - lo scruto perplessa mentre lui riprende il discorso,guardando ancora fuori dal finestrino - Non voglio che tu te ne penta,solo perché vuoi sapere fin dove la paura di un rapporto si é radicata in te... >>. Dopo qualche istante,mi guarda stringendo un attimo le labbra,come se fosse nervoso. Forse ha ragione,ma quello che sento ogni volta non puó essere negato << Il mio non é un no... >> sussurra inclinandosi leggermente verso di me,baciandomi la guancia. Abbozzo un sorriso mentre le note del pianoforte di Claudio Baglioni,ci interrompono. 

****

Stare dietro le quinte é snervante. Il palco é già illuminato ed io sono la prossima. Stavolta sono da sola,davanti a qualcosa come settecento spettatori. Forse anche piú. Riesco a distinguere,da un piccolo spiraglio, le forme del lamapadario enorme appeso al soffitto che grava sulla platea mentre il ballerino,si esibisce tranquillo. Mentre sciolgo i muscoli della braccia e delle gambe,Marco mi raggiunge silenziosamente << Ehy,tutto bene? >> mi domanda avvolgendo le sue braccia attorno a me. Sento il suo petto alzarsi e sollevarsi contro la mia schiena mentre mi posa un bacio sulla spalla scoperta. Un brivido caldo mi percuote con piacere << Solo un pò tesa >> rispondo cercando di concentrarmi. Non é facile con lui cosí vicino. Le sue braccia attorno ai miei fianchi,il suo corpo caldo schiacciato contro il mio scosso dai tremori dell'agitazione e il suo inebriante profumo di menta e caffé << Andrai bene... Lo sai: meno ci pensi e piú facile sarà... >> mormora stampandomi un secondo bacio sulla tempia. Un applauso e poi il buio. Mi stacco riluttante da lui e faccio il mio ingresso sul palco,ancora avvolto nelle tenebre mentre il presentatore pronuncia il mio nome. 

****

Non ho vinto il concorso. Su 100 partecipanti era impossibile. Ma dopotutto,ci sono abituata. Nel mondo della danza,le sicurezze sono come un cappio al collo. In compenso, Marco e Firenze sono stati il mio premio di consolazione. Abbiamo passeggiato per la città ed i negozi,esplorando le vie ed i monumenti,attraverso folle di fiorentini e di turisti. Alcune delle ragazze che hanno presnetato altre coreografie,sono tornate prima a casa. Ecco spiegato il pullman quasi vuoto mentre saliamo per tornare a casa. Sono quasi le 20 di sera e dopo un veloce panino,ci siamo precipitati da Andrea per prendere il mezzo. Prendo Marco per mano e assicurandomi che Andrea non ci veda,ci accomodiamo negli ultimi sedili,nascosti dalle file piú avanti. Aspetto che l'autista parti e che spenga le luci,prima di voltarmi verso Marco << Ti dispiace di non aver vinto? >> chiede scostandomi i capelli dalle spalle mentre lo spingo delicatamente con la schiena sulle sedute dei sedili. Otto posti tutti per noi << Ho avuto il mio premio di consolazione... >> mormoro abbassando il viso verso il suo,baciandolo. Di nuovo,quella scarica narcotica mi percorre la spina dorsale. Mi siedo a cavalcioni su di lui,appoggiandomi sulle mia braccia semi tese,per non gravare con tutto il mio peso su di lui. Avverto il ronzare di un telefonino,nella tasca del suoi pantaloni,appena sotto la mia coscia destra. Allungo una mano,senz astaccare gli occhi dai sua e gli porgo il telefono. Risponde << Ciao mamma. Sí,sto' bene... No,però non mi sembra triste... - mormora facendo unchiaro riferimento alla sottoscritta - SÍ,certo... Ah-ah... >>. Lo guardo disteso sotto di me,completamente rilassato. Finalemente gli antidolorifici,fanno il loro dovere. Distratto dalla conversazione con sua madre,ne approfitto per posare una mano sul suo addome senza spostarmi troppo dalla zona ombelicale. Lui mi guarda fisso,in attesa della mia prossima mossa. Chiude la chiamata una volta terminata e mi guarda piú serio << Tranquillo, terrò le mani a posto... >> sbotto giocosamente mentre sospira rassegnato. Senza fretta,faccio scivolare la mano dentro alla sua maglietta nera arrivando alla sua pelle. Lui rabbrividisce,ma sorride ugualmente e mi lascia fare. Primo punto, conquistato!

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


Qualche mese dopo,in un fresco giorno di Marzo...

Ora so a cosa Tiberio fa' riferimento quando dice di non potersi trattenere,accanto ad Irene. Non é semplice mantenere il controllo sulle proprie facoltà intellettive e comportamentali quando accanto a te,a pochi centimetri di distanza,c'é la persona che ti attrae sotto ogni aspetto. Dai difetti al modo di pensare. Quando c'é la persona che ami accanto a te. Già. Questa é la schiacciante verità con cui ho avuto a che fare in questi mesi,fra banchi di scuola,danza e serate al pub. Un dolce fardello da portare,che forse anziché appesartirmi,mi rende piú leggera dell'aria. Come in questo momento,a casa mia da soli,seduti al tavolo della cucina a discutere sulla geometrizzazione del bozzetto iniziale per un logo di un maglificio. Il compito ci é stato assegnato dalla prof di laboratorio artistico e va' consegnato entro i prossimi tre giorni. Probabilmente é il lavoro piú importante dell'anno scolastico e come di consueto,Marco sta' dando di matto visto che non riesce a trovare la tangenza di due circonferenze. Mi alzo come ha fatto lui per poter disegnare meglio e gli vado vicino << Dammi qua >> dico porgendogli una mano su cui posa innervosito il compasso. Mi chino sul tavolo,iniziando a tracciare la circonferenza prima di trovarne una tangente ad essa. Il suo profumo mi invade i polmoni ed ho un gremuto di esitazione. Mi guarda, come se avessi appena scalato l'Everest << Non é possibile! >> esclama agitando una mano sul disegno. Alzo gli occhi al cielo << Non hai pazienza,é questo il tuo problema... - lo riprendo gentilmente,facendogli prendere di nuovo il compasso - Rilassati... >>. Sospira,abbandonandosi sulla sedia. Lo osservo e gli tolgo il compasso di mano << Perché non facciamo una pausa? >> gli propongo guardando l'orologio. Sono le 17:30 e stiamo lavorando su questo disegno da circa due ore e mezza. Annuisce chiudendo gli occhi per poi sedersi su una sedia ed espirando lentamente. Lo lascio da solo per chiudermi in bagno. Ho bisogno di recuperare la mia lucidità mentale,ma soprattutto devo far tornare in assetto il mio corpo. Mi guardo allo specchio e vedo i miei occhi lucidi di malizia. 'Riprenditi!',mi sgrida la mia coscienza. Mi sistemo i capelli sulle spalle,cercando di calmare il cuore che non fa' altro che disobbedirmi. Prendo un bel respiro ed esco dal bagno,senza trovare Marco in cucina. Lo cerco in salotto,ma non c'é neanche lí. Mi dirigo nella mia stanza e lo trovo in piedi,le mani dietro la schiena che osserva alcune foto appese al muro. Mi avvicino a lui << Chi é? >> domanda indicando una ragazza bionda,accanto ad una me di dodici anni << É mia cugina,la figlia di mia zia. Questa era la sua stanza,ma da quando si é trasferita a Roma ed io sono rimasta sola,dormo e vivo qui... >> mormoro questa spiegazione in fretta << I tuoi dove sono? >> chiede osservandomi << Mio padre lavora in Germania e manda i soldi. Ogni tanto lo sento al telefono... Mia madre é come se fosse morta per me >> rispondo secca. Non mi piace parlare della mia famiglia assente << Tiberio é la tua famiglia,vero? >> continua prendendo una piccola cornice in cui ci siamo io e Tiberio al mare. Ricordo quella vacanza di tre anni fa << Sí. É il fratello che non ho mai avuto... >> << É sempre stato tuo amico? >>. Il tono basso delle sue parole non mi sfugge e qualcosa mi dice,che la gelosia si sta' infiltrando nei suoi pensieri << Ho avuto una cotta per lui alle medie,ma é durata solo pochi mesi...- lui stringe gli occhi a fessura - Ha avuto undici anni per provarci con me... Non devi esserne geloso e poi,ora sta' con Irene... >> lo rimprovero << Non sono geloso >> sbotta piccato. 'Oh,Marco lo sei eccome!',rido mentalmente. Posa la cornice sul comodino,esattamente dove era,dandomi contemporaneamente le schiena. Colgo l'occasione e gli avvolgo le braccia attorno alla vita,stringendolo piano mentre appoggio la guancia sulle sue spalle in mezzo alle scapole << Non ti fidi della mia lealtà? >> mormoro a bassa voce. Alzo gli occhi in tempo per vederlo voltarsi e guardarmi di sottecchi,da oltre la sua spalla << Sei l'unica di cui mi fido... >> risponde piú pacato. Il suo respiro é calmo e regolare. Poggio la fronte contro le sue spalle,inspirando lentamente il suo profumo. Mi ritrovo a desiderare quel profumo addosso,sulla mia stessa pelle. Mi ritrovo a desiderare Marco. Cerco di scacciare quel pensiero. Vuole aspettare e lo so che lo fa' solo per mettermi nelle condizioni di decidere coscientemente. Ma io ho già scelto << Tutto bene? >> domanda girandosi completamente verso di me << Sí... >> farfuglio senza incrociare i suoi occhi. Non potrei reggere il suo sguardo aureo adesso << Non mi sembri convinta... - commenta mettendo una mano a coppa sotto il mio mento,sollevandomi il viso verso il suo - Guarda che lo so a cosa stai pensando... >> dice criptico abbassando la voce fino ad un sussurro. Un bisbiglio quasi eccitante. Non penso che si renda conto dell'effetto che ha su di me. Deglutisco sonoramente alla vista dei suoi occhu lucidi,come i miei quando mi sono guardata nello specchio del bagno. Il sole del tardo pomeriggio filtra dall'unica finestra della stanza,giocando con la sua pelle e i tratti del viso. Sorride ed abbassa lo sguardo anche lui,lasciando andare il mio viso << Sai,mi sono preparato per questo momento... >> mormora imbarazzato,guardandomi da sotto le ciglia come per assicurarsi che non me ne vada. Sento le mie orecchie arroventarsi e ringrazio Dio,di avere i capelli abbastanza lunghi da coprirle. Lo guardo a mia volta in attesa di una sua mossa che tarda ad arrivare. Inclina lievemente la testa e le sue labbra catturano le mia mentre poso i palmi delle mani sul suo petto coperto da una felpa ed una T-shirt. Ci stacchiamo appena per riprendere fiato,restando l'una contro la fronte dell'altro. Sento il suo fiato di menta sfiorarmi le guance accaldate mentre mi sfilo le scarpe,una alla volta. Lui fa' lo stesso,senza scollare lo sguardo dal mio come ipnotizzato. Con una mano,abbasso la zip della sua felpa,già semiaperta e gliela sfilo dalle braccia. Le mie dita si stringono attorno ad esse mentre torna a baciarmi. Lascio andare la presa sui bicipiti mentre le sue mani si posano sui miei fianchi,indugiando sul bordo della maglietta che porto. Si decide a sollevarla ed alzo le braccia per collaborare,staccandomi dalle sue labbra con riluttanza. La mia maglietta raggiunge il pavimento come la sua felpa mentre resto immobile a guardarlo liberarsi dalla T-shirt. Porta le braccia dietro le spalle e si sfila la maglietta,sollevandola sulla testa per poi lasciarla cadere. Le mie dita esitano sul suo busto. La pelle é calda al tatto ed i brividi mi attraversano la spina dorsale,quando mi avvolge in un debole abbraccio schiacciandomi gentilmente contro di sé. La mia pelle incontra la sua ed istintivamente,sorrido mentre guardo le mie stesse mani vagare sul suo petto dai pettorali non cosí evidenti,sul suo addome allenato ed infine sul bordo dei suoi jeans,tenuti da una cintura in pelle. Non é molto muscoloso,ma la v inguinale che si intravede appena,fa' vacillare la mia razionalità. É qui, davanti a me. Sei mesi fa non lo immaginavo cosí vicino fisicamente e moralmente. Prendo un bel respiro mentre mi sorride bonario. Si abbassa piegando le ginocchia, abbastanza da stringere le braccia attorno alle mie cosce e sollevarmi. Mi tengo alle sue spalle fino a che non mi posa sul letto,in piedi. Inclina la testa all'indietro per potermi guardare negli occhi mentre le sue dita si avvicinano ai bottoni dei miei jeans. Sgancia il bottone ed abbassa la zip,poi li tira piano verso il basso fino a che non si raccolgono ai miei piedi. Esco dai jeans che lui sposta sul pavimento,unendoli al piccolo cumulo precedente di vestiti. Mi abbasso per posargli un casto bacio sulle labbra,affondando le dita nei suoi capelli mentre si sporge verso di me,appoggiando le sue labbra sulla mia pancia facendomi sorridere. Sulla pelle,sento la sua bocca piegarsi in un sorriso. Mi siedo sul materasso a gambe incrociate e lo osservo ancora in piedi. Gli prendo la mano e lo trascino con me sul letto. 

Chiudo gli occhi cercando di assimilare quanto piú possibile dell'attuale situazione. Gli spasmi muscolari scemano gradualmente arrivati al picco del piacere mentre avverto il sangue pompare nei timpani,rendendomi quasi sorda. Chiudo gli occhi dopo aver intravisto la bustina azzurra del profilattico sul pavimento mentre il respiro di Marco soffia pesante sulla mia gola. Mi avviluppo a lui,circondandolo in un abbraccio e sentendolo farfugliare qualcosa. Restiamo qualche minuto cosí,fermi cercando di riprenderci dall'amplesso. Lo sento puntellarsi sui gomiti per non gravare troppo col suo peso su di me ed apro le palpebre,incontrando il suo sorriso sbilenco. Ha i capelli scarmigliati e gli occhi nocciola brillanti << Ti amo... >> sussurra col respiro ancora spezzato. Quelle parole sembrano uscirgli dal cuore. Apparentemente cosí grandi,troppo grandi, sembrano le uniche in grado di esprimere quello che provo anch'io nie suoi confronti << Anch'io >> rispondo di getto prima di raccogliere un altro suo bacio lungo,quasi voglia durare all'infinito,ed intenso. Porto le mani sulle sue spalle,scivolando dietro la nuca fra i capelli,spettinandoli ancora di piú. Allaccio una gamba attorno alla sua mentre riprendo fiato,abbandonando la testa sul cuscino. I raggi dell'ultimo sole gli illuminano il viso,su cui é stampato un'espressione giocosa e dal cipiglio irriverente. Praticamente il solito Marco << Credi che tua zia mi ucciderà? >> << Non se rimani fino al suo ritorno a casa... Ovvero alle due di stanotte >>. Lui mi accarezza i capelli << Okay... - mormora sfiorando il mio labbro inferiore col pollice - Hai qualcosa da mangiare? >> << Dovrei avere della pizza in frigo... >> rispondo mentre mi sciolgo dal suo abbraccio per prendere la sua felpa ed un paio di slip puliti dal cassetto. Mi "rivesto" e mi dirigo in cucina. Apro il frigo e prendo il piatto con tre fette di pizza margherita,avanzati dal pranzo. Torno in camera,dove trovo Marco seduto sul bordo del letto. Ha avuto il tempo di ritrovare i suoi boxer. Gli sorrido raggiante,come non lo sono mai stata e mi siedo sulle sue ginocchia,a cavalcioni su di lui << Grazie >> dice arraffando uno spicchio di pizza. Faccio lo stesso,osservandolo nel suo aspetto durante la fase post-coito << Avevi fame,Rossi? >> gli chiedo ironica << Sarà l'intensa attività fisica di pochi minuti fa... >> bofonchia facendo spallucce. Gli mollo un pugno scherzoso sul braccio mentre ridacchia. Scuoto la testa arrendendomi quando il trillo del mio cellulare ci interrompe. Scendo da lui e prendo il telefonino. Un messaggio da mia zia.

Oggi ho finito prima e sono già in strada. Cinque minuti e sono a casa. 

Mi volto verso Marco,ancora intento a gustarsi la pizza << Mia zia sarà qui fra cinque minuti >>. Mi guarda,inarcando le sopracciglia << Cosa?! Avevi detto che sarebbe tornata alle due del mattino! >> risponde irritato ingollando l'ultimo boccone di pizza << Questo é quello che sapevo anch'io >> sbotto lanciandogli i jeans mentre rifaccio il letto disfatto,come travolto da un uragano. Mentre mi tolgo la sua felpa per indossare la maglia,mi sento osservata. Mi volto a guardarlo,quando la mia testa sbuca dal colletto della maglietta e noto che mi sorride come un idiota. Alzo gli occhi al cielo prima di sedermi sul letto per riuscire ad indossare i jeans. Mi accerto che sia tutto in ordine ed improvvisamente,mi afferra per i fianchi stringendomi a sé per poi baciarmi di nuovo. Ricambio il gesto, concedendomi ancora qualche istante per sentire la sua pelle sotto i miei polpastrelli. Ci interrompiamo quando sento il rumore della chiave nella serratura. Mi piego sul pavimento,mollandogli la T-shirt che si mette in due nanosecondi mentre corriamo in cucina. Se ci trova in camera,non saprò quale balla rifilarle. Ci accingiamo ad arrotolare i fogli del lavoro mentre sento i passi di mia zia in corridoio << Sono a casa! - dice a voce alta per farsi sentire mentre fa' il suo ingresso in cucina - Oh,hai compagnia >> esordisce con un sorriso a trantadue denti << Zia,questo é Marco Rossi. Marco questa é mia zia,Cinzia >> mormoro tesa come una corda di violino << Buonasera >> esordisce lui educatamente mentre si stringono la mano. Lei risponde con un cenno del capo e la liquidiamo dicendole che Marco,stava per andarsene. Rimettiamo tutto a posto e lo accompagno alla porta di ingresso. Certa che mia zia non possa vederci,lo saluto con un lungo bacio bloccandolo sull'uscio di casa. La sua lingua giocherella timidamente con la mia prima che le sue labvra si stacchino definitivamente << Ci vediamo domani a scuola >> sussurra suadente. La sua sembra una promessa carnale e dentro di me,sto' rivivendo il nostro pomeriggio. Annuisco e lo lascio andare con ancora i capelli spettinati. Chiudo la porta fino a che non sento la porta del condominio chiudersi con un tonfo sordo,che rimbomba in tutto l'edificio. Mi chiudo la porta alle spalle << Tesoro,che ne dici se stasera... >> << Mi spiace zia,ma sono molto stanca... - dico sbadigliando - Credo che andrò a letto >> annuncio avviandomi in camera << Ma sono solo le 19 >> mormora con lieve stizza e forse delusione. Mi chiudo di nuovo in camera, trovando la felpa di Marco sul pavimento. Sospiro con un sorriso e mi tolgo jeans e maglietta,prima di indossare la felpa nuovamente. Mi infilo sotto le coperte che ancora odorano di menta e caffé. Odorano di Marco,tanto che mi sembra quasi che sia ancora qui. 

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


Sono le 8 del mattino e come al solito,parcheggio il motorino accanto a quello di Tiberio,che ha superato le mie aspettative arrivando prima di me. La puntualitá non é mai stato il suo forte. Mi tolgo il casco liberando i capelli,che arruffo per sistemarli. Il cielo é plumbeo e l'aria sa' di pioggia. Assicuro lo scooter ed infilo le chiavi in tasca,caricando lo zaino su una spalla e cammino verso il cancello,superando un gruppo di terza superiore intento a fumare. Salgo le quattro faticose rampe di scale ed attraverso un piccolo corridoio prima di entrare in classe. Saluto con un semplice 'buongiorno' a cui rispondono solo Irene e Tiberio,che mi viene incontro strizzandomi fra le braccia << Ciao Giadina >> mormora stranamente affettuoso. Ricambio la stretta e lo osservo con perplessità << Quante birre ti sei fatto ieri sera? >> chiedo con finta circospezione << Dipende se non si é fatto qualcuno... >> tossisce Matteo dalla parte opposta della classe. Irene guarda altrove e mi stupisce il fatto che non sia arrossita. Tiberio lancia uno sguardo omicida verso Matteo e ridacchio divertita << Mai fidarsi dei nanerottoli >> confido a Tiberio, abbastanza forte da farmi sentire da Matteo che si zittisce,lanciandomi un'occhiata in tralice. Mi sfilo la giacca e la appendo all'attaccapanni,che corre lungo tutta una parete. Torno verso il mio banco e mi ci appoggio con le braccia,restando in piedi,mentre osservo Marco entrare il classe. Il suo passo é sicuro,ritmico. Subito il suo sguardo si incolla al mio e ci sorridiamo. Quando noto Tiberio che mi osserva confuso,abbasso lo sguardo e mi siedo,poggiando la schiena contro il muro. La mia testa appoggia su una delle ante della finestra mentre l'altra é aperta,lasciando passare aria fresca. Marco non smette di fissarmi mentre si sistema al suo banco,dalla parte opposta della classe dando le spalle a Matteo, il suo nuovo compagno di banco che lo ignora a sua volta. Tiberio invece é stato spostato nel banco di fronte al mio in prima fila mentre accanto a me,ci dovrebbe essere Ilaria che tarderà ad arrivare a causa del pullman. Irene invece é nel banco dietro al mio e praticamente sta' dormendo,con la tesya sul piano. Accavallo le gambe di proposito,lentamente. Al mio movimento,gli occhi di Marco brillano e si assottigliano,diventando due fessure da cui si intravedono dei pozzi aurei,simili al miele. Ha ancora i capelli spettinati. Tiberio sposta lo sguardo da me a Marco,e viceversa in modo quasi ossessivo. Si sta' chiedendo cosa diavolo stia succedendo,fra me ed il bel tizio dagli occhi nocciola << Senti... Mi spieghi che ti sta' accadendo in questi ultimi mesi? >> mi domanda sottovoce,inclinandosi verso di me e poggiando un gomito sul mio banco << Vedi Tiberio... Ieri pomeriggio,non sei stato il solo ad avere compagnia... >> dico senza scollare gli occhi da quelli di Marco. Mi volto pochi secondi dopo,in tempo per vedere la reazione del mio migliore amico che però,non può ribattere perché la prof di laboratorio artistico,una donna di mezza età,alta e coi capelli corti e tendenti sl ribelle, entra in classe. 

 

I posti sono stati scambiati per permetterci di lavorare nelle coppie scelte dalla prof,che si aggira fra i banchi controllando i lavori con faccia critica. Ovviamente io e Marco siamo a buon punto,tanto che a quasi mezz'ora dalla fine della seconda ora di laboratorio artistico,ci permette di riposarci. A patto di stare in silenzio. Aspetto che ci dia le spalle prima di avvicinarmi a Marco con la sedia,intrecciando la mia gamba con la sua,impedendogli di liberarsi visto l'intralcio della gamba metallica della sedia. I miei jeans fanno attrito con la stoffa dei suoi pantaloni. Si volta a guardarmi con la solita impassibile espressione tranquilla e mi scruta attentamente,cercando di studiarmi con dovizia << A cosa stai pensando? >> mi chiede con un sussurro << A ciò che pensi tu... >> rispondo sfacciata e stringendo la presa sulla sua gamba. Inclina la testa verso destra,in modo quasi impercettibile << Sei impossibile... >> mormora a bassa voce << Lo so... - faccio spallucce - Sarà per questo che ti eri preparato ieri pomeriggio... >> dico melliflua. Si morde l'interno di una guancia,storcendo di conseguenza la bocca ed arricciando il naso mentre rotea gli occhi esasperato. Gesto che gli conferisce una smorfia buffa e divertente. Avverto la sua mano scivolare sulla stoffa dei miei jeans, arrivando all'interno della coscia. Torno seria mentre le sue dita scorrono fino al ginocchio per poi tornare a metà coscia << Che stai facendo? >> chiedo stringendo i denti mentre riaffiorano brutti ricordi,che credevo di aver seppellito virca quattro mesi fa << Trovo un modo per zittirti... >> risponde senza guardarmi,per controllare gli spostamenti della prof << Togli la mano,immediatamente... >> sibilo facendolo voltare di scatto. Sembra sorpreso e ritira la mano,come se avesse tenuto una vipera mentre sciolgo gradualmente la mia gamba dalla sua. Sbatte le palpebre confuso,prima di passare ad un'espressione contrita << Credevo stessimo scherzando.... Non avevo intenzione di allungare le mani fino al punto che credevi. - dice cercando un mio contatto visivo,inutilmente - Pensavo che almeno di me ti fidassi dopo ieri... Evidentemente mi sono sbagliato >> conclude alzandosi in piedi per tornare al proprio posto,al suono della campanella. 

****

Ho perso le spiegazioni delle ultime tre ore. Storia,inglese e letteratura. Non ho fatto altro che pensare al modo aggressivo col quale ho trattato Marco,durante laboratorio. Sapevo che non sarebbe giunto fino a quel punto,ma qualcosa é scattato e mi ha fatto reagire in modo esagerato. Credo che sia rimasto ferito. Non mi ha parlato per l'intera mattinata,né durante la lezione di danza che sta' per giungere al termine. Stiamo riprovando la coreografia di Jasmine ed Aladdin,ma qualcosa é cambiato, come quando un equilibrio viene scosso. Siamo distratti entrambi ed Andrea ci sta' osservando,probabilmente piú preoccupato per la coreografia che per il silenzio disagiante fra me e Marco,che intanto rimarca i suoi passi. Preferisce guardare il pavimento. Per un attimo,vorrei rifilargli qualche acida battuta e ci ripenso quando riprendo a provare anch'io le mie variazioni,senza successo. Guardo Marco << Possiamo parlare? >> domando a bassa voce << Non mi va'... >> risponde piccato prima di allontanarsi negli spogliatoi. Mi passo le mani fra i capelli, sospirando pesantemente. 

Esco in fretta dallo spogliatoio. Non mi sono nemmeno tolta il body. Ho infilato jeans,scarpe e giubbotto in pelle,preso la borsa e corso fuori verso il parcheggio. Lo cerco con lo sguardo e quando ormai perdo le speranze di parlargli,lui é lí che mi aspetta. Il casco fra le mani,seduto sul suo motorino e guarda l'asfalto. Prendo fiato e  gli vado incontro a passo cauto. Mi fermo ad un braccio di distanza da lui << Ora ti va' di parlare? >> domando con velata ironia. Lui solleva il capo e mo guarda fissa negli occhi << Ecco perché volevo aspettare... >> mormora con rammarico << Te l'ho già detto non sei tu il problema >> << E allora perché hai reagito a quel modo? >> sbotta frustrato. I suoi occhi mi rivelano quanto lo abbia ferito. Come se non bastasse,delle gocce di pioggia iniziano a cadere pesanti su di noi e presto scrosciano rumorosamente,dando inizio ad un vero e proprio temporale << Te l'ho detto che ho una testa di merda... - dico alzando la voce per farmi sentire sul tuono,seguito da un lampo che balena nel cielo - Faccio schifo come essere umano,okay? Per questo,non volevo tenerti legato a me... Sarebbe stato come tagliare le ali ad un angelo... >> concludo mentre la pioggia non accenna a calmarsi un minimo. Lui resta immobile,seduto sul suo motorino col casco fra le mani. I suoi capelli ambrati sono zuppi d'acqua,come i miei mentre mi guarda confuso ma vagamente divertito. Solleva un sopracciglio << É una dichiarazione? >> << Sí,dai... Divertiti pure a prendermi per il culo! >> rispondo con sarcasmo. Lui sorride << Vieni a casa mia... >>.

A stento,varchiamo la soglia di casa sua. Getta le chiavi su un mobiletto << Sei sicuro che non ci sia nessuno? >> domando fra un bacio e l'altro << Fino alle 20 abbiamo il via libera... >> risponde col respiro spezzato. Mi trascina in camera sua e chiude la porta,prima di togliermi il giubbotto. Faccio lo stesso con lui,sfilandogli la maglietta con gesti frenetici. Affondo le dita nei suoi capelli bagnati mentre le nostre labbra continuano a scontrarsi con bramosia. Mi distende sul letto,dopo che ci siamo tolti le scarpe. La sua bocca abbandona la mia per scendere sulla mia gola. Getto la testa all'indietro,inarcandomi con la schiena contro il suo corpo ed il suo abbraccio. Mi sfugge un gemito nell'avvertire la sua lingua arroventare la mia pelle per un brevve attimo. Prima che possa togliermi il body,lo fermo << Aspetta... Sei preparato? >> domando preoccupata riferendomi al contraccettivo << Sí... >> risponde con le guance arrossate << Okay... - sorrido nervosa - Calmiamoci... >>. Le sue labbra si piegano in un sorriso comprensivo per poi tornare a baciarmi,stavolta con piú tenerezza. 

Lo guardo mentre cerco di calmare il respiro,lasciando che gli spasmi scemino lentamente. Ha le palpebre abbassate,le labbra socchiuse ed un velo di sudore gli imperla la fronte. Mi regala un bacio sulla punta del naso prima di stendersi accanto a me. Lo abbraccio incollando il mio corpo al suo e cingendogli i fianchi con un braccio. Allaccio una gamba con la sua mentre aggiusta il lenzuolo,coprendomi il piú possibile. Lui solleva un braccio permettendomi di posare la testa sulla sua spalla,con la fronte nell'incavo del suo collo. Chiudo gli occhi,inspirando profondamente il profumo della sua pelle che sa' di menta e di pioggia come i suoi capelli,ancora un pò umidi,mentre sento la punta delle sue dita accarezzarmi il braccio << Comincio a credere che tu abbia una brutta influenza su di me... >> mormora con sarcasmo. Alzo lo sguardo su di lui << Da che pulpito... >> rispondo fingendomi offesa. Mi osserva fino a che le palpebre non diventano troppo pesanti e si addormenta mentre gli passo una mano fra i capelli. Scivolo via dal suo abbraccio per rifugiarmi in bagno. Chiudo la porta e trovo un elastico,forse di sua madre col quale lego i capelli. Decido di farmi una doccia veloce. Strofino forte le mani sulle braccia,come se lo sporco che sento addosso fosse ancora lí. Forse Marco aveva ragione: volevo sapere fin dove lo stupro potesse rovinare i miei rapporti. Prendo un lungo respiro,cercando di tornare ad un livello di adrenalina piú equilibrato. Esco dal box doccia,asciugandomi velocemente per poi rendermi conto che non ho un cambio. Mi do dell'idiota mentalmente mentre esco dalla stanzina,ancora piena di vapore per l'acqua calda. Mi avvicino al cassettone,poco lontano da Marco,appisolato sul letto. Apro un cassetto e pesco un paio dei suoi boxer. Storco il naso e con riluttanza li indosso. Non saranno il massimo,ma almeno sono puliti. Apro il secondo cassetto e rubo una sua maglietta,che mi avanza di una taglia. Dovrò aspettare che i jeans e la felpa si asciughino. Mi sciolgo di nuovo i capelli e mi avvicino alla finestra,osservando il cielo imbrunirsi gradualmente. Alcuni lampioni sulla strada si sono già accesi. Guardo l'orologio appeso alla parete,dipinta di un tenue color turchese,e noto che sono appena le 19. Un'ora ed i suoi saranno a casa << Per quel che ne so, Calvin Klein vende solo intimo maschile e non femminile >> bofonchia con voce ancora mezza assonnata. Scuoto la testa,tornando ad accoccolarmi accanto a lui. Gli accarezzo uno zigomo,scivolando lungo la mascella prime che  afferri la mia mano. I suoi occhi si fissano nei miei << Ti toglierò dalla mente quei ricordi... É ua promessa >> mormora stampandomi un bacio sulla fronte. 'Dio,ma che ho fatto per meritarmi uno cosí!'. 

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Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


Stare seduta a tavola coi genitori del tuo fidanzato mentre tu indossi una sua maglietta,fidatevi,é imbarazzante. Suo padre Paolo per lo meno,sembra non notare questo piccolo particolare. Sua madre però non fa' altro che guardare me e suo figlio con uno strano luccichio malizioso negli occhi << Dimmi,Giada... Cosa hai intenzione di fare dopo le superiori? >> mi chiede suo padre all'improvviso,facendomi quasi strozzare con un pezzo di pane. Lo guardo << Beh... Mi piacerebbe andare all'universitá... >> dico insicura. Lo sguardo dell'uomo si sposta su suo figlio. Uno sguardo gelido,privo di allegria. Marco non molla,non cede e lo fissa di rimando. Percepisco una tensione fra loro e per un attimo,mi rimprovero di avergli risposto. Devo tirarlo fuori da questo casino << Tuttavia... - esordisco riprendendo il discorso,attirando nuovamente l'attenzione di suo padre - Cerco di essere realista: mia zia fa' il paramedico e non sa' se potrà pagarmi la retta... >> concludo riprendendo a mangiare. Paolo mi fissa stranito,come se avessi detto un'eresia. La sua espressione muta e sembra comprendere le mie parole. Non capisco perché se la prenda tanto con suo figlio ogni qualvolta si parli di scuola << E hai pensato ad un possibile piano B? >> domanda ancora,finendo il suo piatto << Non ancora. Per adesso mi preoccupo del presente >> ammetto con sincerità. Finalmente la tensione cala e la temperatura torna normale fra padre e figlio,cosa che tranquillizza Paola che mi guarda,seduta davanti a me,quasi orgogliosa. Ricambio il suo sorriso mentre Marco intreccia la gamba con la mia sotto al tavolo. Lo osservo di sottecchi,che mangia accanto a me quando sorride come un cretino portandosi la forchetta alla bocca con fare indifferente,senza guardarmi. Scuoto la testa sotto gli occhi confusi di Paolo.

Dopo cena,aiuto Paola a mettere a posto e a preparare il caffé mentre Paolo e Marco stanno seduti a tavola << Cara,mi spieghi perché sorridi cosí tanto questa sera? >> chiede Paolo,guardando la tv. Lei si volta nella sua direzione << Sono felice che mio figlio sia felice... >> risponde con naturalezza. Paolo guarda Marco,che finge di non aver sentito niente << Mi chiedo se non sia per il fatto che Giada indossi una maglietta di nostro figlio... >>. Sento il sangue defluirmi dal volto,ma cerco di nasconderlo mentre Marco fa' lo stesso,assumendo un atteggiamento impassibile e rigido. Paola si fa' improvvisamente taciturna ed il silenzio diventa pesante,come un drappo di velluto,interrotto solo dalla tv. Paolo socchiude gli occhi a fessura,soppesando suo figlio in modo raggelante << Marco,c'é qualcosa che devi dirci? >> << No,papà... >> sbotta con voce piatta. Il volto di Paolo diventa paonazzo e serra la mascella,trattenendosi << Giada,se vuoi ti accompagno a casa >> propone Marco,senza distogliere lo sguardo da quello di suo padre <> farfuglio rivolgendo delle mute scuse a Paola. Mi avvio verso la sua camera e Marco si alza per seguirmi. Presto siamo fuori casa sua,dopo aver sceso le scale quasi di corsa come se qualcuno ci stesse seguendo. Lo guardo non appena siamo nascosti dalle fronde degli alberi del cortile << Scusa... Ti ho messo nei pasticci con tuo padre... >> dico abbracciandolo << Fa' niente... - dice quando siamo guancia a guancia - E poi ho fatto tutto da solo... >>. Capisco a cosa si riferisce,ma non riesco comunque a sentirmi meglio. Restiano abbracciati per un pò,in silenzio. Poso la fronte nell'incavo del suo collo mentre osservo alcuni passerotti,svolazzare in picchiata verso una piccola vasca d'acqua che compone un'umile e semplice fontana << Devi proprio tornare a casa? >> mi domanda con un sussurro << Sí,altrimenti a mia zia verrà un attacco di cuore... >> rispondo dando un'occhiata all'ora sul telefono. Sono le 22 e siamo solo a giovedí. Mia zia mi uccide << Dormiamo insieme. - propone improvvisamente - C'é un albergo qui vicino... >> << Per quanto l'idea sia allettante... - rispondo girandomi verso di lui e posandogli le mani sul petto - Davvero non posso accettare... >>. Tengo lo sguardo basso prima di concedergli un lungo bacio. Mi stringe forte e sé,tremando. Come se temesse un mio non ritorno. Ricambio la stretta,carezzandogli alcune ciocche di capelli << Stai bene? >> gli chiedo con le labbra vicine al suo orecchio << Sí... - risponde con lieve insicurezza,fissandomi negli occhi quando mi prende gentilmente per le spalle - Non sentirti responsabile di ció che é accaduto... >> dice con lieve tono forzato << Va bene... - lo guardo,accertandomi che non mi stia mentendo - Devo andare... Ci vediamo domani a scuola >> annuncio stampandogli un ultimo bacio a fior di labbra,avviandomi poi verso il mio motorino.

Due mesi (quasi tre) dopo...

Siamo a Maggio e la scuola sta per terminare. Questo facilita le cose per me e per Marco,viste le molte prove per il saggio di fine anno di danza. Non é semplice,poiché spesso abbiamo orari improponibili che ci impediscono di arrivare a scuola abbadtanza riposati,da non abbandonare la testa sul banco per il sonno. Vorrei che la cosa,terminasse quanto prima ma il pensiero di non vedere Marco tutti i giorni mi deprime. Mi ha avvertito che per le prime due settimane di Giugno,starà via a causa di un torneo di calcio,a cui gli ho promesso di partecipare come sua fan. Il punto é convincere Tiberio ad accompagnarmi,cosa che faccio ogni mattina a scuola non appena arriva in classe. Ora,dopo le prime due ore di lettere mentre aspettiamo il cambio d'ora,ci sparpagliamo per la classe. Mi siedo accanto a Marco,rubando la sedia da un banco a caso e subito,si volta nella mia direzione con un sorrisetto furbo << Ehy... >> mormora a voce bassa. Sorrido a mia volta senza riuscire a non crollargli addosso << Hai sonno? >> mi chiede accarezzandomi la schiena con la mano << Molto... >> mugolo poggiando la fronte sulla sua spalla. Dopo qualche minuto, fra le chiacchiere di Matteo e gli altri,Marco mi afferra per un braccio e mi trascina di nuovo al mio posto,esattamente dalla parte opposta della classe << Che fai? >> chiedo mentre mi strattona per un braccio,facendomi sedere accanto a lui << Resto solo con te... >> si giustifica guardandosi intorno per accertarsi che nessuno ci stia osservando,prima di baciarmi. Posa le mani sul mio viso,attirandomi a sé. Lo seguo,sedendomi a cavalcioni sulle sue ginocchia. Stavolta é diverso. Pur sapendo di non esssere completamente soli,ignoriamo il resto e continuiamo a baciarci. La sua bocca scende sul mio collo succhiando la pelle,altenarnando ai baci dei piccoli morsi. Gli sollevo il viso,immergendomi nei suoi occhi << Come vanno oggi le costole? >> << Sto' bene,Giada... - mi riprende bonario - Non badare a me,okay? >>. Intanto comincio a lasciargli una lunga scia di baci,che dalla mascella scende fino alla gola << Io mi preoccupo invece... - mormoro mordendo leggermente il punto in cui gli farò un succhiotto - Con le costole,non si scherza... >> << Ho come l'impressione di non poter scherzare neanche con te >> mormora ridacchiando mentre gli lascio un piccolo segno arrossato sul collo.

*****


Il teatro é pressocché vuoto. Oltre ad Andrea,Luciana ed alcuni tecnici,siamo soli come quasi ogni pomeriggio. Sono due giorni che lavoriamo al fondale di scena,che metteranno per il saggio: una reggia araba,con cupole che sembrano bigné giganti,circondata da dune desertiche. Passo il pennello sulla linea,per tracciare i contorni della cupola quando Marco mi passa vicino,carezzandomi il viso con la mano sporca di tempera. Apro la bocca,cercando un'imprecazione non troppo cattiva mentre lo guardo attogliando lo sguardo. Ride ed indietreggia,sapendo che cosa gli aspetta << Tu... - sibilò fingendo una minaccia,con ancora il pennello in mano - Sei un uomo morto! >>. Mi lancio verso di lui e comincio a rincorrerlo,come una pazza furiosa. Giochiamo a nascondino fra le tende nere delle quinte,inseguendoci come bambini scatenati. Lo seguo sulle scalette per scendere dal palco,arrivando in platea << Volevo solo scherzare! >> dice col fiatone. Sta' per cedere << Se volevi scherzare,allora vieni qui >> gli ordino aspettandolo sotto al palco. Si avvicina titubante con pochi passi cauti. Lo guardo in quei suoi occhi nocciola,brillanti di giocosità e gli spennello la faccia di giallo-oro. Il segno gli attraversa il viso dalla tempia sinistra passando trasversalmente sul naso fino alla guancia destra, terminando con una serpentina sul mento. Mantiene gli occhi chiusi,strizzandoli per evitare che la tempera gli vada negli occhi e resta interdetto mentre rido di gusto. Ha un aspetto buffo ed io non riesco a non guardarlo rimanendo seria. Sulle labbra gli nasce un sorriso sornione e non so se sia rincuorato dal fatto di vedermi ridere o esterrefatto dal modo in cui si é lasciato fregare. Lo indico senza smettere di ridere,anche quando inizianoa dolermi le guance e a lacrimare gli occhi. Improvvisamente,allunga le braccia e mi afferra per i fianchi nello stesso istante in cui cerco di sfuggirgli. Strillo fra le risa mentre mi strappa il pennello di mano per usarlo con la mano sinistra,sulla mia faccia aggiungendo un tono giallo al blu già presente sul mio zigomo mentre il suo braccio destro mi trattiene contro di sé all'altezza della vita << Marco smettila! >> alzo la voce continuando a ridere mentre allenta la presa per permettermi di girarmi verso di lui << Ti sta' bene il blu sulla faccia >> mormora prima di baciarmi. Cedo nelle sue braccia e chiudo gli occhi,ritraendomi riluttante dalle sue labbra. Sul suo viso,ci sono ora tracce di blu << Torniamo a lavoro,Mr Art-Attack! >> dico riprendendomi il pennello.

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Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***


Qualche settimana dopo... 

Oggi é terminato anche il terzultimo giorno di scuola. Tutti sembrano eccitati per l'estate,ma io non ci riesco. Non vedrò Irene ed Ilaria per due mesi abbondanti e la cosa non mi piace un gran ché. E poi a me piace la scuola,devo dirlo! L'unica fortuna é che Tiberio mi ospiterà a casa sua al mare,esattamente a Follonica dove Marco terrà il suo torneo di calcio. Forse alle volte,la fortuna mi sorride. Magari si é stufata di prendermi in giro e mi dispiace per la sua nuova vittima! Ma ora,urge una grande dose di calmanti. Siamo a teatro per le ultime prove e ritocchi del fondale,perché stasera si va' in scena. Inoltre,presenteremo a fine spettacolo anche il duetto che avremmo dovuto portare al concorso e la cosa,mi spaventa a morte. Marco ha ancora dolori al costato e mi prroccupa anche il suo polso. Ci sono diverse prese,salti e passi che potrebbero danneggiarlo. Conosco molto bene il mio corpo e per esperienza,so' che non dovrebbe nemmeno fare il saggio. Vengo distolta dai miei pensieri dallo stesso Marco,che agita la mano di fronte ai miei occhi << Ehy! Guarda che balliamo Aladdin,non la Bella Addormentata >> mormora giocoso mentre osserva il fondale decorato,che é appena stato appeso. Una reggia araba scintilla grazie ai brillantini che ovviamente,si sono attaccati anche ai nostri vestiti ed alla nostra pelle << Che dici può andare? >> << Sí... >> rispondo sovrappensiero. Lui si volta a guardarmi << Smettila di pensare alle mie condizioni fisiche. Sto' bene... >> dice quasi scocciato mentre un'insolita musica di Tiziano Ferro,suona dalle casse sul palco ad un volume piuttosto basso. Non capisco la canzone,visto che Andrea non ne é un grande fan << Ci penso alle tue condizioni fisiche,vista la ginnastica che hai fatto ieri pomeriggio... >> ribatto mollandogli una sonora pacca sul sedere. Lui sobbalza mentre rido di gusto nel vedere la sua faccia << Ti ricordo che non siamo soli..  >> sibila indispettito mentre gli faccio la linguaccia << Trenta gradi fareneheit,il tuo profumo... Scotta! >> sussurro al suo orecchio,canticchiando la canzone. Mi guarda di sottecchi,con ancora le mani sui fianchi mentre accenno ad un balletto tutt'altro che dignitoso << Il fatto é che tu sai cosa cerco.. - continuo a cantare,indicandolo giocosamente - Collo,spalle,mento. Sono un bastardo cronico... >> mormoro muovendomi a tempo,facendolo ridere quando agito i fianchi con fare sensuale visto il titolo della canzone,'Perverso'. Scuote la testa arrendendosi al mio stacchetto,risultando abbastanza ridicola. Non mi guarda,ma ride  e forse é imbarazzato dal fatto che ancheggi per provocarlo. Andrea,mio malgrado,assiste allo spettacolino ed applaude,facendosi due risate non appena Tiziano Ferro smette di cantare. Imito il mio insegnante mentre le guance di Marco sembrano prendere fuoco. Quando Andrea scompare di nuovo,trotterello vicina a Marco gettandogli le braccia attorno al collo << Sei pazza?! >> domanda stizzito << Come dice il caro e buon Stregatto: "Qui siamo tutti matti" >> dico sollevando un dito per enfatizzare la mia non risposta e stampandogli un bacio sulla guancia. Lui mi guarda torvo e scoppio di nuovo a ridere mentre scendo dal palco per prepararmi. 

****

Sono le 21:20. Sto' aiutando Luciana a vestire le bambine piú piccole che non fanno altro che strillare e giocare,correndo fra uno spogliatoio ed un altro. Con due forcine fra le labbra,termino la crocchia dell'ennesima bambina,prima di congedarla e quando sto' per svignarmela,un'altra piccoletta si presenta con due occhioni color cioccolato,tirandomi leggermente per la manica a palloncino del mio costume di scena << Mi aiuti? >> << Okay >> rispondo gentilmente anche se non sono dove vorrei trovarmi adesso. Finalmente,giunge il mio salvatore. Lorenzo in fono al corridoio,mi fa' segno con la mano << Andrea ti vuole sul palco per alcune foto con Marco prima dello spettacolo! >>. Sollevo il pollice per fargli capire che ho capito ed affido la bambina ad Irene. Le stampo un bacio sulla guancia << Ricordami che ti devo un favore! >> le dico prima di attraversare la folla di marmocchi che mi separa dal palco. Quando ne esco,chiudo la porta degli spogliatoi con un sospiro di sollievo. Se fossi rimasta un altro minuto,li avrei sterminati. Salgo le scale e raggiungo Andrea in camicia e pantaloni,in uno stile che sta' fra l'elegante ed il casual,in compagnia di Marco,che invece indossa il suo costume di scena mentre poco lontano il fotografo si concentra su Rossella,che indossa un body nero e le punte << Carlo,a che punto sei? >> << Ci sono. Possiamo procedere coi protagonisti >> afferma con un okay mentre Rossella si allontana senza dire una parola. Brava bambina! Andrea ci lascia soli col fotografo,che inizia a scattarci qualche foto. Marco non sembra a suo agio davanti all'obbiettivo. Non piú di me. Mi sembra di starci per un'eternità, ma dopo molti flash,ci lascia andare. Marco mi trascina dietro le quinte,dove ancora non c'é nessuno e le luci sono spente. Ci fermiamo vicino ad un muro,facendo attenzione ai cavi elettrici e alle corde del sipario,delle quinte e del fondale << Come ti senti? >> mi chiede tremante << Tranquilla,se escludi la tachicardia >> rispondo col mio solito e puntuale sarcasmo. Lui ridacchia,visibilmente nervoso << É per il pubblico? >> domanda riferendosi al mio cuore galoppante << Forse... - mormoro suadente - O forse é per il bel giovanotto di fronte a me... >>. Prendo fra le dita il bordo del suo gilet senza maniche,di un intenso color prugna,rifinito da bordi dorati. L'unico indumento che gli copre il corpo,oltre ai pantaloni leggermente a palloncino che gli arrivano a metà polpaccio. Su una gamba,é stata cucita una finta toppa piú scura rispetto al beige dei pantaloni. Lui sorride col suo solito atteggiamento sornione,quadno non sa' cosa dire. Incrocia le braccia sul petto evitando il mio sguardo << Cosa c'é? >> insisto spingendogli via le braccia da quella posizione << Ho paura. Un conto é quando balliamo da soli,ma ora... >> << Lo so,ma non ti devi lasciare prendere dal panico... >> lo riprendo bonaria. Mi guarda,come se stesse ponderando la verità nelle mie parole. Alla fine,fa' un profondo respiro << Ehy... - poso le mani sui suoi bicipiti per trattenerlo vicino a me - Guarda che non sei il solo a dover salire su quel palco. Andrà tutto bene... >> mormoro a bassa voce mentre ci giunge ovattato,il vocio degli spettatori che prendono posto in plate ed in galleria. Evita i miei occhi,ma lo costringo a guardarmi mettendogli due dita sotto al mento << Sai una volta un grande ballerino mi ha detto "Non pensarci. I passi verranno da soli" >> lo cito sorridendo << Questo ballerino doveva essere fatto quando te lo ha detto >> commenta mentre scoppiamo a ridere. Smetto quando la sua mano si posa sulla mia guancia << Ti amo >> sussurra stampandomi un bacio casto sulle labbra. Socchiudo gli occhi per poi riaprirli quando si stacca da me e noto che un segno di rossetto,traspare sulle sue labbra << É già la seconda volta che me lo dici... Facciamo progressi >> lo prendo in giro mentre il mio pollice sfiora le sue labbra,nel tentativo di cancellare il segno rosso del mio rossetto. Veniamo distratti dalla voce di Luciana,che invita il pubblico ad accomodarsi. Si balla!

*****

É il momento fatidico. L'ultimo balletto dello spettacolo << Ed ora,signore e signori,vi presentiamo la coregrafia che avrebbe partecipato al concorso del Teatro Verdi di Firenze... >> udiamo la voce di Andrea,annunciarci al pubblico. Tocca a noi. Saliamo sul palco ed ad un tratto,la calma sembra avvolgerci in una bolla. I passi sembrano automatici e non vedo altro se non lui. La coreografia non é mai stata cosí semplice. É come se fossimo in sala da ballo,da soli. Come se stessimo provando. La musica ci trascina e ci porta lontano,come i semi di tarassaco sospinti dal vento d'estate. Ad ogni passo,quando i miei occhi incontrano i suoi,non posso fare a meno di sorridere. É così bello averlo vicino,anche qui. Sul palco,sotto i riflettori e davanti ad un centinaio di persone silenziose,che ci guardano.

Angolo Autrice: Salve Lettori! Non sono qui per fare particolari annunci,a parte ringraziarvi per il vostro sostegno anche solo con la lettura silenziosa :*
Dato che non so se avete mai visto una coreografia,vi lascio i link di alcuni video da cui ho preso spunto. Ci tengo a precisare,che le coreografie di questi video NON SONO CHIARAMENTE MIEI. So’ che sembra un messaggio urlato,ma non vorrei incomprensioni ;)
  1. Il primo video è in riferimento alla coreografia descritta nel capitolo 16,ovvero il duetto di contemporaneo mai portato al concorso    https://www.youtube.com/watch?v=d9ymaoQHJN4 ;
  2. Il secondo video è l’assolo della protagonista,descritto nel capitolo 19 portato al concorso  https://www.youtube.com/watch?v=PSl4BFqg2HQ ;
  3. Il terzo è invece il duetto a tema ‘Aladdin’,descritto in questo capitolo https://www.youtube.com/watch?v=ixzaj_yWhzk .
Buona visione!

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Capitolo 25
*** Capitolo 24 ***


Dopo lo spettacolo,fra mazzi di fiori e saluti,io e Marco restiamo soli sul palco. I faretti ne illuminano il centro,proprio dove siamo noi. In piedi,abbracciati ed in silenzio. I nostri respiri interrompono il silenzio << Fra poco finirà anche la scuola... >> dico improvvisamente in modo distratto << Già... >> conviene lui mentre la punta delle sue dita mi accarezzano la schiena << Marco? >> lo chiamo con un sussurro << Sí? >> << Staremo insieme a dopo il tuo torneo? >> << Dovrò dichiarar guerra a mio padre,ma sí... >> dice con vaga ironia << La vuoi sapere una verità? >> domando cambiando completamente argomento. Faccio sempre cosí e lui sembra averci fatto l'abitudine. Alzo lo sguardo e vedo che é in attesa della mia risposta << Non ho avuto mai niente di piú bello di te... >>. Sul suo volto,gli si dipinge un sorriso << Vale anche per me... >> risponde dopo qualche attimo. Lo guardo negli occhi e ricambio il sorriso << Andiamo a cambiarci >> dico mentre scendiamo dal palco verso gli spogliatoi. Non trovando spazio,prendo le mie cose e mi intrufolo nella sezione degli uomini dopo essermi assicurata che Lorenzo non ci sia. É andato già via,perciò sono solo io con Marco << Ma che fai qui? >> mi chiede perplesso mentre ripone il gilet del costume nel borsone << Mi cambio qui,in santa pace. Di là é pieno di marmocchi >> sbotto innervosita. Non ho mai amato i bambini. Tiro fuori i miei jeans e la mia maglietta con la quale ero venuta,sistemandoli su uno sgabello. Sentendomi osservata,mi volto verso Marco rimasto in piedi a fissarmi sconvolto << Che c'é? >> chiedo inarcando un sopracciglio << Tu ti cambi davanti a me? >> << Sí,dov'é il problema? Ci siamo visti in piú occasioni,perché dovrebbe essere diverso >> rispondo tranquillamente,cercando di togliermi l'assurdo corpetto che ho addosso. Finalmente trovo il gancio e lo tolgo,ponendolo con cura nel borsone. Mi sciolgo i capelli in fretta,lasciandoli cosí come sono. Tenere i capelli legati mi fa' venire l'emicrania. Mi tolgo i pantaloni e resto in completo rosa carne. Lui mi fissa inebetito << Allora?! Muoviti a vestirti o ti lascio qui! >> lo avverto mentre mi infilo la maglietta. Non lo guardo mentre finisco di mettermi anche jeans,ben sapendo l'effetto che mi fa' nel vederlo a torso nudo. Mi lego le scarpe e finalmente sono pronta. Quando mi alzo dalla sedia,lo vedo con una piccola rosa in mano << E quella? >> domando sorpresa. Mi si avvicina col suo solito sorriso sbilenco e mi porge il fiore profumato << Alla miglior co-protagonista che si possa desiderare >> dice baciandomi all'improvviso. Con una mano,mi aggrappo alle sue spalle circondandogli il collo con un braccio. Mi stacco da lui quando sono senza fiato << Grazie >> sussurro prendendo la borsa. Lui sorride e mi apre la porta con galanteria,lasciandomi passare per prima.

Tiberio mi abbraccia non appena esco dal teatro << Giadina! >> mi stringe forte,facendomi volteggiare prima di mettermi giú << Non ti sei annoiato? >> domando punzecchiandolo sotto le costole << Strano,ma vero! >> ammette lui indicandomi con fare giocoso. Anche Irene esce dal teatro e la abbraccio forte prima di lasciarla alle braccia di Tiberio << Che vuoi fare ora? >> mi chiede Marco,circondandomi le spalle con un braccio. Faccio girare la rosa he mi ha regalato fra le dita << Ma é già mezzanotte! >> mi lamento << Lo so. Ti va' qualcosa al bar e poi tutti a casa? >> propone lui,carezzandomi il braccio << Okay >>. 

Una settimana dopo... 

Per quanto io non sopporti il caldo,mi piace il mare ed i suoi profumi portati dal vento. Ho sempre amato l'inverno ed il freddo, ma il mare ha qualcosa di speciale. Siamo in vacanza finalmente e la scuola é finita. Io e Marco siamo passati con una media di 8.33 mentre Tiberio se l'é cavata con un 6.45 strimizzito. Irene,con il suo 7.98,non ha potuto seguirci a Follonica. Oggi partiva per una crociera coi nonni materni,che la porterà in tutto il Mediterraneo. Non dico il solito 'beata lei!',perché per quanto mi riguarda,questa é una delle migliori vacanze che abbia mai fatto. Osservo il sole,ormai pronto a calare all'orizzonte tingendo le nuvole di scarlatto. Marco sta' parlando coi suoi compagni di squadra quando Tiberio bussa alla mia spalla << Fammi sapere cosa combinate questa sera >> << Okay >> sorrido e lo guardo allontanarsi sconsolato. Ora che Irene non c'é,si annoia a morte. Vengo distratta dal flusso dei miei pensieri quando Marco si appoggia al muretto su cui sono seduta,avvicinando il viso al mio. La sua pelle si é già scurita sotto al sole di giugno << Dove posso portarvi,signorina? >> chiede scherzoso,prima di stamparmi un bacio sulla guancia << Ho visto i manifesti per una piccola festa in centro... Possiamo avviarci ora e mangiare qualcosa per strada >> propongo,perdendomi nei suoi occhi << Come sempre,hai delle ottime idee... >> mormora a bassa voce,con fare sensuale prima di baciarmi. Il fatto positivo di questa vacanza al mare é che posso vederlo costantemente in bermuda,a torso nudo cosí da poter toccare la sua pelle,in qualsiasi momento. Il vento della sera ci scompiglia i capelli mentre restiamo fronte contro fronte,a riprendere fiato. Arraffo la sua T-shirt e lo osservo mentre se la mette << Andiamo >> mi incoraggia e mi alzo dal muretto,lisciandomi la maglietta morbida che indosso con un paio di shorts. Mi infilo le mie Converse mentre lui fa' lo stesso con le sue Nike.

****

Alla fine a noi,si sono uniti Tiberio,il suo gruppo di amici e i compagni di squadra di Marco. Nonmi spaventa piú essere l'unica femmina,in un gruppo interamente maschile. Un pò forse per la presenza di Tiberio ed un pò perché sono guarita dalla mia fobia. Questo grazie a colui che tengo per mano. Le nostre dita sono intrecciate mentre ci inoltriamo in una piazza piena di gente. La musica suona e rimbomba nella notte. Ci avviciniamo al bancone e prendiamo qualcosa da bere. Il barista mi porge una bottiglia piccola di birra dopo che gli ho mostrato la carta d'indentità e torno in pista. Tiberio mi invita a ballare e lo seguo,senza allontanarmi troppo da Marco che parla con alcuni suoi compari << Sembra che il mio posto di paladino mi sia stato usurpato >> dice ad alta voce,facendo un cenno in direzione di Marco << No,sei sempre il mio migliore amico - dico sorridendo,ma non lo vedo allegro come consuetudine - Ti manca Irene,vero? >> << Già... Mi teneva sempre la testa occupata e mi piaceva... >> confessa,facendo spallucce prima di bere un sorso del suo drink << Parli al passato,perché? >> << Faccio fatica ad immaginarmi con lei fra un anno >> << Pensa ad ora,non fra un anno... - lo guardo seria negli occhi - Abbiamo poche occasioni per essere felici in una vita già abbastanza corta... Non sprecare anche quelle occasioni per un dubbio >>. Annuisce e finalmente,un sorriso sornione gli arriccia le labbra. Un suo amico si avvicina e parla con lui ed io ne approfitto per tornare da Marco,che sembra essere riuscito a prendere un drink. Due dei suoi compagni di squadra mi osservano da capo a piedi << Rossi,che dice tuo padre della calzamaglia? >> dice il moro con fare spavaldo. Lo fisso impassibile, aspettando una reazione di Marco. Alle volte non sa' difendersi << Prima di parlare,conta fino a dieci... Ammesso che tu sappia farlo. Sai,parli come mangi... - inarco un sopracciglio,lasciandolo di sasso - Per quanto tu possa immaginare col criceto in prognosi riservata,che ti ritrovi nella scatola cranica,ci tengo a precisare che il ballerino é la persona che mette la propria faccia al mondo. A differenza di voi,che vi nascondete dietro trofei,magliette con dei numeri sopra e delle scarpe... >>. Quello si alza in piedi e mi si avvicina,tanto che posso sentire il suo respiro sul viso. Non c'é situazione che dovrei temere di piú al mondo,eppure riesco a mantenere il controllo di me stessa << Francesco, sfiorala e ti faccio ingoiare i denti >> ringhia Marco alle mie spalle << Ma dove l'hai trovata questa?! >> sbotta,indicandomi con una mano << In un posto dove vendono una cosa che si chiama cervello... >> dico acida,tirando fuori la vera me. Quella che nessuno sopporta .

Ci allontaniamo dal gruppo di idioti,in direzione della spiaggia poco lontana << E tu quelli li definisci amici?! >> << Ehy,calma Tigre! >> dice,avvicinandosi mentre allarga le braccia << Calma un corno! >> sbotto ancora innervosita da questa storia. Mi abbraccia ed alla fine, cedo. Poggio la guancia sul suo petto,ascoltando il battito del suo cuore che si fonds con lo sciabordio della risacca << Mai provato in riva al mare? >> chiede interrompendo il silenzio. Sollevò la testa elo guardo,inarcando un sopracciglio. Ci metto un pò prima di relizzare ciò che vuole dirmi << Tu sei tutto matto! >> strillo quando mi prende in braccio << Dici sempre che tutti i migliori sono matti >> << Mio Dio,dovevo essere ubriaca! >> dico ridendo,avviluppandomi a lui con le gambe mentre mi porta verso casa.

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