Incontri... alternativi

di Jay_Myler
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gommarosa ***
Capitolo 2: *** Gumball ***
Capitolo 3: *** La prima onda ***
Capitolo 4: *** Le prime conseguenze ***



Capitolo 1
*** Gommarosa ***


«’Cidenti perché non va questa casseruola?» La principessa Gommarosa non era di certo una principessa come le altre, aveva quel qualcosa in più che la costringeva a spingersi sempre più in avanti, in nome dell’amore che aveva per la sua adorata scienza. Ah, quanto tempo dedicava alla scienza, fin troppo! Questo non le impediva di governare su Dolcelandia come una brava sovrana, ma le precludeva ogni occasione di uscire con qualche principe o qualche eroe magari… ma per lei queste erano solo sciocchezze romantiche che non la riguardavano affatto; questa era la sua gioventù e la sua unica amante sarebbe stata la scienza, la matematica, la fisica a qualsiasi cosa non respirasse o facesse cadere le sue diavolerie scientifiche in terra. Quante volte in tutti quegli anni, Maggior Menta le aveva intimato di frequentare qualche bel principe, ma niente, non ne aveva voluto sapere; per non parlare del povero Finn, il suo temerario eroe… quanto tempo aveva speso – inutilmente –nello sperare anche solo di essere guardato dalla principessa caramellosa.
Gommarosa diede un altro calcio a quell’ammasso di ferro davanti a lei, con una forma apparentemente sferica, esasperata ormai dai continui fallimenti; poco tempo prima si era trovata a costruire una deliziosa macchina del tempo, che permetteva di tornare indietro di qualche minuto, ma grazie a Jake, si erano trovati solo in un gran casotto. Così era decisa, adesso, a tentare un nuovo approccio, ricordandosi della macchina con la quale erano tornati Finn e Jake quando erano intrappolati nel futuro, una macchina che aveva progettato lei stessa, ma che ovviamente, allo stesso tempo, non aveva ancora progettato. Ora si era posta questa sfida, riuscire a ricostruire quella dannatissima macchina sferica, che funzionasse decentemente e che attraversasse le epoche. Dopo di che l’avrebbe segregata ed usata solo in caso di estrema necessità.
«Eureka!» esclamò la principessa, correndo alla lavagna sulla quale erano segnati strane cifre e simboli.
«Cambiando questo… e quest’altro… ma certo! Devo influire sulle linee temporali per viaggiare correttamente attraverso il tempo, non sui flussi! I flussi sono instabili, le linee precise e marcate.» Senza indugiare un altro secondo di più tornò a lavorare sulla sua macchina.
Dopo quindici instancabili ore di lavoro, finalmente aveva finito; si affacciò alla finestra, era una notte serena e tranquilla, di un curioso color viola e le nuvole sembrano fatte di zucchero filato. Avrebbe desiderato più di qualunque altra cosa provare la sua nuova invenzione, ma era così stanca… ma la scienza non poteva aspettare, una scoperta così sensazionale andava provata seduta stante!
Le palpebre iniziavano lentamente a caderle, chiudendole gli occhi un po’ alla volta.
«Sveglia!» intimò la ragazza, scoccandosi un rumoroso schiaffo sulla guancia di gomma.
«Magari giusto un bicchiere di latte e poi di nuovo al lavoro.»
La principessa Gommarosa sapeva benissimo cosa significava per lei un bicchiere di latte; era il traghetto che la trasportava sulla sponda del sonno profondo, il passepartout della nanna.
Doveva resistere… per la scienza!
Si girò verso la porta e lo sconfinato laboratorio si estendeva nell’oscurità più totale; da quanto lavorava al buio? Il lavoro l’aveva assorta al tal punto che la sola luce del suo caschetto le era bastata per non farle accorgere del black out che incombeva; affacciandosi nuovamente alla finestra notò che tutto quel bagliore proveniva solamente dal singolare cielo stellato violaceo e che l’intera Dolcelandia era piombata nel buio più assoluto. Si era aspettata caos e piccoli Dolcibotti impauriti, urlanti, scappare a destra e a manca, ma a quell’ora, nel pieno del sonno, nessuno si sarebbe mai accorto della mancanza di corrente. Questa era un’emergenza? Avrebbe dovuto chiamare Finn? Ma no, alla fine era solo uno stupido black out notturno, si sarebbero occupati della cosa la mattina seguente, chi mai avrebbe rimpianto la luce nel mondo dei sogni? Constatato ciò, la ragazza prese la decisione di unirsi alla stragrande maggioranza della sua popolazione e regalarsi una regale dormita sul suo altrettanto regale e morbido letto a baldacchino. La sua camera si trovava tre piani sopra dal suo laboratorio… ci sarebbe riuscita ad arrivare senza luce?
«Conosco il mio palazzo come le mie tasche!» si disse la ragazza in tono incoraggiante. «Non devo aver paura di nulla in un castello zuccheroso in questa città piena di docletti coccolosi… che più di una volta sono diventati degli spietati zombi… o sono stati attaccati da lupi mannari e pazzi, e da re Ghiaccio… Forza Gommarosa, puoi farcela, è solo mancanza di luce, puoi affrontarla.» disse con decisione.
HIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII….
Gommarosa scattò sull’attenti; si girò furtivamente cercando di fare meno rumore possibile.
…IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII…
Doveva essere la porta… era di certo la porta, quella dannata porta scricchiolava sempre quando la si apriva, ma chi a quell’ora sarebbe voluto entrare nel suo laboratorio? Lentamente continuava a girare il busto, convinta che sarebbe riuscita a scoprire qualcosa senza farsi scorgere nell’oscurità dove si trovava.
…IIIIIIIIIIIIIIIIII….
Piano… doveva fare piano… girarsi con cautela…
....IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII SBAM!
La porta che si era aperta a metà si chiuse tutto d’un tratto, seguito da una rumorosa botta che fece tremare le pareti.
«C-c-chi c’è?» chiese titubante, scostandosi i capelli che le erano caduti sul viso, quando era sobbalzata dallo spavento.
Hiiissss…
«Vento Gommarosa, è soltanto vento.» iniziò a ripetere in una sorta di preghiera portandosi la mano sul cuore, per concedersi un attimo di tregua dalla paura che le stava facendo galoppare il cuore.
Hiiiisss…
«Vento insistente…» continuò a dirsi la ragazza.
Hiiiisssss…
Sarà solo vento? Si domandò in un attimo di puro terrore irrazionale.
«Ragiona Gommetta… è solo… AAARGH!»
Un lampo di luce improvvisa le illuminò il viso a tradimento, facendole lacrimare gli occhi… una luce rossa come un rubino… rossa come il sangue.  
 
 
Jay Myler
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Capitolo 2
*** Gumball ***


«Brucia, brucia, bruciaaaaa.» ripeteva il ragazzo cantilenando, mentre tra le mani aveva un enorme vassoio pieno di biscotti e dolci vari appena sfornati dal suo Antico Forno Incantato; saltellando fino al tavolo lì vicino, posò la teglia e si sfrego le mani calde ed appiccicose, che per un quarto aveva lasciato attaccate dentro i guanti da forno.
«Avrei potuto portarlo io, non credi Principe?»
«Non avercela con me, Principe Fiamma, ma la tua natura rovente - e di conseguenza anche le tue mani - avrebbe fatto stracuocere i miei adorati biscotti nel tragitto fino al tavolo.»
Il ragazzo che gli aveva rivolto la parola, di un colore arancione sgargiante, fatto completamente di fuoco vivo ed ardente, gli fece spallucce, ritornando a fissare con curiosità quello strano personaggio. Non lo conosceva da molto, però da quando era stato ritrovato quel forno enorme, lui era incaricato di dare calore con la sua fiamma e riscaldarlo; non che gli dispiacesse, ma la loro amicizia era nata da una necessità d’occasione. Un principe tutto rosa, fatto interamente di gomma, al quale non si poteva avvicinare troppo, per non rischiare di farlo sciogliere; uno strano principe, che girava in grembiule e cucinava dolcetti in quell’enorme forno; gli aveva spiegato che quei dolcetti non erano dei comuni sollazzi dolciari dei quali cibarsi, ma a lui queste cose magiche non interessavano molto.
Dal fondo della sala, Gumball sentì un sibilo stridente, proveniente forse dalla stanza attigua e precedente a quella dove si trovavano ora.
Hiiiissss…  
«Principe Fiamma, hai sentito anche tu?»
Il principe Gumball balzò sull’attenti, guanti da forno infilati e con in mano un mattarello a mo’ di arma di difesa; il principe fiammeggiante si limitò a guardarlo così come si guardano i pazzi in preda ad un delirio.
«Resta qui, vado a vedere e torno.» disse il principe di Dolcelandia.
La sua spavalderia si era mostrata per solo un’istante, ed aveva sperato per un momento che l’altro avesse insistito per accompagnarlo, invece si ritrovò a dover andare da solo nella stanza antecedente per vedere cosa aveva provocato quel rumore sordo e sibilante, mentre il principe del regno di fuoco si limitava a cercare di mangiare qualche biscotto, con l’infausto risultato di bruciarli appena presi tra le dita.
Si costrinse quindi ad andare ad investigare, come la sua parte temeraria aveva suggerito di voler fare.
Hiiiisss…
«C-c-chi c’è?» La gomma del suo corpo tremava in modo ripetitivo e repentino, sotto la fifa blu che lo attanagliava dalla cima dei capelli, fino alla punta dei piedi.
«Sarà del vento… solo del vento…»
Hiiiiissss…
«Vento… insistente.» sibilò in mezzo ai denti.
Un urlo spezzò il silenzio di quella notte; il principe Fiamma scattò in piedi, pronto all’azione, per vedere cosa avesse provocato quell’urlo così disperato da parte del sovrano di Dolcelandia.
«Perché?» singhiozzava in modo ripetitivo Gumball, seduto a terra, con la faccia tra le mani.
Per un attimo Fiamma rimase immobile e fissare quella scena alquanto… infantile, per non definirla pietosa.
Gumball continuava a frignare, prendendosela con l’oscurità che lo circondava, proprio come un bambino fa quando si sveglia impaurito nel cuore della notte.
«Ehm…» tossì il principe infuocato.
Il principe Gumball saltò letteralmente da terra, ricomponendosi ed asciugandosi gli occhi, con il cuore che ancora però gli batteva a mille.
«T-t-tutto bene, caro amico… va tutto bene!» gli disse agitando una mano in segno di saluto.
Due occhi sanguigni apparvero dietro l’incauto Gumball, che ignaro di tutto continuava a sorridere ed a sventolare la mano come una banderuola al vento.
«Principe, attento, dietro di te!»
La rosea faccia del principe perse ogni traccia di colore e girandosi d’un botto tornò a cacciare il medesimo urlò che pochi minuti prima aveva riempito le stesse pareti di roccia; un mostro enorme, del colore della notte, era calato sul suo viso, fissandolo con due occhi che emanavano una luce rossa come il sangue.
«AAARGH… ‘Cidenti, smettila Marshall Lee!» urlò il ragazzo tornando del suo colore naturale, facendo dei piccoli saltelli sul posto per rilassare i muscoli che poco prima si erano contratti dal terrore.
Una grassa risata riempì l’intera stanza.
«Due volte di seguito… oh per la Nottesfera, non ce la posso fare…» continuava ad intermezzare ogni frase con i residui della piena risata di pancia che aveva appena concluso.
«Grande Fiammifero, senza volerlo mi hai fatto da spalla, dammi il cinque!» disse un ragazzo, mentre si avvicinava al Principe Fiamma con la mano alzata, protesa in alto nell’attesa di poter scendere dopo un sonoro battimano, che, anche se dato perplessamente, non si fece attendere molto.
«Marshall, devi smetterla, io sono il principe di Dolcelandia e…»
«Ed anche un gran fifone! Mi diverte troppo spaventarlo, che ci posso fare?» disse Marshall Lee, il re dei vampiri e della Nottesfera, mentre si guardava la mano ustionata dal contatto con il ragazzo infuocato, rimarginarsi sotto i suoi occhi.
Il Principe Fiamma squadrò il ragazzo tutto d’un pezzo: jeans strappati, scarpe da tennis nere, camicia a quadrettoni e da sotto una canotta grigia, una stranissima carnagione ultraterrena, due grossi canini sporgevano vistosi e due buchini rossi, gli adornavano il collo… lo aveva conosciuto, o almeno lo aveva già visto, molto tempo prima, quando era tornato ad essere un piccolo Fiamma leone per colpa della Regina Ghiaccio.
«Certo che sei cresciutello eh, piccolo fiammiferino…» la sua mano si bloccò a mezzaria sulla sua testa, convinto di volergli dare un paio di pacche su di essa, ma ricordandosi la mano mezza carbonizzata per un high five, rinunciò all’idea.
«Fiamma, mi chiamo Fiamma, Principe Fiamma.»
«Fiamma, fiammifero, che vuoi che importi, sempre un tipo scottante rimani.»
I tre ragazzi tornarono nella stanza dell’Antico Forno Incantato.
«Marshall, che sei venuto a fare qui?» gli chiese Fiamma.
«Serata tra ragazzi!» esclamò pieno di vita il ragazzo – di appena mille anni.
«Serata tra ragazzi?» chiese incuriosito.
«Serata tra ragazzi.» confermarono in coro Marshall e Gumball.
«Ogni tanto facciamo serate solo tra di noi, così per passare più tempo assieme e rinforzare la nostra amicizia!» disse sorridente il principe gommoso.
«Come se non ci sopportassimo già abbastanza noi due eh?» ridacchiò Marshall dando una sonora pacca sulla spalla del ragazzo rosa.
«A proposito di questa serata… Fionna non viene?» gli chiese Gumball, con un velo di spocchia, ricordando come tra i due fosse nata un’intesa particolare che pensava di avere lui con la ragazza; ma poteva solo biasimare sé stesso se l’aveva persa da sotto il naso.
«Fionna!» esultò il principe infuocato, ricordandosi la sua salvatrice.
«Fionna non è un ragazzo…» asserì Marshall, svolazzando lontano dal gruppetto.
«Ma partecipa sempre alle nostre serate, anche se non è un ragazzo noi la vogliamo bene come una sorella e cosa c’è di male se una sorella partecipa ad unna nottata con i suoi fratelli, considerando che noi la vediamo solo come una…»
«Abbiamo litigato, va bene?! Ora smettila di dire assurdità solo per farmi sputare il rospo!»
Gumball si avvicinò al Re dei vampiri, mettendogli una mano sulla spalla.
«Passerà vedrai, ormai fate sempre quello in questo periodo, litigate e poi fate pace, litigate di nuovo e poi fate pace di nuovo… e così via.»
«Non capisci» scosse la testa in senso di diniego, togliendosi dalla portata dell’altro. «Il problema è proprio questo… litighiamo sempre in questo periodo… io… ho paura di perderla Gommino bello.» disse atterrando sul pavimento e mettendosi a sedere su una sedia tutta rosa accanto al tavolo.
Nessuno aveva la più pallida idea di cosa dire, chiunque conoscesse Marshall Lee poteva asserire di non averlo mai visto preoccupato, o tanto meno desideroso di parlare dei suoi sentimenti e questa cosa spiazzava un po’ tutti, Principe Fiamma compreso, che si sentiva a disagio, considerando che vedeva Fionna non esattamente come una sorella.
«Tu e Fionna…?» riuscì solo a dire, in un confuso tentavo di chiarire la situazione.
«Sì, Principe Fiamma» iniziò a chiarirgli Gumball «Loro è già da un po’ che si… frequentano
«Beh sì, all’inizio diciamo era solo per sbatterm…» Gumball gli tappò la bocca, impedendogli di finire la frase.
«Quello che Lee vuole dire, è che la loro era cominciata come una storia… leggera, ma a quanto parte il demone ha perso la testa.»
«Non la metterei propriamente così…» esordì Marshall liberatosi dalla morsa della mano di Gumball, dalla quale aveva cominciato a succhiare il colore rosa.
«Quindi ora state… insieme?»
Marshall Lee guardò torvo quel principe incandescente; faceva troppe domande sulla sua Fionna per i suoi gusti.
«Già, quindi toglici il pensiero, fiammiferino.»
Il principe del regno di Fuoco, si limitò a non rispondergli, tornando a concentrarsi sui biscotti che non riusciva a far in tempo a mangiare, prima che il calore delle sue mani li tramutassero in cenere.
 
Jay Myler
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Capitolo 3
*** La prima onda ***


Terra di AAA
 
Nel regno di AAA tutto scorreva liscio come l’olio, i cattivoni erano già stati presi a calci nelle chiappette da un bel po’ di tempo e l’eroina di turno ora poteva riposarsi, meritatamente nella sua casetta albero, nella tranquillità e nel silenzio della pace che le cullava il riposo.
«AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH! LO ODIO QUELLO STUPIDO!»
Fionna saltellava sul divano morbido del suo salotto, mentre cercava di strappare dei pezzi di stoffa da un cuscino che si era trovato tre le sue grinfie e che ora si era trovato a fare da valvola di sfogo.
«Suvvia dolcezza, vedrai che le cose si sistemeranno, ormai è un periodo che fate sempre quello, litigate e fate pace, litigate e fate pace… vedrai che anche questa volta non faticherete a riappacificarvi.» la rassicurò Cake, mentre sottraeva quel povero cuscino alle immane torture medievali che gli stavano infliggendo. «Anche se quel ragazzo non mi piace per niente.» concluse a denti stretti.
La ragazza si vide portare via il cuscino e stava per sfoderare la spada per riprenderselo, quando, in un momento di lucidità, gettò a terra l’arma e si passò le mani tra i suoi lunghissimi capelli; quasi rimpiangeva di non indossare più il suo vecchio cappello a coniglietto, che per tanti anni, nella sua infanzia l’aveva accompagnata in epiche battaglie. Ora che era diventata una vera signorina, come le diceva sempre Cake, e che aveva deciso di stare con quello screanzato svolazzate, sempre parole di Cake, doveva vestirsi e comportarsi come una ragazza matura, continuando sempre a proteggere, però, la sua amata terra, ormai in un periodo di pace e silenzio; le mancava tantissimo calciare quelle chiapette disoneste e sciabolette se lo faceva bene!
Si mise a sedere mentre raccoglieva tutta la sua chioma da una lato, cominciando ad intrecciarla senza pensarci troppo. Se solo il suo ragazzo fosse stato un poco più buono e meno Re dei Vampiri! Di certo non lo voleva mieloso e zuccheroso come il Principe Gumball, quello rasentava il diabete, ed era così concentrato sul fare dolci e cose zuccherine mentre governava su Dolcelandia che non l’aveva mai considerata abbastanza come una donna quale era diventata, a differenza di Marshall Lee, che anche se con commenti poco appropriati ed apprezzamenti un po’ spinti, aveva subito dimostrato di essersi accorto dell’enorme cambiamento che era avvenuto in Fionna; non voleva che il suo Marshall cambiasse, lo avrebbe voluto giusto un tantino meno irrequieto e cattivo, un po’ più come il Principe Fiamma magari. Quel ragazzo lo aveva letteralmente visto crescere, anche se molto rapidamente; da minuscolo fiammaleone coccoloso, si era trasformato in uno splendido ragazzo dai capelli di fuoco. L’animo caldo del Principe l’aveva sempre affascinata e la sua non indifferente bellezza l’aveva colpita anche da più piccola; tra di loro c’era stata da subito una forte amicizia, ma la cosa non si era mai spinta oltre; dopo che lei e Lee si erano iniziati a frequentare, la ragazza aveva perso di vista il povero Fiamma, che spesso e volentieri si trovava con Gumball ad alimentare il suo forno magico, a cucinare chissà che cose… magiche!
Se in un primo momento, la ragazza, aveva visto il sovrano di Dolcelandia come ragazzo, così affascinante, con il potere e così interessante, con il Principe Fiamma questa scintilla non era mai nata, forse per la tempistica, forse per i loro caratteri così simili, forse perché a quel tempo aveva già in mente Marshall. Chissà se sarebbe mai nato qualcosa tra di loro in caso contrario, ma adesso si stava chiedendo come avrebbero risolto questo ennesimo litigio lei ed il suo ragazzo; lui era così… lugubre e cattivo ragazzo, così dalla parte del caos, ma allo stesso tempo non aveva mai fatto del male a nessuno, era solo un po’ ribelle ed amava suonare il suo basso, quindi lui non poteva essere così cattivo come si diceva. O forse lei non aveva mai visto la sua indole predatrice; a conti fatti, lei teneva davvero tanto a Marshall Lee, ma si stava chiedendo se, visto le loro ultime vicende, fosse lui il suo futuro.  
«Vedi Cake, è questo il vero problema; è un periodo che litighiamo sempre… io… ho paura di perderlo, sorellona.» disse mentre abbandonava l’intreccio dei capelli, per buttarsi tra il pelo soffice della coda della sua gatta pezzata.  «Litighiamo per ogni minima cosa, anche quando non ce n’è motivo, certe volte vorrei che la terra tremasse, squarciandosi in mezzo e che la Nottesfera se lo venisse a riprendere!»
CRABOOOOOOOOM!
«Dolcezza, dovresti fare attenzione a ciò che desideri!» disse la gatta, mentre si allargava a mo’ di cuscino gigante, per prenderla al volo, dopo che quella terribile scossa, aveva fatto cadere la ragazza giù dal divano.
«Accidenti, chissà come sta Marshall!» disse Fionna piombandosi fuori dalla porta di casa, correndo all’impazzata per raggiungere il suo ragazzo.
 
 
Terra di OOO
 
«Per tutti i Dolcibotti, cosa è successo?» si chiese la Principessa Gommarosa, mentre si massaggiava la testolina gommosa; il suo laboratorio era tutto in disordine e la macchina del tempo era gravemente ammaccata su un lato, così che la forma sferica iniziale, si fosse tramutata in una specie di ovale asimmetrico; dalla finestra proveniva una strana luce mattutina, l’alba era decisamente all’orizzonte e a lei mancavano un bel po’ di ore di memoria. Si alzò da terra e poggiando una mano sul suo bancone da lavoro, le venne in mente cosa era successo a lei ed alla sua creazione scientifica.
«Se soltanto Marceline non mi avesse spaventato così tanto ieri notte, non sarei inciampata, distruggendo la mia adorata creazione! Adesso non saprò mai se funzionasse o meno!» singhiozzò.
Ci aveva speso così tante ore di lavoro sopra, per non parlare della progettazione, dei calcoli matematici, algebrici, quantistici, di tutte le ricerche che aveva svolto, le nottate di sonno saltare, gli zuccheri ingeriti, le giornate di Sole perso, ma soprattutto l’addolorava l’aver perso la sua adorata creazione! Sarebbe stata l’invenzione del secolo, forse addirittura del millennio, grandi cose si sarebbero potute fare se solo non ci fosse finita miserevolmente e pesantemente sopra, compromettendola definitivamente. Era tutta colpa di…
«Marceline! Dove si è andata a cacciare?» la sua voce era un misto di rabbia e di confusione, con un velo di paura: giocare o interferire con oggetti così potenti ed ancora instabili, così come era stata la sua macchina del tempo, poteva aver comportato delle conseguenze più o meno gravi; forse anche irreparabili ed orribili. Dietro un’anta della porta intravide una ciocca nera come la pece; dovevano essere i capelli di Marcy, che poteva essere svenuta lì terra, o forse peggio… ma al peggio non voleva assolutamente pensare. Quella vampira era la sua più grande sciagura e la sua più grande gioia; la Regina dei Vampiri suscitava in lei sentimenti contrastanti, sentimenti che comunemente non vengono provati nello stesso momento per una medesima persona. La adorava da impazzire, con quei suoi modi ribelli, con la sua spavalderia e quella sua cattiveria che millantava ogni istante, le faceva perdere la testa, in ambo i sensi; per non parlare di quanto adorasse la sua voce melodiosa, mentre si accompagnava con il suo basso, o dei suoi lunghi capelli corvini che le incorniciavano il viso pallido e quei due minuscoli morsetti sul collo che la facevano appartenere alle creature della notte; che sembrasse una creatura dell’altro mondo era assodato, ma la sua straordinaria bellezza non sembrava appartenere alla Nottesfera.
Tra le due ragazze non s’era stato sempre questo rapporto contrastato, non era da sempre che si punzecchiavano l’un l’altra, non era da quando si erano conosciute che si sentivano in dovere di contrastarsi e contraddirsi qualunque cosa dicessero; il loro rapporto prima era diverso, era più intimo, più amichevole, ma quello era solo uno spettro del passato, che l’induceva a porsi soltanto più sgarbatamente nei suoi confronti.
Si avvicinò sommessamente, come se il peggio potesse sentirla e concretizzarsi se l’avesse sentita arrivare e un passo dopo l’altro si avvicino all’entrata del laboratorio. Vide quella ciocca prima muoversi leggermente, poi sparire completamente dietro il legno; il peggio era scongiurato, la sua adorata Marceline era ancora incolume, anche se più si una volta le aveva fatto perdere la pazienza, ed ora le aveva fatto distruggere la sua scienza, la voleva ancora bene. Sorpassò la barriera di legno che le separava e con un grosso sorriso, le si avvicinò per aiutarla, stendendole una mano.
Il suo sorriso si spense immediatamente.
Ritirò leggermente la mano.
«E tu chi sei?»
 
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Capitolo 4
*** Le prime conseguenze ***


Terra di AAA
 
«Sciabolette, dove si sono cacciati tutti quanti?» esclamò in preda al panico Fionna, mentre correva verso il palazzo di Dolcelandia.
Dopo quell’enorme scossa di terremoto, o qualunque cosa fosse quella scossa immane, si era trovata a terra, nel mezzo della foresta, senza sapere come ci fosse arrivata. Nessuna traccia di Marshall, nessun animale della foresta, nemmeno la sua inseparabile Cake era al suo fianco. Oramai impaurita di essere rimasta da sola sulla faccia della terra, andò nell’unico posto dove poteva trovare delle risposte, dall’unica persona abbastanza intelligente e perspicace, che perlomeno potesse iniziare a teorizzare qualcosa. Il Principe Gumball era l’unica sua speranza, sempre che non fosse stato lui l’artefice di tutto quel trambusto; più si avvicinava al castello, più si accorgeva che il mondo sembrava ormai deserto; temeva per il suo ragazzo, per il principe Fiamma, per Cake ed i suoi cuccioli, ma soprattutto temeva per lei: se era rimasta davvero da sola su tutto il pianeta, cosa mai avrebbe fatto?
Arrivata al castello, trovò tutte le porte spalancate, alcune scardinate, nessuna guardia banana che controllava chi entrasse, nessun maggiordomo, nessun dolcibotto, solo un assordante silenzio lugubre che aleggiava su quelle che ormai sembravano solo le rovine del vecchio castello.
«Cake!» urlò la ragazza, vedendo una sagoma accasciata a terra; era la sua gatta che svenuta giaceva sul pavimento.
«Cake ti prego, svegliati!» iniziando a schiaffeggiarla sul muso.
«Sto bene dolcezza, sto bene. Aiutami ad alzarmi.» sussurrò Cake.
Fionna la prese in braccio, impaurita e senza sapere dove andare adesso; doveva continuare a cercare, il principe avrebbe saputo cosa fare! Avrebbe potuto curare Cake ed avrebbe sicuramente spiegato a tutti, con tranquillità che non c’era da preoccuparsi perché si trattava di chissà quale fenomeno naturale e che tutti gli esseri di AAA apparissero di nuovo come per magia,
«Cake, sai se c’è qualcun altro insieme a noi?»
La testa della micetta, annuì leggermente, puntando con la zampa verso il muro di destra; finalmente il cuore della ragazza tornò a battere normalmente, non solo aveva trovato la sua sorella e sapeva che stava bene, ma adesso sapeva anche che non erano le uniche sopravvissute a quella scossa enorme.
Una voce da lontano si sentiva echeggiare tra i corridoi; si guardò intorno, capì che Cake le aveva suggerito di ascoltare le pareti, perché come diceva sempre lei, anche i muri hanno tanto da dire.
Iniziò a correre lungo il corridoio e più si avvicinava, più sentiva la voce scandirsi meglio; all’inizio solo poche parole non chiare, poi intere frasi, fino a sentire una voce da donna e quella del Principe dibattere animatamente. Con la speranza del cuore e le orecchie tese a captare i loro discorsi, Fionna continuò a correre diritto, senza così notare che il pavimento era finito per dar spazio ad una lunga rampa di scale in discesa.
 
 
Terra di OOO
 
«Principessa Fiamma! Principessa Fiamma!»
Finn l’avventuriero stava gridando con quanto fiato avesse in corpo per cercare la sua Principessa; non si ricordava molto, sapeva solo che un minuto prima erano seduti uno accanto all’altra sull’erba, all’uscita di un labirinto sotterraneo che avevano appena visitato ed un attimo dopo si era svegliato cinquanta metri più avanti e con la testa dolorante.
«Principessa Fiamma! Jake! Dove siete?» continuava ad urlare anche se non aveva più voce in corpo, ma doveva assolutamente trovarli; in mezzo alla foresta, nei pressi di un dungeon, con un fiume che scorreva lateralmente a tutto, era un posto pericoloso quello! Jake poteva riuscire a cavarsela se era ancora tutto intero, ma l’idea che dell’acqua potesse toccare Fiamma lo terrorizzava; come lui si era svegliato in posto dove non si ricordava di essere arrivato, così la principessa poteva svegliarsi nei pressi dell’acqua se non proprio dentro, ed allora sarebbe stata la fine di tutto.
«Finn!»
Un mugolio da dietro un cespuglio lo fece avvicinare; c’era la sua principessa, quasi spenta, che stava fin troppo vicino al fiumiciattolo che scorreva; capperetti, proprio quello che voleva evitare. Ma la ragazza stava più che bene, solo ancora spaventata e debole e leggermente spenta.
«Finn cosa è successo? Mi ricordo solo un grande rumore e poi la terra tremare, come quando erutta un vulcano, ma senza quel bel tepore della lava ed il bel grigio cenere che rimane nell’aria.» disse la ragazza, portandosi una mano alla testa, mentre l’altra la strinse al guanto ignifugo della mano di Finn.
«Non lo so Fiammetta, ma dobbiamo cercare Jake, tu non lo hai visto vero?»
La ragazza scosse il capo e lentamente incominciarono insieme le ricerche del loro compagno di avventure.
«Finn, come mai ero vicino al fiume? Io non mi sono spostata dalla tovaglia! Forse anche Jake si sarà svegliato in un posto diverso, perché non andiamo a cercare altrove?»
Il ragazzo acconsentì, ma proprio mentre stavano per cambiare zona videro una macchia gialla sul terreo.
«Aspetta Finn, cos’è quella?» chiese la Principessa indicandola.
Lìavventuriero fece una corsa e trovò solo un pezzo abbastanza grande della pelliccia di Jake; era indiscutibilmente la sua pelliccia, quelli erano i suoi peli, sempre di quel giallo intenso, così morbidi e setosi; anche se Finn sapeva che erano di Jake, sperò con tutto il cuore che quell’ammasso di peli appartenesse a qualche altra bestia gialla della foresta e che di conseguenza quel sangue su di essi non appartenesse al suo migliore amico e fratello.
 
 
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