Come stelle nella notte

di tienimiancora
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Buio ***
Capitolo 3: *** Sogni ***
Capitolo 4: *** Tenebre ***
Capitolo 5: *** Cambiamenti ***



Capitolo 1
*** Prologo ***




Prologo.

 

Dopo aver appoggiato distrattamente la giacca sul divano si erano recati nella stanza di Emily.
La ragazza aveva notato qualcosa di strano nei suoi occhi.

«Lucas, c'è qualcosa che non va?» chiese vedendolo preoccupato.
«Cosa potrebbe andare male quando sono con te?» rispose lui, riservandole uno dei suoi sorrisi mozzafiato; quelli che lei adorava.
Emily scacciò via il pensiero che Lucas potesse star male quando la prese e la avvolse nelle sue forti braccia.
Lei lo amava.
Lo amava come non aveva mai amato nessun altro.


«Mi sei mancata, lo sai?» sussurrò Lucas prima di baciarla dolcemente.
«Anche tu, ma ora sei qui» aveva risposto lei, stordita da quei suoi occhi azzurri che la fissavano attentamente.
Ancora non riusciva a credere che lui l'amasse.

In fondo era solo una ragazza come le altre, cosa aveva di speciale?
Rimasero pochi secondi a fissarsi, poi, lui non resistette all'impulso di buttarla sul letto e baciarla.
E lo fece.
La baciò profondamente e aggressivamente come se potesse in qualche modo incatenarla a lui.

Sapeva quel che stava facendo, sapeva che ciò che stava per fare sarebbe stato rischioso.
Ma doveva provarci.
Doveva farlo per lei.
L'amava troppo e avrebbe rischiato il tutto e per tutto per averla con se per sempre.
Nonostante fosse agitato doveva cercare di sembrare il più naturale possibile.
«Emily...» la chiamò. Forse per il desiderio, o forse per la paura che all'improvviso lo aveva assalito.
La ragazza si staccò.

«Lucas, sei sicuro di star bene?» Emily fissava quel viso perfetto.
I suoi occhi, di un azzurro con sfumature tendenti al verde, avevano assunto un colore più grigiastro.

Emily sapeva che quando assumeva quelle tonalità c'era qualcosa che non andava.
Lo conosceva troppo bene ormai.

«Ti amo, questo lo sai vero?» disse all'improvviso Lucas cercando di nascondere l'agitazione nella sua voce.
«Certo che lo so. E anche io ti amo» rispose lei un po' spiazzata da quella domanda che le parve fin troppo scontata.
Emily decise di tirarlo su di morale prendendo in mano la situazione.

Sapeva che qualcosa non andava perchè Lucas si comportava in modo troppo insolito.
Decise di prendere lei le iniziative e di farlo impazzire; sapeva che gli avrebbe fatto bene.
Iniziò a provocarlo, baciandogli il collo.
Sentì un gemito di piacere che interpretò come conferma a quello che stava facendo, così continuò a baciarlo in modo più appassionato.
Lucas si alzò lentamente, mentre le loro labbra erano ancora unite: erano incastrate alla perfezione, come due tasselli di un puzzle.
Lui con un movimento veloce si tolse la maglietta.
Emily, come ogni volta, rimase senza fiato.
Lucas era perfetto per lei; 
non si era ancora abituata a tutta quella bellezza, neanche dopo due anni.
Lui le sorrise cercando di sembrare di nuovo il ragazzo di prima, il Lucas sicuro e senza preoccupazioni.
Emily ci cascò e lo baciò, ancora e ancora.
Non si sarebbe mai stancata di quelle labbra, mai.
Il ragazzo sapeva che era quasi arrivato il momento.
Mentre lei continuava a baciarlo lui fece scivolare le sue dita sotto la sua canottiera rosa sfilandogliela con facilità, nello stesso modo in cui si era liberato della sua t-shirt.
Lucas aveva preso il controllo.
Solo i jeans separavano i loro corpi, ma a lui non interessava quello.
I baci che dava la ragazza iniziarono ad essere più affamati e più desiderosi.
I loro cuori battevano allo stesso ritmo, alla stessa velocità.

Lucas percepì quel dolore tanto conosciuto, in mezzo alle scapole: le sue ali gridavano di essere spiegate.
Quando stava con lei era difficile trattenerle.
Ormai Emily sapeva tutto di lui, conosceva il suo segreto.
Quando la ragazza le sentì sotto le proprie dita, provò un senso di immenso piacere.

Era sempre così quando veniva a contatto con quel tessuto morbido e surreale.
Oltre che ad essere lisce e morbide come la seta, risplendevano di una luce bianca che illuminava tutta la stanza.
Sapevano di fresco, di pulito, di un profumo dolce che difficilmente si scorda.
Quando era con Emily esse vibravano d'amore. 

Lucas iniziò a baciarla sul collo, ora che aveva aperto le sue ali era più rilassato come ogni volta che le estendeva.
'Adesso Lucas, è il momento' pensò.
La baciò scendendo sempre di più.
Sfiorò con il naso il reggiseno bianco di Emily.
Continuò a baciarla.
Iniziò a pensare alle cose più orribili che potesse immaginare.
Tutte riguardavano Emily.
Dopo qualche minuto una piccola lacrima scivolò veloce lungo la sua guancia cadendo silenziosa nel punto in cui aveva stabilito.
Proprio lì, dove i battiti erano più forti.
Il cuore di Emily si fermò per un secondo, che a Lucas parve un eternità.
Poi, accelerò all'improvviso.
Il ragazzo tirò un piccolo sospiro di sollievo, lei non se ne accorse nemmeno.
Era immersa da tutta quella situazione che si godeva a pieno.
Lucas si sentì più sollevato ma mancava ancora una parte importante per completare il rito.
Lei lo stringeva sempre di più a sé, mentre rideva sentendosi mordere affettuosamente il collo.
Le loro labbra erano di nuovo unite. 
Lucas iniziò a morderle anche il labbro inferiore, ma lo fece in modo più violento, fino a quando non sentì il sapore metallico del sangue in bocca.
«Lucas, ma che fai?!» Emily si scostò da lui e iniziò a esaminarsi il labbro tagliato.
'Ora' pensò Lucas.

«Scusa, è che mi sono lasciato andare, lo sai che non riesco a trattenermi...»
«Ma non è per il male, è che non me l'aspettavo» lei fece per alzarsi, ma Lucas fu più veloce di lei.
Si girò velocemente e le sue ali urtarono il suo viso.

Solo sfiorandole il labbro.
Vista da fuori questa poteva sembrare una mossa distratta, ma Lucas l'aveva appositamente preparata.
Il suo scopo era quello di macchiare la punta delle sue ali con il sangue di Emily.
Doveva solo dire la frase e il rito sarebbe stato completato.
Si allungò verso la scrivania e afferrò un fazzoletto di carta.
Si girò verso Emily e glielo tamponò sul taglio che si era formato sul labbro.
«Mi dispiace» disse lui.
«Non è niente, adesso passa. Però cerca di non dissanguarmi la prossima volta!» disse lei sorridendo.
Lucas rise, continuando a medicarle le labbra.

Dopo aver tolto via tutto il sangue rimaneva soltanto un piccolo taglio che era appena visibile.
All'improvviso Lucas iniziò a dire parole incomprensibili.
Teneva gli occhi chiusi e si toccava la punta dell'ala.
Emily non si era neanche accorta che quella parte cosi candida del suo corpo fosse macchiata del suo stesso sangue.
«Cosa stai facendo Lucas!?» disse lei in preda al panico.
Lui continuava a parlare e dire sempre la stessa frase, sembrava latino.

Ad un certo punto una luce bianca lo avvolse completamente.
Emily fu costretta a coprirsi gli occhi con la mano.
«Lucas!» gridò, senza vederlo.
Una mano strinse la sua.

«Devi fidarti di me, Emily» rispose lui cercando di rassicurarla.
Ora la stanza era avvolta in una luce abbagliante. 

«Lucas, ti prego!» gridò ancora Emily, sempre più impaurita.
«Qualunque cosa succeda sappi che ti amo. Lo farò per sempre.»
Emily non fece in tempo a rispondere.
La sua mano scivolò via dalla presa di Lucas.
«Emily no!»

Queste furono le ultime parole che la ragazza udì prima di cadere nell'oscurità.

Angolo autrice: Salve a tutti, sono nuova e diciamo che ho sempre avuto questo "sfizio" di buttarmi sulla scrittura.
Questa storia sarà incentrata sul mondo Angeli-Demoni, che personalmente amo, e su questo amore che risulterà essere impossibile.
Essendo nuova ho bisogno di tanti pareri e critche per riuscire a migliorare e decidere che strada prendere, quindi sarebbe davvero meraviglioso se qualcuno di voi (su questo sito ci sono davvero tantissimissime persone) mi lasciasse una recensione.
In qualsiasi caso porterò a termine la storia -che tra parentesi ho ripescato in una di quelle cartelle dimenticate sul mio computer- scritta qualche anno fa.
Spero di riuscire ad appassionarvi, un abbraccio :)

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Capitolo 2
*** Buio ***




Buio

 
All'origine non vi era nulla se non il buio e le stelle che componevano l'Universo.
Dall'aggregazione di più corpi celesti nacquero esseri puri e meravigliosi, angeli, che iniziarono a vivere in modo pacifico in una terra sospesa nel cielo.
Ogni volta che una di queste creature faceva un torto alla natura o ne influenzava il corso precipitava diventando un angelo caduto; essi non avevano più accesso al Paradiso, a meno che non riuscissero a purificarsi e lasciarsi alle proprie spalle la natura da demoni e la cenere dell'Inferno di cui erano stati sporcati.
Successivamente l'Universo venne abitato da altre forme di vita e per evitare scontri tra questi mondi paralleli venne costruito il Ponte che grazie alla magia e ai materiali più resistenti dell'Universo riuscisse a mantenere l'equilibrio.
Esso, infatti, può essere attraversato solo dai discendenti delle stelle della notte: gli angeli e i demoni.



Lucas fu avvolto da una luce abbagliante.
L'espressione impaurita di Emily era ancora vivida nella sua mente: mai aveva visto i suoi occhi così colmi di paura.
Era confusa, spaventata e sconcertata da tutto quello che stava succedendo nella sua piccola stanza.
Il ragazzo continuava a ripetersi cosa avesse fatto di sbagliato, gli sembrava di aver svolto il rituale alla lettera: la lacrima sul cuore, il sangue sul punto più luminoso dell'ala e quella frase che si era dovuto imparare a memoria.. Eppure non aveva funzionato ed Emily non era lì con lui.


Lucas sbatteva le ali quasi meccanicamente mentre il suo sguardo era ben lontano da quel posto così meraviglioso, ma che adesso aveva un non so che di triste e vuoto.

Egli aveva tanto atteso quel momento; ormai da giorni aveva sognato di percorrere il Ponte insieme ad Emily spiegandole tutto quello che la vita avrebbe avuto in serbo per loro.
Le avrebbe mostrato tutto il suo mondo tenendola per mano e guardandola come faceva sempre: con occhi traboccanti d'amore e di gioia.
Lui l'avrebbe trasformata in un angelo dandole così la tanto attesa immortalità.

Angelo.

Quella parola lo trafisse come il colpo di mille lame appuntite.
Era la sua natura, la sua essenza.

«Avanti Lucas, smettila di sparare cazzate. Questa è davvero la più grossa che tu abbia mai detto!» il ricordo della voce di Emily le apparve chiaro e forte nella mente.
La ragazza aveva reagito così davanti alla parola 'angelo'.
«Emily lo so che non mi avresti mai creduto, ma è quello che sono» aveva risposto lui serio.
Lei era rimasta sbalordita quando dalla schiena di Lucas erano spuntate due ali bianche.
Si era avvicinata timidamente continuando a guardare il ragazzo stupita e incredula.
La sua mano tremava quando le aveva sfiorate, riempendosi di quella felicità e accarezzandone ogni centimetro.
Infatti dopo essersi accertata che non stava sognando ci aveva creduto davvero: il ragazzo che amava era un angelo.
«Dovrai accettare quel che sono, perchè purtroppo non posso cambiare» aveva detto lui.
«Ti amerei anche se dovessi scoprire che sei un unicorno rosa.» A quella buffa affermazione la tensione tra di loro svanì, lui era scoppiato a ridere finalmente felice.
Avevano passato la serata a mangiare caramelle gommose distesi sul letto, mentre Emily faceva domande su domande a cui Lucas doveva rispondere a raffica.
Quando la ragazza aveva saputo ogni cosa riguardante il passato di Lucas, quest'ultimo aveva teso la mano verso di lei, alzandosi dal letto e dirigendosi verso la finestra aperta da cui entrava una brezza leggera ed estiva.
«Vieni con me» le aveva detto.
La ragazza gli aveva stretto la mano e lo aveva guardato incuriosita.
Avevano volato a lungo fino a quando lui l'aveva portata fin sopra le nuvole.
Emily non ci credeva, le era sembrato solo un meraviglioso sogno da cui non voleva svegliarsi.
Invece era la realtà, la sua realtà.
«Non ti lascerò mai, questa è una promessa. Troverò un modo per averti con me per sempre» le aveva detto lui, in un momento di silenzio.
Lei si era avvicinata e lo aveva guardato con quei suoi grandi occhi castano chiaro.
«So che ce la farai. Per me, per noi.» E poi lo aveva baciato, come non aveva mai fatto.
Subito si ricordò del calore dei loro corpi a contatto l'uno con l'altro, e di quando l'aveva sentita davvero sua.
Lui apparteneva a lei, lei apparteneva a lui.
Dopo aver fatto l'amore si erano distesi a guardare le stelle, mentre ancora erano abbracciati.
Sembravano così vicine, così luminose quella sera.
«Sai qual è la costellazione del Sagittario?» le aveva detto Lucas.
«Quella dell'arciere?»
«Esatto. Vedi... La direzione della freccia indica l'inizio del Ponte, quello che collega il mio mondo al tuo» aveva spiegato lui.
«Un giorno lo attraverseremo insieme» aveva detto osservando ancora il cielo.
Quel ricordo lo riportò al presente, gettandogli addosso una nuova ondata di dolore.

'Avevi promesso che non l'avresti mai abbandonata, invece guarda ora dove sei.
Stupido.
Non avresti mai dovuto lasciarla da sola.'

Lucas venne scosso da quei pensieri che invasero la sua mente tutti nello stesso istante.
Doveva tornare indietro dalla sua Emily.
Aprì gli occhi di scatto, fermò le ali e fece 'retromarcia'.
Iniziò a volare nella direzione opposta a quella in cui stava andando.
Ma dopo pochi minuti fu costretto a fermarsi.
«Lucas Burke, hai già infranto troppe volte gli antichi Patti. Ora è tempo che tu paghi per ciò che hai fatto riportando così l'equilibrio sia sulla Terra che nel Paradiso.» Era una voce possente.
Il potere di quelle parole così ferme e decise crebbe quando Lucas vide Caleb: il primo Angelo, il creatore di tutto.
L'immagine di Emily accasciata a terra nella sua stanza, da sola, si concretizzò nella sua mente e questa visione, alimentata dalla rabbia, gli diede la forza necessaria per rispondere.
«No» disse Lucas.
«Tu, piccolo angioletto bastardo. Sai chi hai di fronte?» gli occhi di Caleb si incendiarono.
«Sì, l'Angelo più vecchio che abbia mai visto. Sai che li porti proprio male i tuoi milioni di anni? Ti assicuro che mia nonna usa delle creme di bellezza che fanno miracoli, se vuoi posso chiederle quando è libera per insegnarti... » un tuono illuminò il cielo sopra di loro: l'Angelo si stava arrabbiando.
«Non so chi ti abbia protetto quando hai provato a compiere il rituale, ma ora sei qui al cospetto del grande Angelo. Ti pentirai di esserti messo contro di me.»
«Dici di essere un fratello, un amico e un padre per tutti noi. Allora perchè non puoi semplicemente perdonarmi e farmi tornare da Emily? E' vero, ho infranto i Patti cercando di donare l'immortalità ad un essere umano, ma l'ho fatto per amore. L'ho fatto per averla sempre con me.» Nella voce di Lucas si poteva percepire un accenno di disperazione.
«Avresti potuto pensarci prima e accontentarti degli anni che avreste avuto a disposizione. Immagino tu abbia trovato il rituale in qualche vecchio libro della tua famiglia, Lucas. Conoscevo perfettamente tuo padre e so benissimo a cosa stesse lavorando. Ma questo è un altro discorso. Portare un'umana, una fragile ragazza mortale, nel nostro mondo è impensabile. Dovrai accettarne le conseguenze, non posso dirti altro.»
Il ragazzo sapeva che da sempre la sua famiglia effettuava studi scientifici e ricerche sul corredo genetico della sua specie, ma non aveva mai voluto approfondire l'argomento.
In realtà aveva letto quel rito in un vecchio libro di magia oscura che non centrava nulla con i suoi parenti.
«Quando potrò rivederla?» disse con voce tremante, cercando di trattenere le lacrime che minacciavano di uscire allo scoperto.
Ormai il sarcasmo di pochi minuti prima aveva fatto spazio alla paura di perderla davvero.
«Mai più» rispose Caleb facendo un ghigno mostruoso.
Ma Lucas non fece in tempo a vederlo perchè l'oscurità avvolse lui e la luce che emanavano le sue ali.
Cercò di lottare, tra la risata amara dell'Angelo che stava causando tutto questo e l'immagine di Emily che si stava allontanando sempre di più fino a diventare una figura sfocata, avvolta in quelle che sembravano due mani troppo perfette per appartenere ad un essere umano.
A quel punto Lucas smise di lottare e si abbandonò alle tenebre perdendo i sensi.

 

***


'Dove sono?' pensò Emily, ritrovandosi nel buio più profondo.
Dopo pochi minuti si ricordò di tutto quello che era accaduto: la luce accecante, le parole latine che riempivano la sua stanza, la mano che aveva stretto...
«Lucas!» gridò all'improvviso.
Ancora un po' frastornata si alzò in piedi, con un lieve giramento di testa.
Dov'era finita?
Si girò intorno ma tutto rimaneva invariato: buio buio e ancora buio.
Ad un certo punto vide in lontananza quella che sembrava essere una piccola fiamma rossa, e decise di andarle incontro sperando di trovare Lucas.
Finalmente distinse un piccolo fuocherello che era alimentato dal nulla in mezzo.. al nulla.
Si accorse solo dopo che due figure la stavano guardando.
Erano due bambini di circa otto anni perfettamente identici, probabilmente gemelli.
La stavano fissando entrambi.
Stessi occhi verdi, stesso taglio di capelli e stessa collana.
'Che strana collanina' pensò Emily guardando il ciondolo che raffigurava una piccola rosa nera, con delle spine rosse sul gambo.
Mentre Emily continuava con il suo flusso di pensieri i bambini non si erano mossi di una virgola.
«Ciao.. Ehm, sapete dirmi dove mi trovo?» chiese Emily, abbozzando un sorriso.
«Ti stavamo aspettando, signorina» rispose il bambino a destra, aveva una voce armoniosa.
Le venne in mente quella di Lucas.
«Ma chi siete?» chiese Emily.
«Noi siamo i Marchiatori, signorina. Lui ci aveva detto che saresti arrivata, Lui non si sbaglia mai.» Questa volta rispose il bambino a sinistra.
«Lui?» Emily non capiva più niente.
«Noi siamo i suoi figli prediletti. Lui è nostro padre e noi siamo al suo servizio, signorina.»
«Potete smetterla di chiamarmi signorina? Sapete, ho un nome.»
«Sappiamo anche questo. Sei Emily Moore.»
«E voi come fate a saperlo? Perchè mi trovo qui? E soprattutto, che posto è questo?» chiese allarmata.
«Ti trovi sotto la casa di nostro padre. Adesso sei al di sotto dell'Inferno.»
Emily non voleva crederci, questo poteva essere soltanto un brutto incubo. Doveva essere un incubo.
«Sto solo sognando, non è reale tutto questo» pensò ad alta voce senza accorgersene.
«In effetti hai lasciato il tuo corpo in camera tua, come se stessi dormendo. Ma con l'anima sei qui, con noi. Quindi è come se fossi sveglia. Non so se mi spiego...»
«Il mio corpo è a casa, mentre con la mente sono qui?»
«Esattamente, signorina.»
«Non mi avete ancora spiegato perchè mi trovo in questo luogo però.»
«Tutti noi abbiamo un destino. Tu credi che il tuo sia quello di vivere una vita per sempre con il signorino Lucas Burke, ma non è così. Come pensi che sarà tra 40-50 anni? Lui sempre un perfetto ventenne, tu un'anziana signora?»
«Voi.. Voi sapete del segreto di Lucas?» chiese Emily, ora seriamente spaventata da quei visini paffutelli.
«Nostro padre ci ha raccontato tutto. Ma rispondete alla domanda, credi davvero che sarà per sempre con il tuo Lucas, signorina?»
«Lucas me l'ha promesso. Troverà un modo per rendermi immortale» rispose lei decisa, pensando che qualche volta avevano affrontato il discorso.
«Credi che esista davvero un modo? Se nasci uomo, muori uomo. Se nasci Angelo... non muori e basta» rispose il bambino a destra con un ghigno spaventoso.
«Ora basta, voglio tornare a casa. Voglio rivedere Lucas, devo svegliarmi» rispose lei brusca.
«Dobbiamo ancora svolgere il compito per cui siamo nati, signorina.»
I bambini si alzarono e andarono verso Emily, la quale si stava seriamente spaventando.
«C-Che state facendo?»
«Noi siamo i Marchiatori, Lui ci ha ordinato di marchiarti.»
I loro occhi divennero viola scuro.
Intorno a loro brillava una luce anch'essa viola, ma sul loro volto era dipinta un'espressione mostruosa.
Emily si alzò di scatto ma un bambino fu più veloce di lei e la strinse per il polso.
Al suo tocco la ragazza si sentì bruciare.
Allora con l'altra mano cercò di ribellarsi e di allontanare quel bambino orribile, ma si ustionò anche quella: più si agitava, più la pelle bruciava.
Continuava a pensare a Lucas e che aveva bisogno di lui.
«Basta vi prego, mi state uccidendo!» disse lei disperata.
«Se farai la brava non dovremo usare la violenza, signorina.»
«Rivedrò Lucas?» domandò cercando di nascondere il dolore della sua voce.
«Non lo sappiamo. Solo Lui sa. Ora noi dobbiamo marchiarti, signorina.»
«Ma a cosa serve questo dannato marchio!?» Emily era esasperata.
Perchè dovevano marchiarla? A cosa sarebbe servito?
«Dimenticherai tutto.»
«Dimenticherò?» chiese con voce incredula.
«Sì, dimenticherai. Consideralo come un dono. Lui non fa marchiare tutti. Sei molto fortunata, signorina.»
«Ma io non voglio dimenticare assolutamente nulla!»
«Troppo tardi.»
Con un gesto veloce uno dei due bambini tirò fuori un piccolo stilo, lo posò sul fuoco fino a quando non divenne incandescente.
Poi, sempre con quella strana luce viola negli occhi lo posò sul collo di Emily, leggermente sotto l'orecchio destro.
La ragazza sentì un dolore allucinante.
Gridò.
Gridò per il dolore, per lo stupore, perchè aveva paura e perchè si rese conto che se provava tutto quel dolore non era solo un sogno.
Gridò perchè aveva bisogno di Lucas.

«Qualunque cosa succeda sappi che ti amo. Lo farò per sempre
Il viso di Lucas le comparve nella mente, questa era l'ultima cosa che si era sentita dire.
'Ti amo anche io, ma ormai è troppo tardi' rispose mentalmente.
Con questo ultimo pensiero chiuse gli occhi abbandonandosi all'oscurità, credendo di oltrepassare quel tunnel che non l'avrebbe più riportata alla vita reale, ad una vita con Lucas. 

Angolo autrice: Ma ciao a tutti :) Allora eccomi qui con il primo e vero e proprio capitolo! Diciamo che al posto che chiarire qualcosa forse l'ho incasinato ancora di più.. Ma è proprio così che deve essere :D Ora i due protagonisti continueranno le loro avventure separate.. Non so se farò un capitolo per uno e uno per l'altra, vedrò in base alla situazione.
Piano piano però tutto sarà chiaro, state tranquilli!
Ci tenevo a ringraziare tutte quelle (splendide) persone che mi hanno lasciato una recensione nel Prologo, spero davvero di trovarvi in tanti pure qui!
Quindi niente ditemi tutto nella più totale sincerità, accetto qualsiasi cosa :)
Vi abbraccio tutti, al prossimo capitolo :*

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Capitolo 3
*** Sogni ***




Sogni

 

*6 mesi dopo*

-Emily-

Emily si svegliò di colpo sentendo nelle orecchie il suono delle chitarre dei Green Day che si scatenevano sulle note di “American Idiot”, scrutò la situazione e vide che sull'aereo non c'era più nessuno.
Le due hostess, che quattro ore prima avevano illustrato energicamente le vie di fuga nel caso ce ne fosse stato bisogno, avevano in mano una piccola aspirapolvere che passavano ritmicamente fila per fila su ogni sedile.

Vedendo soltanto quelle che aveva classificato come la “riccia” e la “bionda” si chiese dove fosse la terza e ultima barbie.
Sarà scesa” pensò Emily distrattamente, ritirando l'I-Pod azzurro nella borsa e canticchiando ancora l'ultima canzone ascoltata. 

«Dormito bene?» domandò una voce acuta.
Emily sentendo quelle parole sobbalzò e girandosi di scatto riconobbe la terza hostess, la “stronza”, la quale si era guadagnata quell'appellativo nel momento in cui la maglietta azzurra della ragazza si era abbellita con un'incantevole macchia di aranciata.

«Oh, perfettamente direi» rispose fingendo uno sbadiglio «Come mai non mi avete svegliata? Sull'aereo non c'è più nessun passeggero» domandò guardandosi ancora intorno.
«Mi dispiaceva ancora per l'incidente di prima, così ho pensato di lasciarti dormire... Sembravi parecchio stanca» disse abbozzando un sorriso tirato.
Emily decise di lasciar correre congedandola con un veloce 
«Grazie.»
Si alzò dal proprio posto e si sporse per recuperare il suo trolley sopra al sedile. 
Raggiungendo la fine del corridoio disse un 
«Arrivederci!» generale e si affrettò a scendere i gradini.

Una volta uscita dall'aereo respirò a pieni polmoni l'aria di Chicago: era tornata a casa. 
Anche se era stata via per quattro giorni le mancava quello che aveva lasciato qui. 
Chicago era una città affollatissima, piena di vita e di gente che non si fermava mai un secondo; infatti lei, sua nonna Gwen e la sua amata Sam -un pastore tedesco trovato nei cassonetti di fronte a casa sua- abitavano in una graziosa villetta in periferia, lontano dai rumori della città.

La ragazza prese il cellulare e digitò il numero di sua nonna. 
Dai Gwen, dimmi che ce la fai oggi.” pensò immaginandosi la donna che armeggiava con il telefono cercando di ricordarsi cosa dovesse fare per rispondere.

Questa immagine le stampò un sorriso sul volto, e quando al quarto squillo sentì un 
«Pronto?» incerto tirò un sospiro di sollievo.
«Nonna ce l'hai fatta!» esclamò con una risata Emily.
«Hai visto tesoro? A furia di provare si impara! Allora, stai arrivando che qui ci manchi?» disse la donna, ed Emily sentì Sam che abbaiava in sottofondo.
«Non proprio... Sono appena scesa dall'aereo. Adesso devo uscire dall'aeroporto e cercare un taxi» disse incamminandosi.
«Allora è atterrato in ritardo l'aereo.»
«Mah, non penso. Che ore sono adesso?»
«Le 16:50»
Emily fece un rapido conto e capì che i casi potevano essere due: o quella deficiente di una hostess l'aveva lasciata dormire per più di mezzora, oppure l'aereo era effettivamente in ritardo di 35 minuti.
Pensò che fosse la prima opzione e accelerò il passo, maledicendo la “stronza”.

«Cazzo allora devo muovermi, ci vorrà ancora un'ora prima di arrivare a casa.»
«Cosa vuoi da mangiare, Em?» chiese la nonna.
«Oddio nonna non ne ho idea, qualsiasi cosa va bene. Adesso però devo riattaccare perché mi conviene correre se voglio trovare subito un taxi. Ci vediamo a casa, ciao!» e dopo aver sentito il «Va bene tesoro, fai attenzione» di Gwen riattaccò.

Per fortuna riuscì a trovare nel giro di pochi minuti un taxi disponibile, e dopo aver caricato il suo trolley e aver dato le indicazioni all'autista partirono.

Durante il viaggio Emily decise di sfruttare il suo tempo a pieno e compose un numero sul cellulare, mentre si metteva gli auricolari.
Dopo il primo squillo una voce maschile rispose.

«Pronto?» la voce era roca, probabilmente si era appena svegliato.
«Ehi Steve, come va?» domandò la ragazza controllando gli altri messaggi che aveva ricevuto: erano per la maggior parte di Susan, una delle sue più care amiche.
«Ciao Emily! Com'è andato il viaggio? Io tutto bene» disse lui riprendendosi un po'.
«Stancante, ma in compenso ho fatto delle foto stupende, penso che Gary ne sarà davvero contento.»

Gary Fisher era il suo capo, e in quei quattro giorni a Los Angeles Emily si era data da fare per scattare due servizi fotografici; il primo ad una sfilata di moda, il secondo ad una cerimonia galante.
Una delle sue più grandi passioni era la fotografia e grazie al lavoro che svolgeva per il suo capo riusciva a pagarsi completamente il corso di design che seguiva all'università.

Un altro grosso vantaggio era che Gary ed Emily avevano fatto amicizia, e prendendola in simpatia la mandava spesso a fare questi “week-end lunghi” -come li chiamava lui- in giro per l'America.
La ragazza amava viaggiare, forse come la maggior parte delle ragazze di vent'anni, e qualche volta era pure riuscita a portarsi dietro Susan.
Cosa poteva esserci di più bello?


«Sì sì, sicuramente» rispose pensando alle espressioni e i gridolini che avrebbe fatto Gary vedendo i modelli maschili che avevano sfilato. Sorrise immaginando quella scena buffa, tipica del suo amico.
«Beh... Allora stasera ti passo a prendere e andiamo a festeggiare come avevamo deciso?» chiese in tono malizioso.
«Steve ti avevo anche chiamato per questo, mi dispiace se eravamo già d'accordo, ma sono molto stanca e preferirei vederci un altro giorno... Sabato sera?» fece in tono dispiaciuto.
«Che peccato, io avevo così tanta voglia di stare un po' con la mia ragazza» insistette lui.
«Mi dispiace ma non mi va. Tanto mancano solo due giorni a sabato, dai» cercò di chiudere Emily.
«E va bene, ma sabato decido io il programma» sospirò Steve.
«Andata.» 
«Allora riposati e preparati per la serata di sabato, sarà indimenticabile!» esclamò contento.
«Non vedo l'ora» chiuse Emily salutandolo, con meno entusiasmo di lui.

Che palle” pensò. 
Emily stava uscendo con Steve da qualche mese ormai, eppure c'erano momenti -tipo quello- in cui desiderava soltanto essere lasciata in pace.
Steve Collins era un affascinante 25enne che amava il calcio e la medicina. 
Le ragazze cadevano ai suoi piedi e tutte avrebbero voluto “passare un'indimenticabile notte con Mr. Collins”.
Emily l'aveva conosciuto alla festa di compleanno di Susan, c'era stata subito molta sintonia tra loro e così avevano iniziato ad uscire insieme.
La ragazza stava bene con lui, solo che alcune volte si sentiva... Oppressa.
Nonostante questo lui era dolce e disponibile, quindi pensava che con il tempo -forse- sarebbe nato qualcosa in più oltre alla semplice attrazione.

Quando alzò lo sguardo si accorse della via che portava a casa sua e sorpresa iniziò a ritirare le sue cose nella borsa.
Una volta fermi Emily pagò e si diresse verso casa.

Iniziò a giocare con il campanello suonandolo ripetutamente, come faceva sempre, e quando Gwen aprì la porta il pastore tedesco corse verso la sua padrona.
Sam aveva così tanto entusiasmo che fece rotolare per terra Emily, ma lei sembrò fregarsene perchè abbracciava e stringeva la sua amica a quattro zampe con tanto amore.
Dopo una serie infinita di “Ciao piccola”,“Mi sei mancata” e dei baci che lavarono completamente la faccia ad Emily, la ragazza si alzò e andò a salutare sua nonna che era sulla soglia di casa. 

«Ciao Gwen» disse Emily abbassandosi -sì, era alta 1,80 circa- per darle un bacio sulla guancia.
«Ciao a te Em» rispose la nonna tutta sorridente. 
Gwen Cooper era l'unica parente che le era rimasta. 
I suoi genitori erano morti in un incidente stradale quando aveva soltanto tre anni.
Gwen decise di prendersi cura di quella bambina, e la crebbe come fece con il padre di Emily.
Aveva un cuore immenso, e tutti la conoscevano per la sua grande umiltà. 
Era una nonnina simpatica sulla sessantina, con capelli folti e castani, come gli occhi, i quali erano grandi e sempre curiosi.
Era decisamente più bassa della nipote, infatti spesso doveva chiamarla per afferrare qualcosa sugli scaffali più alti, scusandosi ogni volta.

«Se non ci fossi tu, Em!» diceva sempre sorridendo.
«Se non ci fossi io, nonna!» rispondeva Emily dandole un bacio sulla guancia.
Il loro era un bel rapporto, lo era per davvero.

Dopo aver chiaccherato del più e del meno in giardino, mentre giocavano con Sam, Emily decise di andarsi a fare una bella doccia rinfrescante; si sentiva sporca dal viaggio, ed essendo giugno iniziava a fare caldo. 
Così andò in bagno e si svestì.

“Ho proprio bisogno di lavarmi” pensò mentre si osservava allo specchio.
Era sempre stata più alta rispetto alle sue coetanee, fin da piccola aveva giocato a pallavolo e nonostante avesse smesso da qualche anno ormai, il fisico da pallavolista era rimasto.
Lunghi capelli rossi le incorniciavano il viso, e risaltavano i suoi occhi grandi color nocciola, che fiera diceva di aver preso dalla nonna. 
Lo sguardo cadde su quella piccola cicatrice che aveva appena dietro l'orecchio, da circa sei mesi, quando una mattina si era svegliata in ospedale con Gwen che le teneva la mano. 

I medici le avevano riscontrato dei segni di scottatura sulle mani, e poi quella cicatrice che -con un po' di immaginazione- assomigliava ad una rosa. 
Non dava nell'occhio, e se non lo sapevi non ti capitava neanche di notarla, ma Emily si chiedeva spesso cosa fosse successo quel giorno, e come mai non si ricordasse più nulla.

«Spesso gli aggressori drogano le loro vittime, è possibile che questo sia accaduto a te» avevano detto i medici spiegandole che l'unica opzione possibile era una presunta aggressione in casa.
«I coglioni, mi passi il termine, ci sono dappertutto signorina e al giorno d'oggi è più facile di quel che sembra procurarsi una sostanza stupefacente» aveva insistito il medico.
Emily alla fine aveva dovuto credere a questa “versione della storia” anche se a volte il dubbio tornava.

Dopo essersi lavata, aver mangiato un piatto di pasta e aver guardato una di quelle soap opera seguite da Gwen, decise di andare a dormire.
Appena mise la testa sul cuscino si addormentò e quella notte sognò un ragazzo bellissimo, incorniciato dalla luce che emanavano delle grandi ali bianche.
Peccato che la mattina seguente -come ogni giorno negli ultimi sei mesi- non avrebbe ricordato più quel volto.


Angolo autrice: Eccomi qui con il terzo capitolo bella gente :D 
Allora, prendendo in considerazione i consigli di alcune persone che mi hanno recensito, oggi vi ho fatto vedere soltanto ciò che riguarda Emily (da qui in avanti suddividerò i capitoli seguendo Emily e Lucas separatamente)e ho descritto un po' com'è la ragazza, introducendo anche diversi personaggi che poi avranno il loro "spazio" più avanti. Infatti mi scuso se vi ho riversato ondate di informazioni, ma questo capitolo di passaggio andava fatto per forza (visto che nei precedenti sono sempre stata misteriosa ahaha).
Avete notato l'ultima parte..? Cosa sarà mai quella "cicatrice" *w* ahahah, mi diverto con poco.
E chissà cosa starà facendo il nostro Lucas...
Ci tenevo a farvi sapere che riuscirò ad aggiornare solo settimana prossima, è già un miracolo che oggi sono riuscita a pubblicare questo... però l'attesa verrà ripagata :D 
Volevo ringraziare -come sempre- tutte le persone che mi hanno lasciato una recensione, siete stupendi.
Inizio a capire che la storia piace e questo mi rende davvero felicissima.
Vi invito ancora una volta a lasciarmi un parere o un consiglio, che mi fanno più che bene.

Prima di salutarvi volevo ringraziare il mio ragazzo che contribuisce a trovarmi tutti i nomi dei personaggi e mi da una mano in generale con la storia. Quindi grazie amore **

Ora ho finito, (spero) a presto. 
Un bacione :*

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Capitolo 4
*** Tenebre ***





Tenebre


Il primo angelo a cadere fu il più piccolo tra i due fratelli. 
Egli fu costretto a capire da solo la sua nuova natura, saziando la propria sete e iniziando il cammino sulla Terra.
Capì prima di tutti che la vita che lo aspettava sarebbe stato un lungo ed infinito viaggio per riuscire a trovare quella luce che avrebbe illuminato il cuore liberandolo dalle tenebre.


-Lucas- 


Lucas si svegliò sollevando le palpebre molto lentamente, i suoi occhi non riuscivano a mettere bene a fuoco la scena che aveva davanti a lui; così si prese ancora qualche secondo prima di rifare un altro tentativo. 
“Dove diavolo mi trovo?” iniziò a formulare queste parole riprendendosi. 
Quando provò una seconda volta il risultato fu più soddisfacente: era sdraiato su un materasso molto rovinato, davanti a lui c'era uno specchio in cui vedeva il riflesso del suo volto sbigottito, le pareti erano di un azzurro tenue e non c'era neanche una finestra per permettere alla luce di entrare. 
In quella che aveva classificato come “camera” era completamente solo.

Dopo essersi assicurato che fosse in grado di alzarsi sgusciò fuori da quel letto improvvisato sistemandosi i vestiti sudici che aveva addosso. 
“Ma da quanto mi trovo in questo posto?” si domandò.
Prima di incamminarsi verso l'unica via d'uscita di quella stanza, si tolse la camicia per spiegare le sue ali ed essere pronto a combattere, se necessario.
Dopo aver fatto quella leggera pressione al centro delle scapole le sue ali occuparono il loro posto dietro la schiena del ragazzo, il quale perplesso si guardò allo specchio. 
Le ali che vedeva riflesse erano tutt'altro che bianche, luminose e splendenti; esse erano scure, di un colore tendente al viola, formate da tante pieghe e la loro fine non era ben definita come quelle che aveva sempre avuto.
Lucas imprecò e corse fuori da quella stanza, sicuro che avrebbe trovato le risposte alle domande che gli frullavano nella testa.

Uscendo dalla camera Lucas si ritrovò di fronte ad un ragazzo che sembrava della sua età. Egli lo guardava sorridendo, aveva un sorriso perfetto che risaltava gli occhi e i capelli neri come la pece. Indossava una maglietta aderente rossa da cui si intravedeva il suo fisico scolpito, ed era alto tanto quanto Lucas. Inoltre aveva in mano un bicchiere da cocktail da cui spuntava un ombrellino giallo, che stringeva forte mentre era appoggiato ad un tavolo anch'esso nero e lucido. 
Quel ragazzo aveva un fascino particolare e Lucas restò un attimo immobile ad osservarlo, ma appena notò le stesse ali scure che gli spuntavano dietro la schiena si scagliò contro di lui. 
«Che cazzo mi hai fatto, eh?!» sbraitò Lucas prima di afferrarlo per la maglietta costringendolo a guardarlo. 
«Ehi, ehi... Senti, vediamo di darci una calmata» rispose l'altro allontanandosi da lui con molta facilità. 
«Spiegami cosa mi hai fatto. Subito!» esclamò Lucas con la stessa rabbia di prima. 
«Ma perché siete sempre così alterati quando vi svegliate?» domandò a nessuno in particolare alzando gli occhi al cielo. «Inizierò presentandomi, va bene? E comunque lo farò quando il mio spazio vitale sarà nuovamente rispettato... Grazie» concluse sorseggiando dal suo bicchiere e facendo segno di accomodarsi a Lucas, il quale con molta cautela e senza abbassare la guardia si sedette sulla prima sedia vicina. 
«Io sono Logan» disse porgendo una mando davanti a lui. «Lucas» ribatté l'altro stringendola, ma fulminandolo con gli occhi.
«Ti trovi nella mia umile dimora situata al centro dell'Inferno. Sì, possiamo anche evitare la parte in cui salti sulla sedia ed esclami “Oh mio dio, ma tu sei il primo angelo caduto!” perchè ti posso confermare che sono proprio io» disse con nonchalance guardandosi le unghie. 
Dopo aver appoggiato tranquillamente i piedi sul tavolo -mocassini sporchi di fango, oltretutto- continuò a parlare fissandolo negli occhi. Il suo sguardo era penetrante, come se volesse arrivare dritto all'anima.
«Sei qui da una settimana; hai passato sette giorni intensi a dormire senza mai svegliarti -russando per la maggior parte del tempo se lo vuoi sapere- però è comprensibile la cosa, dato che non dormirai per un bel po' di tempo...»
Nella mente di Lucas continuavano a formarsi pensieri, domande e conclusioni che cercava disperatamente di accantonare: non poteva essere vero. 
Quando Logan riprese a parlare Lucas lo interruppe. «Caleb mi ha fatto cadere, vero?» disse accentuando la penultima parola «Io sono un demone ora... Questo spiegherebbe le mie ali e questo fastidio che provo alla gola. Mio padre è Vince Burke, immagino avrai sentito tante storie sulla nostra famiglia, di conseguenza mi scuserai se so già qualcosa sui demoni e la loro natura» rispose in tono deciso Lucas, sostenendo per la prima volta lo sguardo di Logan. 
«Mi piaci, ragazzo. Era da un po' di tempo che non accoglievo un tipo sveglio. Di solito sono tutti “oddio aiuto” “ti prego fammi tornare com'ero” “io voglio essere un angelo” e bla bla bla, tu invece sembri aver accettato già questa tua nuova vita» disse sorridendo appena, prima di riprendere il discorso. «Quando ci fu quella litigata ricordo che vidi il male negli occhi di mio fratello: lui meritava di cadere... Non io. Invece è successo così ed ora cerchiamo di stare il più lontano possibile. Io, a differenza di tutti voi novellini, mi ricordo il motivo della mia caduta» disse guardando oltre Lucas qualcosa che non c'era effettivamente. «Circa 1800 anni fa, per la precisione 1789, facendo uno di quei soliti viaggi per piacere personale sulla Terra, che prima o poi qualsiasi angelo fa, mi innamorai di una ragazza. Era bellissima e mi ricordo ancora il profumo dolce della sua pelle. La incontrai a Parigi, e appena la guardai negli occhi capii quello che la gente raccontava soltanto nei libri antichi: il significato della parola amore. 
E' facile intuire che iniziammo a ridere, scherzare, parlare di qualsiasi cosa ed utilizzare ogni scusa scadente per vederci anche solo 5 minuti. Dopo anni passati insieme decisi di mostrarle la mia vera natura. La notizia stravolse il suo modo di vedere il mondo, e per un po' di tempo si allontanò da me. Furono mesi terribili e mi accorsi che il sentimento che provavo per lei era davvero incontenibile.» Logan continuava a fissare negli occhi Lucas, il quale attento ascoltava ogni parola. 
«Riuscirai ad immaginare la felicità che provai quando si presentò una notte nel Motel dove temporaneamente abitavo e mi disse soltanto queste parole: “Logan, trova un modo per avermi con te per sempre.” Io rimasi colpito, ma non ci pensai due volte e iniziai a cercare disperatamente un modo per renderla come noi... Anzi, come quello che eravamo: angeli
Lucas, intanto, continuava a formulare pensieri su pensieri e a scrutare quegli occhi profondi. 
«Non è la prima volta che ti vedo... Io ti conosco» sussurrò mantenendo il suo sguardo.
«Sì, è vero. Andai da tuo padre per chiedere se avesse scoperto un modo per trasformare gli umani in quegli esseri immortali e bellissimi. Mi ricordo che appena mi fece entrare si girò subito verso di te e ti disse di andare in camera a giocare, che poi ti avrebbe sfidato a non so quale gioco. Annuendo con la tua piccola testolina e guardandomi un'ultima volta, andasti in un'altra stanza lasciandoci soli. Quando spiegai la situazione a Vince, egli mi disse che non aveva ancora scoperto nulla del genere, e così mi affidai alla stregoneria» Logan si fermò riprendendo fiato.
«Immagino che la magia nera non abbia funzionato» concluse Lucas. Nella sua voce si poteva chiaramente notare una nota triste. «Esattamente. Poi ci fu la litigata con Caleb, le forze divine, la caduta di centomila metri e tutto quello che i Sacri testi riportano scritto» disse infine incrociando le braccia al petto. 

«Mi dispiace per tutto quello che ti è accaduto» rispose Lucas in tono sincero «Ma esattamente, cosa dovrò fare per riguadagnarmi il rispetto del Paradiso?» domandò il ragazzo. 
«Come ogni piccolo demone che capita nel mio “centro accoglienza” -mi piace chiamarlo così da quando mi sono messo a disposizione di tutti voi angeli caduti- ti addestrerò per riuscire a cavarvartela da solo sulla terra» disse con un sorriso beffardo. 
«Non hai comunque risposto alla mia domanda...» puntualizzò Lucas. 
«Vagherai sulla terra in cerca della luce che riuscirà a liberarti dalle tenebre. La luce emanata dal cuore del tuo vero amore. Cosa c'è di più puro di questo?» rispose come se fosse la cosa più naturale del mondo, andando a buttare il bicchiere ormai vuoto che c'era sul tavolo.
«Sembra un'impresa impossibile visto che non ricordo di essere mai stato innamorato» affermò impassibile Lucas.
«Quando la troverai credimi che te ne accorgerai. Fidati di me» dicendo queste parole si alzò stiracchiandosi e andò verso la sedia su cui era seduto Lucas. 
«Allora, inizio ad avere un certo languorino... Tu?» chiese dandogli una pacca amichevole sulla schiena. «Non è fame... E' come se avessi un fastidio qui in gola» rispose indicandola. 
«Te l'ho già detto che ti devi fidare di me?» disse facendogli l'occhiolino. «Ed ora... Che entri il banchetto!» esclamò questa frase allargando le braccia in un gesto teatrale, e dopo aver schioccato le dita si aprì un varco nella parete davanti a loro che fece intravedere qualcosa che si muoveva. 
Poco dopo da quel muro uscirono un ragazzo e una ragazza, i quali erano legati e imbavagliati e guardavano spaventati i due demoni che avevano di fronte. 
«Bon appétit» sussurrò con un ghigno Logan, girandosi verso Lucas il quale lo osservava incredulo. 


Angolo autriceMaaaa ciao bellissimi :3
Mi scuso per il ritardo, ma come vi avevo anticipato questa settimana non sono riuscita a scrivere molto... Con questo capitolo spero di essere scusata *occhioni dolci* 
Comunque, passiamo alle cose importanti. Prima di tutto mi scuso per aver fatto un po' di casino con questi "sbalzi di tempo", mi accorgo solo ora che avrei dovuto pubblicare questo capitolo prima del terzo, in quanto se vi ricordate ho ambientato l'altro "sei mesi dopo". 
Ci tenevo a sottolineare che questo si è svolto una settimana dopo "il casino del rito" che aveva combinato Lucas. 
Dopo aver precisato questa cosuccia spero di non avervi annoiato troppo e di aver chiarito alcune cose; la prima novità è sicuramente il cambio di natura che ha fatto il nostro Lucas, diventando un demone. 
Poi abbiamo conosciuto un nuovo personaggio, Logan, (che vi giuro amo ahahah) e anche qui si è saputo un po' di più sulla sua storia e sarà molto utile al nostro protagonista averlo incontrato... E poi c'è questo finale che spero vi abbia un po' spiazzato u.u
Come si ciberanno questi demoni? E soprattutto... Con cosa? *w*
Non fatevi problemi ad esporre le vostre ipotesi :D 

Detto questo concludo sperando di avervi soddisfatto anche questa volta, e vi giuro non so come ringraziare tutte quelle persone meravigliose che hanno iniziato a seguire questa storia, commentare, recensire e farmi correzioni. 
Infatti vi invito ancora a lasciarmi un parere, che mi serve davvero per migliorare.
Non vi farò aspettare tanto per il prossimo capitolo, è gia in cantiere ^.^ 
Detto questo vi saluto, e vi ringrazio ancora di cuore! 

Ps. Mi fareste un piacere immenso se passaste a leggere anche la storia che ha iniziato a scrivere il mio ragazzo, anche lui ha sempre voluto buttarsi sulla scrittura e finalmente l'ho convinto *si commuove*, potete trovare il primo capitolo qui: http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=3167732

Ps(2). Ho pure avuto il tempo per creare il banner della storia, fatemi sapere se vi piace :')

Ora sparisco davvero, a presto. 
Vi abbraccio tutti, 
-Marti.

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Capitolo 5
*** Cambiamenti ***





Cambiamenti
 

-Emily-

«Tesoro la colazione è pronta!» Gridò Gwen dalla cucina mentre versava il caffè nella tazza della nipote. «Arrivo nonna!» Aveva urlato di rimando Emily mentre si stava legando i capelli in una coda disordinata, con Sam che tentava inutilmente di distruggere le sue infradito. «Vieni cucciola, andiamo a fare la pappa» le aveva detto dolcemente.
Entrando nella piccola cucina, battezzata come “il regno di Gwen”, gli occhi di Emily notarono subito il mazzo di rose rosse che contrastava con le pareti gialle della stanza. «E queste?» chiese sorpresa prendendole in mano, rimanendo colpita dal profumo che i fiori emanavano. «Io di certo non ho ammiratori segreti...» rispose Gwen guardandola divertita.

Rigirandosi quel mazzo di fiori tra le mani -che, tra parentesi, era meraviglioso- notò una piccola busta bianca, con il suo nome scritto sopra. Strappò la carta, curiosa di leggere il biglietto che c'era dentro.

Buongiorno Emily,
spero che questa giornata sia cominciata nel migliore dei modi e che queste rose ti abbiano fatto sorridere. Sono sicuro che sarai splendida come sempre mentre leggi queste due o tre cazzate che ho scritto, ma ci tenevo a fare qualcosa di diverso.
Ricorda che questo è solo l'inizio della nostra giornata speciale, infatti stasera ti voglio più bella che mai.
Passo da te per le 8:00 in punto.
Un bacio,

Steve

Sul volto di Emily nacque un sorriso sincero, mentre prendeva un bicchiere abbastanza grande per mettere a bagno le rose.
Steve non era un tipo da “iniziative”, insieme si divertivano e uscivano anche con altri amici in comune, ma poche volte le aveva fatto queste sorprese.
«E' quello Steve?» chiese la nonna. «Sì, lui. Ma non è niente di serio Gwen, non iniziare a montarti la testa.»
«A me sembra proprio che la mia bambina abbia fatto conquiste oggi» disse lei, indicando con un cenno del capo quel vaso improvvisato al centro del tavolo.
«Non è niente di che, solo un modo originale per invitarmi ad uscire stasera» rispose alzando le spalle, addentando un biscotto. «Comunque oggi starò via anche a pranzo, devo fermarmi con Gary a visionare le foto e scegliere quelle che poi andranno a finire sulla rivista.»
«Va bene, non c'è problema. Ed esattamente a che ora dovreste trovarvi?» chiese la nonna osservando l'orologio appeso sul muro sopra i fornelli. «Uhm... Aveva detto per le 11:30 nel suo negozio» rispose guardando lo schermo del suo cellulare per avere la conferma.
«Emily, sono le 10:50, lo sai che poi magari trovi traffico» 
«Oh, cazzo! Gary mi ucciderà se arrivo in ritardo, devo muovermi!» rispose bevendo velocemente il suo caffè -scottandosi pure la lingua- e prendendo altri due biscotti che divorò correndo in camera sua.
«Allora... Maglietta, pantaloni, mascara... Dove diavolo è?!... Ah, eccolo. Okay, scarpe e borsa... Merda, la borsa!» Emily parlava a raffica senza neanche accorgersi che diceva a voce alta la scaletta che si formava a poco a poco nella sua mente.
Corse in bagno a lavarsi i denti e con lo spazzolino ancora in bocca ritornò nella sua camera per preparare il materiale da portare.
Dentro -con poca delicatezza- mise il suo pc e l'alimentatore, la chiavetta che conteneva tutte le foto, fazzoletti, portafoglio e cellulare.
«Le cose essenziali ci sono» disse ricontrollando che ci fossero il pc e la chiavetta.
Una volta soddisfatta ritornò in bagno a sciacquarsi la bocca, si spazzolò velocemente i capelli, prese la borsa e urlando un «Ciao!» generale prese le chiavi della sua macchina e sbatté il portone di casa.

Gwen intanto la osservava dalla finestra sorridendo, mentre lavava le tazzine usate poco prima, pensando a quanto fosse cresciuta quella ragazza.
Una volta finito andò nella sua stanza a mettere un po' a posto il disordine che aveva lasciato -sembrava fosse passato un tornado- e poco dopo, accompagnata da Sam, uscì per finire le sue commissioni mattutine.

11:23
Emily diede gas, forse poteva ancora farcela. La sua 500 bianca -comprata con i soldi ricevuti al diploma finito il college- sembrava reggere abbastanza questa velocità.
“Meno male che non è l'ora di punta e che Gary non è una persona mattiniera” pensò osservando le poche macchine che c'erano insieme a lei sulla statale.

Alle 11:34 -dopo aver avuto parecchia fortuna trovando un parcheggio poco distante dal negozio- camminava a passo spedito verso la sua meta.
Quando vide l'insegna sospirò: era in ritardo di soli 5 minuti, Gary l'avrebbe perdonata.
Appena aprì la porta pensò di ritrovarselo dietro al computer sulla scrivania, invece il negozio era vuoto.
«Gary?» chiamò Emily, appoggiandosi alla scrivania.
Nessuna risposta. Lo sguardo di Emily si posò sulla bacheca appesa davanti a lei: c'erano tutti ritagli di giornale o riviste che ritraevano Gary insieme alla sua macchina fotografica. Era riuscito a partecipare a tantissimi eventi, ormai aveva acquisito una certa fama a Chicago, ed ogni settimana era invitato a qualche sfilata o cerimonia.

Lei era stata fortunata ad essere assunta; aveva voluto portare qualche sua foto, partendo già con l'idea che sarebbe uscita fuori a calci nel culo dopo qualche minuto.
Invece Gary aveva osservato ogni suo scatto in silenzio, alzando il sopracciglio destro come faceva sempre quando rifletteva, concludendo alla fine con «Tesoro, hai del talento. Presentati qui domani alle 9:00 e ti metterò alla prova.»
Emily era uscita ancora incredula, e subito aveva chiamato Susan per raccontarle tutto. Il giorno seguente scattò il suo primo servizio fotografico a due modelle. Da lì ogni settimana Gary la cercava per sostituirlo quando aveva qualche impegno che non poteva spostare e divenne la sua prima e unica assistente.
Ma quello che saltava subito all'occhio su quella bacheca era la copertina della rivista Rougue* che sembrava oscurare tutto il resto. Da due mesi, ormai, Gary Fisher aveva l'onore e il privilegio di scattare per la foto di copertina. Dopo quella notizia Gary aveva festeggiato invitando persone di ogni genere nella sua villa: era stata una festa pazzesca.

Emily dopo qualche minuto sentì dei rumori provenienti dal retro del negozio, e subito dopo sbucò il suo capo con i capelli spettinati e la cravatta storta.
La ragazza cercò di trattenere una risata vedendo che non era solo; un ragazzo alto, biondo e muscoloso era messo come lui, ma al contrario di Gary cercava di evitare lo sguardo di Emily, chiaramente imbarazzato.
Gary lo salutò e si mise al suo posto e quando il ragazzo si girò un'ultima volta per chiudere la porta, l'altro mimò un «Chiamami» con le labbra e si portò la mano all'orecchio improvvisando un telefono con le dita.

Una volta soli, Emily scoppiò a ridere. «Io penso che tu l'abbia traumatizzato quel ragazzo. Da quando ti scopi qualcuno nel retro?»
«Quando l'amore chiama bisogna rispondere, piccola» rispose mettendosi a posto la cravatta rosa che era in netto contrasto con la camicia azzurro cielo. «Comunque, lui è il direttore di quella rivista di sfilate su cui ho pubblicato anche qualche tuo scatto» «Ma vi frequentate?» chiese Emily prendendo il suo portatile dalla borsa.
«Uhm, sì. Da qualche mese ormai»
«Non dirmele queste cose, eh» disse la ragazza facendo la finta offesa.

«Ricordati che sei soltanto una mia dipendente tesoro, non sono obbligato ad informarti della mia vita privata» ribattè alzando gli occhi al cielo e scuotendo la testa. «E va bene capo, allora lavoriamo!» Fece Emily sorridendo.


Dopo aver visionato tutte le foto, Gary incaricò Emily di passare alla post produzione con Photoshop di quelle venute meglio.
«Entro le 17:30 dovrai inviarmele alla solita mail, così poi le spedisco subito in redazione» disse accompagnandola alla porta. «Va bene Gary, entro quell'ora ce le avrai.»
«Allora ci sentiamo tesoro!» la salutò con due baci sulle guance. «Okay, capo. Ah... Per la cronaca, si è scelto bene il fidanzato»
«Emily Moore, evapora subito!» gridò Gary divertito: non si sarebbe mai arrabbiato veramente con lei.

 

Emily tornò a casa per le 15:30 e decise di mettersi subito al lavoro. Mentre accese il pc prese gli auricolari e chiamò Susan.
«Pronto, Em?» rispose la ragazza. «Ciao Susan, devo lavorare su alcune foto, mi fai compagnia?» chiese inserendo la chiavetta nel portatile. «Ma certo!»
Le due amiche si aggiornarono sulle ultime novità, ed Emily si ritrovò a finire il lavoro prima del previsto. Inviò le foto, spense il computer e si posizionò di fronte all'armadio.
«Okay, stasera cosa metto?» chiese aiuto all'amica. «Uhm...» ci pensò lei «Il vestito blu scuro? Quello che ti lascia la schiena scoperta.» Emily lo cercò, lo sfilò dall'appendiabiti e se lo mise davanti guardandosi allo specchio. «Non saprei, altre opzioni?» chiese in tono incerto.
Dopo aver provato almeno cinque vestiti diversi decise di mettere il primo che aveva proposto Susan.
«Comunque stasera usciamo anche io e Bart, magari ci troviamo da qualche parte» disse l'amica prima di riattaccare. «Poi ti faccio sapere. Non so ancora dove mi porta Steve stasera, ha detto che è una sorpresa»
«Okay, allora ci aggiorniamo. Ciao Em!»
«Ciao Susan, grazie!» E si salutarono.

***

Alle 20:00 Steve citofonò al campanello di Emily. Aprì la nonna, che sorridendo lo fece entrare. Emily gli aveva raccontato qualcosa della sua famiglia, e sapeva che l'aveva cresciuta la signora Gwen, che aveva visto poche volte da quando stavano insieme. Nonostante questo si vedeva che aveva dato ad Emily tutto quello di cui aveva bisogno. Infatti era felice per questo, lei meritava il meglio.

Dopo ave scambiato due parole e qualche carezza a Sam, Emily arrivò dal corridoio.
Steve rimase colpito vedendola indossare quel vestito che le donava molto. I capelli rossi le cadevano lunghi e morbidi sulle spalle scoperte e l'abito le stava perfettamente, valorizzandole la vita. Come ogni sera non portava i tacchi, ma delle semplici balerrine che servivano a non renderla più alta di quel che già fosse. Steve pensò che fosse bellissima.
«Andiamo?» chiese sorridendo appena verso il suo ragazzo. «Certo» rispose ancora incantato.
Salutarono Gwen e poi andarono verso la Bentley nera di Steve, che era parcheggiata davanti al cancello di casa sua.
Prima di entrare in auto Steve la prese tra le sue braccia costringendola a girarsi. «Sei splendida stasera» sussurrò prima di baciarla dolcemente.
«Anche tu» Quella sera Steve era veramente attraente, indossava una nuova camicia nera che faceva risaltare i suoi occhi versi smeraldo. I capelli erano biondi e spettinati, come piacevano a lei.
Dopo essersi scambiati alcuni baci partirono verso un ristorante che Emily scoprì essere uno dei più costosi del centro di Chicago. Mangiarono divinamente, e la ragazza cercò di non pensare troppo a quanto avrebbe speso Steve per quella cena.

Una volta usciti il ragazzo la portò a casa sua. Sempre se “casa” possa essere l'appellativo corretto. Steve viveva in una enorme villa con piscina, per di più da solo. Aveva tantissime stanze, alcune delle quali Emily non era neanche a conoscenza.
La ragazza sapeva dove erano diretti e anche lei aveva voglia di un po' di intimità quella sera.
Si sdraiarono sul letto e iniziarono a baciarsi, prima in modo dolce poi sempre più appassionato. Emily si fece spogliare da quelle mani che per sei mesi avevano già scoperto il suo corpo, quelle mani che tante altre donne sognavano di toccare.
Steve intanto la stava baciando ovunque, sul suo corpo ormai nudo e continuava sempre più eccitato dai gemiti che provenivano da Emily.
La ragazza iniziò a sbottonargli la camicia, sentendo il suo corpo sotto le proprie dita. Dopo un tempo che parve infinito, riempito da baci, carezze e sussurri Steve si tolse con un movimento veloce i jeans blu scuro che aveva indossato per tutta la sera e prese la sua ragazza facendola diventare per l'ennesima volta sua.

Dopo aver fatto l'amore, stanchi ma soddisfatti si strinsero nel letto, mentre Steve accarezzava i capelli ad Emily.
«Ti amo» le sussurrò. «Anche io» rispose lei ancora più piano. Si erano detti quelle due paroline poche volte da quando stavano insieme, più che altro in momenti come quelli. Quando capitavano, però, Emily sentiva di amarlo davvero e tutti i dubbi o i ripensamenti sparivano.
All'improvviso Steve si mise a sedere, guardandola negli occhi. Emily lo fissava curiosa, aspettando che parlasse.
«Ormai hai un lavoro, una macchina, sei indipendente... Stai studiando, è vero, ma alla fine io posso darti tutto quello di cui hai bisogno se ti manca...» aveva un tono incerto, si vedeva che era agitato. «Steve...?» iniziò Emily, non capendo dove voleva arrivare. «Vieni a vivere con me, qui. Lo spazio c'è... Saremo soltanto noi due. Potremo cominciare una vita insieme e vedere come va. Voglio poterti trovare ogni sera, baciarti, dormire abbracciati... Vieni a vivere con me, Emily» concluse Steve, guardandola con i suoi grandi occhi verdi. 



*Rougue è il nome che ho deciso di dare a questa rivista famosa, ispirandomi a quella "Vogue". Per non mettere il vero nome ho semplicemente cambiato la prima lettera. 


Angolo autrice: Buonaseeera :D Ecco qui il nuovo capitolo. 
Dalle recensioni ho capito che preferite quando si parla del nostro demone preferito, ma purtroppo anche Emily vuole la sua parte :P
Spero di aver creato uno di quei finali del tipo "Oh mio dio, sei una stronza voglio sapere cosa risponderà!" perchè quello era un po' il mio intento... Quindi fatemi sapere :') 
Spero che questo capitolo non sia risultato noioso, ma devo introdurre a poco a poco i personaggi che ruotano all'interno di questa storia, spero di averlo fatto senza annoiarvi, ecco. 
Steve è dolce e premuroso, Emily sta bene con lui... Quindi le domande sorgono spontanee: cosa risponderà ora? Il suo cuore apparterrà a questo ragazzo? E Lucas come diavolo farà a trovarla? (se la troverà)
Insomma, è logico che dovrete continuare a leggere *risata malefica* 

Come sempre voglio ringraziare davvero di cuore tutte le persone meravigliose che mi sostengono e mi danno un loro parere ogni volta, state davvero facendo tanto per me, quindi grazie di cuore.
Un grazie anche a chi ha aggiunto la storia tra le preferite e seguite, o che semplicemente segue in silenzio :) 
Spero di trovarvi in molti anche in questo quinto capitolo (come passa il tempo *sigh*) 

Un ultimo ringraziamento al mio ragazzo che mi aiuta sempre e che potete trovare qui con una sua storia: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=857142
e a marscam, pure lei mi aiuta davvero tantissimo e le voglio un mondo di bene <3 

Vi abbraccio fortissimo, al prossimo capitolo!
-Marti.



 

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